1
ANNO
HEÍZÍLT s^t. Biblioteca pELUCE ^- To^re Pellice, 4 Aprile 1941-XIX
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N. 14
DELLE VALLI VALDESI
Riguardate alla roccia onde foste tagliati !
(Isaia LI, 1)
ABBONAMENTI
S«»MÌBraj
d«ll«i dai
Vaia«
Nulla sia più forte della vostra fede !
Gianavello)
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Italia e Impero . . . . Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . . » 12 — . » 7
Estero » » 25 — » » 15
Direttore : Prof. OINO COSTABEL
AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torre Peixice
REDAZIONE: Via Arnaud, 27 - Torre Peluce
Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 “!a copia
'o
IL VALORE DI UN’OPINIONE.
Atti V: 12-42.
Uno • scrittore cristiano pubblicò una
volta un artìcolo interessante su certi
nomi di « Uomini di cui la storia avrebbe dovuto occuparsi di più »; e se ne
potrebbe nominare diversi ai quali fu
negato onore e fama in vita.
Fra di essi Gamaliele è stato poco notato e poco s’è parlato di lui, anche fra
cristiani; tuttavia uno studio accurato
di questo dottor della legge ci rivela la
parte importante che egli ebbe in un’ora critica della Chiesa primitiva.
Paolo di Tarso ricorda che egli sedette ai suoi piedi, e si può immaginare
ciò che egli imparò da un così dotto
maestro, anche senza prescindere dal
fatto che egli più tardi stimò di nessun
valore la sua grande coltura di fronte
alla eccellenza della conoscenza di Cristo.
La storia di questo V capitolo comincia con Pietro e Giovanni; essi erano allora in vista presso tutto il
popolo, sopratutto dopo la miracolosa
guarigione dell’uomo paralitico, di modo che « le moltitudini li seguivano, ì
malati erano portati nelle vie. affinchè quando Pietro passava, l’ombra
sua almeno ne adombrasse qualcuno »
(V. 15).
Non ce ne voleva di più per accendere l’ira gelosa dei Farisei, per i quali
la sola misura da adottare per arrestare
l’entusiasmo popolare, era quella di
gettare quegli uomini in prigione, ignari che la forza contro la quale essi
combattevano era più forte della loro.
Ora il Sommo Sacerdote e coloro che
erano con lui, convocarono il Sinedrio
e « mandarono alla prigione per far
menare dinanzi a loro gli apostoli »;
ma questi furono trovati, non nella
prigione, ma nel Tempio, dove rendevano la loro testimonianza, che s’accentuava e s’accalorava davanti alle
venerabili e rispettabili autorità del
Tempio, le quali, udendo le franche e
decise parole degli apostoli, « noi dobbiamo ubbidire a Dio anziché agli uomini », fremevano d’ira, mentre concertavano fra loro il mezzo di sopprimerli aU’insaputa del popolo.
Umanamente parlando gli apostoli erano già condannati a morte, senza il
pronto intervento di Gamaliele, il quale sembrò a tutta prima aver poca probabilità di riuscita, perchè la sua difesa
a prò degli accusati non incontrò il favore della maggioranza. Se non fosse
stato della sua notoria conoscenza della
legge e dell’onore in cui era tenuto da
tutti, il Sinedrio certo si sarebbe perfino risentito della sua intromissione a
favore della tolleranza.
Il racconto di questo V capitolo ci
presenta quindi un uomo d’un insigne
coraggio morale: egli osò « essere solo »
contro l’opinione generale e con argomenti positivi seppe arrestare la furia
degli impulsi omicidi.
Ricordò al Sinedrio che la storia è un
savio ed imparziale maestro: ciò che
è stato, sarà; ed appoggiò la sua tesi su
due avvenimenti storici, conosciuti da
tutti. Il suo calmo e dignitoso riconoscimento della sovranità di Geova trovò attento l’uditorio, propenso a più
miti consigli.
Suggerì ai capi di lasciar Pietro e
Giovanni soli di fronte al verdetto della storia, perchè anche nel caso presente non conveniva loro di trovarsi a
combattere forse contro Dio.
Esponendo quel suo consiglio Gamaliele dimostrò che la storia è sempre
« la Sua Storia »; e se quegli uomini erano dalla parte di Dio, nessuno poteva
abbatterli; quella continua persecuzione non era che una lotta inutile contro di Lui.
Un grand’uomo deve, se le circostanze lo domandano, saper « esser solo »
per esprimere ciò che è il suo retto
giudicio.
' Chi è dalla parte di Dio, anche solo,
è sempre in maggioranza.
Noi possiamo sempre abbandonare la
nostra causa a Dio; non abbiam bisogno d’un altro avvocato ché ciò che è
contro di Lui è destinato a crollare,
mentre che se Egli è nell’impresa, nulla può abbatterla.
Se vogliamo essere discepoli di Cristo non facciamo troppo assegnamento
sulle basi storiche della nostra religione.
Gesù Cristo non è soltanto la più grande figura storica; Egli non è solo l’oggetto della nostra fede, ma il soggetto.
Veramente forse Gamaliele è un u' mo di cui la storia avrebbe potuto parlare di più. b.
montanari Valdesi al Collegio
(nel secolo scorso ed oggi)
Abb. mo sott’occhio uno specchietto
intere, santissimo, stampato nel 1898 e
sul quale sono indicati, per ogni Parrocchie. delle Valli, il numero dei diplomati e dei laureati nella seconda metà
del secolo scorso. Di Torre Pellice, per
es., leggiamo che diede 49 maestri, 9
professori, 1 avvocato, 4 medici, 1 notaio, 2 ingegneri, 2 farmacisti, 1 segretario com., 4 ufficiali, 38 Pastori. Di
Rodoretto, che diede 2 maestri e 3 Pastori. Di Rorà: 5 maestri, 1 professore,
4 ufficiali, ecc...
E’ interessante ed edificante di constatare come tutte le Parrocchie abbiano
fatto uno sforzo generoso per dare dei
Pastori, i quali, di fronte a tutte le altre professioni esercitate da uomini,
sono in assoluta maggioranza. I maestri
che sono tra i più numerosi furono in
totale, nel cinquantennio, 127, i Pastori
138. Solo Rorà non diede in quel periodo nessun Pastore, ma essa traversava allora, una profonda crisi morale
e religiosa.
