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BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
DELLE WU VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anri't 110 46
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TORRE PELLICE 23 Novembre 1973
.Amm.: Via Cavour, 1 bis - 10066 Torre PelUce - c.c.p. 2/33094
redo che per comprendere i TAPPE DI UN LUNGO CAMMINO ■ E DOMANI?
problemi della Chiesa Val
dese nella sua storia passata e nell’attualità è forse utile
prendere come punto di partenza
una questione che non può sfuggire a un lettore attento del Nuovo
Testamento e che non è di facile
soluzione.
Che rapporto c’è tra la predicazione di Gesù, quale la conosciamo secondo la tradizione che ci è
stata trasmessa dai primi tre
Evangeli, e la predicazione dell’apostolo Paolo? In particolare:
che rapporto c’è tra il Sermone
sulla montagna e il messaggio del
Cristo crocifisso e risorto; tra la
vocazione a seguire il Maestro Gesù nella rinuncia a sé stessi e a tutto quello che si possiede, in uno
spirito di critica e di rottura, di
lotta contro il mondo e i suoi poteri nell’attesa del regno di Dio, e
la fede in Colui che è venuto e che
deve tornare, che è stato manifestato ed è confessato come Signore?
La nostra interpretazione del
Nuovo Testamento è spesso parziale, eretica: sul piano personale
e sul piano ecclesiastico facciamo
una scelta, ci decidiamo per Luna
o per l’altra sezione del Nuovo
Testamento. Negli ambienti protestanti si produce il fenomeno delle Confessioni differenti, negli ambienti cattolici si produce il fenomeno degli Ordini religiosi differenti.
I primi Valdesi, intorno ai 1174,
hanno concentrato la loro
protesta su una interpretazione piuttosto letteralista del Sermone sul monte e della predicazione di Gesù: donde il loro rifiuto di ogni specie di conformismo
al mondo, il rifiuto di una Chiesa
insediata nel mondo e mondaniz
Valdesi del 1174, del 1532, del 1973
zata, il rifiuto di un atteggiamento di servilismo verso le potenze e
i potenti della società, il rifiuto del
giuramento di fedeltà verso le istituzioni che rappresentano questa
società, la protesta contro una
concezione della vita che si ispira
allo spirito del mondo, all'egoismo, al benessere, alla ricchezza
borghese e tranquilla, al lavoro
compiuto unicamente a scopo di
guadagno.
E al posto di tutto questo una
decisione senza riserve per una
vita concepita come testimonianza e come servizio, un interesse
molto spinto per le Scritture e per
la predicazione del loro messaggio, attuata da uomini di tutte le
condizioni.
Nel 1532, al Sinodo di Chanforan, i sopravvissuti dei
Valdesi del Medio Evo,
dopo 4 secoli di clandestinità, hanno preso la decisione, pur con
qualche dissidenza, di accettare la
Riforma nella sua forma svizzera,
che sarà più tardi calvinista. I
Valdesi diventano, nella dottrina e
nell’organizzazione, una Chiesa Riformata. La decisione del 1532
comporta per loro una specie di
spostamento della loro coscienza
cristiana. Se i Valdesi del Medio
Evo avevano optato per l’Evangelo nella forma del Sermone sul
monte e della predicazione di Gesù, i Valdesi del XVI secolo hanno
optato per l’Evangelo nella sua
forma paolinica e hanno espresso
la loro fede e la loro testimonianza nei quadri chiari e solidi della
teologia riformata. La loro con
Al LETTORI DI QUESTO NUMERO
Questo numero del nostro settimanale giunge a una cerehia di
lettori assai più larga del consueto : come già annunciato, infatti, si
inizia con questa settimana la pubblicazione mensile di una serie di
’’inserti”, curati da Giorgio Tourn e Ermanno Genre con la collaborazione di molti, dedicati all’ormai imminente
OTTAVO CENTENARIO DEL MOVIMENTO VALDESE
che, come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, ricorre nel 1974: 8
secoli fa si situa storicamente la conversione di Valdo di Lione. Molte
chiese, e in particolare i loro consigli, hanno accolto con interesse la
nostra proposta, e si sono impegnate a diffondere questi numeri speciali mensili presso tutte le famiglie, anche quelle che non sono abljonate. La nostra speranza, oltre che di rendere così un servizio, è che
almeno un certo numero di coloro che non sono abbonati, provino interesse per la nostra modesta fatica, e si abbonino a loro volta. Il nostro periodico vive integralmente degli abbonamenti e delle offerte:
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ed esclusivamente alla nostra amministrazione
• la collaborazione di responsabili locali nel raccogliere e convogliare abbonamenti è preziosa e ne siamo particolarmente riconoscenti.
La redazione e l’amministrazione
cezione dell’esistenza si struttura
teologicamente in senso vocazionale e missionario.
Arriviamo ai nostri problemi
attuali. Nell’arco degli ultimi 70 anni la generazione valdese ha vissuto una successione curiosa di esperienze spirituali. Nei primi tre decenni del secolo, sino all’ anniversario del
1932, si diceva che la vera anima
valdese era con i Valdesi del Madio Evo. Naturalmente i Valdesi
del Medio Evo compresi e apprezzati per la loro semplicità teologica o forse anti-teologica, pratica,
per la serietà del loro impegno
morale, per il loro carattere di
movimento spirituale e non ecclesiastico. Dei Valdesi dunque modernizzati nella prospettiva del liberalismo teologico, che diceva di
voler seguire Gesù e il suo insegnamento morale, ma non Paolo
con la sua complicata teologia...
Chanforan 1532 aveva allora cattiva stampa.
Poi è venuta la tempesta barthiana a sconvolgere le acque troppo pacifiche della coscienza liberale e romantica della Chiesa Valdese e a sottometterla alla forte
pressione di una problematica teologica, che obbligava.-a revisiona^.,s,
re a tutti i livelli la sua esistenza
ecclesiastica, dalla predicazione
all'impostazione politica. La fortuna di Chanforan 1532 era assicurata, il Medio Evo era scomunicato. Tuttavia il rinnovamento biblico non ha toccato in profondità la
maggioranza dei pastori della
Chiesa Valdese, la loro predicazione, i credenti delle loro comunità e
della diaspora evangelica italiana.
Si tratta di una pigrizia teologica
italiana, venata di sottile scetticismo relativizzante, si tratta di una
specie di nostalgia della pietà pratica e teologicamente non controllata del Medio Evo ? Lascio la questione aperta.
Dove ne siamo oggi? La fortuna di Chanforan è di nuovo
messa in discussione, l’attaccamento alla Riforma e al Protestantesimo non è certo rifiutato,
ma è risospinto in qualche misura
sullo sfondo. L interesse è concentrato non tanto sulla scoperta del
messaggio biblico realizzato dalla
teologia della Riforma: si tratta
piuttosto d'un atteggiamento critico verso le componenti sociologiche della Riforma, la guerra dei
contadini del 1525, i legami tra
Protestantesimo storico e classe
borghese. Per contro le componenti sociologiche dei « Poveri di Lione », i loro legami con gli strati
umili della società, la loro convinzione che professarsi cristiani non
può significare essere intenti ad
accumulare denaro (« ad congregandam pecuniam esse intentos»),
hanno attirato l'attenzione appas
sionata dei nostri giovani protestanti, ben più che la vocazione
rnissionaria dei primi Valdesi, decisi a consacrare interamente la
vita al ministero della predicazione, sulla traccia dei primi discepoli di Gesù, senza preoccuparsi dei
mezzi economici pur necessari per
vivere, dunque nella libertà paradossale della fede, perché, come
dice un antico documento valdese,
« il Signore ha ordinato che coloro
che annunciano l’Evangelo vivano
dell’Evangelo ».
Una teologia della liberazione
sociale sembra cosi prendere il posto della teologia della Parola. Si
vede in questa teologia della liberazione sociale, pensata nei quadri
e secondo i metodi dei partiti di
sinistra, il mezzo di vivere in categorie moderne l’antica eredità valdese.
In questo sforzo ci si incontra
con i cattolici di sinistra e con loro si realizza una specie di ecumenismo non teologico, ma sociologico, che considera recumenismo
del Consiglio Ecumenico un ecumenismo conservatore di reazionari, che si salva dalla scomunica
soltanto col suo recente program
ma di lotta contro il razzismo e di
sostegno dei movimenti di liberazione.
In tutto questo, in questo accostarnento o questa confusione di
motivi evangelici e sociologici, si
profila forse, in confronto alla modernizzazione liberale dei Valdesi
del Medio Evo, realizzata dalla generazione valdese degl'inizi-del nostro secolo, una nuova modernizzazione che rischia di essere una
modernizzazione marxista?
L
avvenire darà la risposta a
questa questione. La realtà
attuale è segnata da una divisione molto penosa nella Chiesa.
Nel secolo delTunità ecumenica
nuove divisioni sono venute ad aggiungersi alle antiche o a prendere
il posto delle antiche divisioni della Cristianità. Personalmente sono
convinto che la nostra vocazione
attuale è la riscoperta della totalità delI’Evangelo nel suo momento
teologico e nel suo momento sociale, una sintesi lucida e realista
tra la predicazione di Paolo, aggiungerei volentieri la predicazione di Giovanni — e la predicazione di Gesù, tra l’annuncio del perdono dei peccati e la promessa dei
nuovi cieli e della nuova terra in
cui abiti la giustizia, tra il discorso
sul pane della vita e la moltiplicazione dei pani.
Vittorio Subilia
ANNO SANTO E INDULGENZE
Una capitalizzazione spirituale
amministrata dalla gerarchia
L’Osservatore Romano del 26 ottobre
c. a. riporta il testo del decreto della
« Sacra Penitenzieria Apostolica » sul
« dono dell’Indulgenza ». Il testo è molto chiaro e stabilisce che i cattolici
possono — in occasione dell’Anno Santo — « lucrare l’Indulgenza plenaria »
alle condizioni stabilite nei tre paragrafi del decreto.
Accanto al testo del decreto, sempre
in prima pagina, figura un articolo redazionale (infatti non c'è firma) su II
Dono dell’Indulgenza, con la spiegazione teologica, nel quale si dice che le
pratiche stabilite nel decreto in realtà
non valgono gran che, ma l’appello alla riconciliazione e al rinnovamento è
l’essenziale. In altre parole, l’uomo deve convertirsi, riconciliarsi e poi... fare
le pratiche prescritte « che trovano la
espressione più sintetica e significativa
nel Pellegrinaggio ». Fatto tutto questo
« come segno di accoglimento e di conferma di queste manifestazioni della
conversione interiore e dell’impegno di
perseverare nella carità, il Papa concede il dono dell’Indulgenza ». È affermato ancora che « L’Indulgenza plenaria
può essere lucrata, è vero, con l’adempimento di determinate opere; ma
queste rappresentano il momento conclusivo di tutto un processo di rinnovamento spirituale ».
L’ERESIA DELA SALVEZZA
SENZA CRISTO
L’articolista dell’Osservaiore Romano è evidentemente preoccupato di presentare il problema delle indulgenze
con un linguaggio « progressista », volendo dimostrare che si tratta di cose
serie, che l’atmosfera del Concilio Vaticano II non ha eliminate, perché hanno un valore teologico. Ma già in partenza incorre in un grosso errore, per
TV: La testimonianza di Tuliio Vinay
sui prigionieri politici nel Sud Vietnam
Il numero della rubrica tv «Protestantesimo » che andrà in onda giovedì 28 novembre (ore 18,30, II canale)
sarà dedicato a una testimonianza sulla situazione dei prigionieri politici nel
Sud Vietnam. La ragione è da vedersi
nell’ordine del giorno votato, al riguardo, dalla sessione congiunta del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista, lo scorso agosto. Partendo da
questo documento, la rubrica vuole offrire ai telespettatori la testimonianza
diretta del pastore Tullio Vinay, che
poco più di due mesi fa ha partecipato a una missione d’inchiesta a Saigon. Tale testimonianza sarà accompagnata da un filmato realizzato a cura dell’organizzazione che ha inviato
nel Sud Vietnam la suddetta missione.
Infine il past. Vinay risponderà a due
domande; che cosa possiamo fare, di
fronte a questa situazione drammatica? E perché dobbiamo interessarcene
proprio in quanto cristiani?
ché —• volendo dimostrare la coerenza
teologica del « dono dell’indulgenza »,
ne scopre proprio il punto debole. Infatti, l’indulgenza è condizionata al
« rinnovamento spirituale »; ma come
può l’uomo giungere al rinnovamento
spirituale? È un cammino che egli percorre da solo con le sue forze?
Secondo l’Evangelo, l’uomo non può
convertirsi se Dio non lo converte. Il
rinnovamento è opera dello Spirito
Santo e soltanto per questa opera Tuomo può rinascere. Ma il dono dello
Spirito Santo è dato da Dio mediante
Gesù Cristo, proprio perché Dio in
Cristo ha perdonato l’uomo peccatore.
Se la conversione è dono di Dio, conseguente il perdono dei peccati compiuto in Cristo, allora non c’è piu bisogno di Indulgenza né plenaria, né parziale, perché l’uomo è rinnovato incessantemente dal dono dello Spirito Santo. La critica di fondo della Riforma
alla teologia cattolica è stata proprio
questa: l’Evangelo è l’annuncio del
perdono di Dio e del dono dello Spirito, mediante Gesù Cristo. L’uomo non
può far nulla per la sua salvezza, ma
— salvato da Cristo e santificato dallo
Spirito — può allora operare nella novità della sua vita redenta.
I teologi cattolici curiali dovrebbero
affinarsi nella logica: o accettano l’Evangelo, oppure abbiano il coraggio di
riproporre la dottrina delle indulgenze
nei termini della Controriforma, perché
soltanto in quei termini è « logica ».
LA RAGIONERIA
DELL’INDULGENZA
L’articolista vuol dimostrare che la
usanza cattolica delle indulgenze ha
fondamento sulla « comunione » di vita dei credenti. Qui viene riproposta
tutta la dottrina cattolica del potere
della gerarchia e dei meriti dei santi.
