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DELLE VALLI VALDESI
Sig.a
LOKÜO SEI MA
Casa Val'ìese
lORRE PELLICË
Settimanale
della Chiesa Valdese
Gettate lungi do voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e latevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXVIII - N. 51
Una copia Li re Ü0
ABBONAMENTI
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Eco: L. 1.200 per Tintemo j Eco e La Lucai L. 1.800 per Tintemo j Spediz. abb. postale - il Gruppo
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TORRE PELLICE — 26 dicembre 1958
Ammin. Clandiana Toire Pellice - C.C.P. 2-17557
Quando Gesù è nato...
...Dio ha fatto risuonare la sua Parola con particolare frequenza ed
intensità; I suoi messaggeri sono andati dagli uomini più umili; e, infine, la Parola è stata fatta carne; e Maria, la madre di quella tenera
carne, I ha fasciata come si fasciano i neonati e l'ha deposta in una misera mangiatoia, perchè non c'era posto per loro nell'albergo; da quel
fagottinc quieto o frignante, debole ed affamato, Dio parlava.
...i grandi della terra non si sono accorti di lui, e la sua figura non
compare nelle cronache d'attualità : Cesare Augusto non si preoccupava
certo delle conseguenze delle sue disposizioni in quello sperduto angolo di lontana provincia; eppure il suo editto adempieva la promessa
di Dio (Michea 5).
...i potenti ambiziosi hanno visto in lui una minaccia al loro potere
assolute; ma, come canta il Salmo 2, Dio ha riso dell'affannarsi di Erode, e il Suo riso ha illuminato anche la dura fuga dei profughi in Egittoc è un ritorno dall'Egitto !
...molta gente è stata vicinissima a Lui — come tante folle, durante
la sua vita, lo avrebbero poi sfiorato — nello stesso villaggio, forse nello stesso stabile; ma chi badava al vicino, in quei giorni agitati, chi si
preoccupava del bisogno e della sofferenza degli altri? Cosi non Lo videro e non Lo conobbero; e prima che lo dicesse, fu già vero che chi
ha veduto il piccolo, il povero, il sofferente ha visto il Signore (Matteo
25 ) : soltanto lui.
...degli uomini intenti al loro lavoro, secondo il ritmo dei loro « turni » di giorno e di notte, hanno visto qualcosa di straordinario, hanno
udito qualcosa di inaudito nella loro pesante routine giornaliera; nessuno si era mai disturbato a venire a portare buone notizie alla povera
gente, e questa volta erano gli angeli di Dici — e, cosa altrettanto inaudita, hanno creduto sul serio a quella buona notizia, si sono lasciati strappare alla scettica apatia degli umili abituati da lunga esperienza ad aggiustarsi da soli ; « Passiamo fino a Betlehem e vediamo questo che è
avvenuto e che ¡I Signore ci ha fatto sapere! ». La notizia era vera; infinitamente più vera di quanto nella loro gioia meravigliata e confusa
potessero pensare quella notte. _ _ ; .
...anche dei ricchi e degli scienziati, però, hanno ricevuto la buona
notizia, e la hanno creduta; hanno lasciato il loro regno, i loro studi e
sono partiti — strana gente — dietro una cometa ! « Poveri in ispirito »
fianco a fianco coi poveri, nell'umile stalla, hanno prostrato il loro orgoglio di ricchi e di sapienti davanti a quella piccola creatura di popolani,
e lo hanno fatto con grandissima allegrezza, perchè avevano trovato
un senso alla loro vita ; le loro ricchezze servivano il Re — e in lui il
povero — la loro scienza di cui sentivano tutta l'insufficienza, li aveva
portati a Lui, ed ora essa non era più triste, non più pericolosa. Il Re
era nato, per regnare; il solo Savio era venuto, per illuminare e guidare.
...fra quelli che son venuti a Lui c'erano dei pagani; ma, ecco, per
il fatto di esser venuti a Lui non erano già più pagani — mentre molti
che « credevano in Dio », quella sera lo furono.
...non tutto è stato dolcezza e canti di gioia, intorno a Lui. Prima
ancora di venire alla luce rischiò di separare i suoi genitori, fidanzati
felici : ci voile un atto di fede, per superarlo. La sua venuta li fece andare
esuli, mentre dietro di loro si levava il terribile lamento per il massacro
degli innocenti perpetrato dalle squadracce del dittatore. E Maria seppe
che questo suo figliolo di cui si dicevano e promettevano sì grandi cose,
per lei sarebbe stato una spada che le trafiggerebbe l'anima; per tutti,
poi, un segno di contraddizione. E fu vero.
...quando è venuto fra i suoi, nel suo popolo, nella sua chiesa, molti non l'hanno ricevuto: non hanno voluto? non hanno saputo? è Lui
che giudicherà; ma quello per cui è vissuto, per cui la sua vita è stata
raccontata e predicata, è che ce ne sono stati che lo hanno ricevuto, e
che a loro Egli, il Figliolo di Dio, ha dato il diritto di diventare figlioli di
Dio e di contemplare, nella fede, la sua gloria divina, nascosta, vicina
a noi.
...è stato, respinto o riconosciuto, nella sofferenza e nella gloria,
l'Emmanuele, « Dio con noi » ; ed il nome che gli hanno dato — fu un
battesimo vero come nessun altro! — è stato Gesù, « Dio salva »,
E oggi, per noi?
Messaggi dal cielo
Qui parla il Presidente degli Stati
Uniti. Grazie alle meraviglie del progresso scientifico la mia voce vi giunge da un satellite che viaggia nello
spazio, il mio messaggio è semplice.
Con questo mezzo unico io comunico
a voi e a tutta l'umanità il desiderio
deM'America di pace sulla terra e di
buona volontà verso gli uomini di
tutto il mondo.
Non temete! Vi reco il buon annuncio di una grande allegrezza, che
tutto il popolo avrà. Oggi, nella città
di Davide, vi è nato un Salvatore, che
è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno : troverete un bambino
fasciato e coricato in una mangiatoia.
Gloria a Dio nei luoghi altissimi, pace
in terra agli uomini che Egli gradisce !
Dall'ATLAS, ore 21.15 del 19 dicembre 1958.
Dalla PAROLA di Dio, la notte del
Signore.
Per mancanza di spazio ci dispiace di dover rimandare al
prossimo numero altri due interventi sulle «feste» di Natale
[DaiiiDaQs [DmiDiDaiiiD m [oa®
Questa incisione, chiamata generalmente « L’adoraaione dei pastori
con la lampada» <1654), sembrerà
profana, a molti. Ma clüssá che proprio in questa «profanità» non si
nasconda il messaggio dell’artista.
La Bibbia non dice che Gesù è nato
in un’antica rovina (come lo rappresentano gli artisti del Rinascimento); non dice neppure che Maria
portava una veste sontuosa, nè che
i pastori fossero dei romanzeschi personaggi... La Bibbia ignora la Madonna della Controrifonna, che con gioia e fierezza cerca di attirare l’attenzione dello spettatore sul suo bimbo. Quanto è più semplice e sobrio,
I Evangelo I
Ecco una stalla comunissima. Il padre è seduto su di ima carriola, la
madre nella paglia. Dei pastori arrivano con le mogli e i ragazzi. Uno di
loro porta la cornamusa. Un ragazzino guarda con interesse profondo
il neonato. Cosa si potrebbe descrive
re di più umano, di più terra terra?
Eppure, in questa scena carica di
senso, è evidente che accade qualcosa
di straordinario. Con il loro atteggiamento i pastori mostrano che stanno facendo un’immensa scoperta.
Nulla, in loro, della curiosità naturale dei vicini accorsi alla nascita di
un bimbo ; è una gioia piena di rispetto e di stupore. Il pastore che si scopre il capo ha visto all’improvviso
una gran luce; e quelTaltro congiunge le mani come per una spontanea
preghiera.
Alcuni uomini hanno compreso,
qui, tutta la certezza e la verità del
l’incredibile notizia di un Salvatore
in fasce e coricato in una mangiatoia. Giuseppe sembra dire : « Neppure
io comprendo, ma è così : questo piccolo è il Messia promesso da Dio».
E la madre? Non è seduta su di un
trono, non pensa affatto a presentare
il suo bimbo al pubblico ; il suo sguardo si perde lontano. La sua gioia si
vela già di tutta la sofferenza che
intravvede nel destino del figlio.
W. A. Visser’t Hooft
(Da Rembrandt et la Bible, Neuchâtel - Paris 1947, p. 68 s.).
