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Prezzo ItirS 10
Anno LXXVII - N. 18
TORRE PELUCE. 9 Maggio 1947
Spedizione in abbonamento postale - II Gruppo
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La parola di Dio non è'
incatenata (n itooieo 2, »>
ELLE VALLI VALDESI
SETTIMANALE DELLA
Mamma, ce n'è una sola
Ritorna, ancora quest’anno, 'la festa dèlia Madre.
Una festa che dai molti anni è entrata nel calendario delle nostre celebrazioni ecclesiastiche e che molti
vorrebbero vedere integrata nella festa cristiana, dèlia famiglia, ma pur
sempre una fèsta che ha la sua ragion d’essere ed il suo specifico, cristiano significato.
La festa della nuklre non è stata istituita, nelle nostre chiese evangeliche, per idealizzare la figura della
donna o per porre sugli altari della
nostra ammirazione più o meno sincera, più o meno superficiale, colei
che ci ha messi afta luce.
Fion c’è nulla che tolga alla festa
delia madre il suo bel carattere cristiano e che colpisca sfavorevolmente la sensibilità d’animo di una madre cristiania quanto una loquace,
ampollosa, <(^gerata esaUtaeione di
colei che, in fondo, è una creatura
come tutte le altre, Solidale con noi
nella pttrtecijyaizione al peccato del
mondo e nella invocazione della
stessa grazia di Dio, salutare e re
stauratrice di tutte le nostre infedéltà e di tutte le nostre miserie.
La Parola, di Dio non esalta la figura della madre comei;inm l’abhianhci talvolta esedtcm, gÌm4ficamdtr=^drecreatura invece dèi Creatore.
Se oggi noi celebriamo la festa della madre nelle nostre chiese^ è perchè crediamo che, nella comunità di
Gesù Cristo, la madre ha diritto al
nostro affetto riconoscente, ma ha
pure il dovere ài ricordarsi della sua
grande responsabilità.
fondo affetto! Ma ha anche bisogno
di sentire la sua grande responsabilità!
t'ìtujL
Le necessità della vita {¡jfmgonio
oggi la madre più direttamente e più
continuamente a contatto con i figli.
E’ vero che l’educazione di una far
miglia cristiana deve esser fatta diai
genitori, accomunati in uno stesso
sforzo ed in una stessa preghiera. Il
padre che s’iUuda di salvare la far
miglia provvedendole soltanto il pane materiale, sia pure in abbondanza, commette un grave, pericoloso
errore. Ma è anche vero che la madre cristiana ha la sua particolare
responsabilità e può eseraitard la sua
specifica azione morale e spirituale
nèthà formazione dèi carattere cristiaìio dei suoi figli.
Molti uomini hanno benedetto e
benedicono ancora ’la toro madre.
CHIESA VALDESE
c^.^mBÊbrnï iiiii’ìiwiHiy^
^CET IN TE^
non soltanto per le cure e le carezze ìiicevute, ma pèrche dall’esempio
della toro umiltà, dèMa loro pietà,
delta loro fede ,soiio stolti avviati, a
poco a poco, forse insensibilmente,
sulla via della vita cristiano,.
Nella costruzione o nella ricostruzione dell’edificio famigliare la mah
dre cristiana ha la sua insostituibile
funzione. Non costruirà invano colei
che, invece di trasmettere nell’animo dei suoi figli l’amore del mondo e deì'le Vanità del mondo, s’adoprerà a formare in essi una aoscienza
cristiana e li condurrà con il suo esempio sulla via della fede in Cedui
che è il Signore nostro e dei nostri
figlinoli.
ermanno Rostan
Non abbiamo bisogno di idealizzare la madre per dirle il nostro sin
cero e caldo affetto. Basta che noi
pensiamo a colei che abbiamó chiamato col dolce nome di MAMMA,
per comprendere che essa ha diritto
al nostro affetto ed alla nostra riconoscenza.
La Parola di Dio prescrive il dovere del rispetto iter i genitori.:
«Onora tuo padre e tua madre, dice
il quinto comandamento; e l’apostolo Paolo aggiunge; «Fidinoli, ubbi
. “«1 Signore ai voetri genitori,
poiché ciò è giusto». E non vorremmo in questa nostra festa dare l’impressione che l’affetto e l’onore dovuti alla madre sono indipendenti
dali’affetta e dall’onore dovuti al
padre. Nella famiglia cristiana, padre e madre devono essere amati 1
rispettati insieme. Ciò è giusto, ciò è
secondo la volontà del Signore.
Nulla impedisce, neppure nell’ambito dèlia vita cristiana, che si dica
grazile in un giorno particolare a cairn che ci è stata maggiormente, vicina, fin dalla nostra nascita e prima
ancora, è che te si offra come simbolo di riconoscenza e di affetto per
tutto ciò che essa ha fatto nella nostrìa vita e per tutto ciò che essa è
stata par noi, cvn l’aiuto dg Dio, il
fiore dei nostri prati o dei nostri giardini.
Mamma, ce n’è veramente una soLo possiamo dire senzà vani sentimentalismi e sema false esaltaziorui; lo vogliamo anzi dire oggi, unendo alla voce dei nostri figliuoli la
nostra voce, di noi uomini maturi,
mentre i ricordi dell’infànzia s’affollano nella nostra mente ovvero qulàndo vediamo, con i nostn occhéi, Jb
Mamma cristiana nell’intimità della
famiglia.
Es.sa ha ben diritto al mostro pro
Fra i tanti pregi di una madre cristiana non minimo è quello che consiste nel saper far regnare la pace’ in
famiglia.
Certe persone portano sempre con
sè la pace perchè l’hanno in sè: è
se entrano in una stanza, aleggia subito mio spirito di serena comprensione. E’ questo il segr^ di chi
possiede la pace nel suo cuore, quella pace che ci viene daDa riconciliazione con Dio, dal suo perdono e dal
suo amore. Una coscienza turbata è
fonte dii irritabilità e di malumore:
veglia dunque, o madi’e, a che non.
vi sia disordine, interdetti in te. Che,
se talvolta questo dovesse accadere,
affrettati a ristabilire la comunione
con Dio, a ritrovare il suo sguardo
per ottenere il suo pendono. E il
Dio della pace ^rà con te.
Rinnova del continuo la eerteasa
di quella presenza invisibile, ricordandoti che la preghiera del mattino
è quella che ti d'à le forze per tutta
la giornata e ci permette (ji veder
chiaro e giusto in noi ed attorno a
noi.
Procura anche di non lasciarti sopraffare dal lavoro. Il lavoro, hj so,
non dipende unicamente dà noi.
Certe neceseilà si impongono e épesr
...sp m Ma ,YÌ-spino,pioltì
casi in cui potremmo rimediare a u^ c<>se che, in fondo, non
ci dispiace. Spesso ci imponiamo dei
doveri che potremmo evitare: esagerata ambizione materna, scrupoloso
senso _dell’ordine e della pulizìa, impegni, visite, comitati... Per il bene
della famiglia, non è ammissibile
che un marito non possa mai parlare
con sua moglie, che un bimbo non
possa mai giocare un momento colla
mamma o, se ha una pena qualunque, trovarla^^ abbastanza tranquilla
per potersi confidare a lei.
Se tu sei agitata, preoccupata,
strapazzata, diventerai irrimediabilmente nervosa, impaziente, distrattà.
Ricordati che nella tua famiglia
non vi sarà, colla salute, bene più
prezioso della pace. Sappi ohe per
quella via soltanto si può giungere
quaggiù alla giustizia, aU’unione dei
cuori, alla felicità. a. t.
les scru'p/ules qui retiennent cet homme : «mon’ voisin n’a peut-être ipas travaillé comme moi, j’ai été pnévoyalnt,
il aurait pu l’être aussi. ,Je m© dote avant tout à ma famille. A ’quoi cela me
oonduirait-il si j© me préocouipais des
autres avant de penser à mes propres
enfante?« Evidemment, oet .homme a
rateon. L’esprit de solidarîté qui n’admet pas l’egoïsme, ne peut également
pas admettre la paresse et te parasitisme 'lecteur de dlésagrégjaliolni. MIafis
nous vivons dams des tempsi troublés
où il n’est pas difficile de rencontrer un
homme qui, layant travaillé ferme toute
sa vie, se trouve être sans pain. C’est
pourquoi mous disoms aux familles privilégiées : ((souvenéz-vous des pauvres
et des affligés», ne passez pas à côté d’une misère réelle sans y prêter
la moindre attention. Et cela, même
si des vieilles rancunes vous sépareint
de ceux qui, aujourd'hui, sont dan® l'a
souffirahce. Souvtenez-vpus que, ipour
accoimplir son. oeuvre d’amour et de
pardon, le Christ n’a pas fait Je compte
de nos infidélités, de nos fautes, de nos
faiblesses, de tout ce qui nous rendait
m'îsérables et imdiignes; à ses yeux.
L’exemple des disciples
La famille et les grands problèmes d* aujourd’hui
IL N’Y A PLUS DE PAIN!
Le père de famille s’en est allé comme de coutume, à son travail; mate la
journée sera longue, énervante, il ©n
est certain ; îil n’aura pas ce bon sourire pour ceux qui, comme lui, sont à
la tâche, il s’impatientera atvec ses subalternes et son regard restera* soucieux : c’est qu’a la maison il n'y a plus
de pain!...
La mère, au logis, n’est pas gâte non
plus. Quel souci, la santé de ces gosses! Que signifie cette toux qui' tourmente son jeune fils? Et cette pâleur
sur tes joues, rondelettes pourtant, dé
sa cadette? Comment arriver à tes faire croître forts et sains comme elle le
désirerait ? Il lui semble, .aujourd’hui,
qu’elle ne tiendra pas bon et que le dé^
couragement prendra le dessus. ‘C’est
que jiKtoment, voilà...il n’y a plus de
pain!...
iLes enfants sont fatigante, ce matin.
Un rien les irrite ! On peut prévoir que
la journée sera mauvaise, qu’il faudra
gronder, punir, que les bouderies seront de la partie et que, Bref, tout ira
de travers. Miais .aussi, est-c© bien leur
faute ? Comment rester joyeux, comment garder sa bonne .humeur lorsque,.
dans la corbeille, il n'y a plus de pain ?