♦ * *
Da tutte queste indicazioni abbiamo
potuto desumere approssimativamente,
il numero medio degli studenti delle varie Parrocchie che frequentavano ogni
anno il Collegio o la Scuola latina di Pomaretto:
Prali, 3 studenti all’anno - Rodoretto,
1 - Massello, 3 - Maniglia, 2 - Villasecca,
4 - Pomaretto, 4 - San Germano (1), 6 - PramoRo, 3 - Prarostino (1), 8 - San
Giovanni, 14 - Rorà, 2 - Angrogna, 12 Torre Pellice, 18 - Villar, 4 - Bobbio, 2.
Cifre, queste, che sono anche inferiori
alla realtà, perchè non tengono conto di
coloro che interrompevano gli studi
prima di aver conseguito un diploma,
e che motivavano, ad ogni modo, la bella fama di cultura di cui le nostre Valli
godono da tanto tempo.
E non possiamo, invero, non esser presi da un senso di profonda ammirazione
se, riflettendo alle nostre condvioni di
vita cinquanta e cento anni or sono, leggiamo che degli umili villaggi d’alta
montagna, come la maggior parte delle
nostre parrocchie, avevano il coraggio
di mantenersi agli studi, ogni anno, almeno due, tre, quattro studenti.
(1) Una parte degli studenti di S. Germano
e di Prarostino, allora, quantunque meno di
oggi, si istruiva probabilmente a Pinerolo, ma
questo non cambia nulla alle nostre considerazioni.
Ma qui, dobbiamo venire alla domanda che i nostri lettori hanno già sulle
labbra: « E oggi ? In quale posizione ci
troviamo di fronte al passato ? » Ecco
dunque: Siccome mancano alcuni anni
al 1950, non possiamo presentare un
quadro statistico, come quello, concernente la prima metà del secolo nel quale
viviamo; tuttavia, siccome abbiamo curiosato un po’, durante questi ultimi
dieci anni, attorno al nostro Collegio di
Torre Pellice, l’Istituto Valdese per l’istruzione media, siamo in grado di dire
qualcosa.
Dal 1930 a questa parte, la sua popolazione. scolastica è in continuo aumento, Dalla cifra di 115 iscritti,, è salita
nell’ultimo anno, a quella di 154. Quasi
due terzi di essa, son dati dalle Valli
Valdesi. Intravediamo qui, lo sforzo tenace di un corpo insegnante che lavora
con spirito di ■ consacrazione perchè il
nostro Collegio dia alle Valli il massimo frutto possibile. Di questo fatto, non
possiamo che rallegrarci con tutto
cuore.
il
Ciò non significa, tuttavia, che con
noi sì debbano rallegrare anche i veri
Montanari Valdesi ai quali abbiamo accennato nel titolo. Infatti, tutto questo
incremento alla popolazione studentesca
del nostro Istituto è dato sopratutto dalle località viciniori e da quelle dì fondo
Valle: Nell’ultimo decennio Torre Pellice e San Giovanni da sole, diedero al
Collegio una media di 52 studenti all’anno, mentre che tutte le altre Parrocchie
assieme ne diedero 21: meno della metà!
Bobbio, Villar, Torre, San Giovanni e
Angrogna, mandarono nel decennio, in
media, 64 studenti all’anno; tutte le altre parrocchie assieme, 9 !
Non sono adunque le località più lontane e disagiate che danno un grande
aumento di studenti al Collegio. Tutt’altro! Esse hanno invece, generalmente, diminuito in modo considerevole il
nurnero dei loro rappresentanti. Non
pensiamo sia il caso di dare importanza
alla forte diminuzione degli studenti di
Prarostino e di San Germano che accedono, oggi, più facilmente di un tem
po, alle Scuole di Pinerolo; ma restiamo
pensosi di fronte al caso di sei altre parrocchie: Frali che nel mezzo secolo considerato aveva al Collegio una media di
tre studenti all’anno, oggi ha una media
di 0,7 e, cioè neppur più uno studente
ogni anno.
Rorà, ne aveva due all’anno, oggi, 0,6,
come se inviasse solo uno studente, un
anno sì ed un anno no.
Massello, aveva allora tre studenti all’anno, oggi, 0,6, come Rorà.
Pramollo, che aveva pure tre studenti,
oggi ne ha 0,4 e, cioè, si fa rappresentare
solo più quattro anni su dieci.
Villasecca che aveva allora quattro
studenti oggi ne ha solo più uno ogni
due anni, come Rorà e Massello.
Angrogna, aveva dodici studenti all’anno, ed oggi ne ha soltanto più due.
4: ^ 4:
Evidentemente, delle cifre come quelle che abbiamo citate, hanno sempre un
valore relativo e non possono rispecchiare una quantità dì elementi che
hanno anche una certa importanza. Tuttavia, se si considera il fatto che le medie confrontate col presente concernono
tutto un cinquantennio e che in esse
considerammo solo gli studenti che
giunsero al termine degli studi, mentre
che, per il presente, li consideramm.o
tutti, bisogna pur riconoscere una qualche consistenza reale nel problema che
abbiamo prospettato.
Esso interessa il nostro Collegio Valdese e le nostre parrocchie, perchè ha
un aspetto ed una importanza religiosa,
ma di questo, a Dio piacendo, diremo in
un prossimo articolo.
ENRICO GEYMET.
Pii presso a Te, Signor !...
