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Anno 117 - N. 1
2 gennaio 1981 - L. 300
Spedizione in sbbonamenlo postale
1® Gruppo bis/70
BIBLIOTFCA VAI.DrXF
1Ü0C6 PFILICE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ALL'ASCOLTO DELLA PAROLA
<9 puntE
di vista
Un paese come il nostro, ormai
abituato ad una corruzione che
sale dalle mance alle bustarelle
tino alle tangenti (curioso come
i termini per indicare la corruzione diventino meno volgari e
più asettici man mano che ne
cresce l’entità) non si sognerebbe neppur lontanamente di includere nel malcostume la fiorente
industria del gift, fatturato sui
1.000 miliardi annui in Italia. Il
gift, come informa il settimanale «Panorama» (22.12.’80) è il
regalo promozionale che ditte di
ogni genere fanno in occasione
delle feste.
Veniamo cosi a sapere che il
fatturato è tanto alto perché sotto la valanga di agende e oggettini di poco valore si nascondono
a migliaia doni costosissimi. Quest’anno per esempio, afferma una
ditta specializzata in gioielleria
promozionale, molte ditte per distinguersi hanno puntato decisamente sulle pietre preziose: lapislazzuli, agate, ametiste e anche diamanti dal milione in su.
A chi viene inviato il gift, il
dono aziendale? Ai clienti comuni. ma anche a quelli di lusso,
ai direttori di uffici acquisti, in
genere a chi è utile « ricordare »
in queste occasioni, commisurando la spesa alla resa di questo
« investimento ».
Chissà perché, l’articolo non
precisa se destinatari dei gifts
di lusso in Italia siano solo dei
privati oppure anche amministratori pubblici. Forse per stendere
un delicato velo di riserbo su
questa indiscreta distinzione? O
perché i nostri calli sono talmente induriti che il nostro tatto non
percepisce neppure più questa
differenza?
Non così altrove. In pari data,
in una delle sue sempre interessanti corrispondenze dalla Svezia su « La Stampa », Walter
Rosboch informa che in quello
strano paese della cosa si occupò
addirittura il Parlamento, una
decina d’anni fa, quando qualcuno pensò che il crescente traffico
di regali e favori che includeva
anche dipendenti pubblici potesse influenzare decisioni, appalti e
commesse. Detto e fatto, il Parlamento decretò il divieto assoluto
di regalare qualsiasi cosa a un
dipendente pubblico. Del resto,
stroncato di netto il regalo al
dipendente pubblico, ben presto
ci si rese conto che la distinzione è reale ma vale solo fino ad
un certo punto e non passò molto tempo prima che lo stesso
provvedimento fosse esteso al dipendente privato. Non del tutto
però: la legge ammette un dono
di riconoscenza per servigi resi
che non oltrepassi le .50 corone,
pari a 10.000 lire, con tanto di lista di oggetti consentiti. Una lira
di più equivale al « tentativo di
corruzione », uno dei reati più
gravi del codice penale svedese,
con tutto quel che segue per chi
ha dato e per chi ha ricevuto.
Così oggi in Svezia, in campo
aziendale, circolano solo almanacchi e cestini per la carta. Ma
che noiosi questi svedesi che non
si contentano di discettare sulla
« questione morale » ma trovano
il tempo di fare al riguardo delle leggi e di farle osservare! Noi
certo noiosi così non siamo. Ma
alzi la mano chi pensa che siamo divertenti.
Franco Giampiccoli
No al compromesso ecclesiastico
Vivendo nei nostri regimi il regime di Dio, Gesù non consacra, ma anzi dissacra quel disordine
che noi chiamiamo ordine; non è perciò strumento di integrazione, ma segno di contraddizione
In una serie di predicazioni di Avvento per il culto evangelico alla radio, il pastore Gino Conte ha trattato il tema
del compromesso ecclesiastico con un costante riferimento al
Gesù dell’Evangelo. Proponiamo ai lettori questa riflessione
come apertura della nuova annata del nostro settimanale.
A scuola
Quand’ero ragazzo, ognuna delle nostre aule scolastiche aveva
sopra la cattedra un crocifìsso.
Quel simbolo indicava che la religione cattolica romana era il
coronamento — così si diceva
allora — della formazione dei
giovani. Da un rapido sondaggio
fra studenti elementari e medi,
risulta che in molte aule delle
scuole pubbliche il crocifisso c’è
tuttora, in altre no, comunque
la religione cattolica fa tuttora
parte dei programmi scolastici
statali. Sicché, fin dai suoi anni
più teneri, l'uomo è portato a
pensare che Gesù Cristo si identifichi con quello che gli insegnano a scuola, qualunque sia la
corrente ideologica di volta in
A'olta dominante.
Ma il Gesù vero, quello degli
Evangeli, è così integrabile? Egli
è stato straniero in patria, incomprensibile e scandaloso fra
i suoi; diceva lui stesso di non
avere dove posare il capo e que
sto non solo materialmente, ma
anche in senso spirituale, ideologico, culturale, perché viveva e
annunciava il Regno di Dio che
viene non a coronare ma a rompere le nostre sistemazioni ideologiche e culturali. Non è stato
uno strumento di integrazione,
un cemento religioso, bensì un
segno di contraddizione, il portatore di una carica contestatrice radicale. La didattica e la pedagogia di Gesù chiamava i sapienti a rimettersi a scuola della logica assurda di Dio: abbassarsi non elevarsi, chi vuol salvare la sua vita (cioè affermare
se stesso) si perde — altro che
la formazione di personalità adulte, mature, autonome, capaci di
bastare a se stesse e di affermarsi nella vita. Gesù ha detto che
dobbiamo cambiare mentalità e
atteggiamento e diventare come
bimbi davanii a Dio e che solo
chi accoglie il Regno di Dio come un bambino ci entrerà. Insomma, davanti a Dio siamo studenti a vita, sempre a ricomin
ciare l’arduo abc della nostra
non autonomia rispetto a lui,
ma anche — su questa base —
della nostra libertà da chiunque
altro e da tutto il resto.
Una didattica del genere è inutilizzabile nelle nostre pedagogie,
fa a pugni con esse, siano tradizionali o innovatrici. E allora
che ci fa il crocifisso nelle nostre
aule e la religione cristiana nei
nostri programmi scolastici?
Quale struttura umana si pianterebbe da sé questa scheggia
nella carne? Si è forzati di dedurne che il Gesù dei crocifissi
e dei programmi ministeriali o
curiali non è il Gesù degli Evangeli.
Sotto le armi
Poi il giovane — forse domani
la giovane — è chiamato alle armi. Fra i suoi ufficiali superiori
ha anche dei cappellani, le reclute giurano fedeltà allo stato anche in presenza loro. Questi cappellani possono essere ricchi di
umanità, di spiritualità cristiana, ma chi consideri l’istituto
del cappellano integrato nella
struttura militare, pen.sa necessariamente che Gesù Cristo benedica e convalidi l’attività bel
GLI EVANGELICI PER I TERREMOTATI
Ci fermiamo a Senerchia
Pubblichiamo in questo
numero, qui di seguito
e a p. 3, alcune
testimonianze dirette
da tre centri operativi
organizzati dalla
Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia:
Senerchia, Avellino
e Casa Materna (Napoli
Portici ). Rinviamo
al prossimo numero
la relazione sui lavori del
Consiglio straordinario
della Federazione che
il 22 dicembre ha fatto il
punto della situazione e
preso decisioni operative.
Nella foto: una eloquente visuale aH’ingresso di Senerchia.
(Il rapporto inviato dal pastore Giuseppe Mollica di Mottola
responsabile, col pastore Bruno
Colomhu di Alt amura, del lavora a Senerchia, inizia con la descrizione dei primi aiuti degli
evangelici pugliesi diretti a Potenza, Bella, S. Gregorio Magno,
prima di essere orientati verso
Senerchia}.
27-28 novembre: arriviamo a
Senerchia che è ormai buio, non
c’è illuminazione per le strade,
nella piazzetta ci sono parecchie
bare, le case sono molto più danneggiate di quanto avevamo visto
fino a quel momento. Cerchiamo
il Sindaco e ci indirizzano verso
il campo sportivo, dove vi sono
tante tende e tre box in zinco,
uno adibito a deposito medicinali, uno ad ambulatorio ed il terzo
a sede comunale. Il Sindaco sta
rincasando, ma c’è un impiegato
che ha la delega di trattare tutti
i problemi; ci dice che fino a
quel momento solo la Federazione sindacale unitaria toscana dei
costruttori edili stava dando una
mano di aiuto e che avevano
enorme bisogno dell’aiuto che
noi offrivamo. Decidiamo di installare il centro di assistenza
della Federazione a Senerchia.
Non ci resta che passare la notte nelle automobili, in attesa della
colonna laziale con la tenda; il
tempo è tremendo: piove, grandina, ci sono folate di vento, sentiamo una scossa di terremoto...
Il giorno dopo arriva la colonna laziale e tra scrosci violenti
di pioggia e vento, si installa a
fatica la grande tenda; la sera
si prepara la prima cena calda
per il gruppo di lavoro e per i
senerchiesi.
29 novembre-8 dicembre: incominciano ad arrivare altri grup
pi di volontari e la città di Parma installa un centro di assistenza con mensa e servizio medico;
con noi da Altamura sono venuti
dei medici, ma tra quelli del posto ed il gruppo di Parma è assicurata l’assistenza medica a tutta la popolazione, quindi i medici di Altamura ritornano indietro. Il comune di Parma offre il
gemellaggio alle autorità di Senerchia in vista della ricostruzione e del rilancio economico; il
patto di gemellaggio viene firmato il 5 dicembre.
Instauriamo ottimi rapporti
con tutti i gruppi di volontari e
con le autorità del posto e veniamo a sapere che Senerchia,
ultimo paese della provincia di
Avellino, gravita in realtà su Salerno e la sua provincia, per cui
Giuseppe Mollica
(continua a pag. 3)
lica, o della difesa comunque. La
messa al campo non sta lì a dire
la stessa cosa che i soldati della
Wehrmacht recavano inciso sulla
fibbia dei loro cinturoni « Got mit
uns » « Dio è con noi »?
Ma Gesù, quello vero, parla
forse così? Sì, non ha fatto comizi, né marce antimilitariste,
non ha raccolto firme per dichiarazioni pacifiste, non ha mai chiesto a nessun militare di abbandonare la carriera e si noti che
non l'aveva chiesto nemmeno a
un rigorista come il Battista. Anzi, ha portato ad esempio di fede un ufficiale delle forze di occupazione romane e non gli ha
chiesto di lasciare il suo posto
al comando del distaccamento di
Capernaum. Tuttavia uno che è
ufficiale dello stato, con gradi,
scatti di anzianità, garanzie previdenziali e assistenziali, che cosa può dire ai soldati in nome
di Colui che ha chiesto: amate i
vostri nemici, pregate per coloro
che vi perseguitano, non resistete al malvagio, al violento, al prepotente? Se dicesse loro queste
cose con semplice schiettezza,
quale struttura militare lo tollererebbe nei suoi ranghi e nei
suoi ruoli? Lo degraderebbe, lo
butterebbe fuori immediatamente. Se così non avviene, allora
forse non è il limpido Evangelo
di Gesù Cristo che risuona nei
CAR e nelle caserme.
In tribunale
Di solito anche nelle nostre
aule giudiziarie c’è il crocifisso,
sicché se un cittadino deve rendere conto alla giustizia, quel
¡crocifisso davanti a lui sta a ricordargli che la giustizia che gli
viene amministrata dalla società,
almeno idealmente è sotto l'alto
patronato di Gesù Cristo. TI fatto è però, che Gesù Cristo pur
essendo l’unico ad aver veramente diritto di giudicare perché è
l’unico giusto davanti a Dio e in
mezzo agli uomini, ha detto chiaramente di non essere venuto da
parte di Dio a giudicare, ma a
salvare. Come si fa a non condannare un violento o un ladro? Bisogna condannarli, naturalmente, dando l’impressione che sia
d’accordo quel Gesù che in realtà ha detto comportandosi in
perfetta coerenza tra il dire e il
fare: Se uno ti picchia sulla
guancia destra, porgigli anche la
sinistra, se uno vuol prenderti la
tunica, lasciagli anche il mantello.
In carcere
Se poi l'accusato finisce in carcere, trova il cappellano, non è
solo una persona amica che cerca di aiutarlo, di portargli un
messaggio di fede e di speranza,
è anche un pubblico funzionario,
inserito nella struttura penale di
quello stato che gli sta applicando la sua giustizia punitiva. Sicché il detenuto è portato a pensare che Gesù e il suo Evangelo
fanno tutt’uno con nuello stato,
peggio ancora con i modi in cui
spesso la pena gli è applicata. Il
detenuto subisce, in genere giustamente, la giustizia retributiva
degli uomini, la sola che riusciamo a concepire e applicare. Ma
Gino Conte
(continua a pag. 10)
2
2 gennaio 1981
___________federazione chiese evangeliche siciliane I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
Un incontro sul battesimo Chiave interpretativa
La Federazione delle chiese
evangeliche siciliane ha tenuto
un convegno di studio sul «battesimo » r8.12.1980. Al convegno
hanno partecipato le chiese membro, battiste, metodiste e valdesi, oltre ad alcuni rappresentanti della comunità di base di Palermo, della chiesa di Cristo, di
alcune comunità pentecostali e
cattoliche. La partecipazione è
stata particolarmente nutrita ed
attenta.
I lavori sono stati aperti da
una introduzione del presidente
della Federazione, past. S. Rapisarda, in cui è stato evidenziato
che sebbene il convegno abbia
avuto luogo nel clima del terremoto che ha colpito il sud Italia
e nel mezzo dell’impegno delie
chiese evangeliche nel soccorso
ai sinistrati, ciò non ha significato un chiudere gli occhi alla triste realtà che circonda ogni credente, né un chiudersi all’interno di_ problemi per gli addetti ai
lavori. Nella relazione si legge:
«Ci rifiutiamo di pensare che le
tragedie dell’umanità si riassumano nel terremoto che ci ha
colpito così da vicino. La tragedia dell’umanità va ben oltre il
terremoto e comprende la fame
nel mondo, la guerra, la minaccia nucleare, la disoccupazione e
altro ancora. Come credenti siamo chiamati a portare la nostra
testimonianza di fede e di speranza in Cristo in mezzo alle tragedie, ai lutti e alla sofferenza.
Il male non può metterci a tacere, ciò sarebbe la sua vittoria più
completa ».
Il convegno si è inserito nel
più vasto lavoro portato avanti
dalle chiese BMV (battiste, metodiste e valdesi) inteso nel senso di una migliore conoscenza
reciproca per un lavoro comune
sempre più ampio. Esso rispondeva positivamente agli o.d.g.
dell’Assemblea generale dell’Ucebi e del Sinodo che incoraggiavano le chiese a studiare, fra l’altro, il problema del battesimo.
Condotto a livello di Federazione dì chiese, il convegno ha
dato spazio anche alle chiese non federate per un superamento di alcune divisioni connesse al problema del battesimo, visto che la maggior parte delle
chiese non federate pratica il
battesimo dei credenti.
Le relazioni
I lavori del convegno sono stati portati avanti con la lettura
di alcune relazioni fra cui: « Il
battesimo nel N.T. » del past. B.
Tron che ha sottolineato come:
« I passi del N.T. che menzionano esplicitamente il battesimo
sono numerosissimi, ma le indicazioni concrete sul significato
del battesimo sono scarne. Tenui
sono anche le indicazioni sulla
prassi battesimale della chiesa
primitiva ed è rischioso costruire ipotesi (e tanto più dottrine)
unicamente sulla base di queste
indicazioni e peggio ancora sui
silenzi ». Positivamente, B. Tron
ha detto: « Per cercare di capire
qualcosa bisogna fare la lettura
dei testi battesimali nel contesto
più ampio della riflessione teologica della chiesa primitiva ».
Un altra relazione al convegno
è stata quella di G. Festa della
cdb di Palermo. La sua è stata
una critica alla strumentalizzazione chiesastica che nel corso
del cristianesimo è stata fatta
del messaggio di Gesù di Nazaret. Questa relazione è stata critica e provocatoria tanto nel linguaggio, quanto nei contenuti.
Il past. L. Deodato ha esposto
il pensiero dei riformatori del
XVI secolo (Lutero, Zwingli, Calvino) riguardo al battesimo. Parlando di Calvino, Deodato ha
concluso dicendo: « Tuttavia va
anche notato che sotto le argomentazioni scolastiche, talvolta
anche francamente noiose, della
Institutìo, deve essere percepita
e colta una nota limpida e gioiosa: quella della promessa. Una
promessa di Dio che precede la
decisione del singolo e la sua autocoscienza, e che coinvolge anche le generazioni future. La
preoccupazione dei riformatori è
stata appunto quella di salvaguardare questo aspetto, che ben
s’inquadra, indubbiamente, nel
contesto della scoperta della giustificazione per grazia mediante
la fede ».
Un’altra relazione è stata quella di S. Rapisarda su: « Teologia
e prassi battesimale battista».
Sulla base delle confessioni di fede dei battisti, a partire dal 1610,
Rapisarda ha ricordato come per
i battisti il battesimo non è un
sacramento capace di produrre
effetti automatici. ma nn GimV»/-vlrk
che il credente adotta per esprimere la propria fede e la propria
volontà di vivere al seguito di
Cristo. Nella relazione si legge:
« ...questa comprensione del battesimo nasce aH’interno di un
movimento di riforma che ha
delle caratteristiche sue proprie.
Se non si tiene conto che la
chiesa che predica e amministra
questo battesimo è una chiesa
che si propone di essere formata da credenti rigenerati per l’ascolto della parola di Dio e per
l’opera dello Spirito Santo che
suscita la fede, si rischia di non
cogliere il senso che viene dato
alla parola simbolo. Il battesimo
viene visto come simbolo di una
realtà spirituale precedente proprio perché chi lo pratica deve
aver conosciuto in anticipo la parola della salvezza e deve aver
già fatto la sua scelta ».
L’ultima relazione è stata del
past. M. Berutti su: « Il battesimo nel dialogo ecumenico ». Questa relazione ha riassunto i risultati delle consultazioni tra Alleanza Riformata Mondiale e Alleanza Battista Mondiale.
Discussione avviata
Nel corso del dibattito che ha
seguito le relazioni è stato ascoltato un intervento, poi acquisito
agli atti, di S. Colonna della chiesa di Cristo in cui viene sostenuto che il battesimo è essenziale per la remissione dei peccati.
Il resto del dibattito ha offerto la possibilità di affermare
come per le chiese federate la salvezza è per grazia mediante la
fede e come il battesimo ha senso_ soltanto alTinterno di una
chiesa confessante. Con questa
affermazione, al battesimo non
è stata riconosciuta alcuna validità sacramentale e tutti sono
stati rimandati alla fedeltà alla
parola di Dio.
Non era nelle intenzioni del
convegno esaurire l’argomento,
data la sua vastità. Esso si proponeva soltanto di avviare la discussione tra le chiese e questo
stimolo è stato colto in pieno
tanto che ci si è impegnati a rivederci in primavera per un’alitra tornata, dopo che le chiese
avranno avuto l’opportunità di
studiare tutta la documentazione
che è stata messa a disposizione.
L’eco del viaggio del papa in
Germania è durato a lungo, anche dopo il suo rientro a Roma.
Tutta la stampa ha cercato di
trame conclusioni, non solo sul
piano politico, ma anche su quello ecumenico.
