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Anno 121 - n. 48
13 dicembre 1985
L. 500
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
SINODO STRAORDINARIO DEI VESCOVI CATTOLICI
« Milanisti ebrei, stessa razza,
stessa fine ». Queste le parole
scritte su un gigantesco striscione apparso domenica 1° dicembre sugli spalti dello stadio Meazza di MUano in occasione della
partita Milan-Inter.
Giustamente la comunità ebraica di Milano ha dichiarato di
essere indignata e ferita. Ad essa, anche in questa circostanza,
Tacciamo pervenire la nostra fraterna solidarietà. Come evangelici e come cittadini siamo anche
noi indignati per quanto è accaduto allo stadio. C’è chi ha parlato di demenziale esibizione, di
intolleranza, di provocazione.
Qualcuno pensa che quei ragazzi (ma erano solo ragazzi?) lo
iranno fatto credendosi spiritosi.
C’è chi sostiene che il termine
« ebreo » sia ormai entrato nel
gergo della tifoseria come un
qualunque insulto, tipo «bastardo ». Il Comune di Milano l’ha
definita « una scritta infame ».
C’è qualcuno che si ritiene schifato perché quello è un segno
che il buongusto viene oltrepassato, Prima della partita del 1°
dicembre il presidente del Milán
ad un giornalista del « Giorno »
aveva dichiarato che se fosse
stato nei panni di Babbo Natale
avrebbe regalato ai presidente
deirinter « una settimana bianca a Buchenwald ». Ricordiamo
che dopo il massacro di Bruxelles, a Milano è apparsa la scritta:
« A morte gli inglesi e gli ebrei ».
E a Roma: « Inglesi giudei ». Sul
muro di una scuola media di
Cuneo: «Gobbi (gli juventini)
nei forni crematori ».
Non si tratta, secondo me, né
di episodi isolati, né di battute
incontrollate.
Gli stadi di calcio sono una
esasperata cassa di risonanza
del malessere di una società che
vive la propria crisi nell’incapacità, talvolta dal risvolti tragici, di
superare la profonda contraddizione fra la sua indubbia maturazione in senso democratico e
civile e rincapacità di frenare un
imbarbarimento che le provoca
delle profonde ferite che compromettono la sua crescita. Per
questo motivo non mi sento di
condividere ropinlone di una
studiosa di antisemitismo del
centro di documentazione ebraico di Milano che parla di « gruppetto di imbecilli che usano dei
termini di cui non conoscono
il significato ». Non mi sento di
liquidare troppo in fretta quegli episodi. Né mi basta sapere
che U presidente del Milán si
è scusato. Dobbiamo, io credo,
essere fermamente decisi a frenare queU’imbarbarimento culturale e civile, che peraltro ha
sostenitori interessati e potenti,
non solo dando fondo al nostro
estro per inventare parole di deprecazione e condanna, ma impegnandoci a far uscire la società da quella contraddizione rispondendo, senza esitazione, alla nostra vocazione di testimoni
dell’Evangelo di Gesù Cristo.
Ravvedimento non è solo pentirsi del male fatto, ma soprattutto rivedere, in modo radicale, la nostra mentalità, la nostra
cultura, il nostro modo di vivere. In altre parole, proporci un
nuovo progetto di vita ispirato
all’Evangelo della libertà e dell’amore.
Valdo Benecchi
Fermenti di rinnovamento
Indicazioni riguardanti un superamento dell’ecclesiologia tradizionale e I esigenza di una mag
giore autonomia per le Conferenze episcopali emergono qua e là dalla prima parte e ino o
Nuova coscienza
ecclesiale
Nonostante le ventate di restaurazione in atto, il Concilio
Vaticano II non è passato invano. Le chiese locali — più nel
Terzo Mondo che in Europa e
negli Stati Uniti — dimostrano
una nuova coscienza ecclesiale
che non sarà facile cancellare,
anche se sarà facile, alla fine, ridurre i risultati del Sinodo
straordinario dei vescovi entro
i binari prestabiliti dalla Curia
romana e dalle correnti più moderate dell’episcopato.
Questo è quanto emerge dalla
prima fase dei lavori sinodali,
quella delle assemblee generali,
dove hanno parlato i singoli vescovi, a nome proprio o delle
conferenze episcopali dei rispettivi paesi, facendo emergere il
volto delle loro chiese.
Una interessante novità, in
ambito cattolico, è lo sviluppo
deli'ecclesiologia della comunione, che si differenzia non poco
dalla ecclesiologia tradizionale.
che tendeva ad accentuare il
ruolo della gerarchia e la sua
credibilità.
Non è trascurabile il fatto che
anche un cardinale di Curia come Gabriel-Marie Garrone abbia
affermato che Tecclesiologia della comunione « è forse la chiave indispensabile per comprendere, volere e servire la salvezza
del mondo ».
A livello locale, recclesiologia
della comunione è stata una
conseguenza dell'accentuazione
del ruolo dei laici e della concezione della chiesa come popolo di Dio: « La messa in atto di
un'autentica comunione ecclesiale in cui tutti... imparano a fare
chiesa » è uno dei risultati più
positivi del rinnovamento della
vita cristiana verificatosi in Togo, come ha affermato il vescovo di Lomé, Casimir DossehAnvron.
NelTAmerica Latina, chiesacomunione significa chiesa dei
poveri: « La chiesa del futuro
sarà la chiesa dei poveri: non
solo attenta ai poveri, ma anche identificata con essi come
Cristo povero... deve irnpegnarsi per la giustizia e la liberazione integrale dell’uomo, sarà un
modello di comunione e di partecipazione » (Card. Aloisio Lorscheider).
Il rinnovamento della coscienza ecclesiale porta talvolta a
tentativi di superamento del clericalismo. Nella Repubblica Centroafricana, per esempio, si sono ordinati solo pochi diaconi
permanenti, come ha affermato
il vescovo di Bangui, Joachim
N'Dayen, perché « i catechisti e
i responsabili delle comunità
fanno quasi esattamente ciò che
farebbero i diaconi. Bisogna evitare di clericalizzare tutto ad
ogni costo ».
D’altra parte, il coinvolgimento progressivo dei laici nella responsabilità della chiesa, è stata la molla che ha mutato anche la percezione della chiesa.
Cosciente di questo, la chiesa del
Mali ha chiesto al Sinodo di
« sviluppare Timmagine di famiglia di Dio, una delle immagini
possibili della chiesa, per raggiungere una migliore compren
TEMPO DI AVVENTO
“Per dolore ho pregato
99
1 Sam. 1: 1 - 2: 11.
Dalla parte di lui
Elkana ama sua moglie, Anna.
Le sa dire parole d’amore: « Anna, perché piangi? Perché non
mangi? Perché è triste il cuor
tuo? Non ti valgo io più di dieci
figlioli? ».
E’ un po' goffo, come spesso
lo sono i maschi. Non riesce ad
entrare del lutto nella mentalità femminile di Anna. Aderisce
alla mentalità, al ruolo maschile che gli è proprio. Offre protezione, ed è un po’ infantile in
questo. Si propone non solo come marito, ma anche un poco
come figlio. Che hai, Anna, non
ti basto? Io, per te, non conto
più di dieci figli?
Non facciamo la caricatura di
Elkana; pur nel suo parlare un
po’ presuntuoso, un po’ supponente, forse anche con una punta di gelosia (un figlio non rende sempre geloso il padre?), Elkana è il primo uomo, nella Bibbia (forse l’unico; qualche accento simile si trova nel Cantico dei Cantici), ad affermare che
l’amore di coppia vale in sé e
per sé, non deve per forza essere visto in funzione di qualcos’altro, dei figli, della procreazione.
Dalla parte
della chiesa
Eli è sacerdote in tempi difficili. « La parola di Dio era ra
ra, a quei tempi, e le visioni non
erano frequenti » (1 Sam. 3: 1).
Neppure i figli lo seguivano nella sua fede un po’ miope e un
po’ spessa. « Quando qualcuno
offriva un sacrifìcio », facevano
in modo che un servo prendesse
con la forchetta a tre punte,
piantata nella marmitta, « tutto
quello che tirava su» (1 Sam.
2: 12-17), e se ne servivano senza riguardi. Nulla da stupirsi se
quando vede una donna che muove silenziosamente le labbra all’entrata del tempio l’ultima cosa cui pensi è che la donna stia
pregando. Sarà ubriaca, o avrà
una crisi depressiva — cose da
donne —, qualche leggera malattia mentale.
Dalla parte di lei
Anna. E’ la protagonista umana del passo. Una donna. Anche
se il passo comincia: « Vera un
uomo di Ramathaim, che si chiamava Elkana », è di lei che la
Bibbia ci parla.
Anna, anche se è amata dal
suo uomo, porta un fardello pesante: non può avere figli. Por
se il sacerdote Eli non ha del
tutto torto nel vederla come una
donna che ha dei problemi: lei
glielo confessa, anche se nega di
essere una donna da poco o una
persona dedita al vino: « Io —
dice — sono una donna tribolata nello spirito; ho pregato così
a lungo per la tristezza e l’umiliazione; ho aperto il cuore al
Signore ». Una pazzia? Una debolezza mentale? Certo Anna attende da Dio ogni cosa: non ha
più altre speranze che in Lui.
Prega: se hai riguardo alla afflizione della tua serva; e non dimentichi la tua serva, e dai alla
tua serva un figliolo... Così comincia la sua preghiera. E Anna
si lascia andare ad un voto. Se
mi dai un figlio, lo dedico a Te.
La preghiera di Anna è una contestazione, non sono pii sentimenti. Ma è anche certezza, certezza di esaudimento. In fondo
Anna non dice « se mi dai », ma
« poiché mi darai » un figlio, io
Te lo dedicherò. Non è un contrattare con Dio. Anna "sa” che
sarà esaudita, perché così com’è,
non può andare avanti. In questa certezza, dice a Dio: « Quello
che mi darai Te lo darò: non
posso darti altro che quello che
Tu stesso mi avrai dato».
La preghiera di Anna ha una
forza liberatrice, guaritrice, "certificata", per così dire, dal sacerdote: « Va’ in pace, e l’Iddio di
Israele esaudisca la preghiera
che gli hai rivolta! ». Così la donna « se ne andò per la sua via,
mangiò, la tristezza era scomparsa dal suo volto ».
Il figlio desiderato nascerà,
Anna innalzerà un canto di gioia
al suo Dio, che « spezza l’arco
dei potenti » e « cinge di forza
i deboli ».
La sua "liberazione” personale
sarà anche liberazione per il suo
popolo; nei momenti bloccati la
liberazione viene da Dio, ed è liberazione per i singoli e per tutto il popolo, è allegrezza che par
Serglo Rlbet
(continua a pag. 3)
sione della natura e della missione della chiesa » e un «
volgimento effettivo dei laici _ a
tutti i livelli della vita ecclesiale ».
Il rinnovamento della coscien
za ecclesiale porta talora a porre con nuova urgenza anche alcuni temi etici e pastorali sui
quali si sono aperte delle contraddizioni.
L’arcivescovo di Tokyo e Presidente della Conf. episcopale
Giapponese, Peter Shirayanagi,
ha asserito in aula sinodale che
la legislazione canonica sul matrimonio e sul divorzio « non fa
sentire la misericordia di Cristo
né alcun calore umano » ai divorziati, per cui desidera « che
venga trovata una via perché
queste persone (tossano partecipare pienamente alla vita della
chiesa ».
E il vescovo Karl Berg di
Salzburg ha affermato che « la
chiesa deve farsi carico del problema delTallontanamento dei
divorziati risposati, affinché, mediante la via della misericordia,
dopo un sincero pentimento,
possano essere riammessi ai sacramenti ». Esaminando poi Tinsegnamento cattolico sulla contraccezione, Berg ha proposto
di confrontare tale insegnamento con « i progressi della medicina », e di « approfondire ulteriormente il concetto di natura ».
il rapporto
chiesa-mondo
Oggi la Chiesa Cattolica sta
divenendo progressivamente ’’policentrica”, anche se gli ambienti più moderati non ammettono
con facilità le conseguenze, e il
fatto stesso, di questo processo.
Le conferenze episcopali di ogni
paese, e soprattutto quelle a livello continentale (America Latina, Sud-est Asia, Africa, America settentrionale, Europa settentrionale) non sono soltanto
organismi burocratici, ma anche punti di riferimento della vita delle chiese a livello regionale.
Da qui la richiesta di una
maggiore autonomia per le chiese locali e un maggiore potere
decisionale per le conferenze
episcopali, fino alla richiesta di
un « Sinodo permanente ».
Questa proposta, avanzata in
un primo momento dall’ucraino
Maxim Hermaniuk, ha avuto
una certa eco anche in qualche
gruppo di vescovi, come fra gli
africani, quando lavoravano divisi per gruppi linguistici.
Secondo Hermaniuk. il Sinodo permanente, composto per i
4/5 da membri eletti e per 1 '5
da membri nominati dal papa,
dovrebbe avere « poteri legislativi » per governare la Chiesa
cattolica insieme al papa, mentre ai dicasteri della Curia romana dovrebbe restare solo un
« potere esecutivo ».
Molti vescovi hanno chiesto
l’accentuazione del ruolo delle
conferenze episcopali e una magCesare Mllaneschi
(continua a pag. 8)
2
2 fede e cultura
13 dicembre 1985
TESTIMONIANZE SULLA MANIFESTAZIONE DI ROMA
La voce degli studenti
Mentre continuano le manifestazioni studentesche per la scuola,
pubblichiamo alcune impressioni sulla manifestazione di Roma del
16.11 raccolte tra giovani evangelici che vi hanno partecipato.
Tutti uniti
Eravamo in 200.000; duecentomila giovani in piazza, venuti da
ogni parte d’Italia, senza alcuna
rivalità di gruppo di appartenenza, tutti insieme uniti nella lotta.
Punk, dark, paninari, metallari...
c’erano tutti ed erano tutti convmti che questo è il momento
di far sentire la nostra voce a
quelli che governano, a quelli
che vogliono decidere sulla testa
degli altri. A Roma c’ero anch’io
e oltre ad essere im « waver »
sono anche un evangelico. Non
ho riflettuto molto sul rapporto
che indubbiamente esiste tra fede e politica. Eppure alla manifestazione ci sono andato e non
credo per caso. Certo la Bibbia
non parla della legge finanziaria
e della scuola, ma credo di poter affermare che il credente
debba sentirsi coinvolto nei problemi della nostra società: le
ingiustizie, la violenza, la fame,
ecc. Credo che questo voglia dire prendere sul serio l’esempio
di Gesù, il quale non ha portato
solo im messaggio di parole, ma
ha annunziato l’amore di Dio
anche con degli atti concreti.
A differenza dei passato, oggi
nelle nostre chiese non si discute
più meato del rapporto tra fede e politica; ma proprio movi
menti come questo nel quale ci
ritroviamo tanti giovani evangelici, dovrebbero forse farci
pensare che è giimto il momento di chiarirci le idee su questo
argomento.
Raffaele Nitti, Napoli
Dove vanno i soldi
A Roma, eravamo davvero tutti imiti, oltre ogni retorica, e ci
sentivamo importanti, con uno
scopo preciso da raggiungere.
Quasi non ci credevo, a vedere
tanta, tanta gente che chiedeva
le stesse cose, cose essenziali
per crescere e vivere onestamente, con rispetto per i nostri simili, in questa società che non
ci offre molto. Sì, la crisi economica imperversa, siamo d’accordo, però non è giusto approfittare dei più deboli sólo perché non si riesce a tenere sotto
controllo la situazione: molte
persone non pagano le tasse; lo
sappiamo tutti, e non vedo perchè ci deve essere gente, come
i giovani e gli anziani, che deve pagare anche per loro. Porse se questi soldi venissero utilizzati a vantaggio di tutti, per
migliorare le strutture già esistenti e per crearne di ulteriori,
la cosa sarebbe leggermente di
PROTESTANTESIMO IN TV
Lunedì 2 dicembre è andato in onda il secondo numero di « Protestantesimo » con
la nuova formula a cadenza
mensile già illustrata su queste pagine.
In apertura IL PUNTO si
è occupato della recente assemblea della Federazione
delle chiese a Palermo, di cui
abbiamo già letto sulla nostra stampa ampie relazioni.
Essendo anche necessario
spnegare preventivamente al
vasto pubblico televisivo che
cqs’è la FCEI e in quali direzioni essa opera, la presentazione è risultata forzatamente compressa nel poco tempo
a ciò destinato e di conseguenza probabilmente non fa
naggio » è stato puntato questa volta sullo storico, docente all’Università di Torino,
Giorgio Rochat che — ai fini
della compilazione di un suo
attuale lavoro — ha avuto accesso agli archivi della polizia
dell’epoca fascista ed ha potuto rendersi conto dell’atteggiamento sospettoso del
regime nei confronti dell’evangelismo italiano (dei pentecostali in particolare che a
centinaia furono inviati al
confino). A questo punto è
stato ovvio il passaggio alla
citazione del recente libro del
Viallet e il riferimento al rapporto inverso (del gruppo dirigente valdese verso il fascismo). Un argomento di tan
Contenitore 2
die da mettere a fuoco per
lo spettatore estraneo al nostro ambiente. In collegamento con alcune tematiche trattate nell’assemblea e col fatto stesso che la sede scelta
era stata Palermo (ad indicare una particolare attenzione delle chiese ai problemi
connessi col Sud) è stata intervistata in studio la Sig.ra
Rita Costa, vedova del Procuratore capo della Repubblica di Palermo. Rinnovando la
testimonianza resa a Palermo in occasione del dibattito
su «Violenza e democrazia»,
la Sig.ra Costa ha ribadito
di vedere scarso impegno nei
vari governi e « un sussulto
ma non ancora una insurrezioup delle coscienze » nella
società siciliana.
Interessante e completa,
pur nella sua brevità, la presentazione della Comunità
battista di Altamura nelle Puglie, dalle lontane origini alle
caratteristiche attuali (predicazione, testimonianza, coinvolgimento nei problemi della città).
Il «Riflettore su un perso
lo peso come le relazioni stato-chiese ( evangeliche ) nel
ventennio non poteva certo
essere affrontato a fondo in
quella sede e in breve lasso
di tempo: ritengo che esso
andrebbe invece ripreso e rimeditato attentamente al nostro interno.
Per finire, riferendomi alla
rubrica 1-t-l (risposte a lettere dei telespettatori) sono apparsi evidenti la rilevanza e
l’interesse di questa iniziativa. Poiché dalle lettere prese
in esame si arguisce che la
maggioranza provenga da ambienti non evangelici, sarebbe
necessario mettere in atto un
servizio che si occupi eventualmente di proseguire il
dialogo per iscritto e di rispondere alle domande che
non trovassero spazio nella
trasmissione stessa. Copia delle lettere, quando sia il caso
in relazione al contenuto, dovrebbe inoltre essere fatta
pervenire ai pastori delle zone di provenienza delle medesime.
Mirella Argentieri Bein
versa, anche se non so quante
famiglie, con un reddito modesto e con 2-3 Agli a carico, possano permettersi di poterli far
studiare. Non so neppure che
cosa lo stato sappia garantire
ai ragazzi che escono da questa
scuola.
Uno degli slogan che urlavamo
sabato a Roma dice tutto: « Cosa
ci aspetta dopo l’istruzione?
Servizio militare e disoccupazione! ».
Troppi dei nostri soldi vanno
nelle spese militari, e così i soldi
che si spendono per farci studiare. fluiscono per servire a preparare ad uccidere ed anche per
pagare qualche sottufficiale che
fa la guardia ad un aeroporto
militare. E allora è giusto se
prendiamo posizione, visto che
è sul nostro futuro che si discute.
La politica c’entra, non ci nascondiamo, ma qui si tratta soprattutto di giustizia e di uguaglianza, questa è la cosa più
importante. E’ questo che lega
tanti studenti, come è stato dimostrato sabato a Roma.
