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Anno 125 - n. 9
3 marzo 1989
L. 900
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA MANIFESTAZIONE DEL 18 FEBBRAIO A ROMA
La libertà comincia nella scuola
L’iniziativa è pienamente riuscita per la notevole partecipazione, per i contenuti, per I espressione della fede
che ne è scaturita - Sulla e nella scuola una battaglia da condurre in nome della pluralità dell esperienza umana
«Vinceremo questa battaglia
se saremo capaci di essere non
soltanto uomini e donne della
libertà, ma anche e soprattutto
uomini e donne della preghiera ».
Così ha concluso Giorgio Bouchard il suo appassionato intervento alla grande manifestazione di Roma, indetta dalla Federazione (ma a cui ha partecipato anche l’evangelismo non federato) per protestare contro
l’ora di religione nella scuola
pubblica,
E gli uomini e le donne « della preghiera » sono venuti da ogni parte, hanno riempito il grande tempio di piazza Cavour nel
pomeriggio di sabato 18 febbraio,
la sala della locale chiesa valdese, l'aula magna della Facoltà di teologia; ed altri, ancora,
non trovando posto all’interno,
sono rimasti sulla piazza, a seguire dagli altoparlanti, insieme
a curiosi e passanti, quanto si
stava svolgendo nel tempio. Uno
spettacolo inconsueto: una chiesa addobbata con un enorme
striscione, dove campeggiava la
Scritta: La libertà religiosa nella scuola, una questione di coscienza, una proposta di civiltà;
uno schieramento di polizia, volto ovviarnenle a far rispettare
l’ordine pubblico; altoparlanti
che diffondono canti, preghiere,
la bella predicazione del pastore Francesco Toppi.
La manifestazione è pienamente riuscita: riuscita perché c’è
stata un’enorme risposta da parte delle chiese; riuscita perché
ricca di contenuti; riuscita perché profondamente partecipata,
piena di calore che viene dalla
fede. Quando dalle centinaia di
persone (ma erano certo più di
mille) si è levato solenne e limpido il canto di « Forte rocca
è il nostro Dio... », si è avuta
la sensazione di una profonda
unità c determinazione nell’impegno di condurre avanti questa battaglia di libertà.
«Lo spirito del compromesso
si è posato sul popolo italiano;
sarà difficile superare questa fase. Ma noi abbiamo dietro alle
nostre spalle una lunga battaglia. Vogliamo combattere con
chiunque pensi che la libertà vale più della costrizione. Noi ci
impegniamo a dare ai nostri figli
una scuola di coraggio; chiediamo loro di pagare un certo prezzo ».
Su questa nota della resistenza « di fronte alla cieca arroganza dei potenti e di fronte alle
sempre presenti e svariate forme di idolatria », s’è sviluppata
anche la predicazione del pastore Francesco Toppi. Il testo scelto era quello di Daniele 3: 1718, l’episodio dei tre amici di
Daniele che, per essersi rifiutati
di adorare la statua d’oro di
Nebucadnetsar, furono gettati
nella fornace ardente. Ma lì il
Signore, anzi per l’esattezza
« uno simile a un figlio di Dio »,
li salvò. Era esagerato scegliere
un testo che parla di una resistenza estrema, condotta fino al
martirio, di fronte ad un potere assoluto? Forse; ma solo in
parte, perché in questo particolare campo dell’insegnamento
della religione nelle scuole, la
Repubblica italiana sta dando
prova di venir meno al pluralismo, alla libertà ed alla democrazia che ne costituiscono comunque i fondamenti.
Non è un caso se un pastore
come Donato Castelluccio, ormai
quasi novantenne, da Bisaccia
dove risiede, ha mandato un messaggio all’assemblea, nel quale
ha scritto fra l’altro: « ...che amarezza per noi che abbiamo
conosciuto le carceri ». Imprigionato durante il fascismo per non
aver piegato la testa come tanti altri, egli ha sognato un’Italia libera e democratica, e per
questa ha impegnato la propria
vita. Altri, come Fidardo De Simoni, pentecostale, sono morti
nelle Fosse Ardeatine; altri, come
Jacopo Lombardini (anche lui ricordato), sono morti nei lager.
L’accordo di Villa Madama, il
nuovo Concordato, stipulato esattamente cinque anni or sono,
che aveva acceso in un primo
tempo le speranze di veder cancellato il « patto iniquo e blasfemo », il Concordato del 1929,
stipulato nel « Nome della Santissima Trinità » tra la chiesa
cattolica e l’ateo Mussolini, si
è in realtà rivelato quasi peggiore del precedente, « Questo
triste mercato dei Patti latera
nensi — ha affermato Bouchard
— è rimasto legato al piede del
popolo italiano come una palla
di piombo, e rimane legato ancora oggi ».
Ma il nodo da sciogliere non
è soltanto il Concordato. E’ anche capire come si può trovare
un giusto equilibrio tra le forze
religiose e lo Stato italiano. Noi
rifiutiamo il laicismo « stoltamente negatore di Dio e il confessionalismo altrettanto negatore della libertà dei figli di Dio ».
« Noi domandiamo — ha ancora
affermato Bouchard — che la
Repubblica italiana, che è una
repubblica libera, democratica e
pluralista, rispetti nelle sue scuole, nei suoi ospedali, nelle sue
carceri, nelle sue caserme il pluralismo della testimonianza religiosa e non dia spazio al privilegio di un’esperienza, rispetto
a qualsiasi altra ».
E’ una battaglia per noi soltanto, una richiesta solo per i
nostri figli? No. « L’esperienza, e
anche la Parola di Dio, ci insegnano che là dove la pluralità
dell’esperienza umana non è rispettata, non c’è libertà e non
c’è democrazia; e là dove una
fede tenta di imporsi, si comporta fatalmente come Giacomo e
Giovanni che volevano distruggere col fuoco un villaggio dei
GESÙ’ DI FRONTE AL POTERE
Uumanità nascosta
«Pilato disse: ’’Ecco l’uomo”» (Giovanni 19: 5).
Se guardiamo l’uomo come ci viene presentato
fin dai tempi più antichi, non ci può sfuggire un
aspetto, una tendenza di perfezione. Nelle statue
greche il corpo dell'uomo è trasformato in numero, in rapporti matematici in cui risaltano le sue
proporzioni; Leonardo da Vinci addirittura ha inscritto il corpo umano in un cerchio; l’uomo è
la misura dèi mondo.
Dalla scoperta del fuoco alla scoperta di terre sconosciute, l’uomo è al centro del mondo ed è
sempre un uomo attivo, manipolatore della materia, creatore di tecnologia, l’uomo che vince.
Ma l’uomo e la donna vengono presentati in
modo da nascondere ciò che nascondiamo normalmente: il corpo che soffre, il corpo in prigione. C'è tutta un’umanità che noi cerchiamo di rimuovere abitualmente, quotidianamente, perché
guardare quell’umanità ci è insopportabile.
Pilato era abituato a vedere corpi martoriati e,
potremmo dire, per lui l’umanità, l’essere umano era oggetto di violenza. Faceva parte del .suo
mestiere di procuratore. Per Pilato condannare Gesù alla flagellazione era parte delle regole del
suo gioco di potere.
E pur non avendo trovato in Gesù alcuna colpa (Giov. 18: 38), lo condanna ad una pena «minore », forse per sottrarlo alla croce. Flagellare
Gesù significa incontrare a metà strada le esigenze di chi lo voleva morto.
Ecco dunque una storia che si ripete: la violenza e l’umiliazione di chi è innocente come parte di un gioco di potere rispetto al quale l'essere
umano diventa merce di scambio. Pilato può
sopportare la vista di Gesù torturato e schernito perché il suo criterio principale è il potere
e non l’umanità dell’innocente.
L'umanità oggetto di violenza è solo merce
di scambio, di contrattazione all’interno di un
gioco di potere. Pilato doveva far flagellare un
innocente, così si devono torturare ed uccidere
innocenti perché tutto un popolo si pieghi ed accetti questa logica.
Anche la violenza contro le donne può essere
interpretata come parte di questo sistema. Si sa
che non conta molto che la donna sia giovane o
vecchia, vestita in maniera appariscente oppure
no; la violenza si afferma perché il violentatore
non vede più l’umanità della donna ma è preso
dall’affermar e il suo potere, la sua forza.
Piìato presenta quest’uomo oggetto di violenza, umiliato, alla folla. Dice-, ecco l’uomo che
pretende di essere il re di verità. Ve l’ho ridotto
a meno che un uomo. Ora è innocuo.
Il potere ha ridimensionato la figura di Gesù,
l’ha diminuita, ha tolto ogni apparente attrattiva
in lui. La violenza è spesso questo tentativo di
diminuire l’umanità di una persona, di un gruppo di persone, perché ciò sia di monito ad altri.
Si sa già che gli altri non sopportano la vista dell’umanità torturata e che ridurre l'umanità dell’altro significa cancellarlo come persona dall’orizzonte, dall’esistenza di altri esseri umani. Ma in
Gesù Cristo noi sappiamo che Dio si è fatto uomo
assumendo fino in fondo la condizione uniana,
non quindi l'umanità nei. suoi alti mornenti ma
proprio quell’umanità diminuita dalla violenza.
Gesù si è identificato con le vittime della violenza, per cui l'umanità è anche l’umanità torturata e violentata; qualcosa che non si può nascondere ma che bisogna avere il coraggio di prendere in considerazione. Questo significa rifiutare di
entrare nelle regole del gioco del potere che prevede un certo numero di vittime, anche innocenti.
L'Evangelo ci chiede invece di vedere l’umanità
anche dove il potere tenta di velarla attraverso
le umiliazioni, proprio perché Gesù ha rappresentato l’umanità torturata e violentata.
Erika Tomassone
samaritani. Vogliamo lavorare
per un’Italia in cui le varie testimonianze siano tutte alla pari. Non sono un uomo libero se
non riconosco che la fede dell’altro ha una dignità pari alla
mia. Di fronte ad esse lo Stato
deve essere rigorosamente neutrale. Lo Stato ha dei compiti di
carattere pratico, non ha un’autorità morale da far valere. Non
siamo laicisti, ma siamo laici:
abbiamo dello Stato un concetto sobrio. Esso deve essere garante di libertà ».
Certo, la battaglia sarà lunga.
Per adesso la si combatte davanti ai tribunali, a forza di carta bollata e di ricorsi; ma la
storia dice che quando le chiese scendono in piazza e sono
ben motivate nelle loro ragioni,
le cose, prima o poi, finiscono
per cambiare.
Luciano Deodato
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Ancora 4 numeri saranno
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L’ultimo numero di marzo,
a coloro che non faranno sapere i loro intendimenti, sarà
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TORINO.
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commenti e dibattiti
3 marzo 1989
LITURGIA NUOVA
O NON-LITURGIA?
Nel leggere l'articolo • Per un culto
più vivo, più comunitario », apparso
sul n. 5/'89, ho appreso con gioia...
che la mia chiesa luterana tedesca —
da almeno 40 anni — è chiesa di
avanguardia!
Infatti, le « innovazioni > qui proposte mi sono familiari da bambina (da
quando ho messo piede per le prime
volte in chiesa, cioè 40 anni fa).
L’unica novità è la canzone: « C’è
chi piange. Signor... Sta con noi. Signor ». Finora l’ho sentita da voci fresche e giovanili o almeno con un
ritmo sostenuto e alia spiritual.
Forse sarà proprio un diversivo...
cantarla con ritmo lento e appassionato!
Siccome avete chiesto altre proposte per un culto « più vivo », vorrei
farne alcune, anche se — nel frattempo — comincio a dubitare che vi
sia qualcuno che voglia veramente
cambiare.
Questa liturgia, così "sacrale”, mi
lascia perplessa.
Non si può fare in modo più semplice e moderno?
Non si può fare in modo anche più
comunitario? Per forza la comunità
deve fare l’eco del pastore? (Mi riferisco ai responsori).
Certamente, cambiare in questo
senso è difficile, dove ci sono cento
oppure duecento presenti durante il
culto domenicale. Forse diventa meno diffìcile nelle nostre piccole chiese, con una media di trenta o quaranta persone.
Non mi sembra cioè diffìcile coinvolgere più persone in un culto fatto
di adorazione, lode, confessione, intercessione, ascolto della Parola ed
eventualmente di altro.
L’ascolto della Parola si potrebbe
dividere in due parti: una breve meditazione, che viene preparata a turno (oppure una lettura biblica senza
meditazione e una preghiera), un
mini-studio biblico, fatto più semplice
del solito, con analisi del testo e
spiegazione (non più di 15 minuti), condotto prevalentemente dal pastore.
Le persone disposte ad essere coinvolte non saranno subito tutte, ma —
col tempo — i « coraggiosi » saranno
sempre di più e, alla fine, sembrerà
nonnaie.
Ciò che vorrei — in fin dei conti — è una liturgia più vicina ai modo normale di parlare (Incluso il tono
della voce).
Una liturgia che non arriva dall’alto
di una commissione, ma elaborata da
ogni singola comunità, a seconda delle sue esigenze e di un suo progetto.
La ragione per cui si dice che è
meglio proporre una liturgia che vada bene per tutte le chiese (anche
se poi ogni comunità può fare delle
modifiche secondarie) è: ,« Se tu vai In
un’altra città e ti trovi a partecipare
ad un culto di una chiesa riformata,
non ci sarà senso di estraneità ».
Creiamo però un forte senso di
estraneità alla gente che viene "per
caso” in chiesa. Le liturgie sono sempre soggette a fossilizzarsi. Inoltre,
col tempo, le parole e gli atti liturgici vengono vissuti e percepiti (indifferentemente rispetto a quello che vogliono dire) come un dondolio tranquillizzante.
La liturgia della comunità dovrebbe quindi essere una « non-liturgia ».
Non credo che nella vita quotidiana
parliamo nello stile delle liturgie in
uso. Non possiamo stare insieme durante il culto con gesti e parole
normali e semplici? Lasciamo stare
le parole grosse, le preghiere dove
non si sa con chi parla quello che
prega: con Dio oppure con la comunità, per dare un supplemento di predicazione.
Lasciamo stare le prestazioni teatrali (tranne in un teatro vero oppure per rendere più comprensibile
e allegro lo .< studio biblico »).
Se prepariamo i nostri culti per creare i presupposti di stare insieme davanti a Dio e non per « fare un culto », ci potremo veramente dirigere
verso un « culto più vivo », con la
speranza che Dio si farà trovare da
coloro che lo cercano.
Gudrun Kelm Gullotta, Pachino
QUALE CONSUMO
DI CARTA?
stimato Direttore,
ho letto con interesse il documento
preparatorio per l’incontro a Basilea
su giustizia, pace e integrità del creato. Trovo il documento sobrio e concreto, ed apprezzo li fatto che non teme di fare pubblica confessione del
peccato anche delle nostre Chiese europee I cui membri sono coinvolti,
come tutti, nella mentalità della nostra
civiltà.
Due domande mi vengono in mente: a proposito di giustizia e pace,
mi domando perché nessuno ha fatto
riferimento al molteplici passi dell’Antico Testamento In cui Dio dice, per
mezzo dei profeti, che quando le nazioni impareranno da lui, troveranno
pace e vivranno con giustizia, il nesso tra i due termini non è stato scoperto in questi anni: fa parte del messaggio biblico da sempre.
La seconda domanda concerne l’integrità del creato: quanti alberi saranno abbattuti per stampare le tonnellate di carta per I partecipanti al
congresso e per dare conto dei risultati a tutte le Chiese rappresentate?
Possiamo sperare che tutto sarà fatto
Fondo di solidarietà
Come precedentemente annunciato, col versamento di lire
800.000 per Alessandro, il bimbo cui è stato trapiantato il fegato in Belgio, e felicemente
rientrato in Italia, si è definitivamente chiusa questa raccolta.
Ricordiamo ai lettori che al
momento vi sono tre iniziative
in corso, relativamente alle quali abbiamo già dato in varie
occasioni i relativi dettagli. Ci
limitiamo qui a ricordarle, nella viva speranza che la generosità ed un numero sempre maggiore di offerte ci consentano di
concluderle nel più breve tempo
possibile. Si tratta: del laboratorio di cucito di Managua in Nicaragua a favore di donne ivi
rifugiate; del Centro agricolo e
sociosanitario in Zambia, presentato dalla CEVAA; delle Chiese
evangeiiche della Glamaica che,
duramente colpite dal tifone, si
sono rivolte anche al Consiglio
della nostra Facoltà di teologia
per un fraterno, solidale aiuto.
Come si vede, si tratta di iniziative che hanno anche un carattere di urgenza, per cui attendiamo una solidarietà generosa e
sollecita.
I doni vanno inviati al conto
corr. postale n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V, 15, 10125 Torino,
possibilmente specificando la destinazione (Managua, Zambia,
Giamaica). In mancanza della
stessa, provvederemo ad un riparto fra le iniziative indicate.
Offerte pervenute nel gennaio 1989
L. 1.000.000: Giuliana e Italo Eynard.
L. 500.000: Facoltà Valdese di Teologia.
L. 260.000: Lalla e Gino Conte.
L. 100.000: Delia Fontana.
L. 60.000: Dario Falbo.
L. 50.000: Famiglia Feyler Geymet;
Catterina Poèt Passarelli; Chiesa Valdese di Mantova; Valdo e Gaetana Del
Priore; Renato Coi'sson.
L. 40.000: Matilde Fabiole.
L. 35.000: Rosalba e Giovanni Giambarresi.
L. 30.000: Stefano Rostan,
L. 25.000: Evelina Rossini.
L. 20.000: Dora Rostan: Marco e
mamma: Antonio Tetta.
L. 10.000: Rosebianche Dufey.
Totale L. 2.370.000; Totale precedente
L. 3.104.359.
Versamento (a saldo) per Alessandro
L. 800.000. In cassa L. 4.674.359.
in un modo confacente con i temi in
discussione? O dobbiamo assistere di
nuovo al consumo di carta che noi
tutti facciamo con tanta disinvoltura?
E’ diventato tanto facile fare tante
copie di tutto ciò che esce dalle nostre penne! A quando un po’ di sobrietà in questo scempio da parte
del nostro mondo « progredito »?
Peggy Bertolino, San Secondo
LO SCEMPIO
DEI BOSCHI
PRECISAZIONE
Caro Direttore,
ti scrivo per segnalare la seguente inesattezza apparsa neH’articolo
• un diciassette febbraio di protesta »
(n. 2, 13 gennaio 1989); « Le Assemblee dei Fratelli fanno parte della
Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato »
(anche (a Nev e Idea hanno pubblicato la stessa notizia).
Qualche anno fa alcune denominazioni che non fanno parte della Federazione hanno ricevuto un invito ad
aderire alla Commissione. Alcune hanno accettato e hanno nominato delegati a rappresentarle.
Per quanto riguarda le Assemblee dei
Fratelli, la Commissione ha voluto il
contatto anche con loro, pur sapendo che per il loro congregazionalismo
non era possibile farsi rappresentare.
Alcuni credenti delle Assemblee,
invitati ad assistere alle sedute della
Commissione, si sono consultati con
le proprie chiese locali ricevendo l’autorizzazione ad accettare l’invito a
titolo personale.
E’ un’esperienza molto utile e fraterna.
Un caro saluto.
Stefano iAfoods, Firenze
QUEL LIBRO
SUI VALDESI
Caro Direttore,
in vai Germanasca, in questi giorni,
si va distribuendo alle famiglie valdesi un artistico volume ricco di fotografie a colori. La distribuzione viene
fatta dai comuni, dalle Pro Loco, oppure da singoli incaricati.
Il titolo incuriosisce, come pure il
fatto che enti pubblici si occupino di
stampare e diffondere testi riguardanti i valdesi e le loro valli.
