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BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOIIRE PEILICE
Anno 112 - N. 46
5 dicembre 1975 - L. 150
Soedizione in abbonamento postale
I Groppo /70
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
7 - Tempo di Avvento: la Maria di Lutero
ROMA: ANNO SANTO
Poiché egli ha riguardato alla bassezza della sua ancella.
C’è chi ha reso la parola humilitas
del nostro testo con « umiltà », quasi
che la vergine Maria avesse rivestita
la sua umiltà e se ne fosse vantata; per
questa ragione anche dei prelati si dicono umili, sebbene questo non corrisponda affatto àlla verità. Dinnanzi a
Dio nessuno può vantarsi di una buona qualità... non ci si può vantare che
della sua bontà soltanto e della sua
grazia verso di noi...
Umiltà [bassezza} non significa dunque altro che una condizione pregevole; meschina, bassa è la condizione dei
poveri, degli infermi, degli affamati,
degli assetati, dei prigionieri, dei sofferenti, dei moribondi. Questo è il pensiero di Maria: Dio ha riguardato a me
povera ancella, disprezzata, meschina
mentre avrebbe potuto trovare regine
ricche, nobili, potenti, figlie di principi
e di grandi signori. Avrebbe potuto trovare la figlia di Anna o di Caiafa, personalità nel paese ed invece ha posato
su me il suo sguardo di pura bontà...
sono stata scelta per un atto di pura
grazia e di bontà e non per merito
mio o dignità...
Il Potente mi ha fatto grandi cose...
santo è il suo nome.
Qui Maria canta le opere che Dio ha
fatto per lei e segue un criterio esatto.
Nel versetto precedente ha cantato lo
sguardo divino e la volontà misericordiosa di Dio verso di lei come la più
grande di tutte le grazie. Qui canta
l’opera ed i doni. A certuni Dio fa mol
ti doni e li arricchisce in modo eccezionale, come Lucifero in cielo, e getta i suoi doni fra la folla, ma non per
questo posa il suo sguardo su loro.
I beni sono soltanto doni che durano
per un tempo, ma la grazia e lo sguardo divino sono l’eredità che permane
in eterno... Nei beni Dio dà del suo, ma
nello sguardo e nella grazia dà se stesso; nei beni si riceve la sua mano, ma
nello sguardo di grazia si riceve il suo
cuore, il suo spirito, il suo animo e la
sua volontà.
Perciò la beata Vergine dà in primo
luogo massima considerazione allo
sguardo, e non dice: « Tutte le generazioni mi diranno beata perché mi ha
fatto grandi cose... ma in primo luogo
perché ha riguardato alla mia bassezza ».
ragazza
La
che udì per prima rEvangelo
palestinese
Questa la Maria di Martin Lutero: una
ragazza su cui si è posato lo sguardo del
Signore. Una massa di capelli arruffati,
o forse leggiadramente raccolti, sotto un
vecchio foulard e dall’altra l’immensità
del cielo; nulla di più, nulla di meno e
tutto lì, in quel lampo degli occhi che dicono: « c’è uno sbaglio. Signore, il palazzo del principe Elettore è più avanti ».
Paffute e sorridenti come questa, occhi chiari e luminosi, con ^un lampo di
curiosità e di civetteria, senza svenevoli
languori e false pudicizie il .professor Lutero ne aveva incontrate molte Marie,
con i piedi scalzi negli zoccoli e le trecce
bionde, nelle strade e nelle osterie della
sua Wittemberga ed ora ecco che te l’incontra aprendo il suo evangelo di Luca:
una testolina arruffata di servetta ciarliera e quel misterioso e folgorante sguardo di Dio. Ma questa è la porta dell’Evangelo.
E neppure una donna umile, dallo sguardo chino al suolo, come le suorine del
convento che confessa ogni settimana,
nemmeno una ragazza aperta e sensibile
ai grandi problemi della fede, non una
predestinata alle grandi avventure della
fede, non c’è virtù né merito, neppure
dottrina o intelligenza, in quella testolina
ronzano le idee ed i sogni che ronzano
nelle teste di tutte le ragazze di Wittemberg, c’é solo lo sguardo di Dio che la fa
essere quello che è.
Così Lutero ha incontrato l’Evangelo
nella storia di Maria. Non l’aveva incontrato nel suo ideale di santità e di perfezione, nella trasfigurazione delle sue lotte solitarie contro il dubbio ed il silenzio
di Dio; e neppure incontrò l’evangelo
nelle popolane di Germania umiliate ed
offese sotto il peso delle loro umiliazioni, della fame, del patire dei poveri sotto lo sfruttamento dei Fugger alleati dei
vescovi crapuloni. L’incontrò nella preghiera della ragazza di Betlemme.
Erano, va detto subito a scanso di ogni
equivoco, anni duri quelli, correva l’anno 1520; colpito dalla scomunica di Roma, Lutero non è ormai più un teologo
di grido ma un povero frate che la morte insegue; ad accompagnarlo nella sua
drammatica battaglia, quando lancia il
suo appello alla cristianità tedesca o sfida l’imperatore a Worms, quando si massacra alla Wartburg per tradurre la Bibbia o si getta nella battaglia della riforma c’è sempre la Maria del Magnificat.
A questa preghiera pensa e ripensa, ad
essa torna senza stancarsi, per leggerla,
scavarla, appropriarsene, quasi volesse
imparare come si può essere una nuda
testa di contadino su cui si posa lo sguardo di Dio.
E tutto il commento di quel passo
evangelico che egli va tessendo giorno dojjQ gippnq^ e jjjg :,5|amperà .alla, ftaè ,-4eL
1521 è pervàso della luminosità, del candore, della serenità di una fede che si
apre nuda come la mano alla misericordia di Dio.
Possono passare attorno alla stanza le
bufere invernali, i tumulti delle folle inquiete; i diavoli di Worms possono ballare sui tetti ed i papi lanciar scomuniche.
può incombere la morte ed il fallimento,
il.iMagrtihc^. .resta come luce, nella notte,
E non perché sia la luce di Maria, non
perché quella testa di servetta si aureoli
o trasfiguri e neppure perché, come dice
il curato di Bernanos morendo, « tutto è
grazia », ma perché la chiave dell’Evangelo sta nel sapere che sei diventato uomo il giorno che Dio ti ha guardato, come Maria in Cristo. G. Tourn
Adunata col papa
Più di diecimila divise di venti diversi Paesi, miriadi di cappellani graduati,
suore, tra le rappresentanze militari straniere, quella cilena, capeggiata dal generale Moolk, un « golpista » sincero, hanno dato vita,'domenica 23 novembre, ad
una grandiosa adunata-pellegrinaggio in
Piazza San Pietro, a Roma.
L’imponente pellegrinaggio militare era
uno degli appuntamenti più importanti
sul taccuino dell’Anno Santo. La parola
del papa non si è fatta aspettare. «Ma
perché siete venuti qua a Roma? » — dice
Paolo VI nel discorso ufficiale alla marea luccicante di fregi, gradi e stellette.
« Perché siete stati invitati? Vi è in voi,
davvero, un’apparente situazione paradossale ».
« Voi siete uomini d’armi ; siete addetti ed addestrati alla disciplina. Ma come
può un uomo d’armi essere davanti a
Cristo che è mite ed umile di cuore? è
ha dato un preciso ordine a Pietro, nella
prova tenebrosa della jjassione, cioè di
riporre nel fodero la spada sguainata? »
Già, sembra dire la folla schierata sugli attenti. Eppure siamo qui lo stesso, ci
avete chiamato voi.
« Ma si tratta — dice Paolo VI —, ripetiamo, di paradossi solo apparenti, la
realtà è che voi siete venuti qua animati
da un comune desiderio di preghiera e
di rinnovamento interiore... ». « ...Ecco allora che il paradosso si scioglie e appare
ciò che voi siete...».
E per finire « ...Voi siete venuti per celebrare la giustizia che garantisce la civiltà, l’ordine, il rispetto entro i singoli
popoli e tra le nazioni ».
La « suspence » è finita ; si rompono le
file. Il piccolo esercito si disperde per le
vie della « città santa ».
g- P
.________NAIROBI: QUINTA ASSEMBLEA DEL C.E.C.
Solo uno Chiesa libera
può rispondere al mandato di Cristo
• dal nostro inviato
La V Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese è stata aperta al suono
dei tamburi africani, sulla piazza antistante il Centro Kenyatta. Sono riunite 4.0005000 persone, appartenenti ad oltre cento
paesi. La prima parte della liturgia ha
luogo all’aperto. Uomini e donne dei diversi continenti leggono passi della Scrittura che ricordano la promessa di Dio di
liberare il suo popolo. La preghiera di
apertura dell’ Assemblea è pronunciata
dal segretario generale del Consiglio Ecumenico, past. Philip Potter: « Dio eterno
ed onnipotente... noi ti supplichiamo di
essere con il Consiglio ecumenico delle
Chiese che è riunito in assemblea nel tuo
nome ed in tua presenza »... Tutto si svolge con grande semplicità. Questo culto di
apertura vuole infatti essere una « festa »,
una celebrazione in comune del Cristo
che libera ed unisce.
Preceduto dalla corale della Chiesa
d’Israele africana del Kenya, il corteo si
muove verso la grande sala delle conferenze. Non si vedono attorno « toghe » o
altri paramenti ecclesiastici; non vi sono
particolari assegnazioni di posto nel corteo (i delegati ufficiali delle Chiese sono
747). Entrando nella sala che riunirà durante tre settimane oltre duemila persone,
ci si siede dove si vuole — per questo
culto d’apertura dell’Assemblea — così,
vescovi e laici, uomini e donne delle diverse razze sono tutti insieme.
Il pastore Teth Nomenyo, della Chiesa
evangelica del Togo pronuncia una ome
lia breve, incisiva, sottolineando il fatto
che l’uomo è incapace nel nostro tempo
a discernere quello che è chiamato ad essere ; « Il nostro mondo è immerso nella
notte » egli ha affermato.
« Notte dell’ignoranza. Ignoranza della
verità dell’essere umano che siamo chiamati ad essere. Notte della perdita di
identità. Notte di ottenebramento delle
realizzazioni scientifiche e tecnologiche.
Notte propizia ai conflitti, alle divisioni.
Notte popolata di demoni di ogni genere.
Notte di minacce d’autodistruzione... Gli
uomini, sorpresi, spaventati cercano di
creare nuovi ’’astri e stelle” e di farli salire in cielo. Nel cielo delle concezioni e
delle ideologie, il cielo dei sistemi e dei
valori... Noi siamo quindi riuniti a Nairobi, in piena notte. Per fare che? Noi
siamo venuti a Nairobi per dire che nella
notte del mondo, noi intuiamo, vediamo,
percepiamo qualche cosa, e che al di là
delle nostre divisioni confessionali noi
siamo uno in quello che intuiamo, vediamo e percepiamo. E noi vogliamo parlare ed operare in conseguenza... In questa notte — notte di crisi, notte di giudizio, forse — in questa notte, poiché il
Signore ci ha aperto gli occhi per vedere
la sua meravigliosa luce, noi vediamo
’’l’Aurora che daU’alto ci ha visitati, per
risplendere su quelli che giacciono in tenebre ed in ombra di morte, per guidare
i nostri passi verso la via della pace »
(Le. 1: 78).
Il culto di apertura dell’Assemblea ha
voluto essere una celebrazione in comune
del Cristo che libera ed unisce; ma non
soltanto questo. E’ stato anche un culto
in cui il nostro impegno concreto ha avuto la sua espressione nella preghiera di
intercessione « per coloro che soffrono la
fame, e per coloro che sono vittime dell’odio e della violenza, per gli oppressi
ed i prigionieri, tutti creati all’immagine di Dio, per tutti coloro che nel nostro
tempo soffrono e lottano per la vita e per
la libertà ».
E insieme tutta l’Assemblea riunita a
Nairobi si è impegnata ad essere « una
comunità al servizio di Gesù Cristo, a ricercarlo all’interno ed anche al di fuori
delle nostre particolari confessioni e culture, ed a seguirlo ove Egli ci condurrà a
vivere per gli altri, come Egli è morto
per tutti ».
Quanto la tematica dell’Assemblea di
Aldo Sbaffi
(continua a pag. 2)
IN
QUESTO NUMERO
Essere valdesi oggi 2
15’ assemblea della federazione protestante
francese 3
Testimonianza in Abruzzo 4
Nizza: Sinodo regionale francese 5
Cronaca delle Valli 6-7
2
5 dicembre 1975
E’ recentemente apparso sul settimanale cattolico della diocesi di Pinerolo, « L’Eco del Chisone a un fondo a firma del vice direttore, dal
titolo « Valdesi si nasce? ». L’interesse dell’articolo, che esce ampiamente dall’amhito ristretto
di una piccola zona come il pinerolese, sta nella
tesi di fondo; un sostanziale ricupero dell’evangelismo come elemento- della dinamica interna
del cattolicesimo.
Ci è parso utile perciò dare il testo dell’articolo in questione e la risposta di Paolo Ricca
nelle sue linee essenzicdL
Cari valdesi,
di diventare
cosa
direste
Ecco allora le mie due questioni:
Prima: che senso ha oggi essere « valdesi »?
Mi riferisco al fatto (I Corinzi 1: 12) che ciascuno di noi dice: « Io sono di Valdo », « Io
invece, di Pietro » ...Cristo è stato forse diviso?
Forse Valdo è stato crocifisso per voi? 0 è nel
nome di san Pietro che noi siamo stati battezzati?
Seconda (domanda) : Ammesso che essere vaidesi abbia un senso, come si diventa valdesi? Forse uno è valdese perché è nato valdese e in terra valdese?,.. Dubito che la faccenda stia in questi termini... Non potrebbe essere che valdese sia
colui che ama la Bibbia e la vuole predicata e
diffusa, che rifiuta di servire i potènti ed accetta
una vita di stressante ministero per Cristo...?
E se è cosi non potrebbe essere che i veri vai
desi siano oggi molti cattolici (un Raniero La
Valle, un C. Carretto, un Camara).. mentre d’altra parte una « tradizione » troppo gloriosa sia
oggi affidata a spalle sovente non più in grado
di portarne il peso?
Quanto a me... io mi confesso cristiano come
i primi ad Antiochia... molto dopo cattolico perché questa è la mia chiesa, e valdese perché faccio, a modo mio, lo stesso mestiere di Valdo e
predico il vangelo aUa gente. Di una chiesa intitolata a lui Valdo non solo non sapeva nuUa,
ma se l’avesse immaginato, l’avrebbe probabilmente ritenuta un tragico fraintendimento ».
Valdo.
ormai
siamo tutti cattolici
Caro don Tfombotto,
sono stato a lungo incerto se ràccogliere o no la « pubblica ’provocaziope’ » che
mi ha recentemente indirìzzató dalle colonno dell’« Eeo del Chisone »,' ,
Il -motivo per oui hó_..esiiatip a risponr
derLe è che jluBko che partendo dal Spo
articolo sia possibile avviare tra noi quél
« dialogo serio » che Lei auspica e intende promuovere. Un dialogo è possibile
solo tra due interlocutori e la mia impressione, dopo aver letto il Suo articolo, è
che Lei ha avviato un dialogo non con
noi ma con se stesso. Il Suo è un monologo. Il «valdese» che Lei ha di fronte,
e coi quale « dialoga », non è Paolo Ricca
ma Franco Trombotto!
Come mai questo sdoppiamento interiore per cui Lei sì sente e si dichiara nello stesso tempo cattolico e’valdèse? La
ragione iè ■ semplice ¡ Lei sccmipohé'- il vaidi smo ini iin cèrto numero di atteggiamenti spirituali e. di valori evangelici, li interiorizza dentro la Sua coscienza e dentro
la Sua chiesa, e così si ritrova « valdese »
dentro la chiesa cattolica. Il valdismo
fuori non c’è più, è tutto dentro. In questa maniera, certamente senza volerlo Lei
liquida il valdismo come fenomeno sionco, e do ricupera come fatto interiore,
come spiritualità. Scompare la chiesa valdese, resta, in molti cattolici, lo spirito
valdese. È questo il succo del Suo articolo, amaro, che certo non possiamo trangugiare. Come mai, don Trombotto, Lei
ci offre da bere questa cicuta mortale?