Sara Valentini, Bologna
Speranza
Da circa un mese siamo stati
sistemati in un’aula sottoterra,
senza riscaldamento, e nella
quale dobbiamo tenere accesa la
luce al neon per tutte le ore di
lezione, per non parlare delle
ore di ginnastica che si svolgono
per noi ragazze contemporaneamente ad altre sei classi in una
stessa palestra; i maschi addirittura spesso sono costretti a rimanere in classe per mancanza
di spazi e attrezzature. '
Per questi motivi e tanti altri,
ed essenzialmente contro la legge finanziaria, la mia scuola si
è sentita spinta a mobilitarsi e
quindi a manifestare. Non sono
state tuttavia poche le difficoltà
prima di giungere a questa scelta. Nella mia classe abbiamo richiesto alcune ore di collettivo
per discutere il problema ed io,
in questa situazione, mi sono
accorta di quanto sia difficile
sensibilizzare una buona parte
della mia classe piuttosto passiva ed indifferente a questa
problematica. (...)
(...) Sono rimasta veramente
sorpresa dalla partecipazione in
massa ai cortei: era uno spettacolo arrivare e vedere Piazza
Esedra gremita di gente e traboccante folla nelle zone vicine;
c’era chi cantava, chi faceva girotondi, chi semplicemente con
allegri striscioni colorati testimoniava la sua presenza: c’era
insomma un’atmosfera meravigliosa, priva di tensione, a mio
parere.
Sono quindi tornata a casa
piena di speranza, di voglia di
lottare per qualcosa che, le so,
è difficile ottenere ma per il quale si era mosso un tale numero di
persone.
Le stesse caratteristiche e la
stessa massiccia partecipazione
ho ritrovato nella manifestazione nazionale del sabato seguente. Unico disastroso particolare:
la pioggia, che poi si è trasformata in un diluvio. Comunque
non è stata certo la pioggia a
fermarci, ma anzi ha stimolato
l’elaborazione di nuovi Slogans
(«Piove, piove, può anche nevicare, cara Falcucci te ne devi
andare»). Le giacche a vento
degli amici udinesi che si asciugano accanto alla mia sui termosifoni di casa sono fi segno di
questo arrivare da ogni parte di
Italia per cambiare qualcosa.
Adesso dopo queste agitazioni
vedo che tutto non si ferma qui
e che nascono iniziative come il
Coordinamento degli Studenti
romani, ma certo aumentano
anche le perplessità ora che, finalmente, qualcosa sembra muoversi. Elèna Ponzo, Roma
DIVERSITÀ’
Il nostro giornale è letto da una minima percentuale di intellettuali e da
una larga maggioranza di persone semplici, negli atti e nelle parole. Scrivendo per il giornale, non sarebbe possibile arrivare al concreto, con maggior
semplicità, facendo in modo che la
gente capisca e, quindi, legga più
volentieri?
Gesù si faceva capire da tutti con
frasi semplici e chiare, senza parlare
di « radicalismo teologico e radicalismo etico », senza dire che « l’etica è
identificata e definita — tout court —
in termini di comportamento, di opere,
di condotta, di fatti » e così via, cercando di acculturarci.
Quando Rita Gay (Eco-Luce del 25
ottobre) dice che Gesù è l’esentplo
di convivenza coi drammi del mondo,
mi trova pienamente d’accordo, ma
quando afferma, subito dopo: « Gesù
apre all'adultera il diritto alle proprie
scelte » a mio parere svisa compietamente lo spirito dell'episodio. L'adultera aveva già scelto la sua strada infelice e non ne conosciamo i motivi,
certamente, però, la sua vita non le
piaceva e, imbattutasi in Gesù, gli si
getta ai piedi e si pente. La frase liberatoria di Gesù è frase di perdono
prima, poi di preciso invito (se non
di comando) « non peccare più ». La
donna non ha più alcuna possibilità di
scelta o di alternativa.
Il pastore Naso riprende una vecchia
polemica sui padroni ohe sfruttano
gli operai (chissà perché sempre e
solo gli operai, mai gli impiegati!).
Certo, è successo purtroppo per dei
secoli, ma — grazie a Dio — (qualcuno dirà grazie a Marx!) in Europa,
almeno, non succede più. Si potrebbe
quasi dire ohe, ora, succede il contrario. Naso stesso lo asserisce poco
più avanti quando parla dell'iiripiegato
(toh! un impiegato) evangelico che lavora con la dovuta serietà ed è inviso, per questo, ai suoi colleghi.
Comunque, tutte queste polemiche
sono inutili, anche la mia, e non portano altro che divisioni su fatti fuori
dalla nostra vita di Chiesa. Non sarebbe meglio dire una parola semplice e chiara, che valga più di tanti
discorsi e polemiche?
L'episodio dell'adultera è sintomatico:
abbiamo già detto che essa si pente
e si getta ai piedi di Gesù, supplicandolo: Egli la perdona e la invita a non
Roma: contro
l’apartheid
A Roma, sabato 21 dicembre alle
15.30 parte da Piazza Repubblica il corteo della manifestazione nazionale contro l’apartheid in Sud Africa. Tra gli
oratori che si rivolgeranno al manifestanti vi saranno l’ex Presidente delia
Repubblica Pettini ed un esponente
dell’African National Congress.
Sono attesi messaggi del vescovo
anglicano Tutu e del pastore americano
nero lesse Jackson. Tra le organizzazioni evangeliche che hanno aderito
alla manifestazione si segnalano, tra le
altre, la FCEI, la EGEI e la FDEI oltre
a numerose chiese locali, singoli pastori, Consigli di chiesa e di Circuito.
peccare più. Questo è l'atteggiamento
da adottare con i peccatori. Siamo
tutti peccatori, perciò vivere con i
drammi del mondo è vivere con noi
stessi: accettare i diversi e perdonare chi si pente è cosa buona, ma
non è possibile convivere in Chiesa con chi pretende di viverci da
« diverso ». Accettare questo sarebbe
un fatto molto pericoloso, che potrebbe trascinare nello stesso peccato
molti altri membri di Chiesa, particolarmente giovani e, certamente, non
sarebbe coerente con l'insegnamento
di Gesù. A me sembra che ciò sia
talmente semplice ed evidente, che
non riesco a capire tutta l'aria fritta
che se ne fa intorno.
Aldo Rostain, Torino
PER ISRAELE
Con rammarico da anni vedo in svariate occasioni, scritti di Pastori suil'Eco delle Valli che lasciano trapelare
posizioni a favore dei Palestinesi e contro Israele; alle volte le posizioni sono
più sfumate o alle volte le posizioni sono aperte ma non sono mai a favore di
Israele.
E' pur vero ohe anche i Palestinesi
hanno diritto a una nazione ma i
piani di Dio non sono i nostri, se no
come avrebbero potuto esistere gl
Ebrei come popolo dopo la caduta d
Gerusalemme e la conseguente disper
sione del popolo d'Israele per il mondo per circa duemila anni?
Furono perseguitati, Hitler ne fece
morire milioni, ed ancora oggi sono
circondati da popoli ostili pronti a fare
piazza pulita di tutti.
Possibile che non si comprenda che
Israele è legato ai destini del mondo,
come leggiamo in decine di profezie?
(Basta vedere Geremia 30: 11, Amos
9: 15). Chi ne ha la possibilità legga il
libro « Il Signore viene » edito dalia
Claudiana nel lontano 1927 ma più che
mai di attualità. Israele viene definito
la meridiana del Sole di Dio, e Ci si
dice anche che, malgrado tutte le profezie, nel fondare nel 1860 l'Alleanza
Mondiale Israelitica, molti erano scettici e cercavano altre strade alla ricerca di Terre Promesse, ma ora, a distanza di quasi settant'anni, le affermazioni di detto libro si sono avverate
ed altre ancora avverranno. State attenti, Pastori politici e filo-palestinesi, chè
Israele malgrado la sua infedeltà è
sempre il popolo di Dio e nulla, né
armi, né astuzie politiche potranno far
cambiare i piani di Dio per il suo popolo. E chi coltiva odio e pregiudizi
contro questo popolo conoscendo la
Bibbia opera contro la volontà di Dio...
Israele non è un popolo come gli
altri, ma, dopo il patto divino, il Popolo di Dio (vedi Esodo 6: 7, Deuteronomio 14: 2, Osea 2: 12). Un patto
valido fino alla fine dei tempi.
Quello che mi dispiace è vedere Pastori esperti di Teologia non capire
queste cose; la spiegazione è una sola,
i loro ragionamenti e pensieri non discendono dalla Parola di Dio, ma da
ragionamenti politici.
Vediamo ancora in Ezechiele 3: 6
chiaro il ristabilimento di Israele. Voglia il Signore fare luce affinché tutto il
suo popolo possa conoscere i suoi
piani, dico « suoi » e non travisati da
teologi 0 da tesi socio-politiche che
nulla hanno da vedere con la sua volontà.
Saluti da
Mario Goletti, Nichelino
Nella collana « Ritratti storici » è uscito:
GIANNI LONG
Johann Sebastian Bach
Il musicista teologo
8", pp. 320 -t- 24 tav. f.t., L. 25.000
Un libro che illumina il mondo spirituale, la fede e la
cultura biblicc-teologica del grande di Eisenach, consentendoci di comprenderne il profondo linguaggio simbolico. Una
preziosa guida aH’ascolto delle sue composizioni « sacre », dove gli elementi musicali non seno mai disgiunti da una puntuale informazione sui rapporti che queste musiche hanno con
la Bibbia, la storia e la liturgia. Un libro che si rivolge anche
al lettore e ascoltatore non musicista.
CLAUDIANA EDITRICE, V. Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 TORINO
3
13 dicembre 1985
fede e cultura 3
RFT: IL CIRCOLO DEGL! AMICI DELLA CHIESA VALDESE FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
Il past. Wolfgang Scherffig che per più di 20 anni è stato presidente
del Freundeskreis, a sinistra, con l’attuale presidente past. Werner
Beyna.
ci del Freundeskreis in cui informiamo sugli aiuti che forniamo alla Chiesa Valdese, sui suoi
sviluppi e sui vari incontri che
promuoviamo. Mi sembra interessante notare che i circa mille
membri del nostro sodalizio. —
conclude il pastore Puchs —
raccolgono, insieme agli amici,
una somma di circa 100.000' marchi all’anno ».
25 anni di amicizia
A colloquio con il fondatore, W. Scherffig, con un membro del Comitato T. Fuchs, col nuovo presidente W. Beyna e con G. Bouchard
Il « Freundeskreis der Waldenser Kirche» (Circolo degli
amici della Chiesa valdese) compie venticinque anni. Com’è nato e qual è tuttora la sua funzione? Ne parliamo con il suo
ex-presidente, il pastore Wolfgang Scherffig di Essen.
!■: Tutto è cominciato 25 anni
fa a seguito di una simpatica
amicizia con un mio collega di
studi in teologia, il quale è poi
diventato il fondatore del comitsfn d’aiuto bernese ai Valdesi
d’Italia. In quel tempo — dice
il pastore emerito Scherfflg —
non sapevo nulla dei Valdesi salvo quelle poche cose che si studiano a scuola. In realtà non
sapevo cosa facessero e a che
tino di teologia s’ispirassero
questi nostri fratelli riformati in
Italia. Lo scoprii, nella seconda
metà degli anni ’50, visitando le
Valli Valdesi nel corso di un
viaggio che per me fu un’espelienza molto importante. Durante quel viaggio entrai in contatto con il Valdismo italiano. La
prima cosa che mi colpì fu la
constatazione che in oltre centocinquanta centri urbani, più
o meno grandi, la Chiesa valdese era presente ed inoltre che
molte di queste comunità intrecciavano alla predicazione l’impegno nel sociale: non solo l’annunzio dal pulpito ma l’impegno
a trasformare la realtà. Ancora
oggi rifletto sul dato che la
Chiesa valdese in Italia, la quale ha meno membri di un qualsiasi circuito (Kirchenkreis)
della Chiesa evangelica tedesca,
riesca a tenere viva una serie
impressionante di opere sociali,
asili per bambini ed anziani,
scuole, ospedali. Ora, tenere in
piedi queste importanti opere
implica, dopo l’intuizione iniziale, un appoggio esterno poiché
la Chiesa valdese è troppo piccola rispetto a tutte le attività
che ha sviluppato. In questa
prospettiva concreta, nel settembre del I960', abbiamo fondato con alcuni amici ed alcuni
membri dell’allora mia comunità un ’Circolo di amici’ (’Freundeskreis’) della Chiesa valdese.
Il nostro primo progetto riguardava il sostenere la biblioteca
della Facoltà Valdese di Roma.
Attrezzare al meglio questa biblioteca è stato uno dei compiti
principali del prof. Valdo Vinay,
uno scopo che lo ha occupato
tutta la vita. Il suo impegno ci
ha impressionato e ci ha convinto della necessità di migliorare questo strumento culturale.
Successivamente il nostro Circolo ha sostenuto il lavoro del
fratello di Valdo, Tullio Vinay.
Di lui ci convinse ed affascinò
la ostinazione nel volere porre
un segno concreto di presenza
cristiana in un mondo sottosviluppato e per certi versi, almeno allora, succube della mafia ».
Scherfflg ricorda con piacere quegli anni quando si aveva
veramente l’impressione di costruire qualcosa ’insieme’, al di
là delle barriere linguistiche,
culturali ed economiche. « Naturalmente — aggiunge il pastore Thomas Fuchs, membro atti
vo del comitato di direzione del
Freundeskreis e da qualche anno cappellano della comunità
evangelica tedesca in Scozia, ad
Edimburgo — i Valdesi hanno
in Germania molti altri amici
importanti, basti pensare alle
Chiese evangeliche regionali. Ma
un Circolo come il nostro è
qualcosa di diverso, offre a qualsiasi persona interessata alla vicenda valdese di oggi una possibilità di contatto, di informazione e di condivisione. Due volte all’anno pubblichiamo una
circolare destinata a tutti i so
Cambio della guardia
Il cambio della guardia è avvenuto tre anni fa. Scherfflg ha
ceduto la direzione del Freundeskreis al più giovane collega,
pastore Werner Beyna di Herne.
Presente ai Sinodi, attento osservatore della nostra realtà, ha
dato al lavoro del ’Freundeskreis’
un impulso di rara efficacia.
« Oggi abbiamo bisogno di nuovi giovani membri ed amici —
confessa il pastore Beyna —
per potere continuare con slancio questo importante lavoro
ecumenico che compie 25 anni e
di cui portiamo la responsabilità ».
In Italia è soprattutto Giorgio Bouchard, moderatore della
Tavola Valdese, a ricordare con
riconoscenza l’attività del Freundeskreis sorto — dice Bouchard — « in un’epoca in cui la
Chiesa valdese versava in una
diffìcile situazione economica
ma aveva davanti a sé grandi
possibilità di testimonianza, soprattutto nell’Italia del Sud. Non
dimentichiamo — aggiunge Bouchard — che il Freundeskreis non
si è limitato a raccogliere, tanto
per fare un esempio, solo contribuzioni per il Servizio Cristiano di Riesi, ma ha seguito
il ’Servizio’ di Riesi in tutto il
suo sviluppo, anche se in Germania, pensando a certe posizioni di Tullio Vinay, questo sviluppo non era sempre immediatamente comprensibile. E’ stato
un aiuto intelligente ».
Ma non c’è stato solo il sostegno al Servizio Cristiano di Riesi? « Assolutamente no. Il Freundeskreis — aggiunge Bouchard
— ha sostenuto con tempestivi
e provvidenziali aiuti economici
molte opere e progetti della nostra chiesa ».
Possiamo fare un esempio
concreto per i nostri lettori?
« Vorrei allora ricordare un
episodio che mi ha molto colpito — confessa Bouchard —
anche se è molto personale. Era
il 1971-72. Il gruppo ’Jacopo Lombardini’ di Cìnisello di cui facevo parte attraversava un periodo molto difficile. Da un lato
l’ambiente in cui il gruppo di
Culto evangelico
H Culto evangelico, che va
in onda sul primo programma
radio ogni domenica ore 7.30,
trasmetterà nelle prossime
domeniche, e giorno di Natale, (15, 22, 25, 29/12) un cidlo
di predicazioni del pastore
Domenico Cappella.
Convegno del
“settore esteri”
Cinisello operava non era così
favorevole come lo è oggi e dall’altra il gruppo aveva perduto,
in poco tempo, il 30% dei suoi
collaboratori, sotto il segno dì
una critica nei nostri confronti
e del nostro lavoro considerato
’eccessivamente ecclesiastico’. La
teologia di Karl Barth che seguivamo in quegli anni, non era
considerata abbastanza rivoluzionaria... Per farla breve in
quella stagione il Centro ’Lombardini’ aveva grossi problemi
anche di ordine finanziario. Si
lottava per sopravvivere. Nel
pieno di questa crisi — ricorda
Bouchard — in una grigia giornata invernale arrivò, inatteso,
un dono del Freundeskreis che
salvò la situazione. A distanza
di anni posso ancora dire che
quel dono improvviso, non sollecitato fu un gesto concreto dì
solidarietà in un’ora difficile.
Quel gesto fu per me segno della presenza di Dio e segno della grande solidarietà che circonda il nostro lavoro. Insomma,
sono cose che non si dimenticano ».
C’è un futuro — chiediamo infine a Bouchard — per il Freundeskreis? « Ritengo che la formula ’Circolo degli amici’ sia
una formula vincente ed abbia
un futuro poiché più di altri
strumenti di solidarietà internazionale collega gli uomini tra loro in un tempo di crescente anonimità. Questo mettersi insieme
per uno o più scopi di solidarietà e di condivisione è carico
di promessa e di speranza ».
Beyna, l’attuale presidente del
Freundeskreis, accanto al suo
lavoro pastorale, viaggia, tiene i
contatti (è un appassionato fotografo) e con il comitato del
’Circolo’ fa da cinghia di trasmissione con la base dei membri, Quando è alle Valli fa lunghe passeggiate su per le montagne. L’abbiamo incontrato a
Riesi, all’ultimo Kirchentag di
Düsseldorf dove si è fermato
a lungo nello stand organizzato
dai Valdesi, e al Sinodo. Un lavoro difficile? A giudicare dal
sorriso con cui ci risponde si
direbbe proprio di no.
Giuseppe Platone
Ogni anno parecchi ragazzi e
ragazze della F.G.E.I. partecipano ad incontri ecumenici internazionali, recando il contributo
della riflessione e dell’esperienza
italiana, e ricevendo da membri
di altre organizzazioni giovanili
di diverse nazionalità e denominazione evangelica il frutto del
lavoro e del pensiero a questi
proprio.
Per fare il punto sulla situazione attuale e definire obiettivi
e linee di impegno per il futuro
per la Federazione giovanile, si è
svolto nei giorni 16 e 17 novembre ad Ecumene (Velletri) un
convegno promosso dal Consiglio
della F.G.EJ. avente ad oggetto
appunto i rapporti ecumenici internazionali a livello giovanile.
L’incontro si è anerto con una
ampia e stimolante relazione di
Maria Sbaffi Girardet, ohe ha ripercorso la storia del movimento ecumenico, dal principio del
secolo ai giorni nostri.
La F.G.E.I. è organismo, ecumenico per definizione, che fin
dalla sua costituzione ha stretti
contatti con organismi internazionali giovanili ecumenici, quali
il Movimento Cristiano Studenti
(MCS), il Consiglio ecumenico
giovanile europeo (CEGE), o denominazionali, quali il Consiglio
europeo dei giovani metodisti e
il Dipartimento dei giovani battisti europei.
ALLAN BOESAK
Su Allan 'Boesak — informa l'agenzia di stampa ADiSTA — il prossimo
numero della rivista « Nigrizia » pubblicherà una lunga scheda. Le opere e
l’attività del presidente dell'Alleanza
Riformata Mondiale saranno inquadrate
in una sintesi delle sue « idee chiave »: la ■■ coscienza nera » che permette una nuova visione di Dio e una
più approfondita comprensione della
parola, la « riconciliazione » che non
può essere a buon mercato ma implica invece sofferenza, morte, dono della vita per la salvezza dell’altro.
"Per dolore
ho pregato
II
(segue da pag. 1)
te dagli ultimi, ma che coinvolge tutto il popolo. Per questo il
bimbo sarà chiamato Samuele,
« domandato a Dio », « esaudito
di Dio », ma, se vogliamo, anche
« Dio esaudisce ».
Da che parte sta Dio?
Forse il protagonista vero dell’episodio non è Anna, è Dio. Ma
lasciamo in tutto il suo peso
questo “forse”.
