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Anno 114 - N. 8
24 febbraio 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1“ Gruppo bis/70
ddk valli
biblioteca valdese
10066 T03HF4PEILICÍ
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
5 MARZO DOMENICA DELLA GIOVENTÙ’
l
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r-;
La faticosa scommessa
della fede Ecclesiaste 1: 9-18
Il pessimismo della nostra intelligenza ci rende attenti e compartecipi degli interrogativi deH’Ecclesiaste; la nostra speranza in Cristo ci
deve permettere di recuperare l’ottimismo della nostra volontà
Riprendere in mano il testo
dell'Ecclesiaste, nella situazione in cui ci troviamo oggi, può
essere pericoloso, ma credo sia
anche indispensabile sia per le
comunità evangeliche sia, più
specificatamente, come FGEI. E
provo a spiegare perché.
Questo testo ci propone la
posizione di un uomo che ha
ricevuto una eredità di pensiero
ben precisa: dietro di lui c’è la
consapevolezza dei profeti del
legame che unisce Jahvé al suo
popolo e la fiducia dei salmisti
in un Dio, che, nonostante tutto, sarebbe intervenuto nella
vita dei credenti per proteggerli e per fortificarli. L’autore dell’Ecclesiaste riceve questa eredità, come anche noi l’abbiamo
ricevuta, e però la mette in discussione, senrbra quasi negarla.
Dopo aver analizzato la realtà
che lo circonda (« mi sono impegnato ad investigare con saggezza tutte le attività della terra ») egli ha tratto la conclusione che « tutto è vano », cioè
che tutti gli sforzi umani sono
destinati a fallire. Non è lo
scetticismo del qualunquista:
l'Ecclesiaste si pone intensamente il problema della sofferenza e della giustizia per gli
uomini. Ma la giustizia che dovrebbe regnare sembra, per lui,
non trovarsi da nessuna parte.
Non è neanche la posizione teoricamente coerente del non credente: egli non dubita infatti
della esistenza e della sovranità di Dio; solo per lui si tratta
di un dio lontano, perso nella
distanza che lo separa dalla condizione degli uomini.
Il pericolo che può nascere
dal confronto con questo testo
sta proprio qui, in questa inaspettata analogia con la nostra
situazione: sentiamo più vicina
la voce disillusa, tragicamente
lucida dell’Ecclesiaste che non le
visioni dei profeti, che non la
fiducia del salmista, che non le
meravigliose dichiarazioni cristologiche di Paolo.
Perché? Nella FGEI e, più in
generale, tra quanti hanno lavorato, negli ultimi anni, ad un
progetto di rinnovamento complessivo della società, della cultura, dei rapporti umani, si
stanno facendo i conti con questa ipotesi di trasformazione:
c’è chi parla di crollo definitivo,
chi si limita a dire che siamo
di fronte ad una battuta d’arresto di dimensioni storiche.
Variano cioè i termini dell’analisi ma non la sua sostanza.
Chi ha conservato la propria
lucidità, chi non si lascia prendere da illusioni infantili, chi
non ha interesse a coperture
opportuniste, ha coscienza oggi
che il mondo attorno a noi non
è cambiato e non sta cambiando in meglio.
Penso al progredire della reazione in Germania o in Portogallo, alla tragica confusione
dei conflitti in Africa e in Medio Oriente, a! perdurare del
dramma latino-americano, per
non parlare della situazione dei
paesi dell’est o della Cina: no,
a livello internazionale niente
sembra oggi sostituire la spinta ideale, la fiducia che abbiamo vissuto negli anni sessanta
quando i guerriglieri vietnami
ti sfidavano (e battevano) la
forza distruttrice degli Stati
Uniti. E penso anche all’Italia:
una classe dominante arrogante
e senza cultura, stretta dal
montare degli scandali, morali e
politici, che intensificando il
furto organizzato ai cittadini e
la repressione sulle piazze e nelle carceri, continua a reggersi
in piedi; e il movimento operaio
più forte d'Europa che incontra
continue difficoltà a contrastare
i tentativi di restaurazione antipopolare. Come non concludere
con l’Ecclesiaste che « non si
può raddrizzare ciò che è storto, non si può contare ciò che
Abbiamo messo in discussio116 — e per fortuna — lo stile
stantio, da « professionisti del
mestiere » di vivere la politica;
abbiamo lottato per impostare
rapporti umani e familiari rinnovati. E oggi dobbiamo ridiscutere tutto, fare i conti con
le povere cose che, tutti, ci ritroviamo in mano, e senza lasciare spazio al respiro di sollievo e di malcelata soddisfazione dei qualunquisti di sempre, di coloro che vedono perdurare i propri privilegi. Come
non dar ragione all’Ecclesiaste
Francesca Spano
(Continua a pag. 2)
Convegni, dibattiti, discussioni. Nell’incontro comunitario matura la fede e nasce l’impegno. Un gruppo di studio ad Agape.
IL LAVORO FGll^^ LOMBARDIA
Dalla
alla riforma della
Come creare un’alternativa di vita in mezzo alla disgregazione del mondo giovanile? - La ricerca di un ipotesi comunitaria deve coinvolgere le comunità per mettere in moto il processo di riforma della chiesa
Il lavoro della FGEI Lombardia si incentra da due anni sul problema giovanile;
eppure l’ipotesi su cui marciamo è quella
della riforma della chiesa. Cercheremo di
chiarire il senso di questa proposta, definendo questi due termini.
Problema giovanile: non ci soffermiamo
sulle cause strutturali della crisi dei giovani, ma sulle conseguenze che questa crisi
implica nelle scelte di vita, nella pratica di
lavoro quotidiano, nei riferimenti ideali dei
15 - 20 anni.
La crisi della scuola provoca grosse difficoltà nell’aggregazione dei giovani: non
ci si aggrega in una struttura dequalificata
e contraddittoria. Da questo sfascio istituzionale nasce la crisi del movimento degli
studenti, la sua difficoltà a realizzare una
politica di massa, che coinvolga tutti gli
studenti, inserendoli in un pripgramma di
trasformazione della società in una prospettiva anticapitalistica.
Le reazioni a questa frantumazione della
struttura scuola sono due, almeno a livello
di massa: il ritorno a forme di studio individualistiche, nozionistiche, disorganiche rispetto ai problemi culturali, scientifici e
sociali di oggi e 2) la teorizzazione del rifiuto dello studio, contrapposta a quella
dello studio ’alternativo’ o dello studio socialmente utile, tipica degli anni passati.
« Rifiuto dello studio », « sei politico a tutti»: la scuola, non qualificando e non essendo legata al mercato del lavoro, non può
selezionare. Si tratta di atteggiamenti contrapposti; certo tra i due vi sono molte posizioni intermedie, ma crediamo che siano
questi quelli fatti propri dai più. La bellissima idea dello studio socialmente utile,
tale da contribuire a modificare la realtà
in senso anticapitalistico, continua ad essere sbandierata da un manipolo (sempre
più frustrato) di aspiranti intellettuali organici del proletariato. Poca cosa.
L’atteggiamento dei giovani verso la scuola, cosi come l’abbiamo schematizzato, si
può generalizzare all’intera realtà: la vita
familiare, la chiesa, per es. Tanti ventenni
(che evidentemente possono) si sposano
non solo in chiesa e col velo bianco, ma
anche desiderosi di una vita familiare tranquilla, senza troppe contraddizioni.
Fa da contraltare a questa posizione
quella dei teorizzatori del rapporto occasionale, valido per se stesso. A occhio e cro
ce è una posizione largamente minoritaria
rispetto alla prima. È un fatto, comunque,
che il dibattito su tutti questi problemi che
sono di tutti viene affidato (e con sempre
maggiore gioia) alle compagne femministe
ed a pochi altri definiti ’diversi’. La massa
se ne ritiene dispensata.
La chiesa: è chiaro che in un quadro di
riflusso di questo genere si aprono grossi
spazi ad un’ipotesi di aggregazione sui ’bisogni religiosi’.
Siamo in una fase di crisi, di incertezza:
evviva chi ci offre certezze e le sa vendere
bene, magari con un sottofondo di chitarre e mani che ritmano il tempo! Bambini
di Dio, sette orientali, carismatici di ogni
genere in primo luogo. Comunione e Liberazione merita un discorso a parte dal momento che le sue prospettive politiche e culturali (escludiamo quelle teologiche) hanno ambizioni ben più grandi che l’aggregazione di qualche giovane in crisi. La scelta
di campo democristiana esemplifica.
Tradurre per predicare
ai giovani e ai proietariato
Sono queste le caratteristiche, necessariamente intrecciate e confuse, dei nostri
interlocutori quotidiani. Si fatica a individuare un’alternativa chiara tra perbenismo
piccolo borghese (in decadenza) e disinteresse, superficialità, ricerca stanca e trascinata di una alternativa di vita.
Questi sono atteggiamenti anche dei giovani delle nostre comunità evangeliche; dei
giovani usciti dalla scuola domenicale, dal
catechismo, talvolta vicini ad un gruppo
FGEI. Evidentemente qualcosa non ha funzionato. Una nostra ipotesi è che sia stato
l’impatto con la ’vita comunitaria’. Le comunità, tanti gruppi FGEI offrono un culto domenicale ed una serie di ’servizi’ più
o meno interessanti. I giovani, però, oggi
richiedono una risposta non preconfezionata e non moralistica, ai loro problemi etici, di fede; ricercano una pratica comunitaria che, possa costituire una alternativa
credibile all’individualismo.
Tutti i discorsi, inoltre, risultano loro
comprensibili solo se ’tradotti’. Ogni generazione, ogni settore sociale ha un suo ’linguaggio’, vale a dire un modo di espressione ed un sistema di riferimenti (storici, po
litici, culturali ecc.) che nel giro di pochi
anni mutano completamente, e sempre più
in fretta. Anche nelle nostre chiese si parla
con un linguaggio particolare, uguale in
quasi tutte le realtà: è un linguaggio valido ed efficace per i pastori, i laici ’impegnati’, taluni giovani che hanno vissuto profondamente (magari solo per questioni familiari) l’esperienza ecclesiastica. È un linguaggio astruso, pesante, in sostanza inutile, per parlare, per predicare ai giovani
del 1978.
Ma non è solo una questione di termini
o riferimenti; un ’nuovo’ linguaggio, comprensibile ai giovani ’disgregati’, deve valorizzare le esperienze di ciascuno; il suo
’personale’, deve partire dal ’vissuto’.
Si richiede, in sostanza, una pratica comunitaria intensa e credibile, un confronto
con l’Evangelo fatto anche di immagini, tradotto in ’lingua corrente giovani 1978’, che
non ignori i ’bisogni’ di ciascuno.
Non crediamo che questa sia l’ottica in
cui si muove la maggior parte delle nostre
comunità.
Ed ecco che allora i due problemi si saldano; questione giovanile e riforma della
chiesa. Il problema del rapporto delle nostre comunità con i giovani è irrisolto: la
soluzione sta nella capacità delle nostre
chiese di predicare loro, sulle e fra le loro
contraddizioni. Per farlo devono riformarsi. E devono riformarsi per predicare anche in un’altra realtà sociale, certo meno
disgregata, ma comunque emarginata; nel
proletariato.
Il lavoro a Milano
Su queste linee ci siamo mossi: a Milano abbiamo organizzato due gruppi di lavoro. Uno di ricerca biblico-teologica.
L’obiettivo è quello di tradurre il messaggio evangelico nel senso che chiarivapio
sopra. Per farlo non sempre è possibile essere sistematici ed analitici; spesso è più
importante essere provocatori e ’liberi’ nella lettura, proprio per cogliere, in tutta la
loro ricchezza, gli innumerevoli spunti che
derivano dalla lettura.
Per molti questo tipo di lettura è una
Paolo Naso
(Continua a pag. 5)
2
24 febbraio 1978
Dalle chiese
Odio
Vorrei commentare brevemente il
« fondo » dì Tullio Vinay (Eco-Luce
n. 3 del 20 u.s,) sul terrorismo nel
nostro Paese (ma non solo nel nostro).
Pur condividendo taluni aspetti dell’analisi di Vinay sulle cause del fenomeno e soprattutto sulle conclusioni
cui perviene nella parte finale del suo
articolo, mi sembra lecito e doveroso
rettificare talune sue affermazioni in
ordine alle « radici » della violenza e
del terrorismo.
A mio avviso la vera matrice di
queste manifestazioni criminali non è
tanto da ricercare nella povertà e nella miseria (sono a gli esclusi, quelli
senza un futuro, coloro che distruggo'no, bruciano, sparano » dice Vinay) ma
neirODIO, cieco, satanico, annidato
nel cuore della gente.
Che si chiami « odio di classe » o di
natura politico-sociale, o ideologica, importa poco. Sempre odio è. Ed è questo che bisogna sradicare, o meglio ancora che bisogna evitare di seminare e
alimentare (anche se ovviamente —
la società, e quindi anche la Chiesa
hanno il dovere di lottare a fondo per
la giustizia fra gli uomini e fra le nazioni).
Che gli autori dei fenomeni del terrorismo non siano da collocare fra la
povera gente, è dimostrato dai fatti.
Stando alle notizie dì cronaca questi
misfatti sono opera di drogati. Intendo vittime della droga politico ideologica. Quanti di essi, per la loro condizione economica e sociale non sono af
fatto degli cc esclusi », anzi sono quasi
sempre dei fruitori privilegiati dei «beni di questo mondo », eppure massacrano, derubano, bruciano, uccidono e
lanciano proclami deliranti per giustificare, che dico!, per esaltare le loro
gesta criminose! Persone colte, studenti universitari, figli di papà benestanti, vittime della droga ideologica cui
si sono — o sono stati — abbeverati
per lunghi, lunghissimi anni, con la
compiacente connivenza di tanti « moralisti politici » che ora vanno bubbolando piagnistei ed esacrazioni.
Poche parole anche sulle carceri
«inumane» (Favignana, l’Asinara ecc.)
a cui accenna Vinay. La tesi della « inumanità » non è corretta, anzi è contraria alla verità. Si è dovuto ricorrere a carceri « speciali » (cioè con vigilanza particolarmente rigorosa ed efficiente) per, quei detenuti-che, pur di
evadere, sono disposti ad uccidere, a
sangue freddo, chiunque cerchi loro di
impedirglielo. Non solo, ma si tratta
di criminali che, tornati in libertà, ricomincerebbero a rapinare, uccidere
distruggere. A problemi concreti bisogna dare soluzioni concrete, e in questi casi, non si vede perché non si debbano attuare misure (non inumane)
atte a garantire Pimpossibilità di evasioni. Forse che il vitto a Favignana
non è sano e sufficiente? Forse che i
detenuti dormono sul pavimento delle
celle anziché in letti normali con materassi e coperte? Forse vengono sottoposti a sevizie? Niente di tutto questo. Che cosa c’è dunque dì inumano
in queste famigerate carceri? Ce lo dica, Vinay, se lo sa.
Aldo Long
VENEZIA-MESTRE
Sabato 21 gennaio un gruppo
di ragazzi della Scuola Domenicale e della prima classe di
Catechismo di Mestre e di Venezia, accompagnati da alcuni
genitori e monitrici, hanno avuto un incontro con un gruppo
di ragazzi cattolici della vicina
cittadina di Spinea, guidati dal
parroco che li prepara.
I ragazzi si sono reciprocamente rivolti domande, e hanno risposto, con molta chiarezza ma senza nessuna nota polemica.
Ragazzi e adulti hanno molto apprezzato rincontro, che si
è svolto in un clima veramente
fraterno, che si è chiuso col canto di alcuni inni sia cattolici
che evangelici, e con il Padre
nostro, detto insieme secondo
la nuova traduzione ecumenica
del Nuovo Testamento.
