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ECO
DELLE VAUI VALDESI
Sig. FEYROT Arturo
Via C. Gabella 22/Ô
16122 GENOVA
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 108 - Nam. 24
Una copia Lire 80
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TORRE PELLICE - 11 Giugno 1971
Amm.: Via Cavour 1 - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/'33094
FEDE E PREGHIERA
Fede e preghiera vanno insieme, questo è chiaro. Chi non crede, non prega: chi non prega, non
crede. Ma non ogni preghiera è
preghiera della fede; si può pregare non per fede, ma per paura,
per scaramanzia, per interesse.
« Noi non sappiamo pregare come
si conviene » (Romani 8, 26).
Qual’è allora la preghiera della
fede? Friedrich Nietzsche, il
grande avversario del cristianesimo e oppositore di Dio (ma sovente ne ha parlato meglio dei cristiani, benché in chiave polemica
e negativa), ha detto in proposito
qualcosa che conviene meditare:
« Se avessimo un minimo di senso religioso, un Dio che guarisce
al momento giusto il nostro raffreddore o che ci fa salire in carrozza proprio in tempo per evitare l’acquazzone, dovrebbe sembrarci un Dio così assurdo che bisognerebbe sopprimerlo anche se
esistesse... La “Provvidenza divina’’, come oggi ancora ci crede
circa una persona su tre nella
“Germania colta”, sarebbe contro
Dio una obiezione così forte che
non se ne potrebbe trovare una
più forte ». In altri termini, la preghiera della fede dovrebbe saper
distinguere tra Dio e il caso; di
solito invece prende uno per l'altro.
Ma anche quando cerca di essere autentica, la preghiera della
fede è oggi coinvolta nella generale crisi di fede, appunto, presente
in quasi tutti i settori della cristianità. H. Zahrnt, nel suo libro
Dio non può morire, cita due testi
illuminanti, che da un lato documentano la crisi odierna della preghiera e dall’altro si sforzano di
darle un senso nuovo dato che,
malgrado tutto, essa resta irrinunciabile.
Il primo testo è la testimonianza, sofferta e inquietante, di un
pastore: « Certo, anch’io prego...
Anch’io prego per tutto ciò che
mi sta a cuore, e ringrazio per tutto ciò che la vita mi concede... Eppure non credo che qualcuno in
qualche luogo ascolti la mia preghiera... Non credo in un Dio
che dopo aver udito la mia preghiera decide tutt’a un tratto di
aiutarmi, infrange per questo le
leggi naturali e con un atto soprannaturale cambia all’improvviso la situazione... Anch’io desidererei ardentemente che ci sia un
Dio che ascolti direttamente la
mia preghiera e quindi, con un intervento della sua onnipotenza,
modifichi la realtà... Abbiamo dunque la lealtà di ammettere che il
destino è altrettanto immutabile
per noi cristiani quanto per gli altri uomini. E duro, lo so, ma è
così. Perché, malgrado questo, crediamo in Dio? Perché continuiamo a pregare? Perché nella preghiera può esserci data una forza
che ci consente di sopportare anche ciò che c’è di più penoso...
Questa consolazione non mi viene
da un essere soprannaturale più
elevato... essa si realizza in un modo molto più profondo e misterioso, se si vuole come una specie di
purificazione di me stesso... ».
Il secondo testo è una delle sette tesi che ispirano l’attività di intercessione politica conosciuta
sotto il nome di « Preghiera politica della sera » e svolta in Germania da un gruppo cristiano ecumenico. « La preghiera prepara l’uomo a assumere la responsabilità
del mondo in cui vive. L’attività
di Dio non è dunque messa al posto deU’attività dell’uomo. Nella
preghiera l’uomo assume la responsabilità dell’ avvenir e del mondo in cui vive... La preghiera ci fa
prendere coscienza di ciò che non
c’è ancora ma dev’essere fatto da
noi... Nella sua richiesta l’uomo
assume la causa di Dio come propria ».
Cosa risulta da questi testi?
Risulta che chi prega non conta
più su interventi diretti di Dio
nella sua vita o nella storia del
mondo, come risposta alle sue preghiere. Non avrebbe più senso
chiedere a Dio di agire direttamente e personalmente, con interventi di tipo miracoloso, nelle vicende umane. Non avrebbe senso,
ad esempio, chiedere a Dio di guarire un malato o di por fine a una
guerra: la guarigione la debbo
chiedere ai medici e la pace agli
uomini politici, per ottenerle devo
rivolgermi a loro, non a Dio; se le
ottengo da loro, bene; se non le
ottengo da loro, non c’è nulla da
fare. Vorrei che non fosse così,
ma purtroppo è così.
La preghiera, secondo questa
concezione, non tende a ottenere
qualcosa da Dio ma a creare qualcosa nell’uomo: « una specie di
purificazione di se stesso » oppure
l’assunzione delle sue responsabilità verso il mondo in cui vive. La
preghiera non tende più a « mettere in movimento » Dio ma l’uomo che prega. Non è sulla volontà
di Dio ma su quella dell’uomo che
la preghiera deve agire.
Pregare è meditare. Pregare è
un atteggiamento. L’aspetto positivo di queste concezioni moderne
della preghiera è di esigere un impegno di vita da parte di colui che
prega, in modo che la sua preghiera non sia solo un movimento
delle labbra o una operazione della memoria, come invece sovente
è. C’è un modo evasivo, disincarnato e disimpegnato di pregare
che non procede certo dalla fede.
Sovente chiediamo a Dio di fare
quel che dobbiamo fare noi. Gli
chiediamo di sfamare gli affamati
per non dividere con loro il nostro
pane. Molte preghiere tendono solo a scaricare su Dio le nostre responsabilità: come tali non saranno mai esaudite.
L’aspetto fortemente negativo
del nuovo modo di intender la preghiera, come l’abbiamo sommariamente documentato, è che l’uomo tende a occupare il posto centrale, mentre a Dio viene assegnato un ruolo stranamente passivo,
che è tutto l’opposto del ruolo che
la Bibbia riconosce all’Iddio vivente. Certo, chi prega per il mondo deve assumersi le sue responsabilità verso il mondo. Anche Dio
però è responsabile, lo è molto più
e molto meglio del più « responsabilizzato » degli uomini.
Intendere la preghiera come atteggiamento più che come atto
pio, come pensiero più che come
parola, come assunzione di responsabilità più che come manifestazione religiosa può rappresentare un buon correttivo di comprensioni utilitaristiche o magiche
della preghiera assai diffuse anche
fra i cristiani, ma non basta per
esprimere quello che secondo la
Bibbia la preghiera è: l’appello libero e fiducioso del figlio al Padre, della creatura al Creatore, dell’uomo a Dio. Libertà e fiducia sono le caratteristiche tipiche della
preghiera biblica, che la rendono
straordinariamente audace; « domandate quel chi:, volete e vi sarà
fatto » (Giovanni 15, 7). Nella libertà e nella fiducia nasce la preghiera della fede. Nella libertà e
nella fiducia si può chiedere e attendere qualunque cosa da Dio.
Parafrasando una parola di Gesù potremmo dire concludendo;
Se non mutate e non diventate
come piccoli fanciulli, non riuscirete mai a pregare.
Paolo Ricca
Riunito per la prima volta ad Augsburg
Un incontro ecumenico di Pentecoste
Cattolici e protestanti tentano di fondere in un’unica manifestazione
i loro « Kirchentage », le grandi assemblee annuali di popolo cristiano
Dal 3 al 5 giugno si è tenuto per la
prima volta, in Germania, ad Augsburg, un « Incontro ecumenico di Pentecoste » organizzato congiuntamente
da cattolici e da protestanti. Da molti
anni cattolici e protestanti tedeschi
tengono delle grandi riunioni popolari
(il Kirchentag per i protestanti, il
Katholikentag per i cattolici), ma è la
prima volta che questo incontro è preparato e condotto congiuntamente. La
organizzazione era stata affidata ad
una commissione mista, designata dal
Comitato centrale rispettivamente del
Kirchentag evangelico e dei Cattolici
Tedeschi. In attesa di avere notizie
sullo svolgimento della riunione — che
non ci sono ancora pervenute, al momento d’impaginare — informiamo intanto i nostri lettori che i lavori si sono svolti in sei sezioni, centrate su
questi temi: Crisi della fede e la Chiesa — Il culto — Il matrimonio — Cura
delTindividuo — Assistenza personale
— Al servizio delle minoranze sociali:
i lavoratori stranieri — Sviluppo: responsabilità dei cristiani.
L’apertura ufficiale e pubblica dell’incontro, che ha avuto luogo con un
culto, è stata preceduta, il martedì 2
giugno, da una riunione ristretta del
grappo impegnato nella preparazione
della manifestazione, insieme a rappresentanti dei mezzi di comunicazione di massa. La maggior parte dei lavori si sono svolti in gruppi di discussione; la conclusione è stata costituita da un culto ecumenico. Il vescovo
evangelico di Berlino ovest, Kurt
Scharf, ha criticato fortemente la divisione dei lavori in due fasi, una ristretta, preclusa al pubblico ecclesiastico, e una aperta a tutti; tale divisione dava l’impressione che nella prima fase la discussione dovesse avvenire fra esperti sotto controllo, per evitare e impastoiare sviluppi indesiderati dalla gerarchia.
Quest’incontro interconfessionale pare avere suscitato reazioni negli Ultras
conservatori, tanto che alla polizia criminale erano giunte denuncie anonime circa la preparazione di « materiale d’attacco chimico » (veleni) per turbare la manifestazione. Si tratta probabilmente dell’intervento di qualche
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiilit
L’ultimo messaggio di André Trocmé
Il pastore André Trocmé è morto
sabato 5 giugno in un ospedale ginevrino. Tre pesanti operazioni, una su
l’altra in venti giorni, hanno avuto la
meglio sul suo fisico già duramente
provato.
Durante la degenza, quando le sofferenze si aggiungevano ai nuovi inconvenienti postoperatori, non aveva cessato
d’interessarsi agli avvenimenti, ai casi
delle persone che amava; il 28 maggio
attraverso La Vie Protestante aveva ancora inviato un messaggio che oggi possiamo considerare la sua ultima testimonianza. Scriveva:
« Parlo a un mio fratello nella prova
per condividere sinceramente qualche
esperienza.
« Il pastore ammalato non è in nulla
diverso da un altro malato. È il suo
corpo che soffre: un malore, intervento chirurgico, una malattia improvvisa,
tutti i progetti distrutti in qualche
istante. Al loro posto io trovo una foresta selvaggia di massi, d’ostacoli giganteschi, di sofferenze a volte mostruose che non ho la forza di superare. A
momenti é interrotto il contatto con la
realtà: anestesia, operazione. Non resta
che la testimonianza d’amore degli altri.
« Eppure, non ho perduto un solo
momento la certezza di Dio: è il Dio di
Mose, “Io sono colui che sono”. Se
l'ospedale, se l’universo intero crollassero in questo momento, Dio è.^ Tutto
è bene. 'Tutto è calmo. L’eternità luminosa t’avvolge completamente...
« Le sofferenze postoperatorie sono
un’altra cosa: sono aggressive. Il corpo
si fa sentire vivo sotto forma di punture sui fianchi, di dolori lancinanti, di
mal di testa, nausee. È quella l’ora di
Gesù Cristo: sono le mani dei dottori,
delle infermiere, che sono state per me
gli strumenti di Gesù Cristo. Da un tettuccio ho domandato per la prima volta in vita mia, come queU'uomo che vedeva passare Gesù, "Signore, soccorrimi". Paralizzato, ho supplicato: “fa che
possa camminare". Non l’ho fatto nella speranza di un miracolo immediato,
ma con calma; e sul viso di quelli che
mi venivano in aiuto ho sempre trovato
qualcosa di Gesù, salvo in alcuni che
parevano piombati nell’abitudine. Ma
era un caso eccezionale.
« Credo che le iniezioni che tolgono il
dolore, che l’anestesia, la chirurgia e la
medicina moderna sono direttamente
scaturite dallo spirito di Gesù, attraverso delle ricerche. Ma esse non rimpiazzano mai il volto segnato dalla bontà
di un medico, d’una infermiera, di un
infermiere, d’un aiutante. Per me, il
più bel viso dell’Ospedale Cantonale è
quello d’una infermiera di notte quarantenne: ha una vita molto difficile,
dorme appena, per nutrire e educare i
suoi quattro bambini. Il suo viso, per
me, e le sue mani, sono quanto rassomiglia di più a Gesù.
« Sono stato pastore per quarantasei
anni. Mi sono spesso rimproverato di
non saper fare delle buone visite ai
malati. Ora, credo che saprei farle, perché io stesso sono un malato, e sto imparando da quelli che mi curano, le
più belle lezioni evangeliche della mia
vita.
« Grazie, mio Dio. Buon coraggio, cari colleghi in sofferenza.
André Trocmé».
Avevamo visto il past. Trocmé a Firenze, ai primi di maggio. Cera una
gran folla quella mattina in Piazza Signoria, e bandiere e striscioni dalle
scritte umorose; in disparte ascoltavo
il sindacalista che spiegava gli obbiettivi della lotta popolare, quando mi
vidi venire incontro un uomo massiccio, che con l’aiuto di due canne a
bracciale camminava lento, faticosamente. Era il pastore Trocmé.
Il past. Trocmé viveva tra la gente,
partecipava alle lotte per un mondo più
giusto, ovunque percepiva lo stesso problema: portare il messaggio rivoluzionario del Vangelo in una umanità asse
tata dì giustizia, di liberazioni. Il trascorrere degli anni non aveva scalfito
la sua fiducia in una lotta nonviolenta
da condurre concretamente come discepolo del Signore, e con intensa partecipazione solo alcune settimane fa l’avevamo visto al congresso del Movimento della Riconciliazione, sempre a Firenze. In questa città si proponeva di
trascorrere la sua vecchiaia insieme alla compagna d’una vita vissuta con appassionata partecipazione alla sorte
delle creature. Il Signore ha disposto
altrimenti.
Noi evangelici italiani, ai quali era
unito da tanti legami, ricordiamo A.
Trocmé con affetto particolare, gi'ati
per quelle riflessioni e quegli esempi
di vita che instancabile ci ha portato
per decenni, fedelmente.
Nel messaggio dall’ospedale che abbiamo letto, così intriso d’umana sofferenza e di solida fede fiduciosa, profonde sono le vestigia di quella sua capacità d’amare l’opera di Dio negli uomini e d’amare gli uomini perché sappiano come Dio s’è messo al loro servizio.
Luigi Santini
iiiimiiiiiiii:i;'::";iiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Tesfimoni di Geova
non voteranno, in
Italic
Roma (Relazioni Religiose). - In occasione
delle prossime elezioni amministrative, come
in quelle pas.sate, i cittadini italiani appartenenti al gruppo religioso dei Testimoni di
Geova manterranno una rigorosa neutralità
verso i vari gruppi politici e non parteciperanno alle votazioni. Questa decisione dei Testimoni di Geova è in conformità ai loro insegnamenti religiosi. Nei casi in cui un Testimone di Geova ritiene comunque doveroso, per
motivi vari, di recarsi alle urne, farà in modo
di rendere nulla la sua scheda di votazione. I
Testimoni di Geova in Italia sono circa 20.000.
fanatico anormale, ma lettere minatorie sono state registrate a Monaco,
Ulm, Stoccarda e Karlsruhe.
D’altra parte, parallelamente all’incontro ecumenico « ufficiale » il « Collettivo ecumene critica » annunciava
una propria Conferenza, alla quale dovevano partecipare rappresentanti del
lavoro giovanile evangelico e cattolico, delle associazioni studentesche di
Gottinga e di Tubinga come pure del
Gruppo preparatorio « Kirchentag
1971 » di Francoforte. Questo Collettivo, che rimproverava all’Incontro ecumenico di Pentecoste di aver messo
fra parentesi il « ferro rovente », cioè
i temi più controversi, o di averli addomesticati, intendeva pubblicare propri comunicati stampa. Siamo in attesa di notizie su questa manifestazione, senz’altro rilevante, e sul suo contorno.
iiiiiiiiiiMiiiiiiiiiMiiiiiitmiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiii
Dollari per la nanvialenza
Ginevra (soepi). - Un primo contributo importante è stato versato in favore
del nuovo studio del Consiglio ecumenico delle Chiese sulla violenza e la
nonviolenza. Si tratta di un dono di
5.000 dollari (circa tre milioni e mezzo
di lire) da parte della Conferenza
nordamericana della Società degli Amici (Quaccheri); esso permetterà che tale studio sia avviato. Il progetto relativo, che è stato approvato dal Comitato centrale del CEC nella sua sessione
del gennaio scorso, a Addis Abeba, prevede un lavoro di due anni. Le Chiese
membro del CEC sono state invitate a
finanziarne il bilancio, ammontante a
25.000 dollari (oltre 17 milioni di lire).
Approvando questo programma il Comitato centrale ha voluto aiutare le
Chiese nella loro riflessione sui dilemma etico che pone loro il ricorso alla
violenza o alla nonviolenza nella lotta
per la giustizia sociale, e contribuire alla ricerca dei mezzi d’azione che riducano quanto più possibile la violenza
nelle situazioni di conflitto.
Nel corso del mese di giugno, quando si riunirà il Dipartimento Chiesa e
Società, diffonderà piani dettagliati di
studio, di ricerca e di comunicazione.
Coordinatore di questo nuovo programma è un giovane congregazionalista australiano di 31 anni, il pastore David
M. Gin, che dal 1968 lavora al Dipartimento Chiesa e Società, a Ginevra.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
USA : dove vanno
i soldi delle Chiese?
