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Anno 127 - n. 16
19 aprile 1991
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delle \alli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA CHIEDE IL PAPA Al GOVERNI CEE
L’«ora» cattolica in tutta Europa?
La salvaguardia del carattere confessionale dell’insegnamento religioso, il riconoscimento giuridico degli insegnanti, leggi per l’ora di religione: sono le richieste che il
papa ha fatto ai governanti d’Europa.
Secondo il papa l’insegnamento della religione cattolica
nella scuola pubblica rappresenta « un contributo primario
alla costruzione dell’Europa fondata su quel patrimonio di
cultura cristiana che è comune ai popoli dell’Ovest e dell’Est ».
Questa richiesta è venuta dal papa in occasione di un
simposio promosso dalle Conferenze episcopali. Giovanni
Paolo li ha detto che « l’Irc dovrà- far conoscere in maniera documentata e con uno spirito aperto al dialogo il
patrimonio oggettivo del cristianesimo secondo l’interpretazione autentica ed integrale che ne dà la Chiesa cattolica,
in modo da garantire sia la scientificità del processo didattico proprio della scuola, sia il rispetto delle coscienze
degli alunni che hanno diritto di apprendere con verità e
certezza la religione di appartenenza ». Per il papa « l’Irc
non può limitarsi a fare l’inventario dei dati di ieri, e neppure di quelli di oggi, ma deve aprire l’intelligenza e il cuore e cogliere il grande umanesimo cristiano immanente alla
visione cattolica ».
Diventando sindacalista il papa chiede poi alle autorità
di « assicurare agli insegnanti di religione ciò che è loro
dovuto anche sul piano giuridico e istituzionale ».
Per quanto riguarda l’Italia Giovanni Paolo II ritiene
che sia « doveroso che siano definite norme legislative ed
ordinamenti istituzionali tali da assicurare, sul piano della
presenza degli orari e dell’organizzazione scolastica, le
condizioni per un effettivo e dignitoso svolgimento dell’Ire
nella scuola pubblica, secondo il principio della pari dignità culturale e formativa con le altre discipline, che non
è affatto in contrasto col rigoroso rispetto della libertà di
coscienza di ciascuno. Il papa osserva poi che l’Irc deve
essere « svolto con attenzione e apertura a tematiche ecumeniche ».
Siamo dunque di fronte ad un rilancio confessionale
dell’insegnamento religioso e ciò dovrebbe riguardare tutta l’Europa.
Coerente con la sua impostazione, papa Wojtyla vuole
riaffermare non solo di essere l’autorità morale dell’Europa
ma propone anche un curricolo formativo per la coscienza europea attraverso l’Irc.
Peccato però che oggi nell’Europa, per metà protestante
ed ortodossa, le chiese stiano riflettendo e sperimentando
forme di evangelizzazione che rifiutano il epstantinianesimo riproposto oggi dal papa. E questo non solo tra i
protestanti, ma anche tra i cattolici.
G. G.
Nella costruzione di un nuovo
assetto per l’Europa, che dovrebbe prendere corpo all'inizio del
1993, sta giocando un molo prevalente una visione globale di
tipo neoliberale, ampiamente presente nell’Atto unico europeo,
che prevede un mercato ampio
e potenzialmente concorrenziale
agli USA e al Giappone, nel quale potrebbero liberamente circolare merci, servizi, capitali e
forza lavoro. Nulla viene detto
sulla libera circolazione delle
idee, delle religioni, delle fedi
diverse; in questo senso il neoliberalismo sottostante all’impostazione dell’Europa ’93, con un
po’ di correzioni di tipo socialdemocratico contenute essenzialmente nella Carta sociale, non
ripropone i vecchi modelli della
« libera chiesa in libero stato ».
Eppure, proprio al livello economico che sta decisamente a
cuore al neoliberalism'o, la religione (e l’ora di religione in particolare) rappresenta anche un
investimento considerevole.
Quasi tutti gli stati europei che
partecipano al Mercato Comune,
o che aspirano a parteciparvi,
conoscono una qualche forma di
« ora di religione », che rappresenta costi notevoli per gli stati,
talvolta per le chiese, che rappresenta una fonte d’impiego
esclusiva, prevalente o integrativa per schiere di insegnanti di
religione, laici e ecclesiastici, delle diverse chiese e famiglie religiose.
Il modo in cui questa ora di
religione è assicurata, finanziata,
compresa, varia da paese a paese.
Nei paesi dove c’è una religione
ampiamente maggioritaria sono
presenti in genere possibilità di
esonero per quanti non la professano.
Là dove vi sono diverse confessioni religiose diffuse, in condizioni di relativo equilibrio, esiste
in genere un accordo, a volte una
lottizzazione, perché vi possano
essere tante « ore di religione »
quante sono le religioni o le conlessioni riconosciute.
Il caso limite è forse quello del
Belgio, dove tutte le religioni
riconosciute hamno la loro ora
di insegnamento religioso, e chi
non intende avvalersene ha l’obbligo di seguire un’ora di « morale ».
Ha fatto riflettere il caso della
nuova Germania, così come si
presenta oggi dopo la sparizione
delia DDR. Nella vecchia RFT
(Germania occidentale) chiesa
cattolica e chiese regionali evangeliche fruivano entrambe dpil’ora di religione. Nella situazio
NELL’EUROPA SECOLARIZZATA
L’insegnamento religioso oggi
ne attuale, le chiese evangeliche
della ex DDR avevano contestato
tre istituti che parevano loro non
garantire a sufficienza la libertà
delle chiese: il sistema di tasse
ecclesiastiche (per le quali lo stato è 'l’esattore per conto delle
chiese, che rimborsano questo
Servizio reso dallo stato), l’ora
di religione, 1’esistenza di cappellani militari. La contestazione
sembra rientrata sul sistema deh
le tasse ecclesiastiche (comunque volontarie) e sulla questione
dell’ora di religione, mentre maggiori problemi sembra creare la
conservazione di cappellani militari.
Questo esempio ci rinvia al fat
to che la questione dell’ora di religione, presa in sé e per sé, è
solamente un aspetto di un problema più grande, quello del rapporto tra stato e chiese, che sta
alla base.
Evidentemente in un continente così variegato come l’Europa
ogni singolo paese ha la sua storia, e anche la storia del rapporto
stato-chiesa risulta da una serie
lunghissima di lotte, compromessi, equilibri. Qggi tuttavia vi sono
novità che imporranno, sul medio
e lungo periodo, delle modifiche
che potranno essere anche rilevanti.
Una di queste novità è data dal
potere decrescente che hanno gli
stati, sia rispetto alle istanze
transnazionali, sia rispetto a forme diverse da quella statale, che
si stanno profilando (USA e
LTRSS sono confederazioni, l’Europa sta faticosamente cercando
qualche forma di unione che, per
essere in partenza economica,
non può tuttavia non avere in
nuce forme di unità anche politica, che possono limitare in qualche modo l’autonomia nazionale;
per converso, nuovi nazionalismi
e richieste di autonomia incrinano anche stati centralizzatori con
una lunga storia).
Una seconda novità è data dal
diverso peso che le chiese e le
formazioni religiose hanno. La
LA RISPOSTA DEL CREDENTE
Il Dio della lode
« Celebrate l’Eterno perché egli è buono, perché la sua benignità dura in eterno ».
(Salmo 118: 1)
Qiiest’invito a celebrare l’Eterno ci giunge da
molto lontano, ripetutamente propostoci dalle pagine bibliche. E' uno degli anelli "da fede a fede”
della lunga catena che lega insieme — in un unico
corpo — tutti i credenti che in un modo o nell'altro
sperimentano che le tappe della propria vita, quelle
liete e serene ma anche quelle pesanti e dolorose,
sono oggetto di cura e premura da parte del Signore.
Non è un caso che l’invito a celebrare il Signore
sia stato messo ad apertura e chiusura del Salmo
quasi a voler serrare, in una sorta di cerniera lampo, la bella testimonianza di fede del salmista,
espressa con gioiosa riconoscenza in ogni versetto.
Noi non vogliamo far cadere nel vuoto quest'invito: come singoli e come comunità di credenti
desideriamo coglierlo, farlo nostro e rilanciarlo
con gratitudine festosa a chi ci sta intorno, nella
speranza che giunga presto il giorno in_ cui ogni
ginocchio si pieghi e ogni lingua confessi la bontà
e la benignità dell’Eterno.
Perché il Signore è buono e benigno? Per lo
zelo ardente e senza riserve con cui si è legato al
mondo, a noi, coinvolgendoci nel suo progetto di
salvezza. Non lo meritavamo^ eppure Iddio, nella
sua infinita clemenza, non ci ha lasciati in balìa
della nostra arroganza; si è messo in movimento:
si è interessato di noi, ha operato meraviglie
(v. Salmo 136), ci ha chiamati, ha sacrificato il suo
unico figlio per strapparci, uomini, donne, intero
creato, dalla realtà astenica, immatura, disumana,
in degradazione in cui eravamo caduti. E tutto questo l'ha fatto perché egli è buono, perché la sua
benignità dura in eterno. La colonna portante che
sostiene il creato, la vita, il presente e il futuro è
la benignità di Dio, cioè lo zelo, l’ardore, la passione di Dio verso l’alleanza nella quale ha chiuso i
suoi e mediante la quale la vita stessa continua.
Quando si coglie la portata della bontà e della
benignità dell’Eterno, quando ci si sente avvolti e
coinvolti nel patto di amore e di fedeltà di Dio,
quando ci è dato sperimentare che "tutte le promesse di Dio sono divenute ’sì’ in Gesù Cristo”
(II Cor. 1; 20), quando il centro, il senso della vita
è la fede-comunione con Dio (Giov. 15), allora non
si ha nulla da temere: "L’Eterno è per me; io non
temerò... E’ meglio rifugiarsi nell’Eterno che confidare neWuomo” (Salmo 118: 6,8). Tutto diventa
secondario, periferico. I mali certo verranno, faranno impeto contro la vita ed i suoi progetti, ma non
prevarranno, non avranno il potere di distruggerla,
di vanificarne il senso che scaturisce dalla comunione con Dio: "Se Dio è per noi, chi sarà contro di
noi?" (Rom. 8).
Di qui la necessità di celebrare l’Eterno, che
raggiunge la sua espressione più alta in rapporti
di amore premurosi, determinati e sostenuti dalla
bontà e benignità dell’Eterno.
Che lo Spirito del Signore ci conceda di celebrare in aiti e parole la sua bontà infinita, espressa
pienamente in Gesù Cristo nostro Signore.
Francesco Casanova
secolarizzazione è andata avanti,
con i suoi aspetti positivi e negativi, e d’altra parte c'è una rinascita, anch’essa con aspetti negativi e positivi, di senso religioso. Con una sintesi troppo schematica, potremmo dire che vi sono isole laiche in un mondo che
tende ad integrismi vari; o, se
si preferisce, vi è una rinascita
di religione in un mondo che si
va secolarizzando.
Una terza novità che riguarda
in particolare l’Europa è il flusso di nuove migrazioni (in altre
zone è anche maggiore, rispetto
all’Italia); il fatto religioso importante è che molta di questa
immigrazione è di cultura e di
fede islamica. Quale « ora di religione » chiederanno i musulmani,
quando saranno più organizzati
e più numerosi?
Ritengo che vi saranno due
strade percorribili; una che cercherà di difendere un principio
laico, per cui lo stato dovrebbe essere neutrale in fatto di religione,
e garante della uguale opportunità per le varie famiglie religiose
(non della uguaglianza, che è
un fatto sociale) di avvalersi e
non avvalersi di servizi resi dallo
stato e che hanno attinenza col
fatto religioso.
L’altra via, che mi pare più
pericolosa ma più probabile, è
quella di valutare, paese per paese e poi per un'Europa più o
meno unita, i rapporti di forza,
e l'itagliare stato per stato e chiesa per chiesa spazi di libertà e
di privilegi, di compromessi e
di concordati.
I problemi che si dovranno
comunque affrontare in sede
europiea, se non si vuole un totale disordine, e se si intende in
qualche modo rientrare nella logica del'l'Atto unico europeo, sono
molti: un raffronto e possibilmente una omogeneizzazione dei
criteri di finanziamento — diretto o indiretto — delle chiese da
parte degli stati; il problema dei
lavoratori che oqserano nel campo
delfistruzione religiosa (e del
loro pagamento, delle tasse che
pagano, ecc.); il problema deli’uso di locali pubblici (a titolo
gratuito od oneroso, in modo più
o meno aperto, e con quali regole); il problema della tutela di
quei gruppi che, per la loro piccolezza o per questioni di principio, non intenderanno avvalersi di sistemi più o meno apertamente concordatari, o comunque
pattizi, per la regolazione dei
rapporti tra stato e chiesa.
Sergio Ribet
2
ecumenismo
19 aprile 1991
IL RUOLO MEDIATORE DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Gli uniati nei paesi dell'est
Le chiese ortodosse coinvolte avevano chiesto un interessamento per
una soluzione del problema - Questa situazione si protrae da secoli
Nel conflitto che oppone, nell’Europa centrale e orientale, le
chiese ortodosse alle chiese cattoliche di rito bizantino, cosiddette « uniati », il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) potrebbe essere chiamato a giocare un ruolo di mediatore. Rispondendo agli appelli insistenti delle chiese ortodosse confrontate col problema dell’uniatismo il CEC — che finora considerava questa questione come
propria delle chiese ortodosse e
cattoliche — ha deciso di uscire dalla riserva. All’inizio di
quest’anno il segretario generale del CEC, pastore Emilio Castro, ha mandato una commissione incaricata di seguire l’evolversi degli avvenimenti. Diretta
dal padre Gennadios Limouris,
ortodosso greco, vicedirettore
del dipartimento « Fede e costituzione » del CEC, un gruppo
di lavoro sta elaborando un documento le cui conclusioni verranno presentate nel prossimo
settembre durante la riunione
del Comitato centrale.
Nel corso dell’ultima riunione
del Comitato centrale del CEC,
nel marzo 1990, a Ginevra, rappresentanti delle chiese avevano
voluto conoscere la posizione
del CEC riguardo alla questione uniate. In quel momento, il
Comitato centrale si era mostrato alquanto riservato, ritenendo che questo problema riguardasse prima di tutto le chiese cattolica e ortodossa. Da allora, alcune chiese ortodosse.
membri del CEC, direttamente
coinvolte dall’uniatismo, hanno
investito il CEC di una domanda, chiedendogli di prendere parte ai tentativi miranti alla soluzione del problema. Aiuto materiale, ma anche mediazione
vengono ufflcialmente richiesti
al CEC. Una commissione interna creata all’inizio dell’anno è
incaricata di studiare i mezzi
d’intervento; buoni uffici, pressioni sui governi, visite di valutazione sul posto, riunioni con
le chiese delle due parti coinvolte. « La questione rimane
quella di sapere come risolvere
un problema che dura da secoli » rileva padre Liniouris, incaricato della redazione del documento. « La storia è molto pesante, ben incarnata nella carne dei popoli, ma i’uniatismo
non deve essere un ostacolo per
il dialogo in vista della comunione delle due grandi chiese sorelle », afferma ancora Limouris.
Con le aperture all’Est la questione imiate è tornata a galla.
Oggi, essa minaccia il dialogo
teologico inaugurato nel 1981 tra
la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica-romana.
Vietate dai regimi comunisti
e integrate per forza alla Chiesa ortodossa le comunità uniati, minoritarie ma presenti in
tutti i paesi dell’Europa centrale e orientale, sono state riabilitate in occasione dei cambiamenti politici avvenuti nell’Est.
Queste chiese, unite a Roma pur
praticando il rito bizantino, esi
gono ora di ricuperare i beni
che vennero loro confiscati a
vantaggio delle chiese ortodosse. Il principale punto di attrito è quello dei luoghi di culto
di cui gli uniati esigono la restituzione.
Il contenzioso tra le due comunità è però storico. Ha le sue
radici nelle origini stesse dell’uniatismo, nelle velleità di proselitismo tentate durante i secoli dalla Chiesa cattolica-romana. Dopo la divisione della cristianità, sancita dallo scisma del
1054, la Chiesa cattolica tentò
di ricostituire l’unità, creando
unioni con le chiese locali. « Gli
uniati sono dei cattolici mascherati — dice in modo volontariamente schematico padre Limouris —; sotto una facciata orientale, essi nascondono la loro appartenenza a Roma ».
Malgrado una dichiarazione comune, firmata dai rappresentanti ortodossi e cattolici alla commissione teologica mista per il
dialogo in vista dell’unità, la situazione non è migliorata, anzi si è degradata. Tanto che, ora,
gli ortodossi pongono la questione uniate come pre-condizione alla continuazione del dialogo. La Chiesa cattolica, da parte sua, porta avanti la sua « opera missionaria » in direzione dell’Est, appoggiando le comunità
uniati e nominando nuovi vescovi. « Nel frattempo, vi sono
chiese che soffrono — lamenta
padre Limouris —, bisogna trovare una soiuzione ».
GERMANIA
Le chiese si unificano
Il 1° giugno prossimo le chiese protestanti tedesche saranno unite Preoccupazioni per la perdita di identità delle chiese orientali
Si è svolta a Berlino, il 24 febbraio scorso, un’assemblea congiunta tra l’EKD e la Federazione delle chiese evangeliche della
Germania orientale. In quell’occasione è stata approvata, con votazione separata, la legge ecclesiastica che permetterà l’unificazione tra le due federazioni il 1°
giugno prossimo. Da parte orientale 43 deputati si sono espressi a
favore, 8 contro e 4 astenuti. Da
parte occidentale un -solo astenuto.
L’EKD sarà il successore legale
della Federazione delle chiese
evangeliche se gli otto sinodi regionali della Germania orientale
daranno la loro approvazione.
Ciò avverrà entro il 1“ giugno ’91.
La successione comprenderà anche le opere, le istituzioni e le
commissioni di lavoro. La divisione delle chiese evangeliche tedesche in est e ovest era stata
fatta, su pressione del SED (Partito comunista dell’ex DDR), nel
1969. Nonostante tale divisione, le
chiese avevano mantenuto una
stretta « partnership », la cosid
detta « relazione particolare ».
Il vescovo Martin Kruse, presidente del Consiglio dell’EKD, ha
rilevato dopo la votazione che,
con l’approvazione della legge ecclesiastica, l’unità non è ancora
realizzata e che ci vorrà molto
tempo per crescere insieme.
Il vescovo Christoph Demke,
presidente della Federazione delle
chiese evangeliche della Germania orientale, ha espresso l’ausnicio che le rispettive chiese non
si comportino da « missionarie »
Luna con l’altra ma, piuttosto, si
consiglino e si rispettino.
Il presidente del Sinodo dell’EKD, Jürgen Schmude, considera come compito primario della
nuova EKD di occuparsi della situazione sociale della ex DDR al
fine di raggiungere una situazione di parità tra est e ovest. Anche per lui si tratterà di un processo lungo. Ha assicurato che
non vi sarà una restauraizione
della vecchia EKD.
La votazione della legge per
l’unificazione è stata preceduta
da vari interventi che chiedevano
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riflessione o che esprimevano
scetticismo e preoccupazione.
Preoccupazione per una possibile
perdita di identità e di autenticità delle chiese della ex DDR e
timore che vada perso il lavoro
di 20 anni di collaborazione nell’ambito della Federazione.
