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ECO
DELLE VALU VALDESI
Slg. FEYROT Arturo
Via C. Cabella 22/5
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 107 - ni. 18
Una copia Lire 70
AlBBONAMENT]
I Eco; L. 2.500 per l’interno '
1 L. 3.500 per l’estero
.Sped. in abb. postale - I Gruppo bis/70
Camhio di indirizzo Lire 5U
TORRE PEELICE 30 Aprile 1970
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/"33094
Mandati '
a predicare
« Come predicheranno se non son
mandali? ». Per l’apostolo Paolo, che
si pone la domanda (Romani 10: 15),
va da sé che c’è predicazione dell’Evangelo in quanto e nella misura in
cui Dio manda dei predicatori. Se la
predicazione dell’Evangelo dipendesse
dalla buona volontà o dalla disponibilità dell’uomo, da molto tempo non
avverrebbe più perché nessuno, secondo Paolo, è così stolto da impegnare
la sua vita a predicare una parola che,
nel I come nel XX secolo, per gli uni è
« scandalo », per gli altri « pazzia »
(1 Corinzi 1: 23) e per chi la porta sovente « un obbrobrio, uno scherno di
ogni giorno» (Geremia 20: 8). Nessuno, insomma, si mette a predicare di
propria iniziativa. Predicare l’Evangelo non è una scelta spontanea dell’uomo (come può esserlo, ad esempio, il
mestiere); tanto meno è un hobby da
coltivare a tempo perso: è una necessità a cui anche volendo non è possibile sottrarsi. Dio impone a degli uomini di predicare l’Evangelo, li manda con questo incarico, li « spinge »
(Matteo '■j: 38) a viva forza fra gli uomini con la Sua parola nel cuore e sulle labbra.
Vero è che non tutti quei che predicano son mandati da Dio. 11 mondo è
tuttora pieno di predicatori, ma c’è
chi predica per mestiere, non per missione; c’è chi si dà l’incarico da solo,
non lo riceve da Dio. Va, ma non è
mandato. Attraverso coloro che predicano senza essere mandali Dio non
dice nulla. Dio parla solo per bocca di
coloro che egli manda.
Può dunque accadere che predichi
uno che non sia mandato, e in tal caso non.predicherà l’Evangelo ma qualcos’altro. Non può però accadere che
non predichi uno che Dio abbia mandato. Vi saranno delle resistenze che
devono essere vinte: quasi sempre chi
è chiamato cerca dì eludere la missione di Dio. Ma tutti, prima o poi, devono cedere davanti a Dio e ubbidirgli.
Nel nostro tempo sono molte le obiezioni mosse alla chiamata di Dio a
predicare l’Evangelo. Ne elenchiamo
un paio.
La prima, e assai diffusa, può essere
cosi formulata: « Oggi non c’è bisogno
di parole ma di fatti. A parole non si
convince più nessuno. Parole se ne son
fatte sin troppe. I sermoni non servono più. Meglio agire che parlare ».
Questa obiezione è seria, non tanto
per il valore dell’argomento quanto
per la situazione che essa denuncia:
una situazione di impotenza e di sterilità della predicazione ecclesiastica
davvero allarmanti.
E un fatto innegabile che molta predicazione ecclesiastica non è che un
chiacchierare intorno alle cose di Dio;
son parole d’uomo e non di Dio, discorsi intessuti di sapienza umana ma
lontani dalla sapienza della croce, discorsi recitati ma non ispirati, da cui
traspare molta improvvisazione e poca preghiera. Di molta predicazione si
deve purtroppo dire: son proprio solo
parole, parole e non potenza, suoni e
non vita — udendoli, nessuno si converte. E chiaro che di questa pseudopredicazione non c’è alcun bisogno, né
oggi né mai: è inutile e dannosa. Ma
di vera predicazione evangelica c’è immenso bisogno. C’è bisogno che questa
buona notizia venga portata, mediante
la predicazione, alla nostra generazione. Accade che Dio utilizzi le nostre
misere parole per far risuonare la Sua.
Non pochi, nel nostro tempo, affermano: « Prima l’azione, poi la coscienza ». Altro però è il discorso dell’Evangelo, che assegna in ogni cosa il primato alla Parola: « Nel principio era
la Parola ».
Una seconda obiezione, più segreta
forse ma non meno consistente, che
viene avanzata per eludere la chiamata di Dio a predicare, può essere così
formulata: « Predicare l’Evangelo: ma
cosa vuol dire esattamente? Oggi tutto è rimesso in questione, tutto è diventato più complicato. Nella Chiesa
non si vede chiaro, la fede è disorientata. In queste condizioni, come si
può ancora predicare? E che cosa si
predicherà? ». Questa obiezione è di
gran peso e va meditata. Essa chiarisce la vera natura della crisi attuale:
una crisi della fede. Cos’è l’Evangelo?
Chi è Dio davanti all’uomo e l’uomo
davanti a Dio? Domande elementari,
cui però sembra che sia diventato arduo rispondere. 11 nostro è un tempo
critico per la predicazione perché lo è
per la fede. Noi crediamo però che Colui che manda a predicare darà anche
la Parola che dev’essere predicata. Dio
non manda mai dei messaggeri senza
messaggio. Questa certezza può bastare alla Chiesa e ai singoli per rispondere affermativamente alla chiamata
di Dio a predicare.
Paoi.0 Ricca
André Biéler, al ritorno da un viaggio in Brasile
"Noi soprawalntiaino la capacità di sotlrìre
e di aspettare dei poverijtel Terzo Mondo "
«Con una mano gettiamo olio sul Fuoco, con l’altra telefoniamo ai pompieri (armati!: non credo che questo doppio gioco potiù durare a lungo»
André Biéler, il noto teologo ed economista riformato, docente presso le Facoltà teologiche delle Università di Ginevra e di Losanna, ha compiuto di recente un viaggio in Brasile, su invito di Brasiliani
di varie confessioni. Al suo rientro, il settimanale
romando «La vie protestante» (17.4.’70) lo ha intervistato; riportiamo il testo di questa intervista, poiché il grande paese latino-americano occupa tristemente l’attualità: non soltanto per la situazione
drammatica di sottosviluppo in cui versa una parte
considerevole di esso, dalla desolazione delle favela :,
ai margini delle metropoli, a quella del sertào nordestino («il poligono della fame»), non soltanto per
il persistente sistematico genocidio degli indios amazzonici, ma per l’infuriare della repressione poliziesca scatenata dalla dittatura militare che domina
da alcuni anni il paese: arresti, torture, assassini politici, squadroni della morte.
Qual è la .situazione e l’azione delle Chiese cristiane, in un quadro simile? A dire il vero, mentre
si sono moltiplicati i casi di attrito fra il potere centrale di Brasilia e numerosi cattolici romani, talvolta anche in alto nella gerarchia (si pensi a Heìder
Camaru, arcivescovo di Olinda e Recife, ma non è
un caso del tutto isolato), mentre ultimamente il numero e la gravità di arresti e torture nei confronti
di cattolici, anche sacerdoti e religiose, sono cresciuti talmente che lo stesso pontefice romano, pur con
molti riguardi, ha levato la .sua protesta — sono
sempre state scarse le notizie corrispondenti relative alle Chiese evangeliche. Di queste si sa che .sono
in espansione, talvolta fortissima, ma non risulta
finora alcuna presa di posizione decisa, da parte loro, nei confronti della situazione politica del loro
paese. O meglio, non resultava: perché secondo una
informazione di fonte tedesca, ripresa da « Nuovi
Tempi» (non abbiamo in mano questo documento),
la Chiesa luterana nel Brasile ha compiuto un passo
di notevole gravità: il suo presidente, il past. Gottschald, ha trasmesso alla sede del CEC un memorandum del comando supremo della prima armata
brasiliana, nel quale si afferma che tutte le notizie
relative a torture ecc. sarebbero diffuse da « gruppi
sovversivi» e farebbero parte di «una campagna internazionale di diffamazione di chiara origine comui!isia», mentre i fatti proverebbero la volontà di imporre al Brasile un regime comunista.
Com’è possibile negare a tal punto l’evidenza di
' -’unenti che, se non possono circolare liberamen■ ' ni un paese sotto dittatura, non possono però esignorati da personalità ecclesiastiche che girail mondo? Il past. Gottschald, infatti, è membro
; • Comitato esecutivo del CEC; e, vedi caso, propri’.’ alla sessione di febbraio di detto Comitato non
-, poté giungere a una dichiarazione di denuncia
■'vi tortura in Brasile, mancando l’unanimità, ne' ’ .aria per questo tipo di dichiarazioni. Purtroppo,
realtà della violenza repressiva e della tortura
i -matica e generalizzata, oggi, in Brasile, non è
i.:,-, dubitare. E in una simile situazione, il gesto
:. ’hi presidenza luterana brasiliana significa neces■ >■ ámente un avallo della politica governativa, se
addirittura un’apologià.
-,i comprende allora che riprenda vigore tanto
.giore la polemica contro il fatto che la prossiassemblea della Federazione luterana mondiale
..’u convocata nel Brasile meridionale, a Porto Alegre. nel prossimo luglio. « Nuovi Tempi » accosta
gi:, ! amente la situazione nella quale si trova oggi
la FLM a quella nella quale si trovò il CEC quando
hattò di riunirne il comitato centrale, come pre1Ì5.' , a Heraklion (Creta), pochi mesi dopo il colpo
di stato dei colonnelli greci: come allora, così oggi,
di cp.iale libertà di espressione anche politica godrà
l’assemblea programmata? Se essa saprà e vorrà
parlate liberamente, se cioè saprà vivere la libertà
del cristiano cantata da Lutero, allora avrà senso il
persistere nella decisione di mantenere la località
fissata. Se così non fosse, però, meglio sarebbe, anzi
doverosa astenersi da una manifestazione che non
potrebbe non significare una collusione, pur non clamorosa come il gesto del presidente Gottschald. Un
rifiuto non farebbe riflettere quella grande Chiesa
di 800(100 membri (tutti d’accordo con la loro pre
Due vedute di Sào Paulo, la capitale industriale del Brasile e,
con Buenos Aires, la città più industrializzata delPAmerica latina : una contraddizione aloquente.
sidenza?), oltre a segnare un distacco netto dal regime? (Si legga a pag. 3 un «appello» in questo senso di un gruppo di evangelici romani). Certo, con
questo metro molte sono le nazioni che dovrebbero
essere evitate dalle assemblee ecclesiastiche...: un inventario critico che sarebbe estremamente utile e
chiarificatore per tutti.
Riprodurre qui l’intervista di André Biéler vuole
rispondere un poco all’esigenza avanzata di una seria informazione sui fatti brasiliani: o meglio sulla
situazione di fondo sulla quale si muovono le partì
in lotta.
Ultimamente Lei ha compiuto un
viaggio attraverso il Brasile, rispondendo agU inviti di Brasiliani
di varie confessioni. Che impressione Le ha fatto quel paese?
È, sotto tutti gli aspetti, un paese
impressionante: anzitutto per la sua
bellezza, per la gentilezza seducente
del suo popolo e anche per la ricchezza delle risorse naturali in superfìcie
e nel sottosuolo. Ha regioni più favorite e altre meno, ma nel complesso
il paese dà un’impressione di considerevole abbondanza, male utilizzata.
