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Spett.
Elbliotoìa Talarse
(“’orino.)
* o. ..i.
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DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa f aldesa
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo...
Anno LXXXVII - N. 38
Una copia L> 3
^ ‘t ^
38 I \ 1-200 per l’interno i Eco e La Luce-. L. 1.800 per Tinlerno | Spediz. abb. postale - Q Gruppo I TORRE PELLICE, 27 Settembre 1957
O I ABBONA TI I j l’eatero | L. 2.500 par Testerò________________| Cambio d’indiriago Lire 40,— | Anunin. Claodiana Torre PeMfce - C.CJ. 8-17557
FOCOLAI OÌNQUIETUDINE
Dopo 15 sedute la Conferenza londinese per il disarmo si è chiusa
con un bilancio tristemente negativo, che l’ottimismo di certe dichiarazioni ufficiali non può cambiare in alcun modo; non è possibile, oggi
disarmare. Abbiamo già affermato che per noi il disarmo non può essere un punto di partenza, ma solo una conseguenza di una « conver
sione » delle nazioni « dalle loro vie ingiuste », egocentriche, senza capacità di sacrifìci. Intanto, come una fantasmagoria pirotecnica che
accompagna grottescamente le conferenze degli uomini di « buona vo
iontà », bombe, razzi e missili di ogni nome, calibro, portata ed effetto
volano al cielo dai quattro canti della nostra terra, non precisamente
come preghiere d’intercessione
E la guerra — poiché di guerra si
tratta — continua a brontolare alle soglie di Francia, in Algeria; ci si chiede
ansiosi se la Francia saprà approfittare, in extremis, dell’ultima chance
che le è offerta per risolvere il problema algerino. Non si tratta tanto di
uscire con la fedina penale pulita dall’imminente giudizio dinanzi all’ONU,
le cui assoluzioni o condanne sono,
purtroppo, così insignificanti e spesso equìvoche: si tratta di rifiutare la
falsa scelta tra il « mollare tutto » e
la « maniera forte » ad oltranza, ligua imente fatali per tutti, e di trovare il modo di rimanere, tenendo costantemente conto dell’esigenza alge
rina quanto di quella francese, dimostrando un sincero ed operante desiderio di armonizzarle. Ma se è già così difficile l’accordo sulla questione di
principio, che ne sarà delle difficoltà
dell attuazione? E intanto il tempo
urge : il sangue corre, ed ogni goccia
loscia il segno. Anche economicamente, la non-decisioiie significa per la
Francia la rovina: non si possono moltiplicare i piani Gaillard e contrarre
l’economia nazionale all’infinito.
comunità di mentalità, di cultura, di
costume aperta a tutti!
Nel Medio Oriente il fermento si è
questa volta sfògàtò in Siria; e -ancora una volta un nazionalismo asiatico ha giocato sull’antagonismo russo-americano. Affermando la scoperta rii un preteso complotto antigovernatìvo d’ispirazione americana, il governo di Damasco si è — quasi — gettato fra le braccia sovietiche: sono di
nuovo stati di scena i giovani ufficiali, nazionalisti, come nell’Egitto di Naghib e di Nasser. Gli Americani, allarmati da una possibile nuova testa
di ponte sovietica, hanno scaricato
in gran fretta armi negli stati arabi
vicini, specialmente in Giordania; la
solila VI flotta si è tenuta pronta per
la solita parata. Molto fracasso, pare,
per nulla. Non pensiamo che si possa
parlare di grande sagacia nelle giovanissime politiche medioorientali; ma
esse paiono avere un’istintiva e rozza perspicacia nel discernere l’utilità
di giocare fra le reciproche paure dei
due blocchi e capi-blocco, per ottenere ciò che altrimenti forse non verrebbe accordato loro. Armi, certo: ogni nazionalismo ne ha gran bisogno ;
ma anche sussidi economici, tecnici,
macchine, sbocchi favorevoli ai propri prodotti : l’inserzione nell’economia mondiale non più come « colonie » ma come nazioni, alla pari. Pare che l’URSS comprenda questo meglio degli Occidentali; e poiché il feudalesimo economico, basato sul petrolio, degli Stati arabi filooccidentali
non potrà durare, c’é veramente da
essere preoccupati dell’influenza che
il comuniSmo potrà acquistare, specie se avrà di fatto la manica larga
per i comuniSmi « nazionali ». Non é
ancora troppo tardi, per gli Occidentali, per mettersi su questa via: lo insegni l’esempio di Nasser che, dopo
aver tanto oscillato a sinistra e a destra, chiede di nuovo aiuto agli Stati
Eniti: si farà la diga di Assuan? sapranno gli Occidentali concedere il
loro aiuto, non dico senza garanzie
d’interesse (in politica non si fa beneficenza), ma senza calcoli politici?
’ Nella sua piccolezza, l’Italia pare met)
tersi su questa via nei suoi accordi
con l’Iran per il petrolio, malgrado si
sia subito gridato, da una certa parte, al deviazionismo, al tradimento
deH’alleanza atlantica... come se l'Occidente dovesse essere una fortezza
ben serrata, sulle difese, e non una
Ricordiamo che all’atto deH’iscrizione alle scuole va fatta la domanda per l’esenzione dall’insegnamento della religione. Richiedere i moduli alla Claudiana (L. 5).
Negli Stati Uniti la reazione razzista alle nuove disposizioni antisegregazioniste della Corte Federale e dei
Governo di Washington pare essersi
concentrata nello stato dell’Arkansas,
il cui capo, Faubus, con un’astuzia ed
una pervicacia degne di miglior causa, cerca in tutti i modi di opporsi a
queste disposizioni, specialmente per
quanto riguarda la politica scolastica.
Si sono avuti incidenti, fortunatamente non mortali; e si minaccia l’intervento delle forze federali per richiamare alla ragione i ribelli. Il Presidente Eisenhower ha dato prova di
fermezza ma anche di tatto notevoli,
in questa situazione delicata in cui
può risorgere Eantagonismo fra Nord
e Sud, fra singoli Stati e Governo federale. Diffìcile é la vìa della libertà,
anche nella libera America ; ma é una
bella vìa, e non possiamo che rallegrarci di ogni passo avanzato su di
essa. Gino Conte
L'Antico Testamelo nella Scuola Oomenicidn
Iscrizioni scolastiche
Le Scuole Domenicali e l’istruzione
religiosa stanno per ricominciare nelle nostre Comunità e poiché esse non
sono soltanto l’affare di Pastori, Monitori, Catechisti o Insegnanti di Religione, ma anche dei genitori e della
famiglia che ne sono responsabili
quanto la Chiesa, non ci sembra inutile riprendere un argomento presentato al Convegno Monitori di questa
primavera a S. Giovanni.
Nessuno ignora quanto la collaborazione fra famiglia e Chiesa deve
essere stretta e reale se vogliamo che
la fede dei nostri figliuoli non sia una
etichetta fra le tante altre che ci sono
appiccicate dalla nostra società, oppure
semplicemente una tradizione ricevuta
ed alla quale si vuole rimanere fedele
per dei motivi più o meno sentimentali (l’esempio dei Padri, le glorie della
nostra storia) o anche solo perchè «siamo nati Valdesi e Valdesi restiamo»
oppure perchè « tutti fanno così ».
Ma perchè questa collaborazione
fra istruzione religiosa e famiglia possa essere effettiva occorre che genitori ed insegnanti lavorino veramente insieme e su di una base comune.
Per questo abbiamo pensato di riprendere l’argomento del Convegno
Monitori anche nella speranza che
possa portare ad un confronto di idee
e ad una discussione comune su questo argomento ohe ci arricchirebbe tutti.
Una difficoltà...
« Ma l’Antico Testamento è difficile! » dice molta gente. Verissimo; una
ragione di più per parlarne.
La difficoltà fondamentale consiste
nel fatto che questa prima parte della
Bibbia ci mette di fronte un mondo
diverso dal nostro ed una mentalità
alla quale non siamo più abituati.
Per capire facilmente molte cose di
questi libri antichi bisognerebbe poter
vivere un certo tempo in quelle zone
nelle quali la civiltà araba si è fatta
erede di quella ebraica: i paesi arabi
o certe zone del meridione europeo
dove essi hanno lasciato delle traccie
molto evidenti.