Albany, New York (soepi) - I cristiani americani s’impegneranno nell’attuale « ricerca
della fede » o affonderanno nuovamente nell'isolazionismo? Con questo interrogativo la
Conferenza USA per il Consiglio ecumenico
delle Chiese (CEC) ha concluso le sue recenti riunioni davanti ai rappresentanti di 27 comunità protestanti e ortodosse membri del
CEC.
Il past. Neehall, co-segretario della Commissione sulla Società, lo Sviluppo e la Pace
(SODEPAX) ha sostenuto che i milioni dì individui ai quali oggi si rifiuta la possibilità di
esprimersi e di partecipare alle decisioni importanti, possono aderire a qualsiasi ideologia,
purché prometta pane, lavoro e denaro ai poveri. II past. A. Brash, direttore della Divisione di Assistenza recìproca e dì Servizio delle
Chiese e di Aiuto ai rifugiati, ha accusato
numerosi governi di valersi di un « abile sistema di vantaggi economici » per incoraggiare le Chiese a dare denaro soltanto a quelle
cause che non rischiano dì sconvolgere lo
stati! quo della società.
Una nota ottimista è stata però data dal
past. A. Young, già associalo a Marlin Luther King, sulla capacità che la forza morale ha di trasformare qualsiasi potere politico
ed economico. I dirigenti cristiani — egli ha
detto — hanno largamente gettato nel mondo
il seme della rivoluzione, al punto che la loro
forza morale imperativa sta sconvolgendo le
strutture economiche e politiche della soeielà.
Dopo avere attestato che non esìste nulla al
mondo che sia pili rivoluzionario del fatto dì
affermarsi figli di Dìo. egli ha impegnato le
Chiese a esaminare i loro sostanziosi investimenti. per assicurarsi che non traggono profitto dallo sfruttamento di nitrì, negli USA,
in Sud-Afriea o altrove.
Il segretario generale del CEC, il past. E.
C. Blake. ha quindi detto ai suoi compatrioti
americani che la composizione del CEC va
gradualmente trasformandosi e che il centro
dal quale partono le direttive è scivolato via, a
a poco a poco, dalle Chiese d'Europa e d’A{contimia a pag. 3)
2
pag. ¿
N. 24 — 11 giugno 1971
Per te, chi è Gesù Cristo?
Un’inchiesta, condotta e pubblicata in Francia, manifesta una volta ancora la forte presa che la figura di Gesù di Nazareth ha su tanti uomini e l’impossibilità di coglierne
la vera natura al di fuori della fede vinta e nutrita dalla testimonianza biblica. Eppure
— ci ha detto — solo chi cerca, troverà e gli ultimi, « quelli di fuori », saranno primi.
« Per te, chi è Gesù Cristo? Uno sco
nosciuto? Un grand’uomo del passato?
Un rivoluzionario? Il figlio di Dio? Il
salvatore del mondo? Il fratello di ogni uomo? Una presenza nella tua vita? Colui senza del quale non ci sarebbe alcun senso? ». Ecco le questioni di
uno svelto volume appena pubblicato
da una casa editrice cattolica di Parigi.
Ma quante altre domande e definizioni
gli uomini potrebbero aggiungere, da
quelle più tradizionali, scontate e ovvie, a quelle più ardite, paradossali e
futuribili. Nelle quali, come sempre accade, ci può essere del vero e del falso. Perché non è la sensatezza delle parole che fa la loro verità, né la loro audacia che ne dimostra l’errore; per cui
accanto alle nostre varie opinioni ^u
Cristo, ce ne può essere una che viene
prima di tutte e spazza via le altre. E’
l’indifferenza al problema, oppure il
suo rifiuto; del tipo di: a me, sapere
cos’è Gesù non importa affatto. E’ un
non-senso religioso. Un’inconsistenza
storica. Quindi un falso problema, ossia inesistente. Un mito. Nei casi peggiori un feticcio di cui disfarsi al più
presto possibile. Si, non si può negare
che nel nostro interiore viva sempre
il senso del « numinoso », piedestallo
umano di una presunta propensione al
divino, realtà inaffondabile che non
riusciamo a cacciar via, che nel medesimo tempo ci terrifica e ci affascina
con il carattere di mistero proprio alla sfera del sacro. In certi particolari
frangenti, o sotto il dominio di situazioni angosciose, ci fa provare un brivido di paura, appunto un timor panico ancestrale . Ma dopotutto neppure
allora si pensa a Cristo. Si favoleggia
magari .sulla morte e sul « dopo » e
mentre un filo di ghiaccio corre lungo
la schiena, rompiamo l’incantesimo
con una scrollata e via. Non si pensa
comunque a Cristo. Chissà perché, non
è questo il primo pensiero che ci viene. Tempi duri per Gesù Cristo.
Se questa premessa è abbastanza
credibile, dire chi è Gesù Cristo per noi
è spesso un’esercitazione intellettuale.
Si può combattere con violenza questa
affermazione, sostenendo per esempio
che quando si parla di Cristo si fa invece, tutto al contrario, un’operazione
spirituale. E’ vero. Ma il tentativo di
meditare una realtà interiore, di renderla comprensibile nel trasmetterla,
diventa per necessità un’operazione
del cervello. E del resto, come dice un
odierno teologo fra i più noti, « coloro
che più parlano dello spirito di Dio,
sono quelli che meno si lasciano condurre da lui ». Un grosso rospo da ingoiare, il crollo di mille illusioni superbe e perniciose; ma quale opera di
pulizia e di autenticità nella nostra vita cristiana, se ci lasciassimo sorvegliare senza requie da questa verità
durissima.
Ecco alcune reazioni, epidermiche e
affrettate, che ho avvertito d’istinto
quando mi sono trovato tra le mani il
libro chiamato Per te, chi è Gesù Cristo?. Per sapere che cosa pensa la gente di Cristo, l’autore ha dovuto quindi
condurre una specie d’inchiesta, come
oggi se ne conducono tante. La domanda centrale, quella del titolo, è stata rivolta a « nomi famosi » e a nomi « da
marciapiede », cioè che famosi non sono - o non ancora. Il libro si compone
di quattro sezioni. Nella prima gli intervistati raccontano il loro incontro
col Cristo; nella seconda parlano degli
effetti di quest’ incontro nella loro vita; nella terza dieci persone « rendono
conto della loro fede ». L’ultima, di poche pagine, è un minuscolo prontuario dei brani neo-testamentari in cui
Gesù stesso e gli apostoli parlano di
lui. La mia piccola indagine esplora
solo le prime due. Le testimoniarize
sono piuttosto eterogenee, però subito
si nota che manca quasi del tutto l’uomo della strada; un agricoltore, una
madre di famiglia e un’operaia, in
mezzo a studenti e insegnanti, educatori e professionisti, religiosi e artisti,
giornalisti e scrittori, attori e cineasti,
cantanti e compositori, ministri e deputati, fisici e biologi, teologi e cristiani praticanti, professori e industriali,
il redattore-capo de « L’Humanité » e
un anonimo (per forza, come vedremo). I nomi? Riservano delle sorprese.
Magari non fa meraviglia trovare i
cardinali Léger e Suenens, con Yves
Cougar e Gieorges Casalis. La curiosità è invece solleticata dal vedere quelli
di Mar Chagall, Werner von Braun,
Maurice Chevalier; tuttavia ciò non
significa per nulla che i primi son patentati per dir la loro su Cristo e i secondi no. L’attore comico Louis de Funès è perentorio e sbrigativo;
Per me Gesù Cristo è stato il radioso compagno della mia infanzia e della
mia adolescenza, e resta, ora e sempre,
il radioso compagno della mia vita familiare e professionale. Ti ringrazio,
Padre mio, di avermi dato l'occasione
di manifestare il mio pensiero.
Il generale Jacques Massu è burocratico e fatale;
La vostra lettera del 17 novembre
m'ha trovato al ritorno da Strasburgo
che celebrava il XXV anniversario della .sua Liberazione... Gesù Cristo ha
creato un mondo di valori a cui un
certo ninnerò di noi ha sicuro accesso.
Modello unico, fin dall’infanzia Egli mi
ha .segnato con la sua impronta. Possa
io esserne sempre più degno!
Ma ci sono anche altre cose ben altrimenti rilevanti. Di Roger Garaudy
si riproduce L’uomo di Nazareth, l’intensa, bellissima pagina comparsa su
« Le Monde » e ripresa da « Christianisme Social » (poi in parte da « L’EcoLuce » e integralmente da « Diakonia):
Una persona di cui s'ignora il nome,
ha aperto una breccia nell’orizzonte
degli uomini... Io guardo la croce che
ne è il simbolo, e penso a tutti quelli
che hanno allargato la breccia.... La
sua vita e la sua morte sono anche nostre, di tutti coloro per i quali hanno
un senso_____ Si scopre la fedeltà di
Dio.
Sono un credente? Un discepolo di
Cristo? Non oso affermare tanto. E’
piuttosto il Cristo che crede in me...
scrive André Turcat. La sua sfacciata
improntitudine teologica sarebbe
inammissibile in un pilota collaudatore, senonché essa ci rinvia difilato a
II Timoteo 2: 13: « Se siamo infedeli.
Egli rimane fedele, perché non può
rinnegare se stesso ».
Ritrovare la smarrita « gioia della
salvezza» (Salmo 51: 12), conoscere la
«gioia nel cuore» (Salmo 4: 17) è la
esperienza di uno sconosciuto studente di lettere:
Credo che per un giovane come me.
Cristo sia prima di tutto — e nonostante tutto — sinonimo di gioia. E
colui che ci rende felici; non più felici
degli altri, ma più felici per gli altri...
Per me, oggi, compromettermi col Cristo è una necessità...
Sylviane Gervois, operaia con due
figli di cui uno minorato, scrive una
delle più belle confessioni di fede, piena di umanità e modestia:
A rischio di deludervi, vi dirò che,
per me. Cristo è sempre stato motivo
di paura e spesso di angoscia davanti
alla mia debolezza umana in relazione
al giudizio di Dio, che mi terrorizza.
Lo amavo, o dicevo d'amarlo, ma era
falso. Lo temevo, cercavo di scacciarlo dalla mente per dimenticarlo. M’impediva di essere me stessa, perché essere me stessa voleva dire essere debole, e dunque vulnerabile, e non mi
sentivo mai degna di credere in lui...
Allontanandomi da Dio, ho cominciato a respirare meglio, a distendermi e,
dopo un po’ ad accettarmi. Allora ho
preso a riflettere, di nuovo su me stessa, sul mondo, sulla debolezza dei miei
fratelli e della gente che amavo, e mi
sono ìnessa ad amarli di più, a considerarli. Non avevo mai saputo ascoltare. Il modo di essere delle persone,
conta più di quello che dicono. E, via
via, riconoscevo Dio. Più vedevo della
debolezza in qualcuno, più mi sentivo
spinta ad amarlo. È allora che ho capito: se io, povera creatura umana,
amavo la gente forse proprio a causa
U BIBBIA NEI MONBB
a cura di Edina Ribet
Il bollettino dell’Alleanza biblica
mondiale, causa lo sciopero delle poste, arriva anch’esso in ritardo e le
notizie che reca sono del mese di marzo. Stralciamo da esse una nota dominante in molti paesi del mondo, vale
a dire l’interesse sempre crescente della chiesa romana per la Bibbia.
Così, per esempio; nel VENEZUEL.à
una giovinetta cattolica, dopo aver
frequentato un corso organizzato dall’Alleanza biblica, ha persuaso la sua
famiglia, i suoi compagni di scuola, i
suoi professori a comperare Bibbie e
Nuovi Testamenti. In ARGENTINA un
vescovo cattolico romano ha mobilitato tutte le forze della sua diocesi, parrocchie, scuole e librerie, per diffondere le S. Scritture, da lui ordinate direttamente alla Società Biblica. In BOLIVIA una maestra cattolica ha acquistato parecchie copie del Nuovo Testamento per distribuirle come premio
della fine dell’anno scolastico ai suoi
allievi, dicendo: « La Parola di Dio è
il migliore premio che io possa offrire ». Nel CILE il cardinale Paul Silva,
arcivescovo di Santiago, ha dichiarato
in una lettera circolare ai suoi parroci,
che la diffusione del Nuovo Testamento occupa il primo posto nel pensiero
della gerarchia cattolica del Cile: « Ci
rallegriamo vivamente della pubblicazione (da parte della società biblica)
del Nuovo Testamento in spagnolo
corrente: « Dio parla all’uomo ».
La conferenza dei vescovi dell’AMERICA LATINA raccomanda ai suoi fedeli la nuova edizione del Nuovo Testamento, promossa dalla società biblica, in corso di stampa nel Cile:
100.000 copie di questa edizione si prevede saranno rapidamente esaurite.
Una scuola cattolico-romana della
ETIOPIA si è interessata alla vendita
della Bibbia effettuata da un bibliobus
della società biblica; gli studenti hanno acquistato parecchie copie del Libro e il direttore ha ordinato più di
200 eopie del Nuovo Testamento. Infine gli agenti di un Commissariato di
polizia della COLOMBIA hanno comperalo varie copie della Bibbia da un
giovane, al quale era stata rubata la
sua, c che gli agenti stessi avevano re
Le Valli Valdesi, cinquant’anni fa - II
Ai bei tempi nei quaii in chiesa
non si faceva politica...
LA « QUESTIONE » DEL REGIME UNA PAGINA NERA
delle loro debolezze, perché Dio avrebbe dato il suo Figliuolo al mondo, se
non era per noi, poveri peccatori? Da
allora non lo respingo più. Forse non
osservo troppo ì suoi comandamenti,
ma so che Egli mi ama, e non ho più
paura di Lui.
Non aver più paura di Dio: la liberazione. Infatti « nell’amore non c’è
paura; anzi, l’amore perfetto caccia
via la paura, perché la paura implica
apprensione di castigo, e chi ha paura
non è perfetto nell’amore » (I Giovanni 4: 7). A togliere ogni astrattezza a
questa parola biblica, giunge la sconvolgente confessione dell’anonimo
menzionato prima, al quale la comprensione fraterna può ben perdonare
qualche accento un po’ sentimentale:
Permettemi di conservare l’anonimato. Parlare del Cristo, nel mio stato, è una grande audacia. Ma a domanda diretta, risposta diretta. Vi dirò dunque chi è il Cristo per me. Il
mio stato, la mia condizione di uomo,
sono deplorevoli, sono un relitto umano a doppio titolo: omosessuale e schizofrenico. Curato a lungo negli ospedali psichiatrici, guardando gli uomini unicamente come oggetti di piacere, sono solo, molto solo, sebbene sia
circondato dalla tenera affezione di
mia madre, che non so ancora bene
apprezzare nonostante i miei 33 anni.
Prigioniero delle mie due catene, oso
guardare il Cristo come un liberatore,
un grande fratello, un amico sano, normale, che non arrossirebbe di essere e
di mostrarsi in mìa compagnia. Ho
spesso bisogno di Lui, del suo Amore.
Però ripiombo nel mio vizio, mi rialzo per qualche tempo, torno a cadere,
mi rialzo di nuovo e così via...
* * *
Certo Gesù è anche ben altro. Non
lo si può serrare nei limiti di qualche
dichiarazione, parlarne in modo finito.
Dice André Chouraqui, con il quale
chiudiamo la segnalazione di questo
libro:
Dire in venti righe chi è Gesù Cristo? Perché allora non riassumere la
Bibbia, in venti righe, per qualche
« Reader’s Digest »?... Un mistero, dicono i teologi cristiani. E i teologi ebrei
rispondono col silenzio. Perché venti
righe sono ancora troppe per parlare
d’un mistero. A meno che si parli senza sapere di che.
Tuttavia accettare questi atti di fede vuol dire anche levarlo da una lontananza del tutto inconoscibile e introdurlo nella nostra esistenza concreta.
Renzo Turinetto
Pour vous, qui est Jésus-Christ?, testi
raccolti e presentati da A. M. Carré Ed. du Cerf, pag. 190, L. 960, in vendita alla Libreria Claudiana.
cuperata: il commissario ed i suoi uomini avevano letto alcune pagine della
Bibbia rubata, nc erano rimasti vivamente interessati e desideravano conoscerla più a fondo.
Ecco invece una valutazione diversa,
1 ilevata in un bollettino dell’Evangelischer Pressediensl: «Da circa due anni l’interesse per la Bibbia è calato,
in campo cattolico » — ha dichiarato
Pex-dii<ettore dell’Opera Biblica cattolica, il professor O. Knoch, a Stoccarda. I teologi, soprattutto i più giovani, non soltanto sono calati di numero, ma hanno sviluppato altri interessi; problemi sociali e politici, problemi della strutturazione di questo mondo e del futuro. Secondo il Knoch la
giovane generazione non avrebbe più
alcuna vera comprensione per le testimonianze storiche; perciò non saprebbe più bene che farsi della Bibbia, come utilizzarla. In parte essa si
distoglierebbe da questo libro, anzi vi
si opporrebbe, perché ritiene che vi
appaia un Dio assai patriarcale che
puntella un ordinamento mondiale paternalista.
Probabilmente si tratta di due valutazioni che divergono in quanto considerano l’una i paesi essenzialmente
ancora pagani e ancora relativamente
poco toccati dalla secolarizzazione,
l’altra, invece, le nazioni sulle quali la
secolarizzazione ha inciso maggior
mente.
* * *
Nell’anno 1970 la Bibbia, o parte di
essa, è stata tradotta e stampata in
1431 lingue e dialetti, vale a dire 18 in
più dell’anno precedente.
Sempre nel 1970 la Bibbia completa
è stata stampata in 10 nuove lingue,
nelle ouali non era mai stata pubblicata, e il Nuovo Testamento in 12.
llllllllllllllllllllllllllllllllllimillllllllllllllllMIMIMIIIIIIIII
ir Una volta di più dobbiamo invitare alla paziente comprensione collaboratori e lettori: vari articoli, documenti, cronache devono essere rimandati. Le strutture tipografiche
sono di ferro...
red.
