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prosi.
AiaiAin) HDGON ANGUSTO
Case Nueve
TOBES PBLLICB
DELLE VALLI VALDESI
Set I i m a a ale
dalla Chiesa Valdese
Anno XCIl — Nnm. 3 I AiBiBGNAiMENTI f Eco: L. 1.300 per l’imerno « Eco » e « Presenza Evangelica » Spediz. abb. poetale • I Gruppo 1 TORRE PELUtE — 19 Gennaio 1962
Una copia Lire 30 I 1 L. 1.800 per l’estero interno L. 2.000 - «itero L. 2.800 Cambio d’indirizzo Lire SO 1 Ammin. Ckndiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Proleslanleslmo
e unìlà
La scoperta dell’autorità della Parola di Dio ha posto gli uomini del
XVP sec. di fronte all’esigenza della fedeltà e della Riforma della Chiesa.
Obbedirvi, significava ormai rinunciare all’unità fino allora conosciuta e
separarsi. Era infatti difficile vedere nei cristiani degli uomini liberi per la
Parola. Spesso l’obbedienza non era che il frutto della paura, della superstizione e — per i più forti — della rassegnazione davanti alla potenza politica
acqmstata dalla Chiesa. Ma le prime divisioni ne trascinarono altre, e poi
altre ancora, fino ai giorni nostri. Bisogna pure aggiungere che le nuove tradizioni ecclesiastiche che cosi venivano formandosi, conoscevano separazioni
o distinzioni all’interno stesso dei loro raggruppamenti. Per ricordare solo
quelle a noi più vicine, diremo che i Protestanti dell’ortodossia hanno voluto
precisare che l’esigenza della fedeltà non poteva essere che l’esigenza dell-a
pura dottrina. I Liberali che li seguirono. ^ __
hanno sentito il bisogno di separarsi da
questa interpretazione della fedeltà, per
non favorire un nuovo legalismo dottrinale, attentando così alla libertà del cristiano. Il Rinnovamento Biblico che le nostre
Cliicse hanno conosciuto negli ultimi temp* ha dovuolo, a sua volta, correggere il
liberalismo precedente ricordando alla
riiiesa che non c’è altra libertà che quella
della Parola di Dio.
Tutto questo non è avvenuto senza amarezza e senza che le divisioni penetrassero
f)roi(mdamenle all’interno delle generazioni di una medesima tradizione ecclesiastica. Ci si rimprovera, a torto o a ragione,
di esserci ridotti ad un insieme di pensatori solitari. Bisogna tuttavia riconoscere
clic Se ì fratelli si sono separati dai fratelli c ì figli dai padri, sono stati condotti a
farlo per amore e per fedeltà, riscliiando
ogni cosa. Per essere fedeli, le Chiese sort * ilalla Riforma avevano dunque perso la
loro vita, agli occhi del mondo esterno, il
clic non rispondeva alPatiesa degli amatori
delle* statìstiche del progre.sso.
Oggi dobbiamo risalire la corrente con
una coscienza rinnovata da uno sforzo se(’('lare di fedeltà alla Parola del Signore.
Pe*r i no.slri padri, separarsi era un atto
d’obbedienza, di coràggio, di rischiò, e solìratlullo la sola condizione per restare fedeli. per noi non sarebbe più la medesima
(osa, ma piuttosto, nella maggior parte dei
casi, una ripetizione fuori luogo del passalo. un ana(‘i*onismo. Il vero coraggio consiste oggi nell’inlerrogarci al di sopra delle
nostre divisioni per rimetterci sulla via delruriità. Kon si tratta di perdere la nostra
identità confessionale e con questa il nostro sforzo di fedeltà, ma semplicemente di
esigere che la nostra fedeltà alla Parola ci
riconduca verso i nostri fratelli e ce li
restituisca. Come le generazioni precedenti
hanno avuto bisogno di ricordarsi, le uno
alle altre, successivamente, una ricca comprensione della loro fedeltà alla Parola —
passando per l’ortodossìa, il liberalismo ^
iì rinnovamento biblico — così è diventato
necessario, oggi, di ricordarci gli uni agl»
altri die siamo fratelli, che abbiamo in comune la medesima esigenza di lealtà e che
non si può perdere In vita e l’unità «e si è
disposti a rischiarle per il Signore.
[liiDiiia
ID(D81Ilìt(D
Nella sola Palermo la « mafia » ha
fatto, nel 1%1, 59 vittime, oltre venti tentati omicidi; feriti e ((dispersi». La sua
azione pare spostarsi dalle campagne alla
città.
Nel carcere delPUcciardone di Palermo Un grave episodio di violenza fra detenuti riporta alla ribalta una situazione
carceraria particolarmente grave: è il car(ere in cui furono avvelenau Pisciotta e
Russo, in cui la mafia è sovrana, in cui
detenuti sono riusciti, scavando un pozzo,
a pompare benzina dal sottostante oleodotto e a rivenderla alla borsa nera.
★ In una sola settimana e spigolando un
solo quotidiano, queste notizie di irregolarità o scoperte sofisticazioni alimentari:
sequestrali in provincia di Alessandria 600
tonnellate di \ìiio sofisticalo; denuncia di
una piccola i-ocietà commerciale di olio
conimestibile contro la Federconsorzi nazionale su presunte irregolarità nella vendita deH’olio nazionale {il guadagno doloso sarebbe di miliardi); sequestrata dalla
Finanza a Corato una forte partita di òlio
sofisticato; si scopre che una ditta novarese produceva ravioli in cui sono state trovate sostanze catramose (consolazione: il
catrame non è nocivo..., ma i coloranti sonano vietati dalla legge!!).
★ I vigili urbani e gli agenti di polizia
di Catanzaro lianno rinuncialo alla loro
(( befana » in favore dei familiari delle vittime del disastro ferroviario avvenuto di
decente alle porte della città.
★ Con i 104 miliardi che il governo intende stanziare per la scuola, dovrebbero
esser costruite quest’anno trentamila aule.
★ Le i>rime accuse su Fiumicino giunsero al Ministero della Difesa nel 1953.
Bisogna che le denominazioni protestanti cerchino di cogliere, al cuore stessi» della loro essenza confessionale, l’esigenza dell’unità che la Parola ci impone. Quattro
secoli di storia devono esser stati sufficienti a renderci attenti al fatto -che l’unità non
sì identifica con l’uniformità. Non siamo
il risultato di una standardizzazione mecca
nica. ma piuttosto degli individui con per
sonalilà ben precise — o delle Chiese con
confessioni ben definite — elle devono ri
irovare l’unità familiare e vincoli comuni
In una famiglia, l’espressione della perso
naiità dei suoi membri non minaccia mai
la sua unità. Se ai tempi della Riforma ab
biamo acquistato la nostra personalità da
vanti alla Parola, oggi dobbiamo ancora
saper acquistare la nostra unità. Gli adole
scemi non sanno sempre conquistare la lo
ro personalità senza perdere il senso pre
(■¡so della famiglia. E’ il riscliio di quant
camminano verso la maggiorità. Forse i fi
gli della Riforma sono stati finora degl
adolescenti !... Renzo Bkrtalot
L’unità che ci è data
e che dobbiamo vivere
j Foto M L’Appel du Maître » ►
La /Chiesa è travagliala da molle divisioni: acramo: a quelle, parlicolarmenle gravi, di ordine
leotogico, vi sono molli ¡allori di separazione e
di ctìntraslo: sociali, economici, razziali. Una
buor^, sincera sirena di mano, un rapporlo personaig direno, una reciproca conoscenza, rispeltosti i/nche se non concorde, ancora, può cooperare itila ricerca e all’espressione di queir unità
profoiida, esteriormente non verificabile in pieno,
oggi, \ ma già pienamente reale in Cristo, che i
delegati di Nuova Delhi, unanimi, hanno così affermt^tì e descritto:
Crediamo che ('pnità, che è al tempo stesso dono di
Dio alla Chiesa e volontà per essa, è resa manifesta
quando tutti coloro che in un medesimo luogo sono battezzati in Gesù Cristo e lo confessano come Signore e Salvatore, ¿-tJ
sono condotti CNnO Spirito Santo ad essere una vera
comunità, "
confessano ta snssa fede apostolica,
predicano lo stC;jso Evangelo,
partecipano dell« stesso pane,
si uniscono in <^a preghiera comune,
in vjsta di una wa comunitaria che irraggi nel servizio
e nella testimoniann di tutti,
po, sono in comunione con l'insieme
ina, in ogni luogo e in ogni tempo, in
ro e la qualità di membro siano ricone tutti possano agire e parlare insieme, secondo le circostanze, affinchè i compiti a cui Dio
chiama il suo popop siano adempiuti.
Crediamo di do^ir pregare e operare per questa unità.
e, al tempo ste
della comunità crisi
modo che il minist
nosciuti da tutti, e
Per ora non discerniamo la nostra unità che oscuramente, ma sappiamo che ci sarà chiaramente rivelata quando vedremo il Signore faccia a faccia. La nostra speranza
ci dà pure il coraggio di mettere in luce le nostre differenze e le nostre divisioni, e di invocare Dio perchè ci riveli, già ora, ciò che finora ci è rimasto nascosto. Preghiamo perchè la Chiesa sia una. E' questa la meta verso cui
dobbiamo camminare finché è giorno.
Fra. contrasti e dissensi
UN’EUROPA SI COSTRUISCE
Ma sarà vital
Il bilancio dell’anno che si conclude mi pare semplice da stabilirsi nelle sue grandi linee, e su scala planetaria: una dopo l’altra, tutte le potenze hanno perso il loro prestigio —
salvo rEùrop-a.
L’U.R.S.S. ha perso il prestigio in
quanto campione della pace e del disarmo, facendo esplodere trenta bombe atomiche in due mesi. A Goa, l’India ha perso il prestigio di campione
della non-violenza. A Cuba gli Stati
Uniti hanno perso il prestigio di campioni del non-intervento.
Nel Katanga l’O.N.U. ha perso il
prestigio di campione deU’arbltraggio
pacifico e del diritto dei piccoli Stati.
Quanto alla Germania orientale, ha
fatto perdere prestigio alla causa del
comunismo tutto, costruendo il muro di Berlino non per proteggersi da
un attacco, ma per impedire a tutto
un popolo di fuggire in massa il regime «popolare»!
E mentre i grandi Moralisti dei
Mondo umiliavano cosi i loro principii, l’Europa compiva senza rumore
uno spettacolare raddrizzamento. Negli Stati Uniti, da cui ritorno, non si
parla che del «miracolo europeo». E’
un fatto; l’asoesa verso una prosperità senza precedenti si è operata nel
momento stesso in cui l’Europa terminava di liberarsi delle sue colonie
— di cui si pretendeva che essa vivesse! Si è notato il parallelismo, così notevole, fra la fine della dominazione mondiale delle nostre nazioni,
e gli inizi della loro unione';- Mentre
il Terzo Mondo, copiando i suoi anticW padroini, si abbandona alla passione nazionalista, che vuole la guerra, l’Europa supera infine le divisioni
mortali coltivate nel suo seno dalla
medesima passione. Essa sceglie la salute: vuol federarsi. Certo, tutto non
è ancora vinto. Ma domandando il
suo ingresso in quel Mercato Comune
che ha lungamente considerato utopistico, la Gran Bretagna ha mostrato
che l’Europa unità è già, fin d’ora, ben
altro che un sogno d’intellettuali. E’
questo indubbiamente il fatto di maggiore importanza che segnerà l’anno
1961 agli occhi della storia.
Offrendo al mondo l’esempio di una
Federazione pacifica — che la Svizzera ha ogni ragione per non uiù
guardare in cagnesco — gli Europei
riprenderanno la testa del progresso
umano. Non ritroveranno solo la loro
vera potenza, morale e materiale, ma
indicheranno ai popoli nuovi deH’Africa e dell’Asia le vie del loro avvenire.
Una volta unita politicamente, l’Eu
ropa eserciterebbe
già lo fa sugli S
sull’U.R.S.S., come
ati Uniti, xm’attra
zione irresististibip. E il Grande Occidente ricostituito irebbe garante della pace mondiale.
Non è meravigloso che l’anno delTEuropa abbia conciso, per caso, con
l’anno di una graide tappa ecumenica ; Nuova Delhi?Ija Chiesa di Roma
avrà la sua parte l’anno prossimo.
Siamo alle soglie dell’èra delle convergenze, al di làdelle nazioni sovrane e delle chiese inchiuse in sè stesse. Un nuovo Rhascimento — il federalismo — e uni nuova Riforma - l’ecumeniemo — ¿tendono la nostra
fede e le nostre »pere. Un bel programma per l’aniì) che viene, e per
il futuro! E’ verojresta da fare quasi
tutto. Sappiamo ameno a quali mete
Untane possiamo rivolgere i ncstri
voti
De^s de Rougeinont
J^e discussioni di Bruxelles e il contrastatissimo passaggio alla seconda fase del programma del Mercato Comune Europeo, hanno riportato il problema (ieirEuropa alla ribcdta. Pubblichiamo qui due articoli, letti su La Vie protestante (29-12-1961), il primo scritto dal notf> saggista protestante D. de Rougemont. Siamo convinti che non tutti concorderanno con le sue affermazioni, e a noi stessi pare che le vivide grandi
linee con cui egli traccia il passato e Vavverùre pecchino non poco di generalizzazione, e soprattutto siano una tipica espressione della ’’superiorità iKcidentale" o almeno "europei^’ (ma esiste veramente, ora, questa
Europa spiritualmente una?) che riceve nella storia continue smentite.
E’ vero, certo, che molte nazioni e forze politiche hanno perso il loro
prestigio; ma anche quello europeo è quanto mai vacillante! e sappiamo
bene che cosa ci sia dietro i "miracoli”, quello renano, quello padano,
ecc. Comunque, un pensatore del livello di De Rougetnont ha sempre
molto da dire, e stimola a pensare, a discutere. Siamo in fiduciosa attesa
che così avvenga anche sulle nostre colonne. red.
Sempre .su La V!
abbiamo le lo farti
G. B., che mene il
indifferente del prò
lA DANIMARCA, IL M.E.C.
eil il problema confessionale
proleslante (12.1.’62)
'lo seguente a firma
luce un aspetto non
ema europeo.
’’La Gran Brelagn
poteva seguire
altri
’Questa decisione
comune e costituito
¡mesi in cui domina
ha chie.sto di entra
re nel Mercato comm: la Danimarca non
politica, poiché la
.sua economia e, su q :si tutti i pumi, strettamente legata a quei del Regno Unito.
a provocalo reazioni
a Kopenhagen. Si leva che il Mercato
per il momemo da
cattolicesimo, o al
meno vi è assai irUente: fltalia è governata da una coati otte in cui il partito
democristiano è l’^nenlo maggiore; la
Francia politica ni è dominata dal
M.R.P., ma il golliM è a forte maggioranza sostenuto da ktolici; il Belgio ha
un governo cattoliasocialistii e i Paesi
Bassi un governo iwui gli elememi cattolici detengono le incipali leve del potere, benché la maghranza degli abitanti
sia protestante. Inm la Germania Occ.,
in cui cattolici e mestanti quasi si pareggiano, con lievepredominanza protestante, la personalitmel ’’vecchio signore’’ è tale che i cMici restano gli elementi motori deU’aorità; lo stesso presidente della Repub^a é cattolico.
”/ giornali discutono la questione e si
organizzano forum. L’ambasciatore di Danimarca a Parigi, Eyvind Bartels, in una
conferenza agli studenti della capitale,
non considera reale il pericolo di una maggiore influenza cattolica: ’’Per il momento
il problema religio.so che si pone al paese
non è la lotta del protestamesimo contro
il cattolicesimo, ma piuttosto il fatto che
troppi Danesi sono semplicememe atei”.
’’Trattando lo stesso tema. Cari Hermansen scrive sul periodico Vcndsyssel Tidende: ”E" possibile che f ingresso della Danimarca nel Mercato comune abbia per effetto di assicurare una più grande influenza del cattolicesimo fra noi. Sarebbe una
vera iattura? Considerando le cose nei limili massimi, i cattolici passerebbero da
30.000 a 300.000, il che non sarebbe pur
sempre che una debole minoranza della
nazione”. ’’Questo accrescimento della
Chiesa cattolica non sarebbe uno stimolo
d’emulazione per noi? Abbiamo qualcosa
da imparare gli uni dagli altri. E’ proprio
troppo infantile pretendere che il grosso
lupo numnaro di Roma ci divorerà. Chi
muore di paura é buono per la fossa...”.
”Il giornale Kri»teligt Dagblad, in un
articolo di fondo, dichiara che l’inquietudine di veder svilupparsi la Chiesa cattolica può avere il felice effetto di render
più evidente il valore della Riforma”.
’’Bisogna aggiungere che il timore di vedere la Chiesa cattolica rafforzare la sua
azione é soprattutto sensibile negli ambienti politici di sinistra, che temono che
questa chiesa tenda, in campo politico, a
destra”.
’’Questi giornali non dicono —> ed è abbastanza strano — che l’ingresso della Danimarca e della Norvegia, come partecipi
in pieno, e della Svezia come neutrale allo
stesso modo che l’Austria e la Svizzera,
'avrebbe feffetto di modificare abbastanza
radicalmente la struttura confessionale dei
contraenti del Mercato comune, specie se
si considera la Gran Bretagna, in cui la
Chiesa romana è ben lungi da rappresentare la grande massa.
