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Anno 118 - n. 35
27 agosto 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
BIBLICTrXA VALDE3S
10066 TOHRE PEI LI CE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA PREDICAZIONE DEL CULTO DI APERTURA DEL SINODO 1982
Partono sollevando la mano
con le dita a segno di V e si danno appuntamento in Palestina.
Così le immagini della televisione ci descrivono lo stato d’animo dei feddayin palestinesi che
lasciano Beirut. Una vittoria
dunque dell’OLP gli accordi per
lo sgombero dal Libano?
Certamente non una sconfitta
su] piano miiitare, infatti i guerriglieri palestinesi (privi deUa
aviazione e di una moderna artiglieria ) sono stati capaci di resistere per due mesi al ben più
armato esercito israeliano, che
non è riuscito a penetrare nei
campi dei palestinesi e soprattutto durante i due mesi di assedio sono riusciti a garantire alle
popolazioni civili di Beirutovest sufficienti condizioni per
la sopravvivenza. Appare quindi
giustificato 1’« onore delle armi »
che secondo una logica militare
viene loro reso dai francesi.
Ma sul piano politico più generale rOLP registra in questa
vicenda una grave sconfitta, forse la più grave dal ’67 ad oggi.
L’OLP non è riuscita a mobilitare la solidarietà araba né
è riuscita ad ottenere il riconoscimento dei governi occidentali
nonostante l’impegno di molti
democratici e delle sinistre.
La cosiddetta « centralità palestinese » è stata nei fatti lasciata da parte dalla maggior parte
dei governi arabi che non hanno
inviato alcun aiuto concreto ai
palestinesi assediati dimenticando spregiudicatamente le dichiarazioni sul « fronte della fermezza » fatte in occasione degli accordi di Camp David.
Nessun aiuto è poi arrivato alrOLP dairURSS, che a parte
qualche iniziativa diplomatica in
sede ONU, è rimasta passiva durante tutto l’evolversi della crisi.
L’OLP si trova quindi oggi nel
dopo Beirut sola, divisa in più
paesi, allontanata dai confini di
Israele e deve mutare almeno
una parte della propria strategia
che consisteva nel far crescere
una forza militare in grado di
infastidire gli israeliani.
Non è difficile quindi immaginare quali saranno le principali
iniziative politiche dà parte delrOLP nei prossimi anni. Innanzitutto la dispersione dovrà servire per cercare di influenzare
alla causa palestinese i vari governi arabi. E lo potrà fare tanto più quanto le capacità tecniche e intellettuali dei palestinesi
(che ricordiamolo sono il più
colto dei popoli arabi) saranno
indispensabili per lo sviluppo
dell’economia dei paesi arabi.
E poi l’iniziativa diplomatica e
politica sarà verso i paesi occidentali, ver.so le sinistre europee
per capitalizzare in termini politici quella simpatia verso i palestinesi assediati che era cresciuta in questi due mesi.
Si tratta comunque di una
strategia politica non facile perché da una parte le oligarchie al
potere nei vari stati arabi temono l’influenza palestinese per
quel suo insistere sulla « rivoluzione araba » che deve essere di
tipo socialista, e tenderanno a
controllarli strettamente.
Più facile potrà essere il rapnorto con le sinistre europee:
ma non facciamoci illusioni. Anni fa avevano detto : « mai più
Tali el Zatar »...!
Giorgio Gardiol
Due teologie a confronto
si saldano nella conversione
L alternapva tra I ubbiiJire e il credere che sembra contrapporre il Valdismo medioevale e
quello riformato, ma anche Gesù e Paolo, e perpetuare le divisioni tra confessioni diverse,
deve trovare la sua sintesi nel nostro aprirci alla possibilità dell’amore donata dal Cristo
Celebriamo quest’anno il 450”
anniversario della data storica
forse più importante nel cammino del popolo valdese: l’adesione
alla Riforma protestante.
Un piccolo « movimento » che
operava in obbedienza all’Evangelo fuori dalle strutture della
Chiesa ufficiale, riconosce nel
grande movimento della Riforma, iniziato con Lutero in Germania ed ormai in via di diffusione nell’Europa, sostanzialmente quegli stessi motivi evangelici
che aveva difeso con costanza e
sacrificio per secoli interi. Questi coraggiosi clandestini dell’Evangelo, fermi nella loro obbedienza a Dio, coerenti fino alla
morte, diventano una Chiesa: accettano la struttura e la teologia
dei fratelli riformati. Noi, con le
nostre toghe e i nostri pulpiti,
i nostri pastori e teologi, i nostri sinodi e concistori, siamo figli di Chanforan.
Ma Chanforan non rappresenta una « saldatura » di due momenti storici: rappresenta piuttosto un salto, un nodo ancora
aperto. Oggi noi tentiamo di ricuperare gli elementi positivi
che hanno caratterizzato il movimento valdese, ma una difficoltà
rimane, ed è la difficoltà maggiore: l’impostazione teologica del
prima e del dopo Chanforan. È
un nodo aperto, che sembra difficilmente saldabile.
I Valdesi medioevali avevano
come punto focale l’obbedienza
vissuta: le opere del cristiano.
Base della loro fede era il sermone sul monte di Gesù. Credi?
Ebbene: devi vivere la tua fede. Solo se vivi in obbedienza
al Cristo puoi chiamarti suo discepolo.
La Riforma protestante accentua invece la salvezza per
fede, gratuita, opera della Grazia di Dio, dove le opere non servono a nulla. Tu credi? Ebbene,
questa fede è per te tutto, perché in Cristo hai ogni cosa. Ogni
tua opera è vana di fronte alla
salvezza di Dio in Cristo. È la
giustificazione per fede di cui
parla l’apostolo Paolo.
Due linee teologiche in netto
contrasto, ci hanno insegnato i
nostri maestri. Gesù e Paolo. I
Vangeli e le Epistole. Il Sermone su] monte e la lettera ai Romani. In definitiva: fede ed opere.
Ma allora si tratta di un nodo
non legato solo al momento storico di Chanforan: è già presente nel Nuovo Testamento, fin
dall’inizio nella testimonianza
della fede della comunità nascente. Ed è un nodo aperto nella
comprensione della fede da parte di cristiani di confessioni diverse, di impostazioni etiche diverse, di teologie contrastanti...
Il neo pastore Eugenio Bernardini tra i pastori Giuliana Gandolfo
che ha tenuto la predicazione e Valdo Benecchi che ha condotto la
liturgia del culto inaugurale. (Foto Renato Ribet)
Ma è anche un nodo aperto nella nostra fede e nella nostra
vita...
Potremo tentare una saldatura?
Il nostro testo conclude il sermone sul monte: Matteo 7: 21-27.
« Non chiunque mi dice: Si
gnore. Signore, entrerà nel regno
UN DOCUMENTO DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Un crimine contro l’umanità
Il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
riunitosi a Ginevra dal 19 al 28 luglio ha chiesto alle chiesemembro di prendere nettamente posizione sulla questione nucleare sottoponendo alla loro attenzione alcuni punti. Di fronte ai piani di « guerra nucleare limitata» di cui si è avuta notizia in questi ultimi tempi e alle testimonianze che giungono
dal Convegno antinucleare dei fisici mondiali di Erice (Trapani), l'invito del CEC giunge particolarmente puntuale e incisivo.
a) una guerra nucleare non
è né giusta né giustificabile in
nessuna circostanza, in nessuna
parte del mondo, da parte di nessun sistema sociale, poiché l'ampiezza del disastro che essa causerebbe sarebbe del tutto sproporzionata al beneficio o vantaggio che se ne potrebbe attendere;
h) è poco verosimile che una
guerra « limitata » resti limitata;
per questo ogni idea di utilizzazione « limitata » delle armi nucleari è pericolosa e, come tale,
dovrebbe essere scoraggiata fin
dall’inizio;
c) tutte le nazioni attualmente dotate di armi nucleari o capaci di dotarsene in un prevedibile avvenire devono rinunciare
nettamente alla politica del « primo utilizzo » per fare così nelrimmediato un passo verso lo
stabilimento di un clima di fiducia;
d) bisogna respingere i] concetto di dissuasione la cui credibilità dipenda dal possibile ricorso alle armi nucleari, poiché
è moralmente inaccettabile e incapace di salvaguardare a lungo
teimine la pace e la sicurezza;
e) la produzione e lo spiegamento di armi nucleari, non meno della loro utilizzazione, costituiscono un crimine nei confronti dell’umanità; per questo è necessario un arresto completo della produzione di armi nucleari,
della ricerca e dello .sviluppo degli armamenti in tutti i paesi.
ed è necessario un trattato che
faccia applicare prontamente
questo arresto;
/) tutte le nazioni devono
accettare e ratificare un trattato
sulla proibizione completa degli
esperimenti poiché si tratta di
una mi.sura necessaria se si vuol
mettere un termine al perfezionamento della tecnologia delle
armi nucleari;
g) tutti i mezzi che conducano al disarmo devono essere accolti con gioia e considerati come mezzi complementari che si
rafforzano reciprocamente: conferenze multilaterali che sfocino
in decisioni effettive, negoziati
bilaterali perseguiti con coraggio e determinazione, iniziative
unilaterali atte ad allentare le
tensioni e a creare la fiducia reciproca tra i popoli e le nazioni;
h) ...il tempo è giunto per le
Chiese di dichiarare nettamente
che la produzione, o lo spiegamento di armj nucleari, non meno che la loro utilizzazione, costituiscono un crimine contro la
umanità e che tali azioni devono
essere condannate per motivi
etici e teologici.
dei cieli, ma chi fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome
tuo e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte
opere potenti? E allora dichiarerò loro: lo non vi conobbi mai:
dipartitevi da me, voi tutti operatori di iniquità. Perciò chi ode
queste mie parole e le mette in
pratica sarà paragonato ad un
uomo avveduto che ha edificato
la sua casa sopra la roccia. E
la pioggia è caduta ed 1 venti
hanno soffiato ed hanno investito quella casa; ma ella non
è caduta, perché era fondata sulla roccia. E chiunque ode queste
mie parole e non le mette in
pratica sarà paragonato ad un
uomo stolto che ha edificata la
sua casa sulla rena. E la piog
Giuliana Gandolfo
(continua a pag. 5)
SOMMARIO
□ Radio Trieste Evangelica, di C. Martelli p. 3
□ La finzione di Maria, di R. Colonna
Romano, p. 4
□ Il MAC e l’arte moderna di J.J. Peyronel, p. 6
□ Le cartoline della
pace, di A. Bonnes,
p. 8
2
2 vita delie chiese
27 agosto 1982
ALLE VALLI VALDESI
C è sporanza in America Latina
FONTANE — L’America Latina in una rapida sintesi di difficoltà e di speranze è stato il
tema che ha animato la piacevole riunione del colle delle
Fontane, tradizionale incontro
del terzo circuito.
Due candidati al ministero pastorale, Dario Michelin Salomon, sudamericano, ed Eugenio
Bernardini, italiano, hanno parlato della realtà di quei luoghi,
così lontani geograficamente da
Calendario
MOSTRA
DELL’ARTIGIANATO
PINEROLESE
MANIFESTAZIONE
EVANGELICA
Le chiese valdesi del 11 circuito partecipano alla Mostra deH’Artigianato - 28 agosto-5 settembre con una manifestazione pubblica
venerdì 3 settembre alle ore 20.45
centrata sul 450® anniversario del
Sinodo di Chanforan.
— Introduce Clara Bounous;
» Movimento valdese e Sinodo
di Chanforan », breve presentazione del pastore Franco Davi te;
Audiovisivo su « Una comunità
valdese: S. Germano da Chanforàn a oggi »;
— Interviene il Gruppo Corale Valdese (corali riunite del II circuito).
I coraiisti sono invitati a rendersi disponibili per l'unica prova d'insieme martedì 31 agosto
ore 20.30 al tempio di Pinerolo.
Si cercano volontari per i torni di presenza allo stand dei libri per 5 pomeriggi (lunedì-venerdì) e 3 giornate intere (un
sabato e due domeniche).
Per ogni contatto far capo ai pastori e ai coordinatori delle chiese del II circuito.
GIORNATA SUL
CATECHISMO
Castagneto di Villar Pellice
Sabato 4 settembre - ore 9
Relazioni introduttive
G. TOURN: Il catechismo riforma
to alle Valli.
S. MERLO: La psicologia dell'età
adolescenziale.
Gruppi di lavoro su: rapporto catecumeni-comunità.' confermazione. materiali biblici e di animazione, contenuti e metodi, programma e strutturazione dei
corsi.
L incontro occuperà tutta la giornata ed è aperto a tutti. In particolare si invitano a partecipare i
membri dei concistori e i membri
di chiesa che operano nel campo
educativo. L'incontro fa seguito alla
deliberazione della Conferenza del
I Distretto e le sue conclusioni
saranno presentate all'incontro dei
Concistori del 10 ottobre p.v.
^.Sono previsti il pranzo e la cena in comune. È assolutamente necessario sapere quanti intendono
mangiare al Castagneto (un pasto
L. 5.000: pranzo e cena 10.000).
Iscriversi, specificando se per un
pqsto solo 0 per entrambi, presso
Carla Longo, Foresteria di Torre
Pellice, tei. 91801. entro giovedì 2
settembre. L'incontro continuerà anche dopo cena e si concluderà
presumibilmente intorno alle 22.
La Commissione Esecutiva
del I Distretto
■ Hanno collahorato a questo
numero: Ivana Costabel - Dino
Gardiol - Agostino Garufi Luigi Marchetti - Edgardo Paschetto - Bruno Rostagno Ligo Tomassone - Cipriano
Tourn - Renzo Turinetto - Dario Varese.
noi, ma così vicini per le comuni origini della popolazione valdese dell’area rioplatense e per
la fede evangelica.
Particolarmente interessante
per i presenti l’esperienza dì
Eugenio Bernardini che ha frequentato nel Costarica un istituto teologico evangelico durante il suo periodo di studio all’estero: per quanto fortemente minoritarie, le chiese evangeliche di ogni denominazione si
sforzano di preparare dei predicatori che sappiano portare
un messaggio di speranza in un
mondo che vive nella miseria e
nel terrore.
