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AnnollS-N. 8
22 febbraio 1980 - L. 300 lOOoO
Soedizione in abbonamento postale
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ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Nel livido e sanguinoso scenario che incombe sul nostro presente, 1’« ammutinamento degli
<(sti » a prima vista può rappresentare un sorridente intermezzo da pochade. Anche se pare
ormai in via di soluzione, grazie all’encomiabile fermezza del
l’autorità, la vicenda rimane invece come fortemente emblematica. Un ministro delle Finanze
fa il suo dovere (già questo in
Italia non è del tutto scontato),
costringendo i cittadini a pagare
le imposte ed escogitando un
meccanismo che impedisca l’evasione ad u.'ia categoria tradizionalmente latitante (albergatori
e ristoratori). La corporazione
reagisce compatta, con una intransigenza e una risolutezza degne di miglior causa. Il pretesto
— risibile — è che le nuove norme impongono un pesante aggravio di lavoro. L’intenzione è
trasparente e sfrontata: continuare ad evadere .gran parte delle imposte dovute (cioè continuare a rubare alla collettività). L’episodio non è chiuso in sé, ma
rappresentativo di un malcostume profondamente radicato nel
Paese, basato sull’irresponsabilità e l’immaturità morale e sociale. « Che male c’è se non pago le
tasse, piccolissime cifre in confronto a quelle enormi frodate
— nei modi più vari — dalle al
te cariche dello Stato, dagli amministratori di '"pubbli
che, dai grandi speculatori edilizi, dai pirati della finanza? ».
Cosi ragiona la gentè, e poco
imnorta se il discorso è qualunquista: non si può disconoscergli uno spunto di validità. In
fondo la gente non si scandalizza che a volte anche il ministro,
il capitano d’industria possano
essere coinvolti, come ogni uomo, in azioni disoneste. Ciò che
offende è la protezione sistematica dei potenti attraverso l’omertà mafiosa del regime; l’arroganza del potere che, avendo una
concezione sacrale di sé, non
solo si ritiene al di sopra di ogni giudizio morale, ma addirittura si compiace delle prevaricazioni operate, quale segno visibile della propria potenza. Tutto ciò in un contesto culturale
nel quale 1 mass-media, compresa la televisione di Stato, fanno
a gara nell’instillare il concetto
che il denaro è il metro per misurare il valore di tutte le cose:
chi più ne ha, più è intelligente,
amato, vezzeggiato, di successo
(come se lo sia procurato non
ha alcuna importanza — anzi il
« dritto » è addirittura un eroe
positivo). Finisce così che chi
paga le tasse non ne ricava la
tranquilla coscienza derivante
dal dovere compiuto, be^^si la
sgradevole imnressione di essere un fesso. A questo punto si
riaiOFaccia il problema del terrorismo: perché le cose non accadono mal per caso, ognuna di
esse è legata alle altre. Dare del
terrorismo un giudizio puramente moralistico, come molti tendono a fare, è sterile e superficiale. Esso è un fenomeno assai
complesso; ma certamente è anche il tragico e disperato tentativo di ribellione nei confronti
di un’aberrante situazione, apparentemente immodificabile con
altri mezzi. Ecco dunque che anche una cosa banale come pagare le tasse può diventare un fatto rivoluzionarlo, se non si limita a se stessa, ma si apre ad
una più matura consapevolezza
sociale (doveri e diritti); in grado a sua volta di produrre e organizzare una forza civilmente
ma risolutamente capace di imporre un cambiament-o radicale
al sistema.
Aurelio Penna
______CAPIRE IL TEMPO IN CUI VIVIAMO IN RIFERIMENTO ALLA PAROLA D» DIO
Vera o falsa la pace che vogliamo?
li vero annuncio della pace non si accompagna mai al tentativo di evitare il giudizio di Dio, ma
corrisponde ad un giudizio riconosciuto negli eventi della storia e accettato nel ravvedimento
« Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo ; dicono ’Pace,
pace’, mentre pace non v’è ». « Io so i pensieri che medito per voi,
dice l’Eterno : pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire
e una speranza» (Ger. 6; 14; 29: 11). .
Per chi, come noi, cerca uri
continuo orientamento nella Bibbia per capire in profondità il
tempo in cui vive, è oggi particolarmente attuale una contraddizione che percorre tutta la predicazione profetica dell’Antico
Testamento a proposito di un
concetto centrale; la pace. Da
una parte i profeti annunciano
al popolo che abiterà in un soggiorno di pace, parlano di un
« principe della pace » che deve
venire a regnare e descrivono la
fedeltà di Dio con un « patto di
pace » che egli ha stretto col popolo e che nulla al mondo può
annullare. Dall’altra, questi stessi profeti negano spesso in termini durissimi la parola della
pace portata da altri profeti:
per loro l’annuncio di pace diventa quasi un contrassegno della falsità profetica, del dire non
le parole che il Signore comanda ma quelle che piacciono al
•popolo e ai potenti.
Contraddizione
Come comprendere questa contraddizione in un tempo come
il nostro in cui si mescolano sete
di pace e dolorosa consapevolezza .della sua impossibilità?
Ad una lettura attenta al contesto storico della predicazione
dei profeti risulta chiaro che
questi rifiutano di annunciare la
pace quando questo annuncio
non viene dall’Eterno. E il criterio per riconoscere se l’annuncio di pace viene da Dio o meno
è per loro chiaro e preciso. Quando l'annuncio della pace va insieme al tentativo di evitare il
ravvedimento, questo annuncio
sicuramente non viene dall’Eterno. Il vero annuncio della pace
non sta mai al di qua del giudizio di Dio come uno schermo che
si propone di nasconderlo e
quindi di evitarlo; ma sta al di là
di un giudizio ricevuto, faticosa
mente riconosciuto negli eventi
della storia e accettato nel ravvedimento. Così Geremia da un
lato ha parole di fuoco nei confronti dei profeti di menzogne
che favoriscono l’illusione del
popolo che rifiutando di cambiar
strada pensa di poter evitare il
giudizio mediante alleanze militari, autoesaltazione o noncuranza. Ma dall’altro annuncia
che Dio ha « pensieri di pace e
non di male » per coloro che,
nell’esilio babilonese, dal rovescio politico subito hanno imparato il ravvedimento e hanno riconosciuto il giudizio di Dio sulla loro infedeltà.
Un desiderio
ambiguo
Se quindi oggi noi esprimiamo, insieme a tanti altri, una
sete, una richiesta di pace, questo non è senza ambiguità. Dobbiamo esaminare con chiarezza
la nostra situazione per sapere
se questo bisogno di pace è basato sulla verità o sulla menzo
LE CHIESE E IL CEC NELLO ZIMBABWE
Impegno per ricucire
un paese lacerato
Tra 200 e 250 mila sono, secondo le stime del Consiglio Ecumenico delle Chiese, i rifugiati
che in questi ultimi 15 anni a
causa della situazione politica
insostenibile hanno lasciato la
Rhodesia/Zimbabwe. Questa massa di popolazione ha cominciato il gran rientro in vista delle
imminenti elezioni che sono state previste negli accordi della
Conferenza di Lancaster House.
Ma non si tratta che di una parte dell’imponente rivolgimento
di massa: sono infatti circa 750
mila le persone che pur non rifugiandosi all’estero sono state
sradicate dal loro luogo d’origine e trasferite in altre zone del
paese.
Un grande sforzo di assistenza
è stato intrapreso dal Consiglio
ecumenico — e in particolare dalla sua Commissione di aiuto reciproco, di servizio delle chiese
e di assistenza dei rifugiati
(CESSAR) — per favorire il
rientro di tutti questi sradicati
ai loro luoghi d’origine per le
elezioni. Già il 21 dicembre dell’anno scorso il pastore Philip
Potter, segretario del CEC, in una dichiarazione in occasione
della firma degli accordi di Lancaster House, dopo aver espresso soddisfazione e speranza che
tali accordi conducano lo Zimbabvire all’indipendenza, aveva
rivolto un appello alle chiese
membro indicando gli enormi bisogni che il rientro della popolazione comporta. Recentemente
una équipe di due membri del
CEC', Huibert Van Beek, consulente della CESEAR per l’Africa
del Sud e il pastore Samuel Kobia, segretario della commissione missione ed evangelizzazione
per il programma urbano e ru
rale, hanno trascorso 10 giorni
nello Zimbabwe visitando le chiese metodista unita, metodista,
anglicana, presbiteriana, luterana, unita di Cristo, cattolico-romana e l’Esercito della Salvezza.
Tutte le chiese, ha dichiarato il
Sig. Van Beek, stanno muovendosi per valutare i bisogni materiali di assistenza e di riabilitazione del paese. L’Esercito della Salvezza è l’unico organismo
ecclesiastico che è già all’opera
con un lavoro molto efficace sul
piano sociale. La CESEAR gli
ha destinato un primo contributo di 100.000 dollari.
Dal canto suo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati (UNHCR) ha domandato alle chiese dello Zimbabwe
di occuparsi del reinsediamento
dei rifugiati e le chiese hanno
accettato questa responsabilità.
Venti campi di transito saranno
allestiti in varie zone del paese
e TUNHCR finanzierà questo programma di assistenza per un periodo di 5 mesi con 6 milioni
di dollari.
Oltre a questo, la CESEAR si
è impegnata a fornire 4 ospedali da campo del costo approssimativo di 1 milione di dollari.
Il primo di questi, acquistato
nella Germania federale è già in
via di installazione. È interamente equipaggiato, ha 50 posti letto
e il personale è fornito dalla
Croce Rossa.
Dal punto di vista politico il
CEC nella dichiarazione ■ citata
ha denunciato i grandi problemi
di questo paese che minacciano
di impedire Tesecuziope dei piani elaborati alla Conferenza di
Lancaster House: la brevità del
periodo di transizione che rischia
di non permettere a tuttti i rifugiati di ritornare in tempo per
le elezioni; l’assenza di ogni informazione sugli elettori e di
un registro elettorale; la difficoltà a far rispettare il cessate il
fuoco a causa dell’insufficienza
delle forze di controllo e della
presenza di eserciti privati; le
clausole costituzionali che rendono diffìcile la stabilità del governo; le minacce di un colpo di
stato e di un intervento militare
esterno. Il CEC ha chiesto alle
chiese membro di portare questi
problemi all’attenzione dei loro
governi e delTONU.
L’équipe che ha visitato lo
Zimbabwe all’inizio di febbraio,
e che è stata accolta ovunque
con grande calore, ha osservato
che la popolazione dà un « appoggio massiccio » a Robert Mugabe e al suo partito, conosciuto
ora col nome di ZANU-PF e per
Jcshua Nkomo e il suo partito
ZAPU che ha ora il nome di
Fronte patriottico. Il pastore
Kobia ha riferito per esempio
che l’enorme raduno di massa
che ha salutato Mugabe al suo
rientro in patria — a cui egli
ha assistito — era di circa 500
mila persone e non di 150.000
come indicato dalla polizia.
Molti sperano — riferisce l’équipe del CEC — che le elezioni
portino al potere un governo capace di funzionare e di condurre il paese ad una indipendenza
riconosciuta sul piano internazionale. Ma non si deve dimenticare, ha aggiimto il pastore Kobia,
che le elezioni si iscrivono in
un’atmosfera di intimidazione e
di paura, segno che potranno
non essere del tutto libere e oneste.
gna, se è nella linea dei falsi profeti o nella linea dei profeti dell’Eterno.
Se ci consoliamo di fronte al
rischio di guerre di cui è carico
il nostro tempo con un’ipocrita
persuasione che l’Occidente cristiano è pacifico, o se ci disinteressiamo delle esigenze di una
paté visibile e ci accontentiamo
di una pace interiore, spirituale,
più stoica che cristiana, pronti
comunque domani, se le cose dovessero precipitare, a gettar la
colpa con buona coscienM addosso ai russi atei o agli iraniani fanatici, a giustificarne una
azione di ritorsione o di prevenzione che assicuri, alla buon’ora,
le fonti del petrolio al controllo
di chi ha la testa sul collo ed è
per la libertà e la democrazia...,
allora la pace di cui amiamo parlare e di cui ci sentiamo paladini
e portatori, è una falsa pace,
non è vita ma morte, non è benessere ma è desolazione, non
si accompagna con la giustizia
ma con Tingiustizia.
La sola possibilità di ricevere,
oggi come allora, un annuncio
e una speranza vera di pace consiste nel riconoscere quanto nel
nostro Occidente cristiano siamo immersi in una mentalità
idolatrica che è disposta a sacrificare qualsiasi cosa pur di conservare questo tipo di società,
pur di assicurarsi una garanzia
perché la spirale folle del progresso continui, anche se a spese di altri popoli e continenti. E
questa mentalità che sta alla base del nostro imperialismo occidentale. Altri ha da fare i conti
col suo. Noi abbiamo da confessare il nostro. Denunciare la
possibilità che questa mentalità
porti a interventi di forza —
repressivi o preventivi che siano — e rifiutare di giustificarli di
fronte agli altri e a noi stessi
con la scusa della « necessità oggettiva »; questi mi paiono essere i primi passi sulla via del ravvedimento, senza la quale la nostra società percorrerà la via
del disastro peggiore: quello per
il quale si è totalmente impreparati. .
È la via del ravvedimento quella che intendiamo percorrere noi
che cerchiamo un continuo
orientamento nella Bibbia per
capire in profondità il tempo
in cui viviamo? Lo voglia Iddio.
E se questa è la nostra via, possiamo essere certi che la percorreremo sorretti dall’annuncio
di una pace vera che al di là di
qualsiasi tribolazione non verrà
mai meno. .
Franco Giampiccoli
SOMMARIO
□ Rapporto segreto da
Ecumene (Berutti)
p. 2
□ Le Assemblee di
Dio su chiesa e stato, p. 3
□ Commento biblico
ecumenico ( Bert ) p. 4
ITI Domenica della
EGEI . p. 5
□ Il 17 Febbraio alle
Valli valdesi - p. 9
□ Dal calvario cambogiano (Peyronel) p. IO
2
22 febbraio 1980
Dall’incontro indetto dalla Tavola suH’evangelizzazione
Rapporto segreto da Ecumene
Egregio Monsignore,
l'incarico da Lei affidatomi di
partecipare in incognito all’incontro di Ecumene fra rappresentanti delle chiese valdesi e
metodiste in Italia (Tavola
Valdese, OPCEMI, Distretti e
Circuiti) ha potuto essere portato a termine in perfetta ubbidienza ai Suoi superiori comandi
e alla maggior gloria della Santa
Sede. Le riferisco quindi le opinioni che mi son potuto fare e
non potrò nasconderLe gravi incognite per noi di Santa Madre
Chiesa Romana.
Innanzi tutto la diffusa opinione (disseminata nelle chiese vaidesi e metodiste) che si trattasse
di un burocratico vertice di ufficiali e sergenti di un esercito
senza soldati, ma con tante strutture, si è (purtroppo per noi) dimostrata falsa. Le strutture elaborate in fase di integrazione valdometodista sembrano dimostrarsi funzionali e sembrano
trovare largo consenso. Inoltre
da un certo periodo a questa
parte questi incontri non rassomigliano più, in termini sportivi,
a un gioco di squadra in cui due
gruppi di giocatori si fronteggiano e si scontrano per fare prevalere le proprie idee, ma si assiste, sempre sportivamente parlando, a un gioco di squadra
complessivo, teso al rilancio della presenza protestante in Italia,
in cui ognimo dà il suo contributo piccolo o grande che sia,
spesso con felici intuizioni.
Bisogna prendere atto che nei
Distretti e Circuiti presenti con
i loro rappresentanti (tutti escluse le Valli Valdesi) si assiste a
una pluralità di iniziative, su un
fronte molto ampio. On loro storico — se ricordo bene Giorgio
Spini — anziché occuparsi di polverose carte del passato, ha introdotto la discussione esortando tutti a non occuparsi di « massimi sistemi » e di analisi fatte a
tavolino, e ha constatato, sulla
base di documentazione a lui
pervenuta dalle chiese, un serio
impegno di evangelizzazione e un
generale consenso di massima al
documento inviato alle Chiese
dalla Tavola Valdese. Una certa
riserva pare essere stata espressa dalla F.G.E.I., ma su questo
speriamo di potere essere meglio
documentati.
Quando poi hanno parlato i
vari rappresentanti si è visto che
ovunque vi è un fervore di attività; a lungo si è parlato di quanto avviene a Vasto e negli Abruzzi con iniziative congiunte di cui
ha già parlato il giornale la Luce
la settimana scorsa. Le radio e
le televisioni private son pronte
in parecchi luoghi a concedere
uno spazio. E poi si figuri che la
rubrica « Protestantesimo », sul
II canale RAI è seguita da oltre
un milione di ascoltatori (nonostante l’orario) e poi alcuni vogliono addirittura far uso della
III Rete!
Opinioni diversificate sono emerse sull’uso delle iniziative culturali a fine evangelistico. C’è chi
vuole usare al massimo questo
strumento (si è parlato di iniziative a Guardia Piemontese in
Calabria) per suscitare una memoria del passato e far toccare
con mano che il Protestantesimo
in Italia non è un prodotto di importazione o una escrescenza
abnorme e inutile, ma una realtà
intrecciata alla storia e fondamentale per il futuro.
Altri vedono come non inizialmente utile alla creazione di un
convincimento di fede e alla conversione questo partire dal passato e preferiscono parlare di
« riappropriarsi » della piazza!
Capisce, Monsignore, che questi evangelici vogliono parlare alla Radio, parlare sulle piazze,
scrivere sui quotidiani locali e
non si accontentano più di stare nei loro templi a esaltare il
passato e fare l’autocritica. Per
giunta non vogliono neppure lanciare la loro istituzione ecclesiastica (detto fra noi in confidenza
alsbastanza seria e più democra
tica della nostra) come modello,
ma osano invitare la gente a credere a Cristo. E Lei sa bene quanta fatica c’è voluta nella storia
per evitare che un riferimento a
Gesù Cristo senza la necessaria
mediazione della gerarchia scardinasse l’istituzione chiesa!
Un certo Aquilante ha poi
espresso l’esigenza che il Protestantesimo si renda attivo non
solo fra la gente di una certa cultura, ma si colleghi alla base operaia della società e manifesti la
sua presenza nelle borgate, in
mezzo al popolo, per aiutarlo a
liberarsi dal giogo della mentalità e « cultura cattolica », come
vien da loro chiamata.
Questi evangelici dimostrano
un totale disinteresse verso il
Papa, ma sono pronti a un confronto con le comunità di base
(ma impostato ora su una tematica teologica) e inoltre parlano
di un ampio dialogo con tutto
quel mondo cattolico che si sente a disagio nelle strutture della
Chiesa romana.
Hanno anche loro molti problemi; sembra che nelle grandi città le cose non vadano alla perfezione e anche da loro non mancano gli assenteisti: non sempre
tutti sono pronti a confrontarsi
con la responsabilità di evangelizzare!
Caro Monsignore, concludo
questa mia manifestando la fondata preoccupazione che un nostro atteggiamento di conservazione faccia il loro gioco. E se
poi avessero per caso ragione a
dire che Gesù Cristo libera e
salva?
Canonico .Mariotto
P.S.: I lettori avranno certo la
capacità di leggere fra le righe
l’importanza e la serietà delle
cose dette a Ecumene: il quadro
è scherzoso, ma le notizie autentiche. I fratelli cattolici ci
perdoneranno, sapendo bene che
gli evangelici son sempre pronti
a un dialogo serio.
Mario François Berutti
XI CIRCUITO - ABRUZZO E MOLISE
Un piano operativo
in via di attuazione
Nell' ambito della riflessione
sulla tematica dell’evangelizzazione sulla quale le nostre chiese
riflettono in vista del Sinodo,
pubblichiamo il rapporto alla Tavola dell’XI Circuito.
Il nostro Circuito si è sempre
preoccupato di elaborare un proprio programma annuale di azione evangelistica: nel 1977 un convegno a Schiavi d’Abruzzo con
im pubblico dibattito nella piazza del paese; nel 1978 un convegno a San Salvo sulla condizione della donna nella chiesa e
nella società. Per il 1980 si organizzerà:
— un convegno sul tema: « I
giovani, la religiosità e l’impegno
politico », da tenersi a Palombaro (Ch) in primavera. Saranno
mobilitati i vari gruppi di giovani delle chiese del Circuito e
sarà un importante incontro con
questo paese abruzzese e coi giovani che a Palombaro formano
il « Centro Popolare di Cultura »;
— in occasioni particolari (Pasqua ecc.) si avranno dei manifesti murali in tutto il Circuito
come testimonianza evangelica.
Alcune chiese hanno già organizzato manifesti o cartelloni murali in occasioni significative a
livello locale: Villa S. Sebastiano in occasione della consacrazione della Marsica alla Madonna (vedi « La Luce » n. 42 del 19
ottobre 1979); S. Giovanni Lipioni in occasione di un dibattito al « Centro Evangelico » sul
Concordato.
