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numero 35
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presso l'Ufficio PT Torin L'Editore si impegna a corrispondere il diritto R
L'AMORE
(¡Or dunque queste tre cose durano:
fede, speranza e amore»
1 Corinzi 13,13
CERTO, l’amore è qualcosa che durerà fino alla fine, ci sembra già di
vivere in un mondo pieno d’amore,
dominato dall’amore. O meglio, viviamo in un mondo dominato dalla parola amore: l’amore è presente nel rapporto fra coniugi, fra genitori e figli,
fra amici e compagni, nel rapporto
con il gruppo nazionale e i simboli che
lo rappresentano, nel rapporto con il
proprio lavoro e il proprio impegno,
nel rapporto con la squadra o lo sport
preferito, nel rapporto con le persone
meno fortunate, nel rapporto con il
potere e il successo, nel rapporto con
Dio. Ma quando una stessa parola è
onnipresente, allora vuol dire che
qualcosa non va, cominciamo a insospettirci e ci poniamo delle domande.
La povertà del nostro vocabolario
italiano viene messa in evidenza
proprio dal fatto che un sentimento,
che si esprime in una gamma così vasta di riferimenti, venga espresso con la
sola parola: amare/amore. Qui rischiamo di non capire più nulla. Gli autori
ài Nuovo Testamento hanno ¡(inventato» una parola, prima di allora inutilizzata dal mondo greco classico (che
pur conosceva tutta la gamma dei sentimenti), per parlare del legame che
unisce Dio all’umanità, e che la Scrittura ci chiede di avere nei confronti di
Dio, del nostro prossimo e anche del
nostro nemico. È la parola ¡¡agape»,
che Paolo cerca di farci comprendere in
questa pagina. Dopo la lezione di Tullio Vinay (e di tanti altri prima di lui),
la parola ¡¡agape» è ormai entrata a
pieno titolo nel nostro vocabolario cristiano con la sua gamma specifica di
significati. Siamo stati costretti alla
traslitterazione del greco in quanto dal
tempo di Agostino quella parola greca
è stata tradotta con ¡¡carità» (come fa
anche la nostra Riveduta!), con il rischio di offuscarne, o di modificare sostanzialmente, il significato. L’agape
ama senza calcoli, ama dedicandosi
all’altro, si spende per l’altro.
Ma di amore si parla anche in altri
modi: c’è il significato di voler
bene a qualcuno, da cui deriva il sentitnento dell’amicizia (¡¡filìa»). Si tratta
ai un legame anche molto forte che si
^t^taura fra due persone e che le lega
‘ Una alTaltra. Qui è presente l’aspetto
^lla reciprocità che dà consistenza e
spessore al sentimento amicale. C’è poi
a significato di piacere, apprezzare, da
CU! deriva Tmver piacere» in qualcosa
0 nel fare qualcosa. E qui gli oggetti del
Piacere sono i più vari, come sono
molto varie le cose nelle quali troviamo il nostro piacere. In questo caso
aspetto della reciprocità non c’è, e
‘jnel sentimento di piacere rimane o
°fna al soggetto che lo manifesta. Ma
! amore, specialmente nel nostro
^mpo, si parla ancora in altro senso:
nmo ciò che mi dà la massima soddijnzione, che porta all’ajfermazione di
^stesso, e faccio di tutto perché que0 avvenga, senza guardare troppo
sm " all'altro o agli altri. Quenon è più ¡¡filìa», ma «eros». Le di^nsioni che ha raggiunto nei nostri
° orni questo carattere dell'amore so”ofe. C’è, infine, un’altra dimenoat^- crmore, quella di amare la
Da, la bandiera, il club sportivo
Ver ^ ha ancora un altro e dioerho greco che lo esprime. Il
suph° ^ P^opnio pieno di amore nelle
chen’^^^ ^f^ntature. Qual è l'amore
, aura? Qual è l’amore che esprime
di Dio e al quale l’Evangelo
iMiii i credenti l’uno verso
Queu ^{^ano tanti tipi di amore, ma
l’n„ ° cir cui sta parlando Paolo è
° PO-' basta non confondere.
Domenico Tomasetto
; ITI MAX AI.K DKU.E CHIESE EVANGELICHE BATTISI E, METODISTE, VALDESI
Si è svolto a Ecumene il 13° Congresso della Federazione giovanile evangelica italiana
Identità^ narrazione e formazione
L'identità dei giovani evangelici acquista consapevolezza nel confronto con il passato e con
il presente e «si gioca» nel mondo. Valutazione positiva delia collaborazione con le chiese
BARBARA GRILL
Dal 3 al 6 settembre si è svolto
a Ecumene il XIII Congresso
della Federazione giovanile evangelica italiana (Egei). Un appuntamento importante per la vita della
Federazione in cui si discute, si vota, si decide, ma soprattutto si confrontano e si mettono in comune
idee e progetti. I delegati dei gmppi
giovanili che aderiscono alla Federazione sono quindi chiamati
all’esame e alla valutazione del lavoro svolto e all’individuazione di
nuovi filoni di ricerca, da proporre
a livello nazionale. Progettualità e
partecipazione sono, unitamente a
divertimento ed emozioni, parole
che ben caratterizzano quello che è
un Congresso Egei: la condivisione
di aspettative e critiche e la decisione sul futuro della Federazione sono infatti qualcosa che coinvolge e
diverte al tempo stesso.
È indubbio che il Congresso debba essere, nelle sue discussioni,
specchio fedele delle attività dei
gruppi, in particolare della loro forza e possibilità a gestire e portare
avanti progetti e idee. Ci siamo
quindi interrogati sullo stato di salute delle nostre realtà locali, riconoscendo difficoltà e limiti a vivere
un lavoro di crescita comune, senza però dimenticare i risultati raggiunti in questi anni. Rispondendo
infatti a quello che sembra essere
un interesse sempre più marcato
delle nostre chiese verso i giovani,
il Congresso ha valutato positivamente il processo di avvicinamento
e le esperienze di collaborazione
già avvenute tra Egei e chiese. Il
culto in particolare è un momento
insostituibile di incontro tra le generazioni delle chiese, nelle quali si
avverte sempre più la necessità di
un reale confronto tra diverse
espressioni di fede. Voci diverse,
multiculturali, che offrono nell’animazione musicale e nella narrazione del proprio particolare modo di
vivere la fede, la possibilità di dare
nuova linfa a linguaggi e contenuti
della nostra spiritualità.
La Federazione ha individuato
inoltre nel processo «Essere chiesa
insieme» una delle sfide che caratterizzano la vita delle chiese. L’incontro con i fratelli e le sorelle dell’estero e un nuovo punto di vista su
temi importanti quali l’etica, la teologia e la spiritualità, implica infatti
che venga messa in discussione la
propria identità, in un cammino paziente di confronto e dialogo.
La storia della Egei degli ultimi
anni è stata attraversata da una
profonda e spesso lacerante riflessione sulla propria identità, evangelica giovanile e politica, ma che
soprattutto non è mai statica e costringe a ridefinire, volta per volta,
il proprio ruolo e la propria strategia. Se la Egei vive, da un lato, questa molteplicità di voci e di posizioni che ne costituiscono una ricchezza, dall’altro subisce la mancanza di punti di riferimento stabili: entrambi aspetti del mondo che
ci circonda e che come tali non
possono non interrogare chi, come
noi, tenta di vivere il presente senza dimenticare la necessità di
esprimersi come credenti. La nostra identità acquista senso e consapevolezza di sé esclusivamente
nel confronto e nel dialogo quando
le differenze, presenti anche in un
cammino comune, si raccontano e
si comprendono. Un’identità narrativa quindi, che si confronti con
il passato e con il presente e che «si
giochi» nel mondo. In questo la nostra identità è anche politica e si
esprime nella testimonianza e nel
racconto, misto a memoria, delle
nostre identità.
L’esperienza dell’alterità, del
confronto con l’altro, caratterizza
anche il nostro rapporto con Dio,
rapporto che non rimane mai fuori
dalla nostra portata: la testimonianza che Dio dà di sé apre infatti
nuovi squarci di ascolto, parola e
azione. La necessità di individuare
prospettive nuove verso una società pluralista e garante delle libertà di ognuno e ognuna a vivere
le proprie diversità, mette in gioco,
in modo forte, la nostra identità di
protestanti. Un’identità che si costituisce in parte per negazione a
una realtà più compatta e uniforme ma che ha dimostrato, nella
sua tensione verso le libertà negate, di poter dare nuovi stimoli al
cambiamento, spesso vissuto come scommessa. La tensione alla libertà e la sua conquista è tuttavia
più semplice della sua gestione,
tanto da rivelarsi la scelta più faticosa proprio perché presuppone il
dialogo e il confronto. La sfida che
riteniamo di volere affrontare è
quella di vivere una identità aperta
e multiforme che, prendendo le
mosse da una storia definita e da
una memoria comune, continui a
evolvere mantenendosi sempre
coerente nelle sue posizioni.
Il sistema finanziario non era in rapporto con l'economia reale
Saranno gravi le conseguenze della crisi in Russia
FERDINANDO PELAZZO
MOSCA — L’attuale
crisi in Russia è soprattutto una crisi politica
che ha avuto come detonatore quella del sistema finanziario, a sua
volta innestatasi sulla
preesistente crisi economica. Una crisi dalla rapidità e virulenza che ha
sorpreso tutti, particolarmente coloro che, come me, operano nel settore finanziario.
Innanzitutto va detto
che la crisi finanziaria
ha in Russia le sue cause
principali e i suoi responsabili, in particolare: la politica rnonetaria
del governo, avallata
dalla Banca centrale,
che ha preferito non pa
gare gli stipendi e costringere il paese al baratto, pur di non aumentare l’inflazione: il
Fondo monetario e gli
organismi internazionali che hanno suggerito
questa politica, fingendo poi di credere a dati
macroeconomici visibilmente falsi nella certezza, anch’essa falsa, che
esistano una sola via e
un’unica tabella di marcia verso il mercato; il
sistema bancario privo
di capitali e del necessario rapporto con l’economia reale; il castello
di titoli di stato e di
azioni acquistati dalle
banche senza possibilità
di venderli ai risparmiatori privati: il gran numero di consulenti stra
nieri interessati a creare
un’immagine positiva
del paese e del suo
«mercato finanziario»;
forse anche la mania di
grandezza russa, che ha
illuso Mosca di essere
diventata una capitale
finanziaria paragonabile
a New York o Londra.
Date queste premesse, è bastato poco perché il sistema cominciasse a crollare rovinosamente: il governo ha
congelnto il rimborso
dei titoli di stato, le banche sono rimaste prive
di liquidità e la Banca
centrale ha preso iniziative più dettate dal panico che dalla razionalità. Quale immediata
conseguenza. Mosca,
indipendentemente da
chi sarà il nuovo primo
ministro, tornerà a essere la capitale della
Russia, cioè di quella
Russia che in crisi vi si
trova già da anni, mentre l’assenza di fondi
stranieri costringerà il
paese a cercare delle soluzioni interne inevitabilmente di tipo inflazionistico, almeno nel
primo periodo.
Quest’ultimo aspetto
influenzerà ulteriormente e pesantemente
il livello di vita della popolazione, particolarmente di quella anziana, e se non comporterà
spargimenti di sangue,
sicuramente inciderà
sul tasso di criminalità
diffusa, oggi pressoché
assente nella capitale.
MANIFESTAZIONE A ROMA
PER LA LIBERTÀ RELIGIOSA
Quasi 2.000 persone hanno partecipato alla manifestazione di sabato 5 settembre a Roma, in piazza S.S. Apostoli,
indetta dall'Alleanza evangelica italiana
(Aei) per sostenere la necessità che il progetto di legge del governo sulla libertà
religiosa sia radicalmente modificato in
modo che rispetti meglio la situazione e
le caratteristiche proprie di quelle comunità e associazioni evangeliche che non
hanno stipulato Intese e che in futuro
non possono o non vogliono farlo (vedi
Riforma n. 23 del 5 giugno).
Al mattino una delegazione dell'Aei,
che collega una serie di chiese e associazioni dell'area libera e pentecostale indipendente, ha incontrato l'on. Domenico
Maselli, segretario della Commissione affari costituzionali della Camera e relatore della legge in discussione, che ha dato
assicurazioni sull'intenzione del governo
di procedere ad alcune modifiche, tra
l'altro proposte anche nell'ambito delle
chiese che fanno riferimento alla Commissione evangelica per i rapporti con lo
stato promossa dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia.
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 11 SETTEMBI^
DIMENTICARE LE COSE CHE STANNO DIETRO
La forza di una chiesa non viene dal fascino di una prestigiosa tradizione ma dalla potenza della passione di Cnsil
La Settimana Santa è il centro della storia universale, è il centro del cosmo, è il centro della nostra vita personalq
E-ì:.
GIORGIO BOUCHARD
CARE sorelle, cari fratelli,
cari candidati,
la città di Filippi si trovava
nel cuore della Macedonia, in
una zona ricca di commerci e
di miniere d’oro; rifondata da
Filippo il Macedone nel IV
secolo avanti Cristo, nel 42
a.C. era stata teatro della celebre battaglia nella quale Ottaviano aveva sconfitto Bruto
e Cassio: lì era morta la Repubblica romana ed era nato
l’Impero. Ottaviano, divenuto imperatore, ne aveva fatto
una colonia militare col nome di Colonia Julia Augusta
Victrìx Philippensis. Essa non
dipendeva dal governatore
della Macedonia: rispondeva
direttamente a Roma; era anche una sede strategica, vicino alla «Via Egnazia» che collegava Durazzo con Bisanzio.
Anche per Paolo Filippi è
una sede strategica; lì ha incontrato faccia a faccia il potere romano; lì ha vissuto
una sofferta delimitazione
dalla tradizione ebraica; lì ha
visto fiorire una generosa comunità cristiana. Ma ora
Paolo è anziano, malato, prigioniero, pensa alla morte e
sente il bisogno di tracciare
un bilancio con la comunità
che lo sostiene.
Il «pedigree» di Paolo
PAOLO mette subito in
chiaro che ciò per cui
egli si batte non è una tradizione. Eppure, questa tradizione si fonda su dei dati oggettivi (v. 4-5): egli è ebreo
per nascita, non per una
transitoria ventata sentimentale; è stato circonciso al momento giusto: discende proprio da Giacobbe (Israele),
non genericamente da Àbramo (come gli Ismaeliti) o da
Isacco (come gli Edomiti);
inoltre egli discende da Beniamino, il figlio dell’amata
Rachele, l’unico dei patriarchi che sia nato in Palestina;
la tribù di Beniamino aveva
la prerogativa di camminare
in avanguardia nei giorni di
battaglia: uno dei gridi di
guerra degli antichi Israeliti
era infatti: «Dietro a te, o Beniamino!».
Dopo lo scisma, e anche
dopo l’esilio. Beniamino era
rimasta con la tribù di Giuda,
per mantenere la continuità
del popolo di Dio. Il «pedigree» di Paolo è dunque per
fettamente a posto; inoltre,
egli ha studiato l’ebraico a
fondo, è stato un fariseo, e un
grande moralista. Scherzando un po’, si potrebbe dire
che egli è un Comba, nato a
Torre Pellice, battezzato da
Giorgio Tourn, membro della
Società di studi valdesi e altresì del Comitato esecutivo
di Agape; e quanto ai regolamenti, fariseo... Per Paolo
tutte queste cose sono semplicemente una perdita (v. 7),
anzi valgono quanto spazzatura (v. 8). Perché questo giudizio così drastico? Perché
queste cose lo rendevano cieco di fronte a Cristo.
Paolo non ci vieta certo di
celebrare i 150 anni della
Emancipazione, i cent’anni
del Rifugio Re Carlo Alberto,
0 il centenario della nascita
di Giuseppe Gangale, il filosofo battista che ha saputo riconciliare Hegel con Calvino.
Credo che Paolo sarebbe stato d’accordo con questa immortale frase di Karl Jaspers:
«L’altezza dell'umanità si misura con la profondità della
memoria». Paolo ci dice solo
con grande chiarezza: voi
non troverete mai nel vostro
passato le soluzioni per il vostro futuro: il passato è solo
carne (v. 4). La forza di una
chiesa non viene dal fascino
di una prestigiosa tradizione,
ma dalla potenza della passione di Cristo (v. 10). Quando durante questo culto abbiamo letto il Simbolo niceno-costantinopolitano, abbiamo inteso affermare che
la Settimana Santa è il centro
della storia universale, è il
centro del cosmo, è il centro
della nostra vita personale.
Il Venerdì Santo
SAPERE questo significa
conoscere Cristo (v. 8). Dal
Venerdì Santo, dal Dio che si
fa «mistero del mondo», viene la salvezza; la giustificazione per sola grazia mediante la sola fede (v. 9). Il nostro
problema, infatti, non è che
siamo limitati, sofferenti: il
problema è che siamo malvagi, e abbiamo bisogno di essere perdonati.
Il giorno in cui noi cessassimo di credere nel grande
dramma del peccato e della
redenzione, noi torneremmo
indietro verso qualche schema di pensiero pagano, vec
«Se qualcun altro pensa di aver motivo di confidarsi
nella carne, io posso farlo molto di più: io,
circonciso l’ottavo giorno, della razza d’Israele,
della tribù di Beniamino, ebreo figlio d’Ebrei;
quanto alla legge, fariseo; quanto allo zelo,
persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che
è nella legge, irreprensiifile. Ma ciò che per me era
un guadagno, l’ho considerato come un danno, a
causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni
cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della
conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale
ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come
tanta spazzatura alfine di guadagnare Cristo
e di essere trovato in lui non con una giustizia mia,
derivante dalla legge, ma con quella che si ha
mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene
da Dio, basata sulla fede. Tutto questo, allo scopo di
conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione,
la comunione delle sue sofferenze, divenendo
conforme a lui nella sua morte, per giungere in
qualche modo alla risurrezione dei morti.
Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già
arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino
per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato
afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di
averlo già afferrato; ma una cosa faccio:
dimenticando le cose che stanno dietro e
proteruierulomi verso quelle che stanno davanti,
corro verso la meta per ottenere il premio della
celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù»
«Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli,
da dove aspettiamo anche il Salvatoti,
Gesù Cristo, il Signore»
(Filippesi 3,4b-14,20)
chio o nuovo: progresso-regresso, natura-libertà, casonecessità. Quest’ultimo schema è stato formulato 23 secoli fa da Epicuro, e sta tornando di moda. Alla fine di un
secolo dominato da una sorta
di stoicismo storicistico, noi
assistiamo oggi al ritorno in
forze deH’epicureismo; sul
piano teorico, l’universo si
spiegherebbe in base alla formula epicurea del caso e della necessità (lo ha scritto Jacques Monod nei suoi libri, e
Piero Angela lo suggerisce in
tv con ammirevole discrezione). Sul piano morale, si va
poi diffondendo un savio
egoismo, che talvolta diventa
un volgare edonismo. Noi respingiamo queste due forme
di moderno epicureismo e
manteniamo la centralità
della passione di Cristo.
Gli «evangelical»
Questo noi io crediamo,
se ne ritrova traccia nei
nostri canti, nelle letture di
«Un giorno una parola» con
cui apriamo le nostre giornate (e da cui le lasciamo guidare). Questo è un punto fermo.
Ma è un punto troppo fermo,
verso il quale noi esercitiamo
una sorta di leale freddezza.
Altri credenti sono molto più
caldi di noi; sono gli evangelicals, i pentecostali; predicano
sotto tenda, nelle favelas,
nelle giungle di liane e nelle
giungle d’asfalto: toccano i
cuori, cambiano le vite. Sono
la grande novità del XX secolo. Il XX secolo, che sta squallidamente tramontando, non
è solo il secolo del Gulag, di
Auschwitz, di Hiroshima:
è anche il secolo di Azusa
Street. Da quell’assemblea di
poveri, di donne, di neri, tenuta in una baracca alla periferia di Los Angeles, è esploso
il più grande movimento cristiano del nostro secolo, ricco di fermenti spirituali, morali, e pure ecumenici: il movimento carismatico è infatti
ormai patrimonio comune di
tutte le chiese.
Dono dei poveri, questo
movimento è oggr la più diffusa forma di esperienza cristiana nei centri universitari
di carattere scientifico. Questi credenti danno anche il
maggior numero di martiri
alle chiese cristiane. Ma di
questo si parla ben poco; forse non è «politically correct».
In realtà, qui noi ci troviamo
di fronte a una delle manifestazioni di quella che Paolo
chiama la potenza della Risurrezione (v. 10). Ma questa
potenza è all’opera anche
nelle nostre chiese e in ognuno di noi, credenti di tradizione riformata o metodista;
Dio ci ha afferrati mediante
la persona di Gesù Cristo (v.
12), mediante il fascino invincibile cbe promana dalla
sua figura e, mediante lo Spirito, egli ci ha chiamati. Non
a caso, al centro di questo
passo c’è la parola vocazione,
anzi, la «vocazione che viene
dall’Alto» (v. 14).
La Chiamata
La dottrina e la pratica della vocazione è il più grande contributo che noi protestanti abbiamo dato all’ecumene cristiana e alla storia
del mondo: il mondo moderno è pieno delle tracce della
pratica evangelica della vocazione. Certo, talvolta si tratta
di tracce difficilmente decifrabili. Max Weber, alla fine
della sua vita, esortando i giovani a concentrarsi sulla propria attività professionale diceva; «Ciò è semplice e facile,
quando ognuno abbia trovato
e segua il dèmone che tiene i
fili della sua vita»; e Cari Gustav Jung, nei suoi Ricordi dice; «Dovevo obbedire a una
legge interna, che mi si imponeva senza lasciarmi libertà
di scelta». Weber e Jung erano
abbastanza protestanti da intuire che alla base di ogni vita
c’è una chiamata, ma non lo
erano abbastanza per capire
che questa chiamata viene
dallo Spirito Santo. Paolo invece lo sa: per lui la Chiamata
è «dall’Alto», è «di Dio» ed è
«in Cristo» (v. 14).
La Chiamata, dunque, non
viene dalla tradizione: viene
dal Risorto, come sulla via di
Damasco. Ogni creatura vive
in base a una Chiamata, la
nostra chiesa vive in base a
una Chiamata: anche voi, cari candidati, siete qui sulla
base di una Chiamata. Il vostro compito sarà di aiutare i
credenti ad ascoltare la Chiamata, a interpretarla, a metterla in pratica.
Nelle vostre comunità molti credenti avranno delle vocazioni per la vita quotidiana. Ogni mattina, quando vi
siederete al vostro tavolo di
lavoro, ricordatevi che i vostri parrocchiani sono quasi
tutti al lavoro: un lavoro duro, spesso precario; oppure
stanno consumando la giornata vuota dei disoccupati e
dei cassaintegrati. Altri avranno delle vocazioni ecclesiastiche; leggete in fondo alla Relazione della Tavola e
scoprirete che la nostra chiesa ha 1.000 anziani, 500 monitori e catechisti, 100 predicatori laici, innumerevoli responsabili di attività femminili, giovanili, di circuiti e distretti: questo è il tesoro della
chiesa. Altre invece saranno
vocazioni pubbliche: cittadini del Regno dei cieli (v. 20),
alcuni vostri parrocchiani
avranno pesanti compiti di
cittadinanza nella Repubblica italiana; deputati, sindaci,
consiglieri, assessori e presidenti di Comunità montane,
sindacalisti, giudici, giornalisti, insegnanti, membri di
cooperative, artisti.
Altri ancora avranno delle
responsabilità in quelle 90
opere sociali e culturali in cui
si esprime la solidarietà della
nostra chiesa con le sorti della società italiana. Leggete le
prime pagine del Rapporto
della Tavola: troverete che
Tavola, Commissione diaconia e Opera metodista hanno
proceduto a più di 300 nomine (senza mettere nel conto i
92 pastori e i 23 diaconi). Cosa c’è dietro questi trecento
nomi? Ci sono centinaia di
vocazioni, individuali e comunitarie, perché come ogni
comunità ha la sua vocazione, così anche ogni opera sociale ha la sua vocazione:
pensateci bene, prima di
chiuderle.
Cari candidati, tra pochi
anni voi proverete la tentazione di liberarvi dell’eredità
di Carlotta Peyrot, di William
Stephen Gilly, di Giovan Pietro Meille, di Giuseppe Comandi, di Carlo Alberto Tron,
di Lucio Schirò, di Riccardo,
Fabio e Teofilo Santi, di Tullio Vinay, di Pietro Valdo Panasela, di Guido Ribet, di
Luigi Santini. In quel giorno,
il Tentatore userà proprio
questo versetto (v. 13), perché fin dal giorno in cui incontrò Gesù nel deserto egli
ama usare i versetti della
Bibbia per trarci in inganno.
Nel giorno di quella grande
tentazione, che Dio abbia
pietà delle vostre anime.
«Cittadinanza nei cieli»
CERTO, adempiere tutte
queste vocazioni comporta una «dura milizia», come diceva Calvino: aver comunione con Cristo significa
infatti partecipare alla sua
potenza, ma anche aver comunione con le sue sofferenze (v. 10); significa lottare,
talvolta perdere.
Per descrivere la lotta in
cui tutte le vocazioni finiscono fatalmente per esprimersi.
Paolo ricorre al consueto paragone sportivo (v. 13): quando l’atleta è in vista della meta, egli ha tutto il corpo proteso in avanti, l’occhio fisso
sul traguardo: se indugiasse a
voltarsi per considerare ciò
che sta dietro, egli sarebbe
perduto. Paolo, buon atleta,
deve dunque dimenticare le
cose che stanno dietro. E dice
anche a noi: dimentica. Non
essere prigioniero del tuo
passato personale o ecclesiastico: non riporre mai la tua
fiducia in questo passato.
«Chiesa evangelica valdese», tu non sei la chiesa di
Valdo 0 di Pietro Taglialatela;
sei la chiesa di Gesù Cristo,
oppure non sei nulla. «Chiesa
evangelica valdese», quando
pensi a Beckwith o a Gavazzi,
a Prochet o a Lombardini, a
Janni o a Miegge, sappi che
. eri
moni
questi grandi ricordi sono
10 il segno che TEtemo noi
ha abbandonata, e ti atte
nel suo Regno.
Perciò il nostro testo i
elude con questo verso
mortale: «Quanto a no:
nostra cittadinanza è nei
li, da dove aspettiamo r
11 Salvatore, Gesù Cristo
gnore». Come Filippi e
avamposto di Roma in
zo agli stranieri, coslo
chiesa è un avamposto
regno di Dio. Le nostre cl
operano in questo m
ma guardano verso la pai
celeste: essa è la loro
ma anche la loro spera..„„
Sigmund Freud, disconi
do della nostra fede, ha pu
lato deU’«awenire di unaili
sione». In realtà, il nostro a
colo è stato pieno di illusi:
senza avvenire; le stiai
seppellendo una ad una,
non risorgeranno. Cristo,!
vece, è risorto, e noi aspet»
mo la sua piena manifesti
zione. Siamo anzi con™
che solo chi attende il repf
di Dio può essere autentia;
mente presente nella sodi
terrena, senza nessun bi»;
gno di farsi delle illusioni.
0
n
amica c;
Willy jervis ! Sinodo
Concludo con un eseJ '
pio. Il 5 agosto 1944 pai; "j
savano davanti a questo teBj “
pio cinque condannatif 'm'
morte diretti a Villar Felice, scusso),
Tra di essi, GuglielmoJera's: culti
43 anni, ingegnere, mambro del pred
del gruppo di «Giovente- le, pera!
stiana», accademico deUii ¿a condì
futura medaglia d’oro. era,
di profonda fede, Jervis ai
va resistito a cinque me'
interrogatori nelle carco
Torino. Prima di andare]
fucilazione aveva inciso
sua Bibbia un breve mei
gio alla moglie Lucilla:
vi benedica e vi guardi, a , ^ i
vedremo certo lassù... Al p^a si,
fede fino aH’ultimo e spi
Sono sereno. Dio mi coni U>, il Si.
ta»". In realtà, il tema della iuesto: i
ta eterna percorre l’inli
corpus delle sue letterei
carcere, insieme coitMT
della preghiera e della nii
razione biblica.
Fino all’anno scorso l'JGioii
nessun «laico» ha mai*
messo quello che Gio(|
Agosti chiamava «il
ligioso dell’adesione
alia lotta di liberazione».l|(QUEST
lo dice neanche il voi® X che ir
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(1) vedi rarticol^^lÌ^Oni
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Babele» (Riforma
luglio 1998, pag- 61
(2) II testo co^ ,
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Firenze, La Nuova
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apertura del Sinodo.