Al termine dell’incontro, la
consueta colletta, che ha superato le cinquantamila lire.
Giornata comunitaria
PRAROSTINO — Domenica 1°
agosto abbiamo avuto la nostra
giornata comunitaria. Al mattino, raduno nell’ameno prato davanti alla Chiesa di Roccapiatta.
Circa un centinaio i partecipanti, anche dalle comunità vicine
di San Secondo, di Pinerolo e
di San Germano.
Alle 10.30 culto nell’antico tempio. La predicazione del pastore
Tourn sul testo « non essendo
smossi dalla speranza dell’Evangelo che avete udito » (Colossesi 1: 23) è stata seguita con attenzione e raccoglimento; il canto è stato accompagnato dal
gruppo flauti; dopo il sermone,
l'inaugurazione dei restauri interni del tempio che, come molti
ricorderanno, è stato profanato alcuni anni fa da ladri che
hanno demolito il pulpito e rubato il tavolo della Santa Cena
e una diecina di banchi. Il pulpito è stato rifatto a nuovo dalle abili mani del nostro Elmo
Avondetto con l’aiuto del fratello in fede Ercole Paschetto che
ringraziamo di cuore.
Dopo il culto, salita fino ai
Codini, la borgata più alta della comunità, dove abita il nostro anziano Aldo Malan e la
sua famiglia. Pranzo al sacco
all’ombra dei boschi, passeggiata fino a Rocca Gleisa, poi thè
comunitario generosamente offerto dalla famiglia IVIalan che
ringraziamo di cuore, canti, discorsi, preghiera • e poi saluti
fraterni, e la via del ritorno col
cuore pieno di gioia. Una giornata indimenticabile non soltanto per il sole, ma soprattutto
per la comunione fraterna.
• Al Pianot (Gay) è nata la
piccola Michela, secondogenita di
Marco e Erica Paschetto. Ai felici genitori le nostre felicitazioni
e alla piccola neonata i nostri
migliori auguri.
• Esprimiamo la nostra simpatìa cristiana alle famiglie Martina!, Gönnet e Griglio per la dipartenza della Signora Griglio
Catterina ved. Sappei dei Bomo
di San Germano; e la nostra
simpatìa alla famiglia Rivoiro
del Miloun per la dipartenza del
fratello Rivoir Rinaldo avvenuta a Luserna San Giovanni. Il Signore consoli i cuori affranti.
li di fraternità. Sempre a Villar
Pellice, presso il Castagneto, la
« maison d’accueil » diretta dai
coniugi Lazier, si è tenuta una
festa rallegrata dal suono delle
trornbe a cui tutta la popolazione è stata invitata per ricordare come il venticinquemrale
della nascita dei trombettieri
valdesi coincida con la nascita
del Castagneto. Tutto molto bene, rimane aperto un solo interrogativo: ci saranno nel prossimo futuro nuovi giovani alle
Valli che intendono partecipare
al gruppo dei trombettieri valdesi? Abbiamo visto quanto il loro
apporto sia prezioso in occasione
di campagne di evangelizzazione
(Clhivasso per esempio) e incontri popolari come il 15 agosto
per accompagnare gli inni. Del
resto non è proprio l’Antico Testamento che ci ricorda che Israele lodava Dio soprattutto
con strumenti a flato?
Per Chanforan ’82
CORALI VALDESI — Le Corali Valdesi sono convocate domenica 12 settembre alle 14.15
presso il Tempio del Serre in
Val d’Angrogna per la prova del
concerto che si terrà alle 15.
Inni proposti; 212, 38, 70, 104
e 234 dell’Innario; 184 Psaumes
et Cantiques; O Re dei Re e
Giuro.
Per esigenze televisive portare
costume valdese.
Comunicare al 0121/944144
(Platone) la propria consistenza
numerica.
ANGROGNA — Il Comitato
organizzativo di Chanforan è
convocato giovedì, 2 settembre
alle 21 al Presbiterio.
• Il Concistoro si incontra sabato 4 settembre alle ore 21 al
Presbiterio.
• Sono in distribuzione presso gli anziani i biglietti per l’agape fraterna della giornata commernorativa di Chanforan domenica 12 settembre.
• Nelle domeniche 5 e 12 settembre la comunità celebra un
unico culto.
POMARETTO — Per partecipare alla celebrazione del 450”
anniversario di Chanforan ad
Angrogna il 12 settembre p.v.
viene organizzato un pullman
con'partenza alle ore 8 davanti
al Convitto. Iscriversi presso Luigi Marchetti.
CHANFORAN 1982
I prossimi
appuntamenti
Sabato 28 a Pradeltorno: ore 21, concerto-testimonianza della Corale valdese di Angrogna: « Cantare il Sermone sul monte », letture e meditazione.
Domenica 5 settembre: ore 10 culto a Pradeltorno, predica Giovanni Gönnet, professore universitario. Inizio passeggiata storica a cura della Società di Studi Valdesi, pic-nic. Tardo pomeriggio rinfresco alla Sala di Angrogna.
Domenica 12 settembre: Giornata popolare commemorativa del Sinodo di Chanforan. Predica G. Platone, pastore ad Angrogna.
Agape fraterna. Concerto delle Corali Valdesi. Discorso commemorativo della Società di Studi Valdesi. Serata fraterna. La
giornata si svolge ad Angrogna.
TORRE PELLICE
RicordandoJI prof. Lo Bue
I trombettieri
,hanno 25 anni
Una cospicua rappresentanza
dei trombettieri del Baden (Germania Occ.), diretta da Ludivig
Pfatteicher ha festeggiato insieme al gruppo dei trombettieri
valdesi il venticinquennale di
questa relazione, nata nel 1957
sotto l’impulso del pastore Geymet. Tra il 24 e il 25 luglio a
Villar Pellice nel corso di una
serata nel tempio, l’anziano direttore Emil Stober ha ripercorso le tappe del sodalizio e il
giorno dopo, a Torre Pellice, nel
culto bilingue presieduto dal
pastore Platone e dal decano
Epting si sono rinsaldati i vinco
Riunidne
agli Eiciassie
VILLASECCA-POMARETTO —
Alla riunione agli Eiciassie di
domenica 29 porr, il past. Claudio Martelli parlerà sul prossimo inizio dell’attività dell’emittente radio evangelica a Trieste
e sui mezzi di comunicazione di
massa.
La festa del XV agosto
torre PELLICE — In merito alla festa del XV Agosto nella regione Inverso di Torre Pellice, penso sia doveroso ringraziare di vero cuore tutti coloro
che non hanno risparmiato fatica per la riuscita della festa
stessa ed in modo particolare il
signor Davit, proprietario del
terreno, ed il giovane « anziano
del quartiere » Ferruccio Jourdan e la sua équipe per l’impeccabile organizzazione.
Comunicato TEV
Sabato 28 agosto p.v. alle ore
15, nella cappella dei Jalla, in
Luserna San Giovanni, avrà luogo l’Assemblea Plenaria annuale
del movimento di Testimonianza
Evangelica Valdese.
L’8 agosto è mancato all’età
di 53 anni il prof. Beniamino Lo
Bue, Primario Medico dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice.
Molto conosciuto nella Valle,
ove aveva soggiornato in gioventù, era da pochi mesi Primario
del nostro Ospedale, dopo avervi
svolto, per circa un anno, un
apprezzato servizio di consulenza.
Laureatosi a Torino nel 1954,
si specializzò in malattie cardiovascolari e dell’apparato digerente. Acquisì la Libera Docenza e
fu cardiologo internista presso
il Centro di Cardiochirurgia dell’Università di Torino, ove insegnò patologìa cardiovascolare.
A Lui erano affidati i pazienti
che dovevano essere sottoposti
ad interventi di cardiochirurgia:
ne seguì a centinaia, tutti casi
gravi ed impegnativi, ai quali
profuse la sua profonda cultura, unita ad umanità ricca di
partecipazione all’angoscia ed alla incertezza che precedono questi tipi di intervento. Per questi
malati quella che noi chiamiamo vita è in realtà una esistenza
gravata da sofferenza e da limitazioni estreme: solo l’intervento, se superato, apre prospettive migliori. Ed è nell’angoscia
di questo « se » che il prof. Lo
Bue è stato medico umano, l’amico di molti, sempre presente
con la sua autenticità.
La sua opera si svolse in un
ambiente difficile, ove giochi di
potere e ricerca di prestigio, avevano, per lunghi anni, travagliato un ambiente ove Egli non
piegò la sua rettitudine a compromessi. Per questo motivo era
stimato da tutti, così come avviene a chi serve la medicina e
non si serve di essa per tornaconto personale.
Quando, conoscendolo come
medico e come uomo, seppimo
della sua domanda al concorso
per il ruolo di Primario al nostro
Ospedale, eravamo certi di avere con noi un uomo prezioso.
che proprio negli anni della sua
maturità ed esperienza poteva
finalmente esprimere in questa
funzione di alta responsabilità,
una libera capacità creativa, quale l’Ospedale necessitava.
Ma ci fu tolto, dopo pochi
mesi di tumultuosa malattia,
sopportata con grande dignità
di uomo e di medico. E rinunciò a quanto la medicina poteva offrirgli, preferendo all’obnubilamento della coscienza il dolore, compagno quotidiano di
un’ultima lucida esistenza che gli
permise di compartecipare sino
all’ultimo gli affetti e l’amicizia
di quanti lo circondavano.
Tutti noi dell’Ospedale di Torre, vicini ad Andreina ed a Martino lo vogliamo quindi ricordare con questi brevi pensieri,
certi d’aver avuto da Lui un e-sempio ed una pesante eredità
da seguire: senza clamori e superficiali prestigi, ma autentici
insegnamenti di come devono vivere coloro che quotidianamente sono vicini ai misteri della
vita, della malattia e della morte.
Amici del Patois
FERRERÒ — Domenica 8
agosto si sono riuniti nel piazzale della caserma di Ferrerò
gli amici del « patois » aderenti
all’associazione « La Valaddo »,
per il loro tradizionale incontro, patrocinato dal Comune.
Al m-attino, oltre al saluto del
sindaco di Ferrerò, si è avuta
una funzione religiosa comune,
anche questa in dialetto. Fer la
parte valdese, ha presentato una
breve meditazione il pastore
Edoardo Micol, di Massello, sempre molto assiduo a questo tipo di manifestazioni.
Per la sua attività di «patoisant », il pastore Micol, insieme
con altri valligiani, ha ricevuto
un premio dagli organizzatori
dell’incontro.
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27 agosto 1982
vita delle chiese 3
INAUGURAZIONE IL 5 SETTEMBRE
SINODO 1982
Radio Trieste Evangelica Inizio dei lavori
Radio Trieste Evangelica, R.
T.E. nel linguaggio delle sigle tipico dei mass-media, è una realtà. Le trasmissioni di prova su
94.100 megahertz in modulazione di frequenza sono iniziate venerdì 16 luglio alle ore 20.15 subito dopo il culto serale nella
Chiesa Metodista di Scala dei
Giganti.
È questa la prima esperienza
radiofonica in proprio e congiuntamente realizzata da Chiese Battiate, Metodiste e Valdesi a
livello locale.
Gli impianti, per il costo iniziale di 15 milioni, sono sistemati in parte nella Chiesa Metodista (regìa, studio di trasmissione) e in parte in una postazione sul Carso triestino da dove, mediante un sistema a quattro antenne e un trasmettitore
monovalvolare di 800 watt irradiano il segnale su gran parte
della città e della provincia con
possibilità di ascolto sul litorale adriatico sia italiano che
jugoslavo con una potenzialità di
audience di 400/500 mila persone.
La fiducia nel Signore e il conseguente impegno delle Comunità triestine hanno reso possibile l’impresa nel volgere di pochi mesi dopo una rifiessione e
uno studio preparatorio durato quasi un anno.
L’emittente verrà inaugurata
ufficialmente il 5 settembre prossimo dal Moderatore della Tavola Valdese, pastore Giorgio
Bouchard, nel corso di una giornata comunitaria che le tre Chiese triestine hanno organizzato a
sostegno dell’importante iniziativa.
Trieste ha alle spalle una lunga
tradizione di predicazione ed
evangelizzazione attraverso la radio. A partire dalla fine della
seconda guerra mondiale e fino
al 1954, anno che segnò il ritorno all’Italia dell’amministrazione
dell’ex Territorio Libero, i protestanti avevano potuto disporre
(americani e britanni pur con i
loro difetti hanno una grande
tradizione di libertà giornalistica e radiofonica) di un culto radio dalla stazione Rai di Trieste
e risultati assai considerevoli
furono raggiunti in quel periodo
soprattutto attraverso l’opera dei
pastori Giorgio Girardet e Samuele Carrari. Un buon numero
di persone conobbe TEvangelo
attraverso lo strumento radiofonico e parecchi si avvicinarono alle Chiese metodista e valdese diventandone membri attivi. Con un colpo di mano il
culto da Trieste venne soppresso adducendo a motivazione la
esistenza in rete nazionale di analoga trasmissione ma la legge
evidentemente non era, e non è,
eguale per tutti poiché la Chiesa
cattolica conservò tutti i suoi
privilegi sul piano locale: messa
in italiano e in sloveno in « diretta », rubriche redazionali nel
corso della settimana e, ovviamente, una straordinaria facilità di accesso ogniqualvolta se
ne presenti la necessità.
I programmi
in preparazione
Quali sono i programmi che
RTE intende portare avanti a
partire daH’autunno? Sostanzialmente essi si realizzeranno lungo due linee. La prima, fondamentale, è quella di una evangelizzazione che abbia al suo centro la persona e il messaggio di
Gesù Cristo come risultano dalla
testimonianza biblica. La seconda è quella della creazione di
un’area protestante che faccia
crescere il consenso e la disponibilità attorno a una proposta
di vita che si ponga in alternativa a quella cattolica di mediazione, chiamando le persone ad
una crescita di responsabilità
spirituale, morale, sociale e politica. In questo senso le trasmissioni saranno aperte ai contributi di tutti coloro che con
divideranno tale ipotesi di impegno.