Da ricordare l’opinione espressa da G. Zizola sul Giorno del
22 novembre, secondo la quale la
chiave per comprendere le intenzioni del papa sta nel fatto
che « non è più Martin Lutero il
rivale, ma l’ateismo anche come
antiumanesimo»; da cui il tentativo di unire anche i protestanti tedeschi in una riaffermazione dei valori della Fede, per
la quale « l’ecumenismo diventa
più chiaramente, con lui, una
funzione della lotta all’ateismo
occidentale ». Da ricordare anche
l’articolo di Giorgio Girardet
sul Manifesto del 22 novembre,
nel quale si sottolinea con efficacia la differenza esistente tra
i contatti di vertice, che finiscono col rendere « i cattolici più
cattolici, i protestanti più protestanti » e quelli della base protestante, verso la quale si aprirebbero settori sempre più larghi
(non c’è un po’ di ottimismo in
questa valutazione?) della base
cattolica. Ed anche le interviste
della Stampa del 21 novembre al
pastore Bensì e al prof. Ricca.
O infine l’articolo vanamente
trionfalistico (ma anche queste
manifestazioni hanno un peso)
di R. Tamburello su Oggi del 28
novembre. Da rilevare infine che
più d’uno ha osservato come la
« rivalutazione » del papa sia rivolta piuttosto al Lutero pellegrino a Roma prima della Riforma, che non al Lutero riformatore. Il che ha, ovviamente, un
suo significato.
« ♦ 4:
La rivista cattolica II Regno
pubblica nel suo numero di settembre il testo completo di uno
studio della Commissione mista
luterano-cattolica sulla Confessione Augustana; e nel numero
di ottobre quello del documento
ecumenico, diffuso dalla Commissione Fede e Costituzione del
Consiglio Ecumenico di Ginevra
(con partecipazione cattolica)
sulla Unità nella Fede.
« 4t
La sempre interessante rivista
Rocca di Assisi dedica largo spazio del suo numero 18 al Convegno Ecumenico della S.A.E. al
Passo della Mendola, mettendo
nel giusto rilievo gli interventi
di parte protestante (Vinay, Ricca, Bertalot, Corsani, ecc.), ma
ignorando la mancata intercomunione al culto conclusivo tenuto dal pastore Glenn Williams.
4« He 4:
E’ motivo di consolazione leggere nelle cronache sul terremoto pubblicate dal Corriere il rilievo dato alla presenza fraterna
ed efficiente dei fratelli di Altamura guidati dal loro pastore
Colombu. Il giornale li segnala
come cosa un po’ particolare nel
terribile disordine seguito alla
sciagura.
Niso De Michelis
UNA CONFERENZA DI G. PEYROT A TRIESTE
L'insegnamento religioso
nella scuola pubblica
Con una folta partecipazione
della cittadinanza (oltre che di
numerosi membri delle comunità evangeliche del Tri veneto) ha
avuto luogo a Trieste domenica
7 dicembre u. s., al Circolo della
Stampa, la conferenza del prof.
Giorgio Peyrot su « L’insegnamento religioso nella scuola pub
DALLE CHIESE
Vercelli: inaugurato il centro ‘Pietro Maggi’
La Comunità di Vercelli esprime tutta la sua gioia nelTannunctare che, superate difficoltà di
ogni genere, con molti sforzi, e
con 1 aiuto dei fratelli olandesi,
ha finalmente potuto realizzare
li suo desiderio di ristrutturare
e rendere agibile il salone sovrastante la sala di culto: di questo
ringrazia il Signore.
Il salone è stato adibito a biblioteca e a « Centro di incontro
evangelico » intitolato alla memoria del pastore Pietro Maggi
che per tanti anni ha condotto
la Comunità.
Sabato 13 dicembre il direttore dell Editrice Claudiana Carlo
Papini ha tenuto una conferenza
sul « Significato della presenza
di una Casa Editrice Evangelica
nel quadro dell’odierna cultura
italiana » con la quale hanno avuto inizio le manifestazioni per la
inaugurazione del Centro. Erano
presenti le autorità cittadine ed
un folto pubblico. Presentando
l’oratore il pastore di Vercelli
Renato Di Lorenzo ha fatto notare che questo Centro non rappresenta una novità per la città,
ma una continuazione di quanto
era già stato fatto in passato,
soprattutto dal pastore Pietro
Maggi.
Il sovrintendente al VI Circuito Giuseppe Bernardini prendendo brevemente la parola ha auspicato che il Centro non rimanga una cosa interna della Comunità, ma si propaghi aH’estemo
per degli incontri in cui tutti, a
qualsiasi fede appartengano, siano liberi di esprimere il proprio
pensiero e discutere alla ricerca
della verità.
Il sindaco ed il rappresentante del vescovo hanno preso la paroia per ringraziare ed esprimere il proprio compiacimento.
Al termine gli intervenuti hanno potuto visitare una mostra
di libri della Claudiana allestita
nella saletta adiacente al salone
che ha suscitato molto interesse.
Domenica la manifestazione è
stata più intima e fraterna: abbiamo avuto la gioia di avere con
noi per tutta la giornata alcuni
fratelli delle Comunità di Biella
Novara, Omegna, Trino Vercellese e Vintebbio. Al culto, presieduto dal sovrintendente Bernardini, è seguita un’agape fraterna
nel salone. E’ quindi seguito un
colloquio-dibattito, molto interessante, tra i presenti e Carlo
Papini, con scambi di idee, proposte, informazioni riguardanti
la nostra editoria evangelica, un
dibattito che ci ha arricchiti e
stimolati.
1100 anni di Giovanna Acinelli
RIO MARINA — Non tutti i
giorni si festeggiano i 100 annigiornata eccezionale, il 16 dicembre, per CJiovanna Acinelli e tutti
i suoi amici, parenti e conoscenti in Rio Marina. Abbiamo potuto intervistarla sul suo.passato e
sul suo a-wenire.
Dotata di fermissima memoria rammenta chiaramente la fine
dell’Ottocento e ci parla di un
lontano passato, che parla al
presente. Passano così davanti a
noi le vicende dei lontani duri
conflitti sociali, le condizioni economiche di una popolazione fatta di minatori e di marittimi con
famiglie numerose; poi i cocenti
ricordi del 1919-22, la seconda
guerra mondiale con quel bombardamento, che colpi la nostra
numerosa famiglia Canevaro-Falanca...
Ma la memoria di Giovanna
Acinelli è connessa con la sua comunità evangelica valdese: l’ora
della chiusura delle Scuole Evangeliche in paese echeggia in lei
come la fine di un’epoca. La sua
comunità, oggi dispersa per tutte le terre dall’emigrazione: Roma, Milano, Texas, Australia...
oggi ancora, nella sua dissernmazione, profondamente affezionata all’Evangelo, che non
emigra dal cuore degli uomini e
non muore.
Recitiamo il salmo 23 e la voce della nostra sorella non trema
nel dire: « Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte... ». Ricorda i pastori
Rosati, Rochat, Quattrini... Ricorda il giorno della morte delle moglie del pastore Rochat; le sorelle la vestirono di nero, ma il
pastore le rimproverò perché non
si porta il lutto alla speranza cristiana... Da allora il lutto fu bandito dalle famiglie evangeliche...
Figlio dell’Isola, il pastore Quattrini era stato pastore in Italia;
Giu,seppe Banchetti, robusto e
coraggioso, solidale con gli operai in isciopero; il pastore Roberto Jahier, ricordato con il
tempo della chiusura delle scuole
e con la piccola Marina... e tanti
altri pastori e non. Vicentini le
aveva telefonato la mattina e si
aspettava la chiamata di Carcò...
Tom Noffke, ecc.
E sul suo futuro? Le domandiamo -scherzosamente come intendesse vivere gli anni che seguiranno: meglio o peggio del
passato? La Giovanna risponde:
«Signor Pastore, Lei deve sapere che tutti gli uomini sono malvagi per natura, ma Dio può loro
concedere di vivere, per Sua sola
grazia, nei Suoi sentieri ». E sulla morte? « Sarà Cristo a giudicare i vivi ed i morti; allora anch’essa potrà confidare nel Suo
Signore, che è morto anche per
lei ». Sono gli echi di una fede
cristiana segnata dal pessimismo
antropologico della Riforma e
dalla convinzione personale della
predicazione del Risveglio!
Con gl’inni « Sicura in man di
Cristo » e « Inalziamo il vessil
della croce » chiudiamo l’incontro.
Un gruppo di amici, soliti trascorrere un periodo di vacanza
nella bella casa di Rio Marina,
desideravano darsi appuntamento intorno a Giovanna Acinelli
per il suo compleanno. Sarebbero giunti dalle Valli, dal Napoletano, da Bologna, ecc.; purtroppo per forza di causa maggiore
non è stato possibile organizzare rincontro e pregano la nostra
redazione di far pervenire a Giovannina gli auguri più calorosi.
Il che, associandoci facciamo più
che volentieri.
« ...La norma è fatta per impedire il diritto; se si togliessero
le norme che attualmente regolano l’insegnamento della religione nella scuola pubblica, al posto delle norme subentrerebbe un
diritto : quello della libertà del1’« atto di fede » che dovrebbe essere assicurata a tutti, credenti
e non credenti. Invece la scuola
pubblica ha più che mai un’impronta confessionale, essendo il
« fatto di fede » calato in una determinata tradizione religiosa,
quella cattolica, di cui sono permeate tutte le materie (scuole
elementari) o addirittura trasformato in materia d’insegnamento e di giudizio (scuole medie),
pagato non solo dai fedeli, ma
da tutti i cittadini... ».
Queste alcune delle osservazioni emerse nella conferenza
suddetta.
Un consistente gruppo di uditori della città, rappresentanti di
diverse opzioni (laici, marxisti,
minoranze religiose, non credenti) è intervenuto nel dibattito
rendendolo oltremodo ricco e
stimolante. Decisamente minoritaria è stata la posizione di alcuni cattolici « curiali » intervenuti per difendere l’insegnamento religioso nella scuola. E’ stata
ribadita, invece, la posizione di
quei cristiani (chiese evangeliche, comunità di base) per i quali un’educazione in vista della fede trova il suo spazio non già
nella scuola ma nella famiglia e
nella comunità.
« L’ora di religione » — ha detto il prof. Peyrot —, è noto, non
gode di un alto indice di gradimento nella scuola italiana; oltre tutto il credente la fede la riceve per grazia e non perché
1’« ha imparata a scuola ». Di qui
l’invito, per genitori e studenti,
ad avvalersi della facoltà di esonero dall’ora di religione, senza
tasse da bollo sulla coscienza,
cosi come è garantito dalla Costituzione.
L’incontro, che è stato organizzato dalla Federazione delle chiese ev. del Triveneto con la collaborazione delle chiese ev. di Trieste, valdese, metodista, battista,
elvetica e luterana, è stato molto
positivo ed occasione di testimonianza evangelica nella Città di
Trieste.
L. C.
3
2 gennaio 1981
GLI EVANGELICI PER I TERREMOTATI
fermiamo
a Senerchia
{segue da pag. 1 )
in pratica non riceve sufficienti
aiuti né da l’una né dall’altra. Al
momento della scossa tellurica i
residenti erano circa 700, i morti
accertati 40, i dispersi 30; dopo
due settimane i morti in realtà
sono più di 80, con una percentuale tra le più elevate. I feriti sono
parecchi. Il centro storico è completamente distrutto e solo pochi edifici in cemento armato sono ancora in piedi, proprio dalla
parte del campo sportivo, dove
operiamo noi.
Senerchia è un paese di emigranti che è vissuto con le rimesse e con il turismo estivo; se
la scossa fosse avvenuta in quella stagione, ci dicono, i morti sarebbero stati centinaia. Il paese
è a circa 600 m. di altezza ed è
circondato da montagne, alcune
delle quali superano i mille metri; una posizione meravigliosa!
Il Sindaco che aveva amministrato il paese per circa 20 anni, è
morto improvvisamente circa 2
mesi addietro; il nuovo Sindaco è
una brava persona, ma ci rendiamo conto che in paese gli aiuti
sono arrivati 48 ore dopo il sisma e molto resta ancora da fare
per diseppellire i morti e per demolire gli edifici pericolanti, per
cui i problemi sono tanti e di
difficile organizzazione gli aiuti
e le opere assistenziali. Noi cerchiamo di fare il nostro meglio
per sopperire anche a queste deficienze.
Un lato della collina su cui poggia Senerchia sta franando, per
cui la vallata più fertile è perduta; è rimasta una sola strada di
accesso al paese, con crepe sull’asfalto, ma ci assicurano che
reggerà...
(Il rapporto prosegue con la
la descrizione delle condizioni
climatiche proibitive, Vinstallazione del generatore autonomo
di energia fornito dall'ENI, esempi di indisponibilità della gente
a lasciare la zona del terremoto).
Scossa due volte
La gente è stata scossa due volte: dal terremoto e dall’invasione di volontari ed esercito che
lavorano senza chiedere loro nulla, senza coinvolgerli nelle decisioni che pure li riguardano. Ci
sono persone di tutte le parti
d’Italia, ci sono tedeschi e francesi... Quelli di mezza età e gli anziani sono storditi; ritorna il fatalismo tipico del meridione; i
giovani per principio non muovono dito se le decisioni non
vengono prese con loro e da loro. Noi tuttavia siamo riusciti a
conquistarci la fiducia dei senerchiesi e più di quanto siano riusciti ad ottenere i sindacalisti,
che pure con noi sono gli unici
che ottengono collaborazione.
Giovedì 4 per la prima volta un
uomo va a prendere l’acqua che
serve per lavarci le mani e cucinare (a circa 50 m. dal campo;
ma ora abbiamo l’acqua in tenda), afferrando di sua iniziativa
due bidoni di 30 litri l’uno. Fino
a quel momento solamente alcune donne ci avevano aiutati per
cucinare. Quello stesso giorno un
uomo, che viene con la sua numerosa famiglia a mangiare con
noi e che ha la roulotte vicino
alla tenda, mi si avvicina e mi
offre un maialino di una cinquantina di kg., che le ruspe stavano
seppellendo con i detriti. Gli
chiedo quanto vuole e lui mi risponde che lo regala perché vengono a mangiare da noi; insisto
e, con il sorriso di chi ottiene
più di quanto osasse sperare,
prende 50.000 lire.
Abbiamo avuto aiuto e sostegno da gruppi di volontari che si
sono offerti di fare lavori per
noi. I box sono stati smontati e
rimontati da francesi, da un polacco e due austriaci, dalla Croce
verde di Tempio Pausania. I sardi ci hanno aiutato in cucina, per
macellare il maialino ed un maiale, per mille altri lavori e cinque di loro hanno rimandata la
partenza di due giorni per montarci un box. Chi lavora con la
gente del posto, impara presto
ad amarla ed apprezzarla; il
guaio è che arrivano spesso soccorritori che portano generi ali
mentari, vestiario e roulottes e
che pretendono gratitudine, vogliono farsi aiutare dando ordini. sono permalosi e attaccano
briga con la scusa che sono stanchi perché hanno magari trascorso una notte in bianco... Sono
venuti a svegliarci alle due di
notte una volta perché indicassimo loro dove il Sindaco stesse
dormendo.
L’attività del centro
Il centro della Federazione a
Senerchia dà tre tipi di assistenza;
1) Umano e spirituale; l’amicizia e la comprensione dei problemi, la conoscenza delle varie
situazioni, sono il punto di partenza;
2) Dare cibo buono, completamente gratuito, a 300/350 persone al giorno: colazione, pranzo, cena, due merende; diamo da
mangiare a tutti (senerchiesi, volontari, militari; anche il parroco e due suore sono per alcuni
giorni venuti da noi), e diamo anche pietanze per famiglie che le
consumano in roulotte;
3) Regalare attrezzature (per
esempio: stufette elettriche, coperte, ecc.) donate da evangelici
italiani e stranieri per i terremotati; non vogliamo dare « elemosine », per cui non doniamo ciò
che non è sufficiente per tutti,
anche per una questione di .giustizia e, anche per evitare accaparramenti, distribuiamo ogni
cosa su presentazione di un buono firmato dal Sindaco.
Le direttive che ci siamo posti
sono:
1) Trattare tutti come persone degne del massimo rispetto
ed attenzione;
2) Responsabilizzare i senerchiesi, incoraggiandoli a prendere in mano il loro destino;
3) Offrire aiuto ed assistenza
in modo sempre omogeneo, nonostante il necessario cambio di
direzione, di cuoco e di personale; i terremotati hanno bisogno
di certezze e sicurezze ed i trop
pi cambiamenti non li aiuterebbero.
Il gruppo di servizio è composto da un direttore, da un cuoco
e da 10/12 persone; da alcuni
giorni tutti possono dormire nelle roulottes, e i box sono adibiti
a deposito provviste.
La giornata inizia alle 6.45;
verso le 7-7.15 incomincia ad arrivare qualcuno per il caffè; alle
7.30 colazione; a metà mattinata
merenda; alle 13 pranzo; nel pomeriggio merenda; alle 19 cena;
alle 21 cantiamo inni, leggiamo
un passo della Bibbia e facciamo una preghiera. Quando il tempo è brutto la gente rimane a
gruppetti accanto alle stufe; la
sera fino alle 22 abbiamo da 30
a 60 o più persone che rimangono con noi a chiacchierare. A
Senerchia, da quanto ne sappiamo, non ci sono evangelici, ma
la gente ormai ci considera dei
loro.
Crediamo che sia necessario rimanere a Senerchia fino a Pasqua, con l’impegno e la consistenza attuali; speriamo, per la
salute dei volontari e per la necessità che i senerchiesi camminino sempre più con le loro gambe, che in seguito il nostro aiuto possa essere meno massiccio
ed impegnativo. Crediamo tuttavia che un tipo di presenza, da
concordare via via, sarebbe auspicabile fino alla ricostruzione
del paese.
Giuseppe Mollica
Gente che prega e si
rimbocca le maniche
AVEIXINO - Un gruppo di 6 membri del Centro Lombardini di
Cinisello ha inMato U centro operativo di Avellino promosso dalla
Federazione avviando un lavoro di collaborazione con gli evangelici
locali.
A Floria^ e Aldo Visco GUardi, che hanno trascorso ad AvelUno una decina di giorni all’inizio di dicembre, abbiamo rivolto alcune domande.
— In che cosa consisteva il
vostro lavoro?
— Siamo andati in aiuto al
gruppo che già lavorava facendo
capo soprattutto alle Chiese libere di Avellino, Volla, Tamburiello. Abbiamo attrezzato un
campo di roulottes con luce e gas
che abbiamo lasciato sul posto
alla nostra partenza. Il nostro lavoro consisteva nel trasporto del
materiale da Casa Materna al
deposito di Avellino messo a disposizione da un fratello di chiesa.
Per scaricare dovevamo aspettare la sera, con una strana sensazione di lavorare nell’illegalità,
per evitare tentativi di assalto
che c’erano stati all’inizio. In seguito si trattava di svolgere un
lavoro di indagine nelle zone circonvicine e di distribuzione di
La tenda di Senerchia, refettorio,
magazzino, luogo di incontro.
(foto R. Mollica)
Scaricando TIR a Casa Materna
Già il lunedì seguente il disastro pur essendo tutti terremotati ed ancora con la terra che
tremava (e trema) per le continue scosse, abbiamo iniziato a
raccogliere indumenti pesanti,
coperte, reti, materassi, qualche
tenda, articoli igienici, un po’ di
cibo, ed abbiamo portato i primi soccorsi nei luoghi più colpiti.