La miseria del noetro Naicilo
e la sua speranza
Quello delle “Feste delFAlbero,, non è un problema di fede isolato
« Meglio tardi che mai » vien fatto
di dire leggendo le recenti critiche
mosse, più che alla tradizionale Festa
dell’Albero, al modo di porgere (ai
bambini, ma non solo ad essi) il messaggio natalizio. Una decina o una
ventina di anni fa, quando già non
mancava chi avesse quell’impostazione teologica che oggi, come nota la
signora Subilla, è finalmente condivisa dalla maggioranza dei nostri ambienti evangelici, e impone perciò una
revisione di molto retaggio tradizionale, critiche come le attuali sarebbero state piuttosto male accette. Oggi per fortuna la polemica contro una
certa teologia che si sforza di spostare l’accento dall’umano al divino e
dalla fedeltà alle tradizioni alla fedeltà alla Parola si è molto attenuata,
ed entriamo in una fase che può essere senz’altro costruttiva.
Nel caso in questione, poi, c’è un
altro aspetto altrettanto valido in
queste critiche; quando si parla della necessità che i bimbi imparino l’autentico significato del Natale e siano
portati a dare più che a ricevere, è
difficile riuscire a scindere l’idea dello « scandalo » della festa religiosamente svisata nel senso sentimentale
e mondano dall’altro scandalo che il
suo aspetto godereccio costituisce in
un mondo pieno di miserie e di sofferenze e proprio nel giorno in cui il
messaggio della Natività dovrebbe rifulgere nella sua universalità e nella
sua purezza. Ricordo che l’anno scorso, neH’imminenza del Natale, il numero unico di « Reforme - L’Illustré »
mi diede profondamente questa sensazione. Era un numero redatto con
rara intelligenza, il Natale era illustrato non da presepi e abeti ingioiellati o immagini idilliche ma da fotograffe impressionanti che documentavano la tragicità di questo mondo nel
quale « il Cristo viene », e da altre in
cui la fede e l’amore fraterno si esprimevano in immagini sobrie e pove
re, prive di falsi misticismi. Ma quale
contrasto formavano con tutto questo
le immancabili inserzioni pubblicitarie, con la loro esibizione di pellicce,
ai strenne, di panettoni, di bimm ben
calzati e ben vestiti!
c, li vero scandalo del nostro Natale Sita in quel suo oscillare ira
il nebulosamente sentito impegno verso Oio e il nettamente sentito impegno verso il mondo; tra un atto di
aaorazione attrettato e mal meditato,
ai sonaanetà traterna espressa attraverso una canta che non impegna, e,
a altro canto, il rispetto di tutte le
consuetudini umane, i regali a paremi, amici e superiori, la cui entità
potreooe a volte suscitare lo stesso
Sdegno cne suscitano su scala più vasta certe esibizioni di riccnezza di cui
danno spesso notizia i giornali.
Ma come trasformare questo stato
di cose.' borse instaurando un improvviso ascetismo nel giorno di Natale, quando invece è tutta la nostra
vita cne richiederebbe un rinnovamento radicale e costante? E come realizzare tale trasformazione nell animo
dei nostri bambini? Mi sembra troppo semplicistico immaginare di risolvere il problema con l’abolire o spostare ad altra data l’elargizione dei
doni, come è stato proposto. E’ tutta
una impostazione generale che deve
essere data loro, è un’atmosfera familiare e comunitaria che devono respirare, è un’educazione autenticamente
cristiana che devono ricevere, in casa
come alla Scuola Domenicale, e allora
non ci si porrà più il problema se
abolire o no la Festa dell’Albero, perchè essa avrà naturalmente quell’orientamento e quella fisionomia che
risulteranno da tutto un nuovo modo
di essere di fronte a Dio e al prossimo. E’ per questo scopo che noi oggi
dobbiamo adoperarci, e solo partendo
di qui potremo fare qualcosa anche
nel campo specifico della Festa dell’Albero. Ed è rinnovando prima di
tutto noi stessi che potremo cercai di
aprire i’animo dei nostri bambini a
quella comprensione che tuttavia essi, anche in una Festa mal inapostata
e da noi criticata, hanno sempre più
pura della nostra.
Ad ogni modo penso che, accettato
il criterio di impostare la Festa su
nuove basi, piuttosto che quello di
eliminarla, si debba procedere m pratica senza generalizzare ma tenendo
conto oellà situazione delle singole
comunità. Mi sembra molto giusta la
osservazione delia signora Subilia, riguardo alla possibilità che i bimbi
comprendano 1 amore di Dio anche
attraverso la parabola del ricevere,
n penso m particolare che in commuta povere sia giusto che i bimbi ricevano un dono; tutto sta a impostare
la resta e la aistribuzione dei doni m
moQO aa non svisare l’essenza del
messaggio natalizio; il che non è unpossioiie, a cbi veramente parli per
una convinzione interiore e non m
base a formule acquisite. Anche in
particolari di minor peso le condizioni variano molto secondo le diverse comunità: non dappertutto i
genitori gremiscono la sala, come dice il dr. Rochat, nè la recita natalizia
assume un tono esibizionistico: altrove la sala è quasi deserta, a stento si
riesce a mettere insieme la recita e
tutta la festa passa quasi inosservata
nella vita della comunità. Tutto ciò dimostra che non si possono dare dei
giudizi troppo generici nè proporre
uno schema unico. C’è piuttosto da
augurarsi che la nuova impostazione
teologica di cui si è parlato dia presto i suoi frutti anche nel campo della letteratura religiosa (filodrammatica, narrativa, lirica) e che si possa
quanto prima avere a disposizione
del materiale che rispecchi queU’intima volontà di rinnovamento, di fedeltà alla Parola, di impegno cristiano che sembra animare oggi molti
laici R. Gay
2
2 —
L'ECO DELLE.VALLI VALDESI
Ascoltando
Chi furono coloro che neMempo in
cui nacque il Redentore, si rallegrarono con grande e santa allegrezza? Gli
Evangeli ci presentano un modesto
numero di persone, che fa un sensibile
contrasto con quanto sarebbe avvenuto nell’occasione della nascita di un
primogenito di casa reale. In questo
modesto numero di persone c’è quasi
un senso di predizione, di quel che
sarebbe avvenuto nell’andare dei tempi. Oggi il Natale può considerarsi la
più grande festa che si celebri nel
mondo; ma lo spirito del mondo ne
ha sopraffatto il carattere, e si è trasformata in un tempo di divertimenti
mondani e di gozzoviglie tali, da renderla una profanazione del Natale,
sebbene i più non se ne rendano conto.
Sono in massa coloro che, pur dichiarandosi cristiani, quando hanno
assistito ad una funzione religiosa, un
culto e magari celebrato la Comunione
si sentono del tutto a posto. Sono come i pagani che si recavano ai templi
portando le offerte per tacitare i loro
dèi, e poi, fuori del tempio, darsi a
tutto ciò che avevano in animo di fare. Non che i cristiani lo facciano in
un senso così crudo, ma le conseguenze sono su per giù le stesse.
Pensiamo che potrà farci del bene,
fermarci in una sia pure succinta meditazione, pensando a coloro che nei
giorni della Natività vi presero parte,
e si rallegrarono di una grande e santa allegrezza.
I - Zaccaria
ed EtisabeHa.
Ev. di Luca I“, 5 a 25
Si potrebbe applicare ad Elisabetta ed
a Zaccaria, quel che si diceva dei primi cristiani : « erano di un sol cuore
e di un’amma sola » (Atti VI“, 32). Infatti l’Evangelo li unisce nel dirci delle loro belle qualità spirituali : « Erano
ambedue giusti — nel cospetto di Dio,
— camminando — irrepreiìsibili in
tutti i comandamenti e precetti del Signore ».
Di Elisabetta avremo ancora qualche cosa da dire, quando la vergine
Maria, sua parente, va a visitarla.
Z - Maria
e Giuseppe.
Luca I“ 26 e seguenti
e Matteo I“ 18 e seguenti
(// nome di Maria, in ebraico Myriam, significa « amaritudine ». Anche
per lei il nome ebbe un significato appropriato. Quante amarezze dalla fuga in Egitto a quanto accadde alla crocifissione di Cristo. Giuseppe, questo
nome in ebraico viene scritto in due
modi : uno significa : « accrescere i
figli » e l’altro : « obbrobrio »).
