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■ BIBBIA E ATTUALITÀ ■
RICCHEZZA
E POVERTÀ
«Una cosa ti manca!»
Marco IO, 17-27
Nel libro dei Proverbi è scritto:
«Chi confida nella sua ricchezza
andrà in rovina, ma i giusti sbocceranno come germogli» (11, 28). Ho
trovato interessante questo testo e subito desidero sottolineare il fatto che
contro una via di sciagura per la troppa ricchezza, non viene indicata la via
-della povertà, ma quella della sapienza. La Bibbia non esalta la «povertà»,
piuttosto indica un’altra via tra ricchezze e povertà: quella che incontriamo nel colloquio tra Gesù e un tale alla ricerca del senso della vita. Nella domanda presentata a Gesù non si
chiede come avere una esistenza serena e tranquilla o come trascorrere in
pace la propria giornata, ma come
conoscere il segreto più custodito
dell’esistenza, come possedere una vita traboccante di speranza per sussistere davanti a Dio al di là della morte. Credo che questa sia la domanda
da fare nostra ogni volta che gli a-wenimenti della nostra esistenza ci conducono a registrare la mancanza di
vita e di tutta la sua forza di gioia.
COME avere vita? Come conoscerla e riempirla di frutti succosi per consentire ai nostri giorni di
essere gli unici degni di essere vissuti? Dunque, Signore Gesù, come avere'«vita»? «Segui la volontà di Dio
nell’amore» è la risposta. La risposta
di Dio è già stata data e già la si conosce. Essa è fatta di alcuni comandi
quale legge di vita: non uccidere,
non commettere adulterio, non rubare, non essere falso, onora i genitori. Una legge di relazione e comunione nella pace perché riguarda la
libertà di amare gli altri riconoscendoti come fratelli, sorelle e parte di
noi. Tutto questo è sufficiente. Nulla
di complicato e di gravoso: «Ama il
tuo prossimo per costruire insieme
lavila nell’amore», è la via della vita.
Però questa risposta sembra non essere sufficiente per quel tale del Vangelo. La seconda risposta di Gesù
Konvolge quel tale perché gli chiede
di porsi sulla via del dono. Non solo
«dono» come un «fare», ma piuttosto come un «ricevere». Essere pronto a vivere nel dono di Dio. E questo
'luiol dire fare grande Dio, prenderlo
sul serio. Proprio tu, nel tuo particolare modello di vita che hai costruito
®n fatica accumulando tanti beni
Wateriali, tu e non altri, tu e non tutoffrire ogni cosa e seguirmi
uella via del dono di Dio.
pER noi significherebbe impoveri~ re il testo biblico se dovessimo
“te del benessere economico un mosho e della miseria economica una
■ lo credo che qui non si tratti di
^*gliere tra ricchezza e povertà, ma
.®. '^'t'i^ltezza e vero amore. Parlare
^ ® vita vuol dire porre il nostro
Ore e la nostra passione in questo
v" arna. Gesù indica la
che Dio percorre. Ai discepoli
p°'l^®lti dal radicalismo delle sue
P ole, afferma che a tutti noi esseri
V»*'" ^ impossibile avere vita, salè D^’ pace, ma a Dio tutto
^possibile. Quindi vivete in questo
ti presenta oggi a voi tut
perché oggi e domani la
U, quella che sussiste davanti alla
è formata di amore e di doni.
Giovanni Anziani
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% * art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso TiMdo PT Torino CMP Nord
Lire 2200-Euro 1,14
Anno IX - numero 27 - 6 luglio 2001
■EDITORIALE!
ygamento dell'Europa
fÌ*#N-JACQUES PEYRONEL
A PAGINA fH
IGIOVAN
Spedale Congresso Federazione
giovanile evangelica italiana
CHIESI
La Conferenza del II distretto
delle chiese valdesi e metodiste
APACINA 7
Il governo Berlusconi ha presentato i suoi primi provvedimenti economici
Il Piano dei cento giorni
Approvazione do parte degli imprenditori, càuti e divisi i sindacati. Il governo
Intende rilanciare l'economia, ma con quali conseguenze sul plano sociale?
DORiANA GIUDICI
I
L nuovo governo ha presentato al
paese e al Parlamento il suo «Piano
dei primi cento giorni». Un’iniziativa
su temi scottanti come fisco ed economia che Berlusconi, già in campagna elettorale, aveva promesso ai
suoi elettori. Non vi è dubbio che
molti di loro apprezzeranno: infatti il
Piano ha ricevuto il «via libera» dagli
imprenditori. I sindacati si sono mostrati più cauti ma, purtroppo, hanno
anche evidenziato un indebolimento
del loro fronte comune presentandosi divisi all’incontro con il governo.
La CgiI non ha dato il consenso al recepimento in Italia della direttiva europea sui «contratti a termine». Sembra crescere il disorientamento all’interno delle forze di opposizione.
Carcere di Biella
Informazione
del culto vietata
«Comportamento non idoneo al
conferimento di cui al provvedimento autorizzatorio ex art. 78 O.P.»; è la
motivazione ufficiale del direttore del
carcere di Biella, Giorgio Linguaglossa, deH’improwiso allontanamento
dal carcere piemontese del pastore
della Chiesa valdese Jonathan Torino
(vedi Riforma della settimana scorsa).
Da ottobre il pastore Torino svolgeva
due culti settimanali per i detenuti
che avevano richiesto assistenza spirituale, così come prevede l'art. 58 del
regolamento carcerario (manifestazioni della libertà religiosa). Per informare della possibilità di assistere a
questi culti, il pastore Torino àvrebbe
chiesto di affiggere un avviso, incorrendo così nel «comportamento non
idoneo» di proselitismo. Ora si attende la decisione del ministero.
Se il «buongiorno si vede dal mattino», questa prima mossa della nuova maggioranza segna, ancor più
drammaticamente del periodo elettorale, una grave mancanza di controproposte strategiche rispetto al
disegno governativo. Il suo Piano ha
un chiaro quadro di riferimento: le
imprese. L’opposizione e le forze sociali che ne fanno parte non hanno
offerto al confronto alcun contenuto
complessivo e qualificante, nel campo che dovrebbe essere loro proprio,
il lavoro. Balbettìi, qualche frase a effetto o un rigido e secco «no», quello
della Cgil su un contratto di lavoro
che, da almeno quattro anni, già
coinvolge migliaia di «nuovi» lavoratori. Per giustificare le misure prese
(sgravi fiscali per industrie, commercianti, artigiani; ripresa delle grandi
Milosevic
La consegna di Milosevic al Tribunale internazionale dell’Aia è
una vittoria che lascia Tamaro in
bocca. È una vittoria perché riteniamo, con una parte crescente delTopinióne pubblica mondiale, che i
diritti umani nel mondo debbano
essere meglio protetti e i crimini di
guerra piu severamente puniti. Per
fare ciò è necessario che nessuno,
neppure un capo di stato, possa sottrarsi alla giurisdizione di una corte
legittimamente insediata. Abbiamo
Tamaro in bocca perché la sua consegna sembra essere stata dettata
troppo dalla lotta di potere interna
alta Serbia (con esiti oggi ancora incerti) e dal potere di ricatto economico degli Stati Uniti e dei suoi alleati, e perché Milosevic rischia di
essere l'unico alto responsabile politico delle tragedie balcaniche (per
non parlare di altre tragedie nel
mondo) giudicato da un triburmk.
Ciononostante ci auguriamo che il
suo processo possa essere un passo
in avanti di civiltà, (e.b)
opere pubbliche; agevolazioni per
nuove imprese nei settori ad alta innovazione; eliminazione totale delle
tasse di successione), il governo indica chiaramente la sua volontà di
rilanciare l’economia.
Ma che cosa avverrà sul piano sociale? Come verranno gestite le assunzioni nelle grandi opere? Quali
garanzie di salvaguardia della salute
di chi lavora saranno osservate, visto
che hanno un costo ma non è previsto? Neppure il capo dell’opposizione, Francesco Rutelli, ha indicato ai
suoi elettori e al paese un contropiano concreto e credibile. Perché nessuno sottolinea l’inutilità del condono (promesso dal governo alle aziende che utilizzano «lavoratori in ne
Segue a pag. IO
Valli valdesi
Timori e attese
dei maturandi
Nel mezzo degli esami di stato di
licenza, fra le prove scritte e l’inizio
di quelle orali, che costituiscono il
termine degli studi secondari superiori per gli studenti italiani, abbiamo chiesto ad alcuni di loro come
hanno preparato questa scadenza e
quali saranno le aspettative per ciò
che verrà dopo. Gli insegnanti, da
parte loro, ribadiscono che c’è sempre fra i giovani una legittima «tremarella»; al tempo stesso la complessità delle prove scritte richiedeva
davvero quella «maturità» che definiva fino a due anni fa la scadenza degli esami. Infine registriamo anche
una bella novità: nelle prove orali alcuni studenti presentano anche dei
lavori relativi alla realtà del territorio.
Apag. n
■ECO DELLE VALLI!
Eaere giovani In vai Chisone
di DAVIDE ROSSO.
■ '.........
■! L'OPINIONE ■!!
IL CROCEVIA
MACEDONE
Perché la macedonia piace tanto?
Perché è colorata e composta di frutti
molto diversi che si amalgamano bene
producendo un sapore inconfondibile.
Perché la Macedonia non piace tanto?
Perché nei Balcani sono tornate a essere sospette le diversità e le differenze.
Questa nazione inventata (ma quale
nazione non è il risultato di un’invenzione?) aveva dato ottima prova di sé
prima e dopo la disgregazione della ex
Jugoslavia. Nei primi Anni Novanta
aveva avuto un aperto conflitto di simboli (il nome, la bandiera) con la vicina
Grecia. Si era temuto il peggio, invece
la questione era stata risolta con fatica,
ma pacificamente, da entrambe le parti. Era rimasto in piedi il problema della minoranza albanese che tanto minoranza non è. Forse il 30% della popolazione a detta di conteggi abbastanza
attendibili. Una minoranza che vuole
essere riconosciuta come «nazione costituente» da una maggioranza «slavomacedone» che invece nicchia su questo punto. Le altre minoranze per ora
non hanno voce in capitolo.
In questa situazione in bilico tra
polveriera e luogo emblematico di
convivenza, si è pensato bene di togliere il presidio delle Nazioni Unite che
dai primi Anni Novanta aveva garantito un certo monitoraggio del territorio. Lo si è sostituito, ai confini macedoni con il Kosovo, con la presenza
della Nato. Organismo poco incline alle chiacchiere politiche, più disposto
agli interventi militari svelti e distruttivi. Risultato: nell’area sotto controllo
Nato assegnata alle truppe americane
TUck, la guerriglia albanese dalle varie
teste, si è ricomposta, si è rifornita di
armamenti con traffici di varia natura
e ha iniziato le incursioni e l’occupazione dei villaggi a maggioranza albanese in territorio macedone, forse soprattutto per affermare che il Kosovo
è ormai uno stato indipendente.
Il governo macedone di unità nazionale (partiti albanesi compresi) lancia
proclami, reagisce militarmente, ma
non accontenta più nessuno: né gli albanesi-macedoni che ambivano a una
autonomia culturale e amministrativa,
né i propri nazionalisti slavo-macedoni
che ormai gridano al tradimento, gli
uni e gli altri radicalizzati dagli eventi,
né l’Unione europea che va e viene senza una politica definita. Soprattutto
non riesce a sconfiggere militarmente
rUck che pure non è una presenza particolarmente temibile. Il problema è
che la guerriglia albanese può ritirarsi
in Kosovo (o in Albania) quando vuole,
magari scortata dalla Nato.
La Macedonia non è solo teatro di
tensioni tra gruppi di lingua e religione diversa, è anche il luogo centrale
dei Balcani, il crocevia da cui si controllano le comunicazioni nord-sud e
est-ovest, transito verso il Mediterraneo e verso il bacino del Danubio.
Qualsiasi idea di sviluppo dell’area
balcanica non può non tenerne conto.
Il Reno ha richiesto 200 anni di guerra
per tornare a essere un fiume e non un
simbolo di divisione: non è detto che il
Danubio abbia bisogno di tutto quel
tempo. Il circolo non è vizioso, i Balcani non sono «naturalmente» inquieti e
bellicosi: lo diventano se qualcuno da
fuori getta sconsideratamente fiammiferi nel pagliaio. Come dice Olga Arbulievska, poeta macedone: «Il Dio inquietudine è la patria della speranza,
lui in me io in lui, chissà perché ci cerchiamo tanto».
Claudio Canal
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
r
venerdì I
«''Mentre essi
ascoltavano queste
cose, Gesù aggiunse
una parabola,
perché era vicino a
Gerusalemme ed essi
credevano che il
regno di Dio stesse
per manifestarsi
immediatamente.
"‘Disse dunque:
Un uomo nobile se
ne andò in un paese
lontano per ricevere
l'investitura di un
regno e poi tornare.
'^Chiamati a sé dieci
suoi servi, diede loro
dieci mine e disse
loro: “Fatele fruttare
fino al mio ritorno”.
'‘'Ori suoi
concittadini
l’odiavano egli
mandarono dietro
degli ambasciatori
per dirgli: “Non
vogliamo che costui
regni su di noi”.
'"Quando egli
fu tornato dopo
aver ricevuto ^
l’investitura del
regno, fece venire
quei servi ai quali
aveva consegnato
il denaro, per sapere
quanto ognuno
avesse guadagnato
mettendolo a frutto.
'"Si presentò il primo
e disse: “Signore, la
tua mina ne ha
fruttate altre dieci”.
'FI re gli disse: “Va
bene, servo buono;
poiché sei stato
fedele nelle minime
cose, abbi potere su
dieci città”.
'"Poi venne il
secondo dicendo:
“La tua mina.
Signore, ha fruttato
cinque mine”.
'"Egli disse anche
a questo:
“E tu sii a capo
di cinque città”.
^°Poi ne venne un
altro che disse:
“Signore, ecco la tua
mina che ho tenuta
nascosta in un
fazzoletto, ^'perché
ho avuto paura di te
che sei un uomo
duro; tu prendi
quello che non hai
depositato, e mieti
quello che non hai
seminato”.
""Il re gli disse:
Dalle tue parole
ti giudicherò, servo
malvagio! Tu sapevi
che io sono un uomo
duro, che prendo
quello che non ho
clepositato e mieto
quello che non ho
seminato; ""perché
non hai messo il mio
denaro in banca,
e io al mio ritorno,
lo avrei riscosso con
l’interesse?
"*Poi disse a coloro
che erano presenti:
“Toglietegli la mina
e datela a colui che
ha dieci mine”. ""Essi
gli dissero: “Signore,
egli ha dieci mine!”.
""“Io vi dico che a
chiunque ha sarà
dato; ma a chi non
ha sarà tolto anche
quello che ha.
""E quei miei nemici
che non volevano
che io regnassi sui
di loro, conduceteli
qui e uccideteli in
mia presenza»
(Luca 19, 11-27)
VIVERE LA NOSTRA VOCAZIONE
Per un corretto rapporto con Dio è necessario farsi carico dei suoi doni e fare la
propria parte nel campo umano secondo la destinazione che ci è stata data da Dio
EMKATOMASSONE
Nella cornice di un discorso
di Gesù sul tempo per cui ci
si deve aspettare la piena manifestazione del regno di Dio, questa parabola ci offre tanti altri
elementi. In primo luogo c’è un
capitale che viene affidato a dei
servi. Possiamo stare tranquilli,
a questo punto non c’è disparità: dieci servi ricevono dieci
mine, una mina a ogni servo;
accade come quando noi avendo due figli, dividiamo in parti
uguali ciò che vogliamo loro dare. 11 nostro senso della giustizia
è più che soddisfatto: ognuno di
noi ha ricevuto un dono; nessuno rimane senza. Ora, secondo
la parabola, si tratta solo di metterlo a frutto, di farlo moltiplicare. Qual è il personaggio trionfatore nella parabola, il modello,
quello che ha fatto bene e a cui
ci si deve in qualche modo adeguare? Naturalmente i primi
due servi citati dal testo a| momento della resa dei conti che
avviene quando il re torna a casa. A questo punto della parabola normalmente ci dividiamo in
due gruppi di opinione.
Il terzo servo
IL primo gruppo sta, noncurante, dmla parte degli eroi
del testo. È ovvio che bisogna
far fhittare il dono che ci viene
da Dio, comportarsi in modo
responsabile. Questo è lo spazio
della nostra vocazione, della vocazione dei credenti, da Gesù
Cristo alla piena manifestazione
del regno di Dio. 11 primo gruppo di opinione spesso sostiene
che il terzo servo si giustifica
con un discorso non vero e autentico: egli accusa il re per
crearsi un alibi. 11 problema è
caso mai capire qual è il talento
affidato. Esso potrebbe essere la
Scrittura, oppure il carisma, nel
senso del dono, della vocazione, del compito. 11 secondo
gruppo di opinione, fino a qualche decennio fa lo si sarebbe incontrato sporadicamente: oggi
al contrario mi sembra sia il
gruppo più numeroso.
Questo gruppo prova una tristezza e anche un certo risentimento nei confronti del re per il
trattamento che deve subire il
terzo servo. Il terzo servo si è
comportato con una certa leggerezza: la sua mina l’ha nascosta
in un fazzoletto, avrebbe anche
potuto perderla. Però siamo
pronti a immedesimarci in questo uomo pauroso che si sente
inadeguato e ha paura della
grande competenza del re che,
comunque vadano le cose, riesce sempre a ricavare qualcosa.
La competenza del re si estende
al fatto che è capace di ottenere
dei risultati senza sforzo, senza
dovere seguire il procedimento
tipico di chi vuole ottenere un
risultato da una sua azione. 11 re
sembra in possesso di un potere
fuori dalla portata dei comuni
mortali: miete dove non ha seminato, raccoglie dove non ha
depositato. La compassione per
il terzo servo cresce quando non
solo viene sgridato, ma gli viene
tolta l’unica mina che, nonostante la sua disubbidienza e
leggerezza, ha restituito al legittimo proprietario.
Un messaggio scandaloso?
Ecco qui la voce dei presenti
associarsi alla nostra indignazione: come, queirunica mina deve per forza andare a chi ne
ha già dieci? Quale tremenda ingiustizia; se poi pènsiamo che in
fondo il re non è un re qualunque ma Dio, il nostro senso di
sfiducia e ingiustizia cresce. Che
tipo di messaggio è mai questo?
Perché Dio sembra colpire una
persona debole e premiare i servi vincenti e bravi? A questo secondo gruppo di opinione il te
sto biblico appare scandaloso.
Forse perché sente il messaggio
biblico come inaccessibile a persone comuni o forse perché si
sente inadeguato? Molte volte
nelle chiese incontriamo persone che si sentono inadeguate
davanti ai messaggi dei testi biblici e allora li mettono in questione cercando un’ingiustizia
in Dio, sospettando nella Bibbia
un ideale di comportamento
troppo alto o toppo radicale per
poter essere realizzato e vissuto.
Uno dei compiti della predicazione può essere allora quello di
mostrare come il messaggio
dell’Evangelo può portare fuori
dalle secche della propria vita.
Se no, quale salvezza potremmo
sperimentare se stiamo davanti
ai testi biblici sapendo già che
cosa è possibile o impossibile
fare nella propria vita, in più
con un continuo senso di inadeguatezza mascherato da un’accusa di ingiustizia in Dio? Se la
predicaziione dell’Evangelo non
riesce a mostrare una strada
possibile al di là di quella che
già conosciamo, del sentiero
prevedibile, come ci raggiunge
la sorpresa della salvezza?
Anche se questa interpretazione del testo non è quella centrale, vorrei continuare su questa
linea indicando una possibilità
di risposta al secondo gruppo di
opinione. 11 terzo servo cerca di
limitare la sua responsabilità. La
mina la nasconde. Se il testo
non considera questo servo un
modello, ma egli diventa per così dire l’antagonista dell’eroe del
testo, non significa necessariamente che il re abbatte e calpesta una persona già debole e che
questo è Dio. Il testo svela innanzitutto una verità sulla persona umana che siamo noi e allora la parabola può servire da
incoraggiamento a prendere in
mano la propria vocazione.
senso di impotenza. Se lo dovessi dire con un linguaggio più
teologico, direi che il terzo servo
è una persona prigioniera di se
stessa. Evitando di far fruttare la
mina ricevuta, evita anche di
sentirsi bene e appagato.
Che la via si apra.
Che la via si apra davanti a te;
che il vento soffi sempre alle tue spalle,
che il sole inondi e riscaldi il tuo volto,
che la pioggia annaffi i tuoi campi,
e che, fino al nostro prossimo incontro,
Dio ti custodisca fra le sue mani.
Antica benedizione irlandese
(da Spalanca la finestra della Cevaa, pag. 164)
La nostra responsabilità
Fuggire dalia responsabilità, prima che essere peccaminoso nei confronti di un’etica
del dovere responsabile, è male
per se stessi. Fuggire dalla responsabilità, riporre il talento
nel fazzoletto, cioè non tanto
nasconderlo come bene prezioso, come un tesoro in un campo,
ma tenerlo con sé in.maniera
poco accurata, fa male a se stessi. Nel nostro linguaggio moderno chiamiamo questo male con
molti nomi: complesso di inferiorità, desiderio di tranquillità.
Il potere di Dio
La seconda cosa che il testo
evidenzia è un’idea insana
del potere del re, cioè potremmo dire di Dio. Il terzo servo
giustifica se stesso nella sua passività e mancanza di responsabilità, con il fatto che lui sa
quanto potere ha il suo re. Questo re così potente non ha certo
bisogno di un servo così inadeguato che, anche se mettesse in
campo tutto ciò che sa fare, non
riuscirebbe mai ad eguagliarlo.
Il re può fare tutto da solo. Potremmo dire che il testo svela lo
stretto legame che c’è tra i nostri
pregiudizi su Dio, e i pregiudizi
su noi stessi. Scendendo più nel
particolare, esso svela lo stretto
legame tra un concetto mal
compreso dell’onnipotenza di
Dio, come se essa ci esimesse
dal fare la nostra parte nel campo umano. Il testo biblico quindi
non dice molto altro che quello
che possiamo vedere tutti i giorni. La mancanza di assunzione
di responsabilità non fa del bene
a noi stessi, tanto meno il crogiolarsi in un senso di impotenza ed inadeguatezza verso ogni
cosa, perfino verso Dio.
Certo la parabola ha una certa
durezza davanti alla fuga della
responsabilità del terzo servitore. Nel testo resta corretto e giusto l’atteggiamento di chi si è
preso la responsabilità di far
fruttare il dono del re. Il punto
forte e positivo è la necessità per
se stessi, per gli altri, per un corretto rapporto con Dio, di farsi
carico del dono di Dio, di investire il dono di Dio, di fare la
propria parte nel campo umano,
secondo la destinazione che ci è
data da Dio. In questo senso,
sottolineare la necessità di vivere la propria vocazione con coraggio e intraprendenza non è
soltanto la predicazione di un
dover essere che poi verrà incarnato da persone forti nella vita.
l.a necessità di vivere la propria
vocazione con responsabilità
può accompagnare la ricostruzione della vita di una persona
ed avere quindi un valore terapeutico.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
^Note
omiletiche
L'interpretazione qj
proposta non è quella p|
usuale. Se ci si vuole
terif
re su uri terreno più
do, si deve prender»
considerazione che qu»?
parabola fa i rr,,,*;
problema che sernbra
interrogato le chiese d«T
origini, vale a dire il ri*!
do del ritorno di Crisi
Questo testo sembra p2'
re il problema del
dei credenti nel
compii,
periodi
'■li
tutti. IP
sita ini
ves, i®]
nicoffli
delle d
ecumei
dell'attesa del Regno
risposta sembra esser,
quella del mettere a fm
to il dono ricevuto daD|!
Un'attesa che si sit ,
quindi nella certezza
ritorno del Signore, sp«,
nella gestione non dell,
propria vita passiva u
nella gestione, moltipliq,
zione del dono di Dio, a
si fa da qui al ritorno dì
Signore, insomma. Se
sceglie questa piana pisp
omiletica, bisogna vigila,,
sul mettere troppo sullo
sfondo la piena manife.
stazione del regno di Dio,
È vero che il testo si eoo
centra sul compito di moltiplicatori delle mine dei
servi, ma non bisogna dimenticare che questa no«
è un'attività fine a sestes
sa o semplicemente reii
giosa. Essa è l'attività die
sarà soggetta a rendicontazione. Questo puntoè
sicuramente difficile de
affrontare, perché abbiamo la tendenza a conside?
rare il regno di Dio come, ¡|jJopp
conclusione della storia^ '
del mondo o a non considerarlo affatto nel nostro
orizzonte.
I
Ment
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Due ;
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battista
(che no
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ziae dt
ta da c
Che questa parabola sia,
importante lo comprendiamo anche dal fatto c
ne esistono tre redazid
in Matteo 25, 14-30, inb
ca e nel Vangelo dei Na^
reni. La parabola di Luca
abbastanza diversa!
quella di Matteo. In i
la cornice del re chef
e che poi al ritorno sivM
dica dei suoi avversari
sembra costituire una (
rabola a sé stante in r
inserisce poi la storia (
servi e delle mine. La cd
nice farebbe riferimena
alla storia di Archelao eli
partì per Roma per fa(|
confermare il potere s "
Giudea, mentre contenì
poraneamente una i
sione giudaica si mise intgpf|im|
viaggio per impedirne _________
nomina. Sembra che Cesi'
abbia utilizzato la sangui||l 1
nosa vendetta di Archelai(| ||^
contro i suoi nemici al ritorno per distogliere, COI
una parabola della crisi, U
suoi uditori da una
sicurezza. La""
Il versetto 11 spiegipWuam
quale è l'intento delle duiPfflica a
parabole ormai fuse insieraiediai
me, si tratta di contrastaripiesa ec
i fanatici del ritorno imitrtena?
nente del Signore. A parti;i «È una
re da questa indicaziones^ppjpj.
può sviluppare "Cia
cazione sul senso u®'‘‘MUciò.av
rare nel tempo urneW-i
della predicazione crirttLj^^^^
na. Immaginare che
sarebbe stato il I®'’®A i
di chi aspettava da
mnntoaWro la resa d , ®«SU, ni
come CI
mento all'altro
conti, pensare a — ,
è dovuti attrezzare
tempo del differimen
del ritorno di Cristopredicazione non P'-'o
tare di chiedersi che
dobbiamo moltiplica'
^Ui Ca
per il Signore. Le r^spoj
sono state diverse
so del tempo e eia P
delle varie esegesi- wr
rola del Signore, il
inteso in senso ampi®
non ovviamente in
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carisi"’
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^ Per
approfondire
- J. jeremias,
le di Gesù. Pa'd®'®'
-A. Comba,
di Gesù. Claudiana,
- E. Drewerrriann,
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editrice, 1990
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Fra l'ecumenismo
e l'evangelizzazione
Mentre i battisti italiani si
preparano^^ comegno na
»ledei prossimo setSe sull’identità battista,
Siamo che questo tema
Sto al centro dell attenne da circa un venSo fra le chiese battiste
„ Me quattro facoltà teofogiche di Londra, Oxford,
e Bristol vi han
ridato il loro contributo
convocando consultazioni
tale chiese e pubblicando!
Lteriali prodotti in agili
a disposizione di
S In occasione di una visita in Inghilterra è così nata
l’idea di intervistare due teologi battisti: Michael Cleavel impegnato da molti anni come pastore nell ambito
delle chiese a partnership
ecumenico, e Paul Fiddes,
professore di teologia sistematica a Oxford, appassionato animatore del dibattito
In corso e autore di numerqsi saggi sull’argomento.
Due parole suH’Unione
battista inglese: l’Unione
battista della Gran Bretagna
(che non comprende, tranne qualche eccezione, le
¿se del Galles, della Scoda e dell’Irlanda) è formata da circa 2.000 chiese,
ha 148.000 membri e quasi
il doppio di popolazione
complessiva. Con i suoi
Llé pastori è l’unica denondnaizione in Gran Bretagna in lenta ma costante
crescita numerica e finanziaria. Insieme alle altre
chiese denominate «free
churches», fra cui metodisti
e riformati uniti, rappresenta circa un terzo del cristianesimo inglese, gli altri due
terzi essendo la Chiesa anglicana e la Chiesa cattolica.
400 fra le circa 2.000 chiese
sono impegnate a vari livelli
nei progetti di chiese in
partnership.
Importante componente
del lavoro battista nell’intero Regno Unito è la Società
missionaria battista (Bms),
la più antica fra le agenzie
missionarie europee e l’unica capillarmente presente
fra le chiese battiste inglesi.
Entrambe, l’Unione battista
britannica e la Bms, hanno
sede nella Baptist House
ubicata a Didcot, cittadina
situata sulla direttrice fra
Londra e Oxford. La Bms
che ha una filosofìa missionaria profondamente rispettosa delle culture e delle iniziative locali e che è
presente in 35 diversi paesi
del mondo con proprio personale (122 fra pastori, medici, insegnanti, ingegneri e
tecnici) sponsorizza anche
progetti con personale totalmente locale e/o volontario. Fra questi progetti interamente o in parte finanziati dalla Bms ce ne sono
alcuni in corso in Italia proposti e curati dall’Ucebi.
(Anna Maffei)
j Intervista a Paul Fiddes, preside della facoltà teologica Regent's Park College
L'identità battista in Gran Bretagna
Che cosa distingue una chiesa battista da un'altra chiesa evangelica? Cè un modo battista
di fare teologia? La teologia del battesimo nell'Europa fortemente secolarizzata di oggi
MASSIMO APRILE
ANNA MAFFEI
'l"I^ prima confessione di fede battista dei 1612 (Are. Oxford)
Abbiamo rivolto ai prof.
Paul Fiddes, preside del
Regent’s Park College, Facoltà teologica battista integrata nell’Università di Oxford, alcune domande sul dibattito in corso fra i battisti
inglesi sulla questione della
identità battista.
- Come è sorta la questione
dell'identità battista in Gran
Bretagna?
«Ci sono probabilmente tre
ragioni per questo. Quando
c’è una crescita delle chiese o
la nascita di nuove chiese e
entrano persone di diverso
estrazione ci si pone la domanda: che cosa distingue
una chiesa battista? È dunque una domanda posta dalla crescita. Una seconda ragione risiede nel coinvolgimento ecumenico. Ci sono
molte chiese locali impegnate in partnership con altre
chiese. Inoltre i battisti lavorano insieme ad altri teologi
nelle università, condividendo anche il lavoro per la preparazione dei ministri. Vivendo insieme ci si pone il
problerna di quali contributi
possiamo portare nel contesto delle chiese cristiane.
Una terza ragione ha a che
fare con l’idea di missione.
Molte chiese battiste hanno
interesse nell’evangelizzazione e vogliono farlo insieme
ma trovano che il senso del
lavorare in maniera interdipendente in una stessa area
geografica come battisti si sia
col tempo indebolito. Per vivere di più insieme ci chiediamo che cosa ci distingue
nell’essere in comunione come battisti».
- Non crede che ci sia un pericolo in questa ricerca di
identità? Non è forse vero che
ogni volta che si pongono domande sull’identità si rischia
di finire nel particolarismo,
nel settarismo, arrivando alla
definizione di se stessi nella
Oggetti e simboli neiia chiesa ecumenica di Swindon
contrapposizione con gli altri?
«Non è questo il contesto
qui in Gran Bretagna. Ci si
pone il problema di che cosa
apportare nel dialogo e nella
comunione, non di come abbandonare la partnership. E
questo implica lavorare proprio su quei temi che possono provocare frizioni nel lavoro comune. C’è poi una ricerca sull’identità nei gruppi
carismatici all’interno delle
chiese. Né in un caso né
nell’altro avverto alcun settarismo. Si valorizza la propria
storia proprio quando si vive
in comunione con altri».
- Lei, insieme a un gruppo
, di teologi battisti, ha affrontato la domanda: c’è un modo
battista di fare teologia? Può
fare qualche accenno?
«Non c’è una teologia battista di per sé. Eppure ciascuno di noi porta con sé le storie che hanno forgiato il proprio percorso. Dunque anche
la maniera di fare teologia è
influenzata in qualche misura dall’esperienza particolare
del vivere la fede nelle nostre
chiese. Un aspetto di questo
è l’idea di patto che appartiene alla nostra comprensione
di chiesa, fin dagli inizi. Noi
condividiamo una relazione
che si esprime in un patto fra
noi stessi nella chiesa, un
patto con Dio e fra le chiese.
E in maniera misteriosa il nostro impegno di lealtà gli uni
con gli altri e di comunione, è
legato con le promesse di Dio
agli umani. Questa è una area
molto ricca di esplorazione
su come la comunità umana
è coinvolta nella comunione
che Dio vive come Padre, Figlio e Spirito. Questa idea di
patto non è solo questione di
come si organizza una chiesa
ma ha implicazioni profonde:
ha a che vedere con la natura
di Dio, la salvezza, il proposito di Dio nel mondo. Naturalmente è un tema trattato anche da teologi che non sono
battisti, come Karl Barth, il
quale ha una forte teologia
del patto, molto influente
nella nostra epoca. Ma riflettere teologicamente a partire
da comunità unite insieme
da un patto per le quali questo è importante nei termini
del vivere insieme e aver cura
gli uni degli altri, offre una
dimensione particolare alla
riflessione teologica».
- Come rafforzare l’idea di
essere una comunità stretta
da un patto? Come fare crescere la fiducia fra le diverse
istanze presenti nelle chiese e
fra le chiese?
«Riconoscersi come qualcuno di cui aver fiducia è un
fattore importante. E noi sappiamo che Dio ha fiducia di
noi. La nostra esperienza di
salvezza dovrebbe essere la
risorsa da cui questa fiducia
proviene. Io credo che pos
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sanguij
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Michael Cleaves, battista,
p battesimo al centro dei dibattito in ogni «chiesa ecumenica»
I crisi,ij *“«■* v>icavcs, UìiiUMcl,
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1973.
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1978.
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e metodiste. Ma fu negli Anni
50 e 60 che cominciarono a
formarsi chiese che includevano battisti, metodisti, riformati, anglicani. Uno dei problemi non risolti fino a circa
25 anni fa era che la Chiesa
anglicana non condivideva la
cena del Signore con membri
di altra denominazione. Da
quando questo è cambiato c’è
stato un nuovo l’impulso a
formare chiese del tipo di cui
abbiarho parlato».
- Ci può dare un’idea di
quante chiese ci sono di questo tipo?
«In tutto il Regno Unito ci
sono circa 600 chiese che sono legate a vari tipi di accordi. Alcune mantengono liste
separate di membri ma condividono locali e attività, altre hanno liste congiunte».
- Questo dipende da accordi locali o intervengono le denominazioni nazionali?
«Le unioni nazionali in
Gran Bretagna formarono nel
1948 il Consiglio britannico
delle chiese e da allora le cose
cominciarono lentamente a
svilupparsi. I congregazionalisti e i presbiteriani nel 1972
si sono uniti formando la
Chiesa riformata unita. Così
in un periodo di circa 50 anni
le chiese si sono molto avvicinate, hanno accettato i ministeri le une delle altre, condiviso i sacramenti, messo in
comune locali e missione. C’è
oggi un clima di cooperazione, mentre prima c’era un clima di competizione».
- Quali sono stati i problemi più difficili da affrontare?
«Le questioni più complicate sono connesse agli ordinamenti delle chiese, il comprendere a chi rispondere
delle decisioni prese localmente. A livello più personale le persone hanno dovuto
imparare a rispettarsi e a darsi fiducia, ad accogliere le
pratiche le une delle altre, accettare di avere tutti gli stessi
vantaggi».
- Come avete affrontato la
questione del battesimo?
«La questione se i battisti
in buona coscienza possano
cooperare con persone che
praticano il battesimo degli
infanti è stato probabilmente
il dibattito più acceso. Dall’altro lato le persone delle altre componenti erano impazienti con i battisti perché dicevano che essi non capivano
l’importanza di avere un ministero nei confronti dei genitori e dei figli che includesse questi ultimi nella vita della chiesa immediatamente alla nascita. 1 battisti hanno
imparato ad apprezzare le
tradizioni delle altre chiese
ma anche ad affermare con
forza il proprio punto di vista, ossia che la missione della chiesa non è aiutata dal
fatto che molti bambini sono
portati in chiesa e battezzati
ma poi pochissimi pervengono a una fede personale. Oggi
in ambiente ecumenico molte chiese guardano al battesimo dei credenti come una te
stimonianza molto importante nella vita della chiesa. E
10 conosco alcune chiese
ecumeniche dove i pastori
preferiscono consigliare i genitori ad avere una liturgia di
benedizione dei bambini appena nati piuttosto che un
battesimo, così la decisione
sul battesimo può, sulla base
della fede, essere presa più
avanti nell’età».
- Come viene affrontata la
questione di quello che in
ambiente pedobattista viene
definito »ribattesimo», ossia
11 battesimo da credenti di
persone già battezzate da
bambini?
«Posso descrivere la mia
esperienza. Quando ho cominciato a fare il pastore nella chiesa ecumenica non era
possibile in un culto pubblico battezzare da credente
una persona che aveva già ricevuto il battesimo da bambino/a. Il battesimo era organizzato in forma privata, non
annunciato pubblicamente e
non celebrato in orario e
giorno normale per un culto
pubblico. Da quella situazione di semiclandestinità noi
abbiamo avviato un dialogo
sulla teologia e sulla prassi
battesimale. Così dopo anni
siamo giunti alla conclusione
che il momento dell’entrata
come membri nella chiesa
dovesse manifestare l’unità
della chiesa non la sua separazione. Così se per alcune
chiese ciò avviene con la
confermazione, per noi batti
sti avviene nel battesimo da
credenti. Con questa consapevolezza abbiamo da allora
potuto celebrare un culto insieme imponendo le mani sia
sui confermandi che sui battezzandi da credenti con la
richiesta a Dio di confermare
quanto promesso con la presenza del suo Spirito. Questo
costituì da allora un punto di
unità come membri della
stessa chiesa nonostante permanessero le differenze».
- Perché la scelta di far parte di una chiesa ecumenica?
«Tutto inizia e finisce con
la teologia della preghiera di
Cristo. L’unità di Dio, Padre,
Figlio e Spirito Santo è lo spirito che anima il lavoro per
l’unità nella vita della chiesa.
Molte persone sono contente
di vivere nelle proprie chiese
e denominazioni ma altre
possono dichiarare che la
propria esperienza cristiana
è stata rafforzata dall’essere
in una chiesa ecumenica. A
me per esempio ha fatto
pensare di più e più profondamente su chi sono io come
battista, mi ha fatto affinare
la comprensione e l’apprezzamento delle tradizioni delle
altre denominazioni. Dunque
perché essere in una chiesa
ecumenica? In parte per dimostrare davanti a Dio che
noi siamo un popolo unito
dai suo Spirito e, d’altra parte, per dimostrare al mondo
che i cristiani possono testimoniare insieme in un mondo che è diviso». (a.m.)
siamo imparare ad aver fiducia gli uni degli altri quando
capiamo che Dio è all’opera
anche fra coloro che noi pensiamo che non stiano facendo esattamente quello che
noi riteniamo vada fatto».
