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(■torlno)
DELLE VALLI VALDESI
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgresiioni per le quali avete peccato, e latevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo „.
>\nao LXXXVl - Num. 3
Una copia
2 s
\Eco: L. 700 per Tintemo | Eco e La Luce: L. IJOO per rinterno Spedir, abb. poetale li Gruppo
ABBONAMENTI j j200 per l’eiteroii L. 1.800 per l’estero 1 Cambio d’indirizzo Lire 40,—
TORRE PELLICE — 10 Febbraio 1956
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Le due fíeccele
Olimpia e Siio
« l a lampada di Dio non era ancora spenta ». (I Samuele 3: 3)
Allo stadio del ghiaccio di Cortina, « irreale scenario straripante
luci e colori », in una festosa
di
cornice di popolo, un giovane atleta ha acceso nello storico tripode
la fiamma olimpica; trentadue bandiere rappresentanti le nazioni partecipanti erano salite lentamente
Siti pennoni mentre, a completare
lo stupendo quadro, in fondo si staggiavano neU’azzurro del cielo le calai teristiche vette delle Dolomiti.
(Cortina ha raccolto la fiaccola oliicpica quale segno della fraterniìà sportiva dei popoli e quale messaggio ardito di pace tra le genti.
Nel tripode del santuario di Siiti. ourissimo olio vergine alimentala la fiamma delia lampada sacra
e<i un fragrante profumo bruciava
ogni mattina quale profumo perpetuo davanti all’Eterno. Esso indica
!a presenza e lo sguardo amoro
La lampada di Dio non era ancora spenta... Dio tiene in serbo i
suoi che non hanno piegato le ginocchia al cospetto di Baal, Dio
ha le sue agenzie nel mondo per il
trionfo del suo Regno; Dio ha suscitato testimoni fedeli della nostra
storia: Gianavello, Amaud, Salvagiot e ne suscita ancora nel nostro
tempo perchè la Sua Luce splenda
ancora nel mondo.
Dio ci consente non solo di accendere fuochi e rallegrarci attorno
ad essi, ma ci consente di essere noi
fiaccole viventi, perchè per mezzo
nostro altri si accostino al tripode
del Golgota. Il motto di Farei sia
sempre più valido per noi: volo niha nisi ut ardeat: non vogliamo nutrire nel cuore altra aspirazione che
questa: che la fiaccola di Silo, la
fiaccola del Golgota arda per la sal\ezza degli uomini.
Gustavo Bouchard.
DAL CAMPO DELLE MISSIONI
Uno straccio al servizio di Dio
Ogni massaia sa quanto può essere utile uno straccio. Si potrebbe
quasi parlare del ministero dello
straccio nelle nostre case.
E’ morto, pochi giorni prima di
Natale, un uomo che i suoi genitori
avevano chiamato Sikatana », e
cioè « straccio » alla sua nascita.
Egli stesso usava alle volte dire, un
po’ per iscaerzo, un po’ seriamente: « Io nofi so/io ciie. uno straccio »,
Oggi vorrei parlarvi di Eleazare
Sikatana, quesio « straccio » che ha
fatto tanto bene e lascia un ricordo
cosi luminoso, che quando fui incaricato di dire alcune parole per il
suo funerale, non esitai a scegliere
come testo queste parole del profeta Daniele: « / savi risplenderanno
come lo splendore della distesa, e
quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno ».
* ^ *
I suoi genitori furono tra i primi
collaboratori di Coillard, e tra i primi membri della comunità cristiana
di Setula.
Quando incontrai Sikatana per la
prima volta, era appena uscito dalla Scuola Normale, e mio padre,
che allora dirigeva quella scuola, lo
aveva tenuto con sè come collaboratore. Era un giovane intelligente.
Acqua per i nostri falò?
SI. del Signore. La fiaccola sacra non
( ra ancora spenta, allorquando Sai -Itele fu chiamato da Dio per la
sua difficile missione, atta a risol'evare le sorti militari e spirituali
del popolo eletto. La fiaccola non
era ancora spenta... Lo sguardo divino non s’era distolto da Israele
neppure al cospetto dei misfatti della casa sacerdotale ed aveva illuminato il volto del giovane profeta nell’ora di crisi profonda. La fiaccola
divina non s’era mai spenta nel
lungo tormentoso peregrinare del
¡opolo d’Israele, bensì fu fedelluente portata attraverso i secoli
dalle umili staffette, sino a Betlemme : una lunga teoria di atleti della
fede si sono così succeduti nelle ore
grigie e luminose, coronata dall’ultimc. testimone : Giovanni Battista.
Nel tripode del Golgota la fiaccola
divina, fatta di carne e di sangue,
arde d’una fiamma inestinguibile e
d’una luce meravigliosa; Cristo è la
nostra fiaccola: io sono la luce del
mondo...
La fiaccola di Olimpia, Cortina...
è alimentata dalla passione travolgente di atleti, spettatori, vicini e
lontani, trasfigurati dal fascino dell’antico e moderno dio: lo sport.
Nel suo nome gli atleti si impegnano per adempiere alla sacra consegna raccolta nel motto olimpico :
i< Citius, altius, fortius »: più presto, più alto, più lorte... e gli uomini vivono, si appassionano per
la velocità, per il mondo della fuga, per i muscoli, per le altezze
raggiunte dai reattori, poi, quando
il calore dell’olimpica fiaccola si attenua, si accostano ad altri tripodi,
ad altre fiaccole atte a ravvivare passioni e vizi smodati, atte a richiamare folle di adoratori genuflessi di
fronte ad altri dei: denaro, ambizione, gloria...
La fiaccola di Silo, la fiaccola del
Golgota splendono ancora oggi nelle comunità e nella vita degli uomini: pochi sanno sostare e combattere per la gloria di Dio; pochi
sono entrati nello stadio dell’atletica cristiana e si sono impegnati
per il trionfo del regno di Dio: una
densa cortina fumogena che si chiama peccato non consente di contemplare la lampada celeste. Questa potenza oscuratrice determina in
noi un’avversione preoccupante per
le cose del Signore ed alimenta il
corteo degli indifferenti: Dio è così
isolato, appartato nella nostra casa
interiore, imbavagliato perchè non
possa più parlare, perchè non ci
possa più disturbare i nostri piani
atti a demolire e frantumare per
sempre il meraviglioso piano di salvezza.
Un titolo inconsueto per un articolo consacrato ai « falò » del 17 febbraio. Ci siamo imbattuti in lui, o,
j)er esser più precisi è lui stesso che
ci è balzato incontro, prepotente, su
3 colonne, dalla terza pagina di « Vegliate » bollettino parrocchiale della
Chiesa di Villar Pellice. E ci ha costretto a leggere tutto l’articolo: un
consuntivo di cento anni di storia
valdese; un bilancio passivo, di cui
il pastore Enrico Geymet analizza
alcune voci: opera di Evangelizzazione (le Valli non danno più pastori); opere di assistenza sociale (la
Chiesa non dà più diaconesse ed anche il personale laico è insufficiente).
« Ed allora — prorompe il pastore Geymet —. dov'è quella cosa sublime che vorremmo festeggiare con
i ” falò ” del 17 febbraio? C’è sì, la
pazienza di Dio e quella del popolo
italiano che ci sopportano entrambi;
ma la nostra vocazione ed i suoi frutti, non si vedono più come si potrebbe sperare...
E allora che ci stanno a fare i nostri ” falò ”?
Essi sono un atto di accusa contro
un popolo dal collo duro; come l’antico Israele, che sembra vivere solo
per mostrare al mondo la sua apatia...
Meglio spegnerli allora e chiamare a raccolta la gioventù perchè organizzi lunghe catene e porti acqua
finché non ci sia più un tizzone ac
Oppure...
Oppure, forse, il meglio di tutto è
di tentare la prova ancora una volta,
di accenderli ancora, ma con fuoco
rinnovato,... dei falò che nella notte
siano più luminosi che mai e attorno ai quali si stringa un popolo rinnovalo ed onesto che vien li per rinnovare il suo impegno e dire a Dio:
” Perdonami le mie defezioni vergognose. Da ora in poi sarò un altro
popolo, manderò i miei figli tiellc
schiere dei pa tori, degli evangelisti, dei maestri e delle diaconesse ”».
* * *
Così è: tutti gli anni il 17 febbraio
ripropone alla nostra meditazione il
senso della sua celebrazione: che cosa ricordiamo il 17 febbraio?
Una volta, in molte parrocchie
delle Valli si celebi*ava prevalentemente il « fatto »•'♦‘storico : l’editto
di emancipazione; durante la gio
stra oratoria post-conviviale non si
disdegnava di leggere il testo dell’Editto, ed i buoni cittadini Valdesi
ascoltavano compunti tutto l’elenco
dei titoli del beneamato Carlo Alberto. La serata tradizionale riprendeva senza stancarsi la non sovrabbondante produzione drammatica ispirata dalla Storia Valdese. Era insomma la giornata della Storia Valdese: e la Società di Storia Valdese,
che non era ancora diventata « di
Studi Valdesi » distribuiva a tutti i
bambini a l’opuscolo del 17 ».
