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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Òpett.
BIBLIOIECA YAIDE8S
TORES BB£LI(S
(Torino)
Settimanale
della China Valdese
Anno XCI — Num. 36
U n
copia lira 30
ABBONAMENTI
{
Eco: L. 1.300 per I’intcrno
L. 1.800 per l’eateTo
fico e La
Luce: L. 2.000
L. 2.800
per I’interno
per l’CTtero
I .Sped», abb. postale
I Cambio d'indirixso
• 1 Groppo
lira 50
TORRE PELLICE — 16 settembre 1961
Ammivi. Clondixna Torro Pollice - C.CaPa 2-17557
Uimpegno dei ‘‘non impegnati
Un appello dalla Skupcina
• Quando, la scorsa settimana, s’impaginava l’Eco, terminava la conferenza
dei paesi « non impegnati », a Belgrado; im evento la cui importanza è stata
variamente valutata, ma che consideriamo estremamente significativo. I rappresentanti di 24 paesi più o meno neutrali — « non impegnati » o « non allineati » — sono stati invitati dai leaders del neutralismo: Tito, Nehru e in
secondo piano Nasser e Nkrumah (Ghana).
Non si comprende bene in base a quali criteri siano stati scelti gli invitati:
i paesi rappresentati hanno infatti in comune il rifiuto di lasciarsi imbrancare nell’uno o nell’altro blocco (salvo forse Cuba, e non per la sua sola
responsabilità); ma non sono i soli in tale situazione: perchè è stata assente
tutta l’America latina? o alcune nazioni afroasiatiche (al termine delia conferenza giungeva una 25“ delegazione, quella del Congo)'^ per non ¡larlare
deirassenza elvetica o svedese: la
loro neutralità sarebbe solo passiva?
caratteristica, infine, l’assenza di un
’neutrale’ apparente qual’è l’.‘Vu
stria.
D'altra parte è difficile immaginare un’assemblea composta da dele
gati di nazioni più disparate per formazione politica, sviluppo culturale
e s<‘ieiitifico, organizzazione statale:
un iiinpero (Etiopia), cinque monarchie
(Caiiibogia, Maroeeo, Yemen, Arabia Saudita, Nepal, le ultime tre allo slato feudale i e diciotto repubbliche; paesi quasi
lutti sottosviluppati, ma a livelli diversissiini; il reddito medio annuo prò capite
non supera le 180.000 lire, ma in molti non
raggiunge neppure le 100.000.
Conninque, malgrado le inevitabili e talvolta profonde divergenze di vedute «u alcuni problemi, i rappresentanti di circa
un sosto della popolazione terrestre lianno riionfermalo, di fronte alle lusinigbe e
ai teiiialivi d’aissimilazione di destra e di
Binistra. la loro volontà di non ’impegnar
do, e a Belgrado, una simile colomba..
Coniiunque, airunanime, e forse un po’ re
torieo coro contro l’eseerato colonialistno
occidentale — pensando all’Algeria, a Bi
serta, all’.Angola, al Centro e Sud -Afri
ca, anche aU’Aineriea latina non ci s
sente morire sulle labbra l’aoeusa di de
magogia? — ha risposto raltrettanto una
nime riprovazione di questo che, común
que lo 'si voglia spiegare, è lutt’altro che
un gesto di pace e di distensione. Non ri
corda dunque, Kruscev, di aver detto pro
prio lui, l’anno «corso: «La nazione ohe
per prima riprende le esplosioni nuclear
s’aissume liii’enorme responsabilità di fron
te airiimanità intera »? L’intenzione inti
inidaloria — tali esplosioni non sembrano
poter avere altro significato che quello
politico (1) — è parsa dunque valere il
riBchio, reale, di una grave perdila di pre
sligio nei confronti delle nazioni del bloc
co afroasiatico (e sudatiiericano?) : in que
sto senso la ’ripresa atomica’ sovietica si
inserirebbe nella stessa linea dd blocco d
Berlino. Ma in questo secondo caso non c
sentiamo, come per quello precedente, di
siamo d’ac-cordo con VEco del Chisone
che, al riguardo, cita un giudizio del protestante Poster Dulles {definito per l occasione una tempra ’.missionaria’) : « Il neutralismo è immorale ». Certo, i'I neutralismo di chi si chiude in se -ste-sso, geloeo
della propria incolumità e spettatore passivo dell’allrui travaglio è immorale; ,per
di più, diventa sempre più lo stupido e
inenue atleiigiaiuenlo dello struzzo, perone
ormai si può dire die non esistano più
problemi puramente ’interni'. Ma non ci
pare che tale sia, nel suo complesso, il
neutralismo dei raiipresenlanti riuniti a
Belgrado: al di là di ininegabili interessi
nazionalistici, qualcosa di più profondo e
più vero è risuonalo, e dietro la indubbia
relorira di questa affermazione di Tito:
V Noi rappresentia^mo la eoseienza dell unianit*. », c’è una l ealtà che svergogna e
invita a meditare le nostre sublimi civiltà...
Ricordiamo abbastanza l’esortazione della Parola a non confidare in alcun figliol
iriiomo. die non può salvare, e a non dijiienticare che non c'è nessun giusto, »eppure line - da riconoscere, con il Politicuj
de l'Eco del Chisnnr die « anche i paesi
non impegnati lianno molte cose da larsì
perdonare, prima di diventare la coscienza degli uomini onesti ». E tuttavia tale
giudizio rischia di esaurirsi in sterile inoralisimo se non si sa, con realismo, ascoltare rappello che sebbene con note non
tutte limpide giungi' alla nostra coscienza
cristiana; se non si sa, con evangelica .sensibilità, discernere i segni dei tempi e le
odierne parabole in cui niisleriosaiiienle
(il incarna la Parola.
Non dunque iniiiiorali, i neiilrali, a condizione che si tratti di una neutralità appassionata ed attiva, ’apostolica’ c pronta
al (sacrificio. Ingennamente infantili, allora? 11 Signor Gesù iia proclamalo la healiludine di -coloro .si adoperano alla
pace'— la healiliuÌlncr non il svicceS^,
ora — e ha detto che un giorno verranno
da levante e da ponente, dal settentrione
e da mezzodì, e si siederanno alla mensa
del Regno al po-sto- di tanti figli di Àbramo... di tanti figli del ’cristiano’ Oiccidente. Non sente la Oliiésa — testimone ebe
In Parola è ”la coscienza delVurnanith” —
la (sfida silenziosa 'ohe le viene da questi
’neutrali’ più o meno puri, a riempire di
un contenuto cristiano aspirazioni sincere
die abbandonate alla (buona?) volontà e
alla saggezza umana si intorbidano o falliscono? Eppure come può non essere « neutrale » un popolo i cui figli sono oltre ogni
confine, e ebe riconoisre come sua sola
frontiera i limiti del mondo?
Gino Conte
L’assemblea
deirÀlleanza
regionale europea
Riformata Mondiale
si’ nè nell’uno nè nell’altro campo: di costituire cioè una terza forza che non solo
afferma i suoi diritti ma si pone come fattore d’equilibrio.
Evidentemente, non tutti i delegati sono
mo'.ssi dalla passione per la -pace — di tradizione gandhiana — di un Neliru, dal
realismo politico di un Tito o, sebbene in
misura minore, di un Nkrumah o di un
Nasser. Tuttavia, anche dai più freddi resaco(nti traspariva l’atmosfera di sa(g-gia volontà di pace, di ardente difesa del fondamentale diritto di ogni pupolo all’autodecisione, di realistica .preoooupazione per
gli urgenti e veri problemi dei loro paesi,
sottosviluippati e spesso affamati, che deve
aver animato la sala della Skupcina. I dissensi, specie a pro(poBÌto del problema di
Berlino e del diisarmo, fra la posizione
moderata ((più realistica?) di Nehru e I altra, più accentuatamente antisoviética, non
caneeilano il consenso raggiunto nel rigettare l’imperialismo politico ed economi
co degli opposti ’sistemi’, e neR’appassionata eonferma di fiducia nell’ONU, quale
unico .strumento di salvaguardia del diritto aU’esistenza, nel senso più largo, per
le minori e più giovani nazioni.
La decisione unilaterale dell UR^ i
troncare la tregua nucleare, in atto ameno per quel che riguarda le esplosiom
in (Superficie — dal 1958, e la susse^ente
serie di scoppi, a ritmo serrato, nelle regioni dell’Asia centrale, ha certo oscurato
la conferenza di Belgrado, conferendole
un carattere di drammatica urgenza, che
si è riflettuta in tutti gli interventi e che
appare ben netta nel messaggio fÌM e,
particolarmente rivolto a Kennedy e Kruseev: evitate le esplosioni, e negoziate,
hito, finché c’è tempo ! — Ora Nehru a
già portato il messaggio a Mosca; ma con
latto..., perchè l’India, più di tanti altri
paesi, è debitrice dell’aiuto economico sovietico, oltre ad avere alle sue frontiere
seltentr. la formidabile pressione cinese.
Non sta certo a noi di indagare e iimtizzare i retroscena della deemone sovietica. Possiamo solo constatare _ che le considerazioni e forse le pressioni mterae devono esser state mollo forti, se Kruseev,
proprio in questi giorni ha inviato al mon
esprimere la speranza che tale fase della
ormai ben nota ’doccia scozzese’ sblocchi
la situazione e costringa in qualche modo
a negoziare: ogni nuova esplosione rappresenta infatti un xweciso immediato pericolo per l’aumento deRa radioattività
deiralmo'sfera, ed è un irrevocabile (passo
avanti verso quella che sarebbe un’apocalissi (2): di fronte a questo, è puerilmente
ridicola la dichiarazione di Kennedy:
« L’America ha atoniicbe a sufficienza per
difendere sè stessa e il mondo libero ».
Sinceramente, Mr. Kennedy, se davvero si
scatenasse la catastrofe, che cosa ci sarebbe ancora da difendere, se non della polvere radioattiva?
Ambe se non priva di torbidezze, di
una certa superficialità generil i, la lezione di saggezza della Skupcina ci sembra
dunque valida — e speriamo sia ascoltata,
seriamente. E’ un po’ (paradossale che non
(1) La meta russa è, per esplicita dichiarazione di Kruseev, la bomba di 100 megaton, equivalente a 5.000 bombe come
quella che distrusse Hiroshima. Una bomba che a'bbia anche solo un terzo di quella potenza, scava una buca profonda più
di 100 111-, con oltre 1,50 km. di diametro;
l’effetto s-ismico dell’esplosione basterebbe
a distruggere qualsiasi installazione, anche
sotterranea, nel raggio di 10-12 km. Se sperimentata a terra, la bomba di lOO megaton
lontamìnerebbe per un periodo hmgliissi1110 uno spazio di oltre 80.000 kmq. {L’Espresso).