- Quale contributo possiamo noi battisti offrire sulla
teologia battesimale nell’attuale panorama fortemente
secolarizzato?
«Come battisti noi riteniamo che il battesimo rappresenti un punto specifico nel
discepolato. Il darsi di Dio
nella Grazia per trasformare
la vita dell’umano è incontrato dall’umano darsi a Dio
nella fede. Perché questo accada in pienezza, come battisti riteniamo che ciascuno
sia messo in grado nella propria libertà di fare quella offerta di sé come discepolo e
prendere parte della missione di Dio nel mondo. E poiché è la missione di Dio in
questo mondo è molto appropriato che questa accada
in un luogo di incontro,
qualcosa che sia parte della
creazione, come l’acqua. Così come il pane e il vino divengono punti d’incontro
con il Cristo risorto, così anche l’acqua è qualcosa di
corporale. Il battesimo coinvolge tutta la persona: corpo,
mente, personalità, tatto, vista. Usiamo l’acqua per lavare, l’acqua può avere un uso
simbolico di passaggio da
una fase all’altra della vita,
l’acqua rkifresca, l’acqua
parla anche di morte, così
che affondare nell’acqua è
affondare nella morte ed
emergere è venir fuori a nuova vita. L’acqua è anche associata alla nascita. L’acqua
è un simbolo forte di nascita
e quindi di nuova nascita. In
tutti questi modi noi battisti
abbiamo un pezzo di “rappresentazione sacra", un
punto di convegno che viene
preparato per la persona nella sua interezza per incontrare la Grazia di Dio in Cristo».
Il legame
del patto
con Dio
Uno dei capisaldi delle
confessioni di fede delle chiese battiste delle origini è la
forte convinzione che i credenti sono legati insieme e
con Dio da un patto che si
esprime in vari modi nella vita della chiesa locale. Questa
centralità è stata recentemente espressa da un pacchetto di proposte liturgiche
per un culto del patto che,
utilizzato nel corso dell’ultima assemblea dell’Unione
per un culto liturgico di santa
cena, si offrisse a tutte le comunità battiste come strumento per riconsiderarsi come «popolo missionario». Offriamo un frammento di questa liturgia che riprende verbalmente una dichiarazione
di fede del 1612; da notare
nell’accenno dell’ultima frase
a «vie conosciute e ancora da
conoscere» il carattere aperto
dell’identità del popolo del
patto: «Dio creatore e redentore, ti rendiamo grazie e lode
per il tuo patto di grazia stipulato per la nostra salvezza
in Gesù Cristo nostro Signore.
Noi veniamo questo giorno a
fare un patto con te e con i
nostri compagni discepoli,
per aver cura gli uni degli altri
e per camminare insieme davanti a te su vie conosciute e
ancora da conoscere».
4
PAG. 4 RIFORMA
— Ecumene
Y
venerdì 6 LUGUn^ VENE!
Armenia: incontro della Commissione «Chiese in dialogo» della Kek
Un popolo sopravvissuto al genocidio
L'incontro al quale si è aggiunto anche II gruppo «Fede e Costituzione» del Cec si è svolto
a Jehegnadzor dal 29 maggio al 4 giugno su invito della Chiesa apostolica armena
ERIKA TOMASSONE
ARMENIA, paese dalla
I storia tormentata e dalla
tradizione spirituaie antica e
ricca, è stata scelta come luogo per la riunione della Commissione «Chiese in dialogo»
della Conferenza delle chiese
europee (Kek) e del successivo incontro tra la commissione e aicuni membri europei
del gruppo «Fede e Costituzione» del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), a
Jehegnadzor dal 29 maggio al
4 giugno. L’occasione è stata
offerta dall’invito delia Chiesa apostolica armena a celebrare insieme la Pentecoste
(che quest’anno riuniva nella
stessa data tutte le chiese cristiane), ricordando anche i
1.700 anni della cristianizzazione dell’Armenia.
Il contesto in cui si sono
svolti i nostri incontri è stata
una parte significativa del lavoro delle due commissioni.
Quattro itinerari per il paese
con molti incontri ufficiali e
previsti e altri occasionali ed
estemporanei con varie autorità della chiesa e uomini,
donne e bambini incontrati
per via, ci hanno messi in
contatto con un paese relativamente vicino ai nostri (tre
ore di volo da Zurigo), ma
poco conosciuto, e difficile
da analizzare e comprendere
appieno dal punto di vista
economico e sociale. Con
questa premessa non posso
che offrirvi alcuni brevi elementi di conoscenza.
Una natura stupenda
L’Armenia offre al visitatore
una natura magnifica fatta di
montagne e altipiani, dove vivono molte specie di uccelli,
branchi di lupi, orsi e volpi. In
apparenza la natura è incontaminata, ma è al tempo stesso segnata profondamente da
un inquinamento più che decennale del suolo a causa dei
metodi utilizzati per l’agricoltura estensiva, introdotta con
la statalizzazione delle terre
durante il regime sovietico e
dalla deforestazione (a seguito soprattutto del blocco del
rifornimento energetico da
parte della Turchia e dell’Azerbaigian a causa del conflitto con l’Azerbaigian). È un
paese che vive da più di un
decennio una grave crisi energetica insorta con più forza dopo la proclamazione
dell’indipendenza (1991) e il
conseguente riassetto delle
fonti di approvvigionamento
di gas (ora giunge dall’Iran) e
di elettricità (la centrale nucleare di Metzamor è dello
stesso tipo di quella di Cernobil, chiusa dopo il terremoto del 1988 e riaperta nel
1997 grazie all’intervento di
Russia e Stati Uniti per metterla in sicurezza, ma che a
seguito di accordi internazionali dovrà essere comunque
chiusa nel 2004 a fronte di
fonti energetiche alternative
ancora inadeguate). Proprio
gli impianti idroelettrici esistenti che risalgono all’epoca
sovietica hanno contribuito a
danneggiare l’assetto idrogeologico del paese (evidente
in particolare l’abbassamento del livello del lago Sevan,
uno degli specchi d’acqua
dolce più grandi del mondo,
situato nei pressi dell’antica
Via della seta).
È un paese fortemente indebitato con la Russia ed a livello internazionale, che vive
isolato da parte dei suoi confinanti (Turchia e Azerbaigiàn). In genere, anche se
l’economia sembra essere oggi in ripresa, la disoccupazione resta alta e si dice che il salario medio sia attualmente di
le richieste di perdono da
parte del professor R. Frieling, che ha denunciato la
complicità della Germania
nel genocidio del popolo armeno del 1915 e di un domenicano, che ha ricordato i
tentativi del suo ordine di
portare gli armeni sotto l’ombrello della Chiesa cattolica
romana.
Paesaggio tipico dell’Armenia. Sullo sfondo il monte Ararat
25 dollari mensili. Questo ovviamente non significa che
tutti abbiano questa entrata
mensile; piuttosto si assiste al
crescere di una forbice tra
persone che riescono ad avere più mezzi e altre che sopravvivono. È lo scenario
consueto di laureati e di operai specializzati che oggi fanno i tassisti o vendono frutta
per strada o si inventano comunque qualcosa di cui vivere, a causa della discrepanza
tra una scolarizzazione diffusa e il crollo dell’industria
realizzatosi in parte a seguito
dello scioglimento dell’Unione Sovietica. È un paese di
emigrati (oggi si ritiene che gli
armeni in diaspora siano più
numerosi di quelli residenti
nel paese). Riuscire a mandare all’estero un membro della
propria famiglia è importante
affinché possa contribuire
con le sue entrate al mantenimento di chi è rimasto in Armenia. Non che non si trovino beni di consumo nei negozi, ma il blocco economico
continua a danneggiare l’economia del paese che un tempo era basata su una forte
cooperazione regionale.
L'arte della sopravvivenza
Da questo nasce l’esigenza,
soprattutto per le popolazioni rurali, di mettere a frutto
ogni possibile risorsa per vivere. Davanti ai monasteri,
ad esempio, si raccolgono
mercatini più o meno improvvisati ai cui banchi le
donne vendono le loro marmellate casalinghe, dolci, focacce, pelli di volpe, mazzi di
fiori selvatici. Gli uomini vendono disegni anche pregevoli
dei monasteri, ma a volte anche pellicole per macchine
fotografiche. Se si ha un cavallo anche macilento, si può
sempre offrire un giro ad un
turista, in cambio di pochi
soldi. Le vie di comunicazione non sono accessibili, le
strade, anche quelle più importanti, sono in genere molto rovinate, piene di buche,
estremamente fangose in caso di pioggia, viscide per i residui di nafta e benzina che
colano dagli improvvisati posti di rifornimento consistenti spesso in un’autocisterna
parcheggiata, un tubo e un
grande imbuto. In questa situazione sembra improbabile, almeno per l’immediato, a
causa della precarietà delle
strutture, un reddito dal turismo che per ora investe soprattutto la capitale, o è costituito dalle visite degli armeni della diaspora.
Accolti alla santa cena
La chiesa apostolica armena vive un’epoca di ricostruzione. Solo dieci mesi fa è
stato attivato uno dei monasteri con nove monaci residenti: i seminari sono in ripresa, lasciando ben sperare
in un rinnovato e folto gruppo di sacerdoti in grado di lavorare alla rinascita spirituale
del paese. In questo spirito il
nostro gruppo ha partecipato
alla celebrazione della Pentecoste nella cattedrale di Echmiadzin, sede centrale della
chiesa e del katholicos (supremo patriarca e capo religioso di tutti gli armeni). Accolti anche nella santa cena,
aperta per l’occasione a tutti i
battezzati, non sono mancate
La missione in Europa
La commissione «chiese in
dialogo» della Kek ha lavorato
nella preparazione del programma previsto in questi ultimi anni del suo mandato
(nel 2003 vi sarà l’assemblea
generale della Kek), che si articola in vari punti. Innanzitutto, la questione della missione in Europa, che deve
prestare attenzione alle numerose chiese «etniche», alla
situazione delle chiese dell’Est europeo e rivalutare un
impegno delle chiese cristiane che tenga conto dei guasti
prodotti nell’ambito della tradizionale missione. Una seconda questione sul tavolo è
stata quella della riconciliazione delle memorie. Si vuole
programmare un seminario
m cui mettere sul tavolo le situazioni che hanno visto le
chiese parte di conflitti sociali
e politici. La terza questione è
un lavoro sulla teologia del
corpo in cui si desidera affrontare dal punto di vista
teologico, la questione della
sessualità. Un’ultima questione è stata la programmazione
di un secondo incontro sul
rapporto tra chiese di maggioranza e chiese di minoranza. La commissione nel prossimo anno deve lavorare alla
raccolta di materiali prodotti
dalle rispettive chiese su queste tematiche e che verranno
utilizzati per l’organizzazione
di seminari e convegni.
Insieme al gruppo «Fede e
Costituzione» è stata discussa
la prima bozza del loro documento, «La natura e lo scopo
della chiesa», con la produzione di un comunicato congiunto. Il documento n. 181
di «Fede e Costituzione» è già
stato inviato alle chiese perché il Cec riceva critiche e
pareri utili; dal momento che
il documento è abbastanza
controverso nel suo impianto
e nel suo contenuto, mi sembra importante che anche nel
nostro ambito venga letto,
analizzato e emendato.
Comitato esecutivo della Comunione ecclesiale di Leuenberg
Unire le voci del protestantesimo europeo
Secondo i responsabili della
Comunione ecclesiale di Leuenberg (Cel), l’idea di avere
un unico Sinodo protestante
europeo non è ancora attuabile. È quanto hanno dichiarato l’arcivescovo Jaan Kiivit,
Elisabeth Parmentier e il pastore Heinrich Rusterholz, copresidenti della Cel il 19 giugno scorso a Belfast. Dopo varie consultazioni, il Comitato
esecutivo ha concluso che
l’idea di un tale Sinodo, proposta dalla Chiesa evangelica
della Renania nel 1999, non
avrebbe ottenuto un appoggio unanime. Tuttavia, hanno
aggiunto i copresidenti, «la
voce evangelica o protestante
d’Europa andrebbe potenziata al fine di contribuire al dibattito su alcune questioni
nell’ambito di un’Europa democratica in uno spirito evangelico e in vista di trovare soluzioni pratiche».
I.a quinta Assemblea generale della Cel si è svolta dal 19
al 25 giugno scorso a Belfast,
in Irlanda del Nord, sul tema
«Diversità riconciliata. La
missione delle chiese protestanti in Europa». Durante
una conferenza stampa il segretario della Cel, Wilhelm
Hùffmeier, ha sottolineato
che l’incontro ha permesso
alle chiese protestanti di «far
vedere tutto quello che fanno
a favore della riconciliazione». Riferendosi all’idea di un
Sinodo protestante europeo,
il pastore Rusterholz ha precisato che l’Assemblea avrebbe incaricato un gruppo di
lavoro di tentare di far sentire
una voce unita per il protestantesimo: «C’è una voce
cattolica e una voce ortodossa, ma quando si tratta del
protestantesimo, abbiamo
tutta una gamma di opinioni
diverse». Secondo Elisabeth
Parmentier, la questione di
una voce unita è difficile per i
protestanti perché le loro
chiese «celebrano la diversità
e l’autonomia».
Per Wilhelm Hùffmeier una
voce unita esiste già, dato che
l’Assemblea generale precedente, tenutasi a Vienna nel
1994, ha incaricato i copresidenti di esprimersi su una serie di questioni a nome delle
chiese membro. Anche se le
chiese della Comunione anglicana non sono membro
della Cel, legami sono stati
stabiliti tra le chiese anglicane
di Gran Bretagna e Irlanda e
membri della Cel grazie agli
accordi di Meissen e di Porvoo negli Anni 90. 11 pastore
Rusterholz ha poi spiegato
che il superamento delle divisioni tra luterani e riformati
nell’ambito della Concordia
poteva essere visto come un
presagio per il futuro dei rapporti tra cattolici e protestanti: «1 luterani e i riformati hanno avuto una lunga storia di
condanne reciproche», ha
detto, aggiungendo che sono
molti gli esempi di cooperazione tra cattolici e protestanti: «La realtà c’è, ma l’ecclesiologia è in ritardo». (eni)
DAL MONDO CRISTIANO
i Agenzia awentista per lo sviluppo AtJra
Costruzione di una scuola in Kosovo
KOSOVO — L’Agenzia internazionale awentista neri
sviluppo e il soccorso (Adra), insieme a un team di volont •
ha aiutato a costruire una scuola nel Kosovo che fornirà li
vizi qualificati a più di 250 studenti. Il progetto è inizig^'^
verso la fine del 2000 e si è concluso a maggio di quest’ann***^
La cerimonia di apertura ha visto oltre 1.000 persone coni
presenza di un ambasciatore ceco, di rappresentanti deln^v
La
ea
nistero degli Affari esteri e di autorità locali. La
'^ecchiii
scuola aveva 257 bambini distribuiti in 3 classi con servizi ì
scarsa qualità e strutture logistiche decadenti. I volontà'
dalla Repubblica ceca e Moldava, quasi tutti sotto i 3o ajw
hanno vissuto in una piccola casa senza acqua, con eletw
cità per due ore al giorno e hanno dormito per terra nei sar
chi a pelo. Quando il giornale locale Pravo ha chiesto a mi
dei volontari se il suo viaggio in Kosovo fosse stato influeu
zato dal fatto di essere un cristiano awentista, ha risposto'
«Sì, l’essere membro di questa chiesa mi ha dato una visioni
diversa del mondo». I volontari di Adra hanno ricevutoli»
aiuto da parte dei soldati cechi. Il governo della Repubblici
ceca ha stanziato circa 120.000 dollari per il progetto,
In 33 città del Brasile
Centinaia di migliaia di evangelici
alla «Marcia per Gesù»
SAN PAOLO — Il 2 giugno scorso centinaia di migliaia di
evangelici hanno partecipato in 33 città brasiliane alla «Marcia per Gesù», promossa per ricordare il cammino delpopo-'
lo di Israele attraverso il Mar Rosso miracolosamente aper-'
tosi per loro. La maggiore concentrazione è stata a San Paolo, dove hanno marciato oltre 700.000 credenti. La primi
«Marcia per Gesù» in Brasile è stata tenuta nel 1994 mali
consuetudine risale a un evento organizzato negli Stati UniS
dall’Esercito della Salvezza nel lontano 1885. (nevkp]
I Consiglio delle chiese olandesi
Cancellare il debito dei paesi poveri
AMSTERDAM — «È stato fatto qualcosa ma non abbistanza»; così il Consiglio delle chiese olandesi scrive in uat
lettera aperta ai partiti politici del paese riguardo alla riduzione del debito intemazionale dei paesi più poveri. Intte
delle elezioni politiche del prossimo armo, il Consiglio {(J
riunisce le chiese cattolica, protestanti e ortodossa) chiede!
tutti i partiti che nella loro piattaforma elettorale sia coitemplato che il debito venga ulteriormente cancellate pél'
«permettere a quei paesi di dar vita almeno a efficienti s^
mi di assistenza medica e di scolarizzazione».
I Consiglio delle chiese australiane
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Bambini aborigeni tra il 1910
e il 1970: una «generazione rubata»
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MELBOURNE — Una «generazione rubata»: è quella dei
bambini aborigeni dell’Australia che nel periodo tra il 1910el
il 1970 furono tolti d’autorità alle loro famiglie e affidati ii|
gran parte a istituzioni ecclesiastiche «per meglio integradif
nella società australiana». Ora il Consiglio nazionale delle|
chiese (cattolici, protestanti, ortodossi e anglicani) chiede^
governo australiano di riaprire il caso, definendolo «uni*
complessa tragedia che in ogni modo va affrontata e sanati| I
non solo con delle generiche scuse». inevlem
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M II vescovo metodista argentino Etchegoyen
«Farisaico» il voto contro Cuba
BUENOS AIRES — Il vescovo metodista argentino ^do
Etchegoyen ha definito «farisaico» il voto della deleg^ioni
argentina allOnu di' condanna a Cuba per violazioni dei
Carta dei diritti umani: «Come possiamo condannare UJ
paese isolato ingiustamente, dove però non esiste più l’analfabetismo e la denutrizione infantile è quasi vinta
invece da noi sono ambedue in crescita?».
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Il presidente della Federazione luterana
Prossime dimissioni da vescovo
deila Chiesa luterana di Brunswick
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GLOSSAR — Il presidente della Federazione
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mondiale (Firn), il vescovo Christian Krause, rassegni
proprie dimissioni da vescovo della Chiesa evangelica iute
na di Brunswick il prossimo gennaio. Lo ha annunciato
maggio a Glossar, in Germania, precisando che c®**tÌ*^
guidare la chiesa di Brunswick (450.000 membri, più “i
comunità) fino al 6 gennaio del 2002. Krause, che resterà
munque presidente della Firn, ha definito la decisione
facile, ma necessaria nella prospettiva di un
novamento della leadership delle chiese».
Del segretario dell'Alleanza battista mondiale
Lettera al Presidente Bush
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WASHINGTON — «Mai nella storia dell’umanità ci
state così tante persecuzioni come in questa nostra
con questa amara constatazione si apre una lettera (qH
gretario generale dell’Alleanza battista mondiale,
cii^t . ntÙ
Lotz, ha indirizzato al presidente Bush. Faceiido
in particolare alla situazione delle chiese cristiane m
sia e nel Medio Oriente, Lotz conclude la sua lettera a
«pregando il Signore che le dia il coraggio e la sagge
cessarle per rendere veramente efficace la dichiarazi
le Nazioni Unite che garantisce la libertà di religione»
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Il dibattito su economia e fede nel Forum della cultura e nelle riviste evangeliche
La globalizzazione della povertà
la confessione della fede in Gesù Cristo non può far dimenticare la necessità della giustizia
economica per tutti i popoli del mondo e lo salvaguardia del creato. La riflessione continuo
IIIAUCO ROSTAN
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in Paoprima
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11 rapporto rta fede e politica è stato il tema centrale
„priariflessione di molti profeÌtanti negli Anni 60 e 70:
-inizio del 2000 sembra caratterizzarsi per una ripresa
difluella riflessione che potrebbe definirsi meglio come
rapporto fra testimonianza ed
economia: da un lato l’idea
che la confessione della fede
in Gesù Cristo non può prescindere dai problemi economici, e dall’altro la consapevolezza che la globalizzazione
inatto contiene conseguenze
di ingiustizia economica e di
distruzione del creato che
vanno contrastate come cittadini e come credenti.
La centralità dell’economia
nella Bibbia (insieme a una
certa qual disattenzione delle
chiese verso questa centralità) era già stata messa in luce dal prof. Daniele Garrone
in occasione del primo Forum della cultura tenutosi a
Ecumene (dal settembre 1999
miti ( Centri e gli operatori
culturali protestanti si incon
trano per un seminario annuale); nel secondo incontro
(settembre 2000) si decise di
concentrare l’attenzione del
Forum 2001 (22-23 settembre, Ecumene) proprio sulla
questione economica nel
contesto della globalizzazione. Una decisione tempestiva: non si tratterà infatti soltanto di analizzare la globalizzazione, argomento sul
quale esiste ormai una vastissima bibliografia, ma sarà 1’
occasione adatta (anche perché successiva all’appuntamento del G8 a Genova, 2022 luglio) per fare il punto sui
vari movimenti che da Seattle
a Porto Aiegre si propongono
di contrastare le decisioni dei
«poteri forti» che orientano
l’economia mondiale ben al
di là dei governi dei vari stati
e senza che sia possibile un
controllo democratico nei loro confronti; inoltre sarà occasione per conoscere meglio
il programma che da tempo è
stato lanciato dall’Alleanza
riformata mondiale e dal
Consiglio ecumenico delle
chiese per far prendere co
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scienza alle chiese dei drammatici problemi che riguardano l’ingiustizia economica
e la distruzione del creato:
documenti e iniziative di cui
nel mondo protestante italiano si sa troppo poco.
Significativamente è stata
ancora una volta la Federazione giovanile evangelica
(Fgei) a iniziare questa riflessione mediante campi e seminari: il «Notiziario Fgei»,
periodicamente inserito in
Riforma, l’ha riportata nelle
sue linee essenziali; successivamente il nuovo Comitato
generale, d’intesa con il Consiglio della Federazione delle
chiese evangeliche (Fcei) ha
costituito una Commissione
«Globalizzazione e ambiente»
di cui è coordinatore il past.
Franco Giampiccoll (si veda
l’articolo su Riforma dell’8
giugno). La Fcei nazionale,
insieme alla Federazione delle chiese evangeliche di Liguria e Piemonte orientale, hanno aderito al «Genoa Social
Forum», cioè alla rete di organizzazioni e movimenti che
darà vita a manifestazioni pacifiche e non violente in occasione dell’incontro del G8, e
hanno approvato un manifesto per l’occasione; si prevede
anche un incontro internazionale di preghiera. Recentemente anche la Conferenza
del IV distretto delle chiese
valdesi e metodiste (Italia del
Sud) si è espressa in merito
(cfr. Riforma del 22 giugno).
In campo cattolico vi è da
segnalare l’incontro annuale delle Comunità di base
(Chianciano, aprile 2001) che
ha discusso sul tema «La diversità ci fa liberi: percorsi di
speranza nell’era della globalizzazione» raccogliendo il la
voro di cinque ambiti (sociale, religioso, comunicazione,
economico, culturale) precedentemente approfonditi
dalle singole comunità (cfr.
Confronti, giugno 2001). Per
una adeguata preparazione
all’incontro di Ecumene, si
segnalano anche gli ultimi tre
numeri della rivista Gioventù
evangelica. Sul n. 173, Samuele Pigoni riferisce sul
campo di Agape «La globalizzazione della povertà», di cui
una della relazioni, quella del
teologo indiano M. P. Joseph
è pubblicata sul n. 174, insieme a una rassegna ragionata
di libri che trattano di globalizzazione. Infine sul n. 175
troviamo un’intervista al direttore del Movimento federalista europeo. Marita Rampazi, su «Il ftituro dell’Europa
dopo Nizza»; un’altra a Luis
del Roio, direttore deH’Archivio storico del movimento
operaio brasiliano su «Un altro mondo è possibile»; e infine la relazione di Samuele
Bernardini al Forum della
Cultura del 2000 che affronta
la globalizzazione dal punto
di vista di un operatore culturale nella realtà metropolitana milanese. Sempre sul
n.l75 di Gioventù evangelica
è anche interessante leggere i
due interventi di Manuel
Kromer e di Pawel Gajewski
perché affrontano alcuni interrogativi emersi nei Forum
del 1999 e del 2000: cioè quale natura debba avere l’incontro, quali obiettivi. Sarebbe bene che, con una adeguata preparazione dei partecipanti, sia sul tema della
globalizzazione che sul senso
del Forum, nell’incontro di
quest’anno si potesse fare un
deciso passo avanti.
Una veduta dell'allestimento
ilf Al teatro greco di Siracusa
Aristofane rivive
con la «Festa delle donne»
SAIVATORERAPISARDA
SI rimane quasi sconcertati
quando in uno dei massimi templi della tragedia greca
quale è il teatro greco di Siracusa, si assiste a «Festa delle
donne», ovvero Le Tesmoforiazuse, di Aristofane. Al di là
dello scenario, sempre suggestivo, si riceve quasi uno choc
quando gli attori cominciano
a recitare battute da rivista
popolare, che suscitano ilarità, anche per la bravura di
Massimo Venturiello, Enrico
Campanari e Alberto Bergamini, che recita «alla Beppe
Grillo». Persino chi non ha dimestichezza con le opere di
Aristofane (Le rane. Le nuvole, Gli acarnesi, I cavalieri) si
rende subito conto che in Festa delle donne non si ha a
che fare con una tragedia,
bensì con una commedia
che, al di là della traduzione e
della recitazione, sa di moderno per la dialettica interna
e la pluralità di opzioni che sa
introdurre nella cultura del
tempo, anche a costo di creare uno scontro tra personaggi
considerati grandi della cultura e della politica.
Aristofane si pone in posizione dialettica rispetto al suo
anziano contemporaneo Eu
«II mestiere delle armi», ultimo film di Ermanno Olmi
Esempi storici di crisi morale
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sanatii j'^TE di porre domande
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ALBERTO CORSARI
leu/enif ritenute banali oppure
I scontate, talmente ovvie nei
loro presupposti da sembrare
prive di senso. L’arte, soprattutto, di esprimere queste
domande con un tono all’apparenza ingenuo e quasi sbiSpttito, ponendosi di fronte
ai misteri della vita con lo
sguardo smarrito di un ragazzino. Questo è il cinema di
™nanno Olmi, autore poco
®ato dalla critica e dal pub,1 zz.°zzostante la vittoria
irestival di Cannes 1978
degli zoccoli. Inve■ ’“Zmu) suo film II mestie‘ ®^‘®®rmi, dovrebbe rima
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^®nni (Joanni) de’ MeddJi L nmoso condottiero
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thi'i.' PP® pontificie, mifc^iate dalla discesa dei
i fiiijtrf”®”®®*nhi (il nemico de.tjnn f nerto punto «luteiiiinllj- ' tifati cerca di
Passin'^'^f nhe i germanici
setjg i? Po- Attraverso una
‘tta(ii,:‘"^?"zogne, gelosie e
nienti, il capitano scola propria pelle che il
Jvey. ^nhe conosceva, in cui
cessi prova di tanti sucèpiche imprese, è
pili g Jnto. Non si combatte
^Ocn Parma da
Daif** ^nmpi di battaglia:
t^nnnone lo feria gamba, che presto
incancrenisce (le mignatte,
infatti, rifiuteranno di succhiargli il sangue). Neanche
l’amputazione lo salva e il
film si dipana in flashback
dal punto di vista di Giovanni
moribondo.
Rivede, il capitano, i suoi
soldati, la sua donna, nel
frattempo rimasta incinta; ripercorre i bordi del fiume,
lambiti dal nevischio e anestetizzati dalla nebbia; riascolta gli unici dialoghi del
film, che in realtà non sono
battute e repliche fra i personaggi ma piuttosto, fra loro,
scambi di invettive, maledizioni, anatemi per i traditori,
ingiurie per le loro madri.
Parlano poco i personaggi,
parlano in compenso alcuni
«narratori», protagonisti delle
vicende storiche che, in particolare all’inizio del film, lo
sguardo nella macchina da
presa, illustrano il corso degli
eventi, con tanto di nome e
qualifica in sovrimpressione.
Non è pedanteria, è un modo
per assumere distacco e lasciar decantare gli eventi: ciò
che conta è la riflessione che
vi soggiace. È banale, forse, la
citazione di Tibullo sull’uso
che si fa delle armi. Tutti noi
sappiamo che le armi dovrebbero essere considerate
cattive in sé, a priori. Eppure
le ammettiamo. Ma qui si
tratta di altro, si tratta, con
l’esempio delle armi da fuoco
che annullano le distanze,
della fine di un mondo che
viveva con regole precise.
Quel mondo, per il quale si
è prodigato Joanni, lascia il
posto al «tirare a campare»,
agli atteggiamenti mercenari,
alla ricerca delle convenienze. Anche un crocifisso ligneo, nel gelo di un fiume
Ferrara storica
che potrebbe essere il Dniepr,
serve solo a far fuoco e a scaldarsi; e il richiamo alla Bibbia, al messaggio cristiano è
affidato solo più agli strali
lanciati da un prete impazzito
e vagabondo. Il senso della
guerra non è più nelle idealità
da difendere, che bene o male permeavano la società di
poco tempo prima, ma nel
fatto che un cavallo ferito in
battaglia, non importa se del
nemico, può innanzitutto es
I film di un regista poco popolare
Nel paesaggio la ricerca deH'autentico
Ritenuto troppo «cattolico» per via dell’etica
che traspare deWAlbero stesso e dei film di dichiarato intento didascalico (E venne un uomo,
1965, sul pontificato di Giovanni XXIII; Cammina cammina sui re magi; Genesi nell’ambito
degli sceneggiati Rai biblici). Olmi è in realtà,
soprattutto nei primi film, un indagatore della
sensibilità dei giovani che si affacciano alle prime responsabilità (Il posto, 1 fidanzati) e che si
confrontano con la generazione precedente; è
il caso del primo lungometraggio II tempo si è
fermato (1959, storia di uno studente che va a
sostituire il custode di una diga suH’Adamello e
da lui apprende la saggezza del vivere) nato come documentario per l’azienda elettrica Edisonvolta; è il caso, anche, de / recuperanti.
1963, sceneggiato con il critico Tullio Kezich e
lo scrittore Mario Rigoni Stern: la vicenda è
quella di un giovane alpino rientrato ai suoi
monti alla fine della seconda guerra mondiale;
nella desolazione delle montagne venete, che
ancora portano in sé i lutti della Grande guerra, oltre che la povertà e la disoccupazione, la
conoscenza di un vecchio strambo porta il protagonista a ripercorrere altipiani e vallate in
cerca di materiali metallici da «recuperare» e
vendere, con il rischio di saltare in aria su ordigni inesplosi. Dopo L'albero degli zoccoli il
maggior successo di Ermanno Olmi è stato La
leggenda del santo bevitore, dal racconto di Joseph Roth (1988), a cui è seguito II segreto del
bosco vecchio, dal racconto di Dino Bozzati.
sere ridotto in brani e messo
sulla brace per sostentare,
ancora fumigante, i paladini
declassati a mestieranti.
Joanni prova rimpianto per
un’etica scomparsa, ma vive
egli stesso nella strana situazione di avere un’amante legittima consorte di un altro
uomo. Nella lettera che ella
scrive al condottiero (o che
Joanni nel delirio si immagina di ricevere) dice di voler
implorare il marito di aiutarla
a crescere il frutto della sua
relazione peccaminosa, giacché è sicura che il nascituro
sia figlio del protagonista: tutto questo senza reticenze e
senza scrupoli morali, che invece sono ben presenti quando si tratta di etica di guerra: i
personaggi del film passano
dall’esecrazione per la doppiezza degli antagonisti alla
pratica del tradimento (coniugale), e lo fanno in buona
fede, senza avvertire contraddizione in tutto ciò, segno di
incertezza morale, di mancanza di bussola; segno di
una condizione che ha perso i
propri riferimenti morali e
cerca di inventarseli giorno
per giorno. Per questo, alla fine, Il mestiere delle armi è in
realtà un film sul nostro vivere quotidiano, di oggi.
ripide; lo attacca per la sua
misoginia. Per fare ciò lascia
che siano le donne a condannare Euripide. Dando la parola alle donne, in occasione
della loro riunione per la festa
di Demetra, Aristofane ripercorre le luci e le ombre della
sensibilità femminile e delle
loro rivendicazioni. Sono
donne che hanno da portare
avanti rivendicazioni di tutto
rispetto, ma lo fanno imitando, maldestramente, atteggiamenti maschilisti. Ciò non
toglie nulla alla validità delle
loro argomentazioni in termini di dignità, di-libertà, di affermazione del valore della
persona, ma gli viene dato un
alone un po’ buffo, in linea
con la commedia. Una nutrita componente femminile, e
non poteva essere diversamente dato il tema, oltre a un
paio di attori con il ruolo di
effemminati, animano la scena e danno la sensazione di
saper perseguire efficacemente i propri obiettivi.
Sul lato opposto, gli uomini
non fanno una bella figura.
La satira di Aristofane, che altre volte si è abbattuta contro
la guerra, la smania militare e
l’ignoranza del popolo e per
contro ha esaltato la saggezza
delle donne, questa volta
prende di mira il misogino
Euripide; lo condanna a usare
sotterfugi (chiede al suocero,
Mnesilico, di intrufolarsi tra
le donne e per far ciò lo depila e lo riveste con abiti femminili), a calunniare ingiustamente (Mnesilico-donna vomita tutto il male possibile
contro le donne), a usare le
proprie tragedie in modo
buffo (Euripide stesso, un po’
burattino, fa la parodia di alcune delle sue tragedie, ottima la recitazione di Campanati) e, a conclusione, ad ammettere il proprio errore e a
venire a patti con la parte avversa, le donne.
L’allestimento di Tonino
Conte, già presentato al Teatro della Tosse, e le scene di
Lele Luzzati, nonché la traduzione del testo a opera di
Edoardo Sanguineti, si muovono nella direzione di una
attualizzazione che sembra
eccessiva proprio per il ricorso a schemi da varietà e a luoghi comuni. Agli ateniesi la
commedia di Aristofane doveva fare lo stesso effetto che
fa oggi a noi uno spettacolo di
Roberto Benigni con i suoi ingredienti di satira, comicità
genuina, messa alla berlina di
personaggi e di partiti politici, di culture e di ruoli prestabiliti. Per ridere di se stessi bisogna imparare a non prendersi troppo sul serio, a non
avere davanti a sé mostri sacri (siano essi personaggi o
parole d’ordine), a vivere aperti verso la pluralità delle
posizioni, a fare uno sforzo di
fantasia per comprendere che
la verità è più in là e che, per
quanti sforzi si siano fatti, c’è
ancora una passo avanti da
fare. Questo passo verrà fatto
quando .si finirà di demonizzare l’altro e si abbandoneranno gli atteggiamenti integristi, che riescono a vedere il
bene soltanto nella propria
posizione, e il male, tutto il
male, in quella dell’altro.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 6
venere
La riflessione del convegno torinese del 25 maggio organizzato dalla Ciov
La relazione terapeutica in ospedale
Sta crescendo la consapevolezza che per una più efficace e umana terapia sanitaria siano
necessari nuovi rapporti fra i vari operatori ospedalieri e le persone malate e i loro familiari
SILVIA RUnCUANO
N
UOVI rapporti fra operaipedalie
tori ospedalieri e pazienti sono certamente possibili,
ma è assai improbabile che si
creino da un giorno all’altro,
per decisione presa. Quello
che può accadere, e che effettivamente sta accadendo, è
che si muovano dei passi in
questa direzione, partendo
da contesti ed esperienze diverse. Ecco qui di seguito tre
situazioni, appena accennate, in cui si vedono concretamente dei rapporti nuovi.
All’ospedale di Vicenza,
nell’Unità operativa di Medicina generale 2, da un anno e
mezzo viene applicato un sistema di qualità, che ha registrato risultati positivi ma anche alcune difficoltà di attuazione. Medici e infermieri
hanno imparato a confrontarsi fra loro anche partecipando insieme alla stesura
dei protocolli, delle linee gui
da e delle procedure da seguire. In questo ambito collaborativo, anche la compilazione della cartella clinica è
diventato un lavoro comune
alle due professionalità. Può
sembrare una piccola cosa,
ma è il frutto di una riflessione proprio sui rapporti che si
hanno con i pazienti. Le infermiere e gli infermieri passano più tempo dei dottori a
contatto con i malati e di
conseguenza conoscono delle persone ricoverate tanti
aspetti che sfuggono ai mediT
ci, ma-che pesano grandemente sulla qualità di vita dei
pazienti.
Fa parte di un sistema di
qualità, poi, anche il controllo. Non sempre questo è stato preso come momento
positivo di miglioramento,
quindi sono state attuate delle misure che hanno avviato
al superamento dei timori
iniziali, ma si sente anche la
necessità di investire nella
formazione del personale.
Una sperimentazione del
tutto diversa è in atto a Milano, nei reparti di maternità
dei due ospedali di San Paolo
e di San Carlo Borromeo, dove è in atto l’esperienza dei
Centri di salute e ascolto per
donne immigrate, iniziato
nel novembre 1999. L’esperienza fatta finora ha rivelato
dati interessanti, per esempio riguardo alla netta preferenza che le donne manifestano verso le operatrici donne. Il medico uomo le mette
in soggezione e questo si
spiega facilmente con il fatto
che nelle culture non tecnologizzate la maternità è un
vissuto che si comunica e tramanda fra donne. Anche i
tempi con cui vanno accolte
devono essere più dilatati del
consueto, per non dire dei bisogni, che sono da loro sempre espressi in modo complessivo, e mai la salute è
scollegata dalla necessità di
un’abitazione, un lavoro,
un’assistenza legale.
Particolarmente importante è la figura della mediatrice linguistico-culturale,
una donna proveniente da
paesi in via di sviluppo, che
ha nella sua storia personale
un percorso migratorio, che
conosce la lingua italiana e
la lingua del paese da cui
proviene, che ha un titolo di
studio superiore ottenuto
nel paese d’origine e che è
stata formata sia a livello
Qui sopra e in alto; l’ospedale Villa Betania a Ponticelli (Napoli)
teorico sia pratico per questo lavoro di mediazione.
Uno degli aspetti innovativi
dei Centri è il lavoro interdisciplinare, che viene svolto
da un’équipe costituita da
ginecologa, ostetrica, assistente sociale, psicoioga e
segretaria e non dalle spécialiste singolarmente. Fra i
punti critici di questo lavoro,
si segnala la necessità di acquisire un atteggiamento diverso, interculturale o tran
sculturale, per riuscire a trovare una modalità nuova di
lavoro tra operatori con diversa competenza, valorizzando le reciproche conoscenze per diagnosi e terapie
più appropriate.
