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Anno XCVII - N. 13-14
Una copia lire 50
ECO
»ELLE YALLT VALPESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORBE FELLICB
Sellimanale
della Chiesa Valdese
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.500 per Tinterno
L. 3.500 per l’estero
Spedizione in abbonamento postale - I Gruppo Hs
Cambio di indirizzo Lire 50
TORRE PELLICK — 7 Aprile 1967
Ammin. Claudiana Torre PeUice . C.C.P. 2-17557
LA NUOVA ENCICLICA SOCIALE DI PAOLO VI
Quando la Chiesa
buona ultima
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giunge
Il testo tieirultima enciclica sociale di
Paolo VI, « Populorum progression, ci giunge troppo a ridosso dell’impaginazione di
questo n‘» del settimanale, per permetterci
un’analisi approfondita e una valutazione
data con un certo distacco. Ci limitiamo
dunque coscientemente a un primo approccio, riservandoci di approfondire il discorso.
Una nota preliminare pare imporsi: dobbiamo registrare il provincialismo della stampa italiana, quella ’indipendente’ quasi più
di quella cattolica, che orchestra un tale coro
per questa enciclica (come altra volta, ad
esempio, per il discorso di Paolo VI alle Nazioni Unite), e nota appena, quale fatto di
cronaca senza significanza, un avvenimento
ecclesiastico socialmente e politicamente rilevante come la conferenza ecumenica
« Chiesa e Società n tenutasi a Ginevra nel
luglio scorso. Non intendiamo sminuire a
priori il valore dell’ultimo documento pontificio. nè sottovalutiamo la portata che questa dichiarazione ’autocratica’ avrà fra i cinquecento milioni di cattolici; ma non ci sembra di mancare a una elementare oggettività
se notiamo che, da un punto di vista contenutistico, i risultati di quella conferenza ginevrina hanno un valore ben più preciso e
vasto.
Detto questo, com’è costruita l’enciclica?
« Le Monde » ha notato giustamente che
«. non e un documento omogeneo »; vi è
condensato per sommi capi in forma ’pastorale’, un abbozzo di dottrina sociale cattolica
debitamente aggiornata alla luce della revisione affermatasi in sede di Concilio. Troviamo qui prolungate le linee di vari documenti conciliari, in particolare de <c La Chiesa nel mondo contemporaneo », in una for• mulazione <( spirante di amore cristiano »,
' come lo stesso pontefice ha annotato, frutto
di una lunga elaborazione; il continuo bilanciarsi — salvo poche eccezioni — di affermazioni complementari, più che da ascriversi a sforzo di compromesso, si spiega con
l’acuto senso storico e prospettico sempre dimostrato dalla Chiesa di Roma e con la sua
capacità, anzi ’vocazione’ sintetizzatrice e integrai rice
Dopo un preambolo non peregrino, in cui
si afferma che la questione sociale « ha acquistato dimensione mondiale » e si presta
orecchio al « grido di angoscia » che « i popoli della fame » levano di fronte ai <t popoli
deU'opulenzu », l'enciclica si divide in due
grandi parti: la prima, «Per uno sviluppo
integrale deU’uorno », culmina nella conclusione « Verso un umanesimo plenario » con
un esplicito riferimento aU’urnanesimo integrale di Maritain; la seconda, « Verso lo sviluppo solidale daU’umanità ». porta alla conclusione che « Lo sviluppo è il nuovo nome
della pace » (la distinzione dei problenii fra
queste due parti è abbastanza artificiosa);
I’encielica si conclude con un ampio « appello finale ». secondo i cerchi concentrici
cui siamo ormai abituati (ma non accettiamo il centro che tali cerchi implicano): i fagli cattolici, 1 fratelli da Noi separati, i credenti non cristiani, gli uomini di buona volontà.
La stampa ha notato e sottolineato le « no.
vita ». gli aggiornamenti deH’etica sociale
romana che si esprimono in questo documento; , , .
1) una nella condanna del colonia
¡ielle iiiislre Comunità,
nei pmimi |¡urni...
— a FIRENZE, domenica 9 aprile,
Convegno dei Consigli di Chiesa della
Toscana, presieduto dal Moderatore
— a VENEZIA, domenica 9 aprile,
alle 16, nella sala del Palazzo Gayagnis, in occasione del cnetenano della
costituzione ufficiale della comunità
valdese nella città, p. Giovanni Paolo
Gnudi, domenicano, terrà una conferenza su : « Pagine di storia protestante italiana dell’Ottocento; i
si di vita valdese a Venezia (die. 1866apr. 1867) ».
— a PRAROSTINO, POMARETTO
e RORA’, sabato 8 aprile convegni di
zona organizzati dal Gruppo Valli
della F.U.V. su ; « Risultati e prospettive deH’inchiesta sulla lettura della
Bibbia», inchiesta che quasi tutte le
Unioni deile Valli hanno condotto nei
mesi scorsi. Il 23-23 aprile, al Castagneto di Villar Pellice, l’annuale convegno di primavera avrà per tema;
« Metodi di lettura della Bibbia ».
— a ROMA, presso la Facoltà Valdese di Teologia si terrà dal 6 al 13
aprile il 2" corso di aggiornamento par
stonale, cui parteciperà im gruppo di
pastori idi chiese evangeliche italiane.
lismo, pur notando con ragione gli elementi
positivi della colonizzazione; il riconoscimento di certe corresponsabilità della missione
cristiana; una messa in guardia di fronte al
neocolonialismo.
2) Una ribadita messa in discussione del
diritto assoluto di proprietà (« la proprietà
privata non costituisce per alcuno un diritto
incondizionato e assoluto »); l’affermazione
che una qualche pianificazione deve imbrigliare « il libero capriccio degli uomini » e
« le speculazioni egoiste »; un giudizio pesante sul capitalismo liberale, per cui sulla
feconda industrializzazione « si è malaugiiratamente instaurato un sistema che considerava il profitto come motore essenziale del
progresso economico^ la concorrenza come
legge suprema delVeconomia^ la proprietà
privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto ». Tuttavia, « la tecnocrazia di
domani può essere fonte di mali non meno
temibili che il liberalismo di ieri ».
3) Un netto rifiuto della rivoluzione:
« Vinsurrezione rivoluzionaria è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri,
provoca nuove rovine ». A evitare tale calamità s’impone uno sforzo massiccio e concorde di alfabetizzazione, di formazione professionale, ecc.
4) Un accenno realistico al problema
demografico, per cui « è certo che i poteri
pubblici, nell’ambito della loro competenza,
possono intervenire, mediante la diffusione
di una appropriata informazione, e l’adozione di misure opportune, purché siano conformi alle esigenze della legge morale e rispettose della giusta libertà della coppia (...)
Spetta in ultima istanza ai genitori di decidere, in piena cognizione di causa, sul numero dei loro figli, prendendo la loro responsabilità davanti a Dio, davanti a se stessi, davanti ai fgli che già hanno messo al
mondo, e davanti alla comunità alla quale
appartengono, seguendo i dettami della loro
coscienza illiiminaia dalla legge di Dio, autenticamente interpretata, e sorretta dalla fiducia in Lui ».
Questo accenno ha suscitato particolare
scalpore, ha fatto dire a certi nostri giornalisti che in tal modo « la Chiesa è più avanzata della legislazione dello Stato italiano »
(il che è forse vero, oggi, ma non bisogna dimenticare chi l’ha frenata e indirizzata fino a ieri); ha riempito di soddisfazione il ministro della sanità, Mariotti, che
ha annunciato : « l’enciclica apre un discorso
che già lo Stato italiano è pronto a portare
avanti sul piano scientifico, legislativo, morale e sociale » (è stalo però necessario attendere l’augusta parola — su cui ha premuto
un settore consistente dell’opinione pubblica
cattolica mondiale); il dr. Sen, direttore generale della F.A.O., ha dichiarato che questo
paragrafo, « anche se è aperto a varie interpretazioni, è di primaria importanza nel contesto del problema ». A noi pare tuttavia che
qpeste parole pontificie non siano cosi rivoluzionarie, nel fondo ; le affermazioni finali,
e specialmente quella legge di Dio « autenticamente interpretata » relativizzano fortemente il riconoscimento del diritto di scelta
continua
IN OTTAVA PAGINA
....................................................................ut....unni......
...............................
...........................................mi
Nuovi Tempi, il settimanale
del protestantesimo italiano
ROMA (nt) - Giovedì 6 aprile uscirà il primo numero di «Nuovi Tempi », il settimanale che le chiese italiane pubblicano in comune secondo
la decisione del Congresso EvangeUco
di Roma del maggio 1965. Sarà la prima grande azione comune del protestantesimo italiano. In modo particolare la nuova pubblicazione è sostenuta dalla Chiesa Metodista, dalla
Chiesa Evangelica Valdese e dalTOpera delle Chiese Evangeliche Battiste
d’Italia.
« Il nuovo tempo è il tempo del Signore che viene ». Così l’editoriale del
primo numero spiega la testata. «Gesù Cristo non è un Signore lontano...;
Egli è presente in mezzo agli avvenimenti perchè appunto in essi ci viene
incontro ». A causa della presenza di
Gesù Cristo in mezzo agli avvenimenti umani, un giornale cristiano non
può evitare di occuparsi della realta
quotidiana e del fatto poUtico. Infine,
conclude l’editoriale, « Nuovi Tempi
sarà un giornale cristiano ma non ecclesiastico; non rappresenterà un
punto di vista ufficiale ». « Per le nostre scelte politiche, confessionali o
ecumeniche non vogliamo conoscere
altra autorità che quella di Gesù Cristo come si esprime nella parola bibUca ; ad essa vogUamo richiamare noi
stessi, le chiese evangeliche in Italia,
le chiese cristiane in tutto il mondo
e i cristiani di altre confessioni ».
Nel primo numero «Nuovi Tempi»
presenterà un ampio servizio sui la
vori preparatori sulla costituzione del
la Federazione delle chiese evangeli
che in Italia. Una larga parte del set
timanale è dedicata aUe informazioni
delle chiese evangeliche in Italia, alle
chiese cristiane in tutto il mondo e a
un commento suU’attualità politica.
Dopo un lungo tempo dì preparazio
Decennale trombettieri valdesi
Coloro che desiderano partecipare al decennale dei trombettieri valdesi a Villar Perosa, nel pomeriggio di domenica 16 aprile,
si iscrivano immediatamente presso il past.
E. Geymet o presso i propri pastori.
ni e trattative, con « Nuovi Tempi »
il protestantesimo italiano entra decisamente nella fase delle realizzazioni comuni.
.Abbonamento di propaganda per i mesi
di aprile e maggio: L. 500 (estero L. 650).
Abbonamento fino a dicembre: L. 2.500
(estero L. 3.500).
Un numero: L. 70.
Versamenti sul c.c.p. 1/51916, Via Marianna Dionigi 57, Roma.
L'ETÀ' POST-CONCILIARE
Dalla Controriforma
alla Controrivoluzione
Nei cap. V de « La nuova cattolicità del Catlolicesimo », dedicato a « La
Chiesa e il mondo », il prof. V. Subilia analizza quattro documenti relativi al
nuovo atteggiamento che il Cattolicesimo ha assunto nei confronti del mondo,
votati neU’ultima .sessione conciliare: La Chiesa nel mondo conte,ipporaneo. L’apostolato dei laici, L’attività missionaria della Chiesa, L’atiteggiamenlo della Chiesa
verso le religioni non cristiane. L’autore documenta che la « rit/resa » conciliare è
stata in realtà lungamente preparata e maturata negli ultimi decenni.
Questa impressionante ripresa di vitalità è del resto documentata
ampiamente nei Decreti che dobbiamo ora analizzare e che contengono
delle pagine grandi, nuove non soltanto nel linguaggio, ma nel contenuto,
nell’orientamento. Si è registrato con piena consapevolezza, con fervido
senso di responsabilità, lo stato di rottura fra la Chiesa e il mondo, il
fenomeno della scristianizzazione, e dal lamento, dall’accusa, dalla nostalgia
del passato, che non potevano essere creatori di storia, si è passati con
indomabile decisione all’intervento attivo. Se non fosse fuori luogo in
questo contesto la terminologia militare, si sarebbe tentati di dire; si è
passati alla controffensiva, mettendo in atto tutti i mezzi suggeriti da una
strategia dai grandi orizzonti e dalle grandi possibilità. Di fronte ai fermenti sorti nel xvi secolo, che rivelavano un dinamismo generatore di
un nuovo mondo, il Cattolicesimo è rimasto attaccato al passato e non ha
riconosciuto i valori obbiettivi del nuovo, è ricorso a una tattica difensiva,
intesa a mantenere e rinsaldare le posizioni; la Contro-riforma. Ne è derivato un atteggiamento conservatore e immobilista, che non ha giovato
alle fortune del Cattolicesimo in questi 4 secoli. Oggi si dice, da parte
cattolica e protestante, con reazioni concordemente euforiche, che l’epoca
della Contro-riforma è chiusa e finita. Certamente. Perché è finita l’epoca
della Riforma, e, con essa, sembra finito il suo spirito perché non ha ancora
trovato le forme di una. sua nuova incarnazione (100 ti). La Contro-riforma
è finita; non perché la Chiesa di Roma si riformi in senso protestante o
approvi oggi ciò che ieri ha condannato, ma perché il Protestantesimo non
è più valutato come un avversario con cui si debba fare seriamente i conti.
La sua involuzione storica permette di considerarlo come un alleato utile,
le cui dottrine specifiche potranno perdere la loro unilateralità se inquadrate in un contesto cattolico e le cui residuali velleità di indipendenza
potranno essere gradualmente addomesticate e rispettosamente assorbite
in vista del nuovo compito che dovrà essere affrontato in comune. Il nuovo
compito è la Contro-rivoluzione. Alle soglie del mondo moderno, la Chiesa
cattolica ha organizzato la Contro-riforma. Alle soglie della rivoluzione
(100 a) Cf. le stimolanti osservazioni di P. Tillich, Der Protestantismu.s ah
Kritik und Gestaltung - Stuttgart 1962, sulla fine dell’era protestante.
CONTINUA IN OTTAVA PAGINA
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Una nuova resistenza
Nella « testimonianza » data da Tullio Vinay in Piazza Castello a Torino, in
solidarietà con l'iniziativa per la pace nel Vietnam, un appello a una « nuova resistenza », a una capacità di ravvederci, di cambiare mentalità, qui, noi,
a saper scegliere fra umanità e comodità; sarà questa la più vera solidarietà
con il popolo vietnamita sofferente, in lotta per la sua libertà Non è
un'utopia : poiché Cristo è risuscitato, Dio ha suggellato con il suo assenso
la via del sacrifico e del dono di sé.
Pubblichiamo qui il testo della testimonianza” che il pastore Tullio Vinay —
accanto ad interventi di Vo Van Ai, buddista sudvietnamita in esilio, di don Carlo
Carlevaris, cappellano del lavoro, e di tre
giovani universitari — ha pronunciato nel
corso della manifestazione in Piazza Castello. a Torino, conclusiva della marcia
silenziosa di varie migliaia di persone, di
orientamento diversissimo, che il 18 marzo
hanno manifestato per le vie principali della città, come riferimmo nel numero scorso,
in favore della pace nel Vietnam; non una
pace generica, non un sentimentalismo velleitario. ma una pace fondala sui tre punti
del segretario generale delle Nazioni Unite,
U Thant: cessazione dei bombardamenti sul
Nord, tregua nel Sud, trattative degli USA
con il FNL.
Conosciamo chi ha cominciato questa guerra e le cause che l’hanno provocata. Oggi, siamo qui perchè finisca
e presto. Siamo qui proprio per questo.
Se vogliamo, però, dire la verità fino
in fondo, noi stessi siamo in una ptsizione ambigua; slamo solidali con
i vietnamiti perchè combattono per
noi contro 1’« arroganza del potere»
e la loro battaglia è per la nostra libertà non meno di quella combattuta
dai partigiani sulle Alpi nell’ultima
guerra. Essi sono al nostro posto. Eppure, anche senza volerlo, diamo
poggio agli americani — nella vita di
ogni giorno — perchè inconsapevoli
sostenitori del sistema che ha prodotto questa guerra e che ne produrrà
altre ancora. Non v’è uscita; lo sviluppo tecnologico, come è ora impiantato, richiede sempre nuovi investimenti, perciò; nuovi mercati, poi dominazione economica, poi dominazione politica... poi militare, poi nuova schiavitù... e quindi guerra di liberazione... e dopo...?
Noi siamo in un momento fatto così,,
che vive della morte dell’altro, che è
sotto la dura legge ; « la tua morte è
la mia vita ».
Se non si cambia mentalità queste
cose awerrarmo sempre. Se vogliamo
veramente dissociarci da questa guerra ed essere con i vietnamiti oppressi
non ci sono vie di mezzo ; occorre già
noi cambiare mentalità, non avere
quella di chi vive della morte dell’altro, ma la mentalità opposta.
Noi credenti vogliamo dire, oggi,
una parola chiara, dare una ^iara
indicazione politica. Non ci si può
opporre veramente al mondo che
vive della morte dell’altro se non sapendo dare la vita perchè l’altro viva.
cioè « entrare » in un mondo nuovo,
quello de « la mia morte è la tua vita ».
A quelli che non hanno la nostra
fede, vorrei dire ohe un non credente,
Sartre, nella sua bellissima introduzione a «La question» di Alleg, ha
affermato che è la vittima e non il
carnefice che ci fa liberi, proprio perchè nella bolgia algerina, come ora in
quella del Viet-Nam, era il torturato e
non il suo aguzzino che ci dava il
senso della libertà.
Ma quello che si vede in modo
oscuro nei fatti che succedono, è
chiaro come alla luce del sole nella
persona di Gesù Cristo. Lui è la vittima che ci fa liberi, Lui ci ha fatto
conoscere il mondo del servizio, del
dono di sè per l’altro, dandb la sua
vita per noi.
Basta col considerare Cristo come
oggetto di religione. La religione è
oppio dei popoli, non Cristo! Cristo
è la verità che ci fa liberi, e se è verità lo è per tutti, verità che nessuno
può tenere sotterra, com’è vero che è
risuscitato.
In Cristo, nella sua croce, scopriamo una politica nuova, non quella del
dominio, ma quella del servizio; una
economia nuova, non quella del profitto, ma quella del dono, o se volete
dello scambio; una sociologia nuova,
non quella della conservazione, ma
quella della fraternità; un’etica nuova, non quella della conservazione,
ma quella dell’agape, delTamore che
si dona, che è vita che si rinnova
sempre.
Noi oggi ci troviamo di fronte ad
CONTINUA
IN SECONDA PAGINA
2
N. 13 14 — 7 aprile 1967
FEDE £ PSICOLOGIA - 1
2'J.IAV AO’TOìJam
Una iscltfiijSd autonoma
può divenire strumento offerto al credente
Una nuova resistenza
CShiiuiQue oggi abbia gusto per la
lettura, amohe solo quella dei quotidiani o delle riviste settimanali più
diffuse e più note, non manca certo
di accorgersi della grande importanza — certamente eccessiva — che
vien data alle questioni di psicologia.
Sarà anche solo « Specchio dei Tempi » o la rubrica di consulenza di
qualche settimanale, saranno soltantoto le risposte o i « consigli » in chiave di psicologia piuttosto intuitiva ed
ingenua, ma comunque è chiaro ohe
la psicologia è « di moda » oggi più
che mai. Cosi deve essere perchè, bene o male, essa risponde, o cerca almeno di rispondere a determinate
esigenze dell’uomo di oggi, poiché solo le questioni e i problemi ohe abbiano una certa rispondenza con intime situazioni deU’uomo hanno destato, nelle varie epoche, l’interesse
generale. Ciò che « è di moda » è
dunque in certa misura anche lo
specchio di ima particolare mentalità, e di una certa cultura e non è
sempre banale come sembra.
Padronissimo chiunque di vivere
beatamente disinteressandosi completamente di psicologia. Anzi, chi scrive è dispostissimo ad ammettere ohe
chi riesce oggi a disinteressapi di
questioni psicologiche è probabilmente immune da «conflitti» e «complessi », e fornito di un ottimo equilibrio psicologico, è dunque addirittura invidiabile! Tuttavia, se desideriamo — come credo dobbiamo — vivere pienamente la nostra vita di
oggi, comprendere bene noi stessi e
il nostro tempo, « incarnare » la nostra fede cristiana, allora è bene che.
tra le altre cose, ci interessiamo di
psicologia.
, __ Senza dubbio la psicologia
■ — e sopratutto quella par
( I ) te di essa che intende analizzare l’uomo negli strati
più profondi della personalità, cioè la « psicanalisi » e le varie
psicologie «del profondo» — possiede una notevole capacità di penetrazione e di analisi nelle cose «di fede». Ma deve essere subito chiaro
che anche la psicologia, per quanto
« scientiflca » essa si dichiari, possiede i suoi limiti, e non è mai detto che
le analisi e le indagini che essa compie siano sempre esaurienti o complete. Ogni corrente psicologica possiede i suoi «pregiudizi», che si fondano nella personalità stessa dei vari
ricercatori (si pensi all’ateimio deterministico di Freud, allo spiritualismo
teistico di Jung, airottimismo antropologico di Adler, per non citare che
i principali Autori) e orientano più
di quel che non paia le considerazioni
desunte da ogni particolare «visione
del mondo».
Proprio perchè « scienza dell’anima» la psicologia non riesce a prescindere da una più o meno evidóite
componente soggettiva, che da un
lato finisce col renderla più umana e
meno tecnica di altre branche della
scienza, ma dall’altro rende meno valide oggettivamente non poche « interpretazioni .». Non si tratta dunque
mai di contrapporre la « verità » scientificamente intesa della psicologia
alla «Verità» della fede. Si tratta
piuttosto di contrapporre la conoscenza dell’uomo, che la psicologia
offre, alla religiosità vissuta («esp^
rienza religiosa») per mettere in risalto ciò che la psicoloigia spiega della
religiosità: si tratta di contrapporre
Valore e limiti della psicologia e della psicanalisi — Sul filo di rasoio,
fi-3 religiosità e fede — Un'analisi che non edifica, ma chiarisce il confronto con la Parola — Libertà, senza preamboli nè presupposti, dell'intervento di Dio.
Pur essendo una scienza relativamente giovane, le» psicologia ha già
fatto notevoli progressi e ottenuto
non trascurabili risultati nella sua
« conoscenza » dell’uomo ; non solo,
ma si è sempre interessata assai intimamente alla problematica della
religione, cercando di sondare i me^dri della psicologia religiosa, cioè
dell’uomo ohe vive e spen^nta le
sue emozioni religiose, mettmdo a
nudo non poche manifestazioni ^
f^de e di pietà «religiose» sino a
non pochi decenni fa
tutto We^Certc i c^iam.
gs^onünSra ^i/nteressarsi
IT ctó che gli tÌ\
foro fede e della
iavia in qualche maniera il
la scienza spiegare anche
S in chiave psicologica, r dum
fgni «pietà» ad
canismo» ngidamente „„u-j in
da vari fattori (tra i quali molti m
consci), dovrebbe perlomeno indurli
a riflettere.
Personalmente ritengo che sia
nuta l’ora di riflettere con serietà^
molti dati che la psicologia ci
ei sul problema religioso, accettare
con spirito aperto le molte cricche e
spiegazioni che la scienza ci offre, a
nettare il dialogo e il confronto con
la psicologia senza
atteggiamenti chiusi e dogmatici oh ,
più che la fede, tradiscono la paura
di essere investigati e smascherati.
Come protestanti sappiamo che ciò
che è veramente valido in noi resiste
a qualsiasi critica e analisi, nella misura in cui è fondato non già su noi
stessi, ma sulla Parola e sulla Fedeltà
di Dio. Ben venga dunque 1 analisi e
la critica degli psicologi (tanto meglio se atei, poiché saranno p^iu espliciti e disinibiti, e in definitiva piu
chiari nei nostri confronti) per trar
volgere tutte le impalcature e le sovrastrutture arbitrarie e fittizie che
in noi costituiscono talora un pietoso
surrogato alla fede, una misera compensazione ad una fondamentale incredulità... è tempo che ciò che m
noi è fondato « sulla sabbia » sia reso
evidente, ohe la nostra « fede » vera o
la nostra totale miseria sia evidenziata. Saremo allora almeno pm onesti verso noi stessi e verso gli altri.
