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DELLE
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biblioteca valdese
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 110 - Num. 25 1 L. 3.500 per Pìnterno Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70 1 TORRE PELUCE - 22 Giugno 1973 I
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DA UNA PREDICAZIONE DI DIETRICH BONHOEFFER
La Commissione dei
« Ci troviamo neiia dodicesima ora vara un programma
deiia nostra chiesa evangeiica»
CEC per l'Indocina
di aiuti
« Che noi ci troviamo nella dodicesima ora della nostra chiesa evangelica e che quindi non rimanga più molto tempo prima che si decida se essa
è finita o se invece comincia un nuovo giorno — questo dovrebbe pian piano esserci diventato chiaro »: così Dietrich Bonhoeffer iniziava il 6 novembre 1932, a Belino, in occasione della
festa della Riforma, una predicazione
su Apocalisse 2: 4-7. Parlando alla presenza, tra gli altri, del presidente del
Reich voN Hindenburg, Bonhoeffer così proseguiva: « Tra le mille fanfare
che testimoniano di una Germania
moribonda, ha oggi risuonato anche
quella che proclama al mondo l’agonia
della chiesa. La Germania, che ha paura del suo futuro, si fa coraggio con
grandi, risonanti parole di ogni genere, sperando che esse scaccino l’angoscia mortale. La chiesa della Riforma,
che segretamente conosce l’abisso che
la separa dalla Riforma, e già rabbrividisce per la vicinanza della mano
della morte, canta con la fòrza della
disperazione: "Forte rocca è il nostro
Dio...’’ — e non vede affatto che ogni
volta che dice "Dio”, questo Dio le si
volge contro. Noi cantiamo: Forte rocca è il nostro Dio. Se Dio è per noi
chi sarà contro di noi? Dio però dice:
Io ho questo contro di te... ».
Quarant’anni sono passati. Molte cose sono cambiate. Ma forse non abbiamo ancora veramente udito o capito
quel che Dio ha contro di noi. Se a
mala pena sopportiamo la contestazione degli uomini, come sopporteremo quella di Dio? C’è da dubitare che
l’abbiamo presa sul serio: per questo
non c’è più abbastanza timore di Dio
nelle chiese. « Protestantesimo — affermava Bonhoeffer in quella stessa
predicazione — non significa la nostra
protesta contro il mondo ma la protesta di Dio contro di noi ». È Dio il vero protestante. Ma chi ha ascoltato la
sua protesta? Non abbiamo forse sovrapposto la nostra protesta alla sua,
.¡nnullandola? Quarant’anni sono pas:-ati. Non potevano bastare per ascollare la protesta di Dio contro di noi?
Non dobbiamo invece constatare che
lon sono bastati? Ma se già quaranta
anni or sono non rimaneva più molto
tempo prima che si decidesse se la
chiesa evangelica era finita o se rinasceva a nuova vita, oggi, quanto tem
po ci rimane ancora.-'
Queste non sono domande profetiche, ma non sono neppure domande
retoriche. Lo stile profetico — lo sappiamo — non si addice al nostro discorso ecclesiastico, che oggi s’è fatto
sobrio, misurato, quasi dimesso. Ma
è vera sobrietà, la nostra, o non piuttosto cattiva coscienza o addirittura
mediocrità? Certo, a differenza del
protestantesimo di quarant’anni fa,
non suoniamo più nessuna fanfara.
Ma l’abisso che separava quel protestantesimo da quello della Riforrna è
forse stato colmato? Siamo passati attraverso l’esperienza della guerra, dura per tutti e per molti, in ogni senso,
fatale: Dio ci ha fatto vedere « cose
dure », ci ha dato a bere « un vino che
stordisce » (Salmo 60: 3). Ma non sembra che siamo stati « contristati a ravvedimento » (2 Corinzi 7: 9), né come
popoli né come chiese. La « lezione
della guerra » non ci è servita, e non
ci poteva servire perché non è una lezione. È poi venuta la cosiddetta « ricostruzione », di cui oggi, retrospettivamente, possiamo vedere meglio la
fondamentale ambiguità: si sono ricostruite le città e le fabbriche, le case
e i ponti, ma si è anche ricostruito la
vecchia società, i vecchi rapporti, le
vecchie strutture, le vecchie abitudidini; si sono ricostruiti, abbellendoli,
gli altari ai vecchi dèi, o dèmoni, che
avevano albergato nella coscienza europea portandola alla catastrofe; si e
ricostruito il vecchio mondo pur presentandolo in larga misura come nuovo. La « ricostruzione » non ci ha portati avanti ma indietro.
Anche la « ricostruzione » della chiesa, negli anni del dopoguerra, è avvenuta sotto il segno di un’analoga ambiguità C’è stato, subito, un rilancio
effettivo della nostra presenza e testimonianza: dopo un ventennio di silenzio forzato c’era fame e sete di udire
tutte le parole, compresa quella di
Dio. Le nostre chiese l’annunciarono
e qualcuno Tudìi i'occasione fu colta,
ma fu di breve durata. L’esperienza
positiva di quegli anni potè creare
qualche illusione circa la condizione
spirituale della chiesa e generare 1 unpressione che non fosse necessaria
una sua riforma: sarebbe bastato rianimare la chiesa di prima, rinfrancandola dopo il trauma bellico. Ma a poco a poco ci si è dovuti arrendere all’evidenza e ammettere l’esistenza di
una crisi che nessun tentativo di restaurazione teologica od ecclesiologica
(quanti ce ne sono stati, anche solo
nel nostro piccolo ambito evangelico
italiano) ha potuto risolvere e neppure tamponare: una crisi che esigeva,
ed esige, un’opera non di restaurazione (o aggiornamento) ma di riforma,
cioè di conversione.
Noi ci troviamo oggi nel pieno di
questa crisi e quanto più se ne prende coscienza tanto più si fa acuta l’esigenza della riforma. Effettivamente ci
troviamo, sotto ogni profilo, « nella
dodicesima ora della nostra chiesa
evangelica ». Quando Bonhoeffer lo
disse quarant’anni or sono pochi probabilmente ci credettero. Qggi ancora,
forse, qualcuno prenderà queste cose
alla leggera, come se si trattasse di retorica religiosa e non di profezia evangelica. Noi riteniamo invece che Bonhoeffer avesse e abbia ragione. La sua
alternativa — drastica fin che si vuole
— è però l’unica realistica: non rimane molto tempo prima che si decida
se la chiesa evangelica è finita o se invece per lei comincia un nuovo giorno.
Ma ecco il fatto imprevisto: proprio
nel nostro tempo critico in cui si scuotono le fondamenta e tutto è messo in
questione e noi siamo vagliati come
si vaglia il grano (Luca 22: 31), pro
prio nel momento in cui l’avvenire della chiesa si andava facendo problematico, è ricomparsa nella coscienza cristiana la dimensione della speranza. Il
« principio speranza » ci è stato restituito o almeno riproposto. Mentre
sembrava che alla chiesa, « ridotta all’estremo » (2 Corinzi 4: 8), non rimanesse altro, per andare avanti, che la
forza della disperazione (declinando
ormai sempre più la forza della tradizione), ecco che !a chiesa ha cominciato a riscoprire ia forza della speranza.
In questa forza — e in tutte le altre
debolezze — la chiesa si dispone a vivere fino in fondo l’alternativa di Bonhoeffer. Il qual ’ pure, terminando la
sua predicazioni- si apriva a una prospettiva di speranza, commentando le
parole « se no, < . rrò a te, e rimuoverò
il tuo candelai-) dal suo posto, se tu
non ti ravvedi nei termini seguenti:
« Qui il discon. • diventa di una serietà estrema. L’ della nostra chiesa
si è avvicinaci Dio ha pazientato a
lungo e molto Noi non conosciamo
l’ora. Può scoccare da un momento all'altro e spazzaii- tutto. Già dappertutto le cose : 1 muovono... Il futuro
ci inquieta. M, i promessa ci consola. Beato chi i : chiamato ».
Chiamati a sr are in mezzo alle inquietudini, a Jére in mezzo alle
contraddizioni, amare in mezzo ai
conflitti — così i ssiamo vivere la dodicesima ora d d - nostra chiesa evangelica.
Paolo Ricca
Nuova Delhi (soepi) - La Conimissione che gestisce il Fondo per la ricostruzione e la riconciliazione in Indocina,
riunita il 1° e il 2 giugno scorsi a Nuova
Delhi ha deciso di destinare 125 mila
dollari (circa 75 milioni di lire) ai progetti per la ricostruzione in Sud Vietnam. Questa sovvenzione verrà messa
a disposizione della Tin Lanh Church e
della Chiesa buddista unita per la ricostruzione di scuole distrutte e per la
costruzione di nuovi stabili scolastici.
Una somma di circa 25 mila dollari
verrà devoluta alla Facoltà di medicina
dell’Umversiià di Ming-Duc per un programma mirante a inviare nei villaggi
più remoti degli studenti in medicina
che possano curare gli abitanti.
Per quanto riguarda la Cambogia —
dove proseguono i combattimenti —
non sono per ora stati dati aiuti. Circa
il Laos, la Commissione ha approvato
un programma che assicuri la formazione di 244 contadini e ha chiesto che
ulteriori sforzi vengano compiuti nel
campo dell’alfabetizzazione.
La Commissione ha inoltre preso conoscenza di rapporti sulTassistenza medica fornita al Nord Vietnam e alle zone sotto controllo del Governo rivoluzionario provvisorio, come pure della
visita effettuata da un suo componente
in detta regione. Essa ha espresso il
suo rincrescimento che nessun rappresentante del Nord Vietnam o del Governo riv. provv. abbia assistito alla
propria riunione, ma ha riaffermato la
sua intenzione di partecipare ai progetti di ricostruzione in queste regioni del
Vietnam non appena i medesimi le verranno sottoposti.
Nel sottolineare il proprio desiderio
di collaborare coi vietnamiti, la Com
iili;
E’ possibile un cambiamento
della situazione in Sicilia?
Quale apporto possono dare i vari ce itri di sviluppo? e quale le comunità
evangeliche, con la predicazione di Cristo?
L’estate scorsa un pastore della Chiesa Evangelica del Baden chiedeva al
pastore Tullio Vinay ed a me se, in
questi anni, si fosse verificato un cambiamento della situazione in Sicilia e,
in questo caso, in che misura vi avessero contribuito i vari Centri di sviluppo operanti a Riesi, Partinico, Partanna, Palermo ecc...
Naturalmente questa domanda ci
rese pensosi perché non solo era come
un richiamo ad una responsabilità superiore ad o^i nostra possibilità, ma
anche una dimostrazione di fiducia e
il segno di una attesa che, a lungo andare, non può essere differita, né delusa.
Se cerchiamo tuttavia di fare un
quadro sia pure molto sobrio della situazione sociale, economica, politica
della Sicilia in questo particolare momento, dobbiamo riconoscere che non
c’è davvero molto da rallegrarsi perché i cambiamenti in meglio sono poco sensibili. Nonostante che la Sicilia
abbia quest’anno celebrato il 25® anniversario della sua autonomia, essa
risente della situazione generale che
si è instaurata in Italia con l’avvento
del governo di centro-destra che ha
stabilito un regime poliziesco, repressivo e reazionario.
Ne abbiamo avuto una esperienza in
occasione dell’invio, da parte del Diakonische Werk di Francoforte, di un
aereo carico di soccorsi destinati agli
alluvionati della Sicilia Orientale, per
il quale abbiamo dovuto tanto penare
per ottenere l’esenzione doganale e
delle agevolazioni di trasporto. La vicenda ha avuto anche un’eco su un
giornale cittadino che, in un trafiletto
intitolato: « Due pesi e due misure »,
ha rilevato come si facciano ancora
delle discriminazioni nei confronti
delle minoranze acattoliche.
Ma il fatto più significativo e davvero allarmante è la condanna, inflitta
dalla Corte di Appello di Palermo, allo scrittore On. Michele Pantaleone,
accusato di « diffamazione aggravata
a mezzo stampa » e condannato ad 8
mesi di reclusione e al pagamento di
un’ammenda di L. 1.000.000, per avere
affermato che TQn. B. Mattarella della D.C., era implicato nella mafia.
Un altro fenomeno allarmante in Sicilia è una rivivescenza di fascismo
che non può non destare serie preoc
cupazioni. All’Unive ;tà di Palermo,
come in quella di 'ulano, si manifestano periodicameni, dei fenomeni di
teppismo, di violenze, di aggressioni
che non si comprende come possano
restare impuniti e ripetersi con tanta
frequenza con tutto il dispiegamento
di forze di polizia cui assistiamo così
spesso e che tanto impressiona gli
stranieri che visitano il nostro paese.
Il malcostume, il peculato, l’estorsione, il sequestro di persona, le aggressioni, la criminalità, i furti hanno
un crescendo tale da rendere la vita
dei cittadini sempre meno sicura.
Non mancano certo le denunce, i
gridi di allarme, lo sforzo di contenere questo riflusso di male che è sempre in aumento.
A proposito del malcostume e della
speculazione che si fa anche sulle sventure della nostra gente, « Il Giornale
di Sicilia », che non è certo di sinistra,
ha pubblicato, nel 5® anniversario del
terremoto del 15-1-1968, una serie di
articoli che portano titoli e sottotitoli
come questi: « Cinque anni di attesa,
162 miliardi spesi (alla fine della ricostruzione saranno necessari 400 miliardi, uno per ogni morto sotto le macerie)... e sono ancora terremotati ».
Nessuna nuova casa è stata assegnata dallo Stato, dopo 5 anni. In un
altro numero dello stesso giornale leggiamo: « Il Calvario della Sicilia. Cinque anni dopo le tragiche ore del 15
gennaio 1968 inizia l’attesa degli alluvionati... mentre costa 25 milioni ogni
alloggio per i terremotati del Belice! »
A Vita, di fronte al « Villaggio Speranza », TI.S.E.S. ha costruito circa 90
nuovi alloggi, più di quanto sia stato
costruito in altri paesi distrutti dal
terremoto. Si è voluto fare un controaltare per eclissare il nostro Villaggio?
Ma se la nostra opera è servita da
stimolo, dobbiamo piuttosto rallegrarcene. Nel corso dei lavori, però, le
ditte hanno distrutto la conduttura
idrica e il Villaggio è, da circa un anno, senz’acqua e nessun provvedimento è stato preso fino a questo momento nonostante le nostre reazioni.
Un fatto che può sembrare possa
dischiudere alla Sicilia orizzonti nuovi è l’apertura dell’autostrada Palermo-Catania che è tra l’altro un’opera
di alta ingegneria. Ma essa è davvero
missione ha approvato il progetto di
riunione di un congresso vietnamita
nel Sud Vietnam verso la fine del corrente anno. Questo congresso riunirà
non solo dei vietnamiti appartenenti
ai diversi gruppi della popolazione, nia
anche coloro che sono impegnati in
programmi di ricostruzione e di riconciliazione. Assieme, essi definiranno le
priorità da dare al loro lavoro e le sottoporranno al Fondo per la loro approvazione.
Attualmente il Fondo dispone di due
milioni e mezzo di dollari.
« La rabbia del Sud »
un libro di Egidio Sterpa
L'altra
un’« autostrada nel deserto », come è
stata definita.
« L’autostrada — ha scritto il giornale "L’Qra” — ha accorciato le distanze ma ha messo in evidenza il tipo
di distanze che separano le due maggiori città dell’isola e le realtà che rispettivamente le circondano e che esse
rispettivamente rappresentano. Si tratta di un tipo di distanza che non c’è
autostrada che possa cancellare da sola. Fra le due Sicilie c’è l’immenso deserto di terra impoverita, di montagne abbandonate, il centro della Sicilia, che può ben definirsi la terza Sicilia. Venticinque anni di autonomia
non hanno contribuito a coprire di un
fiore o di una diga questa landa allucinante. La classe dirigente rjon ha
avuto altra ambizione che quella di
protrarre ad ogni costo lo stato di immobilità economica e quindi sociale ».
Dopo 25 anni di autonomia della Regione Siciliana, nessuno degli annosi
problemi della disoccupazione, della
emigrazione, del sottosviluppo economico è stato avviato verso una qualche soluzione che ci permetta di ben
sperare per il futuro.
Cosa accadrà in avvenire? Quali le
prospettive per il futuro? La Sicilia
diventerà un centro strategico di eventuali conflitti per l’aggravarsi della situazione politica nel vicino Oriente,
come lascerebbe prevedere il concentramento di potenziale bellico atomico da parte degli USA nella nostra
isola, o diventerà, in una visione più
ottimistica, un ponte di collegamento
e di nuovi rapporti fra Europa ed
Africa? Un fatto rilevante che si è verificato in questi ultimi tempi è l’affluire dalla fascia costiera africana in
Sicilia di tunisini in cerca di lavoro a
prezzo di concorrenza coi nostri lavoratori che sono costretti ad emigrare,
per sopravvivere, oltre i confini d’Italia.
Oltre a questi problemi di carattere
più generale, ce ne sono altri che possono sembrare semplici e banali, ma
che sono il sintomo di una situazione
di malessere, di cattiva amministrazione e di malcostume troppo evidenti. A Palermo si spendono 40 milioni
di lire al giorno, pari a 14 miliardi al
PiETRO Valdo Panascia
{continua a pag. 6)
Ognuno di noi può ammettere senza
esitazione che una delle più gravi mancanze della classe politica dirigente
italiana, dal’unità in poi, sia stata commessa nei confronti del meridione e
delle isole che, lungi dal partecipare
allo sviluppo del resto del Paese — a
parte alcune zone — ospitano profonde sacche di depressione e di miseria:
è l’amara realtà delle « due Italie ».
