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Anno 120 - n. 39
12 ottobre 1984
L. 500
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IRINI Elio
f
Sig. FET.L
Via Caìuti iiibarta’ 3
10C66 TCRHE PELLICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
lS5>
Punti
di vista
NUMERI 22-24
Da indovini a predicatori
In Sicilia e a Palermo in particolare, la lotta contro la mafia non ha tregua. I protagonisti
maggiormente esposti e protetti si muovono nella città fra
l’urlo lacerante delle sirene, il
serpeggiare delle auto di scorta
nel traffico cittadino munite di
fucili mitragliatori puntati verso l’esterno. Anche le loro abitazioni sono presidiate ininterrottamente. Non sono dunque i
fuorilegge ad essere minacciati
e ad avere paura, bensì i tutori
della legge, costretti a chiedere
protezione e a vivere in clandestinità.
Tuttavia qualcosa è cambiato
o sta cambiando. L’uccisione del
genera!® Carlo Alberto Dalla
Chiesa e del consigliere istruttore Rocco Chinnici ha segnato
una svolta nella lotta contro la
criminalità organizzata. C’è stata una mobilitazione delle forze
dell’ordine quale mai prima si
era verificata, dei partiti politici,
dei sindacati, della scuola, deUa
chiesa, della cultura, dell’opinione pubblica. La convinzione che
la mafia non sia invincibile comincia a sgretolare quello che
per molti prima era un mito,
anche se si sa che la lotta sarà
lunga e dura. Le rivelazioni del
boss « pentito » Tommaso Buscetta sono state come un terremoto che ne ha scosso le strutture portanti. Il suo epicentro
è stato a Palermo, ma i suoi sussulti sono arrivati molto lontano e ora fanno tremare quei
misteriosi personaggi detti del
terzo livello, più difficili da scoprire e colpire.
Un altro mito che sta per
crollare è quello per cui si è
creduto da molti eh© la matrice
in cui aUigna e prospera la mafia sia il sottosviluppo economico in cui vivono vaste zone
del meridione. E’ vero solo che
la mafia in questo ambiente recluta la manovalanza che appartiene al primo livello. Ma la
mafia indubbiamente ha trovato
il suo terreno più fertile nella
corruzione della vita civUe, politica, economica, che è un’altra
grave piaga del nostro paese.
Michele Pantaleone, che qualcuno considera come un profeta solitario, venti anni fa nel
suo libro « Mafia e politica »
denunciò i legami esistenti tra
alcuni uomini politici e la mafia. Egli li chiamò tutti per nome ed essi gli procurarono lunghe ed amare vicende giudiziarie nelle quali rimase davvero
solo. Ma la storia di oggi gli dà
pienamente ragione.
Si dice che a Palermo la mafia è come l’aria che si respira.
E chi di noi non ne ha fatto
qualche esperienza? L’approvazione del progetto di costruzione
del Centro educativo della Noce richiese un iter burocratico
di circa 10 anni, mentre altri
progetti dì matrice maliosa venivano approvati in poche settimane. Ma era assessore il democristiano Matta, i cui legami
con la mafia furono poi rivelati
dalla stessa commissione antimafia di cui, guarda caso, faceva egli stesso parte.
Ma se è vero che la mafia è
come l’aria che si respira, è anche vero che ora l’aria sta per
cambiare.
Pietro Valdo Panasela
Una bella parabola delle nostre sofferenze ci insegna che gli ostacoli contro cui ci scontriamo possono essere il luogo in cui Dio imprime una svolta decisiva nella nostra vita
Quando gli Israeliti nel lungo
viaggio dall’Egitto sono già a
est della Palestina, senza essere
ancora riusciti a penetrarvi, si
scontrano con alcune tribù del
deserto. Tra queste i Moabiti,
il cui re Balak, impressiónàTo
dalla loro avanzata, pensa di
fermarli ricorrendo ad un indovino. Manda a Balaam i suoi
ambasciatori per cnièdergli dunque di maledire Israele: « Vieni, ti prego, e maledici questo
popolo... perché io so che chi tu
benedici è benedetto e chi tu
maledici è maledetto », Balaam
ha una lunga discussione con
gli emissari del re e sostiene che
il Signore non lo ispira a maledire Israele. Ma dopo che quelli
insistono con grande cortesia, e
alzano il prezzo, Balaam si convince. La mattina per tempo si
leva, sella la sua asina e si avvia per maledire Israele. Ma
l’ira dell’Eterno lo fermerà. Per
tre volte la sua asina, di fronte
all’angelo che sbarra la strada, si
rifiuterà di andare avanti. E alla fine, dopo aver aperto gli occhi e capito, Balaam arriverà all’accampamento di Israele non
per maledire ma per benedire.
Un po’ di soldi e
molti riconoscimenti
Ora Balaam siamo noi. Balaam deve vivere e il suo mestiere è quello di fare l’indovino. Non è peggio che fare il
giornalista, è un mestiere come
un altro. E poi Balak il re lo ha
gentilmente pregato. Ma chi di
noi nella sua vita non ha bisogno di soldi e di riconoscimenti?
La nostra vita, umanamente
parlando, è fatta di queste cose
e se una persona o un’organizzazione un po' intelligente ci offre un po’ di soldi e molti riconoscimenti — oggi si dice gratificazione — noi accettiamo cSTTIS’
Balaam che si mette per strada
con i soldi in tasca e con le lodi del re, cioè con il necessario
per vivere e con il riconoscimento sociale, convinto che quésto'^ quanto' può fare un uomo
e tutto il resto è un’utopia, una
illusione.
Ma mentre Balaam è sulla sua
strada, l’asina si abbatte sotto
di lui. Davanti c’è l’angelo dell’Eterno con la spada sguainata, ma Balaam non se n’è accorto. Perché Balaam vive come
noi, in base ài principio del denaro e~del riconosciment^sociale. in base alL logica~dgr~pot^
fé e dell’inteiligenra. L vivendo
in questo modo e difficile scorgere sulla strada la presenza
dell’angelo dell’Eterno.
Solo che l’angelo dell’Eterno
è presente per davvero e senza
pietà attraversa la strada di Balaam come attraversa la nostra
strada a volte con straordinaria
durezza, tanto che noi non riusciamo a capire. Quando noi abbiamo deciso di andare in una
direzione che ubbidisce ai criteri di questo mondo, l’asina può
fermarsi e rifiutarsi di proseguire. A volte si ferma ma noi non
ci accorgiamo che è per il fatto
che l’angelo dell'Eterno ha attraversato la nostra strada; si
ferma un’altra volta, invano.^ Ce
ne accorgiamo solo quando l’asina si abbatte sotto di noi e non
riusciamo più ad andare avanti.
Può essere un matrimonio falJito, un impiego non riuscito o
"non trovato, una delusione *cocente da parte dei ^stri fifdi
Molte volte l’asina che si abPaEte è la malattia, quando il nostro fisico ci tradisce o ci accor^amo di non averé più la pienezza delle nostre forze fisiche.
Per altri, credenti o atei, è la
tragedia di avere un figlio drogato. Non abbiamo bisogno di
fare un lungo elenco.
Stiamo frustando
la nostra asina?
SECONDO CONGRESSO MONDIALE SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA
Libertà alla base della pace
Ebbene, che accade quando
siamo fermati in questo modo?
Succede di solito che noi ci riIjelliamo di fronte allo scac~CD-e
Si è svolto a Roma dal 3 al
6 settembre il secondo congresso mondiale sulla libertà religiosa. Il tema del congresso: La
libertà di religione o di convinzione: base per la pace. Organizzato dall’International Religious Liberty Association, con
sede a Washington, e dall’Association Internationale pour la
défense de la liberté religieuse,
con sede a Berna, promosse dalla Chiesa Cristiana Avventista
del ’7° Giorno, il convegno ha inteso esaminare la situazione in
Africa, America Latina, Asia, Europa e Nord America. Al congresso hanno partecipato circa
300 rappresentanti di 45 Paesi.
Il congresso si è svolto sotto
l’Alto Patronato del Presidente
della Repubblica on. Sandro Pertini che ha inviato al congresso
un lungo messaggio nel quale tra
l’altro diceva: «Di tutte le moderne libertà umane la libertà
religiosa rappresenta elemento
costitutivo e storico capostipite per avere nei secoli offerto
alimento al più aspro e profondo confronto di idee e di fedi
che il mondo abbia mai conosciuto. E’ proprio da questo
grandioso confronto che trae
origine l’odierna civiltà fondata sulla tolleranza e sulla ragione. Sulla libertà religiosa si
modellano libertà di pensiero, di
espressione, di riunione che di
ogni vera democrazia formano
base necessaria ed ineliminabile.
Ogni attentato al libero convincimento religioso, ovunque e comunque perpetrato, è dunque
negazione della democrazia ed
offesa alla libertà del pensiero,
alla dignità di ogni popolo e di
ciascun essere umano. E’ doloroso dover constatare come in
troppe parti del nostro pianeta
non solo sopravviva l’antica piaga deirintolleranza ma che, ogni
giorno, insorgano e si propaghino con la rapidità di un morbo
sconosciuto nuovi focolai di fanatismo religioso o ideologico
accompagnati da episodi agghiaccianti di sopraffazione violenta ».
Oltre il messaggio di Pertirii
sono stati letti quello del Presidente del Consiglio on. Bettino
Craxi, rappresentato dal prof.
Margiotta Broglio, del Ministro
degli esteri G. Andreotti e quelli
di numerose personalità italiane
ed estere.
Tra i relatori sono stati presenti il ministro polacco Adam
Lopatka, responsabile dell’Ufficio
degli Affari religiosi, Lowell
Boch, vice presidente della Conferenza Generale delle Chiese
Avventiste del T Giorno, Gerald
Class, segretario generale dell’Alleanza Battista, Jan Schotte,
vice presidente della commissione pontificia Justitia et Pax, Edward Seaga, primo ministro della Giamaica e numerose altre
personalità e studiosi. All’ultimo
momento si è appreso che i
ministri per gli Affari di culto
della Romania, Jon Companasu
e della Germania dell’Est Klaus
Gysi non potevano essere presenti. Durante i lavori del congresso sono stati presentati fuori programma due fìlms: uno
sulla vita religiosa in Ungheria e
l’altro sull’Unione Sovietica.
Il congresso si è aperto con
una relazione dell’assistente del
Segretario generale delle Nazioni Unite Kurt Herndl che ha ricordato che il 25 novembre 1981
l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una Dichiarazione sulla elirhinazione di
tutte le forme di intolleranza -e
di discriminazione basate sulla
religione o convinzione. L’Onu
ha anche organizzato un seminario a Ginevra per i giorni 3-14
settembre 1985. Lo scopo è di
analizzare la natura e le dimensioni dell’intolleranza nel mondo, di verificare se i governi
combattono la discriminazione
religiosa e di vedere quali siano
o possano essere i programmi
per combattere questa piaga che
purtroppo esiste in molti paesi
e vedere come è possibile invece
educare alla libertà di coscienza,
di religione e di convinzione per
far progredire fra i popoli la
giustizia, la pace e la libertà.
« L’obiettivo del congresso»,
ha affermato B.B. Beach, segretario dell’International Religious
Liberty Association, «è sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della libertà religiosa come diritto che è alla
base di tutti gli altri ». Dal canto
suo G. Rossi, segretario generale
dell’Associaticn Internationale
pour la défense de la liberté religieuse ha dichiarato che il fine
del congresso era quello di « contribuire a creare un clima di
maggior comprensione e rispetto reciproco, basato su una
maggiore conoscenza dei problemi e del diversi punti di vista »
ed anche « fare in modo che non
ci fosse una denuncia di fatti
negativi, ma una valutazione anche degli elementi positivi per
costruire una fiducia sempre
più necessaria in tempi di tensione tra Est ed Ovest e di rinnovata corsa agli armamenti ».
Alla fine dei lavori gli organizzatori hanno dichiarato che
gli obiettivi del congresso, da
come si sono svolti i lavori e
dalla grande presenza dei mass
media, sono stati raggiunti.
Ignazio Barbuscia
frustiamo Lasma come_ tà Balaam. Balaam non si chiede perché l'asina si è abbattuta. Ragiona: io ho un programma di
viaggio ragionevole, serio e onesto; l’asina si è abbattuta; la
frusto. Noi frustiamo l’asina
con l’ira, col malcontento, con la
disperazione. Se siamo fermati,
ingenére siamo convinti che la
colpa è di nostra moglie o dì
nostro marito, o di nostro padre. o dei figli, ins"òmma di quaE
cun altro. A volte — e questo,
mi dispiace doverlo arninettere, succede più agli_unmini_£he
alle donne — noi passiamo degìT~àn'nl a frustare l’asina, a insistere in una direzione, in un
progetto, in una strada; impie
Giorgio Bouchard
(continua a pag. 6)
SOMMARIO
□ Storia di un amore per
la Bibbia, intervista a
R. Malocchi, p. 2
□ Chiesa e Sinagoga, di
S. Merlo, p. 3
□ Quando la promozione è nuova nascita, di
F. Carri, p. 5
□ L’identità d’Israele secondo Paolo, di D.
Garrone, p. 6.
□ Valdesi in America, di
G. Platone, p. 7
□ Lettera ad un amico
europeo, di /?. Peyrot,
p. 12
2
2 fede e cultura
12 ottobre 1984
INTERVISTA A RENATO MAIOCCHI, REDATTORE DI ” PROTESTANTESIMO”
I Cereghino, storia affascinante
A colloquio
con i lettori
— Vuoi dirci qualcosa sulla
prossima trasmissione di «Protestantesimo »?
— La trasmissione che andrà
in onda lunedì 15 ottobre è dedicata a una delle tante storie
di comunità valdesi che si possono rintracciare in un modo
non sempre facile nel nostro passato. La ragione per cui l’abbiamo scelta è la assoluta particolarità che la contraddistingue: è la storia di una comunità che nasce non per impulso
di im’azione evangelizzatrice, ma
per un movimento del tutto autonomo, per la necessità nata
ad un certo pimto in seno ad
una famiglia di Favaie, sperduto paese della Liguria, eh leggere la Bibbia. Se la famiglia
dei Cereghino, cantastorie girovaghi della metà delTBOO, ha
scoperto la fede evangelica ciò
è avvenuto in modo del. tutto
originale a partire dairiniziativa
di alcime persone che volevano
assolutamente leggere la Bibbia...
— E quindi cosa fanno? Costituiscono una chiesa?
— Nella trasmissione si dice
che per i credenti non sempre
e non tutto è dovuto al caso.
Forse i credenti possono vedere in questa storia qualcosa di
più di un semplice caso: quan
PROTESTANTESIMO
in Tv
Alla ricerca dei Cereghino,
cantastorie in Favaie. Storia
della Chiesa valdese di Favaie dal 1852 al 1920.
Lunedì 15 ottobre, ore 23
circa, II rete TV.
do la vicenda evangelica di questa gente è già iniziata, uno dei
personaggi di questa storia capita per la sua professione a
Torre Pellice dove — come racconterà il filmato e non anticipo — per puro caso scopre
resistenza della Chiesa valdese.
Ma questo a metà strada, diciamo così : dopo che la lettura
della Bibbia aveva già provocato un inflitto feroce con il
parroco Favaie e aveva già
cominciato a portare i suoi frutti.
— Certo a metà dell’800 non
doveva essere senza conseguenze la pretesa di gente del popolo di leggere la Bibbia...
— Il conflitto fra queste poche famiglie che intendono leggere la Bibbia e il clero locale
che vuole proibirglielo sfocia
addirittura in un processo e
nella trasmissione sono rievocati alcimi momenti di questo processo, con una sentenza che è
esemplare sotto questo pimto
DOCUMENTO
SULLA
SESSUALITÀ’
Il documento sulla sessualità, arricchito da una « bibliografia ragionata • cotOliriià un fascicoietto, con
copertina, di 32 pagine. i|n base
a questi cambiamenti abbiamo dovuto ritoccare il prezzo che sarà
di L. 500 la copia per ordini di
almeno 20 copie. Sconto del 10%
per orifini da 100 «opie in su.
Eventuaii variazioni degli ordini
già inoltrati vanno teiefonate entro
domenica 21 ottobre (011/655.278).
Sempre entro taie data riceviamo
ancora ordini per invii franco di
porto. In seguito il costo sarà maggiorato delle spese di spedizione.
Agli abbonati E(X)-LUCE il fascicolo verrà inviato in omaggio come
parte dei n. 41 ma con spedizione
a parte.
di vista; Ma la cosa che più
colpisce è il fatto ché sia durante la prigionia — sono imprigionati per ben quattro mesi
nella torre di Chiavari — che
durante il processo, questi che
in fondo erano dei contadini alcuni dei quali appena sapevano
leggere e scrivere, mostrano una
padronanza dell’Evangelo e della fede, una capacità di rispondere e di reagire quali ci si
aspetterebbe solo da credenti a
lungo educati e istruiti nella tradizione protestante. E invece,
dall’esterno, hanno ricevuto solo una visita di due giorni da
un pastore evangelico, il pastore Geymonat di Genova. Cioè
gli unici loro contatti con una
chiesa evangelica fino al momento del processo, sono stati
la visita casuale, di cui dicevo,
di Stefano Cereghino a Torre
Pellice — di cui ha riferito evidentemente ai suoi — e la visita sollecitata e tanto attesa
del pastore Geymonat da Genova che si fermò a Favaie due
giorni. Nient’altro; Per il resto
sono degli autodidatti o, possiamo ben dire, uomini e donne
istruiti dallo Spirito del Signore.
_ — Si tratta di una trasmissione che ha particolarità anche come reali^azione? Immagino che non sia stata girata in
studio.
— In effetti è una trasmissione girata sui luoghi. Pur nella
modestia delle possibilità tecnicHe cne abbiamo a ciRprigi7,j^p
còme « Rotestantesimo ». abbiamo cercSfóquestà'vòlta di fare
uno sforzo per arricchire la trasmissione con qualche elemento
che non è del tutto nuovo ma
che è un po’ la somma di alcuni tentativi che abbiamo fatto
in passato; predisporre cioè un
minirtio di scena oltre che di
semplice racconto e utilizzare
un lettore professionista che insiemeal narratore Segue sui
luoghi lo sviluppo della storia.
Nell’insieme la trasmissione
in qualche modo condensa ed
utilizza — questa volta tutti insieme — alcuni degli elementi
che a poco a poco — un po’ per
la modestia dei mezzi, un po’
anche perché non abbiamo alle
spalle un’esperienza di questo
tipo — abbiamo elaborato nel
tentativo di fare televisione in
un modo un po’ più moderno,
un po’ più ricco di quello tradizionale.
a cura di Franco Glampiccoll
RAVVEDERSI
Stiamo franchi in Cristo
« Carissimo mio cugino! '
Grazia a Dio siamo usciti di carcere; ma noi quella carcere ci ha
servito per maggiormente rinfrancarci nella fede e nella conoscenza del
nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo... I preti e tutta la sinagoga dei
farisei si erano voltati contro di no! poveri Cereghini: poveri sì, è vero,
di facoltà terrene, ma ricchi di quel gran tesoro che mai più finirà, cioè
Gesù Cristo. Oh! beati tutti quelli che lo terranno scolpito nel cuore!...
1 preti erano d'accordo per farci, se avessero potuto, dare la tortura
a tutti; ma grazie a Dio siamo ancora sani; siamo stati messi in carcere
in quanto al corpo, ma siamo stati liberi in quanto aH’anima. Lo corpo
nostro soffriva, ma lo spirito giubilava. Quattro mesi noi siamo stati in
fon^ di torre; io era nella più oscura prigione detta la Botte; Maria era
vicina a me, ma appena appena se ci potevamo capire colia voce; di
quando in quando ci chiamavamo per esortarci a star fermi nel santo
Evangelo di Gesù Cristo. Agostino era in cima di torre, dove dal gran
freddo le mani ed ì piedi gli erano tutti gelati. Vittoria e Giuseppe erano
in un’altra prigione separati gli uni dagli altri... Dopo quattro mesi di
carcere ci dicevano che noi dovremmo essere bruciati vivi... ma tutti
questi spauracchi non erano altro che insidie e paure che ci mettevano
i preti; ma noi come più ci mettevano paura, più eravamo allegri, perché
noi la nostra coscienza era in pace, perché non ci eravamo già (in prigione)
né per (essere stati) ladri o omicidi, né per aver commesso adulterio...
ma solamente perché noi vogliamo essere veri cristiani. In questi quattro mesi noi abbiamo sofferto grandi persecuzioni per parte dei preti...
Tutte le settimane, o alla domenica o al lunedì, ci veniva un canonico del
seminario di C.... per farci rinegare la fede di Cristo e metterci di nuovo
in pericolo di perdere l’anima nostra; ma grazie al grande Iddio l’abbiamo confuso che non sapea più cosa dire. Questo prete un poco andava
da Maria, un poco da Agostino, un poco da Vittoria, un poco da Giuseppe... Quando veniva da me, mi diceva che mi convertissi, che tutti gii
altri si erano convertiti e confessati..., poi quando andava da Agostino,
gli diceva che io mi era confessato e tutti gli altri ancora; andando da
Vittoria e da Giuseppe facea lo stesso; ma tutti rispondevamo che bisogna ubbidire a Dio e confessarsi a Dio e non all’uomo. Maria poi gli ha
confusi in tal modo che non andavano più nemmeno nella prigione ove
stava... Insomma, caro mio cugino, io vi so dire che questo nostro arresto ha portato molto vantaggio, perché Iddio si è voluto servire di noi
poveri ignoranti per confondere I sapienti e esaltare l’Evangelo. Il parroco
ed i preti quando ci faceano imprigionare, credendo di farci mettere paura acciò noi non parlassimo più di Dio; ma grazie sieno rese all’Iddio
dei lumi, noi sempre siamo stati franchi nella verità di cui ci ha illuminati... Ora qui ì preti tendono sempre più che mai a perseguitare noi e
le nostre mogli... e predicano contro di noi, dicendo che siamo già all’inferno, che siamo dannati, che non ci salutino per la strada, e che
quando vedono dei nostri figli piangano a calde lagrime; ma noi anzi ce ne
gloriamo, perché siamo certi che Gesù Cristo è con noi. Caro mio cugino: io vi prego di stare allegro e di pregare Iddio caldamente per noi,
che noi pregheremo per voi. Stiamo pure franchi nella nostra fede, e non
temiamo, ché la verità di Cristo andrà avanti. E’ già da molti secoli che
una chiesa che si dice cristiana scomunica i veri cristiani; ma Dio è
quello che ha promesso che la sua vera chiesa non cesserà giammai.
