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ECO
DELLE muí VALDESI
BIBLIOTECA
flLLlCS
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVI - N. 49-50
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TORRE PELLICK — 23 dicembre 1966
\mmin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
L'Evangelo deU'Emmanuele
Din non è contro di noi nè senza di noi, ma con noi;
a molitfo di Cristo, con un patto oterno, perchè ni ama
L' Evangelo di oggi, quarta ed ultima domenica di Avvento,
mentre Natale è ormai alle porte,
è tutto racchiuso in quest’unica parola : « Emanuele », che è il nome
dato a Gesù su ordine dell’angelo e
che letteralmente significa « Dio
con noi ». E’ questo, in verità, l’Evangelo di Natale: Dio con noi. E
non solo l’Evangelo di Natale, ma
tutto l’Evangelo cristiano è riassunto in questa parola: Emanuele, Dio
con noi. Non più Dio contro di noi,
come nel tempo della sua ira; e neppure più Dio senza di noi, come nel
tempo della nostra incredulità; ma
Dio con noi, come nel tempo di Natale, cioè nel tempo della misericordia e della grazia.
Dio con noi. La preghiera dell’antico Salmista: « 0 Eterno, abbassa
i tuoi cieli, e scendi » è stata esaudita : Dio è sceso, Dio è con noi.
V
ero è, fratelli, che spesso, nel
corso della storia, questa pa
rola cosi evangelica, così piena di
grazia e di verità, è stata male interpretata e male adoperata dagli uomini e anche dalla Chiesa. Molti di
voi ricorderanno, ad esempio, che
in quest’ultima guerra, i soldati di
Hitler portavano una cintura e al
centro di essa vi era una borchia su
CUT er.-i scritto « Gott mit uns », che
significa appunto « Dio con noi ».
Hitler 1 oleva far credere che anche
Dio era nazista e sfruttava questa
parola evangelica ic Dio con noi »
per far < redere che Dio era d’accordo con lui : ma questo era un abuso,
un totale travisamento della parola
evange!Ì<'a. Ma ci sono purtroppo
tanti altri esempi: quando nel Medioevo gli inquisitori facevano bruciare i cosiddetti eretici, erano certi
che Dio era dalla loro parte, pensavano: Dio è con noi e contro questi
eretici e [irojjrio per questo li condannavano al rogo. Ma con chi era
Dio? Con gli inquisitori o non piuttosto con i cosiddetti eretici? Ancora: quando i capi sacerdoti e gli anziani di Israele processarono Gesù
e lo condannarono a morte, erano
certi che Dio era con loro e contro
Gesiì. Ma Dio era veramente con loro? E quando Saulo perseguitava i
primi cristiani, prima di essere lui
stesso convertito sulla strada di Damasco. li perseguitava nel nome di
Dio, nella certezza che Dio era con
Ini: ma era una illusione. E quando i cristiani han fatto le crociate
contri) i Turchi e hanno trasformato
la croce in un simbolo di guerra anziché di pace, erano sicnri che Dio
era con loro e che approvava le crociate: ma Dio non approva le guerre, tanto meno quelle fatte nel suo
nome. E venendo ai nostri giorni,
fratelli, questa frase « Dio con noi »
non è forse adoperata da ogni confessione cristiana, spesso ad esclusione delle altre, per cui questa parola, che è una |)arola di comunione, diventa sulle nostre labbra una
parola <li divisione e separazione?
Tutti vogliono avere Dio dalla loro
parte e dicono volentieri: Dio è con
noi, sottintendendo: Non è con voi,
è solo con noi. Vedete dunque, fratelli, come questa parola può essere fraintesa e come possiamo adoperarla non secondo la volontà di
Dio ma contro la sua volontà.
\ Ma allora, che cosa dobbiam pensare e che cosa dire? Questo solo:
che tutti coloro che dicono « Dio è
con noi » dovrebbero ricordare che
quello è il nome di Gesù Cristo e
che solo a motivo di Gesù possiamo
dire « Dio con noi ». Invece, come
abbiamo visto, nella storia della
Chiesa e nella storia del mondo,
molti hanno detto « Dio con noi »
ma non a motivo di Cristo. E oggi
molti dicono o pensano « Dio è con
noi » solo perchè sono forti, in senso politico, militare, spirituale o sociale, ma non a motivo di Cristo.
Altri lo dicono perchè si sentono
giusti, come i Farisei al tempo di
Gesù. Altri ancora lo dicono perchè
hanno successo, sono fortunati, tutto va loro bene nel lavoro, nella famiglia e nella salute: per questi
rnotivi, non a motivo di Cristo, pensano che Dio sia con loro. In realtà
però Dio è con noi solo a motivo di
Gesù: per cui prima di dire « Dio
è con noi » dobbiamo chiederci se
abbiamo Gesù, se egli è il nostro Signore, se è Lui che governa la nostra vita.
M a dopo aver chiarito che è a
motivo di Cristo e solo per
questo che possiamo dire « Dio con
noi », dobbiamo ora insistere sulla
realtà di questo essere di Dio con
noi. L’essere di Dio con noi non è
come il nostro essere gli uni con gli
altri, che con tanta facilità si rompe e finisce. Tutti quanti sperimentiamo ogni giorno come è fragile la
comunione fra gli uomini : basta un
nonnulla per spezzarla o incrinarla. Soven se è ia vita stessa che ci separa e interrompe i nostri rapporti,
oppure è la morte, oppure i mille
’Pace’ natalizia
nel Vietnam?
Reiterato appello del
Consiglio ecumenico.,
seguito dalla S. Sede
NEW YORK isoepi) ■ Il dr. Nolde, direttore della Commissione delle Chiese per
gli Affari Internazionali (CCAI) del CEC,
ha inviato il 29 novembre un messaggio svil
Vietnam a Dean Rusk, segrelario di Slato
degli USA, ai ministri degli affari esteri
delTURSS, della Gran Bretagna, «opresidenti della Conferenza di Ginevra del 1954,
e ai ministri degli affari esteri deU India,
del Canada e della Polonia, membri della
commisisione internazionale di control o.
Una copia del messaggio è slata consegnala
ai ministri degli affari esteri del Vietnam
del Sud e del Nord e al (presidente e al segretario generale ell’ONU. Eccone il te
contrasti ilell’esiE'lenza. Fino a ieri
eravamo insieme ed ecco che oggi
già non siamo pii- insieme; eravamo
uniti, ed ora siamo divisi. Quante
nostre amicizie t.'el tempo deH’in-'
fanzia o della sci ola che sembravano durature e in vece sono finite e
neppure le ricorCiamo più. Quante
persone che sono state con noi ed
ora non sono più con noi e noi non
siamo più con lo o. Come è precario e provvisorio il nostro essere gli
uni con gli altri, Anche nelle alleanze fra i popoli è la stessa cosa:’
come sono instal-ili! Quanti voltafaccia nella storia ! Ieri alleati, oggi
avversari; oppure ieri nemici e oggi amici; e domani chissà: forse di
nuovo nemici. Così è il nostro essere gli uni con gl- altri fra uomini:
instabile, mutevole, provvisorio. Ma
non così è l’essere di Dio con noi.
L’essere di Dio con noi è un patto
che Dio ha stabilito e che nulla può
infrangere, neppure la morte, un
patto che non sarà smosso, un patto
eterno. « Quand’enche i monti s’allontanassero e i colli fossero rimossi, l’amor mio non s’allontanerà
da te, nè il mio patto di pace sarà
rimosso, dice l’Eterno che ha pietà
di te ». Dio con noi: non per un periodo, dopo il quale Dio si allontana di nuovo da noi, ma per sempre,
con un paltò eie^lÀ.
E infine, fratelli, dobbiamo ancora chiederci: Perchè Dio è con
noi? Come mai Egli, che è il Santo,
si trova con noi peccatori; Egli, che
abita in una luce inaccessibile, si
trova su questa oscura terra? Non
dovrebbe essere piuttosto con gli angeli che con noi uomini? Che cosa
lo ha spinto a farsi Emanuele, Dio
con noi? La risposta dell’Evangelo
è una sola : Dio è con noi perchè ci
ama. E infatti, come potrebbe Dio
essere con noi in altro modo che
amandoci? Se Dio non ci amasse,
non sarebbe con noi, ma contro di
noi. Dio ama gli uomini: non perchè trovi in noi qualche cosa di amabile, ma perchè da ogni eternità il
suo cuore batte per noi, per ogni
creatura che respira sulla terra.
Questo dunque è il messaggio di
oggi : Dio con noi, a motivo di Cristo. Dio con noi, con un patto eterno. Dio con noi, perchè ci ama. Ecco l’Evangelo, racchiuso nel nome
Emanuele. Amen.
Paolo Ricca
Le varie proposte di armistizio nel Vielriam mi spingono ad attirare una volta ancora la vostra attenzione sull’azione del
CEC chre domanda « che un altro armistizio sia rapidamente concluso per accordo
reciproco, di durala sufficiente a permettere una certa pacificazione e la ricerca di
possibilità di negoziati, accrescendo considerevolmente gli effettivi della commissione interm.zionale di controllo per vegliare
all'osservanza degli accordi su tale armistizio ». Le feste del Natale e del nuovo
anno solare e lunare sembrano offrire una
occasione favorevole all’arresto dei comIxittimenti. Perchè un tale arresto abbia
senso, occorre che la sua durata sia tale da
permettere « una pacificazione e la ricerca
di possibilità di negoziati », secondo il documento del CiEC di cui allego copia integrale.
È evidente che la pace non può essere
decisa unilateralmente da una delle parti
in conflitto. Tuttavia, la gravità della situazione altuale costringe ognuno di noi ad
assumersi la responsabilità di ricercare nuove soluzioni, e anche ad assumersi qualche
rischio. Perciò rivolgo questo appello ai
governi che hanno la possibilità di esercitare un’influenza costruttiva sul corso degli eventi, come pure al segretario generale
e al direttore dell’ONU.
Vi assicuriamo che preghiamo affinchè
abbia successo ogni tentativo di bloccare
l’attuale tragedia, di regolare pacificamente le vertenze e di ricostruire a lunga scadenza.
Questa predicazione è stata radiotrasmessa la domenica 18 dicembre, per il « Culto
evangelico». La lettura biblica: Isaia 7:
10-14; Matteo 1: 20-23.
IL l/ERO DroiI/ERSHI.ISMn CRISmiUD, OGGI
La persona di Cristo
viene agli uomini, viva
« Così parla l’Eterno degli eserciti: Verranno ancora dei popoli e gli abitanti di molte città; e gli abitanti dell’ima andranno
all’altra e diranno: Andiamo, andiamo a implorare il favore dell’Eterno e a cercare l’Eterno degli eserciti! Anch’io voglio andare]
E molti popoli e delle nazioni potenti verranno a cercare l’Eterno
degli eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore dell’Eterno.
Così parla l’Eterno degli eserciti: In quei giorni avverrà che dieci
uomini di tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per
il lembo della veste e diranno: Noi andremo con voi, perchè
abbiamo udito che Dio è con voi ». (Zaccaria 8 : 20-23)
Zaccaria profetizzava all’inizio deH’epoca post-esilica: egli faceva
parte di quel gruppo di Israeliti che avevano scelto di tornare a Gerusalemme dopo l’editto di Ciro. Ma anche questo gruppo di forti credenti
era costretto a vivere nella robusta cornice politica e civile delTimpero
persiano: un impero fisicamente e moralmente grande, che si presentava
come imperò universale, con una religione elevata e delle idee profonde;
Israele, minoranza rispettata (come noi oggi), si trovava davanti a una
scelta apparentemente senza uscita: o inquadrarsi imilmente nelTambito deU’universalismo persiano, dissolvendo così Toriginalità della propria fede, oppure chiudersi in un particolarismo rigido e ringhioso : diventare una setta, un fossile religioso. Nello stesso modo si potrebbe dire
che noi siamo oggi davanti a una scelta penosa: o entrare nel grande
universalismo cattolico-cccidentale e diluirci in esso, o diventare un protestantesimo chiuso su se stesso, sospettoso e cristallizzato in forme
superate.
Ma al profeta Zaccaria è stato dato di superare questa antitesi, ohe
in fondo era una falsa scelta tra due soluzioni egualmente idolatriche:
gli è stato dato, perchè ha ricevuto dallo Spirito un messaggio universale di tipo nuovo: la predicazioné -di un universalismo centripeto e
polemico, che si riassume in una parola sola: Gerusalemme! C’è una
azione di Dio che riguarda tutto il mondo, giudei e persiani, uomini del
presente e uomini del futuro: ma questa azione ha un perno storico
molto definito: la rivelazione di Dio ad Israele: attraverso quella rivelazione verrà una Parola detta per tutto il mondo, e il mondo lo riconoscerà.
Anche per noi l’azione di Dio è legata a cose molto precise e modeste: la persona umana di Gesù di Nazareth, Gerusalemme dove egli è
risorto, la Scrittura, la parola umile e tenace dei suoi dlscexroli d’ogni
tempo, i pochi segni che la vera chiesa può dare al mondo : ma dobbiamo
avere la certezza che attraverso queste cose limitate e modeste passa la
rivelazione del Dio di tutti i mondi e di tutte le età: una rivelazione
imiversale, al di fuori della quale non v’è verità alcuna.
Di questa rivelatone ‘universale, noi siamo chiamati a essere oggi
testimoni : e che senso ha il Natale se non di essere la testimonianza di
questa universalità?
Davanti a noi altri universalismi si presentano, coi quali non possiamo che polemizzare: c’è per esempio il fronte delle religioni, ohe ci
invita a diluire l’Eivangelo e le nostre scelte evangeliche in un mare
magno di compromessi verniciati d’un ambiguo spiritualismo; c’è il
fronte della buona volontà, che vorrebbe raccogliere tutti gli uomini all’insegna d’una presunta comime buona umanità, distorcendo un ben
noto versetto natalizio («pace in terra...»).
Davanti a questi universalismi idolatrici in cui può stemperarsi
anche la predicazione evangelica, noi dobbiamo trovare il coraggio di
annunziare Cristo nello stesso modo in cui Zaccaria diceva « Gerusalemme »: dobbiamo cioè ciiiarire — proprio in occasione di Natale — che
solo mediante un rinnovato approccio alla persona -di Gesù sarà possibile ritrovare una \da di verità.
Ciò non significa però che noi dobbiamo invitare la gente a « tornare» a Gesù, come se Gesù fosse un nostro possesso-, un fidecommisso
della chiesa, che a noi basterebbe ri-proporre sempre di nuovo aH’attenzione -delTumanità : malgrado le apparenze, questo non sarebbe altro che
una sorta di particolarismo quantitativamente dilatato all’infinito (e la
celebrazione del Natale diventerebbe im rito : cioè lo sforzo di inculcare
una verità mediante la ripetizione). No: noi non possiamo invitare la
gente a « tornare » a Cristo, perchè questo equivarrebbe a chiedere loro
di accettare il nostro modo di capirlo, -di seguirlo e di comprometterlo;
noi dobbiamo invece anmmciare al mondo che Gesù stesso tornerà a
loro, in modo nuovo e impreveduto: noi non possiamo proporre agli
altri di accettare le nostre idee (siano pure le più nobili e belle), ma di
venire con noi ad aspettare le Sue manifestazioni.
In questa prospettiva, perfino il culto -di Natale — così ambiguo,
così tributario del fronte delle religioni e del fronte della buona volontà —^ può assumere un valore di testimonianza: può essere un punto
di riferimento, come il modesto tempio di pietra, destinato ad essere
distrutto alla venuta del Messia : come il -santuario, a cui Zaccaria pensa,
sarà qualcosa di modesto, ma vero.
In questo senso, possiamo ripetere ai credenti e ai chiamati alla fede
le parole di Zaccaria (v. 13) : « Non temete! Le vostre mani siano forti! ».
E possiamo dirlo proprio oggi, -mentre il nostro sguardo si volge verso
Betlemme con la sola speranza di poter confessare la fede che ci è stata
data senza che l’avessimo chiesta, ed alla quale sappiamo di essere legati
da un nodo che nessuna forza al mondo potrà mai scio-gliere.
Giorgio Bouchard
iMiiimmiiiiiiii
La gioia di Nataio
L’atmosfera cristiana delTAvvento
e del Natale è caratterizzata dalla
gioia. Non si tratta di una gioia qualsiasi, non è neppure Tallegrezza prenatalizia nei suoi aspetti commerciali, folkloristici e familiari. La gio'a di
cui ci parlano i testi biblici è di un
ordine diverso; non ci mette al riparo
dalla sofferenza e dalle tragedie della
vita, ma ci assicura che malgrado
tutto, « il Signore è vicino ».
Si tratta anche di una gioia straordinaria. Può manifestarsi e, in realtà
si manifesta talvolta in circostanze
non favorevoli. La profezia di Isaia
cap. 40 è fra le pagine più belle dell’Antico Testamento; le sue parole
hanno Taccento di un messaggio liberatore e soccorritore : « Consolate,
consolate, il mio popolo, dice U vostro
Dio». Essa appartiene agli ultimi anni deU’esilio, quando il sorgere della
potenza di Ciro, re dei Persiani, poteva far prevedere a breve scadenza
Isaia 40: 1-2
Giovanni 1 : 19-28
Filippesi 4 : 4-9
la liberazione del Giudei dal giogo babilonese. Contiene una sicura promessa indefettibile di Dio : « Pariate
al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua servitù è
compiuto». Il popolo può rallegrarsi,
ma intanto è ancora in esilio, la patria rimane lontana, l’attesa dev’esser
vissuta nella fede.
Al tempo di Giovanni Battista c’era
in molti un senso di curiosità, di perplessità, di angoscia : « Tu chi sei? Sei
Elia? Sei il profeta »? Quel « òhi sei? »
è un interrogativo inquietante. Giovanni Battista non aveva peli sulla
lingua : « Razza di vipere, chi v’ha
mostrato a fuggir dall’ira a venire»?
A viste umane non v’era tanto da rallegrarsi ; bisecava piuttosto « far
frutti degni di ravvedimento ».
E Paolo, quando scriveva la sua lettera ai Filippesi, era in carcere a Roma, « in catene per Cristo ». Non era
una condizione umana comoda, favorevole alla gioia.
Eppure in ognuna di queste situazioni storiche e personali, come in
ognuno dei testi biblici indicati, c’è
un chiaro annunzio di gioia che non
dipende o non è condizionato dagli
avvenimenti esterni, ma attesta la vicinanza del Signore. Gli esuli in Babilonia potevano rallegrarsi ed essere consolati sapendo che il Signore,
l’Eterno, come in un secondo esodo,
avrebbe manifestato la Sua gloria e
la Sua potenza. La predicazione del
Battista era ad un tempo rivelatrice
CONTINUA
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aag<i.i«v a-i-r-’gifl
23 dicembre 1966 — N. 49-50
SüWdii SEfiOT
Vita protestante in Provenza La fita matrimoniale, oggi
e sulla Costa Azzurra
A Salon de Provence il Sinodo della XI Regione della Chiesa Riformata
di Francia — Cordialità interconfessionale ed espansione protestante —
Un documento, in parte dovuto a Roland de Pury, che affronta realisticamente
e pone in una prospettiva biblica i problemi del matrimonio quali si pongono
nelle nostre comunità e neU’ambito della società contemporanea, nel mutare
della sensibilità etica e delle situazioni storiche e sociali.
--------------------- espansione protestante
All'ordine del giorno : i problemi della vita familiare e sessuale ( Roland de Pury) e l'impiego dell'energia nucleare (Mario A. Rollier).
Dal 27 al 29 novembre il Sinodo
della Xl.a Regione della Chiesa Riformata francese si è riunito a Salón
de Provence, una bella cittadina a
70 km. da Marsiglia. A quel che pare
la località era anticamente un importante mercato del sale, e a questo sarebbe dovuto il suo nome. Oggi la
città conta 25 mila abitanti, ed è in
continua espansione. È conosciuta anche per la tomba di Michele Nostradamus, un famoso astrologo di origine ebraica, che nel 16» secolo pubblicò certe profezie molto apprezzate
dalla .famigerata Caterina de Medici.
Il Sinodo si riunì, al suono di una
campana dedicata a Maria e Giuseppe, in una chiesa dotata di artistiche vetrate. Al centro si nota quella dedicata alla «Mater dolorosa», le
altre raffigurano numerosi santi della Chiesa Romana. Infatti, fino a poche settimane or sono l’edificio, non
più adibito al culto, apparteneva a
una confraternita cattolica. I Protestanti, ohe da circa 60 anni si riunivano in un locale insufficiente, pensavano che sarebbe loro stata assai
utile. Fu cosi che l’arcivescovo di Aix
ne fece regalo ai Protestanti, e il 23
ottobre scorso, insieme all’abate Mistral, decano dei parroci di Salón,
partecipò all’inaugurazione. E, se abbiamo ben compreso, nel suo discorso
disse che se la Chiesa Cattolica faceva dono di questo tempio, era anche in riconoscimento tìi quello di cui
essa era debitrice alla Riforma Prot© •
Il visitatore italiano non può che
riandare ai tempi passati, quando gli
evangelici di Genova volevano comprare la chiesa della Gran Madre di
Dio, ridotta a deposito di biacca.
Donde la collera dell’arcivescovo
Charvaz, e l’intervento di Cavour perchè la Tavola Valdese rinunzia^ all’acquisto, e il rifiuto del Re, e il malumore della comunità Valdese di Genova e tutto quel ohe segui.