A noi è venuta spontanea una domarrda; • Da chi viene offerto questo
volume e a che scopo? ». Fino ad oggi, in mezzo ad un’infinità di supposizioni, nessuno ha saputo darci una risposta convincente.
Altre domande possono venire in
mente: « Perché il libro viene distribuito soltanto alle famiglie valdesi? E
come mai, per un’operazione culturale di un tale costo (il volume costa
nelle librerie 85.000 lire) non si sono
privilegiate le scuole e le biblioteche
dove chiunque avrebbe potuto consultarlo? ».
Inoltre, nella prefazione si legge (in
sieme con molte inesattezze), che
"la pubblicazione vuole proporre un
percorso ideale nelle valli valdesi".
Speriamo vivamente che la storia e
il territorio delle nostre valli siano sufficientemente conosciuti da coloro che
vi abitano; se mai sarebbe il caso di
informare chi non ci conosce e desidera sapere qualcosa sul nostro conto.
Saremmo quindi grati a chi potesse
dare una risposta ai nostri interrogativi
a proposito di questo "dono" inaspettato e che, tutto sommato, va ad inserirsi in un filone editoriale abbondantemente sfruttato negli ultimi anni.
delle relazioni presentate, gli interventi che vi si fanno sono spesso, se
non più preziosi, almeno utilmente
complementari delle questioni sollevate dai relatori. Per esempio, nel caso
preso in esame, il resoconto fatto da
Giulio Vicentini avrebbe potuto accennare, per completezza d’informazione,
alla ricca problematica sollevata dagli
interventi di Campi, Gönnet, Rochat,
Rostagno, Spini, V. Vinay ecc., centrati vuoi su aspetti particolari delle
persecuzioni o vessazioni subite durante e dopo il fascismo, vuoi sui nessi
tra storia e teologia e tra scienza e
fede, vuoi sui pericoli derivanti dal
perdere la propria identità protestante 0, in tutt’altro campo, dal confondere simbologia e mitologia — e qui
si entrò già nel terreno minato di una
auspicabile « demitizzazione del ’’glorioso" Rimpatrio » —, e così via.
Quando posteggiamo l’auto in città, al
nostro ritorno troviamo il parabrezza
tappezzato di volantini di mille colori,
quando andiamo nei supermercati, veniamo ricoperti di manifesti grandi e
piccoli che ci annunciano strepitose
offerte di cartoline per vincere favolosi premi, quando poi andiamo a
ritirare la posta, troviamo la nostra
cassetta delle lettere piena di annunci pubblicitari di ogni genere; insomma siamo sommersi da chili di carta
che piove da ogni parte. Ci sarà anche chi la raccoglie per riciclarla,
ma una grartde quantità viene gettata
fra la normale spazzatura, per lo più
senza neanche venire letta, e così milioni di alberi vengono distrutti inutilmente.
Proprietari di negozi, imprese, agenzie ecc., già ci state atrofizzando II
cervello con gli spot televisivi; non
infierite anche pon l’inutile scentpio
del patrimonio boschivo!
Sandra Armellino, Torre Pellice
Un gruppo della vai Germanasca
(seguono 22 firme)
IL CONVEGNO E I
’’VUOTI STORICI”
Caro Direttore,
il titolo sotto il quale potrebbe essere pubblicata questa mia lettera mi
è suggerito dal n. 49 (Natale 1988) del
nostro settimanale, nel quale sono apparse le due « reazioni » negative dei
lettori Bruno Ciccarelli e Franco Scaramuccia circa il Convegno di Roma
del novembre 1988 sulla storia dell’evangelizzazione in Italia.
Anch’io, presente al Convegno, mi
ero accorto che c’erano delle cose che
si sarebbero potute dire e che non si
sono dette, nemmeno nel vivace dibattito che ne seguì. Ora, com’è ben
noto, i dibattiti sono parte integrante
Un « vuoto » reale ci fu, cioè non
fu affrontata, se non marginalmente,
la grossa questione del « diaframma »
che s’interpose nel- secolo scorso —
e forse esiste tuttora — tra le chiese
cosiddette storiche e i gruppi (o movimenti) liberi, in genere fondamentalisti: un passo avanti si sarebbe potuto fare, sulla base delle ottime sintesi di Domenico Maselli e di Giorgio
Spini rispettivamente sulla storia delle Chiese Cristiane dei Fratelli (Tra
risveglio e miiiennio e Libertà della
Parola, Claudiana 1974 e 1978) e sulla
storia della Chiesa Cristiana Libera
(L’Evangelo e il berretto frigio, Claudiana 1971), ed in parte io si era fatto proprio un mese prima a Casa Cares nell’incontro, molto fraterno, tra
valdo-metodisti e Comunità dei Fratelli (cfr. resoconti di Giuseppe Barbanotti sull’» Eco-Luce » del 28/10/1983
e di Gustavo Bouchard su « Credere e
comprendere », n. 11, nov. 1988).
Giovanni Gönnet, Roma
delle valli valdesi
settimanale delle cliiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Segreteria: Arvgelo Actis
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
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011/655278 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
Il n. 8/89 è stato corrsegnato agli Uffici postali di Torino il 22 febbraio
e a quelli delle valli valdesi il 23 febbraio 1989
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Archimede
Bertolino, Anna Consiglio, Bruno Costabel, Gino Conte, Ennio Del Priore, Giorgina Giacone, Lucilia Peyrot, Aldo Rutigliano.
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3 marzo 1989
diacania
VILLAR PELLICE: CASA « MIRAMONTI »
Villar Pellice. Una veduta della Casa Miramonti.
Una casa per anziani
a misura di comunità
Una risposta ad alcune esigenze locali, un rapporto stretto con il
territorio, un ambiente fraterno - Problemi e prospettive future
Quando pensiamo alle opere
sociali alle valli, normalmente
ci riferiamo a quelle istituzioni
che le comunità o singole persone, pastori o laici, hanno voluto tenacemente come risposta
alle tante esigenze di comunità
che erano allo stesso tempo la
popolazione del luogo. Pensiamo
quindi ai vari asili, al Rifugio,
agli ospedali, tutte strutture che
ormai hanno raggiunto o superato il secolo di vita. In realtà
l’impegno sociale delle comunità
ha caratterizzato anche questo
secolo, sia nella prima metà che
nella seconda. Abbiamo così visto sorgere i convitti e gli orfanotrofi; dopo la prima guerra
mondiale le foresterie; i foyer
ed altre strutture per persone
anziane negli anni più vicini a
noi e, fra queste, la casa « Miramonti ».
Situata in posizione aperta e
soleggiata vicino al tempio valdese di Villar Pellice, la Miramonti fu, dall’inizio della prima
guerra mondiale sino alla seconda, gestita come pensione da
una famiglia di villaresi. La gestione fu poi trasferita alla signora Lakatos, profuga istriana,
che ne continuò l'attività coadiuvata dalle figlie. Terminata la
guerra il pastore Geymet, in servizio presso quella comunità, riprese i contatti che erano stati
interrotti durante gli eventi bellici con le chiese del BadenViiirttemberg, invitandole ed organizzando a sua volta delle visite in Germania. Fu così che
alcuni amici della chiesa valdese, il pastore Allinger, il vescovo luterano Bender, organizzarono a più riprese delle comitive
che venivano ospitate proprio
alla Miramonti. Nel 1961 la casa
fu acquistata e data alla chiesa
di Villar in funzione di questo
impegno di accoglienza estiva,
che continuò fino agli anni ’70.
Come per tutte le strutture, si
pose poi il problema di farvi
eseguire quelle manutenzioni che
erano ormai più che necessarie,
a cominciare dal rifacimento del
tetto.
Fu a quel punto che il concistoro, presieduto allora dal pastore Ernesto Ayassot, valutò l’opportunità di trasformare la casa per un utilizzo non solo estivo, ma di tutto Tanno, viste le
notevoli opere che dovevano essere fatte.
« Si pensò quindi » — ci dice
il pastore Teofilo Pons di Villar
Pellice — « di venire incontro alle esigenze locali di persone anziane che rischiavano di rimanere sole e isolate e prive di assistenza. sop"oitunn nel periodo
invernale ». E-ano infatti gli anni in cui più veloce avveniva
quel processo di spopolamento
delle borgate che impoveriva il
^tessuto sodale e metteva in crisi quella solidarietà di villaggio
che era stata la base su cui operavano le comunità in montagna.
Fu così che in una assemblea
di chiesa, ne! 1979, fu presa la
decisione di porre mano a questo impegno, incoraggiati anche
dalTarriv'O di alcuni grossi doni
dall’estero che facevano intravedere la possibilità di portare a
buon punto l’operazione. « Ma
non ci furono solo dei grossi
doni » — ci dice il signor Giuseppe Gönnet, sempre disponibile all’aiuto ed all’incoraggiamento di tutti —. « Si ìnconiinciò già
da allora ad effettuare la raccolta della carta, che poi man mano si estese agli stracci, al vetro, al ferro dandoci così la possibilità di avere un introito non
indifferente con la collaborazione di tutto il paese ».
Nel novembre '82, all’apertura
della casa, vi erano 21 posti letto con priorità di accesso alla
popolazione di Villar e dell’alta
valle. « Questo non significa che
non ospitiamo anche persone provenienti da altre comunità » —
ci dice la sig.na Italia Cairus —
« poiché ne abbiamo avute di
tanto in tanto, ma la prevalenza
delle esigenze è locale e abbiamo sempre una lunga lista di
richieste che attendono di essere accolte ». « Questo collega
mento — continua la sig.na Italia — fa sì che vi sia un rapporto vivo fra la comunità e la
casa, che viene sentita come propria, per cui sono frequenti le
visite; ai familiari stessi viene
chiesta una collaborazione che
viene data di buon grado, soprattutto quando le condizioni dei
nostri ospiti diventano più gravose ».
Al primo passo se ne sono aggiunti dei successivi; gli ospiti
obbligati a muoversi in carrozzella erano saliti da uno a tre
e la rampa esterna, che raccordava la zona pranzo con le stanze al primo piano, era chiaramente una soluzione minimale,
ma certamente un po’ scomoda,
soprattutto in inverno. Nel maggio 1984 si costruì quindi l’ascensore nella parte posteriore della casa.
« Anche qui » — riprende il pa
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
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LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Store Pons — « fu un grosso dono proveniente dalla Svizzera
che ci diede la spinta per procedere nel nostro impegno, tanto che negli anni successivi si
pensò, con l’apporto tecnico del
geom. Bouissa, che fa parte del
nostro comitato, di dare una sistemazione adeguata al settore
delle cucine, della dispensa e dell’ufficio al piano terra, ricavando
nel contempo alcune stanze in
più al primo piano. Questo ci
ha permesso di migliorare notevolmente la dotazione di servizi
igienici alle stanze ».
Nel novembre 1987 fu quindi
portato a compimento questo
nuovo obiettivo che, seppure non
ingrandiva che di quattro unità
la capacità ricettiva della casa, ne migliorava notevolmente
la versatilità ed il comfort, elementi indispensabili nei confronti di persone che nel tempo finiscono con accentuare la loro
dipendenza da altri.
Quali rapporti avete con gli
enti locali? Avete una convenzione con la Comunità Montana?
« Non abbiamo una convenzione, ma abbiamo buoni rapporti
con gli operatori » — ci dice ancora la sig.na Italia — « in quanto siamo aperti a rispondere alle loro richieste. In questo momento la Comunità Montana integra in due casi le rette pagate dagli ospiti ».
A quanto ammontano le vostre rette?
« Ne abbiamo di differenziate,
poiché facciamo il possibile per
venire incontro alle esigenze di
chi ha solo la pensione minima
degli agricoltori; comunque andiamo dalle 650 mila lire alle
700 nula tire mensili per un utilizzo di camera a due letti, mentre chiediamo 100 mila lire in
più per chi utilizza la camera
singola. Nei casi in cui si va accentuando la non autosufficienza chiediamo, come ho già detto, l’aiuto pratico dei familiari,
che si affiancano così al nostro
personale, che è attualmente di
sette persone in organico e due
che danno una collaborazione volontaria. Anche le signore
dell’Unione femminile garantiscono a turno una presenza costante nelle giornate festive ».
Problemi e prospettive per il
futuro?
« Ora » — riprende il signor
Gönnet — « una base essenziale
per dare il nostro servizio l’abbiamo. Naturalmente, con l'andar del tempo, emergono nuove
esigenze e quindi man mano programmeremo i necessari interventi, il primo dei quali sarà
certamente quello di dotarci di
una vasca regolabile in altezza
per il bagno agli ospiti ».
Adriano Longo
La diaconia
nel Mezzogiorno
Il programma del settimo convegno per gli
operatori nei servizi e opere diaconali
Prospettive diaconali nel Mezzogiorno è il tema proposto
per il convegno che si sposta, quest’anno, dalla sua sede abituale (Casa Cares) in una delle regioni dove è presente da
tempo, e con particolare intensità, l’impegno diaconale delle
nostre chiese.
Accade sovente che, anche agli osservatori più attenti,
sfuggano alcune delle premesse e delle sfumature che caratterizzano il particolare contesto in cui opera la nostra diaconia. Luoghi cornimi e scarse occasioni di aggiornamento, in
una società che nel bene e nel male è in rapida trasformazione, contribuiscono anch’essi a dare un'impressione diversa
della realtà.
Il convegno si propone di effettuare una ricognizione
storica, sociale ed economica del Mezzogiorno, non trascurando di analizzare le origini e le manifestazioni di un diffuso
sentimento di religiosità popolare, per poi esaminare la possibilità di un impegno diaconale che sia, al tempo stesso, rispettoso del contesto e capace di proporre forme alternative
e più libere di ricerca, di impegno, di aggregazione. Non si
tratta tanto di creare nuove forme di servizio quanto di comprendere Tesistente. In questo senso assume particolare significato il tempo che si intende dedicare alla visita di alcime
opere di grande impegno, alTincontro con i responsabili, gli
operatori e gli utenti.
La partecipazione è aperta a tutti coloro che desiderano
conoscere più da vicino alcuni aspetti particolarmente impegnativi del servizio diaconale ed a tutti coloro che, operandovi direttamente, possono dare al dibattito un contributo
fattivo di esperienze e di idee.
Durante una pausa del convegno si terrà anche l’assemblea dei diaconi iscritti nei ruoli della Tavola per la nomina
dei loro delegati al Sinodo ’89 (due con voce consultiva) e
per l’adempimento di altre eventuali formalità.
VENERDÌ’ 7 APRILE
— possibilmente entro le ore 9 - arrivo dei partecipanti e
loro sistemazione;
— ore 10 - inizio del convegno, introduzione, presentazione
del Centro incontri Monteforte:
— Past. Cesare Milaneschi; « La religiosità popolare quale
espressione dei rapporti umani e sociali», seguono domande al relatore e inizio del dibattito;
— ore 15 - Prof. Biagio De Giovanni; « Il Mezzogiorno fra
storia e trasformazione: aspetti sociali ed economici di un
cambiamento »;
— dibattito con la partecipazione dei relatori (eventuale
suddivisione in gruppi di studio);
— ore 20.30 - assemblea dei diaconi iscritti a ruolo.
SABATO 8 APRILE
— ore 9 ■ partenza da Monteforte in pullman per la visita
alle opere con la guida del past. Giovanni Anziani; ospedale evangelico « Villa Betania », centro sociale « Casa
mia », centro culturale « Emilio Nitti », istituto « Casa
materna ». Rientro a Monteforte e presentazione del SAS,
« Servizio di azione sociale » della FCEI.
DOMENICA 9 APRILE
— ore 9 - Past. Antonio Mucciardi: « Dall’emergenza alla
programmazione: solidarietà ed impegno nelle aree del
terremoto »;
— Dr. Marco Tullio Fiorio: « La diaconia nel Mezzogiorno:
individuazione e realizzazione di un ,impegno »;
— dibattito con la partecipazione dei relatori;
— óre 15 - chiusura del convegno.
Libri consigliati: « La questione ricorrente » di Paolo Naso ed. Claudiana-FCEI-SAS; « Eboli ed oltre », autori vari ed. Claudiana-FCEI-SAS.
Le iscrizioni, o eventuali richieste di informazioni, vanno indirizzate a: Marco Jourdan - Casa Valdese - Via Al. Farnese, 1 8- 00192 Roma - tei. (06) 321.53.62 - 321.18.43.
La quota di partecipazione - dalla colazione di venerdì 7 al
pranzo di domenica 9 - è di L. 60.000. In caso di partecipazione a solo una parte del convegno, le quote sono: 1
giorno L. 30.000 - 2 giorni L. 45.000 - per ciascun pasto
L. 8.000.
La Tavola valdese è disposta a partecipare — con l’aiuto delle
opere interessate — alla copertura dei costi, viaggio e
soggiorno, dei diaconi partecipanti e desidera agevolare, a
seconda delle necessità, la partecipazione di altre persone interessate.
Nessuno deve quindi essere trattenuto dal partecipare
da motivi economici.
Le eventuali domande di rimborso andranno presentate
nel corso del convegno. La richiesta può essere anticipata
allegandola all’iscrizione.
4
chiese e stato
3 marzo 1989
REGIONE PIEMONTE
CONTRO LA LOGICA DEL CONCORDATO
All’unanimità per il La Carta del 1989
“glorioso rimpatrio”
L’ordine del giorno sul sostegno alle iniziative previste neM’ambito delle celebrazioni
Il Consiglio regionale del Piemonte, quello che lo scomparso
presidente Viglione amava definire « il parlamento subalpino »,
ha scelto la data del 16 febbraio
per approvare, nel tardo pomeriggio, mentre sulle montagne delle valli si stavano già accendendo i falò, un importante ordine
del giorno di sostegno alle manifestazioni previste per il tricentenario del « glorioso rimpatrio ».
L’iniziativa è partita dal gruppo socialista che aveva, per primo, presentato una proposta in
questo senso, ma successivamente anche il gruppo comunista
aveva presentato un suo ordine
del giorno. Quello che è stato
approvato è il frutto della fusione dei due testi.
La Regione Piemonte si accinge dunque a sostenere e a partecipare alle iniziative che verranno assunte dalle associazioni
culturali valdesi (la Società di
studi valdesi ed il Centro evangelico di cultura di Torino, ndr),
partecipazione che dovrà ora essere definita con concreti provvedimenti o iniziative.
Una curiosità infine: il testo
è stato approvato all’unanimità
dai consiglieri presenti, dall’estrema destra all’estrema sinistra, ma i consiglieri presenti
erano solo 29 sui 60 assegnati
alla Regione. Al nostro Sinodo
l’odg non sarebbe stato approvato!
Pubblichiamo qui di seguito il
testo dell’ordine del giorno approvato.
G. G.
Il Consiglio Regionale del Piemonte,
visto che, nell'agosto 1989,
ricorrerà il tricentenario della
« Glorieuse rentrée », avvenimento che ha segnato la storia delle
popolazioni piemontesi di fede
valdese ;
ritenuto opportuno e doveroso che la Regione partecipi alla
celebrazione di im’impresa che,
al di là della rilevanza storica,
sottolinea il profondo attaccamento del popolo valdese alla
sua terra ed alle sue radici culturali e religiose;
ritenendo che la Comunità
valdese sia stata nei secoli una
componente essenziale dello sviluppo culturale e civile del Piemonte ;
ritenuto, infine, che nello spirito democratico sancito dalla
Costituzione e nell’impegno ecumenico che caratterizza oggi i
rapporti fra le confessioni religiose, l’intera comunità piemontese debba essere interessata alla
valorizzazione dello specifico ruolo che la Comunità valdese ha
svolto e svolge, nel quadro del
faticoso cammino per la conquista e la difesa delle fondamentali libertà;
IMPEGNA
la Giunta e l’Ufficio di presidenza, per quanto di sua competenza e in accordo con la rappresentanza della Comunità valdese,
a sostenere le iniziative che, per
dare eideguato rilievo e duratura
incidenza a questa celebrazione,
verranno assunte dalle associazioni culturali valdesi.
