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'ECO
DELLE miLT VALDESI
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TORUS FO.UCB
------ Sellimanaie
della Chiesa Valdese
Anno XCVll - N. 19
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ABBONAMENTI
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TORRE PELLICE — 12 Maggio 1967
Ammin. Claudiana Torre Pellice • C.C.P. 2-17557
Lo Spirito veritiero
Scrivevo, la scorsa settimana, che
la gloria festante delFAscensione è
insopportabile per il discepolo senza il compimento pentecostale della promessa : « Non vi lascerò offuni... ».
Certo, è un adempimento frammentario, ancora, parziale. Com’è
stato detto, il Ritorno di Cristo si
è come rifratto in tre forme: anzitutto le apparizioni del Risorto, fra
la Pasqua e l’Ascensione; quindi la
presenza di Cristo nello Spirito,
dalla Pentecoste alla fine di questo
mondo; infine la manifestazione finale e gloriosa del Signore. Finché
4 la jtromessa non avrà trovato pieno
adempimento, la chiesa viva continuerà a invocare: « Vieni, Gesù Signore! ». E tuttavia una risposta è
già stala data. Dobbiamo continuare a vivere per fede, non per visione; ma possiamo farlo, perchè il
Signore è ancora venuto e viene a
noi nel suo Spirito che invoca in
noi « Abbà », Padre!
E’ una caparra, scrive Paolo, che
il cristiano accoglie trepidante in
cuore ricevendola da Dio stesso;
« lo Spirito attesta al nostro spirito
che siamo figli di Dio », « nati non
da carne nè da volontà d’uomo, ma
nati da Dio », « nati dallo Spirito »
che soffia libero e inafferrabile come
il vento.
Non sono sempre sincero, comunque non sono sempre cosciente, nè
tanto meno coerente, quando dico
« Padre »; eppure mai dico qualcosa di altrettanto vero: è lo Spirito
veritiero che parla in me; non lo
Spirito fantastico e novatore, entusiastico e ciarliero, ma lo Spirito di
verità che sobriamente ci ricorda
tutto quello che Cristo ci ha detto
e fatto; che testimonia di lui, della
sua ojjera e la rende viva per noi,
traendola dalla polvere del passato;
lo S[)irito elle non parla di suo, che
non aggiunge e non toglie, ma che
riprende ui mano quel che è di
Cristo, Cristo stesso, e ce lo annuncia. E’ Dio che ri-parla nelle nostre
menti e nei nostri cuori quella Parola unica e irripetibile che ci ha
detta nella vita storica umanamente conclusa del suo Figlio; proprio
quella, non un’altra, e perciò non
è possibile nè lecito, a rischio di perdere Cristo, staccarci dalla testimonianza storica resagli dai profeti e
' dagli apostoli.
E’ vero, della verità dello Spirito
verace, che vive e fa vivere, è vero
che Cristo vive in me, è vero che
Dio mi ha adottato — come tutti
gli uomini che chiama a riconoscerlo — neiramore misterioso e concreto che ci ha dimostrato in Cristo. Lo rinnego assai spesso, questo
Padre, e me ne vado miserabile figlio prodigo; ma è il Padre, per la
semplice, incredibile, meravigliosa
ragione che ha voluto esserlo e vuole che io lo sappia, che noi lo sappiamo.
Posso contrastare lo Spirito santo; e Gesù ha avvertito i religiosi
che proprio loro sono in pericolo
di commettere il solo peccato che
è senza remissione (perchè appunto la rifiuta), il peccato contro lo
Spirito. Fino al mio ultimo respiro
la mia vita — come l’esistenza del
mondo — si gioca su questa volontà santa e pietosa del Padre; sulla
pazienza con cui attende me e ciascuno, lui, il Signore; sulla forza
con cui mi sforza e conduce il mondo verso il giorno della grande raccolta e della grande scelta, quando
gli imperi peseranno come pula nella mano potente e il gesto di amore
non sarà dimenticato.
Bisogna che si sappia questo, che
lo si dica. Per questo vivo, e tu pure. E’ cominciata così, la Pentecoste. Gino Conte
A PROPOSITO OELLA GUERRA MEL EIETIUfllVI
Quale sarà la nostra vittoria?
SI
doniilìida il Pastore Carson Rlake, segretario del Conai^Ko ecumenico delle Chiese
NORWALK, Connecticut Goepi) - L’azione americana nel Vietnam provoca avvenimenti sempre più tragici, ha dichiarato
il 26 aprile il past. E. Carson Blake, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, nel corso di un incontro ecumenico che raccoglieva un migliaio di persone nella sala di conferenze della Norfolk High School.
« La tendenza attuale della politica e
deU’azione americana nel Vietnam costituisce per l’umanità la più grave minaccia,
esattamente come la politica e l’azione della Repubblica popolare cinese », ha dichiarato il past. Blake. Ha rimproverato alla
politica statunitense di essere sempre più
unilaterale, e constatato che essa è sempre meno appoggiata dai popoli e dai governi che « un tempo furono nostri alleati
nella lotta contro l’aggressione comunista ». .
In una delle più energiche dichiarazioni
da lui fatte finora, il segretario generale
del CEC ha affermato che ogni tappa delYescalation compiuta dalle forze armate
americane isola ulteriormente gli Americani dal resto del mondo. Incapaci di distinguere i loro amici dai loro nemici, prigionieri di un rtìlemma che rende estremamente diffìcile ogni decisione, gli Stati Uniti sembrano avanzare con passo esitante
verso il disastro finale. « I nostri alti ideali
diventano sempre più sospetti agli occhi
dei nostri migliori amici. 1 nostri nemici
attaccano con successo la nostra posizione
e ci troviamo sempre più isolati ».
((Al momento dell'assassinio del presidente Kennedy, il mondo intero era in lutto; oggi invece il nostro presidente e il
nostro vicepresidente non osano apparire
in pubblico senza massicce misure di sicurezza: è chiaro in che disastrosa situazione
siamo passati. Anche i governi che condividono il nostro timore di un’aggressione
comunista, non osano difenderci a fondo
e pubblicamente, perchè i loro popoli hanno una paura quasi morbosa delle nostre
nuove iniziative ».
11 past. Blake ha dichiarato che gli editoriali dei grandi quotidiani del mondo libero, compresi quelli degli S. U., sono
quasi tutti ostili alTattuale politica di
Washington. Inoltre le facoltà delle grandi
università, i membri più validi del Congresso americano, i capi di Chiesa « levano
quasi tutti la voce contro la nostra azione
nel Vietnam e ci mettono in guardia contro il pericolo di continuare su questa strada. Il governo risponde con campagne propagandistiche a Madison Avenue: restiamo
sordi a tutte le parole di avvertimento e
col passare dei mesi si accresce la nostra
solitudine (...). Con la nostra potenza militare possiamo annientare l’intero Vietnam,
Un invito deiin
Tavola Vaidese
ai Ministero
degli Esteri
Da informazini ricevute, apprendiamo che nei icorso delle ultime sedute
la Tavola Valdese si è occupata'dell’aggravarsi della orisi vìetnamita.
Questa settimana è stata inviata al
Ministro degli Esteri, Fanfani, una
lettera in cui la Tavola Valdese esprime il proprio sensO' di profonda ihquietudine e di vivo allarme per Testendersi del conflitto nel Vietnam,
in seguito al massiccio aumento dei
bombardamenti nordamericani sul
Nord-Vietnam, attacchi ohe la Tavola
ritiene atti di violenza senza alcuna
giustificazione.
Poiché in quanto credenti non passiamo rimanere indifferenti alla sifferenza degli uomini e laila ingiustizia, e poiché l’Èva;:!gelo rifiuta la soluzione della viol'^im e iodica in modo imperativo quella della riconciliazione, la Tavola Valdese invita con
insistenza il Governo italiano a intervenire presso il Governo di Washington, domandando che si prenda i i
considerazione la cessazione unilaterale del bombardamenti sul NordVietnam, in modo da avviare trat'ative, sulla base dei punti da tempo
presentati dal segretario generale dèlie Nazioni Unite, U Thant.
ma quando le paludi del delta del Mekong
saranno piene di cadaveri di Vietnamiti e
quando i nostri giovani giaceranno morti
accanto a loro, dove sarà la nostra vittoria? ».
« Più impieghiamo la forza, più s'indebobolisce il nostro ideale. L’immagine di una
nazione grande e ricca che mobilita ogni
mese in misura accresciuta le proprie risorse incomparabili per costringere a capitolare una piccola nazione spossata da lunghe sofferenze, mostra chiaramente che
più grande è la nostra vittoria, più grande
pure la nostra disfatta. Ogni soldato americano morto o ferito è un sacrificio inutile ».
Il past. Blake ha dichiarato che la politica perseguita dagli S. U. nel Vietanm non
ha altro risultato che quello di indebolire
sempre più le forze della libertà nel Vietnam del Sud e di contribuire ad accrescere in tutto il Vietnam la potenza dell’jdeologia cinese. Un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro la violenza sempre maggiore cuii ricorriamo non fa che accrescere la
for2:a dei nostri nemici. Inoltre la politica
americana ritarda lo sviiloippo economico
e sociale del Vietnam, degli stessi Stati Uniti e idtel mondo intero.
« La guerra del Vietnam è per noi un
pretesto per non consacrare le nostre risorse alla lotta contro la povertà nelle notte città, per non stabilire la giustizia razziale nella nostra nazione, per non dedicare una parte sufficiente delle nostre risorse
a stabilire la giustizia in Africa, nell’America latina o negli altri paesi asiatici ».
Il past. Blake ha insistito in modo particolare su questi punti; ,
— cessare i bombardamenti sul Vietnam;
Vescalation si è rivelata un errore militare e psicologico;
— mostrare chiaramente che non imporremo la nostra pace al Vietnam; non è
più possibile un arrangiamento di tipo
coreano : anzi, sarà presto impossibile
qualsiasi neutralizzazione dell’Asia sudorientale;
— dire ai nostri allaeti d’Asia e d’Europa
che siamo pronti ad accettare qualtmque pace proporranno e a far di tutto
per impegnare negoziati.
Perchè parliamo tanto del Vietnam
I mezzi usati dalle forze americane nel
Vietnam hanno assunto proporzioni itali
che si giunge alle cifre e alle statistiche
della seconda guerra mondiale. Qualche
giorno fa l’agenzia Associated Press (ne
riprendiamo i dati, come quelli seguenti,
da « La Vie protestante » del 5-5-1967)
pubblicava queste informazioni :
1360 KG. DI BOMBE
AL MINUTO
( ma la produzione eccede )
1.360 kg. di bombe sono lanciati ogni
minuto sul Vietnam. Nel marzo 1967 sono
state lanciate 77.000 tonnellate di bombe, appena 3.000 tonnellate meno della media mensile degli attacchi aerei suM’Europa, nel momento culminante della seconda guerra mondiale, ma 60.000 tonnellate
di più della media mensile nel corso del
conflitto coreano e 48.000 tonnellate di più
dei bombardamenti nelle ore peggiori della guerra contro il Giappone.
Eppure nel mese di marzo la produzione ha superato la richiesta, con un totale
di 100.000 tonnellate. Gli stocks nel Vietnam sono passali da 61.000 tonnellate nel
marzo 1966 a 209.000 tonnellate nel
marzo 1967.
In trentasette mesi di guerra in Corea gli Americani hanno utilizzato 700.000
tonnellate di bombe. Soltanto nel 1966
nel Vietnam ne hanno lanciate 512.000
tonnellate, ossia un terzo del totale lanciato suill’Africa del Nord e suM’Europa
meridionale, centrale e occidentale, nel
corso delTultimo conflitto mondiale.
L'ESCALATION
DEGLI EFFETTIVI...
Ecco le tappe éeWescalation:
Fine 1964; 30.000 soldati U.S.A.
Ottobre 1965; 185.000 soldati U.S.A.
Ottobre 1966; 330.000 soldati U.S.A.
Marzo 1967; 420.000 soldati U.S.A.
A queste cifre occorre aggiungere 50.000
Australiani, Sud-Coreani, Filippini, Neozelandesi, e un’annata di 500.000 SudVietnamiti arruolati e inquadrati dagli
Americani.
Il 28 marzo u.s. il gen. Westmoreland,
comandante in capo delle forze americane nel Vietnam, ha chiesto al Congresso
americano, cui si è presentato di persona,
che il contingente sia accresciuto di
100-200.000 unità.
...E DEGLI ARMAMENTI
Armamento (dati pubblicati da «Contact », periodico romando, di marzo ¡aprile 1967):
3.400 aerei di ogni tipo, fra cui lo A-1
Skyraider, che porta fino a 5 tonnellate
di bombe, l’F-5, il Super-Sabre F-lOO che
porta due bombe al napalm B di 750
libbre e altre due bombe di 500 libbre dette
CBU (bombe a fascio), il C-47 armato di
tre cannoni (6.000 colpi al minuto), la
stratofortezza B-52 attrezzata per eventuali bombardamenti nucleari. I B-52 volano in squadriglie di 30 apparecchi; ognuna delle loro incursioni equivale a circa
1.000 tonnellate di bombe (equivalente all’attacco di 200 superfortezze volanti nell'ultimo conflitto mondiale). Nell’agosto
1966 i B-52 da soli hanno lanciato 10.000
tonnellate di bombe. Gli Americani utilizzano pure dei C-123 Provider per irrorare prodotti chimici tossici, ed elicotteri
per il lancio di spolette Cobra; certi elicotteri sono pure armati di missili SS-10;
gli elicotteri nel Vietnam sono in totale
circa 2.000.
2.000 pezzi di artiglieria pesante, appoggiati dai cannoni a lunga gittata della
7' flotta.
Un servizio logistico ultramoderno, il
Tactical Air Control Center, che lavora
valendosi di comandi elettronici.
250.000 BAMBINI UCCISI
Più difficile (sempire secondo « Coni
tact », marzo-aprile 1967) valutare le vittime:
Dal 1954 al 1966 la cifra delle vittime
sale a 415.000 persone uccise, 800.000 ferite e torturate, 400.000 detenute nelle prigioni e nei campi di concentramento del
sud, 500.000 raccolte in « villaggi strategici ».
Particolarmente tragica (secondo la rivista «Ramparts», dicembre 1966) la situazione infantile ; 250.000 bambini sono
stati uccisi dal 1961 e almeno un milione
feriti. I % delle persone « raggruppate »
hanno meno di 16 anni. La disperazione
della gioventù è tale che tra l’autunno
1965 e la primavera 1966 si è assistito a
un aumento impressionante del numero
degli adolescenti suicidi; si tratta spesso di
suicidi collettivi. Infine gli ospedali del
sud non sono in grado di curare in modo
valido le centinaia di bambini e di adulti
che quotidianamente si presentano.
SULLA PORTAEREI
« ENTERPRISE »
Un notb fotoreporter francese, Mare
Reboud ,ha trascorso alcuni giorni a bordo della « U.S.S. Enterprise », la portaerei
nucleare della settima flotta americana, al
largo delle coste del Vietnam del nord. Ne
ha fatto un resoconto impressionante su
« Le Monde » (6-12 aprile 1967), di cui
ecco alcuni estratti:
Con un rombo da incubo il Phantom è
catapultato nella notte; sputa fiamme che
non fanno male, ma paura. Il Phantom è
un apparecchio che può raggiungere la
velocità di 2.400 km/h. Non si vede quel
che porta sotto le ali ; 5 tonnellate di bombe, 4 missili « Rondinella » e 4 missili
« Serpente velenoso » a testata magnetica.
Venti secondi dopo un altro colpo di frusta schiocca nell’oscurità, sul ponte della
portaerei ; un altro Phantom è proiettato
in cielo. Con una cadenza di una regolarità allucinante, le catapulte continuano
durante parecchi minuti (...).
Prolungandosi il mio soggiorno, 1’« Enterprise » mi è parso sempre più recante i
tratti distintivi di una cittadina americana del Middle West. Tre « cappellani »,
due protestanti e uno cattolico, rappresentano la cauzione morale. Il campanile è
sostituito dalla torre-radar; da essa potenti altoparlanti (che devono coprire il
frastuono dei jets) diffondono ordini e consegne. Ogni tre o quattro ore diffondono
pure preghiere o massime edificanti. All’inizio di ogni pasto, alla mensa ufficiali e
piloti, in piedi, chinano il capo e ascoltano
una preghiera (...).
I CAPPELLANI;
«LA NOSTRA CAUSA
E' GIUSTA»
A sera un circuito chiuso di televisione
trasmette notizie, film e conversazioni dei
cappellani. Cinema; si può scegliere ogni
sera fra quattordici film diversi. In saloni
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
La Lonlvreuza annua
della Lhiesa Metodista^
Dal 3 al 7 maggio si è tenuta, a
Roma, Tannua Conferenza della Chiesa Evangelica Metodista d’Itajlia. Uno
dei delegati valdesi, il past. Alberto
Taccia (oltre a lui la nostra delegazione era costituita dal Moderatore
N. Giampiocoli, daH’ing. M. Rostan,
dal prof. E. Dupré Theseider; il prof.
B. Corsani rappresentava la Facoltà
Valdese di Teologa), riferirà sul prossimo numero sui lavori della Conferenza, che sono stati intensi e proficui. Ci limitiamo, al momento di andare in macchina, al alcame sommarie notizie di cronaca.
Fra i punti toccati, che hanno portato a ordini del giorno, vi sono stati
i rapporti con il cattolicesimo, le relazioni con la Chiesa Valdese sentite
con calore, una prima valutazione del
setimanale « Nuovi TTempi », la cui
formula viene riconosciuta vaUda,
mentre si aulica il ridimensionamento dell’altra stampa denominazàonale.
Alla presidenza della Chiesa Metodista è stato rieletto il past. Mario
Sbaffi; vicepresidente è il sig. Marvello Rizzi di Genova. Nel corso del
culto, la domenica 7, sono stati consacrati al ministero della Parola i
pastori Tullio Di Muro e Gino Manzieri. In margine alla Conferenza, il
dr. Fulvio Rocco ha tenuto una conferenza sui moderni mezzi di comunicazione e sulla responsabilità evangelica in questo campo. Numerosi gli
ospiti e i delegati di Chiese sorelle ;
rappresentava la Conferenza Metodista Britannica il rev. Cyril Davey.
Alla Chiesa sorella il più cordiale
augurio all’inizio, di un nuovo anno
di vita e di servizio.
Il mistero
dello Spirito
Lo Spirito è il Signore presente; il solo,
vero Vicario di Cristo. Ma dove, come è
presente, se Gesù stesso l’ha paragonato al
vento inafferrabile che ci afferra?
La chiesa se l’è chiesto; e quando si è
dimenticata di chiederselo, ecco il fenomeno montañista nel il secolo, il fenomeno gioachimita nel xii secolo, il fenomeno pentecostale alla fine del xix e nel
X.Y secolo protestare contro il vuoto dottrinale e di vita relativamente allo Spirito
Santo (1).
Dov’è la Chiesa,
là è lo Spirito?
La prima soluzione è .quella cattolica:
essa affonda le sue radici lontano; già
nel II secolo, reagendo alle eresie gnostiche, Ireneo di Lione affermava contro le
false rivelazioni e speculazioni spiritualistiche ; « Dov’è la Chiesa, quivi è pure
lo Spirito di Dio » ; e anche se aggiimgeva ; « e dov’è lo Spirito di Dio, quivi è
pure la Chiesa », resta posto iil primo documento e il fondamento del fenomeno
cattolico culminato nel Vaticano n. Aprendo la III sessione conciliare. Paolo VI ha
dichiarato ; « La Chiesa è qui. Noi siamo
CONTINUA
IN OTTAVA PAGINA
(l) Sono debitore di ciò che ho cercato di
condensare in questo articolo allo studio del
prof. Vittorio Subilia: Il mistero dello Spiri,
to (in « Protestantesimo » 1/1966), le cui
linee sono poi state riprese in vari punti de
La nuova cattolicità (fili Cattolicesimo (Claudiana, Torino 1967). Citando direttamente
ho siglato V. S.
ComunicaLo
La Tavola Valdese, a causa
del prossimo trasferimento dei
Pastore Franco Sommani, in accordo con quanto stabilito dall'art. 21 dei RR.OO., proclama
la vacanza della Chiesa di Torre Pellice.
La designazione del nuovo
Pastore dovrà farsi a norma
degli art. 17, 18, 19, 20, 28 e
29 dei RR.OO.
Roma, 8 maggio 1967.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Neri Giampiccoli
2
N. 19 — 12 maggio 1967
ECHI D’un convEGnio di couiiiiviiTa’ ad agape
Cheli Wiatrimonio ïoiiliamo oggi in Italia ?
Lb relazione
Spneiil
Il problema che vogliamo affrontare richiede anzitutto alcune precisazioni sulle
parole stesse che abitualmente usiamo. Il
matrimonio neH’uso corrente significa due
cose: la vita coniugale, cioè l’insieme (tei
rapporti che intercorrono tra un uomo e
una donna che hanno deciso di unire in
modo stabile le loro vite; secondariamente,
il matrimonio significa l’atto esterno con
cui i due rendono pubblica la loro intenzione di vivere uniti e mediante il quale
questa loro unione viene dichiarata legittima dalla società nella quale vivono, atto
che normalmente viene chiamato le nozze.
È bene cdiiarire che i due significati non
sono indipendenti e contrastanti. Infatti le
nozze, cioè la cerimonia che dà inizio ufficiale ad una vita matrimoniale, comportano un modo speciale di intendere la vita
coniugale stessa, perchè si svolgono all’interno di un modo ben preciso di intendere i
rapporti tra i due coniugi. Così, chi celebra
le nozze dinanzi all’autorità dello Stato si
obbliga di vivere la sua vita coniugale in
base alle leggi che lo Stato stabilisce in
proposito. Le nozze non creano la vita
matrimoniale, che potrebbe svolgersi senza
le nozze, ma la rende legittima, cioè la inquadra e la sottopone ad un preciso regolamento. Stando così le cose, è evidente
che si può benissimo parlare di matrimonio
intendendo nello stesso tempo sia le nozze
che la vita coniugale e quando ci si pone
il problema di quale matrimonio vogliamo,
si intende non soltanto di quale tipo di
cerimonia vogliamo, ma proprio del modo
nel quale vogliamo vivere la vita coniugale.
Stabilita questa precisazione, passiamo
a vedere i vari matrimoni che esistono in
Italia.
Il matrimonio civiie
Sarebbe interessante considerare come
il matrimonio era regolato in antico nel
mondo mediterraneo e nell’impero romano,
prima che cominciasse l’epoca costantiniana, (rioè prima che la società civile europea
fosse ufficialmente e obbligatoriamente
« cristiana, ma il tempo a nostra disposizione è breve, perciò ci riferiamo soltanto
alla situazione attuale. 11 matrimonio civile in Europa risale soltanto al tempo della
rivoluzione francese ed è frutto dell’illuminismo e del liberalismo politico. Le idee
fondamentali che stanno alla sua base sono l’autonomia dello Stato dalle chiese e
la convinzione che la religione è un fatto
individuale che lo Stato non può nè imporre, nè coartare. Perciò lo Stato ha ritenuto suo diritto e dovere di creare un
istituto matrimoniale, corrispondente alle
esigenze etico-sociali del momento storico nel quale la sua opera si svolge.
Notiamo che nel quadro delle democrazie 0(x:identali lo Stato non pretende di
imporre una concezione morale, ma cerca
di tutelare la libertà dei singoli cittadini
(in teoria almeno, veri detentori della sovranità), presentando una struttura giuridica, modificabile secondo l’evoluzione etico-sociale, che tuteli al massimo quella libertà. AW’interno della organizzazione giuridica dello Stato, i cittadini potranno obbedire ad istanze di altro carattere che non
si oppongano alla libertà di altri cittadini.