(Z nomi avevano in Israele sempre
un significato simbolico: Zaccaria, significa « ricordato da Dio »; Elisabetta, « adoratrice di Dio ». Ed in questo
caso è bello rilevare che tutti e due
vissero secondo il significato dei loro
nomi). ■
seguenti ci viene presentato, umilmente, « un certo » Sacerdote di nome
Zaccaria: mentre era a servizio nel
tempio, gli apparve d’improvviso un
angelo, per comunicargli, da parte dell’Eterno, che da Elisabetta sua moglie sarebbe nato un figlio, al quale
si doveva porre il nome Giovanni (che
Dio ama) e che egli sarebbe stato investito dallo spirito di Elia, « per convertire molti, aifin di preparare al Signore un popolo ben disposto ».
Ma Zaccaria, ricevendo così improvvisamente una tale rivelazione, e forse
non avendo ricordato che ciò era avvenuto anche ad Abramo, dubitò: e di
subito l’Angelo gli comunicò che sarebbe divenuto muto, fino ai giorni in
cui la rivelazione si sarebbe compiuta.
Tutto ciò può apparire eccessivo,
trattandosi, più che altro, di un dubbio. Siamo noi, per nostro comodo, a
fare distinzioni; ma è logico domandarci, se si può mettere in dubbio, non
la parola di un uomo, ma dell’Eterno,
di Colui al quale tutto è possibile.
a) MARIA. - Quando l’Angelo si
presentò a Maria, la salutò con le note parole : « Ti saluto, o ” favorita
dalla Grazia il Signore è cón te ».
Ed inoltre : « Non temere. Maria, perchè hai trovato "grazia” presso Dio ».
Maria sembra avere notato, in quelle due frasi, due volte la parola « grazia » : e ne fa tesoro per ringraziare
il Signore, quando recandosi da Elisabetta, intonerà il canto dicendo :
i( L’anima mia magnifica il Signore, e
lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore; poiché egli ha riguardato —
alla bassezza della sua ancella ».
Il dire che anche Maria era una
creatura bisognosa della grazia di Dio,
toglie che fra tante vergini sia stata la
« favorita », come disse l’Angelo, per
le sue qualità di virtù.
Le Sacre Scritture affermano che
sulla terra nessuno è perfetto : « Non
v’è alcun giusto, neppure Uno » (Sai
Quando nelle Sacre Scritture si parla di uomini giusti, è sempre da intendersi in modo relativo.
Ed è un fatto, che più la coscienza
ha sensibilità spirituali, più sente esser peccato anche cose che, per molti,
non lo sono affatto.
Quando Maria andò a visitare Elisabetta, per narrarle quanto l’Angelo
le aveva annunziato, la creaturina, che
Elisabetta aveva in seno, balzò come
per una gran gioia! ed Elisabetta disse: « Beata colei che ha creduto, perchè le cose dettele ’’ da parte del Signore ’’ avranno compimento ».
b) ELISABETTA. - Luca 1“ 6 e seguenti.
Non sappiamo molto di Elisabetta;
ma tanto lei che Zaccaria desiderarono per anni la nascita di un bambino,
allo scopo di consacrarlo al Signore.
laiDiüsii 1ÛU aaijiDUJâ
Anche quesl’anno — e pare più che
mai — Natale ha dato occasione ad abusi
che snaturano totalmente il signiHcato di
quel giorno; vien quasi fatto di pensare
che più si parla di Natale, nella nostra
cristianissima società, e più agli uomini
elle la compongono si vela e deforma il
messaggio die esso porta e rinnova loro.
t’ cosi che, a New York, i barahini potevano chiamare ai telefono il n. U3-2121,
e si sono sentiti rispondere giovalinente:
« Hallo — Qui Hauiio Natale, vi parlo
dall'Alaska e sono oceux>alis$imo a preparare tanti giocattoli per voi » — segue l’indirizzo di un noto negozio. « Siale buoni,
bambini, arrivederci! ». E una nella risata (in media 75.000 chiamate la giorno).
A Vienna i genitori bisognosi di aiuto
possono chiamare telefonicamente aitanti
giovani che giungono con apposita valigetta, infilano una brevettata tenuta da
Babbo Natale e conquistano i ragazzi:
prezzo della prestazione, 200 scellini (5.000
lire).
Sempre in Austria si trova un paesino
straordinario: Christ-Kindl (Bambin Gc
sùj; in dicembre, in base ad un accordo
postale internazionale, per il suo ufficio
postale si possono far transitare cartoline
augurali e pacchi dono, bollati con un timbro speciale raffigurante il Bambino Gesù.
Queste notizie si son lette su La Stampa
La RAI, per parte sua, sabato sera 20 di
cembre nella trasmissione Radioinfermi si
è diffusa sui miracoli operati daU’immagi
ne del Bambin Gesù dell’Aracoeli, in Ro
ma. E molti giornali hanno recensito po
sitivamente un volume uscito per Tocca
sione, nelle edizioni Sugar: « Natale ha
5.000 anni ».
I PERSONAGGI
DI ALLORA..
Secondo i capitoli 1 e 2 dell’Evangelo
di MATTEO e deli’Evangelo di LUCA
rEivanaelo di Natale
b) GIUSEPPE. - Giuseppe che si
era fidanzato alla vergine Maria, si
trovò in una posizione delicata ed aveva pensato di lasciare tacitamente Maria, per non recarle danno.
In sogno ebbe la rivelazione che da
Maria sarebbe nato il Salvatore. L’Angelo, che gli era apparso nel sogno,
gli dette anche le opportune dùettive,
di quel che avrebbe dovuto fare. Allora sposò Maria, perchè non fosse esposta all’obbrobrio, rispettandola in tutto, come la situazione imponeva, secondo il versetto 25 del capitolo I» di
Matteo.
11 suo comportamento verso Maria
ci da l’idea di un uomo retto e saggio : e quando, di nuovo in sogno, gli
sarà ordinato di prendere il fanciullino
e sua madre e fuggire in Egitto, ecco
cne senza porre tempo in mezzo, pur
essendo di notte, immediatamente,
provvide e fuggi, in questa occasione
et appare attivo, pronto a tutto, cosciente delle sue responsabilità.
Di Giuseppe, come del resto neppure di Marta, non abbiamo qualche specifica parola che riveli le impressioni di quando ricevettero la visita dei
pastori e dii Magi. Però l’Evangelo di
nuca Ci rirertsce che Maria: a serbava in sè tutte queste cose, collegandole
insieme nel cuor suo ».
I nomi di Giuseppe e di Maria madre di Gesù, spariscono assai presto
dalle pagine del Nuovo Testamento:
di Giuseppe non si ha notizia da quando Gesù fu condotto per la prima volta a Gerusalemme (Luca 11“ 39) e di
Maria da Atti 1“ 14.
3 ~ Simeone
ed Anna.
Luca 11“, 25 e seguenti
{Simeone significa : « Esaudimen
to ». Anna: a Grazia»).
Così si annulla il vero Natale, il Natale
del Cristo. E questo snaturamento è forse
più radicale, più carico di conseguenze
dei lauti cenoni di « vigilia », promessi
con generosità dai giornali. Chissà, poi,
elle qualclie valente canzonettista non lanci ai -nomento opportuno « Natale è sempre Na.a e »; del resto, noi tutti ben sappiamo che .soltanto con il panettone X, con
lo spumante Y, con il soffice paletot Z è
veramente Natale... g. c.
E’ probabile che essendo stata tanti anni nel tempio, avesse fatto conoscenza personale di molte persone : lo
si può dedurre dal fatto che anche lei,
entusiasmata, lodava il Signore, ma
l’accaduto, lo annunziava a coloro che
aspettavano la redenzione di Gerusalemme, ed ai quali poteva recare una
grande gioia.
Tanto di Simeone come di Anna,
gli Evangeli non ci danno altre notizie. Ma quanto son belle, specialmente per le persone d’età, le parole di
Simeone : « Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; poiché gli occhi miei
han veduto la tua salvezza ».
Ed Anna ci lascia l’impressione di
anima tenacemente consacrata : « servendo a Dio notte e giorno »; non
chiusa in se stessa, ma pronta a partecipare agli altri le cose appartenenti
al Regno di Dio.
nei secoli, a rallegrare il nostro cuore,
e ad ispirare l’arte a darci tanti capolavori.
5 ~ I Magi
di Oriente.
Matteo II“ 1 e seguenti
~ i pastori
di Betieem.
Luca II“ 8 e seguenti
a) SIMEONE. - Di Simeone non
sappiamo quale posizione avesse avuto nella vita sociale. Alla nascita di
Lnsio era già iiiotiraio assai negli anni e l’Evangelo ce lo presenta come un
appassionato credente, condotto dallo
Spirito Santo.