O tempora, o mores!
La XI.a Regione della Chiesa Riformata comprende la ^ovenza, la
Costa Azzurra e la Corsica, con ima
popolazione protestante aH’incirca
della consistenza di quella della Chiesa Valdese in tutta l’Italia.
Il Presidente della Regione, Pastore G. De Dadelsen, iniziò i lavori del
Sinodo con la relazione sull’attività
svolta (qui non c’è, come nella Chiesa Valdese, una Commissione d’esame). Un fenomeno che richiama la
più viva attenzione del Sinodo è la
continua espansione numerica dei
Protestanti. Si prevede nei prossimi
anni un incremento di altre 14 mila
persone. Sorgono quindi dei problemi urgenti di cura pastorale. Ma senapre meno — dice il Presidente — il
Pastore, come un direttore d’orchestra, potrà riunire intorno a sè questi disseminati. Quanto ai rimedi, sc>
no diversi: costituzione di comunità
multicellulari, formazione di laici, ministeri specializzati. Ma non esiste
una soluzione ideale.
Fra i vari argomenti portati alla
attenzione del Sinodo, uno dei più
importanti riguarda quello della famiglia, con annessi e connessi. L’e
sposizione è fatta dal Pastore Roland
de Pury, un nome ben conosciuto anche nella Chiesa Valdese, soprattutto da quando la Claudiana ha pubblicato i suoi libri « Giobbe, l’uomo
in rivolta » e « Che cosa è il
stantesimo? ». La conferenza ebbe
luogo nel teatro comunale, seguita
con quell’interesse che sia il tema che
l’oratore irieritavano. Naturalmente
il divorzio è ammesso, anzi « non si
può avere un matrimonio se non dove il divorzio è possibile ». E cosi e ,
fuori discussione la liceità della ü™)'
tazione delle nascite. Bene inteso, listituto matrimoniale conserva sempre la sua fimzione essenziale nella
società cristiana e l’adulterio è condannato, ma le relazioni fra i sessi e
i problemi sessuali vengono prospettati sotto una luce diversa, che contrasta con l’impostazione, sovente
ipocrita, che i secoli precedenti hanno dato al problema. „ ,,
Forse anche la Chiesa Valdese dovrà ben presto pronunziarsi in merito a questi problemi, che comvolgono anche quelli delle relazioni prematrimoniali ed extra-matrimoniali.
Altre Chiese, come quella anglicana,
si sono preoccupate di questi argomenti, ohe hanno una parte predominante nella vita moderna.
Il secondo argomento, fra numerosi altri, è stato quello relativo all’impiego dell’energia nuclea.re, e alla
sua utilizzazione a scopi militari. La
relazione introduttiva venne presentata dal Prof. Mario A. Rollier, professore di fisica nucleare all’Università di Pavia. Partendo dalla impreparazione dell’uomo per l’impiego oi
questa nuova tremenda forza di ■'
già ,lo scienziato ha esordito ; « Che
questa tesi non sembri blasfema. Se
io fossi Dio non avrei permesso che
l’uomo scoprisse cosi presto, dal 1938
al 1948 le leggi e le tecniche scienti
fiche e industriali che hanno messo
a sua disposizione delle quantità d’energia sproporzionate a tutto quello
di cui aveva per l’innanzi potuto disporre ». L’oratore ha accusato i vari
nazionalismi di portare la rovina nello sviluppo tecnologico. Il dovere delle Chiese è quindi di abbattere l’id >latria dello stato nazionale.
Purtroppo non è jjossibile in poche
righe dare un’idea' adeguata della
ricchezza di questa conferen.na. La
domanda che il cristi.ino si .a tuttavia è se è compito della Chiesa di
allontanare daH’orizzonte deH’uinanità la visione dell’Apocalisse, e se erano nel torto quei cristiani del prirn.i
secolo che pregavano : « Passi queste
mondo e venga il tuo Regno ». E ci
si domanda anche a che cosa pensava Gesù quando annunziava il giorno in cui «il sole si oscurala, e la'
luna non darà il suo splendore, e le
stelle cadranno dal cielo, e lo potenze
dei cieli saranno scrollate» (Matteo 24 : 29).
Il presidente del Sinodo, Pastore J.
C. Fermaud, lesse una let’:era del
nostro Vice Moderatore, Pastore Deodato, e dette il benvenuto al rappresentante della Chiesa Valdese. Questi rivolse alcune parole all’Assein.
blea e il presidente della Regione, il
nostro amico Pastore De Dadelsen,
gli consegnò una somma per gli alluvionati. Roberto Nisbet
1. - « Egli ha affidato ogni cosa ai suoi
servitori ». La sessualità fa parte, forse è
anzi il più prezioso dei beni affidati dal
Padrone ai suoi senatori. Molti testi biblici fondamentali, iU particolare il Cantico dei Cantici, Genesi 2, gli Evangeli e
la Epistola agli Efesini, ricordano loro le
norme per l’uso. A««oltando queste testimonianze, la Chiesa si «forza di annunciare alla ccippia la buopa novella e la legge
del dialogo coniugale e' la promessa che
riposa su la sua fedelià.
2. - La Chiesa, d’aftro lato, è grata alla
scienza moderna per aver messo in valore
il fatto che la sessualità supera infinitamente la funzione genitali e condiziona l’intera
esistenza dell’uomo, ip modo tale che rincontro sessuale di d^tó esseri li impegna
lutti quanti l’uno verso l’altro, ed è al tempo stesso espressione e alimento del loro
amore.
3. - La Chiesa non(prende le difese del
matrimonio in quanti istituto familiare e
sociale, ma in quanto »celta definitiva e permanente di due csserLliberi e responsabili.
]\on vi è matrimonio! »enza questa liber à
e questa responsabilit|i. Sono esse a cos iluirlo, e non la benedizione eoclesiastka
0 l’assenso familiare. Sono esse a fare de
matrimonio il potenziale riflesso del Patto
di Cristo con la sua ^'Chiesa. Tale riflesso
svanisce appena interviene un elemento
estraneo. Il matrimonio d’interesse riflette la Chiesa delle indulgenze e non la
Chiesa del Nuovo Tesfamenlo. Il matrimonio a scopo procreativo riflette la « cristianità » e non la Chiesa; missionaria.
4. - Il matrimonio ifosì definito le appare come la sola, vera linea di difesa, come
la salvaguardia della 'sessualità, della sua
potenzialità, del suo irietero e del suo signifiicato, contro una tsessualità degrada, a,
caduta ner.’insignificaiiza e nella stupidità.
di eccitazione. Nel matrimonio, la donna
è al teniipo ste.sso sposa, amante, amica, sore.la e collaboratrice; il marito è al tempo stesso sposo, amante, amico, fra'ello e
collaboratore.
5. - Prima di essere un’impresa pedagogica e una società di consumi, il matrimonio è e rimane l’aiwentura di una libertà
a due. Avventura d'fficile e rischiosa, che
la Parola di Dio ci assicura che possiamo
correre, senza con questo essere un’assicurazione contro i rischi. Il matrimonio criridotta alla sua funzione di riproduzione o
stiano è un’unione libera (1), che si mantiene perchè Dio la rende libera di mantenersi e non perchè le si sventola sotto il
coppia è creatrice e si comipie in un nuovo essere. Di questo risultato, a differenza
della coppia animale, la coppia umana è
interamente responsabile.
b) Poiché oggi il problema non è più
que lo del popotamenlo della terra, bensì
quello del sovrapopolamen'.o, l’interrogativo non è più : « Abbiamo il diritto di limitare il numero dei nostri figli? », ma
piuttosto: «Abbiamo il diritto di non limitarlo? ». La responsabili:à della coppia
ha, al riguardo, dimensione planetaria.
a Quanto ai mezzi, ne è eselusivamente responsabile la coppia. La regola da
osservare qui, come nei « giochi » delramefe, è quella della reciprocità e del
mutuo accordo. La libertà coniùgale è a
due. In questo campo, non è mai libertà
dell’uno senza l’altro, nè contro l’altro.
d) La donna è una persona la cui vocazione non s'. esaurisce nella maternità.
Essa è libera di distanziare la venuta e di
Il doti. Surradon e
il pasL Roland de
Pury (a destra) hanno presentato il rapporto che ha portato
al documento sinodale sui problemi
matrimoniali.
Nel corso del mese di novembre si sono tenuti, nelle varie Regioni
della Chiesa Riformata di Francia, i Sinodi regionali, e i giornali
ecclesiastici regionali ne riportano l’eco. In questa pa^na, accanto a un
resoconto del past. R. Nisbet sul Sinodo di Salon, cui ha partecipato in
rappresentanza della Chiesa Valdese, riportiamo due ampi documenti,
del resto egli si riferisce nel suo articolo, il cui testo abbiamo letto sul
numero di dicembre de « L’Eglise Réformée vous parie », il mensile delle
Chiese riformate della Provenza e della Costa Azzurra ( della stessa fonte
« •• u C __a!1 J A. _ 1 « A ^ d-A.ll f» f» I
mairunonio, i auro e un urume uei giorno relativo ai problemi posti ai
cristiani dalla liberazione e dall’uso dell’energia nucleare. Su quest’ultimo tema, poi, pubblichiamo il testo di un ordine del g^mo votato dal
) Sinodb parallelo tenutosi a Villefratnche per la Regime Rodano-Alpi
Marittime dell’E.R.F. Siamo convinti che i risultati della meditazione dei
fratelli d’oltralpe frutteranno pure fra noi. red.
naso il divieto del divorzio. Non vi può
essere matrimonio crls iano valido se non
dove è possibile il divorzb; cioè dove le
coppie assumono in permanenza la libertà
e il rischio della loro unione.
6. - L’unità della coppia è tanto più reale in quanto ognuno dei partner vive pienamente il proprio sesso. L’ins'stenza del
Nuovo Testamento sull’e'erosessualità è salutare alla felicità e alla libertà della coppia e delTintera società. Non dev’essere
minimizzata, come non deve esserlo il faccia-a-faccia di Cristo e della Chiesa (2).
7. - li) Non vi è incontro d' due persone,
se non è gratuito (3). Nè l’uomo nè la
donna possono essere trattati come un mezzo. La procreazione ntn è il fine (nè tiri'-'
marie nè secondarioi del matrimonio, bensì un risultato attestante che l’unità del'a
iiiiiiiiiiiIitimiiiiiKminiimini
miiijiiiniiiiiiiiiimiiiii
limmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiui
QUALI PROBLEMI PONE ALLA COSCIENZA CRISTIANA ?
Liberazione e uso deii'energia nucieare
Il Sinodo de la Provenza e della Costa
.Azzurra
— constata la verità de.l’affermazione di
uno scienziato francese, responsabile nel
settore nucleare, secondo cui « l’accesso al
l’immensa riserva d’energia dell’atomo re
so possibile grazie a una sorgente — Tele
mento fissile — che ad eguale massa s
trova ad essere tre milioni di volte più po
lente del carbone, è un fattore che costi
tuisce una discontinuità quale si è rara
mente vista nella .storia della scienza
Questo fattore è all’origine di una discon
tinuità fondamentale nella storia della ci
viltà ».
— confessa l’urgenza di prender coscienza di tale discontinuità fondamentale come
di una delle cause dell’angoscia del nostro tempo. Ne consegue
da un lato un enorme aumento della
responsabilità, a livello delle strutture sociali, politiche ed economiche, alla quale
l’uomo del nostro tempo sembra insufficientemente preparalo;
daiTaltro l’avvento irreversibile della
comunione di destini dei raggruppamenti
regionali di popoli. Tale comunione di destini non può più essere annunciata, nell’Europa occidentale, dagli Stali nazionali.
— afferma riinpossibiiità di separare il
problema del crescente sfruttamento pacifico dell’energia nucleare dalla responsabilità del suo 'USO potenziale a fini militari,
poiché l’esplo.sivo nucleare è un sotloprodollo delle centrali di produzione di elettricità a partire dall’atomo.
Ciò giustifica il coiilrollo c l’ispezione
delle centrali pacifiche, già esercitati in
Europa dall’aulorità supranazionalc delr.Euralom.
Del resto, controllo e ispezione centralizzati si iniipongono altrettanto, in Europa,
per il proiblema del disporre delle scorie
radioattive senza pericolo per i popoli vicini nell’area della comunità di destino.
— prega il Sinodo nazionale 1967 di esaminare questa questione nella pro-spetliva
della sua precedente presa di posizione,su
« crislianesiiiio e nazionalismo » (Tolosa
1960) e di denunciare una volta ancora l’idolatria dell’ortline nazionale che impedisce
al .popoli dell’Europa occidentale e alle
classi politiche da essi espresse di prendere
decisioni ragionevoli nelle dimensioni dell’era nucleare.
— Il Sinodo ricorda, inoltre, che la Chic,
sa è la Chiesa del nostro Signore Gesù Cristo ,ehe è morto ed è risorto per liberarci
dalla paura della morte;
— ricorda che Dio c il solo padrone della storia della creazione;
— ricorda che non soltanto l’arma ato
mica, ma tutte le
armi sono strumenti
del nostro peccato;
— domanda che
ne prendiamo codendoci, domandiamo
a Dio il perdono che
ci ha promesso e che
può, esso solo, liberarci dalla nostra
scienza e che, ravvepaura;
— e invila i fedeli della nostra regione ad essere sempre e ovunque testimoni della riconciliazione.
Il prof. M. A. Rol
lier, docente di fisica nucleare, presenta la sua relazione.
Una singolare proposta
per il Natale 1967
limitare il numero dei figli, per ragieiìi
anche diverse da quelle economiche o uiediche. Nel dialogo coniugale è libera Ji
non avere come, unica vocazione il lav> ro
domestico e .’educazione dei figli.
y. - Senza volersi accontentare dì iparù ■.
e pur constatando che l’una e l’altra semi
rare, la Chiesa afferma con Tapostolo Pco
lo che vi isono per i propri membri
voicazioni possibili: quella del malriiiiimri
e quella del celibato. Ogni cr st ano pno
quindi essere chiamato come Paolo a i ‘ ipresentare ne] celibato la situazione lU
Cris'.o s esso, che non ha altra fanu<:'!' i
che la Chiesa, o come Pietro a rapprese:',
tare nel matrimonio la re azione del CriSio
con la sua Chiesa. ‘
Per aiutare i giovani a superare ¡1 i
riodo che li separa dal matrimon o, c
sciente delle reali difficoltà che essi a
frontano, la Chiesa non conterà sui .
vieti, foss’anche quello deg.i anticoncez; -naii, ma sull’Evangelo e suH’esemipio licìle coppie autenCche die propongono lo o
ampiamente alcuni anni di attesa.
Quanto agli sposati involon ari e ai .
libi involontari, la Chiesa li chiamerà a
questa libertà a due, la quale giusliii i
sco'prire e ad accettare, a posteriori, il
senso del loro matrimonio o del loro ccMhato. Tuttavia per ques.i ultimi, che le lircoslanze hanno imipedito di spo.sarsi o lia'ino privato del proprio congiunto, essa c.)
può nè aprire nè chiudere per loro la po' i i
alla poss.bili'à di una vita a due, a coi.
dizione che non iiiiplichi adulterio nè oiiicsessualità. È questo un punto sul quale esci
non esprime un giudizio. Essa sa pure du
molte unioni libere sono matrimoni p ìi
va-idi agli occhi di Dio .che molti di quell;
die essa ha benedetto.
lo. - Cosciente del l'atto che fra gli cs a
coli alla realizzazione di questa lìbera un.
tà della coppia nel a nostra società, occorr.'
considerare inol e strutture econoimiohe, .sudali o politiche, la Chiesa non può accontentarsi di una terapeutica dei casi indivi fÌua i, ma deve invitare fermamente I
pto.pri fedeli a militare sul piano sociale,
economico e politico per una modifica di
tali stru ture.
.A titolo esempilificalivo, mienzioniaoio : il
carattere non misto di molte scuole, il pie
colo numero di città univers larie o di casi
per giovani lavoratori aperte a le coppie, il
numero troppo ristretto di ca.se della gioventù e della cultura (...), il carat ere an
(■ora clandestino della pianificazione familiare, il prezzo troppo alto del soggiorno
in molle case di vacanze per famiglie, la
.eg slazione sociale per le donne die lavorano e per le donne sole capofamiglia, eco.
Questa azione sociale e politica della
Chiesa fa parte della sua ipredicazione del
l’unità della coppia.
VILLEFRANCHE (hip) - 11 sinodo regionale, su proposta del prof. G. Crespy
della Facoltà teologica di Montpellier, ha
adottalo il progetto che «egue, che ha in
vista (( una lotta senza quartiere contro la
guerra atomica » e « la mobililaz one di
risorse energetiche al servizio di lutti gli
uomini » mediante una presa di coscienza
generale della « necessità di una trasformazione radicale delle relazioni internazionali, in direzione di un universalismo atto
a tradursi concretamente in istituzioni
nuove ».
« 11 Sinodo regionale Alpes-Rhône, senza
per questo rinunciare ad altri mezzi d’azione, trasmette al Sinodo nazionale dell'E.R.F., al Consiglio ecumenico delle
Chiese e, per suo tramile, a tutte le Chiese
cristiane, la seguente proposta.
« Il giorno di Natale deU’anno 1967, alruscita dei servizi re Igiosi, tutti i cristiani
di ogni città in cui esistano comunità cristiane, senza distinzioni confessionali, chiameranno tutti gli uomini die desiderano
unirsi a loro e con loro si recheranno in
corteo presso le autorità che rappresentano
i governi nelle loro città o nei loro villaggi,
per consegnare loro un documeiilo nel
quale si affermeranno il loro rifiuto della
guerra e la loro volon'à di servire la pace
in un mondo in cui «i impegnano essi stessi
a lavorare alla tra.rformazione delle relazioni internazionali.
« Il testo di tale documento — che può
variare nei dettagli secondo le situazioni
particolari di ogni nazione — sarà stato
fissalo di comune accordo nel corso di in
contri ecumenici, .secondo modalità da pre
cisarsi in funzione delle particolarità con
fesisionali, da parte dei rappresen anti d
tutte le Chiese, nel corso di tutto il 1967
La sua redazione offrirà ai cristiani l’or
casione di riflettere insieme sul significalo
dciresis'.enza della Chiesa, nella prospettiva delle dich'arazioni del Concilio Valicano e del Consiglio ecumenico.
« Allora, forse, i cristiani — e con loro
lutti gli uomini — cominceranno a sapere
meglio che rosa significa il titolo messianico che la liturgia di Natale at'rihuisce
al loro Signore: ’’sarà ohiamato Principe
della pace” ».
(1) Naturalmente respressione «unione
lìbera » non è presa nel senso che le si dà
generalmente. Come ha detto ¡1 pasl. De
Pury ne la sua conferenza, « il matrimonio
cristiano è una permanente libertà a due,
vissuta soltanto perchè è libera, non perchè
il divorzio è impossibile». In ques o testo,
dalle fo;-miile volutamente contrastanti, il
past. De Pury ha in vista una unità profonda della coppia, vissuta in una piena
responsabilità di ciascuno degli sposi.
(2) Al riguardo è urgente che hi Chiesa
liquidi finalmente tutto l’armamenlario di
iiiimagini omo,sessiiali centrate sul Cristo,
elle ancora ingombra la sua pietà, i suoi
santuari e le sue case.
(3i (( Il matrimonio non può avere altra
motivazione nè altro scoipo che l’amore. Se
una donna si sposasse per mettere al mondo
un salvatore, questo matrimonio sarebbe
immorale » (doti. .Jamont, medico caltolic >
helgai. E proprio ciò che ha cercato di
esprimere Roland De Pury ¡n « Les fian(jailles de .Toseph et de Marie, ou Le Cantique dea Cantiques ».