È questa, del resto, la ragione per
cui ha eccitato la cupidigia degli Europei, da quattro secoli a questa parte. I coloni si sono affrettati a sfruttare queste ricchezze, i diamanti, le
pietre preziose, il rame, il caffè, il cotone, le banane, ma hanno lasciato
al tempo stesso un certo numero di
tracce negative nei confronti dello
sviluppo, in modo particolare creando immense proprietà che attualmente sono un freno evidente per lo sviluppo generale.
In che senso, un freno?
«
Bisogna aver ben presente il paese
nelle sue vere dimensioni: il Brasile
è grande duecento volte la Svizzera.
Gran parte della sua superfìcie, che
cela ricchezze straordinarie, non è ancora sfruttata. Le parti sfruttate lo
sono state, agli inizi, da avventurieri
ai quali si era affidata la terra e che
Si sono potuti creare delle proprietà,
alcune delle quali sono più estese che
i nostri più grandi cantoni elvetici.
Inizialmente è stato lo schiavismo a
permettere la coltivazione di queste
grandi superfìci e questo regime, abolito teoricamente alla fine del secolo
scorso, non è però stato abolito in
pratica se non più tardi. Ci sono oggi
ancora dei contadini i cui genitori o i
cui nonni erano schiavi. E il regime
di dipendenza in cui si trovano i coltivatori rispetto ai proprietari è ancora assai forte.
Perciò molti contadini —■ quelli che
lo possono — fuggono verso la città
sperando di trovare una situazione
migliore. E finora i grandi proprietari
hanno rifiutato la riforma agraria,
perché farebbe loro perdere la loro
influenza politica, che è considerevole. Molto spesso essi rifiutano anche
di sviluppare i mezzi di produzione
sulle loro terre, perché questo favorirebbe lo sviluppo umano della popolazione, la quale comincerebbe allora a
contestare i loro diritti quasi illimitati.
Aggiungo che l’influenza considerevole esercitata dai grandi proprietari
sulla politica brasiliana tende ad essere seriamente controbilanciata dagli ambienti della borghesia industriale, i cui interessi divergono dai primi.
C’è una tensione sotterranea fra questi due poli dell’attività economica.
Il Brasile sta progressivamente
raccogliendo tutti i segni di una
dittatura militare. Come spieg;a
questa degradazione?
La difficoltà di un grande paese
qual è il Brasile sta nel fatto che è
quasi impossibile armonizzare gli interessi divergenti dei vari settori della popolazione; i governi che si sono
succeduti negli ultimi cinquant’anni
sono stati spesso ridotti all’inefficienza da pressioni sotterranee di cui erano oggetto. Questa situazione si è caratterizzata con una certa inefficienza amministrativa e con una diffusa
corruzione. In una situazione di questo genere è tentante, per una qualsiasi parte della popolazione, di impadronirsi del potere con la forza.
Così, è avvenuto nel 1964. I regimi
’forti’ un po’ dovunque giustificano i
loro metodi con la minaccia che avvertono da parte dei loro avversari.
Quando si tratta di un regime militare di destra, cozza contro l’opposizione degli ambienti popolari i quali, anche quando non hanno alcuna simpatia per il comunismo, cercano appoggi da quella parte perché non vedono dove potrebbero trovarne altri.
Tale orientamento è sufficiente per
giustificare agli occhi della borghesia
tutte le misure repressive contro
quanto può essere considerato sovversivo. E siccome la paura è assai forte, è facile sbarazzarsi di qualunque
avversario con il pretesto che è più o
meno vicino agli ambienti ’sovversivi’. È questo il caso di molti membri
delle Chiese i quali per ragioni del
tutto estranee alla politica si avviano
per una strada che favorisce l’emancipazione popolare e, semplicemente
per questo, sono tacciati di comunismo o di pro-comunismo.
Una simile politica cieca, che si proclama anticomunista (e spesso anche
«cristiana»), ha come risultato di
precipitare un po’ dovunque l’avanzata del comunismo.
I casi di tortura nel Brasile, che
iiiiinmiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii
! Disuguaglianze della ricchezza |
Ecco alcune cifre pubblicate
dal Comitato della « Dichiarazione di Berna », indicanti il prodotto nazionale lordo annuo per
abitante, nel 1967:
1. Qltre 2.000 dollari (nazioni
molto ricche): 6 nazioni, fra
le quali la Svizzera al 4« posto.
2. Fra 2.000 e 1.000 dollari (ricche): 20 nazioni.
3. Fra 1.000 e 500 dollari (intermedie): 18 nazioni, fra le quali l’Italia.
4. Fra 500 e 200 dollari (povere):
57 nazioni.
5. Fra 200 e 40 dollari (poverissime): 57 nazioni.
La classe intermedia (n. 3), situata fra la minoranza dei ricchi (26 nazioni) e la grande mag
gioranza dei poveri (114 nazio- =
ni), mostra chiaramente com’è =
difficile stabilire il limite fra pae- =
si « ricchi » e paesi « poveri »: =
essa raccoglie 5 paesi dell’ovest =
(Italia, Islanda, Cipro, Spagna e =
Grecia), 5 paesi dell’est (Polonia, =
URSS, Ungheria, Romania e Bui- =
garia), 5 paesi latino-americani =
(Portorico, Venezuela, Argentina, =
Trinidad, Uruguay), 1 paese asia- =
tico (Giappone) e uno africano =
(Sud-Africa). e
Le classi 1 e 2 non contano al- =
tro che paesi dell’ovest e del- =
l’est (ad eccezione del Koweit e =
di Israele); le classi 4 e 5 conta- =
no unicamente paesi d’Asia, d’A- =
frica e d’America latina (a ecce- i
zione di Malta, Jugoslavia, Alba- =
nia e Portogallo, tutti in testa =
alla classe 4). =
iiiiiiiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiililiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
sono stati svelati poco a poco e
confermati negli ultimi mesi, sembrano opera delle polizie politiche
per ordine diretto del governo. Che
può dirci in proposito?
La paura della sovversione è pessima consigliera. È capace di giustificare i peggiori crimini. Per di più, acceca: confonde in una medesima ripulsa i nemici del regime e gli amici
del popolo.
Il Brasile considera sé stesso come un paese del terzo mondo?
Ai Brasiliani che fanno parte della
minoranza privilegiata non piace molto che si parli in questi termini del
loro paese. Il livello medio di vita brasiliano è superiore a quello di parecchi paesi occidentali, come la Jugoslavia o l’Austria...
Considerando le medie, evidentemente anche il Kuwait è piazzato
bene...
Proprio cosi. Quando si visitano
certe regioni del Sud, in particolare
Sào Paulo, si è colpiti da una specie
di febbre di affari e da uno sviluppo
straordinario. Vi sono edifìci moderni e un’attrezzatura superiore a quella che troviamo in numerose regioni
occidentali. Ma nel suo insieme il paese presenta un forte squilibrio fra il
Sud e il Nord, da un lato, e d’altro lato fra certi settori della popolazione
e le masse popolari, in modo speciale
quelle che vivono nelle famose ’favelas’.
I sobborghi di baraccati brasiliani?
Si. Esse sono del resto assai diverse le une dalle altre. Alcune sono vicino alle città, ad esempio a Rio de Janeiro, il che permette agli abitanti di
trovare molte piccole occupazioni e
di raccattare qua e là per i mercati
qualcosa per nutrirsi. Ma in molte di
queste ’favelas’ non ci sono né acqua
né servizi d’evacuazione, né elettricità
e la gente vive in condizioni inimmaginabili.
Alcuni quartieri sono più sfavoriti
di altri, e in seno a questa povertà si
stabilisce una specie di gerarchia. Si
subaffittano certe baracche a prezzi
esorbitanti, si rivende l’energia elettrica a prezzi maggiorati, e così. via.
Altrove, ad esempio a Recife, in alcu
(contìnua a pag. 4)
2
psg /
N. 18 — 30 aprile 1970
IL DISSENSO NEL CAMPO SOCIALISTA
Garaudy dite "tene la vertía,,
Asterischi ** combattimento della fede
elveti
CI
In favore del
E’ stato recentemente posto in vendita anche da noi, coi tipi di Mondadori (collana « L'immagine del presente », L. 900) l'ultimo libro di Roger Garaudy, dal titolo Tutta la verità. Con
questo suo scritto, l’autore vuol portare
a conoscenza dei suoi compagni di fede
politica e deH’opinione pubblica vari
retroscena del partilo comunista sovietico — di cui conosce ogni particolare
in quanto, prima di essere emarginato,
era membro del comitato centrale e delTufiicio politico del p.c.f.
Sarà bene subito chiarire che la dura
polemica contenuta nelle 192 pagine del
suo libro è poggiata su basi rigorosamente marxiste e intesa a far meditare
sui grandi temi del comunismo europeo
e mondiale.
In questo saggio Garaudy, valendosi
sempre di esempi probanti, porta il lettore a fare quasi automaticamente un
confronto fra la politica del capitalismo
occidentale e quella attuale sovietica,
che, pur con le loro opposte ideologie
vengono ad avere tanti punti di contatto quanto all'autoritarismo di vertice, all’apparato burocratico, alla repressione, all’ingerenza nella politica di
altri paesi, alTimperialismo, ecc.
Ecco allora che il fenomeno della
contestazione — giovanile e non — così
discusso nelle sue forme e nei suoi contenuti, viene ad assumere un suo più
preciso significato nel porsi in posizione dissenziente nei riguardi dei due sistemi. Di qui parte appunto Garaudy,
nella prima parte del suo libro, per appoggiare, in antitesi alla politica seguita a questo proposito dai partiti comunisti in genere, il movimento studentesco nella convinzione che bisogna adoprarsi per « reperire il rapporto interno
e profondo fra le aspirazioni degli studenti e gli obiettivi della classe operaia ».
Nella seconda parte del libro viene
ampiamente trattata la « questione cecoslovacca ». A questo proposito i dissensi si aggravano e si giunge alla prima censura e disapprovazione dell’ufficio politico del p.c.f. di fronte alla sua
condanna dell’invasione, che definisce
come « un delitto contro il socialismo ».
Garaudy respinge le argomentazioni di
coloro che tendono ad attribuire le responsabilità dei fatti cecoslovacchi ad
un pugno di elementi controrivoluzionari, e precisa che, in questo caso, l’80
per cento degli operai non sarebbe andato a piedi al proprio lavoro, ir segno
di protesta, il giorno dell’anniversario
del 21 agosto; nò vi sarebbe stato l’unanime consenso nazionale nell’osservare
i cinque minuti di silenzio contro la
vergogna deirinvasione deH’anno precedente; « ...e se si tenta di spiegare
che si tratta solo di pochi facinorosi
che vogliono turbare l’ordine, allora ci
si comporta più o meno come il presidente Nixon quando, dopo aver mandato Rockefeller in ,'\merica Latina, attribuisce le manifestazioni che si sono
scatenate al passaggio del .suo delegato
ad un pugno di studenti che si sposterebbe di capitale in capitale ».
Infine, nella terza e quarta parte, Garaudy eleva un vero e proprio atto di
accusa: « ...peso le mie parole; accuso
gli attuali dirigenti sovietici di preferire e sostenere qualsiasi regime piuttosto che aiutare l’ascesa di un partito
comunista, qualunque esso sia, quando
minacci di mirare a un socialismo diverso dal modello sovietico ».