”Ci é parso interessante di rilevare queste reazioni danesi, nel momento in cui
il nostro paese è impegnato in una via difficile, che mette in gioco principi che sembrano contraddirsi: neutralità, da una parte, e cooperazione rafforzata con potenze
che sono tutte dalla stessa parte dello scacchiere politico attuale”. G. B.
TÌr La più vasta collezione di Bibbie del
mondo è stata raccolta dalla Società biblica
americana a New-York: comprende 21.803
lingue e dialetti diversi.
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•ic-i-î
ÎÎOMii! ñ,Íi.V
N. 3 — 19 gennaio 1962
Non solo rwliaJMseiìi:m deWunità,,
Uniti dalla Sua preghiera
L’annuo ricorrere della « settimana
di preghiera per l’unità » rischia naturalmente di diventare, per le chiese,
una moda come un’altra, con il suo
ritorno — per lo più così ramerò! —
di fiamma per runità: incontri, articoli, informazioni su assemblee ecumeniche, sul concilio... E’ stato scritto: «Una specie di snobismo s’impadronisce di tutto, e rischia di tutto
sciupare. V’è tuttavia im terreno segreto in cui voga e moda non hanno
posto: quello della preghiera. Esso è
anzi il solo ohe può sempre rinnovare
e ravvivare l’attesa autentica deirunità della Chiesa: attesa ohe non può
essere se non dono di Dio. Oguno prega indubbiamente con una concezione particolare dell’imità, ma v’è qui
una sana tensione che non dev’essere sommersa dalla confusione. Una
preghiera autentica è ima preghiera
rifiettuta, e nulla di riflettuto e vivente è disperato. Questo Spirito dovrà
animare le diverse manifestazioni previste per queste settimane di gennaio ».
Ci sono elementi nuovi, quest’anno?
La settimana deirunità cade fra l’Assemblea di Nuova Delhi e il Concilio
Vaticano II.
Sul piano ecumenico, ricordiamo
che a Nuova Delhi: a) il movimento
e l’attività missionari sono diventati
parte integrante del programma e del
lavoro del Consiglio ecumenico delle
Chiese: come fin dall’inizio (Edimburgo 1910) Missioni e Giovani Chiese saranno uno stimolo sempre più
intenso airimità, nel servizio e nella
testimonianza comuni;' b) il confronto ecumenico si è fatto più effettivo
airintemo del Consiglio, per l’ingresso d’un largo settore — finora appartato — dell’ortodossia orientale, ingresso non solo formale, come ha mostrato il fatto che per la prima volta la
delegazione ortodossa ha rinunciato a
pubblicare una sua dichiarazione se
parata, al termine dell’Assemblea: c)
sebbene lento, e reso oggettivamente
diffìcile da problemi ecclesiologici ben
reali, che è illusorio dimenticare o superare in una ventata di superficiale
sentimentalismo, procede il cammino
verso rintercomimione : per la prima
volta a Nuova Delhi, ad un servizio
di S. Cena anglicano sono stati invitati delegati delle altre confessioni (a
cui, è vero, molti di ogni confessione,
e anglicani stessi, non hanno partecipato per onestà con la propria visione).
In campo cattolico-romano, sarebbe
sciocco — e ingrato — negare che il
movimento ecumenico vi guadagna
simpatie riflettute; sebbene, da un lar
to, si possa dire : « Niente di nuovo
sul fronte vaticano» (e l’enciclica) «Aeterna Dei», commemorativa del 15»
centenario di papa Leone I Magno, è
stata infatti una netta riaffermazione dell’importanza centrale, per il cattolicesimo, del primato pontificio), e
la posizione dogmatica romana non
abbia conosciuto essenziali modifica
zjphi, vi sono tuttavia manifestazioni
nuove, più libere, almeno alla periferia. I malevoli, o pessimisti, pensano
che si tratti qui di pura tattica, e che
passato il Vaticano II, tutto tornerà
coinè prima, peggio di prima; vedremo se cosà, sarà; certo, se cosi fosse,
Róma avrebbe dato im pessimo segno di speculazione spirituale, eppure, anche così, chi può legare la libertà dello Sipirito Santo?
In ogni caso, c’è stato, da parte romana, un interesse notevole per Nuo
va Delhi. Se questo non è successo in
Italia (dove la stampa ha quasi ignorato l’eventO', anche quella indipendente) non è stato così all’estero. Nuniérosi giornalisti cattolici hanno seguito fedelmente e con interesse i lavori della III Assemblea ecumenica, e
non solo un quotidiano come Le Monde ha inviato uno dei suoi specialisti,
Henii Pesquet, e l’agenzia FrancaPresse il capo della sua sezione religiosa (niente di simile per l’ANSA!),
ma il direttore del quotidiano cattolico La Croix, il P. Wenger. ha espresso il frutto della sua partecipazione
aH’Assemblea in ben sette articoli sul
suo giornale. Anche il settimanale
cattolico parigino Témoignage chrétien ha dedicato alcuni articoli a Nuova Delhi, pubblicando fra l’altro una
intervista con il P. René Beaupère, direttore del Centre St-Irénée a Lione,
che la scorsa estate è stato uno degli
oratori del Campo sull’ecumenismo,
ad Agape, accanto al riformato Visser ’t Hooft e all’ortodosso Timiadis.
C’è un «disgelo» cattolico (a cui si
accompagna un sia pur lento spostamento di accenti aH’intemo della vita cattolica, anche se questo non avviene senza ritorni, come la stroncatura vaticana della presa di posizione ’riformista’ di P. Lombardi ha ben
dimostrato): si intensificano gli incontri fra cattolici e protestanti, e
sebbene in misura ancora assai ridotta, questo avviene anche in Italia. E’
stata quasi totalmente bandita l’aspra
polemica antiprotestante (pure la destra cattolica, a cominciare dall'Osservatore Romano, preferisce polemizzare con il laicismo di ogni teridenza) :
anche qui il futuro dirà se si è trattato di pura tattica, o se un nuovo rispetto matura nel cattolicesimo.
Detto questo, va però affermato, come l’ha fatto J.-M. Chappuis, su La
Vie protestante, che « il vero dialogo
eciunenico non è ancora neppure iniziato con Roma, anche se è già in corso con alcuni teologi della Clhiesa di
Roma», e questo perchè Roma non
ha ancora mai accettato la discussione alla pari, ma ha anzi ripetutamente riaffermato Tintangibilità del primato e dell’infallibilità papale. Lo
sprinto stesso dell’ecumenismo — che
è coscienza dei limiti della propria
tradizione ecclesiastica e confessionale (il che del resto non significa minimamente esser disposti a barattarli
con quelli di un’altra tradizione ecclesiastica e confessionale!), e umile
asirirazione a ohe il Signore della
Chiesa faccia apparire l’unità profonda che essa è ai Suoi occhi — non ha
ancora toccato che alcuni singoli uomini, alcuni gruppi isolati nel cattolicesimo (nè nel protestantesimo è cosa tanto diffusa!).
Noi tutti vogliamo, ora, dobbiamo
pregare per l’imità della Chiesa; insieme, anche se chiederemo cose in
fondo diverse : nella misura in cui le
nostre preghiere, sobriamente e ardentemente, cercheranno il Signore e
la Sua volontà, convergeranno in Lui.
Del resto, l’unità della Chiesa — fatta di uomini e di istituzioni visibili
ma i cui confini « aperti » solo il Suo
sguardo, ora, disceme e delimita —
non ha certo il suo fondamento in
noi, ma in Lui. Non siapio uniti dalla
nostra buona volontà di comprenderci e collaborare, siamo uniti dalla preghiera del nostro comune Signore e
Salvatore Gesù Cristo : « Padre, che
siano tutti uno, come noi », dalla Sua
volontà buona, misericordiosa, feconda. La nostra preghiera può. deve estere l’eeo' fervida e riconoscente di
questa divina preghiera. g. c.
Una macchia da cancellare
E’ molto bello sentirsi trascinare da una
ondata di 'buoni sentimenti’ e di simpatia;
ma c’è un gran pericolo di passeggera superficialità: capita per il (qperiodo natalizio », con appendice di befana... e può capitare per la « settimana dell’unità ». Non
vogliamo dire che, da una parte come dall’altra, non si sia sinceri; ma piuttosto che
si è tentati di passare, con bonomia, su
problemi reali, gravi, talvolta sulla sofferenza degli altri.
E noi protestanti non vogliamo, non possiamo dimenticare, nel momento in cui
tante mani cattoliche, fisicamente o spiritualmente stringono le nostre con reale calore, che in altre terre, fratelli soffrono la
persecuzione non di ’barbari atei’ (!) ma
di buoni (?) cristiani.
E’ di questi giorni questa informazione,
da Barcellona, pubblicata dal Soepi: duebattisti spagnoli sono stati condannati a 1
mese e 1 giorno di prigione per aver stampato una pubblicazione senza autorizzazione. Alla domanda del procuratore generale,
perchè non avessero la necessaria licenza,
1 autore della pubblicazione ha risposto che
i servizi governativi competenti l’avevano
indirizzato alle autorità della Chiesa cattolico-romana, ma che la sua coscienza pròtestante non gli aveva permesso di sottoporre il suo manoscritto alle autorità di
un’altra confessione.
E in Colombia, sia pure con un alternarsi di scliiarite e di oscurità, proseguono
gli inc-identi spiacevoli. E’ possilaile che in
questo campo la così conclamata autorità
del Pontefice romano sia infirmata? Giovanni XXllI ha apertamente condannato le
violenze cattoliche contro fedi diverse; eppure il Bollettino uflSciale delle Chiese protestanti di Colombia segnala che a Valledupar, nel dipartimento di Magdalena, un
vescovo missionario cattolico di passaggio
ha ottenuto la chiusura della scuola elementare della cliiesa protestante locale, che
aveva .SO alunni, due soli dei quali cattolici. E’ da notare i-he il paese — e questa .
zona in particolare — manca terribilmente
di scuole, e die quelle esistenti non posso
no accogliere che a mala pena la metà delle domande!
A Urè (dip. di Cordoba), un servizio religioso protestante, celebrato a domicilio,
è stato interrotto da un prete della città,
accompagnato da una cinquantina d’uomini. Il pastore, che aveva cercato di difendersi, è stato schiaffeggiato e la Bibbia
confiscata.
Il Concordato firmato con il Vaticano a
proposito dei territori ’riservati’ contraddice formalmente gli articoli della Costituzione che assicurano la libertà religiosa.
Come afferma il past. E. Chastand, in un
volumetto (*) che raccomandiamo — non
certo per livore anticattolico ma per amore
di verità e speranza di rinnovamento —
prima del Concilio Vaticano II quest’interdetto dev’essere tolto. Questa, e ogni altra
simile violenza è un’ombra infetta nel cattolicesimo. Si comincia, in termini vaghi, a
riconoscerlo; ma bisogna die la ’conversione’ giunga a Barcellona, a Valledupar, a
Urè...
(‘'‘i Drame d’une minorité religieuse. Le
martyre de l’Eglise protestante de Colombie: avant le Concile, un interdit à lever.
L. 400, alla Claudiana.
INCONTRI
Accanto ai più frequenti e facili incontri fra laici cattolici e protestanti, in Italia, ne sorgono pure fra sacerdoti e pastori: a Milano, per iniziativa di ’’Unitas”,
da due anni vi sono riunioni regolari di
un gruppo di teologi e sacerdoti e di Pastori, via via più numerosi. Giovedì 11 si
è avuto uno di questi incontri al Centro
S. Fedele, dove la sera il riformato J. Bosc
e il gesuita J. Danielon hanno insieme portato l avvio di un dialogo fra .¡ntstori e
cattolici. !\'e riferiremo.
L' "ecumenismo cattolico
e le sue incertezze
fi
Apparentemente 1’« ecimienismo cattoli
co » è molto sicuro di sé. La Chie.sa catto
lica pone il problema della disunione de
cristiani per abolirlo subito dopo dicendo
i fratelli separati devono ritrovare nella
Chiesa Romana la perduta unità, poicliè la
Chiesa Romana è la vera chiesa, e perciò
è anche l’unica. Questa almeno è la .posizione ufficiale, cioè quella del Vaticano.
Con questa posizione però il cattolicesimo
si risparmia una vera e franca discussione
sull’ecumenismo e quindi si sottrae al benefico influsso che il movimento ecumenico sta avendo sulla cristianità intera.
Una posizione così rigida non è altro che
un pregiudizio che impedisce a Roma una
vera valutazione del fenomeno ecumenico
e rende il suo eventuale contributo uguale
a zero. A Roma si è soprattutto abituati
a fare della politica ecclesiastica, ed il fenomeno ecumenico vien valutato non nella
sua portata spirituale, ma, con una preoccupazione di immediata efficacia, in quanto può esser utilizzato nella politica generale della Chiesa Romana.
Un esempio della sterilità di una discnssione ecumenica conseguente alla pregiudiziale suddetta, potrebbe essere l’articolo che l’Osservatore Romano pubblica
a firma Tommaso Federici sotto il titolo;
Studi e crisi del protestantesimo in Germania oggi (28 dicembre 1961). L’autore afferma che « il momento fatale della revisione è giunto ormai da alcuni decenni
per il Protestantesimo e con fermenti disagi aperture colloqui prosegue ». Dato
che i protestanti tedesclii « hanno grande
autorità sugli altri fratelli separati », è interessante saperli in movimento. Ma l’Arlicolista non può veder altro in questo
movimento die la riscoperta di verità « cattoliche », ossia romane. Egli nota giusta
VI CONSIGLIAMO
J. Bosn-,1. Guitton-J. Danieipu; Il dialogo
fra cattolici e protestanti. Morcelliana,
Brescia. L. ,500 (Novità). - Un interessante confronto, un’opera agile e precisa,
sincera, scritta in collaborazione da un
teologo protestante e due teologi catto
lici. J. Bosc è professore di teologia si
stematira alla Facoltà di Teologia prò
testante di Parigi, redattore di « Foi e
Vie », collaboratore di « Réforme ». J
Guitton e J- Daniélou sono due scritto
ri cattolici ben noti.
Gn Seigneur, une Eglise, un Baptême.
Conseil oecuni. des Eglises. L. 540.
V. Sl iîii.lA: Il movimento ecumenico. L. 250.
D. Bei.uni; Il movimento ecumenico.
Presbyterium, Padova. L. 600.
P. Conord : Brève histoire de l’oecuménisme. S.C.E. L. 950.
J. Fot.iiet: Il volto del cattolicesimo attuale. Cappelli, Bologna. L. 350.
Vari : Il volto del protestantesimo attuale.
Sacra Doctrina, Padova. L. 500.
Bosc - Coi RTHiAi. - De Dietrich - Gagnier Greìner: La Réforme, servante de l’unité. S. C. E., Paris. L. 700.
E. Chavaz: Cattolicesimo ed ecumenismo.
Corsia dei Servi, Milano. L. 400.
R. Mehl: Du catholicisme romain. Approche et interprétation. Delachaux-Niestlé,
Xeiicliàtel-Paris. L. 750.
mente che la serietj degli studi sia protestanti sia cattolici la portato ad una migliore comprensiom delle proprie ed altrui posizioni e chela discussione ha certo
perso il carattere di dura polemica che lui
avuto in altri tempi Ma ciò è da una parte conseguenza del^ spirito di libera ricerca che anima le »niversità tedesche, e
dall’altra risultato della consapevo'lezza
ecumenica, con cui ormai si guarda ai
maggiori problemi. Il fatto che oggi molte
posizioni appaiano più approfondile, dipende in gran parte dal vigoroso lavoro
di critica biblica che gli studiosi protestanti hanno intrapresi non da ieri, e die
portano avanti con seiso di responsabilità
tntt’altro che settaria . partigiana. Si tratta qui della verità di Cristo e non della
verità della Chiesa di Roma. Interpretare
il lavoro degli studio« tedeschi a partire
dalla ristretta posizioie ufficiale cailtoliea
(che non entra mai in discussione con
nessuno), significa peri male interpretarlo.
Il senso è difatti tutti diverso da quello
che gli si vorrebbe atrihuire.
Dice l’articolista eh da coleste libere
discussioni « sono deivati espliciti e talora doverosi riconoscmenti, dove torli e
difetti vecchi sono siti enucleati dal terreno vivo e fecondo tiH’intesa ». La frase
è contorta. Ma poi de cosa impedisce di
informare i lettori jù dettagliatamente
sui veochi torti, sui dfetti, e sui doverosi
riconoscimenti? Al poto di una relazione
di qualche interesse ;u queste cose, che
evidentemente non denno uscire dalla Germania, apprendiamo Icune strepitose novità, di cui facciamo larte anche ai nostri
lettori: «Non deve arere strano, ma il
Lutero, fino a die nti terminerà l’edizione critica... delle su opere, con appropriati commenti ed ipprofondimenti, rimarrà alquanto oscuri.. E’ dimostralo infatti che inizialmente egli, pur avversando la chiesa inestimpibilmente, non era
orientato a distruggela, come pur dopo
!ia fatto, mosso da cncause determinanti
inazionalislieo-politicli, dommatiche, di
vantata sua investitur a tale missione, di
orgoglio e di cieca flucia nelle sue opere). Com’è dimostrati dai protestanti die
nel campo biblico Ltero Iva ridotto di
molto la portala delluParola di Dio e che
la sua dottrina cenine della giustificazione... è insostenibile rispetto alla lettera
d i S. Giacomo, cosi il suo famoso commento alla lettera aiRomani è contro lo
spirito di S. Paolo c ontro l’intera Scrittura. Mentre invece èiositivo die S. Tom.
maso ha fortemente cplicilato e non oscu.
rato il kerygma bilico nel sano senso
teologico e non, coro tendevano ad affermare i proleslanli, c-i filosofici sofismi ».