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stampa nazionale e regionale. Eusoprattutto (di cui il Sino„„.Li do non ha discusso), omosessuadannatii' lilà (di cui il Sinodo non ha dilar Pellice scusso), la preghiera per Caselli
Imo/ervis: nel culto di apertura (iniziativa
a, memiiro del predicatore, non atto sinodaivente le, peraltro apprezzata da chi ne
co deUij ¿a condiviso lo spirito morale, corro. t/o%ie era, e non quello politico che,
lo era, si riferiva a un suo sens^alto, inteso come impegno per
^difesa di un bene comune così
damentale come quello delle
igole certe che, come tali, devo10 valere per tutti) e poi l’ecumeuardi,d (di cui il Sinodo, questa
ssù...At sì, ha discusso). Per chi non
IO e spi ™ seguito direttamente il dibattimi coni lo, il Sinodo è stato soprattutto
ria della iuesto: modernità e politica.
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Il Sinodo/un esempio di chiesa moderna perché evangelica
legiale, sinodale. Una chiesa, inoltre, che si governa in modo democratico, trasparente, con un sistema di nomine e controlli che, seppure imperfetto e fallibile, come
ogni tanto dobbiamo dolorosamente constatare, è veramente
«altro» da quel sistema «romano»,
verticistico e burocratico, che ormai offende la coscienza di un numero crescente di cattolici.
Ha dunque ragione la mia giovane amica cattolica? Siamo proprio «moderni» o non siamo piuttosto semplicemente «evangelici»? Cioè legati al «modello», non
gerarchico ma comunitario, della
chiesa apostolica che affrontava i
molti e gravi problemi nuovi mettendosi in discussione e mettendo
in discussione le proprie acquisizioni teologiche e culturali. Se essere moderni significa cercare di
essere fedeli al Signore nei problemi di oggi e non in quelli di ieri, allora sì, il Sinodo ha mostrato
quanto siamo moderni.
E invece, come sempre, il Sinodo è stato molto di più e quindi
un’altra cosa, come speriamo rendano conto le pagine di questo
«speciale Sinodo». Soprattutto è
stato, come sempre, un modo di
essere chiesa alternativo a quello
conosciuto (e spesso sconosciuto
se pensiamo ai meccanismi, «personalistici» e senza controllo, di
amministrazione delle risorse
economiche che il caso del cardinale Giordano di Napoli sta comunque mostrando a tutti) dalla
maggior parte degli italiani.
Una chiesa che prima di prendere una posizione su questioni delicate e sofferte (come l’eutanasia e
l’omosessualità, per fare gli esempi di quest’anno) si interroga
apertamente, seriamente e lungamente, nelle comunità prima di
tutto, tra esperti e meno esperti,
tra donne e uomini, tra teologi e
non teologi, in vista di decisioni
future - speriamo prossime - da
prendere comunque in modo col
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formulazione e quella secondo cui è meglio una parola
provvisoria, da rivedere e se
necessario cambiare seguendo l’evolversi dei rapporti
piuttosto che un silenzio di
troppi anni su questo tema
cruciale) si sono confrontate
con pacatezza, con serietà e
dovizia di argomenti da entrambe le parti. Confesso che,
pur essendo tendenzialmente
favorevole alla seconda posizione, più di una volta la qualità degli interventi mi ha fatto oscillare ora verso l’una
ora verso Taltra. Dei successivi dibattiti, specie quello
sull’eutanasia, ho potuto solo
leggere i resoconti dei giornali. Ma mi è sembrato di cogliere indirettamente anche
qui l’eco della loro qualità.
Come battisti non possiamo, credo, che compiacerci
di questo buon livello del dibattito interno alle chiese
valdesi e metodiste e del clima in cui si svolge, anche
perché il maggior respiro
temporale dei Sinodi (che si
snodano nell’arco di una settimana anziché di quattro
giorni e mezzo come le Assemblee battiste) consente di
affrontare più temi e in maniera più approfondita, offrendo stimoli e contributi
utili alla riflessione comune.
Cosa che noi battisti realizziamo piuttosto nei nostri
convegni nazionali, altro
Renato Maiocchi
strumento che ben potrebbe
trarre beneficio da momenti
di riflessione congiunta con
valdesi e metodisti.
Infine, approfitto dell’opportunità offertami da Riforma per dissipare, per quanto
possibile con questo mezzo,
uno spiacevole malinteso
che (me ne sono reso conto
in seguito a diverse reazioni
negative) ho involontariamente provocato con un mio
intervento. Si parlava di rapporti bmv, e riprendendo
una bella immagine della
Commissione d’esame («Se i
passi sono qualche volta incerti, se ci si deve aiutare
perché uno dei viandanti
qualche volta incespica o cade, non importa; si cerca insieme la strada, ci si dà una
mano») ho affermato che tal
volta si cade non perché si
incespica ma a causa di qualche sgambetto, e tanto più è
necessario In questo caso
darsi una mano per riprendere Il cammino. Il riferimento nelle mie Intenzioni
non era affatto oscuro e Impreclsato, rivolto a chi sa
quali persone o ambienti: subito dopo ho letto l’ordine
del giorno deH’Assemblea
battista, fortemente focalizzato verso un allargamento e
un’accelerazione del processo bmv, segnalando il fatto
che tale ordine del giorno,
pur contando su una solida
maggioranza («ben più ampia di quella che sostiene il
governo Prodi», ho aggiunto
scherzosamente) evidenziava anche un certo numero di
oppositori. A questo fatto ho
applicato, estendendola,
l’immagine della Commissione d’esame, sollecitando
indirettamente il Sinodo a
dare una mano, con un suo
ordine del giorno (che infatti
è stato proposto e votato) per
incoraggiare chi incespica a
continuare insieme il cammino. Mi rendo conto, col
senno di poi, che l’artifizio
oratorio (prima l’immagine,
poi la sua applicazione) è risultato maldestro e fuorviante e di questo mi rammarico
e mi scuso. Capita anche a
me, spesso, di incespicare e
di sperare in un sorriso indulgente che mi risollevi.
PAG. 3 RIFORMA
Le conclusioni del moderatore
Critica costruttiva
e collaborazione fraterna
GIANNI ROSTAN
CARE sorelle e cari fratelli, vorrei cominciare con due ringraziamenti: il primo è a voi che mi avete confermato la
fiducia; devo dire che avrei desiderato avere qualche scheda
bianca in più, perché questo significa una certa dialettica
che temo venga un po’ a mancare fra di noi. Apprezzerei
moltissimo, come ho apprezzato sempre, le lettere con delle
critiche costruttive: certo, non si può chiedere a tutti quelli
che hanno votato scheda bianca di mandarmi queste lettere,
ma tutto quello che voi potete suggerire o criticare costruttivamente è e sarà sempre ben apprezzato.
Il secondo ringraziamento va ai membri della Tavola e
dei nostri uffici: vorrei che vi rendeste conto, e spero che in
parte lo abbiate potuto fare, del grande lavoro che viene
svolto anche da altri, non soltanto nell'ufficio del moderatore o dal moderatore stesso, ma proprio da tutti i membri
della Tavola. Pensate non solo alle lettere che scrivo io (e
dato che sono lì per quello, scrivo) ma anche quelle scritte
da tutti gli altri membri della Tavola; e inoltre i rapporti
che loro fanno su tutti i problemi riguardanti i diversi distretti che sono sotto la loro, diciamo, visione. Sono rapporti importantissimi che permettono alla Tavola di lavorare
speditamente. E poi anche le visite che fanno: là dove vi sono dei problemi il primo che corre, o la prima che corre, è
sempre qualcuno della Tavola e non il moderatore, e questo
alleggerisce il lavoro del moderatore, che dovrebbe fare di
più in altri settori. Ma credo che di questo potremmo parlare di più l'anno prossimo, quando incominceremo a pensare più da vicino al futuro.
Torse quest’anno la Tavola ha ricevuto pochi mandati diretti; ho guardato velocemente gli atti: altri anni vi erano
molti ordini del giorno che dicevano «Il Sinodo incarica la
Tavola», «chiede alla Tavola» o «raccomanda alla Tavola»,
ecc., quest’anno ce ne sono stati di meno. Il che può significare due cose: uno, che noi andremo un po’ in vacanza, cosa sempre apprezzabile, che scriveremo un po’ meno lettere,
e anche questa è una cosa che magari qualcuno apprezzerà
molto, ma significa anche un possibile rischio: che vi sia,
come dire, un certo abbandono e che il Sinodo non si ritenga più così coinvolto nel dare degli indirizzi precisi alla Tavola. Io raccomanderei al Sinodo di dare sempre delle direzioni di lavoro precise alla Tavola.
Conoscete meglio di me i momenti culminanti di questo
Sinodo, se ne parlerà diffusamente sul nostro giornale. La
prima linea raccolta da questo Sinodo riguarda la collaborazione bmw (battisti metodisti e valdesi), non solo sul territorio per la cura delle chiese (sul territorio abbiamo incominciato, stiamo proseguendo, andremo avanti) ma dovremo
spingerci un po’ di più in quelle che sono le joint ventures,
cioè le avventure che facciamo insieme con i battisti; non solo quindi l’istituto Taylor di Centocelle ma anche altre cose.
L’anno scorso ci era stato raccomandato di studiare la possibilità di avere delle sessioni parallele, non congiunte ma almeno parallele, tra Sinodo e Assemblea generale battista.
Questo credo che sia ancora difficile, puramente per questioni logistiche e di stagioni nelle quali le nostre assemblee si
incontrano, però credo che sia possibile sin da ora collaborare in modo più vivace, più completo a livello dei circuiti, là
dove esista un parallelo nelle chiese battiste, e in alcune regioni questo c’è, ma soprattutto a livello delle Conferenze distrettuali. Penso che per lo meno potremmo invitare le chiese
battiste a partecipare (con delegazioni, deputazioni o rappresentanze, chiamatele come volete) alle nostre Assemblee
di circuito e alle nostre Conferenze distrettuali.
Voi sapete che io sono «impallinato» per la professionalità, e allora credo che quest’anno continueremo nella ricerca di mezzi, di strumenti di formazione per una nuova professionalità, specialmente all’interno dei comitati e anche
da altre parti. È un tema ricorrente nelle difficoltà che incontriamo nella gestione delle nostre opere e dei nostri istituti e quindi occorre sempre più professionalità. Questo vale
anche all’interno delle contabilità che potranno essere collegate sia a livello di istituti (e la Commissione sinodale per la
diaconia in questo campo sta già agendo) sia a livello delle
amministrazioni centrali, magari stabilendo una specie di
«centro servizi» anche a Roma e non solo a Torre Rellice.
Un altro tema delicato che è venuto fuori è quello, come
dire, del consenso e della comunicazione, anche alTinterno
dell’Opcemi e delle chiese metodiste. Credo che alTinterno
della raccomandazione che è venuta Tanno scorso e due anni fa, di accompagnare il Comitato permanente metodista
nella ricerca di strade sempre nuove per ottenere il consenso
e migliorare la comunicazione, la Tavola si adopererà anche nell’anno che si apre da domani in poi.
Uno dei sogni che abbiamo è quello di lavorare un po’ di
meno, e questo significa decentrare di più: noi dovremmo
riuscire a aumentare la supervisione e il controllo e lasciare
la gestione più decentrata. Credo che questo obiettivo debba
sempre rimanere alla nostra attenzione: alcuni tentativi fatti quest'anno, anche qui al Sinodo, ci pare vadano in quella
direzione e noi ce ne rallegriamo. A questo punto non rimane altro che augurarci, vicendevolmente, buon lavoro.
4
PAG. 4 RIFORMA
L'intervento del presidente della Federazione delle chiese evangeliche
Molto lavoro in attesa del terzo millennio
Tra gli impegni: le celebrazioni cattoliche e laiche per il 2000, il progetto
di legge sulla libertà religiosa, le chiese evangeliche non federate, la spiritualità
DOMENICO TOMASETTO*
SIGNOR presidente, care
sorelle, cari fratelli metodisti e valdesi, con Ravvicinarsi della fatidica data del
2000, l’attenzione di molti si
concentra sempre più su un
evento ancora futuro, ma
tanto interessante, e si perde
di vista quel che sta accadendo sotto i nostri occhi. Il 2000
può diventare, stavolta senza
colpa sua, un vero e proprio
«oppio del popolo»; un elemento di distrazione. Con
Ravvicinarsi della fine del secondo millennio tutto entra
in fibrillazione. Mai è stato
vero che la storia si è fermata,
anzi, abbiamo assistito a accelerazioni improvvise, ma è
certo che oggi assistiamo a
un fenomeno di dinamicizzazione, per cui tutto è in movimento frenetico. E noi, chiese evangeliche, dobbiamo
cercare di capire questo processo per non esserne schiacciati né succubi.
Lo stato mette in discussione gli equilibri di potere interno: U fallimento della Bicamerale indica che la prognosi
è ancora riservata, ma la patologia esiste. Ma c’è un altro
indicatore di democrazia che
è sotto tensione: la laicità dello stato. Stiamo assistendo a
una specie di assalto alla diligenza: prima o poi la diligenza si dovrà necessariamente
fermare. Da una parte, quindi, ci interessa quanto avviene intorno all’art. 8, terzo
comma della Costituzione, e
al Ddl sulla libertà religiosa,
dall’altra ci riguarda direttamente quanto si progetta, o si
trama, sulla scuola, sulla bioetica, sulla famiglia. Fra spinte integraliste e controspinte
laiciste, il principio della laicità viene sottoposto a bruschi scossoni. Non sappiamo
fin quando potrà reggere.
Altri punti fermi sono messi in discussione: uno di questi, all’interno della Chiesa
cattolica, che rimane pur
sempre uno degli interlocutori del dialogo ecumenico, è
Il presidente della Fcei, past. Domenico Tomasetto
il principio dell’uniformità.
Oggi il cattolicesimo si presenta con diversi volti e con
diverse posizioni. Non appare più come un organismo
uniforme: forse nel codice di
diritto canonico c’è scritto
così, ma la realtà storica è diversa. Dobbiamo imparare a
dialogare non più in base allo stereotipo dell’uniformità,
ma privilegiare Rascolto e la
diversità. Dobbiamo capire
con quale espressione del
multiforme mondo cattolico
stiamo in contatto. Un altro
punto fermo messo in discussione, parallelo e opposto a quello precedente, è
Restrema frammentazione
del mondo evangelico, con la
sua frenetica ricerca del «fai
da te». Questa stagione volge
al termine. Non siamo più
pochi e ben divisi, ma sempre pochi e alla ricerca di
unità. Il movimento centrifugo è finito, oggi assistiamo a
un movimento centripeto, alla ricerca di una qualche forma di collegamento unitario
che dia tranquillità e, forse.
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E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.it
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
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ffOfl
1998
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Partecipazioni: mrn/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è ii nuovo titoio deila testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del l'* gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 34 del 4 settembre 1998 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 2 settembre 1998.
«identità» collettiva comune.
Nel panorama evangelico italiano sono apparse forme di
aggregazione ecclesiastica
non più legate al «fare qualcosa insieme», ma all’essere
un nuovo soggetto ecclesiastico pubblico.
Come si muove la Federazione a nome delle chiese
evangeliche che ne fanno
parte? Sul versante pubblico,
con incontri ufficiali o con dichiarazioni del Consiglio, del
presidente o della Commissione delle chiese evangeliche
per i rapporti con lo stato.
Con la Chiesa cattolica si prosegue il dialogo a livello ufficiale, si prendono iniziative
comuni, si prosegue nel percorso ecumenico non privo di
contraddizioni. Siamo ormai
a buon punto per la traduzione ecumenica del Vangelo di
Giovanni (uscirà per il 2000),
siamo a buon punto per il testo del «Padre Nostro» ecumenico ed è in progetto un
convegno nella primavera
prossima per lanciarlo. Questo progetto che era nato per
le sole celebrazioni ecumeniche è diventato qualcosa di
più impegnativo: la Chiesa
cattolica lo adotterà come
formula liturgica italiana.
Con le nuove aggregazioni
evangeliche italiane c’è un
colloquio aperto, anche questo non privo di contraddizioni e di problemi, ma comunque aperto. C’è qualcosa
di nuovo che si muove sotto
il sole e che ci fa rallegrare: il
Comitato nazionale dell’Unione delle chiese awentiste
ha avviato la procedura di
consultazione fra tutte le
chiese awentiste italiane per
giungere nel ’99, in occasione
dell’Assemblea nazionale
(quinquennale), alla delibera
di adesione alla Federazione.
La collaborazione sul piano
locale e nazionale porta i suoi
frutti per il nostro piccolo
mondo evangelico italiano.
All’esigenza espressa da
molte parti per un rilancio o
una nuova attenzione per la
spiritualità, la pietà protestante, lo spazio di Dio nella
nostra vita, ci siamo mossi su
due fronti paralleli: da una
parte la creazione di un gruppo di studio per proporre
quelle iniziative pratiche per
rispondere a questa richiesta
(come ha indicato anche l’ultima Assemblea Fcei); dall’altra, prendendo spunto dal
motto dell’Assemblea («allarga le tue tende, rafforza i tuoi
paletti», il problema della nostra identità), il Consiglio ha
lanciato le «giornate teologiche» che si svolgeranno in
due momenti: prima sul piano regionale locale, poi su
quello nazionale. Il tema di
riflessione sarà il discepolato
cristiano, la sequela. Stiamo
mettendo a punto gli ultimi
dettagli. Noi cerchiamo di fare del nostro meglio per aiutare le chiese, ci aspettiamo
che le chiese aiutino noi nel
nostro lavoro
Sono certo che anche il Sinodo ’98 non ci farà mancare
neanche stavolta, oltre al sostegno spirituale, le sue indicazioni e la sua collaborazione. Grazie a tutti e buon lavoro, guidati dallo Spirito del
Signore.
* presidente della Fcei
La lettera di saluto di mons. Chiaretti
Lo Spirito Santo soccorre la
buona volontà dei credenti
GIUSEPPE CHIARETTI*
ABBONAMENT11998
ITALIA
ESTERO
- ordinario
- ridotto
■ sostenitore
■ semestrale
£ 105M0
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
- ordinario
- via aerea
- sostenitore
- semestrale
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.000
£ 80.000
■ cumulativo Riforma + Confronti £ 145.000 (so\o Italia)
Per abbonarsi: versare l’importo sul ccp n. 14548101
intestato a Edizioni Protestanti s.r.i., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
SIGNOR moderatore, porgo a Lei, alle sorelle e ai
fratelli riuniti a Torre Pellice
per l’annuale raduno della
Tavola, il mio cordiale saluto
e l’augurio, che nasce dalla
invocata benedizione di Dio,
d’un lavoro aperto alla speranza. Quello che alcuni anni
fa neppure era pensabile, e
cioè un riconoscimento fraterno tra valdesi e cattolici,
ora è una realtà. Ciò non vuol
dire che i problemi siano risolti; vuol dire solo che gli
uomini si sono finalmente
incontrati nel nome del Signore Gesù, in cui credono e
da cui dipendono.
F siccome in realtà non
esistono tanto i problemi
quanto gli uomini, la grazia
dello Spirito Santo e la buona
volontà dei credenti, in sinergia tra di loro, aiuteranno
ad affrontare i problemi uno
alla volta e a trovare una
qualche soluzione. La stiamo
trovando per i matrimoni
misti (e i lavori, come sa, sono a buon punto), la troveremo anche per altri contenziosi; e laddove non riuscire
mo a trovarla per nostra incapacità o per gravi difficoltà, impareremo ad accettarci in pace e a rispettarci
nelle nostre diversità. Alcune
diversità di prassi liturgica e
persino teologiche sono già
fin d’ora un arricchimento
reciproco: dobbiamo avere
l’umiltà e il coraggio di riconoscerle e di accòglierle, ringraziandone Dio; altre, meno
compatibili tra loro, sono
certamente fonte di sofferenza, ma non devono bloccare
il dialogo ecumenico e la
speranza.
Io lodo Dio per questa stagione che mi sta donando
perché i miei occhi, come
quelli del vecchio Simeone,
intrawedono Ravvicinarsi del
tempo della convergenza e
della comunione. Mons. Vincenzo Savio porterà a voi il
saluto del Segretariato Gei.
Alla sua voce unisco ben volentieri anche la mia per invocare su tutti voi grazia e
benedizione da Dio, Signore
della storia.
Monsignor Vincenzo Savio aii’uscita dai cuito inauguraie
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Per un'accelerazione
del movimento ecumenico
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VINCENZO SAVIO*
SORFLLF e fratelli in Cristo, a voi e alle comunità
evangeliche dell’Italia che
rendete visibilmente presenti
in questi giorni di ascolto e di
ricerca della volontà del Padre, un saluto cordiale e un
fervido augurio. Lo trasmetto
a voi a nome del card. Camillo Ruini, presidente della
Conferenza episcopale italiana, che con squisita cortesia
avete invitato ma che non
può essere presente perché
impedito. Lo comunico a voi
anche da parte di mons.
Chiaretti e di tutti i componenti del Segretariato per
l’ecumenismo e il dialogo
della Cei. Mi è particolarmente caro trasmetterlo a
tutto questo Sinodo da parte
di mons. Abiondi, presente lo
scorso anno e al cui ministero episcopale partecipo quale
suo ausiliare.
So che siete impegnati nel
movimento ecumenico. È ancora vivissima nella memoria
delle nostre chiese il dono
che ci è stato donato dall’alto, delle giornate di Graz dello scorso anno. So che guardate al movimento ecumenico in Italia con critica e soddisfazione. Mi pare che l’attuale momento da tutti noi
vissuto chieda una coraggiosa accelerazione verso l’unità. Vedrei due motivazioni fra
le più urgenti:
1) È un diritto dei popoli
con i quali veniamo a contatto in modo sempre più intenso. La nostra disunione tradisce totalmente la nostra identità. Di conseguenza: fal
queilo in
irtaa parti
lelneare le
lel dibattit
iffre alcuni
icaterispe
sata l’identità dalle divisioi“?®*^^^®
anche il dialogo viene col'®'
promesso se non totalmi
svuotato di senso. Per
quanto è urgente il
interreligioso, ancor
gente e previa la presenu. ...
ne di un Cristo non laceiato.*'-®'®®™ '■
2) Un secondo tnoaVoi
coraggiosa acceleraaoned«!
movimento ecumenifflà-^
dica anche la stradai)
quale possiamo realizzi
Da decenni ormai abbi
scoperto che Rincontro pòi
realizzarsi fra le chiese qr
to più ogni chiesa saptj
contrarsi in Cristo e fi'
contrare Cristo. L’anno
dalla nascita di Gesù nH
un richiamo? È un richii
non solo all’accelerazioK
anche alla strada su cui
lizzarla.
Quali iniziative, conj
gesti, con quali atteggi^
ti? Mi auguro che il Sin«
proponga e possa prop®
modo che entrino in di3l|j],,„_j,e
dj i4nlcpazi
modo che entrino in uial
fraterno e costruttivo COU3™
proposte delle altre
La traduzione ecumenica
Vangelo secondo GiovJ
già frutto maturo e aperti
la speranza di questa "Taanciata se
di incontro nel Cristo, jnche dal
bidente
Saluto nel Signore U
dente del Sinodo vald®fjhiese che !
todista e il moderatorejjgp.^^^^j^
Tavola, felice di salutar« ascendo
sieme con loro i rapp elle chiese
tanti delle altre contes
religiose. Al nuovo ve :ocohil„,
della Comunità dio«? avviene,
cattolica di Pinerolo: l ^ ¡¡mjQ
pio del suo ^‘ficato
mons. Giachetti, e i a F elpeujjgj.
che mi piace presentarg“' j,
lausiliaredi^ liese
* Arcivescovo di Perugia-Città
della Pieve: presidente del Segretariato Cei per l’ecumenismo e il
dialogo
vescovo ausniaiee h
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Conosce
5
^ippnUl SETTEMBRE 1998
Valdese
PAG. 5 RIFORMA
Approvato un importante documento che aggiorna quello del 1982
L'ecumenismo e il dialogo interreligioso
lell'ambito della comunione tra luterani, riformati e metodisti, è stato approvato
lanche un testo sulla Dichiarazione luterano-cattolica sulla «giustificazione»
tULVIO FEBBARIO
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ICO
le divisii
viene co:
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,.ato nelle loro cartelletkocumento su L’ecufirio e il dialogo interréih, preparato dalla Cornine consultiva della Ta■er le relazioni ecumeIl testo è frutto di un
irò durato più di cinque
a cui le comunità hanrtecipato ricevendo e
■ndo le successive re(dapprima relative a
)li capitoli e poi, lo scorro, una più vicina alla
ione finale), e propolo modifiche e aggiunte
la commissione ha in
„„ misura fatto proprie.
JÉno documento sinodaIche affronta in modo comisivo le tematiche ecumele risale al 1982; il proJo mutamento deU’orizinte rende necessario riforlulare in modo organico
¡'intera problematica.
Il testo, che sarà pubblicalo dall’editrice Claudiana, è
costituito da un’introduziobeedatre ampie sezioni, dedicate rispettivamente al dialogo tra le confessioni cristiaie,aquello con l’ebraismo e
quello interreligioso. La
irima parte non si limita a
ielineare le questioni aperte
tei dibattito con Roma, ma
ire alcune piste di lettura
relative ai rapporti delle no
Una fase dei lavori nell’Aula sinodale
stre chiese con le altre denominazioni evangeliche e con
le chiese d’Oriente.
La riflessione sull’ebraismo
recepisce un dibattito in corso da diversi decenni nelle
chiese evangeliche e in quella
cattolica: non si tratta solo
del dialogo con Israele, ma
anche di riflettere a fondo sul
significato dell’ebraismo e
della tragedia dell’antigiudaismo delle chiese, per l’identità cristiana.
Il capitolo sulle religioni,
infine, illustra alcuni modelli
comunemente utilizzati nella
discussione attuale, suggerendo poi alcune piste per
un approccio cristianamente
eniciiù®-, ÜSolidarietà con le donne
^Decennio» comincia oggi
»involge tutte le chiese
-ealizzaf
ù abbisi
;ontro po|
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sucuii 'Ada oggi», concludeva la
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creazione, nella sua libertà. Al
Sinodo il problema angoscioso per molte e per molti
(compresi i fratelli coreani
presenti) posto da una chiesa
coreana presbiteriana che ha
chiesto di entrare a fare parte
delle nostre chiese, ha portato a una votazione particolarmente sofferta, perché nello
statuto di tale chiesa la carica
di «anziano di chiesa» è riservata ai soli maschi. Essi tuttavia sono disposti a cambiarlo.
Il dilemma (v. Riforma n. 30
del 24 luglio, pag. 7) si presentava per la seconda volta
dopo la Conferenza del II distretto, e la discussione si
complicava incentrandosi
adesso sulla consacrazione
delle donne al pastorato. Può
entrare nel nostro ordinamento una chiesa che non
consacra le donne? Come essere ancora un pungolo per le
altre denominazioni cristiane
del nostro paese se in casa
nostra succede quello che
contestiamo altrove?
Quando un voto di accoglienza diventa nello stesso
tempo un voto di esclusione,
ci si chiede come uscirne, se
non con lunga riflessione e
impegno. È possibile per noi
donne della stessa chiesa, italiane e coreane, collaborare in
un’ineguaglianza imposta? E
in seguito c’è chi si chiede:
quando una chiesa cessa di
essere credibile? E c’è chi avverte che in America alcune
pastore hanno perso il loro
posto quando delle chiese
hanno realizzato delle fusioni
con altre. C’è allora chi propone qualche testo «uniforme» per le chiese che intendono avvicinarsi alla nostra.
Abbiamo la speranza che lo
Spirito di Dio nella sua diversità e unità guiderà la nostra
comune ricerca intorno alla
sua Parola, in modo che ovunque la liberazione di Cristo sia annunziata e vissuta.
responsabile al problema. Il
Sinodo si è chiesto come affrontare un documento così
articolato: è prevalsa la proposta di raccogliere emendamenti scritti, proponendo
poi al Sinodo di votare il testo, il che è avvenuto senza
grandi difficoltà.
Tra le-altre tematiche ecumeniche discusse in Sinodo,
particolare rilievo ha avuto la
Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla giustificazione per grazia mediante
la fede. Il testo esprime un
ampio consenso che, nelle
intenzioni dei teologi luterani e cattolici che l’hanno elaborato, dovrebbe essere rece
pito dalle chiese. In effetti
numerosi Sinodi luterani
l’hanno approvato; per contro, il Vaticano ha recentemente espresso riserve importanti chiedendosi, tra l’altro, quale sia l’effettiva autorità dei Sinodi luterani. Quest’ultimo quesito ha lasciato
perplesso il nostro Sinodo,
espressione di chiese riformate e metodiste, legate a
quelle luterane nella Comunione di Leuenberg: l’assemblea ha inviato al cardinale
Cassidy, segretario del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani, una lettera in cui
chiede spiegazioni su quella
che, a tutta prima, potrebbe
essere interpretata come
un’insinuazione.
