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Spétt. '
Ei’oIlwtîGa Validas
(Torino)
TOnn3 PSLLÎCS
DELLE VALLI VALDESI
Qnindicínal•
della Chiesa Valdese
"Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e iatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXV - Num. 22
Una copia L.
ABBONAMENTI
\Eco-. L. 700 per l’intemo I Eco e La Luce: L. IMO per Tintemo Spediz. abb. posule II Grappo | TORRE PELLICE 4 novembre 1965
/ L. 1200 per Teatero | L. per l’eatero 1 Cambio d’indirizzo Lire 40,— | Ammin. Claudiana Torre Pellice.- C.CJ. 2-17557
Il miracolo del perdooo
£’ tempo d’autunno! E’ tempo di
raccolta! Il celeste pittore ha profuso
con gran dovizia, nella morente natura, i colori dalle sfumature più delicate, a mo’ di misericordioso saluto. I
contadini hanno sciamato lungo i filari, i frutteti, i boschi, ora silenti, ora
con canti soffusi di mestizia per raccogliere il frutto della divina misericordia. Ora, la natura si spoglia dell’abito
autunnale, le foglie ingiallite cominciano. ad adagiarsi a piè del faggio,
del pero, del melo formando un variopinto lenzuolo. L’autore sacro con la
imagine dell’autunno che muore, illustra il suo profondo disagio interiore
al cospetto d’una società che lo circonda e dove ’’l’uomo pio è scomparso
dalla terra, dove non c’è più tra gli uomini gente retta, dove il migliore di
loro è come un pruno e dove il più
retto è peggiore d’una siepe di spine”
Con un crescendo impressionante il
profeta mette in luce il bubbone della
cellula vitale, la famiglia, dove il figliuolo svillaneggia il padre, la figliuola insorge contro la madre, la
nuora contro la suocera, i nemici di
ognuno sono la sua gente di casa.
Lo sconcertante quadro indica con
crudezza lo stato morale della famiglia e della comunità israelita: riduce
cioè alle sue esatte proporzioni e con
una precisa configurazione morale la
piccola e grande cellula del suo popolo che hà dbbwtdonato Iddio. La
disunione, la disarmonia scaturiscono
là dove Dio è assente, dove la Bibbia
rimane chiusa, dove lo spirito della
preghiera tace. 1 componenti della famiglia s’incontrano per consumare il
pasto, stabiliscono un dialogo quotidiano, tessuto d’interessi concernenti
le ”boine”, il salario, l’oppressione degli^'^i, senza che il problema religloso^l^iori mai! I valori della famiglia così^spesso esaltati crollano non
appena il cotpune patrimonio viene
diviso ed assegrteUp ai singoli compónenti il nucleo farhiliare. La società
nel suo insieme e la fdiniglia in particolare rassomiglia, per valerttii d’una
imagine d’un autore moderno, ad un
formicaio: ”le formiche scavano le tane, disegnando sotto la pelle della terra un interminabile ricamo; padrone
della terra ne mangiano gli umori, la
sconvolgono con la loro possente .e celata presenza... selvagge, cieche, instancabili le formiche ricoprorw la terra col loro amore, poi penetrano sotto la sua superficie e ne preparano la
rovina col loro odio...”. Le formiche
sono pazze d’amore all’esterno e pazze d’odio all’interno. La società è impastata di ipocrisia impressionante
presentando il volto dell’amore mentre all’interno, nel cuore dei singoli,
l’odio lavora, sgretola, frantuma,
scompagina.
La pericope del perdono racchiusa
negli ultimi versetti, cronologicamente
assai lontana dal tempo descritto nei
primi versetti del settimo capitolo e illustrata qui sopra s’inserisce in un periodo di grande distretta, forse al tempo dell’esilio. Eppure il contrasto è
stupendo: da una parte un quadro deprimente, permeato di pessimismo,
dall’altra un quadro luminoso dove
Dio si presenta come gran Perdonatore ’’che non serba l’ira sua in perpetuo, perchè si compiace d’usar misericordia; egli tornerà ad aver pietà
di noi, si metterà sotto i suoi piedi le
nostre iniquità e getterà nel fondo del
mare tutti i nostri peccati”. Il profeta
coglie ancora dalla natura l’imagine
del ’’fondo del mare” per dirci che il
nostro peccato non lo vedremo più,
non riaffiorerà più, non sarà più ripescato. La potenza del miracolo del
Golgota ha trovato in questa profezia
la sua più felice e sconvolgente illustrazione. Con questo perdono s’inizia
M i c h B a 7
la grande bonifica del cuore, la grande opera di revisione delle coscienze,
atte a mutare il volto della famiglia,
del villaggio. Ci metteremo così tutti
in fila davanti al celeste confessionale
per dirgli che il vero credito, il vero
interesse nostro e della comunità è di
conoscere l’immensità del Suo Perdono, il miracolo della Sua Grazia. Al
cospetto del perdono divino ha termine il compromesso. Le cose, tutte le
cose del nostro cuore, della nostra famiglia, del nostro villaggio saranno
messe a posto, saranno sistemate.
E’ tempo d’autunno, è tempo di perdono. I cimiteri si popolano di creature piangenti, le tombe sono infiorate
di crisantemi, le mémorie dei nostri
cari perduti ritornano vive alla mente
dei più. Si rievocano ’’padri esemplari”, ’’lavoratori onesti”, ’’donne di ec
celse virtù” e si dimentica spesso Colui che solo ci consefite di guardare in
alto, con fiducia, di aprire il cuore alla gioia, di impegnarci di più presso
i vivi perchè il Suo Perdono,, la Sua
Grazia infiori la nostra casa. Si formerà così una comunità d’Amore, dove
ci si vuol bene, dove 'ci si comprende
perchè s’è compreso M valore di Colui
che ci ha perdonato per mezzo del
Sangue di Gesù Crkto che è morto
sulla croce per noi. ;
GusÌtavo Bouchard
!\oi sappiamo che siam passati dalla morte alla vita, ^rcliè amiamo i
fratelli. Chi non ama, rimane nella
morte.
Giovanni 3: 4.
SOTTO VOCE
Stamane presto, per la strada quasi deserta, m’è venuta incontrò
una bella ragazza: occhi verdi, gola scoperta, capelli chiari al vento.
E cantava forte.
Lì vicino c’era un vecchio, come me. Ci siamo letto — negli occhi
e sulla fronte — lo stesso pensiero. Egli ha detto:
— Bella età quella che si canta!
Dopo un momento, ha soggiunto:
— Noi non cantiamo più...
Dopo un’altra pausa:
— Però sì, ancora,' qualche volta.
L’ho guardato a lungo. Ci eravamo finalmente compresi a vicenda. Allora ho soggiunto:
— Si, cantiamo... ma .sotto voce ..
E m’è affluita con irruenza — nella mente e nel cuore — un’ondata
di ricordi, di bei ricordi, di possenti ricordi: persone conosciute e
stimate, libri letti, gite in montagna, .scorribande sul mare, scoperte
del pensiero, conquiste, dello sf/irito: l’arte, la bellezza, il lavoro, la
bontà, la ” comprensione ” che si dà e quella che si riceve, la fiducia,
la speranza, l’amore...
Ancora si canta, anche quando cadono le foglie e gli alberi si denudano per il freddo... Gli altri non sanno perchè non ci sentono.. ■
^1a Lo sappiamo noi — vecchi — che cantiamo... sotto voce
Giovanni E. Meille.
CANTO SACRO
La Commissione del Canto Sacro
propoìui allo studio delle Corali e
delle Scuole Domenicali, in vista
delle Feste di Canto della primavera 1956, gli inni seguenti :
Corali
ìmrarfs Cristlàbo
N. 70 - strofe 1 e 2 - metronomo :
semimin. 100.
N- 103 - strofe 1, 2, 3 - metronomo : minima 60.
Il terzo inno italiano verrà inviato alle Corali a cura della Commissione del Canto Sacro. Esso verrà
successivamente incluso nel nuovo
innario.
Psatimes et Cantiques
N. 16 - strofe 1, 2, 3.
N. 69 - strofe 1, 2, 3.
Ogni Corale è tenuta a cantare
da sola alle Feste di Canto: 1) un
inno dell’Innario o del Psaumes et
Cantiques di sua .scelta; 2) un Coro.
Si prega di da re ^tempestivamente comunicazione ai Presidente della Commissione ci.r#a la scelta dell’inno, onde evitare che il medesimo inno venga cantato da due Corali.
