1
^ ^
ECO
DELLE miXI VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVII - N. 41 .4BBONAMEMT1 f Eco: L. 2.500 per I’interno Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis TORRE PELLICE - 20 Ottobre 1967
Una copia lire 50 1 L. 3.500 per Testerò Cambio di indirizzo Lire 50 \mmin. Claudiana Torre Pellice - C.C-P. 2-17557
i/erso la celebrazione del 450mo anniversario della Riforma
Perchè torniamo
alla Riforma
Perchè torniamo alla Riforma? Perchè non torniamo, ad esempio all'800,
il grande secolo del Risveglio e delle missioni, oppure al Medioevo, che sotto
molti aspetti è stato anch'esso grande? Oppure perchè non ci limitiamo a tornare ai tempi apostolici, al tempo di Gesù e della Chiesa primitiva, senza soffermarci in modo particolare sull'una o sull'altra epoca della storia della
Chiesa?
Oppure perchè, anziché guardare indietro, alla Riforma, non guardiamo
piuttosto avanti? Perchè, in questa occasione, non possiamo semplicemente
« dimenticare le cose che stanno dietro, e protenderci verso quelle che stanno dinnanzi » (Filippesi 3; 13)? Perchè, in questa occasione, seguiamo piuttosto l'invito di Mosè a Israele: « Ricordati dei giorni antichi, considera gli
anni delle età passate » (Deuteronomio 32: 7)?
Perchè, insomma, la Riforma non è, ai nostri occhi, solo un momento,
certo molto bello, ma pur sempre un momento come altri nella storia della
Chiesa, ma è un momento così eccezionale da diventare un punto di riferimento permanente, a cui sempre di nuovo si torna, come ad esempio l'uscita
dall'Egitto per il popolo d'Israele?
Crediamo che la risposta a questa serie di interrogativi possa esser la seguente : noi torniamo alla Riforma perchè la Riforma ha detto e scritto non
nei libri ma nella storia, cioè nella esperienza viva di generazioni di credenti,
una parola decisiva riguardo ai rapporti tra Dio e l'uomo. Chi è Dio per noi?
Chi siamo noi per Dio? Che cosa succede quando l'uomo e Dio si incontrano?
Ecco, la Riforma ha dato una risposta valida a queste domande.
La Riforma non ha detto tutto. Chi può dire tutto? Solo Gesù può dire
tutto. .Ma ciò che la Riforma ha detto su quel che succede quando Dio e l'uomo si incontrano, noi lo sentiamo come profondamente vero, non di una verità astratta e teorica, ma di una verità che vive e fa vivere. Per questo torniamo alla Riforma: perchè con essa sono state dette delle parole decisive del
dialogo tra Dio e l'uomo.
Semplificando e schematizzando si può dire che nel secolo di Lutero e
Calvino c'erano tre grandi forze spirituali, che anche oggi si ripropongono a
noi, con lievi differenze:
c'era (e c'è) l'Umanesimo, che è essenzialmente un dialogo tra l'uomo e se stesso ;
c'era (e c'è) il Cattolicesimo, che è essenzialmente un dialogo tra
l'uomo e la Chiesa ;
cera (e c'è) la Riforma, che è essenzialmente un dialogo tra l'uomo
e Dio,
Pei' questo, tornare alla Riforma non è un salto nel passato ma è affrontare i' rapporto Dio-uomo.
Noi torniamo alla Riforma perchè essa è in realtà molto di più che una
riforma. Se fosse solo una riforma, non ci ritorneremmo : non si torna a una
riforma di 450 anni fa ! La si darebbe per scontata ! Così come, ad esempio,
gli scienziati danno per scontata la « riforma » di Copernico, ma certo non
perdono tempo ed energie a dire che essa è valida ancora oggi e non la propongono agli uomini del nostro tempo come il meglio di cui dispongono. Ma
noi non possiamo dare la Riforma per scontata, non possiamo non ritornarvi,
proprio perchè essa è più che una riforma : è un incontro con Dio.
Se questo è la Riforma, bisogna trarne alcune conseguenze :
1. — La Riforma non è una tappa, ma un traguardo della fede : I incontro dell'uomo e della chiesa che si ravvedono con Dio che fa misericordia. Questo significa che non si può trascendere la Riforma, non si può andare oltre,
perchè non si può superare questo incontro con Dio. Neppure si può tornare
indietro, perchè tornare indietro significa rinunciare a questo incontro: la Riforma la si può solo o vivere o rinnegare.
2. — Se la Riforma è stata un incontro con Dio, guidato, illuminato e suggellato dalla S. Scrittura, non è pensabile che essa abbia potuto dividere la
Chiesa, perchè l'Evangelo non può dividere la Chiesa, può solo^ adunarla,
santificarla e unirla. Non si può quindi contrapporre la Riforma all unità^ della
Chiesa e neppure si può riformare la Riforma in nome e in vista dell unità.,
3. —. La Riforma non è un patrimonio, una eredità che ci permetta di
vivere di rendita, come purtroppo oggi molti di noi protestanti stiamo facendo. Non si può capitalizzare la Riforma. E neppure la si può copiare. Essa non
è un modello da imitare; è un punto di riferimento per la Chiesa di tutti i
tempi, è la chiara indicazione di una scelta da fare, di una decisione da prendere .
L'ECO
RA PPOR TO SULLA GRECIA
Fra popi e colonnelli
— Che aria tira in Grecia? Met
tendosi, per così dire, nei panni di
un semplice cittadino greco, come
caratterizzerebbe V atmosfera che
ora regna in quel paese?
— E’ un’atmosfera di attesa. Nessuno sembra avere fiducia in qualche cosa di preciso. Solo i Colonnelli dichiarano che tutto procede bene e democraticamente, ma questa
è ovviamente propaganda. In ambienti diplomatici o giornalistici si
parla di « aria ¡cesante », di mancanza di accordo fra i gruppi al potere, di scarsezza di vere personalità fra quelli non al potere, insomma di incertezza. Anche qualche
personalità greca di rilievo mi ha
detto: « Bisogna aspettare la costituzione ».
— Pensiamo che Lei abbia avuto
dei contatti con le Autorità greche.
Chi ha potuto vedere? Che cosa Le
han detto?
— In realtà ho trovato molte porte chiuse. Due altri membri di Amnesty, che sono stati in Grecia poco
prima di me, non come delegati uf
ficiali di Amnesty, ma come membr
di delegazioni parlamentari o giur
diche sono stati ricevuti dai ministr
Patakos (interno) e Totomis (ord
ne pubblico) nonché dal primo m
nistro Kolias. Li ho incontrati ne
Il Dr. Gustavo Comba, della Chiesa Valdese dì Torre Pellice, si è recato nei
giorni scorsi in Grecia, inviato dalla AMNESTY INTERNATIONAL, per occuparsi dei detenuti politici incarcerati o confinati dall'attuale governo greco. Il
Dr. Comba, al quale siamo grati per avere risposto ad alcune nostre domande,
è membro del Comitato Centrale dell'AMNESTY INTERNATIONAL ( leggere
in questo numero, a pag. 6, più ampie informazioni suH'origine, le finalità
e l'opera svolta da questa bella organizzazione, purtroppo assai poco nota )
imimmimiiMiiiiimimiiiiii
giorni scorsi a Londra ed entrambi
sono rimasti con l’impressione che
i discorsi di questi ministri sono essenzialmente propagandistici e polemici, non alieni da contraddizioni
e incentrati nel concetto ehe il colpo di stato era il solo mezzo per difendere la democrazia che è stata
così restaurata.
Personalmente ho parlato soltanto col Ministro degli Esteri Econo
d! Gustavo Gamba
mou Gouras, eon lo scopo di individuare la procedura e raccogliere elementi per la prosecuzione dell’azione di Amnesty. Ma questo fa parte
del mio rapporto riservato ad Amnesty. Posso soltando dire che egli
pure si è espresso nel senso di « attendere la costituzione » che dovrebbe essere presentata al Governo
a metà dicembre.
L’impressione ricavata è che le al
Superamento senza rotture : la discussione il Concordato del ’29
Revisione ? Abrogazione I
In seguito alle mozioni dei socialproletari e dei liberali, i tre partiti di
maggioranza hanno concordato e presentato in Parlamento, il 3 ottobre,
una mozione che dice : « La Camera,
considerato che i Patti Lateranensi a
norma della Costituzione repubblicana regolano le relazioni fra Stato_ e
Chiesa, ciascuno nel proprio ordine indipendente e sovrano ; rilevata, per
quanto riguarda lo Stato, l’opportunità di considerare talune clausole del
Concordato in rapporto all’evoluzione
dei tempi e allo sviluppo della vita democratica; avendo presente che, a tal
fine, è consona alla natura tìell’accordo la procedura dell’intesa bilaterale
prevista anche nella Costituzione, invita il Governo a prospettare all’altra
parte contraente tale opportunità, in
vista di raggiungere una valutazione
comune in ordine alla revisione bilaterale di alcune norme concordatarie».
È indubbio che il problema si è ripresentato con più forza negli ultimi
tempi, nell’opinione pubblica italiana.
È indubbio pure che nel corpo cattolico, anche in Italia, aumentano coloro
che si chiedono seriamente se il Concordato — questo Concordato — giovi
alla Chiesa nella sua dimensione spirituale, nella sua vocazione profonda.
Due riviste cattoliche italiane, «Questitalia » e « Momento » hanno dedica
imii'iiiiiiKiiiiimiiiiiii'
imiiiiiiiiiiiiimmiiMii
Per la celebrazione della Riforma
Una novità della Claudiana
In occasione del 450“ anniversario della
Riforma la Claudiana ha pubblicato una
conferenza pronunciata da Karl Banth nel
1933, che ha contribuito al costituirsi della
Chiesa confessante. Abbiamo bisogno più
che mai. anche oggi, di questo vigore di
confessione.
KARL BARTH
l-a Riforma è una decisione
PP. 24, L. 200
Richiedete l’opuscolo alla Claudiana, o
alla Vostra libreria evangelica, o presso il
deposito librario della vostra chiesa. Questo testo non dovrebbe mancare, nei giorni
prossimi, in nessuna famiglia evangelica.
Il Sinodo opiscopale
Aperta da Paolo VI il 29 settembre,
la prima sessione del Sinodo episcopale cattolico tiene le sue sedute a porte chiuse, e
se ne ha notizia solo attraverso i comunicati s'iampa della segreteria del Sinodo e alcune conferenze stampa di vescovi incaricati dal Sinodo stesso. Un Sinodo sui generis; con puro carattere consultivo e con
esclusiva rappresentanza episcopale. Lo
scopo essenziale ; mettere in atto la collegialità episcopale gerarchica — cioè rigorosamente subordinata al papa affirichè il
Magistero sia messo sempre meglio in grado di tutelare il deposiio della fede nella
realtà in rapido mutamento del mondo contemporaneo. I «padri» sinodali sono 193,
da tutti gli orizzonti geografici. Il loro lavoro si svolge sulla base di relazioni, che
vengono successivamente discusse. In realtà — come già era accaduto in sede conciliare — è improprio parlare di discussione;
si tratta piuttosto, in base ai comunica
ti stampa pubblicati qucùdianamente su
« L’Osservatore Romano ». di un’ininterrotta serie di monologhi: ogni intervento deve
essere presentato per iscritto in precedenza alla presidenza del Sinodo, e viene quindi letto nell’ordine. Qualcuno penserà, non
senza qualche nostalgia : ecco una splendida razionalizzazione del lavoro. In realtà, ci siamo fatto scrupolo di leggere integralmente questi « comunicati », e ne è risultata una pesante impressione di noia:
ognuno espone il suo pensiero, ed è del
tutto indifferente se è la ventisettesima volta che si dice la stessa cosa nell’aula sinodale... Però, sempre a stare ai comunicati
stampa ufficiali, l’impressione negativa non
è soltanto formale, ma più profonda; molti interventi — la maggioranza, ci pare, con
alcune notevoli eccezioni — denotano, so
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
to ampio spazio al problema, insistendo sulla necessità di una revisione.
Certo, una cosa è rivedere, una cosa è
abrogare, cioè rifiutare del tutto l’impostazione concordataria, qualunque
forma pratica essa poi assuma. C’è seriamente da chiedersi se le premesse
teologiche cattoliche, che affermano la
continuità fra natura e grazia, non
implichino necessariamente, in forma
di volta in volta aggiornata, una continuità, un legame stretto e organico
fra società e Chiesa, cioè un’impostazione sostanzialmente (anche quando
non è possibile formalmente) concordataria; ci pare che comunque in tal
senso parlino esplicitamente i documenti conciliari.
Il cattolicesimo è qui alle prese con
un problema interno non certo meno
grave di quello che agita e in certi casi divide le sinistre di vario tipo; più
grave, anzi, poiché non si tratta soltanto di -un problema politico e ideologico, ma di fede. Naturalmente anche in questo campo la Chiesa di Roma — e sulla sua scia la D.C. — non
mancherà di rivelare l’aggiornamento
conciliare. Ma tutto lascia prevedere
che se si lascia fare a loro, l’aggiornamento,specie da noi, sarà modesto e
cauteloso assai. Il discorso dell’onorevole Gonella alla Camera, una serie di
articoli e note su « L’Osservatore Romano » sono un chiaro avvertimento.
A chi ci dicesse che ci sono altre forze, di ben diverso orientamento spirituale, operanti nel cattolicesimo, daremmo certo ragione : ma purtroppo si
tratta di forze che, nella generalità
delle loro posizioni, sono spesso incoerenti con i fondamenti dottrinali — ribaditi in Concilio — della Chiesa di
cui vogliono essere e rimanere figli fedeli; e tale dissidio non facilita le cose
nè a loro, nè alla Chiesa romana, nè
al nostro paese. Non possiamo che attendere, osservando la discussione, a
tratti appassionata sul partito unico
cattolico, sull’unità politica dei cattolici.
E nell’attesa ribadire che l’idea stessa di un rapporto in qualunque forma
concordatario fra la Chiesa e la società non è conforme alle indicazioni
che ci vengono dalUEvangelo, anzi vi
contraddice nettamente. Non diciamo
questo con autoglorificazione protestante: sappiamo che, specie in regioni di protestantesimo di maggioranza,
questo male ha afflitto e talvolta ancora affligge anche le nostre Chiese;
CONTINUA
IN QUINTA PAGINA
tre porte sono rimaste chiuse perchè i personaggi interpellati, che
comprendono oltre ai nomi già citati, anche quello del Ministro della Giustizia, non avevano argomenti
da opporre all’azione di Amnesty
che non è incentrata su alcuna ideologia ma solo sul fatto della presenza in Grecia di prigionieri per motivi di coscienza.
— Quanti sono attualmente, secondo le informazioni che ha potuto raccogliere, i detenuti politici in
Grecia? Ha potuto entrare in contatto con qualcuno di essi? Ha chiesto di visitare l’isola di Yaros?
— Lo scopo principale della mia
visita, debitamente preannunciato al
Ministro competente, era quello di
visitare Yaros. Il ministro, al mio
arrivo, non si è fatto trovare e non
ha lasciato disposizioni. Per contro
(coincidenza?) il giorno dopo il mio
arrivo ha annunciato in una conferenza stampa tenuta in Salonicco
che dall’isola di Yaros erano stati
evacuati 2000 prigionieri per cui ne
dovevano restare da 2 a 300. Ho allora insistito ancora per visitare Yaros, senza risultato. Ma di nuovo il
giorno successivo — il 18 sett. — è
Stata fatta una dichiarazione, questa
volta dal Gen. Patakos, Ministro
dell’interno, secondo cui Yaros era
del tutto sgombra.
Nel frattempo però una persona
che ha avuto accesso all’isola mi ha
detto che ci sono a Yaros ancora
400 detenuti di cui circa 70 donne
e che vi si stanno facendo dei lavori
per potervi mantenere anche durante l’inverno un certo numero di elementi considerati particolarmente
pericolosi. In mezzo a queste contraddizioni è sempre difficile farsi
un’idea precisa. Mi sono state fatte
cifre fra 3.500 e 7.000. E’ probabile
che quest’ultima cifra sia più vicina alla verità. Ma queste cifre variano continuamente anche perchè
la prima grande retata fu fatta apparentemente sulla base delle schede della polizia, e nella polizia vi
erano anche elementi che sono stati
poi « epurati » (fra agosto e settembre si parla di 258 ufficiali inferiori e superiori liquidati, oltre agli
agenti). Naturale che fra le schede
ve ne fossero di riguardanti attivisti
di destra, ex nazisti, collaboratori.
Qualcuno di questi è così finito nella prima retata, e questo lo so da
fonte sicura.
Questi sono stati naturalmente liberati, ma altri subentrano per via
della « dichiarazione di lealtà ».
Questa, VAtomikon Deltion, è in
realtà una scheda di delazione, con
cui si può comperare la liberazione.