Gli esempi non mancano: in modo
particolare, vengono ricordate le pressioni esercitate sui partiti comunisti finlandese, austriaco, inglese, francese e
italiano. Più grave ancora il caso dei
partiti comunisti clandestini spagnolo
c greco, contro i quali le autorità sovietiche si sono addirittura schierate
coi regimi al potere. Per quanto riguarda la Spagna, il p.c.u.s., per punire l’atteggiamento di Dolores Ibarruri («la
pasionaria ») e del segretario del partito Carrillo, che espressero la loro disapprovazione ed opposizione all’invasione cecoslovacca, dopo aver invano
tentato di creare un partilo comunista
dissidente, non ha esitato a cambiare
atteggiamento nei riguardi del governo
franchista, allacciando contatti diplomatici. I! giornale « Pueblo » in tale occasione potè dire: « ...i nuovi rapporti
coll’URSS consentiranno di ostacolare
l’azione sovversiva condotta oggi contro la Spagna dal comunismo ». Qualche giorno dopo, durante uno sciopero
dei minatori delle Asturie, giungevano
dalla Polonia, paese del patto di Varsavia, navi cariche di carbone!
Quanto alla Grecia, di fronte al fermo
atteggiamento del « premio Lenin » per
la pace Glezos e del partito unanime,
sempre per quanto attiene ai fatti cecoslovacchi, rUrss appoggia la creazione di un p. c. dissidente. Nel contempo,
invia un suo ministro al governo fascista greco per porre la prima pietra di
una centrale elettrica: sotto questa pietra vi è naturalmente l’aiuto finanziario, scientifico e tecnico dell’Unione Sovietica.
Questo, a grandi linee, il contenuto
del libro di Garaudy: un altro caso di
dissenso nel mondo comunista, che occupa l’opinione pubblica. Inutile riferirsi ai commenti della stampa di destra,
che ha trattato la cosa unicamente su
un piano propagandistico e quindi soggettivo. Si può invece obbiettivamente
rilevare che la critica di Garaudy all’involuzione ed al ritorno stalinista del
p.c.u.s. sia realmente fondato sulle basi
dalle quali è sorto il pensiero e il movimento socialista, vólto, sì, verso l’internazionalismo, ma ne! rispetto e nella
giusta considerazione delle particolari
condizioni dei singoli paesi e dell’epoca
in cui l’uomo vive. r. p.
Gli (iinìgranti friulani della regione di Losanna hanno offerto unt) giornata di lavoro alle
differenti associazioni di assistenza della regione. Gruppi di 8-10 volontari qualificati si .sono
messi a disposizione degli intere.ssati. Questo
ge.sto fraterno, d'umanità e di solidarietà, che
onora la « Famiglia Friulana » di Losanna,
è stato altamente apprezzalo tlalla popolazione.
» * *
Seguendo l'esempio -della Chiesa riformala
dei cantoni di Appenzello Esterno, di Basilea
Città, di Basilea Campagna, di Friburgo, di
Ginevra, di Neuchâtel, di Sciaffusa, di Turgovia, di Vaud e del Vallese, la Chiesa cantonale
d'.\rgovia ha testé deciso d’accordare ai protestanti stranieri domiciliati nel paese il diritto
di voto e di eleggibilità in materia ecclesiastica. Beneliceranno di questa decisione 1500
protestanti su 3000.
E' bene ricordare che la Comunità evangelica d’Obwald ha accordato al gentil sesso il
diritto di voto e di eleggibilità, come pure .ai
loro fedeli di nazionalità straniera. La maggiore età in materia ecclesiastica è stata fissala
a 18 anni. 11 cantone d’Obwald è il solo la cui
Costituzione fissi il diritto di voto e d’eleggibilità in materia politica a 19 anni.
Il nuovo statuto dei cattolici-romani viventi nel cantone di \’aud, che rappresentano
circa un terzo della popolazione de! cantone
(stranieri compresi), approvato dal Gran Consiglio con 102 voti ( ontro 49 sarà sottome.sso
al verdetto dei cittadini il 9 e 10 maggio p. v.
Lo statuto prevede t ua spesa per il cantone
d' 4 milioni di fr. svizzeri. Come in Gran Consiglio, una certa opji sizione si manifesta anche fra gli elettori. Tuttavia si prevede un
esito favorevole.
J. Bosetti
paese
(Ezechiele 22: 23-31)
Il jiroces.so contro Geriisaleinme è giunto alla fine. Responsabili dei
ilelifti commessi sono stati i jirofeti, i sacerdoti, i catti della nazione, infine il jtopolo del paese. Nessuno si salva, nessuno risulta innocente: profanazione, violenza, cupidigia e rapina hanno reso assai critica la situazione
ilei popolo di Dio. Le strutture religiose e politiche sono fortemente scosse,
invano i profeti intonacano tutto « con malta che non regge ».
Sullo sfondo di una situazione così grave dal punto di vista storico e
spirituale, TEterno continua a jtarlare j>er bocca di Ezechiele: « Io ho cercato fra loro (¡iialciino che riparasse la cinta e stesse sulla breccia davanti
a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi; ma non Tho trovato ». JNessuno ode la Parola dell’Eterno sul destino (Iella citià, nessuno
è (lisj)osto a jirenderla sul serio, come una parola di giudizio e di speranza.
Come jiotrebbe sperare il jtopolo di Dio in un rinnovamento e nella salvezza, se nessuno è disjtosto a mettersi all’opera nel Suo nome per « riparare la cinta » e a stare sulla breccia in favore del paese »'i Cbi ha mai
detto che la Chiesa di Gesù Cristo jtossa adempiere la sua missione verso
il jtojtoio del paese o delle nazioni senza porsi al servizio di Dio e degli
uomini con la Parola della verità? (luando il silenzio scende sulla Chiesa
e I inattività jtaralizza i credenti, i tempi sono gravi e forse anche maturi
[ter il giudizio: v. Perciò, dice TEterno, io riverserò su loro la mia indignazione... e farò ricadere sul loro capo la loro condotta ».
Dio cerca semjtre qualcuno, in ogni tempo e in qualsiasi situazione:
qualcuno che creda ed ojteri come un cristiano nelle città e nei paesi, (tltre
die nella Chiesa. Non è detto che quel <c qualcuno » debba essere una jtersonalità di fama nazionale o mondiale; anzi, dato che chiunque può essere
un ojteraio al servizio di Dio e (( in favore del paese », Egli cerca qualcuno
il quale, sfuggendo airindifferenza generale, abbia il coraggio di stare davanti a Lui, là dov’è necessario « riparare la cinta » già insidiata dal nemico o addirittura salire « sulla breccia » jter annunziare al paese ed alla
Chiesa la Parola
la loro storia.
li cui l’uno e l’altra hanno bisogno nei gravi momenti
iiiiiiimiiiiiiiiiiiii
POSIZIONI OKI. DISSENSO CArWlSOO
Anche senza “imprimatur
jj
Gli ultimi due numeri della rivista « Il Regno )), pubblicala dal Centro Dehoniano di
Bologna («Il Regno - attualità » n. 5/1970 e
«Il Regno • documentazione » n. 6/1970) sono giunti senza la consueta « approvazione ecclesiastica e dei Superiori )). Secondo le informazioni, un censore rimasto ignoto, approfittando di un ricovero in clinica di mons. Luigi
Dardani, vescovo ausiliare di Bologna, con il
quale ì redattori de « 11 Regno » (fra loro vi
sono tre religiosi) avevano sempre trovato un
accordo, avrebbe espresso il suo ’’non placet”
riguardo a tre articoli della pubblicazione. Di
fronte a questa intransigenza i redattori, anziché rinunciare a esprimere la propria opinione sulla liquidazione amministrativa delrisolotto e sul caso Baldassarri. hanno preferito uscire senza autorizzazione.
Neireditoriale del primo numero di quest’anno essi avevano già notalo: a Non siamo
i soli a credere ormai superato l'istituto delVimprimutur^ anche perché questo istituto, voluto dal codice canonico solo come tutela contro gli errori di fede o di costume, oggi è trasformalo in una sentenza discrezionale sulla
opportunità o meno di certe posizioni che con
/. fede e i costumi non hanno piu nulla a che
fare. Il necessario controllo in una opera di
stampa che tenga a dirsi opera di chiesa, non
sembra si debba esercitare nelle forme clliiali.
lasciate alla discrezione di un giudizio che di
solito resta occulto, in quanto il censore non è
obbligato ad addurre le ragioni delle sue diffide. men che meno è tenuto a dimostrare. Il
controllo in una comunità deve essere comunitario. cioè pubblico, e per questo stesso fatto, posteriore alla pubblicazione dello rcritto ».
Non ottenere questo superamento deirimprimatur « significherebbe essere giudicati dalla
autorità come al di fuori della normalità ecclesistica... sperimentare la libertà quasi ai margini delle strutture ecclesiastiche, in un'area
che non sarebbe certo di condanna, ma sarebbe però di diffidenza. C'è dunque almeno un
vantaggio nell'accettazione delle norme disciplinari vigenti : mostrare che si può essere liberi anche dentro le strutture disciplinari della
Chiesa, e che discipl:.ra e libertà non si contraddicono ».
Uscendo senza ini.firaatur «Il Regno» si
è dunque posto con.- ;>evolmcnte « ai margini
delle strutture eccles’ Ticlie » e si è dimostrato
che entro qucile stru'nire « disciplina e libertà
s‘ contraddicono»? are però raggiunto un
comprome.sso, che fa lare un passo avanti al
processo di l:beraliz?.ridone. La redazione ha
proposto che si aboli.-ica la revisione ecclesiastica per opera dei cen.^ori curiali e che garante
della pubblicazione — a mo* di « consulenz.i » — sia d’ora in pi>i la Congregazione dei
padri dehoniani. La proporla pare che sìa stala
accolta sia dal superiore ,,rovinciale dehonian sia daU’arcivescovado L'olognese.
A rigor di logica
A chi gli domandava come mai predica.sse
sempre senza note, nions. Fulton Sheen rispondeva che lo faceva da quando una vecchia Irlandese, vedendo il proprio vescovo
leggere il proprio sermone, aveva esclamato a
voce alta nella chiesa; u Vuole che ci ricordiamo di quel che ha dcMo e non se ne ricorda neppure lui! ».
Dio cerca qualcuno che stia sulla breccia « davanti a me » in favo.re
ilei paese. Quel « davanti a me » è uii’esjtressione estremamente significativa, anche oggi. La nostra testimonianza cristiana nel mondo o nel paese
dove abitiamo esige che ciascuno di noi stia « davanti a Dio », non lontano
da Lui o senza di Lui. Dio ha bisogno degli uomini, ma anche gli uomini
hanno bisogno di Dio. Il combattimento della fede è un combattimcnt >
cristiano nella misura in cui lottiamo «: davanti a Lui » e nel Suo nome,
non nel nome di altri o di qualcos’altro ancora: la « pietra che gli edificatori hanno riprovata » è Lui, il Cristo, non un altro, ed è quella, non ■■ la
malta che non regge », che è divenuta la « pietra angolare, eletta, preziosa ».