Scuole Domenicali
innario Cristiano
N. 151 - strofe 1, 2, 3
nomo: semimin. 96.
N. 217 - strofe 1, 2, 3
nomo : semin. 96.
N. 306 - strofe 1, 2, 3 - metronomo: seni, puntata 58.
metro
metro
UNA BUONA INIZIATIVA
Société des originaires
des Vallées Vaudoises du Piémont habitant en Snisse
Pourrais-tu, cher Echo des Vallées, faire connaître aux Vaudois
qui habitent en Suisse (et nombreux sont ceux qui te lisent) que
quelques originaires des Vallées qui ont trouvé en Helvétie pain et
travail et foyer, s’organisent en <( Société des originaires des Vallées
Vaudoises du Piémont et leurs descendants ».
A Frangins, au mois d’août 1944, le Comité pour l’Eglise et les
Vallées Vaudoises du Piémont était formé. La Colonie Vaudoise de
Genève en était l’âme. Dix années plus tard, le mois d'août 1954,
toujours à Prangins, je proposais de nous unir les Vaudois du Piémont qui habitons en Suisse, en société de secours. Car si nous demandons aux autres, nous devrions, nous, donner les premiers (Vaudois des Vallées ou d’ailleurs): on ne doit demander si l’on n’a fait
tout le possible. Après une conversation avec le Modérateur qui m’a
prié de lancer une circulaire, en consi<lérant aussi l’intérêt spirituel
de cette initiative, les premières adhésions arrivent. Nous demandons
un MINIMUM (Qui naturellement peut être largement dépassé) de
10 frs par an, la moitié de ce don allant à la paroisse d’origine et
l’autre moitié à une oeuvre d'intérêt général. Avec les inscriptions,
je reçois aussi de très intéressantes propositions pour étendre notre
activité: "nous discuterons ces suggestions quand nous pourrons nous
rencontrer: cet été à Prangins? Mais ce qui est important maintenant
est avoir des adresses, parler de notre Société aux amis, obtenir leur
inscription. Car nombreux encore sont ceux qui aiment leurs montagnes et pensent à leurs Eglises. Vaudois du Piémont habitant en
Suisse, aidez-nous. Toute correspondance doit être envoyée au pasteur Guido Rivoir - Viale Franscini, 11 - Lugano {Suisse). N’oubliez
pas d’indiquer dans votre adhésion la paroisse d’origine.
Et vous aussi, chers collègues des Vallées, aidez-nous, car vous
devez avoir de nombreuses adresses de paroissiens habitant la Confédération Helvétique. J’espère pouvoir bientôt envoyer les noms
(j’espère aussi très nombreux) des membres de notre Société.
Guido Rivoir
Psaumes et Cantiques
N. 149 - strofe 1, 2, 3.
N. 157 - strofe 1, 2, 3.
Ogni Scuola Domenicale è tenuta a cantare da sola alla Festa di
Canto due inni a scelta nelle due
raccolte, dandone tempestiva comunicazione al Presidente della Commissione.
Osservazioni
1. CORALI: L’inno N. 70 va cantato nella tonalità di re maggiore
anziché in quella di do maggiore.
Nell’inno francese N. 16 si tenga
conto delle seguenti variazioni: al
secoiulo rigo, seconda battuta, primo accordo, i tenori canteranno un
si anziché un do; sempre al secondo rigo, terza battuta, secondo accordo : soprano : si, contralto : sol
anziché fa, tenori: mi naturale anziché re diesis, bassi: mi naturale
anziché si naturale.
2. SCUOLE DOMENICALI: I direttori delle Scuole domenicali che
intendono preparare inni a due voci, tengano presente che nei nostri
Innari la voce del contralto è armonizzata anche con le voci del tenore e del basso e quindi non si
presta ad essere cantata col solo soprano. Per avere il contralto adat’o ad un inno a due voci, i direttori sono pregati di rivolgersi tempestivamente al Maestro Ferruccio
Corsani - Torre Pellice, il quale si
incarica di fornir loro quanto richiesto.
Ij: ii:
Le seguenti Corali .saranno visitate durante l’anno: Maestro Ferruccio Corsani (Luserna S. Giovanni, Pinerolo); Maestro Ferruccio
Rivoir (Pomnretto); Sig.ra D. Bert
(Pramollo); Pastore F. Davite (Colali della Val Germanasca); Pastore E. Aime (Rorà, Prarostino, Bobbio Pellice, Villar Pellice). Circa
le modalità e le date delle visite, le
singole Corali prendano accordi diretti con i visitatori.
E’ in progetto un Convegno Organisti ed Harmoniumisti ad Agape
per l’estate 1956.
E’ allo studio la possibilità di acquistare un eliografo o apparecchio
similare per la nitida tiratura di copie di inni e cori, che potrà essere
messo a disposizione delle Corali;
è pure allo studio la possibilità di
dotare i nostri harmonium di un
meccanismo che permetta di azionarne elettricamente i mantici, eliminando i pedali.
Si ricorda a tutti che presso la
signora Lina Varese-Bert, Santa
.Margherita - Torre Pellice, si trova
un archivio al quale tutti sono pregati di inviare qualsivoglia inno a
due, a tre o a quattro voci che sia
suscettibile di essere cantato da una
Corale. ,i,.
Vivissima preghiera è rivolta ai
singoli Concistori onde vogliano inviare alla Commissione del Canto
Sacro una contribuzione, secondo
quanto deciso alla Conferenza di
Bobbio Pellice e confermato entusiasticamente alla Conferenza Distrettuale di San Giovanni nel giugno scorso! Servirsi del C.C.P. N.
2-16811 intestato al Concistoro Valdese - Angrogna, specificando lo
scopo dell’offerta.
_ Alle Corali, alle Scuole Domenicali ed ai loro Direttori l’augurio
fraterno di un lavoro abbondantemente benedetto dal Signore e compiuto alla gloria Sua.
La Comm. del Canto Sacro
Invocazione
T’invoco, mio Dio, perchè sei vicino a quelli che t’invocano in verità, poiché tu sei verità. Concedimi, te ne supplico umilmente, d’invocare la tua clemenza, oh! Verità
santa, perchè non so come pregare;
ti .supplico umilmente: insegnami a
pregare.
Che dunque significa la Verità
nella caiità, se non il Padre nel Figlio? Dunque, Padre santo, la tua
parola é Verità e in questa Parola
di Verità io t’invoco. E che poteva
e.sserci di più dolce che pregare il
Padre in nome del suo unigenito Figliuolo? o rivolgersi all’affetto del
Padre? o raddolcire U Padre ricordandogli il suo Figliuolo? Non è
forse in questo modo che spesso i
colpevoli sono graziati, gli schiavi
liberati? E’ ancora in questo modo
che servitori infedeli scampano al
supplizio quando l’amore del Figlio
ha interceduto per loro.
Padre onnipotente, ti prego per
l’amore che porti al tuo Figliuolo
onnipotente, libera l’anima mia dalla sua cattività, affinchè essa possa
confessare il tuo nome; liberami
dalle catene dei miei peccati per il
tuo unigenito Figliuolo; ascolta le
suppliche di questo Figliuolo seduto alla tua destra e restituisci la vita
a me che per le opere mie sono sotto la minaccia d’una sentenza di
morte. Anseimo
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L’BOO DELL! VAIiLI VALOTSI
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Scrive un
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insegnante
Se difficile cosa, e dolorosa, è il
commemorare un compagno di lavoro ed un amico la cui dipartita la nostra ratone, sul piano umano, ci
porta a considerare prematura ed ingiusta, particolarmente difficile e doloroso ci appare questo compito,^ oggi, che siamo costretti a parlar di
Francesco Lo Bue come di un fratello che, più giovane, ci ha preceduti nell’eterno riposo.
Aveva 41 anni. Una solida preparazione tecnica, nel campo filologico e teologico, aveva fatto di lui un
ottimo pastore ed un insegnante di
eccezionale valore, perchè questa
preparazione e questa tecnica non
si erano inaridite, ma erano diven
tate strumenti preziosi di ricerca per
un’anima aperta a tutti i problemi,
che nulla di umano riputava estraneo a sè, che sapeva comprendere,
che evitava di giudicare, che voleva
soltanto amare. E questo, compagni
di lavoro e studenti intuivano in
Francesco Lo Bue e si avvicinavano
a lui, fiduciosi.
