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Anno 112 — N. 19
16 maggio 1975 — L. 100
Soedìzione in abbonamento postale
1 Gruppo bis/70
BIBLIOTFCA VALDESE
10066 TORSE PEIL ICE
valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Dal ricordo alla testimonianza:
ritinerario della fede
La Pentecoste è l’abbandono del privato e dell’anonimato per la presenza nel mondo Il Signore col suo Spirito lega la chiesa alla testimonianza fra gli uomini
L’immagine che Luca ci offre nel libro degli Atti della comunità riunita in
una casa di Gerusalemme il giorno di
Pentecoste è sotto molti aspetti confortante e risponde all’ideale di chiesa che
molti di noi amano qualche volta immaginare.
Innanzitutto ci è detto che tutti i discepoli sono presenti. Una frequenza del
cento per cento merita pure di essere sottolineata! In secondo luogo ci è riferito
(Atti 1: 14) che la comunità è unita: pare che le tensioni, le dispute e le « correnti » anche in caso di elezioni (Atti 1 :
15-26) non siano ancora state inventate.
In terzo luogo è una comunità che
prega senza sosta.
Si può ancora notare che è una comunità preoccupata della sua organizzazione interna, che elegge Mattia al posto del
traditore Giuda in vista della testimonianza.
Vivere di ricordi
non è vita
Tuttavia vi è in questa tranquillità e
in questa pace qualcosa che sa non di vita ma di morte. Non si sente alcun interesse per la vita. E’ una comunità che vive di bei rcordi, dei bei momenti trascorsi con il Maestro- quando egli insegnava ed essi ascoltavano, quando denunciava gli errori degli avversari, fossero
essi i farisei o i loro scribi quando guariva i malati e nutriva gli affamati, i momenti ancora pieni di terribile tensione,
del suo arresto e della sua sofferenza
quando essi avevano avuto paura ed erano fuggiti tutti quanti, e ancora le sue
apparizioni dopo la resurrezione che avevano lasciato perplesso e incredulo più
di uno, almeno sulle prime. E’ una comunità che sembra essere senza speranza
e senza futuro, interessata a sapere chi è
Gesù e non chi egli sia. Per loro Gesù è
stato, ma non è, il Signore.
Così è del tutto naturale che i discepoli
se ne stiano chiusi in casa, isolati dal resto del mondo, mentre fuori ferve la festa. Il rinchiudersi tra i fratelli, il riascoltare le belle parole che « toccano il cuore » costituisce sempre una sicurezza,
una protezione contro i pericoli di fuori.
Ma una comunità di tal genere non è
ancora la chiesa. Non è la comunità di
Gesù Cristo, anche se a lui si richiama
e vive del ricordo di lui.
La vita viene dallo Spirito
Perché tale comunità diventi chiesa è
necessario il battesimo di fuoco e di Spirito Santo di cui aveva parlato Giovanni
(Luca 3: 16). Allora immediatamente
i discepoli, per bocca di Pietro, parlano
e si compie il miracolo per cui le loro
parole sono comprese anche da chi parla
lingue diverse dalla loro. Lo Spirito viene dal di fuori, non era precedentemente
nella casa, e trascina chi lo riceve fuori
dalla calda sicurezza del circolo chiuso
per immetterlo nel mondo, perché il mondo riceva la testimonianza della speranza
che finalmente è diventata cosciente e costringe a parlare. L’interesse dei discepili non è più volto solamente al passato,
ma al presente e al futuro- non è più rivolto solamente alla loro cerchia ma si
rivolge agli altri.
Dove lo Spirito è all’opera l’uomo vive
dell’amore che ha ricevuto e lo trasmette
ad altri, diventa cosciente della sua fede
e cerca e trova parole per eprimerla in
parole e in opere. E’ capace di consolare,
di aiutare, di assumersi le responsabilità,
senza timore di essere « cacciato dalle sinagoghe o messo a morte » (Giov. 16: 3),
non ricerca di essere « tolto dal mondo,
ma ha fiducia che il Signore lo preserverà dal maligno » (Giov. 17: 15). Dove lo
Spirito agisce, l’uomo ha il coraggio di
esprimere con parole e con atti la sua fede e di testimoniarla ad altri. Lo Spirito
stesso lo muove, lo guida, lo libera e lo
perdona.
Ed ecco allora la comunità dei poveri,
degli ingiusti giustificati, di coloro che sono affamati e assetati di giustizia, di coloro che cercano la presenza di Dio: la
chiesa.
E’ una impressione strana associare la
nascita della chiesa alla immagine di un
vento impetuoso, che si fa udire non solo
in tutta la casa ma anche fuori. La chiesa
ha così spesso l’aria stanca e rassegnata
che mal si concilia con la forza del vento
che non sai né donde viene né dove va.
Il re di Danimarca emise nel 1846 un
editto nel quale veniva istituito nella
chiesa danese un nuovo servizio: alcuni
uomini dovevano essere incaricati di andare attorno nei templi muniti di una
limga bacchetta per svegliare coloro che
si fossero addormentati! C’è evidentemente una notevole differenza tra il fuoco di
cui parla Luca e la bacchetta di Cristiano VII, sebbene l’uno e l’altro scendano
sulla testa degli uomini! Eppure crediamo che la chiesa sia ancora sempre il luogo in cui lo Spirito si manifesta, almeno
fino a quando essa rimarrà il luogo in cui
si riuniscono uomini disposti a lasciarsi
interpellare dal Signore Gesù, disposti ad
ascoltare la sua parola.
La vita nelle difficoltà
La nota positiva nella descrizione della
comunità della prima Pentecoste è certamente il fatto che essa aspetta qualcosa,
che il Signore compia la sua promessa.
Certo con una fede debole e tentennante,
con timore e tremore, ma pure è una comunità in attesa. E quando lo Spirito
viene essa non è più esitante- diventa coraggiosa nell’annuncio della salvezza agli
altri uomini.
Certo questo significa uscire dall’isolamento, entrare in contatto col mondo di
fuori, con tutti i rischi che ciò comporta.
E non si tratta solo dell’ostilità del mondo: la storia della comunità primitiva ci
insegna che nel momento stesso in cui
la comunità diventa missionaria nascono
le discussioni al suo interno, addirittura
i « partiti », come avvenne a Corinto e
come dimostra il primo sinodo di Gerusalemme a proposito dell’atteggiamento
da tenere di fronte ai pagani che si convertono al cristianesimo o il problema
delle carni sacrificate agli idoli.
Ma questa chiesa che soffre, che cerca
con ansia la sua via per essere fedele al
Signore è una chiesa vivente, non più
orientata solo verso il passato, ma aperta
all’avvenire di Dio. E’ la chiesa che vive non da e per se stessa, ma è vivificata
dallo Spirito e per esso vive ed opera.
Vive non di quello che possiede, ma di
quello che il Signore le dà. E’ la comunità capace di annunziare il perdono e di
perdonare, capace di annunziare l’amore
e di amare, che opera non con la sua
forza, ma lascia agire la forza di Cristo.
Bruno Bellion
COSENZA
Mostra storica
sui valdesi di Calabria
Annunziato dal « Corriere di Calabria »
della RAI-TV a Cosenza dal 14 aprile è
stata aperta al pubblico una Mostra storica sui Valdesi in Calabria nei locali della Chiesa Evangelica Valdese di Corso
Mazzini, che si è chiusa domenica 27
aprile.
I pannelli di polistirolo, circa una ventina, hanno ben sostenuto una documentazione in foto riferendosi ai luoghi storici e in manoscritti trovati, oltre parecchi scritti sulla persecuzione contro i Vaidesi su diversi giornali. Una vetrina ha
fatto bella mostra di libri sui fatti dei
Valdesi in Calabria, una buona parte di
questi avuti in prestito dalla Biblioteca
Civica di Cosenza che vanno dai più antichi autori come Scipione Lentolo (XVI
secolo), ai più moderni come Cesare Ritacca. Il tutto ha dato al pubblico la possibilità di fornirsi d’una documentazione
preziosa.
La Mostra è stata aperta circa 4 ore
al giorno e il pubblico ha affluito numeroso: professionisti, studenti, piccoli impiegati e operai, anche genitori coi loro
Agli. Non sono mancate le richieste di
schiarimento sulla storia e sulla fede dei
Valdesi di ieri e di oggi, richiesta anche
da parte di persone che in parte conoscevano i luoghi storici dei Valdesi in Ca
labria. I Valdesi infatti vissero in Calabria per 250 anni circa dal 1315 al 1561.
Essi vennero dal Piemonte per ragione di
lavoro e furono distrutti da una cruenta
repressione da parte della cosidetta Santa Inquisizione, sotto il re di Spagna Filippo II, guidata dal cardinale Ghislieri
(il futuro papa Pio V) e dal clero locale
di Cosenza.
Vogliamo sperare di aver potuto dare,
con questa Mostra, un contributo alla
cultura del paese e soprattutto ima testimonianza cristiana con il « martirio di
un popolo » ; in un momento difficile nel
nostro paese per le tensioni politiche e
sociali, dove non vi può essere accordo
tra oppressi ed oppressori, tra sfruttati
e sfruttatori e che è una mistificazione
parlare di pace e di riconciliazione e di
Anno Santo! La prepotenza dei cosidetti forti e la criminalità organizzata, va
messa in crisi solo da chi sa soffrire e
spesso paga di persona con coraggio e
con fede, sapendo che sono stati sempre
i martiri a vincere.
I Valdesi di ieri e di oggi deplorano il
trionfalismo politico e religioso, esso è
segno di superficialità e di irresponsabilità sociale e antepongono a questi una
vita di fede cristiana sofferta per il bene’
degli altri. V. S.
Credo
nello Spirito
Santo
Le grazie di Dio hanno la loro
origine in Dio stesso e non nel nostro cuore. Esse si trovano al Calvario, nel giardino di Giuseppe
d'Arimatea e non nella nostra coscienza. Ma esse cambiano luogo:
passano da Dio a noi. Ecco la nuova creatura, ecco la rivelazione
dell’uomo. Consiste in questo:
l'uomo riceve ciò che gli viene offerto in Cristo. Una cosa semplicissima: ecco, ti si offre qualcosa.
Naturalmente questo non ti serve
a nulla, se il dono rimane nella
mano del donatore. Ma se lo prendi tu in mano, allora l’offerta che
ti viene fatta è veramente realizzata. La parola greca per indicare
lo spirito, pneuma, significaG soffio, vento, spirito.
Il vento è un movimento dell’aria da un luogo all’altro. Era
qui ed ora è là. È nello stesso tempo immagine e realtà della rigenerazione dell’ uomo per opera
dello Spirito Santo: Lo Spirito di
Dio era in Dio ed ora è nell’uomo.
Lo Spirito Santo è dunque Dio
che va da un luogo all’altro, dal
suo luogo al nostro luogo, dall’altezza della sua maestà alla bassezza del nostro peccato, dalla santità della sua gloria alla miseria
della nostra debolezza. Lo Spirito
Santo è Dio che ci dà la libertà
che cerchiamo invano in noi stessi: la libertà per lui.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di
Gesù Cristo. Gesù Cristo è il movimento di Dio verso l’uomo. È
l’uomo per eccellenza, l’uomo unito a Dio, il figlio legittimo di Dio.
E noi, uomini peccatori che non
abbiamo meritato un tale dono,
lo riceviamo in Cristo. Ci è dato
di diventare figli adottivi di Dio e
fratelli di Gesù Cristo. In Cristo
lo Spirito ci dà la possibilità di
esistere davanti a Dio, possibilità
che non possediamo di per noi
stessi. L’uomo in sé non sarebbe
capace di accettare il dono di Dio,
né sarebbe competente per farlo.
Siamo troppo lontani da Cristo
per cercare di fraternizzare con
lui. Chi ha conosciuto il dono di
Dio non può che confessare: « Dio
mi ha trovato benché io sia stato
incapace di trovare lui. Mi ha
amato benché sia stato ribelle.
Risuscitandomi dai morti mi ha
mostrato che ero morto ». Una
tale confessione è il criterio della
verità, della presenza dello Spirito Santo.
Ciò che accade qui tra Dio e
l'uomo è un miracolo non minore di quello di Natale o Pasqua.
Nella confessione della nascita di
Cristo lo Spirito Santo è già menzionato e non invano: «fu concepito di Spirito Santo ». Lo stesso
Karl Barth
(continua a pag. 2)
2
a colloquio
con f lettori
La mancanza di spazio ci costringe a
rinviare al prossimo numero alcune lettere giunte in Redazione, nessuna delle
quali ha però carattere di urgenza.
Vogliamo invece riprendere le osservazioni fatte nell’ultima seduta del Comitato, rilevate nello scorso numero, della
necessità di un maggior impegno di tutti nella diffusione del nostro giornale.
Ognuno lo vede inevitabilmente con i
suoi occhi e la sua esperienza; si cerchi
di vederlo anche e soprattutto come uno
strumento di informazione e di educazione per i propri figli. In una casa, dove non entra il giornale delta chiesa, non
si può formare nessuna coscienza comunitaria. Non si sa cosa succede, non si
parla più, non si dialoga più.
Ricordiamoci sempre che non le critiche, te polemiche, le reazioni distruggono l’interesse dei giovani per la fede, ma
il silenzio ed il disinteresse.
Dissentire e criticare si può, anzi si deve, ma è possibile farlo con qualcosa che
c’è; quando non c’è, non c’è punto e basta. Questo in definitiva vuol dire abbonarsi e fare abbonare. II Direttore
libri - recensioni
In occasipne del trentennale della Resistenza, la Claudiana assume l’iniziativa
di una riedizione in anastatica deH’intera
collezione de:
«IL PIONIERE»
Giornale partigiano e progressista
(30 giugno 1944 - 25 aprile 1945)
Oltre ad una breve scheda storico-introduttiva, l’edizione comprenderà la riproduzione fotografica in fac-simile (formato naturale) di tutte le pagine dei numeri
usciti nel periodo clandestino, sia ciclostilati che a stampa.
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25x35, in carta patinata finissima e. sovraccoperta plasticata a colori, sarà messo in vendita al prezzo di L. 14.000.
Solo fino al 30 giugno 1975 è aperta una
sottoscrizione dell’opera con anticipo, al
prezzo speciale ridotto di L. 10.000.
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E' in libreria da alcuni giorni il volume di BONA PAZE' BEDA-PIERCARLO PAZE' Riforma e Cattolieesimo in vai Pragelato 1555-1685. L'opera, di
oltre 350 pagine, illustrata e corredata di un ampio apparato di note, è la prima trattazione sistematica delle vicende religiose della valle, anticamente valdese e come tale direttamente connessa
con le vicende valdesi. Ne daremo prossimamente
un'ampia recensione.
PROTESTANTESIMO, n. 1/1975
Il fascicolo comprende oltre a numerose recensioni un articolo del prof. V. Subilia e tre studi-recensioni su temi teologici di attualità. Il contributo di
Subilia dal tema « L'agonia della fede » è una riflessione sul tema dell'ateismo come problema teologico posto alla comunità cristiana, parte introduttiva di un più ampio lavoro che ci auguriamo vedere
presto pubblicato.
