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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Bibliow3 3'a Valiosa
(Tori ad)
TQI^RE PÊLLICS
Quindicina!a
della Qiiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trosgres sioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXV - Num. 8
Una copia L, 25
ABBONAMENTI
{
X»»: L. 700 par rinterno i Eco e Lm Luce; L. 1200 per l’interno | Spedia. aW. poetale II Grappo | TORRE PELLICE 22 Aprile 1955
L. 1200 por l'estora
L. 1880 per Teatero | CamVio d'indiriosa Lire 40,— I Ammin. Clandiana Torre Pelliee - C.C^P. 2-175S7
MISERIA E GRANDEZZA DEL PASTORATO
Un libro, che è stato letto con interesse da migliaia di persone, ha
per titolo, nell’edizione francese.
” Splendore di Dio A tutta prima
si potrebbe pensare che il titolo annunzi un trattato di metafisica o di
mistica, per aiutare lo spirito ad innalzarsi verso le sfere sublimi della
contemplazione e dell’adorazione. Si
tratta, invece, della biografia del
missionario Adoniram Judson, che,
verso la prima metà del secolo scorso, consacri) la sua vita all’evangelizzazione dei Birmani. Quello che
colpisce, leggendo la storia di questo missionario, non sono i suoi successi, ma piuttosto la miseria, le debolezze, le sconfitte di un uomo che,
ad un certo momento venne arrestalo e rinchiuso per due anni nelle fetide carceri di quel paese. Eppure
l'nutore, quasi a conclusione di una
vita di sacrificio, senza molti risultati apparenti, ha intitolato questa
biografia: " Splendore di Dio ”. E’
come un’eco della parola che un
giorno rivelò all’apostolo Paolo il significato della sua vita: ” La mia
forza si compie nella tua debolezza
E’ per questo che la Bibbia mette in evidenza le esitazioni, e perfino le ribellioni di grandi credenti,
che Iddio aveva scelto per il suo servizio. E’ tipica Vesperienza di Mose, cui Dio dice: ” Ho veduto, ho
veduto, l’afflizione del mio popolo
che è in Egitto...' or dunque vieni,
ed io ti manderò da Faraone ”, Ma
Mosè non l’intende così, e si affretta
a ribattere: ” Chi son io per andare
da Faraone, e per trarre i figliuoli
d’Israele dall’Egitto? ”. E più volti’ cerca ancora di sottrarsi all’ordine di Dio, fino all’aperta ribellione:
Deh! Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!
{Esodo 4: 13). E così Gedeone, esortato a liberare gli Israeliti dall’oppressione dei Madianiti, il quale replica: ” Ah, Signor mio, con che
salverò io Israele? ” {Giudici 6: 14).
E così Geremia, il quale fa osservare a Dio di non essere che un fanciullo {Ger. 1 ; 6), e così Isaia, atterrito dalla visione della gloria di
Dio {Is. 6: 5), e cosi Giona che cerca di fuggire al di là del mare, pur
di svincolarsi davanti all’ordine di
i io.
Se passiamo al Nuovo Testamento, non ci è detto che quando Gesù
chiamò i suoi primi apostoli, abbiano esitato. Anzi, ci appare edificante la prontezza con cui abbandonano
le reti o il banco della gabella, per
seguire Gesù. Ma la loro decisione
era fondata, almeno in parte, su di
un equivoco, imbevuti com’erano
dell’ideale di un Messia religioso politico. Sarà poi Gesù medesimo che,
dopo avere cercato invano di sradicare dalle, loro menti questa convinzione, poco prima di morire, si inginocchierà davanti a loro, come un
infimo servo, per lavare i piedi polverosi dei discepoli. Fu allora che
Pietro ebbe la prima intuizione della miseria del ministero evangelico,
e sentì un impeto di ribellione sollevargli l’animo quando esclamò:
” Tu non mi laverai mai i piedi! ”
{Giov. 13: 8).
Non c’è ministro di Cristo che rmn
sia stato oppresso dal sentimento
della miseria del suo apostolato.
Spesso glielo dicono, o glielo fanno
sentire. Nessuno più del Pastore è
osservato, pesato, giudicato. Mancanze che in altri sono trovate quasi
naturali, non gli vengono perdonate
facilmente. La sua vita privata, la
sua casa, la sua famiglia, sono coinvolti iti questo giudizio.
Ma quello che è peggio è che, più
ancora degli altri, lo stesso ministro
dì Gesù Cristo è conscio di questa
miseria. Quante volte, salendo sul
pulpito per annunziare il messaggio
della salvezza, è oppresso dal sentimento di non essere abbastanza preparato per il suo compito, di non
amare abbastanza quei fratelli che
sono riuniti per udire la parola della salvezza, insomma uno strumento
inadatto per un compito così difficile! ” Se vi è del tracco nella vita
del cristiano — diceva giustamente
Viuet — ve n’è tanto più nella vita
del Pastore ”.
* * *
Qual’è dunque il motivo segreto
che spinge tanti giovani a diventare
Pastori, e poi a perseverare, malgrado le difficoltà e le delusioni, i
tormenti interiori e l’ostilità dell’ambiente?
Si è detto che questa è la loro vocazione. Ma questa parola, oggi, non
esprime più il segreto del ministero
pastorale. E’ infatti comune l’udir
parlare della vocazione di un campione sportivo, come della vocazione
per qualche arte da parte di un ragazzo precoce. In questo caso è l’in
dividuo che sceglie la via alla quale
lo spingono i propri gusti e le proprie tendenze, ed egli riuscirà brillantemente nella vita quanto più ubbidirà alla sua vocazione.
Ma la ” vocazione ” del Pastore
ha delle radici misteriose che vanno
oltre i desideri di colui che è chiamato. Ne abbiamo visto l’illustrazione in quel libro, molto discusso, e
discutibile, ” La fiamme et le vent ”.
in cui un giovane Pastore progressista critica un po’ tutto e tutti, ed
esprime dei giudizi non sempre ortodossi sullo stesso ministero pastotale. E siamo tentatìr di chiudere il
libro e rinunoiare alla lettura, esclamando: ” Ma che Pastore è mai
questo? ”, quando ci-imbattiamo in
questo pensiero che ci apre nuovi
orizzonti; ” Sentivo che il mio ministero non dipendeva da me, ma dalla Parola di LHo. E pensavo con
riconoscenza che per me, vivere era
soprattutto quell’istante in cui prega-iH) in mezzo ai miei fratelli e che
avevo ricevuto quella grazia incomparabile di pregare allo stesso tempo come Gesù Cristo e in nome di
quegli uomini e di quelle donne.
Ministro di Dio davanti agli uomini, delegato degli uomini davanti
a Dio ”.
Dunque c’è veramente un segreto
della vocazione pastorale; è Dio che
ha scelto, Dio che ha chiamato, Dio
che ci obbliga ad andare dove i nostri gusti e i nostri talenti forse non
ci avrebbero consigliato.
Mistero ineffabile, che ci spinge a
ripetere umilmente con il già citato
Vinet: ” O Re di gloria, e uomo di
dolore! Chiunque ti ha amato, ha
sofferto, e chi ti ama, consente a soffrire... Tutti quelli che ti hanno amalo, hanno sofferto; ma tutti quelli che hanno sofferto per Te, ti hanno maggiormente amato. Il dolore
vincola a Te, come la gioia vincola
al mondo. Beato U Pastore fedele!
La sua carità moltiplica i suoi sacrifizi e i suoi sacrifizi moltiplicano la
sua carità; l’amore, che è il segreto
del suo operare, ne è anche la grandissima ricompensa. Beato, tre volte
beato, se tutto il suo desiderio è di
aggiungere qualche accento al concerto dei credenti, e di rimanere nascosto nella gioia universale, serbando in cuor suo l’invisibile sguardo,
e l’eterno ” Sta bene ” del Maestro
e del Padre ”.
R. N.
CANTO SAGRO
Feste di canto
corali
Domenica 1 maggio, ore 15: Festa di Canto delle Corali della
Val Pellice nel Tempio di Luserna San Giovanni. Prova di
insieme: ore 14.15.
Domenica 8 maggio, ore 15: Festa di Canto delle Corali della
Val San Martino nel Tempio di
Pinerolo. Prova d’insieme: ore
14.15.
