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ECO
DELLE AMJLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 98 - N. 12
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TORRE PELLICE - 22 Marzo 1968
Ammin. Claudiana Torre Pellice . C.CJ*. 2-17557
PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA
Predicare FEvaniìelo
Vita valdese
m uñ era non
« La situazione spirituale dell’uomo della nostra
¡generazione, sia che egli abbia delle forti convinzioni
cristiane, sia che egli abbia una visione spregiudicatamente secolarizzata della vita, risente la forte pressione di una atmosfera di trapasso » — così il prof.
Vittorio Subilia introduce la sua ultima opera, pubblicata in questi giorni dalla Claudiana, « Tempo di
confessione e di rivoluzione ». Il tifone culturale e
sociale che sta investendo la civiltà occidentale ’cristiana” obbliga i cristiani a prendere realmente sul
serio l’assurdo (lo ’’scandalo”) della croce prendendo coscienza che vivono in un universo astronomico
e sociale contradditorio, nel quale, senza più disporre di apologie prefabbricate, senza più essere appoggiali ma anzi contestati dall’ambiente, sono chiama
ti a predicare un Dio che uno studioso americano ha
chiamato il Signore dell’assurdo.
In attesa di presentarlo più diffusamente, pubblichiamo qui la pagina conclusiva dj, questo bel saggio, denso, lucido, sconcertante, apparentemente poco edificante — in senso banale —■ perchè apre più
problemi di quanti ne risolva. Ma\ paradossalmente
— ed è questo sempre il segno della teologia cristiana genuina'— sono opere come que$te che danno il
senso della vivezza della fede, la gioia fiduciosa della fede: « la fede, finche il Signore venga, è mai conclusiva? Quello che le è richiesto è di procedere con
fermezza, senza abdicazioni depressive, .senza attardarsi in quelli che Friedrich Nieizsche con sconvolgente chiaroveggenza chiamava i monumenti funerari di Dio, sperando contro speanza, sapendo che
il Signore è oltre ». V
Dopo le ultime sedute della Tavola, tenutesi a Torre PelT.ee a fine febbraio, il Moderatore Giamp.ccoli ha diffuso una circolare da cui stralciamo alcune notizie sulla
vita della Chiesa Valdese, che senza dubbio
interessano i nostri lettori. red.
Come testimoniare di Dio nel
contesto culiurale e sociale del nostro tempo? Qui sta tutto il problema. Sì sente bene che i vecchi
metodi non funzionano più e i tentativi di trovare metodi nuovi sono ancora troppo maldestri per essere adeguati e per ottenere fiducia. È stato detto che il dilemma
è tra il predicare una Parola disincarnata o incarnare nell’Evangelo una parola straniera.
La generazione cristiana uscita
dalla lotta contro le dittature e
dal travaglio della seconda guerra
mondiale era animata dalla speranza di poter portare un messaggio liberatore e creativo, per costruire un mondo nuovo sul crollo
dei valori del vecchio mondo. Ma
al momento di metter mano all’opera si è ' esa conto di un fatto
che non aveva preveduto: gli schemi teologici validi fino al 1945 apparivano inapplicabili, le parole
ehe-erano state orientatrici per. la
prima metà del secolo risuonavano
senza più eco alle soglie della seconda metà. Ci si è guardati attorno e lentamente ci si è dovuti arrendere alla realtà: si era rimasti
teologicamente orfani, privi di indicazioni valide e autorevoli, tali
da orientare l’annuncio, la fede e
la prassi nell’ora del massimo impegno.
In quest’ottica si può spiegare
i! cedimento di molte coscienze —
di piccola e di alta levatura — di
fronte alle lusinghe d: un orfanotrofio fornito di una cspeiienza millenaria e aggiornato secondo i più moderni metodi psicologici e pedagogici: non sarebbe
forse quella la via per ristabilire
la riconciliazione fra i cristiani divisi e per ritrovare la loro perduta
efficienza spirituale nel mondo? E
si può anche spiegare l’interesse di
abre coscienze, soprattutto giovani, di fronte al dinamismo del mi! o sociale, che sembra possedere la
rza propulsiva per risolvere il
problema umano e che senza contestazione esercita sulle masse diseredate del nostro secolo un’influenza fascinosa.
Ma queste due vie, la tradizionale e la rivoluzionaria, la ecclesiastica e la mondana, costituiscono
; avvero la via che l’Evangelo indica? Siamo proprio al punto di
rutu poter fare altro che scegliere
fra Sadducei e Zeloti?
Non è difficile assumere una posizione critica, ma non appare per
ora possibile fornire una alternativa convincente. L’impedimento
non viene da un difetto personale
o comunque circoscritto a un ambiente. Nessun uomo dell’attuale
generazione teologica, di nessuna
Confessione e di nessun paese,
sembra avere la statura necessaria
per fornire le indicazioni attese e
sperate. E può darsi che la nostra
generazione passi senza trovare la
via, vivendo smarrita in mezzo ad
avvenimenti che stanno cambiando le fondamenta di una mentalità millenaria, con l’amarezza di
non poter pronunciare nel nome
e con l’autorità dell’Evangelo le
parole decisive.
Siamo di fronte a un processo
che supera gli orizzonti di una generazione e i suoi limiti: per la
prima volta nella storia si tratta
di dover predicare l’Evangelo in
un’era non religiosa. È più sano e
più realistico esprimere che tacere la difficoltà, anche se a tutta
prima deprimente, per partire da
una coscienza leale della situazione ed evitare in qualsiasi misura
una retorica teologica e culturale.
Uno spirito aperto di analisi e ricerca è comunque più utile della
inerzia e può essere fecondo di futuri ritrovamenti per la nostra o
per le generazioni venture, a cui
siamo, debitori di originalità evangelica.
D’aLtrq. parte appunto: di fronte alle trasformazioni radicali, che
con rapidità sconcertante stanno
avvenendo sotto i nostri occhi non
sarebbe cristianamente saggio lasciarsi paralizzare da troppi complessi di inferiorità e di “^rusti azione, nella sensazione che saranno
questi avvenimenti a determinare
il destino dell’uomo. Non dobbiamo dimenticare che i testi del Nuovo Testamento non registrano, con
sintomatico silenzio, i grandi av
venimenti spcriacolari dell’Tmpero, ma ricord miopia presenza di
ignoti isolati tlie aspetta ano « la
consolazione d Israele » ^Luca 2:
25-38).
È stato dei iVi che noi oggi « viviamo in un periodo in cui Dio è
per noi il Dio assente » e che la
ragione ultima di questa assenza
non è da ricerc are soltanto nel processo di secolaiizzazione della società moderna, nella nostra resistenza, nella nostra indifferenza,
nei nostri dubbi, nta sta in Dio
stesso: « è l’opera dello Spirito
stesso di Dio, chà Dio si sottrae
alla nostra vista, fion soltanto ai
singoli, ina a ii||p^ ,g|)pche.y. E poi
l’Assente può rifòrnare e riprendere il posto che gli appartiene e la
presenza dello Spirito di Dio può
di nuovo irrompere nella nc.stra
coscienza ».
Quello che ci è richiesto è la cosa più difficile per l’uomo: saper
attendere Dio. La vera incredulità
è l'incredulità dei sicuri, dentro e
fuori le Chiese, che non aspettano
più. Una diaspora di aspettanti
Dio è il contributo più efficace per
la salvezza del mondo e, innanzi
tutto, la condizione di quella continuità con la tradizione ebraicocristiana del popolo di Dio che era
cercata dalle Confessioni della Riforma, la conferma di una autentica successione apostoUca.
Vm ORIO Subii ia
•A- La situazione in Sicilia.
La Tavola ha ascoltato la relazione del
Moderatore, dopo il suo viaggio in Sicilia
effettuato insieme al Presidente della Federazione, e la riunione che ha avuto luogo
a Palermo con tutti gli enti interessati per
il coordinamento del programma di aiuto.
11 piano elaborato prevede la costruzione di
due villaggi di case prefabbricate e la messa a disposizione di strumenti necessari a
creare cooperative agricole, che consentano
non solo l'aiuto immediato, ma una sirut.ura economica e sociale nuova per uomini
che hanno vissuto per secoli nella miseria.
Il Consiglio della Federazione è stato poi
messo al corrente di questo progetto, già
in corso di attuazione, e i particolari esecutivi verranno resi noti quando sarà possibile
avere a disposizione tutti gli elementi del
programma.
L’aiuto giunto dalle nostre Chiese ed
enti all’estero è stato pronto e generoso :
permetterà di mettere in atto un piano abbastanza ampio, che si rivolgerà non solo
ai fratelli pentecostali e avventisti, ma anche a cattolici, non volendosi fare discriminazioni di fronte alla sventura.
La casa di Adelfia è stata letteralmente
invasa da profughi provenienti da Partanna
e i nostri pastori Gianna Sciclone e Eugenio
Rivoir si sono "prodigati per accoglierli e
dar loro la base necessaria per una vita
comunitaria responsabile. I centri del servizio cristiano di Riesi e di Palermo stanno
portando avanti i piani necessari per il
programma di cui si è detto sopra.
Nell’area rioplatense.
La sessione sinodale rioplatense si è appena tenuta a Miguelete (Uruguay). La Ta•vola ha inviato-un jnessaggio di .augurio e
di fraternità a quei fratelli, che tra Taltro
dovranno condurre avanti il lavoro di approvazione della nuova costituzione, rimasto fermo per le note ragioni nella nostra
sessione sinodale dell’agosto scorso.
Napoli Vomero.
Ci rallegriamo vivamente per le sempre
migliori notizie della salute del pastore Salvatore .Ricciardi; d’altra parte vale la pena
di prestare attenzióne alla situazione della
chiesa di Napoli Vomero. che rimasta priva del suo pastore ha saputo esprimere i
diversi ministeri necessari per la continuazione normale delle attivkà senza ricorrere
a sostituzione. I professori della Facoltà
di teologia si recavano una volta al mese a
Napoli per presiedere il culto e la Santa
Cena, ma soprattutto per far lezione ai fratelli che durante il resto del mese assicurano predicazione, studi biblici, catechismo,
scuole domenicale, cura d’anime. Ecco una
bella indicazione che dovrebbe aiutarci a
risolvere molti problemi di piccole chiese.
..................
Uno solo è buono, Dio
II. 15 Marzo, a Venezia, è stato
ufficialmente aperto il processo ro;ratorio — cioè in fase istruttoria —
per la beatificazione «lei pontefice
romano Giovanni XXIII, primo passo verso l’elevazione all’onore degli
altari. C’era da attenderselo; e infatti fin dall’S novembre 1965 il
pontefice Paolo VI aveva iniziato il
pro-^esso informativo per la beatificazione di Giov.anni XXIII (e di
Pio XII). Il processo durerà probabilmente vari anni, ma l’esito si può
dare per scontato.
La Chiesa romana dialoga, si apre,
si aggiorna, ma continua a rimirare
se stessa, a compiacersi della sua
santità, sia pure impersonata in poche anime elette d’eccezione, a gloriarsi di altro che della sola croce e
risurrezione del Signore Gesù Cristo: della santità (intesa in senso cattolico) del « papa buono »,
ad esempio. Il patriarca di Venezia, Urbani, ha concluso così il
discorso celebrativo: « La nostra
preghiera .si fa più fiduciosa: noi
attendiamo con spirito di fede che
Iddio manifesti la gloria del suo beneamato pontefice. E chiediamo con
umiltà e speranza che la Santissima
Trinità affretti il giorno in cui la
.santa persona di Papa Giovanni co
me fu di consolazione, così sia di
protezione per tutta la Chiesa, e sia
dato a noi, ancora pellegrini sulla
Ierra, di venerarlo accanto a San
Marco evangelista, a San Lorenzo
Giustiniani, a San Pio X nel Cielo
dei Santi della nostra diletta chiesa
veneziana ».