I tre altri contributi sono di W. SCHILICHTING
Le concezione teologica dell'uomo fra evoluzione e
soteriologia, di P. RIBET La teologia della liberazione,
e di P. COMBA Ecologia e teologia.
UEuropa è cristiana, da quando?
Il Medio Evo cristiano fu un mondo pagano con una minoranza impegnata - Il posto dei
valdesi - La Riforma cristianizzò le masse del continente
Si sente oggi parlare con frequenza
sempre maggiore di « scristianizzazione ».
La società moderna, prendendo l’avvio
dalla Rivoluzione francese, alla fine del
1700, si starebbe allontanando rapidamente dalla fede cristiana. Vero o falso
che sia questo ragionamento parte . dall’idea che prima di quell’epoca l’Europa
fosse cristiana. Lo era senza dubbio più
di oggi, nel senso che il comportamento
del popolo e le istituzioni erano maggiormente legate a quelli che si consideravano i principi della fede cristiana. Per comprendere la scristianizzazione di oggi è
però necessario porre una domanda; da
quando era cristiana l’Europa?
Dal tempo degli imperatori, quando il
cristianesimo era diventato religione di
Stato? Nel Medio Evo sotto il papato? Lo
si pensa generalmente; vi è invece chi
sostiene, riesaminando più attentamente
la storia, che l’Europa sia stata « cristianizzata » molto tardi, non prima dell’epoca della Riforma.
Jean Delumeau, specialista di storia
medievale molto noto, ha ripreso questa
tesi in una recente conferenza al Collège
de France. Le « Informations Catholiques
Internationales » nel n. 479 danno un ampio resoconto di questa conferenza; ne
riassumiamo le linee essenziali.
I responsabili della chiesa medievale
pensavano che il mondo sarebbe diventato cristiano seguendo un lungo cammino
di maturazione, con una progressiva cristianizzazione del paganesimo. Lavoravano così a due livelli: una minoranza di
credenti maturi, che rappresentava la
chiesa da una parte, una massa ancora
semi pagana dall'altra. La stessa divisione della società in categorie diverse; quelli che pregano, quelli che combattono,
quelli che lavorano, favoriva questa concezione. La fede e la pietà dei primi salva
gli altri.
Per il cristiano medievale basta dunque
stare nella chiesa, darle fiducia, non opporsi ad essa; come una barca che trasporta tutti: uomini dalla fede cosciente
e dalla religiosità generica appena colorita di cristianesimo.
Questo equilibrio fa la fede di una élite
e la vita religiosa di una massa viene
compromessa a partire dal XIII secolo.
Lattualitò della teologia
A PISTOIA
Buona la riuscita del Convegno di Studio organizzato dalla EGEI toscana a Pistoia giovedì, 4. Il past. Paolo Ricca ha
introdotto la mattina, con un’ampia relazione, il tema dell’incontro « Teologia e
socialismo; da K. Barth a cristiani per
il socialismo ». Il pomeriggio è stato occupato da un ricco dibattito a cui hanno partecipato i membri della FGEI presenti, membri dei gruppi «cps» toscani
e della rivista Testimonianze, che aveva
partecipato aU’organizzazione della giornata.
Ricca ha preso l’avvio del suo discorso ricordando che Barth è stato, in ogni
momento della sua vita, un militante socialista, uno che nell’analisi della realtà
socio-politica, ha assunto la metodologia
marxista come strumento operativo per
cambiare radicalmente la società svizzera. A Safenwil fondò sezioni sindacali e,
nella sua comunità, tra le operaie tessili
in cassa integrazione e il « fratello padrone » scelse la causa delle prime. La sua
attiva e intensa attività nel partito socialdemocratico svizzero (l’attuale partito comunista) lo portarono a ricoprire
incarichi; partecipò tra l’altro ai lavori,
nell’imminenza della prima guerra mondiale, della seconda internazionale che si
dichiarò contro il riarmo e la logica imperialista della guerra.
Nella dialettica teologia-socialismo la
peculiarità della posizione barthiana, secondo Ricca, va però cercata nella sua
comprensione di Dio. Dio è « totalmente
altro » rispetto all’ordine borghese esistente ma anche rispetto alla rivoluzione.
Esiste infatti la « rivoluzione di Dio » che
non è riducibile a nessuna rivoluzione
storica perché ne costituisce il continuo
superamento.
Per i « cps » vi sarebbe una certa reti
NO VITA’
VALDO VINAY
Le confessioni di fede
dei vaidesi riformati
con documenti
del dialogo fra ’’prima” e ’’seconda” Riforma
pp. 212, 8 tavole f. t., L. 6.800 (bross.), L. 10.000 (rii.)
■ Testo originale con versione italiana del carteggio fra i barba valdesi
e i Riforrnatori e delle Confessioni di fede dopo l’adesione alla Riforma. Un’opera di grande interesse che permette di cogliere il momento del passaggio del Valdismo da movimento medievale a chiesa
riformata. Un complemento essenziale alla nuova « Storia dei Vaidesi ».
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1 - c.c.p. 2/21641
10125 Torino
cenza nei confronti del discorso barthiano sulla « rivoluzione di Dio » ed anche
un costante rifiuto a volersi porre come
comunità che prendono l’evangelo sul serio in alternativa alla chiesa gerarchica e
classista. Concludendo l’oratore ha citato
una interessante frase del Barth, contenuta nei « discorsi socialisti » ancora inediti ; « Un vero cristiano, se ha veramente a cuore la riforma del cristianesimo,
deve diventare socialista, e un vero socialista, se ha veramente a cuore la riforma del socialismo deve diventare cristiano ».
Nel corso del dibattito che ha seguito
sono emerse diverse posizioni riguardo
alla accettazione del marxismo. Tutti
hanno però sottolineato il fatto che Barth
ha preannunziato « tempi nuovi » che si
stanno vivendo oggi.
A ROMA
Venerdì 5 si è svolta nell’Aula Magna
della Facoltà di teologia la tavola rotonda promossa da COM-N.T. e da IDOC sul
tema: « La teologia della secolarizzazione
di Dietrich Bonhoeffer ». Vi hanno partecipato Sergio Sorentino, autore di un recente volume sul pensiero di Bonhoeffer,
Paolo Ricca e Lidia Menapace. Era presente anche E. Bethge, l’amico, a cui sono
state indirizzate le lettere dal carcere.
Prendendo spunto da queste lettere S.
Sorentino ha individuato in tre punti i
pensieri di Bonhoeffer; il mondo adulto,
cioè la coscienza di un mondo cui l’uomo
non usa più Dio come tappabuchi dei suoi
vuoti di conoscenza. Non si tratta di uno
sfrenato ottimismo nelle possibilità dell’uomo (non va dimenticato che queste
riflessioni sono fatte durante il nazismo),
piuttosto di prendere atto specialmente
che, nel mondo della scienza, i fenomeni
trovano spiegazione autonoma.
Il tentativo di sintetizzare la teologia
liberale e la teologia dialettica, tenendo
conto delle loro due esigenze: prendere
sul serio il mondo e ricuperare la totale
signoria di Dio nel mondo stesso.
Tentativo di reinterpretare l’esperienza
di fede con un linguaggio non religioso e
non ecclesiastico.
Paolo Ricca ha sottolineato il fatto che
la riflessione condotta in carcere e le conclusioni a cui essa è pervenuta, non hanno impedito a Bonhoeffer di credere in
Dio, fino alla fine, essendone anche testimone con.sapevole; non si può parlare di
Dio al di fuori di Gesù Cristo. Questo è il
punto centrale e il cardine di tutta la sua
riflessione su Dio.
Lidia Menapace ha espresso le sue perplessità a parlare di Dio in un mondo in
cui questa parola è stata compromessa
dall’uso che gli uomini ne hanno fatto.
Per la Menapace ribellarsi alle strutture
religiose implica rinunciare per un certo
tempo a usare la parola « Dio », limitandosi, forse, a parlare di Gesù Cristo e a
praticare la giustizia.
Secondo Bethge infine, il messaggio di
Bonhoeffer è apprezzato e compreso sopratutto in quei paesi dove i credenti vivono in situazioni difficili, è invece avversato dalle chiese istituzionali.
L’ampio dibattito ha dimostrato che la
problematica agitata da Bonhoeffer è oggi della massima importanza per un rinnovato impegno di testimonianza.
La minoranza dei credenti maturi si
oppose allora a questa situazione statica chiedendo una predicazione ed una
vita spirituale più evangeliche. È il momento delle proteste a cui partecipano
con tanto rilievo i Valdesi, i Francescani,
i Domenicani. Dall’altra si assiste invece,
specie nei secoli XIV e XV, ad un ritorno
alle credenze magiche, alle superstizioni,
alle paure determinate dalle guerre, epidemie e dalla crisi della chiesa stessa.
A questo punto si situa la Riforma protestante. Il suo attacco contro l’idolatria,
la superstizione, il « paganesimo » presenti nella società del tempo è radicale,
assoluto. La sua intenzione però. non è
solo quella di rinnovare la chiesa ma di
cristianizzare una civiltà; far passare
l’Europa da uno stato di semi paganesimo ad una maturità di fede responsabile,
questo il suo impegno.
Decorre però ricordare che in questa
stessa linea si muoveva la riforma cattolica con i nuovi ordini religiosi, il concilio di Trento, la ristrutturazione del clero.
Il gesuita, che, nel 1651, definisce il regno di Napoli le nostre « Indie del Sud »,
non sembra molto lontano nelle sue valutazioni da un ministro riformato! « La
fatica non è minore ed il lavoro di evangelizzazione non è più facile qui che in
India, fa differenza è solo che qui non
hai la possibilità di versare il tuo sangue
per Cristo ».
Il processo di cristianizzazione dell’Europa nel ’500 è però anche un urto di
mondi opposti.
Da una parte sta il mondo rurale, pagano, che incombe con la sua vitalità irrazionale, la sua sensibilità e la sua cultura naturale, daH’altra le élites religiose
del tempo che hanno ereditato la spiritualità del Medio Evo ma che hanno
scoperto anche la cultura dell’Umanesimo, una cultura urbana, legata ormai alla critica. È questo secondo mondo che.
deve conquistare il primo. Di qui l'abolizione, da parte cattolica, di tutto quel
mondo di feste, divertimenti popolari in
uso nelle campagne europee, dalle feste
dei folli al calendimaggio, di qui la serie
di provvedimenti contro la stregoneria.
Questo combattimento contro il paganesimo è altresì fatto culturale il cui
aspetto costruttivo va sottolineato. Lo
straordinario sviluppo delle attività pedagogiche, il moltiplicarsi delle scuole, la
diffusione del libro, della Bibbia (nelle
terre protestanti) nascono da una idea comune a tutti i credenti maturi: l’ignoranza religiosa conduce alla perdizione. La
fede deve essere consapevole. Seminari,
catechismi, studio e predicazione, questi
i tratti della nuova Europa.
Come sono riusciti i quadri responsabili delle chiese del 1500 a compiere questo
processo di cristianizzazione, a far assumere a milioni di « pagani » una fede responsabile ed una etica evangelica? Hanno fatto ricorso a due strumenti: la pedagogia del peccato ed il controllo del potere civile.
La predicazione di quel tempo sottolinea sempre più fortemente il concetto di
colpevolezza, insistendo sul concetto di
« peccato » ed investendo del problema la
coscienza individuale; la pastorale è sempre più una « pastorale del terrore ».
Dall’altra si fa ricorso allo Stato perché inquadri e sorvegli la cristianità delle popolazioni.
In tutto questo c’era però un paradosso: la fede, adesione personale della vita
e del cuore, cammino verso la salvezza
delTindividuo, veniva vissuto in una condizione di unanimità generale, in un popolo cristiano, in una massa, fatta e mantenuta cristiana da ministri e magistrati.
La scristianizzazione è la fine di questo
tipo di società nata con la Riforma.
G. Tourn
dalla prima
Spirito Santo ripete il miracolo di
una nascita miracolosa ogni volta che un uomo giunge alla fede,
a vedere la sua vita « in Gesù Cristo », a entrare nella chiesa, a ricevere il perdono dei peccati e la
speranza della vita eterna.
Lo Spirito Santo, lo Spirito di
Cristo, è il Cristo ascoltato, accettato, obbedito. Non è qualcosa di
nuovo accanto a Cristo, non è
qualcosa di più rispetto a ciò che
Cristo ci ha donato: è quel dono
stesso, attuale vivente.
3
FIRENZE
______echi
Sta nascendo un nuovo cattolicesimo dai mondo cristiano
Il dissenso cattolico ha raggiunto il Sud - Dalla contestazione ecclesiale ad un’alternativa alla chiesa ufficiale
!•
á
« ...io ti battezzo nel nome di Dio Padre che libera dalla casa di schiavitù, del
Figlio che ha donato la propria vita per
la liberazione dei fratelli, dello Spirito
presente in tutti coloro che lottano per
la vittoria della vita contro le forze della
distruzione e della morte ». Chi parla è
don Mazzi mentre battezza un bimbo delrisolotto. Questa formula battesimale
può essere considerata emblematica per
esprimere la novità e il ripensamento della fede delle comunità cristiane di base
che a Firenze hanno avuto dal 25 al 27
anrile il loro terzo convegno nazionale,
cui hanno partecipato circa 2 mila persone,, in rappresentanza di 235 comunità
italiane.
Questi dati ci invitano a fare alcune
osservazioni: in primo luogo è da notare
la rapida crescita del movimento del dissenso cattolico. I tempi eroici dell'Isolotto o del Vandalino sembrano ormai lontani, ed in effetti lo sono, non in senso
cronologico, ma perché nel frattempo il
movimento è andato molto avanti. Al
punto che, nel Sinodo dei vescovi del 74
c’è anche stato chi ha detto che il futuro della chiesa è affidato oggi alle comunità di base, « povere, disarmate, umili testimoni del Vangelo ».
In secondo luogo è da notare la composizione del convegno: l’età media dei
partecipanti a detta degli osservatori, era
compresa tra i 18 a i 30 anni. Si è trattato dunque di giovani, ma non al punto
da non avere ancora delle responsabilità
nella società; giovani che in genere sono
assenti nella comunità tradizionali. La
terza osservazione da fare è che il movimento si è esteso anche geograficamente.
Erano infatti presenti a Firenze comunità
del Sud, rappresentanti provenienti dalla Lucania, dalla Sicilia ecc., da regioni
cioè che, dal punto di vista religioso potevano dare un’impressione di immobilismo. Ed invece anch’esse sono state
coinvolte da questo movimento che vuole operare per un « rinnovamento evangelico radicale della Chiesa italiana all’interno delle lotte del movimento operaio di questi anni », come ha detto Tiziano Fanzini, della comunità di Empoli,
nella relazione introduttiva con la quale
sono stati aperti i lavori del convegno. Il
tema generale era: « Comunità di base e
comunione ecclesiale ». Su questo tema
hanno lavorato tre commissioni ( « Comunità di base e incontro di Cristo tra le
masse degli sfruttati e degli oppressi »,
« Comunità di base e ministeri nella Chiesa », « Comunità di base di fronte alla
crisi dell’istituzione ecclesiastica e di
fronte alla ricerca, da parte di cristiani
impegnati nelle lotte di liberazione, di un
nuovo modo di essere chiesa »), alle quali poi, all’ultimo momento, se n’è aggiunta
una quarta, non prevista, sulla questione
dell’aborto.