Cosi vediamo che qilcosa è cambiato in
Germania, ma non i Italia, dove si trovano pur sempre penne disposte a mettere la propria firm sotto frasi del genere.
* *
L’articolo merita pò una precisazione,
in quanto tende a hvare il senso del lavoro ecumenico inteionfessionale con la
presuppozione che 4s< sia orientato verso
la posizione ufficiali’omana. Ora il movimento ecumenico ivilale e fecondo (e
può esserlo anche lila Chiesa di Roma)
appunto fino a qilalo non è orientato
verso la pregiudiziahvaticana. Ciò è vero
anche nel caso del g'ppo dei teologi della Sammlung, cui vice dedicata una parte
cospii-ua dell’artico. Cotesto gruppo
(sorto nel 1954) piln che vi siano delle
verità cristiane universali die sono state
dimenticate o quasi dalla teologia e chiesa
evangeliiche e che sarebbero invece conservale dal cattolicesimo. Esso dunque si prefigge di approfondire queste verità cristiane universali e cerca di comprendere la
Cliiesa Romana a partire da esse. Si tratta
di un non grande gruppo di teologi evangelici, con i quali non possiamo qui entrare in discussione. L’articolista ne cita
lungamente le conclusioni, senza vedere
però che esse non vanno nel senso di un
semplice ritorno a Roma, ma al contrario
sono originale da un sincero tentativo di
ricerca ecumenica, e tendono a nortare
anc*he Roma nella discussione.
In ogni caso concludere, subito dopo
aver citato la posizione della Sammlung,
dicendo : « queste le idee, le volontà, le
attività dei fratelli separati in Germania »,
significa tentare di condurre i lettori fuori
strada, come se le idee dei teologi della
Sammlung fossero rappresentative della
Chiesa Evangelica in Germania e non avessero trovato più opposizione che assentimento.
^ «j
Due questioni di fondo sono ancora da
segnalare, che sono importanti anche per
la Settimana dell’Unità. Il senso del movimento ecumenico viene frainteso dal
momento stesso in cui si parla di « fratelli separati ». In questo modo il movimento ecumenico non viene presentalo quale è
e non si può allora parlare di informazione. Il presupposto che i fratelli separali
debbano ritrovare a Roma la perduta unità è infatti oggi alto ad indurre in errore,
in quanto le Chiese non romane non hanno mai II perduto » l’unità. Noi sappiamo
che si tratta di lasciarsi donare questa unità sempre di nuovo dal Signore e di esserne riconoscenti, e cioè in primo luogo non
diisprezzarla. L’unità si perde dove al posto della Signoria di Cristo si none la
propria: e ciò accade quando l’untlà non
è più dono del Signore ma possedimento
della Chiesa.
L Osservatore Romano scrive: «Il magistero supremo che manca al Protestantesimo in materia di Scrittura provoca un
disagio ormai spesso insoslenihile: la ’’confessione di fede” protestante, formulala
dai loro teologi in base alla Scrittura, talvolta ■ come nella più nota Confessione
di Augusta — è in arato contrasto con la
Scrittura stessa ». Sia le confessioni della
Riforma, sia la Chiesa romana affermano
ciascuna per proprio conto di rappresentare la Chiesa vera e cattolica. Lo affermano però in modo diverso. Per cominciare le Confessioni di Fede riformate sfidano qualunque chiesa non solo ad affermare, ma a provare di esser la chieisa vera
e ralloli'ca. Esse stesse lo provano sottomettendo tutta la confessione di fede alla
norma della Scrittura. La Chiesa di Roma
10 prova sottomettendosi al Magistero. Le
Chiese della Riforma sono sotto quella
continua prova, e questa è certo la vera
11 crisi » del protestantesimo. Ed è per questo che il lavoro di revisione e di riformulazione all’interno del Proleatantesimo
non può avere in nessun caso il senso che
gli si vorrebbe attribuire a Roma. Voler
imerpretare questo lavoro alla luce del
preteso « ecumenismo cattolico » significa
da pane romana precludersi la via ad una
vera comprensione. Il lavoro ecumenico
supera per profondità e vastità di temi e
di interessi la visuale angusta di Roma.
Sergio Rostagno
libri
C. BRIDEL: Comment peut-on être
pasteur?. Conseil de la Pédérar
tion suisse des Eglises Protestantes. (Lausanne) 1961. s. p.
Questo opuscolo, in una presentazione
editoriale sobria e pur elegante, è destinalo ad una larga diffusione fra i giovani. Fa
parte di un « genere » di scritti che ha
trovato larga cerchia di lettori negli ultimi anni: la presentazione di un tipo di uomo, di una partii-olare attività.
Una deRe ragioni per le quali non abbondano le vocazioni pastorali, è forse proprio questa : troppo poco si parla oggi del
pastorato, raramente lo si presenta ai giovani come una deUe vie che si aprono alla
sua scelta. Perfino il nostro insistere sui
ministeri laici può falsare la situazione, se
contemporaneamente e con egual forza non
viene proposto il ministerio pastorale.
L’opuscolo è fatto molto bene, l’autore
non indulge alla retorica delle cose pie e
nemmeno s’abbandona a richiami e appelli: spiega, puntualizza, sembra ripetere a
ogni pagina: questo è «essere pastore »,
anche questa è una possibilità offerta a un
giovane cristiano che voglia vivere una vita autentica. s.
LOUIS SIMON : Une éthique de la
sagesse. Commentaire de l’Epitre
de Jaxjques. Labor et Fides, (>enève 1961, pp. 194, L. 1.200.
La collezione di commentari pubblicata
dalla casa Labor et Fides si è ultimamente
arricchita di un nuovo volume: il commen
lo all epistola di Giacomo. Da alcuni anni
questo messaggio tposlolico è stato commentato con crescente interesse, si è riesaminata alla base la definizione di Lutero
che qualificava quella lettiera « un’epistola
di paglia », si è anzi scoperto clic contiene
pagine di estremo interesse. 11 lommenlo
del Simon non è facile ma è di una estrema ricchezza. Ricchezza di spunti omiletici
in particolare suggeriti dall’alleiUo esame
filologico del testo, ricclie/za di pensiero
anche. 11 merito principale di questo ampio e dettaglialo commento è di impostan
in modo nuovo la nostra testimonianza c
la nostra esperienza cristiana. Non più unicamente in modo indivuale, singolo, ma in
modo collettivo, di comunità.
Commento die può fornire ollinia ¡aisc
di sliidi.r per un griipiio del vangelo.
= Segnalazinni z=
— Su « La Stampa » di domenica 14 gennaio è stata pubblicala una corrispondenza sulla celebrazione del Capodanno « giuliano » celebralo dagli ortodossi di Villa
Olanda. La corrispondenza è di tono cordiale, anche se non -sfugge alle imprecisioni in cui il giornali.smo nostrano — o
non solo esso — incorre quando tratta di
queislioni religiose.
Su II Stampa .sera » di sabato 13 gennaio, nella pagina di cronaca cittadina, è
stato pubblicato un resoconto della conferenza che il francescano P. Nazareno Fabbretti ha tenuto nel ristorante « Dock e
Milano », in una delle riunioni conviviali
serali organizzate dagli « amici G. L. » di
Torino. Tema della conferenza: « Posizione
deiroccidente fra l’ooumenismo cristiano e
il risveglio del terzo mondo ». Riferiremo del discorso e del dibattito, in cui
accanto a vari « laici » sono intervenuti alcuni valdesi, fra cui l’aw. E. Serafino, divenuto, per il cronista di « Stampa sera »,
pastore valdese. E in verità il suo intervento è stato una precisa testimonianza.
Per la cronaca, il P. F'abbretti è risultalo
accuratamente informato sull’ocumenisino
al di fuori del cattolicesimo, ed ha citalo
in exlenso documenti relativi all’assemblea
di Nuova Delhi.
— Su « Resistenza » (dicembre 1961) è
pubblicala una calda rievocazione della
Signora Jacqueline Rollier, con particolare riferimento agli anni ardenti e dolorosi della « resistenza » aperta. Scorrendo
(1 Resistenza », o partecipando agli incontri di giellisti, cd si rende conto di quanto
il valdismo abbia saputo inserirsi, negli
anni del crogiolo, nel movimento più vivo
del nostro paese. Ma la domanda, oggi, è:
quanti, e in che misura, sanno dare ai
compagni della vecchia lotta, che è lotta
di sempre, la loro precisa testimonianza
cristiana? per quanti l’indubbio anticonformismo è l’evangelico « non conformarsi
al presente secolo »? Ci si ritrova umili,
confusi della propria pochezza, e tanto
più grati delTimmenisa speranza che in
Cristo ci è data: ma non per noi soltanto.
UN LUTTO
Il 10 gennaio è mancato a Torre
Penice il Pastore Davide Forneron. La
prossima settimana ricorderemo la
sua figura, il suo ministero. Ora vogliamo solo esprimere la nostra fraterna simpatia ai familiari, e ringraziare il Signore per quanto ci ha dato
in lui.
Seienamente è mancato all’affetto
dei suoi cari
Davide Forneron
Pastore Valdese
Addolorati ne danno il triste annuncio i figli : Ada, Mario, Giulio e
rispettive famiglie, i nipoti e parenti
tutti.
« Sii fedele fino alla morte e
io ti darò la corona della vita »
(Apocalisse 2: 10)
Torre Pollice, 10-1-1962
3
19 gennaio 1962 — N. 3
pag. 3
La Chiesa è missione
nè può essere altro
A poco tempo dalla pffoclamazione
dell’integrazione del Consiglio Ecumenico e del Consiglio Internazionale
delle Missioni può sembrare strano
di parlare della missione della Chiesa
come di un problema da risolvere o
almeno da affrontare in modo nuovo.
Eppure è così. La Chiesa deve imparare o riimparare ad essere missionaria. L’ultimo numero della Rivista
Foi et Vie (novembre-dicembre 1961)
contiene due scritti dovuti alla penna
di Roger Mehl e di Charles Bonzon
che sono degni di nota per la chiarezza con la quale pongono il problema
di una Chiesa veramente fedele all’imperativo missionario.
La chiesa è missionaria
0 non esiste
Così afferma il Mehl, sottolineando
la profonda trasformazione avvenuta
nell’organizzazione del lavoro missionario e nella mentalità stessa di chi
vi partecipa. Se alla fine del ’700 e
per tutto l’SOO il lavoro missionario
era svolto da singoli movimenti in
una situazione di « buon vicinato »
nei confronti delle chiese costituite,
ora le cose sono cambiate o stanno
cambiando con grande e significativa
rapidità. « Se la missione è stata considerata in un passato ancor prossimo, nel migliore dei casi come una
delle attività, del resto non sempre
obbligatoria, della Chiesa, tende oggi
non soltanto ad essere considerata come un’attività centrale ed essenziale
della Chiesa, ma a divenire la definizione stessa della Chiesa. La Chiesa
è missionaria o non esiste ». E questo
per la semplice ragione che tutto, nell’Evangelo, sottolinea che nella mente
di Cristo, i discepoli sono stati chiamati, la Chiesa è stata coetituita e
fondata per fare sua la parola d’ordine missionaria : « Andate dunque;
ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliolo
e dello Spirito Santo, insegnando loro
d’osservar tutte le cose che v’ho comandate » (Matt. 28: 19-20) Istituita
da Cristo? Certo! Ma questo è per la
Chiesa non già un buon motivo per
rivendicare il suo diritto di esistenza
0 per reclamare un qualche riconoscimento bensì la vera ragione per cui
essa rinuncia a definire ed a considerare se stessa come un’istituzione statica ed introversa per cercare una definizione di sè basata, appunto, sulla
sua azione missionaria e per essere
un’interpretazione vivente di tale definizione. Già i Riformatori, del resto,
avevano seguito questa via.
1 Riformatori
avevano visto giusto
Per la Riforma la Chiesa non è mai
stata « un’istituzione » o « una struttura ». La Riforma ha dato della
Chiesa una definizione missionaria, affermando che essa vive ed esiste là
dove e nel momento in cui annuncia
la Parola di salvezza che le è stata
affidata perchè la propagasse, indipendentemente dalle forme che essa
riveste. E’ indubbio che una simile
visione ecclesiologica, così lontana da
quella di chi vuole localizzare la
Chiesa in una ben definita e ben strutturata istituzione, il cui valore non è
fondato tanto sulla sua fedeltà missionaria quanto sulla sua semplice
esistenza di fatto, ha ancora e specialmente oggi un valore incalcolabile. Il
Mehl tiene del resto a sottolineare che
alla riscoperta di questo suo carattere
la Chiesa è stata spinta anche dalle
mutate condizioni nelle quali si è venuta a trovare. Il « cristianesimo » ha
cessato di esistere, il mondo Occidentale, un tempo (quale illusione!) considerato cristiano nel suo insieme, ha
ora ampiamente mostrato la sua vera
faccia. La Chiesa non è più, agli occhi
del mondo circostante, che una tra le
molte istituzioni e non tra le più importanti ed ascoltate. Non ci sono
più terre cristiane e terre pagane. Esiste soltanto una piccola minoranza di
credenti che, dovunque essi siano, in
Europa o in Asia o in Africa, sono
sempre posti come missionari in un
paese di missione. « La missione —
afferma giustamente il Mehl — ha
cessato di essere una nozione geografica, un’azione unilaterale esercitantesi dall’ovest verso l’est. La missione
è il compito ordinario e quotidiano
della Chiesa e, sempre più, appare
che essa non ha altro computo che
questo ».
Le giovani chiese
e il loro apporto vitale
Proprio a questo punto si innesta
il discorso sulle « giovani chiese ». Il
Bonzon sottolinea che l’apparizione
delle giovani chiese, il loro sviluppo,
la loro partecipazione sempre più attiva alla vita della Chiesa universale,
sono altrettanti segni per mezzo dei
quali « Dio rivela a molti la necessità
ed il valore dell’apostolato nella vita
della Chiesa ». E questo non soltanto
perchè 1’esistenza delle chiese di recente fondazione o che hanno recentemente raggiunto l’autonomia rinnova nelle nostre chiese il senso dell’apostolato e le incoraggia a dargli maggiore importanza. Vi è infatti molto
di più: le giovani chiese si sono ormai messe esse stesse su di un piede
missionario. Confrontate in modo talvolta brutale dal paganesimo, dalle
religioni non cristiane, da una rapidissima e turbinosa evoluzione politica, economica e sociale, trovandosi
a vivere in stati da poco indipendenti
e spesso in lotta con la fame, la miseria e le sofferenze fisiche e morali
delle popolazioni, le chiese di recente
formazione si sono trovate subito nella mischia e hanno dimostrato di veder chiaramente il loro compito. Anche Se sarebbe sciocco di voler, per
una sorta di nuova moda ecclesiasti
ca, idealizzare le giovani chiese a detrimento di quelle ormai maggiormente istituzionalizzate.
L’ormai famoso « appello dei 65 »,
co! quale le giovani chiese chiedevano altrettanti missionari per utilizzarli nel proprio territorio è significativo
a questo proposito. Le chiese non
chiedevano nulla per le loro necessità
interne, bensì per la missione che stava loro dinanzi. Il pastore Kotto, Segretario Generale della Chiesa evangelica del Cameroun, ha lanciato a
suo tempo un appello di questo tenore: « Ci vogliono dei Neemia per ricostruire' Ci vogliono dei Geremia
per avvertire le autorità! Ci vogliono
degli Osea per annunciare il perdono
e la riconciliazione di Dio! Ci vogliono dei san Paolo per annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo crocifisso per
la remissione dei peccati! ». In questo appello è racchiuso tutto il programma missionario di una Chiesa
vivente. Ed è un appello che considera la Chiesa nel suo insieme. I Neemia, i Geremia, gli Osea e tutti gli
altri devono sorgere nella Chiesa, senza limiti di razza, di cultura, di costumi. Nè è escluso che proprio dalle
giovani chiese venga a noi, oltre al
rinnovato appello àll’apostolato, anche un gran numero' di uomini capaci
di mettere in atto un intenso programma missionario, neli vero senso della
parola. '
Giovanni Conte
«Prendete il largo, e calate le reti»
SiKUNDI
Riportiamo da una lettera della missionaria Marie Borie (Zambesi), questi fatti che ci fanno realizzare quanto attuale diventi la visione del Signore: «Levate gli occhi e mirate le
campagne, amie son già bianche da
mietere ».
« Nell’ultima settimana di ottobre
ho avuto la gioia di unirmi al gruppo
d’evangelizzazdane della chiesa di Lia
lui. Come negli anni scorsi, abbiamo
gettato la rete (in lozi: Sikundi »1.
Alice, una credente della chiesa di
Namitome, nel vallone pittoresco e
ricco di aranci, ed io stessa eravamo
state designate per evangelizzare nel
lu(^o in cui è sepolto il re Lewanika.
morto nel 1916. E’ usanza allo Zambesi che i re scelgano il luogo in cui vogliono esser sepolti, e Lewanika vi
aveva posto nome Nanikelako (« E’ lì
che mi reco ») : un folto boschetto in
mezzo alla nuda pianura, dove sorge
un villaggio, e al centro l’ultima di
Così un iifricaiu) retìe la naiiviliì di Gesù
Cristo, 'luee del mondo”.