Sotto il noto titolo appare, opportunamente in questo perìodo di preparazione spirituale alla Pasqua, la 5® edizione delle brevi meditazioni bibliche
offerte dal prof. Giovanni Rostagno per
ogni giorno dell’anno (1). Il volumetto
è ormai troppo largamente apprezzato
per richiedere altro che una breve segnalazione bibliografica, tanto più che,
come si avverte espressamente il lettore, la nuova edizione non presenta
alcuna modifica sostanziale rispetto alle precedenti. Le parole umane, quando
sono eco raccolta e sensibile della Parola divina, non pèrdono ma acquistano
valore attraverso le variazioni tumultuose dei tempi. « Mentre scrivo - dice
l’Autore nella più recente prefazione infuria la bufera immane e s’intride di
sangue la terra. Eppure, nonostante il
clamore delle battaglie, e gli odi che si
accendono, e le tenebre che infittiscono, e l’incredulità che s’annida in tante
menti, e gl’impeti di ribellione che travolgono tanti cuori, e i dubbi che turbano tante coscienze - rimangono saldi,
per m.e, ed incrollabili più che mai tutta la fede, tutta la speranza, tutti i sensi di fraterno e divino amore espressi in
queste pagine. Più che mai io proclamo,
dinnanzi alla momentanea rinascita
(1) Giovanni Rostagno, Più presso a
Te, Signor!... 5® ediz. - Libreria Editrice
Claudiana, Torre Pellice, 1941 - XIX,
L. 8 (nette).
2
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
t
dello spirito pagano neU’umanità, essere Cristo, l’Evangelo di Cristo, ed una
vita vissuta secondo la legge di Cristo rimi(!a salvezza del mondo ».
Nell’estendere queste righe ripenso
appunto ad una voce che mi è giunta,
giorni or sono, attraverso la bufera:
una lèttera di Capodanno da persona
carissima che si trova in altro paese
coinvolto nella guerra. C’era in quella
lettera, un riferimento espresso al primo versetto che è meditato nel libro
del prof. Rostagno: Tu, Eternò, sei il
mio rifugio. E c’era, in chi scriveva, la
serenità consolata e consolatrice di
quelli che conoscono e che ricordano,
anche dal fondo dei « rifugi », il rifugio
eterno, l’unica salvezza del mondo.
Grazie, caro Amico, perchè tu appunto, con il tuo libro, hai aiutato ad
imparare - o a ricordare. f. l.
Albo d’Onore
E’ giunta alla famiglia comunicazione daU’Autorità Militare che il caporale
maggiore
GIOVANNI COISSON
di Davide e di Favai Maria, di Villar
Penice, del Battaglione Alpini « Bolzano », in seguito a ferite riportate in
combattimento sul fronte greco-albanese, è deceduto il 17 febraio scorso, in
età di 24 anni.
Reduce già dalla guerra sul fronte occidentale, dove il suo valore gli aveva
meritato la croce di guerra, parti
fra ì primi per il fronte greco
e partì con entusiasmo, pur dolendosi di lasciare la casa sua dolce e
la mamma amatissima, a dar tutto sè
stesso al servizio della Patria.
Le sue lettere sono una continua testimonianza della sua fede cristiana
semplice e sincera, del suo forte attaccamento alla famiglia, del suo amore
per la Patria.
Di lui così ha scritto alla famiglia un
alpino del suo Battaglione: « era un
compagno franco e leale, amato dai
compagni, stimato e sovente elogiato
dai superiori, primo tra i primi nel
combattimento...
Sua madre e Villar Pellice possono
esser fieri di un figlio come quello ».
Come suo pastore ed amico, serbo il
ricordo di molte buone ore vissute con
lui che fu uno dei primi e più affezionati miei catecumeni villaresi. Ora egli è salito molto più in alto, ma noi
non abbiamo certo perduta la speranza
di esser di nuovo con lui.
Sabato 29 u. s. nel suo tempio valdese, Villar Pellice ha commemorato
con una semplice, austera cerimonia la
memoria del suo caro e degno figlio.
Erano presenti le Autorità e le Gerarchie Fasciste. Erano accorsi pure da
Torre Pellice, fra gli altri, due suoi antichi ufficiali, il tenente Riccardo Jouve
che rese al prode alpino caduto una affettuosa testimonianza, ed il tenente
Osvaldo Coisson. Il sìg. Paolo Salomon,
a nome dei suoi giovani compagni della
Unione Valdese di Buffa depose, con
commosse parole, il fiore della riconoscenza alla memoria di un amico ed unionista fedele.
La cerimonia si chiuse con l’appello
fascista detto dal Segretario della Sezione locale del P. N. F. sig. R. Bertalot.
Ai genitori, alle sorelle, al vecchio
nonno, ed ai parenti tutti, così grandemente provati, rinnoviamo l’espressione
della nostra profonda simpatìa e della
nostra ferma cristiana speranza.
R. JAHIER.
/
[Hiiiu pn la tMiK li imi
lai rateai “Piane! al [aaiaei„
In rispcji^a alle domande pervenuteci da varie parti, d’accordo col Segretario Generale della F. U. V. comunichiamo che il termine per la presentazione dei manoscritti è protratto fino
al 25 aprile.
Intanto accusiamo ricevuta dei loro
manoscritti ai seguenti concorrenti:
1 - Lux Lucernae.
2 - Tentar non nuoce.
3 - In penombra.
4 - En preuv !
5 - Carpent tua poma nepotes.
6 - In vista del porto.
7 - Rom. 12: 12.
Ci duole moltissimo dover far rilevare al concorrente « In vista del porto » che egli si è valso di una edizione
antica dei « Psaumes et Cantiques » per
cui uno solo dei suoi dieci inni rientra
nel nostro elenco. Non ha quindi fondamento la sua ‘osservazione che alcuni degli inni siano già stati tradotti.
Angrogna (Torino), 20 marzo 1941-XIX
ARNALDO COMBA.