Nella serata del 25 s’è tenuta una tavota rotonda sul tema: « Mondo cattolico tra alternativa democratica ed involu
Hca
zione fascista », cui hanno partecipato il
prof. Paolo Brezzi, docente di storia presso l’Università di Roma, Luis Morales Badilla dirigente della sinistra cristiana cilena, Giuseppe Morelli, segretario nazionale della FLM, dom Giovanni Franzoni,
che ha analizzato il recente documento
della' Conferenza episcopale italiana in
occasione del trentennale della resistenza. Concludendo il proprio intervento
Franzone ha detto che oggi i cattolici democratici non chiedono alla gerarchia di
fare una scelta socialista, quanto piuttosto una scelta antifascista: quella scelta
che il popolo italiano ha fatto 30 anni fa
e che la chiesa ufficiale esita ancora a
fare.
Al termine dei lavori sono state approvate due mozioni: la prima riguarda le
linee di lavoro delle comunità di base,
e la seconda il problema del fascismo. In
quest’ultima si denunciano « le gravi responsabilità della gerarchia della chiesa
cattolica romana salvo poche e nobili eccezioni negli anni che vanno dal 1922 in
poi. Prima di tutto il papa e i vescovi
danno avallo morale al fascismo con i
patti lateranensi, tutt’ora mantenuti in
vita. Poi nella guerra d’Etiopia l’intero
episcopato appoggia apertamente in no
me di Dio una guerra barbara ed orgogliosa. A fascismo caduto la gerarchia
opera per dividere la classe operaia. Nel
’48 appoggia in modo indiscriminato la
crociata della DC, nel ’49 si scomunicano
i comunisti (...)».
Di fronte a questa situazione viene ribadito l’impegno a combattere nelle lotte della classe operaia; viene riaffermata
la volontà di « essere chiesa libera, povera, disponibile a lottare con e per i poveri (...) e a far sì che le strutture storiche della chiesa romana non permettano
più a nessuno di potersi tranquillamente
definire e sentire fascista e al tempo stesso credente nel Dio di Gesù Cristo che fa
degli schiavi uomini liberi e dei poveri i
vincitori del potente- faraone ».
Nella mozione operativa si ribadisce
fra l’altro la volontà di « realizzare la
comunione ecclesiale a partire da un
coinvolgimento sempre più pieno nella
realtà del proletariato e delle sue lotte {...). A sviluppare ulteriormente la;riappropriazione della lettura della Bibbia,
dei sacramenti, dei ministeri (...). A portare avanti la lotta contro le compromissioni della Chiesa con il potere economico e politico, in una linea anticoncordataria ». Luciano Deodato
MARTIGUES
Sinodo riformato francese
Il 68° Sinodo nazionale della Chiesa Riformata di Francia si è
tenuto a Carry-le-Rouet in Provenza dal 2 al 4 maggio. Vi hanno partecipato circa 200 delegati, invitati ed osservatori (fra cui gli arcivescovi di Marsiglia ed Aix-en Provence). Il tema proposto al dibattito
era, come già nei sinodi precedenti, un terna teologico pratico di carattere generale: Trasmissione dell’evangelo all'uomo d'oggi. Una commissione di 4 membri aveva predisposto il materiale di studio che è
stato esaminato nel corso del dibattito in commissioni che hanno utilizzato anche il materiale elaborato dai sinodi regionali. Le risultanze
del dibattito sono state raccolte in un documento finale che viene inviato alle chiese ed ai sinodi regionali per essere esaminato.
Relazioni più aperte
per la Chiesa e lo Stato.
Kinshasa (BIP) — Le precisazioni date dal Gen. Mobutu nei suoi discorsi nel
corso delle assemblee popolari hanno alleviato i cristiani Zaresi preoccupati di
relazioni armoniose tra la Chiesa e lo
Stato.
Se lo Zaire che è uno Stato laico, ha
messo da parte la religione il Gen. Mobutu ha dichiarato che i cittadini Zàresi
sono liberi di scegliersi una religione e di
esercitarne le attività nei limiti del loro
luogo di culto.
Esprimendo la sua soddisfazione, il pastore Itofo Bokambanza Bokeleale, Presidente della Chiesa di Cristo in Zaire, ha
dichiarato che l’avvenire della Chiesa
dello Zaire è il suo problema e non l’affare del Gen. Mobutu.
Amare Dio, amarsi gli uni gli altri sinceramente, amare e servire il proprio
paese, tali sono secondo il Pastore Bokeleale, le condizioni fondamentali d’esistenza del Cristianesimo nello Zaire.
Il Pres. della Chiesa di Cristo nello
Zaire ha precisato tuttavia che l’espressione del nostro amore per Dio e per il
nostro prossimo deve tradursi in atti concreti.
Mozione del sinodo nazionale sul posto
della donna nella chiesa e nella società
La chiesa al pari di tutta la società è
interpellata attualmente dal bisogno di
giustizia provato dalle donne del nostro
tempo. Finora la chiesa non sembra essersene preoccupata dal momento che, a
titolo di esempio, in questa sessione sinodale di Martigues, su 156 membri dei
gruppi di lavoro, non vi sono che 13 donne, cioè meno del 10% (1,3 donne ogni
gruppo di lavoro).
Il sinodo nazionale 1975 esprime il desiderio che la chiesa viva e sia guidata
in modo tale che il ruolo delle donne
non si ponga più come un problema.
In queste condizioni il sinodo
1) decide che in relazione allo studio
sinodale 1976-77 su « Etica sessuale e familiare » le istanze responsabili a tutti i
livelli della vita della chiesa siano invitate a rimettere in questione l’immagine
della donna incanalata tradizionalmente
dalle liturgie, dalle catechesi, dalla predicazione e dalla stampa.
2) invita le assemblee generali ed i
sinodi, in occasione dei prossimi rinnovi dei consigli presbiteriali, dei delegati
ai sinodi regionali e nazionali, così come
ai diversi consigli e commissioni, a eleggere un numero equo di rappresentanti
femminili delle nostre chiese disposte a
Londra (Relazioni Religiose) — II vescovo nord-irlandese di Kerry, Mons. Eamonn Casey, durante una sua visita in
Inghilterra ha cercato di sfatare la convinzione che nell’Ulster i vescovi cattolici hanno un atteggiamento di protezione nei confronti dei membri dell’IRA e
degli attentati terroristici da essi perpetrati. Egli ha sottolineato che dal 1969 ad
oggi i vescovi cattolici dell’Ulster hanno
sottoscritto ben sei documenti in cui condannano a chiare lettere LIRA ed i suoi
metodi ed invitano i cattolici a lion diventarne membri.
■ Hanno collaborato; E. Bernardini, G.
Conte, L. Deodato, D. Gardiol, G. Gardiol, D. Garrone, E. Micol, C. Pasquet,
T. Pons, E. Stretti.
partecipare a queste istanze e di essere
eventualmente elette ai sinodi regionali e
nazionali.
3) Ricorda che le mogli di pastori non
possono essere oggetto di alcuna discriminazione per quanto concerne l’accesso
a un ministero o ad un incarico in una
parrocchia o comunità.
4) che la Chiesa riformata di Francia trovi i mezzi appropriati per esprimere la sua solidarietà con le numerose
donne che ha preparato e che, militando
nei movimenti di liberazione della donna, si trovano ora frequentemente marginalizzate.
5) ritiene che l’anno intemazionale
della donna dovrebbe essere per la nostra chiesa l’occasione di dare dei segni
di solidarietà, in nome dell’Evangelo, a
tutte le donne che si considerano ancora
oppresse nella nostra chiesa, nel nostro
paese e nel mondo. (Bip)
Multimedia Zambia, questo il nome di
un centro di comunicazioni sociali cattolico-protestante costituito nel 1969 e che
ha cominciato la sua attività nel gennaio
1970. Questa realizzazione pratica permette alla Conferenza episcopale di Zambia e al Consiglio cristiano delle chiese
di esprimersi attraverso una stessa voce.
« Multimedia Zambia » è diretto da un
ufficio composto da 12 cattolici e 12 protestanti; gran parte dei fondi provengono direttamente dalle chiese di Zambia,
membri dell’organizzazione. Il centro,
che ha sede in un sobborgo di Lusaka, a
Kabulonga, lavora in contatto permanente col governo di Zambia il quale, nel
momento dell’indipendenza ha consigliato alle chiese di collaborare alle trasmissioni alla radio e alla televisione. Il centro è formato da 5 compartimenti; giornalismo, radio e TV, tecniche audiovisive, produzione di fllms e diapositive, pubblicazioni.
Il lavoro sin qui svolto è notevole; si
pensi che la sezione Radio-TV ha realizzato circa 2560 programmi ogni anno, diffusi nelle 9 diverse lingue del paese! La
sezione pubblicazioni sforna ogni anno
una quarantina di libri e di opuscoli sia
su questioni religiose che profane.
Discriminazione in Germania Est.
Berlino (BIP) — Il Sinodo della chiesa
protestante di Berlino-Brandeburgo che
si è appena riunito a Berlino est ha deciso di intervenire perché sia messo fine
a ciò che è considerato come « una discriminazione dei giovani cristiani praticanti » negli stabilimenti di insegnamento e in materia di formazione professionale.
Secondo sorgenti occidentali, i partecipanti al Sinodo avrebbero indirizzato una
lettera a questo proposito a M. Hans Seigew Asser, segretario di Stato della Germania Est per gli affari ecclesiastici. Secondo le stesse sorgenti rapporti presentati al Sinodo hanno attirato l’attenzione
sul fatto che i giovani cristiani, anche
quando possono presentare eccellenti certificati scolastici sono scartati da una
promozione professionale e sociale veritiera, specialmente se non possono provare l’appartenenza alla gioventù comunista e la loro partecipazione alle « consacrazioni laiche ».
.Tanusz Narzynski, nuovo vescovo
dei Luterani in Poionia.
Varsavia (BIP) — Il pastore Janusz
Narzynski )46 anni) di Varsavia, è stato
nominato vescovo luterano in Polonia dagli elettori della Chiesa della Confessione
Augsbourg della Repubblica Popolare di
Polonia. Nel mese di aprile succederà a
Andrzej Wanthia, che a 69 anni si ritira
dopo essere stato vescovo egli stesso
dal 1959.
Parrocchiani anglicani chiedono
l’ordinazione di una donna.
Londra (BIP) — Per la prima volta nella storia della Chiesa di Inghilterra gli
abitanti di una parrocchia londinese hanno chiesto al loro vescovo di conferire
gli ordini a una donna, Sig.na Elsie Baker, diaconessa da 33 anni.
Sono stati i parrocchiani di Plackheatch
nella periferia sud della capitale a chiedere al Dr. Mervyn Stockwood, vescovo
di Southwark, di conferire gli ordini a
M.lle Baker, « al più presto ».
Un nuovo Segretario Generale
del Consiglio Ecumenico di Polonia
Varsavia (BIP) — Il 9 gennaio scorso,
i 70 rappresentanti delle otto Chiese costituenti in Polonia il Consiglio Ecumenico si sono radunati per eleggere il sostituto del pastore Jan Nie-wieczerzal,
Presidente dimissionario. È stato scelto
per questa carica il pastore Witold Benedyktowicz. Superiore della Chiesa Metodista.
Il Pastore Benedykto-wicz è nato nel
1921 a Cracovia. Ha studiato teologia alla Facoltà di Teologia Evangelica dell’Umversità di Varsavia. Dottore in teologia
nel 1954 si aggrega all’Accademia Cristiana di Teologia di Varsavia, nuovo Istituto di formazione teologica creato in seguito al cambiamento di regime e staccato dall’Università. Vi occupa dal 1967
la cattedra di Teologia Sistematica.
ùmehieCL
Washington (Relazioni Religiose) — Secondo ima recente statistica, risulta che
metà dei negri statunitensi sono di religione battista. Tradotto in cifre, informa
l’Agenzia Relazioni Religiose, questo significa che su 22,6 milioni di negri USA
10,4 milioni sono di religione battista.
Roma (Relazioni Religiose) — Si è celebrato in questi giorni a Roma il pellegrinaggio per l’Anno Santo dei cattolici
della Croazia jugoslava. Circa 14 mila
persone di tutte le età, capeggiate da una
ventina di arcivescovi e vescovi e da qualche centinaio di sacerdoti hanno raggiunto Roma con un’imponente colonna di
ben 280 pullman. Altri sono giunti con
auto private, con il treno e con l’aereo.
Lo stesso Paolo VI è sceso appositamente nella Basilica di S. Pietro per salutare « dragi nasi hrvati » ( i nostri cari croati), pronunciando un discorso in cui osservatori attenti hanno trovato « tracce »
certe di alcuni esponenti degli ambienti
ecclesiastici croati di Roma e di Zagabria.
4
SGUARDO SU NAIROBI
Un teologo africano, direttore dell’Istituto ecumenico di Bossey, ci presenta
la città e il paese in cui si svolgerà la V Assemblea del Consiglio Ecumenico
Nairobi, capitale del Kenya, è per molti aspetti un modello ridotto del continente africano in particolare, e del mondo
attuale in generale. È una città che presenta grandi contrasti: vi si trova molta
ricchezza accanto a una miseria disperata; i mezzi di comunicazione moderni più
perfezionati sono in concorrenza con metodi tradizionali che da 300 anni non sono cambiati; la medicina occidentale risponde a una serie di problemi, mentre
la medicina africana ne risolve altri.
In questa città vediamo cristiani, musulmani, ebrei, indù, baha’i e adepti della
religione africana tradizionale, vivere e
lavorare insieme, spalla a spalla. È qui
che si syolgerà la quinta Assemblea del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, dal 23
novembre al 10 dicembre 1975.
Il paese, il Kenya, è ricco *cii meraviglie
naturali. Nairobi è situata ai margini di
un vasto parco nazionale — uno dei tanti
che conta il paese — dove i leoni, gli ippopotami, le zebre e altri animali selvatici vivono in piena libertà.
Uno degli spettacoli più affascinanti è
rimponente valle del Gran Rift, che attraversa l'Etiopia, il Kenya, e continua
verso sud in direzione della 'Tanzania e
del Mozambico. Il clima va dalla neve
delle montagne alle condizioni desertiche
delle pianure.
Anche la storia del Kenya è varia. Gli
scienziati hanno trovato in Kenya e nella
vicina Tanzania delle tracce di tappe importanti nell’evoluzione dell'umanità risalenti a più di un milione di anni fa.
Per secoli i popoli della costa orientale
hanno avuto relazioni commerciali con la
Cina, l’India, l’Arabia e l’Europa mediterranea. Hanno conosciuto l’oppressione
dei mercanti di schiavi' e del regime coloniale inglese, e la gioia di essere liberati
dagli uni e dall’altro.
La città di Nairobi, che conta più di
mezzo milione di abitanti, e i 13 milioni
di abitanti del paese, sono impegnati con
ardore nell’edificazione della nazione.
Questo spirito è riassunto nel motto
nazionale: HARAMBEE (tiriamo [lavoriamo] insieme). Lo spirito HARAMBEE
appare in molti aspetti della vita e della
economia, come Tagricoltura e Tallevamento, le cure mediche, l’iistruzione, lo
sviluppo industriale, le questioni religiose, ecc.