— Ha potuto parlare con le Autorità della Chiesa greca? Che impressione ha avuto dei rapporti tra
Chiesa e Regime in Grecia?
— Dopo una giornata di laboriosi
tentativi ho potuto parlare venerdì
sera, per telefono, con l’Arcivescovo
di Atene, leronymos Kotsonias. Gli
ho spiegato la mia missione e mi ha
fissato un appuntamento per lunedì
a mezzogiorno. Ma lunedì mattina
mi ha fatto sapere che non poteva
mantenere l’appuntamento e che mi
mi avrebbe richiamato, ciò che non
ha fatto.
Quanto alle relazioni fra Chiesa e
CONTINUA
IN SESTA PAGINA
2
paj. 2
N. 41 — 20 ottobre 1967
Corruzione di massa
”E Dio guardò la terra; ed ecco, era corrotta, poiché
ogni carne area corrotto la sua via sulla terra”.
”E come avvenne ai giorni di Noè, così pure avverrà ai
giorni del Figliuol dell’uomo”.
(Genesi 6; 9-22; Luca 17: 26-27).
Nessuno può negare che il inale divampa. Una crescente marea
di corruzione sommerge tutto e tutti. Si può forse scorgere una differenza sostanziale tra le prime pagine di Genesi e quelle di un qualsiasi quotidiano di oggi? L’umanità è in evoluzione? Esiste il progresso? Non cambiano forse soltanto le strutture esterne che incapsulano l’umano? Certo ogni civiltà di ogni epoca diversa ha una sua
particolare conformazione e incidenza sulla formazione dell’uomo,
ma la città di Caino resta pur sempre la matrice della storia del mondo: assassinio, vendetta, violenza, ecc. Che nulla potrà mai cambiare lo dice anche Gesù: « come avvenne... così pure avverrà ».
Lo sappiamo: « Tutti hanno peccato ». Ognuno pecca col suo
proprio cuore. Si è soli a pecca re come si è soli a morire. Ma nell’epoca dei consumi di massa la corruzione individuale si associa a
quella collettiva. I mezzi di diffusione stringono nella solidarietà del
male. Pessimismo? No. La vita sarebbe da prendere così com’è e
così come viene, col suo male e col suo bene, se Dio non guardasse la
terra e non la vedesse « corrotta davanti a Lui ». Noi uomini non siamo mai pessimisti, se non siamo inutili moralisti, perchè nel male
ci stiamo di casa.
Sono « i decreti » di Dio quelli che contano ed essi sanciscono il
giudizio. Questo non ci deve far paura: « La paura implica apprensione di castigo» (I Giovanni 4: 18). Ci deve far diventare veri. Ci
deve far credere: a Chi crede in Lui non è giudicato » (Giov. 3: 18).
La fede conduce aH’amore « e neH’amore non c’è paura » (I Giovanni 4: 18). « Questa è la posterità di Noè... Noè camminò con
Dio ». Un pugno di sale di speranza gettato suH’umanità in decomposizione.
Michele Sinigaglia
AD AGAPE. SU INIZIATIVA DEL COMITATO TORINESE “CITTA EUROPEE PER IL VIETNAM.,
Dne gioroate di studio sul Yietoam
le Chiese e il dramma indocinese
ALL'OMBRA
O SOTTO IL PESO
DELLA S.E.A.T.O.
E’ noto che l’Australia e la Nuova Zelanda, membri della SEATO, partecipano con
uomini e mezzi al conflitto vietnamita a
fianco delle forze statunitensi. E’ interessante notare come le Chiese, e al livello più
ufficiale, si distanzino dalla politica governativa.
Melbourne (soepi) — L’Assemblea generale della Chiesa presbiteriana australiana ha
fatto appello al proprio governo affinchè esso
prenda misure in favore della pace nel Vietnam. I delegati hanno respinto a forte maggioranza una mozione che riconosceva la necessità che l’Australia s’impegnasse nella
questione vietnamita. L’Assemblea ha adottato diverse mozioni in favore della pace e
di nuove iniziative per la ricostruzione di
quel paese. I presbiteriani australiani rappresentano poco più di un milione su una
popolazione di undici milioni e mezzo di
abitanti.
Christchurch, N. Z. (soepi) — I moderatori e i presidenti di sei Chiese neozelandesi
(presbiteriana, metodista, battista, congregazionalista. quaccheri, Chiese unite del Cristo) hanno firmato una dichiarazione, apparsa nel giugno scorso, in cui personalità direttive di sei Chiese australiane avevano condannato la guerra nel Vietnam, chiedendo al
tempo stesso al governo australiano di adoperarsi per l’avvio di negoziati di pace. Tale
documento è « un grido d angoscia e un avvertimento ».
Molto più tiepidi gli episcopali americani:
Seattle. Wash. (soepi) — Le due Camere
(dei Vescovi e dei Rappresentanti) della Convenzione generale della Chiesa episcopale
hanno adottato delle dichiarazioni che sembrano dare un appoggio indiretto alla politica del presidente Johnson nel Vietnam. Si
domanda una certa moderazione nel condurre la guerra; si insiste sulla necessità che
tutta la questione sia portata alle N.U.; si
ricorda agli episcopali che il papa Paolo VI.
Parcivescovo di Canterbury, il C.E.C. e H
Consiglio nazionale delle Chiese (USA) hanno tutti lanciato appelli di pace; si domanda ai governi di « trovare idee nuove e nuovi mezzi » nella ricerca della pace.
SUD-VIETNAM :
UNA PERSONA SU OTTO
E' UN PROFUGO
SAIGON-SYDNEY (Soepi) - Circa due milioni di sud-vietnamiti, e vale a dire in rapporto di un civile su otto, sono ufficiai
istituto Linguistico
internazionale
RIVOLI TORINESE
Via Colla, 20 - Telefono 95.208
Sono ancora aperte le iscrizioni al LICEO LINGUISTICO
(quinquennale) e al CORSO di
PERITI AZIENDALI e CORRISPONDENTI IN LINGUE
ESTERE.
Titolo per l’ammissione alla
D classe; licenza media o d’avviamento.
Possibilità di passaggio da altre
scuole per le prime due classi.
CONVITTO
MASCHILE e FEMMINILE
mente iscritti nelle liste dei rifugiati.
Secondo un rapporto di Thuang Tin, diret
tore del Servizio cristiano asiatico (SCA) cir
ca un milione di profughi sono attualmente
sistemati in campi provvisori. Più di un mez
zo milione è stato sistemato nei nuovi vii
laggi, che si sono affiancati ad altri villag
gi situati nelle regioni cosiddette « sicure »
o in stabili costruiti in campi provvisori;
destinati a formare il nocciolo di nuovi centri abitati, dopo la guerra. Altre 370.000
persona sono state sistemate in zone del paese pacificate dal governo.
Il pastore Alan Brash, segretario per lo
aiuto e la missione interecclesiastiche della
Conferenza Cristiana dell’Asia Orientale
(CCAO), organismo confratello del Servizio
Cristiano Asiatico, ha dichiarato; « Il problema più serio per ogni persona che ha da
fare in Vietnam, e di una particolare gravità agli occhi dei cristiani, è queUo della
demoralizzazione generalizzata in tutto il
popolo. Se essa continuerà col ritmo attuale. le due parti riconosceranno di essere
state sconfitte, qualunque sìa l’esito della
guerra. In quanto rappresentanti delle Chiese, ci sentiamo responsabili non solo della
salute e del benessere materiale della gente,
ma altrettanto della loro condizione morale
e spirituale ».
L’insicurezza che regna nel Vietnam rende al momento impossibile alle Chiese l’intraprendere dei progetti a lunga seadenza.
Il Servizio Cristiano Asiatico si occupa
essenzialmente di trovare del personale medieo e degli assistenti sociali per il eampo
dei profughi. La sua maggiore attività si
svolge a Tuy Hoa, nel Phu Yen, dove vi è
una clinica che ha curato circa 10.000 persone in meno di un anno.
(c Tutte le cliniche che abbiamo costruito
— dice il sig. Brush — verranno distrutte
Se il campo dovrà essere spostato per ragioni di sicurezza ».
Da parte sua, Thuang Tin informa che si
sta realizzando un nuovo progetto a Cai Be.
nel delta del Mekong: egli prevede la venuta di infermiere stabilì e la creazione di un
dispensario itinerante per i campi attorno
alla città.
E’ poi molto urgente istituire delle « custodie » per i bambini che vagano nei campi senza far nulla (...) L’idea di queste custodie è del tutto sconosciuta ai Vietnamiti
e pertanto si sta eseguendo un progetto-pilota a titolo dimostrativo, ha aggiunto. Uno
dei maggiori vantaggi che se ne ricaverà sarà quello di disimpegnare le madri in modo
che possano lavorare e guadagnare il cibo
per le loro famiglie.
Nel giungere a Sydney per una visita in
Australia, il sig. Brush ha dichiarato che
uno dei principali obiettivi dello SCA è quello di essere pronto a delle vaste operazioni
non appena la guerra sarà finita.
Ha poi concluso : « Non è possibile fare
dei piani ben precisi già ora a questo proposito. ma sappiamo che il paese avrà bisogno di un piano di ricostruzione più vasto
di lutti quelli che il mondo ha mai conosciuto fino ad oggi ».
11 Comitato torinese « Città Europee per
il Vietnam » ha organizzato due giornate di
lavori, che si sono tenute ad Agàpe di Frali il sabato 7 e la domenica 8 ottobre.
Sono state due giornate di appassionati
dibattiti e testimonianze, è stato un convegno di amici e di numerose persono (oltre
un centinaio, fra cui molti giovani) appartenenti a diverse fedi religiose e ideologie
politiche.
11 convegno, presieduto dal prof. Alberto
Cabella, si è aperto il sabato pomeriggio
con uno scambio introduttivo di opinioni
allo scopo di conoscere i vari punti di visita
dei partecipanti, per giungere a delle conclusioni operative.
Nei vari interventi è stato detto che la
guerra portata dagli Americani in Vietnam
è una guerra sbagliata perchè frutto di una
politica sbagliata : essa viene presentata in
America come un fatto a carattere nazionale impegnativo e vitale, mentre si fanno
pressioni anche in sede atlantica. 1 governanti americani prospettano di liquidare
questa guerra al più presto per ragioni di
politica interna, con trattative a danno del
Vietnam; oppure cercano di scaricare la
colpa sul Vietnam stesso, aumentando la
escalation. Viene rilevato che purtroppo
(e questo ci pare veramente un argomento
validissimo nella sua agghiacciante veridicità) l'abile politica deìì'escalation americana determina una pericolosa « assuefazione » a questa guerra, che rimane sempre uno spaventoso meccanismo in movimento
che può diventare ad un certo momento
incontrollabile, con incalcolabili conseguenze per l'umanità intera.
È presente uno studente americano. Peter
Johnson, che fa parte del Movimento contro la guerra. In un suo intervento (precisa
che il suo cognome è una mera coincidenza...) anzitutto pone in rilievo come il popolo americano, quando non vede una rapida soluzione, di qualunque problema si
tratti, tende piuttosto ad arrendersi ed a
lasciar fare ; specie in questo caso, in cui
la guerra vien loro presentata come una
questione di vita o di morte nei riguardi
del comunismo. 1 giovani americani, per
contro, sono maggiormente aperti a questo
problema ed in particolare, nella massa studentesca, mentre in un primo tempo si
cercava il più possibile di essere esentati
dalla chiamata alle armi, ora si sita affermando con evidenza una vera ed organizzata opposizione.
Il presidente Johnson — prosegue lo
studente — che afferma di non voler essere il primo presidente degli USA a perdere una guerra, probabilmente, in occasione delle prossime elezioni primarie, dovrà
ritirarsi o altrimenti sarà sconfitto. Per suo
conto, Nixon, come prima cosa andrà a
Mosca ad aprire trattative per concludere
al più presto la guerra in Vie'inam.
Rispondendo poi a varie domande, lo
studente americano ha comunque dovuto
ammettere che. per il momento, anche se
i movimenti per la pace nel Vietnam crescono continuamente facendo breccia nell'opinione pubblica, non prevede che essi
possano far cambiare politica al Governo
americano, come lo dimostrano le recentissime dichiarazioni del Presidente.
Circa la partecipazione dei negri alla
guerra in Vietnam, la loro percentuale è
esattamente il doppio (il 20%) di quella esistente in America; il motivo è dato dal fatto che per essi (evidentemente vengono fatte
pressioni sui più sprovveduti) viene a presentarsi un’occasione di « maggior mobilità sociale » (1).
Circa i movimenti contro la guerra, che
si sviluppano sempre più in Europa, egli ha
precisato che in America non sono molto
conosciuti : gli americani considerano la
guerra in Vietnam come un problema loro e non europeo, volendo così ignorare
le tragiche conseguenze che invece essa potrebbe avere per tutti.
Infine, egli ha poi confermato la possibilità della creazione di un terzo partito
americano, in mancanza di valide soluzioni al problema, portato dagli altri due.
Nella serata di sabato i partecipanti si
sono divisi in tre gruppi di lavoro relativi
alla situazione in Medio Oriente, ai problemi della Nato e della Grecia ed alle valutazioni sul lavoro del Comitato per il
Vietnam.
Alla domenica si è avuta un’informazione sulle conclusioni del dibattito svolto nei
suddetti tre gruppi; per quanto riguarda
il Medio Oriente,' è stalo ribadito il diritto all'esistenza dello Stato d’Israele, colla
necessità di un pronto ritiro delle truppe
israeliane senza annessioni territoriali, una
equa soluzione del grj^ve problema dei profughi e l’esigenza di una parità giuridica
ed amministra'tiva sia degli israeliani che
degli arabi.
Circa i problemi della Nato e della Grecia, si auspica almeno un disimpegno dell’Italia, tendendo però ad un assetto paneuropeo unitario (con soluzione del problema tedesco), disarmato e neutrale, in
collaborazione colle forze del terzo mondo
e contrastante la politica egemonica americana; si condanna il colpo di stato fascista
dei colonnelli greci, auspicando un sollecito ritorno della democrazia in Grecia.
Il lavoro del terzo gruppo, e cioè quello
relativo aU'operato ed alle finalità del Comitato per il Vietnam, è stato quello piu
ampiamente dibattuto: mentre una corrente
QUALCHE LIBRO
WiLi.iAM Wabbey: Vietnam. La Nuova Italia. Firenze 1966. L. 900.
Le Thanh Khoi : Storia del Sud-est asiatico.
Ed. Riuniti. Roma 1966. L. 600.
Arthur Sc.hi.esincer : Vietnam, amara eredità. Rizzoli. Milano 1967, L. 1.600.
TmcH Nhat Hanh: Vietnam, la pace proi.
bìta. V'allecchi, Firenze 1967, L. 1.800.
Jean Lacouture: Il Vietnam fra due paci.
Il Saggiatore, Milano 1966.
Jean Lacouture; Ho Chi Minh. Il Saggiatore. Milano 1967. L, 800.
Culto radio
domenica 22 ottobre
Past. PIERO bensì
Firenze
domenica 29 ottobre
Past. PIERO bensì
Firenze
proponeva una più vasta azione a carattere
più propriamente politico e « superpartitico » allargando la sua area o.nerativa in
più direzioni, «i è consolidata la tendenza
ad accentuare al massimo la più vasta
protesta contro la guerra in Vietnam ampliandone l’informazione con dibattiti, conferenze, dimostrazioni, pubblicazioni, ecc.
elaborando nuove strategie di pace al di
fuori di ideologie partitiche; chiedendo al
Il napalm
Governo italiano di dissociarsi dalla politica americana in Vietnam; promuovendo
dibattiti sull’azione che la Nato potrebbe
essere chiamata a svolgere; manifestando
viva solidarietà alle forze pacifiste americane; unendosi a tutti i movimenti europei
nati contro questa guerra; appoggiando e
rivendicando il diritto di tutto il popolo
vietnamita alla pace ed aH'autogoverno, sulla base dei punti elaborati dal programma
del F.L.N. vietnamita; unire tutto il popolo. combattendo l’aggressione neocolonialista americana e salvare la pace, costruire un
Vietnam del sud indipendente e pacifico,
ripristinare i rapporti fra Nord e Sud per
giungere ad una riunificazione pacifica senza pressioni da nessuna delle due parti e
senza ingerenze straniere; adottare una politica di pace e di neutralità.
La Conferenza di Stoccolma per il Vietnam ha rivolto un caldo invito ai popoli
di tutto il mondo a fare del prossimo 21
ottobre una giornata di manifestazioni, incontri ed azioni di protesta contro la guerra in Vietnam ed anche il Comitato torinese predisporrà la sua azione in concom.itanza con tutte le altre città europee.
Questi, la sostanza e l’andamento del convegno, dal quale è scaturita più pressante
e più viva che mai la superiore istanza di
arrestare questa guerra, in azione congiunta di tutti gli uomini di buona volontà del
mondo, senza distinzioni di razza, di religione, di nazionalità e di idee politiche:
ma in difesa deH’uomo.