Libertà di ' , ‘ religioso
nelle scuole del Canton Ticino
Per rinleressamenlo del Consiglio Sinodale della Chiesa di lingue italiana e franeese del Canton Ticino (Svizzera), le .Aulorilà Cantonali e per esse il Dipartimento
dell’Istruzione Pubblica, hanno concesso
che sia iitipartito, a cura di quei pastori
esclusivamente, Pinsegnamento della religione italiana in lutti gli Istituti di istruzione inedia del Cantone. Non sarà discaro
ai lettori di questo periodico di apprendere qualche particolare su questa concessione.
Anzitutto, com’è noto, l’ordinamento
cantonale della Confederazione Elvetica
(uno Stato lomposto da ben 22 Stati, o
Cantoni, più 2 Cantoni doppi), prevede
I he, in materia di istruzione e di insegnamento religio.so, i singoli Governi cantonali fruiscano della massima autonomia e
libertà possibili. E pertanto la Costituzione Federale, che gelosamente tutela le libertà individuali e collettive (si cfr. l’articolo 49), lascia che i singoli Cantoni adottino quella prassi che più si confa agli
usi ed ai sentimenti delte rispettive popolazioni. iNei Cantoni cattolici prevale quindi Pinsegnamento religioso cattolico, mentre nei Cantoni protestanti prevale invece
Pinsegnamento religioso protestante. Come
qualche altro, il Canton Ticino, che nella
sua grandissima maggioranza è composto
di cittadini aderenti alla religione cattolica, ha scelto, fin dalla sua costituzione in
Stato autonomo, la via della laicità (non
del laicismo!). Non esi-ste peri iò nel Ticino neesuna Chiesa nazionale (o di Statol,
nè cattolica nè protestante (come per esempio esiste una « Chiesa Nazionale del Cantone di Vaud ») ; le Chiese esistenti nel
Canton Ticino sono libere^ e vivono come
libere associazioni di fatto, senza alcun
particolare riconoscimento giuridico, tranne che quello del diritto comune per le associazioni e collettività aventi fini di lene
e di progresso; e perciò non ricevono dal
Governo cantonale alcun sussidio finanziario.
A chi è nuovo di queste cose, può fare
un certa senso leggere — come ci è accaduto — certi appelli alla liberalità dei le
deli, perchè essi i ontribuiscano per la chic
sa e per i suoi ministri di culto, emanati
dalla autorità religiosa catlolica. appelli che
sostanzialmente si di-tiiiguono ben poco da
quei ben noti appelli che le nostre comunità evaageliche in Italia sogliono indirizzare ai loro fedeli per il risanamento dei
proprii disavanzi... La realtà è che nel
Canton Ticino non esiste alcun « fondo per
il culto », sia questo dei cattolici o dei protestanti; e che i preti cattolici traggono il
loro sostentamento dalle offerte dei fedeli,
o dai proventi delle Mc-^se. o dai fondi altrimenti raccolti, ma non -orto da stanziamenti .sul piani' cantonale e governativo.
Cosi, l’insegnamento religioso cattolico
nelle scuole del Canton Ticino non ha ca
ratiere di privilegio nè, tanto meno, costituisce un (involontario) sopruso nei riguardi degli acattolici (protestanti od ebrei
o non credenti che siano); ma costituisce
semplicemente la conseguenza di uno stato di fatto, per cui la popolazione cattolica ha ottenuto, da tempo, dalle Autorità
Cantonali, che la gioventù delle scuole riceva un’istruzione religiosa conforme alla
fede delle proprie famiglie.
Stupisce piuttosto, oggi, che, sorta già
da quattro o cinque anni la questione della opportunità di una richiesta ufficiale per
un insegnamento religioso analogo per i
loro figliuoli, da parte dei protestanti di
moranti nel Canton
evangeliche interessate
sponsabili — a quell
riuscite ad accordarsi
Ticino, le autorità
e maggiormente re
;poca — non siana
sui passi da com
piersi in propo.si[o, p;r il conseguimento
di quello che oggi è Ùn loro riconosciuto
diritto. La proposta era partita dal Consiglio della Chiesa ev^ailgelica di lingua ita
liana e francese di (Ltigano. Sia però che
non le si desse la dovuta importanza (e
questa possibilità dj adito a motivati dub
hi su la vocazione ìvangelica di certi rag.
gruppamenti religio li), sia che se ne temesse — e percliè i iai? — la realizzazione
concreta, essa fu letteralmente insabbiata
d i quelle Chiese chi avrebbero potuto autorevolmente conduila a buon porto.
Finalmente, Tanni scorso, ripresa la pratica, giunsero ben osto da Bellinzona —
la capitale del Cantiine — la concessione e
1 autorizzazione. j
S’è accennato ad un « timore ». Per la
verità, il Canton Tifino, nella Svizzera trilingue (anzi quadrilfigue), ha come lingua
ufficiale Vitaliano, e pome cultura predominante la cultura italUna. Non si poteva perciò dubitare, neanch; per un istante, che
un insegnamento re igioso (come quello
che veniva richiesto) [potesse svolgersi, nelle scuole medie del Cantone (cioè a dire,
« di Stato »), in uniltra lingua che non
fesse Vitnlianol Per tempio, in tedesco...
E’ noto che nel Tieijo esiste una fiorente
Cliiesa evangelica di Ingua tedesca, la qua
I policeriien
preteriscono
il bastorie solo
■jr Malgrado l’a-uirénto della delinquenza e in particolare dfile rapine, i poliziotti inglesi non voglioto altre armi che il
loro tradizionale baione: «li poliziotto
hritanuico si sentirelbe a disagio se dovesse circolare per h strade con la pistola: avrebbe Timpre«ione di esser vestito
in modo vistoso e vogare », In realtà questa limitazione nelTilo delle armi è estremamente saggia. Mdti fatti anche incresciosi si sarebbero etilati se, ad esempio,
anche in Italia fosse condivisa questa saggezza; e la polizia ^rebbe fra noi un’altra considerazione n|l suo cosi importante servizio.
le ha numerose atti i
città e nei borghi de
¡prevedibilissimo che.
cessione dell’insegna
gelico nelle scuole
sione non venisse pr
lingua tedesca, ma pr
italiana. Del resto, i
siasi Cantone in cui
desca ( per esempio
nessun insegnamento
Irebbe mai essere da)
in quella che è nffica!
quel Cantone (cioè i
que una autonomia
Cantoni, circa la lin]ii
in ciascuno di essi
scenza di questa i..
tutta la Confederazio
sabbiaraento » di cui
Comunque siano
resta oggi il fatto che
cisa, presentala l’es
ramificazioni, nelle
Cantone. Eppure era
nella auspicata contento religioso evanintonali, tale conces■'posta per i pastori di
ir ■ pastori di lingua
pacifico che in qualprevale la lingua te] Cantone di Basilea),
religioso ufficiale poin altra lingua che
límente la lingua di
tedesco). Esiste dun.
perfetta, fra i varii
la ufficiale adoperata
.orse è stata la cononantestabile prassi in
le a suggerire T« ini parlava più sopra?
adate allora le cose,
ad una richiesta pre.
scorsa dal Consi.
Ile
glio Sinodale della Chiesa di lingue italian.i e francese del Canton Ticino, il Governo cantonale ha deciso di rispondere affermativamente. Prese le opportune garanzie
sul piano linguistico (il carteggio per coloro che volessero i... puntini sugli i!), il
Governo di Bellinzona ha incaricato i pastori della Chiesa suddetta dell’insegnamento religioso evangelico nelle cinque Scuole Medie cantonali, a Bellinzona, a Biasca,
a Lugano, a Mendrisio, a Locamo.
(Jualcuno ha osservato che, per tal modo,
i pastori della Chiesa italiana diventavano
dei funzionari di Stato! Ai lettori di questo periodico, assuefatti a questo genere di
discussioni, da quando lo Stato italiano ha
votato le pensioni per i ministri di culto
arattolici, questa asserzione apparirà certo — com’è davvero — del tutto infondata.
I pastori-insegnanti non sono stati nominati dal Governo cantonale del Ticino, ma
designati dal Consiglio Sinodale della Chie
sa. Non hanno prestato alcun giuramenti)
di fedeltà od altra complicata dichiarazione di soggezione. In realtà, la concessione
governativa, ottenuta nell’ambito della più
stretta politica laica, da tempo perseguita
nel Cantone con notevole successo di pace e di progresso sociale, non rispecchia
soltanto un provvedimento ispirato all’uguaglianza dei cittadini in materia di religione; nia è anche un simpatico gesto che
onora gli evangelici e li impegna, mentre
riconosce al loro corpo pastorale, come alla Chiesa evangelica tutt’insieme, un effettivo diritto nella educazione delle giovani
generazioni.
In questo senso, la concessione del Covi rno del Canton Ticino è un esempio cito
travalica le frontiere del minuscolo Stato,
ed aqche quelle della stessa Confederazione
Elvetica. Ohi scrive queste righe sai per
piopria esperienza, come un’analoga concessione sia del tutto irrealizzabile in Italia (non^ diciamo in Spagna!); e ricorda
conte un eccezione — la quale purtropp*)
conferma la regola — di avere svolto un
insegnamento religioso, nel periodo fra le
due guerre, in uno stabilimento di rieduI azione di una grande città della Sicilia:
insegnamenio ufficialmente richiestogli, ma
toltogli, dopo cinque o sei mesi, giust’appunto per l’intervento di quelle autorità
che avrebbero dovuto più di altre ispirarsi ad una visione obbiettivamente positiv.t
della libertà religiosa. A nostra l’onoscenza, il caso suddetto è rimasto unico. E
perciò, in queste circostanze, il Governo
del Ticino dà una lezione di libertà religosa alTltalia. Questo Cantone che giustamente rivendica ad ogni pie sospinto la
propria italianità (dagli studi alla radio e
alla TV, dalla letteratura all’arte, dal commercio all’industria), questo Cantone che
in sostanza è una parte dell’Italia setten
trionale, non differenziandosi da quella
neppure dai punti di vista etnografico, geografico, orografico (e chi più ne ha più
ne metta), è veramente una parte d’Italia
I he insegna all’Italia come l’Italia si dovrebbe comportare, per la civiltà e per la
libertà. Appena il 5 per cento (forse meno) dei ticinesi è protestante; ma questo
non ha impedito ad un Governo illuminato ed imparziale di riconoscere ad una minoranza religiosa gli stessi diritti riconosciuti alla maggioranza.
L’esempio c’è. Ora spetta seguirlo a chi
di dovere. Quanto a noi, con riconoscenza
ci rallegriamo di questo « status » di cui
ci sforzeremo di essere degni.
T. Balma
mora regale, vallata da un custode;
questi offre sacrifici al defunto, gli
I^la da parte della gente e tiene pulito quel luogo ancora venerato. Nel
suo lavoro il guardiano è aiutato da
una simpatica vecchietta che ha ancora conosciuta il pioniere François
Coillard, quand’era una ragazzetta al
servizio di re Lewanika.
Quando le chiesi come mai la Paiola del Vaicelo, portata da Coillard,
non le fosse mai entrata nel cuore,
rispose : « Come potrei darmi a Dio'?
10 appa^ngo a I^ewanika».
Gli abitanti del villaggio — un centinaio — ci accolsero con letizia ed
affetto. La bandiera del Sikundi —
croce rossa in campo giallo — sventolava non lontana dalla tomba, e tutto
11 villaggio si riuniva per udire il messaggio e cantare. Il canto ha sempre
una grande infiuenza. sugli africani.
Non c’era nemmeno un cristiano,
fra loro. Li visitammo nelle loro capanne; ci accolsero volentieri, ci offrirono uova e latte; i bambini andarono al fiume a cercarci dei pesci.
Culto mattutino, riunione nel pomeriggio, e di nuovo la sera, prolungata.
Si ayviarorto conversazioni e la fiducia si stabilì fra noi. Un vecchio a cui
chiesi se non voleva ricevere la Vita
in Cristo, mi rispose; ”Ho visto Dio,
mi basta. Anni or sono mi ammalai e
morii; mentre tutti mi piangevano,
arrivai in cielo, e Dio vedendomi disse ; La morte si è sbagliata, non ti
avevo ancora scelto, torna in terra. E
io ci tomai; mia madre si accorse ohe
aprivo gli occhi e i pianti si mutarono in una lieta festa nel villaggio” ».
Allora Alice gli chiese: «E ora, dopo che un tal miracolo, come mai non
vi siete ancora dato a Dio? » — « Oh,
non c’è fretta, ho ancora parecchi anni da vivere! ».
Sondo, il guardiano, è venuto a dirci ; « Che devo fare? non credo più ai
defunti, credo nel Dio vivente. Non
posso più servire un morto; ma non
oso disubbidire al re che mi ha affidato questa responsabilità. Che debbo fare? » Gli abbiamo consigliato di
recarsi a parlare al re. Non abbiamo
più saputo nulla di lui, dopo, ma spero ohe il re Tavrà liberato da quel
servizio.
Alla fine della settimana 24 donne
e 16 giovani si erano convertiti. Quanta gioia! L’azione della Parola di Dio
è sempre potente e Gesù è il Salvatore del mondo.
La domenica mattina all’alba tutti
st prepararono, e parecchi si vestirono a festa. Una sola vecchietta era
rimasta a casa. Alle 8 ci recammo nella chiesetta di Nakaywe, laggiù nella
pianura.
Bandiera in testa, la folla segui cantando. Ci avviammo lungo il sentiero
tortuoso nelTerba gialla; attraversammo a guado un braccio del fiume. Ad
un tratto scorgemmo altre bandiere,
udimmo canti e vedemmo lunghi cortei che convergevano tutti verso il misero edificio, che sembrava co^. solitario nelTimmensità delia pianura. SI,
una misera casetta; ma era la chiesa.
Quella visione della chiesa in cammino era commovente, indimenticabile. Il sole splendeva e il culto ebbe
luogo all’aperto.
Eravamo dodici pescatori, nella
campagna evangelistica; due a due,
in sei punti diversi, ci riunimmo tutti
con la nostra pesca : ci furono 125 convertiti. Dopo il culto ci separammo,
lasciando un grande lavoro, un’enorme responsabfiità nelle mani delTevangelista che si farà aiutare da laici volenterosi ».
Così, anche in un continente in
subbuglio, in pieno mondo pagano, il
Signore aggiunge di giorno m giorno
nuovi membri alla Sua chiesa, e l’antica promessa deila messe sconfinata
e della grande pesca riceve gioiose
conferme, in attesa del giorno del
grande adempimento.
Riprende il corso
per laici
in Val Germanasca
Duranti) l’inverno scorso un gruppetto
di giovani si è riunito regolarmente ogni
quindici giorni a Chiotti per approfondire
la propria preparazione biblica .sotto la
guida dei pa.stori Daviie e Tourn. La base
dello studio dell’anno «corso è stata biblica, centrata aulTEvangelo di Marco che
i partecipanti hanno studiato con l’aiuto
del Commentario « Il Figlio di Dio » edito
datila Claudiana di G. Dehn.
Data la riuscita dell’esperimento e Tinteresse dimostrato dai partecipanti, il Corso riprenderà a partire da Domenica 28
gennaio, ore 15, nei locali della Cliiesa
di Chiotti. Le riunioni si terranno, sempre
di domenica pomeriggio, ogni quindici
giorni.
Pensiamo di definire il programma con
i parteciipanU del Corso; avremo comunque la possibilità di usare le dispense del
Corso di preparazione e orientamento per
laici die si terrà ad Agape dal 21 gennaio
al 18 febbraio e che tratterà soprattutto la
vita, la struttura e la mis.sione della Chiesa nel mondo moderno.
Contiamo sui partecipami dell’anno scorso e su altri ohe siano interessati a questa
iniziativa. Non è necessaria nessuna iscrizione o formalità; basta partecipare alle
riunioni. Arrivederci quindi a Cbiotli domenica 28 gennaio. F. Giampiccoli
01106380
4
P«K
N. 3 — 19 gennaio 1962
la vita dell’agricoltore
^ m
Saio un contadino^M^Ì
Si può fare qualche cosa per chi è
«solo un contadino»? quando, per di
più le sue terre sono costituite da ima
serie di «bari» spezzettati su per i
fianchi di una montagna, da cui si
tiran fuori più pietre che patate n
grano, in un momento in cui tutta la
agricoltura è in crisi e quella alpina
è addirittura in liquidazione?
Il più delle volte il nostro montanaro, riprendendo il coro che sì leva
da molte altre parti, risponde «non
c’è nulla da fare », soprattutto se questo tentativo di aiuto viene da parte
di una organizzazione per nulla specializzata in questi problemi come è
la Chiesa. Se lo Stato, la società, gli
specialisti non sarmo o non vogliono
fare abbastanza per risolvere i problemi dell’agricoltura alpina, non sarà certo la Chiesa a saperli risolvere,
non ostante la sua buona volontà.
