1
LA BUOKA niOVGLLA
GIORISALE RELIGIOSO
PBBXXO »•<vknociazio.\e;
{A domicilio)
Torino, per un anno L. 6,00 ] L.7,00
— per sei mesi » 4,00 | » i,SO
Per le provincie e l’eslero franco sino
ai coQlìui, UD anno . . L. 7,20
per sei mesi , « S,20
A’/y,QsvovT£; iì ¿v iyafl'A
Scgiit’Uiio la verità nella rarità
Efiìs. IV. 15.
La Direzione (iella BUON.^ NOVELLA è
in Torino, casa Bellora, a capo del Viale
del He, N 12, piano 3 '.
Leassuciaziooi si ricevono dalla Direzione
del Giornale, e dal Libraio G. SERRA,
contrada Nuova in Torino.
Gli Associali delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla Direzione.
Divisioni del clero di Frannia. — Studii Biblici: ProleziC del Pfofetu Duniele. VI.
— 11 Processo di Chiavari, —Notizie Religiose: Toscana. — Francia. — Londra.
— Cronachetta politica.
mVISIONI DEL CLERO DI FRANCIA
AH’auima sinceramente cristiana è
spettacolo di consolazione interiore il
vedere cogli occhi dello spirilo la
Chiesa degli eletti, che è l’unica vera
comunione de’ santi uniti nella fede
e nell’amore di Cristo, passare sicura
attraverso al deserto della vita, e
senza scuotei'si al traballare del suolo
0 al romoreggiare della bufera, o all’assiduo imperversare delle umane
passioni avviarsi tranquilla al possesso di quella gloria immortale, cui il
divin Padre ha preparato da tutta la
eternitàalla innumerevole popolazione
dei redenti. Coloro però che hanno
posto nel fango dei beni fuggevoli
del mondo ogni loro felicità, non si
accorgono nemmeno di cosi dilettoso
spettacolo, perchè non hanno e non
sentontj in cuore la dolcezza del vivere con Cristo. AlTaccendati continuamente si aggirano pel vortice
delle terrene speranze, ed ora anelano avari a cumular tesori, ed ora
sudano ambiziosi a fabbricare o mantenere sistemi organici di religione.
2
che loro assicurino potenza, autorità,
e onori. Sotto le migliori sembianze
di zelare la gloria di Dio presumono
di apparire religiosi non essendo affatto crisliani j perciocché i loro mondani disegni non anima per niente
nè guida lo spirito del Vangelo. A
forza di raggiri e di studio e di fatiche incredibili arrivano finalmente a
fondare sistemi che in luogo di rendere venerazione a Dio non mirano
che a divinizzare l’uomo. Con tutte
le ad illazioni della scienza e dell’arte
inducono l’uomo a parlare e comandare in nome e da parte di Dio, onde costui non tarda a tenersi veramente per Dio, 0 almeno per l’unico
incaricato, e interprete, e vicegerente
di Dio in terra. In tal modo è appagato appieno l'orgoglio ingenito all'
uomo, voglio dire queU’orgoglio che
nel principio de’ giorni fu l’arme vittoriosa di Satana per abbattere i nostri progenitori Adamo ed Èva,
quando loro disse « Sarete come Dei
conoscitori del bene e delmale^ (Gen.
III. 5). In tal modo si circonda la religione di tutte le grandiosità che si
convengono <ille mondane Potenze,
e la si fornisce d’armi, di magistrati,
di tribunali, di sgherri, di patiboli e
di carnefici, quasi che per sostenersi
le bisognassero le arti della mondana
politica.
Che ciò si operi nelle religioni
false e bugiarde non fa meraviglia,
essendo tutte opera ed invenzione
dell’uomo, e non potendo durare e
sussistere che coi mezzi possibili all’uomo, che sono appunto mezzi dell'umana politica. iMa che le medesime
arti si debbano ammettere in una religione verissima fondata da Dio e
solennemente assicurata della sua divina assistenza, ecco ciò che niuno
potrà mai giugnere a comprendere,
ma che è succeduto purtroppo nel
Cristianesimo ; chè pochi preti ambiziosi si dissero successori non solo
nel ministero, ma nelle prerogative
ancora degli Apostoli ; e siccome non
poteano mostrare a’ popoli di possedere il dono delle lingue, nè quello
delle guarigioni e dei miracoli, si
fecero ad ambire la podestà, che fu
data a Cristo in cielo e in terra dopo
la sua passione e morte. Non potendola mostrare co’ fatli, la vollero einulare in apparenza, e come la nostra misera terra non ci somministra
idea di potenza che nella corte dei
coronati e dei regnanti, anche questi preti vollero cignersi il diadema
alla fronte e comandare da re. ta
storia ecclesiatica ha registralo i nomi
e le imprese di lutti quei preti, che
dieder mano ed opera a costruire in
nome di Gesù Cristo un regno, che
lo stesso Evangelo non riconosce per
regno di Cristo, perchè c’ insegna a
3
chiarissime note che il regno di Cristo
non è di questo n^ondo.
Stabilito però che fu questo regno
convenne subirne i pesi, sopportarne
i doveri, pagarne le spese e vestirne
le forme. Si preferì quella di monarchia assoluta e dispotica, ma come
il regno delle esorbitanze non dura,
questo sistema fallì. Le invenzioni
più astute e diaboliche, come a cagione d’esempio fu la inquisizione,
uon valsero a impedire la pietà, la
ragione e l’umanità di reclamare gli
offesi loro diritti, e di riprendere
quella forza e dignità che loro si compete. L’opera della resistenza fu incominciata da que’generosi spiriti,
che ne restarono pei primi la vittima
caduti sotto i rigori della inumana
iiiquisizione. Ma come il sangue dei
martiri è seme dei credenti, dalle lor
ceneri sorse una generazione indomabile di crisliani chc vollero la riforma e l’ottennero. Dopo la grande
riforma del secolo XVI i cristiani
stessi che non ebbero cuore d’abbracciarla in tutto, furono senza volerlo trascinati dai lumi della, ragione
e dai bisogni della civiltà e dairintimo
senso religioso a togliere di mezzo
una quantità di abusi enormi dall’umana malizia seniint^li nel carapq del
Signore.