Materiale
evangelistico
La produzione a livello locale
di questo materiale evangelistico
verrà fatto circolare tra le chiese del Circuito per una reciproca informazione;
— il nostro « opuscolo » di
evangelizzazione («I cristiani e
DALLE CHIESE
Un “mese valdese” per la città di Torino
TORINO — Nella piazzetta
davanti alla chiesa del Monte
dei Cappuccini si levano le fiamme dal falò di fascine posto fra
la croce e la statua della Madonna rivolta giù verso Piazza
Vittorio dove brillano le mille
luci del carnevale, mentre sull’altro lato della piazza, in mezzo ad un largo semicerchio di
folla, la Corale evangelica canta
un programma di canti e inni
concluso dal Giuro di Sibaud...
Uno spettacolo davvero insolito
per i più di 700 partecipanti (tra
cui 3 pullman dalle Valli) saliti
per l’inaugurazione della mostra
«Valdesi in Piemonte» che ha
avuto luogo la sera del 16 febbraio. L’occasione è stata offerta da una iniziativa della Regione Piemonte: nel quadro di mostre periodiche allestite in ima
delle sale del Museo della montagna, sito appunto sulla sommità del Monte dei Cappuccini, la
Regione ha proposto che accanto ad altre particolarità regionali figurassero anche i Valdesi.
La mostra che è stata allestita
in risposta a questa offerta, mediante un non lieve sforzo sostenuto soprattutto dal Museo di
Torre Pellice, resterà quindi
aperta per un mese, fino al 17
marzo con doppio orario, meridiano e pomeridiano, tutti i giorni inclusi i festivi. Essa consta
di una quarantina di pannelli,
parte scritti, parte con gigantografie, che illustrano la storia dei
Valdesi dalle origini all’emancipazione. Completa l’esposizione
la ricostruzione di una scuola
Beckwith, lo scorcio di un tempio, l’interno di una cucina, libri e armi. Il presente della storia e della vita dei valdesi è affidato alla viva voce di un gruppo di guide — in gran parte
membri della’ chiesa valdese di
Torino — che a due a due si alterneranno durante tutta la durata della mostra a disposizione
dei visitatori singoli e per illu
strare la visita alle scolaresche,
elementari e medie, per le quali
sono riservate le mattine dei
giorni feriali e due pomeriggi
settimanali, con visite prenotate
della durata di un’ora ciascuna.
I canali informativi di cui la
Regione dispone (nei corsi del
centro campeggiano gli striscioni amaranto con la scritta « Vaidesi in Piemonte» e locandine
sono esposte ovunque), nonché
l’organizzazione che mette a disposizione i mezzi pubblici per
le visite scolastiche, fanno prevedere una considerevole affluenza alla mostra.
La sera dell’inaugurazione la
Corale valdese-battista ha svolto un vasto programma di canti
prima all’aperto, poi all’interno
del Museo, presentati ciascuno
con alcune note esplicative. Peccato che una carenza organizzativa abbia impedito di udire im
messaggio che inquadrasse il
senso della presenza valdese in
Piemonte oggi. Al gruppo delle
guide il compito di sopperire con
una fitta trama di messaggi capillari questo « mese valdese ».
Nella stessa settimana è iniziato al Liceo Alfieri il seminario sul Valdismo medievale, di
cui già abbiamo dato notizia,
con una prima lezione su Valdo
inquadrato nel suo tempo e con
una discussione a gruppi centrata soprattutto su uno dei documenti meno noti perché di più
recente scoperta: la confessione
di fede di Valdo del 1180. Circa
150 persone, molti giovani, hanno ascoltato l’introduzione e
partecipato al lavoro di seminario. Oratore della serata è stato
Carlo Papini, esemplare per la
chiarezza e la capacità divulgativa. Se i successivi oratori accompagneranno alla loro competenza lo stesso sforzo divulgativo, questo seminario raggiungerà pienamente il suo scopo di
iniziativa di massa e non di élite
accademica.
Domenica 17 circa 150 persene
hanno partecipato, dopo i culti
nelle 4 zone, all’agape che si è
tenuta in C.so Vittorio. È seguita un’assemblea di chiesa che ha
dibattuto il tema dell’evangelizzazione soprattutto in riferimento ad un progetto di lavoro mediante i mezzi radio-televisivi che
dovrà essere approfondito. Sono
stati eletti i deputati al Sinodo
e alla Conferenza distrettuale e
5 membri del Concistoro: Ezio
Cambellotti, Elena Vigliano, Levy Peyronel (rieletti), Elena Decker Picotti e Guglielmo Pevarello.
• Alla festa di canto delle
scuole domenicali che si svolgerà a Torino il 20 aprile prossimo, nei locali della Chiesa Battista di via Viterbo 119, i bambini canteranno insieme l’inno 55,
e « Il Signore è il mio pastore »,
e il canto « le città ». Per altre
informazioni rivolgersi a Enrico
Mariotti (tei. 011/398915), Jean
Pecoraro (tei. 011/7394917) e Laura Tommasone (tei. 011/570761).
Riapertura della
Casa Valdese
VALLECROSIA — La Casa ha
riaperto la sua attività il 15 gennaio ospitando una quarantina
di fratelli e sorelle provenienti
dalla Francia, dalla Lombardia,
dall’Emilia, dal Veneto e, in prevalenza, dalle Valli. Nonostante
il tempo poco favorevole dei
primi giorni che ha impedito le
tradizionali escursioni nella zona, buona è stata l’occasione, per
questo gruppo òomposto in maggioranza da anziani, di conoscersi e di formare una comunità verarpente fraterna. Frequenti le
serate comunitafie improvvisàte dai nostri ospiti con canti,
racconti e soprattutto tanta gioia
nel ritrovarsi insieme per espriinere il comune sentimento di
riconoscenza al Signore. Buona
anche la partecipazione del mercoledì sera allo studio biblico
tenuto dal Pastore Peyrot sugli
Atti degli Apostoli, al quale si
sono aggiunti alcuni fratelli della Comunità locale.
• Gruppo di servizio. Al gruppo dei residenti si sono aggiunti,
per dar man forte alla cucina,
un aiuto-cuoca, Luisa, proveniente da Felonica Po (Mantova), ed
un giovane, Andrea, proveniente
dalle Valli, che avendo una pausa negli studi di circa un anno
ha deciso di dedicare questo periodo al servizio volontario presso la nostra Casa.
• Ristrutturazione. Nel mese
di gennaio, oltre alla manutenzione ordinaria occorrente per iniziare l’attività, abbiamo intrapreso la ristrutturazione del « padiglione Dépendénce » da adibire
a sala giochi, sala pranzo ecc.
Arduo è il lavoro per le continue
difficoltà che incontriamo nella
posa in opera del materiale da
noi usato: putrelle in ferro, pannelli di eternit e polistirolo, profilati vari; ma una volta di più
possiamo contare sull’appoggio
volontario dei numerosi amici
attualmente ospiti della Casa,
i quali non si tirano indietro di
fronte all’impegno bensì stanno
offrendo il proprio contributo
fattivo. La loro esperienza risulta determinante e con essi certamente riusciremo a portare a
termine anche questo non facile
sforzo.
• Informazioni. Per chi vuole
approfondire la propria conoscenza sulla Casa Valdese di Vallecrosia è ancora disponibile,
presso l’Istituto, l’opuscolo di
Roberto Nisbet: « La (Comunità
e l’Istituto di Vallecrosia » (nel
Centenario del tempio) al prezzo
di L. 500.
vangelici: chi sono, cosa pensano») verrà utilizzato in occasione
di convegni o di manifestazioni
evangelistiche, e localmente si
potranno fare dei volantini contenenti estratti dell’opuscolo.
L’ultima Assemblea di Circuito ha raccomandato alle chiese
di far conoscere questo materiale evangelistico a: giornali,
radio e televisioni private, istituti scolastici, centri culturali,
biblioteche ecc. Già è avvenuta
una prima diffusione gratuita
dell’« opuscolo » in tutto il Circuito;
— il Consiglio sta preparando
im programma televisivo per far
conoscere la storia della presenza protestante e la vita della
chiesa in Abruzzo e nel Molise.
Tutte le chiese saranno impegnate nella preparazione di schede
sulla loro storia per essere utilizzate nella trasmissione.
Purtroppo la Rete 3 televisiva
(che ha dei programmi regionali) non ha alcuno spazio per l’accesso e il Consiglio sta vagliando altre possibilità per la realizzazione (ad esempio un numero
della rubrica « Protestantesimo »);
— allo scopo di meglio utilizzare gli operai impegnati nel lavoro di predicazione, il Consiglio ha preparato, d’intesa con
gli interessati, un piano di predicazione per quattro mesi per
tutte le chiese e i gruppi del Circuito. In modo primario sono
impegnati i predicatori locali;
— il Circuito ha un suo «gruppo d’intervento » composto da
diversi membri di chiesa (giovani e anziani) che se richiesto servirà per potenziare le manifestazioni evangelistiche a livello circuitale. Il Consiglio, che a suo
tempo aveva aperto una sottoscrizione tra le chiese per coprire le spese di stampa dell’« opuscolo », ha creato un fondo di
evangelizzazione allo scopo di
coprire le spese necessarie all’attività del «gruppo di intervento ».
Manifestazioni
e nuovi gruppi
In questi ultimi mesi alcune
chiese hanno già organizzato
delle manifestazioni evangelistiche. Ricordiamo:
— Campobasso: valdesi e battisti nei giorni 21 e 22 dicembre
scorso hanno distribuito circa
3.000 copie di un opuscolo (« Un
vero Natale ») edito dalla « Crociata dell’Evangelo» in due quartieri della città: uno periferico
e l’altro centrale. Un buon numero di ragazzi delle due chiese
hanno consegnato questo opuscolo che conteneva un foglietto
con gli indirizzi delle due chiese evangeliche della città.
Sempre a Campobasso valdesi, battisti e pentecostali organizzeranno una giornata dell’Evangelo e una mostra con la documentazione della storia del protestantesimo nel Molise.
— Vasto: valdesi e altri che
formano in città il « Centro Evangelico » hanno organizzato
nei pomi 24 e 25 gennaio una
manifestazione evangelistica con
due conferenze del prof. Maselli
di Firenze. I risultati sono stati
più che positivi sia per la partecipazione di persone non evangeliche sia per la possibilità di
continuare a parlare dell’Evangelo ad alcuni gruppi fuori dall’ambito evangelico.
Nell’ultima Assemblea di Circuito il Consiglio è venuto a conoscenza della presenza di evangelici nelle Marche in provincia
di Ascoli Piceno (Porto S. Giorgio, Montegiorgio, Fermo) e
dato che quella zona è compresa nel territorio di diretta responsabilità del 12“ Circuito, il
Sovrintendente in gennaio ha
fatto visita a questi fratelli. Si è
così scoperto, con grande gioia,
che oltre a questi membri di
chiesa vi sono altri simpatizzanti che hanno manifestato un vivo interesse per la possibilità di
riunioni di studio biblico o partecipazione attiva ad iniziative
evangelistiche.
Il Consiglio in questo mese
provvederà per la cura di questa
zona e per lo sviluppo evangelistico organizzando attività periodiche.
Giovanni Anziani
3
22 febbraio 1980
INTERVISTA AL PASTORE GIANFRANCO ARCANGELI
Le Assemblee di Dio verso
una loro intesa con lo Stato
Le « Assemblee di Dio » sono la
più numerosa delle chiese evangeliche italiane (870 fra chiese,
gruppi e punti di evangelizzazione, una popolazione complessiva
di circa 150.000), nata come movimento di risveglio religioso popolare sorto da una predicazione evangelica negli anni '30, sopratutto nel sud, ha subito una
dura repressione dal fascismo
e anche, negli anni ’50, dai governi democristiani. Riportiamo
l’essenziale dell’intervista rilasciata dal Segretario del Consiglio generale al « nev », il notiziario della Federazione chiese evangeliche.
— Le « Assemblee di Dio in
Italia» sono note anche come
chiesa pentecostale; che cosa significa questo nome?
— Preferiamo evitare questo
termine che oggi è diventato
troppo generico e ambiguo, perchè è venuto ad indicare qualsiasi espressione di irrazionalità religiosa o di spiritualismo. Del
resto questo nome ci è stato at
tribuito, a suo tempo, in senso
critico. Siamo certamente dell?
comunità di fede pentecostale,
nel senso che viviamo l’esperienza del battesimo dello Spirito
Santo e della glossolalia (o parlare in lingue), come nel giorno
della prima Pentecoste. Preferiamo però chiamarci semplicernente «Assemblee di Dio in Italia ».
E così essere chiamati.
— A che punto siete con la
questione dell’intesa fra la v-)stra chiesa e lo stato in attuazione dell’articolo 8 della Costituzione?
— Siamo già stati invitati alla
trattativa. Da due anni lavoriamo per definire i nostri principi
orientativi e per elaborare il
testo, che è stato approvato dii
l’assemblea straordinaria di Na
poli dell’aprile 1978.
— Allora siete pronti alla trattativa?
___ Quasi pronti; e al momento opportuno inforineremo licommissione governativa. C è ancora qualche punto in sospeso,
che dobbiamo chiarire fra noi.
— Quali son i criteri di fondo
per l’intesa? Quali le vostre richieste?
— Criterio fondamentale è la
distinzione netta fra il momento
di fede e il momento della vita
civile, fra chiesa e stato, in modo assoluto.
— In concreto che cosa significa questo?
— Che il credente in quant^i
tale si crea i propri strumemi
per l’esercizio della propria fede e per manifestarla agli al';r3,
nell’evangelizzazione. Per quest?
cose non chiediamo soldi allo
stato.
__Per che cosa allora chiedete
soldi allo stato?
— Per nessuna cosa. Tufo
quello che riguarda l’eser; zio
del culto, la pratica delTevangelizzazione e gli eventuali servisi
che runa o l’altra comunità volesse rendere a chi è nel bisogno (persone anziane, bambini
ecc.) deve essere assunto in proprio. Ogni comunità porterà il
peso finanziario, oltre che spirituale, delle cose che fa come espressione della fraternità evan
gelica.
— Di fronte allo stato come
vi presentate, avete una vostra
struttura?
— La nostra autorità massima
è l’assemblea generale, che è formata da tutti i ministri iscr-c-à
al ruolo in quanto rappresentanti delle comunità. Giuridicamente siamo costituiti come ente mo
rale, riconosciuto in data 5 dicembre 1959.
— I rapporti fra lo stato e le
confessioni religiose diverse dalla cattolica sono ancora regolati dalla legge del 1929 sui culti
ammessi, che prevede serie limitazioni per le loro attivila.
Nelle vostre proposte di intesa
che posizione prendete?
— Ne chiederemo Tabrogazinne.
— E per la celebrazione del
matrimonio? Attualmente i vostri pastori, proprio in base alla legge del ’29, celebrano ma
trimoni validi agli effetti civiii.
— Chiederemo di poter confinuare a celebrarli; ma che sia
la nostra chiesa a notificare coi
sono i nostri ministri di culto
e che lo stato ne prenda atto. E
che non sia il ministro dell’interno ad « approvarli ».
— Come nel progetto di iute
sa con i valdometodisti.
Sì, è una posizione sostanzialmente analoga.
— E per l’insegnamento uella
religione nella scuola?
— Questo è un punto che sa
rebbe ancora da approfondile
fra noi. In sostanza, se deve esistere la figura di un sacerdote
o di un laico che insegna la religione cattolica nella scuola, sarebbe giusto assicurare da parte
nostra, una presenza analoga, in
forme da elaborare e, sia bea
chiaro, senza oneri per lo stat.e.
Oppure si potrebbe sostenete
che il fatto di fede dovrebbe essere comunque separato dalla
scuola, esso riguarda la famiglia
e la comunità e non intereso.i
lo stato.
— E per l’esonero dall’insegnamento cattolico?
— Qui non ci sono incertezz-;.
vogliamo che esso sia veramente
opzionale, cioè che siano gli interessati a richiederlo per sé o
per i loro figli, non il contrario
com’è ora.
— Riguardo all’accesso aUe caserme, ospedali, prigioni, cioè
le cosiddette cappellanie?
— Chiediamo che sia consentito l’accesso ai nostri ministri
di culto ( o alle persone designate dalle comunità) non soltanto
per curare i nostri fratelli che
si trovano in quelle istituzioni,
ma anche che sia possibile intervenire di nostra iniziativa,
per esempio per scopi evangelìstici, se e dove lo ritenessimo
opportuno e sempre senza turbare la coscienza di nessuno. Inoltre ai militari deve essere consentita la partecipazione alle attività di culto nella chiesa più
vicina.
— Voi ora andate alla trattatativa e concluderete, come è
stato U caso dei valdesi e metodisti. Poi tutto si ferma lì, ma
gari per anni. Cosa pensate di
fare?
— Non siamo di quelli che fanno manifestazioni davanti al Parlamento. Ma ci sono tanti modi
per manifestare la propria volontà.
— Ma siete presenti nella politica? Avete dei parlamentari,,
dei militanti nei partiti?
La partecipazione nella vita
politica è questione strettamente personale di ogni credente;
quando diciamo che la vita di
fede deve essere separata dalla
vita civile intendiamo dire che i
problemi di carattere politico
non vengono portati nell’interno
delle chiese.
— Ma votate?
— Certo che votiamo! Ognuno
deve svolgere coerenternente il
proprio ruolo di cittadino. Ma
questi sono fatti molto personali, che non riguardano la vita
delle comunità.
UN PROGRAMMA ECCLESIOLOGICO DEL CEC
I ministeri nel
dibattito ecumenico
Notizie dal mondo evangelico
a cura di Alberto Ribet
Assemblee dì Dìo
Molto intensa in questi ultimi
mesi l’attività evangelistica delle Assemblee di Dio.
Nella sala dell’Azienda di Soggiorno di Cattolica sono state
organizzate cinque serate di evangelizzazione colla collaborazione di credenti venuti dall Inghilterra; nove sere sono state
consacrate alla testimonianza
fra gli estranei a Città di Castello; a Riesi gran folla ha seguito
le riunioni sotto alla tenda.; e
campagne di evangelizzazione
hanno avuto luogo a Cologno
Monzese ed a Opera, anche qui
sotto la tenda. Una interessante esperienza è quella di Troina,
città di quindicimila abitanti, in
provincia di Enna. A una riunione organizzata sulla pubblica
piazza partecipano circa 200 persone: al termine della riunione
un giovane prete complimenta
l’oratore; « Sono stato contento
perché ho incontrato persone
trasformate dalTEvangelo ». Quel
prete parla la domenica seguente alla messa della sua esperienza ed invita i presenti a partecipare alle riunioni pentecostali.
La sera i presenti sono 2.000:
sono distribuiti tutti i 500 Vangeli di Giovanni che gli organizzatori hanno a disposizione e
2.000 altri trattati.
Nuovi locali di culto sono stati
inaugurati a Piedimonte Matese,
a Spezzano, a Borgo Nuovo ed
a Fino Monasco.
Chiesa Apostolica
Buoni i risultati del Campo
estivo organizzato a Rocca Di
Papa ed al quale hanno preso
parte una cinquantina di giovani. Una fraterna spensieratezza
ha caratterizzato le giornate del
campo alternando le ore di distensione ai momenti di edifica
zione ed alla serietà ed all’impegno delle ore di studio. Due sono stati i temi trattati: la droga e la presenza dei giovani nella vita della comunità. Alla preparazione degli studi introduttivi avevano collaborato i gruppi giovanili di Milano, Firenze,
Roma e Palermo. Alcune risoluzioni finali sono state diramate
perché le conclusioni a cui si è
arrivati possano essere oggetto
di meditazioni per tutti i giovani della Chiesa Apostolica.
L’Esercito
della Salvezza
Come ogni anno, anche nel
tempo dello scorso Natale ha
intensificato la sua attività a favore dei meno abbienti. Così sono stati organizzati pranzi per
le persone sole, per gli hahdicappati, sono state effettuate visite ai ricoverati negli ospedali,
sono stati organizzati soccorsi
invernali per i pensionati delle
pensioni minime. Non sono stati dimenticati i reclusi nei penitenziari.
I Campi Biblici estivi dell’Esercito della Salvezza, sia quello di
Bobbio Penice che quello dì Forio d’Ischia, hanno avuto un pieno successo sia come numero
di partecipanti che come impegno dei giovani. Molto apprezzati sono stati gli studi bìblici
del Col. Yarde.
Buoni risultati hanno dato le
« missioni evangeliche » di Bobbio e di Torre Pellice.
Conferenza
biblica
dì risveglio a Saierno
A metà ottobre per cinque giorni una settantina di pastori e
Anziani di Chiese e Denomina
zioni diverse, provenienti da varie parti d’Italia, si sono incontrati a Salerno per parlare della necessità e possibilità di un
risveglio nelle varie Chiese Italiane. Hanno presentato studi David Mansell, Christopher Chilvers
e John Bedford che hanno insistito sulla necessità di un rinnovato battesimo dello Spirito
Santo, su una revisione dei vari ministeri nella Chiesa, sull’importanza di considerare la Chiesa come il Corpo di Cristo. Sono
state giornate di revisione spirituale per i presenti che hanno
espresso il desiderio che occasioni simili si ripetano.