Ma forse non ho letto bene? Forse mi
sbaglio? Bisogna allora che Le dica come sono giunto a quella conclusione.
Lei parte dalla domanda: Che senso ha
oggi essere valdesi? L’accento cade evidentemente sull’« oggi », come a dire:
ieri poteva aver sen^, pia og^r? Lei comunque dà una prima .risposta:esser
’ valdesi non può significare soltanto esser
•‘nati ih tèrra Val-dese o avere uno di.quei
cognomi che finiscono' in consonante, beve
significare qualcosa di più. Forse che vaidesi si nasce? chiede Lei nel titolo del
Suo articolo. Evidentemente no — è la
risposta implicita — valdesi si diventa.
Ma come? É la Sua seconda domanda.
Anche qui Lei avanza una risposta:
« Non‘ potrebbe essere che ’valdese’ sia
colui che ama la Bibbia e la vuole predicata e diffusa tra la gente, ecc. ecc. ». Benissimo. Ma ecco la conclusione, a sorpresa. « E se è così non potrebbe essere
che i veri 'valdési' siano oggi molti cattolici..? ».■ Ma c’è di più: subito dopo Lei
stesso, notoriamente un àpprezzato sacerdote cattolico, dichiara di considerarsi
« valdese perché facciò a modo 'mio lo
stesso mestiere di Valdo ». Siamo in piena confusione. Se Franco Trombotto è
valdese, cosa sono i valdesi? Cattolici?
Siamo tutti -valdesi? Non lo' è più nèssuno?
Quello che Lèi probabilmente vuol dire — sppo dì non fraintenderLa — è Ohe
mentre ieri i valdesi sono 'stati scomuninati oggi si può essere «valdesi» anche
stando dentro la chiesa cattòlica. Anzi
Lei sembra suggerire che i veri valdesi
si trovano lì, nellà chiesa cattolica odierna e che oggi molti cattolici (Come Ranie^
ro La Valle e altri) realizzano, nella chiesa cattolica, la vera vocazione valdese.
La Sua domanda iniziale si precisa perciò
in quest’altra: Che senso ha oggi essere
valdesi fuori della chiesa cattòlica se lo
si può essere dentro?
Ma c’è di più. Secondo Lei non solo
l’autentica vocazione ma anche la tradizione valdèse potrebbe essere al più pre
sto affidata ad altri. Lei scrive infatti:
« Non potrebbe essere che... una ’tradizione’ troppo gloriosa sia oggi affidata a
spalle sovente non più in grado di portar-,
ne il peso? ». Certo, le nostre spalle sono
pacili e sappiamo anche che Dio è
libero di « rimuovere il candelabro » da
una chiesa per passarlo a un’altra (Apocalisse 2: 5). Ma mi dica, don Trombotto:
qual’è la chiesa che ha spalle abbastanza
robuste per portare il peso di tutte le
tradizioni, compresa quella valdese? La
■chiesa che da* sempre ha un debole non
solo storico ma teologico per tutto ciò
che è tradizione? La chiesa tanto gloriosa
che- per lei nessuna tradizione, neppure
quelp valdese,, potrebbe essere troppo
gloriosa? Qual’è questa chiesa provvidenziale? Non sarà per caso la Sua?
^ Se così fosse eccoci invitati a compiere
l’ultimo passo, quello decisivo. Dopo aver
detto che la vocazione valdese è vissuta
oggi da molti cattolici e la tradizione
valdese è troppo gloriosa per affidarla ancora alle gracili spalle dei valdesi d’oggi,
Lei conclude mettendo in questione la legittimità della chiesa valdese. « Di una
chiesa intitolata a lui Valdo non solo non
sapeva nulla ma, se l’avesse immaginata,
l’avrebbe probabilmente ritenuta un tragico fraintendimento ». Che vuol dire?
Che una chiesa valdese non ci dev’essere,
Valdo stesso la sconfesserebbe. Se oggi
tornasse, ci direbbe più o meno: «Cari
valdesi, non ci siamo capiti. La vostra
chiesa è nata da un equivoco. Non dovevate farla. Non sapete che di chiesa ce
n’è una sola, quella che m’ha scomunicato?... ».
E adesso, poveri valdesi? Che faremo?
Raniero La Valle è più valdese di noi, la
nastra tradizione è troppo gloriosa perché possiamo ancora portarne il peso, la
nostra chiesa è un tragico fraintendimento. Amaro destino dopo tanti secoli...
Lei comprende perché ho esitato a risponderLe: la mia risposta infatti rischia
fortemente di essere superflua. Comunque, se La interessa, eccola.
no
Quando le- parole ~ '—' •
non significano più nulla
politicò,-dipiaifffàflèoOètc.'n'vàadié^^^^
come movimento medioevale che come
L^,sem
1. - Ha senso dire che Raniero La Val- ^ ’pna^isriììniéidel’ca.tà^lice
■ ' an-i ‘-simo-ròrrtanoi ma imuh'certo sei
le (e altri come lui) sono «valdesi», anzi in-ùn cèrto senso, Spiri
«i veji valdesi »? A %e non pqre. Le pa- . parlando, la sua fine.
role,,^andb_/?fg^fK!^ tai^' <^se, non ;
signmcano più mente. Un cattòlico demm
cratico è un cattolico democratico, non
un valdese. Raniero La Valle è valdese
come io sonò f rancescano. Anche. Lei si
dichiara valdese ma gioca con le parole
oppure con la storia. Tra la Sua attività
sacerdotale e l’attività di VaWo Claico,
non sacerdote, e per questo, siccome insisteva a predicare, scomunicato) c’è una
differenza come tra il giorno e la notte.
No, Lei non fa « il mestiere di Valdo »,
neppure «a modo Suo», come del resto
non lo faccio neppure io. Tra Lei che dice
messa a Pinerolo nella parrocchia della
Madonna di Fatima, in comunione col Suo
vescovo, e Valdo che, scomunicato e cacciato dalla città e dalla chiesa, entra nella
clandestinità come predicatore itinerante
e insegna, vivendolo, revangelo “dèr Sermone sul Monte, non vedo davveró ìnolta
continuità. Si tratta non solo 'di scelte vocazionali diverse ma anche di una diversa
comprensione del cristianesimo, di una
diversa idea di chiesa e di ministero cristiano. Insomma, essere valdesi non significa soltanto essere cattolici in un certo modo (il modo ad esempio di R. La
Valle e altri come lui). '
Divisi tra nói "
0 divìsi da Cristo
Cristiani liberi vogliamo essere
2. - Che^ cosa significa allora essere valdesi? Significa anzitutto cercare di essere
cristiani, cioè discepoli di. Gesù Cristo.
Questa è la componente, evangelica. Ma
significa anche cercare di essere cristiani
a partire dalle linee di fède tracciate dalla Riforma del 16” secolo. Questa è la\
componente protestante. Esser valdesi significa cercare di esser cristiani assumendo la Riforma protestante come tappa necpsaria della fede, a partire dalla quale
si cerca di. andare avanti ma non si accetta di tornare indietro.
Esser valdesi significa perciò credere
in un cristianesimo diverso da quello
espresso dal quadro istituzionale e dal
sistema dogmatico del cattolicesimo romano:' significa credere nel primato della
Parola non nel primato del papa, nella
chiesa fraterna non nella chiesa gerarchica, nel sacerdozio universale non nel
sàcerdozio clericale, nella libertà dello Spirito non nel suo incameramento istituzionale, nella discutibilità della chiesa non
nella sun^ infallibilità, nella sua fragilità
non‘nel^Suo sèiripre maggiore potere giuridico-sacramentale : (oltreché economico.
3. - Ma proprio questo nostro aperto
dissenso da Roma costituisce uh aspetto
centrale del problema confessionale. Che
senso hanno le confessioni (cattolica. Ortodossa, protestante, ecc.)? Domanda cruciale, cui tenta di rispondere da circa
settant’anno il movimento ecumenico. Che
cosa possiamo dire?
Direnio due cose. La prima è che le
confessioni sono nate da un’esigenza confessante, dall’esigenza cioè di affermare
la verità deirevangelo ritenuta compromessa o minacciata da posizioni considerate devianti: in questo senso le confessioni erano e sono necessarie. La seconda
affermazione è che le confessioni, proprio
perché nascono da uno stato di necessità,
non si configurano come situazioni definitive. In questo senso le confessioni sono
provvisorie. Il movimento ecumenico tende al loro superamento.
Quale può essere allora il modo corretto di vivere la propria confessione? Io
direi: viverla in modo critico e non dogmatico, misurandosi continuamente non
gli uni sugli altri ma gli uni’ con gli altri
sull’evangelo viverla ecumènicamente, cioè
in cammino, coltivando un ecumenismo
non di trincea ma di movimento.
Allora sarà difficile ché uh'vàldese'dica
« Io son di Valdo » o che un protestante
dica « Io son di Lutero ». Piuttosto diranno: « Valdo è nostro... Lutero è hOstro...
e noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio »
(I Corinzi 3, 21-23).
Vìvere da valdesi
in modo critico
4. - Resta un ultimo problema quello
del rapporto tra divisione delle chiese e
incredulità del mondo. Lei sostiene che
« l’attuale agonia del mondo cristiano...
nasce dalle nostre divisioni » e cita la preghiera di Gesù (Giov. 17,21). Qui Gesù
dice che il mondo crederà quando tutti i
cristiani saranno uniti a Dio in Cristo;
cioè non è l’unità cristiana che susciterà
la fede del mondo ma l’unità dei cristiani
con Dio in Cristo. Il problema non è se
siamo uniti tra noi ma se siamo uniti a
Lui in Cristo. Il problema non è che cosa
ci separa gli uni dagli altri ma che cosa
ci separa da Lui. Non è quindi la divisione
tra le chiese che determina l’incredulità
del mondo ma la divisione delle chiese da
Dio, la loro lontananza da lui. Insomma:
l’incredulità del .mondo non è che il riflesso della nostra-incredulità!
Spero di aver capito le Sue domande e
di averLe risposto. Lei ora sa che cosa
significa essere valdesi e come lo si diventa. Sa perché esiste la nostra confessione e in che modo cerchiamo di viverla.
Sa che la consideriamo necessaria e provvisoria. Sa che a partire dalla Riforma
protestante siamo disposti a andare avanti ma non indietro. Sa che siamo in commino, come tutte le chiese coinvolte nel
movimento ecumenico. Sa, infine che, in
questo quadro noi davvero non pensiamo
che la nostra chiesa, pur coi suoi limiti e
le sue colpe, sia dovuta — come Lei sostiene — a un « tragico fraintendimento ».
Mi creda, don Trombotto: noi non abbiamo equivocato. Abbiamo scelto.
Paolo Ricca
dalla prima
Nairobi incida nelle aspettative dei cristiani d’Africa può essere messo in luce
da due parole profondamente radicate
neH’animo degli africani: « Uhuru » e
« Harambee ».
Uhuru. Nella lingua Swahili la parola
« Uhuru » è stato il grido che si è fatto
udire nelle ultime decadi nelle valli dell’Est Africa. Oppressi dalle strutture e
dai sistemi dei governi coloniali, i neri
africani lanciavano questo grido di battaglia per l’ndipendenza nazionale, in Tanzania, Zambia, Uganda e Kenya. Anche
ai giorni nostri questo grido non è venuto
meno, poiché continua la lotta per là liberazione dalle vecchie e nuove forme di
oppressione. La domanda che molti si
pongono è questa: l’Africa del passato,
che^cosa ha da .dire all’Africa del, presente? Siamo noi diventati quello che volevamo ctìventare,i quello cfe iho voleva
che diventassimo? '
I credènti d’Africa si rendono ben conto che « Uhuni », la libertà, deve del continuo essere riconquistata, che essa può
anche essere ambigua, che ben presto
riemerge la violenza per soffocare la libertà conquistata. Il dramma della libertà è stato espresso durante la prima fornata di lavori dell’Assemblea, mediante
una rappresentazione scenica : «Montu»:
« uomo ». Tutta la storia dell’Africa, storia di violenze, del susseguirsi di sfruttamenti e di oppressioni mostra quanto sia
veramente un continuo dramma quello
del saper e poter vivere nella libertà.
« Harambee », letteralmente « lasciateci tirare (operare) insieme ».
E’ stato questo il grido che rispondeva
all’esigenzà di unificazione delle varie
tribù per combattere assieme contro l’oppressione, è stato come un giuramento di
impegno leale per la comune lotta.
Voi comprendete quindi quanto la tematica che stiamo per affrontare a Nairobi : « Cristo libera ed unisce » abbia
una rispondenza concreta nella situazione dei credenti d’Africa.
UNA PROPOSTA
Il prof. Robert McAfee Brown, oggi,
in conclusione-della relazione presentata
in sessione plenaria, sul tema: « (^i è
questo -Gesù Cristo che libera ed unisce »
ha fatto un proposta che indica chiaramente' in ouaìe linea si'- svoigètannoi'lavori delia V Assemblèa di" Nairobi. Egli
ha detto « Determinate affertnazioni hanno "dominato le precedenti assemblee del
Consiglio ecumenico dellè Chieàe. Ad
Amsterdam, nel 1^48, durante la prima
Assemblea fu affermato « noi intendiamo
rimanere assieme ». Ad Evanston, nel
1954 i delegati dichiararono : « Noi intendiamo crescere assieme ». Suggerisco
— ha detto Ì1 professor McAfee
Brown — una affermazione per Nàiròbi
1975; « Noi intendiamo lottare insieme,
non soltanto lottare onestamente assieme,
l’un l’altro, noi che siamo qui riuniti in
Assemblea, ma anche cominciare a lottare assieme in favore di tutte le creature
di Dio che non sono qui riunite, iha anche (e snecìalmente) per i ’’rhinimi” fratelli e sorelle del nostro Signor Gesù Cristo » (Matt. XXV : 40).
3
5 dicembre 1975
____PARIGI: 15" ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE PROTESTANTE DI FRANCIA
E lei, che cosa si aspetta
dal protestantesimo?
TOGO
A questa domanda hanno risposto un sociologo, un economista ed un vescovo cattolico - Nella sala delTUNESCO
Nel corso deH'Assemblea generale del
protestantesimo francese (vedi n. scorso)
è stata posta a tre personalità la domanda: « che cosa si aspetta dal protestantesimo? ». Dei tre interventi, il sociologo
René Rémond, l’economista camerunese
Aaron Tolen e monsignor Le Bourgeois,
vescovo di Autun, il più interessante fu
quest’ultimo. Ha risposto ponendo lui tre
domande alle chiese protestanti:
4 Qual’è attualmente la consistenza del■ la dottrina proposta dalle chiese della Riforma in Francia?
Ricordando che oggi tutti siamo di
fronte a grosse incertezze che « paiono
talvolta situarsi a livello della responsabilità dottrinale che spettano normalmente ad istanze che hanno il compito della
vigilanza, del discernimento... », Le Bourgeois chiede ancora quale sia la convinzione dottrinale delle chiese della Riforma sui ministeri, sostenendo che, se da
una parte 1 protestanti non. debbono perdere i benefici di una, riscoperta dei principi evangelici presenti nel protestantesimo, dall’altra non possonb rinimciarè
alla risCòperta di elementi della tradizione cattolica di ogni tèmpo « concernente
il ministero apostolico, il ministero dell’unità nella chiesa ». . r
E aggiunge " subito che certe, decisioni
sinodali recenti gli paiono piuttosto coiidizionate dalla congiuntura che pon ispirate all’eyangelp, , ; „ ; . " ■
Di qui l^eve' nascérè la sfiducia’’ vèrso
certe alternativé ttìanicliee (páf'ticdláfmente ‘ Se4lrcehti ,j>er lo spirito dràncèsè);
Lé Bdü^¿ébis^ ’’mette in- guàrdia i 'protestàtìti ìM questft fàlse alternative : . saCèrdoziomnisièrsaifo - ; dàcerdozi® jmimjsteriplA
grazia - meriti, carisrtia;/tjrjStitiU?ÌO!9e.-,i.i|
aggiungi: .[«.certe ’altevgie’^ ;,p^i^festanti
verso problemi qua^i ^ la cìitesa ¡è le,¡.stf.e
strutture, i .pimistéri, i saicfàménii, sono
vefàrriente VespfessióHé di' una profófida
fedeltà all’eredità detta Riforina?». É'cdtìclùde dicendo che tàlt^òlta in Fr'aticia-i
protestanti sono teiitati a prendere le dit
stanze dal cattolicesimo per maniere la
loro identità; « noi abbiamo coscienza
del fatto che voi portate un messaggio
specifico. Lanciateci dunque l’aiìefmazione gioiosa e àllo stesso tèifipo rinnóvàta
e attuàlizzata, 'dèlTe ' intuizioni fondamentali dela Riforma ».