La particolarità dell’ospedale evangelico Villa Betania
di Napoli è invece la presenza
di un ufficio di cappellania. Si
tratta di ufficio anche in senso
materiale, una stanzetta che
si affaccia sull’atrio di ingresso, dove si può bussare ed essere ricevuti. Ogni persona
che utilizza il pronto soccorso
o viene ricoverata ha la possibilità di ricevere un’assistenza
spirituale, attenta alle reali
necessità e ben lontana dal
proporre un modello preconfezionato. 11 cappellano ospedaliero può visitare a ogni ora
le persone che ne facciano richiesta e tutti i giorni fa il giro
dei ricoverati. La sua presenza
diventa perciò familiare e non
rischia di suscitare timore
nelle persone avvicinate. Il
cappellano raccoglie le paure
e le speranze dei malati e dei
loro familiari, è pronto per
una riflessione sulla spiritualità di ognuno, ha con sé la
Bibbia e la disponibilità a pregare insieme. Infine, molto
più banalmente (o forse no),
diventa il collettore delle lamentele sul funzionamento
della struttura.
Fra le iniziative assunte
dall’ufficio di cappellania vi è
la distribuzione ai pazienti
della carta di autodeterminazione del malato, con la quale
ogni persona può dare direttive anticipate riguardo a ciò
che desidera sia o non sia fatto riguardo all’informazione e
agli interventi diagnostici e
terapeutici. Sette anni di
esperienza hanno fatto del
servizio di cappellania evangelica un riferimento che caratterizza l’ospedale e ne fornisce un’immagine di qualità
anche all’esterno.
Il «consenso» e l'informazione tra medico e paziente
MARCO BOUCHARD
IL consenso informato costituisce un passaggio rivoluzionario nella storia del
rapporto tra il medico e il paziente. Una volta, al posto del
paziente, non c’era un soggetto ma un corpo sottoposto
al potere del terapeuta, che
decideva che cosa fare o non
fare. Lentamente si è fatta
largo la necessità di informare il paziente sulla sua malattia e di ricercarne il consenso
per le terapie del caso: il protagonista della relazione terapeutica è cosi diventato il
paziente. Questo cambiamento di prospettiva non è
sempre stato positivo e ha
provocato anche un distacco
tra medico e paziente.
È accaduto cioè che il dovere di informare da parte del
medico si è tradotto in una
sorta di risentimento di chi si
è ritenuto espropriato di una
prerogativa. Spesso il medico
ha trasformato in un dato puramente burocratico la comunicazione dovuta al paziente con moduli incomprensibili non accompagnati
dall’informazione effettivamente necessaria. Attraverso
questa via il medico si è riappropriato del potere sul paziente. A esempio, negli Stati
Uniti è cresciuto progressivamente il ricorso alla richiesta
di risarcimento di danni nei
confronti di medici per le negligenze professionali e tali
richieste hanno in effetti ricevuto piena soddisfazione con
il riconoscimento di inden
nizzi assai elevati. Le intenzioni di partenza erano più
che encomiabili, perché sottoponendo il medico al rischio di dover pagare elevate
somme di denaro per i suoi
errori lo si incitava a una
maggior attenzione. Ma qual
è stato il risultato? I medici e
le strutture ospedaliere hanno fatto ricorso crescente
all’assicurazione. Dato che
venivano liquidati risarcimenti molto elevati i premi
sono cresciuti. E questo onere, alla fine, è stato trasferito
proprio sui pazienti e i costi
della sanità sono divenuti
impressionanti. In altri termini la rottura dell’alleanza
ha burocratizzato e mercantilizzato in modo estremo il
rapporto medico-paziente.
Il problema richiede ripensamenti anche sul tipo di
informazione che deve essere
assicurata al paziente. C’è stata infatti un’interpretazione
molto aggressiva del «dovere
di informare», quella del «si
deve dire tutto», quasi fosse il
modo migliore per responsabilizzare il paziente, per consentirgli di reagire nel modo
corretto alla malattia. Ma il
medico ha così rinunciato a
una funzione essenziale, a
quell’opera di comunicazione
pietosa ma adeguata alle singole situazioni. Non si ricorre,
infatti, alla rivelazione brutale
solo per un principio di trasparenza ma anche perché se
si enfatizzano i rischi il medico non corre, a sua volta, il rischio di rispondere per i danni da omessa informazione.
Come si può ricostituire
l’alleanza intorno alla nozione basilare di «consenso
informato»? Un punto importante è che il consenso
informato deve essere costmito attraverso un rapporto che metta in condizione il
paziente di apprezzare il dato diagnostico, l’indicazione
terapeutica, le alternative
possibili, le conseguenze che
ne possono derivare. Se
manca una informazione
adeguata, non c’è libertà terapeutica. La coercizione
non è soltanto l’imposizione, il paternalismo, l’autoritarismo. È anche la cattiva
informazione, che costringe
il destinatario a prendere
certe decisioni piuttosto che
altre. Se si vuole mantenere
il paziente al centro dell’universo della salute occorre assumere la funzione essenziale della corretta informazione proprio al fine di garantire la pienezza della libertà di
scelta dell’individuo.
11 secondo punto è dato
dalla crisi del principio secondo cui sono vietate le decisioni del singolo che mettono a repentaglio l’integrità fisica della sua persona. Oggi si
inizia ad ammettere una scelta individuale che possa anche tradursi nel diritto di lasciarsi morire, di rifiutare il
trattamento terapeutico. Non
si tratta di questioni marginali. L’attualità non dipende
da una caduta di permissivismo, dalla scarsa considerazione verso la vita umana,
ma dal fatto che ci sono co
noscenze scientifiche, capacità tecnologiche che evidenziano nuovi confini fino a poco tempo fa inimmaginabili.
Le tecniche di sopravvivenza
sono divenute tali da determinare situazioni di prosecuzione della vita che in passato non sarebbero state possibili. Per questo si apre in tutta la sua radicalità il dilemma
delle scelte tragiche.
Il paradosso è questo; se io
sopravvivo per effetto di
trattamenti chimici o con
l’ausilio di macchine, se so
no cosciente o se mi trovo in
un paese dove è ammesso il
cosiddetto «testamento di vita» è mio diritto stabilire che
i farmaci siano sospesi o che
la macchina venga fermata.
Se invece mi trovo a sopravvivere nelle condizioni peggiori, ma è la natura stessa
che continua a tenermi in vita, non ho la stessa possibilità di sottrarmi a quella condizione intollerabile. Non c’è
un’evidente disparità di trattamento?
È un dilemma che è nelle
cose e non nasce dalla malvagità degli uomini, ma dal dato
tecnologico-terapeutico che
lo rende possibile. Quando la
sopravvivenza era determinata solo da ragioni naturali il
tema non era traducibile in
questione giuridica. Oggi invece ci si incaglia nel principio di uguaglianza tra cittadini che si trovano nelle medesime situazioni. Ecco perché
la strada è così complicata. E
lungo questa strada il diritto
ritrova tutti i suoi limiti.
Il rischio dell'accanimento
e degli interventi inutili
GIANNI FORNARI
La tecnologia medica ha
subito negli ultimi 5-10
anni un’accelerazione impressionante, sia per quanto
riguarda le possibilità di diagnosi sia per le modalità di
cura. Disponiamo attualmente di metodi di diagnosi e di
terapie molto sofisticate. I
trattamenti che definiamo di
sostegno vitale, che comprendono la rianimazione
cardio-respiratoria, la ventilazione meccanica, la nutrizione mediante sonda e la dialisi, sono in grado di allontanare, spesso anche di anni, il
momento della morte. Il contesto in cui tali interventi
vengono applicati è variabile,
tuttavia possiamo identificare
situazioni in cui la terapia di
sostegno vitale è in grado,
evitando la morte di un ammalato, di consentire il recupero soddisfacente delle funzioni organiche, mentre in altri casi è facile prevedere che,
anche se la morte si allontana, non si realizzerà alcun beneficio per quella persona o
addirittura il mantenimento
in vita si tradurrà in un peggioramento della qualità della
vita stessa.
È utile quindi che il medico
si ponga alcune domande: le
tecnologie mediche vanno
utilizzate per il solo fatto che
esistono? Quell’intervento è
utile al malato? Quali risultati
ci proponiamo di raggiungere? Dobbiamo porci dei limiti
etici al prolungamento tecnologico della vita, quando pensiamo che un intervento medico sia futile o si configuri
come un vero e proprio accanimento. I concetti di futilità
e accanimento hanno una
doppia valenza, medica ed
etica, ma una definizione di
futilità potrebbe essere: un
intervento che si presenti
«palesemente inefficace per
raggiungere il suo obiettivo
fisiologico e dunque non offre al paziente alcun beneficio» (Hasting Center, 1987).
Siamo in grado di riconoscere la futilità di un intervento e quindi evitare di applicarlo? Non sempre è agevole identificare a priori un
intervento come inutile: è
possibile che una terapia possa essere iniziata nella presunzione della sua utilità, per
riconoscere poi che non si ottengono risultati o che la qualità della vita del paziente
peggiora a causa della terapia
e pertanto decidere di sospenderla oppure di ridurla
di intensità. Nella decisione
di astenersi da un intervento
o di sospenderlo entrano in
gioco numerose questioni etiche. La collettività è tenuta a
difendere la vita e ci domandiamo quindi se la sospensione della terapia di sostegno
vitale non configuri una eutanasia passiva.
A mio parere il termine eutanasia dovrebbe essere riservato all’intervento attivo
per porre fine alla vita e non
va usato nel caso di sospensione delle cure. Un paziente
pienamente cosciente ha na
hanno'
ormai i
bali®a^
zione S'
turalmente il diritto di ri%
tare una terapia se ritiene cl»
essa non gli gioverà e i medi. „hL
co ha il dovere di rispettare! ^ ^
sua scelta. Quando il medico
comunica al paziente la futi,
lità di un intervento assunti
tuttavia una decisione nel
quale entra in gioco la sui
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non può essere delegatasi Mici c
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stancata la prassi, ormai consolidata giuridicamente, ¿
rivolgersi alle Corti per ottenere il parere sulla sospensione delle terapie di sostegno vitale. Bisogna sottoìneare che in questi paesi si è
molto diffuso l’uso del /iniiij
will o direttive anticipate,
mediante cui una persona
cosciente esprime in anticipo
la sua volontà di non essere __
sottoposta a terapie futili di:
prolungamento della vita nell jj,
caso di perdita di coscienza, gjj
le Corti tengono sempre rigo- '
rosamente conto del /irà|
will considerandolo una decisione valida e autonomi
del paziente. Viene tenuto
conto anche del parere del:
familiari o del rappresentan-|
te legale, specie se è possibile
dimostrare che a voce il malato aveva espresso inviti'
L
Lai
una volontà contraria al pto » ^LE
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lungamento della vita. Listai
Sospensione delle.terapie ancora,
non significa sospensione i si pmfli
tutte le terapie, in particolatt I0
deve essere mantenuta la te-1 pii, ji^j,
rapia del dolore. Utilizzandi ricoperti
la medicina basata sulle prò* li e tori
ve di efficacia sono state traci |
ciate linee guida che conseu
tono di controllare efficacemente il dolore, specialinentf
nei malati di cancro in stadi»
avanzato. Tuttavia, le line*
guida considerano in misi®
limitata gli aspetti etici
terapia. Si delinea quindi u®
sorta di dicotomia fra le int
cazioni terapeutiche basati
sul risultato delle sperimene
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dei trattamenti nel singr
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2001
Conferenza II Distretto
PAG. 7 RIFORMA
Si è tenuta a Torre Pellice la Conferenza del distretto del Nord Italia e estero
Diventare chiese dell'accoglienza
So 1.700.000 stronieripresenti in Italia, circa un milione risiedono nel Centro-Nord Fra questi
alfneno 100.000 sono evangelici. Si tratta di una grande sfida per le chiese del II distretto
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^iftclpali sui quali si e mcenSla discussione della
rrferenza del II distretto
evoltasi, per il secondo anno
coitóecutivo, a Torre Pellice.
Cono due temi strettamente
collegati in quanto ambedue
hanno come sfondo la realtà
Si irreversibile della globalizzazione. Alla globallzzaflone sempre più estesa dei
meicati finanziari e delle attività produttive corrisponde
infera la globalizzazione dei
moviriienti migratori.
> Secondo gli ultimi dati statistici, la presenza di stranieri
in Itaia ammonta a 1.700.000
persone e la maggioranza di
queste risiede nelle regioni
del n distretto (circa un milione). Fra queste, non meno
del 10% sono cristiani evangelici, per lo più provenienti
dacliiese protestanti storiche. Questo vuol dire che accanto a noi vivono almeno
100.000 stranieri, protestanti
come noi, mentre l’insieme
delle chiese valdesi e metodiste presenti nel distretto
contano attualmente 5.373
membri. È sufficiente accostare ^esti due dati per renderà conto della sfida obietquale le nostre chieconfrontate. Coire a questa sfida?
Finmala risposta delle chiese
èstataquella dell’apertura e
delaiicerca del dialogo con
le|feiddette «chiese et niche», dcune delle quali sono
già entrate a far parte
> Ai:.
Un intervento del pastore M. Aquilante, eletto presidente della Ced
dell’Unione delle chiese vaidesi e metodiste, in certi casi,
come a Torino, il rapporto
non va oltre alla concessione
dell’uso dei locali di culto,
anche perché si tratta di comunità pentecostali. In altri
casi invece, come a Brescia,
Bergamo, Conegliano, si punta a una maggiore integrazione tra «italiani» e «stranieri».
Integrazione e non assimilazione, è stato sottolineato,
sulla falsariga della integrazione fra chiese metodiste e
valdesi che ormai ci caratterizza. Questo vuol dire rispettare e valorizzare l’identità culturale e teologica
delle singole chiese ma anche
favorire uno scambio effettivo tra le varie realtà, tale da
generare una nuova identità
delle nostre chiese.
Un altro tema sul quale si è
soffermata la Conferenza è
stato quello della «pastorale
giovanile» nella zona di Milano (6° circuito) dove, nel cor
so di quest’anno, la candidata Claudia Lupi ha avviato un
promettente progetto di aggregazione giovanile, collegato da un lato al rilancio delle
attività del Centro Jacopo
Lombardini, dall’altro al progetto di rilancio del centro P.
Andreetti di San Fedele Intelvi al quale sono interessate
anche le chiese riformate
svizzere del Ticino e dei Grigioni. Ma, ha fatto osservare
qualcuno, i giovani sono i
grandi assenti dalle nòstre
chiese (non è così invece nelle nuove «chiese etniche», come quella ispano-americana
di Genova dove sono una settantina) e pochissimi erano i
delegati giovani presenti alla
Conferenza. Ha ancora senso
parlare dei giovani come
«chiesa del futuro» se a farlo
in vece loro sono gli ultracinquantenni? Qualcuno ha detto giustamente che sia gli
stranieri sia i giovani metto-,
no in discussione la nostra
concezione dell’accoglienza.
Troppo spesso questo aspetto viene delegato appunto ai
numerosi centri giovanili o di
accoglienza presenti nel distretto, che sono tutti in una
fase di grande rilancio dopo
alcuni anni di incertezza per
alcuni di loro. Ma attenzione
al rischio della delega, hanno
ammonito i responsabili di
due di questi centri, e questo
vale anche per le opere diaconali di tipo socio-assistenziale e sanitario del distretto:
il rischio cioè delle «due velocità» tra chiese e diaconia. In
un contesto sociale, politico
e culturale sempre più segnato dall’individualismo, dall’indifferenza, dall’intolleranza e dalla rottura del «legame
sociale», le nostre chiese sono chiamate a ridiventare comunità dell’accoglienza o
«comunità diaconali».
A questo riguardo, che fare
quando un nuovo membro
proveniente da un’altra chiesa chiede di essere ribattezzato? Il problema, sorto lo
scorso anno, è stato discusso
sulla base dell’ottima relazione preparata dalla commissione ad hoc nominata dal
seggio dell’ultima Conferenza. Il ri-battesimo non è contemplato dai nostri regolamenti in quanto viene riconosciuta la validità del sacramento ricevuto nell’ambito
di un’altra chiesa cristiana,
compresa quella cattolica romana. Ma che fare di fronte a
casi reali di coscienza? In
questi casi non basta ribadire
una convinzione dogmatica,
occorre mettere in atto una
solida teologia pastorale.
de:|i|
!l! ampio dibattito sul G8 di Genova e sulle varie manifestazioni concomitanti
La Terra è di Dio, noi dobbiamo governarla con giustizia
MA LEONARDI
ma
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sre dell
ìenta»!
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I il ma-;
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P® \ ILE sette di una sera d’eilstate si sa, il sole resiste
terap« ancora. Poco fuori dalla città
'P”? : fi Profilano già meravigliose
j if ®ontagne; e poi, sempre
a fe più nitide appaiono le alture
^^®"j™°P6rte di boschi, i ruscel
teiaclspumeggianti,
te trac| viDa^ écampi della vai Pel
lice. Un’ora di viaggio è il
tempo che impiega un abitejite di Torino per lasciarsi
«le spalle il normale tran
A Torre Pellice il pastore
Becchino, della Chie8metodista di Savona, ha
fPerto i lavori della ConfeIl distretto con una
f^era di invocazione allo
Wto e la lettura del salmo
^fronte alle meraviglie del
il salmista si interroga:
SjPme, cos’è l’uomo perché
0 «cordi?». L’uomo è un
Inetto importante e caro a
,iin soggetto che collo
lonseu
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I stadi«
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ferrale'
iuraeri
, volt'
teres®'
S a sua immagine e
^anza, maschio e fem
Jttia, e di poco inferiore a
coronato di glo
Ohore. Lo hai fatto dosulle opere delle tue
mani». L’uomo al servizio del
Creatore, chiamato a governare responsabilmente, ha
però disatteso ogni sua aspettativa: la creazione infatti non
è stata salvaguardata.
Alla luce di queste riflessioni l’ordine del giorno sul G8
approvato dalla Cd risponde
alla chiamata evangelica di
impegno a favore dei poveri e
degli emarginati del mondo, e
rilancia un programma di
sensibilizzazione ai problemi
relativi all’ambiente, all’ingiustizia economica e all’inadeguatezza degli strumenti
democratici di fronte al processo di globalizzazione. Al
documento la Conferenza ha
lavorato l’intero pomeriggio
del sabato, discutendolo e
perfezionandolo sia nella forma che nei contenuti. Nell’insieme il testo finale approvato all’unanimità, rivela una
maggiore incisività rispetto a
quello iniziale. Si ribadisce
l’impegno delle chiese evangeliche a promuovere la salvaguardia del creato: azioni
tese a ridurre il debito dei
paesi poveri, fino al completo
azzeramento; una ridistribu
GLI INCARICHI
^.Ced del II distretto è composta da Massimo Aquilante,
^ ente, Gregorio Plescan, vicepresidente, Doriana Bal^'A^^gmtaria’ Victoria Munsey, Gabriella Marangoni,
n e Davide Giannoni, membri.
t0(^®'ssione d’esame per la prossima Conferenza: Renae Adriano Bertolini (supplenti Alga Barbacini e
jriacques Peyronel).
I^Utato al Sinodo: Giuseppe Caccamo (suppl. R. Serra).
Uj^^erenza del 2002 si terrà a Torre Pellice, dal 14 al 16
■Predicatore d’ufficio è stato nominato il pastore Gre•cscan (supplente Maurizio Abbà).
••■esentante Cd nel Comitato della Foresteria di Vene
■"^on Cd nel Comitato del Centro «Luciano Me
fiàto,,* ,* Tramonti di Sopra: Silvano Fani (per i metodisti),
®le Fiume (per i valdesi).
zione della ricchezza e delle
risorse (un esplicito riferimento è all’acqua): il diritto
alla salute e a una vita degna
della creatura umana. A questo proposito, le chiese evangeliche che aderiscono al Genoa Social.Forum si battono
perché i poteri economici forti adottino codici morali di
comportamento che garantiscano ai paesi poveri livelli
minimi salariali, il diritto
all’istruzione e l’accesso ai
farmaci essenziali.
Alla Conferenza si contesta
la legittimità dei GB, perché
le loro direttive si sottraggono al controllo delle istituzioni democratiche nazionali e
alla dialettica parlamentare.
Esse vengono imposte a tutti
i livelli della vita (economico,
politico, culturale) di questi
stati, e a quelli più piccoli e
poveri senza alcuna rappresentatività. Non riconoscendo legittimità ai GB, si fa appello al Parlamento europeo
quale destinatario ultimo del
documento; e al diritto di tutti a manifestare «in modo
nonviolento» contro la riunione del GB. Nel dibattito, si
insiste e si precisa «in modo
nonviolento» piuttosto che
«in modo pacifico», accentuando così maggiormente la
presa di distanza da eventuali
strumentalizzazioni.
La manifestazione anti GB
vuole essere anche un evento
ecumenico, è stato detto, perché sarà una chiesa cattolica
dentro la zona gialla ad offrire
ospitalità ai manifestanti nei
giorni della riunione e a organizzare un incontro di preghiera aperto a tutte le confessioni. È un evento ecumenico perché al di sopra delle
differenze sta un unico Dio, al
quale appartiene la Terra.
La pastora Letizia Tomassone,
relatrice della Cde
In conclusione, qualche
domanda e una riflessione a
titolo personale: i potenti
della Terra, soprattutto quelli
che si professano protestanti,
hanno forse sottoposto alla
potenza di Dio la loro dignità
di superiori? oppure diversamente si sono autonominati
«potenti del mondo»? E che
cosa può fare l’intera umanità contro lo strapotere dei
pochi? Calvino ci ricorda,
nella Istituzione della religione cristiana, l’esortazione di
Paolo (1 Cor. 7, 23): «...siamo
stati acquistati da Gesù Cristo a prezzo sì alto che gli è
costata la nostra redenzione,
affinché non ci rendessimo
schiavi delle male cupidigie
degli uomini, e ancor meno
della loro empietà». Resta la
speranza del giusto così come Paolo ce la illustra in Romani 8, 18. La speranza induce all’azione, e tanto basta
perché l’uomo possa recuperare con la salvezza la vocazione originaria di lavorare
nel creato, e custodirlo.
LE PRINCIPALI DECISIONI
Genoa Social Forum
Le chiese evangeliche valdesi e metodiste dell'Italia settentrionale, riunite nella loro annuale Conferenza nei giorni 22-24 giugno 2001, in occasione dell'Incontro indetto per il prossimo mese
di luglio nella città di Genova fra i governi degli otto paesi più ricchi e potenti del mondo, non possono dimenticare che le dichiarazioni di buona volontà dei precedenti incontro dei G8 sono state in
seguito puntualmente smentite e disattese dalle concrete politiche
attuate dai governi partecipanti. Se gli incontri dei G8 volevano essere la prefigurazione di un buon governo mondiale e la fondazione di un nuovo diritto internazionale, è inevitabile ammettere che'
essi hanno fin qui mancato in gran parte il loro intento.
Le chiese, mentre richiamano i governanti di fede e cultura cristiana alla responsabilità che essi portano davanti a Dio verso
l'umanità e l'intero pianeta, confessano di non avere esse stesse a
sufficienza sostenuto e difeso il diritto, che finora è stato negato
alla maggior parte del genere umano, a una vita degna della creatura umana creata a immagine di Dio e pertanto riaffermano che
la Terra è di Dio e che l'umanità è stata creata per lavorarla, per
conservarla e amministrarla secondo giustizia.
Come cittadini europei, chiediamo a quei governi europei rappresentati nei G8 e al Parlamento europeo
- di promuovere azioni concrete tese a ridurre progressivamente sino ad azzerarlo il debito dei paesi più poveri;
- di reimpostare le loro strategie economiche in modo tale che
la sproporzione tra ricchi e poveri in continuo aumento venga
progressivamente annullata;
- di non considerare l'acqua come un bisogno, ma come un diritto inalienabile di tutti;
- di salvaguardare il diritto alla salute adottando l'eccezione sanitaria relativa ai brevetti dei medicinali;
- di rivedere i rapporti commerciali con i paesi più poveri affinché finisca la rapina di risorse e materie prime da parte dei ricchi.
Come cittadini italiani, chiediamo al governo italiano in occasione del prossimo vertice di Genova
- di salvaguardare i diritti di ogni persona sanciti dalla nostra
Costituzione, compreso il diritto alla celebrazione e alla partecipazione al culto e di garantire il diritto a manifestare in modo nonviolento a quanti intendono esprimere il proprio pensiero.
La Conferenza invita altresì le chiese
- nel riconoscimento che le questioni economiche incidono sulla
comprensione della fede cristiana, a esaminare le proposte dell'Alleanza riformata mondiale e del Consiglio ecumenico delle chiese
per l'avvio di un processo impegnato di presa di coscienza, educazione e confessione che porti a uno stile di vita sobrio e solidale;
- a promuovere attività di approfondimento e di completa
informazione nei propri contesti;
- a pregare il Signore perché le «autorità» possano essere sempre
consapevoli di essere al servizio dell'umanità secondo l'evangelico
principio che «chi vuole essere il primo, si faccia servo di tutti».
Essere chiesa insieme
La Conferenza distrettuale, alla luce del lavoro svolto dalla Ced
per approfondire la conoscenza delle varie esperienze esistenti
nelle comunità del distretto riguardo alla presenza di evangelici
immigrati, e alla luce delle testimonianze ascoltate da diverse sorelle e fratelli sul loro inserimento in comunità straniere
- ringrazia il Signore perché questi incontri sono una benedizione e una grande occasione di apertura e rinnovamento;
- esprime la consapevolezza che la situazione degli immigrati/e
molto spesso ci spinge a toccare con mano la realtà dell'ingiustizia
economica del mondo;
- ricorda che le nostre chiese sono luoghi di comunione tra persone diverse unite dalla fede nel Cristo crocifisso e risorto e che
devono diventare «case» che tutti possano riconoscere come la
propria;
- afferma l'importanza di un'integrazione che sia rispettosa delle diversità e invita le chiese a proseguire sulla via del dialogo, della formazione é dell'accoglienza reciproca, consapevoli che dall'incontro profondo e fraterno potrà nascere una trasformazione della nostra identità di chiese evangeliche in Italia;
- dà mandato alla Ced di continuare nella raccolta di dati legata al questionario e diffonderne i risultati;
- la incarica di nominare una «Commissione per la pastorale
multiculturale» che stimoli le chiese in quest'opera (anche in collaborazione con la Fcei), fornendo le competenze e gli strumenti
teologici, linguistici e liturgici necessari per lavorare efficacemente
in un contesto sempre più internazionale;
- invita infine le chiese locali e i Consigli di circuito a inserire nel
proprio programma la pastorale delle/degli stranieri evangelici, al
fine di facilitare la reciproca accoglienza, tenendo conto delle
scelte necessarie e agevolare la piena partecipazione di tutti alla
vita comunitaria,
- chiede al Sinodo 2001 di dibattere il problema e di indicare alle chiese delle linee di lavoro.
«Superare la violenza»
La Conferenza distrettuale, riconoscendo che un'efficace opera
contro la violenza deve iniziare dall'analisi della nostra teologia e
predicazione
- invita la Ced a sostenere tutte quelle iniziative che possono
avviare nel nostro distretto la riflessione e le azioni opportune per
«superare la violenza»; gli stimoli offerti dal decennio possono
aiutare le chiese nell'analisi delle radici sessiste e razziste di ogni
forma di violenza;
- invita le chiese a farsene carico pienamente; se ne parli nei
culti domenicali, negli studi biblici, nelle Unioni e gruppi femminili, nelle giornate comunitarie, invitando persone a raccontare ciò
che giornalmente pagano e sentono sulla loro pelle: violenza e ingiustizia;
- invita le chiese a lavorare insieme a quelle associazioni che
hanno validi progetti già esistenti evitando, così, di disperdere
energie, tempo e denaro.
Pastorale giovanile
La Conferenza distrettuale, informata del lavoro svolto in particolare nel 6° circuito sul piano della pastorale giovanile, si rallegra
dell'investimento di nuove energie in questo settore;
- incoraggia uno sviluppo del lavoro non affidato semplicemente alla occasionale iniziativa dei singoli ma sostenuto in modo
strutturale, anche individuando una persona che se ne occupi in
modo stabile;
- invita la Ced a mantenere viva l'attenzione in questo settore
anche negli altri circuiti perché le chiese sentano viva la necessità
di farsi trasformare e interrogare dalla presenza dei/delle giovani.
Ri-battesimo
La Conferenza distrettuale recepisce il documento della «Commissione ad referendum sul ri-batteslmo», ribadisce l'importanza
ecumenica del riconoscimento reciproco del battesimo;
- sottolinea la complessità della situazione attuale di una società secolarizzata ma anche di una missione svolta in ambito tradizionalmente cristiano;
- considera la valenza di questo tema nell'ambito del processo
di riconoscimento tra chiese battista, metodiste e valdesi;
- propone il documento alla riflessione del corpo pastorale per
un approfondimento in vista di un'eventuale pronuncia sinodale.
8
PAG. 8 RIFORMA
Vita
venerdì 6 lUGLin
Una serie di incontri al Gruppo Sae di Reggio Calabria
Discutere la figura di Maria
Con spirito di apertura, e non di polemica, si è potuto affrontare
una delle questioni più difficili di tutta la storia dell'ecumenismo
FRANCESCA MELE TRIPEPI
DOPO la lettura interconfessionale di alcune delle grandi lettere paoline (Calati, Efesini, Romani) il gruppo Sae di Reggio Calabria ha
voluto cimentarsi in un cam
mino impegnativo e non privo di «rischi». Consapevoli
che Maria, madre di Gesù,
nell’interpretazione cattolica
ed evangelica diventa spesso
motivo di divisione e di polemica e che le difficoltà, oltre
che dalle reali differenze, sono originate da un’insufficiente conoscenza delle convinzioni teologiche altrui,
abbiamo deciso di approfondire il problema attraverso
alcuni incontri sui passi del
Nuovo Testamento relativi a
Maria. Per affrontare la questione ci siamo dati dei criteri: evitare qualsiasi forma di
sterile polemica; mettersi reciprocamente in ascolto; distinguere l’autentica interpretazione teologica della
confessione cattolica dalle
devianti forme di devozione
mariana. Abbiamo affidato a
Piero Santoro, pastore emerito valdese, e a Daniele Fortuna, teologo biblico cattolico, il compito di proporci le
due diverse letture, come introduzione al confronto sui
brani biblici.
Entrambe le letture hanno
cercato di non aggiungere
dei significati che non apparissero almeno impliciti da
un’analisi del testo preso in
esame. Tuttavia è emersa
una grande differenza nel
l’interpretazione. Tutto ciò
ha prodotto una certa amarezza ma anche interessanti
spunti di riflessione. Come
mai questa diversità? È frutto, forse, di secoli di polemiche che hanno prodotto una
precomprensione sui testi
sacri, dalla quale è difficile liberarsi? Si potrebbe, con un
animo riconciliato giungere
ad un’interpretazione sostanzialmente identica? Oppure tale diversità è da accettare come consequenziale alla diversità delle confessioni cristiane, della loro storia,tradizioni, sensibilità? La
differenza è riscontrabile anche all’interno dello stesso
cattolicesimo (dove, per esempio, non è univoco il
modo di interpretare la verginità di Maria, o l’importanza delle apparizioni mariane) e tra le chiese riformate
(gli anglicani considerano
Maria anche madre della
chiesa). Abbiamo anche avvertito la mancanza del contributo che avrebbe dato la
presenza degli ortodossi,
con la loro ricca tradizione
liturgica e teologica.
A fondamento della nostra
diversità abbiamo colto anche importanti questioni
teologiche. La prima è relativa all’universalità del peccato e alla necessità della redenzione per tutti: secondo
gli evangeUci questo esclude
la possibihtà di un’immacolata concezione; i cattolici,
invece, la attribuiscono a
una grazia preveniente, in
vista dei meriti di Cristo. La
seconda è quella della comunione dei santi: una cosa
è intenderla come la comunione relativa soltanto a tutti
i credenti in Cristo (chiamati
«santi» nel Nuovo Testamento), attualmente viventi su
questa terra, dal momento
che coloro che ci hanno preceduto e che ora sono morti,
«dormono» nell’attesa di essere risvegliati nella parusia
del Signore; altro è considerarla come una comunione,
di cui fanno attualmente
parte anche i morti, in attesa
della risurrezione finale, ma
già viventi nell’unico corpo
di Cristo e quindi comunicanti anche con noi. Nel primo caso Maria non può avere, ovviamente, alcun contatto con i credenti; nel secondo caso, può esercitare il
suo influsso materno sulla
chiesa universale.
Al termine di questo percorso abbiamo con gioia verificato come ne siamo usciti
più uniti. Abbiamo imparato,
infatti, a rispettarci vicendevolmente nelle nostre convinzioni di fede, che ora comprendiamo meglio, e questo
ci aiuta a non estremizzare le
nostre posizioni. Infine, ci
siamo resi conto di quanto
sia opportuno, in un dialogo
ecumenico, avere ben presente la gerarchia delle verità
in cui crediamo affinché, riconoscendo le comuni radici
della fede, sappiamo considerare come ramificazioni ulteriori le differenze. Forse dolorose, ma non tali da pregiudicare l’unità.
Agape Centro Ecumenico
10060 Frali (To, Italia), Tel. (+39) 0121-807514, fax (+39) 0121-807690, e-mail: ufflcio@agapecentroecumenico.org
Care sorelle e cari fratelli, desideriamo invitarvi alla festa che avremo, il 12 e 13 agosto 2001, ad Agape,
per ricordare i 50 anni di attività del nostro Centro, a partire dalla sua inaugurazione nel 1951. Vogliamo offrirvi come invito questo breve testo su Agape di Tullio Vinay, da una circolare del dicembre '51 :
«Agape, malgrado le molte umane sue deficienze, ha avuto finora un soffio di vita suo
particolare ed ha portato un chiaro messaggio ai giovani d'oggi, e non vorrei che, bella
necessità di dare una regolamentazione al nostro lavoro, noi ne smorzassimo l'efficacia e
l'instrinseca vitalità. Solo la partecipazione viva di tutti voi potrà dare contenuto profetico al nostro lavoro ed evitare che dopo tante fatiche e speranze cl si riduca ad un'attività la duale, per quanto utilissima e vastissima, finisca col rinunziare a quello che è stato
Il frutto di uha esperienza nuova. Agape è stata una pazzia di uomini che hanno creduto
nell'amore dì Cristo; ora I palpiti dell'amore non possono essere regolamentati».
Anche oggi confidiamo nella vostra preghiera e lavoriamo perché le speranze indicateci si continuino a realizzare. Un caro saluto
Agape compie 50 anni
1
Programma
12 agosto
10.30
13
15.30
16
Serata:
culto a Ghigo di Frali
pranzo ad Agape
Messaggi di saluto
Sarà presente K. Ralser, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese
Intervento su «L'utopia d'Agape: nascita, obiettivi di partenza e percorsi» di Toti Rochat
proiezioni di diapositive e scambi di chiacchiere..
Si invita a portare le proprie diapositive
13 agosto
9,30
Adempimenti dell'Associazione degli amici e amiche di Agape: elezioni; bilancio; vita
dell'Associazione
15
Serata:
Interventi vari e dibattito su:
Com'è nata ed evoluta l'idea e il significato di «campo» e quali futuri si intravedono
Intervengono Samuele Montalbano, Claudia Calli, Annamaria Lorandi, Franco Davite
gara di canto a squadre e musica
14 agosto
Partenze
Quota:
£ 90.0(X) per coloro che si sono iscritti entro domenica 15 luglio
Solo pranzo domenica 12 agosto: £ 20.000
«Per favore, ISCRIVETEVI! Per I non iscritti si prowederà secondo le possibilità del momento e
In ogni caso con soprattassa di Improvvisazione»
(Dal programma di inaugurazione di Agape 12 agosto 1951)
La scomparsa negli Stati Uniti
Letizia Paschetto Coacci
tra fede e impegno sociale
EMMANUELE PASCHETTO
E mancata serenamente a
Durham (North Carolina)
negli Stati Uniti, il 18 aprile
scorso. Letizia Paschetto ved.
Coacci, all’età di 87 anni. Letizia era figlia del pastore Lodovico Paschetto, che fu archeologo, docente all’Istituto battista di teologia, direttore della rivista Bilychnis, segretario
dell’Opera battista d’Italia ed
ebbe responsabilità di chiese
a Roma, Torino, Civitavecchia
e Boscoreale e di Elena Davio,
di padre metodista e madre
luterana, concertista.
Nata a Roma Letizia si trasferì con la famiglia a Torino,
quando il padre fu nominato
nel 1924 pastore della Chiesa
battista di via Passalacqua.
Divenne poi membro della
Chiesa battista di Torino Lucento e nel 1937 sposò Vincenzo Coacci, impiegato alla
Fiat e poi dal 1947 pastore
dell’Opera battista, che nel
Letizia Coacci con ia figiia Lidia
1956 prese l’attuale nome di
Ucebi. Con lui e con i figli che
man mano nacquero. Lidia,
Mirella, Paola, Emmanuele,
Daniela fu a Barletta, Ariccia,
Pordenone, di nuovo Ariccia,
validissimo aiuto al marito
nel ministero pastorale. Letizia fu anche per diversi anni
presidente del Movimento
femminile battista in Italia.
Nel 1966 la famiglia Coacci,
tranne la figlia Lidia, sposata
con l’attuale presidente delrUcebi, Aldo Casonato, si
trasferì a Montreal, in Canada, per un lavoro pastorale
presso gli immigrati italiani.
Nel 1971 Vincenzo e Letizia si
spostavano a Providence, vicino a Boston, con l’ultima figlia, Daniela, mentre gli altri
figli avevano messo su famiglia in Canada. Qui al lavoro
prettamente pastorale si affiancava un impegno sociale
(doposcuola ai bambini, lezioni agli immigrati) in cui
Letizia era molto attiva.
Nel 1984, essendosi malato
gravemente Vincenzo, i coniugi Coacci si ritiravano a
Durham, nel North Carolina,
dove viveva la figlia Daniela.
Qui, dopo la morte del marito, nel 1990, Letizia ha continuato a vivere presso l’ultima
figlia, facendo la nonna e andando spesso a trovare i figli
sparsi in Canada e la figlia Lidia, in Italia. La morte della
terzogenita Paola, da lei assistita amorevolmente fino
all’ultimo, l’aveva segnata
fortemente in questi ultimi
anni. Poi il ricovero all’ospedale alla vigilia di Pasqua e la
morte dopo pochi giorni, non
del tutto inattesa, ma pur
sempre improvvisa.