Nel concludere queste note, desiderlanni
vivamente ringraziare tutti gli « agapiiv »
per i servizi prestati, ed il pasitore Giorgio
Tourn.per la sua cortese e discretisséna
ospitalità; egli è intervenuto per invocare la
benedizione del Signore prima dei no ori
pasti ed al sabato sera ha tenuto un hr-. ve
e vibrante culto (che riportiamo qui sono),
seguito dalla maggioranza dei convei'i.ri.
diversi dei quali ci hanno poi detto di .>cr
ascoltato con profondo interesse le p,o le
del pastore e di aver sentito con stupita attenzione la Parola riferita alla realtà .lei
giorni nostri.
Un partecipai.:
Al POPOLI. A ISRAELE, ALLA CHIESA
Dio chiede contc^
■r TrTT secolo avanti Cristo, la mez
V 111 taluna fertile, i territori
cioè che si estendono come
una mezzaluna dall’Egitto alla Mesopotania, sono in crisi. Etopo la fine del
periodo salomonico le piccole nazioni
siriane e semite si agitano, nascono
nuovi regni, ci si logora sulle frontiere
in una guerra senza risultati; ciò nonostante il boom economico prosegue
e si procede a ritmo intenso alla industrializzazione delle antiche terre agricole. , ^
Epicentro di queste contese e il territorio di Galaad, in Transgiordania,
dove Achab, re di Israele, ha perso la
vita nel tentativo di salvare la fortezza di Ramot. I siri hanno occupato il
territorio nel corso di una guerra violenta. I pensieri sono occupati, iri
Israele e in Siria, da considerazioni di
ordine strategico e militare, da piani
espansionistici, da considerazioni economiche generali.
A questo punto esplodono nella vita
religiosa di Israele le profezie di Amos,
il contadino allevatore del Sud, giunto
ai santuari regi per testimoniare nel
nome del Dio di Israele.
I nostri versetti contengono 4 maledizioni costruite secondo una formula
fìssa; si denuncia il peccato, si qualifica questo peccato, si annunzia la punizione. Questi peccati si riferiscono
nei primi tre casi a popolazioni pagane ; i siri, i filistei, gli ammoniti e concernono situazioni verificatesi durante
la euerra summenzionata nel territorio di Galaad; l’ultima maledizione
concerne il popolo di Dio.
Si deve notare anzitutto che il popolo di Dio è al centro del pensiero
e delle preoccupazioni del profeta è per Israele e per Giuda che Amos
profetizza, ma la sua visione ingloba
anche i popoli pagani, e&si costituiscono come una corona di peccato che
circonda la chiesa, una muraglia di
male che incapsula l’eletto. Però le
maledizioni che colpiscono siri e filistei non sono motivate dalla loro aggressione ad Israele, ma da un loro
preciso comportamento nella guerra.
Non è perchè abbiano aggredito il popolo santo che vengono votate alla
distruzione ed alla morte (Amos non
è un funzionario nazionalista incaricato di maledire i nemici come era
il caso alle corti orientali, ricordare
Balaam!), è perchè hanno dimostrato
nella loro azione militare di non saper osservare la legge del rispetto
umano. Hanno trasformato una conquista di territorio in guerra di distruzione lacerando la nazione vinta come un erpice lacera un campo, nella
^rne nella cultura, nella tradizione,
all’anima della terra di (Galaad hanno segnato la morte, questo i siri.
Dal canto loro i filistei hanno approfittato della catastrofe di Israele
per consacrarsi alla razzia ed al comniercio dei vinti, hanno costruito su
una popolazione prostrata la loro economia, hanno ridotto l’uomo in oggetto da profitto. Ammon è piombata
sul territorio di Galaad non per farne
una terra da abitare per sè ed i suoi
figli, ma per violentare la vita di antichi fratelli ; hanno spinto la loro lucida volontà di morte sino a distrug
gere non solo la vita ma la spei za
di vita, i figli non ancora nati.
A questi popoli Dio domanda i ¡itone delle azioni compiute, chiede c ito
di un comportamento, fa i bilanc La
loro fine, in condizioni identici a
quelle dei vinti israeliti, è sentenza
dell’Eterno, non caso storico. La potenza dell’Assiria — quella Germania
nazista dell’antichità — ridurrà \mmon e la Filistia, la Siria e la Pan stina in deserto mostrando quante sia
progressiva in ordine geometrie la
marcia del peccato.
La stessa Assiria travolgerà l
Israele e Giuda non per pe;.
politici o militari, ma per il pie
to di infedeltà.
Lo stesso Dio che ha chiamato A
mo e Mosè e si erge ora a giudice
la contesa di Galaad, chiede coni
suo popolo della sua speranza e u
sua vita. Giuda è esattamerite .'
stesso piano delle popolazioni pa::
malgrado i suoi santuari e le sue
gi, malgrado la rivelazione del S
ed i suoi re, figli di Davide. Il peci
di Giuda è altro che quello dei
ero
■ati
;ca
:raielI al
Ala
;llo
me
legnai
ato
siri
LEGGERE :
Amos T : 3-5, 6-8, 13-15; 2: 4-5
(questo non significa che essi abbiano condotto la guerra in modo più
umano, non ne abbiamo le prove, almeno nell’A. T.); è diverso, non meno grave. Il popolo di Dio ha dimenticato la sua missione, la sua opera,
la sua testimonianza. Ha dimenticato
di essere altro dai siri e dai filistei
non per merito ma per vocazione, si
è così ben inserito nelle vicende dell’Oriente da fare corpo con esso, ha
partecipato in modo costi pieno al
boom economico e politico da non accorgersi neppure più che aveva guadagnato il mondo, con Salomone, ma
stava perdendo l’anima sua.
La chiesa vive nella storia ed è nella storia che Dio attua la sua benedizione e la sua condanna; la
chiesa vive inserita nel contesto delle vicende dei popoli e delle loro guerre, assiste alla trasformazione delle
conquiste in massacro, vede i territori di Galaad nel tempo moderno ridotti a deserto e partecipa a questa
vicenda perchè non può sottrarsi alla sua esistenza terrena. Farebbe sorridere oggi una presa di posizione come quella di Amos, una maledizione
rivolta ai popoli moderni, nè siamo
stati mandati nel mondo per maledire, ma per predicare l’amore di Cristo.
Farebbe sorridere non solo perchè è
anacronistico profetizzare la volontà
di Dio nella storia umana, ma soprattutto perchè, a differenza di Amos, la
chiesa oggi ha perso le due lineo che
soggiacciono alla sua profezia; la solidarietà responsabile con il mondo
e la sua responsabilità verso Dio. Non
sembra accorgersi che il Signore le
chiede conto del suo agire come chiede conto ai popoli e le chiede conto di
una sua particolare responsabilità e
missione forse non adempiuta.
Giorgio Tourn
3
20 ottobre 1967 — N. 41
pag. S
La Grecia, il Regime, le Chiese
Abbiamo pubblicato, nel n. del 25 settembre u. s., la Dichiarazione che la Segreteria del Movimento Cristiano
Studenti aveva diffuso negli ambienti ecumenici, a conclusione di un congresso ad Agape su « Fede e rivoluzione »,
relativa al recente svolgimento dell’annua sessione del Comitato centrale del CEC a Heraklion, nell’isola di Creta.
Tale dichiarazione ha suscitato una certa eco, è stata ripresa da periodici anche all’estero, e si attende la risposta
— espressamente richiesta — della segreteria generale del
CEC. Sul n. di ottobre di « Gioventù Evangelica » viene
dato ampio rilievo al documento, accompagnato da un articolo di commento del direttore e da stralci di una « lettera a un amico ecumenico », che un evangelico italiano ha
inviato a un amico da anni fortemente impegnato nel movimento ecumenico.
Riprendiamo da « Gioventù Evangelica » questi due scritti, che ci sembrano di notevole valore e che pongono drammaticamente il problema di quel che è affiorato dietro la
greve estate ecumenica. Ci dichiariamo solidali con questi fratelli, e pensiamo che la partecipazione, non al movimento ecumenico, ma alle assisi ufficiali del CEC e dei
suoi organismi non possa più, allo stato attuale dei fatti,
farsi con lieta naturalezza; essa pone piuttosto problemi
seri, che devono essere affrontati ed esigono chiarificazioni decisive, se siamo ancora a tempo a fermare un movimento che pare gradatamente accelerarsi.
In un certo senso, anzi, siamo anche piu radicali di questi nostri fratelli: nel campo delle relazioni ecumemche.
Quand’anche il cattolicesimo — che è UNO andasse
non solo a Mosca, ma a Pechino e fra i vietcong e fra i
guerriglieri angolani e andini, finché esso rimane ciò cne
è — e ha confermato di volerlo rimanere^ non vi e vero
ecumenismo possibile fra Roma e noi. E i ^
più stretti fra il CEC e il Vaticano, fra le Chiese delia Riforma e la Chiesa di Roma — rapporti che da tempo non si
riducono più a superficiali visite di cortesia , le dicniarazioni comuni, sempre più comuni degli uni e degù altri, ci
sembrano sinceramente più gravi ancora della grave collusione cretese con il regime greco. A Herakhon, almeno,
il direttore della Commissione delle Chiese per gli Altan
Internazionali, ff past. O. F .Nolde, ha espresso ^nza reticenze la perplessità e l’ansia e le proteste (U molte Chiese membri per la situazione greca. Ma non si e udita una
voce dissenziente che ponesse in discussione 1 ingresso
sempre più massiccio, anche se ufficioso, e sempre « inconvertito » di Roma nella vita ecumenica.
Lettera ad un amico ecumenico
Devo anzitutto precisare che, con questa dichiarazione, il M.C.S. non intende
mettersi nella posizione di quelli che hanno
« le mani pure » e fanno la morale agli
altri. Voi sapete bene qual’è l'atteggiamento del M.C.S. nei confronti della politica:
proprio perchè siamo impegnati nella vita
politica noi sappiamo che, su quel piano,
nessuno put> avere le mani pure. Ma l’impegno politico ci ha insegnato una cosa che
le chiese in genere sembrano ignorare, e
cioè che esiste una dimensione dei fatti, nella quale le intenzioni, per buone che siano,
contano relativamente. Da questo punto di
vista ci sembra evidente che il comportamento del Comitato Centrale a Heraclion è
oggettivamente una cauzione alla monarchia greca e ai poteri politici ed ecclesiastici che sono responsabili della presente situazione della Grecia.
Il mondo (e noi pure) è stato informato
dei fatti di Heraclion dal S.OE.P.L, che è
l’organo ufficiale del Consiglio Ecumenico.
Da questa fonte ufficiale (e dalle inverosimili foto del n. 30} risulta che il re di Grecia (e ciò che egli ha detto) è stato accolto
dal Comitato Centrale, riverito, ringraziato,
senza che venisse sollevato alcun rilievo
sullo stato attuale della Grecia. Nessuno
dei presenti si è preoccupato di dire pubblicamente una sola parola su questa situazione. Dunque il « mondo » ne deduce che
il C.E.C. non ha nulla da dire al re di Grecia. E noichè il Comitato Centrale ha sfilato in corteo al seguito del re, dei suoi preti
e dei suoi generali, è evidente che il Comitato Centrale è solidale col regime greco.
Questi sono i fatti documentati. Davanti
a questi fatti, il M.C.S. fa semplicemente
osservare che in un mondo diviso non si
può stare dalle due parti contemporaneamente: non si può stare con Johnson e col
Viet-Cong; con gli Stati Uniti e con Cuba;
col re di Grecia e coi deportati greci. Se
dunque il Comitato centrale del C.E.C. è
con Costantino, noi siamo contro Costantino e di conseguenza siamo contro il Comitato Centrale del Consiglio Ecumenico.
E rifiutiamo di partecipare all’Assemblea
di Uppsala.
Sarà abbastanza inutile che veniate a dirci che, nei corridoi e nel segreto delle mediazioni ecclesiastiche e diplomatiche, il
C.E.C. si è dato da fare a favore dei deportati, ecc. Fino a che il C.E.C. non prende una posizione pubblica su questi fatti,
resta solidale coi Signori di cui ha accettato
i discorsi a Heraclion.
Questa è la dimensione e oggettiva » dei
fatti di Heraclion, delle informazioni del
S.OE.P.L, e delia nostra presa di posizione.
Tuttavia c’è anche un’altra dimensione,
quella « teologica >>.
La cosa che mi ha più colpito in tutta
questa faccenda è il contenuto del discorso
di Costantino. Il re (il cui nome è veramente emblematico...) ha snocciolato il suo discorso al Comitato Centrale: « Fin’ora ci
si è troppo occupati del Cristo storico, e
non abbastanza del Cristo interiore, ecc. ».
Ammiro la coerenza del re. La sua teologia è ben quella che gli si addice. Costantino ama il « Cristo interiore » che non ha
mai disturbato nessuno, e non apprezza
altrettanto il « Gesù storico », che gli dà
noia perchè è stato in prigione, giudicato
da un tribunale, e messo a morte dalle potenze dello Stato e della Chiesa. È chiaro
che di quel tipo lì è meglio parlarne il meno possibile. Anzi: bisogna trasformarlo
nell'astrazione a-storica del « Cristo interiore » che, fin dal tempo dell’illustre predecessore di Costantino di Grecia, Costantino «il grande », serve a beffare i poveri
e a stabilire i Principi sui loro troni con la
benedizione di tutte le chiese ortodosse.^
Non c’è nulla di strano in tutto ciò: direi
anzi che ciò rientra nella normalità, nella
banalità della religione « oppio del popolo ». Ma quel che mi stupisce è il fatto che,
davanti a onesto discorso del re cristiano e
fascista, non si sia trovato in tutta l assemblea nessuno che si sia levato a predicare
l’Evangelo. Sarebbe bastato leggere un testo della Scrittura, senza alcun commento:
Isaia 58: 1-7, o Matteo 25. Sarebbe bastato,
ma non è stato fatto. Dunque il Comitato
Centrale del C.E.C. è stato ancora una volta, a Heraclion, la Chiesa dei Re: la Chiesa
di Amatsia e non la chiesa di Amos. Ma si
sa come finisce la storia e che cosa succederà alla chiesa di Amatsia: « Pcrciò^ ^9®'*
parla l'Eterno: iua moglie si prostituirà
nella città, i tuoi figlioli e le tue figlide cadranno per la spada, il tuo paese sarà spartito con la cordicella e tu stesso morrai su
terra impura» (Amos 7). _
Ma, anche senza ricorrere agli antichi
profeti , il Comitato Centrale di Heraclion
è giudicato da quegli uomini che, nel inomento stesso in cui ìu Chiesa riveriva il Re,
erano nelle prigioni, nei campo di concentramento del Re, a gualche Km. da Heraclion. Chi è cristiano dovrebbe domandarsi da che parte si sarebbe trovato il
« Gesù storico ».
Infine, dopo questi avvenimenti, che ìono un giudizio, il Comitato Centrale si è
occupato dei suoi affari e, come al solito,
[■/ sono stati dei discorsi sul ruolo « rivoluzionario » della Chiesa e altre storte che
non fanno male a nessuno, che non guastano certo i vostri rapporti coi Colonnelli
di Sua Maestà. Da noi in Italia c è un ptoverbio che dice: « Tra il dire e il fare ce
di mezzo il mare ». Solo, sembra^ perfettamente inutile che si continui a « dire» quando il « fare » non ha alcun rcipporto con
quel che si dice. Se il Consiglio Ecumenico non ha niente da dire a Costantino, non
ha neanche niente da dire all « umanità ».
Dunque si taccia. ^
So bene, caro amico, che nessuno e di
per sè canate di dire la verità: e molti di
noi hanno perso più d'una occasione di dirla Ma il problema rimane: se la chiesa (in
questo caso il C.E.C.) non è un luogo in cui
riusciamo a dire la verità, abbiamo noi il
diritto di continuare a dirci cristiani? B anche per onesto motivo che non vogliamo
andare a'Uppsala: perchè ci domandiamo
se nel Consiglio Ecumenico è ancora possibile dire la verità.
M. M,
Nella cattedrale ortodossa S, Minas.
a Heraklion (Creta), al culto inaugurale della sessione annua del CEC,
ecclesiastici e militari accolgono e
circondano la coppia regale ellenica.
(foto CEC)
Nella foto in alto: il penitenziario
nell’isola di Yaros, dove sono stati
concentrati numerosi oppositori politici al regime greco. (foto UPD)
La Fatima protestante
- . ._ J-* n'Ujrv ùmirv»oni/^r» i» mifi.lr.nSiì. iil TTlOltO t)ÌlJ
Andateci, ragazzi
"Lm Vie Protestante”, il settimanale della Svizzera romanda, nel n. del 29 settembre ha pubblicato con rilievo, nella rubrica
’’documenti” e sotto il titolo: ’Non andremo a Upsala”, la dichiarazione della
segreteria del Movimento Cristiano Studenti italiano, diffusa dopo il suo recente congresso su ’’Fede e rivoluzione , ad Agape,
e da noi pure pubblicata due settimane or
sono. Il direttore del settimanale, J.-M.