E così accadeva che Francesco Lo
Bue fosse uno studioso esperto nella
tecnica esegetica, come ne fanno fede una sua inedita traduzione delVEvangelo di Marco, ispirata dal
senso tormentoso di rendere sempre
più attuale la trascrizione del messaggio evangelico; il volume introduttivo allo studio del Nuovo Testamento, edito dalla Claudiana; la sua
collaborazione alla Piccola Enciclopedia biblica, in corso <M, stampa
presso la Claudiana. Tecnica sicura,
sempre accompagnata da un vigile
senso di equilibrio e di comprensione degli opposti punti di vista, che
rivelavano anche in questo campo
specifico quella che fu la caratteristica inconfondibile della sua personalità: la sete della ricerca della Verità, che è una quotidiana conquista
e rende l’uomo veramente fratello
all’uomo, nelle sue speranze, pel suo
travaglio, nelle sue sconfitte e nelle
sue vittorie!
'Perciò i giovani sentivano vicino
a loro il Maestro, perchè ne sentivano l’ansia placata nella luce della
fede. Perciò Francesco Lo Bue non
amò l’oratoria classica od ampollosa; dal pulpito al quale tornava con
crescente nostalgia, da quando per
obbedire alla sua Chiesa aveva lasciato il ministero pastorale vero e
proprio, per quello di insegnante di
letteratura italiana e latina al Liceo
Valdese di Torre Pellice, predilesse
la predica dei nostri tempi; una predica che sembrava così semplice,
tanto era naturale; una predica che
non ubbidiva a schemi fissi, ma si
svolgeva spontanea, come la conversazione di uno che sapeva, e lasciava
i cuori pensosi. Così non ci siamo
stupiti quando abbiamo letto il titolo di una sua predica: Cristo in periferia (ma era una predica?).
Perciò Francesco Lo Bue amò soprattutto la cura d’anime; pur essendo stato, per quasi tutta la sua
troppo breve vita, professore, fu soprattutto pastore. Anche quando, nel
momento delle grandi decisioni,
quando parve che un soffio nuovo
di libertà, di giustizia dovesse spazzare la densa nebbia di un conformismo inerte, egli scese a viso aperto, con cuore puro, nel campo della
Resistenza, ed ai giovani insegnava
con la parola e con l’esempio come
non vi sia giustizia senza amore e
libertà senza sacrificio.
La morte lo ha colto quando egli
stava per condurre a termine il lavoro di lunghi anni di ricerche e di
studi sulle versioni latine delle Sacre Scritture. Intorno alia sua bara
si. sono raccolti i giovani che avevano
trovato nella sua casa, l’accoglienza
amorevole di un fratello anziano, A
questi giovani egli lascia una eredità d’affetti ed un esempio di lavoro.
Nella famiglia^del Collegio e nella
Chiesa, un senso di smarrimento.
C’inchiniamo reverenti alla volontà dell’Jddùì Onnipotente che ha dato ed ha tolto, nella comunione della certezza che fu quella del fratello
scomparso; so in chi ho creduto.
Alla famiglia tutta, ed in modo
particolare alla compagna della sua
vita ed ai figli rinnoviamo l’espressione della nostra solidarietà cristia na.
1 funerali di Francesco Lo Bue
hanno avuto luogo a Torino, martedì 18 ottohr.e. Essi sono stati presieduti dal pastore E. Ayassot che ha
svolto la parte liturgica. Il pastore
Neri Giampiccoli, membro della
Tavola Valdese, compagno di studi
del defunto ha pronunziato l’orazio
ne funebre, con^fténtando im passo
delle Sacre Scritture. Il Moderatore
della Chiesa Valdese, pastore Achille Deodato, dopo aver rievocato la
attività svolta dal pastore e professor F. Lo Bue, ha espresso ai suoi
familiari con commosse parole la
simpatia di tutta la Chiesa. Il prof.
Augusto Armand Hugon ha quindi
portato il saluto dei docenti e degli
studenti del Collegio Valdese, ponendo in rilievo il senso vocazionale del suo insegnamento; nella sua
qualità di sindaco di Torre Pellice
ha espre.sso il dolore per la perdita
di un cittadino che aveva sempre
saputo assumere, anche nelle ore
più difficili, il suo posto di responsabilità.
Al cimitero, il signor Paolo Favout, che ebbe il comando di zona
dei partigiani durante il periodo
della Resistenza, ha rievocato il contributo morale e spirituale che lo
scomparso ha dato alla Resistenza
stessa, cui partecipò attivamente.
FRANCESCO LO BUE
Parla
un Pastore
Altri ha detto, e dirà ancora, del
nostro collega immaturamente scomparso, le qualità di studioiso di ardui problemi di critica testuale, o
di teologia del Nuovo Testamento.
Vorrei semplicemente ricordare il
servizio da lui reso, ahimè per troppo breve ora, come innografo della Chiesa.
Da meno di un anno, egli si era
aggiunto alla schiera dei « commissari » per la revisione dell’Innario
Cristiano, con il compito specifico
deUa revisione letteraria, ossia innologica. Per alcune speciali circostanze, mi ero poi trovato a lavorare insieme con lui.
Breve collaborazione, purtroppo :
egli era oberato dal lavoro, e per
di più non avevamo la possibilità
di vederci spesso. E tuttavia, quel
po’ di tempo che insieme ci fu dato
di lavorare per il nostro Innario, io
ne sono persuaso, non verrà dimenticato.
Non lo dimenticherò certamente
io. Confesso di non aver mai trovato un collega, un amico, con il
quale la collaborazione, l’intesa,
siano state così pronte, cosi assolute, così vivamente sentite. In un’opera così delicata come la revisione
di testi venerabili per antichità (sia
pur relativa), tradizionalmente accettati da tutti, eppur intimamente
bisognosi di correzioni, di approfondimenti, di aggiornamenti, di
precisazione teologica, lavoravamo a
fianco a fianco, l’uno prestando le
sillabe ai concetti deU’altro, ambedue impegnati alla ricerca di una
stessa soluzione, ambedue lieti del
ritrovamento che si esprimeva spesso, alla lettera, addirittura con gli
stessi suoni, le stesse cadenze, i medesimi versi, i medesimi simboli.
E sono persuaso che non lo dimenticheranno neppure le generazioni cui commetteremo un giorno
— quando l’avremo condotta a termine, stavolta senza di lui... — la
nostra revisione dell’Innario. Perchè c’è un inno, che più degli altri
esprime la nostra collaborazione c
la nostra intima appassionata ricerca, un inno che abbiamo interamente riveduto insieme, e che indubbiamente rimarrà, perchè Francesco Lo Bue sia ricordato anche
iieirinnario, e rimarrà più a lungo
di un’opera teologica. Quest’inno è
il 107. Lo Bue diceva che bisognava
dare ai concetti espressi un tono più
tnoderno, più forbito, ma più meditato e piu concettoso. Da queste
osservazioni, e dalla ricerca del miglioramento, è emerso un testo che
oso dire mirabile nel suo ordito e
nelle sue progressioni di concetto.
Ritengo di non commettere un’indiscrezione rivelandolo al pubblico
evangelico. Se non erro, è l’ultimo
dono che ha latto alla Chiesa evangelica italiana un’anima raffinata e
profonda, im libero spirito di singolare forza creativa.
Ecco l’inno in parola:
Vieni alla croce, — ombra sperduta
sul tuo vano sentier; — scende dal legno
l’unica voce — che guidi al Ver.
Guarda alla croce, — cuore intristito
nella colpa e nel duol: — per te morendo,
vuol darti vita — il Salvator.
Prendi la croce, — anima affranta
dal comune, soffrir; — col suo perdono
Cristo rinnova — in te l’ardir.
C’è un invito alla croce: vieni —
guarda — prendi! Esso è rivolto all’ombra, indi al cuore, infine all’anima. L’ombra è sperduta, il cuore
è intristito, l’anima è affranta. Le
Ire strofe accennano ad una triplice liberazione, dall’individuo al
collettivo, nell’accettazione della
Verità, nel dono della Vita offerta
dal Salvatore, nella promessa del
rinnovamento. Tutta la vita cristia
na è sottolineata nell’ordire che
Cristo rinnova nei suoi discepoli.
La croce non è più qui im vieto vocabolo — come chi dicesse : patibolo, o che so io — è il fulcro su
cui si evolve il mondo. Stai crux,
volvitur or bis.
Anche per questo inno, caro aiiiico scomparso, grazie!
