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Anno 116 - N. 21
23 maggio 1980 • L. 300
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
9 puntM
di vista
Come protestanti abbiamo
sempre ritenuto che il pagamento delle tasse dovute sia un dovere imprescindibile che fa parte
dell’etica evangelica. Ma appunto, delle tasse dovute, non di
quelle non dovute. E di fronte a
questa incredibile disposizione
— su cui torneremo per un discorso più completo — e di fronte allo zelo di alcuni presidi che
vorrebbero addirittura far rifare
ora in bollo l’esonero dalla religione per quest’anno, riteniamo di avere almeno due buoni
motivi per considerare non dovuta questa tassa e per invitare
perciò tutti a non pagarla.
INTERVISTA AL MODERATORE BOUCHARD
Anzitutto la libertà di coscienza riconosciuta nel modo più
pieno dalla Costituzione è incondizionata e non può essere soggetta ad alcuna condizione che
ne limiti il diritto e l’esercizio.
Di conseguenza la « domanda »
di esonero dalla religione nella
scuola non può essere considerata una domanda volta ad ottenere una concessione che il preside avrebbe la facoltà di concedere o meno in base a requisiti
o idoneità: la « domanda » è in
realtà l’affermazione di un diritto incondizionato del quale il preside non può che prendere atto.
La crisi del sogno americano
« Tassa di bollo sulla coscienza ». Cosi è stata chiamata l’inverno scorso la pretesa di un
preside che in base alle disposizioni della legge sul bollo voleva
la domanda di esenzione dall’ora
di religione in carta bollata. Ora
il Ministero della Pubblica Istruzione vuole generalizzare questa
tesi assurda. In un iter burocratico improntato alla prassi dello
scaricabarile, l’esposto che a suo
tempo abbiamo presentato al
provveditore agli studi di Torino sul caso ricordato, è stato scaricato sul Ministero di P. I. Questo a sua volta ha scaricato la
responsabilità sul Ministero delle
Finanze e qui la Direzione Generale delle Tasse e delle Imposte
Indirette sugli Affari (!) ha inquadrato la questione esclusivamente nella propria ottica respingendo qualsiasi riferimento
alla libertà di coscienza e ha ritenuto « legittimo ricomprendere
la richiesta di esonero in argomento nell’ambito dell’art. 5
della Tariffa » che dispone che
siano presentate in bollo tutte le
domande « per l’ammissione, frequenza ed esami nelle scuole secondarie superiori ». Scaricato
così da responsabilità di iniziative proprie, il Ministero della P.
I. ha diffuso così ai propri provveditorati la disposizione in base
alla quale per non frequentare
l’ora di religione nelle scuole secondarie superiori bisognerebbe
pagare il boUo di L. 700.
Per la parte protestante che è la maggioranza degli Stati Uniti ciò che è in crisi sembra essere
non tanto l’etica protestante quanto il rapporto tra questa e il modello sociale rooseveltiano
I coniugi Bouchard hanno trascorso in aprile tre settimane negli Stati Uniti invitati dall’American Waldensian -J^id Society, svolgendo un intenso programma di visite'e contatti. Il moderatore ci
ha rilasciato un’ampia intervista che pubblicheremo in tre parti.
Dopo uno sguardo generale al paese, sarà la volta dell’« America
religiosa » e infine dell’AWAS .e della presenza valdese.
Crisi economica
ma anche culturale
— E tuttavia c’è crisi anche là..
— Per la prima volta siete andati negli Stati Uniti. Che impressione vi hanno fatto?
— La prima impressione che
un italiano riceve arrivando a
New York è un’impressione di
forza, un’impressione schiacciante. L’America è veramente la società borghese industriale moderna nella sua pienezza; non
come ce la rappresenta la propaganda filo-americana o antiamericana, ma la società borghese nella sua pienezza. Qualche
dettaglio scherzoso per spiegare
cosa intendo: Siamo partiti da
Roma e siccome TAlltalia è sempre in sciopero abbiamo preso la
TWA. Arrivati a New York abbiamo trovato il grande sciopero
dei mezzi pubblici che è durato
più di una settimana e che ha
bloccato questa immensa metropoli. Questo ci ha costretti ad un
viaggio lunghissimo per. arrivare
a destinazione. Pochi giorni dopo, mentre eravamo nell’ordinato
Sud degli Stati Uniti, abbiamo
avuto un altro viaggio complicatissimo perché la linea aerea era
in sciopero. Gli Stati Uniti sono
quindi la società deU’efBcienza
indubbiamente; non la società
dell’ordine come a volte si tende a pensare.
— E come impressione più
approfondita?,
— La società americana mi è
sembrata molto più dinamica di
quanto comunemente si pensi.
Intanto gli Stati Uniti hanno 220
milioni di abitanti; di questi gli
occupati sono 97 milioni e i disoccupati 7. Le persone cioè che
hanno un lavoro legale (oltre al
lavoro nero che c’è anche là come da noi) sono il 44% della
popolazione (in Italia siamo al
35%); c’è quindi im grado di occupazione notevolmente alto. E
poi i ritmi di lavoro: rapidi, energici. La cai>acità di lavorare dell’americano medio mi ha colpito:
non ho mai sentito una telefonata di più di 30 secondi.
— Si: è crisi economica ma
anche culturale, morale, e si sente. Ma come valutarla in prospettiva? All’Università di Princeton
ho sentito due giudizi compietamente opposti. Un teologo, Dick
Shaull mi dice: entro 10 anni
avremo negli Stati Uniti una catastrofe economica. Un altro teologo tedesco che lavora a Princeton mi fa vedere la casa dove
Einstein venne a rifugiarsi
quando dovette andarsene dalla
Germania nazista e mi dice: qui
a Princeton tra 15 anni verrà realizzata la fusione nucleare a livello industriale e avremo così
una fonte di energia costosa ma
praticamente inesauribile che ci
permetterà di superare la crisi
delTenergia del petrolio. Sono
due giudizi opposti. Per parte
mia non ho la competenza per
propendere per l’uno piuttosto
che per l’altro.
— Comunque hai parlato di
crisi non soltanto economica ma
anche culturale, morale. Cosa intendi dire?
MARIA NELLA PROSPETTIVA PROTESTANTE - 4
Maria catecumena
In secondo luogo questa disposizione rende ancor più ridicolo
l’assurdo dell’ora di religione che
continua a sussistere tranquillamente nel nostro paese; a fronte
dei miliardi che lo stato spende
per un insegnamento che non
gli è proprio e non è destinato
a tutti, si pretende di istituire
una tassa imposta non già ai cittadini che intendono fruire di
questo costoso quanto discutibile « servizio », ma a quelli che
esplicitamente non lo vogliono!
Quindi coraggio, fratelli. Si
tratta di cose minime. Ma appunto su queste abbiamo da essere fedeli in primo luogo. Non
paghiamo la tassa di bollo sulla coscienza!
Franco Gìampiccoli
Quel Magnificat mi fa tanto
pensare, dicevo nella prima meditazione, alle lezioni di catechismo,. a quando i ragazzi recitano
i passi della Scrittura o le definizioni teologiche che hanno imparato, senza sapere bene cosa
dicono e perché. Parole pesanti,
concetti sconvolgenti detti così,
alla buona, spesso troppo alla
buona. Mi sono ricreduto, o per
10 meno, ho lasciato un interrogativo: forse Maria ha veramente capito quello che stava dicendo, ha penetrato fino in fondo il
significato delle parole che pronunciava. Un fatto resta, però,
11 Magnificat è una lezione di catechismo, e Maria non è molto
più di una delle tante catecumene attente o svagate che educhiamo anno dopo anno. La sua
preghiera non è infatti una sua
invenzione, una bella, sorprendente poesia, sgorgata da una improvvisa ispirazione poetica. Maria non è una poetessa che modula sui versi i suoi sentimenti
interiori, è una piccola credente
di Israele che trova nella sua
memoria le cose che ha imparato e le utilizza per dire quello
che non saprebbe dire con le sue
parole, col suo dialetto contadino. Maria non crea poemi, ricorda lezioni e fra le lezioni che
ha appreso c’è appunto una preghiera di riconoscenza, quella di
Anna, la madre di Samuele. E’
una pagina classica della letteratura religiosa israelita: c’è una
donna sterile, come tante donne
della vicenda del popolo di Dio,
come Sara, la madre di tutti, c’è
la promessa di un erede e c’è il
compimento della promessa con
la nascita del figlio Samuele,
quello che diventerà il liberatore di Israele.
C’è in questo canto tutta la fe
de e tutta la pietà del popolo di
Dio; la debolezza, l’impotenza
umana, la potenza di Dio, il miracolo, l’esaudimento, la liberazione. E Maria non fa altro che
ripetere quelle parole, quella pagina della Scrittura che ha imparato da ragazza, la ripete come l’ha imparata, nulla di più
e nulla di meno.
Solo questo? Sì, perché questo
è tutto. Stando ai dipinti che
troneggiano sugli altari in cui
ti si raffigura avvolta nel mantello celeste con la corona in
capo, il mondo sotto i piedi, e
la luna ed il serpente e tutto
l’universo, molti cristiani hanno
pensato e continuano a pensare
che tu sia molto più di una catecumena della chiesa che recita
una antica preghiera; la regina
del cielo devi essere, per lo meno, e madre pietosa, e grembo
di infinita misericordia e mediatrice e creatura assunta nel celestiale.
Errore, di regine del cielo nessuno sa cosa farsene ( nella comunità cristiana, nel mondo delle
religioni popolari ci stanno di
casa, ma è un altro mondo)
mentre di una catecumena intelligente sì perché sarà domani un esempio, un paradigma di
fede non un simbolo o una personificazione.
C’è infatti modo e modo di
ripetere le cose imparate; si può
recitare, da pappagallo, riproducendo pensieri altrui con parole
altrui e si può invece recitare
dicendo pensieri tuoi con le parole altrui; si può ripetere o ridire il catechismo imparato. Maria è piena di vita e di autorevolezza, di fascino e di interesse perché ci mostra come si fa
a ridire la fede.
L’incontro con l’angelo, ha fat
— La mia impressione è che
negli Stati Uniti sia in crisi soprattutto la formula di Franklin
Belano Roosevelt. Nel 1933, dopo
la depressione, cominciò negli
Stati Uniti una grande operazione sociale e politica, il New
Deal, nuovo corso (di cui il presidente Roosevelt è stato l’animatore utilizzando le idee dell’economista Keynes), fondato sul
ruolo dello stato nel riequilibrare la vita economica e sulTaumento dei consumi. Questa operazione ha guadagnato il consenso da parte delle masse lavoratrici attraverso’ l’accesso ad un
tenore di vita indubbiamente elevato (secondo me troppo elevato), e a prezzo di un lavoro duro (secondo me troppo duro).
Ebbene questa formula rooseveltiana mi pare stia giungendo al
suo termine o comunque ad un
punto di crisi. La seconda guerra mondiale ha affermato l’impero americano che già esisteva;
ma ora le trasformazioni internazionali e la crisi dell’energia destabilizzano l’impero americano
e destabilizzano il blocco sociale
interno. Si prospetta .quindi im
'collasso?' ' personalmente non
credo, anche se tutto è possibile.
Ma forse per rischiare una valutazione di fondo su questo tipo
di società che sta finendo e sulle
prospettive future bisognerebbe
impostare il problema in questi
termini: Il sogno americano è
finito. Ma qual era l’anima di
quella società? Era il sogno americano o era l’etica protestante?
— Cosa intendi con queste due
espressioni?
io di lei, semplice catecumena
di Israele, una donna credente;
la vocazione e la grazia del Signore l’hanno trasformata da ragazzina che ha studiato con diligenza il suo versetto in donna
che sa. Le cose che dice non sono più quelle che ha sentito dire
ed ha immagazzinato nella sua
memoria, sono le cose che sente
e vive lei. Le parole sono quelle
di Anna, certo, sono le parole
della Bibbia tramandate nei secoli e ripetute di generazione in
generazione, parole che possono
ridursi a puro suono, privo di
contenuto, ma ora sono diventate la sua vita, la sua carne, la
sua storia.
E la storia di Maria in quei
mesi della sua gravidanza è la
storia di ognuno di noi, di noi
uomini e donne della società cristiana, educati nella conoscenza
delle cose di Dio, familiari con
i ricordi evangelici, catecumeni
sin dall’infanzia che hanno appreso e ridetto senza capire le
cose di Dio finché giunge il giorno in cui diventano improvvisamente tue, nel profondo dell’esistenza per opera dello Spirito. '
E questo avviene, ci dice Maria, nel momento e nella misura
in cui sappiamo metterci al servizio del Signore, sappiamo farci strumenti della sua grazia.
Questa è la Maria dell’Evangelo, la sorella in fede reale e
concreta, la donna che ha vissuto la nostra esperienza di fede
fino in fondo, quella che accompagna la chiesa fino alla fine dei
tempi, con questa possiamo colloquiare, le altre non ci parlano, sono simboli religiosi affascinanti e terrifici che non conducono al Dio dell’incarnazione.
— Il sogno americano è che tu
sbarchi povero, vai a fare là quarantena a Coney Island, poi ti
stabilisci in Little Italy o in China Town, lavori come un negro;
poi tra alcuni anni salirai la scala sociale e tuo figlio potrà diventare presidente della General
Motors o presidente degli Stati
Uniti. È il sogno che gli italiani
hanno vissuto. E oggi gli italiani
sono tutta gente di classe media,
e sono piuttosto importanti, sono 13 r--.ìlioni.
Etica protestante
Dall’altra parte c’è l’etica protestante. £; fatta di onestà sistematica. Vai alTaereoporto e poiché l’agenzia italiana senza che
tu te ne sia accorto ti ha sbagliato il biglietto per 20 dollari, la
compagnia americana ti fa il
rimborso di 20 dollari. È fatta di
lavoro. Ricordo un grosso dirigente americano di cui siamo
stati ospiti. Partendo volevamo
salutarlo ma non è stato possibile perché era andato al comitato della scuola. La moglie ci ha
spiegato che era la terza volta
nella settimana che andava al
comitato della scuola. Un dirigente che dirige una grossa azienda deve cioè trovare il tempo di
occuparsi anche della scuola.
— La tua tesi è quindi che in
America può essere in crisi il sogno americano ma non l’etica
protestante?
— È per lo meno la mia impressione. Siamo stati ospiti di
una chiesa di classe medio-alta.
Giorgio Toum
a cura di F. Gìampiccoli
(continua a pag. 10)
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23 maggio 1980
FACOLTA’ DI TEOLOGIA: VISITA IN VENETO - CORSO DI AGGIORNAMENTO PER PASTORI
Visita troppo breve
Dopo le visite degli scorsi anni, alle chiese della Puglia e della Sicilia, la Facoltà Valdese di
teologia, seguendo l’invito rivoltole dal 7° Circuito, si è « trasferita » dal 24 al 27 aprile nelle comunità evangeliche del Triveneto.
Secondo la prassi già sperimentata in Puglia e in Sicilia,
Tmcontro è avvenuto in due tempi successivi. Nella giornata di
venerdì 25 aprile si è svolta una
tavola rotonda a Venezia, presso
la foresteria valdese (che è stata,
per l’evasione, riaperta e messa a disprosizipne), sul tema dell’ecumenismo e sulle nuove direzioni che la Chiesa Cattolica ha
preso sotto l’attuale pontificato
di Giovanni Paolo II. Nei giorni
di sabato e domenica, gli studenti si sono divisi a gruppetti di
due o tre e si sono recati nelle
varie comunità valdo-metodiste e
battiate del Triveneto.
Per quanto riguarda la giornata comunitaria passata a Venezia, il primo fatto importante da
rilevare è stata la forte partecipazione della gente e — in particolare — dei giovani, provenienti dai gruppi P.G.E.1. della zona;
non c’erano soltanto i pastori,
ma i membri delle varie chiese
locali; non abbiamo visto soltanto gli « specialisti » della religione — come spesso accade in questi tipi di incontri —, ma le persone che formano la base delle
nostre Chiese; infine, non è stato
un discorso fatto solo all’interno
del nostro piccolo mondo evangelico, ma c’era una buona partecipazione anche da parte cattolica.
Questa semplice constatazione
è sufficiente a farci capire il perché di quœta tavola rotonda
sull’ecumenismo e sul nuovo volto della Chiesa Cattolica; perché
nel Triveneto interessarsi al problema ecumenico e « fare » dell’ecumenismo concreto, non è
un® scelta o, semplicemente un
interesse, ma è un’esigenza, una
necessità.
«Pare» dell’ecumenismo nel
Veneto o in Friuli non è come
farlo in Piemonte o nel Lazio. In
gran parte del Veneto la D.C. ha
ancora la maggioranza assoluta
dei voti e la presenza del cattolicesimo è radicata più che in
ogiii altra zona d’Italia ed interviene ad ogni livello in modo capillare. Ecco perché la gente è
venuta a questa giornata sull’ecumenismo e il dibattito — che è
se^ito alle relazioni introduttive
del prof. Ricca, del signor Colonna Romano e del pastore Grimal® stato particolarmente vissuto dai partecipanti ed ha suscitato delle reazioni vivissime.
Il fatto che portare avanti un
discorso ecumenico nel Veneto
sia più sentito, più impegnativo
e piu rischioso — nel senso di
una paura e di un pericolo di
perdere la propria identità protestante in un contesto in cui la
Chiesa e la cultura cattolica hanno ^sorbito tutto, più ancora
che in altre zone — è stato ulteriormente confermato da un incontro che c’è stato il sabato sera a Venezia fra gli studenti rimasti ed un gruppo di credenti
cattolici e protestanti che si riuniscono ogni settimana. Questo
gruppo che è guidato dal pastore Garufl e da Don Germano
Pattare — molto conosciuto nell’ambiente ecumenico per il suo
impegno trentennale — porta
avanti un lavoro che è essenzialmente di lettura biblica a cui si
accompagna, naturalmente, una
discussione che coinvolge tutti e
che fa emergere le differenze che
esistono fra cattolici e protestanti non solo nel tipo di approccio
che si ha nei confronti della Bibbia, ma anche nel modo di testimoniare la nostra fede in Gesù
Cristo in questa società.
Passando a considerare brevemente l’incontro che c’è stato fra
i vari gruppetti di studenti e le
comunità visitate, è da ribadire
ancora l’importanza che questi
tipi di incontri, a livello personale, rivestono: sia per far conoscere agli studenti realtà e problematiche che variano da regione a regione, sia per informare
le comunità sul tipo di lavoro
che viene portato avanti in Facoltà.
In questo senso c’è stato — ad
esempio — un grande interesse
da parte di molti riguardo al cor
Riciclaggio pastorale
so di diploma che la Facoltà offre e che, non richiedendo la frequenza obbligatoria, permette a
tutti di ricevere una buona preparazione teologica protestante.
Da parte degli studenti, posso
dire che per tutti è stata una
esperienza valida: chi è andato a
Pordenone, dove esiste una chiesa battista, non ha avvertito minimamente il problema del denominazionalismo; chi è stato a
Gorizia si è reso conto del problema dell’isolamento che alcune
comunità vivono in rapporto al
mondo evangelico; chi ha visitato la chiesa di Trieste è stato
ben impressionato dal fatto che
dopo ogni culto, la gente rimane a discutere non solo del sermone, ma di qualsiasi problema.
Inoltre a Trieste è particolarmente interessante il tipo di ecumenismo che si cerca di costruire non solo con i cattolici, ma
anche con i luterani e gli ortodossi.
Il limite più grosso di questo
tipo di incontri che da alcuni anni la Facoltà ha con le chiese
delle varie regioni, è costituito
dalla brevità del tempo a disposizione, che speriamo venga portato — nei prossimi anni — dai
tre giorni attuali ad una intera
settimana.
Per concludere un ringraziamento a tutte le persone che hanno lavorato per ospitarci nelle
varie comunità e in particolare
al pastore e alla signora Garufi
che ci hanno ospitato tutti insieme a Venezia.
Gianni Genre
Ho avuto il privilegio di partecipare a un corso di aggiornamento per pastori organizzato
dalla Tavola e dalla Facoltà di
Teologia, corso che non si faceva
da moltissimi anni: se il Sinodo
sarà d’accordo tutti i pastori
nel giro di qualche anno saranno
« riciclati » in campo teologico.
Le nostre comunità hanno il diritto di avere dei pastori aggiornati e anche il dovere di dare ai
propri collaboratori la possibilità di farlo.