Fra le nazioni nop riformate si (]istinse la Francia, che adunatasi in
pieno congresso ecclesiastico sotto
iiUigi XIV nel 1682, stabili colpiezzq
de’vescovi le famose hberlà gallicane
accettando )e proposte del celebre
Bossuet, che restringevano l’autorità
de’ papi, allargando quelle delle coscienze e de’ vescovi. D’allora in poi
fu sempre accanita la lotta fra i gallicani e i così detti oltramontani, ossia papali, che difendevano al di quà
dell’Alpi le pretensioni de’ papi scemate al di là in Francia dalle libertà
gallicane. Questa opposizione di dottrine fu una vera protesta contro le
esorbitanze della chiesa di Roma, p
non hanno torto i gesuiti, e non ha
torto VUnivcrs, come non l’ebbe un
tempo Lamennais quand’era fanatico
papista , c non 1’ ebbe il conte pe
Maistre, e non l’hanno anche oggi i
seminaristi d’Italia quan(}o affermano
che i gallicani sono in sostanza veri
protestanti, e che lo stesso Bossuet
era pure protestante. E siccome i difensori più ardenti delle libertà gallicane sono anche a’nostri di i giansenisti, cadono anche essi nelle opere de’
gesiiiti sotto la meritata nota di protestanti.
11 partito clericale, dopo la rivoluzione del 1848 è venuto acquistando
terreno per essersi congiunto al governo dell’irnperatore regnante nello
sprediti)re e combattere il cosi detto
socialisnuo, chg miiiacciava la prp-
4
prieta e la esistenza medesima delle
famiglie. Ma nella ebbrezza de’ suoi
trionfl ha dimenticato le divisioni intestine, e contando i suoi membri si
è creduto in numero sufficiente a
conquidere il gallicanismo. Il fatto
però è che in mezzo a lui non erano
tutti gli ecclesiastici nè gesuiti nè oltramontani; ma vi avean pur molti
de’ suoi seguaci la dottrina di Bossuet e di Pascal. Sì, gallicani e giansenisti ancora vivono in Francia, ed
è impossibile che vi regni il papismo
assoluto, che è il gesuitismo dogmatico.
La divisione che oggi arde vivissima tra il clero di Francia per le opinioni del giornale VUnivers, organo
officiale del gesuitismo, deiroltraniontanismo, e del .papismo assoluto, organo benedetto e premiato da Roma,
e ciecamente ammesso per testo da
tutta la stampa clericale d’Italia, ci fa
toccare con mano che il protestantismo gallicano, tuttoché assai temperato e quasi meticoloso, non è ancora morto, nè vicino a morire. L’Arcivescovo di Parigi ha condannato e
proscritto nella sua diocesi, come
dannose alla Religione le dottrine
dell’fJ»? ferì ; e all’arcivescovo aderirono più altri dignitari del clero di
altre diocesi. Alcuni cardinali però e
vescovi specialmente favoriti dall’attuale ordine di cose si sono dichia
rati apertamente in favore dell’i7nivers contro il parere dell’arcivescovo
di Parigi. Questi ha dovuto ricorrere
a Roma, come già vi ricorse Bossuet
contro Fénélon. Prima di lui peraltro
eravi già ricorso l’estensore in capo
dell’ Vnivers, che trovasi presentemente a Roma, ed è stato per grazia
speciale comunicato alla messa chc
dice privatamente il papa ne’ suoi
appartamenti, ed è con dimostrazioni
di affetto assai riverito dai cortigiani
del papa, ed ha finanche ricevuto encomii per lettera dal segretario stesso
particolare del papa. Il mondo è impaziente di sapere quale sarà la sentenza del pontificio oracolo consultato
dai giornalisti gesuiti e dai vescovi
gallicani di Francia. Per noi evangelici avvezzi a considerare nella Chiesa
di Roma il capo d’opera della sapienza
umana, che ha saputo architettare un
sistema di religione, che senza avere
nulla di divino apparisce ciò non pertanto più che umano, quantunque sia
la quintessenza e il più sublime estratto dell’astuzia umana, non possiamo nulla sperare di bene. L’oracolo, come fece in mille altre occasioni, suonerà frasi vaghe e indefinite
che lascieranno le ragioni e i torti
dove stanno, ma sarà questa volta ancora incapace a troncare la questione,
perciocché la fede vive di libertà come
la ragione, e niuna potenza umana
5
potrà mai toglierla nè imporla, perchè
essa viene solamente da Dio , ed è
dono soprannaturale di Dio, e niuna
potenza terrena ha diritto di cambiare
in questioni di fede le opinioni libere
dei mortali. Il ricorso pertanto che
oggi ha fatto il clero di Francia a
Roma equivale al ricorso che fecero
i gesuiti contro le dottrine di Galileo.
Roma decise e spropositò. Il meglio
che potrebbe fare oggi e forse farà,
consiste nel non decidere. Ma per tal
modo sarà provato anche una volta che
questa autorità suprema che si predica necessaria per mantenere l’unità
della Chiesa, è impotente al grand’
uopo, non ha lumi particolari da Dio
))er questa destinazione, e a buon diritto gli evangelici lutti e i protestanti,
e i gallicani e i giansenisti s’accordano nel negarle ogni autorità decisiva ed ogni infallibilità. I gallicani e
i giansenisti la interpellano per un
bisogno d’ordine, secondo loro, necessario nel trattare le controversie
di chiesa , e gli evangelici e i protestanti che si appoggiano alla sola infallibile parola di Dio, ne fanno assolutamente senza.
E abbiamo noi qui motivo di consolarcene, poiché in tal guisa molti
scandali sono impossibili nella Chiesa
evangelica, i quali tuttodì conturbano
la Chiesa papale, e speriamo che tardi
0 tosto sia per giovare alla conver
sione del mondo cristiano il risultato
della presente divisione del clero -di
Francia, che non sarà certamente
composto nel senso di nessuna delle
due parti combattenti dalle decisioni
di Roma , non già che non si arrivi
ad ottenere una tregua o simulata o
fìnta fra le due parti belligeranti, ma
sì perchè nè l’una nè l’altra sarà persuasa del torto, dacché l’infallibilità
dell’oracolo consultato non può giungere a tanto.
