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2 settembre 1977 - L. 200
Anno 113 - N. 35
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOHRB PEIL ICE
dette valli viddesi
A LAVORI CONCLUSI, UNO SGUARDO D’INSIEME
Un Sinodo “liscio”
Sopite le tensioni che attraversano la Chiesa, l’attenzione si
centrata sulla nostra posizione di fronte al potere statale
è con
Membri del Sinodo, osservatori c oubblico concordano su un
giudizio: è stato un Sinodo « liscio »; privo, cioè, di quei momenti di polemica aspra, di tensione acuta, che hanno caratterizzato altri Sinodi recenti. Ma
dire che è stato un Sinodo « liscio », non significa dire che è
stato noioso, piatto, di ordinaria
amministrazione.
Non lo è stato fin dal sermone
di apertura, un sermone pieno di
spunti personalissimi, ma che si
elevava molto al di sopra della
semplice denuncia o deH’appello
generico; un sermone che nello
stesso momento in cui affermava: in fondo non siamo altro,
metodisti e valdesi, che una grossa famiglia, riusciva a far comprendere la concretezza di una
vocazione che, raggiungendoci in
una situazione storica precisa,
piena di limiti, riesce a trasformarci in strumenti dell’azione di
Dio.
Il secondo momento importante del Sinodo è stata la relazione della Commissione d’esame, una relazione molto .ampia,
51 pagine, tre ore abbondanti di
lettura, che ha subito spinto alcuni a chiedere provvedimenti
limitativi per il futuro: come stabilire un massimo di due ore
oppure distribuire la controrelazione già alla domenica sera.
Comunque sia, queste tre ore
abbondanti di lettura non sarebbe giusto computarle nel catalogo sinodale delle ore perdute,
che anche quest’anno si è allungato di qualche unità. La controrelazione ha infatti assolto a un
utilissimo compito di informazione e orientamento, senza il
quale le ore perdute sarebbero
state probabilmente alcune di
più.
Sul tema del pluralismo o del
la comunione nella Chiesa ci si
attendeva la continuazione del
grande dibattito su fede e politica dell’anno scorso. Ma quest’anno il dibattito non c'è. stato, anche se alcuni aderenti al movimento Testimonianza Evangelica
Valdese sedevano in Sinodo. Sarebbe troppo ottimistico pensare che ormai ci si comprende, anche se si è su posizioni diverse.
La realtà è che in questo caso
il Sinodo non svolge la funzione
che dovrebbe essergli propria,
cioè quella di essere il luogo di
confronto tra le posizioni presenti nella Chiesa. Attualmente, ed
è difficile dire fino a quando, il
confronto non è diretto, ma si
svolge a distanza. Dispiace dirlo,
ma « liscio » in questo caso ha
significato che i veri problemi
non sono riusciti a varcare le
porte dell’aula sinodale. Non sarà proprio possibile che un Sinodo un giorno decida di dividersi
per un pomeriggio in commissioni, in cui tutti i deputati possano
parlare, magari raccontando semplicemente le loro esperienze di
lavoro?
Forse l’occasione sarà offerta
fin dall’anno prossimo, quando
l’anticipo della data del Sinodo
al principio di agosto permetterà, speriamo, la partecipazione
degli operai.
Il vero argomento centrale, che
ha occupato un giorno e mezzo
di dibattito del Sinodo congiunto, era quello delle intese con lo
Stato. Un dibattito esemplare,
introdotto magistralmente dalle
tre relazioni di Bianconi, Peyrot e Spini, che hanno immediatamente sollevato il tono dell’assemblea, rendendo tutti coscienti
che era in gioco un aspetto non
irrilevante della nostra testimonianza nel paese. Chi ha seguito
il dibattito ha potuto capire che
nelle proposte per le intese non
c’è nulla che possa far pensare
al « concorda tino », alla placida
sistemazione delle nostre Chiese
nella società italiana. Al contrario, si tratta di un’indicazione
valida in linea generale di come
uno Stato laico possa risolvere il
problema dei rapporti con le
Chiese, senza portare offesa alla
loro libertà di azione e senza venir meno alle proprie funzioni.
Il dibattito è stato esemplare,
non solo per la lucidità con cui
è stato condotto, ma perché ha
dimostrato come su un problema politico preciso sia possibile
un confronto serio; che poi il dibattito abbia potuto concludersi con il voto unanime del Sinodo congiunto, significa che in alcuni casi la Chiesa può prendere
una posizione di indubbio valore
politico, senza che vi sia spaccatura.
Tuttavia sarebbe errato consi
/ tre pastori consacrati durante il culto d'inaugurazione: Sitta Campi, Giuliana Gandolfo (seminascosta) e Tom Nofflce
derare il dibattito, e il voto che
lo ha concluso, in una prospettiva puramente italiana. Per essere esatti, bisogna dire che ciò
che gli ha dato concretezza, autenticità e profondità, è stato il
costante, anche se non sernpre
espresso, riferimento alla situazion0 d6lla Chiesa Valdese nel
Rio de la Piata. Così il messag
gio che il Sinodo ha inviato ai
Valdesi in Sudamerica veniva a
far parte integrante di un’unica
tematica che ha dominato, si può
dire, le due sessioni 1977, sudamericana e italiana, del Sinodo
Valdese: la testimonianza della
Chiesa evangelica di fronte al potere statale.
Bruno Rostagno
Manifestare la verità
L’Evangelo reclama il nostro impegno di testimoni autentici. Le conseguenze della verità tradotta nella vita dei credenti
« Noi non veniamo meno
nell’animo, ma abbiamo rinunziato alle cose nascoste e vergognose, non procedendo con
astuzia né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità ».
(II Cor. IV: 1-2).
Paolo risponde nella sua 11 lettera ai Corinzi a dei credenti che
avevano creato difficoltà nella comunità (e chi di noi non ne crea!)
precisando quale è stato il suo
modo di procedere: « manifestare la verità».
Questa è una delle esigenze primarie nella vita della nostra chiesa valdese, oggi, affinché possiamo mantenere fra di noi Lunità,
IL MANDATO
ALLA TAVOLA E AL COMITATO PERMANENTE PER LE INTESE
Fermi principi e chiare direttive
La sessione congiunta del Sinodo valdese e della Conferenza metodista ha accuratamente esaminato il testo delle nostre proposte per le intese: 21 articoli
di cui i primi quattro già in forma di
bozza definitiva. Principi e formulazioni
sono stati riscontrati rispondenti ad una
linea di testimonianza evangelica ed in
accordo con l'impostazione che le nostre
Chiese hanno dato dal 1948 in poi.
La sessione congiunta non ha quindi
ritenuto di dover attendere un successivo
rapporto da parte di Tavola e Comitato
Permanente al prossimo Sinodo, ma
sulla base delle linee enunciate e con
alcune precisazioni che riflettono la discussione sinodale, ha dato agli esecutivi delle due Chiese un mandato a concludere. Con voto unanime è stato quindi approvata la mozione conclusiva che
riportiamo qui di seguito.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista
___ udita la relazione della Commissione per le intese ed esaminato il
testo delle proposte, dalla stessa elaborate per la stipula delle intese previste dall'art. 8 della Costituzione:
1 ) - dà atto alla Tavola Valdese e al Comitato Permanente Metodista
della tempestività con la quale hanno operato, identificando il momento
piò opportuno per avviare le trattative tendenti alla stipula delle intese di
cui all'art, 8 della Costituzione;
2) - approva I criteri con i quali la Tavola Valdese e il Comitato Permanente Metodista e la Commissione hanno impostato le questioni procedurali di carattere pregiudiziale e la ferma chiarezza con la quale le stesse sono
state tradotte sul piano operativo nelle riunioni con la Commissione gover
nativa ; ....
3) - afferma che l'esigenza di pervenire ad intese distinte per ogni confessione religiosa, rispondente alla normativa costituzionale, non deve costituire sotto alcun profilo elemento di dissociazione all interno dell evangeli
smo italiano ; , , . . _i- ^ t
4) - riconosce che le motivazioni delle Chiese valdesi e metodiste così
come espresse nel testo delle proposte sono coerenti con la posizione di
fede enunciata dall'art, 5 della Disciplina generale valdese (1); e che
l'insieme delle proposte costituisce la precisa indicazione di una concreta
alternativa alla regolamentazione oggi vigente in Italia circa i rapporti tra
lo Stato e la Chiesa; impegna pertanto la Tavola Valdese e il Comitato Permanente Metodista a che le suddette motivazioni risultino esplicitate nel testo definitivo.
Sulle materie oggetto delle intese;
— in tema di insegnamento religioso riafferma;
a) non essere compito della scuola pubblica, ma delle famiglie e della
Chiesa, l'educazione e la formazione religiosa dei fanciulli e della gioventù,
e conseguentemente l'esigenza di mantenere in modo efficace la dispensa
finché la legislazione scolastica prevede nelle attuali forme I insegnamento
religioso e le pratiche religiose cattoliche nella scuola pubblica;
b) . l'esigenza che venga garantita nel quadro del dettato dell'art. 2
della Costituzione l'agibilità delle strutture scolastiche per le minoranze
evangeliche, senza che ne derivino oneri finanziari a carico della pubblica
amministrazione e senza che ciò costituisca equiparazione con l'insegnamento
religioso cattolico;
__ in tema di matrimonio afferma l'estraneità alle attribuzioni dei pa*
stori evangelici ed alla celebrazione nuziale prevista dalla liturgia ecclesiastica della lettura degli articoli del codice civile.
Dà mandato alla Tavola Valdese e al Comitato Permanente Metodista
di proseguire le trattative in corso nella linea degli orientamenti sopra indicati, adoperandosi per una loro sollecita conclusione ed autorizzandoli sin
d'ora a addivenire alla stipulazione delle intese del testo definitivo.
Nell'ipotesi in cui nel corso delle trattative il governo italiano non intendesse accogliere l'enunciazione dei principi su cui si fondano le proposte presentate, manda alla Tavola Valdese e al Comitato Permanente Metodista di darne immediata comunicazione alle chiese e di informare, nel modo che riterrà più opportuno, le assemblee legislative e l'opinione pubblica.
(1) Art. 5 della Disciplina generale delle chiese evangeliche valdesi;
La Chiesa, fondata sui principi dell'Evangelo, si regge da sé in modo
indipendente nell'osservanza della sua confessione di fede e del suo ordinamento senza pretendere alcuna condizione di privilegio nell'ordine temporale, né consentire nel proprio ordine ad ingerenze o restrizioni da parte
della società civile.
ed anche affinché possiamo essere
fedeli alla vocazione che ci è stata rivolta in Cristo.
Voi sapete che nel Nuovo Testamento il termine « verità »,
non è affatto un termine astratto.
Nel linguaggio greco indica qualcosa che non è più nascosta, che
appare allo scoperto, che « viene
espressa », qualcosa che viene liberata dal velo che la copre, qualcosa che non è più chiusa, ma aperta...
Nel contesto appare evidente
che quello che deve essere manifestato è il piano di salvezza di
Dio. in Cristo Gesù: questa è la
verità.
Il popolo d’Israele, dice Paolo,
non aveva ancora compreso questo « disegno d*i Dio » per l’umanità. Ora è stato manifestato in
Cristo.
Annunciando Cristo, Paolo « fa
conoscere apertamente la verità ».
La « verità » è dunque un avvenimento: Cristo è un avvenimento che rivela il senso della
storia. . .
Tutto questo è chiaro e et ricorda sempre di nuovo quale deve essere il contenuto primario
della nostra testimonianza.
E perché la chiesa sia unita occorre innanzitutto una comune fedeltà alla vocazione ricevuta dal
vivente Signore della Chiesa.
Ma perché la chiesa possa vivere ed essere un sol corjw, specie
nei momenti di tensioni interne
(come avveniva anche nella chiesa primitiva di Corinto) occorre
un rapporto umano tra i credenti
che sia di « veriià ».
Si tratta molto concretamente
di uno stile di pensiero e di vita
tale per cui nulla rimane nascosto
o velato. Tutto viene portato alla
luce, in un confronto aperto e
franco.. .
E poiché abbiamo orientamenti
diversi occorre partecipare al fratello ed alla sorella le motivazioAldo Sbaffl
(continua a pag. 2)
2
settembre 1977
rn t T *
CONVERSAZIONE CON IL PAST. WILFRIDO ARTUS
Il valore della solidarietà
Impressioni del moderatore della « Chiesa valdese del Rio de la Piata » ospite del nostro Sinodo
— La situazione particolare in
cui vivono le Chiese rìoplatensi
ha certo inciso $ulia loro riflessione, Quali le sembrano essere
i principali spunti che ne sono
derivati?
Certo i tempi in cui ci tocca
vivere ci hanno portato a non
poche riflessioni. Tra queste
vorrei segnalare le seguenti.
Non è possibile continuare ingannando noi stessi attribuendo
ad altri la colpa del momento
di crisi in cui viviamo. Tutti siamo corresponsabili — anche la
chiesa — di questa difficile situazione. Nessuno di noi ha le
mani pulite. « Non c’è alcun giusto, neppure uno ». Stiamo ricevendo ima tremenda lezione di
umiltà; umiltà davanti a Dio e
davanti agli uomini.
Tutti abbiamo imparato che
« Dio non ha riguardo alla qualità delle persone». Ma in questi ultirni tempi abbiamo verificato l’importanza di ritenere
che la chiesa non accetta discriminazioni politiche tra i suoi
membri. Stiamo pagando il prezzo di questa affermazione evangelica. È parte di nostra maturazione che il Signore vuole
darci.
D’altra parte ci si è chiarito
il significato della nostra fede e
della nostra speranza neUa liberazione che Dio offre all’uomo
per mezzo di Gesù Cristo. Oggi possiamo vedere più chiaramente la forza che detengono
da un lato i sistemi e partiti politici, poteri e risorse umane,
azioni e speranze limitate dall’uomo e, dall’altra parte, razione paziente di Dio nella storia
umana, nel suo Regno che prosegue e nella sua Gloria che
nessuno né nulla può eclissare.
Io ho fiducia che in un rafforzamento di questa prospettiva potremo lavorare meglio per la libertà, la giustizia e la pace dei
nostri popoli.
Per ultimo, voglio segnalare
che, come forse mai in precedenza, abbiamo imparato il valore che hanno la comunione e
la solidarietà tra 1 credenti. Una
volta di più stiamo verificando
che la chiesa è un corpo, una
famiglia, e che le barriere che
ci separano come credenti, sono secondarie. Questo lo abbiamo visto nel nostro piccolo Corpo Pastorale, nel Sinodo Rio
platense, nella comunione con i
valdesi d’Italia e con altre Chiese sorelle. Le preghiere e i messaggi, gli interscambi fraterni,
ciò che diciamo e anche ciò che
taciamo, hanno oggi un nuovo
valore. In Cristo godiamo della comunione dei fratelli che
rompe tutte le barriere che gli
uomini nella loro prepotenza vogliono sempre alzare.
—, A distanza di 13 anni dalla sua ultima visita alle Chiese
italiane, qual è la sua impressione?
I brevi contatti avuti con i dirigenti della Chiesa valdese in
Italia, pur con la mia partecipazione all’Assemblea sinodale
di questa area, non mi autorizzano a fare molti commenti.
L’impressione che ho raccolto è che la Chiesa valdese in
Italia si regge con il suo lavoro
nei più diversi settori. Si rinnovano le vocazioni per il ministero pastorale, la preparazione teologica per il ministero della chiesa segue la sua
via normale ; la produzione e
distribuzione di letteratura evangelica continua ed è sempre più
ampia; le opere sociali — come
espressione del Vangelo — compiono il loro fine e ho visto Una
seria preoccupazione per una
efficiente opera pastorale e predicazione evangelica.
Una volta in più ho potuto
vedere le eccellenti relazioni
ecumeniche che il ramo europèo della Chiesa valdese continua ad avere.
Ho notato che ci sono certe
tensioni tra i componenti delTAssemblea sinodale che sembrano rispondere a posizioni
teologiche ed ecclesiologiche diverse, ma nel fondo danno l’impressione di partire da prospettive pplitiche diverse. Il clima
tra qùeste componenti della
Chiesa sembra abbastanza tranquillo, fraterno. Ma ho paura,
però, che questo vada a detrimento di una ferma proiezione
verso la ricerca della soluzione
dei problemi scottanti che toccano oggi la nostra società. Voglia il Signore che non sia così.