Il 18 febbraio 1984 veniva firmato a Villa
Madama il nuovo Concordato tra la Santa Sede
e lo Stato italiano; accolto da qualcuno, in un
primo tempo, con favore, doveva dopo poco
tempo rivelarsi ancora peggiore del primo: basti pensare a quanto è successo nella scuola
pubblica circa l’ora di religione.
Riproduciamo qui il testo di «Carta ’89»,
un appello pubblicato nel quinto anniversario
di quella ricorrenza, per un superamento dell’istituto concordatario. Sottoscritto da 400 intellettuali, uomini e donne di cultura, di diverso orientamento politico, culturale e religioso, conta tra i primi firmatari: Piero Bellini,
Eugenio Garin, Filippo Centiioni, Franco
Ciampiccoli, Cesare Luporini, Mario Alighiero
Manacorda.
Noi cittadini di vario orientamento politico e ideologico, di
diversi convincimenti spirituali,
religiosi o laici, denunciamo concordi alla opinione pubblica la
grave anomalia che seguita a
distinguere la posizione della
Chiesa cattolica e si protrae da
sessant’anni, ribadita, e anzi
per più aspetti peggiorata, dal
nuovo Concordato del 1984.
Convinti dei principi di libertà
e democrazia che vivificano la
Costituzione della Repubblica,
sentiamo il dovere di additare
quanto il nuovo Concordato abbia contraddetto a qualunque
aspettativa di revisione dei rapporti con la Chiesa cattolica
conforme al testo e allo spirito
della legge fondamentale.
Sin dagli anni della Assemblea costituente furono avvertiti (e non dai soli oppositori
del regime concordatario fascista, ma dagli stessi più autorevoli esponenti del Partito
cattolico) i molti aspetti della
disciplina del 1929 che apertamente contrastavano con gli
ideali democratici del popolo
italiano uscito rigenerato dalla tragedia del conflitto. E tuttavia, di fronte alle drammatiche difficoltà del dopoguerra,
prevalse allora la tesi di congelare nel frattempo la soluzione normativa del 1929, per
non rimettere in discussione
DOCUMENTO DELLA DIREZIONE DEL PCI
Scorretta l’applicazione
del Concordato nelle scuole
Un appello perché vengano garantiti i diritti e la libertà di tutti
La Direzione del PCI esprime
viva preoccupazione per il perdurare, nelle scuole italiane, di
una situazione di incertezza e
disagio e di potenziale conflittualità a causa dell’applicazione
parziale e scorretta che sinora
è stata data alla norma concordataria sull'insegnamento confessionale della religione cattolica.
Tale applicazione non garantisce,
infatti, quella realtà facoltativa
della scelta (se avvalersi o non
avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica) che è sancita dal Patto concordatario: né
il governo ha provveduto a predisporre una normativa di caràttere generale che tuteli il principio di eguaglianza tra i cittadini e che dia attuazione alle
Intese già raggiunte tra lo Stato italiano e confessioni diverse da quella cattolica (valdesi,
avventisti del 7® giorno, pentecostali, israeliti).
I comunisti hanno dato il proprio contributo diretto e convinto alla revisione del Concordato lateranense, anche valutando che il passaggio dall’insegnamento di una sola religione (salvo diritto aH’esonero) ad un sistema pienamente facoltativo e
pluralistico costituisca elemento
irrinunciabile per la laicità deila
scuola pubblica e per corretti
rapporti tra lo Stato e le diverse confessioni. Ma per questo
occorre dare all’accordo concordatario un'applicazione che assicuri realmente la libera scelta.
senza discriminazioni e disparità di trattamento.
Essenziale è assicurare — con
le opportune soluzioni legislative e con un’azione coerente nella concreta organizzazione della
scuola — che coloro che decidono di non avvalersi dell’inse^amento della religione cattolica,
o delle altre facoltà previste dalle Intese con culti diversi, abbiano reffettiva possibilità sia di
utilizzare le strutture scolastiche
per lo studiò individuale o di
gruppo, oppure per attività educativo-culturali promosse e organizzate dagli organi scolastici
competenti, sia anche di assentarsi da scuola. Quest’ultima possibilità, già prevista peraltro dal
vecchio Concordato, nel dibattito in corso ha assunto il valore
di sostanziale garanzia dell’effettiva facoltatività della scelta: ed
è grave che tanto il governo
quanto il Consiglio di Stato si
siano orientati ad escludere una
facoltà che è insita nel diritto
di avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento confessionale. Naturalmente la pratica possibilità
di assentarsi dalla scuola richiede, per i minori, il consenso delle famiglie, ai fini dell’assunzione della responsabilità civile. Per
le scuole iTiaterne occorre invece
ricercare, attravei'.so i necessari
accordi con le autorità ecclesiastiche, una diversa soluzione che
tenga conto deH’impraticabilità
— ormai largamente riconosciu
ta — di un insegnamento confessionale specifico.
La scelta di non avvalersi dell’insegnamento confessionale non
significa evidentemente che sia
per ciò escluso, dalla formazione scolastica, lo studio sulle religioni. Tali tematiche devono essere adeguatamente presenti, nello studio delle discipline comuni: la storia, la letteratura, la
filosofia, ecc. D’altra parte, nel
quadro delle attività facoltative
che le scuole, nell’ambito della
loro autonomia didattica, potranno organiz7.are, potrà essere
sperimentata, per iniziativa degli
organi collegiali competenti, tra
altre discipline, l’introduzione
dello studio non confessionale
della storia delle religioni e dei
movimenti di ispirazione religiosa. Tali attività dovrebbero essere
svolte da docenti della scuola
pubblica, e non dar luogo a valutazione.
Su queste basi i comunisti ritengono sia possibile pervenire
ad una soluzione che garantisca
pienamente la libertà e i diritti
di ognuno, e prenderanno in Parlamento le opportune iniziative.
Sin d’ora, però, la Direzione comunista rivolge un appello a tutti i cittadini democratici, e in
particolare a coloro che hanno
responsabilità in questa delicata
sfera di problemi politico-religiosi, perché si giunga, quanto prima possibile, ad una soluzione
positiva.
(così si disse) la pace religiosa
e per non aggravare ulteriormente il già precario stato del
paese: nella esplicita intesa di
rinviare a miglior tempo (a normalizzazione intervenuta) quella
profonda revisione del sistema
che era appunto imposta dai
nuovi convincimenti democratici.
Si fece quindi luogo al riferimento costituzionale ai Patti
lateranensi, nella logica di preservarne il contenuto dallo
« svuotamento » che gli sarebbe derivato da un raffronto diretto con le norme della Costituzione democratica: soprattutto col principio di uguaglianza. Si venne così a determinare
ima situazione eccezionale, di per
se stessa provvisoria, contrassegnata dal mantenimento della
Chiesa cattolica in una posizione di larghissimo favore, che seguitava ad esentarla dalla osservanza dei comuni principi di
diritto che in una nazione democratica debbono valere per
tutti.
E’ proprio alla rimozione di
tanta anomalia che, secondo
puntuale mandato ricevuto dal
Parlamento della Repubblica,
il Governo avrebbe dovuto provvedere mediante nuovo accordo
con la Santa Sede. Gli si poneva
l’esigenza (costituzionale prima
ancora che politica) di istituire
con la Chiesa cattolica un nuovo
sistema di rapporti che — pur
facendo spazio alle specifiche
necessità che possono essere
proprie delle persone e delle
istituzioni ecclesiastiche cattoliche — non restasse indifferente alle ragioni ideali della
Costituzione repubblicana: anzi
le elevasse a ineludibile criterio
al quale conformarsi.
Viceversa non si può tacere
che il Governo della Repubblica italiana (per insensibilità al
problema, per calcolo politico,
per il protagonismo di questo o
quel suo esponente) è totalmente mancato al proprio compito.
In luogo di riformare in profondità (come gli competeva) il
Concordato fascista del 1929; in
luogo di rimuovere (com’era suo
dovere) l’oasi di ingiustificato
privilegio in cui i negoziatori di
quell’anno avevano situato le
persone e le istituzioni cattoliche in Italia; in luogo di provvedere a tutto questo, il Governo della Repubblica italiana ha
invece sostanzialmente confermato nelle parti che contano la
precedente situazione; anzi l’ha
ulteriormente rafforzata, ritoccandola soltanto nei tratti di
più vistosa illegittimità.
Nelle materie più importanti
(quelle che appunto contano) il
nuovissimo legislatore concordatario, a parte alcune astratte
enunciazioni di principio mutuate dalla carta costituzionale,
s’è limitato ad introdurre una
serie di modeste cautele marginali e di mediocri accorgimenti,
pratici, che sotto la parvenza di
una democratizzazione del sistema, lasciano in effetti inalterata
l’intima sostanza del Concordato
fascista.
Verrebbe subito fatto di parlare della questione scolastica,
che ha rivelato con singolare evidenza le contraddizioni del sistema. Il mantenimento nella
scuola pubblica (anzi la rivitalizzazione) dell’insegnamento della religione cattolica instilla nelle coscienze dei giovani, fin dai
primi momenti, la sensazione
dell’esistenza di motivi di differenziazione che dovrebbero restare estranei alla comunità
scolastica; e un tale insegnamento, con qualche correttivo di facciata, continua a utilizzare a scopi catechetici (ma a spese dello
Stato) i canali scolastici pubblici.
Verrebbe altresì da ricordare
la materia matrimoniale; in cui
pur sanzionando alcuni limiti,
peraltro già introdotti dalla Corte Costituzionale, il legislatore
concordatario lascia sussistere
tuttora il punto nodale del sistema del 1929: quello del riconoscimento della giurisdizione ecclesiastica esclusiva, con tutti i
gravosi inconvenienti che ne seguono, contro i quali inutilmente per decenni s’è battuta la dottrina più avvertita.
E ci sarebbe ancora da parlare del trattamento di favore
del patrimonio ecclesiastico;
del sovvenzionamento finanziario della Chiesa cattolica istituzionale, a carico sempre dell’Erario, ossia di tutti i contribuenti; e dei molti altri aspetti della
disciplina concordataria che non
solo contraddicono alla laicità
dello Stato ma riflettono una accezione arretrata della stessa ienomenologia ecclesiale. Per non
dire dell’avvenuto allargamento
rispetto allo stesso 1929 (in tema, per esempio, di beni culturali) delle materie di rilievo concordatario: non più di scia
competenza della Repubblica,
ma di spettanza mista.
Nostra intenzione tuttavia non
è di soffermarci sui singoli momenti di questa disciplina di favore, che seguita a fare della
Chiesa cattolica una entità privilegiata nel nostro ordinamento, mettendola in una posizione
di prestigio formale e di vantaggio materiale superiore alle
altre confessioni religiose: a scapito comunque dei comuni cittadini che vogliono vivere da
sé la propria esperienza spirituale, secondo propri criteri personali. E’ nostro intento viceversa
far riflettere sul fatto (inutilmente prospettate a suo tempo, e
poi confermato dagli eventi)
della impossibilità politica e giuridica di instaurare di intesa con
la Santa Sede un sistema di rapporti democraticamente corretto. E’ pura illusione pensare di
poter ottenere dall’autorità ecclesiastica la rinuncia, in sede di
negoziazione concordataria, ai
privilegi di cui essa gode in
Italia da un lungo sessantennio.
In questa situazione non resta
che concentrare i nostri sforzi
per far acquisire al paese la consapevolezza di una tale impossibilità; e per far maturare la
determinazione ideale e la volontà politica di affrancarsi da uno
stato di cose insostenibile. Si
tratta di creare le condizioni
culturali perché si arrivi finalmente (al di là di ogni accordo
di vertice, inevitabilmente autoritario) ad una riforma costituzionale seria: la quale — senza
privilegiare le espressioni istituzionali dell’esperienza religiosa
storica, e senza accondiscendere
a mescolamenti deleteri di sacro
e di profano — riconosca e garantisca a tutti quanti i cittadini, a tutti gli esseri umani, il diritto fondamentale di vivere con
« pari dignità », in pienezza di
coscienza, la propria vicenda personale.
5
3 marzo 1989
fede e cultura
TELEGIORNALI EUROPEI E AMERICANI SU RAI 2
I vantaggi
del villaggio globale
LA STAMPA ITALIANA
Mafia e droga
In questo periodo in cui dobbiamo ad ogni momento lamentare le conseguenze più o meno
catastrofiche delle innumerevoli
disfunzioni delle strutture pubbliche, è piacevole, e doveroso,
segnalare anche le rare novità
positive, come la rassegna dei
principali telegiornali sia europei, sia di USA ed URSS, che
da qualche settimana RAI 2 ci
offre la mattina dalle 7 alle 7.30
per cinque giorni alla settimana,
dal lunedì al venerdì.
E’ un’ottima iniziativa, che dovrebbe continuare ad estendersi
agli altri due giorni e ad altri
orari non inaccessibili ai pendolari, che a quell'ora sono già in
viaggio.
Le trasmissioni nel testo originale contribuiranno a familiarizzarci con le lingue più diffuse nel mondo, aiutati dai brevi
sunti in italiano sovraimpressi;
ma ancora meglio, il taglio delle notizie, lo stile dei diversi
commentatori, la varietà delle
impostazioni ci libereranno for
se dalle beghe provinciali su questioncelle di potere personale
che dilagano sui nostri teleschermi. E’ stato per esempio interessante seguire l’incrociarsi dei
commenti più vari sul voto dei
parlamentari statunitensi che
hanno deciso di rinunciare ad
Un consistente aumento delle loro indennità.
E soprattutto come dimenticare le interviste, quasi contemporanee, ai reduci americani dal
Vietnam tornati laggiù dopo vent’anni per cercare di calmare i
rimorsi e rimediare in qualche
modo al male fatto allora, e quelle ai ragazzi russi che rientravano dall’Afghanistan, lieti che l'incubo della guerra fosse finito,
ma perseguitati dal ricordo delle violenze, delle rovine, dei cadaveri, e incerti sulla possibilità
di reinserirsi in un mondo « normale » reso in qualche modo estraneo dall’esperienza vissuta
ed in cui non sapevano come
sarebbero stati accolti?
Nessuna iniziativa di qualsiasi
comitato di buona volontà ha
l’immediatezza di queste immagini, così dolorosamente simili al
di là delle varie cartine erette
dagli uomini, nel dimostrare l’orrore e l’assurdità delle guerre,
il delirio dei pochi che le vogliono e le sofferenze degli innumerevoli che vi sono coinvolti
0 che semplicemente le subiscono. Grazie dunque a mamma
RAI per la novità.
Ma ci sia permessa un’osservazione marginale. Perché la stessa rete che ci fa questo regalo
ci imbottisce la testa di oroscopi dalla mattina alla sera? Non
siamo già abbastanza superstiziosi, senza che lo Stato spenda
1 nostri quattrini per renderci
sempre più creduloni?
Una vecchia e gloriosa tradizione socialista era la lotta per
fornire a tutti i mezzi per ragionare con la propria testa, non
l’incoraggiamento al fatalismo
rassegnato che riversa tutta la
responsabilità sulle congiimzioni apparenti degli astri.
Marcella Gay
DIBATTITO SULLA « DICHIARAZIONE DI COLONIA »
I torti della ragione
Nella Dichiarazione di Colonia
163 teologi cattolici reputano che
l’obbedienza ecclesiale « al servizio del vangelo richiede l’essere disposti ad una opposizione
costiuitiva » e appoggiano tale diritto-do\cre sul paragrafo 3 del
canone 212 del Codice di diritto canonico 1983. Non ci siamo.
I teologi della Dichiarazione hanno ragioni da vendere
nel protestare, noi avremmo tante altre cose da aggiungere, ma
anziché pol lare alla radice il dissenso, scelgono una via riformista che utilizjia in modo erroneo
la legge della chiesa romana,
esponendosi così a scontate e
legittime stroncature vaticane. Il
paragrafo in questione sancisce
il diritto dovere « di manifestare
ai sacri Pastori il proprio pensiero (sententiam suam) su ciò che
riguarda il bene della Chiesa;
e di renderlo noto agli altri fedeli ». I teologi però debbono e
possono fare ciò « salva restando l’integrità della fede e dei
costumi e il rispetto verso i
Pastori, tenendo inoltre presente l’utilità comune e la dignità
della persona ».
Nella Dichiarazione si nega
che sia ufficio papale l’esasperare, « senza tentativi di dialogo,
i conflitti di minore importanza ». Stanno forse alludendo al1’« Humanae vitae »? 11 contesto
induce a crederlo. Ma per il magistero l’enciclica sulla limitazione delle nascite non è allatto
di minore importanza e non lascia spazio ad una « responsabilità » che sia oppositiva al dettato magisteriale! Se si vuole
contestare occorre discutere i
fondamenti del discorso, costruire una diversa teologia morale,
scindere etica e magistero, non
solo giocando sui pronunciamenti infallibili o meno, bensì affermare che il magistero non deve
Sequestrare la teologia, ipotecarne la libertà, come è palese invece dal canone 218: « Coloro
che si dedicano alle scienze sacre godono della giusta libertà
e di investigare e di manifestare con prudenza il loro pensiero
su ciò di cui sono esperti, conservando il dovuto ossequio nei
confronti del magistero della
Chiesa ». Una teologia così ossequente non è libera! Lo si dica
chiaramente, anche se ciò apre
un radicale conflitto con il magistero.
Tre asterischi
contro i teologi
di Colonia
L’Osservatore Romano di giovedì 16/2, in prima pagina, pubblica: « La norma morale di
’’Humanae vitae” e il compito
pastorale » firmato da tre asterischi, tre segni che indicano
l’impegno del magistero ai massimi livelli. L’articolo non fa nomi, nel consueto stile di non dire chiaramente con chi si sta
parlando, una giornalistica metodologia del silenzio inqualificabile. Uno stile autoritario che
non si degna neppure di tare
i nomi di chi si sconfessa. La
risposta vaticana è chiara e vera.
L’enciclica in questione non offre spiragli a dissensi. La chiesa Maestra e Madre dice ciò
che va fatto o no per evangelica ispirazione, per una vita veramente umana, per un cammino di santità. La sua dottrina
è dottrina di Cristo. L’enciclica
« non ammette eccezioni », né è
« un’opinione teologica passibile
di libera discussione ». Lo diceva l’enciclica, lo ha ribadito Giovanni Paolo II il 5-6-1987. Pastoralmente si può distinguere tra
« disordine oggettivo » e « colpa
soggettiva », ma non si può opinare sulla norma! La coscienza
del soggetto è importante, per
la valutazione della « colpa » ma
non per sovvertire la norma.
« La coscienza morale del cristiano... possiede un’intima configurazione ecclesiale, che la apre aH’ascolto dell’insegnamento del magistero della Chiesa ».
Citando la « Gaudium et spes »
al n. 50, l’articolo ricorda che
« i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una
coscienza che sia conforme alla
legge divina stessa, docili al magistero della Chiesa, che in modo autentico quella legge interpreta alla luce del Vangelo ».
Qui è il luogo della contestazione, il nodo da sciogliere: docilità e libertà si conciliano? Ve
rità e magistero si rapportano
com’è affermato? Chi, cattolico,
risponde con un no, o con « distinguo », sappia che scardina la
stessa cattolica concezione del
nesso tra verità e magistero e
quindi si attenda stroncature
senza appello. Il canone 750 non
lascia scampo: il magistero sia
solenne che ordinario non tollera « dottrina ad esso contraria ».
La Dichiarazione di Colonia
sta in un guado nel quale può
solo annegare, non vuole riguadagnare la tranquilla riva magisteriale e non sa, o non vuole, passare decisamente alla
sponda della piena assunzione di
contestazione alla radice dei problemi!