Teodoro Balma
Scrive uno studente
Ricordo come fosse ora i nostri esami di quinta ginnasiale: era un
caldo pomeriggio di giugno e ci aspettavano gli orali: si trattava per
la prima volta di venire in contatto
con i professori liceali di cui si aveva
un sacro terrore; in quei giorni quando i nostri compagni di liceo ci dipingevano a fosche tinte i vari docenti non mancavamo mai di dire:
« Guardate, per ‘ qualsiasi difficoltà
vi potrete sempre rivolgere al pro
fessor Lo Bue ». E non dicevano soltanto questo, mg si dilungavano in
vari particolari è varie descrizioni
sulla sua personài e sulle sue lezioni,
per cui noi volevamo vedere e sentire da vicino finalmente questo eccezionale professóre attorno al quale già esisteva un mito. Oltrepassammo tutti la porta del « Consiglio dei
Professori » dovd si tenevano allora
i nostri esami e |là su una poltrona
con i capelli disordinati ed un sorriso accogliente il professor Lo Bue
ci aspettava. Fini da quel momento
diventammo subito amici d’una amicizia che si pijotrasse per tutto il
tempo in cui ebbimo il privilegio di
averlo. In prima ¡liceale egU ci prese
ed allora già coi^inciò a placarci
con il suo stesso jesempio e siccome,
per quanto gli era possibile, egli viveva la nostra vita, era per noi più
facile essere a contatto con lui nelle
migliori disposizioni per ricevere da
lui il suo plurilaterale insegnamento
Eravamo tanto abituati a lui che per
tutti noi fu un vero dispiacere quando, due anni fa, apprendemmo che
non l’avremmo avuto per professore, perchè partiva per l’Inghilterra.
Quanto eravamo legati a lui lo sentimmo solo quando non fu più con
noi ed è impossibile descrivere l’entusiasmo con il quale lo accogliemmo quando ritornò come indescrivibile pure è l’affiatamento che ci legava reciprocamente e specialmente da parte sua: eravamo i suoi « ragazzi » ed egli ci chiamava per nome e di ciascuno di noi sapeva tutto: quel che ci interessava, che ci
piaceva, quale era la nostra situazione, per cui era .sempre pronto a
capirci ed a scusarci quando mancavamo nei suoi confronti. Ricordo
come un giorno ci disse che ci avrebbe scusati ogniqualvolta la sera aves.simo ascoltato un bel concerto. Ma
ciò che soprattutto ce lo qualificava
e ce lo faceva apprezzare era il fatto che con lui si poteva parlare di
tutto, sicuri che egli discutesse con
noi da competente e ben lo sanno sia
coloro che gli chiedevano un aiuto
per i problemi di algebra e fisica,
.sia coloro che con lui discutevano
di films, di musica, di letterature
straniere, di politica e sia partico
larmente quelli che ebbero la fortu
na ed il privilegio di partecipare al
le sue lezioni di religione. Di lui ab
biamo il più bel ricordo che mai
professore possa avere: il ricordo di
un amico, d’un compagno che non
si accontentò di insegnare « ex cathedra », ma prese parte alla nostra
vita di stuflenti, che non ci insegnò
soltanto le materie scolastiche, ma
volle fare di noi degli uomini e dei
credenti come egli lo era. Per noi
egli non è scomparso: egli rimane
in noi perchè gran parte di se stes.so
egli la diede ai suoi ragazzi.
O. S.
[/Eterno è vicino a quelli che han
no il cuor rotto, e salva quelli che
hanno lo spirito contrito.
Salmo 34: 19.
La moglie Jolanda Bianco, i figli: Erberlo, Lucetta e Claudia; i genitori, i fratelli, la sorella, i suoceri, ì cognati, e tutti
i parenti, annunziano con profondo dolore
la morte del
Prof. Francesco Lo Bue
Paslore Valdese
avvenuta in Torino il 17 ottobre 1955. •
l funerali hanno avuto luogo il 18 ottobre partendo dal Tempio Valdese di Corso
Vittorio Emanuele, Torino.
« Il mio orecchio avea sentito parlar di te, ma ora l’occhio mio t’ha
veduto » (Giobbe 42: 5)
COLLOQUI
del tramonto
Signore, da Te mi viene questci
mio corpo mortale, ammirabile ej>pure imperfetto organismo che il
tempo a poco a poco corrode: da
Te mi viene il mistero del mio sitirito lumino.so ed imperituro che in
me suscita le forze della vita, dei
sensi, deirintelletto. Tutto quanto
Fu mi liai dato di terreno, tende a
rientrare nel regno della materia,
e quel die in me si espande e rilxidi spirituale, aspira ai Cieli dove Tu lo aspetti. E’ così ch’io sono
la Tua creatura, impotente in ogni
sua estrinsecazione, eppure predestinata a raggiungerti: è così ch’io
Fi appartengo in modo assoluto.
Come, Signore, non sentire !a
4ua sovranità, come non mi soggiogherebbe il senso della sottomissione dalla quale nasce l’obbedienza?
Limile mi sento in Tuo cospetto, oli !
terribile Iddio dell’universo dinanzi al quale io tremo della mia misera pochezza, Padre delle creature
che nascono, vivono e muoiono nel
miracolo del Tuo infinito Amore!
Io sono un nulla ed un tutto nella
1 ua mano : nulla io posso per ine
stessa, e lutto 'Fu puoi trarre da
nie, tutto io li jiosso dare se me lo
chiedi.
Il mio « libero arbitrio » che da
Te mi viene, è un dono fulgido e
tremendo, che rivela la fiducia die
l'u concedi ai Tuoi figliuoli, cosi
come il pericolo della prova alla
quale 'Fu vuoi sòttopòrliV’Nornn no- '
me del mio « valore » io posso lottare, ma in nome del Tuo Amore,
che m incita e mi sostiene. Perdona
agli esseri umani ciechi e sordi d’egoismo e d’orgoglio che si credono
padroni del loro « io » e della loro
vita, e camminano con sicura baldanza verso una loro mèta sconosciuta! Essi non vogliono sentire la
infrangibile catena che li accomuna
a tutte le creature nate dalla terra
e sulla terra viventi: legate ad essa
da leggi e da destini che la nostra
limitatezza non può concepire. Ma
nemmeno essi — gli esseri umani —
vogliono scorgere olire i confini terreni, le fonti degli ordini spirituali
che alimentano le corporee esisten
ze, e dirigono ogni loro moto, al d
la (Fogni forza della coscienza e del
la ragione. Signore Iddio, un’anno
nia eterna, la stessa che coordina
mondi nell’universo, unisce le ge
rarchie delle viventi espressioni ter
restri, dotate delle loro energie
delle loro irotenze: ma Tu sei Fu
nica Origine di questa infinita armonia, ed a Te sale un inno perenne d’adorazione e di sottomissione,
dalle più intime latebre della vita
come dalle vette più eccelse dell’ascesa e della conquista. Padre d’Amore, è la sicurezza cosciente e gioiosa di quest’armonia nella qualeio respiro e cammiiio, che mi conduce verso di Te, e che nell’attimo
del supremo incontro, mi permetterà di dimenticare gli sforzi vacui,
gli errori senza rimedio della mi,i
piccola vita, nel possesso della Tua
immensa misericordia.
Una sorella valdese
3
L’BCJO DILLE VAlXI VALDESI
— 3
PER LA VERITÀ*
Siamo grati a Luigi Santini per il
saggio su Alessandro Gavazzi che ha
trovato degna ospitalità nella Collezione storica del Risorgimento italiano diretta da A. Codignola. Si tratta
di un volume di circa 200 pagine (pubblicato dalla Società Tipografica Editrice Modenese - Modena - L. 800) in
cui rivive la personalità singolare, così piena di fascino nelle sue illusioni
e nelle sue contraddizioni, nella sua
passione per un’Italia politicamente e
spiritualmente rinnovata, di Alessandro Gavazzi.
Siamo grati a Luigi Santini, dicevamo iniziando, per il suo contributo ad
una migliore conoscenza di alcuni aspetti del problema religioso del Risorgimento, tanto più prezioso ed apprezzabile oggi, dopo l’annunzio dato
recentemente che gli Archivi Vaticani
saranno quanto prima aperti alla libera consultazione degli studiosi, fino
all’età nostra. Come è noto, in quell’occasione, qualche corifeo ha ritenuto opportuno di annunziare che questo
fatto sarà di importanza capitale nell’evoluzione degli studi e dell’interpretazione del Risorgimento; che si vedrà
finalmente chi erano Cavour e Garibaldi ;che si strapperà insomma l’iniziativa agli studiosi laici.