Infine voglio sottolineare che
ho notato una crescente preoccupazione della Chiesa valdese
italiana per la vita della Chiesa
sorella rioplatense. Mi ha veramente commosso il suo desiderio di concretare nei fatti la sua
solidarietà che viène dal Vangelo. In questo senso porto con
me un’impressione molto bella
che non mancherò di trasmettere alle nostre comunità.
Meglio le
dichiarazioni di fede
che quelle di voto
Al direttore de La Luce :
Nel suo sermone di apertura della
Sessione Sinodale appena terminata, il
Pastore Tourn ebbe a dire che il punto essenziale del nostro essere « famiglia » è che siamo « di Dio », e ci ha
giustamente esortati a crescere nell’unità, nell’inventiva, nella fedeltà.
Ora, l’esperienza di questo Sinodo
mi ha dato l’impressione di un raduno
di persone più intente a delineare e regolamentare la loro unità su basi di
leggi e discipline che di persone insieme perché la base della loro unità sta
in Dio.
Penso che tutti sentiamo una certa
deplorevole mancanza di unità nel seno della nostra <c tribù ». Vorrei esortarci a utilizzare i nostri Sinodi per
avvicinarci più alle questioni inerenti
alla nostra fede che a questioni giuridiche perché così avremmo occasione
di sentire non le opinioni l’un dell’altro sulla formulazione dì qualche astratto principio linguistico o giuridico, bensì su quello che credono in riferimento alla fede evangelica. Forse
così sentiremmo delle « dichiarazioni
di fede » e non di voto, e avremmo
modo finalmente di ricoaioscerci fratei
li e sorelle in fede; non perché anagraficamente apparteniamo alla stessa
chiesa, ma perché sentiamo che lo
stesso Spirito ci unisce al di sopra delle nostre differenze di scelte etiche.
Peggi Bebtolino
Consiglio
ai neo-traduttori
Carissimo fratello in Gesù Cristo,
voglio ringraziare il pastore Renato
Coisson che ha descritto la vita di
Giovanni Diodati e la sua opera di
traduzione della Bibbia. Veramente
leggere questi scritti sono preziosi ricordi e mi auguro che non sia tanto
lontano il tempo che si scriverà sulla
Luce anche la vita del riformatore
Giovanni Luzzi e della sua traduzione
della Bibbia.
Oggi sentiamo che altri hanno tradotto la parola di Dio, la traduzione
interconfessionale. Nell’ultima pagina
vediamo il vocabolario che cita il capitolo 16 di Tobia, poi il precursore
dei nostro Signore Gesù Cristo non si
chiama più Giovanni Battista, ma si
chiama Giovanni il Battezzatore e tante altre modifiche che non mi basta
la mente a scriverle, data la mia età
avanzata.
Invece di citare Tobia che non ho
mai incontrato nella Bibbia, avrebbero potuto scrivere i salmi di Davide e
in particolare il Salmo 115, con un
segno di evidenza, così lo leggevano
bene e lo mettevano in pratica. E ci
potevano aggiungere anche i dieci comandamenti, così potevano leggere e
osservare il 10° : non concupire la casa del tuo prossimo, né alcuna cosa
sia del tuo prossimo. Non dimentichiamo che i nostri avi son stati perseguitati a motivo della fede. Anche a noi,
durante il fascismo, hanno fatto chiudere la sala e scacciato il pastore Liborio Naso. I nuovi traduttori non
dovrebbero cedere a coloro che ci
hanno disprezzato. Patete Angelo
Passi controversi senza «note»
La traduzione interconfessionale del Nuovo Testamento non convince
Nelle varie presentazioni fatte in pubblico o sulla nostra
stampa, i responsabili evangelici di detta traduzione hanno
sempre insistito su un criterio
base del loro lavoro, cioè quello della cosiddetta « equipollenza dinamica». Tale criterio è in
sé e per sé lodevolissimo, purché esso da tentativo di tradurre « in un linguaggio accessibile all’uomo contemporaneo »
non si trasformi in vera e propria interpretazione. Finché al
notissimo moggio di Matt. 5,15
si sostituisca il più prosaico
secchio, o che al termine delle
opere della carne si preferisca
quelle dell’uomo debole od egoi
sta (Rom. 8, 1-17), nulla da dire.
Ma spesso quel criterio di ’’equipollenza dinàmica” non regge
più alla prova quando da cose
concrete come moggio o carne
si passa a concetti meno palpabili, come per esempio i poveri
in spirito di Matt. 5,3 o là giustificazione per fede (cf. specialmente i capp. 3-5 dell’epistola ai Romani). Qui i traduttori
hanno interpretato in modo
nuovo dei testi che, tradotti invece alla lettera, risultano, se
non più chiari, almeno più pregnanti delle nuove formulazioni
presentate. I poveri in spirito
sono diventati quelli che sono
poveri di fronte a Dio: una let
Manifestare la verità
{segue da pag. 1)
ni del nostro pensiero e delle nostre prese di posizione.
« Manifestare la verità » comporta un impegno di franchezza,
di autenticità, di lealtà, senza tatticismi, rifiutando di « procedere
con astuzia ». « Ognuno dica la
verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri »
Ef. 4: 25.
Evidentemente nell’ incontro
con i fratelli onde poter essere
« veri » bisogna ritrovare la fiducia, nella consapevolezza che ogni
creatura nella comunità è portatrice di doni che provengono dal
nostro comune Signore.
La chiesa è «la famiglia di Dio»
ove franchezza, fiducia e amore
devono regnare.
Tutti siamo impegnati perché
tale sia la realtà della chiesa. (...)
La caratteristica della nostra vita politica e anche del mondo è
quella di nascondere la verità.
Vocazione della Chiesa è anche
quella di smascherare, rendere
pubblico ciò che viene tenuto nascosto, è vocazione della chiesa
fare aprire gli occhi alla realtà,
quindi informare, sospingere alla
partecipazione di tutti nelle decisioni che riguardano non soltanto la nostra, ma anche le future
generazioni.
Tutto deve essere considerato,
valutato, deciso, alla luce della
realtà dell’Evangelo.
Nel tumulto degli slogan e delle informazioni contraddittorie, in
mezzo al disorientamento provo
cato dalle propagande e dalle false ideologie — come quella del
progresso illimitato e della civiltà
dèi consumi — noi siamo chiamati a « manifestare la verità » a
mettere in luce le forze così abilmente coperte, velate, nascoste,
che sono all’origine di ingiustizie
e di insopportabili sofferenze per
una gran parte della nostra umanità.
V’è ancora bisogno di ricordare che la « verità » che manifestiamo, come credenti, non si lascia accaparrare da un blocco politico, una istituzione, una ideologia?
La verità che siamo chiamati a
manifestare è una rivelazione totale sulla vita, sull’uomo, sul mondo, è un mettere in luce tutto
quello che altri vorrebbe mantenere nascosto per i propri fini economici o politici.
Vi è un altro aspetto della esigenza di « manifestare la verità »
che è bene sottolineare. Ed è la
testimonianza della nostra fede,
l’apporto della nostra visione delle cose, in dipendenza dell’Evangelo, nella costruzione della società civile.
Nel complesso tema dei rapporti chiesa-stato, ad esempio siamo
chiamati a desumere dalla nostra
fede le implicazioni e gli orientamenti per tali rapporti.
Siamo debitori alla società civile di una nostra chiara testimonianza. Come componente della
società italiana, abbiamo qualcosa da dire. Vi sono modi di impo
stare i problemi che derivano da
una precisa esigenza di fedeltà all’evangelo. Vi sono contenuti sempre derivanti dalla nostra confessione di fede, che possiamo e dobbiamo inserire nella trama così
complessa e velata, della cultura
del nostro popolo.
E dobbiamo appunto « manifestare la verità, senza timidezza o
accorgimenti, in modo chiaro ed
aperto, dichiarando esplicitamente quale è il nostro essere chiesa,
e quale lo « specifico » evangelico
e la predicazione che intendiamo
apportare come nostro contributo alla società civile.
« Chi è sufficiente a queste cose? », così si interrogava il più
ardito degli apostoli. Nel nostro
tempo noi sentiamo tutta la nostra debolezza umana, l’ambiguità di molti nostri impegni —
quando per attuarli siamo portati
a « procedere con astuzia » — la
peccaminosità individuale e collettiva di troppi « silenzi »...
C’è veramente da « venir meno
nell’animo », come confessava
Paolo, (li fronte al condizionamento che ci viene imposto dalla società.
È per questa ragione che tutti
abbiamo bisogno di riascoltare la
promessa del Signore: « Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi ». (Giov. 8; 32).
(dal messaggio del Moderatore
tenuto a Villar Pellice il XV agosto).
tura interessante, ma solo una
di tante letture possibili. La traduzione ecumenica della Bibbia
in francese (TOB) se la cava
con un semplice poveri di cuore, senza scomodare Dio; altri
interpreta come quelli che, al
pari del pubblicano della nota
parabola (Luca 18, 9-14), si stimano peccatori battendosi il
petto! Le cose vanno peggio per
quanto riguarda la giustificazione per fede. Qui gli stessi
termini di giustizia e di giustificazione, come pure il verbo
giustificare, sono del tutto scomparsi, sostituiti come sono dai
vocaboli meno pregnanti di riabilitazione di fronte a Dio
(Rom. 3, 21-22), di liberazione
gratuita (Rom. 3,24), di giusta
relazione con Dio (Rom. 3,30 e
4,25) o di accoglienza da parte
di Dio come suoi (Rom. 3,26 e
28; Rom. 4,5). Le uniche volte
in cui la traduzione interconfessionale accoglie il termine
giusto, invece di quello più
astratto di giustizia, è nei noti
versetti nei quali è detto che,
secondo la Riveduta, la fede è
stata messa in conto di giustizia, quella giustizia che è ottenuta dalla fede o viene dalla fede (Rom. 4, 3, 5-6, 9-10, 11, 13,
22-24): in tutti questi casi le varie espressioni sono state volte
dal passivo all’attivo, nel senso
che non è più la fede che viene
« messa in conto di giustizia »,
ma è Dio che « considera giusto » chi ha fede in Lui. Quel
che è ihspiegabile è l’aver dato
il più assoluto ostracismo alla
parola giustificazione, credendola ovviamente come incomprensibile all’uomo contemporaneo,
quando gli studenti di ogni ordine scolastico sanno bene che,
se una volta assenti alle lezioni
per malattia o altro motivo, devono portare al loro ritorno in
classe la g^stiflcazione firmata
dai genitori o da chi ne fa le
veci! La cosa è tanto più grave
in quanto proprio sulla ^ustificazione, per fede e non per
opere, permane oggi tra i fratelli delle varie confessioni cristiane non dico un dissidio irrimediabile, ma almeno una
tensione di ricerca teologica che
è sentita dalle varie parti in
causa con estrema serietà.
Il caso più sopra accennato
di espressioni voltate dal passivo all’attivo non è isolato, e denota per la sua frequenza ima
chiara presa di posizione, che
non è soltanto filologica ma teologica. Valga per tutti l’esempio delle beatitudini (Matt. 5,
3-12), a cui si può aggiungere il
primo versetto del Padre Nostro (Matt. 6,9), nel quale al
« sia santificato il tuo nome » è
stato sostituita la perifrasi « fa’
che tutti ti riconoscano come
Dio ». Nelle beatitudini poi, oltre ad attribuire a Dio, esplicitamente nominato, tutte le azioni di « offrire il Suo regno », di
« consolare », di « dare la terra
promessa (sic)», di «esaudire i
desideri » di « quelli che desiderano ardentemente ciò che Dio
vuole (sic)», di «aver compassione» dei misericordiosi (cioè
di « quelli che hanno compassione degli altri ») ecc., si sono
inspiegabilmente soppresse le
espressioni tanto più pregnanti
degli « affamati ed assetati della giustizia » e dei « perseguitati per cagion di giustizia », sostituendole con le parafrasi anodine « quelli che desiderano ardentemente ciò che Dio vuole »
o « quelli che sono perseguitati
per aver fatto la volontà di
Dio ». Ora i traduttori — si legge nella presentazione della traduzione interconfessionale —
tutti « studiosi specializzati, esegeti e linguisti », hanno insistito
sul fatto di aver « voluto presentare un testo del Nuovo Testamento che fosse fedele », aggiungendo che «la fedeltà non
significa necessariamente traduzione letterale » e che « non per
questo la traduzione diventa
una parafrasi ». Purtroppo, a
mio modesto avviso, il testo
presentato, rispetto sia all’originale greco sia alla traduzione
latina della Vulgata, è spesso
debole, slavato, non pregnante,
privo cioè di quella forza spirituale che contraddistingue molti passi del Nuovo Testamento.
Il fatto poi di aver preferito la
forma attiva a quella passiva,
esplicitando il nome di Dio, mi
pare faccia violenza allo stile
degli autori biblici, sempre timorosi di « usare il nome di Dio
invano » (Esodo 20,7). Non parliamo infine del famoso passo
di Matt. 16,18, sul quale si è già
speso troppo inchiostro. Dico
solo che proprio qui l’avere
adottato sic et simpliciter l’interpretazione ben nota della Chiesa romana tronca di fatto quel
tentativo di ricerca ecumenica,
che era in atto da parecchi decenni non solo a livello esegetico ma anche e soprattutto sul
terreno dell’ecclesiologia, grazie
a studiosi serissimi come per
esempio il Cullmann. Qui si avverte una grossa lacuna della
traduzione interconfessionale : la
mancanza cioè di note con le
quali, proprio nei casi di passi
controversi, siano presentate serenamente le diverse interpretazioni, lasciando poi allo Spirito di guidare la nostra lettura.
Un principio chiaramente valdese. Giovanni Gönnet
3
2 settembre 1977
3
COMITATO CENTRÀLE DEL C O WVl G L I Ò ECUMÈNICO DELLE CHIESE
La ^civiltà cristiana*
In una lunga mozione, approvata dal C.E.C. di Ginevra, la denuncia del razzismo e delle ingiustizie perpetrate — dalla Rhodesia alla Namibia e alla Repubblica del Sud Africa —\,dai governi bianchi. Invito
alle chiese-membro affinché prendano posizione in nome di un altra «-giustizio. y>, quella dell’Evangelo
4'.
.'•ri::.
4f
1
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Riuniti come Comitato Centrale del CEC, nella nostra qualità di organismo responsabile
di cristiani e per fedeltà all’Evangelo, noi denunciamo come
blasfeme le gravi e patenti ingiustizie che vengono perpetrate in nome della « civiltà cristiana » dai governi e dalle potenze
che opprimono l’Africa del Sud:
lo Zimbabwe (Rodhesia), la Namibia (Africa del Sud-Ovest) e
la Repubblica del Sud Africa.
Il futuro del popolo oppresso
in Africa del Sud è questione
che dovrebbe essere decisa solo
da quel popolo e da nessun altro. L’anno scorso abbiamo assistito ad un intensificarsi delle
lotte di liberazione in Africa del
Sud che hanno prodotto un aumento della repressione. E questo, in termini umani, significa
un aumento di violenza, uno
smembramento della vita familiare e un maggior prezzo di sofferenza. La situazione è tragica
e instabile perché interessi estranei all’Africa persistono nella
loro azione mirante a voler decidere ad ogni costo il futuro di
quei paesi al posto del popolo
oppresso dell’Africa del Sud. Noi
raccomandiamo alle chiese-membro le seguenti azioni:
— dimostrare in ogni occasione la loro solidarietà con il popolo oppresso di quella regione
nella sua giusta lotta per l’autodeterminazione e l’indipendenza, e di rivolgere a Dio per loro
una costante preghiera di intercessione ;
— sostenere i gruppi che si
propongono di mobilitare l’opinione pubblica sulla realtà dell’Africa del Sud e si adoperano
perché le cose cambino, ed unirsi a loro nella campagna per far
cessare ogni sostegno — militare, economico, diplomatico e
culturale — al governo espresso
dalla minoranza bianca;
— esprimere le serie preoccupazioni suscitate dalle conseguenze esplosive del progetto
reso noto dal governo boliviano
di accogliere in Sud America
masse di immigrati bianchi provenienti dall’Africa del Sud, nella certezza che tale progetto costituirebbe una grave minaccia
per il popolo indigeno del continente latino-americano ;
— attirare l’attenzione sul fatto che ogni migrazione di massa di coloni bianchi dall’Africa
del Sud non farebbe che favorire l’impiantarsi del razzismo in
un’altra società;
— ricordare la testimonianza
cristiana che va data alla popolazione bianca dell’Africa del
Sud affinché si ravveda, rinunzi alla sua posizione di supremazia razziale e si dedichi alla costruzione di una società giusta,
a fianco di tutti i popoli dell’Africa del Sud.
