1
LA BUONA NOVELLA
Sriufndn la irrriU udì* carili
Erm. IV, is.
Si distribuisce ogni Venerdì. — Per fadun Numero eenlesimi 10. — l’er caduna linea d’inserzione centesimi 2(1.
Condizioni d'A«)«iociazione I
PerT0Ri:i0 — L'i Anno L- ». — Adomicilio L. ® • — Pkovixcik L. • tO.
Sci mesi
Tre mesi
3.
t.
3
t ts
3 V».
« A«.
Per Francia e Stirzcia frauco a destinazione, e per l’Inghillorra franco al con6nc Hre 9
per un anno, e lire & per sei mesi.
Lé Am-» iazioni *i rlretono ; in Tum?<o allXlllBle dol Glornair, TÌalc del Re, num. St.
_X Gcno\a, alla t uppcllifc ValdrMr. mura di S. Chiara.
NcDc Dr>i' inoic, pi , I. tutti gli Ulìirii pollali per mcuodi Vaglia, chc dotraniio pucre inTiati
frante i Diiellore dell« lUos* Novllla c non allnmpnti.
All enterò, ai acguenli iiidiriiii: I.oìidba, dai «igg. NìMlictt « C. lihrai, ai Bcmcra-iilrrjit;
P*Rlti dallalibreriaC. Miyruii», rue rroncliel, 2; Niukis dal W|$. Hejrot-Tinol lil.raiu; l.noei
dai aicK Dt-nia et Petit Hii'rrc librai, rue Neure, H; fii.iKva», dal aig. E. lleruud libraiu
LoìàìTia, dal MB. Dclafontainp libraio.
iSoiiiniario.
Ancora della qnistione religiosa in Italia 1 —
Il Redentore annunziato nell’antico Testamento Vili. — Un letto di morte e i due consolatori :
brano del giornale di im evangelista in Piemonte —
Notizie: Il geuerale Beckwith - Gamlieri - Grigioiii Vienna, ecc. — Lettera di un sotto-uffiziale francese da Sebastopoli — Cento nuove parrocchie
a Londra — Annunzii: r.Vnii de la jeunesse.
ANCORA
DELLA QLISTIOM: RELIGIOSA l.\ ITALIA.
I.
Nel novero delle obbiezioni che da lati opposti
vengono mosse coniro l’opera evangelica in Italia, due cl sono parse meritevoli di una peculiare considerazione: quella desunta dalla poca
0 nium inclinazione delle menti italiane per argomenti di questa falla ; e quest’altra della inopporiuniià, che vi ha, stani! le condizioni politiclic
della nostra patria, a rimestare per ora ia qiiistione religiosa, ed alle tante cagioni di dissidii
Aggiungere ancora questa.
Alla prima di lali obbiezioni la Buona dorella ha di già risposto negli ultimi numeri dell’anno scorso. È nostro intendimento di spendere
èliche intorno alla seconda alcune parole, che ci
sforzeremo a rendere più brevi che ci sìa possibile.
Se non che prima di esaminare chi dei nostri
opponenti o di noi abbia ragione sul terreno
<le\ì'opportunilà, anche politica, proviamo il bisogno, quando non fosse per altro che per rendere
impossibile qiialunque equivoco, di dire qualche cosa dei principii che a noi ed ai nostri
amici ci sono di nonna in questa materia.
Quando i nostri avversarli parlano di opporlunità 0 di non opporlunilà in riguardo agli sibrzi
<’he si fanno oggidì per diffondere in Italia la
cognizione deli’Evangelo, egli è evidente che
*ie parlano come di cosa lasciala afTatto all’arbitrio di coloro che vi attendono; che possono fare
« uon fare a loro talento, spingere avanti oggi
slesso 0 rimandare a domani, a seconda che
Vi'rrà dalle circostanze esterne consigliato.
E questo sarebbe for.ìe il caso qualora a cima
dei loro sforzi slesse niente più che la sostituzione di un sistema ad un altro, di una formola
ad un’altra, o anche l'elTetluazione di qualche
riforma desiderabile bensi, ma non assolutamente indispensabile. Quando di queste o d'altre consimili quistioni si traltasse anzitutto,
sarebbe allora il caso di parlare di opporlu
nità da consultarsi, ed a chi, per realizzare
alcune sue particolari vedjJle luche giuste, anche buone, non prendesse consiglio dai tempi,
d ille circostanze, e quel sommo benedella patria
che è la conquista della nazionalità, dell’indipendenza, lo sagrificasse a qualche vantaggio
del tutto secondario, si potrebbe apporre con
ragione la taccia di catlivo cittadino, di fìglio
ingrato, e che non si cura punto di quanto possa
arrecare gloria o disdoro a quella madre chc lo
partorì alla vita.
Ma è l'urse quesla la condizione degli operai
evangelici cosi in Piemonte, come nel rimanente
dell’Italia e dappertutto ove adempiono al santo
loro mandato? si traila forse per loro di sostituire, come dicevamo, sistemo a sistema, teoria
a teoria, o di rimediare a certi abusi troppo
evidenti e troppo stomachevoli perchè si possano più a lungo tollerare? — Ñon cosi intendiamo per parte nostra e dei nostri amici l’opera
a cui ci stimiamo onoratissimi di prestare il
noslro debole concorso.
