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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOIECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIV - N. 37
Una copia Lire 4(1
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TORRE PELLK'E, i8 Settembre 1964
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
MESSAGGERI
Luca IO: 5-7
Il ¡tritilo contatto ile]rapo.stolo con i suoi concittadini è il saluto
(Iella pace. Questa formula di saluto: « la pace sia con te », « la pace
sia con voi », è corrente tra israeliti ina è lungi dall’essere una semplice forma di cortesia, un augurio equivalente al nostro « buon
giorno », « buona sera ».
Il saluto è espressione di una fede comune e di una speranza colutine, la fede e là speranza di Israele che vive per Dio. La pace
non è solo la tranquillità dello spirito o il benessere materiale; è il
dono di Dio, la sua volontà, la sua parola; vivere in pace significa
\ iverc in comunione con Dio.
I discepoli di Gesù vivono in profonda comunione con tutto il
loro popolo e nel rivolgersi ai loro fratelli israeliti esprimono questa
(■oimtiiione nel saluto tradizionale. Gesù non li ba mandati a predicare contro Israele ma ad Israele; il messaggio particolare che sono
chiamati a predicare non è una critica, una distruzione della fede
tradizionale ma il suo completamento, il suo compimento.
Possiamo considerare questi 70 come dei messaggeri di Gesù, e
l ili li considerò la chiesa cristiana, ed è per noi importante notare
che il loro messaggio si è inserito in modo naturale nella fede del
¡lopolo eletto.
La |)ace che essi sono chiamati a predicare è la pace di Cristo,
('■ liii nuovo messaggio di rivelazione; i discepoli non sono come gli
-1 rihi, che fanno [irediche sui testi dell’Antico Testamento: sono dei
rne-^aggeri di una novità assoluta, ma non devono imporre ai loro
(iMiidli (juesta novità come un fatto del tutto imprevisto, inatteso.
\.i!i si tratta per loro di giungere sulla jiiazza del (laese gridando:
ciirreli' a sentire la grande novità, una cosa mai vista, un avvenimiuito senza precedenti! I 70 non sono dei piazzisti che vendono
uu'rce al mercato, sono uomini rinnovati dalla fede che si rivolgono
ad altri uomini (die devono essere rinnovati dall’incontro con Gesù.
« Pace a questa casa» significa dire: abbiamo trovato la vera
p ice. la pace di Dio in Gesi'i che trasforma e rinnova ciò che sapevamo c credevamo di Dio; vi annunziamo (du> ((iiesta jiace (' data anche
a \(ii.
Giorgio Tourn
Riformati e Cattolici
L’Assemblea riformata di Francoforte ha preso posizione
circa i rapporti con il Cattolicesimo romano, in particolare
a proposito dei matrimoni misti e della libertà religiosa
L’Assemblea (leirAllcanza Riiormata Mondiale si riunisce in un tempo in cui lo Spirilo Santo è chiaramente all’opera in tutte
le Chiese per condurle insieme lungo vie
che rivelano un signilicato nuovo. Se nel
passato le nostre relazioni con alcune parti
della Chiesa cristiana sono state rare, ci sentiamo ora impegnati, c con gioia, in numerosi nuovi contatti ecumenici. Per ragioni
storiche e a causa deirinfluenza mondiale
della Chiesa Cattolica Romana, i nuovi rapporti che si stahiliscono fra quella Chiesa e
le altre Chiese cristiane rivestono oggi un
senso particolare.
1/ **nuovo clima,,
B le sue ccnseguenze
i) In primo luogo siumo riconoscenti pelli « nuovo clima » e vi i-allcgriamo coi nostri fratelli ealtolici romani per i segui di
rinnovamento che si manifestano in seno
alla loro Chiesa. CVii lin dora si possono
osservare i seguenti risultati :
a) Rapporti di buona volontà al posto dolrantagonismo c deirisol.imento;
b) Occasioni di dialogo su argomenti quali:
— La natura deirihvangelo.
— La natura della (diiesa, il suo culto, la
sua missione.
— La relazione fra ò( rittura c tradizione.
-• La concezione delli cumenismo.
Il senso di una vita cristiana impegnata
in un mondo secoh rizzalo.
c) Una cooperazione in certi settori dove,
lino ad ora. ciò non era possibile, in modo
particolare- in materia di libertà religiosa,
dì relazioni razziali c di pace.
d) La possibilità, a misura che si crea una
migliore comprensione ed una fiducia reci
Rivalutazione cJei ministeri
impostare la propria vita come un servizio a Dio, nella
chiesa e nel mondo, è carattere prettamente calvinista
¡/"rsiiìtìe dei problemi di fondo della nostra vita ecclesifisiìcii è stalo rimandato al
(possimo anno^ su invilo delbi Ccinmissione ri ( 'eslologi’.’a, la quale promette una seria di sludi: Alberto Rlbet: Concezione preshìioriana e Valdismo; Roberto Nisbet: La
Chiosa ¡'aldesv fra Presbiterianesimo e Con^
p:ro^azionalisnio : Meri Giainpiccoli: Una iniroduzione al problema del fondamento ec~
clesirrlo^ico della Chiesa Valdese ^ Tullio
t inay: Prosjretlive per il rinnovamento della Chiesa locale; Aldo Comba: La predi(azione oggi; yìmedeo Mainar: Alcuni
/i'spelli ecclesiologici della prima Riforma
(già puhbl. su "’Protestantesimo^^) ; Giorgio P(>yrot: Mota sul principio di autorità
nell'ordinamento ecclesiastico valdese. Co
me si vede, tutta una serie di problemi di
notevole portata, sM per la riforma interna
di strultui'c, in atto, sia per ii. chiarimento
dai rapporti interdenominazìionali che il
prossimo Congresso porrà particolarmente
a (uoco.
fn un iato particolare della vita deha
nastra Chiesa, tuttavia, si è fatto un passo
innanzi: (¡nello relativo ai iininisieri.
AnzituUo, sulla via della rivalorizznziooe dei ministeri tradizionali: è stata riconfermata —- come già abbiamo riferito
riniftorianza insostituibile del ministero pastorale ed è stata espressa la necessità di un aggiornamento teologico dei
stori. D'idtro lato, si è avuta la prima
¡dena manifestazione visiva ’ della parificazione degli anziani evamgelisti, presenti in blocco al Sinodo, e non solo in delegaZ'ìone limiuaiu. com’era finvira; rimane
tiutavin aperto il problema di questo mi
nislero particolare, che ha appunto da restare particolare e non da essere equipari!rato (salvo che amministralivnmente) a
quello pastorale: abbiamo bisogno di pastori e abbiamo ¿»isug/io di evunneii^ry
( —evangelizzatori), particolarmente adatti
per preparazione e per indole all opera di
rollura ” e di testitnonianza alTesterno.
al colportaggio, ecc. Occorrerà veramente
affrontare a fondo tale problenui, anche
la difficoltà forse più grande sta nella carenza di un’istituto per la prejwrazione a
(fuesto ministero jHirticolare; la Facoltà
Teologia è stata incaricata di ’’ stud^re la
possibilità di istituire corsi appropriati e
regolari per anziani evangelisti ”, ma non
le sarà forse facile attuare questi corsi />«■
ndleli.
Discussione accalorata suscita anche quest'anno il prohlenut del pastorato femminile; se ne era infatti richiesta una regolamentazhne; questa sembra rivelarsi assai
ardua, e si giunge alla conclusione che o
vufKjue si parla di ” ministri ”, nei nostri Regolamenti, devonsi intendere senza
distinzione sia uomini sìa donne in possesso dei re(¡uisiti richiesti. Questo, per quanto concerne U riconoscimento del ministero; per quanto concerne il lato amministrativo della questione, è determinante il
criterio della ” piena disponibilità : e
la maggioranza del Sinodo (non sì è però
avuto un voto) ¡rare considerare il contrarre matrimonio da parte di una ” ministra ” come un fattore di non più piena
disponibilità.
f.entamenle. tuttavia — ed è forse la cosa più rallegrante — si afferma l’esigenza
e si palesa resistenza di vocazioni ad altri
ministeri, più ” laici ” c pur altrettanto
ecclesiastici Abbiamo già comunicalo
che la Tavola ho deliberato l’assunzione,
in prova, di un laico (juaìificato per la direzione della Citiudiarw, a partire dal
gennaio 1965, Uffidosanumie abbiamo appreso che ad altro laico laialificato verrebbe affidata la direzione della Casa Valdese di Vaìlecrosin. permettendo al ¡Histore
(continua in 2^ pagina)
I Valdesi e l'Uruguay
Durante la settimana del Sinodo, in
occasione della inaugurazione del bassorilievo dello scultore Giuseppe BelIoni, l’Ambasciatore dell’Uruguay a
Roma, Dr. Juiio Pons, ebbe modo d’
rivolgere ai presenti un caldo e senti
to messaggio.
Ricordando la sua gradita visita e
il dono di due volumi sull’Uruguay
al Moderatore della Tavola Valdese,
ci piace stralciare dal secondo volume
una pagina scritta dall’Ambasciatore
stesso sui «Vincoli storici fra l’Uruguay e l’Italia ». Egli ricorda in modo
speciale la sua prima visita alle Vali.
Valdesi nel 1961 e scrive;
« Nel 1857, nel nord d’Italia, specialmente nella valle del Pellice e nei
dintorni si verificò una crisi economica, politica e sociale, che indusse motti a partire alla volta di Paesi nuovi,
rifugio alle loro ansie e termine^ alle
loro angosce. Méta prescelta f’U l’Uruguay e li approdarono, incontrando
un’oasi di pace, di speranza e di lavoro. Nel dipartimento di Colonia, fondarono colonie valdesi, nostro orgoglio Ivi, nel clima di libertà di pensiero (ihe impera fra noi, conservarono
la loro religione ed i loro costumi:
dettero e danno, figli che seguono il
cammino tracciato dai loro antenati
in tutti i settori della vita civica. Fra
loro ricordo due nomi illustri: il giurista Bnrique Armand Ugon, mio
maestro, magistrato, il quale giunse
ad occupare la presidenza della Corte
Suprema di Giustizia e fece più tardi
parte deH’Alta Corte deH’Aia, e suo
Si è aperta la 3^ sessione del Vaticano II. Sebbene Vanità della Chiesa (= riunificazione con iioma) non sia tema centrale delV assemblea vaticana, esso riajtìoru continuamente nei dUscorsi e nelle corrupondenze della stampa d’informazione. Pubblichiamo qui id rapporto presentato alla V)“ Assemblea generale della
Alleanza Riformala Mondiale (Francoforte, agosto ’64) dal Comitato di studio sul
Cattolicesimo Romano, che era presieduto dal Moderatore E Rostan. L’Assemblea,
accettalo tale rapporto, votava una dichiarazione sui rapporti con la Chiesa cattolicoromana in cui ’’prega con insistenza il Comitato esecutivo e i nostri osservatori
di ricordare al Segretariato per l’nnione dei cristalli che le nostre relazioni con
la Chiesa romana sono rese assai difficili daU’atteggiamenio che essa ha attualmente nella maggior parte delle nazioni nei confronti dei malrimoni misti e dalle
restrizioni imposte in alcune nazioni alla libertà di cullo e di testimonianza come
pure dalle limitazioni sul piano civile subite dai membri delle Chiese evangeliche
minoritarie. Constatiamo die queste limitazioni e queste pratiche hanno il risultato
di favorire in primo luogo la secolarizzazione del mondo e l’indebolipiento della
Chiesa di Gesù Cristo. L’Assemblea generale incarica il Comitato esecutivo di in.dsttre in tal senso presso il Consiglio ecumenico delle Chiese ifi vista di promuovere la libertà religiosa, qualunque Chiesa — protestante, ortodossa o cattolicoromana — o governo sia all’origine delle restrizioni a cui è sottoposta”.