È dunque con questo atteggiamento, che vuole essere di grande apertura, che mi accingo a presentare ai
lettori della « Luce », in una serie più
o meno lunga di considerazioni, i
principali argomenti della nostra r^
ligiosità e della nostra fede che la psicologia di oggi intende criticare o
spiegare alla luce di analisi particolari. Intediamo rendere conto agli
psicologi, questi accusatori talora implacabili, della nostra fede e dialogare serenamente con loro. Ma a questo punto, sono necessarie alcune
chiarificazioni preliminari.
l’uomo rivelato dalla psicologia all’uomo religioso. È evidente dunque ohe
Dio, il Dio Vivente di cui parla la Bibbia, è completamente al di fuori di
questo confronto, che avviene tra un
tipo di uomo e un altro tipo di uomo.
In questo senso dunque, umano, relativo, verranno discussi dapprima i
vari problemi.
È però manifesta l’utilità per l’uomo di oggi, di una psicologia che
metta a nudo l’uomo così come è,
che faccia affiorare l’inconscio con
tutti i suoi problemi, i suoi complessi
nascosti.
(D
Si deve precisare bene che
la psicologia serve unicamente all’analisi dell’uomo, rivela i meccanismi
generalmente più oscuri
con cui ruomo si nasconde a se stesso, le sue « difese psicologiche » le sue
« resistenze » a scoprirsi per quello
ohe è veramente, le lotte astute del
«caro Io» (Freud) per non essere
scoperto, e molte altre cose, come vedremo in seguito. Ma, sia chiaro sin
d’ora: la psicologia non costruisce
nulla. La costruzione (edificazione)
della fede è l’opera positiva, qualitativamente diversa, di Dio (dello Spirito Santo). Tuttavia messo a nudo
l’uomo, dopo averlo spogliato di tutti
i suoi mascheramenti, la psicologia
può permettere di metterlo a confronto (si tratta dunque di un confronto veramente radicale, spietato)
con la Parola di Dio. E’ questo che gli
psicologi di impostazione cristiana reclamano da più parti : la « Evangelizzazione dell’inconscio » I
E certamente vale la pena di correre questo rischio, che si risolve in
una « purificazione » della fede stessa,
circa il suo fondamento (conscio ed
inconscio). Nella misura in cui la Parola di Dio penetra neH’uomo, fin negli strati più intimi e profondi della
sua personalità, e non rimane « incapsulata» o limitata a certe parti superficiali o solamente intellettuali, essa lo « evangelizza » e lo rinnova. Per
stare aH’immagine biblica ben nota:
tanto più profondi e sarchiati saranno i solchi, tanto più fruttuosa sarà
la semina!
A un simile modo di vedere il teologo in genere
obietta che la Parola di
Dio, rettamente annunziata, opera già da sè, trasforma essa stessa, rinnova l’uomo che
la riceve. Dunque non solo la psicologia non può essere d’aiuto, ma per lo
più è d’intralcio, o può portare a paurosi fraintendimenti dell’azione di Dio
neH’uomo. Come protestanti poi siamo terribilmente restii — e abbiamo
fondate ragioni bibliche per esserlo —
a postulare delle « condizioni » alla
incondizionatamente libera azione di
Dio. Sulla scia della predicazione robusta dei nostri Riformatori, non possiamo ammettere alcun « preambolo »
@
alla fede, alcuna « situazione » umana
ohe presupponga o peggio postuli l’intervento di Dio, nè possiamo ammettere che Dio sia legato in alcun modo
all’uomo Se non nella Parola fatta
carne: Gesù Cristo. L’idea di un Dio
legato, magari anche « incatenato »
all’uomo (cos’i cara al tomismo cattolico) ci ripugna; è questa la ragione
della famosa frase paradossale del
nostro teologo Barth : « Dio parla anche attraverso im cane morto » e meglio ancora delle parole di Gesù : « Dio
può anche da queste pietre suscitare
dei figli di Abramo».
Se è cosi,, e senza dubbio è così, allora dal punto di vista della fede non
si vede bene a ohe cosa una analisi
psicologica deH’uomo possa veramente servire!
D’altra parte la scienza
psicologica è nata, è cr^
scinta, si va via via sviluppando in maniera sempre più impressionante ;
senza dubbio, a ben vedere, essa sembra interessare gli uomini del nostro
tempo assai più che non la lettura
della Bibbia! Sembra che la sua sfera di influenza si dilati sempre più.
Già Freud parlava con spregio « degli
scrittori pietisti e mistici, ohe del
resto fanno benissimo a tener occupati i resti del camipo del sovrannaturale, a suo tempo tanto esteso, finché
non saranno conquistati dalla spiegazione scientifico-naturale », alludendo con ciò alla — secondo lui fatale — progressiva regressione della
fede religiosa sino alla sua completa
scomparsa. Chi consideri oggi la crescente « scristianizzazione » del mondo potrebbe anche pensare di dargli
ragione !
La psicologia dunque non l’hanno
inventata i cristiani (il che si può
del resto dire di tutta la scienza) nè
vi hanno contribuito in misura impKJrtante... eppure oggi c’è, è l’opera
dell’uomo certamente, non dello Spirito Santo. C’è e in certo senso agisce, ed anche «opera guarigioni»!
Come cristiani, Se vogliamo essere
onesti, non possiamo allora disinteressarcene più oltre. Dobbiamo ac
cettare le rivelazioni su noi stessi,
sulla nostra umanità, sulla nostra
sessualità, ecc. che la psicologia ci
propone. Non si .spno lasciati i pr.mi
cristiani addirittiirà dare in pasto
alle fiere del circo? Lasciamoci dunque, se necessario, « vivisezionare »
psicolcgicamente dai nostri contemporanei! Se accettiamo ciò, scopriremo che la psicologia, anche se non
l’hanno inventata i credenti, ohe anzi hanno cercato di difendersi da
essa, può servire notevolmente alla
purificazione della esistenza del ere
Culto radio
Domenica 9 aprile
domenica 16 aprile
Fast. LIBERANTE MATTA
Roma
domenica 23 aprile
Past. VALDO PANASOIA
Palermo
dente. L’annunzio rischia di essere
spaventosamente arido quando prescinde troppo facilmente dal conte
sto umano, non è incarnato e vissuto.
Tanti dati della psicologia, apparentemente contradditori, ricevono proprio in una visuale cristiana la loro
vera spiegazione, sono intuizioni
umane oscure suH’uomo, che si illuminano al credente. L’apparente, irriducibile antinomia tra l’opera di
Dio e l’annuncio della Sua Parola da
un lato, e l’opera e l’analisi dell’uomo dall’altro, si concilia quindi se si
considera che Dio compie per l’uomo
ciò ohe l’uomo non può fare assolutamente e in modo alcuno da sè: lo
redime, lo salva, lo rinnova. In questo senso Dio nega l’uomo in maniera totale, radicale, inaudita, e lo
esclude. In questo senso siamo (grazie a Dio!) servi inutili! Ma in nessun modo Dio intende fare quello
che l’uomo può — e deve fare con i
suoi mezzi. Qui Dio &i limita a dare
un senso, il fondamentale significato
alla vita dell’uomo. Qui il rapporto
di Dio con l’uomo è mediato; qui,
nella scienza, l’uomo opera ed agisce,
e, se Dio vuole, nella sua sovrana libertà, si serve dell’opera dell’uomo.
In questo senso, dunque, fare della
psicologia è possibile anche da un
punto di vista cristiano... e può forse,
pur nel pieno riconoscimento della
sovrana libertà di Dio, costituire un
servizio. Anche se la fede, nella sua
complessa realtà esistenziale, non può
certo essere ridotta a spiegazioni psicologiche in termini di complessi o
dinamismi psichici, si può pensare
ohe la psicologia possa talvolta essere
d’aiuto. E lo vedremo nelle considerazioni successive.
Enrico Pascal
SEGUE DA PAG. 1
una scelta decisiva: o la dura legge:
« La tua morte è la mia vita » e saremo sempre, di nuovo, nel mondo di
Pilato, di Caiafa, di Mussolini, di
Hitler, di Franco, di Lacoste, di Soustelle, di Diem, di Johnson... o la via
« la mia morte è la tua vita », via indicata e vissuta da Cristo e saremo
veramente in un mondo nuovo e
liberi.
Non ci sono vie di mezzo : occorre
esser radicali e veri nelle nostre scelte. Ma tutto comincia da un mutamento di mentalità, o la vecchia o
quella di Cristo. Con quest’ultima
avremo una via veramente nuova anche per la nostra politica interna che
ha tanto bisogno di spirito di servizio,
insabbiata com’è nella ricerca della
forza e del prestigio.
Ma torniamo di nuovo a noi. Se questa manifestazione avrà per risultato
il mettersi Tanima a posto (ho dato
il mio contributo e posso pensare alle
mie vacanze, alla mia auto, ecc) non
avrà più valore dell’elemosina che
mette in pace l’anima di chi si arricchisce con il lavoro dell’altro.
Non vogliamo questo, ma vogliamo
essere coerenti come uomini liberi affinchè cessi questa guerra che distrugge un popolo e mette in estremo pericolo il mondo intero. Essere
coerenti? Come? Durante l’ultima
guerra era più facile esserlo: i perseguitati, gli ebrei, gli oppressi li avevamo vicini e potevamo rischiare per
loro ogni giorno, ma qui gli oppressi,
ora, sono lontani, un aiuto diretto,
immediato non c’è facile... però possiamo non darci pace, nè giorno nè
notte, per creare attorno ai vietnamiti
una nuova solidarietà così, grande, cos'. decisiva, ohe si sia costretti a venire alla pace. Però possiamo lavorare
per un rinnovamento della politica e
deH’economia nello spirito del servizio, quasi come se formassimo, nella
situazione attuale, un nuovo movimento di resistenza. Cambiamento di
mentalità nostra perchè ci sia cambiamento di mentalità e di rotta in
chi ci rappresenta e ci governa.
Oggi bisogna saper scegliere fra
umanità e comodità di vita, che poi
è scegliere fra il mondo dell’arroganza e della morte e quello del dono e
del servizio. Chi salverà il suo comodo perderà il senso della vita e
darà appoggio ad un sistema che ci
toglie persino la possibilità di pensare
liberamente e perde il mondo intero.
Per noi credenti il « nuovo mondo »
quello della ricerca dell’altro, del servizio, del dono non è un’utopia perchè Cristo è risuscitato ed opera già
ora. E se è risuscitato, il suo mondo è
vero, non quello della soppraffazione,
e la sua verità non potrà rimanere
sotto terra. Ma poiché la verità non
è di alcuni (i credenti), nè alcuni la
possiedono, ma ci possiede tutti, credenti o non credenti possiamo insieme lavorare per essa.
Questa piazza non è il punto di arrivo, come se con questa manifestazione si concludesse ogni cosa, ma il
punto di partenza per un’azione di
tutti. Nulla si può costruire sul dolore
degli altri, perciò non potremo costruire la nostra pace e la nostra
vita finché un vietnamita sarà costretto a combattere. Cos', oggi
insieme, proclamiamo « una nuova
resistenza», ad analogia della precedente, il cui vero senso era nel servizio al popolo, per sentirci tutti impegnati, ogni giorno, ovunque, sempre, a
far di tutto perchè questa guerra cessi. Nuova resistenza come una volta,
insieme di ogni tendenza, ma per una
causa comune, la vita dell’altro e
perchè questo mondo possa vivere
nella libertà e nella pace e l’uoaio
abbia quella dignità ohe gli viene dall’amore di Dio che Cristo ci ha rivelato e donato. Tullio Viiiay
io-IV della Svizzera Italitissa
DOMENICA 9 APRILE
Radio: ore 9,15, Conversazione evarig«,
pastore Otto Raucli.
Televisione; alla fine delle trasmi-- oi.
La Parola del Signore, past. G. R-. ir.
'■mmiimiiniuiiiiiiiii
C/iV.4 COMUNITÀ DIBATTE
I matrimoni mis
Nella Chiesa Valdese di Torino si sono
presentati, nei mesi scorsi, alcuni casi singolari di matrimoni misti: in seguito alle
nuove disposizioni delTInstructio va'.icana
del 18 marzo 1966, è stata concessa da parte
cattolica la dispensa al coniuge evangelico
dall’impegno di permettere l’educazione
cattolica della prole, perchè il matrimonio
potesse essere celebrato in chiesa cattolica,
secondo i desideri del coniuge ca lolico o
della sua jumigiia. Nel primo caso era
stata espressa, da parte del nubendo valdese, la volon à di allevare eiangelicumente la prole. Il Concistoro di Torino si era
riunito ripetutamente per discutere il problema; trovandosi proprio a ridosso del
matrimonio in questione e attendendo d’altra parte un imminente (si pensava) voto
sinodale, la maggioranza decideva di accettare le richieste degli sposi: matrimonio civile, celebrazione religiosa cattolica
(la curia arcivescovile di Torino faceva
presente, con corretta sincerità, che questo
era il solo matrimonio cattolicamente valido), li'urgia evangelica di benedizione.
Il Sinodo non affrontò il problema iche
viene studiato quest’anno da apposita commissione e sarà discusso nella prossima
sessione sinodale), e di fron'e al ripetersi
di casi consimili, il Concistoro di Torino
ha ripreso in esame la questione con più
ampio respiro; sono state preimrate e presentate varie relazioni, da pun'i di v'stu
diversi, e dopo matura riflessione e discussione, in più sedute, è stalo formulato e
votato a maggioranza l’ordine del giorno
che riproduciamo qui .sotto.
Il Concistoro della Chiesa Valdese
di Torino, nella sua seduta straordinaria del 1“ giugno 1966, avendo ricevuto, da un membro della comunità,
richiesta di autorizzare il pastore a
procedere alla benedizione del proprio matrimonio precentemente celebrato civilmente e in seguito secondo
rito religioso cattolico, e avendo constatato che non gli era stato richiesto
di educare o lasciar educare cattolicamente i Agli, per cui non vi era da
parte sua alcuna rinuncia alle proprie
responsabilità di credente e di genitore, espresse parere favorevole sul
caso particolare, rimettendosi, per il
problema generale, alla decisione del
Sinodo.
Poiché il Sinodo non si è ancora
pronunciato sulla questione e poiché
d’altra parte il Concistoro, senza avere ulteriormente deliberato in merito,
si è trovato di fronte al ripetersi nell’ambito della comunità di nuovi casi
di matrimoni misti per i quali è stata
richiesta e ottenuta una cerimonia re
ligiosa evangelica successiva alla celebrazione civile e a quella religiosa
in Chiesa cattolica, ha riesaminato
tutto il problema, giungendo alla ponclusione che una doppia celebrazioine
religiosa (cattolica ed evangelica) di
un matrimonio misto già contratto
civilmente non si può giustificare np
sul piano morale nè sul piano spirituale, in quanto :
— o i coniugi assistono alternativamente in modo passivo al rito del
l’altrui chiesa (per rispettare 1. 'oscienza del proprio coniuge c <er
altri motivi umani) e in tal raso
motivazioni umane, anche se comprensibili, prevalgono sulle rag, ni
della fede : or « tutto ciò che ' -n
vien da fede è peccato» (Romani 14: 23);
— oppure entrambi partecipano rralmenie alla prima cerimonia e in
tal caso è assurdo ripeterla, sia pure sotto altra forma;
nè sul piano teologico, in quanto :
--- o si ritiene che Dio risponda all’invoc.azione della fede nella -mima cerimonia e, in tal caso, è =egno di incredulità ripeterla, ciirae
se Dio non avesse già risposto ;
-- oppure si ritiene che Dio non sia
presente e non risponda nella prima cerimonia, e allora partecipare
ad essa costituisce un atto religioso che non è atto di fede;
nè sul piano ecumenico, in quanto :
— le due cerimonie, per non anrcrilarsi reciprocamente, si devo:.o
ignorare.
Pertanto il Concistoro ritiene eoe,
in attesa di un futuro pronunciamento sinodale in merito, nei casi di m,atiimoni misti già contratti civilmenie
e :-3Ìebrati (o da celebrarsi) in chie.sa
cattolica, pur con la dispensa dalTobbligo, da parte del coniuge evangelico,
deH’educazione cattolica della prole,
debba rifiutarsi una parallela cerimonia in chiesa evangelica. Tale cerimo
nia non si giustifica neppure quando
sia intesa dal coniuge evangelico come contrappeso alla cerimonia cattolica, nome una specie di giusta rivincita alle pressioni subite, e per affermare la propria appartenenza e fedeltà alla Chiesa evangelica; oppure
quando venga richiesta per un comprensibile desiderio di ricevere nella
propria Chiesa conforto spirituale in
una circostanza decisiva per la sua
vita e difficile per la sua fede; il Concistoro ritiene che tali esigenze,
espresse da nostri fratelli, maritano
attenta considerazione, ma, per le ragioni dette, non crede che esse debbano essere soddisfatte con una cerimonia matrimoniale supplementare.
Il Concistoro riconosce tuttavia ohe
nei matrimoni misti finora celebrati
civilmente e con doppia cerimonia religiosa, e per i quali è stata richiesta
e ottenuta la particolare dispensa, da
parte delle autorità ecclesiastiche romane, dalla promessa di lasciare educare cattolicamente i figli, non si può
parlare di rinnegamento della fede da
parte del coniuge evangelico, che dimostra, con tale richiesta, il suo attaccamento alla propria Chiesa e la
importanza che egli attribuiscp al problema delTeducazione religiosa della
prole.
I! Concistoro ricorda infine che Punico modo, per un evangelico, di confessare la sua fede in occasione di matrimonio misto è quello di celebrarlo
in chiesa evangelica oppure solo civilmente.
3
7 aprile 1967 — N. 13-14
pag. 3
m •m SPIGOLANDO NELLA STAMPA
FIRENZE: una citta difficile rchTdeiia
T fìnrpntini snnn Firenze. Per Que- Fiorii non eso(» mdfmrip da ima dia- UNA CHIUSA DISPERAZIONE
I fiorentini sono Firenze. Per questo diciamo che è « difficile » la città,
pur pensando ai suoi abitanti. Ora
hanno anche il loro nemico n. 1, la
Rai-TV, e chi ha visto la teletrasmissione del 18 marzo capisce che ragioni ne hanno: infatti, daH’eloquenza
letteraria del primo documentario,
quello di Zefirelli, siamo ulteriormente calati allo zibaldone fumettistico
genere « Grand Hotel ». Ma la ragione deH’ndignazione dei fiorentini è
più complessa, e sta nel fatto ohe essi
detestano ogni pubblicità sui loro
guai, convinti che i dolori di famiglia
sono cose strettamente private; chiedono solo di essere lasciati in pace.
E, più ancora, sono certi di saper
solo loro capire la città, quel primo
amore della loro vita.
UN AMORE: FIRENZE
Più della famiglia e della casa, si
ama la città, che è la patria del cuore e deirintelligenza insieme. Forse si
sbagliano, ma si piccano di saperla
ascoltare, curare come creatura viva.
Giorni fa un libraio mi diceva che i
libri suH’alluvione hanno avuto un
successo di vendita enorme; ne sono
usciti una diecina, e talvolta dei doppioni evidenti: la gente li compra
tutti, s’empie la casa di immagini dell’amata in sofferenza, discute gli scritti che accompagnano i testi visivi.
Su questi libri e altrove, quello che
scrive più di tutti è il sindaco Bargellini, i nfaticabile artigiano della
penna e minuto conoscitore della sua
città. Col suo nome corre ormai una
biblioteca di opere che stanno fra la
divulgazione e l’industria della cultura. Pino a ieri la sua zona di influenza non andava oltre le scuole
private, gli educandati ed una cultura cattolica bruciata ormai dalle nuove leve, più preparate e più serie.
Oggi Bargellini è ritrovato dai neofascisti, vezzeggiato dalla borghesia,
ammirato dal popolino delle parrocchie e considerato da quell’altro. Tuffo perchè ha dimostrato di amare Firenze, e di capirla.
È vero che delle teste malgovernate, proprio nel suo quartiere, girano
per le strade con cartelli irriverenti
«Faremo le case ai fiorentini con le
chiacchiere di Bargellini », ed è anche
vero che Bargellini sa ohe sulla cresta dell’onda (d’Arno) non ci si resta
per molto ; comunque, oggi le sue azioni sono quotate bene, grazie alla
sua fiorentinità (unta dalla fama di
emerito baciapile).
NON C’E’ PIU’ RELIGIONE?
Si racconta di quel tale che, trainando su un carretto delle masserizie, s’era fermato in mezzo alla strada per l’ultima bestemmia: viso e
braccia al cielo, aveva concluso: «Io
non so più che dirti! ». (Ma un medico del manicomio ha spiegato sul
giornale che le bestemmie dei fiorentini sono segno di salute psichica).
Corre anche la storia di quella donnetta che, fermatasi a commiserare
un tipo affaticato a sgombrare fango,
aveva osservato desolata : « Che disastro! Se non ci aiuta la madonna,
mi dice come si fa? » ; e quello : « Si
farà qualche palata di più ».
Battute che sono stati d’animo. Un
prete di parrocchia tempo fa im diceva che fra sacerdoti cattolici era stato
osservato il fatto che, mentre di solito le calamità richiamano gente alla vita cultuale, questa volta e stato
il contrario. Di disboscamento, argini,
dighe e scolmatori... di questo si pan
la Dio è accantonato dai più. Però
ali’interno della parrocchia popola,re
cattolica si sono precisati dei nuclei
di fedeli convinti, capaci di vivere la
fede nel servizio, ed il prete può far
leva su quelli. È stata, forse per nwh
ti, una sorpresa riconoscersi membri
d’una minoranza cristiana nella loro
stessa città. Certo non sono st^i colti alla sprovvista quei preti che da
alcuni anni sembrano designati a periodici scontri con le loro autorità.
Essi esprimono bene l’intelligenza religiosa della città, hanno una fede
armata, pungente; dove c’e un impano di giustizia, una causa persa degna di rispetto, li trovate presenti,
sempre appoggiati da nuclei di laici
combattivi.
UN ARCIVESCOVO
TORMENTATO
Il card. E. Fiorii — un a,mabile anziano signore che forse ricorda con
nostalgia gli anni d’insegnamento romano — è da parecchio tempo tormentato da una pattuglia di preti che
non arriva ad inquadrare. A sua volta egli li tormenta; trasferimenti,
proibizioni, denuncie in pulpito, fioccano. Sembra che, come tante peponalità dell’alto clero italiano, egli si
affatichi a graduare un moto m
novamento ormai non arrestabile;
per età e formazione è un conservatore, per necessità di governo tenta
timide aperture.
Recentemente ha fatto scalpore la
diffusione d’un articolo di Eric Cochrane, deU’università di Ohicago, che
su una rivista cattolica nordamericana ha scritto un articolo dal titolo
eloquente: «Stop all’aggiornarnento.
Fallimento a Firenze ». I domenicani,
che l’hanno riprodotto sulla loro bella rivista « Vita sociale », si sono guardati dal consentire; ma il Cochrane
è uno storico, rijKirta dei fatti, una
lunga nota di fatti. E l’arcivescovo
Florit non esce indenne da una dia- UNA CHIUSA
gnosi attenta.
I fuochi resistono sotto la cenere.
Per questo è sempre troppo presto
parlare di « fallimento ». Resiste il
gruppo di lavoro che per la sigla dell’editore Vallecchi offre una scelta di
opere coraggiose ; ripiglia respiro il
periodico diocesano « L’Osservatore
Toscano », che era scaduto a bollettino parrocchiale; hanno presa in profondità i gruppi di studio, di ricerca
a carattere comunitario. Il frenetico
attivismo al quale tutti si sono dg-ti,
oggi sa di compensazione; le battaglie per il Centro Spastici ed i licenziamenti alla Wùhrer sono un surrogato per chi vorrebbe un dibattito
aperto. Il card. Florit è preoccupato
da una venatura che passa nel eomposito mosaico del suo clero: nella
omelìa del Gioved". Santo ha messo
in guardia dalle divisioni fra sacerdoti, dalle iniziative dei gruppi di pressione.