L’Evangelo di cui ci facciamo banditori, prima
ancora che le società, ha in vista gl’individui. 1
benefici efTetti, cosi civili come politici e sociali,
che sempre tengon dietro a quella religione divina
sinceramente e pienamente accettala, non vengono però, nella mente del suo fondatore, che
in seconda linea; la salvezza, la riconciliazione
con Dio, la santiflcazione della coscienza, conseguenza di questa, stanuo al primo piano, e solo
quando la religione ha questi effetti sortiti, è in
grado di sortire ancora quelli. La notizia che
« oggi nella città di David è nato un Salvatore »,
ecco queHadicui si fanno apportatori gli angeli,
e che il cuore dei pastori riempie di sanlo tripudio. Il nome stesso di Gesù, cioè Salvatore, Io
dice abbastanza. Ma chi dice Salvatore, dice altresì perduto; chi dice salvatore, dice pericolo
grandissimo in cui sono incorsi coloro eh’ ei
viene a salvare. E tale « infa Ito il quadro che in
passi innumerevoli, ma segnatamente nella parabola del « buon Samaritano» fS. Luca x) ci
fa dell’umana condizione quel Libro chc non
inganna. Quell'uomo che scendendo da Gerusalemme in Gerico, s’imbattè in ladroni, i quali
spogliatolo e datogli molte ferite, se ne vanno,
lasciandolo semi morto, ecco l’umanità nello
stato in cui l’ha ridotta il peccalo! Il buon Samaritano, che, dopo che sono passati oltre,
guardandolo appena, il Sacerdote cd il Levita, si
appressa a lui, e senza prendersi pensiero nè
del pericolo a cui si espone, nè degli alTari che
gl’ impongono di affrettarsi, fascia le sue piaghe,
lo mette sopra la propria cavalcatura, lo porta
all’albergo, paga tutto, e non si diparte da esso
se non dopo aver provveduto ad ogni eventuale bi
sogno, ecco Gesù Cristo, quale ci viene nel sue»
Kviingelo rivelalo. Far nota a coloro che ancora
l’ignorano l’immensa carità di quell’amoroso
Salvatore; versare nelle piaghe di quei poveri
feriti, nostri fratelli, in cui c’iinbattiaino ad
ogni pas.so tl’olio ed il vino* della sua Parola,
l’olio, che addolcisce, il vino che fortifica, per
scamparli, se ci fia possibile, dalla niortn che loro
sovrasta, ecco lo scopo essenziale, se non unico,
dell’opera cui attendiamo; ecco il punto di vista
sotto al quale viene da noi una tale opera contemplata.
Ciò posto, chi sarà colui che pensatamente
ardisca di chiamar inopportuno (qualiin(|ue sieno
d'altronde le esterne circoslanze in seno alle
quali verrà eseguilo) l'adempimento di un tanto
e così sacro e cosi sublime dovere? Ci si mostrino quegli interessi per grandi e vitali che
sieno, i quali anziché precedere questo, gli possano soltanto e anche da lungi venir paragonati?
e quale (cuia uomo potrebbe egli mai raglone>
volmente addurre per essersi a cosi nobile carico sottratto quando glielo additava Iddio?
Or tali essendo i nostri principii, è facile comprendere come per noi la questione di opportunità sia sciolta da molto tempo, e più non esista.
Noi stimiamo di avere il diriz/o poiché abbiamo il .
dovere: queslo ci è garante e suggello di quello.
Cosicché quand’anche ci venisse dimostrato che
qualche inconveniente risultare potesse, politicamente parlando, dalla predicazione dell’Evangclo in Italia, noi mentre da un lato ci offriremmo pronti a sottostare a qualuiique biasimo
fossero per infliggerci coloro che stimano che
abbiam torto, dall’altro non ci crederemmo liberi
di cessare da un’opera che, oltre al precederle
tutte dal lato deH’imiiortanza , ci è slata cosi
chiaramente e così imperiosamente imposta da
Chi è per noi più autorevole, l'abbiamo già detto,
e lo ripetiamo, di persona o di società al mondo.
Ma esistono siffatti inconvenienti? ud il portare in campo, senza ulteriore indugio, la quistione religiosa, può egli dirsi con ragione inopportuno per l’Italia, anche politicamente parlando?
Noi uon solo non lo crediamo, ma crediamo aiTatto
il contrario; e siamo più convinti ogni giurno che
nella quistione religiosa sla il nodo gordiano
delle tante quistioni da cui l'Italia è da secoli
travagliata, e che solo quando sarà sciolta la
principale, avranno anche le secondarie quel
fortunato scioglimento chc è nelle aspirazioni di
tutti i buoni. In un prossimo arlicolo daremo,
piacendo a Dio, le prove di questo noslro asserto*
2
IL REDENTORE
annonziato neli'Aotico Teslameoto.
Vlir.
« Un rampollo uscirà dal tronco d’Isai, e
t una pianticella spunterà dalla sua radice »
{Is. XI, 1). Chi può essere figurato da questo
rampollo, da questa pianticella? La medesima
figura si ritrova nel capo LUI d’Isaia e nel
cap. IV, 2; in due passi del profeta Geremia
(XXIII, 5; XXXIII, 15); in due Ji Zaccaria (III,
8; VI, 12): era una ben nota denominazione
del Messia. Il solo confronto di quei varii passi
basta a provare che questa profezia non si può
riferirò giustamente ad Ezechia, como vogliono
alcuni commentatori.