Egidio Sterpa, giornalista e scrittore,
nel suo ultimo libro La rabbia del Sud
(ed. SEI, Torino 1973, L. 3.000) traccia
un’ampia panoramica della situazione:
non si tratta di un’analisi fatta al tavolino, ma nasce dall’osservazione diretta di fatti visti, dalle testimonianze
dei protagonisti, dai suoi diàri.
Vari sono gli argomenti affrontati
dallo Ste^a: il sottosviluppo, l’emigrazione, l’impoverimento culturale ed
economico, la cattiva amministrazione, la mafia siciliana e il banditismo
sardo, le giornate in cui la « rabbia »
è esplosa in modo particolarmente
violento: Avola, Battipaglia, Pescara,
Reggio Calabria.
Ecco alcuni dati che incontriamo sin
dalle prime pagine (pag. 23): « Sotto la
vernice consumistica che può creare
illusioni ottiche, si nascondono situazioni drammatiche. Il reddito medio
degli abitanti del sud è appena la metà
di quello delle regioni del triangolo industriale; il Mezzogiorno partecipa appena col diciassette per cento alla produzione industriale; contro il trentaquattro per cento della forza agricola
meridionale stanno l’undici per cento
del triangolo industriale e il ventun
per cento dell’Italia nord orientale e
centrale ».
Ma sarebbe altrettanto erroneo guardare ai problemi del Sud solo in chiave economica: « Gli investimenti sono indispensabili, ma essi serviranno
a ben poco se non vi sarà classe dirigente locale capace di farli crescere,
di renderli operanti. Se ciò non avverrà, al vecchio Sud povero immobile
può sostituirsi un Sud nuovo ma di
sapore coloniale » (pag. 39).
Il problema più drammatico e « vistoso » è quello dell’emigrazione che
« in questi anni ha assunto proporzioni bibliche: milioni di italiani — oltre dieci milioni, più di un quinto dell’intera popolazione — hanno cambiato residenza ».
Fra le città che hanno avuto il tasso
di incremento della popolazione più
alto vi è certamente ’Torino. Merito o
colpa — dice lo Sterpa — (preferiamo
chiamarla decisamente « colpa » e non
certo per razzismo anti-meridionale,
ma proprio perché è la più macroscopica dimostrazione dell’alleanza politico-industriale) dell’enorme sviluppo
di questa città è certamente quello
dovuto all’automobile. « Dicono che
Valletta un giorno abbia detto che bisognava ringraziare ”San Meridione”
se la Fiat «[veva potuto raggiungere
una produzione di migliaia di macchine al giorno. In verità, quel San
Meridione i torinesi lo hanno bestemmiato più volte ».
Nel capitolo dedicato alla migrazione in Europa (« Viaggio fra i "negri"
d’Europa») Sterpa ha interrogato decine e decine di italiani, nelle miniere di
Charleroi, nei tuguri di Liegi, negli
slums della Ruhr, nei lager di Stoccarda, in Svizzera (« dove, su sei milioni
di abitanti, più di seicentomila sono
nostri connazionali »), ed in altri luoghi ancora. L’autore nota che in genere
l’emigrante si è « disaffezionato » alla
(continua a pag. 4)
2
pag. 2
22 giugno 1973 — N. 25
.•i.H'-’IAV Vj
VIVERE UA^ FEDE ìN^LLA PESANTEZZA DEI RAPPORTI SOCIALI
Fratelli sia nella carne sia nel Signore
Meditazione sulla lettera dell’apostolo Paolo a Filemone tenuta ad Agape da
un partecipante al Campo famiglie nell’estate del 1972
Notiziario Evangelico Italiano
La lettera dimostra come, per il cristiano, tutti i rapporti della vita possano assumere im tono di vera spiritualità e diventare un legame di preziosa comunione fra i credenti, anche
quando sono di livelli sociali molto diversi. In essa vengono scalzati i principi secolari dell'autoritarismo mediante la riconciliazione nell’agape di Cristo. L'apostolo Paolo la scrive da Roma, dove si trova in carcere a motivo
del suo appello a Cesare e dove, pur
nella sofferenza, svolge un’opera di
evangelizzazione che si estende dalla
prigione e dalla casa stessa di Cesare <
fino alle giovani chiese dell'Asia minore
fondate da lui stesso e dai suoi diretti
collaboratori.
Filemone ci viene presentato come
un cristiano benestante di Colesse,
membro attivo di quella chiesa, condotto all’Evangelo dall’apostolo Paolo
e noto specialmente per la sua fede.
Egli aveva uno schiavo che secondo le
leggi di quel tempo era considerato suo
possesso personale e cioè a sua completa disposizione per qualsiasi fatica
e umiliazione. Questo schiavo si chiamava Onèsimo ed era pagano. I motivi
della sua fuga ci sono ignoti, nel testo.
Ci risulta però implicitamente, dalla
lettura di questo brano dell’Evangelo,
che ad un certo punto questo schiavo
si ribella aH’idea di continuare in quella situazione e decide di fuggire lontano dal suo padrone, dalla sua terra che
gli era matrigna e inospitale e dove
l’unico motivo di affratellamento con
altri esseri umani era la comune schiavitù. La condizione degli schiavi era
assai dura nel mondo romano: sottoposti all’arbitrio del padrone, severamente puniti in caso di fuga, crocifissi in caso di ribellione. Possiamo ben
immaginare a quali rischi e pericoli
si sia esposto Onèsimo ner raggiungere il suo scopo. Quando uno schiavo
fuggiasco veniva ripreso e riusciva per
un atto di insperata clemenza a sfuggire alla pena di morte, difficilmente poteva evitare che sulla sua fronte venisse impresso con. un ferro rovente il
marchio « F », « Fugitivus ». A questa
situazione sociale degli schiavi faceva
tristemente riscontro il fatto che un
esiguo numero di famiglie patrizie deteneva il potere politico e militare, tenendo saldamente soggiogati circa 60
milioni di schiavi. Di qui sorgono gli
aneliti a una giustizia sociale migliore.
Siamo quindi autorizzati a dedurre
che il desiderio di libertà, legittimo in
tutti gli schiavi, era causato non tanto,
forse, da una vera e propria sofferenza
fisica, quanto piuttosto dalla pesante
oppressione morale che la condizione
stessa di schiavo gli causava. Il fatto,
poi che il suo padrone, pur essendo un
credente impegnato nella comunità è
che accoglieva in casa sua i membri di
chiesa per i culti, continuasse a trattarlo da schiavo, era p»er lui un controsenso insopportabile. Un altro fatto era
quello di non aver mai posseduto nulla
di suo e di aver avuto spesso a portata di mano le ricchezze del suo padrone, senza poterne usare per sé. La concupiscenza dei beni altrui si unisce al
desiderio illegittimo della fuga, per il
raggiungimento, ahimè illusorio, di
una libertà attraverso la disonestà e il
sotterfugio. Restituendo cioè male per
male, Onèsimo fece dunque ricorso ad
un furto a danno del suo padrone e
prese, come si suol dire, « il volo » per
Roma. Egli era convinto che in quella
grande città sarebbe stato facile nascondersi, se pur la sua nuova condizione di fuggitivo non fosse poi peggiore della precedente.
Senonché qui il Signore, nella sua
misericordia, gli fece incontrare l’Apostolo Paolo che condusse il povero
schiavo a conoscere Cristo. Per riconoscenza Onèsimo, concretizzando il significato del suo nome greco che vuol
dire utile e profittevole, offrì i suoi servizi all’Apostolo: ma per quanto preziosi fossero. Paolo gli fece sentire il
dovere di ritornare dal suo padrone a
Colesse per riconciliarsi con lui e riparare i torti che gli aveva fatto. Gli rimise questa lettera, che possiamo chiamare di accompagnamento e di raccomandazione ad un tempo (facendo così
il mediatore fra datore di lavoro e lavoratore).
Paolo perora la causa di Onèsimo
con argomenti così persuasivi e comrnoventi che era quasi impossibile che
Filemone non lo accogliesse cordialmente e gli concedesse un pieno perdono. Paolo mette in evidenza la sua
situazione di carcerato per Cristo come invito a Filemone ad ubbidire ed a
sottomettersi all’Apostolo, non facendo ricorso all’autorità, ma alla carità,
avendo anche compassione deH’amico
prigioniero, esprimendo la certezza che
la comunione di fede che unisce Paolo
e Filemone, illumini quest’ultimo in
modo da fargli riconoscere quali siano
le buone scelte che Dio attende da lui.
UN NUOVO RAPPORTO
NON SOLO «SPIRITUALE»
All’apostolo Paolo importa chiarire
che il rapporto padrone-schiavo deve
cedere il posto alla fratellanza in Cristo. Ma questo principio altamente nobile potrebbe ancora lasciare adito a
considerazioni di carattere esclusivamente spirituale: andare al culto assieme e fare la comunione assieme, condividere con lui la fede e la speranza,
progredire nella conoscenza e nella rivelazione che si possono ricevere dall’ascolto e dallo studio in comune dell’Evangelo, arrivando a condividere
tutti i mezzi di grazia che la vita spirituale offre ai credenti. Se però Filemone si fosse fermato qui nel rapporto
col nuovo Qnèsimo, non avrebbe assolt,D il suo compito. Ma Paolo lo previene invitandolo, oltre che a riceverlo e
a ricuperarlo per sempre, a considerarlo non più come uno schiavo, ma come
un fratello e nella carne e nel Signore!
Con questa espressione: ricevilo come un fratello nella carne, Paolo relega al passato la schiavitù e mette in
guardia Filemone contro il pericolo di
considerare Qnèsimo fratello solo di
fronte a Dio e non nella vita quotidiana. È a questo punto che incominciano
le difficoltà per il «padrone» Filemone.
Nelle parole di Paolo non è implicito
l’affrancamento totale di Onèsimo dalla
schiavitù cioè dalla sua posizione di
servo, ma è chiaro che i rapporti tra
Filemone ed il suo schiavo devono essere completamente mutati, traendone
naturalmente tutte le concrete conseguenze sul piano sociale. Si tratta ora
àeWapplicazione dell’Evangelo. Occorrerà rivedere il trattamento economico
in base al rendimento del lavoro e non
in base a un minimo per vivere miseramente come avveniva prima. Bisognerà pure d'ora in poi procurargli una casa decente e così molte altre previdenze. (Quando il servitore dovesse ammalarsi, dovrà provvedere a curarlo ed a
pagargli ugualmente il salario).
LA FORZA DIROMPENTE
E INVENTIVA DELL’AGAPE
Tutto questo verrà a rivoluzionare
non poco i libri contabili di Filemone.
E ancora, molto più profondo turbamento gli avrà recato il fatto, ormai
purtroppo evidente, che non tutte le
sue azioni passate sono state atti di
amore a favore del prossimo, anche se
appariva agli occhi della gente un borghese rispettabile. Il gesto di Paolo, di
rimandargli il suo servo, era appunto
determinato dal desiderio di vedere Filemone porsi su un piano nuovo, sia
nel campo spirituale, sia nel campo sociale. Dove prenderà mai la forza per
operare un cambiamento così radicale? L’uomo in sé stesso non possiede
questa virtù. Questo impulso e questa
energia necessaria per vincere ogni residuo di egoismo e per trasformare lo
esercizio del potere e della ricchezza
in ripartizione fraterna dei beni secondo giustizia, gli verrà dalla forza generata dall’amore, dall’agape di Cristo.
È la nuova forza dirompente che è
venuta nel mondo e questo amore di
Dio per gli uomini, manifestatoci in
Cristo, non modifica solo i rapporti fra
il Creatore e le sue creature, ma anche
delle creature tra loro. Essendo ormai
tutti sottoposti a quel Signore che è
amore, bisogna organizzare la vita secondo la Sua volontà buona, giusta e
accettevole: nella famiglia, nella comunità e nella società. In tutti i campi
l’agape crea situazioni nuove, prima
NOVITÀ’
“1 ciau dia
T na
RQGER MEHL
Morale cattolica e
morale protestante
trad. di Aldo e Fernanda Comba
pp. 114, L. 1.800
Se le due morali tendono a riavvicinarsi, quali sono le ragioni profonde del permanere di forti divergenze? L’insistenza cattolica nel rnantenere una morale e una teologia «naturali» spiega sia VHumanae VUae
che il rifiuto di accettare la secolarizzazione. Il primo confronto a livello
scientifico ad opera del professore di etica della Facoltà di Strasburgo.
Un libro per capire molti avvenimenti contemporanei.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso, 1 — 10125 TORINO — c. c. p. 2/21641.
impensate; inventa nuovi metodi per le
relazioni fra l’uno e l’altro campo;
scopre che in ogni essere umano vi è
l’anelito di convivere nella pace e nella
concordia; spalanca delle porte che
prima erano chiuse, prime fra tutte le
porte dei cuori, che non possono credere alTamore se questo non viene manifestato in modo concreto nella vita di
ogni giorno.
Vi è una dignità conferita a chi serve,
che nessuno deve calpestare, anzi bisogna sapersi sottoporre gli uni agli altri
nel « timore di Cristo », pci^ché ,dinaq^
al Signore queste differenze gerarchiche non hanno valore. Ha valore invece
l’ubbidienza che non conferisce nulla
di indecoroso a chi si pone al servizio
dell’altro, ma diventa invece un dovere
che, accompagnato dalla lealtà e dalla
rettitudine personale, stabilisce l’ordine, il progresso e la pace. Ma questa
ubbidienza deve essere priva di servilismi, perché chi serve non deve più
essere considerato l’oggetto di un possesso egoistico, ma il fatto nuovo, è che
il legame che unisce le persone che si
considerano fratelli nella fede è l’agape. Questo, nella famiglia, va applicato
ad ogni persona ospite della casa, a coloro che servono, a quelli che sono più
avanti negli anni e che più facilmente
possono venirsi a trovare isolati. Ognuno deve sapersi assumere le sue responsabilità di servizio reciproco. È in questa nuova situazione che Onèsimo avrà
provato intima gioia, senza pentirsi del
suo ritorno presso l’antico padrone.
Nella società dove è sempre possibile
una forma risorgente di schiavismo, coloro che servono devono essere tenuti
dai credenti in una considerazione diversa, priva assolutamente di distacco;
uno scambio di lavoro-moneta, se vogliamo, ma determinato dal livello spirituale; sentirsi spinti alla dedizione,
alla protezione e alla difesa altrui.
Onèsimo inserendosi nella società dèlia
sua città dopo questa emancipazione,
si sentirà più libero e sicuro e sarà lieto di continuare a servirla con fedeltà.
E nella Chiesa, o per esprimerci meglio, nella comunità ecclesiastica, Onèsimo cioè colui che rappresenta tutti
coloro che si « rendono utili », deve essere oggetto di rispetto e di stima, sia
che si dedichi al servizio della « Parola », alla predicazione o aH’insegnamento, sia che svolga i servizi apparentemente meno importanti. Vogliamo notare che anche qui: un pastore, un anziano, un diacono o un membro qualsiasi della comunità che è incaricato di
un servizio, può sempre trasformarsi
in un piccolo o grande despota. E vogliamo segnalare il pericolo che si stabilisca la tradizione di consolare il povero essendo allo stesso tempo conniventi col ricco: un fatto che si può riscontrare ancora oggi. Un esame attento del nostro testo ci fa intravedere che
qualche cosa già stava erodendo quella
società e quella comunità antica, qualcosa che non soltanto scardina i principi secolari dello schiavismo, ma toglie l’uomo dalla sua vita integrata nel
sistema per proiettarlo nel futuro di
strutture nuove.
Anche per noi oggi come per i credenti di domani vige la stessa situazione di transitorietà. Per gli « arrivati »
e per i « sistemati » è molto difficile
accettare di « disintegrarsi » e svincolarsi daH’amplesso (o dai tentacoli?!)
delle strutture attuali e di risorgere a
vita nuova dicendo: « non andrò più alla ricerca di uomini che possano servirmi per raggiungere il mio benessere,
ma andrò alla ricerca di chi posso servire. E chi servirà al mio fianco in questa causa mi sarà fratello e nella carne
e nel Signore ». Il Signore si è servito
di uno schiavo fuggitivo e colpevole
per indicarci il modo per cambiare il
volto del mondo.
Abbiamo gran bisogno, oggi, che sorga nelle nostre chiese una coscienza comunitaria rinnovata.
UNA COSCIENZA
COMUNITARIA RINNOVATA
La fuga di Onèsimo fu nel piano di
Dio l’occasione provvidenziale per far
scoprire a quei personaggi delle prime
comunità cristiane, altrettanto come a
noi oggi, il nuovo rapporto di fratellanza che deve legare gli uomini. Noi non
consideriamo questa meta come una
cosa che sarà raggiunta naturalmente
col progredire della civiltà o con il lavorio del tempo, ma soltanto con un
intenso impegno comunitario, anche se
deve assumere l’aspetto di lotta, ma
questa volta alla presenza del Cristo
che vive con noi, soffre e lotta con noi,
ma che gioisce ed esulta con noi per la
liberazione degli schiavi dalla loro oppressione sociale e tutti insieme dalla
oppressione del peccato.
