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ECO
DELLE miXT VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICB
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Num. 3
Una copia Lire 4(1
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.000 per rinterno
L. 2.800 per l’eatero
Spedizione in abbonamento poetale ■ I (gruppo
(Cambio di indirizzo Li>— 50
TORRE PELUCE. 15 gennaio 1965
AnriTnin. ClsudìaBa Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
HI l’insegna del dialogo
Le Chiese si interrogano sull’unità e
preghiera,, polarizza su di essa la
la "Settimana di
loro atrenzione
Dal 18 al 25 gennaio milioni di
cristiani, in tutto il mondo, saranno
quest’anno ancora invitati a pregare
per l’unità della Chiesa. Anche noi.
Che cosa chiederemo? In 3“ pagina
pubblichiamo nella sua parte essenziale la « guida » preparata dal Consiglio ecumenico delle Chiese. Ma siamo veramente in chiaro sul problema
dell’unità? sul piano dei rapporti interconfessionali e di quelli interdenomi nazionali — che sono distinti, ma
paralleli e immersi nella medesima
problematica — sappiamo con chiarezza ciò che il comune Signore ci dà
c ciò che ci ordina? Non direi che confusione e disorientamento manchino
fr, noi nel considerare il Cattolicesiriio in evoluzione, da un lato, e daliii tro « la vocazione comune del proti': antesimo italiano », tema del pross Congresso evangelico.
ì’enso che un apporto vigoroso, seo e non partigiano (poiché certo
tuiianerie « secondo la carne ». i
■osi « fattori non teologici della di■ons », abbondano, e sono preseni fra i reazionari » sia fra i « riizionari »!) sia costituito da uno
sii-.'io che il prof. Vittorio Subilia
h;. oubblicato sul n 3/1964 della rivista « Protestantesimo » e che costit'iisce la messa a punto definitiva di una
conferenza tenuta la scorsa estate ad
Agape nel quadro'del Campo giovanile interdenominazionale : «L’unità
U 'ila Chiesa secondo il Nuovo Testalurnto ». Sarebbe augurabile che queM' Studio fosse largamente conosciute,: per coloro che per molte ragioni
r i possono leggerlo, ho cercato, in
2“ pag., di presentarne le tesi essenziali. senza illudermi di riprodurne la
ricchezza e vivezza. Sono convinto
ch-e questa meditazione seria,, paziente. :sulla base neo testamentaria del
problema che ci interessa, appassiona
e :;eoccupa, non soltanto è conforme
alla nostra comnrensione della fede e
delta prassi della Chiesa, ma è oggi
particolarmente necessaria.
^ ^ ^
L.a vita interconfessionale è all’insegna del dialogo; un’insegna che però copre realtà diversissime, e di ben
vario valore spirituale. L’aspirazione
unitaria è fenomeno comune della nostra epoca, anche se ricca di contraddizioni. Molti si sono chiesti in qual
misura questa aspirazione, valida e
buona in sé per quanto spesso velleitaria e puramente sentimentale,
pesa sul movimento ecumenico della
Chiesa; è difficile discernere azione e
reazione: è indubbio che aH’origine il
movimento ecumenico ha preceduto,
mosso da una motivazione teologica
e missionaria, il fenomeno umano dell’aspirazione unitaria; oggi però i due
fenomeni si sono fatti, almeno nella
massa, e in vari settori delle alte sfere istituzionali delle chiese, strettamente interdipendenti; e il dialogo e
diventato spesso assai equivoco: quello cristiano, non di rado carico di
sottintesi politici, e quello politico
spesso mascherato di pseudomotivazioni religiose.
Quest’azione-reazione reciproca di
fenomeni totalmente distinti e dispaiati, ha avuto contraccolpi profondi
Itela vita delle chiese, nel dialogo
stesso interconfessionale. Questo, lijnitato fino a poco fa a piccole cerehie
« ecumeniche » di studiosi, è stato
quasi di colpo trasferito in piena ribalta, purtroppo con tutta la superficialità che accompagna spesso tali
manifestazioni. Il cattolicesimo uff.
ciale ha presto lanciato in tutte le direzioni la sua offensiva del dialogo, o
abbiamo dovuto constatare con dolore che ampi settori del protestantesimo, ciechi e sordi a una vera problematizzazione teologica dei fenomeno, stavano al gioco. Per altro, non
sempre le reazioni coniro questo ’’lassismo teologico” protestante sono state determinate da motivazioni genuinamente teologiche, o comunque teologicamente maturate e approfondite;
il vecchio anticlericalismo ha mostrato, ad esempio, di non essere del tutto
morto, sì che si può parlare anche di
K aspetti non teologici » della prote;,ta reiterata.
Nel complesso, la pregiudiziale anticattolica ha retto, fra noi, com’è del
resto comprensibile per una piccola
minoranza; ma in che misura è stata
colta l’occasione che la pregiudiziale
diventi una più meditata, attuale risposta teologica al cattolicesimo odierno, così come esce dal Vaticano II?
in che misura ci si è pur lasciati inquietare da questo dialogo, scuotere
da una sicurezza protestante che può
ad ogni istante scadere a sicurezza puramente formale, appena si allenta il teso rapporto della fede? in
ihe misura il nostro atteggiamento è
stato una testimonianza, forse non ricevuta, ma aperta e serena a un cattolicesimo che, per la prima volta,
almeno in Italia, ci tende una mano e
accetta di conversare?
E veniamo ai rapporti, assai più limitati, ma così più intimi, fra gli evangelici italiani. Qui il dialogo tende all’unione, almeno nella passione di un
gruppo, e chiese e movimenti dovranno, a maggio, esprimersi, dopo uno
studio che ci si augura accurato, dichiarando se e in che misura concepiscono e intendono attuare « la vocazione comune del protestantesimo
italiano ». I documenti di studio, finalmente pronti, stanno giungendo alle comunità: varie ecclesiologie, var'o
visioni della chiesa si confrontano, a
e offerto un dialogo che sarà fecondo
relia misura in cui, scrollando da noi
pregiudizi positivi e negativi, ci sforzeremo di discernere gh spiriti, i nostri e gli altri, e di ricercare qual’è la
volontà del Signore, dietro le nostre
chiusure e le nostre aperture sentimentali, culturali, sociologiche: perchè lo spirito del Signore ci chiami
fuori dalla nostra Babele « evangelica » italiana (piccola ma variopinta!)
e però necessario che i problemi sialo impostati su una base e condotti
con metodo esclusivamente teologici
(cioè in riferimento diretto ed esclusivo a Lui e alla Sua Parola), che il
confronto teologico sia aperto, senza
timori che esso metta in luce tensioni,
divergenze forse maggiori di quelle
previste, e nella libera speranza che
esso, interrompendo un troppo lungo
isolamento, avvi! almeno ad una più
fraterna convivenza e collaborazione,
ad un maggiore mutuo rispetto. Prima
di ogni strategia evangelica nell’Italia
d’oggi, è necessario che apriamo infine insieme il Nuovo Testamento e
confrontiamo, nel dialogo critico di
cui parla V. Subilia, la comprensione che ognuno di noi ha dell’unico
Evangelo del nostro unico Signore.
Giustamente il nostro studioso di
Nuovo Testamento conclude il suo
saggio : « Dialogare dunque, ma ricordando che l’Evangelo è Logos, non
Diálogos, cioè che nel dialogo non deve venir meno il criterio di riferimento.
La questione centrale della responsabilità teologica e dell’impegno della
fede nel nostro tempo è il problema
ermeneutico, la ricerca della retta in
terpretazione del messaggio di Cristo ».
Forse questo soprattutto dobbiamo
chiedere, tutti insieme, in preghiera
d’intercessione : che il Signore ci guardi da ogni adorazione dell’unità quale
idolo, e ci dia di essere — e di sentirci reciprocamente — impegnati in
questa seria ricerca, senza l’illusione di
dimenticare un passato in cui, al di
là dei nostri errori. Egli è stato presente, e guardando con cuore aperto
futuro che è ancora Suo; in questa
ricerca, potremo sentirci impegnati —
vincolati dalla Sua Parola — a dire
pei sì e dei no, a noi stessi e agli altri,
in umile attesa del Suo sì e del Suo
no. quando la pienezza ardente della
Sua presenza brucerà ogni falsa unità
non fondata in Lui e porrà in luce, in
tutta la sua meraviglia, la comunione
perfetta fra tutti coloro che avranno
saputo guardare a Lui, cercare Lui,
amare Lui, determinati unicamente
dalla Sua Parola. g. c.
ELETTI
Luca tOs 20
La gioia dei 70 è motivata dalla loro vittoria sul male; hanno visto i segni del Regno di Dio, assistito alla vittoria di Gesù ed alla caduta di satana, è una gioia che, pur non essendo gioia di successi e
di trionfi, nasce dai risultati conseguiti nella loro missione; come tale
è pienamente legittima.
Gesù avverte però i suoi che occorre cercare una motivazione più
profonda e più semplice nello stesso tempo per vivere nell t fede
gioiosa. I discepoli sono entrati nella nuova vita, appartengono a
Cristo, partecipano al Regno, questo è l’essenziale, questa è la radice
della gioia.
Missionari, testimoni, giudici e vicari, i discepoli sono tutto questo nella loro vita, nella loro testimonianza; tutte queste opere non
sono però che i frutti della fede, non la fede stessa; sono opere, non
sono la vita. Essere in Cristo, per sempre, vivere per lui e di lui, questa è la vita. I miracoli, i risultati, le vittorie possono esistere, possono essere offerti dal Signore in sovrappiù, non sono l’essenziale.
Quanti credenti sono tornati vittoriosi dal loro combattimento
per il Regno! Quanti invece si sono considerati sconfitti! Gli uni e
gli altri autentici credenti, grandi discepoli di Gesù. In realtà erano
tutti vincitori perchè ogni credente è vincitore nel nome di Cristo,
ma gli uni potevano trovare nella loro vita delle opere potenti, delle
vittorie, dei risultati, mentre altri non sembravano trovarne.
Proprio per indirizzare il nostro sguardo all’essenziale, alla sostanza della vita, Gesù ci ricorda che la nostra vocazione è la nostra
gioia: il nostro nome cioè la nostra garanzia è nelle sue mani, è per
sempre nel libro della vita.
Giorgio Tourn
uuHiiiMiiiMiiiimiiiiiniiiii
Gatiieo.
A ^ ------
#a Scienza e la Fede
Dopo le celebrazioni
dell’ Anno Galileiano
1 ) Si è chiuso l’Anno Galileiano,
cioè il quarto centenario dalla nascita di Galileo Galilei, e con esso si sono concluse (cerimonia solenne del 1«
dicembre u. s. in Campidoglio) le manifestazioni celebrative con cui l’Ita^
ha ha voluto onorare la memoria del
più .grande dei suoi scienziati. Molto
e stato fatto, durante tutto il 1964,
con congressi e convegni che hanno
richiamato in Italia scienziati di tutto il mondo, per esaminare s discutere lo stato attuale delle ricerche storiche suil’uomo e sulle sue opere insigni, per rendere più profonda, più
chiara, più completa la valutazione
deH’impoTtanza che queste hanno nel
quadro di tutta la civiltà moderna.
Nuove ricerche sull’argomento sono
Líate iniziate e lasciano prevedere un
gran numero di pubblicazioni, del più
aito interesse, nel 196.> e re.gli anni
seguenti.
L’importanza di Galileo nella stona
delle scienze è valutabile degaamenie,
.=•010 insieme e proporzionalmente a
quella di altri geni eccelsi che coprono l’intero arco di tempo dal 1500 al
1750: Leonardo da Vinci, Copernico,
Keplero, Cartesio, Pascal, Ne'wton,
Leibniz, oltre a moltissimi altri, di
poco meno grandi. Valutazione ben
lungi dall’essere acquisita e sulla quale dovranno ancora compiere ricerche,
accurate e difficili, generazioni e generazioni di studiosi più o meno specializzati.