Così, dove viene riconosciuto il divorzio,
coloro che per convinzioni religiose non
lo approvano, sono liberi di non utilizzare
tale istituto, ma coloro che vogliono divor
Una clrMiuaiitina di membri di varie comunità evangeliche italiane si sono ritrovati ad Agape ned giorni
29 aprile-1 maggio per discutere sul tema «Che tipo di
matrimonio vogliamo oggi in Italia? ». Oltre alla conferenza principale tenuta dal pastore Alfredo Sonelli di
Torre Pelldce, tshe riportiamo a parte, si sono avute due introduzioni sui matrimoni misti (past. Gino Conte, Torino)
e sul divorzio (past. Aldo Comiba, Bergamo) ed è stata elaborata e discussa una proposta di liturgia j)er la presentazione di una coppia sposata civilmente alla (jomunità (riportata a parte).
L’idea centrale che ha guidato il convello nelle sue
discussioni e nella elaborazione della liturgia proposta è
stata data dall’esigenza di sostituire al «matrimonio cristiano », inteso come rito nuziale istituzionale, il « matrimonio dei credenti», inteso come vita matrimoniale in
cui è vissuta la vocazione evangelica degli sposi (vedi conferenza del past. Sonelli). Per cerare questa sostituzione
sono sembrati necessari due elementi. In primo luogo la
separazione delle due cerimonie (civile e religiosa) coesistenti nell’attuale matrimonio relgioso valido agli effetti
civili: il matrimonio civile dovrebbe costituire per tutti
l’atto pubblico con cui gli sposi si scambiano il consenso
matrimoniale; mentre solo gli sposi credenti che, riconoscendo nel matrimonio il dono e la vocazione del Signore,
intendono renderne testimonianza, si presenterebbero per
questo davanti alla (ximunità. In secondo luogo la soppressione del rito nuziale religioso, di cui non si trova alcuna traccia nel Nuovo Testamento; ad esso dovrebbe
essere sostituito l’ascolto della Parola nella situazione in
cui gli sposi si trovano, nel quadro del culto domenicale
della loro comunità, la testimonianza resa dagli sposi e
l’intercessione della comunità.
Il convegno ha espresso la convinzione che nelle nostre
comunità è necessario ripensare al significato del matrimonio dei credenti al di fuori di uno schema che spesso
risente delle infiltrazioni cattoliche , ricavandcne le necessarie conseguenze non soltanto di carattere pastorale
e catechetico, ma anche di carattere liturgico ecaolesiologico,
nella ricerca di una maggiore fedeltà al Signore. Per questa ragione riteniamo utile, a titolo indicativo, di mettere
a dispo'sizicne di singoli e comunità la documentazione
dell’incontro. (InfJAgape)
ziare, debbono attenersi alle nonne stabilite, affinchè il loro insuccesso matrimoniale gravi il meno possibile su chi non ne
ha colpa, cioè sui figli o sul coniuge non
responsabile.
Il matrimonio civile, nella nostra situazione concreta, risulta così un istituto giuridico che lascia libero il cittadino di dare
alla sua vita coniugale un significato più
profondo e più alto. In questo caso possiamo ben dire che lo Stato compie da
noi quella funzione che Paolo gli riconosce
nel cap. 13 della Epistola ai Romani.
Il matrimonio religioso
Sul matrimonio religioso si deve constatare una impressionante confusione di idee.
Tutti sappiamo darne una indicazione esteriore e superficiale, quando considbriamo
matrimonio religioso quello che ha la sua
espressione esteriore nella celebrazione delle nozze in chiesa, al punto che generalmente si intende per matrimonio religioso
proprio tale celebrazione dinanzi ad un
ministro di culto. Se poi ci domandiamo
in che cosa consista propriamente un matrimonio religioso, o più precisamente un
matrimonio cristiano sutxede la confusione
delle lingue. Sarà bene chiarire alcuni
punti.
Anzitutto, dobbiamo notare che nella
Bibbia non abbiamo inditazione di una
cerimonia speciale per le nozze. L’A. T.
insiste energicamente perchè ci si sposi all’interno del popolo di Dio, stabilisce alcuni impedimenti di consanguineità, sancisce cerimonie per la consacrazione dei
figli all’Eterno (circoncisione dei maschi,
presentazione dei primogeniti, ecc.), ma
non contempla nessuna cerimonia nuziale.
La stessa cosa appare nel N. T. ed è tanto
più significativa, in quanto un numero
sempre più considerevole di credenti proveniva dal paganesimo. Questo silenzio
non esclude che gradatamente sorgesse la
consuetudine di una cerimonia di benedizione delle nozze, ma ci indita almeno
questo, che essa non era considerata come
qualcosa di essenziale al messaggio dell’evangelo. L'interesse della chiesa era rivolto piuttosto alla fedeltà alla Parola di
Dio in tutti gli aspetti della vita, che a
stabilire cerimonie di consacrazione.
Storicamente sappiamo che in seguito
non soltanto si stabilì nella chiesa una cerimonia nuziale, ma che essa acquistò addirittura il valore di sacramento: il settimo
sacramento della chiesa cattolica. Notiamo
Una proposta dì liturgìa
per la presentazione alla comunità
dì una coppia sposata civilmente
/Vef corso del culto domenicale della comunità, dopo la confessione di peccato
il pastore (o un membro del consiglio di chiesa). dice:
Cari fratalli, X e Y si presentano oggi davanti alla comunità per dichiarare di
essersi scambiati il consenso matrimoniale e per chiedere che essa interceda per loro
presso il Signore.
Cari sposi, noi viviamo neH’alleanza ohe il Signore ha stabilito con noi mediante
Gesù Cristo e in questa alleanza il matrimonio è un dono (1 Cor. 7: 7) e costituisce
perciò una vocazione per gli sposi.
Anzitutto vocazione a vivere nell’amore che è dono di se stessi all’altro « come
anche Cri.slo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei » (Ef. 5 : 25) non ricercando il dominio sull’altro, ma ricercando invece liberamente il servizio per l’altro
« sottoponendovi l’un l'altro nel timore di Cristo » (Ef. 5: 21).
Il matrimonio è inoltre vocazione ad una unica esistenza, in una unione che non
riguarda solo i corpi, gli averi, gli interessi o gli affari, ma la totalità delle persone.
« Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una stessa carne » (Ef. 5 : .31).
Infine il matrimonio è vocazione ad una piena e duratura fedeltà reciproca cosi
come Cristo è fedele nel suo amore per la Chiesa che egli a cura e nutre teneramente »
(Ef. S: 29).
Se è così che intendete il matrimonio, alzatevi per dichiararlo.
X e Y, dichiarate voi a questa comunità di riconoscere nel matrimonio ohe avete
contratto il dono del Signore e la vocazione che Egli vi rivolge ad amarvi e servirvi
nel dono di voi stessi, a vivere costituendo una sola esistenza e a rimanere fedeli l’uno
all'altro in questa unione?
(Gli sposi rispondono insieme: sì).
Udita la vostra dichiarazione noi vi diciamo con la Scrittura : « portatevi onore
sapendo di essere entrambi eredi della grazia della vita » (1 Pietro 3: 7) e « non separate ciò che Dio ha unito » (Matt. 19: 6), e vi promettiamo di intercedere per voi.
Preghiamo: O Signore, colma delle tue benedizioni questi sposi, dà loro di tener
fede alle promesse che si sono scambiati e concedi loro di vivere la loro unione come
un segno del tuo amore. Amen.
Dopo questa preghiera Verdine del culto prosegue come indicato dalla liturgia
domenicale con la lettura della Bibbia, la preghiera, Vinno. la predicazione, ecc. La
predicazione evidentemente terrà conto della situazione che interessa non solo gli
sposi ma tutta la comunità.
Dopo l’ultimo inno il pastore scende dal pulpito e consegna la Bibbia agli sposi
con un invito a fondare sulla Parola di Dio la vita della famiglia.
Segue la benedizione che conclude il culto secondo la liturgia domenicale.
soltanto di passaggio che Costantino fu il
primo sovrano cdie riconobbe alle nozze
celebrate davanti al vescovo gli effetti civili; i cristiani erano autorizzati a ricorrere al vescovo per tutte le questoini giuridiche che li riguardavano, sia matirimoniali, sia giudiziarie : il vescovo era considerato come un ufficiale dello Stato. In seguito, quando il cristianesimo divenne, con
Teodosio, l’unica religione ammessa, la celebrazione delle nozze fu delegata definitivamente all’autorità ecolesjastica; questo
fino alla rivoluzione francese.
Il problema più importante però è di
sapere in che cosa consista il matrimonio
religioso, o meglio il matrimonio cristiano.
Vediamo anzitutto cosa esso significa nel
cattolicesimo.
a) Il matrimonio cattolico
Dobbiamo tener presente quanto dicevamo aU’inizio, cioè che le nozze (cioè la
celebrazione del matrimonio) significano la
intenzione dichiarata di vivere la propria
vita coniugale secondo una determinata
regola. La chiesa cattolica considera il matrimonio come un sata^mento, cioè come
un rito che nello' stesso tempo significa la
unione di Cristo con la chiesa e dà agli
sposi la grazia sacramentale, in forza della quale essi potranno vivere « cristianamente » la loro vita cpniugale. In quanto
sacramento, il matrimonio è regolato dàlTautorità ecclesiastica, la quale può stabilire di suo arbitrio condizioni per la validità del matrimonio stesso. Perciò la validità del matrimonio non dipende soltanto
dalla volontà degli sposi di unire le proprie
vite, ma dall’osseirvanza delle condizioni
poste dalla chiesa. Il'matrimonio, quindi,
non dipende soltanto dal giudizio che gli
sposi possono avere dalla Parola di Dio,
per conoscere la sua volontà nei loro riguardi. ma anche (ed in modo determinante) dal giudizio dell’autorità ecclesiastica,
in modo tale che, se al momento della celebrazione delle nozze esisteva un impedimento, il matrimonio è nullo, anche dopo
anni di convivenza voluta e pacificamente
vissuta, mentre il matrimonio è valido e
indissolubile qualora nel momento della
celebrazione ci siano state tutte le condizioni poste dalla chiesa, anche se in seguito,
il giorno dopo stesso, l’uno dei due si sottragga definitivamente alla convivenza con
l’altro.
Un’altra cosa da tener presente è ohe
per la chiesa cattolica il matrimonio cristiano è una istituzione naturale elevata da
Cristo ad una dignità più alta. I caratteri
del matrimonio cristiano non sono propri
di esso, ma sono propri di ogni matrimonio. Perciò la chiesa cattolica pretende che
ogni matrimonio, anche non cristiano, abbia le caratteristiche che essa riconosce essenziali al matrimonio, l’unicità e l’indissolubilità.
Un esempio può illustrare la cosa. Se un
uomo celibe sposa in prime nozze una
divorziata e, dopo vent’anni di matrimonio
l’abbandona e sposa una nubile, la chiesa
cattolica riconoscerà come unico matrimonio il secondo, perchè il primo era, per
essa, invalido, in quanto celebrato con una
divorziata.
Questo spiega anche la tendenza della
chiesa cattolica di imporre la sua dottrina
matrimoniale a tutti gli uomini, non soltanto ai cattolici. Quando si discuterà sul divorzio. ci si accorgerà che il discorso della chiesa cattolica non è limitato al dire
che il matrimonio cattolico è indissolubile,
ma tenterà di dimostrare che — secondo
il diritto naturale — ogni matrimonio (debitamente celebrato) deve essere indissolubile.
In altre parole, la chiesa cattolica considera il matrimonio come una istituzione
stabilita inizialmente da Dio nelle sue linee fondamentali, elevata da Cristo alla
dignità di sacramento, in modo tale che, in
definitiva, l’ultima parola sul matrimonio
debba spettare esclusivamente alla chiesa
cattolica.
Da questo modo di pensare, deriva anche un’altra conseguenza, cioè che il matrimonio religioso (nel senso idi cerimonia
nuziale) deve essere celebrato da tutti i
battezzati, anche increduli, e il matrimonio civile non è riconosciuto valido per i
battezzati, anche se increduli.
b) Il matrimonio nelle chiese evangeliche
Dobbiamo ora fare qualche considerazione sulle idee circolanti nelle chiese evangeliche a proposito del matrimonio. Parliamo
anzitutto del matrimonio inteso come vita coniugale.
In questo (taso, come in quasi .tutte le
questioni, nel campo protestante si è sem
pre in movimento; la cosa è comprensibile
se si tiene presente che il protestentesimo
considera come essenziale alla fede. Cristo
soltanto, e che tutti gli altri problemi vengono visti come la ricerca della fedeltà all’Evangelo.
In seno al protestantesimo possiamo notare due correnti, una tradizionale e un’altra che è in movimento attualmente, a seguito della nuova teologia biblica.
La Riforma non ha preteso di dire l’ultima parola io tutte le cose. I Riformatori
si sono ben resi conto che la fedeltà al Signore è un’opera che il suo Spirito compie nella chiesa mediante una costante conversione; perciò Calvino poteva dire che
« la chiesa riformata deve sempre riformarsi », non soltanto moralmente, ma anche
nella sua dottrina. Così, nel caso del matrimonio la Riforma ha mantenuto una situazione che potremmo dire ancora « costantiniana ». 11 matrimonio, in questo caso, viene considerato come una istituzione
fatta da Dio all’inizio della creazione, come la famiglia, lo stato e la chiesa; istituzione che ha le sue caratteristiche fondamentali nella unità e nella indissolubilità.
Il peccato ha fatto perdere all’uomo il senso della volontà di Dio, ma Gesù ha richiamato i credenti alla volontà originaria
del Signore ed ha collocato il matrimonio
nella luce del Suo Regno che viene. In altre parole, il matrimonio ha uguali caratteristiche per il credente e il non-credente;
soltanto il credente conosce la volontà di
Dio e ottiene per fede la forza per adempiere tale volontà. Ne consegue che il cre
La nostra liturgia matrimoniale nota, in modo che suona oggi piuttosto melenso, che
Gesù partecipando alle nozze di Cana le ’’cinse di soave corona”... In realtà in quell’occasione gli sposi restano molto sullo sfondo:
meno rilevanti, nella testimonianza di Giovanni. delle anfore di vino, per la manifestazione della gloria di Cristo.
dente, comunque celebri le sue nozze, sa
di compierle dinanzi al Signore e di rimaner vincolato dinanzi a Lui, al di là delle
leggi stabilite dallo Stato.
La chiesa deve rendere testimonianza
della volontà di Dio anche ai non-crodenti,
benché essa non possa nè intenda imporre
per legge ad essi ciò che soltanto la fede
rende possibile.
Quale significato ha in questo caso la
celebrazione delle nozze in chiesa? Non
certo il significato di sacramento, ma Tat o
con cui gli sposi credenti manifestano alla
comunità la loro intenzione di essere sposi dinanzi a Dio mentre la comunità ricorda loro i doveri che gli sposi hanno, secondo rEvangelo. La celebrazione delle
nozze in chiesa è giustificata dalla diversa
legge che regola le nozze secondo l’Evangelo e secondo il mondo. Se è vero che i
credenti che si sposano soltanto dinanzi all’ufficiale di stato civile, sanno di sposarsi
propriamente dinanzi a Dio, è anche vero
che essi, quali membri di una comunità,
sanno di dipendere da un’altra legge e,
quindi, è bene che manifestino chiaramente la volontà di accettarla e viverne conformemente.
Questo modo di pensare ha fatto si che
nelle chiese evangeliche, pur riconoscendo
valido il matrimonio civile, si sia stabilita
una ripetizione « religiosa » del matrimonio stesso, per cui jl cosiddetto matrimonio
religioso è una vera e propria ripetizione
del consenso matrimoniale e non soltanto
la comunicazione alla comunità del matrimonio celebrato.
L'altra corrente che si muove attualmente in seno al protestantesimo vede le cose
in modo diverso. Non possiamo qui esporla in tutta la indagine biblica dalla quale
essa prevede l’avvio, ma ne indichiamo le
linee generali. Questa corrente non accetta
l’idea delle istituzioni naturali. La Bibbia
non ci indica le strutture tipiche del matrimonio, della famiglia, dello Stato e della
Chiesa. La Parola di Dio è indirizzata all’uomo che ha creato queste istituzioni,
fondandole su sè stesso, e a quest’uomo annuncia il Regno, cioè una realtà tutta nuova, nella quale tutte le cose umane hanno
un valore soltanto transitorio : sono « vecchie ». Cristo non è venuto per proporre il
matrimonio tipo, la famiglia tipo, lo Sialo
tipo, la chiesa tipo; Cristo ha portato la
nuova vita che è basata su criteri diversi
da quelli delle organizzazioni umane. Non
c’è, quindi, un matrimonio cristiano, una
famiglia cristiana, uno stato cristiano, una
chiesa (intesa come organizzazione religiosa) cristiana. Ci cono i credenti, chiamati
alla fede e alla testimonianza all’Evangelo, i quali vivono in un mondo dove tutte
queste cose ancora esistono e, quindi, corcano di vivere la loro fedeltà all’Evangolo
là dove il Signore li chiama e li pone. Si
sposane? Ebbene, vivranno in questa situazione — nella quale rimane più che mai
effettiva la vecchia distinzione tra uomo e
donna — l’annuncio deH’Evangelo. secon-do
il quale « in Cristo non c’è nè mascliio nè
femmina ». E così via. Ciò che il matrimonio ha di cristiano, non sono le leggi oiie
10 regolano, ma è la coscienza di una vocazione ricevuta nella fede di vivere insieme
11 dono di Dio.
Ci si accorge subito che questo modo di
vedere le cose impedisce ogni tentativ... di
risolvere il problema con etichette i m
cerimonie. Mentre rimane ancora valido il
matrimonio civile, in quanto la vita cmoiigale si svolge nella società terrena, va o
fondamente rinnovata l’idea del mali . 'O
nio religioso, come — del resto — la Riforma aveva rinnovato l’idea della eh -a
la quale non era più una « istituzione > la
una c( congregazione », cioè l’unione di
credenti operata dalla potenza della P oola di Dio e del Suo Spirito. Non ci sono
norme tipiche del matrimonio, ma c’è Hntero Evangelo al quale il credente ree de
testimonianza, sia nella vita coniugale, omc nella vita sociale; testimonianza che
può essere di « esempio » ai non credenti,
ma che può essere anche di « contesta/ one », non soltanto ai non credenti, ma mia
coniunità stessa dei credenti, alla chiesa
« in’esa come istituzione ».
In questo caso, quale significato ha la
celebrazione del matrimonio in ehme;.’
Non certo il significato che essa ha dinanzi all’ufficiale di stato civile. Qui il citta tino dichiara di accettare le leggi dello su.to
e si sente dichiarare i< legittimo sposo ».
Nella chiesa tale dichiarazione non mjo
essere fatta, perchè soltanto Dio può .loudicare se quella unione è legittima dinanzi
a Lui. Perciò non ha nessun significato ohe
i due sposi si rechino col corteo dei familiari dinanzi al Pastore, quale rappresen¡ante della comunità.
Il significato, quindi, deve essere dive. ;,¡a
Quale? Un significato ohe derivi dalla
de, dalla certezza che il Signore è prese.hte
alla sua chiesa con la sua Parola e il -o;,
Spirito. Perciò gli sposi non vanno a
compiere in chiesa la cerimonia nuziale, isa
manifestano alla comunità credente il lo.oa
proposito; la comunità credente ricorda hvo
l’Evangelo e chiede per loro la benedizione del Signore. Il matrimonio diventa un
episodio della vita del credente, il quale
suppone tutto il seguito di episodi, cioè il
suo reale inserimento nella comunità, il
vivere da sposato l’attesa comune delia
chiesa del Regno di Dio. Si suppone che
la chiesa gli annunci TEvangelo non in
una cerimonia, ma in tutta una comunioiic
di fede e di speranza, nel vincolo deH'amore.
Il discorso potrebbe proseguire, ma sarà
bene che esso sia approfondito nella discussione. Passiamo ora al matrimonio concoi datario.
Il matrimonio
concordatario
In Italia, prima del 1929, esistevano di:c
legislazioni matrimoniali, due cerimonie
nuziali, due tipi di matrimonio che si ignoravano a vicenda. Lo Stato aveva il suo
matrimonio, la chiesa cattolica aveva il
proprio; per lo Stato era valido soltanto
il matrimonio civile, per la chiesa cattolica
era valido soltanto quello ecclesiastico:
coloro che erano sposati soltanto secondo
uno dei due ordinamenti, erano considerati
concubini per l’altro ordinamento.
Durante i rapporti diplomatici che prepararono i Patti Lateranensi la chiesa cattolica tentò di fare accettare dallo Stato
italiano la legislazione matrimoniale cattolica. Lo Stato avrebbe dovuto riconoscere
tutti gli impedimenti canonici, anche quelli
connessi all'ordinazione sacerdotale e ai
voti religiosi; unico competente in questioni matrimoniali per i battezzati cattolici
avrebbe dovuto essere il Tribunale ecclesiastico. Il Vaticano si dovette acconimtare del cosididetto matrimonio conco'd.atario. Secondo questo ibrido compromesso,
lo Stato e la chiesa conservano distinte le
loro legislazioni matrimoniali, ma lo Stato
riconosce al matrimonio cattolico anche
CONTINUA
IN QUINTA PAGINA
3
12 maggio 1967 — N. 19
pag. 3
LINGUAGGIO E REALTA’
La babela dei neolugismi esprime bene la situazione delle nostre cbiese?
Alla conclusione dell’unica presenza
nella polis d’una parroccliia costantiniana d’inñma minoranza, un tandem
di post-cristiani esercitava la libertà
dei figli di Dio sulle sovrastrutture mitizzanti della conventicola introversa,
pietista e borghese. Senza comunicazione, senza dialogo, l’annuncio non
era avvenimento ma sclerotica ripetizione di luoghi comuni, ed invece :
— Questa gente ha bisogno del
kerygma, hic et nunc, s’intende. — majiifestava il laico non laicista ma secolarizzato, cosciente deH’impegno di
deolericalizzare recamene ; e il suo
prossimo, un impegnato pro tempore
nel servizio diaconale, irenico testimone dell’agàpe di Dio, impostava un discorso cristocentrico, nel quale 1 ecclesiologia essenziale e profetica ;
— Il revivalismo è finito, sepolto col
proselitismo manicheo deH’evangelizzazione dei filistei. Credo che l’amen
di Dio...
Inutile curiosare ancora sulle conversazioni altrui, tanto più che il discorso scivolò sulle sopra-infra-isottostrutture coesistenziali della cristianità postcostantiniana: un argomento
che solo le dirigenze teologiche sanno
relazionare con efficace incisività.
Non se l’abbiano a male coloro che
prediligono l’uso di tanti neologismi;
sappiamo che ognuno di noi se ne
serve, non può farne a meno. Qui si
voleva solo « evidenziare » un fenomeno che — parallelamente — avviene
neH’uso linguistico mondano.
PERCHÈ PAROLE NUOVE?
Per lungo tempo il vocabolario in uso fra i cristiani è stato immobile, fino
alla cristallizzazione. Anche U dizionario mondano s’è mosso assai lentamente; i nuovi apporti son venuti,
lentamente, dalle scoperte scientifiche, e quasi sempre su calchi da lingue
classiche. Dal secolo XVI airinizio di
questo — dalla Riforma e dal Rinascimento — osserviamo un assestamento della lingua che, d’altra parte,
almeno in Italia non riesce a diventare popolare : i dialetti le contendono
vittoriosamente il terreno. L’italiano,
lingua di cultura, si fa povera cosa appena esce dalla natia Toscana ; in un
piccolo mondo chiuso e provinciale
ognuno si esprime con efficacia nel
dialetto di casa. Lo stesso toscano si
impoverisce, si fa prezioso e leccato
come un mobile Coppedè, sembra incapace d’assimilare e riconiare parole
nuove, vigorose.
Ed ecco che in questa situazione
irrompe la nostra età di crisi, di gigantesche trasformazioni, di novità dilaganti. Subito crescono, s’infoltiscono,
le parole nuove ; a volte si bruciano in
una stagione, spesso resistono: una
realtà nuova porta con sè parole
nuove.