La Comunione di Leuenberg ha anche chiesto alle
chiese membro di esprimere
un parere sulla Dichiarazione
congiunta cattolico-luterana.
Il Sinodo, in un apposito documento, apprezza il significato ecumenico della dichiarazione e le sue potenzialità. I
punti ancora aperti sono tuttavia importanti: in particolare, suscita perplessità il fatto
che il consenso teologico sulla giustificazione non si traduca in proposte concrete
per quanto riguarda il completo riconoscimento delle
chiese evangeliche da parte
di Roma e il cammino di comunione ecclesiale.
Lettera al card. Cassidy, presidente del
pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani
«Torre Pellice, 27 agosto 1998
Egregio Signor Cardinale
Caro Fratello in Cristo
Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste in corso a Torre Pellice (Torino) dal 23 al 28 agosto 1998 si è anche occupato, nel
quadro della "Comunione ecclesiale di Leuenberg" di cui le nostre chiese fanno parte, della Dichiarazione comune cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione, e della risposta ufficiale della Chiesa cattolica in data 25 giugno 1998, da Lei firmata.
Di questa risposta una frase, in particolare, ci ha colpiti come
assemblea sinodale: quella contenuta al punto 6, in cui da un lato
viene riconosciuto e apprezzato «il grande sforzo della Federazione luterana mondiale di arrivare tramite la consultazione dei Sinodi al "magnus consensus", per dare un vero valore ecclesiale alla sua firma (con la quale essa ha sottoscritto la Dichiarazione comune), dall'altro si afferma quanto segue: "Rimane però la questione dell'autorità reale di un tale consenso sinodale, oggi e anche domani, nella vita e nella dottrina della comunità luterana".
Il dubbio che questa frase insinua, senza peraltro motivarlo, sulla "autorità reale" dei Sinodi luterani ci colpisce e ferisce direttamente, essendo il regime sinodale comune alle chiese luterane e
alle nostre. Come Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste vorremmo chiederLe di spiegarci apertis verbis la frase citata e dirci chiaramente che cosa Lei e la Chiesa cattolica avete inteso affermare
inserendola in un documento ecumenicamente così impegnativo.
In attesa di una Sua risposta. La salutiamo con viva cordialità
Il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste»
Decennio di solidarietà con le donne
Il Sinodo considera che il «Decennio ecumenico delle chiese in
solidarietà con le donne» ha rivelato il grande significato
dell'esperienza e del pensiero femminile nella teologia, nella liturgia e vita delle chiese, ed ha anche favorito l'avvio di una ridefinizione dell'identità del ruolo maschile.
Il Sinodo, riconoscendo le colpe storiche delle chiese cristiane
nei confronti delie donne in contrasto con il messaggio evangelico secondo il quale «in Cristo non v'è né uomo né donna» (Calati 3, 28):
raccomanda che le chiese si impegnino ad operare per una riconciliazione tra donna e uomo e per la costruzione di una nuova cultura frutto di questo processo;
invita le chiese a proseguire la riflessione sulle finalità indicate dal «Decennio» e a promuovere iniziative, in particolare allo
scopo di:
potenziare la presenza di donne attraverso un progressivo ripensamento del funzionamento delle strutture ecclesiastiche che
tenga conto del sapere e dell'esperienza femminili;
favorire l'accesso di donne a percorsi di formazione e aggiornamento;
ribadire con convinzione all'interno dell'ecumene il significato
profondo ed evangelico del ministero femminile consacrato;
sostenere e promuovere progetti specifici in favore della difesa della dignità delle donne collaborando, dove possibile, alla
realizzazione di spazi protetti e di accoglienza per le vittime della violenza;
il Sinodo incarica la Tavola valdese, d'intesa con la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), la continuazione e il
buon funzionamento della Commissione «Decennio ecumenico
delle chiese in solidarietà con le donne», affinché si adoperi alla
realizzazione degli scopi descritti.
La dichiarazione sulla «giustificazione»
I Sinodo approva il seguente parere sulla Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione: «Dialogo tra la Federazione luterana mondiale e il pontificio Consiglio per la promozione dell'unità cristiana».
1) Considerazioni di ordine generaie e metodoiogico
a) Una dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione si pone, indiscutibilmente, come una svolta significativa
nella storia del cristianesimo, almeno occidentale. Se condivisa,
essa segnerebbe il superamento dell'elemento principale di dissenso dottrinale tra comprensione cattolico romana e comprensione luterana dell'Evangelo da cui tutti gli altri, in definitiva, dipendono.
b) In questa fase della storia ecumenica l'ampia produzione di
testi frutto di dialoghi bilaterali pone una serie eli problemi di
coerenza e di compatibilità all'interno delle Comunioni di cui i
singoli interlocutori fanno già parte.
c) La Dichiarazione viene sottoposta alle chiese mentre il Vaticano non ha ancora preso posizione sul documento tedesco
Lehrverurteilungen-Kirchentrennend? (Le condanne dottrinali
hanno un effetto di divisione tra le chiese?). Ci si chiede, in effetti, se sia opportuna una moltiplicazione di testi mentre la ricezione dei precedenti è ancora in corso.
2) Interrogativi di fondo
a) La tesi fondamentale del documento è che le differenze che
ancora sussistono tra le due chiese in tema di giustificazione non
abbiano kirchentrennende Bedeutung (una portata tale da dividere le chiese), e anzi (ad esempio n. 18, n. 40) configurino due
posizioni teologicamente compatibili. Esaminiamo un'espressione
tipica: «Quando i luterani enfatizzano il significato unico di questo criterio [la giustificazione] essi non negano che tutte le verità
di fede siano tra loro collegate e tutte significative. Quando i cattolici si considerano legati a numerosi criteri, non negano con ciò
la funzione particolare dell'annuncio della giustificazione».
Appunto questo, tuttavia, non può essere soltanto enunciato,
ma dev'essere dimostrato. Il punto cruciale è che la pluralità di
criteri invocata da parte cattolica appare incompatibile con il sola evangelico.
b) Esattamente la stessa osservazione deve essere fatta a proposito del peccato (cfr., in particolare nn. 29 e 30). Limitarsi ad
affermare che le differenze non impediscono il consenso di fondo non può bastare. Proprio perché è in gioco \'unum necessarium, si trattà di argomentare teologicamente in tal senso, e tale
aspetto pare carente.
La struttura dell'argomentazione su questi due aspetti del
centro del problema induce a domandarsi se il prezzo della dichiarazione di consenso non sia il permanere di equivoci sul significato (in ultima analisi decisivo, o in ultima analisi relativo)
dell'annuncio della giustificazione, e sull'idea di peccato (cioè,
di nuovo, sul modo di comprendere il rapporto dell'essere umano con Dio).
3) Alcune domande specifiche
a) Il modo in cui la Dichiarazione parla del messaggio della
giustificazione nell'Antico Testamento (n. 8) non rende ragione
del peso che l'annuncio della grazia ha nell'Antico Testamento.
b) L'espressione «giustificati mediante il battesimo» (n. 27)
non è biblicamente corretta. Inoltre, dire che il battesimo giustifica «le persone in quanto uditrici della parola e credenti in essa» pare difficilmente compatibile con la prassi pedobattista e,
in particolare, con la concezione riformata del pedobattismo (v.
Calvino, Istituzione cristiana, IV 15, 20.22).
c) Nel numero 27, dove si parla della giustificazione, non è chiaro il rapporto tra fede, da un lato, e speranza e amore dall'altro.
d) Riteniamo vada chiarito in che senso si possa affermare che i
peccati sono perdonati attraverso la parola e il sacramento (n. 29).
e) Se il significato del termine «merito» è quello descritto nel
n. 38, ci sembra che tale espressione, e la teologia che essa presuppone, debbano essere decisamente abbandonate.
4) Conclusione
Comprendiamo l'urgenza di giungere a un consenso esplicito
tra le chiese d'Qccidente sul tema della giustificazione; riteniamo tuttavia che elementi assolutamente decisivi debbano ancora
essere presi in considerazione. L'ermeneutica può consentire di
superare le divergenze derivanti dall'uso di linguaggi teologici
diversi, e il testo sulle Lehveruteiiungen offre esempi convincenti
in tal senso. La possibilità, tuttavia, che il dissenso riguardi anche
decisivi aspetti di contenuto ci sembra richiedere ulteriori approfondimenti.
A noi sembra che la Dichiarazione, pur affermando il contrario, abbia trattato la giustificaitione come una dottrina fra le altre e non come il centro della fede e della teologia della Chiesa.
Infatti non troviamo alcun accenno alle conseguenze ecclesiologiche che un consenso di questo genere dovrebbe necessariamente comportare. Da un punto di vista protestante, consentire
sulla giustificazione è consentire sull'essenziale, e quindi aprire
la strada alla comunione ecclesiale.
II nostro parere complessivo è che la presente formulazione
della Dichiarazione non esprima un pieno consenso di fede sulla
giustificazione, quale noi potremmo oggi sottoscrivere.
Del resto, la recente presa di posizione cattolico romana richiederà, da parte della Comunione di Leuenberg, della Federazione mondiale luterana e della Chiesa cattolica romana una approfondita rianalisi del testo, nella speranza che si aprano nuove
prospettive di superamento. Ci auguriamo quindi che questo riesame affronti i nodi ancora da sciogliere e che si possa pervenire
a un pieno accordo su questo punto essenziale per una vera comunione ecclesiale.
Roma, 20 aprile 1998
La Commissione per Tapplicazione
del «Testo» sui matrimoni interconfessionali
Il Sinodo invita il Seggio a nominare le Commissioni per le
questioni applicative al «Testo comune» sui matrimoni interconfessionali.
Il Seggio nomina la Commissione per le questioni applicative
al «Testo comune per un Indirizzo pastorale dei matrimoni tra
cattolici e valdesi o metodisti in Italia» nelle seguenti persone:
Maria Bonafede, Franco Giampiccoli, Giulio Maisano, Paolo Ricca, Maria Sbaffi Girardet (presidente) e Alberto Taccia.
L'Archivio delio Tavolo valdese
rimarrà chiuso per il suo trasferimento nella
nuova sede (ex Convitto di Torre Pellice)
durante i mesi di settembre e ottobre.
6
PAG. 6 RIFORMA
Valdese
Accolte due nuove comunità, una ispano-americana e una coreana
VENERDÌ 11 settembre i spodizw
------------------------------ art.2con
¿itiitte"
(.’Editore
Evangelici di altri continenti tra noi
Si tratta di due comunità, una a Genova e l'altra a Milano, che portano con sé
diversità culturali e teologiche con le quali bisogna dialogare e crescere insieme
FULVIO FERRARIO
Anche quest’anno il Sinodo ha avuto la gioia di
accogliere nella comunione
delle nostre chiese due comunità costituite da sorelle e
fratelli provenienti dall’estero: si tratta della Chiesa evangelica ispano-americana di
Genova e della Chiesa coreana «Missione per Milano». Il
fenomeno è, in assoluto, uno
dei più significativi degli ultimi decenni: attraverso queste
comunità il cristianesimo
evangelico dell’Africa, dell’
Asia e delle Americhe è presente tra a noi, come dono
prezioso di nuovi stimoli,
compiti, potenzialità, e anche domande critiche.
Il processo «Essere chiesa
insieme» ci obbliga a ripensare profondamente la nostra
identità, che non può più essere nutrita soltanto dall’eredità dell’Occidente e della
cultura bianca. Quella a cui
siamo abituati è, ormai l’abbiamo capito, solo una delle
incarnazioni culturali della
fede cristiana nel nostro tempo. E ora le altre «incultura
Suk Ki Taik Sum parla al dibattito sul gemellaggio con il Distretto centrale delle Chiese metodiste coreane
zioni» non sono più geograficamente remote, ma vivono
accanto a noi, anzi in mezzo a
noi. Il dialogo, dunque, si arricchisce, si scoprono mondi
spirituali nuovi, altri modi di
essere evangelici, e riformati.
È semplicemente inevitabile che il dialogo autentico e il
Coinvolte le chiese metodiste
Gemellaggio Italia-Corea
LUCA ANZIANI
IL Sinodo ha salutato con
gioia un nuovo incontro
con la Chiesa metodista coreana. Già l’anno scorso il Sinodo aveva accolto nuove
chiese coreane, presbiteriane
e metodiste, all’interno dell’Unione delle chiese valdesi e
metodiste, ma quest’anno è
accaduto qualche cosa di
nuovo: è stato raggiunto un
gemellaggio tra la Chiesa metodista coreana e l’Opera per
le chiese metodiste in Italia, si
tratta cioè di qualche cosa di
più generale e di più importante che interessa tutte le
nostre chiese.
Non è semplicemente un
accordo economico, quanto
un chiaro esempio di collabo
razione tra fratelli e sorelle
nella chiesa di Gesù Cristo
che non ha confini di stato.
Inoltre è anche un esempio di
cosa significa concretamente
«Essere chiesa insieme». Da
questo gemellaggio, infatti, si
moltiplicheranno momenti di
incontro, di dibattito, di concreta collaborazione nella
predicazione della parola di
Dio, tra le chiese italiane e le
chiese coreane che oggi vivono la parola di Dio in Italia.
Questi incontri dovranno
sempre più caratterizzare il
nostro essere chiesa oggi, ovvero essere chiesa con gli altri, soprattutto con chi è particolarmente diverso da noi,
per essere realmente, vivere
l’essere chiesa di Gesù Cristo
per gli altri.
confronto con il nuovo pongano problemi non irrilevanti. Alcuni aspetti centrali del
modo in cui le comunità accolte quest’anno esprimono
la propria fede sono diversi
da quelli abituali tra noi. La
comunità ispano-americana
di Genova, ad esempio, ha
difficoltà a riconoscere la legittimità cristiana del battesimo dei fanciulli, ampiamente
praticato nelle nostre chiese.
La discussione, tuttavia, si è
incentrata soprattutto sul fatto che la chiesa coreana, al
momento, rifiuta l’esercizio
del ministero pastorale e
dell’anzianato da parte di
donne. Il dibattito su questo
punto è stato onesto, sofferto
e spiritualmente ricco.
Diverse donne e alcuni uomini hanno da un lato evidenziato che, nella nostra
comprensione, l’Evangelo di
Gesù abbatte anche le discriminazioni dovute al sesso: e
l’esclusione delle donne da
questo o quel ministero è
una discriminazione. Dall’altra parte non è evidentemente possibile chiedere alle giovani comunità di percorrere
in pochi anni un itinerario
che alle chiese europee ha richiesto secoli. 11 pastore Becchino ha inoltre ricordato
che la sottoscrizione di una
convenzione tra queste chie
se e la Tavola valdese non implica, da parte del Sinodo,
l’accettazione dei loro statuti:
questi ultimi, al contrario, andranno entro due anni uniformati ai principi che reggono l’ordinamento dell’Unione delle Chiese evangeliche
valdesi e metodiste.
Non si è trattato, dunque,
della discussione tra chi vuole accogliere e chi pone condizioni «eurocentriche»; ma
nemmeno dello scontro tra
chi è sensibile al superamento del razzismo sessuale e chi
non lo è. È stato invece un
tentativo di affrontare una situazione relativamente nuova ponendo ascolto alla voce
dello Spirito e ringraziando il
Signore per quanto ci offre.
La votazione è stata chiarissima e molto applaudita, le
sorelle e i fratelli coreani, come prima gli ispano-americani, sono stati accolti. Tutto
è bene quel che finisce bene,
dunque? Ebbene, TEvangelo
non è un proverbio e qui non
è finito nulla, semmai è cominciato un cammino, che
non procede alla cieca, ma è
orientato da Dio stesso, che
in questo contesto parla mediante l’Apostolo: non c’è più
né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo nè
donna, perché tutti sono uno
in Cristo Gesù (Gal. 3,28).
Il gemellaggio metodista Italia-Corea
Il Sinodo partecipa con gioia e riconoscenza all'atto di gemi
laggio raggiunto tra il Distretto centrale delle Chiese metodiit
coreane e l'Opcemi. Esso viene suggellato con uno scambioi
doni come segno dell'intesa tra le due comunità per una cobi
borazione più intensa nell'attività pastorale, culturale, teologi!?
e missionaria. f
compì
cercai
stato (
berto
; la seti
pochi
La chiesa evangelica ispano-americana
Il Sinodo, esaminata la domanda della Iglesia EvangelicaH
spano-Americana di Genova di essere accolta nell'Unione deli
Chiese metodiste e valdesi; esaminata la documentazionepiej
sentata; presa visione della bozza della convenzione tra questai!
la Tavola valdese e dell'allegato statuto; preso atto del pareri'
favorevole espresso dalla Conferenza distrettuale territoriatente competente con atto 11/CDII/98;
accoglie con gioia la Iglesia Evangelica Hispano-AmawJ
nella Chiesa evangelica valdese-Unione delle Chiese metoSSt.
e valdesi inserendola nel 5° circuito e nel II distretto, ne apil|
va lo Statuto e dà mandato alla Tavola valdese di sottoscrivi
l'apposita convenzione nel testo allegato. La presente deVibei
zione entra in vigore immediatamente.
Unsi
Cor
ipii
lai(
La chiesa coreana «Missione per Milano»
Il Sinodo, esaminata la domanda della Chiesa Missione dii
lano di essere accolta nell'Unione delle Chiese metodiste eval 5
si; esaminata la documentazione presentata e in particolarej
sto dello Statuto di detta chiesa; presa visione della bozza®
convenzione tra questa e la Tavola valdese; preso atto del pa«
favorevole espresso dalla Conferenza distrettuale territoriala*
te competente con atto 12/CD 11/98;
accoglie con gioia la Chiesa Missione di Milano nella CW
evangelica valdese-Unione delle Chiese metodiste e valdesi,*
rendóla nel 6° circuito e nel II distretto; dà mandato alla W
valdese di sottoscrivere l'apposita convenzione nel testo alla)
to. La presente deliberazione entra in vigore immediatamenti
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Sono andati in emeritazione tre pastori valdesi, uno metodista e uno della Chiesa apostolica di Firenze-Prato
La gratitudine di tutti verso coloro che hanno svolto un servizio essenziale per la chiesa
EUGENIO BERNARDINI
T1 Sinodo esprime grati\\ X tudine ai pastori Mario
Affuso, /ù'chimede Bertolino,
Giovanni Conte, Enos Mannelli e Piero Santoro per il lavoro che hanno svolto nelle
chiese e augura loro, mentre
entrano in emeritazione, un
periodo intenso di serenità e
di riposo». Un atto del Sinodo che, a leggerlo, appare
piuttosto formale, ma che invece rappresenta un momento inteso, e qualche volta commovente, della riunione annuale delle chiese vaidesi e metodista. Infatti, dietro i nomi ci sono delle persone, dietro le persone ci sono dei ministeri pastorali,
spesso lunghi, spesso in ogni
parte d’Italia, a volte anche
del mondo. E dietro a questi
ministeri ci sono le vicende
delle chiese, di comunità
piccole e grandi, di istituti e
opere, di donne e uomini
credenti e delle loro famiglie.
Insomma, c’è tutto il piccolo
popolo evangelico italiano
che conosciamo, e qualche
volta non conosciamo o non
ricordiamo più.
Mario Affuso, classe 1932,
è pastore della Chiesa apo
Mario Affuso
stolica italiana di Firenze,
Prato e diaspora che è legata
alla unione delle chiese vaidesi e metodiste da una convenzione sottoscritta nel
1981. Direttore del mensile
pubblicato a Prato «Fedeltà»,
il pastore Affuso svolge un
ministero «ecumenico» collaborando strettamente con
le chiese e opere evangeliche
fiorentine e Toscane.
Archimede Bertolino, classe 1928, ha iniziato la sua attività nella chiesa da giovanissimo partecipando all’avventura della costruzione di
Agape e dei primi gruppi residenti. Colportore e evangelista nelle valli valdesi dal
1955 al 1957, coadiutore pastorale a Trieste nel 19571958, e poi svolge tre lunghi
ministeri pastorali a Ferentino dal 1957 al 1970, a Palermo dal 1970 al 1984, a San
Secondo dal 1984 al 1993.
Dopo un anno sabbatico
giunge a Terni nel 1994. Numerosi membri delle nostre
chiese e i lettori di Riforma
10 conoscono soprattutto per
11 suo profondo impegno come segretario per l’Italia della Missione evangelica contro la lebbra.
Il past. Giovanni Conte,
classe 1933, nipote per parte
di mamma del pastore e sto
Archimede Bertolino
Giovanni Conte
rico valdese Jean Jalla, dopo
il consueto iter formativo alla
Facoltà valdese di teologia, è
candidato al ministero a Pomaretto nel 1957-1958, poi
pastore Rorà dal 1958 al 1961,
poi missionario in Africa dal
1962 al 1964 e a Tahiti (Polinesia) dal 1965 al 1972, infine
svolge due lunghi ministeri a
San Germano dal 1972 al
1984 e a Roma via IV Novembre dal 1984.
Enos Mannelli, classe 1932,
metodista, una grande passione per l’evangelizzazione,
con quel piglio, tra il franco e
il polemico, un po’ tipico della sua nascita toscana (Pistoia), è candidato al ministe
ro a Roma via Firenze nel
1968-1969 e a Savona dal
1969 al 1973, poi pastore a La
Spezia e Carrara dal 1978 al
1980, a Intra e Domodossola
dal 1978 al 1980, a Pescara,
Palombaro e diaspora e dal
1981 al 1988, a Campobasso e
Guglionesi dal 1988.
Piero Santoro, classe 1933,
dopo il consueto iter formativo alla Facoltà valdese di teologia, è candidato al ministero a Cosenza dal 1959 al 1962,
a Firenze nel 1965-1966 e a
Torino dal 1966 al 1969, poi è
pastore a Palermo dal 1968 al
1970, a Catanzaro dal 1970 al
1977, a Corato e Bari dal 1977
Piero Santoro
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^ comma 20/B legge 662/96 - Filiale cHTorino
«1*0 di mancato recapito si prega restituire
presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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e, teologa
FESTA ALL’ASILO DI SAN GERMANO — Grande
giornata di festa per l’Asilo dei vecchi di San Germano Chisone; il consueto appuntamento della prima domenica di
Kttembre è stato anche allietato da una splendida giornata
di sole. Per gli ospiti è stata un’occasione per incontrare, oltre ai familiari, la comunità esterna; in mostra anche molti
lavori realizzati dagli anziani che vivono nella struttura
completamente rinnovata nel 1989. Le nostre Case di riposo
cercano tutte di organizzare feste e momenti di incontro; è
stato così, nel corso dell’estate, per il Rifugio Re Carlo Alberto che ha festeggiato i 100 anni, per la casa Miramonti,
la settimana precedente per la Casa delle diaconesse e fra
pochi giorni per l’Asilo dei vecchi di San Giovanni.
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-J.
VENERDÌ 11 SETTEMBRE 1998 ANNO 134 - N. 35 LIRE 2000
Da un po’ di tempo i protestanti si stanno adoperando per fare in modo che,
nella scuola italiana, gli insegnanti siano messi in grado di
comprendere come e quanto
siano stati rilevanti i «fatti religiosi» nella storia e civiltà
dei popoli. Che cosa vuol dire
«fatti religiosi»? Vuol dire la
fede, la teologia, la concezione della chiesa, il modo in cui
la testimonianza ha inciso nella formazione delle coscienze,
delle idee civili, delle battaglie politiche. Si tratta di un
obiettivo difficilissimo da
raggiungere, per lo meno fino
a quando nella scuola non
venga superata l’attuale «ora
di religione» cattolica e fino a
quando i «laici» continueranno a pensare che i fatti reli
L'INTRECCIO TRA FEDE E STORIA
FAHI RELIGIOSI
MARCO ROSTAN
giosi riguardano solo chi ci
crede. Ma, mentre questa battaglia culturale nella scuola
resta della massima importanza, mi domando in che modo
nella preparazione dei monitori e catechisti, nelle nostre
lezioni ai ragazzi, siamo capaci di approfondire, sul versante del protestantesimo, questo
profondo intreccio tra fede e
storia. Credo che si potrebbe
fare assai di più.
In questo senso nche i centenari possono essere di stimolo. Chi ha seguito, anche
solo un po’, quanto è stato
fatto e scritto nel 1989 per ricordare il «Rimpatrio» si è reso conto di quanto la vicenda
valdese e le Valli siano rilevanti nella storia europea. In
questo centenario del 1848,
accanto alla riflessione sulla
libertà, si porrebbe dire che
siamo stati stimolati a sapere
e comprendere molto di più
sull’evangelismo italiano e
sulla presenza dei protestanti
nella storia della nostra patria,
nel Risorgimento.
Per conoscere e capire il
mondo evangelico al di là dei
valdesi delle Valli, non si può
non conoscere l’800. I nostri
figli a scuola leggono Manzoni e parlano di Garibaldi o di
Mazzini: ma che cosa sanno
del protestantesimo così intrecciato con quella storia?
Allora faccio una proposta; tra
i tanti testi scolastici che acquistiamo in questi giorni,
mettiamoci anche un bel libro
di Giorgio Spini che la Claudiana ha ripubblicato. Risorgimento e protestanti. E magari
leggiamolo insieme ai nostri
figli: servirà anche a noi!
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Un sondaggio
Come vivono
i plnerolesi
k loro città?
I pinerolesi trovano dispo(nibile e cortese il personale
comunale ma ritengono il
controllo della città da parte
delle forze dell’ordine non
sufficiente, frequentano poco
¡musei cittadini, usano poco i
trasporti urbani, ritengono
molto intenso il traffico ma
non rinunciano all’uso della
automobile.
Questo è quello che sembra
emergere da un sondaggio recentemente promosso dalla
amministrazione di Pinerolo
per conoscere il «grado di
soddisfazione dei cittadini relativamente alle prestazioni
^ministrative del Comune»,
f indagine ha coinvolto un
campione di 264 persone che
,^nno risposto a un questionacomposto da 53 domande
c^ggtuppabili per temi (dai
servizi erogati dal Comune,
la cultura, dagli spettacoli
le manifestazioni, dai trasporti urbani alla qualità amfientale e il traffico, dal cen0 storico ai canali di inforQuel che ne è uscirie 1™® " elei pinerolesi
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.. e a conoscenza dell’esif. eli servizi come il dimnsore civico (il 52%), l’uffi'.a ricerca del lavoro
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Pinerolo: a colloquio con il direttore, professor Fabio Serini, per capire le specificità del nuovo corso
L'Università cresce con la Pubblica amministrazione
FEDERICA TOURN
La scuola universitaria
cresce. A novembre infatti, i ragazzi che hanno deciso di iscriversi ai diplomi
universitari triennali organizzati dalla Scuola universitaria
di management d’impresa di
Pinerolo, quest’anno al suo
terzo anno di attività, hanno
potuto scegliere fra Economia
e amministrazione delle imprese, Economia e gestione
del servizi turistici e un diploma nuovo. Gestione delle amministrazioni pubbliche. Quest’ultimo è la principale novità di quest’anno soprattutto
se si considera, come spiega
il direttore della scuola, prof.
Fabio Scrini, che in tutta Italia esistono soltanto due diplomi di questo genere, e soltanto a Pinerolo si può frequentare l’indirizzo dei «servizi sanitari». Certo il nuovo
corso ha qualche difficoltà a
marciare subito a pieno regime, visto che ci sono state 50
preiscrizioni su 60 pósti disponibili: «La ragione è da ricercarsi nel fatto che il mondo della Pubblica amministrazione è tutt’altro che facile, e
questo forse scoraggia molti
ragazzi - spiega il prof. Scrini -; per agevolarne l’ingresso abbiamo comunque inviato
al ministro Bassanini una richiesta che prevede per le
lauree brevi, e quindi anche
per i nostri diplomati, il diritto ad accedere alla dirigenza
pubblica di T e 8° livello».