Zimbabwe
Dall’epoca dell’ultima riunione del Comitato Centrale del
CEC, la Conferenza di Ginevra
— per quanto abortita — ha dato la stura a tutta una serie di
iniziative occidentali miranti a
raggiungere una soluzione negoziata del problema, nessuna delle quali è finora riuscita ad ottenere che il regime illegale della minoranza bianca ceda il controllo del paese al popolo dello
Zimbabwe. Il regime che lo domina cederà il potere soltanto
quando si troverà con le spalle
al muro. I suoi interventi per il
cosiddetto « insediamento interno » (internai settlemént) ed il
suo annunzio della data della
prossima consultazione elettoràle non sono ' altiro che manovre
dilatorie mediante le quali si
tenta di mascherare la sua chiara intenzione di mantenere il
controllo della situazione.
Il Comitato Centrale del CEC :
— denuncia àncora una volta
la continua oppressione del popolo dello Zimbabwe esercitata
dall’attuale regime illegale mediante arresti arbitrari e detenzioni, l’esecuzióne di cittadini
dello Zimbabwe, ì provvedimenti criminali delle punizioni collettive e la continua negazione
dei diritti umani sotto il prete
sto della preservazione della cosiddetta « civiltà cristiana » occidentale ;
— rinnova il suo appello alle
chiese-membro di intensificare i
loro sforzi per mobilitare l’opinione pubblica in favore della
liberazione dello Zimbabwe e
perché sia estesa al popolo dello Zimbabwe tutta l’assistenza
morale, politica e umanitaria
necessaria alla sua lotta, affinché il suo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza trovi piena realizzazione;
— condanna l’aggressione da
parte del regime illegale ora al
potere contro • i paesi confinanti, il che fa parte, tra l’altro, di
una strategia mirante ad internazionalizzare le ostilità e a
coinvolgere le grandi potenze;
— fa appello alle chiese-membro perché facciano pressione
sulle Compagnie petrolifere implicate (Mobil Oil, Shell, BP,
Total, Caltex ed altre), sia cedendo esse stesse le azioni in lo
ro possesso, sia organizzando
l’azione congiunta degli azionisti, affinché mettano fine alla
vendita illegale, diretta 0 indiretta, dei loro prodotti, ad opera delle Compagnie stesse o attraverso i loro agenti od altri
intermediari, al regime rodesiano;
— raccomanda alle . chiesemembro di premere sui rispettivi governi al fine di ottenere che
l’arruolamento nelle forze armate del regime rodesiano illegale
sia considerato un reato e adeguatamente sanzionato e che
ogni forma di tale arruolamento sia vietata.
Namibia
Quattro esponenti di primo
piano della Chiesa in Namibia
scrissero a Kissinger il 18 giugno 1976. Nella lettera era contenuta la seguente affermazione:
« ...siamo convinti che la grandissima maggioranza della po
polazione negra del nostro paese desidera ardentemente che la
polizia, l’esercito e Tamministrazione sudafricana lascino al più
presto questo paese ». Non v’è
alcun dubbio che questa affermazione sia più vera oggi di
quel che poteva esserlo im anno
fa. I tentativi delle potenze occidentali di concordare ima soluzione col premier sudafricano
Vorster non si svolgono nel quadro della risoluzione n. 385 del
Consiglio di sicurezza dell’ONU
e debbono perciò essere considerati dei meri pretesti per conservare l’iniziativa e per controllare tempi e sviluppi di un
trapasso di poteri in Namibia,
in mani che non sono quelle del
popolo namibiano. (La risoluzione 385 chiede, tra l’altro, che
si tengano al più presto libere
elezioni, sotto la supervisione e
il controllo dell’ONU, in tutto il
paese come unica entità politica
ed esige il rilascio di tutti i prigionieri politici namibiani e il
VALDESI E POTERE STATALE
I cedimenti del XVIII secolo
La sottomissione al sovrano condizionava l’obbedienza a Dio?
Per tutto il XVII secolo i vaidesi avevano combattuto esclusivamente in difesa della loro fede e delle loro condizioni di vita. Con il XVIII secolo viceversa
— non più presentatasi tale necessità — essi risposero favorevolmente agli arruolamenti regi
promossi nella loro zona. L’arte
della guerra erasi evoluta, gli eserciti presentavano carattere di
maggiore organicità; era difficile
ipotizzare TÌserve per motivi di
fede sul diritto di arruolare truppe tra i propri sudditi da parte
del legittimo sovrano. L’obbiezione di coscienza al servizio militare esulava, anche come problema teorico, dai costumi vaidesi del tempo.
Il rimpatrio aveva reinserito i
valdesi nelle loro condizioni di
sudditi oppressi aventi pochi e
limitati diritti; ma su cui gravavano doveri analoghi a Quelli degli altri sudditi. Forse per le fatiche estenuanti delle ultime
guerre, forse per la preponderante pressione del centralismo
statale sabaudo, certo è che il
lealismo verso il sovrano si accentua in senso più rispondente
alla concezione assoluta della monarchia allora trionfante.
Sicuramente i valdesi in Questo secolo non si sono mai rifiutati di secondare i Savoia nelle
loro gesta militari, hanno anzi
risposto alle loro, richieste offrendo anche proprie milizie, gagliarde e sperimentate. Di qui quel
militarismo valdese che innestandosi nel loro lealismo forse
ha la sua origine in un nunto di
orgoglio, in’quanto dopo averlo
combattuto essi intendevano dimostrare al sovrano oltre che la
loro capacità, la loro intrinseca
utilità al suo servizio; e ciò d
compensava sul piano morale di
tutti i soprusi cui erano costretti sotto molti, altri profili. È questo un atteggiamento comune a
chi vive un complesso di minoranza, specie se costretto in limiti e restrizioni disagevoli. La
vita militare, pur essa chiusa per
i,valdesi ad ogni elevato: traguaréIo di carriera, poteva peirò costituire il miraggio di una condizione di vita in sé dura, non priva
di soddisfazioni e più giusta ed
egualitaria di fronte a-tutti: gli
altri sudditi:..
In sé. l’obbediènza militare rientra certàmente, nello spirito
del tempo) tra le cose legittitnamente dovute al thonarcà, hia
tale obbedienza da parte valfiése
comportò tuttavia anche aspetti
di incoererìza di fronte alla obbédienza dovuta al Signore. La partecipazione a certi atti di guerra
avrebbe dovuto ripugnare alla
loro coscienza. Atti che, come la
loro storia dimostra, i valdesi
non hanno compiuti quando erano stati costretti a combattere
in difesa della loro fede; ■-'uali
l’inseguimento del nemico in fuga, le distruzioni, i massacri ecc.
Atti questi che invece rientrano
nell’oibbligo militare sotto il comando di terzi. ,
Non sorprende pertanto che
appena ristabilitisi nelle Valli
dopo il rimpatrio, avendo imposto con le armi, oltre che con
l’aiuto di Dio, il rispetto della loro fede ai potenti che li perseguitavano, i valdesi siano tornati ad obbedire al sovrano sabaudo prestandogli l’aiuto militare
nelle sue imprese belliche. Avendo combattuto contro il Catinai,
non devono essersi fatti molti
scrupoli per continuare a farlo
avendo per alleate le truppe del
loro legittimo sovrano che pri-ma li aveva angariati.
Io non rinvengo incoerenza di
fronte ai principii, nel suddito
« bastonato e fedele»; e non azzarderei di affermare che costui
si trovi « senza problemi ». Sarei
piuttosto propenso ad affermare
invece che sono appunto i problemi da cui questo suddito era
gravato che possono averlo sospinto a ritenere di potersi in
tal modo sottrarre al ripetersi
dei danni passati, valendosi di
una occasione che sul momento
poteva anche sembrargli favorevole e suscettibile di futuri lusinghieri sviluppi. L’errore commesso dai valdesi in tale circostanza fu, a mio avviso, quello
di aver riposto in Vittorio Amedeo II più fiducia di quella che
questo loro sovrano, dalla politica ambigua e fedifraga, avrebbe
potuto meritare. La condizionatura subita nel tempo fa però
risaltare che dalla semplice obbedienza al legittimo .sovrano, i
valdesi erano passati' alla fiducia nel suo comportaménto. Da
tale mal riposta fidùcia i valdesi
non trassero alcun vantaggio,
ma solo conseguenze nefaste come i successivi esili che,determinarono la loro perditp, della Val
Pragelato. , ... -,
.11 soccorso offerto, a; I Vittorio
Amedeo II quàndo..neF Ì706, assediata Torino dalle truppe francesi, egli venne a rifugiarsi à
Rbrà, ed indirettàménte a cercare prbtezione tra i ValdésiV è òtto dovuto al lépttimo sovrano,
ma non avrebbe dovuto- avere -rilevanza ideologica, il-nvece anche
gli storici successivi lo ascrissero a dimostrazione della fedeltà
resa ai Savoia, facendo <ii questa
fedeltà, non già della doverosa e
condizionata obbedienza, un segno di reputazione e di vanto da
parte valdese. In questo è da ri
scontrare un loro preciso cedimento in sede di principii.
Ravviso perciò esatta l’osservazione di Armand-Hugon circa il
mutamento di tono neH’atteggiamento dei valdesi verso lo Stato
in questo secolo. E ciò si verificò in particolare anche in occasione dei vari messaggi e delle
dichiarazioni sinodali che essi ebbero a fare. La presenza del delegato regio in sinodo non legittima né giustifica appieno certe lisciate verso il monarca, che, per
10 spirito di debolezza e per le
espressioni di eccessiva riverenza che denunciano, fanno il paio
con i noti telegrammi del 1929.
È da rilevare infatti che le missive del XVI secolo avevano in
genere un’intonazione profetica,
propria dell’enunciato di un messaggio che proviene dalla Chiesa
del Signore. Esse mostravano una maturità teologica che è sopita nel XVIII secolo.. Le suppliche di questo secolo sono in genere soltanto atti che, nella subiezione al sovrano, denunciano
11 condizionamento subito per
via della pressione giurisdizionalista, e pongono in evidenza quella mentalità e quei coniplessi di
minoranza repressa e rinchiusa
nel ghetto alpino, che i valdesi si
trascinarono dietro per tanto
tempo, anche dopo la conquista
della loro libertà nel secolo XIX.
È comprensibile pertanto che in
queste suppliche, allo spregiudicato annuncio della Parola, subentri l’ossequio e la riverenza
verso il potente. La miseria e le
rovine, mantenutesi come costanti di vita per varie generazioni
in un territorio chiuso ad ogni
sviluppo, finirono per condizionare anche gli spiriti più forti
alle esigenze deirimmediato, offuscando le prospettive lontane.
La decadenza di linea che si
rinviene in molti messaggi rivolti dal sinodo al sovrano non mi
sembra tuttavia tale da dover
pronunciare una condanna irrevocabile in ordine alla, infedeltà
ai principii. La decadenza della
vita spirituale propria di qùell’eppca anche nelle Valli e la ihaggìór corisiStenia dei jpioteri' statali-, determinarono ehe l’Obbedienza a Dio rimanesse in parte condizionata dalla obbedienza al sovrano, ormai avvertita in termini
di indiscussa fedeltài $i tratta di
un cedimento doloroso, ma che
merita coinprensioné. Il timore
dei potenti non é bprto giustificato se Si vive nel timor di Dio;
ma la paura pèr. quanto là storia
aveva tragicamente registrato e
che avrebbe potuto •. verosimilmente rioetersi ancora, può ; a
volte anche deterrninare un atteggiamento servile.
Giorgio Reyrot
ritiro deU’amministrazione sudafricana).
Il Comitato Centrale del CEC :
— riafferma la sua solidarietà
nella testimonianza cristiana con
le chiese é il popolo della Namibia e rivolge un appello alle
chiese-rhemtarò perché le sostengano in ogni modo, nella preghiera di intercessione, nel sensibilizzare il popolo e nel dare
l’aiuto necessario ;
— fa appello alle chiese rnembro per una costante pressione
sui loro governi e sul governo
del Sud Africa affinché adempiano alla risoluzione 385 del
Consiglio di sicurezza dell’ONU
e accolgano il riconoscimento da
parte dell’ONU del SWAPO come legittimo rappresentante del
popolo namibiano ;
— fa appello: al governo del
Sud Africa perché cessi ogni
pratica di tortura a danno dei
namibiani, perché siano liberati
senza condizioni tutti i prigionieri politici, ovunque siano detenuti, e ponga fine alla sua politica di deportazioni e di insediamenti coattivi del popolo di
quel paese, e affinché esercito e
polizia siano ritirati dalla Namibia molto prima della data
prevista per le elezioni.
Sud Africa
L’inasprimento della repressione attuata dal governo del
Sud Africa dimostra che quel
governo non è interessato al dialogo e all’ascolto del popolo negro se non partendo dai propri
presupposti e che sempre più
spesso quel popolo viene deportato, arrestato, imprigionato,
torturato e ucciso. Si deve poi
segnalare un intensificarsi del
dialogo tra il governo del Sud
Africa e le maggióri potenze occidentali — un dialogo in parole ed un traffico di valuta e di
armi.
Il Comitato Centrale del CEC,
in vista della testimonianza cristiana ;
— rivolge un encomio a quei
cristiani di tutte le razze in Sud
Africa che si sforzano — talvolta superando enormi difficoltà
— di essere fedeli alle istanze
evangeliche con la loro- testimonianza profetica nella situazione sudafricana e li incoraggia a
continuare a fare tutto ciò che
è in loro potere per contrastare
la violenza repressiva del regime e per dimostrare in concreto la loro solidarietà con gli oppressi ;
— fa appello alle chiese-membro all’interno e all'esterno del
Sud Africa onde facciano pressione con urgenza sul regime
sudafricano perché ponga fine
alle violenze esercitate sulla
maggioranza negra oppressa, riconosca immediatamente la pienezza dei loro diritti umani, liberi subito tutti i prigionieri
politici e rinunci all’apartheid,
compresa resistenza dei « bantustans » (staterelli fantoccio indigeni) ;
— fa urgenza alle chiese-membro perché collaborino attivamente all’imposizione di un embargo totale ed efficiente sulla
importazione di armi in Sud Africa e al ritiro delle licenze di
fabbricazione di armi, segnalando in particolare l’importanza
delFesportazione di armi verso
il Sud Africa da parte degli USA,
Gran Bretagna, Germania federale, Francia, Italia e Israele,
come pure la persistenza di accordi culturali fra il Sud Africa
e il Belgio, l’Olanda e la Germania federale;
— respinge come insignificanti i canabiamenti. proposti dalla
« Dichiarazione di principi » emessa nel marzo 19T7 dalle Società nordamericane operanti in
Sud Africa, in quanto tali da deterihiharé ùhà situazione di privilegió" per pochi, ighorandó il
costante sfruttamento della iñággioranzàp :
— fa appello alle chiese-membro, onde facciano pressioni isui
loro governi e, organismi regionali, . speci^mente della Comunità Econòmica Europea, „ del
Nord America e del Cónimonwealth, perché "prendano prov:védimenti concreti atti ad assicurare il blocco delle garanzie
per i crediti ■ di esportazione e i
prestiti bancari o gli investimenti nella Repubblica del Sud
Àfrica.