Ai buoni valdesi che nelle elezioni
politiche del 15 maggio hanno dato in
rnassa il loro voto al blocco nazional'
hberal-democratico, che comprendeva
hscisti e nazionalisti — fra gli elett'
VI è il fascistissimo Cesare nonché M~
ria Devecchi, futuro quadrumviro e
conte, pure futuro, di Val Cismon —
Cdi queste elezioni dovremo parlare
piuttosto a lungo per la comune edificazione del popolo-Chiesa), ai buoni
valdesi giunse come fulmine a ciel sereno la non lieta novella che i fascisti
\ion intendevano partecipare alla scinta inaugurale della nuova legislan
-a parlamentare, per non ascoltare !
.ettura del discorso leale.
stupore nelle file deH’Ordine.
Si invoca una parola chiarificatrice
del duce. E Mussolini parla il 26 maggio: « Alti clamori si levano dalle disorientate turbe bloccarde [i suoi alleati liberali e democratici delle elezioni!]. Ma di che si sorprendono alla file questi signori? La linea della miu
condotta politica è perfetta. Sfido
chiunque a trovare prima, durante e
dopo la guerra [in questo giornale:
« II popolo d'Italia »] qualche cosa che
anche da lontano rassomigli ad un atto di adesione alla dinastia. La parola
re non è mai stata scritta con la maiuscola su queste colonne... Italia! ecco
il nome nel quale tutti i fascisti si ritrovano. Nessuno può giurare che la
causa d’Italia sia necessariamente legata alla sorte della Monarchia, come
pretendono i nazionalisti, o alle istituzioni della repubblica come credono
i repubblicani... I fascisti ripudiano le
camicie di Nesso delle pregiudiziali..
Il veleno dell’argomento, lo spregiudicato cinismo opportunista è ribadito dal Gruppo parlamentare fascista
nella stessa circostanza; tendenzialmente repubbJicani i fascisti, MA con
riserva; non si parteciperà « alla seduta reale della nuova Camera », MA
fra un anno si porterà l’Italia di Vittorio Veneto a Sua Maestà!
È un tasto ovviamente sgradito per
L’Avvisatore Alpino, che tira un sospiro di sollievo quando può annunziare
ai suoi lettori che, in occasione della
ennesima crisi ministeriale (è caduto
Giolitti), Sua Maestà ha voluto ascoltare il parere di Mussolini che ha accettato l’invito.
Vi è indubbiamente una forte dose
di ingenuità nel giudizio che di questo
opportunismo spregiudicato del duce
dà il redattore dell’Ecùo des Vallées,
quando in occasione di una manovra
di sganciamento dai fedeli repubblicani della « prima ora », Mussolini minaccia di ritirarsi sotto la tenda (sta
preparando l’abbraccio con i monarchici nazionalisti!). Scrive il nostro redattore: « Monsieur Mussolini a été
un chef entraînant, bouillant, courageux jusqu’à la témérité, mais agissant toujours avec la plus parfaite
droiture» («II signor Mussolini è stato un capo trascinatore, bollente, coraggioso fino alla temerità, agendo però sempre con la dirittura più perfetta »).
CHIESA E POLITICA
Questo argomento, che non viene
trattato esplicitamente né daW’Avvisatore né dalla Lanterna Pinerolese, è
affrontato sul piano dei principi dalVEcho. E notiamo una curiosa contraddizione: ì’Echo tratta la quistione di principio, ma non riferisce sulle
sue ripercussioni; gli altri due settimanali non discutono sulla quistione
di principio, ma riferiscono sui casi
particolari.
II problema si pone in occasione delle elezioni politiche del maggio e nel
susseguente dibattito sinodale.
Nella circoscrizione di Torino si trovano di fronte il Blocco Nazionale, il
P.P., i Socialisti, i Comunisti.
Nel Blocco Nazionale troviamo liberali, democratici, fascisti, nazionalisti, ex-combattenti, indipendenti. Vi
troviamo Mario Falchi, direttore di
La Luce. Nel campo socialista Matteo
Gay. I nostri due settimanali locali
non hanno dubbi: il problema non si
pone, o se si pone è già risolto: il
« buon valdese » vota liberale. Tutti
concordi: L’Avvisatore, La Lanterna c
L’Echo.
Il 22, il 29 aprile ed ancora il 1“ maggio j. c. dalle colonne del settimanale
valdese esorta a votare, ed a votare
bene: cioè il Blocco nazionale.
Tutti concordi: il buon valdese è
liberale per nascita e per vocazione;
vota liberale e democratico perché ciò
significa votare per la libertà minacciata da socialisti c comunisti; perché
ciò significa votare per Giolitti e per
Facta.
Dio nell’alto dei cieli, Facta nel Pincrolcse. Dio fa splendere il suo sole
e cadere la pioggia sui buoni e sui cattivi; S. E. i’on. Facta fa cadere una
pioggia di croci sui buoni. È una lettura edificante quella dell’AvvtsatorePellice in questo periodo. Quanti banchetti in onore del cav. X, del cav. uff.
Y, con la telegrafica benedizione di
S. E. il deputalo di Pinerolo. E non
dimentichiamo la croce di commendatore per il Moderatore della Chiesa,
Valdese.
Ma in tanta gloria, una nota stonata. L’Echo pudicamente non vi accenna; non vuol fare politica?!
È accaduto questo. Il candidato democratico Edoardo Giretti, che aveva
un forte seguito nelle Valli Valdesi, è
escluso dalla lista del Blocco, in seguito ad un intervento diretto del Gran
Padre della Libertà: Giovanni Giolitti.
All’ultim’ora viene sostituito dal suo
amico Mario Falchi, per tacitare i Vaidesi girettiani.
Ed ecco l’indecorosa gazzarra elettorale valdese. I conservatori non accettano la candidatura Falchi. Non potendo annullarla, la sabotano con una
campagna diffamatrice che dobbiamo
ricordare, perché, com’è ben noto, la
Chiesa Valdese non ha mai fatto « della politica ».
A Mario Falchi viene rimproverato
di aver dichiarato, in un comizio, nel
lontano 1913 di vergognarsi di esser
valdese.
Mario Falchi precisa; « Me ne vei'gogno come valdese ».
Ci sia concesso di precisare il fatto
che può interessare il mito popolochiesa (chi fa politica?) ed il mito razzista (il valdese delle Valli).
Nel 1913 il deputato valdese Soulier
annunziava la sua decisione di non ripresentare la sua candidatura. I conservatori, o liberali che dir si voglia,
ripiegarono allora sulla candidatura
di un cattolico, l’ing. Bosio, sindaco di
Pinerolo, fedelissimo di Facta, che prometteva di continuare la tradizione
del buon Soulier: scarsa vena oratoria, ma vivo interesse personale per
gli affari e le pratiche dei suoi elettori. I democratici progressisti presentavano il laicista Edoardo Giretti.
La Tavola (allora ancora molto venerabile) ritenne opportuno di prender posizione in favore dell’ing. Bosio,
con una circolare ai Signori Pastori.
Né a questo si limitò, ma ricorse a
pressioni per mezzo di interventi di
competenti Autorità (in via ufficiosa,
naturalmente, nerché, com’è ben noto
la Chiesa non fa politica). Non tutti i
pastori e professori chinarono il capo;
uno, Mario Falchi, denunziò la manovra e ne nacque uno scandalo che turbò la vita di alcune parrocchie lasciando strascichi amari, e rancori che dovevano durare a lungo, ad ogni modo
fino al 1921, quando in un foglio più
o meno anonimo, un articolista liberale allora ben noto concludeva la sua
campagna anti-Falchi osservando die
quale si fosse la versione autentica:
« Mi vergogno di esser valdese » o
« Me ne vergogno come valdese », una
cosa era certa: Falchi non era valdese, ma genovese!
SEMPRE PIU’ NERO!
Più nera la pagina elettorale nei confronti di Matteo Gay, il candidato socialista, contro il quale i settimanali
della borghesia valdese e valligiana
conducono una campagna spietata, intessuta di motivi personali, di diffamazione e di pettegolezzi che ci lascierebbero stupiti, se non fosse noto come il puritanesimo di certe colonnedelia società (e quindi, nel 1921, della
Chiesa), i*ia da identificarsi con la forma religiosa dell’ipocrisia. E poiché
non ci occupiamo qui dello spaccio
della bestia farisaica trionfante, ma
di cronaca valdese, lasciamo il caso
particolare, per ricordare la vicenda
più interessante e significativa (perché
ci permette di capire l’atteggiamento
nei confronti del fascismo): l’antisocialismo esasperato (oggi si direbbe
viscerale) della stampa valdese e valligiana, e della maggior parte dei suoi
lettori, come si ricava dall’esito delle
elezioni, in cui il progressista Falchi e
il socialista Gay non sono eletti.
L. A. Vaimal
iiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiin'm
Libri-segnalazioni
Valdo Vinay, La riforma protestante. Paideia,
Brescia 1970. p. 480, L. 3.500.
Troppo spesso nel nostro paese abbiamo visto circolare — sotto gli auspici di certa })ubblicistica cattolica — delle mostruose deformazioni del pensiero luterano e calvinista. Non
solo, ma lo stesso movimento di riforma in
Italia, che queste pagine mostrano allento e
produttivo, è sempre stato lascialo in ombra
oppure squalificato. Questo volume rappresenta per il lettore italiano una buona occasione
per accedere ad una chiara esposizione di ciò
che va sotto il nome di Riforma protestante.
Ci si accorgerà subito come essa abbia assunto
nel XVI secoli), una dimensione euro])ca. e che
alcune fra le figure più attive e illuminale sono stati due esuli italiani : B. Ochino e P. M.
Vermigli. 11 volume non presenta quindi solamente le tre grandi figure tradizionali che
hanno cosliluilo la l)ase teologica della Riforma (laitero. Zwingli e Calvino) e la reazione
alla loro dottrina, ma fautore dedica un capitolo alla Riforma in Italia di e.stremo interesse |»er il })uhblico italiano.
IIklmI't Goit.witzeh. La critica marxista della religione e la fede cristiana, p. 180.
L. 2.000.
La critica della religione secondo Vlarx. Engels. Feuerbach; fescatologia intramondana in
Marx; messianismo c ateismo: la demolizione
della « religione della rivoluzione »: incontro
cristiano con fateismo.
(da ‘'Clandiana/lihri**)
3
11 giugno 1971 — N. 24
pag. 3
LA CHIESA E LA SUA MISSIONE NEL MONDO
della
Il Sinodo nazionale
Chiesa riformata francese
Si è svolto a Pau, nei Bassi Pirenei, dal 7 al 9 maggio scorsi, il 64" sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia.
Nel corso dei lavori, sono stati accettati un progetto di riforma degli
studi teologici, come pure un altro
mirante alla creazione di una « comunità evangelica di azione apostolica »
multinazionale e multirazziale che dovrebbe succedere alla Società delle
missioni evangeliche di Parigi.
Il sinodo ha inoltre approvato, alla
quasi unanimità, l'intenzione degli
« uffici » delle quattro grandi Chiese
riformale e luterane francesi di trasformarsi in un Consiglio permanente.
La somma di tremila franchi francesi raccolta in occasione di un culto
è stata devoluta al Fondo speciale del
programma del Consiglio ecumenico
delle Chiese contro il razzismo.
Leggiamo ora sul n. 1365 di « Réforme » un servizio sul sinodo, con estratti di alcune relazioni, sulla missione,
sulle nuove iniziative, sui ministeri,
sulla ricerca teologica, ecc.
Secondo un commento di André Dumas (sempre su «Réforme»), anzitutto vi è da segnalare la riduzione del
numero dei delegati, a seguito della
creazione delle grandi reg'oni. È questa una condizione favorevole al lavoro — osserva il teologo — ma con una
riserva: potrebbe avvenire che le varie questioni siano state così tanto
studiate e sviscerate dalle commissioni competenti, sì da indurre i delegati sinodali ad una certa « timidezza »;
pericolo tanto più grande in assemblee dove gli « avversari » sono più o
meno cugini.
Teologicamente — prosegue Dumas
— si è optato per una Chiesa pluralista che cerca meno la formulazione di
un credo ortodosso e la caccia all’eretico ed è più aperta all’ascolto della
polifonia delle testimonianze della
Scrittura e delle voci della terra. Così,
ognuno di noi giunge con ciò che per
lui è il centro, il nòcciolo delTEvangelo. Di qui la domanda: Il pluralismo
può essere esso stesso una scelta o solo una pigrizia davanti al travaglio
dell’unificazione del corpo di Cristo c
del popolo di Dio, o anche una paura
di non arrivare a intendersi veramente a fondo nelle varie questioni? Interrogativo valido tanto i er l’autorità
dogmatica della Bibbia, quanto per il
significato della Chiesa nella sua relazione col mondo e per il posto della
teologia nei confronti delle scienze
umane.
Dumas si pone anche un’altra domanda, di ordine pratico: il protestantesimo francese può continuare a far
vivere tre facoltà di teologia — Montpellier, Parigi e Strasburgo — o non
dovrebbe concentrare maggiormente i
suoi mezzi limitati? Analoga domanda
egli pone in merito alla stampa: quali
organi si dovrebbero avere tenendo
conto dei propri mezzi e del proprio
pubblico?
Ecco ora alcune delle decisioni votate:
SOCIETÀ’ DELLE MISSIONI
EVANGELICHE (estratti)
Il sinodo, dopo aver preso conoscenza del progetto di riforma delle strutture della Società delle missioni evangeliche di Parigi e del parere dei sinodi regionali sulla questione, approva il
principio della diretta assunzione da
parte della Chiesa delle proprie responsabilità missionarie, di conseguenza
— decide di partecipare alla costituzione di un Dipartimento evangelico
francese di azione apostolica (DEFAP);
— invita le Chiese, i movimenti e le
organizzazioni francesi di azione apostolica a sostenere e ad associarsi al
nuovo organismo;
— chiede a Dio che questa riforma
costituisca per l’assieme del protestantesimo francese l’occasione di una
maggior consacrazione ai propri compiti missionari...
— ap'prova di conseguenza il principio della creazione di una comunità
evangelica di azione apostolica (CEVAA)...
— ravvisa che non vi è fondamento
teologico e sociologico alla distinzione fra evangelizzazione e missione... e
ricorda che l’azione apostolica non ha
come scopo fondamentale l’edificaz'Onc della chiesa fine a se stessa, ma mira al rinnovamento dell’uomo e del
lllllllllilllllllllllllllllllllllllllllllllimillllllllllllllllllllllll E
La droga |
e l’inviato del cardinale |
Marsiglia (Ripa) - Il p. W. J. Tooliy. invia- E
to ijcr.sonale del card. Terence Cooke. arcive- =
.scovo di New York, è giunlo a Marsiglia <c per =
parlare del prnhlema delia droga in una zona =
nella quale il traffico degli stupefacenti è =
particolarmente rilevante ». E
11 p. Toohy, diplomalo ad Harvard, vicario =
di una parrocchia del quartiere di Manhattan =
dove il tasso di tossicomania è particolarmen- =
I ; alto, vorrebbe sensibilizzare l'opinione pub- =
blica marsigliese alla dannosità della droga. =
poiché <c il flagello non colpisce più soltanto =
l'America, ma ha ormai una dimensione mon- =
diale ». Durante il suo soggiorno il p. Toohy =
incontrerà numerosi sociologbi, educatori
assistenti sociali.
mondo, delle sue strutture economiche, sociali e politiche, in vista del regno di Dio.
STUDI DI TEOLOGIA
Il sinodo nazionale
— prende in considerazione il progetto di riforma degli studi teologici
presentato dal Consiglio nazionale;
— chiede al Consiglio nazionale di
procedere alle necessarie consultazioni e di proseguire le trattative colla
Chiesa luterana in vista di poter stabilire sulla base di questo progetto un
regime universitario accettabile a
tutti;
— decide la trasmissione del progetto ai sinodi regionali del 1971, in
vista della successiva adozione in occasione del sinodo nazionale del 1972.
IL CONSIGLIO NAZIONALE ELETTO
Presidente-, past. J. Maury.
Vice presidenti: past. P. Keller,
R. Marignan.
Pastori: D. Atger, A. Combes, G. Delteil, L. Levrier, A. Lelièvre, R. Revet,
J. Stewart, J. Valette.
Laici: F. Blum, P. Clavel, J. Contandriopoulos, R. Dupont, J. Hardy, C.
Hirtz, J. Devaux-Charbonnel, R. Rus
«II generale peggio
pagato del mondo»
Parigi (hip) - Nel luglio 1969 apparve, in
molti quotidiani, un trafiletto che annunciava
l'elezione del nono generale delPEsereito della Salvezza: Erik Vickberg, uno svedese. Certi periodici gli dedicarono articoli pieni di
simpatia, provenienti da tendenze assai diverse. Un rotocalco cattolico intitolò uno scritto
cordiale : « Il generale peggio pagato del mondo ».
Ed ecco che il generale « mal pagato » — il
che del resto è esatto — sta compiendo un giro
in Provenza. I membri delPEsereito della Salvezza accolgono, nei vari centri, il loro capo
mondiale. Infatti la "giurisdizione” di Erik
Vickberg comprende il mondo intero, o più
precisamente tutti i paesi .— e sono 74 -—
nei quali l’Esercito della Salvezza è all'opera.
Ma chi è questo generale, il nono dalla
fondazione dell'Esercito della Salvezza, nel
1865, e il primo che non sia anglosassone?