Ma fino a quando potrà reggere
questa situazione di compromesso, solo con un richiamo costante all’ossequio dovuto all’autorità ecclesiastica?
DUE ECUMENISMI
Dai contatti con i protestanti fiorentini, i pionieri del dialogo hanno
ricavato soprattutto grane con l’arcivescovado. Della ventina di incontri
avuti con sacerdoti e gruppi laici cattolici negli ultimi due anni ho im ricordo buono: v’era rispetto, amore
fraterno, volontà di capirci, di guardare insieme il presente secolo con
rocchio della fede... Ma in Piazza S.
Giovanni sembra che questo non andasse bene. L’ecumenismo — come
ebbe a scrivere il vescovo di Pistoia
rimandando sine die un incontro con
dei frati della città — è materia riservata all’episcopato, che detta la linea da seguire.
Negli ultimi mesi il cardinale-arcivescovo di Firenze ha compiuto dei
gesti fraterni: visitò rm pastore ricoverato in ospedale e volle con lui pregare; ha raddoppiato e consegnato
personalmente un dono giunto da
una associazione cattolica romana
per la Chiesa Metodista; ha fatto un
cospicuo dono alla comimità anglicana. È presto per riconoscerlo, ma se
questi cenni di fraternità non avranno seguito, c’è da chiedersi se proprio
la pattuglia di punta del clero secolare non aveva imbroccato la strada
di un autentico ecumenismo.
E, bisogna aggiungere, non crediamo che fra il clero più ligio agli ordini dall’alto ci sia un atteggiamento
virulentemente antievangelico : c’è
semmai, uno spirito controriformistico che tribola a morire.
Non posso 'dimenticare che la mattina dopo l’alluvione il primo a farsi
vivo a casa mia fu un prete, che mi
portò a nome della sua parrocchia di
campagna un sacco di pasta per le
famiglie che potevo raggiungere.
L’attivismo solidale dei gruppi cattolici impegnati non basta più, questo è il fatto. E se queste pattuglie
non divengono gruppi di pressione
sulle autorità civili, a qualsiasi sigla
facciano capo, la loro attività assomiglia a quella delle stufe ad alto
potenziale di caiore: asciughi asciughi, e alla prima pioggia ritrovi le
mura zuppe di umidità come prima.
Nei quartieri poveri c’è della disperazione, parecchia: CEise che restano
inabitabili o minacciano di crollare,
disoccupazione reale crescente, strage di piccoli bottegai, assistenza alla
infanzia ridotta, e crescita di bande
d’adolescenti induriti dai disagi. (Sono i ragazzi che cantano : « Era povero da bambino / il bandito Cimino /
e ha ammazzato i due fratelli / perchè voleva i gioielli»).
S’è detto, e l’abbiamo letto anche
su un periodico evangelico, che tanta
gente è morta per Talluvione : in realtà n’è morta sempre troppa, ma numericamente poca, anche in rapporto
alla vastità del disastro.
La gente non perse la testa, perchè
il fiorentino rivela la sua componente gotica, centro-settentrionale, proprio nelle situazioni drammatiche: è
sobrio di gesti, d’una violenza chiusa; non si «scarica» in abbandoni
melodrammatici. Ragiona e fa.
Dopo, gli ospedali sono stati sovraccarichi; quello si. E di tanto in tanto
si sa di gente ohe s’è tolta la vita, al
limite della resistenza : il suicidio, dai
tempi antichi, ha avuto cittadinanza,
a Firenze, come l’ultima carta delia
ragione. Ma chi vuole a ogni costo risalire a un livello di vita tollerabile
insieme alla propria città è una massa, fatta di gente che non sa «lucrare » i favori del Governo centrale,
non sa piatire. Presidente della Repubblica, Ministri e Papa hanno avuto all’incirca la stessa accoglienza;
freddina, nonostante le montature
propagandistiche. Piazze e strade oggi sono un cantiere, è vero. Ma ci si
chiede se non s’intenda fare un museo all’aria aperta d’una città che
— fra un Nord che viaggia da sè e
un Sud che vive sulle sovvenzioni —
vede ridursi il già modesto potenziale d’industrie.
In un avvenire non lontano, quando solo gli stranieri che ci hanno
capiti meglio delle AAA Autorità centrali — collaboreranno davvero alla
rinascita della città, Firenze sarà a
una svolta decisiva. O s’accontenterà
d’essere primadonna nel ruolo di
« bella addormentata » fra le belle di
Toscana, o diverrà .sempre più indisponente, sempre irfù presente nella
vita civile della nazione, capace di
riassumere il compito di mediatrice
e organizzatrice d’una cultura totale.
Essa ha dato il tipo italiano del Rinascimento, del Risorgimento. Ha le
risorse per dare quello d’una Italia
rinnovata. D. S.
Da « Le Monde » :
(19-20/3/’67)
La Scuola, in Francia, sembra andare
tanto male quanto in Italia. Jacques Drouet,
professore al liceo di Corbeil-Essonnes, in un
lungo articolo analizza le molte e gravi deficienze della scuola francese : « malessere
delle famiglie che, alle prese con le difficoltà
dell’educazione a casa )>, assistono impoten*
ti al meccanismo brutale d un « orientamento per eliminazione » e ai danni d'un fallimento scolastico sempre più generalizzato;
malessere degli allievi, schiacciati dalle incocrenze e dalle ingiustizie d un sistema che
li logora, invece di formarli; malessere degli
insegnanti che, nell’esercizio d’una professione nobile ma umiliata ed avvilita, sono costretti a rimettere in questione non soltanto
le forme, i regolamenti e i metodi d una
certa pedagogia, ma parsine lo stesso valore
del contenuto delle conoscenze che essi sono
obbligati a tentare di trasmettere. Non si può
più parlare di « educazione nazionale ». La
istituzione fa acqua da tutte le parti... ». E
l’autore fa sua la dichiarazione, raccolta in
un recente congresso: «Fermiamo il massacro! La scuola va tanto male, che sarebbe
meglio chiuderla per un anno intero (’’chiusura per inventario!”), per studiare tutti insieme se esistono dei mezzi per guarirla! ».
L’autore discute vari metodi proposti per
risanare la scuola, ma insiste soprattutto perchè vengano evitati due possibili e gravi errori. « L’errore più grave sarebbe quello di
attendere ’’dall’alto” le trasformazioni necessarie... Gl’insegnajiti stessi devono mobilitarsi per studiare e rivedere le implicazioni della loro azione. Comincino essi a ’’raddrizzare
la testa” e a trasformare le loro inquietudini in decisioni. Si liberino da una dipendenza infantile nei riguardi delle regolamentazioni amministrative e cerchino di convincersi delle loro responsabilità nel possibile
miglioramento della professione. Non è lecito pretendere dagli allievi maggiore iniziativa e maggiore partecipazione e, nello stesso
tempo, evitare le responsabilità e dare, per
cosi diré, le dimissioni davanti a certi rischi,
spesso illusori... Il secondo errore sarebbe
quello di credere che dalle iniziative degli
insegnanti... possa, dopo un certo tempo, scaturire una ’’rivoluzione” capace d’abbattere
globalmente le vecchie strutture e d’instaurame delle nuove. L’obiettivo, più modesto
ma (ci sembra) più realista, consiste nell’ottenere certe possibilità di sperimentazione
corretta nell’ambito della pedagogia ».
Al sinodo della chiesa protestante tedesca, che ha luogo dal 1 al 7 aprile, i rappresentanti della Germania Orientale prendono parte riunendosi non più, come al solito,
a Berlino-Est, ma a Fuerstenwalde sulla
Sprea, a una cinquantina di chilometri da
Berlìno-Est. Lo ha annunziato il Dr. Kurt
Scharf, vescovo di Berlino-Brandeburgo eletto al posto del Dr. Otto Dibelius, da poco
scomparso. Lo Scharf è anche presidente del
Consiglio delle chiese protestanti della Germania.
L’annunzio non è accompagnato da alcun
commento. Tuttavia numerosi osservatori ve
riMiiiiiiiiiiiiiiiiiiMim
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!• iiiiiiiiiiiimimimiimimmiiiiiiiiimiii
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Ancora su! divorzio
Alcune « Postilline al divorzio »,
scritte da T. Balma, sono state pubblicate su « La Luce » del 24 febbraio e
non hanno suscitato, per ora, nessun
altro intervento sul nostro giornale.
Ritengo tuttavia che non sia bene lasciare cadere un argomento così importante e cercherò quindi di riprendere alcuni aspetti del problema che
mi sembrano particolarmente interessanti.
Non si rivela nulla di nuovo nel dire
che i primi due capitoli della Genesi
sono stati scritti a diversi secoli di
distanza l’uno dall’altro da autori che
avevano degli scopi differenti. L’autore del cap. 2 sembra essersi proposto
la finalità di lodare Dio per tutte ,e
cose belle che Egli ha fatto ; e tra ques^ e cose belle l’autore include la possibilità per l’uomo di non rimaner
solo, ma di avere relazioni con la
donna. L’idea ohe l’autore si faceva
di queste relazioni la si ricava d-al
racconto che egli stesso fa della vita
dei patriarchi, dove narra con semplicità e senza alcuna parola di riserva o condanna i loro matrimoni poligamici, concubinati, eoe. L’autore
del cap. 1 ha avuto la preoccupazione
e lo scopo di desacralizzare la natura.
Dono Cbttolico
lo Chiosa
per
Metodista di Firenze
Il cardinale Florit, arcivescovo di Firenze,
ha voluto consegnare personalmente al pastore Carile la somma di 100.000 lire, frutto
delle collette domenicali che alcune associazioni cattoliche romane avevano fatto destinandole alla Chiesa Metodista di Firen^.
A questo gesto di fratellanza il cardinale
si è associato aggiungendo una eguale somma da parte della diocesi fiorentina come
segno di solidarietà verso la Chiesa Evangelica più danneggiata dall alluvione.
Il pastore Carile, accettando le due offerte,
ha rilevato il valore spirituale in esse contenuto e si è rallegrato perchè questo incontro in cui si è espressa la carità apre la possibilità di altri incontri, anche a Firenze, nei
quali sia concesso di esprimersi alla grazia.
(da « Voce Metodista »)
cioè di mostrare che (in contrasto con
l’opinione dei pagani) nè il sole, nè la
luna, nè le piante, nè gli animali sono
delle divinità o hanno delle «potenze » divine in sè, ma sono al contrario delle cose naturali, non sacre, perchè sono tutte create da Dio; anche
l’amore tra uomo e donna è creato da
Dio ed è perciò una cosa buona e naturale, ma non ha in sè nulla di sacro, di mistico o di divino. È probabile che l’autore di questo capitolo
avesse l’idea di un matrimonio monogamico, ma il testo non lo sottolinea
tii Aldo Gamba
esplicitamente, come non parla affatto della questione della indissolubilità. Vedere nei testi di Genesi 1 e 2
l’istituzione divina del matrimonio
monegamico indissolubile significa
trovare nelle parole bibliche molto
più di quanto gli autori intendessero
dire.
Il fatto che Gesù abbia usato delle
parole tratte da Genesi 1 e 2 per accompagnare il suo appello a non separare ciò che Dio ha unito significa
che egli ha visto in quelle parole una
illustrazione del proprio appello; cos',
come la pioggia che Dio fa cadere o
il sole che Egli fa splendere sul campo dei suoi amici come dei suoi nemei (cfr. Matt. 5 : 45-48) sono solo una
illustrazione ma non il fondamento
dell’appello di Gesù all’amore per i
nemici; il fondamento è, nell’uno e
nell’altro caso, l’autorità stessa di
Gesù. Un discorso cristiano sul matrimonio (e sul divorzio) non si può
impostare a partire dall’Antico Testamento, ma a partirò dalFinsegnamento etico di Gesù.
L’etica di Gesù — come dice uno
dei nostri più recenti manuali di
istruzione religiosa — non è « un codice minuzioso, vm insieme completo
di regole. Si tratta piuttosto di indicazioni generali o di esempi che devono indicare ai discepoli l’atteggiamento da assumere nei confronti di Dio,
dei fratelli, del mondo ». ( G. Tourn,
La voce degli Apostoli, p. 29). Potremmo dire che l’etica di Gesù è un appello a una dedizione, a una bontà,
a una fedeltà incondizionate, come in
condizionato è stato l’amore di Dio
per noi peccatori. Le parabole della
perla e del tesoro nascosto (Matteo 13 : 44-46) illustrano appunto l’incondizionalità, la totalità della risposta a Dio da parte di coloro ohe ne
hanno conosciuto l’amore. Questa risposta è costituita da una condotta
che nell’ambito dei rapporti col prossimo è esemplificata dall’amore per i
nemici e dal « non contrastate al malvagio»; nell’ambito del possesso dei
beni è esemplificata dal «va, vendi
ciò che hai e dallo ai poveri...»; e
nell’ambito dei rapporti tra uomo e
donna è esemplificata da una fedeltà
non solo dei corpi, ma degli sguardi e
del pensiero (Matt. 5; 27-30). Appunto questa fedeltà impedisce che si possa persino immaginare di paragonare la propria moglie a un’altra per
ripudiar questa e sposar quella.
Se questa visione dell’etica di Gesù
è esatta, ne console che è assurdo
pensare che Egli stabilisse, nell’ambito di una serie di appelli incondizionati, un inizio di regolamentazione
delle eccezioni. Si dirà: «Ma pure
Gesù ha fatto una eccezione in
Matt. 19: 9 e in Matt. 5: 32 parlando
del caso di fornicazione». Bisogna
ricordare che la parola « fornicazione» (ohe qualcuno traduce «adulterio ») era usata anticamente, come si
vede in Atti 15; 29, per indicare non
solo i rapporti extra-coniugali ma anche quei matrimoni che erano ammessi tra i pagani ma vietati da
Lev. 18. Si osserva inoltre che quella
eccezione compare solo nell’Evangelo di Matteo (si paragoni Matt. 5: 31-32
con Luca 16; 18, e Matt. 19; 3-9 con
Marco 10: 2-12) ed è quindi una peculiarità di quell’evangelista che, rivolgendosi a dei lettori giudei e proseliti,
voleva sottolineare la validità della
legge dell’Antico Testamento anche
per i proseliti. Nel riferire le parole di
Gesù egli già le interpreta per i suoi
lettori, come se dicesse in sostanza:
«non ripudiate le vostre mogli, ma
non prendete pretesto da queste esortazioni per considerare lecite quelle
unioni contratte nel paganesimo ma
contrarie all’ Antico Testamento ».
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
settimana
dono in questa decisione un ulteriore passo
verso la scissione della chiesa protestante tedesca, ad immagine della divisione della nazione intera. Dall’epoca della costruzione del
muro di Berlino (1961), il sinodo è costretto
a riunirsi in due raggruppamenti separati :
precisamente, fino all’anno scorso, l’uno a
Berlino-Ovest, l’altro a Berlino-Est. L’unità
del sinodo veniva ugualmente ottenuta, per
tre vie: 1) la simultaneità delle riunioni e
dei lavori; 2) il continuo andare e venire (attraverso il muro) dei messaggeri; 3) la subordinazione dei pastori dell’Est alla presidenza dell’Ovest. Quest’anno, obbligando il
raggruppamento Est a riunirsi fuori dei limiti della città, le difficoltà di collegamento
col raggruppamento Ovest aumentano. In
proposito, taluni osservatori segnalano le intenzioni, più volte manifestate dal governo
orientale, di creare una chiesa separata. Evidente il significato deH'ordine recente (gennaio u. s.) di eleggere un vescovo supplente
per la parte orientale della diocesi di Berlino-Brandeburgo : ciò otteimero le autorità
orientali, colpendo d’ostracismo il sunnominato Dr. Scharf. Recentemente lo stesso Dr.
Scharf ha fatto di tutto per ottenere una
conciliazione, giungendo al punto di promettere il riconoscimento del governo orientale
da parte della chiesa : ma il Dr. Scharf non
ha ottenuto risposta alcuna.
(21/3/’67)
I rapporti fra cattolici e ortodossi, in
tema d’ecumenismo, appaiono agitati. Valgano, a dimostrarlo, i due esempi seguenti.
Il primo è quello d’un matrimonio misto cattolico ortodosso, celebrato recentemente nella
chiesa di S. Andrea di LiUe (Francia settentrionale), rispettivamente dal cardinale Liénart e da monsignor Meletios. Le due cerimonie si sono svolte l’una nella navata centrale, l’altra in una cappella laterale. I due
sacerdoti si sono abbracciati in mezzo alla
chiesa.
L’altro esempio è quello dell’enciclica del
sinodo di Grecia, letta domenica 19 in tutte
le chiese ortodosse greche. Tale enciclica
sembra disapprovare implicitamente gli sforzi di Sua Santità Atenagora, per avvicinarsi
alla chiesa cattolica. Si legge infatti, nell’enciclica : « Noi Greci dobbiamo prender chiara coscienza di quel che significa essere dei
cristiani ortodossi. L’ortodossia è il nostro
vero tesoro, la sorgente della nostra civiltà,
la nostra forza, la nostra gloria, la nostra
salvezza in Gesù Cristo, il nostro luminoso
avvenire, ma anche la speranza per tutti i
popoli. Guai a noi, se noi permettiamo ai
briganti di saccheggiare questo tesoro inestimabile! Fratelli, custodite le tradizioni se
guendo l’esortazione dell’apostolo Paolo, re
state fermi nella nostra ortodossia. Conser
vate la fede ortodossa e le tradizioni della
nostra santa chiesa e dei padri della chiesa ».
(2S/3/’67)
L’eminente sinologo Leon Vundermeersch ha pubblicato su « Esprit » un articolo intitolato : « Da Confucio a Mao ». In
esso viene profondamente studiato il significato della cosiddetta « rivoluzione culturale ».
L’autore afferma che « il marxismo è stato sistematicamente '^cinesizzato’’^ da Mao Tsetung », e che ciò è provato daU’apparire in
Cina di tre nuove e tipiche tendenze: 1«) un
ordine sociale fondato su concetti etici, assai
più che su concetti politici; 2“) un accentramento ideologico molto spinto (assai più
che in U.R.S.S.), ciò che rende possibile
una larga decentralizzazione amministrativa;
3«) la sostituzione della « libertà individuale »„ con la « spontaneità nell’unanimità ».
Il giornale Le Monde aggiunge testualmente:
« La rivoluzione culturale è la lotta deUa
Cina per ritrovare la propria personalità in
opposizione all’influenza occidentale. Essa
cerca di riconoscersi un nuovo volto. Questo
apparirà dopo Mao: ma una cosa è certa,
che tale volto sarà cinese » (cioè non occidentale).
(26-27/3/’67)
Le critiche sovietiche alla rivoluzione
culturale sembrano, da altro punto di vista,
accordarsi con quelle del Vandermeersch. In
un articolo pubblicato il 24-3 suUa Pravda^
si legge infatti che « Mao Tse-tung non è
mai stato un buon marxista », anzi che egli
è stato sempre un nemico del proletariato.
« Egli ha cercato di far cadere in oblio la
partecipazione decisiva degli operai al movimento rivoluzionario cinese. Ha continuato
ad applicare sempre la stessa politica, anche
dopo la vittoria della rivoluzione popolare, e
il suo atteggiamento di fronte ai lavoratori
è sempre stato caratterizzato dal sospetto ».
A questo punto però Le Monde assume, di
fronte alle critiche della Pravda, un atteggiamento fortemente polemico. I suoi rimproveri possono riassumersi come segue :
a) I dirigenti di Mosca mancano, anzi hanno sempre mancato, di spirito di comprensione. Fin dalle origini del movimento comunista in Cina, quei dirigenti non si sono
adattati a riconoscere una classe contadina
rivoluzionaria e socialista. E’ ben vero che
i fondatori del marxismo non avevano affatto
previsto che il mondo dei contadini potesse
essere socialista. Pur tuttavia esso è una
realtà, forse stupefacente, certo stabilita mediante la forza, ma incontestabile. 6) L’articolo della Pravda è stato pubblicato appositamente per ricordare il 40 .mo anniversario
della famosa strage dei comunisti di Sciangai, compiuto dalle truppe di Ciang-Kai-scek,
e ciò proprio per attaccare Mao-tse-tung. Ma
tale attacco cade nel vuoto, perchè Mao a
quell’epoca era una figura molto secondaria
nel partito comunista cinese. L’attacco è anche ingiusto, perchè tace delle responsabilità
enormi che ebbe Stalin in quel massacro.
Le Monde così conclude : « Quando finiranno i sovietici di far scempio della storia, per
le esigenze della loro causa? ».
Tullio Viola
4
nag. 4
N. 13 14 — 7 aprile 1967
« ..w,
- «j ^ w ì: 2J Î r Í i'.
CORRISPONDENZA DAGLI ANTIPODI
Un’Isola in evoluzione nel mosaico del Pacifico,
un nucleo della diaspora evangelica polinesiana
Cari Amici,
non posso fare a meno di pensare,
airinizio di questo scritto, a chi, prima di voi tutti, l’avrebbe letto e ohe
ora non è più, là a Torino, ad attendere le lettere dei figli lontani. Man
mano che i giorni, e già i mesi passano realizzo sempre meglio quanto
mio padre ha sempre preso parte al
nostro lavoro e quanto prendeva parte a tutti i problemi della nostra Chiesa in Italia e di quelle di adozione all’estero. Rimane, nella tristézza profonda di questo distacco, la ricono-,
scenza per il sostegno e la comprensione con cui egli ci ha sempre incoraggiato, anche nei momenti in cui
non era sempre facile veder chiaro
nel nostro futuro immediato. A quanti hanno saputo circondare mia madre e mio fratello vada la riconoscenza mia e dei miei.
♦ « «
Do uno sguardo aila data del mio
ultimo notiziario e vedo che risale
al 22 novembre 1966. Da allora molti
avvenimenti piccoli e grandi hanno
riempito la vita nostra e dei nostri
fratelli polinesiani.
Terminata la serie di esplosioni nucleari, il grosso della « forza Alfa » è
rientrato da tempo in Francia, mentre qui si preparano nuovi esperimenti di quest’anno. Del resto già si
sa che alcune navi della marina francese hanno ripreso la direzione della
Polinesia. Il nuovo porto, assai moderno, aperto con ima spesa considerevole, funziona normalmente da
qualche mese. Si è costruito un gigantesco bastione in cemento armato quasi al limite della barriera di
corallo ed in vicinanza della apasse»
e si è aumentata la profondità di tutto un lato del porto a succhiando»
i blocchi di corallo con una gigantesca draga americana e riversando il
materiale a lato. Un piccolo e grazioso a motu » (isolotto), che faceva 1^1la mostra di sè è così sccrnparso, incorporato alle nuove banchine, ed ai
nuovi hangars del porto. Malgrado
tutto sia nuovissimo e... le ix)rte degli hangars chiudano bene, le società
di assicurazione continuano a lamentarsi di furti sempre più spettacolari
tra la merce non ancora sdoganata.
D’altra parte i vecchi hangars, posti
proprio in centro, sono stati abbattuti e non deturpano il lato più a turistico » del porto. A poco a poco si
cerca di dare un aspetto più ridente
alla zona su cui si posano gli occhi
dei viaggiatori appena giunti nella
nostra isola.
Purtroppo non tutto si modernizza
allo stesso ritmo. L’illuminazione delle strade fuori del centro (e dunque
anche della strada in cui abitiamo)
è quasi inesistente. Minuscole lampadine, per lo più fulminate o fatte in
pezzi da qualche a^ugnizzo ». Già
più volte ci sono stati fatti spiacevoli
qui attorno, furti con percosse ecc.
Speriamo perciò ohe si provveda tra
non molto a migliorare questo aspetto secondario della modernizzazione
della città.