Stiamo pure franchi in Cristo; preghiamolo con vero cuore e con vera
f^e ed egli ci esaudirà. Il cielo e la terra periranno, ma le parole di
Dìo non periranno giammai. Preghiamo Iddio non solo per i nostri amici,
ma ancora per li nostri nemici; preghiamolo per i nostri fratelli di Torino,
di Casale, di Genova, di Ginevra e di Torre-Luserna, e per tutti i veri
cristiani del mondo; si, preghiamo, la preghiera è quella che vìnce tutto ».
Lettera di Andrea Cereghino appena uscito dal carcere.
Come si fa a non parlare della biblica « fine dei tempi » di fronte alla evidenza degli avvenimenti che giorno
dopo giorno si avvicendano sotto i
nostri occhi?
Avevamo fatto una certa abitudine (?!) a sentir trattare di missili a
testata nucleare come elementi di distruzione atomica di intere città, nazioni e continenti e (in generale) il
mondo intero si sta cullando nella
speranza che i due blocchi contrapposti si trovino immobilizzati dalla...
reciproca « paura » uno dell'altro.
Ma ora che è sortito fuori llarm^
mento stellare la situazione è ulteriormente e maggiormente aggravata.
Le armi stellari, che sembra siano in
costruzione .per essere segretamente
messe in orbita, hanno una capacità
distruttiva di gran lunga più micidiale
di quella dei missili terrestri.
Ora vi sarà quindi la corsa all'armamento aereo con navi spaziali che
pòtrànfiò vomitare, 'TlT'''~tT0ñfTnLÍázione.
sulla terra ordigni di immane e spa
ventosa distruzione durante la sua
normale rotazione. Non solo, ma con
la semplice pressione di un bottone la
intera nave spaziale carica di sostanze
atomiche potrà schiantarsi sulla terra
con chissà quali conseguenze apocalittiche.
E tutto questo dipende solo dagli
uomini, dai loro cervelli, dai ioro cuori, dai loro animi, dalle loro utopie,
dalle loro ideologie, dalle loro pazzie,
incapaci di accorgersi perfino... della
loro inevitabile auto-distruzione!
A questo punto non si può concludere altrimenti se non pensando alle
fatali profezie bibliche (unica spiegazione) le quali dicono che « queste
cose debbono avvenire perché segneranno il principio della fine dei tempi ».
Alla miserabile umanità non resta
pertanto che ravvedersi per tempo,
pentirsi e volgere lo sguardo implorante
verso la misericordia e l'amore di Dio,
Ma non c'è tempo da perdere!
Fratelli e sorelle valdesi, noi che
siamo stati e siamo forse i primi, rendiamoci conto che il Signore ci indica
chiaramente quale deve essere la nostra crociata e la nostra missione:
predicare e prospettare al mondo che
ci circonda le su esposte verità, non
le quisquilie sulla politica, gli omosessuali e le altre miserie di cui ci vogliamo immischiare con assurdi e inutili perditempi.
Riflettiamo dunque, ricordiamo e noi
stessi ravvediamoci in un ritrovato
slancio di unità, concordia, fede, speranza e carità. Ma subito, affinché non
sia troppo tardi!
Ferruccio Giovannini, Pisa
PROTESTANTESIMO IN TV
Concordi, e univoci, su scuola e religione
Tempestivamente la nostra rubrica televisiva ha affrontato lo
scottante tema della « religione
a scuola » in relazione alle modifiche previste dalle Intese e
dalla revisione del Concordato.
Lunedì 1” ottobre, ad ora inoltrata come sempre, hanno discusso
dell’argomento, alla presenza di
genitori, studenti ed insegnanti,
il Prof. Piero Bellini docente di
storia del diritto canonico. Franco Ferraresi direttore di « Scuola democratica » e di direttore
del nostro giornale, Past. Franco Giampiccoli. Tutti i punti caldi sono stati dibattuti su stimolazione deH’intervistatore Malocchi. Ne è emerso un sostanziale
accordo degli intervenuti sulla
tematica di fondo e qualche dissenso sulla valutazione da dare
alle differenze che la nuova legislazione presenta. Che in ftituro (e perché non già quest’anno
con l’entrata in vigore della legge sulle Intese?) si debba inoltrare domanda per richiedere
rinsegnamento della religione e
non per esserne esonerati, non
annulla le più gravi incongruenze della situazione. Per di Prof.
Bellini si tratta addirittura di un
passo indietro in quanto, praticamente, « si perfeziona un’ingiustizia » (docenti designati dall’autorità ecclesiastica e pagati
dallo Stato, ossia da tutti i cittadini).
Il Ferraresi, nonostante ciò,
considera la nuova prassi decisamente 'migliore rispetto al passato e rileva che per la Scuola
elementare è superato il concetto della religione cattolica quale
« fondamento e coronamento »,
ecc. (Su questo punto però i genitori "laici” devono essere particolarmente vigili ed esigere
nelle singole situazioni la piena
applicazione della legge).
Viene poi messo in evidenza il
pericolo (emergente dalla proposta di alcuni settori dell’area
cattolica) della reintroduzione
nelle scuole medie superiori di
un’ora di insegnamento separato
di « storia delle religioni », questa volta obbligatoria per tutti
che, in un contesto come quello
italiano, rischia di riproporre per
altre vie gli stessi contenuti
ideologici.
Il pastore Giampiccoli ribadisce il punto di vista delle nostre
chiese, già esaurientemente approfondito su queste pagine e
che qui pertanto riferiamo succintamente.
Il « fatto religioso » sia considerato e presentato aH'interno
delle varie materie d’insegnamento con cud ha chiari collegamenti (storia, filosofia ecc.) e
non siano reperiti e reclutati insegnanti specifici (dove e con
quali criteri e garanzie?).
Meglio dunque, al limite, l’ora
separata per chi la vuole con
chiari contenuti catechistici (senza tuttavia mai sottovalutare la
gravità del fatto che lo Stato
continua ad essere finanziatore
e diffusore di un determinato
credo religioso).
Il dibattito che è seguito ha
messo in evidenza rinquietante
realtà di tutti i giorni: anni scolastici che iniziano con la celebrazione della messa, richieste
di massicci finanziamenti alle
scuole private quando già mancano i fondi per quella di stato
(ma l’on. Fateucci, che condivide
e caldeggia, non è ministro della
« pubblica » istruzione?),
A proposito di pluralismo è
stato ribadito il concetto che il
confronto delle idee va proposto
aU’interno della scuola e non attraverso l’istituzione di scuole
con impostazione a senso unigo.
Nel breve tempo concesso l’argomento proposto è stato dunque ampiamente sviscerato. Forse la presenza di una voce nettamente contrastante avrebbe giovato a rendere maggiormente
vivace la trasmissione (ma probabilmente non sarebbe stato
facile reperire la persona disponibile).
Mirella Argentieri Bein
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12 ottobre 1984
fede e cultura 3
IMPORTANTE INIZIATIVA INTERNAZIONALE DI AGAPE
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Chiesa e Sinagoga
Riprende il dialogo teologico tra ebrei e cristiani: all’incontro ciascuno deve portare se stesso, senza cercare di evitare le contraddizioni
Riflessione conclusiva
E’ indubbio che il mondo e la
cultura ebraica esercitano un
profondo fascino su molti di noi
non-ebrei. Ci sentiamo un po’ figli, o almeno parenti stretti di
questa cultura dalla ricchezza
mai esaurita, e al tempo stesso
ce ne sentiamo dolorosamente
divisi. Sappiamo anche — per
ragioni storiche precise — che
quel fascino non è che l’altro volto dell’antisemitismo che noi cristiani abbiamo costruito e alimentato per due millenni.
Ma appunto si tratta di uscire
finalmente da questa ambiguità
per cui l’ebreo viene ridotto di
volta in volta a mito o a capro
espiatorio, e la sua Legge utilizzata come sfondo negativo per
far risaltare il messaggio cristiano.
Non c'è che un modo per
uscirne: rincontro personale tra
cristiani ed ebrei, l’ascolto reciproco, il chiarimento, l’imparare
vicendevole.
Ed r con un grande senso di
liberazione che ho potuto vivere
que.st'estate ad Agape, insieme
con altri, un piccolo ma significa! ivo passo di questo cammino
di riconciliazione. Non so se qualcosa di simile sia già stato fatto,
in precedenza, nell’ambito del
Proiestantesimo italiano: se sì,
tanto meglio!
E’ precisamente un cammino
di riconciliazione che ha riunito
insieme a cattolici, protestanti
ed ebrei un teologo tedesco, una
professoressa francese di Antichità giudaiche, uno studioso
svizzero e diversi italiani, ciascuno all’ascolto dell’altro, ciascuno
compreso in una giusta tensione
per non dire troppo né troppo
poco.
La Bibbia è insieme fonte e
obiettivo, punto d’inizio e punto
d’arrivo di questo cammino, punto di riferimento di due religioni e di molte generazioni di credenti che nella storia si sono divise e contrapposte.
Per questo, l’incontro ebreicristiani non può prescindere
dalla storia. E, per quanto riguarda noi cristiani, il cammino
dovrebbe nartire con una metanoia, con una conversione all’Evangelo, e con una «memoria penitenziale ». La Bibbia, per
noi, sta ancora davanti e non
dietro, essa attende ancora di
essere scatenata, liberata da catene che la storia del cristianesimo le ha imposto e che neppure la Riforma ha spezzato del
tutto. Catene di intolleranza, orgoglioso senso di superiorità, invidia, pregiudizio, odio antisemita.
La Bibbia sta davanti a noi, e
questo campo mi ha fatto capi
Ai Festival
dell'Unità
Serrato dibattito al recente
festival nazionale deH’Unità sul
tema; « La Chiesa dopo il nuovo
Concordato ». Sono intervenuti;
Giorgio Bouchard, moderatore
ctam tavola Valdese, di senatore
Raniero La Valle, il teologo catt^letrGlovanni Franzoni e lo storico comunista Felice, Casula.
Quest’ultimo, unico a ribadire
re che abbiamo bisogno dell’incontro con gli ebrei di oggi per
riscoprirla, per capire a fondo
cos’è la Torah, chi sono i profeti, chi è e che lingua parla Gesù
di Nazareth.
Molto da guadagnare
nulla da perdere
Andiamo dunque verso un
nuovo giudeo-cristianesimo? Non
porrei la questione in questi termini. Primo, perché la storia non
è reversibile; secondo, perché in
questo cammino abbiamo molto
da guadagnare e nulla da perdere. Inoltre, secondo un invito
rivoltoci da Helmut Gollwitzer,
nell’incontro ciascuno deve portare se stesso, ciò che è senza
cercare di nasconderlo e senza
voler evitare le contraddizioni.
In questa prospettiva è stato
affrontato il problema centrale
rappresentato da Paolo di Tarso,
apostolo della chiesa cristiana,
rinnegato per la tradizione rabbinica; tanto da riscoprire l’importanza dei capitoli 9-11 dell’enistola ai Romani a torto ritenuti,
tradizionalmente, documento di
rifiuto e di esclusione nei confronti di Israele. Questi capitoli
testimoniano invece il dramma
interiore dell’ebreo Paolo, che
mentre annuncia il Cristo dice a
noi tutti cristiani di origine gentile: « ...sappi che non sei tu che
porti la radice, ma la radice che
porta te» ((Rom. 11: 18). Siamo
nuovi rami innestati sul vecchio
tronco, secondo questa eiffermazione di Paolo che riceve nuova
luce nella « Einverleibungstheorie » o teoria deH’incorporazione
enunciataci da Helmut Gollwitzer: attraverso Gesù Cristo siamo tutti incorporati nell’antico
patto stabilito da Dio con Àbramo e con i suoi discendenti. Donde la necessità di affrontare in
un prossimo campo, insieme a
quella teoria, il concetto e la dimensione del Patto nella Bibbia
ebraica, e come questo sia ripreso nel Nuovo Testamento.
Per ora, attendiamo con impazienza che le relazioni ascoltate
quest’estate vengano pubblicate
affinché possano essere valutate
e discusse, insieme al documento conclusivo riportato in questa
pagina, in un ambito più ampio
e con più calma.
Saverio Merio
Alcune riflessioni da un punto di vista cristiano al termine
del campo di Agape 14-21 luglio 1984.
1. Con questo campo ci siamo
inseriti in un filone di ricerca
e di dialogo già da tempo avviato. Alla base di questo ci sono
alcuni fatti rilevanti;
— la riflessione sull’anti-ebraismo di matrice cristiana che
parte dai primi secoli dell’era
cristiana e conduce ad Auschwitz ;
— i problemi inerenti allo Stato d’Israele e al suo rapporto
con PEbraismo della diaspora;
— la necessità di costruire un
rapporto dialettico con Israele
da parte della teologia cristiana.
Per quanto riguarda in particolare il Protestantesimo italiano, l’interesse del tema consiste nel tentativo di andare al
di là di una solidarietà soltanto
emotiva verso gli Ebrei come
minoranza discriminata e popolo della Bibbia, in vista di un
rapporto più vasto, ricco e produttivo con loro.
2. Dal punto di vista cristiano, questi sono i fondamenti e
i motivi di tale dialogo;
— le due comunità di fede,
Ebrei e Cristiani, hanno in comune iì riferimento allo stesso,
unico Dio ;
— la Bibbia ebraica è anche
parte della Bibbia dei Cristiani;
— i Cristiani hanno bisogno
degli Ebrei — anche degli Ebrei
di oggi, della loro lingua, della
loro cultura e della loro tradizione —, per precisare ed approfondire la comprensione del
messaggio biblico.
3. Per sviluppare il dialogo
sono necessarie alcune condizioni, alcuni atteggiamenti di metodo:
— conoscere l’altro, la sua storia, il suo mondo, la sua spiritualità, la sua tradizione, il suo
rapporto con la Bibbia e con
il presente ;
— essere se stessi e portare
nel dialogo ciò che si ha di proprio, senza nasconderlo e senza
volere subito appianare le contraddizioni esistenti tra noi e
il nostro interlocutore;
— voler imparare dall’altro,
discernere la sua ricchezza e non
costruire la propria identità a
spese della sua immagine.
4. Alcuni temi emersi a conclusione del campo, in vista del
proseguimento della ricerca iniziata :
— l’attualità del Patto e dell’elezione, la lettura della Torah, l’interpretazione della storia, in riferimento all’esegesi ebraica e cristiana e in vista di
un reciproco chiarimento dei
termini di riferimento comuni;
— la questione delle identità
ebraica e cristiana, anche in riferimento alle condizioni sociologiche di comunità minoritarie
proprie delTEbraismo e del Protestantesimo italiano.
DUE TESTIMONI DELL’EVANGELO
Vivere la croce di Cristo
Mafalda Bertolino
Musmeci
Le sofferte, ma serene parole
del past. G. Bouchard — a ricordo in Sinodo delle tante persone amate che dopo lungo o
troppo breve servizio al Signore ci hanno lasciato — hanno
costituito un momento spiritualmente alto pur di un Sinodo particolarmente significativo. Nella
Chiesa abbiamo imparato, a duro prezzo, a rispettare il dolore
e il diritto di piangere.
Non suoni strano se ricordiamo solo ora nel nostro giornale
Mafalda Bertolino Musmeci e ci
sia permesso di farlo non tanto
con parole nostre, ma con le parole del prof. Gasparino Agnello,
che nel corso delle esequie, ha ricordato a nome dei compagni
socialisti, la sorella Mafalda.
« Tu cara Mafalda hai compreso come questa vita non possa essere fine a se stessa e guidata dal tuo grande padre, il
Cav. Giuseppe Bertolino, Sindaco di Qrotte prima del fascismo,
hai trovato la fede nel Cristo
che ha dato un senso profondo
alla tua travagliata vita... Attraverso il Vangelo, oltrl: a -trovare la fede religiosa, hai trovato
la tua fede politica... Come tutti
i romantici dell’800 hai abbracciato la fede socialista che è nata per dare giustizia agli umili
e agli oppressi, per dare uguaglianza ai poveri, per dare la libertà a coloro che non l’avevano. Era la stessa battaglia del
Cristo che, venuto in terra, predicò l’uguaglianza di tutti i suoi
figli dinanzi a Dio e dinanzi al
mondo e per questo fu osannato
dagli schiavi e messo in croce
.dai padroni. Ecco "quale era la
grandezza”'del tuo socialismo;
era una fede che traeva la sua
origine dall’insegnamento di Cristo. E per questo assieme a me
degli uomini comuni che nella
politica cercano soltanto il mezzo per la loro affermazione personale.
Il socialismo cristiano fu l’idealità suprenfià~ della"T;ua vita
e quindi della tua battaglia. E
noi che da tanti anni conduciamo questa dura battaglia ideale
nrivi della tua fede religiosa,
terremo conto di questa tua 15zione morale... Chi crede in me
vivrà, chi crede in me avrà la
vita eterna, come dice Gesù. I
consumatori di ostia ad oltranz5~Ed 1 topi ai sacrestia certamente non riflettono sul significato di queste parole. Ma tu
caro Umberto su queste parole
hai a lungo riflettuto... Mafalda
aveva la certezza di vivere e di
non morire, aveva la certezza
della sua fede che è grande e
rivoluzionaria, terribile e sconvolgente ».
Ecco, queste parole del compagno, ma saremmo tentati di
dire del fratello Agnello, ci fanno capire che non invano Mafalda ha buttato sulle acque il
suo pane, non invano la parola
dell’Evangelo è stata predicata
a Grotte. Val la pena ricordare
che da quando a Grotte non
c’era più un pastore titolare la
partecipazione ai culti era raddoppiata grazie a Mafalda e Umberto che il Comitato della Casa di Rinoso di Vittoria e il Consiglio di Circuito avevano da
Mafalda ricevuto un apporto
prezioso...
Ma nella vita di Mafalda ciò
che poteva sfuggire all’osservatore esterno, a chi veniva accolto con gioia e fraternità nella casa, è ' stata la dimensione
della silenziosa, ma sofferta partecipazione alla croce di Cristo.
Andare a lavorare sotto le
bombe, essere una donna che si
guadagnava da vivere, crescere
da sola un figlio (e insieme una
nipote), ricostruirsi una esisten
« la validità del nuovo Concor- hai fatto tuonare la tua voce in za personiiTe~Téllcé (màgari cyir
'detto che* « il riuovo -rvid’-r-7/^ oIIìì rii
accordo ha recepito una serie dd
mutamenti avvenuti nei rapporti
tra la Chiesa e l’amministrazione statale soprattutto a livello
nazionale e sociale ».
mezzo alle ' strade di Grotte per
l’affermazione dei diritti civili...
Niente quindi di volgare e di
meschino nella tua battaglia politica, niente del tornaconto che
oggi diventa la molla principale
rostnità di chi avrebbe dTìviÌto
capire), predicare m cnlesa prima che il pastorato femminile
e l’eguaglianza fossero pienamente accette... tutte circostanze che ti costringono a conosce
re la croce.
Se la dimensione della croce
è stata chiara nella malattia finale, questa dimensione ne~trapTasmato tutta la vita; ma proprio perché Mafalda ha saputo
specchiarsi in Cristo e non ripiegarsi su se stessa e i propri dS"lon, ha saputo non solo scoprire la libertà dell’Evangelo e
quindi « vivere », ma ha saputo
trasmettere una parola di « vita eterna ». Mario F. Berutti
Amelio
Ruffa
Lunedì 24 settembre, resistenza terrena del fratello Amelio
Ruffa è stata improvvisamente
troncata, alla età di 73 anni, da
un incidente sul lavoro. Quanti
lo hanno cònosciutcT §Óno stati
bruscamente richiamati a considerare la realtà della morte
come una componente della vita umana... basta un ramo spezzato, come è stato per il nostro fratello, per mettere la parola « fine », senza alcun segno
premonitore, anche alla vita di
un credente che, come Amelio,
è stata operosa e senza troppe
parole, le parole sono inutili se
non sono seguite da un’azione
coerente. E uomo pratico e coerente lui lo è stato sempre; qpstruttore edile, impegnato politicamente nèfla vita del paese in
cui il Signore lo ha fatto camminare.
Fu padre esemplare di una
delle nostre più belle famiglie.
Mentre i figli erano ancora piccoli, considerando la testimonianza evangelica di questa zona, aveva scelto la comunità di
S. Marzano per dare il suo contributo di credente con fedeltà
e con pazienza, e perché i figli
potessero crescere non solo in
sapienza ed in statura ma anche nella conoscenza dell’evangelo... e a questa scelta è stato
coerente domenica dopo domenica, malgrado abitasse lontano, e noi abbiamo goduto della
sua presenza.