Non vogliamo annoiare il lettore con una cronaca ma descrivere le impressioni di un tapino,
« pecoraio » nel profondo Sud,
piombato nella capitale del malcostume italiano, del dominio vaticano, nel tempio della teologia
valdese di Via Pietro Cossa.
Ritornare dopo qualche lustro
in Facoltà vuol dire vedere la
Facoltà tirata a lucido nell’esterno, mentre il vicino palazzo di
giustizia è più cadente che mai,
passare con nostalgia davanti alla Libreria e sentirsi tanto studenti. Poi ti accorgi che sono
cambiate tante cose, piccole e
grandi. La cattedra non è più
usata (ma nel democratico quadrato di tavoli ogni professore
ha il suo posto e occuparglielo
implica prendersi una occhiataccia), la Biblioteca è enormemente ingrandita e le bibliotecarie
non sanno più cosa inventare per
mettere altri scaffali, ci vuole la
chiave per entrarvi la sera (ma
come sempre gli « affezionati »
alla biblioteca son sempre gli
stessi, a tutte le ore vedi le stes
se faocie). La Biblioteca non è
abbastanza conosciuta nelle Chiese e merita maggior sostegno: è
punto nevralgico per fare entrare nella zucca della cultura italiana che quattro secoli fa c’è
stata una rivoluzione chiamata in
gergo Riforma.
Si ha poi l’impatto con gli studenti: quanto sono seri questi
nostri futuri pastori! La mia generazione era più goliardica e più
dedita a occasionali partite a carte e passeggiate. Ora invece tutti
in fila si macerano nello studio.
Il metodo « self Service » installato nel convitto per la mensa
sembra un po' l’insegna del tempo: ognuno razionalmente in fila
affronta i suoi problemi, si serve di ciò che gli interessa: si
parla di comunicazione interpersonale e se ne parla proprio perché siamo bloccati e non sappiamo stare insieme.
Si ha poi l’impatto con i colleghi. La partecipazione era ben
dosata, anche se prevalentemente dal Sud, più giovani, meno
giovani, valdesi e metodisti, persino qualche predicatore laico,
ben dotato nel resistere alla prepotenza linguistica pastorale. Fra
di noi, si sa, ci si conosce tutti;
ma poi nella settimana di corso
saltano fuori i problemi di ognuno nel campo di lavoro e ti accorgi che quelli che ritieni i tuoi
problemi, legati al tuo essere e
alle caratteristiche della comunità, son gli stessi di un compagno d’opera a duemila chilometri: gli stessi problemi, le stesse
angoscie. Occorre riprendere il
DALLE CHIESE
Genova: una fede riformata
GENOVA ■ Nel culto della domenica delle Palme Maria Fabro
ha fatto la sua professione di fede protestante:
« Chiedo di essere accolta tra
i membri della Chiesa Evangelica Valdese. Lo chiedo perché questa Chiesa dichiara di aderire
alla dottrina teologica della giustificazione per fede. Nella mia
vita di credente sono giunta a
comprendere che solo lo Spirito
può metterci di fronte al nostro
peccato, che solo Gesù Cristo ci è
vicino nella tentazione, che solo
il Cristo può redimere il nostro
peccato, con il suo unico sacrificio.
Ho scelto questa, fra le altre
Chiese Evangeliche, perché nel
nostro paese ha subito una lunga
storia di persecuzioni. In essa è
curato l’approfondimento teologico, in senso biblico. Ho potuto
esperimentare che la ricerca teologica, così orientata, riesce a
non intaccare la semplicità della
testimonianza in coloro che la
praticano. Maria Fabro ».
Con gioia e con viva gratitudine al Signore abbiamo ascoltato
questa nuova professione di fede,
e dato il più fraterno benvenuto
fra noi a questa sorella, che del
resto non da ieri già partecipava
a vari momenti della nostra vita
comunitaria.
Presenza
in ospedale
psichiatrico
SCIGLI — Una piccola esperienza fatta presso il reparto
psichiatrico del locale Ospedale
« Busecca » : per circa cinque
mesi, specie i più giovani della
Comunità, si sono alternati con
la presenza del pastore partecipando inizialmente ad un corso
di neuro-psichiatria, poi, alle assemblee e incontri vari e soprattutto ai momenti diversi della
vita dei malati (pasti, attività
ricreative e libere ecc...). Solo
scopo è stato quello di sentirsi
accanto ad essi con un po’ della
nostra Umanità, del nostro affetto, di cui questi pazienti sono ardentemente assetati, forse
perché ne sono privi!
Difficoltà sorte, forse a causa
del nostro ravvicinato interessa
mento per questi derelitti e di
una gestione privatizzata, nonostante la legge 180, ci hanno portato a dover sospendere il nostro inserimento, riservandoci di
ritornare sotto una forma di volontariato che, dal punto di vista giuridico, faccia cadere ogni
forma di burocratizzazione.
Roma: Comunità
di Ponte
Sant’Angelo
La comunità internazionale di
lingua inglese di Ponte Sant’Angelo esiste da un quarto di secolo e fin dall’inizio ha sempre
mantenuto dei contatti con i
gruppi Protestanti di Roma e di
Italia, contatti che tuttavia non
sono stati ampi come sarebbe
stato desiderabile per una serie
di difficoltà: innanzitutto per la
lingua, come ovvio, poi per il ricambio continuo dei membri della comunità ed infine per la mentalità spesso molto differente da
quella dell’ambiente circostante.
Tuttavia sente l’esigenza di uno
scambio più profondo con le altre comunità italiane dal momento che l’attività della chiesa non
può ridursi ai contributi economici versati a svariate istituzioni evangeliche e alle rare visite
ai fratelli di Via XX Settembre,
di Terni, di Villa San Sebastiano
e di Casa Materna, Rapolla ecc.
Riguardo aH’aspetto finanziario a cui abbiamo appena accennato, sono stati versati negli
ultimi dieci anni più di 17 milioni di lire, divisi tra la Chiesa
Metodista d’Italia, Casa Materna
e le comunità di Villa San Sebastiano e Rapolla, A questi si è
appena aggiunta la Società Biblica Italiana.
Un’altra forma di contributo
economico è costituita dai prestiti senza interesse, per un ammontare massimo di un milione di
lire per ogni singola iniziativa e
rimborsabile entro due anni al
massimo, che la comunità di Ponte Sant’Angelo fornisce volentieri
come sostegno alle iniziative dei
gruppi evangelici italiani. Così
abbiamo avuto la possibilità di
conoscere situazioni, problemi e
attività di alcuni gruppi che altrimenti avremmo ignorato del
tutto. Il capitale per queste ope
razioni è formato dalle quote che
ogni nuovo membro, a sua scelta, può versare nelle casse della
chiesa, (quote non inferiori a
L. 50.000) e che possono essere
restituite a semplice richiesta. Ne
hanno già beneficiato, tra gli altri, e sempre previa consultazione della sede delle chiese metodiste in Italia: Il Centro Culturale di Cinisello (Milano) per ridurre l’esposizione bancaria p>er
l’acquisto di uno stabile; la Chiesa Metodista di Piacenza per rifare i pavimenti: « Casa Mia »,
Napoli, per l’acquisto di una macchina da scrivere per la scuola
d’addestramento; la Chiesa Metodista di Salerno per ripristinare l’ambiente.
Roma: riunione
dei giovani
evangelici
La quinta riunione dei giovani
evangelici romani si è tenuta nel
locale della Chiesa Battista di
Trastevere l’ll/5 (la volta precedente era stata nella chiesa valdese di via IV Novembre, vedi
«La Luce» del 9 maggio). Oltre
60 i partecipanti tra cui venuti
per la prima volta Apostolici,
Fratelli, Valdesi di P. Cavour e
studenti della Facoltà di Teologia. Erano purtroppo assenti perché già occupate in altre attività
alcune comunità.
Dopo l’agape e alcuni canti in
un’atmosfera veramente fraterna
e simpatica sono state fatte numerose proposte e progetti da
attuarsi in un futuro più o meno
vicino: da studi biblici, a gite,
a costituzioni di gruppi teatrali,
musicali, sportivi, ecc. Ad un nucleo di portavoci eletto dalle varie comunità, detto dei Nove (anche se il numero può variare), il
compito di fare da punto di riferimento, di raccogliere le idee e
di proporre alcune direttive che
dovranno poi essere approvate
da tutti. Queste riunioni hanno
il compito principale di fare conoscere tra loro gli evangelici romani affinché stringano amicizia
e organizzino le loro forze, rinvigorite dalle diverse origini ed
esperienze, per una azione comune.
dibattito sul ministerio pastorale oggi. Lo sanno le chiese che i
pastori si sentono spesso profondamente soli, in un ministerio
svilito da una serie di carichi di
lavoro non di loro competenza,
soli non solo spiritualmente, ma
nel portare avanti le cose? Le
comunità non sembrano riuscire
a dare ai pastori il « respiro »
necessario per potere approfondire, studiare, produrre teologicamente (e talora noi ci adagiamo, perché è meno impegnativo
ciclostilare che recensire libri
per Protestantesimo o tradurli
per la Claudiana). Più che consulenti teologici — occorre fare
della auto-ironia, — ci ritroviamo a essere operai pluri-funzioni,
capaci di intervenire in ogni punto di una catena di montaggio!
L’opinione è strettamente personale e, si intende, forse un po’
polemica. Comunque l’aria di
Facoltà ci ha fatto bene e siamo
usciti con un senso di rinnovata
solidarietà nella comune vocazione.
Si ha l’impatto con i professori
e il programma. C’era chi aveva
fatto « il compito a casa » (un
sermone su Giovanni cap. 4), chi
si scusava, chi rimediava lì per
lì alla mancanza di tempo. Ovviamente non era un « compito a
casa », per ricevere un « voto »
(quello lo danno le comunità
ogni domenica, spesso con troppa benignità!), ma un affrontare
tutti lo stesso tema e abbiamo
molto apprezzato che i pastoriprofessori non si sono posti come docenti di fronte ad alunni
vecchierelli e arrugginiti, ma
sempre in una prospettiva paritaria di ricerca insieme. Ci
sembra un arricchimento della
Facoltà questo continuo scambio
fra la ricerca teologica scientifica
e la realtà quotidiana delle chiese e della società. Passata qualche incertezza iniziale il confronto sul testo della Samaritana si
è manifestato ricco di spunti.
Non solo i testi distribuiti degli
elaborati personali mostrano
predicazioni apparentemente diversissime ma il testo biblico,
con gli approfondimenti portati
dal past. Paolo Ricca, mostra
una vitalità impressionante e su
fronti diversificati. Abbiamo toccato con mano che non vi è più
un modo per predicare il testo
biblico (con un distillato della
verità al di fuori del quale c’è fraintendimento ed eresia), ma che
i testi sono parole viventi nella
situazione di ogni. uomo.
Una conclusione sul corso?
Un’ottima esperienza per unanime giudizio di tutti i partecipanti, una esperienza da ripetere, magari per un periodo più
lungo. Una nota di colore? Fa
piacere vedere padre e figlia intenti a studiare insieme teologia. Un interrogativo? Come mai
pastori definiti vicini a posizioni
TEy e pastori definiti vicini a
posizioni FGEI non « litigano »
come avviene in Sinodo, quando
discutono di teologia? È la teologia ad essere astratta e lontana daUa realtà oppure i nostri
dibattiti e le nostre divisioni non
sono su questioni di fondo? La
conclusione resta: bene ha fatto la Tavola a chiedere alla Facoltà questo ulteriore sforzo e
ancora meglio potrà fare la Facoltà nel futuro. E la occasionale leggerezza nello scrivere queste note non tolgono nulla al
sentimento di riconoscenza al Signore per quanto ci ha dato, alla gioia che vi è nel ministerio
della Parola (diciamolo ai nostri
giovani e meno giovani in cerca
di una nuova qualità della vita).
Pare i pastori nelle chiese valdesi e metodiste è bello ed il Signore è a noi più vicino di
quanto non ci meritiamo!
Mario François Berutti
Protestantesimo
in TV
Luned', 26 alle 22,40 circa
sulla II rete andrà in
onda la trasmissione : « Chi
domina il destino dell’uomo? ». Rifiessioni su astrologia, divinazioni e magia.
Il programma previsto
per il 9 giugno è sospeso
a causa delle elezioni. Il
prossimo appuntamento è
dunque per lunedì, 23 giugno.
3
23 maggio 1980
3
UN PROBLEMA DIBATTUTO NEL PROTESTANTESIMO
I bambini e la Santa Cena
Su questo tema, tra il 14 e il 20 aprile si è svolto a Bad Segeherg una consultazione promossa dal Dipartimento dell’educazione
e dalla Commissione Fede e Costituzione del CEC. Una quarantina
di teologi, educatori cristiani e responsabili di chiese sono stati
d’accordo nel ritenere non giustificata l'esclusione di bambini battezzati dalla celebrazione della S. Cena, pur subordinando la partecipazione a certi criteri di preparazione e a diverse tradizioni e
pratiche in uso nelle diverse chiese. Gli esperti non hanno trovato
un accordo per l'età minima; sono invece stati concordi nel considerare il battesimo come condizione indispensabile.
Su questo problema, che è già stato discusso in arnbito femminile nelle nostre chiese, pubblichiamo una panoramica generale.
In diverse chiese riformate, già
da qualche tempo, si discute il
problema della partecipazione
dei bambini alla Santa Cena. Tale discussione ha portato in qualche caso, ad esempio nelle chiese di Ginevra e di Neuchâtel o
in certe comunità del Württemberg e altre, all’ammissione temporanea o definitiva dei bambini
battezzati.
Altrove invece si è andati riscoprendo il posto centrale che
la Cena occupa nel culto e nelle
comunità di lingua francese vi
sono state richieste di ammissione di bambini.
Attualmente, nelle comunità riformate, si aspetta il compimento del catechismo per ammettere
alla Cena i ragazzi e le ragazze
che lo richiedano e questo avviene di solito verso i 16 anni. La
prima comunione viene così a
coincidere con la confermazione
e in certi paesi come la Svizzera
coincide anche con la fine della
scuola deU’obbligo, assumendo
così i caratteri di un atto di
emancipazione sociale piuttosto
che quelli di una tappa nel lungo
cammino della fede.
Parecchie chiese riformate, dopo aver preso in considerazione
la possibilità di ammettere anche chi non ha concluso il ciclo
catechetico, sono giunte a varie
prese di posizione. Per una piena
comprensione delle conclusioni a
Influssi della
cultura cattolica
Organizzata dalla Federazione
regionale delle chiese evangeliche del Triveneto, giovedì 1° maggio U.S., si è tenuta a Venezia,
nei locali della chiesa evangelica
valdese di Palazzo Cavagnis, una
tavola rotonda pubblica sul tema: « Cultura cattolica: definizione e presupposti ». Hanno introdotto il pastore G.M. Grimaldi e Isidoro Rosolen (per parte
cattolica).
Presenti circa una sessantina
di persone tra membri delle comunità evangeliche del Triveneto e cattolici (era presente anche
la redazione veneta del settimanale Com-Nuovi Tempi).
Dai relatori è stato sottolineato — tra l’altro — che la « cultura cattolica » ha ancora oggi
un grosso peso sulle strutture e
sulla gente e che i concetti di autorità, individualismo, obbedienza, mediazione e delega risentono profondamente di 2000 anni di
cultura cattolica e isninaono ad
uno stato di rassegnazione piuttosto che ad un impegno per_ il
cambiamento da realizzare insieme agli altri.
Dagli interventi che sono stati
numerosi e stimolanti è emersa
l’utilità dell'incontro per verificare come la « cultura cattolica »
la respirino in parte anche le nostre comunità protestanti e co- '
me momento di autocritica per
non aver finora saputo contribuire a gettare le basi per una cultura diversa da quella dominante.
Da parte protestante è emerso
anche il limite di parlare troppe
volte per « autogratificazione »
senza avere la capacità di coinvolgere un maggior numero di
persone esterne alla comunità.
E’ stato auspicato di proseguire il discorso su questo interessante argomento e ci auguriamo
quindi che questa prima tappa
possa contribuire a raggiungere
quegli effetti che saranno veramente validi solo se ci sarà sempre maggiore partecipazione attiva delle persone inserite nei vari ambienti e disponibili ad una
reale rivoluzione culturale nel nostro paese.
Il segretario della Federazione delle chiese evangeliche del Triveneto
Lidia Casonato Busetto
cui sono giunte può essere interessante esaminare brevemente
come si sono regolate le generazioni di credenti che ci hanno
preceduto, dal momento che la
Bibbia non dà indicazioni di età
né tantomeno di grado di preparazione catechetica raggiunto!
Nella storia
Si ritiene che nei primi secoli
tutti i battezzati e quindi anche
i bambini partecipassero alla Cena e tale comportamento si mantenne fin verso il XIII secolo quasi in generale. La Riforma non
precluse la comunione ai pargoli
(l'età minima era tra gli 8 e i 10
anni) ma pose l'accento sulla
preparazione spirituale dei credenti tanto che si prese Tabitudine di sottoporre i comunicandi
ad un esame dottrinale e morale
prima di ogni celebrazione della
Santa Cena.
Anche i bambini erano sottoposti con gli adulti aH’esame di
fede e (Salvino prescriveva che
fosse il pastore a giudicare della
maturità del bambino che voleva
partecipare alla Cena.
Con l'andar del tempo si verificò uno spostamento dell'età minima richiesta ai bambini, si
tese a portare il minimo verso
l'età della ragione (ma qual è
l'età della ragione? ne esiste una
per tutti?) e si arrivò alla data
fedelmente rispettata dalla maggioranza dei giovani.
La discussione
attuale
Le chiese svizzere già dal 1975
hanno riesaminato il proplema
ma i lavori non furono terminati
e solo ultimamente è apparsa
una relazione che sottolinea come oggi il catechismo non abbia
più come unico scopo la preparazione dei ragazzi alla Cena ma
sia un itinerario spirituale che
va al di là del semplice sapere
religioso; la fede non è più necessariamente legata ad una maturità psicologica, intellettuale e
sociale dal momento che è relazione con Dio e adesione comunitaria, quindi tutti i membri del
corpo di Cristo, cioè i battezzati ivi compresi i bambini, hanno
libero accesso alla Tavola del
Signore.
Sorge però il problema del battesimo: largamente praticato, il
battesimo dei fanciulli rischia
di essere una tradizione più che
un atto di impegno e di fede.
D’altro canto, da parte luterana,
si sottolinea il fatto che la partecipazione alla Cena è un elemento decisivo per l'educazione alla
fede. Il bambino recepisce di solito molto meglio i simboli che
le parole e quindi farlo partecipare con i genitori significa permettergli di acquisire valori e
atteggiamenti della fede.
Riguardo alla questione della
età più adatta, sono da sottolineare alcune considerazioni: fissare un’età « di soglia » come gli
attuali 16 anni significa riproporre gli stessi problemi sollevati a proposito della confermazione anticipandoli; non si può
nemmeno legare la prima comunione ad un determinato grado
di preparazione catechetica, perché la decisione dovrebbe spettare al bambino stesso in quanto spesso la maturità e la profondità del bambino non sono
legate né agli « studi » compiuti
né all’età.
Perplessità
Importante deve rimanere la
guida alla partecipazione alla Cena, che dovrebbe essere riscoperta da tutta la comunità, adulti compresi. Suscitano alcune
perplessità, secondo me, le opinióni secondo le quali la richiesta dovrebbe essere fatta dai genitori del piccolo credente oltre
che da lui stesso. Non si rischia
forse di coinvolgere il bambino in
un atto che va al di là delle sue
possibilità di scelta? Se oggi pesano, in molti casi, i condizionamenti familiari sulla confermazione fatta in una età che presume una auspicabile autonomia
decisionale, non si faranno troppo sentire tali condizionamenti
sul bambino, che, più dell'adolescente, è chiuso nel nido familiare?
Penso che sarebbe bene anche
per le nostre comunità affrontare l’argomento riflettendo sul sisnificato e l’importanza della
Santa Cena, ma che dovunque i
bambini o meglio gli adolescenti vengano lasciati liberi di seguire la chiamata del Signore
senza limiti di età o di accompagnatori o di tradizioni più o
meno radicate.
« Le chiese che ammettono i
bambini battezzati alla Cena hanno gli stessi problemi di catechesi, di inserimento dei credenti
delle altre chiese. Non bisogna
pensare che il vedere dei bambini battezzati partecipare alla
Santa Cena possa rnodificare sostanzialmente la situazione attuale delle Chiese (...) non bisogna cristallizzarsi troppo sugli
aspetti interni della vita della
Chiesa. Non bisogna trascurarli, ma essi assumono pieno significato solo nell’or dine del Signore: 'Andate, fate diventare
miei discepoli tutti gli uomini
del mondo’ » (F. Delforge).