Chappuis così commenta:
« Gli studenti del MCS militano per un
ecumenismo puro e duro. Il loro parere
dev'essere ascoltato, come dovrà esserlo
la risposta del Consiglio ecumenico. In attesa, senza mandato di sorta, si possono
fare alcune considerazioni:
« Accogliendo Nehru alla sua assemblea
generale di Delhi nel 1961, il Consiglio
ecumenico e stato accusato di aver dato la
propria cauzione ’’oggettiva” a un regime
che si disponeva a occupare manu militari
medesimo periodo esso accoglieva le Chiese ortodosse dell’Est e gli è stato rimproverato di rafforzare ’’oggettivamente” il
regime comunista nel quale vivono quelle
Chiese. Oggi lo si accusa di dare un appoggio ’’oggettivo” al governo Patakos. Il
Consiglio può commettere degli errori, ma
non si può onestamente considerarlo il sostegno di una ideologia o di un regime
politico particolare. Al limite, il solo luogo in cui potrebbe ’’sedere” senza appoggiare ’"oggettivamente” nessuno, sarebbe
un’isola deserta. Ma non ce ne sono più!
« Gli autori del manifesto intendono astenersi da ogni forma di partecipazione all’assemblea di Upsala. Spero molto vivamente
che si accorgeranno in tempo utile del loro errore. Sono e vogliono essere dei mili
tanti. Orbene, il solo comportamento che
sia escluso, per un militante, è l’astensione.
Il vostro posto è a Upsala : là. fra i delegati di tutte le Chiese membri, farete valere le vostre convinzioni ».
Ijiiesta è la Grecia,
Su « Resistenza » (settembre 1967) abbiamo letto questa lettera al direttore:
Si parla sulla stampa della Grecia, ma in
modo molto astratto. Per questo credo utile
riferire quanto ho osservato, domenica 6 agosto 1967, ad Alexandrùpolis, in Tracia, al
confine con la Turchia.
Erano le 9 del mattino e per la strada
principale c’era la foUa consueta, d’indolenti frequentatori di caffè, di oziosi, ecc.
Tutt’a un tratto si udì lontano una fanfara militare che s’avvicinava; e di colpo,
tutti, dico tutti, scattarono in piedi e s’immobilizzarono a capo scoperto. Noi tre stranieri avemmo Timpressione di essere gli unici viventi tra una folla di statue che rimasero statue — finché si perse Tultirna eco
della fanfara, dopo aver percorso^ l’intera
strada : cioè per più d’un quarto d’ora.
Un vetturino, che non era saltato a terra
nè era riuscito a ’pietrificare’ il cavallo, fu
poi duramente redarguito da un poliziotto.
Nè dimenticherò gli occhi sfavillanti di
odio della donna, che s’era nascosta in un
negozietto...
Questa è la Grecia - oggi.
Anna Colombo (Milano)
"Vorremmo proporre ai gruppi giovanili di fare oggetto di discussione la
dichiarazione M.C.S. riportata in questa pagina : essa è stata redatta in
seguito a un convegno M.C.S. particolarmente denso a motivo dei problemi che l’urgenza rivoluzionaria del nostro tempo aveva imposto alla nostra
attenzione, gravandoci di pesanti
preoccupazioni: mentre i ghetti americani bruciano, Debray va alla corte
marziale, il movimento operaio mondiale cerca faticosamente nuove vie,
sapremo noi, chiesa, cogliere i segni
dei tempi e portare la nostra testimonianza al centro dei problemi del
mondo d’oggi?
Ma mentre ci ponevamo questi interrogativi, cominciava ad arrivare la
documentazione relativa alla seduta
del Comitato Centrale del Consiglio
Ecumenico in Grecia: le foto, le dichiarazioni, le notizie erano una più
scoraggiante dell’altra. Lungi dalTappuntare la sua attenzione sui problemi più scottanti, il C.E.C. aveva dato
la sua benedizione al governo dei colonnelli : avevamo avuto l’equivalente
protestante-ortodosso del viaggio di
Paolo VI nel Portogallo di Salazar.
Certo, il problema della Grecia è oggi un problema relativamente secondario, in confronto coi grandi temi del
mondo odierno: ma è proprio su questi problemi particolari che si giudica
la capacità delle chiese di essere chiare, di parlare un linguaggio comprensibile, di influire realisticamente sull’opinione pubblica.
Ora, purtroppo, nel caso greco questa influenza del C.E.C. sulTopmione
pubblica c’è stata, ma a fa'rore dell’attuale regime: andare in Grecia a
4 mesi dal putsch dei colonnelli è come andare a Praga a 4 mesi dal colpo
di stato comunista del 1948, o a Budapest a 4 mesi dalla repressione del
1956 : significa considerare ormai « normalizzata » una situazione che produce sofferenza all’interno del Paese, e
ripugnanza all’estero; significa rafforzare la grande arma psicologica dei
dittatori: l’abitudine, la rassegnazione alla loro vittoria.
ODPure, S6 si vol6va andare in v3recia dopo il colpo di stato, bisognava
parlare^ manifestare solidarietà per le
vittime, precisare il proprio dissenso,
chiedere che la situazione sia mutata.
Certo, nessuno chiede al Consiglio
ecumenico di fare un’analisi approfondita della situazione greca di chiarirne il sottofondo di classe, di denunciarne l’inquadramento nell’offensiva
imperiale dell’Occidente : noii siamo
co^ ingenui da coltivare sogni di questo genere. Sappiamo troppo bene che
i sacerdoti e gli scribi raramente diventano profeti...
Quello che chiediamo al Consiglio
ecumenico è qualcosa di molto più
semplice: gli chiediamo di esprimere
in modo coerente la « base » ecclesiastica che esso rappresenta, e di non
tralignare troppo dalla sua « tradizione». Ora, è noto che la maggioranza
dei membri delle chiese aderenti al
C.E.C. hanno convinzioni di tipo, diciamo così,, «progressista» (le chiese
fasciste infatti sono fuori del C.E.C.),
ostili alle dittature reazionarie (anche
se sorde alla problematica rivoluzionaria e quindi incapaci di comprendere il significato delle tirannie di tipo stalinista). Esponente di una «base » di tipo « progressista », il C.E.C.
poteva comportarsi in modo corrispondente: i governi socialdemocratici di Svezia e di Danimarca lo hanno
fatto, denunciando il caso greco al
Consiglio d’Europa. Ma le chiese di
Cristo hanno dimostrato minor chiaroveggenza degli stanchi eredi scandinavi di Karl Kautsky.
Certo, la relazione di Carson Blake
e Heraclion è molto bella, e la meditiamo con profitto : ma che significato
può mai avere la sua intelligente neoortodossia evangelica, se non gli apre
gli occhi sui compromessi del suo apparato di governo?
Ci sembra di sapere qual e la fonte
il possedimento portoghese di Goa. Ne)
storica di questa bella neo-ortodossia
evangelica: è l’assemblea di Amster
dam, e il ruolo pubblico che vi gioco
Karl Barth: ma appunto Amsterdam
fu una delle poche occasioni in cui la
chiesa ecumenica riuscì; ad assumere
una posizione seria nei problemi del
mondo. Pur senza eroismi profetici,
Amsterdam rifiutò di schierarsi a favore della crociata anticomunista, e
di contribuire come Pio XII all’aggravamento della guerra fredda. A questo atteggiamento fece seguito l’antimaccarthismo di tanti protestanti
americani, e tante altre azioni molto
modeste e moderate ma chiare, precise, efficaci.
Oggi, l’inchino a re Costantino denuncia uno scadimento di stile, una
involuzione tanto più grave quanto
meno cosciente, un passo indietro in
una marcia che già procedeva lentissima. , ,
È contro questa involuzione che abbiamo voluto protestare nella riunione M.C.S. Alcuni giornali, come «La
Vie Protestante » e « Nuovi Tempi »,
hanno deplorato questa protesta perchè tardiva e sfociante in una posizione di assenteismo. A questo proposito alcuni rilievi possono essere fatti :
come risulta dai servizi di informazione accreditati, altri cristiani dotati
d’una molto maggior influenza avevano fatto pressioni sul C.E.C. affineme
esso rinunciasse a tenere la sua seduta in Grecia: ma il C.E.C. ha deciso
di tenere egualmente la riunione, dopo aver ottenuto dal governo dei colonnelli l’assicurazione che la sua libertà sarebbe stata pienamente rispettata: come se il vero problema fosse
quello di lottare per la propria libertà,
e non per quella libertà di tutti gli
uomini che vivono sotto il cielo greco ■ non per una libertà di preti nell’isola di Creta, si doveva intervenire,
ma per la libertà dei deportati deli isola di Ghiaros! .
È per sottolineare 1 enormità di questa procedura del C.E.C. che il M.C.S.
ha proposto al Consiglio della Gioventù di disdire la partecipazione all’assemblea di Uppsala: perchè in un
mondo ecclesiastico dominato da burocrazie sorde e pesanti, se npn si sottolineano le proteste con dei gesti significativi, non si viene neppure seriamente ascoltati. Questo gesto equivale
a dire: un Consiglio ecumenico che
non è più nemmeno capace di delirtii;
tare la sua posizione nei confronti di
un regime fascista di terz’ordine non
è niù un Consiglio ecumenico, ma una
nuova edizione del Vicario: un ente
religioso neo-costantiniano avviato
sulla via del compromesso globale.
Ma questo gesto non equivale a una
rottura di rapporti, nè a una volontà
di assenteismo : non ci ritireremo suil’Aventino ecumenico. Tant’è vero che
la dichiarazione M.C.S. è stata inviata
personalmente anche a Carson Blake,
con la richiesta d’una risposta e duna
chiarificazione. Noi vogliamo discutere
con le centrali ecumeniche: ma discutere significa dire le cose come sono, e non sorridere e inchinarsi, come
ha fatto Carson Blake davanti a Costantino. Oggi vogliamo dire che sia
mo feriti, delusi e disgustati: e non
solo « perplessi », come s’usa dire in
linguaggio ecclesiastico.
g. b.
Gradiremmo non ricevere osservaziorii
sul titolo di questa nota: è vero che il
C.E.C. non è composto di soli protestanti ed
ha ora una fortissima partecipazione di ortodossi (per tacere sul pesce fritto anglicano). Ma si sa, le chiese ortodosse hanno
una lunga tradizione di conformismo statale; il loro monastico silenzio non ci stupisce. Ma i Protestanti hanno pur avuto nel
loro passato qualche momento profetico,
come quello che celebreremo tutti insieme
compunti e solenni il 31 ottobre. Perciò la
loro colpa è più grande: a chi più è staio
dato più sarà domandato. Quanto agli ortodossi, hanno anch’essi la loro Fatima: si
chiama Zagorsk. ma li, presto o tardi, ci
andrà il papa.
Nigeria amara
New York (soepi) — La seguente comunicazione, firmata dal presidente e dal direttore della Commissione delle Chiese per
gli Affari Internazionali (CCAI), è stata indirizzata il 2 ottobre a s. e. Adebo, ambasciatore della Nigeria presso le Nazioni Unite, come pure all’alto commissario della Nigeria a Londra, con preghiera di sottoporlo
all’attenzione del loro governo : . .
« Come già vi abbiamo informati, il Consiglio ecumenico delle Chiese e la sua
C.C.A.l. sono stati fin dal principio profondamente preoccupati per la tragica situazione nella Nigeria. La posizione particolarmente delicata di Sir Francis Ibiam, che è uno
dei presidenti del C.E.C., rende più intensa
ancora la nostra preoccupazione per l'intero
popolo nigeriano e, in questo momento, in
particolare per gli Ibo.
« Portiamo a vostra conoscenza il testo di
una dichiarazione sulla Nigeria adottato dal
Comitato centrale del CEC, nel corso della
sua ultima sessione, un mese fa, a Heraklion, a Creta (abbiamo pubblicato a suo tempo tale documento, n.d.r.). Siccome pare che
la situazione giunga attualmente a un punto critico, facciamo appello a tutte le parti
in causa affinchè adottino una politica capace di dissipare a poco a poco la paura e
Famarezza e di aprire la via a un avvenire
cui tutti possano consentire. In quest'ora, in
modo particolare, appaiono assolutamente
necessarie la moderazione negli atti e la
messa in opera delle norme umanitarie riconosciute sul piano internazionale. In questo
spirito, chiediamo con urgenza che non vi
siano ulteriori perdite di vite umane e che
sia fatto di tutto per alleviare le sofferenze
delle persone che sono state o saranno ancora sradicate.
« Conoscendo la preoccupazione fondamentale di tutti gli Africani, ci rallegriamo per
l’iniziativa assunta dall Organizzazione per
l'Unità africana e auguriamo pieno successo
alla sua missione ».
Sir Kenneth Grubb, presidente
Past. Frederick Nolde, direttore
4
Pag. 4
N. 41 — 20 ottobre 1967
20
## Sinodo opiscopaio
AGAPE, 3-5 NOVEMBRE 1967
CAMPO BIBLICO
Un
nuovo Codice di diritto canonico? - Tutelare la Fede in pericolo ■ Ecumenismo alla romana
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
prattut'to per quanto riguarda le questioni
dottrinali, una impressionante genericità e
superficialità ; non è certo il Sinodo episcopale a costituire il cervello o il cuore pulsante del caKolicesimo.
Sinora sono stati affrontati tre temi; la
revisione del Codice di diritto canonico, le
questioni dottrinali e il diffondersi di idee
e di impostazioni errate, Faggiornamento
delFat'iività dei seminari.
La relazione sulla revisione del Codex
j. c. è stata preparata e presentata da mons.
Période Felici, ed è stata nel complesso accolta con largo favore. Ecco come, il 6 u. s.,
nella sala stampa vaticana, il card. Urbani,
anche a nome dei presidenti del Sinodo, ha
condensato i risultati del dibattfco ; ■« Più
che di una revisione del codice del 1917, attraverso semplici ritocchi dei canoni o l’aggiornamento degli istituti, si dovrà dare alla
Chiesa un "nuovo codice” che tenga conto
dei documenti conciliari, delle realtà odierne, delle mentalità aspirazioni ed esigenze
degli uomini d'oggi. Il nuovo codice (e in
questo si distinguerà da tutti gli altri codici
dei vari Stati, come forme statuali) dovrà
avere forma giuridica, ma anima pastorale:
la terminologia sarà naturalmente quella
caratteristica di ogni vera legge, ma vi sarà
preminente lo spirito di equità, di umanità,
di moderazione, di carità. Ciò sarà particolarmente evidente nel diritto penale, dove
le pene saranno poche e sempre medicinali
mai vendicative; in particolare quelle automatiche ("latae sententiae”) saranno abolite
del tutto o ridotte a un numero trascurabile. Fra le altre risoluzioni importanti, non
essendo ancora prevalsa la tesi dell’unico
codice, è quella della convenienza di elaborare una Legge fondamentale della Chiesa
che valga da preambolo all’unico codice o
a quello latino e a quello orientale; inoltre
la decentralizzazione dei tribunali, grazie ad
una maggiore autonomia riconosciuta a
quelli regionali o nazionali ».
Si è insistito sul « principio di sussidiarietà », ossia sulla decentralizzazione, sempre
però contenuta in rigorosa subordinazione
gerarchica.
Di interesse per noi assai più vivo il secondo tema ; l’analisi della situazione attuale in campo dottrinale. La relazione del
card. Browne rifletteva un’impostazione essenzialmente negativa, vertendo sulle opinioni pericolose odierne, in campo teologico, e sull’ateismo. Già Paolo VI, nel discorso inaugurale, aveva insistito fortemente sulla necessità di tutelare la fedeltà dottrinale <c quanto più numerosi e gravi sono
i pericoli che oggi la minacciano... a causa'
dell'orientamento irreligioso della mentalità moderna, e pericoli insidiosi che dall’interno stesso della Chiesa si pronunciano per
opere di maestri e di scrittori, desiderosi,
sì, di dare alla dottrina cattolica nuova
espressione, ma spesso maggiormente desiderosi di adeguare il dogma della fede al
pensiero e al linguaggio profano, che di
attenersi alla norma del magistero ecclesiastico. lasciando così libero corso all’opinione che, dimenticate le esigenze dell’ortodossia, si possa scegliere fra le verità della
fede quelle che a giudizio di un’istintiva
preferenza personale sembrano ammissibili,
rifiutando le altre, quasi che si possano rivendicare i diritti della coscienza morale,
libera e responsabile dei suoi atti, di fronte
ai diritti della verità, primi fra tutti quelli
della divina Rivelazione (cfr. Gal. 1: 6-9)
e si possa sottoporre a revisione il patrimonio dottrinale della Chiesa per dare al cristianesimo nuove dimensioni ideologiche,
ben diverse da quelle teologiche, che la genuina tradizione, con immensa riverenza al
pensiero di Dio, delineò ». Lo stesso pontefiice insisteva sull’importanza fondamentale
della ricerca biblica e teologica, che non
va soffocata; ma anche sulla responsabilità
dei teologi : non presentino le loro ipotesi
come verità acquisite, rimangano subordinati al Magistero.