I programmi, che cresceranno
gradualmente, saranno perciò
articolati e non soltanto « religiosi » (culti, studi biblici, storia
della Chiesa, il Protestantesimo,
vita delle Chiese, ecc.) ma anche musicali, giornalistici, di attualità e di informazione, artistici, sportivi e di altro genere.
Tutto il lavoro sarà realizzato
nello spirito del volontariato —
che non significa né faciloneria
né bassa qualità di contributo
culturale — e potrà essere considerato a tutti gli effetti come
un ministero evangelistico e diaconale. In questo senso verrà
anche curata la preparazione
teologica e professionale dei collaboratori evangelici attraverso corsi e seminari anche con
l’apporto di esperti che vengano
da fuori.
Le tre Comunità triestine hanno fin qui sostenuto da sole il
grande sforzo finanziario indispensabile all’avvio del progetto
sottoscrivendo al loro interno
buona parte degli importi necessari ma è evidente che non
possono e non debbono essere
lasciate sole, almeno in questa
prima fase, in un’impresa che
per riuscire al meglio ha bisogno
di incoraggiamento e di aiuto.
A questo proposito è stata indetta una sottoscrizione nazionale
a premi con offerte di 1.000 lire
per cedola e si spera che la rispondenza dei membri delle nostre Chiese si faccia sentire e
il lavoro che « lassù » a Trieste
qualcuno si accinge a fare per
la testimonianza delTEvangelo
sia confortato dalla partecipazione di tanti fratelli di tutte le
Chiese italiane. Offerte possono
essere inviate a mezzo C.C.P.
11-1235 intestato al sottoscritto.
Salita Cedassamare 27, 34136
Trieste. Le cedole per la sottoscrizione sono reperibili presso
tutti i pastori delle Chiese Batiste, Metodiste e Valdesi.
Claudio H. Martelli
Nella seduta che tradizionalmente segue il culto di apertura, l’assemblea sinodale, sotto
la presidenza del pastore più
anziano in attività di servizio
Davide Cielo, ha verificato i mandati dei deputati, stabilito la lista dei membri con voce deliberativa e di quelli con voce consultiva e ha proceduto all’elezione del Seggio del Sinodo. Alla
presidenza è stato chiamato il
pastore Aldo Sballi che è stato
moderatore dal 1972 al 1979 ed
è attualmente pastore a Verona.
Vice presidente il dr. Fulvio
Rocco, di Roma. Segretari i pastori Claudio Pasque!, Bobbio,
Renato di Lorenzo, Vercelli, Eugenio Bernardini, Torino, Mirella Scorsonelli, Napoli e Bruno
Loraschi, Parma. Assessori Maria SbalH Guerrini, Ivrea e Giuseppe Zisa, Scicli.
Lunedì mattina, dopo il culto
presieduto dal pastore Eugenio
Rivoir di Torino il Sinodo ha
approvato la designazione della
Commissione delle proposte (Fiorenza Panzera, Salvatore Briante, Davide Cielo, Jolanda De
Bernardi, Mario Campagnolo) e
il calendario dei lavori:
Lunedì 23: Relazione della
Commissione d’Esame; Vita delle chiese; Intese; Insegnamento della religione a scuola; Evangelizzazione.
Martedì 24: Diritti dei malati
e dei morenti; Servizio diaconale; Lavoro per gruppi sul tema
dell’ecumenismo; Attività culturali: Claudiana, Eco-Luce, Amico dei fanciulli.
Mercoledì 25: ore 9: Amministrazione e finanze;
ore 10.30: Ecumenismo;
ore 15: Pace e disarmo;
ore 17.30: Rapporti col protestàntesimo italiano;
ore 21: Rapporti ecumenici;
Società biblica.
Giovedì 26: ore 9: Facoltà di
teologia;
ore 10.30: Patto di integrazione e Opera per le Chiese ev. Metodiste in Italia;
ore 15: Commissione Istituti
Ospedalieri Valdesi e diaconia;
ore 17.30: Comitato del Collegio e della Scuola Latina;
ore 21: Commissione delle discipline; Commissione emigrazione.
Venerdì 27: ore 8.30: Circuiti
e distretti; Commissione delle
proposte;
ore 11 : Culto di Santa Cena nel
tempio di Torre Pedice;
ore 14.30: Elezioni.
Le giornate del Sinodo si aprono con la lettura dei verbali
(ore 8) e il culto (ore 8.30 salvo il venerdì).
Mostra della FGEI sulla pace
Mentre, nell’austera aula del
Sinodo, si avviava il dibattito
tra i delegati provenienti da molte parti d’Italia un gruppo di
giovani affìggeva una trentina di
grossi cartelli intorno alla cancellata della Casa Valdese di
Torre Pellice dove ha appunto
luogo il Sinodo. Si tratta di una
iniziativa della FGEI delle Valli
Valdesi che ha pazientemente costruito, in questi mesi, una trentina di grossi pannelli zeppi di
L’ESAME DI FEDE DI EUGENIO BERNARDINI
“Credo di non poter far altro
che intraprendere questa strada”
Un esame di fede particolare
quello sostenuto da Eugenio
Bernardini il 14 agosto scorso.
Là nell’aula non c’era solo un
candidato che sosteneva un esame, ma un gruppo di pastori, di
predicatori delTEvangelo che si
interrogavano sul senso della loro predicazione oggi. Le quattro
domande poste al candidato non
sono certo state suggerite solo
da ragioni accademiche a conclusione del curriculum di studi
teologici.
Giudicate voi stessi. 1) Il rapporto tra Israele e la Chiesa.
2) La scelta di Chanforan, rapporto fra I e II Riforma. 3) Teologia della liberazione e teologia
riformata alla luce dell’esperienza vissuta dal candidato nell’America latina. 4) Il senso della
tua vocazione al ministero pastorale.
Lo spazio maggiore è stato
dedicato al primo argomento attorno al quale c’era una certa
attesa sotto l’impressione della
terribile tragedia del Libano. Mi
sembra che l’intervento del candidato non sia stato molto soddisfacente per le argomentazioni
esposte nei confronti dei grandi
problemi politici, ma soprattutto teologici che l’atteggiamento
dello Stato di Israele pone. Problemi, quelli teologici, che ri
guardano molto da vicino la
chiesa per la quale l’ebraismo
non è solo una religione non cristiana, come ha sostenuto il
Concilio, ecumenico. Vaticano II.
E quando valuto non molto
soddisfacente l’intervento di Eugenio non intendo esprimere una
valutazione sulla sua preparazione teologica che la Facoltà
ha valutato di buon livello. Penso invece che quell’intervento ed
i successivi interventi che hanno
sollecitato dei chiarimenti, abbiano palesato la carenza di riflessione delle nostre chiese su
quel problema, il nostro ritardo
nelTimpostare una corretta riflessione biblica e teologica.
Credo, quindi, abbia fatto bene la 'commissione consultiva
per le relazioni ecumeniche ad
inserire il problema del rapporto con la comunità ebraica nella bozza di documento che viene
presentata a questo Sinodo.
Il candidato ha poi cercato di
cogliere l’attualità di Chanforan
che ha definito una «scelta felice » in rapporto a ciò che stava
accadendo in Europa, essendo il
movimento valdese maturo per
le opzioni della Riforma. La ricorrenza di quest’anno è un’occasione per riflettere sul rapporto fra la sensibilità dei valdesi
medioevali e la Riforma, fra la
I e la II Riforma, un rapporto
fecondo anche per le nostre chiese di oggi.
Per quanto riguarda il terzo
argomento, il candidato ha motivato le difficoltà nel tentare di
stabilire un rapporto fra la teologia della liberazione e la teologia riformata. La teologia della liberazione è una teologia incompiuta e tale continuerà ad
essere, perché non nasce nelle
accademie, ma nella esperienza
di lotta e di sofferenza, è una riflessione che nasce alTinterno di
un movimento vasto ed articolato. Una teologia che ci è impossibile importare, o estrarla
dal contesto in cui nasce anche
se da essa possiamo imparare
molte cose. Per esempio quel riferimento centrale e costante al
Regno di Dio che fa vivere i fratelli cristiani delTAmej'ica Latina in una apertura verso il futuro che noi in Europa non sentiamo più.
Argomenti importanti ognuno
dei quali avrebbe richiesto ben
più vasta riflessione. Ma desidero sottolineare che la parte che
più ho apprezzato è quella in cui
Eugenio ha motivato la sua vocazione pastorale.
Ripercorrendo il cammino che
Io ha condotto alla soglia del mi
nistero pastorale — che i lettori
conoscono da un articolo da'lui
scritto per TEco-Luce il mese
scorso — Eugenio ha espresso
con chiarezza che il ministero
pastorale non è per lui la necessità di soddisfare una intima
aspirazione o personale ambizione sia pure spirituale, ma la necessità della predicazione delTEvangelo di Cristo nella concretezza della storia.
Dopo un positivo anno di prova a Torino, arriva alla consacrazione con qualche perplessità
per esempio nei confronti del
modo in cui si configura oggi il
ministero pastoraje. Vi arriva
con qualche esitazione ma, afferma «credo di non poter far
altro che intraprendere questa
strada ».
« Quale la tua maggiore preoccupazione? ». « Quella di dover
dare sempre e comunque delle risposte ».
Necessità della predicazione,
disponibilità all’ascolto, umiltà:
questi gli elementi che maggiormente mi hanno colpito nei discorsi di Eugenio Bernardini. Mi
sembrano gli elementi essenziali
per poter vivere un ministero
pastorale che si configuri come
un servizio al Signore ed ai fratelli.
Valdo Benecchi
foto e citazioni sul tema della
pace.
« Non è la solita mostra sulla
pace — dice Paolo Ferrerò del
coordinamento della FGEI —
questa volta abbiamo cercato di
andare a fondo sia sul tema del
disarmo sia su quello del ruolo
delle chiese in questo campo. Anzi direi che proprio questo aspetto è quello che ci caratterizza.
Naturalmente questa mostra è a
disposizione di chi la richiederà ».
Un breve sguardo ai cartelli è
sufficiente per capire che ogni
pannello è un discorso a sé; si
tratta di materiale da consultare, discutere più che da scorrere superficialmente. E tra i delegati c’è già chi si sofferma a
chiedere spiegazioni, ad avviare
uno scambio di opinioni con gli
organizzatori della mostra. Anche questo è un modo di prepararsi al grosso dibattito sulla
pace che il seggio del Sinodo ha
messo in calendario per mercoledì, Sembra che per l’occasione
arriverà anche la teologa Dorothea Solle presente in questi
giorni, al campo sulla pace, ad
Agape. E’ uno dei momenti più
attesi non solo dai delegati, ma
anche da chi è venuto da lontano per seguire i lavori del Sinodo valdese.
PROTESTANTESIMO
IN FRANCOBOLLI
Dopo essere stata esposta in
alcune località in varie parti d'Italia, la raccolta di francobolli
sul Protestantesimo curata dal
pastore Sanfilippo giunge anche
a Torre Pellice, ed è in visione
nella Biblioteca valdese per la
durata del Sinodo. Ventotto cartelle raccolgono un buon numero di francobolli suddivisi per
temi che presentano il Protestantesimo dal punto di vista storico
(Germania, Svizzera, Belgio, diffusione in Europa, ecc.X nella
sua realtà recente e presente
(Risorgimento italiano, Chiesa
confessante tedesca, chiese evangeliche nel mondo, ecc.), diverse
denominazioni e personalità eminenti del Protestantesimo europeo tra cui, un’intera cartella,
Albert Schweitzer.
4
4 fede e cultura
27 agosto 1982
TRA Ï LIBRI
GIUSEPPE PREZZOLIMI
La finzione di Maria
Negli anni 1662 e 1663 si svolge a Venezia presso il tribunale
ecclesiastico del Sant’Uffizio un
pi ocesso contro due montanari
bergamaschi: Maria Janis e il
prete Pietro Morali.
La donna dice di non mangiare da anni; basta a nutrirla, sostiene, la comunione quotidiana,
rerche la possa avere regolarmente senza suscitare curiosità
o domande in una città che non
e la loro, e dove don Pietro non
ha 1 autorizzazione a dir messa
o confessare, hanno contravvenuto a ogni regola e proibizione
hno a celebrare un loro rito privato di consacrazione in casa
con particole che la donna conserva in un astuccio sul proprio
corpo. Ce n’è più che abbastanza perche i due, spiati dai vicini
siano arrestati. Il processo va
avanti, e dalle testimonianze
vien fuori altro sul loro conto.
Al paese i due imponevano le
mani per invocare guarigioni miracolose, facevano esorcismi per
scacciare la grandine. In qualche modo Maria Janis era stata
considerata e onorata come una
santa; si era costituito intorno
a loro quasi un culto, di cui la
donna era oggetto e il prete il
ministro. Poi liti con gli altri pren nella zona a proposito del preteso digiuno della donna e di
una confraternita fondata dal
prete, e una visita del vescovo, h hanno spinti a partire. insierne con un compaesano
loro ammiratore e seguace, sono
andati a Roma dove hanno vissuto per due anni, poi a Venezia, dove sono convinti che sarà
manifestato a tutti quello che
Cent’anni di agi
chiamano il « Privilegio » di Maria.
Di interrogatorio in interrogatorio, di testimonianza in testimonianza, si arriva alla conclusione della vicenda; dopo aver
sostenuto per mesi la loro innocenza e il loro diritto ad agire
come hanno agito, i due capitolano: il prete ammette di aver
sbagliato: « Et confesso che sia
Illusione diabolica... », Maria confessa di aver mentito, di aver s^
stenuto una finzione mangiando
di nascosto. Seguono per lei la
clausura all’ospizio dei poveri
per lui l'ospitalità coatta forse
presso un convento, forse presso
un compaesano. Di loro non si
sa altro, né l'adtore potrebbe dirci altro.