INNI
Innario Cristiano: N. 23 (1, 2, 3,
4); N. 167 (1, 2, 3,); Inno « Lo.
de al Signor » (1, 2, 3),
Psaumes et Cantiques.: N. 10 (1,
2, 3); N. 36 (1, 2, 3).
Ogni (’orale canterà da sola:
1) Un inno a sua scelta dell’Innario o dello Psaumes et Cantiques;
2) Un coro.
Il pubblico è cordialmente invitato.
La Comm. del Canto Sacro
la londazìone della lacoltà Valdese di Teoledia
Nel 1853 il Moderatore Giovanni
Pietro Reve] si recava negli Stati
Uniti d’America per collcttare i fon.
di necessari alla istituzione della
Scuola di Teologia e riferiva al Sinodo del 1854 sui fondi raccolti e
sul progetto di creare detta scuola.
” Vous avez sans doute. Messieurs, oui
parler du projet de fonder au sein de notre Eglise una Faculté de Théologie. Trois
Professeurs instruiroient dans les Saintes
lettres les jeunes gens qui sentent en eux
la vocation d’en haut à .se dévouer au Saint
Ministère de la parole. Ainsi l’Eglise, non
seulement nourrirait de son lait ses propres enfants, mais elle leur donnerait aussi la viande solide. Comme elle a besoin
d’un plus grand nombre d’ouvriers pour
ses différentes oeuvres et d’ouvriers qui
puissent se servir avec facilité de la langue
nationale, cette nouvelle faculté nous parait indispensable. Nous ne nous faisons pas
illusioTi sur les ressources financières qu’un
tel plan suppose... Les Professeurs de Théologie seront soutenus par le produit de
fonds collectés et placés en Amérique.^ A
cette heure la moitié du capital doit être
recueilli. Vous voyez. Messieurs, que nous
ne bâtissons ni sur la sable ni en l’air,
quoiqu’on ait pu le supposer ou le dire.
C’est à vous, de décider s’il convient de
reculer ou s’il faut aller en avant ’.
Il Sinodo di quelPanno rispondeva affermativamente all’appello del
Moderatore e consacrava il principio dell’istituzione di una Facoltà di
Teologia che doveva avere sede in
Torre Pellice. La Direzione del Collegio veniva incaricata di preparare
un regolamento della Facoltà, il quale doveva essere sottoposto al Corpo
Pastorale e ricevere la sanzione del
Sinodo successivo. Tali deliberazioni sinodali si possono considerare le
tavole di fondazione della Facoltà
Valdese di Teologia:
Art. 59: ” L’Assemblée consacre le principe de l’établissement d’une Faculté de
7 lìéologie dans le sein des Vallées ”.
Art. 60: ’’L’Assemblée décide que la Faculté de Théologie sera établie à La Tour ”
An. 61: ” La Direction du Collège est
chargée de préparer pour la Faculté de
Théologie un Règlement qui sera soumis
au Corps des Pasteurs et sanctionné par le
Synode. La Table est invitée à .s’occuper
activement du matériel ”.
Al Sinodo del maggio 1855 la Tavola comunicava che si era raccolta
fino allora una somma sufficiente per
fornire l’onorario di due professori
e proponeva l’apertura della Facoltà al termine delle vacanze estive...
Cile vi fossero delle incertezze e
delle opposizioni abbastanza forti al
la costituzione della Facoltà Teologica, si intuisce facilmente dalla relazione della Tavola al Sinodo 1856,
la quale accennava a certuni che lamentavano la povertà d’uomini della Chiesa Valdese e preferivano attendere la collaborazione di qualche
professore dall’estero...
Ma se alcuni rimanevano perplessi di fronte alla decisione di fondare una Facoltà Teologica evangelica
di qua dalle Alpi con le sole forze
valdesi o almeno del nascente evangelismo italiano, altri trovavano mal
scelta la sède: Torre Pellice, troppo ai margini non soltanto dell’Italia, che non si delineava ancora come unità politica se non nelle aspilazioni degli uomini risorgimentali,
ma dello stesso Piemonte. Così il pastore Giov. Pietro Meille avrebbe
preferito che la Scuola di Teologia
non venisse costituita « in seno ad
un’atmosfera non troppo scientifica,
come naturalmente è quella delle
Valli... » e avrebbe voluto che si fosse fissata la sua sede nella capitale
del Piemonte, a Torino, ove si sarebbe stati maggiormente a contatto con
la cultura e con l’ambiente italiano.
” Noi siamo del parere che lo scopo di
un tale stabilimento sarebbe stato raggiunto in modo assai piit completo se invece di
Torre il Sinodo avesse fissata la sede nella
stessa capitale, e siamo assicurati che prima o poi diventerà evidente anche a coloro
che ora Posteggiano, ¡a necessità di un tale provvedimento ”.
Nonostante la perplessità degli
uni e degli altri la Facoltà di Teologia aveva cominciato a vivere sin
dalPautunno 1855; ma modestamente e di vita non interamente autonoma. Infatti faceva parte integrante
del Collegio, seguendo l’antico ordinamento delle Accademie svizzere.
Secondo il Regolamento del 1854 essa era una sezione del Collegio, alla
quale si accedeva dal Collegio Superiore, arricchito proprio allora, e
in vista dello studio teologico, di un
terzo anno di filosofia. In quello stesso anno 1854 il pastore Luigi Desanctis, evangelista a Torino, era stalo invitato ad impartire im corso di
storia ecclesiastica al Collegio. Ma
egli non potè dare tale insegnamento. per cui la Facoltà Teologica nel
l'ambito del Collegio cominciò a vi
vere effettivamente nell’autunno
1855.
Il Regolamentò del 1854 prevedeva-tre professori per i seguenti rami delle discipline teologiche: critica ed esegesi biblica, storia ecclesiastica, teologia sistematica. L’insegnamento della teologia pratica invfice doveva essere diviso fra i tre
professori. Il numero delle lezioni
settimanali variava dalle 18 alle 24
e ogni docente doveva dare da un
minimo di 10 a un massimo di 15
lezioni le settimana. L’insegnamento
veniva impartito in italiano e in francese. Gli esercizi pratici dovevano
essere fatti prevalentemente in italiano. L’anno scolastico cominciava
il 1 settembre e terminava il 30 giugno. Le vacanze erano dunque soltanto di due mesi: luglio e agosto:
ma si concedevano pure due giorni
prima e due giorni dopo il Capodanno e a urte, semtdne à l’époque des
vemlanges «. Le lezioni terminavano una settimana prima degli esami,
che si davano annualmente nella seconda metà di giugno, Al termine
dei tre anni di teologia gli studenti
dovevano sostenere sei esami genera,
li o « grands examens d sugli studi
•“o’ogici compiuti, sull’esegesi di
tutto il Nuovo Testamento e una tesi di licenza. Inoltre dovevano tenere un sermone sn di un testo comunicato otto giorni prima e una catechesi su di un argomento dato quattro ore prima. Tutti gli esami generali venivano sostenuti in una settimana, mentre per la tesi, il sermone
t- la catechesi lo studente poteva presentarsi a un’altra sessione. La Commissione per gli esami generali era
composta dei tre (due) professori titolari e di due altri membri nominati dalla Tavola. Sostenuti tutti gli
esami con esito favorevole lo studente riceveva « un diplome de candida!
au saint ministère ». I giovani che,
terminati gli studi del Collegio Superiore, iniziavano quelli della Facoltà di Teologia, dovevano essere
immatricolati in apposito registro.
La Facoltà di Teologia nell’ambito del Collegio ebbe dunque sin da
principio un ordinamento preciso
che impegnava seriamente professori e studenti dieci mesi all’anno con
un abbondante orario settimanale.
Tutto era conforme all’ambiente delle Valli, dal francese usato in molte
lezioni, alle vaeanze per la vendem
mia. La Biblioteca Pastorale (teologica e umanistica) di Torre Pellice,
doveva servire come valido strumento di lavoro alla nascente Facoltà,
poiché in seguito potè dare una parte dei suoi volumi per arricchire la
Biblioteca della Scuola Teologica
organizzatasi indipendentemente.
Gli studenti erano tutti delle Valli, come risulta dal Registro d’immatricolazione: 1. Gay Daniele, ott.
1855 (S. Giovanni Pellice); 2. Saiomone Giovanni Pietro, ott. 1855 (VBlar Pellice); 3. Revel Alberto, ott.