MANTOVA
La Comunità di Mantova porta avanti il suo lavoro ecclesiale con un buono spirito di collaborazione. Non ha pastore residente in loco, ma in questo
periodo gode del lavoro di due
pastori, quello di Felonica e
quello di Verona che si alternano nella predicazione e nelle vi
SEGNALAZIONI - LIBRI - RECENSIONI
Mio fratello mongoloide
L’ingresso di un bambino handicappato in una famiglia normale è sempre un dramma sovente vissuto nella vergogna,
nell’isolamento, nell’incomprensione ; difficilmente accettato
nel coraggioso comportamento
conseguente ad una riflessione
morale e culturale del problema.
Nedelia Tedeschi nel libro
« Mio fratello mongoloide » espone con viva immediatezza e
semplicità la sua esperienza di
sorella di un bambino mongoloide.
Le reazioni nell’ambito della
famiglia sono state varie e contrastanti, rivelando sovente incapacità nel superare l’ansia e
la tensione e nel vivere compiutamente il problema affettivo
dell’handicappato nell’interesse
di un suo più completo sviluppo e inserimento anzitutto in seno alla famiglia: diverso in questo senso è stato il comportamento della sorella che ha dovuto superare notevoli e continue incomprensioni e pregiudizi con abnegazione ed amore.
Più difficile ancora è stato il
ricupero della capacità di apprendimento del ragazzo attraverso le classi speciali, a contatto soltanto con bambini simili a lui, chiusi nel loro ghetto di
« diversi », non stimolati da contatti con i cosiddetti normali,
senza quindi modelli superiori
da imitare.
Deludente è stato infine il
tentativo di inserimento nella
società, in quell’angolo del mondo del lavoro che è il laboratorio protetto, istituito nel tentativo di far svolgere un lavoro
facilmente appreso, ma basato
purtroppo su un’attività esclusivamente ripetitiva, che non stimolerà mai la loro capacità
associativa. Eppure in questo
suo lavoro Carletto, il vero protagonista del libro, aveva trovato lo scopo della sua esistenza e anche durante la sua agonia, a 35 anni, rivelerà il suo
profondo attaccamento a quei
fiori di plastica sempre pazientemente confezionati.
Nella seconda parte del libro,
alcune interviste a vari specialisti hanno aperto l’analisi ed il
dibattito del problema dell’handicapoato in genere e del mongoloide in particolare, nel suo
aspetto medico, psicologico e
neuropsichiatrico.
Da un punto di vista medico
il mongolismo è una sindrome
genetica (un cromosoma in più)
con deficit biologico e mentale
che può raggiungere gradi diversi di gravità secondo il trat
tamento e l’ambiente che incontra. Contrariamente all’opinione
comune, questa malformazione
non dipende da alcuna particolare tara della famiglia e può
verificarsi in qualsiasi gravidanza con un rischio di uno a
seicento nella popolazione generale.
La psicoioga ci presenta varie possibilità di inserimento
scolastico in relazione alla gravità dell’handicap e delle strutture attualmente esistenti, auspicando, per un normale processo di socializzazione dell’handicappato, e per un inserimento
più efficiente, insegnanti più preparati e coadiuvati da strutture socio-sanitarie territoriali
specializzate.
La neuropsichiatra ci offre
nella sua intervista alcune risposte a interrogativi molto importanti che possono essere
utili consigli per coloro che hanno a cuore la ricostruzione della vita del « diverso ». Nello sviluppo psichico del mongoloide
in particolare è di fondamentale importanza un corretto rapporto madre-bambino non basato suH’iperprotezionismo né sul
rifiuto, un inserimento educativo e scolastico in ambiente
normale. Un ricupero delle funzioni di base con tecniche come
la psicomotricità, il training au
togeno, la musico e ludo-terapia.
In appendice il libro ci presenta alcune leggi regionali, la
circolare del Ministero della
Pubblica Istruzione sull’inserimento degli handicappati nelle
scuole statali, e altre proposte
di legge che mettono in evidenza come questo importante problema sia stato per ora oggetto
di studio e di lavoro di gruppi
di avanguardia e di Regioni isolate, ma non sia ancora affatto
sentito da tutta la società come un totale mutamento.
Valanghe di parole sono state scritte e fatti bei discorsi sovente demagogici e utopistici
molto efficaci specialmente durante le campagne elettorali. Mi
sembra che il percorso da compiere oggi sia ancora molto lungo, in quanto non si tratta solo
di postulare particolari interventi socio-politici, che sono indispensabili, ma specialmente
di cambiare la mentalità comune e le idee preconcette e stimolare una partecipazione di
tutta la collettività a questo
problema.
Liliana Varese
Educazione e fede
Il Servizio Istruzione Educazione, rallegrandosi delle iniziative nate in molte comunità allo scopo di discutere il tema
EDUCAZIONE E FEDE, desidera mettersi in contatto con
voi e con le comunità.
Seguendo il suggerimento contenuto nell’atto sinodale valdese, 26/SI/77, fatto proprio dal
Com. Permanente Metodista, dichiara la sua disponibilità per
convegni, incontri, discussioni,
sia per quanto riguarda l’aspetto generale del tema « Educazione e Fede», quanto per l’aspetto tecnico dell’istruzione biblica nelle scuole domenicali e
nei catechismi.
Il Servizio segnala inoltre che
al di fuori di quanto detto sopra, sta portando a termine alcune iniziative che potranno interessare le comunità.
— La pubblicazione del 3« dei
tre volumi previsti « Testimoni
della Verità» su «Atti ed Epistole » di Bruno Corsani, guida
semplice alla lettura dell’Antico
site. Il catechismo è affidato alle cure del pastore Bertinat di
Verona e la Scuola Domenicale
a quelle della Sig.na Giuliana
Micol. Le Signore Danila Dessi,
Alfa Mantovani Dessi, Maddalena Costabel collaborano per
la predicazione quando è necessario.
Il numero non grande di membri di chiesa consente alla Comunità di Mantova una vita ecclesiale raccolta e intima, che
permette di ritrovarsi la domenica in un’atmosfera molto
fraterna, sicché il culto si trasforma, talvolta, in meditazione
corale della Parola.
Un occhio alla TV e un orecchio alla Radio
Portobello mi è indubbiamente
meno antipatico di « Scommettiamo? » Tortora dimostra un calore
umano e un rispetto per Tinterlocutore ben diversi dalla frivola superficialità di altri presentatori; il
dei tempi. C’è qualcosa che non mi
va in queste Befane televisive o
giornalistiche che risolvono solo il
problema del singolo che per caso
riesca ad attirare la loro attenzione.
Certo, meglio quello che niente, ma
Portobello sì e no
mercatino del venerdì ha un’aria
più casalinga e non sembra aspira,
re ad essere considerato uno degli
elementi più importanti nella vita
di cinquanta milioni di Italiani. E
poi può davvero servire a rompere
l’isolamento di chi non riesce altrimenti ad attirare l’attenzione altrui
sulla sua invenzione o sui suoi problemi, non crea divi di una settimana o di un mese, che poi ripiomberanno nella mediocrità, e lo
spettacolo è quasi sempre garbato.
Eppure... è un po’ come Specchio
mi pare che entrambe ci diano un
po’ troppo a buon mercato l’impressione di essere buoni e generosi e
ogni volta, guardando il ragazzino
o la vecchietta che ringraziano felici perché hanno ottenuto il vocabolario o la pensione attesa invano per anni, non riesco a non pensare agli infiniti altri su cui i riflettori non si sono posati e che pure avrebbero altrettanto diritto alla
nostra solidarietà, e mi rimane un
senso amaro di insoddisfazione, di
ingiustizia profonda.
Marcella Gay
N. Tedeschi, Mio fratello mongoloide, Claudiana, L. 2.200.
e Nuovo Testamento (edizione
« La Scuola domenicale » - Claudiana).
— La preparazione. Analmente in fase conclusiva del sussidio per catechismo, classi bibliche ecc. « L’ìnformatutto biblico storico » che uscirà in primavera sotto forma di «Quaderno » della Rivista « La Scuola domenicale ».
— La preparazione di una seconda edizione di « sono evangelico », che avrà un taglio
completamente differente dalla
prima edizione.
— Un’indagine campione sul
problema del catechismo.
— La formazione di un gruppo di lavoro genitori-insegnanti.
— L’imminente pubblicazione
di «La fede può essere insegnata? » in « Attualità protestante» (La Claudiana) di Franco
Girardet. L’opuscolo conterrà
un’appendice preparata da un
gruppo di monitori di Pomaretto sul come usare «le sequenze».
La faticosa
della
(segue da pag. 1)
che afferma si è trattato di un
« rincorrere il vento »?
Dobbiamo riuscire a parlare
con i giovani: ai giovani che
non trovano il lavoro (cioè la
possibilità di vivere), che cercano di capire se stessi e il mondo che li circonda ed, espropriati di una storia e di una
identità, sembrano non capirsi
e non capire le nostre parole,
che appaiono sempre più vecchie. Dobbiamo anche parlare
ai non più giovani: ai proletari,
ai pendolari, ai pensionati, alle
casalinghe, stanchi di non vedere che sbocchi negativi alla
loro fatica. Dovremo parlare a
quanti, in questi trent’anni,
hanno saputo tenere duro e ogni volta ricominciare, saper
fare i conti con la loro resistenza, perché la loro fatica ritrovi
senso nella nostra esperienza.
E tutto questo in un momento
in cui le conquiste più recenti
del movimento operaio vengono
messe in discussione e attaccate, in cui la contraddizione tra
le generazioni diventa conflitto
lacerante. E l'Ecclesiaste ammonisce: « non ci si ricorda
delle cose passate, e di quel che
succederà in seguito non ci si
ricorderà fra quelli che verranno più tardi ».
Per noi, che rifiutiamo di tingere di rosa questa situazione,
che rifiutiamo l’alibi del trionfalismo e della rassegnazione,
per poter così non affrontare
la realtà e subirla, per noi si
pone allora il problema centrale dell’Evangelo: il carattere
’’folle” della sua predicazione.
E non perché così è scritto nei
testi sacri dell’accademia teologica, ma perché così sembra dirci la nostra analisi della realtà.
Nasce qui la scommessa della
nostra fede, nel ricomprendere
che no, non « tutto è inutile e
vuoto », come afferma l’Ecclesiaste, perché in Gesù Cristo è
dato un senso alla nostra pochezza individuale e collettiva.
Siamo chiamati a vivere e ad
Culto radio
Il culto radio sul I programma alle 7,35 di ogni domenica, sarà tenuto nelle domeniche 5 e 12 marzo da
Erminia Granatelli.
scommessa
fede
annunciare la promessa che
nuovi cieli e nuova terra ci sono posti dinnanzi non in virtù
dei nostri sforzi, ma per dono
gratuito del nostro Signore.
Questa promessa va annunciata
a delle comunità che vivono
momenti difficilissimi, di confusione oggettiva, di silenzio
soggettivo, va annunciata nella
consapevolezza che non è il tempo deU’autocompiacimento, ma
della vigilanza e deH’autocritica.
E non va solo annunciata; ma
perché non si trasformi in ideologia inutile, Va rivissuta giorno per giorno: non lasciando
spazio, neanche nelle piccole
cose, al potere capitalistico che
cerca di riorganizzarsi, combattendo la tentazione di tornare
indietro o di restare fermi, sul
piano dei rapporti umani e della cultura, ricostruendo dalla
base i muri che sono colpiti,
sul piano della democrazia e
della partecipazione popolare.
La scommessa della fede sta
in questa contraddizione: il
pessimismo della nostra intelligenza ci rende attenti e compartecipi degli interrogativi inquietanti dell’Ecclesiaste e non
potremo prescinderne: la nostra speranza in Cristo, per
quanto assurdo oggi suoni parlare di nuovi cieli e nuova terra, ci deve permettere di recuperare l’ottimismo della nostra
volontà. Così che ogni giorno
possiamo riprendere il nostro
lavoro, « l’occupazione penosa
che Dio ha dato ai figli degli uomini perché vi si affatichino ».
Francesca Spano
Prenotarsi
La Facoltà Valdese di Teologia ricorda alle comunità
che nel calendario delle « Domeniche speciali » è stata indicata la
Domenica
della Facoltà
per il giorno 2 aprile p. v.
Le comunità che desiderano avere un professore o
uno studente per quel giorno, sono pregate di farne richiesta al più presto, perché
gli impegni si assumono secondo l’ordine di arrivo.
3
24 febbraio 1978
1528-1978— IL PROTESTANTESIMO BERNESE HA 450 ANNI
A
Non celebrare ma rivivere la Riforma
ccanto alle manifestazioni
di cui parla il Moderatore qui accanto, segnaliamo altre iniziative che si
svolgeranno durante l’arco dei
1978 per ricordare il 450° anniversario della Riforma nel cantone di Berna.
Le celebrazioni bernesi del 450° anniversario della Riforma - Cosa vuol dire essere riformati oggi? - Scottanti interrogativi del gruppo "Riforma 1978” sui rapporti tra Chiesa e Stato
La validità nel tempo
di una ’’tesi” del 1528
Nel 1933, quando il nazionalsocialismo prendeva il potere
in Germania, la Chiesa si venne
a trovare di fronte a due gravi
rischi: il primo fu quello di lasciarsi condizionare dalla nuova situazione : è stato l’atteggiamento dei « cristiani tedeschi » pronti ad ogni compromesso con il regime ; il secondo
fu quello della resistenza alle
pretese del regime di utilizzare
la Chiesa per affermare il proprio potere : questa è stata la
posizione assunta dalla Chiesa
confessante tedesca. I credenti
dovettero allora porsi nuove
domande: quale è il limite del
potere dello Stato sulla Chiesa?
ed ancora; quale è il limite della sottomissione alle autorità
costituite?
In questa cos j critica situazione la Chiesa fu costretta a
precisare la propria posizione
ed a parlare chiaramente. Essa
lo fece con le « 14 tesi dette di
Düsseldorf » il 20' maggio 1933.
Verranno poi le due dichiarazioni — ben più conosciute —
dette di Barmen (3-4 gennaio
1934 e 29-31 maggio 1934).
Abbiamo ricordato le tesi di
Düsseldorf, poiché la prima tesi riproduce parola per parola,
la prima tesi della Disputa di
Berna del 5 gennaio 1528 che
afferma : « La Santa Chiesa cristiana, di cui Cristo è il solo
Capo, è nata dalla Parola di
Dio, ed essa vi dimora, senza
ascoltare la voce di uno straniero ».
È questa Disputa di Berna
che ha dato origine allo stabilirsi della Riforma a Berna 450
anni or sono. Allora, dopo la disputa — cui parteciparono Zwingli, Bucero, Ecolampadio, Capitone ed anche Farei — la Riforma fu instaurata a Berna con
decreto governativo.
Questo avvenimento è stato
ricordato a Berna il 25 gennaio
di quest’anno. Ho partecipato
alle manifestazioni del giubileo
in rappresentanza della Chiesa
Valdese.
« Riforma ’78 »
su questa problematica, cosi attuale anche per il protestantesimo italiano.
Chiesa-stato
Nella cattedrale di Berna, durante la cerimonia inaugurale
del giubileo, il direttore dei culti, consigliere di Stato E. Blaser, dopo aver affermato che le
relazioni Chiesa-Stato, in Svizzera sono buone, ha messo in
guardia contro il rischio della
« iniziativa popolare federale »
(depositata nel settembre 1976,
munita di 62.000 firme), in vista
della separazione Chiesa-Stato.