4
4
2 settembre 1977
SINODO E CONFERENZA SEMPH
Al centro dei lavori delle due assemblee si sono imposte le due giornate di sessione congiunta non solo pr
stro atteggiamento di fronte ai concordato, il patto di integrazione — ma anche per la sua più autorevole rappg
non sono state sufficienti: è mancato il tempo per l’esame dei distretti e per una discussione preliminare suii
ne congiunta non potrà non occupare la maggior parte del tempo rispecchiando a livello sinodale la realtà db
do il primo Sinodo completamente integrato che avrà luogo nel 1979. - Iniziamo l’esame dei temi principali di.
Intese: un mandato a concludere fi "“" ””
i/»?o dei momenti più significativi dellà Sessione congiunta del Sinodo valdese e della Conferenza metodista è stata la
votazione unanime che dà mandato a Tavola e Comitato Permanente a concludere le trattative già avviate con lo
Stato. In che senso si è parlato di intese ? Un intervento di un membro della Commissione d'esame
Per la prima volta nella storia
Io Stato italiano è disposto a trattare « alla pari » con Chiese non
cattoliche. Questo significa che
ambedue le parti siedono attorno
allo stesso tavolo senza la volontà
di imporre qualche cosa o di chiedere vantaggi. Fino ad oggi le Chiese ¡non cattoliche hàimo soltanto
ricevuto dallo Stato quello che lo
Stato stesso, per sue motivazioni
politiche, aveva deciso di dare loro, come, per esempio, le leggi sui
culti ammessi del 1929-30, oppure,
per i valdesi, ]e « patenti » del re
Carlo Alberto, il 17 febbraio 1848.
Adesso, invece, i presupposti sono
diversi, e sono tali da far sperare,
se tutto giungerà finalmente a conclusione (cosa ancora non sicura,
ma grandemente auspicabile), che
un nuovo tipo di rapporti tra Stato e Chiesa possa prendere corpo,
a vantaggio di ognuna delle due
parti, in definitiva della società.
Inizio degli incontri bilaterali.
Perché sono cominciate queste
trattative? Per dare attuazione all’articolo 8 della Costituzione che
stabilisce che i rapporti tra lo Stato italiano e le Chiese non cattoliche siano regolati mediante le intese.
Con questo si intende, secondo i
migliori giuristi, che lo Stato e una
determinata confessione religiosa
definiscano di comune accordo la
regolamentazione di materie comuni e che lo Stato dia applicazione,
con apposita legge, all’intesa così
raggiunta. Dopo trent’anni dall’entrata in vigore della Costituzione
italiana è ora avviato questo procedimento.
Per il momento sono in trattativa solo le Chiese valdesi e metodiste. Si intende che ogni altra Chiesa evangelica potrà fare altrettanto, allo stesso titolo. Anni fa si pensava che sarebbe stato bene, da
parte delle Chiese evangeliche, trattare insieme, con lo stato, con intese comuni. Successivamente si è
considerata meglio Foriginalità di
ciascuna Chiesa e si ritiene ora che
tale originalità possa essere espressa più autenticamente mediante intese singole. Questo non esclude,
ovviamente, che tanti punti finiscano con avere gli stessi contenuti.
Ogni Chiesa si presenta allo Stato
e, per esso, alla nazione italiana,
per quello che essa è, per la parola specifica che ha da dire, per l’atteggiamento che è in grado di esprimere, con indubbio vantaggio per
tutti.
cosa allo Stato può sembrare presuntuoso da parte nostra. Potrebbe suonare come una predica a un
uditore sbagliato, allo Stato neutrale e agnostico in materia di religione, oppure potrebbe essere inteso come una lezione fuori posto
in una tematica bilaterale, oppure
ancora essere visto dall’interlocutore come assunzione indebita di
un ruolo che non ci compete in
quanto Chiesa di minoranza.
Le Chiese valdesi e metodiste,
al contrario, hanno chiaramente
espresso l’esigenza che le dichiarazioni di principio siano fatte, nell’articolato delle intese, come servizio di predicazione cristiana alla
intera società che lo Stato rappresenta.
Nella proposta per le intese è
detto questo: diamo atto che la
Costituzione, nel riconoscere e garantire i diritti di libertà ai cittadini, assicura il pieno esercizio delle attività delle Chiese e l’indipendenza del loro ordinamento ecclesiastico; dichiariamo che l’educazione e la formazione religiosa dei
fanciulli e della gioventù sono di
specifica competenza delle famiglie
e delle chiese e non della scuola
pubblica; riteniamo che la pubblica certificazione del matrimonio
dev’essere possibile anche in chiesa, finché lo Stato mantiene il regime di libera scelta da parte de
gli sposi; affermiamo che la tutela
penale in tema di religione non abbia maggior peso della protezione
dell’esercizio dei diritti di libertà
riconosciuti e garantiti dalla Costituzione; ecc. Significativa, infine, nell’attuale situazione politicoecclesiastica italiana, anche se superflua perché già contenuta nel
testo della Costituzione, è la dichiarazione che tutte le attività
delle Chiese valdesi e metodiste sono compiute su iniziativa e a carico delle medesime, senza alcun
onere finanziario da parte dello
Stato.
Niente prediche ma lealtà
Non è dunque di una predica generale allo Stato che si tratta, bensì di affermazioni di principio sui
temi stessi delle trattative, e solo
su quelli; una testimonianza per
scelte che riteniamo evangeliche,
nel momento in cui diamo operatività, nei rapporti con la società civile, alla fede che ci anima. Non
chiediamo allo Stato di credere in
Dio al modo nostro; gli chiediamo
di conoscere le nostre motivazioni
e di permetterci di comportarci di
conseguenza, senza deroga alle leggi di tutti, senza protezioni che non
siano quelle per tutti.
Libertà da ingerenze
Siamo altresì convinti che lo
Stato ci darà fiducia, per aver mo
strato di riconoscere il valore normativo dei nostri ordinamenti ecclesiastici.
Le nostre assemblee, i nostri enti, istituti e opere, i dati comportamentali del nostro stare insieme,
il nostro discutere, eleggere, governare, controllare, all’interno delle nostre comunità, sono fissati da
norme, via via aggiornate, alle
quali ci atteniamo per il buon ordine di cui parla la Scrittura.
Nel momento in cui la Repubblica italiana prende atto dell’autonomia e dell’indipendenza dell'ordinamento valdese e dell’organizzazione che ne consegue, questa fiducia prende corpo.
Non ci soffermiamo a vedere qui
se la completa separazione tra Stato e Chiesa (separatismo) oppure
la ingerenza dell’uno sull’altra e viceversa (giurisdizionalismo) esprimano meglio che gli accordi bilaterali mediante intese un tipo di
rapporti comunque difficile da definire. Ci basta la vigilanza che le
nostre due Chiese hanno posto in
essere, non da oggi, a che nulla di
antievangelico o&schi una collaborazione che è per il bene di tutti. E la consapevolezza che anche
lo Stato può essere « ministro di
Dio » (Rom. 13).
nità di Pisa, è intervenul
su diversi temi. In particolare i
questione dell’energia nucleare. Gl
abbiamo chiesto perché.
— Io non sono certo esperi
della materia, semplicemente vivi
in una città che ha alla sua pei
feria un centro atomico militare i
accanto una grossa base militât
americana. Obiettivi, militarmenl
parlando, molto interessanti... t
lascio immaginare cosa capiterei
be se a un certo punto una bon
ba cadesse sul centro atomico.
— Nella tua comunità si è gii
discusso di questi problemi?
— A volte di sfuggita ma mai ii
modo completo. Ora che il Sinodi
ha preso posizione ne dovremo ri
parlare anche noi. Comunque io
al Sinodo, sono intervenuto su que
sto punto anche perché mi chiedi
se questa scelta nucleare che il no
stro Paese è chiamato a fare noi
nasconda in realtà obiettivi strato
gico-militari.
Insomma stabilimenti e impiai
ti che manipolano l’atomo sono fi
cilmente convertibili in industrii
militare.
— Vorrei chiederti che imprei
sione ti porti a casa di questo Si
nodo. Sei già stato delegato altrt
volte?
Giulio Vicentini
— Al Sinodo venni, come spei
latore, la prima volta nel 1961
C’era un’altra atmosfera, molto pii
rumorosa dell’attuale...
Come delegato è la prima volta
Confesso che nei primi giorni 1»
avuto difficoltà ad afferrare il dibattito sinodale anche perché provengo da una piccola comunità che
DALLA CONFERENZA METODISTA
Evangelizzazione, tema dominante
Alla discussione sul tema dell’evangelizzazione da parte delle chiese locali ha corrisposto una netta presa di posizione contro l’equivoco ecumenismo proposto dalla Chiesa cattolica romana nel quadro di un congresso eucaristico
Contenuti del chiedere
Che cosa intendiamo dire e chiedere allo Stato? Facciamo distintamente questi due discorsi, del dire
e del chiedere.
La tentazione di chiedere vantaggi è probabilmente forte nel -pensiero di alcuni fra noi. Siamo una
piccola minoranza; tante volte abbiamo subito discriminazioni; disagi e difficoltà ci sono venuti da
molte parti e per diversi motivi.
Adesso che l’occasione finalmente
si presenta potremmo pensare di
coglierla favorevolmente, magari
sull’esempio della chiesa di maggioranza. Non escludiamo, anzi,
che la richiesta di qualche vantaggio — che finirebbe con essere modesto, dato il nostro piccolo numero — potrebbe suonare gradito alla controparte, per gli evidenti motivi della sua attuale politica ecclesiastica. Ma se così facessimo tradiremmo noi stessi.
Di conseguenza, quello che effettivamente chiediamo è la regolamentazione di quanto fa parte
della vita della Chiesa e della sua
attività, restando dentro l’ambito
del diritto comune, dentro cioè le
leggi relative a tutti i cittadini e
alle loro libere associazioni. Nulla
di meno, ma neppure nulla di più.
Ridotta per numero di partecipanti e -per durata delle sedute separate dal Sinodo Valdese si è tenuta contemporaneamente a quest’ultimo la XVI e penultima Conferenza Metodista d’Italia. Al centro
del dibattito era anche quest’anno
il problema dell’evangelizzazione,
proposto all’attenzione dei partecipanti dal primo paragrafo del rapporto del Comitato Permanente. Ci
sembra significativo il fatto che il
tema centrale fosse questo, perché
dimostra che anche nelle sedute distinte da quelle del Sinodo, i problemi affrontati sono di fatto di interesse comune. La divisione delle
assemblee assume per la maggior
parte del tempo un aspetto che sa
di forzatura e un tantino di arbitrarietà. Di fatto sono ormai praticamente due gruppi della stessa assemblea che lavorano separatamente in alcuni momenti.
dell’uso di un linguaggio non religioso per la testimonianza della
fede.
Un aspetto particolare della questione è costituito dal Congresso Eucaristico che la Chiesa Cattolica terrà a Pescara nel prossimo settembre. La Conferenza ha appoggiato
con due documenti la testimonianza che le comunità della zona intendono rendere in quell’occasione per
contestare il sacramentalismo e la
operazione di potere che soggiace
al Congresso. Inoltre si è espressa
considerando inopportuna la presenza di pastori evangelici nella cosiddetta « giornata ecumenica » del
Congresso, che non sembra avere
veramente nulla di ecumenico. Que
sto dibattito è stato reso noto al
Sinodo Valdese, mostrando, ancora
una volta, che anche nelle sedute
separate i --roblemi sono di interesse comune.
Oltre al problema centrale la
Conferenza ha esaminato rapidamente i rapporti delle opere e dei
comitati che ne dipendono. Ci sembra che di fatto ci sia un’indicazione di lavoro efficiente per quando
il Sinodo sarà uno solo. Qgni anno
si potrà discutere a fondo un paio
di problemi, lasciando alla « routine » degli esami d’obbligo un tempo minore. Non è necessario dibattere a fondo tutti gli anni l’operato
della CIOV o quello della Facoltà
o altri aspetti della vita delle chie
Contenuti delle dichiarazioni
Quanto, invece, al dire qualche
Il problema è stato affrontato da
diversi punti di vista negli interventi ed ha portato all’approvazione di
un documento che è riprodotto a
parte e che merita di essere preso
in considerazione anche dalle Chiese valdesi. Nel dibattito si è affrontato il problema della nostra presenza in campo radiofonico, approfittando dello spazio, anche se di fatto
spesso discriminatorio, che si può
avere nelle trasmissioni delle emittenti locali; è stato suggerito, come
risulta anche dal documento conclusivo, che tutte le chiese si impegnino nel corso dell’anno almeno in una iniziativa di carattere evangelistico, per riferirne l’esito alla prossima conferenza e dare così la possibilità all’assemblea di elaborare
una strategia che possa essere più
largamente applicata. Naturalmente
il problema dei mezzi non va disgiunto da quello dei contenuti: la
predicazione dell’Evangelo è intesa
dai membri delle chiese in modi
diversi, anche se non incompatibili
tra di loro. Un grosso problema che
è stato appena sfiorato è quello
INCARICHI METODISTI
Presidente designato: Sergio Aquilante.
Vice-presidente designato: Giovanni Ghelli.
Comitato dell’Ente: Valdo Benecchi, Giovanni Lento, Giampaolo
Ricco, Giovanni Vezzosi.
Commissione permanente per la diaconia: segretario: Teofllo Santi;
membri : Giovanni Anziani, Alfonso Manocchio, Arcangelo
Pino, Aurelio Sbaffi, Ugo Schirò.
Commissione permanente per gli studi : segretario : Domenico
Cappella; membri: Sergio Aquilante, Sergio Carile, Giovanni
Lento.
Commissione permanente economica: segretario: Sergio De Ambrosi; membri; Claudio Cervi, Niso De Michelis.
Commissione permanente per la revisione dei conti; segretario:
Giovanni Ghelli ; membri : Edoardo Cacciapuoti, Aldo Chiara.
Segretariato Servizio Istruzione ed Educazione: Valdo Benecchi,
Franco Carri.
Segretariato Predicatori Laici: segretario: Claudio Martelli; membri; Andrea Anziani, Laura Carrari, Mario Orlandelli.
Segretariato per le Attività Femminili: Maria Grazia SbafiB.
Comitato permanente; Presidente: Sergio Aquilante; Vice-presidente : Leda Rocca ; Segretario : Aurelio Sbaffi ; Membri : Domenico Cappella, Enrico Ciliari.
se. Ci si può limitare ad un rapido
esame del lavoro svolto, con un’approvazione del medesimo.
Così 'Si è fatto per il gran numero di opere sociali metodiste: Villi
S. Sebastiano, Rapolla, Casa Mater
na e Casa Mia di Napoli, Ecumene
Casa Evangelica di S. Marzano.
La Conferenza ha dato un po’ p»
di spazio al problema della Federi
zione, alla presenza del suo Presi
dente. Pastore- Piero Densi, espri
mendo apprezzamento per il su»
lavoro e dando alcune indicazioW
soprattutto per il servizio stampi
RAI-TV.
È stato accettato con gioia qual*
candidato pastore locale il predio
tore laico Claudio Martelli e soU*
stati inseriti nel ruolo dei predio
tori laici i fratelli Giordano Senesi
Sergio De Ambrosi, Giovanni Ghe
li, Edoardo Cacciapuoti, FloreiiP
Vinti, Giorgio Castelli, Sauro Gottai
di, Èva Rostain, Elio Piacente, cW
da parecchio tempo esercitano au*
sto ministero ed hanno presentai*"
alla Commissione studi un resocot
to della loro preparazione passa»
ed una prova omiletica che è sta»
valutata positivamente. Un senti»
ringraziamento a Marcello Rizzi cP
lascia il Segretariato dopo lung»
anni di lavoro fedele.
La discussione sulla FGEI, con »
partecipazione del suo segretari
pastore Ermanno Genre, ha mesf
in risalto le difficoltà del lavoro g»
vanile in alcune situazioni, come fj
renze, e il suo piositivo inserimenj
nella comunità in altre parti del»
penisola. .
Il resoconto finanziario segna»
un lieve passivo, per spese che nef
erano state previste, ma ha sod^
sfatto la conferenza per l’impost*
zione nuova che è stata data »
problema delle finanze e per l’inve»
tarlo patrimoniale che è stato
tuato. Si raccomanda alle chiese
effettuare i versamenti senza asp®'
tare gli ultimi mesi dell’anno,
ovvi motivi di economia sugli in*^
ressi passivi.