Ricordiamo che fra gli osservatori-delegati dell'A.R.M. al Vaticano II è il prof.
Vittorio Suhilìa; seguono i lavori conciliari, come giornalisti accreditati, il prof.
Valdo Vinay e il posi. Paolo Ricca.
fratello, Vittorio, uno dei nostri mi
gìiori chirurghi, che ebbe anche un
incarico nel Consiglio Nazionale.
In una città dell’Uruguay, La Paz,
licme significativo, ce un monumento
airemigrante valdese, opera di Giuseppe Belloni, che in occasione del
contenario della fondazione di Colonia, il Governo ed il Parlamento uruguiano hanno donato alla città dove
vivono i figli tanto amati.
Non sono nativo di Colonia, nè
valdese, però devo confessare che poche volte ho sentito tanta emozione
come uruguaiano come quando ho visitato, nel passato mese di agosto, le
valli e i Cornimi valdesi, fatto segno
alla riconoscenza e all’affetto di uomini e donne, quale rappresentante
deirUruguay che tanti di loio hanno
colonizzato ; la mia emozione raggiunse il culmine quando nel Sinodo della
cemunità, a Torre Pellice, si volle rendere omaggio, nella mia persona, ad
una terra di libertà, lontana geograficamente, ma cosi, vicina al neutro
cuore ».
Siamo grati a Sua Eccellenza l’Amb-a sciatore per il ricordo che egli ha
di noi e per aver voluto presenziare
alla reoente cerimonia nel giardino
della Casa Valdese a Torre Pellice;
seguita da un pranzo all’Hòtei du
Pare cui parteciparono il Presidente
del Sinodo, il Moderatore, il Sindaco
di Torre Pellice, il Console dell’Uruguay a Torino ed una delegazione di
Valde.si dell’Uruguay insieme ed alcune altre persone.
proca, di ricercare insieme la soluzione di
quei problemi che da molto tempo provocano
disaccordi e dillicoltà : per es. i matrimoni
misti, il proselitismo, la ri celebrazione del
battesimo e la libertà per le Chie.se di compiere la loro missione, proclamando l’Evangelo in tutte le parti del mondo.
2) Noi crediamo che un tale dialogo possa
essere realmente l’opera dello Spirito Santo
per il progresso della Chiesa nella sua totalità. Abbiamo tuttavia la convinzione che
il nostro nuovo incontro si dimostrerà veramente fecondo soltanto se da una jrarte e
daU'altra siamo pienamente fedeli all’eredità
che ci viene da Gesù Cristo e soprattutto
se ubbidiamo alla Parola di Dio. Dobbiamo
confessare, protestanti c cattolici, che non
abbiamo sempre predicato la sola Parola di
Dio in tutta la sua purezza e pienezza. E
non abbiamo sempre reso testimonianza, come avremmo dovuto fare nella nostra vita
quotidiana, alla potenza trasfonnatrice dell’Evangelo, obbedendo alla volontà di Dio.
.8) Prendiamo atto dei progressi già realizzati, grazie ad una maggiore comprensione, in diversi campi quati 1 autorità delle
Scritture, la natura della Chiesa, il posto
della liturgia e il compilo dei laici. Riteniamo che, da una parte e dall’altra, sia la Chiesa cattolica romana che le Chiese riformate
debbano essere pronte a rivalorizzare ed a
modificare certe tradizioni alla luce di una
più profonda comprensione deUe . Scritture;
c se invitiamo la Chiesa cattolica romana a
proseguire con noi la sua riflessione ed il
suo esame, riconosciamo anche che un simile
invito alla Chiesa Romana esige da parte
nostra l’esame della nostra propria ecclesiologia e del nostro comportamento pratico.
L*iniBresse
pBr I^BCumBnismB
B pBr l^unltà
Salutiamo ugualmente il nuovo interesse
della Chiesa Romana per recumenismo e
per la causa deU’unita fra le Chiese, quale
■ esso è apparso nelle due prime sessioni del
Concilio Vaticano.
La presenza di osservatori delegati delle
altre Chiese cristiane c slato un gesto di
buona volontà e un segno evidente di sincerità da parte della Chiesa cattolica romana.
E’ ugualmente motivo di soddisfazione c di
profitto per noi la presenza nell’Assemltlea
deH’Alleanza Riformata di due osservatori
inviati ufficialmente dalla Chiesa Callotiea
Romana, cosi come ve ne sono stati alla
terza Assemblea e al Comitato Centrale del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Seguiamo
con attenzione i futuri sviluppi della Chiesa
cattolica romana nella sua concezione delrecuinenismo e attendiamo con speranaza il
giorno in cui essa si sentirà in grado di partecipare più largamente a (juesto movimento che si è sviluppato fra le altre Chhso cristiane, specialmente nel corso degli ultimi
50 anni e che si manlicie: cosi dinamico.
A misura che il movimento ecumenico
diventerà più cristocentrico. le Chiese si troveranno inevitabilmente in una nuova relazione reciproca. L'nnità, cosi come è voluta
dal Cristo e per la quale preghiamo insieme,
non può essere realizzata senza un rinnovamento della Chiesa: non può essere pen-sata
o raggiunta come fine a se stessa, ma « affinchè il mondo creda ».
Non si può servire la causa dell unità
ignorando o mettendo semplicemente da j>arle le grandi diiTerenzc che esistono fra noi.
sia nel modo di comprendere la santa Chiesa
universale, sia in aitri articoli fondamentali
della fede. Riconosciamo tuttavia che vi è
un certo progresso nel fatto che la Chiesa
cattolica romana riconosce gli altri cristiani
come fratelli, per quanto separati, e le Chiese alle quali apparteniamo come una parte
importante della famiglia cristiana. Sebbene
noi non eoncepiamo l’unità cristiana negli
stessi termini dei nostri fratelli cattolici romani, possiamo e dobbiamo unirci a loro
nella preghiera affinchè l'unità della Chiesa
si realizzi quando Dio vorrà e con i mezzi
che Egli vorrà.
AIcubb
GBnsIdBraxioni
1) L’Alleanza può aiutare le Chiese membri a comprendere il dialogo e a parteciparvi :
a) mettendo a loro disposizione una più
ampia informazione su quanto si svolge attualmente nella Chiesa cattolica romana, facendo loro conoscere i rapporti e le osservazioni dei nostri osservatori al Concilio Vaticano IL
b) Fornendo una chiara esposizione dei
problemi e delle quistioni poste dal dialogo
cattolico-protestante.
c) Assicurando, per quanto possibile, che
la scelta degli osservatori ufficiali al Concilio Vaticano venga fatta tenendo conto dei
diversi paesi del mondo.
2) Riconosciamo il posto preponderante
(leadership) del Consiglio Ecumenico delle
Chiese in questo campo e l'incoraggiamo a
continuare la sua azione speciffea a nome
di tutte le Chiese. Siamo riconoscenti al
Consiglio Ecumenico per aver posto il dialogo fra cattolici e protestanti nel contesto
più ampio di una nuova comprensione fra i
diversi rami della Chiesa Cristiana e ci rallegriamo dei contatti crescenti con le Chiese ortodossa, luterana, anglicana e libere.
3) Riconosciamo che su certi argomenti
nè TAUeanza Riformata nè il Consiglio Ecumenico sono autorizzati a parlare in nome
delle Chiese (in materia di dogma, di dottrina o di ecclesiologia) e che ogni eventuale movimento verso l'unità esige necessariamente una conversazione fra Chiesa e
Chiesa.
4) Pur rallegrandoci dolPapertura dì molti nostri fratelli cattolici romani ad una
nuova comprensione della verità ed a nuove relazioni, dobbiamo anche preparare ì
nostri spiriti ed i nostri cuori ad accogliere
nuove certezze e le opportunità che ci verranno più ampiamente offerte.
Dobbiamo dunque domandarci se siamo
pronti ad impegnarci in un dialogo utile con
i nostri fratelli callolici romani. Conosciamo
abbastanza le nostre proprie convinzioni in
modo da poterle comunicare? Abbiamo noi
la volontà di impegnarci in un dibattito
fruttuoso? Possediamo le attitudini necessarie per inserirci in tali dibattiti e farvi partecipare le nostre Chiese? Siamo noi abbastanza saldi per mantenere la verità che abbiamo ricevuta, pur essendo capaci di aprirci ad una nuova comprensione?
5) Come noi interroghiamo la Chiesa Romana ed auspichiamo delle riforme nella
vita di quella Chiesa, così pure dobbiamo
lasciarci interrogare sulle questioni concernenti le Chiese Riformate. Non dobbiamo
temere il dialogo, ma dobbiamo essere i veri
eredi della Riforma, accettando di lasciarci
interpellare da essa nelle nostre proprie
Chiese.
6) Dobbiamo renderci conto che esiste un
rischio reale in un simile incontro con la
(continua in 2^ pagina)
2
pag. 2
N. 37 — 18 settembre 1964
echi sinodaH - echi sinodali - echi sinodali - oohi sinodali - eohi sinodali
Stabili vecchi e
Le offerte
« Alcuni importanti lavori sono stati eseguiti a cura della Tavola, o sono in via di
esecuzione nelle Valli Valdesi — così il rapporto T. V. — lo stabile dell’Aii/a Magna è
stato oggetto di notevoli restauri, così pure
il Collegio e la Scuola Latina di Pomaretto.
Due case accanto alla Foresteria sono divenute proprietà della Tavola mediante permuta. Una casa ad Angrogna, donata alcuni
anni or sono dalle sorelle Pons, è stata ora
trasformala in casa di soggiorno estivo per
operai della Chiesa e degli Istituti dipendenti. Senza 1 aiuto di alcuni fedeli amici
aH’estero non avremmo potuto eseguire tutti
quei lavori, la cui spesa ammonta a diversi
milioni di lire.
« Negli altri distretti la Tavola ha affrontato vari problemi amministrativi, strettamente collegati con lo sviluppo deU’opera di
evangelizzazione. A S. Giovanni Lipioni il
nuovo tempio è praticamente ultimato anche se non ha potuto essere inaugurato a
causa di alcune difficoltà sorte circa i limiti
della nostra proprietà; si spera di poter superare la situazione attuale airinizio dell’autunno. Il terreno per la costruzione del
futuro tempio di Ivrea c stato pienamente
assicuralo alla Tavola Valdese. A Orsara di
Puglia è stato inaugurato un Asilo d’infanzia per lo sviluppo dell’opera sociale in quella comunità. La soluzione del problema riguardante i locali di culto di Taranto è stata
lunga e faticosa; siamo lieti di annunciare
('he nel corso dell estate si spera di raggiungere un accordo per l’acquisto dei locali di
chiesa e deH’alIoggio del pastore. Per questa ragione la Tavola rvrà bisogno di una
grossa somma di denaro entro l’autunno
1965; essa confida nello sviluppo della nostra opera e nella generosità dei nostri sostenitori. A Pachino e stato deciso Tinizio
dei lavori di restauro del tempio; la Tavola
e alcuni amici, oltre alla comunità locale,
hanno assicurato la somma di dieci milioni,
di poco inferiore ai preventivo per l’esecuzione del progetto. I lavori di costruzione
deU’importante stabile di Via Vanini a Firenze sono iniziati. Si t-’alta di un’operazione molto impegnativa che richiederà estrema
vigilanza sul piano tecnico e amministrativo.
