1
ECO
DELLE VALU VALDESI
ig. FEYROT Arturo
i ?/arauda
0062 LUSERNA S.GIOVANNI
Settimanale
della Chiesa Valdese
<»j- : "a»
Anno 107 - NiTin, 35
Una copia Lire 70
ABBONAMENTI
L. 3.000 per Tinterno
L. 4.000 per l’estero
Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Cambio di indirizzo Lire 50
lUUftL FKLiJLlCK — 4 Settembre 197Ü
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Un buon Sinodo ? la pstione razziait al centro dell'attenzione
all'Asseinlilea di Nairobi
Un buon Sinodo? Per certi aspetti sì,
indubbiamente. Una notevole quantità
di lavoro svolto, malgrado verbosità e
perdite di tempo dovute pure a insufficiente preparazione di taluni temi sottoposti alla discussione e decisione dell’assemblea: oltre al suo lavoro consueto, questa ha affrontato due grossi temi, confermazione-battesimo e matrimonio-divorzio, ha proceduto discretamente nell’approvazione degli articoli
della nuova Costituzione Unitaria (ricordiamo che si tratta della nuova "carta” che permetterà alle due sezioni
— europea e sudamericana — della
Chiesa Valdese di mantenere una fondamentale unità pur nella diversità notevole delle situazioni in cui si trovano
a vivere e a operare), ha laboriosamente approvato i nuovi statuti del Centro
Diaconale di Palermo e del Servizio Cristiano di Riesi, ha affrontato la riforma dei lavori sinodali. Il lavoro del
seggio è stato prezioso, e quest’anno
va lodato in modo particolare e senza
riserve quello svolto, con notevole sacrificio e molte veglie, dai segretari.
È stato, poi, un Sinodo discretamente pacato, benché vi fossero sul tappeto questioni abbastanza scottanti e
non sia stata affatto nascosta la contrapposizione netta di posizioni nei dibattiti, nelle dichiarazioni di voto, nelle
votazioni.
È stato, ancora, un Sinodo nel quale
si è empiricamente ed efficacemente
sperimentato un abbozzo di lavoro per
commissioni, affidando a piccoli gruppi
di persone esprimenti vari orientamenti la stesura di ordini del giorno che
raccogliessero i dati del dibattito su di
un dato tema, che stentava a coagularsi in decisione.
Infine l’assemblea sinodale ha proposto all’attenzione delle chiese un certo
numero di problemi e di impegni relativi alla loro vocazione odierna e tali da
sollecitarle a rompere la loro opaca
abitudinarietà e la loro pesante introversione.
Tuttavia non si possono tacere gli
aspetti negativi di un’assemblea come
quella che si è appena conclusa e nella
quale si riflette la nostra Chiesa. Ne segnaliamo due, che ci paiono i più gravi.
In primo luogo, continua a risultare
mancante l'indicazione di una direzione, di un orientamento che s’imponga
a tutti con l'autorità dell’Evangelo. Gli
uni avvertono e avversano negli altri
pesanti condizionamenti e conformismi — rispetto al mondo di ieri, di oggi
o di domani — e suonano troppo deboli, incerte, frammentarie, non sufficientemente limpide, per lo più, le rare voci
che almeno si sforzano di richiamare a
quest’esigenza di una via “diversa", di
pensieri “diversi". Il disorientamento
delle chiese è profondo, sia che risulti
con nuda schiettezza, sia che si rivesta
di attivismi di vario tipo: edilizia, opera sociale, riforma strutturale, impegno politico e così via. Non ci sarà via
d’uscita, le chiese non riprenderanno
« franchezza » nell’ adempiere il loro
mandato specifico, se la Bibbia — tutta
e soltanto essa — non tornerà a essere
per gli uni e per gli altri la norma del
pensiero e dell’azione, e l’Evangelo
l’orizzonte — ampio ma netto — della
chiesa. La chiesa o la storia potranno
mai essere questa norma, questo orizzonte per i cristiani? In Sinodo si ha
non di rado l’impressione che questa
tesi, respinta sul piano dogmatico come
si addice a una Chiesa riformata, rientri spesso e volentieri dalla finestra, sia
che si consideri la chiesa, sia che si
consideri (di rado, purtroppo!) il mondo. Così il dibattito sulla nostra stampa periodica, cioè di fatto sul rapporto
fra predicazione e “politica”, si è incentrato sulle questioni politiche anziché su quella teologica e non è quindi
approdato a nulla, una volta ancora, in
un dialogo fra sordi." Così il problema
di che cosa sia costitutivo della chiesa
locale — e quindi anche del sinodo —
ha avuto risposte più o meno clericali
0 più o meno laiciste, ma scarseggiava
il senso (la fede!) che la chiesa è « figlia
della Parola », come dicevano i padri
nella fede. Co.sì il problema universalmente dibattuto battesimo-confermazione ha avuto per lo più, da parte dell’uno o deH’allro schieramento, risposte più sociologiche e psicologiche che
bibliche e teologiche, e si sono ripetute
una volta ancora molte vecchie tesi risapute, talvolta semplici slogans. Così
1 timidi tentativi di essere presenti al
mondo — Terzo Mondo e sviluppo,
emigrazione, istruzione, rapporti con lo
Stato (tutta la intricata questione del
“costantinianesimo”) — ci hanno trovato di frequente divisi, comunque incerti, pieni di intime contraddizioni, faticando non poco a capirci, non parliamo poi di farci capire aH’esterno. Accentuazioni unilaterali, riduzioni altrettanto unilaterali di taluni aspetti delTEvangelo, oscurandosi la linea portante del messaggio biblico, conducono a
questa perdita del senso dell’autorità
della Parola e quindi alla perdita di autorità della nostra parola, quella che ci
diciamo gli uni gli altri e quella che
cerchiamo (poco) di dire agli uomini.
Altro elemento negativo altrettanto
grave è Vinsensibilità che il Sinodo ha
mostrato, nel suo insieme, nei confronti della progressiva riduzione dell’irraggiamento della nostra testimonianza.
Proseguendo un processo in atto da alcuni, anni, anche quest’anno i dati statistici dicono che il numero dei membri della Chiesa Valdese è calato di alcune centinaia; tenendo conto poi dell’incremento demografico, pur con le
dovute riserve, tale calo numerico risulta anche più forte. Ciò significa che
nelle nostre famiglie anzitutto e nell’ambiente nel quale vivono e « operano » le nostre comunità, la testimonianza e la predicazione sono deboli, le conversioni scarse. È una situazione patologica, che non risparmia né i settori
« conservatori » né quelli « progressisti »; caratterizzata da un fenomeno di
invecchiamento (la chiesa invecchia e
deperisce anche facendo cose nuove, se
allenta il suo rapporto vitale con l’Evangelo, poiché è Dio che « ci fa ringiovanire come l’aquila »), presenta nel suo
organismo manifestazioni che in linguaggio medico potrebbero essere definite di incipiente o avanzata necrosi.
Di questo passo, e a un ritmo verosimilmente crescente, fra alcuni decenni
e forse anche assai prima la nostra
Chiesa sarà ridotta a una esile diaspora di semi-isolati. Ma essa, nel suo Sinodo, non sembra preoccuparsene seriamente, ovvero cerca di reagire al
processo attraverso quegli attivismi cui
abbiamo accennato prima e che non
toccano la causa della situazione patologica. Forse non aveva tutti i torti la
Commissione d’esame a notare, nella
pagina conclusiva del suo rapporto:
« La pletora amministrativa che assorbe la nostra Amministrazione è la
proiezione di una disfunzione organica
che affligge tutto il nostro corpo ecclesiastico, che pare traboccare da molte
parti, anche se più in cemento che in
uomini, e dilatarsi rapidamente, anche
sa più sul piano amministrativo che su
quello spirituale. Non potremo indefinitamente costruire (e, si potrebbe aggiungere, ristrutturare); dovremo una
buona volta tornare a concentrarci sull'essenziale: la Parola e la laicità (non
il laicismo) della vita quotidiana, in attesa vigile e fiduciosa del Regno ».
Nel mondo diversificato e non poco
ribollente della Palestina del I secolo,
vi erano umili credenti che « aspettavano », in preghiera e nel vivo della loro
esistenza, « la consolazione d’Israele »,
la « visita » del Signore: Dio è andato
da loro, anzitutto. Il soffio dello Spirito che vivifica le ossa disseccate e dà
realtà alla meravigliosa visione di Ezechiele (cap. 37), il soffio rinnovatore
che solo può purificare la nostra benintenzionata piccola babele ecclesiastica,
sarà la libera e misericordiosa risposta
che il Signore darà, se anche nella nostra generazione troverà coloro
aspettano e invocano la sua “visita”, la
“consolazione” del suo popolo disorientato e sviato, per l’annuncio dell’unica
redenzione al mondo, dell’unico Nome
ciato agli uomini per la loro salvezza.
Gino Conte
RHODESm
Anche i metodisti contro
il governo, acconto
a sedici altre Chiese
Vìntali (soe]>i) - La conferenza annuale rho(lo.siana della Cliie.‘ia metodisla uiiila si è associata alle altre sedici confessioni del pae.se
nefl'opporsi alla nuova legge fondiaria. Questa
legge chiede alle Chiese di farsi iscrivere come
« a.ssociazioni benevole » e qualifica illegale il
servizio che i missionari bianchi svolgono fra
i neri senza autorizzazione governativa. Inoltre gli Africani non possono penetrare nel
settore europeo senza permesso. Il vescovo
Muzorewa ha definito questa legge « simbolo
(Iella legislazione funesta che regge questa nazione ».
La Chiesa metodista possiede terre in zone
definite dalla legge « europee ». cioè bianche:
Nyadiri. ove si trovano un ospedale, una scuola secondaria e una .scuola magistrale. Old
Umtali con un liceo, un ospedale, un orfanotrofio. il liceo Miitambara, Sunnyside, le fattorie Arnoldine e Glanada. la missione Mtoko.
D'altro lato, avendo il governo annunciato la
prossima diminuzione del 5Vo dello stipendio
versato agli insegnanti delle scuole elementari
legate alle missioni, la conferenza ha deciso di
non accollarsi questo 5®/o e di non esigerlo in
più dai genitori : « È venuto il momento di
Nairobi, 26 agosto.
Ogni assemblea ecclesiastica mondiale, ecumenica o di una sola confessione, deve avere un tema centrale imponente, una specie di facciata maestosa, che attiri l’attenzione e faccia
pensare: qui si svolge qualcosa di importante. Il tema dell’assemblea generale delTAIleanza Riformata Mondiale
(presbiteriana e congregazionalista),
che tiene i suoi lavori in questi giorni
a Nairobi, è: Dio riconcilia e libera.
Un tema di questo genere può far dire
delle cose molto vere e utili, ma può
anche portare a discussioni astratte,
in cui si ha l’impressione di passeggiare fra le nuvole, molto molto in aria.
Naturalmente è assai più facile che si
realizzi questa seconda possibilità, soprattutto in un’assemblea di 350 persone, provenienti dai cinque continenti. A Nairobi questo non è accaduto, o
è accaduto soltanto in parte, non tanto perché le discussioni siano state
impostate bene, quanto perché è impossibile parlare di riconciliazione in
Africa senza trovarsi di fronte al problema sudafricano. Si aggiunga che all’assemblea sono presenti i rappresentanti delle otto chiese riformate sudafricane, cioè anche i rappresentanti
delle chiese che sostengono l'apartheid
(e che non sono nel Consiglio Ecumenico delle Chiese), e si comprenderà
che in una situazione come questa si
è costretti a scendere rapidamente dalle nuvole, perché il problema della riconciliazione diventa estremamente
concreto.
L’immaginazione
al servizio della pace
Il primo atto dell’assemblea è stata
la fusione tra Alleanza Riformata Mondiale e Consiglio Congregazionalista
Internazionale. Questo Consiglio riuniva alcune chiese appartenenti alla tradizione riformata (ma non sempre in
accordo con la teologia di Calvino, come le « comunità dei rimostranti » dei
Paesi Bassi, che nel 1600 hanno seguito il pensiero di Arminio!), con un’organizzazione di tipo congregazionalista.
In queste chiese, cioè, ogni congregazione, o comunità, è pienamente autonoma, e non è sottoposta a nessuna
assemblea generale, né ad alcuna direttiva comune. Nelle chiese presbiteriane, invece, cioè in quelle chiese che
finora facevano parte della vecchia Alleanza Riformata, le comunità accettano delle regole comuni, riconoscendo
all’assemblea generale (o sinodo) l’autorità di stabilire ciò che deve valere
per tutti. Questa differenza di organizzazione, ovviamente, non impedisce
una collaborazione tra chiese presbiteriane e chiese congregazionaliste, e così, dopo dieci anni di trattative e di lavoro comune, si è giunti a costituire
una sola famiglia, in cui tutte le chiese riformate d’ora in poi si ritroveranno, per rinsaldare i loro legami di fede
e di reciproco aiuto: l’Alleanza Riformata Mondiale {presbiteriana e congregazionalista).
Nel culto con santa cena, che si è tenuto subito dopo l’atto di unione, nella
grande chiesa presbiteriana di Nairobi, il Segretario generale del Consiglio
Ecumenico delle Chiese, E. Carson
Blake, ha predicato sul testo di Geremia 31: 33: La vecchia e la nuova alleanza, invitando a vedere nell’unione
fra riformati presbiteriani e congregazionalisti una tappa del movimento
ecumenico, un’alleanza stabilita da
Dio, e il cui scopo è di contribuire all'unità e al rinnovamento di tutta la
chiesa.
Conclusasi cosi la parte introduttiva
dell’assemblea, da tempo e minuziosamente preparata, sì che non c’è voluto
più di mezz’ora perché i delegati delle
due organizzazioni, prima quelli del C.
C.I., poi quelli dell’A.R.M., decidessero
la fusione, sono iniziati i lavori veri
e propri. Il compito di presentare il
tema centrale era affidato a .lùrgen
Moltmann, il teologo di Tùbingen noto
per aver detto qualcosa di nuovo nell’ambito del pensiero protestante contemporaneo, con il libro Teologia della
opporci al pagamento di questo 591) da parie
dei genitori, delle Chiese, dei comitali o consigli scolastici locali. Se questa opposizione dovesse avere per conseguenza la chiusura delle
scuole, il biasimo ricadrebbe sul governo ».
Secondo i dati forniti dal Ministero delTistriizione, le 3.300 scuole rette da missionari di ogni confessione raccolgono 70.000
alunni africani.
speranza, che dovrebbe uscire in autunno in traduzione italiana.
Senza tacere le gravissime difficoltà
che l’opera di riconciliazione incontra
nel nostro tempo, nella chiesa non meno che nel mondo, aggravate dal fatto
che molte speranze di giustizia e di
progresso sono state contraddette dagli avvenimenti di questi ultimi anni,
Moltmann ha esortato a perseverare
nella via della riconciliazione. L’uomo
ha sempre avuto molta fantasia quando si trattava di inventare strumenti
di guerra; è ora di usare la fantasia e
l’immaginazione per trovare delle soluzioni pacifiche ai nostri problemi. Questo è realmente possibile, ma è chiaro
che non si ottiene a buon mercato;
non si parla qui della riconciliazione
facile, che addormenta i contrasti,
stende il silenzio sulle ingiustizie, e lascia alla fine le cose come stanno.
Quando siamo contro la rivoluzione,
perché questa minaccia i nostri interessi, il nostro parlare di riconciliazione non è genuino, e non possiamo pretendere che la nostra parola sia presa
sul serio.
Uscire dal ghetto
delle chiese
Si comprende la riconciliazione soltanto guardando alla croce di Cristo e
accettando di vivere sotto la croce; allora la potenza della resurrezione si rivela. Pensiamo alla liberazione straordinaria che proviene dal perdono dei
peccati. Non si tratta affatto di adottare un atteggiamento neutrale, ma di
uscire dal ghetto delle chiese e partecipare alla vita sociale prendendo posizione. « La missione di Gesù ha avuto un valore per tutti gli uomini, proprio perché egli ha energicamente preso posizione a favore dei deboli, delle
vittime della discriminazione, degli uomini senza speranza ». Opporre trasformazione individuale e trasformazione delle strutture non ha senso; le
due cose vanno insieme. Piuttosto non
bisogna stancarsi di cercare quelle azioni concrete che possono aprire nuove possibilità di rapporti fra gli uomini. Il nostro mondo soffre di troppe incrostazioni; tutte le posizioni sono irrigidite e non si ammette che Tavversario possa cambiare; è qui che i cristiani devono assumere un atteggiamento libero: « L’amore include l’avversario nel proprio pensiero e nella
propria azione. Vede in lui l’amico riconciliato e liberato di domani. Compie già oggi verso di lui quello che sarà possibile domani, perché vede anche l’avversario nelle mani del Cristo
morente. L’amore perciò ha fiducia,
pur restando critico, che Tavversario
possa cambiare, e nello stesso tempo
evita sempre di essere troppo sicuro
della giustezza della propria posizione ».