Si vuol evitare l’accusa che la dottrina
cattolica si riduca ad una «ragioneria»
del perdono, ma il risultato è del tutto opposto, infatti l’articolista non riesce che a riproporre la dottrina della
contro-riforma nei termini più tradizionali e pesanti. Tutta l’opera di Cristo
è in mano della gerarchia: solo essa
può concedere il perdono dei peccati
con la confessione e solo essa può distribuire « il tesoro dei meriti di Cristo e dei santi ». Abbiamo così il quadro di una capitalizzazione spirituale
amministrata dalla gerarchia, la quale fa da sportello tra Cristo e i credenti.
L’articolista dimostra la totale inca
Alfredo SoneUi
(continua a pag. 2)
2
pag.
■«
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N. 46 — 23 novembre 1973
UN PIANO DI LAVORO PER L’ITALIA
C
Perchè e come diffondiamo la Bibbia
Ai primi di novembre si sono riuniti a Roma, per due giornate di lavoro, i collaboratori della Società Biblica
Oliïetano era ve falsario?
Provenienti da diverse regioni italiane e da diverse denominazioni evangeliche, una ventina di credenti, responsabili di Chiese e di Opere, si sono incontrati il 2 e 3 novembre presso la
Facoltà Valdese di Teologia a Roma.
Hanno trascorso due giornate di vita e di lavoro a ritmo pieno (qualche
intervallo per le necessità vitali!) per
affrontare insieme tutti i problemi che
comporta la diffusione della Bibbia in
Italia e preparare, in base alle esperienze del passato, un piano di lavoro
per l’immediato futuro.
Partecipando per la prima volta a
questo tipo di incontro, ormai alla sua
4“ edizione, promosso dalla Società Biblica Britannica e Forestiera in Italia,
posso e devo dire che è stata una esperienza positiva per tutti.
Ogni partecipante ha esposto le sue
esperienze, i suoi pensieri, in modo
fraterno. Anche nei momenti « più caldi » ci siamo trattati da fratelli in
fede!
La prima giornata è iniziata con la
esposizione di vari schemi di predicazione in riferimento specifico alla diffusione della Bibbia e a tutta la problematica che essa comporta, sia per
i singoli credenti che per le comunità.
Quattro schemi di predicazione sono
stati presentati e discussi poi da tutti. È stato certamente un arricchimento per tutti, perché tutti ci siamo incontrati e confrontati insieme con la
Parola di Dio Vivente a cui tutta la
Bibbia rende testimonianza.
Si è passati quindi alla esposizione
di rapporti ed esperienze da parte dei
convenuti: conduttori di Chiese e di
Opere evangeliche in Italia, più e meno giovani non solo anagraficamente
ma anche operativamente. È stato un
reciproco arricchimento, uno scambio
di esperienze in vari campi dentro e
fuori delle nostre Chiese, della Società
Biblica Britannica e Forestiera, della
Facoltà di Teologia. Si è parlato di
Fiere del libro, di campagne comunitarie, di campeggi-colportaggio giovanili,
di colportaggio spicciolo individuale
per la diffusione della Bibbia.
Si è poi avuto uno scambio di pareri dei partecipanti sul Piano di lavoro
per l’Europa precedentemente inviato
loro per prepararsi alla formulazione
di un Piano di lavoro per l’Italia.
Dai vari pareri espressi (Assemblee
di Dio, Avventisti, Battisti, Fratelli,
Mennoniti, Nazzareni, Società Biblica B. e F., Valdesi) è emersa la nota
comune che è compito essenziale dei
credenti diffondere le Scritture; le Società Bibliche devono solo tradurle e
stamparle al minor prezzo possibile.
Si è precisato che il compito dei credenti non si esaurisce nel diffondere la
Bibbia ma nell’aiutare gli altri che la
ricevono a capirla nella certezza di
fede che Dio col Suo Spirito Santo interverrà (cfr. episodio dell’eunuco e
Filippo).
Il prof. Valdo Vinay della Facoltà
Valdese di Teologia ha sottolineato fortemente e molte volte nel suo intervento che la crisi di fede attuale delle
Chiese Evangeliche è da ricercare nell’essersi queste allontanate sempre
più dal messaggio testimoniato nella
Bibbia e nel sostituire all’annunzio puro e semplice del messaggio biblico i
nostri vari messaggi e le nostre opere
per convincere « gli altri »! L’allontanamento dei credenti dalla Bibbia ha
avuto come conseguenza la mancata
diffusione della stessa nel mondo. Le
Società bibliche sono sorte per supplire a questa mancanza dei credenti.
Ma lo stesso sorgere delle Società bibliche è la dimostrazione più evidente
della infedeltà della Chiesa! Nei nostri
incontri e confronti ecumenici la Bibbia deve essere il punto di riferimento, il luogo per eccellenza per presentarci tutti davanti a Dio unico Signore.
Nelle nostre comunità la Bibbia deve
riavere la sua funzione principale ed
essenziale: strumento di confronto per
misurare la motivazione e il grado di
fedeltà della nostra condotta nella vita quotidiana. Bisogna riabituarsi a
leggere bene la Bibbia e aiutare gli altri a fare altrettanto. Nella diffusione
e nello studio della Bibbia i giovani di
tutte le confessioni e denominazioni
hanno un ruolo della massima importanza!
Il sottoscritto nel suo intervento ha
fatto notare che la saldatura che deve
avverarsi tra Società Biblica e Comunità è la stessa che deve avverarsi tra
Scuola Biblica e Comunità. Se le nostre Comunità non vogliono subire il
giusto giudizio di Dio e scomparire
(si confronti la storia della Chiesa!)
devono saper ridiventare luogo di incontro, confronto, investigazione e diffusione della Bibbia a livello comunitario e non più individuale. I credenti dovranno combattere contro ogni
tentazione-seduzione di manipolare,
monopolizzare e strumentalizzare il
messaggio biblico per ideologie-atteggiamenti particolaristici, settari. In
una parola: le nostre comunità devono
implorare ardentemente il Signore che
le ricrei col Suo Spirito!
La giornata del 3 novembre ha avuto inizio con una discussione generale
sul perché e sul come diffondiamo la
Bibbia. Per sveltire i lavori vengono
nominate due commissioni. La prima
per stilare il documento finale sul
«PERCHÈ DIFFONDIAMO LA BIB
BLA », composta da Renzo Bertalot,
Salvatore Carco, Renato Coisson, Elio
Milazzo e Vittorio Perres. La seconda
commissione composta da Natale
Brancato, Luciano Bertalot, Sergio Nisbet, Lorenzo Roux ed Emidio Santilli
stila il documento finale sul « COME
DIFFONDIAMO LA BIBBIA».
I due documenti finali esprimono e
condensano tutte le discussioni di fondo fatte la giornata precedente.
II primo in sostanza afferma che il
nostro impegno nella diffusione della
Bibbia è una pratica espressione della
nostra fede in Gesù Cristo; è un atto
compiuto nella certezza che attraverso
la Scrittura lo Spirito Santo rivela
Gesù Cristo come Signore e Salvatore
anche del nostro tempo; è la nostra
obbedienza di credenti all’ordine di Gesù Cristo di annunziare l’evangelo ad
ogni creatura; è una esperienza di fede
nella vita di noi credenti, che la esprimiamo in forme diverse e modi differenti.
Il secondo documento, attuazione
esplicita del primo, premettendo che
ogni nostra attività ha il suo centro e
il suo punto di riferimento in Gesù
Cristo il Signore Unico testimoniato
dai vari testimoni, le cui testimonianze noi abbiamo nei testi biblici dell’Antico e del Nuovo Patto ( = Testamento), indica come suggerimenti pratici alla diffusione della Bibbia in Italia: l’uso del « BIBLITEK », un autobus attrezzato di mezzi audiovisivi e
roulotte per il gruppetto tecnico, l’uso
di diapositive e filmini, di cui vi è un
rifornitissimo deposito uresso il pastore Vittorio Perres a Rivoli (Torino),
visite alle famiglie della comunità fatte da gruppi di più e meno giovani,
convegni, fiere varie e festival con interviste, cori ecc.
Da questo piano generale di lavoro
ogni comunità, ogni gruppo di credenti
potrà prendere spunti, idee, indirizzi e
suggerimenti per il proprio piano di
lavoro locale e per missioni particolari.
Tutto questo lavoro di testimonianza
incontrerà, come in passato, le stesse
difficoltà, le stesse opposizioni che incontrarono i testimoni primitivi e il
Signore testimoniato da loro. Infatti,
il Signore testimoniato, i testimoni del
Signore e le loro testimonianze orali e
scritte (= Bibbia) subiscono tutti la
stessa sorte: vengono contraddetti, so
no « segno di contraddizione »!
I due documenti, approvati all’unanimità, verranno diffusi nelle comunità
delle denominazioni rappresentate al
convegno di Roma e anche delle altre
che per varie ragioni non han potuto
inviare alcun rappresentante.
Dopo alcuni scambi di esperienze
circa la diffusione della Bibbia sui posti di sofferenza (ospedali) e di vacanze, i lavori si sono conclusi con una
preghiera di ringraziamento e di lode
al Signore e l’arrivederci al prossimo
incontro. Il Signore ci conceda di attuare quanto ci siamo proposti di fare
e sempre e dovunque alla SOLA SUA
GLORIA!
Salvatore Carcò
Nell’interessante articolo a firma
« emm. t. »: « La ’version Segond’ a
cent ans » apparso sul n. 43 dell’« Eco
delle Valli - La Luce» (2-11-73), leggo
un po’ stupito questa frase che traduco dal francese: « Olivetano [con la
sua traduzione della Bibbia] non fece
che rimaneggiare delle versioni più antiche, ancora fondate sulla Vulgata, e
il testo latino si era alterato in più
punti a causa delle innumerevoli trascrizioni di epoche differenti, mentre
invece Lutero lavorò direttamente sugli originali ebraico e greco... ». Ora,
non v’è dubbio che la Bibbia di Olivetano non regge il confronto con quel
capolavoro che è la versione di Lutero, ma la questione della originalità
della traduzione di Olivetano è ben
più complessa di quanto potrebbe apparire dalle parole citate.
Intanto, affermare in modo così
massiccio quanto afferma emm. t. nel
suo articolo vorrebbe dire accusare
Olivetano di falso, visto che nel frontispizio ben noto della sua versione —
stampata a Neuchâtel nel 1535 e conservata al Museo valdese di Torre Pellice — si legge: « translatez en Françoys, le Vieil de l’Ebrieu et le Nouveau
du Grec ». Come si risolve il problema? La grande « Cambridge History
of thè Bible » (voi. Ili) ci aiuta a risolvere il dilemma. Ecco quanto se ne
ricava. Olivetano non è certo uno
sprovveduto e ha strette affinità con
gli umanisti francesi contemporanei.
Nella prefazione alla sua versione insiste sui barbarismi del francese a
confronto con « l’eloquence Ebraicque
et Grecque ». Discute su vari aspetti
della grammatica ebraica dimostrando di possedere una buona conoscenza
di tale lingua.
Il suo Antico Testamento è chiara
ANNO SANTO E INDULGENZE
Una capitalizzazione spnitiiale
amministrata dalla gerarchia
(segue da pag. 1)
pacità di capire il senso della critica
che la Riforma ha mossa ben quattro
secoli fa alla pretesa della gerarchia
cattolica. La gerarchia non ha alcun
potere perché Cristo non ha mai creato una gerarchia, ma ha assicurato alla chiesa una molteplicità di doni, mediante i quali si esprime la sua presenza e la sua azione nella chiesa stessa
e nel mondo. Non c’è nessun tesoro di
meriti, perché c’è soltanto il tesoro
dell’opera dello Spirito Santo che è
libera e insindacabile. Quelli che la
chiesa cattolica chiama « santi » e ai
quali attribuisce dei meriti a vantaggio
degli altri credenti, sono soltanto dei
credenti che hanno avuto il dono e la
missione di un servizio della chiesa;
non hanno meriti né per sé, né per
gli altri, ma hanno ricevuta grazia per
sé e per i fratelli: la grazia di Cristo.
Girata e voltata come si vuole, la
usanza cattolica delle indulgenze e il
tentativo di spiegazione teologica sono
del tutto estranee all’Evangelo, anzi del
tutto opposte all’Evangelo: sono « dottrina cattolica » (che rispettiamo per
non essere accusati di « vilipendio »
alla « religione di Stato »), ma non
sono predicazione cristiana. Nella misura che la chiesa cattolica insiste su
queste cose, nella stessa misura la dichiariamo estranea alla predicazione
evangelica.
LA TEOLOGIA
DELLA BUSTARELLA
Ciò che l’articolista de L’Osservatore Romano ci propone non è il messaggio cristiano, ma la teologia della
bustarella. Infatti questo modo di vedere l’annuncio del perdono e della
grazia di Dio in Gesù Cristo diventa
di fatto il tentativo di dare una giustificazione teologica ad un tipo ben preciso di concezione del potere: la dipendenza discrezionale del cittadino dall’apparato del potere. Noi italiani siamo abituati a questo genere di amministrazione del potere, in forza del
quale tutte le affermazioni dei diritti
dei cittadini vengono neutralizzate dalla prassi deH’autoritarismo, e il cittadino è abituato a ricevere tutto dallo
Stato e dal suo apparato burocratico,
come fosse « grazia » e non diritto. La
teoria e la usanza delle indulgenze non
è un innocente modo di interpretare
l’Evangelo, ma di fato finisce col giul’Evangelo, ma di fatto finisce col giuquindi dei cittadini) al potere. Nella
vita civile il cittadino sa di doversi arrangiare, di dover dipendere dalla raccomandazione, dalla protezione, dalla
bustarella data a momento e a luogo
giusto: è abituato a subire il ricatto
dei poteri costituiti, perché è abituato
ad accettare l’irresponsabilità di fatto
dello Stato e dei suoi organi. Si afferma che egli è « sovrano », ma si ritrova
sempre « suddito », sempre nella condizione di ricevere per « dono » ciò
che è suo diritto. Nella vita religiosa
avviene lo stesso, perché Gesù è diventato per lui inavvicinabile: ha bisogno
dei santi, della gerarchia, delle indulgenze, dei suffragi, di tutto un apparato, senza il quale gli è dato di credere
di non poter incontrare il suo Dio,
Sarà questo il cattolicesimo e noi lo
rispettiamo, m,a ci crediamo in diritto
e in dovere di rinetere con la Riforma
che questo non è l’Evangelo.