A Catania, purtroppo, il progetto di costruzione del nuovo tempio, per cui un regolare
contratto era stato stipulato a suo tempo fra
la Tavola e la Ditta costruttrice, ha incontrato sulla sua strada numerose difficoltà di
ordine burocratico o non altrimenti definibile; dopo due anni di attesa, la Tavola è
ancora costretta a rinviare l’inizio dei lavori e a proseguire le trattative.
« Tutta questa attività è stata svolta con
la collaborazione deirUfficio Tecnico e dei
membri della Commissione Edilizia ».
Questo lato deU’attività della Tavola è
stato definito dalla C. d’e. (c condotta prudente, intesa a raggiungere il duplice scopo
di valorizzare il patrimonio esistente... e di
limitare l’incidenza dei fitti passivi » (oltre
13 milioni, lo scorso anno), e ha lodato l’iniziativa « presa dalla Tavola e daU’Uffició
Tecnico di impiantare un aggiornato catasto
delle proprietà immobiliari della Tavola e
delle Chiese, corredato di idonea documentazione », nella quale cc dovrebbero figurare
oltre agli estremi catastali e alle indicazioni
già esistenti anche i dati necessari per una
esatta valutazione degli oneri prevedibili per
spese di gestione c di manutenzione ordinaria e straordinaria ».
Salvo qualche voce di riserva espressa su
questa o quella operazione della Tavola (in
particolare su alienazioni attuate o ventilate),
il Sinodo a grande maggioranza ha così appoggiato la linea seguila dalla Tavola:
II Sinodo, apprezzando la politica
edilizia svolta dalla Tavola, intesa a valorizzare il patrimonio imtnohiliare esistente e a limitare le nuove costruzioni
alle effettive garanzie di finanziamento,
incoraggia la Tavola a proseguire in tale
orientamento ».
Esplicitamente riconfermata l’esigenza assoluta che ogni iniziativa in questo campo
non venga presa da singoli o singole comunità senza il previo e preciso consenso della
Tavola.
degli altri
Bilanci : la nostra
nuovi
e le nostre
coscien
Ed eccoci alla questione finanziaria. Quest’anno le Commissioni distrettuali, in base
ai dati forniti loro dalla Tavola, hanno presentato alla maggior parte delle nostre chiese i veri termini del problema, in modo chiaro e sufficientemente circostanziato. E’ assolutamente necessario ;he quest’opera venga
continuata e che quest’informazione dettagliata diventi in qualche modo regolare e
normale; occorre colmare il fosso che assai
spesso separa, sappiamo con quali conseguenze p.sicologiche e contabili, il nostro
« contribuente » dairamministrazione centrale. Già quest’anno si sono fatti sentire i
primi frutti, c se non -i e avuto il richiesto
aumento del 20 Y, sulle contribuzioni, esso è
stalo del 10%, portandoie da 105 milioni
(1963) a 115 (1964); avrebbero però dovuto
essere 125). Contabilmente, il bilancio della
Cassa culto si chiude quest’anno con un attivo di 3 milioni: tuttavia, ben 42 milioni
sono venuti da generosi donatori esteri, e ben
a ragione la C. d’c. ha affermato: «è bene
die il SintKlo sappia, senza perifrasi e pericolose reticenze, che per proseguire l’opera,
senza nessun nuovo sviluppo, occorre che la
Tavola possa disporre come mìnimo di 160
milioni dì lire »; in tali condizioni, (( il disavanzo reale è di circa 45 milioni », ed è
bene che le nostre comunità lo .sappiano. Del
resto, lo stesso rappresentante deirinterChureb Aid, organo assistenziale del C.E.C.,
il dr. Williams nostro amico affezionato e
volenteroso, ha detto con ogni auspicabile
za ecclesiastica controluce
chiarezza che sempre più difficilmente si
potrà avere dall’estero aiuto per quella che
è. veramente, la nostra ’ordinaria amministrazione’; bisogna che almeno il mantenimento del culto sia opera nostra, frutto della
nostra riconoscenza e del nostro impegno.
«. Il Sinodo afferma che le contribuzioni delle chiese devono coprire la totalità
delle spese di culto; invita pertanto la
Tavola, le Commissioni distrettuali, i
Concistori e i membri di chiesa ad adoperarsi per raggiungere tale meta nel
prossimo triennio ».
Si è poi insistito, specie in rapporto con
l’informazione da fornire alle chiese, perchè a norma dei regolamenti la Tavola presenti sempre un bilancio preventivo, sia
pure con la comprensibile approssimazio
ne.
Anche quest’anno, olir'* 8 milioni sono
stati spesi per interessi passivi. Si ha quasi
la nausea nel ripetere ogni anno la vergogna di questa situazione, che sarebbe almeno in parte sanabile se, compiendo uno sforzo una volta tanto, tutte le comu
nità versassero in anticipo la loro quota
alla cassa centrale. Non si dica che è veramente impossibile : c’è qualche chiesa, e
non delle più grandi e ricche, che già lo
fa.
Non dobbiamo, nelle angustie quotidiane,
dimenticare che, a poco a poco, crescono
i nostri debiti, che poiranno solo in parte
essere ammortizzati con l’attivo di edifici
per la cui costruzione una parte di tali debiti era stata contratta.
Due bilanci particolari hanno particolarmente inciso sul nostro bilancio generale :
quello dell’Istruzione secondaria (ne abbiamo parlato due settimane fa; malgrado i doni considerevoli, presenta un disavanzo di oltre 12 milioni, che è forte pur
considerando che ogni istituto d’istruzione
è per sua natura deficitario) e quello della
beneficenza, che presenta un disavanzo di
circa 11 milioni, costituito in' buona parte
dal peso finanziario costituito dalla gestione di « Villa Olanda », che — come ha
ricordato il past. Guido Comba — « è l’unica opera che la Chiesa Valdese ha attuato a favore di altri »; ne è nato il seguente odg. :
« Il Sinodo, consapevole della responsabilità della Chiesa Valdese nei confronti deir opera ecumenica di Villa
Olanda, invita la Tavola a indire una
cfjlletta straordinaria per aiutare quest'opera, fornendo alle comunità la necessaria informazione »
Il personale dell’Ufficio amministrativo
della Tavola, e in particolare il cassiere,
past. Roberto Combaj sono stati elogiati e
ringraziati per l’accuratezza del loro lavoro;
tuttavia è stato ricordato che si continua
ad auspicare Tassunzions di un cassiere
laico, e la C. d’e. ha affermato che « la
contabilità e l’amministrazione appaiono
impostate secondo criteri quasi ottocenteschi, non corrispondenti al tempi attuali;
manca una visione generale, un controllo,
oggi inattuabile con il sistema in uso, degli
enti sottoposti solo di nome e non di fatto
alla vigilanza della Tavola »; occorre
« reimpostare, previo accurato studio, tutta
la contabilità e l’amministrazione finanziaria della Chiesa, facendo in campo finanziario qualcosa di simile a quanto la Tavola ha lodevolmente cominciato a fare in
campo edilìzio con rimpianto del catasto
immobiliare ».
Acclamati, pour cause, cc gli amici e i
sostenitori della nostra Chiesa in Italia e
all’estero per la loro fraterna generosità ».
Ricevere un dono, e magari anche sollecitarlo, è tuttavia moralmente lecito solo se
sappiamo di aver fatto tutto quanto potevamo con le nostre forze; e c*è molto margine.
Rivalutazione
dei ministeri
(segue dalla 1“ pagina)
Nisbet una più libera cura delle comunità
di Sunremo-y alleerò sia e relativa diaspora, A poco a poco i ruoli della Tavola si
artSiiccliiscono di questi dipendenti ” e
la vita detta Chiesa, soprattutto, di questi
ministeri ’ che le sono sempre più indispensabili. Occorre facilitarne la formazione e la preparazione, naturalmente, e
di questo si preoccupa Agape, non da oggi, nonché la Commissione permanente
per i ministeri (la quale, malgrado qualche punta polemica antipastorale, ha svolto un buon lavoro preparatorio in questo
campo). Eppure è pur sempre nella comunità locale, a partire dal catechismo, che
tale formazione e preparazione deve in primo lungo attuarsi, tanto più ora che effettive e già abbastanza varie possibilità di
servizio si offrono a giovani che desiderano impostare la loro vita e il loro lavoro
come un servizio particolare: e questo sia
detto senza per nulla offuscare il carattere
vocazionale, di servizio che qualsiasi attività e professione può e deve assumere pei
ogni coscienza cristiana.
La nostra stampa
vi interossa 9
SOSTENETELA
DIFFONDETELA
miiiiiiiiiiiiiiiiiiiuii
[In supposto stemma valdese
Gentile Signorina Eynard,
Se Lei si ricorda, press’a poco un anno
fa, le scrivevo per ringraziarla del gradito
dono fatto al Museo Storico Valdese di Torre Pellice, di uno « Psautier » in bella edizione tipografica ed ottimo stato di conservazione, unitamente ad un « méreau » della
Chiesa della Trcmblade.
Rispondevo inoltre molto brevemente e
forse un po’ evasivamente alla sua domanda circa un « emblema valdese del 1535 »
di cui era comparsa la illustrazione nel n.
del 9 marzo 1963 di REFORME, inserita
in un vivace ed interessante articolo del sig.
Marc Lengereau sui Valdesi del Piemonte.
Lei mi chiedeva se ì Valdesi avevano avuto due emblemi, dato che aveva da poco ricevuto, dal Museo di Torre, Temblema attuale della Chiesa valdese: rappresentato dal
candeliere con le sette stelle, accompagnato
dalla dicitura cc Lux lucet in tenebris ».
Dopo la mia lettera di carattere interlocutorio, ho sempre atteso che qualche risposta ufficiale od una precisazione venisse fatta
alla illustrazione comparsa sui ricordato n.
di REFORME c presentato come cc devise et
emblème des Vaudois en 1535 », nel documentato articolo su cc Les Vaudois du Piémont ». Non avendo finora letto sul setti
Lettera aperta a M.lle Eynard,
Musée de la Rochelle - Char. Inf.