I pastori si sono riuniti in consiglio presso « Casa Materna »,
istituendo un centro operativo
Pro-terremotati, presidente il dottor Teofilo Santi, segretari i pastori Leila, Carcò, Vicentini. I
pastori Saggese, Janni, Gasbarro e tutti gli altri hanno prestato un’opera preziosa. Luigi Capuano e Daniele Baglio sono stati eletti responsabili del Movimento doni, coadiuvati validissimamente da Giuseppe Baglio,
Emilio De Cesare, i fratelli d’Auria e tanti, tanti altri giovani e
meno giovani. E tutti i ragazzi,
grandi e piccoli ospitati da Casa
Materna, di ambo i sessi, hanno
lavorato giorno e notte prima per
raccogliere, poi per smistare e
portare a destinazione i generi
di prima necessità raccolti. La
Federazione Italiana Chiese Evangeliche ha avallato questo
centro, anzi si è fatta promotrice
della direzione di tutti gli aiuti.
Si sono creati centri di raccolta
e distribuzione a S. Gregorio Magno, Pescopagano, Avellino, Salerno, Bella e dovunque ci fosse
una presenza evangelica in cerca
di aiuto, anche se, in effetti, sono pochi gli evangelici da aiutare.
I grossi aiuti
Domenica 30 sono arrivati i
grossi aiuti; un TIR contenente
12 tonnellate di tende e coperte.
Subito dopo il culto, in dodici,
abbiamo sgombrato la chiesa
dalle panche ed abbiamo vuotato il pesante automezzo nel l’in
credibile tempo di un’ora, sotto
la pioggia sferzante. Casa Materna è diventata un immenso deposito. Basti pensare che ieri, 3
dicembre, mentre eravamo riuniti, tutti i pastori locali e i membri della F.C.E.I. (Bensi, Sommani, A. Sballi) sono giunti 5 TIR,
2 camion e 1 furgone carichi di
32 tonnellate di cose varie, scaricate in un paio d’ore, poiché lo
stretto corso Garibaldi era intasato da questa autocolonna... I
giovani Capuano e Baglio addetti alla ricezione ed organizzazione dei soccorsi nei locali, hanno
lasciato la seduta per dare man
forte agli interni ed ai giovani
fiorentini volontari che sono con
noi da alcuni giorni.
Ora tutta questa roba è lì, o
quasi tutta. Siamo stanchi. Occorrono braccia che vengano a
darci una mano, se non a sostituirci in pieno. Occorrono mezzi
per poter portare tanta roba in
giro per continuare l’opera di
.soccorso. Ma soprattutto occorre
una pausa per stabilire a chi inviare ancora i beni di cui disponiamo (la F.C.E.I. ha funzione
decisionale in questo campo).
D’altra parte, ora che il peggio
è passato bisogna distribuire con
più organizzazione, perché non
c’è la pietà a pressarci. C’è stato
chi ha preso sette materassi per
non sprofondare nel fango, mentre abbiamo visto coi nostri occhi una povera donna che si illudeva di ripararsi dalla pioggia
con un pezzo di tela cerata legato a due alberelli. Abbiamo avuto
il furgone di Casa Materna quasi
travolto da gente che pretendeva
coperte e cibo (la disperazione
non si discute); ma c’è stata una
vecchina, accovacciata sotto un
arco di una casa crollata, che ha
voluto una coperta ed un solo
pane dicendo; « Per oggi mi basta, domani Dio provvederà. Piuttosto andate a... » e ci ha dato
preziose indicazioni sul come rag
giungere pochi derelitti scampati alla totale distruzione di una
frazioncina molto più in alto ed
isolata, i quali non avevano più
un muro in piedi, i morti e i feriti sotto e non una pala, con cui
aiutarsi a scavare, non un solo
pane da dividere e sotto la pioggia da due giorni. E nessuno sapeva della loro esistenza!
Comunque tutto questo appartiene ad un doloroso passato fatto di morte, terrore, disperazione, smarrimento. Ma badiamo
che da questi sentimenti non fiorisca l’odio: sarebbe il completo
fallimento per noi cristiani!
Viene il domani
Viene il domani. Non si può
vivere in tenda sotto la neve, in
montagna. Occorrono roulottes,
ma più ancora case prefabbricate, per ricostruire una parvenza
di vita civile e sociale intorno a
coloro che fermamente intendono rimanere nella loro terra. Occorre pensare alla scuola, alle attrezzature sanitarie fisse, ai luoghi di culto, a come intrattenere
i bambini nel tempo libero (è un
loro diritto!). Le tende non servono per questo. Dio mio, quanto c’è da fare! Eppure Egli ci
aiuterà. Ma noi dobbiamo, ora
che c’è più calma, saper agire
come le formiche: risparmiare
per l’avvenire. Accumulare per
l’avvenire. Vivere socialmente in
modo equo, senza privilegi per
nessuno. Vivere cristianamente:
con tanto amore per tutti. Solo
così la rinascita sarà una realtà.
Ed è pensando a questa realtà
da attuare, da fare nostra a tutti i costi, che le mani gelate vengono fuori dalle tasche, dove avevano sostato un po’ per scaldarsi,
e riprendono a lavorare con rinnovato entusiasmo che trascende
la stanchezza.
Elisa Baglio
aiuti. In questo siamo stati aiutati molto da segnalazioni precise di famiglie della chiesa. Andavamo di persona a controllare
queste segnalazioni, facevamo elenchi di necessità e facevamo
un secondo giro di consegna. In
questi giri di non secondaria importanza-era il lato di conforto,
di partecipazione, molto sentito.
— I grandi mezzi di comunicazione hanno spesso dato un’immagine in cui, dopo il dolore,
prevaleva l’apatìa e la disonestà.
Avete avuto di queste impressioni negative?
— La grossa impressione negativa che abbiamo avuto è stata
relativa al muro di resistenze e
difficoltà burocratiche opposte
spesso dai vertici amministrativi agli aiuti dall’esterno. Per ciò
che riguarda la gente con cui siamo venuti a contatto, chiaramente abbiamo visto di tutto:
persone che chiedevano cose
quando non ne avevano bisogno
e altre che si vergognavano di
chiedere ringraziando solo di avere finalmente un tetto. L’apatìa
non l’abbiamo riscontrata. Abbiamo, visto scuole occupate in
cui le donne pulivano comunitariamente i gabinetti e le stanze
lucidando tutto. Non c’era un atteggiamento di abbandono all’assistenza pubblica.
Un’impressione particolare e
molto profonda abbiamo ricevuto dall’incontro con i fratelli delle chiese evangeliche. Ci sono stati dei momenti di comunione e
fraternità molto profondi e impensati. Per la nostra educazione valdese un po’ rigida e riservata in un primo momento può
essere di ostacolo quella spiritualità così esuberante, una preghiera a volte esibita. Ma poi ci
si accorge che è un’esigenza veramente sentita e richiesta dalle
persone. Mi ricorderò sempre un
momento di preghiera molto intenso in una stazione abbandonata, dove eravamo andati a trovare un vecchietto che abitava
in un vagone merci, senza luce,
senza niente. Era venuto nel nostro furgone a prendere delle cose e là, sotto la pioggia scrosciante e un vento tremendo, al
buio, ha chiesto lui di ringraziare insieme il Signore per le cose
che aveva avuto, per la vita, le
pìccole cose che gli restavano. Ho
sentito in quel momento il desiderio molto forte di comunicargli la mia gioia di aver conosciuto una persona come lui.
Del resto questo accento posto
sulla preghiera non significa un
estraniarsi dalla realtà. Anzi:
molto concretamente la comunità di Avellino ha deciso una precisa scala di priorità per gli aiuti offerti: prima le case per le
famiglie evangeliche e non, a seconda dei bisogni, e solo come
ultima possibilità la costruzione
di un luogo di culto in sostituzione di quello perduto.
— E come partecipanti all’opera di soccorso, che impressione
avete avuto del lavoro della Federazione? Caos, difficoltà, funzionamento?
— Le difficoltà sono state grandissime. La Federazione sconta,
come tutte le organizzazioni che
si sono trovate a confrontarsi
con il terremoto, un grosso difetto di preparazione. È stato carente il collegamento tra i diversi gruppi di intervento all’opera
magari a pochi km di distanza
senza saperlo; sono stati difficili
i collegamenti telefonici con i responsabili di Casa Materna; c’è
stata sfasatura tra i gruppi di
intervento e le decisioni prese a
livello Federazione. Mi sembra
comunque che nelle ultime riunioni del Consiglio della Federazione siano stati impostati dei
correttivi di una situazione che
comunque risentiva non solo del
carattere improvviso ma della dimensione enorme dell’evento.
a cura di F. Giampiceolì
4
2 gennaio 1981
MINISTERI E RUOLO DIACONALE
RADIO E TELEVISIONE
“Diaconi ordinati"?
Dopo la pubblicazione del progetto della
Tavola sul « Ruolo diaconale » (inserto del
n. 44 del 7.11.’80) e la serie successiva di
Nonostante la « distanza » che
spesso separano i temi Sinodali
dai problemi delle chiese locali *,
le tre chiese di Roma (via IV
novembre, P.za Cavour, via XX
settembre) hanno deciso di affrontare insieme il tema del «ruolo diaconale ». La partecipazione
alla prima riunione non è stata
molto incoraggiante, ma una buona introduzione ha permesso alcune precisazioni.
È stato notato che l’etichetta
«ruolo diaconale» non corrisponde al problema in discussione, in
quanto nella chiesa valdese esiste un « ruolo generale » tenuto
dalla Tavola e non è di questo
che si discute, bensì dei « servizi » che alcuni credenti già svolgono nell’ambito della chiesa in
base alla loro qualifica professionale e ricevendo per ciò una retribuzione regolata dal loro essere già di fatto iscritti nel « ruolo generale ». Si tratta quindi non
di un istituendo « ruolo diaconale » a se stante, ma della « pluralità dei ministeri » che mira
alla rivalutazione del sacerdozio
universale di tutti i credenti, per
evitare il perpetuarsi di un duplice fenomeno, quello della delega ai pastori di tutti i problemi
inerenti alla vita della chiesa,
con il pretesto che essi sono a
pieno tempo al servizio del Signore nella chiesa, e quello dell’accentramento che i pastori fanno su se stessi di tutto, in quanto
di fatto nessuno si rende disponibile. La situazione odierna, è
stato chiarito, è conseguenza di
un lungo processo che va conosciuto per una corretta impostazione del problema.
I quattro ministeri, riconosciuti nella chiesa da Calvino (l’unico riformatore che non era prete), cioè pastori, dottori, anziani
e diaconi, nella progressiva strutturazione furono costretti in
schemi sempre più rigidi e fissi,
tanto da non lasciar più spazio
alla loro ampiezza di manifestazione.
Si giunse così alla convinzione
che al servizio a pieno tempo
nella chiesa non poteva essere
ammesso un « laico » cioè chi pastore non fosse. Ad illustrazione
di tale mentalità, non bìblica indubbiamente, è stato ricordato il
fatto storico del prof. Teodoro
Longo, laico teologicamente qualificato, il quale essendosi offerto per insegnare teologia nella
nostra Facoltà e ricoprire una
cattedra resasi vacante, prima di
essere ammesso a rendere quel
servizio nella chiesa fu consacrato pastore.
L’aver compreso da qualche
decennio che i « non pastori »
possono svolgere, come regolarmente assunti a pieno tempo dalla chiesa, un servizio nella chiesa
con spirito vocazionale, è stata
una svolta decisiva che ha superato due scogli: primo, quello
dell’imbarazzo di spendere del
denaro, raccolto « per l’opera del
Signore», per servizi nella chiesa diversi da quelli pastorali preparati nella Facoltà di Teologia
e, secondo, quello di rivolgere vocazione a qualcuno che fosse disposto a mettere al servizio della
chiesa e nella chiesa, la propria
professionalità « laica » in modo
non « mercenario », ma con un
trattamento economico e giuridico equiparato a quello pastorale
e per il quale gli interessati avevano espressamente optato.
Si è precisato anche che il compiere nella chiesa un servizio professionalmente qualificato con
spirito vocazionale, accettando
DALLA RIVISTA DIAKONIA
La comunità delle donne
e degli uomini neila chiesa
E’ uscito in questi giorni il
numero del periodico trimestrale Diakonia, che contiene lo studio lanciato dal Consiglio Ecumenico delle chiese sulla « Comunità delle donne e degli uomini nella chiesa », il quale avrà
ulteriori sviluppi in vista della
Assemblea generale del CEC del
1983.
Questo studio vorrebbe aiutare
le nostre comunità a ripensare
e correggere le influenze culturali, gli inse^amenti e le strutture delle chiese là dove è necessario, in modo da dare alle donne la possibilità di occupare pienamente il posto che spetta loro
sia nella propria comunità locale, sia nell’organizzazione generale delle varie denominazioni.
Molti valori, esigenze e doni, di
cui le donne sono portatrici rimangono un capitale potenziale
inutilizzato, perché da un lato
manca loro spesso il tempo materiale di metterli a disposizione
degli altri perché troppo prese
da impegni impellenti con delle giornate completamente occupate da un doppio o triplo lavoro (lavoro fuori, casa, figli, persone anziane, impegni sociali)
del quale hanno bisogno di essere alleggerite, e dall’altro lato
manca loro spesso la possibilità
di fare tenere in considerazione
la loro voce perché ancora semprc in minoranza negli ambiti
decisionali. Il mondo e le chiese
hanno bisogno di questi « talenti
nascosti » di cui sono privi perché circostanze esteriori alla volontà delle donne impongono loro di non svilupparli o di non
esprimerli (ad es. senso umanitario, ugualitario, interesse per
i minimi, valori di vita e di non
violenza, desiderio di vivere cornunitariamente, tendenze attuali al rinnovamento ecc...). Que^
sto studio vorrebbe scoprire
« nuove vie » per la vita e l’avvenire delle chiese, dove uomini
e donne sono chiamati a collaborare e a liberarsi assieme, « affinché sia realizzato il progetto
di Dio per noi » che scaturisce
« dal cuore dell’Evangelo ».
In questo numero di dicembre
della rivista Diakonia, lo studio
proposto dal CEC è stato sfrondato di alcune parti non perfettamente rispondenti alla realtà
delle chiese evangeliche italiane;
in più è stato inserito un buon
numero di riflessioni emerse dalle prime discussioni di 5 gruppi
italiani incaricati l’anno scorso
di iniziare questa ricerca; possono sepire di spunto per avviare il dibattito nella realtà italiana.
Tutte le comunità valdesi metodiste e battiste ricevono almeno una copia della rivista, per
cui possono iniziare questo studio da adesso. In considerazione
dell'importanza del documento,
è stata fatta una tiratura supplementare; chi desiderasse delle
copie in più le può ordinare ad
Agape, 10060 Prati {Torino), dove
la rivista viene stampata. Si richiede in modo particolare alle
donne e ai gruppi femminili di
sollecitare al più presto lo studio di questo documento nella
propria comunità, e di incoraggiarlo sotto varie forme: in piccoli gruppi misti, in assemblee
di chiesa ecc... Una breve bibliografia è suggerita come complemento allo studio.
Una « scheda di risposte » è
stata inserita nel documento;
tutte le comunità evangeliche, o
tutti i piccoli gruppi che faranno questo studio, possono utilizzarla per comunicare riflessioni,
esperienze, o proposte che verranno raccolte e inoltrate alla
Tavola Valdese e alla Federazione delle chiese. Un primo elenco
di proposte figura alla fine del
documento, e si sollecitano reazioni.
Marie-France Coìsson
un particolare abito amministrativo, non fa di questi credenti
dei diaconi de facto, ma essi rimangono credenti che, nell’ambito del sacerdozio universale,
compiono un servizio. Non va dimenticato inoltre che, da quando
intorno agli anni ’60 si pensò di
istituire un « ruolo diaconale »
nessuno si è presentato spontanearnente per esservi inserito,
ma è stata invece la Tavola a
chiamare dei fratelli qualificati
professionalmente perché rendessero un servizio nella chiesa.
Il problema dunque non è di
« investitura ecclesiastica », ma
di chiarimento della nostra ecclesiologia.
Si tratta di sapere se vogliamo
avere una chiesa che « abbia »
una serie di « ordinati » a vari
livelli, e se non piuttosto la chiesa è l’assemblea dei credenti in
cui ciascuno rende il proprio
servizio anche, se del caso, retribuito dalla amministrazione ecclesiastica, senza che all’esercizio di un servizio consegua necessariamente una potestà d’ordine, come è invece il caso nella
ecclesiologia cattolico-romana
con l’ordinazione dei diaconi, primo gradino per l’accesso al presbiterato ed alla conseguente ordinazione sacerdotale.
Il gruppo di studio ha deciso
di continuare lo studio in dicembre sulla base dei tre contributi
di N. Giampiccoli su «La Luce».
Giovanni Scuderi
1 Su questo problema — già messo
in evidenza da Stefano De Angelis su
• La Luce » del 7 novembre riferendo
sui lavori delLAssemblea dell’XI Circuito — sarà bene operare una seria
riflessione se vogliamo evitare il perpetuarsi, o almeno il ripetersi, di quel
già deprecato fenomeno di scoiiamento
tra le chiese locali, cioè tra la « base »
della chiesa e la maggiore assemblea
decisionale, il Sinodo, che in tal caso
verrebbe ad essere snaturato assumendo de facto la fisionomia e le caratteristiche di un « vertice ».
Infatti ci sembra che da più parti le
osservazioni sul problema che ci riguarda possano riassumersi in tre
punti:
1) I temi sinodali sono troppi, le
chiese non ce la fanno ad affrontarli
tutti e quindi, o operano una scelta,
ovvero li accantonano.
2) I temi sinodali, anche se rispecchiano problemi validi ed attuali, appaiono talvolta secondari dinanzi a ciò
che le comunità avvertono con priorità assoluta.
3) I temi sinodali, se presi troppo
sul serio fino ad esaurire le attività e
la riflessione della comunità durante
l'anno, quasi fossero un compito scolastico da svolgere in vista dell’esame
in sede sinodale, rischiano di costituire un alibi ohe distoglie il poco tempo
e le scarse forze disponibili dai problemi avvertiti come immediati e reali
a livello locale.
E’ tornato Bongiorno
articoli di inquadramento della questione
a cura del pastore Neri Giampiccoli, iniziamo il dibattito su questo tema sinodale.
L’inaffondabile Mike Bongiorno è ritornato a rallegrare le serate degli italiani (che, purtroppo, tra catastrofi, scandali e aumento della benzina hanno sempre meno voglia di ridere) con
un nuovo telequiz del tutto simile ai precedenti.
Ad ascoltare il presentatore,
però, sembra che tutte le novità
dei giochi a premio si siano condensate nel suo « Flash », con
particolare riguardo per il quiz
dei sondaggi di opinione. Secondo questo giochino, commissionato dalla RAI-TV alla Boxa, ogni settimana si potrebbe sapere
che cosa pensano gli italiani su
determinati argomenti, quali sono i loro personaggi favoriti,
ecc. ecc.
I sondaggi di opinione, lo si è
visto in occasione delle elezioni
politiche, possono anche essere
rispondenti al vero, ma nel campo delle valutazioni personali lasciano molti dubbi sulla loro attendibilità. Che Pertini sia il personaggio più simpatico in Italia
10 si può credere senza difficoltà,
è divertente anche il fatto che
nessuno giudichi tanto simpatico
11 papa (nemmeno i concorrenti),
ma in molti altri casi più che di
un giudizio meditato si tratta di
una risposta buttata lì, col primo
nome che passa per la testa. Lo
stesso Mike dopo aver reclamizzato il suo favoloso, e chissà
quanto costoso giochetto ha dovuto ammettere che la gente, interpellata per strada o sul lavoro, risponde a vanvera, e sistema
Panatta tra i più grandi sportivi
italiani di tutti i tempi.