Dodì ricevuti dal Cassiere
della Tavola Valdese per Istituzioni varie
Lega Femminile Chiesa di Como per:
Orfanotrofio di Torre Pellice L. 200,—
Istituto di Vallecrosia » 100,—
Istituto Gould » 200,—
Istituto Femminile di Firenze » 100,—■
Casa delle Diaconesse » 200,—
Asilo di San Germano » 200,—
Asilo di Vittoria » 200,—
Istituto Artigianelli » 200,—
Per Evangelizzazione:
Santillo Vincenzo, S. Giorgio
la Molare » 10,—
Zecchin Nelly, Venezia » 25,—
Per Emeriti:
Anonima, Bergamo, in memoria del pastore Arturo Muston L. 100,—
Gustavo e Kettv Comba, in
memoria dello zio Arturo
Muston » 200,—
Per Evangelizzazione:
L. Rapisarda, S. Maria di Lìcodia L. 167,35
Paolo Mortier, Luserna 'S. G. » 50,—
Per Emeritazione:
C. Maggiore, Torre Pellice » 25,—
,N. N., Prarostino » 10,—
Per Orfanotrofio di Pomaretto:
Colucci D. e G., per riconoscenza al Signore » 25,—
Rossetti Reynaud Dina, in
memoria suo Padre » 10,—
Rossetti Lucia, in memoria
Nonno » 2,—
Per Orfanotrofio di Torre Pellice:
Forneron Alessandro e Margherita, in occasione battesimo loro Claudio » 20,^—
Codino Elisa » 10,—
Codino Rita in Paschetto, in
memoria suo Padre » 20,—
Per Istituto di Vallecrosia:
Colucci S. e Elvira, ricono■ scenti al Signore » 25,—
Donato Emma, Messina » 25,—
Per Istituto Gould:
Leuzzi, Mesagne, in memoria
figlio Angelo » 13,—
Per Asilo di Sicilia:
Colucci S. e Elvira, riconoscenti al Signore » 25,—
Montrone Elvira, Gallipoli » 5,—
Lina Deodato, in memoria
Angelo Deodato, Genova » 50,—
Per Diaconesse:
Colucci S. e Elvira, riconoscenti al Signore » 25,—
Per Rifugio Re Carlo Alberto:
Codino Elìsa » 5,—
' * * *
SETTIMANA DI RINDNZIA
Quarta Lista:
Chiesa di:
Brescia, 1° versamento L. 900,—
Verona » 815,—
Perrero, 2° versamento » 620,—
Catania, Id. » 113 _
Trieste » 2265,—
Genova » 5300,—
Luserna San Giovanni » 3515,50
Angrogna, Serre, 1° versam. » 990,—
JACOPO LOMBAROINI PRIMA PUNTATA
Il forzato per la fede
Rs&cconto Storico (1)
I.
La sera del 13 agosto 1689, vecchio
stile, corrispondente al 23 agosto del
nostro calendario, una piccola schiera
di giovani attraversava un villaggio
della Svizzera, vicino alla cittadina di
Rolle, sul lago di Ginevra. Andavano
circospetti, quasi temendo di essere notati dalla popolazione e procuravano di
tenere accuratamente nascoste le armi
delle quali erano forniti. Quantunque
ciò fosse sospetto, i giovani non incutevano alcuna paura in chi li scorgeva,
che tutt’al più crollava il capo, mormorando:
— Ecco ancora dei Valdesi che non
sanno rassegnarsi aU’esilio ed errano,
tristi e sperduti, sempre inseguendo il
sogno di poter ritornare ai loro monti;
chissà dove saranno diretti questi ?
Erano in realtà dei Valdesi ed inseguivano il sogno, comune ai loro fratelli, di tornare in Patria. Non che nella Svizzera essi si trovassero male; anzi, la popolazione li aveva accolti con
grande amore quando, tre anni prima,
erano arrivati sfiniti e morenti, reduci
dalle prigioni piemontesi dove più di
nove mila dei loro fratelli erano morti
di fame e dì stenti. Fraternamente li aveva accolti la Svizzera, ed aveva dato
pane, tetto, lavoro; poi aveva curato
che si trasferissero in Germania dove avrebbero potuto vivere uniti ed in libertà di coscienza, per auella libertà
per la quale il loro piccolo popolo eroico aveva affrontato il massacro, la prigione, ed ora, nel piccolo residuo che
ancora viveva, l’esilio. •
Ma la Patria richiamava oltreché con
la voce dei suoi torrenti e con lo stormire dei boschi, sopratutto con la tragica voce dei villaggi incendiati, dei
templi diruti dove nessuno pregava più,
con le ossa insepolte dei martiri, con i
gemiti dei bambini che erano stati rapiti ai genitori e venivano allevati, in
servitù, all’odio di quella Fede per la
quale il loro popolo era morto e soffriva.
La Patria chiamava ed i Valdesi si
struggevano a quella voce e sentivano
che non avrebbero avuto pace finché
non fossero ritornati in Italia.
Era per questo che nella Svizzera i
Valdesi erano tanto irrequieti da poter
sembrare, a volte, persino ingrati.
Ma, dove andavano i giovani che attraversavano il villaggio vicino a Rolle?
Non lo sapevano: una voce era loro
giunta che il vecchio Gianavello, l’esule
antico, il capitano di cento scontri vittoriosi quando i Valdesi avevano ancora una patria e potevano combattere,
e Arnaud, il pastore che nell’esilio si era assunto il difficile incarico di tenere
uniti gli esuli e di nutrirne la speranza
e l’ardimento, stavano preparando
qualcosa: una spedizione o un arruolamento, qualcosa, insomma, che avrebbe
servito alla causa valdese. Avevano an
che udito che l’ordine era di raccogliersi nascostamente nel bosco di Pr ngins,
e di aspettare.
In quel bosco si recavano i giovani
che, seri come si è sempre alla vigilia
di un fatto che si prevede importante
ed ancora non si conosce, ma fiduciosi
come chi sa di essere nelle mani di Dio
ed ha fiducia nei suoi capi, attraversavano il territorio di Rolle, cercando di
assumere, senza riuscirvi del tutto, l’aspetto di ordinari viandanti.
Passato il villaggio, uno dei giovani
fece cenno ai compagni di fermarsi:
— Che vuoi fare, Giovanni ? — gli
chiese uno.
Giovanni Gerire indicò una casuccia
che sorgeva sul limitare di un campo,
un poco discosto dalla casa.
— Là abita Maria — disse.
I compagni compresero: ciascuno di
essi aveva, nei giorni precedenti, salutato una madre, o una giovane sposa,
o una fidanzata; ciascuno sapeva il dolore e insieme la gioia di quest’ultimo
saluto e se qualcuno vi era tra essi che
non avesse più nessuno, ancor meglio
comprendeva ciò che Giovarmi desiderava.
— Và, ma non tardare — disse uno.
Giovanni si allontanò rapidamente;
gli altii continuarono il cammino, allentando il passo, perchè il compagno
non stentasse a raggiungerli dopo il rapido saluto alla fidanzata.