« Non c’è proprio nulla da fare per
chi è .solo un contadino, se non farlo
diventare operaio » ! Così si pensa
spesso e si agisce di conseguenza.
certo la Chiesa non deve pretendere di saper fare tutto e di avere una
parola bella e pronta per tutti i problemi di questo mondo. Non si improvvisano delle soluzioni per delle
questioni complicate come quelle che
travagliano i nostri agricoltori e non
basta certo' la classica « buona volontà ». Ma c’è da chiedersi se, nonostante questo, la Chiesa non può e quindi
deve fare qualccsa per i nostri fratelli
che lavorano i campi e fanno il fieno
su per le nostre valli, c’è da domandarsi se la Chiesa, proprio perchè è
Chiesa di Gesù Cristo, non ha una
parola da dire e quindi qualcosa da
compiere per loro.
Credo che sia chiaro che la Chiesa
non è semplicemente uguale ai Pastori ohe lavorano in essa, ma è composta da tutti i membri impegnati delle
nostre Comunità; la voce della Chiesa non è soltanto quella del pulpito
o delle riunioni quartierali e l’azione
sua non è solo quella delle visite che
un Pastore sa o meglio immagina di
saper fare.
Ma veniamo al sodo.
Cristo è morto e risuscitato per te.
Quando la Chiesa viene al sodo non
parla semplicemente di cose materiali. (come se fossero, le uniche vere);
ma viene alle cose fondamentali che
Dio ha fatto per tutti gli uomini e
che son quelle che ogni uomo ha bisogno di sapere e di avere.
La nostra società parla di chi «è
solo un contadino», con l’orgoglio di
chi è riuscito a migliorare -la sua condizione, il suo reddito, la sua cultura
e guarda con im certo disprezzo quell’uomo che gli sembra più rozzo, meno intellettualmente preparato ohe è
rimasto con il lavoro più faticoso e
meno redditizio del semplice agricoltore. I nostri fratelli che lavorano la
campagna hanno sentito e sentono
del continuo questa discriminazione
odiosa; qualche volta cercano di reagire (e non sempre nel più felice dei
modi), ma il più delle volte si demoralizzano semplicemente, si sentono
veramente « soltanto dei contadini »
una razza di gente meno capace, dei
«mezzi uomini» e non ci deve stupire se la prima reazione di molti (lasciando da parte per il momento ogni
considerazione di guadagno e di soldi) è quella di diventare « uomini interi» come quelli che lavorano in al
tri modi.
Che le cose stiano così, secondo )a
mentalità di questo mondo non stupisce; ma proprio per questo la Chiesa diventa necessaria, perchè solo per
mezzo di Gesù Cristo sappiamo che
le cose non stanno così.
La Bibbia ci dice che la dignità dell’uomo non viene dai soldi che ha in
tasca o dall'importanza ohe ha nella
società, ma unicamente dal fatto che
Cristo è morto e risuscitato per lui.
Non stupitevi di questa affermazione teologica a proposito di una questione di tutt’altro genere. Non si tratta della solita deformazione professionale, ma la Chiesa non può partire se non da certezze di questo genere e sbaglia gravemente quando vuole scimmiottare altri metodi di lavoro ed altri modi per arrivare a conoscere le cose.
Non stupitevi quindi se la Chiesa
dice ai suoi membri agricoltori: Cristo è morto e risuscitato per voi: non
scoraggiatevi, non fatevi dei « complessi di inferiorità» davanti ai cittadini che vi guardano con superiorità
o di fronte ai salariati fissi che vi
possono mostrare la busta quiruiic!nale o mensile dicendo : « questa viene sia con il bel temilo che con la
pioggia», perchè di fronte a quello
che conta veramente nella vita di una
persona, quelli non valgono più di voi
e voi non valete meno di loro.
In un mondo in cui le discrimina
zioni razziali o sociali sono più viva
che mai la Chiesa ha questo da dirvi e (naturalmente) da fare con voi.
C’è anche un’altra cosa che la Chiesa ha da dirvi ed è questa: in una
società industrializzata la fabbrica
sembra la cosa più importante ed fi
campo un rudere di tempi passati.
La Parola di Dio ci aiuta invece a capire ohe fra i lavori umani quello che
rimane ed è indispensabile è proprio
il vostro: siete voi che date da niangiare afia gente, non le macchine.
Questo deve essere detto ben chiaro,
anche (e soprattutto) in im momen
to in cui assistiamo ad una insensata
corsa al «sofisticato», al «sintetico».
Troppo spesso la gente sottovaluta
la fatica dura e fondamentale del
contadino e del montanaro. Non vogliamo fare delle esaltazioni sentimentali di questo lavoro e neppure
del misticismo perchè queste faccende non hanno alcun posto nella Chiesa, ma la vostra Chiesa può (e quindi deve) aiutarvi a ritrovare il senso
reale del valore del vostro lavoro: lo
strumento con cui Dio nutre il genere umano. In ima società ci può essere o anche non essere rindustria,
ma Dio susciterà sempre degli uomini per coltivare la terra ed allevare
il bestiame.
Questa coscienza di essere partecipi di un piano di Dio per questo mondo aiuterà anche a vedere più chiaramente la nostra partecipazione a quell’altro piano di Dio che non è solo per
questo mondo, ma in vista del suo regno nel quale il « semplice contadino » camminerà davanti ai grandi di
questa terra.
Immagino la reazione di alcuni o
forse anche di molti: non bastano le
parole, bisogna che questo diventi
realtà, cioè che la Chiesa ci aiuti concretamente non solo a sentirci uomini teoricamente come gli altri, mentre
poi in pratica le discriminazioni o le
differenze economiche faranno di noi
sempre dei «mezzi uomini»; ed è proprio quello di cui invece la Chie.s3
non dà l’esempio perchè anche nelle
nostre Comunità « quelli delle città
(o semplicemente dei centri più importanti) » guardano con conmiiserazione il campagnolo ed il contadino,
anche se teoricamente sa che Cristo
è morto per lui come per gli altri e
tutto il resto.
Evidentemente non bastano le parole e le buone idee, bisogna metterle in pratica e per questo i credenti
contadini si sono in molti posti organizzati fra di loro e con degli altri
fratelli in fede per vedere come si
possono realizzare concretamente queste cose che non sono cose più o meno come tutte le altre, ma rappresentano ima parte considerevole della
vocazione nostra -di Chiese contadine
o parzialmente contadine, il modo con
cui noi siamo o non siamo fedeli al
nostro Signore, altrettanto quanto
con le cose più tipicamente « religiose» o «spirituali» che noi conosciamo.
Per questo occorre ohe il nostro discorso continui ancora, sia riguardo a
quanto già detto, che cioè nella
Chiesa sia veramente consapevole ed
accettato da tutti nella vita quotidiana questa dignità del fratello che lavora la terra; sia per mettere in luce
almeno alcuni dei problemi nei quali
la Chiesa (Pastori e Laici) deve impegnarsi in questo campo.
Per questo anche una rappresen
tanza di Fratelli partecipa in questi
giorni al 10» incontro rurale protestante in Francia dove si dibatteranno alcuni di questi problemi e di cui riferiremo più tardi. Franco Davite
0
Agape: 21 gennaio • 18 febbraio
b di preparazione e orientamento
per il servizio nella chiesa e nel mondo
1« (lorso: VITA, STRUTTURA E MISSIONE DELLA CHIESA.
8 lezioni. Aldo Comba.
Questo corso avrà una prima parte biblica in cui si studieranno i diversi tip!
di Chiesa nel N.T. (con riferimento agli sviluppi ohe essi lianno avuto nella
storia della Chiesa) e una seconda parte in cui si esaminerà la situazione e i
compiti della Chiesa del nostro tempo e in 'particolare della Chiesa Valdese.
EVENTI PASSATI CHE HANNO INFLUITO SULLA CHIESA DI OGGI.
4 lezioni. Giorgio Girardet.
Queste lezioni completeranno il corso; lo scopo di queste lezioni è di chiarire
la situazione attuale della Chiesa su cui hanno influito, per esempio,
a) la formazione di un Cristianesimo di maggioranza
b) la dmsione della Chiesa (Riforma)
c) rindividualismo pietistico
d) l’epoca delle grandi missioni.
2» Corso: PRO'BLEMl E IDEOLOGIE DEL MONDO MODERNO.
12 lezioni. Sandro Sarti.
1 temi principali di questo corso saranno:
a) 1’« ameri'Can way of life »
h) il marxismo
c) il mondo culturale italiano
dj istruttiure politiche e sociali dell’Occidente.
(Questi problemi saranno visti in riferimento alla vita della Glriesa per scoprire in che modo essa ne è stata influenzata e in che modo essa è chiamata
ad essere Qiiesa in questo mondo.
3» Corso: STUDI BIBLICI SU PASSI DEL N. T.
12 lezioni. Giorgio Girardet.
In questo corso verranno ripresi e approfonditi i pa-ssi chiave del 1» torso,
con particolare esame delle varie immaigini della Chiesa contenute nel N. T.
4» Corso: IL CREDENTE DI FRONTE ALLA BIBBIA.
12 lezioni. Franco Giampiccoli.
I temi principali di questo corso saranno i seguenti:
a) Che cosa vuol dire Bibbia come Parola di Dio per noi (fondamentalismo,
spiritualismo, parola di Dio e parola umana, la critica biblica).
b) Come ci si accosta a un testo biblico (introiduzione, strumenti, metodo).
c) Un esempio di introduzione al N. T.: i tre evangeli sinottici.
Iscrizioni: Agape - Prali (To). Quota giornaliera L. 500.
“Deicidio!?
99
San Germano Chisone 4-1-62
Nel n. 51 del 29-12-61, sotto il titolo
« Deicidio ! ? » abbiamo letto un articolo
che nella sua proHesità lascia il lettore
molto perplesso.
In Matteo XXVII, 25 è detto : « Sia il suo
sangue sopra noi e soipra i nostri figliuoli ». Non credo che si po-ssa negare verità
storica all’Evangelista Matteo. Il quale par.
la di moltitudine. E fino a prova contraria
possiamo asserire che nè la Sinagoga nè le
Autorità filosofiche o civili ebree abbiano
mai deprecato ruccisione di Gesù di Nazaret, in questi quasi 20 secoli. Concordiamo perfettamente che non si debba parlare
di Deicidio, che è una contradizione in termine coirne non 'si debba parlare di Maria
madre di Dio. E concordiamo pure che
fossero i dirigenti della Chiesa (Sinagoga)
Ebrea a voler la morte di Gesù per ragioni
anche politiche.
Ma la realtà storica resta quella che è!
E’ forse tutto il popolo tedesco responsabile della guerra e dei genocidi perpetrati in essa? Certamente che no! Eppure
esso ne pa'ga il fio auclie dopo i processi di
Norimberga e di Gerusalemme. Anche dopo die gli attuali dirigenti politici hanno
sconfesisato l’operato dei dirigenti dell’epoca.
Cosa dobbiamo dire di popoli e dirigenti che, dopo secoli di prove, non hanno
ancora ripudiato l’operato dei loro antenati.
Nè gli ebrei hanno mai riconosciuto di
aver fatto morire un innocente, nè Papi e
chiesa Cattolica hanno mai sconfessato la
« Santa Inquisizione » della quale oltre
gli ebrei, siamo stati vittime anche noi,
nelle persone dei nostri antenati.
Ma nella sua chiusa il Sig. O. Y. incorre anch’egli in una evidente oontradizione,
comune del resto a tutti coloro ohe, preoccupali di non apparire antisemiti, fanno
come il pendolo che va all’eccesso opposto.
Vorrei pregare, a questo proposito il nostro autore, a rileggere l’articolo « Israël
et l’Église » apparso sul numero di giovedì
3 dicembre 1959 del Christianisme au XX»
siècle, a firma del direttore F. Michaëli,
Professore di Teologia, dove egli ricorda
che già i veggenti avevano avvertito che il
popolo dopo aver perseguitato i 'Profeti
avrebbe finalmente ripudiato colui che Dio
mandava come Cristo ecc... concludendo
che di quel peccato tutto il mondo è colpevole, come ne è pure beneficiario.
Ma ricordando le prese di posizione dei
partecipanti ad un incontro a Villemétrie
(Francia) fra protestanti, cattolici ed ebrei,
egli dice più oltre:
« Ma 'perché volete allora rovesciare, a
mio modo di vedere, questa vera situazio
ne, cercando di dimostrare, colla storia e
!o studio dei testi, che non è il popolo
giudaico che ha crocifisso Gesù?
« Sarebbe dunque solo una piccola « ma
fia » degli Anna, Caiafa, Ponzio Pilato,
banda di « crapuloni » indegni e soli colpevoli !
« E’ vero ! Gesù non è stato crocifisso da
lutti gli ebrei del suo tempo, che vivevano
in Palestina... ma la preoccupazione di innocentare il popolo giudeo, rigettando tutta
1.1 colpa su qualche capo fanatico, rischia
di sboccare in conseguenze gravi. Prima
di tutto il metodo che consiste nel separare il popolo dai suoi capi è falso.
« Ma soprattutto se voi dite che il popolo giudeo non è colpevole del rigetto del
Cristo, allora mi sento innocente anch’io :
mi lavo le mani anch’io.
(I La morte di Gesù non è altro che un
triste accidente occorsogli a causa di un
pugno di malandrini e non si può più dire
che siano stati gli uomini (lutti gli uomini
giudei e altri) che hanno rifiutato la luce
di Dio. Non si può più neanche dire che
Gesù è morto per tutti, per espiare il nostro peccato, poiché siamo tutti puri ed
innocenti ».
11 Michaeli continua mettendo in rilievo
che le sofferenze del popolo ebreo, soprat
I lettori ci scrivono
tutto nel corso dell’azione hitleriana, non
potranno mai essere giustificate in nome
di qualche ideologia o teologia; però egli
osserva: «Dobbiamo arrivare a dire che
quelle sofferenze hanno un valore espiatorio per gli altri popoli, e che il popolo
ebreo ha portato i peccati del mondo per
la salvezza degli uomini?... » Come che
Israele sarebbe insoinma il continuatore del
servitore sofferenze di Isaia 53, durante i
secoli ulteriori? E conclude: Noi crediamo
<he uno solo ha espiato t peccati del mondo, i nostri peccati: Gesù Cristo!
Qualunque siano le sofferenze d’Israele,
esse non possono sostituire o completare le
sofferenze e la morte del Cristo.
Attenzione, anche qui, a non imboccare
una via pericolosa; poiché se il popolo
d’israelo espia i peccati del mondo, è dunque necessario che egli soffra e che continui a soffrire per la volontà di Dio. Dove andiamo? perchè allora sono gli antisemiti che hanno ragione, poiché essi aiutano il completamento del piano di Dio.
Dove andiamo??
E per finire stia in juardia chi crede di
interpretare certe profezie bibliche come se
esse dovessero ancora «ssere avverale e chi
cade in calcoli che noi hanno più nulla di
biblico (come abbiami avuto occasione di
dimostrare ultimamente ad un predicatore
dei « Figli di Geova », che il libro di Daniele non è una profezia essendo stato scritto dopo gli avvenimeiti annnunziati nello
scritto).
Dopo di ebe abbiamo il dovere di avvertire tutti gli uomni, anche i figli di
Israele, che non vi è in niun altro la sai ■
vezza (Fatti 4: 12) e iwertendo tutti coloro che aspettano la larusia, che non vi è
più nessuna profezia biblica che riguardi
in modo particolare il popolo israeliano (e
Romani 9-11? N. d. t.)
La sua missione di popolo eletto è scaduta per volontà ed azione dei dirigenti la
Sinagoga - Chiesa ebraica, e per adesione
passiva o attiva di tutti i componenti il
popolo, che ha mantenuto la sua unità razziale che era ed è indispensabile mantener.t fino alla proclamazione dell’inviato da
Dio che il popolo israeliano a mezzo dei
■suoi dirigenti presenterà al mondo quale
Unto e arbitro di pace, perchè in esso si
compiano finalmente tutte le promesse annunziate dai profeti negli anni dal 740 al
330 a. C., da Isaia a Malachia, relegando
su piano etico inferiore tutti gli altri popoli del mondo, e confermandosi Popolo di
Dio, Popolo Eletto.
Noi comprendiamo perfettamente lo stato d’animo di quel popolo e dei suoi dirigenti, che sanno di non poter scendere dal
piedestallo ideologico su cui Mosé li ha
posti e che credono di poter conservare
con la conferma della condanna inflitta a
Gesù di Nazaret dai dirigenti dell’epoca.
Siamo pertanto in presenza di due manifestazioni cristologiche; una che ha avuto
inizio 1962 anni fa, l’altra ancora in potenza, ma di cui vediamo i segni manifesti della sua preparazione ancorché essa
proceda in modo occulto e forse, per molli, anche in modo inconscio.
Noi crediamo che quest’ultima sia il preludio necessario e preannunziato della Parusia, o seconda venuta, di nostro Signore
Gesù Cristo, che aspettiamo con ansia e
ferma fi'ducia che Egli realmente stabilirà
la pace nel mondo, l’amore fra tutti gli
uomini, anche con i discendenti di coloro
che lo crocifissero, fossero Giudei o Romani, Gtreci o Italiani e, naturalmente, condanniamo ogni forma di antisemitismo, che
Egli non vuole, perchè sappiamo in chi
abbiamo creduto e tutt’ora crediamo.
E. A. Reux
Testate di Periodici
e racconti nataiizi cercansi
Torre Pellice, 13 gennaio 1962.