(2) Ci vorrebbero colonne intere per
■ traeerivere la biblio'grafia, anche corrente,
in merito. « I popoli devono sapere », affermava Albert Schweitzer. Oggi almeno
i nostri paesi occidentali, se solo lo vogliono, posisono dettagliatamente sapere.
Ma, parafrasando la parabola del ricco e
di Lazzaro, se non aecollauo la Parola delI’amore di Cristo, ascolteranno quella delrumanilaria saggezza?
Mentre il Movimento
Ecumenico accresce
spettacolarmente la sua
sfera d’influenza, le varie denominazioni protestanti cercano di rafforzarsi internamente
già dal punto di vista
organizzativo, che da
quello teologico. Così
esiste una poderosa Fe
derazione luterana
mondiale, una prestigiosa « Comunione Anglicana», e le alleanze
mondiali dei Battisti
-dei Metodisti e dei Ri
formati (o presbiteriani).
Questo raflorzamentu
dei legami interni di
ogni denominazione
non ha lo scopo di frenare il Movimento Ecu
menico ( anche se può
esserci questo rischio);
lo scopo è piuttosto di
saggiare la propria consistenza interna, di vagliare la validità delle
preprie tradizicni, in
mc'do che o.gni denominazione possa convo
gUare le proprie energie nel grande alveo
ecumenico con piena
consapevolezza e senza
affrettata superficialità,
Questa interna eoe
sione denominazionale
è tanto più necessaria
in quanto tutte le confessioni hanno delle
chiese molto importanti (e in rapida crescita)
nei cosidetti «paesi di
missione » : anche se
l’era pionieristica è passata, quelle chiese sono ancora giova
m. fragili ed hanno bisogno di appog
gio dal punto di vista teologico come
da quello pratico.
Questo fatto è particolarmente vero
per l’Alleanza mondiale delle Chiese
Riformate (che comprende le chiese
di impronta calvinista, inclusa la nostra) : fondata già nel 1877, per lungo
tempo essa ha raccolto soprattutto le
le chiese riformate d’America e Gran
Bretagna (comunemente dette presbiteriane) e dell’Europa continentale: era semplicemente un organismo
fraterno, attivo ma non troppo dinamico. In questo dopoguerra invece,
l’Alleanza si è notevolmente sviluppata : le chiese aderenti sono passate da
50 a 89 (giungendo a comprendere i
9/10 dei «calvinisti» del mondo). Ma
è intere,ssante guardare dove si trovano queste 89 chiese: 19 sono nei
paesi anglosassoni (Gran Bretagna,
Nordamerica, Australia) e 22 sono nell’Europa continentale (Olanda, Germania, Svizzera, Ungheria, Francia,
Cecoslovacchia, Remania ecc.) ; ma 22
chiese sono in Africa (dal Sudafrica
ai Sudan, dall’Etiopia al Congo, dal
Madagascar al Ghana), 16 sono in
Asia (Indonesia, Corea, India, Cina
ecc.) e 10 sono in America Latina. E’
vero che si tratta spesso di chiese piccole e giovani, molto più deboli delle
chiese «madri» dell’Occidente: ma è
un fatto che oltre 1/5 dei Riformati
del mondo vive in Asia o Africa (9 milioni su 46). Se sono bene informato,
nessuna altra confessione ha una pro
Zurigo 24-28 agosto
Il corteo dei partecipanti all’Assemblea si dirige al Grossmuti ster: in tesla U'piisf.MT'Pradéivària, segretano generale deìl’A.R.M., dietro di lui i dr. King e Lloyd.
porzione così alta dei suoi membri in
ex-terre di missione (1).
Se aggiungiamo la constatazione
che quasi 1/10 dei Rifornmti vivono
nei paesi socialisti, ci rendiamo conto
del valore che può avere la nostra Alleanza mondiale: motore missionario,
strumento di cooperazione tra chiese
vecchie e nuove, strumento dì comprensione tra monde socialista, mondo capitalista e « terzo mondo ». Nè
bisogna dimenticare che la maggior
parte delle chiese riformate o presbiteriane vivono in situazione minoritaria: esclusa la Scozia e la Svizzera,
dovunque i Riformati sono una minoranza, e talvolta ima piccola minoranza. Si tratta normalmente di chiese combattive, provate da ima storia
che non ha mai consentito loro grandi pause di riposo, e che possono dare
un serio contributo alla crisvianità
mondiale. E’ perciò perfettamente giustificata l’opera di rafforzamento che
s’è svolta negli ultimi anni, specie ad
opera del Segretario Generale Marcel
Pradervand. Uno degli aspetti di quest’opera è dato dagli incontri su base
regionale, che permettono ai rappre
sentanti delle varie chiese di studiare
insieme i grandi problemi, ma anche
{Segue a pag. 3)
(1) Basta dare un’occhiaia alla lista delle ultiine atmuiasioni : Chieea evangelica
del Rio Mimi (Africa); Chiesa Unita dell’Africa Centrale; Chiesa R-edùleriana del
Ruanda ; Gliiesa Presbiteriana Unita del
Pakistan; Chiesa Presbiteriana della Guyana.
Nuova, assurda serie di attentati terroristici dei nazionalisti austro-tedeschi, in
Italia e particolarmente a Roma. La stupidità di queste azioni delittuose, senza
neppure un’ombra di significato politico —
che del resto non le giustificherebbe affai
ig __ è carattetislica del sordido e odioso
sfogo di un nazionalismo nazista, razzista,
che s’inebria di violenza. Possa l’inchiesta
in corso, svelando le centrali di tale movimento, scuotere anche l’oipinione pubblica austriaca e tedesca mettendole di fronte al fatto che il nazismo, con i suoi miti
sanguinosi, è tutt’altro che morto.
Mentre in Algeria coruinua lo stillicidio
ornuii abituale degli attentati e degli s^n
ij-i _ ma le famiglie dei morti assassinati
non si ’’abituano”! — lo stesso De Gaulle
è stiUo oggetto di un grave attentato, cui
è sfuggito >per poco. Abbiamo ammirato il
suo coraggio e la serenità con cui ha cercato di minimizzare il fatto. Ma non si tratta del gesto isolato di un paio di fanatici:
su tutta la Francia si sta stendendo una
rete fascista, con aderenze fra i militari
e l’estrema destra economica, che ricor^
troppo una storia non tanto antica.,. Siamo profondamente lieti che De Gaulle sia
GIOCARE COH LA VITA
sfuggito all’attentato; ma non è anzitutto
la sua persona che è in gioco, bensì l’esistenza della Francia, della cui grandeur il
generale è sinceramente jtreoccupato, ma
in un senso che ci pare politicamente sorjiassat-o oltre che moralmente assai contestabile. Sarebbe paradossale che cadesse
vittima di quel fascismo il cui risorgere
egli ha favorito, sia pure indirettamente e
senza volerlo, con il suo atteggiamento
( perchè mai ha ridato un comando al capo
para« Massa?). Sarebbe tuttavia ingiusto
fare di lui il capro espiatorio: per non
parlare deU’inconsistenza della classe diligente francese — salvo rarissime eccezioni
— c’è nell’opinione pubblica francese un
moto profondo e generale di protesta contro i sogni folli e gl’interessi sordidi dei
vari Ortiz, Lagaillarde, Salan (e tutti gli
altri, ignoti ma più potenti)? O non rischia di ripetasi, treni’atuii dopo, l’ottusa
acquiescenza di aliti popoli alle squadracce di camìcie, brune o nere che fossero?
Infine, Monza. Si ha vergogna di scri
verne, di parlarne. Vergogna di dover constatare che, malgrado un orribile incidente
che ha causato 15 morti e numerosi feriti,
la corsa del ’’Gran Premio” è proseguita
imperterrita. Vergogna di aver dovuto attendere da un giornale straniero, il Bum]
di Berna (è uno fra tanti), questo giudizio: ”Il proseguire in tali condizioni una
competizione automobilistica è contrario
al .sernso dello sport. Il vero amico dello
sport non può comprendere una simile
mentalità: il nostro giornale rinuncia a
pubblicare i risultati della gara sulla pista di Monza. Dato il tragico bilancio della manifestazione, essi ci sembrano di secondaria importanza .
Ci sentiamo pienamente all’unisono con
la seguente nota della Radio Vaticana:
a Pesano », i 15 morti e i 24 feriti avutisi a Monza. Identificare i responsabili
dell’accaduto non sarà forse po.ssibile, perchè « il loro nome si confonde e si perde
nell’anonimo di un genere di com¡>etizioni che si jiretende continuare a definire
sportive, mentre U rischio che comportano sconfina nella follia. Nessuna ragione
sportiva assolve dalla colpa di omicidio.
Nessuna ambizione sportiva, nessun problema tecnico, nessun interesse pubblicitario ed industriale, nessuna indulgenza
ver.so hi frenesia delle folle giustì^a il
■sacrificio evidente, sicuro, di vite umane.
Il rispetto e la dignità della vita umana
e.sigono un meditato e coscienzioso ripensamento da parte degli organizzatori che
promuovono .simili competizioni, degli organi ¡mhblici che le autorizzano, dell’opinione pubblica e degli spettatori che incitano e apphituloìw, dei piloti che vi si cimentano. Senza una morale certezza di
avere scongiurato, allontanato ogni grave
pericolo, sarebbe criminoso permettere che
si ripetano con assurdi spettacoli della
morte ».
Infine, non è un segno dèi paganesimo
odierno questa fanatica adorazione delia
macchina che spinge piloti al limite delle
imssibilità umane e folle di spettatori a
.sacrificare con ebbrezza tempo, denaro,
energia, talvolta il proprio stesso sangue?
Un paganesimo che. per di più, come ogni
cosa nella tecnica ’’civiltà” di oggi, è sempre meno a misura d’uomo.
2
pag. 2
L’ECO DELLE VAIAI VALDESI
15 settembre 1961 — N. 36
.1 jaaS
ssoiAV AOHrouaia
ijjairañfíOT
UllioT}
/ deli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno sgorga parole aM’aliro, una notte
comunica conoscenza all’altra...