Quando Maria udì, fuori, la voce di
Giovanni che la chiamava ne provò
gioia e timore:
... Giovanni lì, da lei. Ma non doveva egli essere a Berna, al suo lavoro?
Che era dunque successo ?
Un istante dopo era vicino a lui:
— Giovanni! Tu? Ma...
Egli le prese una mano che strinse
tra le sue, con amore misto a pena.
— Sono passato a salutarti. Maria.
— Entra.
— Non ho tempo: i miei compagni mi
attendono.
Ella lo guardò sorpresa e rattristata.
— Neppure un momento, ti puoi fermare ? Non vedi che annotta? l’miei
padroni ti daranno ospitalità: fermati e
parti domattina.
— Impossibile. Devo andare subito,
ma ho voluto rivederti, dirti che ti amo, che ti prometto, davanti a Dio, che
sarai la mia sposa e che, appena mi sarà possibile, se Egli vorrà, ti farò mia
moglie anche davanti alla Chiesa. Ma
tu, tu. Maria, mi amerai ? Mi attenderai ?... — e la voce di Giovanni tremava
a queste ultime domande.
— Tu sai che ti amo, — ella rispose
sottovoce, arrossendo un poco e nascondendo il rossore abbassando la
fronte — e sai anche che non amerò altri che te.
Ma, improvvisamente, la paura dell’ignoto la riprese e guardò ansiosamente il giovane.
— Dove vai, Giovanni ?
Egli fece un gesto vago:
— Non so..., via, lontano.
— E puoi lasciarmi così ? Non mi ami, dunque ?
— Ti amo. Maria, e tu lo sai: ma devo andare. Enrico Arnaud ha chiamato
i Valdesi a raccolta e noi dobbiamo obbedire.
(Continua).
(1) Il trattamento ai condannati per la fede
sulle galere francesi, qui descritto, è strettamente storico. L’autore.
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Sostenitori
San Germano: Balmas Alice, L. 4 Balmas Bartolomeo, 3 - Balmas Margherita, 3 - Balmas Amelia, 3 - Baimas Bounous Elena, 13 - Salme Alessandrina, 3 - Beux Virginia, 3 - Beux
Carlo, 3 - Bert Enrico, 3 - Bert Gustavo, 3 - Bertalot Giovanni, 3 - Bouchard
Celestina, 3 - Bouchard Celestina, 3 Celestina, 3 - Bouchard C. Alberto, 5 Bouchard Edvico Bart., 8 - Bouchard
Ulderico, 3 - Bounous Caterina, 3
Bounous Enrico, 3 - Bounous G. Enrico, 3 - Bounous Lodovico, 3 - Bounous Olga, 3 - Bonetto Luigia, 5
Bleynat Alberto, 3 - Bleynat Emilio, 3
- Cardon Elisabetta, 5 - Comba Paimira, 3 - Duchène G. Battista, 4 - Fiumi
Paolina, 3 - Giraud Edoardo, 3 - Griset Angela, 3 - Grill Luisa, 3 - Griot
Elisa, 3 - Jahier Guido, 3 - Jahier Emilio, 6 - Jahier Levi, 3 - Jahier Enrico, 3 - Jahier Federico, 3 - Jahier Bartolomeo, 3 - Jourdan Emilio, 3 - Lantelme Ernesto, 3 - Long Alessio, 6 Long Alessio Levi, 3 - Long Adolfo, 3
Long Emilio, 3 - Long Eli, 3 - Long Letizia, 3 - Long Silvio, 3 - Long Levi, 3
- Martinat Margherita. 3 - Meynier Olimpia, 5 - Peyronel Enrico, 3 - Prandino Nelly, 3 - Revel Fanny, 3 - Richard Lamy, 3 - Peyronel Enrico, 3 Rostan Enrico, 3 - Rostan Edoardo, 3
- Rostan Gay Nuccia, 3 - Rostan Lisetta,
3 - Rostan Nelly, 3 - Ribet Ernesto, 3 Obialero Carlo, 3 - Tron Beniamino, 3
- Tron Maddalena, 3 - Vinçon Albina,
3 - Vinçon Elisa, 3 - Rivoir G. Giacomo,
3 - Beux Alberto, 3.
Villar Penice: Cordin Ida, 3 - Bonjour Giovanni, 3 - Gönnet Maddalena,
2.
Bobbio Pellice: Pontet Giovanni, 3 Maria Negrin Davit, 3 - Favat Paolo, 3
- N. N., « Ringraziando Iddio per una
preghiera esaudita », 10, per Eco spedito ai soldati.
L. 600,—
» 200,—
» 100,—
» 100,—
» 100,—
» 100,—
FIORI in memoria della compianta Signora linette vola ved. COTTA
MORANDINI (rettificato):
Sigg. Meta e Mario Gallian
Bauer, per l’Ospedale
Valdese, Reparto Maternità L. 600,—
Sig.ra Hilda Bruschettini Roland e figli, per Orfanotrofio Femminile
Sigg. Arnaldo e Maria Bruschettini, Id.
Sigg. Ing. Carlo e Maria Roland, Id.
Sigg. Cristina e Gianni Barberis, Id.
Sigg. Tron Revel, Vallombrosa, Id.
PERSONALIA
Ci perviene la notizia che al pastore
dott. Francesco Lo Bue l’Accademia
d’Italia ha accordato una borsa per il
proseguimento degli studi da lui iniziati sopra un commento dell’Apocalisse di Ticonio Afro. Questo studio era
stato presentato dal dott. Lo Bue quale
tesi della sua laurea alla nostra Facoltà di Teologia.
Esprimiamo al Prof. Lo Bue, insegnante nel nostro Liceo di Torre Pellice, i nostri vivi rallegramenti.
CRON/lCfl VALDESE
ANGROGNA (Serre). Nell’ultima
Cronaca comparsa sul giornale al paragrafo battesimi, il nome di Bruno
Giovanni, devesi leggere: Chiavia Bruno di Giovanni e di Plavan Elena.
BOBBIO PELLICE. Ultimamente
sono stati richiamati dal Padre celeste
Giovanni Antonio Baridon (Reimond),
dopo 78 anni .di vita e Ernesto Mondon
Marin (Podio) dopo una breve esistenza
di 18 giorni.
s Agli afflitti rinnoviamo l’espressione
della nostra simpatia.