Ai due lati della nostra casa, fortunatamente circondata da un giardino-prato provvidenziale, abbiamo alcune case-baracche in uno stato piuttosto pietoso. Da un lato riceviamo
effluvi puzzolenti dovuti ad una rudimentale cucina all’aperto. Dall’altro
lato riceviamo invece puzzo puro e
semplice. Si tratta di alcune famiglie paumotu (originarie delle i^le
Tuamotu) che vivono in piena città
non altrimenti ohe su un qualche
atollo sperduto. Gli uomini lavorano
(poco) e bevono (molto), le donne
parlano (molto), si bisticciano (spesso) e allora sono grida ultraacute e
certe scene in cui si fa a ohi tira più
forte i lunghi capelli dell’altra, scene
che non mancano di pittoresco. È veramente buffo di vedere queste donne, vestite in modo assai elementare,
portarsi dietro, dovunque vadano,
una borsa in pelle proveniente chissà
da dove in cui tengono evidentemente tutti i loro averi, e questo anche
se si scostano soltanto di qualche
passo da casa. La fiducia regna, evidentemente, tra i vari membri di
questa piccola tribù paumotu!
Ma veniamo alla vita della Chiesa.
Desidero parlarvi innanzitutto della
visita, assai gradita, di un pastore
TONGA, il pastore Lopeti (Roberto)
TAUFA. Mi sono rivisto in fotografia accanto a lui e, se non per statura, per corpulenza mi batte senz’altro, questo anche se ha dimostrato più volte di non mancare affatto
di un’insospettata agilità. Vedendolo
ho pensato ad una fotografia in cui
l'attuale re di Tonga, re Taufa’ahau,
dalla corpulenza veramente eccezionale, appare sul sedile posteriore di
una « Minimoke » in compagnia di
chauffeur, guardia del corpo e di un
altro funzionario, il tutto sormontato
da un molto britannico ombrello, bella pubblicità per la robustezza della
sospensione idropneumatica della
macchinetta inglese!
Il Pastore Taufa è venuto a Tahiti
per conoscere il meglio possibile la
nostra Chiesa Evangelica. Egli è infatti, da più di un anno, uno dei professori al Collegio Teologico del Pacifico di Suva. Mi è subito piaciuto
per molte ragioni. Innanzitutto si è
dimostrato molto aperto, senza complessi nei confronti di chicchessia e
Papéété, Tahiti. — In compagnia del past. Giovanni Conte,
il past. Lopeti Taufa, delle isole Tonga, docente di storia ecclesiastica nella Facoltà teologica del Pacifico, aperta lo scorso anno a Suva, nelle Fiji. Il
past. Taufa ha compiuto un
viaggio di presa di contatto in
tutte le chiese evangeliche del
Pacifico. — Nella foto in alto:
un coro di allieve, le ’’Frangipanes”, canta nel corso della
festa annua delle scuole protestanti dell’isola.
dei missionari in particolare e nello
stesso tempo non pieno di sè. È stato
molto interessante sentirlo parlare
della sua chiesa (metodista) di Tonga, dei problemi di formazione dei
pastori, della relativa povertà di quelle comunità, sparse in una miriade di
piccole e piccolissime isole.
il nostro amico ha fatto gli studi
di teologia — dopo quelli magistrali — negli Stati Uniti e il lato simpatico di questa sua esperienza mi è
parso essère una grande apertura che
gli permette di essere genuinamente
a uomo del Pacifico » senza che si senta troppo rinfluenza britannica. Del
resto mi è parso che abbia saputo serbare un atteggiamento critico anche
nei confronti della teologia e della
mentalità statunitense. Siccome è attualmente incaricato deH’insegnar
mento della storia del Pacifico e della Chiesa del Pacifico, ha iniziato un
giro di visite alle varie Chiese sparse
su questo grande oceano e ha voluto
ohe Tahiti ne fosse la prima tappa,
quasi a sottolineare il desiderio sempre più forte delle varie chiese di
rompere almeno l’isolamento dovuto alle due zone linguistiche francese
e inglese, se non completamente
quello geografico. Mi pare giusto sottolineare che, per una volta, ci si è
preoccupati da parte « britannica » se
non di trasformare tutti i membri di
chiesa in poliglotti, al meno di venire un po’ incontro, ad esempio, agli
studenti in teologia provenienti dalla Chiesa Evangelica di Nuova C'aledonia, preoccupandosi di fornire al
Collegio teologico di Suva un professore bilingue ed un altro in grado di
comprendere il francese. Si tratta, ripeto, di un fatto degno di nota.
Non è escluso che uno o due studenti in teologia della nostra Chiesa
passino uno o più anni di studio a
Suva, in un prossimo futuro. Per il
momento ben pochi sono quelli che
si prospettano senza inquietudine l’eventualità di una conversazione in
inglese, ma uno dei missionari, che
insegna inglese nelle nostre scuole, dà
dei corsi regolari agli studenti ed alle
loro mogli, lassù nel piccolo villaggio
pastorale di Hermon.
Il mio lavoro di interprete del pp
store Taufa (in mezzo a giornate già
molto piene) mi ha condotto in varie comunità tahitiane e mi ha permesso di fare più ampia conoscenza
con alcuni pastori, tra l’altro col pastore Panai, che ha assunto la responsabilità di una comunità dell’iEOla, dopo aver diretto per alcuni
anni il lavoro della comunità di Makatea. Makatea, l’isola dei fosfati, è
oggi quasi morta, dopo che tutte le
installazioni della Società dei Fosfati
sono state asportate in seguito all’esaurimento del giacimento. Soltanto
una decina di famiglie è rimasta sul
posto. Cosi,, quella che era una fiorente comunità protestante si è dr
spersa ai quattro venti e il suo pastore ha dovuto anch’egli abbando
nare l’isola; ma le pareti della sala
della sua casa sono ricoperte di ri
cordi e di fotografie di anni ormai
trascorsi. La sua prima comunità,
a il suo primo amore »...
Spesso in città la gente guardava
incuriosita il pastore Taufa che, aUa
moda del suo paese, porta ima specie
di « kilt », più lungo di quello scozzese ed evidentemente in tessuto unito. Egli si è dichiarato convinto dell’utilità di tale indumento, assai più
aerato dei classici pantaloni e voglio ben crederlo anche se non sento
personalmente alcuna inclinazione
per le sottane. Come saprete, le a vahine» qui sono piuttosto sfrontatelle
ed hanno l’abitudine di esaminare
a i maschi » un po’ come si esamina
un cavallo (non dico che l’inverso
non si produca mai). Quando l’esame
si faceva un po’ troppo insistente
(una giovane in bicicletta ha rischiato di sbattere contro un palo per aver ■
troppo guardato il a kilt» del nostro
amico ) a Lopeti » con un sorrisetto
diceva a sorry, not for sale », a spiacente non sono in vendita». Bisogna
infatti sapere che questo degno signore quarantenne è felicemente sposato a una moglie tenera, corpulenta e... gelosa. Abbiamo riso tutti e due
quando, al momento di prendere una
fotografia in una abidonville» ai margini della città, il nostro ospite sT è
detto che era meglio soprassedere,
dato che avrebbe dovuto inquadrare
qualche vahiné non precisamente vestitissima! Poi è venuto il momento
di lasciarsi e il pastore Taufa, diretto
a Rarotonga, Niue e Tonga, ci ha lasciati con un largo sorriso ohe celava
a mala pena una certa emozione e si
è immerso per qualche ora, sempre
senza comiilessi, nel mondo de' ricchi
turisti americani a bordo del «Mariposa», prima di riprendere -1 filo dei
contatti iniziati qui.
La festa delle nostre scuole è appena terminata. L’anno scorso eravamo arrivati subito dopo questo avvenimento che scombussola un po’ tutto il ritmo normale della vita della
Chiesa, è dunque stata un’esperienza
nuova, anche se ormai abbiamo una
certa esperienza di bazar di svariatissimo genere.
Si è trattato innanzitutto di raccogliere e preparare per la vendita oggetti dell’artigianato giunti dalle varie isole e dai distretti di Tahiti. Dalle Australi, cappelli in fibra vegetale,
stuoie, eoe.; dalie Tuamotu, conchi
glie e collane; dalle Marchesi, oggetti
in legno scolpito e « tapa », specie di
stuoie in fibra vegetale, coi classici
disegni geometrici e ancora «ukulele », cuscini sgargianti e « tifaifai »
spesso assai eleganti. Si tratta in quest’ultimo caso di copriletto recanti, su
fondo unito, del disegni di stoffa di
altro colore che sembrano quasi es
sere in rilievo. Talvolta gli accostamenti di colori sono molto riusciti.
Si pensi che il piccolo gruppo di « signore del cucito » di Béthel ha dovuto mettere i prezzi e classificare quattrocento cuscini, centinaia di collane
e così via. Intanto altri preparavano
montagne di polli arrosto e di pesce
« crudo », nonché della porchetta arrosto che poi veniva introdotta in
grossi bambù e portata a casa dai
compratori. Altri hanno disposto in
varie classi delle nostre scuole gli oggetti posti in vendita ed hanno preparato vari giochi e pesche per grandi e piccoli. Per tutti i tre giorni della festa ha funzionato un cinema
continuo per i bambini.
Ma il « clou » delle giornate di festa
era rappresentato dalle serate, preparate quest'anno con cura speciale
ed alle quali sono stati interessati in
modo veramente notevole un po’ tutti
gli allievi. Abbiamo così potuto assistere ad una commedia di Molière:
« La jalousie du Barbouillé », ed un
atto breve di Exbrayat « Le montreur
de merveilles », messo in scena dagli
allievi della Scuola Pastorale. Poi si
sono alternati numeri di ginnastica
artistica, un susseguirsi di « danze
nel mondo », dal « limbo » martinichese al sirtaki, alla grazia fragile di una
danza cinese per giungere ai « jerk »
ed aU’immancabile «aparima» (scena animata) tahitiana e l’elenco dei
numeri sarebbe ancora lungo. Solo
inconveniente: il programma durava
più di tre ore, malgrado una buona
organizzazione. Ma si sa, il pubblico
non deve rimpiangere di aver comprato un biglietto!
Tra vendita di oggetti, pasti e serate si sono raggiunti i due milioni pacifico, mentre la lotteria ha fruttato
tre milioni. In tutto, dunque, cinque
milioni pacifico (18 f pacifico = 1 NF)
sono entrati nella cassa delle scuole,
cinque milioni che permetteranno lo
ro di ampliare ulteriormente il programma edilizio e il lavoro in generale.
Ma è bene che non dimentichiate,
cari amici, d pensare e di pregare
perchè altri professori, missionari o
ÌocalU per ora quasi inesistenti, questi ultimi, nelle classi superiori) possano giungere per l’inizio del prossimo anno scolastico, e perchè tutte
queste energie ohe spendiamo in un
modo o nell’altro per formare dei
giovani e per far loro almeno intravedere che cos’è una « mentalità protestante, siano spese bene, in tutti
i sensi.
>ic * «
Abbiamo appena ricevuto un ritaglio di giornale dal Togo, giornale
che parla deU’attività giovanile del
nostro pastore tahitiano in missione,
il pastore Georges KELLY. Egli si
prepara a far parte, nel 1968, del
gruppo multirazziale e multieoclesìastico di evangelizzazione nel Dahomey (Action Apostolique Commuiie).
Per Tintanto sembra far del buon lavoro tra i responsabili della gioventù
protestante tcigolese e ne siamo as.sai
riconoscenti.
È in preparazione un Concerto : pirituale, al quale partecipa in forze la
Corale di Béthel, con l’intervento di
due corali (ragazzi e ragazze) delle
scuole cattoliche, della Corale dilla
Cemunità cinese (protestante), dei
Mormoni e degli Avventisti. Ln e:ornale locale ha già battezzato qur.iro
gruppo composito di cantori la « niaxiohorale », non senza qualche e e
razione. Infatti è ben peccato '‘le.
anche cos'., non si riesca ad e e
più di 200. Interpreteremo tutti insieme il coro finale della prima ptirte
della « Creazione » di Haydn : « X.es
cieux du Seigneur, les cieux chantent
la gioire » e un canone di César Joffray. Due pezzi di bell’effetto ma. il
primo soprattutto, assai compliciiti.
Ciononostante sin dalla prima pr iva
in comune le cose sono andate albastanza bene. Ogni corale canterà naturalmente due o tre pezzi prepri.
Ed ora, amici lettori, vi devo lasciare, senza dimenticare di dirvi : he
mi sento e ci sentiamo uniti a ,oi
nella gioia di Pasqua.
La vostra « voce dal Pacifico ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiM
Notiziario missionari
Per l’anno accademico in corso 30
studenti dall’Africa e dall’Oriente'‘Ìrequentano i corsi delle tre Facoltà
Teologiche francesi : 12 vengono dal
Madagascar, 16 dall’Africa, e 2 dalla
Nuova Caledonia. In Francia il numero degli studenti in teologia provenienti da quei paesi tende a diminuire perchè vi sono ora 3 nuove far
coltà di teologia: a Yaoundé nel Ca
merun, a Ivato nel Madagascar, e a
Suva nelle isole Figi.
Francia. In queste cifre sono cc.mprese le mogli dei missionari.
Secondo una statistica tedesca recente vi sono attualmente 43.000 missionari protestanti nel mondo. 27.000
provendono dagli Stati Uniti e dal
Canada, 7.000 dalla Gran Bretagna,
1.700 dall’Australia, 1.300 dalla Germania, 538 dalla Svizzera e 350 dalla
Nel Camerún una campagna evangelistica durata 4 mesi e organizze ta
dalla Chiesa evangelica ha provocato
3.000 conversioni. Alcuni erano cristiani evangelici diventati indifferenti, altri provengono direttamente dal
paganesimo.
POITA DAL GABON
Eccomi da alcuni mesi a Mful, dove lavoro senza sosta come responsabile del Convitto femminile. La fine settimana è dedicata airUuione giovanile e alla Scuola domenicale. Le discussioni alFunione giovanile
vertono sulle nuove e antiche credenze del
popolo Gabonese. La Scuola domenicale conta un centinaio di bambini. Questi apprezzano moltissimo le lezioni, che possiamo ora
illustrare grazie a un magnifico flanellografo,
dono della Chiesa di Palermo, che ringrazio
di tutto cuore. L’opera di evangelizzazione
è illimitata e difficile; l’essenza stessa del
cristianesimo è un concetto sempre nuovo per
il gabonese, che accetta a mala pena l’idea
della salvezza individuale.
La festa di Natale è finita e mi sento molto stanca. Le recite sono andate bene, ma
purtroppo, alla fine della serata alcune alunne si son prese a pugni davanti a tutti, e la
serata è stala rovinala, senza contare che è
intervenuta perfino la polizia. Questo dimostra che il messaggio di Natale ha ancora da
essere ricevuto in molti cuori!
II 27 dicembre sono partita in auto con i
missionari Piguet. Giunti a Mitizo, il motore si è rotto e siamo rimasti li una buona
oretta aspettando che qualche provvidenziale
viaggiatore si facesse vivo! Per far passare il
tempo abbiamo dato la caccia a un serpente
verde che ci tirava la lingua! Finalmente è
arrivato un camion che ci ha trainati per
oltre 200 km. Non posso de.scrivere le nuvole di polvere che abbiamo ingurgitato. A Bifum ci siamo .stesi sui Iclti in una capanna
dove altri africani han yiassato buona parte
della notte tenendo la radio accesa a pieno
volume. Il giorno dopo siamo riparlili per
Lambarenè (la località nota per l’opera del
Dr. Schweilzer). Qui ratmosfera non era delle più gaie a causa della morte del direttore
del Collegio, il missionario Domerc, che si
è annegalo neirOgoué. Era partito in piroga
con la moglie e altre tre signore, ma le rapide han travolto rimbarcazione e son tutti
finiti ili acqua. Per fortuna c‘era un’americana che sapeva ben nuotare e che ha salvato le altre donne, ma lui è stato preso da un
vortice ed è scomparso sotto gli occhi della
moglie. Erano qui da una decina d’anni. Il
corpo è stato ritrovato due giorni dopo, e
tutti sono stupiti che i coccodrilli non l’avessero divorato.
Dopo pochi giorni di vacanza, siamo ripar
lite il lo gennaio, e all’inizio siamo state
molto fortunate, in quanto abbiamo incontrato niente di meno che l'auto del ministro
dell’agricoltura (lui però non c'era), che ci
ha portate a Njolé. dove siamo state ricevute
molto bene dal Pastore africano. Il giorno
dopo ci siamo installate al puzzolente mercato di carne d'elefante, ed abbiamo aspettato
dalle otto del mattino alle tre del pomeriggio
che si presentasse un'occasione, che non è
venuta, per continuare il viaggio in auto
stop. Cosi siamo tornate dal Pastore, che aveva aspettato con noi lutto quel tempo, e a
casa sua abbiamo passalo una seconda notte.
Il giorno dopo si ricominciarono gli addii e
i ringraziamenti, ed aspettammo di nuovo
dalle otto alle tre senza fortuna. 11 Pastore
ci riaccompagnò di nuovo a casa sua e ci
raccontò un mucchio di co.se interessanti sul
suo lavoro.
Quel pomeriggio faceva così caldo che credevamo d'impazzire. Ma ecco che venimmo
a sapere del passaggio di un'auto, c subito
ci precipitammo con i nostri bagagli. L’autista era un giovanotto che si presentò trinciando una bottiglia di birra. Però lutto è
andato bene e siamo arrivato a destinazione
alle due di notte.
Al Collegio sono rimasta allibila quando
ho visto le alunne correre all iinpazzata verso di me c travòlgermi con l»aei c abbracci!
Mah!
I rapporti con il direttore africano sono
sempre cordiali, e non posso dire quanto ne
sia riconoscente.
II Signore ci colma del suo amore.
Laura I^ìsheL
Alla sepoltura del missionario Jean
Domereq deceduto in un tragico incidente sul fiume Ogooué nel Gabon,
il Direttore detPInsegnamento Protestante del Gabon, prof. Mengwang,
antico alunno del defunto, ha Pronunciato queste parole:
« Signor Domereq, caro fratello in
Gesù Cristo, mio caro maestro, caro
Collega e Amico,
« In questa ora di separazione dolorosa e definitiva la mia modesta
a cura di Roberto Goìsson
funzione mi offre il privilegio di salutarLa e di ringraziarLa.
« Missionario nel Gabon per 16
anni, Lei non ba cessato mai di operare per il bene di migliaia di abitanti del Gabon.
« Tramite X. Y. maestro iu una
scuola della giungla, ohe grazie al
Suo insegnamento è riuscito a conseguire un diploma, Lei educa una quarantina di bambini. La Chiesa Evangelica del Gabon La ringrazia.
« Tramite X. Y., iprefetto, Lei par
tecipa alla amministrazione di una
regione. La Chiesa del Gabon La ringrazia.
« Tramite X. Y., membro del governo del Gabon, Lei governa il Gabon. La Chiesa del Gabon La ringrazia.
« Tramite X. Y., pastore del Gabon, Lei non cesserà mai anche dopo
la Sua partenza, di evangelizzarci.
La Chiesa del Gabon La ringrazia.
« A nome delle generazioni di abitanti del Gabon, che sono stati educati tramite i Suoi alunni, io La ringrazio infinitamente. Dio La accolga,
e ci aiuti a continuare la Sua
opera... ».
Quest’anno ancora la Società delle
Missioni di Parigi ha terminato l’esercizio finanziario per l’anno 1966
CONTINUA
IN QUINTA PAGINA
5
7 aprile 1967 — N. 13-14
pag. 5
"Il dialogo ocomeoico alla prova
...oiollo ìolelice!
Il clima ecumenico ci ha dato, in
Italia, una vasta gamma di iniziative
di vario genere e valore e, tra l’altro,
anche una nuova biografia cattolica
di Lutero (■*), presentata al. pubblico
italiano con la scritta programmatica — nella fascetta di propaganda —
« Il dialogo ecumenico alla prova ». Si
tratta di un’opera di divulgazione e
non di uno studio critico. A dir il
vero, avremmo preferito che in Italia si pubblicasse un’opera italiana e
non si fosse costretti a tradurre un’opera straniera. In questo caso avremmo potuto farci un’idea della nuova
valutazione che il mondo cattolico
italiano si va facendo della Riforma
e dei suoi maggiori esponenti. Vero è
che l’opera inglese scelta si raccomanda ad un titolo speciale, in quanto
è stata scritta da un anglicano diventato cattolico e questo particolare può assurgere a simbolo di un
certo modo di intendere l’ecumenismo. D’altra parte il valore intrinseco
deH’opera è tale da non causare scosse troppo violente ai lettori cattolici
e da permettere una revisione di pregiudizi che li « aggiorni » senza turloarli.
La biografia del Todd soddisfa, nel
.suo carattere divulgativo, a tutti i requisiti essenziali del nuovo ecumenismo cattolico, quale risulta dalla stesura definitiva del Decreto sull’Ecumenismo promulgato dal Concilio
"Vaticano II. L’idea fondamentale di
quel decreto è « l’integrazione », cioè
il presentare il cattolicesimo come
l’autentica pienezza del cristianesimo,
nel quale le istanze della stessa Ri.iorma protestante trovano le loro naturale sede. In fondo il vecchio motivo del « ritorno » dei « fratelli separati » alla chiesa di Romia è del tutto
.superato, proprio perchè essi ci sono
già dentro, senza saperlo, essendo i
principi validi sostenuti dalla Riforma sostanzialmente « cattolici ».
Da questa impostazione derivano alcuni atteggiamenti caratteristici: la
rottura dell’unità della chiesa è stata
■ed è un peccato: la responsabilità va
•equamente distribuita tra cattolici e
protestanti ; le personalità e le intenzioni dei Riformatori vanno rivalutate; gli esponenti cattolici deirepoca
vanno criticati, per giungere alla conclusione: la rottura poteva essere evitata.
Indubbiamente la figura di Lutero
si presta in modo particolare ad una
presentazione del genere, essendo stato egli l’uomo della rottura ed il bersaglio preferito di violente polemiche
del passato. Il libro del Todd vuol essere un nuovo tipo di presentazione,
serenamente oggettiva, al di sopra
delle esaltazioni e delle denigrazioniVediamo fino a qual punto ci sia riuscito.
Il Todd si stacca dalla critica del
Denifle che faceva di Lutero un incontinente, ribelle alla chiesa, perchè
insofferente del celibato ecclesiastico.
Si stacca, ma non del tutto; un po’
di sesso ci vuole, anche nel nuovo
clima « ecumenico »! « I riferimenti al
sesso negli scritti di Lutero, il suo
tardo matrimonio e le sue conversazioni danno praticamente la conferma che il sesso per lo meno non sia
da escludere. È ragionevole supporre
che la tentazione sessuale — forse Ig
tentazione della masturbazione più
che di rapporti sessuali con altri —
contribuì, al suo senso di colpa» (pagina 47). AH’aocusa violenta e volgare
quindi, si è sostituita questa insinuazione, che lascia campo alla fantasia
ed è anche più ipocrita. Non ci rendiamo conto delle preferenze deH’A.
per la « masturbazione » ; ritiene in
questo modo di attenuare l’accusa?
'Certo è che il lettore cercherebbe invano nel Todd una chiara esposizione
del concetto luterano della « concupiscenza », che è ben diverso dalle
tentazioni del sesso!
Se l’accusa di incontinenza viene limitata a questa poco pulita insinuazione, largo spazio è dato al tema dell’angoscia. Lutero viene decisamente
presentato come un uomo afflitto in
modo anormale dall’angoscia (pp. 4548; 60-68; 75-78; 99-107 ; 239). L’insistenza suH’angoscia acquista toni addirittura grotteschi, come quando l’A.
presenta Lutero impegnato nella predicazione della « teologia della croce » e aperto alla fama, commentando « Egli ingrassò, ma la sua angoscia
non diminuì,» (p. 169).
Il Todd si preoccupa di analizzare
la radice deirangoscia di Lutero, collocandola freudianamente nel complesso del padre. « La conoscenza dell’uomo si arricchisce di un elemento
importante se si accetta la tesi di una
tensione emotiva particolarmente acuta tra padre e figlio, e se si considera l’apporto della psicanalisi nei
confronti di Lutero. Si scorge allora
con maggiore chiarezza tutta la forza em.otiva che si cela nel suo desiderio di giustificazione agli occhi di
Dio, nel .suo disperato terrore al nenEiero della propria colpevolezza e indegnità, nel finale rifiuto di obbedienza all’autorità di Roma, in tutta la
(*) J. M. Tono, Martin Lutero, R' nipiani, Milano 1966, pp. 34-1; ron prefazione
di M. Bendiscipli.
sua equilibrata teologia della sola fede e del libero dono della giustificazione. Se dal punto di vista personale
si considera tutto ciò come proiezione
dei suoi rapporti con il padre, si comprende più a fondo la vita di Lutero
e l’attrattiva che egli esercitò sugli
altri» (p. 28).