LE RIFLESSIONI
DEL PADRE DUMONT
Nel medesimo numero de L’Osservatore Romano (pag. 2) il domenicano
p. C. Dumont si preoccupa anche dei
« cristiani non cattolici ». La ragione è
comprensibile: non è molto gradito
che i « fratelli separati » ripetano la
loro opposizione a quanto la Curia romana ha imposto ai cattolici, in un
momento nel quale si stava sviluppando in seno allo stesso cattolicesimo un
ripensamento teologico. Il p. Dumont
crede di trovare presso i protestanti,
una accoglienza migliore di quella
avuta dalla Riforma in poi. Secondo il
Dumont, la teologia cattolica ha chiarito la sua dottrina sulle indulgenze
(mettendo in luce l’importanza della
conversione, come abbiamo detto sopra). Presso i protestanti, invece « si
compie... una rimessa in onore di questo articolo del nostro Simbolo Apostolico: Credo nella Comunione dei santi,
cioè nella partecipazione di tutti al te
soro spirituale che, con i meriti di Gesù Cristo e mediante gli stessi, è costituito dalle opere buone con le quali il
Signore vuole che' noi glorifichiamo il
Padre nostro che è nei cieli, nostro
Padre per adozione ».
Abbiamo citato a lungo il Dumont e
facciamo soltanto due osservazioni.
Anzitutto vorremmo sapere: cosa c’entra tutto questo discorso con le indulgenze? Ma di più, l’idea del « tesoro spirituale » è proprio da « ragioneria» dello Stato! L’Evangelo annuncia
la comunione dei credenti non come
« tesoro spirituale », ma come opera
dello Spirito Santo, quale dono di Cristo. Non si tratta di un capitale accumulato, ma di una comunione vitale e
incessante tra Cristo — sempre presente nella chiesa — e i credenti, quali
« membra » del suo corpo. Non c’è
nessuna amministrazione vicaria dell’opera di Cristo, ma inter-azione dei
credenti, in quanto Cristo opera, mediante il suo Spirito. Qui non c’entra
né gerarchia, né meriti dei santi o di
chicchessia, ma « tutte queste cose le
opera quell’uno e medesimo Spirito,
distribuendo i suoi doni a ciascuno
in particolare come Egli vuole » (1 Cor.
12: 11).
Non ci voglia male, il p. Dumont!
Noi lasciamo che i cattolici credano
ciò che vogliono e non manchiamo loro di rispetto, perché rispettiamo il
pensiero altrui, ma se vuol fare un discorso biblico lo faccia sul serio e non
cerchi di far passare come biblico ciò
che è l'opposto della Bibbia.
Per quanto riguarda le « indulgenze » la critica di Lutero vale oggi come ieri, sia per quanto riguarda l’Évan,gelo. sia per quanto riguarda i suoi riflessi politico-sociali.
Alfredo Sonelli
mente un’opera originale. Egli si serve a volte della nuova versione latina
del dotto ebraicista Santi Pagnini, apparsa nel 1528; una versione dall’ebraico tanto letterale da restare per secoli l’unica versione cristiana dell’Antico Testamento approvata dagli ebrei.
Ma molto spesso Olivetano traduce direttamente dall’ebraico, come dimostrano le note al testo. Egli mantiene
la forma ebraica dei nomi propri, compreso i titoli dei libri dell’A.T., ad
esempio: Moseh, Jehosua, Jehezekiel,
Jehudith ecc.
Per quel che riguarda il Nuovo Testamento, invece, l’opera di Olivetano
— forse incalzato dalla fretta — è meno originale. Egli segue la versione
francese del suo conterraneo Lefèvre
d’Étaples (1523), ma con alcune correzioni essenziali fondate sulla nuova
versione latina di Erasmo condotta
sul testo greco. Anche Lefèvre — del
resto — se segue la Vulgata, corregge
spesso qua e là direttamente dal greco.
In conclusione: se l’epoca in cui la
versione fu compiuta, e soprattutto la
fretta con cui fu condotta « in un villaggio delle Alpi » (forse Prali), possono giustificare la parziale dipendenza da altre versioni precedenti, soprattutto per il Nuovo Testamento, bisogna dare atto a Pietro Robert detto
l’Olivetano di aver utilizzato al massimo delle sue possibilità quegli strumenti di rinnovamento degli studi biblici che l’Umanesimo andava fornendo Droprio in quegli anni. Egli non è
un rimaneggiatore di vecchie traduzioni fondate sulla Vulgata! Per un risultato di questo tipo non era certo
necessario investire l’astronomica somma di 1.500 scudi d’oro! Quello che i
Valdesi chiesero al riformatore era
proprio di dare alle nuove chiese una
versione francese che tenesse conto di
tutto il lavoro critico condotto sul testo biblico negli ultimi decenni. Certo,
almeno per il Nuovo Testamento, il
risultato non fu del tutto conforme
alle speranze (e infatti la Bibbia di
Olivetano subirà poi varie modifiche e
revisioni), ma l’intenzione onesta e sincera (dei committenti come dell’esecutore) fu la stessa che mosse Lutero
ad ima nuova versione della Bibbia.
Per l’Antico Testamento si può invece affermare che lo sforzo ritiscì pienamente, tenuto conto degli strumenti dell'epoca. Non c'è dubbio che, rispetto alle vecchie versioni condotte
sulla Vulgata, la traduzione di Olivetano costituisca un grosso progresso.
Mi è sembrato utile far conoscere
ouesto giudizio dell’autorevole Camhriàve History of thè Bible, non per
rivendicare una gloriola valdese in più,
ma per ristabilire la verità storica in
quest’epoca di pre-Centenario.
Carlo Tapini
llllllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIlllllllllllllllllllllllllllKlllllii
Una trasmissione
insoddisfacente
Giovedì 15 la trasmissione della rubrica tv
(( Protestantesimo » era dedicata ai Battisti
neirURSS. Insoddisfacente, per questi motivi :
1) Malgrado molti discorsi, dai quali risultava indirettamente ma in sordina il conculcamento di diritti umani fondamentali, la
situazione religiosa nelFURSS non è stata problematizzata; e invece, senza ridursi alla polemica anticomunista e senza nuocere ai nostri fratelli d’oltrecortina, occorreva farlo.
2) Si è quindi esaltata acriticamente una
vita cristiana di tipo evidentemente pietista e
intimista — quale viene fra noi giustamente
criticata : sarebbe giusto a Oriente quel che
è ingiusto a Occidente?
3) Si è spiegata Taccettazìone acritica del
regime con il richiamo a Romani 13: ma
Apocalisse 13 vale solo per i ’’poteri” occidentali?
4) Soprattutto, si è gravemente mancato
verso i fratelli battisti dissidenti, per i quali
non si è spesa una parola; la domanda al riguardo, parecchio formale, è stata elusa. Ora,
senza pronunciare (con quale autorità?!) un
giudizio di valore sui Battisti ligi al regime
(che cioè hanno fatto quel che abbiamo incoraggiato i protestanti spagnoli a non fare : la
’’registrazione” statale con tutto quel che
comporta), la sola contestazione cristiana effettiva, neirURSS. è quella di piccole minoranze fra cui i Battisti ’’dissidenti”. Beh, questa volta non potremo pretendere di aver sostenuto la causa del minimo. Gino Conte
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Assemblea Generale
per i Pentecostali
A S. Agata di Militello (Messina) sono convenuti tutti i ministri di culto
delle A.D.I. per il XXI Convegno Nazionale. Dalle relazioni sono risultate
in chiaro sviluppo le varie istituzioni
dellOpera, come la Scuola Biblica, la
Casa di riposo, il Villaggio Betania
(per i fanciulli). Si è appreso che è stato dato un notevole impulso all’evangelizzazione in Italia negli ultimi due
anni. Il Convegno ha dato la massima
attenzione a questo problema e tutti
sono stati concordi nel porre questa
attività al disopra di ogni altra e da
attuare mediante campagne e contatti
personali.
Buttarli giù dalle scale?
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li faccio rotolare dalle scale.
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offrigli un libro. E consiglia di tenere in casa alcune copie di un opuscolo
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Kneedler, L. 150, Voce del Vangelo, Via
Pozzuoli 9, Roma - c.c.p. 1/11740.
Ricordiamo che i Testimoni non sono evangelici e che uno studio su di
loro è stato scritto dal Past. E. Rostan,
La .sfida dei Testimoni di Geova, Claudiana, L. 150). Inda Ade
ALL’UNIVERSITÀ’ DI TORINO
SEMINARIO SUI MOVIMENTI
RELIGIOSI NEL RISORGIMENTO
Nell’ambito deH’insegnamento di storia del Risorgimento (proff. Alessandro
Galante Garrone e Narciso Nada) nella
Facoltà di Lettere dell'Università di Torino, il nostro collaboratore Augusto
Comba, a partire dal 19 corr., tiene un
seminario sul tema « Movimenti religiosi nel Risorgimento », in ore che saranno concordate con gli studenti e di
cui daremo ulteriormente notizia.
3
vili CENTENARIO
del movimento valdese
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MATTEO 19, 16 - 30
Poveri dietro
a Cristo
Matteo 19,21 sta all'inizio della conversione di Valdo e quindi del movimento valdese. Essere valdesi significò diventare poveri dietro a Cristo. E oggi? Tre osservazioni di carattere generale serviranno di introduzione alla lettura dell'episodio del giovane ricco.
La prima. Gesù è nato, vissuto, morto povero. Questo non è certamento un caso.
Eppure abbiamo poco meditato sulla povertà di Gesù. Abbiamo meditato molto su
Gesù servo, su Gesù Signore, ma non abbiamo ancora meditato su Gesù povero. Vogliamo essere discepoli di Gesù : dobbiamo sapere che questo significa essere seguaci di un povero. La seconda. Pur essendo povero Gesù non ha mai predicato la povertà. Ha detto : « Beati i poveri » ma non
ha detto a nessuno : « Diventa povero ».
Anche al giovane ricco ha chiesto di seguirlo, qui cade l'accento: vendere i beni è conseguenza, non una condizione. Il fatto che
Gesù abbia vissuto la povertà ma non l'abbia predicata significa che la povertà non è
qualcosa da chiedere agli altri ma è qualcosa che dobbiamo capire come richiesta a
noi. L'unico modo di « predicare » la povertà è viverla.
Terza osservazione. Parlando di povertà è fondamentale distinguere tra povertà
subita e povertà scelta. Ci sono oggi nel
mondo centinaia di milioni di uomini che
sono poveri per forza. Non è questa la povertà voluta da Gesù! Noi questa povertà la combattiamo. Vogliamo liberare gli
uomini da una povertà subita per renderli
disponibili per una povertà scelta nel nome
di Gesù. Fatte queste premesse di ordine generale veniamo più vicino al nostro testo e
notiamo :
1. Gesù dice chiaramente che le ricchezze sono un ostacolo, talvolta insormontabile, a diventare discepoli di Gesù. Perciò
il giovane ricco deve vendere i suoi beni.
Questo significa due cose: (a) Gesù non
chiede soltanto un distacco interiore (come
molti cristiani vorrebbero fare). Gesù vuole
che questo distacco sia anche esteriore. Si
può essere poveri fuori e ricchi dentro, ma
non si può essere poveri dentro e ricchi
fuori, (b) Gesù dice di dare i beni ai poveri : non chiede l'abbandono ma il dono delle
ricchezze. La tradizione monastica insiste sul
valore della rinuncia ai beni di questo mondo; a Gesù invece interessa non la rinuncia
ma il dono. Quel che conta non è che io
rinunzi ma che i poveri ricevano.
2. Quando sentono che « con grande
difficoltà » i ricchi entreranno nel regno di
Dio, i discepoli, che pure erano poveri.
« sbigottirono forte ». Questo « sbigottimento » a noi non ci prende. Perché? Perché pensiamo : I ricchi non siamo noi ! E ne
siamo convinti perché ci misuriamo sugli
altri e allora il gioco è facile perché c'è sempre qualcuno più ricco di noi. Ma non è con
la ricchezza degli altri che ci dobbiamo misurare, bensì con la povertà di Gesù. Allora,
forse, non saremo più tanto sicuri di non
esser ricchi, e ci chiederemo, come i discepoli : « Chi dunque può esser salvato? ».
3. « Agli uomini è impossibile ma a
Dio è possibile ». Cioè : non mi salva la povertà (tanto meno la ricchezza), mi salva
Dio. Neppure l'opera più evangelica che ci
sia — dare tutto ai poveri — può salvare.
Perciò non ti fidare della ricchezza e neppure della povertà, fidati di Dio solo!
4. « ... ne riceverà cento volte tanto ».
La vita cristiana costa perché è una vita di
dono. In fondo la ricchezza è tutto quello
che non doniamo. Diventare poveri significa
dare. Dare molto — ecco il « vendere » di
Gesù. Solo se le dò dimostro di essere libero dalle ricchezze. Ma questo dare non
dà luogo a una vita stentata, bensì al « cento volte tanto », cioè alla pienezza della vita.
Paolo Ricca
MOMENTI E FIGURE DI STORIA VALDESE
VALDO E I POVERI
Tutti i valdesi conoscono almeno due
personaggi della loro storia passata:
Valdo e Gianavello. Del secondo ricordano le imprese guerriere, del primo
tutti sanno che era ricco, abitava a Lione ed un bel giorno ha dato i suoi beni
ai poveri della città. Non sempre però
ci si chiede il perché di questo gesto
mentre è invece essenziale saperlo per
non cadere in equivoci.
Valdo infatti non è il solo a dare via
la sua roba per vivere in povertà, quanti frati ed eremiti lo hanno fatto prima
di lui! E Francesco d’Assisi non farà la
stessa cosa qualche anno dopo? C’è però una differenza fra Valdo e costoro, il
nostro mercante non cerca di ottenere
il paradiso e la salvezza della sua anima, vuole obbedire alla parola di Dio
ed essere più libero per predicare.
La leggenda narra che fu un canonico, cioè un prete, che ricordando a Valdo la parola di Gesù al giovane ricco lo
orientò nella sua decisione. Forse è stato così, ma probabilmente non ce ne fu
bisogno perché Valdo aveva già letto e
meditato la Bibbia per conto suo. Anzi
è questo il primo elemento caratteristico della sua conversione. Prima di rinunciare alle ricchezze si era fatto tradurre la Scrittura e la leggeva insieme
ai suoi amici. La prima scelta dei vaidesi non fu dunque tra ricchezza e povertà ma tra vivere secondo l’abitudine
e rendersi conto personalmente delle
cose.