Ir.l
'd
li
manale valdese alcuna precisazione, nè risultandomi che sia comparsa su REFORME,
ritengo mio dovere comunicarle (a puro tìtolo personale) una più maturata risposta
alla sua legittima richiesta circa quello stemma del 1535,
Si tratta dello stemma o marchio tipografico pubblicato per la prima volta nella Bibbia delta di Olivetano, stampata a Neuchâtel nel 1535 e la cui traduzione in francese
era stata deliberata dal sinodo valdese di
Cianforan (Angrogna), del sett. 1532. Fu
successivamente riprodotto dal Morland a
p. 27 della sua celebre cc The history of thè
Evangelical Churches of thè Valleys of Piedmont... », ed 11 anni dopo dal Léger, a
p. 266 del I tomo della sua cc Histoire générale des Eglises Evangéliques des Vallées du
Piémont ou Vaudoises... »
Il wg. Lengereau Tha ritenuto cc devise et
emblème » dei Valdesi, ma, per quanto a
me pare, erroneamente, per le seguenti considerazioni :
In primo luogo, non è presentato come
tale da nessuno dei tre autori che lo hanno
riprcxlotto. E se per TOlivetano avrebbe potuto anche essere un atto di comprensibile
prudenza, dati i tempi, non lo era più per
il Morland. inglese, nè per il Léger, che era
da sette anni a Leyda quando diede alle
stampe la sua storia dei Valdesi. Anzi, quest'ultimo, nel frontespizio dell’opera sua e
su la « carta delle tre valli di Piemonte »
che accompagna la sua storia, riproduce gli
elementi essenziali dello stemma valdese at
tuale che egli chiama c< antiqua convallium
insignia » o cc Convallium antiquissima insignia », rappresentato dal candeliere con
candela, dalle 7 stelle e dal motto cc lux lucet in tenebris »,
Se esso fosse stato considerato quale stemma dei Valdesi, egli si sarebbe certamente
affrettato a riprodurlo come tale, dato che
esso era riferibile a quasi un secolo e mezzo
prima della stampa delia sua « Histoire... »
e dato che il Léger, -òome i suoi coetanei, teneva molto a far risalire i' più lontano possibile la origine dei Valdesi e tutto quanto
ad essi si riferiva.
Forse si potrebbe ritenere il marchio del
tipografo «Pierre de V. ;ugle », che lo ha
riprodotto neU’ultima pagina della Bibbia
da lui stampata a Neuchâtel, pagina che
contiene : a) il registro generale dei quaderni di stampa; h) la data di stampa del
grosso volume; c) il molto illustrato che ci
interessa; d) una poesia con acrostico da cui
si ricava la frase « Les Vaudois, peuple évangélique, ont mis ce ihrésor en publique »;
e) l’appendice seguente : « Et leur ouvrage
estait comme si une roue eust esté au millieu de laulre roue », appendice che ha notevolmente contribuito a dar l’avvìo alle ricerche che hanno condotto a scoprire l’acrostico citato nella poesia ben poco armoniosa
e che viene pubblicata m appendice.
Ma siccome il nome dello stampatore e la
data precisa della stampa compare chiaramente nell’ultima pagina dell’opera, è assai
più probabile che, anziché marchio tipografico del « Pierre de Wingle, detto Pirot picard », il quale non lo riproduce più nelle
altre sue pubblicazioni, esso rappresenti lo
stemma ed il motto del traduttore, Pietro
Roberto Olivetano, che modestamente e prudentemente lo collocò nelPullima pagina
della sua Bibbia, subito dopo i dati tipografici di prammatica. Anche il motto latino
che adorna la parte centrale della illustrazione, un cuore sormontato da una corona,
pare adattarsi assai bene al carattere timido
e modesto dell’Oliyetano, dicendo esso : « cor
contritum et humiliatum deus non despiciei » e cioè « Dio non disprezzerà un cuore
contrito ed umiliato ». Com’era certamente
il cuore di colui che, nella Introduzione al
I opera grandiosa da lui compiuta, si firmava « Vhumble et petit translateur ».
La supposizione che Olivetano, non valdese, abbia voluto, con tale stemma, rappresentare Fumile popolo valdese ed invitarlo alla
contrizione nel momento stesso che gli offriva la traduzione in francese delle Sacre
Scritture, mi sembra da scartarsi senz’altro.
II cuore è più adatto a rappresentare una
persona piuttosto che una collettività (e del
resto non esisteva allora una Chiesa valdese, ma delle Chiese valdesi, come si può
chiaramente dedurre anche dai titoli delle
due storie ricordate). E’ perciò assai verosimile che tutto il complesso rappresentato
dalla illustrazione sia stato scelto dall’Olivetano, come suo emblema e motto personale,
dopo il suo deciso passaggio alla Riforma ed
il suo diuturno intenso studio dedicato alla
interpretazione ed alla traduzione dei Sacri
testi.
E quindi nell’ultima pagina della Bibbia
di Roberto Olivetano, noi troviamo :
a) il « registro », cioè tutti i dati riguardanti la carta adoperata nella stampa del libro, vale a dire i « quaderni » o « segnature » in definitiva le sue pagine;
b) la « sottoscrizione » o « colophon » contenente il nome dello stampatore, l’indicazione del luogo, la data, con il giorno ed il
mese, in cui è stata ultimata la stampa del
volume;
c) lo stemma impresa del traduttore autore rappresentato da iin cuore sormontato
da una corona, con relativo motto in latino
ricavato dal Salmo 50;
d) una poesia in francese in cui è nascosto un « acrostico » che rivela il nome di
chi ha deliberato la traduzione, la stampa e
la diffusione di quel Sacro Tesoro.
La persuasione di trovarci in presenza dello stemma-motto dell’Olivetano, mi è stata
di recente rafforzata daUa lettura del bel
volume del Boulitrop sulla « Histoire de la
Réforme en Savoie », dove, a p. 85, si leggono le seguenti parole, che mi sembrano
assai importanti per il caso che c’interessa :
« Après les trois ans passés à Strasbourg,
après son bannissement de Genève, Calvin,
se rendant finalement aux appels des Genevois et des Conseils de Zurich et de Bâle,
accepte de retourner dans la viUe du Léman.
C’est alors qu’il informe Farei de sa décision, par une lettre dans laquelle il écrit :
« J’offre à Dieu en sacrifice, mon coeur comme immolé »!
Son sceau sera, dans la suite, une main
donnant un coeur au ciel, avec cette devise
« prompte et sincere ».
Tutti sanno l’affetto che legava Olivetano
a Calvino e la parte che ebbe il primo nella
conversione del secondo. Pare anche accertato che nel 1537 la vita studiosa del giovane traduttore della Bibbia fosse già spenta.
Ed è anche noto che Calvino si fissò definitivamente a Ginevra alla fine del 1541, dopo i tre anni di Strasburgo, quattro anni
quindi dopo la morte del cugino Olivetano.
Non sembra quindi affatto strano che Calvino, iniziando per la seconda volta la sua
missione religiosa in Ginevra, come già aveva fatto suo cugino, decidesse di offrire in
sacrificio vivente al Signore il proprio cuore
(« cor mactatum in sacrificium afferò »), seguendo l’esempio del caro Olivetano che sei
anni prima di lui aveva umilmente offerto
la sua vita per l’opera del Signore alla quale
si era sentito chiamato, nella intima persuasione che « cor contritum et mactatum deus
non despiciet ».
Evidentemente, questa non è una prova.
Ma penso si possa ritenere verosimile una
correlazione fra i due emblemi ed i due
motti e non un semplice accostamento casuale : data la parentela e stretta amicizia
Ira Olivetano e Calvino, data l’indole e il
carattere consimili dei due riformatori, data
la quasi contemporaneità dei due motti ed
emblemi. Per cui mi sembra si possa ritenere lo stemma-sigiUo di Calvino come la
continuazione, lievemente modificata di quello di Olivetano, la cui morte prematura ci
ha impedito di vederlo riprodotto su altre
opere : poiché, cltre al prezioso suo capolavoro di traduzione della Bibbia dall’ebraico
e dal greco in francese, non gli si conoscono altri lavori.
Ecco perchè non mi sembra potersi attribuire ai Valdesi il motto e lo stemma di
cui si è occupato REFORME (che pubblichiamo in questa pagina), bensì all’« humble
et petit translateur », conosciuto sotto il nome di Pierre Robert Olivetanus.
Come appendice, mi pare interessante pubblicare la strana poesia che segue immediatamente la illustrazione alla quale, con la
presente, ho cercato di attribuire una paternità (che spero sia convincente), poesia che
fu composta per svelare, in maniera piuttosto insolita, ma non infrequente in quei secoli di persecuzioni religiose, a chi era dovuta la pubblicazione di quell’opera monumentale. Infatti se si uniscono, come già si
è detto, le lettere iniziali di tutte le parole
flella poesia (sottolineate per rendere subito
evidente l’acrostico) e tenendo conto
fatto che nel XVI secolo le lettere V
erano intercambiabili, se ne ottiene il
stico rivelatore seguente :
LK VAUDOIS PEUPLE EVANGELiOF i :
ONT MIS CE THRESOR EN PUBLIQI K.
Au lecteur de la Bible
Lecteur enteudz / si Ferite oddresse
mens donc ouyr instamment .sa promesse
et nif parler : /equel en excellence
ceult fisseurer nostre grelle espéraiKai
/’esprit Jésus qui nisite et ordonne
nos tendres meurs / tey sans cry estonne
tout ùault raillant escumant son ordure
remercions eternelle nature
prenons couloir feienfairt Zibrement
Jesus querons ceoir Eternellement
Voglia, signorina Eymud, scusare il ritardo della presente risposta un po’ meno sommaria e più pertinente della precedente. i
gradisca i miei migliori auguri per refficaec
opera sua di direttrice del Museo di La
Rochelle.
Cordialmente suo collega T. G. Bons
Riformati e Cattolici
(segue dalla 1“ pagina)
Chiesa cattolica romana. Alcune nostre Chiese soffrono ancora a causa delle limitazioni
che sono state loro imposte nel passato e che
continuano ad esserlo. Queste Chiese non
possono dimenticare facilmente la sofferenza
e le ingiustizie del passato e anche del presente. Corriamo il rischio di essere mal compresi e di provocare un turbamento tanto
nella Chiesa cattolica romana quanto nella
nostra propria famiglia. Per questa ragione
ci è necessaria una doppia misura di perdono, di pazienza e di comprensione.
7) Dobbiamo incoraggiare le Chiese memJiri ad attirare l’attenzione di ogni Chiesa
locale in merito alle relazioni fra cattolici
e protestanti almeno sui punti seguenti :
■ esortare i fedeli ad evitare la soddisfazione di se stessi, le diffidenze ed
giudizi;
esaminare le condizioni dì una partecipazione alla preghiera comune, quando ciò
sia possibile e in base ad esperienze accettabili da una parte e dall’altra;
creare piccoli gruppi di studio coi membri qualificati delle due Chiese;
~ lavorare insieme al progresso sociale;
— pregare.
8) Infine dobbiamo sempre ricordarci che
il nostro primo dovere di cristiani, sia protestanti che cattolici, è quello di proclamare 1 Evangelo di Gesù Cristo per la redenzione del mondo. In questa nuova prospettiva, domandiamo Tassistenza dello Spirito
Santo, senza la cui potenza tutti i nostri
sforzi di riconciliazione sarebbero vani.