Egregio Direttore,
mollo mi sono rallegrata nel vedere accanto alla cronaca natalizia delle Valli
Valdesi, quella cosi interessante della
Chie.sa di Riesi. Finalmente, un solo giornale che unisce tutte le Chiese d’Italia
dalle Alpi alla Sicilia. Per completare la
fusione dei due giornali, non potremmo
giungere presto ad un solo titolo, per
esempio: « Eco della Chiesa Valdese » oppure: « Eco della Chiesa Evangelica d’Balia »?
E poiché parliamo di Natale, vorrei
esprimere un desiderio, anelie a nome di
tutti coloro che si occupano delle nostre
Scuole Domenicali. Tutti gli auni desideriamo offrire ai nostri alunni accanto al
solilo sacchetlino di dolci un opuscolo che
interessandoli o divertendoli rechi loro
un buon messaggio. Sapipiamo che tutti
desiderano ricevere un racconto di Natale e pensiamo con nostalgìa alla « Strenna di 'Natale », a « L’Etoile de Noël », a
« C’est Noël » 'ohe lianno rallegralo la nostra infan.«ia. Quest’anno non ci è stato
possibile distribuire gli opuscoli esistenti
alla Claudiana a causa delle nostre finanze.
Gli alunni sono più di trecento... Preghiamo vivamente qualcuno dei nostri egregi
scrittori, per es. il pastore Virgilio Sommani, le signore Carlon, Selma Longo,
Nelly Donini, Edina Ribet, di prendere in
conisiderazione questo nostro desiderio e
scrivere qualche breve racconto di Nalahper i nostri alunni.
E non potrebbe la signora Berla Suhilia,
apprezzala direttrice dell’Amico dei Fanciulli, tradurre qualcosa dal tedesco?
Ringraziando dell’ospitalità le porgo
molli cordiali saluti. Lina Varese
Una line d’anno non dimenticata
Pulsam (Taranto) 3-l-l%2
Signor Direttore,
nell’ultimo numerc de « La Luce » ho
letto la requisitoria d L. de Nicola —■ lò,
Saturnalia —. Con il suo scritto L. de Nicola mi ha fatto pa®are sotto gli occhi,
come in un film, i rcordi di tutta la mia
vita pa'ssata, molti, na uno specialmente
im'pressionante desidiro portarlo a conoscenza Sua e di tuli; i lettori del nostro
giornale, con la speanza che, a cominciare dal prossimo fin: d’anno se ne ricordino anche loro.
Io, ora, sono entrao nel mio 76» anno
d’età, perciò i ricord: di come si passano
le notti di vigilia di Natale e capo d’anno, sono molli ; ma ton credo necessario
elencarli tutti, perchì da lutti conosciuti
specialmente qui giù lel Meridione, in tulle le case, in un angdo vi è un Presepio,
piccolo o grande; dqwj aver mangialo e
bevuto abbondanlemeite, ì bambini si collocano con le donne ad un tavolo a giocare a tombola, gli aiulti ad un altro tavolo o tavoli, a secoida del numero dei
partecipanti, si gioca a sette e mezzo o a
durante le partile, ron sono infrequenti
mazzetto, con relativ vincile e perdite;
gli alterchi, che alle robe degenerano anche in zuffa, mentre il Bambinello se la
donne tranquillo neU: grotta del Presepio.
Nel lontano 1905 emirai nell’America del
Nord, dove venni a onoscenza dell’Evangelo. Nel 1906 freqientavo una Chiesa
Evangelica Italiana; «cordo ancora il nome del Pastore, Gi'usppe Grisafi. L’ultimo
giorno di quell’anno, fui invitato a partecipare alla veglia di nezzanotle che sarebbe incominciata alle ore 23 nella Chiesa.
Partecipai dì buon :rado. Cominciato il
Culto, il Pastore ci fece comprendere ebe
alla fine di ogni ann, tutti gli uomini di
affari, commercianti, agricoltori, capi d’azienda ed anche capi famiglia fanno il lo
ro bilancio consuntivo e ne tirano le somme dell’attivo e del passivo, cosi, aggiunse il Pastore, dobbiamo fare anche noi
con noi stessi, e per fare ciò, ci rimane
poco meno di un’ora di tempo, e cosi dicendo, sì smorzarono le luci. Nella Chiesa
si fece un .silenzio di tomba, e col buio
perfetto, ognuno dii noi si trovò faccia a
faccia con la pro'pria co'scienza. Il momento era impressionante, quando, da un grosso pendolo si sentirono suonare le undici
e mezzo, e di nuovo, la voce baritonale
del Pastore tuonò: « Fratelli! Sorelle! Ancora mezz’ora di tempo per pulire il nostro bagaglio, «ù sù, fate svelti, rovistate
nel vostro bagaglio e tirate fuori tutto ciò
ch’è lordo, tutto ciò che ripugna a noi
stessi e buttatelo lontano da voi, anzi buttatelo proprio nel fuoco, distruggete il vostro peccato, affinchè non nuoccia a nessuno, altrimenti l’anno che fra i>oco ci
sfugge lo porterà via con sè, ed a noi rimarrà sempre addebitalo ». Dopo ciò, di
nuovo silenzio di tomba, finché il pendolo
suonò le 12. Ed ecco, tutte le luci si riaccendono, l’organo suona e tutti si canta il
Te Deum. Dopo il canto, tutti ci sentivamo rinfrancali, ed in una generale allegrezza, ci scambiammo gli auguri e la buona notte.
Quale contrasto con i Saturnali pagani
descritti dal fratello L. de Nicola. Lui ha
ragione, ravvediamoci finché c’è tempo, e
guardiamo anche ai segni dei tempi che
sembrano stringere sempre di più.
Questo indimenticabile ricordo mi ha
dato sempre agio di argomentare con i
mici paesani, di queste stagioni, ma è come parlare al vento.
La città dove avvenne questo episodio
era New Gasile, Pennsylvania, e la Chiesa
era Presbiteriana. Con molti fraterni saluti : suo in G. Cristo
Mandrillo Michele
A proposito dell’unificazione e del titolo
del nostro giornale, abbiamo ricevuto varie domande e consigli: accanto al lettore che versa una lagrima (per ora prematura) su La Luce che ”...kiplinghianamenle si spense” e cui augura ’’non fiori ma
opere di bene”, c’è la lettrice che auspica
la cessazione della testata ”La Luce”, che
trova ’’equivoca e pretenziosa” e che vorrebbe. anch’essa, sostituita da ’’L’Eco dei
Valdesi, o della Chiesa Valdese”; accanto
al lettore motteggiatore che propone ’’L’Eco delle Volii Valdesi della luce” o ’’L’Eco delle Valli della luce valdese” (Unicuique suum, a ciascuno il suo, sta scritto anche sotto la testata de L’Osservatore Romano!) c’è il lettore (e non è il solo!) che
accetta qualunque testata, a condizione che
il giormde arrivi finalmente con regolarità! A questo riguardo ci auguriamo noi
pure che. passato l’ingorgo postale di fine
d'anno, il recapito ritorni regolare.
A proposito di racconti natalizi, accogliamo e giriamo ad autori ed eslitori la
richiesta. reti.
Scorgere fra le povere parole di colui
che predica, con toga o senza to|a,
la voce di Dio
Novara, 3 die. 1961
Ho letto rariicolo apparso sul N. 22 de
« La Luce » sotto il titolo « Occorrono paramenti sacri per predicare l’Evangelo? »,
con vivo interesse, anche perchè solo alcuni anni fà avrei icondivi'so pienamente le
idee dell’Autore, cioè non avrei potuto
concepire un culto domenicale, celebrato
senza il pastore in togaMa il tempo e l’esperienza insegnano
molte cose.
Faccio ora parte di una comunità, in
cui per particolari esigenze di diaspora,
l’opporlundtà di avere .il pastore in toga
è limitata ad una, o al massimo a due domeniche al mese.
Ebbene, ho potuto convincermi che la
mancanza della toga nulla sottrae alla so(continiui in 6« pag.)
5
19 gennaio 1962 — N. 3
pac- 5
AGAPE: CAMPO INVERNALE 1961
Italia 61, mito e realtà
Come risultava dal programma, il
campo invernale quest’anno è stato
diviso in due periodi, il primo dal 27
dicembre al 3 gennaio e>d il secondo
dal 3 al 6 gennaio. Il tema vero e proprio del campo (Italia ’61, mito e realtà) è stato trattato nel primo periodo,
a cui hanno partecipato circa ottanta giovani italiani ed anche un
gruppetto di giovani francesi e svizzeri.
E’ ormai tradizionale ad Agape che
ii campo invernale sia dedicato in
modo tutto particolare ai problemi attuali del nostro paese. Quest’anno si
è voluto dare ai partecipanti la possibilità di valutare la situazione italiana nel suo insieme, tenendo conto
degli aspetti politici, economici e sociali. Tali aspetti sono stati considerati nelle loro conferenze rispettivamente dal dott. Martignetti del Mo
vimento Federalista Europeo («L’Ita
Ha, nazione dipendente»), dal dott
Fulvio Rocco («La politica economica
dello Stato italiano»), da Giovanni
Mottura e Vittorio Rieser, in sostitu
zione del dott. Panzieri («La lotta del
le classi nello sviluppo capitaUstico —
La politica dei sindacati»).
Se si vuol dare una valutazione ge
nerale del campo, bisogna innanzi tutto tener conto della vastissima problematica implicita nel tema proposto, come pure del fatto che una parte dei partecipanti, più per mancanza di preparazione specifica che di interesse, si è in qualche momento trovata disorientata. Le discussioni in
gruppo hanno rivelato la necessità di
fornire prima del campo ai giovani
delle indicazioni o, ancor meglio, degli elementari strumenti di lavoro che
consentirebbero un approfondimento
del tema del campo e darebbero le basi per un fruttuoso scambio di idee.
In sostituzione della conferenza dell’on. Basso, il prof. G. Peyronel, il
prof. A. Gabella ed il dott. G. Rochat
hanno organizzato una interessantissima « tavola rotonda». Il prof. Gabella ha illustrato la situazione attuale dei partiti italiani, soffermandosi
soprattutto sul problema della burocratizzazione di alcune forze politiche
e sulla mancanza in Italia di un numero adeguato di circoli culturali parapolitici che informino ed educhino
l’opinione pubblica.
Su quest’ultima in particolare si è
soffermato il prof. Peyronel, nel corso del suo intervento sulla scuola italiana (ricordiamo che sarà proprio
questo il tema del campo l’anno venturo) e sui mezzi d’informazione dell’opinione pubblica, mezzi che sottostanno quasi sempre al controllo di
determinati gruppi economici.
L’intervento del dott. Rochat ha
trattato due diversi problemi: la sh
tuazione della stampa come mezzo di
informazione di preponderante importanza e i diversi aspetti della D.G., in
relazione naturalmente all’attus.le momento poilitico. In particolare a proposito del maggior partito politico italiano, il dottor Rochat ne ha messe
in rilievo tre diverse facce. Da un iato quella di grande partito cattolico
che in quanto tale gode dell’appoggio
di strati abbastanza vasti del popolo
italiano, soprattutto fra i contadini e
la piccola borghesia e può servirsi per
la sua diffusione capillare della non
trascura,bile organizzazione dei Gomitati Givici. Dairaltra quello di forza
essenzialmente conservatrice perchè
legata agli interessi di forti gruppi
economici di persone e infine come
grande partito borghese.
Senza dubbio la « tavola rotonda »
del 1" gennaio ha contribuito in maniera decisiva a destare l’interesse dei
campisti e quindi al successo del campo: infatti gli interventi sono entrati
nel vivo della attuale situMione italiana e partendo da fatti più o meno
noti a tutti ne hanno fatto una aria;
Usi abbastanza precisa. Tale analisi
ha indotto molti giovani a chiedersi:
« Gosa possiamo lare noi, in quanto
giovani cristiani di fronte a tali concreti problemi? »
Era cosi preparato' il terreno per la
conferenza conclusiva del pastore Gì
rardet : « Cristianesimo e lotta politica ». La reazione dei campisti a tale
conferenza è stata indicativa dell’azione che Agape ha avuto riguardo precisamente all’atteggiamento «politico»
del cristiano. Nella sua conferenza il
past. Girardet ha illustrato quelle che
storicamente sono state le soluzioni
date dai cristiani al problema dell’impegno politico. Vi è la soluzione pietista, per cui ogni jmpegno è escluso
in quanto il cristiano non si considera più cittadino di questo mondo ; la
soluzione lealista, così caratteristica
della generazione precedente, che teiide sostanzialmente ad identificare il
buon cristiano- con il buon cittadino
ed infine la soluzione integralista, tipica del Cattolicesimo Romano, per
cui la Chiesa, in quanto mandata da
Dio ha l’autorità di dare vere e proprie direttive politiche ai p>otenti della terra.
Nel complesso, i giovani qui ad Agape sono sembrati abbastanza consapevoli degli errori cui tali posizioni
La censura ingle.se ha autorizzato,
senza limiti d’età, la programmazione del
film di Autant-Lara, « Non uccidere ».
Nel Pakistan divampa un epidemia di
vaiolo: in allarme le città collegate per via
iierea con quel paese.
portano e preoccupati piuttosto di
trovare una risposta sul come indirizzare la loro azione personale o di
gruppo su una linea di concreto servizio della società, secondo le indicazioni conclusive della conferenza del
past. Girardet.
E’ stato un pereto che solo pochi
abbiano potuto rimanere nel secondo
periodo di campo. In queste giornate
infatti sono stati ripresi ed approfonditi alcuni problemi pratici, riguardanti l’azione del cristiano nella società. Il past. Girardet ha fatto una
specie di sondaggio fra i giovani da
cui è emerso che anche se pochi sono
direttamente impegnati in partito,
tutti si interessano attivamente del
mondo attorno a loro — deH’umanità
di cui Gristo ha portato le miserie e
la sofferenza. Vi è in molti un desiderio vivo di impegnarsi sul piano individuale e su quello dei gruppi giovanili. Alcuni gruppi sono già all’opera
nel campo della assistenza sociale, per
esempio, o del dialogo con giovani
cattolici impegnati o con non credenti. Finito lo scambio di idee qui ad
Agape i giovani sono ora di fronte alla ricerca e all’attuazione: non è facile trovare soluzioni veramente cristiane. Ghi però cercava da solo sa ora
che può cercare con dei fratelli. Chi
non si poneva problemi di questo tipo
ora se li deve p>orre, p»oichè questo
campo di Agape ha voluto proprio
questo, che i giovani prendessero coscienza delle loro responsabilità in
questo mondo di cui essi non pwssono
in alcun modo ignorare i problemi,
poiché per questo mondo il Signore
ha voluto morire.
Clara Pioppi
'r ACCI) IN o
Cevenne e Valli Valdesi
10 gennaio.
L’avventura di Samuel e Finette, narrata da
J. Pierre Chabrol nel suo ultimo romanzo "Les fous
de Dieu", mi ha ricondotto nelle Cevenne, quella regione che visitata una volta soia ti lascia un profondo, inspiegabile, senso di nostalgia. Le desolate distese di boscaglie o di sterpi nel fondo della vai Borgne o nelle gole della vallée Française, Varroccata solitudine dei "mas" sulle creste, più simili a fortilizi
che a cascinali, sono più che ricordi, sono esperienze
interiori, simbolo. Il paesaggio si è dissolto subito,
sin ded primo contatto, ed è diventato trascrizione figurata di un mondo interiore, il mondo delle Cevenne. La presenza del deserto anzitutto inteso come dimensione spirituale, non luogo di ascesi ma di passione, di tumulto interiore, di violenza; la presenza
della rinnovata ed industriosa pazienza deir uomo in
una terra arida e dura. Pazienza e solitudine, lavoro
e passione, tali mi sembrarono essere le dimensioni
di quella terra, frutto e matrice di una spiritualità tumultuosa e segreta.
Ecco improvvisa la conferma del romanzo: è la
storia di quel popolo di protestanti fieri e nutriti di
Bibbia, da anni senza congregazioni nè pastori, senza
templi nè sinodi, che vive le ore drammatiche ddla
guerra dei Camisardi. In quel delirio mistico-guerriero le Cevenne raggiungono il vertice della loro
espressione religiosa. In quel movimento di profetismo pentecostedeggiante, guidato da scheletriti profeti e da fanciulle in estasi, il popolo delle Cevenne
si apre allo Spirito di Dio come una terra senza pioggia. Improvviso delirio? no, il protestante cévenol
sembra essere veramente se stesso solo in quei rno
mentì di ispirazione libera, nel profetismo libero f/ei
Camisco'ds o nella pietà emotiva del Réveil. Mandriano o contadino solitario, in quel mare di valli e
penda arsi dal sole e dal vento, ha trovato il suo
simbolo nella croce, segno di paziente martirio, e
nella colomba dello Spirito. Martire o profeta permane Vuomo dell’avventura spirituale, l’uomo della
potenza, del rischio, d^lla passione: un montanaro
volto al Mediterraneo.