Martin Ziegler, dirigente della
segreteria della Federazione, si è
detto preoccupato del fatto che,
nelle trattative tra EKD e Federazione, non si è parlato di sviluppare nuove strutture, cosicché l’unificazione si presenta piuttosto
come «annessione» delle chiese tedesco-orientali all’EKD. La ragione, secondo lui, è da ricercare
nelle stesse chiese tedesco-orientali che non sono state in grado
di proporre un’alternativa. Non è
stato chiarito abbastanza il desiderio delle chiese tedesco-orientali di essere « una chiesa semplice, unanime nella testimonianza,
autentica nel servizio, trasparente nella forma ». L’unificazione
rischia quindi di essere un’unificazione senza cambiamento, perdendo così la possibilità di una
riforma.
Il vescovo Martin Kruse, presidente del Consiglio dell’EKD,
ha richiamato l’attenzione sulla
situazione sociale delle nuove regioni (disoccupazione, insicurezza, ecc.). Dalle esperienze delle
chiese dell'Est si aspettano nuovi
impulsi nel settore missionario.
Da parte orientale si è chiesto
che, sotto il « tetto comune »
dell’EKD, si porti avanti la discussione sui rapporti tra stato
e chiesa (vi sono posizioni diverse
rispetto alla cappellaneria militare, alle lezioni di religione, alla
tassa ecclesiastica).
Echi dal mondo
cristiano
1992: anno del
giubileo
SAO PAULO — « Ci impegniamo a iavorare nelle nostre chiese affinché il 1992 sia dichiarato ’’Anno del gran giubileo biblico” (Levitico 25: 1-25), un anno di autentico incontro tra i
popoli e le culture, di rafforzamento dei territori indiani in
ogni paese ». Tale è la dichiarazione fatta dai 70 partecipanti
alla terza consulta ecumenica
latino-americana di pastorale indiana, riunita a Sao Paulo dal
18 al 23 gennaio 1991. Essi rappresentavano 13 paesi, 16 nazioni indigene e 7 confessioni del
continente.
L’originalità dell’ultimo incontro è la proposta di indire un
anno di giubileo nel 1992, per
il V centenario dell’America latina. Secondo la Bibbia — libro
dei Levitico, capitolo 25, e libro
del Deuteronomio, capitolo 15,
per l’anno « sabbatico » — ogni
cinquantesimo anno è chiamato
« giubilare »: ciò comporta, tra
altre prescrizioni legali, l’affrancamento degli abitanti del paese, il ritorno di ciascuno nel
proprio patrimonio, l’equità delle transazioni e la rimessa dei
debiti. Un vero e proprio programma per la regolazione dei
rapporti tra le popolazioni indiane e le società nazionali che
le circondano.
Il primo incontro di questo
tipo si era svolto a Brasilia, dal
10 al 14 maggio 1983, sul tema:
« Organizzare la speranza ». Faceva seguito ad un incontro ecumenico che si era svolto a Manaus, Brasile, dal 18 al 23 novembre 1980.
Nuovo arcivescovo
LONDRA — Il vescovo anglicano George Carey entrerà il 19
aprile nelle sue funzioni di arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana, subentrando a Robert Runcie. E’
il 103° arcivescovo di Canterbury
I rapporti tra Runcie e l’ex
primo ministro Margaret Thatcher erano stati piuttosto tesi
a causa del mancato appoggio di
Runcie alla guerra delle Malvine e delle sue ripetute denunce
contro la « lady di ferro » per
la sua politica antisociale.
Runcie aveva fatto molto per
il riavvicinamento tra la Chiesa
anglicana e quella cattolica, ma
aveva dovuto usare tutta la sua
diplomazia per evitare uno scisma nella propria chiesa a causa dell’ordinazione delle donne,
in merito alla quale vi seno tra
gli anglicani pareri discordanti.
Molte chiese nazionali si sono
pronunciate a favore di queste
ordinazioni (Stati Uniti, Canada,
Irlanda, Hong Kong, Nuova Zelanda), ma la Conferenza di
Lambeth, che ogni dieci anni riunisce i vescovi e i principali responsabili della Comunione anglicana, non ha preso una posizione definitiva al riguardo per
rispettare le sensibilità diverse
dei suoi circa 70 milioni di membri. Su questo problema l’arcivescovo Carey mostra di avere
posizioni più aperte. In una recente intervista al settimanale
Reader’s Digest il primate della
Chiesa anglicana aveva addirittura definito « eretici » coloro
che si opponevano alle donne
pastore. Carey ha poi rettificato
la sua dichiarazione scusandosi
per aver usato l’espressione « eresia », alla quale ha sostituito
quella di « errore teologico ».
L’apartheid continua
JOHANNESBURG — Il segre
tarlo generale del Consiglio delle chiese sudafricane (SACC)
Frank Chicane ha affermato che
la possibile fine dell’apartheid
ha suscitato molte speranze, ma
che questo è anche un periodo
in cui alcuni dei pilastri dell’apartheid sono rimasti in piedi e hanno causato molte sofferenze in Sud Africa, dove quest’anno vi è stato il più alto
numero di morti neri (3.000) in
episodi di violenza. A differenza dell’Europa — ha detto Chicane — le divisioni tra le chiese sudafricane sono più politiche che confessionali e passano
al loro interno.
Secondo Beyers Naudé, ex segretario generale del SA(3C, agli
annunci di De Klerk sulla fine
delle restrizioni imposte ai neri
— che tanto positivamente hanno colpito gli occidentali — non
sono ancora seguiti i fatti. Il
capo del governo sudafricano,
nel suo discorso al Parlamento,
aveva annunciato l’intenzione
del suo governo di abrogare le
leggi restrittive sui territori e
quella sullo sviluppo delle comunità nere, affermando che se
il Parlamento accetterà queste
proposte la Costituzione sudafricana sarà svuotata, entro pochi
mesi, dei resti di una legislazio
ne sulla discriminazione razziale che è la pietra angolare dell’apartheid.
Kairos Europa
ROMA — Si è tenuto il 20
marzo, a Roma, un incontro tra
i partecipanti alla campagna
« Kairos Europa », una rete di
coordinamento alla quale hanno
finora aderito circa 170 gruppi
e movimenti della maggioranza
dei paesi europei. « Kairos Europa » è nato su iniziativa dell’Assemblea ecumenica « Pace
nella giustizia », nel 1989 a Basilea, per stimolare un processo contrario all’attuale concentrazione del potere economico
— che sarà probabilmente rafforzata dalla creazione del mercato unico del 1992 — e la ricerca di un assetto mondiale più
giusto.
Il termine « Kairos », dal greco antico, esprime l’idea che
l’ora decisiva è giunta e che questo è il momento storico di formulare un giudizio sul passato
e sul presente dell’Europa, segnata dal colonialismo, in concomitanza con il 500° anniversario della scoperta dell’America
e dell’inizio del sistema di dipendenza tra Nord e Sud.
Il processo prevede diverse
tappe di informazione, collegamento, incontro e la stesura di
un testo di base, intitolato « Documento Kairos », analogo a
quelli già elaborati in Sud Africa, in America centrale e in diversi paesi dell’Asia, per arrivare poi ad un incontro generale
che si terrà a Strasburgo dal 6
al 10 giugno 1992. Questo incontro sarà un forum in cui i gruppi scambieranno le loro esperienze e coordineranno le loro
attività per il 1992 ed oltre. Il
prossimo ottobre si svolgerà a
Barcellona un incontro della regione Sud, con la partecipazione del teologo della liberazione
Gustavo Gutiérrez, del pastore
protestante Philip Potter e dei
rappresentanti dei popoli indigeni deH’America latina.
Premio
Il dr. Knud Wiimpelmann, che
fu per nove anni presidente del
Comitato esecutivo del centro
battista di Rùschlikon, riceverà,
il 24 aprile 1991, la Carta d’onore, in occasione della cerimonia
di consegna delle lauree alla Facoltà teologica battista.
Il dr. Wumpelmann è attualmente presidente deH’Alleanza
mondiale battista dopo essere
stato, dal 1980 al 1989, segretario generale della Federazione
europea battista.
3
19 aprile 1991
commenti e dibattiti
NOTE ALL’ULTIMA VIA CRUCIS
Wojtyla,
il giansenista
moderato
•m 'i'": ^
Lo scorso 29 marzo, venerdì della settimana santa, alcuni giornali rilevarono le novità introdotte
da Giovanni Paolo II nella
via crucis da lui presieduta al Colosseo.
Non si avevano più infatti le « stazioni » delle
tre cadute di Gesù, né quelle deirincontro di Gesù
con Maria e con la Veronica.
Secondo mons. Pietro
Marini, maestro delle celebrazioni pontificie, erano
state escluse « le stazioni prive di un preciso riferimento biblico », che
erano state sostituite con
« episodi di grande portata salvifica e di rilevante
significato teologico nel
dramma della passione di
Cristo ». Queste sarebbero:
l’agonia di Gesù neH’orto
degli ulivi, Gesù giudicato
da Pilato, la promessa del
Regno al buon ladrone, la
presenza di Maria e del
discepolo ai piedi della
croce. Secondo mons. Marini, si sarebbe trattato di
« semplici recuperi » di elementi più aderenti ai dati
evangelici, in un quadro
che resta però quello tradizionale, del devozionismo
popolare.
L'obiezione di fondo alla via crucis resta, a mio
parere, quella di essere
una celebrazione della morte di Cristo che manca di
un riferimento adeguato
alla sua resurrezione.
Questa pratica costituisce il risvolto cultuale di
ima lunga drammatizzazione della Passione.
E' divenuta una celebrazione del percorso di morte di un innocente: celebrazione che commuove e desta pietà, ma dove il Cristo appare più come vittima della cattiveria umana che il Figlio di Dio
morto per la nostra salvezza e risorto dalla morte,
che salva gli uomini dal
peccato e annuncia anche
la loro resurrezione.
Questo carattere è dovuto all’origine della via
crucis, che è da ricercare
nelle sacre rappresentazioni diffuse nel basso Medioevo.
La via crucis si diffuse
in particolare nei secoli
XVII e XVIII, ad opera
dei francescani, e fu favorita dai papi come reazione cattolica al culto protestante, che si caratterizzava per l’assenza di elernenti scenici e per la centralità della Parola di Dio.
Fra le viae crucis più famo^ è da ricordare quella
inaugurata da san Leonardo da Porto Maurizio al
Colosseo, il 27 dicembre
1750, al termine dell’anno
giubilare.
Nella sua forma tradizionale con 14 « stazioni », la
via crucis fu criticata, nel
secolo XVIII, da alcuni
esponenti del movimento
giansenista, fra i quali
Giambattista Guadagnini e
Giovanni Maria Pujati.
Essi rifiutavano di chiamare « stazioni » i vari momenti della via crucis: il
termine « statio » infatti
aveva indicato, nell antichità cristiana, la veglia
notturna di preghiera sulla tomba di un martire.
La nolemica più decisa fu
indirizzata tuttavia contro
quelle « stazioni » che non
avevano un fondamento
nel testo evangelico: le tre
cadute di Gesù e gli incontri con Maria e con la Veronica.
Queste sono appunto le
« stazioni » soppresse il venerdì santo da Karol Wojtyla. La necessità di questa
soppressione fu sostenuta
in particolare dal Pujati,
verso la fine del secolo
XVIII, nel suo volume:
Pio esercizio della via crucis (Pistoia, 1782), che pubblicò con dedica al vescovo giansenista Scipione de’
Ricci.
Il Ricci, insieme al vescovo Giovanni Morosini di
Verona, si era opposto
apertamente anche alla devozione al Sacro Cuore.
Facendo riferimento a queste battaglie, il Pujati, nella dedica, richiamava l’impegno del vescovo contro
forme di culto superstiziose, e in particolare « nello
sradicare l’assurda e fantastica devozione della Cardiolatria ». Scipione de’
Ricci, a sua volta, asseriva
che nel libro del Pujati
« non pie credulità, ma vere e sode massime si propongono sulla Passione di
Cristo », chiedendo insieme
che « di questo libretto si
faccia uso nelle chiese e
negli oratori » della diocesi di Pistoia. In questó caso, come altre volte, il
papa ha proposto una piccola riforma liturgica, senza ricordare coloro che,
per aver proposto .per primi quelle stesse cose che
egli propone oggi, subirono le repressioni dei suoi
predecessori.
Non sarebbe forse il caso di riesaminare il Giansenismo nel suo insieme
con mente serena, e prendere sul serio non solo le
sue proposte sulla via crucis, ma anche le sue critiche alle indulgenze, all’immacolata concezione di
Maria, aH’impostazione della teologia morale della
Controriforma ■ e al suo
pensiero sulla grazia e la
salvezza?
Cesare Milaneschi
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
IL DIO MANIPOLATO
Non oso guardare
Dio in faccia
Neppure Allah, se fossi musulmano.
Spiegare perché questa guerra colpisce più di altre non lo si sa con precisione. Perché è più vicina
delle mmacce che ricadono sui paesi baltici? E’ più
grave perché si sa che il presidente iracheno è pronto a tutto? Oppure perché essa conferma i timori
che suscitano in noi i fermenti del risveglio islamico?
La personalità del capo in argomento evoca in
Europa tristi ricordi che non abbiamo finito di esorcizzare. Ma è soprattutto la sua manipolazione del
sentimento religioso che è odiosa. Lui, fino a qualche tempo fa il leader socialista laico, si trasforma
in musulmano convinto per poter dichiarare la Djihad, la guerra santa, nel nome di Allah! Purtroppo,
nell’altro campo, discorsi dello stesso tono cominciano a farsi sentire. A suo tempo il cardinale SpeUman aveva osato parlare di soldati di Cristo nel
Vietnam: ora il presidente Bush evoca il combattimento del Bene contro il Male davanti ai rappresentanti delle Chiese evangeliche.
Non oso più guardare Dio in faccia perché provo
vergogna. Da molto tempo mi vergogno, poco o tanto: la carestia, il razzismo, le ingiustizie sociali ed
economiche da sempre gridano al cielo e ci interpellano. Ma ora è troppo, è il colpo di grazia!
Siamo noi, gli esseri umani, dei peccatori: è risaputo. Ma è necessario essere anche più selvaggi
degli animali selvaggi, più pazzi degli animali arrabbiati? Quando la coppa trabocca, provo vergogna.
Vergogna d’essere un membro della famiglia, vergogna di essere di quella specie, vergogna di vedere
queste cose. Forse ho vergogna perché mi chiedo se
colui che ci ha creati non abbia potuto predisporre
un programma più ragionevole... e perché non so
come rispondere alle persone che mi rivolgono queste domande.
Io resto muto, ma Dio non tace. Senza dubbio
prova la nostra stessa vergogna, ma non si rassegna. Sento che mi chiama, che ci chiama a rialzare
lo sguardo. Ci guarda perché fa affidamento su noi
per riprendere l’incessante combattimento contro il
male. Possibilmente in modo non bellicoso, meno
martirizzante. Ci chiama perché ha bisogno di noi:
ci sono tanti feriti, straziati, vittime, infelici cbe
gridano aiuto. Riprendiamo dunque coraggio, deponiamo i nostri sentimenti di vergogna. Potrebbero
anche esserci delle guerre da combattere. Mai però
nel nome di Dio o del vessillo cristiano; forse nel
nome di un’etica della responsabilità, forse a motivo del peccato che abita in noi. Non è il nostro
impegno per una causa — o un nostro merito o
la nostra dignità — che ci giustificherà, ma è la
vocazione mediante la quale Dio ci affida un compito su questa terra che può obbligarci a guardare
la realtà in faccia e ad agire. In tutti i casi abbiamo un impegno da rispettare in favore di coloro
che soffrono, noi che ci troviamo qui, lontani dai
campi di battaglia.
Al lavoro dunque!
.lean-Franqois Rebeaud
(Dal mensile Le protestant, febb. 1991.
Traduzione di Bruno Lombardi Boccia)
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Tesi sul
pluralismo
Si dibatte oggi in ogni
ambiente sul problema
dell’Europa, in vista dei
nuovi assetti politici dei
paesi dell’Europa orientale o in relazione a problemi, anche molto più vasti,
che riflettono la ricerca attuale di "valori” umani e
religiosi necessari per affrontare con consapevolezza il futuro del mondo. Il
permanere del cristianesimo come punto di riferimento non solo non è più
contestato, ma si riaffacciano in Italia e in Europa
tesi che ricordano la funzione ideologica primaria
delle chiese in campo culturale, sociale, politico.
Anche in ambienti della sinistra italiana si guarda alle grandi istituzioni ecclesiastiche come ad ultimi
ricettacoli di valori, che si
dicono scomparsi tanto dal
bagaglio del pensiero laico
quanto dall’eredità lasciata
dal pensiero marxista.
Di fronte a tutto questo
è parso opportuno fare delle distinzioni. Il progetto
strategico della guida dei
popoli da parte di una chiesa fortemente gerarchizzata, sconfitto più volte storicamente, talvolta con duri sacrifici, tenta ancora
sempre di riaffacciarsi.
D’altro canto il riscatto del
pensiero umano dai pro
tettorati clericali è un fatto
acquisito, che non ci permette di liquidare con battute giornalistiche le indubbie conquiste dei tempi
moderni, anche se tutt’altro che esenti da contraddizioni loro proprie.
Le Tesi sul pluralismo
religioso presentate da un
gruppo di docenti della
Facoltà valdese di teologia
individuano due aspetti
fondamentali del problema. Da un lato il contenuto libero e critico del fatto religioso; dall’altro il rischio che corre la democrazia quando il pensiero
politico si spinge a cercare fiduciosi quanto fallaci
appoggi in istanze religiose
a senso unico, spesso a loro
volta governate da logiche
egemoniche.
La genesi delle Tesi sta
nelle considerazioni di cui
sopra. Esse sono nate in
due riunioni. Le tesi 7 e 8,
in particolare, sono desunte da formulazioni contenute in una lettera del
pastore Sergio Aquilante,
che era stato consultato,
insieme con altre persone,
e che ringraziamo per il
suo valido contributo.
Le Tesi tendono appunto
ad aprire una discussione
Sui vari punti ricordati in
uno spirito di ricerca e di
confronto di idee.
La religione
1. La tematica religiosa è per sua natura aperta e critica.
La libertà
2. La libertà dell’essere umano è un valore primario che trova spesso
nella religione una delle
sue espressioni più elaborate.
Cristianesimo e storia
3. Nella storia si sono
manifestati tipi diversi di
cristianesimo. Tale diversità, specialmente in Europa, ha influenzato lo sviluppo di vari modelli sociali, culturali ed etici.
Il pluralismo religioso
4. Il pluralismo religioso esclude programmaticamente qualsiasi supremazia o egemonia di una religione o di una chiesa
sulle altre religioni o chiese. Di questo fatto il movimento ecumenico è una
testimonianza vivente fln
dagli inizi del nostro secolo.
La predicazione
5. Il messaggio cristiano si rispecchia storicamente e liberamente nelle
tensioni tra varie realtà e
interpretazioni a partire
da un comune riferimento
di fondo.
Autonomia della fede
6. La rilevanza del fatto religioso non può essere sottovalutata o affrontata con metodi riduzionistici o subordinati alla politica.
Keutralità dello Stato
7. In politica sono
quindi da rifiutare i percorsi a senso unico, la
scelta esclusiva di determinati punti di riferimento o l’ossequio ad un solo magistero in materia religiosa.
La democrazia
8. Ove questo non avvenisse, ne soffrirebbero Ìe
sorti della democrazia nel
suo complesso.
Il compito dello Stato
9. E’ compito dello
Stato assicurare ad ogni
espressione religiosa uguaglianza nella libertà.
Roma, 28 febbraio 1991
Bruno Corsani, Daniele
Garrone, Ermanno Genre,
Paolo Ricca, Sergio
Rostagno, docenti
della Facoltà valdese
di teologia, Roma
(n. b.: i titoletti sono redazionali).