Molte iscrizioni invece per
gli altri due diplomi, già «collaudati» negli anni passati:
121 richieste su 80 posti disponibili per Economia e amministrazione delle imprese, e
117 su 60 posti per Economia
e gestione delle amministrazioni pubbliche. Ora la parola
passa al test di ammissione,
che si svolgerà il 15 settembre alle ore 9 presso il Palazzo del Lavoro di Torino. Il
costo annuale dei corsi è di 2
milioni e 800.000 lire, le lezioni sono obbligatorie e occupano sei ore al giorno dal
lunedì al venerdì. Inoltre gli
studenti del secondo e del terzo anno alla fine delle lezioni
hanno la possibilità di fare
uno stage di tre mesi in una
azienda italiana o estera: «Gli
stage sono il parametro di riscontro più importante che
La cerimonia di inaugurazione delia sede universitaria di Pinerolo
abbiamo dell’interesse effettivo delle aziende - spiega il
prof. Scrini -; per ora le risposte sono positive: pur essendoci mossi cautamente,
stipulando con le aziende
stesse delle convenzioni private che facevano gravare tutte le spese assicurative sulla
scuola, abbiamo riscontrato
che più del 40% delle imprese ha dato ai ragazzi un gettone di presenza che oscillava
fra le 400 e le 800.000 lire».
E gli studenti sono soddisfat
ti? «L’opportunità degli stage
è molto importante anche per
la speranza di poter continuare il lavoro nelle aziende anche dopo i tre mesi - commenta Sandro, che quest’anno completerà il diploma in
Servizi turistici -; comunque
dovremo aspettare la conclusione del triennio per verificare quale sarà la nostra effettiva professionalità e la reale
disponibilità delle aziende».
Vediamo quindi la crescita
del numero dei diplomi, la
L9 8 settembre ero ad Aosta città, ero
sceso con il mio vecchio alpino-attendente, Giovanni Melli, di Bobbio Pellice, che mi aveva seguito in Albania, in
Balcania e poi ad Aosta. Avvertimmo
dalle radio ad alto volume nei bar che
qualcosa era successo; la notizia prese
corpo: armistizio (...).
Passarono alcuni giorni, sembrava che
ci si dovesse attestare su alcuni còlli,
contro i tedeschi. Ci convocò, noi ufficiali, il colonnello Felice Boffa Ballaran,
accademico del Cai, formidabile esploratore del Tibet con Tucci, uomo di eccezionale prestigio che era stato mio comandante sul fronte greco-albanese. Ci
disse, asciutto, che eravamo liberi di scegliere la nostra strada, precisando che
lui, comunque, non era con i tedeschi,
ma contro di loro: come nella prima
guerra mondiale, aggiunse.
Lo salutai; col mio alpino di Bobbio
Pellice, che era per me più che un soldato, un amico, un fratello, decisi. «Tanti
IL FILO DEI GIORNI
8 SEEEMBRE
ETTORE SERAFINO
chilometri abbiamo percorso, in questi
anni - gli dissi -. Da Aosta a Bobbio
Pellice la distanza, attraverso i monti,
non è poi tanta». Certo non passando in
pianura; si sapeva che i tedeschi razziavano sbandati e via in Germania, sui carri bestiame. Così il 14 settembre sera,
mentre la Wehrmacht occupava Aosta,
con un mulo carico di armi, fontina, biada, e con la borsa piena di carte topografiche, lasciammo, sotto una pioggia fitta,
Aosta (...).
Dormivamo nelle ultime baite sotto i
colli, per evitare sorprese notturne, attraversavamo il giorno successivo, cauta
mente, i fondi valle: aiutati dai montanari, così scoprendo già allora la solidarietà
di quella gente alpina che ci doveva poi
sostenere durante la lotta partigiana, e
verso la quale non si è mai stati a sufficienza riconoscenti (...).
25 settembre sera: un ufficiale, un soldato, un mulo. Non eravamo forse l’ultima, sia pur microscopica, unità dell’esercito regio in patria? Penso proprio di sì!
Il tramonto ci colse al Col Giulian, tra
Germanasca e Pellice. L’alpino Melli disse: «Forse, se è ancora vivo, il mio vecchio zio barba Davit, è nelle baite più alte, sotto il Colle». Scendemmo: c’era! Gli
regalai il mulo, in nome della patria; ci
diede dei sacchi di iuta (ove riponemmo
gli indumenti militari e le armi) e degli
abiti da pastore. Cominciava la nostra vita di ribelli, di partigiani, per me prima in
vai Pellice, poi nella vicina vai Chisone.
(tratto da 8 settembre 1943. Storia e memoria, a cura di C. Della Valle, F. Angeli,
ed. Milano, 1989)
crescita del consorzio stesso
che regge la scuola in convenzione con la facoltà di
Economia di Torino (si tratta
del Consorzio universitario di
economia aziendale per gli
studi e la formazione universitaria in economia aziendale,
che è sorto a Pi'nerolo nell’aprile 1996 e che oggi conta
70 enti), e anche la crescita
«fisica» della scuola, che
quest’anno ha terminato il
primo lotto dei lavori di ristrutturazione della sede, l’ex
convento di via Cesare Battisti 6: «Abbiamo sistemato tre
piani per una superficie di
8.000 metri quadri - racconta
il direttore - attualmente abbiamo a disposizione un’aula
magna da 140 posti, 3 aule di
80 posti, 5 aule da 50 posti e
7 aule da 32 posti, oltre a 2
laboratori informatici e 2 linguistici di 100 posti ciascuno.
I ragazzi inoltre possono utilizzare un servizio mensa, allestito nei sotterranei ristrutturati». Quanto alle possibilità di alloggio per gli studenti che provengono da fuori Pinerolo, per ora non è previsto
un convitto e l’accoglienza è
gestita dalla scuola, che si occupa di cercare appartamenti
per un costo che va dalle 250
alle 500.000 lire, a seconda
delle esigenze.
Non è tutto: il 6 settembre
ha preso il via, ospitata dalla
Scuola universitaria di Pinerolo, la scuola estiva per la
metodologia della didattica,
10 giorni di lezioni per i 35
migliori dottorandi in economia aziendale, organizzata
ogni anno dall’Accademia
italiana di economia aziendale, che raggruppa tutti i docenti delle Facoltà di economia italiane e che ha fra i suoi
scopi quello di finanziare la
ricerca e la formazione dei
futuri docenti in economia
aziendale. Questa «Summer
school» ad alto livello era fino all’anno scorso itinerante,
mentre da quest’anno e almeno per i prossimi cinque, sarà
un appuntamento fisso per la
città di Pinerolo.
8
PAG. Il
E Eco Delle Yallì iàldesi
RONACHE
CHIUSA LA RASSEGNA DELL’ARTIGIANATO — Molta folla, gli organizzatori dicono diverse migliaia di più delle passate edizioni, per la 22° edizione della Rassegna di artigianato del Pinerolese che ha chiuso i battenti domenica 6
settembre. Come al solito i cittadini di Pinerolo utilizzano
la rassegna come passeggio serale, vista la gratuità; più di
un artigiano ha lamentato un calo di vendite, specie se paragonato all’elevato costo degli spazi espositivi.
ANCHE IL PIEMONTESE DA TUTELARE? — Al termi
ne del Coasiglio della Comunità montana vai Pellice della
scorsa settimana, su proposta del consigliere Sergio Hertel,
è stato discusso un ordine del giorno tendente a chiedere
una modifica del testo di legge, approvato alla Camera e di
prossima discussione al Senato, sulla tutela delle minoranze
linguistiche. La proposta di Hertel, già approvata con una
sola astensione dal Comune di Torre Pellice, chiede l’introduzione del piemontese fra le lingue da tutelare. «Il piemontese non è una lingua di minoranza ma di una intera regione, così come lo sono il veneto o il siciliano; altro è lo
spirito della legge che si sta discutendo in Parlamento in attuazione dell’art. 6 della Costituzione» hanno ribattuto l’assessore Peyrot e il consigliere Toum non condividendo la
proposta. L’ordine del giorno è comunque passato, con tante astensioni e alcuni no, dopo un appassionato dibattito.
VENERDÌ 11 SETTEMBRI.
NOMINATO DIFENSORE CIVICO — Il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia territoriale per la casa (Atc) ha
nominato l’avv. Guido Fubini di Torino difensore civico
presso l’ente, a tutela degli assegnatari e degli utenti. L’avv.
Fubini è a disposizione il lunedì dalle ore 16 alle 19, il martedì e mercoledì dalle ore 9,30 alle ore 12,30 nella sede in
corso Dante 14 a Torino, tei. 011-31301, previo appuntamento (si può utilizzare anche il numero verde 167-256941).
APERTO IL PALAGHIACCIO DI TORRE PELLICE —
Dalla scorsa domenica ha riaperto i battenti il palaghiaccio
di Torre Pellice; l’orario è il seguente: dal martedì al sabato,
dalle 21; la domenica ore 10-12 e 14,30-17,30. Biglietto di
ingresso: feriale 8.000 lire, ridotto 4.000, festivi 9.000, ridotto 5.000. Intanto la squadra dell’HC Valpellice, che si è
iscritta al campionato di serie A2, sta rinforzando la rosa
con l’ingresso di giovani provenienti da altre squadre; un
primo «colpo» è stato concretizzato proprio nel fine settimana: sulle maglie dei giocatori sarà apposto il simbolo
della candidatura olimpica di Torino e valli per il 2006.
PINEROLO: NEGOZI APERTI FINO A MEZZANOTTE
— A Pinerolo è stato protratto l’orario di apertura di tutti gli
esercizi commerciali fino alle ore 24 per i giorni 11, 12 e
13, 18, 19 e 20, e 25, 26, 27 settembre, in occasione rispettivamente del 12° concorso ippico internazionale, del 10°
concorso ippico nazionale e del 1° concorso nazionale pony.
VILLA OLANDA: IL PRIMO SI DALLA REGIONE — Il
primo sì al progetto della pietra per Villa Olanda è stato
sancito venerdì scorso dalla Regione Piemonte; «Abbiamo
cercato. Comunità montana. Regione, Chiesa valdese - ci
ha detto domenica scorsa l’assessore regionale alla Montagna, Roberto Vaglio - di fare uno sforzo culturale per portare in Villa Olanda qualcosa che fosse produttivo per il territorio: il progetto pietra può essere un valido strumento per
le valli della pietra. È un buonissimo progetto e lo porterò
ad Annecy alla commissione mista europea fra pochi giorni; la delibera regionale è ormai operativa e il mio assessorato lo ha già sponsorizzato. Credo che sia un progetto finanziabile; finora nessun progetto presentato dal nostro governo regionale è mai stato bocciato e penso che nel giro di
un anno e mezzo-due possa diventare operativo».
PASCAL E GHIA VIA CAMPIONESSE ITALIANE DI
SKIROLL — Nella gara di skiroll svoltasi a Fissone, nei
pressi di Milano, domenica 6 settembre, lo Sport club Angrogna ha partecipato con quattro staffette. Nella categoria
juniores femminile Susi Pascal e Antonella Chiavia hanno
vinto il titolo italiano, risultando anche seconde assolute
nella classifica generale. Buoni piazzamenti anche nei seniores maschili dove Andrea Bertin e Danilo Negrin sono
giunti ottavi e Claudio Sobrero e Fabrizio Malan noni.
NUOVE CORSE PER L’OSPEDALE — La Provincia di
Torino, su richiesta dell’AsI 10, ha autorizzato l’istituzione,
dal mese di settembre, di due nuove fermate dell’autolinea
Barge-Pinerolo all’ospedale Agnelli di Pinerolo e la sede
distaccata di Bibiana, collegando così 18 volte al giorno in
andata e in ritorno le due strutture ospedaliere.
A colloquio con Tullio Parise, direttore della Casa di S. Giovanni
Giorni di festa «con noi» alPAsilo
Due giorni di festa «con
noi» recita il motto del prossimo fine settimana aH’Asilo
dei vecchi di San Giovanni a
Luserna; il 12 e il 13 settembre l’Asilo sarà aperto più
che mai alla società esterna,
offrendo concerti, incontri e
momenti di confronto e dibattito. Un’occasione per far
conoscere di più questa Casa
per anziani, di proprietà della
Chiesa valdese di Luserna
San Giovanni, un’occasione
voluta dal gruppo «Amici
dell’Asilo» l’ultima della serie di queste associazioni
composte da volontari appassionati che sostengono un’
opera diaconale della Chiesa
valdese. «È una festa anche
per gli ospiti - dice il direttore, Tullio Parise -; gli anziani
rischiano di essere un po’
chiusi all’interno della struttura e con queste occasioni
vogliamo proporre loro di incontrare la società esterna».
Gli ospiti oggi sono 94 e 76
dipendenti; «Rispetto ad altre
Case simili alia nostra la
scelta dell’Asilo è stata quella di non appaltare a cooperative o ditte esterne alcun servizio ma di utilizzare solo
personale dipendente - ag
Una veduta della struttura dell’Asilo
giunge Parise -; tuttavia una
quarantina di persone lavorano direttamente con gli ospiti: oggi la stragrande maggioranza di chi viene all’Asilo
non è più autosufficiente e
dunque ha necessità di essere
seguita costantemente».
L’Asilo ha da diversi anni
anche realizzato alcuni minialloggi indipendenti, otto
per la precisione, in cui coppie di anziani ancora autosufficienti possono essere ospitati avendo un loro spazio anche per cucinare; nello stesso
tempo essi sanno di poter
contare su una struttura prò
Programma
sabato 12 settembre
ore 15,30 - tavola rotonda: «La solidarietà al servizio del
prossimo nella prospettiva del 2000». Intervengono il past.
Paolo Ribet, il dott, Oscar Perotti, il magistrato Piercarlo
Pazè, Maria Grava (Comunità di base). Segue dibattito,
ore 20,45 - concerto del The Swing Low Gospel Choir (in
caso di maltempo nel tempio)
domenica 13 settembre
ore 9 - bancarelle, stand, mostra-scambio di oggetti usati
ore 10 - culto e messaggi
ore 12,30 - pranzo comunitario
(prenotazioni all'Asilo o allo 0121-900285)
ore 15 - musiche occitane.
tetta che li può soccorrere in
caso di necessità. È un intervento che si può ampliare?
«C’è un progetto per realizzare altri 8 minialloggi più piccoli di quelli già esistenti da
destinare a persone sole, in
uno stabile acquisito dall’asilo; purtroppo la carenza di
fondi ha fatto rallentare i lavori che contiamo di concludere entro un anno».
' Le 94 persone che attualmente sono ospitate dal centro provengono in maggioranza dalla vai Pellice, circa
la metà da San Giovanni; lo
statuto della Casa prevede
del resto che siano accolti in
via prioritaria i valdesi della
chiesa di Luserna San Giovanni che più di 100 anni fa
ha voluto questo Asilo; circa
15 anni fa è stata sottoscritta
una convenzione con la Usi
che paga la quota sanitaria
per una cinquantina di ospiti.
La chiesa e l’istituto sosten
gono quei casi, e ci sono
sempre, di persone non in
grado di far fronte alle rette
mensili alte dati i costi di gestione. C’è, manco a dirlo,
una lunga lista di attesa: «Le
domande sono tantissime:
molto spesso ci troviamo a
stravolgere le liste di fronte a
casi di drammatica urgenza».
Masscllo-Reynaii [ptro
Vallescura p( A fi'
la montagna ^
LILIANA VIGLIELMn
Si sono riuniti il mese J Dentr
cn 5il Rp\fncniH Hi
so al Reynaud di Mass «rogetti
componenti dell’associ, sviluppo
ne «Vallescura», di re« og)che 1
costituzione, che si prop u/fecent
di intervenire contro l’abj jjttare di
dono dell’ambiente mondaifinanz
era
per ricuperarne le risorse jiani
turali e culturali. La riunì ¡a fine
doveva servire per esami dalle Co
i progetti, in parte attua ,pineroles
per esprimere indicazioa posto al |
altre possibili iniziative, ppi pac
Dato che i soci sonorip ,jalizzati
ti tra Massello e Manigli ¡co finani
è pensato di rendere nui puropei, (
mente percorribile un’aii lire è giu
mulattiera che collegavi 32 proge
due località a mezza cp Chisone
molto frequentata quandi 12 sono s
due comunità valdesi et bili perù
unite in una sola chiesai di 13 mil
tempio di Massello sen arriverar
una zona molto più vajti europea;
quella attuale. L’itineran leandat
molto suggestivo, non pi montana
colarmente difficile e ben tano dov
leggiate: si trovano suiti progetti p
ciato, che il prof. Arturo G àbili in
re aveva segnalato tempi come in \
su La beidana, piante intei nasca (7(
ovra
santi e i resti di abitazii
sommerse nella vegetazi®
come dimostrazione clie|
tempi più difficili dei noi
anche luoghi all’apparei
poco favorevoli fossero
abitabili dal lavoro umanol
forse anche dalla necessiti
una maggiore sicurezza.
Tra i programmi c’è
pubblici,
doni e 15
Erai p;
missibili
munità n
na figura
di Pinen
investim'
miliardi e
nanziame
la pulizia dei terreni ifflon nmanenz
alle borgate, la
del sentieri mediante tàlli
e frecce, il possibile ripMs
di un vecchio mulino. L’a
dazione conta molto sulj
voro volontario dei soci,
si propone anche di rio
per le spese indispensalij
finanziamenti di enti pui
e privati, curando anche!
cerca di nuovi soci
Comune
struzione
lente a S
na, Me :
Livio Avanzini
SASSI CONTRO IL TRENO — Mercoledì 2 settembre il treno che procedeva da Luserna San Giovanni verso Torre Pellice è stato fatto oggetto, in zona Pralafera, del lancio di un
oggetto contro i finestrini. L’oggetto, probabilmente una
pietra, ha fortunatamente solo scalfito il vetro. Sull’accaduto
è stata .sporta denuncia presso i carabinieri di Torre Pellice.
Ho una mia personale riflessione da comunicare,
avendo letto il bell’articolo di
Marco Fraschia nel numero
del 28 agosto «Un alpinista
fra le borgate». A parte il fatto
che anch’io la penso come
Messner, anch’io andavo per
borgate e per sentieri; ho percorso tutte le varie strade delle valli valdesi. Ma non ho
mai voluto andare per punte
né per roccia. Tutto ciò lo lascio fare a mia nipote Barbara, che di punte e di rocce ne
avrà viste migliaia! Ma a proposito di «AvL», una volta mi pare a Serre Sarsenà - lo
incontrai che scendeva mentre
io salivo, e mi disse: «Malanot, Malanot, dato che lei ama
fare le passeggiate che faccio
io, sarei oltremodo contento
se mi facesse da erede, le lascerei perfino la tintura e il
pennarello con cui istoriare le
rocce, gli alberi e le baite!».
Lo ricorderò finché vivo e ricordo pure che gli risposi:
«Mi dispiace, ma io purtroppo
sono un irrazionale e un dispersivo, quindi non potrei
mai come lei metodicamente
percorrere strade, sentieri e alpeggi e lasciare su ognuno la
firma e l’altitudine». Comunque questa cosa me la ripetè
ancora altre volte quando lo
incontravo per le vie di Torre
Pellice. Questo è il ricordo
bello che ho di Livio Avanzini, capostazione, geometra e
«alpinista fra le borgate»!
Un singolare incontro a Grange d'Elva in vai Maira
Una campana oltre gli steccati
PIERVALDO ROSTAN
Ferruccio Malanot
Torre Pellice
La piccola frazione di
Grange d’Elva, in vai
Maira, è stata domenica 6 settembre testimone di un evento singolare. La storia in breve è questa: si trovava da
tempo nella piccola cappella
di Grange (1.800 metri in uno
splendido scenario alpino,
dove una famiglia oggi vive
tutto l’anno esercitando l’agricoltura) una campana di
circa 50 cm di altezza e 40 di
diametro, risalente al 1644,
fatta fondere a Montpellier su
incarico degli abitanti di un
piccolo paese del Queyras,
appartenenti alla Chiesa riformata; si perde poi nei secoli
la notizia dell’arrivo della
campana in vai Maira, sta di
fatto che gli abitanti di Elva
per 200 anni ne hanno fatto
uso per segnalare gli eventi
atmosferici più gravi. Poi, come è avvenuto altrove, anche
la piccola frazione di Grange,
negli Anni 60 del nostro secolo si è andata spopolando e
uno degli ultimi abitanti ha
pensato bene di nascondere
i’oggetto più prezioso del
piccolo centro, ovvero la
campana ugonotta, sotterrandola prima di andar via.
Tuttavia la notizia della sua
esistenza non si è smarrita e
il professor Camilla, curatore
per 40 anni della biblioteca di
Cuneo, non si è dato per vinto, non credendo mai al fatto
che quel piccolo oggetto anti
co fosse andato perduto. 11
bibliotecario cuneese l’ha ritrovata proprio ad Elva, disotterrandola e rendendone
noto il ritrovamento agli enti
locali. Che fare? «Abbiamo
pensato - dice Mariano Allocco, presidente della Comunità montana vai Maira che quella campana non dovesse finire in un museo,
bensì dovesse ritrovare il suo
posto originario, a fianco delia cappella di Grange». In
nome della campana ritrovata
dunque grande festa a Grange di Elva; sono intervenute
autorità locali, anche l’asses■sore regionale alla Montagna,
Roberto Vaglio, i pastori vaidesi Giorgio Toum e Giorgio
Bouchard e il vescovo di Saluzzo, mons. Bona.
Dopo un frequentatissimo
pranzo (una ventina i valdesi
presenti) si sono susseguiti
alcuni interventi. «Ricordo un
documento del 1589, q®
i Savoia subentrano aii
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si prop gg recentemente deciso di acdro l’abi céttare dando così il via libera
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te attua pinerolese, che avevano sottodicaziot posto al parere della Regione
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I chiesa di 13 miliardi, di cui più di 7
elio seni arriveranno dalla Comunità
più vafi) europea; meglio sembra esse’itineraii re andato per la Comunità
), non ps lontana Pinerolese pedemonile e bei tano dove sono stati accolti
ino sull! progetti per 18 miliardi finanArturoG fiabili in diversa misura, così
ito temp come in vai Chisone e Germaante intei nasca (70% per gli interventi
i abitazii pubblici, 50% per le associavegetazM doni e 15% per i privati),
ione chea Fra i progetti giudicati amli dei noi missibili presentati dalla Col’apparei munita montana pedemontafosseroii na figurano il Teatro sociale
oro umaio di Pinerolo che prevede un
necessiM investimento superiore ai 9
miliardi e che riceverà un finanziamento di 3 miliardi (la
rimanenza sarà a carico del
Comune di Pinerolo), la coantetttlli stazione di un campo polivalile ripiÉi lente a San Pietro vai Lemilino. L’w na, /'allestimento di itinerari
lolto salj
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emi"pJ 3 Pinerolo
anche
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dei cittadini
R| I musei sono una parte im
portaiite del patrimonio culture di una città. Spesso sono
589, G® “ tatonamento del lavoro di
■ano ai l ®olte persone in progetti cul- ha del Iwali e scientifici. In un re;co "iìs sondaggio promosso
a vai h® " Comune sulla «soddisfaose a Cf dei cittadini» è emerso
poter fflii circa il 99% del campiolomia, Al ^Icryistato è a conoscenza
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^ ""1 particolari.
La facciata del Teatro a Pinerolo
turistici nel territorio di Pinerolo, il parco montano a Cumiana, l’ampliamento del
parco ornitologico Martinat
(l’investimento complessivo
supera qui i 3 miliardi finanziabili al 50% con contributi
europei), i lavori di riqualificazione alberghiera dello
«Scoiattolo» di San Secondo.
In vai Chisone sono stati giudicati eseguibili tra l’altro i
progetti che riguardano il
Centro di Pracatinat, gli interventi sull’edificio di Agape
(qui l’investimento totale è di
235 milioni con un finanziamento al 15%) che prevedono
il rifacimento del tetto dell’edificio centrale, il rifacimento dell’impianto elettrico
e l’adeguamento dell’impianto termico, e sul museo di
Frali con la messa a norma
dell’edificio (sono previsti interventi sul tetto e sull’impianto elettrico per una spesa
totale di 88 milioni anche qui
finanziabili al 15%). Nelle
due Comunità montane se da
un lato c’è soddisfazione per
le risposte positive ricevute,
dall’altra c’è preoccupazione
perché la Regione ha fatto sapere che sarà necessario tagliare un 30% sugli investimenti relativi a interventi pubblici (quelli cioè che vedono
coinvolti Comuni e Comunità
montane). «Per la Comunità
quindi - dicono in Pedemontana - si tratta ora di fare una
scelta; o tagliare sugli interventi o trovare nuovi fondi».
La difficoltà viene anche dal
fatto che per poter accedere ai
fondi legati al Docup occorre
rendere esecutivi i progetti entro la fine dell’anno e dare inizio ai lavori (che dovranno essere finiti entro il 2000) a giugno. Il tempo quindi stringe e
le Comunità insieme ai partner pubblici interessati sono
già al lavoro per cercare una
valida soluzione.
Val Pellice
I lavori
al caseificio
di Bobbio
Ancora una volta il Consiglio della Comunità montana
vai Pellice si è svolto (era la
sera di venerdì 4 settembre)
senza l’apporto dei sindaci
dei due Comuni che negli ultimi anni più hanno segnato il
loro distacco dalla maggioranza di centro-sinistra: Bolla
di Bricherasio e Charbonnier
di Bobbio Pellice. Consiglio
dunque celere; molti argomenti approvati con poche
astensioni; in apertura si sono
insediati i tre nuovi rappresentanti di Angrogna in seno
al Consiglio: Borgarello, Alpignano e Zunino. Sono stati
quindi approvati vari comodati, convenzioni e progetti
preliminari di una serie di
realizzazioni volte a promuovere il turismo legato all’ambiente e al territorio in diversi
Comuni, da Rorà per l’ecomuseo della pietra, a Bobbio
per un rifugio escursionistico, a Angrogna per il sentiero
dei partigiani alla Barma e
per la creazione di un posto
tappa all’alpe della Sella.
Di un certo spessore l’approvazione del primo lotto
dell’intervento sul caseificio
di Bobbio Pellice; si tratta di
adeguare la sede della Latteria sociale, i locali di trasformazione del latte e di conservazione dei formaggi ma questo intervento (180 milioni)
non è che il primo tassello di
un progetto globale che coinvolge anche le cooperative
della vai Chisone, di Prarostino e del macello cooperativo.
Bobbio Pellice
La famiglia
JanaveI
«A la brua»
Nel nome della famiglia
JanaveI tutti i suoi membri,
discendenti dal glorioso Giosuè Gianavello, sono invitati
all’incontro «A la brua» sabato 12 settembre, a Bobbio
Pellice, dove presso il ristorante Timoteo avranno modo
di ritrovarsi, raccontare, ricordare. Promotore dell’iniziativa è Alfred JanaveI, pastore italo-americano, alle soglie dei 90 anni, che trascorre
gran parte delle sue vacanze
a Torre Pellice, di cui è originario, dove non rinuncia a fare passeggiate e a predicare
(sarà anche domenica 13 al
tempio di Bobbio), arrivando
da New York, dove ha svolto
il suo ministero pastorale e
dove vive da oltre 40 anni.
Chiunque dei JanaveI volesse
recarsi all’incontro può prenotarsi presso Costantino Janavel, tei. 0121-930703.
Il pastore Alfredo JanaveI
A colloquio con l'assessore all'Urbanistica del Comune di Pinerolo
Patitone: «Rivedere il Piano regolatore»
L’amministrazione Barbero, a Pinerolo, è giunta al giro
di boa e fra i problemi con
cui si è trovata subito a doversi confrontare c’è stato indubbiamente il nuovo piano
regolatore della città: atteso
da anni, ora sembra mostrare
il fianco a critiche e preoccupazioni. C’è chi teme il nascere di grossi agglomerati
urbani capaci di «oscurare» la
vista sulla collina, chi dichiara la propria preoccupazione
per una possibile svalutazione
dei terreni fabbricabili visto
che si costruirà più del previsto in altezza. L’architetto
Flavio Fantone ha in qualche
modo «ereditato» il nuovo
piano regolatore approvato
dalla passata amministrazione; sono reali le preoccupazioni? «Quando ho potuto
esaminare il nuovo prg - ci
ha detto l’assessore Fantone ho subito capito che le cubature ammissibili e le densità
potevano portare ad una eccessiva edificabilità delle
aree. Ci sono anche aspetti
che non potevano essere previsti in precedenza perché legati all’applicazioni di norme
di legge non legate al piano
regolatore. Ora ci stiamo accorgendo che se si costruisse
secondo le possibilità concessa dal piano realizzeremmo
delle opere che nella maggior
parte dei casi creerebbero
grosse perplessità sotto il profilo paesistico e ambientale».
Tuttavia c’è un margine di
intervento per limitare tali rischi: «Già all’inizio della tornata amministrativa abbiamo
esaminato il piano cogliendo
alcune disfunzioni imputabili
anche a nuovi sistemi di calcolo delle cubature - precisa
Pinerolo; San Maurizio visto dalla salita verso II Palazzo di Giustizia
l’assessore Fantone - ora
stiamo valutando di apportare
alcune modifiche in modo da
mitigare l’impatto delle nuove costruzioni possibili. Con
le modifiche puntiamo anche
a introdurre nuove regole
qualitative nel costruire che
dovranno essere seguite dagli
operatori».