Ciò che oggi può considerarsi compiuta è l’attribuzione, in senso oggeftivo, delle vere e proprie scopert-3
scientifiche da lui fatte. Si conoscono
perfettamente le sue molte e grandiose scoperte astronomiche (principalmente quella delle macchie solari e
quella dei satelliti di Giove), che fece
con l’uso del cannocchiale, da lui quasi inventato. Diciamo « quasi », perchè già erano noti apparecchi rudimentali del genere. Si sa che Galileo
Lxioprì. le leggi del moto dei gravi
(cioè del moto dei corpi soggetti all’attrazione terrestre), ohe intravide le
si sa anche esattamente come ed entro quali limiti) taluni fondamentali,
importantissimi, nuovi concetti della
matematica ecc.
Vi sono invece incertezze e interrogativi appassionanti su quelle che
potrebbero chiamarsi le «ignoranze»
d; Galileo. Per es. come si spiega che
Galileo, convinto assertore del siste
ma copernicano e conoscitore delle
opere di Keplero, col quale pure ebbe
un importante scambio epistolare,
non accettò le leggi del moto dei pianeti scoperte da quest’uTfimo? Perchè
si disinteressò della teoria degl’indtvi
sibili del discepolo e collega Bonaventura Cavalieri, teoria che pure aveva
avuto probabilmente origino (ma come, ed in qual misura?) da ta'uni suggerimenti dello stesso Galiiec e che
era destinata, pochi decenni dopo, ad
aprire la via alle grandiose scoperte
del calcolo integrale?
2) Questi ed altri interrogativi del
genere sono interessanti non a titolo
eli erudizione, ma per comprendere
quali e quante vie del pensiero scientifico del sec. XVII passarono per quel
grande genio, e come in lui si annodarono. Più incerta, sebbene meno interessante e la valutazione delle sue
idee filosofiche, e ciò per la semplice
ragione cha Galileo non fu un filosofo
nel senso proprio del termine. Ebbe
atteggiamento filosofico nel più alto
grado, sia nella fisica che nella mate
di
TULLIO VIOLA
malica (la quale non fu mai da lui
considerata soltanto come ancella della fisica), ma non professò mai, per
quanto si sappia, delle vere e proprie
teorie filosofiche. La filosofia di Galileo, se proprio: cosìi la si vuol chiamare, appare perciò qua e là nelle sue
opere, m forma frammentaria ed anche poco coerente, per cui crediamo
che si continuerà a discutere a lungo,
e probabilmente senza mai arrivare a
concludere, se fu o non fu platonico,
o neo-platonico (con influenze agostiniane, secondo taluni studiosi), o aristotelico e in che misura, ecc.
Può sembrar strano, di primo ac
chito, che si discuta suH’aristotelismo
di Galileo. Non fu egli proprio l’iniziatore, il vessillifero della rivolta ad
Aristotele? La verità è che Galileo
combattè non tanto contro le idee di
Aristotele, quanto contro quelle degli
aristotelici, più precisamente degii
aristotelici del suo tempo, giungendo
talvolta persino a considerare questi
come dei travisatori delle idee del loro Maestro. Egli anzi non discusse ’e
idee propriamente filosofiche di Aristotele, bensì solo quelle scientifiche,
che gli apparivano primitive e rozze,
spesso addirittura contraddette dalle
più semplici esperienze. Perciò è lecito
indagare su un presunto aristotelismo filosofico di Galileo, e la risposta
in merito ha qualche elemento positivo a proprio favore.
3) Galileo, pur non possedendo —
come abbiamo detto — una propria
filosofia, è invece il creatore d’im nuovo indirizzo metodologico, cioè d’un
nuovo metodo d'indagine nelle scienze della natura. E’ il metodo delle
« sensate » esperienze, cioè delle esperienze preordinate e prefigurate da
un’alta attività mentale sempre e solo razionale, e cioè induttiva e deduttiva insieme, esperienze spesso da lui
effettivamente eseguite, talvolta non
eseguite ma pur tuttavia eseguibili, e
talvolta neppure eseguibili ma soltanto immaginabili! E’ il famoso, genialissimo metodo sperimentale, destinato ad affermarsi sempre più, nei seco
li seguenti, fino ai nostri giorni. E’
un metodo (indubbiamente il più
grande merito scientifico di Galileo)
che richiede alte doti di fantasia, ma
che esclude totalmente ogni ricorso a
spiegazioni di tipo finalistico o magico, come per es. l’astrologia (influsso
degli astri) o il pitagorismo (esigenza
che i fatti della natura debbano accorciarsi con certe proprietà dei numeri
naturali), e neppure di tipo probabilistico, cioè rette dai principi del
calcolo delle propabilità ( Quest’ultimc
tipo è entrato nella metodologia scientifica in epoca molto più recente). Naturalmente il metodo sperimentale
implica una concezione filosofica delle
scienze della natura, concezione essenzialmente deterministica (cioè riassumentesi nel principio di stretto le^
game di causa ad effetto, come chiariremo meglio fra poco), e pur tuttavia
non esaurientemente esposta nelle
opere di Galileo.
4) A questo punto possiamo entra
re nel mondo delle idee religiose di
Galileo, e lo facciamo risolutamente
e con gioia, riconoscendo un altro
aspetto, a noi interessantissimo, del
suo genio. Poiché Galileo non ebbe la
pretesa che il suo metodo d’indagine
fosse onnipotente, capace cioè di portare alla conoscenza di tutto il mondo
fisico. Egli fu anzi lunlle nell’ammettere che il metodo (come ogni altro
umanamente accessibile) avesse dei
limiti invalicabili. « Essendo la natura inesorabile e immutabile e nulla
curante che le sue recondite ra^oni
e modi d’operare sieno o non siena
esposti alla capacità degli uomini
(scrive in una lettera)... ella non trasgredisce mai i termini delle leggi imposteli». La sottolineatura è nostra e
intende porre in evidenza Teventualità ammessa, che agli uomini sia pre
elusa la possibili’.à di mai conoscere
certe « recondite ragioni » della natura. Queste « ragioni » sono probabii(coìUiima in 4" pagino)
2
pag. 2
N. 3 — 15 gennaio 19ö5
libri
del diàloìgo ecumenico
Necessità La massa In volgare
La Morcalliana di Brescia, nota casa editrice cattolica, ha recentemente pubblicato
un libro dovuto alla penna di un nostro
Pastore Valdese, il Dr. Ronzo Bertalot, sulla necessità del dialogo ecumenico (1). Il
libro Ila una prefazione di un sacerdote cattolico, e questo fatto, unico da noi (a quante mi è datcì dii sapere) rappresenta già di
per sè una ail'ermazione ecumenica. Ñon a
caso il libro è dedicato alle « rencontres
œcuméniques » di Montreal nel Canada, a
cui r Auto, e prese parte, traendo e portando con sè quella tenace e appassionata vo
Icntà di dialogo con i cattolici che, riconosciamolo pure, manca generalmente da parte nostra. Qui da noi le condizioni sono diverse e lo «tesso Don Pattaro, nella prefazione del libro, lo ricLinosce: « il Protestantesimo italiano c spesso duro e intransigente, viziato, secondo noi da condizioni
amhienlali e storiche meno favorevoli e sospette. Il clima della cultura cattolica e della vita religiosa italiana risente dei condizionamenti storici caratteristici di un cristianesimo mai sottoposto ad una verifica di
parte, essendo la minoranza evangelica
pressoché insignificante ». Ma questo non
vuol dire che vero dialogo non debba e possa
iniziarsi anche da noii e il libro del Bertalot vuole essere un contributo dando indicazioni e spunti di ricerca.
Le divisioni delle Chiese intese come « arroccamenti confessionali » sono uno scandalo che deve finire: le chiese devono uscire dal loro « farisaismo confessionale » e
camminare le une verso le altre, canmiinando tutte verso Cristo. Queste affermazioni di marca protestante le udiamo ora anche ripetute, con appassionata convinzione,
anche da parte cattolica e il Bertalot ci dà Í
in questo senso parecchi esempi con citazioni autorevoli, da cuj prende lo spunto
per affermare che qualcosa si muove e cambia anche nel cattolicesimo rendendo possibile un vero dialogo, in una atmosfera nurificata da prevenzioni e sottintesi, che non
sia soltanto un discorso tra so-rdi.
Naturalmente il dialogo deve iniziare su
questioni dottrinali (le uniiche che implicano veramente una seria separazione), cercando — suggerisce l’Autore — non tanto il
conlrnnto confessionale, anch’esso necessario, ma soprattutto la ricerca comune sugli stessi argomenti. In brevi e densissime
pagine (forse troppo dense per un non
specializzato) l’Autore espone Ic' sviluppo
di alcune dottrine (Bibbia e Spirito Santo,
il concetto di grazia, la predestinazione) su
cui sembrava non esserci a’cuna possibilità
di intesa e sulla quali si può osservare oggi
la possibilità di consensi o almeno' di notevoli avvicinamenti, nella comprensione e
nel rispetto del pensiero dell’altro. In questo senso l’Autore dà molta importanza alla distinzione, di recente ammessa in sede
catto iiCa, tra verità e fcirmulazione della
medesima. La possibilità di formulare diversa-mente una verità, peraltro ritenuta immutabile, implica un maggior approfondimento della medesima, una sua purificazione da formulazioni polemiche non più adeguate, una eventuale scoperta del -suo contenuto piò genuinamente evangelico e quindi i-na presentazione più comprensi-bile (se
non accettabile!) ai fratelli separati. In
questo senso anche i dogmi per noi più indigesti, come il primato papale o le affermazioni co-m-e jl ritorno all’ovile, potrebbero subire delle alterazioni per ora imprevedibili, ma ohe il Bertalot ritiene possibili. Tesi i-ntores-sante davanti a!la quale è
tuttavia difficile liberarsi da un certo scettici-smo : ci p-art infatti che il nostro dissenso non riguardi solo la formulazione
ma la sostanza stessa della verità.
Ma se un ripensamento è necessario (e
in parte in atto) nel Cattcdicesimo, la stes
sa esigenza deve essere sentita e realizzata
anche da noi. Se l’i-ntegrismo cattolico de
ve essere combattuto, altrettanto fortemeii
te deve essere com-bal-tuto quello -profstante .< che prende a priori un atteggian-ento negativo nei confronti di tutto ciò
che è cattolico ». E’ necessario cioè, come
dice il Bertalot: «maturare un processo di
revisione e orientar’o verso una unità cristiana che non è ancora attuale. Per no!
evangelici questo secondo momento è ineviliibile e implicito nella disponibilità che
la Chiesa deve avere verso il suo Signore
e nella consapevolezza che è il Cristo stesso
a guidare le scrii e i momenti decisivi della storia del suo popolo ».
Con appass'onata atteiizionc il Bertalot
rilcv.a e .sottolinea tutti i più piccoli segni
dj apertiif-j cattolica (dalla revisione del
cubo di S. Filomena, ai tentalivi sempre
più adeguali di definire teologieamente i
fratelli separali, credenti in Cristo, Chie-ie
vere ma imperfette, ai consensi di H. Kiing
sulla dottrina della gi-usti-fi-cazione), e cer o
non possiamo non tenerne conto; parecchi
teologi valutano altamente rarriccbimenl-j
I loro portalo dal pensiero protestante ii;
temi specifici come sulla « dottrina della
Parola di Dio >, di cui è sentita da alcuni
I carenza in sede cattolica. Tutto questi)
non esclude la .serietà e la profondità dei
motivi di separazione che il Bertalot rifilisce con chiarezza e lo stesso Padre Pa lare nella prefazione ammette che sullt
questione dell’« analogia en-tis )) la distan,:a tra cattolici e protestanti è pressoché invalicabile. Ma anche da parte prole.stanti
non mancano segni di apertura (« ed è proprio quello che ci preoccupa » direbbe ¡1
.sciito protestante integrista!) come ad es
la Comunità di Taizé c l’evenlualità espressa dal Prof. Cullmann, di elaborare una
felina riformi'.ia della nozione di magistero.