Quant à cette Chère vieille parente
qui devra, désormais, vivre chez son
frère, puisque ses rentes ne suffisent
plus, elle, toujours prête à donner un
coup de main, à aider les pauvres, à
soutenir les bannes oe.uvres de la pàrotese, voilà qu’elle se surprend à faire de mesquines économies, de petits,
calculs dont elle aurait ri autrefois. Cela provoque maints petits frottements,
en famille. Elle avait pourtant les idées
bien larges, un bon coeur compatissantAh !'c’est que la vie était simple et facile, une fois! Tandis que maintenant. •
Maintenant, c’est le. temps où il n’y a
plus de pain!,..
Le pain!... Préoccupation quotidienne d’une existence bouleversée par u
ne vague d’orgueil ©t de haine qui a
déferlé sur 1e monde entier, alors que
l’homni© aurait dû savoir, déjà, que de
tels sentiments entraînent après eux la
ruine et la misère.
Le temps de la solidarité
Mais ce n'est pas partout qu’il n’y a
plus de pain. Pour invtraiisemblabte
que cela puisse paraître» et par un fâcheux contraste qui est Je fruit du désordre matéritel dans lequel nous vivons, Ce temps de misère est aussi,
pour quelques uns du moins, te temps
de r&bondanice. C’est dire qu’il doit être le temps de la solidarité. N© se
tnouvera-t-i pas, parmii nous, un homme qui, possédant encore deux mi-ches
depainitandisque son voisin en esttotalememdépourvu.ira letrouver pour Lui
diretout simplement: «voici,jet’apporte xHipeudemonipain» Nous conaissons
Les discipte® de Jésus ont connu,
eux àussïi, .les difficultés matérielles.
La barque qui passait la nuit sur la mer
de Tibéhlade revenait vide, .parfois, au
rivage. .Ces hwimes accoutumés aux
dangers d’une vie continuellement exposée, savent quel est le dé.feappointement de celui qui traviaille dur sans
rapporter grapd’chos© à la maisoini.
Toutefois, ces préoccupations ne remplissent pas uni.quem.ent leur pensaie.
C’est pourquoi, lors* même qu’ils vie(nnent de faire une pêdhe miraculeuse,
ils n’héfeitent pas à tout laisser pour
suivre 1© Christ. Et lorsque nous les
retrouvons réfinis autour de leur Maître, ce n’est pas pour l’accabler du
poids de leurs difficultés, c’est pour
écouter ce qu’il a à leur! dire.
Remarquons cependant que les soucis .matériels ne sont point bannis de
rEvangile; on les y retrouve, mais
dans de justes proportions vis-à-vis d©
ce qui doit occuper le premier plan :
le royaume et la justice de Dieu. Cela
n’empêdie pas te Ohritet d’avoir compassion de cette foute qui Je suit et qui
est affamée. Et n’ost-elte pas touchante, cette demande de Jésus : «enfants,
n’avez-vous rien à manger ?» N’estioe
pas Lui, aussi, qui enseigne aux disciples
cette humble requête r «donne-nous aujourd’hui notre pain quotidien» ?
Chères familles, dont l'es memibres
risquent dè connaître l’amertume des
malentendus dont se oomplîique toute
vie lors qu’elle devient difficile, apportez
aux pieds du Seigneur votré coeur lourd
de peine, élevez vos .regards vers Lui
et .reconnaissant dans le péché la source d'e il’actuel dés|anoii, préoçcupelzvous d’entendre sa voix, de connaître
©t de faire sa volonté. Ensuite, mais
alors seulement, en toute humilité et
confiance, demandez-Lui votre pain
quotidien. H vous le donnera. N’^tII pas ((te même hier, et aujourd’hui,
et étemeltement»?
~ D. BERT
La (donna savia edifica la
sua casa, ma la donna
stolid rabbatte con le proprie mani. Prov. 14: 1
Se l'Eterno non edifica la
casa, invano s'affaiicano
gli edificatori. Salmo 127: 1
2
y r-, >.»: j.
LTCO DELLE VALLI VALDESI
Le penseur
et le
chrétien
Le 4 mai 1847 s’éteignit à Lausanne, à l’âge de 50 ans, Alexandre Vinet. Fils d’un fonctionnaire du gouvernement cantonal, il avait fait des
études de théologie et de littérature;
et c’est entre ces deux activités que
Se partage son existence, depuis le
jour où, appelé comme professeur
de français à Bâle, il renonça provisoirement au pastoral, jusqu’à celui où il revint à Lausanne pour y*
occuper la chaire de Théologie pratique à la Faculté.
Le nom de Vinet est intimement
lié aux Questions de la liberté de
conscience et de la séparation de l’Eglise d’avec l’Etat; c’est un Mémoire en ferveur de la liberté des cultes
qui ouvre sa carrière d’écrivain; c’est
la fondiation de l’Eglise Libre du
Canton dte Vaud. qui termine sa vie
de théologien. Ce côté de sa personnalité est l’ohjet d’un autre article
dans Ce même journal: nous voudrions plutôt dédier ces lignes à Vinet comme penseur.
«Je ne puis plus penser. Oh! mon
Dieu, aie pitié de mioH» L’homme
qui s’éteignit en prononçant ces paroles, était un penseur de grande envergure. Peu importe s’il ne fut pas
un philosophe on un théologien au
sens précis du mot, s’il n’a pas laissé de système : sa pensée puissante et
originale n’a pas encore fini de nous
ofifrir ses richesses.
L’homme chrétien
On a souvent considéré, en Vinet,
le théologien de la conscience, le père spirituel dé penseurs austères,
eomme Charles Seorétan, Gaston
Frommel, qui trouvaient dans la œnscience du devoir une empreinte du
T)i'eu vivant, une révélation de sa
volonté et de son essence même; et
on a répété avec insistance sa déclaration que tout, dans la religion
chrétienne, est moral, que l’Evangile est, d’un hout à l’autre, de la morale. On a encore vu en lui le philosophe de la personnalité humaine,
le fondateur de l’individualisme religieux, le libéral, qui considérant
«rie socialisme dans son principe»,
avait reconnu dans ce mouvement un
«catholicisme politique», aux allures totalitaires, et prévoyait le temps
où le Christianisme devrait revenir
au désert, pour rester fidèle à la
personnalité humaine. Mais il y a
quelque chose de plus essentiel, de
plus central, dtms Vinet: c’est le
chrétien, c’est l’homme qui a fait
de Jéaus Christ le centre et la niesure de toutes ses pensées, Jésus Christ;
je veux dire, le Sauveur, le Fils de
Dieu, qui meurt sur la croix et resstr
ecite pour le salut du monde. Vinet
est resté tonte sa vie solidement fonde sur le «dogme» chrétien: ce dogme qui est «consolant», autant que
la morale de l’Evangile est désespérante par sa hauteur inaccessible; et
c’est à ce dogme, qu’il ramène, avec
liberté, mais javeof une obéissaince
toujours plus profonde et consciente, toutes ses pensées.
Vinet doit sa première formation
à l’orthodbxie atténuée, moralisante
et teintée de rationalisme, qui régnait en Suisse romande avant le réveil. Nous trouvons les traces de cette première attitude dans le Mémoire sur la liberté des cuites, de 1826,
cette oeuvre de jeunesse, débordante de confiance en la puissance de la
vérité, donc, de la raison. Mais l’influence du réveil vint bientôt donner
à la pensée dé Vinet un tour dîffétrent. Le réveil avait placé au centre
de la foi chrétienne le Christ crucifié, la justification par la foi, et
tout d’abord, la convinction du péché, cette conception tragique, ennemie de tout rationalisme. La «conversion» de Vinét au réveil, installe
oe* pensées au centre même de sa
conscience,
te sa vie.
et elles y resteront tou
îton leslameni sprituel
Vinet a assoupli la théologie du
reveil, mais sans la renier. Il a surtout gardé une fidélité invariable à
cette idée centrale: la croix est le
centre de la foi, de la morale, de la
pensée chrétienne elle-même. Dégageant CP principe dé la théologie dq
réveil, il l’a transporté dans toute
sa force, je veux dire avec toute sa
puissance de «scandjale», avec toute
sa «folie» au centre même de sa philosophie, et de sa conception politique. Ce principe est devenu pour
lui la clef dé tous les problèmes, le
«médiateur des pensées désunies et
colluctantes, qui apporte au monde
la ¡yaix de Vintelligence aussi bien
que celle du coeur et celle de la vie»
...« Ce mot est un nom:Jésus Christ;
ce mot est une image: la croix; ce
mot est un fait: Vexpiation!» (Phîl.
Rel. p. 127)
Rien n’est plus émouvant, que dé
suivre la marche de cet approfondissement chrétien‘de la pensée de Vinet, au sujet de sa thèse bienaimée
de la liberté de conscience; de voir
sa conception se dégager progressivement de la belle assurance de sa
jeunesse, pour aboutir à cette pensée, combien sérieuse et lolennelle:
la vérité doit être prête à souffrir,
dans ce mondé où la Vérité divine
a été crucifiée; l’Eglise doit être prête à « achever les souffrances de
assurer contre elle, au moyen «ie la
protection de l’Etat, se dénature et
perd sa puissance spirituelle.
Cette convinction est bien le testament spirituel que Vinet laisse à
l’Eglise de notre temijs. Il n’est cei^
tes pas superflu. Pendant ces dernières semaines nous avons assisté, à la
Cdnslituante italienne, à un effort de
toutes les Eglises pour s’assurer une
mesure aussi large que possible db
«liberté», avec ou sans la protection
de l’Etat, L’Eglise catliolique, au
nom de sa liberté, a réclamé et obtenu une position privilégiée imposante ; les E glises évangéliques ont
fait tout leur possible pour d'oniier à
la «liberté de conscience» une base
claire et solide.
La bataille pour la liberté de (x»nscience a été belle et nécessaire. Elle n’est d’ailteurs point terminée!.
Mais après tout, nous ne devons pas
oublier que le sort de la vérité, dans
le inon.de, c’est de faire naître l’opposition; que la croix fait partie du
sort de toute Eglise fidèle, et que
l’Eglise qui refuse sa part dfes «souffrances de Christ», refuse la communion la plus mystérieuse et la plus
profonde avec son Maitre. L’homme
qui nous rappelle cela, c’est précisément l’apôtre de la liberté die conscience: Alexandre Vinet.