Gli fu rivelato che : « non vedrebbe
la morte, prima di aver veduto il "Cristo del Signore^' » {in questo caso il
Cristo del Signore significa: « il Mandato a salvare », Matteo 1“ 21).
Quando il piccolo Gesù fu portato
al tempio, aveva poche settimane e Simeone non vide che una piccola creaturina. Però c’è di che pensare che nel
vederlo così piccino, gli facesse un piacere immenso. Persona affettuosa, si
prese il bambino nelle braccia e se lo
pose presso il cuore. V’è una grandiosità anche nelle cose piccole.
Tenendo il piccolo nelle sue braccia, si rivolge a Maria, e quel che dirà ci fa conoscere che Simeone ha presenti le profezie, ed è egli stesso un
profeta. Le profezie dei versetti 34 e
35 ebbero a portare un’amaritudine
nell’animo di Maria : <.(■ a te stessa una
spada trapasserà l’anima ». Ci si può
domandare, come mai in un’occasione
a carattere lieto per la famiglia, Simeone abbia pronunziato quella così
triste profezia. Le vere profezie non
vengono dall’uomo ma dallo Spirito
del Signore che Simeone aveva in modo particolare. Il Signore sa il momento, in cui un animo può afferrare
le sue parole. Anche Cristo disse ai
suoi discepoli: «.avrete tribolazioni
nel mondo! » ed è il saper queste cose
in tempo, che ci rende possibile di non
perderci d’animo, secondo il consiglio
di Cristo, quando accadono.
Poco dopo fu necessario fuggire in
Egitto : la spada non trapassò l’anima,
ma fece sentire il suo taglio.
1 pastori erano gente umile, ma se
l’Angelo si recò da loro vuol dire che
erano dei credenti. Chi sa quante volte, contemplando il cielo stellato, ave
-.-.»nv, «.ojpoirinrtontftto i^uot cKo SOUtlVU il
Salmista : « 1 cieli raccontano la gloria di Dio — non hanno favella —
ma 1 loro accenti vanno fino alle estremità della terra ».
Dopo che l’Angelo ebbe annunziato
loro, che in Betieem era nato il Salvatore, che è il Cristo, il Signore, e
contemplato una visione di un cielo
con una schiera d’angeli che cantavano « Gloria a Dio e pace in terra »,
non misero tempo in mezzo, ma « andarono in fretta » a Betieem.
Quando trovarono esattamente quello cne l’Angelo aveva loro descritto,
raccontarono quel che avevano udito
e veduto, e pieni di gioia « divulgarono la notizia della nascita del Salvatore » a Betieem e a quanti incontrarono
sulla via del ritorno. E oggi, proprio
per questa appassionata testimonianza, la notizia è venuta fino a noi; e altrimenti ci mancherebbe il quadro così bello di questa narrazione. Era impossibile che essi pensassero che quel
loro testimoniare si sarebbe inoltrato
Anche dei Magi, come dei pastori,
gli Evangeli non ci hanno dato il nome; ma questa rappresentanza di un
popolo lontano, testimonia come l’opera di Cristo doveva servire per tutti
1 popoli.
Probabilmente vennero dalla Persia.
La Persia aveva, fra tante religioni pagane quella cne si accosta più al cristianesimo. Ne era il fondatore Zarathustra, (in italiano Zoroastro) che
visse ai tempi di Abramo; e v’è chi sostiene fosse il Melchisedec, che benedisse Abramo (Genesi XIV“ 18 e seguenti).
Erano i tempi in cui dire Magi, non
faceva pensare a prestigiatori od imbroglioni, come fu poi anche in Persia.
1 Magi erano ministri di culto; studiosi, e poiché in quel tempo lo studio
più apprezzato era l’astronomia, spesso erano astronomi di valore, per
quanto lo si potesse essere in quei
tempi.
Nella Persia erano stati deportati
degli Ebrei, e può darsi che fin da
quel tempo, i Magi si fossero interessati alla venuta di un Messia e che
secoli dopo quelli che si misero in
. viaggio avessero in modo speciale la
aspettativa di questo Messia.
i.a loro prontezza ad affrontare un
viaggio lungo, e non senza particolari
dimcoità, testimonia della loro fede.
iNon essere stupiti d’aver trovato il
neonato in una stalla e non in una
reggia, testimonia che sapevano discernere che la vera ricchezza e la vera
gloria, non stanno in quel che il monQo pensa, ma nelle realtà della vita
spirituale. E l’adorazione fu soltanto
per il Cristo ; « lo adorarono »
V e nei doni cùe essi recarono, una
manilestazione della provvidenza di
Dio. Stava per venire il giorno della
fuga in Egitto, e l’oro specialmente
avra facilitato la situazione dei fuggitivi. E provvidenza fu, che i Magi fossero avvertiti di non ripassare da Erode.
...E NOI, OGGI
b) ANNA. - Luca II“ 36-38. - Anche di Anna sappiamo soltanto quello che ci narrano i pochi versetti; tuttavia non mancanti di interessanti notizie.
Ci dicono che era rimasta vedova
nella sua gioventù, e che nel tempo
della nascita del Redentore aveva ottantaquattro anni.
Fino dal principio della vedovanza
si era consacrata in modo speciale e
stava del continuo nel tempio. Le
donne che si consacravano per il tempio, finché potevano, facevanò con
gioia anche i più umili e faticosi lavori.
Al termine di questi sintetici rilievi,
può farci del bene raccoglierci nel santuario del nostro cuore, ma scevri da
tutti i nostri ragionari che tendono a
scusarci; inutili, perchè Dio ci vede
come siamo.
Ed in questo raccoglimento domandiamoci:
1“ - Ho io una fede così semplice,
pura e gratuie come le perso>ne delle
quali abbiamo parlato?
2" - Abbiamo letto che Zaccaria per
un dubbio si prese una punizione. Ho
io dei dubbi, quando nelle Sacre Scritture leggo cosa che richiede una grande fede, ma che davanti porta scritto:
Dio disse; Gesù disse?
3“ - Amo il Signore con quella limpida spontaneità che aveva il vecchio
Simeone?
4“ - Ho io quella prontezza dimostrata dai pastori e dai Magi, nelle
cose che appartèngono al Signore e le
attuo?
5“ - Come considero io la partecipazione, voluta da Dio, ai culti nella
comunità e nelle adunanze, specialmente la Domenica {giorno del Signore) che dovrebbe essere tutta consacrata a Dio?
6“ - In quale considerazione tengo
il dono dello Spirito Santo, che tiene
salda la fede, può suggerirci soluzioni
in tempi difficili ed essere la nostra
consolazione?
7“ - Mi sono io impossessato delle
pro.-nesse del Signore, in modo da
averle presenti in ogni tempo per essere la mia speranza e la mia pace?
6“ - Che specie di cristiano sono io?
Sono di quelli che tengono per sè i doni delia conoscenza che hanno, e rimangono muti, invece di essere testimoni di Cristo?
Voglia il Signore accompagnare questa meditazione a tipo di introspezione spirituale. Se il Signore l'accompagna, ci farà sentire, e per il nostro
oene, in quante cose o non siamo a
posto, o languidi e difettosi. Ma questo non deve scoraggiarci, nemmeno
se Uno si sentisse il più indegno peccatore, perchè Cristo ha detto: « lo
non sono venuto a chiamare i giusti
{quelli che pensano d'esserlo) ma i
peccatori a ravvedimento» Luca V" 32.
Questa meditazione è stata preparata dal Pastore Virgilio Sommani.
Î
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
Notre Seigneur, un frère
La Bible est pleine d’histoires de
frères, depuis celle de Caïn et d’Abel. Mais ce sont en général des histoires qui donnent de la fraternité une image assez triste. Des deux premiers frères, l’un reste sur le carreau. Pour pouvoir vivre en paix.
Abraham et Lot jugent bon se séparer. La colère d’Esaii menace Jacob.
Joseph est vendu par ses frères. Et
ainsi de suite! Entre le prodigue et
le frère aîné les rapports manquent
de cordialité. Bref, les brouilles fraternelles ne sont absentes ni de l’histoire sainte, ni de nos histoires de
familles, ni des relations sociales, ni
meme de l’Eglise. On ne saurait
(i ailleurs s'en consoler, talonnés que
nous sommes par le mot de Jésus:
Va te réconcilier avec ton frère
Et pourtant il n’est pas de soif
plus profonde au coeur de l’homme
que celle de la fraternité. Les Révolutions se font en son nom. Aucune
expression n’est plus riche d’amitié,
de confiance et d!espoir que celle île
frères ”. Mais alors où trouver l’image et l’exemple de la fraternitéé
Où rencontrer le frère qui soit comme on dit, un ” vrai frère ”?