Anche i concorrenti tirano ad
indovinare, non si emozionano
più che tanto, sembrano perfino
im po’ annoiati. Sono scomparsi
i personaggi dalla memoria eccezionale che rispondevano a dozzine di chilometriche domande
sulla storia del calcio italiano o
sulla vita di Garibaldi. Evidentemente (anche la BAI-TV ha i
suoi sistemi di sondaggio opinioni) gli spettatori preferiscono
partecipare idealmente al gioco
da casa loro tentando di rispondere alle domandine facili facili,
piuttosto che provare il piacere
un po’ sadico di veder soffrire e
sudare i « mostri sacri » del telequiz nelle loro cabine.
La stonatura è rappresentata
dall’assurdo accumulo di milioni
che la trasmissione benevolmente mette in palio. Per un programma così modesto, da tombola in famiglia, una medaglietta
ricordo e un pupazzo di stoffa
sarebbero più che sufficienti.
L. V.
SUL DOSSIER EDITO DALLA CLAUDIANA
La religione nella scuola
Ho Ietto con interesse ed ho
molto apprezzato il documentato volumetto del past. Franco
Giampiccoli sulla religione nella
scuola (1). E’ importante far conoscere anche al mondo cattolico o agnostico l’iter percorso
dallo Stato italiano nella progressiva confessionalizzazione
della scuola e le motivazioni per
cui si chiede l’esenzione dalle lezioni di religione: gli stessi cattolici dovrebbero avvertire l’esigenza di un insegnamento religioso filtrato attraverso la famiglia e la parrocchia, non attraverso la scuola laica di uno Stato
laico.
Premesso questo, vorrei discutere due punti.
1) A pag. 35, F. G. dedica un
paragrafo sdì’ecumenismo, ma
non mi sembra che l’accezione
data daH’A. all’ecumenismo sia
esatta: il contesto che viene a
crearsi nei matrimoni interconfessionali non è infatti necessariamente ecumenico e non identificherei affatto l’ecumenismo con
la posizione assunta da chi, avendo contratto matrimonio misto,
lascia che i figli acquisiscano nozioni religiose sia dal catechista
cattolico che dal pastore evangelico. In tal caso non avremo
certo dell’ecumenismo ma solo
del confusionismo. Tale confu
LA STORIA DI C. STUDD
Un fumetto "edificante"
E’ un fumetto per ragazzi, che narra la storia a. edificante » di Charles
Studd, fondatore della (c Crociata
d’Evangelizzazione Mondiale » (CEM),
un movimento del risveglio, che opera oggi in dieci paesi, sparsi fra i vari continenti.
Si tratta di un’opera modesta e tuttavia esemplare, perché dà un’idea abbastanza chiara delle possibilità offerte
alla testimonianza dal fumetto, ma anche delle serie limitazioni e addirittura controindicazioni di un tale mezzo.
La parte grafico-illustrativa è dignitosa e curala : essa conferma come
quel « film di carta » che è il fumetto possa essere efficace quando si tratta di raccontare delle storie; a patto
però che siano storie lineari e complete
(e soprattutto brevi, in termini temporali). Quando, come nella fattispecie,
si cerca di raccontare un’intera vita,
attraverso una moltitudine di epi.sodi
anche minimi e marginali, il ri.sultato
è quello di una eccessiva e faticosa
frammentarietà. Si aggiunga che. trattandosi in questo caso di una traduzione letterale <lall’inglese, vengono ripresi pari pari certi riferimenti am
bientali e culturali tipici del mondo
anglo-sassone, che certamente risulteranno difficilmente comprensibili ad
un lettore italiano di non altissima preparazione; lo stesso vale per il modo di
citare i versetti della Bibbia.
Ma la caduta verticale si ha purtroppo in quei punti che dovrebbero
costituire invece il diapason del racconto. Certe « conversioni » folgoranti al
solo sentire la citazione di un versetto,
anche se possono essere vere, non sono
però verosimili; e temiamo molto ohe,
presso un pubblico smaliziato (e scanzonato) come l’italiano, vi possano essere reazioni opposte a quelle desiderate. Nel complesso, vogliamo considerare questo fumetto una seria e impegnata sperimentazione, che ci deve insegnare però come i « mezzi » per comunicare con gli altri non sono tutti
uguali e quindi disinvoltamente intercambiabili; ma come ognuno di essi
abbia delle capacità espressive ben definite.
Aurelio Penna
Carlo Studd, crociato del XX secolo.
Crociala del Libro Cristiano, Napoli,
via Carriera Grande 37, pp. 48,
Lire 950.
sionismo purtroppo è frequente
nei matrimoni misti, allorché i
coniugi, pur in perfetta buona
fede, per un malinteso libertarismo fanno crescere i figli nella
ambiguità, senza rendersi conto
che il bambino ha prima di tutto
bisogno di sicurezze, che acquisirà solo seguendo una linea
chiara e univoca. E’ però assolutamente errato pensare che alla
base della suddetta ambiguità vi
sia un orientamento ecumenico,
perché l’ecumenismo, se autentico, è prima di tutto chiarezza,
è un convergere insieme a Cristo nella limpida consapevolezza
della propria irrinunciabile identità.
2) In merito alla richiesta di
precisare sulla domanda di esenzione della istruzione religiosa
come j genitori provvedano ad
irnpartire detta istruzione ai figli (v. pag. 48), è verissimo che
tale richiesta è del tutto illegittima e che i genitori non sono tenuti a fornire precisazioni, secondo i diritti sanciti dalla Costituzione, ma è altresì vero che,
nel caso di genitori evangelici, il
precisare la propria posizione religiosa equivale a testimoniare
la nostra presenza in Italia e le
nostre convinzioni di Fede. Per
questo motivo mi parrebbe oltremodo valido dichiarare la nostra appartenenza ad una comunità evangelica.
A parte queste due puntualizzazioni, riterrei utilissimo che
gli insegnanti evangelici diffondessero il più possibile questo
volumetto fra i colleghi, discutendone ampiamente.
Florestana Sfredda Piccoli
(1) Franco Giampiccoli, La religione nella scuola oggi: necessità dell’esenzione - dossier 10 - ed. Claudiana, Torino 1980.
In offerta speciale
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Per parte sua PEcoLuce pubblicherà in uno dei prossimi numeri una recensione di questi libri.
5
2 gennaio 1981
UNA VALUTAZIONE A UN ANNO DALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA LEGGE ANTITERRORISMO
Terrorismo: cosa vogliono dire
misure speciali e "pentimento"
Da circa un anno sono in vigore le
nuove misure antiterroristiche, da
quando cioè è stato varato il decreto
legge n. 625 (15 dicembre 1979) che
è stato in seguito convertito in legge
(6 febbraio 1980) n. 15 con alcune
modificbe.
L’eflFetto più vistoso di queste nuove
misure è stata la lunga serie di terroristi che si sono decisi a collaborare
con la giustizia e per i quali la stampa
ha semplicisticamente parlato di « pentimento » (prima con le virgolette, in
seguito, ancor più sbrigativamente
senza). E’ noto quanto questa collabo
razione, abbia impresso una netta
svolta alla lotta contro il terrorismo.
Il 1980 sarà dunque stato l’anno della sconfìtta del terrorismo? Più che
abbandonarci a frettolosi bilanci o a
impossibili previsioni — soprattutto
mentre prosegue il sequestro del giudice D’Urso — ci sembra utile cercare di
fare il punto sulle misure antiterroristiche sperimentate nel 1980 e sul fenomeno del « pentimento ». Abbiamo
chiesto per questo un contributo a due
evangelici che vivono o seguono da vicino il problema: Aldo Ribet, presidente di una sezione penale della Corte d’Appello di Torino, e un giovane
accusato di partecipazione a banda armata, in carcere da diversi mesi, di cui
manteniamo l’anonimato dal momento
che non ha scritto allo scopo di acquistare benemerenze in vista dell’imminente processo. Ci sembra che a partire da questi interventi sia lecito e
doveroso sperare non solo in una conclusione della lotta al terrorismo, ma
anche che questa non sia solo repressiva (f.g).
Nella foto: Carlo Fioroni il primo dei terroristi che ha deciso di parlare. Lo ha fatto prima che entrasse in vigore l’attenuante speciale prevista per chi collabora con la giustizia.
— Che cosa ha disposto questa
legge per ciò che riguarda i termini della custodia preventiva?
— L’art. 10 di questa legge prevede che per i delitti commessi
per finalità di terrorismo e di
eversione dell’ordine democratico, nonché per un’altra serie di
delitti molto gravi — che sono
quelli previsti dall’art. 416 del
Codice Penale e art. 165 ter del
Codice di Procedura Penale che
non sto ad elencare, tutti comunque di notevole gravità — i termini di durata massima della custodia preventiva sono prolungati di un terzo rispetto a quelli
già previsti dal Codice di Procedura Penale art. 272. Ora questi
termini — che variano a seconda
delle imputazioni e delle diverse
fasi in cui si trova il procedimento — sono già considerevoli: si
arriva, per l’ipotesi di massima
gravità, alla possibilità di una
carcerazione preventiva di 8 anni. Non credo quindi che si debba consentire con questo ulteriore prolungamento di un terzo rispetto ai termini precedenti.
— E perché questo inasprimento?
— Il fine evidentemente è di
evitare che elementi considerati
pericolosi siano dimessi prima
del giudizio. Ma per ovviare a
questo inconveniente le vie devono essere altre: quelle di mettere gli organi giudiziari in grado di funzionare e rendere giustizia in un tempo ragionevole.
Non allungare la custodia preventiva, perciò, ma accelerare le
istruttorie e i procedimenti. Questo vorrebbe dire colmare i considerevoli vuoti negli organici
della magistratura e dare a questi organici un certo respiro. In
secondo luogo, pur tenendo conto delle garanzie esistenti (garanzie per l’imputato come per il
magistrato), sarebbe necessario
escogitare sistemi che consentano una maggiore mobilità del
personale della giustizia per rafforzare, in caso di necessità, una
determinata sede. Questo consentirebbe di accelerare i tempi dell’istruttoria.
Sarebbe inoltre molto importante garantire a tutti, anche ai
meno abbienti, una difesa veramente efficace e completa. Oggi
più che queste garanzie sostanziali abbiamo solo garanzie formali, numerosissime, che molte
volte importano l’annullamento
di atti, la ripetizione di atti, ecc.,
tutte cose che prolungano il corso dell’istruttoria e del procedimento.
La molla del
’’pentimento”
— Passiamo alla molla che fa
scattare il « pentimento ». Cosa
dici dell’art. 4?
— Dal punto di vista giuridico
vorrei precisare che è improprio
parlare di terroristi pentiti come
spesso si usa fare. L’art. 4 non
parla assolutamente di pentimento né di ravvedimento o cose simili, ma parla di comportamenti e prevede un’attenuante. Ora
può darsi che tali comportamenti siano manifestazione di un
pentimento, ma può anche darsi
che alla loro base ci siano altre
motivazioni, per es. il calcolo
molto comprensibile di vedersi
ridotta la pena. D’altra parte può
intervenire a un certo momento
un crollo di resistenza, il che non
è ancora pentimento. Direi quindi che è molto improprio questo
termine che è diventato di uso
comune. Il pentimento resta una
realtà spirituale interiore di cui
è molto diffìcile parlare in connessione ai comportamenti previsti dall’art. 4.
— E quali sono questi comportamenti?
— Sono due. Che il concorrente (si tratta di reati pluri-soggettivi) dissociandosi dagli altri si
adoperi per evitare che l’attività
delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori. Oppure che aiuti concretamente l’autorità di polizia e le autorità giudiziarie nella raccolta di prove decisive per
l’individuazione o la cattura dei
concorrenti. Questi comportamenti vengono a costituire una
circostanza attenuante speciale
(limitata cioè ad un determinato
gruppo di reati) che tuttavia richiede un concorso di situazioni
tale da renderla non facilmente
concedibile.
— Ma concretamente cosa comporta questa attenuante quando
è concessa?
— Una riduzione di pena di un
certo rilievo in quanto se è prevista la pena dell’ergastolo e viene riconosciuta questa attenuante, all’ergastolo si sostituisce la
reclusione che può andare dai
12 ai 20 anni. Negli altri casi in
cui anziché l’ergastolo viene inflitta un’altra pena, questa può
essere diminuita da un terzo alla metà. Nel sistema normale le
attenuanti comuni diminuiscono
la pena fino a un terzo, e quindi
la riduzione prevista dall’art. 4
è abbastanza consistente. Essa
può riflettersi anche nella fase
di esecuzione per ciò che riguarda la liberazione condizionale.
Mentre infatti per l’ergastolo
questa è prevista dopo che il condannato abbia scontato almeno
28 anni, chi, con l’attenuante dell’art. 4, è condannato a reclusione (sempre che non sia recidivo)
può ottenere la libertà condizionale avendo scontato metà della
pena e cioè da 6 a 10 anni.
Una norma positiva
— Come valuti dunque questa
norma?
— Direi che la sua introduzione è un fatto positivo. Ma al di
là di questo sarei portato a ve
Quotidiana
i interiore
Lo stato, nella ricerca di nuovi strumenti idonei a favorire
l’esodo dalle formazioni terroristiche, ha in effetti ultimamente
ottenuto dei buoni risultati grazie ai cosiddetti « pentiti », figure cioè che, essendo inserite ai
vertici delle organizzazioni armate, potevano fornire importanti informazioni in cambio di
forti riduzioni di pena. Certo è
che non sono state comunque
favorite quelle figure di secondo
piano che poco avevano da svelare alla giustizia, o chi pur desiderando staccarsi dalla pratica
della lotta armata, non intende
denunciare gli ex compagni. Ma
lo stato considera pentito chi,
rinnegando più o meno convintamente la sua passata ideologia
politica, riesce comunque a fornire un buon numero di informazioni utili allo smantellamento
dell’organizzazione alla quale apparteneva.
Sono ovvi i limiti, e soprattutto le pericolose deviazioni che
caratterizzano questa via: il pentimento diviene solo un sistema
per guadagnarsi forti riduzioni
di pena, che tanto maggiori saranno quanto maggiori sono, sia
qualitativamente che quantitativamente, queste indicazioni fornite ai giudici. E’ ovvio oltretutto che questi « pentiti », dopo essersi guadagnati una veste di attendibilità avendo detto tutto ciò
che veramente sapevano, passino
più o meno volontariamente, nella ricerca disperata di nuove indicazioni da fornire, a denunciare « per sentito dire » come appartenente ad organizzazioni terroristiche, anche chi pur facendo
o avendo fatto politica all’interno della sinistra extraparlamentare, non aveva mai abbracciato
la pratica della lotta armata. Si
hanno cosi inchieste come quella su Prima Linea, che vedono
incarcerati centinaia di giovani,
una grossa parte dei quali solo
su dei « sentiti dire » di Roberto
Sandalo; giovani che in buona
parte si dichiarano innocenti, ma
che restano in carcere, con imputazioni spesso pesanti e con
lunghissime carcerazioni preventive perché chi indirettamente li
accusa è considerato « attendibile » (anche se poi non viene con
siderato tale quando accusa direttamente Donat Cattin e Cossiga) in quanto, appunto, « pentito ».
Ma io credo che il pentimento
sia qualcosa di estremamente diverso, di molto più complesso.
Viene normalmente distorto quello che, secondo me, è il vero significato del pentimento. Cioè il
pentimento secondo il messaggio
biblico, che è per me il confronto costante con la parola di Dio,
per chiedersi se e in quali occasioni siamo stati infedeli al Suo
comandamento, e per ottenere
il perdono e la salvezza che solo
l’Eterno può concederci.
Ora io ho avuto modo, già molto prima di essere arrestato, e
ancora di più nei mesi trascorsi
in carcere, di valutare la mia posizione. non tanto sul piano giuridico, quanto su quello del confronto con la parola di Dio, alla
ricerca degli errori che io posso
aver commesso, per poterli comprendere fino in fondo, e pentirmene con fede chiedendo il Suo
perdono.
Dal lato giuridico, ho negato,
come altri, le accuse che mi venivano mosse (sempre per « sentito dire » da parte del « grande
pentito » Sandalo), tuttavia come
altri resterò in carcere in base
a questi « indizi », in attesa di
un processo dal quale spero di
uscire prosciolto da ogni accusa.
Ma se non sono consideralo
dallo stato un « pentito », per il
semplice fatto che dichiarando
dere ancor più favorevolmente
norme che consentano il recupero. Se teniamo presente che gli
autori di questo tipo di attività
criminose in molti casi sono giovanissimi che si sono avventurati
in questo campo con la speranza di cambiare cose che non vanno, con leggerezza, senza maturazione, con una passione politica che è poi degenerata, trovandosi poi all’interno di un cerchio
da cui è estremamente diffìcile
uscire per le ferree leggi di que
gli ambienti, allora possiamo ipotizzare che un certo numero di
questi giovani possa veramente
essere recuperato. A questo si
aggiunga il fatto che in casi abbastanza frequenti si sono raggiunte prove in un’epoca abbastanza distante dalla data dei
reati commessi, quando cioè alcuni di questi giovani indubbiamente erano ormai usciti da quel
cerchio. Di fronte a elementi di
questo genere credo che una prova di clemenza possa effettivamente portare a un recupero di
queste persone nell’inserimento
sociale.
— Questo tuttavia non è previsto dall’art. 4...
— No, sto dicendo che io an
drei al di là di quanto disposto
dall’art. 4. Di questo si è parlato
recentemente e le opinioni sono
diverse. Io escluderei l’amnistia
che, quando non è distorta a mezzo per sfollare le carceri, è una
clemenza « a guerra conclusa »
che presuppone che il fenomeno
sia ormai estinto. C’è il ricorso
alla grazia, ma questo essendo un
provvedimento di carattere individuale, rischia di essere interpretato come un beneficio concesso all’uno e negato all’altro
che si trovi in una situazione apparentemente identica. Piuttosto
vedrei una possibilità successiva
di indulti condizionali. L’indulto
condizionale è il condono della
pena, in tutto o in parte, applicabile a tutte le persone che si
trovano in una determinata situazione, a condizione che nel
termine di un certo numero di
anni non commettano altri delitti. Certo una linea di questo genere sarebbe realizzabile solo
una volta che si abbiano elementi per affermare che il fenomeno è quanto meno in via di esaurimento.
Perplessità
mi non colpevole dei reati contestatimi, non ho ovviamente potuto denunciare nessun complice, o fornire alcuna indicazione,
questo non toglie che io possa
sentirmi pentito di fronte a Dio,
poiché non ritengo certamente
di essere privo di ogni peccato,
ma anzi nell’ambito di una pratica politica anche perfettamente
« legale » riconosco i miei errori,
le mie deviazioni, i momenti in
cui posso aver « servito Dio e
Mammona ». E ora posso ringraziare il Signore che mi ha aiutato a risolvere le mille contraddizioni che avevo, e accettare come una delle tante prove che ci
vengono da Dio questi giorni di
disagio e separazione dai miei
cari; prove nelle quali più che
mai possiamo verificaie la nostra fede, poiché solo con il Suo
aiuto possiamo superarle, e solo
con il Suo perdono potremo essere salvati. Il mio pentimento
è quindi una quotidiana analisi
interiore, tesa ad ottenere non
una « riduzione di pena », ma il
perdono di Dio e il Suo aiuto per
poter sempre « camminare umilmente al Suo cospetto ». Quindi,
oltre che già nell’ambito di quella concezione di corresponsabilità comune, per la quale non possiamo separarci dal peccato e
costruendoci una nostra integrità personale, possiamo e dobbiamo individuare quei momenti in
cui noi per primi, pur ritenendoci « innocenti » di fronte allo stato dal punto di vista giuridico,
ci siamo comunque resi colpevoli di fronte a Dio di qualche cosa.