Le difficoltà del mondo del
lavoro in questi ultimi anni lo
avevano indotto a mettere termine alla sua attività di costruttore ed era tornato al duro lavoro dei campi, dove làT” fatica
qilgt'ldlaiia~~fe~~eampensata, per
chi la sa vedere, dalla visione
e dalla ricchezza della creazione di Dio. Andare a trovarlo significava essere accolti con cordialità alla sua tavola e spezzare insieme il pane che egli stesso aveva impastato e cotto con
attenzione e rispetto, e gustare
assieme il vino curato come sempre, era ridiventato il gesto semplice di chi si sente in comunione fraterna con l’ospite seduto
alla sua tavola. Essere amici è
anche questo.
Domenica 23 settembre era
presente al culto come di solito
e al termine ha indugiato più
a lungo con noi, parlando di
uva e di mele, perché la vita è
fatta « anche » di queste cose.
Ci siamo salutati senza sapere che era per l’ultima volta. Il
giorno seguente, nel pomeriggio,
è caduto lavorando come lavorando aveva vissuto.
Alla moglie Armida sconvolta _
dalla pérgiEg~^l marito, ai ~n^
glio Adrianorifiiè na assEfìto impotente alla fine repentina del
padre e gli ha prestato i primi
inutili soccorsi, al figlio Edilio
che si è prodigato invano, insieme ad altri medici, per richiamare in vita il padre, agli altri
figli. Miranda, Lorella e Marco,
subito accorsi a consolare la madre, noi tutti che lo abbiamo
amato vogliamo esprimere il nostro affetto e la nostra solidarietà, e la certezza che la morte,
per tragica che sia, è solo la
chiusura di un periodo della vita umana : ora Amelio riposa
dalle sue fatiche come tutti coloro che muoiono nel Signore,
e le sue opere lo seguono. Poi
viene il tempo della resurrezione. Vogliamo qui ringraziare il
fratello Gustavo Bouchard per
averci aiutato ad accompagnare a.lla sua ultima dimora il
fratello Amelfo7~ tiU 11 TPàTSllo
Barbanotti per avere richiamato la nostra attenzione sulla necessità del vegliare perché la
notte in cui non si può più operare può giungere per tutti inaspettata.
Un ringraziamento particolare alla Giunta comunale della
città di Qnnelli- che ha voluto
essere presente al funerale per
onorare un laborioso cittadino.
Ugo Tomassone
4
4 vita delle chiese
12 ottobre 1984
L'uso del tempo
O Dio, tu che hai del tempo per noi,
dacci del tempo per Te. Tu che hai nella tua mano,
ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà, donaci
di avere nelle nostre mani i nostri tempi diversi.
Dacci di non lasciarci sfuggire il passato,
senza però essere vincolati dal passato, di vivere
nel ricordo e non nella nostalgia, di conservare
fedeltà e non rigidità, di conservare i segni
senza mummificarli in reliquie.
Dona il sapore del qui ed ora.
Poiché tu sei un Dio che parla nel presente
in modo del tutto naturale e aperto alle possibilità.
La tua parola crea del tempo naturale e
possibile in noi.
Togli ancora dal nostro passato l’inutile ingombro,
che ci appesantisce senza vivificarci, che irrita
il presente senza- nutrirlo, che diviene un museo
e non più. una dimora.
Tu non sei Un Dio delle soprannaturali
illuminazioni, ma della presenza, così bene
ascoltata, che sorge la nostra libertà dal tuo
invito e noi possiamo usare il tempo
non contro di Lui.
Poiché tu sei un Dio che hai parlato nel passato,
con tanta precisione e vivacità, che tu fai,
dei testimoni di allora, dei nostri
determinati contemporanei,
Tu sei un Dio, non di miti eterni, ma di storie
talmente particolari che il loro ricordo è ancora
per le nostre imbarcazioni senza bussola^
carta topografica per i nostri incerti itinerari.
Tu sei l’Iddio la cui memoria non inganna e non
offende, ma calamita e orienta.
Donaci di tenere nelle mani l’avvenire, senza
bramare la sua illusione, né temere la sua venuta,
di vegliare senza sorvegliare,
di volere senza obbligare,
di desiderare senza forzare,
di essere aperti ai segni, senza agitarci nell’attesa.
Togli ancora dal nostro avvenire la preoccupazione
inutile, che toglie il -tempo con l’apprensione,
che sopprime il tempo con i pronostici,
che annulla la sorpresa...
Donaci di avere nelle nostre mani il presente...
senza essere assorbiti da esso: di vivere nelle
decisioni, non nei rinvii, di cogliere l’occasione
favorevole senza aggrapparci all’occasione perduta;
di discemere i segni, senza ritenerli degli
oracoli o dei privilegi.
Ed ancora togli dal nostro presente la febbre
che agita e l’indolenza che fa fallire.
Togli da noi il tormento dell’altrove e
dell’altrimenti.
Poiché tu sei un Dio che parlerà sino alla fine
dei tempi con un giudizio che ci dispensa
dal giudicare gli altri,
con il compimento che ci vieta di chiudere
e di ricapitolare troppo presto, con il rinnovamento
che ci impedisce di glorificarci o di affliggerci.
Tu sei l’Iddio che mette il tempo alla disposizione
della nostra memoria, della nostra scelta,
e della nostra speranza. Amen..
(traduzione da « Cent prières possibles »)
André Dumas
CONVEGNO FCEI
Evangelici di fronte
ail'ora di reiigione
“rinnovata
II
Ecumene, 2-4 novembre
Programma
Venerdì 2 novembre; ore 19, arrivo dei partecipanti e sistemazione.
Sabato 3 novembre: ore 9 - Gianni Long; «Novità rispetto
alTinsegnamento religioso nella scuola: il punto sul dibattito parlamentare»; ore 15.30 - Franco Giampiccoli:
«Alcune proposte per le linee di azione degli evangelici»; ore 17 - Discussione in gruppi.
Domenica 4 novembre: ore 9 - Culto; ore 10 - Conclusioni.
Partenza dei partecipanti dopo il pranzo.
Per iscriversi: rivolgersi alla Segreteria FCEI, via Firenze
38 - 00184 Roma ■ Tel. 06/4754811.
Costo dell’incontro: Lire 35.000 (sono disponibili limitate
borse campo e viaggio: fare richiesta al momento dell’iscrizione).
L’incontro è diretto da Franca Long Mazzarella.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Presentazione di nuovi membri
TORRE PELLICE — Domenica 21 ottobre tutta la comunità, in primo luogo i bambini
e ì catecumeni, che nel frattempo avranno iniziato ì corsi di
istruzione biblica, parteciperà
al culto di inizio delle attività.
Con l’occasione, alle ore 12 presso la Foresteria, avrà luogo un
pranzo cornunitario nel quale
saranno salutati i fratelli e le
sorelle che in questi ultimi mesi sono venuti nella nostra chiesa come nuovi membri. La Commissione Ricevimenti, d’intesa
con la Foresteria, ha stabilito
in L. 2.500 il prezzo del pranzo,
comprendente primo piatto e
caffè, mentre ognuno si porterà
da casa il necessario per completare il pasto. Chi intenda
partecipare è pregato di dame
comunicazione a Marco Gnone
(tei. 932240) o Laura Eynard
(tei. 91508) entro venerdì 19.
l’ordine del giorno la relazione
della delegata al Sinodo e alla
Conferenza Distrettuale.
Vogliamo esprimere il nostro
più vivo ringraziamento a Ermanno Genre, Dario Tron e
Claudio Tron per il servizio che
hanno svolto in mezzo a noi gli
anni, passati. Esprimiamo la speranza che essi possano ancora
venire tra noi ad arricchire con
il loro contributo il nostro lavoro comunitario.
bre dopo il culto. O.d.g. : Relazioni lavori sinodali. Situazione
finanziaria e varie.
Incontri
matrimoni
interconfessionali
• Domenica della Riforma :
domenica 28 ottobre culto con
Santa Cena. La colletta sarà devoluta alla Società biblica che
si occupa della diffusione della
Parola di Dio.
Segnaliamo il calendario degli incontri sui matrimoni interconfessionali previsti per l’anno ecclesiastico 1984-85.
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Nuovi incarichi
SAN SECONDO — Nella sua
prima seduta annuale il Concistoro di S. Secondo ha eletto
Archimede Bertolino come presidente; Roberto Vicino vice
pres.; Emilio Gardiol segretario; Elvina Godine archivista
e Giulio Griglio cassiere.
• Riunioni quartierali (T giro); Ottobre - 17 a Cavoretto;
19 a Barbé-Prima; 24 a Miradolo Colombini; 26 a MiradoloPaglierine; 31 a Combe; Novembre - 2 a Brusiti; 7 a Lombarda-Crotta; 9 a Rivoira-Prese ; 16
al Centro.
1. Tre incontri a Pinerolo
aperti a tutti, specialmente a
coppie interconfessionali, a preti e a pastori; domenica 21 ottobre, ore 15 (Seminario cattolico - Via Trieste); domenica 20
gennaio, ore 15; domenica 17
marzo, ore 15.
Sabato 13 ottobre
□ FESTA DEL RACCOLTO
LUSERNA S. GIOVANNI — Alle ore
14.30 nel locali della Sala Albarin si
inaugura la festa del raccolto con
vendita di prodotti locali.
2. Due incontri contemporaneamente nelle Valli (a Torre
Penice e a Perosa Argentina)
la sera di venerdì 16 novembre
alle ore 20.45.
Domenica 14 ottobre
Festa del raccolto
• Il Concistoro ricorda l’Assemblea di chiesa del 14 ottobre, nel corso della quale dovranno essere rieletti tre anziani.
• E’ stato battezzato Patrik
Fiorentini, di Alfonso e Doriana Gaydou. Al bimbo ed ai suoi
genitori gli auguri di una vita
benedetta dal Signore.
• Il calendario di attività per
la ripresa è il seguente: Domenica 14 ottobre, ore 10, culto di
ripresa. I ragazzi della Scuola
domenicale e i catecumeni di
I, II, III e IV anno sono caldamente invitati a parteciparvi.
Dopo il culto tutti i catecumeni si ritroveranno con il pastore per stabilire gli orari delle lezioni.
Ripresa
FRALI — Questa settimana
riprenderanno quasi tutte le attività. Venerdì alle ore 16 la
Scuola Domenicale. Sabato il
catechismo. Domenica 21 avremo la riunione dell’Unione femminile alle ore 13.30. Domenica
28 assemblea di chiesa con al
• Corale: I membri vecchi e
nuovi sono convocati per martedì 16 ottobre alle ore 20.
• L’Unione Giovanile si ritrova il giovedì, ore 21.
• L’Unione femminile inizia
gli incontri domenica 4 novembre, ore 15.
• Assemblea di chiesa: è convocata per domenica 4 novem
ARREQAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tel. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
LUSERNA S. GIOVANNI —
La tradizionale Festa del raccolto avrà luogo sabato 13 c.m. alle ore 14.30 nei locali" della Sala Albarin, con esposizione e
vendita di prodotti locali e di
pa^ casereccio cotto nei forno
à legnai
Alle 19.45 dello stesso giorno
tutti sono invitati a partecipare
alla « marenda sinoira » che si
terrà nello stesso locale e nel
corso di detta cena avremo anche il piacere di riflettere su im
aspetto di attività integrativa all’economia agricola: l’apicoltura. Il M.o Giovanni Baridon,
esperto di questo settore, parlerà sull’argomento ed i presenti potranno anche rivolgergli domande in merito.
La quota di partecipazione alla «merenda» è fissata in lire
7.000 e l’utile, come pure il ricavato della vendita dei prodotti, sarà devoluto alla Commissione Stabili per saldare il debito che ancora rimane per i
lavori di restauro effettuati al
tempio.
Prenotarsi al più presto presso
il signor Gobello all’Asilo Valdese o presso il commestibili Malan-Chauvie dei Bellonatti o presso rediccla Malanot-Meynet degli Airali.
Confidiamo nell’autentico spirito di fraterna collaborazione.
3. Un incontro franco-svizzeroitaliano a Torre Pellice il 13-14
luglio 1985 presso la Foresteria
Valdese.
Un volume
per il canto
□ BAZAR
SAN GERMANO — Alle ore 15 avrà
luogo il tradizionale Bazar presso
l'Asilo dei vecchi di San Germano
Chisone.
Saranno in vendita i lavori confezionati dagli ospiti deH’Asilo e altri
oggetti offerti dai tanti amici dell'Asilo. Tutti sono cordialmente Invitati.
A cura della Assemblea delle
Corali è stato stampato un libretto di canzoni spirituali e
popolari, intitolato « Cori e canzoni di ieri e di oggi ». La raccolta di canti, con testi e melodia, è in distribuzione presso le
Corali, per il cui uso è stata
pensata. Gli amici che ne volessero possedere una copia dovranno richiederla al membri
delle Corali nelle singole comunità.
Domenica 14 ottobre
Per il 21 ottobre alle ore 15
a Pinerolo è convocata la consueta Assemblea autunnale delle Corali. Verranno discussi alcuni temi proposti dalla Giunta esecutiva uscente (Festa di
Canto 85, Canzoniere, Corsi di
aggiornamento per direttori)
sulla traccia della relazione della Giunta stessa.
• Ricordiamo ancora che il
giorno dopo, domenica 14 c.m.
avrà luogo nel tempio alle ore
10 il culto di ringraziamento e
di riconoscenza.
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino, Dino Gardiol, Antonio
Kovacs, Giorgio Peyrot, Sergio Pastello, Liliana Ribet,
Franco Taglierò, Erika Tomassone.
□ CONVEGNO SULLA
FORMAZIONE
TEOLOGICA NEL
PRIMO DISTRETTO
Castagneto di Villar Pellice — Inizio ore 14.30. E’ possibile cenare insieme, ed eventualmente proseguire
dopo cena. Chi intende cenare al Castagneto, è pregato di comunicarlo a
Carla bongo (tei. 91.801) entro giovedì
11 ottobre.
Dal tempi del Collettivo "Bonhoeffer"
non si era più tentato un corso approfondito di formazione teologica nel
distretto. Si vorrebbe riprendere l'intenzione del "Bonhoeffer", ma adattare metodi e contenuti ai tempi cambiati.
Per questo è opportuna un'ampia
consultazione in modo da poter rispondere alle esigenze attuali, sia come temi, sia come impostazione ed
orari. Il convegno di lancio del "Nuovo Bonhoeffer" è aperto a tutti gli interessati.
Giovedì 18 ottobre
a INCONTRO
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione dei collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Pinerolo. con Inizio alle ore 20.30.
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5
12 ottobre 1984
Vita delle chiese 5
IMPARIAMO A CONOSCERCI - CHIESE DI RAPOLLA E VENOSA
Quando la promozione
è nuova nascita
gio, rurgenza di collaborazione
di altre forme di ministeri che
assolutamente non possono ritrovarsi concentrati a pieno regi
Fu un gran giorno l’8 ottobre
1896, quando un certo Solibello
Dante ricevette un attestato di
frequenza e promozione alla
quinta classe dalla Scuola della
missione americana metodista. Il
documento custodito nell'archivio della chiesa di Rapolla, fu
firmato a suo tempo dall’insegnante Daniele Rivoira e dal direttore William Burt, ex operaio
inglese, emigrato in USA e divenuto pastore, il quale sostituì in
quel periodo in Italia Leroy M.
Vernon iniziatore intorno al 1870
dell’opera metodista episcopale
americana in Italia.
Per un contadino di allora saper leggere, scrivere, conoscere
attraverso la Bibbia un rapporto nuovo tra Dio e l’uomo, più
che un giorno di promozione fu
un giorno di resurrezione e nuova nascita. Molti furono coloro
che negli anni seguenti passarono dai banchi di scuola alla costituzione di un modo diverso
di essere, chiesa. Negli anni 192829 fu costruito e inaugurato l’attuale tempio con l’annesso appartamento pastorale.
Furono quelli anni di resistenza per la piccola chiesa metodista. Sul fronte della reazione clericale e fascista, le energie spese
non furono meno di quelle impegnate aU’indomani del terremoto che il 23 luglio 1930 rase al
suolo quasi totalmente Rapolla.
Erano tempi in cui anche la
missione americana per la grande crisi recessiva del '29 non poteva far fronte alle diverse postazioni evangeliche in attività.
Da questa impasse si uscì anche grazie ad una tenace e fraterna collaborazione da parte
della missione metodista wesleyana inglese.
Questa, in azione fin dal 1861
in Italia, si interessò anche del
nascente gruppo di evangelici a
Venosa curato, negli anni ruggenti del fascismo, da predicatori laici provenienti da Bari, Mottola, Spinazzola, antiche postazioni metodiste episcopali.
A Venosa
La presenza metodista a Venosa iniziò quando un certo Geremia Romito, intorno agli anni 20,
emigrato e di ritorno dagli USA,
ebbe il suo da fare nell'informare i suoi familiari e amici sul come in America tra canti, preghiere e letture bibliche si teneva la « messa » evangelica. Di
casa in casa, Bibbia alla mano,
continuò questa liberante informazione.
Venne il giorno che il gruppetto di Venosa iniziò ad essere visitato da fratelli provenienti da
Spinazzola e Mottola e si decise
di far visita a « quelli di Rapolla ».
Ogni domenica, per un sentiero di 22 chilometri, bici e traini
muovevano in direzione Rapolla
per assistere al culto evangelico
e prender posto in una chiesa
evangelica di recente costruzione.
Il gruppo di metodisti venosini
che si riunì intorno alle famiglie
Romito - Grippa - Craca - Gisonno - Ferrenti - Rienzi - Doria dovette aspettare il 1956 per avere
in Venosa un proprio locale di
culto. Fattuale tempio in via
Melfi, inaugurato dalla costituita Chiesa evangelica metodista
d’Italia che nel 1946 riunì i due
rami della missione metodista in
Italia, quella episcopale e wesleyana.
Quando negli anni 49-53 in tutta la Basilicata scoppiò la rivolta dei contadini contro i grandi
latifondisti, molti evangelici e
simpatizzanti, furono in prima
fila e organizzatori del movimento che caratterizzò le vicende della tormentata questione meridionale.
A Venosa i primi tentativi di
cooperative videro come soci
fondatori degli evangelici che militavano nelle file del partito comunista e socialista.
Dopo il colossale fallimento
della riforma agraria orchestrata sulla pelle dei contadini, gli
anni 53-60 videro un grande processo migratorio dalle campagne
ai piccoli centri lucani, future
città terziarie, e da questi centri
al nord e all’estero.
In mezzo a mille difficoltà e a
necessarie chiarificazioni di fondo, si consolidò nella realtà venosina e rapollese l’attuale
drappello di uomini, dònne, anziani, giovani come spazio di presenza e testimonianza evangelica.
Dopo un periodo segnato dalla
travagliata esistenza di una
scuola materna durata vent’anni
(1961-1981), una nuova fase da
tempo impegna e rappresenta la
vita delle chiese in questa zona
della Basilicata. Al primo posto
va collocata l’esistenza teologica
della chiesa che, nelle sue varie
attività di settore (culto, studio
biblico, scuola domenicale, attività femminile), pone le comunità nell’ambito di un confronto
biblico-teologico affrontando, senza complessi di inferiorità e vittimismi, quelle tematiche che
emergono ' nell’assemblea sinodale delle chiese valdesi e metodiste e che sono all’ordine del giorno nella vita nazionale e internazionale.
Da qui nascono e vengono vitalizzate altre due direzioni di
marcia.
E’ ritornato utile appena arrivato in zona l’acquisto di un amplificatore e relativi altoparlanti
preludio di una nostra e possibile presenza nelle piazzette e
rioni non solo di Rapolla e Venosa. Da soli o in compagnia di
altri, in un raggio di 60 chilometri, quella che potreriimo definire presenza ed esistenza missionaria e sociale della chiesa, ci ha
condotti ad essere testimoni delLevangelo in vari paesini viciniori.
Tematiche come pace, disarmo, droga, questione giovanile,
anziani, concordato e intese, cultura cattolica, sono state presentate unitamente all’annuncio del
l’evangelo.
Prima e dopo questa presenza
proiettata al di là dell’ombra del
campanile, nei singoli paesini,
nei contatti con le locali forze
politiche, si è toccato con mano im generale dissenso su come
la vita socio-religiosa-economica
scorre.
Presenti in questo popolare
dissenso cerchiamo di fare del
nostro meglio.
Si avverte la necessità di intensificare questa presenza a rag
me nel pastore di turno, né possono emergere appieno in comunità la cui consistenza numerica
è molto limitata.
Il sisma del 23 novembre 80 è
piombato come tm fulmine su
questa situazione ecclesiastica in
movimento.
Agli attimi di smarrimento è
subentrata l’idea forza di essere
per gli altri e indirizzare la nostra presenza in quelle zone più
colpite della nostra.
A Ruvo del Monte, un piccolo
paesino montano nella zona interna della Basilicata, distante
40 chilometri da Rapolla, si è
aperto un nuovo spazio di presenza e testimonianza.
Nasce una cooperativa zootecnica, si costruisce una stalla sociale, si avvia in concomitanza con
il centro di lettura e ricerche di
Rapolla, una attività socio-culturale.
Tra resistenze, contrasti, errori, valutazioni e rivalutazioni, si
continua ad essere presenti in
questa parte montana della Lu
cania.
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia con tenacia attua le sue strategie e programmi che a lungo andare possono ritornare utili allo sviluppo della zona montana del Vulture.
Questo è quanto le stesse chiese
metodiste di Rapolla e Venosa
auspicano favorendo, di concerto con la Lega delle cooperative
lucane, nuovi ripensamenti e modalità di intervento più consone
alle esigenze della popolazione
colpita dal sisiiia '80.