Molti si facevano poveri per essere
più vicini a Dio, più spirituali, più « di
chiesa », Valdo si fa povero per obbedienza all’evangelo e perciò la sua povertà non è per lui essenziale, fonda
mentale ma è solo un mezzo per evangelizzare. Egli ed i suoi amici infatti vogliono vivere come gli apostoli di Gesù,
poveri e liberi, ma per essere missionari come loro.
Il Signore chiama noi, dicono, come
ha chiamato i suoi discepoli ad annunziare il Regno ed il perdono di Dio ed
invitare gli uomini nostri fratelli al
pentimento. Per poter fare questo bisogna non avere impedimenti di natura
economica, non bisogna avere altro per
la testa, bisogna essere disponibili, come si dice oggi.
Che cosa c’era di male in questo?
Nulla e molti storici facendo così dicono che Valdo agiva da buon cattolico
perché leggere la Bibbia ed invitare i
fratelli a pentirsi non è eresia, anzi è
quello che dovrebbero fare tutti. Eppure malgrado la volontà di restare nella
chiesa Valdo ne fu espulso, come Lutero più tardi, e si trovò fuori della comunità cattolica, perché?
I suoi contemporanei (cattolici) lo accusano di essere stato temerario, presuntuoso, uno che non vuole stare al
proprio posto: predicare non era affare
suo lo lasciasse fare ai frati. Un ribelle
insomma all’autorità religiosa che usurpa la vocazione di altri. Ma perché si
ribella?
II Congar, frate domenicano fra i più
noti e spesso citato da questa risposta: Valdo era troppo orgoglioso, non
ha capito l'umiltà; solo chi sa rinunciare a se stesso, sottomettendosi alla chiesa salva la sua vita perché affida ad altri
la responsabilità di giudicare.
Si può però andare più avanti e chie(continua a pag. 2)
&
cp
4
la povertà
1. - I Valdesi sono così detti dal fondatore di questa eresia, che si chiamava
Valdese. Si dicono anche « poveri di Lione » in quanto qui ha iniziato la loro
professione di povertà. Si chiamano anche « Poveri di Spirito » in quanto il Signore ha det^a « beati i poveri in ispirito » ( Matteo 5: 3 ) ; poveri in ispirito
sono davvero, sia riguardo ai beni spirituali che allo Spirito Santo.
...Quel tale, di nome Valdese, ricco possidente in quella città (Lione)... leggendo assiduamente (i vangeli)... prese la decisione di praticare la perfezione
evangelica come l'avevano praticata gli apostoli ; egli venduti tutti i suoi beni
gettava i suoi denari ai poveri ed usurpò il ministero apostolico...
2. - ...E poiché la fede, secondo l'apostolo Giacomo, senza le opere è morta,
abbiamo rinunciato al mondo ed abbiamo dato, come è stabilito dal Signore,
quanto avevamo ai poveri ed abbiamo deciso di essere poveri in modo da non
preoccuparci del domani e di non accettare da alcuno né oro né argento né altro
all'infuori del vitto e del vestito per l'oggi. Ed abbiamo altresì deciso di osservare come precetti i consigli evangelici...
3. - Se il Signore avesse voluto che gli apostoli si dedicassero alle fatiche
terrene ed all'accumulare soldi, non avrebbe presentato loro la similitudine degli uccelli del cielo e dei gigli dei campi. Ma sapendo che nessuno, quando sia
impegnato in fatiche terrene, può predicare liberamente li sottrasse al lavoro
terreno... affinché si dedicassero con maggior impegno all'esortazione, alla predicazione ed alla salvezza del prossimo...
Ci chiedete perché siamo poveri? rispondiamo : perché leggiamo che il nostro Salvatore ed i suoi apostoli furono poveri...
bo
cs
a
Valdo e i poveri
(segue da pag. 1 )
dersi da dove gli veniva questo orgoglio? Era il suo temperamento o rispondeva ad una idea precisa? Un celebre
teologo romano del 1800 ha scritto:
« Se avesse avuto un po' più di virtù e
di genio sarebbe stato un san Francesco... ma cedette ad una tentazione che
ha rovinato gente di grande intelligenza. Credette impossibile salvare la chiesa per mezzo della Chiesa ».
Non si può più dire meglio di così.
Valdo ha creduto nella possibilità di un
rinnovamento della chiesa, si è impegnato in questo senso ma con la coscienza che da sola, senza lo Spirito
santo, la riforma non si fà, ed una
chiesa per impegnata che sia non si salva da sola.
L’azione dello Spirito però è imprevedibile, non è legata alle decisioni di
nessuno e nessuno la più impedire. Perciò la predicazione dei Poveri di Lione
si muove nella più assoluta libertà ed il
loro manifesto può riassumersi in quelle parole scritte da Durando « Secondo
la grazia che Dio ci ha data noi vogliamo predicare liberamente ».
Valdo ed i suoi vogliono vivere sì
nella comunione cristiana come tutti
ma solo fintantoché non sia in pericolo
la libertà dell'evangelo. « Presuntuosi »
dice loro il vescovo Guichard, « orgogliosi » commenta il Congar, « ribelli
increduli » conclude il Lacordaire. Sarà,
dal loro punto di vista, dal nostro Valdo e la sua comunità sono stati invece
una autentica comunità cristiana perché l’obbedienza e l’umiltà non si misurano rispetto alla chiesa ma rispetto
all’Evangelo.
I testi che abbiamo scelto sul tema
della povertà sono diversi ma riconducibili allo stesso ambiente: la prima
esperienza di fede dei valdesi di Lione.
1°) È la testimonianza di un inquisitore francese all’inizio del 1200 che ci
mostra come fu vista la scelta di Valdo.
2°) È il testo finale della professione
di fede sottoscritta da Valdo stesso a
Lione, in presenza del cardinale Enrico
di Marcy, con cui dichiara la sua fedeltà
alla chiesa ma anche il suo “proposito”
di essere fedele al messaggio della povertà.
3°) È un frammento del libro di Durando de Osca, il maggior teologo dei
Poveri di Lione, scritto per difendere le
tesi valdesi.
Conosciamo la comunità di
San Giovanni
Dopo il Sinodo di Chanforan del 1532, che
pone le basi della struttura parrocchiale
delle nostre valli, la zona di San Giovanni,
prevalentemente abitata da Valdesi, è ricompresa nel Comune di Luserna, rigorosamente
cattolico, sede dei signori feudali dell’omonima casata e residenza delle autorità religiose e civili della valle.
Fu probabilmente questa la ragione per
cui si vietò ai Valdesi di costruire un tempio
nella loro zona. La comunità di San Giovanni, a cui facevano capo i valdesi di Bibiana,
Campigliene e Fenile, è collegata a quella
di Angrogna. Nel 1555 il tempio di S. Giovanni viene costruito nel territorio di Angrogna al confie fra i due Comuni: è l’attuale tempio del Ciabas, ben noto per le « giornate storiche ».
Due anni più tardi i Valdesi di S. Giovanni scrivono a Ginevra per richiedere un pastore e costituirsi in comunità autonoma.
Calvino manderà Giaffredo Varaglia, un
esule italiano originario di Busca ; l’anno
successivo sarà però bruciato in piazza Castello a Torino.
Gli succederà Scipione Lentolo, napoletano, noto autore di una delle più antiche storie Valdesi. Ma è soltanto nel 1805, durante
l’epoca napoleonica, che sarà costruito l’attuale tempio dei Bellonatti.
— La Comunità di S. Giovanni, posta allo sbocco della Val Pellice, comprende una
vasta zona collinare che ha consentito lo
sviluppo di una buona economia agricola,
oggi largamente in crisi. Nel Comune si
trovano i principali insediamenti industriali della valle, anch’essi coinvolti nella
crisi dela piccola industria. Questa situazione ha però favorito una forte migrazione
interna di famiglie provenienti dalle alte
valli, in particolare da Bobbio, Angrogna e
Borà, insediamento causato anche dal forte pendolarismo di operai e studenti che hanno cos’i accesso immediato ai mezzi di trasporto verso Pinerolo e Torino.
Questo fa si che il Comune di Luserna S.
Giovanni sia l’unico della Val Pellice che
vanti una popolazione in aumento.
I problemi che emergono da questa situazione sono notevoli: investono la situazione
sociale, economica, la struttura urbanistica,
assistenziale, scolastica del Comune. E in
questo contesto la comunità si è inserita positivamente soprattutto nel campo dell’assistenza agli Anziani con la realizzazione del
nuovo Asilo-centro aperto, con tutti i servizi
che si offrono all’esterno.
S. Giovanni in una stampa del XIX secolo
5
POVERTÀ’
parlano i giovani
di S. Giovanni
Questa pagina sarà dedicata ogni volta ad
una Comunità chiamata a riflettere e a verificare l’attualità del tema proposto. Mentre una
breve nota storica cercherà di inquadrare il sorgere e la crescita della comunità con i problemi
che oggi si pongono, sarà lasciato ampio spazio
alle risposte che su nostra richiesta perverranno sui temi che abbiamo scelto e che saranno
proposti successivamente.
Una veduta di San Giovanni
Stavolta, la prima, è un gruppo di
giovani della EGEI di S. Giovanni che
hanno riassunto, nelle tre risposte che
seguono, il proprio punto di vista sul
tema della povertà.
— Ce cosa significa per voi oggi questo richiamo alla « povertà » che i Valdesi
medioevali hanno vissuto quale componente fondamentale dell'annuncio dell'Evan
gelo?
— Nella riflessione che questa domanda ci propone non possiamo fare astrazione
dalla situazione ecclesiastica, sociale e politica in cui viviamo. E questo significa anche che il nostro modo di interpretare la
Bibbia è diverso rispetto a quello dei Vaidesi medioevali, delle generazioni vissute
prima di noi, come pure da altri che vivono
accanto a noi la loro esperienza di fede.
Noi non riteniamo che l'esperienza dei
Valdesi medioevali sia ripetibile nelle sue
forme; ciò che invece è ripetibile è la motivazione evangelica che ha provocato la
loro scelta : Gesù Cristo e non la chiesa, i
poveri e non i ricchi.
La diffcoltà sta proprio nel ricercare nel
presente altre forme, altri modi di vita che
siano coerenti con la scelta evangelica che
hanno fatto i nostri antenati. Noi non possiamo accettare la via scelta dai movimenti
tipo « Jasus Mouvement » e fac-simili ;
questa è, secondo noi, la via laica del monastero di oggi.
A noi pare che il popolo a cui i Valdesi
medioevali hanno rivolto la loro predicazione, il popolo che ha accettato questa predicazione, possa essere il popolo delle masse proletarie di oggi ; in questo contesto c'è
anche per noi la possibilità e l'impegno di
rivivere la loro esperienza nelle forme oggi
possibili e valide.
Questo non vuol dire che l'Evangelo debba essere annunciato alla classe del proletariato soltanto (infatti nessuno lo fa) ma che
nel proletariato è presente la classe povera :
chi non decide ma subisce le decisioni degli
altri, chi non può, come Valdo, essere nella
situazione di dare i suoi beni ai poveri perche non possiede che le sue braccia per lavorare.
Il riferimento alla povertà non deve però
essere in alcun modo di copertura al peccato delle masse proletarie che potrebbero ritenersi autogiustificate, ma occorrerà sempre annunciare la conversione all'Evangelo
a chi vive di fatto la situazione di povertà in
modo pagano. A chi poi, nelle nostre comunità, vive nella situazione di Valdo prima
della sua conversione, nulla vieta il ritorno
ad una sobrietà di vita evangelica a cui tutti
siamo chiamati.
— Nella misura in cui la scelta di povertà dei valdesi medioevali è stata una
scelta e non un'imposizione, quasi possibilità concrete vedete per esprimere questa solidarietà evangelica con i poveri di
oggi?
— Ci sembra che la povertà oggi non
possa essere ridotta a povertà economica :
anche Matteo parlando dei « poveri in spirito » estende il concetto di povertà ad altre
categorie di persone.
Nella nostra società il problema degli
emarginati si fa sempre più acuto: chi non
produce e non consuma viene di fatto emarginato. In questa situazione noi riteniamo
che una comunità cristiana abbia qualcosa
da dice e da fare. Questo intervento non
può evidentemente essere limitato all'ambito della chiesa, ma deve coinvolgere la
responsabilità della comunità nel campo
sociale e politico. Se è vero che i valdesi medioevali hanno saputo creare una rete di
ospizi e lebbrosari nell'Europa feudale, c'è
per noi l'invito a scoprire oggi le zone di
maggiore emarginazione sociale di cui lo
Stato si disinteressa.
Noi pensiamo che lo sforzo di persone e
di mezzi finanziari dovrebbe essere indirizzato nel settore dell'assistenza agli anziani e
ai minori.
Le difficoltà finanziarie in cui si trova questo settore dell'assistenza è anche conseguenza dell'impegno delle nostre comunità
rivolto altrove (es. istruzione: 14% delle
entrate).
La ristrutturazione dell'asilo per anziani
di Luserna S. Giovanni a cui abbiamo dato
la nostra attiva collaborazione è un segno
di questo nostro impegno.
— Avete parlato di sobrietà evangelica :
che cosa intendete con questo nel quadro
della vita della vostra comunità?
— Secondo noi si possono individuare 2
livelli di sobrietà evangelica a cui tutti siamo chiamati : 1 ) a livello individuale e familiare; 2) a livello di scelte comunitarie.
1 ) A livello individuale e familiare
pensiamo che ogni membro della comunità
come ogni singolo nucleo familiare possano
rivedere certe forme e modi di vita. Oggi
si accettano come « normali » molte cose
che 50 anni fa o 20 anni fa avrebbero fatto
drizzare i capelli a molti.
È solo colpa di un certo « progresso » e
di un relativo « benessere » che ha investito
buona parte della società italiana e quindi
anche i Valdesi, oppure siamo di fronte ad
un « cedimento » di tipo etico-morale? Ciascuno può rifletterci e tentare la sua risposta.
Un esempio di questo « cedimento morale » lo si può riscontrare per esempio negli
avvenimento liturgici: battesimi, confermazioni, matrimoni, funerali.