Molti motivi di divisione sono falsi e devo
Ilo essere minimizzati.
Quel che rimane perfe ta-menle valido in
questa Iratlaziane è l’esigenza espressa -dal
titolo: la necessità del dialogo ecumenico,
! cioè dialogo impostato nella -sincera volontà
d; comprendere il pensiero dell’altro senza travisarlo, in una vera disponibilità al’
Fazione dello Spirilo che guida e rinnova
'a Chiesa, in una sincera apertura scevra
■fa pregiudizi e riserve mentali, ispirata
dall’amore c .-o,oenuta dalla preghiera. Come dice lo stesso Bertalot : « l’Ecumenismo
lu n può essere un semplice entusiasmo dovuto aPa novità. Bisogna piuttosto inien(tcflo come una sofferenza spirituale. Esso
ccntiene un giudizio di Dio sulle no-stre
separazioni, anche se non ci nasconde la
grazia divina. Bisogna perciò parlarne —
c lo si è fatto da entrambe le parti — come
di un pentimento e di una -onvarsionc di
noi stessi e non solo degli altri. I nostri
sguardi devono essere maggiommenie fissi
verso la croce dove il Cristo muore per la
nostra unità portando il peso e le conseguenze della nostra divisione. Una buona
teologia della croce ci insegna a sperare
anche nel nostro tempo, contro speranza,
soli e contro corrente ». Condividiamo pienamente queste affermazioni auspicando
che questo libro possa costituire un inizio
per un dialogo vero con i cattolici e perchè
no, anche tra di noi evangelici proprio sulle -possibilità, limiti e speranze del dialogo
con i cattolici. Alberto Taccia
La nostra stampa
vi Interessa ?
SOSTENETELA
DIFFONDETELA
Seguendo di pochi giorni 1*esempio re
rente delVepiscopato francese, gì« precedi!
to da quello statuninense e tedesco, Vard
vescovo di Milano, il giorno deirEpifania
hi! celebrato nel Duomo la prima messa ir
italiano: in ogni altra chiesa cattolica ita
liana tale nuova celebrazione inizierà il 7
marzo prossimo, prima domenica di quaresima. Abbiamo già detto che ci rallegriamo di questa iniziativa, ma anche che questa innovazione, ovviamente, non muta
nulla al nostro modo di valutare la messa. E proprio perche non si tratta di una
qualsiasi forma di culto religioso, ma di
un culto nel quale Cristo dovrebbe essere annunziato, dobbiamo ~ di fronte a
■ pensasse che anche da questo lato il
caltoUcesimo si sta rinnovando — ribadire
nostra valutazione negativa della messa.
Proprio ultimamente abbiamo letto la lim
pida pagina (1) che qui riproduciamo:
Risponde all’essenza del cristianosimo riformatore, va.utare lutto ciò die concerne
.1 sacramento dell’altare unicamente in b.i
•e alla fede nell’Evangelo (e non in base
a criteri di religione comparata, ad esem
pio, che permettono di fissare gli inserti
extracristiani nel culto cattolico, n. d. r.).
Proprio procedendo così, tuttavia, la cri
tica cri-stiana acquista un’acutezza inflessi
bile, Lutero constata : primo, il sacerdote
ohe presiede la messa non opera come un
messaggero deirEvangelo, come un predicatore, che pene di fronte al cuore e alla
coscienza degli uditori Gesù Crislo, il quD' è la fine della Legge; egli è piuttosro
un sacerdote che, secando l’ordine di una
istituzione, svolge un servizio sacro. Se fa
seriamente e impegna sè stesso nell’opera
cor raccolta pietà, egli compie un’opera di
eccezionale portata: per mezzo del suo sacrificio, che rinnova visivamente il sacrifì
. o del Golgota, e che pure è un sacrificio
cpcrato pienamente dairuomo, egli placa
1 incombente collera di Dio e, pronuncian
(1) Emanuel Hirsch, Das Wesen des reformatorischen Christentums (L’e&senza dd
crisfianesimo riformatore), Berlin 1963,
pagg. 81 s.
Anche in linguaggio moderno e accessibile
a tutti rimane pur sempre un altro Evangelo
ào le parole delFis-iluzlone, rende Dio corporalmente presente nel Sanetissimum. In
quest’opera è fatale che con quanto maggiore venerazione e pietà viene compiuta
può essere straordinaria la esaltante adorazione con cui proprio i giovani sacerdoti
«i impegnano in questo mistero (si ricordino le prime esperienze di Lutero! n. d. r-ì
— tanto più chiaro risulta l’apporto dell’uomo. In realtà, nel sacrificio della messa l’unico elemento cristiano, la parola
dell’Evangelo dell’amore di Dio che gratuitamente si dona, che nega valore a ogni
opera umana e fa appello unicamente alla
fede, viene trasformato in opera deH’uomo,
Ile ottiene, crea la grazia e :a prossimità
Dio. In secondo luogo, poi Lutero scoore che nella messa risulta il più stridente
contrasto cton l’Evangelo anche se si considera la comunit'ò che vi partecipa. In quan
I sacramento, secondo la dottrina roma’ Ig messa appartiene ai cosiddetti « sac-amenti dei vivi ». Può comunicare soltan) colui che, grazie a una valida confes-sic
ne e penitenza, è certo di esser libero da
peccato mortale. Chi ha sulla coscienza un
peccato mortale non confessato, e fa quindi
parte dei morti spiritualmente, comunicando commetterebbe il più terribile dei
peccati mortali, il sacrilegio ; e meriterebbe così doppiamente l’inferno. Comunque,
le grazie divine prodotte nella messa possono garantire immediatamente comunione
vivente con -Dio -soltanto a colui che già ha
1 grazia giustificante e santificante. Per
ogni altro, la messa, che gli scorre davanti
come l’attuarsi di una comunione che gli
r* venuta e.stranea, può recar benedizione
tutt’al più in modo mediato, nella misura
■' cui Timpressione suscitata dalla messa lo
tocca, lo fa rientrare in se e lo spinge a
rimettersi in ordine con Dio mediante la
confessione. Cosi la comunità della messa
viene proprio educata alla intima convinzione che la vicinanza di Dio, portatrice di
grazia e di aiuto, quale viene suscitata nel
la messa è destinata ai pii e ai convertiti,
non a -lolcro che si sanno separati da Dio
da! peccalo mortale. Anche qui domina la
religiosità delle opere. Condensando i due
punti, Lutero può, deve dire: tutto ciò ebe
concerne il sacramento delPaltare è, con
serietà estrema, ra-dica'menle opposto alla
fede nell’Evangelo. I mezzi con i quali si
cerca così di render presente il Cristo come il Signore crocifisso e vivente, sono tal
mente contrari allo scopo perseguito, die
tutto viene capovolto. Il Cristo, alla cui potenza e gloria sono sottoposti la messa e il
sacramen.o dell’altare, ha solo più il nonie
in comune con Gesù di Nazaret, il quale ha
rifiutato, in nome del Padre suo, la religiosità della fede nella Legge e dell’oper-:
meritoria. Lutero applica al sacrificio della
messa e al sacramento dell’altare il NO
che Paolo aveva opposto al paganesimo c
al giudaismo.
Dopotutto c’è da chiedersi se il giudizio
di qualcuno — che il reporter de "La Stani
po’’ riferiva il 7 u. s. da Milano — secondo
cui ’’il latino aveva più fascino, ora la Mest ha perso il suo mistero", non sia più clv
una superficiale impressione e non contea
"I intima verità: cuore della messa è in
fatti la (pretesa) misteriosa comunicazion della grazia divina operata da un uomo, sio
pure investito dii un (preteso) mandato d:
vino. Sicché ci rallegriamo che la liturgv.
della messa possa esser meglio seguita; crallegriamo che la predicazione — e spe.'^so una predicazione più evangelica ” acquisii sempre maggiore importanza anch
nel cattolicesimo; ma dobbiamo ferm->
mente constatare, con tristezza che il cuor,
del culto e della religiosità cattolica,
’ santo dei santi \ Vallare e la messa, seno e rimangono elementi totalmente spie
in una vita cristiana che voglia lascia).'
determinare dal Nuovo Testamento: Va
nuncio di Cristo che vi si vuol dare è ’ <■
altro Evangelo'\
tiiiiiiiiiiimiiiiiiiiuiiii
i<iiliiHiiimmiiMmiHiiniiHiiiiMiiHiMimHiiiiiii..iiiiiiiiuHiiimiiiiiiiHimiiiMiiiniiiiiH
-miiiUMimiiiiiiiii
Che dice il Nuove Teslameelo deirunilà della Chiesa?
(1) Dr. RENZO BERTALOT, S.T.M.,
Ph. D. — Necessità del dialogo ecumenico. Morcelliana, Brescia 1964,
pagg. 95. L. 600.
Oggi, con « una idealizzazione della storia
del Cristianesimo primitivo », si ragiona
spesso con « uno schema ispirato all’assioma: ’Al principio era. TUnità’. Si tratta dello schema : realizzazione dell’unità — perdita dell’unità — restaurazione dell’unità.
L unità sarebbe stato l’ideale realizzato all’epoca del Cristianesimo apostolico; all’unità
avrebbe fatto seguito la disunione come degenerazione c colpa del Cristianesimo posteriore; il compito della Chiesa di oggi sarebbe quello di restaurare il paradiso perduto
dell’unità esistente ai tempi apostolici, cancellando 19 secoli di storia ». Orbene, storicamente « la disunione ha preceduto l’unità
della Chiesa, nel senso che l’appello all’unità
della Chiesa fin dalle origini è stato formulato di fronte a una situazione di disunione...
Fin dalle origini del Cristianesimo unione
e disunione sono stati in costante dialettica,
una dialettica che presenta una stretta analogia col rapporto di tensione che sussiste
tra l'uomo vecchio e l’uomo nuovo, il peccatore e il giusto, la carne e lo Spirito, il mondo presente e il mondo a venire ».
Cioè l’unità della Chiesa, secondo il Nuovo Testamento, non si concreta « oggettivamente e durevolmente in una istituzione, in
ordinamenti sociologici e in strutture giuridiche a carattere costante, sviluppantisi in
analogia e parallelismo con le strutture del
mondo ». Tale unità « non può essere
pensata come un concetto statico ma come
un concetto di relazione : la Chiesa è una
solo se e quando in relazione di comunione e di ubbidienza con il suo Signore »; l’unità consiste cioè « nel fatto che la Chiesa
si riferisce a un unico punto di riferimento »,
è unità nel Signore, realtà vissuta nella situazione di tensione a cui si accennava.