Il Cenacolo
MEDITAZIONI PER OGNI GIORNO
L’abbonamento :
L. 10.000 per l’Italia e L. 12.000 per l’estero
sul ccp n. 26128009 intestato a :
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Chi lo desidera può ottenerne una copia in saggio.
4
4 vita delle chiese
19 aprile 1991
DIBATTITO SULLA DIACONIA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
No al «soccorso alpino» Assemblea suH'8 per mille
I Sinodi di questi ultimi anni hanno dibattuto spesso e a lungo il problema della diaconia,
della sua organizzazione e razionaUzzazione. Ma
la diaconia nasce dalla predicazione e pertanto
è collegata alla vita della chiesa locale. Come
può, allora, essere razionalizzata e diretta a 11
L’incremento delle opere, e parallelamente il moltiplicarsi delle
responsabilità, hanno portato alla
Tavola valdese (l’ente morale a
cui fanno riferimento diecine di
istituti in tutta Italia) un pesante
sovraccarico di impegni. Da alcuni anni si cerca una soluzionestralcio che restituisca alla Tavola valdese disponibilità per altri
compiti e assicuri alle opere la
tutela loro necessaria.
La chiesa, fin dal 1858, aveva
dato vita alle valli valdesi, e solo
per quell’area, a un ente, la CIOV
(Commissione istituti ospitalieri valdesi). Da diversi anni la
CIOV era in difficoltà e ormai si
profilava la fine di un servizio secolare e degno di riconoscenza. E’
a questo punto che prende corpo
l’idea di un rilancio della CIOV,
che addirittura su scala nazionale
dovrebbe supplire la Tavola valdese nel servizio per le opere sociali. Siamo alla « nuova CIOV ».
Lo sviluppo
in prospettiva
Come premessa abbiamo Tannullamento di tutti gli attuali riferimenti delle opere, da quelle autonome alle emanazioni di chiese locali, per affidarle alla CIOV,
con sede in Torre Pellice. Da qui,
e in tutta Italia, essa dovrebbe
sovrintendere e decidere l’amministrazione straordinaria e ordinaria
dei beni delle opere, delegando a
comitati di gestione locali da essa
nominati compiti esecutivi e onere relativo. Sempre la CIOV, da
Torre Pellice, stipula — « se lo
crede necessario » — le convenzioni con pubblici e privati in
qualsiasi località, stabilisce l’organico del personale della struttura,
si riserva la nomina dei direttori,
stipula i contratti di lavoro. 11 suo
finanziamento sarebbe assicurato
dalle opere stesse.
Dai resoconti del convegno di
Firenze (cfr. numero del 15.3.91)
si apprende che adesso « la Tavola valdese si occupa di una sessantina di istituti e la CIOV di tre »:
tutta la comprensione per la Tavola valdese. Ma è pur lecito chiedersi se la soluzione migliore stia
nel gonfiare la CIOV, con impegni che vogliono anche dire impiegati, burocrazia, viaggi da Torre Pellice a Vittoria (RG). In media ogni persona costerà 25 milioni l’anno. Sembra che la nuova
CIOV farebbe la prima esperienza-collaudo su Firenze: il Gould
(esistente di diritto), il Ferretti
(esistente di fatto), il Gignoro (autonomo).
Novità o vecchio
dirigismo?
Nel mese scorso alcuni membri
della Tavola valdese e della CIOV
hanno riunito rappresentanti di
opere e iniziative, risalendo dal
Sud fino a Firenze, appunto. Si
trattava di spiegare il progetto e
convertirle alla « nuova » CIOV.
Firenze, con le sue opere e iniziative. il suo rapporto vivo con le comunità evangeliche e la città, ha
misurato con attenzione le proposte. E’ stata sconcertata dal taglio
« missionario-soccorso alpino » di
una « nuova » CIOV di cui si percepiva soprattutto una novità: un
altro ente tutelare, oltre quelli pub
vello nazionale da un ufficio centrale? Le preoccupazioni espresse in questo contributo del past.
L. Santini toccano un punto delicato del nostro
ordinamento e della nostra ecclesiologia. Sarebbe opportuno che, su questo problema, si avviasse un dibattito.
Quale progetto per le nostre opere e, soprattutto, quale rapporto
con le chiese?
blici, a contenderci quella libertà
che chiamiamo iniziativa, identità,
autogestione.
In effetti non è chiara (o bene
dichiarata) la sostanza della « novità » della « nuova » CIOV. In
una società che abbisogna di decentramento noi aceentriamo;
quando le Regioni chiedono l’autonomia dovuta, qui si spiana tutto a livello valli valdesi; mentre
si richiede maggiore democrazia di
base, noi si vuole un ente che decida e imponga statuti e regolamenti. Ma il centralismo democratico è una presa in giro, purtroppo, e la burocratizzazione delle
opere non lega con l’impegno diaconale, lo mortifica.
Fatte le debite distanze, viene
in mente una risoluzione del 191415, quando la Tavola valdese assunse in proprio i compiti del Comitato di evangelizzazione, che
operava a livello nazionale: tutta
l’opera fu riordinata, livellata sul
modello valligiano, amministrata.
Ma non si ebbero nuovi impulsi,
bensì chiusure, e il tempo dell’evangelizzazione valdese cedette
alla « normalizzazione ».
Il riordino fiscale
Qui siamo a un problema di razionalizzazione che riguarda, interessa tutte le iniziative. Un ufficio fiscale che dipenda dalla Tavola valdese ed effettui un controllo tecnico è necessario, è utile
che intervenga non solo per la revisione dei bilanci. Diversa è la
proposta di un « centro servizi »
che potrebbe risultare utile ad alcuni mentre per altri solo occasionalmente fruibile. Dislocare
contabilità e paghe fuori sede per
un verso risulterebbe più costoso
e meno efficace che farlo sul posto, per un altro creerebbe altri
problemi col personale. Sarebbe
però utile avere uno schema comune nella ripartizione delle varie voci per la tenuta dei conti e
i bilanci. Anche qui, non va eluso il problema di avere una burocrazia ecclesiastica non pesante e
di decentrare veramente, e veramente salvaguardare, l’identità di
ogni opera, perché il vecchio atroce detto che « chi paga comanda »
troppo spesso finisce col guastare
i migliori propositi e le amicizie.
Tutti i rilievi fanno capo a una
preoccupazione, quella che viene
dalla facilità con cui si rimaneggiano discipline e ordinamenti che
per dieci anni (1970-1980) avevano non poco impegnato i Sinodi.
Alla distanza di cinque anni
(1985) si rifece l’ordinamento della CIOV, ancora cinque anni e si
attaccano le opere. Mentre ai regolamenti precedenti soggiaceva
un’ecclesiologia, ai nuovi soggiace
una politica, all’insegna del veterocentralismo burocratico piuttosto che democratico.
Oggi non occorrono alle opere
nuovi ' enti dirigenti quanto vocazioni e impegni diaconali, credenti
che vi lavorino dentro giorno per
giorno: dalla chiesa non si aspettano dipendenti burocratizzati, ma
persone disponibili e preparate a
offrire anni della loro vita con
allegrezza e fiducia, servendo liberamente.
Luigi Santini
FRALI — L’assemblea di chiesa, dopo un’interessante discussione, ha deciso di esprimere
con il veto il suo pensiero riguardo al problema deH’8 per
mille. La maggioranza si è
espressa in modo favorevole: 20
sì, 5 no e una scheda bianca.
Dopo il voto molte persone hanno auspicato che il Sinodo della prossima estate prenda in
considerazione i pareri dell’assemblea di chiesa delle comunità.
In visita all’Asilo
VILLASECCA — Nel tempio
valdese dei Chiotti, secondo l’ordinamento evangelico è stato celebrato il matrimonio interconfessionale di Manuela Clot di
Chiotti e Luca Bonino di Pinerolo. Il culto è stato presieduto dai pastori Renato Coisson
e Ludwig Schneider ed ha visto
la partecipazione della corale,
della quale Manuela ha fatto
parte sin da piccola. Agli sposi,
che si trasferiscono a Pinerolo,
e alle loro famiglie gli auguri
più cordiali di tutta la comunità.
• La visita deirunione femminile di Villasecca all’Asilo dei
vecchi a San Germano, prevista
per il 18 aprile, è stata rimandata a martedì 23 aprile. La
partenza avverrà alle 14.30, davanti al tempio dei Chiotti.
• Domenica 21 aprile dopo il
culto, alle ore 10 ai Chiotti, è
convocata l’assemblea di chiesa.
Assemblea di chiesa
POMARETTO — L’assemblea
di chiesa è convocata per domenica 21 aprile alle ore 10 nel
tempio per procedere alla nomina dei deputati al Sinodo e alla
Conferenza distrettuale e per discutere la questione dell’8 per
mille.
• Sabato 20 aprile, alle ore
20.30, nei locali dell’Eicolo grande, il concistoro incontrerà il
pastore Sergio Ribet e sua moglie.
• Domenica scorsa è stato
presentato al battesimo Patrik
Tron, di Roggero e Anna Vittoria Aquino; possa il Signore essere costante guida nella crescita di questo bambino.
• La gita dell’Unione femminile si svolgerà quest’anno il 6
giugno, in vai d’Aosta; chi è interessato può iscriversi presso le
sorelle dell’Unione femminile.
Deputati
PINEROLO — Sono stati nominati delegati alla Conferenza
distrettuale Lidia Longo Gardiol,
Sergio Malan e Paulette Travers
STUDENTI DI TEOLOGIA
Conoscere gli ebrei
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 21 APRILE
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica:
LUNEDI’ 29 APRILE
ore 9.30 circa - RAIDUE
« IL CAMPANILE E
IL MINARETO»
Confronto e convivenza con
l’Islam.
Durante la guerra del Golfo
è stata presa una posizione da
tutte le forze politiche e da buona parte delle chiese su Israele o, anche troppo genericamente, sugli « ebrei ». Ma cosa sappiamo veramente sull’ebraismo?
Possediamo veramente una informazione tale sull’argomento
che ci permetta di esprimere
una posizione obiettiva, non legata a luoghi comuni? Ma, soprattutto, cosa sappiamo delle
cornunità ebraiche presenti in
Italia? Queste sono alcune delle domande che hanno spinto
gli studenti della Facoltà valdese di teologia a cercare un momento d’incontro con membri
della Federazione giovanile ebraica d’Italia.
L’incontro, che si è svolto il
21 marzo, è stato possibile anche per la solidarietà dimostrata dagli studenti in una lettera
al popolo d’Israele sotto attacco dell’Iraq e con la partecipazione di alcuni a manifestazioni davanti all’ambasciata israeliana e in Vaticano (affinché il
Vaticano riconosca lo stato
d’Israele). In quest’incontro è
apparsa la reciproca voglia di
conoscenza per cercare di eliminare l’ignoranza dei protestanti nei riguardi della storia
e delle tradizioni degli ebrei e
viceversa. E’ anche emersa la
volontà di lavorare insieme su
temi specifici come, ad esempio,
in un’opera di controinformazione alle fastose celebrazioni per
la « scoperta » dell’America nel
1992. Dopo aver fissato la data
per il successivo incontro c’è
stato un momento di festa per
eliminare la formalità della serata.
D. O.
Pons e deputati al Sinodo Gian
ni Pons e Luciano Long (suppl
Bianca Armand Hugon Natali)
• Nelle ultime settimane ai
cune sorelle dell’Unione femmi
nile hanno presieduto due culti
a Piossasco in accordo con il
consiglio di circuito, i giovani
della FGEI hanno presieduto un
culto a Pinerolo, i membri del
concistoro hanno condotto il
culto del giovedì santo ed i lettori e la corale rincontro del
venerdì santo. I bambini della
scuola domenicale hanno dato
un messaggio con due canti all’inizio del culto di domenica 7
aprile.
Studio biblico
TORRE PELLICE — Domeni
ca 14 aprile durante il culto un
membro del Consiglio dì circuito ha presentato alla comunità
il pastore Claudio Pasquet, che
daH’inizio di aprile lavora presso la nostra chiesa collabcrando con il pastore titolare. Siamo riconoscenti al Signore per
il servizio che egli potrà compiere in mezzo a noi.
• Mercoledì 24 aprile alle ore
20.45 avrà luogo presso la Comunità alloggio di via Angrogiia
agli Appiotti il secondo incontro del ciclo di studi biblici che
il pastore Ruggero Marchetti tiene sul libro dell’Apocalisse. Tutti coloro che fossero interessati possono partecipare liberamente, anche se non hanno preso parte al primo incontro.
• Domenica 28 aprile al termine del culto avrà luogo un’assemblea di chiesa. All’odg la presentazione della relazione annua
e reiezione delTanziano del quartiere Inverso, dato che l’anziano Ferruccio Jourdan ha terminato il suo terzo quinquennio
di servizio.
Con i giovani
VILLAR PELLICE — Nel pomeriggio di domenica 7 aprile
Sandro Armand Hugon, al quale sianio vivamente grati, ha
animato l’incontro tra i neoconfermati con i loro genitori e le
sorelle dell’Unione femminile,
presentando una bella serie di
diapositive sugli animali in vai
Pellice. L’Unione femminile ha
fatto dono ai giovani della raccolta « Canti e cori » dell’assemblea delle corali.
® Dopo penosa malattia ci ha
lasciato la sorella Renata Ma^
ghit Bertin in Zorer all’età di
anni 63. Al marito, al figlio e
a tutti i familiari la nostra fraterna solidarietà. Esprimiamo
pure la simpatia della chiesa e
nostra alla sorella Costanza Davit, ai suoi figli ed a tutti i parenti che sono nell’afflizione per
la dipartita del marito e padre
Antonio Gagliardi di anni 75.
Domenica 21 aprile
□ CONVEGNO MONITORI
1“ CIRCUITO
PRADELTORNO — Il Circuito organizza presso la Foresteria « La rocciaglia ” un convegno di formazione per
monitori delle Scuole domenicali. Test:
Rivista della Scuola domenicale gennaio-aprile 1990. Inizio ore 9.30; gradite le prenotazioni per il pranzo.
Martedì 23 aprile____
□ COORDINAMENTO
GIOVANILE
1“ DISTRETTO
PRAROSTINO — Alle ore 20.45, presso il presbiterio, Il coordinamento dei
giovani delle valli si riunisce per programmare il week-end di fine anno che
si svolgerà, sul tema: « Il lavoro ». E
importante la presenza di rappresentanti di tutti i gruppi.
5
19 aprile 1991
vita delle chiese 5
FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
Costruire la pace,
costruire la speranza
A Pentecoste un importante convegno internazionale riunirà a Santa Severa rappresentanti della « comunità d’Àbramo» - Obiettivo per la pace
chiese protestanti dei paesi latini in Europa (CEPPLE),
Sono stati invitati a partecipare rappresentanti del Consiglio delle conferenze episcopali
europee (CCEE) e della Conferenza episcopale italiana (CEI).
Sono inoltre invitati rappresentanti di organizzazioni e associazioni ebraiche, musulmane
e cristiane; in modo particolare quelle che sono attive sui
temi della pace, della riconciliazione, del dialogo tra le fedi diverse, fra cui la Caritas, Pax
Christi, le comunità di base,
gruppi interreligiosi.
pomeriggio: comunicazioni di esponenti deiia delegazione mediorientale
sul problema della Palestina, del Libano, di Cipro e dei curdi
sera: momento informale di incontro e di scambio di esperienze tra le
varie delegazioni presenti
Mercoledì 22 maggio
Roma, Facoltà valdese di teologia
mattina: Verso una soluzione globale dei problemi del Medio Oriente
— tavola rotonda con esponenti dei
principali partiti politici italiani
— celebrazione ecumenica presso la
Chiesa valdese di p.za Cavour
— chiusura del convegno.
Come risposta alla sfida della guerra nel Golfo e di fronte
alla difficoltà di stabilire nuove
relazioni tra popoli di fedi e tradizioni diverse la Federazione
delle chiese evangeliche italiane
e la Commissione delle chiese
battiste, metodiste e valdesi per
la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato organizzano,
per Pentecoste, una conferenza
ecumenica internazionale.
PROGRAMMA
La conferenza « Ricostruire la
pace, costruire la giustizia » si
svolgerà in parte a Roma (Facoltà valdese di teologia) e in
parte a Santa Severa (Centro
di incontri battista « Villaggio
della gioventù ») dal 19 al 22
maggio 1991.
Parteciperanno alla conferenza delegati della Commissione
per gli affari internazionali del
Consiglio ecumenico mondiale
delle chiese (CCIA-WCC), della
Conferenza delle chiese europee
(KEK), del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECO,
del Consiglio nazionale delle
chiese negli Stati Uniti (NCCCUSA), della Conferenza delle
Domenica 19 maggio
Arrivi in serata: accoglienza e benvenuto, a Santa Severa.
Lunedì 20 maggio
mattina: momento liturgico
Il cammino della conversione alla giustizia e alla pace. Basilea, Seoul e
oltre, dopo la guerra
— interventi di un rappresentante
delle chiese europee, di uno delle
chiese del Medio Oriente, di uno delle chiese degli Stati Uniti e di uno
della Chiesa cattolica italiana
pomeriggio: Dialogo tra le fedi diverse: un cammino verso la pace
— tre introduzioni: dal punto di vista dei cristiani, degli ebrei e dei
musulmani
sera: Progetti di assistenza e solidarietà nel Medio Oriente
— comunicazione del segretario generale del Consiglio delle chiese del
Medio Oriente
Martedì 21 maggio
mattina: momento liturgico
Le questioni del Medio Oriente: pace,
giustizia e sicurezza per tutti i popoli
della regione
— relazione introduttiva generale
Tra i relatori, ad oggi, hanno confermato la loro presenza: Jean Campbell, segretario generale del Consiglio
delle chiese cristiane negli USA; Jacques Stewart, presidente deila Federazione protestante di Francia; Gabriel
Habib, segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente;
Tarek Mitri, professore all’Università di
Beirut; Paolo Ricca, professore della
Facoltà valdese di teologia; Mario Nordio, professore del Dipartimento di
studi eurasiatici dell'Università di Venezia.
Fanno parte del comitato della Conferenza; Giorgio Bouchard, presidente
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; Franco Giampiccoli,
moderatore della Tavola valdese; Claudio H. Martelli, presidente dell'Opera
per le chiese metodiste in Italia; Saverio Guarna, presidente dell'Unione
battista; Paolo Ricca, della Facoltà valdese di teologia; Giorgio Girardet, della rivista ■■ Confronti »; Bruno Gabrielli, coordinatore della Commissione
battista, metodista e valdese per la
giustizia, la pace e la salvaguardia
del creato.
Per informazioni rivolgersi al segretariato della Conferenza: presso ,<• Confronti », via Banco di S. Spirito 3, 00186
Roma, telefoni 06/6893063, 6864733, fax
6893072.
FCEI; SERVIZIO RIFUGIATI E MIGRANTI
Garantire i diritti dei migranti
La legge suirimmigrazione è positiva: la sua applicazione è troppo
arbitraria - Rifugiati espulsi prima del completamento delle pratiche
Con una lettera indirizzata a
tutti i ministri competenti e agli
organismi responsabili della politica di immigrazione nel nostro
paese la Federazione delle Chiese
evangeliche in Italia fornisce uria
sua valutazione circa l’applicazione della legge Martelli e sulle
misure prese per l'accoglienza
dei profughi dell'Albania. Pubblichiamo qui di seguito il testo.
strumenti legislativi già disponibili, eventualmente definendo
specifici criteri applicativi resi
necessari dalla portata numerica
del flusso, ma che non discriminino in alcun modo i richiedenti
asilo futuri o quelli già presenti
sul territorio nazionale.