I Casavatore
Battesimi
nel mare
Nell’affollato lido.
so» a Pinetamare la con
battista di Casavatore (l^
li) ha celebrato nel po^ |
glo di domenica lo gì| j
tredici battesimi. Oltrj I
persone tra membri di c) i
simpatizzanti e amici si j
ritrovati sulla spiaggia p(
vere insieme questo sp®
momento comunitarioi^k
stimonianza di fede data«j
blicamente dai battezzanj
maggioranza dei quali A
ni, mediante l’immerS
nelle acque è stata segno ^
bile che la grazia di Diovij
cuori di uomini e donnei);.’
decidono di donare a Dioii''
ta la loro vita, e motivo dii
coraggiamento a prosegui,;
cammino del discepolato,
stiano. I battesimi sonosj.
accompagnati da canti dii
de, guidati con gioia dal ga
po musicale dei giovani dj
comunità, dalle preghie,
dalla predicazione: il tut,
diventato momento di, l |es:
nuncio deH’Evangelo.SiJI^ la
spiaggia affollata, alcune
ri*' ,,
'pone 1
tinaia di bagnanti incutiti
' si sono fermati a guardi
quei giovani con i caj
bianchi che venivano eoa
tamente immersi nell’acqi
poi fatti riemergere, alcui
no rimasti ad ascoltare io
e il messaggio della pred
zione portato dal predica
Vincenzo Arduino. PartÉpartec
dal testo in cui l’evange|^|jj,ga
Luca descrive la visita chej
sù fece a Marta e Maria,
duino ha ricordato dieci
contra Gesù ha la
all'inte
di ricevere parole diii¿
«Aprite i vostri cuori, noii:
manete indifferenti all'aM
L’es|
di Dio per ciascuno di
il'Eyani
tema ii
cristiani torinesi si sono ritrovati a Pentecoste
Il confronto sulla «Charta oecumenica»
al lavoi
ne Gor
jqoesto
losson
irli dom
GINO DENTICO
Domenica3 giugno, alle
16,30 chi si trovava a
passare vicino al Centro Sermig di Torino sentiva aria di
festa, una bella musica di ottoni; e se poi entrava nell’accogliente e grande porticato,
si potevano vedere una quarantina di cartelloni in una
mostra che illustrava l’argomento della festa: la Charta
oecumenica e l’impegno delle
chiese per il superamento
della violenza. La partecipazione delle diverse comunità
cristiane è stata più che soddisfacente, anzi sembrava
quasi che la presenza evangelica fosse prevalente: ho provato a immaginare come potrebbe essere se fosse sempre
così: sarebbe un bel segno.
Per la parte musicale, un
gruppo di ottoni delle chiese
evangeliche, la corale giovanile dei Santi Angeli e la corale «Voci della speranza» del
Sermig si sono intercalati agli
interventi dei testimoni che
si sono susseguiti guidati e
intervistati dal pastore Giuseppe Platone, che nella sua
presentazione ci ha ricordato
come questi incontri ecumenici siano un segno di continuità, unità, con una ricerca
sempre più di profondità:
senza farcene un idolo, il lavoro che è stato fatto per la
Charta, (ma anche per il lancio del decennio per il superamento della violenza) è ormai la nostra «carta geografica» dell’ecumenismo.
Sara Numico, segretario
del Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee),
ci ha ricordato come il 22
aprile a Strasburgo ci sia stata
la firma dei rappresentanti
del Consiglio stesso e della
Conferenza delle chiese europee (Kek), segno e inizio di
un percorso che ha come
prospettiva per il 2005 la firma delle chiese con la loro
partecipazione attiva e responsabile. Monsignor Aldo
Giordano, che era presente a
Strasburgo, ci ha Invitato a
vedere come, con la firma di
questa Charta, si sia aperto
uno spiraglio di azzurro; abbiamo la responsabilità di
rendere visibile l’unica chiesa
di Cristo. I modi per camminare insieme in questa scuola
della parola ecumenica, i
passi che le chiese devono fare insieme sul Vangelo sono
tanti, fatti di incontri di preghiera comune, secondo le
diverse tradizioni; in Europa
ci sono molti ostacoli ma non
sono teologici: possono essere storici, culturali ma ricordiamoci che l’unico teologo è
il Signore, l’unico che ci può
aiutare a metterci in gioco e
mettere in gioco la Charta.
La pastora Giovanna Pons,
entrando nell’analisi del documento, ha ricordato come
occorrano relazione e riconciliazione ma anche confronto
nello spirito di amore e di servizio. Manca per esempio il
ministerio della donna; tacerne fa evitare i conflitti ma ci
toglie il dialogo. Occorre essere ecumenici con tutti, anche
con gli «stranieri»; occorre
pubblicizzare di più la Charta
stessa; la Chiesa deve aprirsi
ed essere punto di riferimento
nei confronti delle altre culture. Dopo la proiezione del video sulla Charta Oecumenica
prodotto da Protestantesimo,
il pastore Platone ci ha informato di un gruppo di lavoro
per il prossimo Kirchentag
2003. La festa è continuata
con alcune interviste sul decennio per il superamento
della violenza lanciato dal
Consiglio ecumenico delle
chiese nel febbraio scorso.
Lap
!tre az
Guido, membro del Si
(della comunità che vi
Sermig all’interno della CPI*6 4
sa cattolica) ci ha indicatoi|ftjla i
me obiettivo per il sup«Cnsto
mento della violenza
ra ai giovani; Renzo Turir .
to, dell’Associazione «AgiP ™ I
ha presentato un piccolo^ Sec(
gno di accoglienza, anwppori
questo in qualche modo*
strada del superamento dCT .
violenza. Il servizio è natoP™
1991, quando la diaconaPlare
dese Elena Vigliano pouf Terz
un servizio di «depositópàj
gagli» per immigrati ^
locale dove potersi camnij _
Oggi il servizio vede ^ ^
ospiti centrafricani,
ni, provenienti dall'E>j[pone
dell’Est ma anche i^jjqdo
Marrazzo, testimone del
(Movimento internazje'
riconciliazione) ci ha rw
to come questo movin*
nato nel 1952 con la
pazione del pastore Tui
nay, si attivi per tutte le
portunità di riconcilile'
consideri il conflitto n^
lento una risorsa e ne®
tica quotidiana
emarginati che si rivoli
per aiuto e superamele
la violenza che subisco^
La festa ecumenica di
tecoste si è conclusa e®
momento di preghiera
'
/
'S
re,
canti, preghiere) teriw
con il Padre Nostro (yei*^^.
Luu 11 rciuie V
ecumenica liturgica). L , Il
X 11 *7 liiirlin.
derci è per il 7 luglio, >"•
Cottolengo per n
me (ricorre il quinto a
me (ricorre ii quiu'»' r ■
incontri di preghiera
nica, il primo sabato '
mese, nelle diverse cn
Torino) e proseguire i
mino ecumenico. 'Iiji
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notizie evang®
.
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ICLlOj,
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! a Dioj,
Jtivodij
rosegli
Polatoi
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rami dii
KoPiziorìofùeì
^7^
V
NOTIZIARIO DELLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
avanidi
reghieii
'1 tati
«NON FRANTUMERÀ LA CANNA ROHA»
Voglia dì ripartire, con il conforto delle parole del profeta Isaia
ato di ili esistenza stessa della Fgei è stata
:elo.St|(
la domanda del XIV Congresso. La
ilcunei^^hezza dei numeri della Federazione
incunfc ne l’urgenza di chiederci se abbiamo
li portare avanti il lavoro della
aocoirfFgei e se è ancora tempo per una Felell’acirazione di gruppi che abbia 'le carat|^^^'®?^stiche della Fgei. A questa domancosì secca ed inquietante, il Con3redi(^^so ha saputo rispondere con una
• Partwrtedpazione vivace e matura che
;yange|^jnea le coordinate della discussione
’jJj®*M’interno della quale si muoverà il
dieci ^ssimo mandato.
possMit;'
ledili La discussione
L’esplicitazione del rapporto tra
odivi ¡'©angelo e le nostre azioni è il
{tema in discussione che sottende
al lavoro della Fgei. La discussione congressuale ha sviluppato
.questo tema in tre direttrici che
feossono essere poste in forma
¡di domanda.
La prima. Cosa fonda le no
chiesa, ma ci convoca come giovani
in ricerca ad agire in riferimento alla
questione di fede.
Curiosamente questa è la discussione che sottenderà al prossimo
mandato perché il XIV Congresso ha deciso di
concen
Gli altri temi.
I binomi identità e genere, autorità e
potere saranno il tema in discussione al
prossimo campo studi. La Fgei riapre
la riflessione sull’identità di genere che
era stata portata avanti negli anni novanta dal gruppo di Cassiopea. La discussione dei binomi autorità e potere,
genere e identità è al centro della riflessione politicà di quei
movimenti che
‘ ' • stan
a»
del Sei
che vi'
¡^tre azioni? Se il fondamento
azioni è la buona notizia
ndicatoi^ella resurrezione di Gesù
in che modo
■p^'i**68t’annuncio è il terreno
ne poggiamo i piedi?
piccolo! Seconda. È visibile il
®teporto tra l’Evangelo e
^^Jfnostre azioni? In che
3 è nato^° lo'si esplicita, si diliaconap la relazione tra annuncio e azioni?
y®rza. Cosa è criterio di evangeli^ parole, cosa qualifica che
li azioni siano evangeliche ed al
irede«®"®?
Congresso risponde alla queone dell’esistenza della Fgei nel
lo migliore: mettendo in discussioimpalcatura della Fgei stessa, ovjo quel rapporto tutto da discutere
la vocazione di Dio e le nostre
Ohi. La relazione tra evangelo ed
®hi non qualifica la Fgei come
lall'Eui
le itili*
3ne
irnazioi
hariii
novinii
1 la pi
re Tul
tutte It'
nciliit*'
tto nq»!
affiand
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imeftd
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usa e®*
hiera
3) ter®'
ro (V®*
;a)
io, oti;
■egate
uto a®
iera et'
iato tli
se citid
Liire
trare la propria
attenzione su altri temi
sia al Campo Studi, sia ai Seminari
Formazione. Personalmente ritengo
che questa sia stata una decisione
saggia. La Fgei ha chiarito quale sarà
l’ordito del lavoro del prossimo mandato e su di esso intende intessere il
proprio lavoro di ricerca in più direzioni senza farsi spaventare dalla propria debolezza.
ooc- eco
20 luqlio 2001, suU'ìsoIa di UqlijAÑ (viciiNO a Zara) si
ïE-ftRÀ UN CAMpO ESTÌVO ÌNSÌEME A qÌOVANÌ CROATÌ, NEll'AIVlbÌTO di UNO
SCAMbiO cbE duRA ORMAi dA aIcUNÌ ANNÌ CON Ia
pEdERAZiONE qiOVANilE EVANqEliCA ÌTaIÌANA.
^io Sara' ÌN TENdA ma tutto il NECESSARÌO si trova sul POSTO: TENdE, bRANdiNE, MATERASSI E IeNZUoIa.
Il RfMboRSO SpESE È di 250 kuNE, CÌRCA 70.000.
y-ER INfORMAZiONT E ÌSCRÌZÌONÌ: PÍERdAV¡dE (pÌERdAVÌdE@CARAMAÌl.COM),
■BARbARA 0M7 5220082, bARbARAqRÌll@kATAMAÌl.COM
no stringendo una rete di
opposizione ad un processo di
globalizzazione sregolato e selvaggio.
Le donne attive nel movimento di Siattle sottolineano con forza che è proprio
l’esperienza politica delle donne a fornire il metodo di lotta che vede tante
piccole realtà, con pratiche e contenuti
diversi raccogliersi attorno ad un çomune cammino investendo in esso le
proprie specificità. La Fgei toma a riflettere su quanto viene determinato
dall’identità di genere, certa che tale riflessione sarà fondamentale anche per
le relazioni all’interno delia stessa Federazione.
Gli altri temi all’attenzione dei Seminari di formazione sono il rapporto tra
fede e scienza, sull’accoglienza delle
diversità e sulla teologia.
Il primo tema apre un campo di lavoro inedito per la Federazione. Le
possibilità di intervento e di modifica
delle strutturè viventi pone alla nostra
attenzione la questione del rapporto tra
l’applicazione del sapere scientifico e il
senso della fiostra esistenza, della nostra fede. Quale rapporto tra ricerca,
metodo scientifico e verità?
Il secondo tema amplia l’attenzione
che la Fgei ha per i fratelli e le sorelle
che vengono da altri paesi a tutte le altre diversità che ci qualificano e ci attraversano (tra di esse Fomosessualità
e la divers - abilità). 11 seminario di formazione discuterà
su come sia possibile tenere insieme tali diversità in
un cammino unitario e come possa essere sensibilizzata la Federazione ad approcci
specifici alle singole diversità.
E un cammino che si propone
di rafforzare la pratica dell’accoglienza tra diversi.
Il terzo tema riprende la riflessione teologica a partire dalla
scomodità nella quale siamo posti
dalla Parola di Dio sia rispetto a
Dio stesso, sia al mondo nel quale
viviamo. La parola di Dio, la Bibbia,
ci pone di fronte ad un Dio esigente,
difficile, che rivela le contraddizioni,
le ingiustizie e le povertà in cui versa
l’umanità. lì nostro rapporto con Dio
che ci chiama a stare consapevolmente
nel mondo non è mal comodo, agiato.
A partire da queste riflessioni vorremmo
continuare a raccontare i modi diversi
con cui viviamo la nostra fede.
Il mandato che verrà.
il mandato che verrà saprà dire se
l’esperienza della Fgei chiude o andrà
avanti. Personalmente credo che Isaia
ci mostra la strada quando dice che il
servo del Signore «non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le
strade. Non frantumerà la canna rotta e
non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità»
(Isaia 42, 2 - 3).
Più che gridare, fare azioni eclatanti
per essere visibile, alla Fgei interessa
concentrare la propria attenzione sulle
persone singole e sui gruppi affinché crescano. L’azione della Fgei sarà volta alla
cura della propria fragilità che significa
cura delle relazioni; significa ascolto e attenzione perché i gruppi e le regioni trovino motivi e metodi per pensare e portare avanti il proprio lavoro. Se vogliamo
è un azione molto meno pubblica, maggiormente spesa nell’anonimato quella
che la Fgei può intraprendere nel prossimo mandato. Tuttavia quest’azione discreta prende parte con coraggio alle
questioni di giustizia, certi che nessuna
fragilità, nessuna pochezza di numeri
può spegnere la passione per la verità.
Sandro Spanu
10
HoPiziQriofgei
MEDITAZIONE... ALL'ALBA!
VA’ DOVE
Dedicato al Sisnore un momento importante
CE
Nu
Il XIV Congresso Fgei è stato un Congresso intenso, ricco di discussioni e
di riflessioni. I/le partecipanti si sono
impegnati/e per quattro giorni nel tentativo di capire i punti deboli della Federazione e di trovare soluzioni per dare nuovo vigore alle attività future. Sono state scritte e approvate molte mozioni: segno chiaro ed inequivocabile
del desiderio di tutti e tutte di continuare a stimolare e a rendere forte la Fgei.
Oltre a plenarie, mozioni, discussioni
e laboratori il Congresso ha visto anche
un momento di riflessine liturgica.
Alcuni/e partecipanti si sono ritrovati
poco prima dell’alba della domenica di
Pasqua per vivere insieme un momento
ricco di emozione e di significato.
Mei laboratorio liturgico del giorno
precedente si era riflettuto sul ruolo e
sul valore del mattino e della preghiera
nello spazio della nostra giornata.
Per quanto riguarda il mattino sono
emerse posizioni molto diverse: per alcuni il mattino è la parte più faticosa
della giornata, è difficile abbandonare il
letto ed immergersi nella routine della
vita quotidiana, solo lentamente si riesce a diventare pienamente attivi. Per
altri invece il mattino è la parte più vitale della giornata dove ci si sente forti
e pieni di energie e dove è più semplice
affrontare i problemi e le questioni.
Riguardo alla preghiera ci siamo
chiesti/e come e quando preghiamo,
quale momento della giornata dedichiamo al nostro dialogo con Dio.
La mattina e la sera prima di addormentarsi si sono rivelati essere i due
momenti privilegiati ma ci siamo resi
conto che spesso ci scopriamo a pregare in momenti strani della giornata,
quando meno ce l’aspettiamo, in risposta ad un bisogno, ad un desiderio, ad
un richiamo proveniente dall’interno di
noi stessi. Quasi come se fosse Dio, in
MUSICA,
CARA FGEI
I
1 nO!
fonc
esperi
zione '
qualche modo, a chiamarci.
Sulla base di queste riflessioni è nata
l’idea di ritrovarci il mattino seguente
all’alba per una liturgia pasquale.
Svegliarsi all’alba è sempre faticoso,
abbandonare il letto quando fuori il sole
non è ancora sorto richiede una grande
forza di volontà. E maggiormente faticoso è farlo durante un Congresso dove i
ritmi sono molto serrati e spesso la notte
ci si intrattiene fino a tardi per scambiarsi
idee, opinioni, emozioni e storie di vita.
Ma proprio per questo ci è sembrato
significativo: abbiamo scelto di dedicare questo preciso momento della giornata a Dio, un momento insolito, un
momento che richiedesse anche un sacrificio.
Durante le attività del Congresso è
necessario prestare attenzione per lungo tempo, riflettere, proporre, cercare
soluzioni e tutto questo richiede fatica
ed impegno: e allora ci è sembrato giu
sto impegnarci anche in un’attività un
po’ faticosa che potesse essere rivolta
esclusivamente a Dio. E soprattutto abbiamo scelto di farlo in modo tale che
per una volta non fosse Dio a chiamarci ma fossimo noi a rivolgerci a lui.
Alle 5.00 del mattino di Pasqua ci
siamo ritrovati ed insieme abbiamo ripercorso il cammino di Maria Maddalena, Maria e Salome alla scoperta
dell’annuncio della resurrezione di Gesù. Ci siamo mossi nel buio, aiutati solo dalla luce di poche candele.
Le parole, le letture e i canti si sono
impressi nitidi nel silenzio e nel buio
che ci avvolgeva. Ognuno ha portato il
suo contributo con una lettura, una riflessione e unendo la propria voce a
quella degli altri nel canto. E, alla fine,
l’annuncio della resurrezione di Cristo,
scambiato reciprocamente, ci ha visti
uscire nella luce del sole ormai sorto.
Loretta Costantino
i porto dove c’è musica», can
Fgei. Questo, prendendo in presi
to l’incipit di una canzone di Eros Rj.
mazzetti (cantante che non mi piai^
particolarmente ma che in questo mal
mento dalla radio mi ha suggerito riij,
zio dell’articolo), è più o meno quani
emerso nello scambio di esperienrÉ
personali e collettive all’interno di
gruppo «Musica».
I lavori del gruppo, guidati da Ema
nuele Af)rile e onorati dalla presenza
del prof. Silvy Duprè, hanno messo ij
luce la presenza di numerosi gruppi
musicali e corali giovani che però quasi
mai collaborano con le proprie cornai
nità e ancor meno reciprocamente.
Allora perché non ripetere l’esperieaza del pulmino Teshuvà per condivida
re testi, melodie ma anche esibizioni a f ¡jg]|a
mini-concerti?
L’entusiasmo
mazio
La I
sosp®'
grupp
fidottE
fatto
della I
Nor
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che, il
di lav
anche
Dui
rio su
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razior
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Rlforr
Qu(
cializz
è stato tanto
sul fa’
geogr
nell’intento di presentare una mozione'
tre di:
danti
che potesse raccontare quanto emersa
dalla conversazione (che stesura sofferta!), non abbiamo tenuto conto di
costi e reali possibilità e di teorie filosofiche per le quali non è detto che la y„g ^
musica abbia «la naturale capacità! il
peres
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aggregare.
già es
SCUSI
crean
Pai
• #
# • ®
• '» *
E così, ma non è assolutamente poco, il gruppo «Musica» ha chiesto, con
la speranza di ottenere, uno spazio nd
nostro meraviglioso «Motiziario» in modo da pubblicare periodicamente le fgsp,
proposte musicali nel sano spirito dei ponei
«baratto», piccolo o grande che sia pj{j (che da qualche anno anima gli incori nuovi
tri Fgei. Du
Virgìnia Maria« ffotiz
__________________. eon<
menti
I CENTRI GIOVANILI
Il Consresso ha detto*
Cambia il ruolo dei rappresentanti
I centri giovanili e la Fgei hanno sempre avuto un legame molto intenso,
in cui entrambe le parti si arricchiscono, si mescolano, a volte divengono indistinguibili al punto di non saper più
scindere i contenuti e le modalità.
All’interno dei comitati in cui i/le
fgeini/e si muovono, spesso ci sono dei
conflitti a livello relazionale, pratico,
economico...: problemi seri e contingenti che costringono a lavorare
nell’emergenza. Questo implica che si
mettano da parte le problematiche meno evidenti, forse le più delicate, ma
sostanziali di quei centri che vengono
erroneamente considerati «senza problemi». Ma il fatto che il bilancio non
sia in perdita, non vuol dire che il centro funzioni su tutta la linea.
Pur venendo da situazioni e contesti
differenti, durante l’ultimo Congresso,
tutti i rappresentanti Fgei nei centri
hanno sentito l’esigenza di proporre la
modifica di un paio di punti del nostro
statuto. Con tali modifiche si permetterà ad un rappresentante per ogni
centro di partecipare al Consiglio Allargato e di avere diritto di voto durante il
Congresso. In questo modo non si ambisce ad un «potere», né si pensa ad un
appesantimento delle cariche istituzionali della Fgei, ma si completa il ruolo
del rappresentante attribuendogli tutte
le sue responsabilità.
Karen La Fata
Approvata con 29 favore!^
Mozione n. 4 j
Musica 1
Il 14° Congresso Fgei, vista resistenza in molte realtà locali di piccoli o grandi
cori e gruppi musicali, e la volontà di condividere proposte e novità; vista l’attuale necessità di aggregare e l’opportunità fornita dalla musica a tal fine, dà man
dato al Consiglio di verificare con la redazione del notiziario Fgei la possibilità (
usufruire periodicamente di uno spazio per lo scambio d’informazione e materiale
musicale.
11
r
HQtiziûriofgei
^'7^ - V'
UN LUOGO PRIVILEGIATO DI DISCUSSIONE
Nuove idee per un Notiziario più agile e, al più presto, anche cfon-line»
cari
|il nostro Notiziario è uno strumento
fondamentale per lo scambio di
perienze aU’interno della Federa
-a o oer la comunicazione di infor2ione c K
„azioni anche all esterno.
La redazione del Notiziario, vista la
pensione della collaborazione del
mppo napoletano, ultimamente si è
■ ridotta al gruppo di Torino, che si è
f^tto carico quasi completamente
pia« ¿ella pubblicazione.
° |sjon è stata dunque una situazione
0 l’H jemplice nemmeno per il Consiglio
luanti in aggiunta alla già grande mole
rienzi; làvoro da svolgere, ha sostenuto
anche questa attività.
Durante il Congresso, dal laborato-.
Eitia. |.jp suH’attività del Notiziario, è emersa la possibilità di un’attiva collabo■ssoii fazione romana con la redazione toFuppi riñese. Quest’ultima dispone inoltre
della possibilità di usufruire della tecnologia necessaria, presente presso
, Riforma.
>erien- Questa collaborazione è stata uffidivide-l palizzata dall’approvazione unanime
della mozione n-1, puntando anche
' sul fattore positivo della distribuzione
^ geografica.
ozionej AH’interno del gruppo si sono inol:mem| (fg discusse diverse proposte riguàrdanti il futuro del Notiziario, come
intodif per esempio una sostituzione da giorfi'*’’ naie su carta a giornale telematico o
chela una convivenza tra le due forme, la
:ità>i| pfeazione di un sito Internet unicamente del Notiziario o inserirlo nel
già esistente sito di Riforma. Dalla discussione è nata anche l’idea di
creare una pagina web fgeina.
Parte del gruppo ha analizzato
l’aspetto grafico del Notiziario, proponendo di creare un’impaginazione
più chiara, magari inserendo anche
nuove rubriche.
Dunque, il lavoro del laboratorio
Manan Notiziario al Congresso si è concluso
____- con due mozioni, poi approvate:
Siamo molto contente/i di poter
ooreìd contribuire, con umiltà, alla pubblica, rione del Notiziario, perché, visto che
le esperienze che facciamo sono costruttive per noi e per la nostra identità, e lo devono essere anche per
l6/gli altre/i, condivisione e scambio
facilitano tutto ciò. 11 Notiziario è lo
strumento ottimale per renderci conto del lavoro che le persone lontane e
vicine a noi portano avanti con impe900, dei successi (speriamo tanti) e
I Itagli insuccessi (speriamo pochi)
■elle/gli altre/i.
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ì man)ilità d
ìteriale
Il Congresso ha detto.
azione n. 5
Croazia
A questo proposito speriamo che il
Motiziario continui ad essere
quell’agorà dove discutere e in modo
costruttivo, propositivo e chiaro, e,
perché no, con un pizzico di autoironia.
AlessiaGiadallariaPeter
Il Congresso ha detto.
Approvata all’unanimità
Mozione n. 1
Notiziario 1
11 14° Congresso riconoscendo l’importanza del Notiziario Fgei inserito in Riforma come strumento di comunicazione, informazione e collegamento dei gruppi e
singoli/e nella vita della Federazione, dà mandato al Consiglio di continuare a sostenere il lavoro redazionale anche tenendo conto della disponibilità manifestata
da fgeini/e attivi/e nella realtà romana.
Il Congresso ha detto.
Approvata con 27 favorevoli e 2 astenuti
Mozione n. 2
Notiziario... Notizi@rio?
11 14° Congresso apprezzando il lavoro svolto dalla redazione del notiziario
Fgei, ribadendo l’importanza strategica della sua diffusione come inserto di Riforma, considerando che quest’ultima è ora disponibile anche in formato on-line, dà
mandato al Consiglio di chiedere alla redazione di inserire il notiziario Fgei anche
nella versione on-line di Riforma.
Approvata all’unanimità
" 14° Congresso, ritenendo che l’esperienza degli incontri avvenuti in questi anni con i fratelli e le sorelle delle chiese luterane e riformate croate abbiano costruito delle
^■azioni che vale la pena di mantenere e rafforzare, consci delle difficoltà che s’incontrano nelle relazioni internazionali e del piccolo numero di persone che si sono fatte
carico di questi lavori, dà mandato al Consiglio:
1) di continuare a stimolare la partecipazione di giovani italiani/e a campi e incontri in Croazia;
2) coinvolgere croati/e nelle attività della Fgei;
promuovere visite di giovani italiani/e croati/e in Croazia e in Italia.
'^Approvata con 24 favorevoli e 2 astenuti.
*Aozione n. 8
t formazione e Gruppi Locali
I 11 14° Congresso prende atto della debolezza presente all’interno dei gruppi locali e della mancanza di contatto e di collaborazione tra questi.
I, •• 14° Congresso crede che la vitalità e la forza della Federazione dipendano dalla vitalità, dalla forza dei gruppi, dalla loro responsabilizzazione e dalla capacità di sen
parte della Federazione. ... .. i i r
¿'Riconosce- che spesso la buona riuscita di un gruppo dipende dalla capacità di progettazione e d’individuazione di un obiettivo verso cui incanalare le forze.
. Date queste premesse, il 14° Congresso dà mandato al Consiglio di VERIFICARE LA POSSIBILITÀ’, in via sperimentale, di una nuova modalità di svolgimento per uno
* ®.i campi formazione da scegliere fra quello del Nord, del Centro o del Sud: • j n> • f
J individuare un argomento comune per i gruppi locali del territorio interessato dalla sperimentazione, su cui discutere e riflettere durante il corso dell anno: i contenu® le riflessioni raggiunte da ciascun gruppo dovranno portare alla creazione di laboratori, gruppi tematici e produzione di materiale aH’interno del campo formazione,
individuare un gruppo di lavoro formato da rappresentanti di gruppi locali, del territorio interessato dal campo formazione, dalla giunta regionale o coordinamento
l'oeil il
supporto del Consiglio
compito del gruppo sarà quello di coordinare il lavoro e garantire comunicazione e realizzazione pratica del progetto.
12
HotiziQrìofgei
IDENTITÀ, RELAZIONE E POTERE
Un'intensa rilfessione basata, soprattutto, sull’introspezione
tfn
E più probabile che il ‘chi siamo’,
iche appare in modo così chiaro e
inconfondibile agli occhi degli altri rimanga nascosto alla persona stessa
come il ‘daimon’ della religione greca
che accompagna ogni uomo per tutta
la sua vita, sempre presente dietro le
sue spalle e quindi solo visibile a quelli
con cui egli ha dei rapporti». Con queste parole Hannah Arendt sottolinea
l’importanza di uno spazio politico in
cui la singolarità individuale ha un senso solo se in rapporto vivente con gli
altri e le altre? 1 legami con quelli/e che
ci stanno accanto diventano così costitutivi del senso di noi, fondamentali per
svelarci la nostra unicità. Parole, le sue,
che rimandano alla pratica faticosa della relazione, mai data una volta per tutte, ma che in ogni contesto deve ridefinirsi, parole un po’ desuete per l’organizzazione sociale e politica attuali che
prevede la costruzione di legami puramente strumentali, finalizzati alla logica
di mercato, distruggendo quell’«energia
di legame» che la Arendt poneva alla
base dell’agire politico.
11 gruppo tematico su «Identità, relazione e potere» ha provato a riflettere
sulle dinamiche di relazione all’interno
della federazione, convinto della necessità di produrre atti e parole che riportino la politica nel vivo degli scambi sociali, proprio a partire dalle pratiche di
modificazione nei luoghi delle esperienze effettive. Luoghi nei quali, attraverso
i rapporti liberi intrattenuti con gli altri,
ritroviamo l’autorità che ci occorre per
stare responsabilmente al mondo, necessaria perché vi sia un tramandare,
un passaggio di memoria senza il quale
non può esistere azione significativa.
Confrontando i nostri percorsi di
donne e uomini, ci si è interrogati sul
binomio autorità-potere all’interno delle
nostre relazioni soffermandoci sui meccanismi che generano esclusione o che
portano a concepire le differenze (di
sesso, d’età, cultura...) in termini di gerarchia rivelando la nostra incapacità di
assumerle come tali. Con fatica abbiamo iniziato a riflettere sul modo con cui
esercitiamo la nostra conoscenza, il nostro sapere scoprendo come spesso il
patrimonio teorico e culturale che sta
alla base del nostro agire si riveli opprimente per altri/e che provengono da
contesti politici e culturali diversi, favorendo così l’emarginazione di quei soggetti i cui valori rischiano di essere
schiacciati sotto il peso dell’affermazione dei nostri. Sentito sembra essere il
bisogno di gesti, parole mediatrici, rivolti a garantire una maggiore accoglienza dei nuovi e delle nuove arrivate
oltre che a spronarci nella cura delle
relazioni già esistenti.
Un tema complesso, dal percorso e
dalla riflessione appena abbozzati, ma
che ha richiamato l’attenzione dell’assemblea e per il quale è prevista la formazione di un gruppo di lavoro misto il
cui operato si concretizzerà nella preparazione del prossimo campo studi.
Un tema caro alla politica delle donne,
testimone di come il dibattito sul genere non si concentri solo su istanze specificatamente femminili ma si apra a
una ridefinizione delle strutture generali
del nostro pensiero.
Sabina Barai
Il Consresso ha detto*
Approvata con 21 voti favorevoli, 1 astenuto, 2 conti
Mozione n. 17
Identità, relazione e potere
Il 14° Congresso Fgei riconosce la necessità di continuare a riflettere sui bino
mi autorità/potere e genere/identità con particolare attenzione alle dinamiche di
relazione all’interno della Federazione, tenendo presente le seguenti sensibilità e
posizioni: ^
1) visione del binomio autorità/potere fortemente condizionato dalla riflessione
sulla differenza e identità di genere.
2) visione del binomio autorità/potere collegato all’identità di genere come
altre categorie ugualmente caratterizzanti (linguaggio, sapere, memoria comu
ne...). I
3) visione aperta alla riformulazione di categorie nuove rispetto a quelle ereditate.
Il 14° Congresso dà dunque mandato al Consiglio di nominare un gruppo di lavoro misto sulle tematiche espresse, il cui operato si concretizzi nella preparazione del prossimo Campo Studi.
Si raccomanda inoltre un’attenzione a quelle realtà (Refo, Agape, Srm, Fdei)
che possono contribuire al dibattito.
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dont
Il Cepstesso Indetto.
Approvata con 29 voti favorevoli e 1 asi
tenni
Mozione n. 19
«Chi ha paura della teologia?»
Il 14° Congresso Fgei riconosce la Federazione come luogo in cui possono c
vivere tanto l’esplidtazione della nostra vocazione quanto la ricerca e il diba
sul nostro rapporto con Dio.
Riconosciamo che la tensione tra questi due momenti è una sfida che ra
gliamo nella speranza che ciò crei grandi novità. ^
In considerazione di questa polarità il 14° Congresso dà mandato al Consigi
organizzare almeno un seminario di formazione che consideri i seguenti
1 ) Il confronto sui diversi modi con i quali raccontiamo come la parola i
attraversa la nostra vita è un momento d’arricchimento e non un limite.
2) Il confronto con Dio ci interroga e ci lascia spiazzati rispetto alla Sua
3) 11 confronto con le questioni che riguardano la giustizia, rivelate dall in
zione tra la parola di Dio e l’esistenza quotidiana in cui siamo posti. Siamo
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mati e chiamate a prendere in esame situazioni di ingiustizia quali ad
sfruttamento di fratelli e sorelle che vengono da altri paesi; la tratta delle ^
schiave, le cui vite sono annullate nella spirale della prostituzione; le nuove
vertà presenti nelle nostre città, frutto di una iniqua distribuzione delle
4) L’elaborazione di stimoli e strumenti (studi biblici, animazioni, liturgia
che possano essere reinvestiti nelle chiese locali.
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HotiziQriofgei
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SCIENZA E FEDE
gn intreccio che non è solo bioetica
sicuramente da un po’ di anni
che mi interrogavo su come potesirsare nella Fgei la mia passione
scienza. Per molto ho vissuto in
separato il mio impegno all’indella federazione e le mie atti^ di studio, che mi portano a riflet^%on solo circa complesse probleml^che tecnico-scientifiche, ma anche e soprattutto sul rapporto sempre
più%tretto e critico tra il mondo scien^icoe la società civile.
Ho accolto quindi, con entusiasmo
lafroposta, giunta da Enzo Marziale
ed Isabella Mica, di organizzare un
.gruppo
di lavoro su scienza e fede al
fronto,
; mia
le,'
iresso nazionale. In effetti, mi so;a, potrebbe essere un bel modo
tendere a più persone questa riione personale, e di ritrovare nuolente nella Fgei un luogo di con, per accrescere la mia fede e la
tonsapevolezza.
teanizzare il tutto non è stato faci^sta la vastità dei significati di
:e due parole.
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oilità e
issione
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Cosa si intende per scienza?
E come si intende trattare la fede?
Il|Ì?apporto tra scienza e chiesa, o
lórie scientifiche e religione non è
Inai stato semplicissimo: il processo e
la condanna di Galileo e la contrastata
accettazione delle teorie evoluzionistiche possono essere degli esempi... E
facile che scienziati e studiosi pensino
la fede come qualcosa di lontano e
non appropriato a chi detiene il vero
sapere. Similmente teologi e credenti
tendono a vedere la scienza come
procreatrice di tecniche e novità che
allontanano l’uomo dalla sua natura e
lo forzano a vivere in un mondo sempre più concitato.
Nei nostri giorni il dibattito è portato avanti dalla bioetica, che si interessa soprattutto di medicina (aborto, procreazione assistita, eutanasia...) e di biologia molecolare (clonazione, cibi transgenici, biotecnologieambientali...). Lo scopo del gruppo che si sta formando nella Fgei
non è tanto quello di proseguire il discorso sulla bioetica, che era stato
già accennato al Congresso di cinque
3nni fa, ma piuttosto di capire come
si può vivere la scienza da uomini e
donne di fede.
Questi due mondi non si possono
proprio conciliare?
Porse la scienza può insegnare
qualcosa alla fede. Nel condurre una
ricerca scientifica ci si attiene curiosa"nente ad alcuni principi comuni alla
'crescita e ricerca spirituale
Innanzitutto l’umiltà di sapere che i
Esultati che si raggiungono non sono
definitivi e certi. Inoltre non si detono trascurare i particolari, anche le
"I®® più scomode sono da consideraJ®' Senza aver paura di essere messi
"'Olisi. Ci si abitua a guardare oltre le
apparenze non si è mai statici, ma
""ntpre pronti a maturare il proprio
P®nsiero.
Niente male come insegnamenti!
I^eciprocamente la fede arricchisce
n/a scienziato/a. Non si può lavorare
®f la scienza senza la consapevolezza
® il nostro prossimo ha bisogno di
che l’amore di Dio nei nostri connti deve essere riversato su chi ci sta
c:i ha donato il mondo in
Viviamo e di esso dobbiamo prencura, amministrandolo secondo le
Lo scambio tra fede e scienza
non si esaurisce a queste linee guida.
Sernpre più anche le nostre chiese
evangeliche fanno uso della tecnologia,
e della scienza applicata. 1 mezzi di cor
municazione dal classico telefono al recente web sono sfruttati per farsi conoscere e per tenere i contatti con i fratelli
e le sorelle che vediamo più di rado.
L’uso della scienza: sicuramente è
uno dei tasti più delicati su cui la fede e
l’etica religiosa possono intervenire, fino a dove arriva la libertà dello/a
scienziato/a e fino a che punto le chiese possono spingersi?
Un altro sentimento comune a chi
ha organizzato e preso parte al gruppo
di lavoro su scienza e fede, è di far sì
che la Fgei diventi un ambito di diffusione e di approfondimento del sapere
scientifico.
L’idea è che si possano creare spazi
in cui riflettere insieme, in cui tenere dibattiti aperti a tutti/e, certamente non
solo a chi di scienza se ne intende perché l’ha studiata!
In questa ottica era stato proposto
un campo studi o un seminario formazione su queste tematiche, per usarlo
come trampolino di lancio per un argomento così nuovo e giovane.
È stata accettata dal Congresso la
forma del seminario formazione, ciò ci
sarà di stimolo per la costituzione di un
più ampio gruppo di lavoro e ci permetterà di iniziare un cammino comune e corale sulla relazione tra la scienza
e la nostra fede.
Giada La Fata
Il Congresso ha detto.
Approvata con 27 voti favorevoli
Mozione n. 9
Scienza e Fede
«La scienza non è soltanto una nuova religione magica, né un ornamento della
società, e neanche un passatempo intellettuale. La scienza moderna è una delle
più alte conquiste della mente e dello spirito dell’uomo; non può essere intesa solo utilitaristicamente come uno strumento a fini sociali o politici» (R. H. Brown, La
natura della scienza)
11 14° Congresso, constatata la necessità di uno spazio d’elaborazione sui
rapporti tra scienza e fede, riconosciuta l’assenza nella Federazione di momenti
di riflessione e formazione intesi ad esprimere una sensibilità scientifica e ad individuare elementi di cooperazione e contrapposizione tra i metodi e gli obiettivi
della ricerca teologica e scientifica, dà mandato al Consiglio di considerare la
riflessione su scienza e fede come fonte tematica per il prossimo Seminario di
formazione.