In Basilicata, cuore del mezzogiorno dTtalia, oggi come ieri
siamo presenti fino a quando il
Signore ce ne darà la forza nella
certezza che « dovunque due o
tre sono radimati nel nome mio,
quivi sono in mezzo a loro ».
(fine)
Franco Carri
LEGGE 449 E NUOVA PROCEDURA MATRIMONIALE
t
Un nulla-osta ben fatto
à
Con l’entrata in vigore della
legge n. 449 dell’11.8.1984 che
pone in applicazione l’intesa conclusa tra le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese e la
Repubblica italiana, alcune cose sono cambiate — e si spera
in meglio — anche circa la disciplina delle pratiche da svolgere in vista delle nozze.
Ora all’atto della richiesta delle pubblicazioni in municipio i
nubendi dovraimo render noto
che intendono celebrare le nozze nel Comune prescelto « secondo le norme dell’ordinamento
valdese », cioè avanti la Chiesa.
A pubblicazioni eseguite l’uflìciale dello stato civile rilascerà in
duplice esemplare un « nullaosta » dove sarà indicato che
nulla si oppone alle nozze; che
le pubblicazioni sono state eseguite; che sono stati letti ai nubendi gli articoli del codice civile relativi ai diritti e doveri
dei coniugi. Le nozze seguiranno
nel Comune prescelto dai nubendi avanti il pastore; ed al termine della cerimonia, redatto
l’atto di matrimonio, il pastore
ne farà pervenire un originale
unitamente ad uno degli esemplari del « nulla-osta », al Municipio del luogo dove la celebrazione è avvenuta, entro cinque
giorni dalla celebrazione.
Riproduciamo qui accanto il
modello di « nulla-osta » predisposto dal Municipio di Pinerolo, per il primo matrimonio
celebrato dopo l’entrata in vigore della nuova legge. Detto
COMUNE DI PINEROLO
Provincia di Torino
Nulla-osta per la celebrazione
di matrimonio secondo le norme
deiFordinamento valdese
L’Ufficiale dello Stato Civile
attesta
che le pubblicazioni civili del matrimonio da celebrarsi secondo le norme dell’ordinamento valdese nel Comune di
PINEROLO
FRA E
in
nato in . . ............. nata
li............................li.................
di' professione...............dì professione
residente in..................residente in .
cittadino .................. • cittadina . .
furono effettuate nel Comune di ... . dal giorno ....
al giorno............... ed in questo Comune dal giorno
..........al giorno ...................senza che sia stata
notificata alcuna opposizione e che non risulta resistenza di
cause le quali si oppongono alla celebrazione fra dette persone del matrimonio.
Attesta inoltre che sono stati spiegati dall’Ufficiale di Stato
Civile i diritti ed i doveri dei coniugi, dando ad essi lettura
degli articoli dèi codice civile al riguardo.
Pinerolo, lì................
L’UFFICIALE DELLO STATO CIVILE del.
modello rispecchia esattamente
le esigenze per cui è rilasciato,
è steso nel pieno rispetto delle
norme in vigore, ed è già stato
usato anche da altri Comuni
nella zona delle Valli.
Quanti ne hanno interesse potranno tener presente il detto
modello per ogni evenienza per
celebrazioni nuziali da celebrarsi
in altri Comuni d’Italia.
G. P.
ASSEMBLEA DEL V CIRCUITO LIGURIA
Difficoltà per iipredicatori
L’Assemblea del V Circuito, Liguria, si è aperta a Savona il 22
settembre con una meditazione di Letizia Tomassone che lascia il
Circuito per un anno di studi all’estero. Dopo la relazione dei lavori sinodali a cura di Sauro Gottardi e quella dell’incontro TavolaDistretti-Circuiti fatta dal sovrintendente Giorgio Castelli, la discussione ha toccato alcuni dei temi che occuperanno quest’anno
le chiese tra cui la settimana della libertà su « lo straniero che è
dentro le tue porte ». Particolare attenzione è stata data alla preparazione dei predicatori locali ed è stato approvato all’unanimità
un testo inviato in seguito a tutti gli organi responsabili.
L’Assemblea del V Circuito,
riunita a Savona il 22 settembre
1984 udita la relazione sulla riunione dei pastori e dei predicatori locali del circuito, ritenuto
che le strutture predisposte dal
nostro ordinamento per la preparazione dei predicatori locali
dn vista della loro iscrizione negli elenchi di circuito non hanno
ancora raggiunto una funzionalità soddisfacente e non hanno
perciò fornito i risultati sperati;
consiiderato in particolare che taluni candidati hanno incontrato
difficoltà nel seguire il corso;
chiede:
a) che la Commissione Permanente per gli Studi, senza minimamente abbassare il tono e
la serietà del corso, accentui
maggiormente il carattere di colloquio degli esami dei candidati
in modo ohe tali esami rappresentino soprattutto un aiuto e
una indicazione per i candidati
medesimi in vista di una loro
adeguata preparazione;
b) che la predetta Commissione stabilisca contatti più diretti e più frequenti con i Consigli di Circuito, in modo che questi possano seguire maggiormente la preparazione dei candidati;
c) che la predetta Commissione affidi ad un proprio membro per ogni distretto il compL
to di tenere più stretti contatti
con i candidati del distretto medesimo, promuovendo anche incontri a gruppi nel corso dell’anno in occasione di assemblee,
collettivi, ecc.;
d) che in conseguenza, per
attuare quanto richiesto al precedente punto c), la Tavola nomini la Commissione Permanente per gli Studi, tenendo conto
di criteri di distribuzione territoriale.
LA SPEZIA — Venerdì 12 ottobre al
Centro Evangelico José Ramos Regidor
e Eugenio Stretti parleranno su « Le
chiese cristiane in America Latina e
la teologia della liberazione ». Ore
17.30 In via da Passano 29.
S. GIOVANNI LiPIONI — Presso la
Chiesa valdese avrà luogo domenica
14 ottobre a partire dalle 10.30 l’Assemblea del XII Circuito Abruzzo e
Molise.
ROMA — Lunedì 15 ottobre i Piccoli
cantori della Cattedrale di Losanna
terranno un concerto alle ore 18 nel
tempio metodista di via XX Settembre.
ROMA — Per la Facoltà di teologia,
prolusione del prof. Paolo Ricca su
« Zwingli e gli An^attisti, il dialogo
che non c'è stato » sabato 20 ottobre
ore 17.30 via P. Cessa 40. Predicazione inaugurale domenica 21 nel tempio di via IV Novembre ore 11, past.
Roberto Comba.
6
6 prospettive bìbliche
12 ottobre 1984
Da indovini a predicatori
(segue da pag. 1)
ghiamo degli anni ad accorgerci che davanti a noi c’è l’angelo
dell’Eterno con la spada sguainata; spendiamo un temjJO infinito a capire che 1^ cattiva salute. rimniego fallitoT il doitffé
dei nostri 'figli, la ctìsì del matrimonio e tante altre cose, erario~Pasma che ci diceva; caro
Balaam, stai battendo la strada
sbagliata, i tuoi calcoli seri ed
onesti di buon cittadino erano
sbagliati e perciò l’angelo dell’Eterno ti ha fermato con là
spada sguainata. Ma ora l’angelo la rimetterà nel fodero e ti
parlerà per spiegarti che cosa
devi fare e che cosa devi dire.
Chi ha vissuto sa che questa
erano i progetti di JDio. perché
h-^Mérmetooi non erano i metodi di Dio, perché la mia mente non era la mente di Cristo.
E ora il Signore mi ha fermato
perché io finalmente riceva e
trasmetta la sua parola.
Il momento più
importante della vita
è ima delle più dure esperienze
den5~vTFà~e che è dlfccife aodig
soltanto capirla. Noi di' solilo
rhriamn; in nort me In meritavo, ho sempre vissuto onestamente, come credente, perché
Dio ha colpito proprio me? Ho
lavorato sial serio, perché non
ottengo risultati? La risposta
e molti di noi lo capiscono* solo
in pùnto ~~gr~inòrte — è: sono
stato" fenfigto dall’angelo dell’Etemo perché i miei progetti non
Perché questa è la svolta del
racconto. Il centro della questione non è ciò che l’asina ha
voluto dire crollando sotto di
lui. Il centro della questione è
ciò che Balaam ha saputo dire
dopo, quando ha benedetto
Israele anziché maledirlo. L’asina non ha parlato, diciamolo
pure. Questa dell’asina è una
bellissima parabola, la figura
delle nostre'~3isgiFàzie e delle
nostre sofferenze. Ma Balaam ha
parlato. E quando Balaam si è
trovato davanti a Israele ha detto cose straordinarie: « Come
sono belle le tue tende q Israele... come potrei maledirti?... Benedetto sia chiunque ti benedi
Balaam era soltanto un fabbricante di oroscopi ed è diventàto un^predicatore, era soltanto un indovino ed è diventato
un profetarci fabbricante di
oroscoprCindovino, trae dall'inconscio collettivo dell’umanità quello che se ne può trarre: l’amore e la morte, nient’altro. Ma il predicatore e il profeta traggono dallo Spirito di
Dio la parola che altrimenti non
può essere detta. E dalla sua
crisi Balaam è uscito come predicatore e come profeta.
è il momento in cui abbiamo
cessato di essere persone oneste, bene intenzionate, e siamo
diventati predicatori e profeti,
cioè persone che hanno ricevuto
la mente di Cristo, lo non cre
do che la sofferenza sià^puftfl?
catrice. Lo qncB»-^ Cristo.
anche di morire della morte dei
giusti.
Giorgio Bouchard
(dalla predicazione del culto tenuto a Riesi domenica 30 settembre, in una trascrizione
non rivista dall’autore).
Ma Ta nostra sofferenza che
spesso è per noi grande e pesante, è il momento in cui noi
vediamo grazie all’asina che
crolla l’Eterno che ci ferma e
impariamo a diventare predicatori e profeti e cjnè. testimoni
della presènza di Cristo rìella
storia.
Per l'ora
che passa
Al termine della nostra vita
noi capiremo che il momento
più importante della nostra vita
di credenti non è stato il momento in cui stavamo sellando
l’asina per andare a maledire
Israele, onestamente pagati e
convinti dal re Balak, ma è stato quando l’asina è crollata,
quando abbiamo smesso di frustare l’asina e abbiamo visto
l’angelo dell’Etemo con la spada fiammeggiante che ci fermava, il momento in cui^ abbiamo
attraversato la crisi più difficile,.
Possa io morire
deiia morte dèi giusti
ce... ».
più dolorosa Le~ Più íiiip^vígt¿
fella ñostrávitaT^Pefché quello
E allora ascoltiamo una frase
che Balaam ha pronunciato
quando ha cessato di essere un
indovino ed è diventato un profeta: « Possa io morire della
morte dei giusti », e cioè possa
io morire come Àbramo, come
Isacco e Giacobbe; come Cristo,
diciamo noi. Possa io morire della morte dei giusti. Una promessa che sta sopra di noi, se
accettiamo che l’asina non si sia
schiantata invano sotto di noi,
è non soltanto di essere per una
vita testimoni dell’Evangelo, ma
E’ in distribuzione il fascicolo
trimestrale ottobre/dicembre del
periodico « Per l’ora che passa »,
guida alla lettura quotidiana della Bibbia.
I testi biblici di questo ultimo
trimestre 1984 sono tratti dal
vangelo di Giovanni (cap. 10-21),
Esdra, Nehemia, Filippesi, Luca
(cap. 1-2), Salmi.
Chi desiderasse ricevere in omaggio una copia campione od
abbonarsi a « Per l’ora che passa », può rivolgersi a: Unione
per la Lettura della Bibbia e
servirsi del ccp 18768168 intestato a U.L.B., via Anzani 8/3, 16151
Genova. Abbonamento annuale
L. 5.000 (ordinario) L. 10.000 (sostenitore).
« Non sei tu che porti la radice ma
è la radice che porta te» - li
L’IDENTITÀ’ D’ISRAELE
SECONDO PAOLO
a cura di Gino Conte
(Romani 9: 6-39)
6 Però non è che la parola di Dio sia caduta
a terra; infatti non tutti i discendenti di Israele
sono Israele;
7 né per il fatto di essere stirpe d'Abraamo, sono tutti 6gli d’Aln-aamo; anzi: E’ in Isacco che
ti sarà riconosciuta una discendenza.
8 Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio;
ma i figli della promessa sono considerati come
discendenza.
9 Infatti, questa è la parola della promessa: tn
questo tempo io verrò, e Sara avrà un figlio.
10 Ma c’è di più! Anche a Rebecca avvenne la
medesima cosa qu2uid'ebbe concepito figli da un
solo uomo, vale a dire Isacco nostro padre;
11 poiché, prima che i gemelli fossero nati e
che avessero fatto del bene o del male (affinché
rimanesse fermo il proponimento dell'elezione di
Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama)
12 le fu detto: Il maggiore sarà sottomesso al
minore;
13 come è scritto:
Ho amato Gitwobbe e ho odiato Esaù.
14 Che diremo dunque? Vi è forse ingiustizia
in Dio? Certamente no.
15 Poiché egli dice a Mosè: lo avrò misericordia di chi avrò misericordia e avrò compassione
di chi avrò compassione.
16 Non dipende dunque né da chi vuole né da
chi corre, ma da Dio che fa misericordia.
17 La Scrittura infatti dice al faraone: Appunto per questo ti ho suscitato: per mostrare In te
la mia potenza e perché il mio nome sia proclamato per tutta la terra.
18 Così dunque egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole.
19 Tu allora mi dirai: Perché rimprovera egli
ancora? Poiché chi può resistere alla sua volontà?
20 Piuttosto, o uomo, chi sei tu che replichi a
Dio? Il vaso plasmato dirà forse a colui che lo
plasmò: Perché mi hai fatto cosi?
21 II vasaio non è forse padrone deirargilla per
trarre dalla stessa pasta un vaso per uso nobile
e un altro per uso ignobile?
22 Che vi è mai da replicare ss Dio, volendo
manifestare la sua ira e far conoscere la sua
potenza, ha sopportato con grande pazienza dei
vasi pronti per la perdizione,
23 e ciò per far conoscere la ricchezza della
sua gloria verso dei vasi di misericordia che aveva già prima preparati per la gloria,
24 cioè verso di noi, che egli ha chiamato non
soltanto fra i Giudei ma anche fra i pagani?
25 Così egli dice appunto in Osea: lo chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo
e « amata » quella che non era amata;
26 e avverrà che nel luogo dov'era stato detto;
« Voi non siete mio popolo », là saranno chiamati
figli del Dio vivente.
27 Isaia poi esclama riguardo a Israele:
Anche se il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del .mare, solo il resto sarà salvato;
28 perché il Signore eseguirà la sua parola sulla terra in modo rapido e definitivo.
29 Come Isaia aveva detto prima:
Se il Signore degli eserciti non ci avesse lascia
Proseguiamo la lettura seguita dei capitoli 9-11 di Romani, miziata coi n.
scorso e che continuerà per altre tre puntate. Per una magpore comprensione m
questa serie uniamo al commento il testo biblico, versione riveduta revisionata.
to una discendenza, saremmo diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra.
« Non tutti i discendenti d’Israele sono Israele » (v. 6): con queste parole
Paolo dà vigorosamente inizio alla riflessione vera e propria ed enuncia un punto di vista radicale. La « comunità nazionale », la realtà storica che di fatto si
chiama Israele, che ha una sua lineare
continuità storica e il popolo di Dio non
sono la stessa cosa. Che cosa fa essere
« Israele »? l’appartenenza ad un popolo,
il fatto di essere nato in una certa linea
genealogica o la parola creatrice di Dio?
La risposta di Paolo è espressa in termini paradossali al v. 7: non per il fatto
di essere stirpe (« il seme ») di Abramo,
si è necessariamente Agli di Abramo!
Stirpe e figliolanza, contro ogni naturale evidenza!, vengono distinte da Paolo,
che appoggia la sua lettura sull’interpretazione di alcuni passi biblici.
Innanzitutto Genesi 21: 12 in cui è detto: « In Isacco ti sarà nominata una progenie». Questo testo, che esprimeva soprattutto l’assicurazione divina che legittima sarebbe stata considerata la discendenza che Abramo avrebbe avuto nella
linea di Isacco, piuttosto che in quella
di Ismaele, permette a Paolo di sostenere
che, tra quelli che per natura discendono da Abramo, si hanno esiti diversi. E
questi esiti diversi dipendono dalla parola che Dio pronuncia. E’ in virtù di
questa parola che Isacco è il vero discendente di Abramo, non per altro.
Al V. 8 Paolo esplicita maggiormente
il suo punto di vista: è la promessa che
fa la vera discendenza di Abramo. Isacco
è il figlio della promessa (v. 9), il figlio
di Sara sterile, il figlio che non ci sarebbe stato se non per la libera volontà di
Dio (« promessa »).
Esaù e Giacobbe
I vv. 10-13 presentano un caso ancora
più illuminante, quello di Esaù e Giacobbe. <5ui, stando alla realtà « naturale »,
nulla differenzia i due: figli dello stesso
padre, come Isacco e Ismaele, ma anche
della stessa madre, gemelli, troppo piccoli perché li si possa distinguere in base alle loro azioni (v. 11). Eppure (Genesi 25: 23) Dio dichiara a Bebecca quale sarà il rapporto fra i suoi due figli e
quello fra i rispettivi discendenti: « il
maggiore servirà al minore » (contro ogni
logica, contro ogni consuetudine!). La radicalità della scelta di Dio, basata solo
sulla sua libertà, è sottolineata dalla famosa citazione di Malachia 1: 2-3: « Ho
amato Giacobbe ma ho odiato Esaù».
Era necessario soffermarsi su questa
parte (9: 6-13) perché è uno dei cardini
di tutto il ragionamento. Per Paolo, l’i
dentità di Israele, ciò che « fa » il popolo di Dio, non è la nascita, l’appartenenza al popolo dei discendenti di Abramo,
quasi si trattasse di una qualità intrinseca, naturale (come l’essere italiano,
anche però come il nascere cristiano nel
Medio Evo...!). Ciò che «la» il popolo
di Dio non è la realtà così com’è, ma
un intervento creatore di Dio. « Il popolo
di Dio è creatura di Dio » diceva Lutero.
Non è certo Paolo, lo abbiamo visto, a
misconoscere il valore profondo e unico
della storia di Israele (9: 1-5 e poi cap.
11), ma per lui il senso di tutta questa
storia, ciò che veramente conta è quella
«parola di Dio» (v. 6) che crea, quella
promessa che crea la storia, la libera
grazia di Dio che precede la risposta
e le scelte dell’uomo, anzi le causa.
In un inciso del v. 11 si trova la frase
forse più importante di tutta questa parte: tutto quanto Paolo ha descritto è avvenuto « affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che non
dipende dalle opere, ma dalla volontà
di colui che chiama ». Quello che Paolo
ha scoperto come essenza deU’Evangelo
(la libera grazia di Dio che accoglie senza guardare ai dati naturali e a quello
che gli uomini costruiscono, cioè le opere) può per lui essere scorto già nelle
storie dei patriarchi. Anzi è questa la
chiave di lettura di tutta l’azione di Dio
nella storia.
Anche l’epoca biblica ha conosciuto, a
varie riprese, una discussione sulla « identità » d’Israele. Ciò non riguarda solo Paolo, ma anche i profeti o il movimento del Deuteronomio e anche il grande movimento dei Farisei, che « si separano » (questa l’etimologia di Fariseo =
separato) all’interno del popolo d’Israele in nome di una precisa identità: è
Israele chi è fedele alla volontà che Die
ha rivelato a Mosè e ad Israele. Paolo
condivide con i Farisei (lo è stato lui
stesso) la passione, lo zelo per la ricerca
dell’identità profonda d’Israele. Ma mentre i Farisei la cercano nella fedeltà, in
altre parole nella risposta d’Israele, Paolo la cerca nell’azione di Dio, in una radicalizzazione della linea del Deuteronomio e dei profeti. L’identità profonda
d’Israele non è per Paolo né una qualità intrinseca, ma neppure un’azione, co-,
me la fedeltà della risposta « osservante», ma sta nella libera elezione di Dio.
Non è una possibilità umana, ma un
evento che Dio fa accadere. La continuità su cui Israele deve fondarsi non è per
Paolo quella delle generazioni, ma quella
della parola di Dio che chiama, che crea,
che salva.
Azione di Dio e realtà umana, storica:
Paolo contrappone questi due termini,
per far emergere « il proponimento dell’elezione di Dio ». L’Ebraismo ha molto
sottolineato l’unità dei due aspetti. Dio
ha scelto un popolo (certo senza che questo popolo avesse in sé il motivo della
sua elezione: cfr. Deuteronomio 7: 6 ss.),
ma pur sempre un popolo e non dei singoli, con tutto ciò che questo comporta.
Il cristianesimo posteriore a Paolo ha
preso rapide scorciatoie: la chiesa è diventata il « vero Israele » ( titolo che essa non riceve dal Nuovo Testamento) e
l’Israele « storico » è stato dichiarato finito in rapporto all’elezione. Anche qui
la posizione di Paolo è illuminante, con
la sua tensione senza scorciatoie, senza
cortocircuiti. L’Israele storico, empirico
non è affatto cancellato: il discorso dei
vv. 3 ss. si riferisce a tutto Israele. In
questo orizzonte, in questo Israele, Paolo
sottolinea però che « non tutti sono Israele » (v. 7). «Israele», anche nell’orizzonte storico d’Israele, è frutto della parola
creatrice di Dio.