Può anche essere banale ricordarlo, dopo
tutti gli inutili appelli fatti dai Concistori,
ma tutto il danaro che viene speso in queste occasioni è veramente indice di uno
spreco che la nostra società italiana conosce
molto bene. Sobrietà evangelica qui non
significa però solo qualcosa di negativo,
cioè non spendere più il danaro sprecato:
significa anche un momento positivo, cioè
l'offerta per quelle attività diaconali della
chiesa che vivono dei soldi dei credenti.
2) Questa sobrietà evangelica deve necessariamente concretarsi nelle scelta che la
nostra comunità è chiamata a prendere :
spesso si decidono degli investimenti che
sono assai discutibili e che sono in genere
rivolti per aggiustare delle cose che non
servono a nessuno o a pochi, mentre restano irrisolti altri grossi problemi che toccano
da vicino la vita di molte famiglie.
Senza dilungarci riassumiamo il nostro
pensiero in un interrogativo che può servire da esempio: è giusto che oggi si spendano 5 o 10 milioni di lire per riparare un
organo della chiesa (la spesa si ripete ogni
15-20 anni) e chiudere i nostri asili infantili, lasciare nel deficit molti nostri istituti di
assistenza perché i soldi per queste cose
mancano?
6
Documenti del valdismo medioevale
o tu lo nostre payre,
lo qual síes en 11 cel,
lo teo nom sia sanctiflca.
Lo teo regne vegna.
La tea volunta enayma ilh es fayta
al cel sia fayta en la terra.
Dona a nos enquoy
lo nostre pan quottidian,
e perdona a nos li nostre debit
enayma nos pardonen a 11 nostre debitor.
E non nos menar en tentation,
mas desliora nos de mal.
Amen.
Dublino
Commento
I due testi che pubblichiamo qui accanto
sono due preghiere dei Valdesi primitivi. La
prima è il Padre Nostro in lingua valdese
per cui essi avevano una particolare predilezione e che recitavano in tutte e loro assemblee, probabilmente insieme ed a voce
alta; lo recitavano anche come penitenza dopo la confessione pubblica dei peccati fino
a trenta volte.
Questo attaccamento al Padre Nostro era
motivato dal fatto che i Valdesi non ammettevano nessuna altra preghiera, rifiutavano in particolare l’Ave Maria che già al
tempo loro stava diffondendosi.
La seconda preghiera è una intercessione
per la comunità valdese tutta, dispersa in
Europa, a cui appartengono i fratelli (cioè
i valdesi veri e propri) e gli amici (i simpatizzanti). I temi sono caratteristici della pietà valdese medievale : insistenza sul perdono
dei peccati, il dono dello Spirito, la solidarietà con i fratelli nella prova, l’intercessione per i nemici.
Nos pregaren lo Paire e lo Filh e lo sancì Sperit per la pietà e per la misericordia que es en lui, que la li placza d’esser cum nos en aquest luoc e en tuit li
autre que nos seren, e nos perdone U nostre pecca, e present e li trapassa, e nos
garde de li avenador, s’el li play, per la soa misericordia.
E encara li faczan preguiera per li frayre e per las serors, per li amie e per
las amigas en cal luoc qu’ilh sian sobre la lacia de la terra en tribulación o en
viage o en career o en pietà o en paureta o en alcun costregnament del tcors.
Placza al Segnor de misericordia qu’el li deyllore de las lors tribulacions seneza
corrompament de pecca, s’el a li play.
Encara li faczan preguiera per la conoyseneza d’aquesta gent per li cal nos
sen sostengo de la superbia del cers per parolla e per obra e per bona volunta.,
Placza al Segnor de misericordia que el li sostegna de la soa misericordia, gracia
c lor done far tanti ben en la vita present que a la fln vegnan a aquilb de vita
eterna que mays non defalbire, e li enemic convertissa a degne fruc de penedeneza
per que ilb non creyssan li lor pecca sobre nos ni sobre la conoyseneza d’aquesta
gent. E nos done Dio gracia que nos perdonan a lor aezo que Dio perdone a nos.
A la fln, s’el a li play, encomplisa en nos e en lor li sept don del sant Sperit
plus degnament que nos non lo saben pregar ni requer, en el nom de lesu Crist.
Klreleyson, Cristeleyson. Pater noster.
Dd 15, 29 Cambridge, fol. 235 rv.
Chiediamo a (Dio) Padre, Figlio e Spirito Santo di voler essere, nel nome della
sua bontà e misericordia, con noi in questo luogo ed ovunque ci troveremo, di perdonarci i nostri peccati presenti e passati, di custodirci, se a lui piace, nella sua
misericordia, da quelli futuri.
Intercediamo anche presso di lui per i fratelli e le sorelle, gli amici e le amiche,
in qualsiasi luogo si trovino sulla faccia della terra, in tribolazione, in viaggio, in
carcere o nella prova, in povertà o crisi. Il Signore della misericordia voglia, se
così a lui piace, liberarli da queste prove senza che il peccato li contamini.
E ancora rivolgiamo preghiera lai Signore! perché a tutti costoro sia conoscenza (dell’Evangelo) in modo che siano custoditi dalla superbia del cuore nel
loro parlare ed agire e nel loro impegno; piaccia al Signore di misericordia di sostenerli con la sua bontà e con la sua grazia. Conceda loro di realizzare nella vita
tanto bene da ottenere il bene della vita eterna che non mai non cesserà e di convertire i nemici affinché producano frutti di pentimento in modo da non accrescere
il loro peccato nei riguardi nostri e della fede di questi fratelli. Ci conceda Dio di
saper perdonare loro come egli stesso perdona noi.
Ed infine voglia (il Signore) manifestare in noi ed in tutti loro i sette doni
dello Spirito Santo in modo più forte di quanto sappiamo dire nella nostra preghiera e nelle nostre richieste, nel nome di Gesù Cristo.
Signore pietà di noi.
Cristo pietà di noi
Padre nostro...
NOTIZIARIO
TORINO
I pastori della comunità valdese di Torino
hanno programmato, in vista del centenario,
una serie di predicazioni sui temi più significativi della prima Riforma. La preparazione del sermone domenicale viene effettuata
in comune ed è lo stesso testo che viene meditato in tutte le comunità la domenica successiva.
MILANO
II concistoro della comunità, in risposta
all’invito sinodale, ha aperto una sottoscrizione per il museo di Torre Pellice con l’invio di una busta speciale per questo scopo.
In previsione del 1974 ha programmato una
serie di attività speciali fra cui una conferenza pubblica nel periodo del XVII febbraio
che raccolga non solo le comunità evangeliche ma la cittadinanza.
TRIESTE
La comunità di Trieste si sta impegnando
nel portare a termine il programma di attività speciali che ruotano attorno al centenario che prevede pubblicazione di articoli sui
giornali locali, conferenze pubbliche e presenza della Claudiana con altre librerie in
una mostra a carattere non commerciale.
LIONE
Il Centre Saint Irénée di Lione, in cui sono impegnati due conoscitori del valdismo e
della nostra chiesa, i padri René Beaupère
e Claude Gerest, organizza per la primavera
1974 un ciclo di tre conferenze aventi come
temi: Valdo - la sua vita e le sue opere. —
Il posto di Valdo nella chiesa valdese oggi.
— Gli interrogativi che Valdo pone alla chiesa oggi.
A cura del padre Beaupère un gruppo di
membri dei Focolari Misti, già venuti spesse
volte alle Valli, verranno in visita dal 6 al 10
luglio; i più giovani effettueranno il viaggio
dal Queyras a Villar Pellice attraversando le
Alpi a piedi.
AMERICA LATINA
La sessione sud americana del Sinodo valdese avrà quest’anno luogo eccezionalmente
nella settimana dal 10 al 17 febbraio; sarà
presente a rappresentare la sessione valdese
il Moderatore della Tavola past. Aldo Sbaffì,
a cui il Sinodo 1973 ha dato preciso incarico
di trasmettere una serie di messaggi ai fratelli sud americani.
Nel 1974 è previsto un viaggio storico-turistico dall’Uruguay alle Valli e nelle comunità
italiane; si stanno prendendo gli accordi per
realizzarlo nel migliore dei modi.
MOSTRE
In occasione di un giro di conferenze dibattito tenute alle Valli da giovani uruguayani, organizzate dalla F.G.E.I., è stata allestita una mostra itinerante con una documentazione sull’emigrazione valdese in America
Latina e la situazione attuale di questi fratelli.
CATECUMENI E STORIA VALDESE
Le comunità di Torre Pellice e Luserna
S. Giovanni hanno avviato un esperimento
di pre-catechismo con i ragazzi della Scuola
Media scegliendo come argomento Valdo e la
storia dei Valdesi medievali. Le conversazioni accompr-gnate da ricerche e lavoro di
gruppo che si svolgono la domenica durante la scuola domenicale hanno incontrato il
più vivo interesse.
COMMISSIONE TURISMO
La cura degli aspetti pratici del Centenario, ospitalità, organizzazione, incontri ecc.
è stata affidata dalla Tavola Valdese alla
Commissione Turismo che già esisteva alle
Valli e di cui sono membri i pastori Bellion
(a Bobbio Pellice), Coisson (ad Angrogna),
Davi te (a Frali).
Il programma, in fase di elaborazione, prevede che durante tutto il periodo estivo si
abbiano regolarmente, a periodi fissi, degli
incontri tra i visitatori singoli o i gruppi in
quel momento alle Valli e la chiesa valdese.
Questi incontri sono quindicinali e prevedono ;
a) Un saluto del Moderatore o di un
membro della Tavola valdese nell’aula sinodale a tutti i presenti; nel corso di questo
incontro sarà data una informazione generale sulla situazione della Chiesa valdese e
delle sue opere. Queste conversazioni pubbliche-saluto avverranno di martedì :
giugno : 18
luglio: 2-16-30
agosto: 13 - 27
settembre: 10 - 24
b) Un incontro con una comunità delle
Valli a turno, nel corso della quale i visitatori avranno modo di fraternizzare con i
membri di chiesa; ogni comunità organizzerà rincontro come ritiene opportuno ma potrà anche avvalersi della collaborazione di
fratelli di altre comunità, corali, gruppi filodrammatici, filmine ecc. Questi incontri
quindicinali avranno luogo di sabato:
giugno: 15 - 29
luglio: 13 - 27
agosto: 10 - 24
settembre: 7 - 21
I nomi delle comunità verranno comunicati a suo tempo.
c) Visita al Museo con accompagnatore
a cura della Società di Studi Valdesi e conversazione, se richiesta, sulla storia valdese
stessa.
7
23 novembre 1973 — N. 46
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
LE NOSTRE AUTONOMIE ECCLESIASTICHE E LA DISTINZIONE
FRA MEMBRI COMUNICANTI ED ELETTORI
C'è chi continua a non voier mangiare questa minestra
ma rifiuta di stare aiia finestra
Il problema delle autonomie e la difficoltà, specie per le chiese più numerose, di ottemperare a tutti i
requisiti regolamentari, ripropone il problema, che il pastore Carlo Gay ha già affrontato in un precedente articolo; ecco la continuazione.
PER IL II DISTRETTO
L’attuale regolamentazione dell'autonomia sembra tuttavia non essere uscita dalle vecchie secche e non sembra
essere figlia di nuovi venti. I suoi
supporti sembrano invecchiati e le sue
nuove linee non sono ben chiare. Quello che è chiaro per tutti è che non
possiamo sic et simpliciter tornare alla chiara struttura parrocchiale e che
Alle Valli ieri
UEcho
des Vallées
Nascita^ morte
e risurrezione
2
P.'^RLÌAMO DEL BACO DA SETA
Se la « cronaca parrocchiale » è la
grande assente, il nostro foglio non
ignora la vita della sua gente, i problemi e le difficoltà della vita quotidiana. Così consacra parecchie pagine
a partire già dal secondo numero a
delle ricerche « sur le marin blanc »
(eos'-, detto in lingua valdese) o «muscardine » in lingua francese (un’epidemia che colpisce l’allevamento del baco da seta all’inizio « de la 4.me mue »)
[Documento interessante di un’attività
complementare dell’agricoltura nelle
Valli; più tardi sarà la volta delle api].
PARLIAMO DEL RISORGIMENTO
La politica dell’Echo si riassume in
una sola parola : la difesa del « Royaume de la Haute Italie ». « ...Frères ! les
jours de fête sont passés; des jours
de tristesse et de deuil ont pris leur
place... Nos fils, nos frères, nos époux
abandonnent l’un après l’autre le toit
natal pour aller rejoindre sous les drapeaux ceux que le fer ou la maladie,
hélas, ont moissonnés » (7 settembre
1848).
Ogni giorno una cattiva notizia; capitolazione di Milano, armistizio di
Salasco, accuse di incapacità e tradimento, Venezia sola nel suo eroismo;
poi la guerra riprende : « Vive le roi !
Vive le Statut! Vive l’indépendance
d’Italie!... Vaudois! si nos fils, si nos
frères, si nos amis succombent dans
cette lutte, ils succomberont comme
des hommes libres, pour une patrie libre ! Demandons au Seigneur qu’ils
succombent comme chrétiens et leur
mort sera la plus belle qu’un homme
puisse envier... ».
Crediamo che possa parlare a questo proposito di militarismo nazionalista e di tradizionalismo sabaudo solo
chi rimane fisso nel cliché tradizionale
del montanaro valdese chiuso nel suo
ghetto, corpo estraneo e non assimilabile dal flusso del Risorgimento. Nella
prima guerra d’indipendenza sono stati assimilati, e come!
PARLIAMO DI ECUMENISMO
La parola, dotta ed equivoca, non è
ancora conosciuta in sede redazionale
dell’Echo. Comunque il tono della sua
informazione è generalmente irenico;
la polemica virulenta è assente; c’è ovviamente l’eccezione che conferma la
regola. Per i fatti di Roma è impossibile separare Stato e Chiesa; il Pontefice è il Papa-re dell’assolutismo imperante.
Irenico anche nelle Valli, purché non
si parli del Corpus Domini, perché allora sono tuoni e fulmini contro il sindaco di S. Giovanni, M. Pertusio, 11
quale (18 giugno 1848) annunzia che
avranno diritto ad una menzione onorevole i componenti (valdesi) «la milice communale » che volontariamente
parteciperanno alle manifestazioni del
Corpus Domini i[80 anni più tardi imo
studente del Collegio Valdese verrà
fermato per aver incautamente (?) tagliato la strada, a capo coperto, alla
processione del Corpus Domini].