Tutta la dottrina romana dei meriti — capitalizzati e amministrati
dalla Chiesa (romana, s’intende) —
solennemente riconfermata dalla Costituzione Apostolica Indulgentiariim Doctrina pubblicata da Paolo VI il 1” gennaio 1967, sta dietro
questo avvenimento. Non possiamo
che riaffermare con estrema decisione il nostro netto rifiuto di questo atteggiamento e di questo atto
che ci appaiono evangelicamente
empi, perchè Dio soltanto, nella sua
onnipotente sovranità e nella sua
misericordia insindacabile, può dire : « Sta bene, buono e fedel servitore, entra nella gioia del tuo Signore ». La creatura non può che essere sempre graziata, mai può diventare fonte di grazia; la Chiesa può
sempre soltanto — ma fermamente!
— credere e attendere la misericordia di Dio, mai pronunciare il suo
giudizio, anticipando i tempi e i
momenti ehe il Padre ha riservato
Sinodo 1968: quota 197.
Il Sinodo 1968 sarà presumibilmente composto da 197 membri, di cui 182 con voce
deliberativa e 15 con voce consultiva. Le
delegazioni delle Conferenze Distrettuali saranno così composte : I Distretto, membri
19; II, 7; III, 6; IV, 5; V. 5; VI, 5. Ogni
commento sull’inflazione sinodale, dopo il
blocco del progetto di trasformazione del
Sinodo dello scorso anno, contrariamente
al parere espresso dalla maggioranza delle
Chiese, appare superfluo!
Giornate teologiche del Ciabas ’68.
Considerando assai positiva la ripresa delle giornate teologiche del Ciabas f)er il valore delle relazioni presentate, se non per
le discussioni che ne sono, seguite, e malgrado le critiche sollevate da varie parti, la
Tavola ne ha sollecitato la continuazione e
hi chiesto alla Facoltà di Teologia, come
l’organo più naturale per questo fine, di assumerne la responsabilità
Fra gli emigrati.
I pastori Carmen e Silvio Ceteroni sono
partiti per la Germania da pochi giorni, stabilendosi a Darmstadt, da dove svolgeranno separatamente e insieme il loro ministerio a favore dei nostri emigranti in una
vasta zona. Li accompagnano in questi prim' e diffìcili tempi del loro servizio il nostro pensiero e la nostra preghiera.
È in corso di studio, e speriamo presto di
attuazione, la creazione di un centro di assistenza per emigranii a Palermo, patrocinato dal comitato europeo delle emigrazioni
del Consiglio Ecumenico.
Scuole secondarie e Facoltà di
Teologia.
Purtroppo, la situazione finanziaria delle
nostre scuole secondarie (Collegio di Torre
Pellice e Scuola Latina di Pomaretto) è di
nuovo grave; dopo un paio d’anni in cui
l’afflusso di doni dall’estero ha migliorato
ma non risolto la situazione, quest’anno si
neta un . calo di tali doni cui non fa da
contrappeso un miglioramento dei doni dal
(continua a pag. 4)
iiMiitimiiiiiiiiiiiiiiiimiiii
Le
e
parole
i fatti
alla propria autorità. Quello che è
avvenuto a Venezia è, in una prospettiva evangelica, un abominio:
una Chiesa ohe fa questo, anche una
Chiesa che tollera questo, è una falsa Chiesa.
E mentre ci siamo, dioiamo una
volta per tutte quanto ci sembra non
solo stucchevole (un po’ di demitizzazione non stonerebbe), ma evangelicamente inaccettabile l’insistenza, carica di una componente che
non è solo sentimentale ma anche
teologica, sul « papa buono ». E’
forse necessario ricordare ehe Gesù
stesso, quando il giovane ricco volle
dargli quest’appellativo, anche qui
carico di un’indubbia sfumatura
teologica, rispose recisamente: ’’Perchè mi chiami buono? Ne.ssuno è
buono, tranne uno solo: Iddio”
(Marco 10: 18).
g. c.
Si è tenuto a Milano, dal 9 c. m., il Congresso internazionale dì studio sulla libertà
di stampa e delFeditoria, indetto dal Consiglio nazionale deirOrdine dei Giornalisti,
sotto il patrocinio del Capo dello Stato. I
quotidiani ne hanno dato notizia; citiamo
da « L’Osservatore Romano » (10.3."68).
Aprendo il Congresso il ministro Guido
Gonella ha detto, fra l'altro : « La libertà di
stampa, tutelata dalla Costituzione e dalle
leggi, costituisce una conquista fondamentale e intangibile. Ma ogni libertà deve coesistere con le altre libertà, deve rispettare i
doveri morali e sociali. La dignità della persona, la correttezza del costume, il rispetto
della verità sono valori che nessuna libertà
di stampa può contestare ». Dopo di che se
l'è presa, del resto giustamente, ma con abile
dlvorsione, con la stampa pornografica.
Il Capo dello Stato, Giuseppe Saragat, aveva inviato un messaggio in cui esprimeva
« sentita adesione agli ideali che con questo
incontro ancora una volta i giornalisti dimostrano di voler fermamente perseguire^ ideali di libertà, cioè di fede in quei supremi valori umani che la libertà sola garantisce e
consacra »:
Il presidente del Consiglio. Aldo Moro, ha
rilevato a sua volta che « il Governo attende
dalle conclusioni del Congresso indicazioni
anche per il proprio impegno, che, come è
stato in passato, così sarà in avvenire volto
ad assicurare, per quanto in suo potere, il libero ed efficace espletamento da parte della
stampa della sua altissima funzione che in
un regime democratico e componente essenziale della vita morale, culturale e civile ».
Applichiamo tutte queste belle parole allo
scandalo del Sifar e al processo De Lorenzo •
<i L’Espresso », conclusosi con la condanna
dei giornalisti E. Scalfari e L. Jannuzzi, cui
praticamente il Governo ha impedito il diritto di prova (su fatti che lo stesso Pubblico
Ministero riconosceva rispondenti a verità!),
con la scusa del segreto militare; e lasciamo
al lettore di trarre le debite e non dubbie
conseguenze.
Il nostro appello per le vittime del conflitto vietnamita
In risposta al nostro appello per le
vittirne del conflitto vietnamita abbiamo ricevuto altre offerte; Madeleine
Bonnet, S. Germano Chisone L. 1.500;
Emanuele Griset, Torino 10.000; Unione delle Madri, Villasecca 10.000; Unione Giovanile, Villasecca 5.000; Scuola
dom., Villasecca 10.000; Vittorina Ugo,lini, Torre Pellice, in mem. del past.
Virgilio Sommani L. 2.000. Totale L.
38.500. Totale precedente L. 374.960. Totale generale L. 413.460.
Ringraziamo e trasmettiamo al Comitato aiuti medici al Vietnam.
2
pag. 2
I VALDESI E IL “DIRITTO COMUNE,, - 3
La grande tappa de! 1848
E proprio questo il tempo in cui, venuti a contatto con la legislazione generale del paese, essi per sostenere i loro principi fecero appello, come strumento, non già come sistema, anche al “diritto comune,,
Non è possibile esaminare qui quali
furono gli intendimenti delle nostre
chiese nei loro ripetuti incontri con lo
stato nel susseguirsi dei secoli, per porre in risalto i principi cui esse si orientarono e gli strumenti con cui condussero la loro azione. Per toccare solo i
momenti più salienti della nostra storia, bisognerebbe sondare su quali criteri venivano impostate nelle diverse
località le relazioni tra movimento
valdese e società medievale prima della Riforma; presentare i principi che
discendono dalle posizioni assunte e
dai documenti predisposti dai valdesi
alla metà del XVI secolo; e di poi accennare alle azioni difensive condotte
nel lungo periodo delle imposizioni
giurisdizioniste sabaude e porne in luce i principi conduttori; far risultare
le esperienze vissute al momento delle
cosidette libertà napoleoniche; e quindi l’azione intrapresa ed i principi rivendicativi all’epoca del liberalismo risorgimentale italiano.
In uno sguardo su un così, vasto
arco di secoli si noterebbero accomodamenti contingenti, talune tergiversazioni, lacune, ossequio a situazioni
storiche già superate o in via di esserlo nell’ambiente circonvicino; ma
si noterebbero altresì, due precise caratteristiche distintive. Una linea di
condotta continuativa in sede di principi; e l’uso di strumenti operativi diversi suggeriti dalle contingenze. La
linea di condotta è ancorata al principio della libertà della fede come
espressione di vita con le conseguenti
implicazioni nella società, ed a quello
della indipendenza delle loro istituzioni; gli strumenti adottati furono i più
disparati: dalle dispute alle proteste,
dalle confessioni di fede alle petizioni ;
dalla protezione di alcuni potentati
protestanti alla resistenza passiva ; dai
trattati alla emanazione di propri
ordinamenti ; dall’appello al diritto deldello stato alla rivolta ed al ricorso
alle armi.
4! *
Ciò premesso, vorrei richiamare qui
l’attenzione su di un aspetto particolare di questo ragionar dei valdesi sulla tematica dei rapporti tra chiesa e
stato facendo riferimento a quel momento saliente della nostra storia in
cui essi furono inseriti quali cittadini
nella vita degli stati sardi dopo il
17-2-1848. È proprio questo il tempo in
cui, venuti a contatto con la legislazione generale del paese, essi per sostenere i loro principi fecero appello, come strumento, non già come sistema,
anche al « diritto comune ».
Mi richiamerò a due fatti precisi, ricordando anzitutto il contesto in cui
essi si situano; e cioè la svolta determinata dallo statuto albertino che,
per i valdesi, mutava il precedente status di semplice tolleranza « secondo gli
usi ed i regolamenti speciali» che li
riguardavano (codice sardo 1837). in
una « tolleranza conformemente alle
leggi» come precisava lo Statuto.
Di qui quel conflitto tra norme pregresse e norme successive allo Statuto
che le Patenti di emancipazione consentivano per via della « sciagurata riserva » con cui si precisava che « nulla
è però innovato quanto all’esercizio
del loro culto ed alle scuole da essi dirette ». In pratica una situazione del
tutto simile a quella che abbiamo attraversata di recente nei primi 10 anni
successivi alla Costituzione repubblicana. Anche per questo tale periodo
presenta ancor oggi un particolare
interesse.
In una tal situazione appariva chiaro ai nostri che se i valdesi erario stati
ammessi come gli altri al godimento
dei diritti civili e politici ; ed era stata
riconosciuta l’eguaglianza di tutti i regnicoli davanti alla legge nonché Tirrilevanza della differenza di religione
per accedere alla vita pubblica, i principi del nuovo ordinamento deUo stato
dovevano in qualche modo riflettersi
anche nel campo della vita religiosa e
sui rapporti tra lo stato e la loro
chiesa.
Due episodi valsero a chiarire la situazione: le richieste avanzate dalla
comunità di Torino per avere dallo
stato un locale di culto; e di poi la
proposta dello stato di emanare una
legge per il riordino delle manifestazioni religiose e delle amministrazioni valdesi.