I tre asterischi dicono ai teologi qual è la loro deontologia,
dice loro che non « devono creare ostacoli alla coscienza dei coniugi nel cammino verso la verità del loro amore ». Con piena ragione dice l’Osservatore:
questo è il probema, il magistero della Chiesa. I tre asterischi hanno ragione difendendo
però una causa che ha torto
marcio. I teologi di Colonia hanno torto perché non colgono
l’ampiezza e le conseguenze del
loro opporsi, peraltro leggono
mate il Codice, ma hanno pienamente ragione sia sull’esercizio dell’autorità, sia sulle nomine episcopali, sia sulla licenza
di insegnare, sia sull’« Humanae
vitae ». Ma è una ragione destinata ad avere torto.
Si potrebbe riaprire il discorso sull’esercizio deH’autorità da
parte del papa; ma è vero che
esagera? Leggiamoci bene i canoni, poi ridiscutiamo. Gli asterischi abbandonano l'equiparazione contraccezione-omicidio, è
l’unica concessione a] dibattito
promosso da B. Häring, dissidente. Caffarra, ossequente, su questo solo punto è sconfessato, ma
gli viene data ragione poi .su tutta la linea.
Morale: il magistero è contestabile non per i suoi abusi
ma in quanto tale. La Dichiarazione di Colonia non lo vuole
dire, dunque ha torto e le sue
ragioni restano « in cattività ».
S’intende ancora quella luterana
« cattività babilonese ».
Alfredo Berlendis
Michele Pantaleone, noto giornalista e scrittore, attivo nella
lotta contro il fenomeno mafioso (il che non ha mancato di
fruttargli processi e vessazioni
di ogni genere) è autore di una
recente serie di articoli su
« Stampa sera » del lunedì riguardanti appimto la cosiddetta « criminalità organizzata ». In essi il
discorso, chiarificatore e di denuncia, è venuto a collegarsi naturalmente con quello sulle tossicodipendenze ed è sotto questo aspetto e per le considerazioni che ne emergono che sono stata spinta a riferirne ai
lettori del nostro giornale. L’autore riporta (v. Stampa sera del
15 dicembre 1988) le risposte ottenute da giovani tossicodipendenti di Palermo in occasione
della ripresa di alcune scene per
un film tratto dal libro del Pantaleone stesso, « Mafia e droga ».
Premesso che sono state più
disponibili a parlare le ragazze
(i maschi sono evidentemente
trattenuti dal tabù dell’« uomo
d’onore ») Pantaleone racconta:
« Su 42 giovani, 26 hanno tentato di non bucarsi più, non ci
sono riusciti perché, a loro dire, non è possibile superare la
crisi di astinenza e troncare con
la droga nelle condizioni di isolamento nelle quali vivono i drogati. Concordemente tutti hanno
ripetuto che il recupero nello
stesso ambiente è materialmente impossibile... ». « La loro aspirazione è la dose acquistata in
farmacia, sia per liberarsi dagli
spacciatori che per superare la
pena, il rimorso e la rabbia di
fronte ai loro stessi tentativi di
distruggere la vita delle loro amiche e a volte delle loro stesse cuginette » (evidentemente per
la sopravvenuta necessità di
spacciare a propria volta per
procurarsi il denaro occorrente).
« Lo stato — ha detto con convinzione Maria Carmela — dovrebbe fornirci apposita tessera... con la quale presentarci in
farmacia ed ottenere la dose limitata minimamente di volta in
volta nella quantità e distanziata lentamente nel tempo per iniziare la disintossicazione senza
traumi dopodiché trovare la formai di come allontanarci dall’ambiente. Chi afferma che non
vogliamo essere schedate — ha
ripetuto più volte Maria Carmela — dice cosa inesatta e non
vera perché non riesce a rendersi conto di ciò che siamo disposte a fare sia per avere la dose...
sia per liberarci dalla tirannide
degli spacciatori ». Prosegue l’intervistatore: « E’ un’idea nella
quale credono 33 dei 40 contattati a Palermo ed è l’idea che
ritengo mio dovere segnalare a
medici, parlamentari, politici, sociologi e a quanti altri in questo momento sono impegnati nel
cercare una soluzione... ».
Evidentemente una misura di
questo tipo non tocca le radici
del problema: rimane primaria
la necessità di operare a livello
di prevenzione in tutti gli ambiti che hanno attinenza con la
condizione giovanile. Mi sembra
tuttavia che questa voce, per la
sua provenienza e per l’attendibilità di chi la segnala, dovrebbe essere presa in considerazione. Infatti essa va nella direzione dello stroncamento del mercato clandestino, frenerebbe la
diffusione del fenomeno ad opera dei consumatori (non più costretti a farsi spacciatori), presta attenzione — concretamente
e realisticamente — alle situazioni già compromesse.
Mirella Argentieri Beta
' Il testo dice così ma forse doveva dire > la formula >.
IN FRANCIA DA 100 ANNI
Christianisme social
I cento anni dalla nascita del
movimento « Christianisme social » sono stati ricordati il 14
gennaio scorso con una tavola
rotonda a cui hanno partecipato,
tra gli altri, Pierre Joxe, ministro degli interni, e Klauspeter
Blaser, teologo svizzero.
Nell’ambiente laico e anticlericale della fine del secolo scorso,
gli animatori cristiani delle organizzazioni di solidarietà si resero
conto di come, nei paesi anglosassoni, il cristianesimo non presentasse grosse fratture con le
idee socialiste.
Alla vigilia del primo confiitto mondiale Elie Gonnelle,
che diventerà uno degli esponenti principali del movimento, ideò
una sorta di « internazionale del
cristianesimo sociale », sul modello delle conferenze universali
delle missioni.
Fra le due guerre furono poi
i protestanti francesi a contribuire alla nascita della componente « cristianesimo pratico »
del Consiglio ecumenico che sa
retabe nato nel 1948.
Pierre Joxe, nel suo intervento, ha ricordato alcune figure importanti del movimento, da André Philip (ideatore di un partito socialista federale ed europeo e primo deputato protestante eletto nelle liste del Pronte popolare), al pastore Wilfred
Monod, al filosofo Paul Ricoeur:
tutte figure che incarnano, secondo Joxe, quella sensibilità che ha
saputo fornire alla società francese alcimi valori costitutivi della democrazia: dal diritto sociale all’accoglienza degli stranieri.
E nel futuro dell’Europa? Alla domanda hanno cercato di rispondere anche Blaser (relativamente alla situazione svizzera) e
il teologo franco-tedesco Gérard
Markhoff: il movimento si troverà senz’altro di fronte a nuove sfide; l’Europa di domani darà luogo a nuove forme di oppressione e i cristiani, portatori
di un «evangelo integrale» dovranno continuare nel loro impegno verso il sociale.
Casa Balneare Valdese
BORGIO VEREZZI
La « Casa » è aperta — Le tariffe per l’anno 1989 sono le
seguenti: febbraio/marzo L. 29.000 — settimana di Pasqua
L. 45.000 — aprile/maggio L. 34.000 — giugno L. 39.000 — luglio/metà settembre L. 45.000 — dal 16 settembre/ottobre
L. 39.000 — Condizioni particolari per gruppi e famiglie.
Per le prenotazioni ed ogni altra informazione rivolgersi
alla Direzione: Albina e Nicolino Canu - Corso Italia, 110 17027 PIETRA LIGURE (Savona) - telef. 019/611907.
6
ecumenismo
3 marzo 1989
DOMENICA 5 MARZO
Perché pregare
Lo scopo primario della Giornata mondiale di preghiera
(G.M.P.) è quello di unire in una stessa preghiera e in una stessa
offerta donne di ogni razza, ogni nazione, ogni denominazione,
ogni classe sociale e far loro conoscere la gratuità dell’amore di
Dio e del servizio della chiesa. Essa ha un carattere planetario
poiché attualmente è osservata in circa 125 paesi e regioni del
mondo (ma il numero delle adesioni continua a crescere) ed è
una indicazione di ciò che potrebbe essere l’unità della Chiesa
universale poiché tutte le partecipanti esprimono il loro amore
per l’Evangelo con le parole di una stessa liturgia. Ogni anno la
liturgia della G.M.P. è preparata da un gruppo di donne di
verso.
Quest’anno il "dossier” della G.M.P. è stato curato da
donne credenti delle chiese cristiane della Birmania. « Il materiale che abbiamo ricevuto dalla Birmania e che abbiamo tradotto dall’inglese — ammette Adriana Gavina, presidente della
Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) — ci è
sembrato quest’anno particolarmente lontano dalla nostra sensibilità teologica, anche se comprensibile nell’ottica delle redattrici, un gruppo rappresentativo di tutte le chiese della Birmania».
L’importo delle collette, che quest’anno tocca ad iniziative
italiane, verrà devoluto in parte alla Casa di riposo dell’Istituto G.B. Taylor di Roma, per spese infermieristiche straordinarie in casi di lungodegenza, e in parte all’Esercito della Salvezza
per assistenza agli immigrati stranieri.
Nata per iniziativa di una donna statunitense presbiteriana
nel lontano 1887, la G.M.P. ebbe all’inizio un carattere rmzionale e denominazionale. Più tardi, attraverso spinte missionarie,
essa assunse, nel 1900, un carattere internazionale ed interdenominazionale. Nel 1929 la G.M.P. era osservata in 29 paesi diversi. Nel 1930, sull’onda di un rinato interesse per i problemi
sociali, razziali, di evangelizzazione, di attività in favore della
pace il Consiglio mondiale delle Federazioni delle donne cristiane aderì al Comitato per la G.M.P. Quell’anno la liturgia
non fu più pensata e scritta da una donna americana ma, per
la prima volta, da una teologa della Corea. Da allora sino ad
oggi, l’allargamento intercontinentale della G.M.P. continua a
crescere e ad approfondirsi.
Sensibilità diverse e spesso anche teologie diverse sono così
messe a confronto nello spazio breve di una giornata in cui la
sfida a lavorare insieme per il Regno di Dio supera le 24 ore
e dura tutto l’anno, forse tutta la vita. Non basta pregare un
giorno perché il mondo si converta all’Evangelo di Cristo. Ma
da più di cento anni questa preghiera internazionale sale a Dio
come voce di speranza e di richiesta di aiuto a resistere alle logiche violente ed egoistiche del nostro mondo per sostituirle
con la fiducia in Dio e con il desiderio disinteressato di costruire
la pace fondata su rapporti di giustizia e di verità. La G.M.P.
non si pone come la soluzione di tutti i problemi che ci stanno
davanti o come una fuga dalla concretezza della vita quotidiana. Ma pregare insieme significa affrontare la vita che ci è data,
con tutti i suoi problemi, con equilibrio e con la forza che l’Evangelo ci può dare.
D. F. P.
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
Signore,
insegnaci a pregare
Presentiamo in questa pagina estratti di meditazioni sui ’’Padre nostro” preparate daiie
donne credenti deila Birmania per la Giornata mondiale di preghiera (G.M.P.) 1989, ispirata alla pagina evangelica di Luca 11: 1-13. Il programma è distribuito dalla F.D.E.I.
ai gruppi italiani femminili valdesi-metodisti-battisti e di altre denominazioni interessate.
Padre nostro,
che sei nei cieli
Noi sentiamo la tua presenza tra milioni di persone
dei vari ceti sociali; alcune
hanno fame, sono oppresse,
vittime di ingiustizie, senza
tetto, sofferenti — nella mente e nel fisico — ed angosciate. Tu sei il Padre di tutta
l’umanità e abbiamo bisogno
del tuo aiuto per poter pensare, agire e provvedere per
coloro che nel mondo sono
emarginati, specialmente per
i bambini.
Sia santificato il tuo nome
Noi abbiamo usato il tuo
nome nelle chiese, nella politica e negli affari. Abbiamo
anche mosso guerra e mostrato odio e pregiudizio nel
tuo nome. Usiamo il nome di
Cristo nella nostra preghiera
e la nostra preghiera è cen
trata sul suo nome. Il nostro
nome è importante per la
nostra identificazione; tutti
hanno un nome. Ma ci sono
degli sconosciuti che non abbiamo mai cercato di conoscere. Pensiamo a loro!
Noi tutti preghiamo nel
nome di Gesù. I credenti dicono « nel nome di Gesù » o
« nel nome di Cristo » alla
fine della loro preghiera come conferma del loro patto
con Dio. Facendo ciò, riaffermano la loro promessa di lavorare per il Signore; in effetti dicono: chiediamo queste cose così che il tuo regno
possa venire e la tua volontà
sia fatta in terra come nei
cieli.
Il tuo regno venga
SCHEDA
La Birmania
La Birmania è conosciuta come la terra delle pagode d’oro.
Ricopre un’area di 676.552 km*.
Confina con llndia ed il Bangladesh ad ovest, il Laos e la
Thailandia ad est, Tibet e Cina
a nord e costeg^a la lunga baia
del Bengala ed il mare di Andaman. E’ per la maggior parte
all’intemo dei tropici, dato che
si estende tra 28 e 10 gradi di
latitudine nord, ed ha più di 34
milioni di abitanti. La struttura della Birmania somiglia ad
un vecchio curvo aH’intemo di
un massiccio roccioso che si chiude a ferro di cavallo. Oltre a
questo grosso massiccio montagnoso la Birmania ha ima quantità di valli attraversate da fiumi e due strisce costiere.
se più accessibile alla immigrazione delle razze mongole. Il risultato è stato un incredibile miscuglio di razze e di lingue. Ci
sono cinque maggiori razze etniche: Birmana, Karen, Shan, Cinese e Kachin. Ci sono anche
molti gruppi tribali e si dice
che esistono circa 129 lingue e
dialetti parlati. Molte popolazioni montane mantengono ancora
le vecchie usanze ed abiti.
bre a febbraio; la terza, la stagione calda che arriva nei primi mesi della stagione delle piogge e dura da marzo a metà maggio.
La Birmania ha ottenuto l’indipendenza dagli inglesi nel gennaio del 1948 ed ora è conosciuta come la Repubblica socialista dell’Unione della Birmania.
E’ un paese socialista e la sua
filosofia politica è strutturata sulla situazione economica e socioculturale del paese.
Il regno è la sovranità di
Dio sul cosmo. Il regno, la
potenza e la gloria sono tuoi;
il tuo piano per la storia
umana sarà realizzato in pieno. Ci inchiniamo alla tua
autorità, ci pieghiamo al tuo
volere; santifichiamo il tuo
nome, viviamo alla tua gloria.
Le valli si estendono lungo i
fiumi Irawadi, Chindwin, Littange e Saluen, mentre le linee
costiere sono quelle che confinano con la catena di Arakan
e del Tenasserim. Quasi tutte
le catene montuose, le valli, i
fiumi e le pianure si estendono
dal nord al sud, rendendo il pae
E’ principalmente un paese agricolo ed esporta riso e teak,
ha anche piantagioni di caucciù e minerali, come il petrolio;
le sue miniere producono rubini e giade.
Durante la 2” guerra mondiale la Birmania è stata campo
di battaglia per due volte ed è
stata occupata per circa tre anni dai giapponesi. E’ stata per
la Birmania una dura lotta risanare la sua economia.
Esistono tre stagioni: unaj la
stagione delle piogge o umida,
da febbraio a metà ottobre; poi
una stagione fredda, da novem
Religione. La maggior parte
della popolazione professa il bud
dismo come sua religione. In tut
to il paese si trovano pagode
Le costruiscono i buddisti devo
ti, alcune sono ricoperte d’oro
altre conservano il colore dei
mattoni, altre sono bianche. La
pagoda più alta e più antica
del mondo si trova a Rangoon,
capitale della Birmania. Altre religioni professate sono: il cristianesimo, l’islamismo, l’induismo, ed altre religioni tribali
come l’animismo. Il cristianesimo arrivò attraverso il cattolicesimo nel 1812. Anglicani, metodisti, battisti formano la maggior parte dei protestanti, la denominazione più diffusa è quella battista.
La tua volontà sia fatta
anche in terra
com’è fatta nel cielo
Siamo circondati da tante
forme di governo e da tante
strutture di potere: il potere
di una tecnologia superiore,
quello di sistemi finanziari
superiori, quello di sistemi
politici superiori e il potere
di una nazione che prende il
sopravvento sulle altre. Sentiamo il bisogno di fermarci
e riaffermare la sicurezza del
tuo regno dello Spirito.
Dacci oggi il nostro
pane quotidiano
Padre, siamo tutti tuoi
figli, neri e bianchi, chiari e
scuri, ricchi e poveri, giovani e vecchi; siamo creati a
tua immagine. Ma ci sono
delle persone sole ed altre
che sono felici; persone con
privilegi ed altre senza. Noi
chiediamo il pane quotidiano
per il nostro nutrimento,
qualsiasi sia la nostra situazione.
Rimettici i nostri debiti
come anche noi li abbiamo
rimessi ai nostri debitori
Signore, perdonaci perché
non abbiamo saputo condividere il pane che tu ci hai donato. Dobbiamo chiedere
perdono per la nostra mancanza di fede e di coraggio.
Perdonaci quando per timore
rimaniamo in silenzio.
Non ci esporre
alla tentazione ma liberaci
dal maligno
Spesso siamo tentati di indicare il male, di vedere i!
male in altri; nei nostri nemici, nei nostri vicini, quelli
di fede diversa dalla nostra,
membri di altri partiti o no
stri concorrenti. Raramenti;
invece vediamo il male dentro di noi, nella nostra casa,
nella nostra chiesa o comuni
tà. Dobbiamo chiedere perdono al nostro Padre celeste
perché noi stessi non siamo
in grado di perdonare. Non
possiamo creare il nostro
proprio cibo, solo Dio può
provvedere; non possiamo
combattere il male con la no
stra propria forza, solo Dio
può sconfiggere il maligno.
Dio ci ama e desidera guidarci in questa via del bene.
Dobbiamo perciò chiedere a
Dio di salvarci dal male e di
abbracciarci con il suo amore indistruttibile. Di aiutarci
a vivere m armonia con tutti.
Signore, a te appartengono
il regno, la potenza
e la gloria, in sempiterno,
amen
Sappiamo che il regno di
Dio è infinito e che si estende
al di là dell’immenso universo con le sue galassie. Ma
ancora di più si estende
l’amore di Dio per ogni creatura, per noi tutti. E’ un amore potente e senza limiti. La
gloria di Dio è impareggiabile ed al di là di qualsiasi
splendore su questa terra,
persino delle meraviglie del
creato. Per mezzo del suo
amore, partecipiamo al suo
regno, alla sua potenza, alla
sua gloria ora e per sempre.
La preghiera insegnataci da Gesù Cristo stimola colui o colei
che prega ad agire in aiuto dei
suoi vicini, dei suoi amici e per
tutti quelli che lo circondano. E’
una sfida per tutti. La preghiera
nel suo insieme dovrebbe essere
tradotta in azione nella nostra
realtà, nel nostro contesto. Questi
suggerimenti possono essere usati negli incontri delle donne, secondo le esigenze del gruppo; altri pensieri possono essere aggiunti o sviluppati nei vari temi.
1
7
3 marzo 1989
marta e maria
BILANCI E PROSPETTIVE PER LA GIORNATA DELLA DONNA
Eredità e impegno per ii nostro 8 marzo
Gli anni del fascismo, della ricostruzione e delle grandi battaglie sociali e civili - La convergenza con alcune
istanze di riflessione e di lotta - Il decennio ecumenico di solidarietà e il ruolo delle donne nelle nostre chiese
Quanti 8 marzo sono passati da quella famosa decisione del congresso dell'Internazionale a Copenaghen, nel
1910, quando, su proposta di
Clara Zetkin, si volle dedicare in questo modo una data,
significativa per la lotta delle
donne di tutto il mondo, alla
loro emancipazione?