Centro Sociale
Evangelico
di Firenze
Il bimestrale pubblicato dal
Centro Sociale Evangelico ha
terminato il suo primo anno di
pubblicazione. Dopo un anno si
può concludere che l’iniziativa
è stata apprezzata dai due mila
sostenitori del Centro che ricevono il periodico.
Il numero di dicembre dà alcune informazioni sulla attività
del Centro: esso impegna una
decina di volontari ed una équipe di sei persone che lavorano
a pieno tempo. Si ha così una
attività che impegna impiegati e
volontari per un centinaio di ore
giornaliere: il bilancio dell’anno
scorso ha superato i due milioni
di lire al mese: si prevede un
aumento di spese per l’anno in
corso.
Il Centro Sociale, in collaborazione col Centro Culturale e colle Chiese evangeliche della città
or,ganizza anche manifestazioni
di carattere culturale, per esempio per la giornata della Riforma ha organizzato una ben riuscita conferenza del Prof. Molnàr
su Giovanni Hus.
La questione dei ministeri è
stata da oltre venti anni e continua ancora oggi ad essere al
centro della attenzione e della
ricerca del CEC a vari livelli ;
comunque il Programma di Educazione Teologica (Program on
Theological Education) negli ultimi 2-3 anni sta svolgendo un
lavoro di analisi su quello che
viene chiamato la « formazione
ministeriale ». Il compito di questo programma (PET) è di incoraggiare lo scambio e la cooperazione tra tutti coloro che
sono impegnati nell’opera di rinnovamento della chiesa mediante nuovi programmi di « formazione ministeriale ». Ottimo materiale informativo e d’analisi,
è accessibile nella rivista trimestrale « Ministerial Formation ».
Un articolo stimolante e sintetico apparso sul n. 5/1979 di
questa rivista a firma di Ross
Kinsler, vice direttore del PET,
indica i limiti del tradizionale
approccio occidentale alla questione dei ministeri e traccia alcune linee di un « ministry by
thè people» (una concezione dei
ministeri che sia gestita dalla
base).
La novità dell’articolo di Kinsler risiede nel parallelismo che
l’A. stabilisce tra i recenti sviluppi in campo medico e nella
discussione su una nuova comprensione dei ministeri e la sua
sperimentazione.
La predominanza culturale occidentale ha condotto ad un grado eccessivo di specializzazione
e competenza tra coloro che praticano la medicina ed esercitano
un ministero. Come si spendono
enormi risorse per la formazione e mantenimento di personale medico specializzato, cosi, le
chiese investono enormi somme
per la formazione di ministeri
sempre più specializzati.
L’inadeguatezza di un simile
approccio è evidente in particolare nel terzo mondo. Se l’organizzazione Mondiale della Sanità (QMS) può affermare che 2/3
deH’umanità non ha accesso alle forme più semplici di assistenza medica, è anche un fatto che
la maggioranza delle chiese del
terzo mondo non hanno sufficiente cura pastorale.
Questa situazione pone ovviamente dei problemi di fondo:
nella medicina come nei ministeri l’aumento della specializzazione sì rivolge ad un numero
sempre più ristretto di persone.
Questa situazione è intollerabile.
Qual è la vera natura della medicina e dei ministeri? Si tratta
di attività riservate ad un ristretto numero di privilegiati e
da cui la gente comune è esclusa, oppure di servizi che devono
rispondere ai bisogni fondamentali della gente? Si deve continuare nel futuro con l’attuale
sistema occidentale o piuttosto
pensare ad un nuovo tipo di approccio all’assistenza medica e
alla attività ministeriale?
Sia la QMS che la Commissione Medica Cristiana del CEC
hanno già optato per la seconda
ipotesi : privilegiare gli sforzi
per una assistenza medica primaria. Il principio direttivo è
che le comunità locali possono
e devono assumere responsabilità per la loro salute, che quadri
locali possono facilmente ottenere la conoscenza e gli strumenti di base per occuparsi dei
bisogni più immediati della gente. Mentre questo è particolarmente urgente nel terzo mondo, è però altrettanto valido ed
essenziale nel primo e secondo
mondo dove la medicina professionalizzata è così estesa. Migliori condizioni di salute possono
attuarsi solo là dove la gente
diventa direttamente responsabile della propria vita.
Il PET sta compiendo una
scelta simile: da una parte sta
sottoponendo ad un’analisi critica i modelli di ministeri e formazione per i ministeri di stampo occidentale; dall’altra si incoraggia lo sviluppo di approcci
alternativi, come la formazione
ministeriale locale (es. Guatemala). Il principio direttivo è
che: 1) le comunità locali sono
capaci di scoprire e sviluppare
i doni necessari per tutte le funzioni del ministero; 2) quadri
locali possono essere formati
senza essere sradicati dal loro
contesto culturale e sociale; 3)
ministero e formazione ministeriale sono responsabilità primarie del popolo di Dio.
Il tipo di cambiamento richiesto da queste nuove esperienze
non è organizzativo ma concettuale. Esso richiede alle chiese
di dirigere i loro sforzi a tutti i
livelli verso il popolo, verso la
gente.
Questo non significa che gli
« esperti » o i « centri di formazione specializzata » devono
scomparire. Ospedali e medici
sono indispensabili. Ma la piramide dell’assistenza sanitaria deve essere rovesciata, in modo
che la gente, i quadri locali diventino primari. Il compito degli esperti è di essere ausiliari,
in grado di aiutare e sostenere
gli altri. Il rinnovamento dei ministeri richiede un rovesciamento simile.
Richiede una nuova ecclesiologìa in cui la comunità locale, i
singoli credenti rappresentino
l’elemento ecclesiologico primario. Le Facoltà di Teologia non
possono più concepirsi come luogo di formazione di un gruppetto di giovani sradicati dal loro
contesto locale, ma devono diventare dei « centri di risorse »
per orientare, incoraggiare e preparare il popolo di Dio per la testimonianza e il servizio ; « ministri » o ministeri a pieno tempo
non devono più impedire lo sviluppo e la crescita di ministeri
nelle comunità locali ; devono
avere un ruolo essenziale, ma
ausiliare nel sostenere e promuovere quadri locali che avranno
la responsabilità primaria del
ministero.
S. C.
4
22 febbraio 1980
UNA RECENTE PUBBLICAZIONE DELLE EDIZIONI DEHONIANE
Commenti uniti
ma chiese parallele
a colloquio con I lettori
Lettura ecumenica della Bibbia
è il titolo di una recente e
ponderosa pubblicazione delle
edizioni Dehoniane. Alcuni teologi qualificati hanno raccolto in
un unico volume, a mo’ di introd^ione ad ogni libro della Bibbia, il commento degli ebrei, dei
cattolici, degli ortodossi e dei
protestanti. Ne risulta una panoramica del commento biblico
molto ricca e diversificata. Fino
ad oggi noi siamo stati abituati
a sentire la voce delle varie confessioni, ma non riunite in una
visione di insieme. Questa pubblicazione, che sembra voler essere un atto di umiltà nel campo della fede, rappresenta senza
alcun dubbio un passo avanti
nel lavoro ecumenico. Non siamo ancora giunti, naturalmente,
ad una interpretazione unitaria
ma il fatto di pubblicare assieme i vari commenti non pone,
almeno formalmente, alcuna delle chiese in una posizione di preminenza o quale depositaria dell’unica verità.
Del resto, non ignoriamo che
la pluralità delle Scritture e delle interpretazioni la riscontriamo
già nell’età apostolica e poi, più
marcatamente, nqlla storia della chiesa. Questo significa che
non siamo ancora giunti al termine del cammino: se l’ecumenismo ha fatto dei grandi progressi, ognuno resta però sulle
proprie posizioni, legato alle sue
tradizioni particolari.
L'unità della chiesa « affinché
il mondo creda» (Giov. 17: 21)
si potrà realizzare in una forma
che ignoriamo ancora e sarà l’unità « che Dio vuole, con i mezzi che Egli vuole » come già si
esprimeva l’abate Couturier.
Per giungere un giorno ad ima
comprensione veramente ecumenica della Scrittura è bene confrontare i modi diversi di leggerla ed imparare gli uni dagli altri in quale ottica la si legge. Si
prende così coscienza dei nostri
presupposti e condizionamenti.
Per ragioni di brevità ci limiteremo a presentare alcune osservazioni sui cristiani.
Ci sembra che la Chiesa romana, pur affermando che la Scrittura si commenta da sé, insista
eccessivamente sulla tradizione.
La chiesa diventa così la madre
e maestra che può dichiarare
ciò che è vero senza tema di errare. La chiesa è depositaria della Scrittura e decide in modo
infallibile.
La Chiesa ortodossa insiste certamente meno sulla sua infallibilità. Ma anche se, al pari della Chiesa romana, non ignora lo
Spirito di Cristo che conduce in
tutta la verità (Giov. 16: 13), anche lì ritroviamo accanto la
Scrittura e la sacra tradizione
quali fonti della dottrina. Nella
Chiesa ortodossa non esiste un
magistero vero e proprio: la
chiesa, nel suo insieme, è custode dell’ortodossia. Si mette l’accento sulla chiesa locale e sulla
collegialità.
La Chiesa evangelica è nata
soprattutto dall’ascolto della parola di Dio. Essa sente di aver
ricevuto il mandato di trasmettere l’Evangelo al mondo (Atti
1: 8), ma è ben conscia che nessuna comunità costituita può riconoscersi come la sola chiesa
di Cristo che solo conosce i suoi.
La chiesa di Cristo è composta
da tutti i credenti che sono come il cemento che unisce in un
solo corpo le pietre vive (I Pietro 2: 4-5). Non è la chiesa che
dà autorità alla Scrittura, ma
la Scrittura che ispira del continuo la riflessione della chiesa.
Ci si può domandare se la
chiesa protestante non abbia
troppo insistito sui lati polemici del secolo XVI e per parlare
di un passato recente, non si sia
spinta un po’ oltre in certe forzature per amore di conformismo al presente secolo.
Concludendo non ci sembra
che sia da trascurare una simile
lettura. Il confronto scritto può
essere più costruttivo del dialogo stesso anche se, oggi come
oggi, le chiese che così si presentano possono a ragione essere definite « chiese parallele »
secondo l’espressione recentemente usata da uno scrittore.
U. Bert
Fame della Parola
Nella collana « fame della Parola » l’Editrice Marietti ha pubblicato un interessante saggio di
Romano Penna: « Essere cristiani secondo Paolo ». Un agile volumetto, di facile lettura, che
presenta le diverse tappe della
teologia e del pensiero dell’apostolo Paolo, con alcuni cenni biografici. Come suggerisce la collana stessa un libro da leggersi
« "dopo cena” per chi vuole informarsi ».
Romano Penna, Essere cristiani seconda Paolo, Marietti, 1979, pp. 123,
L. 2.000.
TRIBUNA LIBERA
Esigenze di autodifesa?
Dalla redazione delta rivista « Madre di Dio » ci giungono questi rilievi relativi al n. del 7 dicembre 1979
dell’Eco Luce.
1) Niso De Michelis riporta alcune
righe tratte dall’articolo « Culto Mariano nel secolo di Lutero • ("Madre di
Dio” n. 9, ott. ’79) dimenticandosi di
precisare che rientravano nel contesto
di una panoramica stringata (sguardo
d’insieme d'un secoio) necessariamente incompieta e approssimativa. L’autore dell'articolo. Santino Epis scrive
(o meglio riporta, perché, e lo vedremo
subito, è una citazione): . ...Dopo 'a
scoperta dell'America varie nazioni del
nuovo Mondo, grazie all’opera di missionari portoghesi e spagnoli, si aprirono al culto di Cristo e della Vergine ». Il De Michelis commenta: « Il „he
è quanto meno curioso se si ricordano
le vicende della "evangelizzazione” colombiana ». A questo punto la curiosità è tutta nostra perché le « vicende »
di quell’evangelizzazione non possono
coprire ii fatto: e cioè che quell’evangelizzazione c’è stata. Ai nostro articolista interessava il fatto. Per quanto riguarda i modi, non creda ii De
Micheiis che da parte nostra si usi
il silenziatore, quando ci si offre l’occasione: si faccia mostrare dal suo
informatore anche ii numero di marzo
di « Madre di Dio » e legga a pag. 29-31
sui « conquistadores ». Potrà non interessargli il nostro discorso su Guadalupe, ma non potrà ignorare ii nostro
severissimo giudizio storico.
Detto questo, preciso che la frase
attribuita a Santino Epis è invece tra
virgolette, cioè citata dall’Epis. E citata da un’opera del mariologo P. Gabriele Roschini. Questo nome in campo cattolico è noto: come pure è noto
che in mariologia la sua epoca di studioso e di scrittore si è chiusa col
Concilio. Questo lo diciamo per il De
Michelis, perché sappia dare la tara
che ogni citazione d'autore — comunque lo si citi — necessita. In altre parole, la frase del Roschini è e resta
tra cediglie, col possibile tono trionfalistico sotteso, e che ovviamente il
nostro articolista si guarda bene di far
suo. Tutto II tono dell'articolo ne fa
fede.
Infine, riguardo al tipo di . evange
lizzazione » colombiana, risparmio al
De Michelis il paragone di altre ■■ evangelizzazioni » posteriori operate dai
Protestanti nel nord-America, in Asia
e in Africa. Piuttosto che ironizzare è
meglio recitare assieme il « mea culpa ».
2) Ampio discorso meriterebbe l’articolo « Perché Maria ». Ma non cedo
alla tentazione perché è troppo penoso
rivedere le bucce ad uno sfogo così
incontrollato di antimarianesimo e di
anticattolicesimo. Il buon De Michelis
qui dovrebbe versare lacrime nel suo
■■ Anelito Ecumenico ». In nessun bollettino parrocchiale, diocesano e di
qual si voglia estrazione (che non s’a
il condannato « Si si, no no », di estrema destra) ho mai trovato da anni
e anni a questa parte un pezzo così
velenoso contro i Fratelli Protestanti,
come è invece l’articolo di Alfredo Sonelli contro i cattolici, la loro mariologia e la loro gerarchia. Noi cattolici
abbiamo paura di non essere sufficientemente ecumenici nel linguaggio, nelle discussioni, ma leggendo « La Luce »
mi sono accorto (spero sia solo una
voce che non fa testo...) che per qualche Fratello Protestante l’ecumenisTio
è a senso unico; cioè lo devono fare
solo i cattolici. L’articolo del Sonelli
e quello sulla "peregrinatio”, siglato
G. M. sono degni della più retriva
stampa cattolica degli anni ’50.
Sono esigenze di apologetica, di autodifesa? Mi auguro siano semp'lcemente infortuni: però è grave che ne
accadano di tali proporzioni. Non parlo
delle approssimazioni storiche riguardo
all’articolo del Sonelli (Pio XII proclamò il dogma dopo aver impegnato una
schiera di studiosi per più di due anni in ricerche di carattere patristico e
teologico, e infine si decise con l'approvazione della grande maggioranza
dell’episcopato; perché scrivere allora;
« Il papa dirimeva di propria autorità
questioni teologiche dibattute passando sopra a tutte le obiezioni... » e più
avanti; « La mariologia procede di pari
passo con l'imporsi incontrastato di
quel potere (papale)... »). Al non meglio precisato G. M. non sfiora neppure lontanamente il dubbio che il grande
dibattito in corso sui valori della pietà
e delle tradizioni popolari (dibattito innescato dai marxisti) non possa inqua
drare in una luce meno livida e preconcetta quella tipica espressione di
pietà popolare che è la peregrinatio
(che ha radici remote nel medioevo).
Riguardo alle immagini suona davvero
peregrina la citazione del secondo comandamento: la Sacra Scrittura (e proprio voi ce lo ripetete in continuità)
meritt, al riguardo, ben altra esegnsi.
Concludendo: siatene certi, non abbiamo paura di critiche o di posizioni
diverse, abbiamo paura solo di questi
rigurgiti di polemiche e apologetiche da
pre-concilio. Man mano che si fa strada la moderazione si farà strada anche
la serietà e la stima.
Cordialmente in Cristo con un cordiale augurio di buon apostolato.
Stefano Andreatta, Roma
RAGAZZACCIO
È mio desiderio, con la presente, rivolgere un amichevole ottimismo al
Sig. A. Long il quale col suo scritto
sul n. 51-52 del 21 dicembre '79 si dimostra preoccupato dell’orientamento
politico dei giovani di oggi, e non soltanto dei giovani!
In primo luogo non tutto quanto è
di sinistra è male o deprecabile, e
come vi sono diverse forme di cristianesimo, così vi sono diverse forme di
comunismo; anche chi volesse restar fuori dai problemi politici, non
può fare a meno di esserne coinvolto,
in quanto oggi la vita collettiva ha delle esigenze che solo 50 anni fa erano
sconosciute, e le relazioni umane tra
le classi e i popoli si sono moltiplicate e facilitate, come pure la conoscenza. I problemi di convivenza portano sempre più in evidenza le ingiustizie e le sopraffazioni per cui anche
il cristiano non può fare a meno di esserne coinvolto. Inoltre la colpa di
orientarsi a sinistra non è né di Agàpe
né della Federazione, ma proprio del
Vangelo. Il quale è un concentrato di
espressioni e concetti talmente chiari,
che se letti senza commenti sono più
che sovversivi! E sono più esigenti del
comunismo.
Quel sovversivo di Gesù ci vuole
altruisti, altro che temere il comuniSmo!
All’origine i cristiani erano perseguitati dai potenti, certamente perché considerati sovversivi. Il cristianesimo di
oggi è stato oltre che inquinato e
dogmatizzato, deformato e addomesticato, travisato, mutilato e accomodato
per i privilegiati. Motivo per cui molte persone intelligenti oggi non ne vogliono neppure sentir parlare! E molti
si dicono atei piuttosto che accettare
le contraddizioni che presenta l'attuale
società che si dice cristiana, al servizio di Mammona. Difendere l’attuale
forma sociale non mi pare possibile
da parte di chi conosce il Vangelo. È
Gesù Cristo che ci ripete: Beati gli
assetati di giustizia (equità).
Beati i poveri. Guai a voi ricchi.
Chi vuol essere il primo fra voi sia
il vostro servitore. Certo che se si
considera soltanto Gesù bambino (che
non parlava) e Gesù crocifisso (fatto
tacere), certe espressioni non si conoscono.
Ma il verbo incarnato, la parola di
Dio fatta uomo, ha detto e ci ripete
molte cose che ci disturbano, e ci
costringono ad una scelta. 0 a destra
con i privilegiati o a sinistra con I poveri perseguitati e sfruttati, ai quali
viene predicata l'umiltà e la sottomissione!
Concludendo, penso sia bello scorgere una gioventù aspirante ad una
forma sociale nuova e più giusta! Lasciamo dunque ai giovani questa bella
speranza, di credere nella fraternità e
nella comunità, nella promozione progressiva dell'uomo per una società
sempre migliore. Sono valori universali che accomunano tutti gli uomini di
buona volontà.
Da parte di un ragazzaccio ottantenne.
Samuele Bouchard, Cornei iano
BEN VENGANO
Caro Direttore,
la citazione « intendere i tempi «, che
il fratello Lino De Nicola ha posto
a base del suo Intervento, in merito
alla lettera del pastore Santini (n. 5152/’79),^mi ha fatto rileggere l’interven
TORINO
Valdismo medioevale
Alle oltre 1250 manifestazioni
cui ha collaborato l’assessorato
alla cultura della città di Torino
dal 1975 a tutt’oggi, si è ora aggiunta quella relativa al seminario di studi sul valdismo medievale, in collaborazione col Centro evpgelico di cultura. Come
oramai noto ai lettori, il seminario è iniziato il 14 febbraio scorso presso l’aula del liceo Alfieri
in via Giuria 39 e si concluderà,
a tappe settimanali, il 17 aprile
prossimo con una tavola rotonda.
In una conferenza stampa tenuta alla vigilia dell’inizio del seminario, l’assessore Balmas ha
sottolineato che la disponibilità
e lo spirito di collaborazione del
suo ufficio sono anzitutto dovuti
all’intento di favorire il più possibile, da un lato, la serietà e la
completezza dei vari progetti e,
dalTaltro, di essere veicolo di un
miglior radicamento delle varie
istituzioni nel tessuto sociale della città. Nel caso specifico, poi,
egli espresso l'augurio che dei
giovani possano fare oggetto di
lavori e di tesi questo seminario,
e che contemporaneamente questi incontri possano favorire un
reale apporto ecumenico.
Il pastore Giuliana Pascal per
il Centro evangelico di cultura e
Il dott. Rapini, direttore della
editrice Claudiana, hanno successiyamente illustrato ai giornalisti presenti i vari punti del programma, rispondendo poi ad alcune domande.
Anche da queste colonne rinnoviamo un vivo ringraziamento al
Comune di Torino ed in modo
particolare all’assessorato per la
cultura, che ha anche provveduto a far pubblicare un « quaderno » contenente schede informative sugli argomenti del seminario.