Naturalmente non è il fatto che
io sia oggi in carcere a spingermi a scrivere queste cose, ma già
da molto tempo avevo cercato
di risolvere (e in buona parte
avevo risolto), quelle contraddizioni che mi derivavano dall’essere credente, militando nella sinistra extraparlamentare.
— Tornando all’art. 4, c’è chi
ha affermato che questa norma
incoraggpa la delazione vera o
falsa che sia.
— Perplessità di questo genere
erano già sorte in sede parlamentare. Certo la legge non si preoccupa di questo ma di fornire
strumenti di lotta contro il delitto, mezzi per rompere questo
fronte di omertà che rendeva impossibile accertare tanto i responsabili di reati quanto i reati
stessi. Sotto questo profilo per
me la legge è corretta.
— Ma non è possibile che chi
ha poco da « vendere » in vista
dell’attenuante dell’art. 4 « venda » anche ciò che non ha, coinvolga cioè nelle sue « confessioni » anche chi non c’entra o ha
avuto contatti magari soltanto
marginali con le organizzazioni
terroristiche?
— Indubbiamente questo rischio esiste, ma se si considera
che questa norma da un lato costituisce per molti la speranza
di potersi rifare una vita dopo
un numero non proibitivo di anni
di carcere e dall’altra serve effettivamente a colpire seriamente
un fenomeno così grave come il
terrorismo, allora il rischio a
cui accenni va corso. Si tratterà
di render chiaro che l’attenuante
non è regalata e che concorrono
alla sua concessione solo le prove certe e decisive che un imputato può fornire.
Fermo di sicurezza
— La legge parla anche del
fermo di sicurezza. Come lo valuti?
— Il fermo di sicurezza, scaduto, è stato prorogato adesso
di due mesi con la riserva di prorogarlo ancora per un anno. Su
questa disposizione, contenuta
nell’art. 6, sono stati espressi da
più parti dubbi di incostituzionalità. Ma anche a parte questi
dubbi, per farlo rimanere nell’ambito della costituzionalità il
.fermo di sicurezza è stato congeniato in modo tale che la sua
applicazione richiederebbe l’intervento di un giurista, mentre
invece essa è rimessa a ufficiali e
agenti di pubblica sicurezza. Per
questo non ne è stato fatto un
uso eccessivo e penso che il fermo di sicurezza potrebbe anche
cadere senza far grossi danni.
6
2 gennaio 1981
cronaca delle valli
ALLE VALLI OGGI
Doni
anonimi ?
«Tutte le famiglie hanno dato ». « A dieci giorni dalla chiusura dell'anno finanziario... oltre
cento membri di chiesa non hanno ancora versato alcuna contribuzione per il 1980 ».
Ho letto quasi contemporaneamente queste due affermazioni;
la prima è contenuta nel bollettino natalizio della parrocchia
cattolica di S. Maurizio in Pinerolo, la seconda in quello della
chiesa valdese.
Mi pare che valga la pena di
pensarci su un momento.
La gioia riconoscente del parroco di S. Maurizio è tanto più
motivata perché, se non sbaglio,
nei registri delle parrocchie cattoliche sono segnati tutti i battezzati secondo il rito di Santa
Romana Chiesa residenti nel loro territorio, senza che debbano
farne esplicita richiesta e persino quando sono diventati dichiaratamente atei o agnostici. La
presenza attiva, anche sotto l’aspetto finanziario, di tutte le famiglie è dunque rallegrante.
Per la chiesa valdese la situazione è, o dovrebbe essere, radicalmente diversa. Non se ne diventa membri senza farne esplicita domanda e si è ben avvertiti che, chiedendo ad alcune persone di dedicarsi completamente all’annunzio della Parola di
Dio, tutta la comunità si impegna a fornire loro il necessario
per vivere, cosi come si impegna
alla solidarietà con chi necessita
di un aiuto (anche economico).
Perciò dobbiamo interrogarci.
Forse quei membri di chiesa
[più del 10%) che quest’anno non
hanno dato nulla, sono in condizioni così disagiate da aver bisogno loro stessi della nostra solidarietà; forse li abbiamo allontanati noi con le nostre parole; o
forse (speriamo) sono solo persone distratte e non si sono accorte del rapido trascorrere di
un intero anno. In ogni caso, non
siamo stati abbastanza vicino a
loro per capire da che cosa dipende la loro assenza.
Confrontare i due bollettini
può suscitare altre riflessioni.
Sul primo leggiamo: « A questo punto dovrei fare l’elenco
(come siamo soliti vedere nei
bollettini) dei donatori con accanto le relative offerte; penso
però che nessuno di noi abbia
dato perché il suo nome e la sua
offerta venissero pubblicati...
Dobbiamo credere che i nostri
gesti di generosità sono visti da
Dio, da Lui soppesati secondo
verità e contati a nostro merito ».
Nel nostro ciclostilato invece
c’è l’elenco di nomi e cifre.
A parte quel «contati a nostro
merito» che contrasta con la nostra convinzione protestante di
essere salvati per sola grazia, la
discussione sui due modi di presentare la situazione finanziaria
è viva anche fra noi, e, credo,
con ragione, dato che entrambi
hanno aspetti positivi e negativi.
In teoria è meglio l’anonimato,
secondo l’ammonimento biblico
per cui è bene che una mano
ignori quel che l’altra fa.
In pratica penso che gli elenchi presentino alcuni piccoli vantaggi per la nostra umana debolezza che ha bisogno di continui
sostegni:
1) aiutano la gente a ricordare i propri impegni e ad evitare la falsa memoria;
2) le offerte degli altri, per la
fame nel mondo o per la casa di
riposo, ci richiamano alla mente varie possibilità di intervento
a favore del prossimo;
3) .si abituano gli amministratori ad essere minuziosamente controllati e tutti i membri di
chiesa a verificare quel che si fa,
evitando agli uni e agli altri la
mentalità della delega in bianco.
Del resto, mi pare che questa
abitudine corrisponda anche ad
un’esigenza di chiarezza evangelica, e mi rifiuto di pensare che
un credente sia indotto a dare
di più dalla voglia di fare bella
figura, o che controlli nomi e offerte dei suoi fratelli con lo stesso spirito critico con cui legge
sui quotidiani gli elenchi dei contribuenti.
M. G.
CONVEGNO EGEI AD ANGROGNA
SALZA DI PINEROLO
La vita non è un valore in sè Adottato
il piano
regolatore
Il 6 e 7 dicembre si è svolto
ad Angrogna un convegno a cui
hanno partecipato più di 40 persone, sul tema: « La vita in una
prospettiva biblica ». Il convegno, organizzato dalla FGEI-Valli, si divideva in due parti: si è
partiti da una riflessione (introdotta da una relazione di Bruno
Rostagno) sul problema della vita così come viene trattata dalla
Bibbia: il suo valore, il suo senso, ecc. Su questa prima parte
si è poi innestata la riflessione
sul problema dell’aborto (introdotto da una breve relazione della Commissione donne FGEIValli) che è proseguita fino al
termine dei lavori.
La relazione di Bruno Rostagno, che era divisa in Antico e
Nuovo Testamento, ha cercato di
vedere come veniva affrontato il
problema della vita nella Bibbia.
Nell'antico Testamento: 1) La vita è innanzitutto un dono di Dio
quindi è un valore positivo. In
questo senso, la vita è legata a
Dio; vi è un legame stretto tra
Dio e esistenza. 2) La vita è storica, terrena, concreta, non esiste vita al di fuori del « corpo
animale », (nell'A.T. non esistono
anime immortali, ecc.). In questo
senso la vita è azione, energia,
per cui la malattia viene vista
come una negazione dell'azione,
del dono di Dio. 3) La vita è anche pienezza, sinonimo di felicità
e la mancanza di questa pienezza
corrisponde ad una maledizione.
La vita umana è perciò una vita
limitata (cosa non necessariamente negativa). Il limite è la
condizione stessa per essere uomo.
Nel Nuovo Testamento, tutto
quello detto nell'A.T. rimane valido ma ci viene detto che la vita è Gesù Cristo. Questo, se da
una parte relativizza la visione
della vita delTA.T., dall’altra la
allarga, perché ci fa intrawedere la possibilità di una vita nuova, una vita di qualità diversa,
che non significa solo più essere
ammesso nella comunità di Dio
e rispettare la legge, ma vivere
la realtà nuova dell'amore di Dio
nell’esistenza di tutti i giorni
(l’amore per il prossimo, ecc.). In
questa visione, i limiti che nell'A.T. venivano visti solo come
negativi (come la sofferenza e la
morte) possono invece diventare
valori positivi, buoni: pensiamo
a tutte le persone morte per conquistare la libertà nel nostro e in
altri paesi.
Il dire che Gesù è la vita significa anche un’altra cosa: che la
vita non è un valore in sè, ma
invece che il valore della vita
non può essere distaccato dal
senso stesso della vita. Non esiste un valore della vita assoluto,
distaccato dal senso che diamo
alla nostra vita, senso che misuriamo nei nostri rapporti con
Dio e con gli uomini.
La relazione più specifica sull’aborto, fatta dalla Commissione donne FGEI-Valli, ha sottolineato alcuni punti: 1) Bisogna
distinguere tra battaglia politica
e discorso etico. Il problema sociale deH’aborto non l’abbiamo
deciso noi, ma ce lo troviamo
dinnanzi e a questo dobbiamo rispondere dicendo che va difesa
la legge suH’aborto che pur con
tutte le sue manchevolezze permette alle donne di abortire nelle strutture pubbliche senza do
ver morire sotto i ferri di coloro
che fanno aborti clandestini. 2)
L’aborto è un fatto che accade
nella nostra situazione di peccatori, non è una cosa giusta o un
peccato, non possiamo fare delle
discriminazioni in base alle motivazioni e mettere da una parte
i buoni e dall’altra i cattivi. 3) La
donna, quando decide di abortire, non fa una scelta tra la sua
vita e un’altra vita, ma tra la sua
vita e un progetto di vita, una
potenzialità di vita.
Il dibattito è poi proseguito,
anche con difficoltà, vista la natura del problema. Pochi i punti
fermi a cui si è arrivati. Tra questi, uno mi sembra importante:
dobbiamo far attenzione a vedere il problema dell’aborto con
un’ottica della vita che non sia
cattolica. L’antropologia cattolica dice che tutto ciò che è naturale è buono, per cui forzare la
natura è andare contro Dio. Da
qui la posizione contraria ai contraccettivi artificiali e all’aborto;
da qui la concezione della vita
come di un vagone su un binario, in cui tu devi viaggiare sul
binario « che Dio ha deciso cosi »
e se esci fuori, fai « peccato ». A
questo, noi dobbiamo rispondere
che da una parte è vero che la
vita è un dono di Dio, ma dall’altra è altrettanto vero che Dio
ci dà la possibilità di scegliere,
di decidere la cose che fai, per
cui ci dà la possibilità di « uscire dal binario ».
Vista l’enormità del problema,
si è quindi deciso di proseguire
la riflessione con forme da studiare. Un primo momento è il
Coordinamento EGEI-Valli di lunedì 19 gennaio che sarà dedicato a questo tema.
Paolo Ferrerò
VAL PELLICE
Teatro per tutti
Organizzata in collaborazione
dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Torino, dalla Comunità Montana Val Pellice e
dal Comune di Luserna S. Giovanni, il 10 gennaio inizia a Luserna Alta la prevista stagione
teatrale a cura dello Stabile di
Torino.
Quattro i gruppi che di volta
in volta si esibiranno al Cinema
Teatro Lusernese; la Cooperativa Teatrale Napoli Nuova ’77 con
lo spettacolo « Opera », sabato
10-1 ; la Cooperativa Piccionaia
Teatro Veneto Oggi con « Antiche Parse », giovedì 12-2 ; la Società Teatrale L’Albero che presenterà mercoledì, 25-2 « Il Piacere », e la Compagnia del Collettivo di Parma con il lavoro
« Tango Nero », giovedì 12 marzo.
« Opera » è una rielaborazione
del testo di A.S. Sografl: «Le
convenienze ed inconvenienze
teatrali ». Scritta nel 1794, un
anno dopo la morte di Goldoni,
questa commedia, trasformata in
opera buffa da Donizetti, che la
musicò nel 1835, è una finestra
aperta sul mondo teatrale dell’epoca, combattuto tra vecchie
metodologie e nuove esigenze
sociali.
La seconda rappresentazione
si compone di due farse, classico
repertorio della beffa, della risata spontanea. Interessante sarà
vedere come gli attori riproporranno un simile genere teatrale,
che ha profonde radici giullaresche. Qui, infatti, più che per altri testi, molto è lasciato alla
bravura di chi recita e alla sua
capacità di arrivare immediatamente al pubblico.
« Il Piacere », riduzione scenica dell’omonimo romanzo giovanile di Gabriele D’Annunzio, riassume invece le esperienze di un
uomo, Andrea Sperelli, votato a
una concezione estetizzante della vita. L’ambiente raffigurato è
quello aristocratico della Roma
fine '800.
Chiude la serie « Tango Nero »,
PINEROLO
Il consultorio comunale a
difesa della legge sull’aborto
Il comitato di partecipazione
del Consultorio familiare del Comune, ha deciso a maggioranza
di aderire al comitato di difesa
della legge 194 (che regolamenta
l’aborto). Nella riunione del 10
dicembre scorso il comitato ha
approvato una mozione nella
quale fra l’altro si dice:
« Preso atto delle antitetiche
proposte referendarie tendenti
ad abrogare parzialmente la legge 194...
Esprime preoccupazione per
queste iniziative per le quali
da una parte si ricaccerebbe
la donna nuovamente nel dram
ma dell’aborto clandestino privandola, nel contempo, della possibilità di avere una corretta
informazione per la prevenzione
e daH’altra ci si arrenderebbe di
fronte alla realtà accettando
l’aborto come metodo anticoncezionale da gestirsi privatamente;
Si impegna, a partire dalla sua
natura di partecipazione organizzata, ad operare perché il Consultorio, con sempre maggior
coinvolgimento dei tecnici, diventi lo strumento per la prevenzione e l’informazione e faciliti
l’autodeterminazione della donna rispetto all’interruzione volontaria della gravidanza... »
un lavoro che vive fra episodi
mimati e intermezzi musicali, facendo notare come il ballo possa costituire un mezzo di fuga
dalla realtà. Questa è anche una
occasione per avvicinarsi al
tango.
Tutti gli spettacoli, cominciano
alle ore 21. Sono inoltre in vendita gli abbonamenti all’intera
stagione teatrale presso la Pro
Loco di Torre Pellice e la Bottega della Porta a Luserna S. Giovanni.
M. B.
SALZA DI PINEROLO - Il giorno 20
c.m. si è riunito in seduta il Consiglio
Comunale.
Ampio spazio è stato dedicato alia
proposta di adozione del progetto preliminare del piano regolatore generale
intercomunale, che è stato adottato con
votazione segreta (11 favorevoli, 3 contrari). Prima della votazione l'Architetto Salvo, delìUfficio di Piano della Comunità Montana ha illustrato in modo
esauriente gli aspetti qualificanti del
piano; gli interventi dei consiglieri hanno riconosciuto l’ottimo lavoro svolto
dall’ufficio di Plano e ribadito l'utilità
di tale lavoro per evitare la speculazione edilizia e per la possibilità di usarlo come base per uno studio di sviluppo occupazionale nelle Valli da un punto di vista agro-forestale e turistico.
Mon ci sono stati interventi che abbiano espresso parere negativo al piano,
perciò non è comprensibile l'opposizione di tre consiglieri all'atto della votazione.
Altro punto all’o.d.g.: problema « aiuti ai terremotati ». L'Amministrazione
ha approvato all'unanimità un contributo pro-terremotati (quanto restava disponibile nel capitolo del bilancio spese impreviste) da inviare alla Comunità Montana, con l’invito di utilizzare
tale contributo secondo le indicazioni
Regionali.
Nella discussione sul problema è
nata la proposta, e fatta propria da tutto il Consiglio Comunale di Salza, di
invitare la Comunità Montana a formare
per quanto riguarda l'intervento, in riferimento alla 2“ fase o fase di ricostruzione un comitato prò terremotati
di coordinazione. Tale comitato oltre
ai rappresentanti della Comunità Montana dovrebbe essere allargato a tutte le
forze politiche e sociali impegnate sul
territorio della Comunità (es. sindacati,
organizzazioni giovanili, ecc.).
M. M.
POMARETTO
Smaltimento rifiuti
Il problema dello smaltimento dei rifiuti si sta ponendo urgentemente all’attenzione delle
Amministrazioni Comunali.
Dopo quella di Penosa, anche
quella di Pomaretto, nell’ultimo
Consiglio ha deciso di trasferire
i rifiuti alla discarica controllata di Pinerolo. L’incarico è stato
affidato per il biennio ’81/’82 alla
Ditta Biamino; il servizio inizierà il 1“ gennaio ’81, il prelievo
avverrà nei giorni lunedì e venerdì, dalle ore 20 alle ore 24.
E’ evidente che il trasporto a
Pinerolo porta con sé un aumento dei costi che ricadranno in
buona parte sugli utenti; d’altra
parte, senza questa decisione
non si può giungere ad eliminare la fumosa discarica sita all'Inverso di Pomaretto.
A questo primo passo ne dovranno seguire degli altri per ripulire e disinquinare l’alveo dei
torrenti. Forse è giunto il momento, anche se in ritardo, in
cui la popolazione stessa si rende conto che a forza di ammassare rifiuti si finisce per esserne
sommersi e che quindi bisogna
correre ai ripari. E’ probabile comunque che anche a livello di
valle, nel corso del nuovo anno
verranno promosse iniziative atte ad invogliare i comuni ad
adottare analoghe soluzioni.
L’Amministrazione di Pomaretto in un volantino distribuito
alla popolazione invita ancora la
cittadinanza tutta a recepire la
necessità di limitare lo spreco
consegnando la carta (giornali,
riviste, cartoni) alle varie scuole
che già da tempo ne hanno promosso la raccolta. (Scuola Latina
- Media di Perosa).
In più si sta pensando nel prossimo futuro di fare una raccolta
differenziata per il vetro (raccolta già sperimentata da almeno
un anno dal Comune di Perrero)
e probabilmente anche per metalli e plastica.
In attesa che ciò possa avvenire si fa un caldo invito alla popolazione a recepire la necessità
che solamente con raccolte differenziate si potrà ridurre il tasso di inquinamento ambientale.
anzitutto perché alcuni materiali sono riconvertibili (carta, vetro, materiali ferrosi); in secondo luogo perché sarà possibile
selezionare i prodotti plastici che
sono i più dannosi e che quindi
devono essere distrutti in appositi inceneritori.
Per il momento la Ditta Biamino è disposta al ritiro dei vetri e della carta, purché opportunamente imballati, l’ultimo venerdì di ogni mese.
A. L.
oggi e domani
9 Settimana di preghiera per l'unità
dei cristiani. Il collettivo biblico
ecumenico di Pinerolo, propone alle comunità cattoliche e valdesi del pinerolese, un incontro da tenersi domenica
25 gennaio alle 14.30 presso la Fraternità dei Padri Capuccini (S. Maurizio a
Pinerolo), sul tema « Lettura della Bibbia, attualizzazione e predicazione ».
È fissata una riunione preparatoria,
aperta a tutti gli interessati, per mercoledì 7 gennaio alle 20.45 presso la comunità dell'Oratorio di San Domenico
(Piazza Marconi 4) Pinerolo.