La giovane nazione, che. ha raggiunto
l’indipendenza nel 1963, è viva, dinamica
e decisa a mostrarsi all’altezza delle sfide e della complessità del mondo moderno.
Sotto la guida del suo primo presidente, Mzee Tomo Kenyatta, il paese ha conosciuto una stabilità politica e una prosperità economica che pochi paesi in via
di sviluppo hanno uguagliato in cosi poco tempo.
Una maggioranza di cristiani
Come gli altri Africani, i Kenyani sono
profondamente religiosi. I gruppi religiosi principali sono i cristiani (67% della
popolazione), gli adepti della religione africana (circa il 26%) e i musulmani (circa il 6%). Vi sono poi numerosi altri
gruppi minori. L’Islam ha raggiunto la
costa orientale durante l’VIII e il IX secolo, ma è rimasto soprattutto la religione degli immigrati arabi. Oggi lo si incontra anche nelle città; comprende diverse
sette e comunità: ismaeliti, sunniti, bohra
e ahamadiya.
Il cristianesimo è stato introdotto in
Kenya da viaggiatori portoghesi alla fine
del XV secolo, ma durante il dominio portoghese non ha superato i confini della
regione costiera. Una nuova fase è iniziata nel 1844 con l’arrivo dei missionari.
Negli ultimi cinquanta anni si è diffuso
molto rapidamente. Oggi il Kenya « beneficia » di un ampio ventaglio di tradizioni cristiane: cattolici romani, anglicani, presbiteriani, battisti, luterani, ortodossi, ai quali si aggiunge la Chiesa delrAfrica centrale e più di 170 Chiese afrinace indipendenti.
La religione africana è la religione tradizionale che si trova presso tutti i popoli dell’Africa; differisce su certi punti
da una società all’altra, ma possiede certi elementi fondamentali comuni. Essa è
profondamente radicata nella storia, la
cultura e le istituzioni sociali dei popoli.
Le persone che si convertono al cristianesimo provengono quasi esclusivamente
dalla religione africana, e molti cristiani
incorporarono una buona parte di questa
religione tradizionale nella loro vita cristiana.
Il Kenya riflette a questo rigaurdo la
situazione africana generale. Si calcola
che in Africa i cristiani siano 165 milioni
(il 41% dell’intera popolazione, un po’ più
che i musulmani). Questa cifra considerevole testimonia di una crescita estremamente rapida, se si pensa che nel 1900
c’erano soltanto nove milioni di cristiani
(7%). Qualcuno ha calcolato che nell’anno 2000 vi potrebbero essere 400 milioni
di cristiani, cioè la metà della popolazione.
Il terzo settentrionale del continente è
in maggioranza musulmano, mentre gli
altri due terzi, compreso il Madagascar,
sono in maggioranza cristiani. La proporzione degli adepti della religione africana è in diminuzione, perché un numero
crescente abbraccia il cristianesimo.
Eredità religiosa profonda
Molti fattori hanno contribuito a questa
rapida espansione del cristianesimo in
Africa. Il primo fu evidentemente la proclamazione delTEvangelo da parte dei
missionari d’oltremare. Ma in seguito
l’evangelizzazione è diventata un’azione
degli africani convertiti, evangelisti, maestri, pastori e laici. La fine del regime coloniale, all’inizio degli anni sessanta, ha
aperto ancora di più le porte alTEvangelo, perché questo non era più considerato come l’alleato di potenze straniere e
della loro volontà di dominio.
Il terzo fattore è il fatto che, nella pratica, la religione africana ha preparato il
terréno a un rapido adattamento della
fede cristiana. Essa afferma tra l’altro la
credenza in Dio che ha creato tutte le cose e le mantiene, la continuazione della
vita dopo la morte, la realtà del mondo
spirituale; essa implica un senso profondo della vita comunitaria, e un complesso
I tre Segretari del CEC, W. A. Visser't
Hooft, Carson Blake e Philip Potter.
sistema di valori morali e di rifiessione
filosofica. La religione africana trova la
sua espressione pratica nelle preghiere, i
sacrifici, le feste e i riti.
Nato in una società che osserva la religione tradizionale, l’uomo non può fare
altrimenti che di essere incluso in questa
religiosità. Questa profonda eredità religiosa ha reso i popoli africani aperti alle
questioni religiose, ed ha loro permesso
di scoprire molti punti di contatto tra il
cristianesimo e la loro religione tradizionale. In conseguenza, il cristianesimo si
è diffuso rapidamente nei due terzi dell’Africa in cui la religione tradizionale è
sempre stata preponderante.
Nel corso di questa espansione in Africa, il cristianesimo ha conosciuto molti
problemi e molte possibilità. Un quarto
dei circa 1000 popoli del continente non è
ancora stato completamente evangelizzato. La Chiesa si trova dunque davanti a
un compito gigantesco, che soltanto i cristiani africani possono affrontare efficacemente.
Vi sono più di 650 organismi ecclesiastici e denominazioni venuti d’oltremare,
e 5500 Chiese indipendenti fondate da
cristiani africani. La Chiesa assomiglia a
un puzzle di divisioni e suddivisioni.
La Chiesa si trova pure di fronte ai problemi economici e sociali, alla disoccupazione, alla rapida crescita della popolazione urbana, al razzismo delTAfrica australe, al fossato sempre più grande tra una
minoranza ricca e la maggioranza povera.
Il movimento delle Chiese africane in. dipendenti è un fenomeno che riguarda
l’insieme del continente; si è diffuso negli ultimi cinquant’anni, in parte come
protesta contro il dominio straniero nella vita ecclesiastica, in parte come una
ricerca di espressione autentica della fede cristiana nel contesto africano.
Verso l’autenticità africana
A parte Tantica Chiesa ortodossa d’Etiopia e la Chiesa copta d’Egitto, la Chiesa
in Africa ha nettamente meno di cento
anni.
Il problema con cui si dibatte è di )’.berarsi delle sue caratteristiche straniere, per rivestire un carattere più africano. Essa cerca dunque di raggiungere la
sua maturità, di trovare la sua ideritità
nell’ambiente africano, di definire le linee
di ima spiritualità africana, diventando
così una parte autentica della Chiesa universale nel mondo contemporaneo. Il rinnovamento della Chiesa appare chiaramente nei movimenti rappresentati dal
risveglio dell’Africa orientale e dalle esperienze liturgiche. I cristiani africani cercano il modo di arricchire la vita della
loro Chiesa, utilizzando la loro eredità
tradizionale e il loro pensiero creativo,
nell’arte, nella musica, nel culto e nelTirnpegno verso i problemi della comumtà.
Nell’ambito di questo lerito avanzare verso la maturità della Chiesa e la scoperta
della sua identità, la riflessione teologica
ha un ruolo importante.
Questa teologia affronta sia i temi universali della Chiesa, sia i problemi particolari della realtà in cui i cristiani^ africani sono chiamati a vivere, a servire e a •
rendere testimonianza alTEvangelo. _ È un
campo nuovo e appassionante che si apre
a questa riflessione.
La quinta Assemblea si terrà dunque in
questo contesto fisico, economico, sociale e religioso estremamente vario. Nairobi potrà per molti aspetti aprire delle
prospettive nuove per quanto concerne
la questione complessa: che cosa significa essere Chiesa nel mondo? I popoli
africani conoscano le sofferenze che accompagnano il processo di liberazione e
di unificazione di cui noi proclamiamo la
possibilità in Gesù Cristo. Noi speriamo
che TAssemblea del Consiglio Ecumenico sia un catalizzatore che possa attivare questo processo non soltanto in Africa, ma nel mondo intero.
John S. Mbiti
(da Soepi meiisuel, febbraio 1975)
Intervista col prof. V. Subilla
— Lei ha partecipato aUe prime ricerche ecumeniche, a cominciare da Amsterdam: in che cosa le speranze di quelTepoca sono state realizzate o deluse?
— La grande tesi che ha dato i natali
al movimento ecumenico è stata la speranza di giungere all’unità attraverso la
purificazione e il rinnovamento della
Chiesa. Chiamate a riflettere su ciò che
costituisce la loro ragion d’essere, a confrontarsi con la norma della loro fede, le
Chiese dovevano liberarsi da secolari infedeltà dottrinali ed etiche. Questa riflessione e questo confronto le avrebbe portate alla scoperta di una nuova ubbidienza. E proprio nell’esercizio di questa ubbidienza evangelica, libera da soggezioni
extra-evangeliche, esse avrebbero visto
cadere a poco a poco le barriere che le
dividevano e si sarebbero trovate vincolate in una comunione di fede realmente
fraterna.
Ad alcuni decenni di distanza questo
programma appare forse venato da un
certo ottimismo utopistico, ancora tributario di una concezione idealistica della
storia. Di fatto le Chiese che hanno risposto all’appello hanno portato nella discussione la loro interpretazione dell’Evangelo, il loro modo di viverlo ed esprimerlo nella storia, le loro convinzioni tradizionali e le loro abitudini etiche, forse
le loro osfnazioni inveterate. La conseguenza è stata che il processo di rinnovamento e di riunificazione si è andato
lentamente ma inesorabilmente tramutando in un processo di reciproco adattamento delle convinzioni contrapposte.
Dei due momenti inseparabili della riforma ecumenica, il rinnovamento e la riunificazione, si è mantenuto il secondo,
mettendo in sordina il primo che ne era
il presupposto indispensabile. Si è cioè
giunti a posizioni di tollerante avvicinamento senza porsi di fronte alle decisioni rinnovatrici. Cos', la coesistenza e il
compromesso sembrano aver preso il posto della fedeltà e della verità, a danno
della chiarezza confessante della fede e
dell’autenticità dell’incontro cristiano.
— Quali sono i fatti nuovi intervenuti
nella marcia del C.E.C. negli ultimi trent’anni?
— Nell’Ecumenismo all’inizio ha prevalso il cosiddetto movimento « Fede e
Azione» (Life and 'Work), ispirato al
principio che il dogma divide, ma il servizio unisce. Accantonando il problema
della confessione e della comunione della
fede, si riteneva più urgente volgersi verso il mondo e interessarsi al suo travaglio sociale, economico, internazionale.
Più tardi ebbe il sopravvento la preoccupazione teologica del confronto con TEvangelo rappresentato dal cosiddetto movimento «Fede e Costituzione» (Faith
and Order), ma si è trattato di una stagione ecumenica di durata piuttosto breve, in cui le discussioni si sono insabbiate troppo presto in questioni disciplinari,
liturgiche, sacramentali, organizzative. La
pesantezza istituzionale ha finito per soffocare il libero respiro confessante della
fede.
Più recentemente l’interesse primitivo
ha ripreso il sopravvento, in un contesto
culturale e sociale profondamente mutato. La forte pressione politicizzante presente in tutte le chiese ha fatto sentire
il suo peso anche in seno al Consiglio
Ecumenico.
— Quali sono, a suo avviso, i maggiori
problemi che stanno oggi di fronte al
Movimento Ecumenico?
— Il problema massimo del Movimento Ecumenico, da cui dipende la sua vitalità evangelica e la sua non subordinazione alle correnti del secolo è oggi la ricerca del giusto rapporto tra il I e il II
comandamento, l’equilibrio tra il prima
to della fede e la traduzione della vocazione cristiana nella prassi. Se questo
rapporto non è cercato e questo equilibrio non è mantenuto il Consiglio Ecumenico rischia di essere una organizzazione ecclesiastica su scala internazionale e interconfessionale, intesa a sacralizzare gli squilibri di cui soffre il nostro
mondo, dandogli buona coscienza nella
sua chiusura alla dimensione essenziale
delTEvangelo, che è costituita dal problema di Dio nelle sue implicazioni per l’uomo e per la società.
— Ha l’impressione che le comunità
evangeliche italiane siano più mature di
trent’anni fa riguardo alla problematica
ecumenica?
__ Le comunità evangeliche italiane
soffrono di una deficienza cronica di coscienza teologica, che nessuna trasformazione — non solo nel nostro secolo, ma
anche nei secoli precedenti — è riuscita
a scuotere. Nei confronti delTecumenismo
la loro reazione non è teologica, ma psicologica: psicologia polemica ieri, psicologia irenica, cioè conciliante, oggi.
Non mi sentirei di valutare più matura
la seconda reazione rispetto alla prima,
tanto più che le nostre comunità sono
giunte r.lTEcumenismo con un ritardo di
30 anni, hanno conosciuto TEcumenismo
non nelle sue motivazioni bibliche originali, ma nelle sue versioni posteriori, ben
più discutibili.
A questo sentimentalismo teologicamente invertebrato non partecipano le
correnti giovanili delle nostre comunità,
che sembrano per contro sensibili a uno
solo dei motivi presenti nella problematica ecumenica, il motivo che dovrebbe
essere limitato al Department on Church
and Society (Dipartimento Chiesa e Società), ma che tende a impregnare delle
sue impostazioni tutti gli altri settori.
■Vittorio Subilia
5
AGAPE 1-4 MAGGIO
Operai a confronto
Esperienza evangelistica
Dal 1 al 4 maggio si è svolto ad Agape
(Frali) un incontro per operai italiani e
francesi.
Scopo dell’incontro era quello di uno
scambio di idee e di esperienze sulla situazione politica, sociale e sindacale, del
lavoro politico e delle esperienze di fede
nei due paesi. I partecipanti, in maggioranza operai credenti militanti in diverse
organizzazioni della sinistra, nelle conclusioni dell’incontro hanno giudicato molto
positiva l’esperienza ed hanno chiesto ad
Agape ed alle Equipes Ouvrières Protestantes di programmare altri incontri in
futuro. È stato osservato come gli scambi
internazionali avvengano sempre a livello ufficiale da parte delle organizzazioni
sindacali e politiche e raramente riescano a coinvolgere la base operaia. In questo caso invece ciò è stato possibile forse
perché le organizzazioni che hanno promosso quest’incontro non hanno preoccupazioni di etichetta e sono molto sensibili
ai problemi della formazione a livello di
base.
L’incontro ha avuto tre momenti principali: il primo di conoscenza della situazione politica, il secondo di scambio di
esperienze di lavoro politico, il terzo di
discussione della problematica della lettura biblica e del rapporto fede-politica. La situazione italiana è stata descritta
efficacemente da Mario Miegge' che ha
evidenziato la natura della crisi politica
che stiamo attraversando (che è crisi del
regime democristiano) ed ha individuato
nel sindacato e nelle nuove forme di democrazia diretta (consigli di fabbrica e
di zona) gli strumenti di una politicizzazione di massa degli operai e di larghi
strati della popolazione. Tra i problemi
aperti per uno sbocco dell’attuale situazione vi è il contesto politico internazionale, il non risolto rapporto partiti-sindacati, la possibilità concreta della strategia del « compromesso storico ». La situazione francese, dove la sinistra unita
attorno al programma comune di governo ha raggiunto quasi il 50% dei suffragi alla elezione del presidente della Repubblica, è stata illustrata da una tavola
rotonda a cui hanno preso parte esponenti di tutte le forze della sinistra. Da
questi interventi è apparso chiaro che
mentre sul piano politico la proposta del
« programma comune » trova aggregate
molte forze sociali sul piano sindacale si
La Spezia
hanno strategie assai diversificate. La situazione francese vede infatti una maggiore divisione sul piano sindacale e minori
esperienze di crescita politica unitaria a
livello di fabbrica. Nella giornata di
scambio di esperienze di lotta i compagni francesi hanno posto numerose domande agli italiani per meglio capire una
situazione, come quella italiana, che ha
contenuti di lotta simile a quella francese ma forme di lotta assai diverse; di qui
le domande sull’autoriduzione, sul rapporto tra lotta di fabbrica e lotta per la
riforma ecc.