STtiniE JBIttJTjtCM
PROFEZIE
(lei Profeta Daniele
VI.
I 12G0 giorni.
In queslo VII capitolo del profeta Daniele al versetto 25 noi troviamo essere stabilito un periodo di
1260 giorni, durante il quale il piccolo corno a calpesterà I Santi del
l’Altissirao...... e saranno poste in
mano a lui tutte le cose per un tempo, due tempi, e la metà d’un tempo » ; cioè per tre tempi e mezzo, che
nel linguaggio profetico significano
tre anni e mezzo, ossia quarantadue
mesi, che corrispondono perfettamente
a 1260 giorni, che fanno 1260 anni
profetici. Questo periodo è ripetuto’
tre volte in Daniele, e sei nelFApoca-
6
lisse. Ésso comprende i! regno della
Bestia nel suo ullimo stato di divisione e d'apostasia, da quando venne
riconosciuto il suo potere supremo su
tutto l’impero Romano fino alla fine
de’secoli, o per dir meglio, esso comprende tutto il tempo che deve durare il regno deH’ultima tèsta dèlia
Bestia, l'Anticristo.
L’epoca della pubblicazione del codice di Giustiniano fatta nell’à. D. 550
è stata scelta come puntò di partenza
per fissare la durata dei 1260 anni,
perciocché in quel codice è riconosciuta la supremazia del papa come
vicario di Cristo. Quel codice era stato
da principio messo in Vigore dalla
Chiesa per comprimere la prepotenza
brutale dei barbari e della feudalità
introdotta da loro; e la Chiesa se n’è
servito dopo per usurpare il potere
supremo in Europa.
L’altra epoca principale da tenersi
presente per la intelligenza della profezia è quella della rivoluzione francese del 1790
530
1260
che diede un colpo mortale alla supremazia del papa nella Cristianità
d’Occidente. Noi veggiamo altresì che
in una delle sue profezie (cap. xii).
Daniele ai 1260 anni ne aggiunge
trenta e quarantacinque, che fanno
in tutto setlantacinque anni, che debbono passare prima che venga il
tempo di benedizione. E cosi contando
dal . . . . 1790
anni i . . 75
abbiamo l’anno 1865, che sarebbe
l’epoca secondaria e probabile del
compimento di questo termine annunziato dal profeta.
Or è cosa degna di tutta l’attenzion
del leltore la convergenza che si osserva in tutli gli avvenimenti di questo
medesimo intervallo di 75 anni verso
l’epoche finali di quasi tulte le profezie cronologiche, le quali si riferiscono agli ultimi tempi. Così quando
la nostra cronologia mondana tocca
l’anno trentesimo dopo il 1790, s’imbatte appunto nel termine di quel
lungo periodo di 2300 anni segnalo
nella visione del capìtolo vm di Daniele al versetto 14, periodo che incomincia a contarsi dall’apparizione
deH’ariete in cui era simboleggiala la
potenza Persiana avente quest’animale
per sua insegna, dall’anno cioè 480
A. C., e pare sia terminato segnalando
la caduta ossia il principio della caduta dell’ImperoTurco neH’annol820
per l’insurrezione greca e per
la separazione delle sue provincie, a cui aggiungendo gli
anni A. C.......480
si ha precisamente il numero
di iintii......2300
7
Avvenimenli chc hanno senza dubbio appianato la via ad aUri avveniraeuli che debbono precedere il compimenlo degli uUltiil tempi.
Proseguendo poi colla nosira mondana cronologia a venire per altri
quarantacinque anni più in qua arriviamo al 1863, e locchiarno l’epoca
finale secondaria di 1260 anni, quanti
appunto ne corrono dal decreto di
Foca in favor del papa, emanato verso
l’anno 605 o 606.
Altro sincronismo non lontano da
noi 6 il termine finale del sesto migliaio d’anni dalla ci-eazione.
K da notare che i commentatori
hanno comunemente contato il cominciamcnto dei 2500 anni dall’anno
•Ì20 A. C.; perchè secondo loro le
settanta settimane (ossia i 490 anni)
accennate nel capo ix di Daniele al
versetto 2-}, ebbero il loro compimento nell’A. D. 70 quando accadde
la distruzione di Gerusalemme. Così
490-f- 1810 = 2300 finiranno il lor
corso nell’A. D. 1880. Pare dunque
che in ogni caso il punto culminante
di questi periodi profetici debba con
tulla probabilità avere il suo apogeo
nel secolo attuale.
La seconda visione A.C. 553.
Cap. vtii.
Questa visione rappresenta più particolariTiente la Buctìesslone del se
condo, del terzo e del quarto regno.
La sua data è verso la fine del primo
regno, che perciò non è qui ricordato.
La scena accade a Shusan nel regno
della Persia sulle rive dell'UIai, o
Choaspe secondo Rennet nella sua
Geografia d’Erodolo, p. 203.
I simboli di questa visione sono
d’un genere tutto diiTerente da quelli
delle visioni precedenti, e sono ancor
più Facilmente applicabili. Carano il
fondatore del regno Macedone l’anno
A.C. 814, mentre andava in cerca
d’un luogo dove fermare la sua dimora fu dall’oracolo consiglialo a seguire le orme delle capre. Cosi fece,
e tenne dietro a una greggia di capre, le quali fuggendo una violenta
bufferà si ripararono in Kdessa. Ivi
co’ suoi si impadronì della citlà noin
difesa, e vi fondò la sede del suo
regno. Memore dell’oracolo prese per
sua insegna la capra, e con essa
marciava alle battaglie. (lustiri. lib.
VII. 1).
L’Impero Persiano avea per insegna V ariete, come narra Ammiano
Marcellino lib. xis, e teste di ariete
con corna ineguali, uno più lungo
deH’altro, si osservano anche oggidì
scolpile sui marmi diroccati dbllà famosa Persepoli. Il corno più corto
indicava la Media, il più lungo sptinlalo dopo il primo ramgurava là
Persia. (Dan. vfii. 1,3).