# Centro Sociale Protestante. - Venerdì 9 gennaio alle 21 si riunisce
nei locali del Cesp il gruppo lavoratori,
per decidere il programma per l'anno
1981.
Si inizierà a discutere il documento
CGIL, CISL, UIL sulla politica sindacale, redatto in vista dell'assemblea nazionale dei consigli generali e dei delegati.
La riunione è aperta a tutti.
# Omaggio a Pinerolo.
La Mostra Grafica - Fotografica e
di Pittura, organizzata dal settimanale
« Cronache » presso le salette Mostre
dell'ex Caserma Fenulli a Pinerolo sarà
aperta fino a domenica 4 gennaio col
seguente orario: 9-12, 15-20.
7
2 gennaio 1981
CRONACA DELLE VALLI
INCONTRO AD AGAPE
Rilancio delle filodrammatiche
I giovani valdesi riprendono il teatro come mezzo per proporre idee nuove
e per parlare delle questioni religiose e sociali del nostro tempo
Si è tenuto ad Agape un
seminario sul teatro, a cui
hanno partecipato gruppi
teatrali evangelici delle
Valli e di Torino. Nei nostri propositi sarebbe dovuto essere un momento di
incontro fra tutti i gruppi
teatrali esistenti in questa
zona; di fatto solo quattro
gruppi hanno raccolto l’invito: Torino, Torre Pellice,
Luserna S. Giovanni e San
Germano.
E’ la prima volta che si
verifica un incontro di questo tipo e perciò se ne può
trarre subito un bilancio
positivo, anche solo considerandolo un iniziale confronto fra gruppi che, pur
nella loro diversità, possono trovare molti punti di
contatto. Nati quasi tutti
da una matrice comune —
recite tradizionali per il 17
febbraio — questi gruppi
hanno sviluppato diversi
metodi espressivi e soprattutto si sono indirizzati
verso campi di studio molto vari.
Nel primo week-end si è
avuto un incontro con il
Gruppo Teatro Angrogna,
gruppo già dotato di ampia esperienza, con il quale ci si è potuti confronta■ re sui problemi che maggiormente si pongono a
gruppi di questo genere;
dall’appropriazione di mezzi di comunicazione, alla
scelta dei contenuti da portare al pubblico, all'impegno politico e sociale ed
infine — problema che ha
accompagnato tutta la durata del seminario — il
rapporto con la comunità
e la funzione che deve avere un gruppo teatro evangelico (o in cui comunque
gli evangelici siano in numero consistente) nei confronti della chiesa.
Si è poi avuta l’occasione di confrontare le esperienze, diverse per tecnica,
contenuti, composizione del
gruppo e discutere a partire da questo sulle prospettive di lavoro insieme: c’è
stata la proposta di fare
uno spettacolo alla cui realizzazione partecipino tutti
i gruppi, spettacolo che deve essere comunicazione di
tematiche evangeliche a un
più ampio pubblico, sempre però tenendosi nell’ambito di comunità evangeliche, momento di scambio
e di accomunamento di
esperienze e di conseguenza occasione di crescita per
ogni singolo gruppo. Il seminario ha solo posto le
basi di questo progetto,
che si potrà realizzare in
modo produttivo, sia per i
gruppi teatrali che per il
pubblico, soltanto quando
ci sarà un più ampio coordinamento fra i gruppi partecipanti. In questa prospettiva, e comunque p>er
non lasciar cadere nel vuoto le potenzialità uscite da
Agape, si è costituito un
coordinamento dei gruppi
teatrali giovanili, che si
pone l’obiettivo di coinvolgere anche i gruppi non
presenti al seminario e di
collegare le iniziative anche in vista di utilizzare
insieme la possibilità che
alcuni gruppi potranno
avere per esempio per
quanto riguarda nuove acquisizioni tecniche.
Nel secondo incontro
gran parte del lavoro è stato fatto non soltanto in vista di una comunicazione
fra i gruppi partecipanti,
ma di una apertura verso
Testerno; il gruppo di Torre Pellice ha dato il suo
spettacolo nella sala della
chiesa di Frali e, sia la sera stessa, sia durante il
culto della domenica mattina — tenuto da giovani
partecipanti al seminario
— si è discusso con la comunità dei temi contenuti
nello spettacolo.
Un giudizio definitivo sull’utilità o meno di questo
seminario potrà essere dato soltanto in seguito; intanto si sono poste le basi
perché un lavoro comune
possa cominciare e possa
cessare Timproduttivo isolamento in cui la maggior
parte dei gruppi sono restati finora.
Elisabetta Pascal
* * *
Quale è il messaggio che
le filodrammatiche valdesi
offrono oggi con i loro
spettacoli? Esso, in primo
luogo, dipende dal tipo di
rappresentazione teatrale
che viene usato per farlo
conoscere.
I drammi storici e le farse a tale proposito hanno
da sempre costituito il veicolo espressivo più seguito dai gruppi di teatro.
Ponendosi da un punto
di vista storico è stato pos
VAL PELLICE
Contro gli incendi dei boschi
La Comunità Montana
Val Pellice nell’ambito della politica di difesa del
suolo e dell’ambiente naturale, dopo aver promosso la costituzione di squadre volontarie per la prevenzione e l’estinzione degli incendi boschivi nei vari Comuni della Valle che
ancora ne erano sprovvisti, si è adoperata al fine
di ottenere dalla Regione
Piemonte, ai sensi della legge nazionale n. 47 dell’1.3.
1975, un contributo finanziario di L. 30.000.000 per
l’acquisto di materiale idoneo alla dotazione delle
squadre Anti-Incendi-Boschivi costituite.
La Regione Piemonte ha
accolto favorevolmente l’iniziativa, finanziandola con
un contributo pari al 75%
della spesa preventivata.
Il restante 25% è coperto
in egual misura dalla Comunità Montana e dai Comuni interessati. La Comunità Montana ha quindi
provveduto all’acquisto delle attrezzature necessarie
ed alla loro distribuzione
durante un incontro avvenuto sabato 4 dicembre ’80
presso il salone Comunale
di Torre Pellice.
Il materiale consegnato
alle squadre è costituito
da attrezzature necessarie
sia per la dotazione dei
singoli (quali calzature, tute ignifughe, flabelli, castri, ecc.) sia per la dotazione di squadre (quali
pompe spalleggiate, vasche,
radiotrasmittenti, lanterne,
ecc.).
A questo incontro hanno
partecipato, oltre ai componenti delle varie squadre, Amministratori locali
e alcuni funzionari del Corpo Forestale dello Stato e
si è così avuto modo di
fare una prima disamina
della situazione.
Attualmente le squadre
esistenti ed operanti sul
territorio della Valle sono
8 e risultano composte da
Doni Asilo
valdese di
Lus. San Giovanni
Mese di novembre 1980
L. 2.500; Visentini Maria, in
mem. del marito {osp. Asilo).
L. 4.000; Giorglolè Ester (Livorno) .
L. 6.000; Artus Costanza, in
mem, dei miei cari.
L. 10.000; Pons Giovanni; Reynaud Lea (osp. Asilo); Romano
Alberto: Bertalot Jeanne (Angrogna); Bonnet Luigia, In mem. del
padre (Torino); Bouchard Gay Elvira (Chiavari); Berteli Giu'ia
(Prarostino) ; Hedwig Kind Pelizzaro (Verona).
L. 20.000; Lisette e Lionello
Gay, fiori in mem. di Lina Morè
Tamietti.
L. 25.000; Prochet Bianca.
L. 30.000; Gönnet Giuseppe;
Petitot Jean, in occasione nasci
ta di sua figlia Camilla (Parigi).
L. 50.000; Famiglia Malvicini,
in mem. del Big. Walter Bachstadt Malan; Lisette e Lionello
Gay, in mem. dell'lng. Guido
Vinay; Consolo Bifano (Torino):
Lidia e Alessio Brughera, in
In mem. 20.9.50 (Genova): Blanc
Bonnet Hèlene et Renè, in mem.
Comm. Silvio Turati e dr. Attilio Turati (Losanna); Frida e Roberta Pellegrin, ricordando il loro caro; Bianca e Carlo Malan,
in mem, della zia Lina; Odetto
Ivonne, in mem. di Vola Edmondo (osp. Asilo).
L. 92.500; Dipendenti della Microtecnica, in mem. della mamma di Laura Monnet.
L. 100.000; Jolanda Rivolto
Pellegrini, in mem. di mia madre Pauline Gönnet Villa (To.).
L. 400.000; N. N., in mem. di
I Ida Rivoir.
Errata corrige mese di ottobre;
dono fratelli Fenouil leggasi «fratelli e sorelle ».
circa 15 volontari ognuna,
i quali prestano la loro
opera coordinati dal locale
Corpo Forestale dello Stato. Il funzionamento dell’intero servizio prevede, in
caso di incendio, un primo
esame della situazione da
parte delle Guardie Forestali le quali, valutata la
pericolosità dell’incendio,
possono rapidamente mettersi in collegamento a
mezzo di radio trasmittenti con i responsabili della
squadra competente per
zona chiedendo l’intervento di un adeguato numero
di volontari attrezzati.
In caso di necessità, tramite questa rete di collegamento è possibile fare
intervenire più di una
squadra.
Durante l’incontro è pure stato sottolineato che
una parte del lavoro di difesa degli incendi boschivi
è di carattere preventivo,
come la realizzazione di
piste tagliafuoco ed in genere tutti gli interventi destinati a mantenere una
adeguata pulizia del sottobosco soprattutto nelle zone in cui più facilmente
possono svilupparsi incendi.
Un funzionamento migliore del servizio sarà possibile se la popolazione intera collaborerà fattivamente, sia curando le misure di tipo preventivo
sopra ricordate, sia segnalando tempestivamente la
presenza di principi di incendio permettendo così
un più rapido ed organico
intervento delle squadre
Anti Incendio Boschivo.
Si ricorda che le segnalazioni relative ad incendi
boschivi devono essere fatte alla Stazione del Corpo
Forestale di Torre Pellice
(tei. 91.866) oppure alla Comunità Montana - Servizi
Tecnici (tei. 932435).
sibile fare di un dramma
tradizionale, cioè della classica vicenda-epopea di una
famiglia o comunità combattuta tra le forze del bene e del male o, il che è
pressapoco lo stesso, tra la
fedeltà all’Evangelo e i soprusi degli oppressori, con
l’ovvio epilogo dato dalla
sconfitta di uno dei fattori in lotta, qualche cosa
di più di un’orgia di ricordi. Chi recitava questi pezzi, e continua forse a farlo, finiva così spesso con
l’acquisire una vera e propria coscienza storica;
guardava al passato, alle
persecuzioni sofferte dai
padri valutandole per quello che erano: episodi definitivamente trascorsi, vivi
però come altissime testimonianze di fede.
L’inevitabile effetto emotivo che la narrazione storica faceva nascere nel
pubblico e negli attori era
poi compensata con un
contenuto razionale, messo
in scena con una certa cura. Tuttavia i drammoni,
allora come adesso, qualificavano un tipo di spettacolo, molto riduttivo, di autosoddisfazione, che poneva in secondo piano l’unico
valido tramite verso il
mondo: l’individuo e la sua
lenta trasformazione.
A caratterizzare le farse
è, invece, un teatro che non
accetta l’impegno di rappresentare il dato di fatto,
ciò che è. Parodiando le situazioni più disparate, queste forme di spettacolo rivestono anche esse una
funzione consolatrice, dal
momento che si propongono come copie sostitutive
della realtà, ma hanno il
pregio di diventare una
specie di manifestazionefesta pubblica (però un po’
tutte le recite delle filodrammatiche sono manifestazioni-festa, almeno fino
a quando continuano ad
essere presentate quasi esclusivamente in occasioni particolari, il 17 febbraio, per esempio) seguita da un numero considerevole di persone.
Oggi, comunque, diversi
gruppi teatrali hanno deciso di rivolgersi alla gente
servendosi di altri generi
che non siano il dramma o
la farsa.
L’esigenza sentita è ora
quella di riuscire a trasmettere un messaggio
frutto di riflessioni condotte all’interno delle filodrammatiche; cosicché la rappresentazione scenica sia
soprattutto un mezzo adatto per proporre idee nuove, le proprie, per parlare
delle questioni religiose e
sociali che ci coinvolgono
nella nostra vita quotidiana e non solo un’occasione
per distrarsi, divertirsi (anche se con la coscienza di
Dott.
Giovanni GRILLONE
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Un momento dell’incontro di Agape, (foto Virgilio Lai)
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I compagni di lavoro di Bounous
Severino, in memoria del padre Bounous Ferdinando; Tron.
L. 10.000; R.B.J., in ricordo del
caro marito: Ada ed Aldo, nel
primo anniversario di Nino Peyran; Carlotto.
rendersi utile alla comunità).
Dalle scene a sfondo storico o farsesche, si è passati alle scene capaci di
raffigurare direttamente,
sul palco, le persone, noi,
e le nostre incoerenze.
E questa nuova abitudine ad autorappresentarsi è
certo costruttiva, perché
rispecchiando il reale e interpretandolo in modo quasi sempre discutibile, pone
lo spettatore dinanzi ad
idee diverse dalle sue, ad
un poter essere e a un dover essere che per ognuno
è differente. Inoltre la ana
lisi critica dei problemi attraverso lo spettacolo teatrale, costituisce pure un
punto di partenza per la
loro soluzione.
L’importante è mantenersi chiari nei discorsi che
si vogliono affrontare sul
palco, arricchire le forme
di espressione, porsi in ogni momento dal punto di
vista della maggioranza
del pubblico, ricollegarsi
sì alle tradizioni e alle esperienze fatte dagli altri,
ma portandole avanti, superandole.
Marco Borno
Notizie utili
Premio CEE
per la nascita dei vitelli
Con D.M. 11 agosto 1980 sono state emanate le disposizioni per la concessione del premio alla nascita dei vitelli in applicazione del regolamento (CEE) n. 1667/80
del Consiglio del 27 giugno 1980.
Il premio è corrisposto al detentore di ogni vitello
nato vivo dal 3 marzo 1980, ed ancora in vita al sesto
mese dalla nascita.
La domanda va inoltrata da parte dell’allevatore proprietario della vacca genitrice, all’Ispettorato agrario
provinciale o ad altro ufficio o istituzione cui, nell’ambito della Regione siano stati affidati i compiti di istruttoria, entro trenta giorni dalla nascita del vitello.
L’importo del premio è di L. 42.948 E.C.U. calcolate
in lire italiane applicando il tasso di cambio in vigore il
giorno del compimento da parte del vitello, del sesto
mese di età.
Per più ampie informazioni al riguardo gli interessati potranno rivolgersi alle organizzazioni dei coltivatori.
Indennità di accompagnamento
agii invalidi civili inabili
Il Ministero deU’Interno ha impartito alle proprie
unità periferiche disposizioni in merito all’interpretazione ed all’applicazione delle leggi 11.2.’80 n. 18 e 29.2.’80,
n. 33; Assegni ai ciechi civili, invalidi civili e sordomuti,
totalmente inabili.
L’art. 14 septies eleva a L. 5.200.000 per i ciechi assoluti, invalidi assoluti e sordomuti ed a L. 2.500.000 per i
ciechi e gli invalidi parziali i limiti di reddito per la
concessione delle prestazioni economiche, eliminando il
rinvio alla normativa regolante la pensione sociale per
quanto concerne i requisiti per il riconoscimento dei benefici in parola.
Mantenimento delle vacche nutrici
Scade il 5 gennaio il termine per la presentazione
delle domande per il contributo CEE per il mantenimento delle vacche nutrici.
Possono presentare domanda di contributo soltanto
coloro che destinano il latte delle vacche per l’alimentazione dei vitelli.
Non possono quindi presentare domanda;
1) i soci di cooperative che effettuano la raccolta del
latte;
2) i produttori che vendono il latte a privati;
3) chi non aderisce alla bonifica sanitaria del bestiane.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alle Organizzazioni Professionali Agricole o alle Comunità Montane.
Le pensioni dopo il 1** gennaio
Con una leggina, « in attesa della legge di riforma del
sistema pensionistico », il parlamento ha concesso ai pensionati alcuni miglioramenti nell’importo delle pensioni.
Ecco in sintesi le nuove pensioni:
Pensioni sociali: L. 119.850 mensili
Pensionati ex lavoratori dipendenti al minimo: L. 186.750
mensili;
Pensionati ex lavoratori dipendenti con pensioni supe
riori al minimo: -F 68.760 mensili (oltre l’aumento
del 5%);
Pensionati ex lavoratori autonomi: L. 167.400 mensili e
L. 149.550 per le pensioni di invalidità;
Pensionati ex dipendenti dello stato ed enti locali: -F indennità integrativa e aumento del 5%.
8
8
CRONACA DELLE VALLI
2 gennaio 1981
COMITATO PER I LUOGHI STORICI DELLE VALLI VALDESI
VILLAR PELLICE
Finiti i lavori di
ristrutturazione della Gianavella
Numerose sono state le
persone e gli Enti che hanno dato il loro appoggio
al Comitato per i Luoghi
Storici, nominato dalla Tavola Valdese. E’ quindi doveroso che, nel momento in
cui, per la stagione invernale, gli interventi diretti
debbono essere sospesi,
venga data una breve informazione su quanto nel
corrente anno ha potuto
essere realizzato.
E' chiaro che l'operazione che ha polarizzato in
modo precipuo l’attività
del Comitato è stata la ristrutturazione della Gianavella. Ora essa può considerarsi ultimata ad eccezione dell’impianto elettrico, che sarà eseguito non
appena, superate le pastoie
burocratiche, l’ENEL effettuerà il collegamento,
peraltro già spesato da numerosi mesi. Il problema
idrico, sotto taluni aspetti
preoccupante, è stato risolto con la captazione di
una sorgente di proprietà
della Tavola Valdese e la
messa in opera di un acquedotto della lunghezza
di circa 600 metri, dotato
di vasca di raccolta che
serve da polmone e da regolatore della pressione.
Come ultima operazione
della stagione è stata la
messa a dimora di circa
150 betulle che tra qualche
anno costituiranno un bellissimo viale di accesso al
fabbricato storico e alla
Foresteria.
Il Comune di Luserna
S. Giovanni ha dato la necessaria licenza di abitabilità, il che consente di accogliere gruppi giovanili fin
dalla primavera prossima.
Siamo lieti di poter dire
a tutti coloro che, con la
loro generosità in danaro e
in molte ore lavorative,
hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera,
che da parte delle numerose persone, che in questi
ultimi mesi hanno visitato
la Gianavella, vi è stato
consenso e approvazione
per la soluzione data al
problema dal Comitato.
il regno/attualità
quindicinale
di attualità e documenti
anno XXV n. 429
20
15 novembre 1980
• FIAT : nella sconfìtta dei consigli
domande per tutti ( C. Carlevaris )
• « La via dei piccoli passi, degli accordi... »
Intervista esclusiva con il primate ungherese
card. Lékal ( a cura di F. Strazzari )
• Studio del mese : un sinodo per ricominciare
( E. Franchini )
il regno/documenti
quindicinale
di attualità e documenti |
anno XXV n. 430 [
21
1 dicembre 1980
• La famiglia cristiana
nel mondo contemporaneo;
SINODO 1980
— I e II relazione Ratzinger
— relazioni dei gruppi linguistici
— alcuni interventi sinodali significativi
— discorso di chiusura di Giovanni Paolo II
— messaggio del sinodo alle famiglie cristiane
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In sintesi è stato ricuperato uno stabile in condizioni di evidente deperimento, trasformandolo in
un impianto che potrà essere utilizzato, non solo come piccola foresteria, ma
come luogo d’incontro per
seminari giovanili, meta di
gite delle Scuole domenicali e dei Corsi di catechismo, ecc.