Tutto il contenuto del capitolo e quello ancora del seguente s’accordano coll’ir.terpretazione messianica. A guardarlo esteriormente il
profetato Messia è un discendente della famiglia
di Davide, ma di quella famiglia scesa di
nuovo nella sua privata oscura condizione, al
pari di quella d'Isai. Nella sua persona a vederlo nulla ha di ragguardevole, per cui attraesse i cupidi sguardi; non ò che una pianticella. Ma chi Io mira cogli occhi dcH’intendiTiiento e della fede, anzichò con quelli della
carne, lo ravvisa ripieno dello Spirito suo e
fornito di tutte le sue grazie e delle sue facoltà
ovranaturali. Quale è nella sua umile apparenza la possanza della sua parola? « Egli perX cuoterà la terra colla verga della sua bocca
« e ucciderà l’empio col fiato delle sue labbra ».
Ci sembra vedere qui la terra pagana percossa
colla parola evangelica, gli altari abbattuti, lo
fortezze dell’idolatria rovesciate, gli empi nemici della fede cristiana ridotti a nulla; quindi
che avvieno? Il suo regno di giustizia, di pace,
di letizia per lo Spirito Santo, rappresentato in
queste parole: « Il lupo dimorerà con l’agnello,
« e il pardo giacerà col capretto, e il vitello e
« il leoncello eia bestia ingrassata starannoin<f sieme, ecc.» (6, 10). Quella infatti è l’epoca
della conversione dei Gentili, che dovea aver
luogo quando sarebbe venuto il Messia. « Av«c verrà che in quel giorno le genti ricerche« ranno la radice d'Isai, che sarà rizzata per
« bandiera dei popoli, e il suo riposo sarà lutto
« gloria (v. 10) ».
La fine del capitolo è relativa al popolo di
Israele, cui era in prima diretta la profezia. E
supposta non solo la prima dispersione dei
Giudei in Babilonia, e di là in altri paesi, ma
ancora una seconda dispersione; e dopo che
allo sguardo del profeta sono apparso le genti
che si convertono, gli appaiono i Giudei chc
ritornano dalla dispersione, cho si convertono
al loro Signore. Il capitolo undicesimo d’Isaia
ha analogia col cap. XI dell’epistola di S. Paolo
ai Romani.
Tutta la seconda parte del libro d’Isaia, cap.
XL-LXYI, ò cosi ripiena di Gesù Cristo e del
suo regno, cho ù stata dai Padri chiamata il
quinto evangelio. Nel primo capitolo di questa
parto dol libro, che i Giudei hanno pur sempre
attribuita allo stesso autore, appare come nei
primi capitoli degli Evangeli, il precursore cho
fa udire la sua voce nel deserto. Quella voce
abbenchò severa b però l’augurio certo della
prossima o somma liberazione. Il francamente
che scorge Isaia è primieramente quello che
deve aver luogo dopo la cattività di Babilonia
per opera del re Ciro, colui che viene dall’Aquilone (XLI, 25 cf. XLIV, 28; XLV, 1). Ma
l’oggetto principale della profezia, quello che attrae pili l’attenzione è quell’eletto che Dio stesso
annunzia. » Ecco il mio servitore, il mio eletto
« in cui l’anima mia si è compiaciuta.... Egli
« non griderà e non alzerà nè farà udir la sua
« voce per le piazze. Egli non triterà la canna
« rotta e non spegnerà il lucignolo fumante;
« egli proferirà giudizio secondo verilà » (XLI,
1-3). Nel capo 49 queireletto di Dio espone la
sua missione pressoché infruttuosa in Israele,
cui è mandato, ma eificace e salutevole fra le
genti; la libertà arrecata da un colale redentore non può essere che una libertà santa e
spirituale. Nel seguente capitolo il profeta ha
pur sempre davanti a se il Messia, l’autore di
quelle grazie.
Nei capitoli LI e LII consola il popolo con
quelle prospettive di ricche benedizioni e di
divina gloria. Dal cap. LII, 13; LUI, 12, è descritto il Redentore nel suo stato di abbassamento; 0 qui si leggono in chiare parole ed il
carattere ed il sacrifizio espiatorio di esso. La
conseguenza o il premio di quel sacrifizio è
l’estensione del suo regno fra i popoli dell’universo (LUI, 13-55). Nel capo LV sono dichiarate le condizioni per partecipare a quelle benedizioni, poi noi susseguenti capitoli è descritto
lo stato del popolo d’Israele, che pur troppo
non si trova nella condizione richiesla. — Ma
al cap. LXI parla Io stesso Messia, e notifica
l’opera che egli è mandato a compiere. « Lo
« spirito del Signoro Iddio 6 sopra di me, per« ciocché il Signore mi ha unto per annunziare
« le buone novelle ai mansueti ; mi ha man« dalo per fasciare quelli che hanno il cuor
« rotto, per bandir libertà a quelli che sono in
« cattività, ed aprilura di carcere ai prigioni.... »
La fine del libro si riferisce all’economia cristiana, ossia alle generali dispensazioni del Signore relativamente alla sua Chiesa dopo la
venuta di Gesù Cristo.