« « «
Il Bert, allora pastore a Torino e
che aveva appoggiato le domande per
un nuovo locale di culto non esitava
a sostenerle sul fondamento che
« lo Statuto, che costituisce per il Piemonte e per i piemontesi un'era affatto novella e diversa dai tempi rozzi e scorsi, pone
quindi i valdesi sotto il beneficio delle leggi e del giure comune; quel comune diritto
non può dunque mai \enire loro tolto»
Il Valaesi, p. .^58),
Il Bert, partendo dal concetto di un
« diritto comune » in cui i cittadini
« debbono tu.'.i innanzi alla legge godere
di uguali diritti, quante volte uguali ne siano r pubbliei doveri o carichi, consentiva
in linea di principio financo che se. esistendo in uno Stato una religione propria
del maggior numero dei cittadini, ne vengano dal Governo stipendiati i preti e protet
te le istituzioni, sia pure, quante volte la
religione o le religioni del minor numero
godano dei medesimi vantaggi » (La Chiesa
e lo Stato, pag. 33).
Lo stato che provvedeva al culto della maggioranza si pensava potesse, nel
suo « diritto comune », far posto anche
a minori parallele istanze del culto
valdese.
Ma il Ooverno a due riprese rispose che non poteva concedere un locale
per la comunità di Torino perchè al
momento non ne aveva, ma che tuttavia non aveva difficoltà a che i vaidesi se ne provvedessero.
« colla sola avvertenza, che questo locale
non debba avere facciata che ne indichi la
destinazione; e, se sarà jn una casa particolare, che non abbia comunicazione interna con le altre parti della casa; e, finalmente, che resti stabilXo come nelle altre
città di questi stati, dove il culto protestante è jMrmesso, che l'intervento dei cattolici vi sia proibito » (Dispaccio 7-7-’48); e
che « era pronto ad accordare la necessaria
autorizzazione » (lettera 2-6-'49).
Negli ambienti valdesi delle 'Valli
l’azione promossa dalla comunità di
Torino veniva fortemente criticata. Si
sosteneva infatti :
« il governo non può incaricarsi di fornir
un locale, fatto di cui non sapremmo affliggerci per i nostri fratelli di Torino, nella
persuasione in cui siamo che v’è gran follia
e grande misconoscenza dei nostri interessi
nel far intervenire da vicino o da lontano il
governo nei nostri affari religiosi... Non rendiamoci schiavi in nome della libertà e. per
qualche miserabile sussidio che po'tremmo
ottenere dallo Stato, compromettere il prezioso tesoro della nostra indipendenza spirituale » (Echo, 5-7-'49).
Ma le critiche mosse alla risposta
del Governo non erano meno risentite di quelle fatte ai fratelli torinesi.
« Dalla lettera del goverbo — si precisa
nello stesso articolo àeWEcho — risulta
che lo Statuto e le altre leggi analoghe se
hanno cambiato la condizione civile e politica dei sudditi non cattolici non hanno
tuttavia esercitato alcuna influenza sulla
questione puramente religiosa; cioè che a
questo riguardo sono sempre i vecchi editti
' che fanno regola ».
Da questo episodio si rilevano due
punti essenziali. Primo, che la linea di
condotta della parte più avvertita della nostra chiesa era ancorata ai propri principi di fondo tradizionalmente
enunciati in termini di libertà ed indipendenza; secondo, che il ricorso al
« diritto comune » dello stato era erroneo se inteso in senso globale come
motivo di fondo, mentre in tanto ad
esso strumentalmente si poteva fare
legittimo ricorso iii senso parziale, in
quanto si prestassfe alla rivendicazione delle libertà che i nostri ponevano
alla base dei loro rapporti con lo stato,
4! ^
A questo episodio è collegato l’altro
relativo alla volontà governativa di
emanare un’apposita legge per inquadrare nel « diritto comune » dello stato le manifestazioni religiose e le attività ecclesiasti.che valdesi.
Senza scendere ai dettagli di tale
complesso episodio, rilevo soltanto che
da principio il Bert, che faceva parte
della commissione chiamata a studiare il problema, .si dimostrò favorevole
poiché sosteneva che
« finché ¡1 potere legislativo non abbia
colle sue esplicite dichiarazioni ben bene
stabilito la vera e definitiva condizione del
culto valdese, ... non si potrà dire che sieno
\eramente emancipati i valdesi » (I Valdesi,
■p. 359).
Egli, in sostanza, vedeva in una
eventuale legge statale, che precisasse
la posizione delle nostre chiese nel diritto comune dello stato, il modo di
far fuori tutte « le antiche provviden
ze grette ed intolleranti » contenute
nelle leggi speciali pre-statutarie
Ma il moderatore Revel ed il Melile
direttore dell’« Echo », erano di tutt’altro avviso, ed anche su questa mag-'
giore questione, affermando il loro
pensiero, finirono per spuntarla e sulle resistenze interne e sullo stesso governo che abbandonò di poi il progetto prima di condurlo in porto.
La posizione assunta da J.P. Melile
è di una chiarezza giuridica esemplare sia sui principi di fondo da affermare che sugli strumenti di cui valersi
In un articolo sui «rapporti da stabilirsi tra la chiesa valdese e lo Stato »
(«Echo», 4-10-49) affronta direttamente il problema inerente il modo di risolvere le questioni su cui il governo
aveva ricercato una intesa con la Tavola in vista dell’emanazione di una
legge di riordino. Egli cos: si esprimeva :
« Noi. circa quanto v'è di sostanziale in
'.ali diverse questioni e per quel che esse si
riferiscono ai valdesi, non potremmo vedere
che una soluzione accettabile ad un tempo
per il governo e per la chiesa valdese; e
cioè: la continuazione di ciò che è esistito
sin qui MENO L'OPPRESSIONE (maiuscole nel testo), o, in altre parole, la piena
ed intiera autonomia della chiesa (la facoltà
cioè di governarsi con le proprie leggi) nei
llm.ti del diritto comune... La chiesa valdese, quale che sia la contropartita, non potrebbe consentire all’abbandono della sua
autonomia, senza rinnegare nel contempo
!i suo passato e il principio sul quale essa
riposa; il suo passato che offre il bello spettacolo di una gloriosa indipendenza conservata attraverso secoli di oppressione e di
tirannia; il suo principio che, riducendosi in
fatto di organizzazione ecclesiastica al governo della chiesa da parte della chiesa, si
troverebbe colpito al cuore dall’intervento
nei nostri affari religiosi di un potere di
altra na'iura ».
4: * *
Con tali parole il Melile ci fa comprendere quali furono le unanimi con
iiiiiuimiiiiiiiiimmiiiiiimiiiiii
Lettere alle Chiesi: FILADELFIA
A
Hai serbato la mia parola e bon hai rinnegato il mio nome
Non abbiamo molte informazioni sulla chiesa cristiana di Filadelfia, nell'Asia Minore; tuttavia le poche cose
che ci vengono dette mettono in chiara luce la sua fede
e la sua testimonianza.
Come tante altre chiese dell'epoca apostolica, anche
la comunità di Filadelfia era una chiesa di minoranza in
un mondo pagano, fiero della propria grandezza e religiosità. Non aveva nulla che potesse impressionare il
mondo; ma, grazie al messaggio dell'Evangelo che aveva ricevuto, era rimasta fedele al suo Signore; «pur
avendo poca forza, hai serbata la mia parola e non hai
rinnegato il mio nome ».
Gesù Cristo si presenta alla chiesa di Filadelfia rivestito di un'autorità unica al mondo: « Queste cose dice il
santo, il verace, colui che ha la chiave di Davide, colui
che apre e nessuno chiude, colui che chiude e nessuno
apre ». Il vero e definitivo « potere delle chiavi », se così
possiamo esprimerci, appartiene a Gesù Cristo, non al
magistero di una chiesa o alle sue gerarchie. Egli è colui
che apre e chiude la porta del regno di Dio, pur avendo
affidato innanzi tutto ai suoi discepoli e poi a quanti confessano, come Pietro, la loro fede in Lui, il compito di
predicare agli uomini l'Evangelo che annunzia loro la parola della grazia e del giudizio. Di fronte alle folle che
acclamano i grandi di questo mondo o che si genuflettono dinanzi agli alti dignitari della Chiesa, Gesù Cristo rimane pur sempre l'unico Signore al quale « ogni podestà
è stata data nel cielo e sulla terra ». Il « piccolo gregge »
è ben poca cosa nel vasto mondo, eppure il Signore gli
dice : « Non temere, o piccolo gregge, perchè al Padre
vostro è piaciuto di darvi il regno ». Da questa preziosa
fiducia, molte volte derisa e ostacolata dal mondo, la
chiesa di Filadelfia non è smossa ; la comunità non si lascia impessionare dalla sua « poca forza », non teme la
persecuzione, ma si preoccupa di serbare la parola del
Signore con coraggio, senza distrazioni colpevoli e senza
pericolose confusioni.
* * *
La fedeltà alla Parola del Signore è il primo dovere
della Chiesa in ogni età e in qualsiasi circostanza. Una
Chiesa così fedele non va in cerca di altri messaggi, non
trasforma la sua predicazione in discorsi di sapienza umana, ma si attiene a quel che ha ricevuto, lo pone a fondamento della propria fede e della propria testimonianza nel mondo. Soprattutto in un tempo come il nostro,
in cui la testimonianza della chiesa assume una nuova
e più ampia dimensione sociale e politica, l'esempio della comunità di Filadelfia non è senza significato per noi.
A quella chiesa, pertanto, il Signore rivolge una duplice promessa. « lo ho posto dinanzi a le una porta aperta, che nessuno può chiudere » : una porta aperta, cioè
un'opportunità nuova ed un'occasione favorevole all'annunzio dell'Evangelo. La chiesa che « ha serbato la mia
parola » non rimarrà priva di testimonianza nel mondo.
Quante volte abbiamo parlato di evangelizzazione e di
missione della chiesa, analizzando i tempi e le circostan
CApoc. 3: 7-12)
ze, come se tutto dipendesse da noi e dalle nostre capacità, come se le nostre scelte dovessero necessariamente
corrispondere alla volontà del Signore, senza nemmeno
pensare che un evangelizzatore come l'apostolo Paolo
esortava i Colossesi a pregare per lui e per i suoi compagni d'opera affinchè « Iddio ci apra una porta per la
Parola onde possiamo annunziare il mistero di Cristo ».
Una comunità fedele non può vivere per se stessa ; la
sua vocazione specifica è l'annunzio dell'Evangelo ed è
estremamente importante che la chiesa possa assolvere
quel compito, secondo la ricchezza dei doni ricevuti, là
dove il Signore ha aperto una porta che nessuno chiuderà.
Inoltre: « Perchè tu hai serbata la parola della mia
costanza, anch'io ti guarderò dall'ora del cimento che ha
da venire su tutto il mondo, per mettere alla prova (quelli
che abitano sulla terra ».
Vengono le prove sulla terra, ma Gesù Cristo protegge la chiesa che gli è rimasta fedele nelle difficoltà. La
« parola della mia costanza », vale a dire l'Evangelo che
parla della costanza di Gesù Cristo sulla via della croce,
per « l'ora del cimento » e della prova : niente di più ma
anche niente di meno per la chiesa di allora e di ogni
tempo. La comunità di Filadelfia ha poca forza, il suo avvenire è oscuro e minaccioso; eppure, perchè ha serbato
« la parola della mia costanza » non sarà alla mercè dei
più gravi avvenimenti. L'ora del « cimento » che ha da venire può essere un tempo di persecuzioni e di sofferenze, ma può anche essere il tempo della gran tribolazione
e deH'apostasia sullo sfondo degli avvenimenti finali della storia. Qualunque cosa accada, la promessa del Signore è valida ancora oggi per la chiesa che affronta la prova, fondata sulla parola di Dio.