3
mconrri mrernazionaii ai sruaio
lingue : italiano, francese, inglese, tedesco
(con traduzione simultanea)
12-20 luglio q«®*« 000
CRISTIANESIMO E GRANDI RELIGIONI incontro internazionale di studi ecume^ci
direttori : Georges Crespy ( Francia ), Franco Davite ( Italia )
21-31 luglio quota lire 13.000
NON FANNO SOLO MARCE DI PROTESTA campo-incontro fra americani ed europei
per un dibattito sui 'movimenti di dissenso'
direttori : Giorgio Spini ( Italia ), E. E. Pioch ( Germania )
1-12 agosto '''’® 15.200
INIZIATIVA POLITICA E PRESA DI COSCIENZA DELLE MASSE settimo incontro Africa-Europa
direttori: Mario Miegge (Italia), Jean Hadzi (Togo)
9-16 settembre q“®‘® I'''® H OOO
L'EMIGRANTE, CITTADINO DI SECONDA CATEGORIA consultazione europea sui
problemi dell'emigrazione
direttori: B. Ch. Sjollema (Olanda), O. Rauch (Svizzera)
dal 1 giugno al 30 settembre
CAMPO INTERNAZIONALE DI LAVORO per la manutenzione del villaggio e iniziative di servizio nella zona
direzione : Enrico e Clara Rostan ( gruppo residente di Agape )
AGAPE
1967
AGAPE
1967
aiiivilà di particolare interesse
per il profesfanfesimo italiano
( il csmpo invernale è annunciato a parte )
per i cadetti (età 14-17 anni)
25 giagno-12 luglio
L'IMPEGNO SOCIALE E POLITICO DEL CRISTIANO
10-20 settembre
IL RAZZISMO
direttore dei due campi : Franco Giampiccoli
13-22 agosto
CAMPO DELLA GIOVENTÙ' EVANGELICA ITALIANA
organizzato dai Consiglio della GEI
direzione : Giorgio Gardiol e una équipe interdenominazionale
25 agosto-2 settembre
NOI E LE NOSTRE COMUNITÀ' campo-incontro di membri delie comunità evangeliche ( facilitazioni alle famiglie )
équipe direttiva di laici, con Sergio Rostagno
23-27 marzo quota lire 7.000 ( quota iscrizione compresa )
LA CRITICA ALLA RELIGIONE seminario per studenti evangelici dei paesi dell'Europa latina (a cura della GEI e dell'MCS ; lingue: italiano e francese)
quota lire 21.500
quota lire 12.700
quota da stabilire
quota lire 10.200
3-7 settembre
quota lire 5.700
CONFERENZA GIOVANILE DELL'ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE tema 'Risveglio
e rinnovamento'
(è indispensabile conoscere inglese o francese)
dal 1 marzo al 24 giugno e dal 17 settembre al 31 ottobre
L'USO DI AGAPE E' APERTO A GRUPPI GIOVANILI E COMUNITÀ' LOCALI per
week ends, incontri, programmi di studio
Informazioni e iscrizioni: Segreteria di Agape, Prali (Torino)
per le iscrizioni inviare lire 1.600 di quota iscrizione (lire 1.000 per la conferenza dell'Alleanza riformata ) c.c. postale 2/20554 o conto 23403 del Banco di Roma, filiale
di Pinerolo, intestati ad 'Agape, centro ecumenico' Prali (To.)
età minima per partecipare ai campi: 17 anni
i campi iniziano la sera ( cena ) del primo giorno e terminano la mattina ( colazione )
dell'ultimo giorno indicato sul programma
per il percorso Torino-Prali (e ritorno) i partecipanti possono usufruire di autobus speciali (una corsa lire 800)
J-'W ,*
AGAPE
1967
AGAPE
1967
pubblicazioni
'Informazioni di Agape' (bollettino semestrale), un anno
lire 500
'Agape servizio informazioni', un anno lire 800 ( minimo dieci
servizi )
4
pag. 4
23 dicembre 1966
N. 49-50
UNA ECCEZIONE NELLA LETTERATURA ITALIANA
Piero Jahier, scrittore, poeta ‘protestante,
Il nostro settimanale non è solito
occuparsi di «letteratura». Ma per
Piero Jahier un’eccezione si deve fare: è l’unico scrittore-poeta protestante, entrato ormai in modo incontestabile nella storia della letteratura
italiana.
Nella .sua casa di Firenze, adorna
di cimeli delle sue montagne, Piero
Jahier è morto il 19 novembre scorso,
ed è stato sepolto nel piccolo cimitero valdese di San Germano Chisone,
secondo i suoi ultimi desideri.
LA VITA
« Sono nato a Genova — dove mio
padre era Pastore Evangelico — l’il
aprile 1884. A Genova ho avuto i miei
primi ricordi d’infanzia, fino a 5 anni.
Mio padre — Pier Enrico Jahier — in
italiano Giaiero — discendeva da. antichissima famiglia valdese, nota come ”la famille des Pasteurs et Capitaines Jahier”, che ha dato alle guerre
di religione sulle montagne valdesi
pastori e capitani, un eroe — il Capitano Barthélemy (165S), creatore
della guerra partigiana in montagna,
e un apostata — il Capitano Bernardin Jahier, di Pramol (1598). Mio padre era assai fiero di queste origini,
e io non avevo dieci anni che, essendo
egli Pastore a Susa (che e la città descritta in ’’Morte del Padre”) mi fece
valicare a piedi in un fantastico pellegrinaggio di due notti e due giorni — gerla in spalla — il CoUe dell’Assietta, discendere in Val Chisone,
e poi risalire a Pramol (—prato molle — un gruppetto di casupole montanare, culla della famiglia), dove il
vecchio Régent del luogo — un Jahier — mi fece lezione di tradizioni
familiari davanti a una scodella di
trifola sala (patate salate) e polenta
di grano saraceno...
«Mia madre... fiorentina... cantava
e ricamava deliziosamente anche vecchia, e col suo umore gaio, la parlantina toscana e la perpetua aria giovanile... faceva il più grande contrasto
con mio padre, un colosso con la tradizionale barba fluente all’uso valdese, e col suo pessimismo calvinista sull’umana natura ».
Così. Piero Jahier si presenta in
K Cronaca personale », le pagine che
concludono la sua raccolta di « Poesie ».
Tormentata e sofferta, nell’intimo
dell’animo e della « coscienza » come
pure nelle « situazioni » esterne, la vita di Piero Jahier è tuttavia molto
ricca, carica di umanità e di profonda
penetrazione. Dalla tragica morte del
padre (« È per non dar più noia — che
ha portato il suo corpo forte — da
sè l’ha portato al cimitero; poi — essendosi inginocchiato — ha detto al
Signore le ultime cose: poi gli ha restituito la vita»), alla povertà di sei
orfani e una vedova... dai tormenti
spirituali alla fatica del pane quotidiano, dagli slanci interventistici al
silenzio coatto. Iniziò gli studi teologici presso la nostra Facoltà Valdese,
ma dopo due anni li abbandonò « perchè — cos', si esprimeva lo stesso Jahiei, pochi mesi fa, in un’intervista a
Ferdinando Camon — non potevo
condividere la teologia protestante, e,
in genere, la visione che del mondo e
della storia ha il protestantesimo ».
Si impiegò nelle ferrovie. Parte volontario nella Prima guerra mondiale ; amico di Mussolini prima, cerne interventista, diventa nemico del Bearne... durante il fascismo enciclopedie
e cataloghi di librai lo presumono
morto (« quello scrittore che amava il
proprio paese e non collaborava al
Regime, non poteva essere che morto »). Invece Jahier tace soltanto, soffrendo, perchè non può « riprendere il
dialogo interrotto, con lo stesso amore » come sarebbe stato suo desiderio.
NELLA LETTERATURA
La vita sofferta e tumultuosa di
Jahier si esprime nell’arte. Vita che
diventa letteratura.
Era un po’ questo il programma degli aderenti alla « Voce », un movimento letterario che si esprimeva in
una rivista (appunto la «Voce») sorto agli inizi del '900 e che raccoglieva
l’avanguardia anticonformista di allora, tendente ad affermare una nuova cultura e una nuova ’ett-eratura,
espressione di una « esperienza integrale», impegnata anche se inquieta
ed imiwtuosa. Questo movimento è
stato paragonato ad una specie di
« Sturm und Drang » « in formato ridotto, italiano e novecentesco».
Enrico Falqui, ne « La Fiera Lette
raria» del 4 agosto scorso, in un irticolo su Piero Jahier esprime in modo
chiaro e conciso questa sua caratteristica della vita-letteratura : « Chi
non sente che qui la letteratura, pur
con tutte le sue discendenze ideologiche e stilistiche non lievi, deve alla
vita, alla lotta e alla pena dell.a vliu,
quanto ha di più autentico ed essenziale, nel tempo stesso che qui la vita
fa della letteratura il suo grido più
appassionato? ».
Jahier appartiene ai « moralisti »
della « Voce » che scrivono — come
dice Natalino Sapegno, uno dei maggiori studiosi e critici della etter.itura italiana — « per una necessità
profonda, che trova il suo stimolo in
un’inquieta e sofferta esigenza mor.ale
e si alimenta di concrete esperienze
umane. E appunto perciò l’impegno
espressivo prende in loro tutt’airro
risalto e s’impone come il sogno di
una vocazione più genuina».
Sempre il Sapegno così caratterizza
il protestante Jahier: «Alla radice
della sua arte si sente il rigore di
un’educazione puritana: una severa
dialettica delle categorie morali; una
disposizione costante e irresistibile
ad atteg^arsi di fronte a se stesso ed
agli altri, non come spettatore, ma
come giudice intransigente... ».
Ed ancora « ... in Jahier, artista prima ancora che mt ralista, l’intimo bisogno di verità e di rigore si traduce
soprattutto in uno sforzo di sincerità
espressiva: una sincerità, che non è
immediatezza, ma approfondimento,
adesione al contenuto più arduo e segreto della propria esistenza, trasformazione lirica e non lirismo autobiografìcc. Nessuna sua pagina suona
gratuita, priva o anche soltanto povera di giustificazioni umane... ».
UN UOMO COMUNE
Jahier ha avuto una concezione
molto elevata, si potrebbe dire quasi
«sacra» della poesia Essa doveva rimanere espressione, arte, non mezzo
di lucro. La vita doveva servire la
poesia, non servirsi di essa per arricchire la propria posizione sociale. È
una condizione generale per l’arte
(arte-vera, arte-espressione, in antitesi con l’arte-carriera-letteraria, arteguadagno, che degnerà molto presto
in non-arte), ma in Piero Jahier questa condizione è diventata veramente
vita; è stata -mantenuta ad ogni costo. È stato scelto piuttosto il silenzio, ma non la degenerazione della
poesia. È per lasciare alla poesia tutta la sua più genuina autenticità ohe
Jahier ha scelto di essere « un uomo
comune ».
« Fu nell’adolescenza che sentii, con
assoluta certezza, di non esser tanto
chiamato ad agire, nella vita, quanto
ad esprimere. Ma con altrettanta certezza sentii che non avrei potuto esprimermi se non avessi avuto il coraggio di essere ,anzitutto, un uomo
comune che si guadagna il pane vendendo una qualsiasi utilità, aU’jnfuori
della poesia, sul mercato del mondo.
« Chi è salito più in alto?
« Perchè io voglio scender«, quanto
è salito.
« Povero orfano di padre, la povertà mi aveva negato gli studi universitari. Ma ero terribilmente fiero delle responsabilità della mia posizione
di povero. Ritenevo che in una società Sana, ogni uomo avrebbe dovuto
iniziare la vita nella posizione di povero, per poter imparare ad essere
giusto. Così, quantunque fossi deciso
a lottare per migliorare la mia condizione (da ferroviere, presi due iauree,
studiando la notte) nessun miraggio
di fama potè avvelenare il concetto
relig;ioso della poesia che mi aveva inculcato il mio maestro di liceo. Fedele
Romani.
« Essa era una testimonianza alla
verità della propria anima, che doveva esser resa anche a costo della stessa esistenza; implicava il massimo di
pericolosità nel cozzo inevitabile con
gli interessi e le umane passioni, le
proprie e le altrui, p fors’anche un
mendicare per tutto il cammino. Ma
era questa la condizione assoluta alla
sua permanenza nel tempo, alla sua
eternità e dirinità, rispetto agli interessi temporali ed alle caduche nassìonì. Ma non mi pento per quanto
riguarda me, di aver scelto di essere
un uomo comune.
« Gli uomini comuni me ne hanno
ampiamente ricompensato, facendomi una compagnia ineffabile, attraverso tutti i casi della mia combattuta esistenza ».
LE OPERE
Piero Jahier è scrittore di pochi libri. In letteratura non è la quantità,
bens'j la qualità che incide e quindi
conta.
Le prime pubblicazioni sulla «Voce », la « Rivista Ligure » e « Lacerba » sono antecedenti la prima guerra
mondiale. Si tratta di quelle pagine
autobiografiche poi raccolte sotto il
titolo di Ragazzo. Questo libro è molte caro ai Valdesi, perchè in esso viene descritto in modo molto semplice
e vivo im paese delle nostre « Valli »,
San Germano Chisone, nella sua vita
faticosa, modesta e tradizionalmente
valdese.
Nel 1915 esce come « Quaderno »
della «Voce» l’opera: Resultanze in
merito aila vita e al carattere di Gino Bianchi (v. la presentazione a
parte). Dopo « cinquant’anni di quarantena» quest’opera è stata ripubblicata, per la prima volta dal lontano 1915, quest’estate, ed è stata molto
benevolmente ri-accolta !
Nel 1918, Piero Jahier pubblica i
suoi pensieri di guerra: Canti di soldati e Con me e con gli alpini. « La
poesia di guerra di Jahier — scrive
Giorgio Calcagno — non risuona dì
squilli di tromba, come quella di
D’Annunzio, ma del rumore delle
scarpe chiodate sul ghiaccio. Non è
epica, ma cronaca: descrizione della
sofferenza dei poveri, in un conflitto
che a loro è estraneo e nel quale sono
stati loro malgrado coinvolti ».
Successivamente questi lavori sono
stati più volte ristampati. Ultimamente, dal 1964, lo stesso autore curava presso l’Editore Vallecchi di Firenze una ripubblicazione sistematica
di tutte le sue opere.
Dopo il silenzio durante la dittatura, Jahier ha ancora scritto Arte
alpina uscito nel 1958 e Qualche poesia pubblicato nel 1962.
JAHIER VALDESE
Si può dire che Piero Jahier sia uno
scrittore protestante? I suoi natali
sono incontestabilmente valdesi. Ma
spesso i natali e l’appartenenza di fat
to a im « gruppo etnico » non bastano
a giustificare una fede.
Sappiamo che Jahier si è allontanato dalla Chiesa Valdese come istituzione, che egli ha aderito a partiti
marxisti, e che nell’ultimo periodo
della sua vita non ha negato una certa simpatia per l’apertura ecumenica
della Chiesa cattolico-giovannea.
Eppure, nelle sue opere, c’è il « marchio » protestante ; non lo si può cornir
prendere senza saperlo protestante e
valdese; non è confondibile o intercambiabile con uno scrittore di confessione e di origine diversa.
Jahier non è mai teologico, e difficilmente esprime in modo diretto la
sua fede; eppure essa vive in lui, in
modo nascosto « dietro le spalle » come lui stesso dice, come un’eredità
che rimane pungolo costante e costante sofferta inquietudine.
Questo distacco dalla fede dei padri, ma al tempo stesso questa presenza del passato nella sua vita, viene
dallo scrittore descritta in una pagina di Ragazzo:
«... ma ci sono dei giorni di disgusto in cui ha bisogno di appartarsi.
Sebbene rifiuti il passato, le idee del
passato, le idee morte sono con luì,
vivono in lui come una protezione.
Dietro le sue spalle ribelli ci sono le
nonne calviniste coi capelli lisci spartiti intorno al viso austero; ci sono i
Pastori che s’alzavano sul pulpito rigidi nella toga nera e lasciavan cadere suU’assemblea genuflessa l’invocazione sicura: ’’Notre aide est au nom
de Dieu”.
« La fatica delle anime loro frutta
anche nel suo sangue. Ci sono delle
ore che ha bisogno dì appartarsi; riaprendo il suo Testamento sul comodino. si atterrisce d’esser tanto malvagio, ritorna ai racconti morali dove
c’è sempre uno che si sacrifica; bagna
di lacrime il suo guanciale, solo nel
nero della notte, e i fratelli che gU
dormono accanto si spaventano dei
suoi singhiozzi soffocati ».
Questa, ed ancora la pagina che descrive rincontro con il poeta francese
Claudel, sono, a nostro giudizio, le
più « protestanti » di Jahier.
Giuliana Pascal
Serata
Mi son bardato per la serata
(dal momento che volete vedermi
nei vestiti che gridano : non è lui)
10 che respiravo alle giunture degli abiti
[vecchi
come un insetto
Mi son bardato per la serata.
E — tremando — dall’anticamera riscaldata
mi son prodotto nella luce, negli specchi e
[sorrisi
— un sorcio traversa il salone
del transatlantico —
E nuotando nella luce, negli specchi e sorrisi
dell’accoglienza cordiale
mi son trovato a parlare
delle sole cose care
a spiegare e difender la causa della mia vita.
Ma ho visto — a tempo' —
11 respiro della mia passione
congelarsi contro i vostri visi
A tempo mi avete guardato
come un drago che butti fuoco.
Mi domando perchè mi avete invitato.
Ma se è perchè ho scritto
tre parole sincere
e vorreste il segreto
di questo mestiere:
ci son sette porte
e ho perso la chiave
per poterci tornare
Se le ho dette, vuol dire che avran traboccato
Alzatevi presto
e vedrete levarsi la lodola
quando il sole ha chiamato.
Nella via mentre rincasate
su molle compensate
ritrovo la mia chiave, solo.
Sono stato visitato
sono stato auscultato
riconosciuto abile a vita coraggiosa.
Dieci volte respinto
ricomincerò
E se proprio fossi disteso
una polla di sangue al petto
aspettate a venirmi vicino
ancora non vi accostate...
Ma ho ritrovato la mia chiave
solo
ma vi ringrazio
ma son tornato dove non potete venire
dove son certo che la mia parola
s’enza averla gridata
non posso
morire.
Piero Jahier, dalle « Poesie
IIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIItllltl
iiiiimimiiimiiM
l’istanza ironica e paradossale di un nonio libero
Nelle « Resultanze sulla vita e sul carattere di Gino Bianchi » la denuncia
spiritosa, ma implacabile deirucmo degradato nel banale di una vita burocratica, proposto alla « pietà cosmica per tutti i funzionari, burattini comandati
dalle esigenze della civiltà moderna e della infelicità contemporanea ».
Su Piero Jahier come scrittore, io, che
non sono un letterato, non potrei e non saprei dire nulla. Ma vorrei tuttavia parlare
di lui come uomo, cosi come si rivela sin
dalle prime pagine di <( Gino Bianchi )>. Satira della burocrazia certamente, ma satira
che è assai più viva e penetrante del comune discorso letterario in chiave ironica cui
si è in genere abituati. Subito, sin Jallc battute iniziali, Gino Bianchi si presenta non
come la storia di un personaggio ma come
la denuncia, certo anche spiritosa, implacabile dell’uomo degradato nel banale, nclln
routine dell’inautentico, proposto quindi alla « pietà cosmica per tutti i funzionari, burattini comandati dalle esigenze della civiltà
moderna e dairinfelicìlà contemporanea »,
come avverte l’Autore nella premessa delTultima edizione.
Il discorso, un discorso amaro, che trafig-ge il lettore — questioni burocratiche a parte, non è forse la nostra vita dì oggi tipicamente perduta nel banale, in una ridda di
programmi vani e futili? — inizia dalla descrizione della situazione burocratico-amministrativa in cui il Bianchi vive le sue giornate, tutte uguali, mónotone, programmale
con metodica e pignolesca precisione, compendiata dalla tabella settimanale. Ma raggiunge il suo culmine nelle pagine della
(( istanza ». Sia dunque concesso a Gino
Bianchi, ormai schiacciato dal peso della
macchina burocratica in cui si è inserito,
non « un compenso in denaro, ma esclusivamente in tempo e in spazio, emergenze prive di valore in burocrazia», sia dunque concesso un anno di « Andata e Ritorno ». Sìa
concesso a « Luì che consuma un centesimo
della vita che riceve », poiché «seguitano ad
esistere anche per lui le infinite cose assenti,
che vogliono farsi guardare », anche se sembra scontato che debba trattarsi di un « Anno di Andata e Ritorno nel quale ripiovano
le stesse piogge — rasserenino gli stessi sereni — si accendano gli stessi amori — rinascano gli stessi nati — rìmuoiano gli stessi morti — risuonino gli stessi suoni — rirallegrino le stesse allegrezze — riamareggino le stesse amarezze ».
Ma, se questo vale per Gino Bianchi che
« si è preso di così ardente abitudine a esistere », perchè mai questo non dovrebbe essere anche concesso a chi (qui l'Autore si
immagina suo dipendente) vive nella « patria » di Gino Bianchi? « E soprattutto nella patria morale di Gino Bianchi, dove non
poteva tollerarsi l’abuso che, pur sussistendo anche in suo confronto le circostanze atte
a farne un elemento amministrativo debitamente disumanato, il sottoscritto si conservasse e stranisse, al contrario, sempre più
originale e diverso.
(( Non farà quindi maraviglia se tutta Venergia del medesimo, costretta a spendersi
in ribellioni, è risultala appena bastevole a
RESISTERE. Pura resistenza sono infatti i
miseri segni di pressione spirituale che gli
sono sfuggiti come gridi ogni tanto, sui quali prega benevoleni^a da parte di tutti i critici, sia professionisti che dilettanti.
« Tuttavia egli ritiene che di tale energia
gli sia rimasta un’ultima riserva per ESISTERE, se gli fosse concesso di tentare
l’esperimento di ESISTERE che gli consta
esser stato fatto da numerosissimi uomini fin
dal giorno della loro nascita.
« Chiama ESISTERE il diritto di consumare la vita secondo le leggi della propria
natura ».
Sia dunque concesso, come a Gino Bianchi, un anno Andata e Ritorno, « sia alrumile sottoscritto concesso un anno di servizio lirico anticipato, fatto di tutti i mo
menti freschi, fatto di tutti i momenti d imore, fatto di tutti gli attimi di accordo -'■r-1
mondo ch’egli sarebbe ancora per strapjr.vi
alla pena, al sonno ed al cibo ».
Ma tutto ciò, con Tintima, soiferta. € igenza di essere strappato alla «morte bu ocratica », culmina nel grido sublime
« ...perchè sono in ritardo
perchè sono stanco di resistere e differire
perchè voglio amare
tante parole rinchiuse
lasciatemele liberare ».
Ed ancora :
« Rendetemi, dunque, il mio peso
perchè non barcolli
perchè non perda piede
sul sentiero segnato.