Anche la tesi freudiana tocca il suo
punto grottesco, quando l’A. presenta
Lutero fortemente emozionato dinanzi al Gaetano : « Le implicazioni psicologiche sono importanti. In quanto
Lutero nutrì dei risentimenti verso il
padre e poi verso Dio, e si trovò spesso in rivolta contro l’autorità e in
pari tempo alla ricerca di una pacificazione, l’urto con la curia romana dovette verosimilmente offrirgli un’occasione concreta per controbattere
l’autorità con un senso di giustificazione. L’incontro con il Gaetano sarebbe stato simbolico... Non si pecca
certo di eccessiva fantasia pensando
che Lutero vide in lui la figura del
padre alla rovescia, una figura che
egli aveva buone ragioni di combattere» (pp. 186 s.).
LUTERO
TEOLOGO CATTOLICO
Se l’indagine freudiana serve al
Todd per dare una giustificazione
non-teologica delle rottura di Lutero
con la curia romana, tuttavia egli
non ne attribuisce tutta la responsabilità al Riformatore e neppure nega
il valore oggettivo di molte sue posizioni teologiche.
In piena conformità con l’attuale
clima ecumenico, il Todd abbonda di
critiche alla chiesa di allora; calca
le tinte sul clima di superstizione dominante (pp. 29 ss.; 145-149; 322ss);
rimprovera all’autorità ecclesiastica
di non aver saputo prendere sul serio
le istanze di Lutero e di aver calcato
raccento soltanto sul principio della
autorità ; « Il modo di procedere di
Roma fu essenzialmente legalistico e
strettamente condizionato, nel corso
di tutta la vicenda, da considerazioni
politiche e dal prestigio e dal potere
della Sede romana... Sembra inlatti
certo che la Curia romana e il papa
credessero realmente ohe la Chiesa
fosse stata fondata per esercitare
quell’autocrazia semi-assoluta ohe in
effetti eseroitavano » (p. 171).
Questo modo di presentare i fatti
serve all’A. per sostenere la sua tesi
di fondo: la dottrina tipicamente luterana della giustificazione per fede
è una dottrina «cattolica» (pp. 109
e seguenti). A conferma della sua tesi, il Todd cita l’autorità del teologo
cattolico Hans Ktìng (pp. 11, 121), il
quale ne ha tentata la dimostrazione
scientifica nel suo libro sulla Giustificazione (Rechtfertigung).
Questo giuoco è abbastanza comune ai tempi nostri nella metodologia
cattolica del dialogo, perchè — se la
tesi corrispondesse a verità — la Riferma apparirebbe quale i cattolici
amano presentarla: una indebita rottura dell’unità della Chiesa. Per sostenerlo, bisogna dimostrare che il distacco progressivo di Lutero dal cattolicesimo non è strettamente legato
alla dottrina della giustificazione per
fede, ma ad essa sostanzialmente
estraneo. Al Todd non viene neppure
il dubbio di aver frainteso Lutero,
quando esamina (o meglio «elenca»)
le sue progressive critiche alla teologia cattolica: la diversa concezione
del sacramento, il rifiuto delle indulgenze, del valore espiatorio della messa, dell’autorità papale. Tutto ciò per
i) Todd è frutto di polemica, non il
progressivo sviluppo di una nuova visione dell’Evangelo.
Il carattere divulgativo del libro del
Tcdd non permette una discussione
teologica di fondo: in realtà egli ripete luoghi comuni della nuova polemica cattolica contro la Riforma,
la quale, se assume flessioni di voce
diverse da quelle del passato, rimare
sostanzialmente identica nel definire
la Riforma una « eresia », non soltanto, ma cerca tutti i pretesti per evitare di prendere sul serio il messaggio
che la Riforma stessa ha rivolto a tutta la chiesa.
Ciò che da parte cattolica non si
vuol comprendere è ohe la rottura
avvenuta ai tempi di Lutero non è
stata una rottura univoca: i Riformatori non si sono allontanati dalla
chiesa cattolica più dì quanto questa
non si sia allontanata allora dalla
possibilità che le era offerta di un ripensamento evangelico. La chiesa dopo il Concilio di Trento non è la medesima di quella di prima, poiché
mentre prima la linea cattolica era
ancora in discussione, poi essa è stata
dogmatizzata- È falso pensare che gli
avvenimenti del XVI secolo possano
essere ridotti allo schema: i protestanti sì sono allontanati daUa chiesa, ne hanno rotto l’unità. Al contrario, l’unica presentazione storicamente e teologicamente valida è ohe la
cristianità (apparentemente imita) si
è trovata al punto di rottura, in seguito al maturarsi di una istanza di
riforma (teologica e non soltanto etica) che fermentava nel suo seno da
secoli (il movimento valdese è stato
soltanto uno di questi fermenti). Lutero ha avuto il compito di richiamare al punto critico e la sua opera
non avrebbe avuto nessuna risonanza
se fosse stata ima «novità». La chiesa cattolica post-tridentina e il protestantesimo non stanno tra di loro
come « la chiesa unica » e lo « scisma», ma sono realmente due modi
ai trovarsi dinanzi all’Evangelo, i termini di un dilemma che si presenta
incessantemente alla chiesa e che ha
trovato la sua espressione più chiara
in Calvino col suo « Soli Deo gloria ».
Conseguentemente il diali^o ecumenico non può essere condotto utilmente se non ponendosi davanti a
quel punto cruciale che Lutero aveva
Indicato nella disputa di Worms: il
gnidizio della Scrittura. La rottura è
avvenuta propriamente dinanzi alla
Bibbia: in quel momento, parte della
cristianità ha accettato di essere da
essa sovranamente misurata e im’altra parte ha coscientemente preteso
di aver un potere di interpretazione
che la esimesse dal confronto: una
nuova cattolicità è nata li.
La biografia del Todd termina con
queste parole ; « Al di sotto delle pKJlemiche e della teologia, sta quest’ansia per gli uomini e per la vocazione
personale; egli (Lutero) parlò di Cristo uomo che aveva sofferto per gli
uomini e aveva accettato la dura vita
del mondo. Anche la vita di Lutero
fu la vita di un comiuie onest’uomo
che condivide tutto con gli altri»
(p. 318). Strana questa conclusione,
la quale, pur di togliere ogni valore
profetico a Lutero, riduce Cristo stesso alla stregua di un filantropoT II
ohe ci lascia un’unica speranza: che
anche i cattolici italiani ci presentino un’opera su Lutero un po’ più
seria.
Alfredo SonéUi
Notiziario missionario
SEGUE DALLA QUARTA PAGINA
senza deficit. Questo è stato possibile
perchè 31 Comitati Ausiliari su 65 in
Francia hanno superato la quota che
essi si erano fissata, compensando così la carenza dei 34 ohe non hanno
raggiunto la loro meta. La Direzione
della Società esprime la sua riconoscenza a tutte le persone che con i
loro doni hanno contribuito a questo
bel risultato.
Per quanto concerne l’Italia, le
chiese valdesi hanno contribmto
Lire 2.329.540 nel 1966, allorché nel
1965 avevano mandato 1.470.140. Speriamo che nel 1967 si verifichi un
aumento invece di una diminuzione.
In questo momento la Direzione
della Società Missionaria di Parigi è
particolarmente preoccupata dalla
mancanza di candidati. Nel 1967 dieci
pastori torneranno definitivamente
in Europa per ragioni familiari e al
principio di marzo un solo pastore si
era offerto per la loro sostituzione. Il
Direttore, pastore Oh. Bonzon, commenta la situazione in questi termini:
« Questa carenza di candidati rischia di mettere le chiese dell’Africa,
del Madagascar e del Pacifico, e i nostri missionari con esse, in una situazione molto preoccupante, obbligandole a sopprimere delle attività che
sono essenziali alla vita di quelle
chiese. Noi vi chiediamo di portare
con noi neH’intercessione questa grave preoccupazione e di far sentire
senza posa intorno a voi, e specialmente presso i pastori delle chiese,
l’appello della Missione ».
R. G.
lllllMIIIIIIIIIIMIIimilllllih
....tiimiimiiiiiiiiiiiiiimiiiitmmiiimiMimiiiiiimiiHi ................................ .......
iiiiiimimiiiiHmimmiitmimiiiiimiimiiiimiiiiiiiiiiiiimii
UNA SPERANZA VIVA
Benedetto sia l’Iddio e Padre del Signor nostro Gesù
Cristo, il quale nella sua gran misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti,
ad una speranza viva.
L’apostolo Pietro si rivolge a dei
cristiani dispersi nel territorio che oggi corrisponde più o meno alla Turchia.
In quella vasta diaspora la fede risplendeva e si trasmetteva mediante la
testimonianza dei credenti i quali, essendo stati afferrati dalla parola di
Cristo, si caratterizzavano nell’ambiente pagano con una vita rinnovata. Non
potevano più acoettíre la religione dèlia maggioranza; ma erano animati da
una speranza nuova che li esponeva
alla persecuzione.
Eppure è significativo il fatto che,
airinizio della süa lettera, l’apostolo
non pronunzia una sola parola di lamento sul suo tempo o di protesta
contro i persecutori della fede. Anzi,
la sua prima parola è un inno di riconoscenza a Dio il quale « ci ha fatti
rinascere, mediante la risurrezione di
Gesù Cristo, ad una speranza viva ».
Quella parola ci raggiunge nella
nostra situazione e nella nostra dispersione. A poco a poco, come cristiani,
prendiamo coscienza del fatto che siamo una minoranza dispersa in un
mondo secolarizzato e pagano. Non
possiamo isolarci, anzi siamo ogni
giorno spinti ai largo nel vasto mondo, con i nostri problemi, i nostri in
(I Pietro 1: 3-4)
teressi, i nostri impegni di lavoro. Viviamo in un contesto storico che caratterizza il nostro tempo e lo esaminiamo ogni giorno nei suoi aspetti sociali, politici, reUgiosi. Il guaio è che,
molte volte, siamo come ipnotizzati
dalTambiente e dagli avvenimenti, a
tal punto che non si scorge più in noi,
nelle nostre parole e nei nostri atti, il
chiaro segno di una « speranza viva »
fondata sulla risurrezione di Gesù Cristo. Diventiamo lo specchio dei nostri
problemi, delle nostre preoccupazioni,
dei nostri orgogh, invece di riflettere
attorno a noi la speranza che ci è stata data dal Risorto. Ciò accade anche
quando parliamo della Chiesa cristiana e della sua testimonianza nel
mondo.
* * ♦
Pasqua è passata e noi possiamo domandarci : « Che senso ha il messaggio della risurrezione di Cristo nella
nostra vita? In qual misura esso diventa fonte di ’’speranza viva” per
noi? Come possiamo esprimere quella speranza nel nostro tempo »?
Certamente la speranza di cui parlava l’apostolo era protesa verso il
futuro. Sta diventando diffìcile parlare di risurrezione e di nuovi cicli ad
una generazione che concentra il prò
tiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii
'imiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
iiiiiiimitlillilillliiiliililiiimiiliiiiiiliiiiiim:iitii
Il miiiimiiiiiiniiiiiiimiiiitiiiiiiiiiiiiiiiii
Vogliono entrambi la pace
GESÙ
E
FILATO
La mattina del Venerdì Santo il Culto
evangelico alla radio è stato atiticipato ^ di
mezz’ora, senza alcun avviso preventivo,
della direzione della RAI: la quasi totalità
degli ascoltatori usuali l ha quindi mancato.
Il fatto è stato molto spiacevole, e per ovviare un poco, offriamo ai nostri lettori il testo
della predicazione che il past. Piero Bensi
ha tenuto su Matteo 27 : 11-26.
Cari fratelli e amici in ascolto,
Gesù che compare in giudizio davanti a Filato è veramente uno spettacolo impensabile. Gesù,- la giustizia
di Dio incarnata, ohe viene giudicato
da! rappresentante della giustizia uumana! E rdiciamo subito ohe la giustizia umana, quel diritto romano che
abbiamo tanto sentito decantare, ci
fa una ben magra figura e si ^Jesa
per quel che realmeiite vale. Filato
sa bene che Gesù è innocente e nel
suo cuore lo ha già assolto : però non
può fare come vuole, non ha il coraggio di farlo. Filato è l’uomo schiavo
dell’apparato politico, stretto da cento necessità, non tutte moralmente
accettabili, per il quale la vita di uri
uomo vale solo nella misura in cui
serve per il raggiungimento di un de
terminato fine e se non serve, non ha
alcun valore. Gesù, il Piglio di Dio,
accetta di essere giudicato da quest’uomo, come accetta gli insulti, le
percosse e la croce, proprio per inettel'e in luce fino a ohe punto l’animo è
naturalmente malvagio e iiigiusto, per
dimostrarci a quale tragica conse
guenza conduce la ribellione dell’uomo.
Esiste tuttavia un tratto comune
fra questi due uomini che stanno di
fronte: entrambi vogliono la pace.
Gesù vuole la pace degli uomini; paco prima di essere arrestato dichiara
ai suoi discepoli : « Io vi lascio pace,
vi do la mia pace ». Gesù vuole la pace
deH’uomo con il suo Dio; Gesù è l’Agnello che muore per riconciliare il
mondo a Dio. « Dio era in Cristo
— afferma Faolo — riconciliando con
sè il mondo ». Non soltanto, ma è la
pace stessa degli uomini fra loro che
offre Gesù sulla sua croce : « Con Tabolirc nella sua carne — dichiara ancora Faolo — la causa deU’inimìcizia».
Gesù vuole la pace fondata sull’amore, sulla giustizia, sul perdono di
Dio : e per questa pace è pronto a pagare il duro prezzo : la sua vita stessa.
Anche Filato, certo, desidera la pace per i suoi soldati romani; vuole
pace per i suoi turbolenti sudditi giudei; vuole pace per se stesso, per la
propria coscienza; per la sua carriera. E questa è la differenza fondamentale fra questi due tipi di pace. Filato, in fondo, desidera essere lasciato
in pace, desidera poter fare il proprio
lavoro senza il dovere di porsi continuamente dei problemi di coscienza,
aesidera governare tranquillamente la
sua Falestina senza turbamenti. E se
per far questo è necessario sacrificare
qualche principio o qualche aspetto
della giustizia, o anche la vita di un
innocente. Filato è disposto a fare
qualsiasi compromesso con la propria
coscienza. Mentre Gesù è pronto —perchè la pace sia fondata sulla giustizia e la verità — a sacrificare la
propria vita. Filato è pronto a sacrificare la propria coscienza per preservare la sua vita e la sua tranquiilità. E perciò di fronte alla necessità
politica di condannare Gesù, se ne
lava le mani.
Nel processo di Gesù siamo tutti
implicati: popolani ed intellettuali,
soldati e governanti, laici e sacerdoti.
Tutti rappresentanti e tutti d’accordo
nei chiedere la morte del Cristo. Chi
tuttavia meglio rappresenta l’uomo
moderno in questo processo, è proprio
Filato, colui che si lava le mani del
sangue di Gesù. Forse oggi pochi uomini arriverebbero a gridare « crocifiggilo, crocifiggilo, toglilo di mezzo »,
ma moltissimi se ne lavano le mani;
non sono nemici: semplicemente non
sono interessati. Riconosciamo che è
spesso il nostro atteggiamento fondamentale! Ci sono tante cose cui
pensare ■ nei nostri tempi, in questa
nostra età convulsa, che non è proprio il caso di preoccuparci, di sentire dei rimorsi, per questa croce innalzata sul Calvario duemila anni fa!
Non è cosa che ci riguarda. Così come
ben poco ci riguarda ciò che avviene
CONTINUA
IN SESTA FAGINA
prio interesse nella vita terrena e ridimensiona ogni fede nella sovranità
di Dio. D’altra parte, siamo costretti
a parlare molto sobriamente, dal momento che siamo ancora prigionieri di
questo mondo e della nostra morte.
Ma dobbiamo parlarne. Cristo risorto non è un mito: è il fondamento
della nostra fede e della nostra speranza. Non possiamo ridurre quella
’’speranza viva” ad un’ipotesi; la risurrezione di Cristo non è un’ipotesi,
è un evento che dev’essere annunziato
e testimoniato dai credenti. E il credente sa che la sua speranza, come la
sua fatica, « non è vana nel Signore ».
Pietro non esita ad affermare che Dio
« ci ha fatti rinascere... ad una speranza viva, in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata nei cieli per voi ».
Bisogna parlarne anche oggi. Naturalmente non cesseremo di credere che
la « speranza viva » in Cristo risorto
investe la nostra vita terrena per aiutarci a vivere come dei credenti e ad
operare per il Regno di Dio. Se Cristo
è risorto non è più possibile vivere da
rassegnati, come se niente fosse accaduto. Egli è risorto, dunque la Sua
parola è vera, la Sua via è giusta, non
la mia. Debbo annunziare quella parola che infonde speranza e mi sforzerò di farlo non in modo retorico e
impersonale, ma a tu per tu, a contatto
con gli uomini che vivono e soffrono
come me. Anche la Chiesa dovrà farlo, non con pigrizia e stanchezza come
se Cristo non fosse risorto, ma con
chiari accenti di speranza; e se la
Chiesa ritroverà questa « speranza viva » in mezzo a tante cose morte, allora essa testimonierà, si rinnoverà, respirerà un’atmosfera più fraterna, anche più beta. La Chiesa che spera
perchè Cristo è risorto ha un messaggio nuovo per il mondo; lo annunzia
ad alta voce, lo trasmette con atti di
amore e non permette che la « speranza viva » nel nuovo mondo di Cristo
sia confusa con altre speranze di ben
altra natura. Una « speranza viva »
fondata sulla risurrezione di Cristo attesta la realtà di un mondo nuovo;
posso operare per quel mondo aprendo le vie al perdono, alla giustizia,
alla pace. Da un punto di vista umano potrò anche non aver successo; ma
avrò avuto ragione di impegnarmi con
Cristo e di sperare in Lui.
Attorno a noi non ci sono soltanto
i problemi del giorno sul piano nazionale ed internazionale. Non esistono
soltanto i fatti di cronaca, l’agitazione
del mondo, la fatica quotidiana. E nella iiosira vita ecclesiastica o personate
non ci sono soltanto speranze umane
e giudizi umani, talora duri, ambiziosi,
ingiusti. C’è anche una « speranza viva » di cui a Pasqua e dopo Pasqua,
in ogni tempo della nostra vita, rendiamo grazie a Dio.
Ermanno Rostan
6
pag. 6
r
N. 13-14 — 7 aprile 1967
Vogliono entrambi la pace
SEGUE DA PAGINA 5
al nostro prossimo. Sì., forse ci rattriSiiàmo un poco quando leggiamo le
raccr.priccianti notizie di una guerra
lontana oppure diamo il nostro piccolo (e talvolta vistoso) contributo
per la fame in India o gli alluvionati
di Firenze; ma in realtà sono cose
estranee, fuori di noi, come estraneo
è quel povero che vive alla porta della
nostra casa.
In fondo, nonostante alcune apparenze contrarie, ce ne laviamo le mani! Viviamo una vita egoista, tutta
chiusa in se stessa, tutta tesa verso
il benessere della nostra persona, :noitterente a quanto succede intorno a
noi s;. vogliamo tutti la pace: ma
non sacrificando qualcosa di nostro,
della nostra vita.
«Si rende conto. Signor Pastore, che
una mia settimana vale duecentomila lire!? — mi diceva un giovane professionista al quale chiedevo otto
giorni di lavoro per un’opera di bene — Prenda queste cinquantamila
lire per i suoi poveri, e mi lasci in
pace ! ».
Con un po’ di danaro si sbarazzano
e di me e dei poveri e — temo — della croce di Cristo.
L’umanità, dice im pensatore moderno, si divide in due categorie: coloro che sanno di essere colpevoli della morte di Cristo e confessando il
loro peccato sono lavati e perdonati
da quel sangue; e coloro invece che
psi-sano la loro vita a dichiararsi innocenti della croce di Gesù e a lavarsi le mani del suo sangue e di tutta
la sofferenza del mondo. Perchè le
due realtà non possono essere separate. « Se uno dice : Io amo Dio e odia
suo fratello, è bugiardo; perchè chi
non ama il suo frateUo che ha vedu
to, non può amare Dio, che non ha
veduto », così scrive l’Apostolo Giovanni, facendo eco alle parole stesse di
Gesù nella parabola del giudizio finale: « Allora il Re dirà a quelli della
sua destra: Venite voi, i benedetti del
Padre mio; ereditate il regno che vi
è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Perchè ebbi fame e mi
deste da mangiare; ebbi sete, e mi
deste da bere; fui forestiere e mi acctóglieste... ». E alla domanda meravigliata dei giusti : « Quando mai, signore, abbiamo fatto questo?»... «Il Re,
rispondendo, dirà loro: In verità vi
dico che in quanto lo avete fatto a
uno di questi miei minimi fratelli,
l’avete fatto a me ». Non è possibile
credere nella Croce di Cristo, accettarla, viverla, senza partecipare in
qualche modo alla sofferenza dell’umanità, senza dare qualcosa della nostra vita.
« Cristo Gesù... ha portato egli stes
so i nostri peccati nel suo corpo sul
legno, aflinchè, morti al peccato vivessimo per la giustizia ».
-Amici e fratelli; dov’è la nostra vita? A quale di quelle due categorie
che abbiamo desciitto apparteriiamo
noi? Siamo fra coloro che si lavano le
mani del sangue di Cristo (ed insie
me di tutto il sangue che è versato
sulla terra), oppure siamo fra coloro
che vogliono essere lavati da quel
sangue?
La Croce di Cristo è piantata sul
Golgota, segno eterno della tragica
conseguenza del nostro peccato, della
nostra ribellione a Dio. Se essa non
ci è indifferente, se non possiamo lavarcene le mani, il sangue del Cristo
ci porta il perdono di Dio e ci impegna a dare la nostra vita per la sofferenza che è intorno a noi. Amen.
Piero Bensì
Federazione Femminile Valdese
Segretariato
Attività Femminile Metodista
Incoutro ìnterdenomÌDazioiiale
Gorizia, 16 aprile 1967
Le donne evangeliche della regione lombardo-veneta sono cordialmente invitate a
partecipare alla giornata di incontro che avrà
luogo a Gorizia la domenica 16 aprile con
il seguente programma :
ore 10 : culto nella chiesa metodista
presieduto dal past. M. Tara (viale Diaz 10);
ore 12,30 : Agape fraterna nei locali
della Foresteria di via Rismondo 5;
ore 14,30 : presentazione del tema della giornata : « i matrimoni misti » (pastore
U. Bert). Discussione;
ore 17 : chiusura deirinconlro.
Il tema è stato scelto per facilitare una
chiarificazione di idee sa quell’argomento
che si presta, in questo particolare momento, a non poche confusioni ingenerando prese di posizione talvolta contrastanti.
Quella giornata vuole anche essere una
opportunità offerta a tutte le donne delle
nostre comunità evangeliche, per trascorrere
alcune ore in comunione fraterna.
Le prenotazioni per il pranzo vanno inviate, entro il 12 aprile, alla sig.ra Gilda Tara,
via Rismondo 5, Gorizia (tei. 23.49).
LUSERNA S- GIOVANNI
Atti liturgici. — Nel corso del culto di
domenica 2 aprile, è stato amministrato il
battesimo al piccolo Mauro Enrico Besson di
Luciano e di Ada n. Nizzardo, dei Bellonatti.
La stessa domenica, nel pomeriggio, la comunità, alla quale si erano uniti numerosi
angrognini, circondava la famiglia di Enrico Ghia via, dei Favarot, duramente provata
dalla perdita della Mamma, Clelia Chiavia
Q. Agli, all’età di 44 anni, dopo lunghi anni
di malattia. Ad essi ripetiamo, col salmista:
« Il mio aiuto viene dall’Eterno ».