* * *
Per questa ragione l'esortazione finale non può essere altro che una rinnovata esortazione alla fedeltà ed alla
resistenza : « lo vengo tosto ; tieni fermamente quello
che hai, affinchè nessuno ti tolga la tua corona ». L'insistenza con la quale il Signore sottolinea la necessità di
« tenere fermamente quello che hai » oggi come allora
non ci deve meravigliare. La comunità dei credenti vive
con la speranza del ritorno del suo Signore; nella notte
dei tempi e in mezzo a tante altre voci che turbano e
stordiscono gli uomini, essa veglia ed ascolta la voce di
Colui che le dice: « lo vengo tosto ». E nell'attesa che si
prolunga per anni e per secoli, quando sarebbe tentata
di deporre le armi del buon combattimento, sotto il peso
della stanchezza e della sfiducia, la voce del suo Signore
torna a farsi più insistente che mai; «Tieni fermamente
quello che hai », non rinunziare a quella Parola che è, la
tua ricchezza e la tua forza. Verranno tempi difficili, tempi in cui « molti falsi profeti sorgeranno e ne sedurranno
molti ». Anche quei tempi passeranno, ma « chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato ».
Ermanno Rostan
clusioni a cui i dirigenti valdesi pervennero nell’ apposita consultazione
fatta allo scopo di fissare il contenuto
di quella Dichiarazione che la Tavola
il 27-9-’49 affidava ai rappresentanti dei
valdesi nella Commissione ministeriale per far conoscere al governo sardo
Il punto di vista della loro chiesa. In
questo documento ufficiale si precisa
tra 1 altro che « la chiesa valdese, trovandosi tale in virtù della sua confessione di fede e della sua costituzione, deve reggersi da sè In modo assoIutani6nt6 indipBndente secondo i suoi
principi nei limiti del diritto comune ».
Come è noto questa lìnea di prin'^ipic fu riaffermata, con le stesse parole, anche nel 1943 dall’art. 13 del Sinodo di quell’anno tutto particolare per
la nostra storia più recente.
Cìercherò di rilevare in un prossimo
articolo quale sia il significato preciso
del ricorso al « diritto comune » che in
tale circostanza fu espresso dagli
esponenti della nostra chiesa, e quali
conclusioni se ne possono trarre,
(segue)
Giorgio Peyrot
lU■lmlllllllllll■llllllllllllllll
AGAPE, 9-15 APRILE 1968
Socielà ilei coDsimii
e risposta comunitaria
Campo deila giovontù dei paesi latini
direttori: Giorgio Bouchard e Jean Tritschler
Apertura del campo:
martedì 9 aprile ore 16,30.
Chiusura del campo:
lunedì 15 aprile ore 16,30.
Lingue: italiano e francese.
Costo del campo: lire 9.000 (più 1.000 di
iscrizione). Per chi non partecipa a tutto il campo la quota giornaliera è di
lire 1.500 (oltre airiscrizione).
Questo campo si rivolge essenzialmente ai
giovani impegnnti'. perciò esso terrà con.o
anche del fatto die molti di essi lavorano, e
non hanno libertà per tutta la settimana di
Pasqua. Il campo .si dividerà dunque in due
parti :
Prima parie', dal martedì pomeriggio al
venerdì sera: analisi della società dei consumi.
Seconda parie : dal sabato mattina al lunedì pomeriggio: breve riassunto dei risultati della prima parte, e poi discussioni sul
problema comunitario.
Iscrizioni, domande di programmi, richieste di informazioni a: Segreter.a di Agape .
10060 Frali.
BOBBI
Abbiamo avuto il piacere di avere tra noi
sabato 16 e domenica 17 marzo il Missionario sig. Bernard. Egli ha interessato vivamente i nostri giovani nella sua « causerie » di sabato sera, accompagnata, da pregevoli diapositive: domenica mattina egli ha
rivolto il suo messaggio alla Scuola Domenicale ed al culto e nel pomeriggio egli ha
ancora parlato alle nostre mamme illustrando il suo dire con nuove diapositivtu.
Lo ringraziamo vivamente per la sua v’sita e per le interessanti notizie che egli ci
ha recato .sul campo missionario del Lesotho. e. a.
SAN SECONDO
-- Le celebrazioni del XVII Febbraio non
sono state segnate da alcun fatto particolare.
La sera della vigilia, come negli anni scorsi,
sono .stati accesi molti falò, accompagnati da
liumerosi razzi luminosi che, per alcune ore,
hanno solcato il bel cielo sereno. La mattina del XVII si è svolto il tradizionale corteo dei piccoli '8 dei grandi; la numerosa assemblea raccolta nel tempio, ha ascoltato la
predicazione della parola di Dio che ci invitava non solo alla riconoscenza verso FEtcrno per le benedizioni in ogni tempo accordateci, ma alla fedeltà alla Sua parola ed
alla solidarietà con quanti ancora soffrono,
privi della libertà dì cui, noi. oggi godiamo.
La Corale ha cantato il coro del centenario
ed un inno dì circostanza.
Il pranzo e la cena, preparati con cura dal
signor Giovanni Paolo Paschetto e dalle famiglie Besson. hanno riunito un buon numero di commensali. Come sempre, al le/ar
delle mense sono stati rivolli e letti <'C;ii)Ì
apprezzati messaggi
— Due belle serate cl sono siale offerle
dalle, filodrammatiche di Villar Pellice c
Pomaretto, mentre i nostri amici villar.si,
accompagnati dal loro pastore, sono stati da
noi domenica 25 febbraio ed hanno recitato
la commedia in dialetto piemontese: «A
Fumbra d'ire ciuchè », quelli di PomareLto sono sta'.i nostri ospiti sabato 9 marzo,
interpretando il dramma di Siro Angeli:
(( Dentro di noi ». magistralmente diretti dal
signor Bosco. In entrambe le serate il pubblico, assai numeroso, ha vivamente applaudito i bravi attori. Grazie ancora a tulli.
il coro alpino Val Pellice sarà fra noi
sabato 30 marzo. Fin d'ora gli diamo il nostro fraterno benvenuto!
Domenica. 3 marzo, le sorelle deli Unione Femminile di San Secondo e di
restino si sono ritrovate par Fannuale riunione di preghiera.
La missionaria signorina Graziella .lai a.
accompagnala da due sorelle dell Unione di
Torre Pellice. ha tenuto la meditazione sul
tema: «Portate i pesi gli uni degli altri».
Tutte le presenti serbano un caro ricòrdo
di quella bella e luminosa giornata.
3
pag. 3
i Valdesi di Marsiglia
La tradizione vuole che i Valdesi di Marsialia numerosi e dispersi in quella grande
città ’ celebrino la « fête vaudoise » alcuni
giorni dopo il 17 Febbraio per aver la possibilità di salutare in nicz/.j a loro un pastore venuto dairital.a per quella circostanza. Ho avuto il piacere d'essere quel pastore
durante alcuni giorni e di apprezzare, insieme con iTii.i moglie, l'accoglienza di non
pochi iiiniei, p.vincipalmente quella che li
licori Fo.et e la sua Signora sanno
oilrirr g; lu-rdsamente e con sincera cordialità.
Si potrebbe dire che i Valdesi di Marsi■rlia non si possono contare; non già perchè
tl loro numero sia in Unito, ma perchè sono
dispersi in una vasta zona e non tutti sono
in contatta con l'Unione Valdese che li riunisce alcun;- volle durante l'anno nei locali
di sua proprietà. Forse, se li si potesse riunire tutti, ci sarebbe di che costituire una
comunità a.ssai più numerosa di non poche
chic-c \ aldesi. in Italia!
iùano certamente un bel numero domenica 2.J Febbraio, nel tempio riformato della
rue Crignan dove il Pastore Marchand mi
;c\a invitato a presiedere il culto ed a rivolgere aU'assemblea il messaggio della parola di Dio. L’incontro era festoso e fraterno
fin dal mattino, il richiamo al passato scaturiva dal canto del « Giuro di Sibaud », l’oecasione era buona per accomunare Valdesi
« Riformali (li oggi in un medesimo impegno a viu-rt- la loro fede come uomini maturi c responsabili.
Kd erano naturalmente in molti al pranzo tradizionale del 17 Febbraio, anche se po.
sticipato al 2.5! Più di cento commensali,
alcuni Pastori riformali di Marsiglia fra i
(¡Liali i Pa.stori Marchand e Mordant, un
- rvizio accurato e poi, al termine del pranuna breve serie di messaggi d occasione
aperta dal discorso della Signora Poet, pronunziato con l’entusiasmo e lo zzlo che tutti
le riconosciamo. A Marsiglia, tuttavia, e for.
se più che in molte nostre comunità, la
«fête Vaio'..; a- r iniii'i-.n:i la gente per un
«ioni ' ■■ t! ' i'- i r.tum, giovani, coralisti
eil all' ri '.i! ■ ■' ;r più di tri' ore il loro
|>rogr ini " ; - i ■ n canti secondo le tra
dizioni , I ' ' <• .sotto la valida, infaticabile direzu nt -n-lla Signora Poet (dovevo
proprio venire a Marsiglia per sentir lodare
nel canto dei bambini « la liberté qui passe
et Charles Albert qui lui donne la main »!)..
Infine, bisognava pur cenare anche quella
sera, dato che non ci si nutre soltanto di
canti e di recite, e il numero dei commensali a cena non fu inferiore a quello dei pre•senti al pranzo tradizionale!
Gen?ralmente la visita del delegato valdese dairitalia non si limita al giorno della
commemorazione storica, ma si prolunga per
alcuni g’orni. Guidato dal Signor Henri
Poet, Presidente dell’Union Vaudoise. ho
potuto visitare un certo numero di persone
anziane o inferme negli istituti di assistenza
e negli ospedali : vecchi valdesi che hanno
trascorso buona parte della loro vita a Marsiglia e che ora sono isolati, pure in mezzo
a tanta altra gente, sotto il peso degli anni e
della fatica. Abbiamo stretto la mano a molte persone, abbiamo pronunziato con loro la
parola deila fiducia e della speranza cristiana. Ci vorrebbe un ministero pastorale vero
e proprio per seguire un po' più da vicino i
fratelli e le sorelle nella prova.
Infine una serata è stata dedicata al delegato daU’Italia per la proiezione del Alni
sul Rimpatrio e per altre notizie di attualità
sulla nostra chiesa. Una colletta fatta spontaneamente per il costruendo tempio di
Ivrea ha fruttato la somma di L. 62.500.
L abbiamo ricevuta con vìva riconoscenza.
Ai Valdesi di Marsiglia giunga il saluto
cordiale dei Valdesi di tutte le nostre comunità. insieme con l’augurio sincero per una
vita cristiana nelle loro famiglie. Siamo grati a quanti tra loro si preoccupano di conservare i vincoli di una comune tede in Cristo; ed in modo speciale ai signori Poet per
lo spirito di solidarietà fraterna che sanno
espr:m.3re in tante occasioni a vantaggio dei
loro correligionari.
E. Rostan
Pur pubblicando con forte frequenza numeri a 6 e 8 pagine, vi sono sempre articoli, corrispondenze e notirie
che attendono in redazione. Preghiamo collaboratori e lettori di avere pazienza. Ogni offerta ci aiuta a rendere
il settimanale più ricco e vario.
red.
Canto sacro
Le Chiese e le Scuole Domenicali vogliano prendere nota del
fatto che, in seguito alle elezioni
politiche che avranno luogo la
domenica 19 maggio, la festa di
canto unica per le Scuole Domenicali della Val Pellice, Val Chisone, Val Germanasca avrà luogo domenica 26 maggio alla Ruata di Pramollo con il medesimo
programma a suo tempo annunziato e che verrà ancora tempestivamente ricordato. In caso di
cattivo tempo le feste di canto
delle Scuole domenicali avranno
luogo, sempre la domenica 26
maggio rispettivamente nei templi di Villar Pellice e di San Germano Chisone alle ore 15. Per la
Val Germanasca, la località sarà
a suo tempo comunicata.
