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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TODHE PILLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVJ - Nuni. 22
Una copia Lire 40
ABBONAMEINTI . Eco: L. 2.000 per I’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE — 3 Giugno 1966
L. 3.000 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 50 Ammin. Claudiana Torre Pellice . C.C.P. 2-17557
Impostazioni e correnti ecnmoniclie
nel proteslanlesimo italiano
Non basta una ventata
d ’ entusiasmo
_^elle reazioni <li lettori o scorrendo la stampa, ci
capita assai sovente di trovare un giudizio che sta diventando stereotipo: « Vi sono, nel seno dell’evangelismo italiano, due temlenze: una in favore del dialogo
con la Chiesa romana e una che vi si oppone ». Abbiamo
letto questa frase in un articolo che il pastore Alan
Keighley lia dedicato, su « Voce metodista » (marzo
1966), alla visita romana delParcivescovo di Canterbury;
ma si tratta di un giudizio che è diventato quasi uno
slogan e che ritroviamo frequente sulla stampa sia cattolica sia protestante, italiana e straniera. Si ricorderà
il modo unilaterale e spiacevole con cui il S.OE.P.I.
ginevrino (n. 31 del 9-9-’65) aveva riferito circa l’ultimo
dibattito sinodale sui rapporti con il cattolicesimo; e
ancora recentemente questo bollettino (n. 8 del 17-3-’66)
ha diffuso stralci da un articolo comparso sulla rivista
cattolica americana « The Ecumenist » (IV-1966) — ripresi da giornali protestanti, come « La Vie protestante » — in cui « si è cercato di convincere i lettori internazionali che convinti ancora non fossero, che il protestantesimo italiano è un complesso provinciale di arretrati reazionari e integristi, ottusamente fermi al superato stadio della farisaica polemica, oppressori di pochi
incompresi pionieri che, nell’isolamento e nella sofferenza, cercano di introdurre anche in Italia gli ecumenici fermenti dell’avvenire » (V. Subilia, in « Protestantesimo » 1-1966, p. 41).
(3rbene queste valutazioni — a onor del vero non ne
mancano di molto diverse, sia in campo protestante sia
in campo cattolico — sono prive di fondamento. Eloquente e istruttivo, al riguardo, è l’ultimo numero della
rivista « Protestantesimo » (il citato fascicolo 1-1966),
che in modo espresso o inespresso è interamente dedicato al « dialogo », anzi è esso stesso dialogo in att9, nei
suoi vari contributi (cfr. pure il n. di aprile di « Voce
metodista » con scritti di Valdo Vinay, Renzo Bertalot,
Alan Keighley e Giorgio Peyrot). Ci riferiamo in modo
particolare al citato articolo del prof. Subilia, «. Teoria
e prassi del dialogo ecumenico ». L’autore nota che il
protestantesimo — in conseguenza della sua stessa impostazione teologica, datagli dall’Evangelo perpetuamente critico nei confronti della teologia e della vita
ecclesiastica, in base alla « sua tesi della non evidenza
della verità, della necessaria discutibilità di tutta la dimensione storica del sacro (theologia crucis) — «ha
contribuito a far trapassare dalla teologia alle altre
scienze e a mettere quindi in circolazione in tutti i
campi della cultura moderna quello spirito critico senza il quale è oggi impossibile e impensabile mettere sul
tappeto qualsiasi problema »; sicché « se c’è una malattia in seno al protestantesimo, non è certo quella delle
sicurezze e delle clausure confessionali, del rifiuto del
dialogo, ma piuttosto della discussione per la discussione, del complesso iper-critico nei propri riguardi,
tanto sul piano della teologia quanto sul piano dell’etica
individuale e collettiva »; ciò diviene anzi sempre più
vero, quanto più si procede nella meditazione teologica, e appare che il criterio formale della sola Scriptum va esso stesso ripensato a fondo (rinviamo, al riguardo, a quanto pubblicato la scorsa settimana sul
« mistero dello Spirito »), in posizione critica non solo
verso l’asservimento cattolico della Pàrola al magistero
ecclesiastico, ma anche verso il biblicismo di un protestantesimo degenerato che, disponendo della Scrittura,
pensa cc di disporre della rivelazione e di assicurarsene
il tranquillo possesso ». Poiché esprime, molto meglio di
quanto sapremmo fare, la posizione che sosteniamo in
redazione —- e che taluni anche fra i valdesi e gli evangelici italiani criticano, senza tuttavia opporre argomento ad argomento, ma accontentandosi di valutazioni
psicologiche —. riportiamo» in slargaJ^isura l’articolo
menzionato del nostro docente di teologia sistematica
presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma.
Metà
del mondo
ha fame
Se in Italia la solidarietà verso la
massa impressionante di uomini che
oggi soffrono la fame si è destata in
modo considerevole — e... una tantum? — solo in occasione della recente carestia indiana, in molti paesi le
nazioni e le chiese sono da anni impegnate in una lotta che gli organi delle Nazioni Unite, e in particolare la
F.A.O hanno indicato come vitale per
il futuro delllumanità intera.
Così, molto si è già fatto in Germania con la campagna « Brot für die
Welt» (Pane per il mondo), e nella
Confederazione elvetica con la campagna «P-P.P» (Pain pour le prochain, ecc.). in Francia, ricordiamo
soprattutto l’attività interconfessionale della O.IJMA..D.E. Pure in Gran
Bretagna la nazione e le Chiese sono
impegnate. L’ultimo bottellino del
British Council of Ohurches, il Consiglio delle Chiese britanniche, orgar
no ecumenico, era dedicato alla preparazione di una « settimana » speciale organizzata dal Chm-ch Aid (Assistenza ecclesiastica) dal 16 al 21 maggio u. s., in tutto il paese, per una
raccolta speciale di fondi. Il bollettimo nota quanto già si è potuto fare,
qua e là, grazie alle offerte raccolte in
passato. Fra le più recenti iniziative,
l’acquisto e l’invio in India, con tecnici del Church Aid, di ima trivella semovente, che si sta sposFàndo dì vil
laggio in villaggio in ima zona dell’India facendo sgorgare acqua là dove scarseggia, talvolta in modo angoscioso. Uno di questi tecnici,MacDonald, ha detto che per questi villaggi
è quasi un ripetersi del miracolo dell’Horeb, quando Mosè fece scaturire
gè.'.
iiimiiiiiiimiiiiiii
Miiimiifimiiiiiiiiit«
Teoria e prassi del dialogo ecumenico
Dato che così stanno le cose, appare un
tantino sfasato darsi tanto da fare per far
trionfare un dato di fatto che nessuno contesta e attaccare un atteggiamento di con
servatorismo confessionale che non esiste, di
pingendolo come incapace delhapertura e del
la libertà della fede, chiuso nella sua intran
sigente sufficienza a covare gl’incorrotti teso
ri dottrinali della propria confessione e in
tento a lapidare le altre chiese ree di adul
terio dogmatico. Invece dì teorizzare su dia
logo e aliti-dialogo, ci sembra più realistico
e più conforme alla rapidità della nostra epo.
ca passare senz'altro all attuazione. Qui, sul
terreno concreto, dovrebbe venire alla luce la
diversa misura dell’istanza critica presente
dalle due parti, che può rivelare il carattere
complementare delle posizioni oppure insospettate divergenze di fondo.
Confessiamo di nutrire una certa curiosità
nell’attesa di vedere che cosa succederà quan.
do i vari teorici del dialogo aH’interno del
protestantesimo, sfumata l’eccitazione coriciliare, si decideranno a passare dalla teoria del
dialogo alla prassi del dialogo, cioè a studiare
seriamente il cattolicesimo nelle sue fonti antiche e attuali e a discuterne con senso di
prospettiva storica e dogmatica, prendendo
posizione critica di fronte ai principi centrali che lo determinano e alle sue strutture fondamentali. Le conseguenze di questo
trapasso potranno essere di vario ordine :
1) la distinzione tra progressisti e conservatori, su cui s’imperniano buona parte
La corazza
Efesini 6: 14
Ciò che avvolge la nostra vita di credenti, la circonda, la protegge è
la giustizia di Dio; essa sola protegge il fondo della nostra esistenza, o
come dice l’Antico Testamente, il nostro cuore.
11 legionario romano non si arrischia al combattimento senza corazza,
sono gli eroi, gli irresponsabili, i gladiatori che sfidano la morte con la
camicia aperta. Il cristiano non affronta la lotta contro il male e le potenze
diaboliche da giocoliere, sa troppo bene che non si scherza con il nemico,
sa che il suo cuore va protetto. Solo Dio può farlo con la sua giustizia.
Il termine è così frequente nella Scrittura e ricco di significati, che
una meditazione al giorno non basterebbe ad esaurirlo.
Indica anzitutto ed in modo precipuo il carattere di Dio : Dio è giusto.
Perchè e come? Perchè sa vedere la realtà del mondo, degli uomini, della
vita come ha da essere vista. La nostra giustizia è sempre approssimativa,
faziosa, incompleta anche quando è giusta, sincera, fraterna. E’ sempre in
un qualche aspetto velata da un’ombra di ingiustizia. Siamo troppo duri o
troppo interessati, troppo doppi o troppo fiacchi per essere veramente giusti, troppo impegnati nella realtà e legati gli uni agli altri.
La giustizia di Dio è il vedere le cose come realmente stanno, nel
bene e nel male, nel peccato e nella debolezza, vedere la potenza del maligno e la nostra fragilità.
Perciò la giustizia di Dio non è solo la condanna dell’uomo ma, come
dice Paolo, la sua risurrezione, la sua salvezza, il suo rinnovamento. Non
è distruzione ma vita.
Questa giustizia limpida, vera, genuina è la sola che può proteggere
il nostro cuore e la nostra vita : la verità su noi stessi e sugli altri, che ci
spoglia del nostro orgoglio di farisei e delle nostre scuse di increduli, del
rostro egoismo aggressivo e del nostro vittimismo ribelle.
Questa giustizia in Cristo è quella che ci salva e ci tiene saldi, perchè
ci pone in lui, visti da Dio quali siamo e vedendo gli altri quali sono.
Giorgio Tourn
delle odierne valutazioni protestanti, assume
rà delle proporzioni notevolmente più ridotte
perchè dovrà cedere il campo alla constata
zione che la presenza di scuole e tendenze teologiche anehe molto diverse, di accentuazioni
talvolta addirittura divergenti fra diversi tipi
di pietà e di etica, è fenomeno antico e co
stante nel contesto delLobbedienza e dell’uni
tà cattolica e direi quasi costitutivo del cat
tolicesimo. Si dovrà allora stabilire se il catto
licesimo è una determinata tendenza che sem,
hra potersi conciliare con certe esigenze
evangeliche e che è rappresentata da gruppi
particolarmente simpatici e aperti, oppure se
è una realtà più ampia e complessa. Il dialogo comporta semplicemente fiducia nella
onestà dell’interlocutore o piuttosto esige un
chiaro giudizio sul sistema di cui l’interlocutore è solidale e di cui nel dialogo bisogna
appunto discutere? Perchè l’interpretazione
deJ cattolicesimo possa avere una qualche
aderenza al suo oggetto ed essere presa sul
serio, bisognerebbe non dimenticare l’antica
ed elementare legge del contesto. E’ un fenomeno che meriterebbe di essere psicanalizzato
quello per cui non dei giornalisti abituati
alla frammentarietà dejla notizia, ma degli
studiosi avvezzi per lunga disciplina mentale
al senso critico e all’analisi oggettiva, non
tengono conto di questa legge da qualche
anno a questa parte quando si tratta di cattolicesimo e in particolare del Concilio Vaticano II. Il fenomeno deve essere diffuso più
di quanto si pensi, fuori e dentro il cattolicesimo, se Paolo VI ha ritenuto opportuno
intervenire con la sua autorità per formulare
i criteri metodologici atti a evitaiv interpretazioni unilaterali e conclusioni non obiettive.
« Bisogna fare attenzione: gl’insegnamenti
del Concilio non costituiscono un sistema organico e completo della dottrina cattolica;
questa è assai più ampia, come tutti sanno,
e non è messa in dubbio dal Concilio o sostanzialmente modificata, che anzi il Concilio la conferma. Ut illustra, la difemle e la
sviluppa... Non dobbiamo staccare gli insegnamenti del Concilio dal patrimonio dottrinale della Chiesa, si bene vedere come in
esso si inseriscano, come ad esso apportino
testimonianza, incremento, spiegazione, applicazione. Allora anche le ’’novità” dottrinali o normative del Concilio appariscono
nelle loro giuste proporzioni, non creano obbiezioni verso la fedeltà della Chiesa alla sua
funzione didascalica... Non sarebbe perciò nel
vero chi pensasse che il Concilio rappresenti
un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall’insegnamento tradizionale della Chiesa... Dobbiamo entrare nello spirito di questi criteri basilari
del magistero ecclesiastico e accrescere nei
nostri animi la fiducia nella guida della
Chiesa » (« L’Osservatore Romano » del 13
gennaio 1966).
Se riusciranno a mettere da parte la pretesa di essere più competenti di cattolicesimo della suprema autorità cattolica e se im
pareranno a valutare le novità del cattolicesimo tenendo conto del contesto in cui sono
inserite e della legge che regola l’inserimento, i protestanti che non lo hanno ancora capito proveranno presumibilmente una certa
sorpresa di fronte al fatto che la realtà cat
tolica in divenire, diversa dalla realtà catto,
lica che il protestantesimo ha conosciuto nei
4 secoli della sua esistenza, è governata da
gli schemi teologici precisamente dei prò
grossisti, cioè dai criteri di quel tomismo che
erroneamente viene attribuito ai conserva
tori (i conservatori sono vincolati a un to
mismo manualistico nei confronti del to
mismo dinamico dei progressisti) e nei qui
confronti il protestantesimo è analfabeta. Di
fronte alla realtà totale del cattolicesimo dei
progressisti sarà giocoforza prendere posizione
2) La distinzione tra polemica e dialogo
apparirà in ultima analisi come secondaria
Sarebbe auspicabile essere al più presto mol
to al chiaro su quello che s’intende e quello
che si vuole contrapponendo dialogo a pole
mica. C’è da supporre che nessuno intenda
per dialogo l’essere d’accordo con l’altro, per
che in questo caso il dialogo, in quanto dia.
lettica fra due posizioni diverse, cesserebbe
per far posto a un concorde silenzio. E’ dun
que ovvio che dialogo significa critica. Ora
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
La trivella per lo scavo di pozzi.
acqua dalla roccia percotendola con
la sua verga...; o meglio, miracoloso
non è il fatto in sè, prodotto tecnicamente, anche se tale può apparire all’ignoranza delle popolazioni, ma il
manifestarsi della solidarietà fraterna, che TKjrta questo fattivo aiuto.
Le Chiese, nella loro azione di solidarietà, hanno sempre puntato, in
modo particolarmente diretto e concreto, su un aiuto che faciliti lo sviluppo in loco di nuove e più efficienti
strutture produttive. All’avanguardia,
l’aiuto elvetico, che ha impiantato
scuole professionali, specie di tipo
agricolo.
Quanto a noi, non cada la polvere
su una situazione che non è affatto
mutata dall’invio dì qualche aereo carico di derrate alimentari: metà del
mondo ha fame, e continua ad averla.
E Ci sono anche nel nostro paese zone
di fame e di miseria.
Che refrigerio, intorno alla nuova fonte!
iKiiiiiimiiiitiiiiiii
iiiiimiimiiNiim
I minisleii femminiU
La Chiesa rifurmata di Francia ribadisce la piena parità
nella diversificazione che s’impone per tutti i ministeri
Il Sinodo nazionale della Chiesa riformata
di Francia tenutosi recentemente a ClermontFerrand, sul quale ci ha riferito nel n. scorso
il past. Carlo Gay, ha ribadito il principio
dell’accesso delle donne a tutti i ministeri
della Chiesa; ecco l’o.d.g. votato in merito:
Il Sinodo nazionale dell’E.R.F.:
1) esprime la gratitudine della Chiesa
verso le donne che già esercitano un ministero (assistente di ehiesa, diaconessa, eec.).
Afferma l’eminente dignità dei loro ministeri
e auspica che essi siano rimessi in onore da
una migliore definizione dei compiti e delle
attribuzioni che comportano;
2) riconoscendo che il Cristo edifica la
sua Chiesa attraverso l’unità, la diversità e la
complementarità dei vari ministeri che le dà,
decide di accogliere e di ordinare sia donne
sia uomini ai ministeri della Parola come a
quelli della Diaconia;
3) spetterà sin d’ora alle commissioni e
ai consigli competenti l'esaminare le vocazioni, accordare alle donne come agli uomini
l’autorizzazione di consacrazione-ordinazione,
studiare e decidere gli incarichi;
4) sapendo che è divenuto indispensabile
definire il contenuto dei vari ministeri, e che
in particolare la partecipazione delle donne
ne rinnova e ne diversifica le condizioni d'esercizio, il Sinodo attende dallo studio in
comune deciso dal Consiglio dei quattro uffici
di Chiese:
а) che esso permetta di individuare gli
elementi costituitivi dei vari ministeri e in
primo luogo del ministero pastorale;
б) che esso precisi in particolare come
può es.serne ripartito l’esercizio fra più ministri, si tratti di soli uomini ovvero di uomini e di donne, nelle chiese urbane o concistoriali.
2
"■^g. 2
N. 22 — 3 giugno 1966
r opposizione americana spigolando
Ne ha parlato, in alcune città italiane,
un giovane protestante nordamericano
responsabile della Federazione internazionale degli studenti cristiani.
Il Dr. Bruce Douglass, diladino americano, presidente della commissione « polilica » della F.U.A.C.E. (Federazione mondiale dei movimenti studenteschi cristiani)
è stato ultimamente in Italia e ha tenuto
una serie di conferenze a Roma, Firenze,
Milano, Ivrea e Torino, sul tema: « L’opposizione americana alla guerra nel Vietnam ».
Da notare che le conferenze sono state tenute negli amibienti più diversi, da sale
ecclesiastiche o dall’aula magna della Facoltà Valdese di Teologia a sale pubbliche:
a Torino, il comitato torinese per la pace
nel Vietnam e nel mondo, malgrado ricerche, non ha trovato t( disponibili » sale
più neutre ohe quella della C.G.l.L.
Riferiamo sulla serata torinese (lo sciopero dei mezzi pubblici ha un poco ridotto
l’afflusso); fra gl’intervenuti molti gli evangelici, battisti e valdesi, della città e dintorni. Presiedeva il Prof. Tullio Viola, traduceva il Past. Franco Giampiccoli, e l’oratore e i numerOisi uditori intervenuti poi nel
dibattito gli hanno dato filo da torcere, il
che ha fatto con molta efficacia.
L’oratore ha illustrato le origini, il carattere complesso, svariatissimo del movimento americano d’opposizione alla politica di Washington nel Vietnam, la sua approssimativa entità, i mezzi di cui si serve,
gli obiettivi che persegue, l’intimo collegamento fra questo movimento e quello per
la parità di diritti fra negri e bianchi negli
U.S.A. nonché per Tautodeterminazione e
la giustizia sociale nell’America latina. Particolarmente notato il carattere composito
del movimento nordamericano, in cui confluiscono movimenti diversissimi, da quello
universitario che g:à si oppose alla politica
bellica nucleare, al tempo di Los Alamos e
Hiroshima, ai pacifisti integrali, a gruppi
politici di sinistra: in merito, a una domanda circa l’apporto di questi ultimi, l’oratore
ha risposto che costituiscono senz’altro una
piccola minoranza nell’insieme del movimento; del tutto staccata, salvo rare e piccole eccezioni, anzi spesso decisamente contrari, la posizione dei «indacali. Tutta una
serie di domande-risposte fra intevenuti
marxisti e l’oratore hanno fatto avvertire
come è difficile a noi europei comprendere
a fondo la sensibilità politica americana
(molto più pragmatica e meno dottrinaria
della nostra), il che del resto è reversibile
Attualmente, circa il 10% degli american
o partecipano al movimento o ne condivi
dono comunque la posizione; secondo son
daggi, il 60-65% appoggia la posizione go
vernativa; il resto è incerto O senza una prò
pria opinione, anche se interventi di rilie
vo, come quello del sen. Fuibright, a cri
tica della politica johnsoniana suscitano
un’eco di cui è diflficile prevedere a lunga
«cadenza le conseguenze: esse non si profilano tuttavia tali da spostare in modo decisivo le posizioni; un’incognita, nella sua
portata, rimane la campagna del clan Kennedy, in particolare per la candidatura di
Robert Kennedy (recentemente ricevuto in
udienza da Paolo VI) alle elezioni presidenziali. In risposta alle critiche, l’oratore
ha fatto garbatamente notare che la percentuale dei ncn-interessati non era probabilmente superiore a quella degli amanti « de
io particulare meo » presenti in ogni nazione; a chi gli chiedeva come mai — dato
che i programmi televisivi americani sono
stati spesso veracissimi quanto a documentari sulla campagna vietnamita, tanto che
tutta la documentazione dei movimenti d’opposizione ne è destinta — l’opinione pubblica americana non ne è stata maggiormente turbata, il Dougla&s ha risposto che
vi è un estremo frazionamento dei programmi televisivi, come del resto della stampa,
in questo paese-continente, per cui la diffusione e la portata di certi programmi e
servizi è spesso relativamente limitata; in
larghi strati della popolazione, poi, è presente un atteggiamento, universale e comprensibile anche se non giustificabile, di
mobilitazione nazionale, di «iato di guerra,
che spinge anche contro voglia ad accettare
la durezza della situazione ; e vi sono infine
quelli in buona fede convinti che si stia
veramente difendendo la libertà. È stato
veramente notevole lo sforzo di obiettività
dell’oratore nel presentare i dati e le sfumature della situazione nordamericana, pur
non nascondendo la sua decisa posizione.
ISTimO BIBLICO
Isola del Gran Sasso
TERAMO
credenti evangelici
Invitiamo
nostri
tutti
Pensiamo che la sua conferenza sia stato
Un apporto estremamente utile alla nostra
informazione, non solo quanto a dati ma
quanto a psicologia di un paese.
Il gruppo di Agape che, guidato da Sandro Sarti, aveva preparato la mos'ra-documentaz'one offerta al pubblico pinerolese
durante le « giornate per la pace nel Vietnam », l’aveva rimontata neU’ingresso e
nel salone stesso, a muto efficace complemento di quanto si veniva esponendo; agli
intervenuti è stato largamento distribuito
il numero speciale di « Gioventù Evangelica » dedicato alla crisi vietnamita.
Certo, sarebbe stato interessante e utile
per tutti avere, fra gl’intervenuti evangelici, pure dei dissenzienti, coloro che si
scandalizzano profondamente per l’a.teggiamento dei loro fratelli, ma non sempre
sono pronti a informarsi, a lasciarsi un po’
scuotere nelle loro idee bell’e fatte, a cercare di comprendere perchè questi fratelli
si atteggiano diversamente e pensano di dover assumere certe posizioni. Con un atteggiamento preconcetto, di giudizio svalutativo globale e generico, essi vengono a
mancare proprio al compito che come dissenzienti hanno aH’interno della comuni'à
cristiana: la loro particolare partecipazione
al fraterno discernimento degli spiriti, una
critica circostanziata a una data e cirecs'anziata posizione. Non se ne accorgono, ma
sono « politicizzati » esattamente quanto accusano di esserlo coloro ai quali si oppongono. g. c.