* GIOVANNI MIEGGE
Christ» ; elle le doit à son Maitre et à
son Sauveur, car toute
vente qui
craint la souffrance et cherche à se
La liberté de conscience c’est
le droit que nonS avons d’établir nos rapports avec la Divinité de la manière qui nous parait convenable. C’est le droit
de n’admettre aucun juge de ce
commerce intellectuel et moral,
que notre conscience. C’est le
droit de choisir entre croire et
ne pas croire, entre adorer et
ne pas ^dorer. A. Vinet
Vinet e la libertà religiosa
Ricordando la figura di Vinet, non si
può passare sotto silenzio quella parte
della sua attività che rimane oggi la
più attale, che fu il centro di tutta la
sua vita, e per la quale non risparmiò
nè forze nè sofferenze. 'La lotta in favore della libertà religiosa.
La Ch'iesia nazionale del Cantone di
Vaud ayetva tentato di reprimere certi
movimenti religiosi settari che — intorno al 1820 — avevano incontrato
lai^a simpatia nella popolazione di Losanna e dèi dintorni. Vinet insonge. Egli non ha alcuna simpatia per il settarismo ; anzi, non nasconde la sua netta
avversione tanto alla teologia quanto ai
nretodi dei nuovi miovimenti religiosi.
« Les mómiers! Je ne les approupe
point : bien au contraire! Mais je defends leur liberté, et la Uberté de tous».
Le mòntiers)) (cosi sono dhiamati per
derisione i settari) nè possono nè devono essere intralciati in alcun modo o
violentati nella loro coscienza : lo Stato li colpisca solo in caso di violazione della legge civile, ma non ha alcun diritto di occuparsi di questioni religiose; la Chiesa nazionale non possiede rinfallilbiliità, e non può proibire
k libera esposizione e propaganda di
convinzioni ohe sono in parte contrarie alle sue.
Vinet prende lo spunto dall’episodio
d’ilntolleranza dello Stato e della Chiesa naziomale verso i settari per esporre
le proprie idee sulla libertà religiosa
nel libro : « Mémoire en faveur de la
liberté des cultes» (1826), il cui contenuto verrà ribadito con nuove ar^
mentazioni, con più maturà esperienza,
ed in, forma più estesa ed accurata nell’opera (( Essai sur la manifestation des
convinctions religieuses n (1842). Per
oltre 20 anni Viinet combatterà la sua
grande battaglia per la libertà religiosa
e potrà, prima della sua morte, vedere
la realizzazione del suo sogno : la fondazione della Chiesa ibera, del tutto
indipendente dal potere civile e politico. E se non Vinet personalmente, saranno i suoi amici a far conoscere ed
apprezzare a Camillo Cavour l’ideale
che lo statista italiano esprime con le
ben note parole : u Libera Chiesa in
libero Stato ».
Il Significato
della libertà
Stato sono le leggi ; il magistrato porta
la spada, mentre la Chiesa ha come
arma la Parola di Dio, la predicazione.
Ila persuasione. Il fine cui tende Ih Stato, è il benessere materiale, terreno,
mentre diversa e pilli- alta è la missio^
ne della Chiesa che è «nel mondo» ma
non <(del mondò» : essa è strumemto
in funzione del Regno di Dio che è e
che verrà.
Sono società distinte e quindi indipendenti. Non possono però ignorarsi,
ed hanno relazioni reciiproohe. Lo Stato ha, dal punto di vista spirituale, un
grande dovere verso i cittadini : concedere e promuovere la più ampia libertà di coscienza, e perciò di cultoLe coscienze-degli ¡ndividui sono tutte
indistintamente uguali dinanzi allo Sta"
to che non le può giiudicare. Lo Stato
ha il suo di'ritto di azione nella sfera
delle realtà viventi, concrete; ma non
potendo in alcun modo giudicare ed intervenire nella sfera delle realtà interiori. evidenti solo’al cuore ed alla fede, dovrà ooinsiderare le coscienze su
di un piano di iperfetta eguaglianza e
libertà.
La Chiesa ha, dal canto suo, il dovere non meno grande di agire sulla
massa ohe vive neH’amhito dello Stato. La sua politica non può esser legata o identiifiicarsi oon quella terrena
dello Stato : consiste nel portare, senza
niserve, senza fiacchezza, la testimonianza deirEvangelo nel mondo, fra
gli uomini.
Attualità di Vinet
Per definire il suo concetto di libertà, ohe non può essere capriccio o licenza, Vinet insiste sul fatto fondamen,tale che essa non può maii essere disgiunta dall’ordine : (( La società non
sarà vivente e bella se non nella misura in cui un mdggior numero di uomini avranno accolto e conciiiado in
sè stessi le due tendenze verso l’ordine e la libertà. Ma non bisogna credere che i due principi si concilino essi ste^i ed altrimenti che per mezzo
di un terzo principio che li accorda fra
loro dominandoli. Per amare Vana e
l’altra, e l’urta nell’altra, queste due
cose distinte che si chiamano l’ordine
e la libertd, bisogritp amare qiMche
cosa di più che l’ordine e la libertà,
qualcosa che le contenga e che sia prima ancora la loro unità vUvente. Ogni
altra conciliazione è impossibile e chimerica, Questo terzo principio è lafede
cristiana: ”il cristianesimo è nel mondo l’immortale seme di libertà” ».
Più di una volta, nei secoli, la Chiesa s’è alleata col dispotismo, favorendo cosi il sospetto o l’inimicizia delle
masse. Ma quella è una colpa del cristianesimo storico, che ha spesso tradito la fede oristilana. Libertà senza
cristianesimo vero è ”un grossolano
sillogismo, una sterile teoria, un insieme di egoismi, e anche, a dispetto delle
apparenze, un passo retrogrado verso
"la vita selvaggia”.
La libertà esige che i due organismi,
Stato e Chiesa!, siano distintii ed indipendenti. Sono troppo diversi per potersi amaigamare : diversi neH’ori^’ine,
nei mezzi e nei fini. Origine dello Stato è la necessità ifisica della convivenza sociale, mentre la Chiesa è la libera associazione di credenti che Dio
ha chiamato ad una fede mediante una
rivelazione. I mezzi di cui dispone lo
Una plurisecolare esperienza insegna
ohe ogni quialvolta la Chiesa ha creduto di doversi legare allo Stato, sia per
calcolo ipol'itico, sia - più raramente col sincero proposito di svolgere con
maggiore efficacia la sua azione spirituale in seno alla massa, ha finito col
tradire .la propria missione. E’ divenuta mondana, s’è lasciata trascinare' in
pericolosi compromessi, ha dimenticala sua vocazione missiònarià, ha lasciato che i suoi miiiniistri si abbassassero al rango di funzionari, ha fatto si
che la libertà di cui pretendeva essere
la monopoli zzatrice, degenerasse in ingiustizia e prepotenza verso le minoranze.
Solo mediante la libertà religiosa si
può offrire sicuro rimedio per tutti questi mali. Lo Stato, che non è una persona morale, ma l’insiem'e di individui aventi una coscienza òhe sfugge
al controllo civile e politico, avrà ogni
vantaggio nel lascilar libera la Chiesa
di compiere in serenità la sua funzione
spirituale ; senza pretese di unione, di
protezione o di tolleranza ohe, praticamente, si risolvono sempre in schiavitù deiruna o dell’altra parte.
E la Chiesa non vincolata ad alcun
particolare sistema politico, umano, potrà, allora soltanto, dedicare tutta k
sùa forza nell’assolvere il suo vero
compito, quello da Dio affidatole ■ seminare la buona semenza, liberamente, nella società, ma al disopra degli
Stati, ubbidendo a Dio, indipendentemente dalla volontà degli uomini e dei
loro governi.
Sono questi (ed altri che tralascio
per brevità) i iconcettì principali che
Vinet espose, e pei quali lottò indefessamente, oltre 'un secolo fa. Sono
ancor oggi, qui ed altrove, della massima e più viva attualità. Uno Stato ohe
non faccia violenza alle coscienze d’ùna parte dei suoi cittadini, se non addirittura di tutti : ed una Chiesa che, rlipudiand'o ogni forma di ¡bifido coninubio
e d’adulteirio coi potenti della terra, sia
più fedele al suo unico e vero Capo,
Cristo Gesù, e proclami senza compromessi, senza pretese di potere mondano, bensì con zelo missionario, ohe
in Lui, in Cristo soltanto, sta la salvezza degli individui e dei popoli.
PAOLO MARAUDA
L’oggetto del Cristianesimo
nom è una verità astratta; è un
fatto, è una persona, è Gesù
Cristo, e Gesù Cristo crocifisso.
il Cristianesimo non è un sistema fuori di noi, è una vita
dentro di noi. A. Vinet
ILCANTORE
della speranza Cristiana
Alexandre Vinet non è stato soltanto un filosofo, un pensatore, un
¡ifestore; è stato Sopratutto un credente.
La sua fede cristiana appare chittra e luminosa nei suoi scritti e neMe
sue predicazioni. Non mioltì sanno
come egli abbia espresso in tepmmi
indimenticabili la speranza del cristiano di fronte alla morte dei suoi
carii in uno degli inni più belli e più
commoventi della nostra raccolta
francese, il N. 243, musicato da A.
Bost e cantato il lA Aprile 1829 davanti alla tomba aperta di Felìx
Nèff, l’apostolo dei risveglio nelle
Hautes-Alpes e alle Valli, dai numerosi amici che ne avevano àccompagnato le spoglie mortali alVidtima
dimora terrenra
Ci conceda Iddio di innalzare
sulla tomba dei nostri cari lo stesso
inno di speranza e di affermare, nel
nome di Cristo, la realtà della vittoria sulla! morte e della comunione
con tutti i riscattati dal suo sacrifìcio.
Pourquoi dles coeurs chrétiens gé>miraient-ils encore
Sur ceux qui, dans l’exil comme nous
dispersés,
D’un jour consolateur ont vu briller
l’aurore
Et que vers Canaan Dieu l.ui-même
:i poussés?
.Affranchis avant nous du mal qui
nous dévore.
Ils ne sont pas perdus, ils nous ont
devancés.