La Commissione
del Canto Sacro
A RIMmi
Iniziati i lavori
per la futura cappella
PfAMOLLO
Sabato sera, 2 Marzo, i giovani dell’Unione di Pomaretto. accompjgnati dal sig. Eral.
do Bosco, ci hanno rappresentato con impegno e finezza il dramma «Dentro-, di noi»
di Siro Angeli. Il tempo inclemente non ha
agevolato la parlccipazìone della popolazione. Ringraziamo tuttavia sentitamente questi amici per la loro gradita visita e per il
messaggio che
Un affettuoso
ad allietare il 9
to Jahier e di
San Germano CI'
genitori l’augur!
Signore.
Un vivo ritte
co Giampiccoli.
cisivo m-essaggiu
domenica 10 A'
iUore titolare a
anno rivolto.
I iivenuto a Silvio giunto
i; rzo la famiglia di Renala Menusan (Pramollo le); al neonato ed ai suoi
li ogni benedizione del
amento al Pastore Fran«ttoie di Agape, per Fin.
. olto durante il culto di
• in sostituzione del Pa
Lutti. — In un incidente, suU'autostrada
di Piacenza, hanno perso la vita la Signora
Bothe e la Signora Maracci, residenti a Rimini.
Poco tempo prima il Pastore era stato a
casa loro in visita; concludendo con la preghiera aveva detto; « Resta con noi Signore,
perchè si fa sera... ».
Al marito sig. Maracci ed ai parenti espri.
miamo il nostro dolore per una così grave
perdita, e chiediamo a Dio di dar loro la
pace in Lui.
Settimana Universale di Preghiera per la
Unità dei Cristiani. — Ha avuto luogo una
Riunione di preghiera sabato 20 gennaio a
cui hanno partecipato una trentina di giovani Seminaristi del Seminario diocesano di
Rimini, accompagnati da Don Domenico Valgimigli.
Sono stati i Seminaristi a chieder questa
Riunione di preghiera. La Comunità di Rimini e Diaspora ha risposto con la sua partecipazione; hanno pure partecipato alcuni
vicini di Viale Trento.
Riuscito dunque questo prirlio incontro
che si è concluso dicendo assieme il « Padre
nostro ».
Il Culto del 17 Febbraio ha avuto luogo
a Rimini con la celebrazióne della S. Cena.
Anche in altre località è stato ricordato il significato di quella data durante il Culto.
11 12 Febbraio sono iniziati i lavori per la
futura Cappella che si troverà al posto della
Sala di Culto, sempre al N. 61 di Viale
Trento.
Ringraziamo la Tavola Valdese per le deliberazioni prese; ringraziamo gli Amici all’Estéro e gli Amici in Italia che hanno dimostrato anche con segni tangibili il loro
interessamento per il Servizio del Signore.
E’ ritornato a Ravenna da Moanda (Congo Kin), il don. L. Luchini. Ci rallegriamo
per il suo felice ritorno e speriamo di averlo fra noi ancora molto tempo assieme alla
sua famiglia.
Severino Zotta
Collaborazione tra comnoità
io Val Pollice
Per le famiglie residenti nelle zone confinanti delle Comunità di Angrogna, Luserna
S. Giovanni e Torre Pellice sarà istituito un
culto aUa domenica mattina e un solo pastore si incaricherà particolarmente della cu.
ra d’anime. Il culto sarà tenuto nella cappella degli Appiotti, dove già da anni si tengono la Scuola Domenicale e la riunione di
studio biblico del venerdì sera.
Le tre circolari di Chiesa informeranno
le famiglie interessate e le inviteranno a impegnarsi per una più intensa vita comunitaria, superando i confini parrocchiali.
Per questo lavoro sarà indispensabile la
collaborazione laica; poiché questa collaborazione esige una preparazione si pensa di
tenere in primavera un corso per predicatori e per tutti coloro che desiderano approfon.
dire e aggiornare le proprie conoscenze teoio.
glebe, naturalmente non limitato alla zona
di cui stiamo parlando.
Queste le decisioni dell’incontro fra i concistori di Angrogna, Luserna S. Giovanni e
Torre Pellice, tenutosi alla Foresteria Valdese a Torre Pellice il 16 marzo. Un prossimo incontro avverrà a S. Giovanni il 4
maggio; nel frattempo si consulteranno le
famiglie della zona, per poter tener conto
del loro parere e delle loro richieste.
b.
LETTORI
I SCRIVONO
Piy si chiarisce
Più si dìsserste
J ¡1 luUore. du i''armù:
Airarticolo comparso sul N. 9 del
29 febbraio c. a. del settimanale EcoLuce, che Alfredo Honelli ha pubblicato con irruen/H ” :^t'i!r‘ medioevale,
veramenlu ■ S,-.-'onarola, mi
p-’-tre!%t ¡u t appunti e
l'orrir. . ^ ' i ut'w. ¡uii'jiore c più
eSEii::: • ‘'liiii:".
Pruiiì’Uo filie ho letto Varticolo
meravigiialo di quella filippica arbitraria in cui fra le righe si scorge i
« se » e i « ma », propri di un certo
vocabolario, e gratuiti presupposti al
uonilizionalc. che vengono trasferiti,
per bontà (iell auiore dell articolo, alTindicallvo luuiic (atti realmente accaduti. Il pastore avrebbe dovuto dire
I' l ire... il pastore ha detto e fallo.
li tono deirarlicoìo è altrettanto
poco riguardoso anche per 1 altro interlocutore del Dialogo Ecumenico,
che pure senza la Dispensa del pastore
Sonelli, esiste lo stesso e viene confloUo sul piano nazionale ed interna..male. Ma ritorniamo indietro nel
! ■•.'pii. anche di pochi anni e non
n.toiu. al medioevo, per ricordare:
1 ) un cattolico che con
traeva il matrimonio davanti ad un
iidni>lro acattolico incorreva nella
vi'criunica riservata al vescovo; e in
quella riservala al papa, chiunque
propaiava e predicava 1 eresia.
2) Quando la Chiesa Evangelica era
definita una setta eretica e soltanto
entrare e prendere parte al Culto era
peccato mortale.
3) Quando la Chiesa proibiva, severamente e ovunque il matrimonio
misto, dichiarando che questo, sevdì\ (MI lava perìcolo di perversione per
oniuge cattolico, era vietato non
;t tlaila legge ecclesiastica, ma an- . da Dio stesso.
! ) Quando la dispensa dairimpedìmento di mista religione veniva concessa in rarissimi casi e per urgenti
motivi, previa sempre una cauzione
firmata da parte del coniuge non cattolico di rimuovere ogni pericolo di
perversione del coniuge cattolico, cioè
di non far assolutamente niente per
turbare la fede cattolica deiraltro comi uge. e di impegnarsi a battezzare
•dueare cattolicamente i figli) Quando il coniuge cattolico do\ .1 im]>pgnarsi. anche se con prii
deii/.i. a curare la conversione del co.
niuge non cattolico.
6) Quando, anche ottenuta la dispensa. ai coniugi era asso’utamsnte
proibito di presentarsi davanti al pastore protestante sia prima, sia dopo
il loro matrimonio, per esprimere o
rinnovare il loro consenso.
") Quando in molti casi, lo zelo
del Vescovo locale imponeva al coliuige evangelico Tabiura e la ripeti, (tiiie del Battesimo, « sotto condizione mentre al coniuge cattolico sì
diccna che solo il matrimonio nella
sua Chiesa era lecito, valido e indissolubile, perchè: Sacramento.
Ricordiamo, ora, al collega Sonelli,
che nello sfondo anzi alla base di lutle queste leggi e provvedimenti esi
steva una motivaz’one di carattere
morale e dogmatico.
Ciò premesso: che cosa è avvenuto
a ParniaY
La Chiesa cattolica non ha proposto
niente! Ma il sottoscrìtto ha imposto:
o il matrimonio solo con il rito èvan
gelico. quindi la doppia dispensa, o
il matrimonio civile.
La Chiesa cattolica ha riconosciuto
lecito e \alido il matrimonio celebrato alla presenza di un ministrò acattolico ed anche Sacramento, secondo
la nuova concezione che si sta delineando e sviluppando nella dogmatica, oggi.
Ma a noi, tutto questo, non interessa proprio niente e nel caso specifico, anche lo sposo cattolico era stato istruito dal pastore che non si
trattava di un Sacramento. Quindi il
matrimonio al quale il ])astore metodista di Parma ha assi.stilo come testimone insieme alla Comunità è stato Un matrimonio di due cristiani ce.
lebrato con il rito evangcl co '' basta!
Che rautorilà ecclesiastica lo riconosca, oggi, per se stessa, un Sacra' mento, come ieri lo riteneva un eresia, perciò peccato gravissimo, colpito
da scomunica, la cosa non cambia per
noi... ma cambia per la Chiesa cattolica. e questo è Timportante!
Certo, che non è tutto, ma il « tut.
to » è fatto di singole parti, come il
lungo percorso che resta da compiere
verso l'unità è fatto di piccoli passi.
E' molto divertente e abbastanza
sciocchino affermare dì sapere ciò che
è stato detto agli sposi dì Parma, sen.
za essere stato presente. Il Dono dell'ubiquità appartiene alla agiografia
cattolica, ma non al mondo protestante; come alla Chiesa cattolica apparteneva questo tono polemico, predicatorio. paternalistico, che oggi essa
stessa ha abbandonato nei nostri riguardi. se non fosse altro, perchè è
antistorico.
I II tono anticlericale c polemico,
non solo non giova alla causa ecumenica. che in molti ambienti cattolici
è sinceramente sentila, per un prò' fondo desiderio e bisogno di Riforma.
ma non è neppure indice dì una vera
I e sincera conversione, all’Evangelo.
Chi scrive lo può dire!
I Non è giusto, nè evangelico. g;u
(rcar.' e condannare, ciò che Dio. in
v.ce. vuole perdonare e salvare. Sa
rehhe stato certamente più serio e dì
screlo. avere ricercato prima e soprat
lutto un'accurata informazione.
Dopo iiuauto detto, balza agli occhi
anche del più sprovveduto in teologia morale e dogmatica una nolevok
differenza di atteggiamento e dì valli
tazione da parte cattolica, di cui non
ci resta che prendere allo e rallegrarci, riconfermando la nostra Fede-Fì
duda in « Colui che può fare infinitamente al di là dì qu.'l che domandiamo o pensiamo» (Ef. 3: 4).
Certo: «Il giuoco è fallo». for.<e
dagli uomini, ma Dio vince la partita, come Egli vuole e quando Egli
vuole.
Ivo Beilacchini
Questa lettera del collega Ivo Belìacchini non me la sarei mai aspetta
ta e confesso di essermene irritai d
^ punto di pensare di rispondergli :
le rime. A'on avrei avuto bisogu di
rifarmi al Savonarola, perchè n e
trovato in Lutero e in Calvino ( -er
non parlare del Nuov,o Testament i)
j il tono adeguato! Ma ritengo che g]Q
insulti non chiariscano le idee.
j ciò cercherò di rispondere con ea/ntó.
j Quello che il Beilacchini dice non
! migliora la situazione, ma la aggrava
notevolmente per la estrema superficialità teologica con la qirde l’argomento è affn ^to. Il Beilacchini afferma di aver c 'niposto il matrimonio solo con iì rito evang dico » con
la m’naccia del matrimon'o solo civile., come ricatto e la chiesa cattolica
ha prontamente ceduto alla minaccia;
clero contro clero! E Cristo? Basta
una cerimonia per risolvere dhianzi a!