— Il 16 marzo il sig. Erico Rollier, in
qualità di membro della Commissióne
Finanziaria, ha rivolto due appelli alla
nostra comunità ed ha recato un messaggio ai bambini delle Scuole domenicali e ai catecumeni. Lo ringrazianio ancora per la sua visita. R.
SAN GERMANO CHISONE. Dopo
breve malattia, il 18 marzo è mancato
nU’affetto dei suoi cari Bounous Pietro
Michele dei Gondìni, di anni 49. Al suo
funerale prese parte una gran folla di
fratelli in fede e di conoscenti. Ai numerosi parenti e in modo particolare
alla vedova sig.a Beux Cesarina e ai
figli esprimiamo la nostra profonda
simpatia cristiana.
— Culti della Settimana Santa: Domenica delle Palme: ore 10. 30 e 20.30.
Giovedì Santo: ore 20.45 - Santa Cena.
Venerdì Santo: ore 10.30 (non avrà luogo se le scuole saranno aperte).
Pasqua: ore 10.30 Santa Cena. - Ore
20.30.
Tutti i membri di chiesa, anche quelli che lavorano in ore notturne, hanno
così modo di celebrare i grandi fatti
della nostra Redenzione.
TORRE PELLICE. Culti e riunioni
della Settimana Santa:
Domenica della Palme (6 aprile): ore
10.30: culto presieduto dal pastore R.
Nisbet.
Ore 14.30: riunione ai Chabriols.
Ore 14.30: riunione all’Inverso (conferenza missionaria - Colletta per le
Missioni).
Lunedi - Ore 20.30: riunione al Tagliaretto.
Martedì - Ore 20.30: - riunione ai Simound.
Mercoledì - Ore 20.30: riunione alla Ravadera.
Giovedì - Ore 20.30: riunione agli Appiotti.
Venerdì Santo - Ore 10.30: culto nel
Tempio dei Coppieri. Celebrazione
della Santa Cena (calice comune).
Domenica di Pasqua (13 aprile) - Ore
10.30: culto nel Tempio di Villa. Celebrazione della Santa Cena (calici
individuali).
La colletta della domenica delle Palme sarà destinata alla Facoltà Valdese
di Teologia. La colletta di Pasqua andrà
alla Cassa evangelizzazione.
VALDESE N. C. Dopo breve malattia, maturo d’anni e di lavoro, decedeva il 16 febbraio c. a., il sig. Giovanni
Rejour, all’età di oltre novanta anni.
Era nato agli Eyssart (Faetto) il 31 agosto 1850. Giunse a Valdese N. C., coi
primi coloni, il 29 maggio 1893. Ne
dànno il triste annunzio i suoi due figli, Giovanni e Francesco, con le rispettive famiglie.
VILLAR PELLICE. Un discreto (se
non ancora « rallegrante ») numero di
membri della nostra comunità, ha preso
parte alle due assemblee di Chiesa che
il Concistoro aveva convocate per le
domeniche 23 e 30 marzo. Nella
prima di queste riunioni furono esaminati alcuni importanti problemi interessanti la vita della nostra comunità
quali: il rinvio dell’ammissione dei catecumeni; la responsabilità ed i doveri
delle famiglie e della chiesa verso i
molti nostri giovani e... fanciulli che si
perdono; criteri per la prossima redazione del nuovo elenco ufficiale dei
membri di chiesa; la frequenza ai culti
nella imminente stagione dei forti lavori dei campi...; liberalità cristiana e situazione finanziaria; ecc.
Domenica 30 marzo l’assemblea elettorale ha confermato nella loro carica, i
seguenti 12 anziani e diaconi che ne e-'
rano scaduti, per terminato quinquennio: gli anziani, fratelli: Paolo Michelin-Salomon (Piantà-Subiasc), Davide
Garnier (Bessé-Meynet), Paolo Vigne
(Garin), Davide Giraudin (Inverso),
Giovanni Berton (Centro), Giovanni P.
Frache (Serre), Giovanni Geymonat
(Ciarmis), Stefano Bouissa (Teynaud),
ed i diaconi, fratelli: Stefano MichelinSalomon (Inverso), Paolo Frache (RuàGarin), Umberto Pascal (Serre), Carlo
Armand Ugon (Centro).
Possa questa rielezione suonare per
ognuno di noi come un incitamento a
mettersi all’opera con più intensa consacrazione al bene della chiesa ed alla
gloria di Dio.
In tempo di guerra tutti devono
imparare a tacere. Notizie, apparentemente innocue, su movimenti di truppe, di lavorazione negli staòilimenti militari,
possono giungere all’orecchio
del nemico ed arrecare danni
incalcolabili. Nessuna ingenuità e nessuna indiscrezione. Il
silenzio assóliLto su Qualsiasi
notizia di carattere militare è
un dovere di tutti gli italiani.
il culi«» di fs
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedi Lettura: Salmo 120, 121 7 Aprile Daniele 3: 19-25.
Gesù, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi, soffrendo, non minacciava, ma
si rimetteva nelle mani di Colui che
giudica giustamente. 1 Pietro 2: 23.
Se fosse stato altrimenti, noi ne saremmo tutti scandalizzati. Come mai
dunque, quel che ci scandalizzerebbe in
Luì, non ci scandalizza più quando si
tratta di noi medesimi? Non sarebbe
forse perchè fatalmente siamo sempre
trascinati dalla nostra natura a pensare
che l’atteggiamento che Gesù ha preso
dinanzi agli oltraggi e aUa sofferenza
sia soltanto un atteggiamento da ammirare e non pure e sopratutto un esempio da imitare? Ad ammirare siamo
sempre pronti, perchè questo non ci costa effettivamente nulla, mentre l’imitazione ci condurrebbe a dei sacrifici e
ad uno sforzo che noi non vogliamo
compiere. Noi adduciamo a motivo il
fatto che l’assumere l’atteggiamento di
Gesù è cosa superiore alle nostre forze.
Certo è superiore alle nostre forze, finché non sapremo compiere quell’atto di
fiducia che consiste nel rimetterci
« nelle mani di Colui che giudica giustamente ». Che cosa pensiamo di Dio?