5
2 settembre 1977
E PIU’ VICINI
i temi trattati — in particolare le intese, il noisentatività. Ma appunto per questo due giornate
inisteri nella chiesa. L’anno prossimo la sessioase già integrata (circuiti e distretti) e preparanproseguirà nei prossimi numeri del giornale
INCARICHI VALDESI
Tavola: Aldo Sballi moderatore, Giorgio Bouchard vice-moderatore, Guido Colucci, Salvatore Ricciardi, Alberto Taccia, Sergio Bianconi, Valdo Fornerone.
Consiglio delia Facoltà di Teoiogia: Bruno Corsani, decano, Sergio
Aquilante, Daniele Garrone, Marco Rostan, Luigi Santini.
CIOV - nuovi membri eletti: Alberto Baridon, effettivo; Edoardo
Aime, onorario.
Comitato del Collegio: Guido Baret, Giovanni Conte, Sergio Gay,
Daniele Ghigo, Enrica Malan, Alfredo Poèt, Ruth Tourn.
Commissione d’esame Tavola e Facoltà: Giovanni Scuderi, Ernesto Ayassot, Aldo Garrone, Antonino Pizzo.
Commissione d’esame CIOV: Giuseppe Platone, Paolo Ribet, Costante Costantino, Miriam Bein.
La Casa Valdese, sede del più importante appuntamento annuale delle nostre Chiese.
INTERVISTE Al PARTECIPANTI
Cosa pensi del Sinodo?
Alcuni temi e l'impostazione della nostra massima assemblea nelle impressioni di tre
deputati: G. Barsotti di Pisa, A. Tron di Pomaretto e A. Garrone di San Germano
non ha affrontato tutto il ventaglio di problemi che avevamo, in
questi giorni, di fronte. E poi ho
avuto l’impressione che, sotto certi aspetti, c’è sempre una componente di ’addetti ai lavori’ — componente della quale farei parte an*h’io — che rimane tagliata fuori.
Questa sensazione l’ho avuta spercialmente nel dibattito sulla Claudiana e sul Collegio Valdese. Quello che dico è comunque, in parte,
imputabile al fatto che non ho avu^ fO"molto tempo per documentarmi
¿su certi elementi.
Di positivo vorrei sottolineare la
presa di posizione nei confronti
dei nostri fratelli del Rio de la Pla_ta. Poi, bene o male, abbiamo trovato il tempo di affrontare la ’vita
’della chiesa’. Il risultato di questo
dibattito è sfociato nella preoccupazione, molto importante a mio
avviso, dell’educazione cristiaria. A
Pisa questo problema Tabbiamo
affrontato in sede di Consiglio di
Chiesa e quindi è evidente che gli
attribuiamo una grossa importanza. Infine sulle ’intese’ debbo dire
che tutto il problema è stato ben
impostato dal prof. Peyrot; mi
sembra che finalmente possiamo
andare alle trattative con il governo con idee chiare, anche a livello
di dibattito sinodale.
Sulle ’intese’ ho apprezzato molti interventi dei delegati e sempre,
mi è parso, che nella coscienza di
tutti fosse presente il riferimento
a quel famoso articolo 5 della nostra disciplina generale. Ora si
tratta di muoversi a livello locale
per diffondere la nostra posizione;
abbiamo in mano un documento
sul quale possiamo chiedere ai
partiti, ai gruppi democratici di
esprimersi. Si testimonia anche
così..
___ Mi ricordo che sei intervenuto sul problema Claudiana. Potresti ricordarci il succo del tuo discorso?
— È una questione che mi sta
molto a cuore. Come ho ricordato
ai fratelli del Sinodo bisogna considerare che, oggi, c’è un grande
spazio — per le nostre pubblicazioni — nell’ambito delle biblioteche comunali, provinciali e probabilmente anche in quelle règionali.
E poi le biblioteche degli istituti
Scolastici. Se si fa il conto che in
Italia ci sono ottomila comuni e
non so quante migliaia di istituti
si può vedere quante possibilità
esistano per i nostri membri di
chiesa d’introdurre — a questi livelli — il pensiero evangelico. Bisogna portare i nostri libri là dove la gente li va a leggere; biblioteche comunali, di quartiere etc.
Non solo, ma il fatto stesso di
<< esportare » i nostri libri ci mette
in contatto con tutta una serie di
persone a cui possiamo rivolgere
' la nostra testimonianza. Al proposito vorrei dire che, nell’ambito
culturale, non bastano evidentemente solo i libri, sarebbe interessante — per es. nelle sedi univer
sitarie — intrecciare rapporti tra
Istituti di Filosofia, Storia e la nostra Facoltà di Teologia.
Ad Anita Tron (26 anni, impiegata), delegata della chiesa di Pomaretto, abbiamo chiesto di ricostruirci, in breve, il suo intervento sul problema dell’istruzione.
— Io sono intervenuta a questo
proposito perché a Pomaretto, al
momento delle iscrizioni alla prima media della Scuola Latina sono stati accettati solo i bambini
valdesi e non quelli cattolici. Si è
così spezzata una classe che andava avanti unita sin dalla prima elementare. Non mi sembra un criterio giusto, per un istituto che si
dice evangelico, anche in rapporto al fatto che s':j la Scuola Latina
sarà una scuola privata, ma sostiene di portare avanti il suo lavoro nel campo sociale delle nostre Valli e porta la sua testimonianza a tutti i livelli. Mi chiedo
che testimonianza è mai questa.
Oltretutto, discriminando le iscrizioni, mette a disagio l’intera popolazione e i bambini che si sentono divisi fra di loro dalla religione. Credo che una scuola che si dice evangelica dovrebbe essere aperta a tutti i bambini della zona, senza distinzione di confessione religiosa.
_____ Le tue impressioni sui Sinodo. È la prima volta che vi prendi
parte?
__ Sì, è la prima volta e la prima
impressione è stata negativa. Ho
sentito una ’cappa d’autorità’ che
mi bloccava ; probabilmente non
ho superato il fatto che il Sinodo
è la semplice rappresentanza di
tutte le nostre chiese e che le persone sono tutte come me, anche
se con problemi diversi... Avevo
difficoltà a prendere la parola, sono intervenuta sul problema della
istruzione perché effettivamente,
come ti ho detto, se ne è molto
discusso nella comunità da cui
provengo.
Le mie difficoltà derivano anche
dal fatto che spesso negli interventi si è fatto riferimento a Sinodi
precedenti, a decisioni prese nel
passato; per me è stata la prima
volta, quindi tutto molto nuovo
sotto molti aspetti. Comunque ho
avuto anche l’impressione che durante il Sinodo si scambiano un
sacco di idee e si avverte la realtà
di molte chiese. È un incontro di
fraternità leale, costruttivo perché
insomma c’è un grande scambio di
esperienze senza il quale la nostra
chiesa soffrirebbe.
— Del problema Numero 1 di
questo Sinodo, la questione delle
« Intese », che cosa dici?
— Il nostro dovere l’abbiamo
fatto; il Sinodo ha adottato una linea chiara. Non si tratta che d’augurare alla nostra commissione —
che ha tutta la nostra solidarietà
— di portare avanti il documento
sulle intese. Per conto mio è un
lavoro molto buono, la stessa votazione del documento lo conferma.
Ancora sulle « intese » : abbiamo
girato la domanda ad Aldo Garrone, deputato della chiesa di San
Germano.
— Uno dei problemi più interessanti di questo Sinodo che è stato
risolto molto bene è quello che
concerne le intese della nostra confessione con lo stato. Come ho detto nel mio intervento al Sinodo
concepisco questa ricerca come un
atto di testimonianza non un semplice chiarimento giuridico, ed ho
invitato alla preghiera per realizzare questa testimonianza.
— Quali sono le tue prime impressioni sui lavori svolti durante
il Sinodo?
— Beh, intanto rilevo che non ci
sono stati dei contrasti antitetici
e quindi c’è stata una volontà positiva di portare avanti il lavoro.
Questo dimostra la buona volontà
da parte di tutti, anche se questo
spirito costruttivo è fortemente
condizionato dalla struttura complessa del Sinodo stesso.
— Cioè tu pensi che il Sinodo è
eccessivamente macchinoso e regolamentato perché tutti possano
esprimersi?
— Ma sì, vien da pensare che
noi siamo una chiesa di centomila
membri o qualcosa del genere anziché una piccola frazione numericamente quasi irrilevante.
— Insomma trovi che ci sia una
sproporzione tra la ’testa’ e il ’cor
po’ della nostra chiesa, tra la sua
organizzazione e poi la realtà numerica?
— Preferirei, nel Sinodo, lavorare in seconda istanza e non come
adesso che è un continuo riprendere da zero certi argomenti importanti s'i ma già discussi in altre
sedi. Detto questo vorrei anche aggiungere che rispetto a tanti anni
fa, quando ero già venuto come
delegato, c’è stato un miglioramento nella speditezza dei lavori e delle conclusioni. Specialmente quest’anno un elemento positivo che
ha contribuito al buon andamento
è stata una presidenza ferma e
chiarificatrice che non ha ceduto
ai rallentamenti. Io esco da questo
Sinodo con la ferma convinzione
che in ogni momento l’azione di
Dio c’è ed è questa che farà trionfare un miglioramento della nostra
chiesa. Quindi non spero assolutamente nelle nostre azioni ma attraverso di esse lo Spirito di Dio
si rivelerà.
(Interviste raccolte
da G. Platone)
Cosa interessa ai giornaiisti
Al di sopra dei temi di fondo, campeggia il ghiotto interesse per due donne pastore
strumentalizzate per negare la capacità femminile di scelte autonome e responsabili
1) - I QUOTIDIANI E LE DONNE-PASTORE
Negli intervalli della discussione sinodale, dopo
le impegnative ore sulle Intese ira Chiesa ValdeseMetodista e Stato Italiano i delegati potevano dilettarsi nella lettura dei commenti della Stampa e della
Gazzetta del popolo (23 e 24 agosto 1911) sulla consacrazione di due donne pastore. Giuliana Gandolfo Pascal e Sitta Drueke Campi.
Le figure delle due donne sono state naturalmente
presentate insieme, ma in modo contrapposto. Mi
spiego: Giuliana Gandolfo ha avuto diritto a un bel
primo piano a lato dell’articolo, viene descritta dalla
Stampa mentre 's'aggiusta i lunghi capelli biondi", e
dalla Gazzetta con i "capelli biondi ben pettinati" non
dimentica "di essere donna e ancora attraente" e si
raccomanda "mi prenda con il mio sorriso naturale"
(almeno a detta del giornalista, che sembra ignorare
negli altri l’ironia). Un tantino frivola, come donna
pastore, non vi sembra?
Ma non basta: la Gandolfo è una vera stakanovista della vocazione: dalla chiesa metodista passa a
quella valdese "dove è allo studio l’ammissione delle
donne, anche sposate, nelle vesti di pastore", entrando nel frattempo in conflitto col marito che "pretende che lei faccia soltanto la moglie e non la religiosa". Ora, dice la Gazzetta, con "un sorriso che tradisce
l’intima soddisfazione "si accinge ad affrontare^ i suoi
nuovi compiti in una sede che ancora non le è stata
destinata, portandosi dietro i suoi figli.
Sitta Drueke invece non ha diritto ad accenni ai
capelli, che ha castano chiari e di media lunghezza,
ma in compenso ha "viso dolce e sorriso enigmatico"
Ma attenzione, il sorriso non nasconde alcun mistero,
dato che lei, dice la Stampa, "è diventata valdese per
amore” e, aggiunge la Gazzetta, "alla vocazione c’è
arrivata grazie alla famiglia”. Infatti, non è soltanto
una tedesca che ha sposato un italiano, ma l’italiano
è per di più un Pastore valdese! Non soltanto da protestante è diventata valdese (come è noto, la chiesa
valdese non è protestante!) ma resterà pastore "locale" cioè non sarà trasferita, non sarà pagata, "appunto per ragioni di famiglia”. Potenza dell’amore!
Eppure, al di là delle amenità contenute nei due
articoli, vi sono alcuni seri elementi che dovrebbero
farci riflettere: in entrambi i casi, la vita vocazionale
di Giuliana e di Sitta non è raccontata nel suo iter
puro e semplice e con spiegazioni sulle ragioni che la
possono aver determinata, ma è descritta in stretto
collegamento con la vita familiare delle due donne.
Nel caso di Giuliana, lo sforzo del giornalista sembra
teso a dare della sua vocazione una spiegazione sottilmente nevrotica.
L’immagine di Sitta è invece quella della donna
per la quale il rapporto con la famiglia è determinante; ne risulta in definitiva una donna conformista in
famiglia e sul lavoro.
Dal raffronto con lei. Giuliana ne esce ovviamente anticonformista, ma in senso negativo, dato che,
nel suo caso, non è l’uomo il conduttore della vocazione della donna.
/ titoli vengono così smentiti dall’immagine che
il mass-media vuole dare di loro, creando su misura
due ritratti entrambi moralistici e quindi falsi, negando loro la possibilità di esprimere la personalità
delle loro scelte, sfalsandone i contenuti vocazionali
con il mostrare al lettore un rapporto anche esso enfantizzato e in definitiva, falsato, fra marito e moglie, fra compiti maschili e femminili.
Cosa potremmo concludere? In primo luogo, che,
ancora una volta, due donne sono state strumentalizzate per negare la capacità femminile di scelte autonome e responsabili, e, in secondo luogo, ci si trova
a dover amaramente consigliare alle prossime donnepastore un’estrema cautela nei loro rapporti con la
stampa.
2) - I QUOTIDIANI E I LAVORI SINODALI
La Stampa del 23/8 accenna al progetto di intese
fra chiesa Valdese-Metodista e Stato Italiano in fondo all’articolo — fumetto sulle donne-pastore e in
maniera più dettagliata, alla posizione sull’istruzione
religiosa, ma senza alcun commento da parte dell’articolista. Il giorno dopo, in un articoletto senza rilevanza, si accenna al rifiuto dei finanziamenti da parte
dello Stato e alla rinuncia di tutela penale in materia di vilipendio della religione.
Sorprende che argomenti di tale importariza giuridica e civile siano stati trascurati a vantaggio della
cronaca "rosa" donne-pastore.
La Gazzetta del Popolo del 24/8 dà un certo spazio ad un’intervista al Pastore Senatore Vinay, premettendovi un titolo (Abrogare il Concordato senza
"offendere" i cattolici) che, pur essendo desunto dalle dichiarazioni di Vinay, appare aderente alla linea
politica del giornale, diventando rifiuto di considerare
problematica la posizione valdese, per mantenere un
atteggiamento di "pace sociale" che ha molto a che
fare con il compromesso storico.
Anche l’Unità del 25/8, pur riportando un articolo corretto e interessante di Erica Scroppo, lo relega
nella pagina di Torino, impedendone così di fatto la
divulgazione a livello nazionale.
Giuliana Micol
Silvana Marchetti
6
-J
2 settembre 1977
erûnaea
valli
FRANE E TORRENTI IN' F1ÊNA
, w 1 ?“«! f
Una riùoIjuvioni?
La pioggia di questi giorni ha fattoi sa [tare » le comunicazioni con
Ì’alta valle - Ne parliamo con il présì^inte della Comunità Montana
TORRE PELUCE: SERATA ORGANISTICA
Pubblico giovane al
concèrto di Fracassi
stiamo per andare in macchina e la pioggia insistente di
questi giorni non cessa. Potrebbe essere un ameno discorso
metereologico se lunedì notte
l’acqua non avesse provocato
nuove frane e smottamenti. Siamo di fronte ad una nuova alluvione? Sono passati a stento
tre mesi dal disastro che ha colpito le nostre valli, e sembra
d’esser tornati improvvisamente indietro a quel tragico 19
maggio.
Per meglio verificare i dati
di cui siamo in possesso abbiamo rivolto all’architetto Longo,
presidente della Comunità Montana Val Penice, alcune domande.
— Architetto, siamo di fronte
al pericolo di una nuova alluvione?