Signore tutti i problemi di un confronto di fede. Non sarebbe stato più
chiaro indicare il matrimonio civile
come vera soluzione, la quale avreb- |
be indicato agli sposi che dovranno
risolvere il loro problema dinanzi al
Signore, giorno per giorno, senza dare Villusione che le gerarchie ecclesiastiche (il Beilacchini col suo ’*im- \
porre", si è messo sullo stesso piano
della Curia romana) potessero risolverlo per loro, accordandosi su una
cerimonia?
Lo sposo cattolico — chiedendo le
dispense — confermava la sua dipendenza dalFautorità cattolica dalla quale
aveva la certezza che in quella cerimonia nel Tempio metodista egli stesso celebrava quale ministro il « Sacramento cattolico » del matrimonio.
Il Beilacchini si mostra molto poco
preoccupato della coscienza djllo sposo cattolico e — pur offendendosi del
mio intervento -- non dice utui parola che lo smentisca.
Tutte le spiegazioni che il Bellacchini dà circa la posizione della chiesa cattolica in materia di matrimoni
misti sono frutto di una dimenticanza o di una ignoranza. Appare evidente che il Beilacchini non ha presente
il testo della Istruzione sui matrimoni
misti della Congregazione per la Dot- j
* trina della fede del 19 marzo 1966. |
I In quella Istruzione tutto r ò che U j
Beilacchini ricorda nei nn. 2-6 è ri- |
confermato. L'unico punto sul quale
si largheggia è proprio la cerimonia
delle nozze (abrogata la scomimica ci- ,
i tata nel n. 1). In altre parole, quella
I dispensa che il Beilacchini crede frut' to della sua imposizione era già pre- j
I vista in quel documento e il sottoscritto lo fece subito notare. j
! D'altra parte il Beilacchini dimen- !
tica presto il caso di Irene di Olan- |
da, ribattezzata dal Card. Alfrink
(epigono dei ’’progressisti'’) e non
ha presente (per dimenticanza?!) il
Direttorio ecumenico per c.ò che ri- ^
guarda il riconoscimento o meno del
battesimo evangelico da parte cattolica. Tutti questi documenti il Bellacchini farebbe bene a rivederli! e
non sarebbe m<de che leggesse attentamente anche i testi del Concilio Vaticano II, perchè non sembra affatto
informato a sufficienza.
Tali dimenticanze sono tanto più
significative, se si tiene presente che
il Beilacchini dovrebbe essere bene in.
formato anche sul Codice di Diritto
Canonico^ tutt’ora valido, secondo il
quale sia egli che il sottoscritto siamo
veramente « erelici », perchè abbiamo
lasciato la chiesa cattolica ’’coscientemente”,' il nostro matrimonio non è
¿'alido e i nostri figl:> sono « illegittimi », anzi « sacrileghi », salvo il caso
che l’ecumenismo del collega Bellacrhini non gli ottenga migliore trattamento.
Nella lettera del Beilacchini, infip. c’è un accenno molto significatili al matrimonio « anche Sacrameni. secondo la nuova concezione che
-h sta delincando e sviluppando nella
rogmatica, oggi ». Qui il discorso sa>d)he molto lungo, ma con questa
nentaUtà non ci meraviglieremmo
ÚP il Vescovo di Parma permettesse
af cattolici della città di ascoltare anrli(> la Messa nel Tempio metodista!
Alfredo Sonelli
daranzie
giuridiche
Un lettore, da Torino'.
A proposito dell articolo di Giorgio
fVyrol (« Eco-Luce » n. 10, 8-3-’68.
j>. 2), primo della serie « I Valdesi e
diritto comune»;
1) La Chiesa « per vivere » non ha
bisogno, essenzialmente, di « garanzie
giuridiche sufficienti ».
2) La condizione normale della
Chiesa in tutti i tempi, nella misura
in cui sarà Chiesa confessante, è quella di non « avere garanzie giuridiche
.‘«ufficienti ».
3) Non c'è alcuna sostanziale differenza tra una legislazione esorbitante
dal « diritto comune » posta dallo
Sialo unilateralmente e accettata dalla Chiesa (ma questa posizione unilaterale non è poi solo una finzione
formale?) e una qualsiasi forma di
concordato.
Marco E. Franchino
Tendenza
al meglio,
ma non uniforme
Ufi lettore, da Frauenfeld ’
Signor direttore,
pare che la quesìlone FlAT-operai
stia diventando nauseante e chi cì rimette è sempre l'operaio. Questo fa
ricordare un vecchio ritornello che sì
cantava dopo il 1918* ragazzetto allora. ricordo che cantavano: « / signori
ufficiali mangiano le bistecche - ai poveri soldati danno castagne secche ».
Vivendo in tempo eli solidarietà
umana, se solidarietà (‘è. è giusto che
un Pastore si occupi anche del problema sociale e trovi ingiusto lo sfruttamento deH uomo suH'uomo. Perciò
è errato, se per questo lo si accusa
di « politicante ». Erravano i farisei,
gli scribi, i sacerdoti quando accusavano il Signore che sferzava i mer
canti nel tempio e lanciava i « guai
a voi ». « Gli interessi non si toccano ».
Anche se le condizioni dell’operaio
sono migliorate un tantino rispetto
all’anteguerra, le condizioni degli
sfruttatori sono, di certo, migliorale
mille volte' un tantino e nel numero
9 deH’Eco-Luce. per pacificare bonariamente lo partì in difesa del capitale, la Bertolino dice : « come se serviste al Signore » — « non siate
amanti del denaro ».
E qui sorge la domanda : chi non
deve amare il denaro : chi lotta per
avere il giusto, che gli permetta di
vivere onestamente, o chi ne possiede
tanto e tanto fino al lusso dello spreco? Cordialmente
Domenico Di Toro
Giorgio Bouchard. nel suo scritto
pubblicato in questi giorni dalla Claudiana ( « Il dialogo fra cristiani e
marxisti da un punto di vista protestante »), dà un’autorevole conferma,
di fonte insospettabile: « Il presidente .fohìison. nel Discorso sullo stato
dell’Unione del 1965 (edito in Italia
dalVU.S.I.S.) ha affermato che in cinque anni negli Stati Uniti i salari erano cresc ati del 30% e i profitti del
60%. Il d'vario tra queste due cifre
illustra bene la nostra affermazione:
nella società borghese tutti avanzano
verso il benessere, ma le classi superiori avanzano con passo più veloce
delle classi infer'ori: perciò le distanze sociali aumentano, invece di attenuarsi ».
L’evangelizzazione
ha molti aspetti
Una lettrice,, da Pomaretto:
Caro direttore,
mi riferisco alla lettera del nostro
fratello in fede, il Sig. Carlo Ferrerò, e devo dire che sono assai spiacente che un Valdese possa giudicare
in modo così poco giusto e troppo
severo il lavoro dei nostri Pastori.
Credo che il nostro fratello si dimentichi che la Bibbia da lui certamente letta, dice per l)occa del grande apostolo Paolo: « ...o non mi vergogno deU'Evangelo di Cristo, perchè
esso è la potenza di Dio in salvezza ad
ogni credente» (Rom. 1: 16). Lo
stesso apostolo dice ancora: «Guai a
me se non evangelizzo! » (Cor. 9: 16).
Non ho nessun dubbio che il nostro fratello abbia anche letto la storia dei nostri Padri e perciò sa quanto essi e soprattutto i loro Barbi, han.
no fatto per spandere la conoscenza
della Bibbia non solo in Italia, ma
fino in lontani paesi fuori dalla nostra
patria, affrontando gravi pericoli ed
anche la morte. Ed ora che godiamo
finalmente della libertà che fu a loro
negata, dovremmo aver paura di far
conoscere TEvangelo a chi non ha
avuto il privilegio di possedere quella
perla di gran prezzo? Gesù non ha
Egli detto ai suoi discepoli: « Voi siete la luce del mondo »? Ed Egli ha
ancora detto : « Non si accende una
lampada per metterla sotto il moggio,
anzi la si mette sul candeliere ed ella
fa lume a tutti quelli che sono in
casa. Così risplenda la vostra luce nel
cospetto degli uomini... » (Mattzo 5 :
14, 15, 16).
Dobbiamo dunque, se siamo dei ve.
ri credenti e degni dei nostri Padri,
servirci di ogni mezzo conveniente
ed efficace per far conoscere l’Evangelo e perciò credo che sia bene di
fare uso anche di cartelloni con versetti della Bibbia, come quelli portati nel nostro corteo del 17 Febbraio. Chi può dire che quei versetti
letti sulla strada da molte per:one
non possono essere stati di conforto
d’ispirazione ed anche dì salvezza a
qualche anima? Lo stesso sì dica della missione di colportaggio fatta fin
da secoli fa dai nostri umili, ma coraggiosi e zelanti colportori, ed oggigiorno anche da laici della nostra
chiesa. Anzi sarebbe da augurare che
il numero di tali laici fosse molto
maggiore, perchè revangelizzazione
vera è quella fatta fuori dai templi
8 dalle sale di culto, lungo le strade
e nelle famiglie isolate e facendo dovunque l'opera del « Buon seminatore » mediante la dìstribuz'one di evangelini, di opuscoli e di giornali di
edificazione spirituale. La lettura di
un solo opuscolo dato con amore e
nel nome di Cristo, è stata talvolta
il mezzo per condurre al Salvatore anime che vivevano nelle tenebre e nello sconforto, perchè non avevano mai
letto qualche cosa di Lui e della sua
opera meravigliosa di redenzione.
E finalmente credo che prima dì
dire che i nostri Pastori trascurano il
loro vero lavoro, e cioè l’assistenza ai
malati, ai vecchi e agli afflitti, bisognerebbe riflettere a quante attività
della Chiesa essi devono dare gran
parte del loro tempo. Inoltre non bisogna dimenticare quanto grandi sono
alcune parrocchie delle nos.re valli,
specialmente la nostra in cui per fare
un lavoro completo ed efficace cì vorrebbero due pastori oppure molti laici
che fossero disposti ad aiutare il pastore, specialmente per le visite a chi
ha bisogno di consolazione nel lutto,
d’incoraggiamento nella malattia o
di consiglio nella penosa situazione
d'incertezza per vari gravi mot vi.
Fraterni saluti.
Paolina Beri
Nozze di diamante
e nozze celesti
Da Ries: :
II 20 febbraio ti. i conius: Giovanni e Giussppa L’AbbOe. ;ls la
Chiesa valdese rics'na. hanno f staggiato le loro nozze di diamante, dopo
sessant’anni di matrimonio.
I Essi ora supplicano l'aiuto c la
' grazia di Dio affinchè possano fe.st3ggiare pure le loro nozzs celes'.;. 1? migliori e più importanti.
I 0. VA.
I
Fraternamenle ci uniamo a questa
gioia e a questo augurio.
4
pag. 4
N. 12 — 22 marzo 1968
JSotiziario
ecumen ico
a cura di Roberto Peyrot
ECHI DI UN DIBATTITO A TORINO
CONSERVATORI E «LIBERALI»
NELLA CHIESA PRESBITERIANA
Atlanta (soepi) — La conferenza riunitasi
ad Atlanta per cercare di trovare una solu
zione alle opposte tendenze in seno alla chie
sa presbiteriana in USA non ha dato risul
tati : le due parti sono rimaste sulle loro po
sizioni.
Un dirigente conservatore ha dichiarato
che la sua organizzazione avrebbe continuato
ad opporsi ad un qualsiasi movimento ecumenico e ad una chiesa che si preoccupi essenzialmente di problemi sociali.
D’altro canto, il portavoce dei progressisti
ha affermato che avrebbe continuato i suoi
sforzi affinchè la sua chiesa possa avere un
ruolo « più importante nella lotta per la giustizia sociale e la ricerca dell’unità cristiana ».