I'- . .
2 Qual’è, nel'1975, la convinzione protestante sulla chiesa?
« Dove vanno le vostre chiese? Quarè
la vostra ecclesiologia? Come dialogare
con dei. fratelli e delie sorelle mentre la
chiesa dà talvolta Fimpressione. di essere
impotente, a causa della mancanza di un
consenso dottrinale, à dire ciò che crede
e professa? ».
3Qual'è la volontà ecumenica reale del
protestantesimo francese?
Pur rendendosi conto che la domanda
è reversibile. Le Bourgeois si chiede quale sia l’accoglienza che vien fatta alle interpellanze di parte cattolica e aggiunge:
« Siete veramente impegnati in un lavoro
di inventario e di rinnovamento della vostra tradizione, analogo al processo di riforma finalmente promosso dal Vaticano II? ».
TV - Protestantesimo
La rubrica Proteatantesimo di giovedì scorso,
27 novembre, sul secondo canale TV si è aperta
con la riunione dei delegati delle comunità valdometodiste a Roma per cóstitiflre il Circuito integrato del Lazio. '
È stato posto in evidenza il carattere assembleare del Circuito. Le deliberazioni provengono dàHa
base e non sono espressione di un vertice.
Tutto quanto si è sentito ci è sembrato un discorso troppo tecnico e in gran parte già noto alla maggioranza dei membri delle due chiese.
Sarebbe forse più utile sfruttare il poco tempo
che viene concesso aUa trasmissione per iRustrare
iniziative sociali che provengano dalle realtà protestanti italiane; i rapporti che intercorrono tra
il mondo protestante e quelle manifestazioni di
dissenso presenti in Italia; quali sono le «altre
vie » che conducono, anch’esse, a Cristo.
Non ci è parso molto chiaro quell’indugiare
del teleobiettivo sulla cupola di san Pietro e su
Castel sant’Angelo in finale di trasmissione.
U. e M. Marletto
L’impressione dei cattolici — aggiunge
— è spesso quella che i protestanti pensino di dover essere raggiunti lì dove sono, e porta come tipico esempio il problema dell’osptfaZiià eucaristica. Alle interpellanze protestanti i cattolici hanno
risposto con gesti di apertura. Ma è capito questo dai protestanti? In ogni caso —
sostiene Le Bourgeois — i protestanti
non possono pensare che questi gesti di
apertura intendano semplicemente ratificare le posizioni dottrinali e disciplinari
del protestantesimo.
Concludendo, il vescovo di Autun ha
ripreso le parole del pastore Boegner:
« La chiesa sarà cattolica o non sarà. Il
cristiano sarà protestante o non sarà »;
parole paradossali. Ma per Le Bourgeois
il paradosso è un altro: a dispetto di tutto, resta convinto di avanzare sulla via
dell’unità: « partiti schiena a schiena, siamo poi passati alla fase del faccia a faccia; ora camminiamo fianco a fianco ».
Si tratta di interrogativi, di domande,
di critiche, che sono indirizzate ’alle chiese protestanti al di là della loro situaizione geografica. Inoltre, come evangelici
italiani, fra meno di un anno, ci troveremo riuniti a Bari nell’assemblea della Federazione, di fronte a molti problemi che
sono sostanzialmente gli stessi e per di
più in una situazione di minoranza ancor molto più accentuata.
» Si p«òr- restare „stup^attinclM, -Pella sitiiaZ(Cofiè '^cumeiifea%a^r^èf s^^r*. più
cOTTOsS" e di fronte ai gròssi-inierrògativi
aperti da monsignor Le Bourgeois, l’as
semblea della federazione protestantefrancese non abbia ritenuto opportuno
prendere posizione nei confronti del cattolicesimo, almeno chiarire la sua tendenza
ecumenica attuale.
Cosa dedurne? L’incapacità di una risposta? L’inopportunità? La sostanziale
concordanza? Sono interrogativi che
aspettano una risposta. Certamente non
dobbiamo dimenticare che all’interno
stesso delle chiese aderenti alla federazione francese esistono tensioni e divergenze: prima di prendere una posizione comune verso il cattolicesimo occorre essere al chiaro in casa propria.
Ma ci sono evidentemente altre motivazioni: non sono pochi i protestanti
francesi che ormai credono sia finito il
compito storico del protestantesimo e
che, partendo dalla situazione attuale di
crisi e .di non identità, rinunciano a riflettere sul senso e la necessità di una vocazione protestante.
Di fronte ad un cattolicesimo come
quello francese, ben lieto di prendere atto di questa rinuncia, che attende con impazienza che siano i protestanti stessi a
dire la parola fine del protestantesimo,
è abbastanza chiaro che alla domanda:
« che cosa si aspetta dal protestantesimo?», si possa anche rispondere: « che finisca il più presto possibile », aggiungendovi: « ne va dell’unità della chiesa »!
Sono problemi che per noi si pongono
secondo un’ottica diversa. Ma ciò non toglie che gli interrogativi di fondo em,ersi
‘ al-Parigi pon^no ^elle grosse quéstifeni.
i(.a% postre chiese revafigsáiehe: f;^e oc'eofrefràii'iTOttercr‘''ptìnw iàel iiovè|nibrè; prosàiinó. É non sofo in ■vista di‘qùesta scadenza I E. Genre
il
__________ ; . .
. R -3/1V Ö' I
L’ecumenismo è cambiamento. Le chiese stanno cambiando, come possiamo
constatare anche nel nostro piccólo .mondo protestante italiano soprattùtto, in seguito al patto d’unione tra metodisti e
valdesi, , ,
Se cedessimo alja tentazione di esaminare il documento di Accra per, vedere se
rende giustizia alla peculiarità della nostra tradizione non verremmo incontro
alle richieste del Consiglio Ecumenico
delle Chiese. E’ certamente difíioile, se
non addirittura impossibile a qualsiasi
confessione cristiana sottoscrìvere il documento cosi come ci è stato presentato.
E’-chiaro, dunque, chè non ci è chiesto
di próporci come unità di misura e di rinchiuderci in nuove forme di integrismo
confessionale. Siamo, invece, interpellati sulla noistra disponibilità al cambiamento, al rinnovamento, a nuove intuizioni che rendano possibili ulteriori passi
verso l’unità.
W. A. 'Visser’t Hooft ci ha da tempo
avvertiti che il rinnovamento porta all’unità e che l’unità comporta il rinnovamento. Questi due doni dello Spirito Santo alle chiese non devono escludersi a
vicenda o contrapporsi: sono dati per la
vita della comunità cristiana.
IL BATTESIMO
A mio avviso questa è la parte più difficile dell’intero documento, Èd è sorprendente che sia cosi perché eravamo
abituati a considerare gli altri due punti
come difficoltà, al momento insuperabili,
all’interno del discorso ecumenico.
Cominciamo con il dire che la terminologia tradizionale non facilita lo sblocco della situazione. Non è soddisfacente il mantenere addizionandoli i termini della polemica tradizionale. Dire che « nel » e
« mediante » il battesimo siamo uniti al
popolo di Dio oppine che il battesimo
« significa e opera » la partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo e
l’accoglimento dello Spirito Santo, spinge
ogni riformato su di un terreno malfermo
tradizionalmente, terreno ritenuto comunque al di là dei nostri confini teologici. E’
una soluzióne di compromesso e di dosaggio di formule che non orientano verso
il nuovo, ma fanno risentire tutta la pesantezza di quanto vorremmo lasciare
alle nostre spalle. Ancor meno sicuro ci
sembra l’affermare che questo sia il modo corretto di leggere il N. Testamento.
V’è ! di più di ùna questióne termiinológica che ci Ta sentire captati sotto altfa
bandiera. Qire che « il nòstro battésiipo
ci Unisce a Cristo » significa anche dire
che senza bàttesifnó questa unione nòti
c’è. E questo è molto grave nell’ambito
riformato. La Scrittura non giustifica
certamente una tale affermazione che è
determinante nel documento di Accra.
Calvino ci àveva insegnatò che Si è battezzati perché si è cristiani e che non si è
cristiani perché si è battezzati. Nella 'tradizione pedobattista i figli dei crédenti
morti prima del battesimo safebbérò considerati, invece, secondo il docùmento di
Accra, come non Uniti a Cristo, come non
appartenenti al suo popolo, come non
partecipi della suà morte e della sua risurrezione.
Nella tradizione battista si riscontrerebbe lo stesso malessere teologico':
Gli uni e gli altri non potrebbero riconoscersi in questo tentativo di esprimere
la fede cristiana.
V’è, inoltre, una forte carenza teologica
sul rapporto tra segno e realtà, tra ciò
che rinvia e attualizza nel tempo (il battesimo) e ciò che fa e compie (da croce e
la risurrezione).
La Chiesa battezza in ubbidienza alla
promessa e alla parola del Signore, ma
Dio rimane libero di « ricordarsi » di noi
prima, durante e dopo i nostri atti liturgici. Dio può anche dimenticarsi di noi
lasciandoci in Egitto o a Babilonia e chiudendo nel silenzio la sua parola'. Noi
non possiamo forzargli la mano, ma solo
ubbidire.
Come potremmo allora esjyfii^é la
nostra disponibilità per il cambiamento
e l’unità suggerendo un nuovo tipo di
consenso? A mio avviso occorrerebbe riformulare la prospettiva generale dell’argomento stabilendo che la chiesa, quando
battezza una persona, con questo atto rende visibile, attualizza, dichiara, proclama,
annuncia ai fratelli e alla società che tale
persóna è membro del popolo di Dio. Mi
pare che ima simile formulazione non dovrebbe prestare di fianco a tentazioni captative o oblative, ma anzi dare adito alla
speranza di sbloccare la situazione tradizionale.- La libera iniziativa di Dio e la
conseguente ubbidienza della chiesa sarebbero rispettate.
Renzo Bertalot
(1. segue prossimamente)
Note
di viaggio
Lomé, 10.11.1975
Per la seconda volta in 18 mesi, sono in volo
verso l’Africa, verso fratelli africani. La Comunità Evangelica di Azione Apostolica (CEvAA) ha
convocato un nuovo seminario teologico, e stiamo
arrivando dai quattro venti. Il punto di raccolta,
questa volta, è Lomé, la capitale del Togo. Penso
ai volti amici che sto per ritrovare, pregustando la
gioia schietta della fraternità, della ricerca comune.
Notte di volo: sopra di noi, stellato limpidissimo, sotto, una coltre di nubi che nasconde la distesa sahariana e da cui ogni tanto balena un
lampo. Quando albeggia, qualche punta dei massicci vulcanici del Camerún fora le nuvole ; poco
dopo siamo noi a tuffarci dentro e si scende su
Libreville, la capitale gabonese, per lo scalo. Come
un colpo, ci investe, all’uscire dal DC8 il soffio
umido e caldo dell’Africa, carico di odori esotici.
Ecco il primo saluto luininoso,', il collega gdbonese Ntetome che si ^unisce a;,™? par l’ultìiha
tappa. Il violento temporale è. cessato d mattino
Repubblica del Togo. Lomé.
Il monumento all’indipendenza.
torna limpido nientre il Caravelle dell’Air Afrique
si leva, in riva alla costa sohiumeggiante dellAtlantico.. L’amico-indica il nord, dove è.aU’opera: a Oyem, dove ha pure lavorato per vari anni
Laura Nisbet, che ricordano con piacerò e gratÌ7
tudine, così come rimane il grato ticordo^ded servizio di Anita; jGay-. Più vicino, la luminosità Rei
paesaggio! noli : dissimula, inombra cupa che., stende
sulla coatigua- Guinea equatoriale ; (già -„Bgo
spagnolo); (igj detftcia' sanguimtpa-' RpL RiilatOT«
ciasi. il-nostro séttimanale ha pmlato ideile vicende
recenti di qual -piccalo e tormentato piaesef cui l’indipendenza ha' portato lo scateitamenter di^ odi- di
gruppo. Il regime dittatoriale che ha -preso ä potere vuole annientare tutti gli avversari e il -piccolo dittatore giunge a richiedere-un vero cultó
della sua persona (« ...voi sapete che quelli che
signoreggiano le nazioni, si fan chiamare benefattori... ». Contrasti africani. Quante energie, in
questo continente « giovane », pieno di vita, in
sete di sviluppo (ma quale?), sprecate, perfino rivolte all’autodistruzicme. E in quanti easi-, dietro
queste lotte fratricide, si dissimulano le lunghe
mani avide di interessati «amici» esterni.
L’aereo, taglia diagonalmente il Golfo' di Guinea,
l’oceano è'deserto sotto di nói. Ed ecco profilarsi
— per me già farhiliare, dopo l’esperiènza di Porto Novo, nel Dahomey la lunga costa uniforme : l’oceano, la linea ■ candida della risacca, la
fascia splendaite della spiaggia sabbiosa, deserta,
la fàscia delle coltivazioni di palme da cocco che
ondeggiano al vento, la striscia di lagune, punteggiata di villaggi, la campagna e la savana verso
rintemo, e la-rossa terra di tutta questa vasta regione africana.’
Una volata dell’aereo sulla capitale, ed eccoci
al suolo, accolto dagli amici di qui, dopo i controlli minuziosi che si constatano in tanti paesi
africani, dalla situazione pcfiitica incerta, retti
spesso da regimi militari. Corsa attraverso la città ;
le prime impressioni : una povertà dignitosa, qui
particolarmente linda e pulita (da questo punto di
vista il Togo è chiamato, con cliché da dépliants
turistici, la Svizzera africana; non senza qualche
ragione), un formicolare di g?nte, prevalentemente giovane, frotte di bambini, la vita che si, svolge
largamente sulle strade, le ambasciate e i palazzi
governativi annidati nel verde, le opere del regime
(ce n’è uno anche qui) e gli alberghi lussuosi che
staccano scandalosamente dal resto della capitale;
e immagini del presidente e scritte inneggianti a
lui e al. suo partito unico. Ritornerò su tutto questo,, ifer ora è solo un caleidoscopio di immagini,
'dlie si confondono un po’ nella calura che fa
grondar sudore da ogni poro,
Eccoci in porto: il Foyer des Marins, una Casa
per marinai (Lomé ha un porto d’importanza considerevole e crescente: otto cargo senio ancorati al
largo, in attesa di trovar posto alle banchine) condotta insieme dalla Missione luterana tedesca fra
i marinai e dalla Chiesa evangelica del Togo: fino
al 1918 il Togo era colom'a tedesca, e una certa
impronta è rimasta, attigua al Foyer c’è un ristorante che si chiama « Alt München » , che riproduce un tipico locale bavarese e dove si beve birra a tutt’andare!
Pian piano si arriva tutti, è bello ritrovarsi, conoscere qualche nuovo amico. E i nostri lavori
cominciano, il nostro confronto e la nostra ricerca su « Identità, autenticità, sviluppo pieno dell’uomo, e l’Evangelo ». Se lo vmranna ne parlerò
ai lettori, ai quali invio un saluto fraterno: è a
nome della nostra chiesa che sono qui per ascoltare e per parlare. GINO CONTE
4
PRESENZA EVANGELICA IN ABRUZZO
------------------ ----------■ I l\ Mt3hUZ.Z.U
questa è la storia di Antonino Amicarelli
mandato per spiare, divenne evangelico
Una storia
tutta
da scoprire
Ricordando il personaggio di Antonino
Amicarelli, nel racconto che egli stesso
faceva della sua vita piena di peripezie e
certo non priva di vere difficoltà, secondo la testimonianza del fratello Armando Di Carlo, membro della chiesa di Roma ove si è trasferito da alcuni anni, è
una pagina interessante di un gruppo di
comunità evangeliche della diaspora
abruzzese che viene alla luce, E se anche
oggi molte di quelle chiese sono morte,
nel senso che la presenza evangelica nei
vari paesi arroccati in cima ai colli abruzzesi è soltanto ricordo di un passato più
0 meno lontano, i valdesi d'Abruzzo costituiscono in molti casi famiglie viventi
nella fede nelle varie città in cui essi si
sono trasferiti in cerca di lavoro e di una
vita meno grama.