Al di là delle possibili modifiche al piano regolatore ci
sono alcune zone della città
che potrebbero veder nascere
importanti lotti edilizi: «Una
che sicuramente verrà realizzata è quella della via vecchia
di Buriasco - spiega l’assessore -; oggi ci sono alcuni
edifici isolati che sembrano
stonare e che definii “diga”
rispetto all’ingresso in città
dal lato Est. Si tratta di edilizia economico-popolare e noi
puntiamo a realizzare un piano esecutivo che preveda tutti
i tasselli dello sviluppo urbanistico, comprese le aree a
servizi. Anche ad Abbadia si
avrà un intervento ma intendiamo condizionarlo all’effet
tiva previsione di servizi e alla compatibilità ambientale
degli edifici».
Il Comune di Pinerolo ha
chiesto, e ottenuto parzialmente, dei finanziamenti europei per due progetti, la ricostruzione del Teatro sociale,
da adibirsi a Centro congressi, e il recupero dell’ex fonderia Beloit di via Vigone:
«Si tratta in entrambi i casi di
due aree a forte degrado precisa Fantone -; per il teatro sociale sappiamo di aver
ottenuto un finanziamento ma
non ne conosciamo ancora
l’esatta entità. In ogni caso
non si tratta di recuperare nella sua globalità il teatro, che
pure rappresenta un importante elemento nella storia e
nella cultura della città, ma
appunto di realizzare una sala
congressi. E chiaro che dobbiamo essere certi delle risorse europee e da lì partire per
un impegno comunque gravoso (circa 6 miliardi, ndr) per
l’amministrazione comunale.
Per quanto riguarda l’ex fon
deria avevamo proposto un’
area verde attrezzata di cui la
zona di San Lazzaro è fortemente carente. La Regione ha
dichiarato valido il progetto
ma non l’ha finanziato per carenza di fondi: cercheremo di
portare avanti il discorso del
recupero ma sarà condizionato dalle possibilità economiche del Comune».
All’inaugurazione della rassegna di artigianato il sindaco
Barbero è stato vivacemente
contestato da un gruppetto di
commercianti e artigiani del
centro storico che hanno protestato per le soluzioni date al
problema parcheggi e soprattutto per la Ztl (zona a traffico
limitato nel centro storico):
«Pinerolo è arrivata in ritardo
alla scelta del parcheggio a
pagamento - afferma Flavio
Fantone -; altre città come
Chieri, Ivrea o Rivoli hanno i
parcheggi a pagamento da
tempo. Questa scelta è arrivata proprio nel momento in cui
si sta lavorando alla pedonalizzazione del centro storico e
alla riduzione delle percorrenza stradale nella Ztl da parte
dei mezzi privati. I parcheggi
a pagamento sono stati realizzati a corona del centro storico e dunque in sua funzione;
non dimentichiamo che i parcheggi di piazza Vittorio Veneto e di piazza 3° Alpini sono completamente gratuiti.
Ricordo inoltre che se alcuni
esercenti hanno protestato si è
creato un comitato di residenti
che invece sta cercando di valorizzare anche con iniziative
private l’area centrale. I cittadini in genere stanno comunque utilizzando di più il centro storico per passeggiate o
per far giocare i bambini».
BOBBIO PELLICE —
La predicazione del culto
di domenica 13 settembre
sarà affidata al pastore Alfred JanaveI su «Niente sia
più forte della vostra fede».
LUCERNA SAN GIOVANNI — Domenica 20
settembre, alle 15, riunione
quartierale in via Briolera
presso la famiglia Pisani.
PRAROSTINO — Domenica 20 settembre culto
a Roccapiatta alle 10,30,
anticipato di una settimana; alle 17 riunione estiva
al Roc e cena comunitaria.
TORRE PELLICE —
Domenica 20 settembre
pomeriggio comunitario ai
Coppieri, ore 15.
Valdesi alle Valli
«Corto
circuito»
fra i giovani
MARCO ROSTAN
In sintonia con il dibattito
sinodale su «i giovani e le
chiese», che ha sottolineato
la ricchezza del lavoro giovanile, l’importanza del dialogo
fra generazioni all’interno
delle comunità, l’animazione
musicale e la positiva ripresa
dei gruppi teatrali, esce in vai
Pellice un bollettino di collegamento tra giovani del 1°
circuito curato da Massimo
Gnone, William Jourdan,
Thierry Negrin, Annalisa Pascal, Sara Poét, Chantal Rivoira, Annalisa Tourn Boncoeur, con la collaborazione
grafica di Mario Ratsimba e
Karen La Fata.
Nelle prime otto paginette
di Corto circuito (questo il
simpatico nome del bollettino), la redazione presenta il
suo obiettivo: creare uno spazio finalmente e compietamente gestito da giovani, entrare decisamente in gioco insieme con gli altri, sia nella
chiesa che nella vita quotidiana, evitando inutili contrapposizioni ma senza rinunciare alla propria visione e
prospettiva. Inoltre, dato che
il bollettino Corto circuito
vuole innanzitutto collegare
la realtà giovanile valdese locale, è ovvio domandarsi prima di tutto che cosa significa
essere giovani e valdesi alle
soglie del terzo millennio.
Come testimoniamo la nostra
identità valdese?
A questa domanda rispondono intanto Claudio Geymonat e Sabina Barai: la redazione sollecita molti altri a entrare in contatto con il bollettino
e proseguire il discorso. Interessante anche la risposta di
Elio Canale, preside del Collegio valdese di Torre Pellice,
alla domanda «Secondo lei in
che modo gli allievi valdesi
esprimono la propria identità
dentro e fuori la scuola?». Infine Massimo Battaglia riferisce sul convegno organizzato
dalla Fgei a Pradeltorno nel
giugno scorso, anch’esso sul
tema dell’identità giovanile.
Non resta che augurarsi che
Corto circuito sia letto anche
dai pastori e dai membri dei
Concistori.
Eventuali lettere al bollettino possono essere indirizzate
a Massimo Gnone, vicolo
Giavelli 3, 10066 Torre Pellice, mentre il fax è presso Radio Beckwith, tei. 954194.
10
PAG. IV
E Eco Delle ^lli moEsi
Cavalleria
19 nazioni
al concorso
ippico
Dal prossimo fine settimana Pinerolo tornerà ad essere
capitale della cavalleria e
dell’ippica nazionale e per tre
settimane cavalieri da tutto il
mondo si sfideranno sugli
ostacoli collocati in piazza
d’Armi. Si inizia dall’11 al
13 settembre con il 12° concorso ippico intemazionale di
salto a ostacoli, sotto l’alto
patronato del Presidente della
Repubblica; saranno assegnati 8 premi per altrettante gare
l’ultima delle quali, il premio
Città di Pinerolo, avrà una
dotazione di 60 milioni. Nel
fine settimana successivo sarà
la volta del 10° concorso ippico nazionale di salto a ostacoli e, per finire, dal 25 al 27
settembre, 1° concorso ippico
nazionale pony.
Dopo il grande successo
delle due ultime edizioni quest’anno è prevista la partecipazione al concorso internazionale di oltre 100 cavalieri provenienti da 19 nazioni; Argentina, Austria, Australia, Belgio, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Irlanda,
Italia, Kazakhstan, Libano,
Liechtenstein, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Portogallo, San Marino e Svizzera.
L’Italia sarà presente con numerosi atleti e oltre 100 cavalli. Sono ormai pochi gli altri
appuntamenti di questo livello
nel panorama dell’equitazione
italiana e c’è chi, come il generale Di Staso, consigliere
delegato dal Comune di Pinerolo e anima della manifestazione, a considerare le gare di
Pinerolo «al livello di quelle
di Parigi o Mosca».
Pinerolo
Ritorna
la «Festa
dei giovani»
Ritorna il tradizionale appuntamento con la «Festa dei
giovani» dal 12 al 19 settembre all’expo Fenulli di Pinerolo. La manifestazione, organizzata dalla diocesi (l’anima
è sempre don Marabotto, della comunità di San Domenico) con la collaborazione della Regione e del Comune,
prevede quest’anno un importante concerto d’apertura con
11 gruppo «Mau Mau» sabato
12 alle 21 in piazza Fontana.
Nei giorni a seguire numerosi
appuntamenti all’insegna del
motto di quest’anno, «Voci di
libertà, di giustizia, di speranza e di solidarietà»; tra questi
segnaliamo la presentazione
del libro «Lettera a mio figlio
sul ’68» di Mario Capanna
(presente l’autore) alle 18 di
martedì 15, la marcia silenziosa di mercoledì 16 alle 20
per le vie della città su «Ascoltare l’altra parte del mondo» e l’incontro di venerdì 18
con le scuole al mattino e con
la cittadinanza la sera con
Giancarlo Caselli, Gianni
Minà, don Luigi Ciotti e Rita
Borsellino. Non mancheranno
musica, di tutti i generi, laboratori (quello di murales e
quello di danza israeliana) e
testimonianze; inoltre anche
quest’anno è prevista una vasta area giochi, dove ritorna a
grande richiesta il calcetto saponato, e saranno circa un
centinaio i padiglioni delle varie associazioni del Pinerolese
e di zone limitrofe, soprattutto
legate alla cultura e al volontariato; uno spazio ospiterà,
come l’anno scorso, anche
Radio Beckwith Evangelica.
Concorso fotografico sulla montagna
Architettura nel
parco e nelle riserve
«Le tracce dell’uomo. L’architettura nel Parco naturale
Orsiera Rocciavré e nelle Riserve degli orridi di Chianocco e Foresto»: questo il tema
di un concorso fotografico organizzato dall’ente Parco in
collaborazione con la Regione Piemonte. La gara è aperta
a tutti i fotoamatori, esclusi i
fotografi professionali, il personale dipendente e gli amministratori del Parco. Ogni
partecipante potrà inviare fino a quattro fotografie, a colori o in bianco e nero, di formato compreso tra il 20x30 e
il 30x40; sul retro di ogni
opera si deve indicare nome,
cognome, indirizzo, numero
telefonico dell’autore, il titolo
e la didascalia dell’opera. Primo premio 400.000 lire. Tutte le fotografie andranno comunque ad allestire una mostra conclusiva, che sarà inaugurata il 29 gennaio 1999 nella sede della direzione del
Parco, a Bussoleno, frazione
Foresto.
La quota di partecipazione è
di 10.000 lire da versare alla
sede dell’ente; le stampe dovranno pervenire in busta
chiusa a: «Parco naturale Orsiera Rocciavré e Riserve degli orridi di Chianocco e Foresto», via San Rocco 2, fraz.
Foresto, 10053 Bussoleno
(To), entro il 18 dicembre ’98.
Collegio valdese
Via Beckwith, 1 - 10066 Torre Pellice (To)
Cerimonia di inaugurazione delVanno scolastico
sabato 19 settembre 1998 alle ore 15
Aula sinodale della Casa valdese
Via Beckwith 2, Torre Pellice
Prolusione della scrittrice
Vivian Lamarque
in sostituzione di Dacia Maraini, impegnata nel Premio Campiello
su
Il piacere della scrittura
Seguirà un rinfresco nel giardino del Collegio
ore 21 - Omaggio alla parola
Aula sinodale
serata di lettura, recitazione e canti a cura degli studenti
Torre: incontro alla Biblioteca valdese
Primo Levi e
il valore delPamicizia
La settimana successiva al
Sinodo e al convegno storico
tradizionalmente organizzato
dalla Società di studi valdesi,
ha avuto una buona partecipazione rincontro organizzato dal Centro culturale valdese e dagli «Amici della biblioteca valdese» dedicato allo srittore Primo Levi. «L’
amicizia è oro» era il titolo,
pensato in funzione dell’intervento dell’architetto Eugenio Gentili Tedeschi, fin dalla giovinezza amico di Levi,
suo compagno, insieme ad altri giovani ebrei torinesi riparati provvisoriamente a Milano, fino all’inizio della Resistenza. A questo punto le loro strade si divisero, ha raccontato la curatrice Rosella
Bertot, ma solo per la scelta
di due diverse formazioni di
combattimento fra i partigiani, seppure a pochi chilometri
di distanza.
Purtroppo una misura prudenziale ha consigliato all’atteso ospite di non muoversi
dalla città dove tuttora vive (e
dove ha creato tra l’altro la
stazione di Porta Garibaldi),
così il «percorso ideale» tra le
pagine di alcune opere di Levi, segnalato da Gentili stesso,
è stato illustrato da Alberto
Corsani e trasfuso nella lettura di alcune pagine, a opera di
Gisella Bein. «L’amicizia è
oro» è titolo che rimanda a II
sistema periodico, conclusione di una ideale trilogia autobiografica che comincia con il
dramma di Se questo è un uomo e prosegue nel racconto
del ritorno a casa dopo Auschwitz, La tregua. Associan
do ad alcuni racconti sulla tradizione famigliare ebraica, sugli anni dello studio e poi del
lavoro come chimico in una
fabbrica di vernici una serie
di elementi (gas e minerali)
naturali. Levi ci fa scoprire le
sue radici e il suo concetto di
«lavoro ben fatto», che poi ritornerà nella Chiave a stella:
un rapporto con il lavoro che
è lezione morale per tutti, anche dopo tanti anni. Ritornano, naturalmente, le pagine
che rievocano esperienze fatte
con i «sodali» della giovinezza, fra cui le gite in montagna
e le arrampicate, i primi innamoramenti, il passaggio dall’Università alle prime prove
lavorative.
Un secondo momento, e
una seconda lettura, era dedicato all’opera ultima di Levi,
I sommersi e i salvati in cui
lo scrittore-testimone riapre
le ferite, a oltre 40 anni di distanza, dell’esperienza del lager, alla luce delle tendenze
storiche «revisioniste» della
fine degli Anni 70: ne emerge
una più lucida analisi delle
cause e delle modalità che
condussero, fra l’altro, alcune
vittime a trasformarsi loro
malgrado, in oppressori di altri più deboli prigionieri. Un
messaggio che invita all’attenzione, al non dimenticare,
al racconto per le giovani generazioni. Alcuni interventi e
testimonianze hanno offerto
ulteriori contributi al pomeriggio e hanno reso tutti consapevoli che, per quanto riguardava quell’uditorio, non
c’è sicuramente la volontà di
dimenticare, (d.s.)
Tre giorni di incontri a San Germano
Aspettando Tautunno
Tre giorni per parlare di
parchi e giardini; è questa la
proposta che l’Associazione
parco comunale di Villa Widemann lancia nei giorni 18,
19 e 20 settembre con il motto «Aspettando l’autunno».
La rassegna si occuperà di
parchi, giardini e loro universo con lo scopo di incoraggiare, migliorare ed estendere le
conoscenze e la cultura del
paesaggio e del verde. La manifestazione, che negli auspici dei promotori dovrebbe assumere carattere periodico,
vuole mettere in luce attraverso mostre e conferenze gli
aspetti differenti attinenti il
settore, evidenziando le specie vegetali più adatte alla
realizzazione di parchi o giardini. Ovviamente il luogo
della manifestazione sarà il
parco di Villa Widemann che
ospiterà diversi vivaisti, spazi
del Wwf, delle scuole locali,
librai, progetti di giardini e
una esposizione filatelica a
soggetto «fiori, frutti e giardini». La vera e propria inaugurazione sarà sabato 19 settembre, alle ore 15, con gli
interventi del sindaco, Bergeretti, del preside della Facoltà
di Agraria di Torino, Roberto
VitaNuova
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Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via Raviob, 10/A
Tel. 0121-79459Ó
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FAX 0121-795572
VENERDÌ 11 SETTEMBRE l9Qs
Chiabrando, e del prof. Giancarlo Bounous, del Dipartimento colture arboree dell’
Università di Torino oltre che
promotore dell’associazione
amici del parco.
In precedenza, venerdì sera.
Marco Devecchi, dell’Università di Torino, terrà una
conferenza su «I giardini storici della Scozia». Sabato sera
invece ci sarà un viaggio virtuale, via Internet, a visitare i
giardini di Parigi; seguiranno
diapositive e considerazioni
di Flavio Pollano, agronomo
e progettista di giardini.
L’esposizione sarà aperta sabato dalle 15 alle 20,30, domenica dalle 10 alle 20,30.
10 settembre, giovedì —
BIBIANA: Alle 21, nel cortile
del municipio, per la rassegna
di teatro «FestivalPellice», il
Gruppo della Rocca presenta
«Tentativo di descrivere»; alle
22 Valeriane Gialli propone
«Mi ricordo».
10 settembre, giovedì —
BRICHERASIO: Alle 21, al
mercato coperto, nell’ambito
della rassegna teatràle «FestivalPellice», «Tentativo di esaurire un luogo non parigino»,
con Michele Di Mauro e Andrea Zalone.
11 settembre, venerdì —
CAVOUR: Dalle 16, inaugurazione della via «Francesco Rivoira» e di quella intitolata ai
volontari donatori di sangue,
con esposizione di ambulanze.
11 settembre, venerdì —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 20,30, nella sala consiliare, per la rassegna teatrale «FestivalPellice» viene proposto
«La suprema finzione. Omaggio a Eduardo».
12 settembre, sabato —
TORRE PELLICE: Dalle 8
alle 18, nell’isola pedonale,
mercatino dei prodotti naturali.
12 settembre, sabato — SAVIGLIANO: Alle 10, al teatro
Milanollo, premiazione della
XII edizione del premio di narrativa e poesia M. Kolbe.
12 settembre, sabato —
LUSERNA SAN GIOVANNI:
Alle 20,30 nella sala consiliare
il Gruppo della Rocca presenta
«La suprema finzione: omaggio
ad Eduardo»; alle 22 nel mercato coperto «Pietra Montecorvino» in concerto.
12 settembre, sabato —
TORINO: Alle 21, all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, concerto con Gidon Kremer e la Kremerata Baltica.
Informazioni: biblioteca di Villar Perosa (tei. 315774) o ufficio cultura della Comunità
montana vai Pellice (953131).
12 settembre, sabato —
VILLAR PEROSA: Alle
21,30, presso la Società operaia, concerto «Quando finisce
l’aria» del gruppo «Cattivo
esempio». Ingresso gratuito.
12 settembre, sabato —
PRAMOLLO: Alle 21, nella
chiesa del Rue, concerto del coro «Bric Boucle».
12-13 settembre — SALUZZO: Nell’isola pedonale
di via Silvio Pellico sono esposte opere di pittori e scultori, tra
cui le opere del «Gruppo Arte
7», che comprende artisti della
vai Pellice e di Pinerolo.
12-14 settembre — PORTE:
Agli impianti sportivi XIX edizione della mostra mercato «Il
raccolto» con esposizione di
prodotti agricoli e gastronomici
e VII edizione della mostra fotografica.
13 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Si conclude alla Casa delle diaconesse la
mostra d’arte a cura di artisti locali e del Gmppo Arte 7 con il
seguente orario: venerdì 11 settembre ore 20,30-22, sabato e
domenica ore 15-18 e 20,30-22.
13 settembre, domenica —
TORRE PELLICE: Fiera e
mercatino dei prodotti naturali
dalle 8 alle 18.
13 settembre, domenica —
PRAGELATO: Festa campestre alla Casa alpina Don Barra.
14 settembre, lunedì —
PRAGELATO; Nella palestra
comunale, alle 21, serata danzante con gofri.
18 settembre, venerdì —
BRICHERASIO: Nell’ambito
del settembre bricherasiese, alle
21, la compagnia teatrale «Veji
e giovo» di Buriasco presenta
la commedia in 3 atti «Che fortuna cola grana» di A. Rossini.
VALLI
CHtSONE - GERMANASCA
Guardia medica:
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Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
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Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
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Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
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Resp. Franco Giampiccoti
Stampa; La Ghisleriana Mondov
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PAG. 7 RIFORMA
0:- Molti i temi affrontati nella discussione sinodale sulla vita delle chiese
Come essere protestanti in Italia
Il confronto con un paese che faticosamente cerca la laicità, il cattolicesimo e le
nuove spiritualità religiose, gli immigrati, la partecipazione ai momenti comunitari
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Non sembri assurdo, ma
la discussione sinodale
sulla vita della chiesa inizia
sempre ricordando i morti.
Ricordandoci di quei fratelli e
quelle sorelle, pastori e laici,
uomini e donne che ci hanno
lasciato nel corso dell’anno e
che hanno condiviso con noi
il peso, la gioia e le fatiche
deUa testimonianza cristiana.
È un modo per lodare il Signore e ringraziarlo per i
compagni e le compagne che
ci ha dato nel cammino comune e per riaffermare la comunione dei santi che confessiamo nel Credo. Poi la discussione si amplia sui problemi più disparati che la
chiesa affronta in questo
tempo. È vero che alcune
sentenze della magistratura
hanno un po' laicizzato il
i paese, come afferma la Tavola nella sua relazione, o continuiamo a vivere in una «Seconda Repubblica» di carattere confessionale? Quale atteggiamento dobbiamo assumere verso le multiformi
espressioni di quella «New
Age» che si sta affermando in
molti luoghi del nostro paese? Dobbiamo squalificarla
come neopaganesimo della
nostra società o dobbiamo
lasciarci interrogare da essa
per riflettere sulla pochezza
deUanostra vita spirituale?
Un punto è stato riaffermato davari interventi: la nostra
spiritualità non potrà mai fareameno dell’ancoramento
I illa parola del Signore che si
’ .è^ievolito fra noi, ma che va
fsolutamente rimesso al
intro della nostra esistenza.
SI è anche accennato all’e¡tangelizzazione, un po’ in
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Il presidente del Sinodo, Salvatore Ricciardi, la vicepresidente, Alessandra Trotta, e il segretario, Giuseppe Ficara. Al seggio e ai membri della segreteria tecnica è stata espressa la gratitudine dell’Assemblea sinodale
sordina perché abbiamo la
sensazione di averne parlato
molto negli anni passati, senza essere però riusciti a concretizzare molto almeno a viste umane. 11 lento calo del
numero dei membri di chiesa, la secolarizzazione di
molti pesano su di noi come
un giudizio e come uno stimolo a operare maggiormente in questa direzione. Non
mancano però i segnali incoraggianti: fratelli e sorelle che
si aggregano alle nostre chiese, soprattutto nelle città, e la
costituzione di chiese composte da immigrati evangelici
i quali stanno diventando,
come dice l’ordine del giorno
votato dal Sinodo «un punto
qualificante della nostra
realtà ecclesiologica».
Restano poi le sfide del
tempo che stiamo vivendo: i
migranti verso i quali non deve mancare la solidarietà, la
battaglia in tutte le realtà dove sono coinvolte la giustizia,
la verità e la libertà dove, in
modo pacifico e senza arro
I Rapporti con l'area rioplatense
La comunione
con gli scambi
fflANCO TAGLIERÒ
A sancire la profonda coniunione che lega le
®ese valdesi e metodiste in
taliacon quelle sorelle delsiea rioplatense, nel corso
ella prima giornata il Sinoha dedicato una parte del
battito a questa realtà. 11
^aioroso e coinvolgente mes8gio del moderador della
, aa Vaidense e la presenza
V-, pastori sudamericani
ra p o^^'g’ael Angel Cabretonn " Artus, hanno dato
hatti*^ breve e intenso diqkj, Questo è stato arricn,. ^'a testimonianza del
W n® uietodista argentino
' nana ^ quale, accenchp 1 ° rapporto storico
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^'•■ìtti umani
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Per ia^°s«nza al Signore
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aaeUf^gl^^ani in Argenti
cresce
pastorali
testimoniato del suo impegno nella lotta per i diritti
umani, in particolare nel
campo del dibattito sui «desaparecidos» argentini. 11 pastore De Luca, ringraziando
per quello che dall’Italia si fa
già, anche con i fondi provenienti dall’otto per mille, ha
proposto al Sinodo, richiamandosi alla comunione dei
santi, di intensificare il lavoro comune nel senso della sensibilizzazione dell’opinione pubblica e della solidarietà nei confronti delle famiglie dei desaparecidos.
Sia il rapporto della Tavola,
sia la relazione della Commissione d’esame hanno sottolineato l’importanza del’esperienza in atto dello
scambio di due pastori per
due anni: Sergio Ribet, attualmente pastore a Fray
Bentos, e Miguel Angel Cabrera, attualmente a Pomaretto, sono precursori di un
tipo di relazione bilaterale
che potrà avere un seguito se,
tenuto conto delle difficoltà
organizzative, fin da ora altre
famiglie pastorali si proporranno per altri scambi. Nel
frattempo, una coppia di giovani delle valli valdesi si recherà in Uruguay per un anno di lavoro volontario presso l’Hogar Nimmo di Colonia
del Sacramento. Il moderatore, nel suo intervento, ha infine augurato all’istituto uruguaiano per portatori di handicap «E1 Sarandì» un felice
proseguimento del suo impegno a venticinque anni dalla
sua fondazione.
ganza, dobbiamo far sentire
la nostra voce di dissenso, di
critica e di proposta. Né poteva mancare un dibattito
più interno sulle strutture
della nostra chiesa, il ruolo
dei circuiti e dei distretti, riscoprendone la loro capacità
di fare progetti, di immaginare nuovi ambiti della nostra
testimonianza, di collaborazione tra le chiese. Troppo
spesso ci vantiamo di essere
una chiesa «democratica»,
termine improprio, ma che
rende giustizia delle nostre
molte assemblee, però non
sappiamo o non vogliamo
utilizzarle disertandole o non
rispettandone le decisioni.
Anche per questo, l’ordine
del giorno invita le chiese a
«rendere autorità a tutte le
strutture in cui la fede è vissuta collettivamente»; essere
riformati, essere protestanti è
anche questo; riscoprire il
percorso lento e faticoso delle ricerca del consenso illuminati dallo Spirito che guida
le nostre decisioni.
Conclusioni? Difficile trarne una sola. La complessità e
la difficoltà di essere chiesa
oggi ci costringe ad andare
avanti avendo presente tutto
il dibattito. Insistere sull’evangelizzazione, riscoprendo
anche la nostra spiritualità e
non solo le nostre opere e la
nostra storia, che pure sono
essenziali. Confrontarsi con i
problemi nuovi della ricerca
religiosa degli uomini e delle
donne del nostro tempo,
senza scomunicare frettolosamente quelle piste di ricerca che appaiono lontane da
noi, ma senza neppure rinunciare all’essenziale che è
per noi la Parola. Confrontarci con un paese che faticosamente cerca di essere laico, senza rinunciare a discutere con i fratelli e le sorelle
cattolici che hanno una visione diversa del ruolo della
chiesa nella società. Non dimenticare gli ultime e le ultime della nostra società, senza avere la-pretesa di avere
tutte le risposte. E infine fare
tutto questo riscoprendo le
assemblee in cui queste cose
possono essere discusse e affrontare insieme, dove per
queste cose si può pregare e
dove si può tornare a avere
una visione del cammino comune che in quanto chiesa
dobbiamo percorrere.
Difficile e impegnativo?
Certo. Ma seguire Gesù non è
mai stato e non sarà mai una
strada tutta in discesa; come
qualcuno ha ricordato, i lavori sinodali si sono tenuti proprio nel periodo dell’anno in
cui, 426 anni fa, a Parigi, venivano massacrati gli Ugonotti nella notte di san Bartolomeo, anche la loro strada è
stata molto in salita.
La questione finanziaria
Occorre più tempestività
nelle contribuzioni
PIERVALDO DURAND
La Tavola valdese nella
sua relazione al Sinodo
ha fornito una serie di dati
che mettono in evidenza una
situazione finanziaria abbastanza soddisfacente, e dimostrano altresì una costante attenzione all’aggiornamento dell’impostazione
amministrativa, anche in ottemperanza a quanto suggerito dal Sinodo ’97. Il deficit
per il 1997 è di 67 milioni
(deficit che va aggiunto a
quello dell’anno precedente
per un totale di 159 milioni)
e quindi assolutamente gestibile. Il moderatore, Gianni
Rostan, ha fatto osservare
che sarebbe sufficiente che le
chiese inviassero tempestivamente le loro contribuzioni, e cioè mese per mese, e
non come sta avvenendo
quest’anno, con alcune chiese che non hanno ancora inviato alcuna contribuzione,
per annullare gli interessi
passivi, giungendo quindi a
un sostanziale pareggio.
Nel 1997 tre chiese hanno
attuato questo sistema facendo ottenere un ricupero
di interessi passivi per circa
20 milioni. È stato altresì
messo a punto il «conto economico scalare», cioè il sistema che riordina le voci di entrata e uscita per attività
(campo di lavoro, gestione
generale, gestione stabili,
partecipazione a enti ecclesiastici, gestione di attività
particolari, voci extragestionali), che consente di avere
sempre ben visibile e sottò
controllo la situazione.