Patrizia Mathieu
INGHILTERRA: consultazione intemazionale
Uno stile
di vita semplice
Due terzi della popolazione
mondiale patisce la fame. Nel
Brasile, da dove vengo, l’83,5%
della popolazione (120.000.000 di
abitanti) riceve al mese meno di
lire 100.000 per vivere. Cinque
bambini su sei nascono oggi in
un paese in via di sviluppo. Due
di questi moriranno prima del
primo compleanno, e soltanto
cinque raggiungeranno i cinque
anni. I bambini che sopravviveranno, avranno seri danni al cervello che gli impedirà di svolgere una vita normale.
Gli esempi possono continuare
e purtroppo possono moltiplicarsi perché la situazione del
mondo sia politica che economica sembra peggiorare giorno dopo giorno.
All’insegna di questi pensieri
si è svolta in Inghilterra una
Consultazione Internazionale per
uno stile di vita semplice, promosso daH’Alleanza Evangelica
Mondiale (WEF) e dal Comitato
di Losanna per l’Evangelizzazione nel mondo (LCWE) con più di
ottanta cristiani evangelici di 27
paesi del mondo che, per cinque
giorni, hanno discusso e cercato
nella Parola di Dio e nella preghiera ì modelli e i principi di
una vita più semplice che ci permetta di aiutare in tutti i modi
possibili coloro che patiscono la
fame in tutte le sue orrende dimensioni.
Due teologi del cosiddetto terzo mondo, René Padilla (Argentina) e Vinay Samuel (India) barino presentato il materiale biblico teologico sostenendo che uno
stile di vita semplice ha caratterizzato la testimonianza di Israele e la predicazione di Gesù e della Chiesa primitiva.
Un teologo giapponese, Dott.
Maruyama, ha dimostrato come
la vita modesta fu sempre una
caratteristica dei cristiani duraiite tutta la storia della chiesa, richiamandoci a ritornare a questo stile di vita che confermava
la testimonianza dei cosiddetti
« Poveri di Lione » e dei riformatori.
Per non rimanere su un piano
puramente teologico il Doti. Donald Hay, professore di Economia all’Università di Oxford (Inghilterra) ha parlato degli aspetti economici e sociali di una vita
modesta come unica speranza di
giorni meno tragici nel futuro.
La discussione è stata seguita
da testimonianze di persone impegnate nel lavoro cristiano fra
i bisognosi. Un fratello di colore,
degli Stati Uniti, ha parlato del
lavoro fra la gente di colore
emarginata nel Mississipi, (Stati
Uniti) dove si è costruito un ospedale, un supermercato, scuole e
dove si è attrezzata una fattoria
che fornisce latte e verdure a
prezzi ridotti, per le persone di
quella comunità.
Un pastore della Colombia ha
parlato sui progetti di sviluppo
agricolo nel nord di quel paese.
Il governo e altre istituzioni affidano le risorse alle comunità
evangeliche della zona che le distribuisce a seconda delle necessità a persone credenti o no. Questo fratello ci parlava dell’enorme impatto della chiesa come
fattore di cambiamento sociale
morale e spirituale.
Alla fine del convegno i partecipanti hanno fatto un patto per
uno stile di vita più semplice sia
a livello personale che a livello
delle comunità evangeliche nei
paesi lì rappresentati. Questo
patto sarà prossimamente tradotto in italiano e mi auguro
produca la riflessione e la discussione necessarie affinché la comunità evangelica italiana si svegli e risponda affermativamente
alle grida angosciate degli uomini, donne e bambini nostri simili che hanno bisogno del messaggio nella sua interezza: del pane,
dei vestiti e delle condizioni di
vita decente che risultano dall’annunzio del Vangelo il quale
si interessa dell’uomo in tutte le
sue dimensioni. Ricordiamoci
delle parole dell’atJostolo Paolo
in I Tess. 5: 23 (TILC) « Dio, che
dona la pace, vi faccia essere
completamente degni di Lui e custodisca tutta la vostra persona... ».
Il messaggio del Cristo di Dio
ha a che fare con « tutta » la persona. Un Vangelo che abbia a
che fare soltanto con l’anima e
con lo Spirito non è il Vangelo e
chi lo annuncia è come sale senza sapore che non serve più a
nulla.
Durante quei giorni in Inghilterra abbiamo visto che la modificazione delle condizioni di vita fisica, cioè il pane, le medicine, l’igiene, una tecnica agricola,
programmi di sviluppo, senza un
cambiamento di valori, senza
cambiamento di mente (metanoia) non serve a nulla: d’.altronde una predicazione tutta spirituale che non si interessa ai bisogni fisici non porta al ravvedi
mento e non favorisce la nuova
nascita. Queste cose vanno insieme e soltanto insieme rappresentano l’Evangelo, e soltanto insieme, tramite l’opera sovrana dello Spirito e della Parola producono nuove creature.
Dobbiamo ricordarci sia in preghiera che in contribuzioni generose verso i paesi poveri, che Dio
ama i poveri e si è fatto povero
in Cristo per salvare l’umanità
intera.
Tacito Pinto
'echi dal mondo crìstimoì
a cura di ANTONIO ADAMO
Norvegia: no alla
separazione tra
Stato e Chiesa
(B.I.P.) Il governo norvegese
ha deciso di non procedere alla
separazione tra Stato e Chiesa.
La Chiesa luterana norvegese
è una Chiesa di Stato ed il governo socialdemocratico non de
sidera m.odificare il suo statuto.
Il ministro per l’Educazione e il
Culto, M. Éiner Foerde, ha dichiarato a questo proposito che
la separazione della Chiesa dallo Stato provocherebbe una massiccia opposizione nella popolazione e nel seno stesso del suo
partito. Egli prevede che la Chiesa norvegese resterà unita allo
State almeno fino alla fine di
queste secolo. I norvegesi sono
al 94% di confessione luterana.
America Latina:
appello delle chiese
a favore dei
popolo salvadoregno
(SOEPI) Il Consiglio delle
Chiese dell’America Latina
(CLAI) (in formazione) ha lanciato un appello finanziario alle
sue Chiese membro per aiutare
le Chiese del San Salvador in
questo periodo di malessere generale.
In un messaggio indirizzato alle Chiese, il segretario generale
del CLAI, il pastore Gerson
Meyer, ha dichiarato : « La tragedia che stanno vivendo gli abitanti di E1 Salvador è conosciuta da tutti; Meno note sono le
difficoltà che incontra il popolo
a causa delle lotte interne. Il nu
mero dei rifugiati che cercano
rifugio nella capitale o nelle altre città cresce di giorno in giorno. C’è bisogno di cibo, vestiti
e medicinali, per non menzionare altri bisogni fondamentali ».
Meyer precisa che le Chiese
hanno formato dei comitati che
si occupano dei bisogni più urgenti e cercano di aiutare coloro
che più soffrono. Egli ha ancora affermato che il CLAI segue
la situazione da vicino tramite
visite e contatti frequenti con
i responsabili delle Chiese. Il segretario generale ha esortato le
Chiese a pregare per il popolo
salvadoregno che attende impaziente l’arrivo del giorno della
pace e della giustizia.
Madrid: l’istruzione
religiosa nelle scuole
per tutti i credenti
(B.I.P.) La nuova Costituzione
spagnola stabilisce che « poteri
pubblici garantiranno il diritto
dei genitori a ricevere per i loro figli la formazione religiosa
e morale in armonia con le proprie convinzioni» (Art. 27, 3).
Il ministero dell’Educazione
ha iniziato una serie di incontri
con il ministero della Giustizia,
in vista di precisare i mezzi per
realizzare questo articolo, ed offrire alle differenti confessioni
religiose le stesse facilitazioni
concesse alla Chiesa cattolica
nel campo dell’istruzione religiosa in tutte le scuole pubbliche
e private. Tutto ciò avverrà tenendo conto delle necessità e
delle possibilità. Si tratterà di
dare, praticamente un po’ dappertutto, un’istruzione religiosa
per pochi ragazzi.
Da segnalare che nell’educazione dei ragazzi dai 6 ai 14 anni, l’insegnamento religioso può
essere sostituito da uno di etica
e di morale, secondo la volontà
dei genitori che non gradiscono
per i loro figli l’istruzione religiosa nella scuola. Uno dei due
insegnamenti è obbligatorio.
Accordi dovranno essere stipulati tra le diverse confessioni
religiose (ebrei, avventisti, protestanti di tutte le denominazioni e musulmani). In Spagna si
auspica che le Chiese evangeliche giungano ad un programma
comune di intervento; a questo
scopo una commissione di specialisti delle differenti denominazioni evangeliche è già al lavorò. Le nuove disposizioni ufficiali per questo tipo di insegnamento religioso entreranno
in vigore il nrossimo anno scolastico, 1980-1981.
4
23 maggio 1980
UNA MEDITAZIONE E UNO STUDIO BIBLICO PER ASCENSIONE E PENTECOSTE
Una gioia singoiare
I doni deiio Spirito
La separazione fra persone che
si amano e partecipano di cuore
alle loro afflizioni e gioie di quaggiù è sempre rattristante. Ma la
partenza del Maestro per la casa
del Padre è motivo di contentezza per i discepoli che restano. Difatti « essi, adoratolo, tornarono
a Gerusalemme con grande allegrezza » (Luca 24: 52). Non sono
pervasi^ come i due amici di Emmaus da un senso di tristezza;
non parlano di speranze tramontate, né danno l’addio al1 Ideale, di giustizia, di amore
sTOcorrevole, di fede operante,
che il Maestro aveva stabilito e
posto in chiaro con discorsi ed
esempi di vita vissuta nelPadempimento d’ogni dovere verso il
prossimo e verso Dio, ed al quale si erano votati con entusiasmo
e fervore d’animo. D’ora innanzi
non vedranno più il Maestro che
parla con autorità e secondo verità delle cose del Regno di Dio,
l’Amico dei pubblicani e dei peccatori, il Moralista per eccellenza, fustigatore degli scribi e dei
farisei ipocriti. Privi della sua
presenza fìsica saranno senza guida, indifesi, scherniti, perseguitati dai giudei, dai gentili, dai
romani. Ma questa spaventevole
prospettiva non li turba affatto.
« Essi adoratolo, tornarono a
Gerusalemme con grande allegrezza ».
Le ragioni di questa gioia, veramente singolare, che inonda il
cuore dei discepoli, va ricercata
nella presa di coscienza dei messaggi rivolti loro dal Maestro.
Fra cui questo: « Egli v’è utile
che io me ne vada, perché se
non me ne vo, non verrà a voi
il Consolatore; ma se me ne vo,
io ve lo manderò ». Queste parole non le avevano ben comprese
ma ora ne afferrano il senso vero e profondo. Era profittevole
per loro che Gesù salisse in Cielo,
sedesse alla destra del trono della Maestà ed inviasse loro ciò
che aveva promesso; « ... rimanete in Gerusalemme, finché dall’alto siate rivestiti di potenza » (Luca 24: 49).
E il giorno di Pentecoste si
avverò la promessa; lo Spirito
Santo investì i discepoli riformandoli e trasformandoli in nuove creature. Erano stati dei pusillanimi, avevano tremato ad
ogni stormir di foglia, si erano
chiusi in casa per timore dei
giudei ma ora sono pieni di coraggio ed annunziano le cose
grandi di Dio con fervore e perseveranza, non solo nel Tempio,
nelle vie, nelle piazze e nel carcere. ma anche al tribunale. Al
divieto dei sinedriti di parlare e
insegnare nel nome di Gesù, essi r:spondono: « Giudicate voi
se è giusto, nel cospetto di Dio,
di ubbidire a voi anziché a Dio;
poiché quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che
abbiamo vedute e udite » (Atti
4: 18-19).
A Gesù sta a cuore il piano di
redenzione, di salvezza, racchiuso nelTEvangelo e ordina anche
ai credenti di oggi di divulgarlo;
« Andate per tutto il mondo e
predicate T Evangelo ad ogni
creatura ». Ma badiamo bene, si
tratta dell’Evangelo della salvezza per fede in Cristo e per grazia
di Dio e non già di un altro Evangelo. Pertanto, i cristiani per Cristo, che sono riconciliati, giustificati, adottati come figli di Dio,
devono annunziarlo con gioia e
costanza poiché l’Evangelo è norrna di fede e di vita, « è potenza
di Dio per la salvezza di ogni
credente », è la Buona Novella
della Grazia di Dio che rigenera i cuori e assicura alle
anime contrite e pentite una
seconda vita senza fine. Celebriamo l’Ascensione con animo lieto e grato a Dio che, accogliendo Gesù alla destra della
Maestà, lo ha costituito Sommo
Sacerdote che dà se stesso per
la « propiziazione per i nostri
peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto
il mondo» (1 Giovanni 2: 2). In
Cristo, salito alla gloria del Padre, noi abbiamo il Capo Supremo della Chiesa. « Dio lo fece sedere alla propria destra... ogni
cosa Ei gli ha posto sotto ai piedi e l’ha dato per Capo supremo
della Chiesa ch’è il popolo di
Lui » (Ef. 1: 20-22). I suoi precetti, i suoi ordini, le sue esortazioni, i suoi moniti, le sue promes
se, insomma tutto il suo insegnamento è sempre attuale e di
grande interesse poiché ha per
oggetto l’anima umana i cui aneliti, bisogni e desideri sono sempre i medesimi per gli uomini di
ogni ceto, condizione e razza. In
Cristo glorificato abbiamo Vlntercessore che intercede per noi
difendendo la nostra causa presso Dio. « Cristo Gesù è quel che è
morto; e, più che questo è risuscitato; ed è alla destra di Dio;
ed anche intercede per noi »
(Rom. 8: 34). Infine Gesù salendo in Cielo riceve il nome ch’è
al disopra d’ogni nome affinché
nel nome di Gesù si pieghi ogni
ginocchio nei cieli, sulla terra e
sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre »
(Fil. 2; 9).
In questi tempi così procellosi
e tenebrosi che ci affliggono e
oscurano il nostro cammino, leviamo gli occhi al Cielo. Di là ci
vien la luce che dissipa le tenebre, là v’è il Padre d’ogni consolazione, là noi avremo da Dio
una casa non fatta da mano
d’uomo, eterna nei cieli (2 Cor.
5: 1). Ma nel rimirare il Cielo,
coi suoi doni, le sue consolazioni
e le sue promesse, non dimentichiaino il nostro prossimo. Fortifichiamo le mani infiacchite,
raffermiamo le ginocchia vacillanti, adoperiamoci, insomma per
essere il prossimo affettuoso
di quanti sono in difficoltà o si
sono imbattuti, loro malgrado,
nei ladroni, o sono vittime innocenti della dittatura che spegne
lo spirito e tarpa le ali del pensiero.
Le condizioni morali, spirituali e socfiali non sono diverse da
quelle di allora. Anche oggi il
peccato, la corruzione, Tidolatria,
la violenza, la guerra fratricida
mietono vittime innumerevoli.
Ebbene, sulTesempio dei cristiani primitivi annunziamo con
franchezza l’Evangelo che indica
la via del perdono, della nuova
nascita e inculca, comanda non
tanto il sentiménto quanto il dovere della pace, della giustizia e
dell’amore fraterno.
Francesco Caccìapuoti
Il continuo proliferare di piccole e grandi comunità « pentecostali » e il sorgere di « gruppi carismatici » cattolici nelle più diverse zone d’Italia hanno acceso la curiosità di molti intorno alle
« manifestazioni dello Spirito » che la grande maggioranza dei Cristiani credeva chiuse per sempre nelle pagine del Nuovo Testamento, e cioè dentro la storia delle comunità cristiane primitive.
Poiché i gruppi « pentecostali » e « carismatici » di oggi si rifanno
direttamente a quelle esperienze e a quelle pagine, riconoscendosi
in esse e presentandosi come un revival di uno degli aspetti fondamentali del cristianesimo primitivo, crediamo utile cercar di chiarire ai nostri lettori, in questo articolo, quale sia la reale natura di
quelli che sono comunemente chiamati « i doni dello Spirito Santo »,
sulla base dei passi del Nuovo Testamento che ne parlano di proposito; e chiederci poi, in un secondo articolo, se tali « manifestazioni dello Spirito » siano ancora per oggi, e, se sì, come possiamo
esserne partecipi.
Tralasciando il notissimo racconto della discesa dello Spirito
Santo sui discepoli di Gesù nel
giorno della Pentecoste (Atti 2),
fermiamoci su I Corinzi 12 e 14;
Romani 12,3 a 8; I Pietro 4,10-11.
Questi tre passi — il primo con
una certa ricchezza di particolari, quello ai Romani in maniera molto più breve, e l’ultimo in
modo estremamente generico e
conciso — ci parlano tutti e tre
in particolare dei « carismi »,
che Romani 1,11 chiama « carismi pneumatici » ossia « del
pneuma », e cioè dello Spirito
Santo.
Carisma
Ma la parola « carisma » nel
Nuovo Testamento non è usata
soltanto in questi passi ed a
proposito dei « carismi dello Spirito ». NelTimportante passo di
Romani 5,15-16, in cui Paolo fa
un confronto tra il peccato di
Adamo e le sue conseguenze, da
una parte, e, dall’altra, l’intervento salvifico di Dio in Cristo e
le sue conseguenze, leggiamo
(trad. letterale): « Ma non come del fallo è così del "carisma”:
se infatti per il fallo di quell’uno i molti morirono, molto
più la grazia di Dio e il dono fattoci dalla grazia dell'unico uomo Gesù Cristo sono sovrabbondati verso i molti. E la donazione non è come è avvenuto attraverso quell’uno che ha peccato;
infatti il verdetto (di Dio) da un
unico fallo è giunto ad una con
danna, e invece il “carisma” da
molti falli ha fatto capo ad una
assoluzione ». E’ evidente che in
questo passo “carisma” ha il suo
significato fondamentale di « atto di grazia », « atto di benevolenza ». Con questo stesso significato, o un significato molto vicino, troviamo “carisma” in Romcini 6,23; « Il salario del peccato è la morte, il “carisma” di
Dio è la vita eterna »; e in II Corinzi 1,11: «(Dio ci libererà ancora), aiutandoci anche voi con
le vostre supplicazioni, affinché
del “carisma” — la guarigione —
ottenuto per mezzo di tante persone sian rese grazie a Dio da
molti ». In questi due passi il significato di "carisma” sta fra
« atto di benevolenza », « atto di
liberalità », e « dono grazioso ».
Donativo
Questo significato ci porta a
quello particolare di « carisma
pneumatico », ossia di « carisma
dato dallo Spirito Santo » o « dovuto all’azione dello Spirito Santo », che è venuto ad essere reso
nelle nostre versioni del Nuovo
Testamento con « dono ». Ma che
sarebbe più proprio rendere con
« donativo », dal latino donativum che era l’elargizione che un
nuovo sovrano o un imperatore
faceva ai suoi soldati o al popolo
in occasione della celebrazione
di un « trionfo » o per un avvenimento importante. E qui viene
in mente Efesini 4,8: «Salito in
alto. Egli (il Cristo) ha catturato
PIU’ CHIAREZZA
Cara Luce,
in margine alla tavola rotonda su
« Ecumenismo e realtà della Chiesa
Cattolica », tenutasi a Venezia il 25
aprile scorso nei locali della Comunità Valdese, desidero ritoirnare brevemente sul i'argomento.
Il dibattito interessante e spesso appassionato, ha toccato diversi aspetti
dei nostri rapporti ecumenici con il
cattolicesimo (proselitismo, lettura e
studio comune della Parola di Dio, rapporti con le diverse realtà del cattolicesimo contemporaneo, giornata di preghiera per l'Unità, e via dicendo).
lo, però, avrei voluto dagli interventi, una maggiore sottolineatura sulla
necessità da parte nostra delia massima chiarezza e fermezza sulle motivazioni della nostra presenza di cristiani
gioventù
evangelica
Il n, 62 di gioventù evangelica
contiene tra l’altro i seguenti articoli:
M. Rostan: Per una lotta politica al terrorismo; E. Campi: Un
nuovo vento spira dall’oriente;
Consiglio Pgei: Libertà evangelica, droga e senso della vita; G.