Questa conferenza ha riscosso, apparentemente, i consensi generali. Non
è stata discussa, perché la discussione, durante i primi giorni, si fa nelle
quattro sezioni in cui è divisa l’assemblea: I. Riconciliazione e creazione:
la libertà del mondo di Dio; II. Riconciliazione e umanità: la libertà dell'tiomo nuovo; III. Riconciliazione e
società: la libertà di un ordine giusto;
IV. Riconciliazione e Chiesa: la libertà della testimonianza cristiana.
Bisogna aspettare i rapporti delie
sezioni per dare un giudizio su questo
lavoro. Le prime impressioni sono
tuttavia negative: ottanta, novanta
persone in ogni sezione sono un numero eccessivo per un lavoro efficace;
le discussioni sono state caotiche e,
tranne qualche buon momento, abbastanza prive di interesse.
L’unica sezione in cui la discussione si è accesa vivacissima, fin dal primo giorno, è stata la terza sezione,
quella in cui è esploso il problema
sudafricano.
La questione razziale
Qrmai è questo problema che domina l’assemblea. Sollevato nella terza
sezione, esso è poi irresistibilmente
emerso anche nelle altre, e da allora
la riconciliazione ha cessato di essere
un tema di studio per diventare una
questione vitale posta a ciascuno.
Perché è chiaro che, di fronte a un
problema di questo genere, ci accorgiamo quanto sia difficile essere riconciliati, anche tra membri di una
stessa assemblea cristiana. L’assemblea è divisa. Da una parte si chiede
che vi sia una dichiarazione che denunci apertamente la situazione, dicendo una parola evangelica nei confronti della politica dell’apartheid.
Contraria a una dichiarazione è invece un’altra parte, invero notevole, e
tutt’altro che accusabile di simpatie
fasciste, dell’assemblea, compreso il
comitato esecutivo delTAIleanza.
Il comitato esecutivo temeva essenzialmente due cose: si sapeva che, tra
coloro che chiedevano la dichiarazione, vi era un forte gruppo di americani; era fin troppo facile il sospetto
che questi tirassero a condannare il
Sud-Africa per guadagnar stima in
patria e far scivolare nel silenzio il
proprio problema razziale.
Ma lo stesso sospetto può gravare
su rappresentanti di altri paesi, perché le situazioni condannabili sono
purtroppo innumerevoli; che dire, per
esempio, della Svizzera del progetto
Schwarzenbach?
In conclusione, la posizione del comitato e di una parte dell’assemblea
si può riassumere così: nessuno ha le
mani pulite per condannare; quindi,
nessuna condanna.
In secondo luogo il comitato teme\a che una dichiarazione avrebbe irrigidito ancora di più le chiese sudafricane boere, anziché aiutarle a riflettere.
La possibilità che queste chiese abbandonino l’Alleanza esiste realmente,
e in questo caso verrebbe a mancare
l’ultimo aggancio per un dialogo: queste chiese sarebbero definitivamente
isolate.
Bisogna però dire che quelli che
sono favorevoli a una dichiarazione
non sono irresponsabili. Essi sanno
bene che una condanna non cambierebbe molto alla situazione. Ma perché non provare a dire una parola veramente fraterna alle chiese boere,
nella coscienza del proprio peccato e
sapendo di meritare a nostra volta la
condanna; perché non osare la parola
della riprensione fraterna?
Tuttavia le ragioni degli uni e degli
altri non sono ancora state espresse
chiaramente, e nelTassemblea regna
una notevole confusione. In questa situazione il comitato ha creduto bene
di dover prevenire i rischi, e ha preso l’iniziativa di riunire i rappresentanti di tutte le chiese sudafricane (il
che è già un bel risultato). La riunione si è conclusa con un successo, per
quanto limitato: i presenti si son trovati d’accordo sull’opportunità di organizzare una consultazione regionale
dell’Alleanza riformata mondiale nella
Repubblica Sudafricana, « per risolvere la tensione tra le chiese membro
delTAIleanza in Sud-Africa », come dice la mozione preparata al termine
della riunione.
Martedì sera il comitato esecutivo
ha presentato in assemblea plenaria
la mozione perché venisse approvata.
L’assemblea ha invece deciso dì sospendere la discussione su questo argomento e di attendere la relazione
della terza sezione prima di prendere
in considerazione la mozione del comitato esecutivo. Questa decisione potrà sorprendere e potrà apparire come una prova di insensibilità verso
gli sforzi del comitato. La realtà è che
ì’assemblea si è sentita scavalcata, e
la fretta del comitato nel redigere e
fare approvare la mozione è stata interpretata come sfiducia nella capacità delTassemblea di dire una parola
vera sul problema sudafricano.
Siamo ora in attesa di questa parola. La terza sezione sta preparando
anche una dichiarazione sulTIrlanda
del Nord. Si vorrebbe parlare di molte altre situazioni. Ma è meglio dire
una parola precisa su alcune situazioni, piuttosto di disperdersi in dichiarazioni generiche. Tra il silenzio e le
grandi affermazioni inutili, i cristiani
devono poter trovare un’altra via:
quella della parola liberatrice deli’evangelo.
Bruno Rostagno
Nelle pagine interne
i primi resoconti
sui lavori sinodali
Le « linee di fondo ».
Due temi rilevanti finalmente
affrontati :
battesimo, catecumenato, confermazione;
matrimonio e divorzio.
L’utilizzazione per la testimonianza evangelica dei mezzi di
comunicazione di massa : stampa - radio - televisione.
La situazione finanziaria.
2
pag. 2
N. 35 — 4 settembre 1970
Chiesa in crisi
ECHI SINODALI
Uno scritto del teologo luterano che e fra le guide del movimento - confessionale o confessante, a seconda dei punti di vista - Kein
anderes Evangelium’ (“non c e un altro Evangelo ) il quale in Germania si oppone a taluni indirizzi della teologia contemporanea, vedendo
nei loro estremi una dissoluzione del contenuto stesso dell Evangelo - Un movimento da considerare più di quanto sia stato fatto, ma
che ha i suoi limiti in un atteggiamento prevalentemente difensivo
PROSEGUENDO IL DISCORSO E L'IMPEGNO SULLE “LINEE DI FONDO,.
La Chiesa evangelica tedesca si trova in una situazione singolare: mentre
numerosi credenti, e non pochi resposabili delle Chiese, sembrano essere a malapena consapevoli dei pericoli
che minacciano oggi la Chiesa e sono
sordi agli ammonimenti ed alle grida
di allarme del « Movimento Confessante », il mondo circostante, invece, è
pienamente consapevole della grave
crisi che, a guisa di morbo misterioso,
travaglia la Chiesa tutta.
Poco tempo addietro, il noto periodico tedesco « Der Spiegel », dettava
un giudizio addirittura catastrofico:
« La fine della istituzione ecclesiastica
europea è vicina, la sua liquidazione è
inevitabile, dobbiamo accomiatarci da
essa ».
La Chiesa ed i credenti, pertanto,
debbono almeno sentirsi chiamati ad
una seria riflessione e cercare, con una
analisi critica della Chiesa e della teologia, di comprendere quali siano i motivi della crisi in causa.
La Chiesa, ci sembra, ha ceduto alla
seduzione dello spirito pluralistico e
cioè anti-individualistico del nostro
tempo.
Ci si studia di rendere la Chiesa più
attraente per l’uomo moderno proclamando ovunque la sua « apertura »
verso il « mondo », cercando una modernizzazione della vita ecclesiastica
per mezzo della sua democratizzazione
e politicizzazione, esigendo un impegno verso la « Polis » terrena come indispensabile alla natura della fede cristiana, e infine, perorando un rinnovamento strutturale, vagheggiato da una
« teologia della rivoluzione » come coricreta attuazione di un apostolato cristiano nel mondo.
Carattere precipuo di quanto si è
detto sopra è l’entusiasmo per nuovi
esperimenti, come, ad esempio, culti
trasformati in discussioni e musica
beat, informazioni al posto della predicazione con invito alla critica sociale e all’attivismo politico mentre che
il compito dell’apostolato nel mondo
sembra dover diventare precipuamente destinato ai paesi sottosviluppati.
Sorge a questo punto, ci sembra, la
domanda essenziale: Donde proviene
questo cambiamento di concetto e di
espressione del compito della Chiesa,
della ragione del suo essere e della sua
missione nel mondo?
Non mancano allora le risposte dei
saccenti faciloni che spiegano che la
Chiesa va verso la liquidazione perché
ha perso la vera coscienza del suo dovere di apportare la salvezza ad un
mondo senza Dio e per il quale la sola speranza è in Gesù Cristo. Il .giornale « Spiegel » conclude: « Se le Chiese rinunceranno a celebra’e la verità
della loro fede e si accontenteranno di
predicare dei principii sociali, la loro
fine sarà ineluttabile ».
Queste risposte dicono ben poco e
non risolvono certo la crisi della Chiesa. Per risolverla occorre individuare
i motivi reali dell’attuale dirottamento
della fede e della Chiesa ed essi ci
sembrano abbastanza evidenti:
Da lungo tempo, ed occultamente,
una teologia modernista scuote i fondamenti della Chiesa e pregiudica la
solidità della fede. Per questa teologia
modernista, determinata unicamente
da un orizzonte filosofico, orientata
solo verso il metro della « Ratio » e
sollecita unicamente dell’uomo, la Bibbia è soltanto un documento, indubbiamente molto significativo, della storia della religione, ma non contiene
più il lieto messaggio della rivelazione
e delle grandi opere di Dio e non è più
la parola di Dio che suscita la fede.
Gesù Cristo è solo più un esempio di
pura umanità, un riformatore sociale
ed un rivoluzionario, ma non il resuscitato e il vivente «Salvator mundi»
il quale ha consumato sulla croce il
sacrificio per l’umana redenzione. Così
l’Evangelo diventa una pura declamazione dell’umanesimo, la Chiesa diventa una funzione ed una istituzione della società e la teologia si riduce ad un
insegnamento di uomini, con fini antropologici, per il quale la realtà della
Trinità è priva di importanza.
Di fronte a questa marea di secolarismo e di profanazione di tutti i valori eterni, ci sembra possibile una triplice opposizione:
Anzitutto, riprender coscienza che
l’uso arbitrario delle parole della Sacra Scrittura, alle quali viene attribuito un significato diverso da quello
espresso dalle affermazioni della Bibbia, costituisce la minaccia di un sot
Convìtto Maschile Valdese
10066 Torre Pellice (To)
Il Convitto, posto in ameiui località tra i
monti, ha fini eànrativi e accoglie ragazzi di
ogni confessione religiosa. Ha rette modeste
pur disponendo di ampi spazi, impianti sitortivi e una piscina coperta e scaldata (m. 13x6).
Dispone delle seguenti scuole esterne: elementari. medie, professionali, ginnasio-liceo
classico. (Ricupero anni escluso).
Prospetti e informazioni dettagliate a richiesta.
tile veleno, così per il messaggio come
per la vita cristiana. Non si deve rimanere indifferenti di fronte a questa
deformazione globale della parola divina che rischia di provocare conseguenze letali per la esistenza della
Chiesa.
In secondo luogo, la Chiesa tedesca
si dovrebbe ricordare della sua presa
di posizione contro il Nazismo negli
anni trenta, allorché seppe contrastare e reagire all’aggressione dello Stato
totalitario e delle sue ideologie: « La
Chiesa deve restare Chiesa ». Non v’è
più fede bensì dubbio, se la Chiesa si
adegua alle ideologie moderne invece
di svolgere la sua missione insostituibile e offrire all’umanità TEvangelo di
Cristo opponendosi con ciò alla tendenza che abbiamo chiamato « pluralistica » e cioè anti-individualistica.
Infine occorre che ogni credente voglia con fermezza essere un testimone
della Bibbia e continui a proclamare
con consapevolezza, quella professione
di fede die la cristianità ha dato al
mondo in ogni tempo e di fronte ad
ogni problema o circostanza.
Se ciò avviene la Chiesa si rinnoverà
grazie alla potenza delTEvangelo e tornerà ad essere per il mondo cieco e
senza Dio, il sale vivificatore e la città
posta sopra un monte.
Walter Kunneth
Le chiese
cepaci di
demmo diveetere
rendere io ioro
vere assenidee
lestinionianza ai
Regno neiia vita degii nomini
Rilanciato da un ordine del giorno
votato dalla Conferenza del VI Distretto, portato in Sinodo dal past. Tullio
Vinay, il discorso sulle « linee di fondo » presentate dal documento programmatico votato dal Sinodo 1969 ha
aperto i lavori di questa sessione sinodale. Non è stato un discorso molto
approfondito e si è avuta una riprova
del fatto, lamentato dalla Tavola e confermato dalla Commissione d’esame
nei loro rapporti, che il problema non
era stato preso molto sul serio e ineditato dalla maggior parte delle chiese.
La situazione di diaspora in cui ci
troviamo e sempre più accentuatamente ci troveremo, la carenza di forze pastorali che prevedibilmente porrà sempre più nell’impossibilità di garantire
a ogni comunità un pastore, l’esigenza
di sviluppare e preparare i ministeri
locali frutti dei doni dello Spirito, l’urgenza di questo impegno e al tempo
stesso l’esigenza di procedere con amore paziente nei confronti delle chiese,
curando che maturi in loro la coscienza
delle nuove necessità e prospettive e
l’accettazione volenterosa e fiduciosa:
questi i motivi essenziali della discussione, che ha portato al voto di un or
dine dal giorno nel quale viene rielaborato il citato documento della Conferenza del VI Distretto:
Il Sinodo,
richiamandosi alTart. 20 AS 1969
(sulle «linee di fondo»),
invita la Tavola e le Chiese a indirizzare la loro azione sulla base
dei seguenti punti;
a) senza paura del futuro, ma
nell’attesa delle cose nuove di Dio,
le attuali nostre chiese — pur nella loro debolezza e nella loro scarsa preparazione — devono progressivamente divenire vere assemblee nelle quali ognuno possa portare il contributo dei doni ricevuti
dallo Spirito per l’edificazione dei
fratelli e l’annuncio del Regno a
quanti il Signore avvicina. Questo
passaggio, però, da una forma di
vita ecclesiastica invecchiata e statica a una nuova e dinamica, deve avvenire nelTagàpe, che è la
prova della validità della fede, e
iiiiiiiiiiiimniiMiKii
iiiiimitmniiiiiMiiKiiiimiiiiii
La situazione finanziaria
Generosità di Chiese sorelle e opere amiche e lieve, costante aumento delle offerte delle comunità - Concluso il piano di risanamento dei deficit arretrati, occorre tener fede all’impegno
di non lasciarne accumulare di nuovi e quindi coprire subito quello di quest’anno - Un piano, modesto ma realistico, per sensibilizzare le chiese e investirle localmente della loro responsabilità
Un elemento centrale della situazione
finanziaria esaminata dal Sinodo di
quest’anno è stato dato dal fatto che
è giunto a felice compimento il piano
di risanamento della situazione finanziaria determinata dall’accumulo di pesanti deficit arretrati. Per il terzo anno,
la Chiesa Valdese, e per essa la Tavola,
è riuscita a raccogliere la quota di 15
milioni per la quale si era impegnata,
e Chiese, Opere e persone in Italia e
alTeslero hanno di conseguenza mantenuto il loro impegno e dato il loro forte contributo. I deficit arretrati relativi alle spese ordinarie del culto, della
istruzione e della beneficenza sono stati
totalmente sanati. La cosa va tanto più
sottolineata, in quanto se è relativamente facile trovare donatori generosi
pronti a sostenere una nuova opera, assai meno attraente è pagare i debiti altrui, con un’operazione finanziariamente pesante ma visivamente... ridotta alla firma di un assegno e alla cancellazione di una cifra deficitaria. Si comprende quindi il calore con cui è stato
votato il seguente ordine del giorno:
Il Sinodo,
udita la relazione della Tavola
circa il completamento del programma' di risanamento della situazione finanziaria.
esprime viva riconoscenza a
Chiese, Opere e persone, in Italia
e all’estero, che hanno reso possibile la realizzazione del programma;
riconferma la propria decisione
di non consentire più, in avvenire,
l’accumulo di deficit di esercizio.
Questa riconfermata volontà di non
consentire, in avvenire, nuovi accumuli
di deficit, impegna dunque la nostra
Chiesa a cancellare, e nel minor tempo
possibile, il deficit che anche quest’anno si è presentato; 20 milioni. A scanso
di equivoci, va notato che di regola il
Sinodo approva una previsione di spese, del resto senza i necessari margini
di aumento, predisposta dalla Tavola,
ma non si cura poi di aggiornarla
quando vota delle misure che implicano necessariamente un aumento delle
spese (sviluppo di opere, aumento del
personale, ecc.). Per quest’anno, mentre
lì Tavola si incaricherà della copertura
di parte di questo deficit, si è in diritto
di chiedere alle chiese che inviino offerte « speciali » (?) a tale scopo, coprendo
almeno la quota del deficit costituita
dalle contribuzioni da esse inviate in
meno rispetto alle richieste fatte loro
dalla Tavola e dal Sinodo; oltre 7 milioni; un appello in tal senso sarà loro
indirizzato dalla Tavola. Ma, nello sforzo di sensibilizzare le chiese, di aiutarle a porsi di fronte alle loro responsabilità e di dar loro anche una maggiore
possibilità di espressione e di decisione, la Commissione d’esame, riprendendo spunti e proposte di varie Commissioni e Conferenze distrettuali, ha presentato un ordine del giorno, il quale è
stato ritoccato in sede di di.scussione e
che il Sinodo ha poi votato in questa
forma:
Il Sinodo,
esaminata la situazone finanziaria generale della Chiesa, nell’intento di rendere le comunità
sensibili e responsabili nei riguardi delle necessità materiali della
Chiesa stessa,
delibera :
1) La Tavola, entro il mese di
marzo di ogni anno, predispone
un dettagliato preventivo di spese
per Tanno ecclesiastico successivo,
sia per la parte ordinaria che per
la realizzazione di opere particolari.