IL BLUES DEI NAPSTER
Il vero volto del «s^uppo» più conosciuto al mondo
«Napster»: l’alternativa alle multinazionali della musica sta tutta qui. Non
nel citatissimo sito americano ormai
condannato dal mercato a ripudiare la
sua stessa natura comunitaria, ma nel
concerto dei «Napster», band tutta fgeina della quale possiamo ammirare le
immagini dell’osannatissima performance durante l’ultimo Congresso in
quel di Santa Severa (Italy).
E pensare che tutto iniziò in una determinata sera di ottobre sul balcone di
Cinisello: «Mma si può sape’ chi so’ ‘sti
Napster?» Colui che pronunziò la fatidi
ca frase resta ignoto. Anche se gli indizi sembrerebbero precisi: accento romano, profonde conoscenze teologiche, passione per il disegno, serena avversione per le new-tecnologie, chioma
scura e riccia.
Chi sono i Napster? Rivelarne la vera
identità sarebbe un delitto, e probabilmente un rischio, per la possibile criminalizzazione dei musicisti. La scaletta
del concerto? ‘Na bbomba. Da Aretha
Franklin ai fratelli Blues, passando per
Lynyrd Skynyrd e Bob Marley. A presto
per altre notizie, {m.g)
"oatre
capacità.
14
HoPiziûriofgei
IL LABORATORIO POLITICO E IL G8
Sí discute di economìa e slobalìzzazìone nell'incontro del 10 e 11 marzo
A
La
la biblioteca della Facoltà valdese
di Teologia a ospitare la riunione
romana del Laboratorio politico Fgei
nel fine settimana del 10 e 11 marzo.
Gna riunione allargata, e molto affollata, che ha visto la partecipazione di Alberto Castagnola, rappresentante della
Rete di Lilliput. 1 Cantieri Sociali, quelli
del mensile Carta, purtroppo latitano,
anche se invitati.
Poco importa: Castagnola ha tempo
e modo di ben soffermarsi sull’urgenza
e la necessità di impegnarsi, mettendosi in rete per un obiettivo comune;
denunciare le contraddizioni e le mancanze dell’attuale sistema economico
(nulla di nuovo, fra l’altro), che costano quotidianamente milioni di vite, e
discutere delle proposte alternative al
modello neoliberista. Più o meno
quanto si cerca di fare con la costitu
zione di associazioni, o associazioni di
associazioni, come Rete di Lilliput e
Attac, oppure in sedi più «globali»: un
esempio per tutti, il Forum sociale di
Porto Allegre in Brasile. Sindacati,
commercio equo e solidale, comunità
religiose, partiti, singole e singoli... 11
movimento è frammentato, ha le sue
differenze irriducibili, ma il tentativo
esiste e occorre prenderlo in considerazione. Prossimo appuntamento, anche per le chiese, sarà il controvertice
di Genova a inizio estate (fra i promotori anche la Rete di Lilliput), organizzato parallelamente alla prossima seduta del G8 nella città ligure.
Questioni aperte che si potranno e si
dovranno discutere in sede di Congresso Fgei, durante il quale saranno disponibili materiale e documentazione preparati dal Laboratorio. {m.g.)
Il Congresso ha detto*
Approvata con 29 voti /acioreuojj
16
Mozione n
G8
Nel mese di luglio si terrà a Genova il vertice degli otto paesi più industrializzati
del mondo, per concertare le nuove linee economiche e finanziarie che detenni,
neranno la vita delle popolazioni.
Il 14° Congresso della Fgei individua in questo momento paradigmatico un
luogo dove manifestare il dissenso nei confronti delle attuali tendenze neoliberiste
e dove proporre la possibilità di un discorso alternativo più attento ai diritti dei
più deboli alla giustizia sociale e alla salvaguardia del creato.
11 14° Congresso per tanto da mandato al Consiglio di:
I ) aderire alla mobilitazione di contestazione del vertice G8 indetta per i gj
dal 14 al 22 luglio 2001 a Genova;
2) aderire in particolare alla manifestazione indetta per i giorni compresi tra
20 e il 22 luglio;
3) favorire la partecipazione non violenta dei fgeini/e agli appuntamenti sopra citati.
II Congresso inoltre invita il Consiglio a valutare con l’apporto del laboratorio
politico le modalità di divulgazione di materiale informativo su G8 e del contesto
generale della mobilitazione;
4) Vista l’attenzione posta all’appuntamento della Fcei invita la Federazione a
collaborare e a partecipare con altre realtà evangelliche e non.
IIXI^
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Il Congresso ha detto*
Approvata con 22 voti favorevoli e 4 astenuS
Mozione n. 18
Laboratorio politico
Il 14° Congresso ringrazia il L.P. per la passione con la quale ha portato avanti
il suo lavoro di ricerca e di elaborazione.
Preso atto delle differenti valutazioni emerse nel corso dell’ultimo mandato, in
riferimento al lavoro del laboratorio politico e in particolare rispetto al campo studi, il 14° Congresso incoraggia il L.P. a proseguire la riflessione ponendo una particolare attenzione a:
I ) rendere più esplicito in ogni occasione il fondamento evangelico che ci
chiama ad una azione politica ;
2) diffondere maggiormente e con più continuità i materiali e le riflessioni elaborate per rendere più condivisibile il percorso fatto e quindi favorire il dibattito
sia a livello d’incontri nazionali sia a livello di gruppi locali.
II 14° Congresso dà mandato al Consiglio di richiamare il L.P. affinché, nelle suddette occasioni, fornisca un più ampio ventaglio di posizioni politiche al fine di rendere maggiormente conto delle differenti prospettive presenti in seno alla Federazione.
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I BALCANI E LA FGEI: COSA FARE?
Partono dall’Albania i prosettì verso l’Est a noi più vicino
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Scrivo mentre i risultati delle elezioni
del 24 maggio in Albania sono ancora incerti. A dire il vero le cifre ci
sono ma non tutte le parti sono disposte ad accettarle. 1 socialisti, già al governo con il primo ministro llir Meta,
sono in testa. In ogni modo i seggi saranno nuovamente aperti per il ballottaggio di domenica 8 luglio e, con Sali
Berisha (lo stesso che ha ricevuto gli
auguri da Berlusconi), l’opposizione
del Partito Democratico ha già accusato polizia e servizi segreti di abusi,
brogli e irregolarità nella consultazione. Gn parere completamente diverso
è arrivato dal Partito Socialista, ma
soprattutto dai numerosi osservatori
intemazionali: le elezioni si sono svolte in un’atmosfera tranquilla.
Sono stato in Albania tre settimane
fa, dal 1° al 3 giugno a Elbasan: città
industriale a 70 chilometri da Tirana.
Nelle sue fonderie lavoravano 12 mila
operai (ora ridotti a meno di 1000).
Era la seconda volta che mettevo piede nel paese delle Aquile, per il secondo tempo (il primo a febbraio) del
seminario «Reconciliation by education» organizzato dal Servizio rifugiati
e migranti della Fcei, con la coliamborazione della Fgei: un progetto destinato a ragazze e ragazzi dei centri giovanili messi su dalle diverse Ong italiane (Ics, Ares, Ctm, ecc.). L’intento
è di contribuire alla costruzione della
società civile, soffermandosi sui problemi concreti e locali, come l’aggre
gazione giovanile nelle città, la disoccupazione e la questione ambientale.
Devo ammetterlo: sarà il sole caldo
di giugno, ma è cambiata la prospettiva rispetto alla prima volta di febbraio.
La capitale Tirana è tutta un cantiere:
«perché siamo vicini alle elezioni»,
commentano i maligni. Le facciate dei
palazzi lungo le strade del centro si colorano di giallo intenso, la città è squarciata dai lavori in corso. Si riparano i
marciapiedi, si asfaltano alcune strade,
ma a prevalere sono ancora le ruspe.
Dappertutto si lavora a demplire bar e
ristoranti abusivi che progressivamente
hanno colonizzato le sponde dei canali
e i parchi pubblici; anche lungo i
«Champs Elisées» di Tirana; il vialone
polveroso che dalla centralissima piazza Scanderbeg porta all’università. 11
diktat della demolizione arriva dalla
Banca Mondiale e cosi si premia l’estetica... In questi giorni sulla propaganda
elettorale prevale la promozione di
«Wind of Change» (!): il concerto degli
Scorpions in programma nello stadio
della città. «Si voterà per l’integrazione
dell’Albania in Europa e nelle strutture
europee», aveva dichiarato il leader del
PS, Fatos Nano, invitando la gente ad
andare a votare, e soprattutto votare
socialista. Non la pensa allo stesso modo il pope della Chiesa ortodossa, che
incontriamo a Elbasan. «Voterò i democratici - ci dice io albanese, indicando
il suo braccio destro, contrapponendolo
al sinistro del PS - solo con la destra
Il Consresso ha detto*
Approvata con 26 voti favórevoli, 2 astenuti
Mozione n. 10
Balcani
Il 14° Congresso, riconoscendo l’importanza della partecipazione e del contributo della Fgei ai progetti nei Balcani promossi dal Servizio Rifugiati e Migranti
della Fcei, considerando quest’esperienza momento privilegiato di crescita, incontro e formazione in un contesto particolarmente critico per il persistere di tensioni e conflitti ancora irrisolti, dà mandato al Consiglio di:
1 ) verificare la possibilità di affidare ad un gruppo locale la cogestione conj
Consiglio di queste iniziative e l’elaborazione di queste tematiche, anche a fine
contribuire alla visibilità della Fgei.
2) incaricare il gruppo suddetto di promuovere il più ampio coinvolgimento di
giovani fgeini/e e non, nei prossimi progetti e di produrre materiale tematico (at'
ticoli, bibliografie, incontri...) accessibile alla Fgei tutta. _______
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l’Albania andrà verso l’America e l’Europa e finalmente lontano dalla Russia».
Il 14° Congresso della Fgei ha approvato una mozione che intende promuovere la conoscenza di una realtà
difficile e bellissima insieme, un mondo che è molto più di quanto si possa
scrivere in un articolo. Perché l’Albania è la provincia italiana dimenticata
e rimossa: prima «come uguale della
comunità imperiale di Roma», poi in
quasi 50 anni parola non pronunciabile, e infine come per magia improvvisamente scoperta: «pericolo albanese», problema di sicurezza e ordine
pubblico, di sbarchi e paura. Rimane il
desiderio di tornare, per conoscere e
senz’altro per capire, tenendo presenti
i limiti, temporali, storici e culturali.
della nostra • percezione. 1 Balcani,
laboratorio - intrinsecamente po''"
- al quale' partecipare; attenuan
per quanto possibile, qualsiasi fof
di neocolonialismo culturale.
Massimo GnoC®
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do Redazione Riforma
via Pio V, 15 10125 Torino
tei. 011 -655278
fax 011-657542
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t f 1 XlV Congresso Nazionale (della Fgei
I riconosciuto l’importanza politica
^ che oggi assumono, nel contesto dei
^essi di «globalizzazione neoliberieventi quali il summit del G8 che
5Ì terrà a Genova dal 20 al 22 luglio
2001
11 summit infatti rappresenta esemplarmente i poteri e le strategie che oggi determinano la ristrutturazione su
scala mondale della società capitalista,
e che hanno come principali conseguenze l’approfondimento del divario
(faipochi ricchi che ne beneficiano, e i
molti che al contrario ne pagano le
conseguenze in termini di marginalizzazione, esclusione e insicurezza sociale,
oltre che ambientale ed economica.
Per questo il Congresso ha deciso di
dare mandato al consiglio nazionale di
valutare in che forma prendere parte
alla mobilitazione non violenta indetta
da centinaia di associazioni, partiti, sindacati, gruppi di base, che a Genova
contesterà il summit dei G8 (cfr. mozione n® 16).
La Fgei ha dunque aderito, come anche la Federazione delle Chiese Evangeliche del Piemonte, la Chiesa Valdese
dìSampierdarena e la Chiesa Metodista
di Genova Sestri, alla Rete controG8 e
al Genoa Social Forum; rete di sindacati, partiti, associazioni di base, gruppi
lulorganizzati, che ha indetto per i
giorni del summit una mobilitazione
che comprenderà:
luna manifestazione per il diritto alla
ttobilità e alla cittadinanza, in solidarietà con ?e le migranti, per il 19 luglio;
■una giornata di «azione diretta nonviolenta» per il 20 luglio. Per «azione diretta non-violenta» si intendono tutte le
forme di contestazione che, senza l’utilizzo della forza e senza la ricerca dello
scontro diretto con le forze dell’ordine,
abbiano come obbiettivo l’impedire il
regolare svolgimento del Summit. Fanno parte di queste pratiche; sit-in, teatro
distrada, occupazione di incroci, etc.
•una manifestazione unitaria contro
la globalizzazione neoliberista, e per
®a globalizzazione «dal basso», dei poNi, per il 21 luglio 2001.
■una serie di forum e incontri pubblici di confronto sulle tematiche coinvoltenel summit e nella contestazione, dal
iSal 20 luglio.
• C7 e G8 e il Nuovo Ordine Mondiale.
Nel secondo dopoguerra nascono diñarse istituzioni internazionali (Ocse,
■ aii, Bm, Onu ) preposte a mediare
®sibili conflitti tra potenze alleate, a
icilitare la ripresa postbellica degli
ambi commerciali, a disegnare la
^®rta del nuovo assetto mondiale in
parte fondato sull’egemonia statu^nse. Tuttavia è negli anni ‘70, in
^comitanza con un parziale declino
"ella supremazia mondiale statunitense
pescanti contraddizioni nel sistema
^talistico internazionale, che il monEconomico e politico inizia a parlare
'Nuovo Ordine Mondiale», intendenCon questa espressione il rinnovanto delle funzioni assegnate agli or^istni intemazionali in materia di poproduttive, ambientali, commere militari.
ule passaggio segna una diminuzio^del potere dei singoli stati nazionali
determinare le proprie politiche inu ed un incremento di potere nelle
^ Ui, da un lato, di istituzioni e accordi
^ hiazionali tra paesi, dall’altro, delle
^Pfese private transnazionali, sempre
^Suiboni nella competizione econointemazionale.
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Questo processo è in parte contraddittorio, affianca infatti a tale declino
della capacità di intervento dello stato
in materia di costi e diritti del lavoro,
politiche ambientali, autonomia militare, servizi sociali, una forte gerarchizzazione tra stati nel potere di influenza nei
confronti del sistema economico e politico mondiale.
Alcuni stati capitalisticamente dominanti sono così riusciti a relegare a ruolo di esecutori la maggior parte dei rimanenti paesi più deboli, monopolizzando le decisioni di interesse internazionale e collettivo nelle mani dei propri leader politici, tecnocrati, nonché
dei vertici delle più grandi concentrazioni finanziarie ed economiche.
In questo contesto si situa l’istituzione, tra il 1975 e il 1976, del «Gruppo
dei 7», di cui fanno parte Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Italia e Stati Uniti.
Nel 1976 venne invitata anche la
Comunità Europea, oggi Unione europea, la quale da allora partecipa a tutti
gli incontri, sebbene con un statuto diverso dagli altri membri.
Dal 1998 ad esso si è affiancato il
G8, di cui fanno parte gli stessi G7 con
l’aggiunta della Russia (la quale peraltro non ha potere decisionale in materia economica e fiscale).
Ogni riunione dei G7 viene preparata '
con largo anticipo, attraverso diversi
incontri all’anno in cui i ministri e i funzionari dei paesi membri si incontrano
per discutere dei singoli temi in esame.
Alcuni «tecnici» preparano poi i documenti per la discussione. Essi formano
un gruppo compatto che dà continuità
al lavoro dei G7 al di là dei cambiamenti dei singoli governi.
11 G8 ha il compito, in sinergia con il
Fondo Monetario Internazionale (Fmi),
la Banca Mondiale (Bm), l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo (Ocse), di elaborare analisi e strategie, mediare conflitti e competizioni,
con robbiettivo di «governare» il sistema economico mondiale, il commercio internazionale, i rapporti con i paesi in via di sviluppo, ampliando, in clima di crisi dell’ottimismo neoliberista
(dopo le crisi finanziarie del sud-est
9Siatico nel 1997) la propria agenda a
questioni «sociali» relative all’occupazione, alla comunicazione informatica,
ai traffici di droga, all’ambiente, il crimine, la salute. Questi ultimi temi, tradizionalmente, erano assegnati alle
competenze nazionali. Se le prime riunioni dei G7 furono dedicate esclusivamente alla definizione di una regolazione concertata del sistema finanziario internazionale, dunque trattavano
di politiche monetarie internazionale e
tassi di scambio, progressivamente
esse hanno assunto sempre più carattere polìtico, portando il G7 a sostituire lentamente il ruolo di ingerenza politica internazionale prima assegnato
alle Nazioni Unite. Si è così occupato
di commercio internazionale, di agri:
coltura, di debito estero, della guerra
Iraq-lran e del controllo degli armamenti, della gestione della transizione
verso l’economia di mercato dei paesi
dell’Est europeo. Nel 1999, a Colonia,
il G7 decise la soluzione del conflitto
nella ex-Jugoslavia, superando l’autorità del consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite.
Questo sviluppo sembra confermare
una forte tendenza ad una definizione
unipolare del governo del mondo, che
per alcuni critici si avvicina pericolosamente all’assetto dì un «Impero».
Perché contestare il G7?
1 motivi sono molti e a diversi livelli
di analisi. Alcuni si mostrano tuttavia
più evidenti.
Un primo punto di contestazione è
la legittimità di questo ruolo: il G7 è
un gruppo informale, non eletto democraticamente, dunque non rappresentativo di alcuna volontà popolare. 1
capi di stato e i capi di governo, e a
maggior ragione i funzionari e i tecnici, che vi partecipano non hanno alcun mandato parlamentare. Questo
spiega anche perché le decisioni prese dai G8 infatti non vengono ratificate dai singoli parlamenti che presiedono, ma diventano «accordi politici e
diplomatici», che condizionano pesantemente i rapporti tra i paesi e le stesse politiche nazionali.
Che siano gli otto paesi più ricchi del
mondo, e le rispettive aristocrazie economiche a determinare le decisioni che
condizionano la qualità, i tempi, i costi
del lavoro, le importazioni e le esportazioni commerciali (dunque i modi e i
rapporti di produzione), le politiche
ambientali e i costi delle spese pubbliche di tutti gli altri paesi, in particolare
di quelli in via di sviluppo, si inscrive in
un processo di allontanamento delle
decisioni di interesse collettivo dalla
possibilità di un qualsiasi controllo politico da parte della base sociale, di vuoto della politica stessa, e di forte egemonia decisionale degli attori dell’economia di mercato, il quale diventa esso
stesso il «governo» del mondo.
Nella strategia del neoliberismo questo è l’obbiettivo: lasciare il più possibile libero il mercato da vincoli (sociali,
ambientali, di rispetto delle economie
locali etc) che riducano i profitti, e ampliare il più possibile la base internazionale della produzione e del commercio,
a tutto beneficio dell’abbattimento dei
costì del lavoro per le imprese del centro e delle esportazioni provenienti dai
paesi più ricchi.
CJn secondo punto di contestazione è
la politica del debito pubblico. 11 G8 di
Genova avrà nella sua agenda la questione dei paesi cosiddetti High Indebted Pour Country. L’iniziativa è nata nel
1996 all’interno dell’attività di FMl e
Banca Mondiale e consiste nella riduzione progressiva del debito di 41 paesi
più indebitati (chi entra nella lista è deciso dagli stessi FMl e BM ), fino
all’80% del debito a patto che il paese
beneficiario adotti una serie di misure
economiche («piani di aggiustamento
strutturale», «terapie shock», «riconversione produttiva verso l’esportazione»)
che vanno a colpire direttamente le
spese pubbliche dei paesi stessi, e tendono ad abbassare i costi del lavoro
(salari, spese sociali...) utili alle imprese del centro per arruolare mano
d’opera sottopagata..
Ai paesi beneficiari si chiede una forte liberalizzazione che riconverte la produzione nel senso delle esportazioni.
Tuttavia i paesi del centro mantengono
elevate barriere all’ingresso dei paesi
produttori meno avanzati, mettendo a
rischio la capacità di finanziamento dello sviluppo estero e costringendo a
sempre maggiori importazioni dai paesi
ricchi. 11 risultato è un ulteriore indebitamento. All’oggi solo l’CJganda ha ottenuto la cancellazione del debito, solo 12
paesi su 41 stanno beneficiando della riduzione del debito di servizio (somma
versata ogni anno per rimborsare i capitali ricevuti e pagare gli interessi): in
ogni caso per questi paesi il rimborso
del debito continua ad essere superiore
alla spesa per l’assistenza sanitaria.
Cln terzo punto, anch’esso all’ordine
del giorno del G8 di Genova, è la questione ambientale. 11 protocollo di riferimento delle politiche della riduzione
dell’inquinamento (Kyoto, 1997), parla
della riduzione di esso del 4 o del 5 %.
Qualsiasi studioso di scienze ambientali parla della necessità del pianeta di
una riconversione produttiva ché riduca
l’inquinamento del 60 o 80 %, il che fa
supporre l’inserimento del tema
nell’agenda essere più una operazione
propagandista che una reale volontà di
soluzione del problema ambientale.
Per chiunque sia interessato a partecipare, per informazioni:
Mariangela Fadda 0347 5897037
Samuele Pigoni 0121 91218
Samuele Pigoni
16
HotiziQríofgei
0
dal Consiglio
A
Atti
Santa Severa, 16 aprile 2001
iis> 1. Si nomina Alessandro Spanu segretario del consiglio della Fgei.
BS“ 2. Si nominano Elena Caruso e Barbara Grill vice segretarie del consiglio la Fgei.
BS- 3. Si nomina Marta D’Auria segretaria agli atti del consiglio della Fgei.
US" 4.
BS" 5.
es
6.
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7.
I®
8.
Roma, 26-27 maggio 2001
Bs- 3. Il Consiglio stabilisce di avere come momenti iniziali di ciascuna riunione: una
meditazione biblica e una discussione di contenuto.
Si nomina Matteo Rivoira cassiere della Fgei.
Il Consiglio, al fine di sostenere il lavoro di redazione del Notiziario, nomina un
gruppo redazionale a Roma nelle persone di: Peter Ciaccio, Giada La Fata, Alessia Passarelli, Giovanni Perez, Ilaria Valenzi.
Si propone di organizzare nella settimana del Sinodo 2001 un incontro tra la redazione di Torino e quella di Roma del Notiziario.
Il Consiglio incarica la redazione torinese del Notiziario di verificare la possibilità
di inserire il Notiziario Fgei anche nella versione on-line di Riforma.
Il Consiglio incarica il segretario di contattare Stefano Mollica, Elia Piovano, Paolo
Serra, Giorgio Tagliasacchi perché presentino, entro il mese di dicembre 2001,
uno studio di fattibilità per la creazione di un sito internet della Federazione (autonomo o usufruendo d’opportunità offerte in area Bmv) che comprenda: i costi e i
tempi di gestione.
Il Consiglio stabilisce di tenere i Seminari di formazione nel periodo inverno 2001primavera 2002.
BS" 10.11 Consiglio dà la propria adesione al Social Forum, che presumibilmente si terrà
negli ultimi dieci giorni del mese di luglio a Genova.
I®- 11. Il Consiglio stabilisce di tenere la propria sessione allargata in data 22-23 settembre ad Ecumene.
I® 12.11 Consiglio stabilisce che la prossima discussione di contenuto della sessione allargata sia su 1 nessi tra «fondamento evangelico e azione», e «fede e politica», a
cura di Davide Rostan.
9.
dal Consiglio
L’esplicitazione del rapporto tra la fede e le nostre azioni è stato l’argomento
del XIV Congresso.
11 Consiglio, rinnovato di quattro settimini, ha ripreso nella sua riunione del
26 e del 27 maggio questa discussione nella propria valutazione dei Congresso.
Congresso valutato positivamente soprattutto per la partecipazione e la dialettica, ricca - eppure dai toni pacati - che ha reso possibile lo svelamento di
ciò che era rimasto periferico e che ha assunto il centro del dibattito della Fgei.
ün dibattito sul fondamento evangelico delle nostre azioni che ha visto posizioni
diverse capaci di trovare un tavolo di dialogo. 11 tavolo sarà il lavoro del prossimo mandato nel quale la questione del rapporto con il fondamento evangelico
dovrà essere affrontata di petto.
In questo senso sono preziosi sia gli avvertimenti di chi intravede un pericolo
nell’appello al fondamento evangelico perché troppo vicino al fondamentalismo, sia i chiarimenti di chi, come il pastore Marottoli, ha affermato che l’esplicltazione del fondamento evangelico può essere, invece, dinamico e liberante.
11 Consiglio si è domandato se la discussione plenaria iniziale, che ha esplicitato questa dialettica, non sia stata un’occasione mancata non essendo stata
tradotta in mozioni e non avendo trovato spazio tra le tematiche indicate né per
il Campo studi, né per i Seminari di formazione. 11 dibattito è infatti riemerso in
coda al Congresso rimanendo inevitabilmente strozzato dai tempi ormai esigui.
Tuttavia ci si è chiesti se il luogo opportuno per discutere come si evidenziano i |
nessi tra l’evangelo e la nostra azione, e perciò il nesso tra fede e politica, non
sia il gruppo locale più che il Campo studi e i Seminari formazione.
Dalla ricchezza di questa discussione emerge anche l’urgenza di sapere tradurre i linguaggi e i contenuti per chi si sta avvicinando alla Fgei e in definitiva
per una Fgei che non è più quella delle immagini di Dio, né quella del nesso tra
fede e politica, né quella dell’analisi marxista. La Fgei ha cambiato pelle ed è
perciò necessario sapere tradurre le esperienze che ci hanno preceduto affinché
ciascuno e ciascuna figeina possa passarle al vaglio con il maggior numero di
strumenti possibili.
La valutazione del XIV Congresso sarà il prossimo mandato a darla. Se veramente riusciremo a trovare delle strategie per rilanciare l’interesse per il gruppo
locale come il luogo dove prendono corpo le nostre idee e le nostre iniziative,
vorrà dire che la passione e l’intelligenza del Congresso non sarà stata spesa invano.
Siamo al Qetzemani, come ci ha ricordato il culto finale, più che a Gerusalemme in attesa della discesa dello Spirito. Come la predicazione dell’evangelo
diventi iniziative concrete, quale sia la continuità o la discontinuità tra la fede e
la nostra vita è la discussione che ci divide, la lavoro dei mandato della Fgei,
cosi come il Consiglio ha iniziato ad impostare, dimostrerà se saremo stati capaci a arrivare assieme a Gerusalemme per attendere la discesa dello Spirito di
Pentecoste.
Per il Consiglio, Alessandro Spanu
llConsressoha detto*
Dalla mozione n. 24
Elezione del nuovo Consiglio
La votazione per l’elezione dei membri del Consiglio dà i seguenti risultati: Elena Caruso (28 voti), Marta D’Auria (28 voti). Beatrice Passerini (27 voti), Alessandro Spanu (26 voti), Barbara Grill (25 voti), Matteo Rivoira (23 voti), Samuele
Pigoni (22 voti), Davide Rostan (12 voti), Noemi La Fata (9 voti), Giorgio Guelmani (1 voto). Risultano eletti/e: Elena Caruso, Marta D’Auria, Beatrice Passerini, Alessandro Spanu, Barbara Grill, Mattia Rivoira e Samuele Pigoni.
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L’esperienza di una fseìna
u hai posto i miei piedi in un luo
1 qo favorevole». Era questo il motto del Kirchentag che si è svolto a
Francoforte dal 13 al 17 giugno e al
quale ho partecipato con Elisa Zerbinati e Susanna D’Auria, come rappresentanti dei giovani evangelici italiani. Prima di prendere parte a questo «giorno
delle chiese» abbiamo vissuto con 120
ragazzi provenienti da Egitto, Tanzania,
Corea, Sudafrica, India, Indonesia e ovviamente Germania per otto giorni durante i quali abbiamo avuto l’opportunità di apprendere notizie sulla vita delle comunità nei rispettivi paesi. Poi insieme abbiamo costruito il «Global
Youth Village», che ha occupato per
quattro giorni con numerosi Stands parte della fiera dove si è svolto l’evento.
Non ho parole per descrivere quei
giorni passati tra tanta gente... sembrava di essere a Roma durante il giubileo
dell’anno scorso. Sono rimasta colpita
da quei giovani tedeschi che riempivano la fiera, ma ancor di più che popola
vano lo stadio che pullulava per il cultól
finale.
Sono stati quattro giorni intensissimi
tra conferenze, studi biblici, concertii
danze e canti vivacissimi che erano
preziose occasioni per riunire tutta lo
gente diversissima che motivata affluiva da posti anche molto lontani, e che
ovviamente era munita di macchina fo'
tografica e telecamera per immortalar®
tutto nella memoria, nonché di sciarpette colorate contro il debito estern o
di color bianco e rosso simbolo del kirchentag contro la violenza.
A una settimana dal mio ritorno^
casa posso solo ringraziare Dio per
meravigliosa possibilità che mi ha dato
di parteciparvi, perchè ho potuto fa'*
tesoro di questa esperienza, di
incontri preziosi, perchè sono piena
nuove energie per costruire quialco^^
qui dove vivo senza scoraggiarrn'
fronte alle difficoltà e per continua
questo gemellaggio fonte di gioia!
Alessia Meli«*
REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15,10125 Torino (tei. 011/65520787; fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185, fax 081/291175).
^HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Sandro Spanu, Loretta Costantino, Virginia Mariani, Karen La Fata, Alessia, Giada, Maria, Peter, Sabina Barai, Giada La Fata, Massimo Gnone, Samueie
j*igoni, Alessia Melillo, Pietro Romeo (im^iginazione). PEF^LE FOTO: smgrazia, in parricolare, Nicol^ochat per le bellissime immagini che ci ha fatto pervenire.
^riformaÉ^oDDure; caraz@rifoj;^.it
la corr
idenzaj
ie; ror
Fascicolo interno a RIFORMA n. 27 del 6 lulgio 2001. Re
Fotocomposizione-. AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana
3. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsablf
Mondovì.
^i sensi di legg^ Piera Egidi^dizioni Protestanti srl, via SSwIno V n. 15 bisrTol25 Torino:
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^ERDI61UCLI02001
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
0 Era presidente del Consiglio di chiesa
fi Lucca è morto
j| fratello Franco Bono
I
nflMailCOMASEm
L 23 Chiesa val
dese ai Lucca ha perso il
Presidente del Consiglio di
Lesa, il rag. Franco Bono,
^to a La Spezia 73 anni fa
Bono era imparentato, da
arte di madre, con la famiÈi Arcangeli che ha dato vari
?tori alle Assemblee di Dio.
^sentiva profondamente
lezzino ed era stato, in anni
®tani, monitore della scuola
ioinenicale battista. Fin da
%ra aveva coltivato forti lejami con la Spezia Mission e
di particolare con l’ultimo
^omeSecretary, Roland Hall.
Era stato in una scuola biblica inglese dove aveva incontrato la sua prima moglie,
Luigina, proveniente dalla
ChiMa battista di Torino, da
cuiaveva avuto tre figli. Era
stato funzionario delTInam
in varie località d’Italia e particolarmente a Ferrara dove
aveva collaborato con il pastore Salvatore Corda e poi a
Roma. Abitando ad Acilia,
aveva partecipato alla nascita
della Chiesa evangelica di
Ostia, curata dal pastore
Franco Santonocito. Era stato
l’ultimo rappresentante in
Itaba della Spezia Mission e
(tagli Anni 70 era responsabile di Campus Cruciade, ora
Agape Italia. Tra i fondatori
della Comunione di Chiese
Libere nell’anno 1979, era ora
anche presidente del Collegio
dei revisori dell’Alleanza
evangelica italiana.
Da oltre 15 anni risiedeva a
Lucca e aveva partecipato allo
sviluppo della locale Chiesa
valdese divenendo membro
del Collegio dei revisori della
Conferenza distrettuale e della Commissione per l’evangelizzazione. Come predicatore,
aveva dato il suo contributo
alle comunità del circuito e in
particolare a quelle di Carrara
e di Rio Marina. In campo nazionale era molto conosciuto
• • • •! come ottimo organizzatore di
manifestazioni evangelisti: che. Con grande semplicità si
metteva a disposizione di tut
:Ele
Ales
nuele
Quel
sseri
I
te le chiese evangeliche senza
fare distinzione di appartenenza denominazionale e
aveva offerto la sua collaborazione anche a manifestazioni
ecumeniche che avessero carattere di evangelizzazione.
Costituiva, pertanto, uno dei
rari ponti tra le varie aree del
protestantesimo e dell’evangelismo italiano. La chiesa di
Lucca aveva in lui un solido
pilastro sia nel campo amministrativo e organizzativo sia
in quello della predicazione,
in cui era il più immediato
collaboratore del pastore.
Il 25 giugno, nel piccolo
tempio di via Galli Tassi, gli
abbiamo dato l’ultimo saluto
in un’atmosfera di profonda
commozione e di viva partecipazione. Erano presenti, accanto ai membri delle comunità evangeliche lucchesi
(valdesi. Fratelli, pentecostali
di Altopascio), credenti venuti da tutta l’Italia e il pastore
spagnolo Monels, responsabile di «Agape» per l’Europa
del Sud. Hanno dato la loro
testimonianza i pastori Franco Scaramuccia, Franco Santonocito, Blasco Ramirez, che
ha anche letto un saluto del
presidente dell’Alleanza evangelica Franco Sottile e lo
stesso Monels, che ha messo
in luce il carattere di Bono
come uomo, nel senso pieno
del termine, amico, collaboratore cristiano, servo di Gesù. Chi scrive queste note,
concludendo, ha portato i saluti della pastora Gianna Sciclone, del sovrintendente del
circuito Pagliai, e ha letto una
fraterna lettera del pastore
Mario Affuso evidenziando
come, al nostro Franco, che ci
ha preceduto, si applicasse il
brano di II Timoteo 4,7.
Don Piero Raffaelli, già segretario di monsignor Agresti, ba concluso con una preghiera che vibrava di affetto e
di solidarietà ecumenica. La
comunità di Lucca esprime la
sua fraterna vicinanza alla
compagna di Franco Bono,
Maddalena Rohner, e ai figli
Miriam, Anna e Davide.
^ Comunità metodista di Ponticelli
Nuove sorelle e fratelli
come segno di speranza
Un momento dell’Incontro di Rocca di Papa
A Rocca di Papa il 9-10 giugno
Scuole domenicali
del Lazio in festa
MANUELA VINAY
ALICIA TOURN
Alla fine del week-end
trascorso al Centro evangelico battista di Rocca di Papa, il 9 il 10 giugno, il sentimento che predominava un
po’ in tutti era una bellissima
stanchezza ricca di soddisfazione perché la festa delle
scuole domenicali, organizzata dalla Associazione delle
chiese battiste del Lazio e
dell’Abruzzo (Acebla) e dalTll° circuito delle chiese vaidesi e metodiste e alla quale
hanno partecipato le comunità bmv di Roma di via IV
Novembre e piazza Cavour,
Centocelle, Montesacro, Trastevere, la comunità di Albano, di Ariccia, Fontana di Papa e di Forano Sabina, si è
trasformata in una bellissima
opportunità di condivisione a
tutti i livelli. Il tema scelto per
queste due giornate era «Nessuno uguale, nessuno diverso», affrontato sin dal sabato
pomeriggio in una maniera
semplicissima ma altrettanto
efficace, con la proiezione de
«La gabbianella e il gatto».
Dopo il film i bambini e i ragazzi hanno lavorato sulle tematiche sollevate dal film, sui
diversi personaggi e sull’attualizzazione degli stessi. Un
gran bel fuoco acceso ha fatto
il culto!
isissimii
incerti,
erano
:utta lo
1 affini
, e che
lina foirtalaie
i sciarstero 0
del kit
LA TAVOLA VALDESE INFORMA
Otto per mille del 1998 (redditi del 1997)
Diminuiscono le firme per i valdesi
Non c’è limite alle brutte
sorprese. Abbiamo appena
ottenuto, dal ministero delle
Finanze, i dati relativi all’otto per mille dell’Irpef riguardanti il 1997 (dichiarazioni
a?i redditi 1998). Sulla base
or questi dati ufficiali, che
sono stati trasmessi al ministero del Tesoro, ci verrà
stogata la nostra quota Opm
^*2001. La realtà è assai
piacevole, anche se non co, ^sciamo ancora il gettito
Vftnplessivo delTIrpef. La il^iamo nello specchietto
’■Portato qui sotto. In un so
lo anno è crollato il numero
dei dichiaranti (da 31 a 25
milioni di italiani), il totale
delle scelte espresse (da 12
milioni a meno di 10 milioni), il numero delle scelte
espresse a nostro favore (da
193.000, pari aH'1,58%, a
127.000, pari all’1,33%).
Questo significherà una riduzione pesantissima del denaro a nostra disposizione. A
questo va aggiunto il fatto
che dobbiamo restituire allo
stato 1.076 milioni distribuiti
lo scorso anno e che le rate
dei mutui accesi negli scorsi
anni ammontano a circa 1,7
miliardi. Quanto ci rimarrà?
Entro due o tre settimane dovremmo conoscere l’ammontare esatto della cifra a
nostra disposizione. Nel frattempo dobbiamo prepararci
a vedere fortemente ridimensionate le nostre richieste per
l’Opm. E, in Sinodo, andrà
condotta una riflessione approfondita su ciò ..che sta avvenendo. Ogni'interpretazione di questi dati ci pare, al
momento, prematura.
per la Tavola valdese
Gianni Genre
Rena
laicosa
armi ^
tinuaN
3!
Melilla
7
Otto per mille delNrpef
ione delle scelte espresse dai contribuenti nelie dichiarazioni presentate negli anni ’96-98
di riferimento
dichiaranti
Scelta espressa
'“»scelta non espressa 17.452.687 (54,51%)
1996 (redd. 95)
32.018.203
14.565.516 (45,49%)
1997 (96)
1998 (97)
31.391.927
12.307.451 (39,21%)
19.084.476 (60,79%)
25.647.206
9.984.271 (38,93%)
15.662.935 (61,07%)
“■Ne scelte espresse 14.
'■^golari 14,
■“»anomalie
■Ne scelte regolari
Stato
.^esa cattolica
'finii
't>»e chiese crisi.
14,
2
11,
565.516
254.057 (97,86%)
311.459 (2,14%)
254.057
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(0,41%)
(1,48%)
(0,32%)
12.307.451
12.232.860 (99,39%)
74.591 (0,61%)
12.232.860
1.755.406(14,35%)
9.997.636 (81,73%)
78.556 (0,64%)
53.468 (0,44%)
193.886(1,58%)
74.584 (0,61%)
79.324 (0,65%)
da cornice ai giochi, ai balli
che hanno poi concluso la serata. Domenica mattina monitori e bambini si sono ancora divisi in gruppi (non prima di aver accolto i nuovi arrivati, e giocato e cantato con
loro), per lavorare ancora sulla diversità attraverso riflessioni, drammatizzazioni, e
cbi più ne ha più ne metta, a
partire dal testo biblico di
Marco 7, 24-30 (la donna sirofenicia). Il momento più
bello è stato sicuramente il
culto all’aperto del pomeriggio che ha visto veri interpreti
principali i nostri bambini e
ragazzi. Un culto molto colorato, molto movimentato
(magnifici i sette danzatori),
molto cantato, e parlato al
punto giusto. Protagonista indiscusso di questi giorni è
stato l’affiatamento e l’entusiasmo, sia dei bambini sia
dei monitori tutti, grandi e
meno grandi, felici soprattutto di esserci, destare insieme
condividendo i pasti, i canti, i
balli, i giochi, le riflessioni serie, le riflessioni meno serie,
una favola, una preghiera...