Secondo l’iniziativa popolare,
già promossa nel 1973, la Costituzione dovrebbe essere completata da un articolo 51, ed eccone il testo ; « La Chiesa e lo
Stato sono completamente separati ».
La conseguenza più diretta
della proposta, se accettata, (il
4 dicembre ’77, l’iniziativa cantonale sulla separazione ChiesaStato è già stata respinta a Zurigo con 227.808 voti, contro
82.560) sarebbe quella che i cantoni non potrebbero più riscuo
tere le imposte ecclesiastiche e
ancora, dopo due anni dalla
eventuale approvazione dell’art.
51, i cantoni dovrebbero mutare
radicalmente i rapporti esistenti tra la Chiesa e lo Stato.
Orbene, in occasione .del 450°
anniversario della Riforma a
Berna, il gruppo di lavoro « Riforma ’78 » propone alle chiese
un questionario quanto mai significativo affinché le chiese
possano interrogarsi «in verità», in vista delle gravi decisioni che dovranno prendere.
Ecco alcune delle domande
alle quali le comunità sono impegnate ora a dare una risposta;
1) La nostra Chiesa può essa
giustificare il sistema finanziario in cui vive?
2) Lo statuto del funzionario
di Stato riconosciuto agli ecclesiastici è compatibile con la
indispensabile libertà dei predicatori dell’Evangelo?
3) Le varie forme di controllo dello Stato sulla Chiesa (amministrazione, finanze, nomina
degli ecclesiastici ecc.) sono un
vantaggio o un handicap?
4) Il fatto che l’organizzazione della Chiesa riproduca quel
la dello Stato (meccanismo democratico) favorisce la predicazione dell’Evangelo?
5) Una Chiesa multitudinista
(nella quale tutti i battezzati
sono membri) è essa più fedele
all’Evangelo di una Chiesa di
confessanti (membri per decisione personale)?
6) Le decisioni prese democraticamente da una assemblea
multitudinista non sono necessariamente l’espressione della
volontà di Dio. Come evitare
l’equivoco?
7) Quale è il migliore rapporto tra Chiesa e Stato: Chiesa
libera o Chiesa di Stato?
Il Presidente del Consiglio sinodale, pastore J. de Roulet,
uno degli oratori ufficiali nella
Cattedrale di Berna, ha parlato
sul tema : « Una Chiesa riformata che deve essere riformata ». Questo richiamo concerne
anche i rapporti Chiesa-Stato,
in Svizzera e in altri paesi.
Questo richiamo è un monito
per tutte le Chiese sorte dalla
Riforma del secolo XVI, ed anche per la Chiesa valdese, che
ha ormai 800 anni di storia.
All'inizio di maggio si prevedono due conferenze pubbliche tenute rispettivamente dal segretario generale del CEC pastore Philip Potter e dal teologo cattolico
svizzero Hans Kueng. Presso
l’università si svolgerà invece un
incontro accademico.
Un simposio sull’opera di Niklaus Manuel, protagonista della
Riforma nel cantone di Berna,.
dueAtfó&ntri nel centro di Gwatt
e, infine, una giornata conclusiva
in occasione della domenica della Riforma, il 5 novembre.
La riedizione in francese del
« Sinodo bernese » (la carta della
Riforma) e le dieci tesi della Disputa di Berna costituiscono un
altro punto di interesse.
Le chiese del Giura bernese daranno il loro proprio contributo,
accentuando le circostanze storiche e politiche di questo avvenimento di ieri ma di grossa attualità per il presente, riportando il
dibattito nelle comunità.
Nella Germania est
Aldo Sbaffl
Per la prirna volta dalla fine
della seconda guerra mondiale il
Kirchentag della Chiesa Evangelica nella Repubblica Democratica Tedesca si potrà tenere, nei
giorni dal 26 al 28 maggio prossimi, in locali non ecclesiastici,
cioè nei capannoni della fiera di
Lipsia. Tema: La vita deve avere
uno scopo.
echi dal mondo cristiano!
Bilancio ecumenico
del 77
a cura di BRUNO BELLION
Presa di posizione
dei vescovi
del Nicaragua
L’impostazione delle celebrazioni del 450P anniversario della
Riforma a Berna, ricorda molto da vicino quanto la Chiesa
valdese aveva affermato in occasione deirVIII centenario delle origini del movimento valdese : « ...ripensare al proprio passato in termini di attualità... ».
Abbiamo trovato a Berna una
Chiesa che si interroga: che cosa vuol dire per noi una fede
riformata nel contesto di un
tempo di ecumenismo e di secolarizzazione?... ed ancora la
domanda: come intendiamo noi
oggi la vocazione della chiesa
ed il fatto di essere cristiani?
Per comprendere lo spirito
delle celebrazioni va ricordato
che il gruppo di lavoro che le
ha preparate si è dato come
motto : « Riforma ’78 ». Questo
gruppo ha preparato un documento per la discussione nelle
singole comunità. Il titolo del
fascicolo messo a disposizione
dei gruppi parrocchiali ha come titolo ; « Riforma permanente : ritrovare l’essenziale ».
Partendo da un documento
importante della Riforma di
Berna : gli « Atti del Sinodo »
del 1532 (redatti dal riformatore di Strasburgo, Capitone),
vengono presentate alle comunità tre esigenze di grande attualità per il tempo presente:
1) Una salda dottrina centrata
in Cristo; 2) Ritorno alla Scrittura sola guida per il credente
e per la Chiesa; 3) Una riflessione sulle relazioni Chiesa e
Stato.
Il voto espresso dal gruppo
di lavoro « Riforma ’78 » è che
mediante una riflessione seria
ed impegnata. Tanno 1978 possa
essere per la Chiesa l’occasione
di una vera Riforma.
Uno dei temi proposti alla riflessione della Chiesa è dunque
quello dei rapporti Chiesa-Stato.
Ci soffermiamo un momento
L’episcopato del Nicaragua ha
pubblicamente denunciato la situazione di violenza istituzionalizzata nella quale vive il paese.
Nel richiamare i cattolici ad essere sensibili e operosi nella lettura dei « segni dei tempi » (che
si esprimono nelTansia di maggiore giustizia da parte della
maggior parte del popolo), i vescovi affermano che è loro missione predicare il Vangelo tenendo ben presenti le condizioni sociali del loro impegno pastorale.
« Come pastori, in adempimento
ai doveri che abbiamo preso davanti a Dio, facciamo nostro l’immenso grido di tutto il popolo,
che chiede condizioni più umane
di vita ».
In particolare, i vescovi del
Nicaragua affermano di non poter tacere « quando la maggior
parte della popolazione soffre
condizioni inumane di esistenza,
quale risultato di una ripartizione della ricchezza palesemente
ingiusta; quando le garanzie dei
cittadini sono difese a parole
mentre mancano del tutto sul
piano dei fatti; quando rimangono un mistero la morte e la
scomparsa di molti cittadini
(nelle città e nelle campagne);
quando un’apprezzabile porzione
del nostro popolo — parte della
sua gioventù studentesca e rurale — intravvede soluzione soltanto nella sollevazione armata;
quando pubblici funzionari, al riparo del potere, si arricchiscono abusivamente, dimenticando
la loro missione di servizio al
popolo, che dicono di rappresentare; quando i lavoratori non
hanno la libertà di organizzazione sindacale e i loro legittimi reclami vengono differiti dalle
strutture del potere; quando la
libertà di espressione non è completa, poiché con multe e minacce viene soffocato il legittimo diritto dei cittadini ad un’informazione verace; quando la repressione viene esercitata in maniera
sproporzionata; quando si qualifica come sovversiva l’azione coscientizzatrice della Chiesa in
campo sociale, giungendo a maltrattare anche fisicamente i suoi
leaders; quando la corruzione
amministrativa sembra trionfare
senza subire sanzioni, nonostante i ripetuti scandali che minano
la morale pubblica; 4ìlando il vizio (gioco, alcool, droga, prostituzione) viene protetto e talvolta
sfruttato da quelli che hanno il
potere; quando il cittadino è oggetto di arbitrarie estorsioni, con
il pagamento di tributi non previsti da alcuna legge; quando la
giustizia non è amministrata dai
nostri tribunali, poiché appare
cieca per quello che non si vuole
vedere; quando il bilancio della
nazione non tiene conto delle
classi più bisognose; quando il
soddisfacimento dei bisogni di
alloggio, salute, alimentazione,
educazione e lavoro resta un traguardo irraggiungibile per la metà del nostro popolo ».
Il pastore Lukas Vischer, direttore del dipartimento Fede e
Costituzione, in occasione della
settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ha presentato un
bilancio del cammino ecumenico
percorso durante il 1977.
Secondo le sue affermazioni i
progressi sul piano dottrinale sono notevoli, ma i cristiani si trovano ora divisi sulla risposta che
essi si sentono chiamati a dare
ai problemi che il mondo di oggi
concretamente pone. Solo se si
troverà una risposta comune agli
scottanti problemi attuali, cadranno anche le barriere dottrinali che ancora dividono i credenti.
Per quanto concerne il significato del battesimo, secondo Vischer, l’accordo è pressoché completo, mentre non si può dire altrettanto della comprensione della Cena del Sì^ore e soprattutto
per i ministeri. Su quest’ultimo
punto è stato per lo meno accettato un uso comune di vocabolario.
Eppure, malgrado queste considerazioni positive, il movimento ecumenico sta segnando il passo. In un ambiente timoroso del
futuro, anche i cristiani e le chiese non hanno il coraggio di avanzare sulla strada delTincontro,
che porterebbe ogni confessione
a sentirsi « apolide » della sua
tradizione.
Per uscire da questa difficoltà,
il pastore Vischer propone di lavorare su tre linee diverse:
— mettere in piedi un insegnamento cristiano comune: come
potrà realizzarsi una unità se i
bambini e i giovani continuano
a ricevere una educazione e una
istruzione che non tengono conto
dei risultati ecumenici fin qui ottenuti?
— definizione di un nuovo stile
di vita che risponda in maniera
più adeguata alle aspirazioni della nostra epoca ed in particolare
alle aspirazioni dei popoli economicamente svantaggiati;
— rinnovare il culto, facendo
in modo che esso si prolunghi
nella vita di ogni giorno.
E tempo, ha concluso il pastore Vischer, che i cristiani manifestino una impazienza attiva.
IN MARZO LE ELEZIONI LEGISLATIVE IN FRANCIA
L’ago della
si sposta a
bilancia
sinistra?
Vigilia di elezioni legislative
in Francia. Tra il 12 e il 19 marzo, cioè tra il primo e il secondo turno elettorale, si vedrà se
sarà possibile una coalizione
delle forze di sinistra, attualmente divise.
Georges Marchais, segretario
del Partito Comunista Francese
(PCF), ha dichiarato che se nel
primo turno elettorale i voti comunisti saranno inferiori al 21
per cento non sarà possibile
una collaborazione con i socialisti.
Tutti gli oroscopi elettorali
puntano la loro attenzione su
due termini salienti delle proposte politiche: da un lato il liberal-riformismo di Giscard d’Estaing, la cui popolarità secondo
i sondaggi di Ifop-France Soir
è in continua crescita, dall’altro
lato il programma economico
socialista di François Mitterand.
L’Unione delle sinistre, dopo
cinque anni di vita politica unitaria, si è sfaldata a quattro
mesi dalle elezioni. 1 socialisti
che oggi rappresentano il 25%
dell’elettorato francese, nelle po
litiche del 1974 (qualche mese
prima alle presidenziali Mitterand perse la poltrona di Presidente della Repubblica per Tl%
contro Giscard d’Estaing) superarono numericamente i comunisti. creando un nuovo rapporto di forze tra i due maggiori
partiti della sinistra.
In un'intervista rilasciata alTExpress, Mitterand attribuisce
a questo scavalcamento numerico « l’attuale irrigidimento dei
comunisti ». Da parte loro i comunisti non condividono l’attuale programma economico di
governo presentato dai socialisti e THumanité, quotidiano del
PCF, scrive che il piano di Mitterand è un espediente per aiutare il capitalismo ad uscire
dalla crisi attuale.
In questo quadro è possibile
che l’area rappresentata dai repubblicani indipendenti e dai
neo-gollisti realizzi il proprio
sogno, di formare cioè una diga contro « la minaccia socialcomunista ».
Come è anche possibile che
dalle urne esca una maggioran
za riformista comprendente il
partito socialista. In questo caso la crisi dell’Unione delle sinistre avrebbe portato acqua al
mulino della socialdemocrazia in
Francia e, di conseguenza, in
Europa, isolando maggiormente
il PCF.
Nella girandola delle previsioni formulate alla vigilia delle
elezioni c’è anche chi si è preoccupato di andare a vedere come voteranno i protestanti, tradizionalmente sensibili ai temi
politici. Secondo un sondaggio
pubblicato dal settimanale Le
Point, i protestanti daranno il
45% di preferenze alla sinistra
e il 40% alla maggioranza, mentre un 15% — la percentuale più
alta tra le confessioni religiose
— darà il suo voto al partito
degli ecologi (i difensori della
natura contro l’inquinamento).
Il sondaggio riguarda solo i protestanti praticanti, quelli cioè —
secondo Le Point — che vanno
in chiesa almeno due domeniche
al mese. E sembra che siano
tanti.
g. P
à
4
24 febbraio 1978
L’INQUIETANTE INTERROGATIVO DI GESÙ’
«Chi dite voi
ch’io sia»?
Il problema fondamentale dibattuto
nella trasmissione natalizia
di « Protestantesimo »
suscita una riflessione e un dibattito
che va al di là della normale
recensione. Pubblichiamo perciò
volentieri la seria riflessione
critica e autocritica
di un nostro collaboratore
Questa domanda di Gesù, che
oggi con urgenza si ripropone ai
credenti prima di tutto, è stata
al centro della trasmissione televisiva della sera di Natale. Con
interesse credo ognuno di noi ha
ascoltato le risposte di Ambrogio Donini e di Dario Fo. Forse
con molto più che interesse e
simpatia la risposta di Lidia Menapace. Forse, quest’ultima, anche con i sentimenti contraddittori di chi si sente punto nel vivo
della propria cattiva coscienza.
L’invito a tacere
Quello che Lidia ha detto mi
sembra possa essere così (molto
schematicamente) riassunto: Gesù è oggi soprattutto un segno
ambiguo; anzi indecifrabile: per
troppe incrostazioni. Nel migliore dei casi, nella migliore delle
interpretazioni — ma quale legittima? — non ha più niente da
indicare a noi militanti impegnati nelle grandi lotte di liberazione della seconda metà del secolo.
È possibile tuttavia che le parole che oggi sentiamo confuse e
impure — per come storicamente ci sono state e ci sono riferite — riacquistino nel contesto di
una società liberata genuinità e
interesse. Meglio che per un po’
tacciano, si purifichino nel silenzio. In sintesi, questo mi sembra
il senso del discorso di Lidia: in
un mondo lacerato come quello
in cui viviamo, in una società divisa in classi, dominata dalla legge del profitto e dove tutto è
mercificato, anche il messaggio
dell’Evangelo non si sottrae all’inautenticità e alla mercificazione. Se è valido, se non è mera
espressione storica obsoleta, solo
nel comunismo avvenire potrà
riacquistare la sua autenticità,
strappandosi dai vincoli che oggi
lo incatenano e condannano all’impotenza; solo allora potrà
tornare, forse, a imporsi all’ascolto, ritrovare la sua forza e purezza. Non ci resta che attendere,
impegnandoci, qui ed óra, a rimuovere le condizioni materiali
che Io stravolgono.