0
C’est notre cadeau de Noël: Dieu
nous a. donné ce frère, et avec lui
eue multitude de frères. D’innombrables frères parce que nous en avons Un. Un frère qui nous introduit
dans la famille de son Père: ’’Dites:
Notre Père qui es aux deux! ” Et
c est pourquoi le Nom, le Règne, la
J'olonté du Père nous concernent
maintenant. Un frère que nous introduisons dans notre famille humaine. Et c’est pourquoi notre pain quotidien, nos péchés, nos tentations, le
concernent aussi. Parce qu’il est notre, frère, nous le faisons pénétrer
dans le momie du pain, de la souffrance et de la mort. Parce que nous
sommes ses frères, il nous fait entrer
dans le royaume de l’amour, de la
grâce et de la gloire.
Notre Seigneur, un frère. On ne
sait pas toujours très bien comment
considérer le petit être de Noël par
rapport à nous. Un enfant — nous
en sommes si loin. Un Dieu — diffi
cile à croire! Un pauvre — on veut
l ien faire quelque chose pour lui.
L’Osservatore Romano ha riferito che si è svolto a Milano l’annuale convegno dei delegati della
« buona stampa », « ossia dei propagandisti e dei diffusori della
stampa cattolica». Buona, forse;
immodesta, di certo!
^ Nel corso della conferenza-stampa dopo il riuscito lancio del satellite americano Atlas, il presidente
Eisenhower ha chiesto con invitante bonomia ai giornalisti: «E voi,
dove vorreste essere in questo momento? » Bene a proposito una voce dal fondo ha risposto: «Quaggiù, Signore! » La stratosfera non
è ancora sogno troppo vivo...
Mais un frère, c’est une autre affaire. Il nous appartient, il habite en
nous, il est des nôtres. Il fait partie
de la famille, il porte notre nom, il
nous ressemble. Il est avec nous pour
le meilleur et pour le pire. Ce qui
donne à l’enfant de Noël son prix,
c’est qu’il soit notre frère. ” On l’appellera Emmanuel, ce qui signifie:
Dieu avec nous
Avec nous, de notre côté, contre
le Diable et ses revendications. De
notre côté aussi contre la juste colère du Père qu’il attire sur lui, comme un bon frère, pour nous en préserver. Plus que cela, il nous réconcilie avec le Père et avec tous nos
frères, et nous entraîne à sa suite
vers la maison paternelle. Tout ce
que contient ce nom de frère, il l’est
parfaitement, totalement, pour nous.
Personne ici-bas, depuis Noël, n’est
privé d’un frère.
0
C’est Ce frère que nous allons rencontrer au bout de notre route de
/’ ivent, nu partage de Minuit. Nous
avons rejoint le monde confiant des
enfants, le cortège décimé des Juifs,
le foule humiliée des pauvres, où se
cachait notre Seigneur. Le moment
est venu, pour lui, de se révéler;
pour nous, de l’appeler par son nom:
” Gloire soit à Jésus-Christ
Notre Sauveur, notre Frère! ”
Jean Vivien.
(La Vie Protestante)
Conte
tradnit dn nialgaehe
par un Malgache
LE CACTUS DU NOËL
C’était un soir. Comme les jours sont
longs en été, tous les habitants de ee village au milieu des cactus étaient encore
en train de faire manger des feuilles de
cactus à leurs boeufs. C’était un village
comme bien d’autres, abrité par des haies
épaisses de cactus épineux, infranchissables. Tout à coup le son d’une conque se
fit entendre; un son bizarre; ce n’était pas
un appel au secours, ni l’appel pour une
réunion; c’était un son étranger. Aussitôt,
au sud du village, apparurent des hommes
nus, musclés, la sagaie ou la fronde à la
main, le visage plein de rides, farouches.
En un rien de temps, le village fut cerné;
les pierres des frondes sifflaient, des hurlements, du tumulte...
Mais à ce tumulte deux voix répondirent; on les entendait chanter:
Tompon’ny tompo
Audriananahary
Avia hitsaoka Azy’Zay
Tomponao.
Le silence se fit presque immédiatement.
Les voix étaient plus distinctes maintenant.
Et, miracle, de l’abri de tous les cactus derrière lesquels ils étaient cachés, sortaient
à petit pas, des guerriers, doucement, et
qu’est-ce qu’ils ont vu: un immense cactus
rempli de bougies allumées, plantées sur
ses épines. A côté, un homme et une femme, habillés en blanc, continuaient tranquillement leur cantique. C’était quelque
chose de nouveau pour les antandroy, une
voix si douce et la sérénité visible sur les
visages des chanteurs.
Bientôt le cactus fut entouré de tous les
gens du village, hommes, femmes et enfants. A la fin du cantique, l’homme en
blanc, qui était le catéchiste, parla avec
force de la joie de Noël. Les antandroy,
eux, n’ont compris qu’une simple chose:
le roi du monde était arrivé, venu pour
réconcilier tous les hommes, pour sauver
les antandroy en salaka qui vivent dans
la forêt de cactus. Ils en étaient très heureux, et pour cette joie, le lendemain, ils
tuèrent des boeufs et dansèrent tout le
jour.
Le grand cactus restait sur la place du
village, et il a grandi, année après année;
chaque fois qu’un antandroy y passe, il
se rappelle cette soirée où il a appris qu’il
est aussi enfant d’Abraham et qu’il a reçu
le salut. Samuel Randria.
{Journal des Missions Evangéliques)
La vecchia signorina Sofia uscì di
casa come tutti i giorni alla solita ora,
le sedici in punto, con il suo cappellino del secolo scorso, la canna e il
dolce sorriso che sembrava chiedere
scusa a tutti, e s’incamminò titubante
per la strada affollata per recarsi alla
latteria, laggiù all’angolo, a prendere
la solita tazza di caffè latte con un
panino. La signorina viveva in una
cameretta al pianterreno di un grande
e brutto edificio di città, dava qualche lezione di francese per arrotondare la misera pensione che le permetteva a mala pena di campare, ed era
sola; lo era da tanto tempo ormai che
non riusciva neppur più a ricordarsi
da quando : nella sua mente stanca
di signorina più che settantenne le
sembrava di essere sempre stata sola
così. Però la signorina Sofia non era
triste, tutt’altro: era lieta e serena e
sorrideva sempre a tutti.
Ora camminava tra la folla rumorosa ed indaffarata della vigilia di
Natale, facendosi strada pian piano,
soffermandosi più volte per lasciar
passare i più frettolosi, ed il suo capo
bianco accennava continuamente di sì
di sì, a causa di un tremolìo che le
era rimasto dopo uno spavento avuto
durante la guerra. Ma quell’ondeggiare leggero e perenne del capo non
era fastidioso: si aggiungeva al sorriso come una grazia di più, come un
continuo benevolo cenno accondiscendente che le attirava le simpatie. Anche oggi la signorina aveva dato una
lezione di francese; ma le mamme non
le affidavano più volentieri i loro figlioli, perchè essa era tanto anziana e
non sapeva più fare con i ragazzi;
« non aveva polso », dicevano, e così
lei era rimasta con pochissimi allievi.
Sì sì, davvero, accennava con il capo
la signorina Sofia, i tempi erano duri
e lei tanto vecchia. Ma il Signore non
l’abbandonava; infatti ogni giorno essa poteva offrirsi il lusso di andare
alla latteria, e fi, seduta comodamente al caldo, in mezzo alla gente che
le piaceva tanto (tutti le piacevano :
erano sempre tutti così interessanti!),
nel via-vai, nella luce (la sua camera
era spesso buia, per non sp>endere
troppK) in luce elettrica), in mezzo all’allegro sciacquìo delle tazze ed alle
risatine delle cameriere, si faceva servire una buona tazza di caffè latte
bollente ed un profumato panino: la
sua cena. Poi tornava a casa ed aveva il tempo di leggere la Bibbia e di
meditare a lungo, prima che fosse 1 ora di andare a letto.
®>
La signorina Sofia era già quasi arrivata alla porta della latteria, quando vide qualche cosa che la turbò:
c’era appoggiato al muro un bimbo
piccolo, tutto cencioso, che vendeva
limoni. Aveva un cestino infilato al
braccio e tre limoni striminziti e li
IL NOSTRO RACCONTO DI NATALE]
// prÈncipG travestito
vidi come lui in mano; tre limoni così
piccoli che stavano lutti nel palmo
della sua manina, pur tanto piccola.