Poiché l’unità sta nella relazione con il Signore, questa va considerata nei quadro trinitario. La Chiesa è :
— il popolo di Dio, « che si costituisce
quando si produce la chiamata, fuori da tutte le distinzioni e divisioni umane — razziali, sessuali, nazionali, politiche, economiche, sociali, religiose — a fondare una nuova razza, una nuova famiglia, un nuovo
popolo, un nuovo rapporto di fraternità e di
uguaglianza, che supera e abbatte le barriere
economiche e sociali, una nuova comunità
che non coincide più con le comunità dei
religiosi e degli irreligiosi, dei santi e degli
atei, dei giusti e degli empi, dei circoncisi c
degli incirconcisi, diremmo oggi degli uomini di chiesa e degli uomini di mondo, un
nuovo Israele »; e sì tratta dì una « novità
assoluta, nel senso che il Nuovo Testamento
dà al termine nuovo, il senso di apparizione
dei Regno di Dio nei suoi segni premonitori ». La Chiesa: «una colonia di immigrali
che vivono in paese straniero con le leggi
della madre patria »: ogni contrasto, individuale e comunitario, con queste leggi, « allenta fino a scioglierlo il rapporto di subordinazione nei confronti del Signore della
Chiesa e quindi distrugge Tiinità della Chiesa airinlerno della Chiesa. Simultaneamente
disintegra nella sua anima profonda la Chiesa e la diffama davanti al mondo, per cui è
giusto che gli uomini di questo mondo non
* Condensiamo qui l’articolo del
Prof. V. SUBILIA, L’unità della Chiesa nel Nuovo Testamento, pubblicato
sul n. 3/1964 di «Protestantesimo»,
pagg. 129-156. Le parti fra virgolette
sono cita2doni dirette; per brevità è
stata qui tralasciata l’indicazione di
numerose citazioni bibliche, oltre che
bibliografiche, n. d. r.
La Chiesa è una solo se e quando
è in rolaxione di comunione e di
ubbidienza con il suo Signore
la prendono più sul serio e la disprezzino ».
— il corpo di Cristo. Non bisogna forzare
l’immagine biologica — com’è avvenuto dalla gno3Ì antica alla dottrina romana del ’corpo mistico’ — « l’espressione non supera i
limiti deH’immagine ed è pienamente intercambiabile con immagini di tult’altro tipo:
la Chiesa è presentata altresì come un gregge che ascolta la voce di un solo Pastore,
i tralci che escono dal ceppo della stessa vite, redificio che ha u;ia sola pietra angolare,
la fidanzata, la sposa e la moglie di un unico uomo, ecc. (...) Con queste immagini il
Nuovo Testamento intende esprimere in for
me varie ma nel modo più energicamente
realistico, il concetto che la Chiesa dipende
da un unico Capo ». Di fronte alla chiamata
che costituisce la Chiesa e che si esprime
nel messaggio : Gesù è il Signore, « la fede
prende corpo nel riconoscimento di quel
messaggio come la norma del proprio parlare, del proprio pensare, del proprio agire ». il che « equivale a una rigenerazione,
a una nuova nascita, cioè a una impostazione diversa di tutta la propria vita ». « Soltanto il comune riferimento a Cristo, proclamato e confessato come il Signore (...) fonda
l’unità (...). La Chiesa è associazione non di
affini ma di dissimili, che hanno provenienze
spirituali, culturali, economiche, etiche diverse e diversità che permangono. (...) Soltanto il rapporto con il Signore — sostanziato di chiaro impegno esistenziale — mette
in rapporto con gli altri, per cui i diversi
in Lui s’incontrano nonostante le diversità».
— la comunione dello Spirito. Poiché il
richiamo alla norma scritturale, comune a
tutti i cristiani, può rimanere formale, e la
Scrittura va interpretata (solo lo Spirito conosce lo cose di Dio e può rivelarle), qual’è
il criterio della verità, e della unità che
essa fonda? Nella storia secolare della Chiesa
si notano due ìendenzo :
a) quella spiritualìstica. Partendo da fermenti già presenti nelle chiese di Corinto e
dell’Asii» Minore, « lungo una linea che va
dai monlanistì del II secolo, agli eretici mediocvali, agli spirituali del XVI secolo, ai
pielisti del XVIT, agli illuminati del XVIII,
ai risvegliati e ai liberali del XIX (...) s’incontrano alcune costanti : la immediatezza
deH'ispirazione, il fervore deirìnteriorità, il
faslidio verso gli elementi 'esteriori* che non
pos.sono essere ridotti a esperienza, il rifiuto
deile mediazioni istituzionali, la spiritualizzazione dello storico e del giuridico, la certezza dì jmssedere il monopolio della santità
e della verità, l’affermazione dello Spìrito —
concepito a guisa di scintilla divina o coscienza o sentimento o ragione — come svin
colato dalla Parola. A queste varie espressioni dello spiritualismo potrebbe essere applicato il giudizio che Tertulliano formulava
sugli gnostici: ’c non hanno chiese’: a rigore lo spiritualismo è il regime del liberum
arbitrium del singolo e della sua interiorità,
al limite crea isolamento, non comunione.
b) Quella autoritaria. Anche di essa troviamo già nel Nuovo Testamento le prime
tracce negli scrìtti tardivi e marginali (Pastorali, Giuda, II Pietro); appare « una coscienza di possedere oggettivamente la verità, che è ben diversa dalla certezza della
fede »; e questa verità è affidata a « funzionari ecclesiastici accreditati », depositari del
la « sana dottrina »; si forma — e si attua
nella successione apostolica dei vescovi —
il concetto di tradizione e di magistero; allora « il criterio risolutivo deiPunità poggia
sui tecnici della retta dottrina, sui competenti del divino, che per diritto divino dispongono dello Spirito e ne esercitano con
autorità le funzioni, cosi da rappresentare
un’istanza senza appello, liberatrice dai dubbi della scelta ».
Nè l’una nè l’altra di queste vie è la via
del Nuovo Testamento. « L'unità non è patrimonio che si possa possedere con animo
soddisfatto di ’beati possidentes'. Nè la spiritualità dei credenti, nè l’organizzazione autoritaria, nè una comunità di convertiti nè
una Chiesa istituzionale possono assicurarne
la realizzazione. La unità è sempre in statu
vide e non ancora in statu patrias sino a che
il Signore venga. Vi può essere un movimento verso Tunità, non una istituzione unitaria, una ricerca deH’unità, non uno stato
di unità. L’unità è sempre oltre tutti i nostri tentativi e le nostre realizzazioni ».
IL PROBLEMA CONFESSIONALE.
Occorre però notare che « queèla relazione
col Signore di cui la Chiesa vive e che è il
motivo e la condizione della sua unità, può
essere interpretala in modi diversi. (...) L’interrogativo che si pone è questo: sino a che
punto queste divergenze sono legittime?
sino a che punto invece rischiano dì trasformare l'Evangelo stesso che è oggetto del comune sforzo d'interpretazione? » lì Nuovo
Testamento ci permetto di porre alcuni punti di rìferimenlo e d'orienlamcnto.
— La divcrsi:à dei doni. Torniamo alla
parabola del corpo. « Il ragionamento svolto
dall'Apostolo Paolo nel cap. 12 della I Epistola ai Corinzi e dell'Epistola ai Romani
vuole significare che a nessun membro del
corpo sono concessi tutti i doni. Bisogna
dunque vigilare affinchè nella Chiesa non
si verifichi il fenomeno di un dono — charisnia — che pretenda di rappresentare' da
solo lutto il Cristianesimo ». Tutti ì doni sono necessari, tutie le funzioni, dalle più impegnative alle più umili, ma nessuna deve
illudersi di esaurire tutto l'Evangelo; se «esercitate in maniera esclusiva anziché complementare, si produce una concentrazione di
interessi su uno solo degli clementi della
fede e questo ha per conseguenza una rottura deH’unilà c della sua funzione armonizzatrice e equilibratrice. Il fenomeno può
verificarsi nell’ambito di una sìngola comunità come sul piano di quei movimenti «orti
per denunciare lacune o infedeltà della Chiesa su determinate questioni e che poi finiscono per irrigidirsi in Chiese separale, limi
tando la loro comprensione dell'Evangelo a
uno solo dei suoi aspetti c producendo per
conseguenza più o meno gravi spostamenti
di equilibrio neH'insìeme del messaggio cristiano. L’Evangelo non autorizza queste unilateralità ».
— La diversità di teologie. Parallela a
questa ricchezza dì doni, troviamo, nel Nuovo Testamento, una pluralità di teologie diverse : ricchezza che esprime l’impossibilità
per ogni testimone biblico dì « abbracciare
tutta la pienezza della conoscenza dì Dio »,
ma che contiene pure un rischio di « autonomìe dottrinali » e quindi ancora di disu
nione. A chi legge e studia le testimoniali.',
neotestamenlaric con animo credente ma c. i
lucida e vigile intelligenza, salta agli occila diversità d'impostazione che l'Evangelo <!.
Cristo ha avuto in Marco, in Matteo, in Li
ca, in Giovanni, in Paolo, e negli uliiu ,
scritti. Si pone qui allora il problema -— cii.
è quello del canone — in che misura diverse teologie rappresentino modi diversi
sentire TEvangelo — come « si potrebbe og
gi pensare a un diverso modo di sentire V£
vangelo in Europa, oppure in Africa, oppi,
re in Asia » — ovvero ottiche diverse, punì'
/di partenza così divergenti da minec
ciare di rompere l’unità della Chiesa. N; ;
Nuovo Testamento restano documentate qu—
ste due possibilità : ricchezza di teologi'
complementari, e irriducibile contrasto fra
Evangelo e anti-evangelo, con qualche traccia di inizi di compromesso.
« Si può comunque ritenere che la diversità di teologie sia non solo legittima, m.a
feconda nella Chiesa, onde esplicitare l’Evan
gelo in tutta la ricchezza del suo contemiU.
e sottolineare il fatto che nessuna formula
zione ha la possibilità dì esaurirne tutte le
risorse. Vi è sempre un margine non supe
rabile fra Cristo, la verità, e la nostra comprensione della verità, per cui la verità cristiana e la dottrina cristiana non possomcoincidere senza riserve. Le differenziazioni
teologiche devono perciò avere diritto dì cittadinanza nella Chiesa e non essere considerate lesive della sua unità, a condizione
che il fondamento sia effettivamente e incoudizionatamente il medesimo (1 Cor. 3 :
10-11), la impostazione sia in tutti i casi ri
gorosamenle crìstocentrica, il rapporto tra
gli elementi deli Evangelo non sia falsato d
Evitando « i pericoli di un relativismo superficializzante, che tenda a rendere equivalenti tutte le dottrine », deve rimaner desto
e stimolante « il dialogo critico Ira le tendenze diverse ».
IL LIMITE DELL’UNITA’.
V'è però un limite insuperabile. II Nuovo
Testamento ci dà comunque due esempi
lampanti. AnzituUo il contrasto radicale fra
Paolo e i giudaizzanli : riconoscendo nella
posizione di questi ultimi una totale falsificazione deirEvangelo, l'apcotolo che ha scritto
] inno all agape fraterna giunge a pronunciare 1 anatema, a rompere la comunione.
« Uguale pericolo di mutamento del contenuto dell Evangelo è lappresentato agli occhi tanto dell apostolo Paolo quanto deU’aposlolo Giovanni dalle posizioni gnostiche », comuni a tanta spiritualità dell’epoca. La polemica del cap. 15 della I Corinzi, contro
quelli che negano la risurrezione, non va
contro dei materialisti, ma contro gli spiritualisti che fin da allora cercavano di « cristianizzare antiche tesi elleniche, elevando a
dignità di dogma la vita dell’anima e la sua
cosiddetta immortalità ;» sulla stessa linea
si muove la vigorosa polemica giovannica
(I Epìstola) contro i ’falsi profeti', e anche
qui nello stesso scritto le più dure espressioni di rottura si affiancano alla « martellante esortazione a praticare il comandamento tìpicamente giovannico dell’agape, non generica del prossimo, ma dei fratelli: (...)