Interessante la relazione di P. Bogo,
tecnico airiBM, sulla lettura biblica che
ha messo in evidenza come il contesto polemico in cui si legge la bibbia unito ad
una esegesi dei testi fatta con tutti gli
strumenti scientifici di cui si dispone,
renda attuale e viva la Parola e come
questa modifichi radicalmente gli atteggiamenti e l’etica dei militanti credenti.
Da un compagno non credente è .venuta
una osservazione interessante: vi sono
molti problemi che le organizzazioni politiche della sinistra non approfondiscono
ad esempio quello dei rapporti interpersonali. Il contributo dei militanti credenti su questo putito è importante e la ricerca che questi fanno va tenuta molto
presente, in quanto occorre non solo rinnovare la società ma anche l’uomo.
La chiesa metodista e la giunta della
EGEI toscana, in seguito ad una riunione con i rappresentanti dell’Associazione
italiana per l’assistenza agli spastici (A.I.
A.S.) di La Spezia, hanno inviato una
lettera all’Amm. provinciale e al sindaco, in cui esprimono la loro solidarietà
con l’A.I.A.S. per la pubblicizzazione dei
servizi e la creazione di un consorzio rappresentativo delle forze democratiche.
Finora l’assistenza agli spastici è affidata unicamente ad Istituti privati.
Campi estivi
Adelfia
Nel corso dell'anno 1974, la Chiesa Battista di Venaria (cittadina posta nelfiinimediata cintura a nord di Torino) desiderosa, nella guida della potenza dello
Spirito Santo, di predicare TEvangelo del
Signore Gesù esternandosi oltre le quatro mura del proprio locale di culto, ha
vissuto una particolare esperienza di testimonianza che s’è svolta attraverso tre
fasi consecutive: prima, durante e dopo.
Tutta la fratellanza, alTunanimità, dopo aver sottolineato a più riprese l’importanza della Comunità locale espressione qui ed ora del Corpo di Cristo che, al
servizio di Dio, è il « fulcro » per una
reale e permanente attività di testimonianza nella propria « Gerusalemme » (cf.
At. 1: 8), ha messo di proposito da parte
l’idea di fare una tradizionale « campagna d’evangelizzazione » con predicazioni
« lampo » di un’ora al giorno. Questo per
diversi motivi, ma in particolare perché
psicologicamente i credenti fanno ricadere ogni responsabilità sulla persona del
predicatore scelto per l’occasione, che fa
la sua apparizione, sul podio e poi sparisce. Non ci si sente, cioè, come Chiesa
tutti direttamente e personalmente coinvolti. .Si rimane come uditori facendo
sémplicemente numero fra quelli che
ascoltano,^ tanto che, il più delle volte la
« folla >> degli spettatori è formata da so. lo credenti e sempre dagli stessi.
Dopo alcuni mesi di preparazione e di
consacrazione al Signore in riunioni di
culto, di preghiera nel locale e nelle case, di studio della Bibbia, ecc., dove si sono anche analizzati i vari problemi indi
Incontri femminili
Corato
2-14 luglio
CAMPO CADETTI (età 12-15 anni)
Quota L. 19.500
Direttore del campo : Ennio Del Priore
Tema : « Evangelo e Società ».
15-30 luglio
CAMPO POLITICO (età superiore a 16
anni).
Il campo sarà organizzato e gestito direttamente dal gruppo FGEI di Taranto,
quota L. 30.000.
Téma : « Questione meridionale e inchiesta su particolari situazioni siciliane ».
Informazioni ed iscrizióni per questo
campo presso Sergio Velluto, Via Madre Grazie 12 - 74100 Taranto.
1-20 agosto
CAMPI FAMIGLIE
Il comitato, dopo le positive esperienze
della scorsa estate, desidera estendere a
tutte le famiglie la possibilità di un soggiorno ad Adelfia.
I direttori organizzeranno incontri di
alcune ore al giorno per discutere temi
di carattere religioso-socio-politico.
Quote: Adulti L. 2.000 al giorno, ragazzi
fino a 15 anni L. 1.500; iscrizione L. 1000
a persona.
Notizie ed iscrizioni:
Pino Testa - Via Volturno, 7
93016 Riesi (CL) - Tel. (0934 ) 928.530.
Il giorno 1° maggio si è tenuto nei locali della chiesa valdese a Corato un
convegno interdenominazionale femminile a cui hanno partecipato una cinquantina di rappresentanti delle diverse attività femminili delle comunità della federazione regionale.
Alla presentazione di temi in programma ha fatto seguito un ampio dibattito
che si è concretato in alcuni ordini del
giorno. Li pubblichiamo nel loro testo ap
provato daH’assemblea.
Aborto
Le donne partecipanti al convegno femminile
interdenominazionale di Puglia e Lucania, tenutosi a Corato il 1° maggio 1975, si affiancano a
tutti coloro che si battono affinché la nuova legislazione suU’aborto dia alPindividuo la piena
libertà di scegliere secondo la propria coscienza.
Invitano le donne evangeliche ad impegnarsi
nella raccolta di firme per l’abolizione, mediante
referendum, delle leggi punitive in materia.
Di fronte alla gravità del problema che riguarda la vita umana, sollecitano contemporaneamente la creazione di centri di educazione
sessuale e di consultori matrimoniali.
Federazione femminile nazionale
Le donne partecipanti al convegno femminile
interdenominazionale di Puglia e Lucania, tenutosi a Corato il 1® maggio 1975, approvano la
proposta di costituire la Federazione femminile
nazionale. In paritempo, affinché questo lavoro
abbia efficacia e rilevanza sul piano locale, nominano le sorelle Marinelli Anna e Nuzzolese
Isabella che affiancheranno le tre sorelle già responsabili del lavoro interdenominazionale.
Questo gruppo di sorelle dovrà interpellare le
sorelle delle varie comunità, anche laddove non
esiste un gruppo femminile formalmente costituito, sulla base di concrete proposte operative
di una costituenda Federazione femminile di Puglia e Lucania.
Assistenza agli anziani
Le donne partecipanti al convegno femminile
interdenominazionale di Puglia e Lucania, avendo partecipato con vivo interesse alla discussione
sul tema dell’assistenza agli anziani, preso atto
delle interessanti iniziative di base già in via di
sperimentazione in alcune zone e comuni d’Italia, decidono di voler prendere parte attiva alla
realizzazione di una riforma assistenziale che
coinvolga tutti i cittadini (scuole, asili nido, consultori medici) e non soltanto gli anziani.
Inoltre s’impegnano ad affiancarsi alle organizzazioni già esistenti per un lavoro di quartiere a vantaggio di tutti.
Campobasso
Domenica 4 maggio, nei locali della
chiesa valdese di Campobasso, si è tenuto il Convegno regionale organizzato dai
movimenti femminili delle tre denominazioni sul tema della « assistenza agli anziani ». Buona la partecipazione (una settantina di persone), con l’adesione di numerosi gruppi in rappresentanza delle
unioni Valdo-Metodista di Napoli (Via
Cimbri, Vomero) e battista (Via Foria),
Valdese e Battista di Campobasso.
All’ordine del giorno anche la proposta
della eventuale costituzione di una Federazione delle unioni femminili, soprattutto perché la mancanza di persona giuridica non consente alle nostre attuali associazioni di inserirsi in altri organismi
femminili (CAF: Consulto di Associazioni femminili), che operano al livello cittadino. La proposta è stata accettata all’unanimità dall’assemblea.
Dopo le relazioni introduttive tenute
dalle sorelle Banchetti, Ricciardi, Sbaffi,
Cannito, la discussione si incentrava sull’analisi della situazione degli anziani individuando quattro problemi fondamentali: povertà, malattia, emarginazione,
solitudine. Il senso di frustrazione degli
anziani dipende — si è detto — sostanzialmente dalla perdita del loro ruolo sociale, dovuta alla mancanza di inserimento nelle strutture produttive: una società
basata sul profitto e sull’individualismo,
abituata a valutare le persone per quel
che possiedono e producono, e non per
quel che sono, emargina chi ha smesso
di lavorare.
Due le linee possibili di intervento, che
naturalmente non sono in alternativa : la
creazione di strutture assistenziali efficienti con personale qualificato (assistenti geriatriche), perché gli anziani non siano sradicati dal loro ambiente e costretti
a vivere in ospizi che la società isola ed
emargina. (Si indicava come esempio la
situazione delle Valli, dove molto è stato fatto nel senso di una cura ed assistenza domiciliare agli anziani).
Ma la via « assistenziale » non può essere l’unica, né risolve il problema del recupero degli anziani sul piano psicologico e del loro effettivo reinserimento. L’impegno va speso anche nel senso di mutare certe situazioni e strutture della società, per restituire un’identità ed un ruolo agli anziani secondo le attitudini e le
disposizioni che ciascuno di essi senza
dubbio possiede. La pensione non deve
diventare il sospirato traguardo che segni la fine di ogni attività, nia il momento in cui l’anziano possa dedicarsi liberamente all’attività che gli è più congeniale.
Un’indicazione importante in questo
senso veniva fornita da G. Sciclone di
S. Giovanni Lipioni che parlava di strutture familiari e comunitarie più aperte
e disponibili come premessa per risolvere in prospettiva i problemi della solitudine e dell’emarginazione degli anziani, e
per sdrammatizzare d’altro canto certi
rapnorti personali (padri-figli, suocerenuore), guasti e logori a causa della convivenza "forzata in famiglie disgregate e
atomizzate come sono quelle di oggi.
Rosanna Nitti
viduali e sociali della popolazione di Venaria (città - dormitorio) composta nella
sua stragrande maggioranza da immigrati i giovani del G. G. hanno piazzato la
tenda del Transtudio Cristiano — biblitek con le sue varie attrezzature audiovisive, per tre volte (dall’l aU’ll giugno;
dal 18 al 22 e dal 23 al 27 settembre) in
tre piazze diverse della città.
Lì, sotto la tenda, ogni singolo membro
della Comunità, fratello o sorella d’ogni
età, ha avuto la gioia di testimoniare al
suo prossimo della persona di Gesù, Signore e Salvatore e della propi ia esperienza di fede in Lui, in ubbidienza gioiosa al « grande mandato » (cfr. Mt. 28:
18-20), secondo il proprio dono ricevuto
dall'Alto. .
Durante tutto il periodo delle manifestazioni, di mattina e di pomeriggio, nel
loro tempo libero, a gara i credenti hanno distribuito opuscoli, cantato inni di
lode al Signore e di richiamo al ravvedimento ed alla conversione e dialogato a
tu per tu con i vari passanti che sostavano presso la tenda incuriositi.
Tutte le sere, durante l’incontro comunitario, tutta la comunità presente, sempre al completo, ha proclamato TEvangelo in uno scambio d’esperienze intorno
ad un dato tema biblico attualizzato al
momento. Questo facendo sì, che più delle volte, ci si è trovati a testimoniare delTamore di Dio fino alle due di mattina
a gruppi di persone di ogni età, ma specialmente di giovani che sono, oggi più
che mai, alla ricerca di Dio. ^
Nel ’74 in conseguenza di quest’attività
permanente d’evangelizzazione che ha implicato tutta la (lomunità, sette anime
nuove si sono aggiunte alla fratellanza e
in molte altre è stato posto il seme della
Parola che a suo tempo, quello stabilito
da Dio, porterà il suo frutto.
Siamo nell’anno 1975 e la Chiesa di Venaria ha dinanzi a sé un programma di
testimonianza. Attualmente si sta preparando, con l’aiuto del Signore, per ritroversi in piazza, con la tenda, nel mese di
maggio. Pregate!
Vittorio Perres
Colleferro
Maria Ripari Tassetti, marchigiana trapiantata a Colleferro, apparteneva a quell’ambiente operaio cattolico praticante e
comunista, che sapeva tenere in camera
da letto, con particolare venerazione, la
immagine della Madonna e quella di Stalin insieme.
Questi operai nell’estate 1948 si sentirono profondamente scossi dalla minaccia di scomunica da parte del S. Uffizio.
Ma molti avevano udito Testate precedente la predica della risurrezione al cimitero per la morte di una madre evangelica. Un gruppo di essi, fra cui Maria
Tassetti, si rivolse a due studenti della
nostra Facoltà Teologica, che da Roma
vennero più volte a visitarli. Io conobbi
la sorella Maria alcuni mesi dopo, quando si costituì, la comunità evangelica, che
comprese sempre se stessa come comunità della risurrezione.
Maria Tassetti afferrò il Vangelo con
fede, lo portò nella vita familiare ed educò in quella fede il figlio, oggi anziano di
chiesa, e la figlia che ogni domenica accompagna con l’armonium il canto dell’assemblea. La sorella Maria era sempre
presente, e dopo la Cena del Signore, che
a Colleferro si celebra ogni domenica, nel
momento delle preghiere spontanee pregava con semplicità e la sua preghiera
era risposta alla predica e intercessione
per i sofferenti vicini e lontani, in città
e nella Corea un tempo, poi nel Vietnam.
Una domenica venne il professor Oscar
Cullmann a visitare la comunità, e dopo
il culto tutti lo accompagnarono alla stazione. La sorella Maria parlava aurante
il cammino col professore e gli faceva
molte domande. Bisognava pur approfittare di quella felice circostanza per imparare e chiarire cose oscure. Il professor Cullmann mi disse poi : « Credo che
la sorella Maria mi abbia scambiato per
un profeta! ».
Ora onche questa sorella ci ha lasciati. Nel pomeriggio di domenica 4 maggio la comunità della risurrezione e numerosi concittadini Thanno accompagnata al cimitero. L’hanno sepolta vicino alla sorella Stamura, alla nipote Nadia e
ad altri fratelli e sorelle della comunità
nella speranza della risurrezione. Se la
nostra comunione di fede e di amore nasce per opera dello Spirito Santo, può
qualcosa la morte sull’opera dello Spirito Santo? Non è forse lo Spirito caparra della risurrezione e della vita eterna? Non è Cristo la nostra risurrezione
e la nostra comunione non vive forse in
lui? La comunità canta ogni domenica al
termine della Cena : « Cristo è risorto... »
e intona lo stesso inno ogni volta che si
raduna presso una tomba.
V. Vinay
6
cronaca
a Èie valli oggi
Alleanza
operai
contadini
I problemi relativi all’agricoltura, alla
sua sopravvivenza, sono ritornati di attualità nel paese: dopo gli errori (voluti)
della pianificazione statale e la crisi dell’occupazione nel settore industria, si scorgono già, qua e là, anche se in maniera
irrazionale e senza una programmazione
che sia il frutto di un’indagine conoscitiva delle reali possibilità agricole, dei
« ritorni» all’occupazione agricola.