Il libro infatti, pur essendo
un opera narrativa, non è un romanzo; la vicenda è ricostruita
SUI documenti dell’epoca trovati
n^la sezione dedicata al Santo
Uffizio negli Archivi di Stato di
Venezia: atti del processo, testimonianze trasmesse dall’inquisitore di Bergamo, lettere.
Di pari passo con la narrazione procede il commento partecipe dell’autore; Tomizza è chiararnente dalla parte degli accusati, soprattutto di Maria. Non
sostiene la possibilità del miraaccetta neppure
l idea dell inganno voluto; la rehgione era per la donna l’unica
possibilità di riscatto, non tanto
sociale quanto spirituale, da una
Vita diseredata, e lei aveva riteñuto in buona fede di potersi
permettere di interrompere talvolta il digiuno, che era stato
reale.
Particolarmente interessante è
li capitolo conclusivo, nel quale
I autore racconta come gli sia
venuta l’idea del libro e rifà la
stona delle sue ricerche fra i
processi per eresia; « due forme
“ftinte di eresia, una esterna
alla chiesa e l’altra maturata
dentro come per eccesso di crescita o per rimbalzo a un colpo
troppo violento »; paragonando
II « caso » Janis con altri del secolo precedente, in cui la ricerca spirituale di popolani diseredati come Maria si era mossa
nell ambito della Riforma, lo definisce tipicamente italiano e
controriformistico: « Diciamolo
con franchezza: la stragrande
rnaggioranza degli italiani... non
SI e più riavuta dalla repressione e dalla capillare, fervida riorganizzazione cattolica seguite al
Concilio tridentino e pervenute
all’acrne nel secolo XVII. La nostra visione del mondo, le scelte
di vita, i sussulti e gli abbattirnenti che le accompagnano, l’anca della conciliazione e cioè della protezione, l’attesa del favore
le stesse piccole o mirabili^^ invenzioni per aggirare
quest interna servitù o venirne
una buona volta fuori, risentono
tuttora di quelle fobie e di quegli ardori lontani. Piaccia o non
piaccia, è la nostra più vera civiltà » (pag. 206).
E’ un libro serio e certo non
divertente; tuttavia lo stile è piano, 0 si legge .facilmente, e oltre
all analisi storica di una situazione religiosa, rimane un vivo
ritratto di un’epoca e di un ambiente.
Roberta Colonna Romano
Fulvio Tomizza : La finzione di Maria, Ed. Rizzoli, pp. 210, L. 9.000.
Il coro di lodi, con cui quasi
tutti i quotidiani hanno commentato la morte di Giuseppe
Prezzolini, è tutt’altro che convincente.
Una cattiva abitudine (non so
se sia soltanto italiana) sembra
imporre l’esaltazione retorica
dei morti. Lo dicevano già gli
antichi Latini: « De mortuis nihil nisi bonum», dei morti si
deve parlare soltanto per dirne
bene. Loro agivano così perché
avevano paura della vendetta
dei defunti. Ma oggi questo ammonimento dovrebbe valere solo per non trascinare oltre la
morte meschine polemiche e rancori tanto più vili perché il destinatario non può più smentire le
calunnie.
La scomparsa di una personalità notevole, poi, sarebbe la
occasione opportuna per abbozzare un primo bilancio, approssimativo e provvisorio finché si
vuole, per cogliere il significato
che la sua esistenza ha avuto
per gli altri.
Prezzolini è stato indubbiamente un brillante scrittore, chiaro,
intelligente, non-conformista, capace di riconoscere le personalità più interessanti di questi
ultimi cento anni e di dialogare
con loro. Eppure quasi sempre
i suoi interlocutori sono stati
tanto più vivi, umani, interessanti di lui.
Dai tempi della polemica con
Gobetti al lungo scambio di lettere con Moravia il pensiero di
Prezzolini, pur nel variare di scelte e di argomenti, rimane sempre ancorato al disprezzo per
quasi tutta l’umanità (esclusi
solo i pochissimi degni della
sua attenzione) ed alla filosofia
del furbo egoista, « quello che
non la beve » per dirla con le
sue parole, quello che non si espone a rischi e a disagi per
nulla e per nessuno.
Anche le sue vivaci polemiche
non disturbano i corrotti, non
tendono a trasformare nulla, sono brillanti esercitazioni letterarie, come i fuochi d’artificio,
pittoreschi da vedere, ma che
non lasciano tracce. E poi, dove
ha trovato il coraggio, lui che
ha avuto, tutto considerato, una
vita comoda ed interessante,
che ha potuto comprarsi tutti i
libri che voleva e stabilirsi nel
paese che preferiva, per dichiarare che la massa di gente che
suda per tirare avanti è fatta di
mascalzoni? E anche ammesso
per assurdo che fossero davvero
tutti dei mascalzoni, perché non
si dovrebbe lottare per dare anche a loro, mascalzoni o no, il
benessere e la sicurezza materiale che a luì non sono mancati?
No, mi dispiace: la sterminata attività letteraria dello scrittore centenario non ci lascia poi
una grande eredità, mentre la
breve vita del suo antagonista
Gobetti, stroncata dalle bastonature fasciste, ammonisce ancora oggi che non ci si può adagiare in una libertà formale basata suH’ingiustizia o accettare
una parvenza di giustizia ridotta a pretesto per privare della
libertà. Gobetti era, per Prezzolini, un ingenuo, perché rispettava, amava, cercava di aiutare il
suo prossimo, pur senza farsi
su di esso eccessive illusioni.
Marcella Gay
ERO OMOSESSUALE
Cari fratelli,
grazie al contributo del fratello Rovetto, sappiamo che l’omosessualità
non è una malattia, ma una scelta. Ecco che dovremmo iniziare a stare un
po più attenti a tutta la problematica
circa la situazione degli omosessuali.
Come comunità evangeliche che tentano di dare una testimonianza in
questo paese caratterizzato da tante
scelte deleterie, è necessario iniziare ad usare anche la nostra fede nelle esposizioni dei problemi che la moda richiede e non affidarle soltanto
ad una semplicistica disquisizione accademica con pretese teologiche, ma
priva della guida dello Spirito di Dio,
Ero omosessuale, ora non lo sono
più. Non lo sono più da quando ho
conosciuto il Signore ed ho accettato
il sacrificio di Cristo non soltanto come salvezza, ma come liberazione totale. Questa liberazione per me è stata
realmente totale ed anche l'omosessualità che mi ha accompagnato per
tanti anni — non so se era esattamente una scelta, ma ci stavo bene — ora
non è che un triste ricordo. Non credo
ci conduca molto lontano M discutere su
chi condannare o che cosa condannare, dobbiamo dire a noi stessi che è
il Signore che decide nella nostra vita. Se il Signore chiama anche degli
omosessuali al suo servizio, prima li
libera, poi affida loro dei compiti, prima li purifica come faceva con i profeti e come fa anche ora con i figli
disposti a servirlo.
É mai possibile che non abbiamo
più la forza spirituale di affermare
che per fede possiamo vedere miracoli
e azioni di liberazione da parte di
Dio? Come mai c'è gente che afferma
di essere stata liberata da tale schiavitù ed è ora normale? Non sarebbe
più bello e più biblico insistere sulla
n^essità di un continuo ravvedimento
più che dire: accogliamo anche questo
tipo di peccatori, tanto lo siamo tutti!
Deludente l'esposizione del pastore
Ribet, dice e non dice, o si sforza di
non dire, del resto vittima anche lui
delia bultmanlzzazione della parola di
Dio perpetuata in via Pietro Cossa.
Non poteva certamente giungere a conclusioni diverse, anzi non ci sono conclusioni nel suo esposto, ma anche
A colloquio con i lettori
questo fa parte della moda! La scrittura non propone un’etica, ma la liberazione deH'uomo.
Ai fratelli della TEV che si sforzano
di contestare l’atteggiamento irresponsabile della chiesa valdese, certamente bisogna suggerire di affidare la
questione direttamente al Signore e
non al sinodo...
Il sinodo, nel caso di una autorizzazione alla celebrazione di matrimoni
fra omosessuali, dovrà tener ,poi conto di eventuali richieste di adozioni
di bambini, magari dal terzo mondo,
da parte di suddette coppie!
Che il Signore illumini le nostre
scelte.
Con fraterni saluti, un ex omosessuale.
Paolo Russo, Roma
SOLIDARIETÀ’
Caro Direttore,
leggo sul nostro giornale (n. 31-32,
30 luglio u.s.), nel paginone centrale:
« omosessualità e fede cristiana », una presa di posizione della T.E.V. sul
problema stesso, assai critica nel complesso e particolarmente dura nei confronti di due studentesse della Facoltà
di Teologia.
Con la presente intendo manifestare pubblicamente la mia solidarietà
con Daniela e Letizia: non è la prima
volta che ambienti conservatori della
nostra chiesa prendono delle posizioni poco fraterne nei confronti delle
colleghe della Facoltà.
SI può essere d'accordo o meno
con quanto Daniela e Letizia scrivono;
ma esse, al pari di tutti gli altri credenti. hanno il diritto di esprimere la
loro opinione. Nella nostra Chiesa si
pratica il dialogo e non la scomunica!!
Nei quattro anni che ho trascorso
in Facoità ho sempre ritenuto di dover difendere il diritto di ciascuno al
dialogo e il diritto anche di dissentire,
secondo « libertà di coscienza »...
La T.E.V. ha anch'essa piena libertà
di dissentire, ma lo faccia non lan
ciando anatemi ma formulando argomentazioni convincenti e nc^ arromentando « sempre in negativo ».
Ringraziando per l’ospitalità e buona estate...
Eugenio Stretti, Roma
AMORE DI SE STESSI
Alla mia dolcissima figliola e alla
sua giovane collega di studi desidero
consigliare in tutta umiltà (consapevole delle mie poche conoscenze teologiche) di andarsi a rileggere le pp.
da 140 a 146 del libro di Subilia « La
giustificazione per fede », là dove, commentando i pensieri di Lutero suM'amor sui, dice che la concupiscenza
comprende tutti gli atteggiamenti e
sentimenti deH’uomo che, neirintero
arco del suo agire, non fa che gravitare intorno a se stesso, strumentalizzando le cose e le persone per affermare se stesso... non rispettando
gli altri come degli uguali e dei corresponsabili...
L uomo, afferma Lutero e prima di
lui Paolo nella sua scoperta del Cristo, • prima di ogni cosa ama se
stesso, cerca se stesso in ogni cosa,
ama ogni cosa per se stesso, anche
quando ama il prossimo o un amico,
perché cerca in esso le cose che lo
riguardano ». In campo religioso questo amore si fa più ipocrita e raffinato perché sotto la copertura del servizio di Dio e dell'altruismo per il
prossimo in realtà l’uomo si serve del
prossimo e persino di Dio per servire se stesso, soddisfacendo le proprie tendenze più segrete ad affermarsi, riuscire, dominare.
Il consiglio di andarsi a rileggere
queste pagine è valido anche per
quanti hanno levato gli scudi inorriditi da quanto affermato nel vostro articolo del 18 giugno '82... io non ho
la vocazione al martirio ma se ora
volete tirare le pietre fate pure; prima esaminate voi stessi per scoprire
quanto . amor sui » c'è in ciascuno
di noi.
Alle mie due giovani sorelle in
Cristo voglio dare un ultimo consiglio:
non offritevi mal volontarie se prima
non siete sicure di avere la vocazione
a! martirio... non tutti gli stracci agitati al vento al grido di « Viva la Libertà » sono degni di diventare bandiera
versando del sangue per essi.
Ugo Tomassone, S. Marzano
ancora diffuso nelle parrocchie più isolate, col suo triste corteo di sofferenze familiari, botte alla moglie e ai figli
e così via.
Questi, ed altri, potrebbero essere ì
temi da trattare nell'anniversario di
Chanforan, accanto ai discorsi e alle
rievocazioni storiche: una maggior attenzione, cioè, a tutto ciò che, tra noi,
mal si concilia con la fede riformata.
Sono grata alla sorella che mi ha
offerto I occasione di esprimere questi
pensieri, nella speranza che il dibattito si allarghi.
Evelina Pons, Prarostino
TROPPO POCO
I NOSTRI TABU’
Caro Direttore,
desidererei esprimere il mio punto
di vista sulla lettera della sorella Nelly
Rostan che accusa il nostro giornale
di essersi trasformato in un trattato di
medicina sessuale. Mi pare questa
una affermazione del tutto fuori luogo ed esagerata. Se ben ricordo, forse
due anni fa c'è stato un articolo, breve. sul diritto della donna a farsi sterilizzare in certe situazioni e condizioni: poi circa due mesi fa una brevissima recensione dì un testo sull’impotenza maschile. Tutto lì, perciò ce
ne passa, eccome, tra questo e l’accusa lanciata!
Piuttosto sarebbe ora che ci liberassimo da certi tabù che sappiamo
solo proporre di coprire col silenzio;
sarebbe ora che rinunziassimo a uno
spiritualismo e moralismo esagerati che
non hanno nulla a che fare con l’Evangelo.
È questo, e questo soltanto che deve ispirare le nostre scelte e i nostri
comportamenti, ci deve spingere a
cercar di capire i problemi e le angosce del nostro tempo per poter aiutare chi è vittima di situazioni difficili.
Direi di più: mi sembrerebbe giusto che, su questa linea, il nostro
giornale si facesse maggiormente carico dei problemi morali e sociali presenti anche tra noi, ma di cui non si
parla.
Faccio un solo esempio: l’etilismo.
Caro Direttore,
Vorrei rispondere alla Sig.na Rostan
indignata perché il nostro settimanale
tratta ogni tanto problemi inerenti alla
vita sessuale (n, 30). Sono rimasta
un po' sorpresa: viviamo nel ventesimo secolo, d non pensavo che per
qualcuno certi argomenti fossero ancora tabù. Fenomeni come l'aborto,
l'omosessualità, il controllo delle nascite e simili non presentano soltanto
risvolti medici, ma anche sociali, psicologici, legali; mi sembra giusto che
li giornale ne parli dal momento che
coinvolgono e interessano molte persone. Si tratta inoltre di temi che
I « Eco » ha sfiorato solo occasionalmente; caso mai è di questo, a mìo
avviso, che ci si dovrebbe lamentare. La sessualità fa parte della vita
di ognuno, credo sia normale che anche i credenti riflettano e si interroghino sui suoi molteplici aspetti, si
rischia altrimenti di precipitare nel bigottismo e nella chiusura mentale.