1856 (Torre Pellice); 4. Jalla Giulio, ott. 1857 (Maniglia); 5. Prochet
Matteo, ott. 1857 (S. Giovanni Pellice); 6. Gay Cesare, ott. 1857 (Torre Pellice); 7. Revel Daniele, ott.
1859 (S. (Giovanni Pellice); 8. Revel
Eugenio, ott. 1859 (Torre Pellice).
Di questi imo solo interruppe gli
studi. Le Facoltà teologiche frequentate dagli studenti durante il loro anno di perfezionamento all’estero furono Edimburgo (3 studenti), Belfast (3 studenti), Losanna (1 studente). La preferenza data alle Facoltà
anglosassoni era dovuta all’influenza esercitata allora, e nei decenni
immediatamente precedenti, da alcuni benefattori inglesi come il Gilly e il col. Beckwith.
I professori della Facoltà Teologica del Collegio di Torre Pellice, preparati nelle migliori Facoltà europee, seppero dare un tono serio ed
elevato al loro insegnamento e in
quel jirimo lustro di attività prepararono fra gli altri Alberto Revel,
che divenne uno dei più dotti professori della medesima Scuola Teologica, e Matteo Prochet, che fu uno
dei più intelligenti animatori e organizzatori dell’evangelizzazione in
Italia. La nuova Facoltà, per quanto modesta, suscitò subito vivo interesse fra gli evangelici italiani delle
prime comunità nate dall’evangelizzazione. Infatti la relazione deUa
Tavola del 1856 diceva che i corsi
teologici erano stati seguiti, oltreché
dagli studenti regolari valdesi,
V d’aulres frères venus de diverse.^
contrées de VItalie ».
Valdo Vinat.
fDal volume di prossima pubblicazione: La Facoltà Valdese di Teologia 1855-1955).
2
r^TATt-i.g.
Z. ^ i. I Siy.
t
L’ECO DELLE VALU VALDESI
1
V
Ricordi di tempi lontani! Rievo*
Carli, senza rimpianti e con animo
grato, fa del bene.
Autunno 1902. Facevo il mio primo volo. Per modo di dire^ perchè
gli aerei ancora non c’erano. Era
un accorato addio ai nostri bei monti, per raggiungere la sospirata mèta, in ubbidienza alla vocazione che
sentivo nel cuore: la Facoltà Teologica di Firenze.
Tutto non andò lìscio dinante il
viaggio. 1 miei compagni ed io dovemmo fermarci à Genova e pernottarvi, perchè la linea Liguria-Toscana era in parte alluvionata. L’indomani intendevamo proseguire via
mare per Livorno. Ce lo impedì lo
sciopero dei marittimi. Finalmente, fummo riammessi in ferrovia.
jSenonchè era ancora allagato un
tratto fra Sarzana e Pietrasanta.
Quindi, trasbordo in calesse. A un
dato punto, il conducente ci fece
smontare, per ridurre il peso al
solo bagaglio. Perciò, giù nell’acqua
Ricordi dt tempi iontanii
e nel fango.
In quale stato arrivammo a Firenze! Giusto in tempo per assistere all’inaugurazione dell’anno accademico. Ma cosi, stanchi, sfiniti, inzaccherati, trovammo un’accoglienza tanto cordiale, affettuosa, che riprendemmo animo.
Ebbene, durante i tre anni trascorsi in Facoltà, è stato sempre cosi. Nei momenti di depressione, di
abbattimento, la cordialità e le premure di cui eravamo oggetto, rinfrancavano gli animi ed infondevano coraggio.
Mi sembra d’aver dinanzi agli occhi la buona fisionomìa dei nostri
professori, alla memoria de’ quali
rivolgo un commosso affettuoso pensiero.
Il Prof. Paolo Geymonat aveva
terminato il suo insegnamento l’anno prima. Ma continuava ad' esercitare sugli studenti un benefico ascendente. Sempre paterno e pronto
a dar buoni consigli. Il suo affetto
era per noi prezioso.
Decano della Facoltà era Emilio
Comba. Caro Prof. Comba, come
rivive nel mio cuore! S’interessava
di tutti, d’ognuno, e di tuttoi II suo
sorriso paterno ci rincuorava. Ci poneva una mano sulla spalla come
per aiutarci. Ci comprendwa, ci amava, e coll’esempio c’insegnava a
comprendere gli altri e ad amare.
Le sue lezioni di Storia ecclesiastica erano dense di particolari di
grande interesse. Non era, la sua,
im’arida esposizione. Spesso s’interrompeva per parlarci delle sue esperienze nelle varie comunità in-cui
avea svolto la sua opera di evangelista. Ne parlava come chi era rimasto, nel profondo dell’animo, evangelista. Ci parlava soprattutto di
Venezia, di quella comunità alla
quale egli avea dato un grande impulso. Così, ei ci faceva amare l’opera di evangelizzazione. Poi, il suo
PER GLI AMMALATI
Le nostre lacrime
In ogni vita umana, accanto alle ore della, serenità e della gioia,
ci sono le ore del dolore e del pianto.
Le lacrime fanno parte dell’esperienza umana, dalla prima infanzia fino alla tomba; sono un segno evidente e talvolta impressionante della nostra fragile umanità e della nostra tristezza, di fronte
alla sofferenza nostra e degli altri, nei modi così diversi ed inquietanti in cui essa appare sui sentieri della nostra vita.
Non tutte le lacrime esprimono una vera sofferenza fisica o morale. Ci sono anche le lacrime prodotte dalla collera, dalla gelosia e
dalla ipocrisia umana. C’è un atteggiamento esteriore di mestizia e di
patimento che non suscita compassione alcuna; non per nulla Gesù
diceva ai suoi discepoli: « Quando digiunate, non siate mesti d’aspetto come gli ipocriti; poiché essi si sfigurano la faccia per far vedere
agli uomini che digiunano ».
Le lacrime ci accompagnano nell’óra del lutto, l’ora che viene
per ogni famiglia, in ogni casa. E’ detto, nella Bibbia, che Abramo
pianse per la morte di Sara, che Davide accolse con profonda commozione la notizia della morte di Absalom, suo figlio: « Absalom,
figliuolo mio! Oh fossi io pur morto in vece tua, o Absalom, figliuolo
mio! » E nel piccolo villaggio di Nain, Gesù incontrò una madre vedova che piangeva per la morte del figlio, del suo unico figlio.
Ma, oltre all’ora grave del lutto, quante altre ore di dolore, di
amarezza, di abbattimento, di solitudine, di malattia: ore in cui ci
si tormenta o si è tormentati dal male, ore in cui l’orizzonte non si
rasserena e ^esaudimento non appare, ore in cui si soffre e si piange!
Il salmista descrive la sua esperienza così come molti ammalati
potrebbero farlo oggi ancora in termini di crudo realismo: « Sono
tutto fiacco: sanami, o Eterno, perchè le mie ossa sono tutte tremanti... sono esausto a forza di gemere; ogni notte allago di pianto il mio
letto e bagno delle mie lacrime il mio giaciglio ». Agar, la schiava
d’Abramo, cacciata via di casa, va errando nel deserto; poi, quando
Vacqua dell’otre vien meno, lascia cadere il suo figliuolo sotto un arboscello, se ne va a distanza d’un tiro d’arco per non veder morire il
fanciullo, alza la voce e piange. C’è anche il pianto di chi soffre
moralmente a causa del disprezzo o della malvagità degli uomini:
a Le mie lacrime son diventate il mio cibo giorno e notte, da che mi
van dicendo del continuo: Dov’è il tuo Dio? » E c’è il pianto del re
Ezechia quando il profeta gli annunzia che deve morire: « Da’ i tuoi
ordini alla tua casa, perchè sei un uomo morto, e non vivrai più ».
Allora Ezechia voltò la faccia verso la parete, pregò l’Eterno, e
« diede in un gran pianto ».
Lacrime che solcano i nostri volti e che purificano i nostri cuori,
quando il Signore è invocato anche nell’ora del dolore. Ore ed esperienze nelle quali, se la mano di Dio è presente, i cuori si allargano
per far posto a pensieri di bene, per dar luogo od una maturazione
della nostra vita innestata in Cristo. Ore in cui, anche in mezzo alle
lacrime, la presenza del Signore è una presenza consolatrice, che consola ed aiuta a consolare quelli « che si trovano in qualunque afflizione ».