Non riteniamo che Egli vede, che Egli
conosce, che Egli è Giusto? E non opererà Egli, come sempre ha operato, in
favore dei Suoi eletti che gridano a Lui
dalle tribolazioni di questo mondo? Saper attendere con fiducia il momento in
cui Dio interverrà; ecco il grande segreto.
Martedì Lettura: Marco 15: 21-32 8 Aprile Dan. 3: 26-30.
Egli morì per tutti, affinchè quelli
che vìvono non vivano più per loro
stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro. 2 Cor. 5: 15.
Dopo aver premesso che Gesù è
morto per tutti, S. Paolo trae le conseguenze di questa premessa soltanto per
« quelli che vivono ». Il fatto che Gesù
sia morto per tutti, non implica infatti
che tutti « vivano ». Chi non accetta il
sacrificio di Cristo come un sacrificio
redentore, rimane nella morte. « Quelli
che vivono » sono quelli che sono risorti a vita nuova in virtù del sacrificio
di Cristo, e che, dalla Sua morte e dalla
Sua resurrezione hanno ricevuto la
forza di morire alla loro volta al peccato, e di risorgere, giustificati per fede, ad una vita di santificazione e di
consacrazione. Il segno che distinguerà
costoro che « vivono » da quelli che
« non vivono » è che la loro vita è veramente nuova in questo, che non è più
vissuta in funzione di loro stessi, ma è
ormai tesa verso un fine unico e supremo: servire Colui che è morto e risuscitato per loro.
Se noi sentiamo di vivere ormai unicamente per Lui, mettendo Lui e la
Sua opera e la gloria del Suo Nome al
di sopra di tutto il resto, perchè « l’amore di Cristo ci costringe » (v. 14),
vuol dire che siamo noi pure, per la
Sua grazia, nel numero di coloro per i
quali il sacrificio di Gesù non è stato
vano.
Mercoledì Lettura: Marco 15: 33-41 9 Aprile Salmo 111.
E’ Lui ch’è la nostra pace.
Efesini 2: 14.
La croce di Cristo è presentata qui
come il mezzo della riconciliazione.
Egli è morto per tutti. Come
dice l’apostolo : « V’è un Dio solo,
il quale giustificherà il circonciso per
fede, e l’incirconciso parimente mediante la fede ». (Rom. 3: 30). E ancora:
« Non c’è qui nè Giudeo, nè Greco....
poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù. E se siete di Cristo siete dunque
progenie di Abramo; eredi secondo la
promessa ». (Galati 3: 28-29). Gesù Cristo abolisce le divisioni umane create
dal nostro orgoglio e dal nostro egoismo: « E’ Lui ch’è la nostra pace ».
E questo fa riconciliandoci con Dio.
Tutti quelli che, accettando il suo sacrificio, sono riconciliati con Dio, qualunque sia la loro origine, costituiscono
ormai un corpo unico, perchè, bisognosi
della medesima grazia, sono tutti stati
salvati allo stesso modo, per un unico
sacrificio. Come dice l’apostolo: « Gli
uni e gli altri abbiamo accesso al Padre
in un medesimo Spirito ». (v. 18). Questo popolo unico che è la Chiesa sa che
« Cristo, ed Egli solo è la nostra pace ».
Giovedì Lettura: 1 Cor. 2: 23-32
10 Aprile Luca 22: 14-20.
Il calice delle benedizioni che noi benediciamo, non è egli la comunione col
sangue di Cristo ? 1 Cor. 10: 16.
Questo testo è tolto da un brano in
cui l’apostolo Paolo riprende quei
membri della Chiesa di Corinto, ì quali,
per mancanza di coraggio, o per man-'
canza di coerenza, o per insufficiente
comprensione spirituale, partecipavano
alla mensa del Signore e nello stesso
temp'd continuavano a partecipare ancora alla mensa delle carni sacrificate
agli idoli. L’apostolo li riprende: «Voi
non potete bere il calice del Signore e
il calice dei dem,oni ». (v. 20). Da riprensione però tocca anche noi, i quali,
molto spesso, sebbene sotto altra forma,
ci conduciamo come quei Corinzi. Infatti, quando partecipiamo aUa mensa
del Signore, esprimiamo con questo nostro atto il nostro desiderio ed il nostro
bisogno di essere spiritualmente uniti a
Colui che ha sacrificato la sua vita per
noi. Questa comunione è una comunione nel suo sangue, cioè nella sua
morte. Il che vuol dire che com’Egli è
morto per noi così noi pure vogliamo
morire al nostro peccato e al vano modo di vivere che è quello del mondo.
Invece, che avviene generalmente? Si
partecipa alla mensa del Signore, senza
perciò trarre le conseguenze intime ed
essenziali di questa partecipazione, perchè si continua a lasciarsi guidare
dallo spirito di questo mondo. Alcune
volte per incoerenza, moltó più spesso
per mancanza di coraggio e di forza
morale.
Venerdì Lettura: Salmo 22: 2-20
11 Aprile Luca 23: 39-46.
Ecco l’Agnello di Dio che toglie il
peccato del mondo. Giov. 1: 29.
In questa designazione fatta da Giovanni Battista è il punto di congiunzione delle due Pasque: quella israelita e
quella cristiana. L’agnello pasquale che
gli israeliti dovevano imm,olare la notte della liberazione dall’Egitto, e il
sangue di esso che, spruzzato sugli stipiti delle porte doveva stornare da loro il giudizio di Dio, erano prefigurazione, annuncio, promessa di quel che
sarebbe avvenuto in Cristo. E’ quindi
con l’animo pieno dì giubilo che Giovanni Battista saluta l’adempimento
della promessa: « Ecco l’Agnello di Dio
che toglie il peccato del mondo». Ugualmente S. Pietro dice che: « noi siamo
stati riscattati... col prezioso sangue di
Cristo, come d’agnello senza difetto, nè
macchia, ben preordinato fin dalla fondazione del mondo» (1 Pietro 1: 19).
E S. Paolo: « La nostra Pasqua, cioè
Cristo, è stata immolata» (1 Cor. 5: 7).