Il papa Paolo VI, in un discorso agli
aclisti in occasione della festa dei lavoratori, in data 1-5-1966, parlando del lavoro
e dei lavoratori, ha tra l’altro de'to:
« ...e in questa festa deH’umile e loro
grande ¡irotettore ed esempio, S. Giuseppe
designato dalla Chiesa, e precostituito dal
Vangelo stesso, al culto ed alla fiducia del
Vurnanità impegnata nel a fatica trasfenna
tricc delle cose in beni utili alla vita... »
« S. Giuseppe, certo, vi guarda contento
dall’alto, e vi protegge. Noi di cuore tutti
vi benediciamo ».
« Oggi il lavoro e i lavoratori impegnano'
là nostra preghiera e S. Giuseppe le apre le
vie del cielo ».
E’ invocando la preghiera per il lavoro e
i lavoratori, nella « essa occasicne, durante
l’usuale breve discorso domenicale alle folle, Paolo VI ha terminato così:
« L’umile e grande protettore dei lavoratori, S. Giuseppe, la Madonna, Cristo,
lui stesso operaio: ci ascoltino». (Da
« L’Avvenire d’Italia », di Bologna, del
3-5-1966).
Poi in data 3-5-1966 in concomitanza con
i festeggiamenti in Polonia del millennio
cristiano polacco, il papa Paolo VI ha consacrato la Polonia alla Madonna « per la
libertà della Chiesa », ed ha invocato la
stessa con le parole tc Ave Maria, Regina
della Polonia, prega per noi ». (Da « L’Avvenire d’Italia » del 4-5-19661 - (Queste citazioni sono confermate da « L’Osserva'ore
Romano ». N.d.r.).
Bel cristianesimo giuseppino e mariano.
Ei poi si viene a chiedere di non essere poi
così « cattivi » nelle valutazioni. Su, via,
progressisti troppo rassegnati! Di fronte a
queste cese così serie, vogliamo tacere e
magari togliere dall’Evangelo gli avvisi
« esaminate ogni cosa »; « vigilale »; « s ale
fermi »; «uscite da essa, o popol mio! »?
Italo lazeolla
La Chiesa nel mondo
CONVEGNI
BIBLICI
1» Convegno. - Apertura: martedì 7 giugno 1966 alle ore 20. Clausura : venerdì sera,
lo giugno 1%6.
Tema centrale: « La testimonianza del Signore Gesù Cristo » (Ap. Giovanni). (D. v.
con la collaborazione del Pastore Eldo Mattone di S. Antonino di Susa, Torino).
2« Convegno. - Apertura: sabato, 27 agosto 1966 alle ore 20. Chiusura: mercoledì
sera, 31 agosto 1966.
Tema centrale: all rompimento della
Chiesa ».
Orario delle riunioni: ore 10, ore 16,
ore 20. Riunione di pregliicra ogni mattina
alle ore 9.
Le spese iter vitto e alloggio saranno coperte ccn offerte volontarie dai partecipanti.
Indirizzare prenotazioni aH’I-àituto Biblico,
Isola del Gran Sasro (Teramo).
La Direzione
La « chiesa di Dio » secondo il Nuovo Testamento, non è la Cristianità
nel suo significato universale o, come
si dice oggi, ecumenico. Essa è piuttosto ed innanzi tutto la comunità
locale o l’insieme delle comunità cristiane che si sono formate in un certo
territorio in seguito alTannunzio di
Gesù Cristo crocifisso e risorto dai
morti. In questo senso l’apostolo Pac>
do parlava ^ella «chiesa ®_Dio che è
in Corinto », cos': come noi possiamo
parlare di molte comunità disperse
nelle città e nella vasta diaspora
evangelica.
L’insistenza con cui si parla di una
« presenza » della Chiesa nel mondo,
specialmente di fronte ai problemi
sociali e politici del nostro tempo, non
ci ha sempre resi attenti alle responsabilità ed alle possibilità delle singole chiese locali nel quadro della loro
specifica testimonianza cristiana. Le
comunità locali ogp come in ogni generazione hanno bisogno di apnrofondire la loro vita spirituale e di rinnovarsi per svolgere con maggiore efficacia la loro missione in mezm agli
uomini del loro tempo. Tuttavia, pur
con le loro debolezze ed infedeltà, esse
già costituiscono una « presenza » della chiesa di Dio nel mondo; pertanto,
invece di limitarci a giudicare severamente la loro inadeguatezza alle necessità dei tempi, dovremmo innanzi
tutto manifestare la nostra effettiva
« presenza » nella vita e nella testimonianza della chiesa, non a parole soltanto ma con i fatti e in verità.
La comunità cristiana vive nel suo
tempo e Dio la chiama ad assumere
le sue responsabilità tanto nel quadro tradizionale della attività ecclesiastica quanto in mezzo agli uomini
suoi contemporanei. Non bisogna sottovalutare la testimonianza di una
chiesa che in vari modi edifica i credenti in Cristo e che vive nell’atmosfera della fede. I cristiani di Gerusalemme erano « perseveranti neU’attendere all’insegnamento degli apostostoli, nella comunione fraterna, nel
rompere il pane e nelle preghiere »
(Atti 2: 42). Non si può dire per questo che fossero fuori del loro tempo,
rinchiusi nei limiti di una vita spiritualmente soffocante, « disincarnati » come si dice oggi o insensibili ad
una missione nel mondo. Anzi, vien
detto che « avevano ogni cosa in comune », che lodavano Iddio préndenlo il loro cibo assieme con letizia e
semplicità di cuore, « avendo il favore di tutto il popolo »; senza dimenticare che in quel tempo « la Parola di
Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente
in Gerusalemme» (Atti 6: 7).
Vorremmo poter dire le stesse cose
a proposito delle nostre chiese di città
e di campagna, pur rendendoci conto che la fede dei cristiani è posta oggi
a confronto con altri problemi e con
altre situazioni. Una comunità cristiana viva, zelante nei culti e perseverante nella preghiera, bramosa di
ascoltare la Parola di Dio in vista
della esistenza quotidiana, non lacerata da discordie, pronta a varie forme di servizio, è già presente nel mondo come una testimonianza davanti
agli uomini, s’intende come un segno
della potenza rinnovatrice del^vangelo di Cristo. Nel suo rapporto alÌ’assemblea ecumenica di Nuova Delhi
il Dr. Paul Devanandan, defila Chie
sa dell’India del Sud, diceva : « Il mondo non scorgerà sempre un rapporto
ben chiaro con l’Evangelo nel fatto
che alcune persone pie, specialmente
nei paesi dove la Cristianità è secolarizzata, si rechino al culto la domenica mattina. Tuttavia quel semplice
cammino verso la chiesa può servir
di testimonianza, a prezzo del ridicolo
e del sospetto, talvolta più diffìcili da
sopportare che non la stessa sofferenza fisica. Un bàft-^imo in pubblico o
il pubblico impegno di fedeltà nel matrimonio possono in certe occasioni
essere una luce che splende davanti
agli uomini. Inoltre, la Chiesa non
può penetrare nella concretezza dell’ambiente secolarizzato in cui si trova e compiervi la propria missione se
non manifesta, nella vita della comunità locale, i segni visibili della comunità autentica e dinamica ».
Certamente non crediamo che la
testimonianza della comunità locale
nel mondo si esaurisca in queste manifestazioni. Il culto della comunità
riunita nel nome di Gesù Cristo non è
tutto ciò che il Signore le domanda.
Ma l’ubbidienza cristiana nel lavoro,
nello studio, nell’attività professionale, nelle scelte in campo sociale e politico, non elimina la necessità del
culto in cui Dio dona al credente la
sua Parola e lo prepara in vista di
una testimonianza per opera dello
Spirito Santo. C’è un rapporto evidente fra la vita della comunità locale
e la testimonianza dei cristiani nel
mondo ; ma si può anche dire che l’ubbidienza dei cristiani nei fatti concreti della loro esistenza contribuisce alla
vita della comunità locale e le apre
nuove vie per un fedele annunzio dell’Evangelo.
« 4!
La comunità locale esiste grazie all’Evangelo e in vista della Buona Novella annunziata àgli uomini, in questo senso si può dire che la chiesa
apostolica era proprio questa: che la
Parola di Dio fosse annunziata con
franchezza e che altre creature si aggiungessero a quelli che già avevano
creduto. Le considerazioni d’ordine
politico sull’impero romano di quel
tempo sono quasi inesistenti nel libro
degli Atti e nell’insieme del Nuovo Testamento ; ma la Parola di Dio doveva
essere annunziata al popolo, ai sacerdoti ed agli scribi, ai poveri e ai de
Agape - Campo cadetti
26 giugno - 13 luglio
della
Il senso
storia valdese
Quasi otto secoli fa un gruppo di credenti ’ provenzali e lombardi dava inizio ad
un tenace movimento d\( opposizione cristiana » : affrontando vittoriosamente i tribunali deirinquisizione e le stragi di massa, le rivoluzioni sociologiche e i capovolgimenti politici, questo movimento si è andato profondamente trasformando : da « eresia » medioevale a chiesa di pretto stampo calvinista, da popolo protestante a diaspora
evangelistica.
Quale senso hanno tutte queste vicende? Ci e lecito ignorarle?
A queste domande vuol rispondere il Campo Cadetti 1966, con una serie di conversazioni storiche e la discussione di alcuni testi. Ecco il programma degli studi :
Giorgio Tourn: La protesta di Valdo.
Giorgio Tourn: L’internazionale valdese.
Giorgio Bouchard : La costruzione della chiesa riformata.
Giorgio Bouchard: Cento anni di lotte armate.
Augusto Armand Hugon: La crisi illuministica.
Bruno Bellion : Il Risveglio e la libertà.
Giorgio Bouchard : La sfida dell’Evangelizzazione.
Giorgio Tourn: Gli ultimi cinquant’anni.
Come l’anno scorso, alcuni testi e documenti particolarmente significativi verranno esaminati in pìccoli gruppi di ricerca e di discussione.
Il programma comprende anche una visita in Val d’Angrogna, una visita alla
Balziglia, una gita di due giorni, due gite di un giorno, ed inoltre serate organizzate,
falò, giochi, ecc.
Direttore: Franco Giampiccoli.
Condirettore : Riccardo Bensi.
Età: 14-17 anni.
Quota: lire 21.250 + 1.600 d’iscrizione.
La FUV offre delle facilitazioni finanziarie per chi si trova in difficolta a partecipare al campo per motivi economici. Rivolgersi per questo a Giorgio Bouchard, Via
Pavone 2, Banchetto (Torino).
Iscriversi presso la Segreteria di Agape, Frali (Torino), versando lire 1.600.
Portate con voi : maglioni, scarponi, indumenti d’alta montagna, un documento
d'identità, la Bibbia, il c< Cantiamo Insieme ».
Il pullmann di Agape partirà da Torino, Via Pio V, 15, alle ore 16 dì domenica
26 giugno.
La
della
testimonianza
comunità locale
relitti, agli schiavi come ai governatori ed ai re. La mano del Signore
operava e « il Signore agpungeva ogni
giorno alla loro comunità quelli che
erano sulla via della salvazione »
(Atti 2: 47).
Abbiamo parlato di una comunità
locale « missionaria ». Certamente si
pensa subito ad una missione in terra
pagana o si rimane i»:^lessi a causa
di un probabile proselitismo capace di
turbare l’attuale equilibrio ecumenico.
Il teologo Karl Barth interpreta questa parqla in un senso chiaro ed impegnativo al tempo stesso. Egli dice:
« Ciò significa che la comunità deve rinnovarsi per guadagnare nuovi
membri dafi’ambiente circostante, per
chiamare dei non cristiani alla conoscenza della loro vocazione, alla fede,
all’ubbidienza, come anche al servizio
che incombe alla Chiesa. La comunità non può trasformare un uomo in
un cristiano, perchè questa è l’opera
di Dio. Ma essa non può esistere nel
mondo senza chiamare gli uomini ad
uscire dal mondo, senza invitarli a
collaborare alla sua azione. La comunità ha bisogno di uomini ; meglio ancora, il suo Signore è talmente ricco e
misericordioso da suscitare incessantemente nuovi testimoni del Regno in
seno al mondo, tra le persone che gli
sono ancora estranee e per impegnarle al suo servizio ».
Ogni chiesa locale, non il pastore
soltanto ma tutta la comunità, ha motivo di riflettere su ciò che essa è e
su ciò che essa fa in vista di questa
missione specifica della Chiesa, Corpo
di Cristo. Che cosa ognuno di noi compie nel suo campo di lavoro e come
cristiano per chiamare altri uomini
alla fede ed alla ubbidienza a Cristo?
Perchè molti vorrebbero una chiesa
impegnata di fronte ai grandi problemi del mondo contemporaneo onde essere veramente « presenti » nel
mondo se poi trascurano l’esigenza di
una testimonianza cristiana con la
parola e con la vita sul piano assai
più ristretto della vita e dei rapporti
con il prossimo? Amiamo noi abbar
stanza gli uomini per renderli attenti
al messaggio dell’Evangelo? Che cosa
pensiamo di Gesù Cristo, che Egli sia
morto per tutti o soltanto per noi?
Una comunità locale che viva la
sua vita di fede nella fraternità cri
NOVITÀ
CLAUDIANA
Oswald Chambers
Venga il tuo Regno
Meditazioni giornaliere - Traduzione di Èva Vingiano
(« My nlmost for His Highest » . « Tout, pour quTl rogne »)
Finalmente publdicata in italiano l’opera più nota del grande predicatore ingle.se:
uno dei libri di Meditazione più diffusi e più popolari (21 edizioni in lingua inglese,
traduzioni in una dozzina di lingue e in Braille).
E’ un libro diverso dagli altri del genere: è un vivo appello ad un servizio cristiano che impegni tutta la vita, un invito ad una acccttazione senza riserve della
volontà divina manifestata in Cri.sto Gesù.
Un messaggio profondamente spirituale che è stato di grande edificazione pei
generazioni di credenti.
Un volume di 370 pagine in 8", copertina lucida a 2 colori L. 1.400.
stiana e con zelo missionario non c
una comunità introversa, ripiegata sv
se stessa; è una chiesa presente ne
mondo. La sua testimonianza non è
schematizzata o rigidamente fissati',
in aietme forme particolari, ma si
svolge secondo la ricchezza dei don
che lo Spirito Santo concede ad ogni:
no dei suoi membri. Nessuno di noi s
se tutto il mondo diventerà Cristian :'
nello svolgimento dei piani di Dio
ma ognuno di noi sa che Dio può « da
queste pietre far risorgere dei figliuoli
ad Abramo» (Luca 3: 8). Se, comi
scrive il pastore Hoekendijk, «un.,
chiesa sa di essere strumento defi’apc
stolato, essa non ha bisogno di corredietro ad una missione. Al contrarie
una tal chiesa diventa missione, 1:^
mano vivente di Dio tesa verso il mor
do. Pertanto una chiesa senza missicne è una assurdità».
La comunità locale deve imparar::
ogni giorno a gettare le reti per pe
scare, nel senso evangelico di questo
termine. Essa lo farà con la predica
zione vera e propria, con l’insegnamento biblico e catechetico, con una
preparazicne teologica; ma anche cor
un’atmosfera di gioia e di riconoscen
za nei culti, con un’accoglienza frater
na capace di trasformare la comunità
in comunione di fratelli in Cristo, con
una apertura umana verso gli altri
per avere il diritto di essere ascoltati
e la possibilità di comprenderli, ricordandosi che essa sarà giudicata secondo la coerenza con cui predica ed ope
ra nel nome di Cristo. La comunità
locale dovrà prepararsi a rimanere
una minoranza nel mondo; tuttavis
la chiarezza della sua testimonianza
non dipenderà dalla sua dimensione
numerica o sociale, bensì dalla franchezza della sua confessione di fede
in Gesù Cristo. Se la testimonianza
cristiana deve penetrare in tutti gli
ambienti dove si lavora, è evidente
che i membri delle comunità ne sono
responsabili in primo luogo. I loro
contatti con gli uomini nel loro specifico campo di lavoro diventeranno
un’occasione per inserirsi nella loro
vita e condividerne la aspirazioni, le
lotte, i tormenti, dal punto di vista di
Colui che disse : « Che giova egU all’uomo l’aver guadagnato tutto il raon.
do, Se poi ha perduto o rovinato se
stesso? » (Luca 9: 25). La comunità locale che già è una minoranza di fronte al mondo potrà ancora suddividersi
in gruppi locali più piccoli per prepararsi ad essere missionaria attorno
a sè. Una « chiesa nella casa » dove
alcuni cristiani vogliano essere uditori e facitori della Parola può avere
effetti notevoli all’esterno, in un ospedale, in una fabbrica, in una scuola, in
uno dei tanti campi dell’attività umana, non escluso il partito politico.
Ogni cristiano dovrebbe essere un
missionario, a meno che si accontenti
di conservare la propria fede invece
di propagarla. Una chiesa è missionaria non tanto perchè il suo Sinodo
la definisce tale, quanto per la serietà
con cui i suoi membri si sentono chiamati da Cristo, operai nella Sua vigna.
Il nostro tempo continua ad offrirci
la possibilità di annunziare Cristo sul
piano della vita ecclesiastica locale e
nel mondo circostante. Dio ci aiuti a
discernere le vie dell’incontro con gli
uomini nostri fratelli affinchè esse
siano anche il luogo di un incontro
con Lui. Ermanno Rostan
3
8 giugno 1966 — N. 22
pag. 3
GLI EMIGRATI - 3
Che cosa fanno
i Comitati per le migrazioni?
Il lavoro su scala europea e su scala nazionale ■ Una impostazione
essenzialmente laica e tecnica ■ Un'opera che avrà un avvenire
urgelj solo se sostenuta dalla responsabilità solidale delle Chiese
Dopo avere visto quale è la nostra
responsabilità generale e quale è la
nostra responsabilità particolare, in
quanto Italiani, verso gli emigrati,
giungiamo ora alla terza domanda
alla quale ci eravamo ripromessi di
rispondere: è utile e costruttiva razione svolta da Comitati e Organizzazioni per gii emigrati, ovvero la sola
attività che veramente serva a qualcosa è quella svolta da singole persone a contatto diretto con essi?
La maggioranza dei non molti che,
comunque, si interessano della questione è indubbiamente a favore della
seconda alternativa: i Comitati sono
inutili e provocano perdite di tempo,
denaro e persone, le Orgarùzzazioni,
ecclesiastiche o meno, complicano
ogni cosa con la loro mania di accentrare e teorizzare i problemi.
Questa è una risposta generica, determinata in qualche caso da fatti
obiettivamente esatti, ma anche sipe.s50 ispirata soltanto dalla nostra radicata incapacità a lavorare in modo
organico e sistematico, e da un individ^ualismo che ci porta a far le cose
senza gli altri, se non contro gli altri.
Per dare, in questo caso particolare,
una risposta oggettiva alla domanda
è dunque opportuno che vediamo che
cosa stanno facendo questi Comitati,
limitando ovviamente il nostro esame a quelli di cui siamo responsabili.
Tre anni fa, il Consiglio Ecumenico convocò una conferenza delle
Chiese europee per trattare il problema della emigrazione, che andava
diventando sempre più drammatico.
Alla conferenza parteciparono anche
un certo numero di tecnici e di rap
— coordinamento e assistenza ai
Comitati nazionali, senza interferire
nelle loro funzioni;
— contatti con le Organizzazioni
super-nazionali ( Comunità Europea,
Consiglio d’Europa, Unesco, Centrali
sindacali, altre Chiese, ecc.) per ciò
che concerne il problema della emigrazione ;
— preparazione di interventi concreti in aree di particolare rilevanza;
— organizzazione di seminari, di
conferenze, coordinamento della
stampa, trasmissioni televisive per gli
emigrati, eoe.
Da quanto sopra appare evidente
che la linea principale di azione del
Comitato europeo è quella intesa a
creare, attraverso lo studio, i contatti
con altri Enti e con le situazioni locali, i presupposti necessari ad ogni
intervento efficace su scala europea.
Non ci si deve quindi attendere che
il Comitato europeo intervenga, normalmente, in una situazione nazionale e locale, perchè q.uesto è il compito dei Comitati nazionali, e il Comitato europeo non sostituisce nè costituisce un alibi per l’eventuale deficiente funzionamento di essi. D’altra parte, il Comitato europeo mette
in contatto tra loro, quando occorra,
questi Comitati nazionali, fornisce loro la documentazione e l’assistenza
necessaria e soprattutto un quadro
d’insieme nel quale essi possano svolgere con maggior profitto il loro lavoro.
Così il Comitato europeo, tanto per
citare qualche esempio, ha preparato
e distribuito uno studio sulla legislazione comparata della emigrazione.
LA SESSIONE SICILIANA
DEL COMITATO EUROPEO
PER LE MIGRAZIONI
Il Comitato europeo per le
Migrazioni composto di rappresentanti di 12 Paesi e del Consiglio Ecumenico e presieduto
dal Pastore Pierluigi Jalla, ha
tenuto la sua quinta sessione
ordinaria in Sicilia tra il 15 e il
22 maggio.
Il tema centrale della sessione era costituito dallo studio
delle condizioni della emigrazione in una zona di forte pressione migratoria e di possibile ritorno degli emigranti.
A tale scopo U Comitato aveva avuto delle discussioni preparatorie nelle due precedenti
sessioni, aveva ricevuto un lungo studio introduttivo accompagnato da una bibliografia sulla
situazione siciliana, nonché i
risultati di due inchieste condotte sotto gli auspici del Comitato stesso in Germania tra i
siciliani ivi emigrati _e_in Sicilia,
tra gli emigrati siciliani ritornati in Patria, inchieste dirette
da due sociologi titolari di cattedre universitarie, rispettivamente a Bonn e Catania.
Il Comitato è entrato in contatto con la Chiesa e le Opere
di Palermo e i loro collaboratori,
con Danilo Dolci e i suoi colla
boratori a Partinico, con il Pastore Tullio Vinay e i suoi collaboratori nel Servizio Cristiano
di Riesi, con il Pastore Giambarresi e i suoi collaboratori a
Pachino, nonché, in ogni luogo,
con numerosi emigranti rientrati dall’Europa occidentale, _ raccogliendo una preziosa serie dì
indicazioni e di consigli, per i
quali esprime la sua viva gratitudine alla persone sopracitate.
Al termine della sua sessione
il Comitato ha redatto e trasmesso alle Chiese un documento contenente alcune affermazioni di principio, precise indicazioni sulle linee di azione suggerite alle Chiese in appficazìone dei principi suindicati e un
certo numero di decisioni e proposto di interventi concreti, realizzabili neU’immediato futuro
in Sicilia.