Dio cerca qualcuno che jiarli ed ojieri « in favore del paese ». Qualcuno che stia in jitedi mentre molti cadono o illudono il pae.se con vane speranze umane. E Dio trova ancora qualcuno che stia sulla breccia pregando
e lottando in favore del jtaese. Non ci interessa il suo nome o il colore della
sua jtelle; ci interessa di sapere che, grazie a Dio, qualcuno non si spaventa di vivere in una società contestata, non si nasconde per viltà, non
ignora i problemi della chie.sa e della società, non vive nelle retrovie dello
Spirito o della storia, perché crede nella fedeltà di Dio e nella potenza
della Sua parola.
Qualcuno che vegli, affinché il jtojtolo di Dio divenga un popolo vigilante. Qualcuno che accetti la fatica e la sofferenza « in favore del paese »
e non soltanto la calma del culto tradizionale.
Il popolo di Dio non può dimenticare l’antica profezia di Isaia;
(( I tuoi riedificheranno le antiche rovine; tu rialzerai le fondamenta gettate da molte età, e sarai chiamato ’il riparatore delle brecce’, il ’restauratore dei sentieri per rendere abitabile il paese’ ».
Ermanno Rostan
...................
Ad Angrogna discutano sulla cnaferinaMe
Concondi con la linea espressa (dalla relazione della commissione sinodale, i pareri
divergono sui modi d’attuazione per cui prevale la richiesta che si proceda al rinnovamento con cauta gradualità - I giovani invitano a una “assemblea popolare,.
miiiiiiMiiiiiiitiiiiiiii
imimiiiiiimiiiiiii
iiiiiiiiMiiimiiiiiiiiii
Povertà francescana
Milano (Adista) - La curia i>rovincìale dì
Milano di S. Carlo Borromeo dei frali minori,
in (lata 7-2-1970 ha emc.s.so sentenza dì espulsione dall ordine di sei frali. L’opera di « pu
NOVITA’:
Giovanni Miegge
Il sermone sul monte
Commentario esegetico.
Revisione, note e bibliografia
a cura di Bruno Corsani.
(«Collana della Facoltà valdese di Teologia» - 10).
Un volume di pp. 286 - L. 2.900.
Una delle ultime fatiche di
Giovanni Miegge finalmente accessibile ad ogni lettore della
Bibbia.
EDITRICE CLAUDIANA
Via S. Pio V, 18 bis
10125 Torino
conto corr. postale n. 2/21641
riiicazione » è slata intrapresa perché, per le
autorità delTOrdine, c’era « un rischio di veder
bloccata ogni possibilità di dizione rinnovatrice
e di veder aperta la via ad ogni iniziativa sovve.rliirice oltre che arbitraria ». I sei frati avevano infatti avuto 1’« insana » idea ili riunirsi
con alcuni confratelli e con dei laici in una
])iccola comunità a Quarto Oggiaro nel Milanese. Inoltre tempo fa avevano scritto al loro
padre provinciale di Milano: k abbiamo trovato che esiste un'altra realtà che ci circonda,
rahbianw osservata con piii obbiettività, abbiamo .scoperto di essere chiamati alla fede
assumendoci la responsabilità della non fede.
La « crisi » che ci addossale rappresenta l'emergere. alla coscienza di quelle dimensioni
umane che sono state per troppo tempo ignorate o afjrontale. con mezze misure... Il primo
servizio alla chiesa è donarle, uomini liberi anche a costo di accettare il rischio di vedersi
diminuire: uomini che non vivono una rerla
vita perché sono in un Ordine ma perché giorno per giorno accettano o troimno molivi per
viverla... Parlare del « inysleriiim paupertatis »
oggi è una bestemmia. Per noi esseri poveri è
un lusso spirituale... Assumiamoci le responsabilità di essere ricchi (come .siamo) o il rischio
di essere poveri. Dopo un secolo di discorso
marxista, di lavoro, di sindacati, pretendere
di parlare di povertà senza essere mai stati
disoccupati, dopo aver costruito grandi case,
mentre altri costruivano baracche per vìverci,
è un'offesa fatta ai veri poveri »,
L’assemblea del 12 aprile ha dibattuto il
problema del Battesimo e Confermazione, cosi
come è stato prospettalo a svolto dalla relazione della Commissione sinodale. L’argomento
era già stato presentcllo e discusso in due
turni di riunioni quarticrali e la relazione
stessa era stata largamente diffusa tra le famiglie. Questa preparazione ili base ha perme.sso di giungere rapidamente alla discussione delle conclusioni della relazione che, come è noto, prevedono una jireferenza verso
il Battesimo dei credenti, una revisione del
sistema di istruzione religiosa e rabolizione
della confermazione, vista come conclusione
naturale del catechismo o come « leva » giovanile a età obbligata. La Confermazione (o il
Battesimo dei credenti) non avverrà più a
giorno fì.sso c a età stabilita, ma quando il
giovane, da solo, o in gruppo, riterrà in buona e libera coscienza di poter confes.sare pubblicamente la sua fede e as.sumere un reale impegno nella vita della Chiesa e nella testimonianza verso il mondo. Pur essendo Lutti
più o meno convinti degli inconvenienti dell’attuale sistema, l’as.scmblea c stata divisa nelTanalisi dei rimedi e dei })rovvedimeiiti da
assumere. Alcuni (specie tra i giovani) condividevano le indicazione conclusive della relazione. altri invece le trovavano troppo radicali e tali da recare disorientamento e maggior confusione. Lo.d.g. che fu approvato
espresse la tendenza più moderala:
« L’Assemblea della Chiesa di Angrogna
Capoluogo, riunita il 12 aprile 1970, dopo
aver esaminato e discusso la relazione della
Commissione sinodale su “Battesimo e Confermazione", pur ritenendo valide e giustificaie le ragioni di fondo che ne hanno ispirato le conclusioni, esprime tuttavia la sua
perplessità circa il modo della loro applicazione jiratica. raccomandando a questo riguardo una cauta gradualità che. mentre da
un lato rispetti la sensibilità di quella parte
della Comunità non pienamente convinta, permetta dall’altro ai giovani più direttamente
interessati di scegliere secondo coscienza ».
Nella stessa As.semblea di Chiesa fu eletto
quale rappresentante della nostra chiesa al
Sinodo il Sig. Guido Coisson: i rappresentanti alla Conferenza distrettuale, il Sig. Alfredo
Sappé e la Sig.na x\da Malan; revisori dei
conti i Sigg. Leo Coisson e ,f. L. Sappé.
La domenica precedente, 5 aprile, aveva
avuto luogo a Pradcltorno. una giornata di 'iicontro con tulli gli ex-catecumeni dal 1960.
Lo scopo era di ristabilire i contatti e discutere a.ssienie i problemi della Comunità e rinscriniento più responsabile dei giovani nella
vita della Chiesa. Questo incontro non ha voluto costituire che una premessa, la quale
tuttavia, sia per la buona partecipazione dei
giovani, che per la loro serietà c sensibilità ai
problemi Iraliati. lascia sperare uno sviluppi) positivo sia nel senso d'un maggior approfondimento della riflessione iniziata, ohe nel
senso di un impegno i>iù chiaro e qualificalo.
Un ])rimo risultalo dì questo incontro è stata
una larga partecipazione attiva dei giovani
alla As.semblea di Chiesa di cui sopra.
Inoltre le due Unioni giovanili esistenti
(Prassuit-Verne e Jourdan) in .seguito .alla visita del Segretario delia FUV Past. Franco
Giampiccoli. hanno considerato una nuova
possibilità di impostazione del lavoro giovanile. Hanno intanto deciso Pade-sione alla
FGEl. Una interessante iniziativa di cui i
giovani valdesi di Angrogna hanno ileciso di
farsi promotori, consiste neirorganizzarc una
« Assemblea popolare » a cui tutta la popolazione del Comune venga invitata al fine di
di.scutere, in connessione con il rinnovo del
Consiglio Comunale, i problemi reali della
nostra Valle: come sono stali finora affrontati e con quali mezzi e quali possibilità, quali
sono state le scelte operate e con quale validità e quali pos.sono essere gli orientamenti
per ravveiiire. Si tratta di stimolare la coscienza politica della popolazione, informandola e rendendola partecipe in modo attivo e
responsabile ai problemi reali che la riguarda
no. I giovani saranno quindi impegnati nella
propaganda attiva per la miglior riuscita del¡‘Assemblea (a cui saranno invitati i membri
deir Amministrazione uscente, il Segretario
comunale e PAssistenle sociale) e nel mantener vivo per il futuro l’interesse attivo ;’ntorn. ai problemi suscitati.
Terminiamo con qualche notizia di anagrafe
cccte.siaslica: la Domenica delle Palme sono
stati confermati: Bcrtin Aldo (Verné) •? Peraldo Luciana (Malan) e sono stati .battezzati
Berfin Alma (Bastia). Berlin Ivo (Ciava), Malan Nadia (Prassuil). Ci auguriamo che questi
giovani possano unirsi agli elementi più attivi per esprimere nell’inipegno concreto la
sincerità della loro confessione di fede. Il .21
Marzo è stalo celebrato i! matrimonio di Laurina Bertin (Arpanol) con Silvano Canonico
(San Germano Chisone). Ai giovanì.ssìmi spo,s), sistemali in Angrogna, rinnoviamo Paugurio di vita .serena nel Signore. E infine il 13
aprile vedeva felicemente la luce Michele Alberto Pons. di Umlierto e Lucia Ricca. AI
neonato ed ai suoi genitori vivi rallegramenti e Pangurìo di ogni vera benedizione nel
Signore. Domenica. 26 ajirile è stato iinnarlìiQ il ha Itesi’IO a Andrea Bertin dì Rolando
e Yvette: die il Signore rinnovi .su questo
bambino ogni giorno la sua benedizione e dia
ai suoi genitori la vigilanza nece.ssaria aflìnebe
mantengano .sempre le promesse assunte davanti a Dio.
Pro Valli
Dovendo cliiudere la contabilità dcH'esercizio finanziario 1969-70, si invitano i Contdslori delle Valli, elle ancora non hanno provveduto al riguardo, a versarci i loro contributi ordinari jier detto periodo; detti contributi sono contenuti nella stessa misura dei
precedente anno: possono versarsi sul c.c.p.
n. 2-30544.
li Presidente: Giino Ribet
3
30 aprile 1970 — N. 18
pr.ü. 3
Le corali valdesi ad Aosta
Abbiamo giù pubblicato, la scorsa setti^
malia, una cronaca da noi richiesta della manifestazione corale di Aosta: ora un fratello
aostano ci manda questo articolo, più ampio:
data la novità della manifestazione, lo pubblichiamo.
red.
La data del 19 aprile 1970 rimarrà eertantenle storica non solo per la Valle di Aosta
ma anche per le Corali delle Valli Valdesi che
[ter la prima volta, si sono date convegno ad
Aosta per una pubblica manifestazione di cultura e di testimonianza per mezzo del canto.
L'invito è partito e si è maturato nella comunità valdese di Aosta, la quale si è chiesto
se, in un tempo come Lattuale caratterizzato
da una radiealizzazione esasperante dei problemi della vita quotidiana (che nessuno, nem
Convegno a Viering
Le chiese di Aosta e di Ivrea
invitano tutti gli amici vicini e
lontani a partecipare al tradizionale
CONVEGNO
DELL’ASCENSIONE
da esse organizzato a VIERING
(Valle di Aosta) per giovedì 7
maggio.