Il moderatore della chiesa, Dendy, in occasione della riunione, ha fatto notare che le
fazioni indebolivano la comunità e che era
necessario sparissero.
VERSO NUOVE FORME
DI COMUNITÀ' CRISTIANE?
Sion, Svizzera (soepi) — Al principio di
quest’anno, la Gioventù Operaia Cristiana
(JOC) ha organizzato a Sion un convegno
sui tema : « Gioventù lavoratrice, popolo nomade? ».
Erano presenti vari esponenti delle chiese
cattolica e protestante e la nomade vita dei
giovani lavoratori ha fornito l’occasione per
studiare il rinnovamento della comunità e
i pericoli che essa rappresenta per la continuità delle attività parrocchiali.
Per l’emigrante italiano a Zurigo, il figlio
del contadino di montagna o per la cameriera spagnola a Ginevra, occorrerà vi siano,
sia alla loro partenza che all’arrivo, delle
persone che, con opportuni colloqui, li conducano a scoprire delle nuove forme di comunità, nuovi orizzonti.
Fatto notevole, durante il convegno, non
ci si è limitati a discutere su quei giovani:
diversi fra loro erano presenti ed hanno fatto sentire la loro voce : « Per noi, la JOC è
la chiesa ».
Una giovane operaia cattolica ha perfino
tentato di provarlo in relazione alla confessione di fede apostolica. Ella non vedeva la
necessità — per se stessa — di una forma
di chiesa diversa da quella della JOC, come
ad es. la parrocchia tradizionale.
Questa dichiarazione, assai significativa,
mette in luce il tema dell’ultimo conferenziere nel programma della sessione: il ministero pastorale presso ì lavoratori emigra.nti mette in questione la parrocchia tradizionale?
CHIARIRE I RAPPORTI
FRA CEC E CHIESA CATTOLICA
Ginevra (soepi) —, Il Comitato esecutivo
del CEC ha ascoltato un rapporto di L. Vischer, direttore del dipartimento Fede e Costituzione. Nel commentare il lavoro già realizzato aU’interno del gruppo misto di lavoro
fra il CEC e la Chiesa Cattolica, ha particolarmente sottolineato ciò che avviene nel
campo del laicato ed ha accennato al prossimo colloquio sullo sviluppo economico internazionale che verrà organizzato in comune.
Nel rilevare che attualmente la maggior
parte dei dipartimenti del CEC collabora
colla chiesa cattolica, Vischer si è chiesto se
non occorresse chiarire « il problema generale della natura della relazione fra la chiesa cattolica ed il CEC ».
Egli ha poi soggiunto, coll’augurio che i
delegati ad Upsala dedichino tempo sufficiente a questo problema : <c E’ molto importante che la più alta autorità del CEC e cioè
l’Assemblea generale, dia delle indicazioni
sul modo di procedere per l’avvenire »•
Teimto «onto della rapidità colla quale
questi rapporti si sono sviluppati, Vischer ha
infine suggerito che il CEC svolga una l“tizione pastorale presso le sue chiese membri,
organizzando, ad esempio, degli incontri fra
di esse sui problemi sollevati dall « esplosio.
ne ecumenica ».
GLI STUDENTI CRISTIANI TEDESCHI
SI OPPONGONO ALLA SOPPRESSIONE DELLA S.D.S.
Hocht (soepi) — La 17» Conferenza della
Associazione cristiana degli studenti della
Rep. Fed. tedesca e di Berlino ovest ha inviato un telegramma al vescovo K. Scharf, di
Berlino, ringraziandolo per il suo « coraggioso appoggio » in occasione della manifestazione contro la guerra in Vietnam del 18
febbraio scorso.
La Conferenza, che rappresenta Ilo gruppi di studenti protestanti della Germania Occidentale, ha volalo una risoluzione
oppone alla dichiarazione del ministro delrinterno, con cui egli affermava che, se la
cosa fosse stata necessaria, avrebbe soppres
so la Federazione degli studenti socialisti te
deschi (SDS). ^ , i- c
Senza identificarsi con la SDS, la Conte
renza ha sottolineato che proprio mercè que
sto gruppo il problema del Vienam e quelle
della riforma universitaria erano stati res
di pubblica ragione. D altra parte, ha rite
ñuto che la dichiarazione del ministro degl
Interni era pericolosa in quanto « crea un
clima pstco/ogico tendente a nascondere il
fatto che Vinterdizioìie della SDS sarebbe
antidemocratica ed anticostituzionale ».
Direttore responsabile.' Gino Conte
Ebrei e crisliani a confronto
Un folto pubblico ha ascoltato a Torino
l'appassionante dibattito tra André Chouraqui e Jean Daniélou sul tema così attuale
delle possibilità di dialogo e di incontro tra
Ebrei e Cristiani, svoltosi la sera di venerdì
P marzo.
Estremamente lucido, aggressivo, talora
persino un po’ caustico nella sua ammirevole
sincerità, Chouraqui ha contestato più volte
talune affermazioni di intonazione talora lievemente apologetica, ma sempre estremamente aperte, di Daniélou. Già nelle due
personalità che in maniera amichevole si affrontavano appariva evidente il grande divario tra le due diverse concezioni del mondo: quella ebraica e quella cristiana. Chouraqui, attuale Presidente della Alleanza Israelita Universale, ex-vice sindaco di Gerusalemme, insigne. studioso di teologia rabbìnica e di storia e filosofia, fronteggiava degnamente il suo interlocutore Daniélou, gesuita e teologo di fama internazionale, specialista in storia delle origini cristiane. La
concezione ebraica si radica profondamente
nella storia della elezione di Israele, e nei
documenti di quella storia che il popolo
ebraico ha saputo conservare per l’umanità
attraverso a. persecu :’onì di ogni genere. Finalmente questo popolo si è riunito nella
« sua » terra per dar vita al suo Stato. Solo
ora che la Bibbia, il popolo e la terra che
gli spetta si trovano riuniti, in questa nuova unità ritrovata tra messaggio, umanità e
terra, si può porre il problema del dialogo
con i cristiani. Prima, in clima di dispersione e persecuzione (tra l’altro ad opera degli
stessi cristiani!) agli ebrei non restava che
il rifiuto. E’ apparso chiaro che la esistenza
e la relativa solidità dello stato ebraico è il
punto di forza, la realizzazione compiuta dagli ebrei —- evidentemente senza bisogno del
Messia Gesù — per iniziare un dialogo e
per rivalutare eventualmente, almeno da un
punto di vista storico, la figura dell’ebreo
Gesù.
Molto simpaticamente, e talora appassionatamente, Daniélou ha cercato di opporre
a questa concezione non tanto la Chiesa Cristiana come Istituzione, quanto Gesù stesso,
così come appare dai sinottici ed anche nella
concezione di San Paolo (alla quale Chouraqui si riferì più volte) innestato sì nella tradizione ebraica, ma anche, in grado di oltrepassarla. Qui ancora è sembrato evidente che
per gli ebrei la croce di Cristo non è che
una delle molte migliaia di croci di ebrei
piantate dai Romani a quei tempi!
Alla osservazione di Daniélou, che Gesù
costituì inizialmente un problema interno
per gli ebrei (« un affare di famiglia » osservava lo stesso Chouraqui!) il suo interlocutore ribatteva che questa disputa, vera radice del cristianesimo stesso, si protrasse sino al IV secolo almeno. Ma non era possibi.
le diventare « cristiani » senza cessare al tempo stesso di essere « ebrei ». Gesù come Messia segnerebbe il termine c< della nostra voca.
zione e del nostro calvario », commentava
Chouraqui. Affermazione contestata a sua
volta dal Daniélou : « noi cristiani siamo il
vero Israele spirituale! ». A questa concezione spirituale, sempre veniva contrapposta la
consistenza reale di un popolo e dì uno stato
ebraico.
Come si può ricavare da questi pochi accenni, le due affermazioni, quella ebraica e
quella cristiana, si fronteggiano in maniera
che non sembra conciliabile. Nessun vero
ebreo può farsi cristiano senza rinnegarsi.
Cristo sembra dividere assai più che unire
le due concezioni. Nè deve ingannare, a nostro modesto avviso, la convergenza di interessi degli ebrei sulle figure storiche di Gesù
e di Paolo.
Nonostante la forza apparente di certe con.
futazioni degli ebrei ai cristiani — sin
troppo convincenti quando si tratta dì ricordare ai cristiani i vari momenti del loro anti.
semitismo! — sembra debole e al tempo
stesso poco persuasivo il loro tentativo attuale di ricuperare Tebraìsmo di Gesù e di
Paolo a scapito della novità della concezione G cristiana » con la rottura evidente clij questa significa rispetto alla tradizione ebraica! E sembra ancora di poter
rilevare un certo contrasto! quasi patetico,
tra il forte realismo autosufficiente dello
« Stato ebraico » e la tendenza ad un certo
ricupero del Gesù storico.
Inoltre, come giustamente metteva in evidenza Chouraqui terminando, a commento
del recente conflitto arabo-israeliano, sono
davvero singolari le analogie tra Israele e gli
arabi. Si sono affrontati in guerra « perchè
troppo simili » ha osservato Chouraqui. Simili perchè il loro Dio nazionale è diventato universale, simili perchè perseguitati
dai cristiani mediante 1 colonialismo o l’antisemitismo rispett'.vaiac'nle, e opposti solo
ora che le realizzazioni israeliane — per
quanto favorite negativamente dagli stessi
arabi — sembrano opporre gli uni agli altri.
E’ dunque necessaria una riunione « dei
figli di Abramo », nella speranza di a uno
sforzo creativo comune ». Più che la storia
antica, sembra significativa la prospettiva
escatologica, di un servizio comune per la
umanità... o forse anche la prospettiva apocalittica di una fine totale, se non interviene
presto, presso tutti, un salutare « sursaut de
la conscience humaine ».
Enrico Pascal
iii'iiiiiimiiHitimiMiiiiiiiiiimitii
Vita valdese
(segue da pag. 1)
le nostre Chiese. Occorre riflettere seriamente su questa situazione, nel quadro di una
rivalutazione dei nostri istituti, al fine di
trovare soluzioni moderile e funzionali che
li pongario di nuovo all’avanguardia; altrimenii il peso dei loro deficit finirà col divenire paralizzante.
Discorso analogo si pptrebbe fare per la
Facoltà di Teologia, la cui situazione finanziaria si prospetta anche quest’anno deficitaria, con una impressionante regolarità. Un
istituto di tal genere appare insostituibile
nella vita della nostra Chiesa, non solo per
iiiiiiimimninmiiiiiiiMmtii
Echi della settimana
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
LA FEBBRE DELL'ORO
È interessante il seguente commento
della « Pravda » (il celebre giornale del
partito comunista sovietico) alla grave crisi economica che si è aperta nell’Occidente capitalista. «■ Una condizione di spirito
vicina al panico regna nei centri d'affari
e di governo dell’Inghilterra. Questa raccoglie i frutti della sua politica economica
e finanziaria, che l’ha posta alla completa
dipendenza degli USA.
L’Inghilterra deve ora pagare indirettamente le spese gigantesche che ■ gli USA
hanno déstinate a sostenere l’aggressione
al Vietnam, spese che mettono oggi in
crisi il dollaro americano. L’inglese medio, questa volta, dovrà pagare di tasca
pìopria non soltanto gl’insuccessi dell’Inghilterra, ma anche il prezzo della politica
imperialista degli USA ».
Ma che dire degli USA? Sotto il titolo
significativo; v. Seguire il vitello». R.