L
Prendiamo atto che i limiti e
le contraddizioni neH’applicazione delle normative in materia di
asilo e di immigrazione sono
emersi con forza nel caso dei rifugiati dall’Albania. Nel momento in cui in sede politica si valutano le misure da prendere in riferimento a questa emergenza, la
Federazione delle chiese evangeliche in Italia ritiene che si debbano evitare provvedimenti eccezionali che lederebbero il principio di una « politica di immigrazione » di carattere generale,
basata su criteri di flessibilità,
rispetto dei diritti umani e programmazione dei flussi. Auspica,
al contrario, che il problema dei
rifugiati politici ed economici
(nell’accezione che ne danno alcune risoluzioni dell’ONU) provenienti dall’ Albania venga affrontato e risolto utilizzando gli
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia ha accolto
positivamente l’iniziativa governativa tesa a definire una politica migratoria che, fissando criteri elastici di programmazione
dei flussi, garantisse precisi diritti agli immigrati dei paesi
extracomunitari.
Nella stessa linea ha espresso
un giudizio altrettanto positivo
sull’abolizione della « riserva geografica » per il riconoscimento
dei rifugiati che costituiva un’anacronistica e inaccettabile restrizione dei doveri di accoglienza nei confronti di persone perseguitate per ragioni di ordine
politico, etnico, religioso.
Quanto ai contenuti dei provvedimenti approvati in sede parlamentare e governativa il giudizio complessivo non può prescindere da una preoccupata valutazione dei criteri con cui la legislazione in materia di immigra
zione e rifugiati è stata effettivamente applicata. In particolare
valutiamo negativamente che in
seguito all’abolizione della riserva geografica, quasi paradossalmente, sia drasticamente diminuito il numero dei rifugiati riconosciuti dalle autorità competenti e sia proporzionalmente aumentato il numero degli stranieri
invitati a lasciare l’Italia o rimpatriati ancor prima che si concludesse l’iter giudiziario o amministrativo che avrebbe dovuto
definire la loro situazione in riferimento alla normativa vigente.
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia rileva come
la vicenda dei rifugiati albanesi
confermi che il nostro paese è
al centro di crescenti flussi migratori derivanti dall’instabilità
economica e politica di molti
paesi; ribadisce quindi la necessità di una politica delle migrazioni che, assumendo in tutta la
sua complessità i problemi derivati dal crescente divario tra
Nord e Sud del mondo, si ponga
come uno degli strumenti di riequilibrio economico e di crescita
sociale dei paesi in via di sviluppo.
CORRISPONDENZE
Atti di solidarietà
ORSARA — La Chiesa valdese
di Orsara, insieme a quella di
Cerignola e alle altre della Puglia, dietro suggerimento della
FCEI, ha deciso di ospitare e
fornire assistenza a dei profughi albanesi, mettendo a disposizione i locali del nostro ex asilo infantile. Il pastore, Dino Magri, si è recato perciò a Brindisi, per espletare le pratiche burocratiche del caso e accompagnare, quindi, gli ospiti albanesi ad Orsara.
noi sapere individuare e incanalare le energie verso obiettivi e
scopi altamente solidaristici e
umanitari, dai tossicodipendenti agli anziani, dagli handicappati agli extracomunitari o ai profughi dai paesi dell’Est.
Appena la notizia si è diffusa in paese molta gente, uomini e donne, amici e simpatizzanti, hanno fermato per strada la
moglie del pastore, dichiarando
la loro disponibilità a fornire
aiuti materiali (cibo, vestiario,
denaro) per i profughi albanesi, mentre il maresciallo dei carabinieri si è addirittura recato alla casa pastorale per chiedere notizie dei profughi, onde
poter offrire loro l’aiuto e la solidarietà sua e dei carabinieri
al suo comando.
CISTERNINO — Il gruppo locale metodista ha collaborato all’accoglienza dei profughi albanesi. Sono 21 i giovani che sono stati accolti nella nostra città. Tra questi la famiglia di Alberto R. è stata accolta da una
famiglia della chiesa che ha offerto loro anche un lavoro. Un
simpatizzante della chiesa ha
inoltre dato casa e lavoro ad un
altro giovane albanese. L’azione
della chiesa prosegue cercando
soluzioni per altri profughi.
Il presidente
Giorgio Bouchard
Attività con gli
immigrati
L’iniziativa della nostra chiesa, com’è facile vedere, ha suscitato vasta eco e consenso nella popolazione del paese, ed è
stata particolarmente apprezzata dai cittadini, di fronte alla
latitanza e all’assenza dell’amministrazione comunale (retta
da comunisti e democristiani) e
della locale chiesa cattolica, che
non hanno preso nessuna iniziativa simile o analoga. Ancora
una volta la parte migliore di
Orsara si è schierata a fianco
della Chiesa valdese, come sempre è avvenuto neH’orm.ai secolare storia di questa comunità
ogniqualvolta i valdesi si sono
impegnati per la difesa dei più
umili, dei più deboli, degli emarginati o si sono battuti per i
principi di libertà, eguaglianza
e dignità umana. La risposta di
questa gente semplice, umile,
« povera » che spontaneamente,
appena avutane notizia, si è detta disposta a compiere gesti e
atti concreti dì amore e solidarietà per degli uomini più « poveri », più soli e abbandonati di
loro suona non solo condanna
muta e silenziosa e schiaffo morale alla latitanza e all’assenza
del governo e del suo ministro
della Protezione civile, Lattanzio, ma anche monito e campanello d’allarme per noi in quanto deve indurci a ripensare e
rivedere i modi della nostra presenza e testimonianza al Sud,
e farci riflettere sul fatto che
esistono energie sopite, slanci ed
entusiasmi nascosti, disponibilità a spendersi « concretamente »
per il prossimo in larghi strati
della società meridionale ed italiana, che aspettano solo l’occasione, il momento propizio e opportuno per manifestarsi; sta a
OMEGNA — Il centro accoglienza ospita da metà febbraio
Solomon Dwamena, un predicatore della Chiesa metodista, originario del Ghana. Si occuperà
di una attività « pastorale » presso gli immigrati extracomunitari.
I centri di accoglienza delle
chiese nel Verbano-Ossola ospitano 8 persone (6 ad Intra e 2' a
Domodossola). Il problema più
grande che hanno è quello della casa.
Raduno delle chiese
siciliane
RIESI — Il 25 aprile avrà
luogo, a Riesi presso il Servizio cristiano, l’ormai tradizionale raduno delle chiese evangeliche siciliane. La giornata avrà
inizio alle ore 10.30 con un culto presieduto da Bruno Gabrielli. Il tema dell’incontro, « Giustizia, pace e salvaguardia del
creato », verrà discusso nel pomeriggio in tre gruppi di lavoro. Seguirà una comunicazione
su « Realtà e prospettive del
Servizio cristiano ».
Collaborazione
BMV
PORDENONE — Domenica 21
aprile si terrà un incontro dei
Consigli di chiesa di Pordenone
(battista) e di Udine (metodista) allo scopo di realizzare un
progetto di collaborazione tra le
due chiese, nello spirito di quanto deciso dall’Assemblea-Sinodo
del novembre scorso.
Claudiana editrice
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Un manifesto della chiesa valdese di Palermo provoca
reazioni in Vaticano: ne nasce un carteggio significativo tra
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Chiesa cattolica...
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6
6 prospettive bìbliche
19 aprile 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
La tentazione nel Nuovo Testamento - 2
I Corinzi 10:
tentazione e idolatria
Dobbiamo studiare con cura un testo di Paolo, lui che non esita a parlare di tentazione nel senso usuale
del termine, nella prima Epistola ai
Corinzi, al capitolo 10, versetto 13:
« Ninna tentazione vi ha colti, che
non sia stata umana; or Iddio è fedele e non permetterà che siate tentati
al di là delle vostre forze; ma con la
tentazione vi darà anche la via d'uscime, onde la possiate sopportare »
(Versione Riveduta, n.d.r.).
Riponiamo questo versetto nel suo
contesto: nei versetti 1 a 12, Paolo denuncia l'idolatria degli israeliti nel
deserto così come la tentazione che
essi « infliggono » a Dio a Massah;
nei versetti 14 a 22, egli li esorta a
fuggire l’idolatria e i culti stranieri.
La tentazione, di cui parla il versetto
13, se di tentazione si tratta, non potrà dunque che essere quella deU’idolatria. I Corinzi infatti provavano per
i culti greci lo stesso fascino degli
israeliti per quello di Baal-Peor (Numeri 25: 3). Qui come là, la tentazione sessuale sembra legata a quella
dell’idolatria.
Non dobbiamo però affermarlo
troppo presto, perché Tidolatria concreta di cui parlano i versetti 1 a 11 e
14 a 22 riguarda prima di tutto l’idolatria manifestata con pranzi comunitari. Essi portano alla conclusione
(v. 19 a 21): « Voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla
mensa dei demoni » (rare occasioni
per mangiare carne!). La tentazione,
se di tentazione si tratta in questo caso, non è prioritariamente quella
della sessualità. E’ quella di partecipare ai pranzi. Si capirebbe meglio
se il versetto 12 (« Chi si pensa di
stare ritto, guardi di non cadere ») •—
che mette in guardia coloro che credono che si possa assistere impunemente ad un culto idolatra, anche
senza parteciparvi — fosse inserito
al capitolo 6 (15-18), il quale evoca
chiaramente la prostituzione sacra.
Ma questa parentela tra i pranzi
sacri e la prostituzione sacra, come
in Numeri 25 (1-3) dove il pranzo sacro è accompagnato da ierogamia,
non è senza interesse. Ci permette di
capire che non è l’immoralità ad essere condannata, bensì l’idolatria,
quella della sessualità in particolare.
La fine del versetto 13 fa problema; letteralmente, dice: « Dio il fedele (il fidabile, oppure colui che fa fiducia) fa, con la tentazione-prova,
l’uscita di (che è) la possibilità di
sopportarla ». Come dobbiamo capire « con » ? O: « Durante tentazioniprove, Dio dà l’uscita », oppure:
« Dio ha fatto anche la prova-tenta
« Non indurci in tentazione », oppure « non esporci alla tentazione »,
recita il Padre nostro. Ma che cos’è la tentazione nella quale Dio non
dovrebbe indurci (condurci?) o alla quale non dovrebbe esporci? Insomma, che cos’è la tentazione e qual è il rapporto di Dio con essa e con
® possibile che esista un collegamento tra questi tre pun
*• ' L-t ® “oi spesso identificata con ciò che ci attrae irre
sistibilmente e la prova con la malattia, il lutto.
Alphonse Maillot, con questo contributo ripreso dal settimanale riformato francese « Réforme » (del 12.1.91 e del 19.1.91), ci aiuta a meglio
comprendere il significato della parola tentazione, in relazione ai diversi
contesti biblici in cui si trova questo termine di difficile traduzione ed
interpretazione. (red.)
zione », cioè dà l’entrata e l’uscita?
Siamo di fronte a due possibilità: o
ci sono ’’prove” di cui non si sa bene
da dove provengano ma che tutti i
cristiani devono sperimentare. « State tranquilli — direbbe Paolo — qualunque sia la loro provenienza, esse
non supereranno mai le forze che Dio
vi darà contemporaneamente; Dio vi
permetterà di uscirne più provati,
più forti ». Oppure, nel contesto di
Corinto, l’apostolo direbbe: « Voi Corinzi siete tentati non solo di rimanere attaccati a tutti questi culti
un po’ pazzi, orgiastici, ma di trasferirli nella chiesa stessa. In ogni caso,
pretendete di non potere resistervi.
Non è vero, perché Dio non permette
che la tentazione idolatra superi le
vostre forze. Infatti, con l’Evangelo
voi avete ricevuto la forza più grande. Però, se vi buttate nella bocca del
lupo, non venite poi a lamentarvi! ».
Il contesto sembra esigere questa
seconda spiegazione: la grande tentazione dei Corinzi, manifestata in
tentazioni diverse (prostituzione,
pranzi), è il sincretismo idolatra con
le sue pratiche. E’ contro di essa che
l’apostolo mette in guardia, cosi come contro l’orgoglio, ancora una volta (v. 12 e 22).
Giacomo 1 e Ebrei 2 e 4:
prova e persecuzione
Nella sua epistola, Giacomo comincia col comprendere — come Pietro o
Paolo — la tentazione-prova come
un test della fede. In Giacomo 1: 2 è
detto infatti: « Fratelli miei, considerate come argomento di completa
allegrezza le prove svariate in cui venite a trovarvi, sapendo che la prova (test) della vostra fede produce
costanza » (cfr. 1 Pietro 1: 6: [la salvezza è prossima] «Nel che voi esultate, sebbene ora, per un po’ di tempo, se così bisogna, siate afflitti da
svariate prove, affinché la prova
(test) della vostra fede...». Cfr. anche
il testo parallelo di 1 Tessalonicesi 3:
3-5; « E mandammo Timoteo... per
confermarvi e confortarvi nella vostra fede, affinché nessuno fosse
scosso in mezzo a queste afflizioni;
poiché voi stessi sapete che a questo
siamo destinati. Perché anche quando eravamo fra voi, vi predicevamo
che saremmo afflitti... Perciò anch’io,
non potendo più resistere, mandai
ad informarmi della vostra fede, per
tema che il tentatore vi avesse tentati, e la nostra fatica fosse riuscita
vana »). Ma Giacomo prosegue, ai
versetti 13-14: « Nessuno, quand’è
tentato, dica: Io son tentato da Dio;
perché Dio non può esser tentato dal
male, né egli stesso tenta alcuno; ma
ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca ».
Giacomo ci fa vedere, come Pietro e
Paolo, che i primi cristiani non erano
dei piagnoni scoraggiati dalla prima
avversità o dalla prima delusione,
dato che coglievano allora l’occasione per iniziare una nuova partenza.
Ma il suo vocabolario non sembra
molto omogeneo. In 1: 2, infatti, il
termine « peirasmois » viene usato
proprio nel suo significato di « prove oggettive », accadute contro la volontà di colui che le subisce (si potrebbe dire: sul quale esse cadono).
Invece, in 1: 13, con la parola « concupiscenza » che « avendo concepito, '
partorisce il peccato » (v. 15), il termine ha il significato di tentazione
soggettiva, come se l’uomo desiderasse e volesse ciò che sta per accadergli.
Giacomo sembra quindi vedere,
nella tentazione, un peccato quasi
già iniziato. Fin qui, i testi che avevamo incontrato, anche quelli che
usavano la parola « peiraoo » nel
senso di tentare, « incitare al male »,
non portavano a concludere che la
tentazione implicava necessariamente la colpa. Ora, appare come una
trappola seducente, attraente, in cui
si ò già messo il piede. Giacomo suppone l’esistenza di un terreno favorevole, di una predisposizione a cedere
al male suggerito. Per questo precisa
che « Dio non può essere tentato ».
Ma, in questo modo, Giacomo chiude la prospettiva teologica dell’Antico e del Nuovo Testamento, che mostrava Dio davvero tentato dall’uomo, perché lo ama. Del resto, questa
tentazione inflitta al Dio d’amore costituisce certamente l’ultimo peccato
dell’uomo. Sfortunatamente, l’inter
pretazione di Giacomo è diventata
comune.
A quale scopo Giacomo adotta questo punto di vista? Egli mira probabilmente a coloro che si cercano scuse dichiarando: « Non è colpa mia;
non potevo resistere; era troppo difficile per me ». Come se l’unico vero
colpevole fosse non solo il demonio
ma Dio, l’autore di ogni cosa (Giacomo ha letto Genesi 3: 13; «Il serpente
mi ha sedotta... », cioè « E’ colpa tua.
Creatore-dei serpente » [Gen. 3: 1].
Ma ha dimenticato Genesi 22: 1:
« Iddio mette alla prova »). Insomma, non esiste causa oggettiva alla
tentazione e sono totalmente responsabile.
Però, nel volere evitare a Dio di
poter essere tentato dall’uomo, Giacomo rendeva impossibile all’uomo
di commettere il peccato supremo,
demoniaco per eccellenza, più grave
di ogni altra « tentazione » a cui si
possa pensare. Di conseguenza, è l’uomo che viene assolto da Giacomo
mentre voleva invece renderlo responsabile. Probabilmente, di tutto
ciò, dobbiamo ritenere che la « tentazione » può diventare un alibi per
l’uomo, se gli permette di invocare
la non-responsabilità anziché chiedere il perdono.
Veniamo ora all’Epistola agli Ebrei
2: 16-18. Al versetto 18, viene detto
che Cristo, « in quanto egli stesso
ha sofferto essendo tentato (provato), può soccorrere quelli che son
tentati (provati) ». L’autore, dopo
aver protestato contro una cristologia che trasformerebbe il Figlio di
Dio in un angelo, mostra che Cristo
ha partecipato pienamente al sangue
e alla carne, onde poterci liberare da
ogni schiavitù. Essendosi così identificato alla nostra umanità, egli può
« soccorrerci », perché ci capisce:
egli condivide le nostre difficoltà. Indiscutibilmente, la traduzione, in
questo passo, deve essere « prova ».
E’ ben diverso in Ebrei 4: 15; è
impossibile che Cristo « non possa
simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ina in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare ».
Al capitolo 2, infatti, la parola veniva usata in un contesto di sofferenza, mentre qui essa precede un peccato potenziale; si tratta di un tremendo « tormento » o di una persecuzione che, a causa della sua durata o della sua intensità, metterebbe
il fedele in pericolo di abiura, di abbandono della fede.
Di conseguenza, non conviene più
la parola « prova », bensì « tentazione »; prova così grande che mette in
pericolo la fede della chiesa.
Alphonse Maillot
7
Ï9 aprile 1991
obiettivo aperto
L
DOPOGUERRA: IL SISTEMA POLITICO
Il nuovo ordine bellico mondiale
La guerra ha messo in evidenza i limiti del sistema delTONU: i piccoli vengono puniti, mentre i grandi la fanno
franca - La lezione di Gandhi; la forza della pace non sono le armi, ma è la pace stessa - Urgente cambiare mentalità
Mentre il fumo delle rovine
dell’Iraq si dirada, mentre la gente riemerge dal terrore in Kuwait,
mentre a Tel Aviv si rimuovono
le macerie, mentre i palestinesi
sono rinchiusi nei loro territori
occupati e ripongono tutte le loro speranze sul disipotico nemico
del loro nemico — come fecero
con Stalin le popoleizioni occupate dai nazisti — il futuro prende
forma. Alcuni spunti:
1) I! Consiglio di sicurezza
deirONU è diventato un'agenzia
di guerra, che rifugge dalTassumersi la responsabilità di condurre la guerra in prima persona attraverso il suo Comitato militare
(articoli 45-47), delegandola alla
« coalizione guidata dagli Stati
Uniti », nella quale gli Stati Uniti
uccidono e qualcun altro aiuta a
pagare.
2) Questo sistema non può
mai essere usato contro una delle
cinque potenze con diritto di veto (gli Stati Uniti a Grenada, in
Libia e a Panama; l’Unione Sovietica in Azerbaigian e in Lituania;
l’Inghilterra nell’Ulster; la Francia in Caledonia; la Cina in Vietnam).
3) Il sistema non può essere
usato neppure contro im amico
delle potenze con diritto di veto
(vedi proprio lo stesso Iraq, e
Saddam, durante la guerra IranIraq, negli anni 1980-88).
4) Il sistema può essere utilizzato contro i piccoli e soprattutto quando questi sfidano i
"grandi" con la loro disobbedienza, ostacolando i loro « interessi » e il loro « modo di vita ».