Casalis: Una buona notizia ma
non eguale per tutti; E. Tomassone: Si può leggere la Bibbia
dalla parte delle donne? ed altri
articoli sulla religione, l’evangelizzazione.
Gioventù evangelica: via Porro Lamtaertenghi, 28 - 20159 Milano. Abbonamento annuo lire
5.000. Versamenti sul conto corrente postale 35917004.
evangelici in Italia e sulla nostra fede.
Tale chiarezza, lungi dal danneggiare o
compromettere il lavoro ecumenico,
costituisce una valida testimonianza di
cui l’interlocutore in buona fede »
prende atto. Desidero ricordare a questo proposito le parole con cui il settimanale della Diocesi triestina « Vita
Nuova » salutava il Pastore Umberto
Bert nel momento in cui lasciava Trieste per entrare in emeritazione. Il giornale diocesano, dopo di aver brevemente ricordato l'opera del Pastore e
l’attività della gentile Signora Bert,
scriveva:
■■ Anche noi cattolici vogliamo dire
al Pastore Bert il nostro grazie. Lunghi anni di fraterna collaborazione con
lui ci hanno fatto conoscere la sua
personalità sicura, profondamente segnata dalla lunga esperienza pastorale,
il cui tratto caratteristico rimane indubbiamente la sua sincerità e schiettezza, ispirata al sì sì - no no dell’Evangelo. Con lui il dialogo ecumenico a
Trieste ha fatto buona strada ».
Vorrei che di ogni incontro ecumenico e di ciascuno di noi (favorevoli o
critici nei confronti delTecumenismo)
si potesse dire dal nostri interlocutori
" È un uomo la cui schiettezza e sincerità è ispirata al sì sì - no no dell'Evangelo, ossia un testimone fedele
di Gesù Cristo ».
Fraternamente
Mario Macchioro, Trieste
LIBERTA’ E EGOISMO
Nel n. 14 del nostro settimanale « La
Luce » ho letto la risposta del fratello
Renato Paschetto al mio intervento
pubblicato nel n. 5 dallo stesso giornale. Mi sia permesso di replicare, e
con questo, almeno da parte mia, ritengo chiuso il dibattito su questo annoso problema, che in ultima analisi
potrebbe risultare dannoso, ed incrinare l'unità della nostra Chiesa. Per quel
che cl riguarda direttamente penso che
il nostro è e rimane un discorso fra
sordi, poiché è indubbio che nessuno
di noi è disposto a cambiare opinione.
Il Paschetto, bontà sua, riconosce
ohe quanto da me scritto, circa i miglioramenti economici e sociali avvenuti in quei paesi, rispondono a verità,
ma aggiunge subito che questa evoluzione è stata pagata a caro prezzo,
con la perdita della libertà. A proposito della perdita della libertà, vorrei
precisare, che per perdere la libertà,
bisogna in primo luogo possederla e
non era certamente libertà quella che
veniva concessa ai cittadini dalle prece- '
denti dittature.
Più avanti parlando sul contenuto del
marxismo è molto impreciso. In primo
luogo. In nessuno di quei paesi, è in
atto il sistema Comunista, che per ora,
si deve considerare una pura utopia,
ma forme diverse di Socialismo, condizionate tutte da obiettive situazioni
economiche, sociali e anche religiose,
ove ogni cittadino in un modo più o
meno perfetto, riceve dallo stato un
compenso risporrdente alle sue capacità produttive. In una Società comunista questo stato di cose verrà capovolto, poiché ognuno riceverà non più
secondo i suol meriti, ma bensì secondo 1 suoi bisogni. Secondo il Paschetto, attribuire capacità e bisogni è
compito del Partito. A mio parere, questo è fare II processo a fatti non ancora avvenuti.
In ultimo, citando la parabola dei
talenti sostiene che sul piano sociale
il cristianesimo afferma che tutti gli
uomini non sono eguali. Questo potrà
servire a giustificare le differenze sociali esistenti: io però ritengo che
queste differenze non vadano giustificate ma viste come frutti del nostro
egoismo che il Signore condanna. Di
fronte a Dio siamo tutti eguali; semmai
i talenti ricevuti in più implicano
maggiore responsabilità nel mettere in
pratica i suol insegnamenti.
Sergio Rlposio, Torino
Gli interventi Paschetto-Riposio sono così giunti al 2-2 e su questo pareggio sarà saggio fermarsi (f.g.).
un gran numero di prigionieri e
ha fatto dei doni agli uomini »,
che collega questi « doni » con i
ministri che Cristo ha dato alla
chiesa dei quali dà un elenco simile a quello che troviamo nel
brano fondamentale sui “carismi” che è I Corinzi 12.
Né il termine « carisma », però, né « dono » — anche se diamo loro il significato più appropriato — ci dicono qualcosa della natura intrinseca di questi
« atti di grazia » o « di benevolenza »; ma soltanto qualcosa del
loro valore (appunto « atti di
grazia ») e della loro origine (lo
Spirito Santo, ossia Dio stesso).
Per capire che cosa essi siano
nella realtà, occorre cercare in
altri passi del Nuovo Testamento. Certo, sono « atti dello Spirito Santo »; ma che cosa fa di
concreto in essi lo Spirito Santo?
Interventi di grazia
Secondo il famoso passo di
Atti 1,8 — « voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni... fino alle estremità della terra » — e parecchi altri passi degli Atti e di Paolo che collegano
direttamente lo Spirito Santo ad
una particolare « potenza » (dunamis) che si manifesta sia nella predicazione (profezia) sia nel
compiere guarigioni o altri « prodigi », lo Spirito agisce in e attraverso colui che predica o che annunzia la guarigione nel nome
di Gesù, e allo stesso tempo in
colui che ascolta o che riceve
l'annunzio di guarigione (vedi
I Tess. 2,13; Galati 3,5; Efes. 3,20).
Alcuni passi, anzi, affermano che
10 Spirito Santo stesso (o il Signore, o Dio) parla nel discepolo
che annunzia la Parola, o attraverso di lui all’ascoltatore ( « non
siete voi che parlate ma è lo Spirito del Padre vostro che parla
in voi », Matteo 10,20; « questo
dice lo Spirito Santo », Agabo in
Atti 21,11). C’è anche il ben noto
passo di Paolo in Romani 8,26
« noi non sappiamo pregare come si conviene ma lo Spirito
Santo intercede egli stesso per
noi con sospiri ineffabili (ossia,
che non possono essere espressi
in parole) ». Intercede è nel greco originale iperentunchànei, ossia « ci viene incontro e si unisce a noi per aiutarci ».
Questi e altri passi escludono
chiaramente che i « carismi » dello Spirito Santo siano delle particolari capacità o facoltà che
vengono date ai credenti perché
le esercitino nei diversi ministeri e nelle diverse occasioni, ed
anche che siano una particolare
« presenza stabile » dello Spirito
Santo, quasi un deposito, di cui
11 credente possa disporre a suo
giudizio o piacimento. I « carismi » sono invece degli « atti
di liberalità », degli « interventi
di grazia » di Dio, o meglio del
Cristo vivente (ricorda «l’ultimo
Adamo è spirito vivificante » e
« il Signore è lo Spirito » — I Corinzi 15,45 e II Corinzi 3,17), e
più precisamente dei Suoi interventi efficaci mediante la Sua
presenza — che è lo Spirito Santo — nel discepolo che prega o
« profetizza » (ossia predica) o
evangelizza, o chiede la guarigione di qualcuno nel nome di Gesù; e, attraverso di lui, nella persona o nelle persone che sono
l’oggetto del suo ministerio.
I « carismi » sono quindi totalmente dipendenti dalla volontà
e dall'azione del Signore, non solo per quel che riguarda le persone cui darli e il tipo di carisma
da dare ma anche i tempi ed i
momenti in cui darli. Questo però non vuol dire che ogni credente non possa, anzi non debba
desiderare certi carismi, specialmente quelli più adatti alla edificazione della comunità e all’annunzio dell'Evangelo (I Cor.
12,31; 14,1. 12. 23-26. 39); e neppure che il credente non possa
né debba capire egli stesso dove
e quando sia bene esprimere il
suo carisma particolare (I Cor.
14,19. 27-31), o che qualche altro
membro della comunità — più
sensibile o attento — non possa
né debba intervenire a fermarlo, se occorra, perché la riunione dei credenti proceda nella pace, nel decoro e nell’ordine
(I Cor. 14,31-33. 40).
Enrico Paschetto
5
23 maggio 1980
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UNA PAGINA CURATA DA UN GRUPPO DI GIOVANI CONFERMATI A MILANO TRE ANNI FA
Catechismo, confermazione e poi?
A Pentecoste del 1911 un gruppo di 18 catecumeni
( 11 ragazzi e 1 ragazze) veniva confermato a Milano. A
distanza di tre anni abbiamo chiesto ad alcuni membri
di quel gruppo di valutare la loro esperienza e la loro
posizione attuale per verificare l’impressione generale
che di solito vuole i catecumeni scomparsi immediatamente dopo la loro confermazione. Accanto alle valutazioni dei giovani, che come si vedrà è tutta tesa ad un
serrato rigore critico e autocritico, registriamo l’impressione di uno dei pastori di Milano che hanno seguito il
gruppo. Secondo il pastore Thomas Soggin una metà
dei membri del gruppo risulta piuttosto disperso quanto
alla vita della chiesa ma solo 1/3 è del tutto scomparso.
Per l’altra metà il gruppo è impegnato nella vita della
chiesa, oltre che all’esterno di essa, con un grado di
preparazione e di coesione superiore alla media di altri
gruppi. Può essere interessante a questo proposito notare le particolarità dell’esperienza del gruppo: fusione
di due gruppi (uno valdese e l’altro metodista) in
un’unica esperienza; costituzione di un solo gruppo comprendente due anni di età; programma concordato con
i catecumeni e portato avanti, con la preparazione pastorale, da due monitori che hanno seguito il gruppo
dalla scuola domenicale alla confermazione.
Valutazione
del catechismo
— Qual è il tuo giudizio sul catechismo che ti hanno impartito?
Leonardo: Non mi sentirei sinceramente di dare un giudizio
negativo sul catechismo che mi
è stato impartito: è stato un momento molto importante della
mia vita perché ho avuto la possibilità di stringere delle amicizie tra le persone che partecipavano e ho ricevuto un buon insegnamento da parte di chi portava
avanti questa iniziativa.
Michele R.; Ripensando al catechismo che abbiamo fatto insieme, mi sembra che ci siano
state proposte a livello culturale
delle importanti possibilità: tra
queste la possibilità di leggere
la Bibbia e di fare un minimo di
esperienza di vita comunitaria
ritrovandoci p.es. insieme a San
Fedele, presso il Centro Evangelico « P. Andreetti », nei momenti
liberi.
Antonella: Così com’era strutturato penso che abbia svolto
una funzione di sgrezzamento
nella conoscenza della Bibbia ed
abbia fornito spunti di riflessione sulla questione della fede: il
problema è che questi spunti di
riflessione avrebbero dovuto essere sviluppati negli anni successivi, per poter contribuire in modo consistente alla nostra formazione.
Monica T.: Mi ricordo che durante il primo anno di catechismo il programma che ci era stato proposto era molto noioso e
totalmente staccato dalla mia
vita e dai miei problemi di quattordicenne: io frequentavo molto
spesso, anche per far piacere ai
miei genitori, che ci tenevano
molto che io avessi un’educazione protestante.
Corrado: Queste risposte dimostrano che considerare l’istruzione biblica Analizzandola alla sola ammissione in chiesa è un errore: in realtà il discorso della
formazione e dell’acquisizione di
strumenti per capire la Bibbia
dovrebbe proseguire dopo la confermazione ed essere permanente, sia dal punto di vista personale, per quello che ognuno può
apprendere individualmente, sia
dal punto di vista della comunità, con riguardo a quello che si
può fare insieme.
Diciamo che i giudizi raccolti
nei confronti dell’istruzione catechetica sono abbastanza criti
ci; alcuni nostri compagni ne
hanno messo in rilievo il carattere « nozionistico » e « dispersivo », altri hanno detto che avrebbe dovuto essere più approfondita.
Ma la critica è temperata dal
fatto che l’insieme della istruzione catechetica viene valutata positivamente, o quanto meno accettata, come invito ad una conoscenza seria della Bibbia e come spazio in cui potersi ritrovare a discutere dei problemi della
fede. La prima impressione ricavata è che l’istruzione catechetica, nonostante i suoi limiti,
svolge una prima funzione socializzante, che inserisce il giovane
nella realtà della chiesa evangelica, creando in lui alcune attese
e un orientamento di fondo che
permane anche quando, in seguito, si allontana dalla chiesa.
Il punto critico centrale riguarda invece la realtà della comunità...
L’incontro
con la comunità
— Le attese e rorientamento
formatisi negli anni del catechismo sono stati delusi dall’incontro con la comunità?
Teresa: Diciamo che tre anni
fa, quando ho deciso di confermarmi ero piena di belle idee da
sviluppare aH’interno della comunità, tenuto conto della bella
accoglienza dimostrataci dai
membri di chiesa il giorno stesso
della confermazione: abbracci,
strette di mano, baci, tutti sembravano partecipi della nostra
contentezza.
Ma tutto è fluito quel giorno:
dalla domenica successiva entravi in chiesa, salutavi parenti od
amici infischiandotene degli altri,
tanto è gente che non conosci,
che però la domenica precedente ti aveva salutato con un largo
sorriso.
Forse è stata, anche questa,
una delle cause per cui non ho
più frequentato regolarmente
l’ambiente della chiesa; attualmente partecipo ai culti domenicali, ma mi piacerebbe dedicarmi
a lavori all’interno della chiesa.
Antonella: Non avevo grandi
attese rispetto alla comunità, che
rappresenta un ambito vasto ed
eterogeneo in una città come Milano, fortemente condizionata
dal problema della diaspora. Se
si devono costruire dei rapporti
significativi, questo accade sulle
Cristo è il nostro
punto di riferimento
(...)
— Confermazione
La discussione sulla confermazione si può sintetizzare cosi.
Si è riconosciuta l'importanza del
gruppo e la necessità che esso non
si sciolga ma continui a lavorare.
Da questa presa di coscienza si è
giunti alia decisione di fare una
confermazione di gruppo, pur mantenendo le motivazioni personali
riguardo a questa scelta. Il gruppo intende la confermazione come
assunzione di un certo impegno
di lavoro e di testimonianza: peraltro noi, frequentando il catechismo,
siamo già parte della comunità ed
abbiamo già preso un impegno di
lavoro da tempo. La confermazione
diviene quindi un momento in cui
ribadiamo il nostro impegno di fronte alla comunità. Il nostro punto di
riferimento è in Cristo nonostante
tutti i nostri dubbi e le nostre contraddizioni.
— Spunti critici e proposte per
il futuro.
Analizzando il lavoro svolto in
questi anni si possono fare due considerazioni principali: il gruppo è
diventato per noi una possibilità
unica di leggere e studiare insieme
la Bibbia anche se questa possibilità non è stata sfruttata in pieno.
La lettura biblica che il gruppo ha
svolto è stata di grande Importanza
per la nostra formazione evangelica;
è mancata però la capacità di collegare questa riflessione biblica con
la vita di tutti i giorni. Questo l'ha
ridotta a dibattito solamente intellettuale, impoverendola dei suoi contenuti di testimonianza, di scelte di
vita. Per quanto riguarda le proposte di lavoro per l'anno prossimo
sono emerse delle linee di orientamento. In giugno avremo comunque degli incontri in cui proseguiremo il dibattito e cercheremo di
formulare un programma. Si è ribadita la necessità di leggere di più
la Bibbia facendone il nostro momento unificante: in una parola diventare gruppo su una lettura biblica significativa. Perché questo
avvenga, è necessario svolgere un
lavoro di analisi deila comunità,
della società in cui viviamo e vedere quale sia la condizione dei
giovani e il loro ruolo in questo
contesto.
(dal messaggio del gruppo valdese-metodista confermato a
Pentecoste del 1977).
cose che si fanno insieme, e ci
vuol tempo.
La chiesa la vedo dunque solo
come luogo d’incontro e di fraternizzazione con chi già ho occasione di vedere fuori: in questo
senso ritengo che il culto domenicale debba essere inteso come
uno spazio di crescita comune di
fronte alla Parola, piuttosto che
un servizio pubblico destinato a
degli « utenti ».
Leonardo: Quando sono entrató nella comunità mi sono trovato un attimo Isolato, perché non
conoscevo nessuno, non avevo
nessun contatto e non ero abituato a quella che è la vita della chiesa la domenica mattina.
La prima impressione è stata un
po’ negativa: penso che se nella
comunità ci fosse la passibilità
di conoscersi meglio, l’allontanamento dei giovani diminuirebbe.
Michele G.: Al di là di questa
sensazione di soMtudine però, mi
sembra che alcuni giovani si dicono totalmente disinteressati
della comunità: biso^erebbe
cercare di capire quali sono i
loro problemi...
Leonardo: Guarda, ti posso fare im esempio! Nel paese dei
miei genitori, a Cerignola in provincia di Foggia, il pastore Lupi
che si occupa della comumtà è
riuscito a creare un clima amico
tra ì suoi membri, in modo tale
da coinvolgere anche i giovani
nella vita della chiesa. Questo è
un fatto molto positivo; grazie
anche a momenti di svago, di vita comunitaria, organizzando delle gite i giovani hanno riallacciato i rapporti con i membri di
chiesa e sono ritornati nella comunità.
Michele R.: Questo è importante, però la questione non riguarda solo i rapporti personali che
si possono creare alTintemo di
una comunità; il problema più
generale è vedere che cosa ci
sta a fare una chiesa del genere
a Milano.
È importante l’esistenza di un
punto di riferimento per gli evangelici e per i non evangelici in
una città come la nostra, in modo che la gente si possa incontrare e si parli; lo scopo di ima
comunità non è però quello di
vedersi alla domenica e di stare
bene insieme, semmai questo
viene dopo la comune testimonianza dell’Evangelo.
Corrado: Un altro problema
riguarda l’immagine che la nostra comunità dà di se stessa, immagine non molto convincente o
sufficientemente credibile; diversi membri di chiesa pensano ad
una comunità che fornisce una
serie di servizi — il culto, il matrimonio, il battesimo, la Santa
Cena,... — da consumare passivamente.
Questo incide sui giovani che
ricercano qualcosa di più coinvolgente ed hanno diverse esigenze di presenza evangelica che derivano dal loro modo di vivere
nella società. Sotto questo punto
di vista e con riguardo alla nostra esperienza di catechismo, è
necessario continuare ad interessarsi ai giovani e ai loro problemi nella chiesa: non considerandoli però come « oggetti » di im
discorso astratto, ma come soggetti autonomi, che si sentano
liberi di procedere, nell'ambito
della chiesa, secondo le loro prospettive, le loro priorità, i loro
metodi di lavoro.
Michele R.: Tra tutti questi
problemi, secondo me, ce n’è un
ultimo, che riguarda il cosiddetto processo di secolarizzazione, vale a dire l’attuale mutamento di indirizzi e punti di riferimento culturali, nella società e
nelle chiese.
Molti giovani oggi si disinteressano di un qualsiasi discorso
di ricerca di fede, e tanto meno
della religione, distaccandosi dalla ricerca biblica; negando i problemi più generali, frutto del
condizionamento della società,
della scuola e della famiglia, si
è negata contemporaneamente
anche la ricerca di fede.
Alcuni membri del gruppo in un «ritiro» a S. Fedele di Intelvi nel
1914. Da sinistra; Leonardo De Filippis, Gianluca Incerti, Damele
Bouchard, Michele Rostan.
E emerso così che la comunità
si presenta, a livello sociale, come un luogo di fraternità e di
partecipazione, che però non
mantiene tutte le sue promesse
e delude come luogo di fraterni-zzqzione e di spazio libero^ di
costruzione umana. Più complessivamente c’è una forte caduta
di tensione tra le attese dei giovani e la realtà attuale delle
chiese...
— IMa perché, allora, sei rimasto neUa chiesa?
Motivi di impegno
Niklaus; Dopo la confermazione, sono rimasto nella comimità
e sono entrato nel gruppo P.G.
E.I. del quale tuttora faccio parte. Questa mia partecipazione è
motivata dal voler dare una significativa testimonianza evangelica in quest’Italia dominata dal
cattolicesimo.
Antonella: Provengo da im ambiente cattolico e ho potuto verificare col tempo che entrare
attivamente nella chiesa valdese
significa far diventare mia una
coscienza critica e una piena laicità nei fatti e nei discorsi.