Personalmente direi che in
quello che Lidia ci ha detto, e che
sono in molti a condividere, si
mescolino — Lidia non se l’abbia
a male — alcune cose ovvie, qualche « verità », una fondamentale
malafede, nonché una buona dose di umana presunzione. Preciso
che questi non vogliono essere
giudizi morali; (non tocca a noi
certo giudicare!) ma considerazioni volte a noi stessi. Se infatti,
discorsi come quelli di Lidia oggi sono possibili, e « affascinanti », i primi a doverli meditare
seriamente — prima di pensare
a confutarli con qualche formuletta di rito — siamo noi.
Parole come quelle di Lidia
prima di tutto ci accusano. Accusano la nostra incapacità di essere testimoni efficaci, di restituire forza e chiarezza, limpidezza, a parole che la storia, la nostra stessa storia, ha offuscate.
Accusano la nostra incapacità di
essere sufficientemente credibili,
di far corrispondere con coerenza, e consapevolezza del contesto
storico in cui ci troviamo a vivere, alla fede le opere della fede.
Alla domanda: « Chi dite voi che
io sia », siamo forse i primi a non
saper dare ima risposta « adeguata », schietta e coraggiosa. La
storia del « cristianesimo » pesa
anche e soprattutto su di noi,
complici, forse involontari, di
troppi travisamenti e tradimen
AGAPE: CAMPO DI PASQUA
Energia nucleare
data: 24 ■ 27 marzo 1978
lingua: italiano
il tema: «Energia». I partiti riconoscono che occorre:
1. puntare con molta decisione al risparmio energetico
per contenere i consumi di petrolio (con particolare
riguardo al riscaldamento degli ambienti, alla razionalizzazione del traffico cittadino, e agli incentivi alle industrie per investimenti tecnologici miranti al risparmio di energia);
2. utilizzare al massimo le fonti nazionali ed autonome di
energia (geotermica, idroelettrica, solare, carbone);
3. avviare subito la costruzione delle quattro centrali nucleari già decise (da 2000 Mw), portando rapidamente
a conclusione raccordo con le regioni interessate alla
loro localizzazione sia per ciò che riguarda la sicurezza, sia per ciò che riguarda l’inserimento delle centrali
nucleari nei generali piani di sviluppo delle regioni
stesse ;
4. arrivare inoltre ad una sollecita localizzazione per ulteriori quattro centrali nucleari, impostando contemporaneamente la definizione di altri siti adatti;
5. ricercare anche nel settore nucleare il massimo di au
tonomia tecnologica.
Cosii raccordo programmatico tra i partiti (DC, PCI,
PSI, PSDI, PRI, PLI) affronta il problema energetico del
nostro paese. Si fa dunque una « scelta per il nucleare »
Ma questa scelta non è senza opposizione. Sono so
prattutto i giovani della nuova sinistra, gli ecologi, i radicali a mobilitarsi perché questo indirizzo non diventi
realtà. Si fanno manifestazioni, convegni, si dibattono i
prò e i contro. Anche il Sinodo valdese dell’agosto ’77
chiede alle chiese di dibattere la questione.
Si tratta di un nodo centrale per il futuro del nostro
paese ed è importante che questo dibattito democratico
venga fatto.
Agape non ha operato ancora una sua scelta. Con questo campo vuole offrire una possibilità di confronto e informazione sulla questione.
Il programma:
venerdì 24: arrivo dei partecipanti per la cena - introduzione al campo;
sabato 25: mattino - la politica energetica itaiiana dal dopoguerra ad oggi; pomeriggio - cos’è l’energia nucleare?
domenica 26 : mattino - culto con la comunità di Frali ; pomeriggio - le centrali nucleari, il piano energetico nazionale: quali implicazioni?
lunedi 27 : mattino - le chiese di fronte alla scelta nucleare ;
pomeriggio - partenza dei partecipanti.
Iscrizioni: Agape - 10060 FRALI.
ti. Eppure proprio oggi, soprattutto tra le giovani generazioni,
a una secolarizzazione crescente
che vede i migliori impegnati
nelle lotte di liberazione, si accompagna e intreccia un disagio,
un’inquietudine diffusa, il riemergere di domande radicali sull’esistenza che trascendono l’orizzonte della storia. A tentoni alcuni
— ma sono in numero crescente — si sono messi a cercare, e
talora si illudono di avere trovato, risposte che portano a incamminarsi per le vie traverse, e anche decisamente ambigue, suggerite da falsi profeti e mode dell’ora — non ultima per diffusione, quella dell’astrologia.
La risposta dell’agape
Rispondendo a Lidia Tullio Vinay ci ha ricordato cose che magari sappiamo ma che spesso
stentiamo a mettere in pratica.
In Giovanni Dio è Agape. Agape
è amore nel senso del donarsi,
del donarsi perché gli altri vivano, del donarsi gratuito che non
chiede ricompense. E ha aggiunto, con l’autorità di chi ha saputo
far corrispondere, nel corso di
un’operosa — e quanto ancor oggi operosa! — esistenza di credente, le parole ai fatti: « L’agape non è solo un concetto religioso, è anche un concetto politico ». Cristo — ha concluso — deve tornare sulle piazze! Sulle
piazze, tra la gente, tra la gente
che soffre e che lotta, che spera
in un domani migliore, o ne dispera. Sulle piazze, nel vivo delle
lotte di tutti i giorni, dello scontro quotidiano con un potere
sempre più disumano, che non
ha più altri strumenti di « persuasione » reali all’ infuori di
quelli del dispotismo e della violenza, che non porta con sé più
nessuna « giustificazione » storica che non sia quella della coercizione del dominio. Come ha
scritto Sitta Campi nel numero
47 di «Gioventù evangelica» («La
regola del mendicante »): « Né
una intensa vita di preghiera, né
una intensa vita di attivismo corrispondono alla regola del mendicante di cui parla Gesù in questo
testo (Luca 11: 5-10)... I credenti
che prendono sul serio la regola
del mendicante non possono
ignorare i problemi del mondo o
tentare di risolverli stabilendo
una separazione tra il campo
della fede, come fatto interiore e
privato, e il campo dell’azione sociale. Ma allo stesso tempo i credenti che militano nelle lotte di
liberazione devono essere consapevoli del rischio opposto di praticare un impegno politico e sociale sotto forme "religiose” che
attribuiscono ai soggetti sociali
e alle forze politiche caratteri
mitici che non corrispondono alla realtà.
Chiedete e riceverete, cercate c
troverete, bussate e vi sarà aperto. La regola del mendicante si
erge contro le tendenze pietistiche alla evasione e al disimpegno
politico, ma anche contro le pigrizie semplicistiche di fare delle
scelte politiche un atto di fede.
La regola del mendicante, proprio perché sottolinea l’infinita
misericordia della grazia di Dio
offre un immenso campo d’azione: il Signore sta preparando per
noi il modo con cui saremo suoi
discepoli ora e negli anni avvenire. Si tratta per noi ora di cercare, chiedere, bussare, di impegnarci cioè a scoprire la volontà
di Dio nel processo storico in cui
viviamo ». Ecco, questo significa,
fuori di ogni ambiguità, la ferma,
appassionante esortazione: Cristo deve tornare nelle piazze!
Nelle piazze e in ogni luogo di
questa società feroce nemica
della giustizia. Forte, limpida e a
tutti accessibile deve tornare ad
essere annunciata la grande verità, la grande promessa: « Io sono la resurrezione e la vita ».
Viator
Dinanzi ad un pubblico non numeroso ma interessato
ed attento, si è svolta a Roma giovedì 2 febbraio
presso il « Centro pro Unione » una conferenza del
Prof. Eberhard Busch sul tema: « La personalità e
l’opera di Karl Barth » in occasione del decennale della scomparsa del grande teologo svizzero. L’oratore, che fu l’ultimo
assistente di K, Barth, ha intrattenuto i presenti tracciando
un’agile e documentata panoramica del cammino spirituale e
teologico di Barth, dal periodo della sua condivisione della
teologia liberale il cui oggetto era il sentimento religioso più
che la fede, l’uomo più che Dio, alle esigenze pastorali a Safenwil nel cantone d’Argo via; dalla partecipazione attiva
quale giovane pastore alla problematica del socialismo e del
mondo operaio nel primo decennio del secolo, alla prima stesura del commento alla epistola ai Romani con il conseguente superamento del liberalismo teologico. Dopo brevi cenni al
periodo trascorso da Barth quale professore in Germania a
Gottinga, Münster é'-Bonn, ed all’inizio della monumentale
« Dogmatica » che, sebbene incompiuta, supera le 9.000 pagine,
l’oratore si è soffermato sulla opposizione di Barth al nazional-socialismo hitleriano, quindi ha seguito forse un po’
Karl Barth ricordato a Roma
nel X anniversario deila morte
troppo velocemente, l’evolversi del pensiero barthiano dal
1935 in poi durante il lungo ministero di insegnamento a
Basilea.
Con chiarezza il Busch ha ricordato il significativo dipinto di Matthias Griinewold sull'altare di Isenheim, raffigurante
Giovan Battista che con Tindice della mano destra indica il
crocifisso, e che per Barth era assurto non solo a simbolo
della retta teologia, il cui unico scopo è testimoniare del Cristo, ma ad indicazione dei pericoli minaccianti perennemente
la Chiesa nella sua rifléssione teologica.
Per Barth, infatti questi pericoli si configuravano simbolicamente in due possibili diverse posizioni di quell’indice teso. Qualora esso fosse stato ruotato di 180 gradi non avrebbe
più indicato il crocifisso, ma il testimone del Cristo, l’uomo
stesso, cioè l’io al posto di Dio, ed avrebbe così giustificato
una teologia non cristocentrica. Nel secondo caso sarebbe bastato invece che quel dito fosse stato puntato verso una qualsiasi diversa direzione e non su Cristo, per rendere reale il
pericolo di una teologia in cui un concetto o una ideologia
qualsiasi usurpano il posto di Cristo e la sua centralità in
ogni riflessione della Chiesa.
Molti i ricordi aneddotici citati dal conferenziere. In chi,
come noi ha avuto il privilegio di studiare con Barth e conoscerlo personalmente, essi rievocavano la figura del « maestro » dallo spirito critico, talvolta caustico, ma dalla fede
sempre forte e serena perché nutrita da una grande fiducia in
Cristo e nella positiva azione di Dio per noi.
In occasione della Conferenza organizzata dal Centro Pro
Unione e dalla Casa Editrice Queriniana è stato anche presentato al pubblico il volume del Prof. E. Busch: « Karl Barth,
Biografia », volume che dopo aver riscosso il plauso della critica nell’edizione originale tedesca (I ediz. 1975; II ediz. 1976)
e nelle edizioni inglese e americana (1976), è ora disponibile
nella traduzione italiana.
Giovanni Scuderi
Firenze: come amare
il prossimo?
« Ama il tuo prossimo come
te stesso ». è questo forse il comandamento più difficile e più
discusso di tutta la storia del
Cristianesimo.
Età diverse, popoli diversi ne
hanno date interpretazioni diverse, talvolta contrastanti. Ma
è la bellezza e il dramma delle
Sacre Scritture l’essere talmente grandi da voler abbracciare
tutti i problemi della vita umana. Non voglio qui dilungarmi
sui vari modi d’interpretazione
di questo comandamento, bensì,
capire cosa significa per me uomo d’oggi, inserito in un determinato contesto sociale, storico, politico e quale risposta
possa dare.
Chi è però il mio prossimo?
Nella versione inglese «prossimo » è tradotto « Neighbour »
che vuol dire vicino fisicamente, vicino di casa, di lavoro, vicino materialmente. Ebbene
qual è il mio vicino? In genere
è colui che appartiene alla mia
stessa classe sociale, è colui che
ha con me più affinità, colui
con il quale ho in comune
il livello di cultura e spesso di
posizione economica. Ma questo è sufficiente? È sufficiente
andare a cena dal collega d’ufficio, è sufficiente fare le vacanze col compagno di fabbrica, è
sufficiente dare il mio tempo e
talvolta il mio denaro all’amico,
al parente, al collega di lavoro?
No, bisogna che il mio prossimo sia anche colui che non ha
i miei stessi interessi, che magari è culturalmente meno preparato di me, o meno ricco o
se volete più povero. Prossimo
è anche il misero, lo sfruttato,
il derelitto, il socialmente diverso, è il ladro, la prostituta,
il violento, l’ubriacone, l’emarginato. Ma perché esso possa
essere « NEIGHBOUR », bisogna che sia vicino a me fisicamente, non su un giornale, alla
televisione, nel mio « cuore cri
stiano ». Perciò per amare il
mio prossimo bisogna che io lo
conosca, lo frequenti, l’ascolti,
gli parli, mangi con lui, viva la
sua vita nel rapporto quotidiano.
« Come si fa? » direte. « Io lavoro ». « Io ho famiglia ». « Io
ho impegni ». Non basta far collette per il terzo mondo, e il
terzo mondo è in mezzo a noi,
basta aprire gli occhi per vederlo.
Fu proprio per aver aperto
gli occhi che, quasi vent’anni
fa, alcuni giovani decisero di
fondare il Centro Evangelico di
Solidarietà, e improvvisamente
con forza, a volte con rabbia, è
entrato nei suoi locali quel terzo mondo fatto d’emarginati, di
rniseri, di sfruttati. Venti anni
di lavoro silenzioso, modesto,
piccolo, ma accanto al prossimo, vicino, realmente « Neighbour» nel contatto quotidiano,
costante, nella lotta per un posto, per un alloggio, per una parola di conforto, nella lotta contro l’abbrutimento, la miseria,
l’ignoranza.
Poi sette anni fa, la scuola, ancora uno sforzo per essere sempre di più a fianco di chi soffre, di chi, spesso per ignoranza, è calpestato, ignorato, deriso. E da allora la nostra, pur
modesta, cultura è stata a disposizione dei meno fortunati,
dei più colpiti dall’ingiustizia.
Così le nostre case, il nostro
tempo, i nostri soldi per un
prossimo che non era tanto vicino a noi se non lo andavamo
a cercare.
Errori forse tanti, delusioni
altrettante, insuccessi forse continui, ma la volontà di lottare
nella certezza che solo così, oggi, si può tentare di realizzare
quel meraviglioso e controverso comandamento che è «Ama
il tuo prossimo come te stesso ».
Andrea Mannuccì
5
24 febbraio 1978
VITA E PROBLEMI DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE
Un buon convegno sul '68
A S. Fedele Intelvi la FGEI-Lombardia ha trovato un importante luogo
di incontri - L’ultimo di questi sui problemi aperti dal 1968
Crisi deiia coppia
e della famiglia
La FGEI della Lombardia ha
organizzato il 4-5 febbraio a San
Fedele di Intelvi un convegno sul
«1968 », cioè su quegli eventi nazionali e internazionali che hanno caratterizzato la storia della
fine degli anni sessanta.
Perché abbiamo organizzato
un convegno su questo tema?
Non certo per festeggiare una ricorrenza, ma per la convinzione
che oggi è importante discutere
del 68, soprattutto con chi il 68
non l’ha fatto, per conoscerne la
storia reale al di fuori di ogni
mitizzazione, per capirne i contenuti e individuare le differenze
(che sono molte di più delle analogie) rispetto alle situazioni che
caratterizzano invece questa fine
degli anni settanta.
Questi i temi emersi nel corso
del dibattito che ha visto impegnati i circa quaranta partecipanti di età media inferiore ai
vent’anni, dopo aver ascoltato
un’ampia introduzione storica di
Francesca Spano sugli avvenimenti degli anni 67-68-69: fine
della speranza di un cambiamento profondo e in tempi brevi della società italiana, crisi dei modelli di militanza e di organizzazione politica che avevano coinvolto migliaia e migliaia di giovani, crisi degli strumenti e dei
punti di riferimento ideali utilizzati per comprendere la realtà,
la profonda crisi economica che
ha colpito l’occidente capitalistico a partire dal ’73 e che produce
tra l’altro pesanti effetti di disgregazione del tessuto sociale
italiano in particolare per i giovani.