Al Centro battista di Rocca
di Papa un sincero e sentito
ringraziamento per l’ospitalità, e a tutti i presenti e agli
assenti un arrivederci all’anno prossimo, con l’augurio di
essere ancora di più.
Con profonda gioia e riconoscenza a Dio la comunità
metodista di Ponticelli ha vissuto il culto del 17 giugno che
ha celebrato le confermazioni di Giuseppina Sorrentino,
Antonio Di Domenico, Rita
De Liso, e le ammissioni di
Anna Russo e Gennaro Lanni.
Per la comunità tutta, riconosciuta soltanto tre anni fa come chiesa in formazione, la
presenza di queste nuove sorelle e fratelli che vogliono
, condividere il cammino di testimonianza dell’Evangelo in
un quartiere difficile della
periferia napoletana, è segno
che il Signore dona la sua benedizione e il suo aiuto per
sostenere questa sfida.
In apertura del culto, a cui
hanno partecipato circa una
cinquantina di persone tra cui
la comunità metodista di Ottaviano, i bambini della scuola domenicale hanno animato
con mimi il racconto della pesca miracolosa e della chiamata dei primi discepoli così
come sono raccontati dal
l’evangelista Luca al capitolo
5. La pastora Elisabeth Löh ha
predicato sulla diversità dei
doni e sulla necessità della loro condivisione (I Corinzi 12:
12-31). «I credenti - ha ricordato la pastora Löh - non devono mai perdere di vista che
la chiesa è corpo di Cristo,
che vuole ancora oggi incontrarci ed essere Signore della
nostra vita. Le confermazioni
testimoniano, infatti, la fedeltà a Cristo e non a una
chiesa in particolare».
A conclusione delle ammissioni i bambini hanno distribuito ai presenti dei pesci,
realizzati con del cartoncino,
che ciascuno ha poi posto in
un’ampia rete come segno
del discepolato che per alcuni inizia e per altri si rinnova.
Animati da un medesimo spirito di consacrazione, i presenti hanno intonato con
gioia l’inno «Eccomi manda
me!». La condivisione della
santa cena ha poi scandito la
fine del culto in questa domenica così speciale.
l.
AGENDA
7-8
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene un corso di «patchwork» a cura di Valeria Fusetti. Per informazioni tei. 0558652001; fax 055-8652900; e-mail: cares@centroin.it
ZARA (Croaza) — Sull’isola di Ugljan si tiene un campo giovani organizzato dalle chiese riformata e luterana croate in
collaborazione con le missioni norvegesi a cui possono partecipare anche giovani italiani. Info Pierdavide Coisson
(pierdavide@caramali.com) o tei. Barbara (0347-5220082).
23-28 luglio
TRAMONTI DI SOPRA — Al Centro «L. Menegon» si tiene il
campo donne sul tema «Ascolto e silenzio»; coordinatrici le
pastore Sabine Vosteen e Anne Zeli. Per informazioni: direttore Silvano Fani (0427-869087) o Anita Braschi (0432-907330).
30 luglio^ 4 agosto
LONATO (Bs) — Al Centro ecumenico Abbazia di Maguzzano
(v. Maguzzano 6), si tengono le giornate di fraternità e spiritualità ecumenica sul tema «Tutti siano una cosa sola (Gv.
17,21)». Per informazioni tei. 030-9130182; fax 030-9913871.
9.984.271
9.645.631 (96,60%)
338.640 (3,39%)
9.645.631
1.288.660(13,36%)
8.040.707 (83,36%)
42.011 (0,44%)
48.371 (0,50%)
127.776 (1,33%)
36.960 (0,38%)
61.146 (0,63%)
CRONACHE DELLE CHIESE
LA SPEZIA— Domenica 10 giugno si è tenuto il culto di chiusura dell’attività della scuola domenicale della comunità battista di via Milano. Il filo conduttore è stato il testo di Giovanni 4,1-42 sulla «samaritana al pozzo», già studiato nel corso
dell’anno. Il culto, ideato e realizzato dalle monitrici Jone
Orsini, Sara Marzioli e Paola Garbusi, è stato preparato con
la collaborazione di un «cantastorie» (Felice Orsini) che ha
cantato la storia della samaritana accompagnandosi alla
chitarra. La liturgia è stata animata dalle monitrici, e la predicazione è stata scandita dalla risposta del cantastorie a
una serie di domande formulate dai bambini. Nello stesso
tempo venivano evidenziati dei disegni che raffiguravano i
problemi posti dal testo; gli inni sono stati tratti dalla raccolta Cantate al Signore e la partecipazione sia dei bambini sia
dei presenti è stata molto alta e coinvolgente, (c.m.)
VILLASECCA — Gl ha lasciato, dopo un lungo declino, il giorno del suo 94° compleanno, il 18 giugno, Jenny Peyronel
ved. Bounous. Da tempo aveva deciso che il suo funerale
seguisse lo schema della vecchia tradizione valdese, con un
rito molto semplice, al cimitero. In questo modo l’abbiamo
salutata nel piccolo campo degli Olivieri. Rinnoviamo alla
famiglia l’espressione della nostra simpatia nella comune
speranza della resurrezione.
• Domenica 15 luglio, il culto delle 10 si terrà, Dio volendo,
non ai Chiotti, ma nel tempio di Villasecca. Avremo il piacere di battezzare il quell’occasione il piccolo Stefano Pietro Amedeo Massel, di Danilo e Maria Grazia Vigliani, a cui
auguriamo fin d’ora una vita benedetta dal Signore.
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ilïïHÂMA
Casa materna
ha 96 anni
DONATELLA ZAMPINO
IL 10 giugno l’istituto «Casa
materna» di Portici ha festeggiato il 96° anniversario
della sua opera a favore dei
bambini: le insegnanti e i
bambini della scuola hanno
preparato uno spettacolo
musicale dal titolo «Viaggiando attraverso l’Italia» nel corso del quale sono stati presentati, con canti, danze e
scenette, gli usi e le tradizioni
folcloristiche delle diverse regioni italiane divertendo e
coinvolgendo i numerosi presenti. Inoltre sono stati allestiti numerosi stand nei quali
sono stati presentati tutti i lavori realizzati dai bambini
della scuola materna ed elementare. Il ricavato della loro
vendita è stato interamente
devoluto al nostro progetto
solidarietà, per il quale i bambini hanno dimostrato nel
corso dell’anno sensibilità e
amore per il prossimo, sentimento che è alla base dell’opera di Casa materna. Tra i
presenti si è avuta la gioia di
avere tutti i membri del Comitato generale e internazionale di Casa materna e a loro
va un sincero ringraziamento
per le parole di lode che hanno avuto nei confronti degli
operatori e dei bambini, e soprattutto per il loro generoso
supporto economico senza il
quale l’istituto si troverebbe
in gravi difficoltà.
18
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
VENERDÌ 6
UJ^20|||
LALLARGAMENTO
DELL'EUROPA
JEAN-iACQUES PEYRONEl
A sei mesi dall’entrata in vigore dell’euro, lo stato di salute
dell’Europa appare molto incerto, e il recente referendum irlandese, che ha bocciato la ratifica del Trattato di Nizza, non
ha certo contribuito a migliorarlo. Il trattato di Nizza, nato
in extremis dalla travagliatissima Conferenza intergovernativa dello scorso dicembre, si può
definire «storico» in quanto indica le modalità, i tempi e i criteri di allargamento ad Est
dell’attuale Unione. Data l’arretratezza dei sistemi economici e
sociali della maggior parte dei
paesi dell’Est, si tratta di una
vera e propria scommessa ma,
come ha sottoli- __________
neato più volte il
presidente della
Commissione
europea. Romano Prodi, è un
dovere morale e
storico al quale
munque della scarsa attrattiva
di quell’oggetto ancora troppo
astratto e troppo lontano dalla
gente comune che è l’attuale Ue.
Più si va verso Nord, più sembra affievolirsi la voglia di Europa: la Gran Bretagna finora è
sempre stata euroscettica, la
Danimarca nel ’92 respinse.il
Trattato di Maastricht, la Norvegia sembra accontentarsi de}
suo splendido isolamento. Ma
soprattutto stenta a decollare il
dibattito sulla futura identità
politica e istituzionale della Ue:
un’unione federale sovranazionale, con un forte governo europeo, come vorrebbe la Germania; 0 una «federazione di statinazioni», come
ffiBrwiiiwiiiHU vorrebbe la Fran
Prodi, giustamente,
far SI che la Carta
ha chiesto un grande ^“ropea dei dirit
ti fondamenta
dibattito democratico lù proclamata a
Nizza, diventi la
l’Europa occi- g popolorC SUl futUCO vera carta d’idendentale non si tità della nuova
può sottrarre. dell'Unione europea Europa, accanto
Ora, di fronte e al di là dei sa
all’esito del refe- ^
rendum irlandese (al quale, è
bene ricordarlo, ha partecipato
meno di un terzo degli elettori
dell’isola) che cosa succederà?
Si bloccherà il cantiere Europa
così com’è stato bloccato il cantiere Tav in Toscana? Questa è la
domanda alla quale ha cercato
di rispondere Romano Prodi, in
un’intervista al giornale irlandese Irìsh Times nella quale ha
detto che da un punto di vista
giuridico l’allargamento ad Est
era possibile anche senza ratifica del Trattato da parte di tutti i
paesi membri. Il che ha scatenato, com’è noto, un putiferio in
molte capitali europee. Prodi
stesso ha difeso le sue ragioni in
una lettera pubblicata in prima
p;^ina del Corriere della Sera il
25 giugno, nella quale precisa
che il referendum irlandese pone una questione politica, non
legale. «Questo - scrive - nonostante qualcuno dica che è possibile, non è l’allargamento che
noi vogliamo. Un’Unione europea allargata ma superficiale e
inefficiente non è nell’interesse
di nessuno. Ecco perché abbiamo bisogno di Nizza, anche se il
Trattato non è perfetto».
Questo ci porta al cuore del
problema, cioè al dibattito sul
futuro dell’Europa dibattito
che, secondo Prodi, non deve
avvenire «dietro porte chiuse
ma in tutti i Parlamenti e in tutte le piazze del Continente». E
qui tocca il punto dolente della
grande impresa europea, quello
del «deficit democratico» o co
crosanti parametri economici che finora hanno
caratterizzato il processo di integrazione della Ue?
L’esito del referendum irlandese è tanto più sconcertante in
quanto l’isola di San Patrizio è il
paese che negli ultimi dieci anni, grazie ai fondi strutturali europei, ha avuto un vero e proprio boom economico e sociale.
Allora, perché questo no? È segno di una mentalità egoistica
interessata solo a ricevere e non
disposta a rinunciare alla «manna» europea nel momento in cui
la Ue si appresta ad allargare i
pali della propria tenda? Ma al
grande tavolo europeo, c’è posto per tutti coloro che accettano le regole che l’Ue si è data o
solo per quelli seduti a ponente?
E ci si sta solo per cercare di accaparrarsi la fetta più grossa
della torta o per condividere i
«pesci» e i «pani» che ognuno
ha? Su questo punto, le chiese
europee hanno una parola da
dire, per ricordare fi"a l’altro che
l’Europa non può vivere di sola
crescita economica. A bussare
alle porte della Ue non ci sono
solo i poveri dell’Est, ma anche
centinaia di migliaia di disperati «extraeuropei» che non hanno
fame solo di pane ma anche di
libertà, di democrazia, di giustizia. C’è un posto, degno, per gli
uni e per gli altri? Dire pubblicamente e con forza questa parola
è il modo migliore di mettere in
pratica la Carta ecumenica per
l’Europa firmata di recente,
proprio a Strasburgo.
Riforma
L Eco Delle ^lu '
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Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
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STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590,
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
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valli valdesi) £ 30.000. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1,000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L’Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testala
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 26 del 29 giugno 2001 è stato spedito dall'LIfficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 27 giugno 2001.
2001
Associato alla
Unione stamfM
periodica italiana
Il Piano dei
cento giorni
ro»), se non vengono previsti
contestualmente nuovi meccanismi di controllo sull’offerta e sulla domanda di lavoro? Sembra che chi dovrebbe rappresentare gli interessi e le richieste del mondo del lavoro non solo non
sia capace di esprimere proposte per riequilibrare la bilancia degli interventi governativi, ora decisamente spostati verso il mondo delle imprese, ma continui anche a
«farsi del male». Che cosa significa, in questo momento,
uno sciopero nazionale dei
metalmeccanici divisi per sigle di appartenenza?
Il quadro sociale si fa ogni
giorno più fosco; poche proposte: nessun quadro generale alternativo; incapacità di
condurre battaglie unitarie. Al
maxi disegno di legge del governo nessuna ipotesi comune per aggiornare, consolidare, riformare la nostra legislazione sociale: dai diritti dei lavoratori, alla scuola, alla sanità. E la nostra preoccupazione cresce: gli ultimi dati
Istat ci dicono che, contrariamente alle previsioni fatte, in
giugno l’inflazione ha continuato a crescere (più 3%) soprattutto per gli aumenti dei
settori energetici e alimentari;
la Corte dei Conti ha lanciato
un forte allarme sui conti
pubblici, perché sarà difficile
rispettare l’obiettivo del contenimento dèi deficit; il governatore della Banca d’Italia,
Fazio, denunciando un ritardo tecnologico del nostro sistema produttivo, chiede subito grandi investimenti nella
ricerca. E sul fronte del lavoro? Forse che la formazione
dei nostri giovani è all’altezza
della sfida di questi tempi?
Perché non si alza alcuna voce a ricordare la necessaria e
indispensabile preparazione e
qualificazione della risorsa
umana. Da questo fronte
sembra che chi deve proporre
precisi stanziamenti per lo
sviluppo sociale, oltre che
economico, sia in altre faccende affaccendato. O forse è
solo alla disperata ricerca della propria identità.
Doriana Giudici
Il vertice G8 a Genova del 20 luglio
Le iniziative degli evangelici
Un culto in italiano e in inglese nella chiesa della Riconciliazione a Sampierdarena (in zona Dinegro), il 20 luglio
alle ore 16, a cui seguirà un incontro pubblico con l’intervento di relatori italiani e stranieri, la diffusione di un documento su chiese evangeliche e globalizzazione approvato di
recente dal Comitato generale della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei): queste le ùriziative promosse
dalla Fcèi e dalla Federazione delle chiese evangeliche di
Liguria e Piemonte meridionale per i giorni del GB di Genova, nell’ambito delle manifestazioni organizzate dal Genoa
Social Forum. Alle iniziative parteciperà il vescovo metodista Bernardino Mandiate, .del Mozambico, rappresentante
del Consiglio ecumenico delle chiese.
Il sito web della Federazione delle chiese evangeliche liguri su cui è possibile tenersi aggiornati in merito alla partecipazione evangelica al «Genoa Social Forum» è:
http://www.fcelp.supereva.it
Inoltre, si possono far conoscere iniziative, se^alazioni,
integrazioni riguardo al GB e ai temi collegati, scrivendo a
monacoluca@libero.it
1 11 testo (della Fcei che sarà diffuso alle manifestazioni del G8
La giustizia e la salvaguardia del creato
Il testo che presentiamo è stato discusso e approvato dal Comitato generale della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei) e sarà diffuso in
occasione delle manifestazioni
organizzate a Genova dalle
chiese evangeliche nell’ambito
del Genoa Social Forum.
Nel constatare che la parte
più povera della popolazione
mondiale subisce un progressivo peggioramento delle
proprie condizioni di vita, riconosciamo che l’ingiustizia
economica e la distruzione
del creato contraddicono il
messaggio dell’Evangelo.
Consideriamo perciò imprescindibile il nostro essere
dalla parte di coloro che subiscono le conseguenze di
una globalizzazione economica guidata unicamente
dalla logica del profitto e
orientata da poteri economici forti non legittimati democraticamente. Collochiamo
questo nostro impegno nel
quadro del decennio di lotta
contro la violenza indetto dal
Consiglio ecumenico delle
chiese per il 2001-2010.
Chiediamo al governo italiano:
- di promuovere azioni
unilaterali di remissione del
debito dei paesi più svantaggiati all’unica condizione che
essi non acquistino sistemi di
armamento, contribuendo
nel contempo a sviluppare in
quei paesi programmi di sviluppo sociale nel campo
dell’educazione, della sanità,
della cura dell’infanzia, del
miglioramento della condizione femminile;
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a
domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 8 luglio,
ore 23,50 circa, andrà in onda: «GB a Genova: Globalizzazione
e impegno delle chiese evangeliche italiane»; «Invito alla lettura a Castel Sant’Angelo: la settimana dedicata all'identità protestante»; «“Il plurale indispensabile” un 'iniziativa promossa
dalla rivista multimediale "Golem”». La replica sarà trasmessa
lunedì 9 alle ore 24 e lunedì 16 alle 9,30 circa.
- di farsi promotore, nella
riunione del GB, dell’adozione di una «eccezione sanitaria» per i farmaci essenziali
gravati da onerosi brevetti,
che faccia prevalere il diritto
alla salute sul criterio del
profitto:
- di premere, nell’ambito
del GB, per l’adozione di effettive misure per la riduzione dell’emissione di gas di
serra da parte di tutti i paesi
industrializzati e comunque
dell’Unione europea;
- di garantire il diritto di
manifestazioni nonviolente
in occasione del GB;
- di garantire il massimo di
trasparenza riguardo alle
proposte che verranno avanzate nell’ambito del vertice e
riguardo alle discussioni e
decisioni del GB.
Nella convinzione che le
chiese cristiane debbano manifestare il loro apporto all’azione per la giustizia economica e la salvaguardia del
creato in obbedienza e in accordo con il loro mandato,
chiamiamo i credenti e le
credenti cristiane a qualificare la loro posizione in senso
cristiano alle manifestazioni
del Genoa Social Fomm, non
per differenziarsi o separarsi
dagli altri, ma per dare evidenza all’impegno dei credenti e delle loro chiese.
SUICIORNÀÌT^ rf>
L’Arena
Omosessuali credenti
Nel riferire la giornata Hi
mobilitazione dei gay di jj.
bato 9 giugno, svoltasi se^
incidenti nonostante le mj.,
nacce dei naziskin e la coni
tro-mobilitazione di gmnd
integralisti cattolici, il gio^
naie veronese l’indomari’
dice nell’occhiello che «I
giornata (...) non ha scon'
volto il fine settimana del
veronesi». Nella stessa pagj,
na un altro articolo riferisce
della realizzazione' di una
nuova casa per ammalati di
Aids, e riporta il parere di
Giovanni L. Giudici, «diacono dei gruppi omosessuali
credenti». La nuova struttn.
ra sarà aperta a Mestre.
Chiarisce Giudici: «Non c’è
una lira dello stato, ma sono tutti soldi che arrivano
dai gay. Segno evidente che
sanno fare del bene».
i^NOiire
Teologia e darwinismo
Un’intervista di Massimo
Giuliani a John F. Haught,
teologo cattolico della Georgetown University di Washington (16 giugno), affronta il problema delicato
dei rapporti fra darwinismoevoluzionismo e creazionismo (ma per esteso, pensiero teologico in generale,
compresi i vari letteralismi
diffusi negli Usa). L’approccio del teologo parte dalla
convinzione che «nell’era
moderna la teologia cristiana ha consegnato il regno
della natura alla scienza, riservando a sé la sfera umana e quella divina. Di conseguenza [la teologia] è rimasta estranea alla riflessione
scientifica in generale e
all’idea evoluzionista in particolare». Invece Haught è
convinto che «un apprezzamento della rivoluzione
darwiniana possa approfondire di molto la nostra comprensione di Dio». In che
modo? «Dal punto di vista
scientifico - spiega il teologo - è corretto dire chela
selezione naturale è un fatto
relativo nell’evoluzione della vita. Ma quando si pretende (...) che tale selezione
sia la spiegazione ultima
della vita e della sua diversità, allora non siamo più
nella scienza ma in una credenza». In realtà «la scienza
darwiniana apre a un’idea
di Dio assai più profonda
{...). Darwin ha aiutatola
teologia a recuperare un
senso di Dio più vicino alla
creazione come interezza
(...). Dopo Darwin (...) solo
una nozione di Dio corna
amore che si autosvuota ha
senso. Questo è il Dio che
soffre con la creazione e smva il mondo portandola
battaglie e le vittorie dell’evoluzione dentro la sua
infinita compassione».
nbttà
Comunità civile?
All’Isola d’Elba, e più P«,
cisamente a Rio Marina
organizza un meritevole r
stivai del cinema, in omag
Uni
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CAM
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cenza,
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registi girarono mella rea
isolana (fra cui L’età delj
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Anseimi dunque descrive
località (28 giugno), il “P .
se più “elbano" dell’isolacorsa al turismo di
sembra averlo risparinia '
Quanto all’Elba, essa è «iso
la che c’è: con i suoi pò» .
la Clic V. c. Gv/ii 1 VXV.W- , ,
arrugginiti un tempo pror
sul mare e solcati da ca
di serpentino; con la
piccola e civilissima .
nità valdese di Rio Mar^
con i suoi abitanti orgor
e ospitali». Chissà se a
sono meno civili...
19
020^'
ÜIm
PAG. 11 RIFORMA
SI
^ Festa alla Casa delle diaconesse
Affetto intorno a un'opera
Grande successo per la festa della Casa delle diaconesse, organizzata sabato 30 giugno e domenica 1“ luglio a Torre Pellice. L’afflusso di pubblico ha premiato un’edizione «compatta»
rispetto agli anni precedenti, ma che evidentemente non ha
inciso sulla grande partecipazione. Erano stati previsti 150 coperti, ma al pranzo di domenica sono intervenute ben 230 persone. La stessa passione per la Casa è stata dimostrata durante
il culto con la comunità di Torre Pellice (ha predicato il moderatore Gianni Genre) e nell’affluenza ai banchetti, alle conferenze e alla mostra sul centenario delle attività svolte dalle diaconesse. LFn piacevole fuoriprogramma pomeridiano si è avuto con il concerto dell’orchestra giovanile di Torino.
■ I
«l
1^1,
ili
Per il maltempo dell'estate scorsa
Priistinenc, annata scarsa
L’annata 2000 dei vini Priistinenc rosso e Prustinenc rosé è
stata presentata giovedì scorso nella sala consigliare del Comune di Prarostino, alla presenza di numerose autorità tra le quali
l’assessore provinciale Marco Bellion, l’onorevole Giorgio Merlo e il presidente della Comunità montana Pinerolese pedemontano, Paolo Foietta. «Il Prustinenc della vendemmia 2000
ha patito le situazioni meteorologiche poco favorevoli
dell’estate passata - spiegano dalla ditta Dora, che si occupa
della vinificazione del Prustinenc - raggiunge comunque una
buona qualità; addirittura la gradazione è più alta di quella dello scorso anno». Poco più di un migliaio le bottiglie prodotte
quest’anno, dunque decisamente di meno rispetto al passato.
Riforma
A.
Fondato nel 18481
no
ìsimo
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1 GeiWa), aflicato
ismo;ioni;nsie¡rale,
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procdalla
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Un giro di opinioni fra studenti e professori nel corso dell'esame di stato appena concluso
Paure e speranze dei «maturandi»
Una scadenza che porta sempre con sé una certa emozione. Secondo alcuni docenti l'approccio
è comunque serio e consapevole. Una novità: lo studio sulla realtà locale e II recupero di borgate
CMUIIIHIIWA MAURIZIO
NELL’ERA di Internet,
tra il telefonino e il
iomputer, un Sms e l’altro, l’esame di stato di licenza, edizione 2001,è
comunque in grado di
suscitare emozioni e tendoni, paure e patemi, coslofflie avveniva nel passato, azzerando tecnologie avanzate e generabili. Gli studenti, quel
tozzo milione quasi che
mentre gli altri sono in
vacanza si aggirano ancora, pallidi e sudati, per
reottidoi scolastici, come
stanno vivendo la prova?
Abbiamo chiesto ad alcuni di toro ma anche ai docenti come sta andando.
Wffliam, terza liceo classico, al valdese di Torre
Felce, forte di un 44/45
alle prove scritte, dice
«Fino all’ultimo bisogna
studiare, non ti senti mai
pionto abbastanza. Il doPOiteiiversità, le vacanin questi momenti
sembrano lontanissimi».
Gli altri protagonisti
dell’esame, gli insegnanti, che hanno condiviso
con ragazzi e ragazze le
fatiche di mesi se non di
Sflni, vivono anche loro
bavera e propria prova.
"Jbco Ramotti, docente
all agrario di Osasco,
fonimissario esterno a
Wea, dice: «Per affrontatele prove, penso soprat,tto al tema di italiano,
t^^ono intelligenza e
parazione, soprattutto
wfanno le tracce tra le
gli studenti dovevaa scegliere erano impe
gnative e facilmente si rischiava di fare male». Lia
Armand Ugon, insegnante di italiano al Liceo valdese di Torre Pellice, racconta: «Ho visto ragazzi
tremare per l’emozione
prima della prova orale la
scorsa settimana; credo
che tutti, proprio tutti gli
studenti stiano affrontando la prova con serietà; le
emozioni, nonostante gli
anni e le generazioni di
differenza, sono le stesse
che abbiamo provato anche noi di fronte alle prove d’esame».
La professoressa Manavella, dell’istituto tee
Gl
ARREDA
. Mobilificio vìa S. StcoNdo, 56
. AbbAdiA AlpÌNA -- PIneroIo (To)
IroNTE aUa caserma AÌpÌNi «BERARdi»)
0121 /20Ì 712 Fax 0121/505042
E'MaH: qRÌVA@qRÌVA.ÌT \»AWV.qRÌVA.ÌT
nico commerciale e per
geometri «Buniva » di Pinerolo dice: «I nostri ragazzi (circa 250) stanno
affrontando le prove con
molto impegno; sicuramente quella che li ha
messi più in crisi è la terza prova scritta, sulla
quale permangono dubbi
e rappresenta ancora una
novità. Nell’orale invece
stanno venendo fuori
prove interessanti e nuove, per esempio alcuni allievi porteranno all’esame orale dei video da loro realizzati sul recupero
delle borgate alpine. Anche le commissioni esaminatrici, qui al Buniva,
si stanno dimostrando disponibili alle novità multimediali e a far svolgere
ai candidati un colloquio
interidisciplinare».
Al «Curie» di Pinerolo,
indirizzi scientifico normale, sperimentale linguistico «Brocca» sono
circa 160 gli studenti che
stanno alffrontando in
questi giorni le prove
orali, che dovrebbero
concludersi la prossima
settimana; Tania, del
quinto anno sperimentale linguistico racconta: «È
stato un impegno molto
importante e gravoso, ma
ora è fatta e guardo in
avanti; mi sono trovata
bene con la commissione
e il colloquio è partito
dalla mia tesina (sull’antisemitismo), per cui ho
potuto parlare sentendomi a mio agio».
Le rappresentanze sindacali
Rinnovo delle Rsu
alla Caffarel
Rinnovo delle Rsu allo
stabilimento Caffarel di
Luserna San Giovanni.
Nelle elezioni della scorsa settimana, svolte prima della scadenza per le
dimissioni anticipate dei
delegati, si è registrata
una percentuale di afflusso al voto che sfiora il
75%, anche se il numero
dei candidati era minore
dei posti disponibili.
Quindi alla fine della
consultazione tutti i candidati sono stati eletti: 7
delegati li ha ottenuti la
Cgil e uno la Cisl, che per
i prossimi tre anni rappresenteranno gli attuali
431 dipendenti dell’azienda lusernese. Soddisfazione viene espressa
dai sindacati: «È andata
bene, siamo contenti
dell’esito del voto - commenta Fedele Mandarano della Cgil - la percentuale di votanti è stata
molto alta e per la prima
volta hanno partecipato
anche alcuni impiegati».
In questi giorni alla
Caffarel i sindacati incassano anche una causa
molto importante vinta
contro l’Inps, che non
intendeva riconoscere lo
stato di disoccupazione
per i 150 dipendenti che
lavorano con contratto di
part-time verticale ciclico. In questa occasione,
in qualche modo storica
addirittura a livello nazionale, il giudice ha dato ragione alla causa della Cgil. Il sindacato cercava di dimostrare che
nei 3 mesi di non lavoro
il dipendente è a tutti gli
effetti disoccupato e come tale deve essere considerato. Non è d’accordo l’Inps, che sostiene
che il lavoratore in base
al suo contratto sa bene
per quanti mesi all’anno
sarà occupato. «In quel
periodo i dipendenti
hanno il loro libretto e
possono andare a lavorare da altre parti - ribatte
Mandarano - oppure, come già è successo, possono anche lavorare per
l’azienda stessa. Questo
dimostra che devono ricevere la retribuzione come disoccupati». Staremo a vedere le reazioni
delle parti nelle prossime
settimane; nulla sembra
essere definitivo.
ICONTRAPPUNTOI
PER SAPER ACCOGLIERE
NULLA SI INVENTA
PIERVALDO ROSTAN
L'ospitalità ai
villeggianti
richiede buona
viabilità e un
buon terziario
Se c’è rm tema su cui, come valdesi ma anche semplicemente come popolazioni che hanno alle spalle
lunghe tradizioni di emigrazione e di viaggi, dovremmo essere pronti e ricettivi, è quello dell’accoglienza. E non ci riferiamo
in questo caso all’accoglienza verso il diverso,
l’immigrato,
argomento di
per sé importantissimo e
meritevole di
costante attenzione, ma
in questo caso
ci riferiamo
alla capacità
di accogliere i
visitatori, gli
ospiti, i turisti.
E già che siamo alla vigilia
di una nuova stagione di
vacanza e che l’evento olimpico a sua volta si avvicina forse più di quanto ci
si renda conto, parlare di
capacità di accogliere non è
affatto secondario.
In molti hanno vissuto
almeno una volta l’esperienza di trovarsi in Trentino oppure in Val d’Aosta o
nelle Alpi Bellunesi (per restare in Italia) o in Svizzera
e scoprire la bellezza di un
paesaggio accogliente, di
case curate e coperte di fiori, di «isole pedonali» che
non sono semplicemente
strade chiuse al traffico ma
vere e proprie passeggiate
fra locali e laboratori piacevoli e «intriganti». Accade così da noi?
La risposta ciascuno di
noi può darsela. Ma visto
che non potrà che essere
negativa, è urgente provare
a dare una netta sterzata.
Altrimenti dovrebbe davvero essere paranoico continuare a puntare su una
vocazione turistica della
nostra zona come fonte di
sviluppo (sostenibile) e di
reddito. Certo rispetto a
qualche anno fa ci sono
piccoli segni di inversione
di tendenza (che magari
scontano anche l’imbecillità di chi di notte si diverte
a distruggere fioriere o a
scrivere sui muri) ma nel
complesso le cose da fare
sono davvero ancora molte. In sostanza non deve bastare che ci si impegni per
realizzare questa o quella
strada di collegamento per
portare dei turisti in un posto tutt’altro che attraente,
a meno che... non si immagini un futuro della zona
montana, o pedemontana,
come semplice dormitorio:
in tal caso, per chi parte al
mattino presto e torna la
sera tardi, e U suo tempo libero lo vive altrove, può
bastare una viabilità che
funzioni meglio e un supermercato per gli acquisti.
E parlando di acquisti
ecco un altro capitolo interessante. Il commercio e gli
esercizi pubblici. Già alle
prese con una congiuntura
che deve fare i conti con U
proliferare di
supermercati, il settore
commerciale
gioca un ruolo fondamentale nelle dinamiche dell’accoglienza,
spesso più di
un ufficio turistico. Dal
modo di servire un caffè o di presentare un prodotto «del territorio» un turista può ricavare
un’immagine più o meno
piacevole del posto dove si
trova, essere indotto a fermarsi oppure a partire di
corsa, a parlar bene di quel
paese con i propri amici
oppure a non ritornarci
mai più. Ricordo ancora
con un po’ di preoccupazione (ma per fortuna nessun «Chi l’ha visto» se ne è
occupato) quelle due ragazze tedesche incontrate l’an
no scorso lungo un sentiero dell’Inverso di Torre
Pellice alla ricerca, cartina
Gta alla mano, della strada
per raggiungere il rifugio
Valanza sopra Rorà.
Non sapevo io come loro,
che il rifugio è chiuso da
cinque anni (avranno tro
vaio l’agriturismo aperto
nel frattempo non troppo
lontano?). E penso a tutte le
volte che turisti incontrati
casualmente chiedono dove comprare prodotti artigianali del territorio: già,
dove, ma soprattutto, quali? Ed ecco che è facile comprendere come una cultura
dell’accoglienza sia ancora
tutta da costruire: affinché
la gentilezza del commerciante sia il più autentica
possibile (e non im sorriso
incollato sulle labbra per
vendere un pezzo in più) e
il visitatore possa cogliere
nel prodotto che acquista e
nel suo realizzatore o ven
ditore, il segno di un terri
torio con una sua specifica
storia, oggi impegnato a
dare un significato al suo
agire quotidiano.
Ciò è importante oggi
per gli ospiti che stanno
per arrivare, ma lo sarà an
cor di più con Ravvicinarsi
delle olimpiadi e con la fol
la di internazionalità che
esse porteranno.
20
PAG. 12 RIFORMA
NO AL G8: AZIONE A PINEROLO — Il Coordinamento pinerolese contro il G8, oltre a riunirsi
tutti i giovedì da circa un mese nella sede di Stranamore a Pinerolo, lo scorso sabato 30 giugno ha
manifestato davand al Carrefour, boicottando in
modo pacifico i prodotti della multinazionale
Danone; un gruppo di circa 50 persone ha informato i consumatori che si apprestavano a far la
spesa delle politiche globalizzanti della multinazionale, invitandoli a riflettere a favore di un
consumo più critico e consapevole. La Cub, in
occasione del vertice G8, indice una giornata di
sciopero nazionale per venerdì 20 luglio con manifestazione a Genova. Sono organizzati anche
dei pullman (informazioni allo 011-655454 e
011-282929). Venerdì 6 luglio a Torino dalle 18,
alla Cascina Gaione in via Guido Reni ci sarà
un’assemblea cittadina con festa e dibattito.
CITTÀ D’ARTE — Domenica 8 luglio città d’arte a
porte aperte per quattro Comuni dell’Alta vai
Chisone: Fenestrelle, Pragelato, Roure, Usseaux.
Numerosi i luoghi storici e naturalistici da visitare, dal celebre forte San Carlo a Fenestrelle ai
murales di Roure, dalle meridiane di Balboutet a
Usseaux ai borghi antichi di Pragelato. Sono
previste inoltre escursioni naturalistiche guidate
ai parchi Orsiera Rocciavrè, Serva di Chambons
e vai Troncea. Sarà anche possibile degustare
prodotti tipici e il Pan Foumià in tutti e quattro i
Comuni. Domenica 8 le associazioni di volontariato Arcobaleno, Itaca, Lila esporranno, a Fenestrelle, manufatti realizzati da un gruppo di pazienti sieropositivi e una mostra di disegni legati
al problema dell’Aids; inoltre verrà distribuito
del materiale informativo e sulla prevenzione.
SCAMBI CULTURALI TRA GIOVANI — L’associazione «Lou cialoun» organizza uno scambio
all’Isola d’Elba dal 28 agosto al 7 settembre, per
discutere e confrontarsi sui temi attuali della rinascita del neonazismo e della violenza. 11 campo è indicato per ragazzi e ragazze dai 15 ai 18
anni: per informazioni rivolgersi a Silvia 0121909766 o ad Ale, 0121-909718.
CIANTÂ E SUNÂ A MASSELLO — Per il secondo anno la Pro Loco di Massello e il coro Eiminal organizzano la manifestazione «Ciantà e sunà en
marciant për là burgià». L’appuntamento è per il
prossimo fine settimana con la presenza di
gruppi e cori nelle borgate e nei sentieri di Massello. La manifestazione si snoderà su due diversi itinerari che tuttavia si intrecciano: qua e là si
troveranno dei punti di ristoro con piatti tipici.
INTERROGAZIONE DI MERLO SULLA FERROVIA —
Giorgio Merlo, parlamentare pinerolese dell’Ulivo e da poco nominato nella commissione Ambiente e Lavori pubblici della Camera, ha presentato al ministro dei Trasporti un’interrogazione
in merito alle prospettive della linea ferroviaria
Torino-Pinerolo-Torre Pellice penalizzata dal
nuovo orario che prevede una riduzione di treni
e corse che si interrompono ai margini della città.
La linea, ricorda Merlo, è già fortemente penalizzata dai recenti eventi alluvionali. «Qual è l’orientamento dell’azione del ministero dei Trasporti
per evitare il deperimento della tratta e soprattutto, la linea risulta ancora nei programmi di investimento, già annunciati con enfasi dalla Regione Piemonte, che prevedevano il raddoppio,
seppur selettivo, della tratta Pinerolo-Torino?»,
sono alcuni interrogativi posti da Giorgio Merlo.
UNIVERSITÀ E OSPEDALE — L’Asl 10 ha messo a
disposizione dell’Università degli Studi di Torino le attrezzature e professionalità presenti
all’ospedale Agnelli per consentire la formazione ai giovani medici specializzandi. Svolgeranno
attività di tirocinio i medici iscritti alla Scuola di
specializzazione in anestesia e rianimazione e
alla Scuola di specializzazione in cardiologia.
TERREMOTO: PICCOLA SCOSSA IN VAL PELLICE
— Erano le 21,35 di domenica 1“ luglio, quando
una brevissima scossa di carattere sussultorio
ha fatto tremare le case. 11 microsisma si è sentito in buona parte della vai Pellice.
ORSIERA ROCCIAVRÈ: INIZIATIVE ESTIVE —
Continuano le manifestazioni organizzate dal
Parco naturale Orsiera Rocciavrè e dalle Riserve
di Chianocco e Foresto. Domenica 8 l’appuntamento è alle 9 nella piazza di Villaretto (Roure)
per l’escursione alla borgata. Sempre alle 9, con
ritrovo al parcheggio del Colle delle Finestre, si
parte per visitare le rovine della stazione eliografica di Punta di Mezzodì (2.640 m slm). Alle
15,30, alla certosa di Montebenedetto, si terrà il
concerto del gruppo tradizionale «Dòna Bèla».
Informazioni allo 0121-83757.
E Eoo Delle "^,lli "^àldesi
venerdì 6 luglio
Un «cartello» Pinerolese contro il vertice di Genova
Anche tu sei di Seattle?