Da quanto abbiamo potuto desumere dai
comunicati stampa, tutto era già detto, con
questo. La lunga serie di interventi non ha
fatto che ripetere fino alla stanchezza questi pensieri, senza mostrare una sensibilità
teologica molto viva per i problemi veri di
oggi. Accanto agli allarmisti, è prevalso il
numero di coloro che guardano con fondamentale ottimismo alla fecondità dell’attuale crisi teologica, da circondare certo
delle dovute cautele. Si afferma senza dubbio una fede nella forza intrinseca e duratura della verità di Dio; ma vi è anche il
senso neo-cattolico che, dopo il periodo critico, ogni contrasto può in ultima analisi essere composto in una superiore unità, che
subordina alla sintesi cattolica « valori »
nuovi debitamente disitillati e liberati dei
loro virus nocivi.
Molti hanno insistito sul valore positivo,
indispensabile della ricerca teologica; ma
a parte le riserve di prudenza pastorale, è
stato ribadito da tutti — nè c’era da attendersi altro — quanto il Concilio aveva
detto espressamente, e cioè l’assoluta subordinazione di tale ricerca al Magistero. 11
che significa, in parole povere, che non la
Parola regna sulla Chiesa, ma la Chiesa sulla Parola. Questa Parola non può, per principio, rappresentare un giudizio radicale sulla Chiesa, non è concepibile che vi rechi
una rottura, tale pensiero non sfiora neppure le menti cattoliche. La Parola di Dio
non può che essere sempre dalla parte della
Chiesa (Magistero) e viceversa. Di fronte
ai disorientamenti teologici odierni — che
sono avvertiti come indisciplina piuttosto
che come ansia di verità, in parte male
orientata, in parte tuttavia destata dallo
Spirito Santo — ecco come il commenta
tore quotidiano de « L’Osservatore Romano ». G. Concetti (13-10-1967) indirizza i
fedeli ; « Essi hanno una tessera inconfondibile: il vescovo e il Papa, soprattutto il
Papa. Se quello che leggono o ascoltano è
in sintonia con la predicazione del vescovo
e con il magistero del Papa, allora possono essere sicuri della certezza della dottrina; altrimenti... ». Martin Lutero, continui
a non avere alcun diritto di essere vincolato
nella tua coscienza dalla sola Parola del
tuo Signore : non hai alcun diritto di voler
vivere per sola fede.
Al termine della discussione di questo
tema, è stata nominata una Commissione
teologica, di sette membri, che deve cercare
di elaborare un documento, professione di
fede e ammonimento circostanziato, da sottoporre poi al Sinodo. Positiva, secondo
molti, è stata la volontà di maggioranza
che, come già in Concilio, ha insistito per
una presentazione positiva anziché formulare un nuovo Sillabo. C’è da chiedersi
— e ciò vale anche in campo protestante —
se non si manifesti in questo atteggiamento
un’intima debolezza ; la chiesa, quando sa
e vuole affermare ciò che crede, sa e deve
anche dire ciò che non crede. A Barmen,
nel 1934, la Chiesa confessante ha osato,
accanto all’affermazione positiva, il classico
« condanniamo e respingiamo ».
logico, le preoccupazioni sono in larga misura di carattere pratico e contingente e la
maggior parte degli interventi non rivela
una sensibilità in profondità ai problemi
teologici reali oggi sul tappeto.
Tema: Attualità del Profeta Amos.
Venerdì .3 novembre:
ore 18-19 Arrivo e sistemazione.
» 19,15 Cena.
» 20,30 Studio : « Il periodo di
Schema del l.bro ».
Sabato 4 novembre:
9
10
Il Sinodo è poi passato a discutere la
questione dell’aggiornamento dell’attività
dei seminari; si può ripetere a questo proposito ciò che abbiamo detto prima ; il Sinodo pare più rappresentativo sul piano
geografico e sociologico che su quello teo
Ancora una riflessione in fatto di eeumenismo. Nel suo secondo discorso, il sabato
30 settembre, Paolo VI ha espresso « l'augurio, sempre rispettoso, sempre cordiale,
sempre cristiano, all'apertura di questo Synodus Episcoporum, a tutte le Chiese cristiane e a tutte le Comunità cristiane, con
cui ancora non ci lega una auspicata e perfetta comunione, ma tanti vincoli di grande
valore spiritualmente e sostanzialmente ci
uniscono, l'augurio, diciamo, di poter camminare reciprocamente verso la piena unità... Questo cammino è bene avviato... ».
11 pontefice cita quali esempi il « Direttorio
Ecumenico », i dialoghi ecumenici in corso,
rincontro di Istanbul, la prossima visita del
patriarca Atenagora, il 26 ottobre, in Vaticano. La cordialità verso l’ortodossia
orientale è particolarmente esplicita : « La
convocazione del Synodus ha per se stessa
una grande importanza ecumenica nella misura con cui, nella linea del Concilio, esso
testimonia che è attiva nella vita della Chiesa cattolica l'antica istituzione sinodale che
è stata così ben valorizzata^ dalla tradizione
orientale... ». In realtà, come abbiamo detto, il Sinodo romano è nella sua essenza diverso non solo da sinodi di tipo protestante, ma anche da sinodi ortodossi, nei quali
la collegialità non è gerarchica e la partecipazione non è solo consultiva.
g. c.
spi
Domenica 5 novembre :
ore 9
Culto comunitario. Meditazione su
« L’incontro con Dio ». Testi Amos 4: 12-12; 5: 18-20.
12,30 Pranzo.
15 Sintesi finale.
18 Chiusura del campo e partenza.
Il programma qui esposto è di massima
e potrà subire variazioni nel corso del
campo stesso.
Quota per tutto il campo L. 3.100-f400
di iscrizione.
Iscrizioni entro il 1« novembre alla Segreteria di Agape . 10060 Frali (To).
Ulteriori informazioni Segreteria Agape
Tel. 8514.
La direzione del campo è affidata al past.
Giorgio Tourn.
iimiimiiimiiiitiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiniitmii
iiiiimiiimiiiiiim
iiiimiiimiiiiiiu
LETTERA AL DIRETTORE
Scuola domenicale, non lezione di reliiìione a scuola
Caro Direttore,
permettici di esprimere a te ed a
tutti i collaboratori che hanno dato
il loro contributo al numero del
VEco-Luce sul problema delle Seno
le domenicali la nostra proforuìa ri
conoscenza per l’acume e la coni
pletezza con cui sono stati impostati
i problemi.
Siamo solo spiacenti che questo
numero non sia stato pensato e scritto prima. Al momento attuale la
chiesa, soprattutto alle Valli, è forse avviata su una strada in cui difficilmente potrà trarre profitto in pieno da quel felice numero del giornale. Alludiamo alla ’’vexata quaestio”, che riteniamo di dover continuare a ’’vexare”, per coerenza con
la nostra confessione di fede e non
per puntiglio personale, dell’insegnamento religioso nelle scuole,
comprese quelle statali, elementari
e medie. La scelta della via di questo tipo di insegnamento non è tanto un approfittare di tutte le occasioni per l’annunzio, nè, vedendolo
da un lato benevolmente negativo,
un doppione della scuola domenicale o del catechismo, ma un modo
assolutamente inadeguato, a parte
altre considerazioni, di trasmettere
la fede alle nuove generazioni.
’’Istruire, sì, ma creamlo un’atmosfera”, come dice Nella Co'isson di
Milano, molto giustamente, cioè
creando l’atmosfera della comunità
dei credenti, non è possibile al di
fuori della stessa comunità.
E a proposito di questo vorremmo
.sottolineare che anche nella scuola
domenicale com’è adesso, pur con
tutti i suoi difetti di natura teologica e didattica che affiorano anche
dalle corrispondenze dell’« Eco-Luce », sono pure presenti almeno due
fattori irrinunciabili, e non trasferibili nella scuola pubblica, della testimonianza che dobbiamo rendere
ai nostri bambini. Sono due cose
apparentemente molto modeste; la
colletta e la presenza dei monitori.
La colletta come espressione del servizio; la presenza dei monitori che
.sta ad indicare ai fanciulli che è la
comunità che si incarica di loro e di
far loro conoscere il Signore: non è
un insegnante, nemmeno un corpo
di insegnanti, ma un gruppo di servizio, che si ritrova (o dovrebbe ritrovarsi ) per la preparazione delle
’’lezioni” — che solo con una buona dose di approssimazione si possono chiamare così quando si tratta
della scuola domenicale, se solo si
ha un po’ di dimestichezza con le
lezioni, anche buone, della scuola
pubblica; per la ricerca comune delle soluzioni da adottare nei casi difficili; per uno studio comunitario
della Parola non fine a se stesso, ma
volto alla necessità immediata di
trasmettere questa Parola stessa.
Qui vale la pena di sacrificare uomini, energie e tempo. Come nelle
unioni cadette, magari approfittando anche di giorni non festivi, finché si vuole. Ma è peccato — nel
senso evangelico, non nel senso che
causi un semplice dispiacere —, ri
nunziare a potenziare un .s
iiiiiiimiiiliiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii
mile ti
po di attività, per indirizzare le famose energie, uomini e mezzi, già
così scarsi nella nostra chiesa, ad
un altro tipo (scolastico) di trasmissione della fede.
Grazie, dunque, per aver attirato
l’attenzione di tutti su un aspetto
molto più importante di quanto comunemente si stimi, della nostra vita di credenti.
m. c. tron
A TRIESTE. RECUPERO Di UN GIOIEUO DELL’ARTE ROMANICA
Dopo i restauri riaperta ai cuito
ia Basilica di San Silvestro
Trieste, 15 ottobre. — Si sono concluse stasera le manifestazioni, ottimamente riuscite, con le quali è stata ufficialmente riaperta al culto la basilica di S. Silvestro, dopo un lungo periodo di restauri. L’antica basilica, che
è un vero piccolo gioiello romanico,
appartiene alla locale comunità evangelica elvetica, associata a quella valdese. Durante il periodo dei restauri,
le due comunità sono state ospitate
dalla comunità metodista tergestina,
nella chiesa sita sulla Scala dei Giganti.
Venerdì; 13 una conferenza stampa
ha riunito numerosi giornalisti, e ampi servizi sono poi stati pubblicati su
«Il Piccolo» e sul «Messaggero Veneto».
Sabato 14, alle 12, la basilica restaurata è stata visitata da un gruppo di
autorità cittadine, che hanno preso
visione con vivo interesse dei lavori
compiuti, controllati e sovvenzionati
pure dalla Sovrintendenza ai Monumenti.
Giornata particolarmente festosa e
riuscita quella odierna. Al culto del
mattino, presieduto dal past. Umberto
Bert, la predicazione è stata rivolta
dal Moderatore della Chiesa Valdese,
past. Neri Glampiccoli, con un incisivo messaggio sul testo 1 Corinzi 1:
21 : « È piaciuto a Dio di salvare i credenti mediante la pazzia della predicazione ». Al termine ha porto un caldo messaggio di saluto il sig. Probst,
di Berna, segretario della Federazione
delle Chiese Protestanti della Svizzera. Il tempio era gremito.
A sera S. Silvestro si è di nuovo
riempito per un culto ecumenico, alle
ore 20, nel corso del quale i rappresentanti delle varie Chiese cristiane della città hanno rivolto brevi messaggi:
per la Chiesa cattolica il vicario generale della diocesi, in rappresentanza dell’arcivescovo precedentemente
impegnato; l’archimandrita e Vicario
per l’Italia della Chiesa greco-ortodossa; l’arciprete serbo-ortodosso; il moderatore della Chiesa Valdese, che per
la prima volta parlava pure nella sua
nuova qualità di presidente della regione europea dell’Alleanza Riformata
Mondiale; il pastore della Chiesa luterana, della Chiesa anglicana e della
Chiesa metodista. Anche stasera si è
registrato il gran completo.
Una giornata veramente buona, cui
si ripensa con riconoscenza e che ha
stimolato l’impegno della nostra comunità triestina.
L'antica chiesetta di San Silvestro, prezioso esempio di basilica di stile romanico,
è stata riaperta al culto.
I restauri ora conclusi si erano resi indispensabili in quanto a cominciare dal dicembre del 1963 si era notato un fenomeno di slittamento in avanti dell’intera volta
della chiesa; e larghe crepe e fenditure avevano cominciato ad aprirsi nei muri perimetrali: le colonne di sostegno della volta
si erano a loro volta inclinate paurosamente, seguendo il movimento delle strutture
superiori. L’edificio, che risale all'Xl secolo
e fu eretto — pare — sulla casa delle due
sorelle Eufemia e Tecla, martiri cristiane
decapitate nel 256, dovette così essere chiuso, nel gennaio del ’64. E venne puntellato
all'interno con una fitta gabbia di elementi
tubolari metallici, nell’intento di bloccare
il pericoloso slittamento che in poco tempo avrebbe altrimenti provocato il crollo
dell’intera costruzione.
Le colonne sono state tolte ad una ad
una, e si è provveduto a mettere in opera
nn sistema di palificazioni in cemento fino
a una profondità massima di otto metri (in
modo che forato il terreno insicuro poggiassero sulla roccia). Sono appunto questi pali
in cemento che costituiscono ora la solida
base sulla quale poggiano le colonne che
sostengono la volta, ricollocate al loro posto. In tal modo lo scivolamento del terreno sottostante non dovrebbe più destare
preoccupazioni, anche perchè sono state sistemate delle travature in cemento armato,
le quali hanno anzi conferito ora alTedificio, ormai otto volte secolare, quella stabilità che in effetti non ha mai avuto, data
l’inadeguatezza delle fondamenta originarie.
Anche la pavimentazione è stata interamente rifatta e ora la chiesa si presenta
rinnovata e consolidata senza che per nulla
sla però mutato il carattere originarlo della
costruzione. E alTesterno è stata assicurata
pure la .stabilità del campanile: una delle
due colonnine di sostegno della cella campanaria, in pietra bianca, era seriamente lesionata, sicché minacciava di cedere il culmine del campanile stesso: la colonnina è
stata infine sostituita. Attualmente — dotato l’edificio di un impianto di riscaldamento a nafta e di un sistema d’illuminazione a doppio effetto, per i visitatori e
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
Notiziario
ecumenico
LA LIBERTA' RELIGIOSA
E IL PROTESTANTESIMO SPAGNOLO
Studio: «Il peccato di Israele».
Discussione a gruppi sul tema
dello studio. Testi Amos 6: 1-3;
8: 13-14; 2: 6-7; 5: 10-12; 6;
4-7; 8: 4-6.
12,30 Pranzo.
15 Studio: «L’illusione di Israele».
16-17 Intervallo.
17 Discussione a gruppi sul tema
dello studio. Testi Amos 4: 5;
5: 21-23.
19,15 Cena.
21 Conversazione: «Situazione
rituale alle Valli, oggi ».
Madrid (BIP) — La Commissione della
« Difesa Evangelica Spagnola » continua a
lavorare ed a mantenere dei contatti per fissare la posizione definitiva delle varie Chiese evangeliche spagnole davanti alla « Legge che regola i diritti civili alla libertà in
materia religosa ». Essa si preoccupa affinchè un certo numero di persone competenti
in materia venga nominato dai Consigli nazionali delle Chiese e si uniscano alla Coni
a cura di Roberto Peyrot
missione del 31 Ottobre per redigere delle
conclusioni che dovranno essere presentate
alla Commissione della Libertà religiosa presieduta dal Ministro della Giustizia, ed il
cui segretario è il sig, M. Tallad.
Si ritiene che alla fine della seduta, od
approfittando del giorno della commemorazione della Riforma, avrà luogo una pubblica riunione, anche eventualmente in una
chiesa evangelica di Madrid, per esprimere
pubblicamente le speranze, le osservazioni e
la posizione del protestantesimo spagnolo al
riguardo.
IL POPOLO NORVEGESE
E LE MISSIONI
Stavanger.^ Norvegia (S.OE.P.I.) — In una
domenica mattina, nel giro di due ore sono
stati raccolti dieci milioni di corone noivegesi (circa 840 milioni di lire) per le missioni, grazie anche all’impiego di mezzi di
comunicazione di massa e di visite person.ili.
Il ricavato sarà diviso in proporzione lira
la Società delle Missioni norvegese, il cui hi.
lancio per il 1967 si aggira sui 14 milunii
di corone e la Missione Santal delle
del Nord con un bilancio sui 3.500.000 di
cerone.