— Oggi ci troviamo effettivamente, più o meno, nella stessa
situazione del mese di maggio.
Sono saltate quasi tutte le comunicazioni con l’Alta Val Pellice annullando cos;, l’enorme
sforzo delle popolazioni locali
che subito dopo l’alluvione avevano lavorato per il ripristino.
In molti punti è saltata tutta una serie di opere di primo
intervento. Il Penice ha straripato nei pressi del ponte di Bibiana asportando quasi completamente le opere di presa d’acqua. Nel comune di Bricherasio
il fiume ha allagato tutti i terreni limitrofi. Il torrente Angrogna ha invaso la sede stradale di Pradeltomo nello stesso
punto del 19 maggio. Mi dicono
che anche in Val Germanasca e
elùsone i danni stanno aumentando. Una frana a Salza interrompe le comuiùcazioni con
Massello. Nella piana, a Cavour,
il ponte Montebruno è stato
asportato... se continua la pioggia il danno diventerà enorme.
— Secondi) lei, dall’alluvione
di maggio ad oggi si è fatto veramente tutto il possibile per
evitare, alle prime piogge, nuovi pericoli di allagamento?
— Sul piano del pronto intervento è stato fatto un grande
sforzo da parte di comunità locali, comuni, comunità montana e provincia. La prima fase,
quella del pronto intervento, è
stata affrontata in modo positivo anche se il problema sta in
un intervento radicale t l’arginatura e il disalveo dei fiumi che
tra l’altro sono di competenza
specifica del Magistrato del Po.
Le dicevo che se la prima fase
è stata affrontata con speditezza, a stento invece riusciamo ad
avviare la seconda parte del nostro intervento.
Praticamente manca sino ad
oggi un efficace . coordinamento
degli sforzi e dei diversi possibili interventi. Bisogna anche
dire che non si è riconosciuto,
nel momento successivo al pronto intervento, il ruolo di coordinamento e programmazione
della Regione e degli Enti locali.
E questo è stato un grosso errore di cui adesso paghiamo le
conseguenze.
— Insomma, siamo tornati
improvvisamente al pronto intervento, siamo tornati di colpo
indietro?
— Certo dovremo di nuovo
coordinare gli interventi d’urgenza. Mentre io e lei stiamo
parlando tutta l’Alta Val Pellicé
è isolata; le strade per la Comba Carbonieri e della Comba
Ferrera non sono transitabili. Il
ponte della Giornà è stato asportato. Mi sono arrivate sul tavolo decine di descrizioni di danni dal Comune di Villar Pellice,
Rorà, Angrogna... Appena cessa
la pioggia speriamo di arrivare
ad un celere coordinamento di
interventi che vorremmo fossero non più provvisori ma già
definitivi. Speriamo anche che
si dia l’avvio, già in questo autunno a tutte quelle opere, da
noi più volte sottolineate come
prioritarie, per un’efficace difesa del territorio. Rendiamoci
anche conto che quest’anno, dal
punto di vista metereologico, è
tragicamente eccezionale ed
esorbita da qualsiasi previsione.
Il secondo concerto, organistico estivo del 1977, svoltosi, a fine agosto nel tempio valdese di
Torre Pellice, ha visto un pubblico buono se non numerosissimo riunito per udire le esecuzioni del giovane organista
cremonese Marco Fracassi, artista di buon temperamento, di
valida preparazione e dotato di
indubbio gusto quanto all’interpretazione dello stile e del fraseggio, e che si mostra già assai vicino alla sintesi fonicoespressiva. La scelta di brani
era impegnativa, e giustamente
il pubblico, estremamente attento, ha tributato in un lungo e
caloroso applauso finale il proprio compiacimento convinto.
Simpatici apprezzamenti sia sulle capacità dell’organista, sìa
sulla bontà dello strumento
(rinnovato lo scorso anno dalla ditta diretta dal nonno dell’esecutore) sono stati successivamente colti da chi scrive, da
parte di vari intervenuti.
/ nostri figli e la scuola
Il dibattito sinodale sull'Istruzione ( Collegio di Torre e Scuola Latina
di Pomaretto ) ha ricordato — per evitare incomprensioni — l'utilità
di rendere pubblici i criteri d'iscrizione alle nostre scuole. Chi sostiene l'efficienza della scuola valdese? In un dialogo di due genitori
emergono i problemi che il Sinodo ha dibattuto.
Quando da giovani genitori
senza troppi pensieri passiamo
al ruolo di genitori di scolari,
purtroppo le cose cominciano a
complicarsi. E si complicano
sempre di più man mano che i
figli crescono e cresce di conseguenza il nostro desiderio di dare il meglio di ogni cosa, ma in
modo speciale il meglio per
quanto concerne la scuola.
Infatti il problema « scuola »
è uno di quelli che ha il potere
di farci perdere la calma, il buon
senso e anche l’amore fraterno,
nella misura in cui ci fa diventare egoisti, unicamente rivolti verso la scuola come quella cosa
che deve occuparsi in modo assoluto « di mio figlio ». Naturalmente non tutti pensano in questo modo: c’è qualcuno che vorrebbe una scuola che sia un buon
servizio per tutta la popolazione
scolastica, non solo per sé. Stando così le cose, si creano due posizioni precise che sono chiaramente emerse dal dibattito sinodale e che ora cercheremo di riportare in un immaginario dialogo tra due genitori. ,Le tematiche di questo dialogo sono la
cronaca di alcuni interventi del
dibattito al Sinodo.
Un genitore ad un altro, nel
piazzale di fronte al Tempio in
una qualsiasi comunità delle valli: « Certo che questo problema
della scuola sta diventando sempre più grave; i ragazzi non imparano più nulla, sono indiscivlinati, la scuola è inefficiente. Non
esito a dire che è una vergogna;
per mia fortuna sono al di fuori
della mischia perché ho iscritto
mio figlio al ginnasio a Torre
Pellice, dove si respira un clima
diverso, dove c'è serietà e dove
_________L’INCONTRO ANNUALE DEI SOCI
Valdesi del^ Sud America e prospettive
deila Società di Studi Valdesi
Da • alcuni anni a queste parte
la comunicazione che viene fatta in occasione delTAssemblea
annuale dei soci della Società
di Studi Valdesi ha abbandonato il càratteré 'di pura ilotìzM
storica del passato ed ha cercato di puntualizzare alcuni aspetti della vita del valdismo attuale o per lo meno di offrire spunti di riflessione per il valdismo
attuale.
La comunicazione di quest’anpo è state distinta in due parti: innanzitutto una introduziphe del pastore Silvio Long sulla
brigine e lo sviluppo della colonizzazione valdese nel Rio De
La Piata, a cui ha* fatto sesuito
iun preciso riferimento alla sfluazione attuale da parte del pastore Wilfrido Artus.
Da questi due intervènti è'sta-* '
io possibile seguire con preci
che senza alcuna limitazione, da
parte del paese in cui si era stabilita, a « cittadinanza », vale a
dire partecipazione piena della
società in cui ormai da cinque
generazioni vive e opera.
Il tono e il contenuto dell’intervento del Moderador de la
Mesa Vaidense, pastore Artus, emergono dalTintervista, che egli
ha accettato di rilasciarci e che
pubblichiamo a pagina 2.
I soci si sono poi occupati della vita della Società discutendo
la relazione del Presidente e
quella del cassiere oltre che per
ascoltare alcune brevi comuni*cazioni.
È stata così sottolineata la
funzione di stimolo che la so'
cietà deve avere nel campo del>
la storia valdese, _ per esempio
nei confronti dèi .'musei minori
che esistono nella »zona, nel portare avanti il discorso iniziatosi
lo ; scorso anno in, occasione del
viaggio di studi rielle Cevenne.
Un capitolo a- parte è rappresentato dalle . pubblicazioni della Società: principalmente Bollettino e opuscolo del XVU feb
sione là' realtà dëllà chiese^ Val-*! C braio. Uno degli elementi che
desi nel mutare delle condizioni ambientali del Sùd , America, ♦
da «colonia» più .b‘meno indipendente e staccata dal mondo
circostante, occupata a organizzarsi- senza alcun aiuto,-ma--an
sono emersi dalla discussione è
la necessità di operare nel sem
so di divulgazione a livello cornprehsibile pèr tutti dei dati significativi della storia valdese.
Questa funzione -è assegnata al
leggero e agile, ma non per questo insignificante, opuscolo che
ogni anno viene pubblicato il
XVII febbraio (tema degli ultimi due anni : una comunità valdese dalla crisi dello stato liberale al fascismo; i rapporti degli evangelici con lo stato dal
fascismo ad oggi).
Il Bollettino dovrà invece
mantenere il suo carattere strettamente scientifico, che lo fa
apprezzare e conoscere nel mondo esterno, su cui tra l’altro
vengono regòlarmentè pubblicati gli interventi del Convegno di
studi sulla Riforma e i movimenti religiosi italiani che ogni
anno si tiene a Torre Pellice.
Questa scientifipità del Bollet-*
fino non sighlfica che esso sia
di impossibile“ lettura, alm'end
in alcune sue parti. È stato ri-!
badito che molti' valdesi (e* non)
dovrebbero abbonarsi a questa
pubblicazione. ;
La riconferma del Seggio (Au-i
gusto Armand-Hugon, Enea Bah
mas. Bruño ^Bellion, Osvaldo
Coissodi Í iGioi%iò‘ Péyròilel, • En-!
rico -Peyrot, (Giorgio Toum) e i
ringràziamenti a quanti hanno
collaboratQ; offrendo materiale
per il museo e accompagnando
i visitatori al museo stesso, hanno chiuso a tarda ora la serata.
...... Bruno Bellion
se lo si vuole, si può studiare.
Senza contare che si trova tra
fratelli in un ambiente che si conosce bene. Non ti nascondo nero che sono un po’ preoccupato
per i costi che una scuola così
comporta. Già il Sinodo del 1969
aveva invitato le comunità a versare il 14% per questo lavoro
così importante. Ma come spesso accade molte comunità non
versano a sufficienza o addirittura non versano nulla per la nostra scuola. Si può ben dire che
non fanno il loro dovere. Se non
fosse per i nostri buoni amici
all'estero che coprono le spese
per la bella somma del 75% ci
troveremmo veramente in difficoltà. Ma non importa, l’importante è che si continui con una
scuola che è veramente efficiente, per i nostri figli.
I nostri figli. Già, a proposito,
hai sentito parlare di quel piccolo episodio successo alla Scuola
Latina dove il Comitato ha rifiutato l'iscrizione a 4 ragazzi cattolici di Pomaretto per far posto
ad altrettanti ragazzi valdesi di
S. Germano? Bene, noi sappiamo
che questo ha suscitato un po' di
scalpore ma dimmi tu: che cosa
poteva fare il comitato? Noi abbiamo una scuola valdese fatta
per i valdesi e quegli altri in fondo si arrangino da un’altra parte ».
« Ma, se devo dirti la verità
non credo di essere d’accordo
con te. L'unica cosà su cui concordo è che abbiamo bisogno di
una scuola che prepari bene i nostri ragazzi. Vedi, non sono d’accordo che seguendo l’invito sinodale del 1969 ora si ritenga dovere di tutte le comunità di tassarsi per la non indifferente somma
del 14% in favore del Collegio e
della Scuola Latina. Io, per esempio, se ritenessi di dover mandare mio figlio alla stessa scuola
del tuo, non vorrei assolutamente avvalermi dell’invito sinodale.
Piuttosto suggerirei di impegnar
re le coniunità per la nostra Facoltà di Teologia che ci è veramente indispensabile se non vogliamo che i nostri Pastori si lorrnino all’estero, staccati dallq nostra realtà. Inoltre a proposito
delle iscrizioni alla Scuola Latina, vorrei dirti la mia sorpresa
dt fronte alle tue argomentazioni che mi sembrano veramente
troppo limitate dall’ambiente valdese: Anzi, non è esalto nemmer
nó'gùesto;perché prima o po^pjéj
hidnciinza di spazio^ si dovranno
ésetùdèré anche dei ragazfzi.yàldedì. Allora, quali criteri di scèù
la Verranno adottati? Uhà coSa
rhi sembra chiara éd è che bisógnà assolutamente rendere : di
pubblicd ragione i criteri di accettazione degli allievi, perché ä
niio avviso la gente ha il dirittp
di essere informata. Specialmente iti un paese misto come' Pomaretto, dove l’aver respinto dei
ragazzi cattolici, per altro figli
di matrimoni misti, ha suscitato
un problema non indifferente tra
la popolazione ». C. B.
È generale l’idea che concerti
di questo genere dovrebbero essere ripetuti, vuoi per la valorizzazione dello strumento, vuoi
per offrire una serata di benefica elevazione spirituale (specie
nell’imminenza del Sinodo) vuoi
per incrementare la cultura artistica della popolazione. A tal
riguardo sarà forse il caso di
notare due cose: malgrado le
richieste suaccennate e il compiacimento di parecchie persone, malgrado la propaganda
svolta, malgrado il conclamato
« alto livello culturale » e musicale dei valdesi, malgrado la popolazione di Torre Pellice raggiunga alte quote estive, non
può certo dirsi che ci fosse un
pubblico proporzionato al livello del concerto. Né si deve credere che in media si abbia una
idea precisa di quello che costa,
ad un artista appena cosciente
della dignità professionale e del
proprio impegno artistico, la
preparazione di un concerto. Il
rispetto per il lavoro àltrui risulterebbe piuttosto misero (specialmente in questi tempi pervasi dalla problematica del lavoro) se lo si dovesse misurare
non dalla lunghezza dell’applauso ma dall’entità della colletta
finale! O forse si ritiene che gli
organi (funzionanti), e dunque
la musica in genere, siano generi voluttuari da consumarsi senza un segno di concreta adesione? Siamo lieti d’aver visto nel
pubblico un numero veramente
notevole di giovani; non certo
pari a quella di anni precedenti
la presenza più propriamente
valdese; non mancherà ad ogni
modo l’occasione per successivi
incontri musicali, che si sperano
favoriti anche da una stagione
meno avversa.
C.
________________PINEROLO
Stanno per iniziare
i corsi seraii
L'Assessorato alla Pubblica
Istruzione di Pinerolo, con il
Centro Professionale di Piazza
Vittorio Veneto, 8 - Tel. 74.185,
comunica che Corsi Serali per
l’anno scolastico 1977-78 inizieranno con il 1° ottobre. I corsi
previsti sono:
— Qualifica « Disegnatore Meccanico » in due anni;
— Qualifica Professionale - preparazione in un anno, all'esame
di stato;
— Periti Industriali - preparazione alla maturità^ tecnica industriale;
— Riparatori Impianti Elettrici Industriali - corso rapido;
— Riparatori Impianti Idratllici - corso rapido.
Le iscrizioni si ricevono per il
mese di settembre: presso il Centro, dalle ore 19 alle 20.
Per il personale docente le
domande di assunzione dovranno essere presentate all’Amministrazione Comunale Ufficio Personale, entro il 10 settembre 1977.
I corrispondenti
discutono
Alcuni corrispondenti e collaboratori de « L’Eco delle Valli
Valdesi» si sono incontrati, brevemente, in una pausa dei lavo*
ri del Sinodo. Si è parlato del
problema dell’informazione in
Valle (Chisone, (lermanasca,
Pellice) .cercando di prospettare alcune linee di layoro per il
futuro. Si è nòtatò che Sulle riostre due paginé ài nóti¿ié mancano, in pag. 6, .interventi sulle
fabbriche e il sindacato. Più
ijuntuale è maggiormente «elaborata» a livellò rèdazlonale —
secondo alcuni interventi — dovrebbe essere l’infòrmaziorie sulla scuola, l’agricoltura e l’assistenza.
Anche il problèma del rapporto chiesa-enti locali dovrebbe
trovare maggiore spazio sulle
nostre colonne. Specialmente
adesso che il Sinodo ha definito
una chiara linea di testimonianza nei confronti dello stato.