R. P.
to, ohe condivido. Soltanto mi sembra utile affermare, non a difesa del
pastore Santini il quale ha posto maggiormente in evidenza i due programmi
di studio nei campi invernali, che De
Nicola sia partito lancia in resta per
sfondare una porta aperta: discutere
in convegni evangelici di politica. Nella sua lettera il Santini non nega la
politica in sé considerata, rimane un
po' perplesso dinanzi ai temi troppo
caratterizzanti, pertanto più idonei per
interlocutori di altro genere. Ricordo
che il Santini stesso, nel discorso di
apertura dell'assemblea distrettuale del
1978 ad Ecumene, usò favorevolmente
I espressione » teologia politica », quindi non riterrei che egli sia contrario al
tema tanto nobilitato « fede e politica ».
Certamente i campi evangelici non
sono formati da atei e materialisti, ma
credenti in Cristo Signore, onde si
sforzano di intendere i tempi alla luce
del Vangelo. È vero anche che le analisi obiettive storico-sociali, sia nei
riguardi degli USA sia dell'URSS, debbano, evangelicamente intese, porre in
evidenza le negatività del paleo e del
neocapitalismo americano e quello
del socialismo reale (comunismo) sovietico. Ben vengano, quindi, questi studi compiuti con intelletto d'amore, perché condurranno i giovani nella nuova era, che certamente non sarà capitalistica né modellata su quei sistemi di socialismo reale, che si estrinsecano in un monolitico capitalismo dello
stato, sorretto da una Ideologia (lettera
maiuscola), che idolatra l’Umanità, dimenticando l'uomo singolo (questo
quell’altro uomo) e la sua libertà in
Cristo. Forse la solerte redazione di
G. E. (Gioventù Evangelica) ci informerà sulle conclusioni degli studi nei due
campi invernali, ai cui temi « A sinistra oggi: perché e in quale prospettiva » e « L'Unione Sovietica » Santini,
De Nicola ed io abbiamo fatto molta
propaganda, più efficace (!) di quella
televisiva, poiché questo settimanale
viene letto con particolare interesse,
quale organo delle Chiese valdesi e
metodiste.
Cordiali saluti e buon lavoro
G. Cirino, Roma
STROLOGARE
Signor Direttore,
non credo sia proprio tutta colpa
mia se non mi riesce neppure oggi rivolgermi a Lei con una parola di consenso.
Il Suo scritto, apparso sul n. 4 —
25 gennaio 1980 — de « La Luce », mi
induce ad alcuni rilievi che quasi quasi mi porterebbero alla mestizia se...
Dunque, appellandosi all'attuale dibattuto tema delle Qlimpiadi, il nostro
giornale (poiché esso è sì il nostro
giornale: ne fa fede la specificazione
in chiare lettere « Settimanale delle
Chiese valdesi e metodiste ») procede,
per mezzo dell'autorevole parola del
suo Direttore, al tentativo di « demonizzare » il governo degli Stati Uniti
d America, additandolo al ludibrio dei
suoi lettori, quale di tipo totalitario 'un
totalitarismo nel quale la stragrande
libera maggioranza dei suoi cittadini
è pienamente d’accordo sui provvedimenti proposti dal suo Presidente!).
Che le ideologie che pervadono le
menti degli uomini siano spesso, troppe volte, cattive consigliere è pacifico
e che esse convoglino nel loro assai
spesso perverso corso anche Intelligenze che vorremmo vedere (vorremmo
noi — molti o pochi non so — lettori, membri di chiesa, cittadini del mondo) al di fuori e al di sopra delle fratricide faide della politica è qui constatabile. Ed è per questa constatazione
che sarei quasi quasi portato alla mestizia, dopo di aver ancora rilevato che
Ella non accenna neppure alla lontana
alle ragioni (che non mi appaiono poi
di così scarso rilievo!) che hanno portato all'assunzione della — a Suo giudizio — lamentata grinta totalitaria.
Ma poi a ben considerare — e per
non farci venire acido il sangue —
perché non vedere nel Suo scritto lo
strologare più o meno ameno (o anche
triste se preferisce) ben più appropriato
a comparire su di un foglio « goliardico » (basterebbe l’ipotesi della ospitalità sovietica ad un'assemblea ecumenica generale, addomesticata? —
per dare a tale strologare ampio diritto di cittadinanza!) che su di un foglio
che si orna delle parole del Salvatore:
•< lo sono la luce del mondo »?
Con immutato, fraterno affetto.
Angelo Luzzani, Milano
PROSSIMO NUMERO
® Doppia pagina su « Presenza evangelica nei luoghi di
cura ».
® Rapporto su Amnesty InternatiORal.
• FGEI e evangelizzazione.
5
22 febbraio 1980
Cogliamo Topportunìtà di presentare alle chiese alcune importanti iniziative
che la Federazione giovanile evangelica italiana ha messo in cantiere per
la primavera e l'estate entranti. Innanzitutto un seminario di formazione
quadri che assume un particolare valore nello sforzo di aggregazione gio'
vanile in atto, quindi ii campo Fgei nazionale sul tema della droga, sino ad oggi
una questione rimasta ai margini della nostra riflessione evangelica. Una terza iniziativa che il Consiglio Fgei ha ritenuto di dover lanciare è quella di una approfondita
riflessione sul significato della « evangelizzazione ». il documento elaborato dal Consiglio Fgei è pubblicato integralmente sul n. 61 di Gioventù Evangelica.
La scheda introduttiva sulla droga, per ovvi motivi di spazio, è qui fortemente
ridotta; il testo integrale è pubblicato sull'ultimo n. dei Notiziario Fgei che ricevono
i singoli aderenti alia Fgei e tutti i pastori battisti, metodisti e valdesi. Chi è Interessato, potrà trovare, presso le segreterie regionali ed i gruppi locali del materiale di
documentazione per affrontare seriamente l'argomento.
Poiché nelle nostre chiese la colletta del 2 marzo è dedicata ai giovani come
segno di solidarietà alle iniziative che la Federazione giovanile si assume, vogliamo
sin d'ora ringraziare le chiese per il loro aiuto e segnaliamo ai cassieri il c.c.p
a cui inviare direttamente le offerte: n. 44660207 intestato a: Aldo Visco Gilardi,
Via F. Sforza, 12/a - 20122 Milano.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
pastore Ermanno Genre
Il senso di una Federazione
2 MARZO - DOMENICA DELLA GIOVENTÙ’
La formazione giovanile
come obiettivo prioritario
Storia del Protestantesimo, dell’evangelizzazione e dei movimenti giovanili, ariimazione biblica, rapporti ecumenici e formazione politica - Questi i temi che
si affronteranno nel seminario FGEI a Rocca di Papa
La Fgei intende vivere una grande solidarietà con tutti ì gruppi di credenti
che oggi si pongono in questa linea di
ricerca, sia protestanti che cattolici ; e in
questo senso la Fgei avverte la necessità
di esprimerla in primo luogo nei confronti delle chiese da cui provengono i
giovani che sono nella Fgei. Questa solidarietà deve andare al di là della critica facile e superficiale o del piccolo
compromesso, deve superare ogni atteggiamento strumentale od opportunista,
deve sapersi esprimere tanto nella compartecipazione ai problemi, alle crisi, alle speranze di queste chiese nell'assunzione di specifiche responsabilità al loro
interno — soprattutto nel settore della
formazione, quanto nell'esigenza di riforma delia chiesa che la Fgei esprime,
nella capacità di mantenere vivo verso
queste chiese il richiamo profetico e di
vivere in prima persona questo rinnovamento in forme nuove, in spazi aperti
a quanti accettano tutto il rigore evangelico della tradizione protestante, ma
non si riconoscono più in certi aspetti
dell'organizzazione ecclesiastica, che si
è resa necessaria per conservare la propria identità in un paese in cui il catto
licesimo ha lungamente mostrato il suo
volto più aggressivo ed integrista.
Vogliamo dunque che all'interno di
questa grande solidarietà si esprima una
pluralità di impegni e di esperienze di
fede: ci impegniamo più che per il passato a realizzarli nei fatti e non soltanto a teorizzarli affinché anche il confronto e la critica recìproca .siano fruttuosi, evitino da un lato Timmobilismo
e dall'altro le chiusure settarie.
Infìne, poiché questa solidarietà non
è limitata alle chiese o aì credenti, ma
in Cristo, siamo chiamati a viverla verso
tutto il nostro prossimo, vogliamo viverla
non individualmente ma come comunità
e gruppi di credenti che, di fronte a
molte manifestazioni di stanchezza, di
sfiducia, di disorientamento, e di fronte
alle false risposte religiose che il cristianesimo è oggi tentato di fornire a
questa crisi, rendono esplicita la fiducia
in Colui che fa ogni cosa nuova e che,
per questa fìduc’a, si sentono liberi di
non smettere di lottare, su questa terra,
nel nostro paese, e nel mondo, per dei
rapporti più giusti e più veri fra gli
uomini. (dalla mozione centrale del
V Congresso FGEI '79).
• ABBONATEVI, DIFFONOETE, SOSTENETE
Gioventù Evangelico
Uno strumento sempre più indispensabile per maturare la nostra
comune vocazione evangelica in Italia.
■ Abbonamento annuo L. 5.000, da versare sul c.c.p. 35917004, intestato a: Gioventù Evangelica, Via Porro Lambertenghi 28,
20159 Milano.
Dal 2 aH’8 aprile prossimo
si svolgerà a Rocca di
Papa un seminario di
formazione quadri che
coinvolgerà le strutture intermedie della Fgei, cioè le segreterie
regionali e, dove le segreterie
non esistono ancora, i coordinamenti regionali. Per la prima
volta tutti coloro che operano
a questo livello, che è d’importanza vitale per la vita della federazione, potranno incontrarsi
per una settimana unicamente
per discutere delle loro esperienze e dei loro problemi specifici e potranno acquisire degli
strumenti che li aiutino nel loro
lavoro.
Un seminario specializzato,
quindi. Perché? Perché vogliamo
che coloro che sono chiamati a
svolgere un servizio di « direzione » possano crescere e migliorarsi nel loro impegno, perché
non siano lasciati soli nel loro
compito, perché conoscano le
esperienze delle altre regioni e
approfondiscano cosi, i rapporti
di fraternità e di solidarietà che
rendono operativa la Fgei e che
sono la sua ragione di essere.
Inoltre, ci sembra che oggi necessitiamo di preparazione, una
preparazione che nasca dalla discussione comune dei problemi
e delle soluzioni che, lavorando,
abbiamo trovato.
La prospettiva è, se il seminario andrà bene, di coinvolgere
sempre più persone in questo tipo di preparazione in modo da
creare le condizioni perché il
massimo numero di credenti
possa partecipare appieno alla
vita comunitaria sia della Fgei
che delle chiese e possa essere così una presenza cristiana
sempre più significativa sul posto di lavoro, a scuola, nelle sedi
più propriamente politiche ecc.
Cominciamo dalle segreterie
regionali perché ci sembra che
siano quelle più bisognose di aiuto e sostegno. La segreteria regionale è oggi una struttura che
porta un notevole carico d’impegni : collegare e coordinare i
gruppi e i singoli aderenti alla
federazione, promuovere la formazione dei più giovani, promuovere un costante, fraterno e critico rapporto con le comunità
evangeliche, con le comunità di
base e più in generale con i
gruppi e organizzazioni con cui
siamo in rapporto, collaborare
alla organizzazione dei campi
nei centri giovanili e alla loro
pubblicizzazione, promuovere il
par azione.
Il seminario si svolgerà più o
meno nel modo seguente: i partecipanti saranno circa 35, più
4-5 persone che condurranno il
seminario. Si affronteranno a,lcuni argomenti fondamentali :
storia del protestantesimo e dell’evangelizzazione in Italia (è
fondamentale essere consapevoli
della propria storia, delle scelte
e degli errori passati), storia dei
movimenti giovanili denominazionali e nascita della Fgei, problemi di animazione (biblica, dei
gruppi, dei convegni ecc.), rapporti ecumenici nazionali e internazionali, formazione politica.
Inoltre letture e discussioni bi
Un gruppo di partecipanti al V Congresso Nazionale di S. Severa.
mantenimento dei rapporti con
i giornali e le riviste evangeliche, organizzare convegni di discussione e di studio ecc. Insomma, parecchi compiti non sempre sorretti da un’adeguata pre
bliche quotidiane a cura delle
differenti regioni, molto dibattito sui problemi piccoli e attuali del lavoro delle segreterie e
dei responsabili dei diversi settori ecc.
IN AGOSTO AD ECUMENE IL CAMPO STUDI FGEI NAZIONALE
Perchè occuparci della droga?
Cipire cosa ci sta dietro l’uso delle
droghe — o per meglio dire dietro
quelle sostanze che vengono così
definite nell’uso comune, escludendo, in questa sede e per il momento, dalla nostra riflessione l’analisi di ciò che
sta dietro le moto, le discoteche, gli ammassamenti allo stadio, la dipendenza dalla TV ecc. —, capire chi ci sta dietro, perché tanta gente opera questa scelta, e come noi ci rapportiamo o viviamo, da evangelici, questo fatto. Capire o provare a
capire tutto questo diventa oggi essenziale per capire la realtà giovanile (e non)
del nostro tempo, come segno e rimando
di una realtà più complessiva, e poter
dunque provare a raccontare di Gesù
(predicare) alla gente che ci circonda (e
a noi stessi) e non sulla testa di quella
gente (o esternamente a noi stessi)...
Partiamo dai fatti: 70 morti in un anno, dicono gli esperti - è una cifra che ci
interroga. 70 persone, quasi sernpre giovani, che muoiono o scelgono di morire.
E’ la scelta di chi vive l’eroina come rifiuto della società, dei rapporti politici,
economici, personali che essa propone.
Sappiamo da tempo, grazie al lavoro di
controinformazione che su questo è stato
fatto, che dietro il mercato delTeroina si
nasconde uno sporco gioco di interessi,
guidato dalla legge del massimo profitto
dei grossi spacciatori, che « tagliano » la
sostanza con talco e addirittura stricnina
e altro ancora; sappiamo che dietro il
mercato dell’eroina ci sono stati i fascisti, c’è comunque la nuova mafia. E anche questi sono fatti, più precisamente
fatti politici. Sappiamo anche che dietro
l’eroina si intrecciano spesso drammatiche condizioni di disadattamento personale che colpiscono un numero crescente
di giovani di ogni classe sociale e di ogni
livello culturale. Come dimenticare i dati
inquietanti per cui dietro un numero maggioritario di tossicodipendenti c’è la disgregazione della struttura familiare, la
messa in crisi di un qualsiasi ruolo, perdita di identità, crisi affettive ecc. Ma non
Ci sembra importante che le nostre chiese comincino ad affrontare approfonditamente un dibattito su questo problema, senza
cadere nella tentazione, per noi protestanti sempre così pesante,
del moralismo e delle ideologiz zazioni
è tutto qui: dietro il fenomeno eroina
sembra affermarsi un giudizio negativo
sulla realtà di cui noi stessi siamo parte
e che talvolta noi stessi costruiamo. Perché il giudizio negativo su questa società, su questo sistema di vita sembra accompagnarsi ad una sfiducia radicale e
drammatica su quelle persone e quelle
forze che questa società tentano di trasformare per renderla giusta, autentica,
umana.
Ma è tutto qui? Non esiste un modo
solo per affermare un giudizio negativo
sulìa società e anche sulle ipotesi fin qui
portate avanti per trasformarla; perché
dunque proprio « questo modo »? Il giovane che inizia a bucare è consapevole
che da quel momento la sua vita è in
forse; ma sa anche che da quel momento acquista una identità, entra in un sistema di rapporti (lui, gli altri eroinomani, gli spacciatori) che lo tira fuori dallo squallido anonimato che vive nei bar,
della periferia delle metropoli q dei piccoli centri, le sue giornate ripetitive, monotone, poco significative si riempiranno
di colpo: cercare lo spacciatore, rubare
per pagarsi la roba, spacciare piccole do
si per procurarsi la propria, diventeranno scadenze meccaniche della giornata
dell'eroinomane. Qualcuno ha azzardato
l’ipotesi: non ci si comincia a bucare
nonostante l’incubo della dipendenza futura, ma — anche se sembra paradossale — proprio in cerca di quella dipendenza: perché essere dipendenti da qualcuno
o qualcosa ci mette comunque in contatto
con il diverso da noi. E se la paura della
propria angoscia per il non senso della
vita che si fa, o la paura del proprio vuoto interno, diventa ossessiva, allora il
prezzo che si accetta di pagare per elimi
narla o interromperla può essere altissimo, può essere totale. È la vecchia storia che si ripete: riempire le ore con
qualcosa, quale che sia, pur sapendo che
si sta svuotando la propria vita, o, meglio, pur sapendo che si sta sancendo il
vuoto già in atto della propria esistenza.
Se non sai chi sei e chi sono gli altri, se
pensi di non essere nessuno, scegli di diventare almeno « quello che buca », « pizzichino », qualcuno.
Sappiamo dunque, per concludere su
questo, che le origini del mercato delTeroina e del suo successo sono politiche
(la crisi della società occidentale e del suo
sistema di vita) economiche (gestione del
mercato nei termini più cinici del massimo profitto), sociali (inabilità delle nietropoli, mancanza di strutture per i giovani ecc.), psicologiche (l’eroina fa presa
proprio su individui con storie personali
e familiari particolarmente fragili, per
10 più). Detto questo, sappiamo bene che
11 rimedio non può essere un discorso
semplicemente medico (il drogato è un
malato da curare, magari anche se non
vuole) o peggio legale (il drogato è un
delinquente, magari da ricondurre sulla
giusta via).
Un discorso etico
Il discorso diventa e va affrontato essenzialmente come un discorso etico: l'uso delle droghe sembra affermarsi come una libera scelta etica,
il drogato consapevolmente sceglie. Sceglie magari la morte.
Ed è qui che nascono tutti gli interrogativi per chi sta vivendo una ricerca di
fede. Diamo solo alcuni spunti di riflessione, del tutto insufficienti, invitando i
gruppi ad approfondire la riflessione. L’Evangelo ci annuncia che possiamo usare
delle cose, di tutte le cose di questo mondo, ma che mai dobbiamo lasciarci ridurre in schiavitù da esse, che mai dobbiamo far dipendere la nostra vita da alcuna
di queste cose, perché altra è la nostra
appartenenza. È possibile applicare questa parola di Paolo anche all’uso della
droga? L'Evangelo ci annunzia che tutto
è permesso, che non esistono divieti a
priori, che la nostra salvezza non dipende
dal fare alcune opere o dalTastenercene.
Ma che non tutte, tra le tante cose che
possiamo scegliere, sono utili, che non
tutto serve a costruire...
Ma soprattutto TEvangelo ci chiama
ad una vita nuova, a sperare quando non
c’è più speranza, a resistere quando sembra che non si possa più resistere. L’Evangelo non ci chiama ad un generico ravvedimento domestico, ma, al contrario,
ci impone dei mandati, infondendoci fiducia che rapporti rinnovati si possano
costruire tra gli uomini e le donne del
nostro tempo. Ora l’eroina, l’ideologia di
annientamento che è dietro l’eroina sembra negare il senso del nostro impegno
e della nostra speranza.
Apriamo allora un dibattito perché vogliamo capire. Non possediamo e non cerchiamo una formuletta con cui dare un
giudizio sempre pronto, sulla realtà che
viviamo, ma intendiamo approfondire tutti insieme nella Fgei le nostre domande,
renderle più autentiche, dare spessore alla nostra ricerca sulla testimonianza che
vogliamo rendere.
È come incontrare un amico che si vuole uccidere: non serve una legge che dichiari reato il suicidio; e neanche un pugno salutare che fermi la sua mano e
neanche una predica ben fatta per spiegare che « non è giusto ». Serve solo l’offerta credibile e praticabile di uria ragione valida per non voler più morire...
Il consiglio della FGEI
6
22 febbraio 198o
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
ANGROGNA: DOMANDE SULL’EVANGELIZZAZIONE
Violenza
dW>
usa
Nei giorni scorsi ho assistito
ad un episodio forse banale, ma
certamente significativo del clima nel quale viviamo. A Pinerolo, verso le sei di sera, transitavo sotto i portici di corso Torino, in una zona centrale, quando m accorgo di un piccolo assembramento di persone. Incuriosito mi avvicino e noto che,
lungo il corso, in mezzo al traffico, si è formato un recinto con
motociclette e all'interno di questo recinto vi sono due ragazzi
di 17-20 anni che lottano tra loro.
Uno è senza camicia, in canottiera ed ha i guanti, l'altro è senza giacca. Ritenendo inutile quello spettacolo, mi avvicino per dir
loro di smettere. Subito sono affrontato da uno del gruppo dei
ragazzi che mi spiega: « Li lasci
stare, è una sfida tra loro ». Poi
il ragazzo senza giacca batte violentemente la testa per terra, e
rimane Vi, intontito. L’altro forte
della vittoria si mostra come un
pugile sul ring. Si avvicina un
altro passante, e solleviamo il
ragazzo a Yerra. Poi i due «fanno la pace », con una stretta di
mano sopra la testa, secondo un
rito mutuato — credo — dai telefilm americani.