Questa campagna, il cui successo supera
tutti i primati del genere in Norvegia, da
segnato il culmine delle manifestazioni per
il 125» anniversario della Società delle Missioni norvegese. Il re Olav V, che ha presenziato alle cerimonie, ha calorosamente Iodato il lavoro della Società delle Missinni.
AL CENTRO UNIVERSITARIO
DI STUDI ECUMENICI
Ginevra (S.P.P.) — Il sedicesimo semestre del Centro universitario di studi ecumenici, iniziatosi il 1<> ottobre u. s. durerà imo
al 15 febbraio 1968 all’Istituto ecumenico
di Bossey, vicino a Céligny. Questa sessi .-ne
avrà per tema: «Rinnovamento nel mciuk)
e nella Chiesa », tema che è al centro d^ lle
preoccupazioni della prossima assemblea generale del Consiglio Ecumenico delle Chiude.
In collaborazione colla Facoltà autommia
di teologia deU’Università di Ginevra, il
Centro studi ecumenici permette a gior.-mi
universitari laici od ecclesiastici, giunti lai
mondo intero, di seguire un corso di .‘-pccializzazione ecumenica.
IL PATRIARCA ATENAGORAS I
VA A GINEVRA
Ginevra (S.P.P.) — Atenagoras I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, visiterà per
la prima volta il Consiglio Ecumenico delle
Chiese (CEC) il 6 novembre e soggiornerà a
Ginevra fino al giorno 9. Egli è il decano
dei patriarchi della Chiesa ortodossa orientale ed è considerato come il «primo Ira
eguali » dai capi delle 14 Chiese ortot^o:^^e
autonome.
In quanto dirigente di una delle Chiese
fondatrici del CEC, il patriarca si incontrerà
col pastore C. Blake, segretario generale del
CEC e si informerà sui lavori preparatori
della prossima assemblea generale che avrà
luogo ad Upsala nel prossimo luglio 19()8.
L’ospite di Ginevra è conosciuto per rinleresse che egli porta alla causa deU’unità dei
cristiani e che è anche stata oggetto delle
sue conversazioni con Paolo VI, al quale
farà visita.
I MISSIONARI CRISTIANI
ABBANDONANO ADEN
Londra (S.OE.P.I.) — Una dichiarazione
comune delle tre Società delle missioni a
Aden (Missione della Chiesa di Scozia, Soc.
missionaria danese e l’Equipe missionaria
« Mar Rosso ») precisa che i missionari cristiani stanno abbandonando Aden.
Durante gli ultimi due anni, le missioni
sono state attaccate: «La missione danese
è stata la prima: la sua chiesa e lo stabile
hanno subito il fuoco di una banda di giovani teppisti. Successivamente, venne incendiata la vettura dell’equipe ”Mar Rosso’* e
più tardi venne bruciato anche lo stabile ».
« L’esercito — prosegue la dichiarazione
— ha requisito l’ospedale della Chiesa di
Scozia e l*ha trasformata in fortezza, quotidianamente attaccata. Durante tutto questo
periodo, le attività si sono egualmente svolle
e la piccola Chiesa d’Arabia del Sud è divenuta autonoma, con un suo pastore proprio ».
Le Missioni hanno voluto jjroseguire il
più possibile nel loro lavoro, ma il contraccolpo della guerra arabo-israeliana ha provocato il rapido deteriorarsi della situazione.
Esse comunque conservano locali ed equipaggiamento. nella speranza di un possibile
ritorno.
I
m
gr
pa
qv
tir
al
bl
ra
se
ui
ci
hi
di
al
hi
til
h(
gl
le
a(
tc
pi
P'
L
P
ri
d
S(
t<
n
5
20 ottobre 1967 — N. 41
pag. S
LA SCUOLA LATINA DI POMARETTO
Si riparta dal Concordato
Incontro di amici ed inaugurazione deil’anno Revisione? Abrogazione!
__________ SEGUE DALLA PRIMA PAGINA argomenti sui quali l'atteggiamento
INCONTRO DI AMICI
L’annuale incontro s’è tenuto a Pomaretto, nell’aula delle attività; il
gruppo di servizio della chiesa ha preparato l’agape fraterna per una cinquantina di commensali conferendo
un simpatico elemento di familiarità
all’incontro. Hanno parlato dei problemi della Scuola la presidente signora Itala Beux, il giudice Aldo Ribet, la
segretaria Germana Costantin con
una relazione del Comitato degli Amici. Il delegato della Tavola dr. Ribet
ha prospettato la situazione generale
della Chiesa, in riferimento specifico
al campo dell’istruzione. Il comitato
ha lavorato anche quest’anno con particolare impegno contribuendo per le
borse di studio agli studenti, di famiglie più disagiate, pubblicando il bollettino di informazioni sulla Scuola,
addossandosi le spese di riscaldamento, raccogliendo fondi per la futura
palestra. L’incontro è stato prezioso
per ravvivare l’interesse per la Scuola
Latina, la cui testimonianza è sempre
più utile per una schiera di ragazzi e
ragazze provenienti da varie parti
dltalia.
Ringraziamo di cuore il gruppo di
servizio pomarino per il dono del loro
tempo e del loro impegno per la giornata della Scuola Latina.
...tinnì'...'"ini.......... ' '
INAUGURAZIONE
L’incontro inaugurale della nostra
Scuola non conosce prolusioni o elementi di natura troppo convenzionale,
bens', quella nota evangelica di semplicità e familiarità che consente il
dialogo, la comunicazione di pensieri
molto utili ai genitori ed agli studenti : il giudice Ribet nella sua conversazione ha raggiunto questo scopo; ha
prospettato il senso vero della nostra
testimonianza alla Scuola Latina; lasciare nel cuore dei ragazzi quel «quid»
che li distingue, quel senso di libertà
interiore che li affranca da ogni giogo
nella vita civile come in quella sociale,
quella capacità di critica, di discernimento del bene dal male che soltanto
l’Evangelo ci conferisce, quella certezza di avere un solo Signore, al quale
servire e dare onore. Il dr. Ribet ha
ricordato, specialmente ai pomarini il
privilegio di avere tante opere, come
l’Ospedale, la Scuola Materna, Scuola
Latina e Convitto ; privilegio che
comporta un impegna, una responsabilità, affinchè queste opere vivano, ricevano l’ossigeno spirituale, l’interesse
dei membri di chiesa, l’aiuto finanziario anziché la pura, comoda critica demolitrice, quale alibi per non far niente e farsi vanto di ciò che abbiamo
senza pagare di persona.
iiiiiiiiiiiiimiiiiiii'iiiiiiiti>iiii>ii>iiiiiiiii"'«""i'"‘iiiitiiiiiii<iti>i>>i
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiii‘ii'1"’'
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
GLI EBREI NEI PAESI ARABI
(CHI HA RAGIONE?)
Il comprendere e valutare certe situazioni politiche ci sembra estrernamente
difficile, anzitutto perchè non sappiamo se
le relative notizie sono attendibili, o no. I
lettori giudichino dall'esempio seguente.
« / griincli rabbini d’Israele hanno lanciato (domenica 8 c.) nn appello alla coscienza delle nazioni”, in favore d’un mielioramento delle condizioni degli ebrei che
vivono nei paesi arabi. L’appello dice che
le condizioni degli ebrei in Egitto, in Siria
e neWirak. rasentano la "catastrofe totale .
1 rabbini deplorano ’’l’inefficacia” dei provvedimenti intrapresi dagli organismi internazionali. allo scopo di far cessare o dt modificare il "regime di terrore a cut sono
sottomessi gli ebrei nei detti paesi ».
A CURA DI TULLIO VIOLA
L’articolo che traduciamo non contiene
il testo completo dell'appello. Ma cj sembra d'averne abbastanza per restare
il di fronte all'immediata smentita pubblicata ufficialmente dal « ministero egiziano
dell’orientamento nazionale ». La smentita ;
« L’appello lanciato (...) dai rabbini dj
Israele i quali pretendono che migliaia di
giovani ebrei sono imprigionati o perseguitati in Egitto, in Irak e in Siria, non e altro
che III: lenlativo per distrarre l attenzione
dell’opinione pubblica dalle atrocità e dai
massacri attuai mente perpetrati nei tenitori
%“^comunicato egiziano «i'a d'altra parte,
la testimonianza del gran rabbino d Egitto
Questi .. avrebbe affermato alla
d’inchiesta del tribunale di Bertrand Russel,
che gli ebrei d’Egitto hanno sempre vissuto
Tnpte coi loro fratelli
stiani. e che essi non sono stati mai tiattati
in modo ingiusto od indegno ».
PRESTITO DI BANCHE SVIZZERE
ALL'INGHILTERRA
note le difficoltà econosi dibatte l'Inghilterra. 11
Poi i francesi provarono a tornare, e fu
la catastrofe di Dien-Blen Fu. I francesi^
non erano venuti con lo spirito di libertà
nel cuore, per soccorrere un povero popolo.
Erano venuti come conquistatori, e io non
permetterò mai che se lo dimentichino ».
Fra gli U.S.A. e la Francia di de Gaulle.
è ben noto, non corre ufficialmente buon
sangue :
il Dirksen sembra ben allineato!
I MOVIMENTI INSURREZIONALI
NELL'AMERICA DEL SUD.
Tutti i giornali hanno parlato e parlano di Régis Debray e del processo che si
svolge a suo carico in Bolivia. Hanno anche pubblicato ampiamente brani dalle sue
lettere Ma sono poco note le seguenti dichiarazioni del Debray sulla presunta morte del « Che » Guevara, dichiarazioni che
ci sembrano ammirevoli per equilibrio e
per umiltà. .
« Se il "Che” è morto, questo cosi liiisce
soltanto un’interruzione momentanea del
movimento guerrigliero in Bolivia. Io non
so se questo accadrà fra un mese o fra
anni, ma sono certo che le guerriglie appariranno di nuovo qui. Fra i militari boli
viani vi sono delle persone oneste e preoccupate del problemi del loro paese; ma essi sono prigionieri, più di me, dm i^t'tuzione il cui compito storico e quello di soste
nere il regime ».
,±. Il presidente del Perù. Belaunde
Terry. ha ricevuto il seguente telegramma
da parte del « Comitato francese di solidarietà con le vittime della repressione nel
Perù ».
« Il processo del leader sindacalista contadino Hugo Bianco desta una considerevole emozione nei democratici francesi. Una
nuova condanna finirebbe per screditare
completamente il Perù agli occhi dell opinione pubblica internazionale».
Fra i firmatari di questo telegramma si
notano Daniel Mayer, Laurent Schwartz,
Pierre Naville, Charles Bettleheim. JeanPaul Sartre e la signora Simone de Beauvoìr.
^ Sono ben
Ìe chf sta siudiando opportun provvedimenti per «permettere
frontale, senza eccessivi prelevamenti da
üZprie riserve, la prossima scadenza del
^TlUho verso il Fondo
ternazionale (F.M.I.)». Intanto s e f^iesso
subito in movimento un consorzio di
che svizzere il quale ha già « accordato un
che svizz ■ • ji franchi svizzeri
prestito di 4iU milioni a i
all’Inghilterra. Il Pref o ba f^
anno, all'interesse del 5 -2■_
presenta circa il terzo deda somma (350 m
noni di dollari) che ^Inghilterra deve i
borsate al F.M.I. entro la fine del novem
bre prossimo ».
CHI SONO 1 responsabili DEUA
GUERRA DEL VIETNAM? LA TROVATA DEL SENATORE DIRKSEN.
^ Il senatore Everett Dirksen leader
della minoranza repubblicana ^
polemizzato (martedì 10 commis
William Fulbrighl “ia
sione degli affari esteri Gli riprove
to il tentativo di stabilire un Parallelo tra
la situazione attuale desh americani nel
Vietnam, e quella precedente dei francesi.
Secondo il Dirksen un lale Parallelo è
completamente sbagliato perche i frances
sarebbero... colpevoli di tutto, nel senso
aver preparato, nientemeno che durane
tutto il periodo di dominazione coloniale
nel Vietnam (durato 90 anni), le cause fatali dell'attuale disastro! 11 ragionamento
del Dirksen è il seguente;
« / francesi non hanno .saputo poliate
nulla in Indocina. Era per loro un affare
eccellente (...) portar via il thè, la gomma
e le altre riserve, senza neppure insegnare a
quella gente come si fa a governarsi. ' francesi pensavano d’esser destinati a restai
per sempre, finché i giapponesi non li Hanno fatti fuori.
(da » Le Monde »
dei giorni 10,
IL 12 e 13 ottobre 1967)
Nel caso specifico della Scuola Latina o del Collegio le Valli hanno contribuito con una somma di 735.000 (tre
comunità non hanno dato un soldo),
cioè con una somma che dimostra
l’esplicito desiderio di non più volere
questi istituti mentre in Sinodo si invoca a gran voce la non chiusura (nota del cronista). , ^ i
La Preside dr. Balma ha fatto la
sua relazione. Il quadro è incoraggiante sia sotto il profilo numerico che morale ; una linea più moderna nell insegnamento, il contributo degli studenti per il colportaggio, il profitto
incoraggiante come media sono elementi positivi della relazione, in un
contesto di impegno e di sacrificio del
corpo insegnante. Per questo ringraziamo gli insegnanti e inviamo un pensiero augurale e riconoscente alla professoressa Peyran che ci lascia per altri incarichi, dopo alcuni anni di insegnamento, salutiamo la nuova insegnante Sig.na Geymet cui è affidata
la terza classe. La relazione ha ricordato il contributo degli amici germanici per l’armadio scientifico, dal costo
piuttosto elevato ed interamente pagato grazie all’interessamento della
Signora Ruth Tourn. Nel corso dell’inaugurazione è stata ricordata 1 opera del Convitto, strettamente legato
alla Scuola, della direttrice, sig.na Castagno e del gruppo di collaboratori e
di collaboratrici in favore dei 70 alunni ospiti. .
Quest’anno la Scuola raggiunge il
« plenum » con 87 alunni di provenienza diversa! Vittoria, Caltanissetta, San
Giovanni Lipioni, Bergamo, Tonno,
Valli Valdesi, Val Chisone, con una
presenza cattolica che tende ad aumentare grazie alla buona testimonianza ricevuta. .
Dopo la prima parte abbiamo potuto vedere un magnifico documentano
presentato dal Capodistretto Franco
Davite, al quale esprimiamo la nostra
viva riconoscenza.
IL 29 OTTOBRE
A. S. FEDELE INTELVI
Inaugurazione
del Centro Evangelico
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Ore 10: Arrivo a San Fedele - Via Provinciale 17 e prenotazioni per il pranzo per
chi desidera consumare l’intero pasto al Cen
Ore 10,30: Culto di dedicazione del Tempio presieduto dal Moderatore, Pastore Neri
Giampiccoli. Seguirà un breve resoconto, a
cura del Past. T. Soggin, intorno agli ultimi lavori svolti al Centro.
Ore 12,30: Pranzo: coloro che lo desiderino possono consumare un pasto completo
nei locali del Centro al prezzo di L. 1.000
vino compreso. Sarà anche messo a disposizione un locale (qualora non fosse bel tempo) per chi si porta il proprio pranzo al
sacco. j 1 T3 *
Ore 14.30 : Conferenza tenuta dai rast.
Otto Ranch della Chiesa di Vicosoprano ■
Bregaglia su « Attualità della Riforma tn
in occasione del 450» anniversario della Riforma.
Ore 16: Tè, chiacchiere, saluti.
NOTIZIE UTILI
* Per arrivare a San Fedele in treno:
scendere a Como poi corriera dalla stazione
FF.SS. o Nord alle ore: 8,10; 9,10; 11,10.
Partenza da San Fedele: 16.30; 17,30. —
In auto: Como-Argegno e poi a sinistra per
Val d'Intelvi. Da Lugano: PoGezza Osteno:
da Varese: Gaggiolo Mendrisio, Arogno.
Lanzo.
* Le automobili vanno posteggiate m
piazza. Il Centro si trova a 100 m. scendendo dalla Piazza sulla strada Provinciale.
iiiiiiitiiiiiMiiimiioxilit"""""""''""""
iiiiiniiiiiiimiiiui'i”»"""""""""""""'
Riaperta la basilica di San Silvestro
SEGUE DALLA QUARTA PAGINA
per le funzioni religiose — resta fa provvedere solamente all’affrescatura. !f dficalavoro sarà eseguito da specialisti fra
to
qualche tempo.
Un po’ di storia
XIÌ!
chi
L’attuale costruzione risale ai seccali XIina contiene elementi molto piu alitila parete sinistra, infatti, poggia su un
muro che era stato un tratto della^ anta
cittadina, e lo stesso campanile non e altro
che un’antica torre militare opportunamente
trasformata. Il primo documento e del 1328.
Tntiene l’ordine di celebrare ogni giorno
due Messe, a carico del Comune d, Trieste
« ad comodum et consolattonem populi Ter
gesti ». Della chiesa ebbero cura vane con
fraternite.