Ore ed esperienze che Dio vede e conosce. Dio vede anche le nostre lacrime. Sta scritto: « Tu conti i passi della mia vita errante, raccogli le mie lacrime negli otri tuoi; non sono esse nel tuo registro? »
Dio conosce la nostra vita, il no.stro servizio, le nostre gioie e
le nostre lacrime. Non lasciamoci trasportare dall’esteriorità o dalla
retorica nel nostro pianto, non drammatizziamo oltre misura i nostri
dolori, non turbiamo l’animo nostro con dei risentimenti o con delle
ribellioni. Accettiamo di entrare nelle vie segnate da Dio per noi;
soprattutto preghiamo per aver la forza di accettarle e di camminare
in esse.
Geremia gridava a tutti il suo dolore con accenti di angoscia:
et Oh fosse pur la mia testa mutata in acqua e fosser gli occhi miei
una fonte di lacrime »! Eppure, malgrado le sue lacrime, egli poteva
dire: « Benedetto l’uomo che confida nell’Eterno e la cui fiducia è
l’Eterno ». Ermanno Rostan
pensiero si rivolgeva alle natie vallate. Ne parlava con nostalgìa e grande amore. L-
C’impartiva anche lezioni di Omiletica. Dava grandissima importanza al modo di leggere la Bibbia
durante il Culto^,,Talvolta, scendeva
dalla cattedra e ci faceva prendere
il suo posto; e quante volte e con
quanta pazienza ci fece rileggere
Giovanni 9, per insegnarci ad osservare le molte varietà di espressioni
e modular la voce a seconda dei casi, in quel dialogo serrato fra Gesù,
i Giudei, il eiecd nato ed i suoi genitori. Se sbagliavamo, ci faceva il
verso, ma senza pericolo che ce l’avessimo a male. E tutti gli volevamo
bene.
Un’altra buona e cara fisionomia
mi rivive nel cuore: Enrico Bosio.
Il suo atteggiamento era assai diverso da quello d’|lmilio Comba. Diverso, ma non contrastante. Ed invero, i due Professori eran legati da
grande amicizia,'"'derivante da reciproca stima.
Anche il Prof. Bosio ci voleva bene. Un bene di cui, li per lì, non
ci rendevamo conto, ma che in seguito si rivelava: un affetto saldo
c profondo. Modesto quanto erudito, potevamo patlargli a tu per tu,
sottoporgli qualsjiasi quesito. Uberamente; ed egli discuteva con noi,
sempre con quella calma e quella
precisione che eran forse le sue più
notevoli caratteristiche.
Un particolare ascendente egli esercitava su di noi perchè, senza averne l’aria e sènza pedanteria, ci
rivelava ciò che *di meglio c’era nel
suo animo: una fede semplice e profonda, granitica, un attaccamento
alla Verità che non consentiva nè incrinature nè tentennamenti. Fede
salda, come le rocce de’ suoi monti, ai quali ogni estate tornava con
gioia par un meritato riposo.
Giovanni Luzzi. Brillante in tutto
quello che faceva. Le sue lezioni erano una fonte di gran godimento.
Se predicava, era un modello proposto alla nostra imitazione, naturalmente... nalla misura del possibile! Egli ha lasciato un grande nome.
Eppure, anche lui ci trattava mol;
to cordialmente. Così cordialmente,
che a volte ci pareva di parlare con
un condiscepolo più che con un nostro maestro. Era sempre gioviale.
La sua allegria era comunicativa. E
quante volte seppe dimostrarci tm,
affetto vero, profondo! Penso al carp Prof. Luzzi con grandissima riconoscenza. X
Tutti sanno che i tre Professori
ora citati han dato alle stampe de’
libri di grande mole e preziosissimi.
Hanno lavorato. Han lavorato ed
hanno amato. La loro memoria è
in benedizione.
Ricordiamo pure il Pastore Augusto Meille, incaricato di un corso
di Teologia pratica. Anch’egli molto affettuoso. Ricordo una sua parola che ogni tanto tornava nelle sue
lezioni, a proposito della scelta di
una consorte. Ci ammoniva di non
ricercar la dote, ma le doti!
In margine alla Facoltà, godevamo dell’appoggio morale di altri
Pastori: Bartolomeo Pons, Odoardo
Jalla, Giovanni Rochat, Giov. Daniele Buffa.
Nè possiam dimenticare i frequenti inviti rivoltici dalle famiglie di
tutti i Professori e Pastori ora menzionati. Anche alla memoria delle
loro consorti che ci accoglievano con
affetto materno, rivolgo un grato
pensiero.
Poi gl’inviti rivoltici da famiglie
delle due comunità di Via de’ Serragli e Via Manzoni.
Così, eravamo come una grande
famiglia. Quanto mai benefica l’atmosfera che si respirava in quegli
anni della nostra Facoltà.
Un episodio singolare. Quando
Enrico Bosio e Giovanni Luzzi tornarono dall’Inghilterra e dalla Scozia col Dottorato in Teologia, noi
modesti studenti ebbimo la faccia
tosta di organizzare un pranzo d’onore nel nostro modestissimo refettorio. Gran capo di cucina,... il filosofo Gerolamo Moggia, che di manicaretti se ne intendeva. Sei invitati, tra signore e signori. Quella
serata — vera agape fraterna — rimane nella mia mante come la sintesi dell’armonia che regnava nella
nostra Facoltà.
Accanto agli studi, era per noi
un piacere occuparci di varie attività: Associazione Cristiana de’ Giovani, con studi e lezioni di francese; Scuole domenicali nelle due
Chiese Valdesi; brevi Culti al Dispensario medico di San Frediano;
adunanze a Fiesole; partecipazione
attiva alle adunanze di preghiera
presso le varie Denominazimii; partecipazione alla propaganda antiblasfema, organizzata dalla « Croce
V'ioletia »; poi, saltuarie predicazioni. Inoltre, facevamo parte d’nna
buona Corale, diretta dal caro Eugenio Revel, definito più tardi
« prence de’ cantor ». Tutto si faceva con animo volenteroso.
Avevamo anche i nostri svaghi,
naturalmente, ma molto modesti,
semplici, e molto... economici: passeggiate sugli incantevoli colli fiorentini. La sera, dopo il Culto di
famiglia, formavamo spesso una piecola orchestra. Si cantava molto. Una
nostra caratteristica canzone incominciava cosi:
I Vint à Florence, vint à Florence
Jeunesse sans-souci...
Il nostro « quartiere » di Via de’
Serragli era alquanto antiquato. 0gnuno doveva farsi la provvista di
legna e « pigne » da bruciare nel
camino di terracotta della propria
cameretta; ed ognuno doveva procurarsi un lume a petrolio o ad acetilene. Ma ehe importava? Eravamo contenti così.
Vita semplice, di famiglia. Ed io
I "nso con profondo affetto a tutti
i miei compagni. Molti son già nel
la Casa del Padre. A loro è ormai
rivelato appieno la Verità che quag^
giù. anche attraverso lo studio, ri
man pur sempre solo « in parte co
nosciuta ». Il loro spirito contempla
la perfetta Luce. Ai miei eompagnì
coi quali proseguo il viaggio verso
il tramonto, il mio affettuoso fraterno saluto.
Ed ai giovani che forse sono incerti nella scelta d’un ramo di studi,
io dico con tutto il cuore: la Chiesa
Ila bisogno di voi. Andate alla Facoltà di Teologia. Non ve ne pentirete. Pensateci, ponendovi sotto lo
sguardo di Dio. Se sentite la Sua
vocazione, accoglietela con gioia
Egli vi benedirà.
G. Bertinatti
COMUNICATO
Sono in arrivo alcuni sacchi di granoturco da semina da distribuire ad
agricoltori poveri. Chi intende beneficiare di questa distribuzione è invitato a darsi in nota, indicando la
■superficie sulla quale si intende praticare la suddetta coltura, presso
L'Uliveto, (ai Bertot), Luserna San
Giovanni.
Parlano due Valdesi..
La Facoltà Teologica di cento anni f
Il centenario della Facoltà ci sorprende mentre questa nostra scuola
teologica si trova a Roma: ed essa
partecipa, in qualche modo, della
sorte che Roma ha nel mondo italiano di oggi: città lontana, non sentita come il cuore pulsante della nazione. Così, per i Valdesi delle Valli, la Facoltà è qualcosa di molto
lontano, e di abbastanza sconosciuto (una specie di collegio popolato
prevalentemente di « terroni », e dove ogni tanto qualche giovane delle
Valli, di solito figlio o parente di
pastóre, va a rintanarsi per qualche
anno, per uscirne poi fisicamente e
mentalmente indebolito, pieno di idee e di frasi del tutto incomprensibili); e vien fatto, di domandarsi come mai una chiesa che ha oltre il
50% dei suoi effettivi alle Valli, sia
andata a stabilire così lontano (in
una città, per giunta, pericolosa per
i buoni costumi dei nostri giovani)
la sua scuola teologica.