Onèsimo ci è di esempio per essere
« profittevoli » e « utili » agli altri. Uniamoci in questo inno di solidarietà con
tutti i minimi di questo travagliato
mondo, in cui soltanto un potente liberatore come Gesù di Nazaret può condurre gli uomini alla loro emancipazione completa. Impegnamoci con Lui, accettando con umiltà e disponibilità il
ruolo nuovo che ci indica con l’esempio
della Sua Croce, e qualunque ruolo abbiamo nella società, sia svolto nella ricerca della Grazia e della volontà del
Signore, del suo Regno e della sua giustizia. Che il maggiore fra noi sia riconosciuto « colui che serve ».
Umberto Rovara
L’Emittente Evangelica internazionale (il suo bollettino « L’Evangelo per
l’Europa » è al suo 2" numero) comunica la decisione di formare una « corporazione » di tutti i gruppi che si interessano al suo lavoro, per trovare la
via di una fraterna collaborazione. La
Emittente ha tenuto il 5 maggio una
Assemblea generale a Berna.
Il rappresentante per l’Italia è Sergio Bortolan di Milano. L’E.P.I. trasmette su Radio Lussemburgo il mercoledì dalle 17 alle 17.15 sulle onde
medie 208 m., sulle corte 49 m.
La FCEI annuncia il 3® campo-studi
che si terrà ad Adelfia (Vittoria) dall’I all’ll agosto. Il tema sarà: « Testimoni dell’Evangelo nella lotta di classe ». Condurranno gli studi: Paolo
Sbaffi, Paolo Ricca, Gianna" ■ IScìclone,
Salvo Rapisarda, Marco Rostan, Sergio Ribet. Per iscriversi rivolgersi a
Mary Granatelli, v. Calabria 2 D 20075 Lodi.
Casa Materna ha festeggiato il 17/6
il suo 68“ anniversario. La Casa ospita
bambini in difficoltà, sotto la guida di
Emanuele, Luisa, Teofilo, Livia Santi
e riceve con gratitudine ogni offerta.
Auguri per il nuovo anno di vita!
Casa materna, 80055 Portici (Napoli), c.c.p. 6/3886.
« Quando cantiamo... siamo dei cristiani coerenti? » chiede la Crociata
dell’Evangelo. « Noi non possiamo
cantare inni che hanno come argomento la nostra salvezza se trascuriamo
milioni di persone che vanno verso la
perdizione ». E invita ognuno di noi
a far seguire l’azione ai bei canti.
Notizie pentecostali. I giovani di Rosarno (Reggio Calabria) durante un
raduno giovanile tenuto nel loro paese. hanno avuto Tidea di aprire un
« Centro df lettura biblica » per òffrire
ai loro coetanei una sana lettura. Al
centro essi porranno la Bibbia, ma anche altri libri a carattere serio. Non
avendo né molti volumi né molti fondi, essi fanno appello a chi abbia la
possibilità di inviare loro libri di tal
genere per arricchire la biblioteca nascente. Centro di lettura biblica. Via
Salemi 29, 89025 Rosarno (R. C.).
Nuovi locali di culto sono stati aperti a Fragagnano (Taranto) e a Frattamaggiore (Napoli).
La Missione Buona Novella si è svolta a S. Sostene e Oavoli (Cosenza) con
tende; a Corato nel Cinema Centrale;
a Paglianello (Taranto) in una sala.
A Firenze nel nuovo bel locale c’è
stato un raduno campistico con affluenza di molte chiese dal nord.
È nata TEPPA (Agenzia Europea di
Stampa Pentecostale) che vuol essere
uno strumento per fornire notizie del
risveglio Pentecostale. Fa parte del
Comitato, per l’Italia, P. Arcangeli.
Nella Chiesa Battista di Ariccia (Roma) è stato tenuto uno studio sui problemi della scuola, in comune con le
Unioni femminili di Roma. Ha parlato il Prof. M. Girolami ed è emerso
che il problema della scuola non è tale solo per l’insufficienza delle strutture, ma anche, e specialmente, per il
carattere discriminante della scuola
com’è adesso.
Inda Ade
Campagna evangelistica a Sestri Ponente
Promossa dalla comunità dei Fratelli di Sestri, guidata dal fratello Fares
Campia, e in collaborazione coi catecumeni di Sestri-Sampierdarena e del
Consiglio della chiesta metodista di
Sestri si è svolta, per la durata di 10
giorni, una campagna evangelistica a
Sestri Ponente, con distribuzione di
opuscoli nelle famiglie, conferenze alla Villa Rossi. Vi hanno dato la loro
collaborazione attiva il fratello Di Prose della Nuova Zelanda,, la sorella Biginelli di Roma per il programma per
i bambini, il gruppo dei Fratelli di
Genova per il canto e la presentazione
del fratello Brache. Le conferenze sono state tenute dal Prof. Marzano della comunità dei Fratelli di Pegli e dal
Pastore di Sestri-Sampierdarena. Nel
clima della collaborazione il fratello
Di Prose ha presieduto il culto nella \
chiesa metodista di Sestri, nel corso
della Campagna.
Si fugge, si è incerti,
se non si ha la certezza in Cristo
I temi toccati nelle conferenze si riferivano alla fuga dell’uomo davanti a
Dio e quindi nei riguardi del prossimo: l’uomo fugge nelle immagini televisive, cinematografiche, fugge nelle
cose per colmare il vuoto interiore,
fugge in tutto ciò che stordisce, nello
sport come nella droga, per non affrontare il problema di Dio. Il cuore
rimane però vuoto: perciò la vita è incerta, inquieta, minacciata; tutto sa
di provvisorio. Perciò Tunica certezza
è Cristo, il suo Regno al quale apparteniamo sin d’ora. In Lui soltanto è la
sicurezza, la certezza, perché risponde
a tutti i punti interrogativi, alle angoscie, alla disperazione; Lui solo ferma
la nostra fuga e risolve l’insicurezza
della nostra vita.
Colportaggio e conferenze all’aperto
Seppure in clima di fine anno scolastico, col gruppo fisso dei Fratelli alcuni catecumeni hanno rinnovato la
esperienza dell’andare di casa in casa
nello spirito della più bella tradizione
evangelica.
Anche le Conferenze all’aperto, avvivate dal canto, hanno un senso ed
una prospettiva: i fratelli possono dialogare con gli estranei che passeggiano, che tendono l’orecchio; domande
infinite si pongono: chi siete? cosa
credete? perché venite qui a predica
re? Perciò non si va alla conferenza
passivamente, ma attivamente, per testimoniare del Signore; quindi la comunità tutta è impegnata nella cau
pagna e non soltanto il pastore e qua:
che famiglia per onor di presenza.
Si dice spesso: ormai sono passati
i tempi delle conferenze o del colportaggio! Difatti, dove sono i risultati?
Eppure ci sono delle chiese che han
no dei risultati anché nelle campagne
evangelistiche. Perché? La risposta è
semplice: la campagna evangelistica
non finisce dopo il discorso delTorare, rna precede e continua nella testi
monianza personale, nel modo di vivere e di incontrarsi nella nostra comunità; quando l’estraneo arriva nella
nostra chiesa, non è l’ultimo ma è il
primo e dev’essere circondato con tutto l’affetto anziché essere guardato
con degnazione, senza una stretta di
mano, un pensiero, un interessamento
seppure discreto.
In occasione del centenario di Valdo
ben vengano le conferenze all’aperto;
ma siano mobilitate tutte le forze: le
Corali troppo confinate nel ghetto di
Natale e Pasqua; i gruppi di preghiera,
l’azione capillare dei fratelli per interessare gli altri alla scoperta delTEvangelo, dopo averlo riscoperto noi e
rimeditato noi per primi.
Gustavo Bouchard
Incontro Femminile Interdenominazionale a Rivoli
I mezzi di informazione di massa
Domenica 3 giugno ha avuto luogo
negli accoglienti locali dell’Istituto Filadelfia della chiesa battista di Rivoli
l’incontro femminile interdenominazionale indetto dal Consiglio di collegamento dei gruppi femminili evangelici d’Italia (Gruppo Piemonte). La
bella e buona giornata ha visto raccolte
un buon numero di sorelle valdesi delle Valli (Luserna S. Giovanni, Angrogna, Pomaretto... le altre perché no?),
di Ivrea e di sorelle battiste (Rivoli,
Torino via Passalacqua, Lucento).
Al mattino, nel culto con la comunità locale, il pastore Casanova ci ha rivolto un messaggio biblico, vivace, attuale e aderente all’argomento alTo.d.g.
per i nostri lavori. Dopo la celebrazione della S. Cena le partecipanti all’incontro si sono trattenute nei locali della chiesa per conoscersi meglio fra loro; e, dopo una presentazione succinta
del lavoro femminile (Luisa Rossi, battista - Marie France Coi'sson, valdese)
si è avuto un breve scambio di idee
sui soliti problemi: validità o meno
del lavoro delle Unioni femminili nelle
comunità, rapporto e proporzione fra
membri anziani e più giovani.
Dopo un ottimo pasto consumato in
letizia nei locali dell’Istituto Filadelfia,
i lavori sono stati ripresi e, nuovamente attraverso la voce delle sorelle in
fede Rossi e Coi'sson, è stata fatta una
t>reve presentazione degli studi proposti dal Consiglio di collegamento, cioè:
I mezzi di informazione di massa: cinema, stampa, radio, televisione.
Gli studi erano corredati da quattro
domande ed è stato chiesto alle presenti di raggrupparsi secondo gli interessi di ognuna in diversi gruppi. Tre
gruppi si sono occupati delle due prime domande: I) Seguite la rubrica televisiva « Protestantesimo » e la ritenete valida? Qsservazioni? suggerimenti? 2) Con quale criterio scegliete le
vostre letture, gli spettacoli cinematografici e televisivi? Un quarto gruppo
ha affrontato la terza domanda: « Riscontrate nei mezzi di informazione le
caratteristiche esposte negli studi? »,
ma ha specialmente centrato la propria attenzione sulla quarta domanda:
« Cosa possiamo contrapporre, noi
evangelici, a questi strumenti di una
informazione spesso inesatta e tendenziosa? ».
I gruppi hanno avuto il privilegio di
riunirsi nel bellissimo parco dell’Istituto, all’ombra di stupendi cedri del
Libano, e poi ogni gruppo ha riferito.
È emerso il problema che più ci interessa, cioè quello della stampa e radiotelevisione, meno il cinema. Si ritiene
che la stampa femminile (rotocalchi e
simili) è completamente alienante, tendente a formare una mentalità o di
evasione o consumistica, aliena dai
problemi di fondo. Per quel che riguarda la rubrica « Protestantesimo »
si è auspicato un cambiamento di orario e di canale (sarà mai possibile?
Può essere utile alla Federazione delle
chiese evangeliche una raccolta di fir
Elsa Rostan
(continua a pag. 3j
3
N. 25 — 22 giugno 1973
pag. 4
A PiiKrolo un processo polidco DaU» Casa
Martedì 20 giugno si apre un processo per « rissa »
a carico di dieci antifascisti che reagirono alle provocazioni fasciste
Il 13 febbraio 1971 giunsero a Pinerolo alcuni giovani fascisti, si misero a
distribuire volantini provocatori e sostenuti da altri fascisti di Pinerolo aggredirono a manganellate i cittadini
che rifiutavano di ricevere i loro fogli.
Sparsasi la voce si mobilitò in breve
una piccola folla di antifascisti che
mise in fuga gli squadristi: si rifugiarono nella sede del M.S.I. in via Trento e lì vennero assediati da alcune migliaia di cittadini.
Intervenne a « liberarli » la polizia,
al comando dell’assai discusso vicequestore Voria, e cittadini e antifascilllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
L’ALTRA ITALIA
(segue da pag. 1 )
madre patria e cerca di adattarsi alla
nuova realtà; i risultati sono in parte
positivi, ma anche drammatici, tanto
più quando il concetto di « patria >;,
di « nazionalità » viene ancora considerato preminente. Ecco la dichiarazione di un emigrato a Stoccarda;
« Sono sposato con una tedesca, uno
dei miei figli va a scuola e i compagni
lo chiamano "piccolo italiano” in senso dispregiativo. L’estate scorsa mio
figlio è venuto con me in Italia e i ragazzi lo chiamavano ’’il tedesco’. Mi
sono sentito porre questa donaanda;
’’Papà, se in Germania sono italiano e
in Italia tedesco, che cosa sono io?” ».
Ma al concetto nazionalistico si aggiunge anche quello, diciamo così, razzista. Dice un emigrante: Una volta
m’è capitato di esprimere con un tedesco le mie preoccupazioni per l’av;
venire dei figli. Ecco la risposta: « Di
che ti preoccupi? Ci saranno sempre
strade da spazzare in Germania (pag.
12) ». Oppure il rancore verso la classe
dirigente: « Noi dall’estero vediamo
crescere l’Italia delle autostrade, ma
ci chiediamo quando sarà costruita
una strada che ci permetta di rimpatriare (pag. 16) ». Altro motivo di rancore è la mancata possibilità del voto
senza dover venire in patria. Sterpa
nota a questo riguardo che « la classe
politica fa orecchie da mercante ». Egli
soggiunge poi (e qui salta fuori il giornalista del « Corriere della Sera ») che
a temere il voto degli italiani all’estero « sono soprattutto i comunisti (pag.
123) » nel timore che i modelli cui si
ispirerebbero i lavoratori possano essere quelli locali. La valutazione non
ci pare corretta, dato che le sinistre in
genere si sono sempre espresse favorevolmente, sulla loro stampa, al voto
all’estero sia per una questione di giustizia e sia perché ritengono di ottenerne vantaggi elettorali, proprio m
« virtù » della politica della maggioranza governativa presente e passata.
Vengono poi passate in rassegna le
varie e drammatiche situazioni locali,
regione per regione. Soffermiamoci un
attimo su una qualsiasi: la Calabria.
«... Due fatti sono abbastanza appariscenti: le nuove strade e la diffusione
dei beni di consumo. Ma Teconomia e
rimasta in una condizione di sostanziale sottosviluppo. Il reddito è il piu
basso di tutta Italia: trecentotrentamila lire circa procapite. Cioè: il quaranta per cento di quello lombardo,
la metà circa di quello nazionale.^ La
Calabria ha il quattro per cmto della
popolazione italiana, e solo il due per
cento del reddito nazionale. Da notare che al complesso del reddito calabrese concorre con una quota altissima la pubblica amministrazione: il
ventitré per cento». , , ,.
Un’altra parte del libro è dedicata
alle rivolte di Pescara e di Reggio, avvenute, com’è noto, in occasione delle
assegnazioni dei capoluoghi regionali.
Dopo aver analizzato i precedenti, sterpa giunge alla conclusione che, se pure
le drammatiche manifestazioni sono
state strumentalizzate dalla destra
neofascista, è fuor di dubbio che ai
fatti hanno partecipato tutti: «borghesi, proletari, giovani, vecchi, comunisti, fascisti, socialisti, democristiani,
repubblicani: tutti ». È la rabbia re
sti vennero dispersi a suon di botte
con i calci dei mitra, semiasfissiati dalle bomlie lacrimogene.
Dieci persone vennero in tale occasione fermate e incriminate per « rissa ».
Martedì si apre il processo che dovrà
stabilire se il fatto di « ribellarsi » alla
protervia fascista costituisca reato e
se possa essere confuso con una volgare rissa tra ubriachi, violenti o delinquenti.
Purtroppo, malgrado la presenza di
un collegio di difesa validissimo, non
ci si può aspettare un esito molto positivo: la scelta del magistrato è già di
per sé indicativa, si tratta di im giudice appositamente giunto da Roma, il
cui atteggiamento in precedenti procedimenti non fu precisamente progressista; una eccessiva « politicizzazione » del processo non farebbe che
indurlo ad accettare in pieno la tesi
della « rissa agravata ».
Riccardo Gay
A PRAROSTINO
Sabato 23 e
Domenica 34 giugno
Conferenza
del Primo Distretto
A PRADELTORNO
Foresteria ’La Rocciaglia’
La Foresteria « La Rocciaglia » di
Pradeltorno si riaprirà il 1® luglio p.v.
Per informazioni telefonare al num.
(0121)91.400. Benvenuto a tutti.
delle
Diaconesse
UN GIOIOSO BENVENUTO
Suor Marinette Beroud, novizia della Casa di St. Loup, da più di un anno
ormai presso la nostra Casa di Torre
Penice, ha chiesto di entrare a far par
te in modo definitivo della nostra piccola comunità di Diaconesse. Dopo
aver preso i debiti accordi con la direzione di St. Loup, la sua domanda è
stata accettata gioiosamente sia dal
Comitato che dalla assemblea delle
Suore. Essa darà la sua collaborazione all’opera di assistenza delle persone anziane ospitate nella Casa, portandovi non soltanto una preziosa nota
giovanile, ma uno spirito di vera e
gioiosa consacrazione. Mentre ci rallegriamo per l’arricchimento che questa
presenza porta all’opera della Casa, ci
auguriamo che il suo esempio possa
far riflettere parecchi nostri giovani
sul significato di una vita spesa al servizio dei fratelli più deboli, nel nome
del Signore.
UNA SUORA VISITANTE
Il Comune di Torre Pellice nel qua;
dro della programmazione di servizi
sociali a favore degli anziani, ha istituito un servizio di prestazioni infermieristiche domiciliari. Questo servizio, sulla linea di una nuova forma di
intervento a favore degli anziani, si
integra con altri di natura assistenziale, sociale, medica ecc. Per mezzo di
una convenzione stipulata con la Casa delle Diaconesse questo servizio è
stato affidato a Suor Ermellina, che
fa così rivivere in una forma nuova
l’antico ministero della suora visitante.