L atteggiamento di alcuni lettori, che
quando non condividono il punto di
vista di chi scrive, o non approvano
g 1 argomenti trattati, o nutrono antipatie personali per i corrispondenti
(perché negare guasto lato prettamente
umano della questione?), insistono per
ridurre al silenzio la persona « molesta », secondo me non è fraterno, né
democratico. Bisognerebbe parlarne
tutti insieme in futuro e più a lungo,
con serenità, tramite il giornale Grazie.
Con amicizia,
Edi Morini, Pomaretto
5
27 agosto 1982
» \
obiettivo aperto 5
Due teologie a confronto
si saidano nella conversione
(segue da pag. 1)
già è caduta e son venuti i torrenti, ed i venti hanno soffiato
ed hanno fatto impeto contro
quella casa; ed ella è caduta,
e la sua ruina è stata grande ».
il commento di
D. Bonhòffer
Spiegando questo testo in « Sequela » (1937) il teologo tedesco Dietrich Bonhofler (martire
sotto il nazismo) parla di «separazione ». Separazione fra comunità e mondo innanzitutto;
fra coloro che, in obbedienza alla chiamata di Dio, seguono la
« via stretta » e quelli che camminano per la « via larga ». Poi
ancora « separazione » all’interno
stesso della comimità: fra cristiani veri e cristiani di nome.
« La separazione deve essere
fatta sempre di nuovo tra gli
stessi discepoli di Gesù. I discepoli non devono poter credere
di sfuggire semplicemente il
mondo e rimanere poi nella piccola schiera sulla via stretta,
senza pericolo. Verranno in mezzo a loro dei profeti falsi, e con
la confusione aumenterà anche la
solitudine. Ce n’è uno accanto
a me, esteriormente un membro
della comunità, c’è un profeta,
un predicatore, in apparenza e a
parole e a opere un cristiano,
ma interiormente motivi oscuri
lo spingono verso di noi, interiormente è un lupo rapace, la sua
parola è menzogna e la sua opera inganno. Egli sa nascondere
bene il suo segreto, ma in segreto egli compie la sua opera
oscura. Egli si trova in mezzo
a noi non perché ve lo abbia
spinto la sua fede in Gesù Crisito, ma perché il diavolo lo
spinge nella comunità. Porse egli
cerca il potere e l’influenza, il
denaro, la gloria, con i suoi propri pensieri e le sue profezie.
Egli cerca il mondo, non il Signore Gesù Cristo. Egli nasconde i suoi malvagi progetti sotto
una veste cristiana e sa che i
cristiani sono un popolo credulone. Egli conta di non essere
svelato nella sua veste innocente. E sa pure che ai cristiani è
vietato giudicare e, a tempo debito, lo rammenterà loro. Nessun uomo può vedere nel cuore
dell’altro. E così egli travia molti. Forse lui stesso non lo sa
nemmeno: forse il diavolo che lo
spinge gli impedisce di veder
chiaro in se stesso. Ora, avvertimenti di questo genere da parte di Gesù possono suscitare nei
suoi seguaci grande paura. Chi
conosce l’altro? Chi sa se dietro
le apparenze cristiane non si
nasconde la menzogna e il traviamento? Potrebbe, così, penetrare nella comunità una profonda diffidenza, un osservarsi a
vicenda con sospetto, uno spirito di giudizio dovuto a paura. Potrebbe farsi largo una condanna di ogni fratello. Ma Gesù
libera i suoi da questo sospetto
che necessariamente dividerebbe la comunità. Egli dice; ’’L’albero marcio porta frutti cattivi. A suo tempo si farà conoscere da sé. Non occorre che guardiamo nel cuore degli altri. Dobbiamo attendere che l’albero
porti frutto. Ai frutti si riconosceranno, a suo tempo, gli alberi...” ».
Divisione nella
comunità confessante
E l’analisi di Bonhofler continua: « La separazione operata
dalla chiamata di Gesù è ancora più prpfonda. La divisione,
dopo aver separato mondo e
comunità, cristiani di nome e
cristiani veri, penetra nella schiera di coloro che si confessano
discepoli. L’apostolo Paolo dice:
’’Nessuno può dire che Gesù è
suo Signore se non per lo Spirito santo” (I Cor. 12: 3). Nessuno, per proprio ragionamento, per forze e decisioni proprie,
può affidare la sua vita a Gesù,
nessuno riconoscerlo suo Signore. Ma qui vien considerata la
possibilità che ci sia chi chiama
Clesù suo Signore senza lo Spirito santo, cioè senza aver sentito la chiamata di Gesù. Il che è
tanto più inconcepibile se si considera che a suo tempo chiamare Gesù Signore non fruttava
nulla in terra; anzi, era una confessione che esponeva’ ai massimi
pericoli. ’’Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel
regno dei cieli”. Dire Signore
Signore è la confessione della
comunità. Non tutti quelli che
la pronunciano entreranno nel
regno dei cieli. La divisione passerà proprio in mezzo alla comunità confessante. La confessione di fede non dà nessun diritto a Gesù. Nessuno potrà mai
richiamarsi alla sua confessione
di fede. Il fatto di essere membri
della chiesa dalla confessione
giusta non permette di avanzare
pretese di fronte a Dio. Non saremo beati in base a questa confessione. Se pensiamo così commettiamo lo stesso errore di
Israele che considerava la grazia della sua elezione come un
diritto di fronte a Dio. Pecchiamo così contro la grazia di colui che ci chiama. Dio non ci
chiederà se siamo stati evangelici,' ma se abbiamo fatto la sua
volontà. Lo chiederà a tutti e
cosi pure a noi! I confini della
chiesa non sono i confini di un
privilegio, ma la benevola scelta
e chiamata di Dio. ’’Dire” e
’’fare” non sono qui intesi come rapporto tra parola e fatto.
Qui si parla di due diversi atteggiamenti deH’uomo davanti a
Dio. Chi dice: Signore Signore, è
l’uomo che in base al suo dir sì
avanza delle pretese; l’altro invece agisce in umile obbedienza. Il primo è colui che sì giustifica con la sua confessione di
fede, il secondo colui che agisce,
l’uomo obbediente che si affida
alla grazia di Dio. Qui, dunque,
proprio il parlare dell’uomo diviene il correlativo della sua autogiustiflcazione, l’agire, invece,
il correlativo della grazia, di
fronte alla quale l’uomo non può
fare altro che obbedire e servire umilmente. Quello che dice:
Signore Signore, si è chiamato
da sé a seguire Gesù, senza lo
Spirito Santo, o ha fatto della
chiamata un proprio diritto. Colui che fa la volontà di Dio è
stato chiamato e graziato, obbedisce e segue Gesù. Egli sente
la chiamata non come diritto, ma
come giudizio e grazia, come
volontà di Dio, alla quale sola
egli vuole ubbidire. La grazia di
Gesù richiede uomini che agiscono, e l’azione diviene la vera umiltà, la vera fede, la vera
confessione della grazia di colui
che ha chiamato ».
Separazione
fino all’estremo
E ancora, sempre nel testo di
Dietrich Bonhofler, la separazione estrema addirittura fra quelli
che « agiscono »:
« Chi confessa solo è dunque
separato da chi agisce. Ora la
separazione viene spinta ancora
all’estremo. Qui, alla fine, ora
parlano uomini che hanno superato le prove fino a questo
punto. Sono fra quelli che agiscono, ma ora essi si richiamano appunto a questa loro azione
invece che alla loro confessione
di fede. Hanno operato in nome
di Gesù. Sanno che la confessione non giustifica, perciò sono
andati a glorificare il nome di
Gesù in mezzo alla gente mediante l’azione. Ora si presentano a
Gesù e gli mettono davanti le
loro azioni.
Gesù qui manifesta ai suoi
discepoli la possibilità di una
fede satanica, che si richiama a
lui, che compie opere meravigliose, simili fino all’irriconoscibile alle opere dei veri discepoli
di Gesù, in amore, miracoli, forse
anche autosantificazione, e che
pure ha rinnegato Gesù ed il
cammino al suo seguito. Lo stesso dice l’apostolo Paolo nel 13°
capitolo della prima epistola ai
Corinzi, sulla possibilità di predicare, profetizzare, avere ogni
conoscenza, anzi, ogni fede tanto da poter trasportare monti,
ma senza amore, cioè senza Cristo, senza lo Spirito Santo. Anzi, ancor più: Paolo deve persino considerare la possibilità di
compiere le opere d’amore cristiano, di dare i propri beni, fino al martirio... senza amore,
senza Cristo, senza Spirito Santo.
Senza amore — vuol dire che,
nonostante tutto, in tutte queste
azioni non si fa l’opera essenziale, non si segue veramente Gesù,
quest’opera che, in fondo, non
può realmente compiere se non
colui che chiama, cioè Gesù Cristo stesso. Questa è la più profonda, la più incomprensibile
possibilità del potere satanico
nella comunità, l’ultima separazione, che però, avviene solo il
giorno del giudizio universale.
Ma essa sarà definitiva ».
L’ubbidienza, centro
dell’Evangelo
« Chiunque ode queste mie parole e le mette in pratica... ».
Centro di tutto il sermone sul
monte e di tutto il messaggio di
Gesù è l’obbedienza. Centro della vita e della missione messianica di Gesù è l’obbedienza: Gesù ha obbedito al Padre fino ad
accettare la morte, la morte sulla croce.
Gesù per primo ha agito. Ha
compiuto nella vita quanto aveva annunciato nel messaggio.
Non possiamo in lui scindere il
valore della « Parola » da quello
della sua « vita ».
E per questa via siamo chiamati anche noi.
Ma per noi è possibile l’obbedienza? È possibile, per noi, vivere secondo la volontà del Padre?
Non siamo dunque quelle deboli creature, incapaci di fare
il bene, incapaci di fare il minimo passo per sollevarci dalla
nostra miseria, e colmare la distanza fra noi e Dio, e pagare il
debito che abbiamo verso di Lui?
Non siamo dunque quei peccatori che non risolverebbero nulla
né vendendo se stessi, né la propria moglie ed i propri figli ed
ogni avere (come nella parabola)
senza poter pagare il debito con
Dio? Non occorre che la soluzione ci venga da Dio, che sia
Lui a cancellare il debito? Non
abbiamo bisogno della Grazia?
Possiamo fare da noi?
No. Noi siamo quelle creature deboli ed incapaci.. Non
sappiamo e non possiamo pagare niente. Non possiamo salire
a Dio. Ma è Dio che ci incontra,
nella nostra vita, nella nostra
debolezza, con la sua Grazia. Cristo è morto e risorto per noi,
e ci chiama a vivere per il Regno.
Ci dice; « Convertitevi ». Ci dice di nascere di nuovo, di accettare una nuova visione del
Il pastore
Giuliana Gandolfo
di Torino
mentre predica
nel tempio
di Torre Pellice
(foto R. Ribet)
mondo e di noi stessi. Gesù vuol
fare di noi delle creature nuove; cittadini del Regno. Vuole
trasformarci in sale della terra e
luce del mondo.
Chiede obbedienza, ma non solo questo. Prima di chiederci
obbedienza Gesù chiede trasformazione, «metanoia», conversione. Senza conversione è impossibile diventare suoi discepoli:
il linguaggio delle beatitudini non
raggiunge chi non ha compreso
la nuova realtà del Regno.
Gesù parla di vita, di quotidianità, ci chiede « amore ». Ma noi
spesso abbiamo compreso male
questa realtà: ne abbiamo fatto
un atto sentimentale, o abbiamo lasciato che restasse una parola, una enunciazione teologica; ma 1’« amore » che Gesù chiede è straripante concretezza, è
la dinamica di Dio che diventa
vita, è veramente la sola forza
che può trasformare il mondo.
Ma noi non l’abbiamo creduto.
Abbiamo pensato che 1’« amore »
è insignificante, una troppo piccola risposta, e forse abbiamo
cercato i miracoli, le « opere potenti »... Ma come è possibile
« amare » come Gesù ci chiede
di amare, fino al completo dono
di noi stessi, anche i nemici, coloro che ci fanno e ci hanno fatto del male... come è possibile
questo amore senza essere stati
« trasformati » da Cristo, senza
« conversione », senza essere
battezzati di « acqua e di Spirito »?
La possibilità
deH’amore
L’apostolo Paolo ha compreso
questa realtà. Cristo è morto e
risorto perché anche noi potessimo morire e risorgere con Lui.
La morte e la resurrezione di
Cristo è « figura » di quello che
noi possiamo diventare in Lui;
Cristo vuole trasformarci, renderci « nuove creature », dobbiamo lanciarci « rivestire » da Cristo, vivere della sua vita. L’apostolo Paolo parla dell’« uomo
nuovo » che vive nello Spirito.
Chi agisce con gelosia, ira, invidia, sregolatezza, stregoneria,
ecc. non può chiamarsi « uomo
nuovo », perché lo Spirito porta frutti concreti, che sono amore, allegrezza, pace, bontà,
fedeltà, dolcezza, temperanza. È
vita. È una nuova e diversa
« qualità di vita».
Il « cantico dell’amore » dell’apostolo in I Corinzi 13 è l’interpretazione poetica del sermone
sul monte. È la risposta di chi
ha accettato la chiamata d’amore
del suo maestro. « Quand’io parlassi le lingue degli uomini e
degli angeli, se non ho carità,
divento un rame risonante o uno
squillante cembalo. E quando
avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la
scienza e avessi tutta la fede in
modo da trasportare i monti, se
non ho la carità, l’amore, l’agape, non sono nulla... L’amore
soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa. L’amore non verrà
mai meno... ».
Dov’è dunque questa enorme
distanza fra la predicazione di
Gesù ed il messaggio dell’apostolo Paolo? Se le opere presuppongono la « conversione » e se
la « conversione », 1’« uomo nuovo », si realizza nella vita, nell’amore, dove si può trovare questa « divergenza incolmabile »?