Se siamo miseri,
Se siamo deboli, se siamo stremali
abbiam diritto al più acuto
grido di gioia
disperato ».
Questo era Jehier, uomo e poeta libero.
Enrico Pascal
■iMiiiiiimimiiHi
iiiiiHiiiiiimiiiii
IncoDiro con Claude!
...Marciando sotto le stelle, il silenzio era
caduto ira noi. Ma non era un silenzio determinato dalVangoscia della guerra imminente., di cui mi aveva anticipato gli orrori,
quanto dai pensieri ^‘que vous poursuiviez
vous même à mon côté, pendant ces belles
heures que nous avons marchées ensemble'\
Sentivo che, quei pensieri, la sua anima vibrante li intuiva al loro stesso nascere nella
mia coscienza, e li condannava con la collera
di un inquisitore, tanto quanto ero consapevole. al di là di ogni oziosa sua parola, di
quella unica insistente interrogazione, alla
quale aveva approdato la nostra comunione
di tre anni: ‘ Perche non vuoi vivere nella
certezza?^'.
Non era una certezza evidente al cuore,
malgrado i dubbi e dinieghi della ragione,
quella cui mi richiamava. Era la certezza oggettiva, fondata sulla accettazione dell'intero
credo delle cose visibili ed invisibili, dichiarato da una chiesa verità assoluta che s'impone allintellelto: resistere alla quale è peccato supremo dello spirito e dannazione. Era
la certezza medievale delleletto ’'choisi parmi ceux de mon âge", ’'appelé par mon propre nom", impegnata dalVorgoglio della fedeltà a una tradizione, a credere '’sans en changer un seul mot. à ce que mes pères ont cru
avant moi'’. Era la certezza sulla sua immagine d'un passato, più prepotente, per un
poeta, di qualsiasi realtà presente. Una certezza che condizionava anche Varie, e rivelava
al poeta la parola giusta per il suo canto,
salvezza insieme dell’anima e dello stile:
quella sontuosa lirica ebbra di corpose immagini di gioia, che il nostro Imaginifico si
era affrettato a plagiare a pagine intere, per
i suoi fini temporali.
Come, potevo volere quella certezza, se si
era rivelata così fallace quando mi aveva lasciato, lui stesso, d’urgenza, all’improvviso,
alla periferia di Francoforte che non conoscevo, per andare a confessarsi, a farsela confermare da un’altra coscienza? Non stavamo
già confessaìidoci tra noi?
E ora, l’orrenda certezza, religiosa, politica
o filosofica che sia, la certezza che alza patiboli d'odio sulle desolate piazze del mondo,
era giunta a rompere tra noi anche la confidenza della totale apertura d'anima in quellora grave. A impedirmi di dirgli: no, non
voglio essere un ’’eletto”; non voglio farmi
assolvere da un Dio fatto a mia immagine e
somiglianza, sia pure col meglio di me stesso,
per cantar la mia gioia e la 'Uia gloria. Non
voglio un Dio di cattedrali, ma un Dio di
questi universi, ’’nodi quasi di stelle” che ci
inviano su questa strada, attraverso migliaia
di anni luce, il fulgore della loro misteriosa
presenza. Del quale, nella mia durata di qualche anno, io posso soltanto affermare che può
essere "totaliter aliter ’ da quanto immagini
la mia presuntuosa sufficienza.
Più che mai. oggi voglio essere un misero
uomo, con tutte le miserie dei miseri uomini
del mio misero cuore. E se mi immergerò volontario negli orrori di questa guerra, non
sarà per quella che mi pare ironia blasfema:
che la guerra possa ’’remire plus court, le
cliemin vers Dieu”. ma per la timida speranza che la resistenza all'aggressione possa abbreviare il cammino dell’uomo verso l'uomo.
Tali erano i miei pensieri meaire apparivano i primi lumi di Porta Romana, e stringevo per l'ultima volta la forte mano del
poeta cristiano che aveva creduto di umiliarsi facendo di se stesso ”nn des dernlers leìiants de l'ordre éternel”.
(Piero Jahier, da « Poesie »).
5
ISÍ 49-50 — 23 dicembre 1966
pag. 5
“Com’era il paese, com’era?,,
Nelle pagine di “ Ragazzo ,, Piero Jahier rivela quanto
profondamente egli fosse radicato nella sua.Uerra valdese
Opinione concorde dei cri^^ici letteTari è che in Piero Jahier, sia pure
-attraverso la scarsa pr^uzione, sia
sempre presente la « ri^dità », 1’« austerità tipicamente calvinista» ereditata dal padre pastore valdese e dall’educazione protestante ricevuta da
bambino. A maggior ragione possiamo sentirla noi protestanti, in Piero
■Jahier, quella carica di siparitualita,
che riesce ad assumere forma poetica,
ma che rimane certamente inconfondibile, e per cui sentiamo lo scrittore
veramente nostro, di un’epoca in cui
i valori religiosi tradizionali non
erano ancora scomparsi, ma erano
ben presenti anche in coloro ohe solo
anagraflcamente o per nascita appartenevano alla Chiesa Valdese.
In questo senso, Jahier rappresenta il dilemma e le sofferenze di quanti hanno sentito e sentono la forza di
una tradizione trasformatasi in costume e in coscienza, ma non vedono
cerne essa possa sopravvivere m un
mondo ormai diverso; e perciò amano accusando...
La morte del padre (e cos'i e anche
intitolato un capitolo del libro «Ra^azzo », il più protestant© dei^ libri
di Jahier) segnò certamente di uno
choc spirituale il giovane;
« Perchè quella bestemmia il Pastore — davanti la fossa aperta —
pestando la carne gialla della terra
malata — perchè quella bestemmia il
il Pastore : — Io sono la Resurrezione
« la Vita — dice il Signore — mentre
ora entrerà nella terra — Questa è
una cosa che ti riguarda. Signore —
Non è per i sei orfani piccini — Trenti
la tua consolazione. Signore — ».
Del padre, Jahier ricorda più che
altro appunto la rigidità calvinista;
« Ci aveva spiegato cos’è la scuola
— dove si impara a servire — e ogni
sabato aspettavi da noi la medaglia
come una gioia che non ti è dovuta,
ma al Signore, per onore del Vangelo». E altrove aggiunge; «Non mi
sono mai passate di mente ^ le gomitate, i calci e gli sputi buscati sui banchi delle scuole elementari di Tonno
dai miei compagni, accomunati in un
■odio violento contro il «barbet » che
il padre, rigido calvinista, costringeva
ad essere il primo della classe ad
cnor dell’Evangelo ».
Nelle pagine di « Ragazzo » si sente
l’ossessione del peccato, la paura della colpa, le ineluttabilità della preghiera e del pentimento, ma come
qualcosa di pesante, di temibile, di fatale; qualcosa che deprime, e contro
cui si cerca ostinatamente e inutilmente di reagire, « finché lo chiamavi
€ gli spiegavi il castigo, ricoverato nelle tue grandi mani, e lo offrivi in preghiera al Signore : questo bambino
tentato ».
Visione cupa, pessimistica.
« Com’era il paese, com’era?
«Le domeniche giubilari: l’affollamento alle cancellate del^ tempio, le
ondate gravi dell’armonio a _ ogni
apertura, e dentro i vecchi con cinque
ordini di rughe, simili ad Abramo, allineati sulla panca, sfogliando le Bibbie consunte; poi le loro lunghe schiene dolenti curve a confessare in preghiera.
« Tacciono : aspettano le parole per
la loro settimana di cammino trito e
eguale, con più o meno riserve eguali...
Ascoltano, raccolti ; accordano semplicemente le loro anime schiette al
ritmo di quell’arpa infinita».
Solo diversivo e sola consolazione
per il ragazzo calvinista, il paese delle
vacanze, S. Germano, e le lunghe
passeggiate sui monti.
« E avendo passato le grasse pasture e schiacciato i mirtilieti inchiostrosì senza sostare e salutata l’ultima farfalla intirizzita sul vasto talamo deH’arnica montana, stretto patto col piede saltatore, ...arrivar primo
alla sella e guardar oltre: mi apparvero allo sbocco, in corona, pulite nel
contrasto dei venti, le grandi montagne cento visi ».
Ma anche lì un motivo di tristezza;
« La casa fu venduta : dolce casetta
estiva, con uan fiancata strapiombante sui tofani del Rusigliardo, guizzati
da lampi d’ombra di trote; da lontano cambiata in vestiti e tasse scolastiche per i sei orfani minorenni; per
così poche mila lire venduta con gli
annessi e connessi; il pero gigantesco
mai scalato fino in vetta che faceva
tanti miria, i riquadri a fagioli rampicanti, le pergole dai pampani frescheggianti, i perini nani allineati
dest-riga ».
Perchè Jahier amava le valli, viste
da lontano come in un sogno, e la
loro storia ;
« Terra ingrata quindi a questa
gente che pure l’ama, come ama la
terra del rifugio. Poiché sbanditi da
ogni paese sotto la procella delle persecuzioni, qui i Padri testimoniarono
della fede sostenendo una lotta disuguale per secoli, e attraverso i secoli,
di qui emigrarono, ripassando il giogo delle Alpi o spingendosi fin nell’estrema punta d’Italia stretti nei
loro nuclei familiari coinè le genti
primitive, confortati dall’insegnamento e dall’esempio dei loro Barbi, sacerdozio uscito dal loro seno e partecipe di tutta la loro vita».
Avrebbe voluto di più dalla sua
gente e dalla sua chiesa, e lo dice
sempre con apcoramerito ;
« E qui soprattutto' si palesa la manchevolezza di quella borghesia dingente che si è elevata sulla popolazione rurale e si è sparsa in buona
parte per l’Italia; essa costituisce la
classe sociale più alta_ tra i Valdesi
ed anche la meno simpatica: non
c’è qualche segno di tradimento in
questa classe che è giunta alle lauree,
alla placida vita di consumo degli stipendiati, e non ha avuto e non ha
abbastanza intelligenza per comprendere che l’avvenire dei Valdesi, se un
avvenire poteva esserci per loro, era
lì nelle loro valli, nè abbastanza ener.
già per impadronirsi dei mezzi di produzione, di quelle poche forze naturali e sfruttarle in solidarietà col suo
popolo...? Meno collette e _meno inglesi, e un più alto senso civile!
«I Valdesi non si sono rinnovati;
anche le monete spirituali più preziose si logorano e si deprezzano con
l’uso ; quel movimento di affrancazione spirituale che li affermò come popolo, concluse anche il ciclo della loro
vita superiore. Quell’amore disinteressato per le cose dello spirito che è
uno dei frutti più puri della religiosità, si è urtato con delle intelligenze
tarde e chiuse; sono rimasti una collettività storica interessante, non un
focolare di vita spirituale ardente in
mezzo alla beffarda incredulità di
questi tempi. Nel conflitto tumultuoso
di aspirarioni, di negazioni, e di speranze che è la vicenda tormentosa
dell’animo moderno, non hanno portato nessuna parola. Hanno il terrore
degli ardimenti delle anime dubbiose
che cercano la loro via attraverso il
fuoco. ... Perdoniamoli in grazia della
sanità morale delle loro famiglie ove
forse sono gettati i semi della riscossa...
« So bene che se si può insegnare
un metodo di studio è vano sperare
di insegnare la religione o la vita deh
lo spirito, ma in ogni anima è grande
l’influenza che esercita uno spirito
forte e combattivo; è una provocazione, una spinta. Questo è mancato
e manca ai Valdesi e ai loro professori di teologia, anche tenuto conto
della ottusa sensibilità e della poca
immaginazione della loro razza. Non
so se abbia a ciò contribuito quell’annichilimento deU’orgoglio, quella mortificazione della volontà predicate da
Calvino... ».
Tutta questa disperata critica perchè Piero Jahier sentiva forte il marchio della sua genie e una specie di
schiavitù spirituale al calvinismo atavico :
« Il y a eu plusieurs pasteurs de ta
famille qui ont desservi cette paroisse: B. Jahier en 169'5> le prisonnier de
Peumian; E. Jahier en 1672, B. Jahier ... Est-ce-que tu ne devais pas être
pasteur, comme ton père? — Non_ rispondo : ho fatto un così lungo viaggio e i documenti sono dentro suggellati; aprirò, renderò conto ai mio
giorno.
« Sebbene rifiuti il passato le idee
del passato, le idee morte sono con
lui [il ragazzo] ; vivono con lui come
una protezione — Dietro le sue spalle
ribelli ci sono le nonne calviniste coi
capelli lisci spartiti intorno al viso
austero; ci sono i Pastori che s’alzar
vano sul pulpito, rigidi nella toga nera, e lasciavan cadere suU’assemblea
genuflessa l’invocazione sicura: Notre
aide est au nom de Weu — La fatica
delle anime loro frutta anche nel suo
sangue ».
Augusto Armand Hugon
Le opere di Piero Jahier
Le opere di Piero Jahier sono attualmente disponibili nell’edizione curata da lui stesso presso Vallecchi, di Firenze:
Ragazzo — Con me c eon gli alpini. P. 294,
rileg. L. 2.500.
Resultanze in merito alla vita e al carattere
di Gino Bianchi. Con un allegato e una
appendice. P. 170, rileg. L. 1.800.
Poesie. Con un’introduzione : Un uomo co*
mune. P. 140, rileg. L. 1.500.
Arte alpina. Commento letterario ad artistiche riproduzioni fotografiche.
Non sarebbe possibile che, da parte valdese, si pubblicasse una antologia di pagine
di Jahier che abbiano per noi un interesse
e una risonanza particolare? Al di là delle
« opere » pubblicate, certo molte pagine, specie ne {( La Voce », restano silenziose e ignote. Nessuno dei nostri letterati se ne sente
attratto? nessuno dei nostri laureandi pensa
ad una ricerca su di lui, ora che è divenuto
un personaggio « storico »?
Dina PAGiivifl Da “ coro me e con: gli aipiroi,,
Bitratt« del soldat« Soinacal
Il soldato Somacal Luigi da Castion — recluta deU’84, 3“ categoria — era stato cretino dalla nascita e manovale fino alla chiamata.
— Cretino vuol dir trascurato da piccolo,
denutrito, inselvatichito.
— Manovale vuol dir servo operaio, mestiere sprezzato. Il suo lavoro consisteva in
nulla essere, tutto fare.
Ne porta i segni il corpo presentato alla
visita militare.
— Somacal ha offerto alla patria un fardello di ossa tribolate in posizione di manovale.
Sporge in fuori l’osso dell’anca che aiuta
a camminar sciancati quando si deve equilibrare la secchia di calcina;
gli ingranaggi dei suoi ginocchi pesanti,
gonfi di nocciolini reumatici, empiono i pantaloni;
il suo busto è una groppa che aspetta in
eterno di ricevere pesi;
la testa si rannicchia fra le spalle come cosa ingombrante, perchè un uomo che porta,
la testa gli dà noia;
le sue mani di corame chiaro stringono
sempre il badile; lo sguardo cerca terra ; per
non inciampare.
— Questa è la posizione del manovale in
eui Somacal si è presentato.
Somacal deve star sulla posizione di attenti,
invece.
— E che cos’è la posizione di attenti che
« doveva prender subito voi, se siete buon
militare » se non : « le calcagna unite sulla
stessa linea, le punte dei piedi ugualmente esperte e distanti fra loro quanto è lungo il
piede, le ginocchia tese senza sforzo, il busto
a piombo, il petto aperto, le spalle alla stessa
altezza, le braccia pendenti, le mani naturalmente aperte con le palme rivolte verso le cosce, le dita unite, col pollice lungo la costura
laterale dei pantaloni, la testa alta e diritta,
10 sguardo diretto in avanti? ».
La posizione di attenti è la negazione della
sua vita.
Somacal vorrebbe essere buon soldato, perchè è un mestiere che consiste nel passeggiar
col fucile e vi passano la minestra, il pane e
11 vestito come agli altri tale e quale, (lui che
non gli toccava che resti quand’era in squadra operaia), ma il suo corpo tutte queste cose non le può fare.
Prova l’attenti; prova il saluto; ma quando gli pare di esser riuscito, la mano non resiste più a mantenersi tesa, le ginocchia cominciano a tremare (vieni presto, caporale, a
verificarej e quando il caporale arriva a lui,
tutto ha ceduto.
E’ tornata la posizione di manovale. Somacal in tmiforme è un burattino.
Il caporale lo tira fuori dai ranghi, lo fa
marciar solo; e- ridono tanto i suoi paesani,
cottimisti con lui per la Germania, perchè
”i’è qua Somacal” che era anche allora una
« macia ». Ci vuole in carovana, per sopportar
la fatica.
Infine, Somacal è interrogato e, parlando,
scopre l’ultima qualità di burattino: ha anche la lisca Somacal Luigi. Per esser completo.
Somacal gli hanno impedito di imparar
l’operaio perchè era cosi buon manovale.
Ora gli impediranno di imparare il soldato per serbarlo ridicolo.
Ci vuole, in camerata; « una màcia »; per
sopportare la noia.
E’ vero che Somacal si rinfagotta, che non
sa farsi la cravatta (perchè non si deve sforzar il collo chi vuol portare), che si mette
il cappello torto (perchè è impossibile che
sul suo cappello ci sia un fregio); ma se c è
una giacca macchiata alla vestizione, finirà
certo sulla groppa di Somacal Luigi; sarà
suo il fucile che non ha scatto, fucile scappatore; e la scarpa del gigante che nessuno ha
voluto, e la borraccia che geme; mentre sarà
di tutti, invece, il suo barattolo del grasso
che tesorizzava nel buco del tavolaccio, o il
suo stoppaccio per nettare il fucile.
Su Somacal tutti si arrangiano; è una festa quando viene ripreso; ora ci farà ridere
il nostro burattino.
Ma appunto perchè si sente burattino diventare un soldato ammodo e la gloria.
C’è speranza di riuscire.
Il suo tenente non ha riso quando l’ha
guardato; anzi ha detto che un soldato non
conta per quel che l’han fatto i suoi parenti,
ma per quello che sa diventare.
E’ un tenente « che conosce » ; manovale
— ha detto — è come la donna di casa che
anche se fa tutto non è riconosciuta, ma poi
■— quando si è soldati, e oggi manca il bottone, e domani il fondo delle mutande è
partito : ah! si dice — ghe voleva la femmena qua via ».
C è speranza. Per due, per quattro sarà
troppo difficile ancora. Ma ci son delle cose,
intanto, da poter imparare.
Somacal imparerà, intanto, a far bene quello che nessuno fa, perchè tutti lo sanno fare;
arroncigliolerà le cignoline; ramazzerà per
levare il sudicio e non per farlo sparire.
Poi imparerà gli esercizi — quando tutti
li sanno fare e sbagliano perchè tanto li sanno fare —; Somacal, che sta attento, li farà
bene, allora — non sarà più tirato fuori
quando si marcia di fronte « guida destr » :
« Odo Somacal, vegnì fora vù; no stè a far
confusion » diceva il caporale. Ora : numero
uno o numero due, Somacal sa « sparire ».
Forse il tenente « che conosce » si accorgerà che ha migliorato.
Poi la marcia; ma per la marcia non ha
da imparare: si tratta di andar sotto il peso:
è una cosa di prima.
Poi imparerà a tener pulito il fucile; nessuna canna lustrerà come la sua : fategli
ispezionarm : ecco la luminosa spira delle
quattro rigature. Somacal è tranquillo: sul
fucile non ci sarà osservazione. Lo sa lui che
i granellini di polvere non ci possono entrare (tappato, in camerata; ma non lo dite : è
proibito).
Ormai Somacal sta per riuscire soldato.
Ma invece, pervenuto a questo punto, ecco
che non può più bastare. Ecco ancora qualcosa di nuovo. Ecco il Tiro. Il fucile non era
fatto per crociatet e ispezionarm. ma per
sparare. E Somacal non può sparare.
Somacal ha dovuto tener sempre bene aperti i due occhi in vita, e invece al Tiro di
recluta bisogna chiuderne uno. Impossibile
farlo stare.
Se provi a tapparlo con la mano, come farai a «sbarare»?
E se rivòlti il cappello e lo tappi con la
tesa, non basta ancora.
Quel cane di occhio seguita a vedere.
Bisogna bendarlo col fazzoletto. Unico rimedio.
Dunque Somacal si avanza verso la stazione di tiro bendato stretto, come a mosca
cieca.
Ah! se il tenente non lo vedesse! ah! se
lo lasciassero accomodare tranquillo a suo
modo!
E proprio lo hanno lasciato, e ha fatto 30,
Somacal Luigi.
Ed è successa la cosa meravigliosa.
Che il suo tenente lo ha visto e si avvi
CONTIJSrUA
IN OTTAVA PAGINA
iiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiimimiiiMiiiimiiiitmiimiimii'iiitiim iimiiiiiii
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— Anche da noi fa friddo, ma qui
c’è friddo di più — disse Bastiano —
e si sgocciolò l’ultima sorsata di vino
ch’era rimasta in fondo al bicchiere.
— E poi qui c’è la nebbia. La nebbia che da noi non c’è — aggiunse Michele. — La nebbia... Nebbia della
vai pagana...
Disse proprio « pagana », invece di
«padana». Chissà: tante volte l’inconscio azzecca giusto.