Una nnanifestazione aH'ipermercato Carrefour per
testimonianre che è possibile un altro modello di sviluppo
MASSIMO CNONE
Forse sarà venduto
anche in Italia il nuo
vo videogioco, già commercializzato negli Stati
Uniti, che consente di diventare, almeno virtualmente, un «pericoloso»
esponente del «popolo di
Seattle». La simulazione
trae spunto dalle azioni
dei manifestanti che tennero sotto assedio il vertice dell’Organizzazione
mondiale del commercio
ospitato nella città nordamericana. È incredibile come il mercato, con
abili mosse commerciali
e culturali, sappia convertire in profitto le rivendicazioni dei suoi
stessi oppositori. Mancano due settimane alla
riunione annuale delle 8
maggiori potenze industriali in programma a
Genova dal 20 al 22 luglio
e anche nel Pinerolese si
moltiplicano le iniziative.
«Un altro mondo è possibile? Sì, Senza G8!».
Questo è lo slogan del
Coordinamento contro il
G8 del Pinerolese, folto
gruppo di soggetti dall’Alp all’Arci, dalla Fiom
al Prc, dai Verdi ai Ds e
Legambiente, da Radio
Beckwith alla Comunità
cristiana di base, che è
già stato protagonista sabato 30 giugno di una
manifestazione al supermercato Carrefour di Abbadia. Obiettivo: prima di
tutto sensibilizzare e poi
promuovere il boicottaggio dei prodotti Danone,
la multinazionale divenuta simbolo della globalizzazione neoliberista che
licenzia mentre fa profitti. Prossimo appuntamento al McDonald’s.
Giovedì 28 giugno la
sala del Centro sociale di
via Lequio è gremita per
il dibattito con la partecipazione di Alberto Castagnola, esperto in economia internazionale e rappresentante della rete di
Lilliput, fra i promotori
del Genoa social forum.
«La situazione è preoccupante - dice Castagnola a Viterbo l’università è
stata chiusa quando è
stato organizzato un incontro sugli organismi
geneticamente modificati. C’è qualcosa che si
muove, di cui non conosciamo la portata». Castagnola si sofferma anche sul movimento che si
prepara a contestare il
vertice G8: «Soffriamo
ancora di spontaneismo
e questo è un rischio
molto grave». A farne le
spese potrebbe essere
l’ala nonviolenta, in questi giorni già tenuta da
parte da stampa e televisione. Venerdì 29 giugno
a Pinerolo un altro dibattito con Enrico Peyretti,
del Centro studi Sereno
Regis, e Antonella Visintin, della Chiesa valdese.
Nel Pinerolese c’è chi
non ci sta a diventare un
videogioco. Alcuni restano in zona, per il volantinaggio: qualcosa si è già
visto al Pra durante la
Tre Rifugi di domenica
scorsa e anche una settimana prima a Rorà in
occasione del concerto al
Parco montano. Dalla vai
Pellice partiranno per
Genova una decina di
persone costituitesi come «gruppo d’affinità».
Impianti sportivi a metà luglio ‘
Rorà cambia volto
con nuove strutture
CI
Rorà, un paese fiorito.
Grazie a un’iniziativa dell’amministrazione, il centro del paese ha cambiato
volto. «Abbiamo chiesto
la concessione ai proprietari di case lungo la strada principale - dice il sindaco, Giorgio Odetto - e
così a spese del Comune
abbiamo piantato una serie di roseti». Durante
l’estate sarà Inaugurata
una serie di opere iniziate nei mesi scorsi. Entro
la metà luglio è prevista l’apertura del nuovo
campo sportivo polivalente (destinato a tennis e
calcetto) e del campo da
calcio ormai rimesso in
sesto. «Sono arrabbiato
con le imprese perché
non si arriva mai alla fi
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Redatto il nuovo
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Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Settecento milioni di avanzo
LILIANA VICLIELMO
La discussione sul rendiconto di ge
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stione dell’esercizio 2000 e sul conseguente assestamento di bilancio per
il 2001 ha occupato una larga parte
della seduta del Consiglio della Comunità montana valli Chisone e Germanasca tenutosi lunedì 25 giugno. L’assessore al Bilancio della Comunità,
Riccardo Léger, ha illustrato le tabelle,
soffermandosi sulle spese correnti (poco più di 5 miliardi) rimandando alla
sostanziosa relazione che accompagnava le cifre in esame. Ha anche spiegato che il cospicuo avanzo di amministrazione (698 milioni) è il risultato di
contributi giunti in ritardo, come il
rimborso dell’Asl 10 per il settore socio-assistenziale.
Le proposte della giunta sul come
spendere i 698 milioni dell’avanzo
hanno dato il via a una serie di interrogazioni da parte dei consiglieri. Partendo ad esempio dal contributo di 50 milioni a sostegno della seggiovia di Frali
si è esaminato con molta apprensione
la questione degli impianti pralini. La
situazione è ancora al livello delle promesse e si può ben capire il sindaco di
Frali, Franco Grill, il quale si domanda,
dopo che il suo Comune si è impegnato per cifre notevoli, se sarà possibile
ricavare qualche posto di lavoro.
Un’altra discussione poi si è accesa
tra i consiglieri a proposito del previsto
contributo di 5 milioni a favore di una
dimostrazione che dovrà svolgersi nelle zone boschive per informare gli operatori sulle più recenti tecniche di utilizzazioni forestali. I contrari hanno sostenuto che sarebbe meglio «mettere
in piedi una squadra locale che guardar lavorare macchine costosissime
che non ci potremo mai permettere».
Altri hanno sollevato il problema delle
piste boschive e dei lotti comunali che
non trovano compratori.
Come penultimo atto, il Consiglio ha
approvato il regolamento per la concessione di sussidi, sovvenzioni e contributi a enti o associazioni senza scopo
di lucro che operino sul territorio della
Comunità montana. Quest’ultima potrà anche concedere il proprio patrocinio a iniziative particolari, con Tutilizzo
del logo. Fer l’anno in corso, le domande dovranno essere presentate entro il
15 ottobre, per attività che si svolgeranno nel primo semestre del 2002.
Infine è stata apportata una modifica
alla convenzione con il Comune di Ferosa Argentina per la costruzione del
bocciodromo per il quale la Comunità
montana chiederà alla Regione un
contributo di un miliardo e accenderà
un mutuo di 300 milioni con l’Istituto
per il credito sportivo.
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«L'eco delle valli valdesi-Riforma»
Il Toroc in visita
Una delegazione del
Toroc (il comitato olimpico torinese) ha incontrato la scorsa settimana
la nostra redazione a Finerolo. Il presidente, Valentino Castellani, e il vice, Rinaldo Bontempi,
con Erminio Ribet e Roberto Daneo che curano i
rapporti con gli enti locali e il territorio e l’addetto
stampa, Loris Gherra,
hanno fatto il punto della
situazione per quanto riguarda gli investimenti
nel Finerolese in vista
delle Olimpiadi apprezzando il lavoro di informazione che la stampa
locale svolge rispetto al
territorio; da più parti è
stato rimarcato l’aspetto
culturale delle valli valdesi, con la loro storia e con
il loro «unicum» di parte
d’Italia con forte presenza protestante: una presenza che, nel contesto
olimpico, riveste un ruolo decisamente maggiore
fra atleti e famiglia olimpica di molte nazioni.
Il direttore di Riforma,
Eugenio Bernardini, ha
ricordato una riflessione
emersa all’interno della
Conferenza del I distretto svoltasi poche settimane or sono: «Delle
Olimpiadi preferiamo rimarcare la dimensione
dell"ora et labora", piuttosto che quella frivola e
commerciale del “panem
et circenses"».
Da sin. Bernardini, Casteliani, Bontempi, Daneo, Ribet
^ A Porte
Festa dei
partigiani
Fare incontrare gli ex
partigiani e le loro famiglie in una festa che li
riunisse in allegria ma
anche con momenti di
riflessione era l’obiettivo,
centrato per altro, della
«Festa partigiana» che si
è tenuta sabato 30 giugno a Forte. La mattina è
stata caratterizzata dall’incontro dibattito a cui
hanno partecipato tra gli
altri l’aw. Vittorio Negro,
presidente provinciale
dell’Anpi, il senatore Elvio Fassone e ben tre degli ultimi sindaci portesi.
A questo riguardo è
stato fatto rimarcare, a
testimonianza di quanto
sia sentito in paese il tema della libertà, che Forte oltre ad avere tutte le
vie la piazza e la scuola
dedicate ai diversi partigiani del paese caduti
nella lotte di Resistenza
ha praticamente tutti i
suoi consiglieri comunali iscritti alTAnpi e sono
allo studio diverse iniziative per continuare a
mantenere vivo l’impegno per i valori della lotta partigiana.
■Æ Nuovo sportello a Torre Pellice
Turisti da «Arnaud»
PIERVALDO ROSTAN
L» UFFICIO «Arnaud» è
I in funzione da tre
mesi; poco per trarre delle conclusioni eppure è
già possibile fare delle
prime valutazioni. Anzitutto che cos’è? Non certo un’alternativa al «Barba» del Centro culturale
valdese o all’ufficio di
informazione turistica
presso la Fro Loco.
L’idea, fortemente sostenuta dal presidente
del comitato della Foresteria di Torre Fellice,
Roberto Frochet (e infatti
l’ufficio è ospitato nei
rinnovati locali della
struttura ricettiva che si
affacciano su via Arnaud)
sta già mostrando le sue
potenzialità: «Il compito
di questo ufficio - spiega
Marco Bellora, direttore
della Foresteria - è quello di offrire un primo approccio informativo, rispetto al territorio e in
particolare al mondo valdese, una sorta di prima
“scrematura” da cui si
capisce quali sono le richieste 0 le esigenze del
visitatore che si ha di
fronte». Di lì consegue la
scelta della sistemazione
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(solo un 50% di chi®
affacciato all’ufficio*
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aggiunge Marco BeW ^
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dalle 15,30 alle
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21
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2001
-— E Eco Delle ^lli moEsi
PAG. 13 RIFORMA
L'iniziativa nelle valli Chisone e Gernnanasca
° Chi sono i giovani in valle?
eli interlocutori, fra i 15 e i 19 anni, chiedono soprattutto
luoghi di ritrovo e opportunità di aggregazione
DAVIDE ROSSO
Eseguire una mapoatura della realtà
giovile delle valli Chiane e Germanasca fa^do emergere gli intensi e i bisogni,dei più
»iovani che vivono sul
Utorio e contemporaneamente verificare e
analizzate la presenza di
.3 r"pp‘
teinjS
lo coni.
tone,n
onfoi
Per dare una
a questa esigenza la Comunità montana
i# Chisone e Germanasca, avvalendosi anche di
un’flnanziamento regionale, sta promuovendo in
questi mesi una ricerca
stila realtà giovanile dei
leEifnuni che compongono il proprio territorio.
«La fascia di età presa in
considerazione - dice Loretta Costantino, psicologaresponsabile della rirtnj' cerca insieme all’animauiceLauraGiarusso-è
” quella dei nati dal 1982 al
' . ® ' 1986. Abbiamo iniziato a
Inorare al progetto a feb
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«La scopo della ricerca
cioè - dicono in Comunità - è fornire delle in„frmazioni utili sulla realtàvista con l’ottica dei
i in modo tale che
sia possibile progettare
dando una risposta mirata in grado di soddisfare
le reali esigenze e i reali
desideri giovanili».
Che cosa sta emergendo dai primi dati raccolti
sul territorio dalle due ricercatrici? «Già in questa
fase - dice ancora Costantino - si manifesta
molto forte l’insoddisfazione dei ragazzi e delle
ragazze. Questi lamentano la mancanza di punti
di incontro, di strutture
dove svolgere delle attività, di locali (discoteche,
cinema). Sul territorio
sono presenti attività come la ludoteca di valle ed
estate ragazzi, ma queste
iniziative sono rivolte solamente ai bambini delle
scuole elementari e delle
scuole medie. Una volta
raggiunta la scuola superiore i giovani vengono
persi di vista ed è molto
difficile riuscire ad agganciarli di nuovo ed
emerge in modo preoccupante il problema dell’alcolismo. Fra i giovanissimi spesso l’unica alternativa a stare nella
strada o nelle piazze è
quella di andare nei bar e
bere. Fare festa spesso è
sinonimo di ubriacarsi».
La ricerca in corso, che
prende in esame tutto il
campione di 700 ragazzi
che vivono nelle valli,
prevede diverse fasi, alcune delle quali già svolte
altre in fase di realizzazione. «Inizialmente, avvalendoci della collaborazione dei 16 Comuni del
la Comunità - spiega la
Costantino - abbiamo
raccolto dati sulla popolazione giovanile e sulle
iniziative in ogni singolo
Comune. Quindi abbiamo contattato i gruppi
giovanili e le associazioni
presenti sul territorio al
fine di ottenere informazioni sulla realtà e sulla
vita dei gruppi. Sono state contattate anche le
strutture territoriali che si
prendono cura del disagio giovanile (in questo
caso per valutare la forma e l’entità del disagio e
per analizzare attraverso
quali canali si esplica) e
quelle nelle quali è possibile, per i giovani, prestare attività di volontariato
(Croce Verde, centri per
anziani, oratori, risorse
turistico culturali, Aib),
per analizzare l’impegno
dei giovani in questo settore. Passo successivo è
stato l’elaborazione e la
distribuzione di un questionario ai giovani con lo
scopo di analizzare la
partecipazione dei giovani a livello di gruppo, la
qualità del loro tempo libero, i loro desideri, interessi e bisogni».
Le risposte ai questionari, che sono già stati ritirati e sono ora al vaglio
delle ricercatrici, sono
state circa il 75%, di quelli
distribuiti. Al termine
della ricerca, oltre a un
documento generale, i
dati saranno anche disponibili in forma disaggregata per ogni singolo
Comune.
Comunità montana vai Pellice
Trovati i fondi per
la Protezione civile
IHASSIMOGNONE
UN anno di vacche
magre per la Comunità montana vai Pellice.
Dal rendiconto 2000 si
scopre che, rispetto al
1999, le entrate sono scese di oltre un miliardo,
passando da un totale di
oltre 13 miliardi ai poco
meno di 12. È dagli enti
superiori, come Stato e
Regione, che la diminuzione di contributi e trasferimenti è stata particolarmente significativa:
dagli oltre 6 miliardi e
700 del 1998, ai 6 miliardi
del 1999 fino al tonfo del
2000, con la caduta a 5
miliardi e 200.
Nella seduta di mercoledì 27 giugno il Consiglio ha approvato il conto consuntivo dell’anno
2000, che determina poco più di 157 milioni di
avanzo di amministrazione: soltanto 70 di questi (fondi Bim già previsti
nel 2000 proprio per
questo capitolo, ma successivamente non spesi)
sono rimessi a bilancio
di quest’anno, con una
variazione approvata nel
corso della serata: costituiranno una prima parte dei fondi destinati al
nuovo piano intercomunale della Protezione civile, che nei prossimi tre
anni richiederà l’esborso
di 2 miliardi e mezzo da
parte delle tre Comunità
montane del territorio.
«Sono perplesso per i
contenuti della relazione
- esordisce in apertura di
dibattito sul consuntivo,
il consigliere Giovanni
Due gruppi di studenti ospitati vicino a Dublino e a Heidelberg
Collegio si fa lezione oltre confine
In Irlanda...
feCome ë ormai consue
ìllice
d»
ludine da alcuni anni,
®che quest’anno il secondo anno del Collegio
'^dese ha avuto l’occasione di partecipare a
"no scambio con una
stuoia irlandese. Non ci
sono stati problemi a socializzare con i nostri
Corrispondenti del Christian Brothers College di
wnkstown, vicino a Duplino, data la loro cordia
,i chi si
fficioA —,„aiaiaiuiuc^
occuf iitàedisponibilità,
jraosp i II ricco programma
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' visita di Tori
u i musei Pietro
n i dell’automobile e
* e una gita
i,/®^'nghe dove, dopo
7^ita del centro stodi Alba, il gruppo itaj'^dese è stato ospite
8 Mienda vinicola Ve^0 tagelo, nei pressi di
, Morra. Durante il rinjofferto dall’azien®o stati degustati al.. Ira i più rinomati viJl.*’*emonte. La gior^ conclusa con la
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^ .,tilU 1 . in IrlnnHo oxr
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lingua straniera: in famiglia infatti è stato necessario parlare inglese per
essere compresi, e piano
piano gli studenti si sono
abituati a capire quello
che veniva detto loro, impresa decisamente ardua
dal momento che, essendo la loro lingua madre,
gli irlandesi parlavano
molto in fretta, tendendo
a non pronunciare alcune
lettere delle parole. Sono
state numerose e interessanti le gite offerte agli
studenti italiani: un viaggio in battello alla città
inglese di Chester, di origine romana, il porto peschereccio di Wexford, il
centro di Dublino con il
suo castello, il Trinity
College e il museo della
birra Guinness.
Questo viaggio ha permesso di imparare nuovi
vocaboli, migliorare l’inglese e conoscere abitudini diverse da quelle italiane. Inoltre gli studenti
si sono confrontati come
gruppo: vivendo dinamiche differenti da quelle
scolastiche si sono «riscoperti» e ognuno di loro si è proposto in maniera più spontanea e divertente.
Gli studenti del Collegio a Dublino
i stu
W jjj 'R Irlanda, svoltosi
■ ® aprile e preparato
®®rie di lezioni sul
fi, durante le quali è
. 3Rche tradotta in
la canzone «Il cieIju,. ®’"da» della cani®oia Eiorella Mantofij’pffrirla come ri' ^Sli amici ospiti, si
lo all’insegna della
Alice Borlandelli
e Micael Rivoira
(II anno scientifico)
...e a Heidelberg
Il 23 aprile scorso, in
una bella giornata di primavera, sono arrivati al
Collegio valdese 15 ragazze e un ragazzo provenienti da Heidelberg
(Germania), per uno
scambio con il terzo an
no. Accompagnavano il
gruppo i signori Kramolisch e Gerold, insegnanti
e, per l’occasione, autisti
dei loro pulmini. Dopo
l’iniziale titubanza alla
ricerca del proprio corrispondente e il benvenuto con bibite e biscotti,
tutti a casa, a fare conoscenza di mamme, papà,
fratelli e sorelle: lo scambio è sempre un’attesa
per tutta la famiglia, non
solo per l’allievo, ed è
motivo di conoscenza e
crescita per tutto il nucleo familiare.
11 programma è stato
molto intenso, con gite a
Genova e al suo acquario,
a Torino e i suoi musei,
senza disdegnare i negozi
di via Roma, nonché la
Rinascente. Niente ha
fermato il gruppo dello
scambio, nemmeno il
freddo intenso con pioggia del 25 aprile che ha
accompagnato la visita
del forte di Fenestrelle;
nel pomeriggio, a causa
del maltempo, si è ripiegato a Susa, saltando la
visita a Sestriere. La serata più aggregante è stata
sicuramente quella del
venerdì sera, prima della
partenza: nella sala valdese di Angrogna, messa
gentilmente a disposizione dal pastore Taglierò, è
stata preparata una cena
a sorpresa per gli ospiti
tedeschi, alla quale sono
seguiti balli sfrenati.
Dopo il commiato di
sabato 28 aprile, rimane
la riflessione su che cosa
ha lasciato questo scambio: molto, sia per l’opportunità di parlare quotidianamente una lingua
diversa (l’inglese o il tedesco), sia per la relazione e il contatto umano.
Bisogna infatti sfatare il
luogo comune che vuole
1 tedeschi freddi e insensibili: questi ragazzi ci
hanno arricchiti con il
loro calore, la loro cortesia e i loro sorrisi. Non
resta dunque che aspettare settembre, quando,
ricambiando la visita in
Germania, oltre a vedere
luoghi nuovi e interessanti, si potranno riabbracciare gli amici.
Francesca Saluzzo
(III anno classico)
Battista Zunino, per la
minoranza -: per quanto
riguarda il settore turismo si liquida il problema di Agess e Crumière
in poche righe. La Comunità montana deve esporre dei problemi e indicazioni di risultati e aspettative». Gli fa eco Danilo
Colomba. «L’intervento
“misero” di Ezio Borgarello rispecchia il bilancio
altrettanto misero - sostiene Colomba, riferendosi alla relazione dell’assessore competente -, se
il bilancio è così risicato
non è colpa di nessuno
ma si deve risparmiare».
Secondo Marco Armand Hugon, il bilancio
ajtro non è che «un riflesso delle difficoltà nelle quali l’ente versa», ma
d’altro canto, continua il
sindaco di Torre Pellice,
«bisogna rilevare l’interesse in un’infinità di
settori». Il presidente
della Comunità Claudio
Bertalot fa il mea culpa
per l’Agess: la questione
avrebbe meritato più
spazio. Non è d’accordo
Borgarello: «Ritengo non
si debba modificare la dicitura deir Agess - dice
l’assessore al Bilancio perché nel 2000 l’attività
della società non è stata
assolutamente significativa». La minoranza insiste: «Lo sviluppo della
valle non è Tobiettivo di
questa Comunità montana», commenta Zunino.
Rendiconto e variazione
di bilancio sono approvati con i voti contrari
di Bonansea, Colomba,
Rossetto e Zunino.
NELLE CHIESE VALDESI
ANGROGNA — Domenica 15 luglio, a Pradeltorno,
passeggiata storica a cura del Comitato per i musei di Angrogna, in collaborazione con il Coordinamento dei musei valdesi. Appuntamento alle
ore 14,30 alla sala unionista. Percorsi diversificati.
Riunione dei gruppi presso il museo della donna
al Serre. Rinfresco finale e conversazione, insieme
al past. Giorgio Tourn, sul futuro del museo.
FERRERÒ — Riunione all’aperto, domenica 8 luglio, alle 15, alle Grangette.
RODORETTO-FONTANE — Culto a Rodoretto, domenica 8 luglio, alle 9. Domenica 8 luglio assemblea di chiesa, unica dell’anno.
VILLASECCA — Riunione all’aperto, domenica 8 luglio, alla Selletta (Faetto), alle 15.
Alla biblioteca di Bibiana
La sala Margherita
Il sindaco Fornero, la Petrousova e Franz Olllvero
Cera anche la rappresentante dell'Ambasciata ceca
in Italia, Renata Petrousova, all’inaugurazione della
sala «Margherita» della biblioteca comunale di Bibiana. Alla cerimonia, sabato scorso nello storico edificio
che ospita in municipio (e al suo interno la biblioteca), ha partecipato un folto pubblico che ha così voluto condividere il progetto della famiglia Ollivero che
nel ricordo della nipote Margherita Ravano Ollivero,
scomparsa, giovane ragazza, due anni or sono, ha dato via a una fondazione con lo specifico scopo di realizzare uno spazio culturale per Bìbiana e l'intera valle. Uno spazio che veda insieme, ha ricordato Franz
Ollivero anima del progetto insieme alla moglie, «una
sala per i giovani, un museo di storia locale, una galleria d’arte contemporanea, una biblioteca». Un progetto ambizioso che, oltre al coinvolgimento diretto
della famiglia, attende l’aiuto concreto di tutti.
Esercitazione a Bobbio Pellice
Alpini e territorio
Alpini al lavoro da venerdì 6 a domenica 8 a
Bobbio Pellice per l’esercitazione di protezione
civile che coinvolgerà il
1° raggruppamento Ana
(600 volontari) con il ripristino di strade e sentieri danneggiati dall’alluvione. Intanto nella seduta di martedì 26 giugno il Consiglio comunale ha approvato il conto
consuntivo del 2000 che
chiude con un avanzo di
amministrazione di una
sessantina di milioni, cifra che però si è pesantemente ridimensionata in
seguito ai problemi derivanti dal recupero degli
alpeggi e dalla mancata
riscossione della Tarsu:
secondo il sindaco, Aldo
Charbonnier, circa il 70%
dei cittadini non avrebbe
ancora ricevuto la cartella esattoriale con perdite
di parecchi milioni per le
casse comunali. La minoranza in Consiglio ha
lamentato una mancanza di informazioni sulle
spese relative ai diversi
settori. Molto animata la
discussione sull’opportunità di accogliere la richiesta del parroco di
Bobbio di ricostruire
l’antica cappella di Maria
Maddalena al Pra. Ci sarebbero dei documenti
che attestano la presenza
nei secoli passati dell’antico locale di culto. Nell’opposizione, ma anche
nelle file della maggioranza, la perplessità è
unanime. Il sindaco è più
possibilista: «Credo che
questa richiesta rientri
nella libertà di confessione», dice Charbonnier.
Per il momento la deci
sione è rinviata.
Sono, iniziati nei giorni
scorsi i lavori di ristrutturazione del vecchio mulino del paese; il forno del
pane che serviva gli abitanti della borgata Pidone, ancora funzionante, è
stato completamente sistemato. «Stiamo predisponendo alcuni circuiti
per la valorizzazione della cultura bobbiese spiega Charbonnier - che
comprenderanno una esposizione di uccelli e
piccoli animali imbalsamati da realizzare nelle
vecchie scuole della Chiesa valdese e un museo etnologico nella vecchia casa del capitano Davide
Mondon: stiamo già trattando per l’acquisto».
Perosa
Coinvolgere
i giovani
Fare partecipare maggiormente i giovani alla
vita del proprio territorio
sia attraverso momenti
di progettualità autonoma che attraverso la collaborazione con l’amministrazione comunale: a
Perosa Argentina si sta
lavorando già da un po’
di tempo intorno a questo progetto anche per
cercare di dare spazio alla realtà giovanile del
paese e fare in modo che
questa abbia un proprio
punto di aggregazione.
Il primo passo in questo senso è stato, alcuni
mesi fa, la nascita della
Consulta giovanile, formata da un gruppo di
giovani perosini che si
«configura anche come
sede fisica di aggregazione giovanile nel paese».
Proprio nell’ottica di far
crescere e permettere il
lavoro della Consulta
martedì 3 luglio, alle 21,
è stata Inaugurata sul Iato destro della piazzetta
del municipio, la nuova
sede del gruppo che potrà così contare su un
luogo preciso dove poter
ritrovarsi e lavorare.
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VENERDÌ 6
luglio 2001
Alla Tre Rifugi dei 1° luglio
Aglì-Garnier
coppia Vicente
Una splendida giornata
di sole ha fatto da cornice
domenica scorsa alla
26esima edizione della
mitica Tre Rifugi, la corsa
in montagna che anche
quest’anno, dopo quattro
di assenza, ha portato in
alta vai Pellice una folta
schiera di sostenitori e
amanti della montagna.
Una settimana fa lo avevamo dato tra i favoriti e
Ivan Garnier non ha
smentito le attese: la coppia dello «Sci Club Angrogna» composta da Franco
Agli e dallo stesso Garnier
(quest’ultimo vincitore
due settimane fa del Trofeo del Castelluzzo) si è
imposta su Davide Bonansea e Claudio Garnier, arrivati secondi; e
sulla coppia Lasina-Bert.
Sulla sessantina di
coppie in gara tre sono
state quelle che hanno
partecipato al trofeo
femminile e si sono ci
mentate sui 23,7 chilometri dell’insidioso percorso dei maschi. Fra
queste si è distinta con il
miglior tempo la coppia
Mallica-Granero della
«Podistica None». Al via
anche una coppia mista
di Genova, mentre il più
anziano concorrente che
ha completato il percorso aveva 72 anni.
Molto soddisfatti gli
organizzatori: «Vogliamo
che la Tre Rifugi torni a
essere una classica della
corsa in montagna e soprattutto che l’evento
possa nuovamente ripetersi con cadenza annuale». Un grande lavoro è
stato fatto dalla squadra
Aib di Bobbio Pellice. Ma
qualche problema c’è
stato a Villanova al momento del ritorno a casa
nel tardo pomeriggio,
con la chiusura della
strada in salita per il traffico diventato ingestibile.
Al Jervis, in attesa deii’arrivo degii atieti deiia Tre Rifugi
M Commemorato a San Germano
L'eroico marinaio
Guido Vincon
Un momento delia cerimonia a San Germano Chisone
DAVIDE ROSSO
SAN GERMANO ha ricordato domenica 1“
luglio, con una manifestazione commemorativa che voleva essere anche un momento di riflessione sul senso della
guerra, la figura di Guido
Vinçon, marinaio sangermanese morto in battaglia nel ’41 nel corso
dell’attacco italiano alla
base inglese di Malta. A
Vinçon (marinaio che riteneva il mare elemento
lontano e pericoloso come si legge nel suo epistolario), medaglia d’oro
al valor militare per
l’eroismo e la generosità
dimostrata in combattimento, il Comune di San
Germano ha dedicato in
passato la via principale
del paese e un monumento nel viale della Rimembranza ma a lui sono anche dedicate una
palazzina al «Maricen
tro» di Taranto e la sezione pinerolese dell’Associazione marinai.
La giornata di domenica si è aperta in piazza
Martiri della Libertà con
il raduno dei membri
dell’Associazione marinai pinerolesi e di altre
associazioni militari, oltre che delle autorità. Da
qui il corteo formatosi si
è trasferito, dopo un omaggio al monumento ai
partigiani caduti durante
la guerra di Resistenza,
al viale della Rimembranza dove si è concentrato al monumento a
Guido Vinçon dove è stata scoperta una targa
commemorativa a cùi
sono seguite, dopo un
momento religioso ecumenico, le orazioni commemorative dell’onorevole Giorgio Merlo, del
sindaco di San Germano,
Clara Bounous, e del fratello della medaglia
d’oro sangermanese.
POSTA
Ricordando
Emanuela
A un mese di distanza dalla
scomparsa di Emanuela, vorrei
tentare di scrivere alcuni pensieri
da lasciare a Vanda, Mauro, Alessandro e Aldo, la famiglia che l’ha
salutata, attorniata da centinaia di
persone, e l’ha accompagnata al
piccolo cimitero di Chiabrano, in
vai Germanasca. Innanzitutto vorrei ripetere loro che, nonostante il
modo brutale con cui Emanuela ci
è stata tolta, la sua vita è stata un
grande regalo per tutti coloro che
l’hanno incontrata e che hanno
condiviso con lei frammenti di vita. Neppure questa morte potrà ,
portar via, cancellare o annullare i
diciannove anni che lei ha vissuto
con la sua famiglia, con i suoi
amici e le sue amiche.
Mi sono chiesto, ancora una
volta, che cos’è che può far definire come compiuta un’esistenza:
forse la lunghezza della vita stessa, la bellezza, il successo, la simpatia o la salute della persona?
Nulla di tutto ciò, perché se così
fosse troppi e troppe ne sarebbero
esclusi, tagliati fuori. L’unica risposta che riesco a darmi sta
nell’essenza della vita stessa, nel
perché noi viviamo. Credo quindi
di poter dire che noi siamo al
mondo per condividere gli affetti
e le preoccupazioni, per regalare e
ricevere tenerezza, per camminare gli uni accanto agli altri, per
amare ed essere amati; da tutto
questo nessuno può dirsi escluso,
né il giovane né l’anziano, né il
bello né il brutto, né il sano né il
disabile o il malato, né il ricco né
il povero. La vita di Emanuela trova un senso proprio in tutto ciò:
nel fatto che nelle sue giornate ha
saputo condividere affetti e amicizie, costruire rapporti con molte
persone, regalare dolcezza, un
sorriso e un abbraccio ai suoi familiari come ad altre persone.
Questo fa sì che ci manchi immensamente e che la ferita sia
grande e difficile da rimarginare;
ma la mia certezza, che vorrei ancora una volta cercare di comunicare, è che in Dio tutto ciò che
Emanuela ha vissuto viene con
servato, viene custodito come un
tesoro, perché in Dio soltanto non
vi è interruzione, in quanto dal
suo amore e dal suo abbraccio
nulla e nessuno ci potrà mai separare, né la vita, ma neppure la
morte, né la disperazione di ieri,
ma neppure il vuoto di oggi e di
domani.
Dario Tron - Villar Pellice
Tecnologia solare
Le tecnologie di produzione termoelettriche, come gli specchi parabolici lineari e i concentratori
parabolici indipendenti, permettono di convertire l’energia solare
efficientemente (fino al 30%) in
energia elettrica con un minimo
impatto ambientale e senza l’uso
di combustibili importati. L’energia termoelettrica è oggi la più
economica tra le energie solari per
la produzione di elettricità; essa ha
inoltre le potenzialità di ulteriori e
significative riduzioni dei costi.
La tecnologia si basa sulla produzione di alte temperature (circa
850“) utilizzando semplici ed economici specchi per concentrare la
luce solare, fino a 5.000 volte l’intensità naturale. Un’utilizzazione
massima del solare termico concentrato potrebbe, a medio termine, ridurre drasticamente l’eccessiva dipendenza energetica esterna del nostro paese. Facendo riferimento ai decreti direttoriali del
ministero dell’Ambiente sui finanziamenti pubblici ai Comuni atti
ad attrezzare tutti gli edifici pubblici di loro pertinenza con pannelli fotovoltaici, la sezione Wwf
Pinerolese intende divulgare la
campagna sul risparmio energetico producendo energia o riscaldando acqua per uso abitativo.
La Regione Piemonte ha 60
giorni di tempo per emettere relativi bandi di concorso per le convenzioni con gli enti pubblici. Il
progetto consiste nel: 1) inserire
nei piani regolatori, dove si prevedano nuove costruzioni edilizie, a
capitolato, i tetti in pannelli fotovoltaici; 2) risparmio nel consumo
degli edifici pubblici i quali si rendono autosufficienti sul proprio
fabbisogno energetico; 3) divulga
re agli abitanti di ogni singolo Comune la possibilità di usufruire
del 75% della spesa relativa all’inserimento di pannelli fotovoltaici
a uso privato, previa regolare domanda alle Regione Piemonte.
È ovvio che una domanda forte
e sostenuta di sistemi solari permetterà sostanziali economie di
scala, e ciò dovrebbe ridurre i costi
di almeno quattro volte rispetto a
quelli attuali. Le stime del Doe per
i costi reali sono confrontate con
costi tradizionali di combustibili
fossili, pertanto si prevede che intorno al 2010 il costo del solare
termoelettrico sarà pari al costo di
combustibili fossili al 1998. Infatti
un fattore incentivante all’inserimento a breve termine del solare
termo-elettrico in Italia è il cosiddetto decreto Bersani. A decorrere
dal 2002 tutti i produttori e gli importatori di elettricità dovranno
immettere in rete un quantitativo
di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili (Fer) pari al 2%
dell’energia prodotta o importata
nell’anno precedente da fonti convenzionali, anche acquistando
l’energia necessaria alla copertura
della quota da altri produttori o
dal gestore della rete di trasmissione nazionale. Il decreto assicurerà
ai produttori che dovranno realizzare gli impianti alimentati a Fer
un’adeguata remunerazione degli
investimenti, posto che tali fonti
non siano ancora competitive rispetto alle tradizionali tecnologie
di produzione. '
Il meccanismo di remunerazione si concretizza nel libero commercio di certificati verdi emessi a
favore dei produttori di Fer che ne
hanno fatto richiesta. Tali produttori potranno quindi vendere i certificati verdi, a un prezzo determinato da regole di mercato, ai soggetti in capo ai quali grava l’obbligo di acquisto. La sezione Wwf Pinerolese si fa pertanto promotore
di divulgare ai Comuni queste iniziativa chiedendo inoltre che i Comuni stessi si facciano promotori
presso i rispettivi abitanti della
possibilità di usufruire degli investimenti della Regione Piemonte a
seguito dei decreti sopra citati.
Il Wwf del Pinerolese
APPUNTAMENTI
5 luglio, giovedì
BOBBIO PELLICE: Alle 20,45, nella sala delle attività, la filodrammattica di Vandoncourt presenta «La
mère poule», ingresso libero.
PINEROLO: Dalle 20, a villa Prever, «L’isola dei
bambini;» alle 22,30 «Il reuccio fatto a mano», della
compagnia «I Tiriteri», ingresso lire 3.000.
PRAROSTINO: Balliamo occitano, serata di musiche e danze eccitane, con Vincenzo Caglioti.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sala della Comunità
montana, in corso Lombardini 2, serata sul tema:
«Miele di qualità, lavorazioni, cristallizazione guidata».
ANGROGNA: Alle 21,30, nella sala valdese, spettacolo teatrale «Georges Dandin, ovvero il marito scornato», con il Rogen Teater. Ingresso libero.
6 luglio, venerdì
PINEROLO: In piazza San Donato, alle 21,30, cabaret con Giusy Zenere, ingresso libero.
BRICHERASIO: Alle 21,30, al castello, spettacolo
teatrale «Georges Dandin, ovvero il marito scornato»,
con il Rogen Teater.
TORRE PELLICE: Alle 21,30, in piazza Muston, per
la rassegna culturale torrese, Enzo Moscato presenta
«Cantà», recital per uno chansonnier; ingresso libero.
POMARETTO: Alle 20,45, nel teatro valdese, la filodrammatica di Vandoncourt presenta «Service compris» e «La mère poule», ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella chiesa di San Giovanni Battista, alle 21, concerto per clavicembalo di
Tabitha Maggiotto. Ingresso libero.
7 luglio, sabato
MONTOSO (Bagnolo): Alle 19,30, ritrovo in piazza
Martiri della Libertà, alle 20,30 deposizione corona al
cippo San Rocco, alle 21, danze occitàne, alle 22 fiaccolata fino al monumento ai caduti.
BIBIANA: Alle 19,30, nel salone delle scuole, grande
cena «La porchetta di Tarcisio», apertura banco di beneficenza; alle 20 curiosità commerciali, alle 21 giochi
a sorpresa; musica con «I licantropi». Anni 60-70.
TORRE PELLICE: Alle 8,30, davanti al municipio,
partenza di una passeggiata guidata tra natura e cultura valdese, durata tre ore circa, adulti lire 10.000,
ragazzi fino a 14 anni lire 5.000, sotto i 6 anni gratuito.
PRAROSTINO: Dalle 18, 5® ed. della «Serata medioevale», nel contesto della serata «XXVI palio dei borghi»,
durante la serata degustazione di piatti antichi in taverne allestite, scene medievali, personaggi storici.
RORÀ: Alle 20, al parco montano, laghetto «Orghen»,
cena e serata con canti del gruppo «Mare tèra».
TORRE PELLICE: Alle 17, alla sala Paolo Paschetto,
inaugurazione della mostra grafica di Alberto Bongini, aperta fino al 29 luglio.
PINEROLO: Alle 21,30, in piazza San Donato, cabaret con Rocco Barbaro in «Me ne fotto», ingr. 10.000.
MASSELLO: Alle 21, nel tempio valdese, concerto
di canti popolari con il gruppo Eiminàl; alle 22, nel
capannone coperto, musica e ballo con «Lhi sonaires», ingresso libero. Bar e cucina a partire dalle 19.
8 luglio, domenica
ANGROGNA: 3“ trofeo vai d’Angrogna, prova regionale mtb cross country alle 10,30; ore 15, circuito baby.
TORRE PELLICE: Inaugurazione della nuova piazza della Libertà, con la partecipazione della banda
cittadina.
RORÀ: Giornata dedicata al ricordo del passato con
la partecipazione del gruppo «I vej mestè» di Barge;
pranzo organizzato dalla Pro Loco.