Leonardo; Sono rimasto nella
chiesa perché sono convinto che
i problemi relativi all’istruzione
biblica ed alla nostra comunità,
di cui abbiamo parlato oggi, possono essere risolti.
Interviste curate da
Gianluca Incerti
Cosa dicono i monitori
— Parliamo del catechismo;
che cosa è stato e a che dovrebbe servire secondo te?
Pucci: Gli anni del catechismo
sono un momento della nostra
vita. Il problema del catechismo
è che lo viviamo, sia i monitori
che i ragazzi, come una scuola,
che si aggiimge all’altra scuola
che il ragazzo frequenta per forza; è per questo che incontra
spiesso resistenze da parte dei
ragazzi; credo che se noi riuscissimo a modificare il catechismo
da « scuola » a « momento di
vita», di formazione comunitaria, sarebbe più accettato dai ragazzi.
— Che cosa è stata per te la
tua esperienza di monitore?
Pucci: Secondo me dare una
testimonianza, essere una testimonianza è importante. Parimenti importante è stato vivere un
momento della mia vita con i
ragazzi, facendo qualche cosa
con i ragazzi. Non so se ho dato
loro qualcosa, non era questa la
mia preoccupazione. La mia
preoccupazione era di tentare di
fare una testimonianza assieme
ai ragazzi. Non so se ci sono riuscito, ci ho provato; ma posso
dire che per parte mia io sono
riuscito a crescere con i ragazzi.
— La lettura della Bibbia fatta durante gli anni del catechismo è molto staccata dalla iuta
di tutti i giorni. Che senso ha
proporre a dei giovani la lettura
della Bibbia?
Pucci: Effettivamente è affrontando la lettura biblica che avviene il trauma. Il compito del monitore è quello di presentare la
Bibbia come qualcosa di vivo, di
animato, di interessante, di bello. Il problema è che non sapevamo bene come presentare la
Bibbia ai ragazzi. La Bibbia deve essere presentata con una
metodologia democratica, ponendo sullo stesso piano monitori
e ragazzi; solo così possiamo crescere coi ragazzi. Il catechismo
non deve essere solo un tramandare, un trasporre nel ragazzo
una dottrina.
Giorgio: Finché si cantava, si
scherzava, c’era la gioia di partecipare; di fronte alla Bibbia,
scende il velo del sacro; la difficoltà è che il discorso è a senso unico: è la Bibbia che comunica a te e tu alla Bibbia non
comunichi niente; del resto la
Bibbia è quello che è. È importante imparare l’amore della conoscenza della Bibbia. Altrimenti sarà sempre staccata dalla nostra vita quotidiana perché riflette problemi di uomini del passato, di una cultura compietamente diversa. Ñon puoi trasportare pari pari la Bibbia nella vita quotidiana perché la Bibbia
vive nel quotidiano attraverso
le nostre azioni.
— L’ingresso in comunità che
avviene con la confermazione
corrisponde spesso ad un’uscita.
Pucci: Ma io sono convinto che
non esiste una formazione continua che non sia di un’intera
comunità. Guardiamo il contesto: da dove vengono questi giovani? Quanti genitori di questi
ragazzi fanno parte veramente
della comunità? Il fatto è che
la comimità ed i genitori delegano l’educazione religiosa dei giovani al ristretto gruppo' dì monitori.
— La chiesa deve garantire degli spazi per la ricerca di fede.
Pucci: Credo che in ognuno di
noi anche dopo la confermazione qualche cosa dentro resta e
resterà per il resto della vita.
Giorgio: Facciamo comunque il
catechismo perché è l’unico spazio, peraltro limitato, che abbiamo per la formazione dei giovani.
Intervista a cura di
Niklaus Ravasi
6
23 maggio 1980
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Maggior
fiducia
Nel numero 61 di «Gioventù
Evangelica» Bruna Peyrot analizza, il suo itinerario spirituale
ad Agape e Luserna San Giovanni, segnato dal desiderio di esprirnere la fede in un impegno politico, ne ricorda i palpiti di speranza e ne registra il riflusso,
parla di un ritorno alla « comunità » e non trova gli spazi per inserirvi il suo dissenso o il suo
consenso, la sua attività o la sua
partecipazione. Constata che le
comunità sono rimaste quelle che
erano dieci anni fa e non sembrano avere spazi per un rinnovamento.
Avvertiamo nelle sue parole il
rischio della frustrazione. E’ il
destino di chi accetta la saggezza di un mondo adulto, fondamentalmente scettico, ma non
privo di religiosità? E’ un ritorno negli argini della normalità
ecclesiastica, dopo i rischi di
scalate troppo ardue e pericolose?
Bruna Peyrot non è l’unica a
vivere in questo clima. Non abbiamo il diritto di ignorarlo. Come appartenenti ad una generazione più anziana, cosa possiamo
fare per quella più giovane? Il
pastore Henri d’Espine, che aveva portato molte responsabilità
direttive nella Chiesa Riformata
Europèa ci disse un giorno, di
aver scoperto che la sua responsabilità maggiore di pastore in
emeritazione era l'intercessione
per i fratelli. E tutti ricordiamo
il pastore Carlo Lupo, che al venerdì del Sinodo, veniva a salutarci, dicendo: « sono stato tutta
la settimana in preghiera per
voi ».
Insieme alla intercessione, la
generazione più anziana può offrire alle nostre comunità ed ai
giovani la fiducia, la collaborazione, il consiglio cordiale, fatto
di esperienze e competenze in
molti campi. Ma l’aiuto maggiore, che la generazione anziana e
le autorità della nostra chiesa
possono dare, è la ricerca di spazi nuovi per il rinnovamento della chiesa.
Infine, pensando alle Valli Vaidesi, la chiesa deve rendersi maggiormente conto dell’alto numero
e delle capacità di uomini adulti
e giovani impegnati nelle responsabilità civili a livello comunale
e regionale, nel mondo del lavoro e della scuola. Perché la chiesa non sa rischiare l’affidamento delle comunità e delle loro
opere a uomini e donne di questo tipo e di questa epoca con
maggiore fiducia?
La continuità della testimonianza evangelica non è necessariamente condizionata dal perpetuarsi dei modelli di spiritualità e di prassi ecclesiastica di
una generazione. Ogni credente e
quindi anche i giovani credenti
possono diventare per gli altri
fonte di rinnovamento e di fantasia comunitarie. Altrimenti, fra
dieci o venti anni, dovremo consolarci o disperarci con la constatazione che « le nostre comunità,
e noi con loro, sono sempre le
stesse ».
Carlo Gay
AGAPE
VAL PELLICE
Coordinamento
FGEI-Valli
Il Coordinamento PGEIValli è convocato per lunedì 26 ma$:Kio, alle ore 20,45,
in via dei Mille, 1. a Pinerolo.
O.d.g. : resoconto sul
Convegno delle Comunità
di Base svoltosi a Verona
il 25-27 aprile. Riferiranno alcuni fratelli che hanno partecipato al Convegno.
Ogni gruppo PGEI è invitato a mandare almeno
un rappresentante.
Il lavoro e la vita
Si è svolto a Istres (Marsiglia) l’annuale incontro per operai italiani e
francesi organizzato con le EquipesOuvrières Protestantes di Francia
Agape e le Equipes Ouvrières
Protestantes organizzano ormai
da sei anni, con l’aiuto lìnanziario del Gruppo Europeo della
Missione urbana e industriale,
un incontro per operai italiani
e francesi.
Una iniziativa importante, tra
le poche del suo genere, che fa
incontrare a livello intemazionale operai, sindacalizzati e non,
per discutere di problemi comuni e per approfondire i temi di
una testimonianza a Cristo nel
difïïclle contesto del movimento
operaio europeo che ha una tradizione atea o agnostica.
E quanto questa tradizione pesi ancora oggi lo si è potuto toccare cori mano anche a Istres,
dove il sindacato degli operai
del porto di Pos-sur-mer ha rifiutato rincontro con gli operai
partecipanti perché in un documento preparatorio del campo si
citavano frasi concernenti i « sacrifìci » e « l’etica cristiana » del
lavoro.
Scopo dell’incontro, cui hanno
partecipato una cinquantina di
operai, era quello di affrontare
il tema del lavoro e delle condizioni di vita della classe operaia
nei due paesi.
Tema questo al centro di un
ampio dibattito nei nostri due
paesi: basti pensare che il tema
del lavoro sarà al centro della
riflessione del Sinodo della Chiesa Riformata di Francia nel 1981.
Originale il modo con cui si è
affrontato il tema: non relazioni,
ma una visita dettagliata alla zona di Pos-sur-mer. Una zona di
sviluppo industriale basata sull’industria siderurgica (gruppo
Solmer), sulla petrolchimica
(Shell, BP, Total) che usufruisce
di una serie di servizi per i trasporti delle materie prime (mine
Teatro In
Val Germanasca
A conclusione di una nutrita
serie di repliche, lo spettacolo
teatrale « Pralafera 1920 » è stato
presentato nella sala delle attività di Ferrerò dal Gruppo Teatro
Angrogna.
La piccolezza del locale ha sacrificato un po’ la messa in scena, ma il testo e la recitazione
hanno risposto egualmente bene
alle aspettative del pubblico.
Nel dibattito è stata ricordata
l’occupazione delle miniere « Talco e Grafite » di alcuni anni fa
come dimostrazione che i problemi dell’occupazione si ripresentano uguali a distanza di anni.
Ci auguriamo che il Gruppo
Teatro Angrogna, malgrado le
difficoltà che Jean-Louis Sappé
elencava, possa continuare ancora nella sua attività così valida
sia dal punto di vista culturale
sia da quello dell’impegno sociale.
Ancora teatro due giorni dono
a Frali per i bambini delle scuole
elementari e materna. Si trattava stavolta di attori professionisti, un gruppo dal nome strano
« Il pozzo e il pendolo », Anche
se il nome rievoca uno dei più
allucinanti racconti di Edgar .4.
Foe, lo spettacolo, una esilarante
parodia del teatro « serio » è stato divertentissimo. Era proprio
quello che i bambini si aspettavano da uno spettacolo: burle,
fìnte scazzottate, cadute rovinose, tutta la comicità di situazioni
strambe e assurde.
Il teatro rimane ancora un lusso per i bambini, anche per la
grande maggioranza dei bambini
di città, perciò sono molto importanti gli spettacoli per le
scuole, che consentono una partecipazione diretta ed un contatto umano impossibile a realizzarsi attraverso il mezzo televisivo. E la speranza è che chi ha
imparato a seguire ed apprezzare il teatro da bambino, continui
anche quando sarà adulto ad interessarsene.
rali e petrolio): il grande porto
di Marsiglia e Fos e un sistema
di canali che permettono alle
chiatte di risalire il Rodano e
praticamente raggiungere via acqua le principali località della
Francia. La zona di Fos, costruita dal nulla in una quindicina di
anni, ha attirato numerosi operai e tecnici dal nord della Francia e immigrati dal Portogallo,
dall’Algeria e dalla Tunisia e da
altri paesi africani.
Così dalla Lorena sono arrivati, per lavorare nella siderurgia
numerosi operai e tecnici, alcuni
dei quali protestanti, che hanno
contribuito alla nascita di un
« foyer » della Mission populaire,
che ha organizzato localmente
l’incontro.
Lo sviluppo della zona prevede
l’impiego di alte tecnologie che
limitano l’occupazione: sono solo 22 mila gli occupati globalmente nella zona di Fos, che è vasta
quanto l’intera città di Parigi!
Inoltre nell’industria petrolchimica gli addetti sono quasi tutti
tecnici.
Essendo una zona di espansione, il governo — almeno fin quando il colore politico delle amministrazioni locali è stato centrista — ha finanziato la costruzione delle infrastrutture e delle case necessarie per accogliere gli
immigrati. Sicché lo sviluppo urbano è stato abbastanza ordinato. Problemi di adattamento sono stati forti per tutti: praticamente l’intera popolazione della
zona è costituita da immigrati
che costituiscono anche buona
parte della classe dirigente attuale.
Ma il lavoro industriale anche
quando, come in questa zona,
sembra essere bene organizzato,
crea contraddizioni. Innanzitutto non c’è per tutti: giovani e
donne hanno difficoltà a trovare
un lavoro stabile. Pone problemi
di formazione professionale: non
ci sono scuole che formano i
tecnici per l’industria petrolchimica e i giovani devono andare a
studiare ad Aix o a Marsiglia.
Ma soprattutto si tratta di lavoro salariato, che ha come sua
caratteristica peculiare l’alienazione.
Di qui l’importanza della lotta
di fabbrica e della lotta politica
per il superamento della struttura sociale capitalistica. Ma come
lottare, se gli strumenti in mano
alia classe operaia, partiti e sindacati, stanno attraversando sia
in Francia che in Italia una grossa crisi: sono divisi e a volte
sembrano perseguire obiettivi
contrastanti? La risposta, venuta
dai partecipanti, è la richiesta
di un’azione unitaria innanzitutto a livello dei problemi di fabbrica e di una maggior partecipazione di tutti i lavoratori all’azione sindacale.
Ma resta pur vero che occorre
dire qualcosa in prospettiva sul
senso del lavoro in questa società e nella società socialista.
La discussione su questo punto
ha ritardato essenzialmente il
giudizio che ciascuno dei partecipanti ha dato del suo lavoro
e la posizione delle chiese circa
quella che è stata chiamata la
« sacralizzazione » del lavoro.
Nessuno ha fatto l’elogio dell’ozio: in questa come nella futura società il lavoro, la fatica,
sarà alla base del vivere associato. Ma il lavoro dovrà essere
fatto da tutti e l’organizzazione
sociale dovrà prevedere tempi liberi e di lavoro per un arricchimento culturale, spirituale dell’uomo.
Il tradizionale pensiero delle
chiese sul lavoro, che non distingue la forma attuale del lavoro,
che è il lavoro salariato, va messo in discussione. Innanzitutto
perché oggi non si può parlare
di lavoro in senso astratto ma si
deve parlare nello specifico del
lavoro che produce pluslavoro
per una classe. Non si può dire
solo che il lavoro è sacro e che
bisogna lavorare, ma partendo
dalla Bibbia, riconoscere che la
salvezza dell’uomo non è data
attraverso il lavoro, ma è una
decisione di Dio. La prospettiva
biblica sul lavoro è la solidarietà tra gli uomini nella giustizia,
in vista della testimonianza di
fede.
Ancora una volta la Bibbia ci
indica una strada che possiamo
percorrere per la liberazione dal
lavoro alienato. Un incontro dunque importante, che speriamo
possa trovare un seguito l’anno
prossimo.
Giorgio Gardiol
PEROSA ARGENTINA
I bambini non sono
degii oggetti
Lunedì 12 maggio, nei locali
del Consultorio di Ferosa Argentina, si .è svolto un interessante
dibattito sui diritti del bambino. La dott.ssa Danielle Giampiccoli, forte della sua lunga
esperienza di pediatra e di mamma, ha parlato con semplicità
e competenza: troppo spesso, ha
spiegato, i bambini vengono considerati degli oggetti e sono vittime delle frustrazioni più o meno inconsce degli adulti. Magari in buona fede si decide a che
ora devono mangiare, quando
possono divertirsi, quali devono
essere i loro amichetti, senza
tener conto dei loro desideri
personali. Il piccolo che non si
adegua alle esigenze dei genitori, viene considerato cattivo o
malato.
Precise statistiche ci informano che ogni anno decine di bimbi vengono sottoposti alle analisi più svariate e imbottiti di
farmaci inutili perché non riescono bene negli studi, non sono
svelti come i compagni, insomma deludono mamma e papà; si
cerca una pillola che li « aggiusti » anziché rispettarne i ritmi
e cercare di dialogare con loro.
Naturalmente, ha ribadito la
dott.ssa, i genitori non devono
cadere nell’eccesso opposto lasciandosi schiavizzare dalla prole, ma trovare una via di mezzo: è importante rendere autonomo il bambino, fargli capire
che è libero, ma che anche gli
adulti hanno le loro esigenze e
occorre trovare un’intesa per la
serenità di ambo le parti.
Nel corso della serata sono
eniersi numerosi problemi, parecchie mamme hanno espresso
dubbi e curiosità: si è parlato
delle difficoltà d’inserimento che
incontrano i bimbi che per la
pfima volta vanno in colonia o
all’asilo, dell’enuresi infantile
ecc. Ci vorrebbero indubbiamente altre occasioni come questa
per approfondire tutti gli argomenti e ci auguriamo che la Consulta femminile provveda presto
ad organizzare nuovi incontri.
Ancora una volta, ahimè, gli uomini dei dintorni non si sono
fatti vedere; la dott.ssa ha più
volte affermato che nel suo ambulatorio al seguito di bimbi impauriti e urlanti ci sono sempre
soltanto donne. E’ veramente triste che quei bambini concepiti
in due ricadano poi eternamente sulle medesime spalle.
E. M.
In difesa
del Biennio
Sopravviverà il Biennio Sperimentale di Luserna San Giovanni? A 6 anni ormai dalla sua
istituzione in Valle, è la domanda che si pongono, con preoccupazione, i responsabili della
scuola.
Nato bene e con molte speranze nel settembre 1974, il Biennio di Luserna sta attraversando una crisi che rischia di portare alla chiusura dell’unica scuola media superiore sperimentale
della Valle. E’ per discutere di
questa grave situazione che il
Distretto scolastico, la Comunità Montana Val Pellice, e il
Biennio stesso hanno organizzato, mercoledì, 14 maggio, presso
il Comune di Luserna, un incontro a cui erano stati invitati allievi, genitori, professori, partiti,
forze sociali e sindacali di tutta
la Valle. Nessuno, o quasi, ha
risposto all’invito, all’infuori degli organizzatori stessi e di una
diecina di persone. Questa mancanza evidente di partecipazione
non è certo di buon augurio.
Sono intervenuti il Presidente
del Distretto scolastico, il Coordinatore del Biennio di Luserna
e la Coordinatrice del Biennio
di Ivrea. Tutti hanno insistito
sulla validità di una scuola come
il Biennio, basata sulla sperimentazione didattica e che risponde
perfettamente a quello che dovrebbe essere la riforma della
Media Superiore (Media unica).
Il problema è che al Biennio dovrebbe seguire un Triennio,
orientato su tre indirizzi specifici connessi alle caratteristiche
e ai bisogni del territorio: a) socio-sanitario ; b ) linguistico ;
c) scienze umane. Ora, il Ministero alla Pubblica Istruzione
non dà l’autorizzazione per l’apertura del Triennio finché le
iscrizioni al 1° anno non saranno sufficienti, ma le iscrizioni al
1° anno sono sempre più scarse
perché, appunto, non c’è il Triennio. Insomma, è un circolo vizioso, voluto dalle autorità competenti le quali sono contrarie
alla sperimentazione (vedi Scuola elementare a tempo pieno di
San Giovanni).
Intanto, la sopravvivenza del
Biennio si gioca nell’immediato :
saranno sufficienti le iscrizioni
al 1° anno per l’anno scolastico
1980-81? E’ questo l’appello lanciato dai pochi presenti al dibattito, e riassunto nella seguente
mozione :
A seguito del Convegno, organizzato dal Distretto Scolastico,
Comunità Montana e B.S.U. di
Luserna S. Giovanni, il giorno 14
maggio, si rileva:
1) è necessario mantenere in
vità l'istituto sperimentale, in
quanto gli spazi educativi aperti
non devono assolutamente morire. Tale convinzione è dettata
dal fatto che le attività strutturali presenti consentono di sviluppare incisive capacità di riflessione e di analisi degli allievi;
2) l’unica sperimentazione
efficace e seria c quella strutturale (art. 3, DPR 31-5-’74, n. 419)
iri quanto una diversa organizzazione degli interventi pedagogici,
consente di inserirsi in modo efficace e razionale nell’ampia tematica del diritto allo studio;
3) incisivo intervento degli
Enti locali, per loro competenza,
Comune, Provincia e Regione, per
attrezzare l’istituto sperimentale
delle necessarie strutture: laboratori, aule, mense, trasporti;
4) individuare uno stretto
collegamento tra istituto sperimentale con i suoi indirizzi di
studio e la realtà socio-economica
del territorio;
5) perseguire nell'ambito dell'orientamento tutte quelle finalità che consentano alla popolazione di conoscere l’esistenza dello sperimentale o modificare la
visione che in modo generalizzato hanno dello sperimentale
stesso;
6) rilanciare, negli spazi rivendicativi sindacali e nei confronti dei partiti politici la battaglia sulla riforma della secondaria superiore con l’istituzione di
un biennio e di un triennio basandosi sulle esperienze positive
in atto e raccogliendo le motivazioni delle forze impegnate nel
settore.