Chi erroneamente ha creduto poter avvicinwe questo popolo id nostro popolo vtddese non ha inteso
che sotto le affinità esteriori delle vicende, battaglie,
persecuzioni, martirii, si nascondevano due anime
non solo diverse ma opposte. Tcoito è grandiosa, eroica, poeticamente viva l’avventura cévenóle tcmto è
severa, grigia, modesta l’avventura valdese. L’errore
è stato di voler dare una dìftiensione eroica a ciò
che di più anti-eroico si incontra nel Protestantesimo
latino: la storia veddese. Da secoli la nostra vita si
iscrive nella dimensione del normede, del cotidiano,
del banale; lento progredire di parole ed atti sul terreno dell’esistenza. Le Cévennes possono nutrire una
fede eroica, aperta alle avventure spirituali, possono
essere una terra di nostedgie e di sogni; da noi tutto
si inserisce in una recdtà fatta di dovere, di disciplina,
di coscienza, una fede vissuta ed attuctta come vita
nella vita. 1 nostri barbi hanno vagato per l’Europa
cmonimi e modesti, i nostri pastori hemno predicato
senza femtasia e senza sconvolgimenti, i nostri martiri sono morti senza cantare e senza visioni. La fede
è per noi una cosa reale e semplice come un campo
ben zappato o un muro fatto a modo.
Giorgio Tourn
la Cran Bretagna è nn paese civile, eppnre
Al forum del 29 Ollohre, iiidello dal
Comitato dei 100, presero parte dei giornalisti, dei rappresentanti del mondo sindacale, teatrale e religioso noncliè Bertrand Russeli il quale sottolineò il valore
morale e le ripercussioni in caippo internazionale die un’Inghilterra neutrale potrebbe recare alla pace mondiale tramite
il suo ritiro dalla NATO, la chiusura delle hasi miilitari straniere ora in suo territorio, mettendo così la sua vasta esperienza nel cainipo politico al servizio del neutralismo, agendo quindi, assieme ad altre
nazioni, da intermediaria fra la Ruseia e
gli Stati Uniti, senza il fallace ricorso alle
armi per risolvere i dissensi, i problemi
internazionali, razziali, sociali e politici.
Prohlemi che vengono minimizzati se messi alla luce delle leggi umanitarie, la cui
propagazione nella società odierna equivale alla semplice propagazione del concetto
democratico.
Quello che conta, Russell ha proseguito,
è quindi Tazione individuale; Fasserzione
della giustizia senza il ricorso all’autodkstruzione, la presa di posizione netta
contro coloro che rifiutano i negoziati, la
iimportanza della non-cooperazione alla
guerra nucleare fino nei minimi dettagli,
e la collaborazione con altri gruppi pacifisti al di fuori deiringhilterra a questi
fini; la rinunzia a qualcosa del nostro
« io » per raggiunigere questi scopi onde
alleviare le sofferenze morali e mentali riscontrate nella società odierna. E’ stata
inoltre sottolineata la difficoltà di creare
un’effettiva opiposizione alle voci ufficiose
nonché l’impossibilità d’informare il pubblico in maniera effettiva sui principi inerenti alla non-violenza tramite, per esempio, la Televisione.
I presenti al forum furono inoltre messi
in guardia contro le inutili e pericolose
emotività quando si tratta di amor patrio e
di sicurezza personale e sono state incoraggiate le formazioni di gruppi per una
azione non violenta contro la guerra nucleare negli ambienti industriali e sindacali,
alcuni dei quali sono già sorti fra i portuali di Londra.
Se sH #
« Posso parlare con la signora Helen Allegranza? » telefonai venerdì 8 Dicembre
all’ufficio del Comitato dei 1()0. « La signora è stata arrestata oggi dopopranzo,
ma attenda un momento — proseguì il mio
interlocutore — proprio adesso ci giunge
la notizia del suo rilascio da Bow Street,
per cui sarà certamente in ufficio domani ». (Devo qui spiegare die la signora è
l’asisistente sociale del suddetto Comitato
e che senza il suo prezioso aiuto, nondiè
infinita pazienza, non avrei certo potuto
completare nè l’articolo apiparso sul N. 20
della « Luce », nè tanto meno il presente).
Il rilascio immediato dopo l’arresto significa libertà provvisoria. (Se per una ragione qualsiasi gli imputati si rifiutassero di
presentarsi in aula, sarebbero lOO sterline
di ammenda da pagare). Insieme alla signora Allegranza altri quattro sono comparsi a Bow Street ed essi sono: Trevor
Hatton, Terry Chandler, lan Dixon e Michael Randlc, tutti al di sotto dei 28 anni,
ben noti nel mondo pacifista inglese.
Stando alle dichiarazioni fatte ai Comuni il giorno 8 Dicembre da parte del Ministro degli Interni, dirette al Comitato
dei 100 a proposito della marcia su Wethersfield, base atomica dell’aviazione degli Stati Uniti, i campi di aviazione, essendo zone proibite all’accesso dei civili non
autorizzati, rientrano nella giurisdizione
del Secret Officiai Act del 1911, e pertanto
ogni azione contro di esso viene qualificata come « attentato alla sicurezza dello
Stato » e punibile con una sentenza che
varia dai tre ai quattordici anni di reclusione. Il 6 Diremhre membri di un corpo
Vita difficile
per i pacifisti inglesi
speciale della iiolizia di Scotland Yard,
agendo per ordine del Publdico Ministero
con un mandato di arresto e di perquisizione, hanno fatto irruzione neH’ufficio
del Comitato dei lOO spogliando, nel corso
di quattro ore e mezzo, schedari, sfoglian.
do regiistri, aprendo .j,'(orrispondenza e
aesportando indirizzi, piàni di prossime dimostrazioni, etc., e persino mettendo le
mani su effetti personali. Alcuni sono stati
arrestati nelle loro abitazioni, anche esse
perquisite. Tutte queste azioni — ha dichiarato Michael Randle, segretario del
Comitato — fanno parte di una serie di
azioni intimidatorie. E’ interessante notare il fatto che in Inghilterra la polizia
di stato, la polizia politica, non esiste come in altre Nazioni e che secondo la Magna Carta nessuno può essere tratto arbitrariamente in arresto, nè essere perquisito, nè tradotto in prigione, nè tanto meno processato senza essere stato prima riconosciuto colpevole. Gli arrestati devono
prima prendere visione dell’autorizzazione
all’arresto, di solito emessa da un magistrato, e di quale reato siano imputati.
D’altro <-anto, è anche bene .sottolineare il
fatto che, come notato da una lettera firmala e pubblicata dal « Guardian » in da
ta 15 Dicembre, prima della marcia di
Brize Norton, i 60 capi marcia (« marshaEls ») responsabili dell’ordine, dell’efficenza, della condotta irreprensibile dei
partecipanti, sono stati convocati dalla polizia, a Witney, sotto il pretesto di una
conferenza, e poi arrestati. L’autore della
lettera dice che gli stessi metodi furono
usati dal Comandante Sovietico a Budapest durante l’insurrezione del 1937, e che
tali metodi furono giustamente condannati
come atti di tradimento dalle Potenze Occidentali.
Se
EOfficial Secret Act è, come mi è stato
spiegato, un gruppo di leggi concernenti
la sicurezza dello Stato, in vigore solo in
tempo di guerra, il che sta creando per i
magistrati della difesa momenti di vera
perplessità. Come la signora Allegranza
mi diceva, « gli arrestati sono stati accusati di aver pubblicamente incitato all’infrazione dell’articolo 1 di tale legge, nonché di attentato contro la sicurezza dello
Stalo ». « Il Comitato », essa ha proseguilo, « si basa sul principio che non vi è
mezzo alcuno di ’’difesa” contro una guerra, un attacco nucleare, e che ciò che viene presentato oggi al pubblico da parte
dell’attuale governo, non è altro che una
falsa ’’difesa”, inoltre moralmente sbagliata in quanto essa implica l’annientamento di milioni di persone per provare
che il nostro modo di vivere è quello giusto, apeeialmenlc quando il risultato non
equivarreWte che alla distruzione della
Civiltà quale noi la conosciamo oggi ». Il
Comitato ésiste anche per rendere cosciente il pubblico dell’esistenza di queste basi
atomiche sorte qua e là, da un capo all’altro del Regno Unito, spesso all’insaputa
del pubblico ma con i suoi quattrini, tramite le tasse; del fatto ohe bombardieri
atomici sono impegnali in continui voli
notturni e diurni a scoino di « difesa », e
per informare il pubblico del fatto ohe un
semplice sbaglio di calcolo, o una svista,
o nervi troippo tesi potrebbero provocare
l’irreparabile catastrofe, presentando allo
stesso tempo un programma d’azione ben
definito, certo non perfetto, ma comunque
efficiente.
S: *
Lo scopo della marcia a Welhersfield,
base atomica degli Stali Uniti, era quello
di rivendicarla all’uso civile. Ma a causa
della rottura di contratto avvenuto all’ullimo momento da parte della compagnia
viaggi ingaggiata dal Comitato dei 100 per
trasportare sul posto gli interes-sati, il numero dei partecdipanti alla marcia fu inferiore al migliaio invece dei tremila attesi,
comunque in grado di bloccare le due entrate alla base, sedendosi per terra. La
base era circondala da filo spinalo allo tre
metri, e, per Foiccasione, rinforzata da polizia militare e civile, ma l’entrata nel recinto non venne effettuata perchè, oltre al
filo spinato, l’ordine alla base è quello di
sparare a vista contro chiunque non sia
autorizzato ad entrarvi. Questo è quanto
la stampa non ha riportato, erroneamente
descrivendo come un fiasco la marcia del
9 Dicembre. Fra l’altro non vi è nessim
giornale, tranne il settimanale « Peace
New® » a circolazione limitata, che si sia
mai schierato netlamente a favore di una
azione pacifista in Inghilterra : le notizie
riguardanti i risultati dei pro-grammi del
Comitato dei 100 vengono riportate sempre
in prima pagina, ma più come attualità o
per routine ohe non per vera convinzione.
Per le recenti marc.ie di Welhersfield,
Ruislip, Manchetster, York e Brize Norton, il Comitato ha pubblicalo un’interessante opuscolo dando istruzioni precise
specie nel campo della procedura legale,
secondo Felà dei parletfiipanti : al di sotto
dei 17 anni, dai 17 ai 21 e dai 21 in su.
Addentai un panino mentre attendevo la
metropolitana che doveva portarmi dall’ufficio del Comitato dei 100, dove avevo
iraecorso una buona mezz’ora per farmi
spiegare i labirinti del Secret Officiai Ael,
alla sede della Chiesa Melodista di Kingsway, W.C.2. dove in uno dei suoi locali
era in corso una riunione a scopo organizzativo presieduta da lan Dixon. Non so
perché, dovetti dare nell’oochio ad una
delle leaders perchè essa molto diplomaticamente bisbigliò qualcosa all’orecchio di
lan, ma lui, senza neppure degnarmi di
un’oKXjhiala, le mise il cuore in pace nei
miei riguardi. Conobbi lan nel lontano
1955, tramile l’associazione internazionale
dei campi di lavoro volontario; il suo viaggio in Oriente ebbe per scopo la iMrtecipazione al uiovimento di Vinoha Bltavc
col quale percorse molli chilometri in India. Più tardi, assieme ad altri, fra cui
Harold Steel e Michael Randle, tentò inutilmente, in segno di protesta contro la
decisione del governo inglese di condurre
a termine gli esperimenti nucleari nelle
Chrisimas Islands, di entrare nella zona
suddetta prima che tali esplosioni avessero luogo. (Fu al ritorno di questo gruppo
dal Pacifico che nacque l’idea di formare
un movimento di resistenza alla guerra
nucleare, e che l’attuale Comitato dei 100
prese forma affermandosi gradatamente,
ma decisamente dopo anni di fati-die, d
lolle e di assilli a carattere fi-nanziorio)
Detti un’occhiata ai presenti prima di an
darmene: Michael Randle non c’era. Mi
l'hael, in collaborazione con il Concilio
del Gana contro le armi nucleari, fece par
te di un altro gruppo che organizzò a-zio
ne non violenta contro la decisione del
governo francese di esplodere bombe ato
miche nel Sahara; nel Settembre 1961, egli
fu richiamato in Inghilterra per assumere
la direzione del segretariato del Comitato
dei 100. Giù, all’entrata di Kiugsiway Hall,
c’erano ancora i fotografi che, dopo un’ora
e mezza, aspettavano l’uscita dei leaders.
Come previsto, i cinque sono comparsi
giovedì, 14 Dicembre, dinnanzi al magistrato il quale li ha rinviati a giudizio per
il giorno 10 Gennaio. Fra l’altro, nessuno
di essi ha avuto altra scelta che quella di
sottomettersi alla procedura di avere schedate le proprie impronte digitali, procedura che, nella maggioranza dei casi, in
Inghilterra è riservata ai criminah. lan
Dixon è ora in prigione per due mesi essendo stato arrestato durante la dimostrazione di Wethersfield nella quale era uno
dei capi marcia.
Liliuna Manzi
* Londra, 21 Dicembre 1961.
((Le OhristiaDisme au II” siede))
valido novantenne
il 5 gennaio il seltimanale protestante
francese, edito a Parigi dalPEglìse Réfor*
niée de FVance, sotto la direzione del pastore prof. F. Micliaeli, « Le Christianisme
au XX^ siede », ha f^teggiato i novant’anni d’esistenza. Esso è stato fondato nel 1872,
con la testata: « Christianisme au XIX« siede, Journal de l’Eglise réformée de France ». Al nostro confratello latino, a cui più
di una volta abbiamo dovuto mollo, il nostro augurio più cordiale.
Yaunde diventa centro importante
per il protestantesimo africano
Accanto alla nuova Facoltà di teologia —
di cui è madrina la Facoltà di teologia di
Ginevra ed edificata in parte con l’appoggio del protestantesimo elvetico — la città
di Y'aundé, nel Camerún, accoglierà probabilmente altre importanti istituzioni. M
tratta di un centro interecclesiastico di studi, aperto ai pastori e ai laici, e di ut; centro di pubblicazioni cristiane, che avrà vari compili di formazione, di documentazione, d’informazione e di diffusione. Va
pure aggiunto un centro audiovisivo, già
installato, che prepara nastri magnetofonici per le varie emittenti africane di lingua
francese, per completare i programmi preparati localmente dalle varie chiese e missioni, die .spesso mancano del materiale nece.ssario. (spp)
6
P*«. 6
N. 3 — 19 gennaio 1962
Con toga o senza toga
Predicare Ìa Parola di Dio
(segue dalla 4« pag.)
lennità ed allo spirito mistico del culto.
La presenza sul pulpito di un predicatore
vestito « in borgliese », (ben inteso, con
un abito serio e consono all’amlnente e
all’oceasione, sia nel colore ohe negli accessori) a mio avviso, e secondo l’opinione di moiki, non contrasta affatto con la
solennità dell’atmosfera, in cui deve essere proclamata ed ascoltata la Parola di
Dio, non mette certo a disagio l’uditorio.
In particolare, per quanto riguarda la
nostra testimonianza verso gli estranei,
potrei assicurare, che la maggior parte di
coloro che entrano nelle nostre chiese, soprattutto coloro die si fermano, sono stufi
di tonache e iiaramenU di vario genere e
colore, anzi ho sentito da alcuni di loro
dire: « Ci piace ascoltare, finalmente, un
’’prete” vestito come noi ».
Penso inoltre, che ben difficilmente un
predicatore dell’Evangelo possa essere
scambiato, anche dall’ascoltatore occasionale, per un comune conferenziere, o peggio per un comiziante, sia per gli argomenti die tratta, che per il clima spirituale ohe lo circonda, ma se questo dovesse verificarsi, allora, certamente la colpa
non sarebbe tutta della toga...
Queste le mie impressioni, assistendo al
culto come uditore.
Ma poiché, periodicamente, ho il privilegio di essere incaricato, di sostituire il
pastore nei presiedere il culto, posso garantire che mai ho avvertito quella specie
di complesso di inferiorità, che secondo
l’Autore, dovrebbe sentire il laico che sul
pulpito non indossa la toga.
Al contrario mi sembra, che il non
essere differenziato dagli altri fratelli, favorisca in modo particolare la comunicativa e dia maggiormente a ehi predica, il
carattere di credente che testimonia, ed
escludo che l’ispirazione possa dipendere
in tutto od in parte dall’indumento che
egli indossa.
Poiché, il servizio del laicato, che in
questi nltiini anni è stato valutato nel suo
pieno valore, e sotto una nuova luce nell’ambito delle chiese evangeliche, ha una
sua fisionomia particolare, può sostituire
in alcuni aspetti la funzione pastorale, ma
mai dovrebbe esserne l’imitazione.
Ed é soprattutto per mettere in evidenza questa sua fisionomia, che io penso non
si debbano incoraggiare i predicatori laici
a indossare la toga, nè tanto meno prescriverne l’uso per loro.
A parte i significali simbolici che si sono voluti attribuire alla toga, la ragione
principale per cui si desidera vederla indosso a chi è sul pulpito, è l’abitudine,
coirne giustamente fa rilevare l’autore.
Ed è una abiludiue, che quando circostanze di luogo o di occasione lo richiedano, sarebbe bene anche sapere perdere,
se non si vuole inicorrere nel TCrlwtlc di
condizionare ad essa la solennità del culto.
Solennità die potremo avere pienamente, solo quando sapremo scorgere fra le
povere parole di colui che predica, con
toga o senza toga, la voce di Dio che ci
parla. iti. Barazzuoli
r
, LAmico dei Fanciulli,
esce regolarmente ogni mese in formato temporaneamente ridotto.