Le speranze più gloriose d’Israele erano comprese in quella del Messia. Spesso I profeli
descrivono Io glorie del lempo messianico. È
pur quella una maniera di annunziare il Redentore; ed in quella maniera non v’ha profeta
che nou l’annunzi; ablwnderebbero gli esempi;
nou fa d’uopo addurli qui. Notevole ò quella
profezia di Geremia, ove egli dà al Messia questo
significativo sopraqome: « il Signore nostra giu« slizia ». La divinità di Cristo e l'opera per cui
egli s’ò costituito nostra giustizia, ovvero per
cui siamo giustificati, sono chiaramente rivelale.
D’altra parte il profeta ci dà dell’umanità di
Gesù la stessa idea che abbiamo osservata in
Isaia ; egli lo chiama puro il germoglio, e cosi
no indica l’umiltà, e lo dice successore di Davide, e con ciò nc significa la potenza. Ma egli
insiste però sulla natura spirituale del regno
dol Messia. « Io metterò le mie leggi nel loro
« interiore, ivi dice rElorno, o le scriverò sopra
X il loro cuore » (XXX, 31-40). Allatto consimile ò la profezia d'Ezechiele; il regno messianico è paragonato a quello di Davide per la sua
gloria; ma tali sono le benedizioni promesse
per quel tempo, che è facile vedere che sarà
piuttosto un regno spirituale (XI, 14-21). La
somma di quelle benedizioni sfa in quesla sola
promessa compresa: « Io sarò loro Dio ed essi
« mi saranno popolo ».
Geremia ed Ezechiele presentano que’ futuri
beni in connessione col ritorno dalla captività
di Babilonia; nei libri loro la promessa dol
Redentore non è separata da quella della prossima liberazione e del radunamento del popolo
per opera del Signore; realmente quella liberazione era un adempimento parziale della promessa che per Gesù Cristo dovea essere splendidamente avverata.
In connessione colle stesse circostanze storiche, profetizza Daniele l’epoca precisa della
venuta del Messia. Avendo Daniele implorata
la liberazione promessa a Geremia, quando sarebbero scorsi settant’anni, la sua preghiera è
esaudita, e gli è detto non solo che Gerusalemme sarà riedificata, ma che dal momento
cho l’ordino ne sarà dato, infino al Messia vi
saranno setto settimane, e altre sessantaduo
setlimane, dopo le quali sarebbe sterminalo il
Messia ed in pari lempo confermalo il palio,
cessalo il sacrifizio e desolata la città {Dan. IX).
Non senza qualche ragione sono indicate prima
le sette setlimane, poi le sessanladue ; dopo Iosetto avrà luogo un primo grande avvenimento,
la riedificazione della citlà. — Ma evidentemente'
non ponno essere sette settimane ordinarie;
non vi sarebbe lempo per quella riedificazione;
bisogna dunque intenderle nel senso profetico,
secondo la parola di Dio ad Ezechiele: « Io li
« ordino un giorno per un anno » (Ez. IV, 6).
Secondo la legge mosaica s’annoveravano sette
seUimano d'anni per il giubileo, un bel giubileo
è promesso : la riedificazione di Gerusalemme ; e
dopo altri otto giubilei e sei settimane d'anni
(che fanno le 62 settimane), cioè dopo 434 anni
il Messia devo essere sterminato. Dall'epoca in
cui fu dato l’ordine di riedificaro Gerusalemme
sino alla morto di Cristo dovea dunque trascorrere una durata di 483 anni. Mirabile profezia
per l’indicazione di quella data e dell’abrogaziono del culto levitico, mediante il sacrifizio
di Cristo e la distruzione di Gerusalemme!
Fra i dodici così datti piccoli profeti si distinguono per la chiarezza e la precisione delle
profezie messianiche, Michea, che abbiamo già
citalo, Zaccaria e .Malachia (Vedispec. Mal. Ili,
IV, 2).
i;\ LETTO DI MORTE
E DUE CONSOLATORI
(Brano del giornale di un Evangelista in Piemonte).
« Sabato (l’altro) 5 corrente, verso sera, dopo
aver piovuto durante il giorno, dirottamente pioveva in sulle 21. fisco per andar dal barbier'p,
com’uso di faro ogni sabato invece di un altro
giorno ; per non camminare più oltre e prendermi la pioggia, quantunque m’avessi un para
acqua, volevo entrare nella bottega del più prossimo tensore, ma come mi sentissi una voce interna parlare e dire Va nel ***, senz’altro m’incammino e mi dirigo ove par che m’invii lo spirito.
3
Fortunata combinazione ! Entro in una bottega
ove già ero stato altre volte, nella quale avevo
parlato alcun poco delle verità salutari del santo
Vangelo, e sento che la padrona della bottega
(vedova di circa 60 anni e madre di un’unica figlia,
vedova anch’essa con sei figliuoli) era moribonda!
Chiedo di poter avere il bene di visitare quella
povera ammalata. Si esita un momentino dal timore ; perchè notus in ludea io essere un protestante, incredulo, miscredente, dannato, indiavolato, e secondo alcuni altri detto nel lorodialetto
Un cap diframmasson //.'Francamenteinsisto,con
quella dovuta urbanità che non dà luogo alla negativa, ed eccomi concesso il permesso. — Salgo
all’ultimo piano, al favore di un moccolino acceso statomi all'uopo dato, entro in una sala e
domandata licenza di visitar l’ammalata, vengo
introdotto in un’altra cameretta contigua, ove
trovo cinque o sei donne probabilmente vicine
ed assistenti all’ammalata. All’entrare, sottovoce
sento suonarmi all’orecchio; oh ! il protestante !