(( Tre limoni cinananfa lirei « gridava il bimbo, pestando i piedi per il
freddo, con una vocetta che non arrivava a farsi udire tra il brusìo della
folla e il traffico cittadino: nessuno
si fermava, nessuno comperava, nessuno s’accorgeva che esistesse quel
bimbo. La signorina Sofia, però, sì;
lo guardò con un sorriso più vivo,
mentre il capo ondeggiava più dolcemente: povero bimbo così piccolo!
Sembrava impossibile che fosse in
mezzo alla strada tutto solo a vendere limoni, e non piuttosto ancora nelle braccia della mamma, al caldo, e
che avesse un visetto così triste.
« Tre limoni cinquanta lire! ».
La signorina non aveva bisogno di
limoni, non ne usava mai; erano troppo cari, anche quelli così brutti. Disse
piano: « Buona sera bimbo ». 11 bimbo le offrì i limoni. « Mi spiace, ma
sai, non compero mai limoni io —
disse la signorina — mi dispiace tanto... ». Non sapeva che cosa aggiungere, il cuore le doleva per lui, ma che
cosa doveva fare? Ah! ecco, un’idea!
Perchè non le era venuta subito? Era
proprio vecchia, la sua mente funzionava troppo lentamente: non avrebbe preso il panino questa sera in latteria; il latte sarebbe stato sufficiente
per lei, e così poteva... Ma certo! sù,
svelta: il capo oscillava più rapido e
gli occhi della signorina erano pieni
di luce quando, dopo aver estratto a
fatica il portamonete (tra borsetta,
guanti e canna e gli urloni dei passanti, era molto difficile), porse al bimbo
una monetina da cinquanta lire. « Non
compro limoni, ma è lo stesso; tieni
caro, e buon Natale, vero? buon Natale! ».
La moneta luccicava adesso sul
palmo dell’altra manina del bimbo,
quella che non teneva i limoni, ed egli
la contemplava con occhi consapevoli
e seri: non disse nulla; guardò soltanto; poi. dopo un tempo che parve
molto lungo alla signorina, abbozzò
un pallido incerto sorriso. Bene, era
contento; adesso la signorina Sofia
poteva andare. Aprì la porta della
latteria e andò a sedersi nel suo angolo preferito, accanto alla vetrata :
da lì vedeva ancora il bimbo dei limoni nella strada; egli aveva messo
la moneta in tasca e sembrava un po’
meno triste.
« Solo il caffè latte questa sera, si
li# Edìna Ribet
gnorina?!... come mai? ». domandò
la cameriera stupita; ma non ebbe il
tempo di aspettare la risposta, perchè
la chiamavano da un’altra nafte
La signorina Sofia beveva il caffè
a piccoli sorsi, per farlo durare di più.
Nella latteria questa sera c’era un
profumo di panini più fragrante del
solito, perchè il fornaio ne aveva portato appunto allora un enorme paniere. Ma la signorina non ci badava;
d’un tratto le era venuto un altro pensiero che la preoccupava molto:
avrebbe dovuto invitare il bimbo dei
limoni nella latteria ed offrirgli tutta
la sua cena, latte caldo e panino! Ma
perchè, perchè non ci aveva pensato
prima? sarebbe stato molto meglio
della monetina... Ah! davvero era
troppo vecchia ormai, non aveva più
prontezza, non aveva più intuizione
rapida..., e com’era egoista, poi!
La povera signorina Sofia era mortificata : guardava un po’ la sua tazza
semi-vuota, un po’ il bimbo lì fuori,
e non sapeva che cosa decidere...
Ma che cosa accadeva adesso a quel
bimbo? un grosso signore frettoloso
sceso da una bella automobile, l’aveva urtato in malo modo ed i limoni
erano andati a ruzzolare in terra, che
peccato! 11 grosso signore sbuffò, agitò le braccia; alla fine, molto seccato,
disparve in un portone : lui aveva fretta, e che cosa ci stavano a fare nella
strada la vigilia di Natale quei bimbi
che vendevano limoni? andassero a
casa loro! era meglio!...
Il bimbo raccattava i suoi limoni
tutto affannato, intrufolandosi tra le
gambe dei passanti: «Un momento,
signori, prego, i miei limoni! », e si
dovette cacciare anche sotto l’automobile del grosso signore, dove ne
erano rotolati alcuni..., ma non arrivava a prenderli... Passò una guardia,
parlò al bimbo che era carponi, lo rialzò, lo scrollo un poco; il bimoo gesticolava; infine la guardia l’aiutò a
raccattare i limoni.
La signorina Sofia, agitata, seguiva
la scena da dietro i vetri della latteria; quante emozioni tutte in una volta; meno male che tutto era finito
bene. Che brava guardia! Sì sì sì, ora
la signorina sorrideva di nuovo; davvero una brava guardia: andandosene
aveva perfino dato un buffetto sulla
guancia del bimbo.
« Tre limoni cinquanta lire! »
Il bimbo, nuovamente appoggiato
al muro, aveva ripreso ad offrire la
«im merce
Passò una bimba con un bel cappotto rosso nuovo fiammante ed un
cappuccio di pelo, tutta rosea, tutta
calda; dava la mano alla mamma. La
mamma si fermò a chiacchierare con
un’amica, e la bimba si trovò così
proprio faccia a faccia con il ragazzino dei limoni. Essa prese a considerarlo con aria indagatrice dalla testa
ai piedi; poi dai piedi alla testa; nulla le sfuggiva; nè gli occhi tristi, nè
il visetto pallido, nè l’abito strappato,
il cestino dei limoni, le scarpe rotte...
Il bimbo, molto confuso di fronte ad
un esame tanto accurato, aveva voltato la lesta da una parte. Quando la
piccola ebbe guardato a sazietà, decise di passare all’azione: quel ragazzino le piaceva; gli disse: «Ciao! ».
Egli non rispose, ma fu contento di
quel saluto.
« Non mi rispondi? ti ho detto ciao!
— domandò la petulante bambina —
vendi limoni d’oro tu? »
11 ragazzino, molto stupito si voltò
di colpo a guardare in viso la sua piccola interlocutrice: che fosse stupida
quella bimba?... non sembrava... Scelse un limone dalla cesta e glielo porse:
« Tieni... » — le disse, così avrebbe
visto che non erano d’oro!
« Me lo regali? oh! grazie ».
La bimba lo rigirò da tutte le parti,
e poi, con la testolina piena delle fiabe che le raccontavano a casa, affermò :
« E’ proprio un limone d’oro! allora
tu sei un Principe travestito che regala limoni d’oro, vero? »
Il bimbo, stupefatto, spalancava gli
occhi cerchiati di ombre viola, e taceva.
« Sei un Principe travestito, dimmi?
— insistè la bimba — dimmelo, su! »
— e battè il piedino in terra con impazienza. 11 ragazzino, mezzo impaurito mezzo affascinato, per non contraddirla, annuì.
« Ah! lo sapevo — esclamò trionfante la piccola — sei un Principe travestito che fa doni preziosi ai suoi
sudditi, senza che nessuno lo riconosca; poi un giorno ti farai riconoscere
e tutti saranno felici e contenti, non è
così? », e rise, perchè questa tesi le
permetteva di pensare che il bimbo
non soffrisse, cosa che il suo piccolo
cuore non poteva sopportare... Ma a
questo punto la bimbetta venne tira
ta un po’ bruscamente per mano dalla mamma : « Lisetta, quante volte ti
devo dire di non parlare ai ragazzini
di strada? pare impossibile... » — e la
voce sdegnata della dorma che trascinava via la bimba, con in mano stretto il « limone d’oro », si perdette tra
la folla.
Nella strada rimase ancora sempre
il bimbo, e vi era anche di nuovo la
signorina Sofia, che era uscita in tem
cipe travestito, non è vero? ».
Che cose strane dicono i bimbi a
volte! La signorina sorrideva camminando lentamente come poco prima
tra la folla, per tornare a casa; dovette ripararsi contro U muro, perchè alcuni studenti chiassosi, che passavano
in gruppo sul marciapiedi, rischiava
di travolgerla... Sì sì sì, i bimbi facevano riflettere, e come!...