Fin qui l’episodio. Ne discuto
con alcuni amici, che mi informano dell’esistenza a Pinerofo di
bande organizzate, che lottano
tra loro, che fanno piccoli furti,
che fanno intimidazioni ad altri
rcigazzi e ragazze, che esaltano la
violenza nei loro discorsi e col
loro modo di comportarsi.
Pinerolo sta diventando come
una città americana, come una
città alla periferia delle varie
metropoli? Penso di no, perché
questi sono solo piccoli segnali.
Ma su di essi va fatta una riflessione.
1. - Il fenomeno di questi atteggiamenti violenti non va sottovalutato, innanzitutto perché è
il frutto di una disgregazione sociale. La disgregazione sociale di
cui questi giovani sono vittime
la si combatte offrendo centri di
iniziativa quali centri sociali,
aprendo le scuole alla sperimentazione di attività di tempo libero, offrendo prospettive concrete
di impegno per i giovani: e qui
c’è lavoro per tutti: istituzioni,
gruppi giovanili delle chiese, partiti, sindacati, gruppi culturali.
2. - Se la « violenza diffusa » di.
venta un fatto quotidiano per
gli abitanti della città, se il furto, la violenza carnale, l’estorsione cessano di essere fatti di
cronaca letti sul giornale e diventano parte della nostra esperienza quotidiana (anche chi non
li subisce personalmente ha di
solito un amico o un parente che
ne è statò vittima ) allora la richiesta di leggi e ordine sarà più
forte e andremo incontro a limitazioni dei diritti democratici.
3. - Se di fronte ad episodi di
violenza, si diventa spettatori e
si dichiara di averne paura, si
deve essere consapevoli che si
apre la strada al disimpegno sociale e al disinteresse. Le mete
dei grandi ideali si trasformano
in obiettivi privati: ognuno ha
da pensare a sé in un mondo
ostile, dove sembra solo possibile conquistare qualche piccola
isola di sicurezza.
Certo i credenti non devono
accondiscendere a questo stato
di cose, e « come pecore in mezzo ai lupi » devono testimoniare
la vittoria dell’agape sulla violenza. Ma in concreto cosa significa questo a Pinerolo, nella situazione che va formandosi? Il
dibattito è aperto.
Giorgio GardioI
oggi e domani
La commissione operaia Gioventù e
il gruppo giovanile cattolico di Torre
Pellice, organizzano per venerdì 22
febbraio ore 20,30 presso il salone
Opera Gioventù (via al Forte 1) Torre
Pellice, un dibattito sul tema « Anni
80: nuovi fermenti e prospettive nella
chiesa cattolica ». Intervengono, Franco Barbero, Franco Coccolo, Vittorio
Morero, Piercarlo Pazè.
Un questionario che fa discutere
Cento risposte su « evangelizzazione e ecumenismo » concordano sull’urgente necessità di
annunciare l’Evangelo - Ma come e dove annunciarlo? E qui i pareri sono divisi e opposti
Il questionario su « Evangelizzazione e Ecumenismo » redatto dal Consiglio del I Circuito Val Pellice è stato presentato e discusso in alcuni quartieri
d’Angrogna, raccogliendo un centinaio d’interessanti risposte. Le
20 domande sono state giudicate banali, provocatorie ma stimolanti. La maggioranza si è
dichiarata convinta di voler diffondere la propria fede che considera, tra le diverse espressioni del cristianesimo, la 'più giusta’. Alla domanda: « È giusto
cercare di convincere uno a cambiare religione e farlo diventare
valdese? », i più ritengono di no
ma tutti concordano sul fatto
che se l’Evangelo è fedelmente
trasmesso e testimoniato esso
può radicalmente cambiare la
mentalità e i gusti di una persona.
Nessuno si vergogna di essere
valdese — come chiedeva provocatoriamente il questionario —
ma per ciò che concerne l’illustrazione di ’scelte evangeliche’
si desidererebbe che alcuni mezzi di testimonianza come XVProtestantesimo o taluni articoli dell’Eco delle Valli fossero più
chiari, meno intellettuali e più
incisivi.
Riguardo alla partecipazione
ad eventuali manifestazioni di
evangelizzazione molti, pur di
PEROSA ARGENTINA
La DC fa ostruzione
Venerdì 15 febbraio, a Perosa
Argentina, si è tenuto il Consiglio Comunale.
Alcuni punti all’ordine del giorno rivestivano una certa importanza in relazione al futuro della scuola materna e dell’asilo
nido e più precisamente quelli
relativi alla nomina delle Commissioni Giudicatrici per il concorso per ùn posto di vigilatrice
d’infanzia ed uno di puericultrice per l’asilo nido e l’accettazione della donsizione della struttura della Filseta, già attualmente sede dei suddetti servizi.
Il consiglio aveva inizio con
circa un’orà“di ritardo, per l’attesa dei consiglieri, si ratificavano
alcune delibere della Giunta fino
a quando, al momento delPèleziò- '
ne dei rappresentanti sindacali
in seno alle commissioni giudicatrici di concorso, la minoranza democristiana, dichiarandosi
in disaccordo con la proposta
della maggioranza, abbandonava
l’aula.
Veniva in quel momento a
mancare il numero legale per poter continuare il Consiglio (il numero minimo sarebbe stato 10
mentre i presenti della maggioranza erano soltanto 9), e la seduta doveva essere sospesa.
A questo proposito si possono
fare alcune considerazioni. Innanzitutto si deve ricordare che
la scuola materna e l’asilo nido
pubblici furono, tempo addietro,
duramente osteggiati dalla DC
che, con la scusa dei costi che sarebbero venuti a ricadere sull’amministrazione ed altri pretesti, ha sempre privilegiato i
servizi privati.
Attualmente la sezione di scuola materna è perfettamente fun
zionante dal mese di settembre
dello scorso anno, con una trentina di bambini iscritti mentre
per l’asilo nido ci sono state
maggiori difficoltà.
Il servizio è iniziato nel dicembre scorso con personale della
Filseta; ora sono state assunte
con incarico a termine una puericultrice ed una vigilatrice d’infanzia ed i bambini iscritti sono
una decina.
Il primo passo comunque per
dare maggiore credibilità al servizio, oltre ad informare la popolazione sul suo funzionaipento,
orari, tariffe eoe. rimane l’assunzione definitiva del personale ed
è in tale senso che l’amministrazione di Perosa Argentina intende muoversi.
In questo quadro si colloca il
boicottaggio della minoranza democristiana in Consiglio Comunale.
1) La D.C. per l’ennesima volta (tale atteggiamento di abbandono dell’aula per invalidare la
seduta, altre volte era stato adottato), dimostra notevole insensibilità ed irresponsabilità verso
la popolazione.
Interpreta il suo ruolo di opposizione boicottando sistematicamente ogni iniziativa della
maggioranza; dimostra di non
aver interesse per i problemi della gente, per la costruzione di
servizi sociali efficienti, rifiuta in
pratica la discussione.
2) Una seconda considerazione si deve fare sull’attuale debolezza della maggioranza del
Comune di Perosa Argentina, che
in Consiglio comunale non riesce a garantire la presenza di
alcuni suoi consiglieri.
Daniele Rostan
Al colloquio pastorale
Nel corso dell’incontro pastorale mensile, svoltosi a Torre
Pellice lunedì 18 febbraio, è proseguito l’esame delle « schede »
di catechismo. Questa volta si è
discussa la voce : « peccato ». Ultimamente si era esaminata la
scheda sullo « Spirito Santo » e
sulla « Bibbia ». Ma di cosa si
tratta? Da circa due anni il corpo pastorale valdese delle valli
si occupa, nel corso dei suoi colloqui mensili e compatibilmente
con altri argomenti affrontati,
della redazione di un testo di
catechismo a schedario (suddiviso in tre grandi capitoli: etica,
dogmatica, ecclesiologia) che
possa servire da orientamento
anche ai catechisti. Le schede
comunque sono scritte e pensate per i catecumeni. Caratterizzate (ma non sempre per la verità) da xm linguaggio semplice
ed essenziale le schede seguono
tutte uno stesso schema che partendo da riferimenti biblici termina con alcune domande aperte al dibattito.
L’incontro di lunedì), introdotto da una riflessione del predicatore laico Umberto Rovara,
dopo l’esame della scheda di cui
dicevamo prima, ha affrontato il
tema della diffusione dei libro
evangelico alle valli. Per l’occasione ha relazionato la signora
Lidia Olsen, presentando problemi e prospettive della libreria
Claudiana di Torre Pellice. Il
collegamento tra la libreria e le
Chiese è suscettibile di miglioramento. Ma su questo punto si
dovrà tornare a discutere in un
prossimo colloquio.
Verso le
feste di canto
I responsabili del canto nelle
scuole domenicali del 1° Circuito, riunitisi il 7 u.s., nell’intento
di preparare i bambini all’inserimento nella comunità, propongono per la prossima festa di canto, prevista per il 20 aprile, i
seguenti inni: dall’Innario italiano: 99 e 148 (tutte le strofe);
da « Psaumes et cantiques » il
260 (prime due strofe) ed inoltre il canto: Ho visto Dio...
cenciosi d’accordo con le proposte avanzate dal questionario in
cui si prospettava il volantinaggio in piazza o il canto di uhà
corale, ritengono più confacente
allo ’spirito valdese’ una evangelizzazione più raccolta (per es.
una conferenza in un locale pubblico) e basata sul dialogo anziché l’annuncio occasionale e dispersivo della piazza.
Il nostro rapporto
col mondo cattolico
Sulla seconda parte del questionario, che riguardava soprattutto il nostro rapporto con il
mondo cattolico, si è sottolineata la profonda evoluzione che il
Concilio Vaticano II ha innestato nella Chiesa cattolica. Ormai,
si è detto in più di una occasione, anche nella Chiesa cattolica
vien letta la Bibbia e spesso, durante la messa, il sacerdote predica liberamente prendendo
spunti dalle Scritture. Ma al di
là degli sviluppi esterni, che la
gente coglie per primi, permangono — come è stato notato —
forti differenze teologiche che
vanno dalla struttura gerarchica, alla figura del papa come
rappresentante di Cristo e via
via sino al rapporto privilegiato che la Chiesa cattolica intrattiene, in forza del Concordato
del 1929, con lo Stato. Se ecumenismo dev’esserci — ha detto
qualcuno — esso non può essere polemico in partenza , ma deve svilupparsi sulla, base di studi e letture- bibliche.
Di fronte alla domanda: « Pensi che un giorno tutte le chiese
finiranno per unirsi? » sono state espresse molte perplessità.
Da sempre nel cristianesimo
hanno coabitato due spiriti diversi, di cui c’è anche traccia
negli scritti del Nuovo Testamento: lo spirito libertario e
quello autoritario. Nella storia
del cristianesimo — si è notato
— la linea che concepisce l’Evangelò come autoritarismo dall’alto s’intreccia sempre con..,un.’aItra linea che vede T Evangelo come liberazione. L’anima rifor
mata e quella cattolica — si è
detto — esisteranno sempre nel
cristianesimo e diffìcilmente si
raggiungerà l’unità delle Chiese.
Però — è stato aggiunto — se le
chiese per loro stessa natura
non potranno mai unirsi non è
detto che i credenti un giorno,
mettendo da parte le loro ’etichette’, non si uniscano in azioni di giustizia e fraternità.
Autocritica
Infine sull’ultimo interrogativo: « Secondo te negli ultimi
cinquant’anni sono i cattolici che
hanno preso più da noi o noi
che abbiamo preso più da loro? »
si è discusso a lungo. Certamente è vero che i cattolici, dopo il
Concilio Vaticano II si sono, in
parte, ’protestantizzati’ ma è anche vero che molti valdesi, nel
frattempo, si sono cattolicizzati.
E infatti i segni non mancano:
dal culto dei morti e delle tombe sino al desiderio di avere per noi una chiesa più clericale in cui la partecipazione
attiva è ridotta all’osso e in cui
tutte le responsabilità di un certo rilievo vengono ’scaricate’ sulla ’classe pastorale’.
Nel corso delle discussioni provocate dal questionario, in linea
generale, è prevalso un atteggiamento autocritico anziché polemico o eccessivamente negativo
nei confronti di realtà diverse
dalla nostra. Ad ogni buon conto il dibattito non si ferma qui.
Ripreso recentemente in un'assemblea di chiesa che ha chiesto, sul tema dell'evangelizzazione, di ’arrivare a delle soluzioni
operative’ esso rimbalzerà il 16
marzo prossimo sul tavolo del
I Circuito in una riunione aperta
alle comunità della Val Pellice.
G. Platone
■ Hanno collaborato a questo
numero: Marco Ayassot - Bitta Campi - Franco Davite Dino GardioI - Ermanno Genre - Guido Mathieu - Teofilo
Pons - Paolo Ribet - Bruno
Rostagno - Alberto Taccia Franco Taglierò.
DIBATTITI
Per gli ospedali valdesi
Caro Direttore,
anzitutto mi rallegro con te e
con tutti i tuoi còllaboratori per
l’aumento di pagine del giornale
che mi sembra sempre più interessante e mi auguro ohe aumenti anche la tiratura e, un po’
alla volta, il giornale arrivi in
ogni famiglia delle nostre comunità ed anche in altre.
Ho letto con particolare attenzione Tintervista col prof. Varese sull’andamento e sui problemi che si presentano per oggi
e per il futuro ai nostri due
ospedali di Torre Pellice e di
Pomaretto.
Posso dire di aver seguito de
visu, per il mio lavoro, e per più
di 40 anni la loro opera ed il loro
sviluppo e di aver conosciuto ed
apprezzato tutti i medici e buona parte del personale che vi
hanno lavorato e so quindi quanto è stato fatto per la popolazione delle nostre valli ed anche
per altri provenienti da altre regioni. E’ perciò con un vago timore ed una immediata reazione
di protesta che ho letto degli accenni ad una cessazione o modifica del loro lavoro per permettere un maggiore accentramento
nel più grande ospedale di Pinerolo. Io spero che siano solo
nubi passeggere, magari anche
gonfiate, purtroppo, da lotte di
partiti il che ai miei occhi ne diminuisce e svilisce l’importanza.
Quello che èònta è che malati è
popolazione tutta siano contenti e riconoscenti di avere questi ospedali vicini e. ben funzionanti. Ci saranno dei casi in cui
sarà necessario andare nel sran
de ospedale perché ha maggiori
attrezzature, ma per tutti gli altri casi, e sono maggioranza, i
nostri piccoli ospedali rispondono egregiamente al loro compito e, per alcuni aspetti, meglio
del grande ospedale. Non sarà
trascurabile il fatto che essi rappresentano parecchi posti di lavoro in loco nelle Valli con notevole vantaggio per la popolazione
locale ed a questo credo sia sempre particolarmente attenta e favorevole la Comunità Montana.
Infine, e non ultimo argomento, i due ospedali di Torre Pellice e di Pomaretto sono ospedali della nostra chiesa dove vanno
con fiducia, e, se posso adoperare questo termine per uno che va
in ospedale, con piacere anche
i membri della nostra Chiesa di
Torino, e parlo con cognizione
di causa, e di molte altre nostre
Chiese.
Vorrei che molti facessero sentire la loro voce di riconoscenza
e di difesa di queste nostre opere; oggi questo conta molto perché può rendere i politici e chi
ha poteri direzionali più attenti
alle voci e necessità delle popolazioni.
C’è anche un’altra opera nostra
molto amata da tutti i membri
delle nostre chiese, il Rifugio
Carlo Alberto, e vorrei dire, una
prossima volta, come e perché
interessa a tantijl futuro di questa opera.
Ringrazio vivamente e saluto
cordialmente.
Carlo Pons
Torino, 17 febbraio 1980
7
22 febbraio 1980
CRONACA DELLE VALLI
PINEROLO: UN CONFRONTO ECUMENICO
Le Chiese e l’assistenza
Discusse in un dibattito promosso dal Centro Sociale Protestante e dalle Comunità di base le linee di azione della chiesa valdese e della chiesa cattolica
Il confronto sul tema
dell’assistenza è ancora in
buona parte da fare, ma
ha le premesse per un grosso ripensamento nel senso
di testimonianza evangelica per le chiese. Saranno
le chiese pronte a questa
scommessa?
Questa mi pare la sintesi deH’accesissimo dibattito avvenuto venerdì 13 al
Palazzo Vittone di Pinerolo dove a cura del Cesp e
delle comunità di base vi
è stata una tavola rotonda
su « Assistenza, Enti Ecclesiastici, Fede cristiana »
introdotta da don Morero
ed il past. Taccia.
Venendo alla presentazione del tema, il past. Taccia ha delineato come a
partire dagli anni '60 nelle comunità valdesi si è cominciato a porre il problema di instaurare un rapporto ed un confronto con
l’Ente locale per quanto
rig'.iai da i fini ed il tipo di
inter’, cnto che le strutture sorte per volontà delle
stesse comunità dovevano
assumere. Tutto questo
nell’ottica che le istituzioni servano per le necessità
sempre in mutamento degli uomini e non viceversa. Per questo è stato recepito il discorso che il
primitivo concetto di aiuto
fraterno si è poi trasformato in assistenza che ora
è sfociato in quello di sicul'ezza sociale come condizione che dovrebbe essere
offerta a tutti i cittadini
per ridurre le condizioni
di rischio.
In pratica pur essendo
l’argomento ancora in discussione, pure si è andati
avanti nella trasformazione delle istituzioni sia per
minori che per anziani
aprendole all’esigenza del
territorio e ponendo, attraverso delle convenzioni
con l’Ente locale, il problema della riqualificazione del personale e della
verifica degli standards del
servizio.
Sul problema dell’autonomia giuridica e patrimoniale degli istituti, il past.
Taccia ha detto che non
si può parlare di « privato » in senso stretto in
quanto rispondono tramite
relazioni e contro - relazio
ni ad assemblee (conferenza distrettuale e sinodo
che sono pubbliche). Inoltre la chiesa valdese ha
ratificato il principio che
i fini istituzionali della
chiesa non devono essere
finanziati dallo Stato; si
prevede solo un rimborso
proporzionale alle prestazioni effettuate.
Nel suo intervento don
Morero ha portato il risultato di un’indagine fatta
dalla Charitas sulle istituzioni assistenziali cattoliche (escluse quelle con fini di istruzione). Cinque
gli interrogativi principali
alla base delTindagine: I
servizi colmano bisogni
reali o fittizi? Sono servizi validi? Si rivolgono ai
più poveri? Sono inseriti
in qualche modo nel dibattito delle comunità? Sono
collegati al dibattito esistente nel consorzio civile?
I risultati sono i seguenti: su poco più di 4.000 istituti 3.155 sono per minori
normali od anziani autosufficienti, gli utenti sono
in totale 223.000 ed il 44%
del personale è composto
da religiosi. Questi risultati fanno sorgere l’interrqgativo se con questo tipo
di impostazione non si finisce con Tassecondare
delle richieste egoistiche
od emarginanti (collocamento degli anziani scomodi, o dei figli spediti in
collegio a studiare).
Non è questo l’esatto
contrario della creazione
della comunità, compito
primario della chiesa?
L’indagine ha messo in
luce un altro aspetto minoritario ma incoraggiante: sono 350 i gruppi o le
istituzioni sorte con mentalità diversa e che operano con metodi nuovi, anzitutto si occupano dei problemi e molto di meno
delle strutture, sono più
provvisori e quindi maggiormente elastici nel trasformare l’intervento a seconda delle necessità. Don
Morero ha proseguito che
questo momento di passaggio non è ancora capito
dalla base cattolica che ha
un senso di sfiducia verso
queste nuove esperienze;
mentre d’altra parte queste nuove strutture per il
loro modo di essere hanno più facilità di creare
un rapporto di dialogo e
di stimolo nel confronto
delle strutture pubbliche,
si va quindi al superamento che l’Ente pubblico non
è l’altro ma siamo noi
stessi.
Prendeva poi subito piede il dibattito così ricco di
interrogativi che ha movimentato Tassemblea. Cerco di riassumere i temi
essenziali posti a cui si è
tentato di abbozzare una
risposta, ma dai quali non
si potrà sfuggire d’ora innanzi. Anzitutto quello dell’informazione. I dati circa
le situazioni alTinterno delle istituzioni, i loro bilanci, i loro costi, i rapporti
con le strutture pubbliche,
le convenzioni, eoe. sono poco conosciuti anche da coloro che pure si interessano a questi problemi. È
possibile andare alla loro
pubblicizzazione come contributo chiarificatore?
Il problema suscitato è
grossissimo, è, quindi legittima la domanda se gli
organi di informazione che
ci sono hanno già fatto
tutto quello che era in loro potere di fare in tal
senso. Chiarire ed informare; d’ora innanzi non
si può più pensare di farne a meno.
Secondo grosso quesito,
vi sono state delle istituzioni in cui la carica vocazionale è stata alla base del
loro essere; ora che assumono personale in base a concorso o secondo le
norme vigenti come qualsiasi struttura pubblica,
qual è il motivo per cui le
chiese ritengono queste
strutture essenziali ai fini
della loro testimonianza?