Senza darmene per inteso , faccio quelle convenienze proprie della urbanità alla riunione e all’ammalata nel miglior modo ch’io sapessi, e
veggo in quelle persone riunite gran meraviglia
che un protestante possa conoscere le regole del
buon tratto ! Parmi leggere in fronte a tutti e
negli occhi loro a un di presso questi pensieri
€ oh ! questo tanto tremendo e dichiarato sco« municato, uomo abbominevole e detestabile,
< diabolico, pericolosissimo uom o, ha la ciera di
c un galantuomo, non così di esteriore spaven» tevole, antipatico ed orribile!! » Rivolto all’ammalata prendo a far le mie scuse della liberlà presami di recarmi a darle disturbo, ma
. averlo fatto pel desiderio d'intrattenermi secolei
di Gesù Cristo e della misericordia di Dio, tanto
grande da sorpassare l’umana immaginazione, ecc.
— Grande Iddio!... quanta sia stata la sempre
crescente ed inesprimibile meraviglia, lo stupore,
niuno potrebbe farsene fedele idea. — Ripeto
parecchi consolantissimi passi del Vangelo;
parlo della salute eterna dataci da Dio gratuitamente , solo per la fede in Gesù Cristo
senza il terribilissimo purgatorio, ecc.; ad appoggio e a conferma di queste consolantissime verità porto l’esempio del ladrone morto accanto
al Salvatore, rassicurato !da Gesù Cristo stesso
di essere da lui salvato (non dopo parecchi mesi,
anni e secoli in purgatorio, come avrebbero infinitamente meritato i suoi furti , assassinii ,
ferimenti e micidii) subitamente con queste dolcissime parole di vera infinita misericordia :
In verità, in verità io ti dico oggi sarai meco in
PARADISO. Parlo della Redenzione, del perdono
dei peccati senza l’assoluzione sacerdotale, del
gran premio della Fede in Gesù Cristo. « Giusti« ficati adunque per Fede abbiamo pace appo Id« dio, per Gesù Cristo nostro Signore, ecc. Per« ciocché siete salvati per la grazia mediante la
« fede; e ciò non è da Voi, è il dono di Dio. Non
* per opere, acciocché niuno si glorii. Iddio ha
« tanto amato il mondo ch’egli ha dato il suo
« unigenito figliuolo, acciocché chiunque crede
« in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Certa
« é questa parola e degna di essere accettata per
< ogni maniera, che Cristo Gesù è venuto nel
« mondo per salvare i peccatori. Se pure alcuno
« ha peccato noi abbiamo un avvocato appo il
« Padre, cioè Cristo Gesù giusto. Ed esso è il
« purgamento dei nostri peccati, e non sol dei
« nostri, ma ancora di tutto il mondo. — Chi
« crede ia me ha vita efe ma. — Altro che pur« gaiorio ! In verilà, in verità io vi dico che chi
« ode la mia parola e crede a colui che m’ha
« mandato, ha vila eterna, e non viene in giu
« dicio : anzi è passato dalla morte alla vita. Ora
« adunque non v’è condannazione alcuna per co« loro cbe sono in Cristo Gesù, ecc. » — Ecco,
a un di presso, il tenore del mio ragionamento.
L’uditorio era tutt’orecchi pendente al mio labbro:
le mie ragioni portate, per lo spirito, al grado di
matematica evidenza, fecero soavissima impressione sugli auimi di quella buona gente che già
simpatizzava per me, come per magico incauto;
ma la preghiera fatta a Dio per chiedergli la vera
fede salvatrice per l’ammalata posero il colmo.
Oh in questa circostanza, improvvisare una preghiera adatta al caso di chi trovasi nel supremo
e solenne momento dell’agonia parve incredibile, impossibile. — Recitare una preghiera di
tal fatta senza libro! (diceva una donna di
quella piccola riunione). No, non l’ho mai, dacché vivo, sentita; neppur Voi libro, da nessun
prete o frate. — Non ero io certamente che trovava espressioni, pensieri e slanci a Dio per una
morente non mai per lo avanti da me conosciuta,
era, certo, il divino spirito che non disdegna%’a
per la sua bontà e benignità valersi di questo
miserabile stromento della sua divina provvidenza. Sia onore e gloria esclusivamente ed intierissimameMte a Dio! — L’ammalata mi disse
questa consolantissima parola al mio partire;
Muoio contetìla! Ella mi ha veramente consolala!
— Domani mi faccia la carità di ritornare. —
Partii da quella casa lasciando in chi mi avea
ascoltato favorevole impressione, e grandemente
disingannati i miei uditori intorno alle calunnie
pretesche e fratesche.