Erik Vickberg è nato da genitori svedesi. 11
padre era responsabile dell’Esercito della Salvezza in Svizzera (juando il giovane, volendo
perfezionare la propria conoscenza del francese, prese a frequentare la Chiesa francese di
Berna. Ascoltando predicare il pastore di quella comunità prese coscienza assoluta della propria vocazione. Rivesti assai presto l’uniforme e presentò la propria candidatura alle funzioni di ufficiale; entrò nella Scuola di formazione, a Londra, e nel 1926 il tenente Vickberg
iniziò la sua carriera che lo condusse attraverso svariate funzioni e vari paesi. Nel luglio
1969 l’Alto Consiglio (assemblea composta dai
principali leaders salutisti) lo elesse generale,
fatto senza prece ¡¡enti, al primo scrutinio.
La conoscenza della Bibbia fra gli Avventisti
La più grande scuola del mondo:
la scuola del sabato
sier, P. Walter.
iiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiimiimiiiiiiiiiiiiiiidiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiim
Nuovi piani di lavoro
della gioventù cristiana mediorientale
Il Cairo (soepi) — Il rinnovamento
dell’educazione e della formazione cristiana in una prospettiva ecumenica,
il contributo dei giovani e delle Chiese allo sviluppo, le responsabilità del
cristiano nei campi sociale e po’itico:
questi i temi discussi al Cairo, nello
scorso aprile, in occasione della riunione annuale del Comitato consultivo del Segretariato ecumenico per la
gioventù e per gli studenti del Medio
Oriente.
I partecipanti hanno elaborato un
progetto di colloquio teologico che costituisca l’occasione — per i cristiani
del Medio Oriente — di fare una rivalutazione del loro rapporto storico e
teologico con l’Islam, come pure dePa
natura del loro rapporto con il popolo dell’Antico Testamento.
Sono anche stati previsti degli scambi di studenti e di conferenzieri fra il
Medio Oriente e il Magreb, che permetteranno in modo particolare una
miglior conoscenza del rinnovamento
dell’Islam e dell’esperienza socialista
in Algeria.
Fondato nel 1962 dalla Federaz. Universale delle Associazioni Cristiane degli Studenti (FUACE) e dal Dipartimento della gioventù del CEC, il segretariato ecumenico per la gioventù e
per gli studenti del Medio Oriente, che
ha la sua sede a Beirut, in Libano, tenta di coordinare i diversi movimenti,
o gruppi di giovani cristiani delle
Chiese orientali-ortodosse, ortodosse.
cattoliche ed c -angeliche fronteggiano i loro impi.’giii nei riguardi dei problemi relativi a quella regione.
Erano presenti alla riunione un rappresentante dei Dipartimento della
gioventù del CEC, nonché il segretario generale nella FUACE.
Creata nel 1852 da James White, questa scuola era destinata ai bambini,
come la nostra scuola domenicale. Ma
ben presto gli Avventisti compresero
che uno studio sistematico della Bibbia sarebbe stato utile, anzi necessario
anche ai grandi.
Oggi si calcola che in tutto il mondo, tra grandi e piccoli, vi siano 2 milioni e 300.000 allievi della scuola del
sabato.
Le lezioni sono preparate da specialisti e tradotte in centinaia di lingue,
e vengono distribuite ogni tre mesi
sotto forma di un libretto con un piano di studio settimanale. Naturalmente
le lezioni non sono comuni a tutti: vi
sono quelle per i bambini, per gli adolescenti, per gli adulti, e contengono,
oltre le spiegazioni anche delle indicazioni per chi vuole approfondire gli argomenti.
Ogni allievo studia ogni giorno una
lezione proposta; il sabato si riuniscono tutti in un’atmosfera di fraternità.
Dopo un cantico e una preghiera, un
responsabile introduce la lezione; poi
si formano i gruppi, ognuno con un
monitore, e si parla, si discute dei problemi cheja lezione suscita in ognuno,
si fanno domande e ricerche.
Grazie a questo studio costante delta Bibbia, gli Avventisti sono noti per
la grande conoscenza che hanno di
essi.
I partecipanti alla scuola fanno ogni
volta un’offerta che viene devoluta a
sostenere la missione.
Nei paesi di missione si possono incontrare uomini e donne, a volte vecchi e illetterati, ma capaci di recitare
un gran numero di versetti biblici imparati alla scuola del sabato.
Dovunque c’è un nucleo di Avventisti c’è la scuola del sabato: nelle città
dei paesi più civili come nei più sperduti villaggi delTAfrica, negli ospedali.
iiiiiiimiimmiiiiimimiMiiiiiiiiiimimr.iiiimmimiiimiiiiimimmiiiiii"miiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMMiiiimiimiiiimii
La settima Assemblea del Consiglio
indonesiano delle Chiese
Pemantang-Siuntar, Sumatra (spr) ■
Oltre 10.000 persone hanno partecipato alla cerimonia inaugurale della settima Assemblea ael Consiglio indonesiano delle Chiese (CIC). Questa manifestazione, simile a un Kirchentag,
si è svolta nello stadio di PemantangSiantar, nell’isola di Sumatra, il 18
aprile scorso. Il pastore E. C. Blake,
segretario generale del CEC, e il pastore Soritua Nabadan, segretario generale del CIC, hanno pronunciato
due discorsi.
Il pastore Blake ha chiesto con insistenza alle Chiese indonesiane di cercare nuove relazioni con i cattolici romani e di farne « uno dei punti principali del loro programma ». Ha pure
messo le Chiese in guardia contro il
rischio di lasciare che la divisione si
installi in seno alla chiesa, divisione
provocata dalla povertà e dalla ric
iiiimiimiimimmiiiiiiiiiiiiuiiiiimiiiiiimiMMiimmiiimniiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiimiimiiiimmiiiiiiiii
Buone notizie...
cattive notizie...
E interessante perché è difficile, ecco ciò che occorre ripetere senza stancarsi. E forse anche: è difficile perché è reale.
Tutto è diffìcile: la vita, il lavoro. Risolvere problemi, scegliere, affrontare le incognite;
non lasciarsi respingere dall’indifferenza o dall’ostilità, né abbattere dalla sfortuna; resistere
allo scetticismo o all’amarezza.
La gioia di vi\ere, la felicità
consiste nel riuscire date cose,
superare qualche ostacolo, segnare dei punti all’attivo. E,
quando si è fallito, ricominciare. Con coraggio. Aggrappali alla speranza.
È in gioco la missione, o la
nostra vita quotidiana? Ouest’ultima, è chiaro. Ma perché, a proposito della missione lontana
della Chiesa, rinunciare a questa tonica sobrietà e rifugiarsi
in un sogno? Bisogna forse, per
darsi coraggio, immaginare che
i missionari non sono alle prese con gli stessi problemi dei nostri pastori; che le giovani chiese sono miracolosamente protette dai pericoli e dalle tentazioni cui sono soggette le nostre
comunità? Perché temere le cattive notizie, attristarsi per lettere e relazioni sfiduciate? Perché
voler sempre buone notizie, resoconti « incoraggianti »?
La buona notizia, l’Evangelo è
che, malgrado tutto, grazie a
tutto, la Chiesa si costruisce, il
progetto di Dio si realizza, il Regno di Dio è in immediata prossimità, se sappiamo vedere. Vengano da lontano o sconvolgano
direttamente la nostra esistenza,
le cattive notizie'possono essere
buone a condizione che andiamo
oltre le apparenze.
Non c’è nulla che debba sorprenderci o desolarci nel fatto
che attualmente nella Nuova Caledonia si manifestino delle tensioni fra i giovani e alcuni missionari, da una parte, e le autorità della Chiesa dall’altra; o
che nel Gabon la Chiesa sia divisa e sull’orlo dello scisma. Ci
sono missionari scoraggiati o
esasperati. Altri sono felici del
loro lavoro. La storia delle nostre Chiese d’Europa ci presenta
un gran numero di situazioni
consimili. Non giudichiamo, dunque, non generalizziamo.
Pregare, pensare a tutto ciò
davanti a Dio. Rallegrarsi o
piangere con i nostri fratelli. E,
sempre, sperare. Non un avvenire infinitamente lontano. Ma
scoprire la realtà dietro le apparenze, il significato profondo: in
qual senso va l’avventura umana, e la nostra avventura personale.
DIO era in Cristo...
{dal « Journal des Missions
Evangéliques »}
chezza, affinché « l’Evangelo non sia
coperto e mascherato dalle grandi costruzioni e dai grossi bilanci».
Chiedendo alle Chiese di sostenere
il programma di lotta contro il razzismo — bianco, s’intende — intrapreso dal CEC, il pastore Blake ha ricordato ai delegati che il razzismo bruno
o giallo è altrettanto inaccettabile e,
in fondo, un fattore di divisione nella
chiesa, così come Io è il razzismo
bianco. « Vi incoraggio, nelle vostre
isole, a esaminare voi stessi e a ricercare una soluzione ai vostri problemi
razziali ».
Il cardinale cattolico romano Justinius Darmojujono e il ministro degli
affari religiosi, K. M. Dahlan figuravano fra gli invitati ufficiali a questa cerimonia inaugurale.
Quaranta Chiese erano rappresentate a questa Assemblea, la quale è durata dieci giorni. In programma l’esame di un progetto di completa ristrutturazione del CIC e un dibattito sull’impegno delle Chiese nei programmi
di sviluppo della nazione indonesiana.
In una delle relazioni principali presentate aH’assemblea, il pastore P.D.
Lathuihamallo, uno dei vicepresidenti
del CIC, ha messo in evidenza i tre
problemi fondamentali della società
indonesiana: il pauperismo, la disoccupazione e l’esigenza di una giusta
ripartizione del reddito nazionale. Egli
ha chiesto alle Chiese di esaminare
questi problemi in modo nuovo e di
coilaborare con altri settori della popolazione — soprattutto con i musulmani — nella ricerca della libertà, della giustizia e della pace. Affrontando
le forze del male all’opera nella società moderna, egli ha dichiarato, la chiesa « deve adempiere a una funzione
d’esorcisma ».
La nuova struttura proposta all’Assemblea assimilerebbe quella del CIC
alla struttura del CEC. In queste proposte si è pure insistito su una collaborazione più stretta e più efficace fra
10 Chiese e i consigli regionali e comunitari.
Nel corso della prima sessione amministrativa sono stati nominati cinque presidenti, fra i qual la signora
Esther Suharto-Andries: la prima donna che ha presieduto un’Assemblea del
CIC.
iiiiMiiiiiiiiiiiiimiimmiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii
Dove vanno i soldi delle Chiese?
(segue da pag. 1)
merica del Nord verso i rappresentanti di
lutti i continenti. Ha pure latto notare che il
contributo delle Chie.se americane al bilancio
generale del CEC è diminuito ; cosa comprensibile, sapendo a quale compressione di bilanci
devono far fronte le Chiese americane. Tuttavia. ha aggiunto, potrebbe anche trattarsi
dell’indicazione di un « graduale ritiro dalla
comunità cristiana mondiale, paragonabile al
ritiro culturale e governativo degli Stati Uniti dalla comunità civile mondiale ». Ciò sarebbe altrettanto disastroso per il movimento
ecumenico quanto per il mondo, ha concluso
11 .segretario generale.
dJ
nei lebbrosari, in ogni missione in terra lontana.
E sabato mattina: siamo sulle rive
del fiume gigante, il Rio delle Amazzoni, in Brasile. Il sole comincia appena
a spuntare all’orizzonte; delle canoe
cariche di passeggeri si avvicinano alla riva: sono piene di gente vestita a
vivaci colori, dei migliori abiti festivi,
una Bibbia sotto il braccio, un’aria di
festa in viso. Sono gli Avventisti che
si recano alla loro cappella per assistere al culto, e prima alla scuola del sabato.
Dalla sera prima hanno lasciato ogni
attività: il settimo giorno è per loro
un giorno sacro, è il giorno del riposo
in obbedienza al quarto comandamento ,e lo consacrano interamente a Dio
con il culto e lo studio della Bibbia,
che sono in quel giorno gli avvenimenti più importanti. Ci devono essere
delle ragioni molto gravi per non essere presenti.
(da Vos amis les Adventisies di A.
Matton).
Una precisazione
Nell’arlìcolo dedicato agli Avventisti del
Settimo Giorno, pubblicato alcune settimane
fa nella pagina del Notiziario Evangelico Italiano, è stato scritto che gli Avventisti sono,
nel mondo, 700.000; tale cifra era stata desunta da una fonte risalente al 1950. Secondo
ulteriori informazioni, essi risultano essere
oggi due milioni e mezzo. I. A.
Illllilltlilllllllllillllllllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllll
La Chiesa pakistana
non autorizza matrimoni
misti con i musulmani
Labore (spr) — La Chiesa del Pakistan, costituita lo scorso novembre,
ha tenuto in questa città il suo primo
Sinodo, dal 19 al 21 aprile u. s.; all’ordine del giorno problemi di struttura
e d’organizzazione e la nomina dei corpi costituiti della Chiesa.
Fra le decisioni che sono state prese, è stato votato un regolamento che
vieta nella nuova Chiesa la celebrazione religiosa di matrimoni fra musulmani e cristiani.
Varie commissioni di studio sono
state create per precisare i programmi e le responsabilità future della
Chiesa. Si è prestata attenzione particolare alla necessità di una cultura
teologica nella Chiesa; è stata chiesta
un’inchiesta sulla possibilità di collegare la formazione abituale dei pastori con la costituzione di un istituto di
formazione per laici. Il sinodo ha pure deciso di elevare le norme accademiche per i pastori e di chiedere ai
futuri candidati in teologia di sostenere un esame propedeutico prima di
iniziare i loro studi teologici.
Il vescovo Inyhat Masih è stato nominato moderatore della Chiesa del
Pakistan, mentre ne è segretario generale il prof. Anwar Barkat, decano del
Collegio cristiano di Foreman, a Labore, ex condirettore dell’Istituto ecumenico di Bossey.
La Chiesa del Pakistan, che conta
200.000 membri, è la maggiore denominazione cristiana di questa nazione.
imiimiiiMi'.mimiiimiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Per una ccteologia nera»
Johannesburg (kipa) — Un seminario di tre giorni si è concluso a Johannesburg (Sudafrica), dove ha riunito
cristiani bianchi e neri, cattolici e protestanti intorno al tema: « Per una
teologia nera ».
Se il seminario ha optato per la
espressione « teologia nera » e non per
quella « potere nero », la ragione va
cercata nel fatto che quest’ultima nozione evoca la violenza e il terrore e
che, d’altra parte, i Neri dell’Africa
del Sud non dispongono di una « base » valida per l’instaurazione di un
potere nero.
« Occorre notare che circa il 70%
della gente di colore dell’Africa del
Sud sono cristiani », ha affermato
B. Moorc. « Essi hanno bisogno di una
teologia nera, una teologia degli oppressi, che li libererà da quella degli
oppressori. La sola interpretazione del
cristianesimo è attualmente quella
presentata dall’uomo bianco. I Neri
sudafricani devono ridefinire la loro
fedeltà a Cristo conformemente alla
loro visione ».
I partecipanti al seminario — organizzato dal movimento cristiano della
università, una delle rare organizzazioni plurirazziali ■— hanno deciso che il
prossimo seminario sarà diretto da
un Africano e che vi si fisserà un
vero « Who’s-who » (repertorio) dei teologi e degli ecclesiastici non bianchi.
iiiiiiiiiimiiimiiMiMiimiiiMiiiiMiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Alla redazione di questa pagina
hanno collaborato Inda Ade, Claudia e Roberto Peyrot.
4
pag. 4
N. 24 — 11 giugno 1971
Notiziario Evangelico Italiano
Giovani evangeiici, federati e non, Due nuovi periodici evangelici
di fronte aiie Sacre Scritture «Cristianesimo oggi»
Sabato 29 Maggio si è tenuta a Roma, presso la Società Biblica Britannica e Forestiera, una consultazione giovanile internazionale per la diffusione
della Scrittura in Italia. La riunione si
è aperta con una proiezione di diapositive piuttosto significative, che poneva interrogativi assai toccanti, quali:
« Che senso ha per noi la Bibbia, come e perché dobbiamo collocare alla
sua divulgazione ».
Ha fatto seguito un chiaro discorso
del pastore Renzo Bertalot, il quale,
nella sua funzione di direttore per la
Italia della Società, ha illustrato gli
aspetti positivi e negativi che ne caratterizzano il lavoro. Tra questi ultimi è
bene ricordare che solamente il 5%
delle Scritture che escono dalla Società
Britannica è globalmente richiesto
dalle tre chiese federate (battista, metodista e valdese), prevalentemente
per uso liturgico e per la Libreria
Claudiana, mentre il restante 95% viene acquistato dai rimanenti gruppi
evangelici, per lo più per uso personale dei membri di chiesa.
Lo scambio di idee che è seguito ha
messo in luce due diversi orientamenti riguardo alla testimonianza cristiana: quello dei giovani federati e quello dei non federati. I primi hanno
mostrato di interessarsi assai poco alla lettura ed alla diffusione della parola di Dio, dichiarando più o meno apertamente che un certo tipo di
lotta politica, e solo quella è, per il
cristiano d’oggi, il più valido tipo di testimonianza. Le loro affermazioni sono state anche in contrasto con la Bibbia stessa, e non è stato difficile da
parte dei fratelli non federati smentirle mediante la ripetuta citazione di
versetti biblici. Purtroppo si è avuta la
netta impressione che questi giovani
federati abbiano una scarsa conoscenza delle Scritture, sebbene siano provvisti di una dialettica notevole. Vole.sse comunque Iddio che Cristo fosse
nei loro cuori almeno quanto Marx!