Di conseguenza, le cinque potenze mantengono il loro diritto
illimitato di intervenire nelle loro « sfere d'interesse », contro i
loro stessi eunici. Il fatto nuovo è
che esse possono addirittura essere aiutate sia dalle altre potenze con diritto di veto, nel ca' so in cui la relazione con un loro
amico degeneri (per esempio con
certi collaboratori della CIA, quali Noriega e Saddam Hussein),
sia dalla « comunità mondiale »,
vale a dire da chiunque venga
da tutte doro persuaso a farlo.
La guerra come
tortura
Tutti sanno che questo sistema non è imparziale. Ma hanno
una pseudo-scusa: se le Nazioni
Unite non funzionano in alcuni
casi (i precedenti punti 2 e 3),
non c’è motivo perché non funzionino in altri (punto 4). Il non
riuscire a evitare l’assassinio in
alcuni casi è una ragione insufficiente per lasciare che accada anche in altri. D’accordo. Ma questo atteggiamento ha delle conse
guenze. In pratica esso comporta
la punizione dei piccoli, lasciando
impuniti i grandi, in un mondo
dove né i piccoli né i grandi possono considerarsi garanti della
giustizia. La conseguenza è il prolungarsi, persino raggravarsi, di
un pesante ordine mondiale che
poggia sulle colonne classiche
dello sfruttamento e della repressione. I despoti esistono nelle
grandi nazioni come nelle piccole.
La guerra del Golfo ha modificato il modo di combattere. C’è
stata certamente violenza, ma
quasi nulla della guerra intesa in
senso classico, con i due eserciti
schierati l’uno contro l’altro in
battaglia, come scorpioni in una
bottiglia. I soldati iracheni emergono come gli eroi di tutta l’impresa, elevando l’atto della diserzione a una scelta da imitarsi
con speranza, sostituendo la bandiera bianca della vita a quelle
stupide bandiere della gloria nazionale, il sentiero che conduce
solo alla morte (Evelyn Waugh).
Naturalmente il loro caso era disperato. Essi lo sapevano e hanno tratto Tunica conclusione ragionevole, non essendo stupidi
quanto il loro crudele capo.
Piuttosto che combattersi l’un
l’altro, i due scorpioni hanno
fatto qualcosa di diverso: entrambi hanno torturato gli inermi con lo scopo di tutti i tortu
ratori, farli arrendere senza condizioni. Il despota iracheno aveva torturato e gassato il popolo
per molto tempo, con un’impunità garantita dalla protezione delle superpotenze.
Per Amnesty International la
tortura irachena in Kuwait è soltanto il prolungamento '^ella loro
crudeltà aU’intemo dell’Iraq. Il
passo dalla tortura al terrorismo
di stato è molto breve.
Vedrei i missili Scud su Israele nella stessa luce; la crudele
tortura degli indifesi.
Vedrei i bombardamenti alleati
su civili iracheni nella stessa luce, iniziati in modo sottile contro
le centrali elettriche, gli acquedotti e le fognature. Un giorno o
l’altro sapremo forse il numero
dei morti. I cannoni delTanti-aerea erano come giocattoli; gli aeroplani volavano troppo alti, protetti daU’evidente asimmetria delia capacità di avvistamento. I torturatori vedevano cosa succedeva tramite i raggi infrarossi, con
i radar. Le vittime sedevano al
buio, aspettando che le successive bombe uccidessero e ferissero
e distruggessero. Anche il torturatore mette un cappuccio in testa alla sua vittima, per rendere
il dolore imprevisto ancora più
orrendo, proteggendosi dalle solitarie grida di straziante dolore e
angoscia.
MEDIO ORIENTE E MERCATO DELLE ARMI
La sicurezza armata
Man mano che i giorni passano la situazione del Golfo e del Medio Oriente si
va vieppiù complicando, se non aggravando.
Da un lato la guerra delle sei settimane,
nella sua perfida evoluzione, si è tramutata in un’altra guerra — sanguinosa e drammatica — all’interno delle frontiere dell’Iraq. Al nord la spaventosa repressione
del popolo curdo; al sud (chissà perché
in genere se ne parla meno?) la persecuzione dei dissidenti sciiti, con l’uccisione di
migliaia di persone.
DalTOnu — che per la prima volta è entrata direttamente nelle vicende interne di
un paese in quanto si tratta di fatti che
costituiscono un pericolo per la pace della
zona — è venuta una netta condanna contro l’Iraq. Nello stesso tempo gli Stati Uniti controllano ancora una parte del sud ed
hanno in pratica istituito nel nord una zona franca, mentre è stato confermato che
truppe turche hanno varcato la frontiera
irachena « unicamente per garantire la sicurezza dei profughi ».
A sua volta, la questione palestinese appare di sempre più difficile soluzione stante il permanere del rifiuto del premier Shamir nei confronti di una « pace in cambio
dei territori occupati » e con Tatteggiamento degli Stati Uniti che hanno concesso uii
grosso prestito agevolato per progetti edili
a favore degli ebrei immigrati dall’Urss che,
come noto, sono per lo più indirizzati nelle zone occupate.
Questa premessa è per sottolineare che
la questione mediorientale è tutt’altro che
sulla via di un’equa soluzione; non solo,
ma si sta verificando il tragico paradosso
seconde cui, da parte della potenza statunitense — col suo « non dissenso » nei confronti della colonizzazione israeliana — si
registra in pratica un rifiuto di quel diritto internazionale di cui si era fatta paladina con la guerra del Golfo.
riarmo. Mentre da un lato la guerra del
Golfo avrebbe dovuto imporre la necessità,
peraltro proclamata, di un maggior controllo delle vendite di armamenti per non dover affrontare « un altro Saddam Hussein »,
dall’altro è proprio questo fatto bellico a
stimolare il mortale mercato. L’enorme
spiegamento della sofisticata tecnologia
americana e la rapida « vittoria » militare
sul dittatore iracheno (che pur deteneva,
con il consistente appoggio sovietico, il record assoluto nel Sul del mondo di acquisti di armi, con una spesa di oltre 62 miliardi di dollari dal 1979 al 1988) sono stati al riguardo determinanti.
le che appare sommamente pericoloso. Se
infatti da un lato siamo entrati in una
nuova era di relazioni internazionali, sarebbe assurdo nascondersi che per contro
rischi di conflitti regionali — anche nel continente europeo — stanno aumentando in
modo considerevole.
Una politica
per l’Europa
La corsa agli acquisti, come sottolinea
nel suo numero di aprile il mensile « Le
Monde Diplomatique », è già cominciata.
Washington si è impegnata per l’invio di
materiale militare all’Egitto, a Israele, all’Arabia Saudita, alla Turchia, agli Emirati
arabi per rammentare di decine di miliardi di dollari. Né d’altronde lo stesso presidente Bush fa misteri a questo proposito: « Noi non lasceremo nessuno dei nostri
amici in condizioni tali da avere la loro
sicurezza minacciata » (conferenza stampa
U marzo 1991).
del
Riprende il commercio
delle armi
Di fronte a situazioni così incerte e così
gravide di pericoli si sta creando un’altra
paradossale — ed altrettanto pericolosa —
situazione. Ci riferiamo alla questione del
E, a proposito di « amici », già durante
la stessa guerra del Golfo la Siria — il
cui dittatore Assad (ex satana del Medio
Oriente, ex mente del terrorismo internazionale) si è schierato opportunamente, nel
conflitto, con gli alleati — non solo ha avuto mano libera in Libano, ma ha ottenuto
sostanziosi aiuti in danaro dall’Occidente
per « riequilibrare le forze »: alcuni miliardi di dollari, che in buona parte andranno
in armamenti.
Parallelamente, è state messo a disposizione della Export-Import Bank americana
un altro miliardo di dollari per garantire
crediti ai compratori esteri di armamenti,
anche nell’intento di controbattere la concorrenza dei produttori francesi, inglesi, tedeschi, italiani, ecc.
Un modo veramente poco comprensibile
(o, forse, troppo) di porre mano alla costruzione di un « nuovo ordine mondiale »
che, partendo teoricamente da una riduzione degli armamenti nel mondo, promuove
invece iniziative tendenti a potenziare la
produzione e la vendita di armi sempre più
sofisticate e distruttive. Un ordine mondia
Vedrei i bombardamenti alleati sui soldati iracheni nella stessa
luce. Da 85.(X)0 a 150.(X)0 giovani
uccisi, molti dei quali nei loro
bunker. La ragione contro Saddam Hussein è chiara e ben fondata. Ma anche la ragione contro
l’uccisione di massa dei soldati,
reclutati da una dittatura, uccisi
per i peccati del tiranno e del suo
Comando della rivoluzione, è altrettanto ben fondata. Se l’Iraq
fosse stato una democrazia che
elegge consapevolmente un presidente, sia pure con la propensione per le crociate in nome di questo o di quello, e se i soldati fossero stati volontari, allora ci sarebbe stato motivo di chiamare
in causa la responsabilità collettiva. Ma ucciderli in massa, quando la loro alternativa era quella
di finire giustiziati, fino a che non
ci fosse stata la possibilità di disertare?
Quali conclusioni verraimo tratte da tutto ciò?
La conclusione che viene tratta
in alto è chiara: le Nazioni Unite,
soprattutto, funzionano proprio
come nelle intenzioni.
La giustizia è
la via della pace
Riprende vigore il commercio delle armi in tutto il Medio Oriente - Cresce in Europa il rischio di conflitti regionali, mentre i « dodici » non sanno impostare una politica di distensione
E, proprio restando in Europa, soprattutto in vista di quella che prenderà il via
il 1“ gennaio 1993, non sarebbe auspicabile che essa voglia e possa assumersi maggiormente le proprie responsabilità, dando
una convincente prova di iniziativa e di
indipendenza dal potente alleato americano?
L’Europa dei 12 è stata definita « un colosso economico, un nano politico, una larva militare ». Prendendo per buona questa
definizione, se quest’Europa vorrà cercare
di costruire una più ordinata e pacifica società a partire da casa sua, dovrà equilibrare la sua economia e dare un forte impulso ad una efficiente attività diplomatica,
conferendo a questa la massima preponderanza sul fattore militare. All’Est, il patto
di Varsavia si è sciolto: che cosa ci sta a
fare la Nato? Abbiamo alle porte un’Unione Sovietica che minaccia una crisi addirittura esistenziale, un Est europeo dilaniato da un’economia a pezzi e, in parte, da
conflitti a carattere etnico che possono sfociare in vere e proprie guerre civili. C’è
da fare un lavoro- immenso e difficile: altro
che vendere armi! Non è certo così che
si risolvono i problemi: quest’ultima « scorciatoia » militare che stiamo vivendo con
ansia ne è la migliore riprova.
Le nostre chiese hanno assunto in occasione di questo conflitto un atteggiamento
chiaro e fermo. E’ più che mai necessario
che esse continuino su questa via, sia a
livello locale, sia attraverso le organizzazioni internazionali: se infatti sono opportune e coerenti le prese di posizione contro le guerre, è altrettanto opportuna e coerente una nostra costante denuncia di quelle situazioni, di quei fatti che alle guerre
possono condurre.
Roberto Peyrot
La conclusione tratta in basso,
dalle vittime dello sfruttamento
c della repressione (e l’Iraq &
una di queste, e Saddam Hussein
la loro espressione) sarà un’altra.
Le persone non amano né lo
sfruttamento né la repressione.
Opponendovisi, si rivoltano contro coloro che beneficiano del sistema, le teste-di-ponte dei grandi. Nella disperazione e nella lotta
la gente non tende ad organizzarsi in modo democratico. I movimenti di resistenza contro il nazismo non hanno agito basandosi
sui referendum. Le persone al comando possono assomigliare a
Saddam Hussein. Ma egli è un nostro prodotto, noi non solo lo abbiamo armato, gli abbiamo anche dato un mucchio di motivi
per usare le sue armi. Non tenerne conto implica un livello di
ipocrisia addirittura unico.
Il prossimo Saddam Hussein
avrà impanato anche un’altra cosa; non usare gli armamenti. Tutti quei rottami di ferro in mezzo
al deserto non servono a niente.
A meno che non si posseggano
gli ultimissimi modelli e in enorme quantità, li si può usare soltanto contro qualcuno alla pari
con te, come l’Iran. Inoltre tutto ciò è costoso, disponibile a
prezzo scontato solo per gli amici. E’ meglio essere un nemico
affidabile che un amico inaffidabile. addirittura presuntuoso; ecco la lezione.
I prossimi diseredati useranno
armi più sottili, bottiglie di plastica, ben avvolte, che emettono
pochissimi segnali. Il botulino
per l’acqua potabile, l’antrace,
qualsiasi cosa possa passare dai
pochi ai tanti. Il terrorismo e la
tortura di stato generano il terrorismo popolare. Dialettica, azionereazione.
« Non esiste una via per la pace. la pace è la via » (Gandhi).
Una parola a favore della pace
è la soluzione creativa del conflitto. Essere forti non significa rifiutare la verità di Saddam Hussein insieme a tutte le sue infinite bugie, né distruggere il suo
popolo insieme ai suoi armamenti. Essere forti significa cercare
ed eliminare i veri motivi che lo
hanno condotto al potere. Anche
quando alcuni dei motivi hanno
le loro origini in Occidente.
Johan Galtung
docente di studi per la pace
presso la cattedra Olof Palme
dell’Università di Stoccolma
8
8 fede e cultura
19 aprile 1991
TRA LE RIVISTE
IL BATTISTERO DELL’ANTELAMI
Quale fondamentalismo? Lo scultore e l’eresia
Il problema del militarismo e dell’antimilitarismo sembra dividere
le coscienze e favorire diverse interpretazioni; come orizzontarsi?
Credere e comprendere l’ormai nota rivista di area fondamentalista, nel suo XIV anno di vita ha rinnovato completamente la veste editoriale e si
presenta in una elegante edizione a stampa. Il n. 3 del marzo
1991 contiene— oltre a contributi di Regruto (« La visione di
Gesù Cristo nella gloria del cielo »), Montanari (« Comunicare
alla persona »), Rigamonti
(« Guardiamo noi stessi: pantofole e scarponi »), Taylor (« L’inganno del Vangelo della prosperità») — una breve nota di M.
Rubboli (« Che ne è del pacifismo dei fratelli? »), sulla quale
vorrei richiamare l’attenzione
per un raffronto con quanto affermato negli « articoli di fede »
redatti nel Convegno fondamentalista di Chicago (1986), a cui
accennavo nella mia recensione
alla rivista Studi di teologia ^
La domanda centrale che l’articolista rivolge ai suoi interlocutori, come lui appartenenti alla « Chiesa dei fratelli », è questa: « Il pacifismo, l’obiezione di
coscienza e il rifiuto della violenza sembrano essere scomparsi, anzi si è arrivati al punto
di condannarli come contrari al
Vangelo! Perché? » (p. 27).
Domanda pertinente, se è vero che II cristiano, organo
della « Chiesa dei fratelli », nel
numero di gennaio 1991 pubblica un saggio di chiara impostazione non pacifista^ e se è vero che le risoluzioni del Convegno di Chicago sopra ricordato sono strettamente legate alla vecchia logica della guerra
giusta. Eppure « I primi fratelli... rifiutavano il servizio militare non solo perché era una
carriera del mondo, ma per quello che implicava... La base scritturale per la loro obiezione alla pratica della guerra sembra
essere stato il Sermone sul monte con la proibizione di resistere al male, che essi interpretavano ed applicavano letteralmente e universalmente » (p.
26).
L’articolista è consapevole del
disagio che questa recente interpretazione in chiave militarista
del messaggio evangelico provoca in molti credenti: « Insomma
— egli conclude — siamo cambiati (...). Ci siamo trasformati,
adattati, conformati. Il problema, naturalmente, non è quello
della fedeltà ad una tradizione
umana (sempre discutibile) ma
è di sapere se le trasformazio
ni che hanno portato alla situazione attuale sono state ispirate. ad una maggiore fedeltà alla
rivelazione biblica. Siamo diversi perché siamo più fedeli e coerenti dei ’’padri fondatori” del
nostro movimento o semplicemente perché ci siamo conformati al ’’presente secolo”? » (p.
28).
La perplessità è anche mia
ed è aggravata dal fatto che, come interlocutore esterno, non
posso non chiedermi quale debba considerarsi autentico fondamentalismo e quali garanzie
possa offrire una lettura « letterale » delle Scritture se può
dar luogo a divaricazioni di tal
genere, non certo di piccolo momento.
Paolo T. Angeleri
' Credere e comprendere. Fogli
per un dibattito fra cristiani, via Bisenzio 20, 50127 Firenze. Direttore
Marcello Cicchese.
^ ■■ Etica fondamentalista », La Luce,
n. 10, 1991.
’ Marc TANNEViN, » La nonviolenza
è la risposta cristiana alla violenza? »,
Il cristiano, gennaio 1991, pp. 20-23
(tradotto da Ta jeunesse, n. 6, 1990).
« LA CHIMERA », ROMANZO DI SEBASTIANO VASSALLI
La tesi che Lucia Guasti Gardiol ha dedicato alle sculture realizzate da Benedetto Antelami
per il Battistero di Parma' trova un accreditamento e un riconoscimento scientifico che le
danno prestigio e autorevolezza.
Lo studio è stato pubblicato
infatti su Arte medievale, periodico internazionale di critica dell’arte medievale, edito dall’Istituto deH’Enciclapedia italiana.
La tesi, che già presentammo
a suo tempo, è che lo scultore
e architetto (nato intorno al 1150
e morto intorno al 1230), grazie
anche a due importanti soggiorni in Provenza il secondo dei
quali proprio negli anni della fioritura delle dispute tra valdesi
e catari, venne a contatto diretto con il pensiero dei seguaci di
Valdesio. In quel periodo l’ex
monaco Durando d’Osca sosteneva proprio i valdesi e i poveri
di Lione, giungendo a scrivere
il Liber Antiheresis « per difendere l’ortodossia della chiamata
alla predicazione dell'Evangelo
dei Poveri di Lione (...), e di
come essenziale per la salvezza
sia la Fede (quindi la predicazione) e non le opere» (p. 75);
l’opera era stata scritta « per essere usata in quelle dispute dottrinali pubbliche molto diffuse
alla fine del XII secolo, e rivolta principalmente contro i Catari » (ibid.).
Ora l’opera dell’Antelami, ad
un’attenta analisi delle varie figure che ornano i portali del
Battistero, iniziata nel 1196, pa
re proprio ricalcare nei suoi contenuti alcuni argomenti centrali
nel Liber Antiheresis.
Lo studio di Lucia Guasti ne
fornisce un’attenta illustrazione
e sostiene che tale decorazione
plastica, che non ha pari in quell’epoca, per rigore di pensiero
e per la « tanta complessità di
riferimenti allegorici», può essere letta (e particolarmente per
quanto riguarda la porta nord)
« secondo la teologia del nascente movimento valdese e più precisamente come è espressa nel
Liber Antiheresis » (p. 76): così
nei vari riquadri si trovano ih
lustrati la natura mortale della
genealogia di Gesù (ed uno degli argomenti delle « dispute » riguardava proprio le teorie delrincarnazione), le opere di misericordia, la persecuzione dei predicatori (che Durando d’Osca denunciava con riferimento ai vaidesi), la parabola della vigna.
L’autrice del saggio non ritiene questo lavoro « definitivo »,
ma si augura di « aver suscitato la curiosità degli studiosi per
una nuova e pregnante interpretazione delle sculture di questo
autore il cui messaggio non è
ancora stato completamente recepito» (p. 81).