Poi ci si accorse che questa celebrazione era troppo provinciale,
troppo... valdese; si volle darle un
a.tro contenuto, si credette di trovare il suo vero significato: libertà di
coscienza. E il 17 febbraio doveva
diventare la festa di tutti gli evangelici d’Italia, uniti nello stesso anelito e nello stesso impegno.
Poi la Chiesa si accorse che questa data parlava in modo strano a
molti cuori ed al sentimento, forse
più che alle coscienze ed alla ragione: il 17 febbraio fu così messo al
centro della Settimana di Rinunzia
e diventò così il tema obbligato di
convenevoli ed edificanti allocuzio
Settimana di Rinunzia e venne proclamata la Settimana della Solidarietà Valdese.
Solidarietà dei Valdesi, dovunque
si trovino?
Solidarietà con la crisi cronica
della Cassa centrale e delle finanze
della Chiesa?
O l’una e l’altra cosa insieme?
Comunque, il 17 è rimasto ed i
dubbi sono aumentati, nella proporzione in cui è andata aumentando la
parte « coreografica » della celebrazione. Da quando, cioè, in occasione delle celebrazioni Mariane, luminarie e imbaudieramenti hanno accolto un po’ dovunque la Madonna
Pellegrina, con gran sfarzo di luci e
di suoni e dispendio di fondi, non
podii buoni Valdesi hanno ritenuto
necessario di dare alla celebrazione
del 17 un colorito strapaesano di festa popolare, con luminarie, fiaccolate, festoni e striscioni, mortaretti
c fuochi d’artifizio, con... effetti più
t, meno artistici. E non è più raro di
leggere, nei nostri bollettini parrocchiali, l’invito ad illuminare case e
strade.
Per contro, in molte parrocchie
delle Valli, il culto del 17 è diventato un culto per i bambini (o festa
in Chiesa); il culto commemorativo
è spostato alia domenica, e l’opuscolo della Società di Storia Valdese,
rimane mu!o testimone nelle poche
case dove l’inerzia e il disinteresse
delle parrocchie gli consentono di
entrare.
* *
E allora... « acqua per i
TX >.?
nostri
ni.
falò
No!
Poi la Settimana di Rinunzia entrò nella consuetudine, diventò un
atto abitudinario, una « rata » dei
versamenti delle contribuzioni ecclesiasticlie, una colonna nelle tabelle
statistiche, croce e delizia dei dibattiti sinodali. E così scomparve la
E’ uscito
IL POPOLO DEL FIUME
di
ROBERTO COISSOIV
Narra l'epopea della fondazione e dello sviluppo della missione allo Zambesi.
L. 600
Ordiiìcizioiii pvBSSo la LibrBricL CloudioiiQ - Tofvb PbÌììcb
Malgrado tutto, no! Perchè, malgrado tutto essi risplendono nella
notte !
Risplende il fuoco del ” falò ”
che è stato un cumulo di sterpaglia,
di fascine, di paglia, e la fiamma vive e sale verso il cielo e verso le stelle, pura; verso Dio.
Perchè questo è il vero senso del
17 : un pugno di uomini che, volenti o nolenti, costituiscono la Sua
Chiesa: di povera gente che non vale nulla e a nulla serve finché non
arde di amore e non brucia, fatta
fiamma che splende nella notte, per
grazia di Dio, e per grazia soltanto:
nella persecuzione (storia di ieri),
nella testimonianza (la storia di oggi). Tutto il resto è secondario e forse pericoloso.
Portiamo pure legna ai nostri « falò », ma alla loro luce, pieghiamo i
ginocchi e preghiamo « perchè è cosa terribile cadere nelle mani dell’Iddio vivente ».
Spectator.
desideroso di progredire nella scienza e nel sapere dei bianchi, non per
dei fini egoisti, ma perchè amava
con passione il suo popolo. « Non
.sa nemmeno quanto guadagna per
mese », mi diceva mie padre. « Segno nei miei conti la sua paga e
quando ha bisogno di qualche cosa,
mi chiede un po’ di denaro, senza
inquietarsi dell’ammontare del deposito ».
Quando il Governo decise di creare una nuova categoria di maestri,
preparati specialmente per aiutare,
istruire, incoraggiare i maestri delle piccole scuole africane di campagna, egli fu scelto dalla Missione per
quel corso speciale, e al suo ritorno
cominciò a percorrere il paese per
visitare tutte le nostre scuolette. Era
persuaso che la gente accetterebbe
con entusiasmo le nuove idee con cui
era tornato dal corso e che dovevano trasformare, in poco tempo, l’igiene e la vita economica e sociale
dei villaggi. Ma con dolore dovette
riconoscere, dopo qualche tempo,
che ci voleva altro per vincere l’apatia e l’inerzia conservatrice di quelle popolazioni, e che le riforme auspicate, non si sarebbero potuto realizzare che dopo un lungo periodo
di educazione, fatta con pazienza e
fede.
A quest’opera educativa si dedicò
con tutto il cuore, con tutte le sue
energie, quale ispettore didattico, e
poi come direttore di un corso di
preparazione per maestri elementari. .Aveva una passione per i piccolini, ed era sempre una gioia e un
godimento assistere ad una sua lezione in classe o alla scuola domenicale, di cui si occupava con zelo e
amore.
* *
Poi il Re indigeno e il Commissa
rio Governativo, gli offrirono il po
sto di segretario del Consiglio dei
Capi. Siccome la paga del suo pre
decessore era molto inferiore a quel
la che riceveva come ispettore, il go
verno indigeno disse che era dispo
sto ad assicurargli lo stesso stipen
dio, pur di averlo al suo servizio
La sua risposta fu chiara e ferma
« Se deciderò di accettare la carica
che mi ofirite, domanderò di essere
trattato come tutti gli altri membri
del Governo Indigeno, e non vorrò
essere un privilegiato ». Dopo molte
esitazioni giunse alla convinzione che
Dio lo voleva lì, alla Capitale, per
esservi testimone della Sua Parola,
ed accettò l’incarico, rinunziando ad
una carriera in cui il successo gli
era assicurato.
Neìl’ambiente della Capitale, dove l’ambizione, la rivalità di parte,
la venalità, la corruzione, creano
im’almosfera pesante di sospetto e
di odio, egli soffrì profondamente,
e più di quello che non lasciasse vedere, poiché apparentemente egli
lottava coraggiosamente.
Collaborò coscienziosamente alle
trattative delicate e decisive che precedettero il consenso dei Malozi alla
nuova Federazione delle Rhodesie e
del Nyassaland. Accompagnò il Re
Mwanawina e il primo Ministro dei
Malozi all’incoronazione della Regina Elisabetta d’Inghilterra. Tutti
quelli che allora ebbero occasione di
incontrarlo in Europa, furono stupiti di vedere quanto fosse superiore ai suoi due compagni di viaggio.
4: 4: *
Da parecchi mesi non stava bene,
ma volle continuare a lavorare. Poi
si curò ; dopo un periodo in cui sembrava avviarsi verso la guarigione,
cominciò a peggiorare, e malgrado
le cure, si addormentò nella Pace
{continua in 3.a pagina)
2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
I
NEL SUD AMERICA
C E n T O ANNI FA
Il primo gruppo di emigranti
Ricorre quest’anno il primo centenario della colonizzazione valdese nel
Sud America. Esso verrà celebrato,
specialmente nelle chiese del distretto
Rioplatense. con varie manifestazioni.
Prima fra tutte una visita-pellegrinaggio alle Valli, da parte dei discendenti dei primi emigrati, che le chiese
valdesi d’Italia accoglieranno con gioia
fraterna e con affetto sincero. Anche
/’ECO DELLE VALLI vuol partecipare alla gioia comune ed alle feste
di questo centenario in atto, ricordando brevemente la partenza del primo
gruppo di emigranti ed inviando ai
fratelli dell’America del sud un saluto cordiale e l’augurio di una sempre
crescente prosperità spirituale e sodale per il loro avvenire e per lo sviluppo delle loro chiese in quella terra
che li accolse così benevolmente cento anni fa.
Quando partirono i primi
coloni
Il 6 nov. del 1856, partivano da
Villar Pellice, diretti in Uruguay, 11
persone: Pietro Gönnet, con sua moglie Maddalena Salomon, sua sorella
Maria ed una serva muta, Maddalena
Frache; Giuseppe Planchón, sua moglie Maddalena Barolin, coi loro tre
figli: Giovanni, Giuseppe ed Anna;
Giovanni Pietro Baridon, detto Budoira, e la sua giovane sposa Maria
Geymonat.
Arrivati a Genova, dovettero aspettare alcuni giorni, perchè il loro battello ritardò la partenza fino al giorno 12. Il gruppetto di emigranti fu
aiutato nel trasporto dei bagagli e
nelle operazioni d’imbarco, dal sig.
Daniele Peyrot, della Torre, e da im
sig. Presenti, genovese. Il Baridon ebbe inoltre agio di salutare la Sig.ra
Feder, proprietaria dell’albergo omonimo in Genova, oltre a quello che
aveva in Torino, nel quale il Baridon
aveva lavorato per dieci anni consecutivi. dal 1844 al 1854.