Infatti la sera, nella sua cameretta,
al buio, la signorina rifletté a lungo,
ed i suoi pensieri la portarono lontano: tanti e tanti anni fa era venuto
nel mondo un vero Principe travestito, era nato in una stalla e aveva riposato in una mangiatoia; Lui, che
la Scrittura chiamava il Principe della
Pace, il Principe dei popoli, il Principe della Vita; Gesù Cristo, il Principe
dei re della terra.
Si era travestito lasciando il Suo
Regno Celeste, ed aveva preso sembianza di uomo, per venire in mezzo
ai suoi poveri sudditi a portare doni
a piene mani, onde renderli felici in
eterno.
Ma soltanto pochi uomini illuminati da Dio, lo riconobbero allora; e
pochi, in realtà, lo riconoscono ancora oggi, anche la vigilia di Natale,
perchè p>ochi si accostano a Lui per
ricevere i suoi doni.
Ma verrà un giorno — la Scrittura
10 dice chiaramente — nel quale il
Principe si farà riconoscere da una
estremità all’altra della terra, e tutte
le nazioni l’adoreranno e glorificheranno U Suo Nome.
Allora non vi saranno più vecchiette egoiste (e la signorina Sofia era
molto contenta di questo) dalla mente usata dagli anni; nè bimbi che piangono soli per colpe non loro; non più
uomini preoccupati unicamente delle
cose visibili, che sono solo per un
tempo, e mai delle cose invisibili che
sono per sempre; non più madri che
amano solo i loro figlioli; non più
indifferenza nè cuori di pietra, perchè
11 Principe è venuto come il Salvatore,
la sua vita è stata parabola del Regno
che viene, ed ha promesso nuovi cieli
e nuova terra ove abiterà la giustizia,
ove i giorni del duolo avranno fine,
e ove Egli sarà la luce Eterna.
4
Sarà Lui che recherà la pace.
Sarà chiamato Principe della
pace.
Mich. 5: 4 ; Is. 9: 5.
L'Eco delle Valli Valdesi
Abbiamo pace con Dio per
mezzo di Gesù Cristo. Beati coloro che si adoperano alla pace.
Rom. 5: 1 ; Matt. 5: 9.
I LETTORI CI SCRIVONO
Il discorso di Porri
Signor Direttore,
Le scriviamo per evitare che i lettori
del giornale abbiano l’impressione che il
giudizio espresso nella cronaca dell’inaugurazione del Municipio di Torre Pellice
nei riguardi del discorso del Senatore Parri, sia condiviso da molti altri che hanno
assistito alla cerimonia. Le riserve del cronista, ribadite nella sua « Precisazione »,
ci hanno lasciati perplessi.
Dice infatti la cronaca: « Confessiamo
che ci si aspettava qualcosa di più solido ».
Che cosa ci si aspettava? Poi continua:
« l’accenno finale alla necessità della difesa dell’esercizio delle autonomie comunali contro il centralismo poteva utilmente
essere approfondito » ed infine : « Ma non
è possibile affrontare un problema civile o
politico senza parlarne in modo partigiano? ».
Noi crediamo che, se si affronta un problema civile e politico per indicare delle
soluzioni, lo si affronta secondo la propria
opinione politica.
E il problema dell’autonomia è un problema delicato, politico e di attualità in
cui non si può prescindere dalle posizioni
di « parte ». Ora, proprio per quel tatto
elogiato dall’estensore della cronaca, l’oratore, pur parlando, secondo noi, abbastanza chiaramente e obiettivamente anche dell’autonomia, si è astenuto dal dare alla
manifestazione quel colore di parte che
invece tanti altri sogliono dare in occasioni
simili.
Secondo noi. Farri ha parlato con equilibrio, con saggezza e con garbo, ma anche
in modo sostanzioso, nei limiti che l’occasione ed il suo buon senso gli consentivano ed in conformità a quanto gli era stato
richiesto.
Per concludere, siamo rimasti tutt’altro
elle delusi, anzi molto soddisfatti della visita del Senatore Farri, che ha onorato con
la Sua presenza la nostra cittadina.
Cordiali saluti.
Ernesto Bein, Mirella Beiti, Giuseppe Casini, Anna Marullo.
Sarete con noi?
Molti di voi, lettori, hanno ricevuto in saggiio, nel corso di dicembre, alcuni numeri dell’Eco: abbiamo desiderato farci conoscere
meglio da voi, e speriamo che_ nessuno si sia seccato che ci siamo
insinuati in casa sua... Ora l’invio
in saggio cessa, perchè, purtroppo
non possiamo permettercelo a lungo : anche così è già costato notevoli spese, oltre ad un aumento di
lavoro.
Vorrete essere con noi? non pretendiamo certo di incontrare l’approvazione incondizionata di tutti, e d’altra parte sentiamo bene
i’umiltà del nostro foglio; ma proprio in questo tempo di Natale ci
è stato ricordato che Dio si serve
delle cose umili e povere per parlarci. 11 nostro augurio è perciò
che, d’accordo o in disaccordo su
questo o quel tema, possiamo sentirvi con noi alla ricerca della ve'
rità di Dio nell’ora che passa.
L’ECO
Dalla nostre Comunità
VILLASECCa
In questi ultimi giorni il lutto ha
bussato due volte alla porta di famiglie della nostra Comunità.
L’8 Dicembre è deceduta a Pinerolo
la sorella Margherita Perro in Lussiatti, originaria di Villasecca. Dopo
la funzione nella casa della defunta,
presieduta dal Pastore A. Deodato, la
salma ha proseguito per il tempio dei
Chiotti e il cimitero del Reynaud.
Il 14 u. s. una folla di fratelli ed
amici ha accompagnato alla sua ultima dimora la salma di Alberto Peyronel, del Trussan. Il nostro fratello
era stato per molti anni membro apprezzato del Concistoro di Villasecca. Nei limghi mesi di sofferenza e
di fronte all’approssimarsi della
morte ha saputo darci l’esempio di
una fede che sa in Chi crede.
Alle famiglie così duramente provate giunga ancora il pensiero fraterno
e solidale della Comunità.
iniziato, mercoledì 10 ottobre il prògettato ciclo di visite ai vari quartieri lontani della chiesa, con una serata trascorsa con i fratelli e le sorelle
di Bovile. In una parrocchia così dispersa come la nostra nella quale è
difficile poter riunire tutti al centro
od anche in località comode a piiù
quartieri, questa iniziativa della gioventù potrà dimostrarsi ricca di frutti e contribuire ad un maggior affiatamento di tutti.
La serata è trascorsa lietamente,
dop)o la lettura e la meditazione della Parola di Dio, con proiezioni cinematografiche e giochi cui giovani e
vecchi hanno allegramente partecipato.
Desideriamo ringraziare la famiglia
Poet di Pian Faetto che ha messo a
disposizione per le riunioni e per la
Scuola Domenicale un locale di sua
proprietà, evitando cosi dì dover usare la vecchia scuola, in località scomoda, fredda e molto poco ospitale.
Le manifestazioni del periodo natalizio sono le seguenti:
Alberi di Natale : Domenica 21 ; Villasecca: lunedì 22: Roccia; martedì
23 : Bovile ; mercoledì 24 : Trussan ; ve:erdì 26 : Albarea.
Il culto di Natale inizierà ai Chiotti
alle ore 10. La S. Cena sarà ripetuta
la domenica seguente.
L’Unione delle Madri avrà la riunione di fine anno il 28 pomeriggio
alle 14,30 ai Chiotti.
SM SHCOUDU
Domenica scorsa ha avuto luogo
la prima assemblea di emesa ucna
nuova parrocchia. Essa ha proceduto
alla delimitazione dei quartieri e alla nomina dei rispettivi anziani. Sono risultati eletti: Pasquet Luigi per
il quartiere Lombarda Crotta; Ber
talot Daniele per il quartiere di Car
voretto; Pons Remy per il quartiere
di Rivoira Prese; Fomeron Aldo, Ri
ma; Gardiol Arnaldo per il quartiere
del Centro e Paschetto Pierino per il
quartiere dei Brusiti.
L’Assemblea ha rivolto un fraterno
appello ai parrocchiani del quartiere di Miradolo perchè, cambiate le
circostanze che avevano consigliato
alla parrocchia di Pinerolo di mantenere la propria giurisdizione su questa zona di San Secondo, decidano
di far parte della famiglia Valdese
di questo Comune.
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Strada di S. Secondo n. 4 - Telefono 2344
PINEROLO
di fronte Caserma Berardi (Alpini)
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IJniiiii ïaiiiioise de llarseille
RINGRAZIAMENTO
L’Unione dei Coppieri ringrazia tut
ti coloro che con le loro offerte hanno
collaborato alla buona riuscita della
festa data al reparto sanatoriale dell’Ospedale Valdese in occasione del
Natale.