A. C.
‘ Lucia C. GUASTI GARDIOL, » Benedetto Antelami e il Liber Antiheresis di Durando d'Osca », in Arte medievale, 2. s., 5 (1991), n. 1, Roma,
Ist. deH'Enciclopedia italiana.
La strega di Zardino
« Ci fu un gran fumo e poi tutte le voci tacquero mentre il fumo cominciava a diradarsi; tutti gli occhi si fissarono oltre il
fumo, dove era la strega ».
Così si conclude La chimera,
premio « Strega » (manco a dirlo!) 1990': la storia di Antonia
Zardini è vera, tratta da un processo dell’Inquisizione svoltosi
nel 1610 nella diocesi di Novara.
E ironica appare la Novara dove nasce la piccola Antonia: « Disgraziata Novara come disgraziato è il regno di sua maestà cattolica Filippo II di Spagna ». Il
suo castellano è ritratto come
« grandissimo fornicatore al cospetto di Dio, che fece battezzare in Duomo una mezza dozzina
dei suoi bastardi, facendo loro
imporre il dolce nome di Emanuela o Emanuele ».
Nella città roccaforte dell’Impero vive, nelle parole di Vassalli, « il clero più gaudente e spensierato d’Europa, malgrado in
materia fossero pervenute normative del Concilio di Trento
non del tutto ottemperate ». A
Zardino, paese abituato a vivere una religione popolareggiante
(con un parroco « mago, che si
intende più di erbe che di teologia »), passa il nuovo vescovo,
Carlo Bascapè, « pupillo di Carlo Borromeo »; e subito la Controriforma fa piazza pulita delle abitudini antiche.
I personaggi, le situazioni, i
luoghi che fanno da cornice alla
storia della « strega » compongono un affresco con i contadini,
i risaioli, che lavorano in misere condizioni. Ma ci sono anche
immagini dell'Italia del ’6(X). Vassalli ne dà anche una lapidaria
valutazione: « Ognuno badava a
se stesso e alle sue cose; nel
’600 a badare a tutti c’era solo
Dio ».
In questo quadro, individuare
quando Antonia si sia avvicinata alla stregoneria è difficile: certo è che, orfana, adottata da due
contadini, ha sentito ripetere
che in genere si dovevano adottare i maschi, che « le nostre
nonne affogavano le figlie femmine ». Nelle stalle, salotti de!
pettegolezzo d’epoca, diventerà
oggetto delle dicerie di paese.
poi si occuperà di un giovane
« handicappato ». I suoi amori
sfortunati, la sua bellezza, la
rendono diversa dalle coetanee,
anche per la spiccata intelligenza. All’inquisitore parlerà di « un
"gnente” — oltre la morte —
grande come il cielo, ed in quel
cielo le favole dei preti ».
Il processo della strega di Zardino si iscrive nella lotta per l’autonomia tra il tribunale vescovile e quello dei domenicani, « la
cui attività di inquisizione, dopo l’arrivo del vescovo Bascapè,
era stata impedita per una quindicina d’anni, e trasferita quasi
per intero al tribunale del vescovo ».
Sono gli anni dell’inquisitore
Manini, teorico di prevenzione
contro l’eresia: egli vedeva, quale antidoto all’eresia « lutterana »
(con due t) la castità: « Questa
è veramente il gran rimedio e
la purga degli eretici ».
Prima del rogo che la farà morire, la « strega » conoscerà, come era consuetudine, gli orrori
della tortura.
Il libro, un romanzo, è da leggere perché ci ricorda un pezzo
di storia italiana, quella storia
che passò anche attraverso i roghi.
Italo Pons
' S. VASSALLI, La chimera, Torino,
Einaudi, 1990.
Venerdì 19 aprile — OMEGNA (No):
Alle ore 21 il Centro evangelico d'incontro organizza in via F.lli di Dio
64 una conferenza dibattito sul tema:
« La donna nel cristianesimo primitivo ». Relatrice Letizia Tomassone.
Martedì 23 aprile — MILANO: Il corso biblico primaverile si conclude nella sala di via Sforza (r piano). Il
prof. Ugo Gastaldi parla alle ore 18
sul tema • Dallo SheoI alla resurrezione dei morti. Il messaggio dell'Antico e del Nuovo Testamento ».
Mercoledì 24 aprile — UDINE: L'associazione culturale evangelica « Guido Gandoifo » organizza per le ore 19,
presso la sala della Chiesa metodista [piazza D'Annunzio, 9) una conferenza dell'ing. Gedeone Gandoifo sul
tema: » La parola. L'uomo e la comunicazione con gli altri per realizzare la pace. Nuova metodologia di approccio al problema ».
26-28 aprile — ROMA: Presso la
chiesa metodista (via Firenze 38) si
svolge l'assemblea nazionale del Movimento internazionale della riconciliazione (Mir). Venerdì 26, alle ore 18,
dibattito pubblico su « Quale sviluppo
per l'Europa ». con Giuliana Martirani,
Nanni Salio, Eugenio Rivoir. Sabato,
discussione plenaria: nel pomeriggio
gruppi di lavoro su servizio civile, vita del movimento, ecumenismo, obiezione alle spese militari, biotecnologie.
Domenica mattina elezioni, mozioni, va
rie, presso le catacombe di Priscilla
(via Salaria 430).
27-28 aprile — MEZZANO INFERIORE
(Parma): Presso la Chiesa metodista
si tiene il IV incontro primaverile, organizzazto dalla FGEI Emilia-Romagna
e dairvill circuito, sul tema: « Dopo
la guerra fredda: che cosa? Per un
socialismo cristiano ». Parleranno Giorgio Spini e Paolo Ricca. Inizio alle
ore 10 del sabato. Informazioni tei.
0521/238551, 0521/44800.
27-28-29 aprile — FOGGIA: Il SAE
organizza il convegno di primavera
Centro-Sud sul tema: « Ecumenismo:
dalla parte della speranza ». Il convegno, che si svolge presso la sala
S. Francesco, si apre alle ore 16 del
sabato, e prevede relazioni di Vito Orlando (Centro pedagogico meridionale,
Bari), Filodemo lannuzzelli (vicepresidente di Pax Christi), Carlo Molari
(teologo e scrittore). Domenica, alle
16, tavola rotonda con il pastore
Giovanni Anziani, Michele Driga (arciprete ortodosso), Giorgio Pratesi (salesiano). Soggiorno presso l'Hôtel Palace Sarti (tel. 0881/23321-23322-23323).
Martedì 30 aprile - mercoledì 1°
maggio — RIO MARINA (Isola d'Elba): Con il culto alle ore 11 inizia
l'assemblea dell'Unione predicatori locali, che prevede anche aggiornamenti teologici (B. Corsani, B. Costabel,
M. Sinigaglia), e si conclude con il
pranzo del mercoledì.
PROTESTANTESIMO IN TV
La trasmissione di domenica
7 aprile può definirsi un nuovo capitolo attinente al filone
« scienza e fede » già affrontato in precedenti puntate. L’argomento di questa volta era
« la sperimentazione medica
sugli esseri umani: nuovi farmaci e nuove terapie ». Erano
in studio per l’aspetto medicoscientifico P. Vineis e G. Preziosi, per quello teologico P.
Ricca, e per i risvolti giuridici
Gettato di correre il rischio),
sostiene che il bene delle persone costituisce l’istanza fondamentale. Anche per Gesù i
principi sono meno importanti degli esseri umani (basti
pensare alle sue prese di posizione sul sabato).
Su questa asserzione concorda il prof. Ricca per il quale è essenziale riconoscere i
limiti da non oltrepassare. Tali limiti esistono per salva
Scienza e fede
G. Cimatti del tribunale per i
diritti dei malati, che hanno
sostenuto un dibattito in cui
è emersa la complessità del
problema.
Per cominciare manca in
Italia una legge sulla sperimentazione. (Con questo termine si intende l’applicazione
di metodi non ancora approvati o la somministrazione di
medicinali non in commercio).
Partendo da una denuncia de
’’L’Europeo” secondo cui ogni
giorno da otto a diecimila persone sono curate a loro insaputa con farmaci in prova, il
rappresentante del tribunale
per i diritti dei malati ha manifestato l’esigenza che l’oegetto della sperimentazione,
ossia il malato, sia in ogni caso informato (e — lo riteniamo sottinteso — dia il suo assenso).
In secondo luogo, a parere
del medico presente in studio,
la classe medica e quella infermieristica dovrebbero essere messe in condizione di
poter vagliare insieme i singoli casi con cognizione di causa.
Abbiamo ascoltato il pastore Ramirez, padre di un bambino affetto da una rara malattia che comporta la mancanza di difesa contro i batteri. Ramirez, che vive in prima
persona il dramma della scelta tra sperimentazione o rifiuto della medesima (ed ha ac
guardare l’uomo e non possono essere rigidamente fìssati.
Essi consistono nel rispetto
dei presupposti che la sperimentazione non può essere
fine a se stessa ma attuata
solo in vista della guarigione,
e che la volontà del malpto
non deve essere violentata.
La trasmissione si è chiusa
con le risposte alle lettere dei
telespettatori, in cui molto sovente affiorano i più diffusi
luoghi comuni in materia di
religione. Ad esempio, in una
delle lettere considerate, si affermava che « tutte le religioni sono ugualmente buone
purché la gente che le segue
sia sincera ». A questo qualunquismo livellatore il prof. Girardet ha reagito vivacemente
affermando che le religioni sono una ricerca di verità e come tali non sono interscambiabili. E’ nostro compito essere nel contempo tolleranti e
rispettosi delle diverse posizioni ma fermi nella nostra
convinzione che per noi la verità, ossia Dio, si è rivelata in
Cristo.
La trasmissione nel suo insieme non concedeva nulla allo spettacolo: era cioè essenzialmente da ascoltare. E questo è comprensibile, dato l’argomento, e forse ne hanno
guadagnato la concisione e la
chiarezza dei concetti espressi.
Mirella Bein Argentieri
9
19 aprile 1991
valli valdesi
L
A quale
prezzo
Nelle drammatiche settimane
della_ guerra nel Golfo Persico
molti Comuni delle valli hanno
approvato, tante volte all’unanimità, ordini del giorno contro
quella che è stata definita « una
avventura senza ritorno », si è
chiesto il cessate il fuoco, il ricorso alla mediazione. Quando
giunge il momento di concretizzare, però, ci si trova spesso in difficoltà. Il consiglio comunale di Perrero preferisce rinviare la discussione, anche su proposte pratiche, per far crescere
la spesso citata ’cultura per la.
pace’.
A Luserna San Giovanni esiste da anni un’industria di produzione bellica, la Microtecnica;
quando durante la guerra fra
Inghilterra ed Argentina per te
isole Malvine venne sparato con
successo un missile alla cui produzione aveva concorso la fabbrica di Luserna, all’interno dello stabilimento, come altrove in
Italia, si festeggiò l’avvenimento:
il trionfo della tecnologia made
in Italy.
Abbiamo rivissuto alcuni momenti della storia della Microtecnica con operai anni fa impegnati nel consiglio di'fabbrica:
qualche volta venne fuori la questione di una possibile riconversione dell’industria, ma erano in
pochi a porsi il problema, quella
che oggi potremmo dire un’avanguardia. Né oggi la situazione
è molto diversa: la valle vive
enormi problemi di occupazione;
riprendere il discorso può significare trovarsi di fronte alla minaccia di trasferimento di lavorazioni e conseguente perdita di
posti di lavoro. Entra in gioco
l’atteggiamento personale, ma si
tratta di scelte difficili che comunque non paiono in grado di
incidere sulla complessità del
problema.
Il consiglio comunale di Torre
Penice, negli stessi giorni in cui
si esprimeva contro la guerra,
votava anche, all’unanimità, un
altro ordine del giorno per chiedere la chiusura deU’Acna di
Cangio, la fabbrica che in decenni ha causato la distruzione ecologica della vai Bormida. Qualcuno si è chiesto perché un piccolo consiglio comunale dovesse
mai occuparsi di un problema
così lontano.
Il problema è un altro: avrebbero gli stessi consiglieri di Torre Pellice, trasportati in un comune della provincia di Savona,
dove la maggior parte dei cittadini vive del lavoro all’Acna, approvato così unanimemente la
stessa richiesta?
Non sarebbero forse entrati in
gioco di nuovo i problemi dell’occupazione?
Quando qualche settimana fa,
ancora a Luserna, un inquinamento prodotto da una industria
locale ha distrutto la vita in un
torrentello (è stato forse un atto
di sabotaggio, ma non è il primo
incidente) la gente ha ripreso a
discutere, ma divisa in blocchi:
chi è preoccupato della propria
salute e dell’ambiente, chi pone
l’accento sul posto di lavoro.
Di fabbriche che, in misura
più o meno grande, possono
essere causa di inquinamento e
di centri di produzione di armi
è pieno il nostro paese; di questo
dualismo si discute da anni;
sapranno le nostre piccole amministrazioni locali assumere un
ruolo in questo dibattito, che va
proposto ed affrontato soprattutto lontano da incidenti o
guerre?
I Comuni che stanno oggi definendo, con gli .statuti, le loro
Carte dell’autonomia, sapranno
al loro interno, tenerne conto.
Piervaldo Rostan
VAL PELLICE
Depurazione: un progetto
Nell’ipotesi presentata dall’ltalgas, tutti i comuni sarebbero collegati
ad un solo sistema di depurazione - Occorreranno almeno 15 miliardi
Della necessità di rivedere il
sistema di depurazione delle fognature si parla in vai Pellice da
tempo; i piccoli depuratori a
dimensione comunale sono tra
l’altro troppo soggetti alle variazioni numeriche della popolazione (e dunque degli utenti) a
seconda delle stagioni: i comuni
a maggiore vocazione turistica
quadruplicano d’estate la popolazione e questo altera l’equilibrio del funzionamento. C’è poi
il problema di molte zone, non
solo periferiche, ancora non raggiunte dal servizio.
Perciò i servizi di igiene e tutela ambientale suggeriscono da
anni di arrivare ad una unica
rete fognaria per tutta la valle;
in caso contrario continuerà l’inquinamento dei torrenti, la crescita esagerata di alghe, il divieto
di balneazione. Dal consorzio fra
i Comuni di Luserna San Giovanni, Torre Pellice e Angrogna è
partita ‘la proposta deli’« asse
fognario di valle», un percorso'
che partendo da Bobbio serva
tutti i Comuni, fino a Bricherasio; ci dovrebbero essere tre
depuratori, si raggiungerebbero
zone oggi non servite dalle fognature.
Un progetto di massima è stato redatto dall’ltalgas, una di
quelle società che si stanno specializzando neU’erogazi'one di tutta una serie di sen'izi che vanno
dagli acquedotti all'energia, dalla
raccoLta rifiuti alle fognature, appunto.
Sulla conduttura principale st
andrebbero ad innestare i rami
provenienti da Rorà, Lusernetta,
Angrogna.
Il- costo, per l’intera opera, si
aggirerebbe oggi sui 13 miliardi; ipotizzare un avvicinamento
ai 20, prima che i lavori siano
conclusi, non pare così campato
in aria; come individuare le risors6 ?
« Abbiamo due possibilità —
dice il sindaco di Lùsema,
Longo —: una è che il consorzio
si faccia promotore di un’attivazione di finanziamenti CEE, l’altra è di delegare un’azienda, che
potrebbe essere l’Italgas, a pre
finanziare l’opera, garantendo
alla stessa ditta la gestione di
tutto il complesso delle acque
reflue per una trentina d’anni ».
Qual è stata la risposta dei
Comuni che attualmente non
fanno parte del consorzio?
« Alcuni Comuni non sono —
aggiunge il sindaco di Luserna —
almeno al momento interessati
al servizio (Bricherasio, Bobbio
Pellice? n.d.r.) ma riteniamo
comunque importante andare
avanti sulla strada intrapresa.
Naturalmente non è nostra intenzione, per la realizzazione dei
lavori, farci monopolizzare da
una sola azienda, per cui è anche possibile che si arrivi alia
fine ad una sorta di appalto-concorso fra ditte specializzate ».
Sul progetto di fognatura di
valle abbiamo anche sentito il
sindaco di Torre Pellice, uno dei
Comuni più direttamente interessati. « Il mio giudizio — precisa Marco Armand Hugon — è
positivo, visto che per la prima
volta si affronta questo problema
a livello generale. Per quanto riguarda più direttamente il nostro Comune dobbiamo rilevare
come la rete sia ormai quasi
ultimata; ci sono tuttavia zone,
come i Chabriols, che attualmente sono fuori e che in caso di
asse fognario che parta dall’alta
valle sarebbero facilmente collegabili. La stessa eliminazione
del nostro piccolo depuratore
per noi sarebbe un elemento positivo. E’ chiaro che queste ipotesi
suno state formulate con il progetto generale; se alcuni Comuni
non aderissero e si andasse ad
una soluzione minimale, occorrerà riverificare tutto ».
Sarà d’altra parte importante
determinare e conoscere i cosdi
di gestione di questo complesso,
costi che potranno anche variare
sensibilmente a seconda delle
scelte di finanziamento che verlanno fatte; alcuni Comuni sono
oggi, in effetti, preoccupati di
quanto questo servizio graverebbe sui bilanci e quindi sui cittadini. D’altra parte il problema
della depurazione delle acque
reflue esige una soluzione; in passato c’è stata una certa disponibilità da parte dello Stato a
finanziare opere in questo settore, nella consapevolezza che tma
efficace raccolta e smaltimento
degli scarichi fognari rappresenta un salto di qualità nella tutela
dell’ambiente e della salute; si
tratta di individuare le soluzioni più idonee ad ottenere lo scopo.
P. V. R.
TORRE PELLICE: COLLEGIO VALDESE
A confronto
con la malattìa
Nonostante pandi conquiste
nei più svariati campi del sapere abbiano permesso all’uomo di
condurre una vita di giorno in
porno migliore ancora oggi, alle soglie del 2000, ci troviamo
impotenti di fronte a numerose
malattie di cui non conosciamo
le cause e il cui rimedio ci è
ignoto.
COMUNITÀ’ ALLOGGIO VIA ANGROGNA
Una famiglia
un po’ speciale
Così si presenta la Comunità
alloggio per minori di Torre Pellice nel video Strane realtà realizzato dai ragazzi, dagli educatori e da altri collaboratori con la
regia di Sergio Brero.
Presentato in un’affollata e
simpatica serata al cinema Trento giovedì 11, il video ripercorre
la storia della Casa, da quando
era « Orfanotrofio femminile »
ad oggi, grazie ad un artificio
narrativo; un ospite di oggi scopre in cantina (in un’atmosfera
iniziale di mistero) le foto e i
ricordi delle esperienze di tanti
anni e delle ragazze che avevano
vissuto nella Casa. Una ragazza,
comparsa anch’essa nella cantina, fa da guida al protagonista,
gli’ fa rivivere episodi del passato
e gli fa scoprire la realtà attuale
del funzionamento e della vita
della comunità. Non più istituto
ma, appunto, una famiglia un po
speciale, con i suoi ritmi, le sue
.scadenze, le sue attività (non
ultima la corvée).
Un luogo di confronto, in cui
10 scambio è reciproco: in una
felicissima battuta, verso la fine
(non ne ricordo le parole precise)
11 protagonista ringrazia la sua
« guida », ma è la stessa ragazza
a ringraziare lui, simbolo del fatto che 1’« assistenza » è superata
da un insieme di contributi alla
vita comunitaria. Tutti possono
dare e ricevere, al di là dei ruoli
di ospite o di educatore.