Bastiano e Michele erano venuti
dalla Calabria, là dove — mamma
santissima — guardare una donna
che non sia la propria può avere (xmseguenze poco piacevoli. Il paese che
Corrado Alvaro ha messo a nudo, dove nemmeno il medico può entrare
nella casa dell’am-malata e deve abbozzare la diagnosi servendosi del
marito come intermediario.
— Dice che le fa male la panza.
— Toccatele il punto che più le fa
male. Picchiate con le dita, così come
si suona il pianoforte.
E cosi, di seguito.
Ora, Bastiano e Michele avevano
trovato lavoro nella città del nord.
Braccianti, si' capisce. Ma al paese
mandavano i soldi e loro si contentavano di mangiare pane e cipolla. Per
non murare a secco, andavano a bere
■Un quartino all’osteria ed a fumare
una sigaretta : « Alfa », s’intende ; costa meno ed è più forte; non importa,
poi, che faccia scatarrare di più.
C’era anche il vantaggio che nell’osteria faceva caldo, con quella stufa
che andava a tutto vapore, e poi si
sentiva un po’ di musica del « giubosse ».
— Questa ohe canta è la Vanoni — disse Bastiano.
— La "Vanoni. Mica parente di quello delle tasse?
— Mah! Devi fare la denuncia della 'Vanoni? Se non la fai ti fregano;
sta attento.
Sbottarono a ridere, perchè loro
— poveracci — non c’entravano proprio per niente nell’affare delle tasse.
Almanacchi per l’anno nuovo
— Ah, Bastià, ho visto compare Rafele che ha comprato il libro che indovina quello che deve succede nel
sessantasette.
— E che die?
— Quello che indovina quello che
deve succede nel sessantasette, ho
detto. „ „
— E che ti ha detto compare Rafe?
— Mi ha leggiuto che ci sarà ancora
la guerra, ma che ci sono anche sjkranze che non ci sarà. Mi ha detto
pure che si spendono non so quanti
miliardi al giorno e che ci sono ancora tanti fessi che dicono che e giusto e tanti altri fessi che dicono che e
sbagliato, dicono.
_ Tu che ne pensi. Miche?
— Io? E che vuoi pensà, Bastià?
Pàteme e màmmema m’hanno sempre
detto : « Statte citto. La bocca che
parla sbaglia sempre. Non t impiccia
de niente».
— Giusto.
L’uscio dell’osteria fu improvvisamente spalancato. Entrarono tre gin
vanotti e una ragazza; una folata di
vento gelido invase il locale. I quattro sedettero ad un tavolino; 1 due
calabresi udirono che ordinavano panini imbottiti e birra.
I giovanotti avevano la zazzera lunga, la ragazza indossava un maglione
rosso su un paio di pantaloni blu.
— Aristocrazia — giudicò Michele.
— 'Vengono da qualche gita. Ci hanno la macchina fuori. Parlano pulito,
li senti? „
— Mica hanno vergogna di stare
qni- . , j , T.
— La fame fa uscire il lupo dal bo
SCO. Non vedi come mangiano?
— Quando la gente mangia è tran
■TU '?u3cui a eosau uou opuenÈ) 'Bninb
ba. Dice che noi rubiamo, noi del Sud.
Ma anche loro non scherzano. Sai che
ti dico. Miche?
— Quando andavo all’Oratorio ci
hanno ricontato del lupo che è diventato quieto per la santità di San Francesco. Prima lo lupo se magnava li
cristiani, poi quando San Francesco
gli dava le pietanze è diventato come
un agnello. Sfido io: ti pare? Perchè
doveva continuare a magnà la gente
se veniva saziato?
— Giusto. Ma c’è chi non magna e
s’arrangia come può e c’è chi magna
poco e chi troppo. E quelli ohe magnar
no troppo vorrebbero magnà de più e
perciò trafficano sui vivi e sui morti.
— È cosi.
— E noi ci contentiamo di pane e
dì Alberto Guadalaxara
cipolla, di un quartino di vino e di
un’ « alfa ».
— Ti dispiace?
— E a te?
— A me no. Basta che mandi li soldi
a casa, così; poi vengono qui.
— Anche io la penso come te. Vedi?
Hanno voglia de dì: «Sono terroni».
Siamo tutti della stessa natura.
— Compare, nessun uomo può pesare un altro uomo, perchè sgarra
sempre, o per malizia o per ignoranza.
Però, c’è chi misura giusto, chi pesa
giusto.
— E dove sta?
— Lo dicevano a dottrina, no?
— Ci credi, tu?
— Ci credo. E tu?
— Dipende da quello che mi succede. Se mi va bene, ci credo; se
no, no.
Si spalancò ancora la porta; nuova
folata di vento gelido.
Entrò un ometto sciancato. Aveva
una borsa a tracolla, piena di libriccini.
Sperava di vendere qualche copia
degli opuscoli; comunque per lui, era
un buon pretesto per riscaldarsi un
poco e per bere un grappino. Intanto,
per giustificare in qualche modo il suo
ingresso, si mise a gridare, come se
fosse in piazza:
— Almanacchi per l’anno nuovo.
Tutto quello che deve succedere nel
novecentosessantasette.
— È quello che ha letto compare Ra.
fele — commentò Michele.
Gli avventori sbirciarono appena lo
strillone, e chi continuò a mangiare
pane e salame, chi a giocare a carte.
Nessimo dei presenti aveva letto
Leopardi e il suo dialogo del venditore di almanacchi ; neppure gli « aristocratici », o non se ne ricordarono,
ma tutti fiutavano l’inganno, perchè
oggi molti sono smaliziati, meno quelli che ci rimettono i risparmi per comprare le polverine «miracolose».
Il venditore ambulante si avvicinò
al tavolo dei « signori » ohe continuavano a ingozzarsi di panini e ad ingollare birra.
— Signori, l’almanacco : vi porta
fortuna.
— Dài, Piero, comprane uno — propose la ragazza al più vicino compagno di tavolo.
— Sono tutte fesserie ! — gridò uno
che stava scolando un mezzo litro.
— Sono tutte fesserie — fece eco
il giovane, rivolto alla ragazza.
— E tu credi, Bastià, che c’è chi
pesa giusto?
— Ce l’hanno detto tante volte, no?
— Allora — fece Michele, sberrettandosi e sorridendo ironicamente —
se ce l’hanno assicurato
si calcò il berretto sulla testa e
continuò :
— Sai che faccio, Bastià? Dal momento ohe c’è chi ci pensa, mando al
diavolo l’economia e mi prendo un
altro quartino.
Ora, anche i patiti della canzone
avevano smesso di far funzionare il
« giubosse ».
La nebbia, dalla strada, pareva facesse pressione per sfondare i vetri,
con l’intento di evaporare al caldo
della stufa.
Mattinata fredda, malinconica. Più
che malinconica, nostalgica: una stra.
na, inspiegabile nostalgia. La famiglia? La casa lontana? Una speranza
qualsiasi?
L’oste accese la radio. Trasmettevano musiche, motivi di Natale. Tutti
stettero in silenzio, divenuti improvvisamente attenti, gravi. Quelli che
bevevano deposero il bicchiere sul tavolo, gli altri ingozzarono in fretta il
loro boccone, i giocatori lasciarono le
carte ed anche la ragazza e i suoi compagni furono afferrati come in un abbraccio <da quei motivetti semplici, ingenui, che pareva non dicessero niente e dicevano — invece — tante, tante cose.
Lo sciancato si pose a sedere, affascinato da quelle arie dolcemente malinconiche ohe facevano un gran bene
all’anima.
Un brivido gh serpeggiò lungo la
schiena, per ima speranza improvvisa. Guardò la borsa con i miseri libretti, ne capì, l’inutilità. Sentì,, però,
alleggerirsi di un peso, pensando che
quella merce fasulla gli faceva godere
di una grande, misteriosa fiducia; gli
consentiva — cioè — di sbarcare il
lunario, di acquistare — anche lui —
un pezzo di pane e una cipolla,, in attesa che si realizzasse un destino migliore, una vera « giustizia sociale »,
cosi come sentiva ribadire, a getto
continuo, da tutti i capoccioni della
politica, quando parlavano in piazza
o davapti ai microfoni della Rai-TV.
6
¿i aJumiñH'ü lyftb — w. wüu'
I LETTORI Cl SCRIVONO
Nella Bibbia
c’è la Parola di Dio
Un lettore, da Vitinm (Roma):
Da un po’ di tempo a questa parte
si va attribuendo alla Bibbia l’appellativo irriverente di ; « papa di
carta » come se si trattasse di un
libro qua'siasi, o di una cosa vecchia da relegare in soffitta. Capisco
quanto grave possa essere il pericoloso concetto idolatrico del Libro «lesso, e che in esso ci sono argomenti
molto <( difficili a capire e che gli
uomini ignoranti e instabili, torcale Scritture a loro propria perdizione! ».
Ma niente può giustificare il volgare attributo di « papa di carta »
alla Bibbia percliè discredita, oltraggia e mette in ridicolo (sia pure
indirettamente), la Parola di Dio.
Un teologo protestante, in un guo
libro, ha scritto che bisogna « distinguere tra Parola di Dio e Sacra
Scrittura » e che « ip gergo protestan.
te si dice spesso : leggere la Parola
di Dio», oppure: «leggere nella
Parola di Dio », invece di dire : « leggere la Scrittura », poiché Dio non
manda un libro, manda il suo Figliolo »... E, facendo un .paragone
tra la Bibbia e il Corano, aggiunge:
« ...anche del Corano è detto che
è stato scritto da Dio In cielo, in
arabo» (!).
Sì, è vero' la B bbia non è stata
scritta in ciclo da Dio, la Bibbia
è stata scritta in terra ¿tagli uomini!
Ma : « nessuna profezia delle Scritture procede da vedute particolari,
poiché non é dalla volontà degli
uomini che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perchè sospinti dallo Spirito Santo »... (2 Pietro 1: 20-21), e « Iddio dopo avere
molte volte e in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo
dei profeti, in questi ultimi tempi ha
parlato a noi mediante il suo Figliolo » (Ebrei 1: 1, 2).
Gesù doipo avere ripreso severamente i farisei che trasgredivano i
comandamenti di Dio, riferendosi
alla Scrittura, disse loro: « ...avete
annullato la Parola di Dio a cagione
della vostra tradizione » (leggere
Matteo 15: 3-6). Anche Gesù, dunque
identificava la Parola di Dio con la
Sacra Scrittura!
L’autore déll’epistola agli Ebrei
dice : « perciò, come dice lo Spirito
Santo... (e qui fa seguire il verso 8
del Salmo 95) ...Oggi se udite la sua
voce non indurate il vostro cuore »...
E dopo avere esortato i suoi lettori
a non lasciarsi vincere dall’incredulità, .portando l’esempio delle Scritture, aggiunge: «Perchè la Parola
di Dio è vivente ed efficace, e più
affilata di qualunque spada a due
tagli e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito... e giudica i
sentimenti ed i pensieri del cuore »
(Eh. 3: 7-12 e 4: 12).
Non è vero dunque che dicendo:
« leg.gere nella Parola di Dio », oppure : « leggere la Parola di Dio »,
« ci s’impadronisce della ’’Riveiazio.
ne” e si fa a meno deH’Iddio vivente » (come asserisce l’autore de',
libro : « Gite cosa è il Proteslantesimo? » a ,pag. 31, 32). Ma, leggere
nella Parola di Dio, significa:
1) Conoscere sempre meglio il
Piano di Dio per la propria salvezza.
2) Conservare sempre meglio la
pro>pria lucidità di fede e non perderla, (come quando ci si ,itone davanti una « Bibbia-Corano » intesa
come « papa di carta »).
3) Mantenere l’equilibrio, e controllarsi davanti alle proprie rivelazioni, senza « fare a meno deU’Iddio
vivente », e quindi, senza impadronirsi della « Rivelazione ».
Ed ora facciamo qualche definizione:
a) Gesù Cristo : La Parola di
Dio fatta carne.
b) Testimonianza apostolica: La
Parola di Dio predicala.
c) La S. Scrittura: La Parola di
Dio scritta.
Tutta quest’opera ha un solo soggetto: Gesù Cristo; un solo »coipo:
La redenzione delle anime; una sola
mela: Il Regno di DIO che VIENE.
Concusione; La Bibbia non è la
Parola di Dio, ma nella Bibbia c’è
la Parola di Dio. Perciò, stimiamola
e rispettiamola.
Mario Grassi
una persona, che certo si dona benignamente a noi, ma non è in nostro
possesso. Non è che possedendo una
Bibbia, abbiamo Dio in tasca, come
si dice. D’altra parte è chiaro tanto
a Lei quanto a R. de Pury che non
po,ssiamo avere un rapporto autentico con Dio, senza ricorrere alla testimonianza della Bibbia. In sostanza potremmo ¿lire: il Dio della Bibbia è un Dio che ¡tarla, non un Dio
clic scrive e la fede non viene dal
leggere ma dall’udire. Ma non si può
udire Dio senza leggere la Bibbia.
Noi udiamo parlare Dio nelle pagine della Bibbia e non altrove. La
Sua Parola bisogna cercarla nelle
parole della Bibbia, perchè la B.bbia non è solo un libro che parla di
Dio ma Ü libro nel quale Dio parla.
Ma aprire la Bibbia e leggerla non
è come mettere un disco. Non c è
nulla di automatico e di meccanico.
C’è da parte nostra attesa e preghiera che Dio parli e che noi lo udiamo.
Paolo Ricca
Auguri
Riceviamo da parecchi lellori, in
redazione, gentili parole di augurio,
e molli altri — ohe sollecitamente
inviano la quota per il loro abbonamento 1967 (ricordate: L. 2.500
per l’Italia, L. 3.500 per l’estero!) —
accompagnano il loro versamento
con un apprezzamento e un augurio.
Non ci è possibile rispondere a lutti, evidentemente, ma teniamo a dire
qui quanto queste espressioni cordiali ci fanno piacere, intendendole
estese a tutta la rete dei collaboratori, in redazione e in amministrazione, vicini e lontani. È una comunità
sui generis, la nostra e vostra, ma
è una comunità, e nel comune lavoro, nel pensare insieme, anche nel
dissenso, essa si approfondisce e rinsalda. Buon anno!
Sili controllo delle nascite
Abbiamo ricevuto
In memoria di Emilia Jahier, Marta Turin (Torre Pellice), per l’Asilo
evangelico di Luserna S. Giovanni
L. 2.006.
In memoria di Mario Jahier,
C.C.R.T., per l’Asilo dei vecchi di
Luserna S. Giovanni, L. 5.000.
Ringraziamo e trasme:tiamo.
Un lettore, da Gorle (Bergamo) :
Signor Direttore,
da quando, sul N. del 11-3, fu resa
nota l’avvenuta traduzione e fu presentata, da parte del Pastore Aldo
Comba, l'importante opera del professore di etica alla Facoltà di Teologia
protestante di Parigi e membro del
Consiglio ecumenico delle Chiese
A. Dumas, ossia il libro « Il controllo delle nascite nel pensiero protestante », e fu rivolto l’invito agli evangelici italiani ad esprimere le loro
opinioni e proposte al riguardo, non
ne ho trovato finora sul Suo Settimanale, con mia gramle meraviglia, assolutamente alcuna.
Perciò, pur condensando il mio
scritto, per necessità di spazio, nei minimi termini, voglio, quale convinto
assertore, da molti anni, dell’imprescindibile necessità del controllo e limitazione delle nascite, specie in vari
Paesi più o meno materialmente e
moralmente sottosviluppati (fra cui il
nostro), fare alcune osservazioni sull’opera suddetta.
Anzitutto, nella prefazione si afferma: « ...il credente può vivere anche
l’aspetto sessuale della propria urna
nità con quella medesima semplicità.
UNA LETTERA DALL^ IRLANDA
Àncora sul “perturbatore della quiete,,
Un lettore, da Belfast (Irlanda)
Signor Direttore,
La nostra attenzione è stata attratti da un articolo apparso sul Suo
giornale, intitolato « Il perlurbatore
della quiete », che tratta delle attività di un certo rev. lan Paisley
nella nostra città e nel nostro paese.
L’articolo sfortunatainente riflette una
conoscenza molto imperfetta della
nostra situazione.
Tale situazione è una triste eredità
della nostra storia passata, quando i
dissensi religiosi portarono a conflitti armati e a persecuzioni dura'!
parecchi secoli. In seguito alla ribellione e alla guerra civile di quasi cinquant’anni fa in Irlanda, la nostra isola fu divisa tra il Sud cattolico, con una piccola, ma influente
minoranza protestante, e il Nord
protestante, con una minoranza cattolica di un terzo della popolazione.
Le Chiese principali, però, co^ntinuano a servire Finterà isola. La nostra Obiesà presbiteriana storica, lieta e fiera di essere associata alla
Chiesa Valdese nell’AUeanza Riformata Mondiale, è coisl concentrata,
che formiamo il 30% della popolazione nel Nord (400.000 persone) e
l’l% del Sud (30.000 persone).
Per via della nostra storia e delle
continue rivali à politiche, pesa una
triste eredità di odio, di amarezza, di
sospetto e di paura. Nel Sud i protestanti sono politicamente deboli,
sebbene siano generalmente rispettati e sia loro concessa una grande li
terno partecipò più tardi alla nostra ma li leggano tutti e due. Per l’inAssemblea, esprimendo il ramunari- formazione di oggi e per le decico del Governo per non aver saputo sioni di domani. E le redazioni cerimpedire un fatto così increscioso. | cheranno di far rendere a tutto vos ro
Questa fu la «riunione illegale», per ¡ vantaggio la carica della fraterna
cui il rev. Paiisley fu più tardi cita- coesistenza competitiva!...
lo in giudizio, e dichiarato quindi ................................in III
colpevole: gli fu ordinato di promettere di « mantenere la pace » per
due anni; egli stesiso preferì andare
in prigione anziché fare la'e promessa.
Il sig. Paisley è un oratore e propagandista abile, amante di parole
violente e insulti volgari sia contro
I cattolici sia contro gli altri protestanti. Alcuni dei suoi amici e seguaci hanno tradotto le sue parole
in azione, non solo con frequenti
minacce ai protestanti ohe polemizzano contro di lui, nia anche con
bombe e colpi d’arma da fuoco
contro i cattolici, per terrorizzarli e
scacciarli dalle loro case. Un certo
numero di essi sono sta i persino assassinali, durante lo scorso anno. Il
Governo dell’Irlanda settentrionale
(che è interamente protestante) ha
leagito fermamente per domare questo movimento, che vorrebbe trattare i cattolici come i nazisti trattavano gli ebrei in Germania.
. La nostra Chiesa denuncia pure
questo atteggiamento, non iterchè
abbiamo una « tendenza al ritorno a
Roma », ma perchè crediamo dhe
questa sia la nostra vera testimonianza pro testan !e e cristiana. Non è.
Una valdesina
risponde
Utm lettrice da Villar Per osa:
Ho letto su l’Eco delle Valli il
rabbuffo dell’amico Dr. Varese circa
i costumi valdesi indossati da un
gruppo di valdesine in una circostanza nella quale non lo avrebbero dovuto fare seconido lui.
Siccome nelle sue descrizioni mi
sembra di riconoscermi con alcune
compagne vorrei rassicurarlo : La manifestazione alla quale abbiamo partecipato era una commemorazione di
una persona verso la quale sia noi
che la nostra chiesa avevamo dei motivi di riccnoscenza. Eravamo state
iiivitate in quanto valdesi e in compagnia del noiStro Pastore. Se ci foisse
stata la benché minima in'.enz'one di
folclore avrebbero do-vuto esserci vari altri costumi più qualificati del
nostro ma quello valdese era il solo
COstucme presente.
Grazie ad esso una quantità di persone dal maltino fino al tardo pomeriggio venne ad interrogarci e a domandarci notizie della nostra comunità: insomma, una occasione di testimonianza dinanzi a molta gente
tri cui svariate personalità, rappresen anli de la stampa, ecc. come a
noi glovanette tocca di rado. Posso
anche assicurare che siccome tra noi
naturalmente, assolutamen'.e vero
berta. Nel Nord i cattolici sono : che noi desideriamo qualsiasi forma
assai for’.i politicamente, per cui so- | d’unione con la Chiesa cattolica, a
no numerosi quelli ohe continuano , meno che -issa diventi veramente
a pensare che essi dovrebbero essere , riformala, mollo al di là di ciò che
tenuti in sottordine, come cittadini attualmente appaia.
di seconda classe, e che qualsiasi mo. I Ho parlalo dettagliatamente di vi erano studentesse, assistenti univimento iper ridurre la discrimina- questa questione, perchè mi doman- versitarie e genie laureata, abbiamo
zione religiosa o per incoraggiare la ' do se i Suoi lettori, dopo migliore parlato del nome Valdese con lingua
cooperazione, in vista della prospe- j informazione, potranno ancora por- sciolta, riconoscenti a Dio, come
rità e della pace di tutta la nostra si l’interrogativo: «è tanto discutibi- sempre sono stali i Valdesi quando
comunità, dev’essere consideralo un I |e che un cristiano sia un perturba- j era loro offerta una occas.one di letradimento della nostra eredità pro- ; lore della pace pubblica? », ovvero ^ stimoniaoza.
testante. Per questi ultimi i cattolici potranno pensare ancora che un mo- Ora abbiamo riposto i no.siii coseno nemici e dovrebbero essere de- ; vimento di questo genere annuncia | stumi m guardaroba ma ci proponianunciati nel modo più violento; con agli uomini l’Evangelo del nostro Si- ' mo di indossarli ancora. Non ci
loro non sarebbe possibile parlare gnore e Salvatore Gesù Cristo e la sembra di doverli considerare come
La Sua conclusione è appunto
quella cui vuole giungere Roland De
Pury nel suo libro Che cos’è il Protestantesimo? (ed. Claudiana, Torino). Egli non vuole affatto mettere
in dubbio che nel’a Bibbia ci sia la
Parola di Dio, al contrario lo afferma energicamente, proprio come Lei.