DE PROFUNDIS
Improvvisamente, dopo un anno di
vita, il neonato Echo muore.
non vogliamo accettare la polverizzazione, ultimo termine di un disfacimento del senso comunitario.
Ora i cardini di una seria autonomia
sembrano da ricercare nella solidità e
rappresentatività delle assemblee e
nella distinzione fra membri comunicanti e membri elettori. Queste garanzie sono ralTorzate nelle elezioni pastorali, per evitare arrembaggi di sorpresa dei partiti ecclesiastici ufficiali,
sottoufficiali e clandestini. Il cielo pare che caschi, se non ci si difende dal
clima tropicale dell’attuale indifferenza. La vigile Tavola Valdese ha segnalato la grave inadempienza di ben cinque chiese autonome connessa con la
mancata proporzione del 30% fra
membri comunicanti e membri elettori
(Reg. Org. art. 9). È un campanello di
allarme e il Sinodo ne ha recepito la
importanza con un ordine del giorno,
che invita a riflettere sui problemi relativi alla autonomia delle chiese, alla
qualifica dei membri di chiesa, alle
condizioni di validità delle assemblee.
Possiamo dirci fortunati se la polarizzazione verso la elezione dei pastori
ha preservato la nostra chiesa dal fabbricare altri catenacci per le assemblee convocate per l’ordinaria amministrazione.
Non ci possiamo dilungare sulle
garanzie per una valida assemblea.
Non ci dobbiamo lasciare sorprendere
da un fatalismo, secondo il quale non
ci sia nulla da fare per cambiare la situazione. La comunità deve essere vigilante sulla vita delle sue assemblee
e deve viverne la speranza, senza tarparne le ali col catrame della nostra
mediocrità e con gli ostracismi « legali » di quelli che sanno!
Ma terminiamo con alcune poche
considerazioni e domande sull’altro
pilastro dell’attuale sistema: la differenziazione fra membri comunicanti e
membri elettori.
Una richiesta
della chiesa di
Torino
L. A. Vaimal
(continua)
Sulla situazione di fondo, ricordiamo un ordine del giorno dell’Assemblea della Chiesa Valdese di Torino
in data 24 maggio 1971:
L’Assemblea di Chiesa di Torino,
nella sua seduta del 24 maggio 1971,
dopo aver discusso l’argomento,
dà mandato ai suoi deputati alla
Conferemo distrettuale di interessarla, affinché promuova una azione per
una revisione dei RR.OO. secondo questa linea:
Dato che la Chiesa è il Corpo di
Cristo di cui si fa parte mediante la
fede e il battesimo;
dato che non esistono teologicamente diverse categorie di cristiani,
ma che tutti fanno parte ugualmente
del popolo sacerdotale di Dio e che
l’unica diversità è quella dei carismi
e dei ministeri che ne derivano;
dato infine che la Chiesa è una
realtà che fa parte del mistero stesso
di Dio e che, quindi, nessuna struttura giuridica la potrà mai circoscrivere
nella sua estensione;
l’Assemblea di Chiesa di Torino
chiede la revisione degli art. il e 15
dei RR.OO. e degli altri art. interessati, nel senso che ogni comunicante
possa essere ugualmente elettore, come avviene in quasi tutte le altre Chiese evangeliche, nostre sorelle.
Non è sempre stato così
( contro-argomenti )
Forse non sarà inutile immettere nel
pacchetto delle riflessioni anche le seguenti:
A) Di fronte alle buone intenzioni
di chi sostiene la validità di questa distinzione, ricordiamo che non sempre
la chiesa valdese si attenne a questi
principi. Senza risalire più su, la disciplina ecclesiastica del Sinodo 1833
attribuisce il diritto di voto ai capifamiglia, quella del 1855 non ha le nostre attuali distinzioni, ma l’Assemblea
si compone « di tutti i membri di questa chiesa, uomini e che abbiano 25
anni compiuti » (art. 10). La logica continuazione di questa linea era il mantenimento dell’unicità del corpo dei
comunicanti ed elettori, con l’estensione dei diritti-doveri alle donne ed
ai giovani ammessi nella comunità per
loro espresso desiderio.
B) La consunzione della «recente»
legislazione si manifesta nel rifiuto,
che una larga parte della comunità le
ha dato sul piano storico: la stragrande maggioranza dei fratelli in fede non
intende essere obbligata a queste liste per essere valdesi ed avverte questa divisione come un sopruso dei pretesi « migliori ».
C) Non si chiede al membro elettore nulla di più di quanto si chieda al
membro comunicante.
D) Le attuali liste elettorali sono una
aperta violazione della norma essenziale del diritto di tutti i membri comunicanti a votare i loro pastori, cioè
coloro, che almeno nominalmente, de
Un incontro fraterno a Torino
vono essere dei ministri delTEyangelo
da tutti riconosciuti come tali.
E) Le liste elettorali attuali sono le
liste di un 30% (al massimo) delle famiglie delle chiese, rappresentate da
tre, a volte cinque familiari, mentre il
70% delle famiglie è obbligato a guardare dalla finestra, se non mangia la
minestra « legale » dell’elettorato. Allora la vecchia formulazione della volontà della comunità (Sinodo 1833)
con i suoi « capifamiglie » era più valida sul piano della rappresentanza
che l’attuale regolamentazione, per cui
i più attivi conquistano il potere e lo
mantengono « a dispetto dei santi »,
cioè delì’insieme della comunità.
F) Questa distinzione non ci ha garantiti, perché soltanto la grazia di
Dio lo può fare, dalla mancanza di responsabilità di un alto numero dei credenti, non ha servito a stimolare nessuno, ha impoverito la partecipazione
dei più poveri, sprovvisti di avvedutezza amministrativa.
I « convertiti amministrativi »
G) I « convertiti » o i « fratelli più
consapevoli » corrono il grave rischio
di prevaricare sulla libertà dei loro
fratelli enche essi figli di Dio, che possono essere elencati nell’anagrafe di
Dio.
H) Infine l’adeguamento del concetto della responsabilità con i correnti
principi legali ha fatto sì che gli « elencati » si arrogano il diritto non solo
dell’elettorato attivo, ma quello dell’elettorato passivo: fuori della loro
cerchia nessun incarico deve essere
dato ad altro fratello. In una chiesa di
minoranza, in cui l’arte ed il dovere
del ricupero dei fratelli marginali devono esercitarsi nell’affidamento delle
responsabilità, si accentua con questo
rifiuto la spaccatura fra le categorie
di fratelli e tutto questo con la giustificazione dell’ordine, che diventa invece il segno legalistico e formale di
chi ritiene che l’esclusivismo sia indispensabile per la continuazione della
vita delle chiese.
* * *
E tempo di rivedere tutta questa materia, come Ce lo chiede il Sinodo 1973,
onde le nostre comunità acquistino
una matura esperienza di libertà responsabile. Allora vigileremo con le
armi dello Spirito sui rischi del nostro ed altrui conformismo, che è abitudine al già fatto, ma non trascureremo il rischio dei ghetti e delle consorterie anche se confortate dalla mutevole legalità ecclesiastica, sorretta dalla nostra pigrizia e da una facile acquiescenza. Carlo Gay
iimiiniiiMiiii!iiiiiiiiii!iiiiiii!ii!iiiiiiimiiniiiiiii!iiiiiimiiiii)
Sestri Ponente
La comunità metodista ha udito dal
suo delegato alla Conferenza metodista Marcello Rizzi una relazione dettagliata sui lavori con le notizie salienti
che seguono: designazione per l’anno
veniente del nuovo Presidente della
Chiesa metodista nella persona di Sergio Aquilante; situazione finanziaria in
netta ripresa; maggiore responsabilità
al gruppo responsabile della chiesa, il
Comitato Permanente.
A Sestri s’è tenuto il Consiglio di Circuito, che ha strutturato con maggiore
razionalità la zona del Basso Piemonte,
inserendo nell’attività del Pastore Resini la collaborazione del Pastore di Savona, Carri. È stato inviato un messaggio alla stampa quotidiana e ai settimanali evangelici per esprimere la solidarietà verso il popolo del Cile.
Simpatia: un pensiero di simpatia inviamo alle famiglie Prato, Boeddu e
Rizzi per la dipartita della sorella Caterina Sciutto.
Sampierdarena
L’assemblea di Chiesa ha discusso le
linee di lavoro per Tanno veniente con
particolare accentuazione sui temi seguenti: diffusione della Bibbia a mezzo dei membri della comunità; diffusione di libri per l’infanzia e adolescenza, con particolare invito all’acquisto del libro « Chiesa in analisi » di
Giorgio Tourn e della storia dei Vaidesi. Si è prospettato un programma
di evangelizzazione nella città, in collaborazione con la comunità valdese di
Genova e chiedendo la collaborazione
delle altre chiese evangeliche.
Un pensiero di riconoscenza ai collaboratori laici e non laici per il periodo estivo sia per Sampierdarena che
per Sestri: Giorgio Resini, Ulrico Cassano, Eros Mannelli, Carlo Baiardi,
Marcello Rizzi, Prof. Giovanni Gönnet,
Pietro Grua della chiesa del Risveglio,
Signor Butera.
La nostra viva simpatia a Ettore .Moliari per la dipartita della consorte; pari simpatia alle famiglie Bortolotti,
Gazzo per la perdita della mamma Giovanna, per lunghi anni custode della
chiesa valdese di Via Cantore, e alla famiglia Baiardi per la dipartita della
nonna Emilia ormai novantenne.
G. B.
Una ventina di pastori e laici, rappresentanti la quasi totalità delle chiese del II Distretto, si sono incontrati
a Torino lunedì 20, per una giornata
di riflessione e programmazione: un
colloquio pastorale opportunamente
allargato. Dopo un breve culto, nel
quale il past. Paolo Ricca, presidente
della Commissione Distrettuale, ha
portato a meditare sul cap. 11 della
II Corinzi, si è fatta una panoramica
di ciò che nelle varie chiese si è cominciato a fare e si progetta per fai
vivere il Centenario Valdese: utili indicazioni reciproche, e il proposito di
coordinare per quanto possibile attività d’interesse comune. Lo studio comunitario del libro di G. Tourn, Una
chiesa in analisi, il problema del ’censimento’ ragionato, le questioni finanziarie e altri aspetti della vita delle
comunità e del Distretto sono stati esaminati. Nel pomeriggio, con la gradita
partecipazione di alcuni colleghi battisti (il pastore metodista Resini è
stato con noi tutta la giornata), si è
data una valutazione della recente as
semblea della FCEI, a Bologna, sulla
scorta di una buona presentazione del
past. Franco Giampiccoli; e si è cercato di trame indicazioni per una maggiore maturazione della probleniatica
e delle prospettive federali a livello
delle chiese locali. Nel complesso, una
buona giornata d’incontro fraterno; e
grazie alla chiesa di Torino per l'ospitalità.
Personalia
Il pastore Teodoro Fanlo y Cortes è
stato designato, con votazione lusinghiera, dalla assemblea della Chiesa
Valdese di Villar Perosa. Fin d’ora il
nostro augurio fraterno a lui e a quella comunità.
Ci rallegriamo per la nascita del piccolo Filippo, il primogenito di Andrea e
Paola Sbaffi; un pensiero particolare
per il Moderatore Aldo Sbuffi e la Signora nuovamente nonni felici.
Cronaca delle Valli
Pramollo
Abbiamo invocato la benedizione del Signore sul matrimonio di Edina Beux (Pramollo)
con Dino Peyrot (Frali) e di Maria Soulier
(Case Nuove Pellenchi) con Bruno Costantin
(Rosi).
Mentre salutiamo Edina Beux che si è trasferita nella Chiesa di Frali e ricordiamo la
sua preziosa collaborazione nella nostra filodrammatica, esprimiamo ancora a questi sposi
Taugurio fraterno di una vita in comune serena sotto lo sguardo del Signore.
L’augurio di ogni benedizione divina giunga
anche ai conuigi Davide e Irene Long (Pinerolo) e Edoardo e Lina Sappi (Roccia) che
hanno rispettivamente ricordato i 30 ed i 40
anni della loro unione.
Il battesimo è stato amministrato a Amanda
Balmas di Silvio e di Sappé Enrica (Ciabotà);
il Signore accompagni con la Sua grazia questa bambina e la sua famiglia.
Domenica 18 novembre si è svolto ai Ciotti
il funerale del fratello Enrico Daniele Long,
deceduto dopo lunga malattia all’età di 86 anni. A tutti i familiari colpiti dal lutto, e specialmente alla vedova, anziana ed ammalata,
rinnoviamo la nostra solidarietà fraterna e la
nostra intercessione.
T. PONS
San Germano
Chisone
Nei giorni scorsi abbiamo avuto due incen
di a San Germano, incendi che avrebbero po
tuto avere gravi conseguenze. Uno si è svi
luppato nel giardino della villa Videman, Tal
tro nel quartiere della Marehisa. Nei due ca
si sembra difficile di pensare che si sia trattato di eventi spontanei. Senza che, a nostra
conoscenza, vi siano prove di atti dolosi si
può comunque parlare di incidenti provocati
da qualche sconsiderato che ha messo fuoco
alla sterpaglia in un modo qualsiasi. Per poco
delle case d’abitazione non sono state coinvolte
nell’incendio, anche a causa del forte vento. Il
fatto è stato tanto più grave che i pompieri
erano già largamente impegnati per incendi
nei boschi circostanti. Rivolgiamo un parola
di ringraziamento a quanti si sono adoperati
con successo per lottare contro le fiamme, sviluppatesi nei due casi nella tarda serata, senza
dimenticare di pensare con riconoscenza ai vigili del fuoco per i quali questo periodo è stato veramente assai impegnativo. Da notare
che gli estintori della nostra sala si sono rivelati assai utili in questa circostanza.
— Il fratello Carlo Bouchard, della Costabella, ci ha lasciati all’età di 73 anni. Il Signore conforti i suoi familiari nell’ora del
lutto.