Tale documento sara altresì
sottoposto dal Comitato alla
Conferenza mondiale dell’Aiuto
inter-ecclesiastico (Inter Church
Aid) a Swanuick (Gran Bretagna) nel luglio prossimo per la
inclusione delle linee di azione
citate nei progetti prioritari di
quella Organizzazione.
presentanti diretti degli ernigrati,
vennero esaminati i problemi della
famiglia, della casa, delle condizioni
di lavoro, della libera circolazione
della mano d’opera e così via; il risultato di questi esami, apai interessanti, venne pubblicato in un libro
intitolato «Dentro le tue porte» (con
riferimento al noto versetto biblico
sul forestiero); venne quindi costituito un Comitato europeo incaricato
di continuare il lavoro iniziato.
Il Comitato ha avuto fin dal principio tre caratteristiche particolari:
in primo luogo, pur essendo costituito da rappresentanti delle Chiese
membri del Consiglio Ecumenico, è
indipendente da questo ed ha una
sua propria organizzazione e un suo
proprio bilancio; in secondo luogo la
maggior parte delle persone che vi
furono nominate erano da tempo in
contatto tra loro per essersi occupate
direttamente o indirettamente dei
problemi della emigrazione, cosicché
più che un Comitato era e finora ha
continuato ad essere un gruppo di
lavoro internazionale formato da amici che si comprendono e si stimano; in terzo luogo vi era e vi è nel
Comitato una impostazione di lavoro
essenzialmente laica e tecnica.
I compiti assegnati al Comitato
sono :
— studio dei problemi connessi alla emigrazione europea, sul piano internazionale ;
sta per portare a termine, con l’aiuto
di un gruppo di esperti, uno studio
accompagnato da proposte concrete
sulla istruzione scolastica e la preparazione tecnica degli emigrati e del
loro figli, uno studio sulla integrazione nazionale della ma,no d’opera, ha
in preparazione una teologia pastorale per gli emigranti, uno studio sulla situazione delle persone. Pastori o
no, che lavorano tra gli emigranti,
uno sulla immigrazione in Europa di
mussulmani e sulle sue conseguenze,
e, crediamo, per primo in Europa,
uno studio sul ritorno degli emigranti
in Patria e sulle sue conseguenze religiose .sociali ed economiche, nonché
sui provvedimenti òhe chiedono.
Il metodo di lavoro è quello di delimitare un problema, di raccogliere
attraverso pubblicazioni eventualmente esistenti e consultazioni di esperti
tutta la documentazione possibile, di
esaminarla e di trarre quindi delle
conclusioni, sempre accompagnate da
proposte di intervento concreto; queste conclusioni vengono trasmesse
alle Chiese o attuate, quando possibile direttamente dal Comitato. La
linea di azione generale è stata quella
di affrontare contemporaneamente o
quasi una serie di problemi relativamente marginali per cercare, intanto,
di chiarire una situazione generalmente sconosciuta e giungere quindi
obiettivamente preparati al centro del
problema, cioè al significato e valore
della emigrazione e all’atteggiamento
che le Chiese dovrebbero assumere
di fronte ad essa.
Si noti che nel frattem.po sono state stabilite relazioni molto strette con
una serie di Organizzazioni internazionali, con le quali è in corso un continuo scambio di documenti e di informazioni, che è stata incoraggiata
ed ottenuta la formazione di efficienti
organi nazionali per la emigrazione
nella maggior parte degli Stati europei, che sono stat^ organizzati seminari e riunioni per persone che lavorano nella emigrazione, distribuite
borse di studio, ecc.
Ci pare che nei due anni della sua
attività e in considerazione del fatto
che all’inizio i dati reali del problema
della emigrazione erano sconosciuti o
quasi, non solo al Comitato, ma altresì alle Chiese, ai loro centri sociali
e alle loro Facoltà di teologia, e che
i membri del Comitato sono, tutti o
quasi, normalmente impegnati in altre attività, il lavoro svolto sia stato
notevole e speriamo che esso si tra^
duca, terminata la fase di studio, in
una serie di pubblicazioni e di interventi concreti, per ognuno dei problemi esaminati, come sta incominciando ad accadere.
E’ evidente, d’altra parte, che sussiste sempre il pericolo che questo
Comitato sia inghiottito dalla macchina burocratica e si trasformi in
una ennesima e irreale sigla produttrice di documenti sconosciuti e senza alcun significato pratico ; ma questo finora fortunatamente non è avvenuto e speriamo non avvenga neppure nel futuro.
Dopo questa descrizione di alcuni
degli aspetti della attività del Comitato Europeo vedremo in un prossimo articolo come operano, nel campo
della emigrazione, le Chiese italiane
in Italia e airestero, intendendo ovviamente per Chiese anche i gruppi
di lavoro o similari.
Ma ci pare che intanto si possa cercare di giungere a una risposta provvisoria alla domanda che abbiamo
formulato all’inizio e per questo vorremmo fare ancoras,l’osservazione seguente: abbiamo parlato abbastanza
a lungo del Comitato ■ europeo, non
tanto perchè il sottoscritto vi sia coinvolto, quanto perchè mi pare ohe sia
un « tipo » di Comitato, cui, come è
apparso dalla lettera del Dott. Vingiano pubblicata a suo tempo sull’« Eco-Luce », si contrapporrebbe la relativamente scarsa efficienza del Comitato italiano, nel quale l’unico fatto
veramente positivo è costitmto dalUepera appassionata dello stesso Dottor Vingiano.
Ci pare allora che si possano trarre
le seguenti conclusioni provvisorie sulla utilità o meno dei Comitati :
— L’opera dei Comitati e in particolare quella del Comitato europeo
per le migrazioni non sostituisce in
alcun modo Topera diretta svolta da
Chiese, gruppi o persone isolate a
contatto con Temigrante.
— Tuttavia questa ultima è priva
di reale efficacia hello spazio e nel
tempo se non è preceduta da un approfondito esame dei problemi, se non
e inquadrata in una tematica più
vasta e se non è strettamente collegata alle altre opere similari. Tanto
per fare un esempio, il diritto a rappresentare e quindi a decidere per gli
emigrati italiani, anche evangelici, è
da sempre reclamato di fatto e spesso
riconosciuto alle efficientissime organizzazioni cattoliche. Ora rioi, pur collaborando, quando ne sia il caso, con
queste organizzazioni, riteniamo di avere qualcosa di particolare, e talvolta
di totalmente diverso, da dire in generale sulla emigrazione e in particolare su quella evangelica.
Però non è possibile che questo compito sia svolto dalle organizzazioni locali ,la cui azione è insostituibile sul
piano locale, ma è appunto normalmente limitata ad esso. E questo è
solo un esempio fra i tanti; per cui
possiamo dire che sia necessaria l’opera delle Chiese, e dei gruppi locali,
ma che sia ugualmente necessaria,
con buona pace delTindividualismo
italiano, l’opera collegiale di comitati
che agiscano efficacemente sul piano
nazionale e internazionale.
— D’altra parte, l’esempio del Comitato italiano ci mostra che questa
ultima opera può essere priva di reale mordente, se i Comitati non sono
costituiti da persone impegnate e se
non esiste in essi quel minimo di organizzazione e di continuità di lavoro, che può essere dato solo da im
segretariato a pieno tempo. Per cui
dobbiamo dire che se il problema del
Comitato italiano non verrà finalmente risolto, l’Italia avrà il privilegio di essere il Paese che manda
all’estero il maggior numero di emigrati e che vi provvede, da parte del
complesso delle Chiese evangeliche,
in un modo assai poco eflaciente.
E ciò nonostante vi siano, come vedremo la prossima volta, persone e
gruppi di persone assai attivamente
ed efficacemente all’opera in questo
campo. Pierluigi Jalla
COME DIMORA
L’AMORE DI DIO IN NOI?
« Ma se uno ha dei beni di questo mondo, e vede il suo
fratello nel bisogno, e gli chiude le proprie viscere,
come dimora l’amore di Dio in lui? » (1 Giov. 3: 17),
E’ una domanda che ci siamo rivolti spesso, e non per gettare
sul prossimo queirombra di un giudizio che scade nel pettegolezzo,
ma per un esame di coscienza.
Crediamo che appartenere a Cristo, oggi, essere membri di una
comunità evangelica, significhi cc anche » ritenere un insieme di dottrine, cc anche » partecipare come protestanti alla vita della città; ma
soprattutto significa avere l’amore di Dio dimorante in noi. E questa
presenza di Dio nella Sua creatura deve spezzare ogni legame, ogni
chiusura: il cristiano è aperto alla vita, pronto a percepire il significato delle cose, disponibile.
Purtroppo talvolta noi sembriamo disponibili — con le parole,
le dichiarazioni, ecc. — ma nulla che ci costi veramente, che valga
veramente per noi, sappiamo mettere a disposizione del fratello. Del
fratello nel bisogno. E questa aridità ci condanna, ci riduce a polvere
della terra.
E’ vero che attorno alle nostre comunità circolano persone pronte a profittare, talvolta autentici imbrogliapopolo, oppure rottami
umani incapaci di reinserirsi nella vita quotidiana. Molti di questi non
sono « fratelli », secondo l’accezione che Giovanni dà al termine: ma
il buon samaritano incontrò un fratello, sulla sua strada?
Ed è anche vero che « il bisogno » del fratello è difficile stimarlo: c’è quello che lo riduce al minimo necessario, e c’è quello che
senza pudore lo vanta, lo gonfia, in una sorta di vantato diritto. E qui,
nella valutazione del reale bisogno, e dei modi di alleviarlo, ci occorrono viscere di misericordia, e dedizione senza rimpianto. Che l’aiuto
fraterno sudi nella nostra mano, prima di essere consegnato, ma poi
non sia ricordato nè per vanto nè per lamento!
Ed in fine, tutto questo sembra riguardare « uno che ha dei beni
di questo mondo ». E chi non ne ha? chi è povero? Tutti abbiamo
conosciuto persone che piangevano miseria e accumulavano per comprarsi l’appartamento, accusavano il disagio economico e facevano
grosse spese per la casa, progettavano acquisti costosi... E’ così difficile stabilire chi è che non ha beni di questo mondo, ed è così facile
per ognuno di noi metterci comodamente fra coloro che non ne hanno. E’ questione di coscienza, e di disponibilità d’animo. L’esperienza ci dice che là dove l’amore di Dio dimora v’è una inesauribile
fonte di benedizioni che nei modi più diversi raggiungono il fratello
nel bisogno. E nulla è più grande, più vero secondo l’Evangelo di
vedere un bisognoso, un fratello, nel quale Dio dimora : esso è ricco,
poiché « ogni cosa » è sua.
Luigi Santini
Lo Vani Valdesi
Problemi socio - economici e di emigrazione
A cura dell’associazione Amici delle Valli
Valdesi — ci rallegra vederla apparire alla
ribalta —- esce questo fascicolo in S», in
nitida veste poligrafata, corredato da numerose tabelle tilatislicbe e cartine, che il
past. P.L.Jalla ha preparalo con la collaborazione di numerosi tecnici: il ijrofessore A. Armand-Hugon per i cenni storici,
la Commissione per TIs:ruzione secondaria
della Chiesa Valdese per i dati circos:anziati sulla scolarità, il dott. Pons per la
raccolta di ricchi e dettagliati dati statistici
e la stesura delle cartine, il dott. E. Beri,
presidente del Consiglio della Val Pellice e
consigliere provinciale, per una succosa
puntualizzazione sulla situazione socio-economica venutasi determinando nella Val
Pellice.
Il coordinatore nota, con molta modestia,
che non si è preteso fare opere scientifica,
ma piuttosto procedere a una prima raccolla
di dati significativi, a un abbozzo di valutazione organica, sperando che l’indagine
sia proseguita e approfondita in modo sistematico e seguito. Tuttavia, modestia
a parte, troviamo già qui un’ampia messe di indicazioni, che può fornire oggetto
non solo di informazione e meditazione, ma
di iniziative concrete. Lo scopo esplicito
di questa pubblicazione è di suscitare interesse concreto, fattivo, in I alia e all’es'.ero,
nei confronti di una zona che, se condivide
con molte altre regioni del nostro paese la
pesante situazione di « zona depressa » interessa agli evangelici in modo tutto particolare quale «unico esemp'o, da o'to secoli a questa parte, di una popolazione protestante in Italia ». La situazione è del resto
paradossale, in quanto v’erano e in parte
vi solo, nelle Valli Valdesi, condizioni di
livello culturale, di preparazione professionale, di apertura linguistica e spirituale superiori a quelle di altre zone similari; eppure si è oggi in una siluaz'one che non si
può non definire allarmante, per le pesan i
conseguenze della concentrazione urbana
delTindustrìa e ultimamente della sua contrazione, almeno in loco: allontanamento
definitivo o giornaliero (ma la vita dei
« pendolari » è ugualmente in gran parte
avulsa da ogni impegno attivo nella vita
sociale ed ecclesiastica locale) di una larga
quota di forze attive, marcato « invecchiamento » medio della popolazione rimasta,
riflessi psicologici depressi, spopolamento
di vaste zone montane. Vi sono tuttavia elementi positivi : l’avvio di alcune industrie
minori (si spera che esso si accentui ed
estenda), il riconoscimento della Val Pellice quale comprensorio di bonifica montana,
l’ormai deciso traforo del Colle della Croce, il moltiplicarsi di istituti di istruzione
media, specie professionale. Il fascicolo esamina succintamente, ma in modo accurato la situazione industriale, quella agricola (mancano tuttavia dati relativi al commercio), le attività turistiche (lati positivi,
carenze e prospettive), la situazione cultura
le-scolastica, il grave scompenso nella vita
economica e sociale determinato negli ultimi quindici mesi da chiusure e licenziamenti a catena e su larga scala, concludendo
su ben precise e realistiche prospettive d’avvenire.
Nemmeno una parola lacrimosa sul buon
tempo antico, sulla poesia della « piccola
patria », sulla « riserva valdese » (i famosi
stambecchi...); ma attraverso Tapparente
aridità di tante pagine di dati, di tante
tabelle statistiche, traspare l’amore concreto
per degli uomini, per una gente die ha ricevuto una vocazione particolare, gente di
frontiera, anche spiritualmen'.e, se pure
oggi ben radicata nel paese che li ha riconosciuti suoi.
Ci auguriamo che questo fascicolo sia
letto e meditato all’estero e comunque fuori
delle Valli, dov’è specialmente rivolto; ma
ci pare importante che sia letto anche alle
Valli, che non manchi nelle biblioteche
delle nostre comunità : non già che la situazione non vi sia ben nota, spesso penosamente nota, ma è pur utile vederla esposta
in modo organico, ragionato e globale, e
rincuorante il sentire che molti hanno fraternamente (non paternalislicamente) a cuore, con sano realismo, le Valli Valdesi e
coloro che le popolano. Ma occorre fare
presto, c bene; occorre anche imparare a
fare di più insieme. Valduccio
PIERLUIGI JALLA - Le Valli Valdesi.
Problemi economici e di emigrazione. p. 46, L. 1.0(K). In vendita presso
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Turno unico : 14 luglio-3 agosto. Direttore: Past. Marco Ayassot. Quota
globale L. 25.000 di cui il 10 % da versarsi alTiscrizione, il rimanente all’arrivo.
A tutti gli interessati è richiesta sollecita iscrizione entro e non oltre il
20 giugno, essendo i posti limitati,
versando la quota di iscrizione sul
ccp. N. 4/155C6 intestato alla Casa
Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo: chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
4
pag. 4
N. 22 — 3 giugno 1966
Una accurata monografia « popolare » cattolica
Protestantesimo oggi
Il Gherardini, docente di teologia del protestantesimo nella Pontificia Università Lateranense, è uno dei pochi teologi cattolici
italiani che ahhia studiato a fondo 0 pensiero protestante. Non per niente è suo il
solo saggio penetrante dedicato nella nostra
lingua a Karl Barth. Mentre la Morcelliana
sta pubblicando una sua opera storico-sistematica che raccoglie il frutto delle sue indagini e valutazioni — La seconda Riforma.
Uomini e scuole del Protestantesimo moderno. Parte I. Morcelliana, Brescia 1964,
p. 450, L. 2.200. Si tratta di un primo volume, che esamina la teologia protestante del
secolo scorso, dallo Schleiermacher allo Harnack — « Città Nova » editrice in Roma ha
recentemente pubblicato, nella sua collana
« Minima », un bel volumetto che raccoglie
una serie di conversazioni tenute dallo studioso alla Radio Vaticana. In queste conversazioni, che anche nel volume hanno conservato il loro stile parlato e di cui si ammira
la vivacità e la semplicità efficace con cui
vengono espresse posizioni e valutazioni teologiche che non sono purtroppo moneta corrente, è piuttosto la teologia protestante contemporanea ad essere presentata, dagli inizi
del secolo, dopo un capitolo introduttivo sulla teologia liberale del secolo scorso e sulla
sua eredità. Sebbene si insista con una certa
larghezza sulla a nostalgia » protestante per
l’unità, da cui è nato il movimento ecumenico, e ci si soffermi in modo talvolta sproporzionato su alcuni aspetti più cattolicizzan.
ti, non troviamo neppure un giudizio, un
accenno che realmente ci urti, ci appaia una
incomprensione delle motivazioni protestanti; troviamo, in tutta chiarezza, continue e
nette valutazioni cattoliche, e proprio questo
rende il volumetto così interessante, ma sebbene racchiuse nel giro di brevi pagine, ecco
presentate con onesta e cordiale partecipazione figure e temi del pensiero teologico prote.
stante contemporaneo : Barth, Brunner, Bultmann, Tillieh, la Formgeschichte o scuola
morfologica, d problema del mito, la dialettica fra il Gesù della storia e il Cristo della
fede. Come si diceva, vengono ripetuti con
fermezza molti « no » cattolici a molte posizioni protestanti; eppure la lettura lascia una
impressione di serena chiarezza e cordialità,
che emana evidentemente dal senso di autentico rispetto e in molti casi di cordiale e
partecipe interesse che ha guidato l’analisi
del teologo cattolico e si esprime anche attraverso le sue valutazioni cattolicamente più
ferme. I lettori forse ricorderanno che alcune settimane or sono abbiamo riportato l’omaggio di chiarezza e coerenza da lui reso al
protestantesimo italiano : « Dobbiamo onesta
mente riconoscere che poche altre voci sono
state cosi coerenti come quella degli evangelici italiani nel dare un giudizio « evangelico » sul Cattolicesimo odierno e il suo slancio ecumenico » (p. 165).
Quest’operetta succosa potrà essere molto
utile pure in seno alle nostre comunità evangeliche, pur destando il rimpianto, non esen.
te da una punta d’invidia, che non abbiamo
nella nostra lingua una simile presentazione,
agile e divulgativa pur nella serietà di base,
della storia della teologia protestante, scritta
da penna protestante. Diciamo, con speranza, « non ancora ». g. c.
BRUNERO GHERARDINI - Protestantesimo 0£gi. Città Nuova, Roma 1965, p. 172, L. 800.
IVovìtà Clandìana
I primi tre opuscoli della collana « Attualità protestante »
(L. 100 cad., L. 850 per l’abbonamento annuo a 10 numeri ) :
ALFREDO SONELLI - La messa in italiano.
LUIGI SANTINI - I protestanti
e il comuniSmo.
FRANCO GIAMPIOOOLI - Cosa
vuol dire essere santi?
ANDRÉ DUMAS - H controllo
delle nascite nel pensiero protestante, L. 1.500.
Nella « Piccola Collana Moderna » sta per uscire l’H" volumetto (L. 500):
WILHELM VISOHER - L’Evangelo secondo il profeta Giona
- L’Ecclesiaste testimone di
Gesù Cristo - Il significato dell’Antico Testamento per la
vita cristiana.
Ateismo marxista
e fede cristiana
Il titolo originale tedesco suonava : « La
critica marxista alla religione e la fede cristiana ». Il marxismo continua ad opporre
alla religione un « no » risoluto. Tale rifiuto
sta al cuore stesso della dottrina marxista, e
al marxista che obiettasse che la critica della
religione non è, ai suoi occhi, un elemento
d’importanza centrale si potrebbe rispondere
che proprio il fatto di considerare la religione come un fenomeno secondario mostra
il carattere fondamentale che il problema ha
per lui, Indubbiamente è possibile che nelTevoluzione storica del comunismo, e malgrado i rapporti Ilycev, Tesigenza di un accomodamento pratico con l’Occidente « religioso » e con la stessa potenza vaticana porti
a sensibili spostamenti d’accento, là dove il
comunismo è più evoluto (o più involuto!),
come nell’Europa orientale, non senza scin
La Cina
(dice la
e l'Asia
scrittrice
si riconcilieranno
cinese Han Suyin)
Nella prima metà di maggio la scrittrice cinese Han Suyin, in
giro di conferenze in Europa, si è fermata a Parigi; su « Réforme »
(14-5-1966) è pubblicata una sua intervista concessa a Daria Olivier,
della redazione del settimanale e traduttrice della Suyin in francese
(almeno per le prime sue opere). Han Suyin, nata a Pechino, frequentò un'università cinese e viaggiò poi in Europa per due anni.
Ritornata in Cina con il marito nel 1938, visse nelTinterno durante
la guerra cino-giapponese e ivi scrisse il suo primo romanzo, Destinazione Chung-King^ in collaborazione con una missionaria americana. Il romanzo offriva un vivido quadro della Cina libera dall’occu.
pazione giapponese, delle sofferenze del popolo cinese e della vita
nelle antiche province feudali della Cina occidentale; nell'ultimo capi,
tolo la Suyin prevedeva profeticamente la lotta prossima fra nazionalisti -e comunisti. Alla fine della guerra, tornò in Inghilterra, dopo
la morte del marito perito nella guerra civile cinese; completò i
suoi studi laureandosi brillantemente in medicina all’università di
Londra. Ben presto tuttavia si rituffò nel fermento dell’Asia contemporanea, e da vari anni vive in Malesia. Ecco il testo dell’intervista
citata.
La ritrovo^ dopo lunghi anni, sempre uguale nella sua vivacità, nel suo ardore, con le
sue mani incomparabili. Dopo tutte le interviste dei giorni scorsi — giornali, radio,
TV — in cui le sono state poste sempre le
medesime domande, desidero che il nostro
incontro sia sotto il segno delVamicizia e
della letteratura. Ha detto tutto. sulla Cina,
LA BIBBIA
ed i fatti della
vita
Disseminato dHnterrogativi, sbarrato da
scandali e spesso cosparso di prove durissime, il nostro sentiero non segue il tracciato
armonioso che intravvedemmo un giorno, aZValba della nostra vita. Ma chi è mai colui
che ha lo smisurato potere di snaturare il
corso della nostra esistenza? Un essere simile a noi? Impossibile, poiché tutti, senza eccezione, subiamo un uguale destino... Non
potrà dunque essere che Dio: quel Dio che
consente al trionfo dei malvagi, che e sordo
alle supplicazioni delle sue creature, che tot
lera i peccati dei credenti e permette che i
suoi figli si dibattano vanamente sotto il pungolo della prova e della sofferenza... Non ba
sta. Quello stesso Dio sembra sopportare per
fino che la sua Parola corra il mondo fram
mista a racconti immorali, e dà libero corso
alla sua crudeltà, alla sua gelosia, alla sua
ingiustizia. Chi è mai quel Dio il cui Figlio
ha in realtà seminato la divisione fra le fa
EDIZIONI
Uomini Nuovi
TEODORO BALMA - Vademecum biblico E.U.N., p. 52, L. 400.