Il loro viaggio sull’oceano durò 53
giorni soltanto ed il 3 gen. la piccola
comitiva sbarcava a Montevideo, ove
era attesa dal fratello del Planchón e
dove, scrisse nel suo linguaggio imaginoso il Baridon, « Dio aveva decretato di collocare il faro della Chiesa
Apostolica ad opera di un pugno di
Valdesi, per servire di direzione alle
frazioni di tutte le nazioni che si sarebbero recate a colonizzare quel vasto e fertile continente ».
Una lettera memorabile
Appena sbarcato nella capitale uruguayana, Baridon scrisse una lettera
al sig. Long, presidente della Unione
cristiana del Villar, per informare coloro che si preparavano a seguire le
loro traccie, del felicissimo esito del
viaggio e dello sbarco.
Tale lettera ebbe una risonanza immensa alle Valli, ove si era sparsa la
notizia che la nave dei coloni era stata assalita dai pirati, che erano stati
trucidati gli uomini e rapite le donne.
La triste notizia, sorta forse perchè la
nave aveva dovuto sostare per qualche tempo alle Canarie, o sparsa e
propalata da qualche malevolo oppositore all’emigrazione d’oltre oceano,
aveva gettato nell’angoscia i parenti
degli undici villaresi e raffreddato coloro che erano già disposti ad emigrare, seguendo l’esempio del primo
gruppo. Essa aveva anzi spinto quelli
che avevano già venduto i loro beni
a cercare, ma inutilmente, delle terre
da coltivare e da acquistare verso Pinerolo, Cavour, Saluzzo, ecc., e gettato Tallarme nel cuore di tutti i Vaidesi decisi ad abbandonare l’avara
terra natia.
Quando perciò la lettera di Baridon arrivò alla Torre, le buone notizie che essa recava si sparsero in un
baleno: a Torre, al Villar e in tutta
la valle. Il Long, appena conosciutone il contenuto, si recò di corsa al
Villar, gridò la buona notizia ai Chabriol, corse a rassicurare gli angosciati parenti delle tre famiglie partite alcuni mesi priftia, e si portò quindi al
Cassarot, ove si raccolsero rapidamente tutti coloro che già avevano deciso
. di emigrare appena fosse loro possibile.
La lettera parlava dell’ottima riuscita del viaggio, della fertilità delle
terre del Nuovo mondo e soprattutto
della loro abbondanza e perciò della
possibilità di dar da mangiare ai propri figli, senza essere costretti, come
avveniva alle Valli, a mandarli a cercarsi lavoro nelle grandi città, in mezzo a tanti pericoli. Venivano quindi
recisamente smentite tutte le false notizie che si erano sparse sulla sorte
degli emigranti valdesi partiti a bordo
delTENRICHETTA. Iddio era dunque con loro e li aveva guidati oltre
oceano per aprire una via d’uscita alla miseranda situazione agricola delle
Valli.
Dal Cassarot si mandò immediatamente una ragazzetta a cercare, su, al
foresto, la moglie di un Vigna, candidato aU’emigrazione. Quando • la
messaggera incontrò la montanara che
con un carico di legna già scendeva al
villaggio, l’interpellò con le seguenti
parole : « Magna Madlena, anà vite
len. Baridon à scricc d’America. Duman i van a Genuva pruntar la barca.
A vosta meisun i fan ribotta. I vus
atènden ».
Giunta a casa, Maddalena Vigna
butta a terra il suo carico, si cambia
l’abito madido di sudore, ed entra in
casa per partecipare alla gioia comune, espressa con promesse, con brindisi e con canti di giubilo. Si decide
d’inviare a Genova due deputati a
preparare la partenza e a mettersi in
relazione coll’armatore Piaggio, al
quale Baridon aveva già fatto pervenire i suoi ringraziamenti per il trattamento avuto durante il viaggio precedente.
Un’altpa lettera memorabile
Presi gli accordi necessari, i due ritornano al Villar a portarvi la notizia
che la prossima partenza è fissata per
il 26 del mese di giugno. Così, grazie
alla lettera di Baridon, l’Argentina,
che pareva essere la terra promessa
dei coloni valdesi, viene abbandonata
per l’Uruguay dalla quarantina di
nuovi emigranti della vai Pellice che
costituirono il secondo gruppo di coloni, ai quali, in Genova, si unì un
contingente poco meno numeroso proveniente dalla vai Perosa, e che si era
organizzato alla insaputa del primo:
tanto vivo era lo spirito di campanile
e tanto scomode erano a quell’epoca
Pastore B. Malan
le comunicazioni fra una vallata e
l’altra!
Il gruppo di vai Perosa, originariamente diretto in Argentina, finì per seguire i compagni del vai Lusema, forse perchè, più fortunati, avevano ricevuto per viatico, partendo, una lettera di presentazione o raccomandazione del pastore B. Malan, eletto Moderatore nel Sinodo del 1857, indirizzata, ove se ne fosse trovato uno, al
Pastore Evangelico di Montevideo.
Come quella di Baridon, anche la
lettera scritta dal Moderatore della
Chiesa Valdese ad un ipotetico pastore straniero, di cui egli non era certo
della esistenza, ebbe una straordinaria importanza. Perchè fu tale lettera
a mettere in contatto i coloni valdesi
col Rev. Francesco Enrico Snow Pendleton, allora cappellano della Lega
Panot^Btna storico
Cercheremo di abbracciare in un
rapido sguardo d’assieme, forzatamente sommario, le vicende e la situazione delle colonie valdesi dell’Uruguay e dell’Argentina, che meritano veramente questo nome, in
quanto costituite originariamente da
gruppi di famiglie partite dalle Valli ed oggi dai loro discendenti, e dedite ancora nella maggior parte alla
agricoltura.
Il periodo eroico
Esso comprende uno spazio di una
ventina di anni, e va dal 1856, data
di partenza del primo nucleo colonizzatore al 1877, anno in cui arrivava in Uruguay il pastore Daniele
Armand Hugon: in quegli anni (si
pensi intanto che il viaggio richiedeva da due a tre mesi di navigazione a vela) i Valdesi sbarcati nell’Uruguay o nel Nord dell’Argentina
non avevano a loro disposizione che
enormi estensioni di terreno (si va
laggiù a decine e centinaia di giornate ) e le loro braccia: bisognava
lavorare una terra vergine, costruirsi una capanna con legno, terra e paglia, affrontare le mille difficoiltà
derivanti dalla mancanza di qualsiasi organizzazione .sociale, sanitaria,
spirituale, dall’assenza di strade e
di mezzi di comunicazione, dall’isolamento (delle famiglie vissero a
lungo isolate per decine di Km.),
occorreva ambientarsi al clima e agli abitanti e il più delle volte vincere anche la nostalgia delle montagne. in una regione dove tutto è piano come l’oceano. E qualche volta
ci furono atiche gli assalti degli Indios, i selvaggi del paese, come dimostrano i resti delle loro vittime
sepolte sotto il tempio di Colonia
Alejandra. L’esponente ed anche la
Tempia dTColonia Vaidense
vittima di questo periodo fu il pastore Michele Morel, partito da Rora
nel 1860. Giunto in Urugimy coll’intenzione di normalizzare la vita as
sociativa ed ecclesiastica dei coloni
V aldesi, egli ebbe ad incontrare del
le difficoltà e delle incomprensioni
di. vario genere, anche perchè i primi emigrati non erano evidentemen
te tutti degli stinchi di santo: fu ne
cessario ad un certo momento (1869)
anche la visita del moderatore Lantaret con la sua opera mediatrice.
Dopo lo stabilimento nella resone
della Florida, i Valdesi si erano trasportati in quella del Rosario Orientai, e quivi sorse Colonia Vaidense,
la più antica delle colonie (1858); e
poiché dalle Valli provenivano sempre nuovi nuclei 'di coloni e quelli
già stabiliti si accrescevano sempre
di numero, andarono sorgendo a,nche gli altri centri valdesi di Cosmopolita (1866), Artilleros (1882), dove il primo proprietario valdese.
Malino dei fratelli Benjonr
Giovanni Paolo Long, acquistò un’area di circa 7000 giornate di terreno, Tarariras (1886), San Pedro
(1878), Ombues de Lavalle (1890),
ò'. Salvador (1891).