J.J.P.
7
23 maggio 1980
CRONACA DELLE VALLI
7
RISULTATI DI UN’INDAGINE DI UN GRUPPO DI LAVORO ALLE VALLI
TORRE PELLICE
Donne e uomini nella chiesa La cwesa ¡n cammino
Il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha chiesto ad
alcune comunità di iniziare una riflessione sul tema
« Donne e uomini nella chiesa » in vista della prossima
assemblea del 1983. Alle valli vi ha lavorato un gruppo
della Val Germanasca e di Pinerolo. Pubblichiamo un
resoconto della ricerca effettuata.
Con una dozzina di sedute, da settembre a marzo si sono ritrovati a Pinerolo due sottogruppi
che lavoravano prima, ogni
volta, separatamente, in
Val Germanasca e a Pinerolo. Nello stesso tempo
sono state portate avanti
alcune azioni. In particolare dal gruppo di Pinerolo: una lettera e un incontro con il concistoro sulla
assemblea di chiesa e una
sensibilizzazione sul problema della legge di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne, con una
raccolta di firme (avvenuta anche in Val Germanasca). Ecco alcune delle rifiessioni inoltrate al CEC:
I moli e il peso
delle abitudini
Delle monitrici sì chiedono « Siamo mano d’opera? », dato che molte
donne sono impegnate nel
campo dell’assistenza e delrinsegname"' . "’unificherebbe che le chiesa si comporta come l’ambiente circostante? Non sarebbe un
segno di decadenza?
In Italia la donna protestante ha più uguaglianza,
meno bisogno di liberarsi;
nelle nostre comunità se
le donne propongono, possono essere ascoltate, le
cattoliche o ortodosse, no.
Difatti nella società la donna protestante porta avanti dei temi sociali di. rottura.
Oggi le donne hanno più
carica rivoluzionaria degli
uomini. Come utilizzarla?
Sono loro che spingono al
rinnovamento in parecchie
comunità. Ma hanno doppio o triplo lavoro: è difficile per loro impegnarsi
0 accettare cariche, in questa situazione.
Che cosa manca ancora?
— Come donne: a) vincere paure, timidezze, nelle
comunità; b) essere assieme, per fare fronte a mentalità e strutture (ad es.
la lettura della Bibbia fatta da donne sole risulta
diversa, perché ognuna dice le proprie esperienze, i
traumi... il che si verifica
difiBcilmente in un gruppo
misto); c) discutere dei
propri ruoli (ad es. quale
padre sa che esiste il problema della preghièra per
1 bambini? non è disinteresse, ma una questione di
« ruoli »).
— Per tutti: rivedere i
metodi di lavoro : nelle nostre chiese rivedere la partecipazione e la riflessione
comune, che manca spesso (ad es. in certe assemblee di chiesa sembra che
non si discuta seriamente).
Ci vuole uno scambio negli impegni e le responsabilità (ad es. non sempre
donne ad occuparsi di insegnamento, diaconia, suonare l’organo ecc... ma una
rotazione).
I culti non dovrebbero
essere sempre gli stessi.
Non è detto che il predicatore debba prepararsi
da solo, o i predicatori di
una zona tra di loro soltanto, come avviene alle
Valli (ad es. si è tentato di
discutere e arricchire il
sermone con alcune persone interessate di ima comunità, prima che il sermone fosse terminato). Avere un culto mensile svolto a gruppetti nella chiesa stessa, come avviene in
certe comunità. Uscirne
con delle proposte operative, eco...
— Teologia maschile: è
necessario che le donne siano formate ed abbiano la
possibilità di fare delle
scoperte a livello teologico.
’Comunità di vita’
La vita attuale p< rta a
delle scelte che ci ri' ‘ 'uudono in noi stessi es.
TV). C’è qualche cjsa
che Si possa proporre di
diverso della famiglia ’’nucleare” attuale? Tre fattori spingono in questa direzione :
— l’esigenza di stare assieme;
— il risolvere alcuni problemi pratici (turni per
i lavori domestici, i figli...);
— uno scopo comune, per
una testimonianza vissuta.
Ma non c’è un modello,
ma tanti modi diversi. ,
Abbiamo diversi esempi in Italia (Agape, Riesi,
Cinisello...). Sono stati discussi gli aspetti positivi
e negativi dell’esperienza
di diverse persone del
gruppo che hanno vissuto
ad Agape: chi ha vissuto
all’inizio, dal ’60 al ’68 parla dell’omogeneità del
gruppo residente di allora
dal punto di vista della fede, che dava una risposta
vocazionale, ed aveva un
unico scopo di testimonianza e servìzio. In seguito anche dei non credenti
hanno fatto parte del gruppo; ed ognuno fa crescere
il proprio gruppo. (« La
Bibbia, 2 persone non la
interpretano nello stesso
modo », dice ima residente
attuale). Tutti vedono il
positivo di questa esperienza, anche se attraverso delle difficoltà.
Esperienze simili sono
state fatte da altre persone del nostro gruppo: alla
facoltà di teologia di Buenos Aires, dove mettono
tutto in comune, lavorando 4 ore al giorno, accanto ai loro studi (per cui
hanno cambiato gli orari
delle lezioni della facoltà);
a Pachino in Sicilia; tentativo di famiglia allargata
alle Valli.
Tentare degli esperimenti, anche forse con una vita comunitaria non completa? (ad es. degli « agglomerati » di famiglie che
vivono nello stesso quartiere abbastanza vicini vivendo giornate in comune
nella solidarietà e la ricerca di testimonianza?).
In questo senso sarebbe
possibile proporre la creazione di un’« équipe » al posto della « coppia pastorale tradizionale » nelle grandi comunità delle Valli?
(ad es. là dove sarebbe
necessario un altro pastore?). C’è chi ci crede molto ma non lo vede,realizzabile per il rischio di avere un effetto negativo. In
città sarebbe più facile.
Non bisogna fare prima
la struttura. Sarà la conseguenza della sensibilizzazione della comunità.
L’incontro umano è uno
dei punti più importanti.
Stando assieme, con i turni nei compiti materiali,
la disponibilità verso gli
altri sembra più facile,
(continua)
Marie-France Goisson
verso il 2000
Giorgio Girardet e Enzo
Bianchi, della comunità di
Bose, hanno introdotto —
domenica 14 — il dibattito
su: « La Chiesa in cammino verso il 2000 » organizzato in comune dalla chiesa cattolica e quella valdese di Torre Pellice. Secondo Girardet per la chiesa
del futuro si aprono diverse ipotesi: la chiesa tipo
« grande discoteca », un
servizio confortevole per
tutti i gusti, o la chiesa tipo « società di storia-patria » in cui rivive solo la
storia del passato, oppure
la « chiesa elettronica »,
quella dei mass-media, che
oltre a informazioni fornisce anche rassicurazioni
funzionali alla cultura dominante. Tra questi tipi di
chiesa, incapaci di modificare avvenimenti e strutture sociali, Girardet ha riproposto il modello della
chiesa confessante in cui
TEvangelo-di Cristo risuoni come proposta alternativa e impegni nella lotta
per la giustizia. Bianchi,
prima di proiettarsi verso
il futuro, ha tentato una
analisi dell’attuale situazione ecclesiale del cattolicesimo. Bisogna riconoscere, ha sostenuto Bianchi, i diversi mutamenti intervenuti in questi anni nel
mondo cattolico; finito il
tempo dell’esilio della Parola di Dio si tratta ora di
riscoprire la figura di Gesù
non nascondendola dietro
le istituzioni. È finito anche il tempo dell’eccessivo
clericalismo; devono sorgere nuovi ministeri intorno al compito della predicazione.
Infine Bianchi, riallacciandosi alla figura del vescovo Oscar Romero, ha
sottolineato l’importanza
della fedeltà sino al martirio ovvero il dono della
profezia riscoperte all’interno della chiesa che deve
imparare a porsi, come gli
antichi profeti, realmente
dalla parte dei poveri e degli oppressi.
Notizie utili
Indennità di accompagnamento
per invalidi civili
La legge n. 18 dell’ll febbraio 1980 concede una indennità di accompagnamento a tutti gli handicappati
psichici e fisici (compresi i minori di 18 anni) riconosciuti o riconoscibili invalidi civili che si trovino:
— nella impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore;
— oppure che non siano in grado di compiere gli atti
quotidiani della vita (mangiare, vestirsi, lavarsi) e
abbiano necessità di una assistenza continua.
L’indennità è di L. 120.000 mensili dal gennaio ’80,
di L. 180.000 dal gennaio ’81 e lire 232.000 dal gennaio
’82, ed uguale a quella dei grandi invalidi di guerra a
partire dal gennaio ’83.
Per informazioni rivolgersi agli uffici sociali delle
Comunità Montane e del Comune di Pinerolo.
Allo scopo di fornire un'adeguata documentazione ai
nostri lettori su quanto previsto dalla proposta regionale
di Piano Socio-Sanitario per il periodo 1980-1982 circa gli
ospedali valdesi di Torre e Pomaretto, pubblichiamo alcuni estratti dello stesso piano, con l’indicazione delle
pagine da cui sono tratti.
La pubblicazione può essere richiesta all'Uificio Stampa della Regione Piemonte - Torino - e costituisce il supplemento speciale al n. 14 del 2 aprile 1980 del Bollettino
Ufficiale.
GLI OSPEDALI PIEMONTESI
NELLA RIFORMA (pag. 10)
38 - Lo stabilimento ospedaliero è il presidio sede di un coni
plesso di reparti e servizi speciaiistici, che costituisce parte itegrante del sistema sanitario...
39 - Tutti gli stabilimenti ospedalieri costitutivi della ete regionale debbono essere dotati dei reparti e servi''! seguenti:
a) un servizio di pronto soccorso ed accettazione... bj un reparto
di medicina generale... c) un reparto di chirurgia generale... d) un
reparto di pediatria...; e) un reparto di ostetricia-ginecologia...;
f) servizio di anestesia e rianimazione: g) servizio di radiodiagnostica; h) laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche...;
i) il servizio di recupero e riabiiitazione funzionale...; I) servizio
di farmacia...; m) servizio di emoteca...; n) ospedale di giorno e,
ove il piano lo preveda, poliambulatorio...; o) servizi per il personale...; p) stazione di disinfezione...; q) coordinamento degli
aspetti igienici ed organizzativi; r) uffici di accettazione amministrativa e di economato; s) servizi tecnico-economali...; t) servizio
mortuario; u) servizio religioso.
Gli stabilimenti ospedalieri, che dispongono deile dotazioni sopra elencate, costituiscono un ospedale generale unico da localizzare, salvo eccezioni, in misura di uno per ogni U.L.S., aggiungendo all’assetto anzidetto, ove del caso, altri eventuali reparti e
servizi che svolgono funzione multizonaie.
LA LOCALIZZAZIONE
DEGLI OSPEDALI (pag. 11)
41 - Le caratteristiche dell’ospedale generale unico fanno sì,
che la sua dimensione minima è in grado di servire di regoia non
meno di 50.000 abitanti.
Ne consegue che, di norma, un ospedale generale unico può
essere previsto soltanto per le U.L.S. con popolazione non inferiore alla soglia prima indicata.
42 - Si può derogare alla norma suesposta solo in presenza
deile situazioni sottoelencate: a) quando si verifichino contemporaneamente le condizioni, nella stessa U.L.S., di una densità territoriaie inferiore a 50 ab./Kmq. e della presenza di popolazione
residente a 500 metri ed oitre sul livello del mare in misura superiore al 50% della popolazione totale; b) quando il peso percentuale della popolazione anziana nelia U.L.S. superi quello medio
regionale e la spedalizzazione prevedibile corrisponda a quella di
una popoiazione di 50.000 abitanti con composizione per età pari
a quella media regionale: c) quando la presenza di un ospedale
generale unico, aila luce degli indirizzi del piano regionale di svi
DOCUMENTAZIONE
Ospedali valdesi e
progetto regionale
luppo, appaia opportuna al fine di contribuire al riequilibrio territoriale.
43 - Rappresenta, per contro, impedimento alla presenza nelrU.L.S. di un ospedale generale unico la esigenza di non infittire,
senza fondato motivo, le maglie delia rete ospedaliera, quando
già l'esistenza di ospedali facilmente accessibili garantisca comunque alla popolazione dell'U.L.S. l'erogazione del servizio ospedaliero.
Per la tabella 5 riportata a pagina 27, nella valli, sia Chisone
e Germanasca (zona 42) che Pellice (43) che hanno una popolazione inferiore a 50.000 abitanti non esisterebbe la necessità di un
ospedale generale unico perché nella Val Chisone e Germanasca,
pur essendo il territorio montano, la eventuale localizzazione sarebbe troppo a ridosso di un altro ospedale generale e nella vai
Pellice non esistono motivi di deroga al criterio generale.
GLI OSPEDALI VALDESI (pag. 11)
47 - Gli stabilimenti ospedalieri dipendenti dall'Ordine Mauriziano e dalla Chiesa Valdese, ancorché non considerati necessari ai fini deila definizione della rete ospedaliera regionale, vengono conservati in esercizio con gli stessi vincoli indicati per
gli ospedali sussidiari, in attesa che la Regione definisca il loro
utilizzo in accordo con gli Enti gestori.
IN PARTICOLARE (pag. 40)
Pomaretto
in attesa del concordamento tra la Regione Piemonte e la
Chiesa Valdese sui modi del possibile impiego, l'ospedale valdese
resta in funzione, conservando reparti e servizi esistenti ma senza ampliamento né di organico, né di volumi edilizi, fermi restando
i suoi 75 letti.
Si precisa, comunque, che lo stabilimento ospedaliero non viene considerato necessario ai fini deii'erogazione dell’assistenza
ospedaliera a regime riformato.
Obiettivo; entro il 1980 — definizione di convenzione con la
Chiesa Valdese.
Torre Pellice
In attesa del concordamento tra la Regione Piemonte e la
Chiesa Valdese sui modi del possibile impiego, l'ospedale valdese
resta in funzione, conservando reparti e servizi esistenti, ma senza ampliamento né di organico, né di volumi edilizi, fermi restando i suoi 78 letti. I
Si precisa, comunque, che lo stabilimento ospedaliero non
viene considerato necessario ai fini dell’erogazione dell’assistenza
ospedaliera a regime riformato.
Obiettivo: entro II 1980 — definizione di convenzione con la
Chiesa Valdese.
INTEGRAZIONE DELLE STRUTTURE
NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE (pag. 120)
Circa i criteri di scelta in base al grado di privatizzazione delle istituzioni sanitarie private, la normativa quadro della legge
istitutiva del S.S.N. prevede nei rapporti con l’area privata una
sorta di gerarchia basata più che sui caratteri giuridici della istituzione sulle finalità delle stesse, delineando schematicamente tre
tipi di istituzioni:
1) Istituzioni sanitarie riconosciute che erogano assistenza
pubblica per le quali il legislatore ha riconosciuto pienamente la
natura pubblica della assistenza erogata da tali istituzioni, in vir-^
tù delle motivazioni religiose e filantropiche ancorché giurìdicamente da classificare come private.
Rientrano in tali categorie, secondo i disposti dell’articoio 41/
833:...
— le istituzioni ospedaliere, ecclesiastiche cattoliche e acattoliche che ai sensi della legge 132/68 e 817/73 abbiano conseguito la classificazione: nella Regione Piemonte l’Ospedale Evangelico di Torino, gli Ospedali Valdesi di Pomaretto e Torre Pellice.
Tali istituzioni vengono ad essere integrate pienamente nel
servizio sanitario pubblico;
— attraverso la loro collocazione nel contesto programmatorio
sanitario regionale e zonale;
— attravèrso l’obbligatorietà di convenzioni tra U.L.S. competenti per territorio e dette istituzioni;
— attraverso la correlativa obbligatorietà della previsione di
spesa per dette convenzioni.
LE CONVENZIONI
CON GLI OSPEDALI VALDESI (pag. 189)
Poiché la convenzione è incontro di libere volontà tra due
o più parti apparirebbe contraddittorio parlare di obbligatorietà,
di cogenza a stipulare accordi convenzionali.
Come già affermato con alcune Istituzioni sanitarie riconosciute che erogano assistenza pubblica, così come regolato dall'art.
41/833 gli organi collegiali della U.L.S. debbono stipulare obbligatoriamente per legge convenzioni in conformità a schemi tipo
approvati dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della
Sanità e sentito il Consiglio Sanitario Nazionale.
Nella Regione Piemonte gli organi collegiali delle Unità Sanitarie locaii competenti per territorio dovranno quindi stipulare accordi convenzionali con
— istituti acattolici di cui all’art. 1 legge 26.11.'73, n. 817
e cioè con l’Ospedale Valdese di Torino, Toito Pellice e Pomaretto.
Va subito precisato che questo obbligo di stipula di convenzione trae ragione d’essere dalla considerazione che le predette
istituzioni sono strettamente integrate nel contesto programmatorio regionale e zonale e per ciò stesso debbono adeguarsi alle
prescrizioni del piano socio-sanitario triennale, talché oggetto della stipulanda convenzione saranno i modi, la qualità e la quantità
di prestazioni che secondo il piano sanitario regionale dette istituzioni dovranno erogare.
8
8
CRONACA DELLE VALLI
23 maggio 1980
VERSO LE ELEZIONI - PERRERO
Sono ancora molti
i problemi sul tappeto
Amministrare un comune oggi non è facile ; quando ci si mettono di mezzo anche le calamità naturali, i problemi si complicano. E’ il caso del Comune di Perrero. Poniamo
alcune domande al Sindaco uscente, Gianni Jahier.
— Quali sono stati i problemi più grossi che l’emergenza ha portato alla
ribalta?
— Le maggiori preoccupazioni sono derivate dalla frana che, nel maggio
1977, ha investito parte
dell’abitato di Perrero.
Un ponte, un’arginatura,
un muro di sostegno si ricostruiscono senza particolari difficoltà tecniche.
Viceversa, intervenire su
di un vasto movimento
franoso (più o meno un
milione di metri cubi di
terreno instabile), del quale i collassi verificatisi potevano essere manifestazione iniziale e non definitiva, implica accurati
controlli e indagini con
strumentazioni sofisticate
al fine di ottenere i dati
necessari e sufficienti per
la progettazione esecutiva.
Nel frattempo, la popolazione chiede garanzie che
non si possono dare, minaccia di ricorrere a blocchi stradali e alla magistratura, di non mandare
i bambini a scuola perché
l'edificio scolastico si trova proprio sul margine della frana...
vrebbero potuto essere impostati in modo diverso,
meno affrettato. Comunque, nel settore delle opere pubbliche, molto dipende dalla scelta del tecnico
progettista e direttore dei
lavori e dall’impresa appaltatrice.
— Dando uno sguardo
al futuro, ritieni che il
nuovo piano regolatore intercomunale che si sta
realizzando, possa essere
uno strumento in grado di
dare un serio contributo
ai problemi della montar
gna?
— Il piano regolatore dovrebbe essere un’occasione
per analizzare anzitutto le
situazioni locali e formulare proposte di risoluzione dei problemi sulla base
delle analisi che sono state fatte. Purtroppo, dovendo adeguarsi ad una rigida
normativa nazionale che
ha sempre ignorato i problemi della montagna, le
risposte rischiano di essere ancora inadeguate e insoddisfacenti, e di mortificare la buona volontà di
chi ha già pagato pesanti
oneri, e non solo di urbanizzazione, per aver deciso di non abbandonare la
propria borgata.
— Quali problemi sono
stati risolti, quali tuttora
aperti? Quali i costi?
— La Regione Piemonte
ha stanziato circa un miliardo e duecento milioni,
esclusivamente destinati
ai danni alluvionali subiti
dal Comime. Ciò ha consentito di realizzare, oltre
a costosi interventi di consolidamento del corpo di
frana mediante opere di
sostegno fondate su micropali, drenaggi, canalizzazioni per l’allontanamento delle acque, altri importanti lavori di sistemazione idrogeologica e stradale, arginature, ripristini
di acquedotti e fognature.
Quasi tutti gli interventi sono terminati. Fra qualche giorno si collauderanno i lavori di sistemazione
della frana, affidati all’Impresa SICOS di Grugliasco a seguito di appaltoconcorso per un importo
di L. 350 milioni circa. Gli
strumenti di controllo indicano che, per il momento, il movimento franoso
è stabilizzato. Sarà però
necessaria una seconda fase di lavori, dopo un periodo di osservazione di
almeno un anno.