È un processo senza revisione. Ricordo che anni fa quei grosso toscotedesco di Malaparte insorse porchè
venne l’uso di chiamare « Montgomery » il cappotto che da secoli i toscani
conoscevano come «casentina»; qualche anno dopo s’è chiamato « loden » ;
nel primo dopoguerra prevalse l’anglicismo dei vincitori, poi s’è affermata la voce tedesca venuta sui cofani
delle Volkswagen; ma del vecchio, depresso Casentino nessuno sa che farsi.
Le parole seno storia, sociologia ed
economia.
Parallelamente, dicevo, il dizionario
d’uso fra i cristiani è stato arato, rimescolato, e questo è segno che qualcosa si muove, che i credenti sono vigili, sensibili. Guai se ci accontentassimo d’un dizionario che, indicato dalla
Riforma, per noi italiani ha la venerabile età di G. Diodati! A volte osserviamo che, tutto sommato, ima nuova
’ espressione non traduce nulla ohe in
altro modo non fosse stato detto ; ma
bisogna ricordarci che il tenapo della
« casentina » è passato, non si può far
tornare che condannandoci a non
farci capire.
L’ESPRESSIONE TECNICA
La teologia è una «scienza» coltivata da « tutti » i oristiani. Come
« scienza », ha un suo linguaggio tipico, fatto d’espressioni comprensive,
qualificate ; come lingua di « tutti », e
desolatamente ostica, poco comprensibile. Di questo passo, noi arriviamo
ad avere degli scritti che solo una ristretta cerchia di specialisti riesce ad
afferrare ; si forma una élite di tecnologi convinti di avere per qualifica di
studi e rigore scientifico, una sorta di
monopolio sulle discipline teologiche.
Essi sono sempre più staccati dalla
vita concreta, reale, delle comunità
cristiane: non sono capiti, parlano la
lingua avveniristica dei laboratori di
idee, e tutto quello che sentono o
vertono nelle comunità è qualcosa che
hanno già vagliato, incasellato, superato. La chiesa non ha più dottori, ma
teotecnici autcconfinati in quelle
dazioni per Alti Studi e Ricerche chiamate in passato « scuole di teologia ».
Ora, semmai, aspirano a formare la
« loro » scuola, cioè ad essere maestri
e farsi dei discepoli.
Tutto questo lo si osserva con sofferenza, perchè sembra assai lontMO
da una situazione ideale. Inevitabilmente, le espressioni tecniche calano
fra i divulgatori - i benemeriti della situazione! - e poi fra gli orecchianti.
così che fra neologismi scaturiti felicemente e neologismi imposti dai tecnici l’umile credente poco si raccapezza. Ora, è chiaro che noi abbiamo
« consumato » il linguaggio biblico-riformato, e che non possiamo fare a
meno di parole nuove scaturite da una
situazione nuova, ma tante cose si potrebbero esprimere bene in modi più
piani, -tanto sfoggio di tecno-teologia
sa di gratuito, di peregrino, quando
non offende perchè sa di minchionatura. V’è un giusto equilibrio, una sorta di dosatura, anche nell’uso del dizionario; ed è carità stare al passo,
anche linguistico!, del fratello.
PAROLA E LINGUAGGIO
S’osserva che nonostante la ricchezza di nuove espressioni ancora non
abbiamo un linguaggio « nuovo » : le
parole, i tecnicismi, tentano d’innestarsi su un vecchio discorso; fanno
pensare alla toppa sul vestito frusto.
E qui sembra inutile lamentarsi, basta
constatare : un discorso nuovo non lo
sì elabora a freddo, in un laboratorio
teologico staccato dalla comunità ; può
avere il suo luogo di nascita solo nella
chiesa confessante, e dopo lo si registra.
Questo fatto — parole nuove ma linguaggio vecchio — ha del resto il suo
parallelo in quel caos che è la lingua
italiana, la quale attraversa un ma^
gnifico momento di crisi proprio per
l’apporto massiccio di neologismi che,
spesso importati a peso lordo, inale si
inseriscono nella struttura tradizionale della lingua, e non hanno la forza
di -dare vita a un discorso nuovo. Abbiamo, semmai, una serie di linguaggi
specializzati — politica, sociologia,
6CC. — ohe da un lato contano sulla
elevazione culturale della massa media, e dall’altro tentano la via della divulgazione. Ma all’interno d’una stessa disciplina, osservate per esempio la
psicologia, la stessa parola può avere
significati diversi a seconda del « mae
Culto radio
domenica 14 maggio
Past. SALVATORE BRIANTE
Messina
domenica 21 maggio
Past. SALVATORE BRIANTE
Messina
stro » che la usa, della ideologia alla
quale fa capo. Siamo alla proliferazione dei dizionari, cioè alla ricerca del significato vero-tecnico ed alla babele
linguistica.
LINGUAGGIO
E COMUNICAZIONE
Lo sappiamo : la fede viene dall’udire , e l’udire si ha per mezzo della parola. Per questo è importante per noi
il problema del linguaggio perchè investe la nostra responsabilità di «comunicare » l’Evangelo. A un moiido
che si fa nuovo, dove i’esperienza
umana e l’ambiente precludono delle
possibilità di ascolto e ne aprono altre, bisogna poter parlare, portare
l’Evangelo in modo intelligibile; dobbiamo trovare la frequenza d’onda sulla quale v’è ricettività per fi messaggio
evangelico.
D’altra parte, se il linguaggio è qualcosa di a posteriori rispetto alla realtà
che lo genera naturalmente, inevitabilmente, è solo da una realtà cristiana nuova che può nascere un linguaggio nuovo. Le parole, questi neologismi inquietanti, sono solo un avvertimento, il segno d’un benessere dell’organismo che è vivo, reagisce alla
situazione; esse sono solo materiale
d’accumulo, una riserva forse utilizzabile quando da una concretezza nuova scaturirà un nuovo linguaggio (che
avrà quelle parole pronte per Tuso).
La comunicazione, a mio avviso, avviene se e quando la comunità cristiana « si esprime » nella realtà quotidiana, diviene parlante per gli uomini
del tempo : in Cristo, essa può dire di
autentico solo qualcosa che è universale, che trova immediatamente la via
d’un nuovo linguaggio parlato, comprensibile quindi e immaginoso. Perchè la parola è segno, è immagine.
A questo punto mi dfeturbano ancora di più i troppi neologisim che
squillano come cembali, e mi inquietano i tecnicismi intesi a igiudìcare, (distruggere, invalidare. E nel contempo mi raliegro di tutto questo, per una
flagrante contraddizione, perchè sento l’attesa sincera, sofferta e a volte
spregiosa, d’una comunità realmente
nuova, di creature nuove. Perchè le
parole non siano fiato perso, ma trovino finalmente un contesto, un linguaggio che esprima finalmente — dopo doglie cosi, lunghe — l’allegrezza
della buona notizia del Regno ohe
viene. . .
L. Santini
PENTECOSTE 1967
Messaggio dei Presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese
“Lo Spirito Santo è oggi aH’opera,,
In questo periodo della Pentecoste, vorremmo ancora una volta, in
qualità di Presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese, indirizzarci a
voi, il popolo di Dio. Abbiamo cercato di trovare le parole che posano
esprimere quello che noi crediamo lo pirite Santo si sforzi di dire a
tutti noi adunati in questa Domenica di Pentecoste.
Allorché i primi discepoli si riunirono nella camera alta a Gerusar
lemme pur non vedendo più il Cristo, si resero conto che, avendolo
conosciuto attraverso la Sua azione. Egli era stato da loro conosciuto per
sempre Nella gloria. Egli continuava ad operare sempre soffrendo ma
altres', vittorioso ogni volta ohe gli uomini credono in lui, nel mondo
che gli appartiene. ^
Noi'n^ abbiamo da recarvi che questa seinplace conferma. Questo
costante tema biblico rinnovato a Pentecoste, si è nuovamente imposto
a noi, oggi. Dio, Spirito Santo, è all’opera ; noi non possiamo non parlare
di quello che noi stessi abbiamo veduto e udito. . .
In ciascuno degli avvenimenti storici che hanno me^ in risalto, in
modo nuovo, Tunità del mondo abitato, noi, abbiamo ri^nosciuxo 1^^
pello che Egli indirizza alle Chiese, Chiedendo loro di ritrovare, fra _di
esse questa unità più profonda conforme al Suo volere. Abbiamo chiaramente e distintamente sentito la Sua voce nei consigli delle Chi^ e
siamo stati toccati dalla loro risposta. Anche là dove la debolezza de^i
uomini ha provocato la rottura delle conversazioni, noi abbiamo sentito
chiaramente questo appello attraverso la nostra delusione, talvolta anche
attraverso la nostra vergogna. E poiché attualmente sono m rarso nelle
Chiese numerose discussioni ,sull’unità della fede e dell obbedienza, noi
dobbiamo dirvi: il Signore, lo Spirito Santo, è all’opera.
In questo periodo di ostilità politica nei confronti della Om^a e di
sottile indifferenza verso l’Evangelo, ci rallegriamo nel ^ter d^iarare
ohe ovunque uomini e donne perseverano nella loro fedele ubbaoi^za,
spesso a prezzo dei loro umani intere,ssi, talvolta anche della loro st^a
vita. Dio, lo Spirto Santo, visita e salva sempre il suo popolo che viene,
ad incontrarlo attorno alla sua Mensa, nella sua Parola, nella litur^a,
nel silenzio. E questo è già molto. La perseveranza quotidiana di uonum
e donne, fedeli nell’adorazione, testimonia ovunque, in modo vivente, che
lo Spirito Santo è invinicibilmente alTopera.
Siamo persuasi, infine, di poter disoernere l’azione e la potenza ^llo
Spirito Santo nello sforzo di ricerca e nel risveglio di co^ien^ che si
manifestano fra il suo popolo. Lo sperimentiamo in tutte le Chirae e
abbiamo avuto una possente eco Testate scorsa a Ginevra, nella Conferenza « Chiesa e Società ». Sempre più le Ohie^ non esitano a |»rsi
le (domande più imbarazzanti. Sempre più esse si mostrano s^sibfii ai
problemi attuali ; sempre più esse sono turbate per il contrasto fra trazioni ricche e nazioni povere ; sempre più esse imparano a distiiiguere fra 11
loro interesse ^ fi loro ideale nazionale, e la volontà di Dio verso
tutti gli uomini. .
Rallegratevi! Noi samo convinti che ogni Chiesa, fondata sulla teae
di Pentecoste in Dio, Spirito Santo, nel continuare la propra opera
d’amore in soccorso dell’universo sofferente, scoprirà il imracolo sellare della Sua potenza ohe agisce in essa. È la nostra preghiera. Questo
Spirito vivificatore si serve delle buone volontà e dei cuori a^rti e consacrati, e libererà gli uomini apportando loro una nuova vita. Occorre
vedere e intendere ((fi nuovo la grande opera di Dio là dove sianra chiamati
ad adorare e lavorare e apprendere di nuovo il significato della Pentecoste.
I PRESIDENTI
del Consiglio Ecumenco delle Chiese
imiimiimmiiimminiiu
BEsO CHisrn noti è scoMPaRSO nel uom degli spiriti imoRTAU o nel cielo degli eroi
Dall'Ascensione alla Pentecoste
La comunità cristiana primitiva
non sottovalutò il significato teologico dell’ascensione di Gesù Cristo.
Ciò avvenne più tardi, in una Chiesa diventata troppo sicura di se, ed
avviene oggi in una cristianità divenuta troppo scettica o smaliziata
per credere al miracolo della elevazione di Gesù Cristo nei cieli, ma
al tempo stesso incapace di guardare, al di là della sobrietà dei racconti evangelici, al coronamento di
tutta l’opera di Cristo e alla Sua si
gnoria.
Parlare dell’ascensione di Gesù
Cristo non significa parlare della
Sua scomparsa o, tanto meno, delle
nostre ascensioni sulle vette della
nostra spiritualità sempre molto limitata e contradittoria. Se è vero
che Gesù « dopo aver parlato ai discepoli, fu assunto in cielo », è anche vero che « Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra d’ogni nome,
affinchè nel nome di Gesù si pieghi
ogni ginocchio... ed ogni lingua
confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre » (Fil.
2: 9-11). , ,
Gesù Cristo non e scomparso nel
mondo degli spiriti immortali o nel
cielo degli eroi. Ha assunto la Sua
dimensione divina e noi dobbiamo
prendere atto della Sua signoria,
anche se a viste umane si tratta di
una signoria discutibile e contestabile, apparentemente negata dalla
realtà dei fatti, cioè dalle guerre,
dalle oppressioni, dal dolore, dalle
nostre cadute e dalla morte. L’ascensione annunzia che Cristo e il
Signore: qualunque cosa accada sulla'^scena del mondo, qualunque sia
il livello delle ascensioni umane nel
cosmo, per quanto sbalorditive possano essere le potenze umane, le
voci del mondo, le fluttuazioni della storia, le vittorie e le sconfitte
della nostra civiltà, le grandezze e
le miserie della Chiesa, nulla potrà
impedire che Gesù Cristo sia il Signore. La fede e la speranza dei
credenti si protendono al di là delle
contraddizioni e degli scandali del
tempo presente verso il tempo annunziato dal settimo angelo: « Il
regno del mondo è venuto ad essere
del Signor nostro e del suo Cristo;
ed egli regnerà nei secoli dei secoli (Ap. 11: 15)
Un discorso sulla signoria di Gesù
Cristo e le sue conseguenze in noi
ed attorno a noi dovrebbe essere
molto lungo. Ci limitiamo a sottolineare due idee di particolare rilievo.
Innanzi tutto, se diciamo che
Cristo è il Signore, è chiaro che la
chiesa cristiana è la comunità degli
uomini che si riuniscono attorno a
Lui confessando il Suo nome e che
camminano nel mondo al seguito
del loro Signore. Nel mondo antico,
con tutta la sua religiosità e la sua
idolatria, i cristiani non hanno portato un dio di più nel già vasto panteon pagano; non si sono preoccupati di instaurare una religione universale, ma hanno annunziato Gesù
qual Signore, tanto ai Giudei quanto ai pagani.
Non è mai fuor di luogo parlare
della signoria di Cristo nella Chiesa, neppure oggi. Molti protestanti
confessano che Gesù è Capo della
Chiesa e Signore del mondo; ma,
con il pretesto che quel Capo è invisibile, si limitano a contestare la
legittimità del cosidetto « Vicario »
di Cristo sul trono pontificale di Roma, e si sottraggono aH’ubbidienza
di Cristo, il quale esercita la Sua
signoria su di noi mediante la Sua
parola. E i cattolici romani, con il
pretesto che la loro Chiesa incarna
Gesù Cristo nella sua pienezza, trasferiscono facilmente la loro fede
dal Cristo Signore alla Chiesa « ma
dre e maestra » di verità, come se
si potesse identificare il primato di
Cristo con il primato del Papa, come se Tubbidienza a Cristo Signore potesse essere sostituita dall’ossequio per la chiesa e per la sua autorità.
La promessa fatta ai discepoli è
valida anche per noi: « Ecco, io
sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine dell’età presente ». Ma è valida in quanto viene dal Cristo, solo
Signore e unico Capo della Chiesa.
In secondo luogo, se diciamo che
Cristo è il Signore, è chiaro che il
tempo che scorre tra la Sua ascensione ed il Suo glorioso ritorno è
un tempo di operosità nella fede,,
non di distrazioni, di tiepidezze o
di disorientamenti. E’ il tempo dell’Evangelo proclamato e trasmesso
per virtù dello Spirito Santo: è il
tempo in cui ci si ravvede, si diventa vigilanti affinchè, come scriveva
Paolo. « nessuno faccia di voi sua
preda con la filosofìa e con vanità
ingannatrice secondo la tradizione
degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo » (Col.
2: 8).
Dire che Gesù Cristo è Signore
non significa classificarlo in mezzo
ad altri signori. Significa credere
che Egli possiede la vera sovranità
sulla Chiesa e sul mondo. Come dice Paolo: (( in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità... Egli è il capo d’ogni principato e d’ogni potestà... Egli ha trionfato su di loro mediante la croce...
in ogni cosa Egli deve avere il primato » (Col. cap. 1-2).
Non possiamo fare altro che servire questo Signore, vegliando e
operando per non essere schiavi di
nessuno. Nella città terrena quel
servizio incontra molte incognite,
impone nuove scelte, suscita opposizioni, richiede impegno e fatica.
L’ascolto della Parola del Signore è
indispensabile per poter agire secondo la Sua volontà e l’esempio
Ch’Egli ci ha dato.
Ermanno Rostan
Fra le riviste
PROTESTANTESIMO
li n. 1/1967 contiene in primo luogo uno
studio di J. Alberto Soggin: Problemi di
una traihisione biblica in itgMmo, con speciale riferimento alle versioni prò testanti.
Si tratta della ,prolusione tenuta all’inauigurazione delTanno accademico della Facoltà Valdese di Teologia, lo scorso autunno,
conferenza che fi prof. Soggin ha presentalo
in varie comunità italiane; un tema di viva
attualità. Seguono due studi critici: il primo di Giuliana Pascal, su Un Lutero « cattolico »: (la biografia del riformatore, edita recentemente in italiano da Bompiani,
scritta da un anglicano convertito al cattolicesimo; il secondo, di Alfredo Sonelli, su
Ministeri e laicato, a proposito di una cospicua miscellanea su tale tema edita dalle
Presses de Taizé. Fra le rassegne, una nota
interessante su 11 piano di Richelieu per la
riunione con i protestanti, a proposito di
un articolo di uno studioso gesuita, il Blet,
comparso ultimamente sulla rivista « Gregorianum » ; una pagina storica che rivela
una strana impostazione « ecumenica »...
Segue, nella rubrica Documenti, la presentazione e il testo della Confessione del 1967,
la nuova Confessione di fede che, dopo un
lungo lavoro preparatorio, nel maggio 1967
TAssemblea (generale della Chiesa presbiteriana unita degli U.S.A. dovrà votate in
via definitiva: si tratta di uno sforzo di
espressione odierna, con evidente insistenza sul sociale; la nota redazionale introduttiva si presenta fortemente critica; dovremo riparlarne. Il fascicolo si chiude con
parecchie recensioni: abbiamo già notato in
passato come esse costituiscono spesso veri
e propri articoli ricchi di spunti stimolanti.
FOl ET VIE
Dal n. 5/1966 (i fascicoli escono 8pes(S0
con notevole ritardo) segnaliamo : H. Eberhard, Une audace cadtoUque: le père Couturier; J, Boulet, « Gaudium et Spes » et
Vathéisme; fra le rassegne: Peui-on être
chètien aujourd’hui? (Ch. Lejeune), Politique de Dieu, politique des hommes
(P. Nolhomb), Théologie de la piax
(J. M. Hornus); rassegna bibliografica.
4
nag. 4
N. 19 — 12 maggio 1967
UN MODELLO PER I NOSTRI LAVORI SINODALI
L’inaugurazione
VITA VALDES€
NEL V DISTRETTO
I del nuovo tempio di Taranto
Sono stato invitato al 60» Sinodo -----------------r "
nazionale della Eglise Réformée de
France, a Vabre, un paese di lOOO abitanti, a nord di Tolosa, sulle estreme
propaggini delle Cevenne. Gli argomenti all’esame del Sinodo erano il
rapporto del Conseil National (Tavola), la posizione deUa Chiesa di fronte all'impiego dell’energia nucleare, il
matrimonio e alcune questioni minori.
Prima di parlare, in un prossimo
numero, del secondo di questi argomenti, che costituiva anche il motivo
principale delia mia presenza al Sinodo, vorrei fare oggi tre osservazioni
di carattere generale, suggeritemi dallo svolgimento dei lavori.
Primo. Il Sinodo è durato tre giorni; tenendo conto deH’ora di arrivo
e di partenza, del Culto sinodale, delle consuete cerimonie di apertura e
di chiusura, di una seduta mattutina
«ristretta» (un poco simile a una
delle nostre riimioni di Corpo Pastorale), i lavori effettivi son durati meno di due giorni e senza necessità di
far ricorso a sedute speciali o serali.
Poiché gli argomenti non sono stati
meno approfonditi ohe nel nostro Sinodo, vai forse la pena, anche in vista delle nostre progettate riforme,
rilevare che ciò è stato reso possibile
non con una particolare contrazione
del numero dei partecipanti (un centinaio con voce deliberativa, una ventina con voce consultiva più gli invitati), ma con una razionale organizzazione dei lavori.
Intanto nella fase preparatoria.
Tutti i rapporti erano stati inviati ai
Sinodi regionali (Conferenze distrettuali) ohe li avevano discussi e avevano espresso il loro parere in o,d.g.
Se questi o.dg;. erano unanimi, non
se ne parlava più, se non lo erano
uno o due relatori (di solito assai qualificati) riassumevano, prima del Sinodo, in un documento a stampa, le
varie opinioni espresse e le loro motivazioni. Per cui nella fase di Sinodo nazionale, il problema era considerato noto ai delegati in tutti i suoi
aspetti; i relatori potevano limitarsi
a un commento in cui esprimevano
delle linee generali di soluzione (sovente assai interessanti) e alla presentazione di ima bozza di o.d.g. definitivo. La discussione che ne seguiva poteva allora essere ampia,
concreta anche nei forti contrasti di
opinione, ma senza ripetizioni inutili
e senza il pensiero assillante delle altre cose da fare. Una Commissione
raccoglieva tutte le proposte di modifica dell’ojd.g. apparse nella discussione e presentava quindi al voto del
Sinodo un testo definitivo.
Poi nel corso dei lavori sinodali stessi. Una efficiente segreteria forniva ciclostilati i verbali di giorno in giorno senza far perdere tempo al Sinodo con la loro lettura, gli interventi erano coscientemente brevi (non
ho mai sentito richiamare nessuno
per lo scadere del tempo concessogli), le dichiarazioni di circostanza
rinviate aH’intervallo di mezzogiorno
0 ad ore extrasinodaU, la giomaita
andava dalle 8 alle 18 con due brevi
pause alla mattina e al pomeriggio e
una di un’ora (diventata spesso due
per la travolgente ospitalità della popolazione) per il «lunch», la sera
dedicata ai « contatti sociali » con i
membri del Sinodo e con la pcpolazione.
Cosicché ha visto passare rapidamente non solo il rapporto del Conseil National e quello cantabile, consuntivo e preventivo, ma anche una
serie di questioni interne relative agli
incarichi extrapastor all, agli stipendi pastorali (giudicati insufficienti!) e alla situazione delle mogli di
Pastori, la cui vocazione a un ministerio particolare nella Chiesa è stata
ampiamente riconosciuta.
In complesso l’organizzazione dei
lavori mi è parsa assai efficiente, le
Conferenze distrettuali (e quindi le
Assemblee di Chiesa) hanno un loro
valore e un loro interesse spec fico e
1 delegati al Sinodo nazionale ci vanno per parlare di problemi specifici e
non di tutto un po’.
Secondo. Il Sinodo è stato di proposito tenuto in un piccolo villaggio
del protestantesimo storico, in una
di quelle famose parrocchie tradizionali, che fanno tanto soffrire alcuni
dei nostri. E ,per di più in ima regione agricola, con le poche industrie
(tessili) in crisi, e con tutti i problemi che ben conosciamo alle Valli. Orbene, è stato più volte sottolineato
ohe questa non era una decisione sentimentale e improvvisa, ma si inquadrava in una lunga opera della Chiesa di Francia per prendere coscienza,
come ha detto il Presidente Bourguet, « dei doni delle parrocchie rurali, della loro straordinaria vitalità,
del loro senso comunitario, del loro
diretto e reale contatto con il potalo ». Il che non significa che la Chiesa di Francia sia voltata verso il passate; (al passato — e ner di più al
passato recente della resistenza — ha
accennato solo il Sindaco del villaggio in un discorsetto extra^Sinodo),
ma che sa riconoscere la diversità dei
suoi doni, senza provincialismo, assegnando tra l’altro alle parrocchie rurali i migliori dei suoi giovani pastori. La popolazione locale ha partecipato al completo e con notevole en
A Vabre, un piccolo centro sulle estreme propaggini delle Cevenne, scelto —
come ha detto il presidente Bourguet — perchè l'ERF vuol « prendere coscienza dei doni delle parrocchie rurali, della loro vitalità, del loro senso comunitario, del loro contatto diretto e reale con il popolo ».
tusiasmo alla preparazione e ai lavóri del Sinodo ; tra l’altro 11 prete locale (i cattolici sono circa il 40% della popolazione della regione) ha seguito i lavori sinodali tutto il tempo 6 ha dato continuamente la sua
opera per il loro svolgimento pratico
(si noti che la questione cattolicesimo
è apparsa solo di sfuggita per 5 minuti nel corso della conferma di
Hébert Roux a presidente della commissione ad hoc). Unici assenti i ,pochi membri di una «Chiesa libera»,,
e anche questo è isigniflcativo.