Periodo di organizzazione
Nel 1877 i Valdesi dell’Uruguay
abbandonati dal pastore Michelin
Salomon, partito per il Nord America, e isolati dal Morel, ormai emeritato, rivolgevano un accorato
invito alla Tavola di provvedere alle loro necessità spirituali. L’appel
lo fu accolto dal giovane pastore
Daniele Armand Hugon, U quale
g,:unse a Colonia Vaidense quell’anno stesso: è a quest’uomo, dall’attività instancabile, dalla fede profonda, dalla tenacia ammirevole,
che si deve l’organizzazione su salde
basi della vita ecclesiastica dei vaidesi del Sud America. Sotto la sua
guida paziente, le divisioni e le lotte intestine scomparvero lentamente, e furono create e potenziate tutto le opere di istruzione e di educazione: nel 1888 fu fondato il Liceo,
che oggi porta il nome del suo foitf
datore, che fu ed è di importanza
vitale nella vita di Colonia Vaidense e degli altri centri. Il pastore Armand Hugon compì un ministerio
itinerante veramente prezioso (unico mezzo il cavallo o il carro), stabilendo legami e contatti con tutti i
centri valdesi dell’Uruguay e della
Argentina, incoraggiando e promuovendo la costituzione delle parrocchie, il ministero làico, la costruzione dei luoghi di culto e di scuole,
montenendo viva la comunità e stabilendo rapporti regolari con la
Chiesa Madre in Italia.
Il collega che lo accompagnò e gli
(continua in 3.a pagina)
zione britannica a Montevideo, e che
doveva ben presto e provvidenzialmente diventare il protettore dei Vaidesi già emigrati nell’Uruguay ed U
loro più valido ed efficace aiuto nelle
aspre lotte che li aspettavano colle
società di colonizzazione e col governo locali.
Altre spedizioni seguirono negli anni successivi: tutte dirette là dove si
erano recati i primi coloni. Quanto a
proposito si può riferire ai nostri emigranti di cento anni fa, quel che in
modo stupendo aveva detto Dante
delle pecorelle:
...E ciò che fa la prima, e l'altre fanno...
Semplici e quete, e lo ’mperchè non sanno.
Perchè partirono
coloni
primi
Perchè erano partiti i primi emigranti? Perchè avevano così leggermente, secondo taluno, abbandonato
la terra dei padri? E’ oramai pacifico
che la causa essenziale del movimento migratorio dei nostri padri fu la
« miseria » che si andava paurosamente diffondendo nelle Valli, in seguito
ad alcune annate di pessimi raccolti,
alla crisi agricola che era seguita dovunque alla rivoluzione industriale in
pieno sviluppo nei vari paesi europei,
alle guerre nazionali della seconda
metà dell’800. Questi motivi, unitamente al desiderio insito in ogni uomo
di migliorare in qualche modo la propria sorte e quella della famiglia, spinsero i nostri antenati verso quei paesi
d’oltre Atlantico che si stavano affacciando proprio allora alla civiltà eii
ropea ed avevano quindi bisogno urgente di braccia robuste, per mettere
in valore le immense pianure del Continente nuovo.
Ci possiamo render conto di queste
necessità primordiali che cacciavano
fuori dei loro antichi limiti i Valdesi
di un secolo fa, se poniamo mente ai
fatto che degli undici individui della
prima spedizione, nove appartenevano
a famiglie di fittavoli e che lo stesso
Baridon e sua moglie, se fossero rimasti alle Valli, avrebbero dovuto diventar tali, essendo le terre avite lavorate
dai genitori e dagli altri fratelli. Se
poi diamo una occhiata ai partenti dei
secondo gruppo, troviamo questi dati
numerici indicativi: una famiglia Roland, di 10 persone, una Vigna, di 7.
una Bertinat, di 6, una Bertin, di 5.
una Soulier, di 3, con alcuni isolati,
per la vai Pellice. Per la vai Perosa,
troviamo analogamente: una famiglia
Guigou, di 10 individui, una Bleynat.
di 8, una Rostan, di 6, una Durand di
5 ed altri isolati. Tutti ricchi soltanto
di prole, di speranza, di coraggio e di
fede.
Perchè ricco di fede era certamente,
fra gli altri, il Baridon che, profondamente influenzato dal Risveglio pietistico della prima metà del 1800, era
partito dalle Valli con la intima e senza alcun dubbio sincera persuasione
che i Valdesi avevano una missione
particolare da compiere in mezzo alle
popolazioni delTAmerica meridionale,
verso le quali li dirigeva la volontà divina.
Ugualmente uomo di fede era quel
Guigou di Pramollo il quale, al suo
diacono che cercava di scoraggiarlo
alla vigilia della sua partenza (giugno
1857), col dirgli che Gesù Cristo non
aveva conosciuto quei lontani paesi,
umilmente rispondeva : « Chiederemo
a Gesù di seguirci e di mandarci il suo
Spirito. Porto con me la Bibbia, che
mi seguirà dovunque andrò. Iddio ci
accompagnerà se professeremo la sua
santa Parola, come ha accompagnato
in passato i nostri padri ».
E come questi molti altri coloni
mantennero ed alimentarono nel loro
cuore la fede nel Dio dei padri, pienamente convinti del fatto che era loro compito e loro impellente dovere
tenere acceso il candeliere valdese, nel
paese ove li aveva provvidenzialmente guidati e condotti la mano di Dio;
ed ove infatti essi, pur in mezzo a difficoltà e a contrasti comprensibili in
una collettività umana in cui non tutti erano dei santi, finirono per organizzarsi e costituire quelle chiese fiorenti di ieri e di oggi e, coll’aiuto di
Dio, anche di domani.
T. G. PoNS.
PICCOLA POSTA
G, E. M. Sta bene per gli articoli
proposti.
3
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— 3
L'attività écclesiasttca
rìoplatense
In questa pagina che, in occasione
del 17 febbraio — celebrazione della solidarietà valdese — L’Eco delle
Valli Valdesi ha consacrato ai fratelli del distretto Rio Platense, non
può mancare un cenno dell’attività
inficiale della Chiesa che costituisce
ancora e sempre, al di qua e al di là
dei monti, al di qua e al di là degli
oceani, la ragion d’essere del popolo
Valdese, nella sua sopravvivenza storica, neiì’identità Popolo-Chiesa.
* *
Le singoie parrocchie hanno il loro bollettino parrocchiale, dai nomi
simbolici o evocatori (El Vinculo —
A la Brua!); ed un periodico: il
Mensajero, di formato diverso da
quello dell’Eco delle Valli Valdesi,
ma analogo come impostazione. Analoghe anche le difficoltà : « sempre
scarsa la collaborazione di tutti co^
loro che potrebbero darla con profitto di tutti », riferiva alla Conferenza del 1954 il direttore pastore C.
iVegrin; ed aggiungeva malinconicameuie: « di qualche Chiesa non si è
avuto notizia durante tutto l’anno ».
Notizia si riferisce qui a quel notii.iarii) di vita parrocchiale che dovi eooe costituire per il Mensa jero
come per l’Eco delle Valli Valdesi
un tuemento di primaria importanza jter la vita del giornale.
Invece...; e purtroppo, in questo
caso, mal comune non è mezzo gaudio !
Attualmente dirige il Mensajero
il pastore emerito Giulio Tron, che,
per il passato, diresse L’Eco delle
r aili Valdesi.
* ^ *
La Commissione delle Pubblicazioni svolge una complessa attività
ciic deve far fronte a molteplici difficoltà: reperire opere adatte alla
pubblicazione, trovare i mezzi per
jmbblicarle; il tutto, in mezzo ad un
( erto disinteresse deH’opinione pubolic.a ('he non sembra sempre rendersi conto dell’importanza della
stampa.
La Biblioteca Valdese, sorella
della Biblioteca di Torre Pellice, adeiupie al suo compito di diffondere
la cultura.
La Claudiana ha la sua sorella gemella nella Comision Libreria che
deve affrontare gli stessi problemi
delia Claudiana: sistemazione di
hxvili, sviluppo commerciale, scarsa collaborazione delle Chiese locali ecc. ecc.
* * *
li jiroblema fondamentale è anche nel Sud America quello della
Evangelizzazione; esiste, in quel distretto una Comision de Evangeliznzion che può già segnare al suo
attivo alcuni risultati positivi, fra
cui l’inizio di una nuova attività in
Nueva Paimira. Si tiene tuttavia a
sottolineare che l’evangelizzazione
(( non è opera di una commissione,
ma di tutta la Chiesa »; che la collaborazione interdenominazionale è
molto importante; che le cosidette
(( campagne di evangelizzazione »
devono esser accuratamente preparate.
Qualche cosa di analogo si potrebbe forse dire per la Chiesa Valdese in Italia (a prescindere dal
fatto che non esiste una analoga
commissione).
Esiste nel listretto del Rio de la
Piata una Comision de radiofonia,
che svolge una molteplice attività,
poiché in Uruguay non esiste la distinzione tra culti ammessi e Chiesa di. Stato : tutti sono veramente
uguali di fronte alla legge: con gli
stessi doveri e gli stessi diritti. Le
radiostramissioni sono aperte a tutti, e la Comision de radiofonia cefrca di sfruttare nel miglior modo
questo prezioso strumento.
(K * *
La Comision de Escuelas dominicales, come la sua consorella in
Italia, affronta i problemi di preparazione dei monitori e il reperimento del materiale atto a suscitare
l’interesse dei ragazzi.