Ils ne sont pas perdus, ils nous ont
devancés.
Puisse la même foi qui consola leur
vie
Nous ouvrant les sentiers que leurs
pas ont pressés.
Diriger notre essor vers la saint© patrie
Ou leur bonheur s’accroît de leurs
travaux passés,
El rendre à notre amour ces coeurs
dignes d’envie:
Ils ne sont pas perdus, ils nous ont
devancés.
Ils ne sont pas perdus, ils nous ont
devancés,
E. ROSTAN
PENSIERI
La religion n’a nullement besoin du secours qu’on veut lui
prêter. Si elle ne pénètre pas
dans les coeurs, elle n’est rien;
si elle ne fait qu’assujettir une
certaine étendue de sol à certaines formes consacrées, elle
n’a rien obtenu; mais si elle a
gagné les esprits et les âmes,
elle a tout ce qu’elle prétendait,
elle règne véritablement.
Tutto l’Evangclo si riassume
nella seconda nascita; ed è per
questa idea stessa che spaventa
e respinge. E’ questo che si
vorrebbe staccare da esso; se
ne accetta tutto, tranne la rigenerazione, cioè tutto, tranne
l’essenziale, tutto eccettuato
tutto.
Vivere, è fare un’opera che
rimane, è raccogliere ben altro
che dei vani ricordi, è convertire tutto il suo presente in avvenire, è preparare la propria
morte, c farla fin d’ora trltìnfanfe, gloriosa, piena d’immortalità; vivet%, è condursi sulla terra
come cittadino del cielo.
A. Vinet
>
3
L'ECO DELLE VALLI VALDESI
Pellegrino di Roma
_ Fra gli scritti ohe meglio possono a
iutarci a comprendere certi aspetti ___
.per noi alquanto miisiteniosi — della mentalità cattolico-romaina, menzioniiamo il
volume del prof. Ernesto Buona!itti •
(( Pellegrino di Roma ».
'Iri esso 1 Autore rievoca la propria
crisi .ecclesiastica, narrando con octì .rr •
sincerità gli episodi oiù aalienti S Università di Lo
^inceriita gli episodi più salienti della
propria vita ed' i contrasti displiplmari e
dottrinali avuti con là Curia Romana.
E la storia di un giovane dotato di
capacità non comuni e di tempenamen. to indiipendente il quale è convinto di
poteiT tssi&TQ' sacerdote cattolipo’romano
al tempo, stesso 'Conservafiie mtatta
la propria indipendenza dii giudizio in
ogni rnateria dottrinale e.culturale. E’
la stona di un giovane sacerdote dhe
^sto di fronte alla véra natura della
Ouesa Romana, rifiuta di accettare la
realtà e pretende c!he la Chiesa sia
-com egli la sogna e la vuole.
Le sucoessive dolorose esperienze
ohe questo suo atteggiamento' provoca,
non lo inducono a meglio comiprendere
ed a sottomeittersi come la Chiesa da
lui pretende: ma lo spingono a ribellioni sempre più aperte, convinto come
fi. f ® "«f S’wsto :
tinche la Ch';esa Romana lo espelle dal
suo seno, e lo addita ai suoi fedeli
quale individuo perliicoloso da evitare,
tratta quindi di una crisi alquanto
diveisa da quelle di altri sacerdoti romani da noi conosciuti. Per alcuni si
tranca di una orisi di conoscenza Lo
studio del Vangelo li aveva convinti
degù errori della Chiesa Romana la
quale insegnava una religione diversa
da quella insegnata da Cristo. Per altri
SI trattava di una ribellione ai mille gioghi umani iimposfi dalla Chiesa agli
nom.n. : gtoghi che rEvaingelo non sTnzioina. Per altri ancora si trattava di una.crisi di carattere sociale-, essi scorgevano al centro del Vangelo dei principii di vita sociale ohe erano in con■trasto colla prassi ro-mana.
D: fronte aHatteggiameinto ostile e
automano della loro Chiesa che oon-dannava al fero modo di pensare, uña
parte di quei sacerdoti si era sottomessa, cessando di proclamare quello che
credevano esser verità. Altri invece,
averno sentito il dovere di uscire dalla Chiesa Romana, per dedicarsi liberamente o in altri organSm'f, alla prof, pagan da di quello che ritenevano essere li messaggio essenziale del Cristianesimo.
^ Nel caho del prof. Buonaiut'i oi troviamo di fronte ad un atteggiamento divereo : la sua persoinalità indipendente
gl impedisce dii cedere e dii rinunziare
alle Idee che crede giuste ; d’altra para5^<^oam'ento al sacerdozio
•sul ® ‘spedisce di uscire dalla
sua Chiesa per seguire liberamente la
via che crede giusta.
l’impmnta dei
i/''^ ® ’0 spinge
^•ori dalle posizioni dottrinali del Ro
man^imo ed. il suo saceidotalismo
we to tiene tenacemente' unito alla
non vuole persuaderei di essere, per il suo atteggiamento un ribelle ohe la Chiesa Romana deve condannare. Eglii ha, della
Jm^a, Ut! concetto diverso per cui
egli e convinto di essere in essa pe'rfettan^nte a posto, ed alzg la voce contro
la Cuna ed i Gesuiti che lo considerano nbelle, e rivendica, con parole
mnmovenli, la sua appartenenza alla
Chiesa che lo espelle.
Strano fenomeno die ilascia pemlesso ir lettore della sua autobiOigrafia, ancfte se egli si sente unito all’Autore
da un senw di profonda simpatia per
a sua orisi, e di ammirazione per la
sua^rsonalità. Resta .però difficile per
un Evangelico comprendere che in un
uomo nutrito deirinsegnamento del N.
est. sussista queiràttaccamento al saoerdozto co! superstizioso potere chri»matico da esso inscindiibiHe. Una delle
verità più ‘ìmiporianti proclamate dal
Cristo è appunto l’aboHzione di ogni
c^ta sacerdotale nel Nuovo 'Patto, e
■i' monopolio carfismafico. Inoltre
li Buonaiuti non si è mai voluto convincere dei fatto dhe la Chiesa di Roma t, Quello che è e doveva quindi condannarlo, altrimenti avrebbe rinnegato
1 suoi principi e le sue regole dhe non
•ono suscettibili di interpretazioni larghe e tolleranti come sognava il Buonaiuti. j
*** I
Anzi vi fu perfino una Chiesa Evangelica che non esitò ad offrirgli il suo
pulpito e ad affidargli addiinittura la istruzione dei suoi studenti in teologia
per 1 esegesi neoteistamentaria.
In Svizzera fu concesso al Buonaiuti
di svolgere alcuni corsi liberi nella Fa
if./ìilt'a ^ftrvl,n,rrirfvo TT^Ì____ .. —
saima. Egli avrebbe anche potuto aspirare ad Urta Cattedra in quella Università se egli si fosse unito apertamente alia Chiesa Protestante Ma il
Buonaiuti, con grande lealtà,'non si
sent di separarsi dalla Chiesa Romana alla quale si sentiva spiritualmente
unito. Anzi, poco tempo dopo, ©gli racconta come trasalisse di gioia quando
'¡I cardinale Marmaggi ebbe a fargli balenare la possiibilità di rientrare nella
Chiesa Romana dhe lo aveva scomumeato, e come rimanesse deluso quando anche quella speranza doveva dileguare.
Non possiamo fare a meno di notare
•che, mentre era giusto e logico ohe la
aconfessionale YMiCA offrisse a quello
studioso di tenere nel suo salone dei
corsi di conferenze culturali religiose,
non riusciamo a comprendere la facilità colla quale Chiese Evangeliche afhdavano a chi Evangelico non era, il
compito delicatissimo di predicare l’Evangelo e d’insegnare le dottrine evangeliche.
Per parte nostra non abbiamo mai
creduto che il sacerdozio Romano costityiisse adeguata preparazione per esercitare il Minilsterio Evangelico, .ed
oggi ancora, ai numem«; Ju.,
ci chiedono dhe cosa occorra per diventare ministri in una Chiesa Evangelica, noi rispondiamo — pur simpatizzando con essi —' che occorre prima
di tutto ch’ossi diano prova della serietà della loro decisione, assumendo un qual'urique lavoro ìndipendente e frequentando per almeno
due anni ima Chieisà Evangelica àffin
di esservi religiosamente istruiti: poi
quando saranno stati accolti nella Chiesa Evangelica potranno, s© il Signore
li chiama veramente al Ministerio della Parola, far domanda alla Facoltà
Teologica per esservi accolti. Il Pastorato Evangelico non è co.sa che s’improvvisi e l’esiperieniza di molti annii
ci ha confermati neij canvindmento Che
in simile materia sia necessaria molta
ponderatezza.
La lettura del libro dell Buonaiuti ci
ha riempito di dotorosa simpatia per la
sua vita travagliata e contrastata che
già in parte conoscevamo. Noi ci senr
tiamo molto lontani da lui per idee teo>logiche e critiche : ci sentiamo anche
lontani per mentalità. Ma quanto vicini
ci sentiamo a questo uomo e quanto
pieni di ammirazione quando consideriamio la sua rettitudine e la sua indomita perseveranza nel sostenere ciò
che credeva giusto.
(( Pellegrino di Roma » rimane per
noi la biografia di un « uomo di carattere» (alia mem'oria del quale ©’inchiniamo riverenti e davanti al quale, ci
sembra, dovrebbero inohinairsi confusi e vergO'gnosi, gli opportunisti che
hanno cooperato ad inserire TArt 7
nella Costituzione della Repubblica Italiana.