Terzo. I delegati delle altre Chiese
francesi ed estere non avevano solo
il carattere un poco folcloristico che
hanno altrove, nè hanno occupato i
lavori del Sinodo con discorsi generici: presentati all’inizio dei lavori,
hanno incaricato uno di loro di pronunciare per tutti un discorsetto durante l’intervallo per il breve « lunch »
in comune. In compenso, con apposito voto sinodale, alcuni di loro, tra i
quali il sottoscritto, sono stati invitati
ad intervenire -direttamente e largamente nella discussione di argomenti
specifici, ai quali potevano portare il
contributo della esperienza e della meditazione di altri ambienti. Ed è opportuno qui ricordare che in precedenza il Prof. RoUier aveva attivamente
contribuito, con una serie di testi assai ispiratori, allo studio e alle decisioni del Sinodo regionale di Marsiglia. In tal modo mi pare -che la collaborazione delle altre Chiese abbia avu
to una sua efficacia reale e che i delegali esteri abbiano non solo ricevuto
impressioni e notizie, ma abbiano altresì portato qualcosa -di costruttivo.
Da ultimo un breve accenno alla
stampa. Ben è vero che il protestantesimo francese ha altro peso che il
nostro, ma -sta di fatto che esso continuamente presenti la radio, la TV
e i rappresentanti di una dozzina di
giornali, tra i quali quelli dell’autorevole « Le Monde ». Ed è interessante
notare che i giornalisti erano qualificati: se rappresentanti di quotidiani generici, erano specializzati in problemi ecclesiastici, se di giornali ecclesiastici, in questioni del protestantesimo. Per cui ritengo ohe la segreteria -della -Stampa non abbia avuto
l’arduo lavoro ohe sp^so ha da noi
per spiegare ai giornalisti la diversità
tra una manifestazione folcloristica e
un Sinodo.
La efficiente organizzazione a tutti
i livelli non significa naturalmente
che, solo per questo, i lavori sinodali
debbano essere di alto valore, ma certamente essa rende possibile occuparsi seriamente delle questioni serie ; nel
caso specifico ho trovato che questo è
stato un buon Sinodo, spesso assai
interessante, altre volte meno, ma
sempre teso, rapido, senza dispersioni,
nel quale accanto ai larghi e formativi giri di orizzonte trovavano il loro
posto delle decisioni specifiche attentamente maturate.
Pierluigi Jalla
Due vivaci conferenze, seguite da un
pubblico folto e non eslc-usivamente
valdese, hanno tenuto rispettivamente il 28 e il 29 aprile i pastori Alberto
Ribet su « Validità del Protestantesimo » e Carlo Gay ed Aldo Sbaffi su
« Chiesa e Società ». Domenica 30, la
predicazione è stata rivolta dal Moderatore, mentre nel pomeriggio ha
avuto luogo un incontro della Comunità con fratelli di altre denominazioni e amici giunti dall’Italia e dall’estero. Dove si è svolto tutto ciò? E
perchè? Si è svolto a Taranto, in occasione deirapertura dei nuovi locali
di quella Chiesa, -siti in via Generale
G. Messina 69-71. Avere un nuovo locale di culto, ed averlo in proprio, era
da anni il so^o legittimo della Comunità tarantina. Il trasferimento ha
segnato l’abbandono di una zona centrale della città, dove si era apprezzati e conosciuti, e dove, dopo un
trentennio di permanenza, la via Pupino era usualmente indicata come
la via « dove si trova la Chiesa valdese ».
Ma il problema della centralità o
meno dei locali è relativo. Taranto è
una città che attraversa una fase di
rapida industrializzazione; i palazzi
sorgono « come funghi », tanto per
usare una frase fatta; la periferia diventa sempre più popolata. E se la
Chiesa di Taranto saprà ascoltare la
voce del suo Signore negli anni ohe
vengano, nulla impedisce di credere
che anche la via Messina possa un
domani essere additata come già la
via Pùpino.
Il problema ohe è relativo, è invece
appunto quello della fedeltà alla Parola di Dio (vero per Taranto e per
ovunque), e del servizio che essa ci
luniiiiiiiiiiiiimiiiii
lllllllllllllllllllimillllllllll:
Attività sociale a Cerignola
Un primo tragunrdo roggiuiito: i’acquisto del suolo dove surgurà la Scuoln-laboiuLono di mnglieria
Quando il 2 maggio scendemmo le
scale del Municipio dove il Moderatore sig. Neri Giampiccoli, accompagnato dal delegato della Tavola Pastore Carlo Gay, aveva firmato l’atto
d’acquisto del suolo, ci si guardò negli occhi. Mi era accanto l’anziano
Francesco Scarano, eravamo tutti
commossi e riconoscenti all’Eterno.
Un punto d’arrivo ed un punto di
partenza in questo faticosa cammino
di testimonianza all’Evangelo che è
intrecciata di lotte e di umiliazioni,
ma poiché il protagonista è sempre lo
Suirito, cioè Dio, i risultati acquistano
un chiaro senso d’incoraggiamento e
diventano una specie di Ebenezer cioè
il: fin qui Egli ci ha benedetti.
Penso di fare cosa gradita alla più
grande famiglia dei lettori del nostro
giornale rispondendo alle domande
che mi furono rivolte durante il Convegno dei Consigli -di Chiesa tenutosi
a Cerignola il l® maggio.
1) Le ragazze (in tutto tredici, perchè
data la strett^za del locale non
possiamo accoglierne più) sono
tutte evangeliche?
Quasi tutte, tre solamente sono
simpatizzanti. Siamo felici che sia così perchè il neutro deve essere un servizio esteso a tutte. La Chiesa offre
loro, gratuitamente, l’uso delle macchine, il locale e la cucina dell’Asilo
ove consumano i pasti. Queste sorelline, così, possiamo chiamarle, non sono
obbligate a partecipare al catechismo
che è frequentato soltanto dalle evangeliche ma partecipano, ben volentieri, alla riunione dei giovani e alla meditazione giornaliera fatta a turno
dalle ragazze evangeliche.
2) A quale fattore è da attribuirsi il
successo dell’iniziativa?
Al fatto che le ragazze fin dal principio, anche sul piano del lavoro sono
allo stesso livello di dignità, cioè non
devono rubare più il mestiere, come
avveniva prima presso la sarta o la
magliaia qui da noi; invece, anche se
svolgono un lavoro specifico perchè
c’è chi smaglia, chi modella i teli, effii
imbastisce, chi -confeziona, chi li rifinisce, gli utili poi vengono equamente divisi sulla base di quanto realizzato da ciascuno. C’è poi un’aria (fi famiglia in quanto nessuna è obbligata
a produrre di più di quel che può o
se desidera confezionarsi dei capi per
se stessa o per persona di famiglia
p,uò farlo benissimo.
3) Come avete potuto pagarvi tante
macchine?
Non le abbiamo pagate perchè alcune ci furono donate dalla Chiesa di
Solingen, le più preziose vale a dire
per la confezione ; le altre invece, man
mano le abbiamo avute in prestito da
amici. Un tempo invece una macchina era un po’ icome in condominio fra
due o tre ragazze e cosi succedeva
qualche screzio e avvenivano comprensibili atti di gelosia ohe creavano un certo malessere finché non abbiamo raggiunto la -possibilità di darne una ad ogni lavorante.
4) Quali le prospettive?
Da quando il Moderatore ha firmato l’atto d’acquisto del suolo, dove
sorgerà la nostra Scuola-Laboratorio,
sognamo la possibilità di estendere alle altre ragazze che ora fanno la fila
il beneficio di apprendere un mestiere
CCS utile. Quando una magliaia emigra nel nord essa trova .subito un lavoro ben remunerato. Ma il nostro
Laboratorio si propone propTio di arrestare, per quanto possibile, questo
fenomeno che debilita delle forze mi
Le tredici ragazze
del Laboratorio di
maglieria di Ceri
gitola, raccolte attor
no alla sig.a Rena
ta Kratzsch, di Colo
nia, e alla sig.a Em
ma Castiglione. La
sig.a Kratzsch rappresenta la Chiesa
evangelica renana
che si è presa molto a cuore, con generosità, questa nostra opera.
gliori le nostre Comunità. E sarà pure un modesto apporto al grande nroblema economico della famiglia rurale evangelica.
5) Non c’è il pericolo che istituzionalizzandosi il vostro servizio perda la spontaneità iniziale e costituisca una fuga dalla testimonianza diventando fine a se stesso, una specie di cooperativa di
lavoro?
Questa ipotesi l’avanzò il Moderatore a conclusione della giornata di
ricerca circa il valore delle strutture.
Questo pericolo lo corrono tutte le
strutture dell’opera del Signore. Dalla cattedrale che pretende, con le sue
guglie elevate al cielo, di servire a
qualche cosa, alle nostre piccole scuole dcmenicali che dovrebbero essere
spsicie di vivai di vita spirituale. Ogni
struttura è buona e al tempo stesso
inefficiente. Una cattedrale la vedrei
più volentieri come luogo di ascolto
dell’amore di Dio che non passa, ove
uemini convinti prendono per mano
le creature e le persuadono più che
spaventarle. E cosi pure le nostre
scuole domenicali, più ohe sulla carta
dei nostri rapporti le vorrei come centri di vita, ma cì vorrebbe l’amore
dei genitori che ce li mandino i loro
figliuoli e di monitori e monitrici ohe
li accolgano. E a volte non abbiamo
nè i primi nè i secondi. Pertanto bisognerà vegliare, ammaestrare, educare, coltivare, suscitare le vocazioni e
soprattutto pregare il Signore perchè
mandi nella messe che è Sua ed è
immensa gli operai: braccia e volontà tese allo scopo preciso per il quale ha mandato il Suo Figliuolo perchè
le Sue creature abbiano in Lui vita e
ne abbiano in esuberanza.
G. E. Castiglione
invita a compiere lì dove Iddio ci
pone, affinchè i nostri locali di culto,
anche se belli, accoglienti, moderni
come quelli di Taranto, non diventino
le tombe della Chiesa, ma il suo centro vitale. Vasti locali al pian terreno
dello stesso- stabile appartengon pure
alla Chiesa. Troveranno certo una
sede le varie attività ecclesiastiche
tradizionali. Ma vi troverà anche la
sua sede — ed è quel ohe conta di
più — un centro di servizio cristiano.
Che questo servizio si configuri sotto
forma di un asilo infantile, cerne se
. non erro è progettato; o che si configuri come un doposcuola, come potrebbe essere se i tarantini ci ripensassero su, importa di meno. Purché
si cerchi di venire incontro alle esigenze del momento, purché si serva
con amore, purché col servizio (e con
la predicazione) si sappia render ragione delia nostra presenza.
I membri della Tavola intervenuti
a Taranto per l’occasione, e la Commissione Distrettuale, hanno visitato
anche le Comnità di Bari, di Brindisi e diaspora, di Cerato, di Orsara,
di Cerignola, con le relative opere sociali. A Cerignola, rincontro è stato
particolarmente importante: ha avuto luogo infatti il Convegno dei Consigli di Chiesa del Distretto. Alcuni
l’han ritenuto un... preludio (o per
esser più precisi: un doppione) della
Conferenza Distrettuale imminente.
Non credo che ciò possa essere affermato. Non ci siamo occupati iniatti
di statistiche — e tutti sanno quanto ci siano care! —, non ci siamo occupati di Scuole Domenicali e dì Catechismi, nè di società di cucit-o o
Unioni Femminili che siano. Abbiamo cercato di tracciare un qu;3 irò
della situazione di ogni Comuv.ità,
con particolare riferimento a quelle
che ogni Comunità vede come le lUe
possibilità future di sviluppo e di *estimonianza.
Non è stato tempo sprecato I t n
vivi forse in maniera particolare in
una situazione di autentica diasriora
quale quella della Chiesa valdese ’^el
V Distretto, si sono posti e im^ ti
airattenzione dei convenuti. Pas i
to residente o ministero itmera e
asili d’infanzia o doposcuola dia go
col mondo cattolico e laico, prepi 'a,zione dei laici e rapporto fra preci i azione e servizio, impegno dei gio u
e degli anziani, qualificazione dei ministeri: tutte queste cose sono su m
trattate o sfuggite, esaminate o ac( i
nate. Avremmo avuto bisogno di a
altra giornata intera, e forse i problemi non si sarebbero risolti.
Forse è meglio che di giornate ne
abbiamo avuta una sola. Nei Coruregni tutti, di anziani e di giovani, di
pastori o di laici, si crea automaticamente un’atmosfera di entusiasmo, di
buona volontà, di slancio; di rincosacrazione, direi.
È bene, forse, non lasciarsi stordi.e
dall’atmosfera, ma tornare, e pres o,
nelle rispettive Chiese, portando nel
proprio cuore quei sentimenti, o, se si
preferisce, portando ciascuno con sè
il problema, la sofferenza, l’esperi; nza e la speranza dei fratelli; portando ciascuno il peso e la gioia dell’:sltro, nei servizio che tutti e ciascuno
rendiamo, con diversi doni e in aiverse situazioni, al comune unico Signore.
S. Ricciardi
25 maggio 1967
locuntru dei eatecumeiii
confermati nel 1%?
Per la Val Pelljce; ad Agape.
Per la Val Chisone e Val Germanasca : a Fra del Torno.
Argomeriito deirincontro :
LA FEDELTÀ
Portare Bibbia e Innario.
Per l’organizzazione dei pullman
e per le altre informazioni, mettersi
in contatto con i Pastori delle proprie parrocchie, entro sabato 13
maggio.
iiiiiiiimiiimmiiiiimiiii
A Roma
IL COIVIGRESSO
A conclusione dei lavori del Congresso
Nazionale del M.LR. tenutosi a Roma nei
giorni 30 aprile e 1 maggio 1967 — dopo
aver trattato problemi riguardanti la vita e lo
sviluppo del movimento nei suoi aspetti nazionali ed internazionali — i partecipanti
hanno deciso dì rivolgere un accorato appello a tutte le forze pacifiste operanti nel
mondo affinchè si intensifichino i loro sforzi
coalizzati per la immediata cessazione della
guerra nel Vietnam.
Si è constatato che il conflitto, oltre a mietere un sempre crescente numero dì vite
umane tra ì civili e particolarmente i bambì.
ni, oltre a provocare disagi, malattie e sofferenze di ogni genere nella popolazione vittima, tende ad una pericolosa « escalation »
gravida di pericoli imminenti per la provo
llovimento Intornnziiiiiale della Kieoneiliaziiiiie
Un messaggio di pace
cazìone di una terza e tragica guerra mondiale.
Pertanto, mentre i congressisti confermano la validità del principio della non-violenza
e deiramore quale soluzione dei problemi che
travagliano rumanith, essi chiedono che i ca.
pi politici, i responsabili delle Chiese si
adoperino con ogni mezzo a loro disposizione
perchè cessino le ostilità e suggeriscano come
primi passi i due punti principali delle proposte per la pace dei Buddisti vietnamiti e
cioè : la cessazione immediata dei bombardamenti americani nel Vietnam e la sostituzione del governo militare di Saigon con un
governo di civili rappresentante veramente
il popolo vietnamita.
I congressisti sottolineano Fimportanza
fondamentale di attuare programmi concertati tendenti alla eliminazione permanente
delle ingiustizie umane tuttora esistenti in
molte zone del mondo quale unica via per
assicurare una pace duratura.
Rileviamo inoltre che i rappresentanti dì
altre organizzazioni hanno partecipato al
Congresso in qualità di graditi ospiti, organizzazioni colle quali il M.LR. ha una fecon.
da collaborazione reciproca quali il Movimento non-violento per la Pace, il Servizio
civile internazionale, i Quaccheri e i loro
amici, gli Amici di FolJereau, il Movimento
cristiano per la Pace, il Circolo cattolico
Ozanam od altri.
5
12 maggio 1967 — N. 19
pag. 5
musica
PER m CO^TEWCTO B1BLIÜ0 IlVI M LIMGEAGGIB ÄTTOaiE
Il canto di Chiesa e il problema dei testi
Ho sott’occhio un articolo, non recente ma interessante, di Roger Barilier sul canto di chiesa e sul problema
dei testi. Lo riassumo nei suoi punti
salienti e aggiungo osserva2ioni mie,
mettendo a fuoco certi aspetti del
problema i quali da noi hanno una
configurazione diversa che in Svizzera. ( L’articolo è contenuto in « Oahiers protestants» n. 1/1962).
Premessa ; l’Autore si occupa dei testi, quale elemento più importante, essendo la musica « serva » del testo.
(L’osservazione è esatta, ma va spiegata: serva non vuol dire: che può
essere arbitrariamente modificata, per
piegarsi alle esigenze di un testo, bensi: che lascia al testo il posto d’onore
e gli fa da veicolo, mettendo al servizio del contenuto i propri! doni espressivi, linea melodica, ambiente tonale dinamica, ecc. S’intende che ciò
è vero soltanto nei riguardi di musica
che sia vera musica, e non per una
qualunque canzonetta adattata, o forzata, a scopi innolcgici!).
Sommario: la poesia degli inni di
chiesa è forse la più difficile da realizzare, dato che essa deve essere: a)
strettamente biblica e nello stesso
tempo parlare nel linguaggio del nostro tempo; b) una creazione d’arte,
e nello stesso tempo poesia popolare; c) ispirata, e nello stesso tempo
sottomessa a rigide regole di carattere tecnico-formale. Tre contraddizioni
che sono dei veri « handicap », ostacoli tali da legar mani e piedi al compilatore malaccorto o poco dotato.
Vediamoli nelTordine ;
a) inno biblico, ma in linguaggio
attuale. Si può essere fedeli al messaggio biblico in un grado perfetto, appiccicando una musica adatta (ma
c’è?) ad un testo biblico qualunque,
in prosa, così com'è (vedi inni 194 18 - 37 - 183 - 253). L’unico dubbio circa
la fedeltà alla parola di Dio consisterà nella fedeltà di traduzione dall’ebraico o dal greco nella nostra lingua.
Qui rinnologo cede volentieri la sua
responsabilità al traduttore; ma chi
si sentirà di dire che una traduzione
(p. es. Diodati) è più o meno divinamente ispirata di un’altra (p. es. la
«riveduta»)? Ad ogni modo gl’inni
con testo in prosa sono per lo più
risposte liturgiche, dossologie, « Clloria al Padre », testi che non pongono
problemi di fondo. Si è ancora molto
fedeli alla Bibbia quando si parafrar
sano in poesia certi suoi passi più lirici : esempio tipico i Salmi (ne abbiamo pochissimi nel nostro innario; aumenteranno nel Nuovo innario) ; ad
ogni modo tutti conoscono i salmi
ugonotti, un capolavoro del protestantesimo di lingua francese; va notato
però che molte volte i compilatori delle più recenti raccolte in francese sono stati in forte dubbio se scegliere
la versione di uno stesso salmo fatta
dal Marot, o dal de Bèze o se rifarla
da capo in un linguaggio più moderno
e anche biblicamente più preciso.
Una buona fedeltà alla Scrittura si
nota poi nei corali e cantici sorti nel
settore della riforma tedesca; essi
cantano liberamente i motivi profondi della fede, prendendo lo spunto da
passi biblici e sviluppandoli, senza deviare dalla retta dottrina. Non si può
dire lo stesso della massa di cantici
nati nel XVIII e XIX secolo, nei quali il sentimento deH’uomo prevale in
maniera eccessiva sul messaggio di
Dio, falsando la prospettiva e quindi
la natura stessa di quest’ultirno.
Ad ogni modo per noi italiani, privi per così dire di tradizioni iniialogiche riformate, nella nostra lingua,
quasi tutto si riduce ad un problema
di traduzione, che dovrà dunque essere anzitutto fedele alla Bibbia e
chiara nelTespressione. Per gli altri
popoli il dilemma è : o innario moderno, che cioè man mano si rinnova e
si adegua, (come le successive versioni della Bibbia), al modo di parlare
vigente; oppure innario archeologico,
in cui viene ristabilita e rispettata,
come si conviene ad un’opera d’arte,
la stesura originale, anche se poco
chiara. La prima via è quella che seguiamo noi italiani: modernizzazione
del linguaggio, tanto più che non abbiamo antichi poeti italiani protestanti da rispettare; e rispetto invece
per la stesura originale delle musiche
di livello artistico. Gli innari tedeschi
invece rispettano (olire alle musiche)
i testi antichi e pjongono note a piè
di pagina per spiegare al popolo i
termini ormai incomprensibili perchè
caduti in disuso. Per essere moderno
un innario dovrà evitare la terminologia accademica, gonfia, enfatica, ohe
un secolo fa si credeva fosse d’obbligo per le cose serie. Oggi non troveremo più (0 semmai, molto di rado)
calle, avello, donzelle e garzoni, _ immerso nel tuo sen (159), tuffarsi in
Dio (92) e tante altre immagini o parole sparite da molti decenni nei linguaggio dei sermoni, ma rimaste,
ahimè, nei nostri inni. D’altronde
neppure neil’innario del 1922, (che
dico, neppure in un innario del 1902)
si diceva ormai più « L’antico Elgli
cancella - CHIROGRAFO di morte»,
bensì, DECRETO della morte (inno
77). Il processo di modernizzazione fu
dunque attuato via via dai raccogli
tori e revisori dei nostri innari italiani.
b) Innouarte, ma anche popolare.
Tre sono i gradi per cui un testo può
esser definito poetico: se ha i requisiti esteriori della poesia, versi, rime, eoe. — se contiene idee ed immagini non banali, rese con felice dizione ed espressione — se ha im potere
di suggestione tale da creare un’emozione d’ordine artistico (qui seguo
quasi del tutto TA.). Va da sè che
questa definizione va bene per degli
originali, non inni tradotti, salvo rare
eccezioni. Ora, mentre il canto popolare grazie alla sua freschezza può
facilmente toccare vette di ingenua
poesia, per esemplo, nel campo dell’amore o deUa natura, il canto religioso difficilmente sarà altrettanto
elevato ma con semplicità e naturalezza, oggigiorno, depo tutti i pregiudizi rettorici degli ultimi due secoli.
O Se no si rischia di cadere in tentativi di musica popolare e poesia popolare... prefabbricata; tentativi ammirevoli più che altro per il loro coraggio ed anticonformismo, che cercano
si' di rispondere ad un’esigenza, ma
senza molto successo: v. canzone
nova, o ballate di contenuto politicosociale, ecc. Il testo dovrà dunque
abbandonare ogni velleità di espressione sonante, e lasciare alla musica,
sua servente nel senso più pieno e
giusto, il compito di sollecitare la sensibilità del cantore ; il testo dovrà
rendere in perfetta chiarezza, seinplicità e comprensibilità per tutti, il
messaggio della Parola, ohe è la vera
alta missione cui è chiamato, e per
cui primeggia, sì, a buon diritto, sulla
musica.
c) inno ispirato, ma sottomesso a
rigide norme formali. Non vai la pena di attardarsi sulla necessità dell’ispirazione ; noterei tuttavia che
possiamo intendere, accando ad una
ispirazione propriamente poetica, una
ispirazione latta di un profondo desiderio di testimoniare la fede per
mezzo dei versi; può essere valida.