« Ritornato il domani trovai il numero dei
visitatori deH'ammalata aumentato per sentire il
protestante ed il cap di frammasson. Conobbi essere spiato, alcuno stare in agguato, per vedere
se fosse stato possibile cogliermi in fallo o se mi
fosse sfuggito di bocca qualche proposizione
contro la dottrina della fede della Heligione
dello Stato; venendo spesso spesso interpellato, instigato con domande ed interrogazioni
suggestive, ma per la grazia di Dio sempre
eludendo, istruiva e parlava il vero con espressioni altrettanto giuste, vere, che lasciavano intendere sempre, senza mai compromettermi. Il
prete, si vede, era slato dall’ammalata ed avea
ordinato l’amministrazione del Pane Eucaristico,
venni perciò interrogato dalla morente in presenza dei circostanti se poleva, senza farsene
scrupolo per la coscienza, ricevere la Comunione ; io ebbi la ventura, per l’assistenza di
Dio, di poter significarle nel senso della verità ogni parola scritturale relativa alla Sacra
Cena, e farle intendere essere questa Sacramentale Istituzione di Gesù Cristo stata stabilita perchè ricordassimo il supremo, immenso ed infinito benefizio della morte dol Redentore, le dissi
che quell’atto, tanto augusto e solenne, doveva
essere fatto con tutta la divozione e la fede viva,
giacché solo colla fede vi>a e con sincera contrizione dei peccati e col desiderio di un perfetto
ravvedimento, l’anima avrebbe potuto spiritualmente comunicare con Cristo e fruire delle divine benedizioni e promesse, ma non dover però
essere il fedele tanlo ignorante « da compiere
« un atto, trattando la cosa nel senso materiale,
« come fanno coloro che non hanno alcun co« noscimento.... » I miei avversarii speravano
di vedermi scatenare con ogni sconveniente invettiva o imprudente ridicolaggine per riguardo
alla Presenza Reale voluta dalla Chiesa romana.
Feci nuovamente , come le altre volte in altre
case, la preghiera che Dio m’ispirò, anche per
l’occasione della comunione che doveva fare in
quel di ; e la grazia di Dio, anche in questa oc
casione, mi concedeva il favore di edificare e
non giàdi scandalezzarc...... Siane infinilamcnta
ringrazialo Iddio ! — La prudenza parve consigliarmi a ritirarmi prima che venisse il Vialico
a comunicar la moribonda, e me ne uscii, allegando il bisogno di recarmi da altri ammalati.
« Ritornai alla sera, ma salite le scale pian piano per nou essere sentito c per non trovarmi
col prete, dal pianerottolo, essendo l'uscio della
saia aperto, sentii il rantolo della morte dell'agonizzante, ed il caro prete, invece di far ogni possibile di far comprendere e colla viva voce e coi gesti, la necessità di aver fede in Gesù Cristo animando l’ammalala ed esortandola con cristiana premura ed istanza cari tate vole a rivolgersi mentalmente
al Salvatore Gesù, e a pregarlo col cuore non potendo invocarlo colla bocca, il caro prete dico
per non perdere inutilmente il suo tempo, profittava economicamente di quei momenti per recitare il suo bravo breviario. Scendo di bel nuovo
pian pianino la scala. Eccomi in mezzo ai due
fuochi! sento accendere nel primo pianerottolo
un fiammifero e salir su... Era il mio barbiere.
Meno male! — Domandogli come stia l'ammalata,
per complimento; m’invita a salire , ma mi feci
intendere, per non dirgli chiaramente non rorrft
trovarmi col prete, che temevo di arrecar disturbo
all’ammalata e dar tedio alle persone visilatrici,
ma egli; « Oh, che dic’eJla? salga, salga; l’ammalata e tutte quelle donue non farebbero altro che
sentir lei, anziché il prete, che non sa dir loro
tutte quelle belle cose chc lei ci disse, ecc. ». Conosciuto dal moto ingenuo del suo parlare che
non era per nient’alTatto ligio del prete, lo interrogai meglio e m’assicurai che la mia seconda
visita all’ammalataaveva prodotto, non men della
prima, favorevolissima impressione negli animi
dei circostanti che aveano udite le mie parole e
la mia preghiera >.
IV n 'X' X ae K e:
Il Generau: Beckwith si farebbe un
dovere di recarsi personalmenle a ringraziare tutte quelle persone, così amici
come conoscenti, che tanto interesse
vollero prendere alla sua malattia :
ma le forze non glielo concedono. Egli
serberà mai sempre soave rimembranz<?
di cosiiiatte teslimonianze di considerazione e di affetto, le<|iiali, prescindeiul)
dall’individuo, fanno prova come sieno
quesli onorevoli personaggi disposti j
riconoscere il bene ovunque si manifesti.
Torino, addi 14 gennaio 1856
Ciamberì — Ancora una bnona notizia — .'.nche al pastore della Comunità Evangelica ¡ii
Ciamberì furono consegnati, per ordine del Cùveruo, i registri dello stato civile per i suoi correligionarii come nazionali così esteri.
Grigioni — Un nuovo giornale — Abbiamo ricevuto giorni sono il foglio di prova di un nuovo
giornaletto : li» Faniijilia evaiioelica » fuglio di edificazione, intrapreso, se non erriamo,
dall’ottimo pastore Stoppani allo scopo principalmente di offerire alle chiese di lingua italian.^
4
di quel cantone un cibo spirituale attinto alle
pure sorgenti deH’Evangelo. La viva simpatia
che ci unisce a questa eletta porzione della famiglia evangelica italiana, la speranza di trovarla prima o poi ai nostri lati per l'opera che
ci è imposta in comune, ci fa salutare con vero
giubilo l’apparizione di questo nostro confratello,
al quale auguriamo lunga vita e buon successo.