Lì potremmo vedere ancora oggi
che cosa significa la parola « Patto »
che tanta importanza ha nell’Antico
Testamento, potremmo vivere in villaggi ed in case non molto dissimili da
quelli che la Bibbia descrive o, ancora, assistere alla tragica portata dell’antica legge del vendicatore del sangue. Potremmo, in una parola, rivivere
molte cose dell’Antico Testamento.
Naturalmente quando non si ha questa possibilità bisogna fare un certo
sforzo di immaginazione e studiare un
po’ per conoscere questo antico mondo biblico e poterlo spiegare ai nostri
ragazzi.
E’ sempre una grande tentazione
quella di giudicare il mondo biblico
con il metro del nostro mondo e della
nostra tecnica moderna e sentirci superiori a quegli antichi uomini rudi e
primitivi; confrontare le raffinatezze
della vita moderna (quelle che abbiamo, o, ancor più, quelle che vorremmo avere e che films e rotocalchi ci
fanno sognare) con la semplicità e le
scomodità della vita di quella gente;
dimenticare gli orrori della schiavitù
industriale o politica del nostro mondo di oggi per scandalizzarci di quella antica; parlare o sentir parlare tranquillamente di armi di distruzione totale e di « armi assolute » ed inorridire davanti alla legge dell’interdetto e
così via gettando discredito su quelle
pagine ormai « superate ».
Oppure è ancora facile di dare un
senso moderno e corrente (che spesso
è pagano) alle parole di quei Libri;
tanto più che oggi molti non hanno
più quella conoscenza particolareggiata e completa della Bibbia che avevano i nostri vecchi i quali a furia di
leggere e di rileggere quelle parole,
confrontandole le une con le altre,
avevano finito per comprenderne il
vero significato, anche senza tanti studi.
Ma oggi, quante persone leggono la
Bibbia come si legge il giornale o ne
ascoltano la lettura come si ascolta la
radio? E allora va’ a capire che cosa
essa dice quando parla di « santi » o di
« giusti », tanto per fare qualche esempio; ed allora non ci dobbiamo stupire
se troviamo l’Antico Testamento un
libro troppo difficile per noi!
Ma pure i nostri Pastori predicano
la domenica e di settimana ci sono le
riunioni quartierali in cui queste cose
vengono spiegate od in cui si possono
chiedere quante spiegazioni si vogliono (ed i vostri Pastori saranno ben
contenti di rispondere alle vostre domande, anche se fossero molte o vi
potessero sembrare strane). Anche oggi si possono quindi sapere queste cose ed abbiamo la responsabilità di saperle davanti ai nostri ragazzi i quali
ci interrogano ed hanno tutti i diritti
di ricevere una risposta giusta anche
se data alla buona.
...ed un vantaggio
D’altra parte l’Antico Testamento è
spesso più facile da raccontare ai ragazzi che non meffte parti del Nuovo
perchè, per più del 90%, è composto
di racconti di cui parecchi sembrano
quasi «favole»; quelle favole che tanto amano sentire raccontare i nostri ragazzi più piccoli; e di cui molti altri
hanno un tale carattere di « avventura » drammatica e affascinante che
possono immediatamente affascinare i
più grandi, amanti delle avventure e
delle situazioni drammatiche.
Si tratta in genere di racconti vivaci, animati, pieni di domande e risposte riportate direttamente, proprio come piacciono ai ragazzi, nei quali è
facile immedesimarsi con i personaggi
e vivere le situazioni descritte.
Anche la psicologia di questi antichi scrittori biblici è normalmente
semplice — forse troppo per il gusto
di molti moderni — ma accessibile ai
nostri ragazzi che hanno in comune
con questi uomini un po’ primitivi
sentimenti semplici e reazioni immediate, senza tutte quelle sfumature che
una antica civiltà e le vicKsitudini della vita hanno invece dato a noi più
avanti negli anni e nella esperienza.
Infine non è neppure necessario sottolineare come l’Antico Testamento
ha poche pagine contenenti delle dottrine o degli insegnamenti astratti. Non
vi ritroviamo, se non molto raramente, delle esposizioni teologiche come.
ad esempio, nelle Epistole del Nuovo
Testamento od in alcuni Evangeli, come quello di Giovanni.
Gli uomini ohe hanno scritto i primi libri della Bibbia appartenevano a
quella che possiamo chiamare l’infanzia e la giovinezza delTumanità e della civilizzazione, i quali, come i ragazzi ed i giovani di tutti i tempi, non
amano le teorie, ma gli avvenimenti;
non i dogmi, ma l’esperienza diretta
della vita; non tanto le luiighe meditazioni quanto invece i racconti vivi e
diretti di quello che è avvenuto; per
gli uni come per gli altri il confine fra
mondo terreno e realtà di Dio è molto
meno marcato di quanto non lo sia
per la ma:^ior parte degli uomini della nostra generazione.
Per questo l’Antico Testamento, ohe
non è un libro scritto per ragazzi, è
tuttavia più accessibile ad essi di quanto non lo pensiamo; più facile a seguire in molte sue pagine di quanto
non lo sia per noi stessi.
Abramo e Giacobbe, Giuseppe ed i
suoi fratelli, Mosè e Faraone, Davide
e Salomone, Amos, Isaia e gli altri
profeti possono parlare direttamente
ai nostri ragazzi i quali sono capaci
di immedesimarsi nelle loro lotte e
sentire con forza la loro vocazione.
Certo non si tratta, specialmente per
i più piccoli, di dar loro in mano una
Bibbia e dire « aggiustatevi »; occorre
capire noi prima e poi scegliere e raccontare.
Abbiamo già accennato ad alcune
difficoltà, di altre parleremo ancora,
ma anche in questo campo la nostra
responsabilità di genitori e di adulti
non deve essere dimenticata.
Ognuno di noi può trovare — soprattutto in francese — deUe pubbliblicazioni che sono di grande aiuto
e che sono state scritte proprio a questo scopo; le riunioni quartierali e la
predicazione domenicale ci possono
dare molti altri chiarimenti; ma dobbiamo renderci conto che questa prima parte della Bibbia, che è Parola di
Dio, quanto il Nuovo Testamento, può
essere di grande utilità nella formazio
(continua a pag. 4).
Franco Davite
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t/ECO MUS VALU VALDMI
Là chiesa davanti al dono della preghiera
Í---------------------^ f—---------------
La preghiera del Signore
Gesù soltanto, con la sua autorità
sovrana, ha potuto dare espressione
concreta* ai « sospiri ineffabili dello
Spirito » (Rom, 8: 26), che viene in
aiuto all’incapacità di ogni preghiera
umana. Non soltanto traduce in alcui ne formule inimitabili di sobrietà e
i precisione la totalità dei bisogni ohe
’ l’uomo peccatore e giustificato è condotto ad esporre a Dio, ma ancora,
‘ ponendo egli stesso questa preghiera
nel cuore e sulle labbra di coloro che
l’ascoltano, dà il suo contenuto reale
' alla pietà autentica, quella che nasce e
vive dell’attesa del Regno e della sua
giustizia, opponendosi in tal modo alla pietà dei pagani. Mentre questi pregano immaginandosi che saranno esau' diti in base alle loro parole, il cristiano ohe prega il «Padre nostro» sa
che può farlo perchè è esaudito e perchè, in Gesù Cristo, possiede la certezza che la sua attesa e la sua richiesta
non sono vane. Se Gesù ha permesso
che i suoi discepoli possano formulare così ognuna di queste domande, è
perchè è egli stesso la risposta a que
J^a posizione dell’uomo che prega
esige al tempo stesso la più grande umiltà e un atteggiamento di audacia, di virilità; ”Ci hai fatto delle
promesse, ci hai comandato di pregare; eccomi, vengo, non. con le mie
idee pie, p perchè mi piace pregare
(forse non mi piace), a dirti ciò che
mi hai domandato di dirti: aiutami
nelle necessità della mia vita. Lo devi; sono qua”, Karl Barth
ste domande. L’Orazione dominicale
(=del Signore, dominus)... si fonda
sulla fede nella venuta del Regno, è
tutta rivolta verso questo adempimento futuro di cui la venuta di Gesù Cristo sulla terra è fin d’ora la sicura garanzia.