Comunque il grosso problema è;
come sottoporre il frutto dell’ispirazione alle pastoie tecniche, _e in particolare al ritmo musicale ; normalmente la melodia andrebbe composta sul
testo, dopo il testo. Ma da noi ciò accade assai raramente, dovendosi adottare quasi sempre melodie della tradizione protestante estera (lu erana,
calvinista, anglosassone). Ed anche
quasi tutti i nostri testi sono o traduzioni, o ammodernamenti. È interessante notare dalTarticolo del Barilier,
come anche in moderne raccolte in
lingua francese molti inni pecchino
tuttora fortemente dal spunto di vista
ritmico; invero, seppure molti errori
ritmici sono evidenti neU’Innario Ctistiano 1922, si deve riconoscere che la
commissione che lo redasse apportò
un gran numero di sagge modifiche
agli inni quali ho potuto riscontrarli
in innari antecedenti al 1922. Per chi
ha più familiarità con certe cose, citeremo fra gli inconvenienti tecnici oltre agli accenti sfalsati, le cesure, che
interrompono il concetto a metà, iati
ed allitterazioni, che suonano sgradevoli e talvolta ridicoli, T« enjambement », che conclude la frase melodica prima del concetto testuale, le
cadenze affermative o sospese della
musica che mal s’accordano con frasi
rispettivamente interrogative o imperative, eccetera). E come si può sperare in un’efficace azione sulla sensibilità e l’anima di un uomo, se la forma e la tecnica, quanto vi è cioè di più
elementare nella costruzione di un
inno, è rozzo o pietosamente rabberciato? Difetti del genere nascono vuoi
daU’indirizzo di un’epoca o di un ambiente nel suo insieme (come nel
I secolo di evangelismo italiano) o
dalla mancanza di autori che fossero credenti-poeti-musici nella stessa
persona ; o, quanto meno, dal mancato accordo di uomini che fondessero i rispettivi doni e capacità in modo
equilibrato, fraterno.
Il nostro A. termina così: Bisognerà spesso contentarsi un compromesso fra parecchie esigenze. Certo; ed è nella nostra libertà di credenti decidere dove e quando, nel costante rispetto del messaggio biblico,
possiamo dare più respiro alle immagini, più rilievo alla musica, più peso
al contenuto ; sarà tuttavia bene che
le nostre assemblee si abituino sempre di più al concetto ohe non si canta « tanto per cantare », che sia il testo che la musica hanno le proprie
possibilità di comunicare qualcosa a
chi canta ed a chi ascolta; non si può
valorizzare l’uno a spese dell’altro
elemento, ma biso'^a dare il giusto
valore ad entrambi; occorre per ciò
un’opera educativa vera e propria ohe
parta dal livello degli autori o compilatori di inni, dei direttori ^di coro, degli organisti delle corali, fino alle assemblee. Ciò in buona parte delie nostre chiese sta già accadendo da vari
anni, e se ne vedono rallegranti frutti ; non resta che sperare _ che quest’opera non solo si allarghi in seguito, ma contribuisca ad un inoltiplicarsi di veri e profondi frutti spirituali. Ferruccio Corsani
II
’coro” dei trombettieri valdesi che, diretto dal M“ E. Stober, nel tempio di Torre Pellice celebra il decennale della propria attività.
iiiiiiiiiimiiiimii
la “niortp di Dio”, una nuova teologia?
La risposta all'ateismo contemporaneo non sta in un « ateismo cristiano » che
non è più l'Evangelo. Tuttavia il tentativo di una corrente teologica anglosassone, che ha fatto rumore, deve renderci attenti al tipo di spiritualità dell'uomo contemporaneo, alla sua indifferenza a quello che per lui è diventato
il « mito tradizionale » di Dio.
Non per chauvinismo teologico, ma rallegrandoci per l’operosità dei nostri studiosi, vediamo apparire a cura della Claudiana opere a firma italiana. Di particolare
interesse e veramente al suo posto nella
«Piccola Collana Moderna», l’ultimo volumetto che Paolo Ricca ha dedicato alla
discussione di una delle ultime correnti teologiche (me sono sottentrate di anche più
recenti, nel nostro tempo di turbinosi mutamenti anche teologici), che per 1 estremismo delle sue tósi ha suscitato particolare
scalpore, portando a interessarvisi ¡persino
la stampa quotidiana del mostro paese, solitamente poco sènsibile, sinora, a tali problematiche ; la i « teologia della morte di
Dio » sviluppata da un gruppo di teologi
anglosassoni.
Paolo Ricca situa opportunamente, con
molta vivezza e con il calore di una intensa
sensibilità umana, la corrente teologica in
questione nel qfiadro della « morte di Dio »
quale elemento ifondamentale della cultura
moderna e contemporanea (è stata tralasciata volutamente la critica marxista, e
questo squilibra un poco il lavoro, almeno
iiiiiiiiiiimiiiimmiMi
MMItlimilHIW <1
(Ik tipo di matrimonio vogliamo o
SEGUE DA PAG. 2
gli effetti civili, benché la chiesa cattolica
non riconosca il matrimonio civile.
Qualche cosa di analogo è stato dícre;ato e accettato per le confessioni religiose
non-cattoliche.
Quale fu rutilità e il valore di questo
compromesso? Nella mentalità corrente allora, esso sembrò avere un reale vantaggio
anche per gli evangelici. Infatti prima si
celebravano due matrimoni, ora bastava
celebrarne uno, senza ripetizioni inutili.
Ben più gravi furono invece gli effetti
negativi. Da parte cattolica, il matrimonio
religioso divenne usanza quasi esclusiva, al
punto che ben pochi italiani suppongono
possibile la celebrazione separata dei due
matrimoni; quando si è battezzati, credenti, ci si sposa in chiesa, con una cerimonia
che è certamente molto più suggestiva di
quella organizzata in comune. Ben pochi
italiani si sono accorti che in realtà non
si trattava di un'unica celebrazione matrimoniale, ma di due celebrazioni congiunte
e sovrappostesi, poiché il ministro di culto
esercita nello stesso momento la funzione
di ufficiale di stato civile e di ministro della
sua chiesa.
Il contrasto e la gravità degli equivoci
nascosti in questa situazione sembra che
stiano affiorando soltanto ora quando si
sta prospettando la intro¡duzione del divorzio nella legislazione civile italiana. Appare
ora evidente che sotto le sembianze di una
unica cerimonia si urtano due concezioni
della vita matrimoniale, a volte concordanti, ma che possono trovarsi in aperto contrasto.
Lasciando da parte le difficoltà che si
presentano in campo cattolico, consideriamo il problema dal nostro punto di vista.
11 matrimonio concordatario presenta per
noi un interrogativo di fondo, che già si
sarebbe dovuto presentare prima : che valore e che significato ha il cosidetto matrimonio religioso, se noi riconosciamo legittimo il matrimonio celebrato soltanto dinanzi allo Stato? Si tratta di un matrimonio diverso, fondato su diversa concezione
della vita matrimoniale? Ma in questo caso,
come possiamo riconoscere valido il matrimonio civile? Si tratta di un duplicato
richiesto soltanto dal desiderio dello sfarzo
esteriore, oppure suggerito dalla « pietà »
degli sposi e delle famiglie?
Se noi diamo al matrimonio vissuto secondo l’Evangelo un significato diverso da
quello accettato dallo Stato, perchè invochiamo la benedizione del Signore su colorerò che non sono credenti e che desiderano soltanto la cerimonia, ma non ricercano la benedizione, o tutt’al più la considerano come qualcosa di magico?
Sono tutti problemi che abbiamo già
prospettato, parlando del matrimonio seco.ndo l’Evangelo e ai quali non vogliamo
dare una risposta, preferendo che essa derivi dalla discussione. Ma è evidente ohe
la nostra mentalità attuale non è affatto
chiara e conseguente alla nostra fede. Sia
che noi accettiamo il matrimonio concordatario, sia che ritorniamo alla situazione
di prima, cioè delle due celebrazioni distinte del matrimonio, riducendo il cosidetto
matrimonio religioso alla celebrazione fa ta dinanzi al ministro di culto, a chiesa
vuota, oppure con la presenza dei soli familiari degli sposi, noi ci troviamo dinanzi
a soluzioni che potremmo bene chiamare
« cattoliche », ma che non trovano il loro
punto di aggancio con la concezione evangelica della chiesa e del matrimonio.
Qualora lo Stato italiano introducesse
il divorzio, che cosa farà la chiesa? Considererà solubile il matrimonio civile e rifiuterà il divorzio di coloro che si sposano
con cerimonia religiosa? Saremmo ancora
una volta nella medesima posizione dei
cattolici.
La confusione nella quale ci troviamo
tuttora appare evidente nei casi di matrimisti. La chiesa cattolica sta sconcer
IN FRANCIA
I nuovi preti operai sono M
In Francia, j preti nhe lavorano in fabbrica a orario pieno sono, da qualche mese. 51, secondo quanto risuilta da un’inchiesla fatta dalla rivista « Informa:ions caliloliques interr.ationale»». Ventiquattro ap,[iareriigono al clero diocesano, 15 sono membri
della Missione di Francia, 5 gesuiti, 5 figli
della Carità, 2 domenicani.
Questi sacerdoti hanno seguito in settembre e in ottobre scorsi un corso di formazione di quattro settimane, seguito da un
ritiro di odo giorni. Si prevede un corso
analogo nel 1967 o nel 1968, per preparare
un nuovo gruppo di una cinquantina di
preti-operai. IReligioni Oggii
tandoci con le ¡ sue trovate; prima ci ha
proposto Ja. triplice celebrazione del matrimonio (civile, dattolica e protestante); ora
sembra che vada, oltre e ci proponga, senza che noi ce he accorgiamo, una nuova
specie di matrimonio concordatario, riconoscendo il carattere di sacramento (e
quindi la validità a tutti gli effetti del diritto canonico) ài matrimonio celebrato dinanzi al ministro non cattolico; i nostri pastori diventeranno presto non soltanto ufficiali di stato civile, ma addirittura ministri delegati dell’autorità cattolica; cosi
avremo — sempre senza accorgerci — una
celebrazione che ne unisce insieme tre.
Questo insieme di assurdità deriva dal
fatto che anche noi abbiamo ridotto il matrimonio a cerimonia, ad un rito sacro,
che è « sacro » non tanto perchè i contraenti matrimonio si riconoscano come persone
chiamate e santificate per mezzo della fede,
ma perché è presieduto da un ministro di
culto, da un professionista del sacro.
Ritorniamo cbsì alla domanda iniziale;
quale matrimonio vogliamo? Anzitutto
quale concezione del matrimonio ricaviamo
in obbedienza aM’Evangelo; poi cerne dobbiamo esprimere nel ouilto e nella vita della comunità la postra obbedienza aU’Evangelo nel momento in cui due credenti si
uniscono in nome del Signore? Moltiplicheremo le cerimonie, come prima del concordato; oppure continueremo nella finzione di un’unica cerimonia, come nel matrimonio concordatario? O non si può
presentare una via nuova, secondo la quale
tutti gli equivoci delle situazioni passate e
presenti siano superate, rinunciando per
sempre al a matrimonio cristiano n, per
meditare seriamente sul « matrimonio dei
credenti », nel quadro di una comunità
viva, nella quale vivere veramente nella
unità dei due la propria vocazione cristiana e la testimonianza al Regno di Dio
che viene?
Molti di noi pensano che il dialogo ecumenico serva quanto mai a scoprire i residuati cattolici (o le infiltraziqni cattoliche)
presenti nelle stesse chiese protestanti; non
sarà questa una buona occasione per liberarci di uno dei più pesanti che riguarda
proprio la concezione della vita matrimoniale?
Credo che il.mio punto di vista emerga
abbastanza chiaro da quanto ho già detto;
chiudo pertanto con questi interrogativi ai
quali la discussione potrà dare una risposta che esprimà la nostra ricerca di fedeltà
alla Parola di Dio. Alfredo Sonelli
nella prima parte), della insignificanza del
concetto tradizionale di Dio in un mondo
« divenuto adulto » : in esso Efio non è più
neppure negato con passione trionfante o
dolorosa, è semplicemente superfluo, irrilevante.
Poi l’A. indica le ascendenze bonhoefferiane (ma il Bonhoeffer si ritroverebbe
nelle trascrizioni e deduzioni di tanti suoi
epigoni?) e tilliehiane della corrente teologica a cui dedica quindi i capitoli centrali :
I. A. T. Robinson (Honest to God): l’immagine tradizionale di Dio è morta; P. van
Burén (// significato profano dell’Evangelo, basato su un analisi del suo linguaggio)-. morta è la parola «Dio», e ogni
affermazione su Dio va trasformata in
un’affermazione sull’uomo, Dio non è oltre la storia umana; W. Hamilton: Dio
è alla lettera, oggettivamente morto; incarnatosi totalmente in Cristo, è morto realmente sulla croce: ha significato per noi
solo il Gesù uomo; Th. J. J. Altizer (L’Evangelo dell!ateismo cristiano) : la morte di
Dio non è solo una constatazione, un’esperienza, ma un’affenmazione teologica, anzi
Fafíermazione teologica fondamentale, oggi
rimessa in luce (una nuova Riforma?!);
anche qui la teologia dell’incarnazione è
avulsa da tutto il contesto biblico e pensata fino alle sue più radicali conseguenze,
fondando un umanesimo cristiano che si
potrebbe chiamare «teologia del servizio»,
se il termine teologia non fosse qui privato di ogni senso.
Paolo Ricca è riuscito, mi pare, nella
difficile impresa di presentare senza falsa
superiorità ma con fermezza evangelica
queste espressioni eretiche del pensiero cristiano contemporaneo. È riuscito a farci
sentire — grazie al rilievo dello sfondo culturale e umano contemporaneo (e che cos’è
la cultura, se non espressione riflessa o artisticamente trasfigurata, nella sua concatenazione storica, di ciò che pensa e sente
l’uomo odierno?) — ciò che vi è idi sconcertante e stimolante, e positivo al punto
di partenza, in queste imprese teologiche
la cui eresia è per altro patente, non solo
rispetto a dogmatiche tradizionali, ma rispetto all’Evaogelo nella sua concretezza e
integrità. Insomma, i problemi che questi
teologi hanno voluto affrontare, ¡sono realmente presenti, attorno alle chiese e nelle
chiese; il meglio sarà prenderne coscienzacritica: una critica che, fondata teologicamente, si rivolge con forza anche al nostro
cristianesimo tradizionale (ma pone pure
interrogativi agli esperimenti meno tradizionali) e gli rivolge, come agli eretici, l’appello a vivere per fede, accettando anche
nel nostro tempo la « teologia della croce »
e non cercando il conforto apologetico di
una « teologia della gloria » culturalmente
aggiornata e accettabile.
Non è qui possibile sottolineare tutte le
notazioni felici e penetranti, che rivelano
un giudizio teologico sicuro, capace di larga apertura culturale e umana e al tempo
stesso abbarbicato alla Parola vivente. Ma
si rinnova l’invito più insistente a leggere
questo volumetto: non vi si espongono e
discutono tesi cervellotiche di teologi bizzarri, ma vi si esprime, distillata e puntualizzata dalla riflessione teologica, la mentalità e la sensibilità dell’uomo contemporaneo, quello a cui siamo debitori della
nostra testimonianza all’Evangelo ; « con
timore e con gran tremore», non degli
uomini e della loro cultura, ma del Dio
vivente e della sua verità.
Un’ampia e densa prefazione di Roberto
louvenal arricchisce il contenuto di questo
bel volumetto, sottolineando ed estendendo
le linee più propriamente filosofiche del
processo di morte di Dio (ma quale Dio?)
nel pensiero filosofico, da Hegel a noi.
g. c.
Paolo Ricca: La «morte di Dio ri: una
nuova teologia? Prefaz. di R. Jouvenal.
«Piccola Collana Moderna» n. 13, Claudiana, Torino 1967, p. xiv -|- 69, L. 500.
6
pag. 6
N. 19 — 12 maggio 1967
IVREA
Comuniliì valdesi si esprimono
sul progetto di Federazione Evangelica Attivila del drappo Ootnnnitario Protestante
CATANIA
La comunità evaagslica Valdese di Catania, do(po aver esaminato il progetto di statuto della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia si rallegra della serietà con
cui il documento è «tato preparato, ma espri.
me, nella linea delle decisioni del secondo
congresso evangelico di Roma, le seguenti
proposte di modifica:
1. ■■ Art. 6 a): da 90 delegati delle
chiese, unioni di chiese ed opere memhri effettivi della Federazione. La ripartizione dei
seggi verrà stabilita di volta in volta dal
Consiglio della Federazione in relazione al
numero delle chiese, unioni di chiese ed ope.
re di‘ cui sopra tenedo conto del numero
delle comunità delle stesse.
2. - Art. 6 b): dai tredici componenti
del Consiglio della Federazione, nonché
— con voce consultiva — da un rappresentante di ciascuno dei dipartimenti di cui alVari. 13, comma e), che vengono nominati
dai dipartimenti stessi.
3. - Art. 6 bis (nuovo): 1 90 delegati
delle Chiese ed Opere membri effettivi della
Federazione vengono eosì eletti :
a) Le comunità facenti parte delle
dette Chiese ed opere, esistenti nel medesimo
comune, o — in difetto di pluralità denominazionale — in comuni vicini, dove questo è possibile, si riuniranno in Assemblea
congiunta, non appena gli organi responsabili della propria denominazione avraimo trasmesso il testo dell’odg. deR’assemblea della
federazione di cui all’articolo 8, per discutere
l’odg. stesso, e procedere alla nomina di
n. 2 delegati per ciascuna Comunità presente nell’assemblea congiunta;
b) i delegati, di cui alla lettera a\ si
riuniranno in Assemblea congiunta a livello
regionale, o quanto meno interregionale, entro 8 giorni dalla nomina, ed in ogni caso
non oltre il 45«> giorno prima della seduta
ddl’Assemblea della Federazione, per procedere ad un confronto delle decisioni prese
dall’Assemblea cMigiunta a liveUo comunitario, e quindi passare alla nomina dei delegati all’Assemblea della Federazione, nel numero stabilito dagli organi responsabili delle
CATANZARO
Dalla città dei tre oo'lli, nna Comiuniià
Valdese tire segne un Cristo vivente.
Il sermone nel giorno delle Plfflme, basato sn laica 19 : 28-44, è stato un messaggio cbe ha ricbiamato tutta la fratellanza
a meditare prima i versetti 39 e 40 sul divieto fatto a Gesù da parte dei Farisei cioè
di non far dire più: « Benedetto il Re che
viene nel nome del Signore », e la risposta
di Gesù: «Io vi dico che se costoro si
tacciono le pietre grideranno », e successivamente il V. 41 dello steso capitolo sul
pianto di Gesù sa Gerusalemme. Qu^ta viva predicazione fatta dal pastore E. Trobia
ha prodotto in seno alla fratellanza tutta
un grande risveglio spirituale e nn dovere
di lutti noi a glorificare Iddio anche dinnanzi ai nostri awersari prima che « le
pietre griderànii-o ». Conoscere e vivere ntì
la pace di Cristo nel giorno ohe viene
sempre a visitarci, nell’aiuto dei poveri e
nella lotta per un mondo migliore.
Giovedì sera abbiamo avuto il Cullo con
S. Cena: sono stati letti molti passi dem
Parola di Dio e la frateHanza ha seguito la
lettura col testo in mano : questo Culto Uturgido avuto per la prima volta in Calanzaro è stato di genera'le gradimento.
La sera di Venerdì Santo abbiamo avuto
Culto con predicazione e i presenti hanno
ascoltato la Parola della Croce.
Infine il giorno della Pasqua la vittoria
di Cristo è «tata ricordata con grande poia
dalla comuiMtà catanzarese. Alle 10,30 il no.
giro pastore, dopo aver presieduto il Ctìto
e amministrato i due Sacramenti in S. inetto Magisano, ha presieduto il Culto in Catanzaro predicando sulla risurrezione di
Cristo come è scritta nel cap- 28 di Matteo. H sermone è stato nn messaggio di tede
e di potenza che ha fatto rivivere quelle
meravigliose prime ore della Domenica dì
Risurrezione. Cristo è risorto e ci precede
nel’odiema Galilea «he è il mondo ove
dubbiamo saper portare sapore e luce.
Alla Sacra Mensa il pastore è «tato affiancato dal Pastore J. Ross e dal Dr. Kratzsch.
Al termine del Culto son siati presentati
i Signori Kratzsch di Köln, il Colonnello
Rusi e Signora di Napoli e il Dr. La Scala
di Pizzo, venuti tutti a trascorrere con noi,
nrila gioia della Risurrezione, la Domenica di Pasqua.
La comunità catanzarese ha gioito per la
laurea conseguita con ottimi voti dalla sorella Luisa Citriniti figlia del fratello Nicola tesoriere della Chiesa.
Ci siamo tutti rallegrati con la cara sorella Luisa er l’attaccamento alla causa dell’Evangelismo in Calabria in quanto il soggetto della Tesi da lei svolto è stato : « Due
comunità valdesi in Calabria : un confronUn
Le due comunità sono quelle di S. Pietro
Magisano-Vincolise e Catanzaro.
Alla neo professoressa, vadano i nostri
migliori auguri per una carriera piena di
successo, seguendo sempre la via dell’Evangelo, continuando ad amare la Comunità
ed il Signore ohe con ¡1 suo studio ha onorato rendendo fedele e giusta testimonianza alila Chiesa Valdese e al Cristo Signore
della storia.
Ai genitori, fratello Nicola e sorella Felìcìna, e figli auguri e felicitazioni cristiane per aver saputo dare giusta educazione
cristiana alla fiiglia ehe ha ben meritata la
laurea conseguita a Roma con una testimonianza data all’Evvangelo.
Ernesto Scorza
[Ritardata, e ce ne scusiamo. N. d. r.)
varie denominazioni per la circoscrizione regionale o interregionale, nel rispetto dell’art. 6, lettera a).
4. - Art. 12 : Le deliberazioni deH’Assemblea che concernono gli argomenti di cui
all’art. 13 divengono immediatamente esecutive. f si abolisca la parola « amministrative » e il capoverso).
La comunità ritiene infatti che la base
della Federazione è formata da comunità di
credenti e non da quozienti numerici (prima proposta), che nessun membro dell’assemblea debba essere nominato dal consiglio
(seconda proposta), che la Federazione ha
senso solo se è tale a tutti ì livelli (terza
proposta), che il lavoro della Federazione non
sia la somma del lavoro delle varie chiese
ma sia un lavoro nuovo ohe il Signore ci
permette di compiere nella sua bontà (quarta proposta).
GENOVA
La Camunità Evangelica Valdese di Genova, dopo aver preso conoscenza del progetto di Statuto della Federazione delle
Chiese Evangeliche in Italia,
non ravvisa, nel testo in discussione, la
chiarezza e l’incisività necessarie ad un documento che dovrebbe esprimere, in conformità alle decisioni del II Congresso Evangelico, la volontà di unione delle Chiese Evangeliche italiane;
si rammarica che il progetto di Statuto
metta in luce iprevalentemente gli aspetti bu
rocratici ad amministrativi della Federazione, trascurando, a nostro parere, i problemi fondamentali della nostra fede comune, messi in risalto daU’oxl,g. conclusivo del
II Congresso Evangelico e del Congresso
GJ:.I. 1966;
\
ritiene opportuno ohe tali problemi fondamentali siano espressi e chiariti in una
Confessione di fede comune;
constata che, nella formulazione di alcu.
ni articoli, non si è tenuto sufficientemente
conto che la Comunità locale t l’elemento
ecclesiologico primario, da cui consegue che
i delegati all’Assemblea debbano essere eletti dalle Comunità locali, e che il numero dei
seggi spettanti ad ogni denominazione sia
s-tabilito in base al numero delle comunità;
ritiene che i 17 membri di cui all’art. 6, comma b, non debbano esser nominati dal Consiglio, ma dalle Comunità;
si dichiara contraria all’insistente richiamo alle autonomie denominazionali;
ravvisa nella necessità della ratifica, da
parte dei menffiri deUa Federazione, delle
deliberazioni deirassemtdea una limitazione
delle possibilità di azione della Federazione;
riconoscendo che l’unità fondamentale
delle Chiese Evangeliche in Italia si deve
esprimere soprattutto in un rinnovato impegno di testimonianza e di servizio, si augura che la Federazione non si risolva in un
organismo burocratico ma in un luogo d’incontro in cui il Protestantesimo Italiano
prenda coscienza della sua vocazione.