Il suo servizio appare molto utile ed
è molto apprezzato per il modo come
viene condotto. Ci rallegriamo veramente molto che la nostra Casa delle
Diaconesse, considerata da molti una
istituzione ormai definitivamente tra
Da sin.: Suor Ermellina, Suor Lidia, Suor Margherita, Suor Marinette, Suor Dina.
montata, possa ancora essere in grado
di dare questo tipo di collaborazione
proprio in un contesto di azione assistenziale moderno e afl’avanguardia.
Suor Ermellina aveva anche partecipato, con il ruolo di infermiera, al sog;
giorno invernale marino per anziani
che ha avuto luogo a Vallecrosia, presso la Casa Valdese, nel marzo scorso,
organizzato dal Servizio Sociale del
Cons. della Val Pellice. Si è trattato in
questo caso di un esperimento nuovo
che ha dato i migliori e più lusinghieri risultati.
UN ALBERO SALVATO
Tutti conoscono i due meravigliosi,
grandissimi, pluricentenari olmi che
sorgono all’ingresso del giardino della
Casa delle Diaconesse. Esigenze moderne di ampliamento della carrozza
bile avevano condannato a morte uno
di essi. Grazie alla nostra netta oppcv
sizione e alla comprensione dell’ai^inistrazione provinciale addetta ai lavori, l’olmo è stato risparmiato e la
cancellata del giardino, girandovi attorno, forma una piccola piazzola, in
cui, sembra, sarà posta una panchina
per una breve sosta del viandante o
dell’anziano. Possa essere questo un
modesto esempio per gli adoratori del
cemento e dell’asfalto e forse una piccola parabola: le esigenze di funzionalità e modernità non implicano_ la sistematica distruzione di tutto ciò che
è vecchio. Si può spesso attuare una
reciproca collaborazione nella misura
in cui l’uno e l’altro esprimono un
servizio valido per il bene dell’umanità.
a. t.
Pramollo
Appunti e riflessioni
al termine di un anno scolastico
per una scuola aperta
Riteniamo che sia possibile — ovviamente su due piani diversi — stabilire un parallelo tra la Chiesa e la Scuola: come la Chiesa non vive in fum
zione di se stessa per creare un clan di
persone religiose, ma acquista significato solo attraverso la presenza dei
suoi membri nel mondo e per il mondo, così la Scuola non deve tendere a
sfornare degli individui « colti», ma
aiutare la formazione di personalità responsabili e coscienti dei problemi della società in cui vivono.
In questa convinzione e con questa
preoccupazione durante l’anno scolastico appena terminato abbiamo creduto
giusto seguire determinate vie.
Alcune classi hanno intervistato un
gruppo di giovani che avevano lavorato tra gli zingari (per un doposcuola a
favore dei bambini e per la sistemazione delle famiglie in una zona della
città). L’intento era di portare gli alunni a considerare una categoria di persone al di fuori degli schemi preconcetti così diffusi nei confronti di chi è
diverso da noi.
Un altro problema su cui si è attirato l’attenzione dei ragazzi è stata la
condizione degli anziani. Si sono stabiliti dei contatti tra il locale centro
d’incontro per gli anziani e la scuola:
dapprima il gruppo del doposcuola dei
cori ha portato al « Centro » il programma preparato (come pure in altri
istituti della zona) in modo che l’attività del doposcuola stesso avesse un suo
sbocco; in un secondo tempo Tassistente sociale del Consiglio di Valle e
l’animatrice del Centro hanno esposto
ad alcune classi la situazione degli anziani sia a livello generale che locale.
TP'nilhhlÌCflni’ LULLI >>. J—■ la L iW ¿.laxll vJld « A1VWJU.V/ •.***.
nressa dopo decenni di malgoverno e Si è parlato delle pensioni basse, delle
Hi semiabbandono è l’esplodere della difficoltà che l’anziano inco
ai SeiIliauuaiisauiiA-/, -----
frattura esistente fra opinione pubblica e classe politica. Che ci siano stati
« fremiti fascisti » è innegabile, ma
« la componente più rag^ardevqle »
delle rivolte « è stata qualunquistica:
tutti i partiti sono stati contestati e
perciò oggetto di assalti». Con ^a
differenza: mentre a Reggio 'a ribellione era « rivolta contro i cosiddetti
baroni politici», alTAquila puntò in
modo più indiscriminato « contro tutta la classe politica (pag. 268) ».
Da queste poche e disorganiche annotazioni il lettore può ben comprendere che si tratta di un libro di note
vole importanza per chi e interessato
a questi problemi. Esso porta un nuovo contributo alla miglior conoscenza
dei profondi motivi e giustificazioni
della « rabbia del Sud ».
Una lacuna Tabbiamo riscontrata,
manca cioè una chiara denuncia delle
r»PO»»bilità, delle comri
_____________________incontra, per cui
troppo spesso Tunica soluzione è data
dal ricovero in istituto con il conseguente isolamento dalla vita della famiglia e della città; si sono illustrate le
nuove prospettive per soluzioni diverse
ed i tentativi già attuati nel Comune
di Torre Pellice e da attuarsi in altri
Comuni della Val Pellice. Ne è seguita
la promessa di un impegno pratico da
parte di un buon numero di alunni che
si sono incontrati successivamente con
le due assistenti ed un consistente
gruppo di anziani, per concordare le
forme concrete di questo aiuto. Abbiamo notato in questa occasione come gli alunni meno « scolasticamente »
inseriti siano spesso sensibili a queste
sollecitazioni.
Il problema degli spastici nei suoi
vari aspetti e riflessi medici, umani,
sociali è stato presentato ad alcune
classi nell’ora di osservazioni scientifiche da un’insegnante della_ scuola che
quelli più gen Tali e lontani, ma che
gli uni e gli aitri sono strettamente
connessi, abbiamo preso contatto con
alcuni rappresentanti del movimento
« Sviluppo e Pace » — redattore della
rivista « Ogni uomo » e del bollettino:
Terzo mondo Informazioni — che ci
hanno fornito, per le classi terze, del
materiale e ci hanno illustrato le situazioni di ingiustizia e di miseria che gravano sul terzo mondo (ma di terzo mondo è anche tra noi!) Poiché a livello
europeo il problema del terzo mondo
trova riscontro nel fenomeno delTemigrazione, questo tragico aspetto del
nostro mondo « civile » è emerso nelle
classi seconde sia dallo studio della
geografia (concepito come esame delle
situazioni di vita e non come scienza
puramente descrittiva), sia da conversazioni tenute su questo specifico problema.
Un ramo del doposcuola per le terze
classi era costituito dai « dibattiti ». In
questo quadro hanno trovato luogo alcune conversazioni sulla storia di queste valli a partire dal Medioevo, irnpostate sul raffronto tra le concezioni ed
i modi di vita del passato e del presente: esse sono state seguite da una_ visita al Museo Valdese di Torre Pellice.
Un’altra serie di conversazioni, sempre nelTambito dello stesso doposcuola, ha avuto per tema e filo conduttore
« il fascismo ed il neo-fascismo ». In
una di queste sono stati intervistati
due ex partigiani (un uomo e una donna) che hanno operato in questa zona
durante la Resistenza e che hanno
spiegato i motivi ideali che li avevano
spinti a tale scelta. A conclusione di
questa seconda serie è stato offerto in
dono ad ogni alunno dal Comune di
Torre Pellice, dietro richiesta della
scuola, il volume « La resistenza nelle
Valli Valdesi » di Donatella Gay Rochat.
Un’attività che ha offerto ampie possibilità di discussione è stato il « Cineforum », organizzato anche nelle altre
scuole medie della zona, grazie alla
collaborazione del Presidente del Cineforum Val Pellice. La proiezione era
preceduta dalla distribuzione di schede
illustrative che mettevano in luce i vari
spunti offerti dal film ed era seguita,
immediatamente o nei giorni seguenti,
in classe, da un dibattito.
Infine un modo originale e stimolante per ripassare la storia è stato offerto grazie ad uno spettacolo presem
tato da un gruppo di giovani cantanti
che hanno proposto alle classi terza
una serie di canzoni popolari. Ogni
canzone veniva inquadrata nel periodo
in cui era nata e rifletteva lo stato
d’animo con cui gli avvenimenti crm
Una parola di sentita gratitudine al Sig. Dino Gardiol di San Giovanni ehe ha presieduto il culto di Domenica 17 corr. m. e la cui
apprezzata c pronta collaborazione ha permesso al Pastore di accompagnare i bambini della Scuola Domenicale nella loro gita a Bou
d’ou Col e ad Agape, mentre le madri delTUnione Femminile, hanno partecipato la stessa Domenica alTincontro organizzato ad Agape per le sorelle delle chiese di montagna delle Valli. Le nostre sorelle esprimono ancora
il loro ringraziamento ai membri della comunità di Agape per la calda accoglienza e
per quanto hanno ricevuto.
Buono è stato il risultato dell’annuale bazar della chiesa, che ha avuto luogo l’ultima
Domenica dello scorso mese di Maggio. Desideriamo dire la nostra riconoscenza a tutti
coloro, membri di chiesa ed amici vicini e
lontani, che ci hanno fatto pervenire il loro
dono per quell’occasione e che hanno lavorato e collaborato in vario modo con prestazione
di mano d’opera e senza risparmio di tempo alla riuscita di quest’attività, che è sempre di particolare utilità per la chiesa.
Nel pomeriggio del giorno dell’Ascensione
è stato benedetto il matrimonio di Alfredo
Chiaria e di Gelsomirm Bertin entrambi di
Angrogna. Rinnoviamo a questi sposi l’augurio di una vita in comune sotto lo sguardo
del Signore.
Il 2 giugno Tannuale gita di chiesa ha avuto come meta la riviera ligure orientale ed
in modo particolare la zona di Porto Venere;
nonostante il viaggio piuttosto lungo è rimasto nei partecipanti un buon ricordo della
giornata trascorsa insieme.
In queste ultime settimane diverse famiglie
della chiesa sono state colpite dalla dipartenza di loro cari, membri di altre comunità; desideriamo esprimere a quanti sono stati visitati da questi lutti la nostra solidarietà nel
dolore della separazione ma anche nella speranza in Gesù Cristo nostro Signore.
Teofilo Pons
San Germano
Chisone
Purtroppo la nostra cronaca deve aprirsi
ancora una volta con delle notizie dì decessi. Cì hanno lasciato darlo Bouchardj Adele
Jahier in Peyronek Edda Martinat in Rivoira
Emilio Sporri {Casa dì riposo), Luigi Plavan.
A tutte le famiglie che sono state così colpite in modo particolarmente crudele il nostro pensiero fraterno e la nostra parola di
incoraggiamento cristiano. Il funerale di Edda Rivoira è stato presieduto dal past. Conte
nel tempio di S. Secondo, in assenza del past,
A. Cenre, anche perché la famiglia Rivoira
è originaria di S. Germano e conta numerosi
rappresentanti in mezzo a noi.
Il culto in francese di domenica 17 giugno
è stato condotto da due giovani neo-confermate, col pastore.
In occasione della Conferenza Distrettuale, il culto di domenica 24 giugno sarà presieduto da un gruppo di giovani. Lo stesso
testo biblico sarà meditato in tutte le comunità delle Valli per sottolineare la riflessione
comune che le nostre chiese intendono compiere attraverso i loro delegati riuniti a Prarostino.
I catecumeni dei vari anni sono stati tutti
ammessi a frequentare l’anno successivo, salvo 3 catecumeni di I anno che si ripresenteranno a ottobre. Una catecumena non ha potuto partecipare all’esame per motivi di salute e lo sosterrà in seguito.
In seguito ad alcuni eccessi compiuti da
un fotografo nel corso di un matrimonio,
chiediamo a tutti i futuri sposi di tener conto del fatto che non saranno ammesse fotografie nel corso del culto. Non si tratta di una
’’repressione”, ma semplicemente del desiderio
di permettere agli sposi, al pastore e alTassemblea il necessario raccoglimento.
Giovanni Conte
CENSURA 0 NO?
recnnnsabilità delle complicità coi va- fiche da un’insegnante della scuola che d animo con cui gii avyeninieim li u;
ri Mvemi da parte degli industriali, ha seguito particolari studi ed acqui; ciali della stona d Italia erano stati
r.rì,r!<ti i filiali, auzlché por- sito estrerienza nella rieducazione dei vissuti dal popolo.
ri gOVCIlU uà B..... ,
pubblici e privati, i quali, anziché por
tare le aziende al sud hanno prefento
chiamare al nord milioni di persone
sradicandole dal loro ambiente e
creando nel contempo altri squilibriianteponendo i propri interessi a quelli della comunità nazionale.
X IERR£
sito esperienza nella rieducazione dei
subnormali. NelTambito della stessa
materia hanno trovato posto analisi
sulTalcoolismo, il fumo, la droga, sull’infortunistica e sulle malattie professionali.
Nella consapevolezza che i problemi
vicini a noi non sono separabili da
vissuti dal popolo.
Apertura sui problemi del mondo,
dunque, che si realizzi in uno spirito
critico di ricerca, attraverso possibilità di confronti e serietà di documentazione.
Mirella Bein Argentieri
Come forse si ricorderà, due settimane fa
avevamo pubblicato, con un « parere » di Paolo Ricca sul pontificato di Giovanni XXIII,
una sua lettera al Direttore de « La Stampa »
di protesta per il modo mutilo con cui quel
testo, richiesto dal quotidiano torinese, vi era
stato pubblicato; ecco com'e proseguito il dibattito epistolare:
Egregio Dottore,
sono rammaricato del Suo rammarico, ma non posso accogliere la Sua
protesta. Abbiamo lasciato il Suo giudizio su Giovanni XXIII, in argomento,
e non sul papato, che è ben noto a
chiunque appena appena conosce i
principi della chiesa valdese, per ragioni di spazio e non per censura. Così
abbiamo tagliato le dichiarazioni del
rabbino di Roma: il piombo non è elastico e la nota del patriarca di Leningrado ci è giunta alTultimo momento,
costringendoci a rifare la pagina. Non
siamo T"Osservatore Romano" e quindi non ci è scompda alcuna voce acattolica. Resta inteso che, per evitare
simili incidenti, non La disturberemo
più; del resto Lei non potrebbe collaborare con chi viola (a Suo parere) « le
norme più elementari della correttezza giornalistica e della lealtà umana ».
Distinti saluti
Carlo Casalegno
Torino, 11 giugno 1973.
Dottor Carlo Casalegno
Vice-Direttore de « La Stampa »
Egregio Dottore,
La ringrazio della Sua lettera dell’il e delle precisazioni che contiene.
"La Stampa", certo, non è “L’Osser
vatore Romano": proprio per questo
pensavo di potervi scrivere cose che
sicuramente il quotidiano vaticano non
avrebbe pubblicato. Mi sono sbagliato:
queste cose non le ha pubblicate
nella circostanza — neppure "La Stampa”. "Non per censura" — Lei precisa, e me ne rallegro. Comunque non
le ha pubblicate. _
Il giudizio sul papato è inseparabile,
in un’ottica protestante, dal giudizio
su un pontefice. Quale sia questo giudizio Lei, che conosce i principi della
chiesa valdese, lo sa. Ma io scrivevo
per i molti che non lo sanno o l hanno dimenticato, con l’avvento del nuovo mito del "papa di tutti", creato e
alimentato proprio dal pontificato di
Giovanni XXIII. Valutando come valdese, cioè come protestante, questo
pontificato m’era parso — e tuttora
mi pare — essenziale ribadire che nessun papa, compreso Giovanni XXIII e
un futuro Giovanni XXIV, sarà mai
nostro. ^ .
Quanto alle "norme piu elementan
della correttezza giornalistica e della
lealtà umana" sono quelle comunemente in uso per cui non si altera, cori, tagli vistosi (sia pure per ragioni di
spazio) l’equilibrio di un testo tra
l’altro abbastanza impegnativo, come
Lei può capire — senza almeno avvertire l’autore, anche se questi non è il
patriarca di Leningrado ma un oscuro
pastore valdese.
La ringrazio comunque per avermi
scritto e La saluto cordialmente.
Paolo Ricca
Torino, 15 giugno 1973
4
22 giugno 1973
rag. 3
latinfe^W ii rpC è sulla hiinna strarla?
Svizzera {saepi) ^ i cri- to la situazione della corsa agli arma- " " ^ wUIIQ LJUUIIO Oli ClUd ■
. Svizzera (soepi) — I cri
stiani, qevono porsi l’obbiettivo-base
di « emre un clima di opinione pacihca »f idato che « le immagini e le opinioni^l^sono avere più incidenza de®una delle conclusioni del-, seminano di informazioni sulla
pai e o^rganizzato dalla Conferenza delle Chiese europee (KEK) Fra i 42 partecipanti, giunti da, J5 paesi europei, si
notava la presenza di uomini politici,
di teplM[i, di giuristi^ di specialisti in
mezz^jvdv comunicazione, come pure di
rapportanti defle Nazioni Unite e
enze episcopali cattoliche
della prossima conferenza
sulla,.^ii;urezza e la cooperazione eiirope^, 1 partecipanti hanno espresso
la convinzione clie, tutte le nazioni
d Europa possono; ‘ lavorare assieme
per consolidare lat^iaee. -, ■.