La legge dell’Eterno è perfetta, ristora rankna; la testimonianza
dell’Eterno è verace, rende savio il semplice... Tl timore dell’Eterno è puro, dimora in perpetuo. (leggere tutto il salmo 19)
In questo periodo che diversi esperti hanno definito il tempo più delicato
é più pericoloso di tutto il dopoguerra, in cui molte illusioni di pace
e di coesistenza sono state violentemente distrutte, la nostra debolezza
di credenti deriva dal fatto che il nostro Dio è per molti diventato un
Dio unicamente « personale », che si può pregare per la nostra vita e per
quella dei nostri cari, che si occupa dell’anima dei credenti e della Chiesa, ma che non pensiamo abbia una influenza vera sulla vita dei popoli
e delle nazioni: sulla vita associata in genere.
Possiamo notare questo fatto anche fra la gente delle nostre Valli,
lì dove tutti hanno, in un modo o nell’altro un certo senso religioso per
quel che riguarda la vita personale (anche i « grandi peccatori » hanno
un senso di colpa per quel che fanno), ma dove pure è tanto più difficile
sentirsi cristiani nelle varie manifestazioni della vita associata o comunque al di fuori della nostra pietà personale.
Tanto più di fronte ai problemi così complessi e si direbbe insolubili della vita delle nazioni o delle classi sociali chi osa veramente invocare un Dio che non abbiamo il coraggio di pregare per le piccole difficoltà di quartiere o di fabbrica?
Per questo siamo preoccupati, scoraggiati, abbattuti, oppure partecipiamo delle solite illusioni della nostra generazione, proprio noi a cui
la Parola di Dio ricorda che il nostro Dio è creatore e Signore di tutto
l’universo, di quell’universo che andrà sempre infinitamente al di là
delle orbite dei nostri satelliti o delle rotte delle navi spaziali degli uomini.
Anche questo salmo, o mejglio questi due salmi, poiché si tratta di due
composizioni unite assieme in una comune testimonianza resa a
Dio, ci ripete questa gioiosa ed incoraggiante realtà.
La prima parte — vv. 1-6 — (una delle più belle pagine poetiche
di tutta l’antichità) è Tesperienza di un credente, che ha attraversato
forse l’ora del dubbio come noi, e che si guarda intorno nella fede, esamina questa creazione che « non ha favella, nè parole, la cui voce non
s’ode ». Inutile quindi aspettarsi la rivelazione della conoscenza di Dio
nella contemplazione del creato, ma per un credente esso diventa il
libro della creazione di Dio, che Dio stesso ha firmato e che rende testimonianza al suo Creatore. Per la fede « il loro suono esce fuori per tutta
la terra, i loro accenti vanno fino all’estremità del mondo ». Allora « i
cieli raccontano la gloria di Dio » ed ogni igiorno che nasce aggiunge
una nuova pagina a questo libro di lode e di testimonianza.
Per il credente le cosiddette leggi della natura — quelle che governano gli astri 0 l’atomo, la pioggia e le maree o la chimica e tutto il
resto — non sono vuote formule di un caso,: ma il segno della precisa
e vivente volontà di Dio che regge e governa non solo gli uomini, ma
tutto l’universo; che si occupa non solo deH’anima dei suoi eletti, ma
di tutta l’immensa sua creazione; e rimmutabilità delle leggi che la governano e che Dio mantiene ci fa sentire che siamo in mani sicure e fedeli.
Naturalmente questo non ci assicura che non vi saranno dei conflitti
fra le nazioni e che tutto andrà per il meglio per noi! Ma che le sorti
degli uomini non sono lasciate in balìa del caso e del male e che nessuna tecnica scientifica o politica degli uomini p>otrà mai essere più forte
della vigilanza e della potenza di Dio.
T a seconda poesia di questo salmo — vv. 7-14 — è stata aggiunta
■Lj alla prima per il canto nel tempio di Gerusalemme poiché lo scopo
dell’uomo non è semplicemente di stare a contemplare la saggezza e la
fedeltà di Dio, ma di essere da queste incoraggiato ad agire in questo
mondo come testimone di Dio.
C’è una volontà precisa di Dio da compiere, un piano di salvezza
in cui inserirsi attivamente; La legge. Quando l’Antico Testamento ed
in particolare il libro dei Salmi parlano di Lbgge non parlano di un codice o di una serie di comandamenti soltanto (una legge non «rallegra
il cuore » come dice il nostro Salmo e non credo siano soltanto gli italiani ad avere una specie di allergia per quello che è codice e regolamenti) ma di tutta la volontà del Signore, quella buona e perfetta volontà ohe è stata manifestata per il nostro bene e che si è compiuta nella
nostra salvezza in Cristo. Questa è la « legge » di cui parla il Salmista
e se il nome del Salvatore non è pronunziato in questi versetti, la sua
presenza è particolarmente viva in essi, li permea tutti.
« La legge » è questa volontà che dobbiamo prendere sul serio e
con rispetto (il timore dell’Eterno, nel nostro testo) per quel che esso
significa nella passione e nella morte di Gesù Cristo, ma che è pur sempre quella volontà buona di salvezza di cui siamo chiamati a testimoniare ed a vivere in questo mondo, in questa nostra generazione inquieta
ed illusa, in questo momento di crisi e di minaccia per le nostre nazioni.
Se noi rispondiamo a questa vocazione di servizio, seriamente e sapendoci impegnare in essa, fino in fondo, con la consapevolezza che
siamo nelle mani misericordiose e onnipotenti del Signore dei cieli e
della terra, potremo andare avanti non solo con fiducia per noi stessi
e per il nostro futuro, ma — cosa più importante agli occhi di Dio —
adempiendo la vocazione alla quale siamo stati chiamati di testimoni
di Cristo nel mondo e per il mondo.
E se in questo periodo dovesse giungere per noi la fine (e non è
per questo necessario pensare alle atomiche; gli uomini se ne vanno
per molto meno!) o se dovesse crollare la nostra civiltà con una catastrofe collettiva sapremo di essere ancora nelle mani amorevoli e sicure
di Dio che non lascia ohe nulla c nessuno gli strappi i suoi, ma anche
sapremo di non aver speso in vano la nostra vita. E questo non è poco!
Franco Davite
Al
Mas Soubeyran
L’annua “Assemblée du Desért,,
Domenica 3 setiembre l’annuale Asseni
blée dii Désert, al Mas Soubeyran, nelle
Cevenne, si è svolta con particolare solennità e partecipazione: si ricordava infatti
anche il quarto centenario del Colloquio
di Poissy (9 settembre 1561) — primo e infelice tentativo di ’incontro’ fra cattolici e
ugonotti, voluto per ragioni eminentemente politiche da Caterina de’ Medici — e il
cinquantenario della prima assemblea al
Mas Soubeyran.
Circa diecimila erano i fedeli raccolti
sotto 1 castagni per il culto, presieduto dal
past. J. Valette di Toulouse; il testo della
predicazione era il tema dell’incontro;
«Camminiamo insieme» (Fil. 3: 14ss).
Molti, nell’assemblea, erano pure i partecipanti venuti da chiese sorelle.
.Nel pomeriggio, insieme ai messaggi fra
terni, il prof. .1. Carbonnier, della Facoltà
di legge dell’Università parigina, trattò li
questi quattrocento anni di storia protestante; mentre il past. Ch. Wesphal, presidente della Fédération protestante de France, concluse la parte ufficiale. I discorsi
erano inframmezzati da numerosi cori. Una
bella e ricca giornata di ripensamento e ili
fraternità protestanti.
Unità e disunione della Chiesa
Tre conferenze aWincontro ecumenico di Agape
IViella prospettiva
del Cattolicesimo Romano
René Beaupère, O.P.
Direttoré del Centre St-Irénée
(Lione)
Nella sua esposizione Padre Beaupère ha seguito uno schema di doman
de che gli erano state rivolte;
1) Se la Chiesa è una come il corpo
dì Cristo, che senso hanno tutte le
divisioni? Quali sono i motivi, teologici o no, che le giustificano?
Nel rispondere alla prima domanda
l’oratore ha esposto in sintesi quali
sono i motivi di ordine dogmatico che
separano la Chiesa al di là della comune confessione di fede in Cristo
Signore e Salvatore del mondo. In
primo luogo vi è 'disaccordo sul contenuto della comune fede in Cristo, o
meglio su quello che questa fede, sulla base della Scrittura, implica (per
es. il ruolo della Vergine nel piano
della salvezza) che divide cattolici ed
ortodossi da un lato e protestanti dall’altro. Secondo punto di grave divergenza è la natura dei sacramenti; una
affermazione importante è stata latta
dal Padre Beaupère, cioè che secondo
la dottrina cattolica si possa considerare essenziali i sacramenti del battesimo e dell’eucaristia, mentre gli altri
inque si potrebbero considerare in
reito modo un’esplicazione dei pri.mi.
Egli ha sottolineato come ci sia un
solo battesimo che ci la parte del corpo di Cristo e come sia grave la disunione dei cristiani di fronte alla mensa del Signore. Un terzo motivo di divisione è la concezione della Chiesa
fondata da Cristo; e portatrice delFEvangelo: chiaramente, il Cattolicesimo romano considera parte essenziale nella vita della .Chiesa la funzione
episcopale che assicura la trasmissione della Verità e della Vita nei secoli
I cattolici sono convinti che la Verità sia predicata ed espressa nella
sua forma piena all’interno della
Chiesa cattolica: questo però, ha sottolineato l’oratore, non deve impedire
ai cattolici di vedére quello che vi è
di buono nelle altre chiese, e soprattutto non deve portare in nessun caso alla condanna dei fratelli di altri
gruppi, poiché sul piano individuale
un non-cattolico può essere altrettanto e più vicino al Cristo che un cattolico di poca fede.
Il dramma della divisione sta nel
fatto che tutti i gruppi si sono tenuti
e si tengono divisi -per essere fedeli all’Evangelo, cioè a causa di discordanti interpretazioni di alcune parti di
esso. Ma ci sono altri motivi tradizionali, storici, ecc-, che devono essere
eliminati ancor prima di entrare in
dialogo sui problemi di fondo.
2) Quale è l’atteggiamento della
Chiesa cattolico-romana di fronte alle
chiese protestanti oggi e di fronte alla
III Assemblea Ecumenica di Nuova
Delhi e al Concilio Vaticano II?
Nella seconda parte della sua conferenza Padre Beaupère ha precisato
la diversa natura delle due grandi assemblee della cristianità che si preparano a Nuova Delhi e a Roma. Mentre la prima è una assemblea di delegati di quasi tutte le chiese non cattoliche, che discuteranno insieme i
problemi del mondo ecumenico, del
cammino da fare insieme (vedi fusio
ne del Consiglio ecumenico delle Chiese con il Consiglio intemazionale delle Missioni e ammissione della Chiesa
Ortodossa Russa nel Consiglio), ii
Concilio Vaticano riguarda essenzialmente la Chiesa Cattolica stessa, le
sue riforme interne. Il Padre Beaupère ha espresso la speranza che il Concilio sia l’inizio di una opera di rinnovamento che dimostri come la Chiesa
Cattolica ha in sè la possibilità di trovare sviluppi nuovi alla sua dottrina
di vivere in modo più evangelico.