8
1° Daniele vide « un ariete che
stava » ossia fermo in sua possanza
com’era ai tempi di Ciro, e lo vide
« dare de’ colpi colle sue corna coniro
rOccidente e contro il Settentrione e
contro il Mezzodì » ossia neiratto di
soggiogare la Lidia, la Babilonia e
l’Egitto coi loro difensori (rappresentati nella prima visione in quelle tre
file di denti dell’orso, secondo Martini,
ovvero in quelle tre costole {7TXsvpa.i)
fra i denti dell’orso, secondo il testo
greco).
« E fece quello che volle e si fece
grande ».
2® Mentre il profeta slava in
attenzione ecco « un capro daU’Occidente con un insigne corno tra i due
occhi (Alessandro il Grande).....non
toccava la terra ( per le sue rapide
marcie).....scorreva tutta la superfl
cie della terra (cioè l’impero Persiano).....mosse contro l’ariete ( Dario
Codomano) con lutto l’impeto della
sua forza». E avvicinatosi all’ariete
lo attaccò furiosamente e lo percosse
e gli ruppe due corna, e l'ariete non
potea resistergli, ed egli, avendolo
gettalo per terra, lo calpestò, e nessuno potea liberare l’ariete dal suo
potere ». Ecco perchè il capro « divenne grande fuor misura, e cresciuto
ch’ei fu il suo gran corno si ruppe, e
nacquero quattro corna in luogo di
esso, volte ai quattro venti del cielo »
vale a dire i quattro regni dei GrecoMacedoni, della iTracia, della Siria e
dell’Egitto costituiti dai successori di
Alessandro il Grande, che furono
quattro de’ suoi generali, Cassandre
Lisimaco, Seleuco e Tolomeo, vm,
4, 8.
Questa interpretazione è confermata dal seguito, ed anche nella
quarta visione. « L’ariete che tu hai
veduto che avea le corna, egli è il re
de’ Medi e de’ Persiani. Il capro poi
egli è il re de’ Greci (di Javan, ossia
della Jonia o Grecia); e il corno grande
ch’egli ha tra i due occhi, questi è il
primo re. Quei quattro corni i quali,
rollo quello sono spuntati in sua vece,
sono quattro regi i quali s’/nnalzeranno dalla sua nazione, ma non avranno la fortezza di lui ». viii,
20, 22.
Il Ed ora io annunzierò a te la verilà; ecco che Ire re saranno ancora
nella Persia ( dopo quello sotto cui
ebbe luogo la visione che era Dario
Nolo, successero Artaserse Mnemone,
Oco e Dario Codomano) » e il quarto
(Dario Codomano) sorpasserà gli altri
tutti in ismodata potenza, e quando
sarà cresciuto in ricchezze inciterà
tutti contro il regno della Grecia. —
Ma sorgerà un re forte (Alessandro)
Il quale dominerà con possanza grande, e farà quel che vorrà. E quando
egli sarà nella sua esaltazione cadrà
9
il suo regno, e sarà diviso a’ quattro
venti dei cielo, ma non a’ suoi discendenti, nè avrà potenza simile a
quella con cui egli dominò; imperocché, oltre a quegli quattro (cioè a’suoi
quattro generali), il suo regno sarà
smembralo ancora dagli esleri ». xi,
2, 4.
Il quarto ed ullimo re della Persia,
Dario Codomano, era effeltivamenle
assai più ricco de' suoi predecessori,
perchè avea soggiogato colla forza
l’Egillo ribellatosi fin dai tempi di
Dario *\olo. Alessandro dopo la vittoria d'Isso e Arbela, predò ricchezze
immense in Babilonia, Ecbalana e
Persepoli. Aveva egli anticipato nella
Persia l’invasione che Dario disegnava
coniro la Grecia alla morte di Filippo
il Macedone.
Il piVcolo forno Itirco.
La prima parie della visione non
offre difficollà di sorta; il difficile sla
nel seguito, da che l’Angelo il quale
facea da interprete al profeta non ha
precisamente spiegato ogni cosa. Dopo
aver annunziato la divisione dell’impero d’Alessandro in quattro parli,
l’Angelo disse; « E da uno di questi
scappò fuori un picciol corno, e s’ingrandi verso il Mezzogiorno e verso
l’Orienle, e verso la terra forte ».
Da principio adunque questo picciol
corno trasse origine dal lerrilorio o
dalla metropoli d’una dinastia greca,
e negli ultimi tempi di questa dinastia.
Or qui è da vedere di scegliere un’applicazione storica delle parole profetiche, la quale sia verosimile. Fin qui
gl’inlerpreti le hanno applicate o agli
Ebrei o ai Romani. Ma conviene osservare che la storia di questi due
popoli non si adatta ai termini della
visione, e molto meno ai 2500 giorni.
I Saraceni come Arabi non potevano
nemmeno essi venir significali da un
corno che succede al corno Alessandrino, e distrugge il popol greco il
quale era, secondo l’espressione della
Apociilisse, santo e potente. Il popolo
che veramente ha con molta forza
agito, indipendentemente dagli Arabi,
sulle sorti della Chiesa d’Orienle sono
i Turchi. Questa Potenza è orionda
di Turchestan Chorossan, l’antica regione abitata dai Parti al mezzodì dell’Oxo, e per conseguenza nel lerrilorio
signoreggialo dalla famiglia dei Seleucidi, ossia dal corno Siro-Macedone. Togrul-bey Turcomano nomade
fu nel 1058 chiamalo in aiuto dal
califfo di Bagdad oppresso dai Boneides della Persia occidentale. S’imparentò per nozze col Califfo, e strinsero così alleanza fra loro il Maomettismo e il fanatismo saraceno.