La Commissione d’esame,
dichiarando di non avere fra i
suoi componenti un membro
competente in materia contabile-amministrativa, ha
presentato la propria relazione senza formulare analisi finanziarie, ma sottolineando
una serie di preoccupazioni
di carattere generale:
- tutti i conti delle attività
della chiesa nella sua globalità (chiese locali, opere, ospedali, Opeemi, ecc.) sono
in rosso;
- le uscite delle chiese locali superano le loro entrate
(circa 400 milioni);
- di fronte a «crescite tumultuose» di opere, ospedali,
istituti si ricorre a consistenti
prestiti bancari;
- molte opere, ospedali,
istituti non sono più in grado
di far fronte alle proprie necessità se non ricorrendo ai
fondi dell’otto per mille.
Un solo intervento, oltre a
quelli esplicativi della Tavola
valdese, per chiarire che le
opere sono ricorse all’otto
per mille proprio per poter
effettuare ristrutturazioni necessarie senza le quali avrebbero dovuto chiudere i battenti, e per sottolineare che
l’otto per mille ha separato la
diaconia dalla predicazione e
che le contribuzioni non sono diminuite. Nessun ordine
del giorno specifico è stato
presentato; solo quello generale di approvazione dell’
operato della Tavola. Davvero un po’ poco.
3
ìmÈÈm
La testimonianza delle chiese
Il Sinodo a conclusione della discussione relativa al preambolo
della relazione della Tavola valdese al Sinodo, del quale raccomanda la lettura alle chiese,
richiama le chiese a prestare attenzione alla richiesta crescente
di spiritualità che si esprime come un «ritorno al religioso», da
una parte in forme tradizionali, aggiornate e potenziate dai
mass media spesso accompagnate da tentazioni integraliste, e
dall'altra in forme nuove di ricerca religiosa espressa in particolare dal fenomeno diversificato della newage;
di fronte a questa richiesta, che è presente anche all'interno
•delle nostre chiese, le rende attente al fatto che una nostra testimonianza espressa in richiamo alla storia e all'operare sociale
appare insufficiente: è indispensabile affiancare a detto richiamo un invito esplicito alla conversione, alla preghiera, alla fraternità e sororità nella fede.
Il Sinodo indica alle chiese alcune linee di azione:
- uscire sulla piazza, recuperare la dimensione pubblica della
nostra testimonianza in Gesù Cristo alla ricerca di compagni e
compagne di vocazione e percorso, riscoprire un'inventiva evangelizzatrice;
- rendere «autorità» a tutte le strutture in cui la fede è vissuta
collettivamente e nel territorio, ridando loro vigore,
- sviluppare una capacità critica, pacifica, non arrogante, ma
instancabile sulle questioni di giustizia, verità e libertà;
- porre al centro della vita della chiesa l'uscire verso l'altro che
viene: l'esperienza di «Essere chiesa insieme» di questi ultimi anni, la presenza di un numero sempre maggiore di evangelici provenienti dal Terzo Mondo in Italia non è solo una questione di
servizio sociale, ma sta diventando un punto qualificante della
nostra realtà ecclesiologica.
Autonomia della chiesa di Zurigo
Il Sinodo, esaminata la richiesta di autonomia della Chiesa
evangelica valdese di Zurigo (denominata nell'ordinamento ecclesiastico di detto cantone «Chiesa evangelica di lingua italiana
di Zurigo») avanzata dalla Tavola valdese, esaminata la documentazione presentata, presa visione dell'atto 14 della CD/II di quest'anno, ne prende atto con gioia e la accoglie; dispensa la Tv dalla proclamazione della vacanza prevista dal 2° comma dell'art. 10
R04, in quanto la provvista pastorale è avvenuta e avverrà in
aderenza alla convenzione tra la detta chiesa di Zurigo e il Kirchenrat della Chiesa evangelica riformata del Cantone di Zurigo,
convenzione autorizzata dalla Tv e di cui il Sinodo ha preso conoscenza.
La collaborazione con le chiese battiste
I
Il Sinodo, confermando la convinzione che la testimonianza
nel nostro paese possa trarre maggior forza ed efficacia nella
collaborazione bmv,
invita le chiese a continuare a ricercare ogni forma di cammino comune con le chiese battiste, in particolare nel campo della
cura pastorale, della formazione, dell'ecumenismo e della testimonianza nella comunità civile; invita la Tavola valdese e il Comitato permanente dell'Opcemi a continuare, a ricercare e approfondire ogni tipo di collaborazione con ii Comitato esecutivo
dell'Ucebi.
ELEZIONI
La Tavola valdese è stata eletta nelle persone di: Gianni
Enrico Rostan, moderatore; Franco Becchino, vicemoderatore; Bruno Gabrielli, Giovanni Genre, Marcella Giampiccoli. Franca Long, Luca Zarotti, membri.
Il Comitato permanente deirOpcemi è stato eletto nelle
persone di: Valdo Benecchi, presidente; Giovanni Anziani,
Alberto Bragaglia, Giimio Censi, membri.
Il Consiglio della Facoltà valdese di teologia, è stato eletto nelle persone di: Ermanno Genre, decano; Daniele Garrone, vicedecano; Rosanna Ciappa, Paolo Landi, Giovanna
Pons, Paolo Morlacchetti, Debora Spini, membri.
La Commissione sinodale per la diaconia, è stata eletta
nelle persone di: Paolo Ribet, presidente; Carla Beux, Marco Tullio Florio, Maja König, Bruno Mathieu, Lino Pigoni,
Marco Jourdan, membri.
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola valdese, delTOpceml e del Consiglio della Facoltà valdese di teologia è stata eletta nelle persone di: Franco Carri, Klaus Langeneck, Paola Reggiani, Franco Siciliano (relatore); suppl.
Bruno Giaccone, Carmelina Maurizio, Jonathan Terino,
Gianni Musella.
La Commissione d’esame sull’operato della Commissione sinodale per la diaconia è stata eletta nelle persone di
Paolo Gay (relatore); Christian Gysin, Thomas Noffke, Mariiy Scorsonelli; supplenti Gino Lusso, Antonella Sciumbata. Maria Adelaide Rin^di, Teodoro Fatilo y Cortés, Giuseppe Caccamo.
Il Sinodo ha designato il presidente della prossima sessione sinodale nella persona di Gianni Long.
Il Seggio ha designato come predicatrice d’ufficio per il
prossimo Sinodo Maddalena Giovenale; supplente il pastore Domenico Maselli.
Il Seggio ha designato come responsabile per culti e liturgie nel Sinodo 1999 il pastore Miguel Angel Cabrerà.
La Tavola valdese eletta
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 11 SETTEMBRE
Sinodo Valdese
Anche se in programma, il Sinodo non ha affrontato un tema importante
La cultura? Un problema che non esiste
Ma come si fa a gestire Centri culturali, una Casa editrice, periodici, scuole, una
Facoltà di teologia e dei musei senza un confronto sulla nostra linea culturale?
DAVIDE DALMAS
IL dibattito sulla cultura nel
Sinodo di quest’anno non
c’è stato. Si è parlato un po’
della Facoltà di teologia, in
parte però con considerazioni estranee ai temi che avrebbero dovuto essere in discussione, e in seguito c’è stata
una specie di carrellata aerea
su una decina di realtà diverse che sono state raggruppate un po’ arbitrariamente e
per le quali è stata presentata, in modo più o meno pittoresco, la situazione presente.
L’elenco può far capire la disparità di queste realtà e il
conseguente annullamento
di una possibile discussione
globale, di linea. Sono stati
citati: la Commissione permanente studi, l’Unione predicatori locali, il Centro culturale valdese, il Comitato
luoghi storici, le librerie e
l’editrice Claudiana, la Libreria di cultura religiosa, il Collegio valdese. Riforma e L’eco
delle valli valdesi, L’amico dei
fanciulli, Confronti, Internet.
In questo modo gli ordini
del giorno che sono stati approvati si sono risolti in una
serie di rallegramenti, congratulazioni e ringraziamenti,
intervallati da qualche invito
a proseguire nel lavoro o a incentivarlo. L’unica eccezione, che probabilmente è passata senza colpo ferire soltanto perché confusa nel cli
II servìzio fotografico
sul Sinodo è stato curato da Pietro Romeo
ma di buoni propositi di cui
sopra, è costituita dall’ordine
del giorno di appoggio al rilancio del segmento L’eco
delle valli di questo giornale,
che impegna le chiese non
solo in modo generico.
Probabilmente non è un
caso che una discussione
reale, che andasse al fondo
del problema, non sia avvenuta. Il modo di trattare il tema «cultura» che è stato utilizzato, esprime la concezione di gran parte dei membri
di chiesa, probabilmente della grande maggioranza anche
dei membri del Sinodo. Cioè
l’idea dominante è che la cultura sia in buona sostanza
una cosa di libri e musei, biblioteche e scuole, un po’
polverosa e noiosa, ma che ci
deve essere perché «è importante» e che qualche volta fa
piacere ricordare che esiste e
si va a sfogliare come un vecchio album di foto di famiglia. Insomma qualcosa di
neutro e non pericoloso, un
tema su cui «siamo tutti d’accordo» e per cui non è il caso
di litigare.
Però poi succede che se
dall’esterno del mondo evangelico, ad esempio per fare
una trasmissione televisiva
Rai che non sia Protestantesimo, si vuole sapere qualcosa
dei valdesi, si va a chiedere al
Centro culturale a Torre Pellice; che se si fanno progetti di
sviluppo turistico per l’area di
Pinerolo, si punta sulla presenza della cultura valdese, e
così via. E allora si vede che
cultura è anche il modo di vivere p lavorare, di esprimere
una fede oppure un ideale
^ ‘ - • «a* ‘
Riforma-L'eco delle valli valdesi
Il Sinodo si congratula con la direzione di Riforma per la molteplicità delle informazioni e degli studi proposti su vari argomenti. Ringrazia tutti gli operatori per la professionalità e li incoraggia a proseguire l'opera di informazione delle chiese;
chiede alla Tavola valdese e al Comitato permanente dell'Opcemi in accordo con il Comitato esecutivo dell'Ucebi:
di invitare la «Edizioni protestanti srl» a procedere alla realizzazione di un progetto editoriale basato su una nuova impostazione che, secondo le indicazioni della Conferenza del I distretto, presenti all'interno del settimanale (e non come foglio staccabile) le informazioni relative alle valli valdesi;
auspica che tale progetto possa essere approvato dal Consiglio
di amministrazione entro il mese di marzo 1999, previa consultazione delle chiese del I distretto, e successivamente sottoposto
all'esame degli esecutivi delle chiese, perché, se approvato, possa trovare una applicazione a partire dal novembre 1999;
chiede di realizzare nell'ambito della redazione un progetto
di formazione di almeno un collaboratore l'anno, da ricercarsi
tra i giovani e le giovani delle chiese e di continuare ad assicurare alla Sep i mezzi finanziari necessari allo sviluppo di questo importante progetto di formazione unitario delle chiese battiste,
metodiste e valdesi, progetto che va considerato prioritario per
il lavoro di testimonianza comune delle chiese;
chiede alla direzione e alla redazione
di prestare maggior attenzione all'informazione puntuale sulle
chiese rioplatensi, eventualmente dedicando ad esse una rubrica
periodica, di proseguire a pubblicare tramite Internet pagine del
giornale e offrire una selezione sia delle notizie ecumeniche che
delle chiese italiane, difficilmente reperibili altrove in italiano.
Raccomanda a tutti i membri di chiesa, e in particolare a tutti coloro che con varie responsabilità sono impegnati in attività, di
utilizzare settimanalmente il giornale come indispensabile strumento di informazione e di collegamento tra le dimensioni locali
e l'insieme della vita delle chiese e delle opere evangeliche.
Il Corso «a distanza» della Facoltà di teologia
Il Sinodo, esaminato il risultato del Corso di formazione teologica a distanza dopo i tre anni di sperimentazione previsti
dall'atto 34/SI/95 e avendo constatato l'avvio molto positivo del
progetto, decide di autorizzarne la continuaziorie ringraziando
il coordinatore e tutti coloro che hanno contribuito alla sua realizzazione per l'impegno e la qualità del lavoro svolto.
Lauree honoris causa
Il Sinodo approva le modifiche degli artt. 3 e 38 del Regolamento della Facoltà valdese di teologia;
all'art. 3 tra il secondo e il terzo comma inserire: «La Facoltà
può conferire lauree honoris causa a persone che abbiano particolarmente contribuito alla ricerca culturale e teologica»;
all'Art. 38 aggiungere: «1) proporre al Consiglio di Facoltà il
conferimento di lauree honoris causa».
Il pastore Eugenio Rivoir interviene per ia Commissione d’esame
politico, di parlare o di divertirsi. Le chiese valdesi e metodiste ritengono che non abbia
senso discutere di questo e
provare a inventare insieme
dei modi stimolanti, delle sfide e delle proposte in tutti
questi campi? Ritengono che
non sia loro compito formalizzare queste sfide, ma della
«società civile»? Ritengono
che il loro compito sia solo la
predicazione e non la valutazione dei comportamenti,
delle forme di vita che questa
predicazione determina? È
possibile e legittimo rispondere di sì, ma in questo caso
bisognerebbe innanzitutto
dirlo chiaramente, non continuare a credere che il problema non esista, e poi trarne le
conseguenze, ossia, per esempio, trasformare i giornali
in puri bollettini interparrocchiali, fare dei centri culturali
associazioni indipendenti dal
Sinodo e dalle chièse e così
via. Speriamo che nei prossimi anni si inizi a fare chiarezza su questi punti.
Per quanto riguarda la Fa
coltà si è parlato del corso di
formazione teologica a distanza, che ha avuto buoni risultati, ma è stata espressa
una certa preoccupazione per
il carico di lavoro ulteriore per
i professori che sono già troppo impegnati. Molti interventi, perciò, hanno ipotizzato un
allargamento del corpo docente, forse con la creazione
di nuove figure, assistenti o
altro. È stato inoltre modificato lo statuto della Facoltà per
permettere l’assegnazione di
lauree honoris causa e per
quanto riguarda la voce «patrimonio e finanziamento».
Molti interventi però si sono
occupati di un argomento
non all’ordine del giorno come il progetto di costituzione
di un istituto ecumenico di
teologia protestante a Roma.
Diversi professori hanno ribadito che questa idea non è
un’ulteriore allargamento delle attività della Facoltà, ma
una proposta che viene lanciata all’esterno e che sarà
realizzata solo se verrà recepita in modo ampio.
I culto inaugurale vissuto sui piazzale del tempio
«
La rivista «Confronti»
Il Sinodo è riconoscente a tutti i responsabili per l'operato della rivista Confronti che rappresenta una delle voci più significative che alimentano il dialogo interreligioso e interculturale del
nostro paese. Le iniziative estremamente diversificate di approfondimento sui temi dell'attualità socio-politica del nostro
paese, dell'ecumenismo e del dialogo con l'ebraismo, con l'IsIam
e con le altre fedi viventi costituiscono una solida base di sensibilizzazione, di formazione e di aggiornamento.
Il Sinodo invita pertanto le chiese a sostenere la rivista e a utilizzarla in tutti gli ambiti possibili.
La Libreria di cultura religiosa di Roma
Il Sinodo si rallegra dei progetti in corso per l'ampliamento
della Libreria di cultura religiosa di Roma e ringrazia sia il Comitato di gestione che la responsabile della libreria per i risultati
conseguiti, raccomandando l'individuazione di appropriati programmi di sviluppo delle attività volte a incrementare la conoscenza della libreria stessa nel tessuto della città.
L'amico dei fanciulli
Il Sinodo si congratula con il Comitato per la ricchezza delle
tematiche proposte su L'amico dei fanciulli e auspica che ipotesi
di miglioramento grafico e di collocazione della testata contribuiscano a un aumento consistente degli abbonamenti presso
tutte le nostre chiese.
La discussione sulla bioetica
Per una democrazia
aperta e pluralista
MASSIMO MAROTTOLI
Nel corso del Sinodo si è
discusso anche di bioetica. Gli interventi nel dibattito
hanno evidenziato in vario
modo il grande interesse
dell’opinione pubblica per i
temi della bioetica (procreazione medicalmente assistita,
eutanasia, ecc.). Su questi temi, e con diverse motivazioni, da più parti proviene la richiesta di un pronunciamento esplicito da parte di comitati etici laici, autorità religiose, chiese presenti un po’ ovunque sul territorio nazionale e ai quali, in alcuni casi,
viene persino richiesto l’esercizio di una funzione di controllo. Vi è dunque un affollarsi disordinato di richieste
di conoscenza e chiarificazione intorno al sapere etico e
bioetico, ma anche di assunzioni di responsabilità da
parte di autorità in campo
morale e di risposte precise.
Il Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla scienza
alla fede, nominato dalla Tavola valdese nel 1991, ha prodotto tre importanti documenti, peraltro accolti positivamente da diversi rappresentanti della cultura laica,
comitati di medici e altri, che
hanno manifestato pubblicamente il loro apprezzamento
sui quotidiani del 27 agosto
scorso: un primo documento
di carattere generale, uno
sull’aborto e l’ultimo sull’eutanasia che naturalmente ha
suscitato anche reazioni non
favorevoli. In una nota pronunciata dal cardinale di Torino Giovanni Saldarini e
pubblicata dal giornale cattolico Avvenire (27 agosto, p.
16), le critiche mosse per l’ultimo documento sull’eutanasia sono fondate sulla convinzione che il Dio biblico è il
Dio della vita (Io faccio morire e faccio vivere. Deut. 32,
39) ma il Dio della vita lo è in
maniera specifica e unica in
quanto la sua parola e la sua
volontà determinano il qua
AL
Le dee:
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Quelle parole Israele le
ceve come promessa in m
tempo in cui non ha ancoo
posto piede nella terra di Ca
naan; il loro senso profondo
anticipato ma non ancora»
duto pienamente. Quel sej
so, piuttosto, sembrerebbi
ebe sia ancora vincolatosi.
l’esplicarsi di una relazioni
della fedeltà di Dio al suo po
polo e del popolo dei credea
a Dio. Il senso di quelle paro
le, perciò, è posto in unari
mensione che permette il dj
spiegarsi delle relazioni, dol
l’esistenza umana nella stori
e la vita civile a cui sembra;
faccia riferimento nella noi
del card. Saldarini, forse go
drebbe in modo più ampi
dall’acquisizione di quest
consapevolezza, che sul pia
no pratico implica la neces
sità di distinguere, ad esem
pio, tra principi etici e non®
giuridica. La relazione al Si
nodo da parte della Commij
sione d’esame ha ribaditi
chiaramente i termini d(Ì
problema quando ha scritte
«Il tentativo di voler unifoii
mare la norma giuridicai'
principi etici non negoziab| »•
può e deve, in una demo®j “
zia aperta e pluralista, carat
terizzata dalla presenzadi
culture e tradizioni diverse,
essere superato daH’impegnf
della individuazione politia , .
realistica che cerchi ilmaj-;
gior bene possibile condiviso!
nelle circostanze concrete». '
Un importante passow- "
ti nella direzione delladcerca ’ ,
e del dibattito è stato to territorio
con l’approvazione sinoàj,
dell odg che prevede, g ^
altre cose, la diffusione dei P*“ "
documenti come elemento
discussione. Con lo stesi
odg, inoltre, si incarica^
gruppo di preparare un t(
orientativo di carattere gei
rale, che tenga conto delle
servazioni delle chiese, ei
sarà sottoposto al Sinoiij
nella sua prossima sessir
italiana, per l'approvazionf
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Temi di bioetica
Il Sinodo, consapevole dei problemi etici che i temi della bioi
tica pongono all'opinione pubblica, ,
osserva che il termine bioetica si riferisce ai problemi posti dt
fenomefl 7^«ai
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olone!)
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deboli d
Eguali dir
rio e soci
quando li
diventa le
le applicazioni delle recenti scoperte scientifiche ai
biologici e alle pratiche cliniche; di conseguenza non più interi
sere ricomprese sotto questo termine tutte le questioni eti ;
inerenti all'evoluzione dei costumi in materia di sessualità;
della Csd
Pid interi
economie
ritiene che le chiese debbano inserirsi nella discussione in
so nel paese sulla bioetica offrendo il loro contributo per borajin
montare la consapevolezza dell'opinione pubblica sui proble ont
per la ricerca di soluzioni ottimali; tirfaupii °
affida alle chiese il compito di inserire le proprie argomen
zioni nelle diverse sedi del dibattito, con il fine di tendere a
sensi etici intorno a soluzioni realistiche basate
mento del maggior bene possibile condiviso nelle r^'rcost
concrete; raccomanda alle chiese che nella loro
venga sollecitato e valorizzato l'apporto di persone che ^
no professioni direttamente connesse con i problemi ji
siano esse membri delle chiese oppure appartenenti a vari
gioni e culture;
riceve i tre documenti prodotti dal Gruppo di lavoro
I II c I ICI I LI pi\,/VJL^LLi V4WI 'art S
blemi etici posti dalla scienza alla fede e, senza pronunci
singoli giudizi, ne approva la diffusione come elemento
del^
blica discussione; raccomanda alle chiese di prendere in
oltre ai documenti suddetti, altri testi diffusi nell'ar
chiese o in sedi nazionali e internazionali; sollecita
del mondo ospedaliero evangelico e dei comitati etici
sui temi legati alla fine della vita, all'interruzione i
della gravidanza, alla procreazione medicalmente assi
trapianto di organi; chiede alle chiese di far pervenire
po, di qui all'aprile 1999, le loro osservazioni in mento
matiche sin qui esaminate dal Gruppo nei tre documen i,
incarica il Gruppo di preparare, per la prossima «•
dale italiana, tenendo conto delle osservazioni
testo orientativo di carattere generale, da
SltàVOlg,
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per l'approvazione; dà mandato alla Tavola di di^/°nd
ternet questo ordine del giorno e i documenti fin qu R
in versione italiana e inglese.
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pubblicità su
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11 SETTEMBRE 1998
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PAG. 9 RIFORMA
^ Molto ampio, e con molte decisioni, il dibattito sui temi diaconali
Lo sviluppo della diaconia evangelica
[a Commissione sinodale per la diaconia è ormai una realtà, rmtegrazione dei
tre ospedali valdesi, l'«evangelicità» delle nostre opere, la ripartizione delC8%o
ALBERTO TACCIA
Le decisioni sinodali hanno segnato un nuovo passo verso il consolidamento e
l’allargamento della Csd nella
sua funzione di coordinamento amministrativo e gestionale della maggior parte
deUe opere della Chiesa valdese, raggruppate in quattro
settori; ospedali, case per anàani, case per minori, case di
dòni“dla«oglienza. Alcuni traguardi
^importanti sono statr raggiunti, come l’acquisizione
della personalità giuridica
¿’ordinamento dello stato,
Irlordino patrimoniale, l’impostazione di un contratto
nazionale di lavoro per la
parte normativa comune a
W le opere. Inoltre il Sinodo ha approvato l’affidamento alla Csd di due altre opere
inora gestite dal Concistoro
della Chiesa di Torino: la Casafemminile valdese e la Casabalneare di Borgio Verezzi,
portando così a 19 le opere di
culla Csd deve occuparsi. Sono intanto allo studio la possibilità di altre acquisizioni o
i’attuazione di rapporti con
altre opere che dipendono da
chiese locali. La Csd intende
porsi come supporto, coordinamento, gestione che non
vuole ingabbiare le realtà locali, cancellando identità,
assoaranrllaticerca
tatotoi
j sinoii
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ncretei, ' sottraendo responsabilità e
soffocando spirito di iniziativa, ma vuole favorire il radicamento e l’espansione nel
territorio. Superata la diffiitea iniziale, i rapporti con
It^opere sono ora improntati
“ lucra e collaborazione.
'n più stretto collegamendi tutte le nostre opere in
la comune e coerente linea
politica diaconale, diventa
essario specie nel dialogo
n l’ente pubblico, visto il
it tramontare dello
a sps^ioi sociale, che se aveva il
nfpzinne diventare «globaliz
)vazionc pannolino al pan
jiolone!) aveva almeno l’obiettivo di assicurare a tutti, e
^particolare alle fasce più
ueboli della popolazione,
uguali diritti sul piano sanitatplla ® ®ttcio-assistenziale. Ma
guando lo «stato-mammina»
postillai ”''®tttalo «stato-mammona»
fenomei 7 dirla con la relazione
ossono8-“?"*Csd, «un ente pubblico
oni etrt P*^'ttteressato al risparmio
lità; '■™ttomico che alla progettarne in , ji"'® dei servizi», il colloquio
;o per f difficile: dalla collajrobleitiii baione si passa alla difesa,
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Ì'^'Proca cooperazioere a che ha semnrp vr,ii,tr, es
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nnrt del nostro rap
lo stato. L’unità di
tutte le opere non è
fed hT più forti, ma più
'^«dtbih e autorevoli.
Intanto il Sinodo ha approvato i nuovi statuti delle opere che lo scorso anno erano
state affidate alla Csd. Il considerevole aumento delle responsabilità rende sempre
più urgente la disponibilità di
un presidente a pieno tempo.
Ospedali
Il Sinodo del 1970 auspicava, a breve, il trasferimento
dell’Ospedale di Torino alla
Ciov. Dopo 28 anni si sono finalmente verificate le condizioni perché tale passaggio
potesse essere compiutamente definito. Il Sinodo 98 ha votato sia l’ordine del giorno
che sancisce tale integrazione, sia il nuovo Statuto della
Ciov che ne tiene conto. Rimangono ora da risolvere i
non facili problemi relativi al
coordinamento e alTunificazione delle procedure gestionali e amministrative, nonché
al rapporto con il personale.
L’Ospedale evangelico internazionale di Genova, a sua
volta, ha chiesto di entrare a
fare parte dell’ordinamento
valdese al fine di riaffermare
e assicurare il carattere ecclesiastico dell’ente, sia pure
con uno statuto speciale che
consenta il mantenimento
della piena autonomia e dell’indipendenza gestionale e
operativa. Si verifica cioè per
l’Ospedale evangelico di Genova quanto già è avvenuto,
sia pur con diversa modalità,
per l’Ospedale «'Villa Betania»
di Napoli. L’appartenenza
dei 5 ospedali evangelici italiani allo stesso ordinamento
non potrà che rendere più
stabile il collegamento tra di
loro e rafforzare la funzione
del Coordinamento evangelico ospedaliero (Ceo), già
operante da parecchi anni.
Rapporti con la chiesa
Determinato l’aspetto organizzativo e gestionale delle
nostre opere, si presenta la
necessità di precisare ulteriormente il loro collegamento con le chiese. Il rapporto
con le comunità locali, già
molto forte in parecchi casi,
deve essere rafforzato affinché la chiesa si riconosca pienamente nell’opera e l’opera
tragga dalla chiesa ispirazione, sostegno e solidarietà.
Per quel che riguarda il rapporto con le strutture territoriali, era stato individuato il
Circuito come luogo in cui
tutte le opere che vi sono ricomprese rendono conto della loro attività soprattutto
sotto l’aspetto operativo per
quello che concerne la dimensione del servizio e della
testimonianza. Tale confronto è assicurato dalla presenza
nelle assemblee di circuito
542
Le opere e le Conferenze distrettuali
!' Sinodo,
cetra'Ì '^1 testimonianza sempre più coordinata ed efficain rif1°®®!' ® opere e istituti,
la Coni all'atto n. 23CDII/98 che ha ritenuto che «anche
art, distrettuale, come le Assemblee di circuito (vedi
tufi debba essere il luogo in cui tutte le opere e gli isti
distretto vengano esaminati dal punto di vista
a®t°f«t™ori/anza,>,
art seguenti modifiche aggiuntive all'ROS:
con ,7 '“^°rnposizione della Conferenza distrettuale») punto 2
(«COI
rionsultiva»), aggiungere la lettera «e» con la frase: «i
dei corn t ° vece, in caso di impedimento, i vicepresidenti
Sfa ® ' direttori degli istituti ed opere valdesi e metodi
SintiZr'J' di cui al precedente punto 1 lettera "e" preart
«c» ( '“®°"’'Petenze della Conferenza distrettuale»), la lettetual/j della vita delle chiese e dei loro problemi spiri
ùrcuito delle relazioni informative inviate dai Consigli di
ilopo ,. ^ Commissione esecutiva distrettuale»), aggiungere
art I® parole «degli Istituti ed opere»',
9ere |j , ''‘Competenze della Commissione esecutiva»), aggiuntte/ia con la frase «provvedere a che le decisioni
'^'strettoT^^ Perverjgarto a tutti gli istituti e opere presenti
La Commissione sinodaie per la diaconia
del presidente e del direttore
di ogni opera, sia pur con voce consultiva. Il distretto invece era abilitato a considerare soltanto le opere che rispondono alla Conferenza distrettuale dell’informazione e
della riflessione relativa agli
istituti e opere presenti nel
distretto stesso. Il Sinodo ha
deliberato di ricomprendere
anche per le Conferenze distrettuali la presenza consultiva di presidenti e direttori
con l’esame e la discussione
delle relazioni dei circuiti.