Fra i campi in cui è sentita oggi l’esigenza di un rinnovamento, egli ha citato la liturgia, la decentralizzazione
della stmttura e, la ricerca teologica
che dovrebbe con maggiore libertà
esprimere in modo vario la natura
della fede, m formulazioni adatte a
popoli di mentalità diversa.
3) Se il dialogo fra cristiani dei vari gruppi è possibile e necessario, in
che modi si può in concreto attuare?
Alla terza domanda l’oratore ha risposto citando qualche esempio di situazioni in cui cristiani di fede diversa possono lavorare insieme, per esempio in campo sociale. Perché questo
avvenga non è necessario risolvere prima le questioni dogmatiche; la condi
zione essenziale è però che si cerchi
in tutta onestà di penetrare la problematica dell’altro e di amarlo in
quanto individuo per il quale Cristo
è morto.
IMella prospettiva
del Consiglio Ecumenico
Past. Dr. W. Visser ’t Hooft
Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese
Il Past. Visser’t Hooft ha fatto prima di tutto il punto della situazione
del movimento ecumenico oggi, ricor
dando i passi avanti che si sono fatti
negli ultimi trent’anni sulla via della
unità delle chiese.
Quelle che erano un tempo considerate idee di pochi visionari, sono
ora considerate del tutto normali,
anzi, e molti pericoli sovrastano oggi
il movimento ecumenico. C’è il pericolo della popolarità: Fecumenismo,
là dove non è vissuto tende ad essere
IViella prospettiva
della Chiesa Ortodossa
Vescovo Emilianos Timiadis
Rappresentante permanente del
Patriarcato di Costantinopoli
presso il C.E.C., a Ginevra
La disunione dei cristiani oggi è un
fatto a cui la Chiesa Ortodossa non
può rimanere indifferente. L’esigenza
di ristudiare i motivi che portarono
agli scismi e alle rotture diviene sempre più profonda.
Nelle chiese orientali non si ama
parlare di « riforme » perchè questa
parola implica l’idea di scosse violente, ma si parla di riadattamento delle
formulazioni dogmatiche alle esigenze del nostro tempo, si parla di Cristianesimo messo in pratica e vissuto,
di rinnovamento litúrgico e di riscoperta dei valori patristici.
I motivi dì divisione. Il più grave è
la diversa concezione della Chiesa in
quanto organismo mistico e concreto.
..1 problema base è l’origine, l’essenza
e il potere dei vescovi e del clero. Gli
ortodossi pongono Faccento sul fatto
che i membri del clero sono «ministri », cioè servitori e non hanno uno
stato autonomo di privilegio. Il vescovc o il prete sono sempre in stretto
rapporto con la comunità che è affidata alle loro cure e sono anche eletti con il concorso dei fedeli.
Per quanto riguarda l’unità c’è una
grave divergenza con la Chiesa Cattolica, che considera segno visibile dell’unità l’armonica dipendenza gerarchica del clero dal Papa, dipendenza
che assicura la trasmissione della Verità di cui la Chiesa è depositaria. Per
le Chiese Ortodosse l’unità è manifestata nel Concilio dei vescovi, che
prendono decisioni unanimi, con la
ispirazione dello Spirito Santo. Nella
dottrina ortodossa un posto preminente è dato alle manifestazioni de!
« pneuma divino ». Concretamente, la
unità si esprime in unità di fede, di
culto e di comunione ecclesiastica e di
governo. Tali legami esistono fra le
Chiese ortodosse, che si possono pertanto considerare come una sola Chiesa, con aspetti diversi a seconda dello condizioni storiche o ambientali di
certi paesi.
Come ricercare l’unità. L’unità non
è frutto dei nostri sforzi, ma dono
dello Spirito Santo. Secondo i Padri
della Chiesa d’Oriente, essa si manifesta nel mantenimento della medesima Tradizione, del Battesimo, del
ministerio e dello stesso sistema am
ministrativo fra le comunità locali.
Quindi la ammissione di un individuo
ir questa unità comporta la sottomissione al presbiterio, l’accettazione del
Ira retta dottrina come è contenuta
nelle Scritture e interpretata dai Concili, e la partecipazione alla vita sacramentale.
La Tradizione, custode dell’unità.
La Tradizione è l’insieme di tutti i
fatti meravigliosi dello Spirito Santo
nella Chiesa attraverso i secoli : di qui
la sua importanza che, ha detto il
vescovo Timiadis, i protestanti farebbero bene a rivalutare. Poiché la Tradizione è manifestazione visibile della
unità, romperla vuol dire rompere la
comunione fra i credenti, come appunto ha fatto la Riforma. Con la
Chiesa Cattolica rimane la divergenza sul primato del vescovo di Roma,
che la Chiesa Ortodossa non può accettare, fondandosi sulla pentarchia,
cioè sulla esistenza di cinque grandi
sedi vescovili, tutte sullo stesso piano
dal punto di vista dell’autorità, anche
se un posto preminente spetta al Patriarca di Costantinopoli.
Sulla via dell’unità. La sola vera
unità si può realizzare attraverso la ca
rità per il nostro prossimo, individuo
o chiesa. Da alcune partì c’è una certa impazienza per arrivare all’intercomunione: certo è a questa che l’ecumenismo deve tendere, ma affrettare le cose potrebbe essere un segno
di superficialità e le chiese d’oriente
sono molto caute a questo riguardo.
Ma sono attivamente all’opera per abbattere le barriere dell’isolamento
confessionale e del pregiudizio che da
secoli le dividono dall’occidente, cercando di creare il clima adatto a un
dialogo in luogo delle antiche polemiche teologiche.
una specie di « moda » che comporta
gravi delusioni e pericolose reazioni
in senso contrario. L’opera del O.E.C
non è volta ad organizzare una superchiesa, ma all’unità spirituale profonda come era quella delle chiese primitive, pur strutturate in modo autonomo. Le reazioni confessionali non
esisterebbero nella forma di attaccamento alla tradizione particolare dì
un gruppo se si tenesse conto che i
Riformatori hanno sempre affermato
il carattere provvisorio delle chiese da
loro fondate.
Il movimento ecumenico non è nato dalla mania moderna di organizzare nè dalla coalizione delle chiese
di fronte a pericoli comuni. Il C.E.C
nacque in un’epoca (II guerra mondiale) in cui l’ihternazionalismo era
in completa crisi. L’ecumenismo è la
espressione di una convinzione profonda, di un ripensamento teologico
che ha portato a riscoprire che l’unità della Chiesa di Cristo non è frutto
della nostra volontà, ma è voluta da
Dio. L’unità è un elemento essenziale
nella vita della Chiesa; infatti essa
non può predicare .la riconciliazione
di tutti gli uomini in Cristo quando
i cristiani stessi non sono riconciliati
fra loro.
L’unità è essenziale tanto per il
compito missionario della Chiesa,
quanto per combattere il sincretismo
religioso sempre più diffuso oggi. Dietro al sincretismo vi è la necessità dell’Uomo d’oggi di vivere in una prospettiva unive.Tsale. Il vero universalismo è nelFEvangelo, ma fino ad oggi la Chiesa, con le sue divisioni, non
lo ha portato al mondo.
E’ innegabile che Fecumenismo ha
portato grandi frutti: oggi il dialogo
fra le chiese si svolge in un’atmosfera di reciproca comprensione, si è ritrovato almeno in parte il senso della
Koinonia, ma non dobbiamo illuderci che questo basti. L’unità del C.E.C.
non è l’unità nec^testamentaria, perchè purtropiro manca l’intercomunione, il che prova che i motivi di divisione sono profondi.
L’ostacolo più grave all’unità, ha dichiarato Foratore, è la chiusura delle
congregazioni all’esigenza ecumenica:
contro questa chiusura è necessario
lottare sul piano locale, lavorando soprattutto con comunità di confessione diversa.
Il past. Visser’t Hooft ha poi parlato delle relazioni all’interno del C.E.C.
fra protestanti e ortodossi, che stanno poco a poco abbattendo le barriere di isolamento e di ignoranza che
esistono da ambo le parti.
Notizie in
La Convenzione baltisla degli S. U.
(5 milioni di membri) lia terminalo di
pagare la « Fattoria della libertà » (olir-:
35 milioni di lire) a Sommerville (Tennessee). Questa è de.stinata alla reinstallazione di famiglie di negri ebe i proprietari avevano cacciato dalle loro fattorie
l’inverno scorso, (ol pretesto die si erano iscritte per votare nelle elezioni presidenziali del novembre 1960.
Dopo la sua liberazione — è .stato
detenuto dai britannici nove anni — il capo nazionalista del Kenya .forno Kenyatta
ba lanciato un appello alla pace, contro
ogni violenza, e ha assicurato che i diritti
di tutti i gruppi minoritari saranno garantiti. Cbiunque considera gli africani alla
pari non ba nulla da temere — ba dichiarato gli altri se ne vadano.
In occasione dell’anniversario del
grande terremoto del maggio 1960, protestanti e cattolici hanno organizzato a Puerto Moni (Cile) una pubblica manifestazio
nc in comune in riconoscenza per l’aiuto
ricevuto dopo la catastrofe, sia dal governo
che dall’estero.
-ir Un congresso del Partito comunista
a Mabatcbkala, in Caucasia; ba raccomandato ai dirigenti musulmani dell’URSS di
« modernizzare » Flslam e di « adattarlo alle concezioni comuniste ». Secondo il rap
porto pubblicato dall’organo del partito,
’Voprossy Pilosofij’, «il comunismo ha
realizzato i fini e le idee di Maometto »■
Indire le « sopravvivenze » islamiche nelFURSS costituiscono « un ostacolo all’amicizia fra i popoli » e favoriscono cosi le
Il aspirazioni nazionalislico-liorgheai ».
3
N. 36 — 15 settembre
L’ECO DELU; VALLI VALDESI
ptf. 3
TRISTE RITORHO A CASA
per gli italiani di Oldenzaal
Oldenzaal, centro industriale olandese del tutto sconosciuto agli italiani: soltanto duemila nostri connazionali, insieme ad un migliaio di
spagnoli, giunti laggiù per ragioni di
lavoro, possono dire di avervi vissuto.