Sarebbe perciò altrettanto insensato
di vedere nell’Orazione dominigale la
espressione dei voti e dei desideri del
nostro cuore naturale desideroso d’assoluto, quanto di fame — come avviene troppo spesso! — appunto una vana ripetizione, una formula pia ripetuta ed imparata a memoria, ma svuotata del suo vero contenuto, perchè
pronunciata al di fuori della fede in
Colui che l’ha data e che ne è l’esaudimento.
E’ solamente per mezzo di Gesù
Cristo che il Padre che è nei cieli può
essere chiamato « nostro Padre », per
mezzo di Lui che il suo regno viene,
che ir suo nome è santificato, che la
sua volontà è fatta sulla terra come
in cielo; ed è anche perchè in Gesù Cristo ci è data la promessa del Regno
dei Cieli, che è vicmo, che possiamo
ricevere l’ordine di « pregare così »,
nelfattesa di un adempimento certo.
Lo stesso vale per la seconda parte
della preghiera... E’ perchè Dio è il
Signore del cielo e della terra che possiamo domandargli il cibo ogni giorno necessario alla conservazione della
vita che ci ha data; è perchè il perdono dei peccati ci è assicurato in Gesù
Cristo, che possiamo riceverlo con
l’impegno di perdonare anche a coloro che ci offendono. I vers. 14 e 15 insistono ancora su questa richiesta. Sarebbe contrario aH’insegnamento di
Gesù dedurre da queste parole che il
nostro perdono dipende da quello che
noi stessi accordiamo ài nostri fratelli. Gesù annuncia l’Evangelo del
perdono gratuito; ma al tempo stesso
ci rivela che questo Evangelo non abolisce, ma anzi compie e conferma la
legge del perdono. Il perdono delle
offese è per il cristiano il segno, la
pietra di paragone della sua fede nel
proprio perdono. Attendere da Dio la
grazia significa che si è pronti a far
grazia, e colui che pretendesse beneficiare della misericordia di Dio senza
fare a sua volta misericordia proverebbe in tal modo — come lo mostra
là parabola del servitore spietato
(Matt. 18: 23-35) — che ha ricevuto
la grazia di Dio invano, e che di conseguenza rimane sotto la condanna
della Legge.
Matteo 6: 8-15
Infine, l’ultima richiesta non può
avere che un senso; esprime l’attesa
della manifestazione della vittoria decisiva di Gesù Cristo sulla tentazione
e su Satana. La traduzione più esatta
ci pare essere : « Non esporci alla
tentazione (prova) ma liberaci dal Maligno ». In tal modo noi riconosciamo
che, fino alla fine della nostra vita, la
tentazione ed U Maligno « hanno presa su di noi » (Calvino) e che non possiamo essere liberati che dall’intervento costante di Dio. Vediamo nel racconto della tentazione di Gesù che,
senza essere l’autore del male, Dio lascia che si eserciti la potenza di Satana per saggiare la fede dei suoi eletti
e manifestare infine la sua vittoria. Ma
non ne consegue che il cristiano non
debba temere la tentazione e non possa domandare a Dio di evitargliela. Si
esprime così l’umiltà della fede, che
non confida in se stessa, ma si sa debole e non si rafforza che in colui che
« è stato tentato in ogni cosa come noi,
però senza peccare » (Ebr. 4: 15).
La dossologia (= glorificazione) finale, assente in Luca ed in molti manoscritti di Matteo, finisce di sottolineare il vero senso della preghiera cristiana. Non'^^è im’esposizione di desiderata umani, che Dio è pregato di
sottoscrivere; ma è la nostra sottomissione alla potenza ed alla sovranità di
Dio, il SI e l’Amen col quale accettiamo e riconosciamo tutto quello che
Dio è e fa per noi in Cristo, in modo
perfetto. Hebert Roux
(L’Evangile du Royaume, pp. 74s.)
d’un Père, H gaide en même temps
toute sa dimension de Dieu. Notre Père est vraiment dans les deux.
Roland De Pury
{Notre Père, p. 20).
* La prière: force mystérieuse donnée
par Dieu aux hommes pour faire l’assaut des deux. Car ayant tout fait et
tout donné. Seigneur, lisant en nos
besoins comme le Père en l’enfant. Tu
as voulu ceci encore: que nous nous
dormions librement. Que vers toi arde
la flamme du désir; qu’à ton trône
Rattachent des vouloirs indomptés; et
tu te fais sourd pour nous mieux
éprouver. Tu veux que la foi ose, que
le coeur lutte, tu veux un désir si fort,
si puissant qu’on se batte et saigne
pour son accomplissement. Tu veux
des fronts levés, et tes greniers sont
pleins de trésors cachés qui n’attendent que les mcdrts violentes qui viendront les arracher.
Suzanne De Dietrich
{L’heure de l’offrande, p. 183).
Dopo aver pregato : « Sia fatta la tua volontà », posso ancora pregare per la realizzazione dei miei progetti e il successo delle mie iniziative personali?
Ho detto a Dio ; « Sia fatta la tua volontà ! » Che significa? Per la
la maggior parte di colore che pregano questa frase vuol dire; «Ti
domando questo o quello, ma in fin dei conti so benissimo che
farai ugualmente quello che vuoi tu ». Così si lascia aperta la porta
al non-esaudimento. E’ la preghiera dell’ignoranza: non so se posso
aspettarmi che Dio mi accordi ciò che gli ho chiesto. — Ma, nella
Bibbia, il « Sia fatta la tua volontà » non è una preghiera negativa,
proprio il contrario. Quando leggo la mia Bibbia e cerco ciò che mi è
detto della volontà divina, devo constatare che non c’è campo della
vita corrente per il quale non ci siano promesse precise (denaro, vita
materiale, salute, famiglia, lavoro, ecc.). Quando prego: «Sia fatta
la tua volontà », biblicamente parlando è come dire a Dio : « Adempì
in me tutte le tue prome.sse. Fa’ ciò che hai detto di voler fare e
rendimi ricettivo a que-sto adempimento della tua volontà».
E le mie imprese personali e i miei progetti, per cui non trovo
nella Bibbia una promessa formale, li faccio ugualmente, con questa
sola riserva : che se i progetti di Dio sono diversi dai miei, accetto fin
d’ora che egli mi conduca per una via diversa.
Ma, ancora una volta, Gesù ci insegna a pregare : « Sia fatta la
tua, volontà in terra COME nei cieli ». Non c’è preghiera più positiva
di questa.
(da La boîte à questions, p. 135)
B. Martin
Le domande dell'Orazione Dominicale
Notre Père, QUI ES AUX CIEUX...
Les deux, ce n’est pas un lieu élevé
où un vieillard à la barbe blanche est
installé dans les nuages. « Qui es aux
cieux » veut nous rappeler que Notre
Perè, c’est Dieu, et non pas un homme. Diéu est au ciel, et toi tu es sur la
terre . Ce çiel, c’est l’éternité, c’est la
divinité, c’est la souveraineté, c’est la
gloire de notre Père; c’est son indépendence et sa liberté absolue; c’est le
mystère de sa Présence auprès de chacun de nous et dé son regard aussi, et
de la distance infinie qui le sépare de
nous. H n’est pas quelque très haute
valeur de ce monde, qui pourrait crouler avec le monde. Il est au ciel, il est
Dieu. Il est le commencement et la fin
de tout. Il est Celui de qui procède
toute grâce excellente, et il donne la
vie aux morts. Aucune des entreprises
et des révoltes du monde ne peuvent
l’atteindre. Seule la prière de la foi,
la prière des enfants de Dieu, peut
parvenir jusqu’à lui et le toucher. Il
est bon qu’au moment où Dieu
est ramené pour nous aux dimensions
Notiamo che la ripartizione di
queste domande,^è, in un certo senso, analoga a quella dei dieci Comandamenti : c’è una differenza
molto netta fra le tre prime e le tre
ultime; le tre prime corrispondono
ai quattro primi comandamenti e le
tre ultime agli altri sei.
Nelle prime tre dortumde si tratta
della gloria di Dio; da lì comincia
il Padre nastro. Ci è così permesso,
anzi comandato di interessarci alla
causa di Dio, di pregare perchè questa causa di Dipj, -r- il suo Nome, il
suo Regno, la si|^ Volontà — sia vittoriosa, giunga al suo compimento.