L’Autore intende solo ricordare
■— come anche Lei ha fatto — che
la Parola di Dio non è un oggetto,
sia pure sacro, ma in primo luogo
fraternamente.
La nostra Chiesa crede che la verità di Cristo può prevalere solo nell'amore cristiano, e che la violenza e l’oppressione sono al retlanto
biasimevoli quando sono aipplicate
dai protestanti contro i cattolici,
quanto viceversa. Anzi, lo è anolie
di più perchè noi dovremmo essere
meglio formati! Ecco perchè siamo
attaccati e disprezzati. Il capo dell’oppoisizione è questo rev. Paisley.
Nè -ui nè qualsiasi dei sei o dieci
pastori a lui associati, sono mai stati ministri della nos'ra Chie.sa o di
qualsiasi altra Chiesa presbiteriana,
finché egli s esso non ha organizzato
una Chiesa per attaccarci. Nel seguire questa linea di azione inci.ò una
gran folla, tentando di ostacolare la
riunione di apertura della nostra .4ssemblea generale annuale, in giugno,
e iper insultare non solo i dirigenti
de la uoslra Chiesa e i rappresentanti delle Chiese presbiteriane e protestanti sorelle della Gran Bretagna e
dell’estero, ma anche i rappresentanti della nostra Regina, il Presidente irlandese e altre figure politiche di primo piano, per non parlare di tulli coloro, uomini e donne,
giovani e vecchi, che si erano radunati per il cullo. 11 ministro dell’In
grazia di Dio. Penso che qualsiasi una toga iper la confermazione, per
appoggio o simpatia al «ig. Paiisley e i culti delle solennità e per la no
al suo movimento farebbero poco
onore alla vostra nobile Chiesa.
Con un sincero sa uto e augurio in
Cristo,
Andrew J. Weir
Moderatore dell’Assemblea e
Segr. generale della Chie
stra bara. Preferiamo considerarli
i-ome una bandiera di testimonianza.
Le valdesine in causa si ripromettono di convertire il caro Dr.
Vare.se in occasione di una gua prossima v.sita alle Va'.li ma, ipoichè abbondano sulla nostra stampa i catoni-censori e poiché esse hanno ora
la penna in mano, vorrebbero timidamente lanciare una proposta:
Non potrebbe la nostra stampa
Dall’atteggiamento di alcuni let- valdese che .spende tante parole su
lori, risulta che vi è qualche confu- argomenti non sempre urgentemente
Precisazione
sua- lotta contro la morte, non si è
preoccupata insieme di frenare la vita, onde mantenere Tindispensabile
equilibrio fra questa e quella : e ciò,
mentre tecnici ed economisti fra i più
competenti e rappresentativi dichiarano assolutamente limitate, anche se
con il favore degli eventi notevolmente accrescibili, le possibilità di nutrire
in misura sufficente la futura massa
di esseri umani. Sovrapopolamento,
che (« Mors tua, vita mea! ») potrà
portare l'umanità di domani a una
immane lotta di autodistruzione!
Se dunque il controllo e la limitazione delle nascite rientra nell’ordine naturale delle cose e nei voleri di
Dio (pur essendo un processo esattamente contrario a quello demografico
tuttora, purtroppo, in pieno svolgimento), appaiono assai meschini tanti bizantinismi, specie cattolici, sulla
moralità o meno dei vari metodi per
conseguire tale scopo, anche perchè,
credo, la vera morale sta ben più in
alto : è quella, cioè, che ci vieta di
causare danno o dolore al nostro prossimo a vantaggio di noi stessi. Se questo imperativo, base della vita civile
e sociale, specie di fronte ad un problema capitale qual’è quello dell’esistenza, viene adempiuto, sono d’avviso che l’uomo e la donna i quali abbiano il desiderio ed il diritto d’unirsi fisicamente, ed insieme vogliano^
avere la sicurezza di non dare, con
ciò, la vita a nuove creature, siano del
tutto giustificati nell’usare i mezzi
particolarmente efficaci, ed insieme
notoriamente innocui, creati dalla
scienza moderna.
So bene che Cristo, secondo il versetto già citato, ha espresso un concetto elevatissimo di sacrificio della
persona umana «a cagione del Regnodei Cieli )), ma lo ha fatto aggiungendo: «Non tutti sono calcaci di praticare questa parola, ma quelli soltanto
ai quali è dato...; chi è in grado di
farlo, lo faccia w. So anche, tuttavia,
che ai tempi di Cristo non esistevano
gli odierni mezzi anticoncezionali, i
quali, assieme a tante altre creazioni
deiruomo, nei campi più vari, rendono la sua vita fisica .sempre meno difficile e dolorosa. K credo clic se Cristo dovesse ritornare oggi, fra noi,
non li condannerebbe (così come non
condannò mai, per quanto mi risulta,
il cibo ed il sonno, indispensabili alia
vita), alla condizione, s’intende, che il
loro uso non indebolisse o guastasse
in alcun modo Tanima deiruomo ed
il suo impegno cristiano.
Ma qui, nel lìbero uso degli anticoncezionali, sta il loro lato pericoloso : cioè che uomini e donne, specie
giovani, sentendosi grazie ad essi liberati dalla paura di gravidanze indesiderate e relative conseguenze, si abbandonino senza freno ai piaceri sessuali, il cui facile abuso, come è noto,
guasta in modo piìi o meno rajiido od
irrimediabile il iisicc e la psiche. Come si sa, tale degenerazione sta già
verificandosi da tempo, ed è. in genere. assai grave : Ì>en ]iiù di quell’c( oblio della slruliuru di relazione
che la se.ssiialità propone » la quale
sembra essere, secondo ['Autore, l’unica deviazione negativa delTuso degli
antifecondativi. Credo però clic pur
qui 1 antidoto migliore sia l educazione dei giovani, uomini e donne, al
senso della responsabilità e delFonore
(questo, nel significalo più generoso
del termine), .sia verso i propri familiari, specie quelli ail'clliv,amenle più
vicini, ohe verso la propria persona,
e particolarmente quella dell’altro sesso, con la quale essi vogliono avere
rapporti naturali. Purtroppo tale educazione è spesso impossibile per mancanza o insuflicenza di chi la dovrebbe dare e, comunque, generalmente
più o meno ardua di fronte alla sfrenata ricerca di godimento da parte
della gran massa della gioventù d’oggi. Ma non per questo tale educazione
alle sapientissime leggi di Dio... Per- perde il suo valore, e ritengo che il
ciò non si possono usare mezzi e se- buon seme con essa gettato germini, il
guire metodi che possono essere leciti più delle volte, bene, anche se cade
nella trasmissione della vita delle t in mezzo a molto altro seme di loglio
piante e degli animali...» (sebbene I (perchè il terreno sarà stato lavorato
vada osservato che pure la morte, an- ^ „ i„ profondità »...); e che dovrebbe
che nelle sue forme più crudeli im- germinare ancor meglio in avvenire,
poste dalla « legge della giungla » che | i„ quanto anche la febbre di godimendomina sovrana in tutto il regno ani- to suddetta andrà diminuendo in obmale fin daOe sue origini —- Morte, la | bedienza alla nota legge naturale (quequale viene combattuta dai medici, e | sta si, scientifica!) per cui a certe sinaturalmente anche... da quelli cab I tuazioni ne succedono, prima o poi
libertà e riconoscenza che caratterizzano gli altri aspetti di una vita redenta da Cristo ». Ma io non riesco
a spiegarmelo, specie se penso che
tale « aspetto » è, nel momento in cui
si attua, nè più, nè meno che un atto
(¿’abbandono cieco a quell’istinto creato per la sopravvivenza della specie,
ammantandolo di quell’attrattiva dì
godimento materiale che ne costituisce la caratteristica assolutamente dominante, e che non vedo come possa
lasciare posto a sentimenti di riconoscenza cristiana.
Venendo all’opera stessa del Dumas, il quale pur mostra in genere
notevole erudizione e profondità di
pensiero, mi sembra che qualche sua
affermazione o citazione sia piuttosto esagerata od arbitraria : fra queste, quando parla (pag. 107) « ...della
struttura di relazione che la sessualità propone alla libertà e alla fedeltà
umane », dato che queste due prerogative nel loro pieno e concreto significato non possono andare congiunte; mentre non va dimenticato che la
materialità dell’atto sessuale, pressoché identica nell’uoino come in molti
dei più repellenti animali, ha un aspetto sproporzionatamente basso e sporco
di fronte alla vastità e gravità dei
suoi sviluppi potenziali, che vanno
dalla prima vita del neonato alla storia deH’umanità;
oppure, e qui mi riferisco a quanto è detto della Conferenza di Lambeth del 1958 (pag. 49), quando la
stessa afferma : « La coscienza cristiana respinge nettamente tutti i mezzi
che interrompono o impediscono il
compimento del coito ». Non mi risulta infatti esservi nei Vangeli alcuna
espressione dì Cristo in cui Egli menomamente accenni ad una tale « sentenza » (mentre, invece, secondo Matteo - Cap. XIX, vers. 10-12 - Cristo,
fra altro disse: «...vi sono degli eunuchi i quali si son fatti eunuchi da
sè, a cagione del Regno dei Cieli. Chi
è in grado dì farlo, lo faccia »);
oppure dove è detto (pag. 116):
« La fecondità avvicina l’uomo all’animale, mentre il dominio è la caratteristica di Dio e dell’uomo creato
a sua immagine. La fecondità è una
grazia divina... »; e, un po’ più avanti, è chiesto (in attesa evidente di risposta affermativa) : « L’eccesso della
responsabilità umana delle giovani
coppie non distrugge allora in qualche misura la loro appartenenza, benedetta secondo la Bibbia, al regno
animale? » - Ritengo che tali frasi,
oltre a... far fare una figura per lo
meno strana al Creatore, che attraverso il « regalo » della fecondità avvicina l’uomo all’animale, contraddicono quanto viene contemporaneamente affermato, ossia che « il dominio è la caratteristica di Dio ecc. » e
rendono assai confusa la conclusione
che suona : « (Luomo) partecipa al
tempo stesso della fecondità animale e
delFautorità divina ».
Quanto mi sono limitato a citare
appartiene pure a ciò che, credo, dovrebbe essere da parte di noi protestanti assolutamente evitato, perchè
ci si possa tenere lontani da quelle
posizioni assurde ed ipocrite, oltreché
assai probabilmente interessate, che
qui (anche per le lampanti contraddizioni esistenti in questo campo fra
l'Antico ed il Nuovo Testamento) sono
occupate dal Cattolicesimo, il quale,
tra l’allro, continua a ribadire il principio di una presunta « legge naturale » di volontà divina e quindi incon
testabile per l’uomo. Per questa, an
che un pontefice aperto e progressista
come Giovanni XXIII disse : « La tra
smissione della vita umana è affidata
dalla natura ad un atto personale e
cosciente (?!...) e come tale soggetta
sione circa il futuro della nostra
stampa (periodica italiana. Aliueno
Utili per noi e per la nostra causa,
tenere maggiormeme presente il suo
in un primo tempo, la situazione | fine vocazionale? La nostra patria viattuale rimarrà -quella che è e tutti [ va delle ore drammaliche sul piano
periodici evangelici italiani, nella
fattispecie l’Eoo-'Luce, 'continueranno la pubblicazione. Il nuovo 'settimanale, «Nuovi Tempi», prenderà il
posto del mensile « Presenza Evangelica », iniziando le pubblicazioni
nel prossimo aprile. Mentre auguriamo vita lunga e felice a questo
confratello in gestazione, che ci arriverà come un bel pesciolino d’apri.
le, esprimiamo l’auspicio, per gli
unì e per gli altri, che i lettori non
scelgano fra il loro giornale tradizionale e questo nuovo periodico,
Per il rinnovo deirabbonamento, ricordate :
Interno : L. 2.500 Estero{: L. 3.500
C.c.p. 2/17557, intestalo alla Libreria Claudiana, Torre|Pellice (Torino)
morale e religioso: gli scandali s)
moltiplicano a catena, Fiimimoralilà
dilaga come una marea di fango per
le vie di oigni città e paese della
Nazione, la criminalità arrogante e
beffarda spadroneggia ovunque, le
classi sociali in lotta tra loro si inaspriscono sempre più... E la religione <be più di lutti dovrebbe parlare tace. Anche noi valdesi siamo
nel silenzio.
I più arditi tra noi tentano è vero
di accodarsi a qualche corteo « sinistroide » e danno perciò un messaggio «sinistroide ». Ma ohe i vaidesi abbiano oggi un mes6a®gio loro
da dare alla Patria in distretta non ci
se ne accorge molto. Eppure le occasioni, ci sembra, son tante da
riempire un giornale a cento pagine.
Amalia Geyme'
tolici, come ogni mezzo — ha, in
quanto voluta o, per lo meno, ammessa dall’Essere Supremo, lo stesso
identico diritto della Vita, sua compagna inseparabile, a far parte delle
« sapientissime leggi » suddette).
Infine, ritengo vi sia una domanda
che il Prof. Dumas non rivolge al lettore, mentre invece gli andrebbe posta : se coloro che sono arrivati ad essere responsabili di se stessi non vogliono, per motivi personali o generali (specie nell’attuale situazione del
mondo)^ generare discendenti, o intendono farlo solo nella misura proporzionata alle loro possibilità di sostentare ed educare (come sono moralmente tenuti) la prole; e se il numero di costoro aumenterà progressivamente, c diminuiranno di conseguenza le nascile, non si dovrà considerare ciò come uno sviluppo di riequilibrio cui la Natura, e, per il credente, Dio, tende per ridurre quel
gravissimo squilibrio demografico che,
specie da mezzo secolo in qua, sta sovrapopolando paurosamente la terra?
Sovrapopolamento che avviene soprattutto, forse, perchè la Medicina, nella
altre opposte. Mi sembra però anche
oltremodo auspicabile che l’esperienza
fatta nel periodo di questo « stato
febbrile » aiuti a riconoscere la necessità per l’uomo e per la donna dell’equilibrio anche nella loro vita sessuale, basato in primo luogo sul sopradetto senso di responsabilità, quindi sui migliori mezzi anticoncezionali :
a meno che, ripeto, essi non siano portati a un « apostolato » che trascenda
i loro istinti naturali. Mi pare, infatti, che tale equilibrio, anche se tende
ad essere instabile e se va continuamente difeso (pure attraverso difficoltà e lotte personali, analoghe, in certo
scnso^ a quelle collettive in campo
politico per la conservazione della libertà), permetta in mollissimi casi di
evitare mali assai maggiori, come sacrifici eccessivi di un essere umano di
fronte a seduzioni particolarmente
forti deH’altro sesso, o, peggio, cedimenti alle medesime, e di conseguenza facili, graduali asservimenti a tutte quelle ipocrisie, specie cattoliche,
che vogliono coprire con « tabu » ogni
argomento e fatto della vita sessuale.
Giovanni Zavaritt
7
N. 49-50 — 23 dicembre 1966
pag. 7
Vita a "Villa Olanda,,
Anche la nostra comunità si prepara a celebrare il iNatale
LUSERNA S. GIOVANNI
Comiato dal Pastore Jabier
La ripresa è stata, grazie a Dio, buona.
■Cli ospiti di Villa Olanda hanno manifestato in più modi la loro gioia di vederci an•cora con loro, dopo che la Tavola ci ha riconfermato la sua fiducia.
La notizia della dipartenza del Pastore
Guido Coraba ha steso un velo di tristezza
su « Villa Olanda ». Il Pastore Guido Comba è colui che ha fortemente voluto questa
« Casa di Riposo », dove ha raccolto profughi russi, ungheresi, rumeni, jugoslavi, aven<loli amati molto ancora prima di conoscerli.
Poi li ha sempre seguiti, provvedendo alle
loro necessità, sempre animato da a amore »,
<jueiramore che è conosciuto nel Signore Gesù Cristo.
Ora non lo vedremo più giungere a Villa
Olanda con il suo sorriso sulle labbra: Egli
gioiva ogni volta che veniva a trovarci. Non
riceveremo più da lui o per mezzo suo, pacchi viveri o pacchi indumenti. Ma lo vedremo sempre con noi con il suo fare sempre
buono, lo ricorderemo sempre pronto ad
ascoltare tutti, a dire una buona parola a
chi ne aveva bisogno. Egli è presente.
L'Arciprete ortodosso, p. Victor Ilienko,
nel giorno in cui arrivò la notizia della dijpartenza, dopo che il Pastore Colucci ne diede notizia e con parola commossa ricordò
il Caro salito alla gloria dei cieli, volle con
un breve discorso « ricordare il fondatore di
Villa Olanda»: molti avevano le lacrime
- :agli occhi. Poi tutti innalzarono a Dio un
canto mesto e solenne, la cui melodia giunge lino al cuore.
Gli ospiti russi, ortodossi, hanno ricor.anche fare un'offerta in denaro « in memoria di Guido Comba »; la somma raccolta
.sarà devolula ad un Istituto di assistenza del. la nosli’a Chiesa Valdese.
E nel ricordo di Chi ha molto lavorato
per la « sua Chiesa », e per i fratelli nella
isofferenza, continuiamo il nostro lavoro.
Gli ospiti russi, ortodossi, lo hanno ricor■dato con un servizio speciale il 17 settemire 19.59: in quel giorno, per il vivo interessamento del Pastore Guido Comba, essi
avevano potuto inaugurare la loro Cappella,
la loro <1 Casa spirituale » come la chiamano,
' L -dove po.ssono riunirsi ogni domenica e in
ogni occasione o festa religiosa ortodossa, per
Innalzare a Dio il loro culto e canto.
Possiaino dire che, nonostante la malattia
di alcuni i una grave operazione chirurgica
di uno di essi, i nostri Ospiti hanno passato
Tina buona estate. Il clima mite ha aiutato
gli ammalati a riprendersi, e a dare loro la
gioia di vivere.
Come gii anni scorsi, anche quest'anno
non sorso mancali gli « ospiti estivi »; c’è
chi ha trascorso qui un mese, chi due o anche tre. godendo del giardino, del magnifico parco e ilella serenità che qui non manca.
Siamo stati vi.sitati da molti amici. C'è chi
è venuto per la seconda o terza volta, solo
-0 accomtiagriiilo. c'è chi è venuto jier la pri
Pro alluvionati
Soiiiiiie pervenute alla Tavola Valdese
fino al trenta novenilii'e corrente anno
U.G. Valdese-Battista
Monfalcone
1» LISTA
I DistrrUu:
Commissione Distrettuale
II Disireltn:
Biella
Coazze
Ivrea e diaspora
Sampierdarena
Susa
Torino
ChivasBo
III Distretto:
Bergamo
Como
Felonica
Mantova
Milano
Milano
Trieste
Verona
Basilea
Losanna
Zurigo
IV Distretto:
Colle! erro-Feren tino
Livorno
Rimini
Roma P. Cavour
Boma IV Novembre
V Distretto:
Bari
Trani
Brindisi
Latiano
Campobasso
Cerignola
Corato
Napoli V. Cimbri
Napoli Coivano
Napoli Vomero
S. Giacomo
S. Salvo
Guglionesi
Diaspora Molisana
S. Giovanni Lipioni
Carunchio
Taranto
Grottaglie
Leporano
Vi Distretto:
Cosenza
Dipignano
Palermo
ma volta, soffermandosi a visitare lo stabile,
il giardino, il parco, la Cappella Ortodossa
e quella Valdese, riportando un caro e gradito ricordo.
Fra le tante visite, ricorderemo quella di
una quarantina di giovani americani, studenti in teologia; ricorderemo la gradevolissima visita dei trombettieri del Baden che
sotto la guida esperta del Maestro Stober
e di un suo collega hanno suonato musica
religiosa e classica; ascoltando quelle trombe
pareva di sentire un organo tale era la fusione del suono dei vari strumenti.
Altra visita molto gradita è stata quella
dei membri della Società « Gustavo Adolfo »
sotto la guida del loro Presidente, accompagnati dal caro amico Pastore Enrico Geymet.
In quell’occasione abbiamo anche avuto la
gioia di avere fra di noi il Moderatore, Pastore Neri Giampiccoli ed i membri della
Tavola Valdese.
Ringraziamo tutti questi gentili visitatori, e diciamo loro : « la vostra visita ci fa
del bene e ci spinge a far sempre di più e
meglio; grazie! ». Molti di loro lasciano testimonianze toccanti, rallegranti nel nostro
« Libro d’oro ».
Vogliamo ringraziare i gentili donatori
(denaro e indumenti) per essersi ricordati di
noi nelle nostre necessità. Le loro offerte e
i loro doni in indumenti hanno alleviato non
poco il nostro lavoro e le nostre apprensioni.