Ancbe Agape ha la sua sorella
primogenita nel distretto Rioplatense : il Parque 17 de febrero che aumenta, di anno in anno, il suo campo di attività, di cui hanno già goduto oltre alla Chiesa Valdese, la
Chiesa Metolista, la Federazione
della Gioventù, PU.C.D.G., l’Istituto Crandon, la direzione dell’insegnamento secondario, ecc. ; l’attrezzatura già esistente è stata migliorata, e nuove sistemazioni sono
state realizzate. L’associazione « Amigos del Parque » diventa sempre
pivi fiorente ed i campeggi sempre
più numerosi.
* * *
Onde ovviare agli inconvenienti
di una immigrazione incontrollata
con conseguente dispersione dei
Valdesi, è stata costituita una Comision de colonización che ha svolio una apprezzabile attività, che
meriterebbe di esser meglio conosciuta alle Valli.
Il problema dell’assistenza spirituale dei disseminati che si presenta con carattere di particolare gravità in Argentina, ma è pure sentito in Uruguay, è accuratamente
studiato dalla Comision pro diseminados.
Naturalmente esiste anche ima
Commissione dei regolamenti; come pure esiste una Commissione
consultiva edilizia, che svolge il suo
compito tra molteplici difficoltà,
non ultima la riluttanza degli interessati a valersi del suo servizio.
* *
La gioventù è inquadrata in due
organizzazioni : la Federacion Femenina Vaidense e la Federación
Juvenil Vaidense; alla Federazione
Femminile compete la redazione di
una « pagina » del Mensajero che
tratta problemi interessanti la vita
femminile; le varie it Ligas femininas » hanno posto al centro della
loro attività l’azione sociale e portano un prezioso contributo alle varie attività della Chiesa.
I giovani per contro hanno intensificato l’attività dei campeggi e
svolgono una varia attività spirituale, ricreativa e sportiva.
La Società di Studi Valdesi (S
S. V.) ha la sua sorella: la Società
Sudamericana di Storia T^aldese
fS.S.S.V.); ha trent’anni e una bella serie di pubblicazioni storiche.
Si preoccupa di conservare tutti i
documenti che si riferiscono alla
storia delle varie « colonie » e di
far conoscere la storia della Chiesa
madre.
* * *
Abbiamo dato una rapida scorsa
che, per forza di cose, è necessariamente superficiale ed incompleta;
pili di ogni commento, vale a dare
la misura deH’impegno dei nostri
fratelli del Rioplatense, una breve
frase che ne compendia l’attività:
dopo cento anni essi sono riusciti a
creare scuole, asili, istituti nel campo sociale ed economico; la Chiesa,
nel distretto, è autonoma finanziariamente. lector.
Scuola Latina di Pomacctto
Doni ricevuti con gratitudine dalla Direzio
ne dal 1 Agosto al 31 Dicembre 1955
Da un’Insegnante svizzera a mezzo Prof
Anna Ribet L. 2.900 — Sig. Luigi Casta
gno, rieonoseente iPomaretto) 2024 — Lu
l ùl.s e Laura Mathieu (Palermo) 2.000 —
l'n’allieva riconoscente (Massello) 3.000 —
Rnstan Mafalda (S. Germano Ch.) 5.000 —
Coui-ourde Ivonne (Inverso Pinascai 1.500
- Giorgina Bert (S. Germano Ch.) 1.000 —
Vr'mdTna e Siena Vglielmo (Riclaretto)
2.000 — Cav. Edmondo Grill (Frali) 2.0C0
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I.on;: Tullio (San Germano Ch.) 2.000 —
Sig.a Gav.Tron Clotilde 2.000 — Raima
Giulf-'tia (Parma) 1.000 ~ Prof. Anna Rib—. ¡Diano M-trina) 1.500 — Pons-Balma
!da n inem. madrina 1.000 — Antonio
Grill (Valdese USA) 6.500 — Luisa PonsKarrer in mem. Giovanni e Rosa Pons 300
— Per la festa dell’.Albero di Natale: Gaydou Arturo (Masselloi 500 — Innocenti
Sergio (Massello) 500 —Elvira Genre (Pomarettoi 200 — Rostan Mafalda (S. Germano Ch.): brioclies —-Genitori e alunni:
dolci — Enrico Breuza (Salza): l’abete.
Colonia docoL coralisH!
PRO VALLI
Fratelli correligionari Svizzeri desiderano
assumere al proprio servizio:
a) Giovane agricoltore competente nella
cura delle mucche e dei cavalli.
b) Due giovani che s’intendano di viticultura e di giardinaggio.
c) Signorine pratiche cucina e lavori domestici per Casa di Cura.
d) Persona pratica lavori domestici in una
fattoria.
Coloro ai quali queste offerte di lavoro
interessano presentino sollecitamente la loro domanda alla Pro Valli - Villar Pellice.
Per qualsiasi richiesta od offerta di lavoro
rivolgersi alla Pro Valli allegando alla corrispondenza un rimborso spese di corrispondenza.
La Union, periodico « nacionalista independiente » di Colonia, nel
numero del 16 dicembre 1955 ha
consacrato due colonne della sua
quarta pagina al resoconto di un
avvenimento artistico eccezionale,
con titolo su due colonne: « In una
grande serata di gala per lo spirilo, ie corali Valdesi lasciarono ieri
.s(^ra un’onda di profonda emozione ».
Ln centinaio di giovani Valdesi,
membri delle corali di Colonia Vaidense, Tarariras, Colonia Cosmopolita e Colonia si sono presentate nel
Cine Te,atro Stella di Colonia, e,
sotto la direzione del prof. Edoardo
Cararqbula hanno offerto un concerto di musica sacra e profana al
pubblico del capoluogo del dipartimento. Un concerto che era diviso
in tre parti; la prima comprenva
musiche di Palestrina, T. L. da Vittoria, Giovanni Manino; la seconda
quattro brani di Bach; la terza musica profana: da Ce mois de mai,
canzone deÌ XVI secolo, al Buon re
Venceslao; dalla Fileuse di B. Foresi, ad una_ canzone popolare ucraina.
Un successo trionfale. Riferisce il
cronista: « Poche volte abbiamo visto il nostro pubblico (e non si trattava di pubblico valdese) applaudire con tanto calore ed entusiasmo
come ieri sera al teatro Stella, in
occasione del concerto offerto dalle
Corali Valdesi, sotto la sempre vigile direzione del pvof. E. Carambula. Si notò nello svolgimento
delle tre parti del programma una
manifesta comunione spirituale, che
si traduceva in efficacia e armonia,
tra il maestro e i suoi cor alisti; tra
questi ed il pubblico che richiese
insistentemente il bis di due cori
di Bach e del Buon re Venceslao...
Gli applausi furono fragorosi al termine di ogni singola esecuzione e
diventarono talvolta prolungate ovazioni, come fu il caso per le 4
composizioni di musica sacra di
Bach in cui la compostezza dell’esecuzione rispondeva mirabilmente
alla linea melodica della partitura... Ci sia concesso di dire soltanto
che le Corali Valdesi vanno migliorando di volta in volta; che il concerto di ieri sera ha superato quello offerto recentemente a Rosario
ed ha consacrato definitivamente il
suo direttore prof. Carambula ».
Manifestazione artistica e testimonianza valdese; infatti l’elegante
programma, in carta patinata, distribuito agli spettatori, illustra brevemente l’attività delle Corali Vaidesi, ed avverte che questa massa
corale è la risultante di 4 corali, e
si ricorda il nome delle direttrici:
Signore Alice B. de Artus, Violetta
D. de Bertinat, Signorine Dorcas M.
Salomon e Ines Long.
Coralisti delle Valli! Quando i
giornali di Torino potranno consacrare una nota di cronaca ad una
manifestazione di arte e di testimonianza delle Corali Valdesi in un
cine-teatro della città? Nell’Uruguay è solo dal 1922 che si celebrano le (c feste di canto »; eppure lo
spietato individualismo Valdese ha
saputo là rinunziare alle sue idiosincrasie. Quando le nostre corali
sapranno unire le loro forze e la
dovizia dei loro mezzi per un programma di lavoro comune?
*. y.
PANORAMA STORICO
(l'ontiniia dalla 2.a pagina)
fu collaboratore fedele, fu il pastore Pedro Bounous, ¡phe si incaricò
del lavoro pastorate a Cosmopolita
e in tutta la regione circostante.
Si può dire che se oggi dei pastori provengono dalle colonie dell’UI uguay, lo si deve in gran parte ali’opera svolta da questi due fedeli
servitori, che attraverso gli anni cominciò a dare i suoi frutti. Nel 1903
ebbe luogo la prima conferenza distrettuale ” ufficiale ”, e da quella
data si può far iniziare l’indipendenza di organizzazione del sesto distretto della Chiesa Valdese.
Mentre le antiche colonie si sono
andate consolidando, nuovi centri si
sono formati: è, ad esempio, da poco costituita la Chiesa Valdese di
Montevideo, la capitale dell Uruguay, dove si trovano molte decine
di famiglie Valdesi, che erano prive
prima di assistenza spirituale; e sol
Dal campo delle Missioni
{continua dalla La pagina)
ilei Signore all’Ospedale di Senanga, di cui vi parlai in un precedente articolo.