2) Tutte le comunità devono
comunicare alle Commissioni Distrettuali, in tempo utile per le
Conferenze Distrettuali ordinarie,
l’ammontare che prevedono di versare alla Amministrazione centrale.
3) Le Conferenze Distrettuali,
valutate le indicazioni delle comunità e le necessità del Distretto
(mezzi finanziari e persone) e considerate le necessità della Chiesa
nel suo complesso, comunicano alla Tavola le previsioni di contribuzione delle Chiese del Distretto.
4) La Tavola successivamente
presenta all’esame del Sinodo un
preventivo di spese ordinarie rielaborato in base alle segnalazioni
delle Conferenze Distrettuali, di
cui al punto 3».
5) La Tavola presenta al Sinodo un programma di opere di iridispensabile realizzazione, precisando :
a) l’ordine di priorità e le relative motivazioni:
b) le fonti di finanziamento.
6) La Tavola procede nell’azione volta a migliorare o meglio
utilizzare il patrimonio immobiliare e ad eliminare, mediante alienazioni, immobili non più indispensabili alle esigenze dell’opera.
7) Le Chiese locali considerino con comprensione gli eventuali
sacrifici loro richiesti in tale prospettiva.
La vita della nostra Chiesa dipende in
modo tuttora essenziale dalla .generosità di Chiese e fratelli all’estero: una situazione che non avrebbe nulla di indegno .se fossimo davvero una Chiesa misera e se potessimo sentire che la nostra contribuzione corrisponde effettivamente alla nostra capacità contributiva. Ma le cose non stanno certamente
così, nell’insieme, ed è perciò sempre
con poco buona coscienza, anche se
con calda riconoscenza, che ogni anno
votiamo un ordine del giorno come
questo:
Il Sinodo
esprime viva gratitudine alle
Chiese sorelle, ai comitati esteri e
agli amici tutti della Chiesa Valdese per il loro rinnovato segno
di solidarietà;
ringrazia la Tavola per il peso
delTÀmministrazione portato in
condizioni di perdurante difficoltà.
Infine, constatando il perdurare dell’indisciplina e comunque del disordine
con cui continuano a sorgere opere, costruzioni, e con cui si continuano a prospettare ad amici, specie all’estero,
progetti e iniziative da finanziare, con
il seguente ordine del giorno si è ribadita la tassativa necessità che la Tavola sia sempre informata di ogni iniziativa di questo genere, che sia sottoposta alla sua approvazione, e che nessun nuovo progetto possa essere avviato senza preventiva assicurazione di totale copertura dei costi di realizzazione e di gestione (ovviamente Tautorità
della Tavola nel fare applicare questo
ribadito disposto sinodale sarà proporzionale alla sua osservanza del medesimo, per quel che riguarda l’ultimo degli elementi sopra esposti):
Il Sinodo,
ravvisata la necessità di un effettivo coordinamento anche in
campo finanziario fra comunità,
enti, istituti diversi e la Tavola
Valdese,
delibera ;
1) Tutte le comunità ed enti,
che intendono realizzare opere
(esclusa la manutenzione ordinaria degli stabili) sia direttamente,
sia tramite istituzioni operanti
sotto la loro tutela, devono darne
segnalazione alla Tavola per la
preventiva approvazione, specificando le fonti di copertura finanziaria sia per la realizzazione che
per la gestione.
2) Nessuna comunità o istituzione, senza preventiva approvazione della Tavola, può lanciare
appelli finanziari all’estero per il
finanziamento delle proprie opere.
La Tavola è stata inoltre sollecitata
a sviluppare nuovamente, come già aveva fatto alcuni anni fa, l'informazione
ai Consigli e alle chiese; e a valersi ulteriormente di una Commissione finanziaria consultiva, non soltanto per pareri e consigli tecnici, ma proprio per
quest’opera d’informazione e di sensibilizzazione capillare. C’è infatti da domandarsi seriamente come s’immaginano, molti membri, che Is Chiesa viva la
sua vita amministrativa. Ed è giusto
che anche questa domanda sia posta
loro, anche se non è la più essenziale.
nelTincarnazione della situazione
altrui :
b) le assemblee (chiese) possono avere forme e modi di vita
diversi, a seconda delle specifiche
vocazioni ricevute (comunità di
testimonianza varia [parrocchie],
comunità di servizio, comunità per
la stampa, comunità per l’istruzione, ecc.) per essere diaspora di
comunità aperte, confessanti e
serventi, ove ogni residuo di compromissione costantiniana sparisca e siano collegate fra loro da
una profonda comunione fraterna
che le aiuti nella ricerca della fedeltà al Signore;
c) tutto ciò richiede, senza ulteriore indugio, la massima cura e
la massima spesa per preparare i
ministeri vari, nel quadro dei quali anche quello pastorale prende
chiara figura. Gli attuali pastori
che ne abbiano la capacità siano
impiegati in questo servizio di
transizione ;
d) tutta questa nuova struvtu
ra ecclesiologica sia al fine del ve
ro servizio che la chiesa deve ren
dere al mondo, cioè la testimo
nianza al Regno, e ciò nella pie
nezza della vita del popolo (econo
mia, politica, sociologia, pedagogia, ecc.), poiché la ritrovata comunione in Cristo deve divenire
vita tra gli uomini.
In breve
L'assemblea sinoda'e 1970
era costituita da 156 membri con
voce deliberativa e 9 membri con
voce consultiva.
' Si sono avute anche due sedute serali (oltre a quella del
Corpo pastorale), il che ha portato a 39 ore il lavoro dell’assemblea nella settimana sinodale
(corta!), oltre a tutto il lavoro
extra non solo del Seggio, ma delle varie Commissioni incaricare
di temi particolari, e oltre al lungo pomeriggio delle elezioni finali e dell’approvazione dei sunti
dei verbali, venerdì dalle 14
alle 20.
I culti mattutini delle giornate sinodali sono stati presieduti dal prof. Bruno Corsani e dai
pastori Mario Sbaffi, Giorgio
Bouchard e Franco Davite; il culto conclusivo di santa cena è
stato presieduto dal presidente
del Sinodo, past. Aldo Sballi, dal
Moderatore Neri Giampiccoli e
dal pastore di Torre Pellice, Alfredo Sonelli.
La prossima sessione sinodale è convocata, a Dio piacendo,
per Domenica .22 agosto 1971; il
culto inaugurale sarà presieduto
dal past. Luigi Santini, supplente
il past. Davide Cielo.
La sessione sinodale 1971 sarà preceduta da una seduta del
Corpo Pastorale, che sarà chiamato a esprimersi su temi all’ordine del giorno del Sinodo.
Elezioni
■yF Tavola Valdese: Neri Giampiccoli, moderatore; Achille Deodato, vicemoderatore; Alberto Ribet, Enrico Corsani, Gino Conte,
Marco Tullio Fiorio e Marcella
Gay, membri.
^ Consiglio della Facoltà di
Teologia: Paolo Ricca, Franco
Dupré.
-y^ Comitato del Collegio Valdese: Guido Ribet, Franco Sappé, Loris Bein, Bruno Bellion,
Dante Gardiol.
-yF C.I.O.V.: membro effettivo:
Dario Varese; membri onorari:
Franco Qperti, Gioachino Venturi, Louise Rochal.
dt Commissione d'esame sull'operato della Tavola e del Consiglio della Facoltà di Teologia:
Aldo Comba, Ernesto Naso, Sergio Bianconi, Franco Monaco;
supplenti; Pierluigi Jalla, Marco
Ayassot, Sergio Gay, Bruno Mathieu.
-yy- Commissione d'esame sull'operato della C.I.O.V.: Gianni
Bogo, Franco Davite, Costante
Costantino, Carlo Pons; supplenti: Pietro Valdo Panasela, Renato Coisson, Giovanni Peyrot, Roberto Pevrot.
3
4 settembre 1970 — N. 35
ECHI SINODALI - ECHI SINODALI
pag. 3
Il Sinodo invita io chioso vaidesi
a ritornare ai battesimo dei credenti
Dal problema della confermazione si è risaliti a quelli del battesimo e della catechesi
Tuttora insulFiciente la riflessione biblico-teologica : il Corpo pastorale si esprima - Pollice
verso sul padrinato - Catechesi per genitori e catecumeni - Procedere con gradualità
Uno degli Ordini del giorno più impegnativi, e senza dubbio uno dei più
importanti, votati dal Sinodo riguarda
il problema della confermazione. La
commissione che ha preparato lo studio sul problema era stata nominata
quattro anni or sono, se non andiamo
errati, in seguito alla richiesta di Conferenze distrettuali e delle unioni giovanili, ma non aveva sin qui potuto riferire perché il Sinodo in altre faccende alt'accendato sembrava disinteressato al problema. Un rinvio di questo genere è senza dubbio prova di poca serietà da parte della nostra somma assemblea, ma bisogna anche riconoscere
che l'aver rimandato di anno in anno
il dibattito ha fatto si che le comunità
prendessero maggiormente coscienza
deH'interrogativo. In questi anni si è
to incaricato di presentare al più presto il materiale necessario per questa
riflessione. Con questa decisione, insomma, il Sinodo non ha fatto che cominciare un lungo cammino che ci deve
condurre a prendere coscienza della responsabilità della nostra fede oggi.
L'invito a ritornare al battesimo dei
credenti non potrà naturalmente essere trasformato in ordine tassativo nell’immediato futuro, molte saranno ancora le famiglie di credenti, o di evangelici tradizionalisti, che continueranno
a richiedere il battesimo dei loro figli.
Che fare in questi casi? Il Sinodo ha
raccomandato, sulla linea di quanto
suggerito dalla Conferenza del I Distretto, di avere una intensa e approfondita opera di catechesi nelle famiglie che intendono fare battezzare dei
Il Sinodo, preso atto delle risposte delle Comunità e delle deliberazioni delle Conferenze distrettuali sul problema delle modalità di ammissione dei nuovi membri di chiesa, alla luce della riscoperta della chiesa
quale comunità di credenti confessanti,
rileva
con rammarico che il battesimo dei fanciulli e la conseguente confermazione sono diventati, troppo spesso, dei puri atti formali. Pertanto
dà mandato
al corpo pastorale di effettuare entro il prossimo anno ecclesiastico lo studio sulla confermazione di cui all'atto sinodale n. 15 del 1963 integrandolo con un esame del problema del battesimo affinché questo sia proposto
alla meditazione delle comunità.
Invita
le chiese a prendere in seria considerazione il ritorno alla prassi del
battesimo dei credenti;
delibera
che i consigli di chiesa, nei casi di battesimo dei bambini, invitino i genitori a farne richesta in tempo utile, sia per consentire ai genitori stessi
un approfondimento del significato del battesimo, sia per poterne dare
comunicazione in anticipo alle comunità.
Propone
che l’usanza del padrinato sia soppressa perché non trova nessun riscontro
nella Bibbia.
Invita
le comunità ad adoperarsi perché la confermazione e il battesimo dei credenti si esprimano in una confessione di fede nel quadro di un preciso
impegno nella chiesa e nel mondo. L’ammissione può avvenire a richiesta dei catecumeni in qualunque momento della loro vita quale personale testimonianza davanti alla chiesa previo incontro con il concistoro
o l'assemblea dei fedeli.
infatti dibattuto il tema in assemblee
di chiesa, in convegni, in conferenze distrettuali e si è giunti al Sinodo con
una visione molto più serena e meditata. Non c’è paragone, infatti, tra la concitazione degli interventi di alcuni anni or sono e la pacata riflessione dell’altro giorno. Si potrebbe quasi dire
che più si discute una questione nelle
comunità, più la si sminuzza a diversi
livelli di comprensione e più si raggiunge una uniformità generale di opinione
fra i credenti.
La commissione nominata dal Sinodo
(composta da Gustavo Bouchard, Silvio
Ceteroni, Claudio Tron e Andrea Ribel)
aveva come tema la confermazione, il
suo significato, la sua pratica, il suo
fondamento teologico e biblico; inevitabilmente però è stata costretta a spostare il problema dalla confermazione
al battesimo e all’insegnamento catechetico. Si è così finito col parlare non
solo dell’eventuale trasformazione della confermazione, ma della revisione
del battesimo e dell’importanza del catechismo. Vediamo le decisioni prese
in questa materia.
La più importante e radicale concerne il battesimo: il Sinodo invita le comunità valdesi a ritornare al battesimo dei credenti, cioè al battesimo di
coloro che sono in grado di dare testimonianza della propria fede, in sostanza le persone adulte. Questo significa
che si sposta l’accento verso un tipo di
battesimo, quello degli adulti, a scapito
del battesimo dei bambini; l'ordinamento della nostra Chiesa prevede infatti la possibilità di enti'ambi i batte-simi e vi sono fra noi non pochi credenti battezzati adulti. La decisione è stata presa con serietà e con una maggioranza responsabile, ma si deve anche
riconoscere che le motivazioni di questa scelta non sono state sufficientemente chiarite. La decisione sembra essere
frutto di una intuizione generica più
che di una meditata volontà di fedeltà
evangelica; non mancano probabilmente, nell’inconscio di molli, elementi di
razionalismo illuministico, per molti
cioè il battesimo degli adulti .sembra
più serio in quanto la persona è « matura », « responsabile », « sa quello che
fa ». Argomenti di questo genere sono
indubbiamente validi e leciti ma non
sono tali da fondare la riforma del battesimo, il fondamento deve essere cercato nella Scrittura e deve essere frutto di lungo esame. Se si deve tornare
alla prassi del battesimo dei credenti
non è perché si deve essere moderni,
ma perché motivi scritturali lo richiedono. A questo studio sono ora invitate
le comunità e il corpo pastorale è sta
bambini. Cogliendo l’occasione di questa richiesta e di quest’atto di estrema
importanza, pastori ed anziani si sforzeranno di condurre una riflessione con
i genitori per renderli responsabili dell’impegno che assumono, per chiarire
con loro le molte questioni connesse col
battesimo, che pochissimi conoscono e
valutano. Un invito di questo tipo non
può che trovare tutti consenzienti, chi
potrebbe dirsi contrario a visite pastorali di questo tipo? Tutti chiedono
maggior cura d’anime, maggior contatto con le famiglie, maggior impegno
nelle visite, sarebbe veramente strano
che quando si decide di farle e di farle
seriamente ci sia chi protesta!
Proteste vi saranno invece per un’altra decisione sinodale in questo settore: rufio/izione dei padrini. Alla maggioranza dei deputati e dei pastori presenti in aula è sembrato che i padrini non
Matrimonio e divorzio
L’Evangelo ci dà un annunzio
di giudizio e di grazia, non un codice
di leggi rigide e immutabili
abbiano nessun motivo di esistere; c’è
chi ha fatto notare che sui registri di
battesimo non ne esiste menzione e c’è
chi ha aggiunto: non c’è nessun bisogno di abolirli perché non sono mai
stati istituiti, sono abusivi. L’invito a
sopprimere quest’uso non è stato un
colpo di testa gratuito, la motivazione
c’è: nella Bibbia e nelle chiese primitive non si parla di padrini, questo lascia supporre che non ci fossero e perciò non devono esserci. .Anche questo
problema, e questo forse più di altri,
solleverà non poche riserve e proteste
da parte di molti membri delle comunità; l’abitudine di avere un padrino e
una madrina è così radicato che sarà
molto difficile convincere tutti dell’opportunità di rinunciarvi. Non mancano
infatti motivi a favore: impegno di aiuto e di educazione da parte dei padrini
in caso di morte dei genitori, aiuto materiale e morale nell’educazione dei ragazzi; ma ci sono anche motivi contrari: sovente i padrini .si limitano ad essere fonte di regali e la loro influenza
in campo spirituale è del tutto nulla.
E la confermazione? Il punto che
aveva suscitato tante polemiche anni
or .sono, tante battaglie? Essa avrà luogo, per i ragazzi battezzati in età infantile, senza limite di età e senza data
fissa e sotto forma di libera professione
di fede con l’assunzione di impegni
concreti. Il catecumeno avrà cioè il diritto di chiedere, quando abbia compiuto il suo corso catechistico, di fare
la sua professione di fede scegliendo la
data che preferisce, dopo un colloquio
con il consiglio degli anziani o l’assemblea. La cosa non è nuova in assoluto,
già alcune comunità hanno realizzato
questo esperimento con esito positivo.
Su questa proposta si modella naturalmente anche lo studio catechetico: se i
ragazzi devono essere condotti a una
professione di fede c a un impegno dovranno essere educati più ancora che
istruiti, dovranno cioè essere guidati a
scoprire il loro posto nella Chiesa come una responsabilità concreta.