Un dibattito impegnativo dunque che qui non è possibile riassumere, ma di cui si possono rilevare alcuni elementi:
— in seguito alla positiva messa in discussione, che risale a
quegli anni, dei modi tradizionali
di vivere l’azione politica, anche
le nuove forme di militanza e di
organizzazione politica (intese in
senso ampio, cioè come la possibilità di intervenire nella società
e quindi nella storia, in modo diretto attivo e consapevole) hanno dimostrato la loro inadeguatezza;
— il malessere è la sensazione
più diffusa a livello di masse giovanili. Malessere per una scuola
che va sempre più a pezzi per
una cultura nozionistica e un sapere inutile perché non serve a
cambiare la propria condizione,
a trovare un lavoro, a trovare
una casa, a vivere rapporti interpersonali un po’ meno alienati e
alienanti:
— i bisogni: di fronte ad una
organizzazione sociale che non è
in grado di garantire nemmeno i
bisogni essenziali della gente (lavoro, istruzione, salute, ecc.), i
giovani in particolare si organizzano sulla semplice (si fa per dire) necessità di trovare i modi di
soddisfacimento delle proprie
esigenze; modi che possono trovare degli sbocchi in forme di ribellione tanto violente quanto
inutili;
— l'etica e la morale: oggi ci
sono tra i giovani elementi di
novità, nel senso di una maturazione positiva e di arretratezza,
cioè di involuzione verso valori
che si pensava fossero stati messi in discussione e in crisi negli
ultimi dieci anni: la morale borghese, la bigotteria cattolica, il
consumismo, la carriera ecc.
Nel quadro che si è delineato,
il convegno ha cercato di capire
quale poteva essere la posizione
e il ruolo della FGEI. Qui il discorso è stato solo abbozzato.
Ma credo si possa dire che assieme alla riproposizione del ruolo
tradizionale della nostra organizzazione — luogo di maturazione e di crescita nella riflessione
sulla nostra fede in Cristo e sul
nostro impegno attivo nella società — vanno emergendo richieste nuove che sono causate dalla
situazione generale del nostro
paese e che trovano nei giovani
che hanno aderito più recentemente alla FGEI i portatori naturali. Cioè, la richiesta di essere
uno spazio, un luogo di aggregazione, un punto di incontro per i
giovani, evangelici e non, in cui
si possa ritrovare o scoprire per
la prima volta la positività di
una maturazione collettiva fatta
di confronto delle proprie idee,
di socializzazione delle proprie
esperienze e conoscenze, di crescita culturale e politica che dia
gli strumenti necessari a capire
cosa sta succedendo in giro, di
continuare nella ricerca di forme adeguate di solidarietà e di
rapporti interpersonali non alienati e non alienanti.
FGEI-Lazio e CdB romane a confronto
Samuele Bernardini
« Noi andiamo a questa ricerca
non come portatori di valori o di
modelli ’’cristiani”, ma di una
esperienza di vita costruita sull’accettazione della "chiamata”
alla salvezza. La verifica della fedeltà a questa "chiamata” è lo
scopo del nostro incontro »; questo è quanto si poteva leggere
nel breve documento introduttivo alle tematiche del convegno.
Lo scopo dell’ incontro, dunque, non era tanto quello di trarre delle conclusioni sui temi affrontati (sessualità, coppia, matrimonio, famiglia, figli, educazione e catechesi), quanto quello
di incontrarsi e riflettere insieme, unendo le diverse esperienze personali e comunitarie e le
diverse analisi in un momento
ecumenico in cui due tradizioni
cristiane, cattolica e protestante,
fossero messe a confronto nel
pieno dei problemi concreti e
urgenti che la società in cui viviamo ci pone davanti quotidianamente.
UN IMPORTANTE INCONTRO INTERNAZIONALE
Una delegazione DDR in Italia
Ad Agape, dal 13 al 17 aprile, incontro di valutazione e di confronto - Gli amici
della DDR visiteranno prima alcune comunità evangeliche e gruppi F.G.E.I.
Nonostante le difficoltà nell’affrontare simili temi, l’incapacità
di comunicare spesso le proprie
esperienze e riflessioni, la poca
abitudine di collegare tutto questo con una profonda e critica riflessione biblica, lo scopo che ci
si era prefissato è stato raggiunto.
Questo non significa che le difficoltà non ci siano state. Non si
è riusciti, per esempio, a coinvolgere gente che non facesse direttamente riferimento alle CdB
e alla Egei, nonostante il luogo
« laico » in cui si è svolto l'incontro: l’istituto, di psicologia
dell'università.
Non si è riusciti, per esempio,
a celebrare insieme, alla fine del
convegno, la Cena del Signore.
Non ci si è riusciti perché in
quasi un anno di incontri tra le
segreterie romane delle CdB e
della Fgei non si è mai trovato il
tempo e il modo di discutere di
queste cose, e quando c'è stata
l’esigenza di decidere qualcosa
in breve tempo i fratelli delle
CdB non si sono sentiti di prendersi la responsabilità di proporre una celebrazione « inusuale » per i cattolici. Il momento
finale dell’incontro in cui si sono
letti brani biblici, riflettuto su di
essi, e pregato insieme il Padre
Nostro, oltre che costituire una
volontà di ricerca unitaria può
essere il momento di partenza
per un confronto più serrato e
aperto su ciò che ancora sembra
dividerci.
L’inizio dei rapporti tra i giovani della FìGEI e i fratelli della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) risale ormai ad
alcuni anni fa. Numerosissimi
sono stati gli incontri, in Italia
e in DDR, le visite alle comunità, le occasioni di scambio di
informazioni, di confronto e discussione sulla nostra rispettiva ricerca di fede, nelle specifiche situazioni politiche ed ecclesiali.
iPeranno oltre ai,.mepibri del
^Consiglio, i fratelli della PQBI
che negli ultimi anni hanno partecipato ad incontri, in Italia e
in DDR, con i fratelli tedeschi.
Una delegazione della DDR,
composta di 8 persone, è stata
espressamente invitata a partecipare.
Sentiamo ora l’esigenza di un
bilancio complessivo di questa
lunga esperienza e per questo,
il Consiglio della Gioventù ha
organizzato una conferenza dì
valutazione del nostro rapporto
con i fratelli della DDR, che si
terrà ad Agape dal 13 al 17 di
aprile. Alla conferenza parteci
Nelle due settimane precedenti alla Conferenza, questa
delegazione effettuerà un giro
di visite ai gruppi FGEI e alle
comunità evangeliche italiane,
sia al Nord che al centro-sud,
che alle Valli valdesi.
Riforma della chiesa
(segue da pag. 1)
scoperta creativa, sorprendente. Per altri è una verifica, non
sempre facile, della propria capacità di rendere il messaggio
vivo, esplicito.
L’altro gruppo è di ricerca
grafica. L’obiettivo è quello di
comunicare attraverso le immagini quegli stessi contenuti che
per abitudine e vizio, trasmettiamo con la parola. Tema scelto è quello della violenza. Siamo in un sistema violento, che
educa alla violenza. Chi vuole
trasformare la realtà deve servirsi dello stesso strumento (la
violenza) del suo avversario? Il
rivoluzionario è sempre costretto ad usare la violenza (fermo
restando che spesso lo è)? Ed
il credente?
La serigrafia, per ora, è lo
strumento del quale ci serviamo. È inoltre in corso una ricerca sui sistemi grafici (pubblicità, stampa etc.).
A questo lavoro, di gruppi, si
affianca una serie di interviste
ai giovani che in qualche modo hanno avuto a che fare con
la comunità. Si tratta, in effetti, di chiacchierate che ci permettono di verificare, sulla base
della storia e delle esperienze
di ciascuno, l’intera ipotesi su
cui ci muoviamo.
Gli altri gruppi della regione
seguono il ’progetto di Milano’,
pur continuando un’attività specifica. Momenti unificanti sono
i convegni (’dal '68 al ’78: quali continuità?’, ’La comunità
cristiana’) ed il bollettino di
collegamento regionale. I risultati, sin qui, sono stati molto
incoraggianti.
Una nota conclusiva, critica,
autocritica (e polemica): presentando questa ipotesi di lavoro abbiamo sempre puntualizzato che la chiesa non poteva
delegare alla FGEI la soluzione
del problema giovanile: si tratta di un problema comunitario,
da risolversi comimitariamente.
Fin qui, a 5 mesi dall’inizio
del progetto, questo non si è
realizzato. Non sappiamo se si
sia trattato di un incidente sul
lavoro e da chi sia dipeso. La
condizione giovanile è di ghettizzazione, spesso accettata e
teorizzata, certo determinata
dalla crisi del sistema capitalistico.
La ghettizzazione produce vittimismo e nullifica ogni sforzo
di trasformazione della realtà :
per questo vogliamo superare
questo limite di settorialismo
nell’affrontare il problema giovanile : limite storico delle nostre comunità.
Ricordiamo qui l’invito già
espresso nel Notiziario FGEI a
accogliere questi fratelli nei nostri gruppi e nelle nostre comunità. È particolarmente importante usare questa occasione,
in cui una delegazione della
DDR viene in visita in Italia,
nel pieno delle nostre attività
e in un momento cosi delicato
e complesso della vita del nostro paese, per parlare un po’
di tutto : da come intendiamo
l’ecumenismo, a come leggiamo
la Bibbia, a come abbiamo discusso della questione delle Intese con lo stato italiano ; da
cosa significa per noi una crisi
di governo, al significato della
assemblea nazionale dei delegati operai e sindacali, agli interrogativi che ci pone la situazione esistente nel loro paese,
alla discussione con loro sulla
situazione della Germania occidentale.
La conferenza di valutazione
è un momento qualificante di
questo rapporto che vivremo
con i fratelli tedeschi nelle prime due settimane di aprile e
che perciò non deve essere sottovalutato.
Nel corso della discussione
che si terrà ad Agape pensiamo di tirare una prima e provvisoria sintesi anche del lungo
dibattito avviato nella FGEI
con il convegno di Ecumene dell’aprile scorso e che riguarda
il nostro lavoro di analisi e ricerca sulla situazione dell’est
europeo in generale.
Eugenio Bernardini
Notiziario
FGEI
Scicli : 25-26 marzo
convegno giovanile.
Campo cadetti a Tramonti di Sopra 18-25
luglio - Campo sul
cattolicesimo a fine
agosto inizio settembre.
Campo Studi FGEI
1978 - Agape (vacanze
natalizie). Tema: Bilancio teologico di una
generazione - Valutazioni critiche e prospettive.
REGIONE PUGLIA-LUCANIA
Ripresa con impegno
Da una lettera del Segretario regionale Giovanni Bonfrate
Paolo Naso
Sin dalla prima riunione della segreteria tenutasi ni primi di dicembre decidemmo di effettuare
delle visite ai gruppi locali onde esporre il programma della federazione e conoscere meglio le
esigenze dei diversi gruppi. Elisa Baglieri e Lidia
De Robertis sono state a Corato, Altamura e Muterà; Raffaele Loconte doveva visitare Orsara e Foggia, ma, per il momento, non gli è stato possibile.
Io, a mia volta, sono stato a Mottola, Taranto, Ladano, Martina Franca, e conto, non appena possibile, di visitare altri gruppi.
Da queste prime riunioni della segreteria e dalle
visite già effettuate, ho ricevuto un’impressione sostanzialmente positiva: in tutto il consiglio e quasi in tutti i gruppi esiste una grande volontà di impegnarsi sia nello studio biblico-teologico, già iniziato da molti gruppi, sia in altre attività (manifestazioni, conferenze, volantinaggi, vendita libri, partecipazione ai programmi di radio libere, ecc.). Lo
studio sul ’68, per il momento, non vede impegnato nessun gruppo; spero che le mie continue sollecitazioni inducano i gruppi ad affrontare questa
interessante ricerca. La causa di questo ritardo è
da ricercarsi, credo, anche nella difficoltà di procurarsi il materiale di documentazione. Noi qui a
Grottaglie stiamo cercando di organizzare quello
che abbiamo.
Ci sono poi notevoli difficoltà per quanto riguarda l’organizzazione di alcuni gruppi. Sarà, per
esempio, difficile rimettere in piedi il gruppo di Corato, i giovani di Taranto, a loro volta, sono perplessi sull’opportunità di aderire alla FGEI. Elisa
mi riferisce di aver trovato a Matera dei giovani
poco disposti ad impegnarsi. Spesso manca l’affiatamento e la partecipazione. Come vedi il cammino si presenta difficile, la mia speranza è che il Signore benedica il nostro lavoro affinché i nostri
gruppi crescano in modo da poter dare una coerente testimonianza di fede.
Nelle mie visite ai gruppi sono stato accompagnato da alcuni fratelli di Grottaglie; abbiamo constatato che ciò è fruttuoso anzi, proprio perché
dappertutto è emersa l’esigenza di conoscersi
. (gruppi, anche di città vicine, non si conoscono affatto), abbiamo organizzato, per domenica 5 febbraio un incontro a Taranto con i giovani di Mottola, Martina Franca, Taranto, Grottaglie e Ladano.
Analoghe iniziative sono in corso presso altri gruppi. Successivamente contiamo di poter organizzare
l’incontro a livello regionale, probabilmente in occasione del centesimo anniversario della fondazione della chiesa di Mottola...
\
6
24 febbraio 1978
cronaca delle valli
LE MINORANZE TRA ISOLAMENTO E ASSERVIMENTO
Come sfuggire
alla colonizzazione
STRADA DI FRALI
Vogliamo più sicurezza
sulla provinciale
Lettera della popolazione all’Assessore alla Viabilità della Provincia di Torino — Un problema annoso che deve essere risolto
— Evitare lo strozzamento di una vallata alpina.
Un recente intervento di Tavo
Burat (Eco-Luce del 17.2) dal titolo « Non lasciamoci colonizzare », e la cronaca apparsa sui
giornali torinesi di un incofitro
delle minoranze piemontesi (ebrei, occitani, valdesi e valdostani), in cui torna l’espressione
« colonialismo », mi inducono ad
esprimere qualche riflessione sul
problema reale ed esistente delle
minoranze, in tempi come questi
in cui esse fanno sentire fortemente la loro voce.
La consapevolezza di essere
minoranza o etnica o religiosa o
linguistica è estremamente importante; ma solo al momento
in cui essa si esprime, incomincia ad incuriosire o ad interessare. E più che mai nel mondo il
problema delle minoranze ottiene udienza presso l’opinione pubblica, si tratti di negri o di indiani del Nord America, o dei
cattolici d’Irlanda o degli Occitani, o di altri ancora attraverso il
mondo. Sarà perché la civiltà attuale è più sensibile alle voci degli isolati e di quanti comunque
vogliono affermare il loro diritto
all’esistenza ed hanno individuato una propria identità culturale
od etnica.
Si faccia peraltro attenzione:
dicevamo curiosità, e forse il più
deflo volte l’interesse per tale
problema nell’ opinione comune
trova spazio proprio per un puro
senso di curiosità, per una vaga
nostalgia di cose o valori perduti, per una specie di alibi spirituale al robot livellatore della civiltà attuale. Qualche cosa insomma che non è molto lontano
dalla passione per i mobili antichi, per la casa rustica, per i cibi del nonno, per la riscoperta
della montagna e della campagna ecc.
Se è così, come temo, quale
prospettiva rimane alle varie minoranze? Subire purtroppo l’inevitabile rapporto di forza, sia essa economica o culturale o di altro genere: l’evoluzione (chiamo
così quello che altri chiamano
progresso...) finirà fatalmente
per travolgere i più deboli ed impreparati.