PRO VIETNAM
Il comitato per la pace nel Vietnam di
Ivrea, in cui sono impegnati due membri
del gruppo, ha inteso riproporre in termini
nuovi, attuali, i motivi ed ì valori della Resistenza, dedicando la giornata del 25 Aprile
alla lotta per al libertà -e per la pace di tutti i popoli oppressi, in modo particolare del
popolo vietnamita.
In concreto il 24 sera si è avuta una fiaccolata organizzata dal comitato per la pace
nel Vietnam e dal Consiglio federativo della
resistenza, con l’adesione della giunta comunale, di tutte le organizzazioni sindacali, di
partiti, circoli culturali e gruppi di credenti. La manifestazione si è conclusa in
piazza del Teatro, dove il giornalista Giorgio Bocca e Sandro Sarti di Agape hanno
dato la loro testimonianza di partigiani, in
riferimento alla tragedia vietnamita.
Anche il nostro gruppo ha formalmente
aderito alla manifestazione, come già aveva
fatto per la marcia della pace, a Torino.
Il tema di fondo della manifestazione è
la proclamazione di una (c nuova resistenza » che, ad analogia delle precedenti, ci veda tutti impegnati a fare il possibile perchè
questa aggressione finisca. Il tema è stato
pro(post(j dal past. Tullio Vinay in occasione della marcia del 18 marzo a Torino.
Fare tutto il possibile : un impegno a cui
i credenti non possono sottrarsi se non vogliono che un giorno venga scritto un nuovo « Vicario » che li metta di fronte alle
iimimKimmimi'ii
iiiiiinimiiimimimimniiiuimiiiiiiniiiniiimiiimimmiiiiiniiimiimiiiiiiiiiiiiimimiiiHi
VILLAR PEROSA
Incontro internazionale ed ecumenico
Da molto .teinjpo, da parte cattolica e valdese, si domandava se non fosse possibile
organizzare anche a Villar Perosa — come
avviene altrove — qualche incontro inter
confessionale. L’oooasione si offri con la pre
senza per alcuni giorni in Villar Per<ea del
la corale Luterana Germanica di Bad-Salzu
flen e grazie aU’impossibilità di offrirle l’am
biente adeguato per un concerto nella pie
cola cappella valdese. La Direzione dello Sta
bilimento Riv^KF concesse graziosamente
l’uso del suo cinematografo locale ed il parroco Don Mario Fenoglio aderì cordialmente
aM’iniziativa invitando i membri della comunità cattolica ad intervenire alla manifestazione.
Dopo una breve presentazione di un membro delia comimità valdese parlarono successivamente nelle pause del canto il pastore
valdese, il sacerdote cattolico ed il pastore
luterano.
Il pastore valdese, dopo aver rivolto un
saluto cordiale ai fratelli luterani e cattolici
affermò che l’iniziativa non voleva costituire una manifestazione con intenti ecumenici
faciloni. Ostacoli importanti si frappongono
ancora fra le confessioni cristiane e nessuno
li vuole scavalcare, come nessuno intende
venir meno alla propria coscienza religiosa.
Egli intende esser considerato come un pastore protestante zelante e fedele cosi come
il suo collega intende essere considerato come un sacerdote fedele e zelante. Ciò posto
nessuno può impedire a due operai, protestante l’uno e cattolico Taltro, che lavorano
alla stessa macchina, di avere reciprocamente dei rapporti di stima, di collaborazione e
di amicizia, cosi come nessuno può adontarsi se un prete ed un pastore nutrono l’xino
per l’altro dei motivi di stima e si stringono
cordialmente la mano quando s’incontrano
per via e si chiamano fratelli in Cristo. Questa regola può ben valere per tutti e in questo spirito ci si èra convocati qua, attorno
nllfl corale luterana intenta a cantare la gloria di Dio.
L’occasione era piacevole e forse valeva
più di una semplice « occasione ». La preoccupazione della gloria di Dio non è certo seconda di fronte alle tante preoccupazioni
teologiche e dottrinaiU che dividono o uniscono la cristianità.
Don Fenoglio, nel suo messaggio, dopo
aver contraccambiato cordialmente il saluto
ai fratelli luterani e vald^i e felicitato caldamente la Corale di Bad-Salzuflen per il
suo talento, sottolineò Ü valore del canto come strumento di preghiera, meritevole di essere valorizzato come gli ospiti della serata
che ne davano l’esempio. Ricordò pure vari
passi del Concilio Vaticano intesi a confermare per la parte cattolica la bontà di ma
nifeslazioni come quella in atto ed espresse
in modo molto cordiale la soddisfazione sua
e dei suoi collaboratori per l’occasione d’incontro loro offerta.
Il pastore Schwaledissen — voce luterana
— parlò pure ascoltato dalla numerosa assemblea con vivo interesse e affermando il
parallelismo fondamentale dei problemi ecumenici del suo paese con quelli delle VaUi
Valdesi e rallegrandosi vivamente di aver
potuto collaborare ad un incontro come il
nostro e godere dello spirito di fedeltà e di
cordialità dal quale esso era animato.
Il programma svolto dalla Corale di BadSalzufien comprendeva vari brani di musica
sacra destinati a celebrare la resurrezione di
Cristo e la lode di Dio : corali dì Vulpius,
Brahms, Scarlatti e Bach. Tutti interpretati
con elevato senso artistico e religioso.
Gli applausi del numeroso pubblico presente, valdese e cattolico, espressero il consenso dei presenti ai vari oratori e particolarmente dissero ai bravi cantori tedeschi la
gratitudine di una assemblea numerosa e an.
che per loro inconsueta.
Il Padre Nostro, detto tutti insieme, vaidesi, cattolici e luterani, chiuse e coronò la
bella serata per la quale, ancora una volta,
dopo che a Dio, vogliamo esser grati a quanti vi hanno collaborato e particolarmente :
ai fratelli di Germania, ai fratelli cattolici
e alla Direzione degli Stabilimenti Riv-SKF.
Una marcia per la pace
ROMA
Presso il Centro Evangelico di Cultura si
è avuta ultimamente tutta una serie di con
ferenze di particolare interesse ; per due sa
bati consecutivi, l’8 e il 15 aprile, il prof
Giorgio Spini ha parlato, valendosi pure di
proiezioni luminose, su « Cristianità e polii
ca in Michelangelo ». Il 22 aprile il prof
J. Alberto Soggin ha presentato « Il messaggio dei profeti sullo sfondo dei problemi
sociali delia loro epoca ». Il 29 aprile, quale
contributo alla celebrazione del 450® anni
versarlo della Riforma, il prof. Valdo Vinay
ha parlato su « La prima e la seconda Ri
forma nel passato e nel presente della Ghie
sa Valdese ». Infine, sabato scorso il past
Paolo Ricca, a Roma per un breve corso
agli studenti in teologia sull'ecclesiologia nel
l’Evangelo giovannico, ha tenuto una confe
renza, già presentata in altri centri italiani,
su « La ’morte di Dio’, una nuova teoio
Venerdì 21 aprile dal piazzale della cappella villarese partiva un grosso pullman
germanico con cinquanta passeggeri mentre,
da terra, un numeroso gruppo di villaresi agitava mani e fazzoletti. Uscivan dal tempio dove un momento prima si erano detto « Addio ». Regnava dalle due parti una commozione profonda : molti uomini e donne trattenevano a stento le lacrime. Era la conclusione della edizione 1967 della visita annuale dei Valdesi di Pinache, Serres et Neureut
di Germania ai loro fratelli valdesi di Villar
Perosa ed era anche una di quelle che meglio aveva rivelato da cuore a cuore la bellezza e la bontà dell’amore fraterno in Cristo.
Era durata solo quattro giorni ma aveva
dato luogo ad una attività intensa oltremodo : pranzo ufficiale preparato dalle Sorelle
della Chiesa nelle catacombe, pranzo presso
le singole famiglie della comunità^ serata di
canto e di fraterna comunione con la Corale
locale, culto solenne con celebrazione della
S. Cena e predicazione dei pastori Wittmann,
Eiss e Geymet, visite alle Valli Pellice e San
Martino con tappe al Museo V aldese, alla
Foresteria, ad Agape, a Pomaretto e all’Asilo
dei Vecchi di S. Germano Chisone.
Tutto si è svolto in un crescendo continuo di entusiasmo e di gioia.
Ma dove i sentimenti fraterni sono come
esplosi per un battesimo di Spirito Santo,
fu nel culto deirultima sera quando prima
di celebrare la Santa Cena, rievocammo il
modo come era nata la nostra amicizia in
Cristo.
Risaliva la prima origine ad una lettera
giunta nel 1954 al pastore di Villar Pellice
da una dirigente di attività giovanile del
Baden : domandava se fosse possibile ad un
gruppo di giovani evangelici di lassù di venire per» qualche giorno al Villar per fraternizzare con i fratelli in Cristo di qui. Il pastore rimase perplesso perchè Villar era tutta piena di lapidi e dì tristi ricordi di guerra... Andò a domandar consiglio ad una Signora che fra tanti casi tristi era stata una
delle più colpite. Dieci anni prima, una triste sera d’inverno, nel corso di un rastrellamento, un gruppo di S.S. aveva invaso la
sua casa e chiesto da mangiare. Col proprio
marito la signora si era data da fare a servirli e quelli eran partiti contenti, ringraziando... Ma dopo pochi minuti tornarono
furibondi : avevano trovato in una baita vicina un mucchio di vestiti e di armi di partigiani: «Anche voi siete partigiani!». Afferrano il marito e lo trascinano fuori. Invano la moglie gli si aggrappa supplicando.
Dopo pochi istanti s'ode una raffica di mitra.
II marito giace in una gran pozza di sangue dinanzi alla porta della sua casa. Ed
egli, come sua moglie, non aveva la benché
mìnima responsabilità bellica. Era un credente pietista assai noto nella valle.
Il Pastore andò con la lettera ricevuta a
consigliarsi con quella vedova : — Sono pronta — disse questa dopo un istante di riflessione — ad aprire la porta della mia casa
a qualunque tedesco si presenti nel nome di
Cristo. —•
Il pastore tornò a casa sua convinto di
quel che dovesse fare più che se glie lo
avesse detto un Moderatore o un Presidente
della Repubblica. Quella stessa estate vennero a Villar Pellice tre gruppi di fratelli
Evangelici dalla Germania e da quel momento i rapporti fraterni tra i fratelli in Cristo di Germania e la Chiesa Valdese andarono continuamente aumentando e furono
fonte di innumerevoli benedizioni da una
parte e dall’altra.
« Non crediate — aveva ancor detto il
pastore in quel culto — ch’io abbia voluto
essere indelicato verso di voi nel rievocare
Fazione di quelle S.S. Era la guèrra maledetta che fa diventar tutti come belve e noi
sappiamo quante atrocità han pur dovuto
commettere gli Italiani combattendo per es.
nei Balcani ».
E’ del si di quella vedova, simile a quello
di tante vedove vostre che ho voluto parlare
per dire che in esso soltanto è la via che il
Signore ci mostra attraverso agli infiniti
campi di battaglia e di odio che dobbiamo
attraversare in questo mondo.
Questa predicazione conclusa con una fervida perorazione del pastore Eiss era stata
ascoltata in mezzo ad un silenzio profondo,
ma dopo, le strette di mano che si scambiarono gli unì gli altri eran più vigorose e nel
momento della separazione molti, come abbiam detto, piangevano.
Bisogna, per comprendere il valore della
pace, aver gustato l’amarezza delle lacrime
e provato il miracolo del perdono e della riconciliazione.
Queste esperienze, la marcia dei fratelli dì
Pinaohe ce le ha fatte rivivere e noi, col nostro fraterno saluto in Cristo, li ringraziamo con tutto il cuore. Enrico Geymet
loro infedeltà ai comandamenti di Dio, se
non vogliono che altri giovani scrivano dalFinferno vietnamita quello che scrisse il figlio di un pastore protestante tedesco da
Stalingrado: Dio è morto.
PRO REVISIONE
DEL CONCORDATO
Si sono tenuti due incontri fra il nostro
gruppo ed il circolo cattolico « G. Donati »
per preparare la tavola rotonda sulla revisione del concordato proposta dal circolo
« Amici dell’Astrolabio ».
Lo scopo dei due incontri era di esaminare il più vasto quadro dei rapporti ira
credente e autorità pubblica in cui va situato Ü tema specifico della tavola rotonda.
Si è ritenuto che questo esame fosse necessario perchè la tavola rotonda vuole C'sere un primo concreto tentativo di suni'iamento del concordato, una ricerca dei punti
su cui i cattolici, protestanti e laici si trovano d’accordo per elaborare una linea d azìone, per cui si è voluto evitare, per quanto possibile, che la discussione deviasse su
dissensi teologici di fondo già superati dar
cattolici del circolo « Donati ».
Dalla discussione, indubbiamente positiva, sono emersi alcuni punti fondanieiiiali r
1. Il credente deve tenere nei confronti
dello Stato un atteggiamento di granila libertà. Libertà di valutare l’opera della pubblica autorità e definire, in relazione a questo, il suo atteggiamento nei suoi confronti..
In taluni casi è necessaria la sottomissione,
in altri la contestazione (chiesa confessante
tedesca di fronte al nazismo);
2. ogni confessione religiosa deve evitare di mettersi in una condizione di privilegio rispetto ad altre (religioni di stalo);
3. il rapporto fra credente e s^-cietà
è fondata sulla testimonianza e non suirimposizione (si può impedire il divorzÌL» con
una legge ma non si può impedire la rovina di un matrimonio che non è fondato*
sulFamore);
4. il concordato come strumento Uì definizione dei rapporti fra chiesa e stàio èrifiutato dal gruppo e da alcuni cattolici;
accettato da alcuni altri cattolici alla luce
dei punti precedenti e limitatamente calsi in cui la chiesa deve garantirsi un minimo di libertà di azione (esempio: Poionia).
Ora si passerà alla fase esecutiva scegliendo la data ed invitando gli oratori.
PRO TALCO E GRAFITE
Il gruppo ha raccolto impegni di arsamenti per cinque mesi consecutivi p-ri a
circa 50.000 lire e versamenti una tan rum.
per circa 55.000 lire. Purtroppo la vertenza è volta al peggio e i minatori evriono'
alla prepotenza padronale. Noi co-muìique
saremo con loro finché sarà necessario,
PRO COLPORTAGGIO
Quest’anno la vendita dei libri j)re: o le
famiglie della nostra comunità è din- nuita: in compenso sono stati presentai; parecchi libri in chiesa in occasione della
« settimana del libro evangelico » (con oconti speciali), oltre alla pre.sentazione ¡ielle
« novità Claudiana ».
Buona la vendita, ma purtroppo ri.-; retta
ai soliti « abitudinari » della lettura.
Comunque il coJportaggio presso le arie
famìglie della comunità deve proseguii' anche per raggiungere coloro che no.n fr* i;nen.
tano molto i culti e le varie attività -iella
chiesa; poiché, oltre alla vendita dei ¡bri,
si è scoperta la necessità di un maggio'- eon.
tatto con i nostri fratelli.
Questo è un lavoro capillare che iiiip’gna
parecchio tempo, ma è anche incoraggiante
per chi lo fa e crediamo che debba i--ere
continuato.
Inoltre c’è in programma di penf '.lare
con la stampa evangelica fuori delFamJ)iciite
protestante, non con il soltito sistema di
colportaggio, ma presentando i libri presso
gruppi di persone conosciute e nelle biblioteche della nostra città. E’ comunque un lavoro molto impegnativo che richiede maggior
sforzo e più préparazione.
Riteniamo però che debba essere fatto per
diffondere la conoscenza delFEvangelo nelFamibito di questa città.
PERSONALIA
Ci rallegriamo vivamente con M Professor Giuseppe Casini, con la sua compagna e con Marco per la nascita di Anna..
a Torre Pellice, e formuliamo per tutti
loro i più cordiali auguri.
A. I. C. E.
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
Incontro di primavera
L'incontro A. I. C. E. di primavera avrà luogo quest’anno, D, v.. giovedì
25 maggio p. v„ a
PRAMOLLO
11 Convegno inizierà alle ore 9,30 (nella sala delle attività della Comunità di
Pramollo. g. c.). con un culto liturgico e proseguirà col seguente programma:
1) Relazione sul tema; n Alieggiamenio scientifico-matematico nella .scuola
deH'ohhlico ». Relatrice Finsegnanle Sig.na Daria Ridolfi, del M.C.E. (Movimento
di Cooperazione Educativa) di Torino.
2) Pranzo in comune in una trattoria locale.
3) Nel pomeriggio, discussione sulla relazione presentata il mattino; scambio
di esperienze; comunicazioni varie.
Per ragioni organizzative, è consigliabile a tutti i partecipanti di trovarsi, alle
ore 9, a S. Germano Chisone, davanti al Tempio Valdese. Per comodità si ricorda
che da Pinerolo parte un regolare servizio di pullman alle ore 8,15 con arrivo
a S. Germano alle ore 8,45. Tutti insieme poi si proseguirà per Pramollo.
Ricordando Timportanza del tema trattato, rivolgiamo un caloroso invito a tutti.
// C. N. dell’A.l.C.E.
7
maggio 1967 — N. 19
^ag. 7
CONVEGNO GIOUMILE DI VILLAR PELLICE^ 22-23 APRILE W67
Festa di canto
Metodi nuovi per la lettura della Bibbia nell'alta Val Germanasca
Sabato 22 e domenica 23 aprile i giovani
“delle Valli si sono riuniti nella pace e bellezza del Castagneto (Villar Pellice) per studiare insieme nuovi metodi per la lettura
della Bibbia,.
Sono presenti giovani delle Unioni di Viilar Pelliee, Torre Pellice, Luserna S. GioTanni, Angrogna, Pinerolo, Pomaretto, Inverso Pinasca. Massello e Prali. AlPapertula deirincontro il Past. Giorgio Tourn inquadra il problema secondo quanto emerso
dalle inchieste condotte nelle Unioni e dalle discussioni avute nei 3 convegni regionali
di Rorà, Prarostino e Pomaretto. Risulta
che la Bibbia non viene più letta. Questo è
un dato di fatto incontestabile, quindi si
cerca di appurare perchè i Valdesi, popolo
della Bibbia, oggi non la leggano più. Non
si accosta alla Bibbia perchè è una cosa
ormai superata che non ci interessa più o
perchè, confrontata con il mondo in cui viviamo e con il progresso della scienza sorgono in noi dei dubbi e dei problemi e non
sapendone uscire, preferiamo semplicemente
sorvolar! iy! !
■ Sentiamo la testimonianza di tre persone
«he ci illustrano il loro modo di leggere la
Bibbia ;
1. Il prof. Armand-Hugon si richiama ai dati storici e ci ricorda che Pietro
Valdo fu Tuomo della Bibbia. Egli, con la
Bibbia in mano, contestò e si ribellò alla
religiosità di quel tempo e ricercò la vera
Ìedellà al Signore basandosi appunto sulla
Sua parola. Fondandosi esclusivamente su
questa Parola il Valdismo è sopravvissuto
ino ai giorni nostri.
.Sembra, invece che oggi la Bibbia abbia
perso il suo valore, la sua serietà e, con la
.scusa di renderla più comprensibile la si
.abbassa al rango dei fumetti. Il prof. Arjnand Hugon sostiene invece che si dovrebjbe ritornare alToriginale rispetto per la Bibbia e che i bambini dovrebbero impararla in
inodo più serio, con uno studio mnemonico
di buona parie di essa. Come logica cono:scenza della Parola di Dio sorgerebbe un
•comportamento etico del Cristiano che sarebbe certamente diverso da quello degli attuali cristiani che non leggono e non conoscono la Bibbia.
2. - Il secondo oratore è Claudio Tron,
Segretario Generale della FUV, il quale ci
presenta il suo parere. La Bibbia non è im
codice di leggi od un libro di dogmatica popolare bensì è il racconto degli interventi
di Dio nella storia di un popolo, scritto da
lestinioni ispirati. Egli ha affermato che la
lettura delia Bibbia non dovrebbe essere un
fatto personale ma una meditazione ed una
ricerca comunitaria. Si dovrebbe cercare in
sieme che cosa il Signore dice a noi O’ggi.
L’unica norma per interpretare la parola di
Dio è Gesù Cristo. « Avete udito che fu detto.,. ma io vi dico... ». Egli è la vera Li
berta. Non ci possiamo accostare alla Bib
Ma cercando la soluzione dei nostri problc'
mi ma invcc'c, proprio dal nostro accostarci
.ad essa, dovrebbe sorgere il problema del nostro impegno di Cristiani che non può esse
xe risolto singolarmente ma comunitaria'
mente.
3^ __ Spilliamo inlìne il pafit. Gustavo
Bouchard che ci parla della stia esperienza
personale e dice che la Bibbia è la <c perla
rara ». Egli la legge durante i suoi viaggi in
treno perclic sostiene che da questa testimonianza esierinre può nascere un dialogo con
qualcuno che non ha ancora la gioia di conoscere la parola di Dio, ohe può servirsi di
noi per testimoniare in questo modo del suo
amore.
Il past. Bouchard dice di aver sperimentato la letUira comunitaria in una sua paxxoochia, ma questa lettura era piuttosto una
preghiera comunitaria che una ricerca fatta
insieme del significato della Parola. Egli ritiene inoltre valida -e parallela alla lettura
della Bibbia la lettura di meditazioni come
quelle preparate annualmente dalla Claudiana.
Al termine di queste esposizioni ci riuniamo per discutere a gruppi per circa un ora,
dopo di che ci viene servita un’ottima cena.
La serata c dedicata alla proiezione di diapositive sul Centro giovanile di Adelfia, in
Sicilia. Daniele Tron ed il past. Taccia le
commentano e Claudio Tron ci ricorda che
le iscrizioni per partecipare al campo studi
che si terrà ia seconda quindicina di luglio,
sono aperte.
La serata procede con canti e giochi.
La domenica mattina si partecipa in massa al Culto nel tempio di Villar Pellice, dove il Past. Berlin predica sul tema del convegno.
Nel pomeriggio il past. Giorgio Tourn
riassume brevemente quanto è emerso dalla
discussione dei gruppi e pone alcuni punti
in discussione:
1. Non si legge la Bibbia perchè manca
l’impegno dei eredcnli (talvolta ci si arrende alle prime difficoltà ed ai primi ostacoli
di certe pagine) — oppure si legge la Bibliia quasi per abitudine e ci si rifiuta di capire fimipcgno che essa ci rivolge, quindi
si rimane passivi. Una delle ragioni per cui
non si capisce la Bibbia e ci si rifiuta di
sforzarci a capirla è la mancanza di istrurióne religiosa o il modo carente con cui è
fatta fin dalla Scuola Domenicale, Risulta
quindi indispensabile una revisione dei melodi di insegnamento religioso ed i giovani
sensibili al problema dovranno impegnarsi
m questo senso.
2. In che rapporto stanno la fede e la
Bd>bia. E’ la fede ohe porta ad una lettura
della Bibbia o è la lettura che porla alla
fede?
3. Come deve essere fatta la lettura della
Bibbia? Comunitaria o individuale?
La discussione nei gruppi diventa vivace
^ dopo un'ora circa ci si riunisce per tentare di trarre delle conclusioni.
I tre gruppi si esprimono in modi diversi.