Il nodo aperto di Chanforan
si salda nella realtà deH’uomo
nuovo, nella possibilità di «amore », di vita rinnovata di chi è
stato amato, perdonato, giustificato da Dio.
Si salda il «nodo di Chanforan»
e nello stesso modo c’è la possibilità di « saldare » altri nodi
dolorosamente aperti, oggi, che
contribuiscono alla lacerazione
dell’umanità, talvolta anche nel
nome dell’unico Signore. « Ecco,
io faccio ogni cosa nuova — dice il Signore — le cose di prima
sono passate ». Per 1’« uomo nuovo » non conta il passato, la provenienza: conta soltanto il progetto di un futuro di amore.
E se tu giungi alla realtà dell’uomo nuovo questa realtà vuol
essere vissuta, deve essere vissuta, altrimenti non è vera. L’amore è un amore concreto, non
una parola; è la forza che proviene dalla Parola di Dio e in
me vuol diventare vita.
A lui la parola,
a noi l’ubbidienza
« Questa Parola — cito ancora
Bonhofler — alla quale concedo
il potere su di me, che proviene
dal ”ti ho conosciuto”, che mi
pone subito nell’azione, nell’obbedienza, è la roccia sulla quale
posso costruire una casa. A questa Parola di Gesù che viene dall’eternità corrisponde solo la
semplice azione. Gesù ha parlato: a lui la parola a noi l’obbedienza. Solo nell’azione la Parola di Gesù mantiene il suo onore in mezzo a noi, la sua forza,
la sua potenza. La tempesta può
ora soffiare sulla nostra casa,
l’unità con Gesù, creata dalla
sua Parola, non può più essere
spezzata.
Accanto all’agire c’è solo il
non-agire. Non esiste un voler
fare ma non fare. Chi usa la
Parola di Gesù diversamente
che agendo, dà torto a Gesù,
nega il sermone sulla montagna,
non mette in atto la sua Parola. Ogni questionare, ogni problematizzare, ogni voler interpretare è un non-agire ».
Ma chi agisce in questa obbedienza può realmente portare
dei frutti per il Regno; può lavorare per la « Rivoluzione dell’Amore ».
Giuliana Gandolfo
6
6 cronaca delle Valli
27 agosto 1982
Un
ragazzo
Alcuni anni fa esisteva un istituto per minori della chiesa gestito da giovani e da adulti volenterosi che si occupavano delI educazione, della salute e della
crescita di circa ottanta ragazzi
provenienti, per la maggior parte
dei cast, da ambienti di immigrati, poveri, disadattati ed emarginati in questo nostro ambiente
industrializzato.
In questo istituto z bambini
trovavano un po’ di serenità, respiravano aria delle montagne,
ed avevano perfino una piscina
per poter imparare a nuotare.
Il loro contatto con l'ambiente
esterno era limitato ma a volte
facilitato da qualche valida insegnante che si prendeva a cuore la
loro situazione e faceva del suo
meglio per aiutarli.
Per dei motivi che a distanza
di anni hanno subito uno strano
capovolgimento ed invece di essere motivo di accusa sono diventati ora causa da difendere
con ardore proprio da coloro che
allora furono gli accusatori, l'istituto fu chiuso e i ragazzi furono
mandati a spasso.
Fra questi ragazzi ve n’era uno
che dlctifie settÌ77t(ine fu fece pavlare di sé i giornali.
Era un bambino mansueto,
molto sernplice, forse di intelligenza limitata, da piccolo doveva
aver sofferto di rachitismo perché
aveva le articolazioni delle gambe stranamente grandi ed era di
statura bassa. ' La sua mamma
era morta ed il padre, immigrato al nord, si era risposato ed
aveva avuto 6 o 7 figli.
Durante le vacanze di Natale
rimaneva in istituto perché nessuno della sua famiglia lo veniva
a prendere né lo venivano a visitare durante l’anno.
4 14 anni ne dimostrava 8 o 9
e frequentava la 4’^ elementare.
Durante la sua vita in famiglia
nessuno si era mai occupato della scuola e non si sa bene per
quale ragione, per ben 5 anni di
seguito aveva frequentato (o marinato) la /“ elementare. Poi qualche assistente sociale solerte si
era accorta di questa situazione
ed aveva dato disposizioni per il
suo ricovero in istituto.
Nella scuola pubblica aveva trovato una brava insegnante che
aveva preso a cuore il suo caso e
sperava di portarlo fino alla 5“
nonostante l’obbligo scolastico '
scadesse a 14 anni e lui frequentasse soltanto la 4°...
Ma tutto questo per lui finì con
la chiusura dell'istituto.
Sul giornale in un giorno di fine luglio leggo il suo nome: due
giovani tentano, di derubare un
camion, il padrone li sorprende,
spara alcuni colpi: uno di loro
fugge, l’altro viene colpito e muore dissanguato: aveva 22 anni!
Alcuni giorni dopo il padrone
del camion^ viene scagionato dall'accusa di omicidio volontario
perché in seguito ad autopsia si
constata che la pallottola che ha
colpito il ragazzo aveva già colpito una_ superficie e solo di rimbalzo si era conficcata nella schiena del fuggitivo. Ironia del destino!
Che responsabilità abbiamo
avuto noi sulla vita e sul futuro
di questo ragazzo che ci è passato tra le mani e che ci siamo
lasciati sfuggire troppo presto?
Che cosa risponderemo se Dio
ci chiederà « e tu cosa ne hai fatto di tuo fratello? »...
L'unica cosa che ci resta da
fare è di pregar Lo e chiedergli di
non farci più commettere errori
di questo genere!
Marcella Bonjour
TORRE PELLICE: 33® MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA
MOSTRE
Il MAC e l’arte moderna
Giunta alla sua 33° edizione,
si è aperta, il 7 agosto, presso
il Collegio Valdese di Torre Pellice, l’ormai notissima Mostra
d’arte contemporanea. Durerà fino al 5 settembre.
La Mostra di quest’anno, dedicata al MAC (Movimento Arte
Concreta), è particolarmente
pregevole, tanto che il critico
Francesco Vincitorio, sull’Espresso (n. 29), la include fra le 80
migliori mostre, a livello mondiale, di questa estate ’82. Lo
stesso Vincitorio d’altronde, nella sua premessa al catalogo della
Mostra, sottolinea l’importanza
decisiva che ha avuto il MAC
per la pittura moderna nell’immediato dopoguerra.
Ma che cos’è il MAC? Non poche persone rimarranno stupite
di trovare solo quadri astratti
in una mostra dedicata all’arte
concreta. Per saperne di più, sono andato a trovare il prof. Filippo Scroppo, nostro concittadino, l’instancabile organizzatore di questa mostra fin dal ’49,
il quale è stato uno dei fondatori del gruppo torinese del
MAC insieme ai pittori Biglione,
Galvano e Parisot. « Concreto —
mi spiega — non significa riproduzione della realtà esterna, co
me andava facendo il realismo
del dopoguerra, bensì espressione, concretizzazione sulla tela dell’interiorità più profonda
dell’artista. I pensieri, i sentimenti, le idee, la spiritualità dell’artista non si esprimono con
raffigurazioni tratte dalla realtà
esterna, ma con forme, volumi,
linee, colori che nascono dal di
dentro». Il MAC infatti è stato
un movimento di pittori che intendevano preservare la loro libertà d’espressione alla ricerca
di sempre nuovi orizzonti. L’arte figurativa, per loro, aveva fatto il suo tempo, e la riproduzione della realtà, anche in termini astratti, sembrava loro
una via ormai compiuta. In uno
dei bollettini del MAC, redatti
dal gruppo torinese, essi definivano le loro opere come « oggetti in cui si vengano obicttivando i bisogni spirituali dell’uomo, come negli strumenti del
suo lavoro quotidiano si proiettano i suoi bisogni materiali ».
L’arte « concreta » veniva pertanto concepita come « nuovo atteggiamento dello spirito».
Il Movimento — fondato a
Milano nel 1948, ad opera di
Gillo Dorfles (che ne fu anche
il teorico), Gianni Monnet, Bruno
_______RORA’ - CONSIGLIO COMUNALE
Solidarietà con Comiso
A differenza del comune di Pinerolo, il consiglio comunale di
Rorà ha approvato all’unanimità
un ordine del giorno per la sospensione della costruzione della base missilistica di Comiso e
ha manifestato la volontà di non
permettere installazioni nucleari
sul proprio territorio.
Tale richiesta era stata fatta
dal comitato pinerolese per la
pace e il disarmo che aveva rivolto una petizione ai vari comuni del pinerolese.
Ecco il testo dell’ordine del
giorno approvato:
Il Consiglio comunale di Rorà,
riunito il 5 agosto 1982, preoccupato per il crescere delle tensioni tra le nazioni ed in particolare quelle dell’area medioorientale, convinto che non col
ricorso alla forza e al conflitto
armato si risolvono le controversie internazionali, ma col dialogo e la trattativa,
ritenendo che l'installazione
di una grande base missilistica,
come quella di Comiso, per la
quale sono già iniziati i primi
lavori, anziché attenuare le tensioni tra i paesi dell'area mediterranea e tra quelli della NATO
e del Patto di Varsavia, contribuisce a proseguire nella politica di riarmo ed aumenta i rischi di un conflitto nucleare in
Europa,
aderisce alle manifestazioni
indette nei giorni dal 6 aZZ’8 agosto a Comiso dal Coordinamento siciliano dei comitati per la
pace,
chiede al Governo della Re
pubblica Italiana di tenere in debito conto la volontà del popolo
siciliano, espressa nella petizione sottoscritta da più di un milione di cittadirii, e che chiede la
sospensione dei lavori per la costruzione della! base in attesa
della conclusione della trattativa
di Ginevra;
dichiara il proprio territorio
denuclearizzato.
Mentre a Pinerolo il partito
socialista aveva con forza respinto la petizione definendola
irrealistica, qui gli esponenti socialisti (tra cui l’assessore provinciale Longo) hanno approvato con convinzione la mozione
(« anche se ci potrà costare qualche contributo, è importante
prendere posizione ») dimostrando così una totale divergenza di
opinioni da Pinerolo: eppure si
è solo a 25 Km.!
gg
Munari e Anastasio Soldati —
nacque in un clima culturale segnato dal realismo per cui non
ebbe vita facile: fu isolato e
osteggiato. Però rappresentava
in Italia la testa di ponte delle
avanguardie europee, costituì
quindi un prezioso punto di riferimento per tutti quegli artisti
desiderosi di esprimersi fuori
dai sentieri battuti. Del resto il
MAC, nella sua breve ma intensa esistenza — non durò più di
un decennio — non fu mai una
scuola vera e propria, con i suoi
criteri rigidi e i suoi dogmi, bensì un movimento che indicava
una linea di ricerca. Per questo
il valdese Scroppo amava paragonarlo al movimento valdese pre-Chanforan, per sottolineare la differenza, in termini di
creatività e di libertà, tra movimento e istituzione. Ciò spiega anche le sensibili differenze
di stili fra i vari gruppi che aderirono al MAC, differenze riconducibili al diverso retroterra
culturale delle singole regioni
italiane oltreché evidentemente
alle diverse sensibilità di ogni
artista. Eppure,-al di là di queste differenze, talvolta marcate,
appare un denominatore comune, specifico del MAC, cioè la
ricerca della forma pura, il gioco intrecciato dei volumi e delle linee geometriche, il sapiente
accostamento dei colori. Tutto
ciò crea, agli occhi dello spettatore attento, un particolare piacere visivo, estetico, che però non
è fine a se stesso, ma è comunh
cazione, come lo è ogni opera
d’arte degna di questo nome. In
questo, il MAC partecipava intensamente al fermento culturale
proprio del mondo moderno che
stava nascendo all’indomani della seconda guerra mondiale. Un
mondo moderno in cui, parallelamente alla scoperta di nuovi
campi di conoscenza, esplodevano contraddizioni e rimesse in
questione radicali di certezze
che sembravano assolute. L’«arte
concreta» s’inserisce in questo
travaglio scientifico - culturale,
manifestando la propria coscienza critica di fronte alla realtà
umana, ponendo così interrogativi che rirnandano ai problemi
ultimi e quindi alla spiritualità
profonda dell’uomo in un determinato momento storico. Il MAC
ha indubbiamente svolto questa
funzione di testimonianza che
lo ha reso precursore dell’arte
moderna contemporanea. La mostra di Torre Pellice ne offre una
ottima antologia.
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PINEROLO
PRAMOLLO — Dall’8 al 15
agosto si è tenuta a Pramollo
Ruata la prima mostra-mercato di artigianato locale, organizzata in collaborazione tra Comune e Pro Loco.
Hanno partecipato 16 espositori con un nutrito numero di
oggetti e una vasta gamma di
articoli.
La mostra ha riscosso molto
interesse ed ha avuto uh alto
numero di visitatori e di acquirenti, che hanno espresso la loro sorpresa nel constatare che
sono ancora molte le persone
che trascorrono le serate invernali lavorando il legno con passione e pazienza.
Tutti gli espositori sono stati
premiati con una targa offerta
dal Comune e invitati a preparare nuovi oggetti al fine di arricchire ulteriormente la mostra del prossimo anno.
Parallelamente si è svolta la
2' estemporanea di pittura che
ha visto la partecipazione di 7
pittori premiati con medaglie
d’oro e coppe. Ha vinto il concorso il pittore Bella Renzo; al
2° posto Previati Idrio; al 3° posto Giorgiutti Piero.
FRALI — Per molti abituali
villeggianti di Prali, e anche per
molti pralini è stata una sorpresa constatare come sopra\’viva ancora (oltre alla ben conosciuta falegnameria Peyrot che
lavora il legno in grande stile)
l’antica tradizione deH’intaglio
del legno per piccoli ' oggetti di
uso comune.