* * >V
Vi sono peraltro due alternative a questa visione pessimistica.
La prima è quella dei parchi
nazionali o delle riserve. E infatti presumibile che allo scopo di
placare le grida di protesta o di
assopire qualche scrupolo di coscienza, il mondo dei vincitori
voglia concedere ai vinti il diritto
di sopravvivenza, in zone o limiti
diversi a seconda dei casi, specie
di parchi simili a quelli già stabiliti per gli stambecchi o gli orsi
o gli indiani dell’America o le
bellezze naturali. Lì, gli appartenenti alle minoranze potrebbero
benissimo rimanere, naturalmente isolati, provveduti del necessario, e in grado di perpetuare le
specie o le caratteristiche il più a
lungo possibile.
Un alibi magnifico per i vincitori ed un altrettanto magnifico
imbroglio per gli altri: si sa infatti che nessun giardino zoologico può mai dare all’animale
l’impressione della libertà o al
visitatore l’idea della vita dell’animale nel suo ambiente a reale contatto con la sua natura.
Come tale, la soluzione del parco naturale è logicamente da rifiutare.
Ma c’è una seconda alternativa nei rapporti di forza di cui
parlavamo: ed è quella della
lotta, della concorrenza, dell’affermazione dei propri valori. E
questo vale soprattutto per le
minoranze caratterizzate da valori culturali o religiosi, come,
nel caso che ci interessa, per la
minoranza valdese.
Queir uomo geniale che fu
Beckwith l’aveva scritto fin dal
1848 (riassumiamo il suo pensiero): « Nell’ambiente in cui vi troverete, dovrete essere superiori a
tutti dal punto di vista spirituale e culturale; perché, se sarete
uguali, sarete assorbiti, e se sarete inferiori, sarete loro servi ».
Son parole di uno straordinario
realismo, e profetiche al tempo
stesso: la storia successiva dei
Valdesi ne ha dimostrato la verità. Infatti, tanto nella prateria
deirUruguay o dell’Argentina come nelle città italiane quanto
nelle Valli, fin che i Valdesi hanno avuto qualcosa da dire sul
piano della cultura (anche cultura in senso alto) o del discorso
religioso, hanno avuto un posto
nella società; e questo è stato del
resto l’unico loro biglietto da visita. Ma quando si sono accodati
o confusi con la massa, sono spariti. Il conformismo, l’assimilazione, l’adeguamento sono come
sempre le armi più difficili da
combattere, il veleno sottile che
minaccia le strutture più solide.
« Colonialismo »? Adoperiamo
pure questo termine, che è anche di effetto: se però non sapremo contrapporvi qualcosa di
più valido e di più forte, è certo
che esso avrà il sopravvento. Ma
il valido e il forte non possono
solo consistere in leggi o in riconoscimenti (che saranno solo
degli strumenti), ma in una intrinseca robustezza interiore, nel
rifiuto dei compromessi e nella
consapevole sensibilità di poter
dare e dire all’uomo d’oggi qualcosa di più duraturo che la misera dimensione dei suoi attuali
interessi.
Augusto Armand Hugon
La popolazione di Frali, dopo
i fatti della grande nevicata di
gennaio, ha inviato una lettera
all’Assessore alla Viabilità della
Provincia di Torino, Dr. Bozzel-»
lo, per chiedere che si affronti'
finalmente con decisione il problema della viabilità in Val Germanasca. « In occasione delle
ultime elezioni amministrative
— cos'j inizia la lettera — si è
parlato molto di ’’partecipazione popolare”. Questo principio
ci trova concordi, e pensiamo
che si possa riassumere in due
frasi: 1) la popolazione deve
partecipare all’elaborazione delle scelte di politica amministrativa; 2) la popolazione deve essere informata sulle scelte compiute dagli organi responsabili.
Quello che vogliamo far presente non nasce quindi da op
I ''Sunairesusitans”
a Frali
Nella sala valdese di Ghigo,
sabato 25 febbraio 1978
alle ore 20.30
il Gruppo ’’Sunaires Usitans”
della Val Varaita terrà uno
spettacolo di musiche, danze
e canzoni in patois che trattano la vita sociale economica e politica della gente delle nostre vallate.
DIBATTITO
Il condizionamento della donna
nella chiesa protestante
iniziamo, con questo intervento, una serie di articoli che cercheranno
di mettere a fuoco la condizione della donna nelle nostre comunità,
in particolare, con riferimento alle valli dove siamo nate e cresciute.
Quando si analizza il condizionamento religioso sulla donna automaticamente si pensa al
condizionamento della cultura
cattòlica perché la società italiana è stata plasmata dall’ideologia cattolico-romana a tutti i
livelli, dagli strati proletari alla
borghesia parassitaria e intrallazzatrice, anche se con strumenti e risultati diversi. In questo contesto, la vittima mag
SCUOLA: NEL PINEROLESE
L'associazione autonoma dei geniteri
vuole una scuola laica
Che cosa ci si può aspettare
dal distretto scolastico, uno degli ultimi arrivati tra gli organi
collegiali della scuola? La situazione del Pinerolese è stata esaminata in una riunione degli
eletti nelle liste « Unità dei lavoratori » per i tre distretti e i
vari circoli ed istituti, che ha
avuto luogo martedì, scorso a
Pinerolo.
Visti rapidamente gli evanescenti compiti che la legge assegna ad un organo privo di potere decisionale e di mezzi finanziari, un altro interrogativo
è venuto fuori: che cosa si può
fare quando si è in netta minoranza (Pinerolo) o quando invece non lo si è, come nei distretti valligiani? Effettivamente
è necessario trasformare un organismo che sembra avere lo
scopo quasi impensabile (ma in
Italia anche questo è realtà) di
affidare la gestione della scuola
pubblica ai rappresentanti, protetti ed avvantaggiati, della
scuola privata, e dargli una dimensione diversa, ben contro le
intenzioni che hanno ispirato i
decreti delegati. Basti ricorda
re, ad esempio, la battaglia per
la pubblicità delle sedute dei
Consigli di Circolo e d’istituto
che è stata condotta contro il
parere degli alti burocrati della scuola.
Nella stessa seduta si è deciso di organizzare, come già avviene altrove, un’associazione
di genitori autonoma rispetto a
partiti o a sindacati, per rispondere alle esigenze esposte da
Emilio Nitti nell’articolo pubblicato sul n. 7 dell’« Eco-Luce ».
Unico punto fermo, la laicità
della scuola.
Saranno disposti i genito'-i
valdesi a dare la loro adesione
ad un’iniziativa di questo tipo?
Oppure si deve concludere che
l’appoggio alle liste favorevoli
alla scuola privata e confessionale non è il risultato di errori
vari, ma una sostanziale identità di vedute se non in tutti i
casi, almeno in alcuni di essi?
Quando i distretti entreranno
in funzione e si dovranno prendere determinate decisioni, allora si riuscirà anche a sapere
come stanno realmente le cose.
L. V.
giore è ancora una volta la donna, perché è a lei che ci si
rivolge per far passare certi
miti, imbevendola di condizionamenti religiosi che incidono
nel profondo tutta la sfera della sua vita: affettiva, sessuale,
dei rapporti interpersonali, della morale, della politica. È chiaro che servendosi in modo sottile dell’arma del « sentimento
della colpa sessuale » impugnata dai preti nei confessionali e
resa operante attraverso la pubblicazione delle Encicliche era
facile persuadere la gente e soprattutto le donne, che la vita
è accettazione della propria
condizione, sacrificio, sofferenza, attesa di un « aldilà » migliore, asservimento all’ordine
costituito.
In ogni caso, pensiamo che
anche noi donne protestanti,
abbiamo la nostra buona dose
di condizionamento. L’educazione protestante ci ha abituate
all’individualismo e all’interiorizzazione di tutta una serie di
compiti e di ruoli, condivisi tramite la mistica della vocazione
al servizio. E il servizio per la
donna è sempre coinciso con la
cura dei bambini e degli anziani, il ricevimento degli ospiti, i
lavori di segreteria, fare il bazar, partecipare alla società di
cucito, occuparsi dell’educazione religiosa come monitrici.
■Vi è nei protestanti l’impronta di un’etica tutta rivolta al
singolo, al suo comportamento
che porta di conseguenza a valutare anche la società con gli
stessi criteri individuali. Però
se prendiamo spunto dall’articolo di P. Giampiccoli e G. Mottura , sull’« Etica protestante »
dei Quaderni GEI vediamo che
l’etica non si presenta come un
fatto personale, ma al contrario riguarda in modo specifico
la relazione col prossimo che
può essere tanto un singolo
quanto un gruppo in cui si vive, di conseguenza l’etica risulta strettamente legata ai rap
porti sociali degli uomini che
variano a seconda del tempo e
del luogo, nessuna etica dunque
è assoluta, perché storicamente
è legata alla società.
Il credente quindi in questo
contesto è libero dall’etica, libero di disobbedire e di trasgredire l’ordine morale della società in cui viviamo per obbedire
a Dio ponendo al centro della
nostra vita l’amore per l’altro.
Nello stesso tempo l’etica protestante ha avuto profonde connessioni con l’ideologia borghese capitalista facendo coincidere valori come il già citato servizio, il dono di sé per gli altri,
il senso di responsabilità, l’onestà e la laboriosità (che estremizzati, si trasformavano in carrierismo, conformismo della solidarietà istituzionalizzata come
le collette della domenica per il
terzo mondo, che scaricano e
tranquillizzano la coscienza, anche se non si mettono in discussione certi legami a livello politico).
Tutti questi valori vanno rimessi in discussione oggi per
distinguere ciò che fa da supporto alla società attuale, basata sullo sfruttamento di alcune
classi e della donna, e ciò che
rimane di autenticamente riferito all’Evangelo. Come si pongono i protestanti, e in particolare i valdesi, di fronte alla condizione della donna?
(continua)
Gruppo Donne
FGEI-Valli
posizione preconcetta, né da dissenso sulle scelte di fondo dell’Amministrazione Provinciale,
ma vuole esprimere il senso di
disagio della popolazione di
Pràli, se possibile in vista di soluzioni costruttive ».
Segue un’esposizione delle deficienze della sede stradale e
del servizio di sgombero della
neve, di cui abbiamo già dato
notizia su queste colonne. La
lettera prosegue chiedendo che
un fresaneve della Provincia
venga lasciato in deposito a
Frali, in modo che in caso di
nevicata l’intervento sia pronto
ed efficace; si chiede quindi la
esecuzione di opere indispensabili alla sicurezza del traffico
stradale, come i paravalanghe,
il cui progetto, già esistente,
« non si sa che fine abbia fatto ». La lettera, che porta 138
firme, conclude con queste osservazioni : « Frali vive del turismo e della miniera di talco.
Per entrambi le attività la viabilità è essenziale. Se si dovesse verificare un’incuria in questo settore, la cosa significherebbe obiettivamente lo strozzamento di una vallata alpina.
A parte ogni altra considerazione, questo rischio ci sembra che debba essere evitato,
perché l’economia di montagna
non può sopportare altri colpi.
Ci permettiamo dunque di
chiedere :
1) un’esauriente informazione su come TAmministrazione
Provinciale ha inteso risolvere
il problema dello sgombero della neve nelle vallate alpine della Provincia di Torino;
2) precise assicurazioni che
sia il problema della sistemazione della sede stradale, sia il
problema dello sgombero della
neve sulla strada provinciale
della Val Germanasca, riceveranno una sollecita e adeguata
soluzione ».
Per discutere questi ed altri
problemi nell’ambito comunale,
il Sindaco ha indetto un incontro con la popolazione, che avrà
luogo nella sala consiliare del
Municipio alle ore 20.30 di venerdì 24 febbraio.
In data ancora da destinarsi,
avrà luogo un dibattito con l’intervento di rappresentanti della
Provincia. br.
Il XVII Febbraio
alla RIV-SKF
di Villar Porosa
Anche quest’anno, in occasione del
17 febbraio, lo Stabilimento RIV-SKF
di Villar Porosa ha celebrato la ricorrenza valdese con una giornata festiva
retribuita a tutti gli effetti e con una
sottoscrizione a favore degli Istituti di
Assistenza Valdesi.
La somma raccolta è stata di lire
1.718.500 di cui: Direzione RIV-SKF
L. 200.000; Maestranze Stabilimento L.
1.480.000; Impresa Merlo Tebaldini
L. 38.500.
L’importo è stato così distribuito :
Rifugio Carlo Alberto per
incurabili 150.000
Asilo per vecchi di San
Germano Chisone 700.000
Asilo Valdese di Lus. S. G. 430.000
Convitto maschile di Po
maretto 238.500
Convitto femminile di Torre Pellice 200.000
I dipendenti valdesi, a nome degli
Enti beneficati, ringraziano i generosi
donatori e collaboratori, cattolici e
valdesi, per il loro segno così tangibile
di solidarietà cristiana.
Long Renato - Gardiol Elvina
Convegno FGEI-VALLI
Sabato 4 e domenica 5 marzo, la FGEI-Valli organizza
a Torre Pellice un convegno regionale sul tema:
« La comunità cristiana : riforma della Chiesa o
comunità alternative? »
Il convegno inizierà alle ore 15 di sabato 4 marzo, presso il Convitto di Via Angrogna, a Torre Pellice, e terminerà alle ore 18 di domenica 5 marzo.
La domenica mattina, i partecipanti prenderanno parte
al culto con la comunità locale.
7
24 febbraio 1978
CRONACA DELLE VALLI
LUSERNA S. GIOVANNI
Una giornata comunitaria
Aderendo alla proposta sinodale di dedicare la giornata del
XVII Febbraio alle nostre chiese sorelle del Rio de la Piata,
abbiamo avuto come ospite d’onore il past. Silvio Long che è
stato in Argentina per quasi
tutto il suo ministero pastorale.
Non si potevano tuttavia dimenticare « le intese » siglate qualche giorno fa in sede di commissione paritetica. Cosli al culto del mattino (che ha registrato un’alta partecipazione, malgrado la giornata lavorativa a
tutti gli effetti) il past. Taccia
ha illustrato lo sviluppo della
travagliata vicenda dei rapporti tra stato e Chiesa valdese
dalla pace di Cavour del 1561
alle odierne intese, mettendo in
luce, sulla base del testo di Calati 5, il vero significato della
libertà in Cristo. Ha poi preso
la parola il past. Silvio Long informando la Comunità sulla situazione delle Chiese Valdesi
sudamericane con particolare riferimento alle opere diaconali.
La colletta da dedicarsi a queste opere è ammontata a oltre
150 mila lire.
Al termine del pranzo comu
nitario (ottimamente preparato
dalla Commissione ricevimenti,
con partecipazione di oltre 180
commensali) il past. Long ha
ancora risposto ad alcune domande relative alla situazione
politica dell’Uruguay e alla situazione delle Chiese in tale
contesto. La serata ha avuto un
carattere familiare molto simpatico : la corale ha presentato
tre cori e tre canti popolari, i
ragazzi del precatechismo quattro brevi scenette su alcuni
aspetti della storia valdese del
periodo medioevale, stilizzate,
ma efficaci e ancora il piccolo
coro con chitarre dei catecumeni di II anno ha presentato
cinque canti molto apprezzati.