Un utile strumento di lettura biblica, che
si compone di cinque parti: 1) una introduzione all’Antico e al Nuovo Testamento;
2) un sommario storico-cronologico; 3) parabole e miracoli della Bibbia; 4) il paese della
Bibbia : geografia, calendario e feste, monete, pesi e misure; 5) un indice biblico di
centoventotto voci, in totale oltre cinquemila
citazioni bibliche raccolte e ordinate analiticamente sotto argomenti, nomi e rinvìi aUe
precedenti parti. Un maneggevole e pregevolte sussidio biblico.
Per chi desidera avere una conoscenza di
prima mano della teologia pentecostale.
ROBERTO BRACCO - La potenza
della Pentecoste nel ministerio.
E.U.N., p. 94, L. 400.
Lo stesso editore ha iniziato una collana
di « quaderni di attualità »: sono usciti i pri.
mi due numeri ;
GIORGIO SPINI - I protestanti in
Italia. P. 26, L. 300.
PHILIPPE GOLD-AUBERT - La Bibbia e la scienza. P. 32, L. 300.
BRINO DAPOZZO - Amburgo ’44. 'Testimonianze di un deportato cristiano in Germania. E.U.N., V» edizione
ital., p. 54, L. 300.
il
miglie, e considera su un piano di uguaglianza assoluta (se non di ingiusta preferenza)
i pigri e i lavoratori? Quel Dio, infine
quale considera il lavoro come una condanna ed esorta i suoi figlioli a trascurare le
loro responsabilità, disinteressandosi addirittura dei loro doveri naturali e umani... E
quel Dio sarebbe — come dicono i cristiani
— un Dio di amore?
Confessiamolo, non è facile impresa confutare in poche parole i contrasti e le assurdità apparenti, le asserzioni contraddittorie che
il lettore frettoloso e sprovveduto raccoglie di
passata proprio come chi si sofferma ogni
tanto lungo una strada per raccogliere qua
e là qualche fiore, un frutto selvatico, un filo
d'erba — senza darsi cura alcuna del contesto scritturale, ma con lo scopo di puntellare
con nuovi (o vecchi) argomenti la propria
incredulità, costruendo il suo edificio — scandalo supremo! —■ sulle pagine stesse della
Parola del Signore.
L'autore esamina successivamente, con
scrupolosa onestà, i problemi pratici dell'incredulità umana, senza minimizzarne affatto
Vimportanza. Poi, con un linguaggio chiaro,
spesso incisivo, accessibile a tutti, demolisce
con maestria, alla luce del contesto scritturale, la logica apparente che sta alla base dei
ragionamenti dell'incredulo. Quindi ricostruisce, riedifica il problema stesso nei suoi
veri termini, ridimensionandolo e prendendo per mano il lettore, e conducendolo per
mano alla preseìiza di un Dio misericordioso
che non vuole la morte del peccatore ma la
sua eterna salvezza; di un Creatore che non
gli rivelerà ovviamente quaggiù tutti i misteri della sua volontà, ma pure di un Creatore e Padre che aspetta dalla sua creatura
un atto di abbandono, di fiducia, anche se
non sia in grado di spiegarsi ogni cosa!
H. A. Parli
sull'America, sulla Russia... Quanto a me,
mentre si raggomitola sul divano dopo aver
fatto volare i suoi scarpini, evoco il giorno
lontano in cui ho scoperto Multiple splendeur
{titolo originale inglese: A Many-Splendoured Thing, reso in italiano in modo un po'
melenso e banale: L’amore è una cosa meravigliosa, come banale era stata la solita riduzione cinematografica^Ju technicolor N.d.r.),
quando, dopo una notte bianca, l'ho portato
alle Editions Stock. Questo libro^ forse il più
bel romanzo degli ultimi venticinque anni, è
fra tutte le mie traduzioni la mia preferita...
Da allora, Han Suyin ha molto scritto, molto
parlato, alleviato molte sofferenze in Malesia,
dove vive.
— Esercita sempre la medicina?
— Impossibile! Quattro mesi di conferenze
negli USA e il mio ultimo lavoro mi hanno
preso tutto il mio tempo.
— Si tratta di L’arbre blessé, apparso in
questi giorni?
— Sì, il primo di una serie di quattro
volumi. E' la storia della Cina e quella della
mia famiglia. Pure il secoiulo è già terminato. Ha per titolo La ileur mortelle; questo
fiore, è la memoria... Il terzo, Un été sans
oiseaux, comincerà nel 1938. Vi dirò tutto
ciò che e stato taciuto, tagliato, troncato in
Destination Tchoung-King.
— E il quarto?
— La Moisson du Phénix; la Cina rinasce
dalle sue ceneri con la riforma agraria e con
tutto ciò che vi è fatto di costruttivo, di vivo.
Ma non vi saranno « abbellimenti » ne « fioriture »; vi dirò tutto, comprese le grandi
a purghe ». I Cinesi sono degli adulti^ devono
ammettere la verità. E' una questione di prò
porzioni, se si vuole che tutto entri in questo libro che sfocia nell'era atomica. Io stessa
scompaio in quest'ultimo volume, per rinascere sotto altra forma. Sacrifico una parte
importante di me stessa, fra l'altro la mia
vita e la mia attività nel Sud-Est asiatico.
— Ha lungamente preparato questa tetralogia che, di fatto, è la Sua summa?
— Tutto ciò che ho scritto dopo La montagne est jeune non è stato che esercizio di
stile.
— Quanto a me ho sempre pensato e detto
che Han Suyin era già interamente « annunciata » nell’ultima pagina di Destination
Tchoung-King: «L’inno al coolie ».
— E' verissimo! E sono divenuta ciò che
sono attraverso numerosi mutamenti.
— Come Proust?
— Ma la mia ricerca e il mio tempo perduto sono diversi. Lei sa bene quanto m'interessa il mutamento degli esseri in rapporto
a loro stessi e a coloro che son loro accanto.
Essi sono infinitamente variabili. Esattamente ciò che spiega il film giapponese Rashomón, ove la persona umana appare come un
mondo infinito. Ed è quanto appare nel mio
romanzo Quatre visages.
— La cui traduzione francese, purtroppo,
ne ha un po’ sorvolato le finezze poetiche.
-— Chissà perche si scrive una data frase
in un modo molto particolare? perchè, in una
tela, quella macchia di colore in quel punto,
e non in un altro? perchè quella cadenza in
una sonata? Non v'è spiegazione. Ma Quatre
visages era anch'esso una preparazione alla
mia opera attuale.
— E poi?
— Un libro sulla Cina del 2000, un altro
su me in Malesia, poi ritorno alla medicina,
almeno a mezzo tempo.
— Che posso ancora dire ai lettori da parte
Sua?
— Che durante le mie conferenze nelle
grandi università americane ho scoperto con
gioia che non ero affatto una voce che grida
nel deserto. Viene il giorno in cui l'Asia e la
Cina si riconcilieranno. No, non vi sarà guerra fra la Cina e gli Stati Uniti, fra la Cina
e la Russia...
Parliamo a.'icora, di tutto e di nulla. Poi
devo ritirarmi, davanti alla maestà della televisione. La sottile figura di Han Suyin, i
suoi gesti precisi, rapidi, il suo sguardo acuto
mi restano a lungo impressi, vivi... La sua
opera è importante, per me, per noi. Sappiamola leggere e intendere come una sinfonia.
Daria Olivier
tille quali quelle determinale dall’alta tensione Stato-Chiesa (romana) in Polonia. Rimane il fatto che il marxismo avanza la pretesa — la vocazione! — di rendere inutile la
religione rispondendo in modo più soddisfacente del suo agli interrogativi dell’uomo.
Del resto, confrontare la critica marxista
della religione e la fede cristiana significa
impegnarsi in un dibattito più vasto : il marxismo è l’erede di una tradizione razionalista
che combatte da circa tre secoli contro la religione. Ma in quali termini si pone, per il
cristiano, l’opposizione fra marxismo e religione? Non per nulla si parla di fede cristiana e non di religione. In che misura la
critica marxista tocca ciò che è proprio della
fede cristiana? L’Evangelo non è esso stesso
un attacco, e ben altrimenti violento e radicale, alla religione (naturale) dell’uomo? la
polemica profetica non solo contro il paganesimo ma contro l’ebraismo scadente a « re.
ligione », ripresa dal Cristo e dai suoi apostoli, e da questi estesa alla religiosità naturale del paganesimo mediterraneo e medioorientale, non dovrebbe rendere i cristiani
più cauti nel rifiuto, spesso virtuosamente
intemperante o pigramente sprezzante, che
oppongono sovente massicciamente alla critica marxista? Non dovrebbero invece, consci
certo delle motivazioni razionaliste di tale critica, vedervi tuttavia una proiezione e una
deformazione secolarizzata della critica evangelica che cosi di rado hanno saputo esercitare come cristiani nei confronti della religione? Non ogni « no » opposto dai cristiani
al marxismo è un « no » pronunciato nella
obbedienza della fede. Occorre che come cristiani riflettiamo .sulla nostra fede, in particolare sul nostro confronto di credenti con
il marxismo; non tanto per essere aggiornati,- ma perchè, di fronte alla quasi frenesia
di dialogo cristiano-marxista che in Italia in
modo speciale ha seguito le dubbie aperture
conciliari e di centrosinistra, i si e i no che
dobbiamo dire siano chiari e circostanziati
in noi.
In questo sforzo sarà di grande aiuto l’opera di H. Gollwitzer che presentiamo; l'autore unisce al più saldo rigore scientifico una
viva sensibilità umana e sociale; ma sa anche far sentire, ad ogni pagina, che l’ateismo,
anche quello marxista, attivo e « positivo »,
è « vanìtas vanitatum » di fronte alla forza
operante del Dio vivente in cui il credente,
non con pigro quietismo, ripone la sua fiduciosa speranza.
Le opere di Han Suyin sono pubblicate in
francese dalle Editions Stock: Multiple splendeur; Destination Tchoung-King (questi due
pure in edizione popolare nei « Livres de
poche »); La montagne est jeune; Quatre visages; L'arbre bléssé; La fleur mortelle; prossimamente : Un été sans oiseaux; La moisson
du phénix.
In Italia l’editore Martello ha pubblicato:
L'amore è una cosa meravigliosa; La mo'ntagna è giovane; E la pioggia mia bevanda...
HELMUT GOLWITZER - Athéisme marxiste et foi chrétienne. Casterman, Tournai ’65, p. 210, L. 2.300.
Vacanze
all'estero
Fra alcune settimane, le grandi vacanze
scolasticbe. Come organizzare il tempo libero dei giovani in modo ebe approfittino
delle loro vacanze per approfondire le loro
conoscenze, viisiitare unoi o più paesi esteri, condividere la vita di giovani di altre
nazionalil? Vacances à l’étranger vi permetterà di farlo.
L’U.N.E.S.C.O. ha pubblicato la 16“ ediz.
di questo repertorio annuale, ohe offre informazioni su numerose attività educat ve
e culturali previste per il 1966 in tutto il
mondo. Oltre 960 organizzazioni e istituzioni, con sede in 63 paesi, hanno fornito
informazioni relative ai loro programmi,
che comportano in particolare corsi di v.icanza e seminari estivi; soggiorni in ostelli della gioventù o in campeggi; viaggi di
studio; cantieri internazionali di lavoro volontario, e molti altri programmi di scambio educativo, grazie ai quali dei giovani
possono studiare o viaggiare all’estero.
Si troveranno pure in Vacances à l’étranger informazioni circa gli scambi interfamiliari, le organizzazioni che «’incaricano di sistemare giovani nelle famiglie come ospiti paganti, quelle che si occupano
di viaggi a prezzi ridotti per studenti e
di viaggi d’istruzione per la gioventù durante i periodi dì vacanza. Sono inoltre indicate le borse che possono essere concesse
per permettere ai giovani la partecipazione
alle varie attività menzionate.
Vacances à l’étranger. Vol. xviii, 1966,
U.N.E.S.C.O., Paris. Prezzo: Frs. 7;
$ 2; 10/—.
Le righe che precedono sono tratte dalla
presentazione di una recente pubblicazione
delle Edizioni Uomini Nuovi, la quale raccoglie tre scritti di un predicatore pentecostale : La Bibbia e la morale (I racconti cosiddetti « immorali » — L’antropomorfisino
divino, ovvero : come la Bibbia descrìve Dio
— L'insegnamento di Gesù) — La Bibbia e
gli scandali dei cristiani (Il trionfo dei malvagi — Le preghiere inutili — U peccato
dei cristiani — Le prove del credente)
La Bibbia e il lavoro. Completa il volumetto
un utile indice analitico, a cura di T. Balma.
Piacevole la presentazione tipografica, come
quella di tutta la collana.
libri
KARL BARTH: Parole de Dieu et
parole humaine. Les Bergers et les
Mages, Paris 1966, p. 284, L. 3.000.
G. CRESPIT : De la science à la théologie - Essai sur Theilard de Chardin (Cahiers Théologiques n. 54).
L. 1.200.
CARL A. KELLER: Découverte de
l’Ancien Testament («Semeur
Vaudois»), L. 650.
P. BAUDRAZ: Les Epîtres aux Corinthiens L. 2.040.
F. FUCHS: Etre chrétien - Cahiers
théologiques pour la jeunesse n. 2.
L. 600.
ELENCO Di DOMI RICEVUTI
PER ^*ECO
áá
LUCE
fW
ANDRÉ THOMAS-BRÈS - I fatti della vita e la Bibbia. E.U.N., p. 68,
L. 400.
Le edizioni «Voce della Bibbia» han
no pubblicato recentemente questi
opuscoli (L. 100):
R. WOLF - Simon Pietro.
— Mamaìsa. Racconto.
Da Torino: Maddalena Bcrutii ,L. 500;
Lido Cavaglià 1.000; Angela Caviglione
Pagliano 1.000; Guido Decker 500; Anita
Eynard Matbicu 1.000; Aldo Giacone 1.000,
Vincenzo Gay; 500; Maria Monti v. Musso
1.000; Evelina Pons 1.000; Arturo Pascal
1.000; Gustavo Ribet 500; Luigi Rostagno
3.S0; Elsa Ricca 500; Emilio Roslagno
1.00(1; N. N. 500; B.irlolomeo SouLier 500;
Maria Tron Bertolino 350; Vittorio Travers 2(K); Luigi Serafino 500; Federico
Avondetto 1.000; Paola Citernesi 1.000;
Pietro Feroldi 500; Enrico Pons 3.0110, Venazio Robino 350; Giovanni Roslagno 500;
Ida Randone 400: Clelia Revel 200; Alian
Stringar! Pons 500; Rostagno Luigi 500;
Guido Bouiious 500; Clemente Garrone
500; Alberto Belora 300; Silvan.a Rivoira 200.
Da Milano: Bianca Pavoni 500; Dolores
Rinarldi 200; Ib Guldbrandsen 1.000;
Adriana Tagliabile 500; Aldo Costabel 500:
fam. Weber-Arnaulet 1.000; Alina Barzaghi
500; Albertina Corsini 3.000; Ermanno Balestriti | 200.
Da San Secondo: Ferdinando Ribet 200;
Berla Gardìol 200; Franco Monnet 500.
Da Perrero: Guido Bert 500; Umberto
Peyronel 500; Enrico Rostan (Trossierii 500.
Da Prati: Enricbetta Ghigo 100; Alessio
Grill 200; Luigi Bounons (Grosello) 500.
Da Pomioetto: Marcella Pons 200; Emilia Lanlaret 200.
Da Mantova: Evelina Pognano 500; Urici
Mantovani 500.
Grazie!
{continua)
5
3 giugno 1966 — N. 22
pag. 5
Un fioretto per il mese mariano
la Madonna delle dalliiie MARIA
Per la prima volta il titolo del no- forzi di nolizia il ri: ìVo. ■■■■■■
Per la prima volta il titolo del nostro articolo non è una elaborazione
della fantasia ma un preciso appellativo dato a Maria, madre di Gesù,
o meglio uno degli innumerevoli appellativi che lo stuolo dei fedeli mariani le attribuisce infaticabilmente.
La « Madonna delle galline », secondo loro, esiste davvero e a noi non
resta che citarla per dovere di cronaca.
Centro di tale devozione è Pagani, cittadina della Campania, in provincia di Salerno. Qui si è svolta la
vicenda di cui parliamo nel nostro
articolo. Qui, cioè in Italia, non nel1’Amazonia come potrebbero credere alcuni lettori dopo aver conosciuto lo svolgimento dei fatti. Nella
Amazonia gli Indios invasati da spirito religioso, in preda al paganesimo delle superstizioni, si scatenano nei riti ancestrali della « Macumba », ballando fino all’annientamento, dopo essersi fatti un segno
di croce in fronte con il sangue di
un pollo sgozzato : non facciamo
confusioni. Qui si tratta di galline.
Ed ora cominciamo da capo.
A Pagani, nel giorno dell’Ottava
di Pas(jua, si celebra ogni anno una
grande festa in onore della « Madonna (Ielle galline ». Questo avviene da 300 anni, da (juando cioè alcuni (li t]desti animaletti domestici,
cercando vermi e granelli, rasparono innocentemente per terra fino a
disseppellire un quadro della Madonna del Carmelo che venne subito « ribattezzata » come « Madonna
■delle galline ». Quest’anno, però,
l’orario della straordinaria processione con la statua della suddetta
Maria è stato spostato dalle autorità
religiose; un giornale del luogo dice
addirittura che, inizialmente, era
loro intenzione sopprimere la processione. Comunque, diffusasi la notizia tra i rioni della cittadina, il risentimento popolare ha raggiunto e
superato i limiti del fanatismo. Una
folla (li circa tremila persone, dopo
aver chiesto, atteso, implorato e gridato che la statua della Madonna
venisse portata in giro, è passata all’azione. Facendosi precedere da
bambini e da donne (sistema in uso
anche nei salvataggi durante i naufragi) la folla ha rotto l’imponente
sbarramento delle forze dell’ordine,
è riuscita ad invadere il santuario,
si è impossessata della statua e l’ha
trascinata fuori trionfalmente. Il sereno tua fermo contegno della polizia e dei carabinieri ha permesso il
« recujtero » della statua che è stata
rimessa al suo posto. Più tardi la
processione ha avuto luogo onde evitare disordini che avrebbero raggiunto conseguenze veramente gravi. L’ira della lolla, però, ha ugualmente fatto le sue vittime: il commissario (li Pubblica Sicurezza, il
comandante ed un maresciallo dei
carabinieri sono dovuti ricorrere al
pronto soccorso per ferite e contusioni guaribili in dieci giorni salvo
complicazioni.
La calma è stata ristabilita quando sono sopraggiunti notevoli rin
forzi di polizia, il questore di Napoli, un colonnello dei carabinieri,
numerosi ufficiali dell’Arma e della
Pubblica Sicurezza, nonché il Nucleo Radiomobile. L’intera cittadina è stata presidiata.
Al termine della processione nacchere, tamburi, balli e canti. « A
questo punto », dirà qualcuno, n siamo arrivati alla ’’Macumba” ». No,
ripetiamo che si tratta sempre di
gali ne e ve ne diamo la spiegazione
secondo i dati (c storici » tratti da
un giornale del luogo.
Molti anni fa una donna di Pagani (dobbiamo riconoscere che in
fatto di Fede cristiana questo nome
ci piace poco) decise di offrire una
grossa gallina alla Vergine Maria e
dovendo allontanarsi da casa lasciò
ad una vicina l’intero pollaio in custodia con l’incarico (li portare la
gallina più bella e florida all’altare
del Santuario. La vicina, pur accettando la devota missione, pensò che
la gallina Miss-Pollaio sarebbe stata
più adatta alla pentola e portò alla
Madonna uno sparuto raspante con
una cresta che faceva pietà. La gallina bella se ne accorse e piamente
(evitando la pentola mortale) varcò
il recinto del pollaio e sola sola andò fino alla chiesa, aspettò che il
sacrista aprisse le porte ed entrò
difilato nel santuario posandosi sull’altar maggiore. Ignoriamo quale
fu la sorte della gallina brutta, ma
monsignor Sebastiano Parise, che
allora era vescovo di Nocera, fece
mettere la gallina bella in un gab
bione. La bestiola (è sempre il gior
naie che parla) non cessò mai di
guardare verso la statua della Ma
donna e le uova che depose in quel
l’epoca furono tutte miracolose poi
chè gli infermi che se ne cibarono
ebbero la desiderata guarigione.
Così ogni anno, durante la processione le massaie lanciano contro
la statua di Maria piccioni, galline,
passerotti, e pollame vario. Tutti
questi animali si posano sulla corona della statua o si aggrappano al
cornicione del tempio e non scendono più, nemmeno per sogno.
Al passaggio del simulacro le donne piangono' e si commuovono, ma
non perchè gli animali non tornano
più a terra; è per tutt’altra ragione.
Questa, dunque, è la cronaca di
Pagani (non gli abitanti, il paese,
cercate di capire). Ed è la cronaca
di un mese fa; la cronaca di quanto accade in Italia nell’anno di grazia 1966, otto giorni dopo la Pasqua
di Resurrezione.
E noi evangelici viviamo in « questa » Italia. Noi abbiamo accettato
il dialogo con i (c fratelli separati »
cattolici, abbiamo sottoscritto l’ecumenismo, abbiamo anche pregato
con loro. Se non è chiedere troppo,
non vorremmo che la prossima preghiera d’incontro avesse per sede
un pollaio. Non per odio agli animali, ma per rispetto a Cristo. Perchè
nonostante la devota visita dell’arcivescovo di Canterbury a Paolo VI
noi non. ci riteniamo ancora nè polli nè capponi. Marco
Nel suo ampio saggio dedicato alVanalisi
critica del Decreto conciliare De Ecclesia
(a Uecclesiologia del Concilio Vaticano II »,
in « Protestantesimo » 2-1965) il prof. V. Su.
bilia individua il cuore di questo documento,
che esprime in modo pieno e normativo la
concezione cattolica della Chiesa, in un trasferimento sulla Chiesa di quella « fiducia »
di cui ’Orlava Lutero in rapporto al Cristo
giustificante: « siamo in presenza della ver
sione odierna^ ecclesiologica, di quella incili
vallo hominis in se (ripiegamento egocentrico
delVuomo) che il Riformatore aveva denunciato nella antropologia cattolica rinascimentale ». Se la ir^clesiologia cattolica tocca sempre più Lecclesiolatria, è logico che la mariologia, che ne è il cuore e il culmine, divenga
a tutti i livelli sempre più mariolatrica: è
quanto risulta dalle pagine conclusive del
saggio menzionato, che qui riportiamo. red.