Vita della comunità. — Come già annun
ciato, domenica 9 aprile, dopo il culto del
mattino (che sarà abbreviato), avremo una
importante Assemblea di chiesa, che speriamo sarà ben frequentata.
La .sera, alle ore 20,45, nella Sala Albarin,
la filodrammatica di Prarostino presenterà :
« E Giove ride », 3 atti di J. A. Cronin.
Parteciperanno, durante gli intervalli, i trombettieri di Prarostino, San Giovanni, Angrogna e Villar.
Le riunioni quartierali continuano, e sarà
l’ultima serie di questa primavera: mart. alle Vigne, mercol. ai Gonin, giov. ai Peyrot.
PRAMOLLO
La sera di domenica 5 marzo abbiamo avuto la gioia di accogliere i giovani dell’Unione di Prassuit-Verné (Angrogna-Capoluogo),
accompagnati dal loro Pastore sig. A. Taccia e Signora, che hanno interpretato per
noi con encomiabile bravura la commedia :
« E’ mezzanotte, Dottor Schweitzer! ». Rinnoviamo a questi amici un vivo ringraziamento per la loro visita e per il messaggio
che ci hanno lasciato.
I culti della settimana santa sono stati
frequentati da buone assemblee; particolarmente numerosi i fedeli che si sono raccolti
nel tempio a Pasqua. In occasione di questa
solennità siamo stati lieti di salutare non pochi membri di altre comunità e diversi Pramollini da varie località fuori parrocchia,
venuti a celebrare questa festività con noi.
Durante il culto, che ci ha ricordato che con
la risurrezione di Gesù Cristo Iddio ha dato
inizio ad una nuova creazione, sono stati ricevuti quali membri responsabili della Chiesa i seguenti catecumeni : Sappè Ivette (Alberi); Bounous Nino (Pomeano); Long Livio (Ervur); Sappè Eraldo (Pellenchi); Travers Remo (Ciaureng). Il catecumeno Sappè
Eraldo ha seguito i corsi di catechismo nella
Chiesa di San Germano Chisone.
II Signore accompagni questi giovani, fortifichi la loro fede e li aiuti ad essere fedeli
alla loro promessa. Un gruppo di bambini
della Scuola Domenicale ha cantato un coro
intonato alla circostanza. Ha fatto seguito la
celebrazione della Santa Cena alla quale si
sono avvicinati i giovani confermati ed un
buon numero di altri fratelli e sorelle.
i'ASA MIDESE
pn* la gioventù evangelica
COLONIA MARINA
per le bambine e bambini dai 6 al 12 anni.
Turno unico: 1 Lniglio-28 Luglio
Direttore: Sig. Edgardo Pasehello
Quota globale L. 23.000 di cui il 10%
da versarsi all’ scrizione, il rimanerne
alFarrivo.
CAMPO CADETTI
per ragazzi e ragazze dai 13 ai 16 anni.
Turno unico: 12 Lug.io-2 Agosto
Direttore: Signor Sergio Nisbet
Quota globale L, 25.000 di cui il 10%
da versarsi all’ iscrizione, il rimanente
all’arrivo.
A tutti gli interessati è richiesta sollecita
iscrizione entro e non oltre il 20 Giugno,
versando la quota di iscrizione sul c.c,
postale n. 4/15506 initestàlo alla Casa Valdese di Vallecrosia (IM). Documenti sanitari e corredo; ohiedere informazioni deltagliate alla Direzione cleìla Casa Valdese
Vallecrosia (IM).
Pensione Balneare
Faldese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: P. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
I LE ¥¥ORI CI SCRIVONO
Lettera aperta dì uè collaboratore
Signor Aldo Long,
lei mi mette in indiarazzo; mica|
per gli argomenti sostenuti: tutto un
vecchiume teologico e politico che non
giova agli uomini e, a lungo andare,
forse desta un poco di noia e (M rimorso negli animi di coloro che, per
pane e companatico, scrivono su certa
stampa che non ha bisogno di sottoscrizioni popolari, neUa quale lei —
ingannato dalle pretese di « verginità » di un sistema sociale in disfacimento progressivo e totale — dimostra di credere. L’imbarazzo mio è il
dolore, creda, di essere in contrasto
con un credente come io sono e, me
10 lasci dire, di perdere U mìo tempo
che potrei utilizzare in modo migUore interessandomi di ciò che lei ritiene materia da « faziosi » e da
« giacobini » : è chiaro che per lei ribaldi e uomini di estrema sinistra sono la stessa cosa.
Avrei voluto conoscerla diversamente, signor Long, ma mi rassegno perchè so che la strada che, per volere
di Dio, mena alla Farusia non è un
percorso facile, ma una via greve di
incomprensioni, di contra.sti e di lotte, dove si può trovare la criminalità
di Erode, il menefreghismo di Filato,
11 tradimento e il ravvedimento di
Pietro; una strada penosa e pericolosa
e entusiasmante — che riguarda la
mobilità deUa fede evangelica — e
può essere percorsa vittoriosamente
da chi vuole un mondo nuovo, che
non è quello di Johnson e di Moro
che mostra comprensione per Johnson,
un mondo pacifico e operoso per raggiungere il quale bisogna anche passare attraverso il nostro infelice incontro, signor Long, e gli errori che
si verificano, a volte, in campo socialista, ehei-n^pure per lei dovrebbero
essere motivo di consolazione. Chiamando in causa il vigore risolutivo
della fede evangelica, ho parlato di
una « necessaria » epoca nuova per
l’uomo — che non è ancora la venuta trionfale di Cristo — ma un momento nella storia in cui l’uomo non
possa più sfruttare il suo prossimo,
distruggere un paese come il Vietnam
per avidità di lucro e di potere.
Non scenderò in polemica con lei,
neppure mi servirò degli apprezzamenti poco urbani che ella ha usato
nei miei confronti. In merito al mio
pensiero reUgioso e politico desidererei invitarla a leggere ciò che, per
es., ho scritto su « Gioventù Evangelica », febbr. c. a. Non pretendo di
convincerla a proposito delle idee che
con molte altre persone « vivo »; vorrei solo che lei comprendesse .— se sa
che cosa vuol dire « comunione dei
santi » — che non vado giocando a
dadi con l’Evangelo dilettandomi, per
finalità sporche, « con citazioni bibliche di comodo ».
Circa la questione fiscale del dolt.
Giovanni Agnelli che io avrei falsata,
(mica le è passato per la testa che una
persona potrebbe anche sbagliare nel
fornire dati e cifre : ha preferito,
ahilei!, darmi del bugiardo senza conoscermi), non intendo privare « La
Luce » d’altro spazio prezioso e perciò mi consenta di inviarle — per
cortesia di Gino Conte, dal momento
che ignoro il suo indirizzo — una copia de « l’Unità » del 4-1-67 dove —
se un minimo di tolleranza per il
« rosso » la sostiene — potrà leggere
l’esame critico delle famose cc fotocopie » delle cartelle fiscali del dott.
Agnelli e da questi inviate a « L’Unità ». Se i lettori de « La Luce » vorranno essere informati, potranno trovare il numero del quotidiano in questione presso biblioteche o nelle redazioni deUo stesso foglio.
La prego, signor Long, non faccia
rivivere in lei lo spirito di padre Bresciani. Fer la faccenda delle « querele », le uniche che temo, sono quelle
che vengono da Dio, ci conducono
di fronte al Suo luminoso tribunale, a
cagione della nostra indegnità spirituale, che è tale se dimentichiamo chi
nel mondo si danna e soffre.
Se le dico che la saluto senza rancore, anzi cordialmente, forse lei non
mi crederà. Evidentemente noi facciamo uso diverso della libertà donataci
da Dio. Nonostante i difetti che mi
riconosco, che sono i peccati di cui
sovente mi cibo, ho una sola faccia;
niente e nessuno potrà integrarmi in
un sistema rituale ed ecclesiastico
chiuso che alza altarini, in modo più
o meno sfacciato, a Filato. Io sono
senza esitazioni dalla parte di coloro
che considerano l’Evangelo non come
il manifesto di un partito politico, ma
come un fatto vivo fondamentalmente
necessario per la problematica del presente. A lei non piace che io scriva
su « La Luce ». Certo, potete anche
farmi tacere, precludermi — in seno
alla Chiesa — alcuni mezzi per portare avanti un dato discorso. Ma si
convinca : per chi sa, e a rigore di
fede!, che dopo il Venerdì Santo vi
è stata la Resurrezione, esistono sempre possibilità di parola.
Vorrei chiudere'’questa lettera, (che
spero prima e ultima fra me e lei,
naturalmente di questo tipo : non tan.
to per il suo dissenso, ma per il modo in cui lo ha espresso), con una citazione di Teilhard de Chardin: «E’
un accumularsi di desideri che deve
far SCOFFIARE la Farusia». Orbene, questi « desideri » per una vita
felice premono contro le costole del
vecchio mondo, e nessuno può fermarli. Fer noi cristiani — che non dobbiamo vivere di rendita del sacrificio
di Cristo, ma gravarci della sua stessa
croce che è strumento di perdono solo perchè è strumento di vittoria sul
male — questi « desideri » devono essere le opere concrete della fede che,
muovendo dal ravvedimento personale come totale dedizione per il prossimo inquadrato in un sistema ragionato di bisogni, investono non con
furia cieca, ma con santa aggressività
ciò che è negativo nella nostra epoca
per una « sostanziale » fratellanza
umana, (che non può escludere l’even.
to di una società senza classi), che
non può essere realizzata soltanto con
preghiere in comune, buone parole,
sorrisi e strette di mano: ma riconoscendo che la Creazione di Dio è, per
volontà di Dio, patrimonio comune di
tutti gli uomini, perchè soltanto in
termini di unità e di parità esistenziale possiamo immaginare il ritorno
di Cristo.
Signor Long, io la saluto come conviene fra cristiani. Ma avrei ancora
una cosa da dire : il dissenso, fra gente come noi, è un dato di fatto, e non
può essere eliminato con il livore polemico che mi turba in maniera che,
torse, lei non immagina. Occorre dia
logare fra noi cristiani serenamente
per poter dimostrare ad un mondo incredulo che Cristo è un fatto insostituibile.
Mario Gardella
Genova Bolzaneto, 19 marzo 1967.
Manifesto
pro Vietnam
Ivrea, 29 marzo 1967
Dato che il nostro settimanale ha
pubblicato il manifesto sul Vietnam
diffuso dal (c Gruppo Giovanile Evangelistico di Torino » in occasione della veglia » natalìzia, desidero
un breve commento alla prima frase
che suona cosi : « Non andare in chiesa, in questo periodo di Natale, chiunque tu sia », con quel che segue.
Se si tratta di una frase ad effetto,
è stata ed è controproducente nella
maggioranza dei casi; se invece vuol
essere una voce profetica, è per lo
' meno assai presuntuosa. Personalmente sono uno di quei cristiani <c praticanti » che hanno partecipato al culto
di Natale senza andare alla « veglia »
per il Vietnam; ho presieduto quel
culto come pastore di una comunità
ma vi avrei ugualmente partecipato
come fedele. Non contesto agli autori del manifesto il diritto di organizzare una « veglia » e di astenersi dal
culto; ma contesto loro il diritto di
giudicare con un’autorità che nessu
no ha loro conferita. Desidero esser
libero di recarmi al culto il giorno
dì Natale e ogni altra domenica,
« chiunque io sia », senza essere clas*
sificato fra gli ipocriti, fautore di una
« religiosità fatta dì riti e di parole ».
So benissimo che il culto a Dio
non si esaurisce in un’ora di adorazione e di preghiera. Me lo dice con
autorità la Parola dì Dio, anche per
bocca di Isaia. Ascolto quella parola
con umiltà, perchè Isaia era profeta
deH’Eterno. Ma dal Gruppo Giovanile Evangelistìco sento di dover dissentire per le ragioni che ho indicate.
Ermanno Rostan
I
Matrimoni
j misti
Un lettore, da Bari:
Caro pastore Conte,
Sul N. 11, sotto il titolo « Non
mentite gli uni agli altri », il pastore
SoneUi torna sul tema dei matrimoni
misti. L’occasione è fornita da una
risposta data dal Fadre Rotondi su
« Grazia » alla domanda di una lettri.
ce cattolica, che vorrebbe sposare un
protestante spagnolo. Alla domanda
esplicita di quale sarebbe la posizione
del protestante, si noti bene spagnuolo, di fronte alla sua chiesa in caso di
matrimonio cattolico, il F. Rotondi
aveva correttamente risposto : « Non
so a quale confessione il giovane appartenga, ma non mi consta che le
chiese protestanti abbiano una legislazione severa per quelli che celebrano il matrimonio secondo il rito cattolico ». Il pastore Sonelli lamenta
che il F. Rotondi ignori le decisioni
del nostro Sinodo 1965. A parte il fatj to che, non esistendo valdesi in Spa:
gna,, non si vede cosa quelle decisioni
avessero a che fare con la domanda a
cui il P. Rotondi rispondeva, credo
dobbiamo essergli grati, in quanto
evangelici, per non aver considerato
quelle famigerate decisioni come
espressione del pensiero protestante.
E’ bene essere chiari nel dialogo
ecumenico, ma è necessario essere sinceri con noi stessi. Io approvo di tutto
cuore la prima pagina del tanto discusso N. 7 de « La Luce » ed è ben
chiaro che se il clericalismo deve essere combattuto in nome della fedeltà
all’evangelo, non si può condividere il
disappunto del Pastore Sonelli per una
certa liberalità delle gerarchie cattoliche in fatto di matrimoni misti. E bisogna, per chi è inserito in una chiesa, combattere senza riserve gli atteggiamenti clericali che si manifestano
all’interno di detta chiesa. Per questo
motivo ho a suo tempo condannato
¥énza riserve le minacce di ecomuaica del nostro Sinodo ’65.
Aderiamo quindi alla Lega per il
divorzio in quanto singoli; ed in
quanto chiesa dichiariamoci disposti
alla celebrazione religiosa del matrimonio dei divorziati (anche se enj trambi non evangelici ed anche se
j non vi sia stato l’adulterio), ma per
coerenza abroghiamo completamente
j le decisioni del ’65, ispirate da spirito
di sopraffazione.
Mi creda suo
Ercole Salvati
Caro Direttore, 1
il fratello Ercole Salvati di Bari
presenta le sue riserve sul mio articolo « Non mentite gli uni agli altri »
sui matrimoni misti. Le sue riserve
vertono su tre punti:
lo L interpretazione della risposta
del P. Rotondi su « Grazia riportata integralmente nel mio articolo.
A questo proposito, non intendo fare
qui l’esegesi di quel testo. Chiunque
lo legga attentamente, vedrà quanto
truffaldino sia la contrapposizione tra
la rigidità cattolica esposta (necessità
del matrimonio cattolico, pena la nullità di esso; necessità dell’educazione
cattolica della prole, pena la scomunica della parte cattolica) e la sussurrata debolezza protestante ( quel
« non mi consta che le chiese protestanti abbiano una legislazione severa
I per quelli che celebrano il matrimo! nio secondo il rito cattolico » è un ca! polavoro di faziosità e di ambiguità!).
i II fratello Salvati se la rilegga con
■ calma e vedrà che la sua interpreta’ zione è, quanto meno, « candida ».
2o La valutazione delUart. 17 AA.
SS. 1965 che il Salvati definisce « famigerate decisioni ». Credo che il Salvati potrà leggere con frutto la messa
a punto dell’Avv. Peyrot sul valore e
significato della disciplina ecclesiasti- ^
ca alVinterno di una chiesa riformata
(u. 12 delVEco-Luce 1967) e che convenga con noi che una chiesa evangelica non può nè aggiungere, nè io- ¡
gliere nulla alVEvangelo, per cui la j
sua ’’disciplina'’ non può essere altro
che una forma di predicazione, senza
aggiunta di comandamenti diversi e
senza dispense ecclesiastiche. ;
Nella fattispecie, credo che il Salvali convenga con noi che il coniuge
evangelico deve testimoniare la propria fede al coniuge non evangelico
e che il genitore credente debba testi- !
moniare la propria fede ai figli. Ob- |
bligo questo non dinanzi alla chiesa ,
(in- modo tale che la chiesa possa di- !
spensarlo), ma dinanzi al suo Signore !
((( chiunque mi riconoscerà davanti '
agli uomini, lo riconoscerò davanti al
Padre mio che è nei cieli, ma chiun- 1
que mi rinnegherà davanti agli nomi- |
ni, anch’io lo rinnegherò davanti al *
Padre mio che è nei cieli » - Matt.
10: 32-33). Ora l’articolo in questio.
ne non ha altro significato che ricordare questo.
Contrariamente a quanto pensa il
Salvati, ’’clericalismo” non è il dichiarare francamente le incompatibilità poste dall’Evangelo, ma il presupporre che la chiesa possa adattare
l’Evangelo ai gusti del tempo,, cioè il
porre la chiesa come norma della vita
dell’uomo. Credo che il Salvati converrà con me nel constatare il peso
insopportabile del ’’clientelismo” e delle ’’consorterie” nel nostro paese, in
forza delle quali a chi ci è amico tutto è lecito. Non trasformiamo l’ecumenismo in .consoMeria!
3o La valutazione della ’’liberalità”
delle gerarchie cattoliche. Premesso
che ’’liberalità” da parte cattolica non
ce n’è (e la risposta del P. Rotondi
10 dimostrava chiaramente), ribadisco
11 concetto che la chiesa non ha nè
potere, nè diritto di fare delle ’’liberalità”, poiché essa non può agire a nome proprio, ma è costantemente misurata e giudicata dalla Parola di Dio.
Non si tratta di odiare o di bandire
il fratello che è venuto meno alla fede; si tratta di ’’non mentirgli”, ma
di dirgli francamente che è venuto
meno. La chiesa non può dare o togliere la ’’comunione”, può soltanto
riconoscerla o meno, dinanzi alla Parola di Dio. La ’’comunione” è m
Cristo e chi ha rinnegato Cristo, cerca invano la comunione della chiesa;
essa non potrà mai riconciliarlo. Credo che il Salvati sia d’accordo con noi
nel ritenere che noi siamo tra di noi
riconciliati, in quanto Cristo ci ha riconciliati con Dio : Cristo rimane sempre la condizione indispensabile per
la nostra salvezza.
Concludendo^ penso che la richiesta
del Salvati di abrogare « compietamente le decisioni del ’65, ispirate da
spirito di sopraffazione » derivi da un
grosso equivoco. Forse il Salvati non
si accorge che il suo atteggiamento
coincide con quello del P. Rotondi:
questi trova la legislazione protestante troppo debole; il Salvati la trova
’’troppo clericale” : entrambi dimenticano che il giudizio sull’uomo è pronunciato non da norme ecclesiastiche,
ma dall’Evangelo.
Vuole il Salvati proporre l’abrogazione dell’Art. 17? Dimostri con la
Parola di Dio che rendere testimonianza o meno a Cristo è cosa su cui
la chiesa può creare nuovi obblighi o
concedere dispense.
Alfredo Sonelli
Ecumenismo
a Bologna
Bologna, 30 marzo 1967
Tanto valeva restar cattolico? E’ il
titolo che l’indignato Pastore Rutigliano dà alla sua corrispondenza apparsa sulla «Luce » del 24 marzo. In
essa è evidente il riferimento alle riunioni di preghiera avvenute a Bologna e di cui « Voce Metodista » (que.
sta è la certa stampa) ha riferito e
riportato un servizio fotografico. Ho
letto la corrispondenza e, stando al
suo contenuto, devo concludere che
lo scrivente dovrebbe rivolgere a se
stesso quella domanda e rispondere
affermativamente. La sua intransigenza e la sua chiusura non sembrano
essere dettate da una serena valutazione della problematica ecumenica
come si è venuta delineando dopo il
Concilio e neppure dalla meditazione
di un certo contesto biblico che i.. liso abbia un valore più determin.'V.teper la nostra fede che non il dial ogo
di Pietro Valdo con i teologi catlolici del 1179. L’atteggiamento del ilutigliano pare invece dettato da i . sidui di amarezze passate che oggi sncora gli fanno assumere una arsacro-nìstica posizione polemica nei c bifronti dei «papisti » e di quei « Ir . tì.
pastori protestanti » che osano cagnare l’inno 371 accanto ad un sace 'lo-te cattolico e recitare insieme a l;d.
il Padre Nostro, fra l’altro, con ^ aggiunta della dossologia finale. A Bologna abbiamo avuto due riunioni di
preghiera, ma queste non sono sì :ie
nè un compromesso, nè frutto di m
compromesso. Desidero che lo i
venie sappia che dietro quelle riu’ ’oni c’è stato tutto un travaglio v bito dalla nostra Comunità. Lna Con iinità di credenti che di certo non nanI no preso delle iniziative nè « per - tu, pìdìtà spirituale », nè per superii .iaI lità. Quelle riunioni non hanno j;rpI pure creato confusione nella loro fede. Fra l’altro, le riunioni di pregl.lera sono state accompagnate da di : iissioni teologiche nel corso delle quali
^ abbiamo appunto affrontato il prcì?Iema ecclesiologico con la serietà in ' assaria constatando rincolmabile aui/so
fra le due concezioni, abisso chi il
Concilio ha rivelato essere forse oigi
più profondo che mai. Abbiamo uìtresì constatato quanto la via d-ìsa
unità sia difficile perchè non è ni
fenomeno sociologico o religioso, ma
è ascolto ed ubbidienza alla Parola ,ii
Dio. Eravamo, e siamo coscienti che
1 unità sia un dono di Dio e che
quindi risiede al di là di tutti i uostri tentativi e delle nostre realizzazioni, crediamo essere un avvenimento escatologico. Non abbiamo dimenticato ciò, ma è anche vero che, come
dice il Prof. Subilia, « in attesa di
quel giorno può e deve avere le sue
manifestazioni concrete nella storia, i
suoi segni qui ed ora, cosi come la
fede non può fermarsi alla sua condizione di fede, ma deve configurarsi
in azione etica ».
E noi ci siamo riuniti e continueremo a farlo (anche se qualcuno si
I indignerà) proprio per chiedere insieme al Signore della Chiesa: « Venga
il tuo Regno, sia fatta la tua volontà ». Questo, mi pare, essere il miglior atteggiamento ecumenico: non
contrapporre Pietro Valdo al papa
Alessandro, non contrapporre una
Chiesa ad un’altra, ma ascoltare « ciò
che Io Spirito dice alle Chiese )>
(Apoc. 2: 7).
Valdo Benecclii
Abbiamo
ricevuto
Per il Collegio Valdese, in memoria di Luigi Conte : Mariuccia Jon
Scotta (Torino) L. 2.000; Giulio Jon
Scotta (Torino) 1.000; Frida e Erica
(Torre Pellice) 5.000; Luigi e Maria
Martinat (Torino) 10.000.
Per gli « Amici del Collegio », in
memoria di Ines Jalla Giampiccoli,
Davide Jalla (Ivrea) L. 20.000; Gustavo Tourn (Ivrea) 10.000; in memoria di Luigi Conte, Davide Jalla
(Ivrea) 20.000; in memoria di Emilia Jahier Vidossich, Alma Long
(Ivrea) 5.000.
Per la Casa Valdese delle Diaconesse, in memoria della mamma e del
marito, Enrichetta Conte L. 20.000.
7
7 aprile 1967 — N. 13-14
.dg. 7
Gruppi di servizio in Sicilia
forano sabino
Campagna evangelistica a Genova
Abbiamo ricevuto Vultimo bollettino del2'Asilo infantile valdese 'Il Redentore^’ di
Pachino (Siracusa). Ne stralciamo una parte per i nostri lettori.
La via
della Croce
Dal 4 al 5 marzo ha avuto luogo a
Palermo il secondo incontro dei gruppi comunitari formati o in formazione, i quali operano in Sicilia. Eravamo oltre 50. Ad un certo punto il
pastore Tullio Vniay ha detto che la
risurrezione di Cristo dimostra che
la via della croce è quella giusta.
Son parole che non hanno bisogno
di essere spiegate. Si tratta di prendere 0 lasciare. Se Cristo non è risorto, crolla tutto ; il mondo è senza speranza. Se Cristo è risorto, non abbiamo che da scegliere immediatamente
la via della croce.