Non sappiamo se nuovi documenti
permetteranno di chiarire ulteriormente alcuni aspetti dell’attività del Gavazzi, specialmente per quanto si riferisce alla sua opera di cappellano
dei volontari; sarebbe certo oltremodo
interessante che nuovi documenti gettassero luce sul colloquio di Pio IX
col Gavazzi il 24 marzo 1848.
Di una cosa però siamo convinti:
la personalità del nostro barnabita, così come l’ha fatta rivivere -Luigi Santini. rimane definitivamente fissata per
la storia.
Nel segnalare ai nostri lettori questa pubblicazione, ci sia permesso di
sottolineare l’importanza che essa ha
su due piani che ci interessano in modo particolare.
Sul piano degli studi risorgimentali,
il nostro autore mette in evidenza alcuni aspetti del Risorgimento che sono troppo spesso igncnati: « aspetti'
del problema religioso » : non ci sono
stati solamente Gioberti, Manzoni,
Mazzini, neo-guelfi e massoni, carbonari e sanfedisti, ma c’è stato ad un
certo punto, un convergere di interessi
e di speranze per un rinnovamento religioso in Italia fondato sulla predicazione dell’Evangelo. C’è stato un vero tìvqyimento di spiriti, che non ha
potutoN»^saputo concretarsi in un organismo ìiyente, che si è isterilito in
un anticlericàU^mo di maniera ed immiserito in contrasti personali. Sono
mancanti gli uomiñKcd ima visione
profetica.
Luigi Santini getta una ìuc^ nuova
su molti aspetti di questo problema,
in quanto l’ambiente in cui vive Alessandro Gavazzi è studiato con amore
non inferiore a quello con cui egli segue il Gavazzi nella sua vita agitata.
Sul piano, diciamo così, della storia
deirEvangelismo e della Chiesa Valdese in particolare, questo saggio è
d’importanza eccezionale perchè lumeggia un periodo che troppo poco è
conosciuto, ed è praticamente ignorato dalla nostra storiografia ufficiale che
sembra fermarsi stanca sulle pagine
dell’Emancipazione e dell’Editto di
Carlo Alberto. Ed è peccato, perchè
molto avrebbe l’Evangelismo italiano,
e la Chiesa Valdese in particolare, da
imparare, curvandosi a meditare su
queste memorie.
Alessandro Gavazzi, infatti, non fu
soltanto il cappellano dei Volontari,
benedetti da Pio IX in un momento di
entusiasmo e di illusione; non fu soltanto l’eloquente oratore, il tribuno
popolare che invitato « a celebrare la
immagine miracolosa di una Madonna » finisce col manifestare dubbi in
proposito ed invitare i giovani « a
preoccuparsi della patria che aveva bisogno di loro per fermare e respingere
altri invasori ». Non fu solo il « tipo »,
se così possiamo dire dell’italiano nuovo che saluta in Pio IX il restauratore
dell’Italia rinnovata, e presto si sente
tradito, e si lancia in pieno nella grande avventura garibaldina. Non fu solo questo, che è la parte più nota della
sua attività; fu anche, e soprattutto
l’uomo che sognò (e tenacemente operò) una Chiesa italiana, libera da ogni
preconcetto denominazionale.
Sono pagine interessantissime quelle che Luigi Santini ha consacrato allo
studio dei faticosi tentativi per realiz
zare questo sogno; pagine ricche di
ammaestramento emche (forse soprattutto) oggi. Alla base di questo affannoso combattimento sta l’ambiguità
della posizione ideologica del Gavazzi, che il nostro autore pone nella sua
giusta luce : * Del gruppo savonaroliano egli detesta lo^ spirito scismatico
ed 41 profondo orgoglio tipico della
setta, delle chiese protestanti lo spirito
ecclesiastico e gli assidui richiami alle vecchie confessioni di fede; cercò
una terza via, e delineo un movimento che mancherà poi della solidità confessionale della Rifopma e dell’entusiasmo biblico che anima le sette ».
Il sogno di un movimento che avrebbe dovuto essere un ritorno « puro e semplice alla cristianità primitiva
italiana » senza « altri dogmi, altra
teologia ed altri precetti fuor del Vangelo ». Motivi equivoci (cristianità primitiva italiana!) e non nuovi (il Vangelo, solo il Vangelo), vivificati da una
eloquenza appassionata che affascinava le folle e diede per qualche tempo,
con i trionfi di Firenze, l’impressione
di poter « raccogliere tutto Vevangelismo in una sola Chiesa ».
In pratica le cose si svolsero diversamente: i contrasti denominazionali
non furono sopiti e il movimento di
Gavazzi si trasforma anch’esso in un
organismo ecclesiastico di cui egli assume la presidenza, pur non diventando per questo un homo ecclesiasticus
nel senso di un conformismo tradizionale. Conserva una certa indipendenza d’azione e d’iniziativa che lo portano a discutibili collusioni con organismi di ispirazione « nazional massonica », ad accentuati contrasti con il
tradizionalismo valdese, ad una rinnovata presa di posizione antipapale sul
piano politico e religioso.
La morte lo coglie il 9 gennaio 1889,
intento a comporre un trattatello intorno <i all’educazione delle giovani. Il
concetto centrale — è facile prevederlo —- era che l’Italia aveva gran danno dal fatto che le ragazze erano abbandonate per la loro educazione alle
monache, straniere in parte, inadatte
tutte per vocazione al compito di preparar delle madri ».
Anticlericale fino all’ultimo? Oppure questo anticlericalismo è materiato
di sensi stranamente profetici in merito all’educazione?
Personalità complessa, che Luigi
Santini ha fatto rivivere nelle pagine
di questo saggio con competenza di
storico e amore appassionato di interprete. lector
Protestanti : vitfime f mistiiicatori ?
La domanda è stata po«ta dalVEco del Chisone dd 15 ottobre u.
s e, con tutta probabilità, dal suo
Direttore a commento di alcune notìzie pubblicate sull’Eco delle Valli Vaided del 7 ottobre u. s. sulla
situazione dei Protestanti in Colombia e, in mollo particolare, sul trattamento riservato dalle Autorità
colombiane alle scuole ed agli alunni evangelici.
La risposta del settimanale cattolico pinerolese non è dubbia: quelle notizie sono false,' la stampa protestante di ogni colore muove « sospiri, pianti e altri guai » senza ragione, ia libertà' di coscienza in Colombia è jiienamente garantita dalla Costituzione; perciò, i Protestanti sono ilei mistificatori.
E’ facile, davanti ad un pubblico di lettori cattolici e, in generale, assai poco inforrliati sulla situazione del Protestantesimo in Colombia, denunziare senz’altro come
false le notizie delle Chiese Protestanti in quel lontano paese. E’ soprattutto comodo respingerle sdegnosamente e con molta sicurezza
di sè, soltanto perchè la rivista dei
Padri Gesuiti « Civiltà Cattolica »
in una serie di articoli avrebbe dimostrato « la falsità delle circostanziate accu.se mosse contro i cattolici y,. Se il Direttore del settimanale pinerolese nutre forti dubbi
sulla verità dei notiziari d’informazione di fonte ¡jrotestante e forse
li considera infondati per quanto
riguarda la situazioiie scolastica, da
parte nostra ci permettiamo anche
di considerare con molta prudenza
le affermazioni della Rivista gesuita, il cui pensiero in merito alla
libertà di coscienza e di religione
non solo in Colombia, ma anche
in Italia, ci è purtroppo ben nòto
e non si discosta dalla tradizionale
linea dell’assolutismo ecclesiastico,
che nega la libertà e suscita il fanatismo e l’intollerajiza.
Le brevi notizie da noi pubblicate sull'Eco delle Valli Valdesi sono state tratte dal « Servizio d’informazione della Confederazione evangelica della Colombia » e vengono pubblicate dalla stampa evangelica di tutto il mondo. Vi si paria del problema della scuola, della
thiusura di locali scolastici e di atti ili intolleranza contro bambini
prò tesi anti che frequentano la scuola pubblica.. Cile tutto ciò sia falso
soltanto perchè lo dichiara l’autorevole rivista dei Gesuiti? Che queste notizie di fonte protestante siano senz’altro una mistificazione?
Che il Protestantesimo colombiano,
oltre a mentire, assuma anche un
atteggiamento di sincero ed interessato vittimismo?