Due obiezioni
Volutamente ci siamo soffermati a lungo sulla parte iniziale del cap. 9, perché
Paolo vi ha enunciato una tesi importante. Ora, al v. 14 e al v. 19 Paolo mette
sul tappeto due possibili obiezioni che,
più che scaturire da un vero dialogo,
segnalano il carattere meditato e argomentato di Romani 9-11. Le obiezioni sono queste: l’azione di Dio che Paolo ha
descritto non finisce per essere improntata ad ingiustizia ed arbitrio cieco e
non finisce per risolversi in un determinismo implacabile? Sono le classiche
obiezioni di ogni discussione suH’elezione di Dio. Paolo risponde sottolineando
la libertà di Dio: quella del creatore che
dispone della creatura (con le immagini
del vasaio e dell’argilla e con il ricordo
di come il Faraone sia servito da strumento nelle mani di Dio, v. 1,7) e quella
di una misericordia immeritata (vv. 16,
18, 23).
Ai vv. 24-29 Paolo tenta una prima applicazione di quanto ha finora detto sulla promessa, sulla parola creatrice di Dio,
sulla sua libertà non condizionata da prerogative umane: lo fa raggruppando
alcune citazioni bibliche. Al v. 24 compare per la prima volta la chiesa, cioè gli
uomini che Dio ha chiamato fra gli ebrei
e fra i pagani. A questi ultimi — quelli
che, come dirà la lettera agli Efesini (2:
12) erano per loro natura « senza Dio
nel mondo » ed « estranei ai patti della
promessa » — Dio, per la sua libera grazia, ha dato di essere « suo popolo ». Per
la libertà della grazia ci può essere «popolo di Dio » al di fuori d’Israele, popolo di Dio.
Una seconda applicazione riguarda
Israele. Incurante del senso letterale. Paolo applica alla situazione di Israele di
fronte all’Evangelo cristiano, due testi
che parlano di un « resto ». Solo un resto sarà salvato, e se non fosse per quel
resto il destino d’Israele sarebbe simile
a quello di Sodoma e Gomorra. Con la
durezza del contrasto fra salvezza e reiezione sembra risolversi la dialettica tra
Israele della promessa e Israele naturale, dove l’Israele della promessa, il
resto, viene a coincidere con i giudeocristiani. Ma il discorso continua.
Daniele Garrone
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12 ottobre 1984
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VIAGGIO NEGLI STATI UNITI
VALDESI IN AMERICA
Uno sguardo retrospettivo risale alle origini di due diversi insediamenti nella città di New York e nelle colline del North Carolina
All’ingresso della City Hall di Staten Island, a New York, è
posta un'iscrizione marmorea che ricorda date importanti. Tra
queste compare anche quella della fondazione della prima chiesa
cristiana di Staten Island ad opera dei Valdesi nel I5b/. Hunque
è póssIBTIè"che“ dopo le stragi delle 'Pasque Piemontesi' del marchese di Pianezza un piccolo gruppo fuggiasco di Valdesi abbia
raggiunto, imbarcandosi dall'Inghilterra o dall'Olanda, le coste
nordamericane.
Sono gli anni della prima colonizzazione di massa e della
grande conquista. Dalla vecchia
Europa intollerante, attraversata da crociate e miseria, se ne
vanno i puritani e più tardi ancora, con lo scoppio della guerra civile in Inghilterra, inizia l'esodo dei cavalieri e dei nobili.
Net Nuovo Mondo cominciano
ad arrivare proletari e borghesi,
artigiani e latifondisti; arrivano
gli antenati delle future grandi
famiglie dei Lee e dei Washington, dei Franklin e dei Lincoln.
II popolo che emigra dalla vecchia Europa sogna una nuova
civiltà. Si fondano nuovi stati e
si creano nuove legislazioni ispirate, come scrisse lo storico W.
Smith, ad un’unica idea di tolleranza nei confronti di ogni religione, specie dei protestanti. Se
nel Maryland una legge mette^’a tutte le religioni sullo stesso
piano, in Pennsylvania, dominata dai Quaccheri, sorgeva la città della solidarietà e dell’amore
fraterno: Filadelfia. La Ginevra
di Calvino riviveva in alcuni villaggi moravi come Old Salem do\ c la teocrazia prendeva il posto della democrazia.
Un’altra ondata migratoria di
protestanti avvenne con la revoca dell’Editto di Nantes del 1685.
E sempre a Staten Island nella
ItLÌla chiesa ugonotta oggi è anc-, a possibile leggere, al proposi::), due interessanti testimonianze che abbiamo rinvenuto
ne'le arcate del tempio. In una
prima lapide si racconta la vicenda di un certo Jean Andrivet
« il cui nome — dice l’antica
iscrizione — appare tra quelli
dei protestanti fuggitivi condannati dal Parlamento di Grenoble
nel 1686 ». L’Andrivet — ricaviamo dalla scritta consumata dal
tempo — fugge in America con
la moglie Antoinette Bouvier (da
notare: stesso cognome dell’ex
First Lady Jacqueline Kennedy,
di origine ugonotta) dal nativo
villaggio francese di Mérindol. Il
villaggio era un importante centro valdese ed era stato messo
a ferro e fuoco nel ’pogrom’ del
barone d’Oppède, anni prima
della revoca dell’editto di Nantes. In quell’occasione i pochi
Valdesi superstiti furono condannati a remare vita naturai
durante sulle galere reali.
Sempre nella chiesetta ugonotta di Staten Island, dove dietro al pulpito campeggia la scritta ’résistez’ che intende ricordare la parola di Marie Durand
durante la lunga prigionia nella
Tour de Constance a Aigues Mortes in Francia, si può leggere,
su di un’altra vecchia lapide, la
genealogia di alcune famiglie
Mnnnet, provenienti dalle Valli
Valdesi. Dunque un’emigrazione
di vecchia data quella dei Vaidesi in Nord America. Ma il
grosso dell’emigrazione si svolse soprattutto nel 19“ secolo.
Arrivati a New York gli emigrati si spinsero sino in California, nel 'Texas, nel Nord Carolina per non dire di coloro che
raggiunsero Salt Lake City nello Utah abbracciando la fede
dei Mormoni.
Se i primi Valdesi emigrati negli U.S.A. si aggregarono
quasi naturalmente alle numerose realtà ecclesiastiche protestanti preesistenti, vedi per esempio quello che successe a Valdese di cui tra poco parleremo,
all’inizio di questo secolo prese
corpo l’idea di costituire una
chiesa valdese autonoma. A New
York nasceva intanto la « N.Y
Waldensian Society » che diven
terà l’attuale American Walden
sian Aid Society con lo scopo d
aiutare la chiesa in Italia. Soltanto nella città di New York i
Valdesi superavano di gran lunga il centinaio. La maggioranza
di loro lavorava in hôtels, ristoranti, oppure in case private come domestici o istitutrici. Nel
1910 arriva, mandato dall’Italia,
il pastore Griglio per continuare un’opera ecclesiastica già avviata. Per i culti l’assemblea
valdese era ospitata da diverse
chiese. In particolare dalla Chièsa riformata olandese con cui
un tentativo di fusione naufraga nel 1922. Seguono anni difficili, anche di dissidi interni.
Nel 1928 la Chiesa valdese viene riconosciuta dallo stato di
New York come ente religioso.
1932: il Sinodo a Torre Pellice riconosce l’autonomia della First
Wa] densian Church di New \orJL'
Nel dopoguerra a sostituire U
pastore Griglio, ormai stanco di
anni e nialanT, viene inviato il
pastore Alfredo Janavel che aveva già trascorso^un lungo ministero pastorale alle Valli. Janavel acquista i centralissimi nuovi locali ecclesiastici trasformando così quella che era una
sinagoga ebraica in un tempio
protestante, proprio nel cuore
di Manhattan. Si predica in francese, inglese e italiano. Particolarmente tra il 1957 e il 1967 la
Chiesa valdese di New York, con
la sua corale ed un attivo gruppo giovanile, si dedica soprattutto all’opera di evangelizzazione tra i marittimi che sostano
per lunghi giorni nel grande
porto commerciale newyorchese.
Poi, inarrestabile, inizia lo
svuotamento di Manhallan: gli
u'ffici prendono definitivamente
il posto degli ultimi alloggi i cui
prezzi sono saliti alle stelle. La
diaspora valdese si allarga ulteriormente: dal New Jersey a
Chicago molti Valdesi, lontani
dal loro abituale luogo di culto,
s’iscrivono e diventano attivi in
locali chiese evangeliche. A partire dagli anni ’70 la piccola chiesetta al centro di New York,
schiacciata tra i colossi delle
multinazionali, raccoglie un
gruppo sempre più piccolo di
Valdesi. Non mancano anche segni positivi: la riunione annuale
dei Valdesi nell'Ulster Park è
piena di gioia e dimostra che
c’è ancora desiderio di testimo
A fianco: l'uscita del culto a Valdese in occasione dt una visita
dall’Italia (12.8.84). Sotto: 6 membri del primo gruppo di coloni
giunti a Valdese nel 1893: L. P.
Guigou, Victor Micol, François
Tron, Alexis Guigou, Catherine
Garrou, Emanuel Micol.
niare, di continuare. Un foglio
d’informazione ecclesiastico mantiene contatti e dà informazioni su questa vasta diaspora profondamente americanizzata ma
che non ha dimenticato la realtà del valdismo italiano.
Ora la domanda è questa; dè
un futuro per la Chiesa valdese
’’aì~~New Yoik? H-ÌPTUro. io sappiamo^ non cì appartiene. Ciò
che conta è il fatto che la nostra
chiesa sinora ha ’tenuto’. E non
è poco. Molte chiese, anche evangeliche italiane, hanno fatto soltanto fugaci apparizioni tra- gli
emigrati italiani. Un solo dato;
nel 1935 c’erano quasi 40 pastori italiani che fondavano sette,
costruivano chiese, animavano
circoli culturali nella città di
New York. Oggi siamo all’azzeramento. E’ sopravvissuto solo
chi accanto all’entusiasmo evangelistico ha curato la coesione
interna della comunità, ha mantenuto i contatti con la terra
d’origine ed ha conquistato un
proprio spazio anche culturale.
Ovviamente in una città come
New York dove 9 milioni di abitanti rappresentano tutte le razze e, vorrei dire, tutte le religioni del mondo evangelizzare è
una sfida. Ma le possibilità, anche tra i due milioni di italiani
(dunque ci sono più italiani a
New York che a Roma) non
mancano. Pochissimi sanno dell’esistenza di un’Italia evangelica. Il quotidiano (in lingua italiana) « Il progresso » che riflette la cultura popolare italiana
dei grandi sobborghi del Bronx,
del Queens o di Brooklyn, sulla
questione religiosa presenta articoli sul papa 0 su erigendi santuari mariani in Italia. Forse,
in questa direzione, c’è tutto un
grosso lavoro da svolgere di testimonianza e d’informazione
che potrebbe dare nuova prospettiva alla Chiesa valdese di
New York.
A Valdese
« Se siete valdesi riconoscerete subito il vostro territorio:
una montagnola che si erge a
qualche chilometro da Valdese
e che ha l’aspetto della rocca di
Cavour vi assicurerà di essere
in Piedmont (la regione si chiamava così ancor prima dell’arrivo dei valdesi) e, dopo poco,
voi scorgerete una lunga catena
di montagne, anzi di collinette
basse e coltivate dove lungo vaste piantagioni di mais e frumento si estendono grandi vigneti. A quel punto siete certi
che da lì a un momento il vostro treno si fermerà alla stazione di Valdese... ».
Sono le note di viaggio del
cronista dell’« Echo des Vallées
Vaudoises » che nel 1914, in una
serie di articoli, descrive la vita
quotidiana di questa colonia che
allora aveva soltanto 21 anni.
Tutte queste testimonianze sono
oggi raccolte nel Museo di Valdese e ogni anno, ad agosto, in
occasione del 'Waldensian Festival’, in un anfiteatro all’aperto,
eretto accanto alla prima casetta in legno costruita dai coloni,
si recita l’odissea di un popolo
che dalle Valli Valdesi (in particolare dalla Val Germanasca)
emigrò, per ragioni economiche,
verso le lontane Americhe.
Così si esprimeva un povero
emigrante alla vigilia della partenza da Massello: « Non è certo l’amore per l’awentura o il
miraggio del guadagno che ci
costringono a trasportare le nostre giovani famiglie al di là dell’Oceano, in un paese lontano
che non conosciamo e dal quale nessuno tra noi forse ritornerà. No, non è questo. E’ la
miseria, la sofferenza, la fame
che ci cacciano da queste Valli ».
L’idea di un’emigrazione nel
Nord Carolina nacque nell’ambiente valdese romano come risposta alle condizioni di miseria e di fame in cui versavano
le Valli in quegli anni. Su questo argomento si tenne una grande assemblea nel Tempio di San
Germano nel 1892 in cui si di
chiarò che era possibile compe
rare terreni validi nel Nord Ca
rolina nella contea di Burke, vi
cino alla catena delle Blue Ridge
Mountains « dove ci sono degli
orsi ma non terribili, dei gatti
selvatici e trote in abbondanza »
Il capitano Camperio, avuta no
tizia della prossima ondata mi
gratoria dei Valdesi, cercò di
convincere molte famiglie vai
desi ad emigrare verso l’altopiano dei Mensa nell’allora Eritrea
italiana. Ma la cosa non ebbe
seguito. Intanto l’assemblea aveva inviato, nel marzo del 1893,
Jean Bounous e Louis Richard
(i quali non sapevano una parola di inglese) ad esaminare i
terreni in America. Al loro rientro a Pomaretto i due inviati,
con i loro rapporti, spaccarono
l’assemblea in due; Bounous era
per l’emigrazione, Richard era
contrario. Tuttavia da lì a poco
un piccolo nucleo di 29 persone,
quasi tutte della Valle di San
Martino (Germanasca) si decisero a partire con il pastore
Charles Albert Tron (lo stesso
che fondò l’Asilo dei vecchi di
San Germano).
Dopo \ un viaggio avventuroso
il gruppo giunse il 29 maggio
1893 nella località che sarebbe
diventata Valdese. Tron predicò
a partire dal Salmo 103 e le cronache del tempo ci dicono che
il suo sermone fu continuamente interrotto « dai pianti dei fratelli e delle sorelle ». Gli inizi di
Valdese furono cooperativistici;
si costituì la 'Valdese Corporation’, ogni famiglia possedeva
una vacca e un mulo per 4 persone. La proprietà era collettiva
e per oltre un anno si praticò la
comunione dei beni. Furono stabilite delle regole base della co
munità sottoscritte dai capifamiglia.
Intanto due successive ondate migratorie avevano portato
sul territorio della colonia oltre
200 persone. Dopo questi primi
viaggi collettivi Temigrazione a
Valdese avvenne solo più sporadicamente. Nel 1895 si sciolse la
Valdese Corporation: l’indi
vidualismo montanaro aveva
prevalso! I Valdesi si unirono
quasi subito alla locale chiesa
presbiteriana, pur mantenendo
le usanze ecclesiastiche valligiane, e tra il 1896 e il 1899 costmirono il tempio in cui si predicò
in francese sino al 1922.
L’assimilazione ecclesiastica
seguì di pari passo quella civile. Nel 1920 Valdese venne riconosciuta come Comune e primo
sindaco della città venne eletto
John Long, nativo di Pramollo.
Durante la prima guerra mondiale circa 20 Valdesi furono arruolati sotto le armi e con le
nuove generazioni il processo di
americanizzazione fu completo.
Accanto all’agricoltura ben prèsto si svilupparono alcune piccole industrie in particolare nel
campo tessile. Nacque la prima
banca, la Valdese Credit Union.
E, più tardi, dall’iniziativa del
panettiere Rostan di Frali sorse, ed è ancora in pieno sviluppo, la Waldensian Bakery, uno
dei più grandi panifici negli
U.S.A.
Negli anni '30 i giovani della
comunità chiesero ed ottennero
di avere un pastore di lin^a inglese. Il francese, il patois erano ormai relegati in piccoli circoli familiari o ecclesiastici. Ancora oggi i quasi 600 Valdesi di
Valdese rappresentano, in una
cittadina di 3.000 abitanti, una
fetta cospicua della popolazione anche ecclesiastica ma non
certo la totalità. Come abbiamo
detto prima, nel 1955 sorse il
Museo Valdese, accanto al tempio, che documenta vicende e
sviluppi della colonizzazione e
della storia antecedente europea.
Molti nomi di strade (Italy
Street, Valdo Str., Massel Str.,
ecc.) ricordano i luoghi della
storia valdese. In questi ultimi
anni in cui molti gruppi etnici
in America hanno riscoperto la
propria identità anche attraverso la ricerca storica delle proprie radici, la vicenda valdese
ha assunto un grande interesse.
Ma in questa ricerca i nostri
amici di Valdese non devono essere lasciati soli. « The Drama »
recitato a Valdese 9gni estate,
dove roghi e battaglie d’Europa
si intrecciano alle battaglie dei
coloni del Nuovo Mondo, suscita
emozione e interesse. C’è gente
che piange e ricorda i racconti
dei vecchi pionieri. Ma la storia
del passato non basta. E’ necessario comprendere quale risposta diamo ai problemi del nostro tempo. A Valdese non c’è
stato temno di affrontare i problemi dell’attualità tanto grande
è stata la gioia di incontrarsi, di
avere notizie dalle Valli e di lasciarci guidare <’'a l'* realizzazioni che generazioni di Valdesi
hanno compiuto laggiù. Soltanto attraverso uno scambio di informazioni continuo e, se possibile, di incontri personali si può
colmare l’isolamento per maturare insieme le risposte ai problemi del nostro tempo.
Giuseppe Platone
Í*
8
8
12 ottobre 1984
UN’INTERVISTA DI PAOLO RICCA AL SETTIMANALE ’’SEGNO SETTE” I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Pace, bilancio in deficit Argomenti sinodali
Solo 3 piccole chiese nel vasto mondo cristiano pongono la questione della pace come discriminante perentoria della fede - E lo altre?
Durante una sosta spezzina
■ di Paolo Ricca, il « Centro Eyangelico » ha organizzato una
intervista che lo stesso ha rilasciato alla rivista dell’Azione
Cattolica «Segno Sette» che l’ha
pubblicata sul n. del 25 settem"■ bre. Il settimanale, diretto dallo storico Alberto Monticene
conosce rm’ampia diffusione nel
mondo cattolico e si caratterizza per una discreta sensibilità
alle tematiche « ecumeniche ». '
• Dopo un giudizio critico del
« BEM », Ricca si sofferma sul
centenario luterano, rallegrandosi perché «Lutero non è più
nel nostro paese il simbolo qua:; Sl dell’eresia, della devianza religiosa, dell’apostasia: Lutero è
nn testimone di Cristo, è un te: stimone dell’Evangelo »; Bisogna
rallegrarsi dunque, perché la
jgerarchia ha recepito la lezione
storica di Lortz, padre di quella
scuola di storia del cristianesimo che ha, in Italia, illustri seguaci nelle figure dei proff. Giuseppe Alberigo e Boris Ulianich.
Ricca ricorda che « Lutero è nato in Italia nel 1983, anziché nel
1483 in Germania. Poco nnale
i”sub specie àeternitatis”, noi ci
rallegriamo perché questo contribuisce direttamente o indirettamente secondo le situazioni
locali a un discorso ecumenico
che è quello che ci sta a cuore,
che non è Lutero ma Cristo, è
l’Evangelo, è l’autenticità della
fede, della vita e della Chiesa
Cristiana »
munque piccoli nuclei cristiani
i quali fanno della pace ima discriminante per l’appartenenza
a queste Chiese, cioè: ”o tu sei
pacifista, e allora puoi fare parte di queste Chiese; o non sei
pacifista e allora non puoi fare
parte di queste Chiese”.. Quindi c’è un deficit fondamentale,
un deficit di base del Cristianesimo storico rispetto alla questione della pace».
L’allusione di Ricca ai Mennoniti, ai Quaccheri e alla Ohie”
sa Airicana « Kimbanguista » è
giustificata dal timore « che molti cristiani siano pacifisti in maniera molto romantica, non sono né politicamente all’altezza di
una posizione pacifista, né spiritualmente convinti fino in fondo di quel Cristo, principe della pace, che per essere pacifista
è andato su una croce, cioè sul
simbolo del martirio dei ribelli
, politici, però disarmati... Io spero — conclude Ricca — che i
quaccheri, i mennoniti, che appena ieri erano presi in giro e
considerati come degli esseri ridicoli, siano oggi e domani considerati come dei padri nella fede, come della gente che ci ha
insegnato qual è la vera via, che
già Cristo ha percorso per noi
e con noi ».
Nelle parole di Ricca, traspare una lunga militanza nel « Movimento Internazionale della Riconciliazione » (M.I.R.), presente da 32 anni nel nostro paese,
fondato dal pastore valdese Carlo Lupo, oggi con una presenza evangelica non numerosa, ma
importante per il lavoro di «coscientizzazione pacifista» tra i
cristiani e non cristiani di tutti
i continenti.
Eugenio Stretti
Si è, pare, ormai consolidata
la presenza dei lavori del nostro
Sinodo in tutta la stampa italiana. Si trova chi si limita a
riprodurre gli ottimi servizi delrufficio stampa, e chi entra più
nel merito, soprattutto per i due
momenti che hanno in qualche
modo caratterizzato questo Sinodo: la lettera dei due « dissociati » protestanti e il documento sulla sessualità. L’atteggiamento che il Sinodo ha assunto
sul primo argomento trova in
genere consensi, pur con qualche
isolata riserva (più negli interventi delle lettere ai giornali che
nei commenti diretti); maggiori
incertezze, sembra, sul documento sulla sessualità, per il quale
non tutti hanno compreso che
si tratta di uno studio da sottomettere aH’attenzione delle comunità e non di una decisione
sinodale; mentre d’altro canto
non sembra corretto limitarne la
valutazione ad una semplice
contrapposizione alle rigidità,
talvolta preistoriche, che appaiono in alcune manifestazioni pub
SEGRETARIATO ATTIVITÀ’ ECUMENICHE
La pace
Mozioni dei S.A.E.