Togrul-bey ne divenne l’aposlolo, e
fu veramenle il flagello della greca
cristianità. Sotto Malek-Shah terzo
10
sultano dei Turchi era già estesissimo
il loro dominio. Ecco come lo descrive
Gibbon :
« Dalla frontiera della Cina la sua
giurisdizione si stendeva verso l’Occidente e il Mezzodì sino alle vicinanze
di Costantinopoli e alla santa ciltà di
Gerusalemme e alle rive aromatiche
dell’Arabia Felice. Si allargò mollissimo verso rOriente e verso Mezzodì
e verso la terra gloriosa ». La Derezza
dcH’aspetto dei Turchi è passala in
proverbio. Questo picciol corno, secondochè dice il profeta; « E s’innalzò
anche contro la milizia del cielo, e
gettò a terra dei forti e delle stelle, e
le conculcò; — E s’innalzò Cn contro
il principe dei forti, e tolse a lui il
sacrifizio perenne, e avvilì il suo luogo
santo.... e la verità sarà abbattuta sopra la terra: ed egli Intraprenderà e
sarà prosperato ». Le conquiste dei
Turchi e quanto influirono sulla Chiesa
greca noi avremo a vedere nel transunto deH’ApocalIsse. I modesti primordi del picciol corno nelle persone
dei Seldioncici e nelle remote provincie dell’anlico regno dei Soleucidi, e
il suo stabilimento nella metropoli di
Bagdad, e la sortila che di là ftìce a
compiere la sua missione, non solo
coniro la Chiesa d'Oriente, ma ancora
contro quella d’Occidenle nel tempo
delle Crociale, ci mostrano chiarahienle thè quesicl Potenza era uscita
da uno dei corni principali fra i quattro che si divisero l’impero del capro
Macedone.
! 2300 gioriii.
Ci rimane a considerare il periodo
cronologico dei 2500 giorni accennati
qui nella visione: « E udii uno dei
santi che parlava, e un santo disse
aH’altro non conosciuto da me che
parlava : quanto tempo avrà luogo la
visione intorno al sacrifizio perenne e
intorno,al peccato, causa della desolazione, e alla conculcazione del santuario e della terra forte? E quei gli
rispose: Per duemila trecento giorni
da sera a mattina, e poi sarà mondato
il santuario ». (Vers. lo, li). Da ciò
chiaramente apparisce che questo periodo avrà il suo termine quando la
cristianità greca sia Dualmente emancipata dal Turco e dalla sua falsa religione. Si tratta dunque di sapere
quando questo periodo incominciò.
Le due grandi epoche profetiche nella
storia dei Persiani e dei Medi sono:
1" La comparsa di Ciro e la sua fcoriqUlsta di Babilonia avvenutd 556
anni A. C.; 2” la spedizione di Serse
contro la Grecia avvenuta l’antìo 480
o 481 A. C. Questa seconda epocà pare
da scegliere per principio da cui incominciare il computo dèi 2500 anni :
perciocché di questa si fa menzione
al CQpo tindccimo della proR-zia di
11
Daniele, e iucominciando da questa si
arriva a chiudere il periodo con quel
grande movimento politico che lutti
riguardano come il segnale e il principio della décadenza deirirapero Turcomano Moslem, vale a dire colla insurrezione della Grecia nell’anno 1820
a cui aggiungendo i 480 anni A. C.,
abbiamo i 2300 anni annunziali qui
da! profeta.
Ecco qui da noi raccolte in breve
le parti di questa maguiQca e maravigliosa profezia, le quali più direttamente si riferiscono alla visione dell’Apocaiisse. Noi non abbiamo rivolto
l’attenzione dei nostri lettori a quella
parte della profezia dov’è come in Mosè, nel Profeti e nei Salmi annunziala
la venuta del Messia. « -Ma nel tempo
di que’ reami farà sorgere il Dio del
cielo un regno che non sarà disciolto
in eterno». Dati, ii, 44. L’Angelo
annunzia a Daniele che 490 anni dopo
l’editto per la riediDcazlone di Gerusalemme 11 Crislo verrà; » Affinchè la
prevaricazione sia tolta ed abbia fine
il peccato, e sia cancellata l’iniquità e
venga la giustizia sempiterna, ed abbia adempimento la visione e la profezìa, e riceva l’unzione il santo dei
santi •>. Dan, ix, 24. Queste verità
sono riconosciute da tutti i membri
della Chiesa caltolica.
Noi abbiamo posti in evidenza i
grandi avvenimenti politici indicati
nel corpo della profezia, volendo con
ciò giustificare la nostra maniera di
risguardare il soggetto e rendere testimonianza aH’altissima scienza e sapienza e alla incomprensibile bontà
paterna del nostro Padre Iddio che è
ne’ cieli per tuttociò che spetta alla
salvazione e felicità delle sue deboli
creature. La spedizione di Alessandro
aprì la via alla lunga carrifera d’allora
in poi percorsa dall’umariità. I Persiani, i Greci, i Homani, gli Arabi e i
Turchi furono come desti dal suon
della tromba, e chiamati ciascuno a
prendere la parte che gli competeva
in que’grandi avvenimenti che si forfè
potere esercitavano sulla storia della
Chiesa. Persiani, Greci e Romani
piombavano furibondi e alla cieca gli
uni sugli altri, e su lutti e tre piombavano Arabi e Turchi; coniro dì
questi accorrevano nelle crociate i
Francesi e l’Europa; e le falangi del
Cristo e dell’ Anticristo marciavano
senza avvedersi verso uno scopo comune spinte da una potenza invisibile. Da questa orribile confusione
usciva però la civiltà moderna, e facea scendessero in arena pur essi i
Russi e gl’inglesi che sono verosimil
mente destinati a compier l'opera.