« Civiltà Cattolica » dice di sì;
l’Eco del Chisone dichiara che
Il nessun protestante è stato pimito
per essersi rifiutato di assistere al ■
la S. Messa »; la Costituzione colombiana dice testualmente all’art.
53: « Lo Stato garantisce libertà di
coscienza. Nessuno sarà molestato
a motivo delle sue opinioni religiose, nè sarà costretto a professare
una fede o ad osservare pratiche
contrarie alla propria coscienza ».
Come si vede, non c’è dubbio alcuno : la documentazione cattolica
sola è vera, i notiziari protestanti sono falsi.
Che cos'è successo
in Colombia
In realtà, le cose non sono cosi
chiare come le vede l’Eco del Chisone. Da anni, scrive il direttore
di quel settimanale, « la stampa
protestante di ogni colore muove
so.spiri, pianti e guai, per ” l’aere
senza stelle ” del protestantesimo
colombiano ». Ma perchè tanti so-.
spiri? Che cosa succede laggiù? Che
non ci sia per caso in Colombia una
situazione di intolleranza religiosa
a danno dei Protestanti, così come
in altri paesi ci sono delle situazio
ni di intolleranza a danno dei cattolici e a motivo delle quali si levano dovunque e si odono dovunque Il sospiri, pianti e guai »?
I Gesuiti affermano che si tratta
di vittimismo, ma alcune voci di
.cattolici seri ed onesti sono già insorte contro un’intolleranza che, in
Colombia, si fa sentire da anni e
costituisce una violazione della libertà e del rispetto della personalità umana.
In un appello all’Organizzazione
delle Nazioni Coite, in data 7 aprile 1954, la Confederazione Evangelica della Colombia invocava l’inlerveiito dell’O.N.U. in favore dei
La festa dèi raccolto
La festa del raccolto che la parrocchia di Luserna San Giovanni ha
celebrato quest’anno, domenica 23
ottobre, per la terza volta, ha avuto un meritato successo. Ci sia permesso di sottolineare la sua importanza e il suo successo in relazione
al suo significato.
Dal punto di vista organizzativo
e tecnico, dobbiamo segnalare la
jierfetta riuscita della manifestazione: la Sala Albarin offriva uno spettacolo veramente rallegrante, con i
suoi tavoli sui quali erano stati acconciamente sistemati i prodotti del
suolo della nostra terra. Rallegrante, abbiamo detto, per la bellezza
dei prodotti; ma rallegrante soprattutto perchè questi frutti di un anno di fecondo lavoro stavano a dimostrare che i nostri agricoltori non
sono secondi a nessuno nel saper
accogliere i suggerimenti del progresso della tecnica agraria. Le di\erse varietà di mele e pere esposte, i vari cesti di patate che gareggiavano fra loro in grossezza, la
verdura rigogliosa, dai cavoli tondeggianti ai cardi giganti, dimostravano con l’eloquenza della loro presenza che è tempo di riconoscere
apertamente che i nostri agricoltori
sanno cosa significa amare le piante e la terra e curarle, per sostenere la concorrenza di terre più fertili.
Si parla ancora troppo spesso dell’agricoltore valdese come di un contadino conservatore, attaccato alle
sue vecchie tradizioni, incapace di
apprezzare le conquiste della tecnica agraria, solo capace di sfruttare
fino all’estremo una terra sempre
pili avara; incapace di organizzare^
razionalmente la sua azienda agricola; tenacemente attaccato alla
pregiudiziale che la viticoltura costituisca l’unica cultura rimunerativa, il fondamento della sua attività
aziendale, con esclusione di ogni
cultura sussidiaria razionalmente
condotta. L’esposizione della Sala
Albarin è stata un-’eloquente smentita a tutti questi luoghi comuni.
Se ci siamo dilungati su questo aspetto della festa del raccolto, non
dimentichiamo però il vero significato della festa stessa: riconoscenza
a Dio, la cui benedizione scende sull’opera del lavoratore e la rende ricca di frutti.
Questi due elementi sono stati armonicamente fusi nella celebrazione
di domenica. Il culto della mattina,
presieduto dai pastore R. Jahier è
stato centrato sulla riconoscenza; al
pomeriggio lo stesso pastore R. Jahier ha aperto l’esposizione con un
breve messaggio che ha iUustrato i
temi ispiratori della manifestarione; il nostro infaticabile Charletou
(al secolo Carlo Albarin) presidente
del comitato organizzatore si è rallegrato del successo dell’iniziativa
ed ha illustrato le sue possibilità di
sviluppo.
Questi brevi cenni di cronaca sarebbero incompleti se non accennassimo all’attività dei collaboratori del
comitato, che hanno saputo trasformare la tradizionale attività del
buffet in una manifestazione riuscitissima di collaborazione fattiva, che
è stata capace di far uscire dall’ombra l’attività artigiana locale, confinata nell’ombra delle cucine della
jiarrocchia.
agricola.
protestanti colombiani. Citiamo alcune frasi di quell’appello:
tt Per circa un secolo la Chiesa
Protestante ha compiuto un’opera
religiosa, educativa e medica in Colombia. Tale servizio cristiano è
stato accolto con simpatia dalla maggioranza della popolazione e fino a
pochi anni addietro non è stato ostacolato da una opposizione organizzata. Durante gli ultimi sei anni, con palese violazione delle garanzie costituzionali sulla libertà di
cullo e di insegnamento, i Cristiani
Evangelici sono stati vittime di una
persecuzione largamente condotta
da elementi del clero cattolico romano. Questa persecuzione ha avuto per risultato la morte di 53 Protestanti a cansa della loro fede, la
distruzione di 43 chiese e cappelle, la chiusura obbligatoria di 116
scuole elementari, il trasferimento
di migliaia di membri di chiesa.
Il 30 marzo 1964, una Commissione governativa per lo studio delia Costituzione ha accolto alcune
modijiche che limitano seriamente
la libertà dei Protestanti in Colombia. Tali modifiche sono state proposte dalla gerarchia cattolica e,
qualora venissero incorporate nella
Costituzione, negherebbero ai Protestanti (circa 100.ÜÜÜ) libertà di
stampa, di riunione pubblica, di insegnamento. .. La Confederazione
delle Chiese Evangeliche si appella
alle Nazioni Lnite... e confida che
il Papa Pio XII vorrà intervenire
presso la gerarchia ecclesiastica colombiana affinchè essa non attui le
modifiche proposte e conceda ai
Protestanti quelle libertà che egli
ha richiesto per la Chiesà Cattolica
romana nei paesi dominati dal comunismo a.
Questi sono alcuni dati contenuti
neii appello della Confederazione
Evangélica alle Nazioni Unite. Invece di negare in modo assoluto qualsiasi atto di intolleranza religiosa
verso gli alunni protestanti, non sarebbe stato meglio domandarsi se,
in una situazione come queRa descritta dall’appeilo alTO. N. U., dei
bambini protestanti non siano stati
costretti a seguire l’insegnamento
cattolico e forse anche puniti in caso di inosservanza degli ordini impartiti? E non sarebbe stato più giusto, invece di ascoltare soltanto la
voce di « Civiltà Cattolica » e della
Costituzione colombiana, ascoltare
anche la voce della minoranza protestante e della stampa protestante
mondiale?
L’Eco del Chisone scrive che sono
state chiuse soltanto « le scuole protestanti che erano state istituite arbitrariamente e seguitavano á funzionare nonostante i richiami delle autorità ». E’ già un’ammissione; è ovvio domandarsi, tuttavia, con quale
criterio si giudichi in merito alla
« arbitrarietà » in un paese dove la
atmosfera è satura d’intolleranza verso i Protestanti, come dimostra l’appello all’O. N. U. a meno che tutte
le documentazioni protestanti siano
una volgare mistificazione.
Costituzione e costume
di vita
L’atmosfera del paese è quella che
è. Ancora nel mese di marzo di quest'anno, Monsignor Anibai Muñoz è
riuscito a scatenare nella provincia
di Santander una campagna di opposizione contro la costruzione di un
tempio per la comunità presbiteriana di Rucaramanga, per quanto il
progetto fosse stato approvato e il
permesso di costruzione fosse stato
rilasciato. L’opposizione venne affiancata dalla radio, dalla stampa e
dalle scuole; fmono raccolte delle
liste di persone che richiedevano alle autorità l’annullamento dell’autorizzazione a costr'uire; l’Azione Cattolica invocò addirittura l’intervento del Presidente della Repubblica.