Il programma della giornata
prevede :
ore 10.30 Culto,
ore 12 Pranzo al sacco,
ore 14 Discussione su un argomento di attualità
per la fede cristiana,
introdotto da una ’’tavola rotonda”.
La località di Viering si trova sulla sponda destra della Dora Baltea, dopo Verrès per chi
viene da Torino-Ivrea. Il convegno avrà luogo all'aperto,
tempo permettendo. In caso di
cattivo tempo, nel locale di
culto.
L’invito a partecipare è rivolto a tutte le comunità evangeliche su un piano di fraternità
ìnterdenominazionale. Il convegno di Viering vuole essere una
occasione di incontro, di fraternità e di studio alla luce della
PAROLA DI DIO.
meno‘noi, vogliamo ignorare e trascurare di
tro\arc una soluzione, alla luce delLEvangelo),
non si può ancora ollrire agli uomini una parola gioiosa e piena di speranza rinnovatrice
come è certamente quella delLEvangelo (naturalmente non una [>arola vagamente consoliitrice ed evasiva, ma di fiducia e di speranza). È parso alla comunità di Aosta che le
Corali delle Valli Valdesi, che svolgono certamente un ottimo lavoro in seno alle loro
chiese, potevano con la loro venuta ad Aosta
dare alla cittadinanza locale un messaggio
evangelico che [procede dalla potenza della Parola di Dio rivelata agli uomini in Cristo.
L'invito è stato accolto entusiasticamente
dalle Corali Valdesi e dai loro Direttori e si
è concretizzato con la grande manifestazione
d. domenica 19 aprile. Vi hanno partecipato
le corali della Val Pellice: Bobbio. Villar, Torre Pellice, Angrogna, Luserna S. Giovanni,
Rorà: quelle della Val Chisone: Prarostino,
S. Secondo. S. Germano. Villar Perosa, Pomaretto e della Val Gennanasca : Prali. Perrero e Riclaretlo, nonché la corale di Torino
ed una rappresentanza della corale della cattedrale protestante di Losanna (Svizzera) con
cui la comunità di Aosta intrattiene fraterni
rapporti.
Domenica mattina il tempo appariva un
po' imbroncialo: cadeva una leggera pioggerellina (per altro mollo provvidenziale per le
campagne!) quando verso le 9,30 cominciavano ad arrivare i primi pullman. I coralisti
sciamavano per le vie di Aosta, concedendosi
ui: pili che legittimo momento di distensione
dopo ore di viaggio e per prendere una fresca
boccata d'aria e una tazza di caflé. Per le vie
erano ben visibili i grandi manifesti che .*mniinciavano alla cittadina la venuta delle corali valdesi. Alle 10.30 il grande piazzale del
Palazzo dello Sport era già brulicante di fíenle
(coralisti. accompagnatori e popolo valdo.stano),
tra cui spiccavano le candide cuffie delle Valli
Alle 11 si celebra il culto nella vasta pa
lestra del palazzo. Tra tanta gente c'è nalu
raímenle anche la piccola comunità valdese di
Aosta ed i fratelli di Viering, St. Vincent e
Courmayeur. L'a.ssemblca conta oltre 700 persone. Dopo un breve saluto di henveiiulo rivolto a tutti i presenti da parte delLAnziano
Carlo Monaya. inizia il culto presieduto dal
Pastore G. Peyrot di Aosta, che predica sul
testo: « 11 tempo del cantare è giunto (Cantico dei (Dantici 2: 12). Il canto è certamente
uno dei doni più preziosi che Dio abbia i.atto
alLuomo. ma non soltanto all'uomo perché la
natura conta molti altri esseri che, ciascuno a
suo modo, esprimono le disposizioni interiori.
Ma il canto non è soltanto l’espressione di una
esuberanza di vita naturale: esso c anche, e
soprattutto, l'espressione riconoscente e gioiosa della vita della fede, che la grazia di Dio
fa sorgere nel nostro cuore. Perciò in ogni
tempo il popolo dei credenti ha cantato le lodi
del Signore. Dopo aver tracciato una Ineve
cronistoria del canto sacro attraverso i secoli,
il predicatore ha .sottolineato l'opera che la Riforma effettuò anche nel settore del canto,
che ritorna ad essere, come in origine, confessione della fede e testimonianza resa al Signore <la [larte di tutta la comunità. I « coJ'ali luterani » e ì « Salmi ugonotti » sono
stati l'anima della fede e della pietà evangelica, cantati non .solo nella quiete serena dei
templi ma anche nelle grotte, e sulle galere.
li canto e.sprimc la lode del Signore, la gioia
del perdono di Dio. la certezza nel Suo aiuto,
la fede vìva ncllTiidio Vìvente. II canto è,
quindi, ai .servizio della Parola di Dio. Così,
la presenza di un gruppo corale nella comunità è essa pure al servizio delLEvangelo e
dei fratelli. La corale non canta mai (non dovrebbe mai cantare) per delega della comunità.
Essa ha una ragion d'essere per spronare tutta la comunità a cantare intelligentemente,
come si conviene, le lo:li del Signore. Il predicatore termina esprimendo l'augurio che L.
presenza delle corali ad Aosta possa essere un
segno che, veramente, a il tempo del cantare
■; giunto )) non solo, ma che questo tempo non
e passato neppure oggi. Il canto, che verrà
offerto nel pomeriggio, sia una testimonianza
d' fede, una predicazione del Vangelo e quind’ anche un appello, per quanti lo ascolteranno. a credere nell'amore di Dio rivelalo
agli uomini in Gesù Cristo.
Dopo l'intervallo del pranzo, consumato
presso vari ristoranti della città, i coralisti si
ritrovano al palazzo dello Sport alle ore 15. Il
Pastore Peyrot, facendo gli « onori di casa »,
presenta alla folla strabocchevole, che gremisce la vasta tribuna e parte della platea, ove
prendono posto le corali, il Pastore Edoardo
Aime. presidente della Commissione del Canto
Sacro, il Prof. Ferruccio Corsani, maestro concertatore e direttore dei canti (l’insieme, nonché le 17 corali convenute e la rappresentanza
d- Losanna. Vengono ringraziale le Autorità
Cittadine e quelle del Governo Regionale per
li generosa concessione del locale (unico capace (li ospitare una manifestazione come la
presente) e per ogni altra benevola attenzione
dimostrata alla nostra iniziativa.
Ha quindi inizio lo svolgimento del ricco
programma di Inni e Corali (il cui testo ¡itampato era stato precedentemente distribuito al
pubblico), presentato via vìa dal Pastore Aime
con appropriate parole esplicative. Eccone in
breve il sunto: Il Rimpatrio (tutte le corali) Gran Signor! (coro, corali di S. Germano e
Villar Perosa) - I Dieci Comandamenti (tutte
le corali) - Cantiarn un inno di giubilo (coro,
corali di Villar Pellice, Rorà e Luserna San
Giovanni) - Psaume LXV (tutte le corali) Tout polir le Roi (coro, corali di San Secondo. Prarostino e Pomaretio) - 0 Volto Insanguinato (tutte le corali) - Gloria al Signor
(coro, corali di Frali, Ferrerò e Riclarelto) Cristo è risorto (tutte le corali - Cum Rhondda
canto gallese (corali di Pinerolo e Torino) Puissance et amour du Scìgneur (tutte le corali) - Alleluia! (corali di Torre Pellice. Angrogna e Bobbio) - Cristo viene! (tutte le cos'ali).
Nella « seconda parte » vengono eseguiti alcuni canti popolari valdesi: «Mottetto» (corale di Torino) - « Congedo dal monde » (San
Germano Chisone) ■ « La fata del Fra » (Luserna San Giovanni) - « Sur l'alpe » (Villar
Pellice) - « La terra dei Padri » (Pomaretto) <f La gran miando n (Torre Pellice).
La Corale di Losanna ha eseguilo alcuni
brani di musica tedesca (in francese). Alla fine
è stato cantato da tutte le corali « Le Scrment
d' Sibaud » (ben noto inno valdese).
Dopo oltre due ore di profondo raccoglimento e di spiritualità non che di godimento interiore. la manifestazione termina con la preghiera del Padre Nostro e Linvocazione della
benedizione del Signore. Scendevano le prime
ombre della sera quando gli ultimi pullman
lasciavano la Valle di Aosta, lasciando nei
nostri cuori un memorabile ricordo di gioia e
dì speranza.
La manifCvStazione ha avuto un'eco favorevole, oltre che nella opinione pubblica, anche
nella stampa locale e nel gazzettino valdostan (La Voix de la Vallèe) che ha dedicato
alle Corali Valdesi ben cinque minuti di trasmissione, lunedì 20. facendo udire Lesecuzion di alcuni brani dei cori c mandando in
onda un'intervista fatta al Pastore Peyrot e
al Maestro Prof. Corsani sullo scopo della
manifestazione e sul lavoro che le corali vaidesi compiono alle Valli.
Uno che c'era
Inaugurazione
del nuovo tempio
a Ivrea
Si annunzia che l’inaugurazione del nuovo tempio valdese
di IVREA avrà luogo, D. v.,
DOMENICA 24 MAGGIO
con il culto presieduto dal Moderatore Neri Giampiccoli aUe
ore 10,30.
Nel pomeriggio £^e ore 15 nel
corso di una riunione saranno
ascoltati alcuni messaggi di
amici e benefattori.
La Corale della chiesa valdese di Torre Pellice offrirà la sua
valida collaborazione.
Nei locali sottostanti funzioneranno un posto di ristoro e il
bazar. La colletta del culto
inaugurale andrà a beneficio
della chiesa valdese di Sampierdarena per le spese assunte a
suo carico i*' occasione dell’acquisto dei nuo\i locali di culto.
Il nuovo tempio si trova in
via Torino (strada statale IvreaChivasso) a una quindicina di
minuti dalla stazione ferroviaria, nel quartiere San Grato.
Dio ci conceda una giornata
benedetta.
LANCIATO DA UN GRUPPO DI EVANGELICI ROMANI
Appello per il Brasile
Si richiede la sospensione dell Assemblea luterana di
Porto Aiegre per protesta contro la dittatura militare
Il « Gruppo di evangelici romani » — una
libera assemblea di base di protestanti romani
— in un incontro tenuto Lil aprile nell'aula
magna della Facoltà valdese di teologia ha discusso l'informazione ricevuta, tramite un servizio stampa tedesco, relativa all'appoggio dato dalla presidenza della Chiesa lutiraiia in
Brasile al governo brasiliano nella sua politica
repressiva: e a conclusione ha o!ato il seguente « appello ».
Gesù ha detto: Sono venuto nel mondo
per testimoniare della verità (Gìov. 18: 37)
- L'Eterno disse a Caino: dov'è tuo fratello? (Gen. 4: 6) - Se un membro soffre,
tutte le membra soffrono con lui (1 Corinzi 1: 26).
Considerando che il messaggio di libertà, di
giustizia e di amore che la comunità cristiana vuole portare al mondo non più consentirle
di accettare per sé la libertà di discutere in
astratto della sua testimonianza all’evangelo
A VENEZIA
Il se
riflett
Congresso F. F. V.
problema migratorio
H avuto hi '■ a Venezia, il 25-26
aprile 1970, il Settimo Congresso Nazionale della moderazione Femminile
Valdese. Erau' ■ esenti una cinquantina di persoiv , ■ >piti della accogliente Foresteria o Palazzo Cavagnis.