Non sarà perciò del tutto privo
d’interesse andare a ripescare le idee
che passavano per la testa dei nostri
antenati di 100-150 anni fa, quando
si sentì per la prima volta il bisogno
di provvedere direttamente e in Italia alla formazione dei nostri pastori.
Come è noto; nei secoli XVII e
XVIII, i giovani Valdesi che intendevano dedicarsi al pastorato, andavano a studiare nelle Università straniere (Ginevra, Losanna ecc.) dove
il loro mantenimento e i loro studi
erano- pagati con borse appositamente istituite dalle nazioni protestanti.
Questo sistema era l’unico possibile
durante l’epoca delle persecuzioni;
ma quando verso la fine del secolo
XVIII i valdesi vennero a beneficiare del generale clima di tolleranza
che si andava diffondendo in Europa, si cominciarono a sentire gli inconvenienti di un sistema che costringeva i futuri pastori a rimanere per lunghi anni lontani dalla terra in cui avrebbero esercitato il loro
ministero.
Un’eco di queste preoccupazioni
si ha in un interessante libro uscito
nel 1796 (J. Brez: Histoire des Vau.
dois). L’autore, un giovane appena
uscito dall’accademia teologica, nel
presentare la storia e le caratteristiche del popolo valdese, esalta la semplicità degli antichi Barbi, i quali
tenevano in piedi il movimento Valdese attraverso tutta l’Europa, ed
erano il modello di tutte le virtù: e
mette in rilievo la semplicità della
loro preparazione, che consisteva
esclusivamente nell’imparare a memoria le parti più importanti della
Bibbia. Questo metodo di studio pare al Brez molto migliore di quello
seguito al suo tempo: è dannoso e
inutile, egli dice, mandare i futuri
pastori a perdere i loro anni migliori nelle università straniere, ad imparare delle scienze che non li rendono certo più virtuosi, e che non
hanno alcun rapporto con la « science du bonheur », cioè con il vero
cristianesimo. Inoltre gli studenti attingono nelle grandi città il gusto
del lusso, e quando tornano alle Valli vivono -Staccati dai parrocchiani.
Per o\"viare a questi inconvenienti,
occorre perciò stabilire un piccolo
collegio alle Valli, in cui i futuri pastori possano studiare le massime
verità cristiane nel contatto vivificante con le meraviglie della natura. In questo collegio, dopo gli anni di necessaria preparazione (studio delle lingue e della filosofia) vi
dovrebbero essere tre anni di studio
teologico vero e proprio. In essi i
giovani, sotto la guida di pastori
valdesi, dovrebbero soprattutto studiare la morale cristiana, le prove
della verità della rivelazione (e la
■sua conformità ai et lumi della natura »), la sacra scrittura e l’arte della predicazione. Così sfrondata di
ogni superflua scientificità, la scuola teologica preparerebbe degli uomini capaci di preservare presso i
valdesi « quei costumi dell’età d’oro, che già cominciano ad alterarsi ». E così « ce petit coin de terre
qui nous sert d’asyle ne cessera de
mériter l’intérêt et l’admiration du
monde chrétien ».
E’ tipico che quest’uomo giovane, che vive mentre la rivoluzione
francese scuote la vecchia Europa,
pensi solo a coltivare con amorosa e
gelosa cura questo chiuso giardino
religioso che sono le Valli: si direbbe che per lui il solo scopo dei vaidesi debba essere quello di continuare ad esistere, tali e quali sono sempre stati, il più a lungo possibile,
ad edificazione ed ammirazione dell’intero mondo cristiano. E’ facile
oggi sorridere della sua ingenuità,
ma quanti di noi non hanno ancora
oggi, una mentalità abbastanza simile alla sua?
Dal giorno in cui il Brez scriveva
queste cose alla fondazione della
Facoltà, passarono molti anni: la
ventata del risveglio (F. Neff) pas-
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— S
sò sulle Valli, rinnovandone profondamente la vita: il fossile religioso descritto dal Brez diventò un
popolo animato, nella sua parte migliore, da una viva volontà missio- ,
naria. Nel sinodo 1854, che decise
la fondazione della Facoltà, per
quanto la chiesa Valdese avesse appena iniziato la sua azione di evangelizzazione in Piemonte, G. P. Meille propose che la Facoltà avesse come sede Torino: le parole con cui
egli sosteneva la sua proposta meritano di essere ricordate, e sono degne di riflessione: « Evidemment
(notre but) n’est point d’occuper
seulement quelques professeurs en
plus au Collège de La Tour, ou de
flatter notre église par le vain orgueil d’avoir une faculté de Théologie; non, notre intention est de donner à nos ouvriers une direction plus
conforme à nos besoins... de les former à la prédication italienne. Si
nous étions encore aux temps de
l’oppression, enfermés dans nos limites, je m’opposerais à l’établissement projeté. Mais Dieu nous a affranchi, et en nous affranchissant,
il nous a donné une vocation à la
quelle il faut répondre. Il nous faut
pour cela des hommes élevés sur le
sol italien, préoccupés non de la
France, de la Suisse ou de l’Allemagne, mais de l’Italie, qui en connaissent à fond la riche littérature, la
belle langue et les moeurs, les hommes, qui soyent les semblables de
leurs futurs auditeurs. Il est indisptinaable ensuite de montrer à nos
compatriotes que nous voulons nous
Tondre avec eux, que nous sommes
italiens et que nous voulons l’être.
C’est la condition de réussite de noire oeuvre ». La nostra opera, egli
ciìntinua, non consisterà più solo nel
predicare ai montanari delle Valli,
ma nel parlare dell’Evangelo a tutti
gli italiani. Perciò una Facoltà con
sede a Torre Pellice (come altri proponevano) non darebbe ai pastori una preparazione adeguata al compito
(he li attende in Italia: « ce ne sont
en effet pas les études académiques
(jui développent le x>lu8, mais le milieu que l’on fréquente »: e l’ambiente di un centro delle Valli, egli
dice, non è sufficientemente stimolante i^er degli studenti. Occorre perciò mettere la facoltà a Torino, ove
gli studenti in teologia potranno vivere a stretto contatto con il mondo
italiano.
La proposta del Melile non venne
cccettata, e la facoltà fu stabilita a
Torre Pellice; ma pochi anni dopo
essa veniva trasferita a Firenze, nel
cuore del mondo italiano. Le ragioni esposte da Meille erano state riconosciute valide : ed esse conservano
la loro validità ed attualità anche
oggi, a cento anni di distanza.
stud. Theol. Giorgio Bouchard
COMUNICATO
TUTTI A RORÀ nel giorno
della Ascensione {19 maggio).
Grande adunala a Piamprà
per la rievocazione storica
di Giosuè Gianavello.
Al prossimo numero maggiori dettagli sul programma.
CONCORSO
La Libreria Claudiana bandisce un
concorso per la pubblicazione di sei
fotografie di carattere Valligiano
(paesaggi, luoghi caratteristici e storici, folklore, ecc, delle Valli Vaidesi).
Le fotografie debbono essere di
formato cartolina, in lucido, contraddistinte da uno pseudonimo e
accompagnate da una busta chiusa
contenente il nome e l’indirizzo del]’ autore; debbono pervenire alla
Claudiana (Torre Pellice) non oltre
il 30 Giugno p. v.
Le fotografie vincenti verranno
compensate con tm premio di Lire
1.000 caduna, e rimarranno di proprietà della Claudiana.
Si potranno restituire le fotografie non utilizzate, dietro richiesta,
accompagnata dal rimborso delle
spese postali.
La Comm. delle pubblicazioni
della Libreria Editr. Claudiana
Cc^ Valdese per la Gioventù Evangelica
VALLECROSIA (Imperia)
COLONIE MARINE: 6-12 anni.
3-27 giugno: Tomo misto, posti 30, iscrizione L. 1.000 + una <iuota giornaliera da fissarsi dalla famiglia prima dell’inizio del soggiorno.