La casa storica di Janavel non è stata toccata in
nulla per quanto riguarda
le strutture, ma è stata ripulita e riparata, eliminando l’aspetto fatiscente che
l’andar del tempo le aveva
dato.
Il Comitato è a disposizione per ogni ulteriore informazione e sarebbe veramente lieto se questa opera potesse trovare interesse nelle Comunità delle
Valli e fuori delle Valli,
nella considerazione che la
Gianavella, nella sua modestia edilizia, dà indubbiamente un messaggio
che non può essere trascurato.
Il Comitato ha inoltre
provveduto a notevoli riparazioni alla Gianavella Superiore, casa natale del
condottiero valdese, provvedendo alla parziale sostituzione del tetto. Questa
opera è stata compiuta in
tempo utile in modo che
anche questa costruzione
possa affrontare senza danni la stagione invernale.
Verrà in seguito studiato
il modo migliore per il suo
utilizzo.
Infine sono stati posti in
opera i cartelli illustrativi
a Sibaud e all’inizio del Vallone degli Invincibili e terminato il piazzamento del
mancorrente sul sentiero
di accesso alla Gheisa d’ia
Tana.
A questo punto il Comitato deve dire che le offerte, numerose e generose
pervenutegli, sono state
nraticamente tutte investite nelle opere sopra descritte per cui il fondo di
cassa è ridotto al lumicino,
tale cioè da non consentire
neppure più lavori di manutenzione di routine. E’
chiaro che tale situazione
deve essere sanata prima
di primavera. Viene quindi
rivolto alle Comunità e agli
Amici, che fin qui hanno
sostenuto l’opera del Comitato, l’invito di rinnovare le offerte — in modo nettamente inferiore a
quanto fatto per la ristrutturazione della Gianavella
— in misura tale però da
consentire di provvedere a
tanti piccoli interventi che
sono tuttavia essenziali
per evitare il deperimento
progressivo delle località
che testimoniano il passato di fede dei Padri. Ricordare il C/C N. 34750, intestalo al Con-iitato per i
Luoghi Storici Valdesi,
presso ristitiiio Bancario
Italiano. Filiale di 10066
Torre Pellice!
Il Comitato per i Luoghi
Storici Valdesi
DONI PER LA GIANAVELLA
8“ elenco
D.M. 250: a mezzo past. Bundschuh, N.N.; Anna Rubin.
D.M. 100; Past. Bundschuh; Anna Rübin.
D.M. 50; a mezzo past. Bundschuh, N.N..
L. 136.000: Gruppo tedesco.
L. 50.000: Chiesa Vaidese di
Pramoiio,
L. 38.000: Unione femminile di
Pomaretto.
L. 30.000: Gisella Gay Ribet;
Enrico Èva Rostain.
L. 20.000: Giovanni Mourglia;
Past. P. L. dalla.
L. 10.000: Vitale Jahier; Silvio e Delfina Martinat, in memoria Francesco Benecchio; Riccardo Bertin; Edgardo Paschetto; N.N. Villar Pellice.
L. 5.000: Arturo Rostagno;
Matilde Rostagnol.
Mostra zootecnica
Nell’ultima settimana di
novembre si è svolta a Villar Pellice la premiazione
della consueta Mostra Zootecnica di bestiame bovino che ogni anno ha luogo
la terza domenica di ottobre. Questa manifestazione, aperta agli allevatori
locali, è organizzata dalla
Pro Villar Pellice in collaborazione con l'Amministrazione comunale, da
sempre sensibile ai problemi deH’allevamento. Pure
stavolta, al termine di un
anno spesso poco propizio
per le inclementi condizioni atmosferiche che, specie
ne,gli alpeggi, hanno reso
difficile Tallevamento, sono
stati esposti nei prati lungo Via I Maggio un’ottantina di capi, tutti di buona
qualità. Erano assenti solo
gli allevatori che sfruttano
i pascoli di Chiot la Sella
dove invece, grazie ad un
ottimo autunno, era ancora presente foraggio abbondante. Nel corso della premiazione il sindaco Paolo
Frache, dopo aver ringraziato tutti quanti hanno
partecipato alla Mostra,
portando i loro capi anche
dalle più lontane borgate,
ha sottolineato l’importanza deH’allevamento per l'economia del paese. Ha poi
ricordato il notevole incremento qualitativo che, attraverso il miglioramento
della selezione e dell’alimentazione, si è registrato
in questi ultimi anni.
M. A.
L’angolo di Magna Li
Cara magna Linota,
qualche tempo addietro
ho letto sulla « Luce » un
commento preoccupato del
signor Bertolino: la burocrazia della chiesa valdese
starebbe paurosamente aumentando, perché con la
nascita dei circuiti ci sarebbero tanti funzionari e
tante spese mutili in più.
Ho aspettato a lungo
una risposta che chiarisse
la situazione, ma fino ad
oggi non l’ho vista, a meno
che mi sia sfuggita.
La cosa mi dispiace: si
tratta di affermazioni fuorvianti e pericolose proprio
quando in Italia vediamo
tanti esempi scandalosi di
impieghi - fantasma creati
per dare lauti stipendi a
gente che non fa nulla per
guadagnarli.
Le persone meno informate potrebbero davvero
credere che questo succeda
anche nelle nostre chiese,
o per lo meno che si crei
tutta una serie di funzionari inutili.
Tutti devono sapere che
il circuito non è una struttura burocratica, ma un
mezzo di collegamento fra
comunità che sono in diaspora, e si occupa della
vita spirituale delle chiese
stesse, non di amministrazione. Inoltre chi fa parte
del consiglio di circuito è
già all’onera nella chiesa
locale come anziano, diacono, monitore, e così via.
Seguendo il ragionamen
to di quel signore si dovrebbe anche dire che il
nostro apparato burocratico è cresciuto solo perché
é aumentato il numero dei
monitori o perché oggi ci
sono molti catechisti ad
aiutare il pastore.
Io invece ritengo che
questo sia un modo di vivere meglio il sacerdozio
di tutti i credenti, chiamantlo ognuno dei membri
di chiesa a riconoscere e
sfruttare a vantaggio di
lutti i suoi doni. Tu che ne
pensi?
Mario Bravo
Caro signore,
sono d’accordo con lei;
anch’io speravo che qual
Q conviene...
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cimo più preparato di me
spiegasse quel che lei espone con molta chiarezza nella sua lettera.
Del resto, qui alle Valli
alcuni circuiti funzionavano già da tempo, solo li
chiamavano presbiteri; è
naturale e bello che le chiese più vicine lavorino insieme, e penso che sia utile
anche ai pastori, non solo
per l’aiuto che possono dare e ricevere, ma per non
chiudersi nella loro parrocchia, come quei padri di famiglia dei miei tempi, che
facevano tutto loro, sempre per il bene dei loro cari certo, ma considerando
un po’ troppo la casa e la
famiglia come una loro
proprietà privata. E guardavano storto i vicini che
proponevano di mettersi in
cooperativa, come se fossero dei ficcanaso che venivano a curiosare nei fatti
loro.
Imparare a lavorare insieme è spesso più difficile
e più scomodo che sbrigarsela da soli, il carattere e
le abitudini degli altri sono
spesso irritanti, organizzare riunioni, convegni, giornate di studio in comune,
costa tempo e soldi, ma ne
vale la pena.
Se accettiamo sinceramente di lavorare con i fratelli delle chiese vicine, poi
ci troveremo meglio anche
dentro la nostra comunità
più o meno piccola, con
nuovi argomenti di cui parlare, nuove iniziative da
prendere verso l’esterno.
Se no, succede alle chiese e ai loro responsabili
come a certi sposi egoisti:
se vogliono stare sempre
soli a godersi la reciproca
compagnia, chiudendo la
porta ai vicini di casa, prima o poi si stancheranno
uno dell’altro e cominceranno a litigare; invece lavorando insieme in mezzo
agli altri finiranno con il
conoscersi meglio e andranno più d’accordo.
Ma noi valdesi siamo di
solito gente lenta e digerianio con fatica anche una
semplice parola ( e poi: si
dice circùito o circuito?).
Vedrà che fra qualche
tempo ci saremo abituati
ai circuiti. E io spero che
pian piano impareremo dai
fratelli metodisti tante altre cose più importanti, o
anche alcuni piccoli gesti
significativi, come dire tutti « amen » alla fine delle
preghiere.
Un’altra cosa che mi e
parsa giusta e che vorrei
vedere anche fra noi è la
celebrazione della Cena del
Signore con il pastore e gli
anziani che si servono per
ultimi. Sarà una sciocchezza, ma a me sembra che
così sia più evidente che
il loro è solo un servizio
reso a tutti, non il privilegio di celebrare un rito misterioso a cui poi si ammettono anche gli altri.
Magna Linota
gioventù evangelica
è dal 1947 un importante
strumento di riflessione, dibattito e collegamento fra ì
giovani protestanti in Italia.
Pubblica 5 numeri alTanno,
articolati in diverse sezioni.
Nel 1980, fra l'altro, sono
stati affrontati temi come: il
lavoro, l'evangelizzazione, la
droga, la storia del protestantesimo, le nuove forme di
religiosità, l'etica, la famiglia
e la coppia, le medicine,
l'energia, la ricerca teologica,
l'aborto, la scuola, ecc. Ogni
numero contiene uno studio
biblico e una parte di dibattito fra I lettori.
Queste le quote di abbonamento per il 1981 :
• abbon. normale L. 6.000
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Alla redazione (Via L. Porro
Lambertenghi, 28, 20159 Milano, tei. 6890227) possono
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9
2 gennaio 1981
CRONACA DELLE VALLI
CONVITTO DI POMARETTO
Chi vuole lavorare per noi?
Quest’anno le nostre comunità valdo-metodlste
riflettono, per mandato del Sinodo ’80, sui servizio
diaconale avendone riscoperto l’importanza per la
vita della Chiesa.
I bambini della comunità-aUoggio del Convitto
dì Pomaretto, in vista della prossima partenza dei
coniugi Longo, rivolgono un appello perché qualcuno continui a lavorare per loro.
• Il lavoro a favore dei minori è un servizio che
richiede innanzitutto disponibilità e spirito diaconale (Mt. 25: 35).
• La comunità-alloggio è composta attualmente
di 12 bambini (dai 6 ai 16 anni) provenienti da
famiglie-problema della Val Chisone e Germanasca, con difflcoltà nella loro vita affettiva e
sociale.
• Il lavoro è svolto in convenzione con gli organismi pubblici della zona (Regione e Provincia
coordinate dalla Comunità Montana) che assicurano con le rette il servizio.
• Attualmente il Convitto svolge anche un servizio di refezione scolastica con una media di
un centinaio di pasti giornalieri (Scuola Elementare e Scuola Latina di Pomaretto e Scuola Media di Perrero).
• Il gruppo di lavoro è composto da quattro sorelle della comunità di Pomaretto e da un obbiettore di coscienza di Riesi, che svolgono le
diverse attività (cucina e servizi in genere) vivendole con i ragazzi.
• Preoccupazione di chi ha lavorato nel Convitto
in questi ultimi anni è stata quella di inserirsi
sempre più nel contesto della realtà valligiana.
• I coniugi Longo si occupano di coordinare il
lavoro, affiancati da un Comitato di membri
delle comunità della zona, avendo in particolare la responsabilità educativa dei ragazzi.
• La famiglia Longo lascierà il Convitto all’inizio
dell’estate per assumere un’altra responsabilità
dietro richiesta della Tavola. La coppia o le
persone interessate dovranno essere disponibili
per quella data. Sarebbe auspicabile un periodo
di compresenza perché la vita dei bambini della comunità-alloggio continui senza rotture.
Per ulteriori informazioni ed eventuali colloqui
rivolgersi o al Direttore presso il Convitto o
al Comitato presso Renato Coisson - Via Balziglia 44 - Pomaretto - Tel. 0121/81288.
MASSELLO
PINEROLO
ANGROGNA
E’ stato celebrato il funerale
di Tron Clementina. Nello spazio di soli otto giorni questa comunità si è così, raccolta di nuovo per salutare una sorella che
ci ha lasciati. Questo chinarsi su
chi è prostrato dal dolore per la
perdita di un congiunto o di un
amico non è solo segno di simpatia : è comune confessione di
fede nel Cristo risorto.
L’Assemblea di chiesa, svoltasi domenica 7 dicembre, ha eletto
due nuovi anziani in sostituzione
di Sergio Montalbano, trasferitosi a Prarostino, e Marco Gay,
dimissionario per motivi di lavoro. I nuovi anziani sono Regina
Montaldo Costantino, e Pierenrico Jahier.
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GUARDIA MEDICA
dal sabato ore 14 al lunedì ore 8,
dalle ore 14 della vigilia dei
giorni festivi alle ore 8 dei giorni
successivi ai festivi
le notti dalle ore 20 alle 8,
II recapito del servizio è presso
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• L’assemblea di chiesa convocata domenica 14 per prendere
in esame le risposte dei pastori
interpellati dal Concistoro ha deciso all’unanimità di rimettersi
alla Tavola per la nomina del
nuovo pastore, non essendosi manifestata alcuna disponibilità ad
accettare l’invito del Concistoro.
• Ogni sabato pomeriggio si
tiene a Rorà un corso di artigianato (lavorazione del legno). Sabato 13 il presidente della Società di studi rorenghi, past. G.
Tourn, ha presentato il significato di questa iniziativa che sarà
gestita con la Pro loco ed il comune di Rorà e si spera con l’intervento della Comunità Montana che era rappresentata dalTa.ssessore Pons. Il corso è sotto la
responsabilità di Roberto Morel
che desideriamo qui ringraziare
per la sua disponibilità e per
l’amore con cui si dedica a questo progetto. Più in là presenteremo con una intervista al Sig.
Morel le prospettive di questa
iniziativa promossa dalla Società di studi rorenghi.
• Un buon successo ha avuto
il bazar delle Fucine .svoltosi domenica 14. Desideriamo ringraziare le sorelle ed i fratelli che
hanno offerto la loro preziosa
collaborazione per questo incontro.
• La sottoscrizione prò terremotati è praticamente chiusa. Invitiamo quanti ancora desidera.ssero aggiungere la loro offerta di
farla pervenire al più presto al
pastore.
# Hanno collaborato: Mauro
Alhertengo, Eugenio Bernardini, Marco Borno, Lidia Casonato, Renato Coisson, Franco Davite, Carlo Gay, Adriano Longo, Mauro Meytre, Salvatore Rapisarda, Paolo Ribet. Franco Taglierò, Thierry
Benotmane, Ermanno Genre,
Luigi Marchetti, Smeralda
T ron.
• Grazie al bel tempo la partecipazione al culto di Natale sia
al Serre che a Pradeltorno ha superato ogni ottimistica previsione. Vogliamo sperare che oltre al
bel tempo abbia anche influito il
bisogno, che forse tutti avvertiamo, di ritrovare unita la propria
comunità di fronte alla Parola
del Signore come infatti è stato.
• Auguri a Marisa e Valdo
Bertin per Tarrivo della piccola
Ferdinanda.
TORRE PELLICE
I membri della nostra comunità hanno partecipato numerosi, oltre che ai tradizionali culti
al centro e ai Coppieri, anche
alle varie riunioni che in questo
periodo natalizio erano state organizzate. Ricordiamo in particolare il Concerto offerto nel
tempio domenica 21 dal M.o Corsani all’organo e alla direzione
della Corale e dal gruppo flauti
di Torre Pellice diretti dal M.o
Desio. In una atmosfera di intensa partecipazione il numeroso
pubblico ha ascoltato con vivo
piacere le belle melodie natalizie
e il messaggio evangelico che alcuni membri della Corale hanno
letto, intercalando i brani musicali.
• Da domenica 4 gennaio il
culto al centro si terrà sempre
alle ore 10, in seguito alla decisione dell’ultima Assemblea di
Chiesa. L’il gennaio si terrà la
Assemblea di Chiesa per eleggere alcuni anziani e i deputati
alla Conferenza Distrettuale e
al Sinodo.
• La Società Missionaria si
riunisce in casa Coisson martedì, 6 gennaio alle ore 14,45.
• Alcune famiglie sono state
colpite dal lutto. Sono decedute
nei giorni precedenti il Natale :
Jeannette Zanini, Emma Chauvie ved. Eynard, Elisa Paschetto
ved. Ricca, Virginia Mûris. Alle
famiglie la comunità esprime la
sua fraterna simpatia.
• Il 24 dicembre, ai Coppieri
è stato battezzato Andrea Eynard, di Elmis e di Wilma Gaydou.
POMARETTO
E’ arrivato ad allietare i suoi
genitori Luca Alcalino, di Ilario
e di Griglio Sandra.
Un cordiale benvenuto al neonato e tanti auguri a Sandra e
Ilario.
SAN SECONDO
Il periodo natalizio è stato funestato da una grave disgrazia.
La sorella Rosina Gardiol n. Pavarin è stata investita da una
macchina sulla strada della Combe a pochi metri da casa sua ed
è deceduta quasi subito. Aveva
65 anni. La Chiesa di S. Secondo perde uno dei suoi membri
più affezionati, sempre impegnata in prima persona nelle varie
attività nelle quali ha portato
quella generosa spontaneità che
le era propria. Il senso di questa
perdita è stato subito avvertito,
a poche ore dalla sua morte, a
causa dell’assenza sua e del marito Arnaldo al culto del 28 dicembre, poiché eravamo abituati
ad incontrarli ogni domenica
mattina. La Comunità esprime
alla famiglia tutto il suo affetto
e la sua solidarietà in questo doloroso momento ricordando le
parole di Gesù: chi crede in me
ha vita eterna.
• Il Concistoro si è riunito domenica 21 con il cassiere che ha
presentato la situazione finanziaria in vista del rendiconto 1980
che sarà distribuito in gennaio.
Ha inoltre approvato la lista dei
membri elettori per il 1981 ed ha
stabilito la data dell’assemblea
di chiesa per la rielezione del pastore. Essa avrà luogo domenica
11 gennaio 1981.
BOBBIO PELLICE
Daniele Bonjour - A Barba Daniele, in occasione di queste festività, vogliamo inviare i nostri
più fraterni saluti e auguri ed
un grazie di tutto cuore per aver
messo a disposizione di tutti i
doni che egli ha ricevuto.
« Soirée Couscous » - I giovani
e meno giovani dopo due mesi di lavoro manuale per la ristrutturazione della biblioteca e
di ricerca sulla situazione della
donna e sui canti popolari si sono ritrovati venerdì sera in una
trentina per gustare un « couscous ».
L’unione è aperta a tutti coloro che si sentono « giovani ».
Pro terremotati - La sottoscrizione effettuata in collaborazione col comune ha fruttato 3 milioni e 40.000 lire.
Unione Femminile - Nelle settimane scorse l’unione femminile
ha effettuato il consueto giro di
visite. Quest’anno l’Unione non
ha regalato il tradizionale panettone poiché molte persone anziane, per ragioni diverse, non
lo possono più mangiare.
Agape fraterna - La prossima
avrà luogo giovedì 8 gennaio.
Il prossimo studio biblico avrà
luogo martedì 6 gennaio.
GIORNATA COMUNITARIA
Il culto del 21/12 a cui hanno
partecipato la Corale e la Scuola Domenicale, è stato incentrato sul contrasto fra la gioia
e la speranza caratteristiche
del tempo dell’Avvento, e la
tragedia che si è abbattuta su migliaia di persone, per le quali
gioia e speranza sono, al momento attuale, qualcosa di molto lontano e irreale; il che pone ad
ogni credente dei grossi problemi circa le proprie responsabilità, i propri doveri e, in definitiva, circa la propria fede.