È una storia ricca di vicende, che meriterebbe di essere studiata ed analizzata
in molte sue componenti. Se il nome di
Benito Mussolini di cui parlava Amicarelli a noi ricorda immediatamente un
momento non certo dei più felici della
nostra storia, non dobbiamo dimenticare
che il luogo in cui Amicarelli lo incontrò
la prima volta è la sede dell’«’Avanti ». Ed
è forse interessante notare che in una
delle relazioni dell’evangelista Amicarelli
alla Tavola Valdese viene citato il caso
della conversione all’evangelo dell’ex segretario della sezione socialista di Casalanguida nel 1924. Ed è altrettanto significativo che nello stesso anno il nostro
Amicarelli tenga una commemorazione
sulla pubblica piazza della stessa cittadina del 4 novembre, con concorso notevole di folla ed anche dei rappresentanti del
Fascio locale. Certo, è anche interessante che Amicarelli riesca a ‘'disimpegnarsi”
dalle proposte mussoliniane. Un affiliato
alla massoneria (almeno una delle lettere di Amicarelli alla Tavola è scritta su
caria intestata della loggia massonica di
Schiavi) non poteva certo assecondare i
piani mussoliniani! Ma, appunto, è questo un campo tutto da studiare e che forse riserva interessanti scoperte. Mi vien
fatto di pensare alla bella relazione tenuta dal pastore Luigi Santini nel corso
dell’ultimo congresso di studi sulla riforma in Italia organizzato dalla Società
di Studi Valdesi, in cui Santini delineava
la storia della chiesa valdese di Rio Marina (isola d’Elba), nei primi anni dopo
1 uvvBHto del fcLscisTHo e in geneve negli
anni difficili della crisi susseguente alla
prima guerra mondiale.
E andrà studiata anche la creazione ad
opera dello stesso Amicarelli di una « Società evangelica — molino, pastificio e
panifìcio ». Quali erano le sue intenzioni?
Esclusivamente quella di organizzare una
società di tipo capitalistico per far fruttare i soldi di cui poteva disporre e rendere quindi possibile la costruzione di un
nuovo locale di culto a Schiavi, oppure
la creazione di un sistema di vita alternativo a quello corrente, una specie di
cooperativa evangelica in cui non regnasse l’egoismo ma piuttosto vi fosse un modo di vivere e di lavorare insieme fino
allora sconosciuto, almeno nel centrosud, ma già ben conosciuto e sperimentato negli Stati Uniti, coi quali, anche su
base personale e di parentela, Amicarelli
ebbe frequenti ed intensi contatti e relazioni? E perché falli la società evangelica. Per cattiva amministrazione, per incorri prensione di chi avrebbe dovuto aiutarla o per il boicottaggio feroce degli
avversari o per tutte le cose insieme?
Certo, l’esonero di Amicarelli dall’incarico ufficiale di evangelista della chiesa
valdese segnò un momento difficile per
la chiesa di Schiavi. Il gruppo rimasto
legato alla chiesa valdese (visitato dai paston di Pescolanciano o di Carunchio o
di San Giovanni Lipioni) è ormai ridotto
a pochissine persone. E per molti, pur
nella sua discutibilità, la persona di Amicarelli è stata la sola possibilità di conoscere un modo di essere e di vivere diverso da quello del cattolicesimo.
B. Bellion
Educato sin dalla nascita secondo la
fede cattolica, servivo già la messa all'età
di cinque anni. A 8 anni entrai nel Convento di Manoppello e divenni frate. Dopo due anni in seguito alla chiusura del
Convento, tornai a casa, a Torrebruna.
Recatomi a Roma, ottenni di entrare
nel Monastero di Montecassino per l’intercessione deirOn. Vincenzo Riccio e
della principessa Doria. Per cinque anni
ero il beniamino dei frati di Montecassino. Nel 1898 tomai al mio paese per trascorrere alcuni giorni di vacanza.
In quel tempo nella Chiesa Valdese di
Torrebruna veniva a predicare il pastore
Dr. Giovanni Sante Felice, uomo veramente consacrato a Dio. Un giorno l’arciprete mi mandò ad ascoltare quel predicatore evangelico per poi riferirgli qualcosa. Io non volevo andare — ma lui mi
disse: vai. Così andai e subito fui toccato dalla preghiera e dalla predicazione
della Parola di Dio. Quelle parole cominciarono a penetrare nel mio cuore che si
apriva sempre più al Signore e dicevo ripetutamente: Signore, se questa è verità
aprimi il cuore. Il soggetto della predicazione era: « Ricordati della moglie di
Lot, non esser disubbidiente perché la disubbidienza conduce alla morte. Era il
13 giugno del 1898. Quel giorno invece di
tornare dal prete me ne andai al Cimitero e vicino a una tomba pregai il Signore con queste parole: « Se quella che
ho ascoltato è verità non me la togliere
dal mio cuore », anzi « infondila sempre
più affinché abbia la tua benedizione *.
Quella voce « Ricordati della moglie di
Lot, non essere disubbidiente » mi sembrò di continuare a udirla. Sicché rimasi
a pregare tutta la notte e la mattina tornai a casa mettendomi subito a letto. Più
tardi venne il prete il quale mi condusse
subito in chiesa chiedendomi quello che
aveva detto il pastore. Risposi dicendo
che « quello che aveva detto il pastore,
se si dicesse nelle nostre chiese il popolo
non sarebbe quello che è ».
LA FUGA DAL CONVENTO
Dopo le vacanze tornai a Montecassino.
Pregando del continuo il Signore cominciai a lasciare a poco a poco la Confessione. Un giorno il confessore se ne accorse
avendo notato il mio cambiamento e riferì ai superiori. Dopo qualche giorno fecero venire un confessore gesuita il quale, durante la Confessione mi fece esternare con l’inganno quello che io avevo
nel cuore. Fui messo in prigione e frustato diverse volte. Dopo circa dodici giorni
tagliai coperte e lenzuola, feci una fune
e rni calai giù per una finestra fuggendo
così dal Convento.
Mi avviai verso I sernia e lì nelle campagne adiacenti una donna mi ricevette
in casa come una mamma. Più tardi venne suo marito il quale avendo saputo le
mie peripezie mi confessò che anche lui
era evangelico.
Dopo circa un mese lasciai quella casa
ed andai in Agnone presso un maniscalco, certo Luigi Porfirio il quale mi prese
per battere la mazza. Di lì andavo a
Schiavi ogni domenica sera per partecipare al culto — ma essendo stato scoper-.
to dal Porfirio mi mandò subito via essendo un avversario della fede.
Ma il Signore mi mise in cuore di andare a Borrello e li trovai un altro fabbro che mi prese al suo servizio. Ma essendo il lavoro molto pesante mi ammalai.
Il medico della comunità evangelica
del luogo mi visitò e mi consigliò di andare via dall’Italia, suggerendomi di dire a mia mamma di farmi avere i soldi
per il viaggio nell’America/argentina e
partire subito per quel continente per
andare a trovare uno zio a Ballesteros.
NON C’E’ POSTO PER TE!
Partii per l’Argentina da Napoli con
una nave il « Rio Amazzoni » e dopo 42
giorni di viaggio giunsi a Buenos Aires.
Di lì mi diressi subito a Ballesteros presso mio zio.
Mio zio appena mi accolse mi fece subito una domanda: Con quali intenzioni
sei venuto in America? Risposi: per lavorare e guadagnarmi un pezzo di pane.
Non è questo che voglio sapere, rispose
lui.Così mi condusse su una terrazza e
mi diede un cannocchiale dicendomi:
Guarda tutta questa zona in fondo. Tutto quello che vedi è tutta proprietà mia.
Qui c’è da rnangiare per te e per tutta la
provincia di Chieti, voglio sapere con
quali intenzioni religiose sei venuto qui.
Risposi dicendogli: Caro zio, ho lasciato
tutto per essere libero di servire il Signore secondo i dettami della mia coscienza.
Ma egli mi disse subito: Vai, qui non c’è
posto per te. Andai via. Il giorno dopo
arrivai a Buenos Aires ove, per mezzo di
una cameriera che parlava italiano, fui
preso per lavorare alle dipendenze della
padrona cui ella serviva. Dopo dieci
giorni seppi che quella famiglia era evangelica! Il capofamiglia era un fervente
evangelico, si chiamava George Smith, ingegnere delle Ferrovie a Buenos Aires
Era l’anno 1899. Per mezzo del Sig. Smith
entrai a frequentare la Scuola Teologica
ove il Signore mi benedisse grandemente.
Studiai lì e dopo tre anni fui consacrato pastore alle dipendenze della Chiesa
Metodista Episcopale. In Argentina co
mie mani? Gli risposi che avevo fiducia
nella sua benignità e che desideravo essere lasciato libero di predicare l’Evangelo. Questa volta voleva a qualunque costo che accettassi la proposta di rappresentare il Fascio nel Vástese. Riuscii comunque a disimpegnarmi.
Nel 1926 perdetti completamente la vista. Più tardi, nel 1935 fui esonerato dal
mio incarico di pastore della Chiesa Valdese e tornai a Colleferro.
CIECO, Si CONTINUA
Quando perdetti la vista, il 28-7-1926
pregai il Signore affinché me la desse
dinuovo ma dopo ripetute preghiere mi
rispose: « non ti rammaricare, poiché
così ti ho voluto, così mi renderai testimonianza ».
’4%»- - , ^
Completamente cieco, Amicarelli predica l'Evangelo nelle campagne d’Abruzzo
minciai subito ad evangelizzare. Era l’anno 1901. La moglie del presidente della
Repubblica Dr. Roca era una fervente
evangelica e frequentava la Chiesa ove
io predicavo, ubicata in Calle Cunì 250.
In quel tempo chiesi il permesso di portare la Parola di Dio tra i carcerati specialmente quelli della Terra del Fuego
(Terra del Fuoco) e l’ottenni per tre volte l’anno: a Pasqua a Natale e in occasione della Festa della Repubblica.
IL RITORNO A SCHIAVI
Ritornai in Italia nel 1904. Già mentre
ero in America io avevo in mente una
ragazza che aveva sofferto molto per
l’avanzamento del Regno di Dio e duran^^e
tutta la permanenza in Argentina il mio
pensiero era sempre verso di lei, e senza
sapere se essa accettava di fidanzarsi con
me, tornai a Schiavi fiducioso che essa
doveva divenire la mia compagna. Il suo
nome era Leopoldina Di Domenica sorella del Pastore Angelo DI Domenica
della Chiesa Battista di America, grande
pioniere dell’Evangelo. Leopoldina aveva
circa 18 anni più di me, eppure il Signore
ci unì nel vincolo del matrimonio e con
lei ho vissuto 38 anni di pace, benedizioni e consolazioni nel Signore. Essa teneva la Scuola Domenicale e veniva pure
con me a predicare l’Evangelo.
Già sin dal 1911 avevo conosciuto Benito Mussolini presso la Sede dell’Avanti
ove mi recavo per qualche articolo. Una
volta nella sala attigua ai locali della
Chiesa Metodista di Roma ebbi un dibattito in materia di Religión- col futuro
Capo del Fascismo.
LE OFFERTE DI MUSSOLINI
Nel 1922 subito dopo la Marcia su Roma, Mussolini mi mandò a chiamare per
comunicarmi che voleva fare di me un
gerarca fascista nella zona Vástese. Risposi che non potevo conciliare la predicazione dell’amore in Chiesa e l’uso del
manganello in piazza. Mi rispose che anche Gesù cacciò i mercanti con una sferza di cordicelle. Gli replicai che non potevo fare politica e che il mio unico scopo era di predicare Cristo Crocifisso che è
amore e che la mia adesione al Fascismo
mi avrebbe vincolato e impedito di predicare l’amore. Così ci salutammo.
Dopo alcuni anni, nel 1925, mi mandò di
nuovo a chiamare. Mi disse queste parole: Sei convinto ora che il potere è nelle
Nel 1935 dopo l’esonero del mio incarico avevo perduto ogni cosa, la casa, il
pastificio, il lavoro. Ma il Signore rispose alle mie preghiere dicendomi: « Torna a Schiavi, io sarò il tuo pane, io sarò la tua luce, la tua casa ».
E così ripresi il lavoro portando la parola di Dio nei paesi circonvicini. A Pescolanciano ho fatto costruire un tempietto per la gloria di Dio.
Il 19-3-1942 il Signore chiamava a casa
la mia compagna. Èssa ebbe sentore che
doveva morire la stessa notte in cui si
addormentò nel Signore. Prima di andare
a letto mi disse: Dobbiamo fare insieme
l’ultima preghiera. Così mentre io pregavo essa mi disse a un certo punto: Silenzio, è venuto il Signore. Per dieci minuti l’ho udita parlare e in ultimo disse:
« Signore, sono pronta a venire con te ».
Così spirò.
Dopo un anno decisi di prender moglie.
Il Signore mi guidò verso una sorella
della Chiesa di Bari. Essa si chiamava
Biagia La Scola la quale divenne presto
la mia compagna. Ci sposammo il 9 maggio 1943 nella Chiesa di Bari. La cerimonia religiosa fu officiata dal Pastore Antonio Miscia.
Da allora io e la mia nuova compagna
iniziammo un grande lavoro a Schiavi
ove esisteva una chiesa numerosa e verso
i paesi vicini, quali Torrebruna, Casalanguida, Carunchio, campagne di Agnone, Valli, Taverna.
Verso il 1956 rincontro coi fratelli dell’opera Mennonita di America attraverso
la strumentalità del caro fratello Luis
Martin, fu di grande aiuto per me. Essi
mi provvidero di una macchina per visitare le varie chiese e di un aiuto finanziario, e così il lavoro fu incrementato
grazie anche alla cooperazione del fratello Armando Di Carlo, mio fedele collaboratore il quale mi aiutava portando
la macchina e dando anche il messaggio
nei vari posti. In quel tempo, insieme al
fratello Di Carlo il Signore ci spinse fino a Scemi ove si era formato un bel
gruppo di credenti.
L’aiuto da parte dell’opera Mennonita è
durato sino al 1962. Dopodiché ho continuato da solo insieme alla mia compagna
a curare i vari posti sino al 1972, quando, per motivi di salute non sono più potuto uscire di casa come prima, per cui
mi limitavo al solo culto di Schiavi che
tenevo nella mia abitazione sino ad alcuni giorni prima dell’infortunio di mia
moglie nel maggio del 19/74.
5
5 dicembre 1975
Sinodo dello Costo Azzurro
Tema centrale: la trasmissione deM’Evangelo - Lavoro sociale e preghiera - La diaspora
corsa - L’incontro coi cattolici - La piccola comunità valdese
La paura deU’Evangelo
Nel mese di novembre, in occasione del
sinodo regionale della Costa azzurra la
chiesa riformata ha ripreso il tema del
sinodo nazionale sulla « trasmissione dell’Evangelo », riferendo sulle risposte delle comunità sull’argomento: le une insistevano sulla riscoperta dei doni di tutta
la comunità, senza nessun monopolio pastorale che favorisce la passività e la
sonnolenza delle chiese; altre confessavano la paura dell’annunzio di essere messe in movimento per un impegno concreto; altre avvertivano i contrasti, le
tensioni tra la testimonianza personale e
quella comunitaria con precisi impegni
di natura politica, col rischio di nuove
spaccature.