FIGURA DELLA CHIESA
I protestanti spesso considerano la mario*
logia come una appendice strana e poco interessante della fede cattolica, una specie di
superstizione popolare tollerata ufficialmente
0 tacitamente dalle illuminate sfere dirigenti
e legata in particolare alle regioni meridionali, comunque un elemento marginale e
non essenziale su cui non è il caso di fermar,
si troppo e che sarà spazzato via man mano
che Tinfluenza dei progressisti si verrà affermando. Questo atteggiamento è indicativo di
una incomprensione fondamentale del Cattolicesimo. La mariologia. non è un fenomeno
più o meno trascurabile dì latitudine geografica : la latitudine conferisce alle espressioni della fede certe manifestazioni più appariscenti, di incontrollato folklore, secondo
il temperamento delle popolazioni, ma non
è qui il problema. Nella solenne seduta di
chiusura della III Sessione la geografia mariologica era rappresentata su scala universale : nella persona dei 24 Padri concelebranti col Pontefice, titolari dei maggiori
santuari inariani del mondo, figuravano le
sedi di Loreto, Lourdes, Fatima, Guadalupe,
accanto a quelle di Mariazell, Maria Laach,
1 II De Ecclesia, una “summa mariana,, CCard. Bea)
Einsiedeln. Czestochowa, Walsingham, Washington. Nelle discussioni lo Schema è stalo criticato come troppo poco mariano da
uno dei leaders dei progressisti, il Cardinale
Suenens. Bisogna rendersi conto che la mafiologia è connessa con l’essenza del Cattolicesimo, è espressione deiranima del Cattolicesimo, di quello che abbiamo definito il suo
dogma fondamentale. L’evoluzione tcclesiologica di cui abbiamo trattato trova la sua
espressione caratteristica appunto nella niariologìa. Non è casuale il parallelismo fra
Tevoluzione della ecclesiologìa e l’evoluzione
della mariologia nella Chiesa cattolica da un
secolo a questa parte. Il fatto che la crescente
esaltazione e glorificazione della Chiesa corrisponda alla crescente esaltazione e glorificazione di Maria deve far riflettere. In un
discorso tenuto pochi giorni dopo le prime
discussioni sullo Schema di Maria Paolo VI
ha detto che è al centro più cosciente della
fede e della pietà cattoliche — non dunque
alla periferia rudimentale e arretrata — che
maggiormente sì comprende e si coltiva la
devozione mariana : « n^suno è tanto devoto
di Maria Santissima » ^anto i Papi, che, a
motivo del loro ministèro, sono posti al vertice del mistero della Chiesa. In un altro
discorso ha citato l’affermazione di Karl
Barth secondo cui « il dogma mariano è il
dogma centrale del Cattolicesimo », non certo per consentire al giudizio di Barth, che si
tratta deH’espressione più chiara dell’eresia
cattolica, che spiega tutte le altre, ma per
dichiarare che esso « riassume simbolicamente la dottrina cattolica », offre « la sintesi del
dogma stesso della Chiesa ». Qual’è dunque
la ragione per cui, secondo le autorevoli dichiarazioni pontificie a chiusura della III
Sessione,
« la conoscenza della vera dottrina cattolica su Maria lostituirà sempre una chiavf*
per la esatta comprensione del mistero di
Cristo e della Chiesa »?
II titolo dello Schema alla I Sessione era
« La Beata Vergine Maria, Madre di Dio e
Madre degli uomini». Alla II Sessione era:
« La Beata Vergine Maria, madre della Chiesa ». Alla III Sessione lo Schema è stato incorporato nella Costituzione « De Ecclesia »
sotto il titolo: «La Beata Vergine Maria,
Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa ». Dietro queste modifiche formali
vi è la contrapposizione fra le due tendenze
presenti nel Concilio, i cosiddetti conservatori e i cosiddetti progressisti, che si erano
già affrontati su questo tema al Congresso
Mariologico Internazionale, tenuto a Lourdes
nel 1958 e i cui Atti sono contenuti in 16
volumi pubblicati dalla Pontificia Accademia
Mariana Internazionale. I primi sostengono
la tendenza che è stata definita « christotypica » : intendono mettere soprattutto in luce
il nesso teologico tra Maria e il mistero del
Cristo incarnato, cioè sottolineare il fatto che
Maria, « essendo la madre di Cristo, capo
della Chiesa, viene ad essere in certo qual
modo sopra la Chiesa, o, come diceva S. Bernardo, tra il Cristo e la Chiesa : Maria sta al
vertice della Chiesa, come sua vera madre
e regina » (C. Balie). I secondi sostengono la
tendenza che è stata definita « ecclesiotypica » : intendono mettere soprattutto in luce
il nesso teologico tra Maria e il mistero del
Corpo mistico, cioè sottolineare il fatto che
« Maria si trova nella Chiesa, come suo membro, tipo ed esemplare ». Mossi « da preoccupazioni ecumeniche » vedono in questa soluzione « la possibilità dì contenere la spinta
del progresso moderno della pietà e della
dottrina mariana e una possibilità di accettazione della figura di Maria anche da parte
dei protestanti » (C. Balie). Come risulta
dall’et del titolo — Maria « in mysterio Christi et Ecclesiae » —, il testo definitivo è il
risultato di un compromesso fra le due tendenze : « sano compromesso » lo ha valutato
il Cardinale Frings, il migliore dei possibili,
che secondo lui non dovrebbe contenere nulla di contrastante con la fede cattolica e con
i giustificati desideri dei cristiani non cattolici.
Si deve notare lo sforzo di dare un fondamento biblico alle affermazioni tradizionali :
i redattori sono stati evidentemente animati
dall’intenzione di compiacere alle abitudini
mentali dei protestanti e dalla speranza di
condurli al riconoscimento della fondatezza
biblica della mariologia. Senonchè il metodo
seguito non è inteso a formulare la dottrina
in ubbidienza all’Evangelo sfrondando tutti
gli sviluppi arbitrari, ma spesso a coprire con
Tautorità dell’Evangelo la dottrina già costituita, anche quando manca di ogni fondamento, come nel caso dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione oppure nel caso in
cui i testi dicono esattamente il contrario di
quello che si vuole sostenere (cf. al § 58 la
citazione di Me. 3: 31-35 e di Le. 11: 27-28).
Nella stessa prospettiva va considerata la ripetuta insistenza con cui si tende a presentare la dottrina e il culto di Maria orientati
in funzione di Cristo, subordinati alla sua
unica mediazione.
Si deve notare altresì lo sforzo dì conferire un carattere non dogmatico alle affermazioni mariologiche più gravi, ma di inserirle
in un contesto di pietà e di liturgia : questo
risponde all’intenzione di compiacere alle abitudini mentali degli ortodossi. Ma di fronte
a questo sforzo non si può dimenticare che
secondo la legge costante in vigore nella
Chiesa di Roma la consuetudine diventa norma, la pietà diventa dogma : il fatto che le
tesi mariologiche in circolazione nella coscienza cattolica presente abbiano ricevuto
una legittimazione conciliare apre le porte
a impensati sviluppi per il futuro di spunti
dottrinali che ora sono soltanto in germe.
L’esortazione a promuovere e intensificare
il culto mariano e d’altra parte la raccomandazione di rimanere entro i limiti della sana
e ortodossa dottrina approvata dalla Chiesa
e di astenersi dalle esagerazioni, tenendo però conto delle circostanze locali e dell’indole
e del carattere proprio dei fedeli (§ 66-67),
si bilanciano e in definitiva possono anche
annullarsi a vicenda. Sta di fatto che il « Sacrosanto Concilio » ha voluto c< deliberatamente » insegnare questa dottrina cattolica,
esortando « tutti i figli della Chiesa » ad avere in grande stima, a « generosamente » promuovere, a « scrupolosamente » osservare tutte le pratiche e gli esercizi di pietà verso
Maria, raccomandati lungo ì secoli dal Magistero della Chiesa : la vera fede riconosce la
Il testo della Costituzione è effettivamente
una « Summa mariana », come l’ha definita
il Cardinale Bea, una sintesi senza precedenti della dottrina cattolica su Maria, come
l’ha definita Paolo VI :
« E’ la prima volta infatti - e il dirlo Ci
riempie l’animo di profonda commozione - che un Concilio Ecumenico presenta
una sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria Santissima
occupa nel mistero di Cristo e della Chiesa » (Discorso di chiusura della III Sessione).
Tutti gli attributi che la tradizione cattolica ha conferito a Maria e che nella loro
grande maggioranza sono dei doppioni degli
attributi che il messaggio cristiano ha conferito a Cristo, hanno infatti ricevuto l’approvazione e la sanzione conciliare nella Costituzione dogmatica del Vaticano II. L’immacolata concezione, che corrisponde alla nascita dì Gesù per opera dello Spirito Santo, a
conferma del dogma del 1854 (§56-59); la
verginità perpetua, il cui fondamento critico
è insostenibile e il cui significato dogmatico
è estraneo all’Evangelo (§ 57); l’impeccabilità, la perfetta ubbidienza alla volontà di
Dio, che il Nuovo Testamento attribuisce in
modo esclusivo a Gesù (§ 56); l’assunzione
alla gloria celeste in anima e corpo, come
primizia dei credenti, a conferma iV.l dogma
del 1950: è la trasposizione su Maria del
I Proiezione ideale della
maternità della Chiesa
messaggio neotestamentario della risurrezione di Gesù dai morti e della sua ascensione
alla destra di Dio, primizia dei viventi e dei
morti sino al suo ritorno e alla manifestazione di tutte le cose (§ 59-65); la contrapposizione di Eva, generatrice di disubbidienza e di morte, alla nuova Eva, generatrice di
ubbidienza e di vita, che corrisponde alla
contrapposizione neotestamentaria fra il primo e ii secondo Adamo (§ 56); la funzione
di salvezza e di redenzione, che il Nuovo Te.
stameiito concentra su Cristo, trasferita anche su Maria, che si è associata (« sociavit »)
al sacrificio di Gesù, amorosamente consentendo aH’immolazione della vittima da lei
generata (§ 58) e divenendo così causa di
salvezza per sè e per tutto il genere umano
(§ 56-61), unita al Figlio nell’opera della redenzione (§ 57), nell’ordine della grazia
(§ 61); il compito di essere Avvocato, Conso.
latore (Paràkletos!), nell’esercizio di una intercessione universale, di un aiuto costante
è affidato anche a Maria, mentre il Nuovo
Testamento lo riserva a Cristo e allo Spirito
Santo (§ 58-62-66); la proclamazione di Cristo come Signore e Re si ripercuote su Maria, esaltata come Regina dell’universo
(§ 59); Taununcio neotestamentario di Cristo come unico Mediatore ha il suo riflesso
nell’annuncio di Maria come Mediatrice
(§ 60-61-62).
Tutte queste affermazioni, in concatenazione grandiosa le une con le altre, non rappresentano una copia mitologica deUa figura
e dell’opera di Cristo : esprimono una precisa e consapevole concezione dogmatica.
Paolo VI con lucida coscienza ha dichiarato
che esse corrispondono allo scopo centrale
che si è prefisso il Concilio e che è quello
di manifestare (c ü volto della santa Chiesa »,
perciò costituiscono il <( vertice » e il « coronamento » dell’intera Costituzione dogmatica
« De Ecclesia ». La ragione dogmatica che
ispira tutte queste affermazioni e che fissa
U rapporto fra il tema di Maria e il tema
della Chiesa, sta dunque in questo: Maria è
la figura della Chiesa. Il testo della Costituzione è esplicito a questo riguardo (§ 53-6365-68) e il discorso pontificio al momento
della proclamazione ufficiale non ne è che
la conferma e il commentario.
Per questo la maternità è presentata come
il fondamento di tutta la mariologia. In tutti
i paragrafi del capitolo « De Beata Maria
Virgine » non si fa che affermare che la
Chiesa cattolica qualifica Maria come propria Madre, come Madre delle membra di
« preminenza della Madre di Dio » (§ 67).
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
I LETTORI CI SCRIVONO
Egregio Signor Direttore,
su (( La Luce » e (( L’Eco delle Valli » si aprono spesso, fra persone di
diversa opinione, interessanti dialogl)i su i più svariali argomenti.
Le note di redazione ch’EI’a si
sente in dovere di apporre in calce
agli articoli, per illuminare o spingere il lettore in una ben definita
corrente di pensiero, mi hanno condotta, per reazione, a non rinnovare
l’ahbonamento del giornale. Mi sembra più democralico ed obiettivo lasciare agli stessi lettori, «he credo
inlelligeiiili, la libertà d’interpretazione e di giudizio. Come proteslanti
abbiamo sempre rivendicata ogni
giusta libertà, anclie quella dell’interpretazione delle Sacre Scrit.ure,
possiamo quindi con tutta tranquillità dare il nostro personale giudizio
agli articoli di qualsiasi stampa. Non
Le avrei però scritto tifto questo se
non fosse successo un fatto grave.
A Torre Pellice, trovandomi con
care amiche, il discorso cadde su
« La Luce », « L’eco delle Valli » e
su le di Lei noto redazionali. Mi sentii obiettare che tutti quelli che trovano a ridire all’inipostazione che
Gino Conte dà al giornale non possono essere che persone appartenenti
ai parlili X od Y!
La mia reazione fu violentissima,
non per il fatto che mi si attribuisse
l’appartenenza ad un determinato
partito (semmai da me liberamente
e coscientemente sceltol ma per la
logica conclusione: Gino Conte e i
suoi sostenitori corrisponderebbero
al partito Z, le persone di parere
contrario a quello X od Y ed il giornale risulterebbe lo strumento del
partito Z.
Questa forma mentis che sta diventando purtroppo molto comune
fra noi è un fatto piuttosto grave.
Penso elle un giornale religioso e
valdese non debba mai e neppur lontanamentc dare l’impressione di essere strumentalizzati ai fini di un
qualsiasi partito politico. Questo
non vuol dire che non dobbiamo' interessarci dei fatti che succedono intorno a noi, dei problemi sociali, eoe. Come potremmo in qualità
di rristiani astrarci dal mondo in cui
viviamo e non sentire le gravi e
grandi responsabilità che gravano su
ognuno di noi? Questo c un altro
argomento. Per quel che riguarda i
giornali eh’Ella dirige, credo aia d’ac.
(‘ordo con me nel volere che siano
i giornali di tutti i valdesi e non di
una sola parte di essi.
Spero Ella mi possa dare una chia
ra e buona risposta che mi riporti
con tutta tranquillità nel novero degli abbonati.
Cordialmente G. Perrin
Passerò dunque alla storia — modesta storia — della nostra stampa
e vita evangelica come « U postillatore ». Uno slogan fra i molti della
nostra civiltà di massa. Uno slogan,
dico, perchè se si va a fare una statistica delle mie famigerate postille
ad articoli, si vede che si contano
sulle dila delle mani, quelle apparse
nel corso di un anno; ed erano quasi tutte inevitabili, perchè in vari
articoli si ponevano domande o si
rivolgevano critiche che implicavano una risposta. Altro è U discorso
per la rubrica « / lettori ci scrivono li: Lei certo vuole una risposta,
vero? e io ho sempre concepito questa rubrica, a cui ho dalo uno spazio che parecchi criticano, proprio
come un libero e svariatis.simo dialogo con la grande comunità dei lettori, dalle questioni più modeste a
quelle più ardue. I lettori non diventano automaticamente meno intelligenti, credo, per il fatto che la
min voce s’inserisce in questi} dialogo, nè la loro libertà di giudizio
ne viene limitata; neppure se qual
che volta sono apparso un po’ petulante: anzi, allora meno che mai!
Devo però dire che considero nato
morto un giornale che sia un puro
mosaico senza una sua propria spina dorsale, una propria linea, che
implica delle scelte continue; proprio per questo, ho sentito importante —■ non come lattica valvola di sicurezza — la posta dei lettori, che
permette di sentire un po’ il respiro
della chiesa (non i suoi pettegolezzi,
come qualcuno dice), a integrazione
ed eventuale correzione della linea
seguita dall’équipe dei collaboratori;
i quali, .se hanno una indubbia coesione. sono grazie a Dio ben lungi
dall’es.sere tutti calati nella stesso
stampo! È ovvio che questa « linea »
dura quanto vuole e accetta la chiesa,
e cambia quando la chiesa, nella sua
nuiggiornnza e nei suoi organi responsabili, decide in coscienza che
vada riveduta e mutala.
Quanto alla (( forma mentis» dilagante, cui Lei accenna preoccupata,
non ne .sono segno, un poco, proprio
la conversazione con le Sue amiche
lorre.si, e la Sua lettera? Certo, la linea del giornale è molto genericamente di sinistra; ma mentre i liberali ci tacciano di criptomar.risma, i
marxisti ci considerano irrecupera
bili riformisti radicaleggianti... Allora, qual’è questo fantomatico partito Z a cui saremmo asserviti?, da
quale dei partiti operanti in Italia
non abbiamo prima o poi, in questa
o in quell’altra occasione, segrmto il
nostro dissenso, talvolta violento?,
ma è pur vero che attualmente, in
Italia, ad avere in mano le leve del
potere sono gli uni, non gli altri, e
questo può spiegare certe accentuazioni, che dovrebbero mutare
quando mutasse l’ordine attualmente costituito. Tuttavia, ciò che penso
sìa da temere più di tutto, discutendo
di politica, è la genericità di di- |
scor.si astratti e massimalistici, questo gran parlare, appunto, di destra e
di sinistra in termini demagógicamente astratti. Ho sempre atteso, e
continuo ad attendere, che valdesi di
seria impostazione liberale scrivessero non generiche querimonie contro la nostra impostazione, ma articoli sodi in cui con dati alla mano
di.'icutessero criticamente questo o
quel problema particolare, contestando fraternamente questa o quella nostra presa di posizione; talvolta ho
anche sollecitato, invano, questi interventi; eppure sarebbe questo il
vero modo di rendere davvero il
giornale <( di tutti », ¡I che di tutto
cuore desidero quanto Lei. Le confesso che mi chiedo se la mia penna
o la mia modesta opera di coordinamento redazionale deformano a tal
punto il mio pensiero: perchè io mi
sento profondamente libero, nei confronti della politica (per quanto interessato e, su problemi concreti cioè
umani, appassionato), di una libertà
che non pochi rimproverano di sfiorare il qualunquismo.
Non di essere troppo a sinistra (o
troppo a destra) penso che ci si possa
rimproverare; ma se mai di non
esprimere, in questa o in quella determinala presa di posizione che agli
uni parrà a sinistra e agli altri a destra, motivazioni, valutazioni, riserve evangeliche sufficientemente esplicite e nette; bisogna però notare che
la nostra generazione comincia appena a meditare teologicamente Cetica politica e che la chiarezza è lungi dall’essere raggiunta; e si rende la
strada tanto più difficile qiian'o più
■Si colporlano giudizi che sono slogan
0 poco meglio.
Io penso proprio che Lei pos.sa, in
tutta tranquillità, rientrare nel novero dei nostri abbonati; e chiudo
cordialmente questa forse troppo lun.
ga e non abbastanza esauriente postilla. Gino Conte
6
pag. 6
N. 22 — 3 giugno 1966
Continuando
un colloquio
Egregio Direttore,
proseguendo nel mio intervento mi rivolgo nuovamente a Lei pot* altre chiariñcazioni.
L’« Eco-Luce », nel posto che occupa come giornale evangelico, non dà una legge
dall'alto, ma — in genuino spirilo protestante — ci presenta un’opinione di base, con
preciso indirizzo, ma sempre di base. Ha mai
pensato se questa posizione di base del suo
giornale non possa essere rappresentativa di
un settore che, in fondo, ha rinunziato a
gettare nella pasta del cattolicesimo quel lievito che ogni convinto valdese non può misconoscere di avere e che non può, in forza
dello stesso Evangelo, serbare egoisticamente? Non vorrei che mi si dicesse che l’evidenza, la forza stessa dell’Evangelo nella sua
integra purezza, senza equivoci, senza compromessi, è capace di « sfondare » le resistenze dei cuori, delle coscienze e che, del
resto, la fedeltà tout court all’Evangelo s inpone di per se stessa. Non vorrei che me lo
si dicesse perchè anche l’altra parte valdese
o cattolica pensa esattamente nello stesso
modo! Comunque io credo che la posizionebase dell’cc Eco-Luce » ha rinunziato a gettare il suo lievito nella massa cattolica. Vi
ha rinunziato! Perchè è terribilmente ingenuo (e antistorico!) credere che la qualificazione gelosa della propria dottrina, anche se
dettata da vero amore alla chiarezza, e la
sua presentazione violenta all’attenzione cattolica, è ingenuo — dicevo — pensare possa
agire « dal di dentro », con una evoluzione
interiore delle coscienze cattoliche verso la
(c verità » protestante.
Non che il protestantesimo possa collocar
si come termine evolutivo del pensiero cat
tolico (sarebbe un’assurdità!), ma psicologi
camente non vi possono essere fratture e so
lozioni di continuità. Psicologicamente que
sta « conversio » postula numerosi e delicati
traits d’union che fanno sì thè una nuova
dottrina venga accolta dal soggetto pensante
come una sua dottrina, come una sua nuova
certezza, come un suo termine evolutivo di
pensiero (anche se non termine evolutivo
della dottrina in sè considerata). Dovrebbe
essere chiaro per il protestantesimo che finché la « verità evangelica » non penetra nel
cattolicesimo come movimento di evoluzione
interna, come fatto interno al eattolicesimo
stesso, tale « verità evangelica » rimarrà sem.
pre un messaggio estraneo alla massa' comunitaria dei fedeli.
Questo desiderio di vedere e di realizzare
un cattolicesimo in marcia verso il Vangelo
(in senso protestante) induce tanti valdesi a
sperare (del resto non meno ingenuamente!)
in quella sinistra cattolica il cui destino sem.
bra essere quello delle totali disiQusioni sia
dei protestanti (che invano aspetteranno convergenze al tt loro Cristo ») sia dei cattolici
poco illuminati (che fantasiosamente cercano
non si sa quali travolgenti novità).
Dunque la soluzione va trovata altrove:
non nelle presentazioni dure e neppure nei
sogni dorati dei cripto-protestantesimi che il
cattolicesimo nutrirebbe in seno traseinandoli, lungo la storia sacra e profana del mon.
do, verso il punto omega d’un universo conquistato al Vangelo della Riforma.
Naturalmente per me cattolico non esiste
questo terzo termine di soluzione : la verità
integrale è e sarà sempre quella del Cattolicesimo. Tuttavia non sono ferocemente ar
Culto radio
ore 7,30
Domenica 5 Giugno
Pastore LUIGI SANTINI
Firenze
Domenica 12 Giugno
Pastore LUIGI SANTINI
Firenze
Voi rìnunziate
a gettare il vostro lievito
nella massa cattolico!
ISTITDTO EtllillijlCO DI B0S)E¥
disegno divino sulla mia vita, la mia personale speranza a non misconoscere il condizionamento esistenziale fra Chiesa Cattolica
e Riforma Evangelica per farne, oggi e sempre, (( oggetto di una riflessione sostenuta
dalla preghiera » (2).