Non si vede però, nella crisi attuale
dell’agricoltura, soprattutto^ nelle nostre
valli, quali soluzioni possano riproporre
il discorso sull’agricoltura in modo serio
e con delle prospettive, anche se si dà
per buono il sistema cooperativistico di
cui molto si è parlato e la cui realizzazione presenta comunque delle notevoli
difficoltà.
Le Comunità Montane sembrano aver
imboccato, nella fase preliminare al programma di sviluppo economico e sociale,
questa strada: la cooperazione.
L’incontro organizzato dai giovani della Federazione giovanile evangelica italiana delle valli a Prarostino il giorno dell’Ascensione, intendeva discutere questi
problemi: erano stati invitati a questo incontro due tecnici delle Comunità Montane (Giancarlo Bounous ed Enrico Charbonnier) che hanno esposto le linee di
lavoro su cui si intende procedere per
riorganizzare quanto ancora si può della
nostra scassata agricoltura.
Le cose più importanti che sono emerse sono le seguenti: 1) l’indagine statistica applicata ad un comune come Luserna
S. Giovanni ( dunque un comune che ha
delle indubbie risorse agricole), dimostra
come nel ventennio 1951-71, in presenza
di un aumento della popolazione dell’ll,6%, c’è stata una riduzione di forze
lavorative del 52%; a questo corrisponde
una femminilizzazione del lavoro agricolo: mentre gli uomini impiegati nell’agricoltura nella valle si riducono del 32%,
le donne soltanto del 12%.
Questi dati sono senza dubbio altamente indicativi della situazione generale di
abbandono e di impossibilità oggettiva di
vivere di agricoltura, date le premesse a
tutti note.
2) Se è possibile puntare realisticamente verso una via d’uscita occorre fare
un discorso chiaro sulle cooperative e la
loro funzione. Occorre, si è detto, fare innanzitutto un’indagine conoscitiva di quella che è la spesa operaia, ossia sapere
esattamente quali e in quale quantità sono i prodotti richiesti nelle nostre zone;
quindi un’indagine conoscitiva di cosa si
può produrre. Soltanto dopo aver svolto
queste indagini ha senso richiedere l’assistenza tecnica per i contadini, non prima.
Di fronte ai deficit di miliardi di lire
che gravano sulla bilancia finanziaria a
causa di importazioni che potrebbero essere ridotte di molto a favore di un incremento interno, il discorso è sostenibile anche nella zona del pinerolese.
3) 4 questo punto occorre però che
la produzione agricola non sia slegata
dalle necessità del mondo operaio: occorre cioè che le forze sindacali e gli operai
consumatori si incontrino con i contadini
produttori: è in questo contesto che deve
nascere la cooperativa. Di qui la necessità di aprire il discorso all’interno delle
fabbriche, di cercare la saldatura fra lavoratori nell’agricoltura e lavoratori nella fabbrica.
4) Qui allora si pone il problema delle
infrastrutture necessarie per lo sviluppo
della cooperazione: centri di vendita ecc.
che la Comunità Montana ha la possibilità di realizzare nelle zone in cui maggiore è la richiesta, in accordo con produttori e consumatori della più vasta zona pinerolese dove già esistono degli esempi in
questo senso.
In questa prospettiva anche le zone di
alta montagna dove maggiori sono le difficoltà potrebbero rientrare nello spazio
di questo mercato e valorizzare la produzione (latte e formaggio soprattutto), collegandosi a cooperative di trasformazione del latte, ecc.
Si vedrà prossimamente, in seguito all’approvazione del piano di sviluppo delle
Comunità come sarà possibile procedere
concretamente verso questa direzione.
E. Genre
INTERVISTA Al SINDACI DELLE VALLI - 7
INVERSO RINASCA: vota a sinistra per
le politiche e a destra per le comunali
Intervista al Sindaco di Inverso Rinasca, cavaliere Andrea Olivero, proprietario di uno
dei più noti e rinomati ristoranti della Val Chisone
Anche ad Inverso Pinasca è nato un nuovo interesse per la. gestione del comune. Molti i giovani che si presentano
nella lista che è già stata presentata, con la volontà di rendere partecipe la popolazione alle decisioni concernenti le vita comunale attraverso riunioni di borgata e assemblee. Il loro programma è centrato sulla difesa dell’occupazione, il collegamento con la Comunità Montana (per risolvere i problemi dei servizi sociali, trasporti,
ecc.), il collegamento e cooperazione con gli organismi della scuola per l'abolizione delle pluriclassi, (le due
scuole. Piano Maurino e Clot, rispettivamente con due e tre insegnanti, sono pluriclassi), l'istituzione della scuola
a tempo pieno, scuola materna, ecc. Infine, la pianificazione delle infrastrutture (viabilità, acquedotti, fognature).
La lista rappresentata dal consiglio comunale uscente non ha ancora ultimato la preparazione del suo programma e sarà comunque capeggiata dal sindaco uscente Cav. Olivero.
sto lavoro abbiamo ottenuto dalla Regione un contributo dell’80%.
Quindi l’acquedotto rimasto fermo nei
pressi della borgata Viviani e che dovrà
continuare fino alla borgata Gamba, collegando le altre case e borgate (Girmanetto, Eric, Rucassa, Chianaviere, Vouta).
Ho avuto proprio in questi giorno l’assicurazione da parte della Regione di un
contributo al 70% sui 24 milioni richiesti. Questo ci permetterà di portare a
compimento questo lavoro entro ottobre
e di risolvere il grosso problema dell’acqua potabile per queste borgate.
Ciò che non abbiamo potuto realizzare
e che rientrava nel nostro programma è
la strada panoramica Reinaud-Clot; si vedrà nei prossimi anni di risolvere anche
questo problema.
C’è poi il problema delle fognature; abbiamo già dato in appalto per 60 milioni
il tratto Clot-Rocciotegno che è il più urgente, così come dovremo risolvere il problema della raccolta delle immondizie
che vengono attualmente riversate per
. ogni dove creando problemi di inquinamento facilmente evitabili.
In prospettiva resta comunque ancora
la necessità di migliorare la rete stradale, l’assistenza scolastica e poi affrontare, in accordo con la Comunità Montana,
il problema degli Anziani.
Inverso
Pinasca
Piano Maurino
visto dal Serre
delle Vigne
— Come valuta questi 15 anni di amministrazione comunale?
— Bisogna tener conto della situazione
in cui si trovava il nostro comune all’inizio della nostra prima legislatura; mancavano le scuole ùl comune affittava i locali delle scuole di quartiere della chiesa
valdese), occorreva sistemare quasi tutte
le strade comunali, provvedere all’acquedotto, ecc. Poco alla volta abbiamo affrontato tutti questi problemi cercandone la
attuazione progressiva. Tutto sommato,
dunque, il giudizio è positivo.
— Come si sono realizzati i piani di intervento del comune verso tutte queste
opere uguaimente necessarie e pressanti?
— Innanzitutto abbiamo provveduto alle scuole; certo oggi non le faremo più
cosi grandi, così come si cercherebbe tma
maggior concentrazione di bambini in un
solo edificio che ridurrebbe i costi e che
non creerebbe problemi essendoci il servizio di scuolabus. In secondo luogo siamo intervenuti soprattutto per migliorare la rete stradale del comune, asfaltando diversi tronchi, migliorandone altri,
costruendo nuove strade di accesso. Voglio ricordare la strada Reinaud-Faiola,
quella del Serre, di Combavilla, ReinaudGrangia nuova, ai Peyrot.
Per quanto riguarda l’acquedotto abbiamo provveduto al suo primo tronco
Fleccia - Chianavasso e successivamente
Clot - Viviani - Grange - Piano Maurino.
— Quali sono gli interventi programmati non realizzati?
— Come avrà visto si sta lavorando per
l’allargamento e poi Tasfaltatura della
strada Piano Maurino - Chianaviere; un
lavoro da lungo progettato e che solo ora
viene attuato, per vari motivi tra cui la
opposizione di proprietari. Anche per que
ANGROGNA
Impostato un buon lavoro
Sabato 26 aprile, presso la sala valdese
delle attività, al Capoluogo, ha avuto luogo il secondo incontro organizzato dalla
amministrazione comunale, su richiesta
di molti cittadini, per discutere il lavoro
svolto in questi cinque anni, e su come
impostare le linee di lavoro della futura
amministrazione.
Il sindaco Bertin ha aperto la seduta,
con la lettura della relazione ciclostilata
sull’attività dell’amministrazione in questo quinquennio. Poiché sarebbe troppo
lungo illustrare i vari punti di questa relazione mi limiterò a dire che dal modesto bilancio del 1970 ammontante sia in
entrata che in spesa a L. 11.780.955 si è
passati a L. 118.789.000 nel 1975.
Dopo un inizio al rallentatore la riunione è andata via via surriscaldandosi; dopo aver toccato vari argomenti, fra i quali l’assistenza e i servizi sociali, la viabilità e l’elettrificazione, la discussione si
è accentrata sul problema della strada
consorziale Bruere-Porte d’Angrogna.
Il tema più importante toccato in questa assemblea è stato indubbiamente quello delle prospettive e del modo di gestire
il comune. Franca Coisson ed alcuni giovani hanno esposto le linee programmatiche entro cui dovrebbe muoversi la nuova amministrazione che uscirà eletta dalle prossime votazioni.
I punti fondamentali di questo programma sono: 1) Informare, sensibilizzare e far partecipare la gente, a mezzo soprattutto di assemblee quartierali, con
intenti che vanno al di là di una semplice consultazione della popolazione per
porsi invece sul piano della reale parte
cipazione democratica alla gestione della
cosa pubblica; perché il comune non sia
più gestito con un sistema di tipo paternalistico dai soli amministratori; bensì
da amministratori ed amministrati. 2) Rilancio dell’agricoltura e della zootecnia
mediante lo sviluppo e il potenziamento
della cooperativa per la vendita del latte; incoraggiando e cercando se possibile,
di sviluppare nuove forme di cooperazione in campo agricolo, al fine di condurre
i nostri contadini ad un superamento della mentalità individualistica per una collaborazione collettiva a vantaggio economico di tutti. 3) Frenare la speculazione
edilizia, che in questi ultimi anni ha imperversato, particolarmente al Martel.
4) Sviluppare i servizi sociali, con interventi che diano la priorità alle zone più
disagiate e lontane.
La discussione è poi passata sul terreno delle liste. L’amministrazione in carica ha annunciato il proprio ritiro in blocco. È stato chiesto al parroco don Ricca
se corrispondevano al vero le voci secondo cui egli si sarebbe fatto promotore di
una lista. Il parroco ha risposto affermativamente presentando un elenco di nomi, fra i quali figuravano quelli di alcune
persone non di Angrogna, che però si sono fatte costruire la villetta nel nostro
comune.
Alla precisa domanda, se queste persone sarebbero state disposte ad appoggiare e portare avanti il programma da noi
precedentemente esposto, don Ricca ha
Adelchi Ricca
(continua a pag. 1)
— Inverso Pinasca è uno dei comuni
delle valli politicamente più orientati a
sinistra (PCI-PSI); come spiega il fatto
che a livello comunale la lista delle sinistre sia ormai da 3 legislature battuta da
quella di centro-destra?
—• Non guardiamo a questa o a quella
tendenza nel senso che l’appartenenza ad
un partito è secondaria; la nostra lista è
fatta da persone che non hanno una tessera, come non l’ho io. Quello che ci interessa è di essere utili al nostro comune
e basta.
— Dopo 3 legislature si ripresenterà
alle prossime eiezioni?
— Nonostante la mia non più giovane
età (classe 1903) e le non poche difficoltà
di questo lavoro mi ripresenterò ancora
perché ci tengo a portare a termine altri
lavori e impegni; questo è l’unico motivo che mi spinge a non rinunciare.
SCHEDA
La storia del comune di Inverso Pinasca è alquanto insolita rispetto ad altri
comuni delle valli; nel periodo fascista
il comune perse la sua autonomia e venne unito al comune di Pinasca (1928) ed
è solo dopo la Liberazione e dopo lunghe
discussioni (lo si voleva unire a Villar
Perosa) che riconquistò la sua autonomia, nel 1948, con una giunta comunista.
Dal 1961 il comune è retto da una giunta
democristiana - liberale - socialdemocratica (che si definisce «indipendente»).
Il comune si estende lungo 4,5 Km. dall’inverso di Pomaretto fino al confine con
S. Germano, sulla destra del Chisone; le
montagne che si inerpicano quasi a picco portano nella zona del comune di Pramollo. I terreni coltivabili sono molto ridotti, in buona parte pascoli, risucchiati
dalle acque straripate del Chisone.
La popolazione residente all’ultimo censimento è di 637 persone, distribuite nelle numerose borgate del comune; le più
note sono Clot, Fleccia, Reinaud, Paiola,
Chianavasso, nella zona nord della valle,
quindi: Viviani, Grange, Piano Maurino,
Chianaviere, nella zona sud.
Le scuole elementari sono dislocate a
Piano Maurino e al Clot.
Inverso Pinasca è anche uno dei pochi
comuni che non abbia un tempio valdese: la parte nord appartiene alla comunità di Pomaretto, quella sud a Villar Porosa. La popolazione, diminuita negli ultimi anni tende a riassestarsi in seguito
a numerose nuove costruzioni.
7
delle valli
TORRE RELUCE
Villar Penosa
Per un impegno nella scuola
i
Continua su alcuni giornali locali di destra una violenta polemica nei confronti
del Consiglio di Circolo di Torre Pellice.
Su questo fronte comunque si pone un
dato positivo e cioè la presa di posizione
di moltissimi genitori, che hanno sentito
il dovere di esprimere un loro punto di
vista, mentre altri molto più modestamente limitano la loro azione ad una
sterile critica per la Commissione elettorale.
Chiuderemo questo argomento in due
parole in quanto riteniamo che la risposta debbe venire dal maestro Frache e
dai suoi collaboratori, del resto già « discolpati » dal Provveditorato, che ha ritenuto di non dover intervenire. Ci preme
invece fare alcune considerazioni sull’aspetto generale al solo scopo di avviare un dialogo costruttivo fra quanti sono
animati da serie intenzioni e non si limitano ad accusare chi non è del proprio
parere.
Fummo i primi ad affermare che una
vera democrazia nella scuola richiedeva
che tutti, tramite il loro voto, potessero
essere partecipi delle scelte della scuola. E per tutti intendevamo docenti, non
docenti, genitori ed anche tutta la popolazione, che è direttamente cointeressata.
Tutto questo lo avevamo affermato sul
programma della lista n. 1, che teniamo
a disposizione in particolare per quei
« 180 genitori » firmatari della lettera apparsa sul Pellice, ove non avessero avuto
modo di leggerlo a suo tempo.
Purtroppo dobbiamo ammettere che
non esisteva alcuna possibilità di accordo
fra i due schieramenti che si sono « naturalmente » formati al Consiglio di Torre. Non ci risulta daltronde che questo
accordo sia stato ricercato da nessuna
delle due parti; il che è logico se si ammette che i programmi costituiscono un
preciso impegno e non vuote parole.