Certo a chi da credente legge
il brano, viene in mente un altro bambino, chiamato "Emmanuele”, “Dio con noi", per il quale anche un’altra Anna, profetessa, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, canterà le lodi di
Dio, per se stessa e per « tutti
quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme » (Luca
2: 36-38). Ma non vogliamo chiudere la storia con un “lieto fine”
obbligato; chi è povero nella
realtà o in ispirito, chi non ha
più speranze umane, chi non ha
nulla da perdere o da guadagnare dagli uomini, non attende da
una predicazione consolazione e
incoraggiamento: pregherà, come Anna, a costo di apparire debole di mente o ubriaco, sapendo che da Dio verrà una risposta.
Sergio Ribel
Ad Ecumene si è ribadito che
essi costituiscono un luogo nrivilegiato di incontro e di scambio di informazioni con altri giovani evangelici; in particolare si
è rilevata l’importanza del possibile dialogo, in seno a tali organismi e nei convegni, nei campi
di studio e di lavoro da essi organizzati in tutta Europa, con giovani credenti che risiedono in
paesi dell’est europeo, sovente
impegnati in attività analoghe a
quelle svolte dai coetanei in paesi occidentali come, ad esempio,
nei movimenti per la pace.
L’impegno della F.G.E.I. nel
lavoro di Questi organismi ecumenici è solo un aspetto degli interessi internazionali che caratterizzano l’attività della Federazione.
I convenuti ad Ecumene harmo
individuato alcune situazioni del
panorama mondiale alle quali i
gruppi della F.G.E.I. sono invitati
a porre particolare attenzione,
per le istanze di libertà che vi si
agitano, e per gli interrogativi
che pongono alle chiese cristiane.
La situazione medio-orientale,
la condizione dei palestinesi senza patria, il rapporto con il mondo arabo, sono tutte Questioni
che richiedono uno studio sempre maggiore, anche per la nosizione centrale che l’Italia occuna
nell’area mediterranea. La F.G.E.I.
qui si sente chiamata ad un compito di informazione e di controinformazione, possibile per i
contatti internazionali che intrattiene con organismi giovanili
diversi.
Quanto succede, in contesti
molto diversi e con diversi problemi, in Sud Africa, ove la chiesa è impegnata contro l’apartheid, o in Nicaragua, dove la
chiesa si è trovata spesso a fianco di chi lottava per l’autodetsrminazione del paese, doi^rn essere spunto per una riflessione
sulla posizione dei credenti all’interno della società civile, nonché
per promuovere un movimento
di solidarietà con chi in quei
paesi si trova in situazioni difficili.
Le prese di posizione de' giovani evangelici a favore della pace
potranno ancora, e sempre più,
trovare nuovi stimoli nei contatti che si sono instaurati con chiese di paesi deH’est europeo; si è
constatato il successo dell’iniziativa di cercare un dialogo con
comunità cristiane della DDR,
ungheresi, rumene, cecoslovacche. russe, che hanno sia pur con
difficoltà per la situazione politica nella quale si trovano, risposto a lettere loro inviate.
II tema dei ranporti ecumenici
internazionali troverà certamente ancora spazio nei lavori del
Congresso che la F.G.E.I. terrà, a
norma di statuto, nel maggio
prossimo; il convegno di Ecumene è stato però già utile ai responsabili del « settore esteri »
della Federazione giovanile per
prepararsi al lavoro che dovrà
farsi nei mesi prossimi, e per ricevere e dare indicazioni in vista
del dibattito congressuale.
Paolo Gay
Protestantesimo
in TV
LUNEDI’ 16 DICEMBRE
Rete 2 - Ore 22.30
INCONTRO CON J. S. BACH
e la sua musica
La trasmissione è stata realizzata con la collaborazione
di Gianni Long, Ferruccio Corsami ed il gruppo musicale
CIMA di Roma.
4
4 vita delle chiese
13 dicembre 1985
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Prali: denuclearizzata la chiesa
FRALI — L’assemblea di chiesa del 24 novembre ha affrontato il problema della denuclearizzazione come segno concreto
di testimonianza della nostra fede. Il pastore Luciano Deodato, membro della commissione
pace e disarmo delle chiese battiste, metodiste e valdesi, ha introdotto rincontro. Altri interventi hanno cercato di chiarire
il significato di questo gesto che
può sembrare privo di senso in
un mondo in cui le decisioni sono prese dall’alto e per un problema, quello del riarmo, così
complesso da lasciarci con un
senso di impotenza e con l’impressione di non sapere da che
parte cominciare.
Dichiarare denuclearizzate le
aree su cui sorgono le proprietà della chiesa, significa che pensiamo di partire da noi e che
cerchiamo di riprendere in mano la difesa della nostra vita e
di quella del mondo.
Prendere questa decisione a
Prali, è sigmflcativo perché è
anche un’occasione di testimonianza e sensibilizzazione verso
le numerose persone che vengono a Prali per trascorrere il fine settimana e le vacanze.
Un invito è stato rivolto dall’assemblea alla comunità cattolica perché rifletta su questa tematica e una richiesta è stata
fatta al consiglio comunale perché si pronunci in merito.
La giornata è stata ricca di
incontri anche perché in occasione della domenica del predi
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catore locale, Dario Tron è tornato fra noi con la predicazione
ed abbiamo trascorso ancora un
po’ di tempo insieme per un
pranzo comunitario.
• Riunioni quartierali: tema,
i matrimoni misti. Cugno; mercoledì 11 dicembre (ore 15) Giordano-Pomieri (Giordano);
mere. 18 dicembre (ore 19.30) Ghigo ; martedì 17 dicembre
(ore 19.30).
• Unione femminile: giovedì
19 dicembre (ore 14).
Bazar alle Fucine
RORA’ — Il 22 dicembre nel
pomeriggio (ore 14.30) si terrà
il tradizionale Bazar di Natale,
con la partecipazione della Corale e del gruppo di flauto dolce. Il ricavato delle vendite è
destinato quest’anno ai lavori di
restauro necessari per la sala
delle riunioni, alle Fucine. Intervenite numerosi, partecipando anche alla lotteria!
• Venerdì 13, alle ore 15, corso di tessitura sul telaio grande.
• Ringraziamo Franco Taglierò per la predicazione di domenica 8 dicembre, e il pastore
Bruno Bellion che predicherà
domenica 15 dicembre.
Attività invernali
FERRERÒ - MANIGLIA —
Le attività invernali delia comunità sono riprese a pieno ritmo.
Dopo i primi incontri di organizzazione, definiti i programmi,
si offrono occasioni di impegno
per tutti, dai più piccoli ai più
grandi.
• La scuola domenicale sta
preparando per Natale un culto
di argomento storico-biblico. Il
programma è estremamente interessante e i nostri giovani fratelli presenteranno il loro lavoro domenica 22, ore 10, a Ferrerò, e la sera di Natale, 25 dicembre alle 19.30, nel tempio di
Maniglia.
• Anche la corale si prepara
alla serata di canti a Prali, il
21 dicembre sera, con le corali
di Villasecca, Prali, S. Germano.
• L’Unione femminile invita
altre sorelle e fratelli all’incontro aperto di martedì 17 dicembre alle ore 14.30, animato da
ospiti speciali.
• Le riunioni quartierali di dicembre verteranno sul tema della defiscalizzazione e dello 0,8 per
cento; e avranno luogo nelle seguenti date : 12 Grangette ore
15.30, Bessé ore 19.30; 18 Forengo ore 19.30, Baissa ore 19.30;
19 Ferrerò ore 20.30.
•c Sono ripresi gli incontri del
gruppo giovanile. Quest’anno
gli incontri si fanno in comune
con i giovani della comunità di
Villasecca.
« Auguriamo ai predicatori
Flavio Micol e Luigi Marchetti,
che hanno tenuto alcuni culti,
di continuare nel loro servizio
sotto lo sguardo del Signore.
« E’ mancato recentemente il
fratello Tron Rolando di 40 anni. La comunità esprime tutta
la sua simpatia al padre e al
fratello.
• Calendario dei culti del periodo natalizio :
Etomenica 22 dicembre; culto
tenuto dalla scuola domenicale,
ore 10 (culto unico).
25 dicembre. Natale, Maniglia
culto alle ore 9 con S. Cena; Ferrerò culto ore 10.30 con S. Cena ;
Maniglia (tempio) ore 19.30 culto della scuola domenicale.
Domenica 29 dicembre, culti a
Maniglia e a Ferrerò, nelle ore
come sopra, tenuti dal pastore
Renato Coisson.
31 dicembre, culto di fine d’anno a Ferrerò ore 20.30.
Nella comunità
FOMARETTO — Durante il
culto di domenica 1° dicembre ’85
è stata presentata al battesimo
Barus Talita di Paolo e di Reynaud Marinella. Gli auguri della comunità sia alla piccola Talita sia ai genitori.
« La comunità si rallegra con
Bernard Arturo e Jahier Flora
di Pomaretto per il loro 50° anno di matrimomo.
• Martedì 10 si sono svolti i
funerali della nostra sorella Ribet Irma in Calvetti, deceduta
dopo lunghe sofferenze presso
l’Ospedale Valdese di Pomaretto all’età di 77 anm. Era stata
maestra della scuola ai Cerisieri
dove aveva svolto la sua attività
per 14 arnii.
Al marito, al figlio e ai familiari la simpatia cristiana della
comumtà.
Missione oggi
TORRE PELLICE — Le società missionarie della chiesa di
Torre Pellice hanno tenuto domenica 8 dicembre il loro annuale Bazar in favore della CEVAA.
L’iniziativa ha avuto il consueto
successo di partecipazione. Per
roccasicne la chiesa aveva anticipato la colletta speciale del
citìto appunto in sostegno all’opera missionaria.
• Venerdì 13 i gruppi giovanili avranno una serata in comune con la visione di un film e
seguente discussione presso i
RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
LUSERNA SAN GIOVANNI
Avviso d'asta
Il giorno 17 dicembre 1985 alle ore 14,30 si procederà alla
vendita ai pubblici incanti, con il metodo della candela vergine,
dei seguenti lotti di terreni ubicati nel Comune di Cavour:
LOTTO N. 1: mq. 19.597 prezzo a base d’asta L. 87.500.000
LOTTO N. 2: mq. 20.534 prezzo a base d'asta L. 92.000.000
LOTTO N. 3: mq. 9.074 prezzo a base d’asta L. 40.500.000
LOTTO N. 4: mq. 22.417 prezzo a base d’asta L. 100.000.000
Per ulteriori notizie rivolgersi presso la Sede dell’Ente:
Rifugio Re Carlo Alberto località Musset n. 1 - 10062 Luserna S.
Govanni, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore
9 alle ore 12.
L’« Avviso d’asta » è in pubblicazione negli Albi Pretori dei
Comuni di: Torre Pellice, Luserna San Giovanni, Bricherasio,
Bibiana, Bagnolo Piemonte, Saluzzo, Campiglione Fenile, Cavour, Osasco, Pinerolo, Vigone, Villafranca Piemonte, Barge,
Moretta, Lusernetta, Cantalupa, Macello.
Luserna San Giovanni, 30 novembre 1985.
IL PRESIDENTE
Pastore Alberto Taccia
locali del Collegio, gentilmente
concessi. Alla serata, che avrà inizio alle 20.45, sono invitati tutti
i giovani della comumtà.
Cadetti
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Sabato sera 14 c.m. alle 20.30,
nella Sala Albarin il Gruppo Cadetti orgamzza un « Luna Park »
con giochi e trattenimenti vari.
L’entrata è libera a tutti.
'• Anche quest’anno bambini,
monitori e genitori si troveranno nella Sala Albarin, domenica
22 dicembre, per trascorrere insieme una giornata comunitaria
con il culto del mattino ammato dai bambini, un pic-mc a
mezzogiorno, giochi e sorprese
nel pomeriggio. Tutti, grandi e
piccoli, saranno i benvenuti.
• La situazione finanziaria è
peggiorata rispetto allo scorso
anno. Il concistoro ha analizzato
questo fatto preoccupante per
cui fa vivo appello a quanti non
hanno ancora dato il loro contributo di pr'ovvèdere ài più presto,
aflìnohé la loro assenza non finisca per pesare ancora su chi già
collabora con impegno e responsabilità.
’• Nella sua ultima seduta il
concistoro ha provveduto a distribuire le cariche interne per
l’anno in corso. Sono risultati
eletti a scrutinio segreto: Bruno
Bellion, presidente, Dino Gardiol vicepresidente, Enrico Fratini segretario, Wanda Peyrot
Meynet vice segretaria. Paolo
Gardiol cassiere.
Predicazione
SAN SECONDO — Ringraziamo vivamente il past. Arnaldo Genre e i predicatori locali;
Peggy Bertolino, Dino Gardiol
e Roberto Vicino che hanno presieduto i culti domenicali in
novembre sostituendo il past.
Bertolino impegnato (per conto della Missione Evang. contro
la lebbra) a visitare dei lebbrosari in India, Singapore, Giava
e Sumatra.
• Il Signore ha chiamato a
Sé : .Alice Gardiol nata Fomerone e Eulalia Faschetto ved,
Cardon. I servizi funebri sono
stati presieduti dal pastore Arnaldo Genre.
Alle famiglie in lutto ripetiamo la consolante Parola del Signore Gesù : « Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me
ha vita eterna ».
Nei quartieri
avuto risposta: decine di vasetti di marmellate, prodotte nel
corso dell’estate, sono state inviate fuori delle Valli e hanno
stimolato offerte per il progetto, altre iniziative verranno prese nel corso della prossima
estate.
m Le riunioni quartierali dei
prossimi mesi avranno luogo
coll seguente calendario: dicembre 11; gennaio 8; febbraio 5,
tutte alle ore 19.30.
• Calendario dei culti del periodo natalizio;
Domenica 22 dicembre, culto
alle ore 11; 25 dicembre. Natale,
culto alle ore 11 con S. Cena;
29 dicembre, culto alle ore 11 tenuto da Dario Tron, che ringraziamo insieme a Emilio Rostan
per le loro predicazioni.
• Sono mancati recentemente
il fratello Tron Giulio e la sorella Alda Fons; alle loro famiglie va la simpatia della comunità.
• Salutiamo con gioia Erik di
Anita Riceli e Ugo Tron e gli
auguriamo di crescere sotto lo
sguardo del Signore.
Calendario
ANGROGNA — Le riunioni
quartierali continuano (le prossime: il 12 agli Odins, il 16 al
Serre, il 17 a Buonanotte, il 18
a Cacet) sul tema dei viaggi di
Paolo con diapositive, alle 20.
• Sabato 30 novembre si sono
uniti in matrimonio a Pradeltorno Giovanni Benech di Luserna
San Giovanni e Darla Chiavia di
Bricherasio. Ai giovani sposi
l’auguric di una vita insieme benedetta dal Signore.
• Da venerdì 13 è in distribuzione la « Sentinella » con tutti
gli appuntamenti di Natale.
• Domenica 22 alle 15 nella
Sala, Festa di Natale con canti,
giochi e sorprese.
Esportazione
MASSELLO — Con l’avanzare dell’inverno molti massellini emigrano verso zone più
calde, ma la comunità ha spesso il piacere di avere dei visitatori ai culti domenicali. L’appel
lo diffuso nel corso dell’estate
per iniziative a favore delle scuole della chiesa di Massello ha
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Giovedì 12 dicembre
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
PINEROLO — Alle ore 20.45 presso
la Chiesa Valdese si riunisce II collettivo biblico ecumenico. Tema dell’l.ncontro ■■ L'eucaristia o cena del Signore nella liturgia e nella prassi delia
chiesa cattolica ». Introduce padre
Oreste dei Cappuccini.
Venerdì 13 dicembre
□ PACE PERCHE’
PINEROLO — Alle ore 21 presso la
Chiesa valdese viene presentato l'opuscolo « Pace perché » realizzato dal
progetto « Cultura della pace e protestanti nel pinerolese ». Partecipano
Luciano Deodato, Aldo Ferrerò, Beppe Reburdo.
Sabato 14 dicembre
a POMERIGGIO DI
SOLIDARIETÀ’
TORRE PELLICE — Alle ore 15 presso villa Elisa, via Angrogna, l'YWCAUCDG organizza un pomeriggio di solidarietà aperto a tutti.
Domenica 15 dicembre
a CONVEGNO
CATECUMENI
1° CIRCUITO
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle
ore 10 presso la Chiesa Valdese si
tiene l'incontro dei catecumeni del 1°
e 2” anno delle chiese della Val Pelllce. Tema: la conoscenza della Bibbia.
□ CONCERTO
POMARETTO — Il comitato « Amici
ed ex allievi della Scuola Latina » organizza nella sala del Convitto valdese
alle ore 15 un concerto del pianista
Francesco Candullo. Ingresso libero.
Lunedì 16 dicembre ~~
□ INCONTRO PASTORALE
1“ DISTRETTO
TORRE PELLICE — Alle ore 9.15
presso la Casa Unionista si tiene
l'incontro pastorale del 1° Distretto.
Tema dell'Incontro: « Identità e storia: il
caso della revoca dell’Editto di Nantes ». Introduce Giorgio Tourn.
Meditazione biblica: Peggy Bertolino.
5
13 dicembre 1985
vita delle chiese 5
CON LA PARTECIPAZIONE DI FRATELLI DI ALTRE CHIESE
C. PONS, T. VIOLA, D. BERTRANDO
Centenario a Piacenza
Domenica 24 novembre la Chiesa metodista di Piacenza ha celebrato il r centenario della sua
costituzione.
E’ stata una giornata di gioia
e di riconoscenza al Signore, che
i metodisti piacentini ricorderanno a lungo.
Erano presenti numerosi fratelli delle Chiese valdesi e metodiste vicine, laici e pastori;
hanno condiviso la nostra gioia
anche parecchi amici cattolici di
Piacenza ed un gruppo di fratelli della Chiesa dei Fratelli.
n quotidiano cittadino « Libertà » ci ha dedicato un ampio
servizio, ed il settimanale cattolico « Il Nuovo Giornale » ha
pubblicato una bella cronaca
della giornata a cura di un’amica cattolica del S.A.E., la prof.
Lucia Rocchi.
Il pastore Sergio Aquilante,
nella predicazione del culto del
mattino, ha richiamato l’attenzione della numerosa assemblea,
in modo chiaro, vivace e profondo, sul senso della sequela cristiana e sulla centralità dell’opera di salvezza di Gesù Cristo.
Il pomeriggio in una sala del
Comune ha avuto luogo una conferenza con interventi dei pastori
Antonio Adamo, Sergio Carile e
Sergio Aquilante.
Il pastore Adamo ha parlato
delle origini della Chiesa metodista piacentina, ed ha ricordato
i pastori ed i laici che vi hanno annunciato ravangelc.
Il pastore Sergio Carile ha
tenuto una relazione chiara e
densa di contenuti teologici e
storici sulle origini del movimento metodista. Dal suo intervento
sono emersi i contenuti teologici ed etici del Metodismo ed il
loro stretto rapporto con la Riforma protestante.
Il pastore Sergio Aquilante nel
suo appassionato intervento ha
illustrato alcuni momenti fondamentali della presenza metodista in Italia. Egli ha ricordato
che nel Metodismo c’è una «teo
# Hanno collaborato a questo
numero: Antonio Adamo, Archimede Bertolino, Franco
Casanova, Gino Conte, Dino
Gardiol, Susanne Labsch,
Luigi Marchetti, Lucilla Peyrot, Aldo Ribet, Erica Scroppo, Alberto Taccia, Franco
Taglierò, Erika Tomassone.
logia che si fa nella prassi », che
è il segno del grande interesse
per l’annuncio dell’Evangelo della liberazione all’uomo reale, inserito nel dramma della vita quotidiana.
Dopo i saluti ed i messaggi dei
numerosi pastori presenti e del
gruppo del S.A.E., il vicesindaco
di Piacenza, dr. Alfonso Cammi
ha portato il saluto delia municipalità piacentina.
Il dr. Cammi, richiamandosi
agli interventi dei vari oratori,
ha ribadito il’imp'ortanza della
conversione del singolo quale
condizione indispensabile per
una reale trasformazione della
società.
Il Presidente della Provincia,
dr. Franco Benaglia, impossibilitato a venire per improvvisi impegni, ha scritto una lettera
al pastore.
La giornata ceflebrativa si è
svolta con gran concorso di
pubblico, sia al mattino che al
pomeriggio, e di ciò ci rallegriamo vivamente. Il pranzo comunitario è stato un altro momento felice di incontro fraterno.