In Gesìi Cristo Dio si è manifestato
come un Dio che, pur essendo perfettamente libero^ pur bastando a
sè stesso, non vu^e però essere solo.
Non vuole agir|, esistere, vivere,
operare, combattere, vincere, regnare e trionfare senza l’uomo. Vuole
dunque che la stia causa non sia solo sua, ma sia pure la causa dell’uomo,
...Ci invita a partecipare alla sua
opera, al suo governo della Chiesa
e del mondo. Se’ preghiamo: il tuo
Nome... il tuo Regno... la tua Volontà... ci mettiamo dalla parte di
Dio.^ non meno di questo. Dio ci
invila ad unirci) ai suoi disegni e
alla sua azione, i
Da queste tre domande dipendo
DomandatOmm.
oeroate.
Matteo 7 : 7-11
piooMatOm,
Questi versetti sottolineano il carattere gratuito del Regno e
della misericordia di Dio. Siete stati graziati, perdonati; vivete dunque come uomini che confidano veramente in Dio: 'domandate, picchiate, cercate! Vale la pena di farlo. Abbiate l’ardire di contare sulla
grazia di Dio, e non fatene una formula di stile! Sì,ici sono per voi
« cose buone », c’è « un tesoro nei cieli » e Dio è per voi un Padre, pronto ad accordarvi tutto ciò che ha. E' lecito suppórre èhe Gesù avesse
presenti al suo spirito passi come quello di Malachia 3: 10: «Mettetemi alla prova, dice l’Eterno degli eserciti, e vedrete s’io non v’apro
le catarattc del cielo e non riverso su voi tanta benedizione che non
vi sia più dove riporla! » Finché rimaniamo davanti all’Evangelo come
davanti ad una legge da compiere senza riconoscere la grazia che in
esso ci viene offerta, rassomigliamo al figlio maggiorò della parabola
del figlio! prodigo ( Le. 15: 25-33 ) : è rimasto a casa, osservando fedelmente gli ordini del padre, si è fatto una gloria di essere un figlio
ubbidiente e serio; ma, in presenza del perdono accordato a suo fratello e della gioia del padre misericordioso, la cui grazia sgorga e
trabocca, dà senza calcolare c copre i peccati del figlio che si pente,
si indigna, e rimprovera al padre l’aridità nei suoi confronti. Il fatto
è che ha disconosciuto la grazia di essere precisamente « tutti i giorni »
col padre, di vivere accanto alle « cose buone » che il padre è sempre
pronto a dare,_ senza neppure immaginare che bastava domandargliele ! « Lo schiavo non dimora per sempre nella casa — dice altrove
Gesù — ma il figliolo vi dimora per sempre!» (Giov. 8: 35). A coloro
che, in Gesù Cristo, sono resi figlioli, « membri della famiglia di Dio »
(Ef. 2: 19), Gesù dichiara: comportatevi come dei véri figlioli, chiedete, e vi sarà dato, picchiate, e vi sarà aperto, cercate, e troverete!
Queirimpersonale misterioso altri non è che il Padre misericordioso
che, in Gesù Cristo, dona tutto, accorda tutto, apre, spalanca le porte
dei suoi tesori, a chiunque sta dinanzi a lui nell’attesa della fede.
H. Roux
!
(L’Evangile du Royaume, p. 85)
no la libertà, la gioia, l’alacrità, la
certezza delle altre richieste. Tutto
quello che sollecitiamo presuppone
che domandiamo di partecipare alla
causa di Dio. Chiunque rifiutasse,
non avesse interesse per la causa di
Dio, non saprebbe pregare nè per
il perdono dei peccati nè per il pane
quotidiano ; non comprenderebbe
di cosa si tratti. Non possiamo vivere con Dio che quando siamo d’accordo coi suoi disegni, colla sua causa, che include la nostra e tutte le
altre. Altrimenti, sarebbe come se
volessi star ritto per aria: ci vuole
il terreno per camminare. Nella
preghiera si cammina sul terreno
di queste prime tre domande. Non
c’è da stupirci che tante preghiere
risuonino nel vuoto e non siano nè
ascoltate nè esaudite...
Le tre ultime domande ci concernono direttamente, molto concretamente. Si tratta del nostro conforto,
della nostra salute tanto fisica che
spirituale e celeste. Poiché Dio, in
Gesù Cristo, ha unito la nostra causa (i grandi e piccoli problemi della
nostra vita) alla sua, ci è concesso,
anzi ci è comandato di fare ora appello, in tutta semplicità, in nostro
favore. E qui la nostra vita è in gioco. Non è soltanto un permesso ma
un ordine di depositare presso Dio
e di affidargli tutto il nostro bagaglio
(e si ha un bagaglio assai complicato, quando si viaggia in questo
mondo)... Questo comando, questo
invito a pregarlo di unire la sua causa alla nostra, è semplice constatazione di un fatto: Dio ci invita,
ci comanda di metterci accanto a
Gesù Cristo, che ha degnato di accettare l’umanità. Era Dio e si è fatto
uomo: si è cosi interessato a tutte
queste grandi e soprattrrtto a tutte
queste piccole cose che ci preoocmpano.
(Questa causa dell’uomo: le sue
necessità materiali e la sua salvezza,
viene dopo quella di Dio. Ma notate
bene che non si tratta di domande
facoltative... L’uomo che non continuasse a pregare le ultime tre domande non pregherebbe sinceramente
poiché bisogna che abbia pure il suo
posto, dato che si tratta della sua
causa, di ciò che egli è con il suo
carattere, i suoi nervi e tutto il resto. Non è lì soltanto per la causa
di Dio: bisogna che porti pure la
sua, facendola rientrare in quella
di Dio. Sarebbe dunque pericoloso
omettere le tre ultime domande, perchè allora si avrebbe da una parte
una sfera ecclesiastica, teologica, e
dall’altra una sfera in cui si tratterebbe del denaro, del sesso, degli
affari, del prossimo...
Si pregano le due cose insieme. E’
così perchè Gesù Cristo ci invita a
pregare con lui; perchè queste due
cause non sono che una soia. E’
dunque importante comprendere,
nel Padre nostro, la differenza delle
due parti, ma pure la loro unità.
Karl Barili
{La prióre, pp. 27 s.)
Essere cristiani e pregare sono
una sola e medesima cosa... una, sorta di respirazione necessaria per vivere. Karl Barili
Vi ricordiamo
Karl BARTH - La prière, d’après les
cathéchismes de la Réforme, Neuchâtel-Paris 1945, fr. SV. 3.
Roland DE PURY - Notre Père, Neuchâtel-Paris 1945, fr SV. 3.
I. EXBRAYAT - Notre Père ou la prière révolutionnaire, Genève 1955 s. p.
Martin LUTERO - Il Padre nostro
spiegato ai semplici laici, Claudiana 1957, L. 360.
Facoltà Valdese
di Teologia
Sono aperte le domande di ammissione alla Facoltà di Teologia per
l’anno accademico 1957-1958. Per l’iscrizione come Studente regolare occorre farne domanda per iscritto al
Consiglio, presentando entro il 15 ottobre :
1) il certificato di nascita;
2) il diploma di maturità classica od
altro titolo giudicato equipollente
dal Consiglio ;
3) un attestato fornito dal Consiglio
di Chiesa della Comunità di cui lo
Studente fa parte, dal quale risultino i caratteri morali e spirituali
del medesimo e la sua iscrizione
da almeno due anni ad una Comunità evangelica;
4) un certificato medico comprovante
la sua sana costituzione fisica;
5; l’importo della tassa di immatricolazione.
Presentando gli stessi documenti, è
possibile iscriversi alla Facoltà anche
cerne Studente esterno: la categoria
degli esterni non dà diritto all’esercizio del ministero pastorale, ma è aperta a coloro che intendono seguire gli
studi teologici onde avere la preparazione necessaria ad esercitare un
ministero laico nella chiesa o per fini culturali, scientifici o esigenze spirituali di ordine personale.
La sessione autunnale di esami decorrerà dal 21 al 29 ottobre e le lezioni inizieranno lunedì 4 novembre.
Il prof. Dr. G. Miegge terrà, a Dio
piacendo, la prolusione su « Il valore
religioso dell’Antico Testamento» sabato 9 novembre nell’Aula Magna alle ore 17,30.