11 13 marzo, un corteo organizzate
dal clero volle « dimostrare la potenza e la fede del Cattolicesimo e
protestare contro il progetto di costruzione di una chiesa protestante
a Bucaramanga ». H 9 marzo, il sindaco notificò alle autorità evangeliche che l’autorizzazione già concessa veniva annullata^ allora il vicario
4
4 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
della diocesi, padre Audelfo Aries,
pubblicò la seguente dichiarazione:
« / preti della parrocchia della città
hanno la gioia di annunziare ai cattolici di Bucaramanga che Vautorità competente ha ritirato, per un
tempo indefinito, il permesso di costruzione di una nuova chiesa protestante nellà città... Ringraziano le
autorità per questa loro savia decisione di allontanare le nubi cariche
di temporali che s’accumularono nel
cielo sereno di Santander... In quest’ora di trionfo di Dio e della Vergine, patrona della diocesi, essi vi
invitarlo ad un solenne Te Deum ».
Che tutto ciò sia nella linea di un
assolutismo ecclesiastico e totalitario, sta bene. Che sia secondo il pensiero dogmatico e politico di « Civiltà Cattolica », sta anche bene. Su
quella rivista, infatti, il gesuita Pa' dre Caprile scriveva in data 16 Ottor
bre 1954; « Per quanto riguarda la
•Colombia, sia noto innanzi tutto che
la frase ” libertà di culto ” sanzionata dall’art. 53 della Costituzione è
abbastanza ambigua per motivare le
pretese dei Protestanti a una maggiore libertà in nome della Legge...
Se l’dtto di culto è pubblico, lo Stato
non può disinteressarsene, perchè
tale manifestazione riguarda l’ordine sociale e il bene comune... Quindi una Carta Costituzionale non può
assicurare libertà di culto a tutti i
cittadini, senza tener conto esplicitamente o implicitamente dell’ordine pubblico e del bene sociale in generale... Ora, dato che l’autorità civile ha il potere di regolare il culto
pubblico, il suo atteggiamento deve
essere diverso; 1 ) nei riguardi del
culto verso Dio, conformemente alle
norme stabilite dalla sola vera religione (cioè la Chiesa Cattolica per
divina rivelazione), 2) nei riguardi
del culto che è oggettivamente falso... Il culto Cattolico romano non
può mai essere considerato contrario
al benessere della nazione... invece,
coloro che professano idee errate non
hanno diritto di praticare in pubblico la loro fede... E’ perciò sbagliato
stigmatizzare come ” persecuzione ”
certe legittime restrizioni, dato che
soltanto il culto cattolico gode di assoluta libertà... ». E così via.
Ora, non ci meravigliamo affattc
di questa caratteristica concezione
della libertà, non dissimile da quella di ogni Stato totalitario. E non ci
meraviglia neppure il fatto che, an
che in Colombia come già altrove,
per dimostrare l’esistenza della libertà religiosa, s’invochi l’autorità
della Costituzione e specialmente dell'art. 53: «Lo Stato garantisce libertà di co.scienza. Nesstmo sarà molestato a motivo delle sue opinioni
religiose ecc. ecc. ». Sia però ben
chiaro che inutilmente i principi di
libertà vengono sanciti dalla Costituzione, se poi le leggi e le autorità
non ne curano l’applicazione, anz’
favoriscono un costume di vita propenso ai privilegi, ai favoritismi.
Conosciamo altri paesi dove la Costituzione è buona, ma dove accade
spesso che non si attuino le norme
costituzionali e rimangano in vigore
leggi, decreti, divieti illiberali di cui
qualcuno è sempre pronto a servirsi nel momento opportuno. Proprio
di questi giorni, il Presidente della
Repubblica Gronchi, alludendo in
modo jJurticolare alla Corte Costituzionale che ancora s’ha da istituire,
diceva e con ragione: « La Costituzione o la si attua o la si modifica
nelle forme e procedure previste.
Non è ammissibile la pratica di metterne in frigorifero alcune norme siano esse di maggiore o minore rilievo ».
I « sospiri, i pianti e gli alti guai »
die l’Eco del Chisone attribuisce al
Protestantesimo colombiano non procedono dal nulla. Possono dar fastidio, possono, lo ammettiamo, essere
persino un po’ troppo insistenti, per
quanto comprensibili in quel particolare clima. Ma hanno un fondo di
verità ed è difficile dimostrare che i
Protestanti sono soltanto dei mistificatori.
La stampa italiana ignora totalmente la situazione del Protestantesimo in Colombia; si occupa, invece, della situazione del CattolicesL
mo oltre cortina. Una conoscenza
più obiettiva dei fatti servirebbe ad
illuminare l’opinione pubblica ed a
confermare una verità assai nota:
cioè che, molte volte, il Cattolicesimo romano limita la libertà dov’è
in maggioranza, salvo poi ad invof ” la e a pretenderla, com’è suo dirit'o, nei paesi dov’è in minoranza.
Ermanno Rostan.
La voce deìie comunità
Rodoretto
Le premier dimanche de septembre, par un temps magnifique, nous
avons en le plaisir de nous retrouver syr l’alp“age de la Raima. Déjà
le matin, le candidat Mr. le pasteur
Innés, de Cambridge (AngleterreJ.
présida le culte à l’Eglise. L’aprèsmidi, devant un bel auditoire il nous
parla de son Eglise: l’Eglise Anglicane. A cette occasion, était aussi
monté à notre alpage, le pasteur
Rivoira du Perrier. Heureux de se
retrouver au milieu d’anciens amis,
il adressa à tous un vigoureux message tiré du beau psaume 121 : « Je
lève mes yeux vers les montagnes... ». Pendant que la jeunesse
se divertit, les familles offrent le thé
à leurs nombreux invité^. Le soleil
a disparu depuis longtemps derrière
la montagne quand on songe à par‘ tir. Chacun prend le chemin du retour heureux des belles heures passées ensemble dans la fraternité.
Chaque année le culte d’ouverture du Synode voit affluer à Torre
Pellice une foule de participant venant de toutes les vallées. Grâce au
pullman organisé par la paroisse de
Prali, plusieurs Rodorins purent
prendre part à cette solennité. Il
est à désirer que ce pèlerinage soit
lie plus en plus suivi par nos membres d’Eglise.
Le dimanche 11 septembre, l’école des Fontaines toute accueillante
nous permettait, malgré le temps
froid, de nous réunir et d’entendre
la Sécrétaire de l’Ecole Biblique et
Missionnaire de Lausanne, Mademoiselle Denise Simon.
Au mois d’octobre, le dimanche
<le la jeunesse, nous permit de voir
une belle équipe de jeunes assister
au culte du matin. Une semaine plus
tard, le pasteur Georges Bouchard
de Prali présida le culte en notre
Eglise. Nous le remercions d’avoir
accepté cet échange et d’avoir répondu aux voeux de nombreux paroissiens.
Mariages: Samedi 8 octobre en
l’Eglise de Rodoretto se sont unis
sous le regarR de Dieu: Tron Eliana
de Ernesto, à Champ du Clôt, et
Garrou Beniamino di Filiberto, à
Villa de Prali. Nos voeux pour une
vie conjugale bénie aux nouveaux
époux. Samedi 15 octobre en l’Eglise de Prali Grill Alice, de Cougne et Pons Alberto, de François de
la Gardiole. « Moi et ma; maison
nous servirons VEternel. Jos ».
Nous rappelons à toùs les membres d’Eglise le culte de la reprise
des catéchismes Dimanche 6 Novembre.
Pinerolo
Nel periodo deUa ripresa delle attività ecclesiàstiche, la Chiesa ha dedicato una domenica, il 9 Ottobre,
alla gioventù. Quasi tutti i giovani
ammessi in chiesa negli ultimi nove
anni si sono ritrovati nella sala del
Temj)io ed hanno partecipato in
massa al culto, durante il quale il
Pastore li ha esortati a perseverare
nella fedeltà a Cristo ed alla bandiera che Egli ha dato loro come segno di riconoscimento e di combattimento nel mondo. Nel pomeriggio, un bel gruppo di giovani accompagnati dal Pastore ha effettuato in
bicicletta una gita a Cavour, favoriti
da una magnifica giornata autunnale.