La XXII Sessione di formazione ecumenica del Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) ha approvato lo scorso agosto alcune mozioni. Abbiamo già riportato a suo tempo quella relativa alle trasmissioni « Protestantesimo » e « Sorgente di vita ». Riportiamo og-^
gi altre due mozioni sulle donne nella chiesa e sulla pace, rinviando al prossimo numero quelle sul documento di Lima (B.E.M.).
Padri nella fede
Le donne
La parte più interessante dell’intervista, per certi versi inedita, è quella riservata all’impegno pacifista dei cristiani. « Io
vorrei — dice Paolo Ricca —
che tutti i cristiani si rendessero conto che attualmente, nel
mondo, esistono solo 3 piccole
Chiese, evangeliche tra l’altro
(ma questo è secondario), co
I partecipanti alla XXII sessione del SAE
Si rallegrano perché le varie
Chiese hanno recentemente riaffermato la pari dignità e libertà
in Cristo delle donne all’interno
della comunità.
Chiedono aUe loro Chiese di
agire perché questi principi siano concretamente rispettati ed
applicati in tutti gli aspetti della
vita, sia a livello istituzionale,
sia nella vita comunitaria ecclesiale.
Si impegnano ad essere presenti nella vita quotidiana e negli organismi istituzionali delle
rispettive chiese per attuare concretamente la difesa e la promozione della donna rispetto agli attuali condizionamenti teologici, culturali e puridici che ne
mortificano la piena realizzazione come persona.
L’Assemblea dei partecipanti
alla XXII Sessione del SAE,
— udita la relazione del gruppo
di studio che ha lavorato sul
tema « Sfida dei movimenti
pacifisti ed ecumenismo »
— accoglie l’idea di promuovere presso tutte le chiese locali una « Settimana ecumenica per la pace », in cui ci
si avvicini al tema della pace con iniziative di preghiera, di studio e di azione;
— dà .mandato alla presidenza
del SAE di proporre l’iniziativa agli organismi nazionali
italiani che fanno capo alle
diverse chiese presenti sul
territorio e agli altri organismi di ispirazione religiosa
che sono attivi in questo
campo;
— indica, p>er il suo particolare
significato religioso, il periodo di Pentecoste come data
da proporre.
Pronti a morire
per ia pace
Si è tenuto in luglio a Strasburgo rai congresso mondiale
dei Mennoniti. Un teologo di
Filadelfia, R. Sider, in un discorso davanti all’assemblea ha
dichiarato che i cristiani dovrebbero essere pronti a morire
per la pace e la nonviolenza.
Egli ha proposto la creazione
di un esercito cristiano di pace
formato da 100.000 persone disposte a scendere in campo laddove ci sono dei conflitti, tentando di strare,,con metodi di
lotta ncnviolenta, le parti belligeranti. I cristiani non dovrebbero più essere pronti a morire
armati sul fronte, ma a morire
disarmati tra i fronti.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di CLAUDIO PASQUET
Rapporti diplomatici
tra USA e Vaticano
La « American United », una
organizzazione americana che si
batte per la separazione tra
stato e chiese, di cui fanno parte
cattolici, protestanti ed ebrei,
considera contrario alla Costituzione americana il fatto che vi
siano dei rapporti diplomatici
tra gli USA e la Santa Sede. La
Costituzione prevede infatti la
indipendenza di tutte le chiese
dallo stato e la loro piena parità di fronte ad esso. Ora con
un legato pontificio negli USA
e un ambasciatore americano in
Vaticano, questa confessione re
ligiosa (cattolica) si trova ad
essere in posizione di privilegio.
L’American United sostiene che
il rapporto è apparentemente
quello tra due stati, ma in realtà si tratta del rapporto diplomatico tra gli USA e ima confessione religiosa. A conferma di
questo cita il discorso dell’arcivescovo Pio Laghi (nunzio apostolico negli USA) il quale ha
dichiarato di fronte al Congresso USA, che l’ambasciatore degli Stati Uniti in Vaticano non
è ambasciatore presso la S. Sede, ma presso la Chiesa cattolica e Giovanni Paolo II. 'l’ra
l’altro, ha aggiunto, « coloro che
interpretano la diplomazia papale come cosa che deriva dall’autorità temporale del papa,
sbagliano nel comprendere la
vera natura della missione della
Santa Sede ».
za in favore della consacrazione delle donne pastore. Finora la
situazione era curiosa; le donne
potevano ricoprire un incarico
pastorale, ma non venivano
consacrate e non avevano diritto al titolo di « Reverend ».
Il Sinodo Canadese non si è
sentito di approvare tale risoluzione, affermando tra l’altro che
è compito dei sinodi regionali
l’ordinare o no dei pastori. Il
Sinodo nazionale si è però sentito di suggerire ai Sinodi regionali: « che non è appropriato
il chiedere ai candidati al ministero pastorale quali siano i loro orientamenti in materia sessuale ».
Canada: apartheid
e omosessualità
Tutto il dibattito sulla sessualità è stato perciò rinviato alle chiese locali per uno studio
più approfondito e il Sinodo nazionale prenderà posizione su
questo problema « al più tardi
fra 4 anni ».
Canada: sì alle
donne pastore
L’assemblea delle chiese pentecostali del Canada riunitasi alla fine del mese di agosto, si è
pronunciata in larga maggioran
La Chiesa Unita del Canada
ha tenuto il suo Sinodo annuale
a fine agosto a Morden. Questa
Chiesa, geconda numerica.men-_
Je solo alla Chiesa cattolica., sanádese, "ha approvato un documento su apartheid e razzismo
nel quale tra l’altro si legge:
« l’apartheid è un peccato e, in
quanto disobbedienza alla parola di Dio, una eresia ».
Più complessa la situazione
del dibattito sulla omosessualità; il Sinodo si è trovato di
fronte ad un rapporto di una
commissione sulla sessualità
che chiedeva ai Sinodo stesso
di riconoscere che l’omosessualità « in sé » non costituisce un
criterio di impedimento alla ordinazione pastorale.
Ginevra: 8 pastori
e diaconi consacrati
La chiesa protestante di Ginevra ha consacrato 6 pastori
e due diaconi nel corso di un
culto tenutosi il 29 settembre
nella cattedrale di Saint Pierre.
Interessante notare che tra i 6
pastori consacrati, solo due sono giovani appena usciti dalla
Facoltà di Teologia, tutti gli altri hanno invece interrotto una
loro precedente occupazione per
andare a studiare nella Facoltà
Teologica in vista del pastorato. Una curiosità: uno dei due
diaconi consacrati, Maurice Gardiol, attivamente impegnato nel
lavoro della CEvAA, è nipote
di emigrati dalle Valli Valdesi.
bliche (non sempre in quelle
« da confessionale ») delle gerarchie cattoliche. Da ricordare comunque un interessante intervento di A. Zarri sul Manifesto.
Anche la presa di posizione
del Sinodo sul Concordato ha
avuto ampi echi, inserendosi in
una larghissima discussione che
ha interessato un po’ tutti i giornali. La stampa cattolica è andata sviluppando un’ampia campagna in favore della scuola privata e del suo diritto ad essere
sussidiata dallo State. Gli argomenti sono i soliti e non abbiamo trovato molto di nuovo nei
numerosi scritti. Estesa anche
alla stampa non confessionale
la discussione sulla abolizione
delle congrue: qui un nuovo argomento è apparso e cioè l’opera del clero nella custodia e
manutenzione di opere d’arte
senza costi per lo Stato (ma è
proprio vero?). Scrivendo al
Corriere un sacerdote, un po’
seccato per l’abolizicne della
congrua ma fiducioso nel suo
vescovo, cita in materia di contributi statali alle Chiese la
« dabbenaggine dei valdesi».
I processi al francescano Boff
e ai vescovi peruviani per la
«teologia della liberazione » interessano anche noi, in quanto
tra le accuse mosse e riportate
dai giornali c’è anche quella di
essere pericolosamente vicini al
protestantesimo per il fatto che,
nel libro di Boff « Chiesa carisma e potere », si trova una opposizione ai dettati della Controriforma, intesa come autoritarismo che diventa oppressione
dei fedeli, discriminazione delle donne, reazione nei rapporti
sociali e politici.
Riferendo sulla Conferenza
della UCEBI, Repubblica sottolinea il rifiuto di ogni « Intesa »,
basato sul congregazionalismo e
quindi sul rigetto di ogni autorità o rappresentatività della
stessa UCEBI.
Per l’ecumenismo, l’annuale
convegno del SAE alla Mendola
ha avuto il consueto successo di
partecipazione e di echi nella
stampa. Da segnalare ■ anche un
più diffuso interesse per un confronto tra la teologia cristiana e
quella ebraica, con la proposta,
tra l’altro, di sostituire la parola « Antico Testamento » con
«Scritture ebraiche», confermandone così l’attualità e la conseguente integrazione col Nuovo
Testamento.
Valore ecumenico ha anche
l’affettuoso ricordo ' dell’anniversarlo della morte di. Albert
Schweitzer pubblicato da una rivista cattolica come Gente Veneta.
Altre minori osservazioni:
— un articolo del Secolo XIX
sui valdesi di Favaie, con rimprovero alla Tavola che, essendo proprietaria del vecchio cimitero locale, lo lascia deperire senza occuparsene;
— una ripresa di articoli sulle sette cristiane del Nord America, dovuta forse alla indubbia
influenza che tali sette hanno
sulla popolarità di Reagan. Particolarmente ampio il servizio
del Manifesto sulla Chiesa unificata del noto coreano Moon.
Si è anche appreso che il Parlamento Europeo ha in esame
un progetto di legge, di origine
inglese, che vorrebbe dichiarare
fuori legge le sette « non socialmente pulite ». E chi ne giudicherà la « pulizia »?
— un buon servizio della
Stampa sulla esposizione di dipinti di Scroppo a Torre Pellice;
— una disposizione del gover
no malese che vieta importazione e vendita di Bibbie tradotte
in malese (non sono proibite
quelle tradotte in altre lingue),
sembra per evitare l’evangelizzazione delle tribù musulmane
della zona occidentale del paese. Niso De Michelis
■>1
■Í5.' -i
9
12 ottobre 1984
cronaca delleValli 9
iS"
'S
OSPEDALI VALDESI NELLA REGIONE PIEMONTE
Autonomia e servizio pubblico
^ - Firmato dal presidente della Regione Piemonte A. Viglione e dal Mo
UCVUuClVS deratore G. Bouchard un protocollo integrativo delle Intese del 1982
indifesi
a
Ai primi freddi mandrie e gregei lasciano gli alti pascoli e
scendono a valle; per molti mesi le “bergerie" degli alpeggi ri■ narranno abbandonate. In che
stato le ritroveranno i pastori
quando risaliranno la primavera prossima? Troppe volte in
questi ultimi anni si sono trovati di fronte a porte sfondate,
cucine e stalle devastate e sporche, masserizie rubate o rotte.
.4 chi dovranno dire grazie?
La prima impressione può essere che si tratti di vandali.
Probabilmente si tratta invece di ragazzi che scorrazzano in
moto e che sfogano la loro vitalità come capita, senza pensare alle conseguenze delle loro
aziorii, senza particolare cattiveria: è divertente prendere a
sassate i vetri delle finestre di
una casa abbandonata: chi pensa al freddo e alla pioggia che
penetreranno? Oggi, con motorini o con macchine più potenquesti ragazzi arrivano forse
nappo facilmente là dove nes■ tno può impedir loro di fare
' . iocchezze.
! più difficili da capire sono
nrò quegli adulti, di solito one•^'i nella loro vita quotidiana,
ma capaci di farti ammirare
vitti fieri la vecchia lucerna, il
panchetto per la mungitura o la
zangola, che hanno “trovato"
liurante le loro gite domenicali
L lucidato con ogni cura per ornare il soggiorno o la cantinetu.. E non si riesce a far loro
capire che si tratta comunque
di un furto, tanto più grave perché si deruba gente povera e indifesa. Non si può, e non ne
varrebbe la pena, sbarrare una
baita come le cassette di sicurezza di tina banca; e poi una
vecchia tradizione di solidarietà vuole che chiunque, sorpreso
dalla pioggia, dalla neve, dal
freddo, possa ripararsi in una
baita disabitata..
Per queste due categorie di
vandali e di ladri ignari di esserlo penso che qualche cosa si
debba e. si possa fare. I loro gesti derivano, secondo me, dal
fatto che due mondi estremamente diversi vengono oggi a
contatto senza la necessaria preparazione a comprendersi reciprocamente. Le forze sono troppo disuguali. Il montanaro che
scende in città, inizialmente
sperduto e intimidito, è pronto
ad accettare le leggi del nuovo
ambiente. Il cittadino invece si
trova a far da padrone in un
mondo in cui nessuno è Ti a chiedergli di pagare quello che prende. Dal fioraio gli tocca di spendere .somme folli per portarsi a
casa mezza dozzina di narcisi:
quando scopre un prato fiorito
si butta a raccoglierne fasci
enormi, lasciando l’erba devastata come se ci avesse scorrazzato una mandria di bisonti.
Per educare la nostra società al rispetto dell'ambiente che
è anche fonte di sostentamento
per i pochi che hanno ancora la
voglia di vivere e lavorare _ in
condizioni per altri proibitive,
tutti dobbiamo far qualcosa.
Durante una passeggiata un
mio cugino si chinava spesso a
raccogliere una cartaccia, a togliere un sasso dalla strada posandolo con cura sul margine.
Vedendo che lo osservavo, un
giorno mi disse quasi scusandosi: « Que veux-tu? C’est un reflet
suisse ». Non può diventare un
riflesso italiano, o almeno un nostro riflesso individuale?
Marcella Gay
TORRE PEL1.ÌCE — Pienamente inseriti nel sistema sanitario pubblico 'già da molto tempo, gli ospedali valdesi di Pomaretto, Torino e Torre Pellice
hanno da lunedì 8 ottobre uii
quadro normativo preciso in cui
svolgere la loro attività. Nell'aula
sinodale il presidente della Giunta della Regione Piemonte, Aldo
Viglione, e il moderatore della
Tavola Valdese, Giorgio Bou
chard hanno firmato im «protocollo integrativo di intesa tra la
Regione Piemonte e la Tavola
Valdese in ordine aU’assistenza
sanitaria erogata dalle strutture
della Chiesa Valdese operanti
nella Regione Piemonte».
Dopo ITntesa raggiunta nel
gennaio deH’82 è questo il terzo
protocollo firmato dalle parti riguardante la complessa materia
della assistenza sanitaria. Nel
Dal testo del
protocollo di intesa
1) Le prestazioni di assistenza
sanitaria ospedaliera ed extra-ospedaliera che gli Ospedali Valdesi
di Torino, Torre Pellice e Pomaretto sono chiamati a svolgere saranno concordate con le singole
Unità Socio-Sanitarie Locali, sulla
base di provvedimenti attuativi di
programmi di attività e di spesa
e relativi aggiornamenti annuali sulla base dei quali verrà assicurata
la copertura finanziaria. (...).
2) La Regione Piemonte assicura, con vincolo di destinazione e
tramite le UU.SS.SS.LL., il finanziamento a bilancio sia indistinto
che vincolato per le prestazioni
erogate dai presidi ospedalieri elencati al precedente art. 1 sulla
base delle risultanze del bilancio
di previsione e delie eventuali variazioni deliberate dai competenti
organi statutari degli Ospedali Vaidesi, (...).
Tale finanziamento viene erogato
con rimesse mensili anticipate in
acconto, rapportate a dodicesimi
della quota di finanziamento definita a bilancio, conguagliata, comunque, a fine trimestre tenuto
conto dei tempi e delle entità delle assegnazioni alle UU.SS.SS.LL..
Allo scopo la Regione si impegna a comunicare agli Ospedali Vaidesi gli importi delle quote del
fondo sanitario regionale periodicamente accreditate, con vincolo di
destinazione, alle singole Unità Socio-Sanitarie Locali.
il bilancio sarà predisposto sulla base dello schema disposto dalla Regione per le UU.SS.SS.LL. ai
sensi della legge regionale n. 2/
1981, in quanto applicabile ed articolato per presidio.
Nel bilancio sarà ricompresa una
aliquota percentuale dell'importo
complessivo di parte corrente di
pertinenza dei singoli presidi, da
concordarsi annualmente in base
alle indicazioni regionali sui bilanci delle UU.SS.SS.LL. per sostituzioni o. rinnovi di apparecchiature
ed attrezzature obsolete e per opere di manutenzione straordinaria.
Alle spese per nuovi investimenti, nell’ambito dei programmi d’investimento concordati, gli Ospedali Valdesi potranno far fronte: con
eventuali avanzi di amministrazione; con mutui per i quali la Regione Piemonte, ai sensi del primo
comma del presente articolo, assicura il finanziamento dei relativi
oneri di ammortamento con specifico riferimento alle opere edilizie; con l’individuazione di una
aliquota percentuale delle entrate
dirette derivanti da: attività sanitarie a pagamento, concorso degli utenti, recupero e rimborsi anche a
titolo di rivalsa, con esclusione di
eventuali e diverse entrate provenienti a qualsiasi titolo dalle comunità evangeliche e con l’individuazione infine di una aliquota percentuale del bilancio di parte corrente, ovvero con locazioni finanziarie (leasing) per l’acquisizione
programmata di nuove attrezzature.
3) Nell’ultimo trimestre di ciascun anno la Regione concorderà
con gli Ospedali Valdesi le attività ohe gli Enti dovranno svolgere,
ai fini del presente atto, nell’anno
successivo e, su tale base, gli Ospedali Valdesi valuteranno il prevedibile bilancio articolato per presidio, a norma del precedente articolo 2).
4) Gli Ospedali Valdesi invieranno all’Assessorato Regionale alla
Sanità, e per conoscenza alle Unità
Socio-Sanitarie Locali interessate,
i rendiconti trimestrali dello stato
della spesa entro il giorno 20 del
mese successivo alia chiusura del
trimestre, articolati per presidio.
5) Ai fini della verifica delle intese (...) le parti convengono di
confrontarsi periodicamente. A tale confronto parteciperanno gli Ospedali Valdesi, le -UU.SS.SS.LL. interessate, con il coordinamento
funzionale della Regione.
6) Le parti convengono, altresì,
di assicurare le più ampie reciproche informazioni in ordine al puntuale assolvimento del presente
accordo.
7) Nelle more dell’approvazione
dello schema tipo di convenzione
di cui all’art. 41 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, vengono definiti i rapporti gestionali intercorrenti tra I singoli stabilimenti ospedalieri appartenenti alla Chiesa
Valdese e le UU.SS.SS.LL. cempetenti per territorio, secondo lo
schema tipo di convenzione di cui
all’allegato « A » che fa parte integrante e sostanziale del presente protocollo integrativo, da approvarsi entro 30 giorni dalla data di
stipulazione del medesimo.
8) Il presente regime transitorio entra in vigore all’atto della
firma e resta in vigore per la durata del Piano Socio-Sanitario della Regione Piemonte e si intende
tacitamente rinnovato per ugual
periodo, ove sei mesi prima della
scadenza una delle parti non invii all’altra disdetta a mezzo di
lettera raccomandata, ma fermo
restando, sempre, l’inserimento
dei presidi dipendenti dalla Tavola
Valdese nella rete pubblica.
9) Le parti convengono di regolare di comune accordo mediante
protocolli aggiuntivi ogni eventuale variazione dei contenuti del presente atto.
10) Le parti si impegnano comunque fin d’ora a riesaminare
congiuntamente I contenuti generali e particolari del presente atto,
nonché all’occorrenza, l’intero regime dei rapporti intercorrenti tra
la Regione Piemonte e la Tavola
Valdese, sulla base della Legge di
attuazione della intesa tra lo Stato Italiano e la Tavola Valdese, firmata il 21 febbraio 1984 ai sensi
delTart. 8 della Costituzione.
Torre Pellice, 8 ottobre 1984.
Il Presid. della Regione Piemonte
Aldo Viglione
Il Moderatore della Tavola Valdese
Giorgio Bouchard
giugno scorso infatti era stato
sottoscritto un protocollo d'intesa riguardante le procedure
per le piante organiche del personale degli ospedali.
Con questo protocollo si affronta la complessa materia_ del
finanziamento degli ospedali.
Finora il finemziamento degli
ospedali valdesi avveniva, oltre
ohe con contributi dei singoli,
sulla base del principio del rimborso delle spese sostenute per
le prestazioni. In pratica Tamministrazione degli ospedali sulla
base dei propri bilanci stabiliva
una retta giornaliera di costo ner
la degenza e successivamente
concordava Tammontare della
stessa con la USSL competente
ed effettuava la fattura. E’ il sistema tuttora in vigore con le
case di cura private.
Poiché gli ospedali evangelici
sono considerati dalla legge
ospedaliera prima e dalla riforma sanitaria poi, ospedali inseriti nel sistema pubblico di assistenza sanitaria, pur mantenendo una autonomia gestionale, sì
trattava di regolare la materia in
modo conforme alle leggi nazionali e regionali. Analogamente a
quanto avviene per gli ospedali
gestiti dalTOrdine Mauriziano,
la Regione Piemonte prevede ora
per i nostri ospedali un finanziamento « a bilancio».
In altre parole la regione finanzierà gli ospedali sulla base
del loro bilancio che dovrà essere formulato sulla base degli
standards di servizio previsti
per gli ospedali pubblici e dei
programmi di attività e spesa
(PAS) elaborati dalle USSL.