Che ne sarà di tutto questo nella vita delle nostre comunità? Abbiamo detto iniziando che il problema è già stato dibattuto, la decisione sinodale non
è frutto di alcuni istanti di riflessione,
ma è il risultato di una lunga meditazione comune; il Sinodo non ha preso
delle decisioni rivoluzionarie ed avventate, ha semplicemente registrato il clima delle nostre chiese, ha tratto le conclusioni delle nostre assemblee, ha messo un punto fermo alla nostra ricerca.
Si tratta ora di proseguire su questa
via: continuare a predicare e convincere, parlare e visitare, perché la comunità prenda coscienza di queste cose e
maturi. Andare gradualmente, è stato
detto in un intervento riguardo ad un
altro tema, ma si può dire anche riguardo a questo; tutto sta nel conciliare queste due parole: gradualmente
significa senza sconvolgimenti gratuiti,
senza provocazioni sterili, fare le cose
in modo che la comunità le comprenda, andare significa che ci si muove,
gradualmente finché si vuole, ma si va;
e chiediamo al Signore che si vada verso l’obbedienza all’evangelo.
Giorgio Tourn
Finalmente, dopo un’attesa di diversi
anni, il Sinodo è riuscito a dedicare un
paio d’ore al rapporto su matrimonio e
divorzio preparato dalla apposita commissione. La sostanza del rapporto è
già nota da tempo perché, dopo essere
stato presentato, sia pure in forme leggermente diverse, a due sinodi precedenti, è stato rinviato allo studio delle
comunità e pubblicato dalla Claudiana
nella serie degli opuscoli dell’« Attualità protestante ».
In sostanza il rapporto * sostiene
che il matrimonio può essere vissuto
come un dono di Dio e quindi come una
vocazione al reciproco dono e perdono
nella durevole fedeltà. I matrimoni
« misti » sono tali quando vi sia fra i
coniugi diversità di atteggiamento verso l’Evangelo; per i matrimoni tra pro
L’approvazione data in questa maniera è particolarmente importante, infatti la novità del rapporto è appunto costituita dalle sue « linee di fondo » ossia dalla sua impostazione generale, come è stato messo in luce in un intervento un po’ paradossale ma fondamentalmente esatto del pastore Giorgio
Tourn. L’approvazione delle « linee di
fondo » significa che il Sinodo trova
corretto questo modo di impostare i
problemi della vita cristiana, che pure
è diverso dal modo tradizionale.
Dinanzi a un pi'oblema morale (che
si tratti di divorzio o di un’altra questione qualsiasi) le comunità di solito
desiderano avere una norma precisa,
una specie di regola che valga per sempre e che dica « questo è permesso e
quest’altro è vietato ». Il divorzio è le
Le chiese invilafe a riflellere sulla proposfa reimposfazione generale del problema morale per comprovare
quanlo essa sia più biblica che non il legalismo (rigoristico o lassistico) che spesso predomina nel loro ambiente
testanti e cattolici non si può addivenire a negoziati di vertice, ma si deve
lasciare da ambedue le parti piena e intera libertà agli sposi tanto per la scelta delle forme della celebrazione quanto per l’educazione religiosa dei figli.
Vien quindi riconosciuto ancora sostanzialmente insufficiente il « molu proprio » pontificio del marzo 1970 che
subordina il riconoscimento della validità delle nozze « miste » celebrate in
chiesa evangelica all’ ottenimento di
« dispense » date come concessione personale dai vescovi. Il divorzio va accettato nella legislazione civile; quanto
ai credenti, non si può mantenere la finzione di una unione quando essa nella
realtà non esiste più, ma bisogna annunciare il giudizio di Dio sia verso gli
individui come verso la società che pone spesso ostacoli alla comunione vera
degli sposi; bisogna anche annunziare
la grazia di Dio che può donare agli
uomini un nuovo futuro, pertanto non
si può escludere per principio la benedizione di seconde nozze di divorziati, ma
neppure accettarle indiscriminatamente, e bisogna invece valutare i singoli
casi in una linea di fede, indipendentemente da una casistica civile o ecclesiastica.
Queste idee della commissione erano
dunque già ben note e la nuova formulazione del rapporto non modificava
nulla di sostanziale, dando invece a tutta la materia maggiore stringatezza e
organicità. Nella seduta di giovedì pomeriggio, dopo un’ampia presentazione
dell’argomento da parte del tre membri della commissione (pastori .A. Sbaffi, A. Sonelli e A. Comba), il Sinodo ha
dato praticamente subito per acquisito
il fatto che il rapporto andava approvato e si è fermato a discutere sulle
modalità di tale approvazione: se in
blocco o nelle grandi linee, come documento sinodale o altrimenti. Infine il
Sinodo ne ha approvato « le linee di
fondo ».
iiiuiiuiiinmmiiHi mi
* Que.sta relazione, riportata nel « Rapporto
al Sinodo 1970 ». verrà pubblicala integralmente e diffusa nelle chiese.
iiiiiiiimiiiiii i|"uiiiuitiiiiitii>ii
I mezzi di comunicazione di massa
Appoggiare lo sviluppo editoriale - l discussi periodici e il problema del rapporto fra
predicazione e politica - Riflettere la dialetticità di posizioni nel notiziario evangelico
radiotrasmesso - Che ne sarà della partecipazione evangelica ai programmi televisivi?
L’arl. 19 degli Atti sinodali 1969 suonava: « Il Sinodo auspica che nella
sessione 1970 venga riservalo un ampio margine di tempo per l’esame di
tutte le questioni concernenti la stampa e gli altri mezzi di comunicazione
di massa ».
EDITORIA
La discussione sull’attivilà editoriale della Claudiana, che era stato uno
dei punti focali del Sinodo 1%9, è stata ovviamente più breve quest’anno,
per le scelte che in ogni Sinodo siamo
costretti a fare. È stato comunque votato questo ordine del giorno:
Il Sinodo,
rallegrandosi per l’impegno con
cui la Tavola ha appoggiato il positivo e notevole programma editoriale e di diffusione in corso di
attuazione o di studio da parte
della Commissione Claudiana, e
esprimendo a quest’ultima ii
proprio cordiale e grato apprezzamento,
invita la Tavola e la Commissione editoriale a proseguire nella ricerca dei mezzi che consentano
alla nostra casa editrice di attuare il piano di sviluppo predisposto ;
raccomanda alle Chiese l’attiva
utilizzazione di questo mezzo di
vita e di testimonianza evangelica
e sottolinea la necessità di non
gravare sulla casa editrice con pagamenti dilazionati.
PERIODICI
La Tavola aveva opportunamente affidato a una commissione di lavoro
(B. Corsani, Alb. Ribet, L. Santini) la
stesura di un documento preparatorio; come notava la Commissione d’esame, « ne risultava ad abundantiam
l’incertezza e le oscillazioni pendolari
con cui la Chic.sa Valdese ha affrontato la questione negli ultimi 25 anni,
incertezza e oscillazioni che per altro
hanno anche ragioni oggettive, costituite da un lato dal fatto naturale che
in un’attività ’pubblica’ come la stampa si riflettono con particolare immediatezza le tendenze contrastanti che
cito? le nuove nozze di divorziali possono essere benedette in chiesa? Queste sono le domande che la gente si pone e a cui vorrebbe che si rispondesse
« si » o « no ».
II rapporto risponde dicendo che il
Nuovo 'Testamento non è permissivo
del divorzio, ma che tuttavia la chiesa
non può puramente e semplicemente rifiutare di benedire eventuali seconde
nozze di divorziati perché è possibile
che Dio voglia manifestare la sua grazia concretamente anche a persone
coinvolte in un precedente fallimento
matrimoniale. In altre parole il rapporto considera che l’Evangelo ci dà
essenzialmente un annunzio di giudizio
e di grazia e non un codice di leggi rigide e immutabili. Una comunità che si
fonda su questo Evangelo cercherà di
vivere la realtà del pentimento e del
perdono nella mutevole realtà storica
in cui essa stessa si trova. Dovrà imparare che il rendere testimonianza al Dio
che giudica e fa grazia vuol dire individuare nei casi concreti, a rischio di
sbagliare, che cosa Dio vuole per gli
uni e per gli altri. Ciò implica una comunità dalla vita spirituale comunitaria molto intensa, profondamente nutrita di sostanza biblica, e capace di
percepire volta per volta la guida dello Spirito attraverso il concatenamento
e l’azione reciproca di - quello che la
Scrittura chiama i doni di « profezia »
e di « discernimento degli spiriti ».
Senza dubbio sarebbe molto più facile una risposta che dicesse « il divorzio è vietato » oppure « è permesso »
oppure « è permesso in questi e questi
casi ». Ma sarebbe una testimonianza
resa alla legge e non all’Evangelo del
Dio vivente.
Il problema che il rapporto non menziona ma implica è quello di sapere se
le nostre comunità sono mature per
questa intensità di vita di fede, o se
siano a tal punto incapaci di discernimento spirituale da doversi appoggiare
sulla canna rotta di una qualche norma artificiosamente costruita con l’accostamento di versetti eterogenei. Approvando il rapporto nelle sue linee di
fondo il Sinodo ha compiuto un atto
di coraggio e di fiducia nella maturità
delle comunità. Queste ultime dovrebbero ora analizzare attentamente il rapporto non solo in riferimento alle questioni matrimoniali, ma prima di tutto
in riferimento all’impostazione generale del problema morale, per comprovare quanto essa sia più biblica che
non il legalismo (rigoristico o lassistico) che spesso predomina nell’ambiente delle chiese.
Z.
■ninniti mi
hanno animato e animano — anche se
non necessariamente vivificano — la
nostra Chiesa, e d’altro lato dalla diversità di esigenze cui la nostra stampa deve rispondere con mezzi limitati ».
Non erano emersi durante l’anno, e
non sono emersi in Sinodo elementi nuovi atti a modificare il parere
espresso lo scorso anno dalla 'Tavola
e dalla Commissione d’esame e sostanzialmente condiviso dal Sinodo, secondo cui si giustifica attualmente l’esistenza dei due settimanali, « EcoLuce » e « Nuovi tempi ».
La discussione è stata abbastanza
ampia, ma non si è proceduto molto;
e questo perché — ci pare — ci si è
limitati quasi totalmente, dai due lati
dello schieramento, a prendere in considerazione i due settimanali in chiave essenzialmente politica: un elemento che indubbiamente andava tenuto
presente e valutato, ma che non può
certo essere considerato determinante. E invece lo è stato. Gli uni avversano « Nuovi tempi » (che in questo
senso ha preso il posto dell’« Eco
(ctmlinim ii pag. 4)
I primi della Chiesa
Olii rapporto della Tavola al Sinodo, dividendo le offerte per il numero dei nieniliri.
riiiulta quanto o;;ni inemliro di ohiesa ha offerto lo scor.'-o anno per la .sua Cliie.sa. F.eeo
le prime 21 comunità:
1 ) Bergamo
2) Valleerosia
.i) Sanremo
4) Como
,■)) Roma IV .Novemhre
6) Bari
7) Genova
8) Bre.seia
9) Milano
10) Sampierdarena
11) Verona
12) Venezia
13) Livorno
14) Rimini
1,5) Napoli 4'oniero
16) Coazze
17) Noee. Sferracavallo
18) Campobasso
19) Catania
20) Firenze
21 ) Diaspora Ligure
!.. 76.051
» 38.916
J) 38.746
3) 37.754
» 35.538
» 34.285
D 31.565
)> 30.565
» 28.401
» 28.296
)> 27.837
)> 27.472
)> 27.358
1, 27.086
yt 26.454
» 25.827
» 24.373
» 23.423
)) 23.265
» 23.170
ì) 23.050
4
pag. 4
N. 35 — 4 settembre 1970
NOTERELLE PEDAGOGICHE
Fa quel che ti dico
La vita di famiglia è lastricata di buone intenzioni. Chi governa ha la tendenza
a non preoccuparsi dei particolari. Molti genitori confessano che « non ci avevano pensato ». Cosa evidente, e bisogna scusarli. Appunto per questo Roger
Cousinet, che ha insegnato psicologia infantile alla Sorbona, li porta a pensarci,
fondando le sue proposizioni su fatti di cui è stato, siamo stati personalmente
testimoni. Nei consigli che suggerisce non oltrepassa mai i limiti del possibile e
del realizzabile, tanto che se consiglia delle azioni, consiglia almeno altrettante
astensioni. Egli si rivolge soprattutto alle mamme per metterle « sulla via »,
sulle numerose vie dove non si trova che a forza di cercare, e sempre si trova
qualcosa, e magari alla peggio, che è sempre meglio di niente. Vuole aiutarle a
" ordinare la loro vita, a correggere le piccole inettitudini quotidiane », a « parlare », anziché a chiacchierare, a « dare l’esempio».
ECHI SINODALI
I mezzi di comunicazione di massa
Vorrei segnalare una piccola difficoltà domestica che non sembrerebbe
troppo grave e che nondimeno rappresenta una noia per le madri e un turbamento per i ragazzi. Si tratta di uno
spettacolo di cui ogni giorno possiamo essere testimoni.
Una madre cammina tenendo per
mano il suo bambino (non soltanto lo
tiene per mano, ma lo trascina), guarda davanti a sé, mentre il ragazzo tiene la testa costantemente voltata indietro a guardare dietro di sé. Se il
ragazzo guarda indietro è perché, evidentemente, desidera attardarsi, forse
anche fermarsi, dunque fa più o meno
resistenza alla mano che lo tira, stanca un po' sua madre che ogni tre passi
lo ammonisce: « Guarda davanti a te ».
La madre ripete questa ingiunzione
per prima cosa, senza dubbio, per risparmiarsi la fatica, e poi perché desidera anche che il ragazzo imiti la sua
condotta che a lei sembra giusta e ragionevole. (I genitori credono sempre
che la loro condotta sia ragionevole e
che quella dei ragazzi non lo sia). Ella guarda davanti a sé perché ha uno
scopo da raggiungere, una direzione da
seguire, un legittimo timore di scontrai'si con un passante o contro un
ostacolo se non guardasse davanti a
sé. Ma il bambino non ha mèta, non
sa dove vada sua madre. Non conosce
la direzione che lei prende, tutte le
strade per lui sono buone, non capisce
perché si prenda questa invece di quest’altra, a meno che non si tratti sempre della stessa, ma una strada non è
mai sempre la stessa per un bambino
piccolo. Egli non ha nessuna paura di
scontrarsi, poiché in genere sua madre
si è preoccupata di farlo vivere in un
ambiente privo di ostacoli e di vigilare a salvarlo quando se ne incontrino.
Quindi non lo riguardano i motivi cui
invece è sensibile sua madre. Questa
ignoranza e questa insensibilità non
gli impedirebbero la docilità, e l’abitudine, aiutata dalla indifferenza, ne
trionferebbe. Ma il bambino non manca solo di ragioni per guardare davanti a sé, non è indifferente, ha buone
ragioni per guardare dietro di sé. Non
guarda indietro solo perché ancora
non sa che bisogna guardare davanti,
guarda indietro perché ne ha voglia,
perché ha bisogno di guardare dietro
di sé, di vedere qualche cosa, di vedere molte cose che si trovano dietro
di lui.
Ma perché le cose che ha voglia di
guardare si trovano sempre dietro di
lui?
Per la semplice ragione che non ha
tempo di guardarle mentre gli appaiono davanti. Sua madre cammina quasi
sempre a passo troppo svelto per lui
(quante madri non sanno accordare il
proprio passo con quello dei loro ragazzi!). Scorge qualcosa che li interessa sul marciapiede, sulla strada, in una
vetrina, un cane, un uccello, una vettura di forma nuova, un giocattolo, un
arnese. Ma lo ha appena scorto che già
lo si trascina, già l'oggetto è lontano da lui molto prima che abbia potuto guardarlo, percepirlo, comprenderlo. E allora, poiché l’oggetto lo trattiene, cerca di guardarlo finché può,
non lo lascia che in ultimo, e poiché,
mentre l’oggetto si allontana dal suo
sguardo un altro viene a sostituirlo
per richiedere anch’esso un esame prolungato, finisce per camminare all’indietro in cima a una mano che lo trascina lontano dai luoghi dove vorrebbe restare, lontano da questo presente
che per i ragazzi realmente esiste e
dura, non divorato incessantemente
dal passato come succede per noi
adulti.
Cosa bisogna dunque fare? Per prima cosa, quando la madre deve uscire
per una corsa (l’espressione è significativa), non conduca con sé il ragazzo
se non quando sia ben sicura di non
poter fare altrimenti. Se vi è obbligata, esca allora un po’ prima di casa,
si prenda un po’ più di tempo, si dia
agio così di attardarsi un poco. Se, infine, bisogna che si affretti, allora, prima di uscire, informi il suo ragazzo
(anche se c molto piccolo) dello scopo o degli scopi della sua gita, precisandoli e dipingendoli per renderglieli desiderabili. « Prima andremo dal
calzolaio che ha promesso che le tue
scarpe saranno pronte. — Ora andremo dal macellaio, a comprare una bistecchina molto leñera per te. — E
adesso andremo dalla fornaia, che ci
cercherà un pane ben cotto, e forse vi
troveremo quel gattino, sai, che spesso
è accucciato presso la bilancia, c che
tu ami accarezzare ». Il ragazzo potrà
scorgere in tutto ciò degli scopi dove
vorrà dirigersi e volgervi il suo sguardo. Più volentieri, allora, guarderà davanti a sé.