L’occasione è stata offerta da
una piccola mostra che si è aperta nei locali della scuola di
Ghigo durante la prima quindicina di agosto. Cofanetti, cornici,
portabottiglie, animali scolpiti,
alcuni lavoretti degli scolari,
hanno interessato i visitatori, incuriositi in modo particolare dalle padelle e dalla lampada di
talco levigato.
Anche se alcuni oggettini erano
in vendita, l’esposizione ha avuto più un carattere familiare che
di artigianato vero e proprio,
ma in qualsiasi modo ciò che
conta è che una tradizione interessante trovi ancora chi è
disposto a mantenerla in vita.
FENESTRELLE — La V Rassegna della vai Chisone (artigianato, prodotti naturali, oggetti
artistici) promossa dal Comune
di Fenestrelle con il patrocinio
della Comunità Montana e della
Provincia ha presentato dalT8
al 15 agosto i prodotti tipici delTartigianato locale e delle attività di tipo più propriamente
agricolo, anche se abbastanza
selezionate.
Il ferro battuto, i mobili di
legno e l’apicoltura sono ancora
oggi, malgrado lo spopolamento, attività praticate nella vai
Chisone, alle quali si aggiunge
la coltivazione delle piante medicinali, le quali trovano nell’alta montagna l’ambiente ideale.
Sempre in clima mangereccio, la
Cooperativa valli Chisone e Germanasca esponeva sciroppi, frutta conservata e marmellate.
Nella sezione culturale, lo
stand della Pro Natura, un’ampia scelta di libri Claudiana di
argomento valligiano, il periodico locale « patoisant » ”La Valaddo” e ’’l’Eco delle Valli”.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto l’anno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
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TORRE PELLICE
7
27 agosto 1982
cronaca delle Valli 7
Torre Pellice: in occasione della mostra dell’artigianato
Tradizioni e cultura popolare
« Le tradizioni non si possono far nascere, né far rinascere, né comunque far vivere con
la buona volontà. Le tradizioni
nascono, crescono, si sviluppano, e talora muoiono. E per certe tradizioni non si può far altro che lasciarle morire ».
Queste parole del past. Ernesto Ayassot meritano un rilievo
particolare, tra le tante sentite
alla tavola rotonda che chiudeva la mostra dell’artigianato di
Torre Pellice, domenica 8 agosto.
Vi sono tradizioni che vivono,
che hanno radici profonde nella gente e che sono ancora sentite come patrimonio proprio,
ed allora è bene che siano sostenute.
Ma vi sono pure tradizioni che
appartengono solo più al passato, che oggi non dicono più nulla
a nessuno, e che pare una forzatura mantenere in vita e volerle far rinascere, ed allora non
si può far altro che lasciarle
morire.
Due fattori nella cura delle
tradizioni hanno particolare importanza nelle nostre valli, diceva il pastore Ayassot; il fatto che molte tradizioni son legate ad un certo modo di vivere
la fede, ed il bilinguismo (o addirittura trilinguismo), vissuto
non come snobismo, ma come
peculiare fattore culturale, che
permette di avere scambi con
realtà diverse, e perfino di pensare con una diversa mentalità.
La ricchezza, tradizionale e
culturale della conoscenza di
più lingue (italiano, francese,
patois) è stata centro anche delle altre tre relazioni, di Osvaldo
Coisson, di Raimondo Genre e
di Vignetta.
Osvaldo Coisson ha messo in
guardia dal pericolo rappresentato, per la conservazione di
molti elementi tradizionali, dalla
cultura industriale incalzante
nelle nostre valli, e da quella
proveniente dai mass-media.
Tutto ciò mette in pericolo la
conservazione di lingue (e di
lingue vere e proprie si può parlare per molti dei nostri patois)
nelle loro forme genuine, di certi prodotti e valori artigianali,
di un certo patrimonio di racconti orali, canti, balli, ecc.
E SI che molte di queste cose,
osservava Vignetta, — tra l’assenso di alcuni fra j più anziani dei presenti — cose che oggi sembrano molto lontane nel
tempo, anche solo alcuni decenni fa erano comuni nell’uso, nella vita quotidiana degli abitanti
delle valli del Pinerolese, e non
solo di esse.
Vignetta ha poi raccontato di
alcuni tentativi di riportare alla luce, in alta vai Chisone, elementi di una cultura popolare
ormai quasi persi.
Raimondo Genre ha abbozzato
alcune possibili soluzioni per
conservare tradizioni non ancora sepolte (o almeno perché talune di esse, ormai perse, non
siano totalmente dimenticate):
innanzitutto, studiare e scrivere su di esse, in modo che le
nuove generazioni conoscano
quale era la vita dei nonni e
dei padri (un mirabile esempio
sono i libri di Teofìlo Pons, sul
folklore e vita montanara di
queste valli, pubblicati dalla
Claudiana, e più volte citati durante la tavola rotonda a Torre Pellice).
Importante è riscoprire il valore della lingua, del patois, in
modo che nelle famiglie si riprenda a parlarlo, e che i bam
bini lo imparino: è forse meglio
che un bambino parli correntemente e correttamente il patois,
piuttosto che impari un italiano
pieno di errori di origine dialettale, spesso difficile a correggersi poi a scuola.
Altra indicazione è un invito
alle Amministrazioni locali a
valorizzare il lavoro dei pochi
montanari rimasti, incoraggiando anche il ripopolamento e
creando posti di lavoro, in modo che gli abitanti delle molte
borgate sparse per le valli diventino dei « giardinieri delle
montagne »; è questo forse un
progetto abbastanza dispendioso, come costi (perché ci dovrebbero essere, almeno inizialmente, grosse sovvenzioni da parte
degli Enti locali), ma forse ne
varrebbe la pena, perché certamente si porrebbe un freno al
degrado delle nostre montagne.
Giornata del Rifugio Beniamino Lo Bue
Ho letto con vivo interesse l'articolo « Qualcosa che non va » scritto da
Paolo Gay a proposito della giornata
del Rifugio. Mi sono rallegrata nel
constatare che, malgrado tutto, un
giovane s’interessa aiTopera e depiora l’assenza di altri giovani.
È vero che l'età media dei partecipanti ai Bazar si aggira sui 40 anni! ma cosa facciamo per attirare le
più giovani generazioni?
1) La giornata dei Rifugio è stata
fatta conoscere neiie unioni giovanili,
magari chiedendo di parteciparvi aiutando in un modo 0 neil'altro?
2) Non si potrebbe approfittare delia
presenza di un vasto pubblico per dare notizie sull'andamento dell’opera
{su quello che è stato fatto durante
l’anno, sulle prospettive di iavoro per
l'anno che viene)?
3) Da molte parti sento dire >• noi
protestanti siamo troppo freddi »; forse è la nostra freddezza che respinge i
nostri giovani.
Ma non è detto che chi va al Rifugio, per il Bazar, conosca tutti, o aimeno quaicuno. immagino che un
protestante venuto dai di fuori delle
Valli per passarci ie ferie, si troverebbe assoiutamente soio.
Un rimedio potrebbe essere trovato organizzando un « comitato di accogiienza » che s'incarichi di presentare
i nuovi venuti ai. membri deli’Opera
oppure a chi aiuta vendendo ai diversi
banchi. Forse renderebbe ia giornata
dei Rifugio un po' più comunitaria.
Louise Rochat
Un amico ha terminato ii suo viaggio terreno.
Quando ho avuto bisogno di un consigiio e del suo aiuto iui io ha fatto
con sempiicità e con chiarezza, senza
niente nascondere. Ha saputo capire le
mie perplessità circa il prolungamento della vita dell’uomo e mi ha trattato da persona responsabile.
Nel momento della decisione non mi
ha mai forzato la mano ma ha sempre
posto l'accento sulla mia libertà di
decisione.
Non ha mal voluto niente da me e io
non sono mai stato capace di dirgli
che gli volevo bene.
Ora ha terminato di camminare fra
noi mentre io continuo il mio cammino
perché lui, al momento giusto, mi ha
accompagnato nel posto giusto.
10 ho sempre creduto nella resurrezione e nella Vita ma dopo aver sperimentato per ben tre volte l’imprevedibilità del tempo e dell’agire di Dio
(per cui ora so che la morte non è
che una porta aperta sulla nuova creazione di Dio) desidero dire ai familiari di Beniamino di asciugare le loro lacrime e di guardare avanti con
speranza: quella che noi chiamiamo
vita in realtà è solo un'ombra di quella che ci aspetta nel nuovo mondo
di Dio.
11 Signore ha detto: « lo sono la
resurrezione e la vita: chi crede In me
anche se muoia vivrà; e chiunque vive e crede in me non morrà mai ».
U. T.
con una innegabile prevenzione
di disastri naturali ed ecologici
quali quelli che si sono verificati
negli ultimi anni perché sentieri, ruscelli, muri, ecc. non erano
più stati curati.
Paolo Gay
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Marcheselli e Venturi
ringraziano il Signore per tutte le manifestazioni di amicizia affettuosa che
hanno ricevuto in occasione del saluto
al loro caro
Davide Marcheselli
Un particolare conforto è stato ricevuto dai pastori Tourn e Carile e dal
vescovo di Pinerolo Mons. Giachetti.
Torre Pellice, 18 agosto 1982.
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta
in Dio solo »
(Salmo 62: 1)
I familiari di
Maria Elisa Sappé
ringraziano riconoscenti il Direttore
Livio Gobello, la Sig.ra Barbiani, il personale tutto deirAsilo Valdese di S.
Giovanni per Tamorevole assistenza
prestata alla zia.
Luserna S. Giovanni, 19 agosto 1982
(( In pace io mi coricherò e in pace dormirò^ perché tu solo, o Eterno^ mi fai abitare in sicurtà y>.
(Salmo 4: 8)
Il professore
Ernesto Tron
ha terminato la sua giornata terrena
a Bricherasio il 20 agosto 1982.
L’Evangelo della speranza ci è stato
annunziato a Massello di Ferrerò, dove egli è stato sepolto.
La famiglia ringrazia tutti gli amici e in modo particolare i medici e i
pastori che lo hanno assistito con affetto durante la sua malattia.
I doni ricevuti in sua jrfiemoria sono
destinati alTAssociazione Italiana per
la Ricerca sul cancro, Via Burini n. 5 20122 Milano.
Bricherasio, 23 agosto 1982
AVVISI ECONOMICI
AFFITTASI Luserna vicinanze stazione appartamentino riscaldamento autonomo. Telefonare 90498.
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Pellice 2/3 camere -f- servizi non in
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10064 PINEROLO LUSERNA SAN GIOVANNI
RINGRAZIAMENTO
« Signore a chi ce ne andremo
noi ? Tu hai le parole di vita
eterna »
(Giovanni 6: 68)
Il giorno 2 agosto 1982
Rodolfo Pasqualetti
ha chiuso la sua vita terrena.
La famiglia con profondo dolore ne
dà l’annuncio a tutti coloro che lo conobbero e ramarono.
Nell’impossibilità di farlo personalmente ringrazia con sincera riconoscenza il Doti. Gardiol per le sue così
assidue e amichevoli cure, i Sig.ri Medici e il Personale sanitario delTOspedale Mauriziano di Luserna e l’Ospedale Valdese di Torre Pellice, la sig.ra
Velia Paschetto per l’affettuosa assistenza, il Dott. Boer, la Sig.ra Michi
Pasquet, il Pastore Zotta per le sue parole di fede consolatrice, gli amici carissimi per la loro affettuosa solidarietà nella prova, la famiglia Vaschietto
per il suo valido aiuto e tutti coloro
che con la loro presenza e scritti hanno preso parte al grave lutto.
RINGRAZIAMENTO
f
(c Ed essi non avranno bisogno
di luce di lampada né di luce
^ di sole, perché li illuminerà il
Signore Iddio »
(Apocalisse 22: 5)
La famiglia Jon Scotta ringrazia
quanti hanno preso parte al loro dolore per la scomparsa della cara
Mariuccia Jon Scotta
mancata al loro affetto all’età di anni
78 presso FAsilo Valdese di San Giovanni. Un particolare ringraziamento
al Pastore Bruno Bellion, all’Amico
prof. Dario Varese per le assidue cure, a Liliana Varese Balmas e alla sua
mamma per l’affettuosa partecipazione;
a Livio Gobello, Mariuccia Barbiani e
alla dott.ssa Claudia Peyrot e al personale tutto dell’asilo per la costante assistenza, alla comunità e a tutti gli
amici di Piedicavallo.
Luserna San Giovanni, 21 agosto 1982
« Nel sentiero della Giustizia
sta la vita e nella via ch’essa
traccia non v’é morte »
(Proverbi 12: 28)
Il Prof.
Enrico Jahier
è deceduto il 14 agosto 1982 a S. Domenico di Fiesole e riposa nel Cimitero degli Allori di Firenze. Con la tristezza ed il rimpianto nel cuore lo ricordano la moglie Ida ed i nipoti Paolo
Enrico, Chicco, Gioiétta, Valerio, Mirella, Mario.
USL 42 - VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 29 AGOSTO 1982
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef, 58786.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei, 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) ,
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 29 AGOSTO 1982
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
8
8 ecumenismo
K ECUMENICAL COMISO DAY »
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Le cartoline per la pace Religione a scuoia
delle firme inviate da ogni parte del mondo nel quadro
usseguirsi di iniziative per la pace nella cittadina siciliana
^PMISO — 1631 firme di cittadini di tutte le parti del mondo hanno finora sottoscritto l’appello lanciato dal convegno ecumenico di Pentecoste perché si
sospendesse la costruzione della
base missilistica.
L appuntamento del 7 agosto,
anniversario della decisione governativa di installare i missili
Cruise appunto a Comiso, era
stato scelto dal comitato organizzatore quale ulteriore tappa
dell’impegno ecumenico per la
pace. Impegno che non è mancato e cartoline e lettere di solidarietà sono giunte dall’Italia,
dalla Svizzera, dalla Gran Bretagna, dall’Olanda, dalla Danimarca, dall’Austria, dalla Germania federale, dalla Francia,
dall’Irlanda, dall’Australia, dagli USA, dalla Svezia, dal Nicaragua, dal Costarica, dalla Cecoslovacchia, dal Canada, dal Belgio, da Hong Kong, dal Messico.