Naturalmente le difficoltà finanziarie non
mancano: la Tavola Valdese sovviene alle
nostre necessità ogni mese, e siamo costretti
a rivolgerci spesso ai nostri amici, fratelli,
sostenitori perchè vengano ancora in nostro
aiuto. Il vostro è un aiuto fraterno « come
profumo d’odor soave gradito a Dio », e naturalmente da noi. Tutto è in aumento, generi alimentari ed ogni cosa (latte, nafta,
carbone, eco.). Alla Tavola che ha il grave
compito del mantenimento della Casa, vorremmo poter dire : non inviare più denari.
bastiamo a noi stessi, ma... quanto siamo
ancora lontani da questo! Pur tuttavia confidiamo nel Signore, e andiamo avanti.
Si avvicina il Natale; e naturalmente la
Signora Colucci sta già preoccupandosi per
la preparazione dei pacchi dono che ogni
anno abbiamo dato ai nostri ospiti profughi,
e che contiamo di dare anche quest’anno.
Siamo certi che l’aiuto ci verrà e che l’appello che lanciamo sarà raccolto da molti, e
i doni affluiranno largamente e generosamente, si da rendere lieto il Natale anche
a chi ha molto sofferto e va spesso col pensiero al tempo in cui erano a casa loro nella
loro terra, la Russia. Vogliamo dare loro
momenti di letizia; anche quest’anno l’albero di Natale sarà acceso in giardino e nella
sala da pranzo.
Natale non è la festa soltanto dei bambini, ma anche dei grandi, perchè per tutti
Gesù è venuto a portare il « buon annunzio » della grazia e della salvezza.
Con il cuore pieno di riconoscenza. Direzione e Ospiti, fanno salire a Dio Padre Tinno della loro gratitudine, invocando su
quanti amano Villa Olanda e su quanti impareranno ad amarla, sulla Tavola Valdese,
le preziose benedizioni del Signore che <c serviamo con pura coscienza » ed al cui Nome
diamo onore e gloria.
A tutti, fratelli e sorelle, amici, sostenitori. il saluto molto affettuoso e fraterno di
chi, giorno dojio giorno, vi presenta in preghiera davanti a Dio
vostri iti Cristo
Seifjredo e Elvira Colucci
Indirizzare eventuali doni in natura:
Direttore « V illa Olanda »
Luserna San Giovanni (Torino)
e doni in denaro:
Direttore « Vilht Olanda »
conto corrente postale N. 2/41903
Luserna San Giovanni (Torino)
Domenica 11 dicembre il pastore Roberto
Jabier ha lasciato la chiesa di Luserna San
Giovanni, dopo 15 anni di ministero. Il testo
della predicazione del mattino non era stato
scelto in modo speciale per l’occasione, era
suggerito dal lezionario biblico per quella
data; ma quanto significativo è apparso ai
membri di chiesa che hanno seguito da vicino con simpatia il pastore Jabier, soprattutto
in quest’ultimo periodo del suo pastorato a
S. Giovanni: è stato come un testamento spirituale che egli ci ha lasciato nel momento
del commiato : « Siate pazienti, fratelli, sino
alla venuta del Signore. Ecco, Pagricoltore
aspetta il prezioso frutto della terra pazientando, finche esso abbia ricevuto la pioggia
della prima e dell’ultima stagione. Siate anche voi pazienti; rinfrancate i vostri cuori,
perchè la venuta del Signore è vicina »
(Giac. 5: 7).
Il pomerìggio, nella sala Albarin, la comunità si è stretta intorno al pastore per
dimostrargli tutta la sua riconoscenza. Che
cosa richiede una chiesa al suo pastore? una
predicazione fedele alla Parola e una testimonianza di vita. Queste cose il pastore Jahier ha sempre dato nel modo più preciso
e profondo durante tutto il suo ministero, in
ogni chiesa ov’egli è stato; una comunità
come quella di S. Giovanni che per 15 anni
è stata costantemente e fedelmente edificata
« sull’unico e buon fondamento », si rende
conto del privilegio avuto, e quanto esso sia
essenziale e prezioso; è dunque logico che
abbia voluto esprimere al suo pastore tutta
la gratitudine e l’affetto, così come il cuore
le dettava.
E’ stata una festa semplice, ma piena di
calore: erano presenti il pastore Jahier con
i suoi figlioli; i membri della comunità, giovani e meno giovani; l’unione femminile;
il concistoro; la corale. Dopo la lettura della Bibbia da parte dell’anziano neo-eletto signor Dino Gardiol e il canto di un inno, presero la parola il diacono Livio Gobello per
................................................................................................................................................................
„III,imi,limili............................................................................................................................................
iiiiiiiiiimiiiumiiiimnumiiiiniiiiiiiimmmi
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
Doni da privati
TOTALE
400.000
268.000
100.000
240.000
96.000
100.000
500.000
10.000
1.200.000
127.000
10.000
56.000
300.000
70.000
134,810
112.000
50.000
15.000
100.000
67.350
100.000
21.100
936.700
1.000.000
211.000
10.000
6.000
5.000
27.000
30.000
52.900
69.500
3.700
129.460
15.000
13.000
10.000
7.000
18.800
4.575
20.000
12.000
5.000
25.750
7.200
80.000
6.776.815
227.444
7.004.259
AH&R06NA (Serre)
limi sventura, un appello
Profonda impressione ha destato in tutta
la comunità la tragica morte della nostra sorella Rivoira Maggiorina v. Rivoira, madre
del diacono del quartiere di Cacet-Rìvoires.
Mercoledì sera, 7 dicembre u. s., mentre il
figlio si era recato a Pradeltorno a provare
con alcuni, giovani una recita per Natale, si
sviluppò, per cause imprecisate, un incendio
nel fienile sopra la stalla. La nostra sorella
trovatasi sola, non risiedendo nella borgata
nessuna altra famiglia, cercò di spegnere le
fiamme, ma i suoi vestiti presero fuoco ustionandola gravemente. Il figlio, ritornando a
casa con Rino Benech, vide di lontano le
fiamme e precipitatosi arrivò giusto in tempo per salvare, con l’aiuto del suo compagno,
il bestiame rinchiuso nella stalla... La nostra
sorella fu subito portata alTospedale di Torre Pellice, prima, ed al centro traumatologico, poi, ma le sue condizioni erano troppo
gravi c, riportata all’ospedale di Torre Pellice, verso le 18 defl’8 dicembre spirava.
Certamente la condizione di isolamento in
cui queste famiglie vivono a causa del grande spopolamento della zona, e la mancanza
di strade, di prese per l’acqua e della luce
elettrica hanno contribuito a trasformare in
tragedia questo incendio. Rivoira Maggiori
na lascia in tutti quelli che l’hanno conosciuta un buon ricordo per la sua bontà e
per la sua gentilezza che provenivano dalla
sua bella fede. La profonda simpatia di tutta la Comunità circonda in questa tragica
circostanza il figlio Pierino e le figlie Elena
sposata Benech, residente a Perosa Argentina, Orlina che risiede per lavoro a Torino
ed Estellina sposata Long, residente ai Buffa
di Angrogna, assieme a tutti gli altri parenti
della scomparsa. I funerali svoltisi a Torre
Pellice ni corrente hanno dimostralo, per
la folta partecipazione, quanto profonda e
sentita fosse questa simpatia.
Il danno riportato supera le 600.000 lire
e come fratelli in fede non possiamo rimanere indifferenti, ma è nostro preciso dovere
aiutare chi è oggi nel bisogno di ricostruire
ciò che ha perduto.
Il Concistoro ha qiiindi deciso di
aprire una sottoscrizione in favore di
questa famiglia. Tutti sono invitati a
contribuire dando la propria offerta
direttamente al pastore o versandola
sul c.c.p. 2/44259 intestato a Chiesa
Valdese di Angrogna Serre, specificando chiaramente la causale del versamento. , „ • •
Il 29 novembre, nel corso della riunione
quartierale del Serre, è stata battezzata la
piccola Odin Franca di Alberto e di Plavan
Pierina. Benedica il Signore questo agnello
della Sua greggia, circondandolo della Sua
grazia. „ , ,
Il culto del 27 novembre a Pradeltorno e
stato presieduto dal missionario Roberto
Coisson, che ringraziamo molto per la sua
apprezzala collaborazione.
La solidarietà frate .-;ia nei confronti degli
evangelici colpiti dalle alluvioni si è concretizzata in una sottoscr zione fra le varie famiglie che ha dato la somma dì lire 206.000
e nel lavoro corripiuto da due nostri giovani:
Ettore Menusan e Pierino Peyrot, recatisi a
Firenze con il gruppo organizzato da Agape
per vuotare le cantine allagate dall’acqua,
con la pompa pre.stata gentilmente dal geom.
Elio Volpi di Torino. Tramite il servizio delTarmadietlo farmaceutico è pure stato possibile inviare disinfettanti per potabilizzare
l’acqua. Chiediamo al Signore, che ci ha risparmiali da queste prove e che ha mosso
nei nostri cuori l’amor fraterno, di concederci che questa azione non sìa il segno di
una commozione passeggera, ma ci mantenga disponìbili per l’aiuto fraterno fino a che
sarà necessario ai nostri fratelli colpiti dalla
prova.
Tutte le attività della Chiesa sono state
iniziate e continuano regolarmente. Il seggio deUTJnione Giovanile è stato eletto nelle
persone di Marilena Marcoz, presidente;
Edina Pascal, cassiera; Orietta Rostan e Ida
Richard consigliere.
Nel lavoro della Scuola Domenicale Nadiiia Richard collabora per il gruppo dei piccoli.
Ricordiamo a tutti Tallività della rinnovala biblioteca aperta in occasione dei culti
domenicali e del giovedì.
Per la settimana del libro lanciata dalla
Claudiana, alcuni giovani dell’Unione (Dino Peyrot, Marilena Marcoz, Orietta Rostan,
Iris Peyrot. Èva Grill, Ida e Mariella Richard, Eraldo Tron) hanno svolto, per la
prima volta a Frali, un giro di colportaggio presso tutte le famìglie con un successo
incoraggiante.
Atti liturgici. — E’ stato amministrato il
Battesimo a Claudio Grill di Bruno e Claretla Barus (Rabiere) ed a Mirella Peyrot di
Adriano e Franca Pascal (Cugno). Diamo il
benvenuto fra di noi a Laura Michelin Salomon di Bobbio Pellice venutasi a stabilire nella nostra Comunità in seguito al suo
matrimonio con Osvaldo Richard (Villa).
Chiediamo al Signore di benedire i fanciulli
e le loro famìglie e di essere l’ospite del nuovo focolare acceso fra dì noi.
RODORETTO
Concerto
La Martin Luther Kantorei eseguirà un concerto di coro e organo nel
Tempio di San Germano il 1» gennaio alle ore 17.
Tutti sono cordialmente invitati.
portare il ringrariamento del concistoro e suo
particolare; la signorina AUio a nome dell’unione femminUe; il pastore Seiffredo Colucci, direttore di Villa Olanda, amico fraterno da ben 46 anni del pastore Jahier, vale a dire fin dagli anni della Facoltà di teologia; il direttore della corale signor Gustavo
Albarin, e l’anziano Umberto Rovara. Attraverso alle parole pronunciate con accento
commosso dai vari oratori, si comprendeva
quanta simpatia ed affetto avesse saputo suscitare tra i membri della comunità il suo
conduttore. Era pure continuamente presente e vivo U caro ricordo della signora Emilia
Jahier, scomparsa da poco tempo, la quale
anche a S. Giovanni, come del resto in ogni
chiesa ov’è passata, ha lasciato un’impronta
profonda della sua vita consacrata : in particolare, da noi, ha l^iato un luminoso
esempio di pazienza nella sofferenza, che non
sarà dimenticato.
Tra i doni-ricordo offerti al pastore, vi
erano alcune filmine con le quali noi speriamo vorrà ancora molte volte fotografare
queste località, come soltanto lui sa fare,
cioè da maestro.
Non credo vi possa essere nulla di più adatto ed efficace a compendiare i sentimenti
che erano nel cuore di tutti, se non trascrivere qui le parole dell’inno che la corale ha
cantato al pastore Jahier, sia il mattino durante il culto, sia 0 pomerigigo neUa sala Albarin; parole scritte con felice ispirazione
dall’insegnante signorina Rina Bertin :
1) Nell’istante di commiato
che dà mestizia al nostro cuore
circondiamo con amore
il fedele Conduttor.
A lui pace, a lui conforto
dia la grazia del Signor.
2) Da tre lustri, in S. Giovanni
ei diede opera preziosa
e la cara sua compagna
gli s’univa con ferver.
Serberem il suo sorriso
or ch’è presso al suo Signor.
3) Nell’amarezza della prova
nuova forza in lui rinnova,
tergi il pianto e lo conforti
il Tuo Spirto nel dolor.
A lui dona. Signor, la pace,
noi l’affetto gli doniam.
(Melodia deU’inno 146 dell’innario)
Edina Ribet
S GERMANO CHISONE
La Comunità si appresta a celebrare il Natale con una serie di Culti attraverso i quali
l’annuncio dì Cristo raggiungerà tutti i Membri e i Simpatizzanti. Particolarmente significativi il Culto di Santa Cena organizzato
dai Giovani in un Quartiere di montagna e
11 Culto di Santa Cena che verrà tenuto all’Asilo dei Vecchi con la partecipazione della
Unione Femminile.
La attività dei Quartieri continua intensa
con le riunioni, la ricostruzione delle Scuole ecc.; la Società giovanile Amici della Roetania per la ricostruzione del giardino alpino di Pragiassaud, ha ora^una struttura legale e spera di avere quanto prima la autorizzazione ad iniziare i lavori.
Una Assemblea di Chiesa è chiamata ad
esaminare il progetto di riforma del Sinodo,
dopo che esso sarà stato studiato da un gruppo di esperti e dal Concistoro.
La Filodrammatica ha presentato con notevole successo la commedia « La Damigella
di Bard » in una finissima, deliziosa interpretazione di Anita Long e una ottima farsa in
piemontese; un ringraziamento particolare
va al regista-attore Baret, alla suggeritrice,
agli scenaristi e alle famiglie che hanno prestato mobili e costumi deH’epoca, oltre che
a tutti i bravissimi attori.
La colletta per gli alluvionati ha dato una
rilevante somma in denaro e grandi quantità
di viveri, vestiario e mobili già trasmessi a
Firenze.
iiiiiimniiiimiiiiMiiiiiniiiiiniiiiiiiMiiiitiimiHiiiiiiii
avvisi economici
DISTINTA signorina impiegherebbesì in Torino presso persona anziana, per compagnia, al mattino. Telefonare 585.379.
La moglie Giannina Cortelèzzi, i figli Giorgio, Enrico, Mirella e Luigi,
le Nuore, i Nipoti, le Cognate, i parenti tutti del
Pastore
G. Francesco
Peyronel
esprimono la loro viva riconoscenza
ai Dott. Lionello Gay, ai medici e al
personale delFOspedale Valdese di T(>
rino per la fraterna assistenza prodigata al loro caro, al Moderatore e al
Pastore Ayassot per la testimonianza
data in sua memoria e a tutti coloro
che sono stati presenti con il loro ricordo in qu.esta luttuosa circostanza.
Torino, 15 dicembre 1966
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Ravazzini, profondamente riconoscente per l’affetto di cui
è stata circondata e sorretta nella tristissima ora, ringrazia pastori, comunità e amici con tutto il cuore.
POMARETTO
Il culto di Natale avrà inizio alle ore 10
nel Tempio; in tale occa.sione si gradisce
l’offerta generosa della Chiesa per ultimare
i restauri del Tempio.
Nel frattempo si ringrazia tutti i generosi
donatori.
In attesa che il Pastore Bruno Roslagno
possa assumere il lavoro nella nostra Comunità le varie attività hanno ripreso con la
collaborazione dì alcuni Pastori e Laici che
si sono incaricati dei vari settori della vita
della Chiesa. Il Pastore di Frali cura le visite, le riunioni quartierali ed il catechismo;
i culti sono tenuti dai Pastori: Franco Giampiccoli e Sergio Rostagno, nonché dall’Avv.
Marco Gay; le lezioni di religione a Fontane ed alla Paola e la si^uola domenicale alla
Paola; la religione e la scuola domenicale
a Rodoretto sono curate dalla Sorella Giuliana Tron.
Il cullo di Natale verrà celebrato a Rodoretto e sarà presieduto dal Past. Bruno Rostagno che prenderà in questa occasione contatto con la nostra Comunità.
Due giovani sono in questi giorni a Firenze: si tratta di Sergio Tron (Rodoretto) e
di Riccardo Leger (Fontane) che coUahorano
con il gruppo organizzato da Agape per compiere vari lavori in vista della risistemazione
dei locali della Comunità fiorentina danneggiati dalTalluvìone.
Oleificio FidoMo Oneglìese
dì Scevolsi Paolo
LISTINO PREZZI N. 1 PER ITALIA NORD E CENTRALE
(Eventuali ulteriori ribassi saranno calcolali anclie se già in possesso dell'ordine)
OLIO DI OLIVA SUBLIME Tipo Magro
— Damigiana da it. 55 (con omaggio) L. 760 a It.
— Bidoncino da it. 27 » » L. 780 a It.
— Bidoncino da It. 17 » » L. 790 a It.
— N. 39 lattine da it. 0,900 » )) L. 720 cad.
— N. 19 lattine da It. 0,900 » )) L. 740 cad.
— N. 12 lattine da it. 0,900 (senza omaggio) L. 750 cad.
OLIO DI OLIVA EXTRA VERGINE Tipo molto Grasso
— N. 19 lattine da it. 0,900 (con omaggio) L. 840 cad.
—.N. 12 lattine da it. 0,900 (senza omaggio) L. 850 cad.
I PREZZI DI CUI SOPRA SONO COMPRENSIVI DEI SEGUENTI OMAGGI:
— It. 55, It. 27 e 39 lattine: gr. 400 di GAFFE’ EXTRA.
__ It. 17 e 19 : rispettivamente n. 4 e 6 SAPONETTE.
I pagamenti s’intendono c. assegno, se anticipati sconto di L. 10 a It. o lattina;
versare gli anticipi sul C/C postale n. 4/23840 intestato a Scevola Paolo - Oneglia.
Si inviano campioni gratis, per informazioni scrivere a: SCEVOLA PAOLO Casella Postale n. 426 - ONEGLIA.
8
pag. 8
23 dicembre 1966 — N. 49-50
Per la gioia di Natale
Ricordando il Pastore
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
del giudizio, ma anche della grazia di
Dio: «Io non sono il Cristo... Io son
la voce di uno che grida nel deserto :
Addirizzate la via del Signore... Colui
che viene dietro a me mi ha preceduto... È dalla sua jnenezza che noi
tutti abbiamo ricevuto e grazia sopra
grazia... È lui l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo ». E per Paolo apostolo la vicinanza del Signore
era più reale della sua situazione materiale : « Fratelli miei desideratissimi, rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo, dico: ralleg^'atevi. Il
Signore è vicino ». ,,
* « « ‘‘‘ *■
L’allegrezza cristiana non dipende
dalle circostanze esterne o dal carattere dei predicatori. I messaggeri della buona novella, vale a dire tutti i
credenti, non hanno sempre un sorriso angelico eAon sono sempre disposti a cantar? le lodi dell’Eterno.
Veramente « ogni carne è come l’erba
e tutta la sua grazia come U flore del
campo». I credenti vivono la loro fede nella fragilità della loro natura
umana, anche se per la potenza dello
Spirito Santo. Se tutto dipendesse
dalla nostra gioia, dal nostro benessere o dalla nostra precarietà, il vero
senso del Natale ci sfuggirebbe. E, in
effetti, talvolta ci sfugge perchè invece di cercare la «vicinanEa del Signore » ci adattiamo ad una celebrazione più o meno festosa del Natale,
secondo gli alti e i bas'4 del nostro
temperamento o della nostra situazione economica. « I milanesi », si leggeva tempo addietro su di im quotidiano di Torino, « si preparano a festeggiare il più ricco Natale dai tempi del boom»; e sì comprende allora
il turbamento di una studentessa che,
dopo aver fatto quindici giorni di volontariato a Firenze a spalar fango e
a ripescare volumi preziosi, confessa
di aver provato quasi un senso di colpa al momento di mettere piede a Milano e scrive queste parole : « Questa
città con tutte le sue luci e i negozi
pieni mi fa pensare con maggiore intensità alle scene che avevo visto. E
non riuscivo a dimenticare ».
La vera gioia di Natale non procede dal nostro ottimismo e non è diminuita o alterata dagli avvenimenti
yOBLIfllMU CHE unjflt
Il Culto Evangelico
A fine navembre U Post. Guido Mathieu,
incaricato della pubblicazione e diffusione
del foglio quindicinale « Il culto evangelico » per conto del Consiglio Federalé
delle Chiese Evangeliche d’Italia, inviava
ai pastori delle chiese evangeliche italiane
e agli amici de « Il culto evangelico » guesta circolare :
Cari Colleglli ed- Amiei,
il Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche in Italia per motivi di bilaneio è
giunto alla determinazione di sospendere,
a partire dal 31 dicemibre p.v. la puibblicazione a stampa e la spedizione del Culto
Evangelico radiodiffuso dalla R.A.I. la domenica mattina.