Il past. Long ha proiettato inoltre alcune diapositive con scene di vita sudamericana e fatto
udire alcuni canti in occasione
di uh concerto natalizio con alcune musiche locali. A tutti e in
particolare ai più giovani collaboratori va il nostro vivo plauso e incoraggiamento. Cosi si è
conclusa la giornata del 17 che,
naturalmente, aveva visto la sera precedente numerosi e grandi falò favoriti anche dal tempo clemente.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Indennità compensativa CEE
Si ricorda agli agricoltori che hanno
presentato per l’anno 1977 la domanda per ottenere rindennità conipensativa CEE, che tale domanda deve essere rinnovata di anno in anno per cinque anni fino al 1981.
Tutti gli interessati onde non perdere il diritto alla corresponsione delTindennità per l’anno scorso ed ottenerla per quest’anno devono presentarsi entro e non oltre il 31 marzo c.a.
presso gli uffici di questa Comunità
(orario 9-12 - 16-18, tranne il sabato)
per rinnovare la precedente domanda
o presentarla ex novo, in caso di variazioni intervenute nella gestione dell’azienda.
Per le domande presentate l’anno
scorso si ia presente che la Regione
Piemonte non ne ha ancora deliberato
la liquidazione in quanto i finanziamenti previsti si sono rivelati insufficienti. La liquidazione dovrebbe avvenire comunque al più presto, si attende infatti l’approvazione di un disegno
di legge che aumenterà tali finanziamenti.
Chi non ha ancora presentato per
l’anno 1977 la domanda di indennità
compensativa ha la possibilità di farlo
quest’anno (e per i prossimi tre anni)
presentandosi ai nostri uffici sempre
entro il 31 marzo c.a. Gli uffici della
Regione fanno comunque presente che
tali domande saranno accolte solo se i
finanziamenti risulteranno sufficienti.
Si precisa pertanto che :
L’indennità viene concessa a coloro
che : risiedono nelle zone di montagna,
Colonia
e campo cadetti 1978
La Casa Valdese di Vallecrosia rende
noto che si sono ultimate le iscrizioni
alla Colonia e al Campo Cadetti per raggiunti limiti di disponibilità.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 25 febbraio ai 3 marzo
Doti. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
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FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
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FARMACIA INTERNAZIONALE
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Martedì 28 febbraio
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{ Dott.ssa Gaietto)
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G.Tel. 90.884 -90.205
Primo circuito
Incontro dei monitori e
monitrici
Domenica 26 febbraio
ore 14.30
presso l’Asilo Valdese di
Torre Pellice.
Tutti i monitori e le monitrici del I Circuito sono
caldamente invitati a partecipare a questo incontro in
cui oltre ad uno scambio di
idee sul programma in corso si definirà la giornata della festa di canto delle nostre
scuole domenicali
ANGROGNA
POMARETTO
coltivano un fondo di almeno tre ettari (circa 8 giornate Piemontesi in proprietà o in affitto), si impegnano^ a
coltivare il fondo per altri 5 anni (sono
esclusi da tale impegno i pensionati).
Per la compilazione delle domande è
indispensabile che gli interessati sappiano fornire i dati relativi alla superficie aziendale divisi per colture ed il
numero dei capi bestiame.
^Assessore alV Agricoltura
Franca Coisson
RORA’
• Ricordiamo l’assemblea di
chiesa di domenica 26 febbraio
( significato della Cena del Signore).
® Il culto di domenica 5 marzo sarà a cura del gruppo dei
ragazzi del catechismo; il testo
della riflessione biblica è quello indicato dalla Federazione
giovanile; Apocalisse 21.
• Dal 5 al 12 marzo riceveremo la visita della Commissione
Distrettuale che incontrerà il
Concistoro, presiederà il culto
del 12 marzo, la riunione quartierale alle Fucine ed avrà un
incontro con la scuola domenica
le ed il gruppo del catechismo
• Quanti desiderano parteci
pare al viaggio a Roma (28 aprile - 1° maggio), sono pregati di
iscriversi presso il pastore en
tro e non oltre il 15 marzo.
• Ringraziamo il Moderatore
Sbaffi per aver partecipato alla
giornata di domenica 19 in cui
abbiamo riflettuto sul significato del 17 febbraio in un’atmosfera di fraternità e di viva attenzione. Il pastore Sbaffi ci ha
parlato con estrema chiarezza
della situazione delle comunità
valdesi dell’Uruguay ed Argentina ed ha presentato il significato delle intese con lo stato.
Ci scusiamo con i fratelli che
non abbiamo potuto ospitare
con noi al pranzo; la capienza
della sala non ci permette di
andare oltre il centinaio.
BOBBIO PELLICE
• Il 15 febbraio, all’Ospedale
di Torre Pellice, dove era ricoverata da circa un mese, è deceduta la nostra sorella Maria
Michelln Salomon ved. Pontet,
abitante al Parau, di 72 anni.
A tutti i familiari la Chiesa
rinnova l’assicurazione della sua
solidarietà nella comune fede in
Cristo.
• Ricordiamo che sabato 25,
alle 20.45, alcuni giovani di Bobbio invitano tutta la comunità
a una serata di canti con nell’intervallo un vivace scherzo
comico.
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
RODORETTO
Dopo che l’assemblea, per
forza di cose poco numerosa,
aveva deciso di fare a meno
del culto del 17 febbraio, la maggioranza dei masellini ha chiesto
che questo fosse ripristinato.
Diciotto persone hanno quindi
partecipato al culto presieduto
dal pastore emerito Alberto Ribet, che ringraziamo.
Centotrenta persone circa si
sono invece raccolte a Maniglia
per il culto del 17 della comunità di Perrero-Maniglia, dove
un’assemblea attenta ha ascoltato le parole del pastore Paolo
Ribet e dove la corale ha cantato due inni. Dopo il culto, il
pranzo. È tradizione. Cinquanta persone si sono incontrate al
ristorante di Chiahrano, dove
si sono trattenute Ano a sera.
Ospite il pastore emerito Alberto Ribet, il quale ha .parlato
dell’opera evangelica a Livorno,
dal secolo scorso Ano ad oggi.
Il pastore Ribet ha infine concluso la sua «tre giorni» a Ferrerò presiedendo il culto domenicale a Ferrerò; per la fatica
cui si è sobbarcato tutta la comunità gli è grata.
« In questi giorni, purtroppo
un altro fratello ci ha lasciato,
Arturo Pons di Chiahrano, consunto dal male che uarmai -da
anni lo minava. Quanto egli fosse apprezzato lo ha testimoniato la folla che lo ha accompagnato per il suo Itimo viaggio,
a Pomaretto il 16 u.s.
• Lunedi 20, a Perrero, abbiamo avuto il piacere di avere come ospite per la riunione quartierale il Moderatore, pastore
Aldo Sbaffi. Si è trattato di un
incontro simpatico, non solo
con 1’« autorità » della chiesa,
ma con un portavoce delle chiese di fuori delle Valli, con le
quali occorre mantenere un dialogo costante, se non vogliamo
che le chiese delle Valli si rinchiudano dentro uno sterile tradizionalismo.
PRAMOLLO
« Ad un numeroso pubblico, i
giovani della filodrammatica
hanno presentato nella serata
del 17 febbraio e nel pomeriggio di domenica 19 la commedia « Il manichino di legno »,
mentre la corale ha intrattenuto
i presenti durante gli intervalli.
• Un grazie di cuore al prof.
Paolo Ricca che ha trascorso
insieme a noi la giornata del 17
febbraio e ci ha rivolto nel corso del culto da lui presieduto,
un messaggio molto apprezzato
dall’assemblea che solo in queste occasioni gremisce il tempio. Durante l’agape fraterna
seguita al culto, nell’alternarsi
di messaggi di saluto da parte
dei fratelli presenti, è fuoriuscito quello che è stato probabilmente l’avvenimento più importante del 17 febbraio di quest’anno; l’approvazione delle Intese
fra le Chiese valdo-metodiste e
lo Stato italiano. Dalle tappe
storiche che hanno caratterizzato il cammino di questa nuova svolta alle responsabilità che
questo comporta per la « predicazione evangelica nell’Italia
del papa ».
« Dopo lunghe sofferenze, è
mancato all’affetto dei suoi cari il fratello Enrico Bounous di
75 anni, anziano per lunghi anni del quartiere di Pomeano. I
funerali si sono svolti giovedì,
16. Ai familiari le sentite condoglianze della comunità.
Come l’anno scorso ad Angrogna con Tullio Vinay, anche
quest’anno con Giorgio Peyrot,
ili occasione della giornata comunitaria del 17 febbraio si è
ripreso l’argomento maggiormente dibattuto al Sinodo. Peyrot era infatti fresco dell’incontro con la commissione governativa riguardo alla stipulazione delle intese tra Stato e Chiesa Valdese. Dopo il culto con la
partecipazione di 4 gruppi di
scuola domenicale e dopo l’agape comunitaria (un ottimo
pranzo realizzato dall’Unione
Femminile) cui ha preso parte
un gran numero di fratelli si è
dunque avuta la relazione del
prof. Peyrot seguita da diverse
domande postegli dai convenuti. Si può dire che come l’anno
scorso quando Vinay ci parlò
della sua testimonianza in Senato, anche quest’anno è stata
messa in luce la chiara intenzione di noi Valdesi di impegnarci e distinguerci nello Stato. Infatti il testo definitivo
delle intese parte dal principio
che Gesù Cristo non si impose
e non lo si deve imporre, noi
non pretendiamo dallo stato
alcun privilegio né offriamo nulla se non la semplice parola di
Dio. La giornata si è poi chiusa con dei canti sorti spontaneamente tra i partecipanti. C’è
solo da sperare che chi è estraneo al nostro ambiente capisca
che mai ci siamo limitati a festeggiare le nostre ricorrenze,
ma ci siamo sempre impegnati
per migliorare la nostra posizione in Italia.
Alberto, Federico, Damele.
• Sabato 18 sera, di fronte ad
una sala gremitissima, il « Coro
Aioino Val Pellice » ha presentato, con la consueta abilità,
un concerto di canti popolari.
La serata è stata organizzata
dai giovani del Prassuit-Verné
e le libere offerte raccolte sono
destinate al fondo stabili della
nostra comunità.
SAN SECONDO
• Favoriti da una serata limpida i falò si sono accesi numerosi sulla collina e fln nella pianura segnalando la presenza
valdese nella zona in tutti i luoghi tradizionali e in alcuni nuovi
insediamenti. Abbiamo rivisto
con piacere lo stemma della
erotta e la stella accesa a Costagallina dove le nuove costruzioni non permettono più di
accendere dei fuochi. Un gruppo di ragazzi della S.D. di Torino ha partecipato ai falò ed il
giorno seguente al culto ed al
pranzo.
La presenza del Moderatore
ha dato un tono particolare al
17 febbraio di quest’anno. Ha
predicato al mattino il tema della speranza, traendolo proprio
dal messaggio del profeta Geremia, il profeta del giudizio di
Dio. Al pranzo, a cui hanno partecipato circa 160' persone, il
Moderatore ha spiegato come si
è giunti a siglare le Intese. Ringraziamo l’Unione Femminile
che si è incaricata del non facile compito di organizzare e preparare il pranzo e la cena di
questo « 17 ». Ringraziamo anche il Sig. Attilio Godino ed i
giovani (ragazzi e ragazze) che
hanno servito il pranzo.
• Tuttavia il giorno del 17 è
stato rattristato dalla scomparsa di Teresa Ricotto, moglie di
Emanuele Gardiol della Rivoira.
Al marito ed al Aglio Amato
esprimiamo il nostro affetto
sincero.
Cosa dicono di noi
Il 19 febbraio durante il culto è stato benedetto il matrimonio di Gardiol Emilio e Binelli Nicoletta di Pomaretto. La
comunità presente al culto si è
riunita attorno agli sposi confermando gli auguri di felicità e
di bene. Che lo Spirito del Signore accompagni i novelli sposi durante tutta la loro vita.
9 I festeggiamenti del 17 febbraio si sono svolti nel modo
consueto — falò al 16 sera, corteo, culto e agape. Era presente
alla cerimonia il V. Moderatore past. Giorgio Bouchard, il
quale nel suo messaggio ci ha
portato in mezzo alle difficoltà
di vario tipo in cui vivono i nostri fratelli in fede del Sud
America. Era present3 anche
la delegazione svizzera delle
chiese di Petit Lancy-Grand
Lancy - Onex - Bernex. Di nuovo quest’anno abbiamo avuto il
piacere di sentire le 2 bande
musicali; di Pomaretto e di Inverso Pinasca.
• La filodrammatica ha avuto
pieno successo con la recita di
V. Calvino « Così, ce ne adre
mo » seguita da una brillante
farsa « La consegna è di russare ». La recita è stata ripetuta
3 volte.
• La colletta del 17 febbraio
destinata ai fratelli del Sud
America ha reso la somma di
L. 500.(»0.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
Doni ” Pro deficit ” pervenuti nel
mese di gennaio 1978:
Giordan Enrico 14.000; Clot Luisa,
in mem. del marito Baroero Michele
50.000; Peyronel Oliva 3.500; Benech
Guido e Ida 10.000; Martinat Remo e
Luciana 6.000; Rivoir Ilda (osp. Asilo)
100.000; Cairus Lidia, in mem. di
Frascia Vittorina (osp. Asilo) 5.000.
Pons Maria ved. Rivoir (osp. Asilo)
50.000; Nini Besson-Cappello 10.000;
Geymonat Elena, in mem. della cugina Annina Roman-Peyronel (osp. Asilo) 10.000; Depetris Pier Dario e Rosina 8.000; Bertin Stefano (osp. Asilo)
5.000; Rivoir Rinaldo e Irma 10.000;
Arnoulet Noemi e Emma 8.000.
Doni pervenuti nel mese di gennaio 1978:
Bonnet Robert, Albina e René
10.000; Richard Aldo e Bianca 20.000;
Deodato Achille e Lillina 10.000; Giacomelli Elio, in mem. della madre Anna Tesi-Giacomelli (S. Giuliano TermePisa) 20.000; Pons Giovanni 10.000;
Elena Michelin Salomon in Girando
50.000; Chiesa Ev. di Como 15.000;
Graziella e Giacomo 10.000; Romano
Alfredo, in mem. della moglie Tron
Ivonne (S. Secondo di Pinerolo) 10.000;
Franco, Elda e Paolo Favout, in mem.
di Renzo, Enrico Favout e della nonna Cesarina Leger 50.000.
Grazie! (continua)
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Arturo Pons
ringraziano tutti coloro che si sono
prodigati per lui e tutti quelli che hanno partecipato al loro dolore.
In particolar modo ringraziano il
personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, il pastore Paolo Ribet e la signora Denise Micol.
cc Invocami nel giorno della
distretta: io te ne trarrò fuori
e tu mi glorificherai ».
(Salmo 50: 15).
Pomaretto, 16 febbraio 1978
RINGRAZIAMENTO
« Gesù disse: Io sono il pane
della vita, chi viene a me non
avrà fame e chi crede in me
non avrà mai sete ».
(Giovanni 6: 35).
Le famiglie Vigna, Baridon, Malan
nell’impossibilità di farlo personalmente, commosse per la grande dimostrazione di stima e affetto tributate al
loro caro
Da La Stampa di domenica 19 febbraio 1978 Edoardo Bullone così sintetizza storia e attualità del mondo valdese:
« I valdesi sono un popolo-chiesa.
Hanno tradizioni occitane, parlano il
provenzale, sono di religione protestante. La loro comunità è di circa quarantamila persone sparse nei vari continenti. Ma Torre Pellice è la capitale
spirituale. Lì ci sono i più ’’carismatici” pastori valdesi, e lì c’è la scuola
che insegna le teorie di Pietro Valdo,
eretico lionese ».