Anche l’immobile Oriento è ora da
tutte parti riscosso, avverandosi quel
12
movimenlo che dovea secondo l’Apocahsse scuotere le acque dell’Eufrate
« afTmchè si preparasse la strada ai
re d'Oriente ». Apoc. xvi, 12. Niente
potrà arrestare questo irresistibile impulso, e guai a colui che vi fa resistenza. Re, governi, ciiiese, sacerdozio
e popoli saranno tutli confusi in una
ruina comune, e discenderanno nell’abisso. Guai a colui, grande o piccolo, che dà mano a far suggellare
l’Evangelo eterno, e infligge punizioni
a chi amerebbe d’aprirlo. Colui che
guida gli eserciti che sono nel cielo
cd è vestito d’una vesta tinta di sangue, e porta scrilto un nome non ad
altri noto che a lui, e il suo nome si
chiamaVEKHO di Dio (Apoc. xix, 13)
sarà quanto prima rivelato « in un
incendio di fiamme, facendo vendetta
di coloro che non han conosciuto Dio
e non ubbidiscono al Vangelo del Signor Noslro Gesù Cristo: i quali saranno puniti di eterna perdizione dalla
faccia del Signore e dalla potente sua
gloria !.. Il, Tess. i, 8, 9.
Questa profezia di Daniele abbraccia un periodo che si stende da 600
anni avanti Cristo sino alla flue dei
secoli, e il profeta ha lauto tempo innanzi annunziato la durata di alcune
fasi della Chiesa di Cristo, le quali,
secondo ogni probabilità, avranno luogo e compimento nel secolo che corre.
Non bisogna, è vero, lasciarci in
materie di questo genere trasportare
a giudizi decisivi, avendo sempre i
commentatori recenti alcun che da
emendare o modificare nei lavori di
chi li precedette. Ma i principii posti
in queste nostre spiegazioni sono certamente giusti, perciocché si fondano
sulle parole del testo; e il sapere, il
buon senso, la pietà e la diligenza cui
prima di noi hanno parecchi usato
nel trattare un soggetto cosi misterioso
e difficile, non sono opera perduta.
Quando si sappia aver la pazienza e
la buona fede di aspettare che i futuri avvenimenti storici arrivino a
rendere pii!i precise le conoscenze che
su tal materia fin qui possediamo, e
ad agevolare le investigazioni di coloro che per dovere di vocazione attendono a spiegare « ciò che sta espresso nella scrittura di verità ». Daniele x, 21; noi seuza dubbio avremo
tulli quegli schiarimenli che servono
non a soddisfare una vana curiosità,
ma bensì a giustificare le vie della
Provvidenza nel cospetto delle sue
creature, e a far trionfare la certezza
e la veracità della sua santa Parola.
Il PROCESSO DI CHIAVARI
Lettera al Direttore della B. Novella.
Genova, addì 16 marzo 18S3.
Diletto fratello in Cristo Gesù.
« Cristo, che vinse il mondo, io questi
giorni ha riportato sul principe delle te-
13
nebre completa vittori», confondendo nella
polvere I nemici del s. Vangelo, e facendo
risplenderc nella provincia di Chiavari la
luce del vero. 1\od ignorate la persecuzione fatta ai Ceregliini di Favale per
causa del Vangelo di Cristo. Dessa fu
opera tenebrosa dei clericali, i qu.ili dopo
di avere dalle piazze e dai pergami aizzato contro quella famiglia i loro affigliati
e qualche ignorante contadino, trovarono
modo di provocare i nostri cristiani a tenere discorsi conformi al Vangelo, per
poscia consegnarli in mano dei giudici,
come ollraggialori della religione dello
Stato. Laonde i nostri fraleili dopo d’aver
soiferto ogni sorta d’alTronti e d’ingiurie
per parte dei loro compaesani, subirono
eziandio quattro mesi di carcere.
La Chiesa evangelica di tJpnova, che
partecipava ai comuni dolori cd angoscio
dei cristiani di Favule, avendo inteso che
al 9 del corrente era nggiornato il dibattimento del loro processo, decise d’inviarmi a Chiavari afiìnchè tosto le cou)unicassi l'esito del giudizio, e poscia proseguissi (ino a S. Vincenzo per piangere
0 rallegrarmi coi nostri fratelli.
Il dibattimento durò due giorni ; fu
fatto in pubblica udienza con immensa
folla, in cui si videro frunmiiste ai terrazzani colle persone della città. Sulla panca
degli accusali sedevano i Cereghini, sul
volto dei quali tu leggevi l’allegrezza,
anzi il tripudio dell’ anima, fermi nella
giustizia e santità della loro causa, e ringraziando Dio di poterlo confessare in
farcia ai tribunali e di soffrire qualche
cosa per colui, che per salvare (ulti gli
udiiini ha dalo il sangue e la vita.
Voi conoscete il processo del pub
l)lici dibatlimenti, onde non dirovvcnc
parola; solo è ben che sappiate come Dio
confuse in faccia agli astanti i suoi nemici. Due 0 Ire testimoni si trovarono
contradiltorii e falsi, e ad un quarlo che
lagnavasi con altri, perchè non avessero
aggravato la Miria Cereghini fu risposto
chc dessi non ebbero coraggio di spergiurare comc egli aveva fatto. Il Sindaco
che negava d’aver scrilto coniro i Cereghini fu obbligato a conoscere la propria
firma. Coloro, che per aggravare di pena
una fanciulla l’avevano dichiaraia d’anni
23 furono svergognati colla prova del non
ancora compiuto diciaseltesimo anno dell'età sua. 1 clericali a queste infamie
smascherate nulla o poco deposero a
carico degli imputali, generalmente confessando colla loro ingenua ipocrisia di
iiulU saperne.
Una lanla mala fede rilevò l’egregio
avv. De-Iiarberi difensori;, svelando I
raggiri e le mene adoperate in quel processo; e disceso a parlare della religione
dei Cereghini con inconcussi argomenti
degli antichi dottori e padri, dei primitivi concilii, e della storia dimostrò esser
l'unica vera. Come non deve essere l’unica vera se in ogni tempo soffrì crudeli persecuzioni per servire Dio in ispirilo e verilà, mentre invece la Chiesa
papale perseguila il Vangelo e quelli che
lo professano !