Centro azzurro di Sanary
Sulla linea d’un annunzio vissuto nella
concretezza, collegato con la Parola e la
preghiera si muove il gruppo comunitario del noto pastore dei giovani Bernard
Charles: a Sanary egli si occupa di una
attività che lo impegna in campi per giovani e servizi per emarginati, handicappati, anziani; egli opera con un gruppo
cornunitario, formato da elementi sposati e celibi, marxisti, cattolici e protestanti; nella vita di gruppo lo studio biblico e la preghiera sono determinanti:
« Come faremmo — dichiara B. Charles
-- a compiere la nostra missione sia all’interno che aH’esterno del gruppo se
non avessimo la Potenza dello Spirito del
Signore? » avvertiamo che le persone che
avviciniamo — egli ricorda — sono spesso interiormente vuote e perciò fragili e
per le quali non basta una struttura nuova, un rapporto nuovo, se non c’è l’aiuto
del Signore. In alcuni nostri centri giovanili evangelici italiani purtroppo manca una linea in questo senso privando
spesso i gruppi, gli adolescenti di questo
valore insostituibile per lo spirito, sotto
pretesto del rispetto della libertà dell’ateo o dell’indifferente.
Alcuni partecipanti hanno poi parlato
della situazione di diaspora in Corsica.
Nell’isola un attivo gruppo evangelico lavora anche in vista di una sensibilizzazione sugli attuali problemi sociali con il
popolo corso. L’ordine del giorno tendente ad un rafforzamento del gruppo laico
pastorale nonché per un appoggio finanziario alle iniziative corse è stato approvato da tutta l’assemblea.
L’ecumenismo carismatico
In Francia le relazioni con la chiesa
cattolica sono ottime: difatti al sinodo
regionale è presente un padre gesuita ed
un monsignore della città; incontro il gesuita nel gruppo che si occupa del movimento carismatico; una psicoioga evangelica riferisce sulle esperienze ed incontri coi cattolici, con notevole entusiasmo,
per il dono delle lingue, la preghiera
spontanea e la preghiera per le guarigioni; qualcuno del gruppo ricorda rincontro della Pentecoste in Vaticano di quest’anno, dove erano presenti oltre ai carismatici d’ogni fede anche dei politici
di destra, dando la chiara impressione di
un disegno preciso di strumentalizzare
lo Spirito...; il gesuita rimane sorpreso e
la psicoioga che era presente in Vaticano
non sembra aver valutato il senso dell’incontro romano guidato sapientemente
da chi ci vuole comunque tutti a Roma...
Lo stesso importuno interlocutore ha poi
ricordato in altra sede il documento di
Accra sul battesimo. Santa Cena e Ministero foggiato dai teologi dell’ecumenismo, con rapporto dei cattolici dove
« la diplomazia ecumenica prevale sulla
coscienza teologica e dove il dosaggio dei
compromessi rischia di mettere da parte lo scrupolo della fedeltà all’Evangelo ».
Torino
Con gli immigrati vaidesi
Incontro durante i lavori del Sinodo
una cugina della famiglia Cavo di Sampierdarena, una figlia del pastore Pietro
Giraud, un parente di Ugo e Lidia Bounous di Sangermano e una sorella della maestra Bounous per limghi anni insegnante nelle nostre scuole. Con
loro c’è anche il prof. Pons docente di
inglese a Aix-en-Provence e originario
dei Chiotti, perfetto conoscitore del « patois » non corrotto. Essi ricordano gli anni dell’emigrazione quando i Valdesi erano costretti ai lavori più umili, con condizione di sottoproletariato; con una battuta scherzosa il prof. Pons dice agli amici francesi: eravamo come gli Algerini
di fronte ai Francesi! Ed era in realtà
così, afferma una del gruppo. Unico conforto la comunità valdese che era diretta da un pastore. Difatti Nizza sin dal
medioevo ha sempre avuto una presenza
valdese, con dei nomi di credenti perseguitati, incarcerati per causa della fede;
anche la moglie dell’ammiraglio Coligny
vi fu imprigionata per « merito » del duca Emanuele Filiberto. Nel secolo scor
so sin dal 1848 esisteva un comitato per
gli Evangelici e successivamente sorse
una comunità con un pastore ed il tempio: si ricordano i nomi di: Bartolomeo
Malan, Oscar Cocorda, Antonio Gay,
Weitzecker, G. Meille, A. Malan, E. Pons,
P. Long, E. Rivoir e, ultimo, Alberto Prochet con il quale la chiesa fu chiusa, venduta nel 1939 ed oggi adibita a museo.
La partenza del pastore e la chiusura
della chiesa comportò la dispersione del
gregge: clima diffìcile sul piano politico
quando il despota italiano parlava di annessione di Nizza, Corsica, Savoia e Tunisi e difficoltà di inserimento nella chiesa riformata per la diversa condizione sociale non compensata da un calore umano e spirituale intensi; rimasero inseriti
i più fedeli. Quella situazione si è ripetuta e si ripete ancora nelle nostre chiese
« bene », nei confronti degli immigrati del
Sud d’Italia o di altre zone, per quella tipica chiusura delle comunità che non si
aprono al vento dello Spirito che livella
tutti i ceti, ridà dignità e gioia a tutti e
costituisce la vera famiglia dei figlioli del
Regno. Gustavo Bouchard
Casa valdese
di Vallecrosia
Da alcuni anni la Casa di Vallecrosia
ha esteso la propria attività anche al periodo invernale, nel convincimento di
venire in tal modo incontro alle esigenze di im sempre maggior numero di persone desiderose di trascorrere im periodo invernale di riposo, vacanza o convalescenza in un clima marino assai mite
qual’è quello della Riviera dei fiori. Segnaliamo che se verrà raggiimto un ininimo di 20 richieste, l’attività avrà inizio
a partire da mercoledì 7 gennaio 1976.
La quota giornaliera è fissata in L. 4.300 ;
per soggiorni di 15 giorni la quota complessiva è di L.60.000. Si ricorda che tali
quote comprendono vitto, alloggio, riscaldamento, acqua corrente calda e fredda
nelle stanze, ed è limitata al periodo
gennaio-marzo. Teniamo a far presente
gli aspetti particolari di vita comunitaria della Casa, i suoi stretti rapporti con
la Comunità valdese locale, la possibilità
di frequentare i culti domenicali, studi
biblici e tutte le normali attività di
Chiesa.
Per ulteriori informazioni e delucidazioni scrivere o telefonare a; Casa Valdese per la gioventù. Via Col. Aprosio 255
18019 Vallecrosia (IM) - Tel. 0184/21283.
Milano
Venerdì, 5 avrà luogo nei locali della
chiesa valdese in via Francesco Sforza
un incontro sul tema: A chi serve questa
giustizia?
Parleranno Marco Ramat, magistrato,
Lidia Franceschi, insegnante, Mario Janni, avvocato, e Paolo Ricca.
Felónica Po
Sabato sera 18 ottobre, nella saletta
delle attività c’è stato un incontro dei genitori degli alunni dei due corsi di catechismo e della Scuola Domenicale, col
Consiglio di Chiesa, la monitrice della
Scuola Domenicale Ondina Zancuoghi e
il pastore per una presa di coscienza del
problema dell’«istruzione religiosa» nella Chiesa. È stato sottolineato molto il
fatto che non si può paragonare «l’istruzione religiosa » dei figli a quella impartita nella scuola dell’obbligo : non è cioè
suficiente che i genitori invitino o obblighino i figli a partecipare alle « attività »
ecclesiastiche standosene al di fuori. Non
si testimonia la propria fede solo nel periodo della fanciullezza per poi abbandonarla nell’adolescenza. La fede si vive
giorno per giorno con tutta la comunità,
giovani e anziani, per tutta la vita!
Lunedì, sera 20 ottobre abbiamo avuto
la graditissima visita del segretario della
missione evangelica contro la Lebbra pa
store Silvano Perotti. Ci ha proiettato un
film e delle diapositive e ci ha intrattenuto sul lavoro della missione in India e
in Africa. Purtroppo gli uditori, per quanto la riunione fosse stata molto pubblicizzata, non erano molti. In compenso la
colletta fatta prò missione evangelica
contro la lebbra è stata inversamente
proporzionale al numero dei presenti. Basti dire che la somma raccolta ha superato quella già pure straordinaria che si
raggiunge nella nostra chiesa in occasione dei culti di Natale e di Pasqua!
Domenica 9 novembre ha avuto luogo
un’assemblea di Chiesa nel corso della
quale abbiamo ascoltato con piacere la
interessante relazione sui lavori del Sinodo ’75 fattaci dalla sig.na Giuliana Micol di Mantova. È stata nominata deputato alla prossima conferenza Franca
Barlera.
Domenica 16 novembre il culto è stato
presieduto dagli alimni del secondo corso di catechismo. Lo avevano preparato
insieme al pastore nel corso di alcune
settimane di lavoro. E la seconda volta
che presiedono un culto e ci siamo rallegrati di vederli impegnati nella chiesa.
La colletta è stata fatta per la F.G.E.I.
I culti delle domeniche 26 ottobre e 23
novembre, in assenza del pastore impegnato la prima volta per un culto a Verona e la seconda per il costituendo circuito a Bologna, sono stati presieduti dal• la sig.ra Maddalena Giovenale Costabel.
L’Unione Femminile ha ripreso il suo
lavoro il 22 ottobre, anche se non numerosa. Le sedute si tengono al mercoledì
sera e alla domenica pomeriggio, quindicinalmente.
Veneto
e Friuli-Venezia Giulia
VII Circuito
L’Assemblea del VII Circuito (Veneto
e Friuli-Venezia Giulia) si è riunita a Padova domenica 23 novembre. Erano rappresentate le Chiese metodiste di Trieste, Gorizia, Udine, Venezia, Padova e
Vicenza, e le Chiese valdesi di TriesteMonfalcone e Venezia (mancava la rappresentanza di Verona). I delegati e i
pastori, complessivamente 32 persone,
hanno passato in rassegna la situazione
attuale delle Chiese del Circuito, soffermandosi a discutere in particolare sul
problema del locale dì culto di Mestre
(che in questi ultimi tempi si sta rivelando inadeguato ed incapace per il numero dei frequentatori che sono aumentati), accogliendo e facendo suo un O.d.g.
della Chiesa Valdese di Venezia che chiede alla Conferenza e alla Tavola di trovare una soluzione con un locale più
adatto; e dibattendo poi il problema degli incontri ecumenici che diverse Chiese
del Circuito fanno coi cattolici.
Alla fine l’Assemblea ha eletto il Consiglio di Circuito che risulta così composto: past. lgini0"'Carera, sovrintendente;
Sergio Carile^i Agostino Garufi, Gian Maria Grimaldi, Paolo Grillo, membri.
Vili Circuito
Collettivo Teologico Toscano
CONVEGNO MONITORI
Lunedi 8 dicembre, à Torino, nei locali
di Via Pio V, 15, si terrà nell’arco di tutla la giornata (dalle 9,30 alle 17) un convegno monitori del IV Circuito (Torino,
Susa, Aosta ecc.). Il programma prevede
un esame a gruppi sui principali temi
collegati all’istruzione biblica. Nel corso
dei lavori l’insegnante Ive Pons darà comunicazione dei nuovi programmi che il
« Servizio Istruzione ed Educazione » sta
allestendo. Tutti i monitori delle scuole
domenicali insieme ai catecumeni e giovani ex-catecumeni sono invitati a partecipare al convegno. Per il pranzo comunitario (pastasciutta offerta, II al sacco)
è necessario prenotarsi telefonando alla
segreteria: n. 011/68.28.38 della chiesa valdese.
I monitori di C.so Vittorio
Con im culto del professor Corsani
nella Chiesa Valdese di Firenze, sono iniziati domenica 16 novembre i lavori del
costituendo Collettivo Teologico Toscano.
L’iniziativa è nata nell’ambito dei gruppi FGEI di Firenze e FGEI-CpS di Pistoia; un Convegno FGEI-Toscana svoltosi all’inizio dell’estate ha fatto propria
tale iniziativa coinvolgendo anche le comunità evangeliche toscane e quanti interessati ad un’approfondimento biblicoteologico ai fini di una testimonianza più
incisiva nella militanza quotidiana.
Nel pomeriggio, nei locali dell’Istituto
Gould, i pastori prescelti dai gruppi e
dalle comunità per la direzione teologica
del Collettivo, Corsani, Rivoir, Rostagno,
Santini, Sinigaglia, hanno presentato il
programma formulato il sabato sera assieme ai membri della giunta regionale
EGEI.
Il tema informatore delle prime cinque
riunioni (17-18 gennaio; 28-29 febbraio;
34 aprile; 8-9 maggio; 12-13 giugno) è il
popolo di Dio; tale tema è stato prescelto perché ben si presta ad una trattazione dell’argomento da angolazioni diverse
(Antico Testamento, Nuovo Testamento,
Storia della Chiesa, Teologia Sistematica).
Il primo week end sarà il 17-18 gennaio 1976 con il seguente programma:
ore 16 del sabato: Michele Sinigaglia introdurrà « Il popolo di Dio e la fede vissuta nell’Antico Testamento » (prima
parte di un seminario in tre lezioni);
ore 19: pranzo all’Istituto Gould, Via dei
Serragli 49, dove si è deciso che si svolgano i primi cinque incontri del Collettivo; dopo cena, l’esegesi del testo biblico
oggetto della predicazione domenicale.
Domenica alle ore 11 culto nella comunità Battista di Borgognissanti, 4; alla
successiva agape — sempre al Gould —
parteciperanno anche i fratelli della comunità battista; ciò sarà occasione, almeno ce lo auguriamo, di uno scambio
fraterno di opinioni sulla validità o meno della nostra iniziativa per l’arricchimento della vita e della testimonianza
che le chiese evangeliche desiderano, con
l’aiuto del Signore, rendere nel nostro
paese. Al pomeriggio (14,30) Eugenio Rivoir presenterà : « lettura biblica militante e metodo scientifico della lettura»
(corso in tre lezioni, in coppia con Sergio, sui vari modi con cui, in situazioni
socio-culturali diverse, il « popolo di Dio »
si è accostato al testo biblico).
Eugenio Stretti
Domenica 23 novembre, presso la chiesa metodista di Bologna, i deputati delle
chiese valdesi e metodiste di Bologna,
Cremona, Felonica, Mantova, Parma, Piacenza, Rimini, si sono riuniti in assemblea per la costituzione dell’8” Circuito.
Dopo il culto, presieduto dal pastore
Valdo Benecchi e con la predicazione del
pastore Severino Zotta, l’assemblea ha
proceduto alla elezione del nuovo Consiglio di Circuito, che è risultato così composto: Sovrintendente Danilo Venturi;
Membri: Valdo Benecchi, Giuseppe Anziani, Franca Balrera, Daniro Mandelli.
Nel corso dei lavori, l’assemblea ha attentamente esaminato il documento dell’assemblea pastorale di Ecumene. Dopo
ampio e sereno dibattito, il Consiglio eletto ha raccolto le seguenti proposte avanzate dalla assemblea: 1) predisporre un
giro di visite presso le chiese del circuito per illustrare il documento di Ecumene; 2) invitare le singole chiese a dedicarsi per la ricerca storica sulle origini
delle chiese stesse; 3) incoraggiare, in
ogni chiesa, contatti fra genitori ed insegnanti evangelici per concordare una
azione inerente l’insegnamento religioso
nella scuola; 4) nominare un responsabile del circuito per l’invio di notizie delle
chiese al periodico « La Luce ». Questo
incarico è stato affidato al pastore Giuseppe Anziani.
Il Consiglio si riunirà per la sua prima
convocazione a Parma il prossimo 6 dicembre.
G. A.
6
6
alle ìfalll oggi
VONMI
chiude
ma i
restano
e<di Cornimi, secon<m~ té tìècessifà rè funzióni.’' Entro sei
mesi dàlia data di scioglimento il minié'tèVa della*sanità prOvvedèm ai'trasferimenti. _ . -.'V?. ■ :
'Ùimi^cd^oné
lunghi m^ di trattative, di cèHiptvrhessi,
sé.déi gròssi interrogativi che
^rol^ei^< déWjassistenza. Certo,. che .scompaia l'OWMÌ^ visto
quello che erq, serbatoio della jpC, è un
punto acquisito per il paesè. Ma occorre
essere mólto prudenti fieli’avanzare dei
giudizi ottimistici sul futuro. Queste convergenze improvvise tra il partito comunista, la DC e lo scomodo sono
un po’ come il tendone del palcoscenico
che ti cala alla fine del primo atto di un
pézto tsatraleT fin-Tt'sai ehi è~vivo e chi è
morto,^ mu nof^ sqi.qome andrà a. finire.