Ed ora molti di loro sono tornati in
patria umiliati ed avviliti, senza aver
certo potuto ammassare molti fiorini,
ma soprattutto con l’amarezza di chi
è stato indicato a dito e percosso per
la semplice ragione di essere « latino ». I fatti sono noti : improvvisamente nei giorni scorsi alcuni giovani tcddy-boys olandesi, in vena di prodezze di nuovo genere, si sono messi
a distribuire botte e colpi ad alcuni
italiani che si trovavano sui loro passi. E stata comprensibile la reazione
dei loro compagni che si sono affrettati a dar loro man forte. Il risultato :
una vera e propria battaglia senza
morti ma con parecchi feriti più o meno gravi (sembra che uno dei facinorosi olandesi ci abbia anche rimesse
un orecchio). Su tutta questa penosa
scena ecco planare Tenergica azione
della polizia (che pare anche là dotata di robusti manganelli). Data la
estensione della zuffa e dato l’atteggiamento generale della stessa popolazione ’neutrale ’, non si può parlare
di un .semplice incidente senza conseguenze 0 di una qualche eccessiva
suscettibilità degli Italiani. La verità
è che si è trattato di un vero e pro
prie episodio di razzismo di bassa le
ga, di una specie di rigurgito di sen
timenti a lungo repressi e che sem
brano essere l’appannaggio non sol
tanto di alcuni giovani sconsiderati
ma, sia pure in modo più ’educato’, di
tutta una parte della popolazione di
quella zona meridionale dell’Olanda
Che dire di certi cartelli di cui ci si
parla : « Vietato l’ingresso agli italiani »? Simili atteggiamenti si avvici
nano troppo a certi altri atteggia
menti riprovati da (quasi) tutti; ve
dasi la questione razziale in Sud-Afri
ca.
Vien fatto di ricordare qui le paro
le che il De Bcer scriveva nel suo
« Aux carrefours du monde » a proposito di un cartello, affisso alla por
ta di un albergo' indiano e sul quale
si leggevano queste párele : « Vietato
ai cani ed ai Sud Africani ». Il De
Boer commentava « Tali .sono i frutti
funesti del seme della violenza. L’oppressione chiama l’oppressione, l’ingiustizia genera l'ingiustizia ». Non vogliamo certo arrivare a dire che la si
tuà'zioné dei “host!fi* ''colinàzichali ' all’estero sia anche solo lontanamente
paragonabile, per gravità, a quella dei
negri del Sud-Africa!
Eppure il fondo della questione è lo
stesso : vi sono’ degli uomini (bianchi
dalle due parti questa volta!) che si
vengono a trovare separati da una
barriera invisibile eppure ben concreta; la barriera del rancore e dell’odio.
Così, nella nostra civilissima Europa che vorrebbe divenire in un giorno non lontano un organismo unico o
comunque un insieme di popoli che
hanno trovato la strada della reciproca comprensione e collaborazione, assistiamo a fatti come quelli suaccennati !
E quella che è ancora più odiosa è
retema storiellina che si .nette in giro ogni volta che sorgono dei disordini nei quali sono coinvolti, magari
a malincuore, degli italiani: si è trattato di donne, naturalmente.
Non è molto che abbiamo saputo
con viva soddisfazione che le maestranze di uno stabilimento tedesco
hanno rifiutato di compiere una gita
insieme ai loro- colleghi ita.liani perchè « temevano per le loro donne ». Ed
ora, da Oldenzaal, gli italiani sono
« odiati dai compagni di lavcuro perchè preferiti dalle ragazze»! (La
Stampa, 9 settembre 1961). La prima
reaizione sarebbe di dire ai biondi
olandesi implicati nei fatti; se non
sapere sorvegliare mogli, fidanzate e
figlie almeno non annate a gridarlo
sulle piazze. Ma la cosa è molto più
grave. E’ meschino di ricorrere eternamente a vecchi luoghi comuni sui
misfatti dei latini aongiovanni. Non
vogliamo con questo negare che vi
possono essere degli esempi di italiani
'ifie si siano' comportati in modo tutt’altro che irreprensibile.
Ma co.sa si vuole affermare con questoi- Forse che tutti coloro che abbiamo, volenti o nolenti, ospitato in Italia si sono sernpre comportati alla perfezione? Ne alibiamo forse tratto delle
conclusioni generali sui loro popoli?
Bando dunque a queste sciocche ed
odiose giustificazioni. Vorremmo anzi
che la nostra stampa ed il nostro Governo facessero molto di più per combattere il riprovevole atteggiamento
■A- M.ilgrado le proteste di tutte le cotuunità religiose non buddiste (vi sono in
Birmania óOO.OCO protestanti e 180.000 rat.
tolieil, il parlamento birmano ba votato una
legge ebe riconosce il buddismo religione
di Stato. Là legge dovrà ancora essere approvata dal senato. Al momento delle ultime elezioni l’attuale premier birmano li
Nii si era esplicitamente impegnato contro
questa legge discriminatoria; è pure interessante notare come anche i cattolici nantto, in questo caso, protestato contro una
« religione di Stato »...
di molti nei confronti dei nostri emigranti.
Del resto, anche se la soluzione di
questo problema non è ancora vicina,
non diremo mai abbastanza che sarà
sempre troppo tardi quando tutti gli
italiani potranno dare alla loro terra
il contributo del loro ingegno unito ad una preparazione pari a quella
che altri lavoratori possono ottenere,
all’estero, senza troppa fatica. Non
siamo nazionalisti ma comprendiamo
l’amarezza di chi, recatosi all’estero
per risolvere il problema del pane
quotidiano, si vede consegnare un biglietto di ritorno per l’Italia, sapendo
che, in Italia, dovrà lottare da solo
per farsi la sua strada (se potrà trovarla). Dovremmo tutti sentire come
nostra l’angoscia e il senso di solitudine di chi lotta così., buttandosi allo
sbaraglio senza sentirsi appoggiato
in alcun modo. Il sentimento di migliaia e migliaia di italiani che vanno in terre lontane in cerca di un lavoro raramente retribuito in modo favoloso, come talvolta ci si immagina
è ben riassunto da queste parole di un
lavoratore italiano apparse sul n. 7-8
di « Vece Evangelica » : « Certo, il nostro problema di italiani uguali agli
altri italiani che starmo in patria,
non l’hai risolto oggi ancora (si rivol
ge all’Italia), e tanto più diffìcile sarà
risolverlo domani per noi e per i no
stri figli. Ma perchè rimandare sempre? Perchè farci soffrire tanto? Perchè contare tanto sugli altri? Perchè
non valorizzare e sfruttare le nostre
forze al massimo, per lo sviluppo collettivo di noi, tuoi figli? Gli altri hanno i loro problemi da risolvere, non
i nostri ».
Porse è tempo che, effettivamente,
ci accorgiamo che si tratta di problemi «nostri»! Giovanni Conte
A Gap la Riforma ha 400 anni
« On sait que la Réforme avait poussé de
solides racines en terre de France au début du XVI' siècle et que son influence
allait grandissant dans de nombreuses provinces. Sur la rive gauche du Rhône, les
régions de la Drôme, de l’Isère et des Hautes-Alpes, le (Jueyras en particulier, tout
proche des vallées vaudoises du Piémont,
ainsi que la région de Gap comptèrent des
communautés vivantes jusqu’aux dragonnades qui suivirent la révocation de l’édit
de Nantes par Louis XIV, en 1685. Guillaume Farel, né à Gap en 1489, tenta de
prêcher le réforme dans cette ville peu
après sa conversion, qui eut lieu en 1521.
11 fut cliassé par ses compatriotes, et il ne
connut le succès, dans son propre pays,
qu’en l’année 1561, à 72 ans. C’est cet an
niversaire que viennent de rappeler la ville et la paroisse de Gap, les 26 et 27 août
derniers, sur l’initiative de la Société d’Etndes des Hautes-Alpes ».
Così J. Février inizia su « La Vie protestante » un servizio su questa celebrazione. cui hanno partecipato con i loro
messaggi fraterni i delegati di alcune Chiese riformate: di Scozia, di Ginevra, di
.Neuchâtel e Valdese; ci rappresentava infatti, presso questa chiesa del Delfinato
per tante ragioni così legata a noi, il past.
Alberto Ricca.
Una bella esposizione, assai ben documentata sulla vita di Farei e i principali
avvenimenti della Riforma in Francia; una
conferenza del past. Marc Boegner, presidente onorario deUa Fédération protestante de France, su « La tâche des Eglises
chrétiennes dans le monde d’aujourd’hui »;
una assai numerosa assemblea interecclesiastica; infine un culto, la domenica mat
tina, nel piccolo tempio protestante stra
pieno, al termine del quale è stata inaugurata ima placca commemorativa, recante un medaglione con i tratti del riformatore, apposta alla facciata della casa costruita dov’era la casa natale di Farel. Nel
pomeriggio, con i messaggi augurali delle
Chiese sorelle, ancora una conferenza del
past. H. Rose, di Montpellier: «Le Protestantisme en France en 1561 ».
Dopo l’iniziativa americana dei « volontari della pace », è ora in progetto in
Inghilterra la costituzione di una « brigata
internazionale per la pace »: il progetto e
appoggiato da numerose personalità, fra
cui M. Niemoller, ,A. Paton, D. Dolci, B.
Russell, l’abhé Pierre. Senza carattere politico, offrirà di recarsi ovunque si presen
terà una crisi, invece dell’invio di forze
armate delle Nazioni Unite.
di conoscersi tra Ipro. Questo semplice fatto di conoscersi non deve essere
sottovr.lutato: una cosa è leggere Mille riviste le opinioni pro-sovietich-j del
celebre Hromadka (Cecoslovaccha) e
congetturare a vuoto sui motivi del
suo orientamento, e un’altra cosa è
conoscerlo personalmente, discutere
direttamente in fraterna assemblea i
nostri diversi orientamenti, e ottenere
non solo idee più chiare, ma quel senso di fiducia che permette di relativizzare le divergenze ideologiche e di
non lasciarsi paralizzare dall’inquietudine, dalla diffidenza, dalla troppo
umana tendenza aU’irrigjdimeiito delle pKJSlzioni.
Un incontro dì questo genere è stata l’Assemblea europea di Zurigo, a fine agosto : circa 150 partecipanti, provenienti da quasi tutte le nazioni
d’Europa. La parte migliore della conferenza è stata data dagli studi biblici (del prof. Bonnard), che, situati
nel bel mezzo della giornata, hanno
dato il tono all’Assemblea, ed hanno
permesso un incontro autentico e un
arricchimento personale e reciproco
Certo, non si può far relazione sugli
l’assemblea generale europea
deil’Aileauza Riformata Moiiiiiale
(continua dalla pag. 1 )
studi biblici, ma bisogna ricordare
che, tutto sommato, essi costituiscono
l’elemento basilare di ogni assemblea
di questo genere. Tre grandi conferenze (tenute rispettivamente da A.