La nostra piccola Chiesa ha avuto la gioiosa opportunità di incontrare molti amici delle Chiese vicine, che hanno condiviso
con noi la serena allegrezza di
domenica.
Adesso ci attendono le responsabilità quotidiane della testimonianza dell’Evangelo nella nostra città; possa il Signore lare
di noi dei fedeli strumenti della
sua Parola. La celebrazione di
un centenario serve soprattutto
per lodare il Signore e per approfondire la conoscenza delle
radici della nostra identità.
A. A.
CONVEGNO GIOVANILE A S. FEDELE INTELVI
La storia della FGEI
Forse non è troppo presto ner
incominciare a pensare aH’VIII
Congresso FGEI, che avrà luogo
nel maggio 1986, ad Agape (sarà
la prima volta che questo centro
ecumenico ospiterà un Congresso
della FGEI, a 17 anni dalla nascita del movimento giovanile
interdenominazionale).
Almeno così ha pensato la giunta della FGEI Lombardia, che ha
organizzato, a San Fedele Intelvi,
un Convegno dedicato aH’esame
dei precedenti Congressi FGEI,
non tanto per interesse « storico », quanto per capire dove si
colloca oggi la FGEI, da dove
sono nate le preoccupazioni di
oggi, quali sono le difficoltà ma
anche le speranze che segnano il
lavoro giovanile in questo periodo.
Sabato 7 dicembre una trentina di giovani si sono così imnegnati a studiare, in piccoli gruppi, le mozioni, le decisioni, sii
impegni presi dalla FGEI dal 1°
Congresso (nel 1969) al 6“ (ad
Adelfia, nel 1981), usufruendo
della « memoria storica » fornita
Testimoni
che ci lasciano
da un « vecchio » della FGEI,
Sergio Ribet.
Presenti, oltre a giovani di Milano, di Bergeimo, di altre realtà
lombarde, anche un bel gruppo
di « giovanissimi », non (ancorai
aderenti alla FGEI, di Como, accompagnati dal loro pastore, Ennio Del Priore, che hanno partecipato alla prima parte dei lavori.
La domenica 8, dopo un culto
nel corso del quale si è esaminato soprattutto la funzione del
linguaggio, seguendo il testo di
Genesi 2 (l'uomo chiamato a dare
un nome agli esseri viventi, dopo che il giardino dell’Eden ali
è stato affidato per lavorarlo e
custodirlo, e prima che l’Eterno
gli crei un « aiuto convenevole »),
si è discusso sul lavoro ¡futuro
che si propone la FGEI Lombardia: un prossimo Convegno per
continuare la preparazione all’8°
Congresso, e, probabilmente con
l’Emilia e il Triveneto, un nrecongresso con una più ampia e
vasta partecipazione.
TORINO — Carlo Pons,
Tullio Viola; due membri di chiesa che ci hanno lasciato in questi ultimi mesi e che lasciano un
vuoto nella chiesa di Torino e
nella Chiesa valdese in generale.
Diversi per carattere, temperamento, matrice culturale, interessi; ’ma che ricordiamo insieme perché sia l’imo che l’altro,
nella fedeltà all’unico Signore,
non hanno tesaurizzato i loro
talenti, ma li hanno messi a frutto a favore della chiesa e dei fratelli. La loro partecipazione attiva anche all’interno delle istituzioni ecdlesiastiche (entrambi
sono stati tra l’altro membri del
Concistoro di Torino), non sempre gratificante, è stata da essi
vissuta, nella diversità dei doni
peculiari di ciascuno, come servizio, reso sempre senza avarizia
e senza riserve.
L’appassionata dedizione di
Carlo Pons all’opera dell’ospedale evangelico, la gioia di Tullio
Viola quando era chiamato a
predicare e che comunicava ai
fratelli (e non sono che due esempi tra i tanti) sono vivi nel
ricordo di quanti li hanno conosciuti.
Per molto tempo ancora ci parrà strano non vederli ai loro
posti consueti nel tempio al culto domenicale: non rattristarci
dovremo, ma meditare ancora una volta con gratitudine sulla fedeltà di Dio, che suscita vocazioni e ci elargisce il dono di testimoni veraci. A. R.
RIVOLI — Dopo oltre un mese di degenza ospedaliera e di
sofferenza si è addormentato col
Signore il fratello Dario Bertrando, membro e anziano della chiesa battista di Rivoli. A quanti ebbero l’opportunità di conoscerlo
egli lascia il segno del suo passaggio: uomo sobrio, sereno,
comprensivo, costantemente premuroso e disponibile, sempre
attento a cogliere le indicazioni
e gli stimoli della Parola di Dio.
La chiesa battista di Rivoli,
pur amareggiata e confusa per
quanto è accaduto, esprime la
propria riconoscenza al Signore
per il privilegio di avere avuto
tra i suoi membri un così caro e
prezioso fratello ricordando —
in particolare ai familiari nel dolore — alcune parole del pastore D. Bonhoeffer scritte ad un
amico dal carcere di Tegel (Berlino) la vigilia di Natale del lontano 1943: « ...non c’è nulla che
possa sostituire ¡l’assenza di una
persona a noi cara; non c’è alcun
tentativo da fare, bisogna semplicemente tener duro e sopportare; ciò può sembrare a prima
vista molto difficile, ma è al tempo stesso una grande consolazione, perché finché il vuoto resta aperto si rimane legati l’un
l’altro per suo mezzo. E’ falso
dire che Die riempie il vuoto;
egli non lo riempie affatto ma lo
tiene espressamente aperto aiutandoci in ta)l modo a conservare la nostra antica reciproca comunione, sia pure nel dolore. Ma
la gratitudine trasforma il tormento del ricordo in una gioia
silenziosa. I bei tempi passati si
portano in sé non come una
spina ma come un dono prezioso. Bisogna evitare di avvoltolarsi nei ricordi, di consegnarsi
ad essi; così come non si resta a
contemplare di continuo un dono
prezioso, ma lo si osserva in momenti particolari, e per il resto
lo si conserva come un tesoro
nascosto, di cui si ha la certezza;
allora sì che dal passato emanano una gioia e una forza durevoli ». F. C.
S.O.S. Colombia
Il Consiglio deiia Federazione delle Chiese Evangeliche in ¡Italia ha
deciso di aprire una sottoscrizione
a favore della Colombia. I fondi che
verranno raccolti saranno inoltrati
tramite il Consiglio Ecumenico delle
Chiese, per l’aiuto necessario dopo l'eruzione del vulcano Nevado
del Ruiz che ha distrutto a metà
novembre la cittadina di Armerò e
la zona circostante.
Chiese e singoli possono partecipare alla sottoscrizione servendosi del ccp. n. 38016002 intestato
alla FCEI, via Firenze 38, 00184 ROMA, specificando la causale del
versamento.
CORRISPONDENZE
Genova: una visita del vice - moderatore
Sabato 16 u.s. il fratello G.
Rostan ha ben messo a frutto
le sue ore genovesi! Arrivato in
mattinata, si è recato subito all’Ospedale Evangelico Internazionale, che ha visitato con interesse ; e prima dell’assemblea
pomeridiana è riuscito a vedere, sia pure rapidamente, gli stabili di Via Sapete e di Via Assarotti. Quindi, alle 15.30, si è riunita, non numerosissima ma
molto interessata e partecipe,
l’assemblea. Il Vicemoderatore
ha fatto un’introduzione tratteggiando — daH’interno e come
può conoscerli un membro della
Tavola Valdese — alcuni dei
problemi più acuti che ci troviamo di fronte: quello di una
’presenza culturale’ protestante
che sia significativa nel nostro
paese; quello di avere il pastore giusto al posto giusto, nel variare delle mentalità e delle situazioni ; la grossa questione
della diaconia: le nostre opere
sono componente essenziale della nostra vita evangelica, ma
non rischiano di risucchiare in
misura crescente, a vortice, energie di ogni genere, al di là
delle nostre forze effettive, e
soffocando altri aspetti della nostra testimonianza? Infine si è
venuti ai problemi finanziari; il
principio che la chiesa si autofinanzia va vissuto nei confronti
della comunità civile, ma dovrebbe anche essere vissuto con
più decisione nei confronti delle chiese sorelle, dalle quali torniamo a dipendere, progressivamente, in misura eccessiva.
Il dibattito ha poi toccato vari punti, alcuni generali, come
l’ardua ’politica degli stabili’, il
nostro sistema contributivo e la
ripartizione equa, fra tutti, dei
carichi contributivi, o le misure
finanziarie anti-apartheid di cui
spesso si parla. Si sono anche brevemente toccate questioni a noi più direttamente vicine, come i nostri stabili e le loro condizioni, e le nostre particolari responsabilità contributive. In ogni caso, sono state due
ore filate di tesa attenzione, interessanti e utili, parlando di
cose molto concrete ma senza
dimenticarne il retroterra spirituale, la portata di fede e di
testimonianza; per questo, il più
caldo ringraziamento all’ing.
Gianni Rostan. e... arrivederci!
Corso di formazione
biblica
TORINO — Giovedì sera, in
via Pio V, a Torino. Sono le 19.
Nella sala al primo piano, grande animazione: si imbandiscono
i tavoli (con lussuosi piatti e bicchieri... di plastica), si dispongono i cibi di diversa natura e
provenienza (tutti di squisita
fattura!), si disquisisce con dotti
argomenti sulla qualità dei vini.
Sono i partecipanti al corso di
formazione biblica che si concedono un simpatico momento di
fraternizzazione tra un ciclo e
l’altro di studio. Il corso (a parte l’aspetto conviviale peraltro
non del tutto secondario!) è diventato un importante punto di
riferimento per tutti coloro che
desiderano meglio conoscere lo
Evangelo, con una lettura diretta del testo in una comune riflessione e in un libero scambio
di pensieri e esperienze. Il numero dei partecipanti è quest’anno ancora aumentato (oltre 35
persone suddivise nelle due sessioni pomeridiana e serale). La
maggior parte di essi proviene
da ambienti esterni alla nostra
chiesa e in alcuni vi è il desiderio di entrarvi a far parte in
modo definito.
La Chiesa valdese di Torino
non ha organizzato una cosiddetta « campagna evangelistica »,
eppure la sua presenza in città
assume un rilievo e un interesse
che vanno ben al di là della sua
importanza quantitativa e, diciamolo pure, qualitativa. E’ una
grande responsabilità che il Signore ci pone davanti, di cui
dobbiamo prendere sempre più
chiara consapevolezza e che dobbiamo assumere in modo adeguato, rispondendo per quanto
possibile alle aspettative di tante
persone che si rivolgono a noi
nella ricerca di uno spazio dì
fede, libertà, verità, rispetto, fraternità, autenticità.
Quest’anno, dopo alcuni incontri sul pensiero dei riformatori
del XVI sec. (richiesti da alcuni
partecipanti per un inquadramento introduttivo storico teologico), il corso sta sviluppando,
fino alla fine di febbraio, lo studio dei capp. 5-7 di Matteo (sermone sul monte) rilevando tutti
gli aspetti etici, teologici, ecclesiologici presenti nel testo e ancora oggi di grande attualità.
Il Bevano
FANO (Pesaro) — A Bevano,
nella fattoria di Guido Pagella
nella diaspora della comunità
vaidese-metodista di Rimini (un
piccolo centro agricolo-comunitario di cui abbiamo già dato,
nel passato, notizia) si sono recentemente alternati due gruppi
di giovani evangelici. Il primo
proveniente da Ouchy, nella Svizzera romanda, aveva fatto precedere il viaggio in Italia da una
serie di conversazioni radiofoniche tese a sensibilizzare il
pubblico sulla singolare esperienza di Bevano. Il secondo
gruppo formato da una ventina
dì tedeschi di Stoccarda ha collaborato attivamente alla vita
del centro. Il pastore di Rimini
visita regolarmente, una volta
al mese, il centro di Bevano dove si celebra il citì’co domenicale
e si tenta di coniugare la vita
di allevamento di pecore e capre
con l’esperienza di fede.
Nel centro passano frequentemente molte persone, giovani,
gruppi. « Non abbiamo le risposte esaurienti da dare a tutti
quelli che ci interpellano — precisa il responsabile Pagèlla —
abbiamo molto chiaramente la
percezione dei nostri limiti in
rapporto al grande messaggio
dell’Evangelo, ma ci sentiamo
aiutati dal Signore ».
6
6 prospettive bibliche
13 dicembre 1985
DUE INIZIATIVE DEL CONSIGLIO NAZ. DELLE CHIESE IN U.S.A.
PENSANDO AL NATALE
Il maschilismo delle
nostre traduzioni
Una revisione "inclusiva” della Revised Standard Version e un lezionario biblico per tre anni tentano di tener conto della parità dei sessi
Se « in Cristo non c’è né maschio né femmina», perché, come dice S. Paolo, « voi tutti siete imo in Cristo Gesù» (Calati 3: 28), nelle nostre traduzioni
dei testi biblici vi è invece assai spesso un linguaggio maschilista. La consapevolezza di questo fatto si sta facendo strada,
ed è abbastanza acuta nel mondo
anglosassone. Le difficoltà per
una revisione delle traduzioni
esistenti in modo che rendano
giustizia alla donna non sono
tuttavia lievi. In primo luogo, fin
dove sono « maschiliste » le traduzioni, e dove è il testo stesso,
negli originali, che rispecchia
ima visione maschilista?
Il Consiglio nazionale delle
Chiese di Cristo negli Stati Uniti, tramite il suo dipartimento
per l’educazione e i ministeri, sta
lavorando a due iniziative particolari. Da un lato, una revisione
in questo senso, definita «inclusiva » della « Revised Standard
Version » della Bibbia, forse la
versione più largamente utilizzata nel culto e nella lettura
privata, d’altro lato, la pubblicazione di un lezionario biblico
in tre anni. Di questo è stato
ora pubblicato, ai primi di novembre, il testo relativo al terzo
anno, che inizia con la prima
domenica di Avvento del 1985 (i
primi due anni erano stati pubblicati nel 1983 e nel 1985).
Più prudente la revisione, più
sperimentale il lezionario, per
ovvi motivi. Nella revisione, cui
collaborano studiosi protestanti, cattolici, ortodossi ed ebrei,
si sono in sostanza corretti errori, e questo non dovrebbe porre problemi a nessuno, e si è
evitata per quanto possibile la
« ipermascolinizzazione » fin qui
presente, soprattutto nell’uso dei
pronomi personali. Per esempio
in alcuni casi si è ristabilita, conformemente al testo originale,
una versione più « neutra » dicendo « chiunque » là dove le
versioni correnti dicevano « ogni
uomo che »; si è reso con « gente » o con « popolo » un precedente « uomini », e via dicendo.
Il lezionario biblico opera a
vari livelli: presenta « letture
alternative », che includono passi biblici relativi a donne, al lezionario « normale » secondo il
suggerimento di una commissione mista protestante e cattolica (ad esempio, letture su Febe,
Rom. 16: 1-7, su Debora, Giudici
4: 4-9, ecc.); in alcuni casi, « amplia » il testo (per es. riferendosi
alla fede di Àbramo aggiunge
« e di Sara »); riferendosi a Gesù, pur senza porre in dubbio
che storicamente Gesù sia stato
Un uomo, tende ad evitare nel
linguaggio di parlare della « umanità » di Gesù come se si trattasse della sua « mascolinità », considerando decisivo per la salvezza di chiunque ( maschio o
femmina) creda, non il sesso
di Gesù ma il suo essersi fatto
carne; riguardo a Dio, cercando
di ristabilire anche nel linguaggio l’insegnamento biblico, secondo cui Dio è al di là della
qualificazione di genere (maschile o femminile) e di ogni attributo limitativo.
Vediamo qui profilarsi una
serie di problemi che non sono
solo correzione di errori o perfezionamenti formali, ma giungono a temi dogmatici di una
certa importanza.
Per esempio, molte volte sarà legittimo riferirsi a Dio come a Colui che ha per noi un
amore come quello di un Padre
e di una Madre; ma sarà più
difficile adottare in modo automatico una parafrasi per cui ad
ogni riferimento a Dio Padre si
aggiunga « e Madre ».
Più difficile ancora evitare le
insidie che possono nascondersi
in testi apparentemente «innocenti ». Quando un testo dell’Antico Patto, ad esempio, viene
letto dai cristiani come profezia
riferita al Cristo, sarà importante mantenere o escludere un riferimento al genere — maschile
0 femminile — del nascituro?
Pensiamo alla ddlicatezza con
cui la traduzione della Riveduta
rende Matteo 1: 20, dove l’angelo dice a Giuseppe: «non temere di prendere con te Maria
tua moglie, perché ciò che tn lei
è generato, è dallo Spirito Santo ». Ma in altri luoghi, dove
pure il riferimento al Cristo è
meno evidente che nel testo
neotestamentario citato, si tratta di profezie messianiche che
potrebbero richiedere una traduzione riferita « all maschile » a
Gesù Cristo, o si parla in modo
più generico di « qualcuno » al
di là di una caratterizzazione
sessuale della persona indicata?
E’ proprio riferendosi alla traduzione del Salmo 34: 19 e di
altri casi simili (le afflizioni del
Giusto, riferito a Gesù, o le afflizioni di una persona giusta?) che
1 vescovi cattolici nordamericani
hanno provvisoriamente ritirato
la loro approvazione ad una re
I nuovi esegeti
Le acque tranquille dell’esegesi biblica (ovvero l’analisi e la
spiegazione della Scrittura) sono
increspate dal venticello dei
« nouveaux exégètes ». Per il momento non v’è nulla che faccia
prevedere una bufera, tuttavia
la calma, creatasi al seguito dei
dibattiti e ricerche decennali dei
seguaci deH’indagine storico-critica, è definitivamente turbata.
Ma cosa è successo?
Sono apparsi in Francia due
voilumi, uno di Tresmontant (Le
Christ hébreu) e l’altro di Carmignac, entrambi cattolici, che
sostengono l’esistenza di un evangelo ebraico antecedente agli evangeli di Marco, Matteo e
Luca. Anzi questi ultimi, in particolare Marco, non sarebbero
altro che traduzioni, un po’ rielaborate, di un misterioso testo
originale ebraico redatto prima
del 70 d. C. In particolare Carmignac nel suo volumetto: « La
naissance des évangiles synoptiques » sostiene che Marco avrebbe per primo scritta questa versione in ebraico, poi vi avrebbe
aggiunto (sempre in ebraico) la
serie dei ’’detti” di Gesù e più
tardi avrebbe fuso il tutto in
quello che noi conosciamo come
evangelo di Marco. Ma Carmignac, che è un grosso specialista di letteratura di Qùmran (la
setta religiosa che viveva sulle
rive del Mar Morto) intende,
nel prossimo futuro, dimostrare
ulteriormente l’ipotesi della esistenza di un proto-evangelo
ebraico con un’opera a più volumi che dovrebbe rivoluzionare l’impostazione attuale degli
studiosi.
Bruno Corsani, esegeta del
Nuovo Testamento alla Facoltà
Valdese di Teologia, ricorda che
è difficile dimostrare 4a fondatezza di questa ipotesi (per altro
non nuova) poiché, fermo restando lo sfondo semitico deH’evangelo di Marco, troppi sono gli
argomenti a favore di una composizione in greco di prima mano degli evangeli.
Anche per Ermanno Genre, direttore del centro di Agape e
studioso di esegesi neotestamentaria, non solo è da escludersi
una fonte ebraica comune agli
evangelisti ma si chiede se la
tesi dei ’’nouveaux exégètes”
non serva a svalutare gli scritti
canonici e a far coincidere rivelazione e parola in un preciso
disegno teologico di parte.
In effetti — interviene il teologo francese Michel Bouttier —
se la tesi dei ’’nouveaux exégètes” stesse in piedi ci sarebbe
un « accesso immediato a Gesù », saltando a piè pari la testimonianza dei discepoli e la
tradizione apostolica. Ma l’autorità delTevangeUo non si fonda
sul modo e sul come esso, o
essi, sono stati scritti ma sul
messaggio che ci consegnano. E.
a cominciare dalla risurrezione,
la nostra fede è legata alla deposizione dei discepoli e alla
testimonianza apostolica, nella
diversità delle sue espressioni.