Ma se invece si tratta non di una
corsa, ma di una passeggiata, bisogna
allora che il ragazzo possa guardare
dove vuole, e quanto vuole. Non dimentichino le madri che non si tratta
di portare a spasso i propri ragazzi.
ma di passeggiare insieme a loro. Se
vi sono due o tre ragazzi, possono
camminare insieme, davanti alla madre, accordando a poco a poco i loro
passi e le loro curiosità. Se ve ne è
uno solo, la madre lo accompagni dove non sarà più necessario tenerlo per
mano, e lo lasci procedere a modo suo.
Anche se farà soltanto 10 metri arrestandosi a ogni metro o anche più
spesso, gli servirà sempre meglio che
percorrere 300 metri senza poter niente guardare di quanto gli piacerebbe,
lo interesserebbe, lo istruirebbe. Ancora una volta, che gli sia dato modo
di guardare ciò di cui ha bisogno il
suo sguardo. Si persuadano le madri
che i ragazzi guardano dietro di sé soltanto perché loro gli impediscono di
guardare davanti.
Roger Cousinet
Rogeh Cou.sinet, Fa quel che ti dico. Coll.
Educatori antichi e moderni, La Nuova Italia Editrice, L. 700.
Dal Sommario; Alle madri di famiglia - Il
ragazzo che cade - Guarda davanti a te - Non
abbia paura - L’autobus - Stai fermo - Fai
qualcosa - Non toccare - Sbrigati - Metti in
ordine le tue cose - L’aiuto ai fanciulli - La
tenda - Il giardinetto e il fiume - Il marciapiede - La strada - Il rimprovero e il complimento - La buona educazione - Le esperienze
- Il caso del sandwich - Le gobbe e le buche Non bisogna giocare con i fiammiferi - Ti tocca sempre cedere - Così è la vita - Le auree
regole del linguaggio - Tutte cose senza importanza - Una spiegazione - Supplemento a
« Le auree regole del linguaggio » - Fammi il
piacere di ubbidire.
(segue da pag. 3)
Luce » rispetto agli strali conservatori)
per le sue prese di posizione politiche,
gli altri lo esaltano perché in tal modo si fa leggere anche dall’esterno, dai
cattolici, dagli atei, dagli emigranti,
dai giovani. Si è a lungo duellato in
questi termini. Qualcuno, poi, ha lamentato la predicazione di odio che
sgorga dalle colonne del settimanale,
altri ha ribattuto trattarsi piuttosto di
giusta indignazione, espressa tutt’al
più con foga eccessiva. Chi si è domandato che cosa caratterizzi in senso evangelico il periodico e lo distingua da organi di partito, e chi ha sotenuto l’evidente volontà di testimonianza evangelica che guida l’équipe
redazionale; chi vi vede una forma
nuova e più diffìcile (rispetto a quella
tradizionale rappresentata dall’« EcoLuce ») di teologia e di predicazione e
chi un’utile azione di surroga alla carente informazione della stampa italiana. È stato anche istituito un confronto economico fra i due settimanali, entrambi presentanti un lieve attivo di esercizio annuo, con un conto
di 12 milioni per 1’« Eco-Luce » e di 25
milioni per « Nuovi tempi », ma autosufficiente il prima, finanziato per oltre metà il secondo. Tale confronto è
stato deplorato da altri, che hanno notato che una nuova iniziativa ha necessariamente bisogno di un periodo
di appoggio. Comunque, come notava
la Commissione d’esame, « pare sfumare nelle brume dell’utopia la richiesta del Sinodo 1966, ripresa dalla Commissione d’esame 1969 (e, aggiungiamo, da qualche chiesa nei suoi pronunciamenti di quest’anno), "che l’impostazione amministrativa del giornale
sia improntata alla massima sobrietà
in vista di una prossima autosufficienza finanziaria” ». Indubbiamente lo
strumento creato — dal nulla — è tecnicamente notevole. Ma il problema è
quello della sua linea. E, come si diceva, la discussione è avvenuta essenzialmente sulla linea politica, anziché su
quella teologica, la sola veramente ri
A FIRENZE, dal U al W SETTEMBRE
Conferenza dei Paesi latini del Consiglio
ecumenico dell' educazione cristiana
Una quarantina di responsabili belgi, francesi, italiani, portoghesi, spagnoli e svizzeri esamineranno insieme problemi teorici e pratici dell’insegnamento evangelico odierno
A metà settembre terrà la sua sessione, a Firenze, la Conferenza dei Paesi
latini, sezione del Consiglio ecumenico
dell’educazione cristiana. I lavori si
svolgeranno presso la sede dell’Istituto
« Gould » e riuniranno una quarantina
di rappresentanti belgi, francesi, italiani (T. Soggin, V. Benecchi, B. Costabel,
V. Corai, L. Santini che terrà lo studio
biblico iniziale e R. Eynard che presenterà una delle relazioni: « Esiste una
pedagogia protestante? »), portoghesi,
spagnoli, svizzeri, oltre a un gruppo
della staff deH’organismo ecumenico in
questione.
Si prevedono interessanti relazioni,
per lo più in francese, su « Le mentalità e la scolarità del ragazzo» (J. Lugbull
e F. de Turckheim), « Pedagogie dominanti nel contesto francese » (N. Berthoud), « Correnti diverse di lettura e
di comprensione della Bibbia » (M. Car
rez), « Pastori e monitori » (E. Kiener);
P. Chrétien presenterà: « Affleurements
à la Société des Ecoles du Dimanche:
expériences en cours, conditions expérimentales, impressions générales »,
mentre due gruppi elvetici presenteranno questi temi: « Rapporti fra culto dei
bambini e culto degli adulti e messa in
discussione della scuola domenicale » e
« La formazione dei monitori ». I pastori F. Maire e P. Chrétien presenteranno « Il terzo ciclo: programma e
materiale da preparare insieme », mentre membri della staff ginevrina, R.
Mould, Kennedy e Meyer presenteranno « 11 piano d’integrazione con il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) e
l’Assemblea che si terrà a Lima (Perù)
nel 1971 ». Naturalmente sarà dato largo spazio alle discussioni, e vi sarà pure un pomeriggio turistico, forse con
escursione a Siena.
Il mini...UHI...........................................................
r INCONTRO ITALO SVIZZERO-FRANCESE DEI "FOYERS MIXTES.,
Isolamento delle coppie miste in Italia
A Bobbio Pellice, nei locali delFEsercito
della Salvezza, si è tenuto ultiinaincnte il 1°
incontro italo-svizzero-francese dei « Foyers
Mixtes ». Una ventina di coppie miste — un
coniuge protestante e l'altro cattolico ■— erano
presenti. Alcuni dei 25 gruppi francesi — fra
i quali i primi hanno incominciato a riunirsi
8 anni fa — erano rappresentati, accompagnati
dal pa.store 111 di Lione e dal domenicano René Beaupère. Diversi pastori e parroci della
Val Pellice hanno pure partecipato all’incontro.
Un punto sul quale insistevano le coppie
miste italiane è la mancanza d’interes.se che
riscontrano in Italia, sia da parte protestante
che da parte cattolica. Allorché in Francia e
in Svizzera i gruppi di « foyers mixtes » hanno l’appoggio di pastori c <li preti — che in
questo campo hanno la possibilità di collaborare strettamente — le coppie miste del gruppo
italiano si sentono abbandonate a loro stesse,
nonché isolate le une dalle altre, perché ancora poco numero.se; solo dall'anno scorso hanno incominciato ad incontrarsi. La .situazione
religiosa, e anche politica, cosi diversa in paesi
come Francia, Svizzera e Italia, si riflette profondamente, in un modo del tutto particolare,
sui problemi specifici delle coppie miste.
L’argomento principale dell'incontro era
l'educazione cristiana dei propri figli — certamente uno dei problemi maggiori dei foyers
mixtes. « Come fare per aiutare i bambini ad
incontrare il Signore » nella situazione parti
colare di coppia mista, chierleva una delle
intervenute. La coppia mista credente si trova
a dover fare delle scelte precise confessionali
per dare un'educazione cristiana ai propri
figli, e per molti questo fatto costituisce una
ricerca sempre accompagnata da travaglio c
tensione. Nessuno più di loro aspira ad avere
un giorno una catechesi ecumenica, e alcuni
la pensano anche vicina. Ma in Italia molte
cose intraviste in Francia o Svizzera sembrano
irrealizzabili. Per l’educazione dei figli i Foyers Mixtes hanno come scopo di presentare
suggerimento alle due confessioni.
Le coppie miste credenti vivono nel concreto la sofferenza delle divisioni confessionali,
ma sono convinte che la loro esperienza contribuisca ad una maggiore apertura ecumenica nel mondo, alla ricerca dell unità. All incontro, il sabato durante il culto e la domenica durante la mes.sa, erano tutti riuniti in
uno stesso cerchio; ciascuno di loro ha potuto
cantare gli stessi identici inni sia al culto che
alla messa; ma al momento della Santa Cena,
lo stesso pane e lo stesso vino erano presi da
uno solo dei due coniugi, mentre I altro si
limitava a passare il pane e il calice, senza potervi partecipare in quel preciso momento.
L’incontro è stato certamente molto utile,
soprattutto per i foyers mixtes italiani per i
quali è stato una fonte d’incoraggiamento.
Marie-France Co'is.soN
levante in un sinodo. E troppo superficiale, e comodo, ridurre i contrasti e i dissensi a contrasti e dissensi
politici, facendo appello (anche a questo proposito, da una parte e dall’altra) alla comprensione, al rispetto, al
diritto alla coesistenza. In realtà, bisogna che sia chiaro — è stato detto
— che ci troviamo non di fronte alla
alternativa di due opzioni politicosociali, ma a un contrasto di posizioni
teologiche non complementari bensì
alternative. Almeno di questo un sinodo dovrebbe avere ormai preso coscienza, senza levare cortine fumogene bonarie o interessate, e guardando
in faccia la realtà.
Così si andrà all’Assemblea della
Federazione delle Chiese evangeliche
in Italia (Firenze, 1-4 novembre 19’70),
con la proposta di « federalizzazione »
del periodico, il quale continuerà imperterrito la sua via, con una coerenza di orientamento di cui va dato atto, senza curarsi molto del parere di
coloro che sono chiamati a finanziarlo
in nome della libertà di opinione o
forse, domani, della « ragion di Federazione ».
Non rilevata né dalla Tavola né dal
Sinodo, ma dalla Commissione d’esame, una tappa; « Poiché non capita
ogni anno che un periodico evangelico
italiario compia un secolo di vita, ci
pare non sia giusto passare sotto silenzio in Sinodo il centenario de « L’amico dei fanciulli ». È un’occasione
per ricordare alle chiese che la ricerca
di nuovi strumenti è compatibile con
l’apprezzamento e l’utilizzazione di
quelli antichi restati vivi e vivaci ».
Quanto a « Gioventù evangelica », è
un vivace asteroide che gravita ormai
nella galassia federale (giovanile); organo di corrente, ha il vantaggio di
reggersi finanziariamente. Il binodo
non ne ha comunque parlato, come non
ha parlato de « La scuola domenicale »
e di « Diakonia », che rappresentano
anch’essi un rilancio federale.
RADIO-TELEVISIONE
Riguardo al culto evangelico radiotrasmesso, non si è udito molto di nuovo nel breve dibattito sinodale. Si è
raccomandato che il « notiziario » si
sforzi di riflettere le varie posizioni presenti nelle chiese, guardandosi dalle
unilateralità di posizioni e di valutazioni che talvolta si sono potute riscontrare in questa rubrica. Si attende con
piacere il risultato del convegno di studio sul culto radio programmato nella
seconda metà di settembre a Ecumene,
da parte della Federazione; potrebbe
derivarne anche la costituzione di un
utile gruppo di ascolto critico continuativo.
Scarsa pure è stata la discussione in
merito alla nostra futura partecipazione a programmi televisivi. Ed è stata
lamentata, a proposito di tutta la programmazione relativa ai mezzi di comunicazione di massa (stampa-radio-televisione) la scarsa o nulla documentazione fornita alle Chiese dagli organi
federali, sicché si va verso la prossima Assemblea federale senza alcuna
preparazione previa. Va riconosciuto
che la richiesta di incontri con le dirigenze radiotelevisive, accolta in linea
di principio, non ha mai avuto riscontro pratico, essenzialmente in seguito
alle ben note condizioni di insicurezza
governativa che hanno caratterizzato la
vita italiana da vari mesi. Di concreto
vi è solo il conferimento di due borse
di studio a due giovani che si preparano a questo servizio: Giovanni Ribet,
attualmente a Ginevra per uno stage di
sei mesi presso la televisione romanda,
e Renato Maiocchi, che si recherà prossimamente a Londra per uno stage consimile presso la BBC. Dal punto di vista del sostegno finanziario e tecnico,
è assicurato, almeno per il periodo di
lancio, l’appoggio dell’Inter Church Aid,
quella dell’Associazione mondiale per
la comunicazione cristiana e quello del
Dipartimento delle comunicazioni del
CEC Dal punto di vista dei programmi,
ci si orienterebbe verso la nostra partecipazione a rubriche di documentazione
su vari aspetti della vita contemporanea e su filmati relativi a opere evangeliche, documentazioni di carattere
giornalistico a cura delle opere interessate. Comunque si è ancora estremamente nel vago. Chi vivrà (fino a Firenze, vedrà.
L’espressione del rincrescimento di
questa mancata documentazione alle
Chiese è stata anche espressa in un
ordine del giorno, che riferiremo parlando dei rapporti federali.
L’integrazione
con la Chiesa
Metodista
"Mentre continua l’integrazione a livello di rappresentanze sinodali, a livello pastorale, e in alcuni casi procede quello a livello di comunità — segnaliamo in particolare il fraterno esperimento di Napoli-Vomero —, continua
pure lo studio parallelo delle discipline delle due Chiese. Alcuni vorrebbero
che il cammino fosse più rapido e en
tusiasta, e qualche tiepidezza non si
può negare; ma forse la modestia
dei passi compiuti in questo cammino
comune è garanzia di solidità.
Rispondendo a una richiesta avanzata dalla Conferenza metodista del maggio scorso, il Sinodo ha votato questo
o’'dine del giorno:
Il Sinodo,
considerando giustificati i motivi presentati dalla Conferenza Metodista d’Italia richiedendo il rinvio di un anno per la convocazione della prossima sessione con
giunta Conferenza-Sinodo, e
apprezzando la disponibilità fraterna con cui tale richiesta è stata presentata,
concorda con la decisione della
Conferenza Metodista e decide a
sua volta di rinviare all’agosto
1972, a Torre Pellice, la convocazione della prossima Sessione congiunta Conferenza-Sinodo.
ii'iiiiimiiiiimiHi'
RORA
Abbiamo avuto, recentemente, la sepoltura
del Dott. Roberto Meyiiet originario di Rorà.
A questo paese alpestre egli era rimasto affezionato e come membro di Chiesa e come
abitante, almeno durante l’estate, nel Comune del quale era stato anche Sindaco.
Parenti, fratelli, amici, conoscenti in gran
numero e a casa a Luserna San Giovanni e
qui nel Tempio e al Cimitero hanno dimostrato, ricordando il caro scomparso, di volere
attorniare della loro simpatia, del loro aiTetfo
cristiano la famiglia nel lutto, nel duolo pur
confortata dalla fede in Colui che è il vivente e che ci ripete: a Non temere, solo abbi fede » (S. Me. 5: 36). Rinnoviamo alla
vedova, ai figli, alla sorella e a tutti i congiunti la nostra simpatia cristiana.
Ringraziamo cordialmente il Pastore Giorgio Tourn di avere presieduto un Culto domenicale.
Riconoscenti delFapporto dato anche ai culti
domenicali dai membri e dagli amici della
Chiesa di Rorà qui di passaggio o di soggiorno durante Testate, li ringraziamo, facciamo
loro tanti auguri nel Signore e continuiamo
ad intercedere presso Dìo gli uni per gli altri.
Hiiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
iiiiiiiiiiiiiiimiMii
Doni prò Eco-Luce
Léonie Stalle, Torre Pellice L. 500; Graziella falla, id. 1.000: Fam. Quara, Torino
500: Lalla Conte, id. 2.000: Maria Ceseri, S.
Pietro in Bagno 500: Angela Ureher, Cortina
520; Giulio Pulejo, Roma 500; N. N.. Torino
2.320; Ester Ribet, Ferrerò 500: Eli Vinçon.
S, Germano Chisone 500; Elimann. Reggio
Cai. 250; Eli Costabel, Svizzera 500; Evelina
Troll, S. Secondo di Pin. 500; Berta Subilia.
Roma 5.000; A. King, Gran Bretagna 5.000;
N. N. 10.000; N. N. Chiesa pre.sbiteriana Montreal 5.820; Maria Bertolino Tron. Settimo
Vittone 430.
Grazie! (continua)
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Carbotti e Ganière riconoscenti ringraziano quanti con la
loro presenza o con scritti hanno loro dimostrato affetto e simpatia nella
dipartita della cara mamma e nonna
Susanna Monnet
ved. Ganière
Torre Pellice, 31 agosto 1970.