Ed infine non potrebbe
essere un’occasione importante di testimonianza delle chiese quella di cedere
alla società civile le sue
strutture assistenziali che
seppure con delle alternanze hanno svolto sino ad
ora un ruolo essenziale per
ritornare ad una dimensione di « movimento »?
Il dibattito è ora aperto.
A. Longo
Notizie utili
Posti di lavoro a concorso
• Intendenza di Finanza: è aperto un concorso per
disegnatori presso gli uffici del Catasto. Per informazioni rivolgersi all’Intendenza di Finanza di Torino.
• Comune di Piossasco: è bandito un concorso per
vigilatrice d’infanzia addetta all’asilo nido.
• Comune di Pinerolo: è bandito un concorso per 7
posti di applicato.
• Comune di Luserna: è bandito un concorso per due
posti di ausiliario asilo nido.
• Comune di Roletto: è bandito un concorso per un
posto di stradino-autista di scuolabus.
Per informazioni rivolgersi presso le segreterie dei vari
comuni.
• Provincia di Torino: ricerca 3 medici per i servizi
psichiatrici. Informazioni sul bando di concorso
presso l’Ufficio personale della Provincia.
Ricevuta fiscale
Dal 1° marzo prossimo scatta Tobbligo del rilascio
della ricevuta fiscale da parte dei ristoranti e degli alberghi. Sono obbligati al rilascio di questo documento in
primo luogo tutti gli esercenti muniti di una autorizzazione comunale: ristoranti, trattorie, tavole calde, pizzerie, birrerie e simili. Non sono quindi tenuti al rilascio
della ricevuta fiscale i rifugi alpini, i circoli privati riservati ai soci perché per la gestione di questi non è indispensabile l’autorizzazione comunale.
Quanto agli alberghi, sono obbligati alla ricevuta
fiscale anche le pensioni, le case per ferie, anche se appartenenti ad associazioni politiche, sindacali, religiose,
3 S SI S t ODZl 3I1
Non è necessaria la ricevuta fiscale per affitto di sale,
impianti di traduzione simultanea, che sono soggetti a un
regime IVA del 14%.
Doni pervenuti nel mese di
gennaio 1980.
L. 3.000: Falchi Velia (Ge);
Zoppi Alessandro e Aida (Ge);
Zoppi Luigi e Elsa (Ge).
L. 5.000: Roncaglione Carolina (Pont C.); Revel Gianas Emilia (Castellamonte) ; Canale
Aldo (Ivrea); Cristoforo Emilio
(Loranzè); Tourn Ernestina, in
mem. della sorella e del fratello.
L. 6.000: Schenone Federico
e Emma (Ge).
L. 10.000: Visentini Russo Maria, in mem. del marito (osp.
Asilo); Chauvie Calvino e Nilda; Revel Giulio e Alice; Roveda Adele (Mi); Roveda Luciana (Mi); Roncaglione Bruno
(Pont C.); Roncaglione Carlo
(Pont C.); Bertarione Bice (Pa-,
vone); Fenouil Arturo e Paulette, in mem. dei loro genitori;
Lili e Elsa Carstagner (Co);
Bertin Stefano (osp. Asilo); Odin
Olga ved. Pons; In mem. della
mia cara marraine, Armanda Rivoira; Flora e Renè Pons, in
mem. di Alberto Malan.
L. 13.000: Lheney Petrose!, in
mem. di Alberto Tourn (Cannes
- La Bocca); Perugia Olga, in
mem. di Alberto Tourn (Mi); Moschini, in mem. di Alberto
Tourn (Mi).
L. 15.000: Jofer e Laura Lodi, in mem. dello zio Giulio
Revel; Juliette Balmas, in mem.
di mio marito e di mio figlio.
L. 20.000: Malan Maddalena
ved. Gaydou; Rina Passareili
Poet (T. P.); Elsa Filippi (Vr);
Comunità Valdese di Como; Rivoira Emma, in mem. di Renato
Breda (Roma); In mem. di Fattori Elena, Hélène e Renè BlancBonnet; In mem. di Emma Gaydou-Costantino, Hélène e Renè
Blanc-Bonnet; Balma Arturo e
Ester, in mem. di Arturo Grill
(To); Ida e Amalia Coisson, in
mem. di Lidia Fini; Tourn Flora, in mem. di Vera Varese e
scriveteci^
vi risponderemo
a cura di GIORGIO GARDIOL
In questa rubrica ospitiamo le risposte dei nostri esperti ai quesiti dei lettori.
Se avete domande sui proble mi più vari, dai diritto aii economia, dali’agricoitura all’urbanistica, ai servizi sociali, ma anche di
cucina, di giardinaggio e bricolage scrivete a Eco delle valli valdesi ■
Rubrica scriveteci vi risponder emo » - casella postale - 10066
Torre Pellice. Risponderemo a tutti sul giornale.
Sciopero dei ristoranti
Chi, venerdì 15 febbraio, s’è trovato nella necessità
di mangiare fuori casa ha avuto difficoltà a trovare dei
ristoranti aperti. Erano in sciopero contro la legge che
prevede l’istituzione della ricevuta fiscale dal prossimo
1” marzo.
Lo sciopero nel pinerolese ha visto un’adesione massiccia, anche se qualche ristorante faceva entrare i
clienti « che avevano prenotato » dal retro.
C’è da chiedersi se questo sciopero sia giustificato:
infatti la ricevuta fiscale, anche se rappresenta un costo maggiore per le spese di acquisto e di tenuta dei registri, non è altro che un bollettario equivalente ai vecchi conti. Chi paga le tasse in base al reddito delTesercizio non dovrebbe aver niente da ridire su questa legge.
Doni Asilo San Giovanni
Le spese
di condominio
Nel condominio in cui
abito sono sorte discussioni circa le spese che sono
a carico degli inquilini. Potete dirmi cosa prevede la
legge in merito?
A. Bertin - Pinerolo
Risposta:
Pubblichiamo qui di seguito uno schema delle
spese a carico degli inquilini secondo le leggi vigenti. Si tratta però di uno
schema generale in quanto
i contratti di affitto o gli
« usi e le consuetudini » locali (pubblicati dalle camere di commercio) possono disporre in maniera
diversa.
— Servizio di portineria:
retribuzione e ogni altro
onere previsto dal contratto di lavoro dei portieri,
nella misura massima del
90%.
— Pulizia: retribuzione
e contributi per il personale, costo dei materiali
necessari (scope, detersivi.
ecc.) ad esclusione deU’acquisto delle apparecchiature (lucidatrici, ecc.).
— Ascensore: forza motrice, manutenzione ordinaria, lampadine.
— Acqua e energia elettrica: le bollette, manutenzione ordinaria degli
impianti comuni.
— Rifiuti: sacchi o recipienti per il contenimento.
— Fosse biologiche e
pozzi: spurgo, disotturazione delle colonne di scarico.
— Giardino: (solo se è
utilizzabile dagli inquilini)
la manutenzione, il concime e l’innaffiatura.
— Porte comuni: manutenzione.
______ Riscaldamento e acqua calda (se centralizzata):_manutenzione, costo
del combustibile, dell’energia elettrica e dell’acqua,
pulizia.
Inoltre le se^ahamo
che per i problemi inerenti all’affitto e alla casa può
rivolgersi ai sindacati: SUNIA, corso Torino 18, oppure SICET, via Montegrappa 77, Pinerolo.
Elezioni scolastiche
Il 23 febbraio gli studenti dovrebbero votare per i
loro rappresentanti nei Consigli di Istituto. Le elezioni,
previste per il novembre scorso, sono state rinviate su
richiesta dei partiti di sinistra che chiedevano alcune
modifiche al funzionamento dei Consigli. Nulla di tutto
questo è avvenuto e la situazione è uguale a quella di
fine anno. ,
Modificata invece è la situazione del movimento degli
studenti: in novembre erano scesi in piazza chiedendo
una nuova democrazia scolastica. Oggi, e lo sciopero di
sabato nel pinerolese lo dimostra, sono pochi e divisi tra
loro, 'alcuni fanno propaganda elettorale, altri propaganda astensionista.
di Lidia Fini (T. P.); DannaBotta Eida, in oocas. nascita del
nipotino Ferro Lucio; Adele e
Eugenio Long, in mem. di Giuiio Revel; Biglione Eunice (Ge).
L. 25.000: Alda e Tullio Beux,
in mem. di Enrico Al Beux (T.
P.); Alimonda Rita (Ge); Tourn
Ada e Liliana, in mem. di Alberto Tourn (Roma); Tourn Enrico e Piero, in mem. di Alberto
Tourn (Roma); Tourn L. e H.,
in mem, di Tourn Alberto (Mengins Alpes M.),
■ L. 30.000: Liline, Giorgio, Dino
e Alba, in mem. del cugino
Grill Arturo.
L. 31.000: In ricordo di Revel Giulio, i vicini di Cesare e
Liliana Lapisa.
L. 40.000: Bianca e Rino, ricordando la mamma Matilde
Roman.
L. 45.000: In mem. di Giulio
Revel, i vicini di casa.
L. 50.000: Elda e Paolo Favout, ricordando il loro caro
Renzo; Unione Femminile di S,
Remo e Alassio; Unione Femminile di Bordighera; Coniugi
Cambellotti (osp. Asilo); In
mem. di Emma Gaydou-Costantino, i familiari; Alda e Tullio
Beux, in mem. dei nostri cari;
Alda in mem. del Padrino.
L. 90.000: In mem. di Giulio
Revel, la moglie e la figlia.
L. 100.000: Carello dr. Piero,
in mem. di Marta Morando-Rabaglio; RIV-SKF di Villar Perosa; Impiegati e Direzione O.
M.E.F. Spa di Luserna S. G.,
in mem. di Alberto Malan; Dorcas, in mem, del rag. A. Grill
(To): Lega Femminile Valdese di
Milano.
L. 164.366: Montaldo I. (Ossining USA).
L. 200.000: Albarin Biancamaria e Daniele, in mem. di Bruno Albarin (Roma).
L. 500.000: In mem. di Umberto Godino, la famiglia (Prarostino).
ONORANZE E TRASPORTI FUNEBRI
Bianco di Giachero e Roman
B Tutte le pratiche inerenti ai servili funebri nel
Comune e fuori Comune
■ Cofani comuni e di lusso
■ Addobbi - Necrologie - Esumazioni
TORRE PELLICE - Via Cavour, 2 - tei. 932400
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Servizio continuo notturno - festivo telef. 90545 - 909013
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PINEROLO - Via S. Secondo, 38
di fronte alla Caserma Berardi degli Alpini
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• Forniture alberghiere e
per comunità
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
22 febbraio 1980
A CONGRESSO LA CGIL PINEROLESE
Cambiare il lavoro e la società
VALLI CHISONE E GERMANASCA
Frutticultura
Il congresso della CGIL
pinerolese acquista una
particolare importanza, per
il momento in cui si è
svolto, per i temi affrontati, per le decisioni organizzative assunte. L’obiettivo di questo' congresso,
oltre a dare una valutazione sulle proposte sindacali regionali, era quello di
dare una precisa definizione e articolazione alla
CGIL sul territorio del
comprensorio pinerolese.
Si trattava in fondo di valutare come tra gli iscritti, tra i militanti, venissero recepite le proposte politiche di carattere, generale (linea Eur, piano d’impresa, contrattazione aziendale, centralità del lavoro)
e come queste potessero
diventare proposte operative sul territorio.
Nei numerosi interventi
che si sono succeduti e nella mozione conclusiva mi
sembra che questo obiettivo sia solo stato parzialmente acquisito: la CGIL
pinerolese ha una certa
difficoltà a saldare le proposte nazionali e regionali
con la lotta di fabbrica di
tutti i giorni. Valga per
tutti l’esempio centrale
per la politica rivendicativa nazionale del sindacato,
dello sviluppo del Mezzogiorno che viene appena
accennato nella mozione
conclusiva. Un’altra difficoltà e data dallo scarso
dibattito su queste tematiche tra i lavoratori. Il
momento politico esigerebbe un’alta tensione ideale
che dia forza ed entusiasmo per essere protagonisti della trasformazione
della società, invece vi è
una rinnovata delega a pochi di elaborare e di discutere le linee portanti di
questa trasformazione: il
tesseramento tra i lavoratori attivi è stazionario, e
qualche volta in diminuzione. Ma di questo non si
è parlato nel congresso.
Al di là di questi limiti
mi sembra però importante rilevare il tentativo
operato nel congresso di
capire i processi che si
stanno svolgendo nella
fabbrica e nella società.
Innanzitutto sul problema
della ristrutturazione il
congresso ha osservato che
« al centro dell’azione in
fabbrica deve esserci: il
controllo e la modifica
della organizzazione del lavoro, il controllo del de
centramento, il controllo
del ciclo produttivo, il controllo della dinamica del
mercato del lavoro ».
¡Sul problema reperibilità delle risorse per la spesa pubblica, si è dimostrata « l’esigenza di condurre
a fondo la lotta contro l'evasione fiscale... ohe è funzionale per realizzare ima
più equa distribuzione del
reddito... e si deve realizzare a livello decentrato... ».
Ampia discussione si è
avuta sul problema dei
giovani e della scuola che
dovranno essere oggetto di
iniziativa specifica del sindacato. Il rapporto tra
scuola e lavoro deve essere al centro dell’iniziativa,
non più rinviabile, della
riforma della scuola.
Il problema delle pensioni richiede una riforma
che si basi su principi di
giustizia e una normativa
unica. I lavoratori CGIL
chiedono inoltre l’abolizione del ticket sui medicinali per i minimi di pensione.
In un congresso sindacale
non potevano inoltre mancare due giudizi su problemi di attualità. Sul terrorismo il congresso ha osservato che questo è « il
maggior ostacolo da superare, il maggior nemico
della democrazia e che...
espropria le masse dalla
politica e legittima l’oggettiya riduzione degli spazi
di libertà per tutti ». Il terrorismo inoltre « si cornette e si batte con la mobilitazione di massa, con
il rinnovamento e l’allargamento_ della democrazia,
con la riforma degli apparati statai, colla riforma
d^a polizia, con leggi non
hberticide ma rigorosamente dentro le norme costituzionali. Sulla situazione internazionale il congresso ha condannato
« senza reticenze l’aggressione dell’Unione Sovietica
nei confronti dell’Afghanistan; perché essa risponde ad una logica di potenza
che calpesta l’indipendenza e il principio di autodeterminazione dei popoli e
mette in serio pericolo la
pace ». Il congresso ha
inoltre chiesto un rilancio
della iniziativa internazionalista basata sul principio
della cooperazione tra i popoli, contro il riarmo e per
la pace e per i diritti democratici in tutti i paesi.
Sulla questione organiz
zativa interna il congresso
ha ribadito la necessità
che « vengano garantiti
maggiori livelli di democrazia reale; sia fatto il
massimo sforzo per l’elaborazione dal basso delle
linee strategiche e tattiche
di intervento (sindacale),
si attui una gestione e un
controllo intercategoriale
sulle vertenze» ed inoltre
si arrivi a « una rivalutazi^ne del ruolo dei consigli di fabbrica, alla costruzione dei consigli dei delegati nel pubblico impiego
e nei servizi, si costruisca
un consiglio unitario di zona come unico strumento
di direzione politica».
Questo congresso, al di
là dei limiti sopra ricordati, rappresenta comunque
un punto di partenza e dì
ricupero di iniziativa da
parte della CGIL nel pinerolese. In esso, e nell’organigramma del gruppo dirigente eletto, sono emersi
i nuovi quadri che sono
rnaturati nella esperienza
sindacale degli ultimi anni. Si tratta in gran parte
di giovani attorno ai trent’anni, alcuni dei quali
guardano con atteg^aménto critico l’azione sindacale, ma che in questi anni e
mesi di « riflusso » hanno
saputo misurarsi coi nuovi problemi senza atteggiamenti rinunciatari.
Sonò questi quadri che
dovranno costruire il sindacato pinerolese degli anni ’80.
Giorgio Gardiol
Sabato 16 febbraio si è
iniziato a Pomaretto un
corso di frutticultura con
la partecipazione di 175
corsisti. Il corso prevede
lezioni tecnico-pratiche di
innesti, potatura e difesa
anticrittogamica, con visite e esercitazioni in impiantì già funzionanti in
Piemonte e nel Trentino.
Com è possibile rilevare
dall’alto numero di partecipanti, l’argomento è di
grande interesse soprattutto per la media valle dove
ci sono condizioni per un
rilancio della frutticultura
in genere.
Uno dei temi centrali
emersi già alla prima lezione, è quello della difesa
antiparassitaria. Il tipo di
difesa tramite chimica organica, sviluppatasi a dismisura in questi ultimi
anni (insetticidi, pesticidi.
ecc.) ha posto il problema
dell’irreparabile inquinamento che ne deriva ,facendo un uso non controllato e dei gravi risvolti
che si stanno evidenziando
sulla salute dell’uomo non
solo consumatore, ma dello stesso lavoratore agricolo. Il corso si prefigge
quindi di ampliare al massimo le conoscenze per
creare un prodotto che sul
mercato punti sulla genuinità.
I continui riferimenti anche ai precedenti corsi di
guardie ecologiche e di
apicoltura hanno, dato, già
dalla prima lezione, l’indicazione della volontà di
operare per la salvaguardia
di un patrimonio che è di
tutti e che tutti hanno il
dovere di preservare.
A. L.
------IL COMUNE DI PINEROLO E GLI HANDICAPPATI ADULTI
Un progetto emarginante?
Il comune di Pinerolo
ha intenzione di aprire una
“comunità alloggio" capace di ospitare fino a dieci
adulti handicappati. Questa comunità dovrebbe trovare collocazione presso la
vecchia scuola di Rivasecca (Buriasco), A gestire la
comunità dovrebbe essere
incaricato il gruppo Noi
-I- 1, un gruppo di volon
tari che già si è occupato
del tempo libero degli handicappati organizzando soggiorni proprio nella ex
scuola di Rivasecca. La
retta mensile prevista per
ogni handicappato ricoverato dovrebbe essere ‘ di
6(X).000 lire (indicizzate ' all’aumento del costo della
vita).
Questo progetto presentato in commissione servizi sociali dall’assessore
Mercol fa discutere; anche
gli stessi membri demo-.
cristiani della commissione
(l’assessore è un DC) hanno chiesto di approfondire la questione; U gruppo
di base per i diritti degli
handicappati in una lettera
al presidente della comrnissione ha espresso le sUe
riserve sia per ciò che riguarda l’ubicazione che la
gestione di quest'iniziativa.
Sulla questione pubblichiamo una presa di posi
zione di Fausto Franchino,
operatore presso VUliveto
di Luserna San Giovanni.
(red.)
L’angolo di Magna Linota
Sto diventando mafiosa
anch’io?
Finora avevo sempre
pensato alla mafia come a
una delle tante cose brutte
che ci sono nel mondo, o
piuttosto come a una malattia che stava salendo
pian piano attraverso l’Italia, aiutata anche dal
brillante uso del soggiorno obbligato che aiutava il
contagio a diffondersi meglio: la Sicilia, la Calabria,
Napoli e Roma, poi anche
Torino e Susa, o addirittura Pinerolo e altre cittadine di provincia abbastanza isolate, con gli incendi
provocati nei negozi che
non pagavano la tangente.
Però per me i mafiosi
erano sempre “gli altri", i
cattivi che potevano ricattarci o ferirci per sbaglio,
se passavamo vicino a loro durante un regolamen- .
to di conti.
Ma oggi comincio a sentirmi addosso i primi sintomi del male, e questo mi
fa ancora più paura.
Per esempio, appena radio e televisione hanno riferito le rivelazioni di Fioroni sui terroristi, ho subito pensato a lui con un
certo disprezzo, come ad
uno che parlando ha tradito i compagni, poco importa se buoni o cattivi.
Invece ripensandoci mi accorgo che questo pretendere il silenzio su qualunque
delitto è la regola mafiosa
dell’omertà.
Che Fioroni abbia parlato perché si è reso conto
del male che lui e i suoi
amici stavano facendo e
ha cercato come poteva di
rimediare, o perché sperava che i giudici gli alleggerissero la condanna, o per
far del male ai suoi excompagni, è una questione
che riguarda la sua coscienza.
In ogni caso è grave che
si diffonda questa mentalità per cui chi decide di
uscire da un “giro" di malvagità o di corruzione è
un vigliacco che merita di
morire, che si tratti della
prostituta che denuncia il
suo sfruttatore, del tossicomane che cerca di guarire, del rapinatore o del
terrorista che cominciano
a domandarsi a che cosa
serva ammazzare il prossimo.
Fra l'altro, sappiamo bene che romperla con un
cerchio di questo genere
richiede una bella dose di
coraggio, altro che vigliaccheria; lo dimostrano le
notizie, che troviamo tutti
! giorni sui giornali, di
esecuzioni" di gente che
“ha parlato".