C’erano un'infinità di cose,
allora, da alTrontare; una
strada tutta da cominciare,
per la « civilizzata » Europa,
per non parlare del fanalino
di coda Italia; c’era la battaglia per il diritto di voto, contro lo sfruttamento del lavoro e per la giornata di 8 ore,
per la tutela della maternità,
per i più elementari diritti
sociali. La terribile parentesi
del fascismo non impedì alle
donne di quella che divenne,
dalla partecipazione alla Resistenza, LUDI, di « celebrare » come si poteva questa
data; magari, come testimoniano gli archivi storici di
quegli anni, con una riunione
su un prato che sembrasse
un allegro picnic, o con un
v'olantino magari scritto a
mano, clandestinamente diffuso, o con la sorridente provocazione della distribuzione
della mimosa, da allora simbolicamente associata alla
lotta delle donne: che c’era
di più innocente, infatti, anche in quegli anni bui, che
distribuire un fiore fragile e
gentile, il fiore che preannunciava la primavera e la rinascita?
Il dopoguerra e
la Costituzione
Poi ci fu il dopoguerra, la
Costituzione che affermava
pari diritti, ma una legislazione e un senso comune ereditati dal fascismo, che aveva
cancellato col suo mito virilista, nella cultura e nella prassi, ogni autonoma dignità della donna, innestandosi sulla
robusta tradizione patriarcale di una società cattolica e
contadina, a cui l’egemonia
borghese aveva aggiunto la
sfumatura dell’ipocrisia: al
maschio tutto è lecito e la
donna è proprietà dell’uomo,
che tutto si faccia purché
non si venga a sapere, e all’interno di ben delineate e
salde istituzioni e dei ben precisi codici della « doppia morale »: il matrimonio indissolubile e il bordello di stato, il
delitto d’onore e il tabù della
verginità femminile, le donne
per bene e quelle per male,
la censura e la rimozione.
Ci fu da combattere per
modificare le regole e fare
nuove leggi, con l’appoggio
delle forze progressiste, delineandosi così quell’alleanza
che sempre più chiaramente
poi legherà (non senza la necessaria polemica dialettica)
i movimenti delle donne e le
forze sociali e politiche della
trasformazione.
Le vittorie
conseguite
Pensiamo a vittorie come il
diritto di voto alle donne, la
legge a tutela della lavoratrice madre, i servizi sociali e
gli asili pubblici, la legge
Merlin contro la prostituzione di stato, il libero accesso
alle carriere e il diritto allo
studio, l’abolizione del reato
di adulterio, del delitto d’onore, la legge per il divorzio e
quella per la diffusione dei
contraccettivi, quella che istituiva i consultori e quella
per l’interruzione volontaria
di gravidanza, il nuovo diritto di famiglia, la legge di parità e la decennale battaglia,
non ancora conclusa, per una
legge contro la violenza sessuale, che fanno del complesso delle norme italiane sulla
donna forse la più avanzata
legislazione europea. A cui
bisognerà aggiungere nel
prossimo futuro — recrudescenze cielline permettendo —, insieme alla difesa della 194, l’istituzione dell’educazione sessuale nelle scuole,
aprendo al tempo stesso una
serena e ampia riflessione
sulla pornografia che distorce la sessualità a merce e a
consumo: riflessione che oggi si pone come estremamente difficile per le confusioni
e gli isterismi di certo integralismo dei settori più retrivi del cattolicesimo, ma che
invece presenta caratteri di
urgenza e drammaticità che
sono sotto gli occhi di tutti.
E pensiamo all’ampiezza
del dibattito culturale apertosi con il femminismo di
questi ultimi — ormai —
vent’anni: dalle questioni
dell’identità, della pedagogia,
dell’educazione « dalla parte
delle bambine », a nuove consapevolezze sull’affettività e
la sessualità, alla costruzione di un rapporto tra i sessi
basato sulla cooperazione e
non sulla sopraffazione/subordinazione, che rispetti la
dignità e l’autonomia della
donna nella coppia e nella
società.
Accesso a
tutti gli incarichi
Non è venuto a caso l’attuale dibattito politico sulle
quote di rappresentanza, per
rendere « visibile » la presenza e l’apporto femminile nei
partiti e nei sindacati; oggi
non a caso, anche nel mondo
delle chiese, si pone con urgenza l’esigenza del libero ac
cesso delle donne a tutti gli
incarichi. I valdesi e i metodisti, che vantano in questo
campo molte primogeniture,
hanno nel loro organismo
esecutivo, la Tavola, due donne su sette, quasi sfiorando
così la quota del 30% della
presenza femminile, adesso
indicata da più parti in Italia
come il « minimum » che renda giustizia alla presenza nel
mondo dell’« altra metà del
cielo », anche se in alcuni
paesi europei i movimenti
femminili propongono per le
varie realtà di direzione politica e organizzativa la più
equa rappresentanza del 50
per cento.
Certamente la presenza
della « diversità » femminile
non si riduce a una questione
meccanica di percentuali, eppure il proporsi un traguardo anche numerico ha il significato di rendere esplicito
il superamento di una millenaria discriminazione ed
esclusione radicate nel sociale, che si protraggono nelle
forme di organizzazione delle
sedi decisionali in ogni campo, come una piramide che
cancella l’apporto e la presenza delle donne man mano
che procede verso l’alto.
Airinterno
delle chiese
Sì, le chiese valdesi e metodiste sono state le prime a
prevedere il pastorato femminile: ma quante cose rimangono ancora da fare!
E’ necessaria una diffusa
consapevolezza dell’urgenza
di promuovere la presenza
delle donne in ogni settore e
organo decisionale, a tutti i
livelli, dai concistori ai distretti, alla partecipazione come deputate al Sinodo, all’insegnamento nella Facoltà di
teologia, dove il gran numero di studentesse non è compensato dalla presenza di una
docente donna, alla valorizzazione e codificazione del
ruolo delle mogli di pastore
che svolgano il loro indispensabile lavoro nelle chiese, al
diaconato, ecc. Ci vuole una
politica che si proponga esplicitamente — e il decennio
in solidarietà con le donne ci
sollecita a discutere e a trovare soluzioni — le « pari opportunità » delle donne nella
struttura delle chiese, in ciò
attuando le premesse contenute nel patrimonio storico
del protestantesimo.
Su questi temi è urgente
sviluppare il dibattito che già
esiste, poiché « pari opportunità » non significa ratificazione dell’esistente, che riprodurrebbe nient’altro che
la dimensione piramidale dell’esclusione femminile, ma
« Non siamo le donne del Carosello »: una delle battaglie, a lungo
condotte dalle donne, è stata quella contro la standardizzazione dei
modelli e dei comportamenti, in base alle esigenze dell’immagine
e della pubblicità. Diverse generazioni di donne e ragazze si sono
battute contro l'ideologia della « donna-oggetto ».
significa invece « promozione » delle donne, poiché non
si può fare parti uguali fra
diversi nel nome di un astratto paritarismo che non considera il peso dei condizionamenti millenari della condizione femminile.
Tra società
e cultura
L’essere donna impegnata
nell’emancipazione e liberazione propria e in quella delle proprie simili (il che significa contribuire a trasformare la società, poiché il binomio uomo-donna è alla base
di ogni consorzio umano)
vuol dire affrontare un duplice ordine di fattori: quelli riguardanti Tinsieme dell’organizzazione sociale, con le sue
strutture e le sue leggi, e
quelli che esprimono la cultura della società nel suo
complesso.
Questo significa non solo
affrontare i temi del « fuori », cioè i grandi temi della
vita politica e civile, il nostro
essere cittadine, ma anche
quelli del « dentro », cioè come ciascuna di noi si trova
collocata e in che modo nel
proprio essere lavoratrice,
parte di una famiglia, membro di una confessione religiosa. Ugualmente per la cultura, che non riguarda solo
le ideologie, le grandi correnti di pensiero, ma anche le
psicologie, i modi dei rapporti interpersonali.
Un cammino
lungo e difficile
Ciascuna di noi sente la responsabilità di testimoniare
la propria identità lì dove si
trova, con gli strumenti e i
modi propri di ciascuna; abbiamo ancora un lungo e difficile cammino davanti a
noi, e sentiamo insieme la riconoscenza dell’eredità delle
conquiste ricevute dalle passate generazioni di donne, e
il compito di lasciare un
mondo anche solo un tantino
migliore alle nostre sorelle
più giovani, alle ragazze e ai
ragazzi che costruiranno il
domani.
Forse è tramutato l’8 marzo dei girotondi, che volevano esprimere il modo « diverso » di vivere la politica; il
nostro impegno attuale per
una buona legge contro la
violenza sessuale e per la pace — temi che ci accomunano alle nuove generazioni —
proviene da una realtà dura e angosciosa: il nostro 8
marzo oggi è festa, ma, soprattutto consapevolezza del
passato e rinnovato impegno
per il futuro.
Piera Egidl
8
8 vita delle chiese
3 marzo 1989
GENOVA
CORRISPONDENZE
Domande sul Rimpatrio e la storia
In attesa di organizzare — forse nel quadro e a margine della
partecipazione evangelica alla
Fiera del libro di primavera,
in Galleria Mazzini — almeno
ima conferenza pubblica sul senso del rimpatrio, abbiamo avuto quest’anno un pomeriggio comunitario del ”17 febbraio”, la
domenica 19, un po’ particolare,
e imo dei meglio riusciti da parecchi anni.
Il concistoro aveva posto alcune domande — indicative e
non vincolanti — a una rosa
di membri della comunità, i più
diversificati possibile per età,
p>er ’’retroterra”, per percorso
di fede: 1) significa qualcosa,
per te, ricordare il rimpatrio e
Iiensi che possa significare qualcosa per la nostra comunità, per
le nostre chiese? 2) ti pare sia
un ’’fatto interno” valdese, oppure, come altri momenti della
storia valdese, ha un valore più
ampio? 3) quali caratteristiche
ti sembra avere avuto; contesto
europeo, solidarietà protestante, fattori politici, capacità organizzativa ecc.? 4) abbiamo un
doppio radicamento: siamo protestanti e italiani; come lo viviamo? c’è equilibrio? c’è tensione? 5) rimpatriando, han voluto forzare la storia? e qual è
* stata la parte molto umana, quale la componente vocazionale, nel
tornare in patria, a casa, nell’« eredità »? 6) che vuol dire per
noi, oggi, cantare il « Giuramento di Sibaud »? al di là delle
espressioni ’’romantiche” dell’inno ottocentesco, che significa il richiamo a quell’impegno.
come potremmo dirlo in termini
odierni?
Otto di noi si sono così vivacemente avvicendati, nel dire
in modo pensato e assai fresco
ciò che queste domande e più
generalmente il fatto aveva mosso in loro; e i loro interventi han
dato la stura ad altri, sì che il
pomeriggio è vivacemente volato, e ha lasciato im segno in
noi: nel riflettere sul passato,
ma anche nel conoscerci im po’
meglio, nell’esserci confrontati
e parlati, nel riavvertire insieme con più intensità la vocazione odierna. Non è qui possibile
nemmeno riassumere tutto ciò
che si è detto: una gamma assai vasta, dal ricordo e dalla testimonianza alla riflessione, all’interrogativo; chi ha detto l’attaccamento profondo alle valli,
dove ogni luogo parla, a chi è
attento; chi ha sottolineato l’orizzonte ampio di quello che non
è stato un semphce episodio;
nel quadro geo-politico europeo, nella storia civile e religiosa d’Italia; chi ha notato che
mentre un’analoga marcia dolorosa, quella del rientro dei nostri soldati daH’invemo russo,
nell’ultimo conflitto, era una
marcia dall’inferno verso la luce di casa, il durissimo percorso dei valdesi da Prangins a Sibaud è stato, in realtà, una marcia dal porto modesto ma sicuro, verso rinfemc: quello che
avevano lasciato, dove avevano
subito strazi, macelli e distruzioni, e dove avrebbero ritrovato vita gramissima... eppure...;
chi ha ringraziato per quella
marcia sofferta, perché attraverso essa il protestantesimo si è
di nuovo radicato in Italia, il
messaggio evangelico è giunto
fino a noi: ma ne viviamo? Abbiamo la passione, il riferimento ultimo nell’Evangelo che avevano quegli uomini, pur con tutto il peso della loro umanità? Abbiamo coscienza del valore del1’« eredità » trasmessaci, a prezzo di tanta sofferenza e fatica?
Ed ecco affiorare la questione
della testimonianza, e la questione ecumenica... Solo alcuni spunti, di questo corale e vivace
confronto-testimonianza fra vaidesi... « ruspanti » (come qualcuno ha scherzosamente definito
i valdesi D.O.C., « a denominazione d’origine controllata»!!),
e accesi e decisi « venuti » dai
più diversi orizzonti e percorsi.
Un metodista ha proposto che
il culto di rinnovamento del
Patto, che tradizionalmente le
chiese metodiste celebrano la
prima domenica dell’anno, sia
spostato nella ricorrenza del 17
febbraio, e diventi per tutte le
chiese valdesi e metodiste quel
culto di riconsacrazicne che effettivamente vuol essere ogni
« 17 febbraio » e che, al di là
di certi termini, è il senso del
« Giuro » ricordato e ricantato...
Le nuove pubblicazioni della
Claudiana e della Società di Studi Valdesi sono state diffuse,
hanno già servito alla riflessione preliminare dei nostri oratori... Una formula riuscita, una
bella, seria giornata fraterna,
a cui ripensare grati e partecipi.
G. C.
FORANO
Un XVII febbraio centenario
Domenica 12 febbraio abbiamo
fes^giato im XVII febbraio
all’insegna dei « centenari ».
Quest’anno infatti la nostra
chiesa evangelica ricorda il suo
primo secolo di vita (fu fondata nel 1889) e — se le manifestazioni del centenario avranno inizio il 23 aprile — tutti qui siamo già logicamente in piena
« atmosfera dei 100 anni ».
E la « festa della libertà »
di quest’anno, per noi così particolare, l’abbiamo voluta vivere
all’insegna dell’altro importante
centenario che ricordiamo in
questo ’89 assieme a tutte le
cornimità valdesi: il terzo centenario del ’’glorioso rimpatrio”.
Cosi, abbiamo avuto tra noi lo
storico prof. Giovanni Gönnet,
che davvero ci ha aiutati a riflettere su questo importante
evento della nostra storia.
Già sin dal mattino, tenendo la
predicazione nel nostro tempio,
il fratello Gönnet ci ha introdotti alla riflessione sul ’’glorioso rimpatrio”, illustrando, alla luce di Romani 13 e di Matteo 22; 15-22, il travaglio spirituale vissuto tre secoli fa dai
nostri padri quando si trattò di
prendere posizione nei confronti di quel Duca di Savoia che —
pur persecutore — era per loro
1’« autorità stabilita da Dio », e
mostrando come attraverso il
significativo ritorno a quella testimonianza di Pietro in Atti 4:
19 che fu anche alla base della
« scelta anticonformista » di Vaidesio di Lione: « Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini », i valdesi del XVII secolo seppero superare i loro dubbi e impegnarsi nella difesa delle loro terre e della loro fede.
Nel pomeriggio poi, in una
conferenza pubblica tenuta nella Biblioteca comunale e alla
quale è intervenuto anche il sindaco di Forano — sempre simpaticamente disponibile nei con
fronti della nostra comunità —,
il prof. Gönnet ha ripreso e approfondito la sua rifiessione sul
rimpatrio, mostrando in particolare come esso vada inquadrato nel contesto della situazione
generale dell’Europa di allora e
visto come un aspetto significativo della lotta tra l’assolutismo
monarchico e cattolico (incarnato alla perfezione dal Re Sole, Luigi XIV di Francia) e un
mondo protestante in cui è già
possibile vedere la nascita e lo
sviluppo di quei principi che
saranno alla base della Rivoluzione francese (altro centenario
di questo ’89!): basti pensare
all’Olanda e all’Inghilterra con
le sue rivoluzioni, quella di
Cromwell e la « gloriosa rivoluzione » del 1688. E probabilmente, ha sottolineato il prof. Gönnet, esistono dei rapporti non
di pura coincidenza tra la « glorious revolution » e la « glor.ieuse rentrée » valdese.
Un’esposizione dunque estremamente ampia, quella di Gönnet, che si è poi ulteriormente
dilatata sino a toccare i grandi nomi di coloro che in Italia
Si sono seriamente posti il problema dei rapporti tra stato e
chiesa; dal Dante del ”De Monarchia”, al ’’Defensor Pacis” di
Marsilio da Padova, al Cavour
di « libera chiesa in libero stato ». A questa problematica, certo non solo « teorica », i montanari valdesi hanno dato non solo
un contributo di sangue e sofferenze, ma anche — con la loro
profonda riflessione di fede —
un prezioso contributo di idee.
Nonostante i contenuti della
conferenza non fossero tra i più
semplici, dobbiamo dire che tutti i presenti — certo grazie anche all’estrema chiarezza ed incisività dell’oratore — hanno seguito con estremo interesse: ne
è nato un dibattito molto vivace,
al quale ha portato un impor
tante contributo il prof. Franco Giacone di Ginevra (venuto
a Forano in compagnia del
prof. Gönnet) che, con un intervento molto puntuale, ha messo
a fuoco gli aspetti cruciali e più
problematici deH’esposizione di
Gönnet e in definitiva degli eventi del rimpatrio: la ’’glorieuse rentrée” si concilia con l’evangelo? Il considerarsi come
l’Israele delle Alpi non può dar
luogo a conseguenze ambigue e
pericolose? E’ lecito a dei cristiani far ricorso alla violenza
— anche se giusta —? E la violenza dei protagonisti del rimpatrio fu poi sempre giusta?
Questi temi, molti dei quali
impegnarono e turbarono le coscienze dei nostri padri, continuano — dobbiamo dirlo — a
impegnare e a turbare anche le
nostre coscienze.
Insomma, siamo tutti usciti
dalla conferenza del prof. Gönnet arricchiti e — perché no? —
con un certo atteggiamento apologetico e trionfalistico in salutare crisi.
Come è consuetudine, il tradizionale falò del XVII febbraio
ha concluso la nostra giornata e
li, davanti al nostro tempio, illuminati e riscaldati dal fuoco
e dal canto del Giuro di Sibaud,
da un lato ci siamo sentiti comunque in profonda comunione
spirituale con i valdesi di 300
anni fa che fecero quella difficile, temeraria, problematica
scelta di tornare « manu militari » alla terra dei padri — è stata in ogni caso una scelta di fede pagata duramente in prima
persona! —, e dall’altro lato abbiamo ringraziato il Signore che
ci ha chiamati a vivere in una
chiesa in cui riguardo a certi
eventi « gloriosi » è possibile
parlare, discutere, criticare, senza falsi apologismi e senza sacralizzazioni.
Ruggero Marchetti
TORINO — Una settimana
densa di appuntamenti ed incontri, quella intorno al 17 febbraio,
vissuta con un occhio particolare rivolto al terzo contenario del
« Glorioso Rimpatrio ». E’ cominciata il 14, quando la sera il
prof. Sergio Rostagno ha tenuto
una densa e profonda riflessione su « Dio e la storia ». Ovviamente il tema era fornito dalla
questione di questo centenario e
in subordine dalla facilità con la
quale celebriamo ricorrenze della nostra storia. E’ questo un ripiegarsi su se stessi, o qualcos’altro? La risposta di Rostagno,
molto ben ragionata ed in dialogo col pensiero del passato e del
presente, è che solo a partire dalla storia possiamo conoscere
realmente Dio; non che la storia
ci riveli Dio, ma in essa noi possiamo capire cosa sono la misericordia e il giudizio di Dio.
La sera dopo, il 15, organizzato
dall’ Amicizia ebraico - cristiana,
un incontro e dibattito sul Cantico dei Cantici, con la partecipazione del prof. Daniele Garrone.
Il 16 un gruppo si è recato in
pullman a Villar Pellice, per partecipare al tradizionale falò, accolto fraternamente dalla chiesa
di Villar.