Le famiglie Peyroncl - Melchiori Malosso - Coucourde e Borno commosse per la grande dimostrazione di
affetto e di stima tributata al loro
caro
Guido Peyronel
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano sentitamente e
con riconoscenza i Sigg. Pastori .lalla
e Deodato, il gruppo Anziani RIVSKF, gli amici di leva, e tutti coloro
che di presenza o con scritti hanno
recato conforto e aiuto.
« La promessa che Egli ci ha fatto
è la vita eterna» (Giov. 2: 25).
S. Germano Chisone, 26 agosto 1970.
AVVISI ECONOMICI
ALBERGO delle Alpi - Frali cerca ragazza
per stagione invernale, età minima anni 18Buon trattamento.
DISTINTA famiglia torinese, cerca esperta
cameriera-guardarobiera, libera subito. Telefonare Torino 890266 oppure scrivere
Amministrazione Camerana, Strada Supcrga, 28 - Torino.
SIGNORA sola cerca donna a ore, eventualmente camera gratis. Rivolgersi Jalla, Villa
Elisa.
5
4 settembre 1970 — N. 35
I Valdesi d'Italia da Gialitti a Mussolini (1811-134IÌ)
pag. 5
libri
Una storia che va dalla «Chiesa dei commendatori» alla «Ecclesia silens», fino alla svolta del 1945
In una tesi di dottorato presentata
all'università di Aix in Provenza, abbiamo una autentica 'primizia': JeanPierre Viallet, l’autore, traccia per la
prima volta in modo organico, coerente, la storia del Valdismo in Italia nella prima metà di questo secolo.
L’impresa, man mano che ci si accosta ai nostri giorni, si fa ardua; la storia contemporanea, anche per i’abbondanza di materiali a disposizione, per
la naturale passionalità dei testimoni
in vita, presenta delle grandi difficoltà.
Il Viallet — usufruendo di un’ampia
informazione, avvantaggiato da quel
distacco da cose e persone che non
nuoce allo studioso — ha reso un grosso servizio a una Chiesa che ha bisogno di interrogarsi, di capirsi.
Presentata alla Facoltà di Lettere e
Scienze umane, la tesi prende in considerazione non tutti gli aspetti della
vita della Chiesa, e da una particolare
angolatura; inoltre una lunga prefazione che si rifà dalle origini del Valdismo, sommaria e non convincente; in
fine, queste 760 pagine di scrittura brillante, ricca di umori, non manca di
suscitare delle perplessità. Osserviamo
poi che, in sostanza, si tratta di una
storia delle Valli Valdesi in rapporto
alI’Tlalia piuttosto che di un esame
delia vita della Chiesa come unico
■corpo.
“La Chiesa
dei commendatori,,
Questo giudizio agro-dolce non lo
dobbiamo al Viallet, ma a un grande
storico del protestantesimo: E. G. Léonard, il quale soggiornò fra noi durante il Ventennio. Come ogni giudizio sommario, rischia di forzare le cose, e a questa tentazione sembra abbia ceduto il Viallet, che ritiene che
« l’evangelizzazione valdese non si interessò che assai mediocremente degli
ambienti più popolari della società italiana » (p. 110). Di fatto, non fu così:
la Chiesa dei commendatori aveva
spesso umili origini popolari, ed era
passata nel giro delle generazioni a un
piano classista-borghese non originario.
All’inizio del Ventennio, la società
valligiana — che deteneva la guida
della Chiesa nel suo insieme — era
così caratterizzata: rifiuto del mondo
’moderno’ (da Bricherasio in giù); culto della piccola patria; conservatorismo politico. E qui una osservazione
d’estremo interesse: « alcune delle più
gravi difficoltà che incontrarono i valdesi sotto il fascismo sono lungi
dal datare dall’avvento della dittatura » (84). Le segnaliamo: la stasi evangelistica, il dramma della emigrazione
e dello svuotamento delle vallate alpine, il regresso dlela lingua francese, il
declino della pratica religiosa. Di tutto questo non sembra che la Chiesa
prendesse pienamente coscienza, tanto
che nei primi decenni del secolo essa
era « soddisfatta e fiduciosa » in un
primo momento, quindi rassegnata.
I Valdesi delle Valli
« Il fascismo, con la sua politica minacciosa verso le minoranze religiose
e linguistiche, provocò un rinforzamento di questa convinzione che ave\ ano i valdesi delle Valli di costituire,
malgrado il loro amore per l’Italia,
una minoranza «a parte» (135). E ciò
non basta: « troppo numerosi furono
i valdesi che si consideravano come i
membri di un ’popolo valdese’ che non
esisteva che nella loro immaginazione,
col pretesto che portavano un nome
valdese» (139). Questa progressiva
chiusura dell’elemento valligiano giunge per l’A. al parossismo quando, nel
1938, notisi l’anno!, si svolge una campagna « per il costume valdese »: 'stupéfaction’, ’agacement’, ’quelque chose
de dérisoire’, sono i termini che usa
(138).
In tutto questo manca forse quella
percezione psicologica in profondità
che non si può chiedere a uno che esamina le cose dal di fuori, documenti
alla mano, senza avere vissuto quegli
anni dal di dentro, senza partecipazicv
ne al dramma di un gruppo socio-religioso che aveva creduto davvero nella
mitizzazione della propria storia, che
sinceiamente divideva l’Italia in ’le
Valli’ e ’l’Evangelizzazione’. Il grosso
della questione sta nel fatto che la situazione psicologica di ’allora’ — che
si può spiegare come un fenomeno di
autodifesa d’un gruppo minacciato dal
livellamento totalitario — non sia stata realmente sconfessata o superata,
ma che determini ancora atteggiamenti e bloccaggi nella vita della Chiesa.
Da Facta a Mussolini
L'ostilità generale dei valdesi per i
«popolari» (P.P.I.) si accompagnava,
alla fine della guerra, con una diffusa
paura del socialismo, questo elemento
perturbatore, di contestazione sociale.
L’adesione generale al liberalismo aveva salde radici risorgirnentali, rispondeva a una visione dei rapporti fra
chiesa e società, l’on. Facta era amato
alle Valli. Ma ciò non irnpedì un atteggiamento filofascista agli inizi, quando
il fascismo significava ordine, ristabilimento dell’autorità dello Stato, lotta
al socialismo con punte anticlericali.
Dall’estate 1924 — con Ugo Janni —
il settimanale ufficiale della Chiesa
prendeva un atteggiamento sempre
più critico verso il regime nascente, si
avevano i primi urti; alle Valli si diffondeva una sorta di rassegnazione,
nonostante l’apostolato antifascista del
prof. M. Falchi: il fascismo era subito,
non accettato. (Da questo punto, sia
per difficoltà di documentazione che
per coerenza di lavoro, il Viallet in sostanza si occupa delle Valli V., tracciando solo episodicamente profili e
fatti della penisola; per dare un giudizio sull’atteggiamento della Chiesa nel
suo insieme sarebbe necessaria una
esplorazione minuziosa nelle varie comunità).
Perduta la libertà, i valdesi contesero palmo a palmo il terreno al clericofascismo sul piano legale, furono contenti dei Patti del 1929, ma subito intrapresero una contesa logorante per
la loro applicazione estensiva, contrastando con l’invadenza dell’apparato
fascista. Dalla documentazione, l’operato dei moderatori Costabel e Comba
appare dominato da cautele e conformismi, ma fermo e deciso nel difendere ’i diritti’ della Chiesa.
Nel compromesso,
una minorità irriducibile
« La Chiesa Valdese troppo spesso
dette l’impressione, a partire dagli anni 1933-34, di essersi lasciata contaminare dal nazionalismo più cieco » (514).
D’altra parte, conservatorismo e compromesso erano determinati da ragioni più profonde; un rispetto istintivo
per «autorità»; una conoscenza^superficiale, maiinformata, della realtà del
regime fascista; quindi, mancanza di
un serio discernimento della situazione piuttosto che di coraggio; in fine,
« la fierezza di essere valdesi », una fierezza che nel 1935 (come nel 1920) faceva inalberare degli striscioni con la
scritta « Torre Pellice docet ». Bisogna
anche aggiungere ,e questo l’A. non lo
rileva, che l’emigrazione interna ed il
sempre meno attivo richiamo delle
Valli avevano impoverito l'elemento dirigente valligiano: Lombardini, Gangale, Corradini, Subilia, ecc. vivono e
operano nella penisola. Tratto d’unione è G. Miegge, questa eccezionale personalità donata alla nostra Chiesa.
E qui — nella ’Ecclesia silens’ — si
disegna una opposizione al fascismo
ferma e coerente. Cultura, teo'-ogia e
politica concorrono al crescere di questa opposizione che non manca di
scontrarsi in Sinodo col cauto elemento dirigente della Chiesa e col conformismo valligiano. (La ’frattura’ ancora oggi evidente nei nostri Sinodi ha
qui il suo antefatto; il gruppo barthia
no, cospicuo e agguerrito, non s’era
potuto emarginare come l’isolato Ugo
Janni, e faceva opinione, stabilizzava
un antifascismo e precisava un impegno della Chiesa nella società).
La Chiesa nella tormenta
Del lealismo della Chiesa nei primi
anni dell’ultima guerra profittarono
largamente i pochi, per il vero, elementi filofascisti, i quali si abbandonarono a penose manifestazioni nazional-fasciste e alle Valli e nella penisola. La moderatura del past. V. Sommani — la più difficile del secolo — fu
nella linea tradizionale: del tutto non
fascistizzante, ma cauta, intesa a promuovere un rinnovamento della pietà
e aliena da decisioni ’politiche’. Riconosciamo al Viallet di avere colto bene la personalità del Sommani, profondamente evangelica, capace d’imporsi con autorità senza autoritarismi;
e con lui notiamo che tutti i moderatori del periodo fascista furono personalità formatesi nell’età liberale, nell’Italia di prima, cioè naturalmente
volti a un passato non restaurabile —
nemmeno teologicamente — piuttosto
che propensi all’avventura del domani.
Il Sinodo del settembre 1943, al quale sono dedicate pagine di un interesse vivissimo, mostrò che il Valdismo
non voleva diventare Chiesa Confessante, preferiva attendere piuttosto
che pagare. E pagò allora il laicato,
con una guerra partigiana: alle Valli,
essa si inscrive ’anche’ nella storia
della Chiesa. Una Chiesa divisa, come
lo era già sul piano teologico (liberali
e barthiani) e su quello politico (attendisti e antifascisti). Non ci addentriamo nella ricostruzione che l’A. dà del1.1 resistenza alle Valli; si riaprirebbe
una pagina controversa, che anche recentemente ha suscitato polemiche.
Alla fine della guerra, i valligiani rifiutarono decisamente l’idea di una
annessione delle Valli alla Francia; il
Mod. Sommani si adoperò per il riconoscimento d’una autonomia amministrativa e culturale (simile a quella
poi concessa alla Val d’Aosta) che fu
rifiutata.
1945: una svolta?
« Innanzitutto, dix enne sempre più
evidente a partire dal 1945 che la esistenza di un “popolo-Chìesa" era ormai un mito... 11 scotimento di partecipare a una stessa eredità culturale e
storica ha incontestabilmente conosciuto da allora un regresso ben sensibile... Tutto spinge oggi alla disgregazione del 'popolo valdese’. L’indifferenza di molti dei suoi membri per la storia del popolo-Chiesa è un sintomo allarmante » (758, 759). Sono giudizi re
lllinilllIHIHIIIIIIIMIII
miiiiiiiMiimiiiiiiiiiiiiiitximniiiii
IIIMIIIMIItIMIimiHIIIIIIIIOIIIIII'
“Gemito della creazione,,
Una raccolta di liriche di Ernesto Naso, in riferimento quasi costante al cap. 8 dell’Epistola ai Romani
F, opinione ancora un po mollo diffusa tra
poeti, critici letterari, studiosi di estetica, che
la poesia e l'arte, in genere, debbano avere
soltanto una funzione pnramente estetica, di
puro e disinteressato godimento .spirituale,
alieno perciò da ogni interesse di natura pratica. Fu il Croce a definire i modi e le
funzioni dell'arle e della poesia, in particolare. e a respingere qualsiasi funzione didascalica di esse, portando alle estreme conseguenze il concetto di arte pura, intesa come
momento lirico e intuitivo dello spirito e,
perciò, come espressione e conoscenza delle
cose singole o dell’individuale.
Ma con tutto il massimo rispetto verso la
lesi del grande Maestro napoletano. 1 arte e
la poesia sono espressioni della libertà dello
spirito, che soffia dove vuole e come vuole,
e perciò non si lasciano facilmente irretire da
schemi precostituiti, da correnti o da .scuole
filosofico-lelterarie. Quando l'arte e la poesia
sono vere e spontanee, il dato artistico e poetico risulta sempre come espressione di un
ideale, d'una passione, d'una sofferenza o di
una gioia, d'una delusione o d’una speranza
dell artista o del poeta. Pensiamo, dunque,
che Ernesto Naso, scrivendo questo suo Gemito della creazione, abbia voluto esprimere
quello che dentro gli si andava si^iificando.
in un rapporto e in una verificazione, quasi
costanti, con il testo paolino del cap. 8 dell’epistola ai Romani. Infatti, non soltanto il
titolo del libro ci sembra posto non a caso,
ma .soprattutto il brano, dei vv. 22-26. che
contiene la visione e la meravigliosa .speranza
dell'Apostolo, di cui .si fregia una delle pagine che precede quelle dei testi poetici.
Siamo tuttavia del parere che Ernesto Naso non abbia voluto minimamente parafrasare,
in chiave poetica, il lesto biblico, ma che di
esso egli abbia assorbito lo spirito, l'istanza
profetica, quella dell'attesa, nella speranza,
della redenzione, questo sì. Basterebbe, daltronde. leggere alcune tra le più significative
di queste poesie, quali : Gemito della creazione. Quando un fiore è colto. Nuovo divenire.
per coglierne i precisi riferimenti.
Ma se in questa poesia del Naso troviamo
la schietta fede del credente, sia pure con i
suoi dubbi e le sue certezze, le sue ambasce
e le sue gioie, non altrettanto schietto ci appare il .suo linguaggio poetico. Egli dopo
Dove rapina luce, il libro che nel '53 lo rive
cisi che, francamente, vorremmo non
condividere! D’altra parte bisogna pure accettare delle verifiche, e chiederci
se la fine di determinate cose legate ai
valdesi delle Valli significa una crisi
mortale per la Chiesa.
Il Viallet non lo dice, ma propone
altri quesiti: l’ecumenismo, per esempio, non spunta le armi a un Valdismo
che da sempre ha operato avendo il
cattolicesimo romano come schermo
polemico? e la battaglia per la libertà
di coscienza, non è ormai affidata a altre mani? Anche su questo TA. non dà
risposta, contentandosi di ricordare di
aver studiato « l’apporto di questa piccola minoranza alla storia 'civile' d'Italia », e formulando una conclusiva attestazione di fiducia in quel Valdismo
che conta ormai otto secoli d'esistenza.
In conclusione, questo laborioso tentativo di vedere chiaro nel '900 valdese merita molta attenzione, sarebbe
forse utile ricavare — con tagli e opportune revisioni — un libro che fornirebbe ben qualcosa di più d'una appassionante lettura. Molti degli sbandamenti attuali, tante posizioni attaccate o difese con crudezza nel nostro
tempo, sarebbero forse attenuati, o addirittura superati, se avessimo consapevolezza maggiore di un passato recente che non possiamo né saltare a
pie’ pari né richiamare. La vita d’una
comunità credente è continuità, è tradizione, nel senso più genuino; la nostra è ’Chiesa’ anche per questo, perché vive nella storia 'col senso della
storia’, anche della propria.
Luigi Santini
■ IMIIIIIIIIIIIItlllMIIII
l’inimiimimniMiiiiiiiii
iiiiiiimiiimiiiii
1 TEOLOGI
Paul Tiliich
La Casa Ed. Astrolabio presenta in italiano
la llistory of Christian Thougt. forse il “capolavoro" di Tiliich. E' l’indagine sulla storia
del cristianesimo fino al sec. XIX. La civiltà
occidentale nasce dall’incontro della cultura
greco-romana con lo spirito religioso ebraico.
Fino a che punto è vera questa affermazione?
Il pensiero greco non ha prevalso su quello
romano? Quello ebraico ha lasciato tracce o
influenze sulla nostra civiltà occidentale o non
è piuttosto stato spazzato via del tutto? Alcune
voci dall’indice; Concetto di dogma; Il kairos;
L’universalismo dell'impero romano; La filosofia ellenistica; Il periodo intertestamentale;
Le religioni misteriche; Il metodo del N. T.;
Sviluppi teologici nella Chiesa antica; Gnosticismo; Neoplatonismo; La controversia trinitaria; Il problema cristologico: Agostino; Le
tendenze nel medioevo (scolastica, misticismo, biblicismo); Tommaso d’Aquino; Guglielmo d’Ockham; Il misticismo tedesco; I
preriformatori; Il cattolicesimo romano da
Trento ad oggi; La teologia dei riformatori
protestanti (Lutero, Zwingli, Calvino); Lo sviluppo della teologia protestante (ortodossia,
pietismo, illumini.smo).
lò poeta e che gli fece vincere il primo premio al Concorso poetico « La Procellaria »,
non ha saputo del tutto disfarsi di certi moduli del primo Quasimodo. Vi si avvertono ancora ritmi, assonanze, ellissi quasimodiane.
che non dispiacciono, dopotutto, ma che riecheggiano una sintas.si e uno stile superati
dallo stesso Quasimodo.