28 giugno-23 luglio: Turno maschile, id., id., id.
3-27 agosto: turno femminile, id., id., id.
CAMPI CADETTI: 13-16 anni.
3-27 giugno: tomo misto, posti 20, iscrizione L. 1.000, L. 500 giornaliere.
28 giugno - 23 luglio: tomo maschile, id., id., id.
3-27 agosto: turno femminile, id., id., id.
CAMPO FERIE: riservato ad operaie e impiegate evang.
1-15 agosto: posti 15, iscriz. L. 1.000, L. 750 giornaliere.
CAMPO MADRI: riservato a giovani madri evang.
16-27 agosto: posti 15, L. 650 giornaliere.
Avvertenze: Gli interessati scrivano a: Casa Valdese, Vallecrosia (Imperiai.
Tutti i campi hanno un programma dettagliato di svaghi, gite e studio. Per il
campo madri hanno preferenza coloro ohe hanno bambine in colonia o al campo
cadetti.
SEOMALAætOMt
PIONNIERS DE LA EOI
par M. de Meló Chaves. Adaptation française par Emile G. Leonard. Histoire de
l’implantation du Protestantisme au Brésil.
Ce livre, qui est
— l’autobiographie d’une servante de Dieu,
— un passionnant roman d’aventures dans
les forêts du Brésil,
— un document d’histoire qui montre la
puissance de transformation qu’apporte
la Bible.
Sera lu avec un égal intérêt par les enfants et les adultes. Vous n’interromprez
plus sa lecture lorsque vous l’aurez commencée! Il vous fera connaître un pays
dont on parle de plus en plus et vous
montrera à cpjel point les principes de la
Réforme sont actuels et savent au 20ème
comme au 16ème siècle, forger des caTflctcrcs î
Prix: 350 fr, Franco 395 fr. (C.C.P. «La
Causai 1) Paris 255-00).
Giovani di fronte alla Bibbia
En achetant ce livre vous contribueret
à la construction d’un hôpital inrotestant
au Brésil.
... «Le camion s’arrêta devant un portillon, I l’entrée de la ville. Tontes^ les
routes particulières perçoivent un péage
sur les véhicules qui y passent; à cette
fin, elles ont toujours un employés aux
portes d’accte; à côté de celle-ci, s’élevait une hutte de torchis. Un homme de
mauvais aspect y était assis, barbe noire,
physionomie torve, et un gros révolver à
la ceinture. Dès l’arrêt du camion, l’homme se leva; boitant sinistrement, il s’ap
procha du véhicule, examina les papiers
que le chauffeur lui remit, et se mit ensuite à faire une revue sévère de tous les
passagers, qu’il regardait d’un oeil féypce.
la; dernier à être examiné, plus attentivement que les autrCs fut mon mari, qui
supporta for mal à l’aisef' l’incommode
inspection.
'< Hum! » fit l’homme, laissant échapper une sorte de hurlement guttural. «Et,
toujours boitant, il aUa au portillon, ouvrit le cadenas et... ».
...(Ce qu’il advint au serviteur de Dieu,
vous pourrez le lire vous-mêmes en ouvrant le livre à la page 148).
VENDESI, a Rorà, casetta di 4
vani con terreno. Per informazioni rivolgersi alla Claudiana.
Chi non aveva visto Agape con la
neve non ha parlato, ha soltanto
molto guardato. La conca di Frali
.«embrava ancora più larga e dava
l’impressione di scendere ai lati più
lentamente, le cime erano come arrotondate. E la neve era bianca come di più non potrebbe essere, e
il (ùeio trasparente.
Forse la bellezza naturale cosi a
portata di mano da obbligarci quasi
a sentirla e a guardarla, ha contribuito a.lbi buona riuscita del nostro
Convegno, che ha avuto queste principali caratteristiche; si è discusso
seriamente, si ha avuto il cuore leggero e si è stati tutti insieme senza
il minimo sforzo, come se ciascuno
avvertisse qualcosa di stonato a starsene in un canto.
Come tutti insieme in fila indiana
X>ian piano si era saliti per il piccolo sentiero fra la neve, che era
quanto rimaneva della strada che
porta ad Agape, così sempre insieme ci si muoveva, al pomeriggio del
sabato per andare ad ascoltare lo
studio di A. Taccia, la sera per correre a cantare. Eccoci « numerati »
e seduti gli uni di fronte agli altri
a fare strani e complicati giochi in
cui c’entrava « la sedia del sì e la
sedia del no », eccoci la domenica
¡•oineriggio seduti sugli scalini dell’atrio a parlare del Congresso di
Roma e poi ancora a cantare e a
ridere, perché soltanto così si poteva dire la nostra gioia ed il senso
interno di leggerezza e di respiro
che ciascuno F^^o^ava. Ci siamo resi conto che è facile non sentire pesanti le discussioni su problemi seri
ed importanti, ed è facile sentirsi
tutti amici, tutti uniti anche se appena ci si conosce, quando ciasetmo
è liberamente, direi allegramente,
comunicativo. In tutto lo svolgersi
del Convegno non c’è stata tma sola nota triste, perchè anche la conclusione pessimistica della nostra discussione, il circolo chiuso che era
la risposta alle nostre domande e
da cui ci sembrava di non poter u•scire, ha avuto una via d’apertura
con le ultime parole di A. Taccia,
]>arole di speranza, se non nel nostro impegno che spesso manca, nella nostra fede così blanda, in Dio,
che tace e che pure di noi può servirsi, e attraverso noi operare.
Abbiamo parlato dell’indifferenza
quasi generale dei giovani di fronte allo Studio Biblico, ci siamo chiesti quale valore può avere oggi agli
occhi nostri la Bibbia, che evidentemente di preferenza rimane tra i
vecchi libri non toccati e impolverati e ci siamo i>roposti di esaminare onestamente come stanno per noi
te cose. Non abbiamo risolto molto
e non ne avevamo la pretesa, ma
abbiamo sollevato dei problemi e ci
siamo resi conto che non possiamo
piu comodamente adagiarci e lasciare a pochi iniziati le preoccupazioni di questioni che ci toccano da
vicino, come Cristiani, ma che dobbiamo seriamente, per quel che possiamo, impegnarci. Impegnarci così
a non essere indifferenti o a non illuderci su una fede che presumiamo
solida e che forse non lo è e ci fa
correre il pericolo di sentirci « troppo a posto », a trovare la nostra
strada e cercare di sentire in noi
quelh) che determina l’interesse per
un libro e per un messaggio che mol
ti non tocca e che altri sentono sujrerato.
Si sente che qualcosa cede e manca nelle nostre Chiese e nei giovani e si tenta di capirne la causa e
di ricorrere ai ripari « tornando alla Bibbia ». Ma come fare se questo ritorno, che dovrebbe essere il
mezzo j)er smuovere il muro della
indifferenza contro cui le parole della Bibbia rimbalzano come l’eco e
si ¡lerdono, presuppone già una chiara e solida fede che solo può determinarne l’interesse? Come fare infine se ci troviamo normalmente di
fronte ad una massa amorfa, che non
riesce a smuoversi, ma continua ad
andare avanti soddisfatta del suo
stato? Noi non abbiamo detto che
non siamo parte di questa massa,
ina ci siamo resi conto della necessità di non esserlo caso mai più, di
sforzarci jier lo meno a guardarci
intorno, perchè intorno a noi c’è
molto da fare e solo collaborando
tutti si può risolvere, forse, delle
situazioni così gravi, tanto che l’uomo preferisce ignorarle perchè lo
sconvolgono e gli tolgono la pace.
Su questo punto abbiamo ricevuto,
attraverso le parole di Sandro Sarti,
il messaggio che ci viene dall’opera
di Danilo Dolci.
Era domenica, eravamo ancora a
tavola; dalle grandi vetrate si vedeva l’accogliente paesaggio dei
campi di neve e un simpatico sole,
e così semplicemente per non stare
a perdere tempo in discorsi forse
futili con il jiroprio vicino, si preferì ascoltare Sandro e chiacchierare un po’ sull’opera di Danilo e
sulla situazione della Sicilia. Dav
vero gravi questioni, tremende realtà, ingiustificate assurdità di uomi
ni e partiti che non solo non collaborano, ma ostacolano l’opera di
Danilo Dolci, sono state sentite cosi
mentre si aveva l’aria di fare delle
semplici chiacchiere a tavola. Ma
la semplicità con cui si parlava, la
serenità deU’ambiente in cui le parole cadevano sono state determinanti. Abbiamo compreso come fort" è la responsabilità, proprio di noi
che eravamo tranquillamente seduti. ora che abbiamo saputo come non
ci ripari più la giustificazione del
« Non ero a conoscenza » e come assurdamente falso sarebbe dimenticare. o fare finta di niente. Come d’altra parte ci sia il pericolo che questi discorsi vengano fatti cosi per farli, per jjarlare di cose un po’ meno
futili e che determinino in noi un
mero interesse intellettuale. Sarebbe un orrendo girare a vuoto.