, termine della proiezione
I équipe educativa ha raccolto le
firme per un documento in cui
si chiede a quanti (operatori,
ecc.) lavorano nel settore di riflettere sulla necessità di un
maggiore coinvolgimento della
Comunità nel territorio (essa non
dCTe essere l’unica risposta al
disagio minorile), di un riconoscimento della funzione di educatore, di « maggiore incisività
nell’elaborazione di progetti educativi che intendono ricreare nella famiglia d’origine la condizione per accogliere il ragazzo
dopo un periodo di permanenza
in Comunità alloggio », di pensare a come aiutare i ragazzi
che al compimento del 18® anno
di età (come previsto dalla legge)
lasciano la Comunità senza avere
la possibilità di un inserimento
in famiglia.
Ripresi i lavori
BOBBIO PELLICE — Dopo la
sosta imposta dall’inverno, sono
ripresi i lavori per l’apertura
della pista del Pra; le ruspe avevano iniziato il loro lavoro nello scorso mese di ottobre e soltanto da un paio di settimane
la ditta Paschetto, che ha assunto il subappalto, ha ricominciato gli scavi. Il tratto fin qui aperto, sulla prosecuzione della vecchia strada che negli anni ’60
avrebbe dovuto portare al traforo del colle della Croce, è di
alcune centinaia di metri.
I lavori continuano a provocare una forte caduta di massi a valle, nella mulattiera che
sale alla conca, ma ultimamente le rocce sono state rimosse.
Restiamo
in vai Pellice
BRICHERASIO — Prosegue la
polemica fra maggioranza DC
che ha chiesto alla Regione di
collocare, nella ridefìnizione territoriale oggi possibile, il Comune nella Comunità montana Pedemontana pinerolese ed il gruppo Alternativa democratica che
si è fatto promotore di una raccolta dì Arme contro questa proposta.
L’« Alternativa », a proposito
delle giustificazioni addotte dalla DC parla apertamente di falsità e denigrazioni; la popolazione verrebbe privata dei servizi socio-sanitari della Comunità montana vai Pellice, né sarebbe più facile trovare soluzioni ai problemi dell’occupazione
e dell’economia locale, aggiungono i gruppi che si oppongono
alla scelta della maggioranza
consiliare.
Una fra le numerose malattie di cui poco si conosce è la
sclerosi multipla : in Italia 35
mila persone ne sono affette e
ogni anno si contano circa 600
nuovi casi.
Lo scorso 13 aprile si è tenuta una conferenza in proposito al Collegio valdese di Torre Pellice in cui la dott.sa Amprino, consigliere dell’Associazione italiana sclerosi multipla, ha
spiegato agli studenti in che cosa consista la malattia, i suoi
primi casi nella storia, come si
manifesti, quali siano le sue cau
A favore
degli anziani
LUSERNA SAN GIOVANNI —
E’ nata T associazione « Soccorso argento »; un gruppo di
persone ha deciso di dar vita ad un importante servizio, a
titolo di volontariato, a favore
di quanti, anziani, soli e non,
necessitano dì assistenza nello
sbrigare commissioni, nel pagamento delle bollette, ecc.
se, i sintomi, la sua incidenza
in Italia e soprattutto come opera l’AISM.
A. C.
La sclerosi multipla è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale; si manifesta attraverso sintomi quali alterazioni della vista o dell’udito, problemi del linguaggio, estrema ed
insolita debolezza, insensibilità
e formicolìi, tremore, paralisi
parziale o completa.
La causa della sclerosi multipla è ancora sconosciuta e nessuna cura risolutiva è disponibile, comunque non è una malattia mentale, non è ereditaria
né contagiosa.
L’oratrice ha inoltre fornito
importanti informazioni ai ragazzi sull’associazicne di cui è
l’unica socia fondatrice rimasta.
L’AISM è nata nel 1968 e riunisce persone affette, i loro parenti, operatori sanitari e sociali, volontari e simpatizzanti: si
articola in sezioni regionali e
pfovinciali. E’ impegnata per il
miglioramento dell’assistenza sanitaria e sociale, per lo stimolo e il finanziamento della ricerca scientifica sulla sclerosi multipla, per la diffusione delTinformazione e per la conoscenza del
problema da parte di tutti.
E’ quindi molto importante
che la sensibilizzazione dei cittadini sui problemi della società civile avvenga fin dagli anni
scolastici; nel periodo cioè dell’apprendimento e dell’approccio
a tutte le realtà della vita.
Roberta Ayassot
In un tempo in cui la ristrettezza delle risorse sembra mettere in dubbio addirittura il mantenimento di servizi domiciliari
messi in piedi in questi anni in
valle, questa iniziativa giunge
particolarmente apprezzata.
Chi è interessato a questo tipo di servizio deve rivolgersi alla sede SPI-CGIL-AUSER in via
1° maggio 142, il martedì e il
giovedì, dalle ore 15 alle ore 17.
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10 valli valdesi
19 aprile 1991
DOPO L’ACCORDO ALLA SKF
PERRERO
Si tirano ie somme
La riduzione di personale sarà forte e appesantirà le conseguenze sociali sulla valle - Quando la scuola Riv garantiva il posto assicurato
Si tirano le somme della crisi
della SKF: non solo le tute blu
ma anche i colletti bianchi pagheranno sul piano occupazionale
la ristrutturazione dell’azienda.
« Andiamo verso un taglio occupazionale — dice G. Piero
Clement, delegato di Villar Porosa — che si prevede tra le 250300 unità negli anni 1991-92, sugli
attuali 1025 occupati ».
L’accordo sindacato-azienda, limitatamente al problema delle
dichiarate eccedenze di mano
d'opera della SKF, viene considerato sostanzialmente positivo.
« Per gli obiettivi sindacali che
ci eravamo posti, integrazione
salariale per la cassa integrazione guadagni (CIG), salvaguardia
di fronte ai licenziamenti e rotazione della CIG — dice Clement
—, è certo un accordo non del
tutto soddisfacente, basti pensare
alla rotazione estremamente li
Incontri
TORRE PELLICE — Il Centro culturale organizza per sabato 20 aprile alle ore 20.45 presso la Biblioteca (via
Beckwith) un incontro con Davide Pinardi. Verrà presentato il volume
Ritorno nella valle del Signore, ed.
Tranchida, dello stesso Pinardi.
Teatro
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma, venerdì 19, alle
ore 21.15, « I divertimenti delia vita
privata »; sabato 20 (ore 20-22.10) e
domenica 21 (ore 16, 18, 20, 22.10),
•< A letto con il nemico ».
Manifestazioni
PINEROLO — Venerdì 19 aprile, alle ore 17.30 in piazza Facta, si svolgerà una pubblica manifestazione contro il massacro dei curdi; interverrà
11 rappresentante del popolo curdo Tarik Aziz.
Programmi di Radio Beckwith
FM 91.200 - 102.350
Radio Beckwith presenterà, a partire dalla prossima settimana, alcune
nuove trasmissioni: « Attualità dell’Evangelo », in onda ogni giorno alle
ore 12.45; • Kubu radio », programma
sulla cooperazione e lo sviluppo nel
Terzo Mondo, in onda il lunedì (eccetto Il primo di ogni mese) alle ore
18.45 ed il giovedì alle ore 11.30; «E
mi chantu • programma sulla musica
popolare. In onda il martedì alle ore
12 con replica il giovedì alle ore 18.45.
mitata per la CIG a Villar; ad
una valutazione sul piano generale, invece, il risultato è discre-.
to, infatti oggi sono pochissime
le aziende che concordano su
trattative con CIG speciale e
rotazione ».
I problemi oggi sul tappeto,
dopo l'accordo, sono stati discussi durante un’assemblea dei cassaintegrati venerdì 5 aprile alla
Società operaia di Villar, che ha
visto un’ampia partecipazione.
Le preoccupazioni emerse sono
sostanzialmente tre, quelle già
espresse dal sindacato. La prima
riguarda la perdita dei posti di
lavoro in valle e le conseguenze
sociali ed economiche sul territorio; la seconda è di fatto una
considerazione; oggi il posto in
SKF, contrariamente a quanto
si pensava poco tempo fa, nonpuò più essere vissuto come
posto garantito.
«Prima in RIV poi in SKF —
dice Un operaio — se avevi un
posto di lavoro a Villar lo consideravi così sicuro da. paragonarlo a quello nell’ambito del
settore pubblico, oggi sono finite
le sensazioni di garantismo ». Da
queste considerazioni è spontaneo chiedersi quanti genitori, in
valle, dopo le scuole medie, abbiano convinto i propri figli a
seguire la scuola professionale
RIV di Villar con la convinzione
di un futuro sicuro.
Alla delusione e costernazione
si associa la terza preoccupazione: « Che fine faranno i contratti di formazione lavoro? ». Il problema, pensano operai e sindacato, è legato alla possibilità che
vengano concessi i prepensionamenti: « 7 giovani in contratto di
formazione lavoro vivono la s!ituazione come una spada di Damocle sulla loro testa » dicono,
e citano un dato di marzo: « Su
tre contratti scaduti uno solo è
stato confermato ».
Si è chiesta una valutazione
a Clement sul ruolo degli enti
locali; egli ritiene « buono l’interessamento al problema da parte del Comune di Villar e della
Comunità montana ». « Siamo
perplessi invece — aggiunge —
quando leggiamo il comunicato
stampa dell’incontro in Regione,
che non contiene una parola di
solidarietà dalla Provincia e dalla Regione con la lotta operaia:
un segno che questi enti e SKF
viaggiano in sintonia? ».
Mauro Meytre
VILLAR PELLICE — 11 Gruppo teatro
Rorà presenta sabato 20, ore 21 presso
la sala teatro di Villar Pellice, la commedia brillante in tre atti di Franco
Roberto « L’amor l’è nen polenta ». Ingresso libero.
FRALI — Sabato 20 e venerdì 26,
alle ore 21, nella sala valdese, la filodrammatica presenterà una commedia « gialla » dal titolo « Il fischio del
treno ».
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
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Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Sulla pace
dibattito rinviato
La maggioranza « scarica » le proposte per la
cultura di pace - Ci sarà una riunione pubblica?
L’accoglienza che il Consiglio
' comunale di Ferrerò ha riservato alla mozione sul rifiuto della guerra, i cui punti salienti
sono stati esposti nel numero
scorso del settimanale, è stata
a dir poco glaciale.
Gli amministratori hanno sostenuto che le questioni di principio non seno di competenza dei
comuni e che al massimo la delibera poteva essere trasformata in un ordine del giorno. IMa
anche l’ordine del giorno doveva essere accantonato, perché
non si poteva essere sicuri che
la mozione rispecchiasse le esplicite intenzioni della popolazione. Non per questo veniva sottovalutata rimpcrtanza della
questione, ma non si ravvisava
l’opportunità di metterla in discussione nella seduta in corso.
Anche i consiglieri Rostan e
Peyronel, firmatari della mozione, ritrattavano la loro adesione con le stesse parole, deplorando oltretutto che il testo fosse stato trasmesso alla stampa
prima della riunione del consiglio.
Nella votazione relativa al non
inserimento della mozione nell’ordine del giorno della seduta,
si dichiaravano favorevoli 12
consiglieri su 14 (un assente)
e contrari i due di minoranza.
Tuttavia, per non affossare
completamente il problema, di
una scottante attualità, la giunta proponeva che il comitato
promotore delle iniziative a favore della pace convocasse una
riunione pubblica, in seguito alla quale si sarebbe potuto avere un orientamento sulla possibilità o meno di riportare l’argomento in sede di consiglio.
I consiglieri di minoranza Genre e Pons hanno protestato vivacemente per questo modo di
procedere, che aveva di fatto
impedito una discussione su un
documento contenente anche
proposte concrete ed applicabili alla situazione locale.
Liliana Viglielmo
CENTRO CULTURALE VALDESE
Primo incontro di musei
protestanti in Europa
I giorni fra la fine di aprile e l’inizio di maggio segneranno
un’ulteriore importante tappa per il Centro culturale valdese di
Torre Pellice.
Dal 28 aprile al 1° maggio infatti, presso la biblioteca della
Casa valdese, si svolgerà il primo incontro dei musei protestanti
d’Europa; all’interno di questa iniziativa è prevista, per martedì
30 aprile, l’inaugurazione del « Museo del mondo valdese ».
Questo il programma completo delle giornate.
Domenica 28 aprile
Ore 21: « Le valli valdesi ieri e oggi ». Serata introduttiva con
partecipazione della corale valdese di Torre Pellice.
Lunedi 29 aprile
Ore 9: « L’Italia moderna fra laicismo e Concordato ».
Intervengono: prof.sa Luisa La Malfa: « Laicità e progetto scuola »; prof. Luciano Musselli: « Rapporti Chiesa-Stato, Concordato e laicità nell’Italia contemporanea »;
prof. Giorgio Peyrot: « Evangelici e laicismo »; dott.
Paolo Gay; « Evangelici e Intese ».
Ore 14; «Alla scoperta della vai d’Angrogna», passeggiata storica.
Ore 21; Visita al Museo valdese di Torre Pellice.
Martedì 30 aprile
Ore 9 : « Il museo fra mito e testimonianza », tavola rotonda
presieduta dal prof. Giorgio Rochat.
Intervengono: dott .sa Bruna Peyrot; « Storia e identità »; dott. Daniele Jalla: « Storia di un museo locale.
Torre Pellice 1889-1990 »; Franco Davite, Enzo Tron, Giorgio Tourn: « Visitando tre musei alle valli: Frali, Rodoretto. Torre Pellice ».
Ore 14; «Funzione e servizio di un museo protestante oggi»;
seminario presieduto dal prof. Pierre Bolle.
Ore 17: Inaugurazione del « Museo del mondo valdese », alla
presenza delle autorità e del moderatore della Tavola
valdese. Presentazione e visita a cura del conservatore
Paolo Gardiol.
Ore 21: Concerto pubblico offerto dal violinista Daniele Gay e
dalla pianista Lucia Grassi.
Mercoledì 1° maggio
Ore 9 « Valutazioni finali »; dibattito presieduto dal dott. Franco Calvetti.
Ore 10: Culto nel tempio dei Coppieri; presiedono i pastori Bruno Rostagno e Yo Ludwig.
Ore 12: Chiusura dei lavori.
INQUINAMENTO A LUSERNA SAN GIOVANNI
Non c’era solo sapone
I primi risultati delle analisi
condotte sui campioni di acqua
prelevati dagli operatori delrUSSL vai PeUice nella gora
Doni, poco oltre lo stabilimento
della Cartochimica, sono pervenuti all’inizio della settimana dai
laboratori dell’USSL di Grugliasco a cui era stata inviata la campionatura.
L’analisi ha sì evidenziato la
presenza del sapone fuoriuscito
dalla fabbrica, la cui ditta produttrice, la Basf, aveva fornito
i componenti, « ma — ci dice il
dott. Pratesi dell’USSL 43 —
sono stati individuati residui
anche di altri prodotti chimici;
visto che possiamo escludere che
queste sostanze provengano da
utilizzo agricolo, dovremo ora
verificare la possibile provenienza di questi elementi ».
Le analisi hanno tra l’altro evidenziato come la concentrazione
del sapone nel punto del prelievo
fosse da sola capace di portare
a morte i pesci, mentre anàloga
situazione non si può confermare per il tratto a valle del rio
Gambrero.
Nel corso della settimana si
era svolto un incontro fra agricoltori e rappresentanti di categoria, in vista anche di una copertura dei danni derivati alle
attività agricole della zona.
Il Comune aveva prolungato
l’ordinanza di divieto di utilizzo
agricolo della zona che era stata
interessata dalla diffusione del
sapone il 27 marzo; l’USSL ha
infine segnalato l’opportunità di
mantenere questo divieto fino
al 16 aprile (cioè 20 giorni dopo
l’incidente), proprio alla luce delle notizie circa la composizione
del sapone fomite dalla ditta produttrice.
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11
19 aprile 1991
lettere 11
campagna denigratoria contro i Testimoni di Geova (finita in una bolla di
sapone) precedette quella per mettere le mani sull'otto per mille di quanti più italiani possibile.
Alberto Bertone, Torino
L’ALDlLA’
Il resoconto di un convegno tenuto presso l’Università dell’età libera
di Padova, come è stato pubblicato
sul numero del 25 gennaio, è stato
letto con preoccupazione dalla nostra
assemblea.
La signora Costabel, membro della
Tavola valdese, a chi le chiedeva quale fosse la sorte delle anime dopo
la morte ha infatti risposto, dichiarandosi portavoce di molti evangelici: ,<■ In
verità la domanda non mi interessa.
Non è compito mio decidere in merito: è Dio che stabilirà ciò che vorrà fare e non intendo sostituirmi a
lui. Penso che nel mondo ci sia ben
altro da fare che occuparsi di problemi del genere, lo so che Dio mi
salverà, ma a me interessa il qui
e ora e non il dopo. Dio mi chiede
di occuparmi degli affamati, degli assetati, dei bisognosi, degli ammalati
di questo mondo e non della loro —
0 mia — sorte d'oltretomba. Liberi
gli altri di pensarla come meglio credono, ma so che molti credenti evangelici sono d'accordo con me ».
La nostra assemblea è pienamente
d'accordo che spetti al cristiano
prendersi cura di ogni creatura nel
bisogno. Però « che nel mondo ci sia
ben altro da fare che occuparsi dei
problemi dell'aldilà » ci sembra in contrasto con numerose affermazioni della Scrittura, come quelle dell'apostolo Paolo: « Se abbiamo avuto fede in
Cristo per questa vita soltanto, siamo i più miserabili di tutti gli uomini » (1 Cor. 15: 19); « Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è
seduto alla destra di Dio. Abbiate
l'animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra, perché voi moriste e la vita vostra è nascosta con
Cristo in Dio » (Col. 3: 1-3).
E' possibile però che l'articolo in
esame non abbia espresso esattamen
—
te il pensiero della signora Costabel
e speriamo che essa stessa vorrà rettificare quanto pubblicato.
L'assemblea di
Testimonianza evangelica vaidese
LA LEGGE
E IL FUMO
il fumo, con le sue terribili conseguenze, ammorba tutti i pubblici locali e i mezzi di trasporto, soprattutto i treni. A nulla sono valse le leggi, divenute reali beffe come sempre
è stato da noi, dove ancora vige l'ipocrita e cinico proverbio: .« fatta la legge, trovato l'inganno ».
Così sui treni, anche su quelli dove è vietato fumare, negli scompartimenti riservati ai non fumatori, nelle
sale d'attesa delle stazioni e perfino
negli ospedali, si continua sfacciatamente a fumare; la responsabilità ricade sul personale addetto e sui corpi di polizia che non intervengono minimamente.
in generale i viaggiatori ingombrano i corridoi dei treni per fumarvi
spavaldamente, intossicando l'ambiente. Per questa ragione, ogniqualvolta
si è reduci da un viaggio, siamo condannati a rincasare con gli abiti puzzolenti di tabacco. La scienza medica continua ad ammonire sulla gravissima responsabilità che ricade sui
fumatori, ma la caparbietà di chi è
drogato dal vizio della nicotina continua a beffarsi della legge e della
scienza, apportando sempre più danno
al prossimo.
Certo che, anche in questo campo
così delicato per la salute della collettività, si schernisce la legge proprio come avveniva delle famose « grida » riportate dai Manzoni nei Promessi Sposi. E tale resterà finché anche
nel nostro bel paese non sia restaurato quell’ordine che ridia dignità al
nostro stato, che infonda l’etica e la
-------------------■— ---------------->
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori; Alberto Corsani, Adriano
valdo Rostan.