Eali riposa ora nel Cimitero di
SefuÌa, dove l’abbiamo sepolto, dopo un Culto funebre, presieduto dal
Presidente della Missione e durante
il quale parlarono rappresentanti del
Governo Coloniale, delle Autorità
'ndleene e della Chiesa.
* * *
Così è scomparsa una bella personalità cristiana, un testimone umile
e fedele del Vangelo, un membro
di Chiesa cosciente delle sue responsabilità. una mente elevata e un cuore pieno di amore.
Per noi Missionari fu un coUaboratore efficace ed un vero amico, che
ci fu sempre fedele, anche, quando
lasciò il servizio della Missione. Non
esitava certo a criticare la nostra opera, nè a segnalarne le debolezze,
ma lo faceva con sincerità e con un
solo fine : accelerare il progresso della giovane Chiesa dèi Bulozì e fortificare l’opera della Missione Cristiana.
Ma più che il dolore e il sentimento della perdita, regna sovrana
nei nostri cuori la riconoscenza per
tutto quel bel ministero e per la
magnifica opera di testimonianza,
che ha ispirato ed aiutato tanti altri
Malozi, oggi cristiani coscienziosi e
fedeli.
« Sikatana », povero straccio umano, fu così nominato dalla mamma
ancora pagana che aveva paura degli spiriti e degli stregoni. Ma diventato Eleazar, dopo il suo battesimo, egli fu uno « straccio » consacrato al Signor Gesù, strumento benedetto, per la salvezza di molte aniine B. CoÌSSON
N. R. - Siamo particolarmente
grati al missionario Roberto Coisson per queste notizie dal Campo
Missionario che egli ci invia regolarmente, nonostante il complesso
lavoro che grava sulle sue spalle, poiché oltre alla sua normale attività
egli deve ora assumere la direzione
di tutto il campo di lavoro dello
Zambesi, durante l’assenza del mUisionario Burger, in congedo in Europa. Gliene siamo grati, come gli
siamo grati per un volume: Il popolo del fiume che egli ha scritto
per la Claudiana, durante le sue...
vacanze; il libro, è uscito di questi
giorni: ite riparleremo, ma fin d’ora
lo segnaliamo: vale la pena di leggerlo! Red.
tanto una trentina di anni hanno le
colonie di Nueva Vaidense e Arroyo
Negro, mentre Miguelete ha ormai
il mezzo secolo. Alcuni centri hanno
oggi assunto un’importanza economica notevole, e sono nate dalla
pampa delle vere città: in Colonia
i aidense, ora comune autonomo e
chiamato semplicemente Valdese, vivono oltre duemila Valdesi, organizzati in una prospera comunità che
ha il suo tempio (1898), le sue opere assistenziali, le sue scuole; essa è
considerata come la capitale spirituale dai Valdesi del Sud America;
Cosmopolita è un centro destinato a
un florido avvenire, grazie alla sua
posizione su un’importante via di
comunicazione e alla prosperità della regione; il sua tempio è del 1915;
Tnrariras (tempio del 1927) è la sede della Banca Valdese e della casa
commerciale Dalmas, e- si presenta
come il maggiore centro commerciale tra le colonie valdesi; anche Dolores è sede di notevoli attività commerciali, ed i Valdesi che vi abitano come quelli dei dintorni hanno
un bel tempio a loro disposizione.
Le comunità valdesi dell’Uruguay
sono in parte soltanto servita da pastori: le necessità dell’opera richiederebbero un numero maggiore di
operai, che si stanno preparando alla Facoltà di teologia di Buenos Aires, dove la Chiesa Valdese è anche
presente con un professore da alcuni anni. La vita spirituale ha degli
alti e bassi, e anche in America ci
sono dei fedeli e degli infedeli. La
radio è stata messa a disposizione
della Chiesa per la trasmissione dei
culti e ciò è molto utile per gli isolati, che costituiscono, a causa delle
distanze, un grave problema. Alle
varia attività ecclesiastiche questo
numero consacra un paragrafo speciale.
Tra le chiese evangeliche del Sud
America, Valdese è quella che gode
di maggior prestigio ed importanza,
anche per il suo carattere di stabilità e continuità. Si può vedere come in un secolo di vita Dio abbia
veramente benedetto e protetto la
Chiesa Valdese del Sud America,
seppure in mezzo alle difficoltà ed
ai momenti di crisi.
Nella vita civile ed economica, i
Valdesi dell’Uruguay hanno avuto
modo di affermarsi notevolmente:
alcuni di loro hanno anche raggiunto un grado di prosperità economica
notevole, qualche volta purtroppo
accompagnato da un allontanamento
dalla Chiesa; nelle professioni liberali, i nomi di molti valdesi sono
tra i più noti del paese, e il dott.
Victor Armand Hugon, ultimogenito
del pastore Daniele, è giudice alla
Corte internazionale dell’Aia, e in
questo momento, vice presidente
” provvisorio ” dell’Uruguay.
L’emigrazione in Argentina, contemporanea a quella dell’Uruguay,
ha avuto come risultato alcune colonie, e molti nuclei isolati e dispersi,
a causa della vastità del paese. Una
famiglia Bleynat di S. Germano fu
In prima a stabilirsi nel paese fin
dal 1857; seguirono altri nel 1860 e
negli anni seguenti. A Buenos Aires
lùvono oggi molte decine di famiglie
valdesi, tra le quali da poco tempo
si è iniziata un’opera pastorale, ma
la colonia principale è quella di Beigrano, che data dal 1882, col tempio
inaugurato nel 1937 ; importante è
pure S. Gustavo (1891) dove il tempio risale al 1916, c che ha il simpatico carattere di essersi quasi sempre valsa della predicazione laica;
nè vi sono da dimenticare Bosario
Tala, nella stessa regione di EntreRios; El Sombrerito (1883) col tempio del 1925, Colonia Alejandra, dove i Valdesi sono passati alfa Chiesa Metodista, come le decine di famiglie stanziate nella provincia di
Cordoba; e varie località del Chaco,
dove si trovano isolate numerose famiglie Valdesi, come ancora in altre
parti dell’Argentina.
Nel corso dell’estate avremo alle
Valli la visita dei Valdesi del Sud
America, che compiranno un ” pellegrinaggio ” alle Valli nel primo
centenario dell’emigrazione: essi
verranno a visitare i luoghi dei loro
avi, a rivedere ” la roccia donde furono tagliati”; possa questa visita
essere un mezzo importante per stabilire e consolidare con il ramo americano della Chiesa Valdese dei
vincoli duraturi. Oggi essi sono quindicimila e più, circa come la popolazione delle Valli, e non è senza riconoscenza che noi pensiamo al misterioso disegno della Provvidenza
di Dio, che ha voluto scegliere sul
Rio della Piata un luogo perchè la
Chiesa Valdese potesse testimoniare
e perchè i figli delle Valli potessero
trovarvi il loro pane quotidiano.
Augusto Armand Hugon.
4
i —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
VOCE DELLE COMUNITÀ
9
Luserna Sdn Giovanni
I nostri lutti. 11 25 gennaio hanno
avuto luogo i funerali di Odin Maddalena ved. Long., deceduta alla
Cartera all’età di 81 anni; lo stesso
giorno avevano luogo i funerali di
Margherita Miegge ved. Cougn, deceduta al Valentino all’età di 85 anni. Al Rifugio Re Carlo Alberto ha
terminato la sua esistenza terrena il
nostro fratello P. E. Revel, dopo
lunga malattia sopportata con spirito di cristiana serenità; i suoi funerali sono stati presieduti dal maggiore Vinci, dell’Esercito della Salvezza, nelle cui file il defunto aveva
militato, portando all’attività del
I Esercito stesso il prezioso contributo di un’esistenza totalmente consacrata al servizio del Maestro. Il cappellano del Rifugio, pastore G. Bertinatti ha rivolto un nobile messaggio ed il pastore R. Jahier ha portato il commosso saluto della comuni
tà. Il .1 febbraio hanno avuto luogo
i funerali di Bouvier Davide, deceduto all’eta di 87 anni al Pilone di
Bibiana. Il 5 febbraio hanno avuto
luogo i funerali di Arturo Arnoulet,
fu Alfredo e di Artus Lidia, decedu
to all’età di 49 anni; un lungo cor
teo di compagni di lavoro e di ami
ci hanno detto alla veneranda mam
ma, alla vedova ed alla figlia, di
quanta simpatia godeva il loro caro
scomparso, per là sua fedeltà al suo
]>osto di lavoro, per il suo amore ed
il suo attaccamento alla causa della
« petite patrie », che lo aveva visto
impegnarsi con giovanile entusiasmo per le opere sociali di Rprà. La
sofferenza lo aveva duramente provato in questi ultimi mesi, ma egli
ha affrontato con serenità l’ora de!
trapasso. L’anziano Toum, in rappresentanza del pastore G. Bouchard, portò l’espressione della commossa gratitudine della parrocchia
di Rorà.
A tutte queste famiglie duramente provatela Comunità esprime la
sua cristiana simpatia.