Di tutt’altra idea, come già detto,
erano i rimanenti evangelici (accorsi
alla riunione in buon numero e con pari entusiasmo), i quali hanno sottolineato come l'annunzio delTEvangelo
sia una grande gioia e per chi lo/Comunica e per chi lo riceve. La sua superiorità ad ogni dottrina umana lo rende non solo il mezzo più rivoluzionario e valido per qualsiasi tipo di riforma sociale, ma anche, non dimentichiamolo, il solo mezzo cristiano.
Nessun evangelico extrafederato ha
voluto dunque escludere un impegno
politico nella nostra società purché collocato in una posizione di fedeltà ed
ubbidienza agli insegnamenti di Gesù:
le Scritture oltre ad essere il punto di
partenza devono anche essere quello
di riferimento a cui richiamarsi continuamente ed unicamente in ogni nostra azione, in ogni nostro pensiero.
Ciò che fa di noi dei cristiani è appunto il misurare ogni cosa con quel metro che è il Vangelo, piuttosto che con
questa o quella dottrina umana più o
meno « à la page ».
Durante il dibattito il Pastore Bertalot ha voluto svolgere le mansioni di
moderatore dinnanzi ad una tribuna
assai vivace, ma sempre contenuta nei
binari di un sereno e rispettoso scambio di idee.
Si può quindi dire che la consultazione di Roma ha messo in luce, assai
bene, il duplice e sconcertante aspetto del protestantesimo italiano contemporaneo, di cui i giovani sono già
oggi validi portavoce: da un lato la
crisi delle tre chiese tradizionali che
cercano le ragioni del loro essere al di
fuori delle Scritture, dall’altro un entusiasmo ed una fede assai viva da
parte degli altri movimenti evangelici che si affidano esclusivamente alle
verità bibliche.
Non sbagliava Martin Lutero quando affermava che « tutta la vita e tutta
la sostanza della Chiesa sono nella Parola di Dio »; la crisi delle nostre chiese è iniziata il giorno in cui abbiamo
messo da parte la Bibbia e ci siamo
illusi di edificare la nostra fede su altre cose, siano esse dotte disquisizioni teologiche o profondi ragionamenti
filosofici. Le prospettive future non
potranno essere certo migliori finché
non ammetteremo che è la Parola di
Dio a creare la Chiesa, tralasciando
quindi tutto ciò che va al di là di essa,
e non ci nutriremo esclusivamente di
questo cibo spirituale che è il solo che
vivifica.
Oggi come oggi abbiamo perso di vista il solo pùnto in cui possiamo incontrare Dio, e cioè la Bibbia, incamminandoci per una strada che giorno
dopo giorno ci allontana sempre più
dal luogo di partenza: ci siamo in altre parole creati degli idoli ed abbiamo lasciato che i Vangeli - per lo più
ricordo di confermazione o dono di parenti - rimanessero chiusi e trascurati a raccogliere la polvere in uno scaffale della nostra libreria. Ma più che
altro sono stati i nostri occhi ad impolverarsi ed i nostri cuori ad indurirsi sino a perdere ogni reale cognizione
dei nostri rapporti con Dio.
Alessandro Foriero
« Essere Cristiani non può avere a
nostro avviso molti significati: o lo
si è o non lo si è ».
E’ uscito nel mese di marzo il secondo numero del periodico « Cristianesimo oggi », supplemento di « Il seme del Regno » organo della chiesa di
Cristo. E’ edito a Genova, ha tre redazioni: Roma, Milano, Padova. Abbonamento L. 1500. Il periodico uscirà con
una periodicità non fissa, con 12 o 16
pagine; ogni numero conterrà un servizio speciale su un tema di attualità
nella problematica cristiana. Il Direttore, Lino De Benetti e i redattori
sono a disposizione dei lettori per uno
scambio di incontri, al fine di stabilire un dialogo. Ecco, per dare un’idea,
alcuni articoli di questo numero:
« Teologia della libertà » (un servizio
sulla chiesa in USA); « No ai patti Lateranensi »; seguono articoli sull’obiezione di coscienza, sui gruppi del dissenso, sulla America Latina, uno di
Peppino Orlando ecc. Ampio spazio e
dedicato alla posta dei lettori.
Un articolo di Salvatore Piazza ci
parla del « dialogo », necessario oggi,
ma che è morto perché è diventato
uno scambio di monologhi a causa del
dogmatismo degli uni, del « solipsismo » degli altri.
Dall’articolo del Direttore « Sono io
forse il guardiano di mio fratello? »
penso che si possa, in un certo senso,
dedurre l’impostazione del periodico.
« Dobbiamo - egli scrive - collocare il
IIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIillllllllllllllllllllllllllillllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll
A I USERN A SAN GIOVANNI
Benvenuto al pastore Alberto Taccia
Nel solenne raccoglimento di un Culto di
circostanza, alla presenza di un pubblico numeroso malgrado rinclemenza del tempo, il
Pastore Alberto Taccia è stato insediato, domenica scorsa, quale Conduttore titolare della nostra comunità.
Ha diretto la cerimonia il segretario della
Commissione Distrettuale, Pastore Marco
Ayassot con un messaggio tratto dal cap. IV
della Epist. di Pietro al vers. 10 sui doveri di ciascuno di mettersi al servizio degli altri secondo il dono ricevuto dalla Grazia di
Dio.
Collegando questo concetto a quanto espresso nella liturgia dell’insediamento sulle responsabilità e sui doveri di tutti, ha esortato il
Pastore a consacrarsi airedificazione della comunità e, ricordandogli le sue promesse di dimorare nell’amore fraterno per manifestare
l'unità del Corpo di Cristo, lo ha esortato a
ricercare, non quello che divide, ma quello
che unisce ed a portare la pace e mantenere
l’unione fra tutti, senza tuttavia mai rinunciare ad affermare la verità nella carità.
Ai membri di chiesa ha chiesto di essere
sempre presenti con Taffetto, con l’aiuto, il
consiglio, ma soprattutto con la costante consacrazione al Signore per ricercarne la volontà
e per adempierla.
Dopo l’insediamento, un Anziano ha chiesto al Signore, in preghiera, a nome del Concistoro e della comunità, l’assistenza dello Spirito Santo sul nuovo Pastore e sulla sua famiglia e la Corale ha dato loro il benvenuto
con il canto deH’inno 266.
Visibilmente commosso il Pastore Taccia
ha preso in seguito il possesso del pulpito.
Con un sermone vibrante di fede, il nuovo
Pastore ha parlato all’Assemblea sul testo tratto dal 2° Cap. dell’Epistola ai Filippesi sulla
esortazione alla fedeltà nella condotta. Un
messaggio prezioso che sarà per noi di incitamento a proseguire sulla via delTumìltà, dell’abnegazione e deH’esempio al servizio del Signore.
Una buona Assemblea di Chiesa ha avuto
luogo l’ultimo sabato di Maggio sotto la presidenza del Pastore Jahier.
Le discussioni sugli argomenti proposti dal
Sinodo ed in modo particolare il problema del1 ammissione della Chiesa Cattolica Romana
nel Consiglio Ecumenico sono state decisamente costruttive e positive. Hanno inoltre dimostrato quanto sia vivo il desiderio dei nostri
membri di ritrovarsi più spesso in Assemblea
per affrontare insieme, giovani ed anziani, i
vari problemi della nostra Chiesa.
Dopo la lettura delia Relazione morale del
Concistoro per l’anno testé trascorso, l’Assemblea ha eletto deputato, al prossimo Sinodo l’Anziano Dino Gardiol, supplente la sig.na
Bruna Peyrot. Inoltre Enrica Malan, Dino Gardiol. Bruna Peyrot sono stati eletti deputati
alla Conferenza Distrettuale.
— Sabato sera abbiamo avuto il.piacere di
avere fra noi, per un Concerto, i Trombettieri di Mannhein, in visita alle nostre Valli.
I pezzi in programma- eseguiti con la nota
bravura, sono stati molto apprezzati. Anche
la nostra Corale ha dato 11 suo contributo con
il canto di alcuni inni e dì un corale di Bach.
Un simpatico ricevimento nella Sala Albarin ha concluso fraternamente la serata.
d. g.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimimiiiiiiiiitiiiiimiiiiimiiiiiiiii
ESTATE AD AGAPE
Metà luglio - metà ottolire. Quota iscrizione
L. 3.000
GRUPPO DI SERVIZIO
Per la conduzione del Centro
II servizio volontario è tuttora indispensabile per la vita di Agape. Oltre al gruppo resistente, un gruppo limitato di collaboratori
assicura d’estate i servizi necessari al funzionamento dei campi. Periodo minimo di partecipazione : uno dei 3 mesi in cui è diviso il
campo. Richiedere ulteriori informazioni prima di iscriversi.
Illllllllllilllllllllllili(||||lilllil||||||||||||illlllllllll|||||||||||||||illlllll||||||||||||illlilllllllillllilllllllllllllillllllllllllllllllll|||||||il||||||t|||||i||||||||(||||||||||||||||i||||})| IlilllIMMIIIIIIIIill
AGAPE, 26 GIUGNO-11 LUGLIO 1971
Campo cadetti estivo: NOI E GLI ALTRI
Durante il campo cadetti dell’estate scorsa
si è discusso a fondo l’impostazione del campo, il comportamento dei partecipanti, la confusione di idee riguardo ad una linea di comportamento critico e non a naturale », di puro assorbimento cioè dei modelli di comportamento che sono oggi propo-sti da varie parti
ai giovani. Ne è risultala la richiesta di concentrare lo studio sui problemi etici. Abbiamo
quindi ritenuto il tema « Noi e gli altri ». per
quanto vago, ma abbiamo pensato di operare
alcuni cambiamenti per ciò che concerne il
contenuto di studio e la struttura del campo.
Il tema di studio.
Piu die esaminare alcuni e.sempi di rapporti internazionali (rapporti figli-genitori, Tarnbienle della scuola, il sesso) riteniamo più utile prendere in esame criticamente degli esempi di modelli di comportamento proposti ai
giovani da varie parti : dalla società dei consumi. dai movimenti di estrema sinistra, dalla
propaganda fascista. Oltre a questo ci proponiamo di valutare dal vìvo i problemi etici che
emergono dalla vita stessa del campo. Questo
esame critico sarà accompagnato da uno studio sui fondamenti dell’etica e della ricerca dì
un'etica evangelica attuale. Il programma .sarà quindi mollo elastico e per quanto diversi
punti fermi siano preparati in precedenza, lo
svolgimento sarà programmato via via insieme
ai partecipanti.
La struttura.
Negli ultimi anni nel campo cadetti sono in
parte diminuite le gite e lo schema che si è
venuto affermando sempre più era costituito
dal binomio studio - tempo libero. Questo schema ci pare ricalcare troppo il tipo di vita della borghesia studentesca mettendo a disagio o
escludendo chi a questa categoria non appartiene e introducendo nel campo fattori negativi insiti nel comportamento borghese - studentesco (individualismo, incapacità di organizzare il tempo, noia, ecc.). Molti dei partecipanti
stessi hanno chiesto una riduzione del pur importante tempo libero o una maggiore organizzazione dello stesso.
Nel quadro di questo campo di crìtica ai
modelli dì comportamento che vengono proposti, vogliamo quindi modificare questo schema di (( studio - tempo libero » inserendo nei
campo una parte di lavoro comunitario e dando maggior spazio e importanza alle gite.
Per ciò che concerne il lavoro, il campo sarà impegnato per un tempo limitato ogni giorno e per un paio di giornate intere durante il
campo in una serie di lavori che solitamente
sono affidati al campo di lavoro all’inizio dell’estate: pulizie interne ed esterne, verniciature, sistemazione di una strada, ecc. Il campo
di lavoro sarà così ridotto al minimo indispensabile per il servizio di cucina, il resto del lavoro essendo affidato al campo cadetti.
Partecipazione
Il campo è aperto a tutti i giovani tra i
14 e i 17 anni disposti ad impegnarsi in questa ricerca etica e in questo tipo di campo la
cui struttura vuol essere un necessario completamento alla ricerca. Vogliamo sottolineare
che non si tratta di un campo di « vacanza »
e che chi si iscrive assume chiaramente un
preciso impegno di partecipazione attiva nel
quadro dì questo esperimento.
Direzione
Il campo sarà diretto da Giuseppe Platone c
Paolo Ribet e da una équipe di collaboratori
con la partecipazione dì Franco Giampiccoli
e un intervento di Giorgio Bouchard.
Quota di L. 19.000 + L. 16.000 di iscrizione
—inviare le domande d'iscrizione e la quota
di iscrizione a :
SEGRETERIA DI AGAPE 10060
FRALI (Torino)
CCP n” 2/20554, conto bancario n° 111
Banco di Roma, 10064 Pinerolo, intestati
ad Agape, Centro Ecumenico.
Dal 15 al 25 settembre è programmato un
Campo Cadetti autunnale, centrato .sul tema :
Lutero e Müntzer^ riforma o rivoluzione?
nostro impegno di credenti in precise
scelte di soldarietà con tutti gli Abele
di questo mondo...» E più avanti:
« Per questo non si può tacere di fronte a nessun tipo di Caino, qualsiasi
siano le sue armi e dovunque giochi la
sua battaglia: dal tavolo della pace alle guerre (e guerriglie) locali, dalla
stanza dei bottoni alle catene di montaggio ». ^
I servizi sono presentati modernamente; numerose le illustrazioni.
«Evangelizzazione totale»
« Le locuste non hanno re, ma pii
' re esse procedono tutte divise per
schiere » (Prov. 32: 27).
Abbiamo ricevuto il primo numero
di questo periodico che è un bollettino
quadrimestrale di informazione sulla
evangelizzazione in Italia. E’ diretto
dal Pastore Elio Milazzo, della Chiesa
Indipendente, però sul bollettino non
è specificato se questo è emesso da
una chiesa particolare. Si parla in prima pagina di un convegno tenuto a Segni (Lazio) ma non è detto chi fossem
i convenuti. E’ detto soltanto che « la
maggior parte dei convenuti erano
missionari e gli Italiani erano pochi e
poco influenti ». Così gl’italiani, consci della propria debolezza ma fiduciosi nella potenza di Cristo, hanno deciso di compiere un primo atto pratico
di evangelizzazione.
E’ nato così il bollettino « Evangelizzazione totale » e il suo scopo è di
informare e mettere fra loro in comunicazione i credenti e le chiese italiane
che vogliono e possono evangelizzare,
affinché ciascuno, incoraggiato dalla
visione dell’opera globale di Dio in Italia, sia spinto a collaborare con la
preghiera e con i fatti alla diffusione
delTEvangelo.
La redazione di E.T. è aperta per
tutti quelli che vogliono mandare notizie riguardanti opere di evangelizzazione da qualsiasi parte del paese.
Troviamo nelle pagine del bollettino, divise per regioni, le notizie delle
varie chiese ed organizzazioni evangeliche.
Il bollettino dà anche notizia di un
prossimo Congresso Europeo sulTevangelizzazione, ad Amsterdam, dal 28
agosto al 3 settembre. Lo scopo è scoprire modi e mezzi di diffondere TEvangelo adatti alla nostra società, richiamare l’attenzione dei credenti sulla responsabilità individuale, riconoscere le conseguenze sociali delTEvangelo.
Il congresso è indetto dalTAssemblea Evangelica Euimpea. Nel suo Comitato esecutivo l’Italia è rappresentata dal Pastore Milazzo che provvederà
a formare una delegazione Italiana di
50-60 persone.
Mandiamo a queste due nuove voci
delTevangelismo italiano l’augurio di
una buona diffusione.
Metodisti e Valdesi
in Sabina
Il 2 giugno un pullman carico di rappresentanti delle comunità Metodista
e Valdesi di Roma è partito alla volta
di Forano in Sabina, per incontrarsi
con la comunità locale e con quella
Metodista proveniente da Terni. Dopo il culto nella chiesetta di Forano,
pranzo al sacco sotto gli alberi. Nel
pomeriggio in uno studio introdotto
dal Pastore Bertalot, è stato trattato
l’argomento della lettura della Bibbia.
E’ seguita una discussione sui mezzi
per la diffusione delle Sacre Scritture
e si è parlato di corsi biblici per corrispondenza da istituire nelle nostre
chiese.
Campeggi al Gran Sasso
L’Istituto Biblico di Isola del Gran
Sasso, diretto da Giovanni Krettli, indice dei campeggi estivi per bambini,
giovinetti e giovani. Ecco le date:
30 giugno - 12 luglio, campeggio per
bambini delle elementari;
14 luglio - 27 luglio, campeggio per ragazzi delle medie;
27 luglio - 7 agosto, camp, per i giovani dai 15 ai 30 anni, in montagna;
21 agosto - 30 agosto, camp. id. ai
mare;
9 agosto - 19 agosto, campo biblico per
adulti.
« Un metodo di evangelizzazione che
si è dimostrato utile e penetrante ».
Inda Ade
ci scrivono
L’avvenire della Chiesa
Una lettrice, da Noto (Siracusa) :
Signor direttore,
Con molto ritardo ho, ricevuto svariati
numeri della cc Luce » e nel n. 17, ho
letto l’articolo del Pastore Ricca : Il tempio
deserto, molto apprezzato specialmente
quando commenta e parla del Congresso
dei maggiori teologi cattolici avvenuto a
Bruxelles, nell’autunno scorso, il cui tema
era: a L’avvenire della Chiesa». Nonostante sia passato molto tempo da tale Congresso, l’argomento è molto importante per
ogni credente, cosicché desidero esprimere
le mie considerazioni a riguardo. L’avvenire della Chiesa. Qui è necessaria una
premessa : di quale Chiesa desideriamo conoscere l’avvenire?
Io credo che vi siano due forme di Chiese Cristiane; una: la Chiesa professante
visìbile, che si è largamente conformata
col mondo, del cui avvenire nessun credente vuole giudicare, sebbene le profezie
ce lo indicano chiaramente.