Per gli Studenti che devono sostenere esami, il Convitto è aperto dal
20 ottobre, per quelli che non hanno
esami dal 2 novembre. Tutti gli Studenti sono pregati di essere in sede
entro il 3 novembre, preavvisando del
loro arrivo la Direzione del Convitto.
La Segreteria
Via Pietro Cossa 42 - Roma.
3
L’EGO DELLE VÄUI VALDESI
— S
Vb! di sm o Rio pia ionse
Dedichiamo questa pagina ad un tentativo di migliore conoscenza dei [rateili valdesi di oltre oceano-. Popolo o Chiesa?
Pubblichiamo la seconda parte delle considerazioni sull’autonomìa
ecclesiastica del VI Distretto, del prof. J. A. So^in, della Facoltà Evangelica di Teologia di Buenos Aires, incaricato pure della cura della comunità di quella città. Sul n. 4-1956 della rivista Protestantesimo egli ha
ancora pubblicato un’interessante ed acuta rassegna della storia e della
situazione attuale del Valdismo rìoplatense, in occasione del suo primo
centenario. La riassumiamo, citarìdoìa largamente, certi che ì lettori
saranno lieti di queste informazioni realistiche, che ci fanno sentire la
Chiesa di laggiù più vicina e più viva di quel che non possano forse altre
relazioni ’’sentimentali”, come quelle che si stabiliscono in occasioni particolari quali ” pellegrinaggi ”, visite e messaggi più o meno ufficidi. Inoltre potremo riconoscere, pur nelle differenti situazioni ambientali, il problema costante del Valdismo, anche al di qua dei mari: in che misura
il fattore ” popolo ” rimanga il recipiente storico in cui può prender
forma la nostra Chiesa, creata dallo Spirito, e non diventi invece l’elemento principale che, al contrario, soffoca la Chiesa sotto il suo peso
umano, troppo umano.
Dopo aver dato un rapido panorama storico e sociale del Sud America
verso la metà del secolo scorso, agitato da lotte intestine che lo facevano
oscillare fra l’anarchia e la dittatura,
e presentante i gruppi ben differenziati dell’aristocrazia. detentrice delle leve del paese, e dei Criollos (meticci),
massa influenzabile senza consistenza politica e sociale, il Soggin nota che « i Valdesi sono giunti a queste
piagge più come popolo, come gruppo etnico, che come Chiesa; molte volte, diciamolo pure con un franco «mea
cul[)a», la Chiesa era solo uno dei tanti elementi che componevano la « Colonia » e spesso neanche il principale.
E, bisogna riconoscerlo, c’erano tante
altre cose imprescindibili ed improrogabili per i nuovi arrivati; il lavoro
sulle nuove terre, perchè producessero
presto e bene, la casa, la difesa di
fronte ai vari « bandoleros », triste
eredità degli eserciti delle guerre civili; certe volte... la resistenza contro
gli Indios col loro comprensibile odio
al bianco... La Chiesa, come già era
sua;esso ai tempi della restaurazione
di Gerusalemme dopo l’esilio (v. Aggeo e Zaccaria), non occupava certo
il primo posto ».
Questo non deve far dimenticare,
anzi fa vieppiù risaltare il costituirsi,
in certi casi, di comunità viventi ed
efficienti; nonché il consacrato ministero per lo più itinerante, in mezzo a
difficoltà anche materiali gravissime,
di tanti pastori.
Del resto, « la realtà è che, come la
esperienza di un secolo d’immigrazione dimostra abbondantemente, solo il
gruppo etnico ha potuto sussistere ed
afiermarsi. Se quindi i Valdesi si sono
potuti mantenere come Chiesa in un
ambiente o clericale o ostile alla religione in tutte le sue forme come spesso in Uruguay, ciò si deve al loro isolazionismo etnico dei primi decenni
della colonizzazione... la Chiesa ed il
popolo si sono sostenuti a vicenda ed
anche gl’immensi valori morali e tradizionali del Valdismo si sono in gran
parte mantenuti : il valdese « tipico »
è lavoratore, onesto, responsabile, colto, di alta moralità, cioè esattamente il
contrario della popolazione che lo circonda ».
« Con la seconda guerra mondiale
appare un fattore nuovo, i cui effetti
sono più morali che materiali, visto
che nulla cambia alla fede ed alla
struttura della Chiesa: la separazione
dalla Chiesa italiana. In realtà poco o
nulla di nuovo causava questa dal
punto di vista sostanziale: i rapporti
tra Rio de la Piata e Italia già di fatto
si erano ridotti a rapporti ideali, a
causa dell’assoluta mancanza di rappresentanza nei Sinodi e della conseguente mancanza della riforma progressiva dei regolamenti organici; il
cambiamento consiste piuttosto in questo: che la Chiesa Valdese del Rio de
la Piata acquista coscienza del fatto
innegabile che il suo destino è diverso
da quello della Chiesa in Italia ». (...)
« Intanto il gruppo etnico che fino
allora aveva sostenuto la Chiesa, era
venuto progressivamente indebolendosi... » : il fenomeno deU’urbanesimo,
ohe porta tanti membri a disperdersi
nelle grandi città, è l’occasione in cui
si mostra che il fatto « valdese » era
per molti attaccamento ad una comunità etnica e non alla Chiesa: spezzato il contatto col gruppo, cessa la ricerca della Chiesa.
Ci si trova oggi di fronte ad una situazione di transizione, per le nostre
chiese del Rio de la Piata. « Per quan
to a molti non piaccia, la Chiesa Valdese si sta rendendo sempre più indipendente dal gruppo etnico valdese,
meno là dove perdurano i resti delle
« colonie ». Nelle comunità di frontiera i segni parlano chiaro: in S. Gustavo, nella provincia argentina di Entre
Ríos, la congregazione ha iniziato da
anni una promettente opera d’evangelizzazione; nella località E1 Sombrerito, nel nord della provincia argentina
di Santa Fe vediamo che i membri registrano un’alta percentuale di nomi
non valdesi; in Uruguay si sono iniziate da qualche tempo opere d’evangelizzazione nelle località di Nueva
Paimira e Cardona... E l’urbanizzazione dei Valdesi porta alla progressiva
costituzione di congregazioni in città:
oltre alle due capitali, in Uruguay abbiamo ancora Colonia, Dolores, Lacaze, Paysandù, Rosario CP, e in Argentina Bahia Bianca; cioè chiese ohe nettamente escono dall’ambito etnico. Volenti o nolenti (in generale volenti) i
Valdesi sono ora costretti a dividere
la vita cittadina col resto della popolazione, il che, se alle volte porta a
contaminazioni morali, mette maggiormente in luce la fedele testimonianza
degli altri ». (...)
« Ci troviamo di fronte ad una svolta decisiva nella storia del Valdismo
rioplatense: da un lato si nota fra i
giovani una promettente ripresa delle
vocazioni al ministero pastorale ed agli
altri ministeri della Chiesa, nonché
nelle congregazioni una responsabilità
evangelistica in continuo aumento; ma
dall’altro purtroppo molti membri si
perdono nelle città, altri devono essere cancellati dai registri dei membri
comunicanti, restando solo come membri battezzati, in quanto la loro vita
ed il loro attaccamento alla Chiesa
non ratificano il loro battesimo...; ho
paura che, una volta che il processo
sia compiuto, avremo perduto forse il
50%, forse di più d^li attuali membri
di chiesa... ».
a Le diflBcoltà per cui la Chiesa sta
passando oggi sono a mio parere i dolori del parto di un’epoca nuova, nella quale la Chiesa Valdese avrà il netto sopravvento sul gruppo etnico immigrato 100 anni fa. Questo ha salvato la Chiesa dalla dissoluzione in un
ambiente ostile o indifferente molto
più numeroso; ma è giunta 1 ejKJca
per la Chiesa Valdese del Rio de la
Piata di liberarsi, come fece in Italia
nel secolo scorso {ma è forse una « liberazione » non ancora completa, nè
mai definitiva, specie nelle nostre Valli. n. d. r.) delle sovrastrutture extraecclesiastiche. L’esempio di altre chiese etniche parla chiaro: con varie diecine di migliaia di evangelici tedeschi
il pastore serve solo per atti liturgici...