Certo, esistono anche
spie e delatori, che forniscono a prepotenti e sfruttatori di ogni tipo i nomi
di chi osa ribellarsi all’ingiustizia o di chi pretende
semplicemente di lavorare
in pace e di ragionare con
la propria testa.
Perciò, prima di giudicate, si tratta di vedere se
uno “ha parlato" per danneggiare delle vittime o
per denunziare dei colpevoli.
Magna Linota
Scrìvete a
Magna Linota
L’angolo di Magna Linota è sempre aperto a chi
voglia sottoporle problemi,
esprimere pareri, avanza-^
re richieste. Indirizzare a:
Magna Linota,. Eco delle
Valli Valdesi, Casella Postale, Torre Pellice.
i La proposta della comunità alloggio per handicappati che in questi giorni si
discute in comune, giunge
dopo alcuni anni di attesa
e di dibattito. Nonostante
questo nessun operatore,
nessun genitore di ragazzo
subnormale, nessuna persona che, più o meno direttamente, si occupa di
questa questione, ha tirato un sospiro di sollievo
all’annuncio di questa iniziativa. Anzi, i dubbi, le
perplessità e le opposizioni
sono aumentate. Personalmente non mi ritrovo per
nulla concorde con la costituzione di un nuovo istituto nel pinerolese. Cercherò di esporre brevemente i motivi.
Innanzi tutto mi sembra
questa, un’operazione grossolanamente elettorale. Dopo anni di richieste e di
polemiche circa il problema degli handicappati, ora,
in pocTie settimane si sarebbe giunti a trovare una
« soluzione ». Soluzione per
altro inventata da chi gli
handicappati li ha visti
sempre solo attraverso le
pagine delle relazioni; infatti questa «pensata’» è
nata ed ha iniziato il suo
iter burocratico senza essere stata discussa o almeno presentata al gruppo
di base handicappati o agli
operatori che lavorano nel
campo.
Questi sarebbero motivi che non avrebbero senso di esistere (non voglio
far della polemica fine a
se stessa) se la comunità
3-lloggio in causa non presentasse alcune caratteristiche tipiche di un determinato modo di affrontare il problema dei subnormali. ’Tipiche cioè di una
pericolosa mentalità emarginante. Pare una corhunità alloggio a Rivasecca
vuol dire mandare gli
utenti lontano da ogni centro in cui sia possibile parlare di inserimento (mi
perdonino gli abitanti di
Rivasecca). Credo che non
sia Officile da capire quali difficoltà dovrebbe affrontare una comunità che
viva lontano da scuole,
centri di lavoro, cinema,
centri d’incontro, ospedali, negozi; come sarebbe
diffìcile per questa, trovarsi al centro di un giro di
amici ed interessati che
entrino in contatto con i
ragazzi e socializzino con
loro. Certo bisogna valutare che importanza si dà
a queste cose.
Pare una comunità alloggio avendo scartato a
priori l’inserimento familiare (con assistenza domiciliare), Tinserimento in
centri di lavoro protetti o
in piccole aziende (secondo il progetto Cee) vuol
dire calpestare la famiglia
e ignorare le più semplici
possibilità di inserimento
e di recupero, in sostanza
cercare la soluzione più
vecchia e più cara a Ponzio Pilato.
Chiedere ad un gruppo
che si definisce volontario
di gestire una comunità alloggio è tipicamente clientelare e poco rispettoso del
denaro pubblico che si
spende.
Non voglio mettere in
dubbio la buona volontà
di chi fa un’azione volontaria con gli handicappati, ma ciò che è più importante è certo la preparazione professionale e la
scelta ben chiara di aiutare i subnormali ad inserirsi nel tessuto sociale
della loro città, non di assisterli e tenerli in « dorati » luoghi di emarginazione (teniamo conto che i
ragazzi in questione hanno
più di 16 anni), il fatto che
un gruppo di volontari cattolici accetti una comunità
alloggio come questa mi
porta a dubitare della loro
linea di azione. Resta molto nebulosa, inoltre, la gestione economica di una
comunità i cui lavoratori
non percepirebbero stipendio.
I due o tre ragazzi che
potrebbero es-sere utenti
di questa comunità alloggio in questo momento,
hanno possibilità di essere
inseriti in famiglia, se questa riceve un appoggio e
sono in grado di svolgere
operazioni manuali e tecniche, quindi, per loro ancor più che per altri si devono trovare soluzioni che
non vadano contro a tutto
ciò che si è fatto con loro
in questi anni.
Per questi motivi invito
tutti coloro che sono interessati, a mobilitarsi per
bloccare questa iniziativa
e per riportare in primo
piano la necessità dell’inserimento dei subnormali
con assistenza domiciliare
e con proposte di lavoro
protetto o no per coloro
che non vanno più a
scuola.
Fausto Franchino
Lotta al Concordato
Inserito tra la grande
baraonda di carnevale e le
più sobrie manifestazioni
del 17 febbraio, l’il febbraio, anniversario del
Concordato, rischia di passare inosservato anche all’interno delle nostre chiese. Forse per questa indifferenza, o per mancanza
di sufficiente informazione,
il dibattito che doveva aver
luogo venerdì 15 febbraio
a Perosa sul tema del Concordato, si è ridotto ad una
simpatica chiacchierata tra
(pochi) amici, introdotta
dal past. Paolo Ribet. Eppure poteva essere molto
utile ai nostri membri di
chiesa l’esposizione fatta
da Paolo Barrai del punto
di vista cattolico di base
sulle conseguenze nella vita politica e sociale della
legislazione concordataria.
L’accettazione passiva
del regime concordatario
è dimostrata in modo particolare dalla scarsità delle dichiarazioni di esonero
dalle lezioni di religione
nelle scuole del Pinerolese: sono addirittura inferiori al numero degli alunni valdesi. Questo vuol dire che l’insegnamento della dottrina cattolica viene
in pratica impartito a tutti, laici, atei, valdesi, ad
esclusione di pochi studen
ti che hanno famiglie consapevoli.
Nelle comunità di base,
la lotta al Concordato si
esprime col rifiuto del matrimonio concordatario, del
battesimo d’obbligo e, nella scuola, con l’astensione
dalle lezioni di religione,
ma purtroppo, come succede anche nell’ambiente
valdese, le belle dichiarazioni di principio sono seguite spesso da una prudente ritirata.
È assurdo che proprio
nel Pinerolese, cioè in una
zona dove la minoranza
religiosa è numericamente
più rilevante, si rinunzi così spesso a prendere posizione in favore della libertà di coscienza, libertà che
è alla base di ogni convivenza civile. Si può essere
quasi certi che la revisione del Concordato un giorno o l’altro si farà e che
i partiti politici, anche
quelli cosiddetti laici, si lascieranno ancora una volta
mettere nel sacco, ma ciò
non impedisce a noi evangelici e anche a parecchi
cattolici di continuare a
denunciare il clericalismo
imperante e a pretendere il
rispetto dei diritti civili,
certamente non garantiti
da accordi di questo tipo.
L. V.
9
22 febbraio 1980
CRONACA DELLE VALLI
XVII FEBBRAIO
Anche quest’anno le celebrazioni del 11 febbraio si sono svolte secondo la tradizione: accen- ■
sione dei falò il 16 sera, culto,
agape fraterna e rievocazione
storica, recita il 11. Una sobria
tradizione che tutti gli anni si
rinnova come segno di ringraziamento al Signore per la libertà
ottenuta e come stimolo di riflessione sui nostri compiti oggi.
Più numerosi del solito i falò.
Non c'era solo il falò della borgata, ma anche molti falò di caseggiato: un segno questo, di
perdita del senso comunitario oppure semplicemente una maggior
facilità nel preparare il falò dovuta alla mancanza di neve e al
bel tempo dei giorni precedenti?
Numerosi fratelli e sorelle, abitanti nella cintura torinese e pinerolese, si sono recati in questa
occasione alle valli per partecipare alle celebrazioni del 11 febbraio.
Ne pubblichiamo qui di seguito una prima e parziale cronaca:
Torre Pellice:
riflessione sull’oggi
Numerosi falò nei vari quartieri e sulla collina; tempio colmo già sabato sera ai Coppieri
per ascoltare i canti e il messaggio dei ragazzi del Coretto e
poi domenica mattina al culto al
centro ravvivato dal canto, oltre
che della Corale, anche dei bambini della scuola domenicale; salone della Foresteria al limite
della capienza per l’agape tradizionale; ottima partecipazione alla serata dei Giovani all’Aula Magna introdotta come sempre da alcune esecuzioni della
Corale.
Su ognuno di questi momenti, vissuti in modi diversi, ma
ugualmente intensi dalla comunità, si potrebbero dire molte
cose, ma specialmente sulla bella
e stimolante serata proposta dal
Gruppo Giovanile con la rappresentazione di « 2003, guardiamoci indietro » varrà la pena di
ritornare in un prossimo numero del giornale.
È doveroso ricordare, in sede
di cronaca, gli oratori che hanno
rivolto un messaggio al termine
dell’ottimo pranzo alla Foresteria.
Il sindaco di Torre Pellice, sig.
Steffanetto, ha portato il saluto
dell’Amministrazione Comunale;
dopo di lui hanno parlato brevemente i pastori Tourn e Deodato e il fratello D. Abate.
Particolarmente interessante è
stata la lettura, fatta dal pastore Tourn, di una pagina di storia valdese, proposta come sempre dal prof. Augusto A. Hugon:
a lui, per la prima volta assente
dopo tanti anni, i presenti hanno rivolto un affettuoso pensiero
ed un caloroso e fraterno applauso.
Luserna S.G.: validità
dell’integrazione
Molto numerosi i falò, la sera
del 16. A quello organizzato dal
gruppo Fgei a Ciò d’Mai erano
presenti un centinaio di persone
provenienti da Pinerolo, Torre
Pellice e San Germano. Nel culto del 17 dopo il messaggio del
pastore Taccia, ha preso la parola il prof. Giorgio Spini il
quale ha chiesto che le valli tornino ad essere protagoniste della
storia dell’evangelismo italiano
perché esse rappresentano un
punto di riferimento per tutti gli
evangelici. Occorre quindi che
si faccia ogni sforzo per ricuperare un’etica civile e sociale che
dia una forte identità alle valli.
Sempre all’interno del culto, il
gruppo del Precatechismo ha
rappresentato alcune scene su
Valdo e la Corale ha eseguito
dei canti.
Gli oltre 200 partecipanti all’agaps fraterna hanno potuto
ascoltare una interessante conversazione di Giorgio Spini che
ha fatto rilevare l’importanza
della integrazione valdo-metodista per l’intero movimento evangelico in Italia. Su un altro piano l’Intesa con lo stato, con
l’affermazione dei principi di non
ingerenza e il rifiuto di ogni privilegio, è Un importante passo
verso la concezione di uno stato
laico.
In serata, organizzata dalla
Corale e dal gruppo filodrammatico, si è svolta una recita
che ha fatto riflettere sul pro
blema della violenza (nella storia valdese, nella resistenza, nel
lavoro, contro la donna) e della
pace.
Rorà: ospiti ^
i metodisti di l^vona
La giornata del XVII febbraio
è stata quest’anno per la nostra
comunità una bella, occasione
per rendere vivente il patto di
integrazione con la chiesa metodista. Un buon gruppo di fratelli della chiesa metodista di Savona ha trascorso con noi la serata del 16 salendo fino a Rocca
Sera attorno al falò (e di lassù
spaziando con lo sguardo su Bobbio, Villar, Angrogna e sulla pianura sottostante). Ospiti nella
Casa Gianavello, i fratelli di Savona si sono uniti al culto in
cui hanno preso parte attiva i
bambini della scuola domenicale, i ragazzi del precatechismo
(con una scena presa dal libro
di U. Stagnano) ed in cui il pastore Becchino ha parlato sulla
responsabilità che sta davanti a
noi tutti nel nostro tempo per
l’annuncio delTEvangelo, valorizzando il patrimonio spirituale
e culturale legato alla storia
valdese. Dopo il pranzo i fratelli
di Savona ci hanno parlato dell’esperienza della loro comunità
ed abbiamo avuto un momento
di dibattito.
Un grazie ancora ai fratelli
che si sono uniti a noi per queste giornate, a tutte le sorelle e
fratelli che hanno lavorato per
il buon esito di questi momenti
di fraternità e di gioia che abbiamo vissuto insieme nella riconoscenza al Signore.
S. Secondo: iniziativa
per la CEvAA
« Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi ». Una assemblea numerosa ed attenta
ha seguito la predicazione del
17 febbraio su questo testo, che
ha legato il ricordo del passato
con l’impegno presente di evangelizzazione e la nostra partecipazione e fraternità con le chiese della CEvAA per la quale è
stata anche raccolta la colletta.
Oltre 150 fratelli e sorelle con
le famiglie e numerosi bambini
si sono poi raccolti nella sala per
pranzare insieme e trascorrere
il pomeriggio a cui, per una sessantina, ha fatto seguito anche
la cena e la serata.
Abbiamo visto con gioia diversi amici di altre comunità unirsi a noi per questa giornata ed
in particolare il Fratello Bruno
Forneron proveniente dalla California.
Anche quest’anno l’organizzazione di questa ben riuscita giornata è stata curata da sorelle
dell’Unione Femminile che non
hanno lesinato ore di lavoro e
di impegno. A nome di tutti le
ringraziamo di cuore, esse sono;
Elvina Godino, Edmea Grassi,
Mirella Rivoiro, Velia Rivoira,
Elme Genre Garrou, Ernestina
Griglio, Anita Rostan, Amelia Pastre. Mariuccia Vicino, Alda Pastre. Non dimentichiamo Attilio
Godino per Tallestimento della
sala e Anseimo Rivoiro che ha
offerto frutta ed altro materiale.
La corale è stata presente non
solo al culto del mattino, ma ha
anche animato pomeriggio e serata.
nità di trascorrere alcune ore in
comunione fraterna.
La sera, serata preparata ed
organizzata da un gruppo di giovani che hanno rappresentato la
commedia « La Boina » di A.
Meille.
Nel corso della serata è avvenuta Testrasùone dei numeri viti-''
centi della isteria in favore delle spese di "ïâscaldamento assai
forti. La iibéïra viva gratitudine
ai giovani l’impegno dimostrato'ed à tùtti coloro che in
un modo o nelTaltro hanno collaborato alla celebrazione della
giornata.
Ricordiamo che la ripetizione
della recita avrà luogo, D. v., venerdì sera 29 corr. m. alle ore 21.
Pinerolo:
le origini del valdismo
Il 17 febbraio è stato ricordato a Pinerolo con il culto, preparato in accordo con le altre comunità del nostro circuito e
centrato su Matteo 10: 16 « Vi
mando come pecore in mezzo ai
lupi ». Il culto era collegato con
la domenica della CEvAA, a cui
è stata anche devoluta l’offerta.
Erano presenti circa 60 fratelli
e sorelle di altre Comunità.
Circa 120 persone hanno partecipato al pranzo comune. A
questo proposito ringraziamo
tutti coloro che vi hanno contribuito con lavoro o cibi.
È ! seguita una conversazione
di Carlo Papini, direttore della
Claudiana, su « Lione e le origini
del valdismo ». Infine l’Unione
Giovanile ha riportato alla nostra attenzione la questione del
Concordato e delle Intese, con
un breve ma confortante scambio di idee e informazioni.
Prali:
17 febbraio in patois
La ricorrenza del 17 febbraio
ha coinciso con una gara di sci
accoppiata ad una gimcana automobilistica (che avrebbe dovuto aver luogo il 13 gennaio e che
era stata rinviata a causa di una
grande nevicata). La grande affluenza di turisti per questa iniziativa e per il bel tempo ha
obbligato numerosi pralini al lavoro. Ma nonostante questo i
falò sono stati accesi a Ghigo e
in altre quattro borgate ed il
culto è stato ben frequentato.
Dopo il pranzo un gruppo di patoisants provenienti dalla Val
Varaita si è aggiunto ai pralini
e subito le discussioni e i canti
in patois hanno rallegrato fino
al tardo pomeriggio i presenti.
Angrogna: visita del
past. Sergio Aquilante
Villar Porosa:
incontro comunitario
Il 16 sera numerosi falò hanno
illuminato la nostra valle, manifestazione di gioia popolare ed
occasione d’incontro fraterno.
Il 17: Culto di rendimento di
grazia con la partecipazione di
un gruppo di bambini della
Scuola Domenicale, che ha cantato due inni e del Gruppo Trombettieri che ringraziamo per aver accompagnato il canto comunitario.
Il pranzo comunitario ha riunito un centinaio di partecipanti
nel salone del Convitto. Erano
presenti il prof. Tobia, medico
condotto, i Sindaci dei Comuni
di Villar Porosa, Inverso Pinasca, Pinasca, Ting. Torrero che
ci hanno rivolto apprezzati messàggi.
Ringraziamo sentitamente le
sorelle ed i fratelli che col loro
lavoro nella preparazione del
pranzo ci hanno dato Topportu
Numerosissimi « falos » il 16 sera per tutta la valle: il più imponente è stato quello della Vaccera allestito anche dal gruppo
giovanile del Prassuit-Vernò.
La giornata del XVII è iniziata con un culto a più voci; particolarmente interessante è stata
la rappresentazione del Sinodo
di Chanforan realizzata, in costume, dai bambini delle Scuole
Domenicali. Sul finire del culto
i catecumeni hanno rivolto alcune domande all’ospite della
giornata, il pastore metodista
Sergio Aquilante che, nel rispondere, ha brevemente tratteggiato
i risultati positivi dell’integrazione delle chiese valdesi e metodiste.
Durante Tagape (piatto forte:
la zuppa valdese) organizzata egregiamente dall’Unione Femminile, a cui hanno partecipato un
centinaio di persone, dopo le
poesie di Silvio Bertin e Predino Sappè e una breve storia di
Ethel Bonnet sui terremoti nelle Valli abbiamo ascoltato l’intervento di Aquilante. Egli ha
sinteticamente ripercorso la storia del metodismo, sottolineandone l’apertura sociale sia alle
origini, nel contesto inglese dell’epoca, sia nella situazione di
oggi. Si è poi soffermato sui lavoro della « piccola pattuglia
metodista italiana » nel canapo
dell’evangelizzazione e nelTirnpegno a costruire una società
più umana contribuendo a sciogliere alcuni nodi culturali religiosi tipici della « cultura » cattolica (mediazione, visione gerarchica della vita, delega eco.).
E qui, Aquilante, ha citato l’esperienza nel campo sociale e
« politico » della comunità metodista di Villa S. Sebastiano; all’interno di questa esperienza è
nata per quelli che ci lavorano
l’intuizione sull’urgenza di condurre una battaglia culturale in
Italia. È poi seguito un dibattito
che ha permesso di riprendere
-temi e prospettive del metodismo. In serata la corale, diretta
da Jean Louis Sappè, ha presentato un’ampia rassegna di canti
religiosi e popolari. NelTintervallo è stato proiettato il bel
film a colori sulle corali valdesi
realizzato dall’équipe di « TVProtestantesimo ». Numeroso il
pubblico che ha decisamente apprezzato la serata, di viva spiritualità, organizzata dalla corale.
Nel salutare, Aquilante, che era
accompagnato dalla moglie Lidia, ha rivolto espresso invito
alla nostra comunità di compiere una visita sia al centro giovanile metodista di Ecumene sia
al centro sociale di Villa S. Sebastiano. L’idea è piaciuta. Chissà che non la si realizzi...
Massello:
17 febbraio ecumenico
Il culto del XVII febbraio a
Massello ha avuto una fisionomia del tutto nuova per la partecipazione del parroco di Salza
e Massello, Don Pasqualino Canal-Brunet, accompagnato da un
gruppo di giovani di Pinerolo e
della pianura piemontese. I fratelli cattolici hanno partecipato
col canto in comune dell’inno
25 della raccolta francese del
« Psaumes et cantiques », unendo al nostro « Grand Dieu! nous
te bénissons » le parole dell’inno
della liturgia cattolica «Te lodiamo, o Trinità » che porta la
stessa melodia. Dopo la predicazione il gruppo ha ancora partecipato con un inno intervallato da alcune letture tratte dall’Evangelo di Giovanni.
La partecipazione al culto del
XVII non era stata prevista con
molto anticipo, dato che solo
nel corso della settimana don
Canal ci aveva telefonato per
annunziarla e per chiedere se
avevamo qualcosa in contrario.
Anche se decisa all’ultimo momento riteniamo, tuttavia, che
essa sia stato un atto fraterno
che è stato in generale apprezzato e che ci lascia sperare in
una prosecuzione di iniziative
nella linea dello studio biblico
comune iniziato l’anno scorso a
Perrero e che ha dovuto essere
purtroppo interrotto quest’anno,
come già sanno i lettori di queste colonne.
Perrero: incontro col
pastore Alberto Ribet
La sera del 16 abbiamo avuto
i falò.
Alla mattina del 17, il culto
con circa 120 presenti e la predicazione del past. Paolo Ribet
su Galati 5: 13 (come tutte le
chiese del Circuito). La corale
ha cantato due inni.