Il giornale sarà pubblicato ogui mese in fasoicoletti di 32 sino a 48 pagine, a! prezzo di 25 cent,
per ogni fascicolo, e di 15 cent, per le famiglie
poco agiate. Il primo numero verrà in luce tosto
che si sarà raccolto un numero di firme sufficiente a coprir le spese.
ViBUNA. — Il Concordato. — La natura e gli
«(Tetti di questo Concordato, capo d’opera del
medio evo , sono posti in tutta luce coH’allocuzione letta da Pio IX in un concistoro secreto,
il 3 novembre decorso.
Eccone alcuni brani :
» .... Il pontefice romano, vicario di Gesù Cri« sto sulla terra, successore del fortunato prin« cipe degli Apostoli, avendo, di diritto divino .
« il primato d’onore e di giurisdizione in tutta la
« Chiesa.... annulla, pel Conoordato, l’opinione
€ falsa, perversa, fatale e del tutto contraria al
« privilegio divino dei diritti della Santa Sede,
€ che il pìaceat o Vexequatur del governo civile
« sia necessario nelle cose ecclesiastiche 1____
«Laonde i vescovi avranno dovunque, in virtù
< dell’uSìoio loro, non soltanto a dirigere l’istru
« zione religiosa de' giovani, ma eziandio ad in« vigilare colla più grande cura perchè m alcutia
< parte dell’educazione nulla vi sia di contrario
< alla religione cattolica e a’ buoni costumi. In
« conseguenza tutte le scuole primarie saranno
€ sottomesse ad un ispettore ecclesiastico.
€ Ogni causa ecclesiastica verrà sottoposta ad
< un tribunale ecclesiastico, i di cui giudici sen« tenzieranno secondo le leggi de’ sacri canoni e le
* prescrizioni del Concilio di Trento, anche ne’casi
c di matrimonio, non lasciando a’ giudici civili
• se non la conoscenza di ciò che concerne le
« relazioni civili degli sposi ... Le quistioni di
€ iponiait'jitV apparterranno pure alla stessa auto
< rità ecclesiastica.
< Noi abbiamo concesso che le quistioni di
« semplice patronato laico sieno sottomesse ai
« tribunali civili. Noi abbiamo accordato ezian« dio, considerati i tempi e le circostanze, che
« le cause puramente civili, risguardanti i chie« rici, dipendano da tribunali civili ; e noi ab« biamo permesso che i delitti e le colpe
» commesse da quelli e devolute alla giurisdi« zione delle leggi dell'impero, sieno deferite
€. agli stessi tribunali ; ma il vescovo ne sarà im
< mediatamente informalo, e si osserverà verso
« l'accusato ogni riguardo dovuto al carattere ec« clesiastico.
a L’imperatore e re non permetterà mai che la
« Chiesa cattolica, la sua fede, la sua liturgia e
€ le sue sante instituzioni soffrano alcuno sca« pito, e che si manchi loro di rispetto, in quali lunque siasi modo, in parole, in iscritti, in atti».
Seguono minuziosi particolari, accuratamente
formulati, onde assicurare alla Chiesa il maggior lucro possibile e la facoltà di disporre senza
controllo delle sue ricchezze. Vi rimarchiamo la
frase seguente:
. Vista la triste condizione de’tempi, aderendo
. alla richiesta di S. Maestà, noi abbiamo accorai dato e decretato che in alcune località le antiche
. decime, dovute alla Chiesa, sieno tramutate in
« donazioni del goveino fatte in beni-fondi o in
€ valori permanenti, o in rendite sullo Stato »
diventato, momentaneamente, il vero sovrano dell'Austria, e i nostri fratelli evangelici non tarderanno, pur troppo! ad accorgersene.
Sopra tutto ciò il vicario di Gesù Cristo si
chiama assai consolato : egli ringrazia Iddio di
aver dato un cuor saggio ed illuminato al suo
caro tìglio in Gesù Cristo Francesco Giuseppe, e
termina con un’umile preghiera per intercessione della Vergine Immacolata, ecc., ecc.
{Arch. du Christ.)
Oriente — Lettera di nn sotto-uffiziale francese, da Sebastopoli. — (Corrisp. dell’y4yenir). —
« Io desidero, con l’aiuto del Signore, per alcune
parole di risposta, farvi sentire tutto il bene che
mi fece la vostra lettera del 12 nov. decorso.
Quantunque sapessi che i fratelli e le sorelle
della Chiesa di L..... non obliano nelle preci
loro i soldati della nostra armata, nè l’opera dei
pastori in mezzo di noi, quantunque in molti incontri ;io abbia provato l’efficacia delle vostre
preghiere, pure la vostra lettera fu per me novella testimonianza che quelle ci accompagnano
dovunque, e che sotto la tenda, come sul campo
di battaglia, son per noi una potente armatura
contro i nostii varii nemici. — È pur dolce, caro
signor D...... allorché marciando alla battaglia e
riguardando al cielo, vi si scopre un amico, un
protettore che non cessa di vegliare sopra i suoi
e di porli in sicuro ! È pur dolce ancora, allorché gli occhi nostri si rivolgono alla terrestre
patria, il sapere che siamo ricordati, e che senza
posa veniam collocati sotto la potente custodia
del Signore ! Io non so che cosa provino i miei
compagni d’armi quando sono alla pugna ; per
me, vi assicuro che que’ momenti, in uno terribili e solenni, m’hanno sovente immerso in riflessioni serie e profonde. Quante volte ad ogni
istante ho benedetto il mio Salvatore d’avermi
chiamato sin dalla mia giovinezza alla cononoscenza delle sante lettere.... d’avermi.dato abbastanza forza da separarmi da una Chiesa che
mi avrebbe mostrato, in luogo del mio Salvatore,
de’ mediatori impotenti ed immaginarli che, lasciandomi vivere nell’incertezza, non avrebbero
potuto darmi un atomo di consolazione ! La religione del Vangelo di cui Gesù è capo m’additò
una vera strada e m'insegnò che Gesù è il solo
nome dato agli uomini, pel quale possiamo essere salvati; laonde quanto è mai felice l’uomo
che invoca, con una dolce e grande confidenza,
cotesto Salvatore sempre pronto ad esaudire il
menomo grido de' suoi figli e a riporli in salvo!