La sera del 17 si è dato vita a
un bel recital nel tempio, con la
partecipazione della corale, del
cantautore Tullio Rapone e del
coro della FGEI. Sono stati
letti brani relativi al periodo del
1686-89 ed altri tratti dal documento delle chiese del Sud Africa « Kairòs ».
Infine la domenica 19 la chiesa
s’è riunita nel tempio, per un culto unificato e condotto a voci diverse. E’ la seconda volta che
questo avviene, nel giro di pochi
mesi, e pare che l’iniziativa sia
stata ben accolta. Dopo il culto
assemblea di chiesa per reiezione
dei deputati al Sinodo (Carlo
Papini e Graziella Jahier) e alla
Conferenza distrettuale (Saverio
Merlo, Anna Lo Grasso, Antonella Visintin) e per nominare
alcuni anziani (Cataldo Ferrara
e Marzia Disarò); quindi l’àgape fraterna ben frequentata e
ben condotta. Nel pomeriggio è
stato proiettato il film sulla storia valdese, girato nel 1925, molto
bello nella sua semplicità, e comunque un documento storico di
particolare valore.
Intensa attività
COMO — La sera del 17 febbraio, cento fratelli e sorelle della vasta diaspora comasco-varesina si sono ritrovati in una fraterna àgape comunitaria. Ospite
graditissimo, Giorgio Voia ha
« raccontato », con vivacità e
competenza, gli avvenimenti più
significativi del « glorioso rimpatrio » dei valdesi inquadrandoli
nel più ampio contesto della
storia europea del tempo.
• Il primo venerdì di ogni mese proseguono gli apprezzati incontri, già collaudati lo scorso
anno, per l’approfondimento di
particolari tematiche. Ogni incontro si articola su tre momenti: introduzione, cena al sacco,
discussione generale. Quest’anno abbiamo discusso su: « Mito,
idoli e fede » (introd. di S. Sabadini), e « Giustizia, pace e integrità del creato » (introd. di
Th. Soggin). Seguirà, in marzo,
« Il diavolo » (introd. di G. Morlacchetti). Il primo venerdì del
mese di febbraio ci siamo invece portati fuori dei nostri locali partecipando ad un dibattito su: « La donna e la teologia
cristiana » con, relatrici. Lidia
Menapace e, per parte nostra,
Jolanda De Bernardi, la quale
ha ben puntualizzato i punti di
vista evangelici sui diversi aspetti di questa importante riflessione.
• Un momento importante è
dato, ogni secondo lunedì del
mese, dal corso di formazione
biblico-teologica condotto sulla
base del programma e dei testi proposti dalla Commissione
permanente agli studi per i predicatori locali. Il corso è coordinato da Alida Chiavenuto Montelatici (Antico Testamento),
Sandro Sabadini (storia della
chiesa) e Ennio Del Priore (Nuovo Testamento). I partecipanti,
una dozzina, provengono quasi
tutti dall’area del gruppo giovanile.
• Segnaliamo infine l’accresciuta partecipazione agli incontri di studio biblico della zona
di Saronno, il terzo mercoledì
di ogni mese, presso le diverse
famiglie, con introduzioni, a turno, degli stessi partecipanti. Alla
fine di ogni incontro rintrcduttore indica via via agli altri
l’argomento, e i passi biblici,
della riunione successiva. (Questa
forma di studio biblico comunitario sta dando buoni risultati
e potrebbe essere estesa utilmente ad altre zone della dia
spora.
L’Europa e le
minoranze
PADOVA — L’Istituto Gramsi. i,
in collaborazione con la Chiesa
valdese e metodista, organizza
mercoledì 8 marzo alle ore 17,
nell’aula magna del liceo ’’Capitanato”, un dibattito sul tema:
« L’Europa e le opere delle n ùnoranze: il caso della Chiesa
valdese ». Intervengono Giori- io
Bouchard, presidente della FCLI,
il prof. Franco Dal Pino e il prof.
Mario Miegge dell’Università di
Ferrara.
La condizione
della donna
TARANTO — In occasione del
« Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà con le donne » e
della ricorrenza dell’8 mai/X>,
giornata della donna, la nostra
chiesa, in collaborazione con il
gruppo FDEI, ha organiz.zato una mostra sulla condizione
della donna nella chiesa e nella società, che si terrà nei locali di attività della chiesa. la
stessa verrà inaugurata sabato 4
marzo nelle ere pomeridiane e
resterà aperta ogni giovedì dalle
ore 17 alle ore 19.
Poiché scopo della mostra è
quello di far conoscere a quanta più gente possibile in quale
realtà vive ancora oggi (nel
1989) la donna, chiunque fosse
interessato ad esporre nella propria sede la documentazione
prodotta può telefonare ad Anna Consiglio (099/372767).
TORINO — Nella sala valdese di
via Pio V 15, lunedì 13 marzo, ore
20.45, si svoigerà un incontro sul tema: « Identità e differenza della donna nella società e nelle chiese »; interverranno Tilde Giani Gallino, docente di psicoiogia al Magistero, Letizia Tomassone, pastore valdese. Livia Turco della segreteria del PCI.
PADOVA — Giovedì 16 marzo, aiie
ore 21, presso la sala dello studio teoiogico per laici (p.za deila Magnolia),
per l'organizzazione del Centro di studi
e documentazione « M. Salizzato », viene presentato il libro di Elio Toaff:
’’Perfidi giudei, fratelli maggiori”. Oltre all'autore, rabbino capo della comunità israelitica di Roma, intervengono M. Costabel, mons. L. Sartori e
Vittorio Sacerdoti.
i
9
3 marzo 1989
vita delle chiese 9
INCONTRI CED-COMUNITA’ LOCALI
L'esame
La visita della Commissione
esecutiva distrettuale (CED) alla comunità locale è un importante momento di verifica del
lavoro che si sta facendo. Non
è un esame, anche se poi occorre arrivare — dopo avere ascoltato le informazioni dei rappresentanti delle varie attività —
ad una valutazione precisa sull’andamento generale della comunità. I problemi del gruppo
giovanile, della corale, dell’unione femminile, del gruppo monitori, del catechismo, del culto,
della cura degli immobili non
sono in genere molto diversi tra
le chiese delle valli. E tra i problemi comuni, oggi si sottolinea
quello dello sfaldamento del tessuto comunitario che, per riprendersi, richiederebbe più lavoro di
comunicazione tra le persone e
più formazione biblica; altra questione notevole è quella della
diaconia, diciamo pure che ciò
che preoccupa è il legame spesso troppo esile tra le chiese locali e i nostri vari istituti assistenziali o ospedalieri.
Inoltre, e potrebbe essere il
primo punto, c’è un effettivo calo di passione per l’evangelizzazione, che non coincide necessariamente con la cultura e la storia valdese e che pare essere una
questione di esclusivo appannaggio del valdismo che vive da Pinerolo in giù. C’è poi il problema di quella vasta area di membri di chiesa che non contribuiscono in nessun modo (né con
la presenza fisica, né tanto meno
con il portafoglio) alla vita della chiesa, riservandosi tuttavia
il diritto di farsi vivi da morti.
Anche qui occorrerà intensificare il lavoro d’informazione sulla realtà finanziaria di una chiesa come la nostra che, anziché
star seduta a guardare ciò che
succede, vuole camminare, ma
con le cambe di tutti.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Storia e memoria
Calendario
Domenica 5 marzo
L’incontro con la CED si rivela preziosissimo sia nel mettere
a fuoco i veri obiettivi da raggiungere, sia per avere uno scambio profondo di esperienze e di
consigli pratici che aiutino nel
rendere più efficace il lavoro.
Ma, alla fine di tutto, rimane l’impressione che tutte le energie
siano concentrate a risolvere i
problemi interni della chiesa che,
pur avendo risvolti sociali generali, ci precludono la possibilità
di spendere tempo per ciò che
è fuori dei confini ecclesiastici.
Si pensi al problema della pace (al di là delle iniziative ecclesiastiche), o a quello della
crisi del lavoro del pinerolese,
o a quello della droga in una
zona come l’area delle valli vaidesi, attraversate anch’esse in
lungo e in largo dagli spacciatori di morte e con un sacco di
famiglie che vivono una crisi
drammatica perché hanno questo problema in casa. C’è una
tendenza a rinchiudersi che va
combattuta con la stessa forza
con la quale cerchiamo di edificare la comunità dei credenti
sulla parola di Dio.
La chiesa è per il mondo e
la sua tendenza a vivere per se
stessa, condizionata dal peso dei
problemi interni, non l’aiuterà
ad uscire dalla propria crisi. Qui
le formule magiche o gli slogan
ad effetto non servono per imboccare direzioni risolutive. Serve solo l’Evangelo di liberazione, di speranza, di salvezza che
è nostro soltanto se è per tutti.
La chiesa, contenitore provvisorio del tesoro di Dio per il mondo, rischia così di diventare più
importante del contenuto. Staremo attenti a che ciò non succeda, anche se spesso amiamo
più questa nostra chiesa che Colui che l’ha fondata.
Giuseppe Platone
PERRERO-MANIGLIA — La
storia valdese nella memoria della gente: su questo interessante
tema si è svolta mercoledì 22 febbraio la riunione di Perrero, con
la partecipazione di Bruna Peyrot, che ha presentato i risultati
di una ricerca condotta nelle comunità delle valli.
Approfittando di occasioni di
incontro ancora ben frequentate,
quali sono appunto le riunioni
quartierali, Bnma Peyrot ha intervistato persone di tutte le età,
raccogliendo una documentazione di grande interesse. La sua ricerca ha messo in luce l’importanza che occupano i fatti storici
nella formazione dell’identità valdese, sia per le persone anziane,
sia per chi debba render conto
in altro ambiente delle proprie
convinzioni di fede.
La discussione che è seguita
all’esposizione della ricercatrice
ha dimostrato ancora una volta
quanto sia appassionante la storia vista dal basso e come essa
meriti un posto rispettabile tra
le rievocazioni storiche più dotte
e cattedratiche.
• Nel pomeriggio dello stesso
giorno hanno avuto luogo a Maniglia i funerali di Jeannine Micci Gino, che tutti conoscevano
con l’affettuoso nome di Linetta.
Una perdita dolorosissima per il
marito Augusto e per i figli, ma
anche per tutte le persone che
erano affezionate a questa nostra
sorella, sempre così cordiale e disponibile.
« Gloriai... »
SAN SECONDO — Non era
una domenica qualsiasi ma il
XVII febbraio, tuttavia è sempre
una grande gioia quando oltre
300 fratelli e sorelle si riuniscono
POMARETTO
Solidarietài con curdi e immigrati
La drammatica situazione di molti popoli esaminata nella giornata
del XVII febbraio - Roma: azione apostolica comune per gli immigrati
Con grande partecipazione ed
il sdito entusiasmo la nostra
comunità ha vissuto il 17 febbraio dell’anno del tricentenario del « glorioso rimpatrio ».
Già ai falò della vigilia, responsabilmente limitati a cau. sa del pericolo di incendi per
la siccità, accesi prendendo le
dovute precauzioni (squadra antincendi, estintori ecc.), e con
il provvidenziale divieto di razzi
e petardi, una folla allegra ha
manifestato la sua gioia.
Al 17, le bande musicali hanno guidato i due cortei, da Pomaretto e da Inverso Pinasca,
con un numeroso gruppo di costumi valdesi. Nel tempio, troppo piccolo per l’occasione, si è
svolto il culto, con i canti della
corale, la predicazione del prof.
Sergio Rostagno ed il messaggio di Tarik sul dramma del
popolo curdo, e quindi al teatro
il grande pranzo comunitario
con 220 commensali, i discorsi e
la partecipazione delle bande
musicali. La serata si è infine
chiusa con la allegra recita della Filodrammatica.
Nella forma, quindi, im 17 febbraio che ha seguito la più classica forma tradizionale ma che
ha cercato di puntare sul contenuto, impostando la riflessione
storica sul « glorioso rimpatrio »
nell’apertura alla solidarietà verso chi oggi vive situazioni simili a quelle vissute dai nostri antenati.
Innanzitutto il forte sermone
del prof. Rostagno su I Corinzi 1: 26-31: Dio ha scelto le cose
deboli del mondo... Noi oggi
non siamo dalla parte dei deboli, questo vuol dire che forse
siamo dalla parte sbagliata?
E la situazione del popolo
curdo illustrata da Tarik ci ha
subito messo davanti ad una
delle situazioni di drammatica
debolezza in cui vivono molti
popoli oggi. Questo popolo di
circa 24 milioni di persone la
cui identità non è stata riconosciuta, per cui il suo territorio si trova oggi diviso sqtto
cinque stati: ’Turchia, Iraq, Iran,
Russia e Siria. I tentativi di annientamento in Turchia, in Iran
ed in Iraq. Il bombardamento
con le armi chimiche della cittadina di Halabiya con 5.000 morti. Però nessuna parola di odio
nel discorso di Tarik, ma l’ardente desiderio di poter vivere
come popolo libero.
Questa apertura alla solidarietà la si è poi vissuta nella colletta per i nostri fratelli del Rio
de La Piata (circa im milione),
e nella vendita di dolci a favore di Amnesty International, organizzata dall’Unione femminile (300.000 lire).
Abbiamo inoltre approfittato
della venuta in zona del past.
Bony Edzavé per ricevere ulteriori informazioni sul lavoro
dell’azione apostolica comime
della CEVAA, a Roma, a favore
degli immigrati: il gruppo giovani, la sera del 16 dopo i falò,
la scuola domenicale ed un
gruppo di catecumeni il sabato
(e c’era anche Lucilla Tron) e la
comunità tutta la domenica al
culto. In particolare le scuole
domenicali, che raccolgono soldi
per contribuire alla attrezzatura di una cucinetta per le sale
di Batteria Nomentana, hanno
avuto le informazioni necessarie
per capire meglio tante cose.
Così la nostra comimità ha
vissuto la rievocazione storica
del « glorioso rimpatrio » nella
festa della nostra libertà.
Renato Coisson
insieme per lodare il Signore e
celebrare la Santa Cena. Il culto
è stato il momento centrale delle
celebrazioni del XVII febbraio;
presente anche il gruppo corale
che ha eseguito i salmi 46 e 51
nella versione della traduzione
interconfessionale in lingua corrente e musicati rispettivamente da Renzo Chialvo e John Bertalot e il « Gloria in excelsis
Deo ».
• Prosegue ogni mercoledì alìe
ore 20.30, al Centro, lo studio biblico sulla 1” epistola di Paolo ai
Corinzi.
Unione femminile
ANGROGNA — Domenica 5
marzo il culto sarà presieduto
dall’Unione femminile in occasione della Giornata mondiale di
preghiera. Avremo con noi i catecumeni del 1° e 2” anno del
Circuito guidati da Franco Taglierò per un incontro che prevede la visita ai luoghi storici
del valdismo. Le riunioni di marzo, che iniziano lunedi 6 alle ore
20.30 al Baussan, saranno presiedute daU’Unione femminile
che presenterà il tema: La donna nella storia valdese di ieri
e di oggi.
Templi alle valli
SAN GERMANO — La celebrazione del XVII febbraio si è
svolta secondo il programma
previsto: come gli altri anni, il
culto è stato ben frequentato
e la corale vi ha partecipato
attivamente con l’esecuzione di
cori molto apprezzati. Dopo il
pranzo comunitario i convenuti
hanno seguito con vivissimo interesse il commento alle diapositive presentate da Renzo Bounous e Massimo Lecchi sui templi delle valli, le cui fotografie si possono ammirare nel libro edito dalla Claudiana, che
ha appunto per titolo « I templi
delle valli valdesi ».
• Domenica 19 febbraio Maria
Luisa Bounous e Igino Gelato,
unitisi in matrimonio civile il
luglio scorso, hanno voluto venire nel nostro tempio per chiedere la benedizione del Signore
sulla loro unione davanti alla
comunità che, per mano del pastore, ha offerto agli sposi la
Bibbia e che rinnova loro dà
queste colonne gli auguri fraterni per un avvenire sereno ed
abbondantemente benedetto.
XVII febbraio
VILLASECCA — Le manifestazioni del XVII febbraio hanno
avuto inizio con il culto con celebrazione della Cena del Signore nel tempio di Villasecca, che
ha registrato una larghissima
partecipazione della nostra comunità. Altrettanto massiccia è
stata la partecipazione al pranzo. Sia al culto, sia al pranzo
abbiamo ascoltato con vivo piacere Bruna Peyrot, che ci ha
presentato alcune riflessioni di
carattere storico molto interessanti.
• Sabato 25 e domenica 26
(replica) la nostra Pilodrammatica ci ha regalato un’ottima interpretazione del dramma storico « Rinnegata » di Samuele
Tron, arricchita dalla banda musicale di Pomaretto.
Vogliamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito col
proprio lavoro alla buona riuscita di tutte queste attività.
• La nostra sorella Lidia Leger ved. Bortuzzo non è più tra
noi. Esprimiamo ai familiari la
solidarietà fraterna di tutta la
comunità.
□ GIORNATA MONDIALE
DI PREGHIERA
PINEROLO — Il programma della
giornata, presso I locali del tempio
valdese di via dei Mille 1, prevede
il culto alle ore 10 e, nel pomeriggio,
riflessione con donne birmane sulla
situazione nel loro paese; in chiusura di giornata. Santa Cena.
E' organizzato un servizio di trasporto con pullman In partenza da iBobbio Penice alle ore 9; Il ritorno è previsto intorno alle ore 18.
Per prenotazioni rivolgersi a Jole
Tomasini (tei. 91059).
n CONVEGNO
CATECUMENI
1° CIRCUITO
ANGROGNA — A partire dalle ore
10.30, con la partecipazione al culto,
si svolge un convegno per I catecumeni del 1° e 2° anno di catechismo
del r circuito sul tema de « La nostra
storia ».
Previsto pranzo al sacco; chiusura
convegno: 'ore 16.30.
Giovedì 9 marzo ~
n COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — La riunione (ore 20.45,
presso la Comunità di S. Domenico)
è dedicata alla lettura e discussione
del documento preparatorio dell'Assemblea ecumenica di Basilea • Pace
nella giustizia ».
Domenica 12 marzo
□ AMICI
DELL’OSPEDALE
TORRE PELLICE — Alle ore 15. presso I locali della Casa unionista, ha luogo l'8* assemblea del l’Associazione
amici dell'ospedale valdese di Torre
Pellice.
COAP
ALIMENTAZIONE
AGRICOLTURA
AMBIENTE
con la consulenza della
Cooperativa Agridìa la
COAP organizza un corso
di orticoltura
così strutturato:
Lez. 1 - 4 marzo 1989
Presentazione del corso (perché fare ’’agricoltura biologica”, descrizione delle diverse
scuole, concetti base dell’agricoltura biologica, materiale
informativo)
Lez. 2 -13 aprile 1989
Il terreno, le lavorazioni e gU attrezzi per l’orto, la concimazione
(compostazione, sovescio, conc. minerale integrativa).
Lez. 3 - 20 aprile 1989
Difesa dalle infestanti (pacciamatura, interventi meccanici, altre tecniche), lotta ai parassiti (prevenzione,
riconoscimento insetti utili, prodotti
utilizzati nella lotta).
Lez. 4, 5, 6
27 aprile, 4 e 11 maggio 1989
Colture orticole specifiche (pomodoro e patata ; insalate, piselli, fagioli ;
cipolle, carote, zucchini) affrontate
negli aspetti colturali e di difesa dalle principali avversità.