Uno dei gruppi di lavoro ha dichiarato che'gli sforzi in vista della pace
erano inseparabili da quelli miranti a
stabilire la giustizia,, sociale,, Esso ha
insistito , in rnodo particolare sulla necessita idi ridurre gli armamenti per
giungere a un disarmo totale.^ W-d-in:
Sòttolin^iamo guasta presa di posiziorie, cheterà ancHe stata adottata dal
nostro Sinodo del 1972, allgrche, con
un ordine del giórno aveva denuncia
to la situazione della corsa agli armamenti « come una delle più gravi vio
Chiese protestanti svizzere pone alcuni interrogativi cri
i°’ aitrej)rganizzazioni, appun- tici 31 L-onsiglio ecuiTienico delle Chiese in merito al suo Programma di lotta
contro il razzismo. Il CEC li raccoglierà?
to anche la KEK « ad adoperarsi in
ogni modo al fine di contrastare questa corsa, in nome dell'amore di Cristo e della Sua opera riconciliatrice »).
I partecipanti hanno chiesto alle
chiese di far di tutto allo scopo di ridare fiducia nelle Nazioni Unite e ravvivare « questa fiducia della gente di
cui esse hanno bisogno ». Essi hanno
anche chiesto di aiutare VInternational
Peace Academy a educare sia i militari che i civili ad uno spirito di pace
e a contribuire alla creazione di una
forza internazionale di soccorso civile
per i disastri. Questo gruppo ha pure
raccomandato che i cristiani d’Europa osservino ogni anno una Giornata
di preghiera per la pace.
Per quanto riguarda il disarmo, i delegati hanno espresso la loro gratitudine per ogni sforzo compiuto in quel
campo, come i colloqui di Helsinki e
di Vienna. Essi hanno insistito sul fatto che un vero disarmo deve tener conto della natura internazionale del traffico delle armi e non solo mirare a limitarne la produzione.
tonaìì^ì ^^iese can
. ecumenico delle
verso forme nuove di aiuti
Ibadan, Nigeria fsòepi) - Una cinquàntina^ di delegati di cihiese e di consigli nazionali di trénta paesi africani
SI sono riuniti lo scorso mese a Ibadan
per discutere sU «l’aiuto e l’àùtonomia
della Chiesa ».
Durante il colloquio — organizzato
dalla Cpi^erenza delle Chiese per tutta
1 Africa (CCTA) é la CoihmìssÌone aiuti
reciproci e assistenza ai profughi (CESEAR)^del , G.E.C« -^, .i delfiga.ti; hanno
cercatd'tìi définife il si^ificafó *di « autonomia »; hanno esaminatp in modo
particolare if pf'ógé^ùo^ di ¡a-hiti reciproci fra le Chiese e hanno formulato delle rapcornandazioni che potrebbero —
iiiuiiiirniniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiinjiiiiiniM
Nótiziario evangelico
‘italiano
I niez^i di informazione
di massa
(segue da pag. 2)
me fra i membri delle nostre comunità
e 'fùòri di esse?). Quanto alla sostanza
della rubrica stessa, e’è chi insiste affinché là trasmissione sia sempre un
messaggio, una predicazione (non necessariarnentè una ' predica) e c'è' chi
trova titile anche-l’informazione sùll’evàngelismo. ■
II quarto gruppo ha messo fortemente -l’accento "Sulla necessità della controinformazione (come averla? come
farla?). È stato consigliato di raccogliere attraverso ritagli di giornali tuttodì materiale reperibile su di un dato
argomento, materiale che, messo a disposizione dei gruppi femminili, potrebbe essere confrontato e vagliato.
Inoltre, datp che nel nostro Protestantesirno italiano esiste già un organo
(« Nuovi tempi ») che, se pur limitato
e di corrente,, è attualmente l’unico organo di controinformazione, si è fatto
appello ad una collabórazione di due
tipi: 1) scrivere, quando ciò sia possibile e utile, per fornire dati accertati di controinformazione; 2) cercare di
far leggere nelle nostre comunità
« Nuovi tempi » a chi desidera avere
la controinformazione e. (cosa più difficile!) a chi cotest^ Controinforn|iazione non vuote affattd perchè è scomoda
e non rientra nell’ordine.
Ci siamo lasciate con il fermo proposito di non dire soltanto parole ma di
agire veramente nelle nostre comunità.
Se sono rose... fioriranno e speriamo
in una buona, abbondante fioritura!
Alla comunità, di Rivoli, alla direzione ed al personale dell’Istituto Filadelfia, particolarmente a Luisa Rossi, efficentissima coordinatrice dei lavori, giunga il nostro sincero ringraziamento. E. R.
Giornata mondiale
di preghiera delie donne
2 marzo 1973
Elenco delle offerfe pervenute lino al 12
giugno ’73 dalle unioni femminili di:
Aosta L. 23.000; Bari 10.000; Bergamo
60.000; Bologna 26.000; Cagliari 10.000; Caltanisetta 15.000; Campobasso 10.800; Catania 4.500; Camp Darby 39.475; Catanzaro
10.000; Cerignola 15.000; Como 30.000; Esercito della Salvezza 46.765; Felónica Po e Ferrara 12.750; Firenze 40.000; Genova, Sestri
e Sampierdarena 30.000; Isola del Liri 8.000;
Ivrea 20.000; Matera 10.000; Messina 2.500;
Milano 42.000; Mottola 2.000; Napoli 14.700;
Padova 10.000; Palermo 20.000; Piacenza
15.000; Prarostino e S. Secondo 17.000; Pordenone 11.500; RapoUa 5.000; Reggio Calabria 20.000;' iRimini 3.500; Roma 92.700; Salerno 15.000; Savona 10.000; Trieste 27.570;
Torre Pellice e , Valli Valdesi 83.000; Val
Germanasca 40.720; Vicenza 24.000.
Totale L. 877.480.
La cassiera : Gabriella Titta
secondo loro — « annunciare una nuova era per la Chiesa in Africa ».
« In Africa, le Chiese devono sentire
di lavorare con Dio in una società africana, indirizzandosi agli uomini là dove si trovano » hanno affermato i delegati. « L’aiuto venuto dall’esterno può
sia favorire che intralciare questa autonomia... Tuttavia, la nostra autonomia ci darà allo stesso tempo la libertà di far nascere un sentimento di appartenenza a una comunità mondiale di
uomini che credono in uno stesso Signore e servono il medesimo Maestro ».
Il colloquio ha precisato che le chiese
d’Africa hanno ora raggiunto il punto
in cui esse possono unire tutte le loro
risorse — spirituali, umane e materiali — per portare una parte maggiore
dei loro pesi e dipiendere in tal modo
meno dagli aiuti esterni.
«Noi dobbiamo fare in modo che
qualsiasi aiuto — sia in danaro che in
natura — sia eguale, facendo allo stesso tempo maggiore appello alle nostre
risorse in fatto di personale. Le chiese
africane devono cominciare a limitare
le loro richieste ».
Per superare alcuni inconvenienti
deH’attuale sistema dei progetti, il colloquio ha proposto ai vari organismi
un modo nuovo di funzionamento degli
aiuti reciproci in Africa.
Esso ha poi chiesto a tutte le Chiese
d’Africa — su piano locale, nazionale e
continentale — di elaborare dei piani
di sviluppo. Un comitato regionale avrebbe la responsabilità di formulare
delle direttive in modo che gli aiuti
esteri verso l’Africa si concilino col
principio delTautonomia. Lo stesso comitato sarebbe anche incaricato di studiare i progetti e i programmi che necessitano aiuti esterni e di promuovere
un programma di aiuti reciproci fra le
Chiese africane.
Chiese, la Giunta Iella
rivS“a1 svizzere (FCPS)
tivf critt;- interroga
tivi critici a proposito del suo Prn
fpLRw/V^^“^ il razziamo
Federazione inizia con un
cfsS dd‘cFr'‘ de
cisioni del CEC relativa al PUR- men
ziona quindi le poche prese di posTzte
ma a su questo proble
ma. La pietra d inciampo non è tanto
tl programma antirazzista in si alan
to piuttosto il suo fondo spedal^nT
VISO m due parti: in una prff p¿n|
positiva, questo stabilisce l’aiuto a mo^
vimenti antirazzisti e a organilzIzteS
di liberazione; nella seconda negativa
esso invita le Chiese a ritir’are fioro
« investimenti in imprese che prolungano il contrasto razziale ». In questo
Icfrsf ha del VS
scorso ha pubblicato «una prima fida » di imprese che compiono investimenti nell’Africa del Sud
A questo punto la FCPS innesta le
proprie domande critiche: La pubblicazione della lista di enti finanziari
non porta a una «polarizzazione» e a
un irrigidimento ulteriore dei fronti^
Eerto, Si può pensare che una polariz^zione momentanea sia appunto un
momento di una strategia di pace a
lungo termine. Anche in questo caso
può domandare se l’ufficio
aei CEC ha effettivamente elaborato
una tale strategia, e possa quindi rispondere del fatto di essere momentaneamente «più portavoce dell’odio in
in un mondo di pace fallace, che portavoce di pace in un mondo di odio»
Al riguardo la FCPS ricorda una proposta della Chiesa evangelica in Gernaania (EKD) occidentale: le istituzioni ecclesiastiche non ritirino i loro investimenti, ma con interventi concreti
premano sulle imprese finanziarie afhnche sia perseguita una più giusta
politica salariale e razziale. Questa —
pensa la FCPS — sarebbe stata una
azione significativa in singoli casi precisi, e non un giudizio globale, massiccio, senza sfumature su tutte le imprese che operano neH’Africa del Sud.
Inoltre la Federazione critica il fatto
che il CEC ha pubblicato una lista di
imprese senza prima parlare della
questione con le Chiese membro -del
paese cui appartengono.
II CEC giustifica le sue misure con
il fatto che nel programma antirazzi'
sta è in gioco «una nuova suddivisione
del potere economico, politico, sociale,
culturale ed ecclesiastico ». La FCPS
rende attenti al pericolo che al posto
di una nuova ripartizione del potere si
verifichi semplicemente uno spostamento del potere e che in tal modo
delle ingiustizie siano semplicemente
sostituite da ingiustizie analoghe, soltanto rivolte contro altre vittime. C’è
àncora da domandarsi come mai per
il CEC talune voci africane sono vincolanti è indiscutibili per la cristianità
africana, mentre altre vengono trascurate o respinte. In questo modo il CEC
non si fa forse portavoce di una fra
Il governo olandese per i movimenti
di liberazione dell’Africa australe
L’Aja (soepi) — Il nuovo governo
olandese ha preso recentemente tre
misure per venire in aiuto ai movimenti anti razzisti dell’Africa australe.
Di conseguenza verrà concesso un
aiuto diretto ai progetti umanitari dei
movimenti di liberazione africani,
mentre le misure di embargo concernenti il commercio e le vendite di armi al Sudafrica, alla Rhodesia e al
Portogallo verranno rafforzate. Inoltre, il governo olandese non darà più
contributi per le spese di viaggio di
persone che desiderano emigrare in
Sudafrica. Questi aiuti — secondo una
dichiarazione del nuovo ministro della cooperazione per lo sviluppo —
vengono dati nel quadro dell’aiuto allo sviluppo del Terzo mondo. Il ministro aveva presieduto nell’aprile del
1972 il Simposium sulla diga del Cunene, organizzato dal CEC e aveva
preso parte, in qualità di consigliere,
alle recenti riunioni della commissione del CEC « Partecipazione delle
chiese allo sviluppo ».
A Londra il partito laburista ha recentemente pubblicato un documento
sulla sua posizione in politica internazionale, nel quale si pronuncia per il
ritiro degli investimenti inglesi in
Sudafrica, per la soppressione di tutti i crediti, prestiti e garanzie per la
esportazione, per una sospensione delle operazioni bancarie che consentono
al governo sudafricano di procurarsi
dei capitali sul mercato di Londra, per
l’esame di tutti quei mezzi atti a prevenire futuri investimenti inglesi. Ha
anche promesso aiuti finanlziari a tutti quei movimenti di liberazione che
fi impiegheranno a fini umanitari.
I dirigenti della Chiesa evangelica in
Germania, che hanno avuto un incontro nel maggio scorso con degli industriali che hanno fatto investimenti in
Africa australe, hanno dichiarato che
le discussioni sono state fruttuose e
che saranno ulteriormente riprese.
Da parte sua la Chiesa evangelica riformata del cantone di Neuchâtel
(Svizzera) ha deciso di far conoscere
meglio il Programma del CEC di lotta
contro il razzismo, ed ha assunto parecchie iniziative, specie nelle scuole,
con conferenze e con dibattiti.
(N.d.tr.: Ricordiamo ai lettori che
attualmente anche il “fondo di solidarietà” del settimanale è parzialmente
destinato a sostenere il Programma di
lotta al razzismo del CEC [mentre
urialtra parte è destinata alla ricostruzione in Vietnam]. Le sottoscrizioni vanno inviate — specificando la causale del versamento — al conto corr.
postale n. 2/30878 intestato a: Roberto
Peyrot, corso Moncalieri 70, 10133 Torino).
Una raccolta di scritti e discorsi
di Martin Luther King
tradotti e pubblicati in ungherese
II
Non potevo tecere
II
Budapest (hcp) - La casa editrice di
Stato « Gondolât », di Budapest, ha
pubblicato in questi giorni una raccolta di scritti e discorsi di Martin Luther King. Nel poscritto al volume
Ervin Suhay-Havas traccia un profilo
della vita e dell’opera del lottatore nero per i diritti civili, noto in tutto il
mondo. Il volume è uscito nel quinto
anniversario dell’assassinio del pastore battista, premio Nobel per la pace.
Per ricordarlo il Consiglio delle Chiese
libere d’Ungheria ha pure pubblicato
una raccolta di articoli scritti su di
lui nel 1968.
zione soltanto dell’Qrganizzazione per
l’unità africana (QUA)?
Infine la FCPS lamenta che il CEC
vada in misura crescente per la sua
strada, senza preoccuparsi eccessivarnente se le Chiese membro ’’tengon
dietro” o no. C’è allora il rischio che
fra l’uno e le altre si apra un fossato.
Non si può non domandarsi: qual è
il compito del CEC? Deve servire alle
Chiese ovvero, passando per così dire
sopra la testa delle Chiese che lo costituiscono, impegnarsi per quella politica che esso ritiene giusta? Deve, il
CEC, svolgere un’opera di comunicazione a senso unico, diffondendo regolarmente fra le Chiese e i mezzi d’informazione le proprie informazioni?
oppure deve sforzarsi di raggiungere
un dialogo a più voci, coinvolgendovi
le Chiese affinché esse crescano insieme con il CEC in una visione comune
dei problemi? In altre parole, il CEC è
un luogo nel quale le Chiese s’incontrano e giungono, attraverso una comunicazione reciproca, ad azioni in comune? Oppure il CEC è un ufficio direttivo che tende in misura crescente a diventare un magistero normativo? Questa seconda alternativa esorbiterebbe,
secondo la FCPS, dalle competenze del
CEC.
La Giunta della FCPS desidera che
questi suoi interrogativi critici siano
compresi come un contributo positivo
al lavoro del Consiglio ecumenico. Essa è convinta che l’apertura e schiettezza fraterna siano il modo migliore
di assumere la propria corresponsabilità nell’ecumene.
Il prograinina antirazzista viene proseguito
Zurigo (sepd) - La decisione presa
nove mesi fa dal CEC, di ritirare gli
investimenti nellAfrica del sud, ha suscitato innumerevoli, talvolta violente
reazioni da parte di imprese finanziarie europee e nordamericane. Queste
reazioni sono state esaminate accuratamente dalla Commissione del CEC per
il Programma di lotta contro il razzismo, ne] corso della sua sessione annuale, tenutasi a Zurigo. Proprio perchè la discussione si concentra sempre
più sui salari e sulle condizioni di lavoro dei neri, la Commissione ha confermato il principio di un totale ritiro degli investimenti. Siccome il CEC
respinge la costituzione di ’’’bantustans” (regioni riservate agli indigeni
di colore), la Commissione considera
anche gli investimenti in tali ’’bantustans” uno strumento per prolungare
indefinitamente un sistema malvagio.
Le Chiese membro del CEC — essa ha
dichiarato — hanno la responsabilità
morale di esercitare la loro influenza
sulle imprese aventi sede nel loro rispettivo paese, affinché esse ritirino la
loro partecipazione al sistema razzista
sudafricano. La Commissione ha però
rifiutato di estendere ad altre parti
del mondo la sua campagna per il ritiro degli investimenti.
La Commissione ha poi condannato
vivacemente « la politica di distruzione, di genocidio e di sfruttamento contro gli indiani », che continua ad essere esercitata negli Stati Uniti. Per garantire una partecipazione più intensa
del CEC a questa lotta, l’équipe dei
collaboratori è stata invitata a raccogliere ulteriori informazioni sulla situazione degli indiani negli Stati Uniti e nel Canada.
Dall’inizio dell’anno sono giunti per
il PLR contributi per un importo di
circa 250.000 franchi (circa 50 milioni
di lire). Un momento importante della
sessione è stato rincontro della Commissione con rappresentanti della
Chiesa riformata di Zurigo e di imprese finanziarie svizzere che sono in relazioni economiche e commerciali con
l’Africa del Sud.
Commissione delle Chiese per gli affari internazionali
Profonda soddisfazione per ia iiberazione
di tutti i prigionieri poiitici argentini
Ginevra (soepi) — La Commissione
delle Chiese per gli affari internazionali (CCAI), organo del CEC, si è rallegrata con il nuovo presidente della
Repubblica Argentina, Hector Camperà, che ha ordinato la liberazione dei
prigionieri politici del paese.