Mi è capitaib di- assistere, circa iiri-nrèse e mezzo fa a Torirtp, organizzato dalla
Regione, ad un incontro di tutti gli istituti creditori d'ell’ONMl: anche i nostri convitti vi erano intt^èssati: Una sala
affóllata di suòre, sedute una accanto all’altra, come un reggimerdò di fanteria che
è prónto alla difesa dèlia suà caserma.
Silenziose, inip^sibili, non un sorriso,,npn
una smorfia di dissenso né di cónsenso,
finché il presidente dell’ONMI di Novara
non ti difende VONMI e le suore a spada
tratta, come se senza VONMI e senza le
suore la vita in Italia non fosse possibile.
Sciogliere J’ONMJ? Ma siamo matti, e
il nostro lavoro,MJragazzini? Ma cosa abbiamo fat-tq di.male per punirci in questo
modo? s ,' - !•
r C’è voluta^ ttíítq. là paziènza dell’assessore Vecchióne per spiegare che uno diceva ’fischi’ e l’altro rispondeva ’fiaschi’,
occorreva fare un,., piccolo sforzo di comprensione. ' Í
Con questa decisione-della Commissione Igiene e Sanità della Camera c’è dunque stato chi ha provveduto a far capire
ciò ché le suòre Jnon tutte naturalmente!) non vólèbaào'capifeVci si dovrà adattare. Ma l’adattamento sarà facile: il PCI
farà sicuramente il possibile perché l’organizzazipne: istituzionale:! cattolica, per
il momento, sia mantenuta. Purché certe
decisioni improrogabili non siano mandate a monte.
È lecito domandarsi se l’iniziativa in
atto della legge di iniziativa popolare non
Ha già stata presa in contropiede dai
partiti, come rischia di esserlo il referendum per l’aborto.
Intanto ci risiamo col problema finanziario dei nostri convitti: i debiti non
sono stati pagati, la cassa è vuota. Come
lo scorso anno. C’è da sperare che il grido di vittoria per la chiusura delVONMI,
non porti con sé la chiusura (per debiti
non_ pagati) di alcune case in cui dei minori vivono in gruppi famiglia.
É. G.
COMUNITÀ’ MONTANA
Valli Chisone e Germanasca
Giovedì 27 novembre la Commissione
Igiene è Sanità : della Camera riunita in
sede legislativa ha approvato tl passaggio
delle funzioni delVONMI (Opera nazionale per la maternità e l’infanzia) alle
Regioni e ai Comuni. Si tratta ora di attendere la ratifica del Senato che, se arriverà — presto, come si spera — scioglierà definitivamente VONMI a partire
dal 1” gennaio 1976.
Non si tratta però soltanto di scioglimento: si prevede anche la liquidazione
di tutti i debiti (circa 16 miliardi, nel 1969
erano meno di 3!) che dovranno essere
“liquidati" dal ministero del Tesoro.
Le Regioni dunque assumeranno, a partire dal nuovo anno, ogni funzione amministrativa, di controllo e di vigilanza
su tutti gli altri istituti; mentre le Province saranno, gestrici dei consultori, i
Comuni avranno la gestione degli asilinido.
Ma le Regioni dovranno anche riordinare tutta la gamma di servizi attualmente
sotto la responsabilità ONMI, collegandoli con quelli sanitari ed ] assistenziali
per l’infanzia che già esistono. Che ne
sarà del personale? Sarà trasferito direttamente alle régioht oppure, su richiesta,
nel ruolo unico statale. I dipendenti nelle sedi periferiche ONMI saranno invece
Dopo l’assistenza agli anziani, la medicina scolastica. Un piano dettagliato di
questo servizio è stato presentato venerdì 28 novembre al Consiglio della Comunità Montana. Il programma riguarda i
2730 scolari che frequentano le scuole materne, elementari e medie comprese nel
territorio della Comunità Montana. I vari servizi sono: medico, psico-pedagogico,
di Igiene mentale e neuropsichiatria, di
profilassi odontoiatrica, di educazione alimentare e di logopedia, più 20 corsi di
ginnastica correttiva. La spesa prevista
è di oltre 41 milioni, il documento proposto è stato discusso e anche lodato,
con qualche perplessità per l’entità del
costo del servizio, quadruplicato rispetto
all’anno scorso. È emerso anche il problema della suddivisione delle competenze. Infatti, una parte del servizio, ma non
si sa bene quale, è compito dei Consigli
di Circolo e d’istituto, il resto tocca ai
Comuni. Alle competenze sono strettamente legati i contributi, non ancora fissati dalla Regione, con i quali si paga il
servizio. Malgrado le spiegazioni date all’assemblea dal consigliere regionale Bontempi, molti interrogativi sono rimasti
senza risposta, soprattutto quello più urgente riguardante l’entità della somma
che verrà assegnata ai Consigli scolastici.
L’attuale situazione, del' tiìtto nuova e
neppure definitiva, richiede ovviamente
la collaborazione é la gestione comune,
per cui si è ritenuto che l’unica cosa da
farsi consistesse in una delega generale
alla Cornunità Montana, la quale avrebbe
cosi, in mano tutto il servizio. Non avendo i presenti prospettato altre possibilità, l’argomento è stato chiuso con l’ap
L. Viglielmo
Una vocazione pastorale
?T, :
j La sqo(mpaj-sa..cy,,,Roberto ^^Wér, rapPiesentat^iUna grav,^pe.r,dij^ pqr l^ Chj^
V^djsse : ,.bepché^ in^, emerit;qzione, egU, cc¿hti'nuava a piestar!e/la siià opera^ iñ’^;Wi
modi,, ; non yistQ^mehte', prgziósiànjente...,, ' - ì ,
La nòstra,, amicYm dùiava -quasi
mezzo secolQ, (pòr gli intiìpi,jegK;fq Sempre « Tipi »), e là iiiste e poiij ancóra attesa notizia mi ha profondamènte'pblpito,
Ra rivissuto il dolore di mio pabie qùàndò seppe dèlia dipartita del pàdré, di Tini;: Davide Jahier ed Eniilio ,Troni il cui
affettùoso legame era nato, nelle aule del
Còllegio, furono richiamati da Dio a po^
chissime settimane di distanza l’uho dall’altro,,-nel . 1937. Mai ho potuto diniepticare questo peqsiero della tanto fimpianta Signora Emilia Jahier - Vidpssich:
«Quanto è bello che l’amicizia fra i padri si continui nei figli! ». , ..
Era simpaticamente nota la passione di
Tini per la fotografia, arte nella quale
aveva acquistato una competenza non comune; Mi diceva un giorno, con quel suo
sorriso veramente impagàbile : « Il faut
que je fasse bianchir la chambre n<dre..j»'.
Tini possedeva uno spiccato senso ’ delTumorismo ed era ottimo conoscitore della lin^a francese, la quale si presta a
meraviglia ai giochi di parole. Moltissimi
sono invece totalmente negati a questa
visione divertita delle cose, e l’appareuté
bonomia di Roberto Jahier poté forse
sembrare a qualcuno poco confacente
con la vocazione pastorale. Se ciò ¿'accaduto sarà stato da parte di persone che
conoscevano solo assai superficialmente
il caro amico scomparso. Costoro si sarebbero straofdinàriamérite ricreduti se
per esempio avessero udito il pastore Roberto Jahier, all’Ospedale di Luserna,
pregare al capezzale di una anziana ricoverata a lui interamente sconosciuta
perché capitata là da ima città lontana.
Oltre che come fotografo Tini Jahier
era anche celebre come alpinista. Il suo
tempo migliore fu probabilmente quello
del suo lungo ministerio a Villar Pelìice
(diciotto anm, fra cui quelli tragici della guerra). Quando lo accompagnavo in
qualche giro di visite agli alpeggi di quella sua vasta parrocchia, pensavo che certamente non tutti i suoi colleghi sapevano come lui mettere a loro agio certi
membri di chiesa meno zelanti. Itoco, assolutamente testuale, l’mizio di uno di
quei dialoghi, dove il comico éd il malinconico si intrecciano in modo singolare: «Bonjour! Bonjour... - Vous me re
C0nnaissez5 - ’Nùn!;.i =>je suistie pasteurL.. »•
Aaahk.'»i;-r::,; J 'ii -OIvlSU;
' Non sòno •òrmaiipi’Èt molto nurneroiiiiì
rimasti fra i pionieri del Raduno al Colle, della jCroce, organizzato, da Tini, con
alcuni pastori t /d’01tralpè-> per la prima
volta : nel' 1934,. quando' varcare la ¡frontié-i
ra per poche centinaia di metri e peri poche ore implicava difficoltà oggi inconcepibili (elenco dei partecipanti con l’indicazione dei documenti di identità etc.
ete.). A 2300 metri d’altitudine, in 'queste
« Rencontres » è praticamente assente
quel tanto di « ufficiale » che qualche volta appesantisce altre nostre assise all’aperto, più affollate perché sul luogo
possono giungere i mezzi motorizzati.
Diceva una volta la Signóra Emilia:
« Che bella fede, quella di Tini ! ». ' Certo, ora egli gode della pace di un « buono e fedele servitore ».
Emanuele Tron
-fc Hanno coMaborato: Marco Ayassot,
Giuseppe Anziani, Bruno Costabel,
Renato Coisson, Dino Gardiol, Giuseppe Platone.
Novità
Nella collana ’’Storici valdesi” è
uscito:
ANONIMO
Storia delle
persecuzioni e guerre
contro il popolo
chiamato valdese
Introduzione, note e appendici a
cura di E. Balmas, versione italiana di C.A. TheiJér.
voi. in 8» gr., di pp. 320 -1--17 ili. f.t.
e una stampa antica in fac-simile,
ed. di lusso numerata, L. 5.800 br.
• Prima traduzione italiana di una
fonte storica fondamentale sin qui
ingiustaménte,trascurita o ignorata
che, pubblicata a Ginevra nel 1562,
ebbe vastissima diffusione in Europa e contribuì a consolidare l’immagine dei valdesi come « popolo guerriero ».
Le accurate note permettono di
ricostruire la vera storia della
«guerra valdese» del 1560^1, che
rimane una delle pagine più straordinarie della secolare vicenda dell’Israele delle Alpi.
CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1
10125 TORINO - c.c.p. 2/21641
cronaca
Pinerolo
provazione unanime del programma e del
corrispondente stanziamento.
Un altro punto in discussione riguardava gli investimenti in campo turistico.
La legge regionale prevede un contributo
del 50-% per le opere progettate dai Comuni, e la Comunità Montana vi aggiungerebbe il proprio del 13%. Nell’insieme
del territorio sono stati approvati 6 progetti per 79 milioni, ma le difiacoltà non
mancano: i contributi lasciano scoperta
una gran parte della spesa, costringe i
Comuni ad anticipare somme notevoli e
non prevede l’esecuzione dei lavori in economia. Nello stesso tipo di opere rientra
l’ampliamento del rifugio del C.A.I. al Lago Verde, di cui si è pure discusso. Per
ottenere il contributo di oltre 3 milioni
è necessario il collaudo del Genio Civile,
cosa pressoché impossibile da ottenere.
La proposta è stata di tentare di aggirare l’ostacolo presentando la perizia di un
tecnico incaricato dal Consiglio, per testimoniare che i lavori sono stati realmente
eseguiti. Un eventuale successo di questa
iniziativa potrebbe servire di precedente
alla Comunità Montana per farsi affidare
i collaudi degli impianti sportivi e delle
altre opere turistiche, con grande vantaggio di tutti. La proposta è stata approvata ed è stato incaricato di questo il
geom. Casolin.
In ultimo, è stato anche approvato l’acquisto di un’automobile per i dipendenti
delia Comunità Montana, malgrado alcune voci dissenzienti che ritenevano la
spesò non necessaria e più economico il
rimborso delle spese di viaggio.
Il Consiglio dei Delegati dell’Ospedale
Civile « E. Agnelli » di Pinerolo, riunitosi
il 27/11/75, preso atto della comunicazione telegrafica del Consiglio di Anammistrazione circa la impossibilità per lo
stesso di corrispondere gli stipendi e assicurare tutti gli altri finanziamenti necessari al funzionamento dell’Ospedale
con conseguente chiusura dei Reparti,
— deplora che la comimicazione sia
stata resa nota al Consiglio dei Delegati
solo a pubblicazione già avvenuta sulla
stampa ;
— dichiara fin d’ora lo stato d’agitazione del personale intendendo mvestire del
problema Topinione pubblica pinerolese
mobilitando i lavoratori sulla grave situazione :
respinge la minaccia di far ricadere
la situazione sugli ammalati, sui dipendenti ospedalieri, in definitiva sulla intera massa dei lavoratori della zona.
È convocata per mercoledì 3/12 alle
ore 20,30 l’Assemblea del personale aperta alle OO.SS., ai Consigli dei delegati
del pinerolese e ai quartieri cittadini.
Il Consiglio dei Delegati e Rappresentanti Sindacali C.G.I.L.-C.I.S.L.U.I.L.-A.N.A.A.O.
Atteso che, con fonogramma n. 12052 del 21
ottobre 1975 il CO.RE.CO. di Pinerolo ha annullato la delibera n. 645 del 9.9.1975 « Variazioni al bilaneio 1975 » ed in relazione alla situazione contabile le cui direttive interpretative
Art. 11 legge regionale n. 43 del 30.12.1974.
Vista la lettera del 20.11.1975 Prot. n. 21257
AB/bf a firma del Direttore Amministrativo, Direttore Sanitario, Direttrice di Farmacia, Vice
Direttore Amministrativo questo Consiglio di
Amministrazione, a far data 1® dicembre 1975,
so%)ende ogni mandato di pagamento compresi
emolumenti ai ' personale è ogni ordinazione di
impegno per materiali indispensabili al funzionamento dei Reparti salvo precise assicurazioni
da parte autorità preposta approvazione Bilaneio
1975 nostro Ente Ospedaliero presentato dicembre 1974.
Si attendono precise disposizióni dalle Autorità in indirizzo ad evitare chiusura sistematica
dei Reparti con grave danno ricoverati e cittadini. .
Il Consiglio di A.mmiMstrazione
■ / “■ '' Ospédtde Agnèlli Pinerolo '
Lusapjria 3. iGi^ahh}
C(^iH§ìiioro~ièi'^eon»àcat'òc^-jseduta:
ordinarci ven&rdhns diàembrei a&e - ore
20130’■■nel-lcfèàU:d:el Presbiterio:
: ' Gll àrgómenti alVordine: del ¡giorno sono
molto importanti per cui è necessaria...la
partecipazione di tutti i responsabili.
pqm.eri'ggiOi.ha avuto luogo il
fùriétate 'della s(Jrelia*''Aldina Ricca, deceduta al Rifugio Carlo Albértò. Ai familiari diciamo Péspressióiiè ■ della ■' -nostra
simpatia cristiana. ' i: -■
• R'consiglio comunale pella sua seduta
stràórdinaria del 28 nòveiribre ha preso
in esame qha sèrie di problemi di natura amministrativa cónicenienti mutui e
lavóri. Son state approvate'modifiche al
piano di zona nel piano per l’edilizia popolare, appalto per il servizio raccolta
rifiuti, revisióne dèi prezzi contràttuali
per i lavori delia fognatura comunale e
della raccolta rifiuti. '
Di maggiore peso le delibere concernenti Èestcnsióné del sqryizio ilj .^accolta di
rifiuti solidi ' a tutto il térriiorio comunale (attualmente servite 2450 famiglie e
265 non ancora).
Sono state anche votate due mozioni
la prima deplorando l’atteggiamento delle autorità sovietiche nei confronti degli
intellettuali di quel paese, la seconda
rammaricandosi che alcuni comuni viciniori abbiano espresso parere contrario
alla costituzione del comprensorio di Pinerolo.