Ne è conseguita una maggioranza formata dai rappresentanti interni più impegnati per un rinnovamento della scuola e da quei genitori che avevano appoggiato la linea dei sindacati. Per maggior
precisione si deve inoltre ricordare che a
livello di insegnanti di scuola materna e
di non docenti la presenza di liste uniche sta a significare che neirambito di
queste due categorie vi è stata una scelta unanime per un programma avanzato.
Superato il primo scoglio delle elezione
dei vari organi di gestione, di cui ampia,
e non disinteressata, cronaca è stata fatta sui giornali locali di destra, il Consiglio di Circolo ha preso alcune decisioni
qualificanti e che provano la volontà della maggioranza di mantenere i propri impegni.
Importante ci sembra anzitutto la decisione di rendere effettiva la pubblicità
degli atti diffondendoli capillarmente ai
vari livelli. Non toglie nulla al valore di
questo impegno il fatto che finora non
sia ancora stato concretizzato, per motivi
che non conosciamo e che saremmo grati ci venissero spiegati.
Un senso di vuoto abbiamo provato
giorni or sono quando un genitore ci ha
detto che suo figlio, alunno di una classe
della Valle, gli aveva chiesto cos’era il fascismo di cui aveva sentito parlare da alcuni compagni; il ragazzo aveva « rimproverato » il padre e la scuola di averlo
tenuto nelTignoranza.
Abbiamo narrato questo piccolo fatto
per dire che ben viene l’iniziativa del
SERVIZIO MEDICO
fostivo e notturno
Comuni di ANGROGNA - TORRE PELLICE LUSERNA S. GIOV. - LUSERNETTA . RORA'
Dal 17 al 23 maggio
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Consiglio di Circolo che si è fatto promotore di una iniziativa non celebrativa ma
istruttiva in occasione del trentennale
della Liberazione.
Ci risulta che questa decisione non è
passata facilmente al Consiglio di Circc^
lo, in particolare per l’opposizione (minima) della minoranza, che pur non osando opporsi esplicitamente ha tentato di
bloccare questa iniziativa. Pensavamo ingenuamente che questo non potesse succedere nella « antifascista Val Pellice ».
Aldo Charbonnier
Luserna S. Giovanni
Con la fine di questo mese la nuova costruzione dell’Asilo dei Vecchi entrerà in
funzione.
’Tutti coloro che desiderano visitare i
locali potranno farlo nel pomeriggio delle domeniche 18 e 25 c. m. dalle ore 14
alle 18.
Una persona incaricata accompagnerà
i visitatori nei vari reparti.
Consiglio di Circolo. — Due sedute del
Consiglio di Circolo di Villar Perosa sono state dedicate alla discussione delle
relazioni presentate dalle commissioni
nominate nella seduta del mese scorso.
Gli argomenti erano : medicina scolastica, pluriclassi, tempo pieno.
Per la medicina scolastica, si è deciso
di richiedere ai Comuni o eventualmente
alla Comunità Montana un allargamento
del servizio di medicina preventiva, anche con la collaborazione dei medici locali. Per tutto quanto riguarda l’assisteriza scolastica, che ora dovrà essere gestita dagli Enti locali, si proporrà alle nuove amministrazioni la nomina di commissioni miste (amministratori, insegnanti, genitori) per spendere nel modo migliore il contributo regionale.
Più problematica è parsa la richiesta
di alcune classi sperimentali di scuola a
tempo pieno ; il Circolo di Villar Perosa
non ha mai realizzato iniziative di questo
tipo, che invece sono state attuate con
un certo successo nel Circolo di Torre
Pellice, zona molto simile alla nostra.
Su questo argomento, si è proposto di
convocare assemblee aperte in tutto il
Circolo, perché i genitori degli alunni siano informati e possano scegliere consapevolmente il tipo di scuola più formativo per i loro figli.
FESTE DI CANTO
La pioggia e la neve, ricomparsa in
questi giorni di maggio’, non hanno impedito a cinque corali delle Chiese della
Val elùsone ; Prarostino, S. Secondo, S.
Germano, Villar Perosa e Pomaretto di
riunirsi nel tempio di Pramollo, domenica pomeriggio 4 corr. m., insieme al gruppo dei trombettieri e ad un numeroso
pubblico per lodare il Signore «con la
voce del canto e con trombe » nella gioia
della comunione della fede e della solidarietà fraterna.
Dopo l’introduzione del pastore locale,
che ha dato il benvenuto a nome della
comunità ospitante, il programma è stato
via via presentato dal pastore E. Aime,
presidente della Commissione per il Canto Sacro, il quale ha mandato al pastore
M. Ayassot un saluto augurale di buoti
ristabilimento ed ha invitato i presenti
a preoccuparsi non soltanto di cantare
bene seguendo il ritmo consono al testo
degli inni dei nostri innari, ma anche a
riflettere sulle parole dei nostri inni, attraverso le quali la comunità prega, adora, domanda perdono, glorifica il nome
del Signore.
Dirette dalla sig.na E. Turck e dal pastore Aime le corali riunite hanno cantato gli inni 64, 26S, 232 e 123 della raccolta
italiana e 143 e 70 di quella francese. Ogni
corale, come di consueto, ha presentato
due brani del proprio repertorio ed il
gruppo dei trombettieri ha suonato per
tre volte : alTinizio una « Ouverture-Intrade» di Marc Antoine Cherpentier Pezelius, a metà programma « Sonata » n.
13 per 2 Cori di Giovanni Gabrieli e come chiusura : « Sonata in 4 movimenti »
di Praetorius.
Prarostino ha cantato l’inno italiano
133 e « A Gesù vincitor »; S. Secondo l’inno italiano 210 ed il canto spirituale « Signore, io so che la mano tieni su me » ; S.
Germano Chisone l’inno italiano 277 e
l’antico canto natalizio normanno « Le
petit Jésus est né»; Villar Perosa l’inno
italiano 264 e « Bénissez Dieu ! » ; Pomaretto l’inno francese 179 e « Risvegliatevi ! ci chiama un grido ».
Tanto gli inni d’insieme quanto quelli
singoli sono stati ben curati sia come preparazione che come esecuzione ed un numero crescente di giovani vengono a rimpolpare le varie corali, il che fa bene sperare per il futuro.
Un plauso alle direttrici ed ai direttori
per l’opera che svolgono di anno in anno
con grande passione ed amore, ai trombettieri per la loro apprezzata collaborazione ed un incoraggiamento ai componenti le corali a perseverare nel loro impegno. La Chiesa di Pramollo ringrazia
per la visita e per la testimonianza di fede ricevute.
il primo offrendo ad una cinquantina di
persone anziane un pomeriggio di recite
e canti; l’Unione Femminile ha organizzato il secondo.
Domenica 27 i fratelli Davide e Celina
Eynard, residenti a Torino hanno celebrato le loro nozze d’oro; rinnoviamo i
nostri auguri.
Pramollo
• Sabato 10 c. m. abbiamo invocato la
benedizione del Signore sul matrimonio
di Long Livio e di Jahier Mara (Pramollo); a questi sposi che si stabiliranno ad
Inverso Pinasca l’augurio fraterno che il
Signore sia l’ospite del loro focolare.
• Domenica 18 c. m. alle ore 10, dopo il
culto e la celebrazione della S. Cena, avrà
luogo l’Assemblea di Chiesa per: lettura
della Relazione annua del Concistoro ;
nomina dei deputati alla prossima Conferenza Distrettuale ed al Sinodo; nomina dei revisori dei conti; varie.
• Domenica 25 c. m. alle ore 15 apertura
del nostro Bazar, a cui tutti sono cordialmente invitati.
Impostato
un buon lavoro
(segue da pag. 6)
Villar Pellice
La festa di canto delle corali della vai
Pellice si è tenuta domenica nel nostro
tempio. Ha fatto seguito un vivace dibattito sulla funzione delle feste di canto.
La nostra comunità ha organizzato domenica 20 e domenica 27 due incontri: il
primo riservato alle persone anziane della comunità, il secondo alle ospiti del padiglione psichiatrico di Torre Pellice.
L’Unione delle Giovani ha organizzato
S. Germano
Domenica 11 maggio, l’assemblea di
Chiesa ha preso le seguenti decisioni;
a) Rieletti gli anziani; Gustavo Bounous (Sagna), Giulio Martinat (Autaretto), Enzo Tron (Villa A), Ezio Rostan
(Gondini), Gustavo Balmas (Chiabran
di). .
b) Nominato il nuovo anziano di villa B nella persona di Frida Griot in Massel. A questi fratelli chiamati ad ima responsabilità precisa rivolgiamo una parola di riconoscenza e di incoraggiamento.
c) Eletti delegati alla Conferenza Distrettuale: Elio Rostan, Nino Long, Rosanna Pireddu, supplente Giancarlo Bounous.
d) Delegati al Sinodo: Gustavo Ribet,
Giancarlo Bounous, supplente Ileana Lanfranco.
e) Si è deciso di accettare l’aumento
proposto delle contribuzioni alla Cassa
Centrale del 24%. Ci auguriamo che tutti
ne capiscano le ragioni. Per quel che riguarda le spese locali l’aumento è stato
contenuto nel 10%. Per il nuovo anno finanziario appena iniziato la quota prò capite sarà di L. 10.720 per membro (Cassa
Centrale) oltre a L. 3.865 per membro
(spese locali). Si tratta ancora di uno
sforzo ragionevole... purché tutti « vogliano » veramente.
f) È stato presentato un succinto rendiconto delle spese dell’anno trascorso,
rendiconto che ha permesso di sottolineare che la situazione finanziaria della comunità è essenzialmente sana. Non dimentichiamo tuttavia il grosso sforzo che
sta dinanzi a noi e che concerne la ristrutturazione delle scuole.
g) La comunità ha infine esaminato il
problema degli istituti per minori, già affrontato in Concistoro e nelle riunioni
quartierali. L’assemblea ha giustamente
sottolineato che era impossibile di votare To.d.g. presentato alla discussione o
un altro analogo senza uno scambio di
idee più approfondito. È emerso chiaramente dalla discussione che la maggioranza dei presenti domanda fermamente
che gli istituti siano dichiaratamente ed
esplicitamente evangelici ed evangelizzatori. Avremo con ogni probabilità un’ulteriore assemblea di Chiesa a questo riguardo.
Doni pro Eco-Luce
falla Graziella, Torre Pellice 1.000; Codino Livio, Canada 12.600; sig.ra Marzitelli, Canada
6.200; Nicola Margherita, Savona 1.000; Fonio
Bianca, Cannerò 5.000; Gay Vincenzo, Torino
1.000; Suore Svizzere, Napoli 1.000; Pons A. E.,
Francia 2.000; famiglia Migliotti, Luserna San
Giovanni 500; GriU Oreste, Frali 500; Bettoni
Pietro, Bergamo 5.000; Ebert Gönnet Alberta
Germania 2.000; Genre Enrico, Torre Pellice
1.000; Prassuit Camilla ved Aversa Chiavari
1.000; Zaccone Giorgio, Cuneo 5.000; Miegge
Lino, Montecchio Emilia 5.000; Cassano Ulrico,
Ge-Sampierdarena 1.000; Del Monte Lea, Carrara 1.000; Rivoira Lucilla e Luciano, Torino
5.000; Michelangeli Franco, Roma 5.000;
I figli e parenti tutti del caro scomparso
risposto in modo evasivo ed ambiguo, dicendo che il programma doveva farsi dopo le elezioni. Ne è seguita una vivace discussione da cui è emersa l’inconciliabilità delle nostre posizioni con quelle di
don Ricca. Al termine della seduta un
buon numero di persone si è raccolto intorno a noi manifestando la propria adesione alle nostre linee programmatiche, e
dichiarandosi disponibili ad un lavoro di
gruppo. Si decide allora di ritrovarci tutti insieme al Capoluogo la sera del 1 maggio con il duplice scopo di coordinare e
dividerci il lavoro e di far uscire i nomi
per una lista. '
Alla seduta del 1 maggio, per poter avere un quadro d’insieme dei problemi e
delle necessità di Angrogna il gruppo si
è diviso in sette commissioni ognuna delle quali ha studiato un determinato settore, stendendo poi una relazione. Ecco
l’elenco dei problemi studiati dalle commissioni: 1) strade, acquedotto, elettrodotto; 2) trasporti pubblici, segnaletica;
3) sport e turismo; 4) agricoltura e zootecnia; 5) scuola, cultura, informazione;
6) servizi sociali; 7) edilizia.
Viste le risultanze di questo lavoro, il
gruppo nomina tre persone incaricate a
redigere il programma definitivo, da ciclostilare e distribuire alla popolazione. In
ultimo si parla delle persone da presentare come candidati di lista senza giungere ancora a conclusioni definitive. La
questione viene rimandata alla prossima
seduta fissata per la sera del 9 maggio.
Emilio Comba
Cav. di Vittorio Veneto
riconoscenti e commossi per la dimostrazione di
affetto e di stima tributala al loro congiunto,
ringraziano di gran cuore tutti coloro che con
la presenza e scritti si sono uniti al loro dolore.
Un particolare ringgraziamento al Dott. Fo»neris, al pastore Giovanni Conte, alle suore del
reparto e alla famiglia Emilio Martinat che si
sono prodigati con premurosa assistenza durante
tutta la lunga malattia.
San Germano Chisone, 9 maggio 1975.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Goiisson e Peyronel, profondamente commosse per la manifestazione di stima
e di affetto tributata alla loro cara estinta
Maria Susanna Lina Talmon
ved. Coisson
ringraziano tutti coloro che hanno preso parte al
loro grande dolore e si sono inoltre prodigati per
la loro cara. Un ringraziamento particolare al
Dott. Gardiol, alla Sig.ra Rampa e a tutto il personale Valdese di Torre Pellice, al pastore dott.
Sonelli.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia di
Cardon Irma nata Costantino
AVVISI ECONOMICI
DIRIGENTE industriale italiano residente a
Francoforte con moglie e due bambini cerca
signorina italiana alla pari per settembre ’75giugno 76. Scrivere a Firenze, via del Bobolino 38 - signora Zilli Gay.
commossa e riconoscente per la grande dimostrazione di stima e di affetto tributata, alla sua
cara, sentitamente ringrazia tutti coloro che sono stati di aiuto e conforto nella dolorosa circostanza. Un ringraziamento particolare ai parenti
e vicini di casa, al pastore Genre e al dott. Ros.
Prarostino, 7 maggio 1975
8
8
CRONACHE ANTIMILITARISTE
a cura di emìlio nìtti
Ordine pubblico
Con l’approvazione della legge Reale è cominciata la
campagna elettorale
Cittadini di serie B
L’importanza delle prossime elezioni
amministrative e la durezza dello scontro tra i vari partiti sono la cornice fondamentale in cui va collocato il dibattito
intorno aH’ordine pubblico e l'approvazione alla Camera della cosiddetta legge
Reale.
I gravi atti di violenza fascista del mese scorso, le innumerevoli provocazioni
ed anche la scarsa validità delle risposte
di alcune organizzazioni di sinistra sono
sembrati il segno del progressivo riaffermarsi della violenza come metodo di confronto e di lotta politica. E davvero non
si può negare che questo sia l’intento delle forze che da sempre speculano sull’insicurezza della popolazione, per proporsi
come garanti dell’ordine, come d’altra
parte confermano gli intrecci tra gruppi
politici e criminalità comune. Un simile
terreno è sempre stato favorevole e funzionale alla destra eversiva, anche quando ha coinvolto, più o meno consapevolmente, gruppi ispirati a tutt’altra ideologia.