Finet, J. L. Hromadka e I. Fraser)
hanno poi orientato i congressisti sui
grandi problemi dell’Europa di oggi
Particolarmente notevole la conferen
za di Hromadka, sul tema ; « Chi fa
parte del popolo di Dio oggi? », che
era un pressante appello a non rinchiudersi in una propria giustizia ecclesiastica foriera di crociate. Bella
asistematica, britannicamente empirica e ricca di suggestioni la conferen
za del pastore Fraser; «Le scelte indispensabili del cristiano » : un invito
a ringiovanire i nostri orientamenti
Il past. J. M. Chappuis, redattore de
« La Vie protestante », ha pure presentato un rapporto sull’inchiesta che
la stampa protestante europea ha effettuato, negli ultimi mesi, sul tema
dell’Assemblea. I delegati hanno pure
udito una relazione della coinmissione teologica su « La cattolicità dal
punto di vista delle Chiese Riformate ».
Non ci dilunghiamo qui sulla parte
amministrativa, salvo che per segnalare che è stato eletto presidente del
Comitato amministrativo il pastore
Bourguet (presidente della Chiesa Riformata di Francia) e che uno dei 9
membri del Comitato è il nostro vicemoderatore, pastore A. Ribet. La conferenza si è conclusa con la redazione
di un messaggio piuttosto buono, anche se non del tutto esente da quella
pia genericità di cui talvolta si compiacciono gli uomini di chiesa. (Lo
pubblichiamo qui sotto).
Vale la pena di meditare queste paiole, che possono incoraggiare anche
la Chie.sa valdese nella ricerca del suo
rinnovamento e delle sue ragioni (fi
vita: ricerca che una tradizionale timidezza e ur certo desiderio d’aver le
« mani nette » rischiano talvolta di
frenare, o di bloccare. g- b.
AUX EULISES REFORMEES D’EUROPE
“Soit à l'Est, soli à rOuest...
Frères et soeurs.
Délégués de vos Eglises, nous nous sommes réunis à Zurich du 24
au 29 août 1961. Nous avons entendu et discuté plusieurs exposés et nous
avons étudié ensemble la première épître di Pierre. « Le service du chrétien dans l’Europe d’aujourd’hui », tel était notre thème principal. Par
cette lettre, nous désirons vous communiquer quelques-unes des conclusions majeures auxquelles nous sommes parvenus en commun.
Soyons réalistes
Nous, Eglises réformées d’Europe, différons grandement les unes des
autres par notre histoire, nos dimensions et les circonstances dans les
quelles nous vivons. Telles d’entre nous sont des Eglises majoritaires, la
plupart minoritaires. Nous vivons soit à TEst, soit à l’Ouest de l’Europe
Nous avons toutefois reconnu que nos différences sont moins importantes que ce qui nous est commun. Nous bénissons Dieu pour la foi qui
nous est commune et nous vous invitons à lui demander avec nous de
faire de cette foi qui nous unit, dans l’avenir comme dans le passé, une
réalité plus puissante que tous les facteurs de division. Nous avons aussi
reconnu que nos tentations diffèrent beaucoup moins qu’il ne le paraît:
notre étude de l’épître de Pierre nous a montré que les Eglises auxquel
les elle s’adresse étaient à bien des égards placées dans des_ conditions
semblables aux nôtres. Les Eglises que nous appelons majoritaires sont
en réalité minoritaires. Partout en Europe, nos Eglises réformées, et_ les
Eglises chrétiennes en général, constituent des mouvements minoritaires, dans un monde où les hommes ne tiennent pas compte de Dieu. A
cet égard, nous constatons aussi que la différence entre chrétiens de
l’Est et de l’Ouest est plus petite que nous ne l’avions pensé. Nous sommes tous des mouvements minoritaires dans un monde où les valeurs
matérielles sont prépondérantes et où les hommes se comportent comme
si Dieu n’existait pas. Nous devons par conséquent être'réalistes, en particulier parce que nous sommes nous-mêmes de ce monde et nous que
nous y conformons heaucoup plus que nous ne voudrions y croire le dimanche. Aucune gloire pa.ssée, aucune influence politique, aucun presti
ge ecclésiastique ne peuvent, ici nous être de quelque secours. Voilà pourquoi nous vous pressons de prendre conscience du monde dans lequel
vous vivez, de la vraie situation de votre Eglise et de vous mêmes.
Espérance et joie
Mais comment être ambassadeurs de Jésus-Christ, aujourd’hui? Quel
service rendre au monde moderne? La première épître de Pierre nous a
montré que c’est l’espérance qui nous caractérise: beaucoup d hommes
Cie notre temps nourrissent des espérances illusoires ou bien perdent toute espérance II ont peine à croire que l’homme et le monde puissent
avoir une véritable raison d’être. Des masses entières vivent sans vraie
joie, dans la crainte de l’avenir et dans un désespoir à peine conscient
Mais nous vivons dans un monde où s’est révélé Jésus-Christ et où il est
ressuscité des morts. Nous avons donc l’assurance que Dieu triomphera
du péché et de la mort et que sa lumière l’emportera sur toutes nos ténèbres. D’autre part, comme nos contemporains, nous espérons aussi la
paix et le bien-être de l’humanité Comme chrétiens, nous faisons tous
nos efforts pour hâter l’accomplissement de ces espérances. Mais quand
bien même toutes ces espérances-là se révéleraient fallacieuses. Dieu
accomplira la promesse de son Royaume et achèvera l’oeuvre qu’il a commencée à la résurrection de Jésus-Christ. Nous ne sommes pas meilleurs
que les autres. Mais nous sommes appelés à leur annoncer une espérance
vivante et une joie impérissable, et c’est ce dont notre monde a le pluj
grand besoin. Sans cette espérance et cette joie, l’Eglise chrétienne perd
sa raison d’être.
Cette espérance ne nous pousse pas à fuir le monde, ni à nous réfugier dans la seule attente de l’au-delà, comme nous le croyons souvent
Car c’est aussi pour le monde que nous espérons. Le Seigneur nous appelle à vivre dans la foi et dans l’attente — ce que le monde ne fait pas
Voilà ce que nous avons à faire pour le monde : tel est notre service.
Notre Eglise^et les Eglises
Ensemble, nous avons reconnu qu’il en découle des conséquences plus
amples que nous ne le pensions Toujours à nouveau, nous sommes tentés d’enrprunter un autre chemin, plus facile, et de faire de nos Eglises
une fin en soi, en fermant les portes sur le monde pécheur et désespéré
Nous sommes même tentés de nous enfermer dans nos Eglises sans prêter attention aux autres Eglises chrétiennes qui nous entourent. Dans
nos Eglises réformées, nous sommes souvent satisfaits de nous-mêmes,
nous nous complaisons en nous-mêmes, forts de nos traditions et des po
sitlons que nous occupons. Notre commission théologique a étudié le thème de la «catholicité» (c’est à-dire imiversaüté) de l’Eglise; elle nous a
rappelé que dans notre vie ecclésiastique, nous manifesterons l’Eglise ca
tholique et apostolique à la condition de reconnaître que Jésus-Christ a
été donné à l’Eglise comme Chef de toute la création et qu’en conséquence, il nous appelle à être ses témoins dans !e monde entier et dans les
ocimaines de la vie. Si nous nous y refusons, nous cessons d’être une Eglise pour devenir une secte.
WW
Cette vocation implique que nous recherchions le contact entre Egli
ses de confessions différentes, que nous .apprenions les uns des autres
que nous nous entraidions dans notre combat commun et que nous croissions ensemble jusqu’à la plénitude du Christ. Nous avons à le faire, non
pas pour construire ensemble un édifice ecclésiastique plus grand et plus
puissant qui trouverait sa fin en lui-même, mais pour rendre un témoignage plus complet et plus fidèle à celui qui est le Seigneur du monde
entier. C’est pourquoi nous participerons avec joie à l’Assemblée du (Conseil oecuménique des Eglises à la, Nouvelles-Delhi, où les trois thèmes de
l’unité, du témoignage et du service seront intimément liés.
L’Eglise n’est pas son propre but
L’Eglise de Jésus-Christ n’est contre aucun homme ni aucun groupe ;
comme son Seigneur, elle vit pour tous les hommes. Entre elle et le monde, il y a certes des frontières, mais elle ne peut jamais s’y complaire. Son
Seigneur l’appelle à les franchir toujours à nouveau. Même si sa présence au monde contraint l’Eglise à s’opposer parfois à lui, nous n’agirons
de la sorte que dans l’amour par lequel Jésus-Christ a donné sa vie.
L’Eglise de Jésus-Christ est une institution parmi d’autres. Mais elle
est toujours appelée à être davantage encore. Elle doit se garder du danger de l’institutîonaUsme, c’est-à-dire de faire de sa vie institutionnelle
ui\ but en soi; elle doit être un pont entre Christ et les hommes, et non
pas un obstacle. Elle a par conséquent à se demander constamment si ses
formes, son langage et surtout l’attitude de ses membres à l’égard des
gens du dehors favorisent ou au contraire contrecanent le sérvice qu’elle
est appelée à rendre.
Le service personnel du chrétien
Avant tout, nos décisions doivent être une réponse à la décision posilive que Dieu a prise en notre faveur en Jésus-Christ. Tout notre service
doit refléter l’oeeuvre de rédemption et de pardon de Jésus-Christ.
Ce service n’est pas avant tout la tâche des pasteurs comme tels, mais
bien des membres de l’EgUse. où iiu’ils vivent et travaillent dans le monde. Les pasteurs ne devraient pas essayer d’agir en spécialistes dans des
domaines où ils ne le sont pas Ils rendent aux membres de l’Eglise un
serviœ décisif en accomplissant fidèlement leur tâche spécialisée de prédicateurs, de catéchètes, de pasteurs et de théologiens. Bénéficiant d’un
tel ministère, les membres de l’Eglise peuvent alors prendre leurs responsabilités dans leurs domaines respectifs.
Nous ne pouvons pas vous dicter vos choix. Mais ce que nous pouvons
vous dire, c’est qu’on ne peut éviter de choisir, même dans la vie politique et sociale; car l’orientation de toute la vie moderne en dépend.