In un telegramma inviato da Leopoldo Niilus, direttore della CCAI, la
Commissione ha espresso la sua «profonda soddisfazione » per la liberazione dei prigionieri e per le altre misure
legali e giudiziarie prese dal regime
del presidente Campora. Il direttore
della CCAI sottolinea che queste misure servono d’esempio al resto del
mondo e costituiscono « una base essenziale per costruire una società giusta, libera e sovrana ».
Qualche tempo fa la CCAI aveva
protestato presso il governo argentino
contro la detenzione di un pastore e
di altre persone, per motivi politici.
Una delle prime misure prese dal nuovo governo Campora è stata la liberazione di tutti i prigionieri politici, il
cui numero era valutato a circa 1.200.
Quello che fanno le personalità e
gli organi del CEC, a stretto rigore,
impegna soltanto loro; e tuttavia, non
è facile segnare una netta linea di separazione, e tali dichiarazioni e azioni finiscono, indirettamente, per impegnare anche le Chiese del CEC e in tal
modo ciascuno di noi. In questo caso
— e non è il primo — mi sia permesso, esprimendo il mio nersonalissimo
parere, di far presente che non mi sento affatto rappresentato dal telegramma della CCAI, per due ragioni.
La prima è che la liberazione di
tutti i detenuti politici, indipendentemente da ciò che hanno fatto, mi sembra non un atto di giustizia, ma d’ingiustizia, un atto demagogico, promesso dal candidato ai suoi sostenitori.
Sia chiaro che fremo al pensiero di
ciò che continua ad accadere alle centinaia di migliaia di detenuti politici
stritolati dal regime di Saigon, da
quello greco, da quello persiano, da
quello portoghese, da quelli dell’Africa australe, da quelli latino-americani,
da tutti quelli socialisti (con lievi sfumature), e riconosco che le democrazie occidentali, con poche eccezioni,
hanno i loro detenuti politici, in numero maggiore o minore, in modo più
aperto o più indiretto. Sia pure chiaro che mi rallegro vivamente per la
liberazione di coloro che hanno semplicemente lottato con il loro impegno
plitico perché mutasse un regime di
dittatura (non per questo inneggerei
al confuso amalgama del ’justicialismo’ emerso dalle recenti elezioni argentine, né i fatti di queste settimane
mi incoraggiano eccessivamente a farlo). Ma ritengo ingiusto accomunare
nella stessa liberazione lottatori di
questo tipo, che onoro, da violenti che
hanno fatto dell’assassinio politico la
regola del gioco (accettando totalmente la regola del gioco che pretendevano di combattere: in nome di un mondo nuovo?). Nel caso dei primi la liberazione è stato un doveroso atto di
giustizia,^ nel caso dei secondi un’amnistia politica e demagogica (cercando
di propiziarsi le ali estreme dei movimenti d’opposizione), non certo foriera di riconciliazione né « base essenziale per costruire una società giusta,
libera e sovrana ». In questi termini il
messaggio della CCAI mi pare più una
banalità politica di circostanza (se non
di parte) che un messaggio cristiano.
E me ne dissocio, per parlare così preferisco tacere!
In secondo luogo, non si può non
constatare una volta ancora che le
prese di posizione del CEC sono quasi
tutte a senso unico. Ora, indubbiamente, così si potessero scrivere lettere
analoghe a Saigon, a Teheran, ad Atene, a Città del Capo, a Salisbury, a
Lourengo Marques, a Luanda, a tutte
o quasi le capitali sudamericane (L’Avana compresa), alla maggior parte
delle capitali occidentali (Roma inclusa). Ma così si potessero, anche, scrivere lettere analoghe ai governi e ai
Politburo dei paesi ’socialisti’ (URSS
in testa e non sappiamo — silenziosa
è la cortina di bambù — se Cina in
coda): vorrebbe dire che non 1.200, ma
milioni di uomini e di donne sarebbero stati restituiti alla libertà, fuori dalle carceri, dai campi di lavoro, dai
campi d’internamento, dagli ospedali
’psichiatrici’. Che abbiamo fatto, noi
cristiani, per loro, fossero o no nostri
fratelli nella fede, comunque compagni d’umanità? Una parte di noi li ha
’utilizzati’ propagandisticamente, l’altra li ha ipocritamente dimenticati.
Posso dire allora che la « profonda
soddisfazione » suona un po’ stonata e
amara, almeno alle mie orecchie, e che
mi è difficile condividerla?
Gino Conte
IN BRASILE
Preti e donne
di leva
Rio de Janeiro (Relazioni Religiose) - Il
Ministero della Difesa brasiliano ha deciso di
chiamare per il servizio di leva militare anche
le donne ed i sacerdoti; questo a partire dal
prossimo anno. Secondo le decisioni prese dal
governo, le donne ed i sacerdoti saranno destinati ai servizi sociali delle forze armate ed
all’insegnamento agli analfabeti, che tuttora
pullulano nelle file militari brasiliane.
Illlllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Roberto Peyrot, Alberto Taccia, Elsa e Speranza Tron.
5
22 giugno 1973 — N. 25
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. 5
IVREA
La Scuola Domenicale ha avuto termine il 27 maggio alla presenza di
bambini e genitori e di un gruppo venuto da Biella, in vista di un incontro
pomeridiano a Viering. La giornata
era bella e promettente; la casa di Viering, totalmente restaurata, lontana
dalle strade ormai pericolose e più rumorose che mai, con un grande prato
antistante, si presta molto bene a raduni e convegni e rompe l’isolamento
in cui si trovavano le poche famiglie
evangeliche del posto.
I bambini hanno consumato il pranzo al sacco, poi hanno giocato senza
essere ristretti in una sala; con alcuni
canti e con la preghiera in compagnia
di alcune sorelle della piccola comunità locale il pomeriggio di syago e di
tranquillità ha' avuto termine nel migliore dei modi.
Siamo tornati a Viering il giovedì
seguente, giorno dell’Ascensione, con
il bel tempo, in occasione del Convegno tradizionale delle comunità di Aosta e di Ivrea, con varie famiglie di
altre località. Torneremo a Viering
per la Conferenza Distrettuale; la comunità di Ivrea sarà rappresentata
dalla Signora Ester Girodo.
Durante il culto di Pentecoste sono
stati ammessi in chiesa due nuovi
membri: Alessandro Di Giorgio e Riccardo Accastello; dopo un periodo di
preparazione e di avviamento allo studio della Bibbia, hanno chiesto di inserirsi più completamente nella vita
della comunità evangelica. Li abbiamo
accolti con gioia e li esortiamo a perseverare nelle cose già imparate, con
senso di impegno e di responsabilità.
In queste ultime settimane la nostra
comunità ha ricevuto alcune gradite
visite. Il fratello in fede Ugo Tomassone di Meana è venuto ad Ivrea con
la sua famiglia ed ha presieduto il culto domenicale dandoci, in un contesto
biblico, notizie ed informazioni sulla
CEVAA (Comunità evangelica di azione apostolica) di cui la Chiesa Valdese è membro. Una comitiva di tedeschi, guidati dal Decano Kurt Hennig
da Esslii|gen (Stoccarda) ha fatto so-,
sta ad Mféà e ha pranzato nella sala
del tempio, ripartendo per la Svizzera
nel pomeriggio. Infine l’Unione femminile di Rorà, proveniente da Aosta, guidata dal Past. Coisson e Signora, s’è
trattenuta per breve tempo nella nostra sala dov’è stato offerto un rinfresco. Nella diaspora si vive un po’ isolati ed è un piacere incontrarsi con
fratelli e sorelle di altre comunità, ai
quali inviamo il nostro ricordo ed il
nostro saluto. Ermanno Rostan
H lavoro della Facoltà di Teologia
UN LAICO NON LAICISTA IN TERRA DI PUGLIA
imilASO HORE,
un amico che scompare
I funerali, senza preti, si svolsero il
giugno e si conclusero in Piazza del
Municipio a Bari raccogliendo attorno
ìi feretro le migliaia di cittadini di ogni
' eto sociale e di ogni colorazione polisca. I diversi oratori ne rievocarono
■ eminente figura di uomo politico olire che di studioso e ne rimpiansero
A scomparsa.
Anche noi evangelici perdiamo un
iinico. Tomaso Fiore non fu un uonio di parte. Lo definirei un laico non
ideista. Gli -ismi gli facevano paura.
: u per tutti l’homo probus che scopre
rientro di sé e quindi distingue chiaramente ciò che è vero da ciò che è fal-o, il giusto dall’ingiusto e ne fa la regola della sua vita. Regola diffìcile a
seguire perché il suolo è arido e l’aratore è solo a tracciarne il solco, a farlo
ben profondo per prepararlo al buon
seme. Ma egli ha fiducia negli uomini,
egli crede in un mondo migliore e lo
promuove. Non è mai amaro nei giudici, cerca di spiegarsi le cose, si direbbe
che la risposta, egli per conto suo, l’ha
trovata... deve solo poterla mutare e
convogliarle attorno quante più persone è possibile. Gli si affiancheranno,
come attorno ad un maestro, discepoli
di ogni estrazione, dall’intellettuale all’operaio, al cafone. Ne troverà tanti
attraverso i suoi scritti nei suoi 89 anni
quanto è stata ricca e operosa la sua
.aiornata.
Perché amico nostro, Tomaso Fiore?
Perché amico di Cristo e dell’Evangelo.
Cii- to lo affascinava come rivoluziona1 E ingelo come libro attraverso
le ,,nuno, se lo vuole, può trova' 'I regola del giuoco (noi in termini
: ;ici diremmo la Via, la Verità, la
1 modo cioè di progettare la pror'. ■; > esistenza in un senso piuttosto
cr;c m un altro. Penso che l’Evangelo
: on deve averlo letto da esteta soltanto, così come non l’ha ridotto entro
schemi dogmatici a filosofume cui ricorrere quando più fa comodo. Che
l’Evangelo l’abbia Ietto in termini polemici è più che certo, come uomo letterato a cavallo del novecento, figlio
dell’anticlericalismo. Tuttavia in ogni
suo scritto salta fuori anche l’altra dimensione, quella sublime del Cristo
eterno. Deve avere attinto più profondo nel mistero eterno del Dio che per
salvare il mondo ha voluto rivelarsi
nella sconcertante maniera del Re crocifisso.
Noi evangelici, i Pastori di ogni denominazione durante l’arco di un cinquantennio ce Io siamo trovato al nostro fianco: ai dibattiti, alle tavole rotonde, in sede di Università Popolare
alle conferenze o nei comitati ove si
dibattevano i problemi della città.
Una amicizia profonda lo legava a
don Vittorio Laurora e a T. R. Castiglione col quale condivise, attorno agli anni ’24-’26, vale a dire sotto la
dittatura fascista, minacce di persecuzioni insieme a lotte ed aspirazioni.
Perché osiamo estendere il riconoscente ricordo di Tomaso Fiore alla più
larga schiera dei lettori della « Luce »?
Per due ragioni.
La prima: per la sua coerenza e il
suo coraggio circa il modo cui aderì
all’Evangelo, questo laico non laicista.
Un esempio: attorno agli anni 50, eravamo in periodo scelbiano, il Nostro
si permise chiosando su un Papa (non
ricordo il nome) di sottolineare che
questi non era affatto né santo né infallibile. Apriti cielo. Gli avversari non
tardarono, a corto di argomenti, d’invocare il liraccio secolare e servendosi
di un articolo del concordato lo denunziarono per vilipendio alla religione dello Stato. Rivedo il suo sguardo
sicuro e luminoso; gli si presentava
l’occasione per continuare in sede più
prestigiosa, cioè in tribunale, un discorso che gli era caro.
In secondo luogo lo ricordiamo per
lo spirito di disponibilità. La sua scelta
a stare vicino alla gente (che non conta) cioè dalla parte di Abele, come di
rebbe Raniero La Valle, lo portava in
questi ultimi anni ogni domenica presso qualche sezione di partito o circolo
culturale in qualche località della sua
amata Puglia accompagnato da giovani
amici. Dialogava, conversava alla maniera socratica fra la gente più umile,
rivelandosi così non l’uomo di parte
ma l’uomo di tutti e l’uomo per tutti.
L’On. Vito Linoci, suo discepolo, avviandosi alla conclusione dell’orazione
funebre si domandava: « Saremo noi
in grado di recepire l’eredità spirituale, il messaggio che Tomaso Fiore ha
voluto consegnare alla nostra generazione? ».
Con viva commozione la domanda
me la son sentita rivolgere a me personalmente ed ora la pongo alle persone
impegnate che avranno avuto la pazienza di leggere la presente nota.
G. E. Castiglione
P.S. - Fra ì libri, i tanti, additerei
come il più interessante nel quadro della ricerca sociologica II cafone all’inferno (ed. Einaudi, Torino). Il cafone
sarebbe il contadino che le prende da
tutti e non può difendersi perché è incolto, se lo facesse userebbe parole
plateali... è appunto un cafone. La favola è una sottile ironea che in un certo punto diventa sferzante e implacabile parabola deH’uomo indifeso. Il cafone per colmo dei colmi va a finire
aH’inferno. Dove potrebbe andare, se
no, uno che non è stato pio, ha bestemmiato anche e non si è interessato di
religione? Ma all’inferno i vari Caronte si accorgono che il soggetto non
deve essere stato un perverso dal modo con cui sopporta le sofferenze e fatto consiglio gli propongono la liberazione e gli dicono: « Ecco noi ti mandiamo nella tua amata Puglia ». Al che
il cafone si ribella e dice: « In Puglia
davvero non ci ritorno perché le sofferenze dell’inferno sono preferibili a
quelle che mi aspetterebbero laggiù
nel tavoliere ».
Il prolungato sciopero delle poste ci
ha impedito di diffondere, in primavera, il solito notiziario sulla vita della
Facoltà. Informiamo dunque adesso
brevemente i lettori dell’"Eco-Luce".
Naturalmente non possiamo diffonderci, per non abusare dello spazio, su ciò
che rientra nella normalità: l’attività
regolare del nostro istituto è andata
avanti come tutti gli anni. Ha invece
avuto un rilievo tutto particolare il servizio che la Facoltà cerca di rendere
al laicato italiano.
GLI STUDENTI «ESTERNI»
1 Abbiamo A registrato quest'anno un
numero-eccezionale di nuove isòrizioni
come « esterni ». Si sa che questa categoria di studenti inquadra persone
che non potendo frequentare i corsi
per motivo dì residenza o per impegni
di lavoro, desiderano ugualmente essere guidate in uno studio sistematico e
sostenere gli esami in vista del diploma. Questo « non abilita al ministero
pastorale », come dice il Regolamento
in vigore, ma non è, culturalmente,
molto distante dalla Licenza in teologia, salvo per le materie pratiche e per
la lingua e l’esegesi ebraica. Abbiamo
avuto quest’anno nove iscritti al primo
anno di corso, che hanno fatto salire il
totale di questa categoria a 25. Molti
di essi son già laureati in altre discipline. Geograficamente i nove appartengono al Lazio, alla Toscana, al Veneto,
alle Valli e alla Liguria (uno dei liguri
è della comunità di Oregina).
CORSI PER CORPISPONDENZA
PER LAICI
J
Un’altra attività oer laici che si svolge ormai da dive si anni è quella dei
corsi per corrispuiidenza. Sono corsi
molto meno impegnativi dei precedenti
come vastità di piDgramma, richiedono
I>erò una discreta cultura secondaria.
Ogni professore vi contribuisce con un
corso monografico di circa cinque lezioni, nelle quattro discipline fondamentali. Quest’anno abbiamo dovuto
rinunziare, per difficoltà organizzative,
ad esporre queste lezioni ad un gruppo
fedele di Roma, ma abbiamo continuato a farle pervenire agli iscritti dislocati in molte regioni, da Brindisi e Napoli
alle Valli. I quattro corsi hanno trattato gli argomenti seguenti:
Antico Testamento (prof. Soggin): La
letteratura sapienziale ebraica;
Nuovo Testamento (prof. Corsani): Metodologia della lettura biblica oggi;
Sistematica (prof. Subilia): La giustificazione per fede;
Storia (prof. Vinay): La giustificazione
per fede come fondamento di un’etica della libertà nel pensiero di Martin Lutero.
Gli iscritti a questo corso per corrispondenza possono, se lo desiderano,
sostenere dopo un biennio Pesame sulle materie seguite o su parte di esse, e
ricevere il relativo attestato.
PREPARAZIONE
PER I MINISTERI
DELLE CHIESE LOCALI
I laici di Roma, però, non sono stati
dimenticati: come l’anno scorso, il
prof. Vinay ha tenuto per loro dei corsi
serali di storia (sul pensiero della Riforma, sugli scritti di Müntzer e sulla
adesione dei Valdesi alla Riforma) e di
teologia pratica. Questi ultimi, orientati in vista deH’impegno dei credenti
nella vita della chiesa locale (come predicatori, monitori, visitatrici ecc.) hanno comportato una serie di esercitazioni sia di predicazione che di catechesi (sull’epistola ai Romani). Gli studenti che hanno frequentato questi corsi ed esercitazioni sono stati 25, più
cinque studenti regolari. Speriamo nei
Amico del nuovo protestantesimo
Dalla Riviera di Ponente
In visita le orali di Venaria e di Pomaretto
Gita genovi e alle Valli
dal Pastore Aime. Il Pastore Sergio
Rostagno ha dato un messaggio ricco
di pensiero nelle due chiese. La Corale
s’è spostata da Sampierdarena a Sestri per il canto a fine culto. Poi, la
agape in una trattoria della città, dove
la corale ha ancora cantato con gli applausi degli avventori. Nel pomeriggio
accoglienza festosa nella sala della
chiesa iiieiodìsfa dj Sestfi, con un ricevimento preparato dal gruppo di
« Tabita » di Sestri, in collaborazione
con le sorelle di Sampierdarena; lo
stare insieme era così spontaneo e
allietato ancora dal canto della corale, che ci si scordava della visita in
città. Poi la partenza, guidati dal Pastore Marauda verso la chiesa di Via
Assarotti, dove gli instancabili coralisti hanno ancora voluto lodare il Signore col canto.