Esprimiamo pure la nostra cristiana simpatia ai giovani sposi Aldo ed
Elvina Bounous con la prova che li
ha colpiti con la dipartita del loro
primogenito.
Attività ecclesiastica. Una buona
Assemblea di Chiesa, ha riconfermato con votazione unanime gli anziani: Giovanni Gönnet (falla), Giovanni Peyrot (Bellonatti), Luigi Revel (F. S. Giovanni), ed ha eletto
Cesare Ribet, quale anziano del
quartiere di Murcius.
L’assemblea ha inoltre trattato alcuni argomenti all’o. d. g., fra cui
quello concernente i rapporti tra circoscrizione parrocchiale e territorio
comunale. rcp.
Pinerolo
La comunità è stata visitata alcune volte dal lutto in questi ultimi
tempi. Il 24 gennaio un lungo corteo
ha accompagnato nel cimitero di San
Secondo la salma di Godiho Pietro,
di anni 85, residente alla Lombarda.
Per lunghi anni era stato membro
del Concistoro della Chiesa di Pinerolo ed era anche molto conosciuto
nellà zona di San Secondo-Prarostino. Il 3 febbraio, nel cimitero di
Frossasco è stata deposta la piccola
salma di Hughette Rostan, deceduta
dopo brevissima malattia nella tenera età di 2 anni. Il 5 febbraio, è stata
deposta nel cimitero di Pinerolo la
spoglia mortale di Ivonne Paschetto
in Baldo, deceduta dopo lunga sofferenza all’età di 37 anni.
Alle famiglie che hanno sofferto
a causa di questi lutti, la Chiesa esprime la propria simpatia cristiana e ricorda loro, con il salmista antico, la consolazione che procede
dalla fiducia di Dio: « Quand’anche
camminassi nella valle dell’ombra
della morte, io non temerei male alcuno, perchè tu sei meco ».
II past. G. Bouchard ha presieduto il culto di domenica 29 gennaio.
Lo si ringrazia sentitamente.
La Commissione Distrettuale ha
fissato uno scambio di pulpito domenica 12 febbraio tra i Pastori di Torre Pellice e di Pinerolo. Il Pastore
franco Sommani presiederà dunque
i! culto a Pinerolo; gli diamo un cordiale benvenuto.
L Unione Giovanile Valdese di
Ione Pellice ha fatto visita all’Unione di Pinerolo il 4 febbraio sera.
Malgrado il freddo intenso, un buon
gruppo di giovani ha partecipato all’incontro; ci auguriamo che esso abbia giovato alla fraternità cristiana
ed al consolidamento dei vincoli di
solidarietà fra giovani Valdesi e credenti.
Proli
Col mese di novembre la nostra
parrocchia ha ripreso le consuete attività. E’ stata molto apprezzata la
visita della missionaria Anita Gay,
che ci ha dato un’ottima conferenza
sul lavoro di un lebbrosario nelle
missióni del Gabon, con proiezioni
luminose. La ringraziamo per averci messi in contatto con il vasto e vivente mondo delle missioni in terra
pagana.
L’il Dicembre una assemblea di
cliiesa ben frequentata ha proceduto alla elezione del nuovo concistoro, poiché il precedente scadeva per
compiuto quinquennio. Tutti i membri del vecchio concistoro sono stati
eletti anche per il nuovo. Ecco la lista degli eletti: Anziani: Peyrot Luigi (Giordano), Peyrot Ernesto (Orgere), Genre Eli (Malzat), Baud Emanuele (Ghigo), Tullio Vinay (Agape), Filippo Berger (Indiritti),
Richard Alberto (Villa). Diaconi:
Ghigo Renaldo (Ghigo), Garrou Silvio (Villa). L’insediamento del nuovo concistoro è avvenuta il 15 Gennaio 1956. Auguriamo ad anziani e
diaconi un quinquennio di feconda
attività.
La corale ha potuto funzionare (e
ha funzionato egregiamente) malgrado la... totale incompetenza del pastore, grazie al fatto che il signbr
Roberto Long ha cortesemente accettato di assumerne la direzione. AI
culto di JVatale la corale ha così potuto eseguire due pregevoli cori.
Ringraziamo il direttore, i partecipanti e... incoraggiamo chi, pur avendo una bella voce non è ancora
entrato nella corale.
L’Unione giovanile svolge regolarmente il suo programma, eon una
buona frequenza: rimpiangiamo soltanto che per molti l’età di 25 anni
rappresenti un limite massimo per la
frequenza all’unione. Ringraziamo
gii oratori che ci hanno parlato, e
cioè: Sandro Sarti, che ci ha fatto
una vivace relazione del suo viaggio
in Spagna; Mario Miegge che ci ha
fatto una conferenza sul problema
del ComuniSmo, Marco Gay che ha
visitato l’unione come Capogruppo
FL V.
A cura dell’Unione è stato recitato il 15 Gennaio il dramma « Cisterne screpolate », di E. Ribet, con
successo di pubblico. Ci auguriamo
che questo dramma, che tocca con
chiarezza un problema che per noi
è quanto mai vivo (e talora angoscioso) abbia off erto a tutti argomento di seria riflessione. Ringraziamo
gli attori per la buona volontà dimostrata, sia nel dramma che nelle farsa seguente (« Giovannino il permaloso »). Applaudita è stata pure
la corale che ha ripetuto l’esecuzione dei cori di Natale.
Durante questi ultimi mesi hanno
predicato nel nostro tempio il pastore Tullio Vinay e lo studente Marco
Gay. La comunità ha apprezzato i
loro messaggi e ne li ringrazia vivamente.
Nascite : il 18 novembre in casa di
Sergio e Pierina Richard (Giordano) è nata Myriam; il 20 novembre
in casa di Silvio e Malvina Richard
(\illa) è nato Enzo. Auguriamo ogni
berne a questi fanciulli e alle loro famiglie.
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Prarostino
La Comunità ha celebrato, in un
clima di fervore, il Natale del Signore, partecipando compatta al culto di domenica 25.
La predicazione è stata centrata
sul « Cristo venuto per servire ». In
Cristo, Dio si è abbassato per incontrare gli uomini, per annunziare loro il perdono e la salvezza. Tutto
questo è apparso sotto l’aspetto di
un segno quanto mai piccolo e oscuro: in un « fanciullino fasciato e
coricato in una mangiatoia ». Ma
I-roprio sotto quel segno, nella povertà, nella nudità, nella debolezza
di im bimbo, è apparsa « la grazia
di Dio, salutare per tutti gli uomini ».
E’ seguita la celebrazione della
Santa Cena, alla quale hanno preso
parte molti fedeli.
La Corale ha eseguito « Hosanna »
(mus. di (h Grunholzer).
La domenica di Capodanno ha rivisto d nostro Tempio riempirsi come a i\ atale di fedeli. La predicazione è stata tenuta su « La vite e i
tralci ». Di fronte alla instabilità e
alia insicurezza di tutto ciò che è
umano c terreno, l’amore di Dio
rimane per noi la sola cosa stabile
e inalterabile. La benignità di Dio
m Cristo è per noi una realtà stabile, non condizionata nè pregiudicabile da nesstm avvenimento, perchè
Dio è il nostro Padre che, in Cristo
la « vite » o il ceppo, ci ha amati
e fatti suoi. Perciò noi ci incamminiamo in un nuovo anno con la certezza che se « siamo in Cristo » nulla ci potrà accadere che possa separarci dall’amore di Dio e dalla sua
benignità.
Ancora una volta è stata ce.ebrala
la Santa Cena alla quale hanno preso parte molti altri fratelli e sorelle.
La Corale lia pure cantato un coro (« Ecco nuovo appare l’anno del
Signor »).
Possano queste celebrazioni, alle
quali ha preso parte cosi largamente la Comunità, rimanere in benedizione per noi tutti e per la nostra
lede e il nostro servizio cristiano.
L’Unione Giovanile ha organizzato una serata di fine d’anno, con
una recita e intrattenendosi familiarmente fino allo scoccare delia
mezzanotte per salutare l’anno vecchio che terminava e il nuovo che
cominciava.
Battesimi. Hanno ricevuto il segno delia grazia col loro battesimo:
Gönnet Franco di Alessio e di Griglio Giulia (Bric), il 6 novembre;
Gay Dario Davide di Mario e di Paschetto Ilda (Grill) e Gay Laura Paola, degli stessi, il 13 novembre.
La grazia del Signore riposi su
questi teneri fanciulli della greggia
del Buon Pastore.
Nuovi Focolari. Diversi nuovi focolari sono stati fondati con il matrimonio di: Ribet Armando (Benna) e Paschetto Marcella (Crotta),
il 29 ottobre; Bonino Sergio (Luganera) e Picca Giuseppina (Bricherasio), il 30 ottobre; Jalla Bruno
(Luserna S. Giovanni) e Avondetto
Albina (Ruà), il 26 novembre; Ribet Arturo (Benna) e Giraud Elsa
(Massello), il 10 dicembre; Gardiol
h erruccio (Ciabot Bas) e Bourne Enrica (Collaretto), il 31 dicembre.