Dopo l’agape, il past. Alberto
Ribet ha parlato su « I miei sette moderatori: cinquanta anni
di vita della Chiesa valdese».
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Organizzata dalla Commissione Stabili avrà luogo, sabato
sera 23 c.m. alle ore 20,30 nella
Sala Albarin, la serata mensile
aperta a tutti.
Il pastore A. Adamo parlerà
su « Alcuni aspetti della vita
della chiesa valdese nella, prima
guerra mondiale». Seguirà un libero dibattito.
• Si ricorda che l’Assemblea
di chiesa convocata alle ore 10
di domenica 24 c. m. per procedere alla elezione del nuovo pa^
store, sarà valida solo se il numero dei membri elettori raggiungerà la maggioranza assoluta.
ANGROGNA
• Sabato 23, alle 20,30, s’incontra il Concistoro.
• Una folla commossa ha partecipato, martedì 12, ai funerali
di Margherita Agli, mancata all’età di 75 anni. Figura caratteristica di Pradeltorno, abitava
proprio dietro il tempio valdese, e questo le ha consentito, per
armi, di esercitare un vivo senso dell’ospitalità nei confronti
dei visitatori specialmente stranieri. La comunità si stringe intorno ai familiari ricordando la
speranza del Regno in cui anche
Margherita ha creduto.
Causa le numerose relazioni
pervenuteci sulla giornata del
XVII ci vediamo costretti a rinviare al prossimo numero alcune
cronache di chiese.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Margherita Comba in Agli
profondamente commossi e riconoscenti per la grande dimostrazione di stima
e di affetto per la dipartenza deUa loro
cara, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano in modo particolare: il' prof. B. Lo Bue, i medici e il
personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, i dottori L. Avanzi e G. De
Bettini, la sig.ra M. Barbiani, il past.
G. Platone, la C.R.I. di Torre Pellice,
i vicini di Pra del Torno e tutti coloro
che si sono uniti con scritti, presenza
e fióri.
« Io amo l’Eterno perch’egli ha
udito la mia voce e le mie supplicazioni i> (Salmo 116: 1)
Torre Pellice 12 febbraio 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Ulda Bertalot in Cardiol
addolorati, ma fiduciosi nelle promesse del Signore, ringraziano tutti coloro
che con la loro presenza, scritti o parole di conforto hanno preso parte al
loro dolore, ed in modo particolare i
medici e tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Pomaretto.
« Quand’anche camminassi nella
vaile dell’ombra della morte
non temerei male alcuno perché tu sei con me ».
(Salmo 23: 4)
S. Secondo di Pinerolo, 6 febbraio 1980
Telegramma
della Regione
Pubblichiamo, volentieri, di
seguito, il telegramma della Regione Piemonte pervenuto, in
occasione del XVII febbraio, al
Vice-Moderatore past. Alberto
Taccia ;
« Occasione ricorrenza XVII
febbraio anniversario emancipazione civile dei Valdesi ad seguito editto Carlo Alberto esprimo
viva riconoscenza Regione Piemonte vostra opera dì cultura
et presenza società, associandomi rievocazione di così, significativa et importante conquista
di libertà».
Aldo Viglione
Presidente Regione Piemonte
POMARETTO
• Domenica 24 febbraio culto
all’Inverso Clot alle ore 10,30.
• Questo il calendario delle
prossime riunioni quartierali :
— martedì, 26: Perosa Argentina;
__lunedi, 3 marzo (e non il lunedi 25 febbraio come annunciato nella circolare): Pomaretto;
— martedì) 4 : Lausa ;
— mercoledì 5 : Maurini.
\
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA • RORA'
Dal 23 al 29 febbraio
Don A. FAGIANO
PINEROLO - Tel. 72674
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Torre Pellice
Domenica 24 febbraio
Martedì 26 febbraio
FARMACIA INTERNAZIONALE
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Giovedì 28 febbraio
FARMACIA MUSTON
(Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Luserna S. Giovanni
Domenica 24 febbraio
FARMACIA VASARiO
Via Roma, 7 - Tel. 909031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice, Tel. 90118 - 91.273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUÒCO
j Torre Pellice, Tel. 91.365-91.300
' Luserna S, G. Tel. 90.884-90.205
10
10
22 febbraio 1980
_______IMPORTANZA DELL’INFORMAZIONE DI PRIMA MANO
Dal calvario cambogiano
Nel gennaio 1979, aU’indomani
dell’intervento delle truppe vietnamite in Cambogia, Phnom
Penh, la capitale, si presentava
come una città fantasma; vi risièdevano soltanto 70 abitanti
rispetto ai 3 milioni che contava nel 1975! Nello stesso arco di
tempo — tra il ’75 e il ’79 — la
popolazione totale del paese era
passata da 7 a 3-4 milioni! Queste erano le tragiche conseguenze di 4 anni di « comunismo integrale» del folle regime di Poi
Pot che, nel nome di un’ideologia aberrante, aveva passato per
le armi metà del suo popolo, aveva letteralmente deportato nelle campagne l’intera popolazione
della capitale e delle altre città,
aveva bruciato milioni di libri,
aveva raso al suolo la cattedrale
di Phnom Penh, aveva eliminato
la carta moneta, ecc.; tutto ciò
per rompere drasticamente ogni
legame non solo con l’Occidente
capitalistico ma anche con qualsiasi altro paese. L’unico paese
con cui Poi Pot mantenne rapporti diplomatici fu la Cina, nella sua funzione di alleato antivietnamita.
L’anno 1975, chiamato da Poi
Pot 1’« Anno Zero », doveva essere l’inizio di un’era compietamente nuova. Invece è stato l’inizio della tremenda tragedia
del popolo cambogiano, tragedia
che ora è sotto gli occhi di tutta
l’opinione pubblica mondiale e
a cui diversi organismi internazionali cercano di rimediare con
l’invio massiccio di aiuti, soprattutto alimentari.
Il torto del Vietnam
e degli antivietnamiti
Intervenendo militarmente in
Cambogia, il Vietnam si è certo
messo dalla parte del torto sul
piano del diritto internazionale,
ma nello stesso tempo ha rivelato all’opinione mondiale una situazione diventata umanamente
insopportabile. Al di là di ogni
altra considerazione, va detto
che l’intervento vietnamita ha
fermato quello che era diventato. un vero e proprio genocidio.
Ma il Vietnam è il paese che ha
umiliato l’orgoglio imperialistico americano, e dietro al Vietnam c’è l’URSS: questo fa sì
che la ragione politica prevalga
su quella umanitaria per cui il
nuovo regime di Heng Samrin
è stato riconosciuto solo dal
blocco sovietico mentre la maggioranza deU’O.N.U. continua a
riconoscere il regime dispotico
di Poi Pot.
Questo spiega la vasta campagna anti-Vietnam orchestrata
dai mass-media occidentali, strumentalizzando deliberatamente
la tragedia del popolo cambogiano. Così, è stato detto e scritto dappertutto che il Vietnam
non solo impediva l’arrivo e la
distribuzione degli aiuti internazionali ma che addirittura se li
accaparrava. «Queste sono falsi
Comitato di Redazione: Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio Gardiol, Marcella Gav, Marco
Pasquet, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella SbafFì, Li.
liana Viglielmo.
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« L’Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale dì Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
flcazioni », ha affermato in una
recente conferenza tenutasi a
Reading, vicino a Londra (1),
Brian Walker, direttore di OXPAM, organismo di soccorso inglese, una delle organizzazioni
che dall’agosto ’79 ha mandato
più aiuti alla Cambogia. E ha
citato esempi concreti: mentre
uno dei primi aerei di soccorso
si dirigeva verso la Cambogia,
due giornalisti affermarono, nei
corridoi delle Nazioni Unite, che
l’aereo era stato intercettato e
che il suo contenuto era stato
sequestrato dall’esercito vietnamita; ora, l’aereo in questione,
nel quale si trovava Walker stesso, non era ancora giunto a destinazione. Altra menzogna a
proposito della nave delTONICEF che sarebbe stata dirottata
su Saigon da parte dei Vietnamiti, mentre nessuna nave delrUNICEP era diretta in Cambogia o in Vietnam.
Aiuti ostacolati?
L’UNICEF e la Croce Rossa
Internazionale sono state le due
maggiori organizzazioni a denunciare ostacoli posti dal nuovo
governo filo-vietnamita. Perché
questo? Perché una delle condizioni poste dal governo cambogiano è di non distribuire viveri alle truppe di Poi Pot che tuttora controllano alcune zone del
paese. Le due organizzazioni rifiutano queste condizioni perché
contrarie al loro statuto ma soprattutto perché sia l’UNICEF
che la Croce Rossa Internazionale sono strettamente legate
all’ONU la quale continua a riconoscere il regime di Poi Pot.
A riprova di questo fatto, è
significativo notare che né l’OXFAM né il «Comitato cattolico
contro la fame e per lo sviluppo» (C.C.F.D.), né la «Confederazione internazionale per lo sviluppo socio-economico » né il
Consiglio Ecumenico delle Chiese
in collaborazione con la Confe
renza Cristiana di Asia, tutti impegnati in massicci programmi
di aiuti alla Cambogia, hanno
lamentato tali problemi. La rivista « Informations Catholiques
Internationales» riferisce che il
Sig. Menotti Bottazzi, segretario
generale del C.C.F.D., recentemente tornato dalla Cambogia,
ha dichiarato che insieme ai suoi
collaboratori ha potuto circolare liberamente a Phnom Penh e
altrove, e ha potuto distribuire
egli stesso viveri alla popolazione. Inoltre, ha affermato che
«non c’è volontà di blocco sistematico degli aiuti da parte delle
autorità vietnamite ». Da parte
sua, il pastore Jean-Louis Clavaud, responsabile del programma di aiuti del CEC/CCA (Consiglio Ecumenico delle Chiese e
Conferenza Cristiana di Asia),
che è stato missionario in Cambogia negli ultimi 20 anni e che
parla correntemente la lingua
.-cmer, ha affermato le stesse cose. In un’intervista rilasciata al
SOEPI, agenzia stampa del CEC,
dice che le difficoltà di distribuzione incontrate all’inizio di novembre ’79 non erano dovute ad
ostacoli politici del governo bensì a ostacoli materiali; « Le cause sono note: mancanza di mezzi di trasporto, mancanza di camion, di vagoni, di locomotive,
di navi, pessimo stato delle strade e delle ferrovie. La mancanza di quadri (tecnici e amministrativi) è forse più importante
della mancanza dei mezzi di trasporto. Ciò si spiega: la maggior parte dei quadri cambogiani è stata eliminata dal regime
dei Kmer rossi. Circa il 90% dei
quadri sono stati eliminati fisicamente... ». Clavaud afferma che
attualmente la situazione è nettamente migliorata, sia grazie agli aiuti internazionali, sia grazie al raccolto appena fatto.
Questo però è molto scarso e
già si prevede un nuovo periodo
di penuria verso marzo o aprile.
Occorre dunque intensificare gli
aiuti internazionali. Il program
Doni Eco - Luce
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il numero dei lettori che hanno rinnovato il loro abbonamento. Manca comunque
aH’appello un buon numero di abbonati. In parte sono certo presenti... nei secchi postali; in parte speriamo vorranno provvedere al più presto al rinnovo facilitandoci il lavoro e risparmiandoci la spesa dei solleciti personali.
Anche il numero degli abbonamenti sostenitori è già rallegrante: 237 lettori hanno finora risposto all’appello e hanno versato 20.000 lire o più. Senza dimenticare chi sostiene il giornale pur senza arrivare a quota 20.000, speriamo
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ringraziamento per l'aiuto dato al giornale.
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Monferrato — Genre Giulio, Perrero
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Cremano — Santagati Leotta Maria,
Catania.
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Toro Domenico, Velletri 16.000; Bosio
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Caltanissetta 12.000; Bianchi Mazzoli
Adriana, Mezzano Inferiore 4.000; Michelin Salomon Maria, Luserna 4.000;
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Svizzera 35,000;; Fritz Bufi W„ Svizzera 8.000; Sellari Guglielmo, Torino 10
mila; Long Silvio, Svizzera 10.000.
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ca. Collegno; Garrou Silvio, Pomaretto;
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Bologna; Romussi Roberto, S. Rocco
Castagnaretti; Schirò Grazia, Verona;
Rosselli Denise, Malnate; Chiesa evang.
metodista, Savona; Garrou Baldi Alba,
Casteinuovo dei Sabbioni; Barsotti Giorgio, Pisa; Bogo Paolo, Cinisello; Ranzani Luigi, Cusano Milanino; Partisetti
Fiammetta, Sagrate; Bossatti Lidia,
Alassio; Musso Rolando, Sanremo;
Schellenbaum Franco, Asti; Scopacasa Franco, Madonna di Tirano; Decker
Franco, Napoli; Andrich Franco, La Spezia; Velluto Vera, Taranto; Sfredda Emidio, Rovereto; Artusi Lina, Modena; Varóla Daniele, Bergamo: Nigro Vincenzo,
Criiìdisi; Monaco Franco, San Salvo;
Giardina Calogero Maria, Pachino; Vitale Ferdinando, Ca,mpobasso; Coleita
Antonio, i.iatrice; Talocchino Nina,
Brusncngo; Armand Piion Erica, Chiav.nri; Volpi Elio, Diano Marina; Revelli
Nella, Biella: Picco Vittorio, Vercelli;
Ciafrei Erina, Lucca; Peraldo Carla,
Cándelo — Palermo: N. N.: Pasquini Filippo — Venezia: Colonna Romano Roberta; Cacciar! Bogo Evelina — Villar
P.: Ciesch Cecilia; Gönnet Giuseppe —
Torre P.: Fam. Boccassini; Comba Gustavo —Pinerolo: Gardiol Prochet Renata: Forneron Jole — Alessandria: Chiara
Aldo; Salviato Egisto — Pordenone:
Casonato Aldo; Corai Ada — Torino:
Viola Tullio; Scroppo Ulrico: Scroppo
Filippo; Gay Lisette; Baldi Giuseppe;
Decker Guido — Roma: Palazzina Elda;
Fava Walter; Ponzo Paola; Titta Dreher Gabriella; Villa Giovanni — Firenze:
Ricca Marco; Caponetto Salvatore; Spini Valdo; Messina Claudio: Greppi
Nella — Milano: Meille Valdo; Rostan
Max; Luzzani Angelo; Rostan Gianni
— Gatta! Luciano, Scandicci.
SCHEDA
Una storia di oppressioni
— XII sec. L’Impero^ Kmer
raggiunse il suo apogeo nel
12" secolo quando ricopriva
gli attuali Laos, Vietnam e
Thailandia, oltre all’attuale
Cambogia. Capitale dell’Impero era la leggendaria Angkor Wat.
— 1864, con Tarrivo dei
Francesi in Indocina, la Cambogia divenne Protettorato
francese. Il dominio francese
durò fino al 1953.
— 1941, i Francesi installarono sul trono il Principe
Sihanouk. Per fronteggiare
l’infiuenza crescente del partito comunista in Indocina
sotto la leadership vietnamita, Sihanouk segu'-, una politica di neutralità. Venne allontanato dal potere nel 1970.
— 1970 - 1975, le potenze
straniere intervengono negli
affari interni della Cambogia ;
il Vietnam e gli Stati Uniti
se ne servono per i loro scopi bellici. La Cina se ne ser
ve per limitare Tinfluenza sovietica in Indocina.
— 1975, la Cambogia è in
preda alla guerra civile. È devastata dai bombardamenti
americani, deve far fronte all’arrivo di più di 3 milioni di
profughi vietnamiti, la sua
economia è a pezzi: questa
è l’eredità lasciata dal governo filo-americano di Lon Noi
il quale viene rovesciato nel
’75 dai Kmer rossi di Poi Pot.
— 1975 - 1978, la Cambogia
cambia nome : diventa Kampucea : inizia lo spaventoso
regime di Poi Pot che uccide
o lascia morire di stenti oltre 3 milioni di cambogiani.
— 1 Dicembre 1978, le truppe vietnamite entrano in
Cambogia e pongono fine al
regime di Poi Pot. È la risposta dell’Unione Sovietica alla
influenza cinese in Cambogia.
— 1979, la Cambogia riapre
le sue frontiere e rivela al
mondo la sua tragedia.
ma di aiuti del CEC dispone di
7 milioni di dollari e dà la priorità all’aiuto alimentare (5.000
tonnellate di riso, 500 t. di granoturco, 380 t. di pesce secco, 45 t.
di latte in polvere, 50 t. di zucchero, ecc.). L’aiuto del CEC è
anche diretto verso i due ospedali di Phnom Penh e quello di
Kompong Spoe, e verso il ripristino deH’industria farmaceutica, in modo da produrre medicine conosciute dalla popolazione,
mentre questa per ora è sommersa da medicine provenienti
da ogni parte del mondo, che
non sa utilizzare. Il CEC ha anche un progetto di produzione
locale di biciclette che aiuterebbe
grandemente la popolazione, vista l’assenza totale di mezzi di
trasporto pubblici.
USA e Cina
dietro Poi Pot
Tutti gli osservatori recatisi
di recente in Cambogia concordano nel dire che il maggiore problema politico rimane quello delle zone controllate dalle truppe
di Poi Pot, zone rigorosamente
chiuse a chiunque, che vengono
rifornite dall’esercito thailandese
per conto della Cina e degli
U.S.A. È quanto aveva sostenuto il senatore IVIc Govern nella
sua dichiarazione dell’8 novembre scorso subito soffocata dai
mass-media occidentali. Le fughe
di una parte della popolazione
verso la Thailandia sono dovute
non solo alla fame ma in massima parte al terrore di vedere
tornare i Kmer rossi di Poi Pot.
E questo è tuttora un pericolo
reale che spiega la permanenza
delle truppe vietnamite. Anche se
la popolazione cambogiana è in
stragrande maggioranza riconoscente ai Vietnamiti di averla liberata da Poi Pot, i Vietnamiti
sanno che devono lasciare il paese al più presto, anche per l’ostilità tradizionale esistente tra i
due paesi. Ma il pericolo attuale
è di lasciare un vuoto militare
e amministrativo che sarebbe
presto rioccupato dal regime di
Poi Pot. In questo caso, la tragedia del popolo cambogiano
ricomincerebbe da capo, e gli attuali aiuti internazionali verrebbero vanificati.
Jean-Jacques Peyronel
(1) Notizie riprese da k Témoignage
Chrétien » del 21 gennaio.
DIBATTITI
Suirostruzionismo
dei
onorata società, ai pezzi da novanta e ai capibastone...
Questa valutazione è forse un
po’ paradossale, ma certo non
lontana dalla realtà: le votazioni fatte sui referendum proposti
dai radicali hanno mostrato con
certezza che una larga fascia di
elettori non condivideva le direttive dei vertici.
Ne consegue logicamente che
è giusto Combattere questa cosiddetta democrazia, e ci sono
per far ciò due mezzi: la P. 38
o l’uso delle leggi fatte dalla maggioranza. Quest'ultima è la via
proposta dai radicali quando si
valgono dei referendum e dell’ostruzionismo. È una proposta
logica anche se (o forse perché)
così facendo porgono l’altra
guancia: il fatto che il decreto
in questione, nella sua forma
non modificata fosse già stato
approvato al Senato da tutti i
maggiori partiti prova, assieme
ad altre circostanze ben note e
che non è il caso di stare a rievocare, che l’ostruzionismo dei
radicali non è in alcun modo responsabile della mancata modifica. Ma il lasciar dubbi su questo, il presentare il loro ostruzionismo sotto gli aspetti più negativi permette di classificarlo
come inutile se non dannoso. In
realtà esso contiene un messaggio che non è né inutile né dannoso, ma solo (volontariamente
o involontariamente) inascoltato.
E c’è una bella differenza.
G. A. Comba
Le analisi fatte in questi ultimi tempi sull'ostruzionismo dei
radicali rispecchia quasi sempre
il concetto che a determinare IL
DIRITTO non può essere che la
maggioranza. Si tratta di una
confusione evidente fra il contenuto etico del diritto e il diritto
espresso dalla legge. La maggioranza fa le leggi non perché depositaria delì’etica, ma perché
detiene il potere. Lo dovrebbero
aver particolarmente presente i
Valdesi che furono perseguitati
per secoli e oggi ancora tribolano per il riconoscimento dei loro diritti in quanto minoranza.
Lo stesso si può dire dei dissidenti sovietici, dei Curdi, dei Pellirosse.
A questa confusione fra possesso del potere e possesso dell’etica si aggiunge una grave carenza del concetto di democrazia. Che il nostro paese oggi rappresenti un esempio di democrazia, non è vero. Basta pensare
alle vicende legate ai Crociani,
Arcaini, Sindona, Lefèvre, Caltagirone (è parlante al riguardo
di questi la richiesta di 36 magistrati romani perché « si faccia piena luce»!), a Piazza Fontana e a tante altre per rendersi
conto che chi comanda in Italia
saranno 500 o 1000 persone circondate da dieci o ventimila
« amici » incaricati di rastrellare voti. Con il dovuto distacco
vien fatto di pensare dal punto
di vista dell’organizzazione alla