Poi l’addio in riva al mare.
Il rivedersi insieme tra Pastori e
compagne di Pastori, con la comunità
dove si è lavorato per lunghi anni è
stato motivo di gioia per tutti e di incoraggiamento a proseguire con riconoscenza la nostra testimonianza a
Gesù Cristo come pastori, coralisti,
membri di chiesa in generale.
Ringraziamo perciò la Corale, i Pastori Aime e Sergio Rostagno per il
contributo che hanno dato alle nostre
comunità la domenica 10; e un grazie
alle sorelle di Sestri e Sampierdarena
nonché al Pastore Marauda per l’accoglienza.
DA VENARIA
Due pullman fratelli e sorelle
nonché di alunni Ila Scuola domenicale della chiesa : ntécostale di Venaria sonò venuti ii iàita a Sampierdarena: guidati dal r. fello Vincenzo Buso, hanno visitato la Chiesa e poi sono
andati all’ospedak; evangelico di Genova dóve fianno cantato nei vari reparti quale testimonii ■ iza di fede verso i malati. Ci ralleg amo della loro
visita e li ringraziami per averci concesso di riannodare vincoli di amicizia in Cristo, memo delle loro visite all’ospedale e alla hiesa di Pomaretto nonché di vari i contri nei quali
il loro canto è sem e stato molto
apprezzato, dalle com, uità delle Valli.
Vincenzo Buso è ai . le il responsabile dei collegamenti col movimento
zigano nel mondo e c "abbonamento
alla rivista degli Zigt; « Lumière et
Vie ». Un grazie alla ciraiglia Roncagliolo per l’utile guida iella città.
DA POMARETTO
Domenica 10 giugno -a Corale di Pomaretto con un grupiKj di familiari è
venuta in visita alle ccnunità di Sampierdarena e Sestri: v ulto con Santa
Cena in comune a Sampierdarena e
canto durante e dopo ¡1 culto diretto
Il 4 giugno 1973 è morto Tommaso
Fiore. Un grande meridionalista, lo ha
definito il « Paese sera » del 6 giugno.
Un protagonista della cultura antifascista, secondo « L’Unità » dello stesso giorno.
Qui lo vogliamo ricordare per un
fatto forse marginale della sua vita,
ma un fatto che ce lo rende vicino:
nel 1926, legò il suo nome a quella
schiera di uomini che si definirono,
allora, amici del nuovo protestantesimo: uomini come Adriano Tilgher, come Prometeo Filodemo (Lelio Basso),
come Giuseppe Gangale (autore delle
« tesi » del nuovo protestantesimo,
pubblicate in questa prima edizione
del 1926 insieme con la galleria degli
amici).
Tra il 1925 e il 1926 Tommaso Fiore
scrisse sei lettere, le prime quattro a
Piero Gobetti per « Rivoluzione Liberale », le ultime due a Giuseppe Gangale, per « Conscientia »
Queste lettere, ristampate nel 1951
da Laterza sotto il titolo Un popolo di
formiche, furono premiate l’anno successivo col premio Viareggio. Formiconi di Puglia è un altro contributo
del suo impegno meridionalistico; e
anche a Giuseppe Di Vittorio egli si riferì una volta indicandolo come un
« formicone ».
L’immagine umile, laboriosa e legata alla tetra riflette certo un cenno
autobiografico.
Dalla breve biografia che egli dettò
per le Tesi ed amici del nuovo protestantesimo vogliamo riprendere qualche brano.
« Nato ad Altamura nel 1884. Venti
anni fa noi giovani ignoravamo l’esi
stenza del dolore. Ed anche del cristianesimo (...)■_
Né potemmo vivere il marxismo, se
non teoricamente, come interpretazione della storia, almeno noi del Mezzogiorno; che qui la lotta sociale è ancora allo stato di opposizione al feudalesimo.
I richiami più vivi alla realtà, non
c’è dubbio, a me son venuti dal Crocianesimo (...).
Attraverso di questo io credo di rivivere la morale cristiana e i problemi della libertà. Non credo sia fatica
vana, non credo ci sia altra via. Il cristianesimo è l’esperienza storica più
formidabile ».
Questa testimonianza di un socialista, uomo di cultura, uomo di lotta,
meridionalista, ci viene da pagine vecchie di oltre quarant’anni, quando per
un breve momento il protestantesimo
nostrano seppe ^ardare all’animo e
alla cultura meridionale dall’interno,
senza facili fughe verso protestantesimi d’altri tempi e d’altri luoghi, che
pur si conoscevano e si amavano, e
senza l’aiuto di tempi « ecumenici » o
« democratici ».
Ma queste pagine vecchie parlano
con voce ben viva.
Dolore e cristianesimo, marxismo e
idealismo, lotta sociale e libertà, mezzogiorno e feudalesimo, non sono parole, sono esperienze; di chi questa
esperienza storica l’ha vissuta, non
fosse che per una pagina della sua vita, sapendo dell’esistenza del cristianesimo, sapendosi amico del nuovo protestantesimo.
Sergio Ribet
Gita alle Valli. — Ringraziamo molto le mamme di Pomaretto, l’anziano
Remo Ribet, il sig. Peyrot di S. Giovanni per l’accoglienza ricevuta in occasione della gita delle nostre chiese
di Sampierdarena e Sestri alle Valli.
A Carla Baiardi, che si è brillantemente laureata in biologia all’Università di Genova, i nostri rallegramenti
e l’augurio di proseguire nella testimonianza perché i doni siano per la gloria del Signore,
Gustavo Bouchard
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiimiiiiiiiiniiiiiiiii
I LETTQRI CI SCRIVONQ
ABERRAZIONI
ECCLESIOLOGICHE?
Un lettore, da Roma:
Caro direttore,
Leggo su « Eco-Luce » del 1/6/13 p. 3 che
da Susa a Nizza sarebbesi svolta niente di meno che « una gita intercomunitaria ». Che
mai ciò fosse io non sapea; ma leggendo dei
conforti turistici e religiosi di una gita condotta tra valdesi e battisti di Val Dora alla
Costa Azzurra, ho scoperto che . cotanta denominazione è prerogativa del solo titolo
dell’articoletto.
Ma è mai possibile costruire una cosi aberrante espressione? Se della brutta e non testamentaria parola « comunità » si vuol fare
un sinonimo di « chiesa », storcendo il senso
di questa e quella, si può certo chiudere un
occhio e due orecchi al malvezzo; ma perdere
completamente il senso di « comunitario »
per inventare il termine « intercomunitario »,
ed indicare che tra comunità non v'è comunità è veramente uno sforzo più sciocco forse
che inutile.
Cordiali saluti.
Giorgio Peyrot
prossimi anni di ampliare la gamma di
questi corsi, se questo risponde alle
esigenze di questa particolare categoria.
INTRQDUZIONE
ALLA TEOLQGIA
Parlando di progetti, un’altra decisione presa dal Consiglio per l’anno
prossimo è di offrire ai giovani delle
comimità evangeliche la possibilità di
inserirsi nei nostri programmi per im
corso di una durata di un « anno » (novembr^maggio) o eventualmente anche di un semestre (novembre-metà
febbraio). Lo scopo q)m questo coeso si
propone è triplice; avviare a uno-studio autonomo persone che si propongono di continuare poi come ’’esterni";
far conoscere i primi passi dello studio della teologia in vista del servizio
a giovani che fossero ancora incerti
suH’orientamento da dare al loro avvenire; dare un’istruzione di base in due
o tre discipline introduttive in vista
del lavoro nelle chiese locali o nel mondo. L’offerta si rivolge ai giovani, in
particolare a quelli che, finiti gli studi
secondari, non hanno obbligo di frequenza all’università e non sono ancora impegnati nella spirale degli esami;
a quelli che hanno terminato i loro
studi e dispongono di alcuni mesi prima di potersi inserire nel mondo del
lavoro; a quelli che aspettano la chiamata alle armi oppure sono appena dimessi dal servizio militare; soprattutto, a quanti non hanno paura di « sacrificare » qualche mese per chiarirsi
un’incertezza vocazionale o per mettere qualche mattone all’edificio della
loro formazione culturale di credenti
impegnati neH’edificazione delle comunità o nella testimonianza fuori delle
chiese. Per informazioni scrivere alla
Segreteria della Facoltà, Via Pietro
Cossa 42, 00193 Roma.
Il Consiglio di Facoltà ha già ricevuto sette domande di iscrizione ai corsi
di preparazione per i ministeri delle
chiese locali, e quattro domande di
iscrizione al corso di Licenza teologica; due di queste sono già state accettate, mentre per le altre il Consiglio
si è riservato di attendere la discussione sinodale della revisione del Regolamento della Facoltà, che prevede un
maggior numero di categorie di iscritti ai vari cicli di studio nonostante la
limitatezza delle risorse e del personale docente della Facoltà.
Bruno Corsani
Personalia
A Torino si sono sposati LiZia Travers e Giovanni Prelato. I nostri auguri fraterni per la loro vita insieme,
che sappiamo continuerà a essere impegnata anche nella chiesa locale.
AVVISI ECONOMICI
CERCASI macchina cucire per servizio assistenza anziani a Pradeltorno, telefonare
Torino 77.42.81.
RINGRAZIAMENTO
Il marito della compianta
Adele Peyronel
nata Jahier
e le famiglie Peyronel e Jahier, commossi per la grande dimostrazione di
affetto dimostrata nella dolorosa circostanza, ringraziano tutti coloro che,
con scritti, parole e presenza hanno
voluto essere loro vicini.
San Germano Chisone, 18-6-1973.
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Carlo Bouchard
Anziano RIV-SKF di anni 67
nell’annunciare la dipartenza, ringraziano tutti coloro che in qualunque modo hanno preso parte al loro
dolore. Esprimono particolare riconoscenza alla Direzione ed al Personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, al medico curante Dott. Bertolino; al Pastore Conte, al gruppo
Anziani RIV-SKF, agli Amici dì leva
ad ai compagni di lavoro del figlio
Enzo.
« La nostra cittadinanza è nei
cieli». (Filippesi 3; 20).
S. Germano Chisone, 15-6-1973.
Il Convitto di Pomaretto,
a partire dal 1« settembre ricerca :
Monitori, di ambo ì sessi, maestri o con titolo di studio superiore come assistenti ai ragazzi (scuola d’obbligo).
N. 1 cuoca.
N. 1 operaio qualificato per la
manutenzione. Eventualmente
coppia.
Si offre vitto, alloggio, stipendio e assicurazioni sociali.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 25 — 22 giugno 1973
VITA ITALIANA a cura di Emilia NIttI
Dopo I congresso OC
Il nuovo centro-sinistra
I problemi e le attese del Paese
Il Congresso D.C. si è chiuso il 10 giugno con l'approvazione unanime di un
documento col quale si dà l’avvio ad
una nuova fase politica che verifichi la
possibilità di reintegrare il PSI nella
maggioranza di governo. Questo è lo
aspetto più vistoso del documento e, in
fondo, dell’intero Congresso, anche se
questa soluzione era già stata preordinata dall’accordo sottoscritto dai vari
capi-corrente democristiani, grazie alla
mediazione dell’on. Fanfani. Il Congresso non è stato privo di interesse e vivacità, sia per le polemiche tra gli « imanimi » leaders, sia per lo sfoggio di citazioni evangeliche di questi onorevoli,
che non dimenticano di essere, oltre
che democratici, anche cristiani. « Sì,
sì. No, no. L’esortazione evangelica al
sincero discorso d’ogni uomo, vale anche per le consociazioni politiche », ha
detto l’on. Fanfani.. L’on. Andreotti,
criticando il fatto che fosse stata già
preparata la spartizione degli incarichi
di partito e del nuovo governo (organigramma), ha citato la risposta che ricevette la madre di Giacomo e Giovanni,
quando, « come im capo-corrente » andò a chiedere per i figli i posti migliori
accanto a Gesù: « Possono essi bere il
calice che io sto per bere? ».
« Il nostro cemento unitario non è lo
Stato, è l’ispirazione cristiana » ha affermato dal canto suo l’on. Donat Cattin ed ha spiegato che questo porta la
D.C. a Stare dalla parte degli oppressi
per sconfiggere gli oppressori.
Ma quello che più conta è il significato politico delle decisioni prese, che
hanno imposto, come prima conseguenza, le dimissioni del governo Andreotti. Chi, un anno fa, considerando l’esiguo margine di maggioranza al Parlamento, giudicava quello di Andreotti
im governo debole» sbagliava di .grosso.
Lo hanno dimostrato gli avvenimenti
degli ultimi mesi. Né l’opposizione all’interno della stessa D.C., né le ben 13
sconfitte parlamentari, e in fondo neppure l’ultimo nodo della TV via cavo,
sono state capaci di smuoverlo. Lo avevamo definito un governo extra-p>arlamentare per le forti radici che esso aveva nelle alte gerarchie burocratiche e
per i legami con gli interessi del grosso
capitale. E le conseguenze economiche
e sociali della sua gestione (caro-vita,
ritardi delle riforme) saranno ancora a
lungo avvertite da tutti i cittadini. Se
Ton. Fanfani, valendosi anche dell’impegno e del prestigio dell’on. Moro, è
riuscito a coagulare tutte le forze della
D.C. e a determinare un’inversione di
rotta nelle direttrici di governo, non ci
sembra giusto parlare (come la destra
ha fatto) di « congiura di palazzo », e
neppure di particolari scelte di sinistra.
Piuttosto va riconosciuta la lucida capacità di analisi politica dell’on. Fanfani che ha saputo accorgersi delle gravi
disfunzioni cui si andava incontro proseguendo la linea di centro-destra; e ci
umiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Il Governo australiano
ha abolito
la registrazione
degli stranieri
Canberra. Il Gabinetto federale, accogliendo una proposta del Ministro per rimmigrazione Grassfay, ha deciso di abrogare una legge che obbligava gli immigrati non naturalizzati a registrarsi ogni anno al dipartimento di
immigrazione presso il quale dovevano notificare indirizzo, occupazione e stato di famiglia. Il Ministro Grassby ha sottolineato che
la registrazione è inutile e serve soltanto a
sperperare il denaro dei contribuenti. Il provvedimento suggerito da Grassby e approvato
dal gabinetto conferma che l’Austria è l’unico Paese al mondo a concedere agli stranieri
libertà totale.
Scarsità di manodopera
in Australia
Le industrie australiane, e in particolare
quelle automobilistiche, versano in gravi difficoltà a causa della scarsità di manodopera.
A dicembre dell’anno scorso i disoccupati risultavano essere oltre 130.000 : oggi la situazione è completamente rovesciata e i datori
di lavoro non esitano a biasimare apertamente il Governo laborista che tra i primi provvedimenti adottati nel dicembre scorso ha ridotto l’immigrazione del 21%. Il Ministro
dell’immigrazione Grassby sostiene che a quell’epoca « importare » immigrati significava importare disoccupazione. Egli aveva promesso
che avrebbe controllato attentamente il flusso
immigratorio in relazione alle necessità economiche. Fino ad oggi la previsione degli arrivi non superano la quota di 110.000 unità
annue stabilite da Grassby nel dicembre scorso, ma si ha ragione di credere che quanto
prima il OVIinistro dovrà cedere sotto la pressione delle industrie e allargare il programma immigratorio. Un altro motivo che fa credere a un ripensamento, sono le forti rivendicazioni salariali che trovano clima propizio nella scarsità di manodopera. In realtà il
nuovo Governo laborista avrebbe voluto eliminare o ridurre drasticamente l’immigrazione assistita che comporta spese enormi a carico dell’erario e intasa i già affollati centri
industriali; avrebbe voluto un’immigrazione a
carattere familiare con intere famiglie disposte a risiedere nelle campagne e nelle città
satellite di progettata costituzione.
piace sottolineare il contributo di denuncia e dì pressione politica esercitato
dalle masse popolari in questi mesi.
Si prepara quindi un nuovo centrosinistra. Ma quäle garanzia si può avere che sia nuovo e non una riedizione
del vecchio che, a detta di tutti, ha avuto gravi difetti? La prima osservazione
è che questo centro-sinistra nasce in
maniera diversa e si fonda non tanto
su una formula, quanto su dei programmi, sui quali il confronto politico
è aperto da tempo. Del resto la esclusione del P.S.I. dal governo, nell’ultimo
anno, lo ha riavvicinato alle masse operaie, e, impegnandolo nel difficile ruolo
dell’opposizione costruttiva, gli ha ridato una fisionomia di partito chiaramente di sinistra. Sul precedente centro-sinistra, nonostante l’affermazione di irreversibilità delle scelte D.C., pesavano
le ipoteche di differenti possibili forme
di governo: la disponibilità del P.L.I. e
l’aura che circondava il suo leader Malagodi di gran competente in campo
economico e finanziario, consentivano
mento di questa nuova esperienza politica. L’unanimità raccolta attorno al
documento democristiano non può che
essere sospetta: altro che sì, sì, no, no!