MON VILLAGE
Souvenirs d’un vaudois du Piémont
/ (Suite et fin)
Chiusasi, come sappiarno e ooi risub
tati che purtroppo ci sono noti, la discussione sulle libertà religiose, esauritasi quella sulla scuola, (discussioni di
cui altri su queste colonne ha più ampiamente parlato), i lavori dell'Assemblea Costruente si avvicinano agli argomenti più scottanti sul terreno poViiCo ,a quelli che certamente provocheranno in Montecitorio le più strenue
battagli e; i problemi sociali ed economici. Ma in attesa di poter trattare
quando sdrà tempo tali soggetti ,ci sia
concesso di soffermarci un istante sa
di: un problema che in mezzo ad altri
più vasti ed urgenti pare quasi nascondersi. ma che per noi cristiani presenta un'importanza rimarchevole: intendo dire il principio della indissolubilità del matrimonio, che è stato respinto per lieve scarto di voti dopo un’agitata seduta notturna. Non è qui sede
per discutere sullo orientamento dei
singoli partiti: e sulle ragioni politiche
che possono aver dettato ai vari gruppi parlamentari un si od un no. Se mai
si può notare che si conia un'altra contraddizione tra le var'.e norme di legge
delta mostra aostituzione, che mentre
da un lato sanziona la piena efficacia
dei patti lateranensi, dall'altra ad uno
ad ,uno con successivi disposti pretende di abbatterne i pilastri; Costituzione .quindi, una volta di più equivoca.
Ma ritengo bene commentare brevemente questo nuovo princìpio della
dissolubilità )) dei matrimonio (il che
gruppi di opposizione si è giunti ad un
risultato che ha confermato il desiderio dei sieWani di restare uniti alla penìsola. Sia veramente questa una duratura unione di spiriti, dettata dal desiderio di lavorare in comune per il bene di tutti e non solo da considerazioni più o meno opportunistiche sul momento che attraversiamo.
* ^ ^
E passato col 25 aprile il secondo
anii'versario della liberazione: si è festeggiata la ricorrenza, ma noi ci chiediamo amaramente se davvero ci si
possarallegrare di questa libertà. Se per
libertà s'intende il diritto di diffamare,
insultare, soffocare il prossimo, di usare i mezzi più sleali per salire, se
la si intende come libertà di odio, noi
diciamo che allora si celebra la negazione deità libertà. La libertà è tale solo se è permeata di comprensione reciproca nella coscienza di un peccato
comune e, nel pentimento, di carità,,,
di amore. Che almeno il 25 aprile sia
stato almeno, per noi che non ci sentiamo affatto liberi, un giorno di medita;i'one e di appello.
Xc % 9fc
A Mosca frattanto si son chiusi i
■ La Bible
Les habitants de Mon Village avedent
presque tous des noms bibliques. Parmi
les noms de famille nous trouvalhs des
Pascal, des Richard, des Rostan, des Garrou; nous donnions le titre d'oncle (barbou) aux voisins qui, selon les apparences. avaient trente ans de plus que nous;
cet usage devait rappeler notre parenté
spirituelle et souligner le sentiment de respect qu’on doit à la personne âgée. L'esprit de village était très développé. Quand
on parlait d’un parent, d’un ami ou d'un
voisin défunt, on accompagnait son nom
du souhait ou de la prière: ''Que Dieu
lait! (Que Diu l’aie!). Le dimanche
était rigoureusement sanctifié. Le soir, si
le père tardait à venir se coucher,,Ut mère,
même si elle était très fatiguée, appelaé
ses enfants dans son lit et leur apprenait
à prier, souvent ils s’endormaient en priant; on blâmait en sourdine la mère qui
n a pas le temps de prier avec et pour ses
enfants.' S'agissait-il de calmer une irritation de notre père, nous attendions l'heure du repas et nous demandions timidement
SI on rie le bénissait pas; notre père avait
cortipris, il souriait; nous avions cause gagnée. Quand une famille était dans la diserte, les mères en meilleure situation lui
passaient en cachette des produits de leurs
champs, un peu de beurre, quelques verres de vin. Le médecin était appelé seuleinent quand le malade était à toute extrémité; souvent il arrivait pour constater la
mon.; on avait peu de confiance en lui; on
I évitait plutôt.
Quand on emblavait, le semeur lançait
encore en éventail, sur la terre labourée
•'«' ’0 glaneuse
le pain du pauvre. Quand on s’éloignait
%ué‘nt ^ OL’« en disant:
/J®“ ° ^enisse'." On invoquait par
pas cor^m F*
f loamer; il e'st en constante
correspondance avec le ciel, U en dénend
'■digieu*. Quand nous
rencoritrions des messieurs habillés en noir
et qm parlaient français, nous les fugions
viions car nous disions: eux pour
entreront au paradis. • ^
'/dimanches d’hiver (notre
tait un fn foZ-‘^’'^ C’ê
mô feglio. relie en peau tannée fer
mee avec deux crochets en fer leTrehotd.
£ «î S
T,
pne pour rétablir la rovautê de Dieu ’’sur
air aes altitudes, nous débouchions sur
Chri-r’^’^^^i,-^ pm-tes-ani. le ”milAs
Chrish grandissait en nous! '
non significa ancora ammissione del
divorzio) : molti gridano allo scandalo
ed al sacrilegio. Ebbene, è una legge
umana che noi dobbiamo osservare, o
non ve n’è forse un’altra che la sovrasta ed alia quale noi dobbiamo guarddre? Dh'mentichiamo forse che il vincolò matrimoniale contratto dinanzi ad
un ufficiale dello Stato Civile può avere sì una scarsa importanza ed essere preso alla leggera, ma non altrettanta certo il vincolo che con solenne
promessa si contrae à'nanzi a Dio?
% 4: *
• ^.Urta parte del volume autobiografico
c interessa in modo speciale : è quello
che concerne le relazioni del Buonaiuti
oort le Chiese Evangeliche.
Il Buonaiuti non era evangelico : pur
'sdbttando miolti latteggiamentii prettiamme evangelici, egli era rimasto fondanfcntfalmente tt^arioiioorromano. Qiò
■ non impedì a diyei^ Chiese Evanigelione ed ai singoli di ©sprimergir la joro
Simpatia © sostenerlo nella sua crisi.
Sul piano nazionale un avvenimento
di certa importanza e nella cui attesa
s’era dato Ubero corso alle più disparate congetture e spesso alle più sinl'stre. profezie è costituito dalle elezioni
per il primo parlamento regionale svoltesi in Sic'.lia il 20 aprile. L’isola mediter'ranea s’era acquistata la fama di
regione ribelle, e gli indipendentisti
parevano potersi giovare di un favorevole terireno ppdolo^co. Ma. anche
se taluni ministri sono stati rumorosamente disapprovati ogni qualvolta han
tentato di prendere la parola sulle piazze delle alttà, attraverso la equilibrata
lotta dei partiti governativi e di altri
battenti ai saloni che hanno ospitato
quattro grandi per la discussione sulla
pace. E la pace è stata rinviata. Essa
mi sembra una grande nobile signora
decaduta che tutti, mossi a pietà, vogliono aiutare, ma che ognuno vuole
a'utare a suo modo, naturalmente in
perfetto disaccordo con gli altri. Ed un
.giorno te la invitano a Parigi, un altro a Mosca, sì che un po' per volta
farà il giro del globo. Passerà attrdverso le rovine della guerra, sotto lo
sguardo assetato dei popoìfi. indulto ed
in miseria, ma i lunghi trasferimenti
non altro otterranno se non di farla
ancor più decadere. Ed i grandi uon^m non cafliscorto che quella vecchia signora è colei che riassume tutti gli
uomini comuni, con le loro angoscie e
le loro speranze.
Quando si accorgeranno di ciò e
comprendefiamio il loro colpevole er
rare, sapranno essi rimediarvi? Sì,
forse, anzi di certo, se, incapaci di
tendere da soli una mano alla sventurata, chiederanno su di lei e su sè stesi la grazia dell’aiuto di una mano divina. Ma i grandi uomini bisogna aìu- „
tarli, e siamo noi, piccoli uomini, che
possiamo e dobbiamo farlo: pregando
per loro. g g.
Le temple
amfeifions était
le village des Guigou. Il était le coeur de
le paroissiale et communale- C’est là
Tuk "a7?^^r leur preUe"
culte apres leur farouche et ’’Glorieuse
Renree" dans leurs Vallées LeZlher
était a peine plus Haut que les toifs environnants du village. Il\vait une cheke
au son imafistekix et enveloppant mais
vrT e 7'^ “'’ ^°''^’^Sionnaires de Virle,
rntr "la Tiarbeita”
^sZo,li^nn!rorigine: o„ la sonne
surtout pour détourner la grêle.
^ remplacée est petite
ZZ f " argentin; elle nous raopellait
cel^ quon entend sur les pâturages
suisses; elle ne sonnait que pour ¡gs fultes. A son appel, les gens descendaient
ou montaient en groupes ou en file de
leurs villages ef se rendaient au temple.
Les femmes étaient parées de coiffes blanches, les jeunes filles de coiffes noires;
elles n’qvaienf ni bague, ni boudés d'oreilles, ni chaînette autour du cou, ni aucun autre signe d’esclavage; ce mmque de
parure était pour nous le signe distinctif
des protestants.
Les cultes se célébraient en langue Irançaise et étmeni toujours très bien fréquêntés, même en hiver, quoique on ne
chauffât pas le temple. Le régent du village, les anciens et le diacre sortaient ensemble du presbytère et accompagnaient te
pasteur jusqu’au pied de la chaire; les fidèles, devant lesquels ils passaient, se levaient et s’incîinaienf. Le pasteur priait, prononçait le sermon, indiquaii les cantiques et
annonçait les réunions qui auraient lieu
pendant la serhaine, dans les écoles de
villages.
Parfois ses sermons obtenaient des résultats inattendus. On disait dans la paroisse qu’à un culte d’été, devant une assemblée fatiguée par les travaux épuisants
de la semaine, quelques rares personnes
sommeillaient, surtout barbou (l’oncle)
Elle. Le pasteur parlait du prophète Elle;
dans un élan autoritaire et en frappant la
chaire de sa main, il répétait la parole adressée par Dieu m terrible prophète:
Elle «sors». Et voilà notre Elle qui se réveîlte, effarouché, à cet appel; oublidfit
son,chapeau et son livre de psaumes, U
Sort du temple au grand étonnement ' du
pasteur et de ses auditeurs.
Au culte le régent lisait le décalogue et
le sommaire de la loi, deux fragments de
la Bible et dirigeait le chant; après avoir
consulté en sourdine son diapason, il se
dressait sur la pointe des pieds, promenait
son regard sur l'assemblée, levait la main
donnait le signal et commençait. Mais ta
maîtrise du chant lui était bientôt enlevée,
car les représentants des villages chantaient de toute leur âme; ils chantaient avec
une force et un élan inattendus le soprano le ténor et la basse; (heureux tenjps
que ceux-là ! n. d. r-) ils oubliaient maître et mesure; on croyait saisir une rivalité entre eux ; les coulées avaient de Vampleur, les points d’orgue étaient solennels
et reposants, ^ous étions heureux nous
les petits, d’unir nos veux fluettes à celles
bien timbrées des adultes. A ta fin de
chaque chant ou psaume, le régent désemparé, épuisé, tombât sur son
banc.