C’est une expérience douloureuse de découvrir que nos choix sont
souvent différents, voire contradictoires, parfois dans une même Eglise.
Mais nous avons à nous demander si nos décisions personnelles, presbytérales et synodales ont été prises dans la communion du Seigneur en
écoutant ensemble la Parole de Dieu et en demandant la lumière du
Saint Esprit Nous devons accepter que, dans la communion du même
Seigneur, d’autres soient conduits dans des directions différentes Nous
devons maintenir entre nous le lien de la paix en Christ dans notre monde divisé.
Ce n’est pas en individualistes que nous avons à effectuer nos choix
Partout en Europe, nous, membres des Eglises chrétiennes, devrions constituer d(?s groupes pour étudier la Bible, intercéder pour l’Eglise et le
monde, et pour rechercher des formes communes (ie service du prochain
soit dans le cercle étroit de notre vie quotidienne, soit dans le cercle plus
large de nos re.sponsabilités scxîiales et politiques.
Le don de l’Esprit
Une consécration constamment renouvelée nous est nécessaire à tous,
ainsi qu’à nos Eglises, afin que nous soyons ouverts à la fois au Seigneur
ressuscité et au monde qui lui appartient. L’un ne va pas sans l’autre. En
revanche; l'un et l’autre sont possibles parce que Christ est vivant et
présent dans son Eglise par son Esprit. C’est par cet Esprit seul que nous
pouvons rendre compte de notre vivante espérance et accomplir nos tâches dans le monde. La puissance du Saint Esprit, les Ecritures nous en
donnent l’assurance, dépare infiniment la capacité de notre foi. C’est de
notre faute si nous ne faisons pas davantage l’expérience de sa force
C’est pourquoi le comité exécutif de l’Alliance réformée a choisi pour sa
19ème Assemblée générale à Francfort en 1964 le thème principal suivant:
VIENS, ESPRIT CREATEUR!
Demandons à Dieu, avec une humilité et une confiance renouvelées
que son Esprit agisse plus profondément encore dans nos vies et dans nos
Eglises.
« Que la paix soit avec tous ceux qui sont en Christ »
(1 Pierre 5: 14).
IjCS délégués des Eglises réformées d’Europe réunis à Zurich.
4
p«i. 4
L’ECO DELLE VALLI VAUMSI
15 settembre 1961 — N. 36
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
MASSEL
Mercredi 23 août a eu lien l’ensevelisse|u«ii|tê de Mr. Théophile Giraud; originaire du Gros Passet; établi aux Etats Unis
depuis plusieurs années, il avait repris ces
deiTitères années a nous rendre visite l’été
et c’est toujours aveç plaisir que nous le
rencontrions dans ses promenades, subitement la mort l’a atteint dans son village
natal
— Le mariage de Paulette Gaydou et de
Aldo Peyraa a été célébré samedi 27 août;
à cette- nouvelle famille qui s’est formée
parmi nous mais qui s’établira à Pignerol
noos adressons nos voeux fraternels.
— Dimanche 3 septembre nous avons
administré le sacrement du baptême à Tron
Edmondo de Salse, Dieu veuille éveillée
notre responsabilité vis à vis de ces enfants que nos familles présentent au
baptême et nous rendre attentifs aux significations de ce sacrement dans l’église.
— Dimanche 24 aura lieu une assemblée
d’église pour examiner la situation de notre paroisse et prendre certaines décision-s
qui concernent les contributions et le coite
— In memoriam du prof. G. Miegge:
Micol Elisa 1.000; Giulio et Ida Tron 1.000;
Rostan Ido 1.000; Rostan Pierre 1.000; Baral Oscar 500; Arturo Pascal 3.000; Elena
Pascal 3.000.
— Les pommes de terre pour nos Instituts sont dès maintenant et jusqu’à la fin
du ntois’ acceptées au presbytère.
S. GERMANO CHISONE
Durante i mesi estivi abbiamo avuto 11
privilegio di udire il ntessaggio di vari
Pastori. Ringraziamo il candidato in teol.
Renato Coisson, i past. C. Turn, G. E.
Castiglione e G. Bertinat. 11 3 settembre
la nostra Comunità ebbe il piacere di ospitare il gruppo dei trombettieri del Baden
che prese parte attiva al culto presieduto
dal past. E. Geymet.
oltre alle tradizionali riunioni all’aperto abbiamo avuto, quest’estate, le riunioni
del mercoledì sera nella nuova sala. Organizzate per dar modo ai Sangermanesi di
incontrare i villeggianti che affluiscono
sempre più numerosi a -S. Germano, esse
hanno attirato la nostra attenzione su vari
problemi dì attualità. Ringraziamo la sig.na
Laura Bounous che ci presentò una delle
nostre chiese del campo di evangelizzazione (Forano Sabina), il pastore Giorgio
Bouchard che presentò nn pastore africano (Camerún) che parlò sui problemi del
continente africano. Il pastore A. Ribet di
Milano ha parlato suH’ecumenismo. Una
serata, particolarmente ecumenica, l’abbiamo vissuta in occasione deUa visita di S.
E. Pons, ambasciatore dell’Uruguay, che
coincise colla visita di un gruppo di amici francesi e di svizzeri.
Un’altra serata è trascorsa piacevolmente
con un gruppo di pastori e laici americani, questi ultimi particolarmente impegnati nelle loro lispettive chiese.
L’ultima riunione della stagione ci ha
permesso di comunicare alla nostra parrocchia le impressioni ricevute durante il recente viaggio in Germania effettuato da un
gruppo di 45 sangermanesi.
Ogni riunione terminava con un breve
culto.
Battesimi. Plavan Daniele di Roberto c
Savie Graziella (Gondini). Balmas Brunella, di Edo e di Comba Bianca (Siburna).
Gardiol Marina di Renato e di Forneron
Claudina (Villar Perosa). Zaceo Giancarlo
Valentino, di Eri:ole e di Bouchard Clelia
(Ciabutà).
« Inculca al fanciullo la condotta che
deve tenere » (Proverbi 22: 6).
Funerali. Si è spenta, all’Asilo dei Vec
chi, novantenne. Goffi Caterina in Rosahrusin. Originaria di Coazze è stata nostra
ospite per pochi mesi s-oltanto.
Il 10 settembre è deceduta, dopo lunghe
sofferenze. Micio Paolina ved Vinçon di
anni 71. Originaria dell’Alsazia si era stabilita a S. Germano in giovane età. Con 1
suo matrimonio trovò fra noi non soltanto
una seconda patria, ma gli affetti della famiglia.
Due lutti, particolarmente crudeli, hanno vivamente addolorato alcune famiglie
della nostra Comunità. Martinat Ezio, di
anni 9, periva vittima di una sciagura stradale sulla tristemente famosa statale n. 23.
Lo ricordiamo bimbo attivo e diligente
alla S. D. ove giungeva ogni domenica mattina col gruppo dei bimbi di Porte.
Il 29 agosto si è spento, nella sua casa
di Villar Perosa, Costabel Ezio di anni 15.
Frequentava il II corso di catechismo. Gravemente infermo per alcuni mesi ha sopportato con serenità d’animo lunghe sofferenze amorevolmente assistito dai suoi.
Ai genitori, così duramente provati, ripetiamo col Profeta: « non li smarrire... perchè lo sono il tuo Dio ».
I lettori ci scrivono
Senso e limiti della toga
Caro Direttore,
1’« Eco » del 25 agosto pubblica una lettera di c. t. che si riferisce al mio articolo
apparso sul N. 5 di « Diakonia ». In quello
scritto proponevo,, tra l’altro, che anche
i laici, quando predicano, indossino la toga come segno del ministero della predicazione che essi esercitano, sia pure in forma saltuaria. L’amico c, t. suggerisce invece che si abolisca la toga anche per i
pastori poiché, egli dice, se il ministero
della predicazione si contraddistingue con
un abbigliaménto speciale, anche gli altri
ministeri dovrebbero avere un segn-o esteriore analogo,
Penso che in questa questione ci sia un
punto importante ed uno secondario.
L’importante è che la chiesa riconosca
che non vi sono due categorie di persone,
pastori e laici, di cui i primi avrebbero
speciali prerogative e particolari paludamenti. Vi è invece una sola categoria, quella dei credenti ; tutti siamo stati battezzati,
lutti apparteniamo a Cristo, e perciò tutti
siamo suoi servitori nel pieno senso della
•parola;, lo serviamo in modi diversi, alcuni
predicando regolarmente, altri predicamlo
saltuariamente, altri esercitando la beneficenza, altri mediante l’intercessione, mediante l’insegnamento ed in mille altri modi; ciascuno lo serve come può e con il
dono che ha ricevuto, ma l’essenziale è che
in questo siamo tutti uguali : siamo servitori di Cristo. Bisogna dunque eliminare
tutti quei segni esteriori, quelle regole,
quelle abitudini che suggeriscono l’idea che
alcuni sarebbero « molto servitori » ed altri «poco servitori»: tutti i credenti lo
sono ugualmente e pienamente.
Secondario è invece il modo di esprimere questa convinzione. Per quel che riguarda i predicatori le vie evidentemente sono
due: dare la foga a tutti, pastori e laici,
oppure abolire la toga per tutti. La prima
via è più tradizion.ale, la seconda è più
logica. Io avevo suggerito di dare la toga
a tutti i predicatori pensando al fatto che
la toga, occultando in certa misura le caratteristiche personali deH’uomo diviene il
segno della funzione di chi, laico o pa.store che fia, è chiamato a predicare, è chiamato cioè a. scomparire in quanto persona
dietro al messaggio della cui proclamazione è stato incaricalo. Per questo suo scopo
Convitto Maschile Valdese
Torre Peilice
Sono aperte le iscrizioni per il prossimo
anno sco-Iasitiico al Convitilo Maecdti'le Valdese dii Torre Peilice per alunni che frequentino le Scuole Elementari, la Scuola
Media, il Ginnasio e Liceo Classico e le
Scuole di Avviamento.
Per informazioni e per ricevere prospetti illustrati scrivere sempiìcemente, anche
su cartolina poslaile, a: Convitto Valdese Torre Peilice (Tmìno).
pratico l’uso della toga può giustificarsi,
anche senza che si istituiscano altri segni
distintivi per gli altri ministeri, purché h'
usino tutti i predicatori, pastori e laici, e
sempre che si sappia effettivamente considerarla come segno di una funzione e non
come insegna del privilegio di un gruppo
nella chiesa.