Lo stesso Andreotti ha votato a favore
e con lui i sostenitori delle correnti più
consepatrici della D.C., i quali hanno
quindi votato, sia pure indirettamente,
contro la loro stessa scelta di governo!
È probabile che in questa « unità d’intenti» tutti entrino a far parte del nuovo governo, dandogli un ben grave fardello di nioderatismo, se non addirittura di reazione. E poi quelle forze di cui
si parlava più sopra, che fino a ieri hanno tenuto in piedi il centro-destra, non
tenteranno di ostacolare il nuovo corso
politico, valendosi di tutti i mezzi? Ci
saranno forse ancora dei tentativi eversivi, dei tumulti di piazza, come del resto staimo continuando le speculazioni
economiche e finanziarie a danno della
Lira e dello sviluppo del Paese.
Questi rischi però non possono che
accrescere l’impegno dei sinceri sostenitori del nuovo centro-sinistra e dimostrano l’importanza di questa scelta,
che sembra capace di aprire valide prospettive di progresso e di democrazia.
Monumenti naturali
Ben 1300 alberi dei parchi di Vienna sono stati
dichiarati “monumenti naturali" e come tali sono
gelosamente protetti: ognuno di essi è registrato e
contrassegnato da una targhetta metallica (v. foto) sulla quale, attorno allo stemma della città e
al rinvio alla magistratura, è scritto: “Monumento
naturale — ogni danneggiamento è punibile". Il
più antico di questi alberi, un tasso millenario, risalirebbe all’epoca romana; il più imponente è un
pioppo nero, presso le rive del Danubio: ha una
circonferenza di nove metri! Nei vari parchi cittadini accanto alle speci indigene, come querce e
tigli, non mancano cedri del Libano, alberi dello
Estremo Oriente, “alberi del mammuth" di origine
californiana e molti altri: non sono chiusi fra le
cancellate e gli alti muri dei giardini dei ricchi,
ma a disposizione di tutta la popolazione viennese (vien da ricordare gli
analoghi parchi di Londra).
lo con la situazione nostrana; la riportiamo qui appresso.
In questo quadro è interessante la
notizia pubblicata da “L’Espresso" (10
giugno 1973) con una nota redazionale
che istituisce un significativo paralle
I La Banca nazionale islandese ha deciso
di rivalutare del 2,2% la corona islandese nei confronti del dollaro.
una carta di riserva, capace di intimorire l’alleato socialista. Oggi non c’è al
ternativa: l’esperienza Andreottì-Malagodi ha dimostrato che certe competenze non ci sono o, se ci sono, non giovano agli interessi dei lavoratori e quindi
che la scelta -di centro-destra, contraria
agli interessi popolari, non può costituire xm’altemativa democratica. Anzi,
la disastrosa situazione economica con
l’inflazione galoppante, oggi impone in
modo urgente la difesa dei salari, attraverso l’unica via possibile, quella indicata dai Sindacati, di ridurre i costi sociali, attraverso le riforme della casa,
della scuola, dei trasporti, della sanità.
Infine la chiara spinta antifascista
che oggi sale dal Paese dovrebbe valere
a cementare il nuovo centro-sinistra,
non solo imponendogli di frenare qualunque spinta eversiva del vecchio e del
nuovo fascismo, ma anche rendendolo
pronto a rifiutare qualunque scelta politica ed economica che non sia chiaramente democratica e popolare.
Non si può tuttavia ignorare che esiste anche il rischio di un tragico falli
I II consiglio dei ministri portoghese, esaminato il rapporto della commissione
competente, ha assegnato l’appalto per la
prima fase dei lavori di costruzione del porto
oceanico di Sines, alla « Società italiana per
condotte d’acqua », di Roma. Il governo intende trasformare il villaggio di Sines, sulla
costa meridionale del Portogallo in un grande centro portuale e industriale, dove possano
attraccare petroliere da 500.000 tonnellate. I
lavori della prima fase prevedono una spesa
di 2 miliardi e mezzo di « escudos ».
H Come ha riferito la « Pravda », il tribunale di Pskov ha condannato a morte
mediante fucilazione quattro, cittadini sovietici riconosciuti colpevoli di collaborazione
con i nazisti e di crimini di guerra.
I II ministro degli esteri cinese. Chi Pengfei ha visitato ufficialmente l’Iran, dopo
una tappa in Francia e prima di un’altra nel
Pakistan.
I Secondo notizie da Khartum, il processo contro i responsabili dell’attacco e
dell’assassinio di tre diplomatici, da parte di
un commando di « Settembre nero », è stato
SCIENZA
GALILEIANA
E SCIENZA
IPPOCRATICA
Echi della settimana
Sono molti oggi gli scienziati che
fanno proprio l’aforismo: « La scienza non è mai neutrale ». Ma questo che cosa signica? O non
è piuttosto un paradosso? La rivista
« Tempo Medico » (Milano, n. 109 del
1973, p. 42) ha intervistato suU’argomento il prof. Daniele Bovet, premio
Nobel 1957, direttore del Laboratorio
di psicobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma, e titolare
della cattedra di psicobiologia in quelrUniversità.
Alla domanda: « Ha un vero fondamento la tesi della ’’neutralità” della
scienza? », il Bovet ha così risposto:
« Credo che dipenda da scienza a
scienza. La biologia, per esempio, è
sempre meno neutrale e astratta, e
sempre più impegnata. S'è detto che
un buon medico non diventa medico
per caso; cioè diventa medico nell’intento di prevenire e curare la malattia. Che è un intento scientifico, certo,
ma non nel senso dell’ideale galileiano,
secondo il quale si cerca la verità per
sé stessa. L’orientamento del medico,
in sostanza, è in parte scientifico, biologico, e in gran parte anche sociale.
L’umanità, per esempio, è oggi molto
diversa da quella di due secoli fa; in
seguito alla risoluzione industriale si
sono aperti problemi sociali, demografici, assistenziali, generazionali, ecologici, e ambientali nuovi. E sono stati
i medici, i biologi che hanno portato
questi problemi davanti all’opinione
pubblica, dimostrando spesso di comprenderli meglio dei politici e dei filosofi. A questo proposito, sono sempre
rimasto stupito che problemi importanti come quelli del controllo delle
nascite, della politica, della salute, della previdenza sociale, della durata degli studi, nati appunto nel mutato ambiente sociale, vengano capiti prima
dagli scienziati, che dai politici, filosofi
e autorità religiose. Questo prova che
essi non si sono inseriti in questo processo di trasformazione, come ci siamo inseriti noi ».
Le ultime battute di questa risposta
sono aberranti. Il Bovet ignora forse i
nomi dei premi Nobel americani che
lavorarono per il loro governo nella
cosiddetta « Divisione Jason » (v. questo settimanale, n. 27-28 del 14-7-’72, cfr.
anche n. 31-32 dell’l 1-8-72, art. «Le cavie umane e l’etica della medicina »)?
Comunque sia, il Bovet sembra affermare l’ideale scientifico d’Ippocrate
(il celebre medico greco, 460-377 circa
a. C.) piuttosto che quello di Galileo.
L’opinione della professoressa Rita Levi Montalcini, che divide la sua attività
di ricercatrice fra l’Italia e gli USA, e
a Roma, in particolare, dirige il Laboratorio di biologia cellulare del Consiglio Nazionale Ricerche, è invece alquanto più galileiana (ed ancor più
insoddisfacente, a parer nostro!).
a cura di Tullio Viola
Alla domanda: « Può accadere che,
in qualche caso, nel fare scienza, si
faccia anche politica? », la Levi .Montalcini ha così risposto:
« Non credo. Per esempio, quando io
mi occupo delle mie blatte e del loro
sistema nervoso, non ho finalità esterne. Per me, in quel momento, conta
solo il piacere di studiare e conoscere
il sistema nervoso: che sia di un uomo
o d’una blatta, non importa. È un argomento estremamente appassionante,
che tuttavia non ha nessuna connessione con la vita che mi circonda. Certo,
in ogni ricerca c’è sempre un riferimento più o meno stretto a problemi
che riguardano l’uomo; ma è sempre
di carattere scientifico. La scienza non
può piegarsi alla politica, perché altrimenti finisce per negare fatti veri e per
forzarli in una direzione sbagliata; cade, in sostanza, negli errori commessi
in URSS ai tempi di Lysenko. E può
anche accadere che certe posizioni
scientifiche, non dettate dalla politica,
possano essere usate poi in modo sbagliato. Ma al tempo stesso l’attività
scientifica non deve impedire una concomitante partecipazione politica ». (La
risposta ci sembra piuttosto equivoca!).
Ci sia concesso dare anche la nostra
personale risposta, che è più chiara e
più lineare delle precedenti, ed evita in
buona parte gli equivoci. Seguendo il
compianto prof. Gustavo Colonnetti
(teorico della fisica dei materiali da costruzione), diciamo: « Lo scienziato ha
il pieno, assoluto diritto di negare il
proprio appoggio a qualunque autorità
politica ». Ma aggiungiamo: « e ne ha
anche il dovere quando sa, o anche soltanto sospetta, che la detta autorità farebbe uso perverso di quell’appoggio.
Perciò lo scienziato ha anche il dovere
di farsi delle idee proprie sociali e politiche (in questo non diverso da ogni
uomo), e di essere vigilante ».
ultimi anni si sono
resi conto che devono rivolgersi ai paesi che hanno maggiore esperienza,
grandi capacità produttive e competenza tecnica per ottenere prodotti agricoli, bestiame, concimi, rnacchine, tecnologie d’ogni tipo. Noi
abbiamo la capacità di soddisfare queste loro esigenze. Ma c’è un’altra ragione per la quale i russi desidererebbero aumentare in modo spettacolare
gli scambi commerciali con gli USA:
le nostre dimensioni. Gli USA sono una
nazione fornita dall’appetito per assorbire gigantesche quantità di materie
prime e per fornire prodotti in quantità tale da soddisfare i bisogni dei
russi ;
IL BRAVO SCUDIERO
È l’ammiraglio Luis Carrero Bianco, fedelissimo del « caudillo », cioè del
famoso e funesto dittatore della Spagna, generalissimo Francisco Franco.
Ma si dice che l’ammiraglio sia anche
fedelissimo di Juan Carlos, il giovane
erede della casa reale destinato, nelle
intenzioni di Franco, a diventare un
giorno il nuovo capo dello Stato.
Perciò, « cedendo a Carrero Bianco
la carica di primo ministro, il caudillo
ha dato il via a un’operazione dagli
sbocchi accuratamente programmati
(...). Franco, con mossa abbastanza imprevedibile, non ha nominato Carrero
Bianco in conformità della legge organica (cioè scegliendolo in una terna
proposta dal Consiglio del regno), ma
in virtù delle prerogative che si è riservato coinè padre della patria (?!). Questo significa che il rapporto fiduciario
col capo dello Stato, rapporto puramente personale e non istituzionalizzato, viene logicamente a cessare quando
il capo dello Stato cambia. In altre parole, salendo Juan Carlos al trono, Carrero Bianco, nelle intenzioni di Franco,
dovrebbe dare le dimissioni; e nessu
no che lo conosce si aspetta da lui sorpresa. In questo modo, il futuro re
COLLABORAZIONE ECONOMICA
FRA USA ED URSS
slr « L'Espresso » (Economia e Finanza) del 17 c. ha pubblicato (Titolo:
« Fortuna che c’è Breznev ») un’intervista ad Armand Hammer, il presidente della Occidental Petroleum Corporation. Ne togliamo il seguente passo.
« L’economia russa e quella americana sono complementari. Noi abbiamo un crescente bisogno di materie
prime: petrolio, gas naturale, minerali,
di cui la Russia possiede forse le più
grandi riserve non sfruttate del mondo. Da parte loro i leaders sovietici
hanno deciso di migliorare il tenore divita del cittadino medio, ma dopo il
disastro del settore agricolo di questi
avrebbe le mani libere, restando garantito il trapasso da un governo in
in carica. (...) La sterzata a destra non
l’ha scelta l’ammiraglio. L’ha scelta,
ancora e sempre, l’immortale caudillo;
e ha trovato nel suo fedelissimo l’uomo
adatto. Può essere una meditata marcia indietro; può essere un diversivo,
per far fuori in qualche mese di disastri le velleità d’una estrema destra
cieca e imbecille, che Franco non può
decentemente sconfessare, ma che ormai per lui stesso è diventata fastidiosa. In questo caso l’ammiraglio è da
considerarsi bruciato. Ma ha settant’anni, e non ha una salute di ferro. Forse
il caudillo non è proprio convinto che
il suo successore debba sopravvivergli ».
(Da un articolo di Telesio Malaspina
su « L’Espresso » del 17-6-’73).
Consapevolezza civile
rinviato a tempo indeterminato. Pigra giustizia diplomatica.
^ Volge il termine la dominazione inglese
vigente da 300 anni nell’arcipelago delle
Bahamas : il 10 luglio esse diverranno indipendenti.
I II Messico e Cuba hanno firmato un trattato sull’estradizione dei dirottatori di
aerei o navi; il trattato riconosce però anche
il diritto dei due Paesi firmatari di concedere
asilo politico qualora sia giustificato,
m Secondo dati forniti dal governo cileno,
la Reuter riferisce che il costo della vita,
nel Cile, è aumentato del 60% nei primi cinque mesi di quest’anno; l’aumento, nel corrispondente periodo del 1972, era stato del 25%.
m II Consiglio deirONU per le amministrazioni fiduciarie inizia venerdì prossimo
la discussione annuale sul futuro dei circa
2.000 isolette e scogli che formano la Micronesia amministrata dagli Stati Uniti nel Pacifico occidentale. Membri del Parlamento
Micronesiano sono attesi a New York. Il Consiglio ha ricevuto un rapporto stilato da una
commissione di quattro membri in cui si raccomanda che all’enorme arcipelago venga concessa una maggiore autonomia in vista dell’indipendenza. Della missione facevano parte i
rappresentanti di Francia, Unione Sovietica,
Gran Bretagna e Australia.
« Il borgomastro di Vienna, Felix Slavik,
socialista, si è dimesso dopo che un referendum popolare aveva bocciato la proposta dell’amministrazione comunale da lui presieduta
di costruire un istituto universitario in uno
dei parchi della capitale. Le dimissioni sono
state un fatto importante nella vita politica
austriaca anche perché dietro il voto ecologico
che le ha determinate sta il vivo dibattito tra
l’ala massimalista e quella moderata e riformista del partito. Ma proprio l’aver aperto
una crisi dì così ampia portata sul problema
della salvaguardia di un parco urbano dimostra il grado di maturazione culturale e di
consapevolezza civile di un paese. Quali sinda
ci sono caduti, in Italia, per aver non pro
gettato ma consentito e incoraggiato la distruzione dei parchi, la rapina delle aree pub
Miche, la devastazione e lo sfregio di complessi monumentali?
« Né si dia la colpa di tutte le mancate dimissioni ai mancati referendum : col nostro
senso civico e la nostra cultura classica, i refe
rendum rischierebbero di fare approvare 1.:ristrutturazione di Castel Sant’Angelo in ur
condominio di superattici, la lottizzazione dei
parco nazionale del Gran Paradiso e maga;
anche la trasformazione dì piazza San Pietro
in ciclomotodromo, purché naturalmente ?
lasci alla Santa Sede l’esclusiva della gestioro
almeno per l’intera durata del prossimo Ann;
Santo, con annesso spaccio di bibite e indio
genze ».
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiüó
E’ possibile
un cambiamento
della situazione in Sicilia'
(segue da pag. 1 )
l'anno, per la pulizia della città, moli;!
di più che a Milano che ha una pop
lazione tripla e a Torino che ha una
popolazione doppia; ma poi non ci so
no soldi per costruire o per prendere
in affitto delle aule scolastiche. Giorni
fa abbiamo assistito allo spettacolo di
una scuola fatta all’aperto, in Piaz:-:a
Politeama, fino a che non è intervemita la polizia che ha caricato e portalo
via i banchi perché nessuno deve sjpere e nessuno deve vedere, non sokj
nella scuola, ma anche in tante alti' cose.
Quali riflessioni possiamo trarre dp
tutto questo? C’è il pericolo che u'-.
senso di sfiducia si diffonda, non so'o
in mezzo al popolo, ma anche nell’animo di chi è maggiormente impegnato
in un’azione di rinnovamento e di sviluppo:
— sfiducia in un cambiamento della
situazione perché le forze conservatrici e reazionarie sembrano prevalere;
— sfiducia in un avvenire migliore per
i giovani che attendono inutilmente un lavoro ed una occupazione
che non trovano in Sicilia;
— sfiducia nella amministrazione della giustizia, che assolve i mafiosi
per insufficienza di prove;
— sfiducia nella Chiesa perché alleata di chi detiene il potere e non dei
poveri e degli oppressi.
In una situazione come questa il nostro lavoro e la nostra testimonianza
cristiana non possono configurarsi che
come il lavoro e la testimonianza di
credenti che hanno fiducia e suscitano
fiducia; che lottano contro il fatalismo
e la rassegnazione; che sperano contro
speranza sapendo che « la loro fatica
non è vana nel Signore ».
Pietro Valdo Panascia
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Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
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