A evitare tuttavia un semplice ritorno al passato parrebbe opportuno che, in sede
distrettuale, un organismo o
un incarico fosse in grado di
offrire alla riflessione e alla
discussione delTAssemblea
un quadro globale, critico e
ragionato della situazione di
tutte le opere del Distretto,
da cui possa emergere la linea della politica diaconale
locale, lasciando al circuito
Tanalisi delle singole relazioni, a evitare doppioni e ripetizioni nelle due assemblee.
Evangelicità
La Commissione d’esame
ha riproposto con forza il tema ricorrente delT«evangelicità» delle nostre opere in bilico tra l’esigenza di laicità e
di rispetto per la coscienza
dei degenti, degli ospiti e del
personale, e quella relativa alla necessità di trasmettere
«qualcosa» della nostra predicazione evangelica «in un servizio svolto anche all’insegna
della conversione (...). Non è
vietato che chi usufruisce di
una opera evangelica ne esca
più evangelico di quanto è
entrato: non solo guarito nel
corpo, ma anche santificato
nello spirito», non sembrando sufficienti, per una qualificazione evangelica, i principi
di efficienza, umanità, serietà, onestà, eccetera.
Una soluzione potrebbe
essere la costituzione di una
«cappellania» per visitare e
seguire tutti gli ammalati e e
stabilire incontri e dialoghi
con il personale. Mentre è
possibile sollevare qualche
perplessità per una tale accentuazione confessionale,
rimane tuttavia aperto il problema di fondo riguardante
la ragione per cui la chiesa
debba oggi gestire tali opere.
Dopo tanto parlare (una prima relazione sull’argomento
risale al 1985) sarebbe opportuno stabilire un incontro in cui ognuno possa portare i risultati della propria
riflessione sul tema e soprattutto le proprie esperienze e
le proprie soluzioni pratiche.
Intanto ai fini di una maggiore acquisizione di consapevolezza da parte dei membri dei comitati di gestione
sono stati organizzati corsi di
formazione, così come sono
stati compiuti corsi di aggiornamento professionale per i
direttori, mentre la stessa cosa dovrebbe potersi attuare
per i membri del personale.
Otto per mille
La breve discussione sinodale su questo tema ha evidenziato come le grandi aspettative che molti avevano
riposto nelle risorse finanziarie delTOpm siano state largamente ridimensionate. Entro febbraio di quest’anno
sono giunti alla Tavola ben
84 progetti, di cui sono stati
accolti 38 italiani e 32 all’estero. Alcuni di questi sono
particolarmente impegnativi
per l’entità delle somme richieste le quali, distribuite su
tre o più anni, riducono di
molto la possibilità di nuove
acquisizioni di nuo’vi investimenti per il prossimo futuro.
Non si è peraltro registrato
un aumento delle firme a nostro favore, anzi se ne prevede un sensibile calo quando
saranno operanti le intese
dello stato con i luterani e le
comunità ebraiche. Sarà necessario porre estrema attenzione all’apposizione delle
firme senza uscire dal limite
del rettangolino prestabilito e
su tutti i moduli fiscali.
La nostra credibilità per
convogliare nuove firme, più
che dagli spot pubblicitari,
sarà data dalla larga diffusione del rendiconto dettagliato
sull’uso del denaro e dall’adozione di progetti innovativi, anche di piccole e medie
dimensioni, a favore di situazioni umane particolarmente
difficili che tocchino la sensibilità e destino l’attenzione
della gente. Il Sinodo non ha
ritenuto di dover ridiscutere
e modificare i criteri a suo
tempo stabiliti per l’acquisizione e l’attribuzione delle
somme, mentre ha approvato l’operato della Tavola per
l’attenzione e il rigore adottati nella determinazione delle
priorità, secondo le indicazioni sinodali e nell’ambito
delle disponibilità.
Commissione per la
formazione diaconale
La funzione di questa Commissione, già costituitasi nel
passato essenzialmente come organismo di consulenza
presso la Tavola per le questioni riguardanti la diaconia
della Chiesa è stata estesa, in
particolare, alla formazione
permanente dei diaconi, in
parallelo all’analoga Commissione per la formazione
pastorale. Il numero crescente di diacene e diaconi nella
nostra chiesa ha posto la necessità di una più approfondita attenzione in ordine alla
verifica della loro vocazione,
alla loro formazione nel periodo di prova; al loro continuo aggiornamento e al necessario sostegno nello svolgimento dei loro compiti
nell’ambito delle chiese e
delle opere in cui sono inseriti. La Commissione segue
anche gli studenti valdesi e
metodisti che frequentano il
Centro per la formazione
diaconale di Firenze.
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L'Ospedale evangelico di Genova
Il Sinodo, vista ia richiesta dei presidente dell'Ospedale evangelico internazionale, con sede in Genova in Salita Superiore
San Rocchino 31/A, con la quale tale istituto, formatfasi fuori
delTordinamento valdese, chiede di essere accolto nel nostro ordinamento e chiede altresì che la Tavola valdese inoltri al Sinodo domanda perché i'Ospedale evangelico internazionale riceva
il riconoscimento di istituto autonomo a statuto speciale, con le
particolari caratteristiche di indipendenza e di opera pluridenominazionale che gli sono proprie fin dalle orìgini, da esplicitarsi
in apposita convenzione stipulata con la Tavola valdese e approvata dal Sinodo;
ritenuto che la speciale collocazione richiesta per quest'opera
evangelica è compatibile con i principi a cui si ispira il nostro ordinamento; vista la documentazione allegata alla domanda; esaminato il contenuto della convenzione; uditi la relazione della
Tavola valdese sull'istruttoria da essa compiuta e il parere favorevole della Cde, accoglie nell'ordinamento valdese l'Ospedale
evangelico internazionale con sede in Genova e lo riconosce
quale istituto autonomo con speciale «status» ai sensi del vigente regolamento sull'amministrazione ecclesiastica; riceve lo Statuto dell'Ospedale evangelico internazionale nel testo allegato e
lo approva; dà mandato alla Tavola valdese di stipulare la convenzione di cui sopra in aderenza al testo allegato al presente
atto e già approvato in forma preliminare dai competenti organi
dell'Ospedale evangelico internazionale di Genova e si rallegra
per questa possibilità di comunione che viene a rafforzare i legami di una comune testimonianza evangelica nell'area genovese.
Affidamento di opere alla Csd
Il Sinodo, visto l'Alt. 23B RG-RZ; vista la proposta della Tavola
valdese, che raccoglie la richiesta del Concistoro e dell'assemblea
della Chiesa evangelica valdese di Torino; visto il parere favorevole della Commissione sinodale per la diaconia favorevole
all'accoglimento della richiesta, affida alla Commissione sinodale
per la diaconia le seguenti opere, in precedenza dipendenti dal
Concistoro della Chiesa di Torino: 1) Casa balneare valdese di
Borgio Verezzi; 2) Casa femminile valdese di Torino;
provvede con separato atto all'approvazione dei nuovi statuti
delle predette opere.
L'integrazione dei tre ospedali valdesi
Il Sinodo, richiamati i precedenti atti sinodali in merito all'integrazione dei tre ospedali valdesi in Piemonte, in particolare
36/SI/90; ribadita la validità dell'Integrazione stessa; considerato
il decreto legislativo n. 460/97 che consente di dar corso all'integrazione ai sensi delTordinamento statale, mediante le seguenti
operazioni di trasferimento a titolo gratuito: a) trasferimento
del patrimonio immobiliare all'Ospedale evangelico valdese di
Torino dalla Tavola valdese alla Commissione istituti ospitalieri
valdesi; b) trasferimento dell'azienda ospedaliera facente capo
all'Ospedale evangelico valdese di Torino da questi alla Commissioni istituti ospitalieri valdesi; considerato il parere favorevole
espresso dalla Tavola valdese e Commissione sinodale per la diaconia, nonché il consenso all'approvazione espresso dagli enti interessati, Cornmissione istituti ospitalieri valdesi e Ospedale
evangelico valdese di Torino, entrambi dotati di personalità giuridica ai sensi delTordinamento statale;
delibera l'attuazione dell'integrazione dei tre ospedali valdesi
di Pomaretto, Torino e Torre Pellice operanti in Piemonte, mediante le operazioni di trasferimento di cui in premessa; dà mandato a: Tavola valdese. Commissione sinodale per la diaconia.
Commissione istituti ospitalieri valdesi. Ospedale evangelico di
Torino, ciascuno per quanto di competenza, di compiere i necessari e opportuni adempimenti e atti relativi ai rapporti amministrativi, tributari, patrimoniali, previdenziali e contrattuali in
modo da attuare compiutamente la presente deliberazione.
I legami tra gli ospedali e le chiese valdesi
II Sinodo, presa la decisione di procedere all'integrazione dei
tre ospedali valdesi di Pomaretto, Torino e Torre Pellice, considerato che nello statuto dell'Ospedale evangelico valdese di Torino
era prevista la designazione di un membro della Commissione
direttiva da parte del Concistoro della Chiesa evangelica valdese
di Torino, considerati, d'altra parte, i legami storici che legano
gli ospedali valdesi di Torre Pellice e Pomaretto alle chiese delle
valli valdesi nel cui territorio operano i due ospedali,
raccomanda alla Csd di effettuare la nomina della Ciov tenendo conto, tra i vari aspetti, anche della provenienza dei membri
della chiesa chiamati a tale compito, in modo da rappresentare
organicamente le tre realtà e mantenere operanti nel tempo i
legami tra i nostri ospedali e le chiese di cui sono espressione.
Il Centro diaconale «La Noce» di Palermo
Il Sinodo, dopo dopo aver discusso l'operato del Centro diaconale «La Noce» di Palermo lo approva;
ringrazia il Comitato generale, il Comitato esecutivo e il direttore, Marco Jourdan, per l'oculata gestione del Centro e per l'attenta e puntuale ricerca di nuovi sbocchi operativi che hanno
consentito e consentono l'inserimento nel settore scolastico e assistenziale in forme innovative, offrendo nel contempo alla città
una serie di servizi molto apprezzati; esprime un ringraziamento
a tutto il personale che vi lavora; si rallegra per la trasformazione dei locali, che non potevano essere più utilizzati in ambito
scolastico, in foresteria e per il progetto di studentato ad essa
collegato e auspica che questo nuovo servizio possa essere occasione, per molti, per conoscere più da vicino la città di Palermo e
l'opera che viene portata avanti; esprime la propria riconoscenza
ai tanti amici/che e ai comitati che in Italia e all'estero sostengono l'attività del Centro.
Il Sinodo prende altresì atto della presenza a Palermo, città
«frontiera» dove la violenza schiaccia i deboli, di una diaconia
attiva, che non si accontenta di semplice beneficenza ma che
cerca concretamente di proporre uno stile di vita, di educazione
e di pensiero che promuove una nuova libertà, fondata sull'amore per il prossimo.
Il Sinodo si impegna a sostenere questo tipo di predicazione
del Vangelo.
Ripartizione della quota dell'otto per mille
Il Sinodo approva la ripartizione dell'otto per mille e ringrazia
la Commissione per il supporto offerto alla Tavola valdese. Ricorda alle chiese e alle opere Tobbligo di presentare in maniera
completa, trasparente e tempestiva tanto i progetti per i quali
l'otto per mille viene richiesto quanto i rendiconti delTutilizzo
delle quote ricevute.
14
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 11 SETTEMBRE
La serata pubblica nel ricordo delle Lettere Patenti di re Carlo Alberto
Gli evangelici e Litalia di oggi
È necessario confrontarsi con la storia e le sue realizzazioni. L'etica evangelica
pone una serie di domande fondamentali sulla libertà, la laicità e la diversità
DAVIDE ROSSO
COME si pongono, o devono porsi, gli evangelici di
fronte all’Italia di oggi? A 150
anni dalla concessione delle
Lettere Patenti da parte del re
Carlo Alberto quali sono i traguardi, le nuove prospettive
che i protestanti nel nostro
paese devono porsi? A queste
domande di non facile soluzione hanno cercato di dare
risposta, in un dibattito pubblico tenutosi lunedì 27 agosto nel tempio di Torre Pellice, Giorgio Tourn, Doriana
Giudici, Valdo Spini e Paolo
Naso su sollecitazione del
Comitato per il centocinquantenario, organizzatore
del dibattito che è stato introdotto e moderato da Giuseppe Platone.
Nel corso dell’incontro,
. che voleva essere un momento di analisi ma anche di
riflessione sul nostro paese (e
che ha visto una grande partecipazione di pubblico) sono stati molti i punti nodali
toccati dai vari relatori: dalla
libertà alla laicità, dalla questione etica al ruolo di ponte
che i protestanti italiani possono ricoprire in una dimensione non più solo italiana
ma europea del loro mondo
di appartenenza.
La nostra chiesa è una chiesa legata alla sua storia, con
un suo ritmo per così dire
La lettura biblica in lingua coreana nel culto inaugurale
scandito dai centenari, eppure bisogna aprirsi al futuro.
Partendo da questa premessa
Giorgio Tourn ha mostrato,
ripercorrendo le tappe delle
ricorrenze e degli stati d’animo legati al 1848, che mentre
alla fine del secolo scorso si
giungeva al cinquantenario
avendo conquistato la coscienza di aver raggiunto la libertà, e lo stato d’animo nel
1948 era quello di doverla difendere, oggi ai centocinquant’anni occorre la «realizzazione» della realtà. È di qui
che bisogna partire essendo
consapevoli che è difficile
realizzarla perché ciò implica
cercare le forme per farlo.
Non bisogna dimenticare
del resto che occorre rivendicare la laicità dello stato e
che «occorre difendere le
conquiste ottenute dalle
donne» come ha ricordato
Doriana Giudici, contro chi
in Italia vuole portare «ordine» e la donna al suo posto
antico, che occorre combattere contro chi spaccia per
idee cristiane idee conservatrici. «Le Lettere Patenti hanno permesso una maggiore
libertà anche delle donne ha concluso Doriana Giudici
occorre oggi tenere le posizioni ed è importante che le
chiese si schierino anche su
questi temi».
Ma nello specifico quale è il
ruolo degli evangelici nella
società, in una realtà che da
decenni ormai è toccata da
una profonda crisi che attraversa tutto il nostro paese
nelle più diverse forme? Le
soluzioni tradizionali per
uscire da questa crisi, ha ricordato Paolo Naso, si sono
dimostrate inadeguate: inappropriato si è dimostrato il
tentativo di trovare la giusta
risposta nella società politica
e altrettanto inadeguata si è
dimostrata la via di sostituire
alla società politica il mito
della società civile e anche la
religione, come soluzione,
sembra oggi essersi esaurita
con un’Italia ormai compietamente secolarizzata con meno del 50% degli italiani che
ritengono che la Chiesa cattolica non abbia valore morale.
«Oggi la sfida è andare oltre
per trovare una soluzione ha sostenuto ancora Paolo
Naso -, e il mondo protestante sembra offrirla con quell’etica che ha già lì pronta».
L’etica evangelica in cui
«tutto è lecito ma non tutto è
utile», come dice l’apostolo
Paolo. Dove è la responsabilità che ti guida, ma occorre
ragionare di più su quello che
è utile. Bisogna porsi delle
«domande forti» sulla libertà,
sull’essere minoranza, sulla
diversità, sulla laicità, predicare localmente ma pensare
globalmente. Ma in un mondo che si presenta fragile
quale testimonianza serve?
«In un Europa dove il cattolicesimo è minoranza noi evangelici italiani possiamo
fungere da ponte, da stimolo
- ha affermato Valdo Spini -.
L’evangelismo italiano rappresenta il pluralismo europeo. Occorre nel nostro paese una scossa morale. Oggi
che le ideologie sono cadute
occorre un confronto laico
sui valori e non il riportare in
auge i fondamentalismi, oggi
serve un’etica individuale capace di costruire un’etica collettiva». La scelta dei nostri
padri di scommettere sull’Italia è stata giusta ma è anche giusto oggi che si scommetta sull’Europa.
Approfondito, e per certi tratti teso, il dibattito, sinodale sull'Opcemi
Procede l'opera di risanamento organizzativo e finanziario
MARIA DE BARBIERI
La relazione della Commissione d’esame ha messo in evidenza come l’attuale
Comitato permanente (Cp)
dell’Opcemi abbiano dato
inizio, con molto coraggio e
notevole dedizione, a un’indispensabile opera di risanamento delle finanze metodiste anche per dare maggior
forza alla testimonianza. È
seguito un esame accurato
della situazione finanziaria e
patrimoniale in cui si evidenzia che il Cp deirOpcemi, nel
risanamento dei conti, ha
proceduto in tre direzioni: 1)
riqualificare il patrimonio
immobiliare; 2) aumentare le
contribuzioni delle chiese; 3)
cercare la solidarietà delle
chiese sorelle nel mondo.
Com’era prevedibile, i primi benefici dell’awiata opera
di risanamento non potevano essere colti già nel ’97 che
ha chiuso in deficit, in larga
parte per l’esborso di interessi passivi relativi alla gestione
corrente e al debito pregresso. Qualche segnale che la
tendenza sta invertendosi si è
però avuto nel primo semestre ’98 e il Cp prevede di arrivare a breve al pareggio del
conto economico. Il Cp conta
sempre molto sul sostegno
insostituibile delle chiese.
Occorre continuare a ridurre
i costi e intervenire sul patrimonio immobiliare per eliminare l’indebitamento e per
investimenti tendenti a migliorarlo nel suo complesso.
La relazione ha poi individuato alcuni «focolai» di crisi
relativamente a opere che
fanno capo all’Opcemi. In alcuni casi bisogna superare
carenze come assenze ingiustificate alle Conferenze distrettuali o mancate riunioni
del Comitato (Centro migranti), o bisogna dotare le
opere di statuti e regolamenti
(Mezzano Inferiore e Villa
San Sebastiano) per esigenza
di «chiarezza nella fraternità»
Il Cp/Opcemi. Da sin. Valdo Benecchi, Giunio Censi, Franca Long,
Alberto Bragagli, Giovanni Anziani
e perché si riconosce il grande valore che questi Centri e
alcuni progetti da essi elaborati hanno per la testimonianza evangelica.
Qualcosa di più va detto
per Ecumene: poiché gli
«Amici di Ecumene», secondo lo statuto, possono non
essere membri né simpatizzanti delle nostre chiese, ma
possono avere la maggioranza assoluta nel Comitato generale che ha la responsabilità di gestire il Centro, il Cp
deirOpcemi ha presentato
una proposta di modifica statutaria che riduceva il numero dei membri eletti dagli
«Amici» inserendo nel Comitato generale due membri
nominati dal Cp e uno nominato dal circuito. Il Comitato
generale non è stato di questo parere e ha presentato
una proposta di modifica che
lasciava sostanzialmente invariato lo statuto e indicava
semplicemente che i membri
espressi dall’Assemblea degli
«Amici» fossero non direttamente eletti ma nominati
dalla Tavola su designazione
dell’Assemblea stessa. Alla fine si è trovata una faticosa
mediazione che, se non ha
lasciato tutti soddisfatti, ha
però consentito una maggiore presenza da parte di membri deU’Opcemi, per esigenze
ancora di «chiarezza nella
fraternità».
Il punto più doloroso si riferisce alla situazione di Casa
Materna. Dopo le gravi vicende che hanno portato alle dimissioni del direttore che appartiene alla famiglia fondatrice, la situazione è molto
cambiata. Come si evince
dalla relazione del direttore
ad interim reverendo Derryck
Evans, un pastore metodista
proveniente dal Regno Unito,
si è proceduto a un riordino
completo del servizio cassa e
tesoreria, della contabilità,
del personale e si è impostato
un piano per superare la situazione debitoria. È stato
impostato un piano di ristrutturazione anche grazie all’apporto dell’otto per mille. Nel
metodo educativo ci si avvale
di educatori professionali
coordinati da una psicoioga.
Vale la pena di ricordare come Casa Materna sia ritenuta,
dal presidente dell’Opcemi e
dalla Tavola, «un’opera irrinunciabile non solo per le
chiese metodiste, ma anche
per tutto l’evangelismo italiano». Essa rappresenta una
«importante testimonianza
evangelica» e «la speranza per
il presente e il futuro per migliaia di giovani in un’area degradata economicamente e
socialmente». Nel suo intervento, il pastore Evans ha espresso il suo sdegno dopo avere constatato la gravità della situazione che si è creata e
ha presentato la richiesta del
Comitato generale, fatta propria dal Cp/Opcemi, di cancellare dallo statuto la presenza, nel Comitato generale, di
«un membro della famiglia
fondatrice». Ha anche fatto
notare come i comitati esteri
abbiano condizionato la loro
permanenza e il loro sostegno
all’opera all’approvazione di
questo emendamento.
Nessuno certamente vuole
disconoscere il grande merito del fondatore di Casa Materna anzi, proprio per preservarne il nome e la memoria, per restituire a tutti i metodisti italiani la fierezza della loro appartenenza che ha
dato copiosi frutti di testimonianza della Parola, era necessario intervenire. Il Sinodo lo ha capito e ha approvato la modifica statutaria e
tutti gli interventi operati
nell’ultimo anno.
Chi scrive, di recente venuta alla chiesa e alla sua prima
esperienza sinodale, deputata
di chiese locali metodiste dove quotidianamente, attraverso il sacrificio di risorse e il
dispendio di energie, attraverso la grande disponibilità,
l’accoglienza, lo studio, l’esercizio della democrazia, la
pulizia morale, ha imparato
che cosa significa essere evangelici; rimane l’impressione di un’esperienza sofferta,
ma anche l’orgoglio di appartenere a una comunità di credenti che ogni giorno rimette
in discussione se stessa, confessa le proprie colpe e sa trovare la forza di enucleare i
«focolai» per rendere sempre
meglio la testimonianza della
parola del Signore.
aia si3«ifcì fili
La libertà in Gesù Cristo
Il Sinodo, riflettendo sulla realtà e le prospettive delle chw
evangeliche in Italia a 150 anni dall'emancipazione dei valdesi
riconosce che la fonte della libertà non risiede tanto nelle tu
stre intelligenze, nella capacità critica, nell'autonomia di gy
zio o in quella specifica cultura che il protestantesimo ha sapi*
esprimere nei secoli contribuendo significativamente alla fon^
zione delle moderne democrazie, ma risiede nella presenza)
vente di Gesù Cristo la cui Parola ci interpella e pone davanti
noi sempre nuovi traguardi e una speranza che non muore: «V|
siete stati chiamati a libertà...» (Calati 5,16).
Il Sinodo, ricordando la libertà conquistata e difesa nelcoATELdH
dei 150 anni che ci precedono, incoraggia le chiese a realizza»^ tanto
concretamente mediante un autentico discepolato cristiano ci Rovani e
sappia coniugare l'impegno per i diritti di tutti e di ciascuno co **niatur
l'etica del servizio, della solidarietà, dell'accoglienza.
{¡vece
SAI
Purtroppo registriamo oggi in Italia, da parte di alcuni setto
della gerarchia cattolica, nuove e preoccupanti manifestazioniik [gcorn
protagonismo confessionale tese a condizionare pesantement nhli
la vita pubblica facendo leva su valori di una tradizione Cristian '
che, anziché proporsi al confronto con altri apporti cultural P
_____• _ _______• _1__I- - I-;__________ui___• ' nn
nell'ottica di una società plurale e laica, si vorrebbero impon
attraverso strumenti legislativi. il. Già L
Pertanto il Sinodo invita le chiese a vivere e a proporre un'etìt
personale e collettiva della responsabilità, a rispondere cotti nproblei
beltà e disciplina alla vocazione a cui Cristo le chiama «liberatili «nto di c
le coscienze e rendendole certe nella fede» (Lutero), proponeniii distintii
si in un aperto confronto con gli altri soggetti e istituzioni dèlLjto), al
nostra società nella prospettiva di un sempre maggiore svilupKjfdia d£
della democrazia, del pluralismo e della laicità del nostro Paese. E
isto. Sep
ific Verso il riordino dei vari «fondi>:
Gli archivi, memorie
delle chiese evangeliche
¡¡sterili, i
fcodato c
Identità cl
ilesa. Se
|ue, ques
della chie
non si viv
darsi e co
co di per(
l'altro nec
si abbiami
MARIA ROSA FABBRINI
pastore Valdo Benecchi, pi pdd di pf
___-„Jmiirii. U VI
PER le chiese valdese e metodista, la fine del Risorgimento significò anche la fine
degli entusiasmi idealistici e
di quel dialogo importantissimo tra il protestantesimo e
l’Italia, in cui era presente
l’idea che la rinascita politica
dovesse essere accompagnata
da quella religiosa. Il rischio
del crollo, di fronte al progressivo ritrarsi, era fortissimo. Chi lo impedì? Eu la popolazione valligiana (pastori,
ministri, insegnanti) a compiere prodigi, insieme a quell’altra forza trascinante rappresentata dagli aiuti e dalle
missioni inglesi e americani
(battisti e chiese metodiste
episcopali) che coinvolsero
tutte le chiese evangeliche in
un grande disegno strategico
di cui gli italiani furono poco
consapevoli.
Dall’inizio del secolo e fino
aH’avvento del fascismo,
quando sia gli uomini politici
che i nomi migliori della letteratura smisero del tutto di
prestare attenzione al mondo
protestante, i giochi cambiarono radicalmente e diventarono più affascinanti perché
si ebbe uno sviluppo emotivo
della predicazione evangelica. Le campagne italiane si
misero in movimento. Con la
spinta del mondo contadino
e delle migrazioni, le piccole
comunità evangeliche si moltiplicarono: nacque un protestantesimo rurale che strappò la Bibbia dalle mani della
classe dominante e la lesse.
Questa rinascita fu disciplinata, particolarmente nel
Sud, dalla presenza di battisti
e metodisti.
Nel dire queste cose al dibattito sul tema «La memoria
delle chiese evangeliche: gli
archivi», svoltosi la sera del 23
agosto, Giorgio Spini aggiunge una considerazione: il quadro evangelico è più ampio
della sola confessione valdese, quindi è logico che tutti gli
archivi siano unificati. E è
proprio questa l’idea che ha
ispirato la determinazione di
raggruppare in un’unica sede
il patrimonio storico e culturale delle nostre chiese. Lo
stabile del Centro culturale
valdese a Torre Pellice ospiterà entro il mese di ottobre
l’archivio storico delle chiese
evangeliche: all’archivio della
Tavola valdese si aggiungeranno quelli delle Missioni
metodiste wesleyana e episcopale, nonché quello della
Chiesa libera, attualmente depositati a Roma e a Firenze.
Il termine «consegna» è
però ritenuto improprio dal
e c
Dieri: nessi
titàhapiù
tre,matut
sidente dell’Opcemi, pei™
fa pensare a una sorta di «a
sione rinunciataria». In rea trienne
il passaggio dell’archivio,! '
gelato da un’apposita coi ‘■
venzione, rispecchia la coi
vinzione di offrire un
buto di esperienza editali
rizzazione del propriopalb
monio storico archivistico,
traverso l’inserimento in iraai
struttura già nota e
ta dagli studiosi. A q
sferimento farà seguito la
stinazione della Bibliot
metodista alla Facoltà vai
di teologia. Una delle dot
ni più interessanti dell’
vio metodista riguarda
do fotografico, Preziosa
mentazione delle coma dELco
sparse nella penisola. Il pi
re Emmanuele Paschetti _ sbiln
aggiunto alcune informai
a proposito dell’archivioi auste
Chiesa battista, attuali« ^ ““^^a
conservato a Rivoli. , fa,nn^f
I vantaggi dell’operaa P ha
sono evidenti: garanzi
conservazione, riordino , ° t
stematico, accesso aliai .
sultazione, possibilità dij J ^
dio e pubblicazione, co«l!™vereb
zione'e integrazione co ddew*?fonti valdesi. L’archivista|^_^^, ^ di
briella Ballesio ha
so in evidenza comete^ , ®
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all’archivista, rapprese «Jne
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vità. Intanto occorre diro sjmi
il rapporto tra il docum^; 2«
il suo curatore ha una« *
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festa sin dal prirno <<sof
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prattutto dallo sguaf^, ¡oug
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consentiranno di anf m
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ricercatori e studenti. . _
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VENERDÌ 11 SETTEMBRE 1998
Il dibattito sul tema giovani e chiese indica un cammino di riflessione
elle chi!