Ma f.onfusione e vergogna maggiore
slava Dio preparando a suoi nemici ne^
giorno undici, in cui si pubblicò la sentenza. .\vevano i nemici del Vangelo
sparso e fatio propagare lungo la valle di
Fontana-Buona l’arresto dei Cereghini, li
aveano dipinti come eretici e scomunicati,
parole terribili nella genie rozza e sempre
spaventata dui clericali. Divolgarono, ora
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che il Governo h aveva sepolti in tetri e
profondissimi carceri, ora che le autorità
li tormentavano colla fame, e coi bagni
d’acqua fredda fino al collo dove che non
sarebbero uicili pii!i mai dalla prigione,
finché non si convertissero alla Chiesa
romana, dove che sarebbero condannali
invita alla galera; e l’esagerazione arrivò a far credere per tutti quei villagy
che sarebbero condannati ad essere arsi
vivi, a loro famiglie schiàntute da Favale
e disperse errando come gli Ebrei. Ben
sapete a qual line si spargessero queste
sinistre voci e laute dicerie, solo per spaventare i semplici e trattenerli nel romanismo, giacché molti cbe conoscevano la
onestà dei Cereghini frequentavano la
loro riunione, ed allri lontani li invitavano a loro spiegare la religione evangelica.
Gli spauracchi finirono colla pubblicala sentenza, giacché i nostri fratelli
invece d’essere condannati al perpetuo
carcere o all’esiglio, invece del patibolo e
del rogo fu loro dalo lilìerlàper ritornare
alle loro famiglie, per riprendere i consueti lavori, e per leggere e per meditare
la parola di Dio. Urlò la fazione nemica
del Vangelo, ed usci dalla sala mordendosi per furor ambo le mani.
Osservale, caro fratello, come pietoso il Signore sa trarre dalla malizia
degli uomini il bene dei popoli e la benedizione del suo nome! 1 nemici del Vangelo perseguitano i Cereghini, e intanto
in quei terrazzani nasce il desiderio di
conoscere la religione evangelica. 1 clericali vogliono nascondere il Vangelo alle
genti, e l’arresto dei Cereghini lo fa ripetere di lingua in lingua. Quelli per
spegnere la parola divina fanno incarce
rare intiere famiglie, ed i Cerpghini incatenati la fannp risplendere lungo il lofo
passsaggio fino ¡t Chiavari. I nemici di
Crislo si credono d’aver vinto, quando
invece il Vangelo è confessalo in Ì4ccia
ai tribunali e a numerosa moltitudine di
quella città; così che la luce che solo risplendeva in Favale, ora è ngta ai circonvicini villaggi e a tutta |a Chiavarcse
provincia.
Il risultato adunque fu per la gloria
di Dio, e la nostra tristezza si è convertita in santa letizia. Non senza ta piti viva
commozione dell’anima mi strinsi al seno
e baciai i generosi confessori di Cristo
Andrea, Agostino e Maria coi quali partii
nello stesso giorno per Favale, ove giunsi
alle due pomeridiane del giorno seguente.
La conversazione del nostro viaggio fu
di Dio e del creato conforme alla Bibbia,
ed i nostri discorsi venivario di quando
in quando interrotti da quei buoni popolani che volevano stringere la mano dei
liberi nostri fratelli attestando lorolepiij
sincere congratulazioni. Giunti al rustico
abituro dei Cereghini riabbracciai Giuseppe e Vittoria che pochi giorni prima
avevano deposte le catene, ed in numero
di quaranta circa individui ci radunammo a benedire Iddio e a cantare il di lui
trionfo.
« Soggiornai con loro quattro giorni
che passammo coll’allegrezza del Signore
nella parola di Dio e nidl'orazione.
« Caro fratello, come quei cristiani
sono avidi della parola di Cristo! Non
bastavano loro due lunghe conferenze al
giorno, più d’una volta a soddisfare |e
loro domande spesi anche buona parte
della notte. Io son certo che Dio benedirà
e santificherà quej pqesi, di cui, se mi
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permetterele, vi darò conoscenza, come
pure vi scriverà l’origine, il progresso
del Vangelo in Favaie, e le tentazioni che
i Cereghini soffrirono iìuo al giorno della
sentenza.
l.a grazia e la pace del Signore sia con
tulli noi e pregate pel
vostro fralello ecc.
]S;OTIKl£ ISELICilO^E
Toscana. Liberazione dei Madiai. (A'oatra corrìspomUmaJ. n Lode al Signore!
le preghiere si convertiuo in ringraziamenti! un cantico s’innalzi aH’Eterno!
Con indicibile contento ho la notizia che
tosto gli partecipo: i cari Madiai sono
scarcerati. Il l.'i furono condotti sopra
un battello cbe partiva per lu Corsica e
Marsiglia: già oggi è di (¡ui partito lo
afrettuiiso (Chapman per raggiungerli. La
cosa fu fatta con massima" segi’etezza,
ed al solo Console francese f che certo
mai non interpose i suoi utficii per i|uesti
cristiani) fu affidatu l'iucaiico non richiesto. Francesco era ancora vestito da
estate, malato, ma fedele sempre a Cristo;
la Rosa sinuata, rifinita, ma decisa però
a non partire senza il marito.- Saputo
cbe lui pureera libero, accettò la yrazia«.
P. S. Il sig. Chapman arrivò a Li\-T)rno
due ore dopo la partenza dei Madiai, e
dovè trattenersi tre giorni pel cattivo
tempo. Domani mattina spera consolare
(|uegli aUlitli. Tutto il rimanente di Firenze va'al solito.
Fuaxci.v. Risulta da un rapporto presentato settimane fa al Consiglio presbiterale della Chiesa evangelica del i/atjre
dal sig. Poulain pastore, cbc questa
chiesa, la quale annoverava, vent'anni
sono, SOO anime, ne conta oggi ¿fiOO.
Nel decorso dell’anno 1852 pin di CO
catlolici romani adulti o bambini sono
passati alla comunione evangelica. Sopra
19 matrimonii misti celebrati nel medesimo anno, 17 sonosi impegnati ad educare i loro figli nella fede evangelica,
2 soltanto faranno loro dare un’educazione cattolica.
[La Semaine Iteliyieusu).
Francia. Il gran fatto della giornata
ò il mandato dell'arcivescovo di Parigi
che deferisce al papa la lettera indirizzata dal vescovo di Moulins alla sna diocesi a proposito del giornale ì'Univers
Religieux.