Abbonamento annuo: L. 600 per l'Italia
L. 850 per l'Estero
Centri di interesse per l'anno 1962 sono:
I BEI RACCONTI DELL'ESODO
UN POCO DI STORIA VALDESE
inoltre: NOVELLE, GIOCHI, PROBLEMI BIBLICI
PRESENTAZIONE LIBRI, CORRISPONDENZA, ecc.
Versare l'abbonamento sul c.c. N. 2/21641 intestato a: Libreria
Claudiana - Via Principe Tommaso 1 - Torino. Chiedere numeri di saggio
alla Redazione Amico dei Fanciulli - Via Pietro Cossa 42 - Roma.
★★★★★★★★★★★★★
nOTita
CLAUDIANA,
A. COMBA - F. GIAMPIOCOLI
Complesso jii inferiorità
dei laici?
Claudiana 1962, pp. 24, L. 100
11 primo opusi olo della serie a cura
della Commissione per i Ministeri.
★ ★★★★★★★★★★★★
TIAIIF Nn<5TRF rTIMTTNITÀ
— 11 programma delle celebrazioni natalizie e di fine anno ha potuto essere attuato come era stato fissato. Le feste di
Natale, per i bambini, hanno avuto luogo sabato 23 dicembre in serata a Pradeìtorno ed al Serre il pomeriggio del 24.
— A Pradeltorno la festa è stata un’occasione per il ritrovarsi insieme di quasi
tutte le famiglie evangeliche, molte delle
quali poi sono partite immediatamente nei
giorni successivi per la pianura, e di sempre graditi ospiti che dalla pianura sono
venuti a trovarci dimostrandoci il loro affetto con la loro presenza ed i loro doni.
Così quest’anno abbiamo di nuovo avuto
il piacere di rivedere tra noi l’Avv. E Serafino, il Dott. Darand e, per la prima volta, il Dott. Gay, fratello del pastore C. Gay
di Roma, che ci hanno portato ì saluti di
molte altre .persone a cui inviamo un grazie da queste pagine. Il calore della loro
presenza, l’abbondanza dei doni recati e
la possibilità offertaci come di consueto
dairijnione giovanile, dopo la breve festicciola in chiesa, di prendere insieme una
tazza dd thè nella sala delle attività hanno
allietato la serata ohe per necessità di cose
non ha potuto avere quest’anno un programma di recito e di canti molto esteso.
— Al Serre invece il programma è stato
vario e piacevole. L’abnegazione e la costanza dell’insegnante Signora Emma Bertalot hanno ancora una volta avuto ottimi
lisnltati. I suoi alunni si sono prodigati in
un programm-t molto sostenuto supplendo
con la loro buona volontà al numero esiguo degli attori. Anche qui la festa è terminata con una tazza di thè offerta dalr« Union des femmes » nella sala delle attività. Data la novità deiriniziativa molte
persone non hanno osato intervenire per
un infondato senso di timidezza. Tuttavia
l'inizio è stato buono.
— Ben frequentati sono stati i culti di
Natale con Santa Cena tanto a Pradeltorno
quanto al Serre. Quest ultimo è stato allietato da un coro di circostanza diretto
dall’insegnante signora Bertalol. che ha anche diretto un altro coro, una antica complainte adatta alla circostanza e molto apprezzata, al cullo di fine d’anno, al Serre,
che ha avuto luogo, come vuole la tradizione, in comune con i membri di Chiesa
della comunità sorella del Capolnogo. Il
culto, con S. Cena, è stato presieduto dal
Pastore del Capoluogo A. Taccia e la predicazione tenuta dal Past. del Serre B. Costabel.
—^E, ultimo, ma non mìnimo, vogliamo
ancora ricordare nel quadro della manifestazioni natalìzie, anche «e non rientra nel
programma stabilito dalla nostra Chiesa,
la bella ed utile manifestazione di simpatì.i e di interesse per la montagna, e questa volta, per le nostre montagne, promossa dal CAl-UGET di Torino, a Pradeltor
no. Per suggerimento del nostro concilladino Ezio Odin la domenica 17 dicembre
a Pradeltorno, alle 10 del mallino, ha avuto luogo una festicciola con d'slribuzione
di ricchi paocln doni contenenti indumenti, viveri, giocattoli, ecc. ecc a tutti i bambini di quella località dai 2 ai 14 anni. La
manifestazione ha raccolto nel salone del
la Chiesa Cattolica i bambini cattolici e
valdesi e tutti coloro che hanno potuto intervenire malgrado la inopportuna nevicala mattutina. Alcuni brevi discorsi del Parroco locale, del Gen. Ratti, presidente della sezione OAI-UGET di Torino, del Geometra Mantelli, presidente della sezione
CAI di Torre Pelliee, del Sindaco dì Angrogna c del Pastore Valdese hanno illustrato il significato del’a festa e ringraziato gli organizzatori ed i donatori dei bellissimi pacchi. I discorsi erano inframezzali da due cori cantati dai bambini delle
scuole di Pradeltorno e da altri cantati dal
CAI. Ci dispiace di avere soltanto potuto
segnalare ora questa bella iniziativa, ma...
il relatore non è cronista di professione ed
ha avuto altri impegni durante le feste natalìzie... Il ritardo ha però nn suo lato pòulivo: ci permette di assicurare chi si è
interessato dell’organizzazione di questa
festa e ehi ha contribuito per i doni che
nelle famiglie si parla ora con riconoscenza della loro generosità. La festa è finita,
ma gli indumenti ed i viveri ricordano del
continuo ai nostri montanari la simpatia
e l’affetto di cui sono stati l’oggetto da
parte del CAI-UGBT di Torino.
— I culti del 17 dicembre al Serre e del
7 Gennaio a Pradeltorno sono stati presieduti rispettivamente dal Pastore emerito
G. Bertinotti e dal Dottor G. Rihet di Torino. Esprimiamo loro la nostra riconoscenza per la utile e gradita collaborazione.
— La nostra comunità è stata di nuovo
colpita dal lutto per la dipartenza della
nostra sorella Giacomina Mourglia ved.
Mourglìa, di anni 79. Il servizio funebre
ha avuto luogo sabato 13 gennaio. Ai numerosi parenti rinnoviamo l’espressione
della simpatia fraterna di noi tutti.
— Domenica 21 gennaio avrà luogo, alle
ore 14.30, il culto mensile alle Fucine.
— Ricordiamo la riunione quartierale
ni Rumar di martedì 23 gennaio.
— Le madri del Centro tengano conto
che la proissima seduta della loro Unione
avrà luogo domenica 28 gennaio. Il giorno
di riunione sarà, da ora in poi, ogni ultima domenica del mese.
ROOORETTO
— La comunità è riconocsente al Pastore di Frali sig. Aldo Comba, che, dal 20
ottobre al 20 dicembre u. s., si è occupato
della nostra parrocchia durante l’assenza
del suo titolare impegnato in altra sostituzione e lo ringrazia per i suoi messaggi.
Ringrazia parimenti i diversi predicatori
che nel corso di quel periodo si sono alternati ai culti domenicali a Rodoretto ed a
Fontane: l’Avv. sig. Ettore Serafino, il sig.
Aldo Varese, il Prof. Ernesto Tron ed il
Pastore Franco Giampiccoli.
— Domenica 24 dicembre, nel pomeriggio, è stato amministralo il S. Battesimo
a Pascal Gianni di Oreste e di Pons Amelia (Fontane). Il Signore benedica questo
bambino ed i suoi genitori.
— Alla sera della stessa domenica, vigi
lia di Natale, ha avuto luogo nella scuola
di Fontane, gremita di pubblico, la festa
delPalbero per i bambini della Scuola Domenicale di quel quartiere. Dopo un breve
messaggio del Pastore, i bambini ed alcuni giovani volenterosi si sono alternati in
un ricco programma di poesìa, canti e" dialoghi, lodevolmente preparati dalla signora
Elena Breuza, la quale si era pure incaricala, durante l’assenza del Pastore, della
direzione della Scuola Domenicale, delle
lezioni di religione e del catechismo a due
giovani di Fontane che frequentano la
Scuola Media di Pomaretto. Giunga all.i
signora Breuza l’espressione della nostra
più vìva gratitudine per la sua sempre preziosa collaborazione e grazie anche a lutti
coloro che in vario modo lianno dato il
loro apparto alla buona riuscita della festa, terminata con la tradizionale distribuzione di doni a lutti i bambini. ;
— A Natale, nonostante la pessima condizione delle strada ricoperte da un sottile
ma insidioso strato di ghiaccio, che rendeva difficile e pericolosa la viabilità, un.i
discreta assemblea si è raccolta nel nost. )
tempio per ascoltare il messaggio dell’Evangelo. Suscettibile di forte aumento la partecipazione dei fedeli alla Santa Cena.
— Nel pomeriggio, con la collaborazione
di alcuni volentero.si, abbiamo ornato nel
tempio un magnifico abete, intorno al quale ci siamo ritrovati la sera per la festa
dell’albero per i bambini della Scuola Domenicale della zona di Rodoretto. Dopo la
parte introduttiva del Pastore, i bambini
si sono susseguiti a più riprese nel presentare il messaggio di Natale attraverso un
bel programma di canti, poesie e dialoghi
alla presenza di un pubblico numeroso che
ha vivamente appleudito i piccoli attori, i
quali, al termine della festa, hanno ricevuto un pacco natalizio di dolci e di giocattoli. La gratitudine della Chiesa vada a
chi ci ha procurato il bell’abete, alla signora Pons che ha curato la preparazione
del programma di canti e delle recite e che
ha diretto la Scuola Domenicale di Rodorelto, ed a quanti hanno lavoralo per la
buona riuscita della festa.
— Domenica 31 dicembre, il tempo non
molto incoraggiante, a causa di una bufera
di neve, ha nociuto assai alla frequentazione del culto a Rodoretto. Nel pom. di Capo'danno abbiamo avuto il culto a Fontane.
Pomeriggio domenicale missionario
Raramente ci è accaduto di vedere la
sala deU’Asilo impari alle necessità del
momento, come in questa domenica missionaria. Al gruppo solito degli amici e
dei componenti delle varie società missionarie locali, era unito un forte gruppo di
fratelli e amici, i pastori in carica e emeriti locali, qualche componente del Concistoro e, novità, le componenti femminili della società studentesca « Pra del
Torno ».
Il missionario sig. R. Coisson dopo breve introduzione spiegativa molto apprezzala, dava la parola alla sua signora che
per quasi mezz’ora ci ha illustrato le molle e belle diapositive a colori dei vari
campi di missione, dove per tanti anni
si è svolto il loro lavoro.
Ci è apparsa così un’Africa quasi idilliaca e magica nell’opulenza dei colori smaglianti, una natura veramente selvaggia
ma non inospitale, una serena e compiaciuta bonomia nell’allegro sguardo di questi nostri frateRi di colore, grandi e piccoli. Non ci è apparso nulla di quel tragico
e drammatico che oggi circonda qualunque notizia o vicenda di quel grandioso
continente nero che sembra assurgere a
sempre maggior importanza nel momento
attuale.
Ci è stata data notizia di un paganesimo deleterio e pesante e nel contempo
abbiamo visto e preso notizia dei progressi die l’annuncio dell’Evangelo compie in
quelle contrade: fatti e aneddoti, tutti
esempi di fedeltà e di amore ohe fanno
bene sperare, sul lavoro fatto e sempre
mettono in evidenza quanto ancora resta
da fare.
Oggi all’Africa era salo unito il messaggio delTEvangelo e niente altro; qualcuno potrebbe pensare ohe non si è visto
tutto o sì è visto solo in parte, ma non
sarebbe esatto: si è vista la sola cosa necessaria per l’Africa e per il mondo intero: l’Evangelo deUa Grazia e della Salvezza che debella le forze brute e primordiali deirignoranza e del fanatismo, e die
solo può dirimere e placare o-dii e conflitti, contrasti d’interesse e di tribù, separatismo razziale e libertà.
Altri spero dirà di più in dettaglio su
quanto ei è stato »piegalo e riferito, qui
preme mettere in evidenza questo aspetto
sinceramente e strettamente missionario,
intendendo come missione l’evangelizzazione popolare di massa o di viUaggio, accompagnata daH’assistenza medica e scolastica.
Un grazie di cuore ai missionari emeriti
«■he con tanto zelo e amore ci parlano e
seguono il loro lavoro e la loro vocazione, al gruppo dell’Orfanotrofio Femminile
per i canti in lingua « silozi » che abbiamo molto apprezzato ed ai pastori che
hanno svolta la parte liturgica di questo
pomeriggio passato insieme sotto lo sguardo del .Signore. al. vr.
Il grave problema
dei prigionieri del FLN
Instancabilmente il Comitato internazionale della Croce Rossa pro'segue la sua tradizionale attività in favore dei prigionieri
(li ogni orìgine.
Da anni interviene in favore dei detenuti algerini nelle prigioni francesi e nei
campi; da molti mesi interviene pure a favore dei detenuti « attivisti ».
Ma c’è un altro settore della sua attività,
di cui nessuno parla, e che tuttavia è particolarmente grave: quello dei prigionieri
de! FLN algerino. La sua azione è resa
purticolarmente difficile, e sarebbe almeno
necessario che fosse sostenuta dall’intercessione delle Chiese francesi — afferma il
B.l.P. (Bulletin d’information protestante). Infatti, per quanto strano possa sembrare, è proprio dal momento in cui il
G-P-R.-A. (Gouvernement provisoire de la
République algérienne) ha aderito alla
« Convenzione di Ginevra », che esso non
solo non ha più effettuato alcuna liberazione, ma — il che è più allarmante — non
hi più dato alcuna indicazione sul numero
e sulla sorte dei suoi prigionieri.
Alla fine dello scorso novembre nn’iniportanle delegazione del C.I. della Croce
Rossa si è recala a Tunisi a tal fine. E’ stata ripetutamente ricevuta da Ben Kliedda e
Belkacem Krim, che le hanno fatto promesse, in particolare quella di far pervenire una lista di cinque nomi di prigionieri
francesi — cifra derisoria! Questa lista non
è stata ancora fornita.
CANTO
SACRO
Tutte le Chiese del I" Distretto riceveranno prossimamente per le loro
Scucìe Domenicali il terzo inno assegnato allo studioi per le Peste di canto.
Le copie deU’inno, conformemente
al numero dei bambini delle Scuole
Domenicali quale risulta per le Chiese dalla Relazione j alTultimo Sinodo,
sono offerte gratuitamente dalla Commissione del CantoiSacro.
Si prega di segnalare tempestivamente al Presidente della Commissione gli inni che le Corali e le Scuole
Domenicali sceglieranno per cantare
da sole alle Peste di Canto, onde evitare doppioni. Ringraziamo le Direttrici delle Scuole Domenicali di Torre
Penice, Asilo e Torre Pellice-Chabriols
che hanno provveduto alla segnalazione ed invitiamo tutti i direttori
e le direttrici di Corali e Scuole Dornehicali a seguire presto il loro esem
La Commissione
del Canto Sacro
pni p*P 17|p U ”- 5-6 (novem
CUI 111 VID bre-dicenffire 1961) è
un « Hommage au Pasteur Marc Boegner »,
dedicalo a questa bella figura del protestantesimo francese, che do-po oltre trenta
anni ha lasciato la residenza della Federazione Protestante dì Francia. Ecco il
sommario del quaderno:
Dédicace, par Jean Rose.
Messages de quelques personnalités.
Contributions :
S. De Dietrich — Le Ban de la Roche.
berceau d’un oecuménisme français.
Jean Valette — Prédication sur Philip,
piens 3: 4-16.
Jean Carbonnier — Le colloque de Poissy.
Ch. WestpJial — De Poitiers l.Sôl à NeuDelhi 1961.
Paul Conord — Eglises normales et travail ¡mstoral normal.
Etienne Meyer — D’une enquête sur la préparation du prédicateur.
Madeleine Barot — Quelques réflexions à
nropos de Ut Cinuide.
W. A. Visser \ Hoofl — Solutions asiatiques dans la direction oecuménique.
Charle.s Bonzon — Apport des jeunes Egli,
ses.
Roger Melil — Eglise et Mission.
Prezzo del quaderno: L. 750; l’abbonamento annuo alla rivista, bìmeslrale, è «li
L. 2..500.
DIAKOIVÌI/t
Sommario del n. 1-fi
(novembre 1961):
— Programma del Centro di Agane ner
la preparazione dei laici.
Fr. Giampiccoli — Qualche parola di illustrazione sul «‘-orso, elle si terrà ad Agape dal 21 gennaio al 18 febbraio.
Aldo Comba — Il pasloralo.
Horst Szymanowsky — Cinque anni del
’Seminario per il servizio della Chiesa
neirinduslria’.
— A colloquio cor i lettori.
Trimestrale, reilatlo dal Past. Fianco
Giampk'coli : la corrispondenza, i cambi
minativi e le offerte vanno indirizzali a:
Redazione di DI.AKONIA, c.c.p. 2/20957.
intestalo a Giorgio Girardet, Frali (Torino).
OSPEDALE VALDESE
SERVIZIO RADIOLOGICO
Nuovo orario :
lunedì ore 8
venerdì, ore 16
VISITE
Tutti i giorni dalle ore 14 alle 16,
tranne il venerdì dalle ore 9 alle 11.
Il 1» ed il 3» martedì di ogni mese
le visite sono riservate soltanto agii
operati.
La Direzione
[ A VVISI ECONOMICI \
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Keg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip- Subalpina s.p.a. - Torre Pelliee (To'
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