I valdesi
La chiesa vive nel dialogo tra generazioni
a d?gi jf]i/ece di chiedersi come aggregare i giovani bisognerebbe vivere come comunità
(lidiversi che si accolgono, si ascoltano e si raccontano. La questione del culto
SAMUELE PI60NI
ha sapui
alla foriti,
resenza i
■ davanti,
'uore: «Vi
a nel coi4tEL dibattito sinodale sul
l'ealizza®tanto discusso tema
¡stiano cl, 'iovani e chiese», mi pare si
eseunoco a maturata la consapevoca che questo è stato mal
-uni setta „gto. Separando «i giovani»
astazionii Ila comunità» e facendo di
antementi problema, si creano in
à cultural
¡¿due polarità contrapporo impoli te,traloro irrelate e irriduci
idi
»
ili. Già Luca Baratto aveva
ere un'etio che «non si tratta di
iere coni iiproblema limitato al con«liberanj pnto di due gruppi separati
oponendi distinti» (Riforma del 21
jzioni del msto), al fine di mettere in
re svilupp ^dia dal rischio di perdero paese, j ogusa di contrapposizioi'sterili, il potenziale creatili dato dalla pluralità di
dentità che costituiscono la
ddesa. Se c’è problema dunque, questo è un problema
chiesa tutta, quando
non si viva come un incrociarsi e coinvolgersi reciproco di percorsi diversi, ì’un
l’altro necessari perché non
Gabbiamo tanti vicoli ciechi
necchi,p^P™di percorsi e mete coemi, peni vissuto di fede, i soortadi«ci gai, gli incubi, di uno o una
la». In reil ventenne sono diversi da
archivio,! adulto o di un
posila COI anziano o anziana o di un
chia la coi e di una sorella strae un conto nieri: nessuna di queste idenca e di vali btàhapiù cose da dire di aloprio patii tre, ma tutte hanno il compihivisto,at-po di narrarsi liberamente,
lento in una______________________________
Nel giardino della Casa valdese il Consiglio della Fgei si è riunito in
vista dei Congresso di inizio settembre
esplodendo nel cuore della
comunità.
Non si tratta di chiederci
come aggregare i giovani, né
di domandarci, con fare paternalistico-sociologico, se
essi vivano nel senso o nel
non senso; si tratta invece di
vivere come comunità di diversi che si accolgono, si
ascoltano e si raccontano. E
ciò è possibile grazie alla
creazione di spazi (fisici o
simbolici) in cui tutti siano
soggetti attivi, in cui la narrazione dei propri percorsi sia
il presupposto per crescere,
progettare e predicare (come
già è avvenuto nell’ultimo
convegno Fgei-Campania a
Mottola). Spazi in cui, insie
me e con spregiudicatezza, ci
si ponga domande su quale
sia il Vangelo che fa vivere
ognuno e ognuna, su quale
sia il ruolo profetico della
chiesa, e della testimonianza
di ognuno a partire dalla propria identità (anagrafica, di
genere e orientamento, politica, di appartenenza sociale). Certo tutto ciò avviene
nei nostri Centri ecumenici,
nei campi, nei convegni e incontri della Fgei, ma nelle comunità locali solo lo sforzo di
pochi crea occasioni del genere, mentre questo potrebbe essere patrimonio collettivo delle nostre comunità.
Si è ripetuto al Sinodo che
luogo di massima espressio
ne della comunità è il culto. E
oggi U culto veramente aperto alla provocazione e alla
crisi di una predicazione plurale e ricca della diversità dei
suoi soggetti? Mi sembra che
qualche stimolo in questo
senso sia venuto dalla discussione sinodale, quando è stata sottolineata l’importanza
di non imporre strutture ecclesiastiche «abituali», ma di
accogliere testimonianze diverse (per esempio l’animazione musicale), quando si è
parlato di autogestione di
spazi da parte delle componenti comunitarie, quando
insomma si è proposto il
cammino nel deserto verso la
novità, come esodo dall’ovvietà. Ora che l’intenzione è
detta, si tratta di assumerci la
responsabilità di concretizzarla. E ciò, è chiaro, investe
tutti e tutte, la comunità intera, di un compito che richiede impegno e coraggio: abbandonare ciò che nell’identità di tutti è ovvio, immobilizzante seppur rassicurante.
11 fine vorrebbe essere quello
di limitare, se non proprio
eliminare, la dinamica per
cui le identità che costituiscono la comunità si irrigidiscono reciprocamente in
ruoli che, come macchie di
inchiostro sulla pagina, impediscono il proseguire del
bel racconto collettivo, che è
l’essere una comunità.
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PAOLO GAY
EL corso degli anni il Si
________ nodo si è trasformato:
aschettt ®babilmente un deputato
informa! Sie negli Anni 60 sedeva
irchivioi ijl'austera Aula sinodale
attualM ì'nnibra della quercia diiinta da Paolo Paschetto,
’operazi Asportato idealmente ai
garanziì M nostri, giudicherebbe
riordina 'Smodo degli Anni 90 come
ISO allat ® assemblea piuttosto vabilità dii i®Pinta e nevrotica, e non si
one, coi |bipverebbe nell’atmosfera
none coi ®*°sa che circonda la Casa
rchivista '^6se di Torre Pellice dula però#®«eilayori.
ome le t ^™ume di lavoro e il mode richi|P!j,® scontare gli argomenti
ppresent °’^dine del giorno sono
rte delÌV™*ìi begli ultimi anni: le
orre dire ; ^boni amministrative leiocumeP 1 . ?'nta delle chiese e alia unni® diaconali condizioche si I® °.b*,’ìrodo determinante i
mo «sop ■ ^sinodali e parasinodali
» e nasce esi questi come il lavoro
sguardo! . P^ratorio di predisposita, coni* . ^ di relazioni e docurespons* | da parte della Tavola,
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roppo‘“a
ziono
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I Confermata la commissione per la «riorganizzazione» dei lavori
ir una maggiore efficienza dell'Assemblea sinodale
da servire da introduzione alla discussione dei diversi argomenti; 3) costituire una sola Cde, in modo che presenti
globalmente tutta la vita delle chiese e delle opere diaconati con una visione unitaria;
4) permettere alle Cde di avvalersi di esperti esterni in
materia contabile-finanziaria; 5) anticipare il culto di
apertura alla domenica mattina; 6) costituire una «commissione elettorale» che curi
la ricerca e la verifica delle disponibilità a essere candidati
alle elezioni delle varie commissioni di nomina sinodale.
Nel dibattito sinodale si è
detto che la principale riforma da fare sarebbe quella di
una maggiore responsabilizzazione e autodisciplina dei
membri del Sinodo: in mancanza di questo, qualsiasi
proposta di riorganizzazione
dei iavori sinodali rimarrebbe
frustrata. Il Sinodo infine ha
deliberato di avviare l’anno
prossimo la sperimentazione
di alcune proposte (lavoro
per commissioni, possibilità
per le Cde di chiedere consulenze esterne); già quest’armo le Cde avevano attuato,
almeno in parte, uno dei suggerimenti della Commissione
ad referendum, leggendo i
vari capitoli delle loro relazioni nel momento in cui ci si
apprestava a affrontare un
argomento: si tratterà di migliorare ulteriormente quanto già si è iniziato a fare.
Il Seggio del Sinodo ha poi
rinnovato il mandato alla
Commissione, alla quale potranno essere indirizzati suggerimenti e proposte utili al
proprio lavoro, al fine di presentare al prossimo Sinodo
una relazione con altre proposte, 0 articolando diversamente quanto già suggerito
in termini generali quest’anno: la corrispondenza andrà
indirizzata agli uffici della
Tavola valdese di Torre Pellice per la «Commissione riordino Sinodo».
La Santa Cena al culto conclusivo
la Commissione sinodale per
la diaconia, delle Commissioni d’esame-Cde).
Per cercare di organizzare i
lavori sinodali in modo da
renderli più efficienti, valorizzare sempre più le capacità di tutti i membri del Si
!iRl»
imi
Il Sinodi
m^mrn
^el 1999 un Sinodo «sperimentale»
l'elazione della Commissione ad referendum ex art.
di deiibera
pitali sperimentazione delle proposte contenute nei ca
])*J|’°baiità di lavoro del Sinodo lavoro per Commissioni»,
vaidgj. postazione e presentazione della relazione della Tavola
%».*' Commissioni sinodali amministrative (CSA) e deile
dell'argomento finanze».
rodoti 5^. ^.000 conto deile indicazioni emerse dal dibattito sinodale,
ii '’H.dÌ “’Wtol!? ,eventuali decisioni o modifiche regolamentari in
ntUith", Pspaf a^o al Seggio di rinnovare il mandato alla Commissioto il derise, "togliere ulteriori suggerimenti e proposte, affinché ri
Prossimo Sinodo.
Il Commissione sui lavori sinodali
^Plrio^dbn'l"?ova II mandato alla Commissione ad referendum
■— °®l lavori sinodali di cui all'art. 108/SI/97.
nodo, arricchire il dibattito, il
Sinodo della sessione 1997
nominò una commissione ad
referendum con il compito di
studiare la questione. La
Commissione ha così formulato alcune proposte; ecco le
principali: 1) assegnare il dibattito sui diversi argomenti
e la predisposizione di atti o
documenti a commissioni di
lavoro, riservando le decisioni all’assemblea plenaria; 2)
articolare la lettura delle relazioni della Tavola, delle Csa e
delle Cde frazionandole, così
Lo spoglio delle schede dopo
una votazione
lilìtìaiìÉil
I giovani e le chiese
Il sinodo, si rallegra del lavoro giovanile e riconosce come ricchezza la varietà di modalità e contenuti in cui questo si articola
nelle diverse realtà locali; ribadisce l'importanza di un'aggregazione tra giovani che avvenga nelle chiese e nei Centri giovanili;
ritiene che le chiese debbano oggi concentrarsi sulla creazione di
momenti di incontro tra le generazioni ai vari livelli, riconoscendo che nel dialogo tra le generazioni la comunità vive la narrazione e la reinterpretazione della propria storia di fede e sperimenta la memoria come segno di speranza e progettualità; individua quali spazi prioritari di condivisione tra le generazioni:
a) il culto come momento di più alta condivisione della fede
comune che si esprime nelle diverse voci che compongono una
comunità;
b) l'animazione musicale come possibilità di rivitalizzare linguaggi e contenuti della nostra spiritualità;
c) la narrazione della propria storia di fede come testimonianza reciproca e autentica tra sorelle e fratelli;
alla luce di esperienze di collaborazione già avvenute invita le
chiese a individuare e valorizzare le forze disponibili a livello locale e sovralocale, in ambito bmv (pastori/e, animatori e animatrici musicali, Fgei, ecc.), che aiutino a realizzare progetti di condivisione e di incontro tra le diverse voci delle chiese.
Il lavoro dell'ufficio stampa
Tradurre il Sinodo
per i giornali italiani
LUISA NITTI
E difficile descrivere il Sinodo dal punto di vista
della sala stampa per chi, per
la prima volta quest’anno, ha
fatto parte del gruppo di persone che si prende cura di
questo servizio. Vorrei limitarmi a esporre alcune brevi
impressioni personali sul
senso e sulle potenzialità di
questo luogo.
Appena si mette piede nell’ufficio stampa del Sinodo si
ha la sensazione di trovarsi in
un luogo «privilegiato», in cui
le notizie arrivano e da cui
partono, un crocevia di informazioni prezioso e allo stesso tempo dagli equilibri delicati. Si comprende presto, infatti, quanto sia impegnativo
offrire all’esterno un’adeguata immagine di ciò che accade a Torre Pellice durante i
giorni del Sinodo: che cosa
succede di significativo? Che
cosa è importante mediare? E
come farlo? Queste semplici
domande sembrano porsi a
ripetizione e le risposte non
possono essere univoche; si
tratta di fare continuamente
delle scelte sperando che siano oculate.
L’impressione è che spesso
sia necessaria una paziente
opera di interpretazione e
mediazione, a favore del
mondo dell’informazione,
del nostro modo di essere
chiesa, con i suoi linguaggi
che spesso bisogna «tradurre», con la sua ricchezza culturale e teologica che bisogna mediare con consapevolezza ed equilibrio. È una
grossa responsabilità, che si
gioca nella tensione fra il desiderio di rendere visibile la
nostra realtà di minoranza
«significativa» e il rischio di
offrire un’immagine poco fedele delle nostre chiese.
L’esigenza sembra essere
quella di fornire informazioni molto specifiche e puntuali (i temi appena dibattuti
in Sinodo, gli ordini del gior
no approvati ecc.), ma allo
stesso tempo saper cogliere
le occasioni adeguate per offrire al mondo delThiformazione degli squarci complessivi della realtà delle chiese
evangeliche.
Il documento sull’eutanasia e il suicidio assistito, elaborato dal «Gruppo di lavoro
sui problemi etici posti dalla
scienza» e presentato in una
conferenza stampa nel corso
del Sinodo, ha suscitato un
vivo dibattito sulle pagine di
numerosi quotidiani che
hanno riportato, più o meno
fedelmente, le linee di riflessione del documento, e insieme le reazioni da parte di
personalità del mondo cattolico e laico.
È un buon esempio della
responsabilità e del rischio a
cui si è esposti. L’ufficio stampa ha saputo in questo caso
cogliere la rilevanza della notizia, organizzarne la presentazione, suscitare l’interesse
della stampa e ha dovuto anche, in definitiva, assumere
la responsabilità delle inevitabili imprecisioni e dei
fraintendimenti che possono
accompagnarsi ad ogni processo comunicativo. Non è
semplice fare dono agli altri
della nostra identità di chiese
protestanti, non è facile raccontare chi siamo, soprattutto se questo accade attraverso un potente mezzo di
informazione come la stampa. Ogni frase va correttamente calibrata, alle prese
con questo lavoro si comprende, una volta di più, il
peso delle parole: rischiamo
sempre qualcosa di noi stessi, quando mostriamo la nostra identità, ci esponiamo
alla possibilità che molto vada perso o frainteso. Le parole che utilizziamo, con il loro
peso e la loro forza, ci consentono di «esporre» la nostra identità, nel duplice senso di mostrarla e di rischiare
di perderla. È un rischio che
vale la pena di correre.
L’ufficio stampa dei Sinodo
16
PAG. 12 RIFORMA
iiNODO Valdese
VENERDÌ 11 SETTEMBRE
Oltre trenta i rappresentanti della famiglia protestante provenienti da chiese dell'America, dell'Asia e dell'Europa
I rapporti internazionali sono vitali per il mondo protestante italiano
«Ciò che mi colpisce del vostro lavoro sinodale è la forte democrazia che vi regna insieme al desiderio di trovare, ánchese
non è sempre possibile, soluzioni concrete ai vari problemi». Una dimostrazione di grande affetto per le chiese in Italia
GIUSEPPE PLATONE
OLTRE trenta nomi costituiscono la lista degli invitati al Sinodo valdese. Il più
lontano arriva dalla Corea. Le
delegazioni estere più nutrite
sono, anche quest’anno,
quelle della Germania e della
Svizzera. Nel quadro dell’accoglienza al Sinodo sono da
segnalare due novità: i rappresentanti delle chiese hanno parlato il lunedì pomeriggio nell’aula sinodale mentre
i rappresentanti dei vari comitati esteri di sostegno al lavoro della nostra chiesa hanno rivolto il loro messaggio
nel corso di una serata speciale organizzata presso il Centro
«Il Castagneto» di Villar Pollice e animata dallo stesso presidente della sessione Sinodale, pastore Salvatore Ricciardi.
Vediamo di ripercorrere alcuni di questi momenti che ci
hanno dato, attraverso i contatti personali (spesso ispirati
da un grande affetto per il lavoro delle nostre chiese in Italia) la statura internazionale
del Sinodo valdese. «Otto secoli di storia, di cui sette vissuti sotto una repressione feroce sono la testimonianza
Eric Murray
chiara - ha detto Alfred
Kuenzler di Basilea - che i
rapporti internazionali per il
piccolo mondo protestante
italiano sono stati una necessità vitale. Oggi, in un clima
diverso, quell’antica solidarietà si è trasformata in amicizia e desiderio di aiutare a nostra volta chi vive nelle difficoltà a causa della propria fede o per le avverse condizioni
sociali ed economiche».
Pavel Smetana, moderatore della Chiesa evangelica dei
Fratelli cechi, nel portare i
saluti del Consiglio sinodale
della sua chiesa, ha ricordato
l’influenza valdese nel XV secolo sul protestantesimo ceco. «Si tratta oggi - ha sostenuto - di prendere sul serio
l’eredità che ci viene dalla
nostra storia, in modo particolare l’impegno per la giustizia». Dalla Germania il saluto del pastore Ulrich Beyer,
della chiesa della Westfalia,
ha sottolineato i forti legami
di amicizia tra le due chiese
augurandosi di continuare a
lavorare insieme su progetti
specifici non solo in Italia ma
anche nei paesi in via di sviluppo. Lo stesso Beyer ha
inoltre partecipato a una vivace conferenza stampa sulla
recente dichiarazione congiunta sulla dottrina della
giustificazione per fede, in
particolare sulla questione
dell’opposizione interna alle
chiese luterane espressa da
un documento sottoscritto da
1.52 teologi, che interpreta la
Dichiarazione luterano-cattolica come un passo verso il
ritorno nella chiesa di Roma.
Renate Brunette, membro
della direzione della Chiesa
evangelica renana, nel portare il saluto del proprio moderatore, Manfred Koch, ha
percorso brevemente i tre livelli sui quali si è sviluppata
in questi anni il rapporto tra
le nostre chiese: organizzativo, ecclesiastico e amicizie
personali. Brunotte è rimasta
particolarmente colpita dal
dibattito sul «Decennio di solidarietà delle chiese con le
donne» un tema che rimbalzerà anche nel prossimo Sinodo renano, previsto per il
prossimo gennaio. Il pastore
Daniele Baglio, della Chiesa
metodista tedesca, ha illustrato le attività della sua
chiesa (circa 100.000 membri, trecento pastori, tre grandi opere diaconali) auspicando un maggiore scambio
tra le due realtà. Dal Freundeskreis tedesco (amici della
Chiesa valdese) il pastore Harald Kamp, in perfetto italiano, ha ricordato alle nostre
chiese la necessità di «parlare
il linguaggio della vita, contro
ogni logica di morte, indicando il nuovo mondo di Cristo».
Dalla Sassonia il pastore Armin Fra ha ricordato che a
Wittenberg a fine settembre
si festeggerà il centocinquantesimo della nascita dell’organizzazione diaconale della
chiesa. Ancora dal mondo tedesco il pastore luterano Davide Ferino, americano di
origine italiana, nel portare i
saluti della chiesa del Württemberg ha ricordato che nel
prossimo giugno a Stoccarda
si terrà il Kirchentag (festa
delle chiese evangeliche): esso coinciderà con il trecentesimo dell’arrivo dei valdesi
profughi nella regione: si
prospetta così un occasione
preziosa d’incontro. Tra gli
amici del Württemberg è
comparso a Torre Pellice anche il pastore Stephan Mühlich, cite grazie alle sue conoscenze dell’italiano è stato un
apprezzato traduttore, e Jürgen Hansmann. Quest’ultimo notava che un terzo del
nostro Sinodo è composto da
donne e da circa un 30% da
giovani: «Come presidente di
un Sinodo regionale e di un
Concistoro locale sono piacevolmente sorpreso di vedere
come in quest’aula si riesca a
discutere con franchezza, tra
Tavola, pastori e membri di
comunità». Infine da Hannover ha partecipato al Sinodo
il pastore luterano Michael
Woeller, annunciando l’istituzione di una borsa di studio a Gottinga per uno studente della Facoltà valdese.
Woeller ha voluto essere vicino alla consacrazione di Andreas Kühn che con Winfrid
Pfannkuche sono i due pastori della Westfalia che lavorano nella nostra chiesa.
Dalla Francia il pastore
Bernard Antérion ha salutato
il Sinodo nella sua triplice veste di rappresentante della
Chiesa riformata di Francia,
della Federazione protestante e della Cepple (Conferenza
dei Paesi Latini). Antérion ha
ricordato il dramma degli immigrati in Francia, i cosiddetti «sans papier», ovvero gente
senza identità giuridica che
hanno occupato, spinti dalla
disperazione, edifici religiosi
MiÌlÌÌÌi§^iiaiMlÌÌ>i
Foto di gruppo per gli ospiti esteri al Castagneto di Villar Pellice
in tutta Parigi. L’arcivescovo
di Parigi, Lustiger, ha reagito
alle occupazioni chiedendo
l’intervento della polizia i
protestanti hanno aperto loro
i templi lasciandosi coinvolgere da questo dramma umano e sociale. Dalla Chiesa di
Scozia è giunto il saluto cordiale di Violet Ross, che ha
segnalato come nell’ultimo
Sinodo scozzese si siano affrontate tematiche simili alle
nostre nel quadro della feconda tensione tra memoria
e futuro, tra identità e cambiamento. Dairirlanda il pastore Jack Drennan ha rievocato la strage che recentemente ha mietuto 28 vittime
innocenti (18 cattolici e 10
protestanti). «Oggi - ha soste
Alfred Künzler
Ulrich Beyer
nuto - in Irlanda tutto il popolo si trova unito nella condanna di tutte le forme di terrorismo. Il sangue per terra
era identico. Pregate affinché
nel nostro paese si possa
continuare a vivere, magari
in disaccordo ma non in modo violento e tragicamente
conflittuale».
Da Cambridge il rappresentante della Waldensian
Church Missions (English
Committee), Peter Meadows, ha espresso l’augurio
che lo spirito di resistenza espresso dai «barba» valdesi
medioevali di cui esistono
nella biblioteca universitaria
di Cambridge diversi libri manoscritti (alcuni non più grandi di una scatoletta di fiammiferi) riviva nella chiesa di oggi.
Dall’Olanda Philippe Fromont ha ricordato l’attività
del Comitato vallone a favore
dei valdesi, nato nel 1735. «Mi
ha colpito l’accoglienza calorosa del vostro vivace Sinodo
- ha affermato i temi affrontati mi hanno fatto scoprire una chiesa che da un lato vuole sentirsi radicata nella
vita nazionale portandovi un
contributo di pensiero e di solidarietà, e dall’altra è all’ascolto dei problemi che sono all’ordine del giorno del
protestantesimo internazionale. Personalmente venire a
Torre Pellice è stato un grande arricchimento anche sul
piano delle idee».
Particolarmente nutrita era
la delegazioni degli ospiti
dalla vicina Svizzera. Jeanne
Pestalozzi-Racine, della direzione della Chiesa riformata del cantone di Zurigo, nel
ripercorrere (in ottimo italiano) storicamente le tappe
dell’accoglienza zurighese
dei profughi italiani dall’esilio dei valdesi alla fine del
’600 via via sino agli antifascisti ha commentato positivamente la nuova convenzione tra il Kirchenrat e la
Chiesa evangelica di lingua
italiana del cantone di Zurigo. Molto apprezzati sono
stati inoltre i saluti dei pastori Claudio Musto, della chiesa dei Grigioni, e Paolo Tognina, della chiesa del Canton Ticino. Quest’ultimo ha
tra l’altro annunciato la nascita di un nuovo mensile dal
nome «Voce evangelica» (tiratura 8.000 copie) che sarà
un organo di informazione
comune per tutto il protestantesimo svizzero di lingua
italiana. Il pastore JeanFrançois Rebeaud del Comité Romand ha detto che
nel suo Cantone non c’è più
una maggioranza protestante e quindi anche lì occorre
vivere una situazione di minoranza: «Ma se considero le
immense difficoltà che ha
dovuto attraversare il cristianesimo in duemila anni di
storia sopravvivendo sino a
oggi - ha aggiunto Rebeaud
che alla fine degli Anni 60 fu
pastore in Italia - ritengo che
mitato, stampato in 2.500 copie. «Ciò che mi colpisce del
vostro lavoro sinodale è la
forte democrazia che vi regna insieme al desiderio di
trovare soluzioni concrete ai
vari problemi». Doris Voegelin, pastora emerita del Cantone di Basilea-campagna, in
un frizzante intervento ricco
di ricordi tra le due chiese ha
così concluso: «Dopo quarant’anni di pastorato ho deciso di regalare la mia toga
alla prossima donna che il
Sinodo valdese consacrerà al
ministero pastorale». Infine
gli interventi di Susi Hoegger
Passera, del Comitato di Zurigo, e di Inge Schaedler,
dell’Heks, hanno degnamente concluso l’apporto svizzero. A Inge Schaedler, che per
tanti anni ha lavorato nel
Sud d’Italia, abbiamo chiesto
che ci regalasse due impressioni finali, una positiva e
una negativa. Positiva: «Vengo dalla Svizzera, paese che
si vanta di essere democratico: ebbene sono persuasa
che l’apertura e la democra
zia che esprime il vostro Sinodo siano più autentiche
delle nostre». Negativa: «Lj
scelta dei membri della Co®,
missione d’esame con i suoi
vari dosaggi (membro me®,
dista, pastore che l’ha già fat
to almeno una volta, almeno
una donna ecc.) rischia di fai.
la nascere asfittica. Una
Commissione scarsa non puj
far altro che esprimere un Si
nodo debole. La scelta dei
membri della Commissione
d’esame dovrebbe essere
tutto campo per esprimerei
meglio della critica costrutti,
va che emerge dalle chiese.,.
Dalle lontane Americhe
stata una gioia per tutti rivedere da New York la pastora
Gabriella Lettini, in rappresentanza della American
Waldesian Society. DaU’Uniguay he giunto il pastore Ruben Artus, ovviamente non
alla stregua di ospite poiché
membro della stessa chiesa di
cui ha portato il saluto delle
chiese dell’area rioplatense
integrando così il messaggio
del moderador Delmo Rostan. Molto applaudito è stato
infine il messaggio di José De
Luca, pastore della Chiesa
metodista argentina, che ha
sottolineato l’importanza del
«Movimento ecumenico peri
diritti umani» a cui aderiscono le principali chiese evangeliche deU’Argentina e quattro diocesi cattoliche e che
oggi si batte per riaprireidossier del genocidio perpeU®
negli Anni 70 dalla dittatura.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appun
menti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche iii Italia, r
smessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in ’
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa, uo
nica 20 settembre andrà in onda: «Libertà religiosa e o
iiiutt ^euciiiuic aiiuia 111 uuua. iw
tuzione: si salvi cbi può. Il tema della salvezza nelle
_____ -r____.4:------Pipra ESldU 1»
LLAAjAV./ X « OX OL4X V X L,/XX X sy vy • XX X VA VA v.'xAvA ^^ • J *
tradizioni religiose»; «Terza di copertina: Piera Egidicontri”». La replica sarà trasmessa lunedì 28 settembre.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«L’Eterno ha dato,
l’Eterno ha tolto;
sla benedetto
Il nome dell’Eterno»
Giobbe 1,21
Nel 95® anno di età è mancata
Valentina Ribet ved. Baret
Inge Schaedler
i figli di Dio ci saranno sempre». Charles Buffai, del Comitato bernese a favore dei
valdesi, ha ricordato l’importanza di venire al Sinodo a
Torre Pellice per ricevere
un’impressione in presa diretta dello stato di salute delle nostre chiese e quindi trasferirla sul bollettino del Co
lo annunciano i figli Luigi e Ada
con le loro famiglie.
Il servizio funebre si è svolto
nel tempio di Pomaretto mercoiedì 2 settembre.
Un sentito ringraziamento è
dovuto ai vicini di casa, alle signore che l’hanno assistita, alla
banda musicale e all’Avis di Pomaretto, e a tutti coloro che affettuosamente hanno partecipato ai
funerali.
ringraziamento
«Il Signore è II mio
nulla mi manco«
Salmo
I figli, le figlie e i familia'''
del caro ,
Carlo Ribotta ® '
commossi e òconoscen^.
commossi e ,| gffen
dimostrazione di ? ,¡,3®««
tributata al loro caro^^s^^
tributata ai luiu che
te ringraziano tutti co
presenza, fiori, scritt JJ,gall®
conforto hanno preso P |
ro dolore.
Un grazie particola
Paola Grand, al do«^|e
Borgata Rons dl Pomaretto
3 settembre 1998
Paola Grand, ai au«. •-tulj|
ai medici e al P® g di ToJ
dell’Ospedale vald^gglge^l
Pellice, a Ivette , ggsl
Foyer di Angrogna e
Bruno Rostagno.
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