— Q sono dei problemi che ora imposteresti in
modo diverso?
— Alcuni problemi a
— Quali sono i problemi che la futura amministrazione si troverà ad affrontare?
~ Vi è tutta una serie
di iniziative da sviluppare :
dal dibattito sul piano regolatore agli interventi previsti nel programma di attuazione (sistemazione di
strade, fognature, acquedotti, parcheggi, ecc.); dai
servizi sociali alla ristrutturazione del Municipio e
degli uffici... Soprattutto,
si deve giocare la carta dell’edilizia popolare con la
sistemazione dell’ex-albergo Regina: ci sono i finanziamenti (150 milioni di lire), e secondo me è un
test importante per verificare se la tendenza ad abbandonare il Comune è
davvero irreversibile.
— E nel settore dei servizi? Esigenze emerse, risposte date? Con quale
partecipazione?
Il settore dei servizi
socio-sanitari, a livello comunale, è tutto da costruire. Ci sono delle grosse
difficoltà, dovute essenzialmente alla estensione del
territorio e alla dispersione della popolazione. E’
già un problema trovare
qualcuno che sostituisca il
medico condotto in caso
di necessità!
Nelle assemblee pubbliche, era stata espressa la
esigenza non tanto di assistenza domiciliare o infermieristica, quanto piuttosto di posti telefonici
pubblici e di trasporti.
Recentemente, è stato
istituito — su richiesta della popolazione — un centro d’incontro nell’ex-scuola elementare di Baissa. Si
tratta di un’iniziativa interessante, da cui possono
prendere l’avvio altri servizi nella zona di Maniglia, con una base operativa locale che, a mio avviso, è indispensabile.
— Un’ultima domanda.
La costruzione della strada per Villasecca continua
ad essere un problema. E’
possibile fare il punto della situazione?
— I lavori sono stati consegnati all’Impresa Edilia
di Caselle Torinese in data 8/11/1978, iniziati con
quasi un anno di ritardo,
sospesi dopo quindici giorni (il 15/10/1979) per il
mancato spostamento della linea ENEL. Nel frattempo, l’Impresa ha presentato una relazione per
chiedere modifiche radicali al progetto per motivi
di sicurezza, impegnandosi
— in una riunione pubblica tenutasi il 1» aprile u. s.
— a riprendere i lavori il
5 maggio u. s. sulla base
di una progettazione più
adeguata alla natura del
terreno. La scadenza non
è stata rispettata, ed è facile prevedere nuove obiezioni sul piano tecnico al
progetto esecutivo del primo tratto di strada (160
metri) redatto puntualmente dal direttore dei lavori
geom. Giorgio Viglielmo.
A questo punto, il male
minore sembra essere quello della rescissione del contratto.
intervista a cura di
A. Longo
Difendere I prati
Pubblichiamo il testo di
una petizione sottascritta
da un centinaio di agricoltori al Presidente della Comunità Montana Val Chisone e Germanasca, in data 18 aprile:
« Col ritorno della stagione primaverile, ricompare il deprecato fenomeno dell’invasione dei terreni agrìcoli da parte dei turisti, con le conseguenze
ben note: minacce ai proprietari, danni alle colture, scarico di rifiuti, vuotami, immondizie. I sottoscritti sono dell’avviso che,
per la difesa dell’agricoltura e della montagna, si
debba in primo luogo prevenire e se del caso reprimere il dilagare del fenomeno lamentato, non limitandosi all’esposizione di
cartelli che vengono notoriamente ignorati.
I sottoscritti invocano
quindi provvedimenti contro tali abusi e, fiduciosi
nel Suo interessamento
ringraziano e salutano distintamente ».
PENTECOSTE '80
FESTA DELLE COMUNITÀ’ VALDESI
DEL 3° CIRCUITO
FERRERÒ - 25 MAGGIO 1980 - Caserma
Insieme oggi per
costruire il domani
Come ultimo spunto di riflessione
proponiamo questo episodio citato da
« Voce Evangelica »:
Un vecchio Rabbi chiese ai suoi discepoli: « Chi di voi saprebbe dirmi in
quale modo si possa distinguere il momento in cui la notte finisce ed inizia
il giorno? ».
«Io direi — rispose prontamente un
allievo — quando vedendo un animale
a distanza, uno sa distinguere se è una
pecora o un cane ».
«No» — rispose il Rabbi.
«Potrà essere l’inizio del giorno —
disse un altro — quando vedendo da
lontano un albero, si può dire se è un
fico o un pesco ».
«Neppure» — insistè il Rabbi.
« Ma allora — chiesero i discepoli —
quando mai si può capire quando finisce la notte ed inizia il giorno? ».
« Quarido — rispose il Rabbi — guardando in volto un uomo qualunque,
tu vedi che è tuo fratello: perché, se
non riusciamo a fare questo, qualunque sia l’ora del giorno, è sempre notte... ».
Dopo mesi di preparazione eccoci giunti agli ultimi febbrili preparativi.
* Samm^i® rSdin'f “>^cuito il dépliant con il provizi fogist^i’ I SmLf P disponibili, stand e ser
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
ore 9,00: Apertura degli stands. Visita. 1^ proiezione del film delle Corali,
ore 10,00: Culto. Predicazione a cura del Past. Alberto Taccia, Vicemoderatore,
ore 11,00: Programma delle Scuole Domenicali e
del Precatechismo. Canti e scenette,
ore 12,30: Polenta e salsiccia. Buffet.
Visita agli stands - 2“ proiezione film
delle Corali. Invito ad incontrarsi ed a
o conoscenza. Giochi per bambini
e ragazzi.
ore 15,30: Festa di canto delle Corali. Partecipazione dei trombettieri valdesi,
ore 18,00: Messaggio conclusivo della giornata.
* andranno a favore della Casa
sioteraS ^ ° ^ ° a-vviare l’allestimento di una palestra di Pi
QUALCHE CONSIGLIO D’ORDINE PRATICO
™
* S5^i?eÌnezzÌtinn^T già acquistato i biglietti (polenta sal
mo prTvfstruTrurnumerdi^ra”^^
* pSni“rclfll? v“ " *°rte,
* atelier^e'di^^animi^fn^i ® un servizio di intrattenimento con
atener e di ammazione per i ragazzi più grandi.
* allestiti oltre 30 stand. Alcuni illustrano la realtà e le attività
circuito, altri le opere sociali, altri ancora settori dt
attività della Chiesa in Italia. Sono pure presenti organismi valligiani che one
“errali'S:
* Sr ® opportuna segnaletica vi faciliteranno all’entrata
* Servizio autopullman con partenza alle ore 9 da Perosa Argentina.
* Con un cordiale arrivederci
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9
23 maggio 1980
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA
PRAMOLLO
POMARETTO AVVISI ECONOMICI
Visita a Esslingen
Itinerario di alto valore turistico. Così diceva il foglio col
programma del viaggio che la
corale di Angrogna ed un gruppo di membri della comunità ha
fatto ad Esslingen-Sulzgries, in
Germania Occidentale. E bisogna dire che la promessa è stata
mantenuta, infatti le vallate ed
i laghi della Svizzera, le cascate
del Reno a Schaffhausen, le pinete, i paesi e le chiese della Germania sono uno spettacolo difficile da dimenticare.
Ma, al di là di queste considerazioni di carattere turistico, è
forse più importante parlare dell’incontro che abbiamo avuto
con la comunità di EsslingenSulzgries che ci ha ospitati. Una
ospitalità fraterna che ci ha fatto dimenticare anche le difficoltà che le lingue differenti creavano; un po’ di francese ed un
po’ di mimica hanno fatto sì che
grossi problemi non ci siano stati. Un programma molto intenso
ci ha portati anche a Stoccarda,
dove, tra l’altro ci siamo incontrati con un gruppo di lavoratori
italiani, con i quali abbiamo avuto uno scambio di idee sui problemi dell’ emigrazione e sulle
difficoltà di inserimento in situazioni così diverse dalle nostre
qui in Italia. Ci si può chiedere
che significato possa avere per
noi un’esperienza del genere; ebbene io credo che sia stata una
cosa importante .sotto vari aspetti, non ultimo quello di aver avuto l’opportunità noi, gruppo della comunità di Angrogna, di stare insieme questi giorni, di parlarci di più, di conoscerci meglio.
E poi l’incontro con questa grande comunità in un paese dove
gli evangelici sono in maggioranza, e dove oltre al numero ci
sono anche i mezzi per fare molte cose, per noi, che a livello nazionale siamo una piccolissima
minoranza può essere motivo di
sostegno e di riflessione.
Grazie quindi di questa opportunità che ci è stata data, grazie
a chi ha preparato questo viaggio, agli amici Reinhard e Inge,
ai pastori Kuntz e Schmidt, alla
corrmnità di Esslingen-Sulzgries
ed alle famiglie che ci hanno
ospitati e, da parte italiana alTanimatore di tutto l’insieme,
Giuseppe Platone ed a chi lo ha
aiutato.
Un ringraziamento particolare
anche a Mirella Abate che ci è
stata preziosa ed instancabile interprete.
Durante il culto che ha posto
termine al nostro soggiorno a
Sulzgries il pastore Kuntz ha raccontato una favola, quella del topo Federico che, mentre tutti si
affannavano a lavorare si preoccupava di raccogliere i raggi del
sole per averli poi nelle giornate
fredde e buie. Ebbene forse anche per noi è stato un po’ così, e
ci auguriamo che questi raggi di
sole che abbiamo raccolto ci durino a lungo, almeno fino al giugno 1981, quando la comunità di
Esslingen-Sulzgries verrà a restituirci la visita. G. B.
RODORETTO
PERRERO-MANIGLIA
• Nello spazio di pochi mesi,
tre fratelli sono stati presi dalla
morte. Nel novembre scorso morì Paolina Ribet, in febbraio la
sorella Mary, ora abbiamo salutato per l’ultima volta Ribet Pietro, di anni 83. Di fronte a molte
persone convenute a testimoniare la loro simpatia, abbiamo predicato l’evartgelo della risurrezione, base e fondamento della
chiesa.
• Ricordiamo che domenica 1
giugno avrà luogo a Rodoretto il
culto. Inizio ore 9,30.
Borse di studio “L. Astengo”
Sono bandite due borse di studio valide per l’anno scolastico 1980-’81 per studenti del Ginnasio Liceo Valdese di Torre Penice intitolate alla Signora Lidia Astengo:
1“ Borsa di L. 500.000;
2“ Borsa di L. 500.000.
Le borse saranno assegnate dalla Tavola Valdese su parere della apposita Commissione giudicatrice.
Possono concorrere alle borse, indipendentemente dalla
loro confessione religiosa, studenti iscritti al Liceo Ginnasio
Valdese Pareggiato di Torre Pellice, meritevoli per profitto
ed appartenenti a famiglie di modeste condizioni economiche.
Le domande, controfirmate da un genitore, devono essere
presentate alla segreteria dell’Istituto entro il 15 giugno 1980,
corredate dallo stato di famiglia, dal certificato di studio se
il concorrente proviene da altra scuola, e da qualsiasi altro
documento ritenuto utile.
La Commissione di cui sopra è costituita;
a) dal Preside del Liceo Ginnasio predetto, che ne è
il presidente;
b) dal Preside della Scuola Media Valdese di Torre
Pellice;
c) dal Signor Giorgio Astengo.
per la Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
Nel numero 17 dell’Eco-Luce (25.4
1980), fra le notizie «dalle Chiese» e
precisamente da Genova è detto, a
proposito del concerto in chiesa, che
D. Bonhoeffer ha scritto; « Piena dedizione alla Parola, inserimento nei rapporto comunitario, molta umiltà e molta
disciplina, ecco i presupposti del cantare insieme come comunità. La musica
dev'essere dunque interamente al servizio delia Parola ».
Leggendo questa affermazione mi è
sorta spontanea un'idea che può essere
anche una modesta proposta a tutti i
coralisti.
Siamo in un periodo in cui alcune
corali delle Valli Valdesi si spostano
in diversi luoghi (Genova, Sanremo,
Napoli, Cuneo ecc, ecc.) per portarvi
il loro contributo canoro e sono senz'altro convinta che questa è una testimonianza e può diventare, nelle mani
del Signore, anche una forma di evangelizzazione. Ho cantato volentieri nelle corali e le ascolto sempre con gioia,
ma una cosa mi rimane sul cuore: il
canto dei nostri Inni in chiesa ogni domenica è veramente, come dice Bonhoeffer, un « cantare insieme come
comunità »?
Non voglio giudicare nessuna delle
nostre comunità, ma ho l'impressione
Domenica 4 maggio si sono
svolti i funerali di Alberto Beux
(Pomeano), deceduto improvvisamente all’età di 54 anni. Al padrino che viveva con lui, ai fratelli e alla sorella esprimiamo
tutta la nostra solidarietà cristiana. Ringraziamo il pastore E.
^icol che ancora una volta si è
reso disponibile, presiedendo il
funerale e un grazie di cuore anche al pastore emerito Elio Maggi che ha presieduto il culto della stessa domenica.
• È stata battezzata Barbara,
primogenita di Graziella e Nino
Bounous, nel corso del culto di
domenica 18.5, presieduto dal pastore P. Marauda. Alla bimba ed
ai genitori vadano gli auguri della comunità.
• La stessa domenica 18 la Corale si è recata a Bobbio Pellice,
accompagnata dal pastore Genre,
ha partecipato al culto con la
comunità locale che ringrazia per
l’ospitalità e nel pomeriggio si
è fermata dagli anziani ricoverati nell’Asilo Valdese di Luserna
S. Giovanni, cercando di rallegrarli un momento con il canto.
• Ricordiamo che domenica
25 maggio avrà luogo il nostro
bazar, a cui invitiamo tutti, nella sala appena rimessa a nuovo,
come pure i soprastanti alloggi.
TORRE PELLICE
Si stanno concludendo i corsi
di catechismo. Giovedì 22 avranno luogo gli esami del 1° e del
2” anno (ore 14.30 e 17), mentre
venerdì 23 alle 15 sarà la volta
del 3° anno. Ancora venerdì alle
20.30 i catecumeni di terzo anno e
i loro genitori si incontreranno
con il concistoro per stabilire il
programma per l’anno prossimo.
• Domenica 25, il culto di Pentecoste sarà presieduto dai bambini della Scuola Domenicale, che
presenteranno il lavoro svolto
durante l’anno. Parteciperanno
anche i catecumeni e il coretto.
• La corale di St. Luc-Onex
(Svizzera) terrà un concerto nel
tempio sabato 24 alle ore 21. Tutta la comunità è invitata ad intervenire.
• Il gruppo dei confermati ha
continuato ad incontrarsi nell’orario del catechismo, il giovedì
alle 19; abbiamo iniziato una serie di interviste e testimonianze
sulla vita dei movimenti giovanili nella nostra chiesa del passato,
hanno parlato delle unioni dell’ante guerra Charles Paschetto,
Riccardo Pellenc e Domenico
Abate. Vivissime testimonianze
piene di dati sconosciuti, di ricordi, di spunti. Peccato che il
numero dei presenti sia scarso,
occasioni di arricchimento perdute.
Il canto nella Chiesa
Alla cena offerta e preparata
da mariti e figli, alla quale erano invitate tutte le sorelle della
comunità di Pomaretto, sabato
10 maggio, erano presenti circa
70 persone. Il ringraziamento
sentito delle donne va a chi ha
avuto l’iniziativa, e si è impegnato nella preparazione della
cena così ben riuscita... e saporita.
La nostra speranza è di vedere
organizzati in futuro altri incontri comunitari, anche regolari,
dove donne e uomini si trovino
impegnati gli uni con gU altri,
sia nei lavori di cucina e pulizia,
sia in quelli di scambi e decisioni prese insieme, per un rilancio del senso della vita comunitaria e della nostra testimonianza all’esterno.
Sabato 10 maggio u.s. si sono
uniti in matrimonio Genre Norma di Pomaretto e Griglio Luciano di Inverso Porte, ha ufficiato il pastore Marco Ayassot.
Agli sposi che andranno ad
abitare a San Germano Ch. gli
auguri fervidi di tutta la comunità.
• Martedì 13 maggio u.s. ha
avuto luogo il fimerale del nostro fratello Clot Levy deceduto
presso l’ospedale Civile di Pinerolo all’età di anni 66. Era oriundo di Riclaretto, ed era venuto
ad abitare alla Marotera.
Alla famiglia colpita dal lutto
tutta la simpatia cristiana della
comunità.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
L’ultima serata mensile di quest’anno, organizzata dalla Commissione stabili avrà luogo sabato sera 31 c.m. nei locali della
ex Scuola Materna.
Dopo ima cena comunitaria il
coretto locale offrirà al pubblico
un simpatico concerto. La comunità è cordialmente invitata ad
intervenire. Per la cena, che
avrà luogo alle ore 19, prenotarsi
al più presto presso i membri
della Commissione Stabili oppure presso il pastore.
• Si ricorda che il 5“ incontro
di studio biblico a Pamolasco
(Bibiana) non avrà luogo l’ultima domenica di maggio, ma domenica 1° giugno alle ore 15.
Il testo, introdotto dal past.
Taccia sarà Atti 4: 32-36, 5: 1-11:
La vita della comunità e l’uso
dei beni.
APPUNTAMENTI
OPINIONI
che, se mi è concesso dirlo, il nostro
sia talora un pio lamento piuttosto che
un « cantare Insieme come comunità »;
da parte nostra e per chi eventualmente varca la soglia dei nostri templi,
mi pare che questa sia una testimonianza un po’ deprimente, se pure ancora
testimonianza essa è.
Perciò vorrei proporre semplicemente a tutti i coralisti che ci offrono cori
e concerti validi, quando vengono al
culto la domenica mattina (e spero lo
facciano spesso) di sedersi possibilmente non al quattro angoli della chiesa, ma piuttosto raggruppati nel luogo
più favorevole all'acustica e di formare cosi un gruppo che, senza aver nulla di ufficiale, potrebbe aiutare il canto dei nostri inni e, tenendo il tempo
giusto, trascinare, se così si può dire, gli
altri fratelli onde il canto di tutti sia
veramente il canto comunitario di cui
parla Bonhoeffer. È una semplice proposta pratica che non richiede molto
sforzo: i coralisti vogliono provare a
rendere questo piccolo servizio alla loro comunità? Credo che le lodi del Signore si debbano cantare ogni domenica e non soltanto nelle grandi occasioni.
Elsa Rostan, Pinerolo
Convegno FGEI-Valli
La PGEI-Valli organizza per sabato_31 maggio _e domenica
1” giugno un Convegno su « La dimensione collettiva della fede ». Il Convegno avrà luogo presso i locali della Chiesa di
Villar Perosa. Inizio alle ore 16 di sabato 31 maggio, con una
relazione introduttiva di Samuele Bernardini.
Società di Studi Valdesi
La S.S.V. organizza una tavola rotonda sul tema « La storia
valdese a fumetti? ». Presentazione del volume edito dalla Claudiana Fra del Tomo non deve cadere e dibattito su questo
tentativo moderno di presentare la storia. Tutti sono invitati
Sabato 31 maggio alle ore 20.45 nella Casa Unionista della chiesa di Torre Pellice.
Viaggio in Germania
Il 26 e 27 settembre si terrà a Walldorf (Hessen) il Waldensertag, riunione annuale di tutti i valdesi di Germania.
Per l’occasione la Società di Studi Valdesi organica un
viaggio in (jermania con visita ai villaggi valdesi del Württemberg secondo il seguente programma di massima;
26 settembre: partenza da Torre Pellice, in autobus
27-28 settembre: partecipazione alle manifestazioni del Waiden
scrtSig)
29-30 settembre: visita ai villaggi valdesi del Württemberg;
r ottobre, rientro alle Valli.
Per i giorni 27 e 28 i visitatori saranno ospiti della colonia
valdese di Walldorf, Nel Württemberg è previsto il pernottamento in una foresteria della Foresta Nera.
Per poter provvedere all’alloggio presso le famiglie di Walldorf è necessario inviare l’elenco dei partecipati entro il
15 giugno prossimo, per cui dovremo chiudere le iscrizioni entro il 10 giugno.