E stata disci s - la relazione del Comitato Nazio' id uscente ed è stato
eletto il nuo\ composto da Mariuccia Barbiani, ‘) ' la Bert, Marie-France Coisson, Ih • da Comba, Lenuccla Costabel, Ade Gardiol, Etiennette
falla, M. Adelaide Lupi, Rosanna Moroni.
Il tema del Coiigresso era « L’emigrazione » e nc ita lino parlato P. Luigi
Jalla e Carmen Ccteroni. L’argomento
sarà ampiamente viferito in un prossimo numero.
Un ringraziamento particolare al
C. N. uscente per il lavoro svolto, al
Past. Scuderi e alla comunità di Venezia per l’accogliente ospitalità.
O. B.
La no.stra Corale ha (Jartecipalo, il 15 febbraio, al culto a Masselli■ i ricorda con gratitudine il fraterno inconiro con quella comunità.
Dobbiamo ancora ricordare con gioiosa riconoscenza la celebrazione della nostra festa
del 17 febbraio. Dopo c!;? il corteo partito
dal Capoluogo era andalo incontro a quello
di Maniglia, al culto tic! Tempio di Ferrerò
hanno portato il loro apprezzato contributo la
Corale con i suoi canti .ed i bambini col loro
accurato ed appropriato programma ed ancora il Sig. Aldo Malan. diacono di S. Gio
iiiiiiiiiiiiniiKiiiimiiiiii
iiiiiiimiiiiMmiiiiiiiimiiiiiiiii'tiioiitiiiiiiiinMiii
Il dottor Luigi Rochat
Il ministero di un Diacono medico fiorentino
Il 22 u. s. moriva a Firenze il dottore
Luigi Rochat. Oltrepassati i novant’anni, da tempo la sua esistenza si svolgeva nel cerchio della casa; eppure tra
i credenti, la sua testimonianza era presente ed attiva. Quante volte accade di
sentire: « Il dottor Rochat, in questo
direbbe che... », « Il dottor Rochat consigliava di... ».
Era « il dottore Rochat », il medicoconsigliere di generazioni d’evangelici
fiorentini; da lui si cercava una cura
per le malattie fìsiche e con lui si cercava una soluzione a problemi familiari, personali. E nessuno restava deluso, tanta era la comunicativa d’una
fede operante.
Stupendamente ’’fiorentino” per quell’intelligenza frizzante e pur serena, per
la determinazione delle sue scelte —
concernessero la vita della chie.sa, la
politica o altro —, capiva od era compreso da tutti con un affetto che con gli
anni s’era fatto venerazione. I .suoi amici migliori erano gli umili, quei popolani che formano il substrato sempre
più esiguo dell’evangelismo fiorentino.
Per lunghi anni è stato diacono della ’’sua” chiesa di via Manzoni: la chiesa dove suo babbo era stato pastore,
dove aveva udito un Evangelo che era
restato nella sua vita: « Le cose che
avete imparate, ricevute, udite da me
e vedute in me, fatele; e l’Iddio della
pace sarà con voi » (Fi). 4: 9). Via Manzoni ’’era” la congregazione liberamente
evangelica e valdese, autonoma per vocazione, dove il fare insieme non nasceva da imposizioni ma da confronti
e scelte. I! dottor Rochat sembrava impersonare questo tipo di chiesa: in Con
siglio o in Assemblea era normale trovarlo nel vivo di un dibattito franco e
magari rude ma vissuto con un amore
appassionato per la testimonianza evangelica, per l’edificazione della comunità.
Scriviamo queste cose come una testimonianza doverosa verso un fratello
e una generazione di credenti che sono
stati fra noi ’’pietre vive”; uomini che
1. cultura non aveva distratto dalla
semplicità evangelica, che alla corsa
alle ricchezze avevano risposto con una
generosità di chi non è ’’con ansietà sollecito di cosa alcuna”, che l’impegno
politico intendevano come coerente
compartecipazione evangelica alla sorte
di tutti gli uomini.
Ricordiamo che il sig. Rochat non sola è stato ”il dottore” defle nostre famiglie, ma il collaboratore di tutte le
iniziative assistenziali evangeliche per
oltre mezzo secolo, dalla Missione Medica a tutte le Opere. Siamo commossi
c grati al Signore perché ha chiamato
alla fede e ha dato alla chiesa per tanti
anni il ministero di questo suo servitore; ai familiari, in Firenze come a Pavia, a Torino e altrove, esprimiamo ancora la solidarietà della chie.sa in
un’ora di doloroso distacco.
L. S.
Personalia
Due figure tipiche di credenti impegnati
nella vita della comunità e della città, sono
scomparse a Firenze e a Ferrerò: il medico e
diacono Luigi Rochat. l'insegnante e anziano
Carlo Alberto Viglielmo. Lì accostiamo nel
ricordo, con gratitudine e con calda simpatia
per i loro familiari.
vanni, il quale ha ricordato ed illustrato
Lopera dei nostri istituti di istruzione secondaria con riferimento particolare al Collegio.
Sempre presente con noi con un fraterno messaggio Oreste Canal.
L’Agape s’è svolta in un'atmosfera di sentita
fraternità. La sera la riunione familiare, offerta dai nostri giovani, preparata con lodevoIti impegno e grande amore — ad essi diciamo
ancora con ammirazione il nostro vivissimo
ringraziamento — ci ha posto davanti ad un
problema di vivo interesse sulla vita della
famiglia.
L’Unione femminile è grata alla consorella
di Pomaretto presso la quale ha partecipato
alLadunanza di preghiera L8 marzo.
Abbiamo ricevuto due gradite visite : il 7
marzo quella della Sig. Baudraz ed il 14 marza quella del Prof. doti. D. Varese, che ci
hanno vivamente interessati all’opera missionaria del Camerún ed a quella dell’Ospedale
di Pomaretto. Rivolgiamo loro un vivo ringraziamento.
Al culto della domenica della Palme è stato ammesso in chiesa il nostro giovane fratello Gino Tossetti di Traverse. Il Signore lo
assistae loguidi sulla via della fedeltà.
Un caldo ringraziamento alla Corale per la
sua valida e benefica partecipazione al culto
di Pasqua.
Una dipartenza profondamente sentita dalla
sua famiglia ed anche dalla popolazione delle
Valli è stala quella del Maestro in pensione
sig. Carlo Alberto Viglielmo, addormentatosi
serenamente nel Signore il 5 aprile, all'età di
80 anni. Egli aveva svolto la sua apprezzata
attività di insegnante per 46 anni, trascorsi
quasi tutti nella sua comunità a Cliiotti, dopo
un breve periodo nella Scuola valdese di Piedicavallo e qualche tempo nella Valle di Susa.
Alla sua chiesa lascia la testimonianza della
sua fedeltà e del suo servizio. Alla sua famiglia che ha avuto il privilegio di poterlo assistere con ogni premura durante la malattia
ed alla quale la così larga e commovente partecipazione di persone ai funerali è stata una
prova di simpatia e di solidarietà, ai parenti
tutti rinnoviamo l'espressione delle nostre sentite fraterne condoglianze.
Le Corali della Valle riunite nel Tempio di
Perrero la sera del 7 aprile hanno avuto la
gioia di essere visitate dal pastore E. Aime,
presidente della Commissione del Canto Sacro,
il quale ha avuto per esse parole di vivo apprezzamento. Lo ringraziamo sentitamente a
nome non solo della Corale locale ma anche
di quelle di Villasecca e di Prali.
Sabato 18 aprile la nostra Unione giovanile ha ricevuto la visita dei giovani di Pramollo; erano presenti anche quelli di Chiotti.
Ringraziamo con essi il pastore T. Pons per
l‘interes.santc studio che ci ha presentato offrendoci un’utile opportunità di meditazione e
d’ discussione.
Vacanze estive
CASA EVANGELICA
in S. MARZANO OLIVETO (A.sti)
Località amena e tranquilla dell'alto Monferrato. Turni di vacanze dal 29 giugno al
39 agosto.
Contributo giornaliero per vitto ed alloggio
ì*i camere a due o più letti: L. 1.500 per per.sona (bambini dai 2 agli 8 anni L. 750). Aumento di L. 200 al giorno per chi fruisce di
camera ad un solo letto.
Cucina casalinga. Giardino con gioco delle
bocce. Bagno e doccia con acqua calda e fredda. Comode e facili passeggiate nei dintorni.
Telefono interurbano nella casa.
Culto ogni domenica nel tempio attiguo.
mentre nello stesso luogo la libertà e la vita
medesima sono negate al suo prossimo;
Considerando che accettare la libertà limitata offerta dal governo brasiliano attuale per
i lavori della Quinta Assemblea della Federazione Mondiale Luterana significherebbe
di fatto rafforzare tale regime, prolungando
cosi le torture dei nostri fratelli brasiliani;
Considerando che la chiesa luterana in Brasile, per bocca del suo presidente, ha preso
posizione assumendo il punto di vista del governo militare;
Considerando che la nostra comune appartenenza a Cristo significa che ciascuno di noi
è responsabile per i fratelli :
CHIEDIAMO LA SOSPENSIONE DELLA
QUINTA ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE A PORTO ALEGRE (BRASILE)
INVITIAMO LE COMUNITÀ E I GRUPPI CRISTIANI E ANCHE GLI ORGANISMI RESPONSABILI DELLE CHIESE
— - a informarsi seriamente sui fatti che ac
cadono in Brasile
— a riflettere sulla necessità che la testimonianza a Cristo a.ssuma un aspetto concreto
.— a chiedere che nella situazione attuale la
Federazione Luterana Mondiale riconsideri
il suo progetto per Porto Aiegre, spiegando
francamente ai fratelli luterani i motivi
che consigliano la sua sospensione.
UNA ASSEMBLEA MANCATA PUÒ ESSERE, IN CIRCOSTANZE COME LE AT
TUALI. UNA TESTIMONIANZA PIÙ VA
LIDA DI UNA ASSEMBLEA BEN RIUSCÌ
TA SECONDO I PROGRAMMI STABILITI
Un gruppo di evangelici romani
Doni pro Eco-Luce
Da Torino: Dina Rosetti 500: Oriana Bert
500; Evelina Taccia 500; Arturo Grill 1.000;
Carlo Pons 500; Piero Feroldi 500; Albertine
Bertin 500; Luciano Giardini 500; Arturo
Coucourde 1.000; Fam. Trocello 500; Guido
Bounous 500; Enrico Mariotti 500; Enrico
Pons 500; N. N. 1.500; S. e N. Travers 500;
Giorgio Vidossich 1.500.
Da Perrero: Felice Costabel 500: Edmondo
Barai 500; Paolina Micol Tron 500; Delfina
Pascal 500.
Grazie! (continua)
« EMeu est notre retraite, notre
force et notre secours dans les
détresses. C’est pourquoi nous ne
craindrons point» (Psaume 64).
È mancato all’affetto dei suoi cari il
dott. Luigi Rochat
Lo annunciano, fiduciosi nelle promesse divine, la moglie Leocadia
Oberlé, i figli Lucilla ved. Jervis, Giovanni con la moglie Renata Bonnet,
Daniele con la moglie Louise Muller,
Emma con il marito Carlo Gay; i nipoti e pronipoti tutti.