........................................
pre
I trombettieri del Baden a
Riclaretto e Torre Pellice
I trombeuieri del Baden. quelli delle Valli Valdesi, quaranta Valdesi di Germania
guidali dai pastori dolt. Eìs di Pinache e
Serre e F. Allinger di Pforzheini invitano
cordialmente quanti Io gradiscono
I RICLARETTO, giovedì sera, alle ore
20.30 nel tempio valdese;
a TORRE PELLICE, venerdì sera, alle ore
20.30 nel tempio valdese.
Con il culto di Torre Pellire si chiude
la missione di quest’anno dei Iroinbettieri
del Baden nelle nostre Valli.
3
18 settembre 1964 — N. 37
TRIBUNA LIBERA
In genere, neiresaminare certi problemi
con la Bibbia alla mano, si pensa di affrontare i>er primo lo studio dei vari libri dclTAntico Testamento e in un secondo tempo
quello delle epistole e dei vangeli del Nuovo Testamento.
Nel nostro caso vien logico pensare altrettanto, considerando le grandi guerre dell’Antico Testamento, rispetto alla scarsità degli
analoghi argomenti nel Nuovo Testamento.
Certo, l'esame approfondito delle cause, dei
moventi e delle guerre stesse neirAntìco
Testamento, si presenta come uno studio
assai interessante, sia per l’aspetto documentaristico, sia per la scarsità degli studi esistenti sul problema (1). Rimane comunque
il fatto, più che il dubbio, che dal punto di
vista dell’etica cristiana questo studio sarebbe senz’altro deludente ed inconcludente per
quanto riguarda una chiara indicazione di
approvazione o di condanna della partecipazione del cristiano alla guerra. Il perchè va
ricercato nel fatto che i testi dell’Antico
Testamento in genere possono essere normativi e vincolanti, per i cristiani, solo nella misura in cui reggono o implicano un’interpretazione cristologica; e questo credo sia
particolarmente vero trattandosi di problemi di etica.
Per comprendere in quale rapporto si trovino i due Testamenti in merito al problema che ci sta a cuore, abbiamo scelto un
testo del Nuovo Testamento che ci pare
Ira i più significativi per l’esame dei rapporti con l’Antico Testamento, e in particolare della partecipazione dei fedeli alla guerra. Si tratta di Ebrei 11, vers. da 32 a 34.
Tra i vari (c uomini dell’Eterno » che l’autore dell’epistola cita in questo capitolo vi
sono alcuni guerrieri come Mose, Gedeone,
Barac, Sansone, Jcfte e Davide (v. 32) e si
fa riferimento alla loro fede per mezzo della quale « vinsero i regni... diventarono
forti in guerra, misero in fuga eserciti stranieri iv. 33-34) ».
L’opinione cristiana comune (2) nc ha
trailo rinterpretazione e la conclusione che
la fede cristiana non contrasta con la partecipazione alla guerra. Il testo mette a confronto l’Antico Testamento con il Nuovo
Testamento proprio sugli argomenti interessanti il proiilema della guerra. Per contestare quanto detto sopra, esaminiamo due questioni :
a) diiileilmcntc si potrà negare che il con
Il cristiano e la guerra - 3
Confronto fra Antico e Nuovo Testamento
tenuto etico della fede in Gesù Cristo è assai diverso da quello della fede degli uomini dell’Antico Patto. Ma a parte l’etica crediamo che proprio parlando di fede non sì
possa paragonare quella di cui si parla nel
Nuovo Testamento con quella dell’Antieo
Testamento. « Si potrà forse fare un gioco
di parole e farne un problema etimologico
’— scrive J. S. Javet — (3) ma non uno
studio serio, poiché si tratta di due tipi di
fede completamente diversi ». L’Evangelo ha
portato ed implicato una nuova esigenza morale rispetto aU’Antica Alleanza. Non crediamo sia possibile affermare che i credenti
della chiesa cristiana devono o possono modellare la loro condotta etica su quella degli
uomini dell’Antico Testamento.
b) nel passo citato l’autore dell’epìstola
intende presentare un esempio di fede in
Dio di questi guerrieri e non un esempio
del loro comportamento morale. Potremo
forse riscontrare una raccomandazione a seguire il loro atteggiamento religioso, di fedeli che credono nelle promesse del loro
Dio, dell’Eterno, ma non un esempio di condotta morale da imitare. Non dimentichiamo
che tra di loro vengono nominati Raab e
Jefte. Dovremmo imitare i loro adulteri, le
loro poligamie, le uccisioni rituali (come
quella della figlia di Jefte - Giudici 11: 40)
ed il loro guerreggiare? Certo essi hanno
testimoniato della loro fede nel modo vittorioso e soprannaturale di far la guerra, ma
non per questo sarà facile dimostrare che il
loro comportamento guerriero debba essere
imitato dal cristiano. Occorre anzi precisare
che la fede di questi guerrieri si è manifestata non tanto nell’atto di far la guerra,
quanto nel modo con cui l'hanno fatta.
Conclusione : il problema della legittimità
della guerra, non si poneva prima della venula di Gesù Cristo, nè Tautorc della epìstola agli Ebrei intendeva qui sollevarlo.
Questo passo non giustifica quindi la partecipazione del cristiano alla guerra, nè
presenta un’argomentazione che possa essere
tenuta presente per gli studi che seguiranno; chiarisce però, un poco, il rapporto nel
qxxale si situano i due Testamenti in merito
al sopraddetto problema. Altrettanto credo
si possa dire per passi analoghi del Nuovo
Testamento, in cui si fa riferimento a certe
situazioni ed a certi fatti dell’Antico Testamento.
Non si vuole qui però eludere TAntico
Testamento e la sua testimonianza (4), ma
solo aprire un discorso sxil problema dei
rapporti tra Antico Testamento e Nuovo
Testamento. Facciamo ora un accenno all’interpretazione di Calvino su questo problema. Nella « Institution chrétienne » egli
cerca di legittimare la guerra (5). Sembra
infatti che il riformatore basi la sua etica
indifferentemente sui due testamenti, assegnando ad entrambi un’autorità pressoché
identica. Probabilmente egli s’ è accostato
molto più all’Antico Testamento anziché al
Nuovo Testamento poiché quest’ultimo è
molto cauto nel riferire sui problemi politici del tempo, rispetto a certi passi dell’Antico Testamento evidentemente più chiari
ed espliciti su lutti i problemi connessi alla
guerra. Ci pare però che questo ragionamento conduca a strane contraddizioni.
Egli infatti giustifica la guerra difensiva,
prendendo come spunto di partenza e di base la legittimità della pena di morte (6);
non solo ma tale legittimità sarebbe scaturita dall’esame di alcuni testi dell Antico Testamenti e da uno solo del Nuovo Testamerilo, che come sempre è Romani 13. Più avanti Calvino ammette che le norme e le
prescrizioni giuridiche date da Mosè al solo
popolo di Israele, non sono necessariamente
valide per gli altri popoli ( / ) e « queste
norme e leggi possono essere abolite senza
violare in alcun modo il dovere di carità » (8). Ma lasciamo questo contrasto, che
riprenderemo in altro studio, e vediamo di
concludere con un pensiero sintetico. ^
Possiamo affermare che, in genere, l’Antico Testamento ignora il rispetto deUa vita umana, il principio dell amore incondizionato per il prossimo e per i nemici, la
nonviolenza, che sarà, come vedremo, propria di Gesù e dei suoi discepoli; principi
che creano, in contrapposizione, Talmosfera
centrale del Nuovo Teslamento. Per quanto
riguarda invece i rapporti tra Antico e
Nuovo Testamento credo che, su questo pro
blema, le due parti della Bibbia sono in radicale e chiara opposizione.
Inizieremo ora Tesarne della partecipazione del cristiano alla guerra, valendoci della
testimonianza del Nuovo Testamento.
p, turiti
(1) Forse Punico studio sui problema, di
una certa consistenza, e di notevole interesse
è il libro di M. Charles: La guerre et la
Bible.
(2) E non solo questa, stando ad un sermone ascoltato non molto tempo fa.
(3J J. S. Javet: Dieu nous parla, p. 176,
(4) Quest'argomento sarà con molta probabilità oggetto di uno studio a parte.
(5) G. Galvano: Institution de la religión chrétienne, Libro IV<*.
(6) Ved. op. cit. di Calvino, pag. 209-213.
(7) Esclusa naturalmente la a legge morale » del Decalogo, che rimane valida per
tutti i cristiani.
(8) Op. cit., pag. 218.
Questi studi non vogliono presentare
i;eriià” ma esprimere la posizione ragiona
ta di un pacifista per cui la fede in Cristo
ò elemento determinante; in questa tribu
na libera^* si vuole suscitare la discussione
su base biblica e teologica (anzi cristologicu, come nota giustamente il Turin), Per
parte mia ritengo inaccettabile questa radi'
cale contrapposizione dell Antico e del Nuovo Testamento, sempre riaffiorante espressione deiVantica eresia di Marcione; tale
contrapposizione, infatti, spesso al di là della volontà di chi Vafferma, significa in
ma analisi astrarre dalla storia la figura e
il fatto di Cristo c ridurre il suo messaggio
n princi¡¿. Noto ancora un fatto síntoma
tico: Vobiezione di coscienza delle Chiese
confe.ssanti, nell’hic. et ii/unc di una precisa
e circostanziata decisione, sp, è nutrita pro
fondamente della predicazione profetica
(politica!) deir Antico Testamento, menire
le Chiese costituite e conformiste si facevano troppo spesso scudo di un ¡xisso neo
testamentario quale Rom, 13, inteso in modo unilaterale e avulso da ogni dialettico
(con lo Stato demonizzato dell’Apocalisse,
ad esempio). Gino Conte
L’autocritica
dell’abate
imprudente
Un teologo cattolico francese, l'abate Marc
Oraison, aveva non molto tempo fa pubblicalo sul quotidiano parigino « Le Monde »
un articolo nel quale criticava severamente
una delle istituzioni più rappresentative del
Valicano: il Sant’Uflfizio. Imprudente e sfortunato, è stato costretto a ritrattarsi in questi termini sul medesimo giornale :
tt In seguito alla pubblicazione ne « Le
Monde » dell’ll giugno 1964 di un articolo
intitolato a Come agisce il Sant Uliizio » ho
prima ricevuto un biasimo xifficiale della segreteria dell’Episcopato, poi un monito canonico della Suprema Congregazione del
Sant'Uifizio.
et Influenzato dalle critiche violente che
tante persone di mia conoscenza — vescovi,
preti e religiosi — rivolgono verbalmente
da anni a questa sacra istituzione,
(( ingannato dall’intervento, pur sereno, di
S. E. il card. Frings nel corso della seconda
sessione del concilio,
*.c ho avuto Timprontitudine dx interpretare in quest’ottica alcuni avvenimenti che
mi concernevano.
a Mi pento amaramente di aver, io, semplice prete e senza alcun mandato, osato lormulare pubblicamente e per iscritto critiche
di questo genere contro una istanza alta e
potente quaTè la Suprema Congregazione
dei Sant’LffiziO.
(( Subisco le conseguenze del mio colpevole errore, senza rivolta e in una totale sottomissione. Questa è per me un’occasione
per proclamare di fronte a coloro, a lutti
coloro che mi conoscono che appartengo e
voglio fino alla morte appartenere alla Chiesa di Cristo unita intorno ai successori storici di Pietro e degli Apostoli ».