Nel primo gruppo la discussione languisce
all inizio e in seguito c’è come una ribellione di alcuni giovani che sostengono che convegni di questo genere non interessano perchè non hanno scelto loro il tema e sentono
una certa intolleranza veiso ogni forma di
imposizione. Si tenta di sondare e scoprire
il perchè di questa ribellione e, discutendo,
si scopre che regna una profonda confusione per quanto riguarda il concetto di fede
e di impegno. I giovani sostengono di avere
una certa fede, ma nonostante questa affermazione continuano a comportarsi in modo
del tutto diverso.
Gli altri due gruppi fanno un’analisi più
approfondita dei punti posti in discussione.
Essi richiedono che si costituisca un gruppo
comunitario ohe studi la Bibbia e ohe poi si
impegni nell’istruzione dei bambini o dei
giovani. Alcuni giovani si offrono anche per
un servizio durante l’estate (nei nostri istituti). Si sente il bisogno di una lettura comunitaria regolare ed a questo proposito
viene suggerito di incominciare nelle Unioni, dando un senso ajla lettura iniziale scegliendo un metodo e seguendo la lettura
continuata di un certo libro.
Il past. Tourn cerca di puntualizzare
quanto è stato esposto dai capi gruppo ed il
past. Giampicooli chiede la parola per ridi
mensionare l’a.tto di ribellione del 1» grup
po, mettendo pienamente a fuoco la situa
zione. Egli ci dice che dall’esposizione dei
gruppi emerge una cosa comune : rindivi
dualismo! Abbiamo parlato, abbiamo discus
so, tutti chiusi nel nostro egoismo prenden
do a cuore solo quello che ci interessava
Finché staremo a fare dei calcoli per vedere
se abbiamo la fede o no continueremo ad
avere mille problemi da risolvere ed a restare sempre allo stesso punto. Incominciamo quindi a spogliarci del nostro egoismo
e ad agire e vedremo che presto i nostri
problemi si risolveranno.
Ci parlano ancora Claudio Tron, il sig.
Lazier, direttore del Castagneto, il quale ci
dà la sua testimonianza avendo fatto parte
per due anni di un gruppo comunitario in
Francia, ed ancora il past. Tourn che, prima di tirare le fila, ci spiega che la fede
non è un fatto certo ohe noi possiamo afferrare con un pugno e metterci in tasca,
bensì una scintilla che ci porta ad aigire
in un determinato modo proprio perchè
Qualcun altro ha agito così. Cerchiamo quin.
di di saper scoprire questa scintilla e seguirla; poi potremo fare il bilancio ogni
giorno delle nostre azioni e vedere se c’è o
non c'è.
Concludendo viene fatta la proposta concreta di continuare l'attività deH’unione anche durante l'estate e di avere dei convegni domenicali mensili con un culto in comune al mattino, e con la ricerca biblica
nel pomeriggio, su passi che suscitano maggiormente il nostro interesse.
Con questo termina il convegno su « Nuo,
vi metodi per la lettura della Bibbia ». Non
abbiamo raggiunto grandi decisioni ma ci
auguriamo che la sensibilità di alcuni giovani al problema possa influenzare gli altri
e far si che ci sia soprattutto una liberazione dell’individualismo ed una ricerca di un
lavoro ed un servizio comunitario.
M. Bonjour
Domenica pomeriggio 2 aprile nel tempio
di Ferrerò, con una buona partecipazione
di pubblico s’è svolta la festa di canto delle
Corali e delle Scuole domenicali della valle.
Erano presentì i bambini delle scuole domenicali di Massello, Perrero-Maniglia, Prali, Rodoretto e Villasecca ed i membri delle
corali di Ferrerò, Prali e Villasecca. Una
breve prova d’insieme e„ alle 14,30, il pastore locale, dopo la lettura di alcuni versetti, rivolge ai convenuti un fraterno benvenuto a nome della comunità e la sig.ra
L. Rivoira porta il saluto e gli auguri della
Commissione del Canto sacro. Si svolge quindi rinteressante e bel programma con l’esecuzione degli inni propelli allo studio; si
alternano le scuole domenicali e ^e corali sotto la guida dei loro rispettivi direttori, mentre i canti d’insieme vengono diretti dalle
signore M. L. Davìte c L. Rivoira. Sono
canti preparati con amore e perseveranza
ed eseguiti con molta cura da voci forti ed
armoniose ed è con un senso di viva soddisfazione e di profonda gioia spirituale che
i presenti assistono a questa manifestazione
compiacendosi per il lavoro che si compie
alla gloria e lode del Signore, al servizio
delle comunità, augurandosi che i progressi
ed i miglioramenti ottenuti possano essere
sempre maggiori e più grande ancora possa
diventare il numero dei partecipanti a questa benefica attività della chiesa.
Prima della preghiera finale pronunziata
dal past. C. Tourn la numerosa assemblea
ha ascoltato un interessante messaggio del
past. G. Tourn.
La tradizionale tazza di tè dava l’oppor
tunità ai partecipanti di trascorrere ancora
alcuni istanti in gioiosa e fraterna atmosfera e di terminare con altri canti questo ottimo incontro.
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
BOBBIO PELLICE
Domenica 30 aprile una quarantina di
Bohbiesi, con alcuni fratelli e sorelle di Villar Pellice e di Torre Pellice partivano, in
ora piuttosto antelucana, per una gita turistica in pullman avente come méta Firenze.
Percorsa in parte l’autostrada del sole, abbiamo sostato alcuni minuti a Bologna dove
abbiamo potuto visitare rapidamente S. Petronio e vedere le due famose torri; a Firenze, dopo una lunga sosta a Piazzale Michelangelo, siamo stati ottimamente ospitati
all’Istituto Gould sia per il pernottamento
che per la colazione -ed il pranzo del lunedì
mattina. In mattinata, sotto la guida esperta del Pastore Santini abbiamo potuto visitare minutamente il centro storico della città ammirandone le opere d’arte e nello stesso tempo rendendoci conto de visu dei danni provocati dall’alluvione. Sulla via del ritorno abbiamo fatto una sosta alla Piazza
dei Miracoli di Pisa ammirando Duomo,
Battistero ,e torre; indi, via Viareggio, Spezia, Genova, SerravaJle Scrivia e Torino abMarno fatto ritorno alle nostre case, stanchi
ma soddisfatti per quanto ci era stato dato
di vedere ed ammirare.
Ringraziamo ancora qui vivamente il Pastore Santini e la direzione del Gould per
la gentile ospitalità ricevuta; nonché il nostro bravo autista che si è sobbarcato davvero ad una non lieve fatica.
~ Ringraziamo il Pastore sig. Gustavo
Bertin il quale ha rivolto il messaggio della
Parola di Dio alla comunità la domenica 30
aprile.
— Abbiamo avuto il nostro culto della
Ascensione la sera di giovedì 4 maggio alle
ore 21; Tassemblea che vi ha partecipato
non era molto numerosa, ma raccolta ed attenta.
— Domenica 14 maggio avrà luogo alla
solita ora il culto di Pentecoste con celebrazione della Santa Gena con calice comune.
Nel pomeriggio, alle ore 14.30 nella vecchia sala Unionista sarà estratta la lotteria
del nostro Bazar.
— Domenica 21 maggio nel corso del nostro culto sarà data lettura della Relazione
morale e finanziaria del Concistoro per l’anno ecclesiastico 1966-67. Seguirà la discussione. Procederemo quindi ajlà nomina di
due delegati alla prossima Conferenza Distrettuale e di un delegato al Sinodo.
LLAR PELLICE
A due riprese nel pomeriggio di venerdì
21 aprile ci siamo recati al cimitero per deporvi la spoglia mortale di due nostri vecchi fratelli. Essi sono: Revel Enrico, di anni
84 (Centro-Saret) e Gardiol Enrico, di anni
92 (Chabriols).
Due giorni dopo — mentre con un gruppo di altri ospiti dell’Asilo di S, Germano
Chisone e del Rifugio Carlo Alberto era in
visita tra di noi — decedeva improwisamente la Signora Pane Vittoria ved. Bonavero, dì anni 76.
Ai familiari ed ai parenti di questi nostri Scomparsi rinnoviamo l’espressione della nostra simpatia e della nostra solidarietà
cristiana. Porgiamo pure le nostre fraterne
condoglianze alla Signora ed al Signor Tourn
e famiglia, che hanno avuto il dolore di
perdere la loro mamma, suocera e nonna.
In occasione delle celebrazioni del loro
«decennale» i Trombettieri Valdesi hanno
consacrato a noi la sera di sabato 15 aprile.
Dieci anni fa infatti si costituiva, proprio a
Villar Pellice, il primo gruppo trombettistico delle Valli. A ricordo di questo evento
è stata dedicata la sera del 15 aprile. Il
M» Stober, venuto esjiressamente dalla Germania, ha diretto un gruppo di trombettieri
tedeschi nella esecuzione dì un vasto e molto apprezzato programma di musica sacra,
la Corale di Villar Pellice ha eseguito due
bellissimi cori e sono stati uditi i messaggi
dei Pastori Ernesto e Marco Ayassot.
Il numeroso pubbl ico accorso ha gioito
molto della magnifica serata.
Desideriamo ancora far giungere ai graditi ospiti l'espressione della nostra gratitudine e rinnovare ai vari gruppi di trombettieri valdesi il nostro augurio più fervido
per il proseguimento della loro attività.
I giovani delle Unioni delle Valli hanno
tenuto il loro convegno primaverile al Castagneto nei giorni 22 e 23 aprile. Essi, dopo di aver studiato e discusso per conto loro
l’argomento: «la lettura della Bibbia», hanno preso parte al culto con la Comunità,
ascoltando un forte messaggio del Pastore
G. Berlin su questo tema.
Nostri graditissimi ospiti per un giorno
sono stati una quarantina di ricoverati dell’Asilo dei Vecchi di S. Germano Chisone e
del Rifugio Carlo Alberto. Accompagnati da
Suor Velia e da Suor Ermellina i graditissimi ospiti sono giunti nella mattinata di
domenica 23 aprile, prendendo parte al culto e partecipando poi ad un pranzo prepa
rato per loro dalle Signorine dell’Unione del
le Giovani e dalle Mamme dell’Unione. Nel
pomeriggio si univano a loro i « Veterani »
della nostra Comunità per assistere al programma e al rinfresco preparato in onore di
tutti. Un breve messaggio del Pastore, alcuni
cori eseguiti dalla Corale e poi la proiezione
da parte del Sig. D. Ciesoh di magnifiche
fotografie a colore.
Purtroppo la giornata è stata turbata da
un evento quanto mai improvviso ed imprevisto :. la subitanea scomparsa di una delle
nostre ospiti. Ai parenti di questa nostra sorella e alla grande famiglia dell’Asilo di San
Germano Chisone giunga ancora l’espressione della nostra simpatia e del nostro fraterno affetto.
Agli ospiti graditi ed alle loro accompagnatrici ancora tutta la nostra gratitudine
per il privilegio concessoci di trascorrere una
giornata con loro.
Nella sala delle attività la sera del 29
aprile — diretto dal M« E. Paschetto — il
Coro Alpino Val Pellice ha presentato un
brillante programma di canzoni della montagna. 1 calorosi applausi del numeroso pubblico accorso hanno dimostrato ai bravi coristi quanto la serata offertaci sia stata gradita ed apprezzata. Negli intervalli il Sig.
F. Pa.squet ha con molta arte interpretato
alcune liriche dialettali dì N. Costa.
Ai cari amici diciamo ancora tutta la nostra gratitudine e il nostro « arrivederci
molto presto ».
II suono della campana della vicina Chiesa Cattolica e il prolungato sibilo della sirena dello Stabilimento Crumière svegliavano
improvvisamente i Villaresi alle ore quattro,
circa, di sabato mattina 6 maggio. Segno
che qualche cosa di grave stava avvenendo
da qualche parte. Infatti, purtroppo, un violento incendio stava divampando al CentroSaret, proprio di fianco alla chiesa cattolica
La cosa avrebbe potuto essere disastrosa, da
ta la configurazione del quartiere. Per fortuna però il pronto intervento dei Pompieri
di Torre Pellice e della popolazione tutta,
riusciva ad arginare prima e poi a domare
completamente il fuoco. Sono state evitate
disgrazie alle persone e i danni, anche se
CÀ)nsiderevoli, non sono irreparabili.
Formuliamo i nostri migliori auguri di
pronta guarigione alla nostra sorella Michelin Giacomina v-ed. nata Taknon, che ha riportato alcune ustioni agli arti inferiori ed
esprimiamo la nostra riconoscenza alla squadra dei Pompieri di Torre Pellice ed a
quanti si sono adoperati per domare l’incendio.
Il focolare domestico di Irma e Giacomo
d'Agostino (Prafrè-Torino) è stato rall-egrato dalla nascita del primogenito Fabio.
Sono stati presentati al S. Battesimo: Lilia e Ruggero, di Stefano e Fiorella Davit
(Centro-Sabbione),
Il Signore accompagni con la sua grazia
questi agnelli della sua greggia.
Sono stati uniti in matrimonio: Rinaldo
Garnier (Meynet) e Laura Rivoira (Inverso
Bolaveochia); Aldo Ayassot (Teynaud) e Eie.
na Michelin Salomon (Ciarmis).
Li seguono i nostri voti migliori.
Esprimiamo la nostra gratitudine al Sig.
A. Larier, direttore del Castagneto, per il
culto da lui presieduto la domenica 7 magr,
gio e per il messaggio della Parola di Dio
che egli ci ha portato.
Nei giorni 15 e 16 maggio avrà luogo il
nostro « bazar » annuale.
Ringraziamo fin d’ora tutti i donatori e
quanti vorranno onorarci della loro visita.
LUSERHA S. GIOVANNI
Pentecoste: ore 10,30, Culto con Santa
Cena al Tempio; ore 15: Culto con Santa
Cena al Ciabas (Pastore Alberto Taccia);
ore 15, alla Sala Albarin, festa delle madri,
con recite e poesie, e thè offerto dai giovani deirUnione cadetta.
I catecumeni confermati sono tutti invitati per sabato 13, al presbiterio, per la lezione prevista a conclusione del coreo di
catechismo e per prendere accordi per rincontro di giovedì 25 ad Agape.
VERONA
— Il 16 marzo un Gruppo di Studio si è
riunito per l’esame del Progetto di Statuto
della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia. Sono stati mossi alcuni rilievi al
progetto : manca esplicita affermazione della
Federazione come tappa e non mèta deU’uni.
tà dell’Evangehsmo italiano; richiesta che le
rappresentanze nelle Assemblee della Federazione siano stabilite in proporzione al numero delle comunità e non al numero dei membri delle chiese; prevedere un organismo regionale corrispondente a quello nazionale
della Federazione.
— Alla riunione del 6 aprile, eravamo
troppo pochi ad ascoltare una relazione di
Franco Ferretti (tra l’altro più volte richiesta!) sulla attuale situazione di ricerche e discussioni in città; questa volta si è trattato
di risoluzioni e iniziative a proposito del
Vietnam. Nella riunione si è anche precisato
il significato deUe firme di alcuni membri
della nostra comunità (8) poste in calce ad
un manifestino « pace per il Vietnam » a firma di « un gruppo di cristiani ». Sono state
anche lette alcune dichiarazioni del Pastore
Martin Niemdller, il quale è stato recentemente in Vietnam, quale contributo di un
protestante alla discussione attualmente condotta nel mondo.
— Il 4 aprile, il pastore Bertalot, da noi
interessato ed invitato, ha discusso, in una
« tavola rotonda » organiz.zata da un circolo
di cultura a San Bonifacio, il problema del
dialogo ecumenico presentando il punto di
vista protestante.
— Nella Scuola Domenicale, il posto di
Monitrice lasciato daUa Signora Dattilo partita da Verona, è occupato, a turno dalle Signore Carla Brizzi e Luciana Colucci.
— A Rovereto ci riuniremo domenica 30
aprile (ore 15,45: Casa Tettamanti, via Orefici 21). Lo ricordiamo specialmente ai fratelli di Rovereto Trento Arco Brentonico.
CANTO SACRO
Domenica 21 maggio, ore 15:
Feste di canto delle Scuole Domenicali della Val PeUdee e della Val Chisone rispettivamente
nei templi di BOBBIO PEI.LICX
e di POMARETTO.
Le prove d’inisieme avranno
luogo alle ore 14,15 net locali
che saranno tempestivamente
indicati.
Il pubblico è cordialmente
invitato.
iiiiiHMiiii'ii'iiiifiiimmiiii
L’INCONTRO DI VIERING
Rispetto della
persona umana
L’armuale Convegno di Viering, oiei presr
si di Verrès (in VaUe d’Aosta) ha visto radunato per un’intiera giornata, allietata da
uno splendido tempo, un vasto numero di
amici provenienti da Aosta, Ivrea, Torino,
Santhià, Chivasso, Piverone, Cuorgnè, su im
piano interdenominazionale. Viering, che un
tempo fu centro valdese di notevole importanza nella Valle tanto da avere una sua
chiesa ed una sua scuola, con un evangelista,
vuol diventare oggi non solo una testimonianza di questo glorioso passato, ma un
centro di ritrovo e di studio alia luce delTEvangelo. La famiglie ancora rimaste nella
zona hanno accolto i convenuti per la giornata dell’Ascensione con molto affetto, prodigandosi in ogni modo : anche questa è
una forma di testimonianza in me2:zo ad
una popolazione non protestante.
Il culto del mattino è stato presieduto dal
pastore Giovanni Peyrot di Aosta, il quale,
riallacciadosi al tema della giornata di studi
Il rispetto della persona umana, La parlato
del rispetto biblico, cosi come Gesù lo ha
espresso nel Sermone sul Monte e come tutto l’Evangelo ce lo annunzia. Erano presenti
fin dal mattino numerose persone che poi,
dopo il pranzo consumato in compagnia, all’aperto, hanno ascoltato ì diversi oratori
impegnati a introdurre il tema sotto tre diversi aspetti.
Il pastore Ermanno Rostan di Ivrea ha
chiarito il significato del termine rispetto
secondo la parola della Bibbia, evidenziando la differenza che intercorre tra l’interpretazione soltanto « umana » del termine e
l’interpretazione « evangelica ». E’ necessario che il rispetto si trasformi in amore,
così come Iddio ha tanto amato e rispettato
l’uomo da offrire l’unigenito Figliolo. Il rispetto inteso come amore si esprime anche
in accettazione del prossimo, in salvaguardia deUa vita umana, in dignità delle altrui
opinioni. La realtà del mondo odierno, pieno di odi, di guerre, di inimicizie piccole o
grandi, è ben lontana dal realizzare questo
ideale esaltato e messo in pratica da Cristo.
Il secondo aspetto del problema del rispetto della persona è stato introdotto dalramico Venturini in diretto riferimento alla realtà del lavoro. Molto raramente il lavoro pemiette airuomo di essere fedele a
se stesso e tanto meno alla Parola di Dio,
perchè esso cerca di strumentalizzare l’individuo ai suoi scopi. Non è difficile riconoscere quanto sia arduo mantenersi fedeli a
Dio nei rapporti con i compagni, con i superiori e soiprattutto con il guadagno. L’oratore ha voluto vedere in questo un segno di
un ammonimento biblico, rintracciabile nella cacciata dal Paradiso terrestre e nell’obbligo per l'uomo di lavorare su una terra
maledetta.
L'ultimo aspetto, quello del rispetto dell’uomo nella vita familiare, è stato trattato
dal dott. Roberto Eynard. Nella sua relazione, egli ha voluto dimostrare come la vita
familiare sia soprattutto un problema educativo e che pertanto va studiato sotto questa visuale. Molto spesso l'educazione, prima
in famiglia e poi a scuola, mortifica quelle
che sono le particolari disposizioni dell’individuo, il quale reagisce di conseguenza e
può assumere degli atteggiamenti di opposizione. Vi sono degli indizi molto semplici
che rivelano quanto danno possa produrre
una simile dimenticanza della psicologia dell’età evolutiva. Non si deve dimenticare che
il giovane d’oggi sarà un adulto domani e,
sulla base deU’educazione ricevuta, potrà essere un buon o cattivo genitore.
La giornata si è conclusa con un dibattito, come era nell’intento degli organizzatori, seguito vivacemente dal gruppo dei
giovani e, grazie alle premure della piccola
Comunità, con un tè aU’aperto molto cordiale.
Più che di un addio, sì è trattato di un
arrivederci sempre più numerosi a queste
giornate di studio a Viering. ^
(ISel prossimo numero pubblicheremo il
testo della relazione di Roberto Eynard, che
susciterà senza dubbio interesse e reazioni e
che a giudizio dei partecipanti è degna di
un dibattito pili ampio. N.d.r.).
8
pag. 8
N. 19 — 12 maggio 1967
Perchè parliamo tanto del Vietnam U mistero dello Spirito
SEGUE DA PAG. 1
pieni di confort, in un ambiente stile motel di lusso, i piloti, con la piega dei pantaloni sempre impeccabile, hanno una
conversazione e un atteggiamento pieni di
un’estrema gentilezza, ma anche di una
certa timidezza, priva di virilità. La nave
è di una pulizia da clinica. L’aria è dovunque condizionata, purificata, il cibo
sterilizzalo. Riaitrando da una missione
(5 tonnellate di bombe sul Vietnam del
nord) un pilota fa la doccia, si pulisce le
unghie, poi uno spuntino a base di latte,
succo di frutta e cereali (...).
In una sala di' riunioni vedo un cartello, fra altri annunci, un pannello con una
grande croce e l’iscrizione a caratteri gotici : « Peace upon you » ; immediatamente
sotto, una pila di bombe da 1.000 kg.
« Ce ne sono tante, non sappiamo più dove
metterle », mi dicono (...)
Il pilota B. D., 23 anni, di Milwaukee,
mi ha detto che conosce il Vietnam del
Nord meglio della propria provincia natale. Vi riconosce ogni ruscello, i villaggi.
Bombe a biglie
0 lazydogs...
iVei 1965 si trattava di piccoli vasi
muniti di alette, del peso di 800 gr.,
contenenti molte centinaia di piccole
biglie d’acciaio che l’esplosione proietta per un raggio di 25 m., crivellando le vittime di una quantità di grani d’acciaio, che rendono impossibile
qualunque salvataggio chirurgico. Nel
1966 queste bombe sono state perfezionate in modo eia poter contenere il
medesimo numero di biglie in un volume minore (400 gr.). Una bombamadre ne contiene trecento, che possono proiettare decine di migliaia di
piccole palle su una superficie di
6.000 mq- Queste piccole bombe sono
perfettamente inefficaci contro le opere militari, ma gettate su un villaggio, un mercato, una scuola, fanno
vittime innumerevoli. Sono dunque
concepite per uccidere la popolatane
civile.
le chiese, le piste, ecc. Ha sorvolato il
Vietnam del Nord quasi tutti i giorni, da
sette mesi a questa parte, talvolta due
volte al giomq.
Di ritorno da una missione su un Phantom mi ha detto; «Stamattina faceva
molto brutto nell’interno, allora abbiamo
sorvolato la costa a varie riprese. Ho visto
giunche e piccoli battelli a centinaia. Abbiamo tirato su di essi, ne abbiamo distrutti molti ». Il comunicato-stampa, l’indomani, diceva ; « Duecentotrentatre im
barcazioni distrutte sulla costa nord-vie'.namita ».
Un momento dopo mi ha detto, con il
suo accento marcato del Middle West:
« Vede, qualche volta mi faccio dei problemi; gli uomini su quelle giunche sono
certamente pescatori poveri, analfabeti e
superstiziosi, gente che non ha visto gran
che nella vita; ebbene, quando ci vedono
arrivare a più di 2.000 all’ora sulle loro
teste, mi chiedo proprio quel che devono
pensare di noi » (...).
Sulla nave ho sentito ripetere soprattutto dai cappellani : « La nostra causa è giusta, sappiamo perchè ci battiamo». Ho
dunque chiesto a B.D. e ad altri piloti
qual è questa « causa » e perchè si battono. Debbo dire che le loro risposte non
sono state altrettanto folgoranti quanto la
partenza del loro aerei.