L’imperatore Giuseppe II soppresse l’ultima proprietaria, e venuti quindi a mancale
i fondi. il 24 luglio 1784 « l’eccelso Governo
della città e portofranco di Trieste » decretava la chiusura della Basilica. Un anno
dopo. San Silvestro fu posta all incanto
al prezzo fiscale di 1550 fiorini. Alcuni
membri della Comunità elvetica, che fino
a quel tempo avevano tenuto le loro funzioni religiose in locali di fortuna parteciparono all’asta e avendo offerto la soinnui
più alla (2120 fiorini) diventarono i legittimi proprietari della Basilica.
A questo punto intervenne presso il ve
scovo il parroco di Cittavecchia: la chiesa non doveva essere lasciata alla Comunità
elvetica per vari motivi, primo fra tutti il
fatto che la strada fra S. Maria Maggiore
e S. Silvestro era troppo stretta, gli evangelisti avrebbero disturbato i cattolici con
le loro funzioni, non solo, ma trattandosi
di due confessioni differenti, la vicinanza
avrebbe dato luogo a sicuri incidenti.
La cosa arrivò fino a Vienna, il Governo
imperiale suggerì al Governatore del Litorale di concedere un’altra chiesa agli elvetici. ma questi non ne vollero sapere. St
ricorse allora ad un compromesso: S. Stlvestro rimaneva alla Comunità elvetica, purché fosse murata la porta principale e non
si celebrassero le funzioni contemporaneamente a quelle dei cattolici. .Si ignora se a
ciò sia stato ottemperato, vero e che la
Basilica, divenuta tempio evangelico, fu
Tperta al culto il 22 ottobre 1786 « con immenso concorso di tutte le religioni, ed m
presenza dell’Eccelso Governo e dei Dicasteri della città che lì furono invitati ».
Nel corso dei secoli la Basilica aveva però subito vari restauri che avevano finito
con Talterarne del tutto il volto orginiale.
Il terremoto del F’ gennaio 1^26 aveva
causato delle fessure e dei cedimenti in ima
facciata, il che aveva provocalo l’intervento
della Sovrintendenza ai Monumenti. Da cosa nasce cosa, e si arrivò a lavori di liceità
condotti dal Sovrintendente Toriati e dal
pastore Del Pesco, che ebbero importanza
e .sviluppi imprevisti.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
sappiamo pure — e questo ci brucia in
modo tutto particolare, perchè avviene fra noi, piccola minoranza, e avviene oggi — che l’evangelismo italiano, e la Chiesa valdese in particolare,
non si sono mostrati molto sensibili a
questo problema, imboccando con decisione o con noncuranza una via (le
«intese») modestamente concordataria, in quanto non ci si accontentava
del diritto comune; esenzione dei pastori dal servizio militare, pensione e
previdenza ai pastori, pastore che funge da ufficiale di stato civile nella celebrazione di matrimoni, insegnamento della « religione evangelica » nelle
scuole di Stato nelle Valli Valdesi (è
stata tuttavia respinta l’eventualità di
un finanziamento di Stato alle nostre
scuole confessionali).
Per parte nostra, coscienti — con
tristezza — di essere rimasti quasi isolati in sede di voto sinodale, ribadiamo qui una convinzione che per noi è
un « punto fermo » (e torni a onore
della nostra Chiesa il fatto che questo
parere dissenziente appaia sul suo
giornale « ufficioso ») : può e deve bastare alle nostre Chiese di vivere nell’ambito e sotto la tutela del diritto
comune. Ci siamo profondamente rallegrati nel trovare questa convinzione
sostenuta, con ricchezza di dottrina e
con tensione evangelica, da Vittorio
Subilia nel capitolo su « La liberta religiosa » nel suo ultimo libro « La nuova cattolicità del Cattolicesimo ».
Certo, ci sono dei rischi. Studiosi
particolarmente interessati e introdotti in questi temi hanno fatto notare
che questa soluzione poteva lasciare
molto a desiderare, adducendo l’esempio recentissimo della legislazione che
il Governo e le Cortes di Spa^a vorrebbero imporre agli evangelici spagnoli (e che questi hanno rifiutato);
le Chiese sarebbero considerate associazioni, e come tali dovrebbero presentare i loro bilanci, soprattutto le
liste dei loro membri, ecc. L’obiezione
è seria, senz’altro, e nulla fa prevedere
che in futuro la democrazia dilaghi
nel mondo e che i governi totalitari,
di qualunque tipo e colore, diminuiscano. Anzi, sotto qualunque «ordine », si può prevedere che i regimi futuri si faranno di fatto, in forme diverse, sempre più totalitari. Eppure,
in fondo, il problema rimarrà essenzialmente quello del diritto comune ;
in questi regimi totalitari non è lo
« spazio vitale » della Chiesa a essere
messo in questione, ma il diritto comune, il diritto di ogni cittadino di
quel paese. E contro quel totali.arisirici,
di qualunque tipo e colore sia, la Chiesa dovrà opporre la sua resistenza e
sa dovrà opporre la sua resistenza e
la sua confessione di fede. Vogliamo,
neH’ambito dello Stato che è pure nostro, essere considerati sempliceinente
e pienamente cittadini ; non abbiamo
bisogno di altre « intese ». La libertà
è indivisibile.
A costo di mancare di qualsiasi realismo politico, chiediamo quindi non
la revisione, ma l’abrogazione del Concordato ; perchè è fascista, ma soprattutto perchè è un concordato. Può
chiederlo, però, solo una Chiesa che
non ha, in materia, il codino di paglia.
Il topo di redazione
I lemi
dei negoziali
« L’Espresso », nel suo numero del 1-3
c. m., ha dedicato ampi servizi alla revisione del Concordato, attualmente sul tappeto;
e in particolare ha pubblicato il resoconto di
una tavola rotonda che ha riunito nella redazione del settimanale i rappresentanti di tutti i partiti laici. Secondo « L’Espresso ». ecco
i temi dei negoziati che 11 Governo, su richiesta del Parlamento, cercherà di avviare con il Vaticano:
DOVE LA CHIESA CEDERA'. Quelli
su cui la Santa Sede si prepara a cedere sono tutti gli articoli del Concordato relativi agli istituti della monarchia e del regime fascista. Per
esempio l'articolo 12 del Concordato
sulla preghiera per il re; l'articolo 15,
sui privilegi concessi alla chiesa del
Pantheon ed ai suoi canonici; l'articolo 29 F, relativo ai privilegi della
chiesa della Santa Sindone di Tonno,
della chiesa di Superga e così via.
DOVE LA CHIESA TRATTERÀ'. Il
negoziato incontrerà maggiori difficoltà sui seguenti temi : articolo 1 del
trattato : « La religione cattolica apostolica e romana è la sola religione
dello Stato». Articolo 23 del Trattato sugli effetti in Italia delle sentenze ecclesiastiche. Articolo 1 del Concordato sul « carattere sacro » di Roma. Articolo 5 del Concordato sui sacerdoti apostati o colpiti da censura.
Articolo 8, sugli ecclesiastici colpevoli o presunti colpevoli di reati penali
e sul loro trattamento. Articolo 29 del
Concordato comma H sul trattamento
fiscale degli enti « di culto e di religione ».
DOVE LA CHIESA RESISTERÀ'. Gli
argomenti sui quali l'atteggiamento
della Santa Sede sarà molto rigido,
tale da non accettare neppure la discussione, sono l'articolo 34 sul matrimonio e l'articolo 36 sull'istruzione religiosa.
Come si vede il gioco delle previsioni non
è entusiasmante. Tutto dipenderà dall’atteggiamento che il laicismo nostrano sarà capace di assumere, e pure da quello del laicato cattolico, anche se A. C. Jemolo, in un
’fondo’ su « La Stampa » (8 c. m.) ha scritto : « Nella maggioranza il nostro laicato
cattolico è su una posizione più di destra di
quella del suo clero; e questo non nei ceti
umili, il cui conservatorismo si limita alla
liturgia e a certe devozioni, ma in quelli più
elevati (si guardi agli universitari che prendono interesse a questi problemi). E’ una
realtà l’attaccamento alle posizioni costantiniane, allo Stato che punisce le offese alla
Chiesa (la Cassazione...) ».
POMARETT
__ Domenica 22, alle 10,30, culto con
S. Cena.
__ Mercoledì 25, alle 20.30, riunione alla
Faiola.
TAVOLA VALDESE
Bando per borse di studio presso il
Liceo Ginnasio Valdese di Torre
Penice.
Sono messe a concorso per Tanno scolastico 1967-68 le seguenti borse di studio per
studenti del Liceo Ginnasio Valdese di Torre Pellice :
1) Borsa Pietro Fontana Roux, di lire
120.000.
2) Borsa Arturo Long di L. 100.000 (con
preferenza a studenti originari di Pramollo e
Rorà).
3) Borsa N. N. di L. 100.000.
I candidati che devono appartenere a famiglie di condizioni economiche modeste ed
essere meritevoli nello studio, dovranno far
pervenire i documei^ti al Preside del Liceo
Ginnasio Valdese di Torre Pellice entro il
30 ottobre p. v.
La documentazione è costituita da :
a) domanda in carta libera;
b) situazione di famiglia con la dichiarazione del competente Ufficio Distrettuale
delle Imposte;
c) presentazione del Pastore;
d) dichiarazione del padre da cui risulta di quali borse di studio il candidato ha
usufruito nell’anno scolastico 1966-67.
Roma, 15-10-67.
Il Moderatore
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Maria Uliva
ved. Collet
profondamente commossi per la dimostrazione di affetto e simpatia tributata alla loro Cara, nelTimpossibihtà
di ringraziare singolarmente, esprimono la loro sincera riconoscenza a
quanti con la presenza ai funerali,
opere di bene, scritti e parole di conforto presero parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
past. S. Ceteroni e al medico curante
Dott. V. Bertolino.
«L’Eterno ha dato, l’Eterno ha
tolto; sia benedetto il nome dell’Eterno». (Giobbe I; 21)
Sabato 7 corr. è mancato il ragionier
Vittorio Trogliotti
già direttore del Banco di Napoli
Lo annunciano, a funeraU avvenuti,
ner espresso desiderio dellEstin^ . la
Loguf Eulalia Tron con i figli Elena
e Ambrogio, la nipote Anna Maria
D’Alessandro (U.S.A.) ; suocera, cognati e parenti tutti.
La cara salma riposa nel Cimitero
di 'Vercelli.
Vercelli, 10 ottobre 1967
avvisi economici
AFFITTASI a Frali - Ghigo appartamento
condominiale ammobiliato. 2 camere, soggiorno, cucinino, servizi. Riscaldamento
centrale e acqua calda. Rivolgersi: Pastore Davite - Ghigo 10060 Frali - tei.
(0121)85.19. .
VENDESI in Ghigo di Frali attico due camere tinello servizi, telefonare 91.501
Torre Pellice.
Pensione Balneare
\7aldese
BORGIO VEREZZI (Savona)
Direttore; F. Chauvie
Spiaggia propria
Ideale per soggiorni
estivi e invernali
6
pag. 6
ÊNOONTRê a MADRêD Fra popi e colonnelli
Dal 26 settembre al 1 ottobre ha
avuto luogo a Madrid un incontro dei
professori e membri dei Consigli di
Facoltà evangeliche di Teologia dei
paesi latini d’Europa. Due anni fa un
incontro analogo si era tenuto a Roma; il prossimo è in programma per
il 1969 in Portogallo.
Le nostre riunioni si tenevano in
una saletta con quattro scaffali di libri alle pareti. « Questa, ha detto il
pastore e professore Daniel Vidal ricevendoci, è la biblioteca del Seminario Evangèlico Unido di Madrid ».
Minuscola, ma linda e nuova, quella
biblioteca riassume in certo senso la
impressione che abbiamo avuto del
protestantesimo spagnolo: limitazione
di mezzi e di possibilità, ma vivacità
e freschezza di testimonianza. Tra le
limitazioni va ricordata la necessità
di ottenere un permesso per stampare
dei libri, ed il permesso può venire negato come è accaduto recentemente
per un libro evangelico; un’altra limitazione, ad esempio, riguarda le possibilità di insegnamento: ai protestanti
è vietato insegnare nelle scuole elementari e far lezione di filosofìa.
L’importante però è che, nonostante
queste ed altre difficoltà, la testimonianza evangelica avvenga.
Delle tre comunità evangeliche che
ho visto a Madrid una sembrava di
livello borghese un pò in declino: pochi presenti al culto, soprattutto anziani; ma la seconda pareva una delle
nostre più vive comunità dell’evangelizzazione, fervente ed attiva; e la
terza ci ha colpito per il gran numero dei presenti al culto e per l’alta
percentuale dei giovani, tra cui alcuni
che, pur dichiarandosi cattolici, affermavano di partecipare alla vita di
quella chiesa per il fervore che vi regnava e per il sentimento di trovarsi in un gruppo cristiano in cui lo spirito comunitario è una realtà e non
una vana parola.
A proposito di questa chiesa vai la
pena di raccontare un curioso episodio. Alcuni anni fa in un certo giorno di festa una processione passava
davanti al tempio all’ora del culto; i
protestanti chiusero le porte per evitare incidenti, nondimeno molti dei
partecipanti alla processione penetrarono ugualmente nel tempio da una
porta secondaria; il pastore allora,
tralasciando il sermone preparato,
improvvisò un messaggio evangelistico
alla fine del quale annunziò : « Il
prossimo culto avrà inizio fra cinque
minuti ». Per sei volte di seguito venne ripetuto un breve culto evangelistico tra l’alternarsi di una parte degli
uditori e la costanza degli altri che
hanno ascoltato tre o quattro culti di
seguito. Da allora ogni anno in occasione di certe feste questo stesso sistema viene ripetuto e tutte le volte
esso ha dato come frutto la conversione di qualche anima.
N: 4: *
L’incontro dei teologi, di cui è stato organizzatore il Prof. J. L. Leuba di
Neuchâtel, ha avuto una parte scientifica che si è concretata in una serie
di relazioni e discussioni sul tema :
« Rivelazione e storia ». Gli studi, presentati dai professori Burgelin, Amsler e Carrez, verranno pubblicati in
una rivista svizzera, ma il loro carattere tecnico richiederebbe un’ampia
valutazione critica e non soltanto un
breve cenno.
Contemporaneamente alla riunione
dei teologi si riuniva a Madrid anche
il Comitato di continuazione della
Conferenza delle Chiese dei paesi latini d’Europa. Tra i due gruppi si è
avuta ad un certo momento una seduta in comune nella quale i rappresentanti delle chiese hanno posto ai
rappresentanti delle facoltà di teologia una domanda : « in che modo le
facoltà possono contribuire alla formazione di ministeri diversi da quello
pastorale? ». La risposta dei teologi
suonava in sostanza così, : « ci dicano
le chiese quali ministeri vogliono e noi
diremo se e come li possiamo preparare ».
Formalmente la risposta dei teologi non è sbagliata: tocca alla chiesa
dire di quali ministeri riconosce la
necessità e resistenza; e in base a
quel riconoscimento si deciderà della
loro preparazione. D’altra parte anche
la domanda dei rappresentanti delle
chiese non era fuori luogo: i teologi
non sono fuori della chiesa, ma sono
la parte pensante della chiesa, quella
che dovrebbe avvertire con più chiarezza le esigenze del tempo presente
ed il modo di rispondervi. Vi è stato
un tentativo di identificare alcuni dei
ministeri di cui la chiesa oggi avrebbe
bisogno; si è detto che la vita stessa
delle nostre comunità indica almeno
quattro diverse esigenze:
a) esistono delle comunità o delle
parrocchie di tipo tradizionale, e quindi la chiesa ha bisogno di pastori nel
senso classico del termine;
b) esistono delle «diaspore» formate di gruppi piccoli e dispersi, praticamente autonomi, ma che avrebbero bisogno di un ministero itinerante
di collegamento e di istruzione;
c) esistono oggi dei problemi e
delle realtà (sociali, politiche, scientifiche, ecumeniche, ecc.) su cui la chiesa deve prender posizione, ma la cui
conoscenza richiede un lavoro specialistico di raccolta ed interpretazione
delle informazioni, ed ecco sorgere
la necessità di un compito particolare
che non tutti i credenti, nè tutti ’ pastori possono compiere individuainicite;
d) sorgono nelle nostre comunità
delle opere di servizio che richiedono
uno o vari ministeri di assistenza.
Ma questa sommaria elencazione
non è stata approfondita nè le sue implicazioni discusse, e così ia domanda
dei rappresentanti delle chiese non
ha ricevuto risposta. Questa mancata
risposta è stata forse l’unica vera lacuna di tutto il convegno.
4s 4: 9(!