1 agape può sussistere soltanto nel vincolo
inseparabile con la fede ». (...) « Non è per
caso che nessuno scrìtto del Nuovo Testamento ha condotto il concetto di unità della
Chiesa alla profondità a cui l’ha condotto
Giovanni : Punita ecclesiastica secondo Giovanni è addirittura manifestazione sul piano
( Continua in 3" pagina )
3
iíj gpnnaio 1965 • N. i?
pag. 3
PER TUTTE LE CONFESSIONI CRISTIANE, DAL 18 AL 25 GENNAIO
Settimana di preghiera per i^unità
Diecine di migliaia di persone, in tutto il mondo, pregheranno,
in questa settimana con particolare fervore per l’unità cristiana. Questa traccia, preparata dalla Commissione « Fede e Costituzione » del
Consiglio ecumenico delle Chiese, e diffuso in italiano a cura del
Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, è un invito ad
unirci alla preghiera che è quella elevata da Cristo stesso al Padre.
Ciononostante tutto ciò si risolverebbe in una semplice perdita di
tempo, se non siamo convinti che
Dio ha fatto ogni cosa nuova: mediante la venuta fra noi di Cristo Gesù e mediante il dono del suo Spirito, egli ha aperto delle nuove prospettive dinanzi all’umanità ed a tutta la creazione;
giorno dopo giorno Iddio può rinnovare le nostre Chiese e noi
stessi : ogni preghiera è, in uno dei suoi significati, un atto di fiducia
nella potenza rinnovatrice di Dio. La nostra generazione è particolarmente chiamata a rendersi conto che il rinnovamento cristiano non
si limita alFindividuo; esso comprende la totalità della Chiesa di
Cristo e la totalità della società umana.
Preghiamo dunque per l’unità che Cristo ha chiesto a Dio, l’unità nella verità e nell’amore, l’unità per la testimonianza ed il servizio.
Questa traccia è destinata all’uso comunitario come a quello privato. L’ordine liturgico proposto all’inizio potrà essere utilizzato sia
in un culto comunitario come in un gruppo di preghiera; vi si potranno aggiungere delle preghiere e delle letture quotidiane secondo
le circostanze e apportare ogni adattamento giudicato opportuno.
LUNEDI’
GENNAIO
gnore, per la tua misericordia. Amen (2).
Tema :
(2) Adattata dalla « Liturgia del Patto »
della Chiesa metodista.
Letture :
Geremia 31: 31-34; Matteo 26: 26-29.
Se uno è in Cristo, Meditazione:
egli e una nuc
creatura.
(II Cor. 5: 17).
I uMord:
) Dìo, la cui potenza è inalterabile e la
i Kicc e eterna, abbassa il tuo favorevole
.rdo sulla tua Chiesa, questo mistero mero .filoso e sacro; mediante l’azione costante .Iella tua instancabile provvidenTa, l’opera
d: -alvezza dell’uomo sia proseguita; che il
ITO odo intero senta e veda che le cose abbattii sono rialzate, le cose vecchie sono fatte
nuove, e che ogni cosa torna alla perfezione
}' r mezzo di Colui da cui trae la propria
o jgme: Cristo Gesù, che vive e regna con
7 Padre, nella unità dello Spirito, un solo
r K) eternamente benedetto. Amen (1).
> ) Sacramentario di san Gelasio.
ì ‘re :
a a 65: 15-25: II Corinzi 5: 13-17.
udii azione :
■ In Cristo » è l’espressione decisiva di
qiu.ao passo biblico. In Cristo noi siamo delle nuove creature. E' l’inizio di un mondo
e se noi siamo in Lui, se viviamo con
In: e per Lui, noi non apparteniamo più al
A.-'-’chio mondo, ma al mondo nuovo; noi
SI no delle nuove creature.
ÌVla la cristianità, nel suo stato -illuale, appare veramente come un mondo nuovo? Le
fs •' ire divisioni non rivelano forse sino a
qnnl punto noi siamo ancora ancorati al veccuiy mondo? Per questo Cristo ci chiama
filiti ad aprire continuamente i nostri cuori
alla sua azione rigeneratrice. Egli è morto
« aiHnchè quelli che vivono non vivano più
por loro stessi, ma per colui che è morto e
risuscitalo per loro » (v. 15).
Nella misura in cui viviamo per Lui, noi
rilroviamo Funità. Infatti, Egli non c morto
soltanto per noi, ma per tutti. Se noi diventiamo uno in Lui. non è quindi per bastare
a noi stessi, ma affinchè noi viviamo in modo tale che tutto il mondo sia rinnovato.
intercessione:
Per l’unità di tutti i cristiani — per il
loro rinnovamento e la loro santificazione
nella verità e nell’amore — per il Consiglio
ecumenico delle Chiese e tutti i movimenti
(‘ le organizzazioni che vogliono servire l’unità — - per l’Alleanza evangelica — per coloro che sono responsabili dell insegnamento
nelle Chiese — per la fedeltà e perseveranza della preghiera in comune ed in privato
Quando Gesù celebrò con i suoi discepoli
l’ultimo pasto, Egli prese il calice, rese grazie e disse : « Questo calice è il nuovo patto
nel mio sangue ». Egli diede la sua vita
perchè una nuova alleanza si stabilisse fra
Dio ed il suo popolo. I discepoli che bevvero del calice sono l’immagine del popolo vivente nella nuova alleanza; ma essi non si
sono scelti da sè stessi : Cristo li ha chiamati
ed ha accettato la morte per loro. Essi possono formare un solo corpo, perchè Egli li
fa partecipare al perdono di Dio.
Il popolo di Dio è formato di quanti accolgono i suoi doni. Ma noi siamo separati; noi
non beviamo allo stesso calice. Comprendiamo noi quel che Cristo ha fatto per noi
quando il segno della alleanza diventa il segno della nostra divisione?
Entercessione:
Che tutti i cristiani soffrano protondamente per le loro divisioni e pongano la loro fiducia nella potenza di Dio per essere guariti
— per le Chiese perseguitate e per tutti coloro che soffrono — per la testimonianza della Chiesa in seno alle contraddizioni del
mondo — per tutti gli avversari della Chiesa.
MERCOLEDÌ’
20
GENNAIO
Tema :
Eccolo ora il tempo
accettevole; eccolo
ora il giorno della
calvezza!
(Il Cor. 6: 2).
MARTEDÌ’
19
GENNAIO
Tema :
Io farò un nuovo
patto con la casa d’Israele.
(Geremia 31: 31).
Preghiera :
Perdonaci, Signore, per non aver cercato
di vincere il male col bene e per esserci lasciati condurre lontani dalla Croce. Perdonaci per avere cosi male trasmesso il tuo
amore agli altri e per avere preso parte con
tanta leggerezza alle ingiustizie ed alle sofferenze che non ci colpivano direttamente.
Perdonaci per avere talvolta amato le cose
che ci separano dagli altri ed a cagione delle
quali noi siamo stati irriflessivi nei nostri
giudizi, pronti a condannare, avari nel perdonare. Abbi pietà di noi e perdonaci, o Si
GIOVEDl’
21
GENNAIO
Tem a :
Il vino nuovo va
messo in otri nuovi.
(Luca 5: 38).
il nome cui essi si rifanno: conducili ad una
unità sempre più grande con Te. Mantieni
la tua Chiesa nelFunità e nella pace. Preservala dal riporre la propria fiducia nei favori
dei principi, nella potenza dei ricchi o nei
metodi del mondo. Anzi, che essa ponga
sempre più la propria fiducia nella potenza
della preghiera, nella santità e nella direzione ineffabile dello Spirito Santo. Amen (5).
Preghiera :
Signore, Tu che benedici coloro che ti benedicono e santifichi coloro che pongono in
Te la loro fiducia, salva il tuo popolo e benedici la tua eredità; preserva la pienezza
della tua Chiesa; santifica coloro che amano! i
la bellezza della tua casa; ricompensali mediante la gloria della tua divina potenza, c
non confondere coloro che ripongono in Te
la loro speranza. Dona la tua pace al mondo
ed alle tue Chiese, ed ai pastori di tutto il
tuo gregge. Poiché ogni bene ed ogni dono
perfetto sono da Alto e provengono da Te.
Padre di ogni luce, è a Te che noi offriamo
gloria, e riconoscenza, e adorazione, al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, ora e
sempre, nei secoli dei secoli. Amen (4).
(4) Liturgia di san Giovanni Crisostomo
Letture: Isaia 42: 1-9; Luca 5: 33-39.
Meditazione :
Un abito nuovo, del vino nuovo sempre
efficace! Gesù mostra, con queste immagini,
la novità delFEvangelo. Cristo è la vera
svolta. Egli ci rende gioiosi come i convitati
di un banchetto nuziale.
Afferriamo noi questo o cerchiamo semplicemente di adattare Cristo alla nostra vita
passata? Cristo, una toppa cucita su di un
abito vecchio? La pace, la speranza e la gioia
abiteranno nei nostri cuori unicamente se
noi non risparmieremo nulla per vivere con
Lui. Noi temiamo di perdere ciò che ci è
ben noto e familiare. Il salario di questo timore è che noi perdiamo ad un tempo la
pace e la gioia. Mostriamo dunque a tutti
come FEvangelo è nnovo! Se noi ci raccogliamo in questo sentimento dì gioia, molte
delle nostre separazimii non avranno più ragione d'essere.
Intercessione :
Per le Chiese oriodosse — per le vecchie
Chiese d'Orienle per i preparativi del
Prosinodo pan-ortodosso — per la Comunione anglicana — per le Chiese vecchio-cattoliche — perchè i membri dì tutte queste
Chiese servano con fedeltà la causa della
pace e delFunità di lutti i cristiani e della
umanità intera.
VENERDÌ’
(5) Formulario per il culto pubblico della
Chiesa libera imita di Scozia.
Letture :
Isaia 19: 19-24; I Giovauui 2: 7-17.
Meditazione :
L’apostolo si rivolge, volta a volta, ai figliuoli, ai genitori ed ai giovani. Egli spiega rispettivamente agli uni ed agli altri ciò
che il Cristo ed il nuovo mondo significano
per essi. Questa enumerazione suggerisce che
Cristo non è venuto per alcuni, ma per tutti, senza eccezione di età, di sesso, di nazionalità 0 di razza. Anche la Chiesa deve comprendere, in sè, tutte queste differenze.
I cristiani, non sono forse spesso separati
gli uni dagli altri perchè essi non si interessano che a ciò che è loro prossimo e conosciuto? Quale deve essere il nostro atteggiamento perchè la Chiesa divenga universale secondo il desiderio del suo Signore?
Intercessione :
Per le Chiese luterane — per le Chiese
riformate e presbiteriane — per le Chiese
Battiste, per le Chiese metodiste — perchè
tutte queste Chiese camminino secondo lo
Spirito e crescano in conoscenza e nell’amore di Dio e di tutta l’umanità.
SABATO
23
GENNAIO
Tema:
La pace di Cristo,
alla quale siete stati
chiamati per essere
un sol corpo, regni
nei vostri cuori.
(Col. 3: 15).
22
GENNAIO
Preghiera :
O Dio, ricolmaci di un amore così grande
per i nostri fratelli di altre confessioni da
farci desiderare di essere uniti ad essi. Aiutaci ad assumere nei loro confronti un tale
atteggiamento da saperli comprendere e da
lasciarci istruire da loro. 0 Dio, preservaci
dal condannare o dal controbattere ciò che
non possiamo comprendere. Veglia sulle nostre labbra affinchè non ci accada mai di
pronunciare parole crudeli o menzognere o
che, anche se vere, non sono tutta la verità
0 la verità espressa senza carità : per amore
di Cristo Gesù, nostro Signore. Amen! (6).