— Abbiamo battezzato la piccola Emanuela
Bouchard di Franco e Marina. I genitori avevano manifestato il desiderio che tale battesimo avvenisse nella loro abitazione, dato che
la piccola è di salute delicata. Oltre al pastore
ed alla signora erano presenti tre membri del
concistoro, parenti ed amici, per sottolineare
il significato comunitario anche di questo battesimo celebrato del tutto eccezionalmente al
di fuori del culto domenicale. Pensiamo con
affetto ad Emanuela ed ai suoi genitori.
— Stiamo già pensando alla serata del 17
febbraio che sarà organizzata in comune dalla
filodrammatica e dalla corale. Speriamo poter
dare quanto prima delle notizie più precise in
proposito. Intanto, la filodrammatica di San
Giovanni presenterà sabato 24 novembre degli atti unici di Cecov e di Pirandello. La serata avrà inizio alle ore 21 e speriamo vivamente che abbia pieno successo.
— Il Concistoro ha finalmente potuto provvedere all’installazione di grondaie al tetto
del tempio dal lato dell’abside, evitando cosi
di allagare le zone vicine in caso di pioggia.
— Parecchi alunni dei nostri istituti di
istruzione hanno partecipato alla giornata degli amici della Scuola Latina, che si è svolta
domenica 18 novembre, nella sala del nuovo
Convitto di Villar Perosa. In tale occasione
ha anche avuto luogo un incontro di varie
persone interessate ai problemi ed allo sviluppo dei nostri istituti di istruzione. Tali persone hanno preso accordi per informare le loro
rispettive comunità e per sensibilizzarle sempre meglio all’utile esistenza delle nostre
scuole.
Per San Germano, il fratello Elio Rostan
ha accettato di assumere questo compito, in
particolare in occasione delle riunioni quartierali e anche valendosi di un notiziario che il
Comitato del Collegio e della Scuola Latina
conta diffondere con periodicità regolare.
— Ricordiamo che coloro che desiderano
farsi iscrivere nella lista dei membri elettori
devono farne domanda al pastore od agli altri membri del Concistoro entro la fine di novembre. Possono essere membri elettori anche
i confermati di Pasqua.
Il pastore Conte comunica che, a partire dal giorno 11 dicembre il suo numero di telefono sarà 58.614 (anziché
56.14).
Giovanni Conte
iiiiii!iii!iiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii{iiiiiimiiiiiii
Laura Jervis
Laura Jervis è partita da noi con
molta discrezione, come con molta dicrezione è vissuta. Serena, sorridente,
efficiente, sia quando cantava a un
Quindici Agosto, o saliva sulla montagna durante un rastrellamento per
salvare la via di un partigiano, o girava in bicicletta per visitare i suoi malati, o stava vicino a un’amica che
aveva bisogno di aiuto.
Con la stessa discrezione la vogliamo ricordare.
G. M.
n!iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimimmiiiiimii!miiiiiiiiiiiii>
LA DROGA FRA I GIOVANI
Prevenire
piuttoste che punire
In riferimento al recente arresto di tre ragazze minorenni, delle quali una allieva del
’’Buniva^^ di Pinerolo, sorprese a fumare sostanze stupefacenti, il Collegio dei professori
dell’Istituto ritiene opportuno il suo intervento con la seguente dichiarazione:
Si rammarica del fatto che il problema sociale della diffusione della droga fra i giovani
non venga affrontato dall’autorità con alcuna
azione preventiva o di recupero, ma ci si limiti a colpire il fatto in sé, in base ad una
legge, da più parti discussa, che mette sullo
stesso piano consumatori e spacciatori di droga, ignorando il malessere sociale che ne è
all’origine.
Ritiene che certe soluzioni affrettate, quali
il carcere e il riformatorio, possano provocare
guasti peggiori del fatto che è all’origine del
provvedimento.
Auspica che, sia attraverso un maggior impegno personale e capillare di ogni singolo
insegnante, sia attraverso l’istituzione di precisi organismi nell’ambito della scuola, venga
attuata un’azione preventiva idonea a recuperare quei giovani per i quali l’esperienza della droga rappresenta un maldestro tentativo
di eludere gravi problemi di ordine personale
e di risolvere Tinsoddisfazione e l’inadeguatezza del loro rapporto con la società.
CONVOCAZIONE
L’Assemblea dei genitori degli alunni dell’Istituto Tecnico Statale « M. Buniva » di Pinerolo è convocata il giorno sabato 24 novembre 1973 alle ore 14,30 in prima convocazione, alle ore 15 in seconda e definitiva convocazione per discutere il seguente o.d.g. :
1) Relazione del Preside incaricato;
2) Elezione degli organi previsti dalle vigenti disposizioni;
3) Varie ed eventuali.
Il Presidente incaricato
Giuseppe Degregori
Trasporto studenti
in Vai Germanasca
Ferrerò, 11 nov. 1973
All’ Assessore Celeste Martina
e p.c. all’Eco del Chisone e
all’Eco delle Valli Valdesi con
preghiera di pubblicazione.
Egregio Assessore,
Le premetto che la veemenza con cui mi
ha aggredito ieri sera quando mi sono permesso di chìederLe, con tutti i riguardi dovuti al
suo rango, se intravvedeva la possibilità di
versare al Consorzio scolastico di cui sono
Presidente una parte almeno dei 3 milioni
che la Provincia ci deve per il trasporto allievi degli scorsi anni, per consentirci di saldare una parte del debito che abbiamo nei
confronti della ditta Tessere, mi ha stupito
ed amareggiato.
Le assicuro che gli insulti e le insinuazioni
(continua a pag. 6)
8
■pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 46 — 23 novembre 1973
Israele deluse
dairatteggiamento dei cristiani
Via libera al cemento?
Secondo una nota del sepd, il quotidiano israeliano « Jerusalem Post » ha
scritto che in tempi duri non c’è da
fidarsi del mondo cristiano. Non c’è
stata alcuna protesta, da parte di cristiani, perché gli attacchi arabi sono
stati scatenati nel giorno dell’espiazione, ì'jom kippur, una delle festività
ebraiche di maggiore importanza. Ci
si è limitati a pregare per la cessazione del fuoco, ponendo sullo stesso piano aggressori e aggrediti.
Sempre secondo il quotidiano israeliano, migliore testimonianza va resa
ai cristiani viventi nello Stato d’Israele. L’arcivescovo melchita della Galilea, Raya, noto difensore dei diritti
della popolazione araba, nel momento
della crisi ha invitato gli arabi cristiani ad appoggiare Israele. Anche i membri di comunità cristiane hanno manifestato il loro legame con i concittadini ebrei offrendo sangue e partecipando a raccolte di denaro.
Tristezza e rancore per la freddezza
(palesemente interessata) dell’Occidente nei confronti di Israele si riflettono
anche in queste parole raccolte da un
corrispondente de « La Stampa », U.
Oddone, in conversazione con ima signora, da anni guida turistica autorizzata, in Israele: « In Siria hanno legato le mani dietro la schiena a ventotto
prigionieri israeliani, li hanno portati
in giro deridendoli e percuotendoli,
poi gli hanno cavato gli occhi e li hanno ammazzati. I giornali europei non
hanno nemmeno citato il fatto, salvo
poche eccezioni. Che cosa sarebbe successo nell’opinione pubblica mondiale
se noi avessimo fatto altrettanto con
Trasporto studenti
in Val Germanasca
(segue da pag. 5}
che Lei mi ha rivolto sono del tutto gratuiti
in quanto in nessuna delle riunioni a cui ho
partecipato è stato fatto il suo nome, forse
perché è al difuori di questa questione essendo un semplice esecutore di delibere assunte
da altri (assessorato ai Trasporti e Istruzione)
tant’è vero che nessuna delle lettere spedite
dal Consorzio era indirizzato a Lei. Né io ho
mai espresso pareri o apprezzamenti men che
corretti sia nei confronti della provincia, sia
nei suoi confronti. (Si veda a questo proposito l’articolo a firma Erregi da me inviato
e pubblicato sull’Eco delle Valli n. 44 del
9-11).
Se poi, di comune accordo coi colleghi della Val Germanasca, ho deciso di sospendere il
trasporto alunni, data Tinsostenibile situazione finanziaria, questo è affare che non la
riguarda e di cui mi prendo la totale responsabilità, rendendone eventualmente conto ai
miei amministrati e non a Lei.
Che la sospensione dei trasporti e la conseguente denuncia della situazione in cui si
trova il Consorzio non sia stata di suo gradimento è possibile. Può anche darsi che Le abbia creato delle grane in Giunta e nel seno del
Suo partito, ma questo non lo deve certo imputare a me che da quasi 10 anni amministro un comune tenendomi fuori il più possibile dalle beghe politiche.
In quanto poi al suo suggerimento di anticipare, come comuni consorziati, quanto dovuto alla ditta Tessore, sarebbe tutto da ridere
se non avesse sapore di scherno. Infatti fin
che hanno potuto non solo i comuni hanno
anticipato, ma hanno integrato con fior di milioni quanto non viene versato dallo Stato
(ora Regione) per un servizio che è di sua
esclusiva competenza. I bilanci dei nostri
comuni, come Lei ben sa, sono sull’orlo del
tracollo tanto che spesso sono in difficoltà anche solo a pagare gli stipendi degli impiegati,
non vedo quindi come potrebbero anticipare
i quasi cinque milioni che oramai dobbiamo
alla ditta che effettua il trasporto.
Il rimprovero rivoltomi di non essermi recato da Lei per mercanteggiare il pagamento
di una cifra che ci è dovuta e assegnata fin
dall’estate 1972 (delibera del 17-7) mi fa
supporre che questo rientri nel suo « sistema » di lavoro. Sono quindi orgoglioso di non
essere venuto, perché questo modo di agire
io lo chiamo « clientelismo » e, per quanto
mi riguarda, non lo accetto. D’altronde o i
soldi ci sono, per cui non vedo perché Lei
non versi il dovuto, o i soldi non ci sono ed
è quindi inutile che io venga da Lei, non Le
pare, signor Assessore?
Le chiedo scusa per il tono necessariamente duro e per l’estrema franchezza, ma ritengo che tanto sia necessario per riportare la
questione nei suoi esatti termini e per instaurare quella chiarezza che è necessaria non
solo nei nostri rapporti, ma anche nei confronti dei nostri amministrati che sapranno
certamente discernere in questa complicata
matassa da quale parte sta la ragione e a chi
si può imputare almeno una parte della colpa per la spiacevole, ma inevitabile sospensione dei trasporti degli alunni che frequentano la scuola media di Ferrerò.
Con
osservanza.
Raimondo Genhe
Sindaco di Perrero - Presidente
Consorzio Scuola Media Val
Germanasca
Alla redazione di questo numero
hanno collaborato Gustavo Bouchard, Adriano Donini, Ermanno
Geme, Renato Maiocchi, Gustavo
Malan, Edina Ribet, Giorgio Tourn,
Elsa e Speranza Tron.
ir Parecchi scritti e corrispondenze,
data la scarsità di spazio in questo
numero speciale, devono essere rimandati.
un solo prigioniero siriano? Non l’abbiamo fatto e non lo faremo mai, ma
perché si usano sempre due pesi e due
misure nei nostri confronti? Perché solo noi dobbiamo essere ragionevoli...? »
nord-sud-est'Ovest
H La Comunità economica europea ha deciso di consegnare alla Croce Rossa cilena
le 20.000 tonnellate di grano che alla fine
dell’estate doveva essere inviato al governo di
Santiago a titolo di aiuto alimentare.
■ Il « telefono rosso » (o « hot line ») che
collega il Cremlino alla Casa Bianca sarà
sostituito dalla metà dell’anno prossimo da xm
collegamento diretto via satellite. La « International telephone and telegraph company »
(ITT) ha infatti annunciato che alla sua filiale « ITT world communications » è stata
affidata la realizzazione, per la parte americana, di questo sistema di collegamento via satellite. Il sistema prevede due collegamenti via
satellite : uno gestito dalla « ITT world communications » tramite il sistema « Intelsat » e
l’altro gestito dall’Unione Sovietica tramite la
rete di comunicazione via satellite «Molniya».
I due collegamenti funzioneranno simultaneamente, e consentiranno al Cremlino e alla Casa Bianca di scambiare messaggi per telescrivente.
■ Si svolge in questi giorni, a Lubiana, un
convegno internazionale sui traffici fluviali fra l’Adriatico e l’area danubiana, con la
partecipazione di tecnici ed esperti italiani,
jugoslavi, tedeschi, francesi, cecoslovacchi, ungheresi, svizzeri e di altri paesi interessati.
I II parlamento finlandese ha approvato a
forte maggoiranza il trattato di libero
commercio con i paesi del Mercato Comune
Europeo; la Finlandia e così legata commercialmente sia con il MEC sia con il Comecon,
la comunità economica dei paesi comunisti.
■ Sotto gli auspici della Camera di commercio internazionale e dell’Ufficio delle
Nazioni Unite per l’ambiente umano, sarà realizzato fra breve a Nairobi (Kenia) un centro
internazionale per la collaborazione fra l’industria e l’ambiente, il primo del genere, non
governativo, nel mondo.
Il Consiglio Ecumenico ha lanciato
ai primi di ottobre un appello a tutte
le sue chiese-membro, che sono 267,
per raccogliere 3 milioni e mezzo di
dollari a favore dello sviluppo della
zona del Sahel (Africa) che comprende: la Mauritania, il Senegai, il Mali,
TAlto-Volta, il Niger e il Ciad. (Queste zone sono preda ormai da 5 anni di
una gravissima siccità che ha sconvolto profondamente la loro vita sociale
ed economica. « Per quanto la siccità
sia meno spettacolare di altre catastrofi — scrive il direttore del servizio assistenza ai rifugiati, Alan Brash — tuttavia essa può recare al paese danni
incalcolabili ». Agenzie di soccorso
francesi — la Cimade —, americane —
Church World Service —, inglesi —
Christian Aid — e la Fao partecipano
all’opera di aiuto in vari modi: fondi
per l’agricoltura e lo sviluppo dei trasporti, ricerche per migliorare il complesso idrico, équipes di medici, invio
di viveri e medicine, creazione di dispensari, e perfino invio di speciali
coccinelle per combattere le malattie
dei palmizi. Infine saranno organizzate in Europa e in America campagne
d’informazione per preparare l’opinione pubblica ad un impegno di questo
genere, che sarà a lungo termine: « nei
paesi industrializzati — scrive ancora
A. Brash — la gente ignora tutto sul
Sahel ed i suoi problemi, e intervenire senza conoscere realmente la situazione « rischia di essere seriamente
dannoso per questa regione ».