7
2 settembre 1977
CRONACA DELLE VALLI
BOBBIO PELLICE
Protestanti e cattolici
di fronte al nuovo
linguaggio della Bibbia
Venerdì, sera, 26 agosto, alle
ore 21, nella parrocchia di Bobbio Penice, organizzato dal parroco don Bernardino Barale, si
è tenuto un incontro tra protestanti e cattolici annunziato nella giornata da un altoparlante
installato su un’automobile che
ha percorso il paese. Il manifesto all’entrata della parrocchia
dava molta importanza all’incontro anche se in effetti si è
trattato di una presentazione
della traduzione interconfessionale in lingua corrente del Nuovo Testamento (TILC), presentazione fatta dal pastore Renzo
Bertalot, il quale ha esposto i
motivi che hanno indotto protestanti e cattolici a preparare la
nuova traduzione.
In particolare il pastore Bertalot ha spiegato come tale idea
fosse già nelle intenzioni di Valdo: infatti egli voleva tradurre
in volgare la Bibbia. Se non lo
fece, secondo l’oratore, fu più
per divieto del vescovo di Lione
che per parere contrario del papa. Fra l’altro il vescovo non
avrebbe ritenuto i valdesi abbastanza preparati per tale compito. È stato fatto notare al pastore Bertalot che con questo
divieto il vescovo contribuì al
la rottura dei valdesi con la
chiesa romana e ad otto secoli
di persecuzione. Il pastore Bertalot ha risposto che il vescovo
di Lione non poteva avere dinanzi a sé la storia e prevedere
le conseguenze del suo gesto.
La presentazione della nuova
traduzione ha teso ad evidenziare i pregi dell’opera soprattutto divulgativa e la sua diffusione.
Grazie proprio al linguaggio
corrente e quotidiano usato nella traduzione infatti la TILC
può essere letta sia da chi non
ha mai conosciuto il Vangelo e
si troverebbe forse in difficoltà
con lo stile tradizionale, sia da
chi conoscendolo da sempre ed
i passi più noti quasi a memoria, rischia di abituarsi a questi
versetti e non riflette più sul
loro significato per noi oggi.
Nella nuova traduzione costoro
possono riscoprire la bellezza e
validità delle parole dell’Evangelo nel linguaggio di tutti i
giorni.
Peccato che non sia stata annunziata con maggiore anticipo
la data di questo incontro : la
partecipazione da parte protestante sarebbe forse stata più
consistente.
Offerte pro alluvionati
Offerte ricevute dal 1° al 28 agosto, dalla Commissione
Fondo di Solidarietà a favore delle famiglie alluvionate delle
Chiesa Valdese di Riesi
Chiesa Valdese di Campobasso
Chiesa Valdese di Pescolanciano
Zaccone Giorgio, Cascina Vica
Malacrida Lidia, Como
Chiesa Valdese di Biella
Chiesa Metodista di Savona
Gruppo Metodista di Albenga
Giraud Erica, Pinerolo
Chiesa Valdese di Brescia
Chiesa. Valdese,di Bergamo
Mathieu Geraldo, Torre Pellice
Jalla Graziella, Torre Pellice
Comunità Italiana di Stoccarda e Metzingen
Eglise Evangélique de langue italienne, Lausanne
U.F.V. di Roma (Piazza Cavour)
Società di Cucito « Le Printemps », Luserna San Giovanni
Evangelische Kirc. Waudfelden, Waldorf
Chiesa Valdese di Ivrea e Diaspora Canavesana
Chiesa Valdese di Pachino
Chiesa Metodista di Scicli
N. N., Genova
Corsani Enrico Mario, Torre Pellice
Anonimo. Torre Pellice
Pastore Alfonso Peyronel, Le Siraillet. Bordeaux
Totale
Totale elenchi precedenti
Distrettuale per il
Valli. (5“ elenco).
L.
90.000
100.000
16.000
5.000
10.000
100.000
90.000
62.200
20.000
110.000
600.000
20.000
10.000
77.011
450.000
150.000
50.000
397.185
255.000
35.870
25.000
25.000
10.000
13.000
35.000
L. 2.756.266
L. 7.251.711
L. 10.007.977
Totale al 28 agosto
Si ricorda che le offerte vanno versate sul conto corrente n. 2/25167 intestato a « Commissione Distrettuale delle Valli Valdesi » - 10066 Torre Pellice.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni « Pro Deficit » a giugno
Malan-Caffarel Lina 12.000; Travers
Giuliana 4.000; Buffa Giov. Enrico
12.000; Vittone Maria Rosa 10.000;
Malan Liliana 18.000; Pons Livia e
Andrea 20.000; Charbonnier Paolo e
Costanza 2.000.
Benedetto Enzo e Susy 2.000; Gay
Jeannette 2.000; Ada Caffarel Sandri
4.000; Cangioli Margherita 6.000;
Scuola Domenicale degli Airali 41.500;
Scuola Domenicale di S. Giovanni
30.200; Suor Ernesta Mossotto 10.000;
Bonnet-Tartarini Evelina 6.000; RossiTourn Mirella 6.000; Coniugi Gnone
12.000; Boer Margherita (ospite Asilo) 10.000; Martina Pietro e Catrina
Rivoira 12,000; Bounous Mariuceia
(ospite Asilo) 12.000; Bounous Attilio
12.000; Chauvie Gino 14.000.
Doni « Pro Deficit » a luglio
Bounous Adelina ved. Mondon L.
12.000; Bounous Emma e Marisa Ì2
mila; Durand Elva e Enrico 2.000;
Parise Giuseppe e Franca 4.000; Ro.
man Sergio e Edda 12.000; Costantin
Eugenio 12.000; Cullo Dora e Franco
12.000; Jalla Margherita 12.000; Chiavia Silvio e Marisa 12.000; Jalla Bruno e Albina 24.009.
Meynier Gino L. 12.000; Buffa
Edvy 6.000; Rivoira Lidia (Torre Pel.
lice) 100.000; Buffa Elsa 15.000;
Gamba Ada ved. Costantin 4.000; N.
N., in mem. di Clemence Gay 30.000;
11 tuo Regno venga 15.000; Bertin
Stefano 5.000; Pavarin Giacomo 15
mila; Pavarin Domenica Adele 10.000.
Tourn Angiolina in Goss 4.000; Gay
Jeannette 2.000; Benedetto Enzo e
Susy 2.000; Charbonnier Paolo e Costanza 2.000; Arnoulet Noemi e Emma 8.000; Gay Enrico 10.000; Benech
Giulio e Rita 4.000; Ricca Roberto
2.000; Lapisa Boero Rol Elsa e Gianni
12.000; Aibarin Maria e Luigi 6.000;
Mirabile Renato e Elena 2.000.
Doni pervenuti a luglio
Martinat Eglantine, in mem. della
sorella Paimira L. 5.000; Fenouil Enrico (Torino) 2.000; Rostagnol Matilde e Jean, in mem. di Enrica Bellion
e Mario Manfroi 50.000; In mem. di
Enrica Bellion e Mario Manfroi, i vicini di casa 54.000; In mem. di Enrica Bellion: Niny e Piero Boer 5.000,
Il Personale e gli ospiti dell’Asilo 170
mila. Papà e mamma 50.000, Il fratello Bruno, Viviana e Flavio 15.000,
Monne! Isa 10.000, La madrina zia Italia 100.000, I colleghi di lavoro di Dino 100.000; La Piana Alila 3.000, Revel Girardon Nella 5.000, Recchia
Franca 5.000; In mem. della cara
mamma Elisa Jalla, i figli 100.000;
Rivoira Armanda e Giovanni, in occ.
del 25° anno di matrimonio 20.000; In
mem. della Sig.ra Hugon Maddalena,
gli amici del condominio e i vicini di
casa 40.000; Monnet Silvio e Flora, in
mem. della zia Lena 10.000; L. Peruggia-Frache (Villar Pellice) 2.500;
Buffa Elsa, in mem. del padre Alberto
Buffa 15.000; Comunità di Fillingen
(Germania) 100.000; Ruffino Alfredo
(Coazze) 10.000; Mattone Nemore
(Coazze) 10.000; Boero Emilia (Coazze) 10.000; Anna Malanot Aillaud, in
mem. di Enrica Bellion 10.000; Anna
Malanot-Aillaud, in mem. della mamma Lina Bellion-Malanot 50.000.
Grazie!
SAN SECONDO
• Ci rallegriamo con Walter
Rostan e Paola Griglio per la
nascita della loro secondogenita
Manuela. A tutta la famiglia i
nostri rallegramenti ed auguri
sinceri.
• Il 28 agosto si sono uniti in
matrimonio Ester Martinat (Miradolo) e Paolo Boccuzzi nel
tempio di Pinerolo., A^li sposi,
che si stabiliscono al Dùbbione,
il nostro augurio cordiale.
• Nel pomeriggio di domenica
28 ha avuto luogo il Bazar annuo organizzato dall’Unione
Femminile. Nonostante il solito
tempo avverso l’affiuenza è stata notevole ed il successo incoraggiante. Ringraziamo le Sorelle e quanti hanno dato la loro
collaborazione per il successo
di questo bazar.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Durante il mese di agosto la
candidata in teologia prof. Giovanna Pons ha dato alla nostra
comunità la sua preziosa collaborazione, sostituendo il pastore Taccia in ferie.
La ringraziamo per i suoi
apprezzati messaggi e per l’impegno di cura d’anime che essa
ha svolto con molta sensibilità
ed affetto.
• Domenica 21 agosto, nel tempio, si sono uniti in matrimonio
Walter Pons dei Peyrot e Giuliana Ferroglia di Pinerolo.
Agli sposi che verranno a stabilirsi ai Peyrot auguriamo una
vita in comune benedetta dal
Signore.
• In queste ultime settimane
abbiamo accompagnato all’estrema dimora terrena le spoglie
mortali di Aldo Tourn, deceduto improvvisamente all’età di
anni 67 e di Tourn Emilia ved.
Durand, dei Malanot, scomparsa all’età di anni 70 dopo lunghi anni di malattia.
Mentre andiamo in macchina
ci giunge la triste notizia della
morte del fratello James Gay
avvenuta all’Ospedale di Pomaretto dove era stato ricoverato
per la frattura del femore. Aveva 75 anni ed era una simpatica
figura molto nota nella nostra
comunità;
Ai familiari in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra
sincera e fraterna simpatia cristiana.
FERRERÒ
La pioggia ha ripreso incessantemente a cadere e ha già
procurato nuovi danni. Il ponte di Riclaretto, già danneggiato dalla piena di maggio, è crollato; per fortuna che in previsione erano iniziati i lavori del
ponte nuovo, ormai in fase
avanzata. Una frana ha invaso
la sede stradale proprio sotto il
ponte di Salza, isolando così.
Massello e la stessa Salza.
La pioggia ha riportato con
sé tensione e paura in gran parte della popolazione che ha già
dura,mente vissuto l’esperienza
terribile dell’alluvione di maggio_________________________
Hanno collaborato a questo
numero: Carla Beux, Franco
Davite, Dino Gardiol, Luigi
Marchetti, Carlo Papini.
SERVIZIO MEDICO
Comuni ài ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 3 settembre
Dott. MARINARO
Telefono 90036
Dal 10 settèmbre
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
Tel. 91277
FARMACIE DI TURNO
Sino al 17 settembre
festive e notturne
FARMACIA VASARlO
( Dott.ssa Gaietto)
Via Roma, 7 - Tel. 90.031
Sine al 24 settembre
FARMACIA MUSTON
(Or. Menassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 -91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
III CIRCUITO
Corso monitori
dal 26 al 30 settembre
presso la chiesa di Ferrerò.
Tema generale di studio :
ÀBRAMO
Programma :
26. B. Rostagno; Il ciclo d’Àbramo nell’Antico Testamento
27. P. Ribet: Il tempo d’Àbramo
28. P. Ribet; Vocazione e promessa
29. R. Coisson: Abramo in Egitto; Agar e Ismaele; Sodo
ma e Gomorra.
I brevi corsi si svolgeranno dalle 18 alle 22; il tempo a
disposizione verrà suddiviso in ima prima parte teologica
ed esegetica ed in una seconda di discussione e' ricerca pedagogica.
All’incontro devono partecipare tutti i monitori del
III Circuito e quelli che sono interessati a diventarlo. Con
questo corso si tenta di supplire a tutte le carenze organizzative, a volte inevitabili, e di offrire una buona preparazione di base in vista della ripresa dei corsi d’istruzione
biblica.
POMARETTO
ANGROGNA
• Sabato 27 agosto si sono uniti in matrimonio Semeraro Livio e Coucourde Giorgetta, originaria di Inverso Rinasca. Agli
sposi gli auguri della comunità.
Al termine della cerimonia e
dietro richiesta del padre della
sposa sig. Coucourde Nino, è
stata effettuata una colletta,
stando all’usanza della chiesa
svizzera ove la famiglia Cóucourde abita. Detta colletta viene devoluta a « Pro-Organo »
della chiesa di Pomaretto in vista delle eventuali riparazioni
necessarie. La colletta ha reso
la somma di L. 31.800.
• Domenica 28 agosto ha avuto
luogo la tradizionale riunione
degli Eiciassie, solita a tenersi
la domenica subito dopo il Sinodo in comunione alla chiesa
di Villasecca. Causa il cattivo
tempo la riunione si è tenuta
nel tempio di Pomaretto. Invitati di ruolo il moderatore della chiesa valdese del Sud America pastore Wilfrido Artus e
Signora. La riunione è stata
aperta con una meditazione del
pastore di Villasecca Rutigliano
Aldo. Prende quindi la parola il
pastore Artus, che, rispondendo alle varie domande rivoltegli da alcuni membri presenti
alla riunione, espone la non
troppo felice situazione in cui
vive la chiesa oggi nel Sud America. La colletta effettuata a fine riunione ha reso la somma
di L. 63.000, devoluta al centro
per ritardati mentali « E1 Sarandi Hogar - Vaidense».
• Il concistoro è convocato per
sabato 10 settembre alle ore
20,30 nella sala delle ex scuole
di Pomaretto .
• I catecumeni del IV anno
avranno la loro prima giornata
ad Agape il 7 settembre p. v.
Tema in discussione : « Obie
zione di coscienza ».
Errata corrige - Nel necrologio apparso sul numero del 22
luglio abbiamo stampato il nome di Olga Cimpellin ved. Mathieu anziché ved. Matthieu. Ci
scusiamo.
f%iiesto numero dell'Eco e
il precedente sono usciti
con un giorno di ritardo per
impegni sinodali dei membri
della redazione. Dal prossimo riprenderemo il ritmo
normale.
Domenica 4 settembre durante
il culto a Pradeltorno verrà battezzato Ricca Stefano.
• Tutti i giovani (dai 14 ai 18
anni) che desiderano partecipare
al viaggio in Francia (Marsiglia
e Cevenne) dal 14 al 19 settembre — già più volte annunciato
dopo i culti domenicali — son
pregati di mettersi subito in contatto col pastore. Sono previste
parziali borse-viaggio per favorire la partecipazione. Il viaggio,
in pullman, si farà con giovani
della chiesa valdese di Torino.
Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Offerta di L. 1.000.000 in memoria
della mamma Maria Roland, a favore
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
la figlia Bianca Bruschettini ved. Castellino.
AVVISI ECONOMICI
SIGNORA in Torino offre vitto e alloggio a studentessa universitaria in
cambio assistenza bimbo 4 anni per
alcune ore della giornata. Scrivere
Caresio - Via Avogadro, 19 - Torino.
(( 7Z Signore ha dato, il Signore
ha toltOy sia benedetto il nome
del Signore y). (Giobbe 1: 21).
Ha terminato la sua vita terrena
Alberto Durand
Nella fede in Cristo che è risurrezione e vita lo ricordano : Elena. Canepa; il figlio Giorgio con la moglie Mirella Forti e i figlioli Luca^ Marco, Gabriella; il figlio Piervaldo con la moglie Lilia Comha e i figlioli Miriam,
Patrizia, Roberto; la sorella Isolino
Rivoira e i parenti tutti.
Genova, 16 agosto 1977.
« Se il Signore non edifica la
casa, invano si affaticano gli
edificatori ».
(Salmo 127: 1).
Il Signore ha richiamato a Sè
James Gay
Ne danno l’annuncio, a funraralt avvenuti come da Suo espresso’ deàwrio,
la moglie Emma Gaydou, i figli Marco e Sergio con le rispettive famiglie,
i cognati ed i cugini.