Rinnoviamo a questi cari sposi
l’augurio di una vita felice e fedele
sotto lo sguardo del Signore.
Nella Casa del Padre. Il Signore
Ila richiamato da questa vita: Bleynat Paolo (Massera) deceduto dopo
pochi giorni di malattia alla età di
anni 76, il 5 dicembre; Gay Emanuele (Buffe) deceduto lui pure dopo
appena una settimana di malattia alla età di 80 anni, l’8 gennaio; Benech Maria Margherita ved. Monnet
(Chanphoran) deceduta dopo limghe
sofferenze, sopportate con cristiana
rassegnazione, il 13 gennaio; Malan
Stefano (Cardon) deceduto senza
sofferenze il 14 gennaio alla età di
82 anni.
In pocc tempo siamo stati chiamati a accompagnare al campo del riposo diversi dei nostri fratelli. Che
il richiamo della Parola di Dio che
abbiamo udito in queste circostanze
ci aiuti a prendere sul serio la nostra vita e la nostra morte, affinchè
c l’una e l’altra siano illuminate dalla luce di Cristo. Il Signore consoli
i '■uori afiflitti.
Villar Pellice
Sono ormai parécchi i numeri dei
nostro Eco in cui Villar Pellice non
fa sentire la sua voce nella voce della Comunità. Generalmente si dice:
Pas de nouvelles, bonnes nouvelles.
Purtroppo questo detto non è stato
esatto questa volta, perchè les nouvelles non erano molto buone. Infatti il pastore E. Geymet è stato duramente provato da una malattia che
10 ha costretto ad interrompere per
alcuni mesi la sua attività pastorale
Siamo lieti, oggi, di poterci ralle
grare perchè le sue condizioni di sa
tute hanno subito im netto miglio
l'amento, cosicché Vegliate, (lette
ra pastorale ai membri ed amici del
la Chiesa di Villar Pellice) ha porta
to un fascio di notizie. Spigoliamo
da questo Bollettino alcuni dati che
possono interessare tutti i lettori dell’Eco, nella certezza che presto, a
Dio piacendo, il jiastore E. Geymet
possa riprendere la sua diretta collaborazione.
festeggiamenti ad un insegnante.
11 4 dicembre tutta la comunità si è
stretta intorno alla signorina Paolina Bannet che per 4Ü anni si è prodigata per il bene delie giovani scolaresche a lei affidale, per esprimerle la comune riconoscenza. Ricordiamo brevemente i vari momenti
della manifestazione. Al mattino, in
ciiiesa, la prima parola le è stata
detta dal pastore e dal vice presidente del Concistoro, anziano Cairus, i
quali hanno posto in risalto la sua
molteplice attività, con particolare
riferimento alla Scuola Domenicale
dei piccoli; il canto di un inno particolarmente caro alla festeggiata
precedeva la benedizione del Signore, invocata su di lei e su tutta la
comunità.
Più tardi, nella sala delle attività, riunione della popolazione; la
manifestazione assumeva qui im carattere più generale, poiché vi partecipava anche la popolazione cattoUca; la festeggiata giungeva nella saia accompagnata dal pastore E. Geymet e dal parroco don Rol. Dopo
l’offerta di un mazzo di fiori, da parte di una bambina, il vice sindaco
Enrico Bouissa, in rappresentanza
del sindaco, offriva alla insegnante
il diploma di cittadinanza onoraria
e, a nome della popolazione, una radio, con appropriate parole. Seguivano quindi alcuni messaggi: del reverendo don Rol, del pastore E. Geymet, dell’Evangelista Felice Bertinat, del maestro Baridon, della maestra Maria Dalmas che tratteggiava
finemente il « profilo » della maestra
Paolina Bonnet: insegnante nel più
completo senso della parola: educatrice, che amava seguire i suoi alunni anche fuori dell’aula scolastica,
per incoraggiarli e sostenerli : « Maestra ancora e sempre, maestra pure
durante gli anni in cui ebbi il bene
di essere collega sua, qui al Villar;
non maestra che s’impone, che vuole .si faccia a modo suo, bensì maestra in quanto il suo attaccamento
alla scuola, al suo modo di considerare il dovere costituì per me un esempio... ».
A tutti rispose la festeggiata con
un breve messaggio, che era l’evocazione di una pagina di vita vissuta
a! servizio del Signore, e costituisce
la più schietta testimonianza dello
spirito di umiltà e di consacrazione
che ha informato tutta Fattività di
insegnante della signorina Bonnet,
facendo della sua professione un ministero. Ad multos annosi
Saluti. La comunità rivolge un memore e riconoscente saluto all’evangelista Felice Bertinat ed alla sua
compagna, che sostituiscono il pastore Teofilo Pons (Angrogna-Serre) attualmente in missione in Ciociaria.
Al pastore Brimo Costabel che la
Tavola ha inviato fra noi, il nostro
benvenuto.
/ nostri lutti. Alcuni fratelli ci hanno lasciati per rispondere alla suprema chiamata: Davide Michelin
(Sarei), di anni 84; Giovanni Cairus (Serre), di anni 71; Daniele
Gönnet (Sarei) di anni 79; Giovanna
Vigna ved. Gönnet (Buffa) di anni
83. Beati i morti che muoiono nel
Signore.
Nozze d’oro e d’argento. I nostri
fratelli Charbonnier Davide e Ar
mand Base Maria (Teynaud), Cordin Giovanni e Catalin Luisa (Uccioire), Geymonat Marcello e Charbonnier Margherita (Ciarmis) hanno
festeggiato nell’intimità della famiglia, i due primi le loro nozze d’oro,
e gli altri le nozze d’argento.
XVII febbraio. Si procede alacremente nei preparativi delle manifestazioni tradizionali: giovedì 16:
fiaccolata, falò, discorso in piazza;
è pievista la partecipazione della
banda. Venerdì 17: Corteo e festa
dei bambini in Chiesa (ore 10; Ore
12,30: Agape; ore 20,30: serata tradizionale.
Doni per l’Eco delle Ealli
Forneron Stalle Caterina ISO; Clot Cesare 105; Garrone Clemente 150; Grill Antonietta 100; Tron Eli 300; Ribet Ernesto
300; Jahier Alberto 100; Jahier Emma 100;
Leger Giovanni 100; Rostan Paolo 150;
Lantaret Elisa 150; Pons Attilio 100; Charrier Jenny 150; Bertalniio Juan 100; Raima
Alessandro 50; Bleynat Giulio 150; Durand
Jacqueline 100; Chambón Guido 300; Pietro Rozza 50; Garnier Enrica 100; Hilda
Muttigliengo 200; Bounous Anita Giaeone, in memoria del caro babbo 500; Fontana Jenny 50; Vidossich Luigi 400; Bertalot Gina 150; Don Ida 100; Fanton Maria
400; Beux Guido 300; Avondet Irene 100;
Serre Silvio 300; Buffa Ernesto 150; Sclireiber Caterina 100; Gillieron Elisa 150; Fani'glia Plos 50; Luigia Bertin 150; Angelo
Messa 300; Rostan Edoardo 150; Balma Ausonia 200; Barus Aldo 100; Bova Demetrio 150; Mendola Francesco 400; Gay Lisette 200; Hustadt Irene 800.
I familiari della compianta
Maria Margherita Benech
ved. Monnet
profondamente commossi dalle testimonianze di stima e di affetto tributate alla loro
cara mammay riconoscenti ringraziano tl
Pastore Sig. Peyrot, il Dott. Cav. Ros. i
vicini di casa, tutte le persone che furono
di aiuto prezioso e quanti con scritti e di
presenza furono loro di conforto nella dolorosa circostanza.
Roccapiatta, 15 gennaio 1956.
La famiglia Coucourde Vittorio commossa per la dimostrazione di affetto tributata
in occasione della dipartenza della sua cara
Lidia Coucourde Costabel
ringrazia di cuore coloro che hanno preso
parte ai funerali e, in modo particolare i
pastori Luigi e Paolo Marauda, il Dott. Momigliano, la Signora Coucourde Violetta e
famiglia, la Sig.ra Ivonne Rochon Ved.va
Coucourde.
Clot di Inverso Rinasca, 27 Gennaio 1956.
La moglie Maria Scavia e la figlia Graziella commosse e riconoscenti per le te
stimonianze di stima e di affetto tributate
al loro caro
Paolo Enrico Revel
Ufficiale dell Esercito della Salvezza
ringraziano^ tulli coloro che sono stati loro
vicini nelVora della prova ed in particolare i Colleghi, il Cappellano Pastore G. Bertmatti, il Pastore R. Jahier, il Dott. E. Gardiol, la Direttrice del Rifugio Suor Susanna e la Sig.na D. Petrai.
« Beato Tuomo che sostiene la prova;
perchè, essendosi reso approvato, riceverà la corona della vita ».
(S. Giacomo 1:12).
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abilitata o comunque persona che abbia
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Direzione e Redazione
Prof. Gino Costabel
Via G. Malan — Luserna S. Giovanni
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo con decreto del 19gennaio 1955.
Tipografia Subalpina S. i. A.
Torre Pellice (Torino)