Queste lettere e cartoline sono
state esposte il 7 agosto su un
tavolino nel corso di una manifestazione organizzata congiuntamente col Cudip e col coordinamento regionale siciliano dei
movimenti per la pace e col
« presidio permanente ».
La manifestazione del 7 agosto
è stato il culmine di una serie di
« momenti per la pace » vissuti
nella seconda metà di luglio: il
« presidio » accampato nella vicina Vittoria, il campo sulla pace di Adelfia, una serie continua
di assemblee in piazza, cartelloni e slogans e presenza nei quartieri per illustrare l’iniziativa ai
comisani. La città purtroppo è
rimasta alquanto indifferente alle iniziative pacifiste, salvo il
« bel » manifesto di benvenuto
fatto affiggere dalla maggioranza politica che amministra il Comune in cui si invitano le forze
dell’ordine a vigilare sulla sicurezza dei cittadini « in tempi in
cui la città è invasa da stranieri e da soggetti dall’apparenza
poco raccomandabile »!
Nella mattinata del 7, dunque,
circa 200 persone, provenienti da
USA, Germania, Olanda, Inghilterra e Italia, si sono date appuntamento all’aeroporto dove
è stato eretto un muro simbolico di cartone. La polizia dopo
frenetiche consultazioni ha invitato i manifestanti a spostare il
muro che era completamente ad
Comitato di Redazione; Franco
Becchino. Mario F. Berutti. Dino
Ciesch. Niao De Mìchells, Giorgio
Gardìol, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot. Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore; AiP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
FRA'NCO GIAMPiCCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 • 10125 Torino - tei. 011/
655.278 - c.c.p. 327106 intestato a
« L'Eco delle Valli - La Luce
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intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor, Tribunale di
Pinerolo N. 176. 25 marzo 1960.
■ L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175. 8 luglio I960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V_____________________________________
dossato all’ingresso principale
dell’aeroporto Magliocco. I manifestanti si sono rifiutati non
solo di spostare il muro di cartone, ma si sono seduti a terra
occupando così l’area prospiciente l’ingresso. E’ iniziata un’assemblea in cui s’è discusso se
concentrare tutta la manifestazione all’aeroporto, rinunciando
alla piazza o se, come previsto
dal muro simbolico si dovesse
passare a Piazza Fonte Diana per
poi, con una fiaccolata, ritornare all’aeroporto. L’assemblea s’è
divisa per cui una parte, la maggioranza, è rimasta a presidiare
ABBONAMENTI
1983
La Tavoffi ha stabilito i
prezzi degli abbonamenti per
il 1983 sulla base dei preventivi che le abbiamo fornito. Li
comunichiamo fin d’ora per
permettere a quanti sono attualmente alle 'Valli, specialmente provenienti dall’estero, di sottoscrivere l’abbonamento ’83 senza spese supplementari.
Rivolgersi alla Claudiana
di Torre Pellice.
Annuo: minimo L. 18.000
Semestrale: minimo » 10.000
Estero » 35.000
Sostenitore » 36.000
l’aeroporto mentre il resto, nel
pomeriggio, affluiva in piazza
Fonte Diana.
Dalle 19 alle 21.15 ben venti
oratori si sono alternati per spiegare le motivazioni della loro
presenza a Comiso nella giornata del 7 agosto: dal senatore Anderlini della sinistra indipendente, all onorevole Adele Faccio del
PR, dal senatore Carollo del PCI
a Guccione, segretario regionale
delle AGLI, dall’IKV olandese al
CUDIP, dal MIR a don Albino
sacerdote veneto presente con
una trentina di ragazzi. In mezzo a tutti questi interventi che
stranamente non riuscivano ad
andare più in là di un deciso
quanto generico: NO ai MISSILI, ci sono stati anche i due interventi evangelici; il primo del
pastore Salvo Rapisarda per
spiegare il significato del nostro
« Ecumenical Comiso Day », il
secondo del pastore Arrigo Bonnes per invitare i presenti ad
andare un po’ più in là dello sterile « no ai missili » iniziando a
costruire una società più giusta.
Dopo questo « bombardamento di parole », con la piazza ormai deserta il residuo ha ripreso
la strada dell’aeroporto per concludere, come previsto, la giornata davanti al simbolico muro
di cartone e riprendere, nei giorni successivi, l’impegno non violento contro l’installazione dei
missili a Comiso.
Arrigo Bonnes
La riforma della scuola secondaria, approvata dalle Camere,
ha riportato all’attualità, in larga parte della stampa italiana,
il problema dell’insegnamento
della religione nella scuola pubblica, con conseguenti richiami
alle Intese governo-chiese valdometodiste, che al problema avevano dato l’unica soluzione accettabile, lasciando alle chiese e
alle famiglie il compito e la responsabilità di tale Insegnamento. Si è da più parti osservato
che il famoso art. 3 dà formalmente a tutte le religioni uno
status eguale alTinterno dei programmi scolastici, ma non dà
un analogo status sostanziale, visto che i protestanti, almeno
quelli rappresentati dalle Intese, hanno già rinunciato all’insegnamento nella scuola pubblica.
Si è anche notato che la legge
non fa che riconfermare, con
altre parole, lo spirito concordatario preesistente, in attesa
che il concordato venga ridiscusso ed eventualmente modificato.
E infine, sul Corriere delTll luglio, E. Severino sostiene che lo
insegnamento obbligatorio della
religione cristiana (leggi cattolica) nelle scuole è necessario per
dfiendere la organizzazione capitalistica della società, che proprio nel cristianesimo avrebbe
trovato il suo massimo sostegno culturale.
Le ragioni della politica sono
spesso imperscrutabili per i profani, ma stupisce egualmente
che partiti, che si definiscono
laici, e più specialmente il P.S.I.,
abbiano finito con l’accontentarsi di modifiche formali alla situazione preesistente e non ab
biano meglio approfondito, prima di votare, il problema.
Le attività ecumeniche sono,
come al solito, seguite solo da
parte della stampa cattolica, ed
in tale contesto i riferimenti alle posizioni protestanti sono
sempre numerosi e concreti, Così Popoli e Missioni riferisce
ancora sul Convegno di Lima e
sui documento Battesimo-Eucarestia-Ministeri da esso approvato, dando spazio ai dubbi e
alle riserve di Paolo Ricca; Famiglia Cristiana commenta il
Convegno di Strasburgo dei Carismatici, con dichiarazioni del
card. Suenens, che ricorda come
il movimento dei Carismatici
abbia origini protestanti; e commenti del pastore francese Roberts che lamenta come non si
sia ancora potuto giungere ad
una celebrazione comune della
Eucarestia, nonché del pastore
Appel che rievoca la necessità
di una conversione comune. E
non trascurando la posizione
critica del 'Vaticano verso il Convegno, non annullata da uria telefonata del papa alTorganizzatore Elchinger che non pare avere cancellato ogni dubbio.
Su Paese Sera infine, l’interessante resoconto di un sondaggio svolto tra i cattolici di una
parrocchia romana, che dà una
percentuale di ben il 98 per cento di fedeli che rifiutano il concetto gerarchico della chiesa.
La Gazzetta di Parma illustra
ai suoi lettori le celebrazioni
per il centenario della nascita
di Lutero previste in Germania
per il prossimo anno.
Niso De Michelis
UN GRUPPO VALDESE VISITA LA CHIESA RIFORMATA UNITA IN INGHILTERRA
Viaggio da chiesa a chiesa
Non sempre — anche quando
si viaggia per ragioni ecclesiastiche — è dato realizzare che si
sta facendo un viaggio da Chiesa
a Chiesa. Chi ha svolto mandati
all’estero o ha fatto parte di deputazioni presso Chiese sorelle
ne è certamente al corrente. Tanto meno capita di fare un viaggio in tal senso quando ci si muove in gruppi per visite o pellegrinaggi turistico-religiosi in paesi vicini o lontani.
Nel viaggio che un gruppo di
31 valdesi ha fatto in Inghilterra
nell’ultima decade di giugno, si è
invece percepito pienamente che
si stava operando precisamente
un viaggio per incontrarsi tra
Chiesa e Chiesa. Lo scopo del
viaggio era infatti una visita a
varie chiese locali della Chiesa
riformata unita in Inghilterra e
Galles (U.R.C.). La particolare
sensazione di muoversi come
Chiesa e non come singoli turisti aggruppati per ragioni economiche e logistiche, è stata determinata, a mio avviso, da due
precise circostanze su cui ritengo sia bene fermare la nostra
attenzione.
E’ noto per un verso che secondo la ecclesiologia valdese la
Chiesa non è data in funzione di
organi o per ufficialità di strutture, rna si pone in virtù di quella
particolare elezione divina (come
indicava anche Calvino) per cui
« dovunque due o tre sono radunati nel mio nome — dice Gesù
(Matt. 18: 20) — quivi sono io in
mezzo a loro ». A prescindere
dalla ottima organizzazione del
viaggio, questa atmosfera di consapevole unità spirituale ha cementato il gruppo sin dall’inizio.
Cosa importava che fossero presenti valdesi di 5 o 6 chiese locali diverse e che alcuni si cono
scessero appena? Si è avvertito
che ci si ritrovava insieme nel
Suo nome e che Egli era presente con noi, facendo di un gruppo
di isolati una comunità nel senso tecnico del termine: una piccola Chiesa valdesé in movimento. E ciò non suoni pietistico o
sconsiderato a quanti vedono soprattutto nel rispetto delle strutture convenzionali il crisma dell’istituzióne ecclesiastica.
La United Reformed
Church
Per altro verso la United Reforrned Church, sorta nel 1972
dall’incontro delle Chiese presbiteriane e congregazionaliste d’Inghilterra e del Galles, raggruppa
oggi circa 2000 chiese locali, a
cui recentemente si sono unite
anche talune « chiese di Cristo ».
Esse .sono strutturate in distretti
riuniti in 12 province a ciascuna
delle quali è preposto un moderatore che presiede un sinodo che
si raduna 2 volte l’anno. 'V’è poi
una Assemblea generale annuale
di 700 deputati distrettuali che
presiede aH’insieme e tra l’altro
nomina l’amministrazione centrale. I poteri decisionali sul governo e le direttive per la vita delle
chiese, come da noi, sono affidati
ad una gerarchia di assemblee:
dalla locale alla generale. Le
chiese sono servite, per quanto
attiene alla vita spirituale, da un
migliaio di pastori, tra cui 90
donne, e da vari predicatori locali che, per la loro preparazione,
corrispondono ai nostri pastori
locali piuttosto che ai nostri predicatori locali. Nel suo insieme la
U.R.C. raggruppa circa 150 mila
membri e pertanto si pone come
una chiesa di minoranza di fron
te alla preponderante Chiesa anglicana.
I caratteri di affinità tra le
strutture della U.R.C. e quelle che
i valdesi si sono date nei secoli
sono molteplici. Ovviamente non
sono le strutture ecclesiastiche
che determinano caratteri di affinità tra credenti, ma l’opposto:
caratteri spirituali affini, determinati da una stessa lettura della
Scrittura e da una medesima fede nel comune Signore, fan nascere in tempi e luoghi differenti,
strutture analoghe tra credenti
in sé diversi per le condizioni ambientali della loro vita nel mondo.
Si comprenderà pertanto come
mai noi valdesi ci siamo trovati
perfettamente inseriti nella vita
delle varie chiese locali della
U.R.C. con cui ci siamo incontrati, e nelle quali ci siamo sentiti
ricevuti ed accolti in fraternità di
fede. Ciò ha consentito, vivendo
insieme ciascuno la sua identità,
di manifestare tra noi e loro quella unità che caratterizza le Chiese del Signore. Questo è oggi il
momento ecumenico da vivere!
Lezioni da imparare
Oltre alla sede centrale in Londra, abbiamo visitato varie chiese locali in Londra, nella zona di
Manchester, nella Cumbria e nel
centro del paese. In detti incontri ciascuno di noi ha potuto rilevare agevolmente tre' aspetti
che ritengo siano da ricordare.
Anzitutto la spontaneità dell’accoglienza di queste chiese e la
capacità di sapersi porre a disposizione dei loro ospiti ponendoli
a loro agio in modo da farli immediatamente partecipi della loro vita sul piano spirituale ed
umano. Quindi il senso della to
tale ospitalità che ciascuno di noi
ha riscontrato nelle famiglie che
ci hanno accolti per una o più
notti, ponendo a nostra disposizione le loro abitazioni, la loro
mensa, le loro cose e stabilendo
con noi, sconosciuti visitatori,
un’atmosfera di gradevole e sincera comunità familiare. Infine
quella sensazione viva di comunanza e di partecipazione reciproca che si è venuta stabilendo
malgrado le diversità delle usanze, delle lingue, dei modi di essere e delle condizioni sociali.
Nei vari luoghi che abbiamo visitato, anche dal punto di vista
turistico, abbiamo conosciuto alcune famiglie inglesi così vive
nella loro spiritualità e ricche di
valori umani. Tra le tante persone conosciute desidero ricordare
la dottoressa ed il dr. Cowing,
fisico di Manchester, che ci hanno accolti al nostro arrivo a Londra e ci hanno seguito durante
tutto il viaggio. Un particolare
ringraziamento va rivolto ad essi
ed agli organizzatori valdesi del
nostro viaggio.
Le Chiese riformate inglesi hanno saputo in pochi anni trasformare i loro edifici di culto riadattandoli alle condizioni ambientali moderne, abbattendo se del caso vecchi templi ottocenteschi ed
edificando nuove sale di riunione
inserite in centri di accoglienza.
Non c è qui il culto della pietra;
gli edifici vengono considerati
soltanto come beni al servizio
della testimonianza e della evangelizzazione. Una cosa da imparare!
Personalmente ritengo che viaggi ed incontri del genere di quelli
fatti in Inghilterra, sotto la guida del past. Deodato, siano da incrementare. Sono queste oggi le
occasioni migliori per promuovere una reale conoscenza tra chiese e chiese di paesi ed eventualmente di orientamenti diversi.
Giorgio Peyrot