E poi, l’altra, Chiesa: Una, e invisibile
che è il Corpo mistico di Cristo, essendo
stata in Lui eletta avanti la fondazione del
mondo, ad essere santa ed irreprensibile
nel Suo cospetto in carità (Ef. 1: 4). Io
credo che si possa chiamare una Chiesa,
nella Chiesa o fra le Chiese, il buon grano,
fra la zizzania. La vera Chiesa è nel inondo,
ma non è del mondo (Giov. 17: 11-16).
Essa per ora soffre ed è perseguitata come
il suo Capo il Cristo. Egli diceva : « voi
non siete del mondo, anzi Io vi ho eletti
dal mondo, perciò vi odia il mondo; se
hanno perseguitato Me, perseguiteranno
anche voi » (Giov. 15 : 19-20).
Ma dovrà la Chiesa sempre soffrire ed
essere perseguitata? No, di certo, iierché
a])biamo fede nella Parola deirEvangelo,
là dove ci parla del glorioso avvenire della Vera Chiesa; e dì ciò sìa lodalo e ringrazialo il Signore, che ci conforta lungo il
pellegrinaggio cristiano, con tale a beata
speranza », a non venir meno neiraninio
per perseverare e raggiungere il « palio della suprema vocazione »! E quando Cristo
nostra speranza e nostra vita apparirà, allora noi pure appariremo con Luì in gloria
(Col. 3: 4). Non temere, picco! gregge
perciocché al Padre vostro è piaciuto darvi
il Regno (Luca 12: 32).
Quel Regno di pace e di giustizia che
il Cristo è venuto a portare nel mondo,
alla Sua prima venula non fu accettalo.
Ma si effettuerà, alla seconda venuta del
Cristo e Re glorioso, e la Sua Chiesa fedele andra ad incontrario neU’arìa perché
son giunte le nozze deH’Agnello, e la Sua
Chiesa, la Sposa, s’è preparata (Apocalisse 19: 7).
Quale avvenire più glorioso possiamo
immaginare e desiderare di quello che ci
annunzia la Parola di Dio? « Egli è fedele e non tarlerà ». Quindi « Vegliate
perche non sapete né il giorno, né l'ora » :
« perché bisogna che noi tutti (cioè la
Chiesa) compariamo dinnanzi al Tribunale di Cristo, acciocché ciascuno riceva
la retribuzione delle cose che egli avrà
fatte nel corpo, secondo che egli avrà operalo o bene, o male » (II Cor. 5: 10).
Con la fronte nella polvere, esaminiamo noi stessi, e sforziamoci di entrare per
la porta stretta, onde potere con Taiuto
dello Spirito Santo appartenere a quella
Chiesa di Cristo, il cui avvenire è la lode
della Gloria della Sua Grazia (Ef. 1 : 6).
Può esservi qualcosa di più prezioso del
pensiero che Gesù viene a prendere a Sé
la Sua Sposa? L'estasi di queU’mcontro
sorpassa ogni possibile descrizione parlata,
0 scritta. « Le cose che occhio non ha vedute e orecchio non ha udite, e non sono
salite in cuor d'uomo, son quelle che Iddìo
ha preparato a quelli che l’amano »
(1 Cor, 2: 9).
Grazie e fraterni saluti.
Sandra Giardina ved. Carpinteri
La famiglia cristiana
Un lettore, da Milano:
Signor direttore,
mi si consenta di esprimere il mio disaccordo con quanto afferma Inda Ade
nel suo artìcolo (titolo a tre colonne!) pubblicato sul n. del 28 maggio u. s., parlicolarmente : « La famiglia : argomento avvincente per noi degeneri discepoli di Gesù, che ha liquidato la medesima con poche parole ».
lo non mi sento affatto « un degenere
discepolo di Gesù », se ho amato la mia
famiglia di provenienza e se amo quella
che — con la benedizione di Dio — ho
formato, perché ritengo che se Gesti ha
detto: (c Chi è mia madre, chi sono i miei
fratelli?.. Chiunque avrà fatto la volontà
di Dio mi è fratello, sorella e madre »
(Marco 3: 33) e ancora: « Se uno viene a
me e non odia suo padre e sua madre e
1 fratelli e le sorelle, e finanche la propria vita, non può essere mio discepolo »
(Luca 14: 26), è pure detto nel Nuovo
Testamento: «Perciò l’uomo lascierà suo
jiadre e sua madre, e s'unirà a sua moglie,
e i due saranno una stessa carne. Questo
mistero è grande; dico questo, riguardo a
Dio e alla Chiesa» (Ef, 5: 33), e ancora: «Figliuoli, uiihidile nel Signore ai
vostri genitori, poiché ciò è giusto. Onora
tuo 2)adre e tua madre (è questo il primo
comandamento con promessa) aflinché li
sìa bene e tu abbia lunga vita sulla terra »
(Ef. 6: 1). « Che se uno non provvede ai
suoi, c principalmente a quelli dì casa
sua, ha rinnegato la fede, etl è jicggiore
dell’incredulo» (1 Tim. 5: 8).
Non cerchiamo, perciò, di contribuire
allo sfaldamento della famiglia, ma procuriamo, piuttosto, di consolidarla, facendo sì che essa sìa e si mantenga come il
primo nucleo comunitario cristiano in un
tempo di contestazioni più o meno giustificate.
Fraternamente.
Ezio Bonomi
Fra lo sfaldamento e la sacralizzazione
c'è una terza via che è ben chiara alla nostra collaboratrice, come ci sembra risultare proprio dallo scritto discusso.
5
Il giugno 1971 — N.
24
pag. 5
Le due prime Conferenze Distrettuali: sintomi di incertezza
1 Distretto: ad Angrogna
Di tuno un po', ma poche conclusioni
Quest’anno la Conferenza del I Distretto non ha preso decisioni di particolare portata; ha toccato vari argomenti, con discussioni talvolta accese,
ma raramente concludenti.
Non si sa se la causa sia da attribuire al clima piovoso di questa primavera grigia, o a una certa stanchezza, dopo le battaglie degli anni scorsi, oppure al fatto che i problemi da affrontare sono tali da non lasciare intrav\edere per il momento nessuna soluzione. Il Pastore Renato Coisson, nel
sermone di apertura su Giovanni 13.
1-17, ha parlato del servizio, che non
è soltanto una caratteristica accessoria della vita cristiana, ma la sua essenza, ed ha esortato a tener presente
questo fatto nell’esame della vita ecclesiastica, che è il tema dei lavori di
una conferenza distrettuale.
Ma forse il più grosso problema è
proprio questo, che non si sa chiaramente, praticamente, quale dev’essere
il servizio della Chiesa nelle valli in
questo momento.
Il primo argomento affrontato è stato quello di spopolamento, del progressivo svuotamento delle nostre comunità, soprattutto di montagna. Il Pastore Taccia ha reso attenti al fatto che
questo non è un fenomeno naturale,
ma la conseguenza delle scelte fatte
dalla pianificazione industriale. D’altra parte, reagire a questa tendenza e
sembrata a molti un’impresa disperata. Si è pensato che il primo passo fosse di avere un’informazione esatta sulla situazione e si è approvato quindi
un ordine del giorno che chiede alla
Commissione Distrettuale di riprendere il lavoro avviato alcuni anni fa,
curando la raccolta di dati da sottoporre allo studio delle comunità.
Ma lo scopo di questo lavoro informativo non è stato chiarito. L’ordine
del giorno, nella sua stesura originaria, vi accennava; « in vista di una presa di posizione unitaria ». Ma questa
frase è poi stata ritirata, perché faceva pensare ^ comizi e a cortei, mentre i presentatori intendevano un impegno solidale di tutta la Chiesa come
espressione di fede, in un momento
difficile della propria storia. Ma queste
cose, possibili nel 1561 o nel 1689, hanno oggi il sapore di proposte utopistiche.
Si è quindi passati a esaminare l attività delle chiese: si è riconosciuto il
discreto successo delle riunioni di famiglia e l’efficienza delle visite alle famiglie che chiedono il battesimo per i
loro figli. Per contro, il colportaggio ristagna, per lo scarso interesse delle
comunità. ^
Il pastore Geymet declama l’utilità
delle lezioni di religione; questo intervento, meritevole di discussione, non
riceve risposta, ma bisognerà pure in
qualche incontro discutere tutto il
problema, sollevato ancora recente.mente dall’AICE e dalla Federazione
Evangelica.
Val Germanasca: il Prof. Claudio
Tron ha svolto quest’anno un ministero pastorale nella chiesa di Perrero; la
Conferenza viene informata che nasce
con questo esperimento un nuovo tipo
di ministero pastorale, non più a pieno tempo, ma da parte di una persona che rende questo servizio accanto
al proprio lavoro ordinario.
Il caso di San Germano, che non ha
potuto eleggere il proprio pastore, viene discusso soprattutto in riferimento all’Evangelista Felice Bertinat, che
ha svolto un’ottima cura pastorale e
sarebbe eletto, secondo le dichiarazioni dei deputati della comunità, con una
votazione plebiscitaria, ma non è eleggibile, non essendo nel ruolo pastorale. Il delegato della Tavola, Past. Achille Deodato, si assume pazientemente
il compito ingrato di spiegare le ragioni di questo inpedimento regolamentare: ragioni di serietà disciplinare innanzitutto: non si possono modificare
i regolamenti per un caso singolo e
non si può facilmente derogare al principio che richiede, per i conduttori di
comunità autonome, un curriculum
preparatorio comprendente esami, tesi, ecc.
Mentre una comunità cerca un pastore e stenta a trovarlo (e quante conosceranno in futuro questa situazione?), un’altra rinuncia a una parte del
proprio a favore di una comunità sorella: è il caso della comunità di Angrogna Serre, che, accettando la riunificazione con la comunità di Angrogna
Capoluogo, ha di fatto rinunciato ad
avere un pastore nella propria sede.
La decisione denota un alto senso di
responsabilità e non può quindi signi
ficare in alcun modo la degradazione a
periferia trascurata. Questa preoccupazione, che il Serre ha espresso nel
proprio ordine del giorno, è stata pienamente accettata dalla Conferenza
(vedi o.d.g.).
Ricordiamo ancora la discussione
sulla ristrutturazione finanziaria e sulla riforma sinodale. Sull’uno e sull’altro argomento le perplessità maggiori sono venute da San Secondo, per voce del deputato Dante Gardiol. Un impegno finanziario è particolarmente
difficile da prendere nel caso di comunità agricole, data l’imprevedibilità del
reddito. La Conferenza è comunque
d’accordo nel raccomandare una maggiore puntualità nelle contribuzioni.
Il progetto di riforma del Sinodo
raccoglie ampi consensi; tuttavia alcuni lamentano che le comunità delle valli, nell’ipotesi che il progetto venga approvato, siano proporzionalmente meno rappresentate delle comunità dell’evangelizzazione. La discussione è forzatamente breve per la mancanza di
tempo; d’altra parte il progetto è giunto troppo tardi perché le comunità potessero discuterlo; non si prende quindi nessuna decisione.
Alla fine la consueta lunga attesa dei
risultati dell’elezione per i deputati al
Sinodo. Il numero dei presenti si assottiglia progressivamente. Alle 19, dopo la comunicazione dei risultati, un
gruppo ridotto si raccoglie attorno al
tavolo della Santa Cena: un atto di
speranza, dopo una conferenza deludente.
Bruno Rostagno
11 Distretto: a Sampierdarena
Perchè la strunura non si ridnca
a sovrastrunura
Vita sociale alle Valli, vista dalla CIOV
e dalla CoitimissioBe d'esame sei svo operato
Dall’osservatorio CIOV si ha una panoramica delle opere con situazioni,
problemi, difficoltà innumeri: si coglie subito un dato: la sproporzione
fra il numero degli Istituti ed il numero degli elementi veramente_ impegnati sia in commissioni che nei gruppi di lavoro diretto, tenuto anche conto della popolazione della zona. La ricerca da parte del personale d’un orario normale, nella linea di qualunque
complesso industriale ed ospedaliero,
crea difficoltà in Istituti dove si richiede un impegno continuo; perciò
la CIOV dovrà affrontare, soprattutto
nelle opere per anziani, questo problema urgente.
I compiti quindi aumentano e le responsabilità pure; perciò riteniamo
che il ringraziamento della Conferenza per quanti faticano in commissioni
o negli Istituti sia doveroso e ben meritato.
Dal documento CIOV si rileva ancora il non sufficiente impegno delle
comunità: ci auguriamo perciò che i
gruppi di servizio in collegamento con
un delegato della CIOV possano sorgere presto, soprattutto negli Istituti
per anziani.
* ii *
Vediamo ora gli elementi di natura
critica costruttiva notati dall’osservatorio della Comnzissione d'esame. Diciamo subito che la Commissione, seppure in un tempo breve, ha espresso
valutazioni utili per il futuro. Vediamone le principali:
1) Al Presidente si richiede, nella
linea indicata del Sinodo, un maggiore impegno nei rapporti col personale
Il seggio della Conferenza
Giorgio Tourn, Presidente; Luigi
Peyronel, Vicepresidente; Paolo Godino e Alberto Ghigo, Segretari.
Gli ordini del giorno
La Conferenza del I Distretto, riunita ad Angrogna il 1° e 2 giugno
1971, . ,
riconosciuta la necessita di un informazione accurata sulla situazione economica e sociale delle Valli,
dà mandato alla Commissione Du
strettuale di riprendere lo studio di
tale situazione, che era stato iniziato alcuni anni fa, e di preparare
una documentazione che possa essere esaminata e discussa in tutte le
comunità delle Valli, nel corso delle riunioni, possibilmente a partire
dal prossimo autunno.
La Conferenza del I Distretto, riunita ad Angrogna il 1° e 2 giugno
1971,
preso atto del lavoro e dei contatti preliminari fra i Concistori di
Angrogna, , , .
esaminati gli ordini del giorno delle Assemblee di Chiesa di Serre-Pradeltorno e Angrogna Capoluogo,
visto il parere favorevole della
Tavola, . . . .
e ritenendo superati i motivi che
hanno a suo tempo determinato la
divisione della originaria « Parrocchia Valdese di Angrogna »,
chiede alla Tavola che siano date
concrete possibilità e garanzie di
collaborazione nel quadro del lavoro
comune fra le chiese viciniori,
chiede al Sinodo di deliberare la
riunificazione della Parrocchia di
Angrogna.
La Conferenza del I Distretto,
riunita ad Angrogna il 1" e 2 giugno
1971,
consapevole della gravità della situazione finanziaria, e della necessità di adottare misure concrete in
proposito,
chiede che ogni comunità dia
pronta applicazione all’art. 14, comma 2, A.S. 1970;
impegna tutte le comunità del
I Distretto a far versamenti trimestrali alla Cassa Centrale, qualora
non fosse possibile farli mensilmente;
invita la Commissione Distrettuale a riprendere in esame, in tempo
utile per il Sinodo 1971, tutto il problema con i Concistori delle singole Comunità e i loro Cassieri.
•* * *
Delegati delta Conferenza Distrettuale al Sinodo: Franca Coisson
(Torre P.), Giovanni Pontet (Torre
P.), Anna Negrin (Bobbio P.), Alberto ’ Bertalot (S. Germano), Eraldo
Tron (Prali), Luigi Rostagno (Prarostino), Maura Sappè (Angrogna Capo!.), G. F. Mathieu (Torre P.), Cesare Chiavia (Villar Pellice), Paolo Codino (S. Secondo), Ruth Tourn (Villasecca). Armando Beux (S. Secondo), Sergio Gay, (Luserna S. Gioy.),
Paimira Rivoira (Rorà), Alma Ghigo
(Perrero), Valdo Forneron (Pmerolo), Luciano Rivoira (Pinerolo), Valdo Massel (Villasecca), Erica Malan
(Luserna S. Giov.), Germana Costantino (Villar Porosa), Guido Pons (Rodoretto), Claudio Tron (Massello),
Viola Rostan (Pomaretto), Luigi Peyronel (Torre Pellice).
Supplenti: Bruna Peyrot, Arturo
Meytre (S. Germano), Aldo Ferrerò
(Pomaretto), Virgilio Gay (Prarostino). Giuliana Decostanzi (Pinerolo),
Ilario Coucourde (Pomaretto).
e per situazioni talvolta di fondo, pur
riconoscendogli il gravoso lavoro nel
campo farmaceutico; per quest’ultimo
la CIOV dovrebbe trovare una diversa
soluzione.
2) La Commissione si rammarica
del mancato inserimento, in sede di
relazione, dell’attività del Centro Diaconale collegata con la CIOV per determinati problemi.
3) In riferimento al Convitto femminile di Torre Pellice, la Commissione ha rilevato la mancanza di collegamento con la Direzione, soprattutto
per un problema di fondo collegato
con l’avvenire dell’opera stessa. Tensioni, incomprensioni spiacevoli potevano evitarsi, dichiara la Commissione, con un rapporto più diretto con la
Direzione. La Commissione ha chiesto
che l’Istituto sia inquadrato nella ristrutturazione generale delle opere
per minori.
4) Per il Rifugio « C. Alberto » la
Commissione annota: la mancanza di
passaggio coperto e di ascensore comporta un servizio difficile per il personale; perciò urgono le migliorie essenziali, senza più rinvii; la Commissione richiede inoltre un miglioramento
economico del personale, conseguibile
nonostante le remore burocratiche degli organi tutori.
5) A San Germano l’opera del passaggio coperto ha dato un volto nuovo alla Casa di riposo, facendone un
luogo di soggiorno piacevole, .specialmente d’inverno, con esterno ed interno riscaldati.