SALZA DI PINEROLO; Alle 16,45, sul sagrato della
chiesa della Natività, concerto del trio clarinetto Lucia
Marino, Paolo Dutto, fagotto, Giacomo Abbà, flauto.
BIBIANA: Alle 9, gara di pesca alla trota; alle 16,
«Digimon mania», intrattenimenti con il gruppo «1
tergicristalli eclettici», alle 19, assado da asporto, alle
19.30, nel salone scuole, cena self Service, alle 21, musica cabaret con «Langhet Lovers», serata danzante,
elezione di Lady Bibiana.
PINEROLO: Alle 9, in piazza Vittorio Veneto, raduno «A cavallo della Vespa».
TORRE PELLICE: Partenza alle 14,30 dal tempio
dei Coppieri per una passeggiata storica con itinerario Coppieri, Bonnet, Bars d’ia tajola, Taillaret, Coppieri. Informazioni al 0121-950203.
MASSELLO: Alle 9,30, ritrovo dei gruppi musicali e
corali agli impianti della Pro Loco; alle 10,30 inizio
manifestazioni e partenza delle camminate tra le borgate; lungo il cammino sono previsti punti ristoro;
rientro alle 18; alle 19,30 cena con i gruppi musicali,
alle 23 estrazione biglietti lotteria.
MONTOSO (Bagnolo): Alle 9,40, in piazza Martiri
della Libertà, formazione corteo, guidato dal complesso bandistico bagnolese, alle 9,45, deposizione di fiori
al monumento dei caduti a Montoso, alle 11, in piazza
Martiri, saluto delle autorità, orazione ufficiale a cura
di Giovanni Quaglia: alle 14,30, esibizione dei musicanti, musiche Anni 30 e canzoni della Resistenza.
10 luglio, martedì
PINEROLO: A villa Prever, dalle 20 «L’isola dei bambini», alle 21,30 «Pelle d’asino» con la compagnia Teatrinviaggio; alle 22,30 il racconto della buonanotte.
BIBIANA; Alle 21 trial indoor, a cura dell’Amc Gentlemen’s di Pinerolo.
12 luglio, giovedì
BARGE: Al campo sportivo, dalle 21, concerto rock
con i gruppi «Broken arrow», «Sound Factory» e
«Greenbow». Dalle 16 alle 18,30 giochi per bambini,
ludobus, castello gonfiabile, giornate in musica.
PRAROSTINO: Serata di ballo occitano con il gruppo «I suonamboli».
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 19,45, partenza da
piazza XVII Febbraio, «Gir del Chiamogna», corsa non
competitiva.
PINEROLO: Dalle 20, a villa Prever, «L’isola dei
bambini»; alle 21,30 «Dal paese dei balocchi»; alle
22.30, il racconto della buona notte.
SERVIZI
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telefono 800-233111
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21.30, Pearl Harbor; do- àora^
manica 8, ore 21,30,-5®'*“^
Chiedimi se sono felice'
lunedì 9, ore 21,15, L’et
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BARGE - Il olnM,|"*Ì
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tisala Italia ha in prò-, limettf
gramma, alla sala «5
to». Pearl Harbor; feriiï
e festivi ore 21,30; allasa-j njacoi
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animato Shrek; feriali^ «aUz
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teatrali
Teatro e Pinerolo; un
binomio di stretta attualità con vari appuntamenti. Giovedì 5 lugliUi
alle 21,30, per la rassegna
«L’isola dei bambini» organizzata da Nonsoloteatro, spettacolo «H
uccio fatto a mano» a cura di Tiriteri; martedì W
luglio, alle 21,30, spettacolo «Pelle d’asino» a cura di Teatrinviaggio. Nelle due serate, dalle ore ¿a
alle 21,30 «microstorie»i
spazi di animazione teatrale «ce l’hai», punti gì®'
co per i più piccoli «la®,
lier», laboratorio di pii®"
ra, «manimani»,
torio di manipolaziou
Alle ore 22,30 «11 racco»;
to della buona notte»'
racconti sotto l’alb®
delle storie. .
Per il «teatro in Pi^
(San Donato) venerd
alle 21,30 con in
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«Festival nazionale di ,
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Barbaro con: «Me ne
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2001
Intervista a Samuele Pigoni
Fgei alle manifestazioni
j Genova per il G8
3 8-22)
SUO
LUISA Nini
ultimo Congresso na' 1, rionale della Federazioflovanile evangelica italia■- '), a Pasqua di quest’
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•9° San ¡00,
'‘®hà incaricato il Consi
dio nazionale di aderire al
' • Social Forum, il car
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1- G6fl02 ‘
«tiodi associaziom e gruppi
rhesta organizzando manifeLoni nonviolente in occa(tone del vertice dei G8 a Genova a luglio. I gruppi della
Federazione giovanile in
Questi mesi hanno risposto
Litivamente all’iniziativa e
iranno presenti a Genova
«r partecipare a tutte le
0, ore;
A Samuele
n fue, «controvertice».
oV v. pieoni, del Consiglio nazioL-iiiH naie della Fgei, abbiamo
, 7 Z chiesto di spiegare le motivaorldl àonifl’adesione al Genoani tn Sodalrorum.
I f |. ! ’ -Perché sarete presenti a
5 t!**' Genova insieme alle associa' * ¡ioni che fanno capo al Ge.mSocial Forum?
1 «La scelta di aderire al GeP^iiioaSodai Forum nasce per il
ìjitonoscimento del valore poa mul-1'Ideo di una rete che è capace
n pro^, inettere insieme una mol«Scenu tflicita di associazioni, con
; feriali (ferenti percorsi, in nome di
^asa-j inarsomune rivendicazione
visione, democratica: protestare conartomi uoipotenti della terra. La
odali e^ tóalizzazione proposta dai
,20, sa
CI
G8non porta a frutto gli
aspetti positivi di una sempre
Di^giore interdipendenza
pteetaria, ma radicalizza le
i^aglianze di classe e lo
sfafiamento economico dei
paesi poveri, la distruzione
• 9121^ detóbiente e della qualità
deliavita, le disuguaglianze di
ì priva-i genere, la mercificazione di
ano Fi't tntti|li aspetti della vita. Il
etto dal fefè una rete che per la sua
quista
itichie
igosto,
eterogeneità rientra in una
modalità politica in cui le differenze sono considerate un
ealore, la decentralizzazione
delle decisioni una prassi democratica importante, la non■violenza una scelta consapevole e intelligente rispetto alle
lini» ot"
rnsolo) «Il re
0» a carted! 10
spetta0» a Caio. Nel
e ore 20
istorie»!
ine teaintigio
Nella trasmissione di Ra
d
diouno «Inviato speciale»
12 maggio scorso, un servià età dedicato alla Biblioteca
masicale del Conservatorio di
San Pi
il pittt"
laboraazioni
racco»;
lotte»! I
’albet«
retro a Maiella in Napoli:
.^raccolta straordinaria, pròiW)ilmente la più grande in Eu'“Pa. ricca di 200.000 fra libri,
partiti, manoscritti, documenti
E una miniera di fonti,
[{«fate-' piamente musicali e non,
Jft tutti i cultori e ricercatori
'" 8»tia della musica, in partile del XVIII secolo, che vigran fioritura della muI sia in Italia sia peculiarte nell’ambiente musicale
”^letano.
(k .^tnissione metteva an, e in evidenza i problemi
enti alla conservazione,
tré alla classificazione del
^riale^ che non è soltanto
SIA * 9tiahtitativamente ma
. e, in certi suoi compoparecchio deperibile;
'^i'ttni antichi assai pre' tono finiti in polvere, a
jjjhei mutamenti termici e
jj^.^eici; e una sorte analo_ traccia anche preziosi
''ei musicali conservati
museo degli struÌq i ^ »tanno ora prendenprovvedimenti necessari
*1 Sptì«»»» _
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atetr^
¡«PipP"
promuovere, natuCe, la ricerca dei fondi
""«Ssari’
a una così grande e
T?atiai
> imprèsa.
^tessante ricordare che
per un certo numero di anni fu
direttore della Biblioteca di
quel Conservatorio un maestro
di musica evangelico: Guido
Gasperini (1865-1942) che ricordo di aver visto a suo tempo,
quand’ero ragazzino, nella chiesa valdese di Napoli. Il m.o Gasperini è inoltre l’autore di una
delle più belle melodie del nostro Innario: si veda l’inno n.
155 (Innario Cristiano 1922),
180 (Innario 1969) e infine il
n. 39 del nuovo Innario 2000
(«O Creatore, padre d’amore»).
Nell’Innario del 1922 a questa
melodia era unito un testo un
po’ arcaico ma pregevole, però
assolutamente non in linea con
il ritmo della melodia; fu perciò
sostituito nell’Innario del 1969
con un testo elaborato dalla
Commissione Innario direttamente sullo svolgimento ritmico-melodico della musica.
La nobile e meditativa melodia di Gasperini è di gusto classicamente e romanticamente
italico, ed è pensata con tutta
evidenza in vista del canto, come dimostrano i due gruppi di
note ribattute, verso la fine, le
quali non si presterebbero con
naturalezza a una esecuzione
strumentale. Il disegno melodico tende in vari punti verso note alte, esprimendo lo slancio
dell’anima che confida in Dio,
si rivolge supplice a lui e dà gloria alla sua Parola e alla sua grazia, che danno vita e salvezza.
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
POSTAI
Tutto un altro
mondo
manipolazioni mediatiche
della contestazione. È importante inoltre una visione della
partecipazione politica che
sia in grado di coinvolgersi
con altri soggetti in impegni
comuni, è importante dialogare con chiunque condivida
istanze critiche e aspirazioni
di giustizia sociale, sapere riconoscere la propria relatività, che chiede di crescere
anche grazie all’incontro con
altri percorsi politici. Per questo gli fgeini e le igeine che
parteciperanno alle manifestazioni lo faranno anche con
altri, evangelici e non, compagni di strada per un po’».
- Quale risposta è giunta in
questi mesi dai gruppi giovanili della Fgei?
«I gruppi stanno rispondendo bene, nei limiti che
comunque riconosciamo alla
Federazione oggi, e nel contesto di un impegno politico
che oggi sembra faticare a
prendere piede. A Genova ci
saranno almeno una trentina
di fgeini e fgeine, provenienti
dalle Valli, da Roma e dalla
Sicilia. Le modalità che ci vedranno partecipi della mobilitazione genovese saranno
tre: la partecipazione al corteo indetto il 19 luglio in solidarietà ai migranti della Terra, per la libera circolazione
dei corpi e non solo delle
merci, per i diritti di cittadinanza, per il salario sociale;
l’adesione all’appello della
Rete di Lilliput a organizzare
per il 20 luglio forme non violente di disturbo del vertice.
A questo proposito alcuni di
noi hanno già intrapreso un
percorso di formazione alla
nonviolenza e alle dinamiche
di gruppo, al fine di affrontare la probabile reazione violenta delle forze dell’ordine
nei confronti dei manifestanti, nonché la tensione psicologica che comunque si percepirà in quei giorni; in terzo
luogo, la partecipazione alla
manifestazione unitaria del
21 luglio in opposizione al
neoliberlsmo».
Caro direttore, vorrei rendere nota una storia di non
ordinaria sanità. La moglie di
un mio collaboratore di Bologna abbisogna di una endoscopia; tempo di risposta dai
pur ottimi ospedali pubblici
della città almeno 45 giorni.
Dovendo venire a Torino alla
Fiera del libro ed essendo venuta a conoscenza dell’ospedale valdese, la signora telefona per un appuntamento e lo
ottiene per la settimana successiva. Arrivati all’ospedale i
coniugi vengono accolti da
una hostess sorridente che li
accompagna al reparto competente, l’accoglienza e l’attenzione alla persona continuano allo stesso livello, mai
sperimentato in precedenza.
Fatto l’esame, mezz’ora dopo
ottengono le analisi evitando
di dover ritornare il giorno
successivo. In conclusione il
commento finale è stato: «Mai
visto un servizio simile, tutto
un altro mondo».
Bruno Ricca
amministratore di Editori
Riuniti, Roma
Unico
intermediario
Il versetto «Io sono la via, la
verità e la vita; nessuno viene
al Padre se non per mezzo di.
me» (Giovarmi 14,6) fu uno di
quelli che più mi colpirono
quando non ero credente. Mi
portò a chiedermi: «Se ciò è
vero e io non vivo per Lui la
mia vita non ha senso». Recentemente, con l’arrivo in
Italia di credenti musulmani mi sono, invece, chiesto:
«Quale tipo di apertura devo
avere verso questi fratelli vista
la esclusività delle parole di
Gesù?». Da una parte mi piacerebbe, riconoscendoci fratelli, pregare insieme a loro,
dall’altra ciò priverebbe Gesù
del suo ruolo. Ultimamente
Riforma (n. del 1° giugno, pag.
3) ha dedicato, giustamente,
una pagina a questo tema ma
l’intervento riportato non mi
ha convinto. Noi evangelici
siamo sempre così pronti con
i fratelli cattolici a rivendicare
per Gesù il ruolo di unico intermediario tra l’uomo e Dio
in polemica con la funzione
che essi assegnano a Maria, e
con i musulmani? Sono alquanto confuso: sarò grato a
quei fratelli che vorranno
esprimersi a riguardo.
Antonio Tetta-Tonno
I motivi
della protesta
I fatti di Goteborg e i timori
di possibili scontri durante il
prossimo vertice dei G8 a Genova mi pare stiano lasciando
in secondo piano le vere questioni legate alle politiche
economiche internazionali
oggi prevalenti. Secondo tutti
i dati disponibili la povertà sta
aumentando nel mondo, così
come, sta aumentando il divario tra la piccola minoranza
dei paesi industrializzati e il
resto del pianeta: il 20% più
ricco della popolazione mondiale controlla ormai l’84%
delle risorse, mentre più di un
miliardo di persone vive in si
Personalia
Remo, Anna, Micol e Fabio si rallegrano affettuosamente con Joëlle Long che
il 27 giugno, discutendo la
tesi «La riforma dell’adozione internazionale a seguito
della Convenzione dell’
Aja», ha conseguito la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di
Torino, conseguendo la votazione di 110 e lode, con
dignità di stampa.
tuazioni di povertà estrema e
la netta maggioranza dell’umanità, pur senza morire di
fame, ha un tenore di vita non
paragonabile a quello europeo o nordamericano. Anche
nei paesi più ricchi, d’altronde, cresce l’insicurezza per il
futuro, per un lavoro sempre
più precario, pensioni sempre
più incerte e servizi, anche
quelli più essenziali come la
sanità o l’istruzione, sempre
meno garantiti a tutti e sempre più minacciati di privatizzazine, in una logica secondo
cui chi può se li paga di buona
qualità e chi non può si deve
accontentare o rinunciarvi.
Di fronte a tutto questo i
governi (di centro-destra o di
centro-sinistra che siano)
continuano imperterriti sulla
strada della liberazione più
completa dell’economia (in
Italia ne abbiamo un bell’esempio con le oltre 200 centrali temoelettriche di cui è
stata richiesta la costruzione
in seguito alla liberalizzazione
della produzione di energia
elettrica), passando sulla testa
della gente e dei paesi più deboli (in questo senso è significativo il fatto che i paesi del
G8, con poco più di un decimo della popolazione mondiale, pretendano di dettare
legge al mondo intero). Questi
sono i motivi delle proteste e
su questi varrebbe la pena di
aprire il dibattito, più che su
fatti sostanzialmente marginali come eventuali eccessi di
una parte dei dimostranti o
delle forze dell’ordine.
Fausto Angelini
Piossasco (To)
L'adesione
al controvertice
Fiocco rosa
Ripartire
dalla Bibbia
Ho Iettò che la Fcei ha aderito ufficialmente al «Genoa
Social Forum» che rappresenta alcuni problemi sociali di
notevole valenza, ma è essenzialmente un movimento politico, diciamo abbastanza
estremista, e ne sono rimasto
meravigliato. Sono state sentite le chiese o sono le rappresentanze delle stesse a decidere personalmente se prendere una decisione oppure
un’altra? Riunione di capi di
stato o di governo se ne sono
sempre effettuate ma è da
partire da Seattle che ogni
riunione, quale che ne sia
l’argomento all’ordine del
giorno, viene contestata. I vari
governi i cui rappresentanti si
riuniscono sono di sinistra, di
centro, di destra, insomma
rappresentano le varie correnti politiche e sono state
elette democraticamente con
una più o meno forte maggioranza: possibile che, semplificando le definizioni, il «popolo di Seattle» sia contrario a
tutti e a tutto? Sul n. 25 di Riforma vedo che solamente il
fV distretto ha discusso il problema, ma gli altri che hanno
fatto? Siamo sicuri che tutti
abbiano capito il significato di
«globalizzazione»? o non è diventato uno slogan per le più
varie occasioni?
È certo che queste imponenti manifestazioni, oppure
contromanifestazioni come
qualcuno preferisce chiamarle, sono possibili grazie alla
globalizzazione, in questo caso, delle comunicazioni e
conseguentemente dei mezzi
che le permettono. Io riterrei
più opportuno che la Fcei si
dedichi a un vero ecumenismo fra le varie chiese evangeliche e lasci la politica a chi
spetta; non la socialità ma la
politica vera e propria.
Italo Artus-Martinelli
Crema
«Aborrite il male e attenetevi al bene». Così l’apostolo
Paolo scriveva alla comunità
di Roma. Penso che questa
frase sia molto più attuale di
quanto si pensi: non insiste
solo sulla nostra etica o la nostra morale comune, ma ci richiama al nostro agire quotidiano, ora, qui. Passate le elezioni, è ora di riflettere su che
cosa sia il nostro essere evangelici in questa società italiana. Personalmente milito in
un partito di sinistra e faccio
sindacato in fabbrica, però rilevo nei nostri dibattiti sullo
«stato delle cose», sulla società nel suo insieme o sulla
politica, discussa o fatta dalle
forze politiche, un nostro
schierarci distaccato dalla parola del Signore.
Il nostro ragionare troppo
spesso scade come se Cristo
sia una delle tante cose della
nostra vita, ponendoci nelle
questioni come valdesi (o altra denominazione), ovvero
partendo dalla nostra appartenenza a una nostra cultura e
non dalla parola di Gesù. È un
vecchio difetto di noi protestanti «storici»: troppo intellettuali nel predicare Cristo,
troppa teologia, troppe «cose
alte». Così finisce che ci perdiamo nelle cose piccole. E io
insisto, ripartiamo da Cristo.
Sarò più chiaro: dove si discute, alla luce dell’Evangelo,
di pace e di guerra? di scuola
privata o pubblica? di laicità
dello stato? Che dire della
globalizzazione e dei suoi
guasti iperliberisti? E della
politica sempre più come una
professione o chiacchiericcio,
lontana dai problemi veri di
chi vive in questo paese, italiani o stranieri che siano?
È da Cristo che dobbiamo
partire, predicare su cose reali
a una società sempre più confusa, divisa, egoista. Nostri referenti istituzionali possono
anche essere deputati e senatori evangelici, ma questo non
è sufficiente, anzi da loro non
voglio sentire che sono evangelici, ma che parlano alla società partendo dalTEvangelo.
Così dobbiamo fare tutti noi,
in tutte le sedi e in tutti gli
spazi in cui siamo presenti.
Care sorelle e cari fratelli, ripartiamo dalla Bibbia.
Studi ecumenici
Sito Internet
È nata Elisabetta, secondogenita del nostro redattore
Davide Rosso. Auguri dall’
amministrazione e dalla redazione di Riforma.
Per I vostri ap^ulsti,
per gli abbonamenti
Librerie
CLAUDIANA
MILANO:
via Francesco Sforza, 12/A;
tei. 02-76021518
TORINO:
via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 011-6692458
TORRE PELLICE:
piazza della Libertà, 7;
tel.0121-91422
FIRENZE:
Borgo Ognissanti 14/r
tei. 055-282896
ROMA;
Libreria di cultura religiosa
piazza Cavour, 32;
tei. 06/3225493
ti La fede
di due sorelle
Paolo De Prai - Roma
L’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia
si è dotato di un sito Internet
che contiene per ora informazioni sulle attività dell’Istituto, il catalogo della Biblioteca ecumenica, gli indici
e i riassunti degli articoli contenuti nella rivista Studi ecumenici, la bibliografia dei
professori e una bibliografia
del settore ecumenico. L’indirizzo è www.isevenezia.it.
E-mail: info@isevenezia.it.
Come foto sbiadite di Giorgio Bert è un libro che fa riflettere. Dell’autore ammiro
la capacità di immedesimarsi
nei suoi personaggi, tante
Sophie e tante Clotilde, senza
lasciar trasparire la propria
«fede» che, come apprendiamo dalle prime pagine, è
tutt’altro che ortodossa. Le
vicende delle due sorelle vaidesi e le loro convinzioni religiose vengono narrate con
simpatia. Il tutto in un contesto storico-sociale di eventi
europei dei primi decenni del
900, in cui le due donne sono
spesso coinvolte.
Le due sorelle sono simili in
quanto partono dalla stessa
matrice religiosa: la Bibbia,
che per entrambe è la parola
di Dio, l’unica guida spirituale. Molto diverso è invece il
modo di «sentire» la fede.
Quello di tante Sophie è critico: tra lei e l’Eterno si instaura un dialogo talvolta angoscioso. «Com’è possibile - si
chiede tante Sophie - conciliare la miseria delTEast End
di Londra oppure quella della “Croix Rousse” di Lione
con la misericordia di Dio?».
Emotiva e generosa, essa simpatizza con gli operai sfruttati, partecipa a uno sciopero e
si caccia nei guai. Si innamora, ma il suo è un amore impossibile. Quando torna alle
Valli dopo lunghi anni di lavoro come istitutrice, è molto
cambiata: è delusa e amareggiata. È triste per il lettore apprendere che non esiste più
la tante Sophie di prima.
Tante Clotilde è ben diversa dalla sorella. Si sente
«chiamata» dal Signore a dedicarsi agli emarginati e si
butta nel suo compito con
dedizione assoluta in Inghilterra, in Usa e infine in Germania. Dio non è per lei il Dio
del perdono, ma il Dio della
predestinazione e talvolta il
Dio vendicatore; la sua fede
non conosce la gioia. A Monaco, in un momento di esaltazione, essa profetizza, novella Cassandra, le distruzioni
della seconda guerra mondiale come opera della vendetta
divina. Per la sua abnegazione può essere paragonata a
madre Teresa di Calcutta in
versione valdese.
Di Giorgio Bert ho constatato l’ammirazione per la forza e la passione delle donne e
la profonda conoscenza della
Bibbia, la vera protagonista
del romanzo, della quale, con
spirito protestante, mette in
rilevo la poliedricità. L’interesse per il «piccolo» mondo
valdese, di cui riconosce i valori, anche se ne scorge i limiti, è spiegabile con questa
frase: «Neanche volendo si
può smettere di essere valdese». Leggendo il cap. XIV deduco che l’autore ha una visione della vita più realistica
che pessimistica, perché il
rimpianto si congiunge con
la speranza.
Silvana Tron-Torte Pellice
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«O Signore, tu sei stato per noi
un rifugio di età in età»
Salmo 90,1
Remo, la nuora Anna Bosio, le
nipoti Joelle e Micol di
Irene Vinçon ved. Long
nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano tutti coloro che
sono stati loro vicini nel momento
del dolore per l'improvvisa perdita
della loro cara.
Un ringraziamento particolare
ai pastori Ursel Koenigsmann e
Paolo Ribet e a Vjera Sostarec.
Pinerolo, 28 giugno 2001
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare ai numero
011^655278
fax 011-657542.
24
r
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 6 LUGLIO 20011
Dalla fine dello scorso maggio sono praticamente isolati dal resto del mondo
Rompere l'isolamento dei Nuba del Sudan
Il popolo Nuba è stato escluso dalla tregua concordata fra il governo centrale e gli esponenti
militari e politici dei popoli del Sudan meridionale. L'appello delle organizzazioni umanitarie
Questo articolo riassume
una serie di relazioni analitiche predisposte da professionisti che collaborano con or
ganizzazioni umanitarie internazionali. Tali esperti, correndo seri rischi, hanno condotto studi approfonditi sulla
situazione politico-econom ica
del Sudan meridionale, con
particolare riguardo al popolo
Nuba. Il lavoro degli esperti
dimostra come la guerra, ormai più che decennale, fra il
governo del Sudan e il popolo
Nuba abbia subito negli ultimi sei mesi una particolare
recrudescenza. Dalla fine dello scorso mese di maggio i
Nuba sono in pratica isolati
dal resto del mondo: il trasporto via aerea di generi alimentari e medicinali, rischioso anche in passato, è ormai
divenuto impossibile. La siccità e la fame potrebbero condurre all’estinzione dei Nuba
come popolo provvisto di una
propria autonoma identità.
Poiché il documento delle or
Sudan meridionale: una scuola all’aperto di giovani Nuba
Appello delle organizzazioni umanitarie
Alla comunità intemazionale
L’esperienza sinora maturata e la straordinaria gravità
della crisi in corso, ci inducono’a riconoscere come inutile
e non realistico un appello al governo centrale di Karthum
Ci rivolgiamo pertanto alla comunità internazionale, ai go;
verni e alle Nazioni Unite affinché intraprendano iminèdiatamente ogni iniziativa intesa a
- garantire, pér 1 pfoìssimi cinque mesi, e quindi da giu.
gno a ottobre, Tingresso libero e sicuro alle zone dei Monti
Nuba controllate dal Movimento e dall’Esercito di liberazione del popolo sudanese;
- garantire ai civili l’accesso senza rischi alla distribuzione di aiuti umanitari:
- agevolare, al più alto livello, il raggiungimento di un accordo trilaterale fra il governo del Sudan, il Movimento di
liberazione del popolo sudanese e l’Esercito di liberazione
del popolo sudanese, per garantire l’accesso permanente
degli aiuti umanitari ai Monti Nuba;
- fermare tutte le aggressioni ai civili, e in particolare
bombardamenti, mitragliamenti, distruzioni e confisca di
fattorie e proprietà;
- permettere agli osservatori per la tutela dei diritti umani di lavorare sul territorio interessato dalla crisi.
La comunità intemazionale non può che riconoscere di
aver sinora fallito nel tentativo di conseguire questi obiettivi e deve pertanto ritenersi corresponsaile nell’aprirsi della
attuale crisi.
Quest'appello di cui pubblichiamo una sintesi è stato preparato dalle seguenti organizzazioni umanitarie: Nuba Relief Rehabilitation and Development Organization, Nuba
Food Security Working Group (Nrrdo, Christian Aid, Concern Worldwide and advisors) e dalle organizzazioni di sostegno (Koinonia Community, Samaritan’s Purse, Trocaire,
Dan Church Aid, Novib).
ganizzazioni umanitarie si
concentra sui fatti più recenti, il redattore di questo articolo lo ha integrato, per i lettori di «Riforma», con alcune
note generali sul Sudan e sul
popolo Nuba.
unico, enorme stato, le popolazioni arabo-musulmane
dell’attuale Nord del paese,
con le tribù animiste e cristiane del Sud. L’attuale governo centrale, con sede a
Khartum, è islamico e fondamentalista.
bi, si trovano i Monti Nuba,
un territorio collinoso, abitato da comunità e tribù che
costituiscono il popolo Nuba.
senza impacci all’estrazione
del greggio e per escludere
gli stessi Nuba dalla ripartizione degli utili.
DANIELE LOMBARDI
Nord e Sud
IL Sudan, da anni in preda
alla guerra civile, è lo stato
più vasto dell’Africa ed uno
dei cinque paesi più poveri
del mondo. Secondo quanto
ufficialmente ammesso dal
governo centrale, nelle regioni settentrionali del paese il
50% dei bambini sotto i cinque anni muore per fame e
malattie. Nella parte meridionale del paese, direttamente interessata dalla guerra, la situazione è presumibilmente peggiore, ma non si
hanno dati ufficiali. Gli attuali confini del Sudan sono stati
tracciati dalle ex potenze coloniali. Queste ultime, al fine
di mantenere la propria influenza, hanno riunito in un
Il Nord del paese è in pratica un vasto deserto percorso
dal Nilo, sulle cui rive sovrapopolate si concentra la vita
economica. Il Sud gode invece di un clima più favorevole
e di risorse naturali, come il
petrolio. Tradizionalmente,
le regioni settentrionali scaricano sul Sud i propri conflitti
sociali, in particolare quelli
fra grandi proprietari terrieri
e piccoli fellah. In questo
contesto va collocata la guerra che contrappone le due
parti del paese e che consta
in realtà di una miriade di
conflitti non sempre riconducibili a una matrice comune. Al centro del Sudan meridionale, e quindi in una zona
non lontana dai territori ara
Una società pluralista
Quella dei Nuba è una società pluralista: non vi è un
governo centrale, mentre si
contano cristiani di svariate
denominazioni, musulmani
e animisti. Ciò nonostante i
Nuba sono un popolo, con
una propria specifica cultura: un popolo che può fare a
meno di una struttura politica centralizzata poiché la sua
vita si basa su una economia
agricola tradizionale, attenta
afia conservazione delle relazioni sociali trqdizionali e del
rapporto con la natura. Il territorio dei Nuba è ricco di
petrolio: solletica quindi
l’avidità sia del governo centrale sia delle grandi compagnie internazionali. La distruzione dei Nuba come autonoma cultura e come soggetto collettivo portatore di
specifici interessi è pertanto
necessaria per procedere
La guerra civile
La guerra civile fra Nord e
Sud assume quindi sui Monti
Nuba caratteri assai particolari, spesso poco noti all’opinione pubblica. I Nuba sono
infatti stati esclusi dalla tregua concordata fi:a il governo
centrale e gli esponenti militari e politici dei popoli del
Sudan meridionale, riuniti
nel Sudanese People Liberation Army e dal Sudanese
People Liberation Movement
(Slpa/m). Di conseguenza,
frequenti improvvisi bombardamenti dell’artiglieria e dell’esercito regolari terrorizzano la popolazione civile, propiziandone l’esodo verso il
Nord. Infatti, Se la maggior
parte dei Nuba continua a dimorare sulle proprie terre tradizionali in migliaia, invece,
per sfuggire alla guerra, sono
sfollati nel Nord dove vivono
come cittadini di seconda ca
tegoria, ai margini di una società di per sé povera. Migliaia sono anche quelli che,
sempre nel Nord del paese,
vengono destinati ai lavori
forzati e rinchiusi in campi
di concentramento che il governo centrale pudicamente
chiama «Campi della pace».
Esclusi dai soccorsi
umanitari dell'Onu
I Nuba sono altresì esclusi
dai soccorsi umanitari dell’
Onu, la cosiddetta Operation
Lifeline Sudan, e sinora hanno potuto solo sull’iniziativa di alcune organizzazioni
umanitarie, che si sono avvalse di compagnie private aeree
specializzate a operare in situazioni di pericolo. L’opera
di soccorso, del tutto insufficiente ma comunque essenziale, è stata impostata sfruttando l’impreparazione tecnica dell’aeronautica militare e
della contraerea sudanese
nonché la contemporanea
presenza, nei cieli del Sudan
meridionale, di aerei Onu tol
lerati dal governo di Khartum
a seguito della tregua concordata con lo Spla/m. In altre
parole, le forze armate di
Khartum non osavano colpire
un aereo in volo, non essendo
in grado di distinguere i voli
Onu dagli altri. Ciò peraltro
non ha mai impedito il mitragliamento degli aerei a terra
ed il bombardamento delle
piste di atterraggio.
Le organizzazioni umanitarie hanno dunque aiutato i
Nuba consapevolmente affrontando situazioni di grave
pericolo per i propri esponenti e con un sostegno assai
tiepido della comunità inteinazionale, la cui opera di
mediazione fra le parti in
conflittp, basata su una promessa di negoziati effettivi
compiuta tre anni fa dal governo centrale del Sudan al
segretario generale dell’Onu,
ha mancato l’obiettivo di garantire ai trasporti umanitari
un sicuro accesso al territorio Nuba non controllato da
Khartum.
(1 - continua)
Centinaia di donne hanno partecipato al raduno internazionale di Genova il 15 e 16 giugno in vista del prossimo G8
La Marcia mondiale delle donne che rifiutano la globalizzazione dall'alto dei potenti
ANTONELLA VISINTIN
PECHINO 1995, Bruxelles
2000, Genova 2001. Per
qualcuna già Rio 1992. Ogni
movimento decide per conto
suo la propria periodizzazione. Prende in questo modo
sempre più spazio da un lato
la voglia di verificare sul campo una forza e un’autonomia
simbolica acquisita lentamente in anni di ricerca e di
scavo disciplinare nel sapere
di cui siamo intrise e dall’altro
una nuova generazione di
donne in polemica teorica
con la precedente, accusata di
autoreferenzialità, astrattismo
e distanza dalla materialità
della vita dove si consumano
le contraddizioni. Donne con
un’appartenenza forte a partiti politici, donne dei centri sociali e dei centri antiviolenza,
donne impegnate in Ong (Organizzazioni non governative). Ma non è questo il tempo
di nominare i conflitti, per lasciar spazio alla sorpresa di ritrovarsi, questa volta in 140
gruppi differenti, a dialogare
con linguaggi e riferimenti
spesso distanti. Accomunate
dal bisogno di fare rete, di
unire le forze. Sparsa e disorganizzata la presenza evangelica: Torino, Sanremo, Perosa
Argentina, Foggia.
Se a Bruxelles la Marcia
mondiale è stata l’occasione
nella quale ha prevalso la denuncia, dove abbiamo detto
dei no, Genova era per noi un
«Porto Aiegre» dove esprimere il punto di vista del nostro
genere sulla globalizzazione
dall’alto, e discutere sul nostro modo di stare dentro la
globalizzazione dal basso.
Centinaia di donne
si mettono al lavoro
Ospiti di Palazzo San Giorgio, presidiato dalla polizia e
assordato dai lavori stradali
che vorrebbero terminare per
l’arrivo dei potenti, il 15 e 16
giugno centinaia di donne
prevalentemente italiane
hanno inaugurato i lavori con
quattro relazioni che introducevano quattro gruppi di discussione sull’economia, la
soggettività, la funzione della
guerra nella globalizzazione,
il movimento e le sue strategie in vista di luglio. 1 piani
del discorso erano davvero
vari e mutevoli da intervento
a intervento. Dalla donna colombiana che ricordava come
l’esperienza espropriarne che
l’Occidente sperimenta oggi
con la globalizzazione loro
l’hanno vissuta 500 anni fa,
all’intervento in difesa della
194, all’analisi documentata e
articolata sull’aggressione
globale messa in atto dall’Occidente per tutelare e raffor
zàre i propri privilegi, alla felicitazione per la ritrovata capacità del femminismo di ricomporre pensieri e corpi e
ritornare nelle piazze.
Tornare nelle piazze
È evidente che su alcuni
pezzi del discorso siamo più
avanti che su altri. Spiccano
infatti per numerosità e completezza gli interventi di richiamo al diritto all’autodeterminazione e tutta l’area
della politica estera delle donne (Israele, Jugoslavia, e oggi
Turchia), all’insegna dello slogan «Ci rifiutiamo di essere
nemiche». È invece ancora
fragile la nostra presa sull’economico. Così come dolente è il terreno del conflitto
fra i sessi che attraverso i vincoli d’amore nutre una divisione sessuale del lavoro ancora patriarcale e una permanente subordinazione per le
donne del pubblico al privato.
Al GB di luglio la gran parte vorrebbe tornare, chi fra
donne, chi distribuita fra le
altre appartenenze, mentre
si rivela insufficiente il dibattito sulla praticabilità di richiedere una sospensione
del GB 0 revocare le manifestazioni a scopo spiazzamento. I fatti di Goteborg, dopo
Napoli, danno la misura del
nervosismo dei potenti (i governi che noi eleggiamo).
SARA LEONARDI
E Stata una festa la marcia
delle donne che si è tenuta contro i GB. Genova come
Porto Aiegre, Davos e Pechino, marcia di donne protagoniste politiche e non solo rete
di relazioni partecipi, oltre ad
essere un’occasione di riflessione, di testimonianza, di
confronto per un movimento
che agisce autonomamente e
che sceglie consapevolmente
le pratiche antagoniste alla
globalizzazione.
Per le vie della città
La manifestazione che ha
concluso i lavori del convegno del giorno prima e della
mattina del 16 giugno, si è
snodata poi per le vie della
città, creativa, gioiosa e ironica, lungo la «tela della solidarietà» intessuta dalle singole e
dagli oltre 140 gruppi che
hanno aderito all’iniziativa.
Delegate di fabbrica, studentesse, immigrate, donne giovani insieme a manifestare
per la prima volta, e meno
giovani testimoni di una lunga militanza, per dire «no» al
potere di chi pretende di governare la Terra senza alcun
mandato. Sposando soluzioni
e interventi neoliberisti basati
sulla competitività, i GB (Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Ita
lia, Russia e Giappone) infatti
si preparano con crescente
aggressività a invadere le sfere della sovranità nazionale e
della democrazia. Sul palco
del Convegno si sono succeduti gli interventi di italiane e
straniere, rivelatori di una
tensione e di una sensibilità
sempre vigili nelle donne.
Resistenza dal basso
dell’economia determina un
ricorso intensificato alh
guerra come strumento di
politica internazionale a partire dalla fine della guerra
fredda, dalla crescente egemonia degli Usa e dallo svuotamento di organismi coinè
le Nazioni Unite.
Per Christa Wichterich,
economista, i governi dei
paesi industrializzati del
Nord del mondo da tempo
insistono sulle opportunità e
sull’autonomia che il processo della globalizzazione riserva alle donne; ma i governi
del Sud del mondo rimarcano quanto grande sia l’ostilità di questo processo nei
confronti delle donne. Sebbene le donne riescano a inserirsi nel mercato dei nuovi
lavori, questi la,vori sono
quasi sempre precari e temporanei e, per le emigranti,
poco remunerati e qualificati.
Le prospettive strategiche
possono essere: una resistenza organizzata dal basso a livello locale, una partecipazione politica in grado di influenzare i governi, ridare regole ai mercati e affermare la
prospettiva di genere; la costruzione di alternative locali
e regionali alle strutture globali. La mondializzazione
Un evento politico
Per Elisabetta Donini, ddl®
«donne in nero» di TorinOi
sono contraddittori e insostenibili sia la competizione de
mercato globale, che inasprisce i conflitti locali e regioneli, sia la costrizione al non|°jj
mismo verso modelli e stili
vita dei paesi sviluppati
nuova amministrazione statunitense mostra di non ten
re in considerazione l’intet
pendenza sempre .
delle politiche ambiati
planetarie, e privilegia ptn
vedimenti nei quali
legami strettissimi tra we®
bri di governo e diriganti
le grandi Corporations. .
La marcia mondiale d
donne è stata un evento p
tico, afferma Sophie J
IILU, cllieiUia cjwpx.-- - .
anche per un’altra mè* jj
essa rappresenta un Py”
rottura con «il disfattisi
cinismo elevato a
valore, e l’impotenza
considerato come
consioeraiu , g.
rizzonte esistenziale di
ne e di esseri umani»