Alcuni dei convenuti all’ incontro
dei gruppi comunitari a Palermo hanno già scelto. Si sono impegnati a
lavorare e vivere per gli altri, per tutta la vita. Sono persone molto intelligenti e qualificate, ma non pensano
di far carriera. Come compenso del
loro lavoro, chiedono solo di che mangiare e di che vestirsi.
La via della croce di Cristo è certo
assai più dura : « ...il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo »
(Le. 9: 58). Questi abitano in case decenti e persino belle, ma hanno rinunziato al profitto, alla sollecitudine ansiosa del domani, aH’ambizione
personale, alla proprietà privata. Invece di pensare a se stessi, pensano
agli altri.
Certo, non sono ancora arrivati
;alla perfetta statura di Cristo. Forse
-un giorno la via della croce si farà
assai più dura anche per loro, ma non
.se ne preoccupano. Sanno che la via
della croce è quella giusta. Essi credono che il Signore è veramente ri.suscitato.
Altri non si sono ancora decisi.
Sanno che la via della croce è quella
giusta, perchè credono nella risurrezione di Cristo. Ma fanno ancora
molte domande, hanno delle perples,sità. Tullio Vinay ha detto che molto
probabilmente, nei prossimi incontri,
vedremo assottigliarsi il nostro numero. Già una ragazza di P. si è ritirata.
L’ammiriamo per la sua onestà e
vorremmo che tanti altri fossero onesti come lei. Ha detto francamente di
non poter rinunziare alla propria
carriera. Sarà un’ottima parrocchiana; quando potrà, darà la sua collaborazione. Ma quando si è giovani,
prendere la decisione di rinunziare
alla propria carriera è come gettarsi
nel vuoto.
Ma, in uno dei prossimi incontri,
potrà anche accadere l’imprevedibile.
Forse si dovrà prendere atto di qualche nuova decisione. La mano di Dio
non si è accorciata. Egli è potente a
vincere anche le più ostinate resistenze. S.
Crisi delia parrocchia
e gruppi comunitari
Arulie a Pacliino la parro-ooliia è in crisi. Molli sono emigrali e quelli che sono
rimasi] diseriaho spesso i culti e le riunioni. In una «■ircolare, il pastore ha denunzialo i ntali della parrocchia in maniera anche troppo brutale. La discuissione
è proseguita in due sedute dell’Assemblea
di chiesa e in parecchie altre riunioni.
BOBBIO PELLICE
Il culto serale del Venerdì santo, nel corso
del quale abbiamo letto il racconto della passione e della morte del Signore, è stato frequentato da una assemblea molto numerosa
e compatta che ha ascoltato con raccogli
mento la lettura delFEvangelo. Mollo numerosa pure la partecipazione alla Santa Cena.
La Corale ha eseguito molto bene un inno
di circostanza.
Nuovamente gremito il nostro tempio in
occasione del culto di Pasqua. Il messaggio
della vittoria di Cristo sul peccato c sulla
morte è stato rivolto ad un'assemblea attenta e raccolta. Molto numerosa la partecipazione alla Santa Cena. La Corale ba eseguito
lodevolmente due inni di circostanza. Il Signore ci conceda di vivere d'ora innanzi nella nostra vita, in ogni circostanza, nella luce
della resurrezione del Signore. Abbiamo, in
occasione di Pasqua, salutato con gioia molti Bobbiesi di solito residenti fuori Bobbio
ed amici venuti qui a trascorrere la festività.
Domenica sera 26 marzo nella nostra sala,
la U.G.V. di Bobbio Pellìce ha recitato con
bravura la interessante commedia di Vittorio Calvino: «Quando arriva Don Gonzalo»,
seguita da uno scherzo comico. La sala era
letteralmente stipata e nutriti applausi hanno manifestato l'approvazione del pubblico
verso i nostri bravi attori che ringraziamo
dì cuore per la loro non lieve fatica. Ci auguriamo che il messaggio che ia commedia
intende dare sia stato assimilato dalla numerosa assemblea.
I nostri rallegramenti ed auguri alla fami,
glia di Gönnet Italo e Marisa del Pautasset
per la nascila del secondogenito Vittorio, avvenuta il 17 del mese di marzo. e. a.
L’Unione Govanile è giunta a'.la conc-usione che Porganlzzazione parroochialc si
giustifica in un a'tiibienie in cui luiti sono
cristiani e devono essere perciò solo battezzali, istruiti, curati spiritualmenle, consigliati e ammoniti, sposati e sepolti criSitrianameiUe. Ma, laddove la Chiesa è in
minoranza, Pnrganizzazione parroecli ale
non ba senso. L’organizzazione parroc
chiale prevede un parroco ohe cura e mol
ti parrocchani che aspettano di essere cu
rati. Quando si è in zona di evangelÌzzaz!o
ne, tutti i credenti devono essere « par
roci », devono pensare cioè non a se slessi,
ma agli altri.
Si è così riconcsciu'to che a cosli.uz one
di gruppi comunitari rappresenia, nella siluaz one attuale, l’unico modo per mobilitare le forze vive della parrocchia e lanciarle nella missione» prima che sia troppo
tardi.
Ma a questa conclusione, raggiunta sul
piano teorico, nessun iinpegno pratico è
seguito. Si vede cioè qual è la via g us a,
ma non si ha il coraggio d’intraprenderla.
Maria
— Nel n. natalizio del bollettino si diceva con tristezza che la refezione aveva
dovuto essere diminuita in consistenza :
varie offerte sono pervenute, e da metà gennaio essa ha potuto riprendere. Lo scorso
anno si sono spese per la refezione Lire
313.619.
— Accanto all’insegnamento, intenso è il
lavoro di contatto con le famiglie; ecco come una del gruppo di servizio, Elisa, ne parla : « Conosciamo ormai quasi tutte le mamme e quasi tutte le situazioni delle famiglie
dei nostri bambini. Purtroppo non riusciamo a seguirle tutte ». Il lavoro si è accresciuto su poche spalle per l’allontanamento
di una collaboratrice, che non ha retto al
lavoro. « Ora facciamo le visite solo dopo la
chiusura deU’Asilo (ore 16). Delle volte
siamo veramente stanche e non solo fìsicamente, ma anche spiritualmente. Però le accoglienze allegre e affettuose delle mamme
e la gioia dei bambini nel vederci arrivare
a casa loro, sono tali da farci dimenticare
stnehezza e delusione ».
— Si attende fin d’ora per l’anno prossimo una maestra giardiniera svizzera; e pare probabile l’arrivo di una coppia francese, che già ha lavorato in un centro sociale
in Francia : con loro si spera di avviare
un’opera di rilevamento sociale in uno dei
quartieri più poveri.
— L’indirizzo dell’Asilo infantile valdese
«Il Redentore» è: Via Torinoll, Pachino
(Siracusa). Le offerte possono essere versate
sul c. c. p. 16/3531, neirUfficio dei conti
correnti di Catania, o inviate al past, Samuele Giambarresi, Via S. Martino 7, Pachino.
Più di un mese è ormai trascorso dalle celebrazioni del 17 Febbraio, ma le ricordiamo ancora con gioia. Il 17 sera abbiamo
avuto una riunione nella cappella a carattere rievocativo del 17 febbraio 1848, allora
feste<'giato in ritardo perchè la notizia delremancipazione giunse qualche giorno dopo
che alle Valli. E così anche noi non ci siamo
troppo preoccupati se la vera e propria celebrazione ebbe poi luogo, per ovvie circostanze, il 19- domenica. Il culto nel tempio,
al mattino, fu naturalmente dedicato alla
ricerca del significato della libertà di cui
oggi godiamo per una testimonianza impegnala ed impregnata di riconoscenza al Signore.
Nel pomeriggio ebbe luogo una simpatica
riunione nella nostra sala delle attività che
impegnò tutte le forze giovanili della comunità nella presentazione di messaggi atti a
stimolare 1 pensieri degli uditori. Diciamo
messaggi, anche se potremmo più tecnicamente dire recite; ma il primo appellativo
è giustificato dal fatto che appunto ogni recita era stata scelta per il suo particolare
solido contenuto edificativo. Abbiamo cosi
veduto per primi (diciamo veduto, perchè
parlavano un po’ troppo piano per essere uditi!) i bambini del nostro Asilo che in pittoreschi e caratteristici costumi ci hanno
presentato « Con i bambini di tutto il mondo », bozzetto di valore spirituale tratto dalTAmico dei Fanciulli del mese di Febbraio,
in cui vengono rappresentati bambini di tutto il mondo in atteggiamento di preghiera e
di adorazione del Signore. Con un crescendo
di statura e di voci si sono poi affacciati alla ribalta i cadetti (li chiamiamo così anche
se non vi è una sezione giovanile cadetta
appositamenie costituita) per presentarci,
sempre tratto daH’Amico dei Fanciulli « La
vigilia»; abbiamo cosi avuto il piacere di
vedere comparire sulla scena un autentico
costume valdese! Infine l’Unione giovanile
ci ha presentato « L’arciere » di Vittorio
Calvino. Un buffet preparato dai giovani ed
una lotteria a benefìcio dell’Unione giovanile hanno completato il pomeriggio e riempito i momenti di pausa tra una rappresentazione e l’altra.
— E’ deceduta all’ospedale di Magliano
Sabina, il 10 marzo. Troiani Natalina ved.
Scarinci, all’età di 80 anni. Il funerale ha
avuto luogo a Forano ed il messaggio della
risurrezione è stato annunciato ad un gran
numero di persone, molte delle quali estranee alla nostra Comunità e presenti per l’occasione. Rinnoviamo ai numerosi familiari
deir estinta colpiti da questo lutto l’espressione della nostra solidarietà nel dolore e
nella speranza.
Come già è stato annunziato, si avrà anche quest'anno una campagna evangelistica
in due zone periferiche dlla città, in Val
Polcevera. Il Consiglio dei pastori ed i Consigli di chiesa delle varie denominazioni hanno avuto numerose riunioni per mettere a
punto il programma, tenendo conto dell’esperienza fatta l’anno scorso. Questa collaborazione tra le chiese evangeliche in vista
della testimonianza della fede nel comune
Signore, è un fatto rallegrante, e ne siamo
grati al Signore stesso che ci dà la possibilità di lavorare insieme in uno spirito fraterno. Che questa riconoscenza si esprima
dunque in un impegno di adoprarci alla
miglior riuscita possibile dì questa azione di
testimonianza. Vi è anzitutto la preparazione mediante la preghiera : il seme della
Parola non può essere gettato a germogliare
senza la grazia del Signore stesso. A questo
fine vi sono state riunioni di pieghiera al
termine dei culti ecumenici del 12 e del 19
marzo; la riunione interdenominazionale della gioventù, giovedì 30 marzo, a Sampierdarena, a cui erano invitati tutti i membri
di chiesa, anche non giovani, è stata pure
dedicata alla preghiera.
Un gruppo di giovani delle varie chiese
si è impegnato per la distribuzione, nelle
zone ove si andrà a predicare, di foglietti
recanti non solo un invito, ma già un messaggio evangelico, ed una cedola per chi desidera ricevere gratuitamente un Nuovo Testamento.
Le riunioni di evangelizzazione avranno
luogo secondo il seguente programma :
Sabato 8 aprile, ore 16 : Certosa (Piazza Petrella): Pastori Santilli e Arcangeli;
Sabato 15 aprile, ore 16: Bolzaneto (Piazza
Rissotto) : Signor Barbanotti e pastore
Marauda;
Sabato 22 aprile, ore 15,45: Certosa e ore
17 Bolzaneto: Signor Ferri e pastore
ScorsonellL
Verranno distribuiti a Certosa e a Bolzaneto fogli con il riassunto del messaggio, e
con gli indirizzi di tutte le chiese evangeliche della città.
Chiediamo á tutti di pensare in preghiera a questo esperimento evangelistico che
si è dimostrato valido l’anno scorso, e che
perciò si è voluto ripetere quest’anno. Forse
non tutti condividono l’idea di andare a predicare fuori dei consueti locali. I metodi di
evangèlizzazione sono molti, e naturalmente
ciascuno ha le sue preferenze : l’essenziale
è di ricordare che, con un metodo o con
un altro, la testimonianza è un preciso dovere della Chiesa, e che l’Evangelo della
grazia ha un valore attuale solo nella misura in cui sappiamo comunicarlo (Gesù ha
detto : « Date e vi sarà dato. Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date »). In
quanto alla forma dell’esperimento evangelistico dell’anno scorso e di quest’anno, che
DALL^NOSTRE COMUNITÀ
POMARE'
Recentemente è stato celebrato il servizio
funebre della sorella Olga Rostan in età di
72 anni, deceduta improvvisamente. Affezionata alla sua chiesa ed in modo particolare
aH’unione delle sorelle di chiesa, lascia un
ricordo benedetto nella comunità : al figlio
Gino, alla signora Viola, membri del nostro
Concistoro, inviamo la nostra simpatia fraterna.
Durante il periodo pasquale abbiamo celebrato al Clot Inverso il battesimo di Cinzia
Long di Gino e Rostagno Rosa. Che il Signore dia ai genitori la gioia di educarli secondo l’evangelo con la preghiera ardente e
Tesempio di attaccamento alla chiesa.
In occasione del culto delle Palme abbiamo confermato: Bouchard Eliana, Costantino Elda, Gardiol Bruna, Gelso Silvia, Massel
Anita, Pons Carla, Talmon Elena. Tron Anita, Vannucci Emanuela, Claudio Bernard,
Enrico Coucourde, Paolo Lageard, Paschetto
Ferruccio, Ribet Filiberto.
Quanti dei ricevuti resteranno fedeli e
quanti si aggiungeranno a quelli che sono
ormai nel girone degli indifferenti? Non ci
rimane che domandare a Dio il Suo Spirito
perchè siano guidati da Lui nella gioia del
servizio, dell’ascolto e della lettura della Parola che è sempre Lampada al loro piede e
Luce sul loro sentiero. In occasione della
confermazione è stata battezzata Vannucci
Emanuela secondo la linea più evangelica
del battesimo degli adulti, indice del rinnovamento totale della nostra vita immersa nelle acque preziose dello spirito.
La nostra corale in occasione dei culti pasquali ha cantato dei cori di circostanza sotto la guida della sig.na Speranza Grill. La
sera di Pasqua abbiamo avuto la visita dei
nostri amici di Marsiglia guidati dai signori
Poèl. Da ormai alcuni anni essi vengono da
noi per trascorrere il « week end » pasquale
nelle nostre comunità e il frutto della serata
va a beneficio della nostra Scuola Materna;
ringraziamo dì cuore i nostri ©spiti per il
pensiero così gentile verso i bambini del nostro Asilo che vive di questi doni cosi preziosi. Nel ringraziare sentitamente il signor
Poèt e la signora diciamo pure un grazie di
cuore al gruppo che ha preparato la serata;
ai nostri parrocchiani che li hanno ospitati
per la cena un pensiero di riconoscenza.
Siamo altresì grati al dr. Toureille di Losanna per l’interessante serata missionaria
sulla lebbra con un bellissimo film documentario presentalo dal Pastore Davite. La colletta è andata a benefìcio delle missioni.
Il corso di lingua tedesca è terminato in
questi giorni ed è durato due inverni. Diciamo un grazie riconoscente alla Sig.ra
Tourn ed al Pastore Tourn per l’impegno
con cui hanno tenuto i corsi.
Ricordiamo : il 16 aprile il canto al culto
sarà accompagnato dai trombettieri del Baden diretti dal sig. Emil Stober, apprezzatissimo maestro e amico delle nostre chiese.
VILLAR PELLICH
Nel corso di queste ultime settimane diverse famiglie della nostra Comunità sono
state visitate dal lutto. Il 25 febbraio —
dopo un intervento chirurgico che sembrava
doversi risolvere nel migliore dei modi —
ci lasciava, per intervenute complicazioni,
Maria Dalmas nata Allio, dì anni 69 (Comba); il 16 e il 21 marzo rispettivamente abbiamo accompagnato al campo deirultimo
riposo terreno le spoglie di Cordin Marianna nata Albarea, di anni 85 (Maussa-Fontana) e di Gras Jenny nata Albarea, di anni
87 (Barneu-Teynaud). Dopo di essere cresciute insieme queste due sorelle se ne sono
andate quasi contemporaneamente per essere ancora insieme nel campo del riposo. Il
24 marzo riprendevamo la strada del cimitero per accompagnarvi la spoglia di Maddalena Rivoira nata Berton (Boiavecchia),
di anni 89. Lo stesso giorno si svolgevano
a Torino i funerali della piccola Barbara
Armand Hugon, di Steli© e Rosanna (Centro) tolta aU’affetto dei suoi genitori appena
ventiquattro ore dopo di aver aperto gli
occhi alla luce di questo mondo.
Un’altra volta ancora eravamo chiamati a
recarci al campo del riposo il giorno 4 aprile
per deporvi i resti mortali di Alessandro Collet (Centro), spentosi all’età di anni 77.
Alle famiglie ed a tutti ì fratelli e le
sorelle provati da questi lutti rinnoviamo
l’espressione della nostra fraterna simpatia
e della nostra solidarietà in quest'ora di
prova. « Dio non è un Dio di morti, ma di
viventi; poiché per lui vivono tutti ». (Luca 20: 28),
— La domenica ,,delle Palme — davanti
ad una imponente assemblea che gremiva il
nostro tempio — ventidue giovani catecumeni hanno confessato la loro fede nel Signore Gesù Cristo e sono stati ammessi quali membri comunicanti. Essi sono: Piera
Barolin, Paola Bouissa, Alda Charbonnìer,
Eliana Charbonnìer, Mirella Charlin, Donatella Ciesch, Ilda Geymonat, Marina Geymonat, Loredana Musset, Anita Michelin,
Graziella Rarabaud, Irma Rambaud, Ivonne
Vigna, Silvio Bonjour, Dario Davit, Gianni
Frache, Silvano Garnier, Alberto Grand,
Silvano Michelin Salomon, Paolo Micol,
Dario Monnet, Guido Tourn. Domandiamo al
Signore di accompagnarli con le sue grazie e
con le sue benedizioni e di aiutarli sempre
a camminare fedelmente nelle sue vie.
L’Unione delle Mamme, in collaborazione
con la Corale e con TUnione delle Giovani,
ha organizzato per loro un piacevole trattenimento domenica 2 aprile, nel pomeriggio.
Sono Stati rivolti ai giovani confermati messaggi di rallegramento, di esortazione e di
augurio ed è stato eseguito in loro onore
tutto un vasto programma di canti e di recite. Ha concluso un generoso rinfresco.
— Il S. Battesimo è stato amministrato
a: Giuliana e Aldo Berton di Pietro e Claudia (Centro) e a Franca Berton di Alberto
e Ernestina (Inverso). La grazia del Signore
riposi su di loro e sulle loro famiglie.
-— Tanto la domenica delle Palme che la
domenica di Pasqua una assemblea imponente si è raccolta nel tempio per udire il
messaggio dell’Evangelo.
Domandiamo al Signore di benedire per
ognuno quanto è stato detto in nome suo.
— Una serata di canto corale è stata offerta alla Comunità dalla nostra Corale. La
serata è stata completata dalla proiezione di
tutta una serie di magnifiche fotografie a
colore da parte del Sig. Ciesch.
A tutti i membri della Corale, e in modo particolare alla sua Direttrice Signora
Ciesch e al Sig. Ciesch, diciamo ancora il
nostro grazie molto vivo.
— Mercoledì sera 15 marzo abbiamo ricevuto la visita del Pastore Toureille il quale, dopo una lunga e molto interessante
« causerie », ha proiettato un ottimo documentario a colori sulla lebbra e sull’opera
fra i lebbrosi.
Un’altra visita molto gradita quella compiuta dall’Unione delle Mamme di Perrero
— accompagnate dalla Signora Rivoira —
all’Unione delle nostre Mamme.
Le une e le altre avevano il piacere di
udire il messaggio portato loro dal Pastore
Sig. Sonelli, salito appositamente da Torre
Pellice con la sua Signora.
In un’altra seduta della loro Unione le
nostre Mamme hanno pure udito il messaggio del Pastore E. Tron e Signora.
L’Union Vaudoise di Marsiglia, accompagnata dal suo Presidente Sig. H. Poet e
Signora, ci ha consacrato la serata di lunedi
27 marzo. I graditi ospiti ni hanno offerto
una bella recita, molto apprezzata dal pubblico accorso molto numeroso ad ascoltarli
ed hanno trascorso in mezzo a noi alcune
ore in fraterna comunione. Il tempo a disposizione purtroppo è stato molto breve e
il momento della separazione è venuto ahimè troppo presto.
A tutti i graditi ospiti venuti a visitarci
esprimiamo ancora da queste colonne la nostra viva gratitudine e diciamo loro ancora
il nostro grazie.
Porgiamo il nostro cordiale saluto di benvenuto ai due seguenti pìccoli ©spiti giunti
a rallegrare il loro focolare domestico e ad
aumentare la famiglia della chiesa ; Monique, di Romano e Annina Puy (Centro) e
Ottavio, di Giovanni e Amalia Vian (Inverso); Danilo, di Bruno e Liliana Pagetto
(Centro). Ai loro genitori le nostre più vive
felicitazioni.
non è usuale, ma che non per questo non
dev’essere tentato una volta ogni tanto, possiamo ricordare che Gesù ha predicato fuori
dei luoghi ufficiali di culto, tra la gente
delie città e delle campagne. Occorre inoltre ricordare che la comunità cristiana sì
riunisce in templi non per rinchiudersi, ma
per prepararsi, n<ril’adorazione, nell’ascolto
della Parola, a saper portare quella Parola
anche fuori di un locale. Non dimentichiamo, del resto, che il movimento valdese ha
avuto origine dalla predicazione su piazze,
data da un uomo che i suoi contemporanei
giudicarono forse un po’ strano; ma quello
che non è strano è che Dio si sia servito
anche di quella forma dì predicazione e
Labbia benedetta.
Per la settimana santa abbiamo avuto, oltre alla predicazione del past. Giorgio Gìrardet al culto della Domenica delle Palme,
due culti ecumenici : il pomeriggio di quella Domeniea nella Chiesa battista di Via
Vernazza, presieduto dai past. Romeo e Scorsonelli; il Giovedì santo nella Chiesa valdese
di Via Assarotti, con celebrazione d^a S. Cena, presieduto dai past. Melchert, ScorsoneUi
e Marauda.
Nelle riunioni quartierali in programma
in tutte le zone della grande Genova in aprile e in maggio, verrà discusso il progetto dì
Federazione delle Chiese Evangeliche d’Italia; le riunioni sono pure utile occasione di
incontro fraterno di membri di chiesa e simpatizzanti, per meglio conoscersi e affiatarsi.
Il giro di riunioni verrà concluso da una
assemblea su questo tema, in cui saranno
raccolti e valutati i pareri espressi nei quartieri.
RINGRAZIAMENTO
Henriette Dalmas ved. ArmandHugon ringrazia ed esprime la sua
riconoscenza a tutti coloro che hanno circondato con la loro simpatia
lei e i suoi figliuoli, in occasione della
immatura scomparsa della piccola
Barbara
Villar Pellice, 30 marzo 1967.
RINGRAZIAMEJVTO
I familiari della compianta
Olga Rostan
ved. Rostan
profondamente riconoscenti per l’affetto di cui è stata circoiidata, ringraziano quanti hanno voluto dare la
loro testimonianza di simpatia nella
triste circostanza ohe li ha colpiti.
Pinasca, 15 marzo 1967.
RINGRAZIAMENTO
Il figlio e congiunti del compianto
Enrico Guido
Giordano
sentitamente ringraziano tutte le gentili persone che hanno preso parte al
loro dolore per la improvvisa dipartita del loro Caro. Un ringraziamento
particolare alla Direzione e personale
dell’Ospedale Valdese, al Dott. De Bettini e ai Pastori Sigg. Sonelli e Sommani.
Torre Pellice, 4 aprile 1967.
................................
Associazione “Amici Scuola
latina,, lomaretto
Doni ricevuti a favore della « Campana
della Scuola Latina » a tu.to il 26 febbraio
196.7:
Po>nis Marcello, Perosa, L. 3.900; Past.