LE TAXI-GIRLS
DI SAIGON
Quanto agli effetti della presenza americana sulla vita sociale sud-vietnamita, sono catastrofici: le « Informations Catholiques Internationales » (n. del 15-5-1966)
hanno pubblicato il reportage di un giornalista francese, l.-Ph, Caudon; egli rife
risce fra l’altro quanto ha udito da un
sacerdote vietnamita, il p. Tho, curato di
un quartiere popolare di Saigon:
Prendiamo fatti precisi, insiste il mio
interlocutore. Una donna che fa le pulizie guadagna in genere 1.000 piastre; una
cameriera presso un Americano riceve
3.000 piastre. Un tassista conduce un Gl
da una taxi-girl per 500 piastre e riceve
altre 200 piastre dalla taxi-girl. Dopo tre
di queste corse la giornata del tassista è
bell’e fatta. Gli Americani affittano una
taxi-girl per 18.000 piastre mensili. Uomini d’affari creano dei trusts per drenare il
danaro delle truppe che sbarcano. I quotidiani sono pieni di piccoli annunci che
richiedono ragazze per i bar e le case da
tè. Gli appartamenti si trasformano in case di piacere. (...).
È corrente vedere una segretaria, che
normalmente guadagnerebbe 3.000 piastre
mensili, ingaggiarsi, per 20.000 piastre presso un Americano che la obbliga a convivere con lui. (...).
Quasi tutta la popolazione — mi dice —
cerca di guadagnare affittando alloggi agli
Americani. Si costruisce quindi a tutta velocità a prezzo d’oro. Il cemento costa 400
piastre il sacco, contro le 90 che costava
un anno fa. I muratori guadagnano 200
piastre al giorno, contro le 100-120 di un
anno fa. Le famiglie affittano il loro appartamento ai Gl, o anche una sola stanza, anche se l’Americano vive con una
donna (a conoscenza di tutta la famiglia).
Alcuni tendono cortine fra muro e muro e
installano veri postriboli.
Lo stesso clero non sfugge a questa sete
di denaro. Vengono affittati seminari, presbiteri e locali ecclesiastici, aumentando
così la propria rendita. E quando consigliamo ai nostri parrocchiani di non affittare agli Americani perchè, dopo tutto,
anche i Vietnamiti hanno bisogno di alloggi, e a prezzi onesti, ci rispondono : « Anche i preti lo fanno ». E purtroppo è vero!
SEGUE DA PAG. 1
qui la Chiesa... Ora se qui è la Chiesa,
qui è lo Spirito Paráclito, che Cristo ha
promesso agli Apostoli». Lo Spirito è dove c’è la Chiesa — s’intende, quella Chiesa, ma è già accettare il quadro di pensiero cattolico affermare che nella Chiesa,
qualunque sia, è sempre garantita la presenza dello Spirito; in tal caso egli non è
più il Signore, che di petto interpella la
Chiesa, ma che parla mediato e filtrato
dalla Chiesa. Insomma, non è più soggetto, ma oggetto.
Pure a proposito del problema ScritturaTradizione, se osserviamo in profondità
appare che il superamento della dottrina
cattolica tradizionale delle due fonti della
rivelazione, sancito dal “ De divina revelatione », non è affatto avvenuto m senso
evangelico : la Scrittura, pur ricevendo
una sottolineatura considerevole e che in
sè sarebbe rallegrante, è stata subordinata più rigorosamente, in modo più sistematico, alla « coscienza attuale della fede »
che, « incorporata nel Magistero della
Chiesa, rappresenta il criterio primario
della verità» (V. S.). Insomma, se prima
le due fonti erano parallele, ora la fonte
prima è la Chiesa ; Scrittura e Tradizione
sono strumenti del suo Magistero; la
Chiesa ha in mano lo Spirito e la Parola,
è lasciata loro una libertà d’azione vigilata, filtrata dalla struttura ecclesiastica.
Non si crede più la Chiesa, si crede nella
Chiesa.
Dov’è l’Uomo,
là è lo Spirito?
Un’altra soluzione è quella spiritualista;
come il cattolicesimo (romano e non rom.ano), lo spiritualismo è un filone che
percorre tutta la storia cristiana. E)i spiritualismo, nella sua versione gnostica, si
trovano già tracce nel Nuovo Testamento,
naturalmente in forma indiretta, oggetto
della polemica apostolica: nelle lettere ai
Corinzi e nella prima lettera di Giovanni.
Molto grosso modo si può condensare cosi: lo Spirito è svincolato dal Cristo sto(rico, varamente incarnato, morto, oiisuscitato; la testimonianza apostolica resa a
Cristo non è vincolante esclusiva, nè
sul piano dottrinale nè su quello etico e
deve comunque cedere il passo alle rivelazioni interiori della coscienza degli spirituali. Paolo e Giovanni affermano, insomma, che « non è possibile individuare la
presenza dello Spirito in un insegnamento
inteso a negare la realtà storica del Signore Gesù e in una condotta in contrasto
con l’ubbidienza che gli è dovuta » ; tuttavia, « anche nel caso migliore la coesistenza nel credente dell’uomo vecchio e
delTuomo nuovo, il conflitto tra la carne e
10 Spirito, rende il criterio ambiguo e polivalente sul piano storico. Nel giorno del
divino giudizio anche quelli che secondo
11 giudizio degli uomini hanno operato le
opere potenti dello Spirito nel nome del
Signore, potranno essere apertamente sconfessati (Matt. 7: 22-23). Retta confessione
e retta condotta possono quindi essere segni della presenza dello Spirito, diciamo
iHiatHIIMIIIIIIIHIIIIIIMIIHIIlHMtMMIIIV
hiimiiiiiiiiiiiiHniiiitimiiiimiiiiiiiiiui!iiioiiiiiiiii’'iii!iiiiiiniiuniiimniimiiiiiiMimmimiimiiiiiii' iMmiiiiiiiiiiiiimiiiniiiiiiiiiuiiimiimmi
SPIGOLANDO NELLA STAMPA
Echi della settimana
DA «.LE MONDE»-.
(29-4-1967)
Lo scrittore francese Dominique Halévy (autore del libro : « Contre la bombe »),
venuto a conoscenza del rifiuto opposto da
de Gaulle a che il « Tribunale Russell » fissi la sua residenza a Parigi, ha scritto al generale una lunga lettera. Ne riportiamo la
conclusione :
« Perchè questo divieto, la cui portata è
forse ancora più grave per i nostri amici
americani che ¡per ì nostri amici vietnamiti?
Voi che disapprovate la condotta di questa
guerra, la trovate forse non del tutto intol.
lerahile perchè anteponete al realismo della
vostra coscienza d’uomo un apparente interesse nazionale? Vorrei essere sicuro che non
è cosi. Ma, ahimè!. Voi lavorate a dotare le
nostre forze armale di armi termonucleari,
a paragone delle quali il conflitto vietnamita, pur cosi terribile, potrebbe apparire quasi innocente.
« Dopo matura riflessione, certo d essere in
completo disaccordo con una cosi fredda visione delle relazioni fra popoli. La prego di
accettare i miei personali documenti militari qui allegati, e di volerli cortesemente
trasmettere al ministro competente: tali documenti definiscono l’attuale mia posizione
in questo sistema. Se io continuassi a conservare questi documenti, mi sembrerebbe di
lasciarvi nell’illusione di credere che io accetti tale mia posizione, e ciò mi riuscirebbe sempre più penoso ed aumenterebbe sempre più il mio disagio ».
Si noti la forma estremamente corretta
(veramente in armonia con le alte tradizioni della democrazia e della cultura francesi)
con cui l’Halévy ha compiuto l’onesta restituzione dei suoi documenti militari.
(5-5-1967)
•fr 11 signor Chagla, ministro degli
indiano, intervistato dal corrispondente del
giornale, ha espresso dei giudizi interessanti su tre problemi di politica estera di fondamentale importanza. Eccoli:
a) Problema detto della « non-proliferuzione » (dell’armamento atomico). « Gli Americani hanno capito benissimo che noi (indiani) non vogliamo essere messi davanti ad
un fatto compiuto. La nostra posizione e di
a cura dì Tullio Viola
versa da quella dei tedeschi e dei giapponesi, che sono disposti a firmare il trattato per
un periodo di cinque o dieci anni, riservandosi il diritto di riesaminare il proprio atteggiamento alla fine del periodo, in base
alla situazione che allora prevarrà. Noi invece potremmo trovarci, da un momento alTaltro, obbligati a prendere una decisione
in campo nucleare ; non è dunque possibile
legarci le mani ».
b) La rivoluzione culturale. « La minaccia cinese è sempre la stessa. Ma i cinesi
oggi pensano meno ad attaccarci, che a minare le nostre strutture economiche imponendoci gravosi impegni militari ».
c) La personalità di Mao tse-toung.
« Egli vive sempre come all’epoca della Lun.
ga Marcia. E’ anche un personaggio molto
vanitoso, che vorrebbe sopravvivere alla propria morte fisica. Nessuno sa che cosa accadrà dopo di luì e se si può sperare una ripetizione di ciò che è accaduto nell’U.R.S.S.
dopo la scomparsa di Stalin ».
E’ noto che il governo inglese ha deciso di chiedere l’adesione deiringhilterra
alla CEE (Comunità Economica Europea), e
parallelamente alla Comunità europea del
carbone e dell acciaio, e all Euratom. Il governo è sicuro d’ottenere l’approvazione, nei
prossimi giorni, della grande maggioranza
dei deputati. Si sa tuttavia che circa cento
deputati voteranno contro, e 75 di questi,
tutti laburisti (cioè del partito oggi al governo), hanno firmato un documento che è
una vera requisitoria contro 1 « Europa dei
Sei». Eccone un estratto:
(( La CEE è fondamentalmente opposta al
dirigismo socialista. -Agli occhi di molta gente, essa è. l’espressione economica della NATO. La CEE tende a intensificare la divisione dell'Europa distruggendo la possibilità
d’un vincolo con l’Europa orientale. Se 1 Inghilterra entrerà nella CEE, essa sacrificherà
una parte della sua libertà al profitto d una
burocrazia non democratica. Il supernazionalismo potrà condurre a un rafforzamento
dell’apparato militare europeo, con la partecipazione attiva della Germania Occidentale: ciò comprometterebbe l’eventuale creazione d’una zona deatoimzzata nell Europa
centrale ».
Il sig. Andrea Shipanga, rappresentante della S.W.AT.O. (Organizzazione del popolo del Sud-Eist Africano, movimento clandestino di liberazione che conta già più di
cento „mila aderenti), intervistato a Ginevra
dal corrispondente del giornale, ha fatto le
seguenti impressionanti dichiarazioni sulla
presenza massiccia di forze autenticamente
naziste neH’apartheid.
« Non bisogna meravigliarsi che i Bianchi
del mio paese conducano la loro politica raz.
zista con particolare determinazione. Più
d’un terzo di loro è composto di vecchi nazisti. Infatti 12.000 tedeschi si rifugiarono
nel 1946 nel Sud-Est Africano. Più tardi
molti di quelli ohe s’erano esUiati in Ispa,gna e nei paesi arabi, li hanno raggiunti :
perchè il denaro e il potere sono, da noi, di
più facile conquista. Oggi i nazisti, da noi,
sono 35-000, e di questi ben 12.000 fanno
parte delTesercito in qualità d’istruttori o
sono diventati ispettori della polizia politica. Non è raro vederli fare il saluto hitleriano, nei bar e in altri luoghi pubblici.
Essi sono raggruppati in un partito politico,
detto « Deutsches Arbeitskreis » ed affiliato
alla NjP.D. (Partito neo-nazista recentemente affermatosi in Germania). Possiedono un
giornale, delle scuole e dei club. Com’è possibile, nelle condizioni in cui viviamo, lottare contro di loro in altro modo che con la
guerriglia? Ma noi abbiamo ottenuto delle
armi, grazie ad altri paesi africani. Noi riusciamo ad organizzarci, ed io posso aissicurarvi che, nei mesi prossimi, la guerriglia
s’intensificherà ».
DA « LA GAZETTE DE LAUSANNE » :
(1-5-1967)
L‘U.R-S.S. s’è impegnata, in aprile, ad
aiutare la Siria nella costruzione d’una diga
sulTEufrate, indispensabile allo sviluppo dell’economia siriana. Tale impegno deve considerarsi il risultato d’un tacito accordo con
le potenze occidentali, ben disposte a vedere
l’U.R.S.S. intervenire nel Medio-Oriente in
veste di guardiana della pace. Infatti lURSS
ha posto due condizioni sine qua non al
proprio aiuto : 1») che la Siria rinunci definitivamente ad avvelenare il conflitto latente con Israele; 2®) ohe la Siria e 1 Irak si
mettano finalmente d’accordo sulla distribuzione delle acque dell’Eufrate.
di più ; se lo Spirito è presente, necessariamente la sua presenza è accompagnata
da quei segni » (V. S.). Ma non è necessariamente vero il viceversa. Anche Satana, anche l’Anticristo fanno grandi
« segni ».
Questa vena spiritualista è continuamente riaffiorata nel cammino secolare della
comunità cristiana; così pure oggi, ogni
volta che il credente si prende delle libertà, di pensiero e di prassi, nei confronti
della rivelazione biblica, pretendendo un
primato su di essa per la propria coscienza autonoma. Vi sono gli spiritualisti agnostici; vi sono gli spiritualisti « cristiani »,
per i quali tuttavia l’Evangelo del Cristo
Gesù è solo uno stimolo (del resto, debitamente selezionato), non la norma e il
criterio. 11 liberalismo teologico di ieri, razionalistico e storicistico, pur nel suo valido apporto indiretto a una conoscenza
più seria e in profondità dei documenti
biblici, ha più o meno subordinato lo Spirito alla propria coscienza scientifica o
storica; il neoliberatismo teologico contemporaneo, esistenzialistico e impegnato,
pur nel suo valido richiamo a una decisione di fede qui e ora, rischia fortemente
di ridurre lo Spirito alla propria decisione
soggettiva. Lo Spirito è là dove si matura e si esprime la coscienza storica dell’uomo; lo Spirito è là dove si matura e
si attua la decisione esistenziale dell’uomo.
Nei due casi protagonista è l’Uomo, di
cui Gesù è manifestazione esemplare e
proiezione ideale; rincarnazione è capovolta, una volta ancora.
Dov’è la Bibbia,
là è lo Spirito?
Vi è poi la soluzione fondamentalista,
biblicistica. Potrebbe essere condensata
nella formula ; « dov’è la Scrittura, quivi
è lo Spirito». Molti «evangelici» non si
rendono forse conto di come la loro posizione sia intimamente vicina (gU opposti
si toccano) a quella cattolica, e non è del
tutto errata l’obiezione cattolica che il
« protestante » è un papa con la sua bibbia in tasca (è errata solo nell’attribuire
questa posizione ai Riformatori!). « Come
se, avendo in mano il libro che contiene
la testimonianza della Parola, noi avessimo in mano la Parola stessa di Dio e la
potenza attuosa del suo Spirito. Si suppone una specie di efficacia automatica
della Scrittura per rendere pre^hte lò 'Spirito, la parola « esterna » scritta, letta,
predicata, da sola, può essere soltanto
carne che non giova nulla, come è stata
vana la parola e l’azione della stessa persona storica di Gesù per coloro che non
hanno riconosciuto in lui il Signore »
(V. S.). Il sola Scriptura protestante non è
separabile dalla « testimonianza interiore
dello Spirito Santo ».
« Vi è un biblicismo sentenziante a
colpi di citazioni che nella sua soddisfatta sicurezza non è migliore del Magistero
papale ed episcopale con il suo infallibilismo, come vi può essere un rifiuto legalistico della tradizione, esprimentesi in una
ripetizione di formule tradizionali contro
la tradizione, che non è migliore della
esaltazione cattolica della tradizione. La
presenza del Signore non è legata alle
Scritture nel senso che venendo in contatto con le Scritture si venga sempre e comunque in contatto con il Signore stesso.
Se questo avvenisse, le Scritture sarebbero
a loro volta una oggettivazione del divino,
in un libro invece che in un luogo o in
un segno sacramentale, o in ministri del
sacro, o in una istituzione religiosa. Ma
Dio non si lascia oggettivare neppure in
evidenze scritturali, che permetterebbero
di poter disporre di lui. Le Scritture possono rimanere il luogo del silenzio e della
assenza di Dio... Il libero miracolo dello
Spirito, che le rende parola del Dio vivente per noi, può verificarsi e può non
verificarsi, rimane nella salda mano di
Dio e non è trasferito nelle incerte mani
degli uomini » (V. S.).
Dove è vita,
là è lo Spirito?
O ancora vi è la soluzione pietista; in
reazione alla scolastica ecclesiastica, protestante in particolare, il suo slogan potrebbe essere: non dottrina, ma vita. « Insensibilmente lo Spirito si polarizza nell’entusiasmo, nel fervore, nell’esperienza,
nel calore del cuore, nei frutti della conversione e della vita cristiana; al limite, lo
Spirito si esprime e si identifica « in ciò
che concorda con le opzioni della
propria coscienza, interpretata come voce
di Dio » (V. S.). Vi sono stati e vi sono
molti tipi di pietismo (idei resto, pietismo,
. biblicismo e spiritualismo si sono variamente intrecciati, in epoche determinate
dalFilluminismo, dal romanticismo, ecc.);
quello individualistico e moralistico e
quello comunitario e impegnato, quello
mistico e quello pragmatico.
Nelle chiese cristiane, quanto della passione ecumenica, della ricerca ecclesiologica, dell’impegno sociopolitico attuali va
visto in questa luce? Quanto rivela una valutazione profondamente carente del terzo
articolo del Credo, nel senso che si dimentica che tanto la « remissione dei peccati » (polo d’interesse di ieri) quanto la
« comunione dei santi » (polo d interesse
odierno) non sono valori autonomi, ma
hanno un significato evangelico soltanto in
un preciso riferimento di subordinazione
allo Spirito e alla sua azione assolutamente non schematizzabile nè fissabile?
La Parola viva
E allora? Non c’è soluzione? No,evidentemente non c’è « soluzione », quando
il « dato » fondamentale ha appunto la
caratteristica di non essere mai un «dato ».
Coscienti di non dare una soluzione sistematica, gli uomini della Riforma hanno
però, anche in questo caso, indicato la
direzione. Lungi dal cadere in quello che
sarà il biblicismo fondamentalista, e di
identificare Scritture e Parola in un modo
massiccio che dà in una vera idolatria
scritturale, essi hanno parlato del « verbuni
vivìim, pronunciato con autorità dal Signore stesso attraverso l’Evangelo letto e predicato, per Gui egli convince l’uomo e crea
la fede » (V. S.). Questa, nella sua libertà,
sovrana, è la Parola di Dio, o più esattamente Dio che ci parla; questo significa la
dottrina riformata della testimonianza interiore dello Spirito Santo. Mi permetto
di rinviare a questo proposito alle limpide
esposizioni di Théo Preiss (La testimonianza interiore dello Spirito Santo, C.E.C,
Roma 1948) e di Roland de Pury (Che
cos'è il Protestantesimo?, Claudiana, Torino 1964, p. 38 ss).
È tuttavia evidente che si trattava soltanto di un’indicazione di direzione, sia
pur fondamentale. 1 vari tentativi di soluzione cui abbiamo accennato, i susseguenti conformismi alla mentalità e alle problematiche del secolo (o del decennio) in
corso, lo stesso ampio, irreversibile (e fecondo) travaglio della critica biblica, hanno complicato e reso sempre più ardua
una retta impostazione della questione:
dove, quando, come il Signore è presente
per noi? C’è grave carenza di una « teologia dello Spirito », lamentata a livello di
riflessione teologica quanto di prassi ecclesiastica : in che misura è colmabile, sia
pure nel modo frammentairio, oggetto di
continue revisioni, che corrisponde necessariamente alla natura libera dello Spirito di Dio? e in che misura ci troviamoappunto di fronte alla libertà non dogmatizzabile che il Signore riserva a se stesso?
♦ ift *
Vi è un mistero dello Spirito: non mistero arcano, inintellegibile se non alFestasi mistica, ma « mistero » nel sen.so con
cui la Bibbia usa questa parola, pei indicare la manifestazione della azione sovrana, libera del Signore, Topera « diversa », imprevedibile che Dio solo può compiere. Un mistero che si compirencV. nelTadorazione e nella meditazione deTa fede, che le nostre mani lasciano coniinuamente sfuggire e che il Signore cotiimua
a donarci: la sua presenza. Venmiente.
non c’è «soluzione»: come scrive Vittorio Subilia, si può solo essere « nel reto
pieni di riconoscenza e di senso di -idora^
zione, perchè sappiamo che anche ; ¿ nostri giorni lo” Spirito rivela "la sua p'esenza, creando qua e là il miraeoi:- aeiia
fede». È davvero per ciascuno, og^^' giorno, un miracolo: una delle gran T cose
che fa Dio, lui solo. C. C.
Nota: Nel 1964, a Francoforte su- .viene,,
i delegati delle Chiese costituenti U'veanza
Riformata Mondiale erano riuniti pe a loro 19a Assemblea generale intorno s tema
« Fieni, Spirito Creatore ». L’ARM . ì aiTidato ai teologi riformati, con particole re insistenza, lo studio della teologia dello Spinto. La ,prossima estate, dal 7 al -lettembre, si riunirà a Torre Pellice TAsLomblea
della regione europea delTARM e i noi lavori verteranno sul tema « Risveglio rinnovamento yi., con chiaro riferimento a; ’azione
dello Spirito Santo. Intanto, negli uh oii an.
ni hanno incominciato ad apparire v ù numerose opere che dimostrano sen-riv lìtà a
questa esigenza di fede. Olire a quell citate
sopra, fra quelle maggiormente alla urlata
dei lettori ricordiamo: R. Prenter, / - SaintEsprit et le renouveau de VEglise, Nin-chatel
Paris 1946, e più recente Le Sain. Esprit.
Genève 1963, un simposio ecumeni- u con
contributi riformati, luterano e orto. - ^o.
Non si tratta di zona di caccia ri;*c ata ai
teologi titolati...
MASSEL
Era nostra intenzione accogliere ilL.neni
ca 7 Funione di Villar Perosa per mia se
rata comune ed una recita, purtropj! > con
trattempi imprevisti hanno impedito !.i rea
lizzazione di questo progetto; spericinio si
possa effettuare nel corso dei prossimi mesi.
Il bazar ha avuto regolarmente luogo il giorno dell’Ascensione con buona parteciiiazione
sia dei massellini ohe di amici delle comunità viciniori. Ringraziamo tutti coloro che
hanno collaborato con doni e lavoro alla riuscita di quella giornata.
Domenica 21 avremo alle ore 14 nella sala del Reynaud una conversazione della Signora Danielle Giampiccoli sui problemi
connes.si con l’educazione dei bambini da
1 ai 5 anni. Tutti sono cordialmente invitati
a partecipare a questo incontro che sarà seguito da una libera conversazione. Nel corso
del mese di giugno la Sig.na Evelina Pons
ed il doti. Enrico Pascal ci illustreranno i
problemi connessi con Fediicazione in età
scolastica e con Fadolescenza.
Direttore resp. : Gino (.onte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. .Subalpina s.p.a, - Torre Pellice (To)
avvisi economici
CERCASI ragazzo 15-18enne piemontese volonteroso lavori agricoli. Scrivere Baratto
Silvano. Strada Boschetto, Piverone (To).
ri no).
COPPIA EVANGELICA svizzera (parla italiano) cerca governante di casa scria.
Buon stipendio; televisione in camera confortevole. Inizio da convenirsi. Rivolgersi
a sigg. W. Huguenin, Mas Miradour, 1092
Belmont s/Lausanne, Svizzera.
IMPORTANTE Società cerca elementi anche se liberi a turno per lavoro organizzato et adeguatamente retribuito. Scrivere
a Pinerolo, Via Graverò n. 52, Alleanza
Assicurazioni.