È ovvio che dei professori di facoltà
ritrovandosi assieme discutano non
soltanto di problemi di teologia, ma
anche di questioni organizzative delie
loro facoltà. Uno degli esperimenti piu
curiosi è quello che sarà tentato quest’anno al Seminario evangelico di
Madrid: si faranno le lezioni dalle 5
■ d! Aldo Oomba
del pomeriggio alle 10 di sera, metten
do tra le 20 e le 22 quelle lezioni che
interessano di più i laici, in modo che
essi vi possano assistere dono aver finito la giornata di lavoro e prima di
andare a cena (a Madrid è normale
cenare tra le 10 e le 11 di sera!).
Un problema affiorato più volte nei
dibattiti, ma che non si è potuto trattare a fondo, è stato quello della « teologia pratica ». In molte facoltà questa disciplina è un pò una Cenerentola, forse perchè apparentemente meno « scientifica » delle altre, o forse
perchè meno ben definita nei suoi
programmi e considerata talvolta come una cattedra « tutto fare » in cui
si può inglobare un pò di musica, un
pò di sociologia e un pò di psicologia!
Sembra necessario riconsiderare tutto il problema della teologia pratica :
che cosa dev’essere? È una specie di
« scuola di applicazione » in cui si insegna a fare gli atti pastorali, oppure vi si deve insegnare a riflettere
teologicamente sul carattere degli atti
stessi, oppure — come qualcuno ha
sostenuto — deve riflettere teologicamente sulla realtà concreta della vita
ecclesiastica? A questi interrogativi
non si è data una risposta ed essi meritano senza dubbio di essere più ampiamente studiati nelle riunioni dei
Consigli delle singole Facoltà.
V * *
A Madrid abbiamo anche avuto occasione di incontrare un gruppo di
sacerdoti cattolici interessati all’ecumenismo; anche là vi sono, come da
noi, integralisti ed aperturisti. Si discuteva della nuova legge che regola
e limita la libertà religiosa dei protestanti spagnoli, ma sembrava di ritrovare quasi esattamente le stesse posizioni manifestatesi in un gruppo di
sacerdoti cattolici l’anno scorso a Milano parlando di divorzio: da un lato
la rigida affermazione della necessità
per il cattolicesimo di imporre ciò che
esso ritiene il bene, e dall’altra la consapevolezza che la fede non può nascere dalla imposizione. È stato interessante ed utile per tutti constatare
che le due correnti (sia pure in proporzioni diverse da altri paesi) esistono anche nell’ambito del cattolicesimo spagnolo.
sK >K
Una settimana di discussioni teologiche, sia pure intercalata da una
giornata turistica ad Avila e aH’Escorial, non permette certo di dare una
valutazione d’assieme della vita dele
paese. L’impressione generale e forse superficiale che ne abbiamo ricavato è stata quella di un paese povero
che si trova alla vigilia di un « miracolo economico » ; da un lato ce ne
rallegriamo per tutto il popolo spagnolo, e d’altra parte ci chiediamo
quali ne saranno i frutti: saranno
frutti di libertà per il popolo? saranno frutti di intensificata vita spirituale per le chiese evangeliche?
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
regime ini sembra indicativo quanto è accaduto a Heraclion. In riunioni .a porte chiuse è stato discusso, par,: con vivacità, quale atteggiamento il Consiglio Ecumenico
doveva mantenere verso il governo
greco. La Chiesa Greca avrebbe dichiarato che se Tatteggiamento fosse stato critico essa doveva ritirarsi.
Così l’atteggiamento è stato quello
del silenzio. La mia fonte d’informazione è, direi, del tutto attendibile.
— E la Croce Rossa?
— A capo della Croce Rossa Greca c’è il Signor Constantin G. Georgacopoulos, un ex giudice di tribunali marziali, a quanto egli stesso
mi ha detto. Nel presentarmi a lui
ho dichiarato che A. I. s’interessa
dei prigionieri di coscienza. Mi ha
subito interrotto per dirmi che in
Grecia non ce ne sono, ma che ci
sono soltanto criminali. Il resto del
nostro colloquio è stato su per giù
un suo monologo apologetico del regime... plus royaliste que le roi. Mi
ha ripetuto tre volte di essere un
credente e che l’obbligo di un credente è di rendere giustizia e... punire i malvagi. Ha perso undici parenti nei moti rivoluzionari degli
ani ’40 per opera dei comunisti. Perdonare e dimenticare è dif
iiiimiiiiiiiiiiiimiitimiijmmiiiitmiciri
iiiiiiiiiimiiiiiiiMiiiii
CHE COS'É, CHE COSA FA
Un associazione internazionale, al di fuori di ogni guadio paiiiiico o ii
logico, consacrata alla difesa e assistenza dei prigioneri per motivi di coscienza
W( c
Le notizie che pubblichiamo qui sono
tratte dal sesto rapporto annuo {maggio ’67)
presentato dall’esecutivo di A. I., di cui fa
parte il Dr. Gustavo Comba. Per quanto non
ancora numerosa come in altri paesi, vi e
una Sezione italiana di A. /. con alcuni
Gruppi, di cui è segretaria la sig. Annina
Armstrong, Vico Poroso 13, Bogliasco (Genova). A lei ci si può rivolgere per ogni ulteriore informazione, impegno, ecc.
PERCHÈ «AMNESTY»
I primi anni dopo la seconda guerra
mondiale furono anni di speranza. Si
susseguirono i programmi per un grandioso nuovo disegno di pace e di giustizia universali. Il mondo non realizzò i suoi sogni, ma la qualità di quelle
prime aspirazioni non è mai calata.
Esse rimangono valide, raggiungibili.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è stato uno di quei
programmi. Ci vollero tre anni per
compilarla e rappresentò una linea
di condotta di cui tutti i governi sono
capaci e alla quale tutti possono aspirare. Alcuni governi hanno tentato di
vivere secondo lo spirito, se non la
lettera della Dichiarazione. Altri hanno mancato di sincerità verso di essa
Nessuno ha potuto ignorarne l’esisteriza. Finché ogni governo non osserverà ogni articolo della Dichiarazione,
essa rimarrà un simbolo delle nostre
energie potenziali e un indice accusatore teso contro i nostri insuccessi.
Molte sono le pressioni che si esercitano su un governo perchè trascuri
i diritti umani. Se la giustizia deve regnare, queste pressioni devono essere
controbilanciate da altre altrettanto
forti. Questo è lo scopo dell’Amnisty
International : è l’unico movimento
internazionale che si consacra alla
protezione della libertà dell’opinione
politica e della fede religiosa; esiste
per garantire due soli articoli della Dichiarazione — e tuttavia si contano a
milioni coloro che ora soffrono per gli
abusi contro tali articoli. Ricordando
continuamente ai governi ed ai popoli
gl’impegni che hanno assunto il 10 dicembre 1948, e dando un aiuto pratico
alle vittime della persecuzione, l’Amnesty mantiene viva la speranza che, un
giorno, la Dichiarazione sarà ¡rasformata da ideale in realtà.
COME OPERA « L’AMNESTY »
Questa è la sesta relazione annua;
tuttavia il movimento è già fiorente in
19 nazioni. Questo fatto è da solo la
prova del successo di un aspetto del
nostro compito : risvegliare e mobilitare l’opinione pubblica mondiale. Per
mezzo di un programma di azione
pubblica, il movimento fa sì che le infrazioni ai diritti umani non passino
inosservate. Per mezzo di riunioni
pubbliche, attraverso alla stampa, alla
radio e alla televisione, colla distribuzione di manifestini, con Relazioni e
Comunicati, attiriamo l’attenzione sui
governi che perseguitano i cittadini
aventi opinioni o credenze religiose
impopolari.
Per quanto importante sia la pubblicità, non è però sufficiente. Bisogna agire pure per venire in aiuto alle
vittime in modo immediato e pratico.
« Amnesty » fa questo mediante un
programma a tre fasi di ricerca, di investigazione e di adozione, intrapreso
unitamente dal Segretariato Internazionale e da più di 500 gruppi volontari in tutto il mondo.
Controllando la stampa internazionale ed esaminando con grande accuratezza l’informazione ricevuta da molte fonti, la Biblioteca Centrale può
scoprire e catalogare centinaia dì arresti di prigionieri per motivi di coscienza. Ci sono ora 2.000 di questi casi registrati. Quindi TUfficio di Investigazione fa ulteriori ricerche e pre
Dalla Dichiarazione dei Diritti
dell'Uomo, votata dalle Nazioni
Unite il 10 dicembre 1948.
Articolo 18
Ciascuno ha diritto alla libertà di
pensiero, di coscienza e di religione;
tale diritto include la libertà di mutare religione o credenza e la libertà,
individuale o in comunità con altri,
in pubblico e in privato, di manifestare la propria religione o credenza
nell insegnamento, nell'azione, nel culto e nell'osservanza.
Articolo 19
Ciascuno ha diritto alla libertà di
opinione e di espressione; tale diritto include la libertà di affermare senza interferenze le proprie opinioni, e
di cercare, ricevere e comunicare informazioni e idee valendosi di tutti
i mezzi, senza considerazioni di frontiere.
para schede accuratamente documentate sul prigioniero e sulla situazione
che ha condotto all’arresto. Finalmente, queste schede sono inviate ai gruppi di Amnesty. Ogni gruppo adotta tre
prigionieri, di solito 1 da ciascuno dei
3 blocchi mondiali e procede a inoltrare pressioni per la loro liberazione per
mezzo di varie forme di appello al governo in questione. Nello stesso tempo, i gruppi raccolgono denaro localmente, da mandarsi alle famiglie dei
prigionieri, che troppo spesso rimangono senza mezzi per la perdita di chi
procurava loro il sostentamento.
UN ANNO CRUCIALE
Abbiamo sempre messo in risalto il
fatto che il valore del lavoro di « Amnesty » non può essere giudicato dal
numero di prigionieri adottati liberati.
A prescindere da qualsiasi altra considerazione, non è spesso possibile attribuire una scarcerazione direttamente all’intervento di « Amnesty » ;
e perciò è degno di nota il fatto che
293 dei prigionieri di coscienza adottati da « Amnesty » hanno ottenuto la
propria libertà nell’anno decorso.
Quest’anno è stato cruciale per
« Amnesty ». È stato caratterizzato da
un continuo aumento di assistenza
pubblica e dalla mole e dairefflcienza
del Segretariato Internazionale. È stato un anno in cui i confinati politici ad
Aden sono stati oggetto di considerevole interesse umanitario ; centinaia di
Rhodesiani sono stati imprigionati o
soggetti a restrizioni e migliaia di
Greci confinati nelle prigioni delle
isole. È stato un anno di oppressioni,
di varia intensità, in Spagna, Portogallo, in Turchia, Jugoslavia, Russia,
Ungheria, Romania, Polonia, Sud
Africa, Guinea, Kenya, Uganda, Tanzania, Cile, Cuba, Argentina, Bolivia,
Brasile. In tutti questi paesi e in molti altri « Amnesty » ha operato per il
ristabilirnento dei diritti dell’uomo.
La pressione principale è stata esercitata dai gruppi « Amnesty ». Ce ne
sono orrnai 550 in 19 paesi con un aumento di 140 gruppi dall’anno scorso.
Un’ulteriore pressione è venuta da
membn della Campagna di Cartoline
postali per Prigionieri : tale Campagna
conta ora 800 membri in 21 paesi. Ogni
mese, ognuno di questi membri manda una cartolina a favore di tre prigionieri i cui casi sono particolarmente critici. Cos'„ in qualsiasi mese, un
governo riceve un torrente di cartoline provenienti da tutto il mondo, che
rappresentano una dimostrazione concreta di opinione pubblica internazioriale. Molti dei prigionieri rilasciati
l’apno scorso erano negli elenchi della Campagna.
Rimpiangiamo di non poter annunziare la liberazione di Koumandiau
Keita, il maestro di scuola della Guinea che era stato adottato come prigioniero dell’anno. Il sig. Keita è tuttora in prigione, malgrado i ripetuti
sforzi per assicurargli la liberazione.
Fra questi sforzi si è avuta una visita
in Guinea dell’avvocato danese Neils
Groth, che fu arrestato durante il corso della sua missione e trattenuto in
prigione per tre mesi prima di esser
condannato a 10 anni di lavori forzati
« per spionaggio ». Neils Groth fu rilasciato 22 ore dopo la sentenza. Koumandiau Keita è tuttora prigioniero
per motivi di coscienza.
Come succede cosi spesso per movimenti volontari, il bisogno di denaro
per finanziare il nostro lavoro è stato
uria continua fonte di ansietà. Le contribuzioni da parte dei membri e dei
gruppi, che avevano precedentemente
fatto fronte alla maggior parte della
spesa annuale, non si sono più dimostrate sufficienti. Si è dovuto trovar
del denaro per nuove iniziative, per
l’opera di assistenza, per un programma d’investigazione che si sta allargando, per la pubblicità e l’istruzione:
tutte spese addizionali che determinano il grave esaurimento delle riserve. È stato necessario chiedere a tutti
i membri e gruppi di aumentare le
proprie contribuzioni e speriamo che
queste, assieme ad un prpgramma di
una più intensa raccolta di capitali,
porti ad un miglioramento notevole
della situazione finanziaria.
fieiJe. Ma un atteggiamento discriminatorio non si addice alla direzione della Croce Rossa.
« A. I. non discrimina » gli ho
detto « e si occupa anche degli scrittori ri7«si ». — « Ma i Russi » ha
replicato « vi diranno che sono criminali e non ve li lasceranno vedere ». — « Esattamente come qui »
ho replicato.
— Ha avuto l’impressione che esiste in Grecia un movimento, più o
meno clandestino, di resistenza e
opposizione al regime? Che consistenza ha?
— Un movimento esiste certamente, organizzato in « cellule » di tre
elementi tratti dai diversi partiti di
opposizione. Però sembra caratterizzato da due fattori che rendono
impossibile la valutazione della sua
consistenza. Uno sta nella sfiducia
dei giovani verso i vecchi capi, la
cui forza era più clientelare che
ideologica e si avvaleva molto della
corruzione. Il secondo sta nel dub
bio che almeno in parte il movi
mento sia in qualche modo telcmii
dato da qualche membro del gover
no e ciò spiegherebbe come mai sia
no in tranquilla circolazione eie
menti di sinistra. E questo coltri
buisce al clima d’incertezza e di
attesa.
— Può farci qualche consr ^ razione conclusiva sul suo soggi..rno
nella ’’Grecia dei Colonnelli '
— Devo distinguere due ord > di
conclusioni. Il primo riguarila la
Grecia, il secondo AmnesU liir uational.
Per la Grecia, neH’aria pi s. e
nell’incertezza che vi regna lu« cnsato con l’Ecclesiaste che noii c e
nulla di nuovo sotto il sole I ali
antichi, il più celebre dei prig; iieri di coscienza era cittadino a i lesa: Socrate. E la Grecia sembi un
aver cambiato sotto questo pr< lo.
Per A. I. la conclusione cl- ho
tratto è che i Colonnelli, senti osi
leoni, ci considerano elementi lascurabile come il topo della favolae però sono infastiditi pensandi che
potremmo rosicchiare e romper la
rete che, in antitesi con la fa da,
essi hanno gettato sui prigionie! In
termini semplici essi temono i. giudizio e la testimonianza di A. i -he
per la sua indipendenza da qu a oasi governo, partito o ideologia. ;ion
è suscettibile di critiche. Essi ; pevano che da Atene mi sarei re ato
a Strasburgo per rappresentare A.I.
alla seduta congiunta dell’A.'- inblea Consultiva del Consiglio iHiuropa e del Parlamento Europeo, on
lo scopo particolare di recarvi e dementi per la discussione che c intervenuta sulla situazione in Gr : ia.
Per questo i colonnelli ed altri Iianno tenuto le porte chiuse per mr.
A Strasburgo è stato deciso di
dar seguito all’azione intrajaesa
dalle nazioni scandinave che hanno
formulato precise accuse contro il
Governo Greco. Ne potrà nascere
per Amnesty la necessità di azioni
impegnative, come impegnativo ed
immenso è il compito che dovremo
fronteggiare nel 1968, anno dedicato
dalle Nazioni Unite alla affermazione dei diritti deH’uomo, appunto ciò
che costituisce la ragion d’essere di
Amnesty International.
A! LETTORI
Con il 1“ novembre, le stampe periodiche saranno recapitate solo sefornite del numero di codice. La nostra amministrazione sta alacremente
aggiornando il targhettario degli indirizzi. Ma in vari casi il vecchio indirizzo è risultato impreciso e non reperibile nei prontuari postali. Preghiamo vivamente gli abbonati, nel loro
stesso interesse, di comunicarci immediatamente il loro indirizzo preciso,
se risuMsiSe errato. Basterà una cartolina postale!
L’Amministrazione
I nostri numeri di codice: Amministrazione Claudiana. 10066 Torre Pellice; Redazione. Via Principe Tommaso I, 10125
Torino.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a. - Torre PeUice (To>