Se la Chiesa Valdese qui dovesse avere scelto questo cammino (ma non mi
sembra, grazie a Dio) allora può esser
sicura che questo primo centenario è
anche l’ultimo...; ma se ha scelto l’altro sentiero, quello della presenza responsabile, facendo partecipi molti
della Parola di Dio e dei suoi valori
tradizionali, allora questo Lo centenario segna l’inizio di una nuova epoca. Se i Valdesi di ’oggi non sono che
i primi di una moltitudine di credenti,
allora saranno veramente fedeli alle
loro tradizioni e alla loro missione. E
vi sono segni confortanti che questa
epoca si è iniziata »!
/# Tempio di Goionia Vaidense
les écoles à Valdese
Lorsqu’en 1893 les colons vaudois
arrivèrent à Valdese, dans la Caroline
du Nord, ils y trouvèrent une petite
école semblable à celles qu’ils avaient
laissées en partant de leur pays natal.
Il y avait pourtant quelque différence : elle était en bois au lieu d’être en
pierre, avec un foyer, au lieu d’un
poêle que toutes les écoles du général
Beckwith possédaient aux Vallées. La
petite école desservait toute la région
avoisinante, jusqu’à deux lieues de
distance et les élèves y passaient à peu
près trois mois de leçons par an, au
fur et à mesure que les autorités locales pouvaient répérer l’argent nécessaire pour payer l’instituteur, en raison de 20 dollars par mois.
Jusqu’à l’arrivée des Vaudois, la
petite école était suffisante pour les
enfants de la localité: d’autant plus
qu’il n’existait pas, à cette époque,
l’obligation scolaire. Mais comme les
Vaudois émigrés avaient amené avec
eux une cinquantaine d’enfants, il fallut, dès le début, penser à leur instruction. Faute de bâtiments, on fut obligé de se servir du même local qui
Ordinamento ecclesiàstico del VI Distretto
Un corollario di quanto detlo
nei numero precedente sono le
osservazioni ctie seguono sull’ordinamento ecciesiastico nel Rio
de la Fiata, b’è detto più volte che
la Cniesa valdese ha un ordinamento
ecclesiastico preshiteriano-sinodale
cioè: la singoia congregazione si
governa per mezzo di un Ucncistoro
(^delto altrove anche presbdérc),
presieduto o no dal pastore tnei noBiro caso si;; ogni tpngregazione
elegge i suoi rappresentanti ai.a
tjonierenza distrettuaje e ai Smodo;
questi eleggono i organo esecudvo
ira un asseinoiea e i altra. In Italia
non c'è duomo che questa è la struttura ecclesiastica, ma quii m apparenza si: un Concistoro governa la
congregazione, questa netta sua asseniolea nomma delegati alia Lonlerenza e al binodo, la Conlerenza
Uistrettuale, data la lontananza del
oistretto dal bmotlo, è investita di
poteri speciali superiori a quelli delle
altre, coni'è logico e giusto: dice
un volumelto di Regolamenti delia
c.iuesa .Evangelica valdese del Rio
de la nata pubblicato qui, ail’art.
ri: « ha Conlerenza è 1 autorità legislativa e giudiziaria suprema della
federazione ».
Ma le apparenze e l’art. citato
prometiono ben più di quanto niaiileiigano o possano mantenere. La
Conferenza, io vogliamo o no, è
solamente l’organo di collegamento
fc di coordinazione tra i membri della Federazione (nome frattanto
scomparso), non certo (c l’autorità
legislativa e giudiziaria suprema ».
Mi spiego. Affinchè un ente abbia
queste prerogative, è necessario che
abbia anche quei poteri esecutivi
che gli permettano l’applicazione
dei regolamenti e delle sanzioni
votate ed è proprio questo che, in
una federazione di Chiese autonome
con personalità giuridica, non esiste
se non in quanto la singola congregazione sia disposta ad accettarlo
dada maggioranza. Una chiesa può,
di fronte ad un articolo di re>>o,aniento o ad una sanzione
0 . • .
elle non approvasse, minacciare di
uscire dalla Fedérazione ed eventualmente uscirne davvero! E anche
se parrebbe strano che per una quisquigfia locale una Chiesa violasse
1 alleanza del 1561, la possibilità
esiste, t-onie si sa, la situazione delie Ciiiese autonome in Italia è ben
uiiierente, giacché, con ogni specie
o auiononiia, è la f avola quella
die s'incarica delle praticne davanti iO Stato ; una Chiesa che volesse
lasciare la Chiesa Vaiaese, cessereboe di esseie uniesa v aluese e perderebbe automaticamente fa personalità giuridica e con essa i suoi
beni materiati. Ma la lorma di governo delta Chiesa di qui, tino a
poco la ciiiamata f ederazione di
v^niese Vaidesi, è m realtà la lorma
congregazionaiistà m senso moderalo: una f ederazione il cui organo
lappresentaiivo (e null’aitro clic
rappresentativo) non può avere
iiessun potere cne non sia ogni voidi iicoiiosciuio dalia congregazione
Cile Ile dovesse essere 1 oggetto speciale.
Concludendo, sia dal punto di
vista organizzativo, sia nei rapporti
con gli Stati, si è prodotta una frattura tra il VI Distretto e gli altri
che l’unità di fede, di ideali, d’intenti difficilmente potranno aggiustare. La prima cosa da farsi è ricujierare la piena libertà di fronte
alio Stato, ma poi, potrà ristabilirsi
l’unità di organizzazione ecclesiastica cosi gravemente|Compromessa dai
diversi regolamenti? E una volta ristabilita questa, potrà il Distretto
ottenere quella rappresentanza davanti al Sinodo, senza la quale i problemi di qui non saranno mai tràt
iatl con cóguìzlònè di càusa? Cóme
veueie, mia serie di inierrogaUvi di
CUI specialmente il secondo mi pare
Cile dimciimente otterrà una risposta anermativa: non tutti gii anni
vi sono « peitegrmaggi » e si noii
eoe tra i turisti c era solo un pastoie; fi latto Cile moiti abbiano tavolalo nei distretto non risoive nulla:
la situazione e nuida e cambia; un
c.oipo pastoiaip e un smodo non
p-,ssoriu uetiare regorn a lO.bUO ivni.
ui distanza, a meno che non ricevano dalia Viva voce dei pastori e dei
delegati i esposizione dei problemi,
»¿uesto non e possibile, com’e evidente. fi allora.' Nel mio articolo
sU. luensajero va,dense proponevo
la cost.uizione del VI Distretto in
Dinouo autonomo; torse era una proposia aiiretiata; certo e pero cne la
competenza dei sinouo su questo distreiio dovrebbe essere riooita solo
a,ie questioni di tede e di organizzazione piu importante, lasciando lutto Il resto al horpo pastorale rioplatense e alla Conlerenza, gli unici che
Hanno a loro disposizione gli elementi per potersi pronunciare in questioni lOcaii. Non sembri questo « separatismo », ne manca l’intenzione.
3! vuole unicamente che giudichi in
questioni locali, chi ne ha gli elementi e la cognizione di causa. Le Chiese di qui non abbandoneranno mai
le loro autonomie per sottomettersi
ai regolamenti organici : una prassi
tradizionale di oltre 50 anni non si
può cancellare con un colpo di spugna; del resto si è venuta formando,
senza che nè il Sinodo, nè il
Corpo pastorale vi trovassero qualcosa da ridire. Una volta libere dallo Stato le Chiese qui difficilmente
rinunceranno alla superiore autonomia di cui godono nei confronti delle Chiese italiane, e cosa fatta, capo
ha.
J. Alberto Soggin
était affecté aux cultes, le dimanche.
M. Antoine Grill, qui avait été maître
d’école aux Pommiers, fut chargé de
la besogne et fut, pendant les mois de
décembre 1893, janvier et février 1894,
le premier régent de la colonie.
M. Grill accomplit le même travail
l’année suivante, pendant laquelle les
colons décidèrent de construire un local plus central, tenant compte du fait
que plusieurs familles avaient dû s’éloigner de Valdese jusqu’à 15 kms.
pour prendre possession des lots de
terrain qui leur étaient échus.