In attesa che i ’’nouveaux
exégètes” presentino nuovi argomenti convincenti per sostenere
l’ipotesi di un evangelo ebraico
(ma la parola evangelo ha un
termine equivalente in ebraico?)
redatto molto prima dei quattro
che conosciamo, ci pare giuste,
nella polemica che è sorta, cogliere almeno un punto: la necessità di conoscere meglio il mondo ebraico in cui Gesù ha vissuto
e operato. Giuseppe Platone
Le grandi
manovre natalizie
visione della traduzione dei Salmi in direzione ’’inclusiva” che si
era ampiamente diffusa, e che
ad una riflessione ulteriore pareva porre problemi (The New
■york Times, 23 novembre 1984).
I tentativi « inclusivi » non cercano solo di superare la divisione maschio-femmina, ma anche
quelle bianco-nero, o sano-malato, quando vi possa essere una
pretestuosa identificazione del
nero, o defll’handicappato, con il
male.
Naturalmente, ogni lingua ha
i suoi problemi specifici e il suo
« maschilismo » specifico nelle
stesse strutture grammaticali e
sintattiche, per cui non automaticamente la fatica degli studiosi
di lingua inglese potrà essere
utile a noi: se in inglese si può
passare facilmente da « Son of
God », figlio (maschio) di Dio,
a « Child of God », figlio di Dio,
con un termine che non implica
caratterizzazione sessuale, non
sarà lo stesso in altre lingue,
come la nostra.
Sarebbe interessante chiedere
agli studiosi italiani coinvolti in
altre traduzioni della Bibbia,
svolte con altri criteri, come per
esempio ai traduttori della TILC,
che cosa ne pensano di questi
tentativi, e come hanno risolto
problemi di questo genere quando li hanno incontrati traducendo dai testi originali.
Sergio Rihet
UNA POLEMICA IN FRANCIA
Col primo dicembre s’inizia il
periodo deU’Avvento, il tempo liturgico che alcune chiese cristiane dedicano alla preparazione
del Natale. Questa preparazione
è stata ben definita da un pastore valdese "le grandi manovre natalizie”.
Anzitutto c’è il cenone o il
pranzo natalizio. Fui invitato a
parteciparvi una volta. Non dirò
quali furono la diecina di pietanze, tutte buone, innaffiate da vino non battezzato (che non assaggiai jierché allora ero astemio); ma quello che mi colpì fu
che alla fine fui oregato di accompagnare la casa uno degli invitati, il quale, avendo bevuto
alcuni bicchieri in più, non si
reggeva bene. Il cenone era durato circa quattro ore!
Oltre alla preparazione gastronomica, c’era (e c’è) quella che
deve appagare la vista e il sentimento (o sentimentalismo). Il
presepe con figurine di pastori,
pecorelle, cammelli, Fasinello e
il bue, magi, palme, Giuseppe e
Maria e il minuscolo bambinello! Le luci varie, la capanna o il
caravanserraglio... Da tempo l’albero di Natale, ohe prima era il
segno della festa presso gli evangelici, ora è in auge anche presso
i cattolici.
Anche lì non mancano le palle di vetro colorato, le strisce
dorate, le luci, la stella posta in
cima all’albero e un mucchio di
regali per piccoli e per adulti.
Quindi nella celebrazione c’è il
godimento non solo del “usto
ma anche della vista, e il niacere
di ricevere un dono, anche se
non è quello che avremmo desiderato!
Ma per lo spirito qual è la preparazione che viene fatta? Con
che cosa si nutre Fanima? Purtroppo questo pensiero è solo di
un « resto », di una minoranza
che ancora è legata alla sua fede.
Sì, c’è il culto della vigilia di Natale e quello del 25 dicembre:
c’è chi vi si edifica e c’è chi va in
chiesa per mera abitudine o per
contentare qualcuno dei familiari che ci tiene.
L’apostolo Paolo però scriveva ai Calati una parola che deve
farci riflettere: « finché Cristo sia
formato in voi » (Calati 4: 19),
che un traduttore tedesco rende
così: « finché Cristo non abbia
preso forma in voi ». Va da sé
che qui non si pensa ad un bambinello ma al Cristo descritto in
tutto il Nuovo Testamento.
Per fede dobbiamo aprire la
porta di tutto il nostro essere a!
Cristo ed Egli entrerà anzitutto
nella nostra mente, per darci un
altro modo di pensare o una nuova mentalità, un altro modo di
vedere la vita e le sue realtà. Così potremo anche noi (in misura
minore) ripetere con l’apostolo
Paolo: « Noi abbiamo la mente
di Cristo » (I ai Corinzi 2: 16). In
noi allora avviene veramente la
« metànoia », il mutamento di
pensiero.
Ma il Cristo cresce in noi e
vuole entrare anche nella sfera
che noi chiamiamo « cuore », per
prendere il primo posto anche
qui e darci i suoi sentimenti di
amore, di consacrazione, di « pietas ». Allora possiamo dire (sempre limitatamente) che «abbiamo
lo stesso sentimento che è stalo
in Cristo Gesù » (Filippesi 2: 5).
Non più dunque odio, rancoie,
gelosia, apatia, ma ardente affetto per Colui che venne a salvarci dalla nostra totale perdizione. Se il cuore è pieno del
suo spirito di amore, non potremo non irradiarlo verso chi ha
bisogno di una buona parola, di
un sorriso, di una stretta di mano, di essere ascoltato e di essere
aiutato nelle sue difficoltà.
Se ascoltiamo Gesù che paria
ancora con la Parola e con il suo
Spirito, avremo veramente ia
mente illuminata da Lui, il cuore
riempito del suo amore e la coscienza risvegliata.
Allora Gesù non solo sarà nato
in noi per fede, ma andrà prendendo figura, e gli altri potranno
così ricevere da noi una tesùmonianza di fede coerente ed efficace, e ciò sarà un appello vibrante alle loro coscienze.
La gioia di Natale allora non
consisterà più nella solita celebrazione semipagana, ma nella
certezza di fede che possiamo divenire degli strumenti docili nelle sue mani. Sarà ouello il nostro più bello e più gioioso Natale. Il che auguriamo a tutti coloro che sono chiamati col nome
di Cristo.
Liborio Naso
ADISIA
TUTTA L’ATTUALITA’ DEL MONDO CATTOLICO
SENZA PREGIUDIZI E SENZA INIBIZIONI:
— la politica del Vaticano in Italia e nel mondo
— la Chiesa Italiana nel suo impatto con la società
— l’evoluzione delle Associazioni tradizionali e i nuovi Movimenti cattolici
— le vecchie e le nuove forme di presenza cattolica nel sociale e nel politico in Italia e nel mondo
— il confronto internazionale sui problemi della pace Nord/
Sud
— il dibattito teologico al « centro » e alla « periferia » della
Chiesa
— interviste, dichiarazioni, confronti, dibattiti, convegni, documenti, dossiers, con la tempestività e l’agilità dell’Agenzia di Stampa.
Si può ricevere a casa due volte la settimana in abbonamento con sole L. 25.000 annue.
Quattro modi per abbonarsi
1) Versamento di L. 25.000 sul conto corrente postale
n. 33867003 intestato a ADISTA - via Acciaioli, 7 00186 Roma; oppure
2) Assegno bancario non trasferibile in busta chiusa
indirizzata a ADISTA - via Acciaioli, 7 00186 Roma; oppure
3) Vaglia postale da L. 25.000 intestato a ADISTA via Acciaioli, 7 - 00186 Roma; oppure
4) Annuncio telefonico di abbonamento ai seguenti numeri
telefonici: 06/6568692 06/6541924 06/6565898
7
13 dicembre 1985
obiettivo aperto 7
UNA PROPOSTA DEL CONSIGLIO ECUMENICO
Rimettere i debiti
Il debito dei paesi in via di sviluppo (Pvs) non può essere pagato. Questa è ormai l’opinione
corrente nei circoli economici
internazionali. Si tratta di un debito ingente di oltre 700 miliardi
di dollari {370 miliardi dei soli
paesi deirÀmerica latina) e la
possibilità concreta del non pagamento è una mina vagante nel
sistema di relazioni intemazionali In agosto il Presidente del Pem annuncia che il « nuovo governo parte dal principio che anzitutto c'è l’impegno coi peruviani,
c’è l’immenso debito sociale accumulato con la maggioranza impoverita del Perii » ed il primo
jninistro peruviano, Luis Alba,
annuncia che il debito estero sarà pagato in misura non suneriole al 10% delle esportazioni e
:-enza sottostare agli accordi del
Fondo monetario internazionale
( Fmi).
Subito il governo degli Stati
leniti comunica che viene sospeso ogni aiuto economico e militare al Perù. La giustificazione è
che il Perù non ha nagato 123
milioni di dollari che rappresentano l’interesse in scadenza di
un prestito di 14 miliardi di dolían.
Tre giorni dopo la crisi rientra: i peruviani pagheranno. Ma
fino a quando ciò sarà possibile?
Fino a quando le masse povere
dovranno continuare ad impoverirsi di più per pagare gli interessi del debito estero?
Per ora tra i Pvs non esiste
una strategia comune, ma, almeno quelli deH’America latina,
hanno un portavoce del loro malessere. è il presidente cubano
Fidel Castro.
L’analisi di F. Castro può essere riassunta cosi: l’apertura
democratica che FAmerica latina
sta conoscendo non è il frutto della lotta delle masse popolari,
ma dell’incapacità dei dirigenti
militari a far fronte al proble:ma del debito esterno del paese.
Questo debito determina in modo negativo il funzionamento delr:-conomia che deve versare nelle
Ciisse delle banche del mondo
sviluppato l’intero prodotto delle
esportazioni. I paesi latinoamerìcani non possono quindi effettuare investimenti interni, e la situazione sociale già così drammatica si deteriora sempre più.
In queste condizioni per F. Castro pagare i debiti sarebbe « un
crimine contro l’umanità ». Abbandonando l’idea di esportare
la involuzione cara al movimento castrista degli anni 60 e 70,
perché la rivoluzione non risolverebbe i problemi (si veda il caso del Nicaragua), Castro fa una
proposta di solidarietà tra i paesi debitori. Essi devono convincere i creditori che « il debito non
sarà pagato ». Per evitare però
che le banche creditrici facciano
fallimento, Castro propone che
gli stati del Nord del mondo versino annualmente il 12% delle
loro spese militari per il pagamento dei debiti dei Pvs. Così si
realizzerebbe una politica di pace ed il Sud del mondo potrebbe
svilupparsi senza che il Nord del
mondo debba soffrire una grave crisi dovuta al fallimento
delle principali banche.
Questa proposta è stata taccia
ta di utopia, ma è invece un efficace slogan di mobilitazione politica. Se i paesi debitori non pagheranno, i nostri governi si dovranno porre il problema della
stabilità del sistema bancario (ed
alcuni lo hanno già fatto concedendo sostanziosi sgravi fiscali
sugli accantonamenti per far
fronte ai rischi). Il debito dei Pvs
per quanto grande è poca cosa
rispetto alla ricchezza finanziaria dei cittadini dei paesi industriali o rispetto al debito pubblico interno di questi stati.
Il debito pubblico interno degli Stati Uniti è, ad esempio, di
1300 miliardi di dollari e cresce
di 200 miliardi all’anno. Se gli
USA dovessero indennizzare le
banche (creditrici verso i Pvs di
220 miliardi di dollari) non cambierebbero di molto gli equilibri
finanziari interni.
Siamo perciò di fronte ad una
delle questioni più importanti
della economia internazionale e
bene ha fatto il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese nella sua riunione di
Buenos Aires (28 luglio-8 agosto)
a chiedere « un giubileo che cancelli tutti i debiti, liberi i poveri
e dia loro la possibilità di ricominciare da capo ».
La questione esce così dalle sale ovattate delle grandi banche
e del Fondo monetario intemazionale ed entra nel dibattito
delle chiese, delle parrocchie, e
diventa oggetto di riflessione etica da parte dei credenti. Vediamo brevemente di che si tratta.
I debiti
intemazionali
L’elevato indebitamento internazionale non è un fenomeno
nuovo nella politica finanziaria.
Già nel corso del XIX secolo i
paesi industriali hanno concesso
enormi crediti ai paesi che iniziavano un processo di industrializzazione o che disponevano di
grandi risorse naturali sia agricole che minerarie. Alla vigilia
della prima guerra mondiale, dicono le statistiche ohe la consistenza dell’indebitamento mondiale fosse pari al doppio del valore delle esportazioni mondiali.
I prestiti internazionali erano
ben visti dai paesi creditori di
allora (principalmente Gran Bretagna, Francia e Germania) perché aprivano mercati di sbocco
per manufatti di produzione nazionale. I paesi che ricevevano i
fondi potevano esportare prodotti agricoli e materie prime. Esisteva una buona complementarità economica tra economie industriali ed economie arretrate.
Su questi prestiti, che hanno finanziato principalmente la rete
ferroviaria mondiale, si è basato
lo sviluppo del Nord America,
dell’ Argentina, della Russia e
della Cina. La divisione del lavoro internazionale ha nerò influenzato la specializzazione produttiva dei paesi debitori, specie di
quelli a dominazione coloniale.
Nonostante il fatto che anche allora il mancato pagamento dei
debiti avesse provocato crisi bancarie ed interventi, militari e
non, di limitazione della sovrani
Libclb I - Debito estero dei paesi in via di sviluppo non produttori di petrolio (in
miliardi di dollari; i dati % in corsivo)
1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984
Debito estero totale 180 U4 395 475 560 6H 669 711
Dehuo in % liel Pii 23.7 24.1 23.3 23.9 27.1 n.:> 36.7 37.5
Interessi dovuti 12,7 18.1 25.9 i9,0 54.7 6.Í.0 59.2 6.1.7
Aumento del debito 50.5 54.0 61.0 79,9 84.4 73.7 35.3 42.3
¡ntcnsM in % dell'export 5,7 6.9 7,7 9.1 • 12.0 14.3 1 \2 11.0
Servizio de! debito in % dell export 14.8 18.1 18.1 17.2 21.3 24.5 21.6 21.1
tà nazionale dei paesi debitori,
la situazione aveva sempre trovato un accomodamento neH’interesse soprattutto dei creditori.
Colla prima guerra mondiale
rinstabilità finanziaria internazionale aumenta. I regimi rivoluzionari in Russia, Cina, Turchia
non pagano più i debiti e vi è
una crisi dei risparmiatori in Europa. La crisi economica degli anni ’30 provoca un calo fino all’80% delle importazioni dei paesi industriali e ciò comporta per
molti paesi rimpossibilità di pagare i debiti.
Per evitare il perpetuarsi di
questa situazione dopo la seconda guerra mondiale i paesi industriali con la conferenza di
Bretton Woods, istituiscono la
Banca mondiale con il compito
specifico di fornire fondi ai paesi
distrutti dal conflitto e ai paesi
emergenti. I prestiti della Banca
mondiale debbono essere remunerati con interesse di mercato.
Il debito estero dei Pvs che era
di 1,8 miliardi di dollari nel 1945,
aumenterà fino a raggiungere nel
1969 i 61 miliardi di dollari e
nelT84 i 711 miliardi di dollari
(Tab. 1).
A differenza del periodo precedente, il ruolo delle banche private è preponderante neU’attrifouzione dei prestiti. Dei 711 miliardi di dòllari deH’84, ben 450 sono
prestiti effettuati da banche private.
Questo fenomeno fa sì che la
Banca mondiale invece di aiutare il paese debitore in difficoltà
a superare la situazione senza
compromettere la crescita e lo
sviluppo delToccupazione, impone condizioni di risanamento della bilancia dei pagamenti che penalizzano il benessere interno dei
paesi per garantire i crediti pri
(I principdii paesi
debitori deH’America Latina)
in miliardi di dollari
Nella cartina: una visualizzazione dei debiti dei vari paesi
latinoamericani.
vati. I tassi bancari legati al mercato interno crescono a dismisura: tra il ’74 e l’82 il debito totale è cresciuto quattro volte e gli
interessi sette volte.
Questo dimostra che il debito
intemazionale è cresciuto non
per gli sprechi dei Pvs, come si
dice, ma essenzialmente per l’innalzamento dei tassi (ed anche
del prezzo del petrolio), cioè per
cause interne ai paesi creditori.
Quali sono le prospettive per il
futuro? Secondo il Fmi 1 paesi
indebitati dovrebbero continuare
a realizzare surplus commerciali
(come stanno facendo dall’82) e
con questi pagare i debiti. Ne
consegue che la politica finanziaria internazionale pretende che i
Pvs cedano risorse ai paesi ricchi
per pagare gli interessi sui debì
ti. E’ la prima volta dalla fine del
colonialismo che ciò si verifica. I
costi economici e sociali sono
terribili: disoccupazione, abbassamento dei già bassi livelli di
consumo, inflazione derivante
dalla svalutazione delle monete
imposta dal Fmi. Ma per quanti
sforzi facciano (il surplus attuale è di circa 40 miliardi di dollari) non riusciranno mai a superare Fimporto degli interessi dovuti (attualmente 64 miliardi di
dollari) e i paesi debitori saranno
condannati a politiche che abbassano il livello di vita degli
abitanti. Se il tasso aumenterà
per ragioni interne ai naesi ricchi
ciò aggraverà ulteriormente la situazione. Ed è quello che si profila per F86.
E’ questo che vogliamo?
INTERVISTA A E. IGLESIAS, MINISTRO DEGLI ESTERI DELL’URUGUAY
Non possiamo pagare
Enrique Iglesias, ministro degli esteri dell’Uruguay, è stato il
segretario generale della Cepal (la commissione delFOnu per i problemi economici e sociali dell’America latina) ed attualmente è il
coordinatore del « gruppo di Cartagena » che raggruppa i governi
di alcuni paesi latinoamericani tra 1 più indebitati. In questa veste
spiega il punto di vista latinoamericano sulla questione dei debiti
internazionali.
Fonie: IMF World Economie Outlook I9H4. I dall percentuali relativi agli interessi e al servino de
debito non nflellono i livelli dei paesi che hanno conlralto i prestiti maggiori, per i quali essi sono :
stati molto più alti delle medie sopra indicate Le difTerenze tra i dati percentuali degli interessi e del
servizio del debito stanno nel tasso di ammortamento Anche se i dati relativi al servino del debito ,
sono largamente usati, quelli relativi agli interessi sono più afiidabili, dato che rammortamenio e j
arbitrario specialmente in riferimento al debito di breve periodo c alla maggior parte dei lìnanna
menti commercial.
— Per l’America latina il 1985
è un anno ancora più difficile
del 1984?
— Sì, più difficile. Varie sono
le circostanze che hanno aggravato la crisi. I listini delle materie prime seno ancora calati,
sono scesi i prezzi del rame, dello stagno, del frumento, del riso, della carne. Nel contempo
l’economia statunitense non tira
come nel 1984, sono quindi diminuite le esportazioni di prodotti manufatti e nel congresso americano sono più forti
le correnti protezioniste. L’export latinoamericano non è più
attivo come Fanno scorso. D’altro canto, la necessità di combattere la recessione, riattivare
l’economia, fa sì che aumentino
le importazioni di prodotti semilavorati e il saldo della bilancia
commerciale diminuisca.
— Ciò spiega l’atteggiamento
adottato da alcuni governi della
regione?
— Anche nel mondo delle idee
la situazione non è più quella
del 1984. La pressione sociale è
molto forte e i governi democratici governano sul consenso.
La gente (e non ha tutti
i torti) incomincia ad associare
debito a crisi, pagamento degli
interessi al minor potere d’acquisto dei salari. Tutto ciò pro
voca reazioni, agitazioni, scioperi, che i governi democratici non
possono ignorare, né tanto meno
reprimere.
— Ma il pagamento degli interessi equivale veramente a un
minor livello di vita dei lavoratori? E l’America latina sta pagando almeno gli interessi del
debito?
— Gli interessi del debito estero si aggirano sui 35 miliardi di
dollari; 25 miliardi vengono pagati con le esportazioni, gli altri
10 miliardi con nuovi prestiti
del Fondo monetario internazionale o delle banche creditrici.
Ciò spiega perché negli ultimi
due anni l’aumento del debito
sia stato più lento. Qggi superiamo di poco i 370 miliardi di
dollari di debito complessivo.
11 25% delle esportazioni dell’America latina, il 10% del prodotto lordo della regione, viene as.
sorbito dagli interessi del debito. Sottrarre un 10% del prodotto lordo significa diminuire il livello di vita di larghi strati della popolazione in un continente
dove il prodotto prò capite è già
molto basso.