6) Per gli ospedali la Commissione si compiace per quanto è stato fatto a Torre nella linea pi-evista dalla
riforma ospedaliera; per Pomaretto,
oltre ai risultati positivi riscontrati
dopo i restauri, si è pure constatata
l’eliminazione della differenza salariale rispetto ad altri ospedali.
7) La Commissione ricorda alla
Conferenza il silenzio degli organi reSDonsabili deWospedale di Torino in
riferimento alle linee di collaborazione con la CIOV indicate nella precedente Commissione d'esame.
8) Per il reparto psichico a Torre
Pellice, si rileva: prosegue il buon andamento del reparto, in un contesto
di malati non sempre facile; vi sono
prospettive di ampliamento. La Commissione auspica che l’opera dell’attuale direttrice, in età pensionabile,
possa ancora prolungarsi per un po
di tempo per una più serena valutazione e preparazione per il cambio
della guardia.
* * *
Nel corso del dibattito la CIOV ha
esposto le sue ragioni, in un clima di
lieve tensione, sufficiente a ridestare
gli assonnati, mentre la Commissicntc
ha ribadito i punti indicati nel suo ctocumento, che saranno ripresi in sede
sinodale. La Conferenza ha pure chiesto al Sinodo che i membri della commissione d’esame sull’operato della
CIOV siano indicati dalla Conferenza
Distrettuale, per evitare commissioni
fantomatiche, non riunibili perché costituite da membri residenti da un capo all’altro d’Italia.
Gustavo Bouchard
TORRE PELLICE
Dal 1 luglio al 15 settembre
sarà aperto
L’ASILO infantile VALDESE
estivo
che riceverà anche i bambini
dei villeggianti
Per le iscrizioni rivolgersi presso
la Direzione - Via Beckwith, 5
Le chiese del 2« distretto si sono riunite in Conferenza ordinaria annuale a
Sampierdarena l’I e 2 giugno scorsi.
Erano presenti, oltre ai pastori e ai
delegati delle varie chiese del distretto, alcuni rappresentanti di istituti che
operano o dipendono da chiese del distretto stesso.
All’ordine del giorno i molti problemi posti dalla relazione della Commissione distrettuale: esame di questioni
particolari di vita della chiesa, della
situazione pastorale, dell’opera d’evangelizzazione, delle finanze, delT“interpretazione” di regolamenti. La Commissione distrettuale ha inoltre richiamato all’attenzione della Conferenza
argomenti già discussi da parte di alcune chiese: 1) ingresso della Chiesa
romana nel C.E.C.; 2) nuove disposizioni della Chiesa romana sui matrimoni misti; 3) emigrazione; 4) battesimo e confermazione; 5) matrimonio;
6) riforma sinodale. La commissione
incaricata ha pure presentato la relazione sul sistema presbiteriano richiesta dall’ultima Conferenza distrettuale.
L’« ordinaria amministrazione » della vita ecclesiastica (in cui occorre ormai inserire anche la solita disputa
sui regolamenti) ha come sempre ingombrato pesantemente lo svolgersi
della Conferenza, che solo raramente
ha affrontato problemi di più ampio
respiro, peraltro senza approfondirli.
Ciò è avvenuto, ad esempio, per l’opera di evangelizzazione e per il confronto ecumenico.
Per Vevangelizzazione, constatata la
diversità di concezioni, non si è saputo far di meglio che indire due convegni regionali sulTargomento. Il rinvio era d’altronde inevitabile perché
la discussione, tralasciati i problemi
locali affrontati dalla relazione della
commissione, si era spostata sui problemi generali: predicazione - testimonianza - servizio.
Per il confronto ecumenico si è raccomandato lo studio — in particolare
dell’intercomunione — alle chiese ed
al Sinodo. Dalla discussione si è avuto modo di constatare che i contatti
attuali con i diversi volti con cui si
esprime il cattolicesimo oggi vengono
portati avanti sovente solo a livello
pastorale.
Riteniamo comunque giusto impostare il discorso sulTintercomunione
perché sovente l’argomento dei rapporti con il cattolicesimo è affrontato
su un piano pragmatico che tralascia
un vero e approfondito confronto a livello teologico.
Punto immancabile e più vivacemente dibattuto, talvolta con accenni polemici e poco fraterni, l'impegno finanziario nei confronti della cassa centrale. Non tutte le chiese hanno risposto pienamente alTappello della Tavola per Tanno passato e poche si sono
impegnate per il prossimo nella nuova misura richiesta. È sentita l’esigenza di un ridimensionamento delle spese, magari con un criterio diverso da
quello seguito recentemente; risulta
difficile, però, dare delle indicazioni
valide sulle soluzioni da adottare.
* * *
Pensiamo di interpretare il senso di
insoddisfazione dei partecipanti alla
Conferenza rilevando la scarsa funzionalità e lo scarso peso che la Conferenza stessa ha nella struttura e nella
vita delle chiese. Occorre precisarne o
....................
rinnovarne le funzioni, al di là delle
attribuzioni regolamentari.
A nostro avviso l’utilità della Conferenza può essere vista in due sensi:
a) punto d’incontro e confronto
delle diverse esperienze spirituali e di
servizio delle comunità del distretto;
b) punto di raccolta delle discussioni e delle decisioni delle singole
chiese sugli argomenti sinodali.
Nel primo caso risulterebbe evidente la necessità di più intensi rapporti
e di delimitare maggiormente l’estensione territoriale del distretto; la funzione di tali conferenze sarebbe di
ascoltare e confrontare le diverse risposte che si danno, concretamente,
nelle singole situazioni alla vocazione
che ci è rivolta. Nel rispetto della libertà di ogni Comunità tali conferenze non dovrebbero essere una pura
sovrastruttura, ma un vero strumento
di lavoro, per una verifica delle singole posizioni ed un loro raffronto. In
questa prospettiva pensiamo andava
vista la presenza dei responsabili dell’Uliveto e di Borgio Verezzi a Sampierdarena. La loro presenza è però
stata muta per l’attuale accavallarsi
di questioni che non sempre paiono
discusse nella sede giusta.
Nel secondo caso risulterebbe necessaria una maggiore collaborazione delle chiese nel presentare in tempo alla
Commissione le proprie decisioni o
comunque le proprie discussioni. In
questo caso sarebbe necessaria, oltre
all’attuale, una conferenza programmatica alla ripresa autunnale. Questo
riesame distrettuale dovrebbe servire
— a nostro avviso — solo per chiarire
le singole posizioni e per poterle presentare al Sinodo in modo organico,
senza voler raggiungere una unità di
visione e di intenti.
E con questo risulta evidente che
propendiamo per la prima soluzione...
Giovanni Prelato
e Renato Balma
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Pietro Pons (Pieret)
nell’impossibilità dì farlo personalmente, commossi per la sincera dimomostrazione di affetto tributata al loro Caro, sentitamente ringraziano.
Un particolare ringraziamento al
Sig. Peyrot dott. Teodoro, alla banda
musicale di Pomaretto, agli amici e
compagni di lavoro, e a quanti con
scritti e partecipazioni ai funerali
hanno preso parte al loro grande dolore.
Pomaretto
Al culto di Pentecoste 14 nomi, 14 promesse di ricercare la Luce, lo Spirito di Dio, più
che impegni vaghi. Ricordiamoli come richiamo di fede e di futura testimonianza : Giulio
Blejnat, Carlo Baret. Marco Tron. Refourn
Ginetta. Dante Refourn, Edilio Rostan, Silvana Marchetti. Delia Long. Enrico Tron, Roberto Micol. Laura Bleynat, Guido Coucourde,
Anna Rivale. Ulisse Rostan. Speriamo nel
prossimo incontro, sabato 12 ore 20,30, di proseguire un lavoro in comune assieme al terzo anno.
Alla Conferenza Distrettuale i nostri delegati erano : Guido Baret. Viola Lageard, Renato Long. I nostri deputati al sinodo sono: Viola Lageard (supplenti; Bario Coucourde. .Aldo
Ferrerò), dalla conferenza distrettuale; .Attilio
Pons (supplente: Eliana Bouchard). dalla chiesa locale.
La delegazione alla Conferenza riferirà alTassemhlea domenica 20 giugno in occasione
della elezione dei responsabili e anziani.
La corale prosegue la sua missione .alTcsterno: ha cantato a San Germano Chisone con
la corale locale a beneficio delTospedale e della scuola materna di San Germano. Per la
Pentecoste ha cantato un inno molto adatto
alla circostanza.
Ricordiamo: la visita del gruppo salutista di
Torre guidato dal maggiore Longo fi,s.salo per
domenica 13 : ore 10.30 culto, nel pomeriggio,
alle L5 riunione allTnver.so (Clot). in caso di
cattivo tempo nella cappella.
Esprimiamo la no.stra gioia per il matrimonio di Anna Rivale e Bruno Marlinal. sposati.si nel tempio sabato 5: rimarranno nello
ambito della comunità di Pomaretto.
Un pensiero di solidarietà cristiana alla famiglia di Pietro Pons deceduto improvvi.sainenle.
Pomaretto, 5 giugno 1971.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia e congiunti della compianta
Enrichetta Sappè
ve(d. Lantelme
commossi per la pande dimostrazione di affetto e simpatia ricevuta in
occasione del lutto che li ha colpiti,
esprimono un sincero ringraziamento
ai Pastori T. Pons e F. Bertinat, al
medico curante dott. Bertolino, alla
famiglia Forneron, all’Unione delle
Madri e a tutti coloro che di presenza e con scritti hanno preso parte al
loro dolore.
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho
serbata la Fede» (II Tim. 4; 7).
S. Germano Chisone, 27 maggio 1971.
È mancata all’affetto dei suoi cari,
dopo lunghe sofferenze
Mary Bounous
ved. Balmas
Fiduciosi nell’aiuto del Signore, ne
dànno il mesto annuncio: il figlio
Giulio 'con la moglie Claudia Purpura
e il figlio Federico; la figlia Nora col
marito Guido Boccassini e le figlie
Daniela e Milena; fratelli e sorelle
con le rispettive famiglie, cognati, cognate, figlioccio, nipoti e parenti tutti.
Un sentito ringraziamento alla Direzione dell’Ospedale Valdese di Pomaretto, ai medici, alle infermiere, ai
Pastori Bertinat, Bouchard, Genre ed
a tutte le persone che Thanno assistita e circondata d’affetto.
Un particolare ringraziamento alle
signore Speranza Grill e Paola Coucourde.
« Venite a Me, voi tutti che siete
travagliati ed aggravati ed io vi
darò riposo» (Matteo 11; 28).
S. Germano Chisone, 1» giugno 1971.
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pag. 6
N. 24 — 11 giugno 1971
I NOSTRI GIORNI
UOMINI, FATTI, SITUAZIONI
Nel subconfinenfe Cina
La riunione della NATO
La riunione semestrale dei giorni
scorsi del Consiglio della NATO si è
svolta sotto la spinta di due fatti nuovi e cioè, da una parte, la comune decisione degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica di procedere verso raccordo per
una limitazione del sistema missilistico
e dall’altra, l’avvio di un prossimo dialogo in vista della riduzione reciproca
delle forze armate in Europa: ennesima
dimostrazione che la politica dei blocchi militari è strettamente legata alle
iniziative delle superpotenze, degli stati-guida. All’atto pratico, quindi, mentre è stata annunciata una disponibilità alle trattative — con riserve francesi
— saranno poi i successivi negoziati fra
URSS e USA a dirci se effettivamente
si avvierà una politica di reale disarmo
e scioglimento dei blocchi.
Ma vorremmo accennare qui ad un
altro aspetto della riunione della NATO. Come si sa, questa sessione ha avuto luogo a Lisbona, in Portogallo: questa nazione fa infatti parte dell’alleanza
atlantica sin dal 1949.
E, sempre il Portogallo, è una potenza colonialista che possiede un vasto
« impero » comprendente, in Africa,
TAngola, la Guinea Bissao, il Mozambico, sui quali esercita una repressione
feroce e crudele, specie nei riguardi dei
rispettivi movimenti di Liberazione, che
lottano per l’indipendenza.
Purtroppo, secondo i dati di un recente dossier, questa guerra spietata
viene validamente sostenuta dagli Stati
Uniti e da diversi paesi occidentali, Italia compresa.
Ecco alcuni dati: Francia e America
forniscono direttamente aerei ed elicotteri, mentre i caccia FIAT G. 91 e gli
F. 86 vengono inviati tramite le forniture della Rep. fed. tedesca. Gran parte del materiale leggero (munizioni,
granate, mine) viene fabbricata in Portogallo sotto il controllo NATO con
crediti e macchinari della Rep. fed. tedesca. Fucili e mitragliatrici vengono
acquistati da Israele, Belgio, Germania occ., Italia (Breda); i cannoni provengono da America, Germania e Gran
Bretagna, mentre i carri armati sono
francesi.
Come dunque è mai possibile che le
nazioni democratiche, che fanno parte
della NATO, possano tollerare (ecco
una cosa che ci fa apparire ancora più
odiosa la presenza dell’Italia), accanto
alla Grecia, la permanenza di una nazione che è la negazione della democrazia? La risposta è anche fin troppo
chiara: innanzi tutto il denaro non ha
colore politico e poi, anche i fascisti
possono essere utili per combattere il
comunismo!
Il ministro Moro, nella sua qualità
di responsabile degli esteri, avrebbe
potuto formulare una protesta e dissociare la sua nazione dalla politica portoghese, tenendo anche presenti le numerose prese di posizione espresse in
seno ai partiti governativi, quali appunto la stessa d.c. e il p.s.i. Egli si è
limitato ad un vago riferimento ai diritti dell’uomo ed ai principi democratici.
Ben altro atteggiamento ha tenuto il
ministro degli esteri della Norvegia che
ha protestato, dietro preciso incarico
del suo governo, contro la politica portoghese e greca. Ne è seguita una viva
Massacri in Vietnam :
nuova denuncia
Washington (AFP - AP). - L’esercito americano ha annunciato, martedì
1 giugno, Tapertura di una nuova inchiesta relativa ad un massacro di civili vietnamiti compiuto da militari
americani su una spiaggia vicino a
Bong-Son nel settembre 1968.
Secondo un ex militare trentenne,
una quarantina di donne e bambini sarebbero stati uccisi durante l’operazione di un commando. L’esercito ha
rifiutato di dare particolari sulle informazioni di cui dispone, accontentandosi di precisare che era in corso
un’inchiesta.
La Corte suprema degli Stati Uniti
frattanto ha respinto l’appello di un
giovane marine, condannato a vent’anni di prigione per l’assassinio di cinque civili vietnamiti. Egli era stato il
primo militare americano condannato
per tale motivo dall’inizio dell’intervento degli Stati Uniti in Vietnam.
Infine, è iniziato il processo, davanti alla corte di Boston, che lo Stato del
Massachussets ha intentato al governo
federale allo scopo di far riconoscere
r aniicostituzionalità della guerra in
Vietnam.
reprimenda dei rispettivi ministri e anche dello stesso segretario generale
Brosio che ha deplorato questa « rottura di solidarietà » fra membri dell’alleanza!
Naturalmente i nostri giornali "d'informazione" non hanno fatto alcun cenno della cosa, come non hanno fatto
cenno che l’ONU, in una sua risoluzione ha deplorato la riunione NATO a
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - 8/7/1960
Tip. Subalpina s.p.a. • Torre Pellice (Torino)
Lisbona. Il comitato speciale sul colonialismo ha infatti votato una mozione
(16 voti favorevoli contro tre astenuti)
secondo cui la suddetta riunione ha costituito un « incoraggiamento politico
e morale al Portogallo nel proseguimento della sua politica colonialista ».
Il nuovo patriarca russo
Nei giorni scorsi, e precisamente fra
il 30 maggio e il 2 giugno, è stato convocato a Zagorsk il concilio della Chiesa ortodossa russa per eleggere il nuovo patriarca di Mosca e di tutte le
Russie.
Il precedente patriarca, Alexey, era
morto l’anno scorso a 92 anni e aveva
retto la Chiesa per 25 anni. La sua eccessiva « condiscendenza » verso l’ingerenza dello stato negli affari della chiesa gli avevano valso per ben quattro
volte il conferimento dell’Ordine della
bandiera rossa. Non possiamo dimenticare la sua presa di posizione nei riguardi dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia allorché, in risposta al
messaggio del Consiglio ecumenico delle Chiese — che deplorava l’intervento
militare — egli giustificava tale intervento con varie motivazioni.
Se parliamo in questa rubrica di questa elezione, è perché senza dubbio essa, oltre ad essere un fatto religioso, è
anche un fatto politico. Basti pensare
che era presente il direttore del comitato statale per gli affari religiosi e che,
in occasione delle cerimonie di apertura il metropolita Pimen — poi eletto
patriarca all’unanimità — ha compiuto un vero e proprio atto politico (nel
senso deteriore della parola) ringra
ziando per « il benevolo atteggiamento del primo ministro riguardo alle necessità della Chiesa ortodossa russa ».
I candidati erano due: Pimen, appunto, sessantunenne e meno battagliero, e
Nikodim, quarantaduenne, più vigoroso e « temibile ».
II neo eletto, nominato abate nel 1947
ha assunto la direzione del monastero
di Pskov e poi, diventato archimandrita. dal 1954 quella del convento della
Trinità a Zagorsk. Consacrato vescovo
nel 1957 e nominato arcivescovo tre anni più tardi, è stato ausiliario di Odessa, cancelliere del patriarcato di Mosca,
arcivescovo di Tuia ed infine, nel 1961,
metropolita di Krutisty e Kolomna:
con questo incarico egli diventa il personaggio numero due della Chiesa ortodossa russa.