Tema :
Chi dice di esser
nella luce e odia il
suo fratello è tuttora nelle tenebre.
(I Giov. 2: 9).
Preghiera;
Signore, che hai amata la Chiesa e hai
dato te stesso per essa, santificala e purificala mediante la Tua Parola. Spazza via le
sue divisioni vane ed il suo spirito di rivalità e di gelosìa. Liberaci dai nostri giudizi
senza carità ed uniscici tutti per adempiere
la tua opera santa. Benedici tutti coloro che
amano il Signore Gesù Cristo quale che sia
(6) Adattata dallo « Student Prayer » di
G. W. Briggs.
Letture :
Isaia 26: 12-21; Colossesi 3: 1-17.
Meditazione :
Paolo parla dei cristiani come di uomini
nuovi. Cristo li ha rinnovati. Essi hanno
svestito il vecchio uomo e rivestito il nuovo
Non vi è più nulla da fare? Si, perchè se essi
vogliono rimanere in questa condizione, il
dono di Cristo deve esser loro coutìnuamen
te rinnovato. I cristiani saranno degli uomi
ni nuovi finché rimarranno uniti a Cristo
Paolo ci indica anche le qualità essenziali
dell’uomo nuovo : questo fa tutto a nel no
me di Cristo », custodisce la sua parola, can
ta inni di lode e rende grazie a Dio, il Padre, nel Suo nome. L’uomo nuovo trova la
Preghiera :
0 Dio, che nel tuo Figliuolo Gesù Cristo
hai formata la Chiesa per essere un cuore
ed un’anima nella potenza della resurrezione e della comunione dello Spirito Santo, ristabiliscila nel suo primo amore e, a noi tuoi
servitori, accorda una misura tale di questo
amore sì che possiamo servirti come Tu vuoi
e là dove Tu vorrai, per Gesù Cristo, nostro
Signore. Amen! (3).
(3) Liturgia Ashram Jyotiniketan della
Chiesa delFIndia.
Letture: Isaia 61; Luca 4: 14-30.
Meditazione :
Qui Gesù annuncia in pubblico, per la
prima volta, che una nuova era ha fatto irruzione. « Lo Spirito del Signore è sopra
me... per predicare Fanno accettevole del Signore » (v. 18-19).
Ma il suo messaggio provoca una opposizione immediata. Già presentiamo e indoviniamo che la sua vita terminerà sulla croce.
Annunciare che Dio creerà un mondo nuovo conduce irresistibilmente sulla via della
sofferenza. Se la Chiesa vive con Cristo anche essa incontrerà opposizione; ed essa non
può essere uno strumento di rinnovamento
del mondo che nella misura in cui essa accetta di prendere su di sè la sofferenza.
Perchè la testimonianza dei cristiani è
così spesso debole? Perchè le loro comunità
mancano di forza? Non è forse perchè troppi
sono coloro che risparmiano sè stessi e non
sono pronti a portare, come il loro Maestro,
il fardello del mondo?
intercessione:
Per la Chiesa cattolico-romana — per tutti
i suoi membri nella loro particolare vocazione e nel loro particolare ministerio — perchè lo Spirito Santo voglia spandere le proprie benedizioni sui lavori e le decisioni del
Secondo Concilio Vaticano.
Che dice il Nuovo Testamento
dell’unità della Chiesa?
(S'igue da pagina 2)
della storia del mistero eterno di unità che
sussiste tra il Padre e il Figliuolo (Giov.
17: 21-23)».
Dunque « il messaggio di Paolo e quello
di Giovanni (...) esprimono entrambi la sofferta coscienza che nella Chiesa è all’opera
il mistero dell'Avversario, come lo chiama
Paolo (li Tess. 2: 1-12), il mistero delFAnticrislo, come lo chiama Giovanni (I Giov.
2: 18; ,4: 3). (...) Il suo contrassegno più
caratteristico è appunto di essere sorprendentemente simile allo spirilo cristiano, così
da nascondere in sè una illimitata capacità
di illusione e di inganno (...). L''altro Evangelo’ non è affatto un'aperta e massiccia negazione delFEvangelo : elementi apparentemente innocui possono capovolgere FEvangelo in un anti-Evangelo. In ogni modo questo pericolo carico di satanica potenzialità
non viene dalFeslerno della Chiesa (...): sorge dall’intimo dell’anima profonda della
Chiesa, accompagna la Chiesa lungo tutto
il corso della sua storia, ha la sua sede nel
Tempio di Dio (II Tess. 2: 4). La sua potenzialità anticristiana deriva dalla possibilità di imitare, di scimmiottare tutto ciò che
è cristiano, cosi da essere interpretato, accolto e glorificato come tale. Quanto più è
spinta e riuscita questa assimilazione all’Evangelo, tanto più il pericolo è minaccioso.
Ma mentre FEvangelo procede nel mondo
con debolezza, in mezzo ad angustie e tribolazioni e distrette e perplessità e fallimenti
di ogni genere (II Cor. 4: 7-12; 12: 10),
l’anti-Evangelo non segue questa via della
croce ma la via della gloria, mette in mostra
« ogni sorta di opere potenti, di segni e di
prodìgi bugiardi» (II Tess. 2: 9), con so
fonte del proprio rinnovamento in Gesù Cristo verso il quale fa salire la sua lode e le
sue azioni di grazia.
Noi parliamo spesso dell'unità e del rinnovamento della Chiesa. Il primo passo da
compiere in questo senso consìste nel lodare
Cristo insieme e nel rendere grazie a Dio,
il Padre, per mezzo di Lui.
Intercessione:
Per le unioni di Chiese — perchè esse possano crescere e fortificarsi nell’unità di Cristo — per le Chiese che non abbiamo particolarmente ricordato — per il popolo ebraico, affinchè In pace che Cristo ha stabilita fra
gli ebrei ed i cristiani sia resa manifesta.
DOMENICA
24
GENNAIO
Tem a :
Io lo farò una colonna nel tempio del
mio Dio... e scriverò su lui... il mio
nuovo nome.
(Apoc. 3: 12).
Preg hiera :
Padre nostro, che hai fatto tutti gli uomini a tua somiglianza e che ami tutte le tue
creature, non permettere che la nostra famìglia si separi da Te elevando delle barriere
fra le razze ed i colori. Come il tuo Figlio,
nostro Salvatore, nato da una donna ebrea,
si è rallegrato della fede di una donna siriana e di quella di un soldato romano, ha accollo i Greci che lo cercavano ed ha permesso ad un Africano di portare la sua croce,
insegna a noi a saper vedere negli uomini
di qualsiasi lazza i coeredi del regno di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen (7).
lenni affermazioni e grandiose realizzazioni,
usando una consumata arte di propaganda ».
S’impone allora per la Chiesa il difficile
discernimento degli spiriti : deve vegliare,
al suo interno, agli spostamenti d’accento,
che possono non essere ancora « mutamento
0 errore di dottrina », ma portano a « poggiare su un altro asse l'equilibrio stesso delFEvangelo, con la conseguenza che dottrine
e posizioni spirituali, di per sè evangelicamente fondate, cristianamente necessarie, vengono ad avere un orientamento e un senso,
anche se non un contenuto, decisamente diversi». Il sincretismo, la mescolanza di spiritualità e religiosità diverse, che si cerca ricondurre al minimo comune denominatore,
è oggi, dall’esterno e dall'interno stesso della Chieda, la minaccia più grave che incombe su dì lei. In attesa del giudizio del Signore, « è necessario prendere posizione, impegnarsi e rischiare, evitando l'informe. Nonè sufficiente confessare 'Signore, Signore’ per
essere riconosciuti da Cristo nel numero dei,
suoi confessori (Mat, 7: 22-23). Bisogna con-'
ferire alla propria confessione di fede categorie concrete e esistenziali, uscendo dal vago e differenziandosi se necessario da altre
espressioni della fede, ma senza rinchiudersi
in schemi rigidi, mantenendo criticamente
aperto il dialogo con i contraddittori, nella
consapevolezza che la Chiesa è sotto giudizio anche nella retta dottrina e non può farsi una giustìzia della propria ortodossia, contrapponendola alle dottrine eterodosse : la sua
giustizia e la sua certezza sono unicamente
nel Signore, da Lui aspetta il supremo ~Lenestare, il Sì finale alla confessione della
propria fede e il No alle falsificazioni sataniche delFEvangelo »,
(7) Da « Preghiere per le Unioni Cristiane Femminili », di P. B. Clayton.
Letture: Isaia 12; Apocalisse 3: 7-13.
Meditazione :
(( Scriverò su di lui il mio nuovo nome ».
Cristo promette un nome nuovo a coloro che
vinceranno. Dando un nome nuovo alla sua
Chiesa in ogni luogo, Cristo ci dice che Egli
ne prende possesso, poiché ne è il Signore.
La cristianità è spezzettata in numerose
Chiese e ciascuna di esse porta un nome particolare. E’ esso un nome dato da Cristo o
si tratta di un appellativo che abbiamo dato
a noi stessi? La stessa pluralità dei nomi
non mostra forse sino a qual punto la vita
della cristianità è fatta di propria volontà e
di disubbidienza? Cristo non ci chiama ad
attaccarci al nome che ci siamo dato, ma a
santificarci onde ricevere da Lui un nome
Intercessione:
Per la proclamazione della buona novella
di Cristo Gesù su tutta la terra — per il
rinnovamento del senso di responsabilità missionaria nella Chiesa — per tutti coloro eh«
prendono sul serio l’ordine di andare ad
annunciare FEvangelo, e che consacrano tutte le loro forze a questo scopo — per l'unità
della missione cristiana.
LUNEDI’
25
GENNAIO
Tema :
Cantale all'Eterno
un cantico nuovo,
cantate alVEterno,
abitanti di tutta la
terra!
(Salmo 96: 1).
Preghiera ;
Noi confessiamo Gesù Cristo, Salvatore
degli uomini e luce del mondo.
Insieme noi ci sottomettiamo al suo comandamento;
Noi ci impegniamo di nuovo a testimoniare di Lui fra gli uomini;
Noi ci offriamo per servire tutti gli uomini con amore, quell'amore che Lui solo accorda:
Noi rispondiamo alla nostra vocazione di
rendere visibile la nostra unità in Lui;
Noi preghiamo affinchè ci sia concesso lo
Spirito Santo per compiere l'opera nostra (8).
(8) Assemblea di Nuova Delhi.
Letture: Salmo 96; Apocalisse 5: 6-14.
Meditazione :
Siamo invitali, qui, a cantare un cantico
nuovo. Perchè nuovo? perchè Dìo agisce fra
noi in maniera sempre nuova.
Quando noi parliamo di Cristo, non si tratta di una vecchia storia che si è svolta nei
tempi antichi: ma del Signore che ha ogni
cosa nelle sue mani. Oggi, Egli ci presenta
la propria salvezza ed Egli tornerà per giudicare il mondo. La Chiesa di Cristo è una
comunilà che trova sempre un cantico nuovo da cantare al suo Dio. Il salmista ci invita a ciò, oggi.
Sappiamo noi unire la nostra voce alla sua
e cantare in modo tale che la nostra melodia
non sia limitata alla Chiesa, ma risuoni nell'universo intero?
Intercessione :
Per la pace del mondo intero — per i governi e le organizzazioni internazionali —
perchè la pace di Cristo superi tutti i conflitti di razze e nazionalità — per la giustìzia verso gli oppressi, gli affamati e coloro
che sono privati dei loro diritti — per la testimonianza della Chiesa resa nella vita di
tutti i popoli.