Ma al di sopra di queste formali strutture
e simpatie stilistiche, Ernesto Naso è un poeta ricco di sentimenti schietti e profondi. Già,
in Dove rapina luce, dimostrò di possedere
una capacità inventiva e trasfigurativa veramente eccellente, anche se in quelle poesie più forte era l’incidenza quasimodiana.
data l'età del Nostro e il filo ideale e poetico
che lo legava al grande poeta conterraneo. In
questo Gemito della creazione, invece, troviamo ovviamente l'uomo più maturo che
guarda con occhi meno estatici la realtà di
questo mondo; le sofferenze, le disparità e le
contraddizioni sociali; l'amarezza per la condizione di quegli uomini che vivono una vita
di miseria nei desolati campi della Sicilia. Vi
è inoltre l’uomo desideroso di pace, di armonia. di solidarietà fra gli uomini, di amore,
di redenzione. I suoi ricordi della faneiullezza e della adolescenza sono tra i più delicati:
e in questi ricordi c’è la madre, al cui richiamo e pietà egli ritorna adolescente; c'è la
propria terra come immagine di un Eden perduto: c'è il mutare delle stagioni che portavano nel cuore del fanciullo sen.sazioni
nuove, desideri nuovi.
Poesia, dunque, che nasce dai ricordi del
passato, ma .soprattutto poesia tesa ad esprimere la fede e la speranza di un credente,
nell'avvento di nuovi cieli e di una nuova
terra.
Addio notte, / oscurità del cuore. / triste
solitudine. / È giutita l’ora / d'andare, di partire. / L'ultima stella / trema all'orizzonte: /
è l'alba. / Nel nuovo giorno un raggio. / mi
coglierà di luce. / in un andare / che non è
uguale. / in meraviglia / di tutta l'esistenza.
(Nel nuovo giorno, p. 44).
Un libro, concludiamo, che merita di essere
Ietto e meditato.
Ekmì.sto Puzzangheba
Paul Tillich, Storia del pensiero cristiano.
Astrolabio. Ubaldini. Roma 1970, pp. 288,
L. 3.600.
Questo volumetto, nella collana « Dibattito
sul Cristianesimo » della Queriniana, raccoglie
quattro conferenze tenute in circostanze particolari dal prof. Tiliich in America e in Europa. La precedono due saggi introduttivi di
B. Mondin e M. Eliade. Nella prima conferenza (Chicago 1964) Tiliich esamina le conseguenze dell’esplorazione spaziale sull’uomo e
sulla visione che egli viene ad assumere sul
mondo. Benché questi tentativi spaziali rappresentino il trionfo della ’’dimensione orizzontale’’ (profezia) delle cose. Tiliich sostiene che
ciò non .significa però la fine della ’’dimensione
verticale’’ (religiosa), in quanto la natura uman.T non si esaurisce nella visione orizzontale
delle cose ma è capace di reagire a suo tempo
e di trionfare su quest'ultima. La seconda conferenza (Francoforte 1962) è stata letta in occasione dell’accettazione del Premio per la
Pace, conferitogli dalla associazione degli editori tedeschi. ’Tratta il concetto di frontiera
e dimostra l’impossibilità di rinchiudere tutto
entro le dimensioni della scienza, della politica
e della cultura. La terza (Università statale
dell'Ohio. 1964) affronta il problema del declino e della validità della idea di progres.so.
L'autore sottolinea lo sfondo religioso dell’idea
di progresso nonostante la possibilità di involuzione e regres.so. Infine la quarta, che è nello
ste.sso tempo la sua ultima lezione pubblica
(Chicago. 12 ottobre 1965) ha di mira il significato della storia delle religioni per il teologo
sistematico: certamente uno degli argomenti
a lui più cari. Tiliich nega nel modo più as.soluto che "il futuro delle religioni” sia nella
prospettiva della ’"morte di Dio”.
Segnalazioni
Le segnalazioni che seguono sono tratte
dalle schede bibliografiche diffuse dalla Claudiana nella sua pubblicazione periodica e Claudiana-libri » che viene inviata su richiesta
(Via Pio Vf 18 bis - 10125 Torino).
L’autore era fino al 1967 il massimo teologo
cattolico inglese, consultore del card. Heenan
al Concilio, redattore capo di ’’The Clerg}' Review” e membro del comitato di ’’Concilium” :
la sua decisione di lasciare la Chiesa cattolica
ha fatto, dice il traduttore francese, l’effetto
che analoga decisione di Congar avrebbe fatto
in Francia o di Schillebeeckx in Olanda.
Si tratta, per altro, non di un teologo
“di avanguardia” ma di un teologo “classico”;
il quale tuttavia è giunto alla conclusione che
la Chiesa, nella sua realtà, lungi dal realizzare
le premesse cristiane a cui egli crede, costituisce un ostacolo alla loro realizzazione. Si
tratta di un discorso molto serio e profondamente umano; credenti e no, seguendolo, possono comprendere meglio se stessi e gli altri.
Paul Tillich. Il futuro delle religioni. Queriniana, Brescia 1970; pp. 142, L. 1100.
Charles Davis, line question de conscience,
Ed. du Seuil, Paris, pp. 314, L. 3850.
Come gli altri teologi cattolici, l’autore ha
ricevuto un guanto di sfida da Charles Davis,
il teologo cattolico inglese che, dopo aver meditato sul piano teologico ma anche sul piar#
deiratlualità storica e sociale, ha concluso lasciando la Chiesa, e ha espresso la sua posizione nel libro A question of conscience (1967).
Raccolta la sfida, si tratta appunto di comprovare ”la credibilità” della Chiesa e, in senso
generale, la signìfìcanza del discorso teologico.
Il libro si studia di farlo evidenziando nel
cattolicesimo attuale e nel Concilio Vaticano II
delle premesse ad un certo ’’movimento”. In
sostanza quindi è sostenuta la possibilità di una
autocritica e il discorso può stimo-lare la riflessione sia di chi condivida l’ottimismo dell’autore (convertilo al cattolicesimo, teologo
consultore del Segretariato per l’unità dei cristiani), sia di chi lo ritenga fallace.
Gregory Baum, La credibilità della Chiesa,
oggi. Queriniana, Brescia 1970, pp. 272,
L. 1900.
E’ un ’’dissenso” (come vuole il titolo della
collana) avverso l’opinione diffusa ed accettata
dai laici, secondo la quale, nella polemica su
libero arbìtrio e servo arbìtrio, Erasmo rappresenta il partito del progresso e Lutero il partito
della reazione. Ma con acute notazioni e puntigli neovolterriani. Corderò illumina crudamente le non lodevoli abilità di Erasmo e
mira a fustigare rintellettuale disposto all audacia intellettuale, purché resti puramente intellettuale e non tocchi il sistema, purché,
quindi, non sia rischio nè audacia.
Franco Corderò, Il sistema negato. Lutero
contro Erasmo. De Donato, Bari 1969. pp.
118, L. 600.
Destinatario, come docente di filosofia del
diritto dell*Università Cattolica, di una breve
ma gelida lettera di Monsignor Colombo,
teologo del Papa, che rileva il carattere eterodosso del suo insegnamento, e vorrebbe fulminarlo di anatema in tono suadente — Fautore, lungi dal subirne il desiderato choc paralizzante. risponde con una spietata analisi del
documento di cui sono lumeggiate le premesse
morali culturali e sociologiche, e queste vengono ricondotte ad un autoritarismo che della
spietatezza fa la propria essenza.
Erne.sto Naso. Gemito della creazione. La
Procellaria Editrice. Reggio Calabria. 1970,
L. 1.000.
Casa editrice Astrolabio, di Ubaldini editore. ha pubblicalo e .sta pubblicando la maggior parte delle opere del grande teologo
nordamericano di recente scomparso e fino a
poco fa quasi ignorato in Italia. Alcune sono
stale presentate qui; ne ricordiamo comunque
i titoli; Il nuovo essere (1968. L. 1.800): Dinamica della fede / Religione e morale (1968,
L. 2.000); L'eterno presente (1968. L. 1.800);
Il coraggio di esistere (1969, L. 1.800): Umanesimo cristiano nel XIX e nel XX secolo
(1969. L. 3.200): Si scuotono le fondamenta
( 1970, L. 2.200).
Franco Cordero. Risposta a Monsignore. De
Donato, Bari 1970, pp. 148, L. 600.
Anatolìj Marcenko è un giovane operaio
russo che dal 1960 al 1966 è stato detenuto
polìtico nei lager e nelle prigioni del ’’nuovo
corso” sovietico. Scontata la pena, è stato lil>erato ma poi nuovamente imprigionato nel
luglio del 1968 e condannato a un anno di
reclusione per ’’violazione delle disposizioni
relative al passaporto”. Marcenko aspetta però
ancora oggi dì riacquistare la libertà. Infatti,
invece dì essere rilasciato, è stato ancora condannalo — il 20 agosto 1969 — a due anni
di lager per aver fatto pervenire clandestinamente in occidente questo libro scritto durante
la sua provvisoria libertà.
E’ una storia triste ; non solo di un uomo,
ma di un popolo, di una politica inumana. 11
libro ci mostra come i lager non siano soltanto
un brutto ricordo dei tempi di Hitler o di
Stalin ma una realtà contemporanea alle esplorazioni spaziali. Mentre da una parte si parla
tanto di educazione polìtica delle masse, dall’altra si attua con melodi brutali una ’’rieducazione polìtica” a base dì privazioni e di costrizioni di ogni genere. Di qui una vita impossibile per i deportati nei lager. a cui sopravvivono soltanto i più forti : la cui episodi
inconcepìbili creali dalla disperazione e dalla
fame. Suicidi, alti di autolesionismo, ma anche segni di profonda amicizia, di lucidità, dì
coerenza con le proprie idee e i propri principi.
Certamente gli implacabili aguzzini dei deportati nei lager sanno molto bene, come lo
sanno i capi del Cremlino, che questa "rieducazione politica” può aver successo soltanto
con la morte degli "educandi”. E* il caso di
Anatolìj Marcenko?
Anatolìj Marcenko. 7 confortevoli lager del
compagno Breznev (La mia tesUmonianza),
pp. 444. L. 3.500.
6
■pag. 6
N. 35 — 4 settembre 197Q
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
UN PROBLEMA CHE DEVE IMPEGNARE TUTTI I CREDENTI
Solidarietà con chi ha fame
Irlanda; cattolici
e proteatanti stadieranno
insoe?
Ginevra (soepi) — I vescovi cattolici dell’Eire (Irlanda del SudX riuniti
recentemente in assemblea plenaria
hanno deciso di chiedere a Roma l’autorizzazione ad abrogare la proibizione che tutt’ora sussiste — in via di diritto se non di fatto — nei riguardi
degli studenti cattolici di frequentare
l’università protestante di Dublino. Già
oggi, su 4 mila studenti iscritti, 1400
sono cattolici, iscritti però illegalmente secondo Roma.
Essendo infatti stata fondata a Dublino nel 1908 una università cattolica,
rUniversity College, gli studenti cattolici avevano l’assoluto divieto « sotto
patta di peccato mortale » di iscriversi al Trinity College, l'università protestante fondata nel XVI secolo da Elisabetta I.
Già in occasione della decisione del
18 aprile 1967 del governo irlandese di
fondere le università, pur mantenendo
ognuna di esse un ruolo complementare, la cosa, avvenuta senza preventiva consultazione delle autorità ecclesiastiche, sia protestanti che cattoliche, era stata passata sotto silenzio da
queste ultime.
Nel chiedere ora la levata della proibizione, i vescovi irlandesi hanno alluso per la prima volta al progetto di
integrazione, dichiarando che « l’annuncio di una eventuale fusione delle
due università costituisce una speranza di cambiamento che renderebbe il
Trinity College accettabile alla coscienza cattolica ».
A carattere multiconfessionale, la
nuova Università di Dublino contribuirà al riavvicinamento degli irlandesi
nella loro capitale.
IL 12o CONGRESSO
DELL’ALLEANZA BATTISTA
MONDIALE
Tokyo (bip). - Oltre 8.500 delegati giunti
da 76 paesi si sono riuniti a Tokyo del 12 al
13 luglio scorsi in occasione del 12° Congresso battista tenutosi in Asia. Vari oratori, provenienti da diverse chiese battiste di tutto il
mondo hanno portato il loro messaggio sul
tema : « La riconciliazione in Cristo ».
Rilevanti i messaggi di H. Stassen .— già
candidato alla presidenza degli Stati Uniti .—•
che è il solo vivente fra i firmatari americani della Carta delle Nazioni Unite; della
signora A. Brooks-Randolph, deUa Liheria, attuale presidente dell’Assemblea delTONU, che
ha esortato le Chiese ad occuparsi dei grandi
problemi del nostro tempo. Il pastore Lopes
di Rio de Janeiro, già presidente della « Campagna di evangelizzazione delle Chiese battiste delle due Americhe » ha insistito affinché,
parallelamente, l'azione di evangelizzazione
venga intensificata.
Il Congresso ha adottato parecchie dichiarazioni sulla pace, sulla giustizia, sulla libertà ed ha pure inviato un messaggio alle
chiese.
Il presidente uscente delTAlleanza, pastore africano W. Tolbert, cui è succeduto il
pastore americano C. Hargrove, ha fatto rilevare che il numero dei professanti delle
chiese battiste si è accresciuto, dopo il precedente congresso tenutosi cinque anni fa a
Miami, negli Stati Uniti, di 5 milioni di unità.
Sono state accolte nell’Alleanza altre nuove unioni di chiese battiste (Angola, Pakistan dell’Est, Perù). Sui 31 milioni di battisti nel mondo, l'Alleanza ora ne riunisce
oltre 26 milioni.
FAME IN ETIOPIA
Ginevra (soepi) - La Desear (la Divisione
Aiuti e A.ssistenza ai Profughi del CEC) ha
deciso di versare 3 mila dollari (circa due milioni di lire) per soccorrere le vittime della
carestia che infierisce a Gamhella (Etiopia)
dove circa 40 mila persone soffrono la fame.
Questo danaro servirà per acquistare cereali che verranno trasportati gratuitamente
dalTaviazione militare etiopica nelle regioni
colpite, per essere distribuite sia ai profughi
che alla popolazione indigena.
Un incaricato della Desear si reca sul luogo in (|uesti giorni per rendersi maggiormente
conto della situazione e per studiare un eventuale aiuto complementare del CEC.
LA CONFERENZA METODISTA
DEGLI USA PROPONE
LA LIMITAZIONE DELLE NASCITE
Washingloii (soepi) ■ Una dichiarazione sulla
crisi demografica, nella quale si accenna al
fatto che le co]»pie di .sposi dovrebbero limitare i figli a due. c stata adottata dalla Conferenza generale della Chiesa metodista unita
durante la sua riunione a S. Luis. La cosa
continua a suscitare delle discussioni nella
Chiesa.
Il pastore R. Shaw, direttore del dipartimento dei problemi demografici della Chiesa
metodista unita, ha .spiegato che que.sta risoluzione non è destinata che a rr dare delle indicazioni agli sposi allo scopo di responsabilizzarli sui problemi posti dalla sovrapopolazione ». « Gli ecclesiastici non hanno l obbligo
di includere questa raccomandazione nei loro
consigli che preparano al matrimonio », ha
soggiunto.
Approvato daU'80% dei 900 delegati presenti alla Conferenza generale, il documento
afferma che « la qualità delle nostre vite è
sempre maggiormente minacciata da una sfrenata crescita di popolazione che impone dei
fardelli insopportabili alle nostre società, già
incapaci ora di risolvere i problemi delGattuale incremento demografico ».
IL CEC PROPONE CHE L’ONU
DEFINISCA «GLI OBIETTIVI
SOCIALI MINIMI»
Ginevra (soepi). - Per mezzo della Commissione delle Chiese per gli Affari internazionali,
il Consiglio Ecumenico delie Chiese ha fatto
nei giorni scorsi conoscere alla Commissione
economica e sociale delle Nazioni Unite le sue
reazioni alle recenti relazioni delle Commissione deirONU sullo sviluppo.
Nella sua dichiarazione, il CEC fa presente
che la preoccupazione delle Chiese per una
giusta ripartizione dei beni proviene da « l’immoralità di un mondo il quale accetta che coesistano delle regioni che hanno enormi consumi e delle altre che hanno una grande povertà ».
Pur approvando l’esigenza di una divisione
più giusta delle risorse mondiali, il CEC propone che la comunità mondiale definisca
quelli che si chiamano « gli obbiettivi sociali
minimi » che dovranno essere raggiunti entro
il 1985. Esso considera il secondo decennio
delle Nazioni Unite per lo sviluppo come un
segno di speranza, ma anche nel caso in cui
gli obbiettivi più ambiziosi si possano realizzare, i paesi più poveri avranno ancora da portare « un terribile fardello di povertà, di miseria e di disperazione ».
Il CEC chiede inoltre una più efficace
azione diplomatica che permetta di favorire
le trasformazioni politiche e amministrative
essenziali per un rapido aumento del livello
deUa vita.