Villar Penosa
' La Chiesa ringrazia sentitamente il pastore R. Nisbet per il messaggio rivoltoci
domenica 23 novembre u. s., nel corso del
culto ch’egli ha presieduto.
• Sabato 29 nov. u.s., la Commissione
Distrettuale ha partecipato alla riunione'
del Concistoro: siamo grati a questi fratelli per la loro presenza.
• Echi favorevoli ha suscitato nella nostra comunità l’iniziativa di alcuni giovani di effettuare una raccolta di carta per
la diaconia.
San Secondo
Sono praticamente terminati i lavori
di riparazione al tempio. Senza scendere
nel dettaglio dei lavori es^aùti essi hanno registrato una vasta collaborazione all’interno della comunità. È anche da questi piccoli segni, da questa vera disponibilità, che si può cominciare a credere a
dei rapporti umani diversi. Basati su di
una solidarietà autentica intrecciata di
fatti e_ non di sole parole.
7
delle valli
Bobbio Pellico
Rorà
Presso l’Ospedale di Torre Pellice è
deceduta improvvisamente, all’età di 80
anni, la signora Rosa Airola vedova Bertinat, residente alle Crosette.
All’Ospedale Civile di Pinerolo è deceduto il 2 dicembre Davide Charbonnier,
di 74 anni, che per lunghi anni aveva gestito insieme alla moglie Maria il negozio di commestibili di Via Maestra.
A tutti i familiari esprimiamo la nostra profonda simpatia.
Al reparto maternità dell’ospedale Cottolengo di Pinerolo è nata AnnaUsa Bonjour di Giovanni e Gonin Lilia dei Cortili di Danna.
La tradizionale «ciàbra» ha salutato
la nuova coppia di sposi costituitasi domenica 30 novembre nel corso del culto:
Mauro Charbonnier e Nicoletta Negrin.
Agli auguri delle « sunalhe » aggiungiamo
il nostro !
Seduta « piena » al Consiglio comunale
del 18 novembre! Discussione e approvazione del bilancio, con tutto ciò che la
cosa implica come scelte e priorità, con
la ormai cronica carenza di finanze e le
spese correnti in costante aumento.
E poi, seguendo le linee della precedente amministrazione e allargando ancora
il quadro, la nomina di ben nove commissioni, le quali hanno evidentemente il
preciso scopo di facilitare i contatti con
la base dei cittadini e di rendere più snello il lavoro del Consiglio. In particolare
ci piace rilevare che è stata nominata
una commissione per il ferro battuto e
le attività artigianali. Evidentemente c’è
la speranza che si sviluppi un artigianato
locale (e che si riprenda una tradizione
che finora non è stata sfruttata economicamente).
Si è decisa la istituzione di corsi di lingua francese (perché non anche di <tpatois»?) e la costituzione di una oasi faunistica nella zona del Barant, nella quale si ritiene possibile l’introduzione di
speci animali scomparse, quali lo stambecco, il cervo ed il capriolo, oltre naturalmente alla difesa del camoscio. Sarà
auspicabile che .prima di introdurre nu<>
ve specie si discuta a fondo con i coltivatori della, zpna e si predispongano opi
portání^ átrumiKÍti per l’indenni^zci <! det
danni -che inevitabilmente tali animali
apporteranno alla ^coltura. Sarebbe ^syrdo- volèr costituire una^.-oasi .■ faunistica-,
che certo attirerà la simpatia 'di molti:
amanti delia montagna a scapito di chi
sulla montagna deve lavorare e vivere.
S. Bermano
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festivo e notturno
•Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE illSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA^ RORA'
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Il Centro di Educazione permanente
che ha già svolto Io scorso anno una feconda attività si è nuovamente riaperto
sotto la direzione del maestro Bertot di
Angrogna. Giorni di apertura il martedì
e giovedì aUe ore 20,30.
La prima seduta inaugurale ha avuto
luogo martedì scorso con la partecipazione del vice sindaco Giorgio Odetto
che ha presentato «Immagini e rifiessioni su un viaggio in Europa orientale».
Il Consiglio comunale ha tenuto sabato alle 15 la sua seduta. Sono state prese le seguenti decisioni: approvato il bilancio 1976, decisa l’assunzione di un dipendente comunale per effettuare tutti i
lavori di manutenzione (acquedotto, strade ecc.) sin qui appaltati.
Per quanto concerne le cave è stata
rieletta la commissione Cave ed è stato
modificato il diritto di scavazione.
La costituzione di un Parco Nazionale
in base alla legge n. 43 (4, 7, 76) è stata
accolta ed andrà perfezionato il progetto
insieme ad altri comuni interessati.
Votato infine un Ordine del giorno di
adesione alla proposta di legge popolare
per l’abolizione degli Enti assistenziali
inutili.
• Si sono sposati Marisa Pavarin del nostro comime ed Aldo Barale di Lusernetta.
Agape
Valente Matztuhe, membro, della chiesa evangelica del Mozambico, partecipante ai lavori della CliVAA, attualmente in
viaggio per KEuropa in visita ad alcune
chiese evangeliche, si fermerà a S- Germano nei giorni 13-14 dicembre. È previsto un suo incontro con i catecumeni e
con la scuola dbmenicale.. Nel corso del
culto del 14 c. m. rivolgerà un messaggio alla nostra comunità. Ci rallegriamo
fin d’ora di questa prossima visita del
fratello mozambicano.
doni prò Uliveto
Fam. Demalteis in memoria di Felice Dematteis - Torre Pellieé .L: 50.600; .Sig.ne Montaldo,
New Yoii 93.375;- in memoria di Marcuffi Lina: Crespi Giorgio e famiglia 10.000; Crespi
Felice e Maria 10.000; E. T. Torino (a mezzo
Sig.ra Martini Efisia). 150.000. <
Mentre ringraziamo vivamente i donatori, comunichiamo che il n. del c/c postale dell’tJliveto è: 2/11555.
Il 15 ed il 16 novembre si è tenuta la
riunione del Comitato Generale di Agape. Nel corso dei lavori il comitato ha preso in esame il progetto di rinnovamento delle strutture, di Agape, già approvato dalt’òrganismo di aiutp del Consiglio Ecumeriico dèlie Chiese, 'Æ ha deciso iniziarne la realizzazione nel 1976. Il
progetto, come è noto, prevede la costruzione di "nuovi lo^lìv pér le''duciiije,^, là lavanderia, nuovi- impiàntì:-' idraulici ed
elettrÌGii l’estensione del -riscaldamento
centralizzato a tutti gli edifici di Agape
e Un rinnovamento completo d«ll’arredarhento. Oltre al Consiglio Ecumenicqt
m^tratei.-orgainismi''giovanili «-di ehiese
baiìnòrespressó il loro «ppioggio aH’iniria“
tiva che permetterà di: migliorare le coit
dizioni di ricettività di Agape. In Italia
già molti amici di Agape hanno cominciato a contribuire finanziariamente al progetto.
In conseguenza di questa decisione , le
attività di Agape saranno concentrate nel
’76, nei mesi invernali e di luglio e agosto. Tra 1 campi ricordiamo l’incontro
per operai italiani e francesi che avrà
luogo in marzo a Parigi, rincontro teologico internazionale di fine luglio, il campo Europa Africa giunto quest’anno alla
sua 16® edizione, il campo biblico per famiglie, e novità di quest’anno il campo
cadetti intemazionale di fine agosto. Il
Comitato. Generale ha poi nominato il
Comitato esecutivo che risulta composto
da Aldo Ferrerò, Ermanno Genre, Annamaria Lorandi, Luciano Rivoira, Marco
Rostan, Giorgio Gardiol e Eugenio Rivoir.
(inf/Agape)
Villar Pellice
Il Cpncisto.ro, nella sua ultima seduta
ha incaricato- iÉMiàcotló Giocie" Gàrnier
di raccogliere gli abbonamenti all’Eco delle Valli valdèfl. Chiunque voglia abbonarsi o rinnovare l’abbonamento si rivolga al Sig, . Garnìe.r ohevrihC?^zi^°
il suo servizio. i
, La comunità esprime la sua simpatia
éristiana nel dolore a Ines e Mauro Albertengo che sono stati colpiti nei loro
afiett più intimi con la dipartenza del
loro caro sposo e papà. ;
Torre Pellicé
La Scuola Media Statale « Leonardo
da Vinci » di Torre Pellice comunica che
le votazioni per il Consiglio di Istitutoj
Consiglio di Disciplina e Consigli di classe avranno luogo domenica 14 c. m. presso la Scuola stessa, dalle ore 8 alle 20,
Per sostituire i membri decaduti del Consiglio di Istituto sono state presentatedue liste, di cui una sola valida, in quan-,
to l’altra non ha raggiunto tin numero
sufficiente di presentatori. Il programma
della lista N. 2 è affisso' all’albo della
Scuola. ________ . ................
Angrogna
• Il 12 dicembre p. v. la S.T.P. metterà
in funzione la nuova centralina di .Angrogna. Di conseguenza cambieranno tutti i
numeri dei telefoni.
Il nuovo numero della Chiesa Valdese
sarà; 944.144.
• Si sono sposati, nel tempio del Ciabas,
Miegge Nella di Ponte Barfé con Caflarel Renato di Luserna S. Giovanni. I migliori auguri a questa coppia che si stabilisce a S. Giovanni.
Canto Sacro
Domenica 14 dicembre, alle ore 15, nella sala delle attività della Chiesa di San
Secando di Pinerolo avrà luogo un incontro nel corso del quale saranno trattati i seguenti argomenti:
1) il problema del canto nelle Scuole
Domenicali ;
2) il problema delle Feste di canto delle Scuole Domenicali.
La Commissione del Canto Sacro chiede a tutte le Scuole Domenicali del Distretto di discutere il problema, di essere rappresentate all'incontro del 14 dicembre o di comunicare le conclusioni
delle loro discussioni in tempo utile alla
Commissione stessa. In particolare, sul
problema delle Feste di canto delle Scuole Domenicali, la Commissione pensa che
sarebbe necessario conoscere anche il
pensiero dei genitori, dei Concistori e delle Chiese affinché le decisioni che saranno assunte all’incontro di San Secondo
siano l’espressione della volontà della
Chiesa nel suo insieme.
Ci auguriamo un incontro sereno, serio e costruttivo come quello del 19 ottobre scorso a San , Secondo.
La’ ConuB, del Canto Sacro
Prarostino
La -vacanza delia'* chiesa di Prarostìfió
proclamata dalla Tavola Valdese a partire dW, 1” .ottobre, u.ai..,in, seguito alla
nomina <ie| pastore ¿M. iAyassot, quale
pastofé'delia cffiesk'ffi Pirterblò', ha trovato la sua soluzióne domenica mattina
30 novembre 1975.
L'assèmblea di chièsa è stata convocata
donò'che il ConèiStòrò'lia fatto la'sùà'
M’'Ha-dttètìù)B[^-la;‘risposta afféiK
ttiàtiva dèi jÈiàstore CipHàriò Tourn. 182
dùnque i prèsenti sii 276 membri elettóri.
Il risultato della votazione ha espresso
179 schede favorevoli al pastore C. Tourn
chè risulta pertanto, ufficialmente designato (a partire dall’aùtunno 76) pastore di
Prarostino.
Nel corso della stessa assemblea soh
stati eletti f delegati alla prossima Conferenza Distrettuale. Essi sono; Paschettò
Claudio, Plavan Valdò, Godino Bertin
Gemma.
Battesimi; La comunità ha avuto la
gioia di avere altri dUe battesimi; domenica 16; Balmàs Monica di Piero e Porneron Làura; domenica 23: Godino Fabrizio di Ermanno e Tomosini Paola.
• La corale, composta da ima ventina di
cantori, sta in questo periodo preparando due inni per Natale, e., Capodanno. La
direzione è tenuta quest’anno dal pastore
M. Ayassot con la collaborazione dell’organista Edoardo Mori. .
Notizie varie. - In occaslpnè déll’aJlesti- ^
mento di una monògrafia su PrarcKSttoo
la Pro-Loco Invita tutti coloro che vogliono collaborare con libri, fótografie,
manoscritti, ecc., alla stesura di questa,
di rivolgersi ai sig.ri Marco Paschètto
(presidente Pro-Loco) e Mario Mauro
(sindaco). Il materiale vèrrà riconsegnato al termine del lavoro.
Grande seguito ha avuto l’iniziativa della Pro Loco per la costruzione volontaria di un muro di sostégno al Nùovo Parco della'Rimembranza, Sempre fidando
nella buona volontà dei PraroStinesi, i lavori proseguiranno con la siètemazione
di un’arèa verde all’intemo del Parco e
con la posa delle lapidi a ricordo dei caduti per la libertà è per la fede. Sempre
con la cóllabóraziòne di itìo.lti"'Prarostinesi sono stati ultimati i lavori'di Msté'
mazione dell’ingressd-'del cimitero comunale (scalinata dì accesso iri pietra, fontana, vernlciàtura entrata e-Cancello). ’■
Lu$er netta
Gruppo stampa ,
e colportaggio Distrstto
Ricordiamo che in tutte le comunità
delle Valli durante il mese di dicembre
1975, presso i gruppi stampa ev^gelica,
saranno disponibili con forti facilitazioni
di acquisto, alcuni libri assai sigmfìcati■vi anche se non tutti di recente pubblicazione della nostra Casa Editrice Claudiana. Invitiamo tutti i membri della comunità a consultare questi libri.
Inoltre ricordiamo che i gruppi stampa raccolgono anche gli abbonamenti all’Eco delle vaili Valdesi, perché sono convinti che sia uno strumento efficace di
riflessione, informazione e formazione
evangelica che deve essere presente in
tutte le famiglie.
Doni por l'Asilo
di Uisemo S. BiowinnI
Rostan Lìsette (S. G. Chis.) 5.000; Lidia Peruggia F. (Villar Felice) 5.000; Michelin-Lausarot
Fdoardo (T.P.) 15.000; L. BelloranBardo (Na)
30.000; Tamburini Rosa, in mem. del figlo
Fernando (Livorno) 10.000.
Pons Fortunata, in mem. di Pons Enrico Edoardo (To) 10.000; N.N. (Vercelli) 10.000; Sìlvia
Cornelio, in segno di solidarietà (TjP.) 20.000; Gambellotti Giovanni e L. (To) 10.000; Prof.
Vittorio Pisani (To) 50.000; Livio e Dina Gobello-Jalià: in mem. di ViUa-Gonnet Paolina
5.000, in mem. di Emilio Bertin 5.000, in mem.
dei nostri Genitori 20.000.
Colletta per l’Asilo durante la festa del Raccolto, Luserna S. Giov. 23.000; N. N. G. 100.000;
Monnet Iride, in mem. zia Simond Margherita
5.000; N.N. 3.000; Vittone Alfieri e Roman
Elena 15.000; Vittone Rosetta e PeRegrin lidia
10.000; M.e Y. ARio, in mem. della mamma di
Germana 10.000; Michelin Salotaon Daniele, in
mem di Henriette Sappi 10.000; Niny e Piero
Boer con Claudio e Cristina, Sivio e Maiu-a, fiori in mem. delia S.ra Lina Viila-Gounet 10.000.
Ringrwàando vivamente, ricordÌ4tmo che ogni
omertà può essere fatta usando U c.c.p. 2/16947 Asilo Valdese .- Luserna San Giovanni (Torino).
Bìfugio Carlo Alherto
Doni in meijwwia del pastpTe Jàhier Roberto
per il Rifugio Carlo Alberto: ^
Coniugi L. 20.QÌÌ0;^ coin^uiUw condominio Yaìie Ombrosa 55,bOÒ| èlg, Mu
ston Alma 5.000. . ' , ,
Ospodole di Ponioiilto
L. SO.ÓOO: Grill Enrico, Ghigo di Frali; In
memoria di Menusan Armando: la famìglia, Pomaretto.
L. 50.000: Ghigo Alessandro, Eirassa di Perrero.
L. 100.000 : Ghigo Ada ved. Alberto, Eirassa
di Ferrerò.