Pour se rendre à l’école, M. Grill
était obligé de faire, matm et soir,
deux heures de marche. Sa tâche n’était pas du tout aisée, car les frais de
la bâtisse et surtout des ardoises pour
le toit avaient empêché la communauté vaudoise de procurer à l’école le
nécessaire pour éerne et pour lire. Ce
qui obligea le régent à se procurer des
exemplaires de Bibles françaises et
Italiennes, chez les colons, pour s’en
servir comme livre de lecture. Une
autre difficulté pour le régent fut la
lamiliarité qui commençait à se manilester entre les petits vaudois et les
entants du pays, au détrunent de la
langue des parents, qui restait le français et le patois du pays.
4c 4: i|;
Les écoles de Valdese furent pendant une douzame d’années à la charge des colons vaudois, sous la responsabilité aamimstrative du Woman
Board of Home Mission oi me rresoyterian unuren, qui aevait pourvon au
salaire des maîtresses et aux autres
irais inûispensaoies. iviais en 19U6
1 instruction passa oans les mains du
burKe County uoara ot Education et
ainsi 1 école vaudoise, qui avait été
jusque la privée, en s unissant à la
vieille école du County devint une
ecoie publique et se transfera dans
une nouvelle oatisse de aeux pieces,
pres de 1 cglise. Aux deux regents
américains rut ajouté un régent vaudois, oans la personne 0 un jean Retour. Lequel, ayant ensuite démissionné, laissa sa place à M. Grül, qui tut
nommé en 1^09, avec deux maîtresses. quelques années plus tard, grâce
a la rapide augmentation de la population eniantme. la bâtisse tut agrandie, les classes augmentées et bientôt
portée à sept.
Ea prospérité croissante de la colonie, lamour de l’istruction et le souffle de l americanisme donnèrent bientôt un essor nouveau dans le champ
de 1 education, qui ht de très rapides
progrès. De sorte que, vers la hn de
19/4 un grand édince de 2U pièces
accueillait toute la population scolaue de Valdese. Mais comme i’appétit vient en mangeant, ainsi cette amélioration en demanda rapidement d’autres: en 1936, en 1939, en 1945 et finalement en 1957. En effeL cet automne, à Valdese, on aura 45 maitresses contre les trois de 1909, et une
population scolaire de 1225 individus.
De ceux-ci, chaque année, il y en a
de 80 à 90 qui prennent leurs degrés
(nous dirions o la maturità »), et ce
sont surtout ces derniers qui alimentent l’intérêt et l’enthousiasme pour
l’instruction et qui gardent le plus vif
attachement à l’école où ils ont passé
leur enfance et une bonne partie de
leur jeunesse. {continu a p. 4)
4
Martin Luterò
IL PADRE NOSTRO
-api^;ato ai semplici laici
Traduzione e note di V. Vinay
L. 860
• - — t yy( ^ f
LTco delle Valli Valdesi
Captain R. M. Stephens
NEVER FAILING LIGHT
L.
Incontro ad Agape
di donne valdesi
Daini al 14 settembre si è avuto
ad Agape un simpatico incontro fra
donne valdesi provenienti da Milano,
Torino, Trieste, Livorno, Roma, Firenze, San Germano Chisone, Frali,
nonché da Basilea.
Le riunioni s’iniziarono il 12 mattina con vm culto presieduto dal pastore Tullio Vinay e imo studio biblico
del pastore Aldo Comba sul tema:
«Il servizio cristiano come testimonianza ». Segui un vivace scambio di
idee sul modo di migliorare ed ampliare le attività sociali e benefiche
della nostra Chiesa.
La mattina del 13 la signora Ma
rie Demierre di Pully - Losanna presentò un ottimo, interessantissimo
studio su « La donna nella Chiesa secondo il Nuovo Testamento».
Nel pomeriggio, dopo un tè servito
nella casa della Comunità, ci furono
relazioni e scambi di idee sul lavoro
delle Società femminili in Italia.
Dopo l’audizione‘del «Magnificat»
di Bach, un culto di Santa Cena
riuni campisti e lavoratori e chiuse
questo primo incontrò. Incontro riu'
scitissimo per l’interesse degli argo
menti trattati e per le possibilità di
contatti e conversazioni fra le varie
partecipanti. E’ stato, un vero peccato che il numero di presenti fosse
piuttosto scarso e che tutte le grandi parrocchie delle Valli dove ci sono
numerose donne impegnate nel lavoro della Chiesa fossero assenti.
Ci auguriamo che per il secondo
incontro fissato per i giorni 2-3 giugno prossimo tutte possano essere
presenti per condividere con altre le
loro esperienze e per rinforzare maggiormente i vincoli che devono unirci le une alle altre.
F. C.
Les écoles à Valdese
{segue da pag. 3)
Et c’est ce lien spirituel qui est un
levain puissant, qui fait lever le reste
de la pâte, qui suscite de nombreux
amis à l’Institution scolaire, qui alimente l’intérêt des industries locales
aux problèmes de l’instruction et à
ses nécessités, qui organise les élèves
du passé et qui sait aussi faire mettre
la main à la bourse et donner largement pour améliorer les institutions
et pour maintenir au niveau actuel,
et l’augmenter si possible, l’instruction
des jeunes générations. C’est un esprit
de jeunesse, un élan de vie propre aux
peuples jeunes, que nous voudrions
voir naître et prospérer aussi chez
nous, pour le progrès de l’instruction
de notre peuple et le renouvellement
de ses écoles, la modernisation des instruments et des moyens nécessaires à
l’instruction normale, technique, agricole, ménagère, artistique de nos populations locales.
Et il nous résulte qu’après avoir
réalisé tous ces progrès, nos Vaudois
de Valdese ont encore d’autres aspirations. M. Grill par exemple, qui a
été un pionnier dans le champ de
l’instruction publique et qui a fait partie jusqu’à ses quatre vingts ans du
Bureau de l’enseignement, a encore
l’espoir de faire approuver deux projets.
Celui de réduire les élèves de la 1“
classe de 35 à une vingtaine au maximum, afin que les régents puissent
s’occuper individuellement de chaque
enfant, pour leur apprendre rapidement à lire, compter, écrire, dessiner.
On pourrait successivement augmenter le nombre des élèves de chaque
classe, jusqu’aux classes supérieures.
Pour lesquelles M. Grill préconiserait
une concentration générale des différents Country, qui permettrait d’avoir
un professeur pour chaque matière.
Ce qui n’est pas possible aujourd’hui;
car chaque district a ses écoles supérieures dans lesquelles non seulement
les professeurs ne sont pas spécialisés,
mais où le niveau de la classe n’est
pas ce qu’on désirerait car il arrive
que les plus doués intellectuellement
doivent perdre un temps précieux pendant que l’on doit nécessairement s’occuper des plus lents et des moins
doués.
Nous souhaitons à M. Grill de pouvoir, malgré ses 83 ans, voir se réaliser son rêve et nous le remercions très
cordialement de nous avoir envoyé,
par le moyen du « Valdese News » et
par sa correspondance, les nouvelles
scolaires de Valdese qui sauront encore intéresser quelques-uns des lecteurs de a L’Echo ».
T.J.P.
LO SCIOPERO DELLE TASSE
La sl^rada arriva a Valdinferno
(ma ce ne sono ancora moke akre...)
Nel Cnneese, e precisamente a mante di
Caressio, a m. 1250, c’è tin paese, fra grandi baschi di castagni, che si chiamava un
tempo Vallomhrosa, e il cui nome fu mutato in Valdinferno, pare da Napoleone che,
passandovi con le sue truppe, fu irritatissimo dallo stato proibitivo della viabilità.
Fino a due anni fa le cose non erano affatto mutate dal tempo di Napoleone; il
piccolo paese era jmìvo di qualsiasi via di
comunicazione con Caressio: senza sfogo
per i suoi pochi prodotti, in difiSicilissiime
condizioni per l’aitprowigionamento ; senza elettricità, con tilUe le sue indispensabili
ajjplicazioni. ^
« Nel 1954 i 350 abitanti di Valdinferno
davano il primo colpo di piccone alla barriera che li separava dalla civiltà, costruendosi con le proprie mani, sotto la direzione
del parroco don Giovanni Rossi, una centralina idroelettrica. Ben più clamoroso,
invece, il gesto di due anni addietro, quando tutti i capifamiglia restituirono concordi
al comune di Garessio le cartelle dell’imposta fondiaria, rifiutandosi di pagare le
tasse fino a quando non fosse costruita una
carrozzabile. 11 gesto destò scalpore e curiosità in tutta Italia e valse finalmente a richiamare rattenzioim delle autorità di governo sulle tristissime condizioni dei montanari di Valdinferno. Per la nuova strada
in costruzione furono stanziati una trentina
di milioni, il comune di Garessio unì il suo
valido contributo e i lavori poterono così
avere inizio nella primavera scorsa. Dopo
soli quattro mesi (sk! n.d.r.) di febbrile
attività Popera è stata ultimata: circa 8 Km.
di tracciato, in « macadam », comprendenti
un ponticello e varie altre opere di muratura ».