La presentazione del corso e
la 1» lezione si svolgeranno
presso:
Il Centro Sociale S. Lazzaro
Via Dei Rochis, 3 - Pinerolo
il 4 marzo alle ore 15.00
Sono gradite le prenotazioni. Il corso è a ’’numero chiuso”. Richiedete
maggiori informazioni alle sezioni
consumo COAP
PINEROLO
Via Trieste 51 - Tel. 0121-71910
10
10 valli valdesi
3 marzo 1989
In nome
del popolo
italiano
TRA USSL E REGIONE
Se i rifiuti sono «speciali»
La destinazione dei materiali che escono dalle strutture sanitarie:
I inceneritore non ha alternative, a meno di rivolgersi all'estero
La sentenza con la quale il Tribunale di Pinerolo ha condannato 16 spacciatori di droga a
pene che variano dai 4 anni e
6 mesi all'anno e 5 mesi mi induce ad alcune considerazioni.
1 - La maggior parte dei condannati sono i cosiddetti « pesci
piccoli » del vasto mondo della
droga nel pinerolese ed in vai
Penice. Sono tossicodipendenti
essi stessi, spacciano per avere
i soldi per « farsi » una, due volte al giorno. Il « maxiprocesso »
non è dunque servito a far luce su chi tira le file del traffico
e dello spaccio. Proprio partendo da questo processo si sarebbe potuto cercare di mettere in
funzione un « osservatorio » sul
problema droga che coinvolgesse carabinieri, magistratura,
VSSL, organismi di volontariato
che cominciasse ad analizzare le
reti, i canali, le vicende che accompagnano lo spaccio della droga nel pinerolese.
Ancora una volta, nulla; le istituzioni vanno ciascuna per la loro strada, non hanno strade comunicanti. I pesci piccoli rimangono soli con il loro problema.
Altro che cura e riabilitazione.
2 - Oltre gli anni di carcere,
che nella migliore delle ipotesi
significano cure con il metadone, se non continuare con l’eroina (il carcere, infatti, è un
luogo di spaccio), quale strada
si è offerta ai tossicodipendenti
condannati per uscire dalla droga? Vi era una possibilità: quella di consentire il ricorso a
pene alternative condizionate alla effettiva cura e riabilitazione.
Non si è voluto seguire questa
strada, praticata con qualche successo da altri magistrati.
3 - Il maxiprocesso, nei racconti dei testimoni e degli stessi imputati, dimostra l’urgenza
di costruire strutture di pronta
accoglienza per tossicodipendenti; un posto dove possano, se
lo desiderano, mangiare, fare la
doccia, dormire, senza ricatti di
sorta.
Il volontariato di alcune comunità religiose non può bastare.
Chi vuole riflettere sul da farsi,
può leggersi i verbali del processo e rendersi conto dell’utilità
di una iniziativa pubblica del genere.
4 - La grande battaglia dei
legali è stata centrata sul problema della « modica quantità » di
droga detenuta dagli imputati.
In Italia la droga è illegale, ma
con un limite. Chi ne detiene
una modica quantità non è punibile. Si è aperto un dibattito
circa l’opportunità di continuare a mantenere nella legge questa norma, ovvero punire con la
massima severità tutti coloro
che detengono droghe. Il nostro
governo sembra orientato in questo senso.
Guardando gli imputati, che
hanno avuto sconti di pena proprio a causa della « modica quantità », pensando alla proposta di
legge governativa, mi vien da
pensare che questa norma sia
da difendere. Chi di costoro potrà essere recuperato se al posto di due anni dovrà farne quattro o cinque?
E ancora. Tutti costoro saranno costretti alla clandestinità, al
rapporto protettivo con bande
criminali, mentre abbiamo bisogno che comincino ad usare i
servizi pubblici.
Dura lex, sed lex. La legge oggi è severa e le condanne lo sono altrettanto. Ma abbiamo bisogno di questo per amare il
nostro prossimo, tossicodipendente?
Giorno Gardiol
Ancora una volta torniamo ad
occuparci del problema dello
smaltimento dei rifiuti, ma questa volta si tratta di un aspetto
particolare della questione e cioè
di quelli provenienti da strutture
sanitarie.
Tutta l’organizzazione legislativa della materia tiene conto in
particolare delle strutture ospedaliere, prevedendo in ogni caso
la termodistruzione di tutto il
materiale infetto o potenzialmente tale (pannolini, siringhe, ecc.).
« Per quanto riguarda l’USSL
43 — precisa il dott. Caruso — è
previsto che si abbia come riferimento l’inceneritore dell’USSL 25
di Rivoli. Attualmente, per difficoltà di funzionamento dell’inceneritore, abbiamo ricevuto l’invito a sospendere l’invio di materiale: di fronte a questo problema e tenuto conto che per legge
questi materiali si possono tenere
stoccati al massimo per 48 ore,
abbiamo chiesto alla Regione
quale comportamento dobbiamo
seguire per evitare una paralisi
del servizio ».
Per altro la questione dei rifiuti
potenzialmente infettivi può essere estesa anche ad altre strutture, tipo le case di riposo che,
si sa, sono numerose ed ospitano
spesso persone non autosufficienti...
« Certo il problema esiste; la
legge in materia parla di struttu
re sanitarie che erogano le prestazioni in merito agli obiettivi
della riforma sanitaria in modo
continuativo.
Come servizi dell'USSL ci siamo posti l’interrogativo su come
comportarci rispetto, per esempio, alle case di riposo e anche
in questo caso abbiamo chiesto
lumi in Regione: manca ancora
una risposta. Tra l’altro le strutture esistenti non possono configurarsi con precisione per autosufficienti o per non autosufficienti, in quanto vi è compresenza di entrambi i casi.
E’ chiaro che un servizio di
smaltimento particolare di questi rifiuti è parecchio costoso ed
attualmente non esistono altre
forme che l’incenerimento: talvolta li si trasporta anche all’estero ».
Come USSL avete cercato il
confronto con gli istituti?
« Certamente; abbiamo fatto
presente la situazione precisando
che la nostra iniziativa tende a
creare dei punti di riferimento
perché altrimenti ci si trova in
grossa difficoltà ad operare. Ci
sono dei vincoli legislqfivi estremamente rigidi che, allargati rispetto a quelli che erano, secondo
me, gli obiettivi del legislatore, e
cioè gli ospedali e poliambulatori, diventano difficili da gestire ».
Ma, attualmente, qual è la situazione?
« Dopo l’incontro che abbiamo
avuto, i responsabili degli istituti
si sono mossi per trovare soluzione al problema; sicuramente tali
rifiuti non vengono buttati con
quelli urbani. Del resto la stessa
ditta che attualmente raccoglie i
comuni rifiuti aveva chiesto di sapere quali strutture producevano
rifiuti infettivi. Come ente pubblico, non potendo entrare diretta■ mente in una trattativa fra privati, ci siamo limitati ad indicare
agli interessati una lista di ditte
disponibili alla raccolta di questi
prodotti, fermo restando che per
strutture private esiste una maggiore libertà di scelta rispetto a
quale inceneritore utilizzare ».
Piervaldo Rostan
COLLEGIO
Gare di sci
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Crisi superata?
TORRE PELLICE — Buoni risultati per le allieve del Collegio ai Campionati studenteschi
di sci, zona pinerolese, svoltisi
a Sestrières il 16 febbraio.
Nella cat. allieve Erica Favero (5" ginnasio) è arrivata 3“ e
Norma Plavan (1“ liceo) 4'. Nella cat. juniores Barbara Silecchia (2“ liceo) è risultata prima,
con un tempo eccellente, anche
se rapportato alle categorie maschili. Federica Long (1* liceo)
è giimta settima.
Con questi risultati le due
squadre del Collegio si piazzano
seconde in entrambe le categorie ed accedono alla finale provinciale, che si è disputata sempre al Sestrières il 28 febbraio
Classifica per Istituti: Cat. al
La crisi in Comunità Montana Val Penice sta avviandosi a
soluzione? E’ quanto parrebbe, a
sentire alcuni esponenti politici
della valle.
La crisi si manifestò ufficialmente a fine dicembre quando
le dimissioni della vicepresidente Coisson, seppur arrivate su
un problema specifico e tutto
sommato di relativa rilevanza
quale un contributo per la ristrutturazione del macello cooperativo di Chiot di’ Aiga, evidenziarono una situazione di malessere generale e profondo:
« Mancano le idee guida », scrisse allora Coisson. Sono state
trovate?
In occasione della formulazione del bilancio preventivo ’89
si è trattato di mettere insieme
un documento programmatico
significativo e qualificante, dicono più o meno in coro il presidente Longo (PSI), Bellion
(PCI) e la stessa Coisson e perciò, trovato l’accordo sulle linee
programmatiche, riesumati i progetti già messi in cantiere al momento della « verifica » dello
scorso anno, si ritrova l’unitarietà: probabile che a questo punto anche Coi'sson ritiri le dimissioni, per altro mai discusse ufficialmente in consiglio.
Un cambio, comunque, ci sarà: per sopraggiunti impegni di
lavoro l’assessore Calieri (DC)
ha a sua volta presentato le proprie dimissioni. La soluzione proposta, però, non nasce all’internq dell’attuale gruppo democristiano né del consiglio; Calieri
viene sostituito anche come rappresentante del comune di Bricherasio dall’ex sindaco Pellice
che pare cosi destinato a diventare il nuovo assessore all’urbanistica.
« Crisi superata — dice il presidente Longo — ed è positivo;
ma sono convinto che essa fosse in un certo senso fisiologica
in quanto non si riesce a camminare in modo spedito nella
realizzazione dei progetti; la crisi frequente degli enti locali deriva probabilmente dalla mancanza di riferimenti certi a livello superiore e dall’impasse in
cui sempre più si trovano gli
enti pubblici, in cui l’accumulo
di ritardi è cosa ormai diffusa ».
O. N.
lieve: 1) Majorana Moncalieri
2) Valdese Torre Pellice; 3) Cu
rie Pinerolo; 4) ITCG Luserna
5) Buniva Pinerolo.
Cat. juniores femm.: 1) Curie Pinerolo; 2) Valdese Torre
Pellice; 3) Buniva Pinerolo; 4)
Majorana Moncalieri; 5) ITCG
Luserna; 6) Marro Moncalieri;
7) Porporato Pinerolo.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
AVVISO
Aggiornamento Albo fornitori dell’USSL 43
Torre Pellice
L’U.S.S.L. 43 di Torre Pellice rende noto che intende procedere aH’aggiornamento del proprio Albo fornitori.
Per tale motivo tutte le ditte interessate aH’iscrizione
in tale Albo possono inoltrare domanda, specificando il proprio settore di attività tra quelli sottoelencati;
— Alimentari e ristorazione
— Apparecchiature audio-phono-visive
— Apparecchiature tecniche per ufficio
— Arredi per uffici, ambulatori, comunità
— Articoli e attrezzature sanitarie
— Assicurazioni
— Automezzi
— Biancheria e articoli di guardaroba in genere
— Cancelleria e articoli per ufficio
— Carburanti, combustibili
— Casalinghi, elettrodomestici, ferramenta
— Edilizia e manutenzione immobili
— Farmaceutici
— Libreria, case editrici, tipografia
— Articoli monouso, carta, plastica
— Prodotti e imprese di pulizia
— Targhe e insegne
— Trasporti
— Altri.
La domanda, in carta semplice, dovrà pervenire entro il
25 marzo 1989 al seguente indirizzo:
Comunità Montana-USSL 43 ■ Servizio Tecnico Economale
Corso J. Lombardini, 2 • Torre Pellice
Ad essa dovrà essere allegato un certificato di iscrizione alla
C.C.I.A., anche in copia fotostatica, di data non anteriore a
tre mesi.
IL PRESIDENTE
(Arch. Piercarlo Longo)
Le firme contro
la pista del Pra
TORRE PELLICE — Sono cir
ca 1.100 le firme raccolte in Val
Pellice contro il progetto di pista di collegamento VillanovaPra nel comune di Bobbio Pellice. La petizione, che esprime
forti perplessità e dubbi sull’opera, viene ora inviata al presidente della Giunta regionale del
Piemonte ed all’assessore alla
pianificazione territoriale dello
stesso ente con la speranza di
una riconsiderazione generale
dell’opera.
Inquina o no?
TORRE PELLICE — Inquina
o non inquina?
Questo l’interrogativo che si
sono posti alcuni commercianti
di Torre Pellice che hanno i loro
negozi nei pressi del ponte sull’Angrogna agli Appiotti.
E’ infatti accaduto che per deviare le acque del torrente onde effettuare alcuni lavori di arginatura a valle del ponte, alcuni operai della Provincia abbiano scaricato da camion dello stesso ente, direttamente nel
letto del torrente, una certa
quantità di sabbia sparsa abitualmente sulle strade nei periodi invernali e successivamente raccolta.
Se è proibito buttare, causa
possibile inquinamento, la neve
spalata nei cortili o sui marciapiedi, come è possibile che la
stessa Provincia butti in acqua
un materiale sicuramente ricco
dei vari prodotti con cui si irrorano le strade per impedire la
formazione di ghiaccio?
Di fronte a questo interrogativo, l’intervento, sollecitato, degli operatori dell’USSL è valso
a far si che si ritornasse, per deviare il corso dell’acqua, alla
più comune terra...
Ispettori ecologi
TORINO —- Gli ispettori ecologi della Provincia si lamentano di non poter svolgere il loro lavoro. A fronte di almeno
5.000 controlli da effettuare ogni
anno, riescono ad effettuarne
solo 1.000.
Il loro numero infatti è diminuito da 24 a 16, mentre i compiti istituzionali sono aumentati di molto.
Regione e nomine
per le APT
PINEROLO — La giunta regionale, attuando così, la legge
del marzo 1987 in materia di turismo, ha provveduto recentemente a nominare i presidenti
delle aziende di promozione turistica; per guidare l’APT pinerolese è stato scelto Vittorio Arbinolo.
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I
11
F
3 marzo 1989
valli valdesi 11
PINEROLO
FERROVIA
La logica delle api Verso quale futuro?
Le tecniche umane devono assecondare i meccanismi di funzionamento interno degli alveari
E' iniziato la scorsa settimana,
presso la sede del Veloce club
in piazza Partigiani, un corso di
apicoltura logica, una definizione che, per un'attività assai diffusa nelle nostre vallate, può risultare perlomeno insolita; che
cosa si intenda con questa espressione lo abbiamo chiesto alla persona che tiene il corso.
Michele Campero.
« Occorre anzitutto osservare
il comportamento degli alveari
e di conseguenza applicare una
tecnica che rispetti la logica dell'alveare; è chiaro che ciò vuol
dire magari mettere da parte
l’attitudine umana ad intervenire secondo quelli che sono i suoi
interessi: infatti, accade spesso
che l’uomo intervenga producendo degli squilibri nella vita della famiglia di api, in particolare
rispetto alle avversità, ed in questo periodo- ricordo su tutte la
minaccia della varroa ».
Dunque niente sostanze chimiche nella lotta contro le malattie o i nemici delle api?
« Se posso, non introduco elementi chimici nella lotta; temo
infatti che l’uso di prodotti di
sintesi finisca per produrre alla
fine squilibri tali che le api, di
per sé, non siano ad un certo
punto più in grado di produrre
da sole strumenti di difesa. Ho
perciò elaborato, in particolare
riguardo all'acaro varroa, un genere di lotta di tipo meccanico.
REGIONE PIEMONTE
Legge
per le chiese
Il consiglio regionale, che aveva iniziato a discutere della
materia nello scorso mese di luglio, . ha definitivamente approvata quella che è stata definita la legge per le chiese.
In sintesi, la legge infatti prevede che i Comuni stanzino una
parte del fondo per gli oneri di
urbanizzazione secondaria per
« la manutenzione, il restauro e
la nuova costruzione degli edifici di culto e le pertinenze funzionali all’esercizio del culto
stesso, in relazione a significativi
aumenti di popolazione ». Per
parte sua la Regione stanzia 900
milioni ad integrazione dei contributi comunali.
Gli ultimi tre articoli sono stati discussi e votati il 2 febbraio.
Al termine la legge è stata approvata con 30 voti favorevoli
(DC, PSI, PSDI e PLI) e 13 astensioni (PCI, PRI, MSI-DN,
DP e LV), a significare « la volontà unanime di tutte le forze
politiche di intervenire per il
ripristino di luoghi di culto significativi sul piano storico-culturale », ma anche la perdurante perplessità di alcuni gruppi
sugli altri aspetti della legge.
I TORRE PELLICE
(«Forte», panoramicissima casa d'epoca con 2 alloggi composti rispettiva
(mente da: a) salone, 4 camere, studio, cucina, servizi; b) soggiorno, 2
(camere, cucina, bagno. Autori
messe, cantine, locali sgombero, mini
(alloggio adatto ospiti al piano terreno. Necessità di ristrutturazione non
- eccessiva, impianto di riscaldamenI to. L. 195 m
I VALPELLICE IMMOBILIARE
I
che sarà oggetto appunto del
corso che si svolge qui a Pinerolo nel mese di marzo ».
Tn realtà però, nella prima « lezione » non si è in pratica parlato del problema centrale per
gli apicoltori oggi, la lotta alla
varroa...
« In effetti ho voluto iniziare
il corso con la spiegazione di
tutti i meccanismi che agiscono
nell’alveare proprio per preparare in un certo modo il terreno
all’illustrazione del metodo di
intervento biomeccanico che vado a proporre per tenere a freno e controllare lo .sviluppo delle infestazioni. Auspico in pratica che l’uomo, conoscendo a fondo le tendenze, le caratteristiche
delle api, sappia sfruttarle adeguatamente, in un certo qual modo collaborando con esse ».
Prossimo appuntamento con il
corso, che ha riscosso aH’esordio
un notevole successo, giovedì 16
marzo, sempre al Veloce club di
piazza Partigiani.
Ivano Benech
Ad aumentare l’incertezza per il futuro della linea Torre PelliceTorino sono ora le voci relative ai nuovi tagli alla spesa pubblica:
i chilometri di ferrovia che rischiano il taglio (questa volta nel senso della soppres.sione) diventerebbero ben 4.000 sul territorio na
Il Comitato di difesa del servizio, nella sua riunione del 24 febbraio, ha preso atto con allarme di questa situazione, e ha constatato ima volta di più l’assenza di informazioni sulla futura eventuale
partecipazione della Regione alla gestione delle tratte ferroviarie
in pericolo. . a
Nulla si sa, tra l’altro, sulle auspicate razionalizzazioni che dovrebbero portare ad una minore passività dell’eserciz.io, ma delle
quali, finora, si è solo parlato vagamente.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Acqua inquinata
Ancora problemi con la Cartochimica di Luserna; questa
volta non si è trattato dei fumi,
sui quali bisognerà attendere i
prossimi mesi per verificare l'ottemperanza da parte dell’azienda all’ordinanza emessa dal sindaco Badariotti rispetto agli impianti di depurazione, ma della
fuoriuscita di acqua utilizzata
nelle lavorazioni e contenente
prodotti inquinanti.
E’ stata infatti segnalata nelle acque a valle dello stabilimento una moria di pesci e di gamberi d’acqua dolce: ben presto
le indagini hanno portato alla
Cartochimica, dove un errore di
operatori o un difetto ad apparecchiature avrebbe prodotto la
fuoriuscita di acqua con sostanze tossiche. Le indagini dei tecnici dell’USSL sono, al momento in cui scriviamo questo articolo, ancora in corso, ma si sa che
verranno presi i provvedimenti
del caso.
Mentre non si hanno ancora
dati precisi .sul fatto, va rimarcato che l’episodio, accaduto pare nella notte fra martedì 21
e mercoledì 22 febbraio, è stato comunicato all'USSL soltanto
venerdì: lo stesso sindaco Badariotti ha affermato, sempre venerdì, di non essere a conoscenza del fatto, mentre altri esponenti della giunta di Luserna ne
erano a conoscenza fin dal giorno precedente. In questa ridda
di voci, chi ha patito le maggiori conseguenze è stata la tempestività delle indagini che hanno visto una verifica dei fatti
con gli operai dell’azienda soltanto nella notte fra venerdì e
sabato.