La quota di partecipazione è fissata in L. 90.000 a persona
(salvo variazioni in più o in meno a seconda dell’oscillazione
del cambio lira-marco) ed è comprensiva del viaggio, del pernottamento e vitto nel Württemberg. È a carico dei partecipanti il vitto dei giorni di viaggio (che può anche essere al
s&cco)<
I posti sono limitati alla capienza del pullman che è di 54.
Le iscrizioni, entro il 10 giugno, con versamento di un acconto di L. 20.000, si ricevono presso il Dr. Enrico Gardiol o
alla Società di Studi Valdesi (G. Tourn, O. Coisson, L. Barbiani).
Per esigenze di fatturazione chi invia
un annuncio (economico, mortuario,
ecc.) è pregato di indicare il n. di codice fiscale personale, della chiesa,
dell'azienda, a cui la fattura va Intestata.
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0182/49079 Laigueglia.
RINGRAZIAMENTO
I fratelli del compianto
Alberto Beux
ringraziano i medici curanti, i sanitari
dell’Ospedale Civile e i vicini di casa
di Pomeano olle ‘hanno dimostrato la
loro solidarietà nel momento del dolore.
Pramollo, 4 maggio 1980
RINGRAZIAMENTO
La moglie e ì figli di
Francesco Genre
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro lutto.
In particolare il Dott. T. Peyrot.
tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto e tutte le Associazioni intervenute.
Pomaretto, 30 aprile 1980
RINGRAZIAMENTO
La famìglia del compianto
Giacomo Bounous
vivamente commossa dalla dimostrazione di affetto esternata in occasione
della repentina scomparsa del suo caro
e durante il funerale, ringrazia sentitamente tutti coloro i quali con scritti
e presenza le sono stati vicini in questa dolorosa circostanza. In particolare
ringrazia gli inquilini della casa per
la somma che sarà devoluta all’ospedale
di Pomaretto. Un grazie anche al Pastore di Perrero sig. Paolo Ribet ed al
medico curante Dott. Teodoro Peyrot.
Perosa Argentina, maggio 1980
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Micol, riconoscente ringrazia tutte le persone che sì sono unite al suo dolore nella dipartenza della
mamma
Margherita Kerbaker
ved. Micol
Torre Pellice, 16 maggio 1980
COMUNITÀ' MONTANA VAL PELLICE
SERVIZIO
GUARDIA MEDICA
notturna - prefestiva - festiva
— dal sabato pre, 14 al lunedi ore 8
— dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle ore 8
del giorno successivo presso l'OSPEDALE MAURIZIANO - Luserna San
Giovanni - TEL. 90884
— nella notte dei giorni feriali, dalle
ore 20 alle ore 8 (escluso sabato, domenica e vigilia dei festivi) presso
l'OSPEDALE VALDESE - Torre Pellice TEL. 932433.
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festivo e notturno
Domenica 25 maggio
Torre Pellice : FARMACIA MUSTON
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Dal 19 maggio al 2 giugno fa farmacia Internazionale è chiusa per ferie.
Domenica 25 maggio
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PRETI - Via Inversegnì - Luserna Alta
— Tel. 909060
CHIUSURE INFRASETTIMANALI
A Luserna San Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì chiusa la farmacia Vasario.
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Torre Pellice: Tel. 90118 - 91273
Domenica 25 maggio
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice: Tel. 91365 - 91300
Luserna S. G.: Tel. 90884 - 90205
COMUNITÀ' MONTANA
VAL CHISONE - GERMANASCA
FARMACIE DI TURNO
Domenica 25 maggio
Farmacie di PERERRO e S. GERMANO
AUTOAMBULANZA
Croce Verde di Porte - Tel. 74197
Croce Verde di Perosa - Tel. 81000
Hanno collaborato a questo
numero; Giampiero Bertalot
Ivana Costabel, Dino Gardiol,
Luigi Marchetti, Edi Morini,
Paolo Ribet, Franco Taglierò,
Alba Jazeolla Kovacs
10
10.
23 maggio 1980
UNA CHIESA SOTTO LA CROCE
TAIWAN: pesante giro di vite
Il 24 aprile 1980 è stato arrestato il pastore C. M. Kao, Segretario iGenerale della Chiesa
Presbiteriana di Taiwan. E’ accusato di aver ospitato a casa sua
un uomo ricercato dalle autorità
dopo i fatti successi a Kaohsiung
il 10 dicembre scorso. Quel giorno, 30.000 persone, in disaccordo con la politica del governo,
raggruppate intorno alla rivista
critica « Formosa », avevano organizzato una manifestazione pacifica in favore dei diritti dell’uomo a Taiwan, Erano successe
provocazioni ed incidenti. La reazione del governo di Chiang
Ching-kuo, figlio del defunto
Chiang Kai-shék, è stata immediata ; sono state arrestate 61
persone. Ora apprendiamo dal
Bollettino SOEPI del CBC .che 8
di queste persone sono state recentemente condannate, da un
tribunale militare di Taipei, a
pene che vanno dai 12 anni di
reclusione fino all’ergastolo. Sono accusate di aver voluto fomentare un colpo di stato contro
il governo. Le altre persone arrestate sono in corso di processo
davanti a tribunali civili.
Una repressione
di lunga data
Queste drammatiche notizie
non fanno che confermare il clima di repressione che vige attualmente nell’isola di Formosa.
In due precedenti articoli apparsi su questo giornale (n. 45 del
9/ll/’79 e n. 6 dell’8/2/’80) avevamo dato notizia della repressione che si era abbattuta sulla
Chiesa Presbiteriana, in particolare nei confronti del suo Segretario Generale, pastore CM.
Kao, ora tratto in arresto. Il clima di intimidazione era cominciato il 6 aprile 1975, il giorno
stesso della morte di Chiang
Kai-shek, con la confisca, da parte del governo, delle traduzioni
della Bibbia in lingua taiwanese, allo scopo di imporre la lingua cinese (mandarino). Il Sinodo della Chiesa Presbiteriana,
nel 1977, aveva pubblicato la
« Dichiarazione sui diritti dell’uomo » alla quale il governo aveva
reagito confiscando il settimanale della Chiesa e bloccando la
corrispondenza e i telefoni degli
uffici della Chiesa. Infine, durante l’ultimo Sinodo (1979) violenti attacchi erano stati lanciati
contro il pastore C.M. Kao al
fine di impedirne la rielezione a
segretario generale. Il tentativo
era però fallito e CM. Kao era
stato rieletto a stragrande maggioranza.
Il Segretario Generale del
CEC, Philip Potter, ha mandato
al capo di stato di Taiwan,
Chiang Ching-kuo, un telegramma di protesta in cui chiede
«l’immediato rilascio» del past.
Kao per il quale «i cristiani di
tutto il mondo hanno una grande stima ».
Ma cosa c’è aU’origme di
questa catena repressiva? Il problema è che, 30 anni dopo la vittoria comimista sul Kuomintang
e la creazione della Cina Popolare, Taiwan continua a considerarsi come l’unica Repubblica di
Cina e non ha rinunciato ad aiutare i 700 milioni di cinesi continentali a « Scuotere il giogo della
tirannia comunista e a ritrovare
la libertà », secondo quanto dice
la propaganda del governo dell’isola. Ora però, il potere a Formosa è in mano a circa due milioni di Cinesi (ex continentali)
arrivati nell’isola nel 1949, dopo
la vittoria comunista sul continente, mentre il resto della popolazione — 15 milioni circa —
è formato da Taiwanesi, immigrati dalla provincia di Fu-kien.
I Cinesi, eredi del Kuomintang
di Chiang Kai-shek, non si sono
ancora rassegnati ad accettare
la realtà della Repubblica Popolare Cinese e sognano di riconquistare il continente.
Richiesta di
indipendenza
Occorre dire che, per anni,
questo sogno è stato alimentato da tutte le grandi potenze
occidentali che negavano il rico
TORINO
Qualcuno vola tuttora
sul nido del cuculo
Un recente articolo su ’La
Stampa’ conteneva l’ailermazione che riportiamo qui sotto in
corsivo a cui ha reagito l’Associazione Italiana Donne Medico
con il comunicato stampa che
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcelia Gay, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronei, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffi, Liiiana Viglieimo.
Editore: AlP, Associazione informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Teiefono 011/655.278 - c.e.p. 327106
intestato a « L'Eco deiie Valli •
La Luce ».
Redazione Valli : Via Arnaud, 25 10066 Torre Peilice.
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Una copia L. 300, arretrata L. 500.
Cambio di indirizzo L. 200.
Pubbliciti : prezzo a modulo ( mm
41x40) L. 7.000 più I.V.A.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna ; mortuari
220 . doni 80 - economici 150 per
parola.
Fonde di solidarieti ccp 11234101
intestato a « La Luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»; Autor. Tribunale di
Pinerolo'N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi » : Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Peilice (Torino)
pubblichiamo. Una presa di posizione simile è stata espressa
a Torino da diversi psichiatri
delle équipes territoriali.
« £ lecito pensare che alcuni
criminali, come Gary Gilmann,
l’ultimo giustiziato negli Stati
Uniti, siano soggetti ad attacchi
di iperattività (epilessia) di questa piccola zona del cervello.
È un peccato che vi siano così
tanti pregiudizi nell’opinione
pubblica, per la psicochirurgia.
Dobbiamo prendere in seria considerazione la possibilità di distruggere qualche piccola parte
sicuramente malata del cervello
per eliminare comportamenti pericolosi ».
La sezione piemontese dell’Associazione Italiana Donne Medico (A.I.D.M.) esprime la sua
gravissima preoccupazione per
l’articolo comparso su « La Stampa» di domenica 4.5.1980 dal titolo « La psicochirurgia può cancellare le parti pericolose del cervello » a firma del prof. Straba
F. G. e in particolare per le personali considerazioni espresse
dall’autore in 4- colonna.
Riteniamo infatti che il primo
dovere di ogni medico e di ogni
essere umano debba essere quello di difendere, senza eccezioni
di sorta, l’integrità e l’individualità di ciascimo. Ci dichiariamo
pertanto contrarie non solo alla
psicochirurgia, ma anche ad un
certo impiego della psicofarmacologia e ad ogni manipolazione
comunque effettuata sulla psiche
umana.
La presidente dell’A.I.D.M.
Jolanda Valerio De Carli
noscimento politico alla Cina
comunista e fino a pochi anni fa
è stata la Cina di Formosa a
rappresentare tutta la Cina alrONU. Perciò, quando anche gli
Stati Uniti, negli ultimi anni,
hanno normalizzato i rapporti
con Pechino, mollando di fatto
il tradizionale alleato, il governo di Taiwan si è sentito tradito e, trovandosi isolato sul piano internazionale, ha cominciato a restringere gli spazi democratici anche all’interno, temendo un complotto comunista. Da
parte sua, Pechino non ha mai
nascosto di considerare l’isola di
Formosa come parte integrante
della Cina. Ma i Taiwanesi, che
costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione dell’isola e che sono i veri abitanti
di Formosa, non sono animati
da queste idee revansclste e vogliono semplicemente l’indipendenza di Formosa rispetto al
continente, qualunque sia il regime vigente a Pechino.
A quanto sembra, comunque,
nessuno di loro è favorevole al
comunismo, ma ciò non implica
che siano d’accordo con l’attuale politica del governo di Taiwàn.
Invece, il governo è convinto di
avere dietro di sé la maggioranza del popolo, anche se la gente
non esprime facilmente le sue
idee politiche per paura dello
spionaggio di una polizia onnipresente.
Atti vergognosi e
vili giustificazioni
Fra le persone arrestate e condannate dal tribunale militare,
vi è anche un eminente giurista,
Yao Chia-wen, professore a Taipei, membro di diverse organizzazioni internazionali di giuristi
e noto a Taiwan come uomo
profondamente rispettoso delle
leggi e della costituzione del proprio paese. L’unica « colpa » di
Yao Chia-wen è di aver sempre
aiutato la gente a conoscere i
propri diritti e ad esprimere democraticamente la propria opinione, secondo la costituzione.
Per questa sua integrità morale
e giuridica, aveva perfino condannato alcuni eccessi della manifestazione del 10 dicembre a
Kaohsiung. E’ stato arrestato il
13 dicembre, uscendo di casa,
senza aver avuto la possibilità
di avvertire sua moglie. Da allora, due poliziotti stazionano
permanentemente davanti a casa sua, controllando ogni visitatore. Durante la detenzione, Yao
Chia-wen è stato costretto, con
pressioni psichiche e fisiche, a
firmare una confessione, cost come tutti gli altri arrestati. E’
stato condannato a 12 anni di
detenzione.
Recentemente, durante un colloquio con rappresentanti di
Chiese europee, il segretario generale del Comitato Centrale del
Kuomintang, Tsiang Yen-si, rispondendo a precise domande
sul rispettò dei diritti dell’uomo
a Taiwan, ha detto che gli Occidentali davano troppa importanza a questo problema e che,
in Asia, sono più importanti i
rapporti umani all’interno della
collettività. Secondo lui, non ci
si può preoccupare dell’individuo quando resistenza della collettività è in pericolo. Ha dichiarato che la sicurezza dello Stato
e il bene collettivo si situano al
di sopra dei diritti dell’uomo.
Come si vede, l’attuale politica del governo di Taiwan è molto preoccupante e ci si chiede
come esso speri di trovare appoggio a livello internazionale
proseguendo su questa strada.
.Tean-Jacques Peyronei
LA QUESTIONE DEGLI EUROMISSILI
Parità o supremazia?
L'Unione Sovietica ha ragione:
gli euromissili alterano a vantaggio degli USA e della Nato
requilibrio atomico globale sancito dai trattati SALT IL Gli Stati Uniti e la Nato hanno ragione;
le nuove armi strategiche sovietiche, sia pure di portata limitata, mettono l'Europa occidentale in condizioni inaccettabili di
inferiorità politica e militare.
Questo è, a mio modesto avviso, nonostante l’apparente contraddizione, l’unico modo corretto, equo ed onesto di porre
i termini del « contenzioso »
strategico delle forze contrapposte in Europa.
Da questa premessa è evidente allora come la qualità e la
quantità delle armi strategiche
in Europa acquistino un’importanza primaria.
Sappiamo tutto sugli SS20 sovietici: gittata (5000 km.), carico utile (tre testate da 150 Kilotoni ciascuna), indice di errore
(400 metri), numero di quelli già
collocati (60-80); molto meno sui
Cruise e sui Pershing 2; sono ordigni certamente non inferiori,
anzi...; anche ammettendo, in
ogni caso, una sostanziale parità
qualitativa, resta il fattore quantità.
Il ritornello conclusivo dei
mass-media Nato non mi ha mai
convinto: « ...dunque occorre
piazzare 464 Cruise e 108 Pershing 2 per un totale di 572... ».
Perché? Facciamo i conti: l’URSS
produce 60-80 SS20 l’anno e per
il 1983, fissato dalla Nato per la
messa in opera delle proprie' armi sul teatro europeo, il totale
degli SS20 — tenendo presente
che esso riguarda l’intero territorio dell’Unione Sovietica e non
soltanto la parte europea! — sarà di 240, che con i 60-80 già collocati fa 300-320. Perché allora
572? Si tratta quasi del doppio!
(Ed ho lasciato da parte l’assai
probabile superiorità di precisione, occultamento e carico delle armi americane!) Vuole la Nato veramente ristabilire l’equili
brio — il che è giusto — o preferisce piuttosto conseguire la
superiorità strategica in Europa?
« ...bisogna trattare con i Sovietici da posizioni di forza... »,
« ...dobbiamo costringere la Russia a venire a patti mostrandole
una forza militare e politica superiore alla sua... »; sono le autorevoli dichiarazioni rispettivamente del comandante supremo
della Nato generale Rogers (quello del Vietnam) e del portavoce
ufficiale del ministero della difesa USA: farneticanti, prima ancora che politicamente sterili, esse confermano, purtroppo, la
veridicità della mia asserzione!
Rivendicare, a questo punto, una
politica di distensione che esalti
il ruolo dei Paesi non allineati
e l’autonomia policentrica delle
nazioni, in alternativa ed anche
in eontrapposizione alla logica
delle due superpotenze, è, senza
dubbio, giusto, ma inutile e devianle se elude il problema del
conseguimento di una reale parità strategica tra le maggiori
potenze, e non solo a livello europeo, che resta il fine primario
da realizzare!
Il non-allineamento, inoltre,
non va tanto rilanciato, quanto
piuttosto, a mio avviso, fondato
ex novo, non essendo mai riuscito, in fondo, ad esprimere una
concreta azione solidale in favore dei propri aderenti; finendo
con l’allinearsi, suo malgrado, o
col chiudersi in uno sterile isolazionismo nazionalistico!
Quanto ai rapporti fra le maggiori potenze, prendere a modello di politica distensiva gli anni
50, con i viaggi di Bulganin e
Krusciov, come fanno alcuni
esponenti comunisti italiani (Beffa ad es.), oltre che inutile, perché volto al passato, mi sembra
grottesco, poiché in quegli anni,
come nei successivi, gli Stati Socialisti erano condannati ad un
ruolo subalterno, mentre l’Occidente faceva il bello e il brutto
tempo nel mondo!...
Adamo Donini
La crisi
del sogno
americano
(segue da pag. 1)
Abbiamo notato come la gente
di quella classe educa i propri
figli. Devono essere i primi della
classe, devono vincere la partita
di tennis, devono andare a lavorare d’estate e devono andare in
chiesa la domenica (e c’erano
tutti in chiesa la domenica!). A
17 anni i figli vanno fuori di casa e i genitori non esercitano
più su di loro alcuna pressione,
ma ormai sono formati. Si tratta semplicemente dell’ideologia
del successo, del sogno americano? Non credo: secondo me si
tratta dell’idea molto protestante del dovere, dell’etica del lavoro. È chiaro che frange importanti della società americana rifiutano questa etica del lavoro.
Ma almeno per la parte protestante, che è la maggioranza degli Stati Uniti, ciò che è in crisi
sembra essere non tanto l’etica
protestante quanto il rapporto
tra l’etica protestante e un determinato modelio di società.
Ma chi ha detto che quel modello sia runico possibile? Una cosa
comunque mi sembra indiscutibile: ovunque si vada, a partire
dall’etica protestante non si torna indietro, si va avanti.
Reazioni
al raid in Iran
— Eravate negli Stati Uniti ai
tempo del raid in Iran. Quali
reazioni avete registrato nei diversi ambienti con cui siete venuti a contatto?
— La reazione generale era di
sbigottimento e in alcuni casi
anche di scoraggiamento. L’impressione di molti era di un fallimento insieme tecnico e morale. Le persone più chiuse mettevano maggiormente l’accento sul
fallimento tecnico: perché mai a
Entebbe e a Mogadiscio l’operazione è riuscita e in questo caso
col nostro altissimo livello tecnico non è riuscita? Per tutto
l’ambiente evangelico che noi
abbiamo frequentato in quei
giorni, la sensazione era invece
di un fallimento morale. Più
complessa la reazione dei politici. Sono stato colpito nel sentire
alla televisione — la sera stessa
dell’annuncio — i candidati Reagan e Ted Kennedy usare parole assai simili nell’esprimere il
loro lealismo patriottico. Mentre il nuovo candidato Anderson,
che rappresenta la borghesia illuminata e progressista, ha detto una frase che cito a memoria: « Io mi domando se questo
era il modo e il tempo». Un intervento quindi notevolmente
critico.
— E la reazione delle chiese?
— Devo dire che le grandi denominazioni protestanti avevano
già da tempo una posizione moralmente molto bella su questo
punto. Alcuni giorni prima della spedizione americana c’era
stata a Indianapolis la Conferenza della Chiesa metodista, un
grosso sinodo con 700-800 delegati, che aveva espresso una dichiarazione molto bella in cui
chiedeva al presidente degli Stati Uniti la rinuncia a qualsiasi
azione di forza in Iran. E poche
ore dopo il comunicato presidenziale il moderatore dell’Assemblea generale presbiteriana ha
emesso la dichiarazione molto
decisa che la Luce ha pubblicato
sul nurnero scorso. Credo sia
giusto dire che dichiarazioni di
questo tipo non hanno un carattere eccezionale.
Per questo credo di poter dire
che il fallimento della missione
di soccorso nell’Iran nell’area più
conservatrice del paese può dar
luogo ad una specie di meccanismo fatto per metà di autolesionismo e per metà di sete di rivalsa. Ma può anche essere un
anello in una difficile catena di
autocritiche che a mio avviso la
parte migliore della società e
della cristianità americana ha
imboccato per lo meno dai tempi di Martin Luther King.
Intervista a cura di
Franco Giamp'cco’i