4
pag. 4
N. 3 — 15 gennaio 1965
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELUCE
— Martedì 5 gennaio una trentina di
giovani della nostra Unione del Centro si è
riunita per trascorrere insieme la serata di
fine d’anno. Tutti hanno collaborato per la
buona riuscita della serata nel corso della
quale abbiamo cantato, ci siamo scambiati
i tradizionali regali ed abbiamo gustato un
ottimo a spuntino » per il quale ringraziamo le nostre cuoche improvvisate e tutti coloro che in vano modo si sono adoperati a
creare l’ottimo affiatamento regnato tra noi
ed hanno assicuralo i vari servizi.
— Venerdì 8 gennaio abbiamo deposto
nel cimitero di Bobbio Pellice la spoglia mortale della nostra sorella Reynaudin Giovanna
fu Stefano deceduta improvvisamente alla
età di anni 73 nella sua abitazione a Malpertus il giorno 7 gennaio. Da circa un anno
era rientrata nel suo villaggio dopo la morte
di un suo cognato dimorante nel comune
di Bricherasio e che ella aveva fedelmente
assistito. Alla sorella ed ai parenti tutti
esprimiamo la viva e fraterna simpatia della
Chiesa tutta. e. a.
VILLAR PELLICE
Sabato 2 gennaio si sono svolti i funerali
di Michelin-Salomon Davide, di InversoBuiTa, deceduto all’Ospedale di Torre Pellice all’età di 67 anni, dopo una degenza di
alcune settimane e dopo parecchi mesi di
indisposizione e di sofferenza serenamente
accettate. Questo fratello era molto conosciuto, avendo ricoperto per parecchi anni
la carica di Sindaco. Egli ha svolto la sua
opera durante un certo periodo dell’ultimo
conflitto e poi neU’immediato dopoguerra.
I Villaresi, che ricordano l’abnegazione e lo
spirito di altruismo con cui ha cercato di
servire il suo paese, sono accorsi in massa —
insieme a molti altri conoscenti ed amici
giunti dalle parrocchie vicine — a porgere
a Lui il loro ultimo saluto terreno e l’espressione della loro riconoscenza e ad esprimere ai suoi familiari tutta la loro viva simpatia.
Rinnoviamo ai suoi congiunti — alla Ve
dova in particolare modo ed al figlio e alle
figlie — Tespressione della nostra solidarietà
cristiana e del nostro fraterno affetto.
Ringraziamo vivamente il Sig. Alberto
Lazier e il Pastore Silvio Long che ci hanno
portato il loro messaggio rispettivamente al
culto della domenica 3 gennaio e in occasione di una riunione al Centro.
L’Unione delle Mamme si è recata in visita all’Unione sorella di S. Secondo. Le nostre Mamme, che riempivano un grosso
pullman, sono state accolte dalle loro sorelle
di S. Secondo con grande affetto ed hanno
trascorso insieme a loro un indimenticabile
pomeriggio.
Esse dicono ancora alle sorelle Sansecondesi — in modo speciale* alla Signora Genre
e alla Signora e al Sig. Jahier Pastore, presenti aH’incontro — il loro grazie molto vivo e aspettano di potere restituire, a Villar,
una parte almeno delle gentilezze ricevute.
PRAMOLLO
Lunedì, 14 Dicembre u. se., è deceduto ai
Balmas il nostro fratello Bounous Ernesto di
anni 72, dopo anni di lunghe sofferenze sopportate pazientemente e sorretto dalla fede
in Cristo: Signore e Salvatore. Da poco più
di un anno, infermo e sofferente, aveva lasciato con la famiglia il villaggio natio di
Pomeano per trasferirsi ai Balmas, dove già
abitava il figlio maggiore con la propria famiglia. Il servizio funebre si svolse nel tempio di San Germano Chisone di fronte ad un
folto numero di parenti e di amici intervenuti per accompagnare il nostro fratello alla
sua ultima dimora. Ai familiari in lutto rinnoviamo la nostra fraterna simpatia ed invochiamo su di loro le consolazioni della
fede in Gesù Cristo.
— A Natale il nostro tempio ha conosciuto
l’assemblea delle grandi occasioni con un’ottima partecipazione di membri di chiesa,
specialmente uomini, venuti dai villaggi più
lontani e da molte località fuori Parrocchia
per riascoltare insieme l’annunzio dell’amore
di Dio che si è incarnato in Gesù Cristo per
la nostra salvezza. Discreta la partecipazione
alla Santa Cena. La Corale ha dato il suo
apporto nel culto cantando l’inno 366 dell’Innario Italiano : « Mi amasti, o mio Signor... ».
— Domenica pomeriggio, 27 Dicembre, di
fronte ad un buon pubblico che, nonostante
la recente nevicata, si era riunito nella sala
delle attività, si è svolta la festa dell’Albero
di Natale per i bambini della Scuola Domenicale con un bel programma di poesie, dialoghi e canti. Ringraziamo vivamente tutti
coloro che haimo collaborato alla buona riuscita di questa nostra festa e particolarmente : la signorina Vand.^ Petrone, insegnante
alla Ruata, che con amore e perizia ha curato la preparazione delle recite dei bambini
ed i giovani dell’Unione che hanno procurato e poi ornato il tradizionale pino. Un
grazie anche al nuovo Sindaco di Pramollo,
sig. Maccari Eugenio, ohe ha voluto trascorrere con noi quel pomeriggio e che poi ha
fatto dono ai bambini della Scuola Elementare di un saporito dolce regalo, che ha così
arricchito il pacco dono che tutti i bambini
hanno ricevuto al termine della festa.
— I giovani hanno trascorso l’ultima sera
dell’anno in simpatica allegria, aspettando
l’inizio del Nuovo Anno in un susseguirsi
di canti dopo una buona cena consumata familiarmente.
— A Capodanno una discreta assemblea
di fedeli s’è raccolta nel tempio per lodare e
ringraziare il Signore che « è lo stesso ieri,
oggi ed in eterno » nonostante il passare dei
nostri anni e che, nella transitorietà di tutte
le cose umane e di noi tutti, ci fa dono del
Suo amore, frutto di pace, di serenità e di
gioia per i giorni che Egli ci accorda nella
Sua Grazia.
TORRE PELLICE - 23 GENNAIO 1965
Terzo convegno agricolo
delle Valli Valdesi
organixxato da Agape
Con la collaborazione dell’Assessorato alla Montagna dell’Amministrazione Provinciale, sabato 23 gennaio avrà luogo a Torre Pellice, organizzato da Agape, il terzo
Convegno agricolo delle Valli Valdesi. Saranno trattati i seguenti temi :
1) Allevamento del bestiame — Alimentazione, miglioramento, risanamento — Produzione foraggera — Alpeggio,
a cura dell’agron. Andrea Melloni, direttore della stazione sperimentale alpina di
Sauze d’Oulx. Tratterà delle concimazioni alle foraggere il dott. Corrado Pisoni,
direttore dell’ufficio tecnico agrario SEIFA di Torino.
2) Cooperazione e bonifica montana — Strade — Fili a sbalzo — Impianti irrigui —
Impiego delle macchine — Acquisto e vendita dei prodotti,
a cura del geom. Edoardo Martinengo dell’Assessorato provinciale alla Montagna.
3) Piantagioni legnose e noccioleti — a cura del prof. Alberto Baridon.
I lavori, che saranno diretti dal prof. Alberto BARIDON, avranno inizio alle
ore 9 nella Biblioteca Valdese a Torre Pellice. Dopo una breve interruzione per il
pranzo, da consumare alla Foresteria, proseguiranno nel pomeriggio e si concluderanno
prevedibilmente entro le ore 17. Tutti gli intervenuti potranno interloquire. Il dott.
Pier Angelo BALZARDI della Federazione Coltivatori Diretti e il geom. Emilio ROSTAGNO della Confagricoltura risponderanno ai quesiti di caiattere assistenziale e
sindacale eventualmente loro posti.
Iscriversi al più presto presso Segreteria d’Agape, Frali (To’ino), anche per mezzo del telefono 8514. Per il pranzo e le spese di organizzazione siirà richiesto ai partecipanti un cohtributo di lire 1.000.
MANTOVA
IVREA
Le riunioni dell’Unione Giovanile continuano ad essere vivacemente frequentate.
Prossimamente avremo una visita dai giovani di Bergamo. Siamo stati rappresentati
al Convegno di Verona.
— L’Assemblea di Chiesa del 13 dicembre
ha nominato due membri del Consiglio di
Chiesa : la Signora Viventi e il Signor Enzo
Mantovani. Chiediamo al Signore di volersi
efficacemente servire anche della loro azione.
— Ringraziamo il Moderatore Past. E.
Rostan per la visita alla comunità domenica
1 novembre; il fratello Valdo Natali di Felónica che ha presieduto un culto; e il Pastore Seiffredo Colucci, direttore di Villa
Olanda che ci ha presentato quest’opera di
solidarietà fraterna in una riunione mercoledì 16 dicembre.
iiiimiiuiniiimim
! ABBONATEVI !
iiiiiiitiiiiimiiKMiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiinM
iiiiimiiiiiiiiiii'iiiiiiiiltiitliiiiiiiimiriiliiiuiiiniiiiiiiiiiiiiiiM
la vita dell'agricoltore
Agevolazioni tributarie sui terreni
Con la legge 18 novembre 1964, n. 1271
pubblicata sulla G.U. n. 304 del 12 dicem
bre, epperciò entrata in vigore il 24 dicembre scorso, cono stati emanati provvedimenti
di carattere tributario a favore dell’agricol
tura.
Il primo, di modestissima portata, riduce
al 5% l’aliquota erariale dell’imposta sui
terreni. Poiché sinora era soltanto del 10%,
il beneficio per il contribuente è pressoché
irrilevante dato che il peso é dato dalle aliquote provinciali e comunali, di gran lunga
superiori. I terreni, poi, situati oltre i 600
metri, non godono di alcun beneficio perchè
già esentati dalla parte erariale del tributo.
Più interessante invece è la norma portata dall’art. 2 della Legge riguardante i
trasferimenti a titolo oneroso dei beni immobiliari a destinazione agricola.
In breve la legge prevede la riduzione dell’aliquota (art. 1 della tariffa allegato a) al
R. D. 30-12-1923 n. 3269) nella misura delri% (più trascrizione ed addizionali) nei
seguenti casi :
a) trasferimenti a titolo oneroso di beni
immobili a destinazione agricola quando
l’acquirente intende compiere sul terreno
opere di valorizzazione agraria;
b) trasferimenti a titolo oneroso delle scorte unitamente al cespite da migliorare;
c) atti di permuta quando per entrambi i
permutanti l’atto sia stato in essere esclusivamente per l’esecuzione di opere di valoriz
zazione agraria;
d) conferimenti in società di terreni a destinazione agricola e relativi impianti, fabbricati, attrezzature e scorte quando il conferimento è riconosciuto utile ai fini del
riordinamento e della ricomposizione fondiaria.
Per ottenere la detta riduzione d’imposta
di registro occorre :
1) preventiva approvazione delle opere di
valorizzazione agraria da parte del Capo dell’Ispettorato Agrario Provinciale;
2) in caso di costituzione di società, riconoscimento da parte dello stesso Ispettorato
che il conferimento é utile ai fini del riordinamento e della ricomposizione fondiaria;
3) per le permute occorre anche l’attestazione dell’Ispettorato che l’atto é stato posto
in essere esclusivamente per l’esecuzione, su
tutti i beni permutati, di opere di valorizzazione agraria;
4) compimento delle opere nel termine,
fissato dal Capo dell’Ispettorato, non supcriore a tre anni.