È così che nel 30° anniversario della
Resistenza si è pensato di tutelare la repubblica dal risorgente fascismo...! Certo, dover riconoscere che dopo tanto tempo il fascismo gode di credito in parte
del popolo italiano e, cosa ancor più grave, in una parte di giovani, è un’amara
confessione dei limiti del cammino compiuto sulla strada della democrazia. Ma
la cosa più preoccupante è il modo con
cui si è pensato di opporsi al neo-fascismo. Sappiamo che il fascismo si combatte innanzitutto sul terreno economico,
eliminando la disoccupazione e i motivi
di malcontento derivanti dalle incapacità
e dalla corruzione degli amministratori
pubblici; sappiamo che il fascismo sì
combatte democratizzando interamente lo
Stato, eliminando i corpi separati, aprendoli alla dialettica politica, sindacalizzando le forze di polizia, modificando la vita
e la disciplina delle Forze Armate; sappiamo che il fascismo si combatte favorendo, con le riforme sociali, quella larga unità popolare e quella sensibilizzazione ai problemi reali del Paese, che
consentono una crescita complessiva della democrazia.
Questo non esclude che possano anche
essere adottati nuovi e più efficienti provvedimenti legislativi, che snelliscano le
procedure anticrimine con accorgimenti
tecnico-giuridici. Ma una tal legge, priva
di tutto quel contesto, priva cioè di un
concreto impegno di lotta antifascista,
non è una legge antifascista e quindi non
è una garanzia contro la criminalità politica e comune. Tale è la legge Reale.
I 40.000 americani caduti in Italia
giurante la seconda guerra mondiale
ricordati dal Console degli Stati Uniti
durante le manifestazioni
per il 30° anniversario della liberazione
promosse I dalla Comunità Montana
Val Sangone
II Console degli Stati Uniti, Paul Baxter Lanius, Jr., ha preso parte alle manifestazioni per il XXX Anniversario della Liberazione e cessazione del Conflitto
e per il XXV Anniversario della Costituzione della Repubblica Italiana, promosse dalla Comunità Montana Val Sangone e svoltesi a Forno di Coazze.
Dopo lo scoprimento di un cippo commemorativo, in un breve intervento, il
console Lanius accennando alla perenne
attualità degli ideali della Liberazione ed
allo spirito di solidarietà internazionale
che sostenne tutta l’azione di quel periodo, ha ricordato i quarantamila americani caduti in Italia durante l’ultimo conflitto, «morti che non potranno mai essere dimenticati perché ben 16.767 di questi caduti sono parte della stessa Italia,
e lo saranno sempre, essendo sepolti qui,
in questa terra ».
Montevideo (Adista) — Il governo uruguayano ha ordinato la chiusura della
rivista cattolica « Vispera », accusata di
avere legami con movimenti « sovversivi » di sinistra. Il governo ha anche accusato la rivista di appoggiare il governo
cubano e di aver pubblicato articoli favorevoli a Salvador Allende. La censura fascista continua il suo triste operato.
E vero che alcuni emendamenti colpiscono esplicitamente chi tenta la « ricostituzione del PNF », ma il Governo, soprattutto per bocca della DC e del PSDI, ha
affermato di voler contrapporsi ad ogni
violenza, rifiutando di riconoscere nel fascismo la causa vera e prima della violenza. Fin da ora quindi la legge non si
presenta come legge antifascista e chi
dovrà usarla non dà garanzie di antifascismo. Ed allora è lecito domandarsi;
contro chi sarà usata questa legge, nel
trentennale della Resistenza?...
Dicevamo che le polemiche sul tema
dell’ordine pubblico hanno come contesto la campagna elettorale e proprio in
questa prospettiva possiamo trovare conferma della manovra della DC e del PSDI
di cercare elettóri tra i cittadini orientati
a destra. Già altra volta abbiamo affermato che il recupero allo schieramento
democratico di buona parte dell’elettorato del MSI è opera possibile e lodevole,
purché avvenga con una sua reale maturazione e con il ripudio dei miti e degli
inganni fascisti. E invece un modo per
valorizzare implicitamente il fascismo,
spostarsi a destra facendo proprie le sue
affermazioni. Eppure questa seconda sembra la via scelta da quei due partiti di
go^•’erno per la cairipagna elettorale. E
ben lo ha capito il MSI che, dopo aver
osteggiato in più modi l’iter della legge
Reale, ha poi votato a favore di essa, per
combattere quei pericolosi concorrenti
nei confronti del suo elettorato, sempre
affascinato dal mito della legge dura e
del governo forte.
Due settimane fa, parlando dei codici e
dei tribunali militari, dicevamo che i cittadini in divisa, privati dei più elementari diritti civili, sono in un certo senso
dei cittadini di serie B.
Un’ulteriore conferma di questo fatto
— potremmo dire di questa assenza totale della costituzione nella struttura militare — è venuta in questi giorni, con la
polemica sulla partecipazione di militari
a manifestazioni pubbliche sulla Resistenza.
Una cinquantina di soldati in divisa,
protetti da ali di manifestanti, ha infatti
partecipato a Torino alla manifestazione
indetta il 24 aprile scorso e questo fatto
ha scatenato la reazione di alcuni parlamentari (Magliano del PSDI, Bonaldi,
Bergamasco e Brosio del PLI) che hanno
presentato « preoccupate » interrogazioni. Il Ministero della Difesa ha risposto
con un comunicato in cui si afferma che
« sono in corso inchieste per individuare
i responsabili, alle quali seguiranno i
provvedimenti del caso », mentre dal canto SUO la Procura Militare di Torino —
che come già era accaduto due mesi fa
Roma (Adista) - L’unica reazione vaticana alla
liberazione di Saigon è stata, finora, una cauta
nota della stampa della Santa sede in cui si ricorda che più volte il papa ha fatto sentire la
sua voce per la pacificazione del conflitto indocinese.
La cautela è la regola diplomatica che impone l’attento esame della nuova situazione prima
di pronunciare giudizi affrettati.
Come saranno i rapporti tra la chiesa e il gogerno Rivoluzionario di Saigon-Ho Ci Minh?
Molto dipenderà dalla gerarchia e dal clero locale. Qualche settimana prima della caduta di
Thieu l’arcivescovo della capitale aveva assicurato che la chiesa avrebbe continuato a vivere
sotto un governo « diverso » cosi come era vissuta sotto il governo nazionalista.
Un atteggiamento molto diverso da quello manifestato dalla gerarchia fino a pochi mesi fa.
la settimana internazionale
acura di tullio viola
RICORDARE...
Dopo la seconda guerra mondiale vi
fu qualcuno che volle e ottenne che i
campi di sterminio nazisti non venissero
distrutti. Sono ancora là, gli abominevoli
lager, essi non sono stati cancellati della
faccia della terra seminandovi su il grano: i tedeschi di questa e delle future generazioni possono e potranno rivederli
ogni tanto a perpetuo ricordo. Crediamo
che questo farà loro del bene.
Non così accadrà agli americani. Ahimè! Le gabbie di tigre del Sud-Vietnam,
a quest’ora grazie a Dio aperte e svuotate, sono tanto lontane da New York e da
Washington, che gli americani delle future generazioni ne ignoreranno perfino
resistenza! « Saigon è caduta e non si
chiama neppure più Saigon (scrive Claude Monnier sul "Journal de Genève’’ del
1.5.’75). Fra alcune settimane o alcuni mesi, il mondo avrà dimenticato il Vietnam.
Altre crisi, altri conflitti monopolizzeranno le opinioni pubbliche ».
Noi non possiamo né vogliamo dimenticare, e perciò rievocheremo qui alcuni momenti salienti dell’ultimo atto della
grande tragedia appena conclusasi.
« Gli accordi di Parigi, che prevedevano
un armistizio all'istante, furono, fin dal
principio, violati da Thieu non solo "militarmente", ma anche "politicamente”,
quando egli impedì che si costituisse il
cosiddetto "Consiglio di riconciliazione"
previsto dagli accordi stessi. Con questo
Thieu impedì anche che si facessero le
elezioni, che dovevano essere preparate
dal detto Consiglio.
Se Thieu si prese la libertà di fare una
simile politica, ciò verosimilmente fu reso
possibile dalle promesse segrete fattegli
da Kissinger e da Nixon. di assicurargli
l'appoggio americano "qualunque fosse il
suo atteggiamento". Rivelatrice, a questo
proposito, è stata la risvosta del portavoce del presidente Ford data alle accuse del senatore Jackson: tale risposta ha
riconosciuto che vi furono effettivamente
dei contatti segreti.
Grazie al "Watergate", il Congresso
americano riuscì a sbarazzarsi di Nixon.
Ma il Congresso ebbe anche ad apprendere, particolarmente con la pubblicazione del famoso "dossier del Pentagono",
come Johnson trascinò gli USA nella guerra preparando e fabbricando, nell'agosto
1964, il cosiddetto "incidente del golfo del
Tonkino". Il Congresso venne a conoscere, non solo con V “affare di My-Lai”, ma
anche in virtù delle testimonianze di soldati raccolte dalla commissione degli
esteri del Senato nell'aprile 1971, la barbarie dimostrata da numerosi reparti
americani. Ed ora il Congresso ha potuto
constatare che, da dieci anni a questa parte, i successivi governi americani hanno
ininterrottamente mentito. Il crollo di
Lon Noi e la falsa manovra di Thieu, il
15 aprile, che ha abbandonato senza combattere i due terzi del paese, nonché un
miliardo di dollari di materiale, hanno
fatto traboccare il vaso.
Il Congresso, con un tratto di penna, ha
cancellato dieci anni di errori, di crudeltà
e di falsificazioni: saggezza e lucidità che,
per quanto tardive, sono degne piuttosto
d'ammirazione che di derisione. Dopo tutto, durante la "nostra" guerra d'Indocina
e durante quella d’Algeria (E un francese che scrive, il giornalista Claude Bourdet di "Le monde” nelTart. già da noi citato sul n. precedente di questo settimanale, V. "Una lezione dura da imparare”),
il Parlamento francese, di fronte ad analoghe menzogne e a paragonabili delitti,
praticò con costanza la politica dello
struzzo".
SDOPPIAMENTO DI PERSONALITÀ’
« Per i sovietici è una regola costante quella di non confondere la ragion di
Stato e gl'interessi di grande potenza con
le fratellanze ideologiche, più o meno
lontane. Non fa scandalo ricevere in pompa magna un Giulio Andreotti presidente
del Consiglio e dedicare il giorno dopo la
suo partenza da Mosca, un editoriale sulla "Pravda" all'elogio dei comunisti italiani per la loro coerente lotta contro il
governo reazionario presieduto dallo stesso Andreotti; o, com’è avvenuto il mese
scorso, accogliere come un amico dell'URSS il premier francese Jacques Chirac e registrare nello stesso tempo con
compiacimento l’offensiva sferrata dal segretario del Partito Comunista Francese
Georges Marcháis contro Giscard d’Estaing e il suo governo. Questo SDOPPIAMENTO DI PERSONALITÀ’, ormai da
tempo, non stupisce né scandalizza più
nessuno, come del resto avviene per la
Cina di Mao. Premere alternativamente
su un acceleratore (la ragion di Stato) o
sull’altro (la solidarietà ideologica) ha
del resto finora procurato ai sovietici
vantaggi consistenti ».
(Da un articolo di Gianni Corbi su
«L’Espresso» del 4.5.’75).
quando alcune decine di soldati avevano
partecipato ad un corteo per il « MSI
fuorilegge » — ha aperto un procedimento penale.
Qual’è dunque il « crimine » compiuto
dai soldati di Torino? Giuridicamente il
comportamento dei soldati che partecipano a manifestazioni viene fatto rientrare fra i reati previsti dall’art. 183 del codice penale militare di pace, sotto la voce « manifestazioni sediziose ». Inutile dire che nell’ottica della giustizia militare
il concetto di sedizione è più che mai
ampio; basti pensare che un altro articolo del c.p.m.p. punisce come atto di ribellione il presentare ai superiori dei reclami collettivi, anche se presentati singolarmente dai singoli soldati.
In questo caso si giunge al grottesco;
il Ministero, e gli onorevoli socialdemocratici e liberali sopracitati — e questo
non fa certo onore al loro (presuto) antifascismo — ravvisano infatti il carattere
di manifestazione sediziosa in una celebrazione della Resistenza, di quella Resistenza che ha generato la Repubblica!
E pur vero che non si trattava di una
manifestazione ufficiale, ma di una fiaccolata promossa dall’A.N.P.I.! La celebrazione ufficiale, alla presenza delle autorità, doveva tenersi la domenica successiva, con tanto di sfilata di militari e di
majorettes. Ma proprio per questo i soldati, a nome del movimento dei soldati
democratici, han voluto partecipare al
corteo delTANPI; perché rifiutavano di
essere irregimentati a forza in una manifestazione ufficiale, e perché solo potevano riconoscersi nella manifestazione popolare del 24. 'Questi concetti sono stati
espressi in un volantino distribuito quella sera, a firma « Soldati democratici ».
Così concludeva il documento: « Questa
partecipazione si configura come un momento di verifica del movimento organizzato nelle caserme e vuole essere una
prima contrapposizione alle gerarchie
militari, avendo come alleate le forze proletarie e la classe dei lavoratori ».
Mercoledì 23 aprile il Tribunale Militare di Torino ha condannato a 16 mesi
di reclusione l’obiettore di coscienza torinese Ezio Rossato.
Ezio, 22 anni, camionista, militante di
un gruppo antimilitarista torinese, nel
gennaio del 1973 aveva presentato una domanda di obiezione di coscienza, motivandola con le proprie convinzioni morali. Dopo 13 mesi la domanda veniva respinta dalla commissione inquisitrice.
AU’inizio di quest’anno, con le modifiche approvate nel dicembre 74, Ezio ha
potuto ripresentare la sua domanda per
il servizio civile, ma frattanto è giunta la
cartolina precetto e, non essendosi presentato in caserma, è stato arrestato.
Al processo il giudice ha detto di comprendere il desiderio di Ezio di prestare
il servizio civile, ma si è chiesto perché
egli non potesse, in attesa di una risposta del Ministero alla sua domanda, iniziare il servizio militare.
L’Avvocato Ramadori di Roma, fra l’ilarità del pubblico presente in aula, ha spiegato come Ezio abbia contravvenuto alla
Legge proprio per poter usufruire della
Legge; se infatti avesse accettato, sia pur
per un breve periodo, il servizio militare,
come avrebbe potuto poi dimostrare di essere un obiettore contrario « in ogni caso» all’uso delle armi? Tuttavia il Tribunale non ha accettato questa tesi, né ha
concesso di sospendere il processo fino
alla risposta del Ministero sulla domanda di obiezione. Così, a più di due anni
dall’approvazione della legge sulTobiezione c’è ancora chi, avendo chiesto di presentare un servizio civile, viene chiamato a svolgerlo... in carcere.
Erika Tomassone e Luca Negro
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