La dichiarazione aggiunge che « una radicale riduzione » dei bilanci militari favorirebbe i programmi di sviluppo di parecchi paesi.
Il nostro sinodo, recentemente conclusosi, ha votato
un ordine del giorno col quale impegna le chiese a dare il
proprio contributo di solidarietà sia nel campo delle nostre missioni e sia verso il Terzo Mondo. Era ora che la
cosa venisse presa in considerazione anche a livello « ufficiale » e siamo grati alla commissione sull’operato della
Tavola che l'ha proposta e lieti che l’o.d.g. sia stato votato
all’unanimità dall’assemblea, augurandoci che all’unanimità
di « alzata di mano » corrisponda una pari unanimità di
« volontà contributiva ». È stato giustamente fatto osservare che occorre creare e potenziare questa capacità contributiva da parte della Chiesa. Ce n’è un gran bisogno, se
si tiene presente che oggi le comunità non riescono neppure — a nostra vergogna — a pagare i pur modestissimi
stipendi dei propri pastori!
Su questo argomento della solidarietà (solidarietà e
non beneficenza) coi popoli che soffrono miseria e fame
— dovute in gran parte all’egoismo dei loro governanti che
badano ai propri interessi e rafforzano il loro potere, magari facendosi volentieri « neo colonizzar e » dalle nazioni potenti — leggiamo uno scritto apparso sul « Messager évangélique », firmato da C. Kempf, studente francese in teologia, membro del comitato esecutivo della Federazione Luterana Mondiale, scritto che si riferisce ai recenti incontri
di Thonon dei giovani luterani e di Evian della Federazione.
Questo articolo è apparso anche sul n. 358 del Bip (il servizio protestante francese di stampa e di informazione) e ne
diamo qui degli estratti.
r. p.
Un cristiano che vive la sua fede
non solo colla mente, ma anche col
corpo, ha il dovere di impegnarsi nella
sua vita quotidiana contro le ingiustizie del mondo. La sua fede vivente lo
libera dalle costrizioni del mondo, dalla paura di perdere eventualmente la
sua fortuna, la sua carriera, la sua vita
stessa. La Chiesa ha il dovere di sostenere l’impegno dei suoi membri e di
combattere essa stessa, in quanto istituzione, le ingiustizie sociali, economiche e politiche del suo paese e quelle
del mondo. Per esempio: in un paese
come il Brasile dove la tortura, la repressione poliziesca, l'oppressione dei
poveri e dei deboli, ed il continuo arricchirsi dei ricchi sulla schiena dei poveri sono la moneta corrente, un cristiano cosciente dei doveri che gli detta la fede e delle responsabilità che
egli ha nella società verso le vittime
dell’ingiustizia, non può approvare l’attuale regime politico che mantiene e
consolida colla forza questa situazione.
Queste erano, in breve, le riflessioni
dei 50 giovani luterani provenienti da
tutto il mondo e riuniti a Thonon sul
lago Lemano per preparare la quinta
Assemblea della F. L. M. tenutasi a
Evian. (N. d. r.: Com’è noto, gli incontri avrebbero dovuto tenersi in Brasile).
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
CIU EN LAI
^ È il presidente del Consiglio cinese, uomo di grande abilità diplomatica e di straordinaria energia. Il viaggio ch’egli ha in progetto di compiere
in Asia, in Europa e m Africa, « sembra aprire un nuovo periodo d’attività
della diplomazia cinese, dopo che le
tempeste della rivoluzione culturale si
sono acquetate. Già il Foreign Office si
preoccupa del periplo africano in programma.
Fino ad oggi, a dire il vero, Pechino
ha annunciato ufficialmente soltanto
un viaggio nello Yemen del Sud, in data non precisata. Ma da notizie di varie fonti risulterebbe che Ciu en Imì si
recherà anche in Tanzania, in Zambia,
in Romania, in Francia, nel Pakistan,
nel Congo-Brazzaville, nel Sudan e in
Albania. Notizie da Tokio dicono che
una tale tournée non avrà luogo che
dopo le celebrazioni del 1« ottobre a
Pechino. Questo viaggio sarà il primo,
veramente importante all’estero, di
Ciu en Lai, dopo quello del 1966 nell’Europa orientale. E considerato come il rilancio della diplomazia di Pechino, già addormentatasi all’inizio
delta rivoluzione culturale.
I primi segni del ritorno cinese sulla scena internazionale risalgono a sedici mesi fa. Circa 25 ambasciatori
hanno ripresi i loro posti,, dai quali
erano stati richiamati in patria all’epoca della rivoluzione culturale. Si è
inoltre notata la decisione cinese di
nominare degli ambasciatori a Mosca
e a Belgrado, dove Pechino era rappresentata soltanto da incaricati d’affari (...).
Sarà la terza visita di Ciu en Lai in
Africa. In occasione del suo grande giro africano dell’inverno 1963-64, in cui
egli aveva fatto tappa in ben undici
paesi del continente, Ciu en Lai aveva
ricevuto calorose accoglienze da un
certo numero di quei paesi. Egli aveva
allora dichiarato che l’Africa era “matura per la rivoluzione’’.
Nel 1965 Ciu en Lai s’era recalo in
Tanzania, poco dopo una visita a Pechino di Julius Nyerere, il presidente
tanzaniano. Ciu era accompagnato da
una équipe di tecnici cinesi, che avevano cominciato a studiare gl’itinerari
possibili per la costruzione d’una linea
ferroviaria lunga 1600 Km. Questa linea dovrà unire Dar-Es-Salam alla
Zambia. Un numero rilevante di tecnici cinesi si trovano in Tanzania, già
da molti mesi, per la costruzione della
linea, costruzione che è stata di fatto
iniziata nel maggio scorso. Recentemente è stato firmato a Pechino l’accordo di finanziamento, accordo reso
vossihile da un precedente rifiuto di
Londra.
II Foreign Qffice segue con grande
interesse le informazioni sulla prossima visita di Ciu en Lai a Dar-Es-Salam
e nella Zambia. Le informazioni dicono che Ciu, venendo da Dar-Es-Salam,
assisterebbe in ottobre all’inaugurazione ufficiale dei lavori della linea. Al
Foreign Qffice si tengono in gran stima le capacità diplomatiche del capo
cinese. Si ritiene ch’egli saprà sfruttare al massimo le difficoltà del Governo conservatore di Londra, in Africa,
a proposito delle vendite di armi al
Sudafrica.
Il preventivo del progetto cinese, per
la linea suddetta, è di 405,6 milioni di
dollari. Alcuni si domandano, a Londra, se l’Inghilterra non ha ripetuto,
a proposito di questo progetto e nei
confront’ dei cinesi, lo stesso errore
che gli USA commisero a proposito
dello sbarraniento di Assuan in Egitto, nei confronti dei sovietici. La linea
ferroviaria costituisce la più grande impresa di Pechino in Africa (se non addirittura nella totalità dei paesi stranieri) ».
LA SITUAZIONE
NELL’URUGUAY
Il popolo uruguayano è particolarmente caro ai valdesi, poiché una
parte cospicua della chiesa valdese si
trova in quel lontano paese. Siamo
perciò certi che ai nostri lettori interesseranno le seguenti, purtroppo tristi, notizie.
« L’Università centrale uruguayana
ha violentemente criticato, il 17.8 sera,
l’atteggiamento del Governo Pacheco
nella questione del rapimento dei funzionari stranieri ad opera dei guerriglieri "tupamaros”. Il Consiglio della
Università ha deplorato la morte dell’americano Dan Mitrione, ma non ha
pertanto riprovato l’azione dei tupamaros (ai quali quella morte è dovuta). Il comunicato dell’Università centrale dichiara che "la violenza non fa
irruzione in modo capriccioso, ma al
contrario essa è l’espressione più dolorosa d’una crisi economica e sociale’’,
e condanna inoltre la durezza del governo nel trattare quella tragica questione.
"Qggi l’Uruguay (prosegue il documento) si caratterizza come un paese
socialmente ed economicamente in crisi, che si vede sottomesso, per conservare le proprie strutture, ad una concentrazione di potere mai vista. Potere freddo e inumano, orientato e diretto contro il popolo e contro le aspiraZ’oni naturali di questo”. Il testo inoltre dichiara, in sostanza, che un governo che pratica una forma sorda di violenza sociale, che blocca i salari ed affama il popolo, e che sospende le garanzie individuali ed i mezzi d’informazione difendendo i privilegi d’una
minoranza, non può vedersi concessa
scusa alcuna.
Il testo conclude affermando che solo una riforma profonda della società
uruguayana, su basi d’uguaglianza e di
giustizia sociale, potrà ristabilire un
clima di pace e sopprimere le violenze
e le loro conseguenze.
Dal canto loro, l’esercito e la poliz.ia,
che cercano i due ostaggi trattenuti
dai tupamaros, cioè il console brasiliano e l’agronomo americano, hanno cessato di frugare Montevideo casa per
casa, dedicandosi ora ad irruzioni improvvise nei luoghi reconditi nei quali
si potrebbero nascondere i guerriglieri. Lunedì 17.8 soldati e poliz.iotti hanno rovistato nei bassi fondi della città,
ma senza risultato positivo ».
(Dalla « Gazette de Lausanne » del
19.8.’70).
Helder Camara, l’arcivescovo di Recite e Olinda, nel nord^est brasiliano,
non ha potuto intervenire. Al suo posto è venuto padre R. Garda della Colombia, che aveva lavorato con Camilo Torres, il prete ucciso nel 1968 in
in quanto membro di un gruppo rivoluzionario. Egli ha fatto un’analisi della situazione di ingiustizia economica,
sociale e politica di tutta l’America latina, per dimostrare quanto siano necessarie ed urgenti delle trasformazioni radicali.
L’economista messicano Stavenhagen ha dimostrato nel suo esposto come la povertà dei paesi dell’America
latina non derivi dalla mancanza di ricchezze naturali, ma al contrario dal
loro sfruttamento da parte dei paesi
una volta colonizzatori ed ora protettori...
Noi eravamo già da tempo preparati
a questo incontro mondiale e la nostra
opinione già andava in questa direzione, ma le nostre convinzioni ne sono
uscite rafforzate. Sono i paesi ricchi
del Nord America e dell'Europa ad essere la causa diretta del sottosviluppo
dei paesi del Terzo Mondo. L’arricchimento dei paesi ora ricchi è stato possibile solo mercé l’impoverimento sistematico dei paesi ora poveri.
Il fatto della necessità di un cambiamento radicale, non solo nei paesi poveri, ma anche in quelli ricchi, ha portato il discorso sulla rivoluzione. Il
prof. M. Miegge, italiano, ci ha parlato
della rivoluzione in Base ai moti studenteschi mondiali. L’educazione è il
campo dove i mali della società diventano per primi percepibili ed è nel campo dell’educazione che i primi cambiamenti, le prime tappe della rivoluzione
devono aver luogo. La cosa ci ha portato allo studio delle tesi del noto educatore brasiliano P. Freire, che doveva
venire a Thonon: il punto di partenza
della sua tesi è che la rivoluziona non
si fa colle armi, bensì coll’educazione.
Vi è poi stato il contributo di due
teologi. Il pastore Hasselmann di Berlino ha parlato dell’unità dell’uomo
che non si realizzerà se non il giorno in
cui gli uomini saranno solidali fra
loro: quando Mosé seguì solo la voce
dell’indignazione e della compassione
verso i propri fratelli schiavi in Egitto
non riuscì a liberarli e non fu neppure
accettato da loro. Ma quando Dio gli
diede la sua missione e lo mandò contro tutto e tutti a liberare il suo popolo, Mosè riuscì in quella impresa rivoluzionaria: a liberare gli uomini dalla
schiavitù e educarli alla libertà. La giovane professoressa danese in teologia
M. Aagaard ha posto in evidenza che
Gesù Cristo ha solidarizzato a tal punto cogli uomini che li ha deflnitivamente riconciliati con Dio e che l'ordine di
missione rivolto ai suoi discepoli era ed
è sempre quello di far partecipi gli uomini di questa riconciliazione e di condurli verso la solidarietà e la riconciliazione fra di loro (...).
La nostra presenza a Thonon, poi ad
Evian non ci piaceva: si può parlare
correttamente di disgrazie, di ingiustizie, di fame in un posto così calmo e
incantevole come le rive del lago Lemano? Come si può parlare di rivoluzione nel Terzo Mondo e decidere che
le cose devono cambiare quando si è
comodamente installati in Francia, il
paese •— cosiddetto! — della libertà?
Abbiamo anche dovuto constatare che
nel nostro incontro, in un certo senso,
i giovani europei e nordamericani non
si comportavano in modo diverso dai
loro uomini politici e miliardari, che accusavamo di essere in buona parte responsabili dell’attuale situazione mondiale. Nelle discussioni, infatti, non lasciamo — incoscientemente — che assai raramente parlare il gruppo degli
africani, dei sudamericani, degli asiatici e anche durante i pasti parlavamo
piuttosto fra di noi (...). È stato proprio questo genere di relazione umana
che è mancato nelTassemblea: ognuno
parlava per se stesso, esponeva la propria idea e non prestava attenzione ai
pareri contrari. Monologhi, e noi) discussioni. (...) Parecchie persone nelle
nostre chiese luterane (n. d. r.: ma il
discorso è validissimo anche per le altre confessioni, compresa la nostra!)
sono così solidamente ancorate nell'idea che il regno spirituale in cui si
trova la Chiesa non ha nulla a che vedere col regno di « questo secolo » che
è assai diffìcile farli ammettere che il
cristiano ha una responsabilità sociale
in quanto cristiano, e farli riflettere sulle conseguenze pratiche e concrete di
Direttore responsabile: Gino Conte
questa affermazione. Nell’euforia particolare di queste grandi conferenze intmmazionali, i veri problemi e le situazioni concrete si ammettono diffìcilme-nte.
E nelle chiese, nelle parrocchie e nei
gruppi di cristiani che occorre cominciare a rendersi conto che il mondo sta
andando alla deriva, che la realtà va
trasformata e che il cristiano non
è solo responsabile del buon funzionamento della sua parrocchia, ma anche
della giustizia sociale, economica e politica del suo paese. Perché la situazione del Terzo Mondo cambi, occorre
che da noi l’ordine sociale, economico
e politico cambi. Se il mondo deve diventare im po' più giusto, ogni cristiano e ogni chiesa in quanto tale hanno
la propria responsabilità, altrimenti essi non adempiono più la missione del
loro Signore Gesù Cristo: annunciare
agli uomini che Dio si è riconciliato con
loro ed impegnarsi perché gli uomini
si riconcilino fra loro.
C. K.
T
erzo Mondo
Il Sinodo Valdese invita le chiese
a prestare maggiore attenzione alla
urgente necessità della missione
evangelica e dell’aiuto fraterno
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
'ip. Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To'
Da varie parti — la Conferenza del
7/7 Distretto, la Commissione d’esame,
indirettamente anche la nostra modesta iniziativa « contro la fame degli altri » — si è sollecitato un impegno di
tutta la Chiesa in favore dei paesi in
fase (o in terribile esigenza!) di svilup-po. Il dibattito sinodale non è stato
molto ampio, ma ha rivelato una certa
sensibilità della Chiesa, che speriamo
troverà conferma. L’ordine del giorno
presentato dalla Commissione d’esame,
rielaborato in sede sinodale, è risultato approvato all’unanimità in questa
forma:
Il Sinodo,
convinto della necessità di non
lasciar cadere nell’indifferenza l’invito rivolto alle Chiese dall’Assemblea di Uppsala in favore del Terzo Mondo,
di fronte all’insopportabile situazione di miseria e di sottosviluppo
di due terzi dell’umanità,
riafferma che il servizio fondamentale che la Chiesa è chiamata
a rendere agli uomini è la predicazione delI’Evangelo, che li chiama alla dignità di figli di Dio e alla libertà in Cristo; considera
quindi come opera propria il servizio che i missionari valdesi compiono in vari campi e invita le
Chiese a sostenerlo in tutti modi;
cosciente, d’altro lato, delle dimensioni non solo economiche ma
politiche del problema dello sviluppo,
chiede :
a) che sia nominata una commissione la quale studi in questa
prospettiva il problema, sforzandosi di chiarire alle Chiese le cause del sottosviluppo;
b) che le Chiese raccolgano
regolarmente offerte, nel loro interno, affinché si costituisca un
fondo di solidarietà, non soltanto
per sovvenire a situazioni di emergenza di particolare gravità, ma
per contribuire in modo regolare,
secondo la misura delle nostre forze, alla lotta contro il sottosviluppo e le sue conseguenze;
c) che le offerte così, raccolte
vengano normalmente inviate, tramite la Tavola, agli organi specializzati del Consiglio ecumenico
delle Chiese, seguendo attentamente la questione del retto impiego di questi fondi, affinché giovino al vero sviluppo dell’uomo
e non all’indiretto mantenimento
di una situazione ingiusta;
auspica che un numero crescente di giovani s’impegnino in un
servizio missionario o civile, anche temporaneo, nei paesi del Terzo Mondo.
La commissione d’informaz.ione e di
studio di età sopra è stata nominata
dal Seggio del Sinodo nelle persone di
Tullio Vinay, Gino Conte e Roberto
Peyrot.