La legge prevede inoltre queste formalità :
presentazione, al momento della registrazione dell’atto, di un certificato in carta semplice dell’Ispettorato Agrario attestante che
l’atto stesso é stipulato a scopo di valorizzazione agraria. Prima della scadenza del termine fissato per l’esecuzione delle opere, presentare altro certificato attestante l’avvenuta
esecuzione delle opere stesse.
avvisi economici
VERONA
Gli studi biblici continuano secondo il
programma di lavoro fissato in tre gi,4ippi a
cura dei fratelli Ferretti, Passini, Varvelli.
La partecipazione è finalmente buona!
L'Unione Femminile continua le sue riunioni di studio il 2^ e 4° mercoledì. In una
riunione in comune con le Signore Americane della SETAF, è stata presentata l’opera
della Chiesa Valdese in Italia, con diapositive. Il Bazar deU*8 dicembre ha dato un
buon risultalo finanziario in favore degli
Istituti Valdesi.
Il 1° novembre abbiamo ricevuto la visita
del Moderatore Pastore E. Rostan che ha
presieduto il culto la mattina ed una riunione nel pomeriggio, dicendoci anche delle
difficoltà finanziarie e amministrative di
questo momento. Il Posi. Seiffredo Colucci
in una riunione venerdì 18 dicembre ci ha
presentato, anche a mezzo diapositive, la bella opera di Villa Olanda che egli dirige e
per la quale è richiesto anche il nostro appoggio finanziario. Il Pastore Rebeaud di Milano ha presieduto un culto in ottobre. Il
Pastore Alessio, sempre pronto alla collaborazione, ha già presieduto alcuni culti. Li
ringraziamo molto tutti quanti.
Il 4 novembre abbiamo ospitato la Conferenza Distrettuale straordinaria e il Convegno Giovanile. Verona é anche stata scelta
per una riunione speciale di laici impegnati
alla quale ha partecipato anche il Pastore
Girardet, di Agape.
SUSA-COAZZE
Imponente è stata Taffluenza dei nostri
membri di chiesa al culto di Natale, con
Santa Cena, presieduto dal nostro Pastore
dr. Bouchard Giorgio,
La domenica 27 abbiamo avuto la tradizionale (c Festa dell’Albero » con le non me
no tradizionali recite dei bambini della Scuo
la Domenicale e la rappresentazione assai
apprezzata (anche st di interpretazione alquanto complessa) fatta dai membri dell’U
nione Giovanile della favola indiana di Tagore « Il mendicante ed il Re ». Lavoro che
é stato successivamente tradotto ed adattato
alla vita moderna da un pastore francese che
se ne servì nel campo della evangelizzazione.
I giovani hanno a lavorato » bene e sono
stali assai applauditi : hanno poi recitato ancora lo stesso pezzo il giorno dell’Epifania
a Biella in occasione di analoga circostanza.
Come sempre tumultuosa la chiusura della festa dei bambini con la distribuzione a
tutti di regali vari : ma anche quest’anno
abbiamo osservato quanto siano più numerosi alla (( 1 esta dell’Albero » i bambini di
quanto non Io siano normalmente alla Scuola Domenicale ma questo c guaio... normale
e per fortuna non solo ad Ivrea!
A Capodanno il culto pure con Santa Cena, é stato presieduto dal Pastore emerito
Gustavo Bertin e quello della domenica 3
gennaio dallo studente del 4° anno della nostra Facoltà di Teologia Luciano Deodato, figlio del Pastore Achille Deodato che tutti
ricordano come ix-Moderalore ed attualmente pastore a Pinerolo.
Già la sera precedente il giovane Deodato
aveva intrattenuto molto familiarmente un
gruppo di « Amici della Facoltà » sulla vita
e lo svolgimento degli studi, invero assai severi, che si svolgono presso la Facoltà stessa
ove vengono formati i nostri Pastori; egli
ha anche risposto a vari quesiti che gli sono
stati posti dagli intervenuti assai interessati
L’intervento di questi due predicatori, invero assai graditi e che ancora ringraziamo
sentitamente per il loro così profondo messaggio anche se, forzatamente, così diverso
l’uno dall’altro, sì era reso necessario per
l’assenza del nostro Pastore titolare recatosi
ad Agape per partecipare al campo giovanile che vi si svolgeva nel periodo delle vacanze natalizie e di fine anno.
La nostra Comunità ha seguito con vivo
interesse tutte queste manifestazioni, dando
prova di sincero attaccamento alla Chiesa e
ce ne possiamo sinceramente rallegrare. D. J.
Siamo riconoscenti al Pastore E. Ayassot
e al sig. Baiardi di Genova della loro visita
e del loro messaggio quali Presidente e vice
Presidente della Commissione Distrettuale
come pure al Pastore Em. sig. Bertinatti di
avere presieduto il Culto di Natale a Coazze
e al sig. Pizzo di Torino di avervi presieduto quello della domenica 27 dicembre.
Ultimamente abbiamo avuto la gioia di
ammettere in Chiesa a fare parte della Comunità di Susa due simpatizzanti : Rina
Favro in Bianco Dolino di Susa e Fede Miletto di Condove.
Al Culto di Natale un Coro di circostanza è stato cantato bene dalla Corale di Susa
diretta dalla sig.ra I. Martinelli Allosio.
Grazie a Dio, la Festa deirAlbero di Natale a Susa e a Coazze é ben riuscita con le
recite e i canti degli alunni della Scuola domenicale e la collaborazione di giovani, di
adulti e di Babbo Natale sempre puntuale e
generoso sia che si annunzi per telefono sia
che giunga attraverso la finestra lasciata
fortunatamente socchiusa. Ringraziamo in
modo particolare la Direzione dello Iutificio
De Fernex, Val Sangone, la quale, come gli
anni passati, con gli auguri ha mandato alla
Comunità di Coazze un’offerta per beneficenza.
Rinnoviamo le condoglianze e la simpatia
aUa nostra sorella Vittorina Portigliatti ved.
Ughetto, alla madre e a tutti i parenti, per
la dipartenza improvvisa a 39 anni di suo
marito, loro congiunto, nostro Fratello Roberto Ughetto Pian Pasquet. Abbiamo presieduto il servizio funebre a Coazze lunedì
28 dicembre con un enorme concorso anche
di conoscenti, di amici giunti perfino dall’estero t.anto egli era amato e stimato : a difensore delle vedove è Iddio ». Io, dice il
Signore, io sono colui che vi consola ».
AFFITTASI per il 1^ aprile in Torre Pellice — nuovo condominio — alloggio una
camera, tinello, cucinino, bagno, ingresso
ampio terrazzo - ascensore. Rivolgersi Godino. Via A. Saffi 16 - Torino - tei. 75.96.31.
CAUSA ETÀ’ cedesi centro Torre Pellice:
Caffè-Bar apertura ultracentenaria. Rivolgersi al giornale.
“ Protestantesimo,,
E('co il sommario dei due ultimi numeri
della rivista trimestrale pubblieata sotto gli
auspici della Facoltà Valdese di Teologia, a
Homa.
3 1964
V. SUBILIA ■ L’unità della Chiesa secondo
il Nuovo Testairrento.
Studi critici
E MAGGIONI - Fede e scienza per Tei hard
de Chardin.
A. SOGGLN-B. CORSANl • Una nuova traduzione italiana della Bibbia.
Recensioni
4 1964
V. VINAV - La Cliiesa nella polemica Ira
il cardinale Sadoleto e Giovanni Calvino alla luce del movimento ecumenico dei nostri giovani.
A MOLNAR - Cola di Rienzo, Petrarca e
le origini della riforma hussita.
K. JOUVENAL • La scuola e l’educazione
per la pace.
Staili critici
G TOLRN ■ lAostojewski cerne seduzione
Recensioni
L’abbonamento annuo alla rivista è di
L. 1.750 (estero L. 2.000), un numero se
parato L. 501); versamenti possono esse fatti
alla Libreria di Cultura Religiosa, Piazza
Cavour 32, Roma, c.c.p. n. 1/26922, ovvero
alla Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino, c.c.p. n. 2/21641, speciltcando con ijrecisione la causale.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Cip. Subalpina a.p.a. - Torre Pellice (Ts?
ENTRAIDE PROTESTANTE ^
34, rue d’Arlon
Bruxelles *
CHERCHE i
INFIRMIERES DIPLOMEES î
1) visiteuses pour soins à do- ï
micile i
2) internes pour maisons de j
repos i
?
_____________________ i
Conditions intéressantes
Galileo,
la Scienza e la Fede
{segue dalla pag. 1)
mente quelle stesse a cui credeva Leonardo da Vinci, secondo il quale « la
natura è piena d’infinite ragioni che
non furono mai in isperienza». Quale distanza dallo « scientismo » ( tendenza a negare la realtà di ogni fencmeno, o fatto, che non trovi spiegazione scientifica), affermatosi molto
tempo dopo i due grandi italiani, sotto svariate forme!
A noi sembra per altro che le « recondite ragioni » di Galileo contengano almeno un’accentuazione, in senso
deterministico, rispetto alle « ragioni »
di Leonardo. Difatti, nel passo di Galileo sopra citato, vengono usati i due
termini « ragioni » e « leggi ( che non
vengono mai trasgredite)» verosímil
mente come sinonimi, e ciò fa pensare che Galileo ritenesse effettivamente che ogni cosa, nella natura, accada
come necessaria conseguenza di cause
ben determinate e precise : e tuttavia,
secondo Galileo, agli uomini sarebbe
preclusa la possibilità d’indagine di
talune di queste cause. Tullio Viola
{il seguito al prossimo numero)
ABBONAMENTI
Preghiamo i lettori che ancora non
l’hanno fatto di volerci inviare la loro
quota d’abbonamento per il 1965, sul
c.c.p. n, 2/17557 intestato a Libreria
Claudiana, Torre Pellice (To), specificando la causale del versamento. Ci
permettiamo di raccomandare la massima chiarezza e precisione nel compilare i moduli, e a coloro che mutano l’indirizzo dì voler aggiungere L. 59
per il cambio della targhetta. Ogni offerta è ricevuta con molta gratitudine.
L’amministrazione
RINGRAZIAMENTO
La famiglia e parenti tutti, profe.'
damente cornmossi per la dimostrazione di affettuo!sa simpatia ricevuti
in occasione della dipartenza del lor;.
caro
Ernesto Bounous
ringraziano vivamente tutte le perso
ne ohe presero parte al loro dolor.
con scritti, fiori e di persona. Un ringraziamento particolare ai Pastori
P. L. Jalla e T. Pons; al Dott. Sig. Ber
telino: a tutti i vicini di casa ed :i
quanti si sono prestati spiritualment.e materialmente.
Pomeano-Balmas di S. Germano Chi.s.
16 dicembre 1964
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Ribet e Pons, profonda
mente commosse per l’imponente di
mostrazione di stima, affetto e di cordoglio tributata nella tristissima occasione deirimmatura chiamata dei
Signore del loro carissimo
Ezio
nell’ impossibilità di farlo personalmente, riconoscentissimi ringraziano
con sincera gratitudine tutti coloro
che con scritti, fiori e pertecipazions
ai funerali hanno preso parte al loro
immenso dolore. Si ringrazia pure il
Pastore Sig. Bouchard per le sue commosse parole di conforto per la fami
glia ed i Sigg. Dottori per le loro lunghe ed amorevoli cure.
« Il Signore è il mio Pastore
nulla mi mancherà ».
( Salmo 23 : 1 )
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Theiler-Gardioi, Balmas
e Benyr ringraziano vivamente tutte
le persone che hanno preso parte al
loro grande dolore in occasione della
dipartenza della casa
Eugenia Balmas
ved. Theiler
in modo particolare i sigg. Pastori
Deodato, Jalla, Marauda, Genre, i
sigg. Condomini del grattacielo-, scala
A, i vicini di casa di S. Germano Chisene.
Pinerolo. 9 gennaio 1965