Non è fors’egli che m’ha difeso in mezzo a tanti
pericoli ? Infatti perchè non son io morto ? Non
era io fratello d’armi di coloro che vidi cadere ?
Non dormivo coperto dello stesso mantello, non
dividevo lo stesso pane? Forse ch’io nou mi
trovava con loro sul luogo del cambattimento,
o, com’essi, nei primi ranghi? Al contrario (lasciate che lo dica), io credo aver mostralo che
sul campo di battaglia, quando vi è chiamato, e
dovunque il dovere lo appelli, il cristiano si trova
in prima fila.
« Io non voglio narrarvi tutto quanto ci è accaduto; il racconto sarebbe troppo lungo. Spero
un momento o l’altro potervi dire ogni cosa a
viva voce ; sapete già che sono iu congedo al
31 dicembre prossimo, e confido che saremo
assai fortunati di veder giungere la uostra definitiva liberazione dal servizio militare. Se altrimenti accadrà il Signore ci darà abbastanza rassegnazione e coraggio per sopportare le fatiche
e le privazioni di una nuova campagna nella
prossima primavera. La volontà del nostro Maeestro sia fatta, ecco il motto d’ordine di noi
tutti. Nondimeno, invece di portare un’armatura
pesante a danno de’ nostri fratelli (divenuti nemici nostri nei tempi attuali) , ci riuscirebbe
assai più dolce il recare alle anime immortali la
salute pel Vangelo di pace.
« 0 delicieuse vie
D’un serviteur de Jesus ,
Qui pour son maître s’oublie,
En annonçant ses vertus l »
« Ma, direte voi, le anime che sembrano avere
più bisogno di consolazioni eterne stanno al vostro fianco ; ciò è vero. Ma lo stato militare ci
toglie la più gran parte del nostro tempo. Siamo
trattenuti da mille particolarità quasi inutili, appena abbiamo il tempo di vedere i nostri cari
amici per rendere insieme grazie all’autore del
nostro benessere e dell’eterna vita nostra. Per
esempio , al grande quartier generale dove io
sono, vicinissimo ai nostri pastori, dovrei esser
con loro molta parte dol mio tempo. Ebbene, al
contrario, io posso appena, con tutta la buona
volontà possibile , vederli una o due volte per
settimana; quanto è penoso il lor ministero in
mezzo di noi ! pregate assai per essi, affinché il
Signore faccia germogliare questa buona se*mente gettata nei cuori. Per questa sera termino
d’intrattenermi con voi ; fa cosi freddo che a
stento posso tenere la penna ».
Londra— Cento nuove parrocchie a Londra.—
Si sa che in quasi tutte le grandi capitali i fondi
religiosi sono assai insufficienti, e che il numero
degli edifizii consacrati al culto nonché il numero de’ membri del clero in esercizio son lunge
dall’essere proporzionati alle popolazioni.
Cosi è a Londra, edcidonta de'vigorosi sforzi
fatti in questi ultimi tempi, la popolazione della
suddetta città aumenta cosi rapidamente che ogni
di piùi fondi religiosi appaiono insufficienti. Una
Società potente si occupa ora onde metter riparo
a questo spiacevole stato di cose; ella si decise
a far uu appello straordinario. Chiede 2,500,000
franchi per creare in dieci anni cento parrocchie
nuove, in maniera da dividere quelle troppo popolose. Fondate le parrocchie ed installati i pastori. ella si sforzerà di tramutare i locali proTvisorii in edifizii stabili. La lista è già ricoperta
di segnature ; la regina ha donato 12,d00 fr.; la
Corona fr. 250,000; altretUnto ciascuno il duca
di Bedfort e il marchese di Westminster; il vescovo di Londra fr. 125,000, e sperasi che fra
poco la somma sarà compiuta.
Le Lien.
Granilo »omcnlco gerente.
ANNUNZI.
^L'AMI DE LA JEUNESSE
Journal mensuel
puilié
sous la direclion de M. A. VRILLIET.
Prezzo per gli Stati sardi, fr. 4
Ai genitori ed ai maestri cristiani bramosi di
offerire ai figli ed agli allievi un ottimo pascolo
così religioso come morale, intellettuale ed anche artistico, non possiamo raccomandare abbastanza questa pubblicazione, che aggiunge alla
bontà, intrinseca il pregio di uua stupenda esecuzione materiale.
Le Associazioni si ricevono in Torino al Deposito dei Libri religiosi. Viale del Re, num. 31.