Longo, Jean-Jacques Peyronel, Pier
Segreteria; Angelo Actis
Amministrazione; Mitzi Menusan
Revisione editoriale; Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Franco Carri, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino Conta,
Piera Egidi, Emmanuele Paschetto, Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelll
via Arnaud, 23
10066 Torre
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione; Tribunale di Pinerolo n. 176. Respons. Franco Giampiccoli
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino ■ teiefono
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INSERZIONI
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ABBONAMENTI 1991
Italia Estero
Ordinario annuale L. 46.000 Ordinario annuale
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Da versare sul c.c.p. n, 29936100 Intestato a A.I.P. * via Pio V, 15
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FONDO DI SOLIDARIETÀ'; c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, via
Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo; Maria Luisa Barbería. Renato CoTsson, Roberto Peyrot _____________________
EDITORE; A.I.P. - via Pio V. 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione; Roberto Peyrot (presidente), Silvio eve
(vicepresidente). Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 15/’91 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi l’il aprile 1991.______________________________________
Hanno collaborato a questo numero: Arturo Cericola, Marinella Lausarot. Vera Long, Luigi Marchetti, -Ruggero Marchetti, Davide Ollearo,
Gregorio Plescan, Teofilo Pons, Anna Ribet, Tony Russo, Ludwig Schneider.
cultura nelle masse e in tutti coloro
che si sono fatti cloroformizzare il cervello dai vizi che hanno gettato nel
fango la vera libertà avendola trasformata in licenza.
Ed infine perché assistere allo sconcio del monopolio, e perciò della conseguente vendita di un veleno cosi
possente, causa delle peggiori malattie, oltretutto sempre congenite, causate dalla nicotina?
Elio Giacomelli, Livorno
DEPISTAGGIO
STRATEGICO
Quali rimedi poteva trovare il Concistoro vaticano contro la « concorrenza » dei culti alternativi, se non
quello di prendere atto della disfatta
istituzionale del cattolicesimo e, contemporaneamente, lanciare una nuova
palata di fango contro i « rivali »?
Nell'elenco dei « movimenti religiosi alternativi », schedati dal cattolico
Gris (Gruppo di ricerca e informazione sulle sette), compaiono, sotto l'etichetta generale « sette », gruppi indiziati di reati e altri assolutamente
trasparenti, con l’evidente scopo di
fare della classica ogni erba un fascio.
E’ questo il periodo giusto per compiere azioni di depistaggio strategico. Anche lo scorso anno una intensa
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diaconale protestante francese, organizza, come ogni anno, un cantiere internazionale di lavoro volontario. Il
cantiere è aperto ai giovani di più
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luglio, dal 1" al 31 agosto, dal 1° al
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# Il past. Luigi Santini comunica
che l’indirizzo pubblicato sul calendario Valli Nostre è errato. Quello giusto è: via Ramazzisi 14, 50135 Firenze.
UNA QUESTIONE CONTROVERSA
Sul francese alle Valli
Chiudiamo qui la polemica tra i nostri lettori sul francese. Il francese come lingua parlata e scritta alle Valli
fa parte di una battaglia culturale di
molte persone.
g-g.
Avevo replicato al lettore Pulejo che
ogni lingua, e non soltanto il francese, presenta difficoltà ortografiche e
strutturali: anche l’italiano, infatti, non
■ si legge come si scrive »; dopo il
suo lungo intervento dedicatomi, aggiungo ora che mi parrebbe fatica
meritevole di miglior causa quella di
studiare riforme ispirate alla grafia fonetica da proporre a lingue che ne
usano una storica, radicata nell'etimologia e codificata dalla produzione letteraria. Forse egli ritiene che gli anglofoni sarebbero d'accordo a dare il
buon esempio?
Il sig. Pulejo sostiene che a scuola si dovrebbe iniziare con l'inglese
parificato all'italiano, per passare poi
via via alle lingue confinanti, lasciando buon ultime le locali, come l’occitano 0 il ladino, lo ritengo invece
che, a difesa da ogni imperialismo,
prima di tutto vada promossa — con
il prestigio e la dignità conferiti dalla scuola — l’identità culturale *, anche se si esprime con una lingua ,« povera » (della capacità di far soldi, e
di letteratura), per passare poi alle
altre, procedendo da quelle confinanti. Non nego davvero il formidabile
patrimonio della letteratura in inglese; ma in francese, è minore? Non
ha senso mettere in competiziciie la
morfologia e le produzioni delle diverse lingue, come se queste fossero i ranocchi salterini della contea di
Calaveras... Tutte le lingue, come le
culture, vanno parimenti rispettate e,
se minacciate, tutelate.
Avevo cercato di far presente che
il rapporto con la lingua da apprendere potesse anche non essere utilitaristico (per arricchirci, economicamente, o culturalmente, procurandoci
anche diletto grazie alla letteratura),
ma « generoso », come in una trasfu
sione, per dare un po' di vigore e
something of value di se stessi. Dare, quindi, e non solo prendere, smentendo un pochino il pessimismo di un
vecchio detto piemontese: san Dona
a l’é mòrt; a-i é mach pi san Pio
(san Donato è morto, è rimasto solo
san Prendo).
Tavo Burat, Biella
* Al qual proposito si legga o rilegga il sig. Pulejo gli illuminanti Sirventés (ne Lis isclo d'or) di Frédéric
Mistral.
mm
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio ;
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
RINGRAZIAMENTO
(( Ricordati di me: come è breve la mia vita, come è fragile
l’uomo che hai creato »
(Salmo 89: 48)
La moglie e i familiari tutti del caro
Mario Sappè
ringraziano di cuore tutti coloro che
con presenza, fiori, scritti, opere di Lene e parole di conforto hanno preso
parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare ai pastori Ruben Vinti e Thomas NoiFke, al
dr, Valter Broue, ai medici ed al personale dell’Ospedale valdese di Pomaretto e dell’Ospedale Molinette di Torino, alle sezioni ANA di Pramollo,
San Germano Chisone, Prali ed Almese, al Gruppo anziani della Riv-Skf
di Villar Porosa, ai colleghi di lavoro
del reparto fucine, al sig. Enzo Bouchard, ed ai vicini di casa.
Pramollo, 8 aprile 1991
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ABBADIA ALPINA - PINEROLO
Mi riferisco a quanto scrive il sig.
Massimo Pulejo sul numero del 5
aprile. Mi pare che non abbia capito
nulla del nostro problema. Che lui abbia in odio la lingua francese, sono
affari suoi, ma non ha diritto di convincere anche noi della stessa cosa.
Che l’inglese sia utilissimo e che
sarà la lingua universale dell'avvenire siamo convinti, che abbia una bellissima letteratura anglo-americana,
nessuno lo nega. Che i nostri giovani imparino l'inglese è molto bene;
se ne troveranno avvantaggiati nella
vita, come è stato per me che per
ragioni di lavoro ho dovuto spessissimo parlare e scrivere in inglese, ma
ciò non esclude che io sia anche molto lieto di parlare e scrivere il francese, lingua anche questa che ha una
letteratura ricchissima, e di averlo insegnato ai miei figli, e che anche i
loro figli lo parlino. Il francese serve
comunque in Francia e in tutte le ex
colonie francesi, mentre l'italiano, anche questo con una ricca letteratura,
fuori dell'Italia serve quasi solo nel
Canton Ticino.
Lasci stare, sig. Pulejo, di prendersela col francese alle Valli, ci lasci
sforzare di conservarlo, contro l'invadenza dell'italiano e del piemontese.
E’ una nostra tradizione e una nostra ricchezza culturale e, stia tranquillo, non ostacoleremo I nostri giovani dall'imparare, oltre al francese,
anche l'Inglese.
Osvaldo Coisson, Torre Pellice
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TRON - Telef. 58766.
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Ambulanza :
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(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telafono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo; Tel. 22664
USSL 43 • VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 21 APRILE 1991
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GRIBAUDO - Via Roma 7 - Teleforto
909031.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Teiefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO; ore 8-17, presso i distretti.
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19 aprile 1991
MINACCIATA UNA RISORSA FONDAMENTALE
Allarme rosso per le regioni costiere
Pressione demografica, pesca senza limitazioni, urbanizzazione, variazioni climatiche; sono alcune delle cause
del degrado e della riduzione della « resistenza » delle zone costiere - Un problema di dimensioni ormai planetarie
Le coste sono in pericolo, al
pari di altri aspetti del mondo
naturale. Nelle zone costiere abita più del 50% della popolazione mondiale, benché esse rappresentino solamente l’8% della superfìcie terrestre. Sono inoltre il
« sistema » più produttivo e più
vario, dal punto di vista ecologico, di tutto il pianeta. E’
rUNESCO, con la rivista Sources, a lanciare l’allarme.
« Scogliere, spiagge, foci, fiordi, estuari e lagune, isole, banchi di sabbia: le nostre coste si
caratterizzano per la grande varietà delle forme disegnate lungo la storia geologica, ma anche
biologica, come quella scritta dalle barriere coralline, dalle alghe,
ecc... ».
« L’insieme di questi sistemi
costieri — si legge nel numero
di marzo della rivista — rappresenta una varietà pressoché infinita di "nicchie" ecologiche, in
cui ha proliferato una moltitudine di creature diverse. Le discussioni sull'origine della vita
indicano spesso le acque costiere come i primi habitat. I giovani animali marini vi cercano rifugio per crescere in un ambiente in cui il nutrimento è sufficiente e in cui possono ripararsi
dai predatori ».
Per l’uomo, allo stesso modo,
la zona costiera è coincisa con
il cibo e il riparo, ed in seguito
è stata centro di sviluppo industriale e commerciale. Ora la costa è luogo di piacere, vacanza,
oppure già una zona protetta.
Per anni lo sfruttamento della risorsa ittica è stato equilibrato e consono all'esigenza di rispettare l’equilibrio dell'ecosiste
ma: si cercava di trarre il maggior guadagno possibile vigilando tuttavia per assicurare il ricambio delle specie viventi. Ora
in molte regioni sono in pericolo la sopravvivenza di alcune specie indispensabili a garantire
l’equilibrio naturale.
Altri pericoli sono dovuti alla
pressione demografica, ma anche
ad un’« utilizzazione fatta senza
riflettere, spesso nefasta per la
z.ona del litorale, che — prosegue
il dossier — minaccia direttamente i sistemi costieri ». E ancora:
« In primo luogo l’inquinamento
dell’acqua, che minaccia di estinzione specie rare e interi ecosistemi. Da più di un secolo i litorali vengono utilizzati come discariche di rifiuti materiali o
energetici. Le perturbazioni fisiche ed ecologiche che ne derivano innescano spesso delle trasformazioni fisiche e chimiche e,
di conseguenza, un declino della varietà o della produttività
biologica, e l’abbandono delle
terre del litorale ».
Anche le modifiche alla topografia hanno il loro peso: stima
delle terre, urbanizzazione, costruzione di porti, sfruttamento
delle cave di sabbia. I cambiamenti climatici potrebbero « provocare delle variazioni degli apporti continentali, come la por
tata dei fiumi e dei sedimenti,
e forse dei cambiamenti nella
circolazione delle acque prossime alla riva ». Per esempio la
modificazione del tasso di salinità caratterizza già le coste di
alcuni paesi del Sahel, e la variazione di temperatura influisce
sulla struttura degli ecosistemi.
Ciò che più spaventa è l’effetto serra, che potrebbe portare
ad un innalzamento del livello
del mare « dell’ordine di 50 cm. J metro nel corso dei prossimi
cento anni ».
Le difese naturali possono adattarsi ad un lento innalzamento: « La crescita del corallo e
l’accumulazione dei sedimenti e
delle mangrovie compenserebbero, per esempio nelle isole Maldive, un innalzamento dell’ordine di 50-70 cm. al secolo ». Ma
occorre che il corallo non venga utilizzato per altri scopi, come quello edilizio.
La questione è ormai planetaria; bisogna quindi rifarsi a dei
« sistemi di osservazione di portata mondiale » perché, per esempio in riferimento al livello del
mare, oltre alle osservazioni locali e temporanee, quelle a lun
11 corallo non ha solo valore estetico: occorre tutelarlo.
go termine « possono essere na.scoste dalle variazioni locali di
un anno sull’altro. Bisogna avere quindi una buona conoscenza della circolazione oceanica,
deU’influsso dei venti e dell'equilibrio che si stabilisce tra il riscaldamento tropicale e il raffreddamento polare ».
Non c’è molto tempo: per molti paesi, in particolare quelli africani, le coste sono nettamente
più ricche rispetto alle zone in
terne, ma proprio per la pressione demografica, l’erosione marittima e l’urbanizzazione esse
sono in pericolo. Il pericolo loro
si tradurrebbe quindi in un nuovo duro colpo all’economia già
disastrata di questi paesi (Benin,
Costa d’Avorio, Nigeria, per citarne solo alcuni) che già si trovano ai livelli minimi di alimentazione.
Alberto Corsani
FRA LE MOZIONI APPROVATE DAL X CONGRESSO DELLA FGEI
Guerra, democrazia, obiezione fiscale, America
Il Congresso esprime la propria
preoccupazione per l'impostazione di
tipo celebrativo che sta assumendo la
ricorrenza del cinquecentenario della
« scoperta dell'America » (1492). Questo centenario, che dovrebbe essere
un'occasione di autocritica e, per le
chiese, di confessione di peccato, viene invece rappresentato come un fatto di « civilizzazione » ed « evangelizzazione », rimuovendone gli aspetti di
genocidio e di distruzione di altre culture.
Il Congresso raccomanda ai gruppi
locali di promuovere e partecipare,
anche insieme ad altre organizzazioni, a iniziative di critica e controinformazione relative al cinquecentenario, e di stimolare anche le comunità a prendere posizione in tal senso.
Il Congresso dà mandato al Consiglio di fare da punto di riferimento
nazionale, per la raccolta e la diffu
sione del materiale relativo al cinquecentenario, anche in riferimento a
iniziative di gruppi e chiese all’estero.
Approvata con 53 favorevoli e 2
astenuti.
Obiezione
fiscale
Il X Congresso decide che la FGEI
aderisce alla campagna nazionale di
obiezione alle spese militari per i prossimi due anni e pertanto invita i gruppi ad approfondire la riflessione su
questo tipo di obiezione, sensibilizzando la comunità e propone agli aderenti di praticarla e diffonderla.
Approvata con 43 favorevoli e 1 astenuto.
La guerra nel Golfo
Un momento del X Congresso FGEI a Ecumene: si discute nei gruppi all'aperto.
Il genocidio rimosso
degli indigeni
Noi, donne e uomini aderenti alla
FGEI e riuniti ad Ecumene (VelletriRoma) nel X Congresso nazionale, siamo convinti che la guerra nel Golfo
Persico trovi le sue radici nel modello di sviluppo oppressivo che i paesi industrializzati hanno imposto, basato sullo sfruttamento delle risorse
e delle persone del sud del mondo.
Più in particolare intravvediamo nell'esplodere del conflitto gli interessi
degli Stati Uniti di risolvere ì loro
problemi politici ed economici, dì imporsi nel panorama mondiale come unica vera potenza capace dì controllare
le politiche internazionali e la gestione delle risorse energetiche, di assicurarsi una presenza politica e militare determinante nella zona mediorientale.
Siamo convinti che una soluzione radicale del problema dei rapporti nordsud del mondo passi attraverso urgenti scelte ìnd viduali e collettive
che mettano in discussione e si ccntrapponganp al nostro modello di vita
consumista e al modello economico capitalista per ricercare un vivere in armonia con il vivere delle persone oggi oppresse e dell'ambiente. In questo senso cerchiamo di impegnarci sìa
nella nostra vita sia nel nostro contributo alla conduzione polìtica dello
stato.
Siamo altresì convinti del fatto che
la guerra non può in nessun modo
rappresentare una via di risoluzione
dei conflitti tra i popoli, in quanto
non affronta le cause che sono alla
loro base. E' quindi necessario studiare e sperimentare forme di intervento che, nell'ottica della nonviolenza,
mirino ad una reale risoluzione dei
conflitti, tendendo al superamento di
ogni istituzione militare.
In particolare condanniamo il Governo ed il Parlamento italiani per:
— aver attuato la decisione di intervento armato a fianco degli Stati
Uniti e delle altre nazioni della coalizione, avendo così portato l'Italia in
guerra;
— di essersi così resi diretta
mente responsabili deU'assasslnìo di
migliaia dì persone, civili e militari,
in Iraq e Kuwait;
— di non essersi fatti promotori
di una soluzione che affrontasse l’intera questione mediorientale tramite
una conferenza di pace;
— di aver quindi agito in netto
contrasto alla Costituzione (art, 11) ed
alla Carta delle Nazioni Unite.
Esprimiamo viva preoccupazione per
la polìtica militarista che il nostro stato mantiene; in particolare ci preoccupano i seguenti fatti:
— i provvedimenti giuridici adottati verso chi ha manifestato opposizione alla guerra invitando alla disobbedienza civile;
— non sono stati promossi da parte del Parlamento e del Governo interventi che facilitino la riconversione
deH'industria bellica in civile, né si
cerca di ostacolare la vendita di armi ai paesi del sud del mondo tramite controlli severi sul commercio
illegale e con leggi di regolamentazione;
— la politica attuale del Governo italiano in materia di difesa è orientata verso l'istituzione di un esercito
professionale efficiente, sofisticatamente armato, congeniale per operazioni
militari lontane dal territorio nazionale (e quindi in netta contraddizione ri
spetto alla Costituzioae);
— le spese militari, nonostante il
grave deficit statale, non tendono a
diminuire, ma anzi probabilmente aumenteranno per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma altamente sofisticati (6
mila miliardi di lire per l'acquisto dei
mìssili « Patriot »),
Dì fronte ai fatti che hanno caratterizzato la vita politica internazionale di questi ultimi mesi e che hanno
riaffermato il dominio dei paesi occidentali sul resto del mondo dietro il
paravento della difesa del diritto internazionale, usato strumentalmente a
seconda delle convenienze, dobbiamo
opporci ad ogni guerra ed a tutto ciò
che prepara la guerra.
Per questo la FGEI aderisce alla
« Campagna nazionale di obiezione alle spese militari »,
Chiede al Parlamento di legiferare
in materia di fabbricazione e vendita
di armi perché se ne riduca la produzione e se ne regolamenti il commercio.
Inoltre chiede al Parlamento di approvare ai più presto una legge che,
legalizzando l'obiezione alle spese militari, riconosca ad ogni cittadino/a il
diritto di scegliere, al momento della
dichiarazione dei redditi, se finanziare
la difesa armata o un modello di difesa alternativo e ponga le basi per
l'istituzione di una difesa civile nonviolenta.
Approvata con 34 favorevoli e 8
astenuti.
Pericolo per la democrazia
Il Congresso della FGEI,
Vista la violazione dell'articolo 18
della Costituzione relativamente alla
nascita, il mantenimento e l'occultamento della struttura segreta GLADIO;
Vista la violazione dell'art. 11 della
Costituzione relativamente alla partecipazione militare nella guerra del Golfo;
Vista l'azione del Presidente della
Repubblica on, Cossiga, che, praticando nei fatti un presidenzialismo del
tutto estraneo alla lettera e allo spirito della Costituzione, tende a sna
turare la stessa:
Ravvisando in questi ed in altri atti un comune filo conduttore volto a
modificare la nostra struttura istituzionale in senso autoritario e antidemocratico;
Invita ì gruppi ad impegnarsi contro tale ipotesi politica e a farsi parte attiva della raccolta di firme lanciata dal « Comitato per la difesa della Costituzione » per le dimissioni di
Cossiga.
Approvata con 7 astenuti e 1 contrario.