Firenze, 22 aprile 1970.
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4
pag. 4
N. 18 — 30 aprile 1970
La Chiesa nel mondo
a cura di Roberto Peyrot
Paolo VI in Sardegna
Le Chiese e la pace
Badén, Austria (soepi) — Una consultazione ecumenica dedicata alla pace, sotto gli auspici di SODEPAX (la
Commissione per la società, lo sviluppo e la pace) si è tenuta a Badén dal 3
al 9 aprile. Cinque erano i temi all’ordine del giorno: la responsabilità cristiana nei confronti della pace mondiale; le cause ed i fattori dei conflitti
politici mondiali; la promozione dei
Diritti dell’Uomo come fattore di pace; la dinamica della pace; infine, la
educazione alla pace.
Il comunicato, stilato alla fine dei lavori, tra l’altro dice: « L’instaurazione
della pace comprende il riconoscimento dei conflitti umani sotto la stabilità
apparente e nell’ordine apparente di
parecchie società; essa implica il manifestarsi in piena luce dei conflitti nascosti e l’incoraggiamento dato a coloro che subiscono l’ingiustizia affinché
prendano coscienza dei loro diritti e
combattano per essi; implica infine
un’opposizione, una limitazione, una
esclusione di coloro che detengono il potere e negano agli altri qualsiasi giustizia ».
Lo stato delle relazioni umane considerate come una violenza è assai più
esteso e sottile che non si pensi, prosegue la dichiarazione. « Il nostro compito consiste nel distinguere e nel
combattere la violenza sotto tutte le
forme di cui si riveste nel mondo attuale. La nonviolenza in senso assoluto non è una possibilità che porti immediatamente i suoi frutti, ma un metodo di azione il cui scopo è di stabilire la pace ».
Tuttavia, i partecipanti alla conferenza hanno attirato l’attenzione sul
fatto che « per parecchi popoli, specie
dell’Africa meridionale e dell’America
latina, il colonialismo è stato e continua ad essere il fattore decisivo che
impedisce lo stabilirsi della pace. Le
forme della lotta popolare vanno dalla
resistenza passiva espressa dall’astensione alle elezioni, alle diverse forme
di guerriglia urbana o di campagna.
In queste condizioni, non vi può essere pace al di fuori della liberazione
delle maggioranze oppresse ».
La conferenza ha inoltre espresso la
sua solidarietà coi vescovi cattolici romani della Rhodesia per la loro « inflessibile decisione di rifiutare l’obbedienza alle leggi che contraddicono la
coscienza cristiana » e col Consiglio
cristiano del Sudafrica per la sua dichiarazione di opposizione alla politica dell’apartheid.
« Il nostro messaggio alle chiese del
Sudafrica è il seguente: resistete con
ogni mezzo alle esigenze del sistema
sociale che entra in conflitto con la coscienza cristiana » hanno dichiarato i
partecipanti.
La conferenza ha anche condannato
l’uso crescente della tortura e del trattamento inumano verso oppositori politici o prigionieri. Per facilitare una
azione comune o individuale, essa ha
espresso il desiderio che Sodepax crei
un organismo speciale per raccogliere
informazioni relative ai cattivi trattamenti dei prigionieri « e altre violazioni gravi e sistematiche dei diritti dell’uomo ».
Anche altre forme di razzismo sono
state esaminate: la situazione degli
indios del Brasile, degli arabi e degli
ebrei in Medio Oriente, delle minoranze cinesi, indiane o mussulmane in
Asia, ed altre ancora.
Infine, la conferenza ha perentoriamente chiesto la rapida adozione di
misure internazionali atte a « bandire
la fabbricazione, l’immagazzinaggio, la
disseminazione o la vendita di_ armi
nucleari, chimiche o batteriologiche ».
A presiedere la conferenza erano
stati chiamati, per il Cec l’indonesiano
Simatugang e per la chiesa cattolica
l’italiano Vittorino Veronese.
UNA FACOLTA’ LIBERA
DI TEOLOGIA PROTESTANTE
SORGERÀ’ A BASILEA
Basilea (bip) - Il Consiglio di stato di Basilea-città ha dato il suo accordo aU’Associazionc per una Facoltà libera di teologia protestante di Basilea, che progetta di aprire in questa
città un'accademia indipendente dallo stato
e dalFunivcrsità e destinata alla formazione
di pastori.
Nuovi metodi verranno utilizzali nella scelta
delle materie d’insegnamento e per gli esami.
I corsi avranno una durata minima di quattro
anni e saranno aperti agli studenti di qualsiasi
denominazione alle stesse condizioni di ammi.ssione che alla facoltà universitaria di teologia. L'Accademia libera di teologia evangelica che si aprirà nel prossimo ottobre a Basilea non costituisce una novità sulle rive del
Reno, dato che in precedenza funzionò una
scuola per predicatori dal 1876 al 1914.
INSEGNAMENTO BIBLICO
ECUMENICO NELLE SCUOLE
DELLA SVIZZERA ROMANDA
Ginevra (bip) - Da quando si è posta all'opera. alla fine del 1967, la commi.ssionc romanda di coordinazione dell insegnamento biblico ecumenico ha messo a punto un programma di insegnamento biblico ed un materiale pedagogico utilizzabile nelle .scuole dai
cattolici e dai protestanti per i fanciulli dai 9
ai 12 anni. Questo materiale è attualmente
alla prova in parecchie classi della Svizzera
romanda, c sara messo a disposizione di tutti
gli insegnanti a partire dall'autunno 1971.
Per i 9-10 anni, esso tratta dell'Antico Te
stamento e per i 10-12 anni, delI’Evangelo vissuto nel corso dei secoli. E’ previsto anche un
altro programma per i ragazzi sui 13-14 anni
.■ per quelli dai 7 ai 9 anni.
SEMINARIO SULL’ECUMENISMO
IN KENYA
Nairobi (soepi) - « I cattolici devono collaborare con i cristiani di altre confessioni e con
i non cristiani nella lotta per ottenere migliori
condizioni di vita e per la pace del mondo »
ha detto mons. J. Njenga, segretario generale
della conferenza episcopale del Kenya, durante la seduta iniziale di un seminario sull’ecumenismo, che ha avuto luogo presso il seminario S. Tommaso d’Aquino di Nairobi.
Trentacinque erano i rappresentanti di sette
paesi africani : l’Etiopia, il Kenya, il Sudafrica, il Sudan, la Tanzania, l’Uganda e lo Zambia. Hanno anche partecipato ai lavori 10 Vescovi, dei preti e diversi laici. Erano pure presenti il segretario generale della Chiesa presbiteriana dell’Africa orientale, ed il consigliere
per l’educazione religiosa deH’Associazione dell’educazione delle Chiese cristiane.
Questo seminario era stato organizzato per
studiare i principii dell'ecumenismo e per cercare quei mezzi che consentano una collaborazione effettiva tra confessioni diverse. All’ordine del giorno erano inseriti i seguenti argomenti : il battesimo, il culto in comune, i matrimoni misti e Pinsegnamento superiore.
I nostri soldi
La « Gazzetta Ufficiale » n. 317 pubblica la legge 26 novembre 1969 n. 931
che aumenta da 120 a 170 milioni di
lire il contributo annuo dello Stato alle Associazioni d’Arma dell’Esercito,
della Marina e dell’Aeronautica. Con
queste somme si finanziano gli ambienti che svolgono propaganda nazionalista e militarista e che senza tale
sovvenzione probabilmente non troverebbero dai privati il sostegno per sopravvivere. Perché non si finanziano
anche il Servizio Civile Internazionale,
la Lega per gli obiettori di coscienza,
ed i vari gruppi che operano per la pace e la fraternità? (da «L'incontro »)
Avvocato di Maria, ooo dei poveri
Nel corso del suo breve « pellegrinaggio mariano » (come il papa
stesso riia definito] compiuto il 24
aprile al santuario della Madonna di
Bonaria accogliendo cc l’irresistibile
invito » (l’espressione è di Paolo VI)
del cardinale Baggio, arcivescovo di
Cagl iari, il pontefice romano ha
pronunciato ben dieci discorsi. Fra
i numerosi temi che vi sono trattati
o accennati, due rivestono particolare interesse ed esigono una sia pur
sommaria puntualizzazione: il tema
di Maria e quello dei poveri.
A proposito di Maria, Paolo VI
ha esordito affermando la necessità
di « comprendere nuovamente le ragioni della nostra venerazione e della nostra fiducia verso la Madonna y>. Nuovamente? Sì, perché, secondo il pontefice, « fra i tanti .sconvolgimenti spirituali » del nostro
tempo, bisogna annoverare anche
una « eventuale diminuita devozione » verso Maria, una « pericolosa
esitazione » a renderle il culto che
i cattolici, semjire secondo il papa,
le devono, per dei motivi che « sono
validi oggi come, e più, di ieri ».
Questi motivi, che Paolo VI ha brevemente rievocato, sono i soliti; il
primo è che Maria, secondo 11 j>apa, conduce a iesù; il secondo è
che Maria, sempre secondo il pajta,
è l’immagine die meglio d’ogni altra rispecchia Gesù per cui chi vuole imitare Cristo deve guardare a
Maria; il terzo è il ruolo di protezione e interce--ione che essa, ancora secondo il j>apa, svolge a favore
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
L’UNESCO AUTOCONTESTATA
« Noi impegnamo le nostre energie
per tenerci lontani dai problemi del
giorno, invece che per avvicinarci ai
nostri obiettivi. L’Unesco è diventata
una burocrazia nella quale i problemi
di fondo diventano delle questioni di
procedura. L’adesione alle regole diventa uno scopo per se stessa. Il successo
si misura valutando il livello a cui le
norme di rito sono state adempiute, talune persone sono state soddisfatte, e
soprattutto sono stati evitati tutti gli
attriti e tutte le critiche. Il conformismo diventa una virtù morale tanto
maggiore, quanto più il controllo e la
stabilità vi si trovano assicurati. E tutte ciò si manifesta nella paura di assumere delle responsabilità. L’organizzazione gira su se stessa ».
Queste parole si leggono in un documento di protesta pubblicato da un
gruppo di funzionari dell’Unesco, la
grandiosa sezione culturale dell’ONU
che ha sede a Parigi ivi impiegando un
personale di ben 1700 unità, oltre a
circa 1000 esperti distribuiti nei paesi
sottosviluppati.
Il documento continua denunciando
« il clima kafkiano nel quale ogni iniziativa viene irreggimentata allo scopo
di distruggerla; nel quale il principale
pericolo è costituito da quelle persone
che hanno l’ambizione di prendere delle decisioni e delle responsabilità, nonché di tracciare le linee del proprio avvenire... ».
La sorpresa provocata dal documento
c stata grandissima, tanto che il signor
René Maheu, direttore generale dell’Unesco, ha indetto una « tavola rotonda »
formata da 23 delegati eletti dal personale e che avrà luogo al più presto.
Il tema della tavola sarà: « I metodi
d gestione deU’Unesco, ivi comprese le
relazioni umane oggi in atto ».
(Da Le Monde del 25-4-1970).