Esso è concepito nei termini i più
violenti. L’arcivescovo di Parigi inveisce contro il vescovo di Moulins con
una vivacità che lascia indietro <|uella
delle polemiche fra i giornali. Ecco
la frase più rilevante e la più caratteristica, in quanto concerne le idee di
monsignor Sibour sui suoi diritti e sui
snoi doveri.
« Sinché io vivrò, la stampa religiosa
« a Parigi è all' uopo anche re[)ressa ,
(I oppure uscirà dalla mia diocesi, e ann drà a cercare altrove una giurisdi« zione più compiacente per predicare
Il il disprezzo della gerarchia^ e far la
« guerra aH’autorità che mi viene dalla
« misericordia divina e dalla grazia della
0 santa Sede apostolica «.
Il miglior ammaestramento che puossi
ricavare da (jueste lotte intestine, si è
cbe la base antica sulla quale poggiava
la grqude iulluenza morale del clero è
venuta meno; la fede nella potenza sovrumana degli arcivescovi e vescovi non
esiste più, e si è dileguata in seno della
Chiesa non meno che al di fuori della
medesima. Non può darsi prova |)iù lampante della impossibilità in cui si trova
il clero di raggiungere il suo vagheggiato intento che questa disunione, vera
anarchia clic si manifesta nelle sue file..
Quello che avveniva nel medio evo a
proposito dei vincoli terrestri lo vediamo
ora nell’ordine morale; i vescovi non si
piegan più alla gerarchia se non in quanto
ciò conviene aila loro ambizione e alle
loro mire personali. Vogliono far rispettare un potere che non si rispetta
più da sè. Tutto ciò che vediamo farebbe sospettare cbe la Chiesa cattolica
è vicina ad una seconda riforma o ad
uno scisma cbe la potrebbe annientare.
[Corrisp. del Parlamento)
Londra. Se'isanialre persone hanno
testé abiurato il papismo nella parrocchia di s. Paolo Bermondsey.
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cromciietj;a política
Touino. Per decreto di S. M. il Re Vittorio Eiuaiiurle il pagamento dei semestri della rendita del 5 per UjOsarà altresì
aperto a Londra presso la casa Rotschild
dopo la scadenza d’ogni semestre, cioè
rii gennaio e l’Il luglio.
L’Inghilterra e la Francia hanno ordinato ai rispettivi loro ambasciatori residenti a Vienna, di appoggiare la nota del
nostro Governo contro il sequestro dei
beni dei profughi politici rifugiati in
Piemonte ordinato dall'Austria.
— Si parla di una risposta che avrebbe
fatto l'Austria contro ogni diritto, ma
non sarebbe stata accettala dal nostro
Governo, risoluto di non venir meno a
qualunque costo alla propria dignità.
Cameiu dei Diìputati. Nella tornata
del-18 e 19, dopo approvato il bilancio
deirinterno, si passò alTapprovaziorie di
progetti d’interesse particolare. Nelle seguenti tornate si prese a discutere il bilancio della pubblica istruzione già stato
approvato in gran parte.
Genova. Il genovese D. Ago-tluo Carosio ha formato una società per l’applicazione d’una sua grande scoperta cbe
arrecherebbe sommi vantaggi aU’industria e al commercio. Si tratta di applicare il princii>io elettro magnetico alla
decomposizione dell’acqua per averne
un gas sostituibile al vapore con grandissima economia. Gli statuti di qui-sta
società sono già stati approvati con regio
decreto del 3 marzo.
Mantova. Un proclama del maresciallo
Radetsky in data dì Verona 19 marzo notifica che S. M. I. II. A. Francesco Giuseppe I imperadore d’Austria soppriinea
il processo d’alto tradimento a favore
dei compromessi di Mantova chc si trovino in istato d’arresto o sotto procedura,
condonando loro ogni pena incorsa, e
dimettendoli senza alcuna responsabilità
dal carcere. Sono però eccettuali da questa amnistia i profughi e i contumaci. La
pubblicazione d’un tid proclama ha eccitato un sentimento d’inesprimibile giubilo nella città di Mantova che fu sponlaneamcnte illuminata la sera.
Mit.ANo. — Anche il municipio di que=
sta città ha chiesto ed ottenuto d’illuminare a giorno il grande teatro della Scala,
in segno d’esultanza per la liberazione dei
compromessi di Mantova.
Stati Romani. — A Ferrara sono stati
appesi alle forche dai croati col pieno assenso del governo di Roma tre sudditi
pontificii di condizione civile, obbligati a
forza di torture e tormenti a dichiararsi
rei di cospirazioni forse nemmeno sognate
da loro. Altri sette individui furono allo
stesso modo giudicati e condannati a diversi anni di galera.
Parigi.— Leggesi nella Presse, che
l’ordine deliberato in consiglio e spedito
alla flotta francese di nav igare verso i
Dardanelli per unirsi in caso di bisogno
alla flotta inglese è un fatto della più alta
importanza, che indica il mantenimento
dello stata quo in Europa, e la durata
ancora possibile della pace.
iNCHit/rERRA. — Contro quanto appariva nei passati giorni sembra oggi l’Inghilterra disposta ad opporsi vigorosamente ad ogni innovazione in Turchia.
Costantinopoli. — L’ammiraglio principe MentschikolT ambasciiulore straordinario della Russia, pare abbia colle sue
esigenze spaventato per modo la Posta,
che questa ha richiesto protezione all’Inghilterra ed alla Francia.
Stati Uniti u’America — 11 4 marzo
ebbe luogo a Wasington l’inaugurazione
solenne del nuovo presidente il generale
l'ierce, conosciuto da tutti pe’suoi leali
principii democratici. I ministri nominati
da lui appartengono tulli al partito dei
democratici moderati, ond'èfacilearguire
che la politica dell’attuale governo non
sarà aggressiva, ma lealmente liberale.
Errata Coriiice.
N" 20 pag. 510, colonna a destra, linea 29, invece di questi detti incontumaci
leggasi: quest'ullimo contumace.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
TIP. SOC. DI A. PONS E COMP.