Albert Finet, su a Réforme », notava ben
a ragione : cc E’ esattamente lo stile dell’autocritica comunista ». E poi ci vengono a
parlare, con le querimonie che conosciamo,
della « Chiesa del silenzio »...
I LE¥TORI CI SCRIVONO
Chiese vive nel travaglio
di un mondo in trasformazione
Coìrà, 9 settembre 1964
Signor Direttore,
m’induce a scriverLe nuovamente
Taiiimala discussione, nelle colonne
del Suo giornale, su un problema
fondamentale della nostra vita di cristiani : quello della Chiesa. Non conoscendo direttamente i problemi speeifici ponentlsi alla Chiesa Valdese,
vorrei esprimere il parere di un isolato, a partire dalla situazione in Svizzera tedesca nel ’64, sul come la Chiesa evangelica in generale possa fare
un passo verso la soluzione delle sue
attuali difficoltà.
Negli scorsi secoli, Tunità naturale
di vita cristiana era la comunità dei
credenti del paese o della cittadina.
Tutti ci vivevano da anni o da decenni, la maggior parte anzi da generazioni. e quella comunità naturale coistiluiva il complesso in cui,
bene o male, testimoniavano della loro fede. Nelle grandi città, i movimenti di popolazione erano meno intensi
che oggi, così che la contrada corrispondeva più o meno al villaggio.
E' tendenza generale del nostro
tempo iì continuo crescere della popolazione urbana, accompagnato da
un corrisjjondente abbandono dei villaggi. Una proporzione sempre più
grande dei cittadini vive in luoghi
dove vengono iiinio guei legami naturali che univano i membri delle
antiche comunità rurali. L’uomo moderno sente sempre più di essere, secondo le parole della Scrittura, cc straniero e pellegrino» (1 Pietro 2: 11;
Ebrei Ìl: 13-14; e altri passi). La
sola comunità di fede può unire per
la partecipazione al culto domenicale,
a riunioni di preghiera o a serate bibliche: ma queste manifestazioni, con
lutto il loro interesse, restano fuori
della vita quotidiana. Non nego Taìuto e il conforto che queste oasi di
raccoglimento e di meditazione in comune possono recare all’anima, ma
non penso che bastino a fondare una
vera comunità di credenti, una Chiesa.
Se non erro, la parola ebraica cc avodà » significa alla volta cc culto » e
<( lavoro ». Non possiamo adorare e testimoniare indipendentemente dalla
nostra vita quotidiana fatta di lavoro. Il lavoro di una volta si compieva nelTambito della comunità territoriale, oggi invece Tiinilà fondamentale è sempre più Timpresa o azienda.
Ora, mi chiedo se la costituzione dì
gruppi cristiani al livello di essa non
diminuirebbe Tindifferenza e l’apalia lamentale da un Suo corrispondente. I rischi e perìcoli ci sono, ma forse varrebbe la pena di provare, se
non Io si è ancora fatto.
Leggendo la prima epìstola ai Corinzi. cap. 10 e IL capiamo ciò che
teneva insieme i cristiani di quella
città cosmopolita, cc Siccome v’è un
unico pane, noi, che siam molti, sia
mo un corpo unico, perchè partecipiamo tutti a quelTunxco pane »
{10: 17). Intendiamoci: conosco gli
eccessi del cc sacramentalismo », e mi
è chiai’O che, in sé, la partecipazione
a un pranzo comune non può far sorgere più di un legame carnale. Ma
Cristo, a parer mio, non ha istituito
la Santa Cena per nulla; ìl comandamento cc fate questo » risponde al naturale bisogno dell’anima umana di
afferrare, non solo intellettualmente,
ina anche affettivamente. Anche Giovanni Battista, la cui aspra predicazione non lasciava posto alle debolezze umane, istituì un’azione simbolica,
un sacramento: il suo battesimo aiutava il penitente ad afferrare il perdono fattogli dei peccati della vita
passata, e anche Cristo, come uomo,
ci si sottomise. Può darsi che, non
avendo studiato teologia, mi esprima
male. Ma sono convinto che cc fate
questo » non voleva dive cc fate questo
quattro volle all’anno » come lo facciamo qui. Possiamo accettare o meno la formulazione teologica di Lutero sul significalo delTcc est », ma è
chiaro che il sapore razionalistico dell’argomentazione di Zwingli ci ha fatto perdere il senso per ciò che nella
vita non è razionale, e anzi tutto per
Tumile ubbidienza al comandamento
di Cristo, il quale, ce lo insegna la
psicologia moderna, corrisponde a un
profondo bisogno dell’animo. Il bisogno in sé non giustificherebbe nulla :
ma qui abbiamo il comandamento,
cc I precetti dell’Eterno rallegrano il
cuore » (Salmo 20: 8). cc La prima
ragione di andare alla Santa Cena è
il comandamento di Cristo, la seconda la promessa di Cristo » (Lutero);
che anche per noi è stato dato il Suo
corpo ed è stato sparso il Suo sangue.
Mi chiedo anche se un motivo
cc dell’indifferenza e dell’apatia » non
sia Tinsufficenza o addirittura l’assenza della vita cristiana e anzi tutto
della preghiera comune nelTambito
della famiglia. Non è una grazia il
potersi alzare, nutrire e coricare? Sarebbe forse d’uopo ispirarsi a certi
precetti delTAT in materia, la cui
applicazione, pure cc legalista », non
ha poco contribuito a mantenere la
fede giudea attraverso quindici secoli
di persecuzione da parte nostra. Ma,
essendo scapolo, non mi ritengo competente per dilungarmi in materia.
Terminando, La vorrei ringraziare
di aprire il Suo giornale a una discussione su un argomento cosi importante, il quale, per di più, ci pone interrogativi sulla validità o meno
dell’istituzione senza cui non esisterebbe più cc La Luce ». Ma cc chi vuol
perdere la sua vita per amor mìo, la
troverà ». Ringrazio il Signore di far
cosi fruttificare la Sua parola nella
Chiesa Valdese, e Lo prego di assillerei, noi tutti che Lo cerchiamo,
ccjl Suo Spirito.
Cordiali saluti.
Guido Soubielle
D'accordo sul valore corroborante
e insostituibile del culto per la vita
delta chiesa. SoltuTito, affinchè sia
npjiunto colmato il fosso che spesso
si avverte fra vita cultuale e vita quo
tidiana, insisterei sull importanza
primordiale e sul carattere edificaiitc
(nel senso forte e concreto: costrutlivo) della predicazione; un culto è
vivo se è vera risposta del credente e
della Chiesa afferrati dalla Parola ài
Dìo. Una piccola nota: il battesimo
di Giovanni era si un azione simbolica. un richiamo alla coscienza di
peccato; ma si distingueva radicalmente da quello che sarà il battesimo nel nome di Cristo, che è invece
proclamazione del perdono concesso,
annuncio visivo della grazia donata,
segno offerto alla fede. Quanto a
ZivingU. è forse eccessiva l’accusa di
razionalismo nella sua concezione
della S. Ceno; si ricordi infoiti che
i suoi discepoli poterono firmare con
Calvino il ‘ Consensus Tigurinus
l’accordo di Zurigo sulla presenza
spirituale ma reale, non simbolica,
di Cristo nella celebrazione della S.
Cena.
Abbiamo ricevuto
Pro Gisnavelia (alla « Pro Valli ìt): Gustavo Ikivernizzi (Genova)
L. 1.000.
Pro opera evangelica a Marsala
(alla Tavola): Salvatore Garzia (Marsala i L. 10.000.
Scandalo ad Agape
Autolesionismo o realismo ?
Milano, 5 settembre 1964
Signor Direttore,
rultimo periodo della sesta colonna
della pagina 4 del numero .33-34 del
28 agosto 1964 dice:
V Forse non è facile, per l'amico
confederato, abituato alla cortesia elvetica, sapere fino a rbe punto può
giungere l’ineducazione italica... ».
E’ vero che, purtroppo, a volte
rineducazione italica supera i limiti
del sopportabile. Ma è forse vero che
tale iiieducazione superi quella dei
teppisti inglesi che devastano paesi interi, di quelli svedesi, di quelli tedeschi, di quelli francesi, di quelli —
in buona sostanza — di tutti i Paesi
del mondo. Svizzera non esclusa? Forse che i teppisti della Città vecchia di
Zurigo o quelli dei Rangiers (che domenica scorsa si sono comportati con
un civismo che il Suo Corsivista non
esiterebbe, penso, a definire « italico ») sono migliori dei nostri (miei e
Suoi!)?
No, caro Direttore. L'ineducazione
è manifestazione deplorevole ovunque
si palesi. E malauguralamenie si manifesta in tutti i Paesi del mondo. E
non è ancor dimostrato che nella nostra amata (per me) Penisola la .sua
mala pianta sia più rigogliosa che
altrove.
Ed ancora penso che Taggettivo
« italico » possa mollo più utilmente
venir impiegato dal Suo Corsivista.
Non è certo spirito di sciocco nazionalismo che mi ispira, ma — via! —
mi rifiuto di esasperare davanti al richiamato « amico confederato » la nostra (mia e Sua) specifica nazionale
ineducazione.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 20 SETTEMBRE
Pastore Alfredo Scorsonelli
Chie.sa Metodista - Milaoio
DOMENICA 27 SETTEMBRE
Pastore Vincenzo Coacci
Chiesa Battista - Pordenone
Non senza sottolineare che non ritengo sia vocazione della « Luce » —
setlimanalc della Chiesa Valdese
(la cui opera si estrinseca, dunque,
specialmente in Italia) di formulare
apprezzamenti cosi di punta per blandire « amici » che hanno — purlrop[)o a loro volta — i loro villanzoni nazionali da redimere.
Gradisca, Egregio Signor Direttore,
il fraterno saluto di
Angelo Luzzani
membro della Chiesa Valdese
di Milano
Nulla era più lontano dall intenzione del lettore svizzero che porre in
qualche modo in antitesi l educazione elvetica e l ineducazione italica.
E per parie mia non desideravo affatto “blandirlo " ma piuttosto, scherzosamente, invitarlo a ridere con noi
di una questione che aveva preso fin
troppo sul serio. Accetto il richiamo:
ovviamente, villanzoni ce n è sotto
ogni cielo; tuttavia ( e sarebbe qui
troppo luTigo, anche se inie.ressantis'iimo, indagarne le cause) Teducazione
civica mi pare purtroppo particolarmente carente nella nostra Penisola
che, Le assicuro, amo quanto Lei.
Torino, 10 sciiemliie 1964
Da pochi giorni è terminato ad
Agape il «Campo della Pace», al quale hanno partecipato uomini e donne
d'ogni parte del mondo. Fra gli altri,
due sudafricani: il Rev. Johannes
Kroneberg di colore, e il Rev. Coenraad Bekker di razza bianca.
Entrambi hanno fatto un’esposizione della situazione ecclesiastica nel
loro paese, ciascuno dal suo punto di
vista. Io non sono stato ad Agape in
tale occasione; ma i fatti mi sono stali raccontati da varie persone che han
no presenziato, alcune credenti, altre
no, tutte d’indubbia rettitudine e di
equilibrata ed obiettiva capacità di
giudizio.