Mi sorprendo di certi evangelici che innanzi alle normalissime, logiche, iterate affer.
mazìonì della pienezza cattolica di verità, che
contengono « un nucleo di fede nella Rivelazione di valore indubbio » (3), sentono il
bisogno di insìstere nel manifestare il loro
stupore... Lo stesso Prof. Subilia, nel citato
volume, non nasconde il suo gradimento per
le posizioni cattoliche di ferma chiarezza e
non si astiene dallo scrivere che « vien fatto
di domandarsi se il dialogo con questi cattolici dagli interessi evangelici indubbi e che
sanno farsi biblici con i biblici protestanti,
sia un dialogo vero, un dialogo chiaro, libero da ambiguità, vien fatto, paradossalmente,
di domandarsi se non sia preferibile avere
davanti a sè le rigide ed urtanti proposizioni
degli integristi (cattolici), che chiamano le
cose col loro nome w (4). Aggiungo che, fuori
di paradosso, è certamente preferibile! Soprattutto se si leggono le pagine edulcorate
di certa stampa cattolica come « Città Nuova » o « La Rocca » che, in apertura di Concilio, fantasticavano sulla... imminente cerimonia (con relativo contorno folkloristico)
del « grande ritorno protestante »... Ma è un
po" sospetta, in una prospettiva di carità cristiana socialmente impegnata, quella rabies
theologorum (cattolica o protestante) che tende a risuscitare in pieno secolo xx (per usare un’espressione dello stesso Subilia) una
teologia dell'assedio ormai morta e sepolta!
Non le nego che con sìncero dispiacere ho
creduto di vedere in alcune pagine dell’« EcoLuce » proprio questa rabies theologorum. Solo lievi affioramenti, ma non per questo meno preoccupanti... Dobbiamo dunque far rivivere l’apologetica primitiva del Desanctis
(t 1869) per riproporre con chiarezza le nostre opinioni? Non si ¡dà la possibilità di una
« via media » nel nostro faticoso, umano parlare?
In particolare vorrei chiederle: come si
può giustificare Falfermazìone di quei pa
A noi paro di no
Toccato nella mia posizione si da non mantenermi costantemente in ascolto alle parole
degli uomini ed alla voce di Dio nel cuore,
con serenità di giudizio, e donando a tutti,
incondizionatamente, il mio amore e la mia
stima sincera.
Ripropongo alla sua ed alla mia meditazione alcune acute e fini parole del Prof.
Subilia: « ...Proprio il fatto che, dietro le
divisioni, vi sia il mistero di Dio stesso, toglie alle divisioni il loro carattere rigido. In
questi anni recenti si è lamentato da varie
parti il condizionamento polemico delle rispettive teologie del Cattolicesimo e del Protestantesimo e si è espressa la necessità di
una reciproca liberazione da questi condizionamenti a favore di una maggiore insistenza
sui temi e sugli aspetti positivi del messaggio cristiano. (...) (Ma) non c'è qualche cosa
di provvidenziale in questo recìproco condizionamento? Che cosa avverrebbe del Protestantesimo il giorno che sì riducesse a vivere soltanto per se stesso, disiandosi della sua
responsabilità verso il Cattolicesimo? » (1)
Non crede, Egregio Direttore, che alcuni ri
fiuti alla preghiera in comune (con la scusa
che non comprendo, di differenze di linguag
gio e di equivocazione nei termini), non ere
de che Tostilità agli incontri fraterni fra pastori e preti tendano in concreto a disfarsi di
questa responsabilità verso il cattolicesimo?
Comunque io prendo queste parole del Subilia (e mi si perdoni se dovessi cosi abusarne)
non come condizionamento relativizzante di
un credo cattolico, ma come piano pratico di
vita; e su questo io fondo, nella falsariga del
Proseguiamo dunque il nostro discorso.
Già la scorsa settimana Lei ha accennato^ lamentandolo, a un atteggiamento chiuso « che
sa di antiquariato » e che — dice oggi —
« ha rinunciato a gettare nella pasta del cattolicesimo il lievito ecc. », contrapponendo
evidentemente tale atteggiamento a quello
aperto di altri che sHmpegnano nel dialogo
ecumenico. Dopo quanto abbiamo detto la
scorsa settimana, penso sia chiaro che nessuno, a rischio altrimenti di porsi fuori del
flusso vivo della storia, si sogna di rifiutare
il confronto, necessario e inevitabile (che del
resto a livello del pensiero non è mai cessato, pur assumendo oggi proporzioni inedite);
ma passando dalla ’’teoria” alla ’’prassi del
dialogo” (1), sono convinto — e penso che Lei
pure concorderà — che per il cattolicesimo
i veri interlocutori^ utili se non piacevoli,
sono gli ’’observatores” — impegnati a « studiare il cattolicesimo nelle sue fonti antiche
e attuali e a discuterne con senso di prospettiva storica e dogmatica, prendendo posizione critica di fronte ai principi centrali che
lo determinano e alle sue strutture fondamentali » (2) — piuttosto che gli ’’admiratores” — e pongo fra questi ultimi non solo
i farfalloni sentimentali, ma anche quanti
apprezzano e sottolineano, isolandoli dal contesto in cui vogliono essere posti e letti, certi
elementi evangelicamente positivi ( da un
punto di vista riformato) che, com’e sempre
avvenuto, appaiono nello svolgersi odierno
del pensiero cattolico.
Forse siamo terribilmente ingenui. E’ comunque l’ingenuità che caratterizza ogni predicazione cristiana (e la distingue dall apologetica ), poggiata su una fiducia assoluta
nella potenza (dynamis) che il Signore pub
ad ogni istante far scaturire con il suo Spirito dalla sua Parola. La conversione non è
evoluzione, e rottura. I Valdesi, gli Hussiti,
ancora Lutero monaco hanno a lungo operato — per ancora incompleto chiarimento dogmatico della grande alternativa — per un rinnovamento interno della cristianità cattolicizzata; sappiamo con quali risultati. Così oggi ancora mi pare assurdo quando sento ragionare, almeno da parte proíesfaíiíe, sulla
necessità di aiutare il cattolicesimo a rinnovarsi dall’interno, o addirittura di « aiutare i
cattolici a essere migliori cattolici »; come se
un ’’buon cattolico”, in una prospettiva riformata^ fosse più autenticamente vicino alVEvangeloì Si confronti, in proposito, la documentazione di coloro che, come il Subilia
in Italia, il gruppo di Bensheim in Germania, il Persson in Svezia, il Berkhof in Olanda, sono spesso e volentieri presentati come
chiusi ’’integristi”: si vedrà che tutto il loro
argomentare è esclusivamente poggiato sui
più lucidi, intelligenti e progressisti teologi
cattolici odierni, Congar, Sariory, Harner,
De Lubac, Journet, Rahner, ecc.: il distillato più rapinato del ’’buon cattolico .
Pienamente d’accordo sull illusione della
’ convergenza a sinistra”. 1 protestanti che
vi indulgono mostrano a occhio nudo che
li determinano motivi politici e non teologici, ovvero scambiano, per scarsa chiarezza
teologica, motivi politici della ’’sinistra cattolica” per motivi genericamente ’’evangelici”.
Le sono grato perchè, alla chiarezza con
cui Le espongo ciò che penso, risponde con
pari chiarezza: « la verità integrale è e sarà
sempre quella del Cattolicesimo ». Su questa
base di reciproca chiarezza, ci si può parlare
e ascoltare a cuore aperto, come credo stiamo facendo.
Lei cita alcune frasi dalla conclusione del
saggio n II problema del Cattolicesimo ». La
citazione va però completata: « ...E che cosa
avverrebbe del Cattolicesimo il giorno in cui,
senza nulla mutare, si riducesse a vivere per
sè stesso più di quanto già faccia oggi, disfondasi della spina nella carne che da quattro secoli e mezzo costituisce per lui la critica e la presenza stessa del Protestantesimo?
La fecondità di questo condizionamento, di
questo lùncolo reciproco da cui Cattolicesimo e Protestantesimo non possono e non
debbono liberarsi, merita di essere oggetto
di una riflessione sostenuta di preghiera, nella prospettiva dei piani dell’azione di Dio,
che noi ignoriamo, ma che Dio per mezzo
di noi —■ o forse anche per mezzo di quelli
che noi chiamiamo i senza-Dio — persegue
con tenacia di fedeltà, che supera tutte le incostanze e le infedeltà della sua Chiesa nel
mondo ». Queste parole e questa impostazione non possono essere prese come ’’piano pratico di vita” se prima non sono state appunto riconosciute, da una parte e dall’altra, come ’’condizionamento relativizzante del credo
cattolico”, anzi direi come contestazione radicale del medesimo (la dottrina cattolica
non è forse una contestazione radicale dell’impostazione protestante?).
Lei lamenta la ’’rabbia teologica” che talvolta appare, anche sulle nostre colonne. E’
possibile che qualche volta la penna abbia
preso la mano, è una questione di tono e di
livello. Ma io penso che siamo oggi fin troppo incapaci di indignazione. Lo si dice sul
piano morale, ed è giusto; ma andrebbe riconosciuto anche sul piano della fede. Noi
oggi sappiamo troppo poco ardere di quella
indignazione che bruciava i profeti, che non
è stata certo assente nella predicazione del
Cristo, che parlava senza peli sulla lingua
negli scritti apostolici, che ribolliva così
spesso nella polemica dei riformatori e, con
un notevole distacco, in quella degli ’’evangelizzatori’’ del secolo scorso (se talora la polemica di questi ultimi può parere dozzinale,
dozzinale era il cattolicesimo che si trovavano di fronte): l’indignazione contro una
deformazione radicale dell’Evangelo, e Lei
sa che tale è il cattolicesimo, in una prospettiva biblico-riformata. Quello che Lei è in
diritto di chiederci^ è che la ’’rabbia” non
sia banale e generica ma circostanziata; che
tenda almeno a serbare quel livello ’’biblico”; che si mantenga umile nella coscienza
che la tentazione ’’cattolica”, se è stata codificata da Roma, non è assente altrove, sotto
questa o quella forma (la ’’oggettivazione”
dello Spirito, cioè della sovrana presenza di
Dio, di cui abbiamo parlato nel n*^ scorso);
che non gioisca con maligno senso di superiorità dell’errore ’’cristiano” altrui, ma ne
soffra.
In questo quadro si situa il problema della
nostra preghiera in comune. Le confesso che
il pronunciare in questo quadro il ’’Padre
nostro” mi è parso quasi sempre formale recitazione. Appena la preghiera si libera da informi effusioni misticheggianti e acquista un
nerbo e un contenuto, necessariamente affiora la divergenza, la mostra preghiera è diversa nella misura in cui la nostra fede è diversa. Se sappiamo pregare insieme sostenendo
questa chiarezza e questa sofferenza, facciamolo; mi chiedo comunque se a tale livello
d’intensità è cosa usuale e soprattutto che
possa essere liturgicamente istituzionalizzata.
Non si rischia forse una banalizzazione, uno
svuotamento della liturgia quando, come si
indulge a una moda, si accetta la partecipazione comune ad atti di culto che non possono esprimere — fino a nuovo avviso —
una fede veramente comune? c’è una differenza sostanziale — almeno nella prospettiva riformata — fra la comunione di fede (3)
che si esprime nella preghiera e quella che
si esprime intorno alla Mensa del Signore?
Spero Le siano chiari i motivi non banali nè
meschini per cui, con molti altri, considero
con riserbo, con inquietudine quelli che sono
stati definiti ’’ibridismi liturgici”. Se siamo
veramente onesti con noi stessi e con l’altro,
credo che dobbiamo riconoscere la incapacità
e impossibilità di pregare insieme, intendendo « d’un animo solo, d’un unico sentire »
(FU. 2: 2); possiamo certo pregare insieme
l'uno per l’altro il Signore in cui crediamo,
consci che la nostra intercessione, appena
esce dalle genericità, chiede cose diverse, contrastanti. La situazione sarebbe del tutto senza sbocco, se non avesse il suo senso e la
sua speranza in Dio; non nei nostri fraterni
accomodamenti, ma nel no e nel sì che Egli
pronuncerà su noi nel giorno verso cui gli
uni e gli altri, con tutti i nostri compagni
d’umanità, andiamo.
Con una cordiale stretta di mano, fraternaavversaria Gino Conte
(1) Cfr.. in merito, lutto rultìrao fascicolo (1/1966) di «Protestantesimo».
(2) V. Subilia, Teoria e prassi del dialogo ecumenico, in « Protestantesimo » 1/1966,
p. 42.
(3) L’espressione « communio in sacris »,
comunione in realtà sacre, sarebbe per lo meno impropria in bocca protestante, carica
com’è delFoggettivazione sacramentale cattolica.
stori che sostengono che il pronunziare le
stesse parole (ad es. del Padre Nostro) significa illudersi di obbligare Dio a fare Tunità
della Chiesa come la intende ognuno di noi?
Come si può paragonare (come ho udito fare)
la preghiera tra cattolici e protestanti alla
preghiera fra cristiani e non-cristiani? Come
può tale preghiera (è un’altra affermazione
che ho ascoltato) condotta in comune fra cattolici e protestanti determinare confusione e
disorientamento? Se un intento missionario
è individuabile da parte cattolica, perchè tale
intento (alla luce dell’Evangelo) non può
averlo anche la parte protestante? Certi rifiuti non nascondono in realtà una paura dell’influsso della parte cattolica? E questa pau.
ra è giustificabile solo col ricorso al fatto che
la parte cattolica in Italia è la maggioranza?
Non preghiamo insieme, anche sapendo che
sotto le stesse parole stanno realtà diverse,
esattamente per lasciarci (come scrisse Barth)
« un po’ migliori, un po’ più convinti, più
meditabondi, più ansiosi, intravedendo quella pace in Cristo che non conosciamo »?
Col fratello valdese ho pregato (e spero
ancora di poter pregare se mi sarà concesso)
nel ricordo delle parole che Lutero scriveva
a Corrado Pellicano : « Hai ragione di esortarmi alla moderazione: lo sento anch’io, ma
non sono padrone di me, compos mei non
sum, sono trascinato da non so quale spirito,
rapior nescio quo spirita, sebbene sia consapevole di non voler male a nessuno, ma essi
i miei avversari m’incalzano furiosamente,
affinchè non faccia abbastanza attenzione a
Satana. Prega dunque il Signore, perchè io
senta, parli e scriva come si conviene a Lui
e a me, e non come essi sì meritano » (5).
Forse se in questo nostro dialogare ci sentissimo tutti luteranamente ed evangelicamente « avversari », forse saremmo capaci di
cancellare dalla storia (senza connivenze all’errore e senza tradimenti) cc l’infedeltà che
ha squalificato la causa cristiana nel mondo » (6) per « essere (...) segno della verità e
della grazia di Dio, mediante una chiara testimonianza evangelica » (7).
Con ossequi. In Cristo Gesù.
P. Giovanni Gnudi
Domenicano
(1) Il problema del cattolicesimo, Torino
1962.
(2) V. Subilia, op. cit., p. 231.
(3) V. Subilia, op. cit., p. 37.
(4) V. Subilia, op. cit., p. 15.
(5) Lettera del genn. o febb. 1521, De
Wette-Seidemann, I, 554, cit. da G. Miegge,
Lutero giovane, Milano 1964, p. 458.
(6) V. Subilia, op. cit., p. 215.
(7) V. Vinay, Luigi Desanctis, Torino
1965, p. 350.
Riunito poi' la terza volta
il gruppo misto di studio
del l]ll|] e della l'Illesa romana
Ginevra. Il gruppo misto di lavoro della
Chiesa cattolico-romana e del Consiglio ecumenico delle Chiese si è riunito, per la terza
volta, dal 13 al 16 maggio a Bossey. I quattordici membri hanno proseguito l’esame delle possibilità di dialogo e di collaborazione.
Scopo del gruppo era quello di mettere a
punto i dettagli del programma abbozzato nel
rapporto precedente, che è stato ufficialmente
approvato dalle autorità rispettive del C.E.C.
e della Chiesa cattolico-romana.
Nel corso di quest’incontro, particolare aitenzione è stata rivolta a un progetto di documento concernente « la natura del dialogo », che verrà pubblicato l'autunno prossimo perchè serva di base di studio e susciti
commenti. E’ stato inoltre deciso che una
commissione teologica tratterà il tema « cattolicità e apostolicità », che affiora continuamente nel dialogo fra la Chiesa romana e le
Chiese membri del C.E.C Una seconda commissione studierà il problema del proselitismo
in rapporto all obbligo che le Chiese hanno
di rendere testimonianza, come pure ai principi della libertà religiosa e al comune compito ecumenico. Pure la teologia del matrimonio e il problema dei matrimoni misti saranno oggetto di indagini.
Il gruppo ba preso conoscenza delle relazioni di una consultazione su « chiesa e società » e di una consultazione sui soccorsi ir
casi urgenti, sull’appoggio allo sviluppo so
ciale ed economieo. Esso raccomanda con in
sistenza che i contatti istituiti siano mante
nuli, non solo sul piano della consultazione
e della discussione, ma anche per rendere ai
tenti i propri mandanti alle possibilità di ana
lisi, di pianificazione e di azione eomun:
quando si tratta delle necessità urgenti de,:
l’umanità e dell’appoggio allo sviluppo, con;-,
sta avvenendo per la carestia in India.
E’ noto che il gruppo misto di lavoro — ir,
cui creazione era stata proposta dal Comit
to centrale del C.E.C nel gennaio 1965
accettata dal Vaticano nel febbraio dello ste
so anno — è presieduto dal Past. W. A.
Visser ’t Hooft, segretario generale del C.E.C
e da mons. J. Willebrands, segretario del Si .
gretariato vaticano per l’unità dei Cristian;
Esso si è riunito la prima volta nell’Istitut ■
ecumenico di Bossey, (22-24 maggio 1965',.
quindi ad Ariccia, presso Roma (17-20 n,
vembre 1965). soepi
miliiiniiiiiiiiiiliiiiuiiiiiiiiii
Radio-Tf della Svkera ItaliaGi/
Domenica 5 giugno — Ore 9,15, conversazione evangelica alla radio (Pas'. G. Rivoir); alla fine delle trasmissioni televisi\
(ere 22 circa;: «La Parola del Signore
(Pasit. G. Rivoir).
Maria e la Chiesa
SEGUE DALLA QUINTA PAGINA
Cristo (§ 53), Madre di Dio, Madre di Cri
sto e Madre degli uomini, specialmente dei
fedeli (§ 54), Madre dei viventi (§ 56), Ma
dre dei discepoli di Gesù (§ 58), Madre del
l’ordine della grazia (§ 61), Madre deU’eeo.
nomia della grazia (§ 62), Madre dei fedeli
j§ 63-64), Madre nostra (§ 67): madre della
Chiesa, ha concluso il Pontefice. Cioè, possiamo dire in una prospettiva critica : proiezione ideale della maternità della Chiesa. Una
delle affermazioni più impressionanti che è
stata pronunciata in Concilio e che ha trovato espressione nel testo della Costituzione
è che Maria ha generato il Cristo storico e
genera il Cristo mistico (§ 53): Tatiermazione è incomprensibile se si dimentica il rapporto intimo che lega Cristo, Maria e la
Chiesa. La generazione storica è avvenuta
« de Spiritu Sancto ex Maria Virgine »; la
generazione mistica avviene « de Spiritu Sancto ex Ecclesia Virgine ». Si tratta qui di una
eco agostiniana :
« Maria generò fisicamente il capo del
Corpo mistico, e la Chiesa genera spiritualmente le membra di quel capo » (De
Santa Virginitate, 2).
La Chiesa, fecondata dallo Spirito Santo,
è la Vergine Madre (H. De Lubac), piena di
grazia, immacolata e senza peccato (Ch. Jour.
net), che genera sempre nuove membra al
Cristo totale (H. Rahner) e che, mentre « i
miti del materialismo minacciano di annientare la vita degli uomini » (Ch. Journet), è
già rivestita degli attributi che preannunciano la gloria e la pienezza della vita celeste.
Proprio perchè è « la figura ideale della
Chiesa », perchè rispecchia in sè « tutte le
ricchezze che la Chiesa rappresenta, possiede
e dispensa » (Paolo VI), Maria può essere
proclamata « Mediatrice » (§ 62) (C. A. de
Ridder). Con questa definizione non si intende divinizzare Maria, elevarla al livello di
Cristo, sostituire la sua mediazione all’unica
mediazione di Cristo, anzi s’insiste ripetutamente sulla sua posizione subordinata di crea,
tura. Questa insistenza non è recente, non è
solo consigliala da un riguardo verso i fratelli separali e non deve es-sere interpretata
come uno sforzo di avvicinamento alle loro
posizioni. E conforme alla linea costante seguita dalla tradizione cattolica. La teologia
cattolica mantiene la distanza tra il Dio trinitario e la creatura umana Maria : ma appunto per mettere maggiormente in luce la
sua convinzione fondamentale della neoessità
della cooperazione della creatura all’opera divina, per associare il merito « de congruo »
della creatura al merito « de condigno » di
Cristo (Pio X, Enciclica Ad diem illum del
2 febbraio 1904). Da questa convinzione de
rivano le numerose affermazioni sulla coopcrazione di Maria (§ 56-57-61-662-63-65); '
suo c( fiat » iniziale davanti aH'incarnazioii ‘
e il suo c( fiat » finale davanti alla redenzion :
sono simbolici del « fiat » attuale della su,;
umanità glorificata davanti all’azione di Di-:
della perenne funzione cooperante e medi:;
trice della Chiesa tra la divinità e rumanil- .
E’ proprio per questa cooperazione, fondili:
sul presupposto della buona volontà, della di
sponibilità dell’uomo di fronte a Dio, cioè
su un ottimismo antropologico strettamenif
collegato con le antiche posizioni semi-pe];;
giane caratteristiche del Cattolicesimo, che l-i
mariologia è presentata come una « apoteo.-;
religiosa dell’umanità » (G. B. Montini) e eh»parallelamente la dottrina della Chiesa è presentata come « una esaltazione deH'umanità ;
(Paolo VI).
Si tratta con ogni evidenza di una interpretazione totale dell’Evangelo, che ne coin
volge tutti gli aspetti. Non ha senso discutere
dissensi su aspetti particolari e ritenere che
su altri aspetti vi sia consenso. Bisogna pren.
dere le mosse da questa posizione di fondo e
vedere nella sua prospettiva anche quegli
aspetti su cui si ritiene che esista l’accordo.
Qui veramente è il easo di dire che tutto è
legato al tutto. Mentre all’epoca della Riforma venivano contrapposti, in una maniera
che a noi oggi appare un poco scolastica e
astratta, Dìo e l’uomo, la grazia e la natura,^
la predestinazione e il libero arbitrio, la fede
e le opere, oggi la posizione cattolica ha uno
sviluppo più organicamente sistematico e tende con più concreta evidenza alla totalità del
reale: la disputa non si pone più soltanto in
termini di antropologia, ma piuttosto in termini di ecclesiologia, con tutte le applicazioni
teologiche, ecumeniche, missionarie, etiche
politiche e sociologiche che comporta il concetto di Chiesa come rappresentante attuale
del « totus Christus », organizzata sul piano
storico sul rapporto gerarchia - comunità laica - mondo, sul piano trascendente sul rapporto Cristo . Maria.