Risoluzione dell'ONU
per la denuclearizzazione
in America Latina
La Commissione politica deU’Assemblea Generale dell’ONU ha espresso a grande maggioranza (104 voti favorevoli e 14 astensioni) il
suo appoggio per la messa al bando delle armi nucleari neU’America Latina.
Con questa risoluzione, che appoggia il trattato di Tlatelolco, in Messico, la Commissione
ha anche sollecitato l’Unione Sovietica ad
unirsi alle altre potenze nucleari nel riconoscere 1 America Latina zona denuclearizzata.
Il trattato è stato già sottoscritto dagli Stati
Uniti, dalla Gran Bretagna, dalla Cina e dalla
Francia. L Unione Sovietica, è pertanto l’unica potenza nucleare a non averlo firmato. In
questa votazione alla commissione politica.
Unione Sovietica e Cuba si sono astenute.
Cinque anni fa, con una legge votata il 19 novembre 1968 (ma entrata in
vigore il 30), il parlamento italiano
aveva sanzionato per cinque anni i vincoli che centinaia di Comuni italiani
avevano posto sulle aree fabbricabili;
si pensava — o si fingeva di pensare —
che cinque anni sarebbero stati sufficienti per impostare una drastica e
urgente riforma urbanistica, che ponesse limiti alle speculazioni edilizie
e cercasse di salvare il salvabile e di
impostare diversamente il futuro dei
nostri agglomerati urbani.
Ora il termine sta per scadere, senza che nulla sia stato fatto. È in discussione una proposta di legge, presentata dal de Cabras, per prorogare
di due anni i vincoli: è auspicabile —
e, forse, probabile — che la legge sia
approvata. Ma ci troveremo, fra due
anni, allo stesso punto di oggi? Si tratta di 700-1000 milioni di metri quadrati destinati a verde pubblico o a servizi sociali (scuole, ospedali etc.). Ecco
come Mario Fazio, su « La Stampa »
(20.11.’73), prospetta quel che succederebbe se avvenisse il disastro e si desse via libera al cemento, o meglio ai
profittatori del cemento: « Le maggiori
città italiane, da Roma a Milano, da
Torino a Palermo, cadrebbero nelì’impossibilità di assicurare ai loro abitanti^ i sospirati 18 metri quadrati di spazio e di verde previsti dalla legge-ponte
del 1967 con trent’annì di ritardo sulla
urbanistica dei paesi europei avanzati.
A Roma salterebbero le ultime possibilità di salvare il verde residuo, dal
parco dell’Appia Antica alle poche ville patrizie non ancora finite nelle mani dei lottizzalori. Torino sarebbe privata di 400 mila metri quadrati di verde pubblico, subito coperti di case. Le
città turistiche balneari e montane,
che in molti casi hanno meno di un
metro quadrato di verde per abitante
(contro il minimo di nove imposto dal
I Le automobili appartenenti a privati sono, in Ungheria, 380.000, cioè una vettura per ogni 28 abitanti, una percentuale vicina a quella della Jugoslavia, inferiore a quelle della Germania Orientale e della Cecoslovacchia, ma superiore a quelle delTURSS, della Romania, della Polonia e della Bulgaria.
IL DOVERE
DELL’
OBIETTIVITÀ’
le
La
ie Lasciamo stare quella stampa
abbastanza diffusa,
politica, purtroppo -------------------
per la quale la menzogna è un programma (secondo la ben nota, funesta sentenza: «Calunniate, calunniatequalche cosa resterà »). Non merita occuparsene. Pensiamo invece a quell’altra stampa politica che diffonde notile inesatte, o commenta quelle esatte
in modo tendenzioso, per leggerezza e
dunque per mancanza di coscienza o
piu spesso, perché ha dei dogmi o
semplicemente delle tesi aprioristiche
da sostenere.
Il problema del Medio Oriente sembra essere un banco di prova sotto
questo profilo. La signora Golda Meir
aveva commentato, il 13.11 in una seduta al Knesset (il parlamento israeliano), l’accordo di tregua con l’Egitto
recentemente firmato, in un ampio discorso dal quale riportiamo quanto segue.
« L’accordo esige un dialogo fra
parti, circa la sua applicazione. i
questione discussa ridia fase attuale c
lo scambio di tutti i prigionieri, simultaneamente con l’invio di rifornimenti
non militari alla città di Suez e alla
III armata. Il nostro punto di vista è
che i prigionieri debbano essere scambiati nel più breve tempo possibile e
che sifnu.ltdfiecivncfite i Tifovfiivnenti,
di cui noi abbiamo accettato l'invio,
non debbano modificare la situazione
militare.
L'accordo precisa che le Nazioni Unite stabiliscano dei punti di controllo
per regolarizzare il traffico dei convogli; ma questo non significa la fine
del nostro controllo, in questa regione
e lungo tutta la strada. Del resto è
proprio lo scambio dei prigionieri che
ha indotto a stabilire quei punti. Neppure un grammo di viveri arriverà a
Suez o alla III armata egiziana, finché
i prigionieri israeliani non saranna stati liberati.
Noi non abbiamo l'intenzione di restare eternamente sulle posizioni attuali. Ho già detto al Dr. Kissinger che
le linee attuali del "cessate il fuoco"
sono complicate e che il mezzo migliore per consolidare la tregua sarebbe quello di disimpegnare e separare
le forze in presenza, distendendole
nuovamente sulle due rive del canale.
Se le -ostilità riprenderanno, le
sire forze saranno perfettamente
grado di respingere l'attaccante,
la tregua e il progresso verso la pace
sono per noi preferibili ad ogni nuova
vittoria». (Da «Le Monde» del 15.11).
Orbene noi non ci sentiamo, in coscienza, di dover senz’altro dar torto
al capo del governo israeliano in questo suo discorso: non gli diamo né
torto né ragione, se non abbiamo al
tre notizie dettagliate e sicure in argomento. Ma il « Manifesto », giornale che del resto stimiamo e col quale
siamo spesso d’accordo (ed infatti più
volte ne abbiamo riportati degli estratti), non esitava il 15.11 a commentare:
« È un grande dramma che si sta
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
na miseria in cui
no
in
ma
consumando, su cui tutti preferiscono
tacere: gl'israeliani perché ne sono responsabili con l'atteggiamento di tipo
nazista che hanno adottato; gli americani^ perché non possono far sapere
che l'accordo che hanno imposto è
trattato conte carta straccia da Tel
Aviv; gli egiziani perché sono terrorizzati dall'idea che la popolazione prenda atto di come stanno veramente le
cose, che la pressione per riprendere
la guerra, per cacciare le truppe di
Sharon che occupano i dintorni di
Suez, diventi insostenibile ».
Giudizi anche più severi, verso Israele, abbiamo letti sull’« Unità ».
Ma, per parte nostra, non possiamo
fare a meno di osservare:
l") Non siamo affatto sicuri della
puntualità delle autorità egiziane nelle operazioni di restituzione dei prigionieri.
2°) Le ulteriori informazioni di dettaglio fornite dal « Manifesto » a sostegno della sua tesi, non ci sembrano
probative.
3°) Appena lo scambio dei prigionieri’ giorni immediatamente seguenti, s’è iniziato applicando con esattezza le norme prescritte, ecco che gli
israeliani hanno dato il via ai rifornimenti di viveri e di medicinali alla
III armata egiziana (quella accerchiata) ed alla città di Suez.
E, per terminare, diciamo che non
siamo d’accordo neppure con Raniero
La Valle in un importante dettaglio
dell articolo («Il petrolio non fa miracoli ») ch’egli ebbe a pubblicare su
« La Stampa » il 12.10.’73 (cioè subito
dopo lo scoppio della IV guerra araboisraeliana')•. Scrisse infatti il La Valle: « Gli egiziani hanno imparato la
lezione del ’67, e ormai sanno che non
solo un cattivo esercito, ma anche una
cattiva politica fa perdere le guerre,
hanno dichiarato fin dall'inizio che ‘
loro obiettivo non è quello di ributtare gli ebrei in mare, ma quello di riprendersi i territori egiziani perduti
nella guerra dei Sei Giorni” ». Perciò
al La Valle sembra che « la posta in
gioco nelVattuale conflitto, non sia la
“sopravvivenza d'Israele" ».
Questa valutazione non è a nostro
parere accettabile perché nessuno al
mondo è in grado di garantire che le
nazioni arabe, qualora raggiungessero
una situazione militare totalmente capovolta (cioè a loro totalmente favorevole), opererebbero coerentemente
con la dichiarazione riferita dal
Valle.
e
“il
La
UNA CITTA’ RISORTA
•A- Quasi due anni fa informammo i
nostri lettori della situazione di estre
^ Articolo da noi già due volte citato (v., in
questo settimanale, l’art. « La quarta guerra
-arabo-israeliana » n. 41 del 19.10, e Tart.
« Ma insomma perché attaccarono Israele? »
n. 45 del 16.11).
•ra decaduta la città americana di
Seattle, situata sulla costa dell’Qceano Pacifico, presso
il confine del Cana. dà nello Stato di
Washington (v. l’art.: « Gli affamati di
Seattle » in questo settimanale, n. 3
del 21.1.’72). Una città di mezzo milione di abitanti (si legge nel « Journal
de Genève » del 27-28.10.’73), « economicamente sinistrata » sostanzialmente per colpa delle officine Boeing, l’industria più potente della regione e
che, « alcuni giorni dopo la decisione
del Senato americano di non dar seguito allo studio d'un aereo da trasporto Boeing, aveva operato licenziamenti in massa, seguita in questo da
altre industrie annesse. Ben cento mila disoccupati del tutto improvvisi, fra
i più specializzati del mondo, avevano
minacciato di sconvolgere l’economia
locale ».
Ma, con gran meraviglia, continuiamo a leggere:
« Ci vuole ben altro per scoraggiare
gli abitanti di Seattle! Essi sì sono ripresi, sia con la costruzione di imbarcazioni da diporto, sia con la fabbricazione di equipaggiamento di sport
invernali, sia col turismo, sia col volume del commercio estero.
Oggi la situazione è tornata normale. Oltre a godere d'una meravigliosa
natura, Seattle offre agl'industriali una
popolazione la cui produttività è superiore (del 20%) alla media nazionale,
e delle Università che formano i migliori specialisti delle industrie più
avanzate.
Dall'alto dell'undicesimo piano dell albergo “Camlin”, ospiti del bar che
domina, con la sua panoramica, gran
parte della città, gli Anderson, gli Erikson, gli_ Almquist sorseggiano i loro
bicchierini d'Acquavite, sgranocchiando dei "toast" al salmone affumicato *.
Nel porto, il piroscafo “Principessa
Margherita" rientra dalla sua escursione quotidiana e canadese a Victoria
e a Vancouver. Delle navi mercantili,
venute dal Giappone, attendono il turno di scarico: Seattle, il porto americano più vicino, spera di riuscire ad
essere per l’Oriente ciò che New York
è per l’Europa. La ferrovia a rotaia
unica scivola puntualmente dal centro
della^ città fino alla base della torre
spaziale, nella quale un ascensore s’innalza ogni 43 secondi, per raggiungere
la “rotonda” dell’ultimo piano, a 184
metri d’altezza. E nuovi grattacieli
sorgono ai piedi del corso Pioneer
(“Pioneer Square"), là dove tutto ebbe inizio ».
Lasciamo ai lettori ogni commento,
limitandoci soltanto a dire che il fatto è_ significativo della prodigiosa vitalità e dell’inesauribile energia di
quelle popolazioni e, crediamo, del popolo americano in generale.
la legge) verrebbero totalmente sommerse da una nuova ondata di speculazioni edilizie ».
È chiaro che la proroga è un sedativo, non una soluzione. Qccorre che
la riforma urbanistica, nel quadro dei
problemi ecologici nazionali, venga seriamente affrontata. È abbastanza caratteristico che uno dei centri propulsori della contestazione, nel ’68, fossero le facoltà di architettura.
Animali
addio
Alfedo Todisco, Animali addio. Ed
SEI, Torino 1973, p. 187 L. 2.500.
Mentre vedevo un muratore che dal
cantiere di una civettuola casetta (una
delle ennesime costruzioni che aggrediscono le valli alpine) lanciava ridendo pietre contro un malcapitato scoiattolo che si era avventurato in quei
pressi, mi sono resa conto quale soffe
Uno stambecco e, in basso, un'aquila reale:
le foto, tratte dal libro che presentiamo, illustrano due splendidi esemplari di razze seriamente minacciate di estinzione nelle nostre
montagne.
renza pesi sul cuore di quegli uomini
— zoologi, botanici, scienziati — che
si dedicano allo studio della vita selvaggia, in questo tempo in cui le masse, non educate e non sensibilizzate,
assaltano la natura qui in Italia.
Todisco ha scritto questa sua denuncia della distruzione dell’ambiente naturale in forma giornalistica, dedicando il libro soprattutto ai giovani e ai
ragazzi. Ma si tratta di una così bella
raccolta di esperienze, episodi, studi
sulle abitudini dei selvatici che vivono
nei parchi del Gran Paradiso, dello
Stelvio, delTEngadina, del Gran Sasso, ecc., che chiunque si interessa al
Nella regione v’è una grande concentrazione d’immigrati dalla penisola scandinava
(circa 200.000). Ciò spiega la grande diffusione di cognomi scandinavi a Seattle.
(’habitat naturale delle montagne lo
leggerà con grande diletto — commovendosi naturalmente sui « sentimenti » dei camosci e degli stambecchi, documentandosi sulla intelligenza che
hanno le aquile e le marmotte, sulla
fantasia propria degli ermellini e delle volpi.
L’occhio rotondo del canocchiale di
precisione permette di cogliere tutta
questa vita autentica dando ai guardiaparchi la possibilità di vedere « cento
volte più di noi », e di sapere tutto ciò
che avviene nel loro regno.
Belle folografie corredano il volume
che vuole essere un messaggio in favore di questa stupenda natura che ci è
stata donata e che gli uomini — e
nella fattispecie gli italiani — oggi
sperperano stoltamente.
Berta Subilia
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Torre Pellice (Torino)