Depuis lors (il y a plus d'an demisiècle) mon village a bien changé. Les
prés, les champs, les mcàsons serrées les
unes contre les autres comme un troupeau
de brebis, ta campagne offrent toujours le
même spectacle; les 'horizons sont toujours les mêmes; mais il a subi les désastres de deux longues guerres. Si je m'y
rendais, je n’y retrouverais plus les hommes d’antan. Cependant je lui reste reconnaissant et fidèle; je le porte dans mes
yeux et dans mon coeur. Parfois je surprends sur mes lèvres son cher dialecte
provençal, je perçois ses groupes de fidèles qui vont au temple; si j’écoute un
peu fonguiement, fentenâs le Hhanf de
leurs psaumes...
Multa renascentuir. Mon âme espère en
Dieu!
G. GRILLl
F. W. V.
// giovedì del! Ascensione, 15
Màggio, ^ovrS luogo, a Dìo piacendo, J ultimo Convegno Generale dell'anno ecclesiasfico in
corso. Avrà luogo a PRA
GIASSAUT (Vaccera), e s'inizierà alle ore IO. Presiederà
il pasfore P. Marauda.
A conclusione degli studi sull Epistola ai Romani che si sono
(enufi l'inverno scorso nelle maggior parie delle nosfre Unioni,
il pasiore N. Giampiccoli iralferà rargomento "LA GIUSTlFICAZlONb PER EEDE...
In caso di caflivo tempo il
Convegno sarà rinvialo ad altra
data. Il Comitato di Gruppo
La Visita
della Qiovenlù Svizierà
Tutti gli aiMM i Rovani, per lo più agricoltori, delle parrocchie di Gouimoèns-LftVillle, guidati ■dial loro Pastore Siignor
SohW'iitzguébeJ, flaitino una gita od un’escursione di due giorni. Quest’anno ricorreva
il X anmiversairio di vita della loro Unione ed al Pastore venne in mente ohe la gita oominetnoratìva la si sarebbe potuta fare alte Vaili Valdesi; la sua idea non fu
bocciata dai suoi giovani, il Pastore Girardet, consultato, incoraggiò l’dndziativia ed
il Pastore Guido Rivoir organizzò il ■viaggio.
E’ così Che la prima comiitiva di giovlani
svizzeri è arrivata la sera de! venerdì. 25
u. s. a Torre PeMlce accolta dal vice-moderatore Signor Nisbet e dai gióvani della
unione dì Torre Pellice.
Il sabato i nostri amici hanno visi'tato
AngiPogna, la Gheisa d’ia Tana, hanno attraveraato la Colletta e sono stati accolti a
San Germano dal Pastore Signor Bertin e
da una buona minestra- Il pomeriggio sul
«puillmian» puntata fino a Pomaretto per visitare i nostri Istituti, quindi ritorno a Torre Pelice in tempo per partecipare ad un»
riunilone dell’Undorto locale. La domenica
mattina dulto e visita affla Casa. Vaidése ©d
al Museo; il pomeriggio, culto tenuto dai
nostri ospiti in francese ai Coppieri, e ore
di fraternità con la gioven.tù di Torre Peiilice.
II lunedì mattina aWe 6 ritooio dopo una
breve sosta a Miialno per visitare il Duomo,
I nostri amici debbono ^sere arrivati a
casa ben stanchi dopo le piene giornate
trascorse fra noi, ma. crediamo soddisfatti
del loro vìBiggio cornei noi lo siamo stati déd
la iloro visita. E’ la prima comitiva di giovani svizzeiri che dopO' la guerra, è venuta
a rinsaldare i tegami i tratecnità che uniscono (des Vaudóis dti Piemonif aux Vaudois de la Suisse»; altre si stanno organizzando. Ci sono fra noi tegami di storia e
dì riiUti datici reciprocamente, dalla Bibbia
di Olivetanó aW’accoglienza nei nostri esi(lii, alte solidarietà nelle nostre aittuali distrette, che fanno di noi dei veri fratelli,
■dei fratelli che non pó8®}no star troppo senza vedersi. Quando i tempi ce lo permetteranno. noi pure restituliremo la visita.
4
L'ECO D -LLE VALLI VALDESi
La Sea di Torre Pellice ha avuto il 1
JWaggio correiue U più beUa giornata deL
3|a sua s|toda : quiela 'dedl1i)aiituiguiraziane
una Cappeiila Valdese, runiea deile
Vaiii che esista finora in regalati' d'aita
nxMUàgna, a rfdhüfanhire )gli aiipigiani al
poisiero <18 Dio. Sorge la Cappèaia a pocltì passi dai criaiale del poggio, su un
pianoro verdeggjami», ora tutto ridente
dì flon, al ilmiite d’un folto bosco di larici.
E’ una costruzioine rusti<^ in muratura,
dal largo tetto spiovente sormoototo da un
tninusoolo campanile; un breve ed arioso
aitrio dà accesso alla Cappella quadiranigoiare, nitida, semplicissima; nello spazio
centralé, una dozzina di banchii, preparatì
dalie famiglie stesse del quartiere; nel fondo un ampio seggiolone ed un tavolo del
predicatore; tomo tomo sui muri, ailcunà
carteiMi con testi biblici; sulla parete di
fondo, uno stemma valdese. Non altro. In
quella così efficace semplicità <tì linee e di
arredamento, nella impressionamte tnanquilHtà alpina che vi domina, v’è un senso
protoni di ra<»ogMmento © <iS ipreghiora,
ch’è espresso dalle parol© bibUdhe traodate sulla porta d’entrata : 0 Eterno, piacciati benedire la casa del tuo servo; poiché
ciò phe tu benedici è benedetto in perpetuo (I Cren. 17 : 27).
L’edificio, costruito nel 1909 <lal barone JVlazzonis, insieme con una <;asetta civile adiacente, era stato per qualche anno
atfibdto al <juito cattolico; poi, neilla prolungata assenza dei padroni, era gradualmente divenuto un deposito di maiteiriale
vario. Nel 1932 era stato acquistato, con
tutta la proprietà cdroostante, dal dott. Ernesto Geymonat- Durante il periodo dell’oppressione tedesca, aveva subito la sorte di
tante altre costruzioni alpine : la casetta ylcina, avenido servito di rifugi ai partigiani, i tedeschi, il 25 marzo 1944, in un’incursione punitiva, l’avevano <iata alte fiamme. Per un <iaso straordinario, gratíe all ’intervento tempestivo e ooragigioso d’una persona del luogo, la Cappella fu salvata,
liienitre della casetta non restano che ruderi e rovine, triste ricordo deL dramma recente, la Cappella, convenientemente restaurata dal proprietario, è stata consacrata come luogo <li culto peri gK alpigiani ohe
nei mesi estivi lavorano nella resone.
Nella mattinata del I Maggio, nonostante il tempo minaccioso, molte centinaia* di
persone, rispondenido al gioioso riohiamo
(teUe campane dei Templi Torre e dei
Coppieri ed alla voce argentina della campanella del nuovo TempieQ» della Sea, affluirono da ogni parte sul (sr^ile, per partecipart aM'inaugurazione. Tutta la monta
IL 1 MAGGIO ALIA ÎËA
--'■ii,............. . ..........
gna risonava di grida festose e di canti. Alle 10 e mezza s’iniziò la oerimoma. 11 ráster© sig. Ernesto Àyassot, rec.indo fra le
mani una Bibbia, lentamente s'avanzi; verso la Cappella, seguito dagli anziani del
suo oondistoTo, fra due ali di, Cadetti Uniit>
nisti, attraverso la folla, tutta in piedi, silenzilosa e riverénite. Depos© solennemente
la Parola di Dio sul tavolo del pulpito, prionunziando ad alta voce il «Credo». Poi, su
un piccolo palco eretto aH’estemo, diede
inizio al Culto di Consacrazione, che si
svolse gravei ed impressionlante fra premier© e omli, con un senso diffuso e
profondo della presenza, dì Dio. Il pastore,
dopo aver ietto una parte della magnifica
preghiera pronunziata dal Re Salomon© alTinaugurazion© del Tempio di Gerusalemme, prese come argomento pel suo discorso te parole iscritte sulla porta della Cappella, ohe abbiamo già ricordate. Con ac(jentì caldi e vibranti, egli dimostrò come
Itidlo benedice <»!oro che si recano al luogo dleiratioraizione per servirlo fedelmente;
e la sua benedizione è perdono pel pecca•to, è conforto per la sofferenza, .è vigore nella debolezza ; e dura in perpetuo per chi gli
rimane fedele. Cosi la nuova Cappella ricordi a coloro <die vi Si recheranno per adorare. Alcuni cori della Corale Valdlese
espressero con efficacia il sentìmento unanème di consacrazione.
A mezzogiorno la folta si diispe.rse pei
pascoli circostan.tì per consumare allegrar
mente le provviste. Ma alle due era di nuovo riunita .per l’aduina.ca .pomeridiana, di carattere giovaniiie, in cui, dopo una breve interessante rievocazioine, 'fatta da] prof. Armatid Hugon, dei ricoi^ storici della località, si svolse per quasi due ore, fra il vivace entusiasmo deil pubMitto, un progranir
ma di cori e di reelte, .presentati surcessSvamente dalle varie Unioni Giovianili dei
quartieri della parrocchia. La pioggerella
sopravvenuta non vats© a disturbarne lo
svolgimento, che si protrasse fino ad esaurimento, sempre allegro e vivace, sotto la
protezione .dei folti rami del Ixisco. Piofi'
gradualmente grintervenuti abbandonarono
il colle. La Cappella, ancora adorna dei fiori alpini della bella festa popo'lare, rimase
tranquilla al sola, avvolta neilla nebbia, a ridiondBirb pjerennemenite <jue.lllio ch’è stelo
il significato spirituaie della celebrazione ;
la <x)nsacrazdiooe a Dio e ,la soK<iarietà fraterna fra gli uomini.