Con la rotabile sono giunti, subito, i primi turisti; la Stipel ha assicurato il collegamento telefonico: 'in 2 anni si è passati
dall’età napoleonica (o prima...) al giorno
d’oggi. (da LA NUOVA STAMPA)
Non riportiamo questa notizia come istigazione contro le ” autorità ”! Pensiamo
che un pieno lealismo verso lo Stato è uno
degli aspetti essenziali della testimonianza
cristiana nel mondo^ tanto più essenziale
nel nostro paese, iti cui esso non è forse
troppo diffuso... Il caso di cui sopra è dunque un caso limite; ma è triste che questi
casi limite si presentino, e troppo frequenti:
ci auguriamo che non sia sempre necessario
NOTIZIARIO
Da Bobbio Pellice
Battesimi. — Sono stati battezzati;,
Michelin Salomon Walter di Daniele
e di Michelin Salomon Aimée (Centro), il 18 agosto; Baridon Bruno di
Giovanni e di Charbonnier Alice
(Payant), il 25 agosto. Il Signore
prenda sotto la sua protezione questi teneri agnelli della sua greggia.
Matrimonio. — Il 24 agosto è stato
celebrato il matrimonio di Rambaud
Aldo Ermanno di Villaf Pellice con
Negrin Susetta della Costa. Il Signore sia l’ospite costante di questo focolare.
Funerali. — Il 19 agosto è deceduto
ai Gras, Gras Davide di anni 80. Il
22 sono stati resi gli onori funebri alle spoglie mortali di Gras Caterina
ved. Lausarot, dei Gras, di anni 77.
Alle famiglie colpite dal lutto la Chiesa rinnova l’espressione della sua sincera simpatia cristiana.
Visite. — Durante questi ultimi mesi il culto è stato presieduto dai pastori Alfredo Janavel di New 'Vork e
Alberto Ricciardi di Campobasso, dal
prof. Emanuele Tron e dal sig. Aldo
Varese. La Chiesa ringrazia ancora
questi cari amici per i loro edificanti
messaggi.
Ammissione. — Domenica 25 agosto
la nostra Comunità ha avuto la gioia
di ammettere nel suo seno un caro
fratello proveniente dalla chiesa cattolica romana. A questo nuovo membro della famiglia valdese ripetiamo
le parole deU’Apocalisse: «Sii fedele
fino alla morte ed io ti darò la corona della vita».
Benvenuto, — Dopo diversi anni di
insegnamento a Villar Pellice, il maestro Giovanni Baridon ha ottenuto il
trasferimento al centro di Bobbio. Al
caro signor Baridon e famiglia, la
Chiesa rivolge il suo più affettuoso e
fraterno benvenuto, con l’augurio che
Egli possa compiere un lavoro benedetto nella scuola e nella chiesa.
Scuola Latina di Pomaretto
Esami sessione autunnale
Ammessi alla I»; Baret Italo, Baud
Elvio, Griglio Claudia.
Promossi alla II»; Paolasso Ada.
Promossi alla III» : Balmas Nedina,
Pons Giuliano, Purpura Giovanna.
Licenziati dalla Scuola Media : Bert
Giorgina, Grill Romano, Meynier Fiorella, Poet Frida, Ribet Guido, Ribet
Luciano, Rostan Stefano.
La cerimonia d’inaugurazione dell’anno scolastico avrà luogo il giorno
6 Ottobre 1957 alle ore 15. Tutti gli
alunni devono essere presenti.
L’MTICO TESTAMENTO
nella ScuolaDomenicale
{segue da pag. 1)
ne religiosa dei nostri ragazzi, e si
rivolge ad essi come a noi e come a
tutta la Chiesa.
Non è un caso ohe il primo anno di
Catechismo presenti ai ragazzi proprio l’Antico Testamento ed è esperienza di ogni Pastore quanto sia più
facile per i catecumeni il programma
di questo anno piuttosto che non lo
studio del catechismo vero e proprio,
due anni più tardi.
Chiunque ama questi antichi scritti della Parola di Dio ed è riuscito a
superare quelle che sono le difficoltà
fondamentali per la sua comprensione
ed ha fatto rivivere questi personaggi
e questa situazione in cui Dio ha agito
e di cui Egli si è servito per parlare
agli uomini, è stato colpito nel vedere
quanto i ragazzi hanno amato anch’essi queste pagine bibliche e quanto esse sono state fondamentali per la loro
fede nascente. F. Davite.
COMUNICATO
Con la fine del mese scade il termine utile per la prenotazione del
calendario Valli nostre 1958 al prezzo ridotto di L. 230 (oltre L. 20 per
spedizione). Dal Io Ottobre si accetteranno le prenotazioni al prezzo
normale di L. 350 la copia. Rivolgersi alla Libreria Claudiana.
intimi aerivi alla tllaniliana
Franz J. Leenhardt
CATHOLICISME ROMAIN ET
PROTESTANTISME
L. 400
Frédéric Hoffet
L’EQUIVOQUE CATHOLIQUE
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lo ” sciopero delle tasse ” (come chi dicesse: toccali nella borsa...) perchè i ” responsabili ” del nostro Stato si ricordino che la
loro responsabilità è anche capillare, net
riguardi dei ” minimi ”, che sono anchlessi
non solo vivi, ma necessari. E alla nostra
gente additiamo l’esempio dei Valdinfernesi (torneranno questi al più poetko nome di VaUombrosani?), e parafrasandolo
ricordiamo il proverbio: aiutati che lo Stato ti aiuta... red.
Dall’ Inghilterra
Ci è giunta la notizia della morte
del Past. missionario Jean Lageard,
avvenuta il 2 settembre, in seguito a
violenta malattia.
Molti, fra gli ex studenti del Collegio Valdese, ricorderanno la simpatica figura di «Jeannot Lageard» come lo si chiamava, un bel giovane,
alto e dal volto profondamente buono. Era il figlio maggiore del missionario Lageard, originario di Pomaretto; lo ricordiamo quando, ragazzi più
o meno della stessa età, giocavamo
a Pomaretto, nei pressi della villa
« Mon repos », insieme con il fratello
Guido, ora insegnante a Bristol. Questi, nella sua lettera, parlando del fratello Jean, così si esprime: .... nous
remergions Dieu pour le souvenir que
Jean nous laìsse: sa droiture, sa foi
simple et ardente et sa bonté ».
Era stato in Africa sulle orme del
babbo; poi, tornato in Inghilterra dove erano la madre e i tre fratelli, Teo,
Guido e Dino, era stato Pastore in
varie località, occupandosi anche delle famiglie Valdesi.
Quanti alle Valli lo hanno conosciuto, pensano a lui ora con memore
affetto. Alla vedova ed ai familiari
tutti giunga l’espressione del nostro
fraterno pensiero di solidarietà nella
fede e nella speranza cristiana.
e. r.
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I familiari, in modo speciale il figlio Giulio con la consorte Stella Godine e figli (negli Stati Uniti), anr'unziano con dolore la morte del loro caro
GIULIO CARDON
di anni 70
Essi ringraziano sentitamente il Dr.
Ros Sebastiano, medico condotto di
San Secondo di Pinerolo; inoltre, le
numerose persone intervenute ai funerali e quanti in qualsiasi modo
hanno nianifestato la loro simpatia
in occasione della luttuo.sa circostanza.
Aiutami, o Eterno mio Dio,
salvami secondo la Tua beni• gnità. (Salmo 109: 2fi).
San Secondo- di Pinerolo
(Combalesina) 17 Settembre 1957
RedaUore: Ermanno Rostan
Via dei Mille, 1 - Pinerolo
tei. 2009
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Editrice Claudiana
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Pinerolo con decreto del 19 gennaio 1955.
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