Al culto ha fatto seguito un
pranzo comunitario preparato
dall'Unione delle Madri. In questa sede, tutti coloro che hanno
messo i loro doni a disposizione
della comunità nelle sue diverse
attività sono stati affettuosamente ringraziati e contraccambiati
con un dono, in un clima di partecipazione festosa sottolineata
da canti e applausi.
La giornata è proseguita quindi con un’apprezzata proiezione
di diapositive sulla Val Pellice e
la sua gente da parte di Guido
Odin. Chi ha voluto, ha inoltre
potuto visitare il locale dove sarà aperta la biblioteca comunale,
locale rimesso a nuovo e reso
usufruibile dall’Unione Giovanile.
Ringraziando tutti quelli che si
sono adoperati alla buona riuscita di questa giornata, ci auguriamo che a questa seguano altre
occasioni per incontrarci e riflettere insieme comunitariamente.
La colletta ha fruttato dopo il
culto 100.000 lire e dopo il pranzo
468.000 lire.
« Pregare non è domandare:
pregare è il respiro dell’anima »
(Gandhi)
Lìly Lupo Malan
si è incamminata verso la Luce il 4
dicembre nel suo 87° anno di vita. Sua
fìglia prof.ssa Graziella, i suoi nipoti
Revel e Bachstadt, i parenti ed alcuni
amici che le hanno voluto bene lo annunciano.
Loin de ses vallées mais avec la
pensée et le coeur toujours tournés
vers ces lieux tant aimés, Lily Lupo
nous a quittés pour se rapprocher de
tous ses chers qui l’ont précédée auprès du Père, tout en restant en nous
avec son témoignage d’amour, de vérité et de patience qui nous donne la
force de la voir s’éloigner, en continuant notre chemin dans la vie et lui
souriant avec confiance comme elle
nous l’a enseigné.
RINGRAZIAMENTO
« Nella mia distretta ho invocato VEterno ed egli mi ha
risposto y> (Salmo 120: 1)
I familiari della compianta
Amelia Rivoiro ved. Gardiol
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e affetto tributata
alla loro cara, ringraziano tutte le persone che hanno preso parte al loro dolore.
Un particolare ringraziamento a tutti coloro che sono stati di aiuto durante la lunga malattìa.
Prarostino, 14 dicembre 1980
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Elisa Paschetto ved. Ricca
nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano tutti coloro che in più
modi sono loro stati vicini in questa
triste circostanza.
In modo particolare ringraziano i
Medici ed il Personale dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice, la Signora
Ribet Lucia, il Maresciallo Dematteis
Giuseppe, i vicini di casa, il dottor
Giancarlo De Bettini, i carissimi amici della Corale Valdese dì Torre Pellice e ì Donatori di Sangue Piemonte
Sezione Val Pellice.
Torre Pellice, 26 dicembre 1980.
RINGRAZIAMENTO
« Aiutami Eterno mio Dio, salvami secondo la tua benignità »
(Salmo 109: 26).
I familiari di
Jeannette Cermanet
ringraziano sentitamente il Pastore
Giovanni Conte, il Dott. Ettore Minieri
per l’assistenza prestata e tutti coloro
che hanno partecipato al loro dolore.
S. Germano Chisone, 30 novembre ’80
« Egli non triterà la canna rotta e non ispegnerà il lucignolo
fumante » (S. Matteo 12: 20).
Serenamente è mancata ai suoi cari
Virginia Mûris
Ne danno l’annuncio, a funerali avvenuti, la sorella, Luigina Giampiccoli ed i nipeti Ernesto e Giorgio con le
rispettive famìglie.
Si ringraziano tutti coloro che sono
stati vicini alla famiglia in questa dolorosa circostanza ed in modo particolare il Pastore Deodato ed il Pastore
Zotta.
Torre Pellice, 19 dicembre 1980.
RINGRAZIAMENTO
« UEterno e il mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
II marito e i familiari di
Matilde Morì nata Chauvie
deceduta all’Ospedale Valdese di Torre Pellice il 26 dicembre, ringraziano
tutti coloro che, con la presenza, le parole e scritti, hanno preso parte al loro
dolore, in particolare il Personale, i
Medici e Suore dell’Ospedale Cottolengo, dell’Ospedale Civile dì Pinerolo e
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice,
il Pastore Cipriano Tourn e la Signora Enrica Rostan, per la loro amorevole assistenza.
Ser di Prarostino, 29 dicembre 1980.
AVVISI ECONOMICI
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10
10.
2 gennaio 1981
VIAGGIO DI STUDIO DI UNA DELEGAZIONE EGEI
Cristianesimo e dissenso
neila Germania orientale
Si
i
Immagini, impressioni anche
contraddittorie si accavallano all’interno della delegazione PGEI
al rientro dalla Repubblica Democratica Tedesca (DDR) dove,
recentemente, ad Eisenach —
proprio vicino alla fortezza della
Wartburg dove Lutero in 300
giorni tradusse in linguaggio popolare il Nuovo Testamento — ha
partecipato ad un lungo seminario di studio sul tema: « Strutture sociali ed annuncio delTEvangelo ».
Di quest’esperienza personalmente la cosa che più mi ha colpito è stato, a margine dei lavori
ufficiali, l’incontro con un folto
gruppo di giovani luterani ad
Erfurt in cui s’è discussa la possibilità reale di testimonianza
cristiana in una società atea e comunista come quella della DDR.
Dagli interventi che ho raccolto emerge un dato inequivocabile: dal punto di vista giuridico
è garantita la libertà di professare qualsiasi credo religioso, ma
dal punto di vista pratico possono insorgere, per un cristiano,
enormi difficoltà. C’è chi si vede
costretto, essendo studente, a interrompere i propri studi a causa della crescente diffidenza alimentata nei confronti dei cristiani da insegnanti eccessivamente
ligi alle regole ateistiche del regime. Ma c’è anche chi, pur essendo studente, continua i propri studi evitando accuratamente
di porre questioni religiose al di
fuori di circoli ecclesiastici. Porse, come ha sintetizzato un giovane partecipante al dibattito, la
paura della repressione statale
nei confronti dei cristiani è più
forte della repressione stessa.
Stato e chiesa
I rapporti tra chiesa e stato
in DDR (i luterani rappresentano di gran lunga la maggioranza
anche se mancano statistiche ufficiali) ultimamente si sono raffreddati; dopo una lunga stagione di dialogo e collaborazione,
all’insegna del motto « fiducia per
fiducia », che ha visto consultazioni congiunte su temi scottanti — come la pace in Europa, la
questione del disarmo, il problema giovanile ecc. — ora, da tre
mesi a questa parte, alcuni episodi fanno temere un preoccupante irrigidimento da parte dello stato. Innanzitutto la chiusura di un’agenzia di stampa ecclesiastica che aveva ripreso una
delibera sinodale in cui si criticavano le manovre militari, il secondo segnale riguarda l’abolizione del visto nei confronti di alcuni giornalisti occidentali abituali frequentatori dei sinodi della chiesa evangelica in DDR. Tut
Comitato di Redazione: Franco
Becchino, Dino Ciesch, Niso De
Michelis, Giorgio Gardioi, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-JacQues Peyronel, Roberto i’eyrot,
Giuseppe Piatone, Luciano Rivoira,
Liliana Vigiielmo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 327106
Intestato a • L’Eco delie Valli La Luce ».
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
Intestato a « La Luce: fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
■ L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
to questo sembra preludere ad
un nuovo periodo di difficoltà.
Bisogna anche dire che in un
Paese come la DDR, in cui è praticamente impossibile superare
il muro che divide l’Occidente
dall’Oriente se non all’età della
pensione, gli unici che potevano
con relativa facilità ottenere visti d’uscita erano, sino a qualche
tempo fa, funzionari ecclesiastici. Rispetto alla massa questi cristiani finivano per essere dei privilegiati, sicché non si esclude
che al proposito vi siano state
precise proteste immediatamente
recepite dagli organi statali.
Airinterno delle chiese, per
quello che ci è stato dato di cogliere nel breve soggiorno di una
settimana, l’atteggiamento nei
confronti della politica dello stato è duplice: da un lato si trovano quelli che si schierano apertamente per il socialismo realizzato e tentano di esprimere o una
critica costruttiva o piena acquiescenza alle scelte di governo.
Abbiamo colto dichiarazioni di
plauso alla discussa politica del
leader di Berlino Est, Erich
Honnecker, che ammonendo i polacchi ( « la DDR veglierà sul socialismo polacco ») e rendendo
più difficili i rapporti tra le due
Germanie (Honnecker ha richiesto la revisione delle intese tra
le due Germanie stipulata nel
1972) punta a rafforzare la stabilità dell’Europa Orientale nella
sfera d’influenza sovietica.
D’altro lato vi sono cristiani
fortemente critici nei confronti
del sistema e che magari sognano ad occhi aperti le libertà occidentali. L’Occidente è visto soprattutto attraverso le emissioni
televisive della Germania Federale che ormai coprono tutto il
territorio. Molti vivono situazioni schizofreniche: di giorno si
rnuovono in una società povera
di consumi che mira solo ai bisogni essenziali e la sera, di fronte al piccolo schermo, s’imbottiscono di paradisi artificiali.
Le forme del dissenso
Ma se il dissenso di tipo consumistico fa paura al regime ce
n’é un altro, molto più sottile, che
fa breccia soprattutto in ambienti culturali o cristiani e che è
impossibile soffocare. Questo dissenso cresce ed emerge soprattutto nella letteratura. C’è una
frase emblematica di questa situazione in un libro (andato rapidamente esaurito) della scrittrice e matematica Helga Koenigsdorf, « I miei sogni scorretti », che traduco: « Un giorno ce
l’abbiamo fatta. Siamo state invitate ad un incontro internazionale. Abbiamo portato con noi
delle relazioni. Ma il prezzo per
arrivare sino a questo giorno è
stato troppo alto. Per molti anni
abbiamo dovuto ricacciare indietro i nostri veri interessi, le nostre emozioni per concentrarci
sull’essenziale. Oggi reagiamo ad
ogni critica in modo isterico. Siamo ridotte nel nostro guscio, le
nostre possibilità di comunicare
si riducono sempre di più. Scrivere è la nostra massima aspirazione ».
Il socialismo realizzato ha soddisfatto i bisogni essenziali: alloggi per tutti e a prezzi accessibili, generi alimentari di prima
necessità abbordabili a tutte le
tasche (per non dire dei libri o
dei dischi che costano una sciocchezza) e grande sviluppo della
scolarità, dei trasporti pubblici
ecc. Ma accanto a queste realizzazioni manca la libertà di critica aperta, di informazione e di
spostamento. Alcuni avvertono
il socialismo come un sistema
importato da fuori, una realtà
per la quale solo pochi hanno
combattuto e che non corrisponde all’immagine ideale e liberatoria che emerge dai testi classici del marxismo-leninismo.
La critica individuale non ha tuttavia possibilità d’organizzarsi.
Paradossalmente solo la Chiesa,
che è la seconda forza sociale,
può garantire spazi di ricerca e
dibattito anche se spesso le dichiarazioni ufficiali dei vertici ecclesiastici ignorano la ricerca che
avviene alla base.
Chi fugge e chi no
La nostra delegazione arrivando in DDR pur portando con sé
tutta una serie di relazioni e
studi sulla situazione italiana mirava contemporaneamente, per
la comprensione di alcuni problemi comuni, all’incontro con Michael Knock, giovane teologo, che
aveva recentemente trascorso un
anno di lavoro ad Agape. Appena giunti abbiamo appreso della
sua « fuga » in Occidente: Knock
— ci dicono — avrebbe richiesto
asilo a Berlino Ovest, dove si
era recato per un seminario. Il
fatto, oltre averci profondamente turbato, ha gettato un’ombra
sul convegno — spesso avvertita
con senso d’angoscia — per la
scelta operata dal nostro comune amico. Porse è un po’ a causa
di questo che fin dall’inizio dei
lavori s’è tenuto a precisare che
di fronte all’Evangelo nessun sistema sociale (tantomeno il nostro) è giusto di per sé. Semmai
per dei cristiani il problema consiste nel guadagnare nuovi spazi
di predicazione, di testimonianza in una società che si trasforma anche attraverso la critica e
l’organizzazione politica. « Si deve lavorare all’interno dei slsterni sociali e politici in cui ci troviamo — mi dice un giovane diacono al momento dei saluti —
per realizzare una maggiore giustizia, senza false illusioni o fughe dalle proprie responsabilità».
In sostanza un dibattito appassionante (sui cui risvolti contiamo di tornare su « Gioventù
Evangelica ») e che noi ci auguriamo la PGEI continui, con la
stessa intensità, nei prossimi anni. G. Platone
Eisenach: il castello della Wartburg.
S. Salvador: assassinati
2 leaders della resistenza
Protestantesimo
in TV
Lunedì 5 gennaio 1981
ore 22.45 - 2“ rete
Numero con carattere informativo. Tra l’altro verrà presentata l’attività delle chiese evangeliche per
i terremotati del Sud.
Juan Chacon, dirigènte del
Blocco Popolare Rivoluzionario,
la più importante organizzazione
di massa del Salvador, è stato assassinato dalle forze di sicurezza di quel paese insieme ad altri
dirigenti del Fronte Democratico
Rivoluzionario, tra questi anche
il suo presidente, Enrique Alvarez Cordoba.
Avevo conosciuto questi due
uornini nel giugno scorso, a San
José in Costa Rica, nel corso di
una conferenza stampa e, poi, di
una manifestazione pubblica. Enrique Alvarez era stato duramente attaccato dalla stampa borghese centroamericana perché era
figlio di una di quelle potentissime famiglie che da decenni controllano questo piccolo paese dell’America Centrale. Era colui che
aveva tradito la solidarietà di
classe e, con la carica di presidente, dava una copertura politica molto importante al fronte
più poderoso che l’opposizione
salvadoregna avrebbe mai potuto
creare.
Se Enrique Alvarez era odiato,
Juan Chacon era temuto. Dato
più volte per morto (una volta
l’annuncio era stato dato dalla
« neutrale » ambasciata degli
USA nella capitale del Salvador),
era il personaggio più significativo e popolare tra i dirigenti rivoluzionari non in clandestinità.
Cristiano impegnato attivamente nella sua comunità fino a
quando i più urgenti compiti politici non gli avevano preso tutto
il tempo, era figlio di un operaio,
anch’egli membro attivo della
comunità cristiana e militante
politico, più volte incarcerato e
torturato dalla dittatura di Romero.
Nella conferenza stampa a cui
partecipai Juan Chacon era quello che aveva espresso con più
forza la fiducia sullo sbocco positivo della lotta del suo popolo:
« Speriamo di darvi la buona
notizia entro l’anno nuovo ».
Ora quest’uomo dallo sguardo
determinato ma non duro, è stato ucciso insieme ad altri importanti dirigenti politici dell’opposizione. Non ha potuto vivere
abbastanza per annunciarci la
« buona notizia ». Noi aspettiamo
di poterla ascoltare presto da altri salvadoregni che in questi mesi stanno morendo a migliaia per
la propria dignità e per la propria vita.
E. B.
No al compromesso ecclesiastico
(segue da pag. 1 )
come può un pubblico ufficiale
integrato in questa struttura giuridico-penale dello stato parlargli della giustizia diversa di Dio,
che è la giustizia del perdono,
che agisce con l’amore e accetta
di rischiare forte perché qualche
volta riesce — come con l’esattore arci ladro di Gerico Zaccheo —
ma più spesso perde, per ora,
come Gesù ha sperimentato tragicamente, travolto come è stato
in un pasticcio politico-giudiziario.
Si potrebbe continuare. Come
avviene in altri contesti religiosi, anche nei nostri paesi cosiddetti cristiani, non c’è quasi
aspetto della vita pubblica che
non integri in un modo o nell’altro rdemento religioso. Non solo nei paesi cattolici; anche in
quelli protestanti, almeno quelli
che vivono una situazione concordataria benché meno serrata
di quella che conosciamo in Italia. Nelle cerimonie pubbliche i
grandi della chiesa appaiono accanto ai grandi dello stato, una
rete di cappellani, in genere a
spese dello stato, si intreccia alla traina dell’attività assistenziale, sanitaria, di quella scolastica,
militare, penale. Insomma si dà
e si riceve l’insistente impressione che Ge.sù Cristo accompagni
e benedica tutto quello che facciamo a livello di strutture pubbliche. Magari vi porta qualche
con'ettivo di umanità, un afflato
spirituale, ma in quelle strutture
è bene integrato, le appoggia, le
convalida con la sua autorità
morale e religiosa. E’ in fondo
lo stesso meccanismo che fino a
un passato non remoto identificava il crimine di lesa autorità
con quello di lesa divinità. Le
cose sono come sono e Dio le
vuole come sono.
In genere contro questa situazione concordataria si protesta
da un punto di vista laicista: per
la dignità e laicità dello stato,
per refl'ettiva parità di tutti i cittadini, che non tutti condividono
quella che pretende di essere la
religione dello stato, si chiede
che questo cessi di essere dichiaratamente o larvatamente confessionale e che le sue strutture
operino in modo chiaramente
non confessionale. Giusta protesta, giusta richiesta, ma in questa situazione concordataria il
torto peggiore è fatto a Gesù Cristo, deformato e diffamato nella
sua persona e nel suo messaggio.
Abbiamo visto che bisogna distorcerlo, censurarlo, imbavagliarlo, per farlo quadrare con
le nostre strutture politiche, civili e militari. E in effetti lo abbiamo distorto, censurato e imbavagliato, o almeno abbiamo
creduto di farlo, di essere riu■sciti in questo capolavoro di
strumentalizzazione di Lui e del
.Suo e nostro Dio, di farlo marciare con noi, come cappellano
e patrono.
La parola di Dio
non è incatenata
Ma la Sua parola non è incatenata a nessuna delle nostre
strutture e ideologie, ci sfugge
tra le dita, fa saltare il cemento
delle nostre strutture. Vivendo
nei nostri regimi il regime di
Dio, portando in mezzo alle nostre giustizie la giustizia di Dio,
Gesù non consacra, ma anzi dissacra quel disordine che noi chiamiamo ordine e che è il solo ordine precario e ambiguo che via
via riusciamo a costruire. Perciò la vita e l’annuncio di Gesù
sono al tempo stesso meravigliosi e terribili, sconvolgenti e carichi di una forte speranza. Gesù, il principe della pace di cui
parlano le profezie messianiche,
è passato e passa tra noi straniero, sovvertitore, inquietante;
non porta armonia, cemento religioso e il suo gesto non è la mano levata nella benedizione, ma
la mano che impugna l'accetta
e la porta alla radice di tutte le
nostre strutture politiche e giuridiche vecchie e nuove. Questa
inquietudine non può essere integrata, né utilizzata politicamente, anzi è dannosa, pericolosa per
il vecchio e per il nuovo. Ma chi
guardando (jesù vivere e ascoltando il suo messaggio nella sua
schiettezza si sente investito da
questa inquietudine con la forza
del soffio di Dio, intuisce qualche
cosa di quello che sarà alla sua
manifestazione il Regno di Dio
e la Sua giustizia e ne è al tempo stesso affascinato e atterrito,
sconvolto e trascinato. Così è Gesù: lo si può respingere ma non
deformare a nostro uso c consumo. prendere o lasciare. Ci sia
dato di esserne noi presi, afferrati e trascinati.
Gino Conte