La nota fondamentale del nostro
Convegno è stata questa : Abbiamo
fatto di tutto per non dire vuote parole, per non predicare e incitare e
poi sentire chiuso l’argomento come se niente fosse stato. Non c’è
stato ordinato « Lavorate » e non
c’è stato detto « Dovete ». Il giovane è sordo agli incitamenti che ricadono nei luoghi comuni. Ma siamo stati posti di fronte a tali domande: E’ onesto che noi viviamo per
così dire, tra il bigliardo e la partita di calcio? Possiamo fare di questo il centro della nostra vita? Non
è ben misero che qualcuno si senta
nato per vivere in questo senso?
Ad im eerto punto era ora di partire. Il momento è arrivato così mentre nessimo lo voleva e se lo aspettava, mentre si cantava, si scattava
foto sotto un sole che bruciava.
Laura Robino.
Asilo per i feeclii • Inseroa San Giovanni
Prof. Ernerto Bein 500; Fratelli Rodolfo
e Giovanni Totnasini 4.000; Maestranze
Riv 14.600; CoUetta pranzo 17 febbraio
9.510; Norberto Berton, 10 pesos; Letizia
Bonnet Marauda in mem. della mia diletta
mamma 1.000; Juliette Balmas (Torino) in
mem. della cara mamma 1.000; Etienette
Bounous in mem. della cara mamma 1.000;
Giovanni Boer (Torino) in mem. della mo.
glie 1.500; Sorelle Amplino id mera, della,
cara Coisson Susanna (Genova) 4.000; Signori A. Coi'sson Chantre in mem. della
7Ìa CoT's«on Susanna 2.000; La famiglia e
maestranze di Pralafera in mem. del sig.
Ottavio Legger 4.000; Alda Albarin Toselli 1.000; Emma, Adelina, Eugenio Bounous in mem. della cara mamma 5.000; Revel Margherita ved. Settimo dell’Oglio 250
{Continua).
RINGRAZIAMENTO
La Famiglia del compianto
Celestino Coutandin
profondamente commossa per la dimostrazione di affetto ricevuta in occasione della
dipartenza del suo caro estinto, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringrazia tutti coloro che presero parte al suo
cordoglio, in particolare l’A.N.A. di Porosa Argentina e le maestranze del reparto
pettinatura C.V.S. di Perosa Argentina.
Meano di Perosa Argentina, 6-4-1955.
ì.e 15 Mars est décédée dans sa 90* année
Clára Lantaret
V.ve Châtelain
En donnant la triste nouvelle la famille
remercie vivement toutes les personnes qui
ont pris part à sa grande douleur.^
Jésus lui dit: Je suis la résurrection et la vie: celui qui croit en
moi vivra, quand même il serait
- mort. Jean 11, v. 25
J’ai combattu le bon combat,
j’ai achevé ma course, j’ai gardé
la foi. II Timothée 4, v. 7
Pignerol, 16 Mars 1955.
II terzo centenario
delle Pasque piemontesi
Il 24 aprile ricorre il terzo centenario delle Pasque Piemontesi. Infatti esattamente il 24 aprile 1655,
vigilia di Pasqua, s’è scatenata la
terribile persecuzione religiosa contro i Valdesi, la quale è stata seguita
dalla vittoriosa guerra di resistenza
c di riconquista di Giosuè Gianavello.
A celebrare tale ricorrenza, una
grande riunione avrà luogo, domenica 24 aprile corr. alle ore 15 sul
poggio del Forte di Torre Pellice,
sul luogo stesso ove tre secoli fa, alla medesima data, è stato dato il segnale dell’inizio della persecuzione.
Presiederà il pastore sig. Luigi Marauda; parleranno dell’argomento i
proff. Augusto Armand Hugon, presidente della Società di Studi Valdesi, e Attilio Jalla, ed il pastore dott.
Ernes.to Ayassot. Vi parteciperanno
le Corali di Torre Pellice e di Lusema S. Giovanni.
Tutta la popolazione Valdese è
cordialmente invitata ad intervenire.
Si avverte che l’ingresso è al cancello della Villa Odia, sulla via del
Forte. Si raccomanda caldamente il
pubblico di rispettare i campi seminati a grano, che si trovano presso la
località mìe la riunione avrà luogo.
In caso di cattivo tempo, la riunione avrà luogo nel Tempio di Torre
Pellice, alle ore 15,30.
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L’ECO DELLE VALLI VALDESI
La voce delle Comunità
Angrogno (Capoluogo)
Domenica 3 aprile, nel corso del
nostro culto sono stati confermati i
seguenti catecumeni: Bertalot Alessio (Boulabert); Bertin Lina (Arpanot); Bertin Roberto (Pianta); Bertot Silvio (Malans); Bonnet Enrico
(Bodarsac); Ghia via Roberto (Rocciamaneod); Monnet Laura (Giovo);
Rivoira Ernesto (Lausa).
Il Signore che li ha chiamati faccia di ognuno di essi un membro vivente e fervente della sua Chiesa.
Nel corso del nostro culto serale
del Giovedì Santo abbiamo letto e
meditato insieme il racconto della
passione del Salvatore. Buona la partecipazione alla Santa Cena.
Il glorioso messaggio della resurrezione del Signore è stato rivolto
ad una folta assemblea che gremiva
il nostro Tempio la domenica di Pasqua. Molto numerosa la partecipazione alla Santa Cena.
La sera, l’UGV dei Jourdans dava
nella nostra sala un ben riuscito trattenimento familiare con molto numeroso concorso di pubblico. La ringraziamo vivamente. E ringraziamo
pure le UGV di Prassuit-Vernet e la
UGV di San Secondo per i trattenimenti a suo tempo datici.
La nostra Corale si è prodigata
partecipando al culto della confermazione, a quello di Pasqua ed alla
serata eseguendo inni e cori di circostanza. Anche ad essa esprimiamo
la nostra riconoscenza.
Domenica 17 corr. la nostra Unione delle Madri ha dato il benvenuto
ai catecumeni neo-confermati in un
riuscitissimo trattenimento familiare che ha avuto luogo nella nuova
sala unionista. Ringraziamo i bambini ed il gruppo delle giovani dei
Jourdans e dei Malans per il loro-ottimo contributo alla buona riuscita
del trattenimento. e. a.
r à
Ringraziamo di cuore il maestro
Paschetto Edgardo di Bobbio Pollice per il culto da lui presieduto
recentemente alla presenza di un
buon gruppo di fratelli e sorelle.
Siamo lieti della simpatica collaborazione laica così utile per le nostre
comunità alpestri.
Recentemente abbiamo battezzato
Filippo Bonnet Durand e Piero Durand ed abbiamo invocato sulle tenere creature la celeste benedizione.
Che il Signore ispiri i genitori e
quanti ne avranno cura perchè l’opera dello Spirito Santo non sia ostacolata ma facilitata per l’educazione dei figli.
Nel giorno di Venerdì Santo abbiamo ricevuto i seguenti catecumeni: Mirella Mourglia, Giorgio Odetto e Pozzi Giovanni. Il culto del venerdì santo è stato frequentato da
una numerosa assemblea e ci siamo
rallegrati che il giorno della morte
di Cristo il mercato rorengo a Torre sia stato parzialmente disertato
e anticipato al Giovedì. Speriamo in
meglio ancora per l’anno prossimo
in vista d’un culto sempre più sentito del Venerdì Santo. La domenica
di Pasqua i catecumeni hanno ricevuto la Santa Cena assieme a Wanda
Meynet figlia del nostro vice-sindaco dr. Meynet in una cerimonia commovente ed edificante al tempo stesso. Che il Signore guidi il nostro
gruppo di nuovi membri di Chiesa
ad essere veramente zelanti e operanti nella vigna del Signore.