Sabato Lettura: Marco 15: 42-47
12 Aprile Salmo 118: 14-24.
Cristo fu seppellito, secondo le Scritture. 1 Cor. 15: 4.
«Fu seppellito». Sembra che il dramma sia terminato. Nella sfera naturale
umana, questa è infatti l’ultima parola
che si possa dire di un essere che un
giorno fu vivente. Il seppellimento è
l’atto conclusivo. Poi... più nulla! Immaginiamo quale colpo tremendo debba essere stato questo per la fede dei
discepoli, i quali non avevano ancora
compreso il significato della morte di
Gesù. « Noi speravamo che fosse Lui
che avrebbe riscattato Israele; invece,
con tutto ciò, ecco il terzo giorno da
che queste cose sono avvenute... », dicono i due discepoli sulla via di Emmaus (Luca 24: 21).
Gesù sepolto! Tutto è finito! Eppure
il dramma non è terminato; la parola
conclusiva non è ancora stata detta.
« Secondo le Scritture, Cristo fu seppellito », ma « Secondo le Scritture ancora, risuscitò il terzo giorno ». Solo
così il ciclo è completo, e solo a questa
condizione la nostra fede in Lui può
sussistere.
« Fu seppellito »! Quando così diciamo di un qualche nostro caro, ci sia
concesso di realizzare che non pronunciamo così la parola definitiva che conclude il dramma di una esistenza. Ci
sia concesso di trarre le conseguenze
della vittoria di Cristo, con l’esultanza
dell’apostolo: « Ma ora, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di quelli che
dormono » (1 Cor. 15: 20).
ACHILLE DEODATO.
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LusernaS. G. > » 5,27 J 7,15 9,54 12,51 16,54 18,30 19,57 21,14 Airasca » 5,33 7,14 8,44 12,21 14,04 17,55 19,09 19,28 21,10 0,27
Bricherasio > } 5,37 f 7,24 10,04 13,01 17,03 18,40 20,07 21,24 Pineroio » 5,57 7,39 8,59 12.38 14,27 18,16 19,32 19,46 21,29 0,47
Pineroio 4,42 5,54 6,58 7,41 10,22 13,22 17,19 19,05 20,24 21,42 Bricherasio » 6,20 8,05 9,14 12,59 14,46 18,37 '} “ 20,03 >
Airasca » 5- 6,16 7,18 7,57 10,43 13,44 17,40 19,26 20,49 22,03 Luserna S. G' » 6,33 8,18 9,27 13,14 14,59 18,53 j 20,19 — "" '
Torino a. 5,47 6,58 8,02 8,26 11,24 14,31 18,24 20,08 21,34 22,50 (I) Feriale - Torre Pellice a. (2) Festivo 6,36 8,21 9,30 13,17 15,02 18,56 f 20,22
Ferrovia Elettrica PINEROLO-PEROSA ARGENTINA
Pineroio p. 6,30 7,52 10,45 12,50 14,40 16,45 18,25 19,54 Perosa Argentinap. 6,32 7,37 9,30 12,05 14,— 16,15 17,55 19,32 —
S. Germano » 6,59 8,19 11,10 13,19 15,07 17,13 18,51 20,18 Villar Perosa » 6,49 7,55 9,48 12,23 14,20 16,40 18,13 19,48
Villar Perosa » 7,08 8,26 11,17 13,26 15,15 17,20 18,58 20,24 S. Germano » 6,59 8,02 9,55 12,31 14,27 16,47 18,21 19,54
Perosa Argentina a. 7,30 8,45 11,40 13,45 15,40 17,40 19,16 20,40 Pineroio » 7,24 8,30 10,25 13,05 15,05 17,14 18,50 20,19
(1) Festivo.
Autocorriera PINEROLO-ORBASSANO-TORINO.
GIORNI FERIALI.
Pineroio Torino P- a. 5.13 6,56 ) 7,30 8,56 9,15 10,41 13,21 14,47 18,27 20,15 t f J 1 Pineroio Torino P. a. 7,10 8,53 9,15 10,41 13,21 14,47 16,54 18,25 19,- 20,48
Torino Pineroio P- a. 5,40 7,29 7,45 9,11 9,30 10,56 11,20 12,46 —,— J 17,- 18,26 18,53 — 20,42 Torino Pineroio P- a. 7,42 9,08 9,30 10,56 14,05 15,31 17,09 18,52 19,27 21,15
GIORNI FESTIVI.
Orario Automobile PEROSA-FENESTRELLE-PRAGELATO-SESTRIERE.
1
Perosa P- 9,10 19,30 —,— Sestriere P- 16,05
Fenestrelle 9,50 20,30 — Pragelato * — 16,35
Pragelato » 10,21 t —^ — Fenestrelle » 5,20 17,Sestriere a. 10,55 > » Perosa a. 6,20 17,40
(I) Venerdì, Sabato e Domenica.
Orario Automobile PEROSA ARGENTINA - PERRERO - FRALI
Perosa Argentinap
Perrero »
Pralì
9,10
9,35
14,20
14,45
19,30
19,55
a.
Prati
Perrero
Perosa Argentina a.
P- —
5,55
6,20
11,15
11,40
17,15
17,40
Orario Automobile TORRE PELLICE-BOBBIO PELLICE
Orario Automobile SAN SECONDO - PINEROLO
Torre Pellice P- 8,30 15,15 19,05 -,— Bobbio Pellice P- 6,30 7.15 12,— 17,30
S. Margherita » 8,35 15,20 19,10 -,— Via Fourcia » 6,35 7,20 12,05 17,35 Pineroio
Chabriois » 8,42 15,27 19,17 -,- Villar Pellice » 6,41 7,26 12,11 17,41 San Secondo
Villar Pellice » 8,49 15,34 19,24 -,— Chabriois » 6,48 7,33 12,18 17,49
Via Fourca » 8,55 15,39 19,29 —,— S. Margherita » 6,56 7,41 12,25 17,55
Bobbio Pellice a. 9,- 15,45 19,35 Torre Pellice a. 7- 7,45 12,30 18,-
P
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7,50
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1
1111,15
18,30
18,45
San Secondo
Pineroio
P
a.
7
7,15
1
9,
9,15
18,
18,15
(I) AI Sabato.
(I) Solo al Venerdì.