Nell esaltazione mariologica viene a galla
il senso intimo e ultimo della fede cattolica.
Come si è espresso un acuto dogmatico svedese :
« Maria, colei che è senza peccalo, la mediatrice di tutte le grazie, diventa cosi in
ultima analisi la personificazione della
Chiesa, infallibile e mediatrice di tutte le
grazie. La mariologia non è affatto un
prodotto casuale della teologia romana,
ma una chiara conseguenza della sua con.
cezione della Chiesa e del ministero cristiano e per conseguenza della :-ua concezione della redenzione » (P. E. Persson).
Vittorio Subilia
7
3 giugno 1366 — N. 22
pag. 7
FESTE DI CANTO
SAN GERMANO
Le Corali della Val Chisone
II pomeriggio di domenica, 1« maggio, il
Tempio di S. Germano ha aperto i suoi battenti per accogliere i membri di ben sette
Corali ed un folto pubblico, accorso per assistere alla sempre apprezzata festa di canto
della Val Chisone.
Ha dato ravvio alla simpatica manifestazione, un gruppo di trombettieri i quali, sotto la guida del Maestro Ferruccio Rivoir,
hanno egregiamente eseguito il cantico numero 370. Il Pastore di S. Germano, dopo
aver letto alcuni versetti della Parola di Dio,
ha dato il benvenuto a tutte le corali, ed in
modo particolare a quella di Torino che da
molto tempo non avevamo più il piacere di
vedere nella nostra vallata.
Durante la prima parte del programma, di
inni d’insieme e di cori preparati dalle singole corali, si sono alternati nel seguente
ordine: inno italiano n. 331, ((Enfants de la
Promesse » (Pomaretto), inno italiano 93,
« Les cloches de Noël » (S. Secondo), inno
francese 107, « Alleluia » coro accompagnato
daU’organo ( Pinerolo). Il pastore Jalla ha
quindi dato la parola al pastore Aime il quale, nella sua veste di Presidente della Commissione del Canto Sacro, ha chiarito il motivo per cui, in questi ultimi anni, non gli
era sialo più possibile di intervenire alle feste di canto della Val Chisone, e si è rallegrato dì trovarsi quest’anno in mezzo ai Coralisti della nostra valle. Continuando il suo
dire, il pastore Aime ha messo in risalto il
fatto (die il canto corale c una delle componenti del culto riformato e che conseguentemente i membri delle nostre corali dovrebbero partecipare singolarmente al culto domenicale ondo guidare Passemblea nel canto
degli inni: canto che è testimonianza ed
espressione di fede. Il messaggio del pastore
Aime è stato piofondamente incisivo: c’è da
augurarsi che faccia riflettere i coralisti affinchè essi riescano finalmente a raggiungere lo scopo loro loro additato.
La ceconda parte ha avuto inizio con l’esecuzione, da parte dei trombettieri, dì due
brani di Hausman.
Hanno fatto seguito il canto dell’inno italiano 348, il coro (( Resurrezione » e l’inno
italiano 151, eseguiti dalla corale di Torino,
un coro d’insieme: ((Dal tronco secolare».
E’ stato quindi il turno della corale dì Villar Perosa che ha cantato l’inno italiano
11. 40 con nuova armonizzazione e il coro
(( Gioire à Dicu ».
Per terminare sono stati eseguiti Pìnno
francese n. 35 e il coro (c La prière de Luther
à Worms » (S. Germano). Uscendo dal Tempio, il pubblico ha avuto ancora il piacere di
udire le trombe diventate ormai patrimonio
delle nostre feste dì Canto.
La tradizionale manifestazione ha avuto
anche quest’anno un esito positivo.
Un grazie particolare vada ai direttori delle Corali : Sig.na Speranza Grill (Pomaretto),
Sig.ra Liliana Genre (S. Secondo), Sig.na
Ada Bessone (Pinerolo), prof. Ernesto Tron
(Torino), pastore Enrico Geymet (Villar Porosa), maestro Emilio Giordano (S. Germano), maestro Ferruccio Rivoir ed al pastore
Aime che ha diretto tutti gli inni d’insieme.
La tradizionale tazza di tè, oiTerta dalla comunità di S. Germano, a cui va il ringraziamento delle Corali, ha concluso li simpatico
incontro.
Giorgina Giacone
SAN GIOVANNI
Le Scuole Domenicali
delia Val Pellica...
Un magnifico pomeriggio di sole ha accolto i bambini delle Scuole Domenicali che,
con puntualità veramente ammirevole, sono
giunti a San Giovanni per la loro festa di
canto. Erano tanti e tanti e quasi tutte le
scuole erano largamente rappresentate. li
abbiamo visti giungere i più lontani con automezzi mentre da Angrogna e da Torre
sono arrivati anche a piedi. Rapidamente,
alle 14,15 la nostra borgata era ravvivata da
voci giulive e dai colori festosi primaverili
dei loro vestitini. Possiamo dire che ci han
SAN SECONDO
..e della Val Chisone
Domenica pomeriggio 15 maggio la comunità di S. Secondo ha accolto nel suo tempio
le Scuole Domenicali della Val Chisone per
l’annuale festa di canto. Presenti più di 300
^bambini. Sulla cantoria e nell’atrio discretamente numeroso il pubblico che anche quest’anno ha dimostrato il suo interesse per
■ questa manifestazione.
Dopo una rapida prova d’insieme, verso
le 15, le 7 Scuole Domenicali, con i loro direttori e le loro monitrici, fanno il loro ingresso nel tempio. L’invocazione ed alcune
parróle di benvenuto del Pastore locale, sig.
A. Genre, che saluta i bambini ed il pubblico, iniziano il programma che si apre con
l’inno 205 delUnnario: ((Vieni, mi disse
un giorno il Redentore... », cantato da tutte
le Scuole Domenicali sotto la direzione della
.sig.na E. Tiìrk. membro della Commissione
del Canio Sacro. Udiamo in seguito la Scuola Domenicale di Villar Perosa (Dir. Pastore
E. Geymet): Inno 236 dell’Innario: ((Verso
Te la voce alziamo... » e 336 : (( Che Dio si
levi e noi vedrem... », accompagnato quest'ultimo da due giovanissimi trombettieri.
Segue il secondo inno d’insieme n. 269 della
raccolta « Psaumes et Cantiques » : ((Jesus
est au milieu de nous... », quindi la Scuola
Domenicale di Pomaretto (Dir. sig.na S.
Grill) cania: L’inno alla fede e quella di
S. Germano Chisone (Dir. sig.ra E. Jalla)
l’Inno 226 deUTnnario: ((Questo piccolo
bambino... ». Ancora un terzo inno d’insieme sccllo nella raccolta Corali e Cantici:
« Ben può la fede abbattere le mura più jdos.
senti... » e le Scuole Dom^enicali di Pramollo
(Dir. sig.ra I. Pons) Inno 278 dell’Innario:
<( Lottiam, loltiam col Cristo... » e di Pìnerolo (Dir. sig.na A. Bessone) Inno 109 dell’Innario: ((Mi prosterno a Te dinanzi...»
chiudono la prima parte del programma.
Nell’intervallo il Pastore Genre legge un
salmo appropriato e dopo la preghiera interessa i bambini spiegando loro attraverso
esempi del Nuovo Testamento e della Storia
Valdese come il canto sìa l’espressione della
nostra fede e dei sentimenti del nostro cuore.
Si svolge cjuindi la seconda parte del programma col canto d’insieme dell’Inno 277
Psaumes et Cantiques: <( Jésus est né!...».
Seguono le Scuole Domenicali di S. Secondo
(Dir. sig.ra L. Genre) Inno 211 dell’Innario:
(( La tua presenza brama... »; di Prarostino
(Dir. Pastore M. Ayassot) Inno 317 dell’Innarìo: ((Apri, apri! Chi sei Tu?...»; di Pomaretlo, Inno 359 deH’Innario: «Fratelli,
orsù destiamoci... » e di Pramollo, Inno 361
Psaumes et Cantiques: «»Bon Sauveur, berger fidèle... ». Ancora un inno d’insieme,
353. deirinnario: «Tu mi chiami al Tuo
servizio... » e la Scuola Domenicale di Prarostino, Inno 322 dell’Innario : « Non odi,
Maestro?... » e quella di San Secondo che
canta un Coro, di cui ora ci sfuggono le prime parole, chiudono la manifestazione.
La sig.na Türk, a nome della Commissione di Canto Sacro, ringrazia le Scuole Dome,
nicali per il lavoro compiuto, i direttori e le
direttrici per la loro fatica non lieve e rivolge a tutti l’augurio di compiere ulteriori
progressi affinchè il canto sacro possa essere
seguito con sempre nuovo vigore nelle nostre
Comunità.
Sul piazzale del tempio i bambini gustano
ancora il gelato ed il « croissant » offerti dal.
la Chiesa di San Secondo, poi ognuno fa ritorno al proprio viUaggio portando con se il
ricordo di una bella giornata, non solo per
il sole che l’ha riscaldata, ma soprattutto per
i benefici che ci ha dato. Un vivo ringraziamento alla Comunità ospitante, a quanti han.
no collaborato alla riuscita di questa manifestazione, con la speranza che un numero
sempre più grande di persone incrementi il
canto alla gloria di Dio e quale testimonianza della nostra fede.
Teofilo Pons
no portato la primavera, che tanto ha indugiato quest’anno a farsi sentire.
Le prove generali si sono svolte nel nostro
giardino di infanzia ed alle 15 precise iniziava la festa nel tempio gremito come nelle
grandi occasioni. Il past. Jahier dava il
benvenuto e nello stesso tempo ricordava la
importanza storica del nostro tempio e come
la sua costruzione sia stata autorizzata dall’imperatore Napoleone Bonaparte, per cui
anche i San Giovannini potevano avere il
loro tempio nella l(Jro terra. L’invocazione,
la lettura biblica e la preghiera aprivano la
bella e simpatica manifestazione. Non è stata una esibizione di cori, ma manifestazione
di fede e di semplici fanciulli che sanno di
pregare anche con il canto. Questo è quello
che hanno voluto fare i nostri bambini nei
canti di insieme ed in quelli d’assolo delle
singole scuole. Ben opportunamente il primo
Inno eseguito è stato il 269 della raccolta
Psaumes et Cantiques: «Jésus est au milieu de nous ». E meglio di loro nessuno poteva pregarlo perchè più di tutti potevano
sentire il Cristo che li benediceva, li salvava
e li amava tutti. E’ stata la risposta gioiosa
dei bimbi a quel « Lasciate che i fanciulli
vengano a me » di Gesù. A metà degli inni
il Past. Aime ringraziava tutti i bambini cd
i monitori per questa manifestazione, incoraggiando a continuare ed invitando tutti
a diventare dei bravi ^ralistì. La seconda
parte veniva conclusa éiàt Tinno della Riforma ed Emancipazione « Ben può la fede abbattere ». E’ stata la conclusione più spontanea. Dicevo che abbiamo pregato cantando e per questa preghiera abbiamo potuto an.
che sentire la nostra comunione di fede con
chi ha lottato anche sino al martirio;, lo stesso tempio che ha ospitato la festa sta ad indicare che, anche se pochi e deboli, I4 fede
fortifica, abbattendo « le mura più possenti »
ecc. Dopo aver consumato un gelato, ci siamo avviati al Rifugio Re Carlo Alberto. Anche se già avevano fatto lunga strada, pure
sono saliti pieni di entusiasmo al Rifugio
per portare agli ammalati un sorriso di bimbi felici che cantano e pregano.
Teodoro Magri
AGAPE, 23 LUGLIO - 1 AGOSTO 1966
CAMPO INTERNAZIONALE
Dissenso profetico
e protesta popolare
della «prima Riforma»
Eredità spirituale delle «eresie» medievali
La protesta profetica e la chiesa di oggi
Un campo internazionale dedicalo alla « Prima Riforma » avrà luogo ad Agape
dal 23 luglio al 1« agosto 1966. Il suo tema è; «.Dissenso profetico e protesta popolare ne'la chiesa: la Prima Riforma e la sua attualità ».
Direttore di studi: Prof. Amedeo Molnar, Praga,
Direttore di campo: Past. Salvatore Corda, Zurigo.
Il nome di « Prima Riforma » vien dato ai valdesi medievali, agli bussiti e
alla loro protesta contro la chiesa stabilita e la società in nome di un ritorno al
messaggio evangelico.
Interessarsi a questo periodo significa prendere contatto con un aspetto dell eredità spirituale della nostra generazione; eredità che comprende anche la protesta radicale di quegli « eretici » del medioevo.
L’interesse dei giovani americani per la lotta per i diritti civili e contro la
guerra nel Viet Nam, l’ansia di un rinnovamento nella concezione della chiesa che
marca i più sensibili tra i giovani di ogni paese, la consapevolezza da parte di
sihiere sempre più numerose di un richiamo ,politico cui è dovere rispondere, sono
i segni della nostra generazione.
Vi sono dei giovani che esprimono una certa protesta con i capelli lunghi e
rovinando dei locali, ecc. Vi sono citri che la esprimono con l’interessamento agli
affari politici. Ambedue i fenomeni indicano una riibellione ad entrare nei modelli
di vita che la classe al potere va proponendo dal termine della seconda guerra
mondiale in noi.
Gli nom ili de’.la Prima Riforma hanno agito come fattori di protesta e di rinnovamento. Non volevano rovesciare il mondo, ma tutto quel che facevano li faceva
considerare degli eretici, dei isovverlitori. Volevano la povertà, perchè la chiesa
fosse più disponibile per la predicazione, volevano abolire il giuramento, iper ridare
la sua funzione alla parola, erano, in parte, contro la violenza; ognuna di queste
cose sembrava inconcepibile, sembrava rovinare le basi stesse del vivere civile. La
società e la chiesa «dovevano» perciò considerarli degli eretici. «Se li ammettiamo, dobbiamo andarcene noi» esclamava un ecclesiastico del tempo!
Temi delle conferenze
«Il piano politico-spirituale della chiesa medievale: il contesto storico della
Piima Riforma ».
« 1 fatti: Chi erano i Valdesi? Chi erano gli Hussiti? ».
«Le dottrine: Che cosa hanno detto? ».
« Il significato della protesta per un marxista ».
« Dissenso profetico della Chiesa di oggi: Che cosa significa? ».
« Ricerca e discussione : Matteo 5: 33-37 ; nel contesto del suo tempo, nell’inlerpietazione della Prima Riforma e nella sfida iche ci pone oggi ».
Gli oratori
Il professor Amedeo Molnar della Facoltà Comenius di Praga è il maggiore
studioso della Prima Riforma. Appartiene alla Chiesa dei Fratelli Cechi.
Il professor Robert Kalivoda è professore di storia della filosofia medievale all’Istituto Filosofico di Praga. E’ marxista.
Il dr. Friedrich Wilhelm Marquardt della Libera Università di Berlino è assistente del prof. Gollwitzer. Appartiene alla Chiejsa Evangelica in Germania.
Orientamenti bibliografici
Molti ci hanno chiesto di indicare qualcosa da leggere sulla Prima Riforma.
Purtroppo non possiamo conoscere le opere divulgative stampate nei vari paesi e
nelle varie lingue. La prima cosa da fare, sarà far ricorso a qualche buona enciclopedia, sotto le voci: Valdesi - Hus • storia della chiesa medievale, ecc. Inoltre
segnaliamo: _ in/ro t
— A. Molnar: L’histoire de la Foi, conférence donnée à Gtaz le 9 août 1962. Texte
français: Communio Viatorum n. 4, 1962 et Le Semeur n. 0, 1963-1964.
— En français on peut aussi lire, du même auteur: La non-violence dans la Première Réforme. Cahiers de la Réconciliation n. 6, 1965.
— In italiane, sempre del prof. Molnar, esiste; Sfida al costantijúsmo. Conferenza
data ad Agape nel 1964. Si trova sulla rivista Protestantesimo n. 1, 1965.
Ogni partecipante non avrà difficoltà a prepararsi per la discussione del testo
di Matteo 5: 33-37. Essitono molti commenti in tutte le lingue. Siamo alla ricerca
di un commento della Prima Riforma facilmente traducibile nelle varie lingue. Esso
sarà inviato più tardi o distribuito al campo.
Iscriversi presso la « Segreteria d’Agape, Prali (Torino) », inviando le 1.600 lire
d’iscrizione. Quota: lire 12.150. {Inf/Agape)
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AGGIORNAMENTI LITURGICO-TECNOLOGICI
u
marchingegno „ sarà brevettato ?
^ Protestantesimo’'
Via Pietro Cossa, 42 - Roma
Fra le « lettere al direttore » comparse su «Epoca» (n. 814, 1-5-1966)
una lettrice ci ha segnalato quella
riportata qui sotto, con la risposta.
Ha mai visto un distributore di Particole?
Io l’ho visto, il giorno di Pasqua, nella centralissima chiesa di San Carlo qui a Ferrara. Cerco di descriverglielo, ma mi auguro
di poterle mandare presto una fotografia. Su
un basamento sono infisse quattro colonnine che reggono il meccanismo sotto il quale
viene posto il calice. Airoffertorio i fedeli
vanno a deporre la loro offerta su un piatto
posto vicino al distributore. Chi intende comunicarsi spinge un pulsante, secondo le indicazioni fornite dal celebrante, si ode subito un simpatico « drin » e contemporaneamente una Particola esce dal meccanismo e
cade nel calice. Mia figlia, davanti a quel
marchingegno, rimase indecisa se fare ancora la Comunione o no... Ho dovuto spiegarle che il fatto non era grave e che forse
al meccanismo era collegato un conta-impulsi, e che ai fini statìstici il lavoro del parroco veniva cosi ad essere notevolmente agevolato. La saluto con tristezza.
Prof. Hubert Diali, Ferrara
Si preme un pulsante e il distribuì
tore di ** particole „ ia ** drin
Sommario N. 1 - 1966
SiJBiLiA V. : Il mistero dello Spirito.
VtNAV V.: Compiti necessari per le Chiese
evangelieh.e dopo il Concilio della Chiesa
Romana.
Bektat.ot R.: L’etica del dùdogo.
StJBti.iA V.: Teoria e prassi del dialogo ecumenico.
Tourn G.; Il Lutero di Miegge.
Recensioni
Subiija V.: Saluto al Dr. W. A. Visset t
Hoofr.
Questa è la più buona della settimana. Gli
elettrodomestici applicati alla Grazia santificante .alla Cosa dai Molti Splendori, al raggio di luce che fa felice lo storpio. Neanche
il nostro Cle.ricetti avrebbe potuto inventare
uno scherzo del genere. Che cos altro avranno in serbo per noi questi nuovi preti del
tempo tecnologico? A quando la confessione
a mezzo telefono con tariffa speciale dopo
le ore 22? E magari, questi buoni preti che
vanno matti per le macchinette, magari crederanno di aver trovato la chiave per dialogare col mondo moderno. Sempreche si senta
il ’’drin". Altrimenti, che si fa? G è un pulsante d’emergenza? Altra novità che mi viene segnalata da un lettore: in Trentino, prima della Messa, viene distribuito a tutti un
libretto con il testo del rito in italiano e questo libretto porta il titolo La Messa del Popolo. Chiedo scusa : ma cosa vuol dire Messa
del Popolo? Allora, ci sono varie Messe? Da
quando in qua la Messa ha bisogno di essere
etichettata? Ma si crede, forse, si crede davvero, con queste povere malizie, di recuperare a sinistra, come si usa dire adesso? AnclTio la saluto con tristezza, professor Dioli.
Tristezza cattolica.
Fra 1 giornalisti, c’è sempre chi si
getta ghiottamente su queste notizie,
ed ecco su «Oggi» (15-5-1966) un servizio da Ferrara « dal nostro inviato
Carlo Moretti», con abbondante documentazione fotografica. Il cronista
era nel Santuario di S. Carlo, la domenica 1 maggio, quando la spiegazione del Vangelo è stata opportunamente sostituita da parte del titolare
mons. C. A. Busi, da una spigliata (e
umoristica) spiegazione del «marchingegno », lamentandosi del chiasso che
stava suscitando la cosa, in seguito
alla lettera sopracitata. Si tratterebbe, nè più nè meno, di una iniziativa
tecnica per permettere l’applicazione del par. 55 della Costituzione conciliare De Sacra Liturgia, che impegna il celebrante a consacrare, in
ogni messa, soltanto il numero di
ostie che sarà effettivamente richiesto (nell’intento positivo — da un
punto di vista cattolico — di ridurre
il culto eucaristico staccato dal momento stesso della celebrazione; ma
— chiediamo — nell’ostensorio non
rimane forse l’ostia esposta all’adorazione dei fedeli?). Tutto il congegno,
del resto semplice, tende a « razionalizzare », « igienizzare » la distribuzione delle ostie, che però vengono consacrate dopo tutta la trafila sopradescritta. L’arcivescovo di Ferra,ra avrebbe detto : « Faccia lei, è un’iniziativa privata, non se ne faccia pubblicità »... « L’Osservatore Romano della
Domenica» ha indirettamente respinto l’idea che iniziative del genere possano essere legittimamente desunte
dalla Costituzione liturgica conciliare.
Il « servizio » su « Oggi », comunque,
avrà mandato in solluchero gli anticlericali; c’è anche la confidenza del
sullodato mons. Busi, che si preoccupa del brevetto, a beneficio del santuario, s’intende! Noi condividmmo la
tristezza del prof. Dioli e del direttore
di « Epoca » ; tristezza protestante, la
nostra, però.
Noi sappiamo bene che molti cattolici sono come noi rivoltati da questo
modo di svilire la comunione con il
nostro Signore crocifisso e risorto ;
ma, chiediamo loro, non si rendono
conto che tale svilimento meccanico
e « funzionale » è reso possibile proprio dalla concezione magico-sacramentale della transustanziazione? Esso sarebbe del tutto inconcepibile e
impossibile nel quadro della celebrazione evangelica della S. Cena. Più
a fondo, non si rendono conto che,
nel momento in cui fissano oggettivamente la presenza di Cristo, ne dispongono e la « garantiscono », tafliano — magari contro le loro intenzioni — le radici stesse della fede, impediscono che rincontro con Cristo
avvenga nella libertà dello Spirito
Santo, che si riflette in noi nella gioiosa e grata libertà della fede? Per favorire la reale comunione con Gesù
Cristo, non basta, decisamente non
basta statuire che la consacrazione
delle ostie da distribuire ai fedeli deve
avvenire al momento della « comunione»: perchè ciò che avviene all’altare è una falsa comunione.
Ce l’ha ricordato ancora recentemente, in modo reciso, circostanziato
pur nella brevità, il pastore Alfredo
Sonelli nel suo scritto che ha aperto
la collana di opuscoli d’attualità protestante : « La messa in italiano ». E
noi continuiamo a pensare, con la
stessa tristezza ma con la stessa recisione con cui lo affermava il Catechismo di Heidelberg nel 1563, che la
messa è « una eresia maledetta ».