Escarpit cosi commenta ; « Il cap. XXXII
dell’Esodo ci descrìve una crisi che non
è senza somiglianze con quella che noi
viviamo. Avendo perduto la fiducia nel
loro capo, nel loro Dìo, persino nel loro
stesso coraggio, gli Ebrei in marcia verso
la Terra Promessa affidarono sè stessi al
solo valore che sembrò loro sufficientemente stabile, per costruirvi sopra l’avvenire del proprio popolo: l’oro.
Più di tre mila anni dopo, i popoli eletti della civiltà occidentale, in marcia
verso chi sa quale paradiso tecnologico,
hanno esattamente la stessa reazione ».
E il giorna'ista, con fine sarcasmo, prosegue ; « Ma dunque non avremmo noi
proprio imparato nulla in trentacinque secoìi'I Tanto valore, tanta efficacia, tanto
eroismo, tanto genio, non sono dunque
garanzie sufficienti contro le conseguenze
di tanta pazzia?... ».
POLITICA UNIVERSITARIA
OLTRE CORTINA
A Varsavia la protesta degli studenti è entrata in una nuova fase. Martedì 12
e., alle ore 12, molte migliaia di studenti
si ammassarono nel cortile del Politecnico. Dopo varie vicende, decisero di nominare « una delegazione, formata da rappresentanti delle .sìngole facoltà (uno per
ciascuna). La delegazione compilò un documento che venne poi discusso ». Rispetto ad analoghi docurijeijti dei giorni precedenti, questo contiene alcune aggiunte.
Gli stuenti condannano tutti i tentativi
spetto della Costituzione della Repubblica
Popolare polacca, particolarmente dell'ari.
61, che garantisce libertà: di parola, di
pensiero, di manifestazione e di riunione".
Gli studenti condannano tutti i untativi
fatti per opporli sia, d’una parte, agli operai sia, d’altra parte, agTintellettuali. Nel
corso di tutta la riunione, si fecero anche
sentire delle grida, che chiedevano la partecipazione di delegazioni d’operai, alle
discussioni con gli studenti (..).
Le autorità politiche dichiarano responsabili degli avvenimenti, certi studenti, la
maggior parte d’origine ebraica, i cui padri hanno occupato, od occupano ancora,
delle posizioni importanti (....). I signori:
a c^ira di Tullio Viola
Grudzinski, sottosegretarfo di Stato al Ministero delle foreste e delle industrie del
legno; Gorescki, direttore generale al ministero delle finanze; Topolski, delegato del
governo per le questioni sulla decentralizzazione industriale a Varsavia, i cui figli
avevano partecipato alle manifestazioni,
sono stati licenziati. Verosimilmente questo
non è che l’inizio d’un operazione, che del
resto è stala preannunciata dal sig. Kepa,
primo segretario del partito per la regione
di Varsavia. Questi, nel suo discorso pubblicato il 12 c. su Trybuna Ludu, ha lasciato prevedere che delle sanzioni verrebbero prese contro i genitori dei manifestanti (...).
Inoltre il sig. Kepa ha detto : « "Noi ci
opponiamo fermamente ad ogni antisemitismo; ma noi non possiamo ammettere che
da noi si facciano propaganda ed azioni sioniste. Parimenti non possiamo ammettere che
i sionisti tentino di proteggere sè stessi, accusando gli altri di antisemitismo".
Vengono, su tale base, accusati degli alti
funzionari, dei professori come i sigg.
Bauman, Brus, Kolakowskii, (già esluso dal
partito nel ¡966) e Schafl (membro del comitato centrale) i cui libri filosofici sono
stati criticati. I dirigenti attirano parimenti
l'attenzione sulla responsabilità di scrittori
d'origine ebraica, e di altri che avrebbero
accettato di difenderli. La stampa cita così i
nomi dei sigg. Jasienica e Slonimski (questo
ultimo presiedeva l’Associazione degli scrittori nel 1956) dei quali il "Kurier Polski”
ricorda con astio la carriera, e quelli dei
sigg. Kisielewski e Andrzejewski. Questo
giornale denuncia ugualmente razione politica svolta nell’ università dal gruppo dei
sigg. Kuron e Modzelewski ».
Si ha da Londra che il Dr. Nahum
Goldmann, presidente del Congresso ebraico mondiale, ha smentito che degli ebrei o
dei sionisti siano stati istigatori degli attuali
disordini in Polonia. La dichiarazione è fatta nel seguente comunicato, pubblicato il
n c. dalla sezione londinese del Congresso.
« E mio dovere protestare contro la propaganda, priva di fondamento, fatta dalla
stampa e dagli uomini politici polacchi. Tale
campagna è una calunnia oltraggiosa contro
la piccola comunità di 20.000 sopravvissuti,
SUI 3 milioni di cittadini ebrei polacchi dell'anteguerra, quei cittadini che furono i
martiri di genocidi perpetrati dagli antisemiti nazisti.
È inconcepibile che il governo polacco
possa permettere che degli ebrei siano trattati come capri espiatori, ritenuti responsahiìì delle difficoltà interne attuali, e che esso non denunci questo tentativo diretto a
dar nuova vita all'antisemitismo delle antiche forze reazionarie in Polonia.
Gli ebrei d’ogni parte del mondo sono
profondamente inquieti di questa campagna, nel timore delle sue possibili conseguenze sulla situazione degli ebrei in Polonia, e dell’incoraggiamento che tale campagna infonde negli elementi antisemiti». —
(Da « Le Monde » dei giorni 14, 15 e 16
marzo 1968).
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Nella collana "Sola Scriplura„ esce:
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di confessione
e di rivoluzione
Crisi della fede Ira reslaurazione 'ecumenica, delie Chiese e impegno rivoluzionario
nel mondo
In 8’ ,pp 184, L. 1.700
la formazione'dei pastori, ma anche (oggi soprattutto, per la scarsità di studenti) per la
funzione teologica che esso svolge a vantaggio della Chiesa e della sua testimonianza. Ma se si vuole avere strumenti di tale
valore, occorre anche saperli sostenere.
E la situazione finanziaria?
Le Chiese sembrano seriamente impegnate a raggiungere il fine che è stato loro
proposto : se la curva continuerà così e le
grandi chiese non verranno meno si dovrebbe raggiungere il traguardo dei 152
milioni! Se alcune sono in forte ritardo, è
particolarmente gradito segnalare che quattro Chiese hanno già raggiunto al 29 febbraio la meta loro proposta, con un anticipo di 3 mesi: si tratta delle Chiese di
Prali, Villar Pellice, Pinerolo e Bari, che
non sono certo delle chiese ricche!
Resta però il fatto che a tutt’oggi il saldo passivo delle tre grandi voci del nostro
bilancio (culto - istruzione - beneficenza)
rimane pesante.
if Incontro tra la Tavola e la CIOV.
Proseguendo una prassi da poco iniziata,
ma che appare molto utile e fruttuosa, si è
avuto un incontro a Torre Pellice la sera
del 23 febbraio 1968. II principale argomento in esame era la situazione del ricostruito ospedale Valdese di Pomaretto:
l’opera è ormai compiuta e l’ospedale è
pronto, ma i problemi tecnici e finanziari
connessi con la sua riapertura sono numerosi e di difficile soluzione. Quello che forse
manca ancora non sono le idee, certo intelligenti e interessanti, quanto forse gli uomini pronti al servizio disinteressato ed
amorevole. Ci troviamo troppo spesso di
fronte a problemi di personale ed alla difficoltà di identificare i carismi che lo Spirito suscita tra noi o di indicare a chi è
talvolta alla ricerca della propria vocazione la via giusta da seguire. 11 problema
è poi' reso più arduo dalle incognite rappresentate daH’applicazione della nuova
legge ospedaliera, malgrado l’ordine del
giorno votato dalla Camera dei deputati,
che riconosce il carattere di ente religioso
al nostro istituto. La CIOV dovrà deliberare nelle prossime settimane circa l’impostazione di lavoro del nuovo ospedale.
Incontro con il Consiglio della
Chiesa Protestante Interdenominazionale di lingua inglese di Torino...
Come è noto a molti, si è costituita a Torino una nuova chiesa di lungua inglese, che
raccoglie elementi di diverse denominazioni.
Da molti anni il pastore Ayassot assicurava la predicazione in inglese, ma in questi
ultimi tempi, aumentato il numero di residenti di lingua inglese a Torino e dintorni,
il gruppo ha assunto fisionomia vera e propria di Chiesa. Questi fratelli ci hanno chiesto di essere riconosciuti come Chiesa costituita e quindi aggregati alla Chiesa Valdese ; toccherà al Sinodo decidere in merito, udita la Conferenza Distrettuale, ma
frattanto la Tavola ha espresso in linea di
massima il suo parere favorevole, che trasmetterà al Sinodo.
...e con il Concistoro di Villar Perosa.
Da tempo la Chiesa di Villar Perosa attende una soluzione al problema del suo
tempio e dei locali necessari alla vita parrocchiale. Un progetto è stato elaborato,
secondo le linee classiche del tempio, rivestite di forme moderne. La Tavola ha proposto al Concistoro una soluzione, e quindi
un progetto, di nuova concezione: e cioè
un centro parrocchiale, articolato in varii
elementi, dìe abbia la caratteristica fondamentale di poter essere usato per i diversi
tipi di incontro e di servizio della comunità, ritenendosi che nella nostra epoca si
debba avere a disposizione strumenti più
elastici di servizio e con la possibilità di inserire tutta la vita della comunità, e non
soltanto il momento del culto, nei locali
disponibili. La Chiesa di Villar Perosa dovrà ora esaminare questa alternativa ed esprimere il suo parere.
Casa Valdese di Vallecrosia
Colonia marina per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni. Turno unico: 128 luglio. Direttore: Sig. Edgardo
Paschetto. Quota globale L, 25.000.
Campo cadetti per ragazzi e ragazze
dai 13 ai 16 anni. Turno unico : 10-31
luglio. Direttore: Past. Luciano Dee
dato. Quota globale L. 25.000.
A tutti gli interessati è richiesta sollecita iscrizione e versamento del 10
sul c.c.p. 4/15506 intestato alla Casa
Valdese di Vallecrosia (IM>.
Le iscrizioni avranno termine il 31
maggio.
Documenti sanitari e corredo : chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese - 18019 Va'
lecrosia (Imperia).
Culto radio
domenica 24 marzo
Past. SALVATORE BRIANTE
Messina
domenica 31 marzo
Past. FRANCESCO CASANOVA
Reggio Calabria
POMARETT
Fiori in memoria di Adelaide Ribet : Lire 31.100 da parte della sorella Maria Luisa
Ribet Lowe e delle sue due figlie Dorothy e
Elisabeth.
Ricordiamo :
— martedì 26, riunione alla Lausa;
— mercoledì 27, riunione ai Pons;
— venerdì 29, riunione biblica a Pomaretto, presieduta dal past. Giorgio Tourn;
— domenica 31, culto al C:ot Inverso; il
past. Enrico Tron presiederà il culto a Pomaretto.
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maddalena Monnet
nato Chauvie
profondamente commossi per la ma
nifestazione di simpatia ricevuta in occasione della dipartenza della loro
cara, ringraziano sentitamente tutte'
le persone che sono state loro vicine
in questa dolorosa circostanza ed in
particolare la Direttrice .ì J il personale dell’Óspedale Valdese di Tor.u Pellice, il Dott. G. De Bettini, il Dott. C.
Avataneo di Pinerolo, il Pastore signor
Renato Coisson, i vicini di casa, la comunità di Pramollo ed i fratelli di
San Germano Chisone e di San Secondo di Pinerolo.
Angrogna-Buffa, 10 marzo 1968.
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