I congiunti ringraziano vivamente
tutti coloro che lo hanno assistito nella malattia con affetto e dedizione.
Luserna S. Giov., 31 agosto 1977.
HOTEL
GI LLY
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frigobar
— Sale conferenze con traduzione
simultanea
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8
8
2 settembre 1977
IL PROBLEMA DELL’INFANZIA
Chi garantisce
i diritti del fanciullo ?
Rinviato al 1979 I’« anno internazionale del bambino »; nel frattempo
ci si può preparare, leggendo e organizzando incontri di studio
L’assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il
1977 (poi rinviato al 1979) 1’« anno internazionale del fanciullo »,
con i seguenti scopi:
— Istituire un ordinamento per
la difesa dei diritti del fanciullo e per sottolinearne le
particolari esigenze.
— Par rilevare che i programmi per l’infanzia devono far
parte dei piani generali di
sviluppo sociale ed economico e comprendere attività a
favore dei bambini a livello
nazionale ed internazionale.
Le associazioni, le organizzazioni che ritengano di aderire
alla proposta delle Nazioni Unite dovrebbero promuovere fin
da ora una serie di iniziative
tese ad approfondire il problema del fanciullo che, affrontato
finora in modo parziale e frammentario, sovente addirittura in
sottordine ad altri problemi, rischia di permanere irrisolto. Infatti i diritti del bambino non
sono tutelati, come d’altronde a
più riprese è stato sottolineato
daU’ONU stesso fin da quando
aveva ritenuto necessario dover
fare una « Dichiarazione dei diritti del fanciullo» (1959) non
giudicando questi sufficientemente garantiti dalla « Dichiarazione dei diritti dell’uomo ».
Nell’ambito delle progressive
prese di coscienza che i gruppi
umani, le classi e i singoli vanno man mano conducendo, i
bambini, e tanto più quanto più
piccoli sono, non hanno possibilità di rientrare né ora né in
futuro, per ovvie ragioni di immaturità psichica. La necessità
di tutelare i loro diritti spetta
quindi allo stato e il dovere di
farlo nel migliore dei modi
spetta alle forze sociali, politiche, a ogni singolo individuo.
Per avviare una ricerca il più
possibile completa è necessario
saper riconoscere la matrice comune che sottende alle più svariate manifestazioni dei comportamenti adulti verso il fanciullo. È la civiltà patriarcale
che, insieme alla oppressione
della donna, ha realizzato inesorabilmente anche l’oppressione
del fanciullo. Per cui, parallelamente a quella di liberazione
della donna, è necessario condurre una politica di liberazione del fanciullo. Benché conflittuali, apparentemente contradditorie, tuttavia nessuna delle due può riuscire se non riesce anche l’altra.
L’idea base di tutte le iniziative deve essere quindi la liberazione dei fanciullo dall’oppressione, dallo sfruttamento, dalla
emarginazione, dalla violenza.
Le iniziative saranno volte a
sensibilizzare ripetutamente la
popolazione, le forze sociali e
politiche, il Parlamento sui diritti dej bambino.
I^r realizzare questo scopo
le organizzazioni possono proporsi una serie di « Convegni
sul problemi dell’infanzia». Tali convegni dovranno essere preparati da gruppi di lavoro e dovranno coinvolgere attivamente
tutti mediante questionari e dibàttiti à ogni livello. Essi potrarmo iniziare fin da ora e snodarsi uno per anno: il primo al
termine del ’77, imo nel 78, l’ultimo più importante nel 1979,
conclusivo, da sottoporre alla
CONFERENZA INTERNAZIONALE che sarà organizzata nel
1979.
Lo scopo dei convegni dovrà
essere :
— di chiarificazione delle problematiche e delle conflittualità
emergenti dalle conoscenze
scientifiche acquisite o esaminate durante i lavori di gruppo
interdisciplinarmente condotti ;
— di informazione dell’opinione pubblica sulla problematica
infantile.
I contenuti dei convegni dovranno svolgersi:
— in riferimento alla problematica più strettamente pertinente all’infanzia;
— in riferimento alla proble
matica più allargata volta ad
inglobare coerentemente tutta
la tematica dello sfruttamento,
del potere e della violenza che
dal modello primario di repressione infantile traggono forma
ed energia.
Per quanto riguarda la prima
parte : problematica infantile,
essa sarà volta a :
l") Approfondire e confrontare gli studi riferentesi all’infanzia con lo scopo specifico di
salvaguardare le peculiari caratteristiche ed esigenze del
bambino.
In particolare sarà necessario
affrontare in modo approfondito e non settoriale il problema
della carenza materna nei primi 3-5 anni (o sindrome frustrazionale infantile precoce)
per riconoscere, onde potere
eliminarla, la violenza sistematicamente esercitata sul bambino di questa età dalle nostre
istituzioni e dalla società tutta.
Questo riconoscimento si deve proporre:
a) adeguata informazione
dei giovani nelle scuole durante
appropriati corsi di educazione
socio-sanitaria ;
b) adeguata informazione
dei genitori con responsabilizzazione e riqualificazione obbligatoria della loro funzione;
c) adeguata qualificazione e
riqualificazione permanente degli addetti all’infanzia: medici,
infermieri, puericultori, politici,
insegnanti dalla scuola materna
all’università ;
d) maternalizzazione di ogni
atto assistenziale ed educativo
verso l’infanzia:
— evento della nascita;
— ospedalizzazione;
— asili nido - scuola materna.
2°) Esaminare le leggi e le
proposte di legge italiane e stra
niere riferentesi in qualche modo all’infanzia.
3°) Effettuare inchieste e controlli sui comportamenti attuati verso l’infanzia, con particolare riguardo alle istituzioni
(scuola, ospedale, chiesa, famiglia).
Per quanto riguarda in particolare la scuola:
— esaminare la violenza esercitata dalla scuola dell’obbligo
nell’emarginare sistematicamente, nell’arco degli otto anni,
proprio quelli che maggiormente avrebbero bisogno di rimanervi inseriti (abolizione delle
bocciature in tutta la scuola
dell’obbligo);
— rimaneggiamento dei programmi in adeguamento alle
proposte deirunesco contenute
nel Rapporto Faure (1972);
— realizzazione del tempo pieno quandó necessario, utile e accettato, indipendentemente dalle condizioni economiche.
Per quanto riguarda la seconda parte : tematica dello sfruttamento e della violenza essa
sarà volta a:
1°) Esaminare la componente
flglicida in ogni fenomeno umano, in particolare nel fenomeno
guerra e militarismo.
2“) Dibattere l’influenza negativa che un certo modo di gestire i mass-media può esercitare sull’infanzia e sui giovani;
nei riguardi ad esempio di certa pubblicità come quella tendente a favorire una pericolosa
accettazione sociale dell’alcool ;
esaminare la pericolosità della
pubblicità alimentare nei riguardi della prima infanzia nettamente al servizio esclusivo dell’interesse industriale. Controbattere produzioni cinematografiche (o simili) in cui una più
o meno inconscia tendenza figli
cida sollecita aggressività e malanimo verso l’infanzia (fllms
come « Il presagio », « Ma è possibile uccidere un bambino? »,
« Maladolescenza », ecc.).
3“ ) Riesaminare il problema
della delinquenza minorile come
risposta ad una precedente violenza esercitata sul bambino.
4“) Potenziare il dibattito e la
presa di coscienza sul problema demografico. Dai confronti
e dalle risultanze dei convegni
potranno e dovranno scaturire
delle istanze operative quali:
a) sollecitazioni a parlamentari per proposte legislative;
b) più specifica formazione
ed impegno da parte delle forze
sociali e politiche
— a far effettivamente applicare le leggi dello stato (sul la
voro minorile, sull’obbligo
scolastico ecc.);
a informare l’attività sociale
e politica di un nuovo atteggiamento verso rinfanzia,;
a denunziare ogni violazione
dei diritti del bambino.
Nota. - Nei paesi in via di sviluppo sono urgenti e drammatici e da affrontare in modo
prioritario i problemi della mortalità infantile, della malnutrizione e dell’analfabetismo. Tuttavia anche in rapporto a questi problemi è necessaria la preliminare analisi della «cattiva
coscienza » sia dei popoli civilizzati verso quelli in via di sviluppo sia dei rispettivi governi
verso questi ultimi.
1 — segue.
.Jolanda Valerio De Carli
Una cosa è certa...
Con queste parole inizia il brano
dedicato a Tullio Vinay da un articolo dell’Espresso pieno di illazioni, supposizioni e interrogativi. La
tesi è questa: se Kappler avesse
aspettato, tra non molto se ne sarebbe andato con tutti i crismi della legalità. Alla petizione a favore
di Kappler firmata in Germania
da 400 parlamentari si unisce la
discussione sul caso Kappler dato
per certo come argomento alVordine del giorno delVincontro Andreotti Schmidt di Verona, naturalmente come una delle componenti dei
negoziati tra i due paesi. E Loris
Fortuna non ha forse chiesto di
conoscere le decisioni finali del governo su Kappler con una interrogazione che il giornale definisce
’’un’interpellanza segnale, in qualche modo concordata”?
Ma tra queste cose ipotetiche e
incerte una cosa, appunto, e certa.
Vale la pena di riportarla:
Una cosa è certa ; che qualche
giorno prima della fuga Kappler
ha ricevuto la visita di Tullio Vinay, senatore della sinistra indipendente, pastore valdese in contatto
da tempo con il pastore evangelico
tedesco Wilm, personalità di grande spicco democratico, ex internato nel campo di Dachau che si batte da anni per la liberazione di tutti i prigionieri di guerra. « Una visita esclusivamente pastorale », tengono a precisare i familiari del senatore Vinay che in questo periodo
trascorre le sue vacanze in Germania. Dunque solo coincidenze, o
maturava per Kappler una liberazione legale?
Si tratta senza dubbio di un caso
esemplare di certezza giornalistica.
E’ indubbio che Tullio Vinay, fortemente impressionato dall’esempio
dei vietnamiti, da anni si batte
per la liberazione e il perdono dei
prigionieri politici, anche dei peggiori criminali: egli ha così sostenuto non molto tempo fa alla televisione che la forza creativa dell’agape e del perdono va applicata
anche a un uomo come Kappler fa
proposito: non si era tutti d’accordo che con la sua elezione nelle liste del PCI avrebbe smesso di pensare con la sua testa?).
Ma il brano riportato non dice
questo: cuce insieme un contatto
con un esponente della Chiesa confessante tedesca, una visita a Kappler e una vacanza in Germania,
per lasciar intendere che Vinay sarebbe stato la longa manus di una
abile azione ”in qualche modo concordata” ad alto livello per promuovere la liberazione legale che quel
maldestro e impaziente Kappler
non ha voluto aspettare.
Tutto serve, quando si tratta di
salvare un po’ di quella faccia che
si e miseramente perduta. Ma una
cosa è certa: se la certezza giornalistica è questa...
Franco Giampiccoli
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura (di Tullio
ViolaJ
Dopo la fuga di Kappler
Lasciamo stare il problema,
penosissimo, della vergogna nazionale che a noi italiani è derivata dalla beffa giuocataci dai
nazifascisti di dentro e di fuori:
la beffa è stata la naturale conseguenza della poca serietà con
cui la questione Kappler, come
molte altre delle nostre questioni nazionali, è stata condotta e
seguita da oltre un anno. Occupiamoci soltanto delle innumerevoli testimonianze di disapprovazione e di preoccupazione che, in
campo internazionale, sono state espresse al riguardo dell’attuale situazione politica interna della Germania e della condotta, di
questa, proprio a seguito della
fuga del Kappler.
Il giornale « Le Quotidien de
Paris » (riportato su « Le Monde » del 18.8) ha pubblicato
quanto segue:
« Le autorità tedesche hanno
deciso ieri di cessare ogni operazione di polizia contro Herbert
Kappler. Senza dubbio il cancelliere Schmidt non prova alcuna
simpatia per il criminale nazista.
Ma egli teme, qualora si opponesse all’applicazione di leggi indubbiamente molto indtdgenti,
di andare incontro all’impopolarità. Una tale preoccupazione è,
al tempo stesso, scandalosa e
inquietante. Li devono ben conoscere, i dirigenti tedeschi, i difetti del loro popolo, per non osare
di ricorrere all’azione giudiziaria
più elementare e trincerarsi in
una teoria giuridica comoda e
tranquilla! Devono ben sapere
che una maggioranza di tedeschi
(la maggioranza silenziosa, senza
dubbio), complice dei nazisti d’una volta, sta sprofondando, di
nuovo e a suo modo, in un neonazismo angoscioso!
Come potrebbero, quei dirigenti, assolvere Kappler, se essi fossero convinti del carattere atroce
dei suoi delitti? In verità, essi
non ne sono affatto convinti.
Dunque non sono inorriditi di ciò
che Kappler ha fatto. Dunque
tutto è ancora possibile nella
Germania 1911, tutto può ricominciare. Un cancelliere dovrebbe presentire qt-' -'o pericolo misurarne la gravità con pr»''isione sufficiente ad andare contro
la corrente di un movimento che
corre verso l'abisso.
Infatti quale democrazia merita di conservarsi e durare quando, in nome del diritto, essa insulta il diritto stesso? Quali valori crede quella democrazia di
salvare, quando gli sacrifica l’essenziale? Non v’è salvezza per i
tedeschi, se essi si fermano nella
caccia ai loro dèmoni ».
A questo forte, severo discorso, col quale siamo fondamentalmente d’accordo, andrebbe pur
fatta qualche osservazione. Per
es.: come risponderemmo noi italiani, se le stesse due ultime domande ci fossero rivolte? Ma una discussione critica in tal senso ci porterebbe fuori strada, e
perciò preferiamo riportare qui
un altro commento alla fuga di
Kappler, scegliendolo anzi fra
quelli che sono stati fatti dagli
stessi tedeschi.
Una lunga lettera è stata inviata a « La Repubblica » (del 24.8)
dal sig. R. H. Wiegenstein di Berlino Ovest. Da essa riportiamo
qui i passaggi più significativi.
« Sono inorridito dell’eco che
questo caso ha trovato sui giornali del mio Paese. Non posso
giudicare del fatto se, dopo 30 an
ni di detenzione, non sarebbe stato più saggio, con un atto di clemenza, rimettere in libertà Kappler ed espellerlo in Germania.
Deplorevoli restano comunque la
fuga e le circostanze infauste che
l’hanno accompagnata. Ciò che
m'interessa non è però tanto il
relitto umano di una SS, quanto
la risonanza che il suo caso ha
trovato. Deploro profondamente
l'incredibile incomprensione che
si è fatta largo nell’opinione pubblica tedesca, la gioia non celata
per un tiro riuscito, e qualcosa
di peggio: l’esaltazione di sentimenti che a me, orinai cinquantenne, richiamano atrocemente
alla memoria gli accenti uditi echeggiare, così spesso e così acuti, quando ero giovane (...).
Che i miei concittadini non possano e non vogliano comprendere la giusta collera di coloro che
si sentono colpiti in ciò che li
unisce, questo è ciò che mi turba e mi preoccupa profondamente. Poiché tanto credo di aver
compreso del Vostro Paese che
amo: che se questo patto antifascista viene rotto, allora non v’è
più salvezza, né per gl’italiani, né
per qualsiasi altro paese europeo.
Vogliate accogliere queste mie
righe come un’assicurazione che
l’opinione pubblica, sia essa manipolata o male informata o anche maligna e "incapace di afflizione” (...), non la pensa e non
reagisce così all’unisono come la
apparenza lascerebbe credere.
Sono convinto che le relazioni
fra tedeschi e italiani, al di là di
ogni considerazione di carattere
commerciale ed economico, torneranno ad essere "normali” solo quando noi tedeschi avremo
imparato a capire la loro collera,
e anche quanto sia stato importante per la nazione italiana l’esser passata attraverso l’esperienza della Resistenza contro lo
Stato delle SS e contro il fascismo, un’esperienza che ben pochi, in Germania, poterono (e
vollero) fare».
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8 luglio 1960
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