Marung, Kalletibiirg, 5.500; Arturo Gay,
Pinerolo, 1.000; Past. Marung, Katlenburg
(2'i offerta) 6.270; Maria Mar.inat, Torino,
5.000; Schwester Gretel Denzer, 23.200; Ole.
lia Vigliano, Bari. 1.000; Sig.ra Maria Grill
in memoria del marito Col. Ing. Luigi Grill,
Torre Pellice, 50.000; Ettore e Itala Beux,
Torino, 5.000; Liliana Varese-Balmas, Torino 5.000
H Comitato degli « Amici » ringrazia per
i doni ricevuti; ringrazia altresì i membri
della Comm. edi.'iz'a di Pomarelto per i
lavori di manutenzione eseguiti a favore
della Scuola, ed in modo particolare il
Sig. Attilio Pcn® che ha diretto i lavori.
Chiunque voles.se inviare offerte o rinnovare la propria quota di associazione può
farlo versando sul c.e.p. 2/20928, intestato
alila « Associazione Amici Scuola Latina »
di Pomaretto.
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liete vacanze a prezzi modici (da
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nell’alta stagione).
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Miramare di Rìmìni il quale sarà
lieto di aiutarvi a scegliere il tipo di
pensione desiderata.
8
pag. 8
N. 13-14 — 7 aprile 1967
r
Quando la Chiesa
giunge buona ultima
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
dei coniugi, per non parlare della confusione — dogmaticamente sancita dalla teologia
cattolica — fra cittadino e figlio almeno potenziale della Chiesa Madre e Maestra.
5) Un reciso giudizio sull’insanità dello
stanziamento per armamenti («ogni sperpero
pubblico 0 privato, ogni spesa fatta per ostentazione nazionale o personale, ogni estenuante corsa agli armamenti diviene uno scandalo
intollerabile ») di energie economiche e non,
che potrebbero e dovrebbero essere impegnate
per lo sviluppo dei paesi economicamente
poveri.
6) Un accenno, molto cauto, all’obiezione di coscienza: non viene valutata in sè, ma
jc Ci rallegriamo nell'apprendere che in talune nazioni il "servizio militare” può essere
scambiato in parte con un "servizio civile”,
un "servizio puro e semplice” e benediciamo
tali iniziative e le buone volontà che vi rispondono ».
* * *
Ci permettiamo ora alcune considerazioni.
Metodologicamente, un’obiezione di fondo : a
quando, nell’apparato di note che corredano
ampiamente i documenti pontifici, l’indicazione di opere, di studi, di ricerche di agnostici,
non credenti, non cattolici? A scorrere queste
note, parrebbe che la Chiesa di Roma sia
giunta da sè, traendo dal suo seno sempre
nuovi tesori (di sapienza), a questa aggiornata
etica sociale. In realtà, e Roma indubbiamente non fa eccezione, tutte le Chiese sono attualmente debitrici al lungo lavorio di studiosi non credenti o non ecclesiastici, aUa
travagliata maturazione di masse sofferenti,
della presa di coscienza sociale che in esse
si fa sentire. Sono questo lavorio culturale e
questo travaglio esistenziale che hanno imposto alle Chiese la questione sociale; e sono
essi ancora che largamente ne determinano
l’etica sociale: che questo sia una manifestazione di debolezza, e spesso di infedeltà
deUe chiese, è un fatto, ma va appunto riconosciuto.
c< Pezzo forte » dell’enciclica — sottolineato da tutti i commentatori, e in particolare
dal segretario generale delle Nazioni Unite,
U Thant — è la proposta di creazione di un
« fondo internazionale », da costituirsi con
quote che i vari Stati proporzionalmente detrarrebbero dalle spese militari. Orbene, questa proposta non è affatto un’idea originale
di Paolo VI; egli la espresse già a Bombay,
in occasione del suo viaggio in India, e già
allora dicemmo, per dare « a ciascuno il
suo », che il pontefice avrebbe potuto e dovuto avere la correttezza di dire che tale
proposta era già stata avanzata, sia in sede
di organismi delle N. U. (1), sia da parte del
pastore André Biéler, teologo ed economista
ginevrino, le cui proposte hanno avuto larga
eco prima fra le Chiese elvetiche, poi alla
citata Conferenza « Chiesa e Società » (noi
stessi ne abbiamo ripetutamente parlato sul
Dalla Controriforma
alla Controrivoluzione
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
sociale, tecnologica e atea — speranza messianica che alimenta le masse
umane diseredate del xx secolo — organizza la Contro-rivoluzione (101).
Come vedremo, questa Contro-rivoluzione non deve affatto essere
intesa alla stregua cfelÌa precedente, cioè in senso polemico e negatore, ma
piuttosto in senso conciliante sullo sfondo di una vasta sintesi degli elementi in gioco. Si tratta di costruire tma nuova civfftà, che, senza rinnegare i valori mondani, ma assumendoli e inquadrandoli, abbia una base
cristiana. Come ha scritto Ü canonico Thils;
« Tutti gli sforzi dei cristiani sono tesi verso la ‘ cristianizzazione
del mondo profano in tutte le sue dimensioni, verso la costituzione
di una nuova civiltà, il cui fondamento dottrinale dovrebbe essere
cristiano.... E per civiltà s'intende l’immenso complesso dei valori
dottrinali, sentimentali, giuridici e istituzionali » (102).
Su quali probabilità di riuscita si fonda una operazione di cosi vaste
proporzioni? Il Cattolicesimo odierno, dopo una attesa e una preparazione di secoli, ha creduto di scorgere finalmente sul quadrante della storia
la sua ora, l’esigenza e la possibilità della sua espansione universalistica.
Già Giovanni XXIII nell’Enciclica Pacem in terris del 1963 aveva
dato forma a questa interpretazione cattolica dei fenomeni della storia
attuale, definendoli secondo l’antica espressione evangelica: « segni dei
tempi» (103). Questi segni però non solo sono interpretati in una prospettiva profondamente diversa da quella evangelica, ma nella loro natura
stessa divergono dai segni del Regno di cui parla il messaggio apostolico
primitivo. Il Nuovo Testamento individua i segni ñon certo negli avvenimenti contemporanei accaduti nelle varie province dell Impero, ma nella
presenza e nell’azione del Messia. Per il pensiero cattolico la presenza
simultanea nell’evoluzione storica della civiltà occidentale e delle civiltà
dei popoli africani e asiatici, di tendenze all’unificazione tecnica, culturale,
giuridica, politica, economica e perfino religiosa, costituisce un segno che
bisogna saper cogliere nel suo valore trascendente le contingenze. È caratteristico che questo segno sia giudicato non secondo il metro dell Evangelo, ma, con coerenza cattolica, in riferimento alla Chiesa di Roma. Nel
messaggio del Natale 1965 Paolo VI, a nome della Chiesa del Concilio,
ha dichiarato che l’intera umanità è « sua », per mandato divino, per il
nome che la distingue (« cattolica »), per diritto di amore, per « una certa
parentela storica », perché è la Chiesa che . ha « generato in gran parte
quella civiltà, che ora il mondo trova vera e fa propria ». E ha soggiunto:
« Sua inoltre, per una misteriosa speranza che alcuni fenomeni maggiori della storia contemporanea sembrano suffragare: come la
ricerca della verità e della libertà, come il cammino obbligato verso
l’unità, come il bisogno di fratellanza e di pace; beni questi che solo
alla luce del Vangelo acquistano pienezza di vita » (104).
Questi elementi sono ottimisticamente valutati come animati da una
segreta e necessaria convergenza verso la cattolicità.
_____ Vittorio Subilia
(101) G. Marok, Informations-Sonderdienst zum Konzil IV, N. 4, in: « Schweiz.
Evang. Pressedienst » del 7-X-1965, p. 2, ha messo in rilievo questa contrapposizione, notando con acutezza la curiosa analogia storica per cui ne seco
spagnuolo di famiglia basca, Iñigo Lopez de Loyola (cf ^ello stesso autore 1 artcolo Loyola in: R.G.G.’ IV, col. 460 s.), il fondatore della Compagn a di Gesù
ha assunto il comando attivo e organizzato della Contro-riforma,
un altro spagnuolo basco, il nuovo Superiore Generale dei Gesuiti, Pedro Arrupe
ex missionario in Estremo Oriente, ha assunto l’incarico di organizzare su Pia™
mondiale la Contro-rivoluzione anti-ateistica. Questo e il chiaro senso dell
tante intervento conciliare del cosiddetto Papa nero a proposito dello schema ue
Ecclesia in mundo huius temporis e questa del resto ^ .stata esphcitamente la
nuova parola d’ordine data da Paolo VI alla Compagnia di Gesù Ricetti i^
Capitolari convenuti a Roma da ogni parte del mondo per la XXXI Congregazione
generale dell’Ordine, che doveva appunto provvedere all’elezione del nuovo
sito, il Pontefice ha dichiarato che, come al momento della
pagnia di Gesù si è dimostrata « una roccaforte solidissima del Gattolicesimo, u
milizia di provato valore, incondizionatamente votata alla Sede Apostolica », cosi
oggi, con « disciplina inflessibile, che non si piega alle inclinazioni dei smgo »,
essa deve assumersi -il compito di « resistere con tutte le .orze incombe
della Chiesa e della Santa Religione », allo « spaventoso Poticelo che mcom
sull’umanità intera, l’ateismo ». Cf. « L’Osservatore Romano » e .' ,
(102) G Thils, Transcendance ou Incarnatwn? Essai sur la conception au
Christianisme, Louvain 1950. Cf. dello stesso autore: Christiamsmes et Chnstia
nisme, Joumai P Ly (1%3), P- 257 s.; «L’Osservatore Romano» deH’ll-V-1963
(104) « L’Osservatore Romano » del 25-XII-1965. Cf. anche 1 accenno ai «
dei teWi » nella allocuzione al Corpo Diplomatico: « L’Osservatore Romano » d
9-1-1966.
teatro.
L’istruttoria
le nostre colonne). Nessuno si fa da sè. Neanche la Mater et Magistra.
Qui stiamo già passando dalle valutazioni
particolari o formali, a quella generale e di
fondo. E qui, naturalmente, s’impone una
meditazione di più ampio respiro, che in
questo momento non ci è possibile e che vorremmo avanzata da qualche voce più valida
della nostra.
Il testo deH’enciclica ci è giunto quando
avevamo appena concluso la lettura del capitolo « Chiesa e mondo » del saggio di
V. Subilia ora apparso, « La nuova cattolicità del Cattolicesimo ». Non poteva giungere più puntuale e autorevole conferma delle
tesi ivi sostenute.
Oltre alla pagina che pubblichiamo qui
accanto, molte altre potrebbero essere state
scritte ora, dopo rencìclica, con ulteriore
messe di riferimenti testuali. E’ qui, alla radice dei problemi teologici, al dì là della
contingenza che attrae l’interesse delle masse, che si situa per noi l’interesse di questo
documento. Dal punto di vista politico-sociale non si può dire che vi sia alcuno spunto
originale, tantomeno evangelicamente, profeticamente originale. Ma la questione è che
questo — che è il problema che travaglia
la teologia e la vita delle chiese evangeliche
— non viene affatto avvertito come problema: non e problema.
Per la teologia romana, c’è una continuità
fondamentale fra natura e grazia, c’è una
unità sostanziale di tutto l’essere : per questo non è scandaloso, ma logico e bello che
mondo e chiesa, quando sono cc di buona volontà », dicano suppergiù lè stesse cose. « La
grazia non annulla la natura, ma la perfeziona », scriveva Tommaso d’Aquino. La parola del pontefice romano corona gli alti
ideali umani, la religione deH’ONU è pronta, per gli uomini di buona volontà.
Per la teologia romana, la Chiesa (romana, s’intende; le altre^ soltanto in quanto
suscettibili di esservi integrate, con i loro
’valori’ opportunamente depurati e inquadrati) prolunga rincarnazìone, la attua in
qnalche modo, ne è la manifestazione e la
presenza; racchiude, nella sua umanità, la
pienezza della grazia divina, e di questa
pienezza è dispensatrice : è e non può non
essere «madre e maestra». I grandi aneliti
dell’umanità, verso la giustizia, la libertà, la
pace, troveranno il loro senso e il loro « riposo » nella grande sintesi umano-divina che
essa ed essa sola può dare : vi sono teologi
cattolici che cominciano a parlare sempre
più insistentemente di lei come del sacramento dell’unità del mondo. Non sì parla
naturalmente più di grande ritorno, irregimentati in un’istituzione giuxidico-religiosa,
ma dì processo organico di crescita: per cui
soltanto nella elaborata assimilazione culturale e mistica della Chiesa romana i valori
umani trovano il loro vero posto, la loro autentica portata, la loro giusta dimensione
spirituale; così, nell’elaborazione di questa
secolare e grandiosa sintesi, si va verso la
« pienezza ». L’enciclica riecheggia ripetutamente questa parola-chiave della nuova teologia cattolica, desunta da una discutibile
esegesi di E£. 4: 12-13.
« La fatica degli uomini — scrive Paolo VI
— ha per il cristiano (...) la missione di collahorare alla creazione del mondo soprannaturale, che resta incompiuto fino a che non
saremo pervenuti a costituire quelVUomo
perfetto di cui parla San Paolo, che realizza la pienezza del Cristo (E£. 4: 13) ». Questa suprema unità finale, cui 1 umanità oscuramente tende, potrà essere raggiunta solo
integrandosi nel vitale grandioso organismo
della Chiesa, la quale, « esperta in umanità », offre agli uomini « ciò che possiede in
proprio: una visione globale dell uomo e dell'umanità ».
In fondo, non c’è più alcuna vera tensione verso la « fine », il « giudizio »; la Chiesa come organismo è già al riparo da questo
giudizio, e per sfuggire ad esso gli uomini
non possono che mettersi al riparo della
Chiesa. La Chiesa è dalla parte degli uomini, ma è anche già dalla parte di Dio, Dio
si trasfonde in lei ed essa lo comunica al
mondo « di buona volontà ».
Una tale Chiesa ha ormai poco a che vedere con il Nuovo Testamento. Poiché, come
scrive il prof. Subilia nella conclusione del
capitolo citato,' « quella Chiesa, che nel Nuo.
va Testamento è chiamata 'corpo di Cristo ,
porta, appunto nelle membra del suo corpo,
’la morte di Gesù’ {II Cor. 4 : 10), cioè Í impronta di tutta la problematicità dell ultimo
grido del Golgota: 'Dio mio, perchè mi Imi
abbandonato?’ (Mt. 27: 46). La 'vita di Gesù’ è ben presente e reale nella sua fede {Mt.
18' 20; 28: 20), ma non è evidente nelle
sue strutture e nella sua evoluzione storica
sempre così contestabili, è nascosta con Cristo — la primizia dei risorti, il primogenito
dei morti (/ Cor 1.: 20-23; Col. 1: 18) —
in Dio, attende la sua manifestazione escatologica {Col. 3: 1-4). La sua funzione e solo
di inserire nel mondo dei fermenti che lo
tolgano alla sua pace e lo mettano in crisi,
perchè sia portato a cercare oltre. Essa non
può fare altro che rimandare, appunto, oltre
sè stessa ».
g. c.
(1) «L’Osservatore Romano» (30.3.67),
riecheggiando con giustificato compiacimento l’eco che l’enciclica « Populorum progressio » ha avuto sulla stampa internazionale,
si sofferma sulle dichiarazioni di U Thant;
fra l’altro, « egli ha notato come l Enciclica
iienga incontro a varie risoluzioni dei principali organi delle Nazioni Unite in particolare deir Assemblea generale e del Consiglio
Economico e Sociale^ ». Forse non fantastichiamo troppo individuando una sfumatura
di sorriso nell’asiatica cortesia del segretario generale dell’ONU, che nota che l’enciclìca « viene incontro » a ciò che altri, da
tempo, hanno pensato e discusso e deciso.
di Peter Weiss
Nel quadro deUe manifestazioni torinesi
per la pace organizzate in questo periodo,
di efficacia immediata e profonda è stata la
rappresentazione de « L'Istruttoria » (Die Ermittlung : l’accertamento dei fatti) di Peter
Weiss, allestita dal Piccolo Teatro di Milano, sotto la direzione e la regìa dì Paolo
Grassi e Virginio Puecher.
Questo spettacolo, volutamente preparato
per una grande collettività, anche formalmente era insolito : accanto alla forza della
parola abbiamo visto la tecnica al servizio
del teatro di massa : le proiezioni cinematografiche del campo di Auschwitz, i suoni supersonici che imitavano espressioni dì angoscia e di dolore, le immagini ingrandite su
uno schermo da un circuito televisivo chiuso, rendevano più viva la rievocazione del
processo di Francoforte, che Weiss esprime
in versi nel suo dramma.
« hUstruttoria » è stata paragonata alr« Inferno » di Dante. E’ anch’essa un poema, in undici canti : e si scende, in ogni
canto come nei gironi danteschi, di male in
male, di crudeltà in crudeltà, neUa descrizione di sofferenze disumane, sempre più disumane, fino a toccare il fondo del demoniaco, l’odio cieco e la brutalità assoluta ; il
« canto dei forni », la distruzione totale.
Presentando questo dramma al pubblico
torinese Paolo Grassi l’ha chiamato « una
pietà laica », « un calvario laico ». Esso vuol
essere infatti una commemorazione, una testimonianza alla verità storica del nostro tempo. Rievocazione, testimonianza di persone
che hanno vissuto nel Lager di Auschwitz;
Häftlinge (prigionieri nei Lager) che hanno
assistito a quanto vi poteva essere di più crudele e più mostruoso : dalla banchina all’altalena, dai canili alla parete nera, dal fenolo
al Zyklon B, dalle camere a gas ai forni. E’
una visione sulla totalità della vita e della
morte di Auschwitz.
Ed è anche la rievocazione diretta dell’accusa e della difesa degli imputati, dei responsabili, dei carnefici, di coloro che hanno
concepito, comandato, eseguito, collaborato...
testimonianza di una colpa che grava ancora
sui viventi...
« L’Istruttoria » non è solo un’accusa, non
è un semplice puntare il dito di Weiss, che
vive esule a Stoccolma, sulla Germania, sulla
sua patria di cui non si sente di condividere
il destino. E’ anche questo. Sono pesanti le
parole di un testimone verso la fine del
dramma :
« ...In questo processo gli imputati
figurano solo alla fine
come esecutori materiali
Ce ne sono altri sopra di loro
che non furono mai chiamati
alla resa dei conti
davanti a questo tribunale
Alcuni li abbiamo incontrati qui
come testimoni
Vivono incensurati
Coprono alti uffici
accrescono i loro averi
continuano a lavorare in quelle industrie
dove si consumarono gli Häftlinge
di allora »
Eppure Weiss vuol dimostrare che Auschwitz con le sue camere a gas ed i forni
crematori non è che l’ultima esjjressione di
un sistema che aveva coinvolto tutta la nazione : distruzione della personalità ancor
prima che distruzione fisica; abdicazione
alla propria libertà e volontà, alla razionalità umana, rinuncia all’opposizione ed alla
lotta contro uno stato demoniaco...
Nel quarto canto un testimone così si
esprime :
.U
« Se oggi parliamo
con persone che non furono nel Lager
delle nostre esperienze
c’è sempre qualcosa
che rimane per loro incomprensibile
E tuttavia sono uomini
come quelli erano Häftlinge e guardia
Se eravamo in tanti
nel Lager
e se furono tanti
a portarci dentro
il fatto sì dovrebbe capire
ancora oggi
Molti di quelli destinati
a figurare come Häftlinge
erano cresciuti
sotto gli stessi principi
di quelli
che assunsero la parte di guardie
Si erano dedicati alla stessa nazione
impegnandosi per uno sforzo per un guada
[gno cornimi
e se non fossero finiti Häftlinge
sarebbero potuti riuscire guardie
Smettiamo di affermare con superiorità
che il mondo del Lager ci è incomprensibile
Conoscevamo tutti la società
da cui usci il regime
capace di fabbricare quei Lager
L’ordine che vi regnava
ne conoscevamo il nocciolo
per questo riuscimmo a seguirlo
nei suoi ultimi sviluppi
quando lo sfruttatore potè
esercitare il suo potere
fino a un grado inaudito
e lo sfruttato
dovette arrivare a fornire
la cenere delle sue ossa ».
E nel sesto canto un imputato cos
fende :
« Signor Presidente
vorrei spiegarlo una buona volta
Già quando eravamo a scuola
una parola su tre si riferiva
a coloro che avevano colpa di tutto
e che si dovevano eliminare
Ci ficcarono in testa
che era soltanto
per il bene del popolo
Le Fiihrerscbulen ci insegnarono innanzìtulto
ad accettare ogni cosa in silenzio
Se uno faceva una domanda
rispondevano
Quello che si fa è secondo la legge
Importa poco
che le leggi oggi siano diverse
Ci dicevano
Dovete imparare
avete bisogno più d’istruzione che dì | arie^
Signor Presidente
Ci tolsero la facoltà di pensare
C’erano altri a pensar per noi »,
Attraverso le tragiche sequenze di sta
rievocazione, condotti come spettatori r seguire fino in fondo 1'« inferno » dì -Auschwitz, con uno sforzo su noi stessi, ille
nostre abituali possibilità di « partecipi*zione» al dolore ed alla sofferenza, condoth a
toccare l’assurdità dell’autodistruzione miaña, si leva un grido, un grido dì ribe’ ;one
e di protesta: il «No » a tutto quello che
c’è stato. Eppure è stato.
Il « iVo » alla guerra parte dai foro
Auschwitz, ma sì proietta suirideolog*::
li ha preparati.
Il «No» si prolunga sulla guerra
nel Vietnam, ma sì proietta con forza
tro OGNI ideologia, OGNI politica che
preparando nuove vittime e nuovi cg;
ci Giuliana Pas*
di
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Ancora sul divorzi
SEGUE DALLA TERZA PAGINA
Non è dunque Gesù che attenua il
proprio appello incondizionato iniziando la casistica delle eccezioni, ma
è piuttosto Matteo che ne interpreta
ed applica le parole alla situazione
particolare dei suoi lettori del primo
secolo.
Se l’etica di Gesù ha veramente il
carattere incondizionato ohe abbiamo
notato, mi sembra importante precisare la natura di questa incondizionalità. Gesù non dice ohe tutti gli uomini sono uguali, ma ci invita ad
amarli tutti ugualmente, amici o nemici; Gesù dunque non dà delle definizioni giuridiche o metafisiche, ma
rivolge una chiamata. Parimenti egli
non dice « tutte le coppie sono volute
da Dio », ma dice « non separate ciò
che Dio ha unito » ; tra le due formulazioni c’è una grandissima differenza: la prima infatti presuppone ohe
la volontà di Dio si debba adattare
a ciò che noi facciamo, presuppone
cioè che noi abbiamo il potere di obbligare Dio a convalidare ciò che a noi
è piaciuto di unire. « Sarebbe sacrilegio, scrive K. Barth, applicare senz altro la parola di Gesù a qualsiasi coppia che abbia detto ”si” in municipio
0 in chiesa ». La seconda formulazione invece (ossia il R non separate ciò
che Dio ha unito ») presuppone che
ciascuno si chieda veramente qual è
la volontà di Dio per lui. Non si tratta dunque di esaltare nè di denigrare
il matrimonio ; non si tratta di sapere
se vi siano e quali siano i ^ motivi
giusti o ingiusti di divorzio, si tratta
di mettersi davanti a Dio per domandarsi se nell’entrare in una determina tn unione abbiamo obbedito alla
sia vocazione o ad altro, se dunque
la nostra unione è da Lui voluta o no
Non vi sono indizi positivi o negativi,
nè quelli della felicità, nè delFinielicità, nè altri d’altra natura, ohe permettano di dirimere automaticamente la questione in un senso o nell’altro. Solo l’ascolto della Parola di Dio,
che è parola di promessa prima ancora ohe di giudizio, permette ai credenti di giungere ad una convinzione
di fede riguardo al proprio matrimonio: nè le decisioni di un tribunale
civile od ecclestiastico, nè i privati
sentimenti o desideri dei singoli permetteranno mai di sapere quali matrimoni siano stati uniti da Dio, e
quali no. Aldo Comba
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n. 175, 8-7-1960
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