La prima esposizione è stata quella
del Kroneberg che ha raccontato ciò
che, nelle grandi linee, tutti sanno,
ma precisando una quantità di particolari che non sono generalmente noti e che non fanno certo onore alla
razza dominante del Sud Africa. A tale
esposizione non segui alcun dibattito,
nè fu fatta alcuna obiezione. Soltanto
all’ultimo 0 penultimo giorno del
campo, dopo che molti partecipanti se
n’erano andati e, fra gli altri, anche
lo stesso Kroneberg, (ma non mi è
stato possibile saperne la vera ragione), ha parlato il Bekker, confermando... ciò che tutti sanno e che evidentemente non gli era possibile negare,
ma smentendo quasi tutti i particolari
del Kroneberg ed esponendo una specie di filosofia che conduce, puliti puliti, alla piena giustificazione ed all’elogio delle chiese bianche del Sud
Africa.
Tra le molte altre cose, il Bekker
ha detto che i poveri bianchi del Sud
Africa (con le relative chiese) si sentono perseguitati non soltanto dai negri (e quindi dalle relative chiese),
ma anche, e soprattutto, dalle centinaia di migliaia di bianchi del resto |
del mondo (con le relative chiese). Ha
detto anche di essere dolente che cerl,- cose, purtroppo vere, riguardanti
le chiese del Sud Africa, siano state
raccontate dal collega Kroneberg (assente!), perchè « i panni sporchi sì
devono lavare in casa »!
Anclie l’esposizione del Bekker non
è stata seguita da alcun dibattito, pur
essendo stala accolta da una bella bordata di fischi da parte di un gruppo
dì ascoltatori non disposti a lasciarsi
turlupinare da affermazioni e da una
condotta il cui carattere antievangelico risulta evidente a qualunque persona onesta e d'intelligenza appena normale.
Mi hanno assicurato che ad Agape
non s'era mai sentito fischiare nessuno!
« Ma Lei, scusi, che c’entra? », mi
obietterà qualcuno. Risposta: io sento
ìl diritto e il dovere dj denunciare il
fatto, perchè questo s'è concluso in
modo che torna a disonore di Agape.
Infatti, che ad Agape intervengano, di quando in quando, strani signori ad esporre idee evidentemente
antievangeliche, è cosa inevitabile,
(o, si potrebbe anche sostenere, auspicabile), ed anzi mi dicono che
sia già avvenuto : precisamente nei
« Campi della pace » degli anni scorsi. Soltanto che, in passato, si svolgevano subito dopo dei dibattiti vivacissimi, nei quali sìmili idee venivano
bollate a fuoco. Invece quest’anno,
nulla di tutto ciò : soltanto un paio di
discorsi irenici, straordinariamente
concilianti, nei quali è stato genericamente auspicato che le due chiese sud
africane (quella bianca e quella nera)
cerchino di mettersi d'accordo; è stato
formulato il proposito che, negli anni prossimi, simili questioni vengano
obiettivamente riesaminate e studiate,
facendo intervenire pastori sudafrì
cani sia bianchi, sia di colore, ecc.
Applausi vari, molte strette di mano, molti arrivederci all’anno prossimo... E il reverendo Bekker sarà partito per raggiungere in patria il collega Kroneberg, e nessuno sa se i rapporti tra i due siano, o no, destinati
ad avere un seguito.
Orbene se le cose sono andate cosi
(ed io sono certo che sono andate così), è perfettamente inutile gettare la
colpa sul pubblico che non ha reagito! V’è qualcuno che ha una responsabilità precisa, ed è la persona, o le
persone, a cui era affidata la direzione
del Campo. Si dirà che il direttore
del Campo era un pastore svizzero,
il. sig. Markus Koelbing di Basilea, e
che quindi era lui il responsabile. Ma
forse, se io chiedessi spiegazioni al
Koelbing, questi mi risponderebbe che
la vera responsabilità è di qualche altro pastore italiano, cui spetta una
specie di sovrintendenza, o almeno la
custodia di Agape. E sia il pastore
svizzero che i pastori italiani potrebbero anche essere tentati di dire che
Agape appartiene al Consiglio Ecumenico, e che quindi la vera sede responsabile dovrebbe essere... Ginevra!
Rispondo io che Agape non è
TO.N.U., e che qualcuno può foree
considerare Agape più importante
delTO.N.U. Se a Cipro succedono gli
scandali che sappiamo, le responsabilità possono essere sinistramente palleggiate fra Makarios, il governo turco,
quello greco, l’Inghilterra, Nasser ecc.
Ma ciò non può, non deve succedere
ad Agape. Si prenda, col più risoluto
proposito, l'impegno solenne che uno
scandalo simile non accada mai più.
Non sarà difficile mantenere l'impegno : si decida, in ogni nuova occasione in cui si profilino (anche solo
come lontanamente possibili) siffatti
pericoli, o di rispondere personalmente o magari di convocare qualche terza persona, con le spalle robuste, con
forte fede e con note capacità di cultura, d'intelligenza e di parola (ne abbiamo, per fortuna, più d’uno in Italia!), che faccia un buon discorso di
chiusura e che s’impegni a rispondere
a tono, nelTeventualità che qualche
ascoltatore non Labbia già fatto.
Tullio Viola
4
t>»15. 4
N. 37
18 settembre 1964
La giornata degli amici della Scuola Latina
Sono in corso importanti lavori per
rinnovare il vecchio e caro istituto
Una cinquantina di ex alunni e amici
della Scuola Latina si sono incontrati a Pomaretto domenica 6 Settembre scorso per rispondere airinvito loro rivolto da una circolare diramata dal Comitato responsabile.
Abbiamo notato la presenza di ex alunni
provenienti da tutti i Comuni della Val Germanasca; molti altri rappresentavano i Comuni viciniori. Ci siamo molto rallegrati che
accanto agli studenti più anziani sedesse
una folta schiera di giovanissimi; qualcuno
ha formulato l’augurio che la presenza di
questi giovani invogli tanti altri a frequentare questi raduni per poter contare sulla
loro responsabilità e solidarietà per l’awe
ODizioni
cmuDinnii
Per poter rispondere con più
chiarezza e precisione a chi vi
chiede ; « Che cosa è il Protestantesimo? », ripensate la vostra fede e leggete
jCOSA e.
- if-"*" '
;>•<> '-t V.'t" >■'* f"''- *'■ '
•;:-y_ (|||....
"rv-i ■ ' ■ 7 *'• .V '
Tradiuz. di Berta Suibiilia
Pagg. 124, L. 1.000
Una figura della nostra evan
gelizzazione durante U Risorgi
mento, che vai la pena di coni)
seere meglio. Il primo volume d
ima nuova collana di profili
v'«I testimoni») protestanti per
gli adolescenti e gli adulti.
Pagg. 72, 8 tav. f. t., L. 500
Una serie di brevi, semplici e
vive meditazioni sulla Orazione
dominicale, ben radicate nella
vita quotidiana.
Traduz. di D. Giani
Pagg. 48, L. 300
nire della Scuola, specie in questo tempo di
difficoltà.
Il tema deirincontro era motivato dai due
punti accennati nella circolare: rendersi conto « de visu » di quanto è stato fatto in materia di restauri della Scuola e fornire utili
suggerimenti per la giornata delle Celebrazioni centenarie che avranno luogo, a Dio
piacendo, nella prossima primavera.
Punto centrale e perno della discussione
animata, che si è protratta per più di due
ore, è stata la relazione presentata alla fine
dell’agape fraterna dalla Presidente dell’Associàzione degli Amici della Scuola Latina,
Signora Itala Beux.
Ne presentiamo uno stralcio : a II Comitato ha lavorato nel corso dell’anno per la
soluzione della nuova situazione creatasi con
Tapertura delle Scuole Medie Unificate. La
sopravvivenza della Scuola dipende ora più
che mai, sia dai risultati e dal grado di preparazione che la Scuola Latina può raggiungere in confronto delle altre scuole, sia dall'interesse che dimostreranno i Valdesi verso la nostra Scuola e la sua esistenza.
« Il numero degli alunni dello scorso anno è stato complessivamente di 79 ; si spera
che il numero di quest’anno non sia di molto inferiore ».
Nella discussione qualcuno ha messo ancora una volta in luce il carattere formativo
della Scuola rispetto a quella statale, altri
ha visto nella Scuola Latina una opportunità offertaci per dare evangelicamente qualcosa agli acattolici della Penisola che dovrebbero affluire in numero sempre maggiore nelle sue aule. Tutti abbiamo sentito, anche se non e stato espresso pubblicamente,
la necessità dell’esistenza di una scuola in
cui gli insegnanti professino apertamente
Gesù Cristo; la nostra apprensione è che
non si trovino sempre per Tavvenire, come
accadde nel passato, le persone credenti
adatte a questo tipo di scuola.
La seconda parte della relazione ci rendeva edotti sui lavori di restauro delFedificio : (( 11 Comitato si è riunito varie volte
per prendere le decisioni più urgenti al fine
dj melte-re la scuola in grado di funzionare
in modo più razionale e confortevole; in seguito a trattative con la Tavola Valdese si
sono dovuti accantonare, per ragioni finanziarie, i lavori di ampliamento esaminati in
passato (palestra, biblioteca, nuove aule). Si
è dato peraltro avvio ai lavori di rimessa a
nuovo deiredificìo esistente (rifacimento dei
pavimenti, deirimpianio elettrico, dei servizi igienici, sistemazione della facciata e delle grondaie). Il Comitato si è inoltre accollato l’impegno di installare rimpianto di riscaldamento centrale, con il benestare della
Tavola.
« Questi lavori tuttora in corso sono già
stati apprezzati vivamente dal funzionario
staitalisj in ispezicine raflnisleriale, quello
siesso olle alcuni mesi fa aveva lamentato lo
stato precario e misero della Scuola ».
E di tutto questo dobbiamo rendere atto
alla Tavola Valdese ed al Comitato degli
Amici, che han saputo provvedere in modo
così pronto e intelligente a tali lavori.
Abbiamo pertanto promesso al Comitato,
che si prodiga con encomiabile senso di responsabilità, di raccogliere i nostri sforzi in
vista deirattiiazione dei loro progetti che
sono anche i nostri. Dobbiamo pure essere
grati all’Associazione degli Amici per avere
provveduto l’anno scorso ad una Borsa di
studio, e per quelle in via dì sistemazione
che assegnerà quest’anno ai più bisognosi
e particolarmente agii alunni provenienti
daU'Alla Valle o da parrocchie più lontane.
La relazione si chiude guardando all’avvenire: «occorre stabilir’ uu programma
per le prossime celebrazioni centenarie al fine dì ricordare in modo degno la data e nello stesso tempo trovare il mezzo per poter
dare un buon aiuto alla Scuola ».
Su questo punto, sulla necessità di dare
un significato a questa ricorrenza, tutti sono
d’accordo: il Signore ci dia la possibilità di
ringraziarlo per il dono che ci ha fatto ai
tempi della nostra giovinezza : quello di sedere sui banchi della Scuola Latina, quello
dì essere avviali sulla via del sapere e della
vita da menti che pregavano il Signore di
illuminarle e ricevevano Grazia in abbondanza.