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8
8
ESERCITO
CARCERI
Il più separato
dei corpi separati
Un lavoro difficile
Intervista a Selma Longo - Anni di corrispondenza e di
umanità con i carcerati
Due soldati morti negli ultimi due mesi: uno a Casale Monferrato, l’altro a Mestre, per i ritmi massacranti delle esercitazioni fatte, per giunta, con le armi cariche. Altre due persone morte in nome
di un non ben definito « interesse superiore », gli ultimi tristi esempi di cosa
succede nelle caserme italiane; per non
parlare delle conseguenze sul piano fisico
e 'psichico determinate dall'assurda
struttura militare, basata sulla subordinazione di qualsiasi manifestazione di
creatività personale. Qui dentro, ogni esigenza di giustizia, di uguaglianza, di rispetto dei diritti umani, è schiacciata
brutalmente; si piva solo chi, consapevole o no, si lascia assorbire nel complesso sistema dei privilegi, delle benevoli
concezioni che rafforzano sempre più i
legami di dipedenza messi in atto dalle
gerarchle militari allo scopo di dividere
tra loro i soldati, creando motivi di rivalità, di scontento, arrabbiature l'uno
nei confronti dell’altro. Insomma: «La
poveri »! E così, l’attenzione
^11-verso queste cose, sottratta
all individuazione delle vere cause da cui
provengono le contraddizioni che giorno
dopo giorno viviamo. E se c’è qualcuno
che tenta di spostare l’obiettivo dell’analisi m direzioni « pericolose », allora scatta, feroce e puntuale, la repressione. Quesm significa cop molto concrete: improvvisamente, arriva il trasferimento ad
« altro ente », naturalmente lontano da
casa in un posto dove non conosci nessuno, dove ti ci vorrà molto tempo per inerirti, dove stai segnato a dito e tenuto particolarmente d’occhio. — Oppure
sei « comandato ai servizi » con una frequenza esagerata e, persino contraria ai
regmamenti; o ancora, sei costantemente
entrollato durante la libera uscita, isolato all interno della caserma, minacciato
e ricattato m vari modi ( « se non la smetti, niente licenza »).
Ma, fortunatamente, anche nell’esercito
panno cambiando le cose, lentamente ed
in mezzo ad. infiniti ostacoli dovuti ai
rapporti di forza ancora favorevoli alla
prarchia militare, dovuti al fatto che
1 esercito è sempre stato slegato dal proc^so di progressiva democratizzazione
che ha investito la società italiana. E gli
episodi di contestazione che hanno investito duramente la macchina militare, le
diverse manifestaponi di opposizione, culminate nelle manifestazioni di piazza che
visto centinaia di soldati in divisa
sfidare i regolamenti repressivi e fascisti
deb codice militare, stanno ad indicare la
precisa volontà di cambiare le cose. E
cioè la volontà di imporre un processo
di progressiva ed autentica democratizzazmne a questo esercito, da sempre braccio armato del potere politico ed econoifiico dominante; la volontà di metterlo
al servizio e sotto il controllo sociale, non
piu terreno favorevole per mene reazionarie e golpiste. I soldati democratici rivendicano il diritto all’organizzazione, alla partecipazione piena alla vita politica
del paese; rivendicano il .diritto ad orgamzzarp autonomamente e senza autorizzazioni, per discutere e vagliare qualsiasi questione riguardante gli interessi dei
soldati. Ed il primo obiettivo che si pone attualmente al movimento dei soldati
democratici, è la lotta contro il nuovo regolamento di disciplina militare, presentato al parlamento dal ministro della di
fesa. Questa proposta è un chiaro esempio di caparbia ed ottusa volontà repressiva ed una dimostrazione di cronica inriformatrice; infatti, essa non
migliora nulla di ciò che già esiste nel1 attuale regolamento, anzi restringe ancora di più le libertà del soldato attraverso ulteriori limitazioni alla possibilità
di riunione, di lettura, di informazione
di partecipazione alla vita politica e sm
cíale. E questa proposta va di pari passo con il più generale piano di ristrutturazione dell’esercito, che prevede un ridimensionamento dell’organico (meglio addestrato e selezionato), maggiore efficenza tecnologica e maggiore mobilità Un
esercito « professionale », composto di
elernenti fidati e ben pagati, sul tipo di
quelli sud-americani: molto utili per controllare e reprimere eventuali sollevazioni popolari in senso progressista.
Ed è qui che appare chiara la necessita di collegare la « società civile », le forze politiche democratiche, i sindacati, la
popolazione alle lotte che il movimento
dei soldati porta avanti contro la volontà politica repressiva dei settori conservatori dello schieramento politico e contro i disegni del capitalismo italiano ed
intemazionale.
Se ci sarà l’appoggio concreto e militante della classe operaia e dei cittadini
.deniocratici; se si riuscirà ad includere
anché la « vertenza esercito » nel più ampio quadro della democratizzazione della
società, l’esercito cesserà di essere « il
più separato dei corpi separati » dello
stato.
M. S.
Gentile Sig.na Longo, Le vorremmo
chiedere da quanti anni, ormai, si occupa del problema delle carceri e, diciamo
delle sue vittime?
— Da circa 30 anni. Cominciai a scrivere ad un giovane, che avevo conosciuto bambino, e che in seguito a dolorose
circostanze si trovava in carcere. In seguito alcuni suoi compagni cominciarono a scrivermi, e così, un po’ alla volta,
dagli uni agli altri, il numero si è accresciuto. Ormai quei miei primi corrispondenti sono tutti usciti, o morti, e di
molti ho perso ogni traccia. Attualmente i miei corrispondenti regolari sono una
ventina, più una quindicina di liberati che
continuano a scrivermi, e un certo numero che scrive occasionalmente, per Natale, Pasqua.
— Lei ritiene che la chiesa valdese sia
carente su questo punto? Ha trovato la
necessaria solidarietà per proporre all’attenzione dei credenti il grave problema
dei « rei »?
— Ho incontrato solidarietà e comprensione da parte di singoli membri di
chiesa che mi aiutano coi loro doni, o
scrivendo direttamente ad alcuni detenuti. Anche molte Unioni Femminili ed alcune comunità mi inviano doni. Poi, naturalmente ci sono pastori che visitano i
detenuti evangelici nella loro zona; ma
la Chiesa, ufficialmente, non fa nulla. A
suo tempo, il pastore Seiffredo Colucci
che molto si c-ccupava di carcerati e dei
loro problemi, aveva ripetutamente fatto
appello al Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche (precursore dell’attuale
Federazione) perché organizzasse qualcosa per l’assistenza ai carcerati evangelici
la settimana internazionale
cura di tuli io viola
PUNTI DI VISTA
DEL TIRANNO SCOMPARSO
ComiUlo di Radiziona: Bruno Bellion, Valdo Benecchi, Gustavo Bouchard, Niso De
Mìchells, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Direttore retpontabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese, 10066 Torre Penice - c.c.p. 2/33094 intestato a L'Eco
delle Valli - La Luce - Torre Pellice
Abbonamenti: Italia annuo l. 5.000
semestrale l. 2.500
estero annuo l. 7.500
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100
Inserzioni: Prezzi per mm. di altezza, lar
ghezza una col.: commerciali L. 100 - mortuari L. 150 - doni 50; economici L. 100
per parola.
Reg. al Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice
★ «Le Monde» (del 25.10.’75) ne ha
raccolto una vera e propria antologia. Sono interessanti, come testimonianza sia
del bigottismo, sia della personalità buffonesca, o menzoniera, o cinica del fu
Francisco Franco, Caudillo di Spagna.
Riportianio qui alcuni fra i più significativi di tali punti di vista.
1) Sullo « Stato cristiano ». « Noi abbiamo costruito un edificio sociale ispirato
alle encicliche pontificie. Anzi, in alcuni
casi, noi siamo andati ancor più lontano
di quelle encicliche. E, da ultimo, quando
quella bella enciclica "Mater et Magistra”
di Giovanni XXIII è stata pubblicata, noi
l'abbiamo accolta con gioia perché in Spagna noi ne applichiamo il contenuto già
da vent'anni » (Luglio 1962, per il 26 anniversario del Movimento nazionale).
«La confessionalità tradizionale dello
Stato corrisponde alle convinzioni più
profonde dell’immensa maggioranza del
popolo spagnolo » (31 dicembre 1969, messaggio alla nazione).
2) Sul « ComuniSmo internazionale ».
Lo voglia o non lo voglia, il mondo libero
e oggi in guerra, ed è il comuniSmo internazionale che l'ha dichiarata. Oggi nessun paese può dirsi "libero dalle attività
sovversive". Mai nella storia si è verificato un fatto simile » (30 dicembre 1960, discorso di fine d’anno.
3) La « Terza via ». « / contrasti politici
che noi abbiamo con numerósi paesi occidentali derivano non dal fatto che noi
perseguiamo obiettivi diversi, ma dal fatto che, essendo vissuti più rapidamente,
noi ci troviamo più avanzati » ( 15.6 '61 )’
discorso alle Cortes).
«Né questo capitalismo liberale né il
comuniSmo erano una soluzione per la
Spagna: noi abbiamo seguito una terza
l'iti- E’ falso paragonarci a certi regimi,
com’è stato fatto alla fine della seconda
guerra mondiale •» (1.10.’61, 25® anniversario del regime).
4) « L’ONU ». « L'utilizzazione mostruosa del diritto di veto al Consiglio di sicurezza fa sì che, in avvenire, l'ONU si tramuterà certamente in uno strumento della politica sovietica e permetterà a questa di attirare nel proprio campo le nazioni neutrali o incerte » (31.12.’62, discorso di fine d’anno).
« Fintantoché il concerto delle nazioni
riposerà sul rispetto della sovranità di
ciascun popolo, nessuno ha il diritto d’intervenire negli affari privati d’una singola nazione » (9.12.’46).
5) Il « Laicismo », « Quasi tutti mali
della società sono davuti al laicismo » (Discorso di fine d’anno, dicembre ’62).
6) Il « Colonialismo ». « La Spagna non
è e non è mai stata colonialista; essa è
civilizzatrice, cosa ben diversa » (Messaggio alla Guinea Equatoriale, luglio 1968).
7) Sull’« Autorità ». « Io non trovo il peso dell’autorità troppo pesante: la Spagna è facile da governarsi » (Incontro con
Don Juan Carlos, dicembre 1954).
8) Sull’« Esercito ». « L’esercito costituisce la colonna vertebrale della patria.
Esso ha una missione sacra: quella di
mantenere l’ordine. Tale missione noi abbiamo compiuta » (28.4.’56).
9) Il « Regime progressista ». « Non dobbiamo preoccuparci di veder che i nostri
’’punti di vista ” incontrano certe incomprensioni. Tutte le rivoluzioni vengono
comprese con ritardo, e noi stiamo facendo una rivoluzione vivente » (9.3.’62,
secondo congresso sindacale).
« All’estero si può amare o non amare
ciò che noi possediamo in Spagna, ma
bisogna riconoscere che il nostro regime
è incomparabilmente più democratico,
nella sua essenza profonda e nella pratica, di tutti gli altri sistemivi (17.6.’62, discorso di Valenza).
I PALESTINESI NEL LIBANO
ylr Questi sventurati non sono, come abbiamo detto Cfr. l’art. « La situazione nel
Libano », nel n. 43 di questo settimanale,
del 14.11.’75), la «causa di fondo della
guerra civile » nel Libano. Il ricordo di
quanto loro accadde, cinque anni fa, in
Giordania, è talmente vivo e scottante da
far loro rinunciare, a priori, ad ogni velleità rivoluzionria in casa d’altri stati
arabi.
«L’Organizzazione per la liberazione
della Palestina cerca di accreditare, in Europa e nel mondo, una nuova immagine
di se: non più. un gruppo di guerriglieri,
ma l intelaiatura politica di uno Stato da
creare. Per questi motivi, in Libano i palestinesi si sono comportati molto diversamente da come, cinque anni fa, si comportarono in Giordania. Anche questa volta, oggetto della contesa è la loro permanenza nel territorio di un altro paese: ma
i fedain non prendono parte alla guerra
civile e si sforzano di mediare tra le varie
frazioni» (Da «L’Espresso» del 26.10.’75)
su scala nazionale ed interdenominazionale; ma nulla è stato fatto. (I miei corrispondenti sono quasi tutti cattolici).
— Si parla molto, da un po’ di tempo
in qua, della riforma carceraria. Sicuramente Lei conosce questo progetto legislativo. A suo parere potrà migliorare la
condizione del recluso in Italia?
— Sì, se sarà applicato come si deve.
Ma penso anche che ci vorrà molto tempo, specialmente per quanto riguarda gli
edifici adatti e il personale qualificato.
Molto necessaria l’assistenza post-penitenziaria prevista, e buone le norme relative alla semi-libertà e a quanto può faciiitare il reinserimento dei detenuti nella società.
— Il lavoro evangelistico che Lei svolge ha portato dei risultati che Lei desidera comunicare ai lettori?
— S;i, dei risultati ce ne sono stati. Ricorderò due casi, fra gli altri. Un detenuto, convertitosi in seguito alla semplice
lettura della Bibbia, è divenuto poi uno
zelante testimone fra i suoi compagni, mi
scriveva : « Agli occhi degli uomini sono
ancora un delinquente, agii occhi di Dio
sono una nuova creatura ». E ancora :
« La mia cella è illuminata dalla presenza del Signore ».
Un altro : « Certamente da me stesso
stupisco dei cambiamento in me. Per circa 20 anni sono camminato empiamente
e se la Giustizia del Tribunale mi ha dichiarato deiinquente abituale è stato molto retto e sono giustamente ad espiare
ie cattiverie della mia empietà. Grazie al
Signore che ha sparso il suo seme d’amore nel mio povero cuore ». Liberato, dopo un periodo di sbandamento, si è rimesso suila buona via ed è rimasto fedele fino alla fine, come ne ha testimoniato
il pastore che lo ha visitato durante la
sua lunga degenza in Ospedale.
Molti hanno chiesto la Bibbia; ve ne
sono che hanno fatto un corso biblico per
corrispondenza. Tutti ricevono il Calendario « Buon Seme » e molti il « Cenacolo ».
— Lei agisce individualmente, spinta da
quella vocazione che è ben conosciuta
nell’ambito valdese, oppure è coUegata
con altre forze, diciamo, umanitarie?
— Agisco individualmente, e anche il
mio lavoro è molto personale, cioè si rivolge ad alcuni singoli individui. Non mi
sono mai occupata di « problemi carcerari » generali. Confesso che mi manca
completamente il dono dell’organizzazione, e spesso penso che altri al mio posto
con i contributi che ho ricevuto in tutti
questi anni, avrebbero potuto fare molto di più e meglio. Il mio lavoro è molto modesto.
— Quali sono le principali difficoltà
che incontra nel suo lavoro?
— Le difficoltà maggiori si presentano
quando escono dal carcere. Dopo anni
di corrispondenza assidua, è naturale che
essi pensino di trovare in me un appoggio, un aiuto per trovare un lavoro, una
sistemazione. Ed è molto doloroso per
me non poter fare altro che dare loro
un po’ di denaro, il che purtroppo non
è che un palliativo, e si presta anche ad
incoraggiare i profittatori (che sempre
ce ne sono).
— Percentualmente, in base alla sua
esperienza, quanti ex-detenuti, una volta
scontata la pena, riescono a relnserirsi
nel lavoro e nella società?
— È un po’ difficile dare una percentuale : vi sono casi di ex-detenuti che hanno trovato un lavoro, si sono formati una
famiglia, e si sono reinseriti nella società. Alcuni hanno trovato un lavoro all’estero. Ho conosciuto anche dei casi di
ex-detenuti che avevano trovato una occupazione, e poi quando il datore di lavoro ha scoperto che erano stati in carcere, li ha licenziati. Molti, specialmente
fra quelli che hanno scontato una lunga
pena, sono usciti rovinati nella salute ed
hanno dovuto aspettare anni ed anni prima di ricevere la pensione di invalidità.
Speriamo che possano andare presto in
vigore le norme relative all’assistenza
post-carceraria previste nel progetto di
riforma.
Da queste colonne vorrei ringraziare
alcuni donatori anonimi, che non posso
raggiungere altrimenti, e cioè: ALT, Lire 20.000; E. G., Sanremo, L. 5.000; Riconoscente, L. 5.000.