Al dott. Ernesto Geymonat ed alla sua
gentile Signora, a cui è tlovuto l’uso delte Cappella, fu vivamente espressa la profoTida gratìitudine delia .parrocchia valdese
tutta, per il loro nobite atto.
CRONACA VALDESE
Ricordiamo per le Parroc
per
Ghie di Torre e Villar Pellice la
FESTA DELL’ASCENSIONE
all’Inverso di Torre Pelile - (ai Jalla)
ore 10,30: Culto presieduto dai
Pastori E Ayassot e R.
Jahìer
ore 14,30: Trattenimento giovanile.
àNGROONà - CÀPOL.
Giovedì 15 Moggio - festa dell'Ascensione - alle ore 10 e trenta avrà luogo al
Martel ii culto tradizionate aM’aperto. (Io
caso di maltempo nella scuoia oratorio). E’
in preparazione anche M prograiinmia per
trascorrere piacevoimente iitsieme alcune
or© del pomeriggio. Slamo assiourati dpUa
interessante <tollaborez30ine del Md^onario
sig. Rouzeau. E per l’oooasiofne si attendono molli amici dalle parrocohie vicine.
COAZZE
1 gtovanj di questa pittoola Chiesa hanno voluto dimostrare la foro buona volontà preparandosi per la festa del 17 Febbraio. Non è stato possibile dare questa
serata di testimamanza il giorno stesso,
comunque il vivo interessamento da parte
<ii tutti c8 ha rallegrati- Il dramma storico
intitolato : «La figlia dell’Anziano» è riutsoito molto bene; non osavamo sperare
tanto !
La gioventù ha certamente fatto una benedetta esperienza nel constatare che quando si cerca di essere dei fedeli ’’testimoni” deirEvangete e ^ sente altresì il dovere di vivere questa testimonianza, Iddio
può benedire iin ■modo paridcolare- Ringraziamo tutti i volenterosi per la riuscita
serata cristiana, con un pensiero di grande
gratitudine alla signorina Gay che tanto si
aiiopera per la vita spirituale delle giavah
ni. Tutti neilla Chiesa possiamo reniierei
utili, questo è quanto ricordo a coloro die
non osano ancora incomlnidare una vita
di fede «ad esuberanza» sempre possibile
per ohi vuole amare e seguir© il Signarte.
S. Zolla
LUSERNA S. GIOVANNI
lufii hanno rattristato la nostra parrocchia.' I* 9 Apri«© al Rifugio è deceduta
Geymet'Snsmna ved. Cougn, Era nata 75
anni or *1 Vllar. ma aveva trascorso
la sua vi*^ ^ Pellice.
Lo istesio bornio accomiplagnavamo al
luogo dei' riposo Arnoulet Noemi ved. Buffa Moli'i ^ ricordano come <K.ret*rice delrÓrfan«?''<^o 'l'orre Peiice. Spesatasi
con il pastore Battista Buffa, passò lunghi
anni a- Antonino di Susa. Una numerosa
rapfjjresentanza di questa CMesa., insieme
a), suo Pastore, venne a esprimere la sua ri•conosoenza per il ricordo lasciato da questa
fedele seri'a del Signore, nel suo ministero in Val di Susa.
Il 10 Aprile abbiamo ripreso la via del
cimitero per accompagnar© la salma di
Tourn Augusto di Dandde, deceduto agli
Airali. Era nato nel 1872 a Rorà.
A tutti i parenti cosi dolorosamente colpiti nd loro affetti esprimiamo uii'a^ volta ancora la fraterna simpatia della Chiesa «Ttelte certa slpleraniza della risurrezione diai
morti». „ I D =
RUngrariamo il Prt*f. Francesco I o Bue
e il Pastore Enrico Geymet, che hrn.no presieduto due culti .domenicali, in assenza
del Pastore. . , ,
11 culto di domenica prossuma avrà luogo
in francese, e sarà presieduto dal m<is®onario Henry Rouzeau, proveniente dal Cali 17 Aprile sii sono uniti in matrimonio
Mourglia Giulio e Rivoira Olivia Camilla,
il 19 Aprite Buffa Giuseppe e Bellwn Lina
Luigia. 1 culti nuziali sono stati presieduti
rispettìvamente dai Pastori Geymet e Ayassot, che ringreziaimo.
PRAROSTINO
— n 20 aprite l’Unione dell© Madri di
Bobbio Penice, accompagnata da ^
di gtovanett© e di bimbi, .r^titmya all Union© consorella di Prarostino te visite
fattale tÌ(i tmj» fa. Nel pomeng^o,^
due Unioni trascorrevano piBcevol.i istanti
di oomunione fraterna. Alte parole di henvenuto .pronunoiate dal pastore^ Best e dalla
sua Signora, rispondeva la signora Ricca
<500 un ©levato messa^io p^ il quale sentitamente ancora la ringraziamo.
La sena dtel 26 Aprile, dopo alcune settimane. di mallattia, si è spento s Milun il
nostro fratello Rivoir Paolo alla stalla del
suo novantesimo anno. Egli era anziano diel
quartiere di San Bartolomeo fin dai lontano 1916. Assiduo al Tempio, oonsigliere
apprezzato del Pastore, egli lascia un grande vuoto in mezzo a noi.
Mentre esprimiamo te nostra simpatia alla famiglia Oolpita dal lutto, i^iediamo al
Signore di suscitare altri uomini eh© possano prendere il suo .posto di responsabciBtà in seno alla nostra Chiesa
POMARETTO
La d'omenica 13 aprite sono stati presentati al Santo Battesimo: Stocco Severino Sergio dii Giovanni e di Charrier Aifonsina (Penosa) e Ferrerò Aldo di Carlo
e di Rostan Enrichetta (Masselli di Pomaretto). La grazia dei Signore accompagni
questi teneri agnelli del suo gregge.
Abbi’amo invotsato, in una ceriimonia intima, la benedizione del Signore sopra i
coniugi Paolasso e Rochon Gilberta <ffi Vivi an i( Inverso iPìnaSca) .
11 Signore sia l'Ospite costante del loro focolare. '
Dòpo non hin^ ntelattìa è serenamente
enfrato nel suo eterno ri.poso in Pomaretto
Serre Enrico di Vifflar Perosa, di anni 57.
1 suoi funerali presteduti dal Pastore di
San Germano, Slg. Gustavo Bertìn, hanno
avuto luogo Itnlbdì 21 aprile alla presenza
di un numeroso stuolo di parenti, amici
e compagni di lavoro delle Officine R I.VAlla vedova, ai <iue figlii ed a quanti questa
dipartenza lascia nel l'ulto rinnoviamo l’espressione di viva simpatia e su di loro invochiamo le Consolazioni divine.
Anche la faraigKa Jpeyrot del Selvaggio
di Meano è stata chiamata dal Signore a
passare attraverso al crogiuolo della prova con la dipartenza del capo-famìglia
Peyrot Albino di anni 38 deceduto dopo
pochi giorni di malattia. La salma, che è
stata deposta nel dmitero di Pomaretto il
gjiomo 25 aprile, è stata accompagnata da
Un numeroso stucplo di iparenti e di amici.
Consoli il Signor© i cuori afflitti e si dimostri il Compagno delle vedove e il Padre degli orfani.
PRAMOLLO
Abbiamo accompagnato alla sua estrema
dimora terrena Bertalot Edvico (Alfieri) di
anni 36. deceduto tragicamente. Dopo breve malattia, si è spento Long Giovanni (Pellenchi), all’età di 70 anni- Porgiamo aie
famiglie colpite dal lutto la nostra viva e
fraterna simpatia cristiana.
— Sono siati ammessi a far parte deMa
Ctemunità i seguenti <5atecumeni' : Bertalot
Elvira (Pellenobi), Beux Ada (Bori), Peyronel Nelly (Tournin) Bertalot ¡rene (Alfieri), Bounous Remo (Pomeano), Long Silvio (Ribet), Beux Aldo (Bori). Costabel
Silvio '(Midalletti). Che il Signore li aiuti
a imantenere con fedeltà e gteia i solenni
impegni che bmno assunto.
— Ringraziamo il pastore sig. Tullio Vinay e .Io studente siig. Felice Canal Che
hanno presieduto cuM domenicali nel tempio.
Domenica 20 aprite abbiamo ricevuto la
gradita virila di alcuni giovani 'membri della flodirammalica dell’Unione di Rorà. essi hanno offerto al numeroso pubblico convenuto ndla sala <ielte attività un magnifico trattenimento famigliare il’ cui provento
va a favore <ii «Agape». Rinnoviamo loro
i più vivi' ringraziamienti.
sono stati! ben frequentati : abbiamo notato
una buona partedipiazione alla Santa' Cena.
Sono stati confermati i seguenti catecumeni : Pascal Rina, Genre Osvaldo, Long
Renato è Tron Romeo. Anche gli ©sami
dei catecumenf dei corsi inferiori hanno
dato nel •compie.^ risultati abbastanza
buoni.
n giorno di Pasqua è stato battezzàto
il bambino Pons Osvallldo di Fran<»slco
(Gardiola) : possa egli diventare un servitore fedele del suo Signore■ Tra l’il-e il 13 aprile ha avuto luogo
la visita di Cihtesiai compiuta dal segretario
della Com’missione distrettuale, pastore P.
Marauda ; due riunioni serali nei quartieri
di Villa e di Fontane, la virite alla scuola domeriicale e all’Unione giovanile, una
seduta del Concisioro, 11 culto e l’assemblea di Chiesa sono state le attività presiedute dall pastore Marauda ; gliene riamo
vivamente grati.
Il 19 aprite si sono sposati : Balma Giovanni Enrico(Rimias) e Tron Rosa (Champ
du Clôt): rinnoviamo agli sposi i nostri
fraterni ed affettuosi auguri.
TORRE PELLICE
Centro Evangelico di cultura.