— Ma la montagna di debiti
che schiaccia l’America latina
non è forse responsabilità dei
governi della regione?
— I tassi elevati di interesse
hanno gonfiato un debito già
grande. In alcuni paesi i miliardi di dollari sono serviti solo
per comprare frigoriferi e lavapiatti (il Cile), per speculazioni
finanziarie e per facilitare la fuga di capitali (l’Argentina). In
altri paesi, come il Brasile, per
creare nuove industrie e trasformare l'economia. Comunque si
tratta sempre di un indebitamento eccessivo, e la responsabilità è dei governi della regione
ma anche delle grandi banche.
— Qual è, in particolare, la situazione del suo paese?
— L’Umguay deve 5 miliardi
di dollari, 5 miliardi di dollari
è anche il prodotto lordo nazionale. Qgni anno paghiamo 450
milioni di interessi e il nostro
export si aggira sul miliardo dì
dollari. Ma qual è in realtà il
fattore che ha provocato la crisi? Nel 1980 FAmerica latina non
l’aveva prevista, perché la situazione del commercio mondiale
e i tassi di interesse non erano
quelli odierni. Basterebbe che il
prezzo della carne ritornasse ai
livelli non dico di un tempo,
ma a quelli del 1981. Il nostro
export aumenlerebbe di un 30%,
avremmo cioè 300 milioni di dollari in più. Se poi i tassi di interesse ritornassero a livelli normali, risparmieremmo tre o
quattro punti, dovremmo cioè
sborsare 150 milioni in meno. Se
solo potessero ritornare al 1981,
l’Uruguay e molti altri paesi della regione non avrebbero difficoltà a pagare.
Pagina a cura di
Giorgio Gardiol
8
s ecumenismo
13 dicembre 1985
LUGANO: III CONGRESSO DEL PIENO EVANGELO
CHIESA RIFORMATA DI FRANCIA
La “Bestia” mandata in bestia Pastorato: verso
una ridefinizione
Ho avuto l’occasione di partecipare, a Lugano, al 3° Congresso
del Pieno Evangelo organizzato
da « Uomini Nuovi » dal 9 al 10
novembre u.s.
Oltre un migliaio di partecipanti ha gremito per due giorni
l’auditorium-teatro del Palazzo
dei Congressi deiropulenta città,
proprio accanto al bellissimo parco della Villa Ciani, in riva al
lago.
Il congresso era stato preparato con cura, assicurando una
vasta e capillare pubblicità ed
incoraggiando la partecipazione
più larga possibile. E l’affluenza
è stata impressionante: interi
pullman da Firenze, Crmeo, Torino. Molti partecipanti spiccioli
o a gruppi dalla Sicilia e da varie altre regioni d’Italia. Ma anche gente giunta dal Belgio, dalla Francia, dal resto della Svizzera, dalla Germania, spesso con
un viaggio faticoso ed affrontando una sj>esa non indifferente.
Ho visto con piacere alcuni
membri della TEV come i Negrin
di Torre, i coniugi Gay della Chiesa dei Fratelli, tre fratelli battisti di Sant’Antonino e Meana di
Susa, il responsabile di una comunità apostolica di Bergamo.
Vi erano anche vari colleghi battisti, i pastori Castelluccio, Perres. Romeo, il nostro pastore Garufi con la signora e due membri
della loro comunità, il pastore
Castellina con un membro del
Consiglio di chiesa, bregagliotti
di Stampa. Anche il pastore Teodoro Balma — che però non ho
incontrato — è venuto un nomeriggio. Le chiese « storiche »
hanno così voluto, giustamente,
rendersi conto di quanto avveniva a Lugano.
La grande maggioranza dei
partecipanti proveniva da chiese
pentecostali o carismatiche. A
questo proposito ho constatato
non senza sorpresa che quasi il
50% dei partecipanti apparteneva alla Chiesa Cattolica. Questi
fratelli, profondamente cattolici,
non avrebbero certamente mancato di porre seri problemi ai
pentecostali ’’sul campo”, ma nel
palazzo dei Congressi questa
profonda differenza sembrava
bellamente saltata.
Le due giornate sono trascorse
seguendo un ricco programma di
canti, messaggi, tempi di preghiera (meno sviluppati di quan
to mi sarei aspettato), testimonianze di credenti guariti, maxiSanta Cena finale, servita da pastori e responsabili dei vari gruppi, compresi sacerdoti cattolici.
I partecipanti cattolici hanno
spesso ricevuto solo il pane, sottolineando così in qualche modo
la loro fedeltà a Santa Madre
Chiesa.
Ho apprezzato il calore dell’accoglienza (anche da parte della
famiglia che mi ha aperto la porta della sua casa), gli incontri
con alcuni credenti singoli.
Ho anche potuto rendermi
conto in modo più preciso dell’ampiezza del lavoro svolto da
« Uomini Nuovi ». Vi è in effetti im unico discorso che si porta
avanti attraverso la scuola biblica, la predicazione, i mass media,
le pubblicazioni, i contatti con
tutta una vasta area di lingua
italiana. Si può dissentire su
certi accenti di questo lavoro, ma
si deve riconoscere ohe di lavoro questi fratelli ne fanno molto.
I messaggi, i canti, gli interventi di ogni genere, erano tutti
tendenti ad incoraggiare i presenti a prendere sul serio le promesse del Signore, ad essere testimoni convinti ed efficaci della
sua signoria.
Fred Ladenius, evangelista di
origine olandese ma dalla parlata italiana sorprendentemente
ricca e sciolta. Ron Tucker, pastore statunitense del Maryland,
il pastore Laiso ed altri, si sono
alternati al microfono.
Cosa dire di questi messaggi?
Gli oratori hanno cercato di trarre le loro affermazioni dal testo
biblico. Ladenius, a mo’ di esordio, ha detto: « Alziamo in alto
la Bibbia, è il modo migliore ner
fare andare in bestia la Bestia »!
Si deve dire che il messaggio
biblico è stato spesso presentato
in modo troppo massicciamente
trionfalistico, senza tensione escatologica. Si era già nel Regno
di Dio!
In tal modo, affermazioni che
avrebbero potuto essere anche
vere e rallegranti diventavano
assai discutibili, staccate come
erano dalla totalità del messaggio evangelico. Penso ad affermazioni come queste: « Per credere la gente ha bisogno di vedere
i miracoli della potenza del Signore », « Se segni e miracoli non
ci accompagnano è meglio che
Fermenti di rinnovamento
(segue da pag. 1)
giore autonomia per le chiese
locali. I vescovi dell’Australia,
ad esempio, hanno chiesto « che
la collegialità venga meglio
compresa », ed hanno affermato
la necessità « di una teologia
ancor più raffinata e di un uso
ancor più effettivo delle conferenze episcopali ».
Ad essi ha fatto eco il vescovo di Oruro (Bolivia) Julio Terrazas Sandoval: « La collegialità episcopale non deve servire
ad irrigidire le strutture ecclesiali », e di ccnseguenza ha chiesto « che si abbia fiducia nella
autonomia della chiesa locale ».
I vescovi del Mali, per bocca
di Jean-Marie Gisse, vescovo di
Sikasso, hanno chiesto a loro
volta al Sinodo di « dare più fiducia ai vescovi delle chiese particolari e più responsabilità alle
conferenze episcopali, per far
funzionare la collegialità ».
Nel Terzo Mondo, il progredire della coscienza ecclesiale
spesso è anaato di pari passo
con raffermarsi di interessanti
processi di inculturazione. Nelle
chiese del Benin, ad esempio,
secondo la testimonianza di
Christophe Adimou, arcivescovo
rimaniamo a casa ». Oppure a
tutto il discorso sul Signore come amico potente che mette soggezione ai nostri oppositori.
Ma la cosa più discutibile è
stata l’accento posto sul « battesimo dello Spirito », presentato in modo troppo formale, legato al parlare in lingue (un
aspetto del tutto secondario della
nostra vita di credenti) ed a determinati gesti, nonché alle guarigioni un po’ troppo « a comando » (lungi da me, naturalmente,
dubitare della potenza di guarigione del Signore!), per cui lo
Spirito sembrava « dover » passare per quei binari.
Insomma: agli occhi di un riformato Tentusiasmo era reale
ma troppo condizionato. Lo si è
sentito parecchio al momento
« dell’unzione con olio » e della
preghiera, che avrebbero dovuto
essere per gli ammalati ma che
hanno finito ner estendersi a
macchia d’olio ad una parte considerevole di nartecinanti, quasi
come un super viatico, con una
certa mancanza di chiarezza.
Ciò detto, sono arato alla TEV
che mi ha permesso di avere un
contatto così vivo con il mondo
pentecostale e con Quanto cercano di fare « Uomini Nuovi » e
movimenti simili.
Non si nuò fare a meno di dire: quando avremo sottolineato
tutto ciò che ci lascia nernlessi
nella spiritualità di questi fratelli non potremo sfuggire alla
domanda che viene, comunque,
rivolta anche a noi: fino a che
punto vivete pienamente, rioiosamente, fattivamente, la vostra
fede, la vostra testimonianza e
la vostra vita cultuale?
Come non nensare a tutta
« l’area di lingua italiana » che
riceve così noco da noi, anche in
fatto di pubblicazioni e di materiale di evangelizzazione?
Giovanni Conte
Il Sinodo Regionale dell’Eglise Réformée de Franca per la
Provenza, Costa Azzurra e Corsica ha riunito nei giorni 15-17
nov. a Arles un centinaio di partecipanti. In plenaria e poi in
piccoli gruppi, il Sinodo si è
confrontato con tre temi: la
strategia regionale dei ministeri, l’autorità della Scrittura e il
problema della diaspora.
Qualche buona idea è scaturita dalla discussione sui ministeri: la proposta che ogni comunità esprima la sua solidarietà verso le altre chiese locali
in un modo concreto, mettendo
a disposizione degli altri il proprio pastore, per 15 giorni o un
mese all’anno. In questo modo
si vorrebbe far fronte alla tendenza alTappropriazione del pastore da parte della chiesa locale, ed alla mentalità del « ciascuno pier sé ».
Nel dibattito sull’autorità della Scrittura sono state ribadite
due funzioni fondamentali della
lettura della Bibbia: essa ci offre l’occasione di incontro con
il Cristo vivente e, nello stesso
tempo, per la pluralità di teologie con le quali rende conto di
questo incontro, essa è la più
forte critica ad ogni pretesa di
possedere la verità.
Sul concetto di diaspora, o
disseminazione, ci è stato dato
di riflettere a partire da una
constatazione: la diaspora non è
solo una situazione geografica,
ma la realtà di tutta la chiesa.
Anche in città si è diaspora, perché minoritari e disseminati nella cultura e nella società. Positivamente, la situazione di diaspora appare l’occasione di relazioni fraterne più forti, anche
se non può tenere a lungo senza la presenza di un collegamento pastorale.
Durante il Sinodo ha a- >
luog-' il riconoscimento lÌLu;gico del nuovo Consiglio Regionale. Appare chiaramente la svolta
che la ERF ha compiuto a livello ecclesiologico. La consacrazione pastorale ha subito una
riduzione simbolica: il pastorato viene « riconosciuto » durante un culto, così come gli altri
ministeri sono riconosciuti al livello locale o regionale. La consacrazione costituisce un impegno molto sobrio preso dinanzi
alla comunità per la quale si
svolge il servizio, e ad esso corrisponde l’impegno dell’assemblea stessa ad accompagnare il
nuovo ministero con la preghiera e l’aiuto fraterno.
Nella stessa linea ecclesiologica, un consiglio di chiesa in
Francia non chiederà un pastore senza avere un progetto di
lavoro per i prossimi anni. Questa impostazione permetterà al
consiglio di chiesa di analizzare
la situazione della comunità, le
potenzialità da sviluppare, le
fragilità e le linee su cui investire; e al pastore, di conoscere le linee generali su cui la
chiesa locale vuole muoversi.
La chiesa locale non attende
più il pastore come la panacea
miracolosa in tutti i campi, ma
ne conosce le qualità e le debolezze.
Il pastore, poiché tutti siamo
diversi per doni e formazione,
non è frustrato nelle sue qualità migliori, o non è solo a sviluppare il suo lavoro.
Il fatto che in Italia vi sia un
numero molte limitato di pastori non è una buona ragione
per evitare di porre il problema: ad ogni comunità un progetto di chiesa ed un pastore
adatto a quel progetto.
Letizia Tomassone
informazioni dalla Comunità
Evangelica di Azione Apostolica
di Cotonou, i culti « assumono
il valore di azioni comunitarie
condotte e vissute in una comprensione più profonda dei testi, e nella gioia collettiva di una
musica ascoltata e assaporata in
tutta la sua essenza africana ».
E l’arcivescovo di Calcutta,
Henry Sebastian D’Souza, propone di « promuovere una chiesa veramente incarnata, che
emerga ’dalla carne e dalle ossa’
della gente del luogo ».
L’inculturazione ha fatto emergere anche nuove dimensioni
del dialogo con le religioni non
cristiane. Il presidente della
Conferenza Episcopale dello Sri
Lanka, Frank Marcus Fernando,
ha auspicato « che vi sia, nella
Chiesa universale, un atteggiamento aperto e molto positivo
verso le religioni non cristiane,
e che il dialogo interreligioso
venga considerato un aspetto
privilegiato della missione evangelizzatrice della chiesa » e « come priorità apostolica », perché
« il piano di salvezza di Dio abbraccia tutto » e il dialogo « non
sminuisce in alcun modo la centralità di Gesù Cristo, il Signore
della storia ».
Cesare Milaneschi
Lesotho
L’annuncio da parte del primo
ministro del Lesotho, Lebua Jonathan, delle elezioni per il mese
di settembre ’85 aveva, a suo
tempo, fatto nascere concrete
speranze per una distensione nella intricata situazione politica
del paese. Ma, ancora una volta,
le attese sono andate deluse. Il
capo del governo ha infatti deciso di annullare le elezioni e di
dichiarare eletti senza opposizione i propri candidati. Il suo gesto arbitrario è venuto dopo una
contestazione sulle procedure elettorali avanzata dai partiti di
opposizione.
In conseguenza di ciò la CEVAA ha invitato le chiese membro a manifestare dura condanna al sopruso perpetrato da Jonathan.
La situazione del Lesotho è
dunque ancora lontana dall’essere quella della giustizia e della
sicurezza della popolazione.
E’ di quest’ultimo mese la notizia che 14 persone, membri
delle diverse chiese, evangelica,
cattolica ed anglicana, hanno ricevuto minacce di morte. La
scomparsa di oppositori al governo di Jonathan aumenta di giorno in giorno, ma la polizia, seppur sollecitata in tal senso, non
dà il via alla minima indagine.
Sud Africa
La situazione di apartheid del
Sud Africa è a conoscenza di
a cura di Franco Taglierò
tutti. La tensione e il clima di
guerra civile che percorre tutto
il paese hanno avuto, a fine agosto, un riscontro anche a livello CEVAA.
Infatti il Seminario teologico
di Imbali è stato assediato e
fatto oggetto di atti vandalici
da parte di una folla di cittadini
bianchi che accusava i docenti,
in massima parte europei, con
alcuni envoyés CEVAA, di sobillare gli studenti (neri) alla violenza e al boicottaggio anti-apartheid. Da parte dell sindaco della città è arrivata agli insegnanti
l’intimazione a lasciare il paese
entro cinque giorni. Malgrado
l’opposizione del Seminario e
il tentativo di discutere democraticamente la questione con il
Consiglio della città, l’ordine di
espatrio non è stato ritirato. A
tutt’oggi non vi sono notizie su
quale sia stata fa sorte degli europei espulsi. Il Seminario teologico Federato di Imbali è il
più importante istituto di formazione pastorale delle chiese anglicana, metodista, presbiteriana
e congregazicnalista dell’Africa
del Sud.
Nuova Caledonia
(Le Monde) — Le elezioni regionali che si sono tenute in
Nuova Caledonia (Oceano Pacifico) il 29 settembre scorso hanno confermato la supremazia
della corrente anti-indipendentista, con il 60,84% dei voti. Tuttavia la situazione poilitica appa
re estremamente precaria. Infatti, la suddivisione del territorio in quattro regioni, voluta
dal nuovo statuto territoriale, fa
sì che ben tre di esse siano controllate dagli indipendentisti,
mentre rimane ai filo-europei
unicamente la regione della capitale, Nouméa, la più industrializzata e la più popolata. Dunque il governo francese si trova
davanti ad una situazione a dir
poco paradossale e l’avvenire della Nuova Caledonia, seppur una
chiarificazione sia venuta dalle
elezioni, risulta incerto. In vista
del referendum indetto per il
1987 i Canachi indipendentisti
non possono avere ragionevoli
possibilità di successo. Ne consegue la perico!losa possibilità di
una radicalizzazione delle posizioni estreme.
La CEVAA segue con preoccupazione Tevolversi della situazione e, mentre informa dell’avvenuto avvicendamento alla presidenza della chiesa evangelica, formula voti affinché il paese possa
raggiungere l’indipendenza ndlla
pace, nella giustizia e nell’amore fraterno.
Italia
Domenica 12 gennaio le chiese
valdesi-metodiste italiane sono
invitate a celebrare la domenica
della CEVAA. Ogni chiesa riceverà materiale illustrativo utile
alla divulgazione tra i membri
di chiesa del lavoro della
CEVAA.
9
13 dicembre 1985
cronaca delle Valli 9
Compren
sorio
addio
a 31 dicembre l’attività del
Comprensorio cesserà. Lo dispone una legge regionale approvata
10 scorso mese di marzo.
\’ato una decina di anni fa tra
grujidi speranze, il Comprensorio
avrebbe dovuto essere un ente di
programmazione di primo livello
per un’area ’’ecologica" omogenea. Compiti principali del Comprensorio, che raggruppa consiglieri comunali e provinciali, erano l’elaborazione dei piani terriicriali di sviluppo che dovevano
essere armonizzati col piano regionale e i vari piani dei comuni e delle comunità montane, la
distribuzione delle risorse finanziarie regionali in materia di
agricoltura, formazione professicnale ed edilizia vubblica.
Mancando però delle possibilità di gestione territoriale e dotino di personale insufficiente
per affrontare tutti i compiti, i
comprensori non sono riusciti a
realizzare nei tempi (ambiziosi)
della legge tutti pK obiettivi.
In particolare il Comprensorio
di Pinerolo ha scontato la mancanza di una cultura politica della programmazione dei suoi componenti ed in primo luogo dei
membri della giunta. Solo auando la presidenza del comprensorio è stata assegnata al democristiano Bernardi, ex sindaco di
Pinerolo e consigliere m-ovinciaìe, si è potuto far qualche passo
in avanti su questo terreno, ma
ei a orm.ai troppo tardi.
In precedenza la giunta, che è
surra sempre ad egemonia democristiana, mal condivideva l’idea
delia programmazione e della
pumificazione. L’aver escluso dal
governo del comprensorio tutta
la esperienza e la cultura della
pianificazione che era propria dei
Consigli di valle prima e delle
Comunità montane poi, è stato
11 rito più grande limite. Mn cn.sì
vuole la logica dei numeri, laddove la DC è in maggioranza assoluta.
Così all’ultima riunione il funerale è stato frettoloso e mesto.
Frettoloso perché la maggioranza voleva andare a casa presto e
mesto perché gli interventi sui
vari temi (approvazione del piano territoriale e dei piani di sviluppo agricolo) sono stati in tono
minore. Così l'esito della votazione, quasi alla unanimità, non
ha messo in risalto le differenti
visioni circa lo sviluppo del pinerolese e dei suoi rapporti coll’area di Torino e col saluzzese.
Ma qualcosa rimane. Ci sono
punti di riferimento importanti
per l’analisi del territorio e di
Il bisognerà ripartire. Altrimenti
non ci sarà programmazione e
prevarrà nuovamente la logica
degli amici potenti che sono al
governo. Giorgio GardioI
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE E GERMANASCA
Sei mesi dopo ie eiezioni:
Giunta unitario
Dopo lunghi mesi di trattative, e anche di ricerca di aggiustamenti tra i gruppi politici
che compongono il Consiglio
della Comunità Montana elùsone e Germanasca, si è finalmente giunti, nella seduta del 6
dicembre, all’elezione del presidente e deila giunta esecutiva.