Si sia o non si sia voluto preparare
già da anni la sua nomina alla suprema
carica — commenta Le Monde — è un
fatto che già da dieci anni il prelato
ha avuto frequenti contatti col regime
e lo si poteva incontrare regolarmente
ai ricevimenti diplomatici del Cremlino. Lo Stato, nel frattempo, gli ha riconosciuto parecchi meriti conferendogli
varie decorazioni.
E agevole dedurre che non sono previste da parte sua particolari iniziative:
si tratta in sostanza di un « conservatore ». Lo ha dichiarato egli stesso
quando ebbe ad affermare, dopo la
morte del patriarca Alexey, che la
Chiesa ortodossa russa non avrebbe
mancato di « seguire la via per la quale l’ha sempre condotta il defunto
capo ».
Roberto Peyrot
Echi della
a cura di Tullio Viola
LA VITA CONTINUA
Chi credesse che la guerra del
Vietnam abbia finito per spegnere ogni
manifestazione di vita in quell’eroico e
sfortunato paese, commetterebbe un
grave errore. Notizie da noi più volte
riportate dimostrano precisamente il
contrario. Ed ecco un’altra notizia in
proposito, riportata dal « Courrier du
Vietnam » (del 3-5-’71, ma giunto solo
recentemente in Italia).
« Gli archeologi vietnamiti hanno recentemente trovato più di 300 oggetti
e strumenti di pietra e di bronzo, ottenendo così conferma che il distretto di
Ba Vi in particolare, e la provincia di
Ha Tay in generale, facevano parte del
regno dei Hung, fondatori del Viet Nam
4.000 anni fa.
« Per la durata di un mese, gli archeologi hanno effettuato degli scavi su una
superfìcie di m* 450 in località Doi Da,
comune di Cam Thuong, circa 60 km. a
ovest di Hanoi, e hanno portato alla
luce delle accette, degli scalpelli, coltelli, lance, mazze, punte di frecce, braccialetti, orecchini, una pietra da mulino, dei vasi di terra cotta, dei frammenti di marmitte, boccali e ciotole, resti
d’un cranio umano e di ossa di bufali,
di buoi e di maiali. Fra questi oggetti,
alcuni hanno forme originali mai ancora scoperte nel Viet Nam.
« Altre ricerche gli archeologi hanno
fatte a Mao Son (comune di Dong
Quang) e a Tang Trong (comune di
Duong Lam), trovando accette di pietra e frammenti di vasi dai disegni originali. Ancora, su indicazioni della popolazione locale, essi hanno scoperto
un’altra zona a Gay Giai, comune di
Tien Phong, e vi hanno raccolto un certo numero di oggetti ».
IL TEMPIO DI L. B. JOHNSON
4^ Si può veramente chiamare così
la monumentale « biblioteca Johnson »
recentemente inaugurata a Austin
(Texas). « Le Monde » del 30-5-’71 riporta in proposito interessanti notizie dal
settimanale inglese « L’Economist »:
« Dopo aver osservato che questo
“tempio” viene aperto meno di tre anni dopo la fine del mandato deU'ex-presidente americano, mentre la costruzione della biblioteca Kennedy non è neppure cominciata, il settimanale aggiunge:
"L’Edificio monumentale a otto piani, di marmo italiano, è situato sulla cima d’una collina ed è più grande, più
costoso e più lussuoso di quanto è in
uso nell’architettura accademica americana. Così viene pagato ad un essere
vivente un tributo d’adulazione che va
molto al dilà del costume politico occidentale! Si racconta che i Johnson si
sono urtati per le allusioni alla grande
piramide di Gizeh...
“La biblioteca L.B.J. sarà piena di at■ trazioni per i turisti: i vestiti nuziali
delle due figlie di Johnson, affreschi
alti cinque piatii illustranti la carriera
di Johnson, fanfare che suonano musiche ispirate alle campagne politiche di
L. B. .1., e i doni che gli sono stati fatti
sia dai grandi di questo mondo, sia
dall’umile popolo. V'è anche, sul tetto,
un’area d’atterraggio per elicotteri...
Ma vi si trovano anche 31 milioni di documenti, e cioè apparentemente quasi
ogni pezzo di carta che sia passato per
l’ufficio di Johnson in 34 anni di vita
pubblica. Vi si trovano anche 500 mila
fotografie e circa 1000 nastri magnetici
relativi a interviste con persone legate
all’amministrazione Johnson (...).
“I 18,6 milioni di dollari (cioè piu di
10 miliardi di lire) che è costato l’edifìcio, sono stati pagati dall’Università
del Texas. I 500 mila dollari (circa 300
milioni di lire) a cui ammonteranno
ogni anno le spese di manutenzione, saranno a carico del governo federale" ».
GLI ABORIGENI AUSTRALIANI
-i- « Un giornalista, corrispondente a
Melbourne della "Far Eastern Economìe Review" dì Hong-Kong, commenta
le polemiche che agitano la sinistra australiana a proposito delle restrizioni
imposte all’immigrazione delle persone
“di colore”. Ma aggiunge che almeno
una parte dell’opinione pubblica desidererebbe vedere sia gli uomini al potere
che quelli all’opposizione, interessarsi
con un certo impegno alla situazione
“scandalosa e patetica” riservata agli
aborigeni, cioè ai primi abitanti dell’Australia.
« Il sig. McGuinness, direttore della
Lega per il progresso degli aborigeni,
e per metà aborigeno egli stesso, vorrebbe che a quella popolazione, che
conta 200 mila unità, si donasse la
Crown Land, che è una regione di proprietà dello Stato. Il giornalista scrive:
“Lo spirito d’aggressività guadagna
rapidamente terreno fra gli aborigeni.
Durante gli ultimi due mesi, essi si sono stabiliti in una foresta appartenente
allo Stato (...). Il McGuinness si dichiara fermamente contrario all’integrazione: il genere di vita degli aborigeni è
così diverso da quello degli australiani
di razza bianca, che l’integrazione, così
come il governo la progetta, è impossibile da realizzare (...). Tutto quel che
chiediamo, dice il McGuinness, è la restituzione d’una piccola parte di quanto l’uomo bianco s’è appropriato”.
«Tutti gli Stati dell’Australia, ad eccezione della Tasmania, gareggiano nell’inerzia. Ovunque sembrano esistere
due leggi diverse: “l’una per gli aborigeni, l’altra per i Bianchi”. Se la Tasmania sembra più liberale, ciò probabilmente è dovuto al fatto che nessun
aborigeno vive in Tasmania. “Tutti gli
aborigeni vi furono uccisi, o deportati
durante il XIX° secolo”, conclude il
giornalista ».
(Da "Le Monde” del 30-31 maggio ’71).
AVVISI ECONOMICI
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Secondo il «New York Times»
la Gina castmisce un nnuvn
apparecchin da
cnmlianinientu a reazinne
La Cina popolare sta costruendo apparecchi da combattimento a reazione, di progettazione nazionale, ha affermato il New York Times in un articolo pubblicato il 17 maggio
a firma del cronista militare, William Beecher.
11 nuovo apparecchio, che gli esperti americani chiamano F-9, rassomiglia al Mig-19, ma a
confronto con il modello sovietico sono state
apportati perfezionamenti rilevanti. Esso potrebbe volare a una velocità doppia di quella
del suono e avrebbe un raggio d’azione di 500800 chilometri. Peserebbe circa 11 tonnellate
e sarebbe equipaggiato di mitragliatrici, missili aria-terra, razzi e bombe.
Secondo le medesime fonti, la Cina sarebbe in grado di costruire ogni màe una decina
di aerei di questo modello. Antecedentemente
essa avrebbe prodotto delle copie del Mig-19
sovietico nella regione di Sbenjang, nel Liaoning, nel nord-est del paese. Questa produzione avrebbe raggiunto i duecento aerei all’anno, una parte dei quali sarebbe stata esportata
nel Pakistan.
In precedenza la Cine ha prodotto dei Mig
17 e dei Mig-19, il bombardiere Tu-16, dei
Mig-15 e Yak-18, degli elicotteri Mi-4 e degli
aerei da trasporto An-2. Tutti questi apparecchi erano di progettazione sovietica. L’aeronautica militare cinese disporrebbe attualmente di duemilaottocento aerei da combattimento, fra i quali un numero imprecisato di 11-28
e di Tu-4 forniti dall’URSS prima che si deteriorassero i rapporti fra i due paesi. I nuovi apparecchi, malgrado il loro equipaggiamento perfezionato, sarebbero tecnicamente
un po’ inferiori ai Mig-21 sovietici e sopratutto ai F-4, i Phantom americani, dei quali gli
esperti valutano più efficaci i radar e l’armamento in missili aria-terra.
Secondo «UEspresso»
Soldati cinesi;
onnipresenti, disonnati,
in servizio civiie
Il giornalista e scrittore Furio Colombo, in
un reportage (“L’Espresso” n. 23) sulla Cina
popolare scrive :
« L’esercito viene indicato nei discorsi come una delle componenti (le masse, i quadri,
i soldati) della rivoluzione. E i soldati, infatti,
si trovano dappertutto.
« Chiudendo gli occhi, si può immaginare
il petto decorato degli ufficiali, mani che
stringono mitragliette ben lucidate, spalline e
scatto di tacchi. Aprendoli, in Cina, si vedono soldati nelle uniformi — non stirate e
pulite di tutti — intenti a lavare pazientemente le strade, soldati ebe fanno trasporti
coi camion dove non bastano gli autobus, soldati che aiutano negli ospedali o danno una
mano nel traffico. In fabbrica lavorano da
operai; in campagna zappano come tutti. Persino quando passano in camion o in gruppo,
come unità militari, durante qualche trasferta, non hanno le armi. Non si vedono mai né
pistole, né fucili, né baionette. In servizio li
distingue la cintura di cuoio e basta. Il fucile
lo hanno le poche sentinelle davanti al palazzo
del governo o dell’assemblea popolare. Allora
questo esercito che è dappertutto può essere
visto anche in un altro modo. Fanno il soldato lavorando nella comune, fanno il soldato
studiando nei tre anni prescritti del corso
universitario, trascorrono il periodo di leva
in fabbrica o in uno degli infiniti servizi civili.
La mancanza della esibizione di armi sembra
avere un senso pratico (perché i soldati lavorano) e anche simbolico. E forse spiega perché, fra i giocattoli, raramente si trovano
......................... II.un..lini.....iiinniiin..
Una testlmonìanza sconvolgente
Mi è capitato fra le mani un libro straordinario, del quale penso sia utile dar notizia
ai lettori di « ECO LUCE ».
Sì tratta di un volumetto formato tascabile, intitolato Torturato per Cristo - sottotitolo: la Chiesa dei martiri di oggi - di Richard
WURMBRAND (editrice Uomini Nuovi Marchirolo (Varese) 1969, p. 146 L. 700).
Nella prefazione, a cura del pastore W.
Stuart Harris, direttore della « Missione Cristiana Europea », l’Autore viene presentato
come un « pastore della Chiesa Battista Tedesca in Bucarest » (Romania).
Il volumetto, in buona parte autobiografico, non ha particolari pregi letterari, nè pretese di ordine culturale, filosofico, ideologico o teologico. Tutt’altro. E’ scritto in forma
piana, semplice, quasi elementare, accessibile
a chiunque e rivela immediatamente i suoi fini che consistono in una aperta, esplicita denuncia di una situazione storica particolare
(le sofferenze della Chiesa cristiana clandestina nell’Est europeo).
E’, però, un libro « mozzafiato », terribilmente realistico, che descrìve senza veli e senza nebbie, l’ignominia delle persecuzioni, delle
atrocità, delle torture più infami alle quali sono stati, per decenni (e sono tuttora) sottoposti, nei paesi a regime comunista, i cristiani
che vogliono testimoniare - dovunque e comunque - della propria fede nel Signore Gesù
Cristo.
In una breve nota preliminare dell’A. sì apprende che egli, romeno dì origine ebraica, rimase orfano durante l’infanzia e non ricevette alcuna educazione religiosa, talché, aH’età
di 14 anni, era cc un ateo convinto e indurito ». Convertendosi alla fede cristiana, si diede
anima e corpo all’evangelizzazione e riuscì
ben presto a formare una comunità di fedeli.
Durante l’occupazione nazista venne arrestato
picchiato e processato e poi rilasciato. Riprese immediatamente la sua opera evangelistica, rivolta in particolare « ai prigionieri di
guerra russi ».
Dopo l’occupazione sovietica (agosto 1944)
cominciò, scrive il W. « un incubo tale che
le sofferenze patite sotto il nazismo sembravano un nulla ». ( pag. 15)
I comunisti organizzarono un congresso di
tutte le denominazioni cristiane che ... elessero Stalin presidente onorario (sic) e inneggiarono alla fondamentale eguaglianza fra il
bolscevismo e il cristianesimo, (c Allora mi alzai e parlai, lodando non gli assassini del Cristianesimo, ma Cristo e Dio, confermando che
la nostra fedeltà è dovuta prima a Luì ». (16).
La sottomissione servile delle chiese « ufficiali » al regime dominante parve al W. così
avvilente da destare in luì profondo disgusto
e, insieme, la ferma volontà di resìstere per
(c ubbidire a Cri.sto anziché agli uomini ». La
sua attività, ovviamente, non sfuggì all’onnipotente e omnipresente polizia politica, che
lo arrestò il 29-2-1948. « In quell’epoca migliaia di fedeli di tutte le denominazioni furono messi in prigione ». (pag. 35).
W. fu rinchiuso per tre anni in cella d’isolamento e, per altri cinque, in carcere comune. Come innumerevoli altri suoi compagni di
fede e di galera, venne sottoposto a torture orribili, fisiche e psichiche (come il famigerato
« lavaggio del cervello ») tali che, scrive,
« preferisco non parlare troppo di quelle attraverso le quali sono passato ».
Percosse, fustigazioni, fame e sete (i prigionieri furono perfino costretti a mangiare
le proprie feci ed a bere l’orina) ed altre cose ancora peggiori, non riuscirono a domare i
credenti-martiri alla volontà dei loro aguzzini.
Liberato, dopo otto anni, il W. ricominciò,
impavido, la sua opera di evangelizzazione-nella clandestinità - e riuscì a tirare avanti tre
anni, ma nel 1959 venne nuovamente arrestato e condannato, questa volta, a 25 anni!
L’A. si sofferma poi sui vari episodi per dimostrare come - nonostante tutto - i credenti
imprigionati fossero veramente felici, perché
sapevano di godere di un immenso privilegio,,
quello di soffrire PER CRISTO, secondo la
Sua promessa : « Beati voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro a voi ogni sorta di male per eagion mia ». (Matteo, 5 - 11).
La prigionia, questa volta, durò solo sei anni, grazie ad un’amnistia generale concessa
nel 1965 dal governo romeno. Nel dicembre
dello stesso anno il W. potè lasciare la Romania, con la propria famiglia (grazie aH’aiuto
di amici di alcune chiese occidentali) e previo
pagamento di una specie di « cauzione » di
7.000 dollari (4 milioni e mezzo di lire).
Nei capìtoli seguenti FA. narra ancora molti fatti, episodi ed esperienze di altri cristiani della Chiesa clandestina, nell’intento di»
contrapporre alla sadica crudeltà dei persecutori la sovrumana capacità di resistenza e di
testimonianza dei perseguitati, la loro fede invincibile.
Le c< tesi di fondo » del libro (se di « tesi »
si può parlare) sono almeno due:
La prima : I eristiani devono amare i comunisti, perché il Signore è morto e risuscitato anche per loro, ma devono odiare il
comuniSmo perché ... « esso è una forza spirituale malefica che si può combattere soltanto can una forza spirituale maggiore, lo Spirito
di Dio » (pag. 37).
La seconda : I cristiani del mondo libero
devono conoscere la verità sulle immense sofferenze della Chiesa cristiana clandestina dei
Paesi comunisti ed offrire ad essa ogni possibile aiuto morale e materiale e, soprattutto,
PREGARE costantemente per coloro che soffrono per la loro fede.
Si potrà obiettare che questo libro è intriso di « anticomunismo viscerale » semplificatorio e manicheo e - quindi - da respingere come peccato mortale. Può essere, ma è evidente, mi pare, che non si può biasimare troppo
chi, avendo subito tante infamie e angherie
disumane possa poi esprimere un giudizio cosi pesante e definitivo, come nessuno oserebbe
pretendere che gli scampati dei lager hitleriani giudicassero con obiettivo distacco il
regime nazista, né che i valdesi sfuggiti ai roghi dell Inquisizione dimostrassero imparzialità
e comprensione verso la Chiesa romana che li
faceva
massacrare senza pietà.
Purtroppo sembra che le <c Chiese ufficiali» del mondo libero e perfino il Consiglio ecumenico delle chiese non abbiano gradito molto molto questo straordinario « J’accuse! » del
Wurmbrand (e questi se ne duole acerbamente a più riprese) trattandolo poco meno che
da ciarlatano e mentecatto!
Si preterisce, ovviamente, circoscrivere la
area sulle quali appuntare tutti gli strali denunciatori ai regimi dittatoriali, reazionari e
razzisti di destra come Spagna, Grecia, Brasile, Portogallo, Sud-Africa etc. .. ma « lasciare in pace » i Paesi che, a loro modo, dicono'
di edificare il socialismo.
Tuttavia, anche Pilato se ne lavò le mani!
Aldo Long
Avevamo segnalato (n. 43-44 del 30 ottobre
1970) l’opera di R. Wurmbrand quando venne egli stesso a presentarla, nella chiesa valdese di Milano, lo scorso autunno. Pubblichiamo ugualmente questa presentazione, perché
riteniamo che la testimonianza di uomini e
cristiani come Wurmbrand vada seriamente
ascoltata. Il che non vuol dire, che accettiamo il mondo in bianco e nero. red.