Due interessanti conferenze sono state
tenute nelle ultime domeniche, nella Sala
di Piazzi della Libertà. 11 20 c. ili Prof. Attilio Jallà, partendo da impressioni di un
viaggio recente nel mezzogiorno, presentò
alcuni ^etti del, ■problema ntelridjonlallel,
sóttdlirtóando 'le respodsahfifiità ehi© f Italia settentrionale, più sviluppata e matma,
ha verso quella parte della narione. H 27 c.
il Prof. Haussmann, docente di apicoltura
a'il’Università di Torino, parlò sopra i problemi della montagna. A quest’ultima conferenza intervenne un folto gruppo di agricoltori di Vi'l'Iar e Bobbio, grazie al mezzo
dì trasporto gentil'menpte messo a toro disposizione dalla Ditta Mazzonis. La conferenza fu seguita da un lungo e vivace scambio di idee, a cui prese parte con la sua
nota Competenza il Prof. Baridon. Auguriamo ohe la interessante ed utile initóiativa non rimanga isolata, e possa avere effetti pratici per il miglioramento deffia nostra zona montana.
VILLAR PELLICE
bSotre communauté yient dj’avoir vécu
deux semaines inoubliables.
Après les célébrations de Pâques, avec
leurs grandes assemblées exceptionneilles
(hélas!), notre vieux temple s’est bondé à
nouveau, à l’occasion de la virite du Pasteur de notre église Marraine du Senitiler
Mr. Maurice Ray quìi, accompagné par sa
gen(tSlte épouse, <a bien voulu cemsaerter
une dfixaine de ¡ours à connaître de près la
parodss© fiUeule. Nos v5site.urs tarit participé, avec une admirable réstetence phisique et surtout avec une touchante fraternité à plusieurs manifestations de notre vie
parodssiate : séance du Consistoire, Ecoles
du Dwnanche, Réunions de Quartier, Séances de Jeunesse, Fête des catéchumènes.
Les Vi'ilarencs u’oubllieront pas de si tôt
le bon culte présidé par Mr. Ray te dimanche 13 avril et ses messages si prenants
.aux réunions du soir dans nos hameaux et
i’émouvant culte de Sainte Cène à la veiille de son départ te jeudi s«r 17 avril.
Ntatre chorale a bien conitribué à la joie
de ces rentontres, par l’exécution de piusieurs coeurs adaptés et nos 23 catéchumènes ont tenu à entourer en cortège notre
prédîicateur visitant, aux cultes du 13 et du
17 avril
A’ Mr. et M.me Ray et à l’église du Sentier dont ils ont été parmi nous les messagers bénis, nious redisons la re<»nnaissanca infinie dte l’église du Villar. Et nous demandons à Dieu, de toute notre âme, que
la belie fraternité spirituelle qui unit nos
deux lointaines communautés vaudoSses
serve à 'leur réveil et à Sa gloire.
—Notre nouvelle grande Salle Paroissiale
et de jeunesse, fruit béni d’une vaste fraternité qui a uni dans un commun effort
nos: jeunes et leurs amis de près et de loin,
a été — finalement — inaugurée le
samedi soir !2 Avril, à la ipresence de Mr.
le Vice Modérateur Pasteur Nisbet, de Mret M.mé Rav. des pasteurs des églises voisines MM. Bertinatti de Bobv et M. Ayassot de Torre Pellice, du chef dC notre Commune Mr. 1e Syndic et M.me David Michelin Sailomon et d’une magnifique assemblée
de jeunes de corps ou de coeur accourue
des coins tes plus éloignés de la paroisse
et de la Vallée. L’Assemblée a visiblement
suivi et apprécié fous les messages de nos
amis et te beau programme de chants et de
recitations exécuté par la chorale et tes
unionistes.
Le Secrétaire général de notre Jeunesse
VaudOise. Mr. te pasteur Tullio Vînay, empê<ihé d© pattici pter personnellement â^ notre grande joie, nous aivait fait parvenir sa
fcirvente adhésion,
Qu© Dieu nous accorde rnaintenant - selon te voeux de tous nos amis et notre aspiration iprofonde - que fa nouvelle Salle concoure au 'vraî bien moral et spirituel de notre communauté et de notre chère jeunesse!
DONI
ricevuti dal cassiere
della Tavola Valdese
(dal 15 Novembre 1946 al 31 marzo Ì9AT
Per Cassa Culto :
A. Di Filippo 300 ,— Clara Giocoli 600
Maria Di Paolo 1.000 — F..A.C. per EvangjeSizzadbinei '18-000 — A.M. mem(oria Ipes Cornelio, per lEvlangielizzaziion©
100 — Chiesa di Pachino ( per Reggio )
1.000 — Agnellò Antonio 100 — Bmiffia
Peri, per Evangelizzazione, in mem. A.
Rostagno 150 —- Paola Rostan 150 .— in
mem. B. SouHer, Gay Giulio e Luisa l.(XX>
— G. Hentsch 2.000 — Blandi'na Rugo,
i'n mem, marito Raffaello Palmieri 500 —
Riconoscente a Dio 300 — Lily Robba, in
mem, sorelle 50.
Per rinunzia :
Calamita Luciano 500 — Pam. Cocconi
Lui 500 — Ti'na RabagKa 600 — Maria Di
Paolo. 500 —: Caldararo Nicola 100 —
Patete Angelo 100 — Luciano Calamita (2
vers.) 500
Per Emeritazione : —
Vera Santacroce, in mem. Genitori 1.000
— N.N-,in mem.. Fanny Peyrot Zürcher
1.000 — Col, Luigi, Grill lOO .— Max e
.Maddalena Rostan, in mem. Genitori 5.000
— Bertaltot Arturo e Germana, Pineroto, in
mem. loro Cari 150 —Cardio! Marta, ved.
Long.in mem, Uong Michele 20 — Schreiber A. © R. 100 — In mem. B. Soulier,
la farhi'glia 4.000 — Clara e Aimée Jallà,
in mem. Od. Jalla 1-000 — In mem. Gino Zannoni : Ottaivia de Laurentìls 200,
Lydia de Laurentiis 100, Irene Liggeri 200
—— In mem. del Pastore Giacomo Longo,
nel XX annd'versario sua dipartenza 500.
Per Collegio :
Cignoni Mario, Torre Pellice .500 — Costabel Giuditta 280 — Davide Gtordano
1.000 __Aime Edoardo e GluMa (per Scuo
la Latina) 1.500 — Dott. Bruno .Albarin
1000 — Fam. Pons, ih 'inem. E. Pons, per
Scuola Latina 1.000 — Riconoscente a .Dio,
in mem Tron Enrico, per Scuola Latina
800.
(segue)
RODORETTO
La nostra domiu-nità è stata duramente
provata dal lutto in questi ultimi tempi :
■per tre vòlte in meno di un mese abbiamo
preso te via del cimi fero perdeporvi nell’attesa e nella speranza della risurrezione te
salme dei bantbini Orietta Talmon di Gdovan'ni di tre meri. Anita Genre di Umberto
di un anno e Arturo Riceli di Luigi di tre
anni, tutti del villaggio di Champ du Clot.
E’ stato un duro travaglio non solo per
le famigli© colpite, ma per tutta la comunità che ha preso viva © profonda parte al
dolore dei fratelli afflitti!; ma di fronte al
mistero straziante della mtjrte dei bambini,
abbiamo voltato dj nuovo, con più vivo
senso dèlia sua potenza e della sua consolazione, l’Evangelo della risurrezione e
della vita : « è volere del Padre vostro che
è 'nei deli eh© neppure uno solo di questi
iptocdi perisca ».
I cubi del Venerdì Santo e di Pasqua
Visita de Missionnaires
M. et Mme. 'HENRI ROUZEAU misrionnaîres au Gabon, Afrique Ocddientale,
actuellement en séjour de repîs en Suisse, leur patrie, ont accepté dé consacrer
trois semai'nes de leurs vacances à visiter les Viallées Vaudoîses et à intéresser
nos Eglises au travail de la Mission dans
ce pays. Nous avons te priviilège de vous
annoncer que ces mîssionaires seront à Turin le 2 et lé 3 Mai, le 4 à liai Tour, et juqu’au 21 ou 22 ife suivront le programme
qui leur a été préparé pour c»tte tournée.
Les pasteurs feront connaître à leur paroissiens les dates respectives d© ces visites. Nous 'leur souhaitons la bienvenu©
et nous demandons à Dieu de les accompagner afin que leur venue soft en bénéffiction à nos Eglises.
Les tronférences du soir se,rant accompagnées <îe projections lu'mineuses.
(rit.)
■> R 0 Vl^LLI
Ufficio Pro Valli presso la Casa Valdese.
-Si ricorda ohe il’Uffldo è aperto unicamente il lunedi ed M veneri e riceve _esd'usivamente i correili'gionari. Da ora innanzi potranno accedervi soltanto coloro
che saranno in possesso di una 'lettera di
presentazione <lel loro Pastor© o che vi
saranno invitati dall’Ufficio stesso.
Ufficio pedagogico.- Tutti gli insegnanti elementari i quali impartiscono un corso
di lingua francese all© loro scolarestAe sono pregati, ove nìon io abbiano ancora fatto, di renderlo noto a quest’Uffldo indicando il numero degli aliunni e delle ore
d’insegnamento.
PERSONALIA
Il 6 Maggio si è sposato a Pinerolo il Sig.
ANGELO TESSORE addetto settimanalmente alla compiDrizdone cfell’Eco delie
Vaili.
Lo accompagnano gli auguri sinceri della
Redazione e deMa Tipografia
JOirextone: Via dei Mille, 1 - Pinerolo
Amministrazione; Via Carlo Alberto,
1 bis - Torre Pellice
Dir. Resp. Ermanno Rostan
ARTI GRAFICHE "L’ALPINA,
Torre Pellice
Le famiglie Serre e Mathieu, nell’impossibilità di farlo personalmente, ringraziano quanti presero viva parte al loro dolore in occasione della dipartenza per la
Patria Celeste del loro diletto
Enrico
ed in particolar modo le maestranze dello
stabitbnento RLI.V. di Villar Perosa ed
il Pastore Sig. Bertin di San Germano.
Villar Perosa 22 apri'le 1947 —
IIK[[[HI-llllSfl»lìfllll
Il dr. DANIELE ROCHAT
visita a TORRE PELLICE
tulli i venerdì dalle
10 alle 12 presso il
dr. GardioI Tel. 77
a POMARETTO
11 2’ e 4' sabato del
mese dalle 10 alle. 12
presso l'Ospedale
Valdese