Luserna S. Giovanni
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Oggi
e domani
Mentre non resta che augurarsi che si tratti effettivamente
di un caso isolato, di un « incidente », non possiamo dimenticare quanto dichiarato più volte dagli abitanti della zona, e
cioè la puzza dell’acqua del canale che scorre vicino alla fabbrica e la scomparsa, negli ultimi mesi, di alcuni tipi di funghi tipici delle rive dei piccoli
corsi d’acqua ed un tempo molto abbondanti.
P.V.R.
PROGRAMMA 1989
Associazione
per ia pace
TORRE PELLICE — Dopo il
congresso costitutivo, svoltosi
un anno fa a Bari, l’Associazione
per la pace è entrata nel suo
secondo anno di vita, proseguendo l’attività a suo tempo avviata dai Comitati pace nati nei
primi anni ’80.
Il Comitato Valpellice della
associazione ha aperto la campagna per il tesseramento 1989
e lavora al momento per l’organizzazione di due seminari (« Popoli senza terra », previsto per
il 20 maggio; « Traffico di armi
e aiuti al Terzo Mondo », per il
28 ottobre).
Per informazioni ci si può rivolgere a: Enzo Alessio, telef.
93S781; Lucilla Borgarello, tei.
91535; Alberto Corsani, telef.
91.521-91433.
Concerti
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 3 marzo,
alle ore 21.10, il film " Pelle il conquistptore »; sabato e domenica, spettacoli ore 20 e 22, viene presentato
« Compagni di scuola ».
Commossi per la prematura scomparsa di
Natale Brogi
tutti gli amici e conoscenti di Maniglia sono aiFettuosamente vicini alla
moglie Laura Martinat e al figlio in
questa dolorosa circostanza.
Maniglia, 22 febbraio 1989.
RINGRAZIAMENTO
(( Siate allegri nella speranza,
pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera »
(Romani 12: 12)
I familiari della compianta
Jeannine Mìcol in Gino
(Linetta)
ringraziano tutti coloro che, con opere di bene, scritti, parole di conforto e
presenza hanno partecipato al loro
grande dolore.
Un ringraziamento particolare ai
pastori Lucilla Peyrot, Arnaldo Genre e
Luciano Deodato, ai vicini di casa e
agli amici tutti.
Maniglia, 22 febbraio 1989.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Salce e Franzoso, commosse e riconoscenti per la dimostrazione di affetto e di cordoglio tributata
alla loro cara
Elena Bounous ved. Salce
neirimpossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutti
coloro ohe, con fiori, opere di bene,
con la presenza e scritti, presero parte
al loro dolore.
Un particolare, sentito ringraziamento all’affezionata Maria Luisa Benni e famiglia e alla famiglia Scalerandi di Case Bianche che furono di aiuto
e conforto, al pastore valdese Erika Tomassone, al sig. Nino La Montagna, alla signora Vera Long e a tutti coloro
che si prestarono durante la malattia.
Pinerolo, 3 marzo 1989.
POMARETTO — Domenica 5 marzo,
alle ore 21, nel tempio valdese, avrà
luogo un concerto del coro polifonico
dell'istituto « Gorelli » di Pinerolo diretto da Claudio Morbo.
Pro Loco
TORRE PELLICE — Giovedì 9 marzo,
alle ore 21, presso la sala consiliare
del municipio avrà luogo l'assemblea
della Pro Loco che esaminerà ed approverà la relazione morale e finanziaria del 1988 e il preventivo per l'anno
in corso; all'assemblea possono partecipare, oltre ai soci, anche rappresentanti di associazioni impegnate sul
territorio.
Segnalazioni ~
POMARETTO — I responsabili del
Rigrap (ripercorrere II glorioso rimpatrio a piedi) presenteranno la loro
iniziativa e il programma definitivo
mercoledì 8 marzo, alle ore 20.30,
presso il teatro del convitto valdese.
Programmi di Radio Beckwith
____________91.200 FM_____________
Segnaliamo che dalla prossima settimana riprende a Radio Beckwith il
programma in francese intitolato « La
poêle percée », in onda dal 9 marzo
ogni giovedì alle ore 10 ed in replica il venerdì successivo alle ore 17;
la prima trasmissione avrà per tema
la violenza nella famiglia; la trasmissione " A confronto » in onda lunedì 6
marzo alle ore 17 ospiterà invece un
servizio sulla manifestazione di Roma,
organizzata dalla FCEI sul tema dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole di stato.
______________Incontri______________
TORRE PELLICE — Lunedì 6 marzo,
alle ore 21, presso il salone dell'ex
convitto di via Angrogna, il Comitato
difesa ambiente Val Pellice propone
una serata sui problemi emersi rispetto all'azienda Cartochimica di Luserna
San Giovanni.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pemaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 5 MARZO 1989
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
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Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
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Maestra 44 - Tel. 92744,
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12
12 fatti e problemi
3 marzo 1989
’I
LA STORIA DI UN IMPEGNO COERENTE NEL TEMPO
I movimenti nonviolenti in Italia
Le origini del MIR all inizio della prima guerra mondiale; la promessa di non combattersi e il carcere - La lotta
contro le ingiustizie sociali a partire dall’amore per il prossimo - Contro la violenza individuale e di gruppo
Alcuni lettori forse ricorderanno l’articolo apparso sul n. 5 del
3 febbraio scorso, relativo all’assegno inviato dagli obiettori alle spese militari (OSM) al presidente Cossiga. Uno dei responsabili del MIR - MN (vedremo
in seguito che cosa significano
queste sigle), l’amico prof. Beppe Marasso — che è anche nostro lettore — ci ha inviato una
dettagliata lettera in cui ci fornisce tutti i particolari, naturalmente ignorati dalla « grande » stampa.
La storia
di un assegno
Gli obiettori, nel frattempo, avevano inviato alla Presidenza
della Repubblica un altro assegno di lire 2 milioni circa, rappresentante i versamenti che
non erano stati raggruppati alla scadenza di maggio, relativa
alla denuncia dei redditi.
Anche questa ulteriore cifra ha
avuto regolare ricevuta dal segretario generale Sergio Berlinguer il quale nel contempo precisava che detto importo, come
era avvenuto per quello precedente di lire 183 milioni e mezzo, era stato « trasmesso alle
competenti istanze governative
per le decisioni che riterranno
di adottare ». Per « competenti
istanze governative » (evviva il
politichese!) si è poi appreso che
si doveva intendere il Ministero
delle Finanze, il quale ha rimandato la cifra al coordinatore della campagna OSM tramite la
prefettura di Brescia. Come ci
viene fatto notare, detto Ministero ha agito assai meno correttamente della Presidenza della Repubblica in quanto non ha
dato alcuna comunicazione scritta, tant’è che della cosa si è
appreso solo tramite telefonate.
Oltre a tutto, viene a porsi anche una delicata questione politico-istituzionale in quanto il
Ministero delle Finanze avrebbe
dovuto rendere gli assegni a colui al quale gli assegni stessi
erano intestati, e cioè al presidente Cossiga. E intanto, in data 3 febbraio, secondo una ulteriore comunicazione telefonica
di un funzionario prefettizio, il
titolo di credito risultava ancora « conservato in cassaforte ».
Quale sia lo scopo degli OSM
è già stato illustrato in varie
occasioni sul nostro settimanale;
in modo particolare, rimandiamo al numero del 27 maggio
scorso che all’argomento aveva
dedicato un « obiettivo aperto ».
Ci limiteremo a ricordare che
la finalità di questa obiezione è
quella di poter giungere alla presentazione di un progetto di legge p>er un servizio alternativo
nazionale di difesa non armata,
accolto il quale la campagna si
chiuderà. Gli OSM aderiscono in
gran parte a due dei movimenti nonviolenti operanti in Itaha:
il Movimento internazionale della riconciliazione (MIR) ed il
Movimento nonviolento (MN).
Il Movimento
internazionale della
riconciliazione
primo dopoguerra, e precisamente nel 1919, il Movimento si allargò e divenne internazionale.
Il MIR intrattenne anche rapporti costanti con Gandhi e poi
ancora con i buddisti durante la
loro lotta nonviolenta per la fine della guerra in Vietnam. Nel
corso degli anni, ben sette membri del MIR hanno ricevuto il
Premio Nobel per la pace: fra
questi ricordiamo Albert Schweitzer, Albert Luthuli, Martin Luther King e Adolfo Perez Esquivel.
In Italia, il MIR venne fondato, fra gli altri, dai pastori
Tullio Vinay e Carlo Lupo. Questo movimento ha carattere ecumenico: attuale presidente è
Beppe Socci, prete operaio della
comunità di Viareggio.
Movimento ecumenico, abbiamo detto. Esso infatti (citiamo
dalla carta programmatica) « riunisce quali membri tutti coloro
che credono che l’amore, quale
Gesù Cristo ha manifestato, è
l’unica forza che può vincere
ogni male », Di conseguenza i
suoi aderenti si impegnano a:
— seguire questo amore nella vita personale e sociale;
— portare la riconciliazione
fra tutti gli uomini praticando
l’amore;
— rifiutare qualsiasi preparazione o partecipazione alla guerra;
— costruire la pace, che è
frutto dell’amore, eliminando
con il metodo della nonviolenza
qualsiasi causa di guerra e di
conflitti, come le ingiustizie sociali, la fame, le discriminazioni razziali e ideologiche.
Per quanto riguarda l’impegno
concreto per la pace, il MIR si
batte per la creazione di una
difesa popolare nonviolenta come forma di risoluzione dei conflitti e parallelamente attua la
ricerca comune, presso i gruppi sparsi in tutta Italia, di un
nuovo modello di svilupjx) che
abolisca gli sprechi energetici e
la follia distruttiva, e che rispetti i diritti dei popoli.
Ben conscio delle responsabilità nei confronti dei giovanissimi, offre inoltre la possibilità
di collegamenti per « rinnovare
la .scuola dal basso, specie con
l’educazione alla pace », tramite
il Coordinamento deeli insegnanti nonviolenti. Ed infine, ma non
certo per ultimo, oltre alla possibilità di far effettuare un servizio civile qualificato nelle sue
sedi, « Igvora nelle Chiese affinché esse conformino sempre di
più il proprio annuncio e la
propria opera alla nonviolenza
evangelica ».
L’iscrizione annua al MIR costa lire 25.(XK): la quota si versa
sul ccp. n. 17752353 intestato a
Alberto Zangheri, via del Santo
167, 35123 Padova. Fra le sue
pubblicazioni ricordiamo « Cristiani nonviolenti », ne! cui comitato di redazione (via delle
Alpi 20, 00198 Roma) è presente la nostra Hedi Vaccaro.
Il Movimento
nonviolento
Le origini del MIR risalgono
ad un passato ormai assai lontano: esso infatti venne fondato in Inghilterra nel 1914, allo
scoppio della prima guerra mondiale, da alcuni cristiani inglesi e tedeschi (le cui rispettive
nazioni erano in guerra fra loro) con la solenne promessa di
non combattersi gli uni gli altri. Di conseguenza, centinaia di
militanti furono incarcerati come obiettori di coscienza. Nel
negativo ed invece evidenziarne
l’interpretazione positiva.
Attualmente questo movimento è retto da una Segreteria nazionale, eletta ai congressi biennali, e da un coordinamento in
cui sono presenti i rappresentanti di tutti i gruppi che agiscono
sul territorio nazionale. Esso organizza azioni nonviolente, partecipa alle attività ed alle lotte
antimilitariste al fianco di altre
forze dell’area pacifista ed è impegnato nelle lotte per l’ambiente. Promuove, assieme al MIR,
a Pax Christi e ad altri movimenti, la campagna di obiezione di coscienza alle spese militari. Scopo fondamentale del MN
è quello di « lavorare per l’esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale,
nazionale ed intemazionale, e
per il superamento dell’apparato di potere che trae alimento
dallo spirito di violenza ».
Da questi assunti deriva;
— l’opposizione integrale alla guerra;
— la lotta allo sfruttamento
economico, alle ingiustizie sociali, a tutte le forme di autoritarismo e di razzismo;
— lo sviluppo della vita associata e la creazione di organismi di democrazia dal basso;
— la .salvaguardia dei valori
culturali ed ambientali, la cui
contaminazione e distruzione sono un’altra delle forme di violenza contro la persona.
La sua carta programmatica
così conclude: « Il Movimento...
rifiuta l’uccisione e la lesione
fisica, l’odio e la menzogna, l’impedimento del dialogo e della
libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di
lotta nonviolenta sono: l’esempio, l’educazione, la persuasione,
la propaganda, la protesta, lo
sciopero, la noncollaborazione,
il boicottaggio, la disobbedienza
civile, la formazione di organi
di governo paralleli ».
L’iscrizione annua al MN è di
lire 40.000 e si versa al Movimento nonviolento, casella postale 201, 06100 Perugia. Pubblica un pieriodico sulle tematiche
della nonviolenza in Italia e nel
mondo, dal titolo « Azione nonviolenta ».
Per quanto in modo particolare concerne il Piemonte, esiste una Segreteria unificata MIRMN, responsabile appunto dei
due movimenti, con sede a 10148
Torino, via Venaria 85/8.
In un mondo che deve registrare — e subire — le più
disparate forme di violenza, dalle guerre all’immondo sfruttamento dei minori; dalla delinquenza maliosa al traffico d’armi; dalla corruzione (anche questa è una forma di violenza) alla contaminazione della natura;
dai più disparati atti criminosi
al commercio della droga, dobbiamo pensare con simpatia ed
anche con spirito solidale a questi militanti — in gran parte
giovani e giovanissimi — che
propongono un nuovo stile di
vita, rispettoso delle persone.
Si tratta di concetti e di proposte che come credenti cerchiamo di seguire e di attuare già
in seno alle comunità ed alle
loro istituzioni: una nostra più
accentuata partecipazione ed appoggio (anche finanziario) a questi movimenti potrebbe da un
lato allargare la nostra testimonianza cristiana e, dall’altro, portare un ulteriore contributo di
forze e di idee allo sviluppo,
così necessario, della nonviolenza. Roberto Peyrot
AMNESTY INTERNATIONAL
Le donne in carcere
La Sezione italiana di Amnesty International in un comunicato diffuso in occasione dell’8 marzo — Giornata internazionale della donna — informa
che quattro delle sei donne vittime di violazione dei diritti
umani, i cui casi aveva denunciato l’anno scorso nella stessa
circostanza deH’8 marzo, sono
state scarcerate. Questo annunzio di libertà colma di gioia, dà
coraggio a tutti coloro che lavorano per il rispetto dei diritti
umani e nello stesso tempo dà
una risposta agli scettici che
non credono nella validità e
nell’efflcacia della pressione di
Amnesty e di altre organizzazioni internazionali sui governi.
Le quattro donne liberate sono
cittadine dell’Urss, del Sud Africa e della Birmania. Invece non
si ha più alcuna notizia delle due
donne arrestate nel Ciad; sono
più nulla di lui. Fu tenuta in
’’incommunicado” per 10 mesi,
quindi processata e condannata
con l’accusa di partecipazione ad
una organizzazione ritenuta sovversiva: il Movimento nazionale
somalo.
La pena fu molto pesante: ergastolo senza diritto di appello.
Le sue condizioni fisiche sono
molto precarie a causa della
mancanza di cure mediche dopo il parto, dei maltrattamenti
subiti durante la detenzione e
di una grave infezione renale.
Violenze sessuali
e psicologiche
scomparse.
Nel corso dell’azione per T8
marzo di quest’anno, Amnesty
presenta i casi di 7 donne, vittime delle violazioni dei diritti
umani nei loro paesi.
Un caso emblematico
A differenza del MIR, il MN
ha origini « laiche » ed è affiliato al WRI (Internazionale dei
resistenti alla guerra).
In Italia esso è stato fondato
da Aldo Capitini (docente di pedagogia presso l’Università di
Perugia) nel 1961, dopo la marcia per la pace Perugia-Assisi,
col nome iniziale di « Movimento nonviolento per la pace ». A
questo proposito vogliamo qui
ricordare che fu proprio Capitini a volere e ad invitare a che
le parole « nonviolenz.a », « nonviolento » fossero scritte indivise, per eliminarne il significato
Tra questi 7 casi appare emblematico quello di Safia Hashi Madar, una giovane di 28 anni, cittadina somala, laureata in
biochimica ed insegnante. Al
tempo del suo arresto, però, lavorava come segretaria di una
organizzazione americana di assistenza ad Hargheisa, capitale
della regione nord della Somalia. Il suo arresto è avvenuto
dopo una dimostrazione pacifica
di familiari di alcuni detenuti,
tutti adottati da Amnesty come
prigionieri di opinione. Madar
vi aveva partecipato in quanto
parente di uno di loro. Al momento dell’arresto era incinta di
nove mesi. Tre giorni dopo il
suo arresto fu portata in ospedale per il parto. Passate solo
tre ore dall’evento, fu ricondotta in cella. Le fu tolto il bambino e per due mesi non si seppe
La storia di Safia Hashi Madar
ci fa capire quanto le donne siano più esposte degli uomini, in
situazioni analoghe di detenzione, a grandi sofferenze in conseguenza della loro condizione
femminile. Quando vengono trascinate nei posti di polizia o
nelle camere della tortura, subiscono maltrattamenti inumani e
degradanti, violenze sessuali e
psicologiche, umiliazioni d’ogni
genere appunto perché donne.
Basti pensare al fatto che le
donne vengono violentate e torturate in presenza dei mariti e
dei figli per strappare loro confessioni e informazioni. Vengono appese per le braccia o per
i capelli, bruciacchiate con sigarette, straziate da ferri roventi e scosse elettriche, battute sulle piante dei piedi (la pratica
turca della falanka), stremate da
notti insonni, perché si impedisce loro di dormire, e sottoposte ad ancora più orribili sistemi di tortura, come ad es. la
tortura psicologica, praticata in
modo particolare sulle donne
perché erroneamente ritenute
più fragili degli uomini.
sere inconsistenti e futili, ma
spesso c’è, anche da parte delle
donne, una partecipazione attiva
all’opposizione al governo. Nei
paesi in cui vige un regime repressivo, una dittatura militare,
non c’è posto per le donne che
alzano la voce, che manifestano nelle pubbliche piazze, che
lavorano clandestinamente nei
partiti messi al bando, nei sindacati, nelle associazioni e nei
comitati che lottano contro le
violazioni dei diritti umani. Proprio le attiviste per i diritti umani, dice Amnesty, corrono i maggiori rischi. Inoltre le donne
possono essere perseguite e
arrestate in quanto madri, mogli o compagne di oppositori
politici del regime; esse possono, secondo la polizia, costituire una preziosa fonte di informazioni.
Qualunque sia la causa dell’arresto, esse vengono cacciate in
prigione e rischiano anche di rimanerci per un tempo infinito,
senza accusa né processo, assolutamente « dimenticate », oppure possono scomparire nel nulla, anche con i loro bambini,
come è successo in Argentina, in
Uruguay, ad Haiti...
Ricordiamoci quindi di queste
donne in fondo ad un carcere,
forse in isolamento, «dimenticate», oppure sul tavolo della tortura: è l’8 marzo, la giornata
mondiale della donna; non possiamo tacere, anche noi possiamo intervenire, infatti Amnesty
International ci esorta del continuo ad inviare lettere in favore di queste donne ai membri
dei loro governi.
Che cos’è la fatica di scrivere
una lettera di fronte a tanta
sofferenza, tanta ingiustizia?
Anna Marullo Reedtz
Le "colpe”
delle donne
I motivi dell’arresto e dell’incarcerazione a volte possono es
Per chiedere la liberazione di
Safia Hashi Madar scrivere a;
His Excellency
Mohamed Siad Barre
President of the Somali Democratic Republic
People’s Palace
Mogadishu - Somalia