Aprendo la seduta come presidente provvisorio in quanto
membro più anziano del Consiglio, il sindaco di Penestrelle,
Quigas, dopo la votazione di
convalida, ha dato la parola ai
vari capigruppo dei partiti politici (PSI, DC, PCI) e degli altri schieramenti che compongono la variegata mappa di opinioni aU’interno del Consiglio
(indipendenti e indipendenti di
sinistra).
Da queste dichiarazioni emergeva un accordo per una giunta
unitaria in seno alla quale i socialisti chiedevano la presiden
za, i democristiani la vice-presidenza e gli altri schieramenti
uno o più assessorati. La motivazione dell’accordo è stata
enunciata prendendo come punto di partenza la grave situazione dell’occupazione che richiede
Fìlseta:
continua
la crisi
Da quasi un mese gli operai
della Filseta presidiano lo stabilimento di Perosa. Temono lo
smantellamento totale della fabbrica. Infatti l’azienda che fa
parte del gruppo Cascami, ha
presentato un progetto di ristrutturazione della produzione
che prevede di mantenere a Perosa sdlo lo stabilimento di macerazione della seta, mentre la
filatura verrebbe trasferita a
Tarcento in altri stabilimenti
del gruppo. Gli occupati passerebbero da 317 ad 80.
Di fronte a questa situazione
aggravata dal fatto che dal mese
di marzo gli operai non ricevono
il pagamento della cassa integrazione (tre settimane al mese), il
consiglilo di fabbrica ha deciso
il presidio dei cancelli. Le trattative colla direzione non sembrano portare a risultati concreti essendo quest’ultima poco interessata allo stabilimento di Perosa.
Attorno alla lotta della Filseta
si è creato un fronte di soilidarietà che raggruppa gli altri consigli dì fabbrica della vai Chiscne (chiedono contratti di solidarietà), i comuni di Pomaretto
e Perosa, alcuni partiti (PCI e
DP, che hanno organizzato iniziative), il gruppo Teatro Angrogna (che ha fatto uno spettacolo presso lo stabilimento) le
chiese, e da ultimo anche il comune di Pinerolo. Ma la situazione non sembra sbloccarsi.
G. G.
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
uno sforzo congiunto per essere
affrontata con qualche speranza
di successo.
Contrari alla giunta unitaria
si sono invece pronunciati i consiglieri Minoh e Martin, annunciando la composizione di un
nuovo gruppo consiliare (indipendenti di centro) del tutto autonomo, e il consigliere Meytre
(Salza) contrario alla presenza
della DC in giunta, e per una
giunta di sinistra.
Le votazioni si svolgevano secondo il piano previsto: presidente con 43 voti su 46, Gerolamo Sola, assessore ai servizi sociali nella precedente amministrazione, socialista.
Vice presidente, con 41 voti,
Renzo Furlan, sindaco di Perosa Argentina, democristiano, seguito dagli assessori Giorgio
Montesanto e Ferdinando Michellonet, socialisti ; Giovanni
Laurenti, proposto dal PCI; Ro
sa Tamarin, Giovanni Rostagno,
Naldo Breusa, indipendenti ’storici’ ; Erminic Ribet, indipendente di sirùstra.
Ad un Consiglio dove sono numerose le facce nuove, fa riscontro una giunta in cui solo tre
componenti, Sola, Rostagno e
Breusa, hanno fatto parte della
precedente amministrazione. Se
si aggiimge il fatto che alla gestione della Comurùtà Montana
si unirà quella dell’USSL 42, ancora più impegnativa dal punto
di vista finanziario ed orgaiùzzativo, si può capire la preoccupazione dei gruppi politici di assicurarsi il maggior appoggio
possibile, correndo il rischio
che lo sforzo di armonizzare posizioni ideologiche molto differenti si risolva in ultima analisi
nell’immobilismo e nella mancanza di iniziativa.
Liliana Viglielmo
FERROVIA TORRE-PINEROLO
Ancora rinviata la
decisione del ministro
Sarà rinviata di sei mesi la decisione circa la soppressione o
meno del servizio ferroviario
Torre Pellice-Pinerolo. E’ quanto
è lasciato intendere dai funzionari del Ministero dei Trasporti.
Per ora però l’unica cosa certa è
il rinvio di un’altra settimana
della data di firma del decreto
dei tagli dei « rami secchi ».
In questi sei mesi la Regione
Piemonte dovrebbe studiare la
possibilità di una gestione alternativa a quella statale dei vari
rami secchi. Per ora lo studio è
concentrato sulla possibilità di
creare una società a capitale pubblico (regionale) e privato per la
gestione in concessione dei rami
considerati secchi da parte del
Ministero.
Questa soluzione se possibile
vedrebbe la stipula di una convenzione colle FF.SS. per la gestione degli impianti esistenti.
In particolare per la PineroloTorre iPellice si tratterebbe di
estendere la gestione anche al
tratto Pinerolo-Torino in modo
che l’intero percorso dell’attuale
linea venga fatto a gestione regionale. Molto probabilmente ciò
potrebbe significare l’attestamento di tutti i treni a Torino-Lingotto, liberando così la stazione
di Porta Nuova da molti treni in
arrivo e partenza. E’ una soluzione questa che piace molto a quasi tutti i partiti e che è narticolarmente caldeggiata dal PSI e
dal PSDI, mentre niace decisamente meno ai pendolari.
Intanto sul fronte della difesa
della linea si deve segnalare la
presa di posizione del comune di
Pinerolo, che finora era rimasto
silenzioso. Al consiglio comunale
di venerdì 29 novembre si è discussa la proposta di soppressione del servizio ferroviario Pinerolo-Torre Pellice. Come hanno
rilevato gli interventi dei pendolari, del sindacato e del consigliere DC Camusso, era infatti
urgente che anche il consiglio di
Pinerolo si pronunciasse sulla
proposta ministeriale. Al termine
della discussione che ha coinvolto quasi tutte le forze politiche
(non hanno narlato solo i socialdemocratici ed il consigliere missino) il consiglio ha approvato
un ordine del giorno ohe invita
il ministro a sospendere ogni decisione fino a quando la Regione
non farà conoscere proposte alternative di gestione del ramo
ferroviario (su questa parte si
sono astenuti l’assessore repubblicano Trossero, e i socialisti
Arione e Mongiello). e ohe impegna l’amministrazione a convocare entro gennaio '86 una conferenza sui trasporti e sulla viabilità nel pinerolese. L. O.
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Porte aperte
al centro
socio-terapico
PEROSA — Dopo il successo
ottenuto l’anno scorso gli educatori ripropongono l’iniziativa
dell’apertura del Centro Socio
Terapico per una mostra-vendita dei prodotti (a Perosa Argentina in piazza Santiano 1 ex Itis) dal 14 al 20 dicembre
1985, con il seguente orario: sabato 14 e domenica 15: dalle ore
14 alle ore 18 ; dal lunedì 16 al
venerdì 20: dalle ore 9 alle 11.30
e dalle ore 14 alle 16.
Questa seconda edizione intende riportare all’attenzione
pubblica l’attività del Centro,
che rappresenta un momento
importante per quelle persone
che, a causa della loro ridotta
autonomia personale e sociale,
non partecipano appieno alla vita scolastica e lavorativa come
gli altri cittadini.
La struttura favorisce le possibilità di un miglior inserimento nella vita sociale e nel mondo esterno, offrendo un ambiente che consente all’indivìduo di
esprimere le proprie capacità e
possibilità attraverso attività di
riabilitazione, rieducazione, di
apprendimento, di socializzazione, di piccolo artigianato, ecc.
Importante è quindi offrire e
cercare occasioni di socializzazione ed aprirsi il più possibile
all’esterno. Far conoscere il problema deH’handicap vuol dire
abbattere gli ostacoli costituiti
dall’indifferenza, dai pregiudizi
e dall’ignoranza e favorire il
coinvolgimento dei cittadini,
poiché il problema deH’handicap non è esclusivamente sanitario, ma è soprattutto sociale.
Esce il
’’Notiziario comunale”
TORRE PELLICE — E’ ripresa
la pubblicazione del « Notiziario
comunale >> che sarà inviato gratuitamente a tutte le famiglie di
Torre Pellice.
Il notiziario avrà scadenza semestrale.
Questo primo numero, per
motivi organizzativi, sarà a disposizione dì tutti i cittadiiù, da
sabato 14 dicembre, negli uffici comunali, nella sede della
Pro Loco, nei bar e alcuni negozi.
Tutti i cittadini sono invitati a
richiederne una copia.
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10
10 cronaca delle Valli
13 dicembre 1985
IMPORTANTE PUBBLICAZIONE DELLA CLAUDIANA
La mano e il ricordo
Gli autori hanno presentato a Pinerolo, con il fotografo Scarrone, il
libro-strenna 1985 davanti ad un pubblico numeroso ed attento
Venerdì 29 novembre, la Claudiana ha presentato, a Pinerolo,
Tultimo libro, il sesto, della fortunata Collana iniziata nel 1977
con le Leggende e tradizioni vaidesi, curate dal sottoscritto e da
Oriana Bert, e proseguita con i
due volumi di T. Pons, Vita montanara e folklore nelle Valli Vaidesi (1978) e Vita montanara e
tradizioni popolari alpine (1979),
con « Scoutin ». Cose e gente dell’Alta Langa (1982) di W. Gabutti
e Val Pragelato. Storia, tradizioni, folclore (1984) di M.M. Perrot
e R. Bermond.
La mano e il ricordo, questo è
il titolo deirultimo nato, pare
destinato a riscuotere un successo non inferiore ai precedenti. La
scelta, per il lancio, di questo periodo, che è tempo di strenne,
non potrà che giovare alla sua
diffusione. E’ del resto un genere
che oggi "tira”, è di moda. Il libro è una raccolta di testimonianze relative a sei attività artigianali ancora presenti nelle
Valli (e attigua nianura) ma
minacciate da una crisi crescente
e apparentemente irreversibile
che fa temere per la scomparsa
di alcune di esse, almeno nelle
forme in cui venivano e vengono
ancora in parte esplicate. Per
questo l’opera, come già le precedenti, costituisce anche la documentazione di una fase importante del processo di trasformazione che ha investito brutalmente i modi, i tempi e Einohe i
risvolti umani, oltreché la destinazione di queste nroduzioni. Il
senso di disagio causato dal brusco mutamento è generale, ma
senza dubbio maggiormente avvertito da quanti, nell’ambiente
che conosceva questi lavori e in
questi lavori qualche volta trovava
sostentamento, hanno le proprie
radici, ma da anni o decenni non
hanno più né il tronco né i rami.
A costoro il libro, fortemente rievocatore, anche là dove il mestiere trova ancora qualche cultore,
non potrà non piacere, di quel
piacere che si vela d’amarezza,
come sempre quando ciò che era
o credevamo acquisito e nostro
ci sfugge. Ma, al di là del richiamo esercitato da queste valenze
passatiste e un no’ decadenti, il libro dovrebbe essere accolto favorevolmente anche dai rami di
quei tronchi sradicati, dai giovani che, nati in tempi di automazione e di computers, non hanno
conosciuto l’esperienza, loro o altrui, della manualità creativa, direttamente produttrice dei beni
e degli strumenti necessari al lavoro e alla vita.
In ogni caso, non c’è dubbio
che molti lettori scopriranno di
non avere mai visto prima una
cava di "lose", né mai saputo
come prendessero forma i tasselli di "pietra di Luserna" che
ricopn-ono la loro casa. Molti hanno certamente avuto occasione
di imbattersi in una gerla, se non
di portarla sulle spalle carica di
terra o magari di letame fresco
che ti gocciola giù per la schiena,
ma quanti avevano assistito alle
fasi della sua costruzione? O visto nelle sue parti costruttive un
mulino, o un telaio, o una forgia? La zappa sta diventando un
oggetto esotico e un po’ misterioso, da appendere nel "dehors”
accanto alla griglia per l’asado:
le patate le produce il supermercato.
Un libro dunque utile per non
dimenticare, ma anche per sapere di più e meglio, attingendo
direttamente alla fonte. Un libro
che gioverà forse anche ai frettolosi e irriguardosi turisti della
domenica che attraversano il territorio senza vedere e capire,
preoccupati solo di trovare un
prato al sole dove stendere il
plaid.
Costruita a più "mani" e a più
"memorie”, l’opera è stata presentata al pubblico dai curatori
dei testi ma non dai testimoni,
alcuni presenti in sala, ma non
sul palco degli oratori. Se, dopo
gli apprezzamenti appena formulati, è lecito qualche appunto,
spero costruttivo, vorrei osservare subito come questa assenza
fosse "gênante”. Mancavano, e
aggiungerei « ancora una volta »,
i protagonisti, i veri autori del
libro. E i loro nomi mancano,
così come quelli dei curatori, anche nel frontespizio, ohe induce
lì per lì a credere che il volume
contenga una raccolta di fotografie, mentre si tratta, come si
è detto, di testimonianze di lavoro e di vita che qualcuno ha
raccolto e qualcun altro, il fotografo (e sia pure un ottimo fotografo) ha illustrato. La "facciata”
del libro, che ne costituisce la
prima e immediata presentazione, è riduttiva, fa torto al contenuto.
A questo appunto, poco più che
formale, vorrei però affiancare
un’altra considerazione ohe ritengo di maggior peso. In quell’ottica di rispetto e salvaguardia
che e stata rivendicata dai relatori-curatori come presente in
tutta l’operazione che ha portato
alla realizzazione de La mano e
il ricordo, sarebbe ' stato infatti
preferibile che le testimonianze
registrate in dialetto (occitano
o piemontese), venissero restituite in originale (aggiungendovi,
beninteso, la traduzione italiana:
il montaggio dei testi su due colonne si prestava egregiamente)
come, per gli etnotesti, è o'^'^i
norma corrente là dove l’attenzione per le minoranze, per la
cultura materiale, per i dialetti
ha una più lunga e niù solida tradizione. La messa in rilievo, aua
e là nel testo e senza troppa coerenza, di qualche campione lessicale originale (come qui si è fatto) sortisce l’effetto, certo non
desiderato, di dare "colore locale" all’esposizione, ponendo su
un piano di minore dignità il
supporto linguistico che regge in
realtà tutta la testimonianza e
DIBATTITO A PEROSA
L’editto di Nantes
e la Val Chisone
Al giorno d’oggi la vai Chisone da Meano a Pragelato è la
vasta diaspora della chiesa di
Pomaretto, i valdesi che vi risiedono si possono contare sulle dita delle mani; da Perosa a
Porte, sulla sinistra orografica
del Chisone la popolazione valdese è certamente più numerosa, ma tutta di importazione recente. Ma qual era la situazione di queste zone trecento anni
fa?
L’alta vai Chisone fino al Bec
Dauphin non aveva un solo abitante cattolico, la bassa valle
nella parte francese era ricca
di templi, le borgate di Villar
Perosa contavano circa cinquecento valdesi. In pochi anni quest’ultima zona perse tutta la popolazione valdese e una lenta
graduale persecuzione causò pure la scomparsa del culto riformato dall’alta valle.
La suggestiva rievocazione di
queste vicende così vicine a noi
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una scelta nuovamente riduttiva
e in definitiva poco rispettosa. A
teatro e al cinema è la macchietta, il personaggio secondario e
ridicolo ohe colorisce il suo dire
con inserti dialettali e questo
malvezzo istituzionalizzato, cui
però s’è fatta l’abitudine, non
può, qui, che condizionare negativamente il lettore. E peccato
anche che, neH’impossibilità di
raccogliere in un glossiario da
porre in appendice il lessico tecnico (dialettale e italiano) emerso — data la scarsa sistematicità
con la quale Questi termini sono
stati registrati — non si sia colta
l’occasione per sostituirvi, almeno, quel « dizionario dei termini
locali [angrognini] riguardanti
gli attrezzi agricoli ed artigianali », menzionato a p. 89 (ed opera
di uno degli informatori), ad evitare anche che esso continui a
giacere nel cassetto in cui è gelosamente custodito.
Sei mestieri s’è detto, dei molti
che nelle Valli un no’ tutti esercitavano e che dopo la panoramica offerta da T. Pons e anche da
Carlo Ferrerò (Lì velh travalli eii
Val San Martin, Pinerolo, Ediz.
"La Cantarana”, 1984), attendono ancora di essere approfonditi. Ne La mano e il ricordo è
assente la donna, le cui abilità
manuali e il cui ruolo nella vita
montanara sappiamo non inferiori a quelli deH’uomo. Ma si
presenta ora l'opportunità, se la
Claudiana vorrà anche Questa
volta farsene lodevolmente carico, di aggiungere alla Collana un
altro volume, quasi pronto (.si
tratta di una tesi di laurea discussa a Zurigo ma di contenuto
tutto nostrano) interamente dedicato ai mestieri femminili, temi e tecniche dei quali, spesso
negletti, sono ancor più sconosciuti di quelli che il presente libro ci presenta.
Arturo Genrt
TORRE PELLICE
di non avvalersi
sì lontane nel tempo, conseguenze nefaste della revoca dell’Editto di Nantes, ha trovato
un uditorio attento e partecipe,
la sera del 30 novembre, nella
sala Lombardini di Perosa Argentina.
Sia Giorgio Tourn, sia il dottor Piercarlo Pazè hanno saputo far rivivere ai presenti l’orrendo sterminio che insanguinò
la Francia e le vallate alpine,
non risparmiando neppure, a
breve distanza, i territori del
ducato di Savoia.
Soprattutto dalle parole del
dottor Pazè, cattolico e di famiglia originaria dell’alta vai Chisone, traspariva la passione per
la ricerca storica, non fine a se
stessa, ma elemento primario di
comprensione del momento presente attraverso le vicende del
passato.
Sotto questo punto di vista
va anche compreso l’invito ad
un lavoro di indagine sugli antichi documenti per rilevare la
collocazione dei templi distrutti della vai Chisone di cui si è
perso il ricordo, invito rivolto
in modo particolare ai giovani.
In chiusura dell’incontro, Giorgio Tourn ha presentato l’ultima pubblicazione della Società
di Studi Valdesi, supplemento
al Bollettino inviato ai soci : « La
Beidana », che si propone appunto di raccogliere le testimonianze di questa storia « minore », forse, ma non per questo
meno significativa.
Liliana Viglielmo
La scuola è iniziata da tre
mesi e le allieve dell’Istituto
V. Bosso di Torre Pellice non
hanno ancora ottenuto il « permesso » di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Più di quaranta famiglie,
tramite modulo apposito, hanno firmato la dichiarazione e
continuano ora ad attendere che
il loro diritto venga rispettato.
In un primo momento se le sono viste restituire dalla preside
di Torino (da cui dipende la
coordinata di Torre) con la scusa che mancava la marca da
bollo di 700 lire.
Informata dell’esistenza di una
legge (ma parere di molti genitori e insegnanti è che un preside dovrebbe conoscere le leggi
relative alla scuola) che chiarisce la non necessità di bollo, la
sig.ra Tomassetti Turno continua a tergiversare dicendo che
deve appurare la veridicità dei
dati fornitile. Di fatto le allieve
(valdesi e non) che non intendono avvalersi non sono autorizzate a entrare o a uscire
un’ora prima fino a che « non
<3
avranno ricevuto la risposta alla loro domanda ». Già lo scorso anno s’è verificato il fatto che
la preside, credendo di dover rispondere, ha inviato singole lettere con tassa a carico alle famiglie comunicando loro che la
risposta era affermativa. Quest’anno, in previsione di analoghi problemi la preside era stata avvertita che non occorreva
nessuna risposta dal momento
che di domande non si tratta,
bensì di dichiarazioni. Questa
grave mancanza assume proporzioni grottesche dal momento
che una trasgressione simile avviene in un luogo a larga presenza protestante e dove la popolazione è cosciente dei propri
diritti. Allarma inoltre il fatto
che ancora oggi i capi d’istituto
siano così ignoranti delle leggi e
cosi poco rispettosi dei diritti
dei cittadini. Viene da domandarsi infatti quale possa essere
la reazione di fronte a soprusi
simili in luoghi dove solo un allievo o due non desideri valersi
deirinsegnamento religioso.