Il 16 Ottobre, il culto è stato dedicato alla riapertura dei corsi di
istruzione religiosa. Genitori ed alunni delle Scuole Domenicali e dei
corsi di catechismo si sono riuniti
nel Tempio per invocare la benedizione di Dio sull’opera così importante della seminagione del Vangelo
nel mondo dell’infanzia.
Il 23 ottobre, nel culto dedicato
alla ripresa, il Pastore ha parlato
del « rinnovamento del la vita interiore della Chiesa » commentando
alcuni temi svolti durante la Conferenza delle Chiese Riformate a Princeton (Stati Uniti) nel 1954 ed è stata celebrata la S. Cena.
Il 30 ottobre, è stato commemorata la Riforma Protestante con una
predicazione su : « La testimonianza
delle Chiese Riformate nel mondo
di oggi ».
—- Due fratelli in fede della nostra comunità sono deceduti nelle
ultime settimane: il 10 ottobre a
Ponte S. Martino, Griset Alessandro,
all’età di anni 80, c il 17 ottobre a
Pinerolo, Beux Federico, all’età di
72 anni, dopo una lunga malattia.
La Chiesa ricorda questi suoi fi^gli ai quali è gioito più volte il messaggio del Vangèlo di Cristo. Pensa
alla loro morte con profonda spe^
ranza nell’opera redentrice di Gesù
Cristo ed esprime alle famiglie colpite dal lutto la sua viva simpatia.
sig.na Anita
— La missionaria
Gay visiterà la nostra Chiesa dome
nica 6 novembre t; nei giorni seguenti. Ci rallegriamo della sua venuta
e le diamo sin d’ora il nostro benvenuto.
CENTO ANNI OR SONO.
• •
Precisamente il 1“ Novembre 1855
nella biblioteca del Collegio di Torre Pellice, veniva fondata la « Claudiana ».
La storia dell’espansione dell’evangelismo in Italia è strettamente
connessa con l’attività della nostra
più antica Casa editrice evangelica.
Cento anni sono molti, ma la Claudiana non li dimostra affatto! Anzi,
oggi pili arzilla e vegeta che mai, e
desiderosa di dimostrare le sue giovanili energie, si permette di rivolgere rispettosamente ai lettori de
<i L’Eco delle Valli »
I NA PREGHIERA
In occasione di un anniversario si
è soliti fare un regalo al festeggiato,
fi quale regalo quando questi compie cento anni!
Ma non è per sollecitare i vostri
doni che la Claudiana ha domandato ospitalità al direttore del giornale.
Quantunque — lo confessiamo —
non è senza una punta di rimpianto
che la Claudiana pensa ai bei tempi
quando, dall’estero e dall’Italia le
affluivano quei doni generosi e costanti che le hanno permesso di compiere una non inutile opera nel campo delie pubblicazioni evangeliche.
Con l’andare del tempo — chissà
perchè? — i doni sono diminuiti e
hanno finito per cessare; pochi si sono resi conto dell’importanza, della
necessità di sostenere la stampa evangelica.
La proposta che la Claudiana vi
vuole fare nel suo primo centenario
è più modesta: che ogni lettore de
« L’Eco delle Valli » anzi ogni evan
gelico, le faccia, per questo fausto
evento, -una ordinazione di libri !
Anche se l’ordinazione sarà modesta, sarà egualmente accolta come
una testimonianza che l’opera della
Claudiana è apprezzata, e che desideriamo che essa cresca e fiorisca.
Bobbio Pellice
Durante l’estate abbiamo udito il
messaggio dei seguenti predicatori:
A. Ricca, A. Ricciardi, E. Tron (Colonia Vaidense) e Mac Konkey Giorgio (Irlanda); il cand. tbeoL N. Berton (Uruguay); lo stud. theol. P.
Ricca, il prof. E. Tron; il maestro
E. Paschetto e il sig. De Regibus. La
Chiesa esprime a questi cari fratelli
la sua profonda riconoscenza.
Battesimi; Bertinat Edda di Stefano e di Bertinat Maria (Rostagni),
Negrin Davide di Stefano e di Bifulco Lucia (Reynaudin). Il Signore
prenda sotto la sua guida questi
bimbi.
Matrimonio : Charbonnier Giovanni (Villar Pellioe) con Mondon Maria (Pidone). A questo nuovo focolare, auguriamo pace e serenità nel
Signore.
Dipartenze: Mondon Davide (Molino), di anni 80, deceduto il 29 luglio; Garnier Anna in Reynaudin
(Gilfrè), di anni 76 deceduta il 31
luglio; Crof Daniele (Eyssart), di
anni 69, deceduto l’8 agosto; Rostagnol Davide (Rostagni), di anni 88,
deceduto il 13 settembre; Bonjour.
Davide (Malpertus), nato morto, il
2 ottobre ; Mondon Marin Paolo (Podio Superiore), di anni 84, deceduto
il 9. ottobre. Alle famiglie in lutto,
giunga l’espressione della nostra cristiana simpatia.
Ultimi arrivi alia Claudiana
Gilbert Cesbron
CHIENS PERDUS SANS COLLIER
L. 1.260
Gilbert Cesbron
CE SIECLE APPELLE AU SECOURS
L. 1.200
Gilbert Cesbron
LES SAINTS VONT EN ENFER
L. 1.200
Lloyd C. Douglas
LE MIRACLE DE PYGMALION
L. 1.100
Ordinazioni alla Libreria Claudiana
Torre Pellice — c.c.p. 2-17557
Fra libri e riviste
EOI ET VIE (n. 5 - settembre-ottobre) : sixième cahier d’études juives.
Vladimir Soloviov: Le Judaïsme et la Question chrétienne.
Michel Philibert: Ambiguité et vérité du
traité de Soloviov.
Chroniques de: F. Lovsky (Israël a Evanston); Michel Philibert: Philosophes Jnifg
et pensée juive; André Lacocque: Un livre allemand sur les rapports de l’Eglise et de la Synagogue.
Textes et documents: Israël dans la nouvelle Liturgie de l’Eglise Réformée de
France — Un service d’intercession allemand pour Israël — Renée Bloch.
¡eri, dopo lunga sofferenza. Iddio ha richiamato a Sè
FEDERICO BEUX
di anni 72
Fiduciosi nelle promesse di Gesù Cristo,
ne danno il doloroso annunzio: la moglie
Ida Martinat; il figlio Ettore con la moglie
Itala Grill e figli Cariuccio e Alda; il frafello Alberto, i nipoti ed i parenti tutti.
Gesù disse: Venite a me, voi
lutti die siete travagliali ed aggravati ed io vi darò riposo.
' Matteo 11 V. 28
La famiglia, commossa dalla dimostra
zinne dì simpatia ricevuta nelVora del lutto, ringrazia sentitamente i Pastori Ma
rauda e Rostan e tutti coloro che in qualsiasi modo presero parte al suo grande
dolore.
AVVISI
CHIESA DI RODORETTO. Cercasi d’ociasione harmonium per il Tempio. Rivolgersi al pastore (Villa ili RoilorcUo
- Perrero).
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ammobiliata - Torino - zona Valentino.
Rivolgersi Tipografia.
Direzione e Redazione
Prof. Gino Costabel
Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. i. A.
Torre Pellice (Torino)
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dell’U. C. D. G.
Torre Pellice - Via Angrogne
Casa di riposo per
signore e signorine
anche anziane
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ArFABBRICAZIONE PROPRIA A^
COMUNICATO
La Commissione della Stampa del Reparto Pubblicazioni dell’Opera Evangelica Battista d’Italia comunica:
In segnito al concorso bandito da questo
Reparto Pubblicazioni per due romanzi di
ispirazione evangelica di cui uno per ragazzi ed uno per adulti, sono pervenute alla
Commissione per la Stampa le seguenti
opere:
Il Sentiero della Pace.
Appuntamento al Pome.
I Buoni a Nulla.
Passione.
I lavori ricevuti sono all’esame della commissione, il cni giudizio sarà comunicato al
più presto possibile.
Rey Starmer
PERSONA LI A
La Sig.na Erica Michelin Salomon
ili Villar Pellice ha conseguito alla
Scuola Infermieri Internazionale di
Losanna dopo tre anni di studio, il
diploma di infermiera. Felicitazioni e rallegramenti cordiali.
* * *
Al pastore Lorenzo Rivoira che
un doloroso incidente occorsogli nel
corso della sua attività pastorale ha
costretto al riposo per parecchie settimane, giungano i nostri migliori
auguri di una rapida guarigione.
RICORDA TE!
Da Milesi
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