Comme chaque année, les vacances
terminées, l’Union Vaudoise de Marseille a repris son activité avec la traditionnelle fête des châtaignes. Plus
de cent vaudois étaient réunis, et ne
cachaient pas leur joie de se retrouver après trois mois de séparation.
Dès que l’assemblée eut chanté « Il
est un roc séculaire» en une brève
allocution. Monsieur Poët Henri donna des nouvelles — relata son passage à La Tour poqr le Synode — et fit
ainsi la liaison entre la dernière réunion de l’été et celle présente, formant le souhait que l’année qui commence scit aussi riche en enthousiasme et en dévouement que celle que
nous terminons. Inutile de dire que
les marrons rôtis, et le petit vin blanc
qui les accompagnait furent appréClés par tous. En un murmure d’a-f||.
bord, et plus fort ensuite — les chants||[
du pays se firent entendre. Seul l’é
yvi.ciLsrk.qvto.i.^
C’est au cours de cette réunion que
rendez-vous fut pris pour notre Assemblée Générale du Dimanche 7 Décembre. Assemblée au cours de laquelle, non seulement nous avons donné
un compte rendu de la vie de l’Union
pendant l’année Î957-58, mais aussi où
la lecture des nouveaux Statuts de
rUnion Vaudoise lut donnée. Ceux
qui nous régissent actuellement datant de 1890 — date de fondation de
l'Union de Marseille — modifiés le
15-2-1932.
Afin de rendre cette réunion plus
agréable, mie séance de cinéma par
lant avait été prévue pour la fin de
i’après midi. Mais ce qui n’était pas
prevu, et qui éclipsa la séance de cinéma, c’est la visite éclair de Monsieur le Pasteur Gustave Bouchard.
En effet, par un coup de téléphone le
sameai soir vers 22 heures, Mr. Bou
chard annonça à Mr. Poët sa présen
ce en Arles en tant que délégué par
la V. Table pour le Synode Régional.
Sur l’invitation de Mr. Poët, Mr. Bouchard n’hésita pas, dès qu’il le put et
ce, malgré sa fatigue, à se précipiter
dans le premier train en direction de
Marseille afin de pouvoir passer quelques instants avec les Vaudois de
ivlarseille, à la Maison Vaudoise.
Ma plume est malhabile, Monsieur
Bouchard, pour vous dire, et la grande joie que vous nous avez donnée, et
combien nous vous en sommes reconnaissants. Personne ne savait à Marseille qu’un Pasteur des Vallées viendrait pour le Synode, et nous pensions que, comme chaque année, cette réunion serait non seulement celle qui réunirait le moins de Vaudois,
mais aussi celle où il y a le moins
de... « chaleur »... nos seuls espoirs reposaient sur l’attrait qu’offrait la
séance de cinémaÆt voilà que l’arrivée de Mr. Bouchard — telle une fée
par un coup de baguette magique —
transforma l’atmosphère de notre réunion; automatiquement, le film passa
au second plan, on parla, on échangea des nouvelles, on questionna... on
chanta... timidement d’abord, plus
fort... puis à pleine voix, et Monsieur
Bouchard, pour la plus grande joie de
tous chanta, tout seul, en patois. Les
visages rayonnaient, les yeux brillaient... Il était inutile de demander si
les Vaudois étaient heureux... leurs
visages parlaient... et ce jour, on a
senti encore plus fort, que cette visite
de Pasteurs des Vallées est ce qui nous
manque... Merci, merci encore Monsieur Bouchard du bien que votre visite nous a fait... et maintenant nous
osons demander... qui sera notre prochain visiteur?
En l’attendant, nous préparons notre arbre de Noël pour le 28 Décembre, avec courage et entrain...
A. P.
Concorso Borse di Studio
Wiiiy Jervis
Ritardata per mancanza di spazio.
E’ aperto per l’anno scolastico 19581959 il Concorso per l’assegnazione
di N. 2 Borse di studio di L. 4.500
(quattromila cinquecento) cadune
per studenti delle Scuole Secondarie oriundi delle Valli Valdesi senza distinzione di confessione religiosa, uno dei quali preferibilmente i
scritto alla S. Magistrale e l’altro al
Collegio Valdese di Torre Pellice o alla Scuola Latina di Pomaretto.
Unitamente alla domanda, rlchie
sti i seguenti documenti:
a) La pagella dell’ultimo anno
scolastico, o documento equivalente.
b) Certificato in carta libera dell’Agente delle Imposte.
c) Ogni altro documento utile per
la miglior classificazione del Concorrente.
Domande e documenti devono es
sere indirizzati a « Commissione Boi"
se di Studio «Willy Jervis» presso
Scuola Media Pareggiata Valdese,
Torre Pellice; entro il 15 Gennaio
1959. La Commissione
Torre Pellice, 10 dicembre 1958
Scuole Domenicali
La Commissione per le SS. DD. della Chiesa Valdese, riunitasi il 1» u. s.,
nello spirito della Convenzione Mondiale delle SS. DD. della scorsa estate rende attente le Chiese alla importanza delle attività di istruzione religiosa ed alla necessità di un loro continuo potenziamento, anche attraverso una sempre più adeguata preparazione dei monitori.
Si mette a disposizione di tutte le
Comunità che volessero porre l’argomento della istruzione religiosa allo
studio di Assemblee di Chiesa o di
riunioni speciali.
Invita le Comunità ad intensificare
la penetrazione nelle famiglie della
nostra stampa per la iormazione dei
fanciulli, in modo speciale dell’« Ami
co dei Fanciulli » che, come periodico
della Chiesa, deve e^ere sostenuto
nella diffusione dalla solidarietà di
tutti i Consigli di Chiesa e di tutte
le Scuole Domenicali.
Alberto Ricca, Presidente
Bruno Corsani, Segretario
I familiari del caro marito e papà
Stefano Balmas
riconoscenti ringraziano quanti di
presenza o con scritti hanno preso
parte al lutto, ed in particolare modo
il Dott. De Clementi per la sua assidua assistenza, il Sig. Past. Bert ed
i vicini di casa per le loro premure.
S. Germano Chisone - Pragros
11 Dicembre 1958
Il marito, il figlio e le sorelle di
Margherita Perro
in Lussiatti
deceduta a Pinerolo l’8 dicembre 1958,
ringraziano quanti hanno preso parte al loro dolore in questa triste circostanza, ed in particolare i Pastori
A Deodato e F. Davite.
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Ospiti di Nataie
A Villa Olanda il 20 dicembre sono stai
accolti altri 19 profughi russi, sempre prò
venienti dal centro di smistamento di Hong
Kong, a cura del Consiglio Ecumenico. At
terrati a Brindisi, hanno proseguito in tre
no e a Torino sono stati accolti dai Pastori
Guido Comba e Roberto Nisbet, die li han
no guidati fino alla meta. Accolti dal per
sonale e dai compagni che li hanno prece
duti, si son potuti riavere del lungo viag
gio. Possa, nel quadro accogliente della lo
ro nuova casa, essere questo un Natale più
sereno, per loro.
Dalla comunità di Dora
Ringraziamo la catecumena Lillinti
Tourn che ha accettato di suonare
l’harmonium ai culti del 14 e 21 dicembre, essendo la nostra organista
momentaneamente ammalata. A quest’ultima facciamo i nostri migliori
auguri perchè possa presto riprendere il suo posto in chiesa.
Malattie, freddo e maltempo hanno
sensibilmente ridotto laTrequenza dei
bambini della Scuola Domenicale. Speriamo che presto un bel gruppo compatto tomi ad occupare i banchi in
chiesa.
Domenica 21 corr. ha avuto luogo
i! culto con S. Cena alle Fucine. Esso
è stato ben frequentato.
La Corale non canterà a Natale,
contrariamente a quanto si era sperato a causa della defezione all’ultimo momento di molti cantori, dovuto per lo più a malattia.
Prof. Dr. Franco Uperti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
Prof. Dr. Sl. Bonìscontro
Libero docente
in Clinica Odontoiatrica all'Università
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Pinerolo - Via Palestre, 7 - Tel. 24-98
Tutta la settimana tranne domenica
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Redattore : Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
Tel. 94.76
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
Torre Pellice (Torino)
Direttore: Proi, Gino Costabel
Pubblicaz. autorizzata dal Tribunale
di Pinerolo con decreto del 1-1-1955
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