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11
WP
13 dicembre 1985
cronaca delle Valli 11
TRASPORTI
Spettabile Redazione,
leggo sull'Eco delle Valli del 18 ottobre la notizia allarmante riguardante
la soppressione della linea ferroviaria
Pinerolo-Torre Pellice.
Una volta presa, la decisione sarà
irrevocabile e forse solo con lo sguardo retrospettivo ci si renderà conto delle gravi conseguenze a danno della
popolazione della Val Pellice.
Penso ci saranno pure ripercussioni
a danno delle ferrovìe stesse. Chi intraprende un viaggio in treno lo inizia
dalla più vicina stazione ferroviaria e
lo continua in treno anche su tragitti
interprovinciali e nazionali. Se il viaggic è iniziato in auto o pullman è più
facile che continui con lo stesso mezze di trasporto per II rimanente tragitto. Un servizio di linea stradale, indipendente non è tenuto a collegarsi con
le terrovie statali.
Gli Enti Statali avrebbero dovuto
cercare di economizzare riducendo il
numero di treni in servizio, razionalizzando gli orari... e chiudendo stazioni,
dato che è possibile operare un servizio vendendo i biglietti sul treno come si fa sul pullman, e operando con
passaggi a livello a segnalazione, elettronicamente.
La soppressione del treno accrescerà
ì! numero di auto e pullman per le
strade ed aggraverà lo stato dell’amhiente delle Valli.
La qualità della vita degli abitanti è
inevitabilmente legata airambiente; è
difficile immaginare un futuro con strade sempre più affollate e caotiche, senza Il treno che offre una cura alla nevrastenia dei viaggiatori, sofferenti per
mancanza di spazio per circolare e
parcheggiare i propri veicoli. (...)
Avranno i bambini la possibilità di
recarsi a scuola a piedi o in bicicletta
senza troppi pericoli? Si potrà ancora
andare .a, fare la spesala piedi, forse
spingendo la carrozzina del bebé? Ci
saranno dei marciapiedi larghi abbastanza per la carrozza dell’invalido o
handicappato?
La strada provinciale che unisce Luserna San Giovanni a Torre Pellice è
già abbastanza pericolosa. (...)
fe lo Stato non ha mezzi per man
tenere certe linee ferroviarie c'è poca
speranza che gli enti provinciali e locali abbiano fondi per promuovere e
finanziare progetti per strade e soprattutto per un piano che separi il traffico motorizzato dai pedoni.
Graziella Benigno, Ripon
(Gran Bretagna)
UNA PAGINA
DI STORIA
Mi riferisco alla fotografia n. 49
pubblicata nel libro di Jean Pierre
Viallet .« La Chiesa Valdese di fronte
allo Stato fascita », Ed. Claudiana, e
alla fotografia n. 50 del libro di Clara
Bounous « Al di là del ponte », Ed. Pubbligrafica 1981, relative airimpiccagione
del giovane partigiano Valdo dalla avvenuta in S. Germano Chisone il giorno 8 agosto 1944. Le fotografie (quattro) non furono trovate casualmente,
come è stato scrìtto, all’Interno della
caserma dei carabinieri dopo la liberazione.
Nel mese di luglio ’44 in Italia gli
anglo-americani avevano già raggiunto
la Linea Gotica e si apprestavano a
sbarcare anche in Provenza. La morsa
si stringeva. L’attività partigìana nelle
valli pinerolesi era, come altrove, intensa. Obiettivi: centrali elettriche, ferrovie, ponti, caserme, depositi. La Statale del Sestrières diventava per i tedeschi strategicamente molto importante; la volevano lìbera e sicura e
pertanto la loro reazione agli attacchi
partigiani non si fece attendere e fu
rabbiosa, il 3 agosto iniziarono i rastrellamenti a vasto raggio con l'impiego dì S.S., brigate nere e reparti di
russi ohe uno strano gioco della storia aveva posto a fianco dei tedeschi.
A S. Germano s’insediò il comando
generale delle operazioni.
Per impedire il passaggio dei mezzi
blindati i partigiani in due riprese fecero esplodere mine alle « Barricate »
sulla strada di Pramollo e ogni volta
i tedeschi, armi alla mano, obbligarono i civili a ripristinare la viabilità pena la distruzione immediata del paese.
Batterie anticarro e lanciafiamme erano in grado di attuare la minaccia in
pochi minuti.
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splendidi omaggi
dell’esecuzione del giovane Valdo Jalla,
catturato pochi giorni prima, erano
schierati reparti di S.S. Al centro una
capace auto scoperta aveva a bordo
ufficiali dì grado elevato. Nessun borghese poteva circolare e tanto meno
scattare fotografie.
Fu un ufficiale del comando S.S.,
allora acquartierato nella villa Widemann, requisita, a fotografare da pochi metri. E fu lo stesso ufficiale che
alcuni giorni dopo, evidentemente per
non lasciar traccia di un’azione tanto
drammatica e spietata ¡(l’esecuzione fu
ripetuta essendosi spezzata la corda),
strappò i negativi e li gettò nel bidone
della spazzatura. La cosa fu notata da
Letizia Bruno Franco, allora cameriera in casa Widemann. Ella, di nasco
sto, raccolse i negativi a pezzi e
diede al sottoscritto ohe li conserva
tuttora. Sulle foto pubblicate nei libri
sopra citati si nota chiaramente ìa li
nea dello strappo. Data l’estrema ten
sione che regnava in quei giorni, l’at
to della sig.na Bruno Franco fu ri
schioso. Se fosse stata scoperta a
vrebbe pagato molto caro il suo gesto
Alla signora Bruno Franco, sposata
Beux, attualmente residente a Rodello (Cuneo) va il merito esclusivo di
aver salvato un drammatico, rarissimo
documento storico.
Cordialmente
C. A. Theiler, Pineroio
MINIMO GARANTITO
in questi ultimi anni si sono fatte
alcune proposte per cercare di migliorare le contribuzioni; una è stata quella di dare il 2 o 3% del proprio reddito, un’altra di fare quello che si può,
ma come giustamente ha fatto osservare Guido Baret, molto spesso si
traduce in quello che si vuole. Vorrei
fare una proposta anch’io: sarebbe dì
stabilire una cifra (minimo L. 30.000?)
per ogni iscritto alla chiesa Valdese.
Nessun obbligo, chi non interessa,
o»dà le -proprie dimissioni o lo si fa
d’ufficio.
Non è giusto che ia quota che
ognuno di noi dovrebbe pagare sia a
carico dì altri.
Mi pare che qualsiasi associazione,
anche volontaria, paghi l’iscrizione.
Così facendo la ,« Tavola » potrebbe
contare su un minimo garantito.
Leo Coì’sson, Angrogna
Comitati per la pace
POMARETTO — Il comitato Pace
Valli Chisone e Germanasoa si riunisce
mercoledì 18 dicembre alle ore 20A5
presso la sala del Municipio di Pomaretto con il seguente ordine del
giorno: Valutazione della proposta di
denuclearizzazione del Comune di Rinasca; Preparazione mostra sulla denuclearizzazione.
Segnalazioni
GENTIemerGENTI è una compilation
di otto brani di esponenti della ricerca
musicale pinerolese (Nicola Fainelli,
Roby Salvai, Lucio Cassinelli, Mario
Manduca). Il materiale, inciso su musicassetta, mette insieme in un unico
progetto 8 linee musicali diverse. Per
informazioni telefonare ai nn. (0121)
21403/72459/70426/21216.
Concerti
BOBBIO PELLICE — Sabato 14 dicembre alle ore 20.30 presso la sala
delle attività il Gruppo Teatro Angrogna presenta il concerto « Chantoumne
’nca una ».
VILLAR PELLICE — Domenica 15
dicembre alle ore 20.30 presso l’ex
scuoia di via Maestra il Gruppo Teatro Angrogna presenta il concerto
« Chantoumne ’nca una ».
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P.za San Donato,46-tel.22723*PINEROLO
PINEROLO — Venerdì 13 dicembre
alle ore 20.45 presso l’Auditorium di
corso Piave si tiene un dibattito sul
tema « Il Nicaragua deve sopravvivere ». Proiezione di diapositive.
Programmi di Radio Beckwith
Tutti i giorni alle ore 14.30 va in onda
il Carnet di Mr. Beckwith, con notìzie
a carattere locale. Alle ore 18.30 c’è
invece il carnet in edizione nazionale.
Le trasmissioni iniziano alle ore 14
e terminanò alle ore 23. La domenica
ore 10-13 e 16-23.
Lunedì: ore 15; Alle Valli (R); 15.30:
Remember (musiche del passato):
16.30: Bimbolandia; 17.30: Classicamente (musica classica): 18.45; Fra le ri
ghe (R) ; 21 : Fra Krapfen e -boiate (musica varia) ; 22; E mi chantu (musica
popolare); Martedì: ore 15: Nero su
bianco (R) ; 16.15: la Pulce i(R) ; 17.30: a
Confronto (R); 18.45; Rendez-vous
(radio Beckwith incontra...); 21: Music
box; 22: All thè jazz; Mercoledì: ore
15: A confronto (dibattiti su temi morali o religiosi o...); 15.30; Remember
16.15: Effetti collaterali: 17.30: Classi
camente (Lied); 18.45; Folkin’; 19.30
Culto ev. (R): 20: fra Krapfen e boia
te; 22; All thè jazz; Giovedì: ore 15
Rendez-vous (R); 15.30: E mi chantu
16.15: Bimbolandia: 16.30: Nero su bianco: invito alla lettura; 17.30: All thè
jazz; 19.30: Cineocchio; 20: Made in
Italy (musica); 22: Lied (-R).; Venerdì:
ore 15: Cineocchio (>R); 15.30: Remember; 16.15: Bimbolandia; 16.30: Alle Valli (rassegna stampa); 17.30: Classicamente; 19.30; Grünen: rubrica verde
di ecologia e agricoltura; 20: Fra Krapfen e boiate; 22: All thè jazz; Sabato: ore 15: Grünen (-R); 17.30: Made
in italy (R): 18.45: -La Pulce; 19.30: T.
E.V.; Domenica: -Mattina apertura ore
10-13; ore 11.30: Culto evangelico:
12: Carnet nazionale e locale; 12.30;
Fra le righe (dentro a una notizia).
Pomeriggio apertura ore 16-23; ore
17: Folkin’ (R); 18.30: Carnet nazionale e locale, con notizie sportive alla
fine; 22: All thè jazz.
Segnaliamo che per la rubrìca « a
confronto » è in corso in questo perìodo un programma inchiesta sulle
scuole domenicali e i bambini e la
religione. Seguirà un sondaggio sul catechismo e i ragazzi e la religione.
(R) significa replica.
Continua la sottoscrizione a favore
di Radio Beckwith, C.C. Postale n.
24484107 intestato al Presidente Associazione Lo Bue, Attilio Sibille.
RINGRAZIAIUENTO
cc L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto: sia benedetto il nome
dell’Eterno »
(Giobbe 1: 2T).
Alda Pons
Suor Ermellina e il fratello Giorgio
Pons profondamente commossi per la
grande dimostrazione di affetto e stima
tributata alla loro sorella ringraziano
tutti i loro amici che l’hanno visitata e
aiutata nella sua lunga malattia.
Un grazie speciale a tutti i dottori
e infermiere e a tutto il personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pollice.
Grazie anche ai pastori Zotta, Marauda e all’Esercito della Salvezza per
il conforto spirituale.
Torre Pellice, 3 dicembre 1985
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12
12 uomo e società
13 dicembre 1985
INCONTRO INTERNAZIONALE A TORINO
Europa,
guarda l’Afghanistan
Settantadue mesi di inaudite sofferenze, di massacri, di condizioni
drammatiche di sopravvivenza documentati - Per quanto tempo ancora?
Chi di noi ha fatto o comunque vissuto la Resistenza (durata
al Nord quasi due anni), ha ancora ben vivi nel ricordo quelli
che vennero definiti « i venti mesi più lunghi della nostra vita ».
Questo pensiero mi è tornato
in mente in occasione dell’incontro internazionale tenutosi a Torino dal 29 novembre al 1° dicembre scorsi, ed organizzato dal comitato di solidarietà al ponolo afghano col motto: « Europa, guarda l’Afghanistan ».
A fine dicembre, saranno ormai passati sei anni da quando
questo paese venne occupato
dalle truppe sovietiche a sostegno del colpo di Stato che installò al potere Babrak Karmal. Settantadue mesi di inaudite sofferenze, di massacri, di condizioni
drammatiche di sopravvivenza.
Oltre un milione di morti tra afghani e sovietici (30 mila), ed altrettanti almeno, tra feriti gravemente o menomati dalle armi
« convenzionali », da quelle chimiche e dalle micidiali mine. Si
calcola che i profughi, dislocati
soprattutto in Pakistan ed in
Iran, ammontino dai tre ai
quattro milioni. Gravissime,
quando non irreparabili, anche
le conseguenze economiche. Infatti le armi chimiche vengono
specialmente usate dai sovietici
(come venne fatto a suo tempo in
Vietnam dagli americani) per distruggere le colture agricole. Le
malattie, specie quelle contagiose, sono in netto aumento: la durata media della vita, già prima
assai bassa, è ora scesa a 37 anni. Si tratta di una tragedia che
SUL PROSSIMO NUMERO,
ultimo del 1985, un racconto
di Natale di Giuseppe Platone.
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori; Giorgio Gardiol, Paolo
Florio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo Benecchi, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana VIglielmo.
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FRANCO GIAMPICCOLI
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)
ha assunto proporzioni bibliche.
Tutto questo ha ricordato il rappresentante delTAlleanza per la
resistenza afghana, il capo mujaheddin S. Mojadedi. (In lingua
araba, mujaheddin significa: colui che combatte per difendere
una causa giusta).
Due obiettivi
Due sono stati gli obiettivi
principali di quest’incontro: da
un lato, mediante la testimonianza e le relazioni dei vari comitati
europei di solidarietà, quello di
razionalizzare al massimo gli
aiuti, sia per quanto riguarda la
loro natura che la relativa distribuzione.
In secondo luogo, concretizzare la proposta — che verrà presentata al Parlamento europeo —
di dare legittimità siuridica alla
resistenza contro l’invasione. Una
commissione internazionale di 9
giuristi, presieduta da Norberto
Bobbio, ha elaborato un documento che, nella sua conclusione, riconosce legittima la lotta
armata dei mujaheddin. Questo
riconoscimento ha varie motivazioni. Innanzi tutto — come afferma il testo in questione — il conflitto si svolge senza dubbio alcuno fra le forze sovietiche e la
resistenza: « L’esercito del governo di Kabul (ndr: la capitale afghana) non vi svolge più alcun
ruolo avendo più del 90% dei
suoi effettivi disertato per passare alla resistenza ».
Anche per quanto riguarda il
territorio l’82% è sotto controllo
dei mujaheddin. Nella stessa Kabul, il controllo sovietico non è
effettivo che durante il giorno.
Un altro fattore — determinante a parere della commissione —
è che la precedente parcellizzazione della resistenza si è in notevole parte annullata colla recente dichiarazione di unità
(adottata nel maggio scorso da
sette organizzazioni) che ha costituito un nuovo fronte omogeneo. Ed il suo relativo Consiglio,
come dice il documento, « deve
essere ritenuto l’organo politicamente abilitato ed istituzionalmente capace di intrattenere rapporti internazionali ».
Rapporto
dall’inferno
__________SULL’ILLEGALITA’ NELLA SCUOLA
Una lettera al
presidente Cossiga
Il tema dell’insegnamento della religione a scuola torna d’attualità con l’annuncio, dato ai giornali alla data preannunciata del
30.11, del raggiunto accordo tra il Ministero P.I. e la C.E.I. relativo
a programmi, testi, orari e qualificazione professionale degli insegnanti, previsto dal Protocollo aggiuntivo del Concordato.
Mentre attendiamo di conoscere il contenuto di tale accordo, ancora segreto, che sarà fatto conoscere il 14.12, segnaliamo la denuncia del carattere "verticistico” di tale intesa contenuta nell’editoriale
di Flavio Pajer su ’’Religione e scuola” di dicembre.
Intanto continuano le proteste per l’inadempienza del ministro
Falcucci nei confronti delle leggi di approvazione dell’Intesa e di ratifica del Concordato. Per questa inadempienza il ministro è statò
denunciato da Nicoletta Levi e Angelo Pezzana (avv. Guido Ftibini),
consiglieri verdi provinciale e regionale a Torino. Notevole anche per
il collegamento che si va formando tra vari enti e associazioni la
lettera al presidente Cossiga, sullo stesso argomento, che pubblichiamo qui di seguito.
Nella giornata conclusiva l’europarlamentare italiano Jas Gawronski (pri) ha portato una nota di pessimismo sul futuro dell’Afghanistan. Nonostante il recente incontro Gorbaciov/iReagan,
nulla rivela qualche cambiamento imminente. C’è anzi da credere — ha testualmente soggiunto
— che ci sia una certa convergenza sovietico/americana per
mantenere lo « status quo » (in
omaggio alla nota logica della
spartizione delle rispettive zone
di influenza).
Ma il momento più drammatico e partecipato è stato quello
del « rapporto daH’inferno » fornito da un chirurgo italiano che
per circa un anno ha prestato
servizio in un ospedale della Croce Rossa a Quetta, sul confine
pakistano. Un’agghiacciante testimonianza suH’interminabile lavoro cornpiuto su migliaia di corpi straziati. Le diapositive che
scorrevano durante la sua esposizione hanno mostrato ai nostri
occhi — che avrebbero voluto
guardare altrove — tanti bambini colle teste spappolate, senza
gambe, senza braccia, poveri
tronchi viventi, martoriati dalle
« bombe-farfalla », dalle « minepietra », dal napalm.
Per quanto tempo ancora l’uomo dovrà essere forzato partecipe di queste atrocità?
Roberto Peyrot
Signor Presidente,
nel messaggio rivolto agli italiani all’atto del Suo insediamento, Ella auspicò la concordia fra
tutti i cittadini non credenti e
credenti di ogni confessione, e
menzionò il nuovo Concordato
tra Repubblica Italliana e Santa
Sede come segno di una più
avanzata tappa sulla via di questa concordia.
Nell’attuale momento, tuttavia,
questo Suo auspicio non può vedersi realizzato per quanto riguarda i cittadini che usufruiscono del servizio scolastico di Stato: infatti sono rimaste tuttora
inattuate, non soltanto l’Intesa
con la Tavola valdese entrata in
vigore nell’agosto dell’84, ma anche la legge concordataria, a sei
mesi dalla sua ratifica, là dove
stabilisce la facoltatività dell’insegnamento della religione cattolica, che viene per contro ancora impartito obbligatoriamente,
salvo esonero, anziché su richiesta di chi intende avvalersene.
Ancora più sconcertante è la
situazione per gli utenti delle
scuole elementari, dove il Regio
Decreto del 1928, che pone la
religione cattolica a fondamento
e coronamento di quel grado di
istruzione, mantiene il suo corso
in piena e pailese contraddizione
con la citata norma del Concordato, e permette all’elemento
confessionale una presenza onnipervasiva, laddove esso dovrebbe oggi essere circoscritto da
una attuazione facoltativa.
Perdurando questo stato di illegàlità, che genera disagio ed
incertezza in molti utenti della
scuola poiché prolunga una condizione di discriminazione per
loro o per i loro figli, mentre
priva di un fondamentale diritto costituzionale tutti i cittadini, le sottoscritte associazioni,
interessate al corretto funzionamento della scuola pubblica, si
rivolgono a Lei, quale primo magistrato della Repubblica, perché
voglia intervenire affinché sia posto termine ad una situazione
inammissibile per la legge ed
inaccettabile per la coscienza civica.
Con i sensi della più profonda
stima, sottoscrivono le seguenti
associazioni:
Associazione per la Libertà
Religiosa in Italia; Centro
di Iniziativa Democratica
Insegnanti; Gomitato per
l’attuazione della Costituzione nella Scuola; Comitato Romano per la Laicità
della Scuola; Comitato Torinese per la Laicità della
Scuola; Coordinamento
Genitori Democratici; Federazione delle Chiese Evangeiiche in Italia; FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti); Movimento di Cooperazione Educativa; Unione delie Comunità Israelitiche Italiane.
Se questo giornale non ci fosse,
tutti quelli che non sono d’accordo con
questo giornale
non avrebbero uno spazio per dirlo.
Eco-Luce
c/c 327106 — Torre Pellice
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