Cinema
Una lotlnce, da Alessandria:
Qualora non ile foste ancora a conoscenza, Vi comunico che. abbinato
al film « Fumo di Londra » (attualmente in programmazione sugli scher.
mi), viene proiettato un cortometraggio ìiilitolato « La Ginevra d'Italia »
della Vuelta Film.
Trattasi di un esauriente ed interessante documentario sulla storia
delle nostre Valli, dei Valdesi, e di
alcune opere di assistenza.
Alida Monticelli
8
pag. 8
N. 22 — 3 giugno 1966
Teoria e prassi
del dialogo ecumenico
A San Fedele d’Intelvi susa-coazze
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
la critica deve avere dei limiti? Se il dialogo si ferma alle questioni periferiche senza
toccare le questioni centrali, la critica protestante non si differenzia sostanzialmente dalla critica presente all’interno del cattolicesimo stesso : e allora cessa la sua utilità. Se
intacca le questioni centrali, può essere imbarazzante per l’interlocutore, ma perchè de.
Ve essere diffamato col degradante aggettivo
di « polemico »? La sua funzione non deve
essere precisamente ispirata a una ricerca della verità, cioè all’accordo con l’Evangelo,
piuttosto che all’accordo o al disaccordo con
l’altro? Di questo si tratta, non soltanto di
una questione di costume e di linguaggio.
Se i redattori del Catechismo di Heidelberg
nel 1563 potevano qualificare la Messa come
« una idolatria maledetta » (D. 80), noi nel
1966 possiamo, volendo, usare una forma più
civile e meno barbarica e parlare di « oggettivazione del divino », ma ci è lecito mettere
al guinzaglio il problema che la Messa pone,
cioè non vedere che dietro le formule più
o meno aggiornate e la lingua parlata che
ha preso in parte il posto del latino è in gioco
tutta la concezione della presenza del Signore?
Vi sarebbe a questo proposito da osservare
che il linguaggio è in funzione del pensiero.
Se il nostro linguaggio è inguantato e inoffensivo, privo di carica psicologica e di rivolta
profetica, non tradisce forse un certo neutralismo teologico? Se confrontiamo il linguaggio che oggi chiamiamo ecumenico, cosi
rispettoso di qualsiasi dottrina teologica e di
qualsiasi forma ecclesiastica, con quello degli uomini biblici, dobbiamo concludere che
gli uomini biblici erano pre- o anti-ecumenici e che noi, con le nostre forme figlie della tolleranza e del relativismo illuministici,
siamo più evoluti nei loro confronti. Si tratta di evoluzione storica o si tratta di altro
e c’è qualche cosa che non quadra? Dietro il
nostro linguaggio misurato e capace di autogoverno, non si profila per caso una ideologia della onnipresenza relativa della verità,
la legittimazione di qualsiasi Cristianesimo,
la rinuncia all’esistenza di una alternativa,
insomma la coesistenza pacifica anche in
campo teologico-ecclesiastico, per cui il dialogo rischia di essere una dialettica fra le
nostre parole invece che con la Parola?
Accettare la tesi della onnipresenza, sia
pure parziale e relativa, della verità significa, anche senza saperlo e senza ammetterlo,
essere già cattolici, del Cattolicesimo posteriore al Vaticano II. Porre la tesi dell’alternativa può significare d’altra parte presentare la propria forma confessionale come la
rappresentante esclusiva, monopolistica della
verità e questa espressione dell’antitesi anticattolica sarebbe altrettanto cattolica del cattolicesimo da essa combattuto, cattolica di un
cattolicesimo ancor vicino al cattolicesimo
post-tridentino. Non dobbiamo dunque rinunciare a una teologia della situazione, nella consapevolezza che sul piano teologico ed
ecclesiastico non c’è una verità da contrapporre a un errore o delle mezze verità che
possono contrattare con altre mezze verità
per concordare una somma di verità integrate? La questione autentica è al di là della contrapposizione polemica-dialogo, al dì là
delle antitesi o delle concordanze teologiche
ed ecclesiastiche.
3) La distinzione tra ciò che unisce e
ciò che divide perderà anch’essa buona parte
dell’importanza che oggi le si attribuisce e
probabilmente finirà per apparire un discorso senza senso. A rigore tutto ci unisce col
cattolicesimo : da Dio, a Cristo, allo Spirito
Santo, alla Bibbia, alla Chiesa, alla predicazione e ai sacramenti, al ministero e al governo ecclesiastico, il Credo, la fede, la preghiera, l'etica, il servizio, l’escatologia, in
germe la stessa questione di Maria e di Pietro, tutto è in comune. Eppure, sugli stessi
punti in apparenza identici, la differenza
è cosi radicale, che si può a buon diritto parlare di due Evangeli diversi, che non è possibile comporre con aggiustamenti e dosaggi e tra i quali bisogna scegliere senza mezzi
termini. Il contrasto che nel I» secolo separava giudeo-cristianesimo e Evangelo della
grazia era indiscutibilmente meno grave e
meno ampio di quello che separa cattolicesimo e protestantesimo nel XX secolo; eppure l’apostolo Paolo ha dichiarato quel contrasto insanabile, in termini di una fermezza oggi sconosciuta (Gal. 1: 6-9; 2: 21;
3: 1-5; 5: 1-12).
In questa prospettiva appare la vanità di
certi calcoli intesi a soppesare i dosaggi di
evangelìcità e biblicità di questo o quel testo
conciliare, la vanità di certi giudizi per cui
si vorrebbe presentare la ricostituzione della
unità quasi come una operazione aritmetica
dì addizioni e di sottrazioni, come se da parte protestante si fosse divisi per ciò che il
cattolicesimo ha di più, da parte cattolica
per ciò che il protestantesimo ha di meno.
Cosi da far pensare che basterebbero certi
sfrondamenti o certe integrazioni, una migliore gerarchizzazìone o un assestamento
reciproco degli oggetti della fede, per veder
cadere o per lo meno abbassarsi d’incanto ì
muri della divisione. Si è perfino studiata la
possibilità di concordanze dogmatiche : Hans
Kiing lo ha fatto per la giustificazione ed è
da prevedersi che altri lo facciano per altri
Dal 29 giugno il Convitto Maschile 'Valdese di Torre Pellice
(Torino) accoglie ragazzi dai 7
ai 15 anni per le VACANZE o le
RIPETIZIONI. Soort - passeggiate - piscina coperta - ambiente familiare - rette modeste tutto compreso. - Telefonare al
n. 91.230 o scrivere. Sono aperte
anche le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
articoli e perfino con successo. Ma il protestantesimo non è qualche cosa che potrebbe
essere contrapposto o conciliato con qualche
cosa d’altro.
Il protestantesimo non ha voluto essere e
non è una grandezza ecclesiastica pura e fedele contrapposta a una grandezza ecclesiastica corrotta e infedele. Quando in seno al
protestantesimo ci si comincia a occupare
di ecclesiologia, la sua teologia da teologia
della Parola diventa teologia della situazione, la tensione che gli è propria deflette inevitabilmente verso altri interessi e il protestantesimo diventa inutile, cessa di essere sè
stesso per adattarsi all’ambiente, per essere
la consacrazione religiosa della situazione invece di esserne la contestazione e la crisi :
cioè si cattolicizza, come la storia di questi
ultimi decenni sta a dimostrare. A rigore il
protestantesimo non è e non vuole essere
nulla di per sè stesso : è per questo che è
sempre cosi difficile rispondere a quelli che
ci pongono la ricorrente domanda sulle differenze che ci distinguono dal cattolicesimo.
Quando vuole essere qualche cosa, si trova
necessariamente a far la concorrenza al cattolicesimo; è una concorrenza insostenibile e
allora è inevitabile che converga.
Il protestantesimo vuole essere un dito teso
verso qualcosa che non è sè stesso. Le sue
confessioni dì fede, tutte le sue dottrine specifiche, l’immenso sforzo della sua teologia
scientifica, il suo culto, la sua predicazione,
la sua disciplina etica e vocazionale, la sua
consacrazione nel servizio della cultura, dell’uomo, della società, non vogliono mai essere altro, nella irrequietezza della ricerca e
nella sobrietà dell’impegno, che questo dito
teso. Sola fide.
Qui comincia il dialogo critico, il dialogo
vero ; quando si pongono gl’interrogativi di
carattere ultimo. E’ il protestantesimo preparato e disposto a impegnarsi in questo dialogo c il cattolicesimo ad accettarlo?
Vittorio Subilia
\1 lu^liu
20 dgiisU
Per il campo di lavoro abbiamo bisogno
di 14 giovani dal 14 anni in su : assicurazione del campo, vitto (abbondante), alloggio; la partecipazione è gratuita ma si accettano con gratitudiqp contributi, come
ogni offerta (sul c.c.p. 18/13990 intestato a
Thomas Soggin, Via T. Grossi 17, Como, dove vanno pure inviate le iscrizioni).
I fondi per il <c CENTRO EVANGELICO »
in costruzione sono amministrati dal Concistoro della Chiesa Valdese di Como; la gioiosa e generosa solidarietà di molti amici, che
anche quest’anno ci sostiene, ci permette di
completare in un anno i lavori preventivati
in 2-3 anni (costo L. 1.500.000).
La direzione tecnica è affidata a volontari
competenti; la direzione del campo al past.
T. Soggin e Signora.
Il CENTRO vuole essere uno strumento
di preparazione e di attivazione delle comunità evangeliche viciniori : lombarde, ticinesi
e sud-grigionesi; uno strumento di rinnovamento e di stimolo alla testimonianza; un
centro di vita comunitaria per incontri estivi
e di fine settimana.
IVREA
All’alba di giovedì 19 maggio giorno dell’Ascensione) è deceduto improvvisamente
il maestro Mario Savigny, abitante a Carema, diaspora della comimità evangelica di
Ivrea. Colpito da qualche tempo da un male
inesoraibile che ne minava il forte organiamo, il Signore lo ha richiamato a sè mentre trovavasi in una clinica di Torino, da
qualche giorno, per assistere la moglie che
vi era ricoverata a seguito di un intervento
chirurgico.
Savigny stava per compiere 66 anni e
dopo una brillante carriera durante la^quale si era affermato nel campo musicale per
le sue brillanti doti e la sua alta capacità
artistica quale violinista al Teatro dell’Opera di Roma, dopo il collocamento in pensione era venuto a stabilirsi a Carema, piccolo comune di un migliaio di anime, paese
di origine della moglie signora Rinalda Robutti che vi ha tuttora la sua famiglia.
Già da tempo simpatizzante per la nostra
chiesa, dopo un’accurata preparazione fattagli dal nostro Pastore Dr. Giorgio Bouchard egli vi veniva ammesso con sua profonda ed intima gioia due anni or sono. Lo
ricordiamo fervente ed entusiasta animatore
del canto dei nostri nuovi inni per cui dimostrava una grande predilezione; fu subito fra i più seriamente impegnati in quel
piccolo gruppo di evangelici costituenti
come un’isola nel circostante ambiente cattolico od indifferente. Diede prova della
sua profonda fede, arrivando talvolta anche
a predicare a quel nucleo di fedelissimi,
fortemente legati all’Evangelo. Ma per le
sue alte virtù di uomo libero e di cittadino
integerrimo fu ben presto apprezzalo da
tutta la popolazione locale che lo nominò
Sindaco alle ultime elezioni amministrative
ed è li che fortemente impegnato anche dalle molteplici responsabilità della sua carica
si meritò l’ammirazione e la stima dei suoi
compaesani ai quali dette a piene mani
l’opera sua anche quando, già conscio del
male ohe lo travagliava, non si ebbe mai
alcun rignardo.
Lo ricordiamo felice ed ammirato dei
lavori del nostro Sinodo del 1965 durante il
quale unitamente al Maestro Corsani tenne
per beneficenza a pro dell’Associazione
Amici del Collegio Valdese un magnifico
concerto di musica sacra di organo e violoncello nella chiesa di Torre Pellice.
I suoi funerali ebbero luogo nel pomeriggio del 21 maggio a Carema e presiedette la
cerimonia funebre con alta capacità ed intimo e profondamente sentito animo il nostro Pastore Bouchard; una vera folla di
alcune centinaia di persone accorse anche
dalle località circonvicine unitamente ad
alcuni Sindacì di altri Comuni, i bambini
delle scuole, l’intero Consiglio Comunale
ed un buon nucleo di membri della nostra
Comunità di Ivrea, cui l’Eiatinto era profondamente legato. Dopo l’orazione funebre del Pastore Bouchard, seguì un lungo
corteo preceduto dalla banda musicale locale e dalle autorità e bandiere e vessilli di
varie associazioni, fino al palazzo comunale,
dove la bara sostò mentre un rappresentante
del Comune ricordava fra la commozione
dei presenti la nobile figura dello Scomparso e l’opera fattiva che Egli aveva svolto a
pro del Suo paese di adozione. Era pure
presente il Pastore Marauda di Aosta con
alcuni membri di quella comunità.
Profonda impressione in tutti ha destato
il fatto che la Signora Savigny ,così duramente colpita nei suoi affetti più cari fosse
ancora ricoverata in luogo di cura. Rivolgiamo alla vedova , con la speranza di saperla presto completamente ristabilita, l’espressione della nostra profonda solidarietà
cristiana e della commossa ammirazione per
la nobile prova di fede che ella dimos'ra;
a tutti i parenti le nostre vive condoglianze.
D. J.
BORA
In un’atmosfera di gaiezza e di strilli abbiamo trascorso ¡1 giorno dell’Ascensione
anche se il tempo con la sua inclemenza ci
ha costretti a rimanere nella Sala delle attività. Per noi di Rorà è stata una giornata
tutta particolare perchè abbiamo ricevuto
la visita dei bimbi delle quattro Scuoie Domenicali di Torino C.so Oddone, C.so Vittorio Emanuele, Via Nomaglio c Lingotto.
Ben tre pullman hanno tra-sportato fin su a
Rorà, grazie alla nuova strada, centotrenta
persone di cui circa centoventi bimbi. Dopo
il culto avvenuto nel tempio in cui i bimbi
hanno dato autentica prova di compattezza e
di attenzione, non sono mancati i giuochi
e i passatempi che non hanno permesso di
far sentire il disagio che una giornata piovosa può cagionare. E questo soprattutto
per la competenza degli organizzatori ed
accompagnatori
Nell’asseniblea di chiesa di domenica 22
corr. in cui è stata eletto ed approvata anche la relazione di fine d’anno, sono risultati eletti quali deutati alla Conferenza Distrettuale i Sigg. Benecohio Ida e Morel Roberte titolari, ed i Sigg. Rivoira Gualtiero
e Toum Ermanno supplenti. Al Sinodo sono stati eletti i Sigg. Rivoira Annina titolare a Tourn Ermanno supplente.
La celebrazione di un matrimonio costituisce sempre niodvo di gioia e di allegrezza per tutti, ma sabato 28 corr. vi è stata
una insolita atmosfera di festa perchè a memoria d’uomo, non si ricorda che a Rorà
sia mai stato celebrato contemporaneamente il matrimonio di due fratelli. E tale avvenimento è stato segnalo da Pa'rizio-.\lfredo ed Arturo More! figli di Giovanni che
hanno sposato rispettivamente Anna Durand e Vilma Fait. Su queste due giovani
coppie che dinanzi al Signore si sono solennemente impegnate nell’amore e nella fede,
rinnoviamo l’invocazione dell’aiuto e di ogni
bene da parte del Signore.
BARI
POMARETTO
— La colletta del culto di domenica 29
u. 8. ha dato il risultato seguente: L. 561.600
(cinquecentosessantuinmilaselcenlo), a favore dei restauri del tempio. Ringraziamo il
Signore per quanto Egli compie nei nostri
cuori e la comunità per aver risposto al
nostro appello. Invieremo ancora una circolare per far conoscere l’ammontare del preventivo per i restauri, in vista di un’ulteriore colletta.
■— Ricordiamo le prossime attività:
8-9 giugno: Conferenza Distrettuale; la sera
dell’8, alle 17,30 culto presieduto dal past.
Giorgio Tourn; tut'a la comunità è invitata
a prendervi parte e ospitare i delegali la
no't'te dell’8.
Domenica 12, saggio dell’Asilo alle 14,30
nel teatro.
Domenica 19, bazar ni dot Inverso, alle
ore 14,30.
Domenica 26, gita a Vallecrosia di tutta
la Chiesa: prenotarsi al più presto.
SAN SECONDO
Martedì 17 maggio, a poche ore di distanza, sono deceduti due vicini di casa della
Rivoira : Codino Ernesto, di anni 82, e
Don Federico, di anni 77. 11 primo è morto
alTospedale Civile di Pinerolo ed il secondo all’ospedale di Bagnolo.
Ai funerali ohe si sono svolti nel nostro
tempio, rispettivamente il 18 e il 19 maggio,
ha partecipato una folla numerosa.
Alle famiglie in lutto rinnoviamo l’espres.
sione della nostra sincera simnatia.
— L’Assemblea di Chiesa è convocala
per domenica 5 giugno.
Verrà letta e discussa la relazione annua
e saranno nominati i delegati alla Conferenza distrettuale e al Sinodo.
Diamo un cenno deMe più importanti attività all’interno e fuori della Comunità.
Per l’interno, ci riferiamo a numerosi studi su argomenti anche proposti dal Sinodo. Abbiamo dedicato alcuni studi alla
storia ed alla natura del Movimento Ecumenico delle Chiese, altri al problema
della obiezione di coscienza, abbiamo studiato il rapporto su la Chiesa di fronte al
problema della violenza, ed il documento
il « servizio » della III Assemblea Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
(tre studi).. Per queste conversazioni utilizziamo i pomeriggi della domenica; infatti l’assemblea di Chiesa in autunno si
era espressa favorevolmente circa la trasformazione del culto serale della domenica in incontro di studio dei vari problemi
che sono posti alla attenzione delle Chiese
dalla realtà del mondo contemporaneo o
direttamente dal Sinodo. Ci sembra che
l’esperimento di quest’anno sia tale da incoraggiarci a continuare in questa direzione.
Per quanti! riguarda il nostro lavoro
nell’ambiente esterno, segnaliamo una conferenza tenuta nel mese di marzo del nostro
Pastore nell’eula del Consiglio Comunale
sul tema: Albert Schweitzer — una filosofia dell’azione. — Larghissima par.ecipazione di pubblico estraneo; il giornale di Bari
ne dava successivamente un’ampia relazione.
Segnaliamo anche un incontro con un
gruppo di studenti di Azione Cattolica guidali dal loro assistente ecclesiastico, i quali
hanno intervistato il nostro Pastore ponendogli domande sulla Chiesa Valdese, sul
Mov'niento Mondiale delle Chiese e la posizione della Chiesa Valdese nei suoi confronti, sul Concilio Vaticano 11, ecc. Tale
intervista fu poi pubblicata sul loro giornale.
Terminiamo queste note dando la triste
notizia della morte del fratello Pietroforle
Samuele di anni 66, avvenuta il 18 maggio.
Fedele nella sua fede fino all’iillimo, lo
ricorderemo per la sua umiltà e per l’at.accamenlo alla sua chiesa. Tutti j suoi numerosi figli sono da lui stati educati nella
fede evangelica ed in essa perseverano. Alla vedova ed a tutti i congiunti rinnoviamo
espressione della nostra simpatia cristiana.
Vittorio ¡.aurora
Durante la settimana santa, a Susa, abbiamo avuto dei Culti in comune con la Chiesa
Battista di Mompantero. Ad un Culto domenicale a Coazze e a Susa abbiamo ricordato
la ’mamma’ anche con il tradizionale fiore
offerto dai figliuoli e con canti, recite e ’ron
des’ da parte degli alunni delle Scuole dome
nicali, ma a Coazze, in quell’occasione, ab
biamo avuto l’incontro con la Comunità di
una rappresentanza di quella di Susa; con i
bambini quelli di Susa, e insieme si sono
’esibiti’!
Ultimamente è stata battezzata, presenti i
genitori, padrino e madrina, Manuela di
Emanuele Volterò e di Alma Peyronel di
Mompantero di Susa. Benedica il Signore la
neonata e i suoi genitori.
Simpatizziamo cordialmente con la cara
Suor Valentina Vollero che, sofferente, è venuta a passare qualche giorno al paese natio.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
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avvisi economici
1
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RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Ido Rostan
commossi per la solidarietà fraterna attestata loro per la scomparsa im
prowisa del loro caro, ringraziano
quanti sono stati loro vicini di presenza o con scritti.
Massello, 25 maggio 1966.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Martinat, profonda
mente commossa per le dimostrazioni
di simpatia ricevute in occasione del
la dipartita della sua cara
Rita Martinat
ringrazia tutti coloro che hanno prese
parte al suo dolore, in particolare iì
Dott. Bertolino, i Pastori dalla, Co'isson e Geymet, il Concistoro, il quar
tiere di Gianassoni e i compagni di
iavoro.
Villar Perosa - Frazione Siberia.
RINGRAZIAMENTO
I familiari deirindimenticabile
Wanda Pascal
ringraziano con profonda commozione le numerore persone che con la
loro presenza, scritti, fiori, opere di
bene hanno preso parte al loro immenso dolore.
Un ringraziamento particolare a!
Pastore A. Deodato e Signora e Pa
store E. Ayassot.
RINGRAZIAMENTO
La moglie del compianto
Ernesto Godine
nell’ impossibilità di farlo personalmente, ringrazia quanti presero parte
al suo dolore ed in particolare i vicini
di casa ed il Pastore.
San Secondo - Rivoira 22-5-1966
Scuola Latina
di Pomaretto
Doni ricevuti « Pro Campana » e <c Pro
Scuola Latina » dal 1« gennaio al 31 marzo 1966. Grazie a tutti.
Pro Campana
Prof. Anna Ribet (S. Germano Chisone)
5.000; Clelia Banchetti (Bari) 1.000; V.O.G
Co'isson (Susa) 25.000; N.N. (Torino) 5.000;
Irma e Arturo Rostagno (Pomaretla) 10.000;
dott. Arturo Gay (Pinerolo) 1.000; Grelel
Denzer (Friburgo) 28.425; Hans Kiffmiiller
(Arosa) 18.360; Amici tedeschi tramile signora Tourn 12.200; Amici tedeschi D. M.
100.
Pro Scuola Latina
Ida e Teofilo Pons (Torre Pellice) 2.500;
Marchetti Valdo 5.000; Giulietta Balma
(Parma) 5.000; Bleynat Laura (Pomaretto)
20.000; Meytre Silvano (Fontane) 5.000;
Grosso Mario (Pomaretto) 5.000; Peyronel
Silvio (Perosa A.) 5.000; Paro Giuseppe (Po.
marcito) 10.000; Malan Renato (Pomaretto)
10.000; Massel Nella (Pomaretto) 10.000;
dott. Arturo Gay (Pinerolo) 1.000; Linette
Monastier (Torino) 2.000; Coucourde Giorgio (Perosa A.) 5.000; Reynaud Alice (Pomaretto) 2.000.
Iia Scuola Convitto Femminile di Torre Pellice . Dagotti
(Torino) accoglie bambine dai
7 ai 15 anni per le
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Pensione Balneare
Ualdese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore: P. Chauvie
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