Nel corso del pomeriggio, infilati nella discussione, abbiamo ascoltato i messaggi del
Moderatore pastore Rostan, dei pastori Deodato, Geymet e Bouchard.
Un sentito ringraziamento è stato rivolto
al Prof. Ernesto Tron che lascia l’insegnamento alla Scuola Latina dopo avervi profuso per un ventennio le sue energie.
Abbiamo ricordalo la scomparsa di nostri
Amici : il pastore Giulio Tron legato alla
Scuola a seguito del suo ministerio pastorale a Pomarello; la Signora Cléanlhe Rìvoiro Pellegrini e il di lei fratello Cav. Fernando Pellegrini, generosi sostenitori della
nostra opera.
Il Comitato è riconfermato airunanìmìtà
nelle persone di : Sig.ra Itala Beux, presidente; Sig.Tia Germana Constantin, segretaria; Prof. Elsa Balma, pastore Gustavo Bouchard, Prof. Ernesto Tron, Prof. Elsa Peyran, Maestro R. Genre.
Gli si è affiancata una Commissione pelle celebrazioni centenarie nelle persone di :
Sig.ne Mimi Mathìeu c Laura Micol, Sigg.ri
Ing. G. Grill e Franco Calvetti.
E per finire, una puntatina alla Scuola
per lodare incondizionatamente ì numerosi
e importanti lavori in corso. E mentre sostiamo sotto i suoi platani e. fra le sue mura'
sentiamo una volta ancora quanto ci è cara
e pensiamo una volta di più con riconoscenza a quanto ci ha dato.
Franco Calvetti
FIHRI im mEMORU
di Maria Granata Meille
Per rO. P. ’’Rifugio Re Carlo Alberto”
in Luseriui San Giovanni: Arturo e Ida Peyrot di Genova L. 10.000, Renato e Luigina
Giampiecoli di Torino 10.000; Enrico e Nora Peyrot di Torino 5.000; Dr. Emib'o Crespi di itoinia 5.000; Lineile e Emilio Deiker di forino 10.000; Tina Dellepiane foglia di Savona 20.000; Sig.a Giuliani di Alitimelo 1.000. Totale precedenle L. 1.180
mila. Totale j>re,-ente Í.241.000.
Ltriilu Corrige:
Nel n. 35 de « L’Eco-Luce » del 4 seltemItie u. s. leggasi: da pane a del Suo caro
Meme », rollerta di L. 1.900.000 ricevuta
(lall’O. P. Rifugio.
POMARETTO
— Lunedi 21 con*, alle ore 20,30 avrà
luogo nel tempio una importante riunione
in comunione con fratelli e sorelle di Pinaebe (Germania) col loro Pastore; vi pren
derà palle la nostra Corale e la riunione
sarà seguita dalla celebrazione della Santa
Cena; lulla la comunità è caldamente invitala per tale circostanza.
CUAZZE-bUSA
i sig.ri A. Varese di Torre Pellice, A. Pizzo di Torino e il Pastore emerito G. Bcrtinatti hanno presieduto dei Culti domenicali
a Coazze: molto riconoscenti, li ringraziamo cordialmente.
Il sig. Luigi Rostagno, già nostro membro
di Chiesa di Susa, con la sposa sig.na Marisa Chiadò Pulì si è stabilito a Torino : auguriamo loro ogni bene.
Ultimamente sono stati battezzati nel
Tempio di Susa: Alessandra Tomassone dì
Nicola e di Laura Gelso; Patrizio BiancoPrevot di Rodolfo e di Alba Fardella : la
grazia divina assista figliuoli e genitori.
E nel Tempio di Susa ancora sono stali
uniti in matrimonio il sig. Giovanni Rostagno, Anziano di Chiesa di questa Comunità,
e la sig.ra Nelda Trni. : la benedizione del
Signore li accompagni.
mm COLTIMTORI niRETTi
TRiSFERIMEWTR DELLA SEDE
Con il 25 Ottobre 1961 la sede deH’iifficio Zona verrà trasferita da Via Buniva
85 in Corso Porporato 18, ang. Vicolo Carceri (Casa Avondetio), di fronte alla Cn;
SI di Risparmio.
IN BREVE
A Londra il pasi. Mompoko, segretario
generale della Chiesa battista del Medio Congo, che segue attualmente un corso di aggiornamento al Bristol Baptist College, ha
battezzato la figlia deirex-mìssionario A.
Russell, rientralo in Inghilterra dai Congo.
Quindici anni fa il past. Mompoko aveva
annunciato al suono del tam-tam, a JNtondo,
la nascita della signorina Russel. {soopl)
* Giovani anglicani hanno invaso la spiaggia frequentata di Clacton-on-Sea. Non erano armati come i « rockers » e i « mods »
di catene da bicicletta e coltelli, ma chiedevano ai villeggianti di rispondere a un
questionario suii’influenza esercitala, oggi,
dalia Chiesa d’Inghilterra. La maggior parte
delle risposte indicano che essa gode ancora
dì un’influenza considerevole, sebbene la si
trovi spesso invecchiata e fuori portala. Molti degli intervistati dicono ancora le loro
preghiere, altri invece dichiarano di non
aver più messo piede in chiesa dopo la confermazione o dopo il matrimonio. [soepi)
curiosando in libreria
Continuano le versioni
italiane di Karl Barth
KARL BARTH ; Vangelo e Legge. Edizioni di Ethica, Forlì, 1964, pp. 63,
lire 1.C00.
Le « Edizioni di Ethica » pubblicano la
traduzione di un famoso sfritto dii Baiilb,
'( Evaiiigellum und Gesetz » (apparso la pri
ma volta a Monaco nell 1935), con una lun
g.'i introduzione di Gianfranco Morra. Ut. i
nuova occasione di raiHegrarci del sempr
crescente interesse che l’editoria italiana
moelira nnalmeinite verso il pensiero prole
stante, e barthiano in .particolare (è apipars'i
pochi mesi or sono una « Antologia » di
stritti di K. Bartb presso l’ediitore Bon..piani e ora, presso reditorc Boria, « I.a
proclamazione del Vangelo »), anche se ToI>eretia in questione no.n è certo di quelle
che il grosso pubblico può assimilare facilmente.
In que.sle brevi e dense paginette, che a
suo tempo destarono vivaci discussioni, im
(Ite non hanno perso nulla della loro attualità, Barth esamina il rapporto tra Vangelo e Legge — rapporto non di opposizione, ma <li necessità reciproca — e mette in
luce, con continui riferimenti ad alcuni capitoli delTepistola ai Romani e di quella
ai Galall, i fondamenti Jell’ctica della Grazia, cioè di un’elica basata suH intendiimento della Parola di Dio e per la quale «l’azione buona dell’uomo risiede interamente
nell’azione buona di Dio ».
Pensiamo che sarebbe moiko utile nei no
stri Gniippi del Vangelo riprendere questo
argomento — elle è in fondo quello del'a
« santificazione » — tutt’aillro che superato
per le nostre comunità, avendo come guida lo scritto di Bartb con riferimenti hiMici da esso indicati.
La traduzione è for.se un po’ più involuti
e pesante di quel che avrebbe potuto essere,
pur nello sforzo di aderire fedelmente al
Toriginale. Il ilungo saggio inIroduMivo
espone ■ on iraiegabile coraipctenza e pio
prietà di linguaggio tutti i temi del pen
fiero barhiano, presentandoli nel loro svol
ginlento alI’ip;terno del pensiero stesso di
Barili, ranto più stupisce che, proprio ne-le conclusioni, quasi per conferire il cari-sma delia verità a quanto esposto (e... li(liiuensionarlo dovutamente!) si citino al
lune proposizioni di San Tommaso, a prò
p i-i-ilo deil’elica della Grazia, come conferma c comulemento di qni'ile bartbiane...
r. g
Ora anche in italiano
IL VICARIO
edito da Feltrinelli
Con sicuro « fiuto » editoriale, e con
una certa dose di amore del rischio,
l’Editore Feltrinelli ha lanciato, nella
sua collana di opere teatrali, la traduzione italiana de II Vicario di ROLP
HOCHHUT (pagg. 487, L. 2.500). Ci
auguriamo ohe la versione italiana abbia ora il successo delle edizioni in altre lingue: Io diciamo serenamente,
senza alcun sottinteso di polemica
unilaterale antiromana; abbiamo infatti ripetutamente chiarito, sulle nostre colonne, che questa testimonianba mette in discussione l’atteggiamento di massa di tutte le chiese cristiane
di fronte al nazifascismo, anche se è
evidente ohe a ohi più è stato dato ( o
si pensa che più sia stato dato), più
sarà ridomandato.
BIBLIOGRAFIA
CALVINIANA
JEAN CALVIN : Inslilution de la religion chrétienne, 4 voli-, Labor et
Fides, L. 13.900.
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DENISE HOURTICQ : Calvin, mo.n
ami (Histoire de la Réforme racontée aux jeunes), Labor et Pides, Genève 1964, L. 650.
I familiari del compianto
Umberto Gardiol
profondamente commossi, e nell’inipossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al loro dolore. In modo particolare ringraziano i Pastori G. Peyrot, A. Deodato, A. Genre, E. Micol, il
Doti. Ross, e TAssociazioUe Combattenti di San Secondo.
Un grazie particolare alTamico Ernesto Cardón che tanto s’è prodigato
durante la malattia del loro caro.
« ...Io so in chi ho creduto »
(2 Timoteo 1: 12)
I Prarostino, 7-9-1964
Madame Emmanuel Pens et sa fa
mille, touchés des marques de sympa
thie et d’affection que leur ont témoi
gné leurs parents et amis à roccasion
de leur deuil, leur expriment ici leui
profonde reconnaissance.
Marseille, le 5 sept. 1964
avvisi economici
SIGNOR.A sola i-erca tiMlofare lis.sa refer.-n
ziala. Falfo, SansPconJo 11, lorino.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina a.p.a. - Torre Pelliee (Ta
At-quislando i VINI MARS.ALA
dall frate.llo Garzia Salvalore, via
Cappuiccini, 6, Marsala, i-onlribiilrete alla creiazione di un fondo per
la coisitruzione di un'Opera Eva.ii
geliiea in Marsala, in quanto tulio
ili guadagno, escluso i| minimo indiispeosabile al suo fabbisogno familiare, va devoluto per l’Oliera
stee.sa.
Cartone propaganda :
6 bottiglie da 7.i0 gr. L. 2.101)
12 bottiglie da 7.50 gr. L. 3.900
C.C.P. 7/528 Chiedere listino prezzi.
Per l’opera di Marsala è già slat.i
versitta alla Tavola la somma di
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★ Servizio accurato
k Lunga esperienza al
l'estero
Malattie
orecchia, naso e gola
Il dott.
Oskar Schindler
riceve per malattìe di
orecchio, naso e gola
a POMARETTO (presso l'Ospedale Valdese) tutti i lunedì
dalle 14 alle 15,30.
a LUSERNA SAN GIOVANNI
(presso lo studio del dott. PeUzzaro) tutti i venerdì dalle
13,30 alle 15.
* TORINO ( via Ristagno 20 ■
S. Rita) martedì, giovedì e sabato dalle 14 alle 16.
DECORAZIONI
Paschetto Sileno
Via del Duomo, 2 — Pinerolo
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