Il bilancio così formato entrerà nei conti della USSL la quale
riceverà e trasmetterà alTamministrazione degli ospedali acconti mensili pari ad un dodicesimo
del bilancio. Con questo si dovrebbe, almeno teoricamente,
porre rimedio alla necessità di
cassa dei nostri ospedali ohe
col sistema precedente dovevano
ricorrere all’oneroso credito bancario per far fronte tempestivamente al pagamento degli stipendi e delle forniture.
Per quanto riguarda gli investimenti la regione finanzierà
•unicamente quelli inseriti nei
programmi (PAS) della USSL
attraverso o l’avanzo di gestione dell’ospedale, o la garanzia
su mutui edilizi, o sul gettito
di una quota dei servizi a pagamento verso privati, o attraverso
a quote di eventuali leasings.
In pratica gli eventuali investimenti finanziati dalla regione dovranno essere preventivamente
concordati con l’USSL che dovrà vagliarne la congruità e l'interesse pubblico, anche in presenza di altri presidi sanitari
esistenti sul territorio, ed inserirli nei propri programmi, prima che questi ricevano il finanziamento pubblico.
D’altra parte non potrà più
succedere che Tente pubblico richieda agli ospedali servizi per
i quali è necessario effettuare investimenti, senza dare gli oneri
finanziari richiesti agli ospedali.
Non è chiarito nel protocollo
d’Intesa il regime patrimoniale
relativo a questi investimenti,
che sulla base delle leggi vigenti
dovrebbe essere attribuito agli
ospedali stessi.
Maggiore chiarezza dunque
nelle modalità di finanziam^to
e maggiore inserimento nel sistema pubblico sono le caratteristiche di questo protocollo che
avrà la validità del piano sanitario regionale e potrà essere integrato da altri protocolli aggiuntivi e modificato sulla base di
nuove norme statali.
Giorgio Gardiol
Impegno ecumenico
TORRE PELLICE — Il nuovo
Sacerdote della Comunità catto-‘ vlica. Don Giorgio Grietti, insediato domenica 7 ottobre, rivolgendo il suo messaggio non ha
mancato di inserire un saluto
alla Comunità valdese locale e
a tutti i gruppi non cattolici ,
presenti a Torre Pellice. Tenendo conto che il suo ministerio
si svolge in una realtà particolare ha assicurato la sua presenza alle varie occasioni di dialogo ecumenico compatibilmente con i suoi impegni.
Mensa scolastica
POMARETTO — La mensa
scolastica per le scuole elementari e materna di Pomaretto
utilizzerà ancora ]per quest’anno
i locali del Convitto, ma il personale sarà- pagato dal Comtme.
Per il servizio di uso della cucina, della sala mensa e di tutte
le attrezzature, la direzione del
Convitto ha chiesto im aflSitto di
250.000 lire per nove mesi, riservandosi il diritto di usare i locali il sabato e la domenica perla scuola domenicale e altre attività ecclesiastiche. Il Comime.
di Pomaretto ha fatto eseguire
alcuni lavori di miglioramento
rispondenti alle indicazioni formulate lo scorso anno scolastico dal servizio di igiene del-,
TUSSL.
Per contenere i costi della refezione, i genitori degli alunni
hanno deciso di costituire un
comitato di gestione col coinpL
to di provvedere agli acquisti
e controllare il menu. In tal modo si è ottenuto di far pagare
ai genitori la stessa cifra dell’anno scorso, mentre Tamministrasiione comunale si è assunta
il maggior onere di spesa per
mantenere un servizio di indubbia utilità per la popolazione.
*3
I problemi dei
pensionati
L'assemblea degli iscritti al SPICGIL della Val Pellice dopo aver discusso i problemi della categoria ed
in particolare:
— Il riordino del sistema pensioni- ■
stico;
— La rivalutazione delle vecchie pensioni;
— La fuoruscita dai minimi delle
pensioni con oltre 781 contributi;
— La conquista del minimo vitale di 4:'
L. 430.000 mensili per una persona priva di reddito e di L. 660.000
mensili per due persone sempre
prive di reddito;
— Il riconoscimento delle L. 30.000 42
mensili per gli ex combattenti e \L
partigiani, ecc.;
si impegna a mobilitare la categoria
per sostenere queste rivendicazioni ■
fino alla loro definitiva soluzione. r
Nuovi programmi
alle elementari
PINEROLO — Il CIDI organizza presso il salone comunale di corso Piave
una serie di lezioni dedicate al nuovi programmi delle elementari:
Mercoledì 17 ottobre, ore 17, Roberto Maragliano (Università di Lecce):
Nuovi programmi: per quale scuola?
Mercoledì 31 ottobre, ore 17, Paolo
Boero (Università di Genova) : L’educazione matematica nel nuovi programmi: cultura e realtà.
Mercoledì 12 dicembre, ore 17. Giuseppina Rinaudo (Università di Torino): Il problema dell’educazione
scientifica nei nuovi programmi.
Venerdì 25 gennaio 1985, ore 17,
Raffaele Simone (Università di Roma):
Il linguaggio della mente.
Mercoledì 27 febbraio, ore 17, Antonio Galvani (Scuola media superiore,
Livorno): L’insegnamento della storia:
presupposti teorici e proposte didattiche.
(Continua)
10
10 cronaca delleValli
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Autunno in
Val d’Angrogna
13-28 ottobre 1984
Sabato 13 ottobre, ore 21, Tempio Valdese del Serre: Concerto del Coro Alpino Valpellice.
Martedì 16 ottobre, ore 20.30, a Pradeltorno (Locanda): Incontro-^cUbattito sul tema: « Alpeggi in Val Pellice: quali
prospettive? ». Introducono: Mario Sibille, Assessore al1 agricoltura della Comunità Montana; Luciano Rossi Assessore alTagricoltura della Provincia; Bruno Ferraris
Assessore alTagricoltura della Regione.
Gioi^ 18 ottobre, ore 20.30, scuola di Chiot dTAiga: Serata
m diapositive sull’escursionismo e su altre attività realizzate dallo Sport Club Angrogna. Informazione su « ColVacira: un progetto per gli anni ’80», a cura di
Valdo Benech, presidente della Cooperativa « Mount Servin ».
Sabato 20 ottobre, ore 20.30, scuola di Buonanotte: Incon
1.» tro con il gruppo di canto popolare «Da pare ’n fleul ».
Martedì 23 ottobre, ore 20.30, scuola di Chiot dTAiga: Incontro^battito sul tema: « Turismo e cultura locale ». Introduce R. De Matteis, della Cooperativa « Lou Viol » di
Sampeyre. Proiezione dell’audiovisivo: « Architettura rurale in vai d’Angrogna » realizzato dal Centro Documentazione. ,
Giov^ 25 ottobre, ore 20.30, al Capoluogo (Sala Comunale):
Tavola rotonda sul tema « Energia nucleare: no grazie? ».
Introducono Gianni Salio, del Comitato per lo sviluppo
dell energia alternativa, Carlo Alberto Travers e Donato
Adducci, Sindaci di Comuni dichiarati denuclearizzati.
Sabato p ottobre, ore 14, al Capoluogo (Scuole elementan) Apertura della Mostra Mercato dei prodotti agricoli
e artigianali e delle mostre: « ...e venne il tempo della
guerra», foto d’epoca riproposte dal Centro di Documentazione; « Non aspettiamo il giorno dopo, impegniamoci per la pace », disegni realizzati dagli alunni della
Scuola Media a Tempo Pieno di Perosa Argentina. Intervengono TAssessore alla Cultura della Regione G.
Ferrerò, della Provincia P. Longo, della Comunità Montana M. Pons e 1 Assessore alla Montagna della Provincia
I. Grotto.
Ore 15, Sala Unionista Valdese del Capoluogo Nuto Revelli
presenta: « C’era una volta...! partigiani », una ricerca
degli alunni della scuola elementare di Angrogna in collaborazione con il Centro di Documentazione. Proiezione
del video-tape: « Una minestra di foglie di faggio » pagine della Resistenza in vai d’Angrogna rivisitate’ dai
bambini delle scuole.
Ore 21, Tempio Valdese di Pradeltorno «Ninna nanna della
guerra»: canti musiche e riflessioni sulla pace con il
Gruppo Teatro Angrogna e Bianca Guidetti Serra.
Domenica 28 ottobre, al Capoluogo:
■ P. ® ■ l*.- Riapertura Mostre e proiezione delTau
diovisivo « Architettura rurale in vai d’Angrogna ».
Ore 15: Castagnata e balli popolari sotto l’Ala.
USSL 43 - VAL PELLICE
COMITATO PER LA PACE VAL PELLICE
Rinnovato impegno
Dopo l’interruzione estiva il
comitato pace e disarmo Val
Pellice ha ripreso la propria attività. Due sono gli obiettivi che
il movimento italiano si è pesto in questi ultimi mesi:
1) raccolta di firme per le
due proposte di legge di iniziativa popolare (la prima per l’indizione di un referendum popolare straordinario sull’installazione di missili a testata nucleare sul territorio nazionale; la
seconda riguarda le norme per
la partecipazione democratica
alle scelte di politica militare);
2) denuclearizzazione del territorio (cioè la richiesta ai comuni di dichiarare di essere contrari all’installazione sul proprio
territorio di ordigni a testata
nucleare).
Anche il nostro comitato si
e impegnato in queste due direzioni.
Il prossimo incontro del comitato Val Pellice si terrà lunedi
15 ottobre alle ore 21, presso il
Centro d’incontro di Torre Pellice (via Repubblica 1) con il
seguente ordine del giorno:
— organizzazione di una giornata con gli altri comitati del
Pinerolese sul tema della denuclearizzazione ;
preparazione di un intervento
da tenere il 25 ottobre nella
serata organizzata dal comune di Angrogna sul tema della
denuclearizzazione;
— bilancio e valutazione sulla
raccolta di firme per le due
proposte di legge di iniziativa popolare;
— varie ed eventuali.
Sono invitati a partecipare a
questa riunione tutti coloro che
sono interessati ai problemi
della pace e del disarmo.
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Partono i
Distretti sanitari
Ha suscitato sorpresa alTAssemblea delTUSSL 43, riunitasi
il 5 ottobre, la richiesta della
Presidente di capovolgere To.d.g.
dopo Tapprovazione dei primi
due punti, spostando allá fine
Tesarne della deliberazione di
« Avvio dei Distretti con la individuazione delle .funzioni e loro
coordinamento e nomina dei
Coordinatori ».
Al Consigliere Bonansea di Bricherasio, che da alcuni mesi guida la minoranza DC, la proposta
di inversione dei lavori ha offerto lo spunto per domandarsi se
essa non nascesse dalla constatazione che la minoranza garantiva la validità delTAssembTea.
L’avvio dei Distretti era stato
vissuto dalle forze politiche e
sociali con grande attesa. Il Comune di Bricherasio, sede di uno
dei tre Distretti, è l’unico che
avesse predisposto le strutture
per fare decollare il servizio.
Comprensibile che ài consigliere
su nominato insistesse sulTopportunità di dare la priorità a
questo argomento che dovette
essere rimandato dall’Assemblea
del 20 luglio per mancanza del
nurnero legale dei consiglieri.
L’irrigidimento della minoranza poteva essere giustificato ma
forse non era il caso di drammatizzare. L’Assessore Suppo ha voluto far rilevare la democraticità della Giunta che, nonostante fosse di sua competenza la nomina dei Coordinatori di Distretto, ha voluto presentare tali nomine all’Assemblea.
Respinta la proposta è cominciato il dibattito sull’argomento
« Distretto » alTo.d.g.
Con il decentramento e la gestione a livello di base dei servizi previsti dalla legge s’intende
promuovere « più salute » e lo
strumento per la realizzazione è
il Distretto di base. Nell’ambito
di questo si possono realizzare
gli obiettivi posti dalla riforma
sanitaria. La complessità delle
attività e prestazioni del Distretto si debbono integrare con « il
sociale » presente nei suoi vari
aspetti sul territorio.
La discussione si è appuntata, senza asprezza di toni, quasi
esclusivamente sulla figura del
Coordinatore, probabilmente stimolata dal dispositivo dell’atto
che prevedeva per il Distretto di
Bricherasio la nomina di un’Assistente sociale.
La Presidente è intervenuta
per illustrare la normativa di
legge che prevede un « coordinatore del Distretto » che non è necessariamente individuato nel
« medico », sostenendo che l’integrazione del « sociale » nel sanitario rinforza il più debole, cioè
il sociale, equilibrando i due settori. La funzione del Coordinatore dev’essere intesa non come responsabilità gerarchica verso gli
operatori, ma come fondamentale elemento di supporto per
l’espletamento di compiti di
coordinamento delle attività distrettuali. Gli operatori del Distretto fanno capo, sotto il profilo organizzativo, al Coordinatore come dirigente di Distretto,
ma gerarchicamente rispondono
al responsabile del servizio competente per materia (sanitario o
sociale).
Il contributo dei tecnici delTUSSL apportato nelTesporre il
complesso contenuto a cui la deliberazione in esame faceva riferimento è stato approvato.
Verso Tuna di notte, con la
astensione della minoranza, TAssernblea ha approvato di avviare
i Distretti e ha nominato come
Coordinatori: Dott. Paola Grand
per il Distretto di Torre Pellice;
Dott. Giovanni Caruso per il Distretto di Luserna S. Giovanni;
Assistente sociale Fiammetta
Gullo per il Distretto di Bricherasio.
Gli altri numerosi argomenti
alTo.d.g., alcuni dei quali anche
urgenti, sono stati rinviati alla
prossima assemblea. A. K.
VAL PELLICE
Caccia al
cinghiale
TORRE PELLICE — Il caccia
tore che abbatte il cinghiale è
tenuto a compilare il foglio verde in tutte le sue parti e consegnare la parte inferiore nell’apposita cassettina presso la Comunità Montana Val Pellice (p.
Muston) in giornata. Nella parte da consegnare deve essere indicata la località nella quale è
stato depositato il cinghiale abbattuto a disposizione delle
Guardie per la dovuta verifica.
REGIONE PIEMONTE
Rimborsi sanitari
La Giunta regionale ha deliberato, su proposta dell’assessore alla sanità Sante Bajardi,
i nuovi importi dei rimborsi per
assistenza ospedaliera in forma
indiretta e per particolari prestazioni o presidi ospedalieri.
Le tabelle stabiliscono che le
USSL provvedano ai seguenti
rimborsi :
— ai ricoverati in ospedali
pubblici all’estero, una retta
giornaliera onnicomprensiva di
lire 120.000 (contro le 90.000 attuali) ;
— ai ricoverati in case di cura
private all’estero, lire 84.415 (in
precedenza, 64.400);
— ai ricoverati in istituti specializzati all’estero, colpiti da
gravi malattie professionali con
inabilità permanente al lavoro,
un rimborso senza limiti di percentuale fino a 10.000.000 ( 8 milioni) ;
— ai ricoverati in case di cura private nazionali o presso
ospedali esteri, per affezioni
particolari ( cardiochirurgia, angiochirurgia, neurochirurgia, trapianti di organi, accertamento
e/o trattamento di tumori maligni), rimborso del 50% dell'importo documentato fino ad un
massimo di lire 8.000.000 (6 milioni) ;
— per gli utenti di cui al punto precedente, viene inoltre concesso un ulteriore contributo
per acquisto protesi : pace-maker fino a 2.000.000 per modelli
a breve^durata e fino a 2.250.000
(in precedenza, rispettivamente
1.600.000 e 1.800.000); valvole cardiache artificiali fino a 1.500.000
(1.200.000), endoprotesi d’anca
fino a 700.000 ( 550.000);
— ai ricoverati (sempre in
forma indiretta) in Italia o all’estero, per interventi atti a risolvere o alleviare casi di paraplegia o tetraplegia di derivazione traumatica midollare, rimborso del 50% dell’importo documentato fino ad un massimo
di 8.000.000' (6.000.000).
Le nuove cifre aumentano dei
25/33 per cento le tabelle in vigore, fissate nell’aprile ’82 e confermate senza variazioni per
T83.
Più rapida la «TAC»
Interessante e utile novità per
i piemontesi che intendono sottoporsi all’esame della TAC (tomografia assiale computerizzata) presso cliniche convenzionate della regione. Con delibera del
26 giugno scorso, la Giunta regionale ha stabilito che l’autorizzazione per l’effettuazione del
servizio venga rilasciata dalle
apposite Commissioni operanti
presso alcuni ospedali pubblici,
non più dalla Commissione regionale.
In concreto, tale prassi (valida solo nei confronti di persone già ricoverate presso le cliniche , che dispongono della
TAC) permetterà uno sveltimento dei tempi: si deve infatti decidere sull’autorizzazione entro
48 ore dalla ricezione della domanda. Il paziente avrà prima
il responso e magari si risparmierà qualche giorno di degenza (a lui medesimo e al bilancio sanitario ! ).
Attualmente, le cliniche piemontesi convenzionate con il
servizio sanitario e in possesso della TAC sono due : 1’« Ospedalino Koelliker » di Torino e
la « Città di Bra » ; per la prima, si farà riferimento alla Commissione dell’Ospedale Regina
Margherita, per la seconda allo
Ospedale Santo Spirito di Bra,
Per ogni esame, le cliniche
avranno un rimborso di 150.000
lire. Va infine rilevato che la
TAC può essere effettuata anche presso alcuni stabilimenti
ospedalieri pubblici e in alcune
cliniche private non convenzionate.
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12 ottobre 1984
cronaca delle^Ui li
UN LIBRO DI CARLO FERRERÒ
Li velh
en Val
travalh
San Martin
Pro Associazione Amici
dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice
Pervenuti ttall’1/7 al 30/9/1984
!.. t.000.000; Jeannette Villa, Roma.
L. 612.300: H. Schonbeck, Wehrhelm.
« Li velh travalh en Val San
Martin », il libro dei modellini
di Carlo Ferrerò riproduce i la^ ori tradizionali della vai Germanasca. Lasciamo la parola a
lui, che, nella presentazione, scri, e : « Di fronte ai grandi cambiamenti avvenuti... a partire da;:ti anni ’30, e che hanno modincato profondamente la vita del1.1 gente di montagna, i lavori
vhe segnavano un tempo il pasdei giorni e delle stagioni
■ anno scomparendo, tanto che
!iel giro di una generazione tutto quel patrimonio di cultura e
di fatica potrebbe essere dimenticato per sempre. Per cercare
di salvarne almeno il ricordo è
tata in me l'idea di costruire
dei modellini raffiguranti i gesti
delle persone che eseguivano
quei lavori, almeno dei più sipniticativi. Così nell’inverno del
ivSO mi misi all’opera e, alla fine dell’anno scorso, sono arrieto a realizzarne più di 150...».
I modelli sono riordinati per
Erano coltivate a rotazione,
nel giro di due anni, a primavera, dopo la concimazione e la
zappatura, il piantamento delle
patate e, in autunno, là semina
della segale che si mieteva nell’estate successiva. Altre colture
erano il grano saraceno, l’orzo,
l’avena, il «granet» surrogato del
mais, le fave... Attraverso la ricostruzione precisa di ogni gesto, di ogni operazione, C. Ferrerò disegna la giornata lavorativa del contadino, fra la fatica e
la massima utilizzazione di ogni
pezzo di terra, da far fruttare
senza alcuno spreco.
li di lavoro, scadenze di vita
ccillettiva organizzate in uno spazio geografico limitato, il paese.
Vediamone alcuni. Quello del
bestiame, per es. C’è la « Souebètà », il cui fine era la tutela
dei soci in caso di morte di un
..opo bovino. Ci sono attività le. .ite al rapporto, fondamentale
: ei la sussistenza, con gli ani,,;tli: la mungitura, fare il burcol « coulòou » o la « reirolo »,
.ittere l’acqua alle mucche in
:.iso di indigestione, l’uccisione
^ cl maiale al « festin ». Patate e
.negale erano le risorse principali,
elemento essenziale della dieta
dmentare della famiglia contae :ia.
AVVISI ECONOMICI
CtRCASI ragazza custodia bimba 7
anni. Telef. ore serali 02/6701210.
TORRE PELLICE località Appiotti
vendesi villino bifamiliare giardino
garage. Inintermediari. Telefonare 0121-91969 ore pasti.
E poi il legno. La conoscenza
delle qualità dei vari tipi di alberi e le tecniche di disboscamento erano componenti specifiche della cultura materiale della
zona, base dell’autosufficienza di
ogni popolazione montana. I lavori conseguenti sono fare e trascinare fascine, portare i tronchi « a balansin », preparare la
carbonaia, ecc...
Un famoso vino di Pomaretto
è il « ramie », prodotto in una
zona circoscritta, sopra l’abitato
di Pomaretto, verso il Podio. Il
nome deriva dal fatto che, durante il disboscamento della
montagna, si sono lì accumulate
grandi fascine di rami.
La vite significa potatura,
riempitura di fossi, legatura e
ripiegatura di tralci, torchiatura.
Inoltre, un settore lavorativo
rilevante per la vai Germanasca
è stato quello delle miniere di
talco, la cui estrazione iniziò
verso la metà del secolo scorso,
con mezzi di fortuna.
Alcune pagine ricostruiscono
l’iter faticoso del minatore, dalle malattie professionali al passaggio obbligato delle pareti rocciose di Punta Croc, come ricorda l’uomo-modellino con sulle spalle « un pesante sacco »
(p. 109).