D’altra parte non avrei nessuna ragione
di principio per oppormi ad una abolizione
pura e semplice della toga, purché essa derivasse non da indifferenza verso le tradizioni della chiesa, ma fosse il frutto di una
meditata decisione intesa a mettere in luce quello che è il punto fondamentale di
questa discussione, cioè l’uguaglianza di
tutti i credenti nei loro diversi ministeri.
Una pacata e matura riflessione sull’argemento è molto necessaria, perchè eventuali cambiamenti di abitudini esteriori a
cui non corrispondesse un cambiamento
nel modo di pensare delle comunità avrebbero ben poco significato.
Chiarito cosi il mio punto di vista penso
che sarebbe interessante se altre persone
ancora entrassero nel dibattito per esprimere il proprio parere. Aldo Comba
Caro direttore,
ho letto la lettera di c. I. sul numero
scorso del nostro giornale ,n merito alla
questione della toga e ti dei)i.o confessare
che quella faccenda mi lascia perplesso per
un complesso di ragioni che sarebbe lungo
elencare. Il past. Comba scriveva in « Diakonia » per estendere a tutti i predicatori
il diritto di indossare la toga, segno della
predicazione ed in questo senso comprendo; si tratta insomma di evitare che la toga divienli come l’abito talare dei parroci,
il segno di una differenza tra pastori e laici. Capisco che esistano pericoli del genere, la toga indossata in circostanze come
funerali e matrimoni assume leggermente
quel carattere sacro; per fortuna abbiamo
lasciata cadere la proposta di avere nel
culto di inaugurazione al Sinodo i pastori
in toga! Però non vedo come l’abolizione
della toga potrebbe servire alla predicazione, alla chiesa, al pastorato stesso. La toga
noi; è stata considerata segno del ministerio della parola soltanto, ma segno della
autorità della parola stessa, la toga è sim,
bolo della vivente presenza della parola
di Dio nella idiiesa e non soltanto indù
mento di un ministro. Ma sono, queste,
disquisizioni che hanno interesse storico
soltanto; è oggi che dobbiamo operare. Se
la chiesa è rinnovala la toga sparirà, resterà, si trasformerà: poco importa; se la
chiesa non si rinnova alla base, si può togliere o mettere la toga : tutto rimane come
prima. Non vorrei insomma che il movimento laico che fermenta da molte parli
e che non pare aver ancora trovala la sua
espressione si areni nelle pieghe delle toghe: si tratta di ridare alla chiesa la sua
coscienza missionaria, altro che toghe!
Giorgio Tourn
AN6R0GNA ISerre)
Domenica 10 c. m. con il culto nella località Ponte Barfé ha avuto termine la serie delle nostre riunioni aU’aperto. Nel
corso del culto è stai* battezzata la piccola
Marina Miegge di Nello Giovanni e di
Miegge Lidia. Domenica 3 settembre ha
avuto luogo l’ultima riunione al Bagnau, e
con viva soddisfazione abbiamo notato che
per l’occasione quasi tutti i residenti abituali in quell’alpeggio erano presentì. Ringraziamo il giovane Delio Long che ha
l.resieduto il culto per la parte liturgica.
1 culti avranno ora luogo secondo Por.«rio invernale, nei due templi, di Pradeltorno alle ore 10 e del Serre alle ore 14,30.
Seguiremo questo orario da domenica 17
corrente.
POMARETTO
Domenica 10 settembre U culto è stato
presieduto dal Pastore di Valence, signor
Perrier, il quale è a Pomaretto per un
breve periodo di riposo; siamo lieti di aver
udito il suo ispirato messaggio ricco di
attualità e molto apprezzato - dalla comunità. Desideriamo inviare a lui ed alla sua
famiglia, legata alle nostre valli da vincoli di parentela il nostro pensiero ed il nostro augurio per la loro missione in Fran
eia.
Ringraziamo di cuore i generosi d-ona ori per la televisione dell’ospedale: L. 5.030,
Henry F. Ghigo, Ferrerò; L. 1.000 Sig.na
Long Rostan Malvina, Masselli di Pomaret
to. Nel ringraziare questi amici rinnoviamo un caldo invito agli amici dell’ospeda
le di inviarci la loro cortese offerta.
PRAROSTmO
— Lunedì 4 settembre, circondali da una
folla di parenti e amici, hanno celebralo,
nel nostro tempio, il loro matrimonio Costantino Alessandrina, del Collaretto, e Forneron Sergio, dei Prima. Che la g'oia e
l’allegrezza del Signore accompagnino questi cari giovani sposile che la loro unione
sia anche una alleanza duratura lon Dio.
— Nel corso del culto, è stato ammiristrato il Santo Battesimo a Gay Luciano.
di Elio e di Costantino Enrichelta, della
Borgata Ser (domenica 3 settembre); a
Robert Antonella, di Dino e di Paschetto
Dina, della borgata Collaretto (domenica
10 settembre). Che il Signore che disse:
« Lasciate i piccoli fanciulli venire a me
perchè di tali è il Regno dei cieli » (Matteo 19; 14) accompagni e benedica quesT
agnelli della Sua grigia.
— Per l’assenza del Pastore che durerà
una quindicina di giórni, abbiamo invitalo
a venire tra di noi il giovane studente in
teologia sig. Bruno Bellion, di Torre Pellire. 11 sig. Bellion sarà a Prarostino a partire da giovedì 21 settembre; presiederà il
culto domenica 24, (nel pomeriggio a Roccapiatla), domenica 1 ottobre. Sarà a disposizione per qualunque necessità e servizio, ad eccezione per i matrimoni (che dovrebbero essere fissali eventualmente per
11 ritorno del Pastore titolare, ritorno che
avverrà giovedì 5 ottobre). Ringraziamo fin
d'ora il sig. Bellion per la sua venuta a
Prarostino.
— Ormai tutte le famiglie dei nostri fratelli villeggianti sono partite per rientrare
in sede. Diverse fra esse, tra le quali in
modo speciale la famiglia Laurora da Bari. inviano cordiali e fraterni saluti alla
nostra Comunità, saluti che contraccambiamo di vivo cuore da parte di tutta la parrocchia di Prarostino.
Comunicato
della F.F.V.
La Federatone Femminile ValdesC:
nell’intento di sempre meglio « seirvire », inizia un lavoro di assistenza ai
nostri fratelli emigrati in Francia,
con la collaborazione deUe Unioni
Femminili di quel paese.
Si pregano pertanto i pastori di voler far pervenire i nominativi di questi nostri fratelli, specificando se la
loro permanenza è stagionale o duratura, il più presto possibile, alla vicepresidente della FFV, Signora Ade
Varese Theiler, Viale Piceno 14, Milano. Il Comitato Nazionale
((La Semaine Laméronnaise))
Anno I - Nnin. 1
Anche nelle giovani chiese la stampa assume un’importanza sempre maggiore. A
Yaundé e Duala delle cerimonie hanno segnato, in presenza di autorità civili e religiose, il lancio del nuovo settimanale evangelico «Le Semaine Camérounaise». Il past.
Henri Eberhard, direttore de « L’Illusiré
Protestant », assume la direzione del nuovo
periodico, la cui redazione è stala affidata
.1 Daniel Mongoué, .che ha usufruito di una
borsa del C.E.C. e che l’anno scorso ha
fatto uno stage al Dipartimento d’informazione del C.E.C. e alla redazione ginevrina de « La Vie Protestante », e al past.
Simon M-oumbok, preparato a questo lavoro nella redazione del settimanale francese
a Réforme ».
Af Sedici bimbi tibetani, orfani o separati dai genitori a partire dalla fuga dal
Tibet, sono stati accolti e adottati da famiglie svizzere, che si sono impegnale ad allevarli come propri figlioli, dopo che il
dalai-lama — rifugiato in India — e le
autorità federali elvetiche hanno dato il
consenso.
Chiesa e turismo
Un’équipe formata da un pastore, una
diaconessa e numerosi collaboratori ha lavorato durante tre mesi nel camping assai
frequentato di Seton Sands (Scozia), l culti sono stati seguiti da numerosi campisti,
e così pure le riunioni per i bambini, ogni
mattina. Nel pomeriggio l’équipe ha organizzato giochi per bambini, riunioni per
donne, ecc. Particolarmente apprezzati dai
ragazzi i concorsi biblici. I membri del
gruppo hanno pure visitato i campisti nelle loro tende o roulottes, e sono stati bene
accolti. In vacanza, la gente ha tempo di
discutere e meditare. Alcuni campisti saranno messi in contatto con i membri della parrocchia in cui hanno la residenza.
Pure un’infermiera ha lavorato con l’équipe della Chiesa: il suo lavoro è stato in
¡iurte finanziato dai campisti stessi. Parecchi di loro si sono poi rivolti al pastore perche li aiutasse a risolvere i loro problemi personali.
Invece la Missione popolare delle Chiese
di Renania-Westfalia ha distribuito una
carta su cui sono segnati le località e l’orario dei culti nelle località turistiche della regione. Questa carta è offerta ai viaggiatori nei garages, nei ristoranti ai bordi
delle autostrade, nei campings, ecc.
-¡(F La Chiesa luterana evangelica ZuluXhosa-Swa.si (Africa del Sudi ha tenuto la
sua prima assemblea regolare nel Natal.
Ha chiesto di entrare a far parte della Federazione luterana mondiale, e l’anno pros
simo deciderà se chiedere l’ammissione al
Consiglio ecumenico. L’assemblea ha votato un bilancio di circa 80 milioni: la
maggior parte sarà offerta dalle comunità
africane, mentre le Missioni continueranr.o
ad assumersi la responsabilità delle attivi
tà mediche e pedagogiche.
Albertinft Alilo ved. Buffa ringrazia
sentitamente tutti coloro che le hanno dimestrato simpatia e solidarietà
in occasione della dipartenza del suo
diletto figlio
Ernesto
Con particolare riconoscenza ricorda la Direzione e le Maestranze della
Ditta Bosio e Caratsch di Torino ed
il Pastore valdese Ernesto Ayassot.
Villar Peilice 7-9-1961
I familiari del rimpianto
Carlo Compasso
vittima di tragico incidente stradale
nelTimpossibilità di farlo personal
mente, ringraziano quanti, in qualsia
SI modo, hanno loro dato prova d
simpatia in questa dolorosa circostan
za; in particolar modo il pastore Ci
priano Tourn, il dott. Scarognina, il
maresciallo Baricalla.
Luserna S. Giovanni, 5-9-1961
Direttore resp. : Gino Conte
Coppieri . Torre Peli. - Tel. 9476
Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Peilice - c.c.p. 2/17557
Reg. al Tribunale di Pinerolo
________n, 175, 8-7-1960_______
Tipografia Subalpina - s. p. a
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