La sera della Domenica di Pasqua
la nostra filodrammatica ha presentato una bella commedia con farse '
e cori di circostanza alla presenza
d’im pubblico numeroso che ha così
chiuso la giornata in uno spirito
cristiano. Ringraziamo di cuore gli
attori e le attrici per la loro collaborazione.
Annunziamo ai nostri fratelli e
sorelle vicine e lontane che il hilaneio della chiesa si chiude irrevocabilmente il 30 aprile. Le persone che
desiderano inviare la loro contribuzione per la pubblicazione sono pregati di farlo al più presto in modo
che risulti la cifra e non soltanto il
nome. L’assemblea di Chiesa avrà
luogo, D. v., il 15 maggio con la no
mina dei delegati e la lettura della
relazione annua. ,
Raccomandiamo per questo il massimo sforzo per poter inviare alla
Cassa Centrale la cifra richiesta.
Per la villeggiatura estiva sono ancora disponibili alcuni alloggi, si prega rivolgersi tempestivamente al Pastore di Rorà.
Luserna San Giovanni
I culti del tempo di Pasqua hanno visto la consueta grande affluenza di fedeli la domenica delle Palme con il ricevimento di 32 catecumeni, e il giorno di Pasqua. La Corale diretta dal signor Gustavo Albarin ha dato un buon contributo
con l’esecuzione di due cori. Sono
stati ricevuti nella piena e responsabile comunione della Chiesa: Arnoulet Ferruccio, Benecchio Walter.
Bouvier Renato, Caffarel Luigi,
Chauvie Piero, Chiavia Bruno, Chiavia Franco, Chiavia Paolo, Coisson
Dino, Durand Lionello, Durand Walter, Gaydou Aldo, Giordan Enrico,
Goss Rinaldo, Mourglia Placido, Peracchione Marcello, Pons Fulvio,
Tourn Gino, Benigno Franca, Beri
Margherita, Bouchard Marcella,
Cougn Carla, Durand Olga Falcombello Erica, Fraschia Elvina, Monnet Paola, Peyrot Mirena, Revel
Graziella, Ricca Paola, Roman Luciana, Rostagnol Vera, Travers Liliana.
Visite. Il pastore Davide Pons ha
presieduto il culto domenicale del
27 marzo. Il prof. Motier della Scuola agricola di Marcelin (Morges) ci
ha dato una interessante conferenza
sulla potatura e il trattamento degli
alberi da frutta. A questi cari amici
il nostro riconoscente saluto.
I catecumeni guidati dal pastore
si sono recati in visita, domenica 13
marzo, alla Chiesa di Prarostino.
Battesimi. E’ stato amministrato
il battesimo cristiano a Franco Bonnet di Lamy e Clara Bounous.
/ nostri lutti. Sono stati richiamati dal Signore: Rosani Maddalena,
vedova Giraudin, in età di 62 anni,
il 22 marzo; da poco si era trasferita
nella nostra parrocchia da Villar
Pellice; Paschetto Susanna Clotilde
vedova Vola, il 25 marzo, agli Airali, in età di 72 anni; Bonjour Giovanni Daniele, il 27 marzo, ai Boeri, in età di 80 anm; Balmas Rivoire Fanny, il 31 marzo, ai Bastia, in
età di 67 anni; l’il aprile veniva accompagnata al Campo del Riposo,
la salma di Tourn Maria ved. Baierò (Luserna) deceduta all’età di 68
anni.
II Signore consoli i cuori afflitti.
Pinerolo
Il periodo di tempo che ha preceduto la Pasqua è stato particolarmente intenso nella vita della Chiesa. Buone ed interessanti notizie sull’opera missionaria nel territorio
dello Zambesi sono state recate alla comunità dalla missionaria sig.na
Graziella Jalla, dal 3 al 6 marzo. I
suoi messaggi alle due Unioni femminili, al culto domenicale, all’Unione giovanile ed alla Scuola Domenicale di San Secondo sono stati
seguiti con attento interesse.
Il 23 febbraio ed il 6 marzo, il
Sovrintendente Roberto Nisbet, direttore della Casa delle Diaconesse,
è stato fra noi ed ha parlato a San
Secondo e a Pinerolo sull’ppera delle diaconesse e, in generale, sui ministeri femminili nella Chiesa. Il suo
messaggio è stato seguito dalla proiezione di un film sul servizio delle
diaconesse nei nostri Istituti.
Due riunioni sono state dedicate
ad ascoltare le notizie sul viaggio a
Roma e nella Ciociaria, organizzato
dalla Commissione Distrettuale per
tutte le chiese delle Valli. La prof, ssa
Marcella Gay e l’anziano Remigio
Pons hanno esposto i loro pensieri
e le loro esperienze in modo da suscitare interesse nell’uditorio e da
'^)ttenere anche un simpatico scambio di idee.
A Pinerolo, il Past. Roberto Jahier ha gentilmente dedicato una serata per la proiezione di fotografie
a colori. Bella serata che ha degna
mente concluso il nostro incontro
con i due delegati della comunità a
Roma e a Colleferro.
La domenica deUe Palme e il giorno di Pasqua due vaste assemblee
si sono raccolte nel Tempio per la
celebrazione'del culto. La Corale ha
cantato un inno dell’innario e un
coro pasquale. Particolarmente numerosa la partecipazione alla S. Cena il giovedì santo a Pinerolo, il
venerdì santo a S. Secondo e la domenica di Pasqua a Pinerolo. Inoltre, a Pinerolo, latte le sere della
settimana santa un rallegrante numero di fedeli ha partecipato ai brevi culti istituiti per dar modo alla
comunità di commemorare la Passione di Gesù Cristo nel raccogli
mento del tempio e della comunio
ne della fede e della preghiera. Al
cuni fratelli in fede hanno presie
duto quei culti, insieme col Pasto
re, per l’edificazione della comuni
tà; anche i brani musicali suonat
all’organo sono stati intonati alla cir
costanza ed hanno contribuito alla
gloria dell’unico Signore e Salvatore.
Al culto solenne della domenica
delle Palme, quindici giovani catecumeni sono stati ammessi nella piena comunione della Chiesa : Bounous
Myriam, Cardon | Luigi, Fomeron
Lilia, Garro Edoardo, Gay Carla,
Gardiol Luevana, Gardiol Romano,
Codino Mirella, Griglio Franca, Gardiol Mauro, Mathieu Maria Luisa,
Motta Pierina, Mourglia Walter, Rivoiro Mario, Vola Livio,
La Chiesa si rallegra con loro, rivolge loro un fraterno incoraggiamento a perseverare nella fede e li
affida alla grazia di Dio.
Il battesimo è stato amministrato
a: Ribet Elisabetta (Miradolo);
Bonin Rossano Carlo (San Secondo);
Salvai Bruna Carla (Ponte S. Martino); Colleoni Paolo Renato (Abbadia); Mathieu Maria Luisa (Pinerolo), per professione di fede il giorno
delle Palme; Peyrot Margherita (Miradolo),
Tre funerali: Viglielmo Caterina
Albina (da Massello), d«;eduta alla
Casa di riposo J. Bernardi il 25 febbraio all’età di 83 anni; Pons Lidia ved. Martinat (San Secondo),
deceduta il 14 marzo all’età di 73
anni; Lantaret Clara ved. Châtelain
(Pinerolo), deceduta il 15 marzo all’età di 90 anni.
Gesù Cristo sia sempre il nostro
Signore nella gioia e nel dolore.
Il Past. Giov. Peyrot di Prarostino e il Past. em. Enrico Pascal hanno presieduto un culto domenicale
a Pinerolo e a San Secondo. Grazie
della loro collaborazione.
Doni per l’Eco delle Falli
Bounous Aldo L. 100; Gioì Adriano 300
Pons Adelaide 50; Ferrerò G. Enrico 150
Ferrerò Alberto 50; Pascal Ermanno 100
Micol Emanuele 100; Poet Amandina 100
Micol Giovanni 100; Micol Ernesto 100
Robert Ernesto 150; Gagliardi F. 150; Beux
Jean Paul 300; Kesselring Emilio 400; Do.
ria Annunziato 250; Famiglia Battaglini
150; Garrou Emilio 150; Peyrot Angela 50;
Pascal Giovanni 100; Peyrot Enrico 300;
Pons Paolo Mirella 150.
Direzione a Redazione
Prof. Gino Costabel
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Pubblicazione autorizzata del Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 19 gennaio 1955.
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