LE CIFRE D UNA ORRIBILE
STATISTICA
« Nessuno, probabilmente neppure
il governo brasiliano, possiede le cifre
esatte sulle persecuzioni e sulle torture
che imperversano sul Brasile a partire
dal 1964. Ma le cifre seguenti, desunte
dai rapporti d’esiliati brasiliani, dai
giornali e dai periodici dei paesi d’America Latina e d’Europa, da intellettuali
americani che hanno fatto degli .studi
su quelle regioni, e infine da fonti brasiliane dirette, costituiscono una stima
molto prossima al vero.
Arresti politici dopo il 1964 : 30.000.
Prigionieri politici a tutt’oggi: 10.000
(di cui due terzi ufficialmente privi di
accusa). Prigionieri battuti e mutilati:
da 3000 a 5000. Prigionieri sistematicamente torturati: da 500 ad 800. Prigionieri morti sotto tortura: da 25 a 100.
Esiliati politici: da 1200 a 1800 (la maggior parte rifugiati in Uruguay, nel Cile,
in Francia, nel Messico, alcuni negli
USA, a Cuba e in Algeria). Persone private dei diritti politici: 66.430 (fra questi tre ex-presidenti, c irca 20 ex-ministri
od ex-govemativi, 19C^ ex-deputati ed almeno 2.000 ex-funzionari.
Il numero delle violenze commesse
dall’esercito è certamente più del doppio di quello delle violenze commesse
dalla resistenza.
Nella sua disperazione, l’opposizione
politica clandestine, del Brasile ha ripiegato, negli ultimi -empi, sulla strale
già consistente nel ¡ .pire dei diplomatici. A tali rapimenti , stata data grande pubblicità. I rap. • sono trattenuti
come ostaggi, per la liberazione di
membri della resisic.nz.a imprigionati.
Questi rapimenti dimostrano, più che
mai, la debolezza militare della resistenza (certo non la sua forza]) e si
rivelano poco efficaci all’attuazione del
progetto di rovesciare il governo.
Contro gli orrori della persecuzione,
non vale ricorrere ai tribunali.
Le proteste della stampa e del pubblico sono in massima parte soffocate,
c fuori del Brasile le organizzazioni internazionali come rONU, o come l’Organizzazione degli Stali Americani, non
SI preoccupano del problema. Soltanto
l’Europa occidentale ha dato una certa pubblicità a tale questione.
Le torture e le persecuzioni hanno generato un clima di sospetti, di disperazione e di apatia, in vasti settori brasiliani educati (si tenga conto del fatto
che il 50 per cento dei brasiliani che sono ancora analfabeti, vivono da secoli
nella disperazione). Particolarmente amareggiati sono gli studenti brasiliani.
Alcune settimane fa, uno studente
brasiliano ha dichiarato: «Noi non abbiamo amici in nessuna parte del mondo. Eppure noi rappresentiamo la giustizia per tutto il nostro popolo, la libertà contro l’imperialismo e contro la
dittatura militare. I Russi non fanno
niente per noi. I Cinesi non vogliono
riconoscere la nostra esistenza. Fidel
Castro si limita a far della propaganda.
I' governo americano sostiene la dittatura militare, gli studenii americani e
i loro professori non hanno solidarietà
fra loro. I nostri personali professori o
.sono fuggiti, oppure sono venuti al compromesso. I nostri genitori non ci comprendono ed hanno paura: noi siamo
soli».
Buona parte del clero cattolico, compresi alcuni vescovi, ha tentato insieme con alcuni laici (nel corso degli ultimi 20 anni) di creare una chiesa più
aperta alle necessità sociali ed economiche delle classi diseredate del Brasile. Alcuni dirigenti e alcune delle organizzazioni della Chiesa, sono divenuti
il simbolo ed il centro di convergenza
d'un'opposizione manifesta alla politica
governativa. Il Vaticano s’è preoccupato delle persecuzioni che hanno colpito la Chiesa e s’è guardato bene di
identificarsi troppo col governo militare ».
(Da un articolo pubblicato dalla Gazette de Lausanne del 25-26 aprile 1970).
degli uomini, di cui sarebbe la
« massima Protettrice ».
Noti é il caso di mettersi a confutare ad una ad una queste ragioni
ilei culto mariano, così caro a Paolo VI e così congeniale con la fondamentale dottrina cattolica della
cooperazione umana alla salvezza,
ma così estraneo all’Evangelo e alla
fede cristiana originaria, e quindi
inconciliabile con una dottrina e
una pietà che vogliano attsnersi alla
regola di fede del Nuovo ’Teslamento e della Chiesa apostolica. C’è però una frase pronunciata da Paolo VI
che conviene citare e, brevemente,
commentare. È questa : « Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere
mariani, cioè dobbiamo riconoscere
il rapporto e,ssenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a
Gesù ». Probabilmente Paolo VI dicendo « cristiani » intendeva dire
« cattolici romani », altrimenti l’intera proposizione del pontefice difficilmente reggerebbe al confronto
con l’Evangelo. Difatti, è vero che
se uno vuol essere cattolico romano
(almeno nel senso in cui lo è il papa), deve essere mariano. Ma l’affermazione secondo cui per essere
cristiani occorre essere mariani è
apertamente smentita e contraddetta proprio dai primi cristiani che,
secondo la testimonianza unanime
del Nuovo Testamento, furono tutti
cristiani senza essere inariani. Quindi non solo si può essere cristiani
senza essere mariani ma, stando al
Nuovo Testamento, se si è cristiani
non si è mariani, e viceversa.
:!= í¡
Il discorso ai poveri Paolo VI l’ha
pronunciato durante la visita a Borgo S. Elia, uno dei più miseri rioni
di Cagliari. Non possiamo qui soffermarci sul tono intollerabilmente
paternalistico di condiscendenza dall’alto verso il basso, così offensiva
verso chi ne è oggetto, che caratterizza negativamente questo discorso.
Come si sente, leggendolo, che chi
l’ha pronunciato non è un povero!
Paolo VI sa di non essere un povero e ha cercato, vanamente, di scusarsene: « Il Papa non è ricco come
tanti dicono... » Probabilmente lo è
molto di più.
A.nche il contenuto del discorso è
scadente, sia sul piano spirituale
che su quello sociale. Ancora una
volta il pontefice romano non ha saputo evangelizzare i poveri, ha solo
cercato di ammansirli: si direbbe
che con loro la Chiesa (non solo
quella romana) non sappia fare altro.
Tanto più è sorprendente l’ardire
(per non dir altro) di Paolo VI che
a S. Elia ha osato dichiarare: « Siamo qui, come dovunque andiamo,
come avvocato dei poveri: vi dispiace che noi siamo il vostro avvocato? » Il pontefice romano, capo dello Stato Vaticano che è una delle
massóne potenze economiche mondiali —, proprio lui osa proporsi e
imporsi come « avvocato dei jtoveri »? Non è quasi una beffa? Lna
provocazione? Una oggettiva irrisione dei poveri, per quanto buone
possano essere state le intenzioni di
Paolo VI?
Mentre il papa era a Sant’Elia un
gruppo di persone, che da alcuni
giorni si erano accampate nel quartiere iniziandovi uno sciopero della
fame, si sono scontrate con la polizia per motivi non ben accertati:
non è ancora chiaro se questo episodio di contestazione fosse rivolto
contro il papa oppure contro la pò-lizia. L’(c Osservatore Romano » è
perentorio: <t Nessuno ha contestatoli Papa ». Le versioni dell’accailutosono contrastanti. Comunque, se
contestazione c’è stata, essa è perfettamente comprensibile. Ma la
contestazione più valida, benché in(Lretta e silenziosa, dell’atteggiamento e della pretesa di Paolo VI
l’han fatta i poveri stessi i quali non
hanno mai, in nessun luogo, additato in Paolo VI il loro avvocato. Non
è di avvocati che i poveri hanno bisogno e, ad ogni modo, non di quelTavvocato.
Paolo Ricca
Nelle Valli Valdesi
Feste di canto
Le Peste di Canto delle Cora’iavranno luogo, D. v., alle date e nelle
località seguenti:
Val Penice : Domenica 10 maggio, olleore 15, nel Tempio di Villar Pel.tice.
Val Chisone; Domenica 17 maggio, alle ore 15, nel Tempio di Pomaretto.
N. B. Le prove d’insieme avranno»
luogo alle ore 14 nei locali che saranno indicati.
Il pubblico è cordialmente invitato..
La Commissione del Canto Sacro
“ioi sopravvalutiamo la capacità di soffrire
e di aspettare dei poveri del Terzo Mondo”
(segue da pag. 1)
ni di questi quartieri la marea provoca varie ore d’inondazione e tutti
sguazzano nel fango senza poterlo
evitare. Del resto si ignora qual è il
numero esatto e l’esatta identità di
questi abitanti che sfuggono a qualunque censimento.
Nell’insieme della Sua riflessione
sulle relazioni fra i paesi industrializzati e il terzo mondo, quale tappa rappresenta questo soggiorno in
Brasile?
Ciò che ho visto mi conferma e rafforza nella mia convinzione che i paesi in via di sviluppo devono compiere essi stessi questo sviluppo; ma che
non possono farlo, più o meno rapidamente, senza il nostro aiuto. In secondo luogo, che il nostro aiuto deve
vertere più sulla natura delle nostre
relazioni economiche, finanziarie,
commerciali e infine politiche, che
sull’aiuto diretto, materiale o tecnico,
pur sempre urgente e necessario. Ciò
significa che occorre porre sempre
maggiormente l’accento sulla formazione dell’opinione pubblica, da noi:
qui si gioca in gran parte la sorte dei
paesi in via di sviluppo.
Quali sarebbero le linee di forza
di questa formazione dell’opinione
pubblica?
Anzitutto una comprensione di quel
che il ’rapporto Pearson’ chiama «il
gran villaggio che il mondo è diventato»; siamo infatti tutti interdipendenti e la nostra economia occidentale è in larga misura l’elemento dominante dello sviluppo mondiale. Ciò significa pure che fin tanto che non
avremo noi stessi padroneggiato il
processo tecnologico nel quale siamo
impegnati e lo lasceremo svilupparsi
in modo selvaggio e incontrollato, esso produrrà effetti negativi per lo sviluppo del terzo mondo. Il che vuol dire che il nostro sforzo deve puntare
sulla democratizzazione delle scelte in
tutti i processi dello sviluppo mondiale. (...)
Molti sopravvalutano, credo, la capacità di soffrire e di aspettare dei
poveri del terzo mondo, proprio mentre l’intensa pubblicità delle nostre
industrie occidentali li assilla di sollecitazioni che non fanno altro che
rigirare quotidianamente il coltello
nella piaga della loro miseria. Stimoliamo durante tutta la giornata i loro
desideri, mentre rifiutiamo loro praticamente i mezzi per soddisfarli e rimproveriamo loro il loro ’materialismo’.
Con una mano gettiamo olio sul fuoco e con l’altra telefoniamo ai pompieri (pompieri armati). Non credo
che questo doppio gioco potrà durare
a lungo.
La responsabilità delle Chiese è immensa; ma le chiese locali sembrano
poco sensibili agli appelli chiaroveggenti del "Vaticano e del Consiglio ecumenico delle Chiese. Ci si limita volentieri agli appelli tradizionali, unicamente sentimentali e finanziari.
L’impegno politico non è ancora riconosciuto che da una minoranza come
un atto coerente della fede autentica...
André Biéler
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 — 8.7.1960
rip. .Subalpina s.p.a - Torre Pellice (To>