No commenti
Giovanni Vigna
ringraziano i pastori M. Ayassot e
Giorgio Tourn, i medici e personale
tutto della Divisione di Otorinolaringoiatria dell’ospedale Agnelli, tutti i
vicini di casa, in special modo le far
miglie Michelin Salomon, Costantino,
Charbonnier; il gruppo « Amici di S.
Margherita», la sezione A.N.P.I. di
Torre Pellice, la sezione Donatori di
sangue Valle del Pellice a FIDAS » e
tutti coloro che con scritti, fiori, presenza e opere di bene hanno preso parte al loro grande dolore.
Torre Pellice 20-2.1978-
8
8
24 febbraio 1978
UN FILM DI LARISSA SEPITKO
INTESE CON LO STATO
L’ASCESA
Tensione umana e scelte di fede in un’opera sulla resistenza presentata nella settimana del film sovietico
Il lungo viaggio non è
ancora al termine
È un film tratto dal libro Sotnikov di Vasil Bykov. Sotnikov è
anche il nome di uno dei due
protagonisti. La trama semplicissima è quella di due uomini
rnandati da un commando partigiano a cercare del cibo, cioè
Rybak e Sotnikov, missione che
si rivela molto più difficile del
previsto e che si conclude con
la cattura dei due da parte dei
tedeschi.
La regista è Larissa Sepitko,
dai dati della sua vita è certamente sui quarant’anni. E stata
allieva seppur per non molto
tempo del grande regista Alexander Dovienko e, dopo la morte di questi, di Mikhail Romm.
Dovienko, com’essa dice, le ha
insegnato a «vedere il mondo» e
ciò che vai di più per un regista
« restare fedeli a se stessi » evitando le imitazioni, le mode
di pensiero, le copiature, il che
non è facile se si pensa quanto
le circostanze storiche agiscano
su di noi impedendoci di produrre del nuovo — come Dovienko diceva — sì da aiutare
la gente ad esser migliore e più
umana.
Lo straordinario in questo
« grande » film è l’aderenza alla
realtà cruda di un rigido inverno della resistenza durante l’ultima guerra. La regista è troppo giovane per aver partecipato
ad azioni partigiane, ma l’esattezza delle azioni, delle situazioni, dei problèmi, dei contorni è
data da due fatti: il primo il
suo studio serio ed estremamente accurato di tutti i documenti
relativi alla lotta partigiana; il
secondo, la sua idea che non v’è
solo la memoria individuale, ma
accanto a questa quella del popolo e delle generazioni che sorpassa i limiti di una vita umana
e che si concreta non tanto in un
elenco di fatti quanto in una
quantità di valori morali. Essa
dice — ed anche ci dice nel
film — i padri hanno portato il
peso e la sofferenza della resistenza, ma la nostra domanda è
che cosa avremmo fatto noi al
loro posto. E lo svolgersi del
film nella terribile crudezza delle situazioni più diverse non ci
dà facilità di risposta, però ci
conduce a profonda riflessione
sul senso della nostra esistenza.
Il titolo del film è l’Ascesa;
evoluzione verso una diversa statura umana? Mi parrebbe più
appropriato il titolo « La Scelta » poiché è ben di questa che
si tratta continuamente nelle
situazioni che si succedono. Da
una parte, già nell’inquadratura
generale, v’è la macchina inumana del potere e quelli che vi
soggiaciono non sono uomini ma
strumenti ciechi della macchina
stessa, anti-umani che trattano
Comitato di Redazione: Bruno Bellion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffi,
Liliana Viglielmo.
DireHore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
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intestato a : « L'Eco delle Valli *
La Luce ».
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- economici 150 per parola.
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Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio I960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
gli altri come oggetti trascurabili; dall’altra parte le scelte
continue per essere persone libere, soggetti coerenti con la
propria vocazione di uomo.
La scelta diviene crudele quando è in giuoco non la propria
esistenza ma quella di innocenti come dei bimbi che son abbandonati a Se stessi in un casolare in pieno inverno e senza
cibo. Ma per essi è migliore la
semplice possibilità di esser
persone libere o di divenire degli oggetti di un potere demoniaco?
Quel che lascia perplessi è la
problematica del Film. Ho detto
che più di ascesa si tratta di
scelta, ma v’è di più: il capo
villaggio, con la Bibbia in mano,
che in primo tempo per proteggere il villaggio si fa collaborazionista, poi si ravvede ed è
pronto a morire. Sotnikov respinge i ragionamenti del nazista
che vuol convincerlo che quando
si è morti non si è né eroi né
traditori perché si è del tutto
morti; c’è la ragazza ebrea che
per non svelare le postazioni
partigiane accetta anch’essa di
essere impiccata con gli altri,
la madre, che lascia i suoi bimbi... il tutto in una tensione religiosa, anzi, di più, di fede, che
ci fa domandare se Sotnikov non
vuol rappresentare (come in parabola) il Cristo che dà la vita
per il popolo, tanto più che la
preghiera di richiesta del perdono a Dio pronunziata dal vecchio capo-villaggio ha per tempo non trascurabile sullo schermo il solo volto martoriato del
partigiano Sotnikov come se fosse lui a pronunziarla...
Non so se la regista sia credente o no, e non posso attribuirle intenzioni non sue; però è comunque rimarchevole che il film
sia stato ultimato nel maggio
’77 e che la regista dica di esso
« Il film è d’oggi ».
C’è da sperare che questo pregiato lavoro che fa tanto riflettere sia acquistato e messo in
circolazione nelle nostre città.
Tullio Vinay
Confesso di avere provato,
nell’apprendere la notizia che le
commissioni per le « intese »
hanno concluso il loro lavoro,
una certa emozione e penso che
per molti di noi sia stato così..
Emozione non certo paragonabile a quella del febbraio ' 1848,
allorché alle Valli giunse la notizia delle Lettere Patenti albertine: tuttavia giustificata.
Non è poco, infatti, vedere finalmente approssimarsi il momento in cui potremo vederci
scrollata di dosso la legislazione fascista del 1929-30, sin qui
ancora per buona parte regolatrice dei rapporti tra le nostre
Chiese e lo Stato, ed impostati
tali rapporti in un quadro costituzionalmente corretto ed attraverso norme rispettose della
nostra identità.
Rinviando alle sedi competenti ogni più approfondita valutazione dei risultati conseguiti,
sembra sin d’ora doveroso segnalare che il lavoro è stato
condotto a termine in tempi più
che ragionevoli. A ciò ha certamente contribuito il fatto che
le nostre Chiese erano state, a
più riprese, interessate a fondo
in ordine a tutta la non sempre
facile tematica dell’« intese », al
Í
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Il sindaco di Gaza
■A- Si chiama Rashid S. Shawa
ed è considerato « il più autorevole esponente politico palestinese delle zone occupate da Israele.
Vicino alle tesi delVOLP (= Organizzazione per la Liberazione
della Palestina), il suo nome è
stato fatto come uno dei rappresentanti palestinesi che Begin e
Dayan accetterebbero, di fronte
a loro, al tavolo di un'eventuale
trattativa ».
Sandro Ottolenghi ha intervistato il sindaco, che è un amico
di Arafat, per conto de « L’Europeo », settimanale in cui l’Oitolenghi ha anche pubblicato un
interessante articolo intitolato;
« Palestina, terra dimenticata »
(v. il n. 5 del 3.2.’78).
« D. - Lei non ha approvato
l'iniziativa di Sadat. Non la ritiene, comunque vadano le cose,
un passo verso la pace?
R. - Ho ammirato il coraggio del "rais” e la sua determinazione nel mettere, davanti a tutto, il problema dei palestinesi,
il nostro problema. Ma i fatti ci
stanno dando ragione: Begin non
vuole ritirarsi dai territori occupati, vuol lasciare qui, in Cisgiordania, i suoi soldati, vuol darci
una sovranità limitata. In pratica, gl’israeliani non riconoscono
a noi quei diritti umani che .sono
pronti a invocare per gli ebrei
sovietici, o per altre popolazioni
oppresse.
D. - Non accettate, dunque, una trattativa condotta da Sadat
in vostro nome. Chi vi può rappresentare?
R. - Oggi soltanto l'OLP può
parlare per noi. Gl’israeliani non
vogliono, ma la colpa è loro. Per
anni noi abbiamo proposto di
trattare, di discutere con noi, ed
essi non hanno mai accettato.
Ora sono loro a voler discutere
con noi, e non con l’OLP: ma è
troppo tardi. L’OLP ci deve rappresentare, anche se è chiaro che
non tutti i palestinesi s’identificano con Arafat, anche se è chiaro
(e voglio dirlo) che il fatto che
l'OLP si appoggi a Mosca non
piace a molti arabi. Ma è inevitabile farlo, visto che "gli altri" sono con Washington.
D. - C’è, secondo lei, una possibilità di uscire dal vicolo cieco?
R. - Certamente. Noi chiediamo
la liberazione dei territori occupati e l'autodeterminazione completa. Questa è la base. Israele
si preoccupa della sua sicurez.za? Ci dia una supervisione delle
grandi potenze, un controllo dell'ONU per cinque o sei anni. Noi
lo accetteremo. La sicurezza segue la pace, la pace viene da una situazione che non giustifichi
più la guerra.
D. - Ma è possibile una convivenza in pace tra arabi ed ebrei,
dopo tutto?
R. - Il problema, secondo me,
non esiste. Ebrei ed arabi sono
sempre rimasti insieme, e senza odio. Noi abbiamo necessità
dell’aiuto d’Israele, e Israele ha
bisogno di noi. Gl’israeliani sono nostri nemici perché stanno
qui da occupanti, e'ce lo fanno
pesare. Io credo che potrebbero diventare nostri amici, sinceri amici ».
Noi non siamo in grado di valutare appieno le opinioni qui
espresse dal sindaco. Ma esse ci
piacciono, per l’equilibrio e la
mitezza che, in certa misura, esprimono.
L’articolista riporta poi obiettivamente (ci sembra) le sue personali impressioni. La vera occupazione israeliana nella Cisgiordania (egli scrive) « è quella
delle prigioni, degl’interrogatori,
anche molto "pesanti”, delle detenzioni senza processo, come ha
concluso un recente rapporto
dell’ONU. Ma è, soprattutto, quella dell’esproprio delle terre in
base a considerazioni di "sicurezza”- o di "necessità di Stato".
Si parla di 150.000 ettari di Palestina sottratti agli arabi dal 1967
a oggi, di migliaia di abitazioni
distrutte, di centinaia di famiglie
arabe trasferite, private dell’alloggio o del campo da coltivare.
La vera occupazione la si vede
lungo la strada della vallata del
Giordano, o sulle colline, o a
sud di Gaza. In dieci anni gl’israeliani hanno creato più di 100
"settlements" ( = insediamenti)
nelle zone occupate, affidati a
cooperative di lavoratori, a gruppi di religiosi fanatici della "grande Israele", a kibbutzim alla ricerca di altre terre, a militari in
pensione. A questi insediamenti,
come sappiamo, Begin non vuol
rinunciare, come ad altre cose.
Ma i "settlements” costituiscono,
per i palestinesi, il segno più netto della dominazione israeliana».
la rilevanza delle procedure e
dei contenuti, con una progressiva chiarificazione ed enucleazione, sia sotto il profilo ecclesiologico, che sotto quello politico e giuridico, di alcuni principi fondamentali, e perciò irrinunciabili, da seguirsi come filo conduttore nelle trattative.
Tavola valdese. Comitato permanente metodista e la nostra
delegazione si sono cos;. trovate
in condizione di presentarsi preparate all’appuntamento e con
un mandato preciso, quale quello risultante dall’ordine del giorno al riguardo approvato nella
sessione congiunta del Sinodo
valdese e della Conferenza metodista nell’agosto del decorso
anno. Ciò ha consentito, altresì,
di presentarsi con una bozza di
articolato, che è servita di guida e di costante punto di riferimento nel corso delle trattative.
Il testo definitivo redatto dalle commissioni ha evidentemente subì.to, a fronte della bozza
sottoposta al Sinodo, emendamenti e modificazioni: ma sempre nel rigoroso rispetto dei
termini del mandato e senza
formule di compromessx) frutto
di patteggiamenti inaccettabili.
Tutto ciò proprio nello spirito
di quello che noi riteniamo debbano essere le « intese ».
Il lungo viaggio non è ancora
al termine, le difficoltà non possono dirsi tutte superate, nuovi
iraprevedibili ostacoli potrebbero ancora sorgere ; ma le premesse per un buon approdo sono state poste. Un ringraziamento a quanti si sono in modo particolare impegnati in questo lavoro non sembri, dunque,
fuori luoTO né in contrasto con
la sobrietà con la quale le nostre Chiese prendono atto della quotidiana fatica di quanti
operano nel loro ambito.
La notizia è buona, e come tale va accolta, senza trionfalismi,
ma come segno visibile che il
Signore non ci abbandona oggi,
come non ci ha abbandonato
ieri, e con il proposito di un
rinnovato impegno di testimonianza nella realtà nella quale
siamo chiamati a vivere.
Aldo Ribet
BOLOGNA
Associazione italiana
Donne Medico
L’Associazione Italiana Donne
Medico (AIDM), riunitasi in
assemblea nazionale a Bologna
nei giorni 19 e 20 novembre scorsi, colla partecipazione di varie
Associazioni Donne Medico europee della Germania, della
Francia e della Spagna, ha messo in guardia tutta la classe medica sui pericoli delle radiazioni ionizzanti e l’ha invitata a seguire le recenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della
“T
novità
GRADO G. MERLO
ERETICI E INQUISITORI
nella società piemontese
del Trecento
con il testo inedito dei « registri » inquisitoriali dei processi
di Giaveno (1335) e delle Valli di Lanzo (1373)
Voi in 8“, pp. 320 -f 4 tav. f.t., L. 7.200
□ Ampia e approfondita ricerca, condotta su fonti in gran
parte inedite, che tenta di ricostruire con un lavoro a
mosaico il tessuto sociale e il mondo ideale in cui si è
sviluppato il fenomeno ereticale dei « valdenses » in tutta la sua varietà, documentandone l’imprevedibile estensione e le forme di difesa contro la repressione inquisitoriale. ...
Ne emerge uno straordinario « spaccato » di vita ereticale nel Piemonte del Trecento.
EDITRICE CLAUDIANA
Via Principe Tommaso 1
c.c.p. 2/21641 - 10125 TORINO
Sanità (OMS) al fine di limitare il tasso di inquinamento di
dette radiazioni nell’atmosfera e
i danni derivanti alla popolazione dalla loro azione mutagena e teratogena (che provoca
cioè alterazioni, mostruosità, incidendo sul patrimonio genetico deU’individuo).
Nella sua mozione l’AIDM ricorda le raccomandazioni delrOMS, che sono le seguenti:
I) Evitare le radioscopie;
II) Limitare le schermografie di massa sostituendole quando possibile con radiografie;
III) Impiegare altre tecniche diagnostiche alternative.
A questo fine l’AIDM auspica
che l’uso di qualsiasi apparecchiatura o fonte di radiazioni
ionizzanti venga riservato solo
a personale specializzato ; che
vengano sensibilizzati i medici
sulla pericolosità di ripetute indagini radiologiche; che vengano potenziati con priorità gli
studi di nuove indagini non
aventi carattere di pericolosità
e le conoscenze delle nuove tecniche alternative.
Inoltre, la sezione piemontese
dell’AIDM ha anche preso posizione nei riguardi del piano
energetico nucleare, recentemente approvato dai deputati, che
prevede la costruzione di 12 centrali nucleari. L’Associazione nella sua mozione esprime il suo
allarme nei riguardi della pericolosità insita nell’energia dell’atomo, sollecitando gli organi
competenti affinché vengano ulteriormente prese in considerazione e studiate tutte le soluzioni alternative possibili.
r. p.