Sono lavori, gesti, attrezzi, posizioni, che C. Ferrerò conosce
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
U.S.S.L. 43
Sede: TOKEB PELLICE (To)
Piazza Mnston n. 3 - Tel. (0121) 91.,514 - 91.836
AVVISO PUBBLICO
E’ indetto avviso pubblico per il conferimento di incarichi temporanei per la copertura di :
2 posti di Infermieri Professionali (per il Servizio di
Salute Mentale) ;
3 posti di Infermieri Professionali (per il Servizio di
Assistenza Sanitaria di Base - Distretti) ;
— 1 posto di Assistente Medico - Disciplina Psichiatria
— 1 posto di Coadiutore Amministrativo.
Gli incarichi non potranno superare il periodo massimo di mesi sei.
La domanda, in carta legale, dovrà pervenire all’Ufficio Personale. dell’Unità Socio Sanitaria Locale n. 43 Piazza Mu.ston n. 3 - TOERB PELLICE - entro e non oltre le ore 12 del 16” giorno successivo alla data di pubblicazione del presente avviso sul Bollettino della Regione
Piemonte.
Per ogni altra informazione rivolgersi all’Ufficio Per,sonale della U.S.S.L. n. 43 - Piazza Muston 3 - TORRE
PELLICE - Tel. 0121/91514 - 91836.
IL PRESIDENTE
(COISSON prof.ssa FRANCA)
molto bene perchè li ha vissuti
e faticati, in una vita quasi simbolica, che riassume non solo la
sua evoluzione personale, ma le
tappe di molte comunità della
valle, il passaggio cioè daU’agricoltura alla miniera alla fabbrica.
L’ultima parte del libro riguarda le arti, i mestieri, i divertimenti, la vita in famiglia, un
aspetto più « personale », più domestico, un’idea di Cosa poteva
succedere fra le pareti di una
casa ricostruita nella sua disposizione spaziale.
E’ un patrimonio di vita e di
storia scolpito in un’opera di
cultura materiale che segna un
plinto fermo nella raccolta di
documentazione sulla vita quotidiana delle nostre valli.
Uno strumento di comunicazione efficace verso le generazioni più giovani. Uno dei pochi
esempi in cui una persona, rileggendo la sua vicenda personale diventa anche il soggetto
che la scrive davvero, non staccando l’aspetto intellettuale da
quello materiale. « Gaire l’èro
bèl », conclude la poesia di C.
Ferrerò. Forse sì, se visto ora.
Forse no, se glielo avessimo chiesto allora. Forse il bello e l’importante è l’aver capito che la
propria vita ha avuto ed ha un
senso.
Bruna Peyrot
L. 366.500: H. Wartenweller, Riehen.
1. 362.250: Gruppo Wartenweller,
Riehen; Hanny MerkII, Winterthur.
L. 300.000: N. N., In mem. SIg.ra
Mentegazza.
L. 210.000: N. N., Luserna S. Glov.
L. 205.000: Alida Meynet, In mem.
padre.
L. 200.000: S. C., Torre Pellice.
L. 150.000: Prof. E. Theller, Plnerolo; SIgg. Forzelln Menegolo, Torre
Penice.
L. 118.890: N. N. a mezzo past. Deodato.
L. 100.000: Giuliana Bologna, in mem.
marito M. Bologna; M. L. Pasqualetti,
in mem. genero M. Bologna; Fam.
Cescone, Villar Pellice; S. C., in memoria dei Genitori; Bernard Stettler,
Spitz; Laura Monastier, Torre Pellice;
Maria Piccato, Luserna S. Glov.; Frida
e Roberta Pellegrin, in mem. Aldo
Pellegrin.
L. 72.100: Rev. D'Arey-Monnet fUsa].
L. 60.000: Pasticceria Comba, Torre
Pellice.
L. 50.000: Alfredo Sappè, Angrogna;
Laura Rostagno, Torre Pellice; Due
amici tedeschi; Maddalena Bellion,
Torre Pellice; J. D. Wagnière, Losanna;
Falco Giuseppina, Bibiana.
L. 30.100: W. Heise, Bad Durrheim.
L. 30.000: Ernestina Malanot, in memoria marito.
L. 20.000: Ernestina Malanot, in m.
Ermanno Rivoira; Foce Mario, Milano.
L. 10.100; Dek. G. Bussmann, Villingen.
L. 10.000; Dr. Arch. C. Decker, To
UNA MOSTRA A LUSERNA SAN GIOVANNI
Alpi e Prealpi
nelia iconografia deii'800
Dal 15 al 30 settembre scorso
è stata aperta al pubblico, nel
Municipio di Luserna S. Giovanni, la mostra itinerante «Alpi e Prealpi nell’iconografia dell’80® », organizzata dal Museo
Nazionale della Montagna, Provincia di Torino - Assessorato
alla Montagna.
I visitatori sono stati numerosi? Me lo auguro. La mostra
meritava una visita accurata.
Al momento deH’inaugurazione, presenti il Presidente della
Provincia, dott. Maccari, il Sindaco e i Consiglieri comunali di
Luserna S. Giovanni, ho potuto
ammirare il notevole numero
di immagini dedicate all’arco al
rino; Mirella Crespo, Torre Pellice.
L. 5.000: Michele Gaydou, Torre
Pellice.
In totale L. 5.404.490.
« Non temere, perché io t’ho
riscattato, t’ho chiamato per
nome; tu sei mio! »
(Isaia 43: 1)
E’ mancato all’affetto dei suoi cari,
a New York
Edvy Long
di 82 anni
Addolorati, ne danno annuncio i fratelli e sorelle: Edmond con la moglie
Bianca Prono; Emma con il marito
Edmond Beux e figli; Mary, Amta;
Walter con la moglie Irene Costantino
e figlie; Irma con fi marito Mario
Bianctmi e figli; pronipoti, cugini e
parenti tutti.
S. Germano Chisone, 30 settembre ’84
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto viene claU’Etemo »
(Salmo 121)
Ci ha lasciati
Aido Ciacone
Con tanta tristezza lo annimcianp
la moglie Adele Meyuier; i figR Franco con Margaret e Benjamin; Roberto con Elske, Alessandro, Claudia e
Ellen.
Un grazie riconoscente alla cara ni-'
potè Franca Grill che gli è sempre
stata affettuosamente vicino, al dott.
Bertolino per l’assistenza prestata con
sollecitudine e competenza, ¡fi past.
Conte, al Centro Trasfusionale dell’Ospedale Agnelli (in particolare alla
dottssa Còucourde), agli anonimi donatori di sangue, ai parenti ed muici
tutti che hanno partecipato al nostro
dolore.
S. Germano Chisone. 5 ottobre 1984
I membri della redazione, insieme ^7
ai tipografi, sono vicini a Roberto
— loro nuovo collega — per il lutto
che lo ha colpito.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo » ^
(Matteo 11: 28)
Il 1° ottobre 1984 è serenamente
mancata
pino che circonda le Valli Vaidesi, disegni in gran parte di
origine inglese : Villar, Angrogna, Bobbio nel 1824, Torre,
Frali, il Monviso nel 1853, ecc.
Ne segnalo solo alcune; in realtà, esse erano molto più numerose.
Da ricordare la carrozza trainata da tre cavalli che sta sar
lendo il Moncenisio (1861). Era
forse quella che portava oltralpe i miei antenati?
Degni di nota i disegni di Rodolphe Toepffer, scrittore e pittore ginevrino del XIX sec., il
quale, con grande semplicità,
svela una benevola ironia.
L. R.
Margherita Balmas Beffa
di anni 84
Ne danno l’annuucdo i figli Bruno
e Elvira, Riccardo e Margherita.
Torino, 8 ottobre 1984
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 14 OTTOBRfi 1984
Porosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza :
Croce Verde Porosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 14 OTTOBRE 1984
Bricherasio; FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 • Tel.
59774.
Villar Penice: FARMACIA GAY
Piazza Jervis - Tel. 930705.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice; telefono 91.996.
12
12 noma e società
12 ottobre 1984
DAL PAESE IN CUI STA PER SVOLGERSI LA NOMINATION PRESIDENZIALE
«Lettera ad un amico europeo»
In una immaginaria corrispondenza dal Nuovo Mondo un giurista americano mostra l’analisi
che gli statunitensi fanno della loro società e l’idea che si sono fatti dei loro cugini europei
hanno visto il 53 per cento dei
votanti, mentre quelle relative
al Congresso e quelle interne dei
singoli Stati si sono tenute al di
sotto di tale media. In occasione della recente campagna elettorale del pastore Jackson, (che
era stato uno dei candidati del
partito democratico alla presidenza) si è notata la interessante e riuscita azione promossa
per fare iscrivere la popolazione nera nelle liste elettorali.
Il traguardo finale delle elezioni presidenziali americane di
j novembre si sta rapidamente
avvicinando e l’attenzione mondiale si fa sempre più viva, per
cercare di comprendere con
quale stato d’animo ed in quale
situazione l’elettorato si accinga
al rinnovo della massima carica
di quel Paese.
Che gli Stati Uniti godano attualmente di una cospicua considerazione internazionale è fuor
di dubbio: basti pensare al potere del dollaro, alla politica di
prestigio e di potenza voluta
dall’attuale presidente, al concetto di nazione-guida del mondo occidentale. Ma la realtà statunitense è assai più complessa, soprattutto se si pensi da
quale caleidoscopio di razze, di
fedi religiose, dì ideologie essa è
composta.
Parecchi quotidiani e periodici in questo periodo cercano di
meglio comprendere e descrivere questa realtà. Fra queste pubblicazioni, anche il mensile « Le
Monde Diplomatique » dello
scorso settembre propone un
' " articolo al riguardo. Trattandosi di un solo articolo, anzi, di
una « lettera ad un amico europeo» i vari argomenti trattati
non vengono approfonditi, ma
offerti’ alla meditazione dei lettori stessi. Ci sono fatti noti ed
altri meno. Autore dello scritto
è il prof. Norman Birnbaum,
docente di diritto all’Università
'di Georgetown (in seguito B.).
Supercomplessità
L’autore, nella sua immaginaria « lettera », inizia affermando
che gli Stati Uniti non possono
essere definiti altrimenti che in
termini^ di « supercomplessità »:
le sue élites — comprese quelle
intellettuali ed universitarie —
• L’Eco delle Valli Valdesi •: Rea.
Tribunale di Pineroio N. 175.
Comitato di Redazione; Valdo Benecchl, Mario F. BerOtti. Franco Carri,
Giorgio GardioI, Marcella Gay, Adrlano Longo, Claudio H. Martelli,
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FRANCO GIAMPiCCOLI
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Intestato a « Lu Luce: fondo di solidarietà Via Pio V. 15 • Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
hanno rinunciato a padroneggiare questa complessità. Nello stesso tempo, mai come ora l’America è parsa così lontana dal
Vecchio Continente, anche se a
loro volta gli europei considerano incerta ed impoverita la propria vita ideale. E’ fuor di dubbio — sottolinea B. — che la
cultura e la società americane
hanno le loro punte avanzate:
cineasti e romanzieri sanno frequentemente esprimere la complessità con un notevole rigore
morale. Anche molti movimenti
sociali — daH’abolizionismo (nucleare) all’ecologia — danno un
diverso indirizzo al nostro corso storico. Ma allora, che cosa
vi è di così sconcertante nella
nostra complessità?
L’economia americana — constata B. — malgrado le modifiche apportate dal nostro sistema di Stato sociale, si caratterizza mediante una concentrazione ed uno sfruttamento crescenti, con una dequalificazione ed una sempre più accentuata polarizzazione delle forze di
lavoro. Non si può non essere
colpiti dalla distanza che separa il discorso economico dai
problemi reali della nostra economia.
Mentre da un lato si denuncia raggravarsi della nostra situazione sui mercati esteri, attribuita ad una produttività in
declino, non si vuol riconoscere
dall’altro che la causa è essenzialmente data dal sempre crescente progredire del settore dei
servizi e di quello dei lavoratori meno remunerati del settore
terziario. Per contro, l’accresciuta concentrazione di detti servizi e del settore finanziario testimoniano il ruolo politicamente
dominante degli Stati Uniti in
quanto nazione di reddito su
scala mondiale.
Nella sua campagna elettorale — come ricorda B. — Reagan ha denunciato l’enorme deficit del governo federale e lo
ha utilizzato come metodo di
rilancio dell’economia, ma sono molto rari — sia fra i citta^
dini che fra gli esperti timorosi di perdere il loro credito con
delle critiche — coloro che possono o vogliono giudicare il valore delle soluzioni proposte.
Anche il sindacato appare assente dal dibattito, preso com’è
dal carattere difensivo della propria posizione. Attualmente, le
idee più interessanti provengono da gruppi di economisti
progressisti sparsi nelle università, da gruppi di neri e dal movimento femminista, preoccupati
di approdare ad una maggiore
giustizia sociale. Concludendo a
questo riguardo, l’articolista si
chiede se non sia auspicabile
una nuova Grande Depressione
per ottenere risultati paragonabili a quelli del New Deal del
decennio 1930/40, caratterizzato
da numerose sperimentazioni sociali e da ampie riforme contro
il pre-pctere del capitalismo.
« Moralmente
rivoltante »
come « moralmente rivoltante »:
forze armate inefficaci, costituite da ufficiali e soldati professionalmente fidati e reclutati ai
margini della società o nei suoi
strati più bassi. Questa situazione accresce l’assurda fiducia nelle armi nucleari, presentate ai
cittadini come il mezzo per evitare la necessità di affrontare il
potenziale nemico mediante i
propri figli. In questo contesto,
gli europei vengono descritti —
in modo acrimonioso ed arrogante — come individui poco
preoccupati di difendere gli interessi americani, se non addirittura corbe dei pusillanimi o
dei traditori.
L’autore, nel ricordare poi le
passate grandi tradizioni americane, si chiede perché gli Stati
Uniti non rideflniscano la loro
politica estera, non riducano i
loro smisurati impegni e non
agiscano di più a favore del rispetto dell’uomo e del pluralismo, e con simpatia nei confronti dei movimenti di indipendenza nazionale.
Le chiese
Un altro brano della « lettera » viene poi dedicato alla posizione delle Chiese nei confronti dell’attuale politica america
na. La Chiesa cattolica è attualmente diretta dalla generazione
segnata dal Concilio Vaticano II
e la lettera pastorale dei vescovi contro le armi nucleari lo testimonia. I protestanti progressisti fin dai tempi del Vietnam si sono opposti alla guerra
ed agli armamenti. Ma le energie morali delle Chiese si sviluppano anche in una direzione
opposta: un elevato numero di
fondamentalisti si fanno portaparola di concetti sciovinisti ed
autoritari. Secondo alcuni teologi di questi gruppi si dovrebbe addirittura accogliere con
gioia la distruzione del pianeta
mediante le armi nucleari, come compimento di una interpretazione apocalittica della storia. Per quanto riguarda la comunità ebraica — precisa B. —
essa preconizza in genere una
linea dura nei confronti delrURSS credendo di servire gli
interessi dello Stato di Israele
e degli ebrei in Unione Sovietica.
A livello di dibattito di politica interna, si nota un potente
declino di una certa forma di liberalismo. Una riprova ne è data dalla bassa partecipazione
alle elezioni che dovrebbero essere intese come un continuo
processo di educazione civica.
Le elezioni presidenziali del 1980
Pessimismo
In questa situazione di marcato disinteresse e nella generalizzata convinzione che la politica non ha senso e si riduce ad
una pantomima dove la cupidigia e l’ambizione non lasciano
spazio alle idee, viene auspicato
che nuovi movimenti sociali —
a suo tempo rapidamente e frequentemente succedutisi in
America — possano assumere
posizioni che rimettano in causa l’ideologia dominante, come
fu per il movimento abolizionista della schiavitù o come è oggi per quello contro gli armamenti nucleari.
Le previsioni del prof. B. sono però pessimiste. La sua conclusione è infatti che la maggior
parte dei gruppi sociali, politici e religiosi sopra descritti si
è servita della libertà di definire
il contratto sociale americano
nei termini che a loro convenivano maggiormente. Tutto quello
che oggi resta è un individualismo insoddisfatto in cui la cultura di massa distrugge le fonti — disparate ma autentiche
— di una autodefìnizione popolare che in una ritrovata coerenza possa essere apportatrice di
nuovi significati.
Roberto Peyrot
MINORANZE MINACCIATE: PAPUASIA
Autodeterminazione forzata
Divenuta indipendente l’Indonesia, la metà già olandése della Nuova Guinea (Irian) il 1” ottobre 1962 passò sotto il controllo diretto dell’O.N.U. dopo un
breve periodo di autogoverno di
tutela fiduciaria olandese come
preparatorio all’autodeterminazione ed all’indipendenza. Il 1”
maggio 1963 l'amministrazione
fiduciaria è stata affidata dalrONU all’Indonesia « con l’impegno di realizzare un plebiscito entro il 1969 per consultare la
popolazione sul destino dell’Irian orientale ». La « autodeterminazione » del 1969, preceduta
da 6 anni di flagrante repressione, si è risolta nella tragica farsa in cui soltant'^ 1025 panua,
accuratamente selezionati, hanno avuto riconosciuto il diritto
di voto! Naturalmente, gli elettori prescelti votarono « all’unanimità » per l’annessione all’Indonesia, e tale « scelta » fu ratificata dall’Assemblea generale
deirONU cosicché, strappando
onesta regione al controllo olandese, ci si preoccupò subito di
rimetterla ad altro potere coloniale.
puasia orientale, dove gli abitanti raggiungerebbero così i 2,5
milioni ed i papua diventerebbero una minoranza a casa propria, mentre gli indonesiani
verrebbero installati proprio al
confine con la Papuasia occidentale in modo da creare una barriera di coloni e di militari tra
ririan Jaja, colonia indonesiana, ed il nuovo Stato PapuasiaNuova Guinea, indipendente dall’amministrazione fiduciaria australiana dal 16 settembre 1975.
sione indonesiana è stata spietata: 30.000 soldati si sono scatenati in una campagna di terrore, accompagnata da incendi
di villaggi e stupri. Nelle città
vige il coprifuoco, e ormai non
si contano più le persecuzioni,
gli arresti e le torture. Elicotteri e truppa hanno cacciato i
rifugiati sino alla frontiera e li
inseguono anche nel territorio
della Papuasia-Nuova Guinea.
Sul piano più propriamente
politico, B. ricorda che le guerre di Corea e del Vietnam hanno provocato molti malcontenti
ed opposizioni anche in seno ai
militari al punto — nel caso del
conflitto vietnamita — di provocarne la fine. Da allora, è stata considerata cosa prudente evitare la coscrizione militare
obbligatoria che trasformava ogni desco familiare in una palestra di discussioni di politica internazionale. Il risultato è quello attuale e viene definito da B.
L’organizzazione papua per la
libertà (OPM), nata già durante
la colonizzazione olandese, ebbe Un grande sviluppo dono il
1963 e contrastò i « piani di sviluppo » predisposti da Giacarta
per il « progresso » della « selvaggia » Papuasia, ribattezzata
Irian Barat (e dal 1974, Irian
Jaja), divenuta la « 26" provincia » dove i disprezzati papua
nulla hanno in comune con gli
indonesiani. La resistenza armata all’indonesizzazione, è stata
caparbia con una lotta impari
di fronte all’esercito ed alla
massiccia immigrazione dall'Indonesia. Per « civilizzare » i papua si attuò un piano di totale
colonizzazione economica e culturale. Domata la resistenza alla
fine degli anni ’60, ora l’Indonesia progetta l’immigrazione di
più di 200.000 famiglie nella Pa
Immense concessioni sono state rilasciate dal governo indonesiano alle multinazionali del
petrolio, a esclusivo beneficio di
Giacarta, continuando la politica delle società minerarie che
già si erano scontrate con la popolazione locale, come avvenne
con la « Freeport Minerai Ine. »
del Monte Ertsberg che aveva
cacciato gli aborigeni della tribù Amungme espropriandoli di
10.000 ettari del loro territorio
tradizionale; gli indigeni insorsero facendo saltare la linea per
il trasporto di minerali di rame. argento e oro dalle miniere
della costa; l'esercito rispose
mitragliando con gli aerei i villaggi Amungme. Questi aborigeni furono alla fine costretti ad
abbandonare le loro montagne
e furono deportati sulla costa,
secondo il triste destino dei « refrattari al progresso ». Nei campi di concentramento, patirono
la fame, le epidemie ed il genocidio culturale.
I rifugiati
La resistenza
riprende
Dal 1983 di fronte ad una situazione sempre più drammatica, riprende forza la resistenza
indigena e l’OPM controlla vaste zone, minacciando anche la
capitale Jajapura (già Sukarnapura, già Kotabaru). La repres
Da febbraio, almeno 6.000 rifugiati, compresi donne e bambini, cui si sono uniti un centinaio di disertori papua dell’esercito indonesiano, hanno passato
la frontiera, ma la loro situazione nello Stato indipendente
permane precaria, perché i villaggi deH’interno non sono in
grado di sfamarli, e perché sono minacciati di essere respinti.
L’alto commissariato per i rifugiati dell’ONU ha tentato di intercedere in loro favore ed ha ottenuto l’assicurazione che non saranno rimpatriati senza che l’Indonesia non dia ampie garanzie
sulla loro sicurezza. Ma l’Ind(>
nesia rifiuta ogni condizione, ritenendo che si tratti di un « affare interno », e continua ad
esercitare forti pressioni sul debole Stato confinante affinché
gli riconsegni i rifugiati, i quali
hanno dichiarato: «Noi siamo
tutti deirOPM; se ci rimandano
agli Indonesiani, ci uccideranno
tutti ». SURVIVAL INTERNATIONAL invita a scrivere lettere a M. Somare esq., The Prime
Minister, Port Moresby, Papua
New Guinea, domandandogli di
assicurare protezione ai rifugiati papua e permettere loro di
rimanere nello Stato sin tanto
che non venga trovata una soluzione umanamente accettabile.
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