La cosa non può che dispiacere a Stilli
coloro che si rendono conto della utilità
di tale pubblicazione e del suo insostituibile carattere di testimonianza apolemica
interamente centrata sul messaggio biblico,
verso coloro che (o do'po averla fuggevolmente udita alla radio o non avendo avuta
quella opportunità) desiderano rileggerla
con calma o passarla ad altri perchè la
leggano. Basti dire che tra coloro ohe ricevono regolarmente «Il Cullo Evangelico»
stampalo ci sono molti sai*erdoti, molli infermi, molti carcerati, molti emigranti all'estero; olire ad alcune centinaia di persone le -quali accompagnano la richiesta
con una offerta o con un abbonamento volontario.
La sospensione dì questa pubblicazione
sarebbe una dolorosa mulilazione, una rinuncia colpevole!
Perciò ci stiamo adoperando per salvarla
e facciamo appello ai Col’eghi ed alle loro
Chiese, come agli Amici de « Il Culto Evangebeo », perchè ci aiutino in questo
nostro intento.
Ogni offerta, va da se, sarà ricevuta con
gratitudine, ma vi suggeriamo la proposta
ai devolvere, nella misura del possibile,
una colletta domenicale nel corso dell’anno
a questo scopo e di inviarne 1 importo a
mezzo del e.c.p. 5/19432, intestato a. Pastore Nando Camellini . Via IV Novembre 107 . Roma; oppure a mezzo vaglia postale intestalo impersonalmente a: «Culto
Evaugeli'Co » - Via IV Novembre, 107
Roma.
Contando sulla vostra preziosa c^otlatK)razione e fiduciosi nell’aiuto del Signore
vi anticipiamo il nostro senti'.o grazie e vi
porgiamo i più cordiali saluti.
Guido Mathieu
per « Il Culto Evangelico »
« Giriamo » ai lettori questo appello, con
convinzione e fìMucia. Ci sia però permessa una ¡uirola di deplorazione sulla decisione del Consiglio Federale. A nostra conoscenza le poche centinaia di miglia>ia di
lire di questo servizio erano l unica spesa
sostenuta in comune per un'opera di evangelizzazione in Italia da parte delle Chiese
unite nel C- F. Se si ha timore^ di un impegno comune di questa entità, c/te cosa
sarà davanti alle responsabilità dell evangelismo italiano « federato » di domani?^ A
meno che questa sia la tattica piu aggiornata per scuotere fapatia delle chiese e
porle di fronte a una loro diretta responsabilità... red.
del tempo presente. Essa affonda le
sue radici nel terreno della fede e della speranza messianica. Poiché aobiamo quella fede e quella speranza, rivicino ». È vicino con la sua venuta,
potiamo con l’apostolo: «Il Signore è
con la sua parola, con i suoi doni e
co.n il suo perdono, con la prome;,sa
del suo regno, con la sua forza nella
nostra debolezza. E poiché «il Signore è vicino », oggi ancora : « Consolate, consolate il mio popolo, dice U vostro Dio ». Consolatelo a Milano, a
Torino, ad Ivrea, in altre città piene
di luci, ma anche a Firenze, a Belluno, nel Polesine, fra le rovine delle
case crollate o nei caldi alloggi dei
palazzi solidamente in piedi.
Parlare di gioia e di consolazione
«nel Signore» non significa rimanere avulsi dai problemi del nostro tempo, intenti a coltivare il nostro « piccolo orto spirituale». La vita umana
è quella che è, segnata da lotte, da
fatiche, da incertezze, da paure, da
speranze e da scoraggiamenti. Gli uomini hanno bisogno di gioia e di consolazione cristiana, anche se non lo
manifestano esteriormente. Hanno bisogno di conoscere e di credere che
«il Signore è vicino»: non solo a Natale o nella « tregua di Natale » per
quanto riguarda il Vietnam, ma an
che nei loro conflitti umani, nella loro incapacità di convivere, di trattarsi, di amarsi.
« Preparate nel deserto la via dell’Eterno, appianate nei luoghi aridi
una strada per il nostro Dio : il Signore è vicino ». Dio ci preservi da una
gioia egoistica, anche se spirituale.
Dio ci aiuti a non essere dei parolai
annunziando la gioia di Natale. Quando la comunità cristiana si rallegra
perchè «il Signore è vicino», essa
crede ed attende il suo Signore. Ma
guarda anche gli uomini e vive in
mezzo a loro, anzi con loro. Conosce
le vie della carità e della mansuetudine. Il Signore che « è vicino » le ripete : « In verità vi dico che, in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei
minimi fratelli, l’avete fatto a me ».
Gesù Cristo è venuto ed è vicino,
possiamo dunque esser nella gioia.
Possiamo addentrarci nella vita senza smarrimenti e senza disperazione.
È possibile credere nella divina promessa.
La gioia dell’Awento e del Natale
non è una distrazione: è una consolazione. « Consolate, consolate il mio
popolo. Oh tu che rechi la buona novella a Sion, alza forte la voce, alzala,
non temere » !
Ermanno Rostan
G. Francesco Peyronel
Il 7 dicembre si è addormentato
nel Signore, presso l’Ospedale Evangelico ov’era stato ricoverato d’urgenza pochi giorni prima, il Pastore emerito Giovanni Francesco Peyronel. Dopo brevissima malattia —
i membri della comunità di Torino
lo hanno visto fino alla sua ultima
domenica occupare con assiduità il
suo posto nel tempio — egli si è
spento all’età di 84 anni, circondato
daH’affetto dei suoi cari.
Abbiamo chiesto a un collega di
ricordarne più diffusamente il ministero pastorale; per il momento ci
limitiamo a ricordarne le tappe
principali : dopo gli studi secondari
Culto radio
Domenica 18 Dicembre
Domenica 25 Dicembre
Pastore PAOLO RICCA
Torino
iiiiiiiiiiiiMiiiiimm
CERIGNOLA
Assicurari! un domani migliore
alla giovane della famiglia rurale
Ecco una panoramica del nostro lavoro.
Asilo. — Per cominciare : abbiamo provveduto a far riparare un muro maestro dello stabile che a causa d’infiltrazione di acque destava preoccupazione. Riverniciate le
porte, rinfrescate le mura e riordinata la suppellettile arricchendola di nuovo materiale
didattico, col 1« ottobre abbiamo riaperto.
Il gruppo di servizio: due insegnanti e la
cuoca, si è potenziato in seguito alle prestazioni di una giovanotta che aiuta dove più
è necessario. L’Asilo, coi suoi 30 bambini,
ci appare al suo quinto anno di vita come
quel bambino che, superate le difficoltà iniziali, ha acquistato sicurezza di sè.
L’esperienza acquisita, lo spirito che anima l’equipe ci fa sperare bene. Certo, le
preoccupazioni di ordine materiale non mancano ma ci è di conforto questa stessa spensieratezza che rieccheggia nell’ampio salone
dove questi bambini hanno cure materne,
cibo, istruzione, svago. Come Chiesa ci sembra di restituire loro quel calore d’affetto e
quel minimum di benessere che l’ambiente
dove sono nati nega loro decisamente. Bissi
provengono quasi tutti da famiglie disagiate.
Laboratorio in maglieria. — Diremo con
frase latina : crescit eundo. Come rifiutare
le domande delle famiglie della Chiesa o
quelle di famiglie cattoliche veramente bisognose? Così, nonostante la ristrettezza del
locale, ne abbiamo ammesse altre tre. Le dirige una catecumena: Teresa Loconte. Per
l’accresciuto numero di braccia e per aver
ricevuto in prestito altre due macchine abbiamo dovuto acquistare una nuova bobinatrice a quattro fusi. E che gioia quando esse
possono dividersi gli utili del lavoro compiuto. Ma la gioia di noi responsabili è
quella di constatare il progresso spirituale
da loro raggiunto attraverso l’esperimento comunitario. Abbiamo anche la speranza di
poterle, con l’aiuto del Signore, modellare
alla scuola del Maestro.
Una buona notizia. — Mentre eravamo in
pena di come allargarci, eccoci venire incontro lo stesso Ufficio del Genio Civile del Comune di Cerignola ad offrirci una striscia di
suolo della piazzetta retrostante 1 Asilo, un
regolare rettangolo con luce da tre lati per
un totale di mq. 125, ad un prezzo conveniente. Siamo certi che questa notizia che
già ha avuto una favorevole eco presso la
nostra Amministrazione, la Tavola, e fra alcuni Amici di Solingen, invoglierà altri alla
realizzazione di un ampio Laboratorio che,
con l’aiuto del Signore, potrà assicurare un
domani alla giovane della famiglia rurale.
Noterelle marginali. — Nei giorni d’iscri
zione all’Asilo, una madre insiste ad affidarci la sua bambina che però non ha ancora
tre anni, piccola, macilenta. Le ragioni del*
l’insistenza della povera madre ; ha ancora
una bambina di quindici mesi ed una lattante che è costretta a lasciare sole in casa
per prestare servizio per alcune ore presso
una famiglia. In seguitò abbiamo saputo che
riceve per detto servizio lire duecento al
giorno. Il marito è spesso disoccupato. Mentre ve ne parliamo questa bambina ha acquistato colorito e vivacità e si è bene ambientata.
S. Z. — Ha sedici anni, è la primogenita
di cinque fra fratelli e sorelle; il padre, giornaliero, è spesso disoccupato; la madre vorrebbe che S. realizzasse di più, ma è troppo
presto per pretenderlo e poi ancora non sa
smacchinare. Ma giunge il momento, esattamente quattro mesi dopo, e Teresa ha de
ciso di poterle affidare una macchina. Quella
mattina S. è tanto felice che piange dalla
commozione, e altrettanto fa la madre quando il giorno dopo giunge nel nostro Laboratorio per vedere se è proprio vero questo miracolo. S. è ora più serena...
R. V. — Ha quindici anni; appartenendo
a famiglia numerosa, cattolica, l’abbiamo accolta. Essa non ha mai avuto la gioia di possedere un paletot ma alla fine del suo primo mese di lavoro ha realizzato la somma
sufficiente. Che gioia! ce lo dice la madre
esternandoci tutta la sua gratitudine.
Il mattone d’oro. — Da quando le giovani lavoranti hanno saputo del possibile futuro Laboratorio sembrano elettrizzate. Sognano, ma non sognano soltanto : ogni volta che
dividono gli utili del loro lavoro mettono da
parte il loro contributo e lo consegnano al
Cassiere della Chiesa.
E fermiamoci qui...
Augurando a ciascuno di voi un felice
spirituale Natale e un nuovo anno illuminato dalla preziosa benedizione di Colui che
ci ha promesso di essere con noi ogni giorno, abbiateci vostri in Cristo
Emma e G .E, Castiglione
iiiiiiiiiiiiinnitii
Racconti di Natale
per piccoli e grandi
iiiiiiiiminmiiiimiiiiniiini
Dischi religiosi
Vi ricordiamo che è disponibile tutta una
serie di dischi (cm. 17, a 45 giri) che contengono inni evangelici, incisi dalla Corale
Valdese di Torre Pellice. I dischi possono
essere richiesti alla Claudiana, e costano lire 1.100 (salvo il primo, natalizio, « Tu
scendi dalle stelle»! L. 750).
RADIO RISVEGLIO
1. Tu scendi daUe Stelle — Notte Santa.
2. 0 volto insanguinato — Ai piedi della
Croce — Te celebriamo — La terra e i
cieli — Io sento la tua voce.
3. A Dio cantate un canto nuovo
Lode
alTAltissimo — O creature del Signor
Padre, alla Chiesa Universale.
4. Con vivo e santo giubilo — Gloria al Signore — E’ la casa un paradiso — Padre benigno.
5. Siam grati a Te — Gloria al Signore della Chiesa — La parola antica — Giuramento di Sibaud.
EDIZIONI UOMINI NUOVI
1. NelTimmenso cielo terso — La voce Tua
dolcissima — Padre che sei la mia difesa — Mi prendi per la mano.
2. 0 quanto la tua Casa — Se potessi annunziarti - Gloria al Padre - Celebriamo il Signore — A Te innanzi giubilanti.
3. Cristo è risorto - Alleluia (Palestrina
1594) — Il Signor risuscito — Voglio servìrTi sempre.
4. Forte rocca è il nostro Dio — Ben può
la fede abbattere — Fino alla morte
Vieni Divino Spirito.
5. La tua presenza brama — Padre d amore
— Oh! alma piangente — Chi potrà dir.
La letteratura di « racconti di Natale » si
va continuamente arricchendo di nuove raccolte, alimentate dalla celebrazione annuale
delle « feste di Natale », in particolare dedicate ai ragazzi. Talvolta si tratta di racconti e novelle di fantasia, non di rado si
tratta di variazioni in margine alla Scrittura. Sono leciti e giustificati, o discutibili,
questi ultimi? E’ un errore immaginare, in
margine alla Bibbia, come degli angeli, degli asini e degli uomini accolsero il Messia?
Sarebbe evidentemente un errore, e grave, se
questi racconti svalutassero o intimamente
deformassero il testo biblico : resta il grave monito dei vangeli apocrifi, in particolare di quelli deH’infanzia. Tuttavia, quando questo rischio grave è tenuto ben presente, quante volte in questi racconti, per
piccoli e per adulti, abbiamo ascoltato, letto
Tannuncio attualissimo della grande allegrezza destinata a tutto il popolo!
Presentiamo oggi due di queste raccolte,
che, formatesi appunto raccogliendo anno
per anno racconti narrati in occasione di
feste natalizie, saranno lette con diletto e
soprattutto... forniranno a narratori meno
ricchi di fantasia materiale da presentare a
piccoli e grandi ascoltatori.
La prima di queste raccolte è di André
Troemé, del Movimento Internazionale della
Riconciliazione. Molti di questi racconti vennero narrati negli anni terribili dell ultimo
conflitto mondiale, come un messaggio da
parte di Dio; si spiega cosi il fondo oscuro
su cui si staglia la grazia di Dio. Tornata la
pace, pare che le asinerie degli uomini non
abbiano grandi ccnseguenze; ma appena
scoppi una nuova crisi, si vedrà, come ai
tempi di Gesù, che si trattava di crimini
contro il Figlio di Dio. La fantasia del Signore, oggi come allora, sventerà i piani di
Erode, .saprà servir.«! anche degli asini pei
raggiungere i suoi fini. 1 capi, i responsabili,
senza fiducia nella capacità di Dio di sventare i piani dei malvagi, moltiplicano precauzioni insensate contro il Maligno che,
caso strano, si trova sempre nel campo di
fronte, mai da noi; dietro di loro gli asinelli trottano in folla sull’orlo del precipi
zio. Dio è 'dimenicato, c’è chi dice che è
morto. Ma in Cristo, strappato meravigliosamente, in fasce, al massacro di Belhleem.
Dio continua a tracciare la sua via verso la
salvezza.
alla Scuola Latina di Pomaretto e
al Collegio Valdese di Torre Pellice, studi teologici presso la Facoltà
di Teologia a Firenze, poi a Lipsia;
consacrato al ministero pastorale
nel 1910, lo ha esercitato a Massello, Prali e Rodoretto, Torre Pellice,
Rorà, Torino, Genova, con un lavoro durato ben 29 anni in quest’ultima comunità; emeritato nel 1952.
Il servizio funebre, svoltosi nel
tempio vaJdese di Corso Vittorio, a
Torino, il 9 c. m., con Timponente
partecipazione di fratelli di varie comunità, e di numerosi amici; ha ben
dimostrato quali fossero l’affetto e
la stima riconoscenti verso questo
ministro dell’Evangelo. Dopo il servizio liturgico presieduto dal past.
E. Ayassot, che ha predicato alla
numerosa assemblea il testo scelto
dallo scomparso: a Dio non è un
Dio di morti, ma di viventi, perchè
in Lui vivono tutti » (Luca 20: 38),
il Moderatore Neri Giampiccoli, tornato proprio la vigilia dalle isole
britanniche, ha portato a nome della Chiesa tutta il saluto riconoscente
alla sua memoria, ricordando con
sobria ma partecipe parola il lunao
ministero di Giovanni Francesco
Peyronel, caratterizzato da una vigile coscienza pastorale, come ben
sanno tutti coloro che ebbero da lui
conforto e aiuto spirituale, fin negli
anni più duri delle due guerre. I omo di fine cultura e di notevole intelligenza, tentò di mediare il messaggio perenne di Cristo agli uotnini
di cultura, e nelle forme di una particolare spiritualità; uno spirito di
ricerca che era spirito di amore e
ansia di verità, fin nelle minime
cose.
Esprimiamo, qui ancora, ai suoi
familiari, e in modo particolare p.lla
sua compagna e ai figli la nostra haerna simpatia, nella comune, ferma
speranza in Cristo.
Ritratto del soldato
Sooiacal
SEGUA DALLA QUINTA PAG
cina. Che non si è avvicinato per iin^
rare; che lo ha chiamato SOMACAL
've
. 1
e la
■ añilare
il million
« Perchè degli angeli? Perchè il cielo di
Natale è pieno di messaggeri che recano la
buona novella della venuta del Principe della Pace. Perchè degli asini? Perchè la stupidità delle folle, l’accecamento della brava
gente, la viltà dei discepoli sono responsabili, anche più della malvagità umana, della
morte del Messia e dei crimini contro gli
uomini. Quanto agli asinelli dell’Evangelo —
come quello di Balaam — sono più vicini
agli angeli che non gli uomini forti, potenti
0 intelligenti ».
La seconda di queste raccolte cede forse
più della prima al favolistico (non però pei
1 racconti in margine ai testi biblici), ma
questa parola dell' autore è significativa :
« Genitori, pregate per ricevere immaginazione », una preghiera che del resto è attuale per tutti coloro che hanno da porgere
l’Evangelo, come avviene senz’altro in que
sti racconti, nei quali la evidente gioia de]
raccontare, il libero gioco della fantasia, sono molto chiaramente posti al servizio di
quest’annuncio. L’autore insiste sul fatto che
questi racconti sono rivolti sia n piccoli che
a grandi : non solo perchè i piccoli da un
lato sono già capaci di avvertire — se gliela
si sa presentare — la serietà drammatica
dell'esistenza, e i grandi d'altro canto non
disdegnano di ascoltare « attorno all’albero
illuminato, le storie in cui il meraviglioso,
talvolta affascinante, avvolge di poesia la
perenne lezione di Natale agli uomini che
hanno perduto la semplicità e Tumiltà dell’infanzia »; ma soprattutto perchè « gli uni
e gli altri sono felici di ricevere insieme un
messaggio destinato alla famiglia. L’albero
di Natale della Scuola domenicale è una
delle circostanze rare in cui genitori e figli
sono raccolti insieme nel tempio, e ”la Storia" è uno dei pochi messaggi che attualmente possa essere rivolto al gregge riunito
dei grandi e dei piccoli ».
Molti di questi racconti potranno veramente contribuire a dare un contemito c un
tono alle « feste deH'albero », in chiesa e a
casa.
lector
che viene per parlare a lui che vorrebbe
sere sottoterra invece : « odo, Soma<xn
posision d’atenti ora ».
Che ha chiamato anche il capitano ; ^ Odo
Somacal sguardo diretto avanti» airinJ oito.
(( Ecco il mio amico Somacal che ìli iallo
trenta » dice il tenente.
Dice proprio amico.
Amico, Io chiama, anche dopo. Percbi.
che lui ha cercato come Somacal dì imj-.
la vita.
Gli darà il permesso, scriverà alla sili
na di accoglierlo bene, perchè è un
soldato, suo amico.
E’ allora che Somacal ha inaugurato il uo
nuovo sguardo di redenzione.
Non possiamo descriverlo, noi che non siamo stati redenti mai.
E’ una cosa nuova: non l’aveva mai {;.Ua
vedere perchè nessuno ne aveva cercato
Ma doveva averla pronta sotto quegli occhi
d’angelo serafico montati su un viso di cretino pellagroso.
E’ allora che Somacal ha smesso di ridere.
Somacal sorride al suo tenente, invece - sempre che lo incontra lo porta in allo nei
cieli deH'amore con quel sorriso di redenzione.
E’ allora che Somacal — siccome si sente
felice — riesce a non farsi riformare.
I nocciolini reumatici lo mandano due volte sotto rassegna, ma Somacal torna alpino.
Gli scoprono un fià de gola grossa (gozzo)
laggiù airOspitale.
Ma Somacal resta alpino.
Non per la patria.
Somacal non saprà mai cos’è patria.
Ma perchè si sente in un’aria buona.
Vorrebbe rimanere in quell’aria buona lino alla fine.
Vorrebbe sentirsi ripetere che è il suo
amico.
Purché lo dica ancora: sei il mìo amico.
Certo, Somacal, soldato slronco, uomo zimbello, sei il mio amico.
Ho trovato vicino a te l’onore d’Italia.
Dico che è in basso Tonore d’Italia, Somacal Luigi. Piero Jahier
A. TROOMÉ: Des anges et des ânes.
Contes de Noël et d’autres temps.
Labor et Fides, Genève 1965, p. 120,
E. CAUSSE: Entre l’Arbre et la Crèche - La Cause, 1966, p. 120, L.
Commissione I Distretto
3" elenco offerte "prò allitvionati :
Chiesa di: Perrero-Maniglia L. 108.000;
San Secondo 96.160; Villar Perosa 56.175:
Rodoretto 5.000; Prali (3» vers.) 5.000; Pomaretto 250.350; Bobbio (2<> vers.) 13.410:
Rorà (2® vers.) 10.000. Totale L. 544.095.
Totale prec. L. 2.661.285. Totale generale
L. 3.205.380.
Direttore resp. : Gino Conte
Í
Reg. al Tribunale di Pinerolo
_____________n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (To>.