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ECO
DELLE VALU VALDESI
valdese
torre PELLICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCVJ - N. 44
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TORRE PELLICE — 11 novembre 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellioe - C.C.P. 2-17557
l Í
Wnuai tniiizMaii. máM luori Sdvtnia per le Chiesi)
Ivrea, 1« novembre
Si è riunito, nei locali della Chiesa
valdese, l’annunciato Convegno dei
Consigli di Chiesa del II Distretto
(zona piemontese): partecipanti da
Aosta, Biella, Coazze, Ivrea, Suisa, Torino ; ai « consiglieri » si erano aggiunti altri «responsabili» (monitori,
responsabili di attività giovanili) e
alcuni membri di chiesa : il « colosso » del Distretto, il Consiglio torinese, era come di consueto quanto mai
magrolino, ed è stato una volta ancora un vero peccato, per chi c’era e
chi non c’era. Soprattutto per ohi non
c’era, perchè la giornata è stata di
aho interesse, vivace e stimolante.
Dopo un breve culto e parole di saluto del presidente della Commissione distrettuale, past. E. Ayassot, il
past. Paolo Ricca ha presentato il
tema del convegno : « Ministeri tradizionali e ministeri nuovi ». Pensia
mo ohe sarà opportuno e molto utile
che la sua relazione sia, in toto o in
parte, ulteriormente diffusa, per la
vivezza del quadro che ha tracciato,
per la molteplicità di spunti stimolanti di riflessione, di approfondimento e di azione. Ci limitiamo quindi a
qualche linea essenziale del suo discorso.
Carrellata neotestamentaria
L’inizio è stato costituito da « una
br-eve carrellata neotestamentaria »
— cosi ha detto. E in effetti, dove
cercare il fondamento, se non nel
Nuovo 'restamento? In modo sistematico anche se succinto, ha esaminato le indicazioni ohe, a proposito
della vita della chiesa, ci danno le varie linee del Nuovo Teistamento :
— Gesù non ha mai parlato della
chiesa (salvo il famoso e discusso
passo di Matt. 16!), bensì del Re^o,
ora « vicino » ; certo, Gesù ha previsto
il costituirsi di una comunità escatologica, volta appunto a questo Regno
« vicino », ma a parte la vocazione rivolta agli apostoli (con estensione ai
«settanta»), non parla mai di ministeri ;
— sulla comunità primitiva palestinese, a parte il rapido formarsi (e altrettanto rapido dissolversi) dell’apostolato dinastico a Gerusalemme, non
abbiamo indicazioni precise, nè è facile dire quale fosse la reale funzione
dei « diaconi » di cui si parla negli
Atti, poiché i due che vengono menzionati, Stefano e Filippo, erano in
realtà degù evangelisti!
— il vero teorico e teologo dei ministeri è Paolo; tuttavia si può dire
ohe l’interesse di Paolo è centrato sull’unità dello Spirito (e quindi del corpo), piuttosto ohe sulla diversità e sul
numero dei ministeri; non dobbiamo
infatti leggere 1 Cor. 12 alla luce della
nostra situazione attuale: !a nostra
è infatti una situazione di difetto, di
carenza, mentre quella a cui Paolo si
rivolgeva era di esuberanza, anche se
di disordine; anche in Efes. 4 l’accento cade sull’unità (qui sono finalmente menzionati i pastori, i grandi
assenti nel Nuovo Testamento, a parte gli scritti più tardi ; e comunque, lo
sono dopo gli evangelisti); sono esaminati vari altri testi dell’epistolario
paolino, ohe pur indicando una grande vitalità (c’è da pensare che il dono
fondamentale, la fede, la vocazione, è
per ogni cristiano e ogni cristiano ha
quindi il suo ministero, secondo i propri doni, le proprie capacità), ci permettono a fatica di raffigurarci in
modo chiaro in ohe cosa realmente
consistessero e come si manifestassero e si esplicassero i vari ministeri di
cui si parla, senza mai teorizzarli;
— nelle Pastorali il quadro è mutato, appare la figura del « vescovo », si
intravvede un « ruolo » dei ministri,
affiora un certo legalismo e moralismo, in una situazione che appare
ormai cristallizzata: i ministeri e i
ministri vengono inquadrati teologicamente, ecclesiasticamente, moralmente; le attuali funzioni pastorali
erano svolte dagli anziani; anche in
Giac. 5: 14 il carisma della guarigione
è assorbito da quello anzianale;
— negli scritti giovannici, non si
parla mai di ministeri.
Riassumendo i dati di questa « carrellata sul Nuovo Testamento », sì può
dire ohe
a) ci troviamo di fronte a una
varietà impressionante, difficilmente
riducibile a unità;
b) il problema dei ministeri non
pare essere al centro delle preoccupazioni apostoliche (certo non lo è
per Gesù), al centro — a parte le Pastorali — sta la vita della comunità
in Cristo, nello Spirito.
Qual è la situazione attuale?
È, comunque, enormemente diversa
da quella neotestamentaria, ed estremamente confusa. Vi sono, sempre
più numerose, funzioni ecclesiastiche
che non esistevano (dove li mettiamo
il past. Visser ’t Hooft?, il moderatore?, il direttore di Agape o di « Tempi
Nuovi »?, Roberto Comba, Giorgio
Peyrot, Vittorio Ravazzini?) è chiaro
ohe il Nuovo Testamento non è una
camicia di forza e che è sano l’apparire
di ministeri sempre nuovi e « funzionali» qui e ora; ma occorre porre ben
chiara la domanda essenziale: che
teologia (e in particolare che teologia
della chiesa) vi sta dietro? Vi sono
contraddizioni irrisolte: perchè il diaconato femminile è legato a voti (nubilàto); ' mentre'' quello 'màscìiire non
le è? Soprattutto, si può ,dire che non
c’è un ministero attuale che corrisponda veramente a quello neotestamentario di pari nome (salvo, forse, il ministero pastorale ohe... tutto ha assorbito ! ) : i « vescovi » non erano gli attuali « anziani »? il pastore non è forse uno degli anziani cui è stato ricosciuto il dono della predicazione, cerne
ad altri il dono del catechista, eoe.?,
quelli ohe chiamiamo, con termine
equivoco, « predicatori laici », non sono forse degli evangelisti?, i nostri anziani evangelisti esplicano forse una
iunzione essenzialmente diversa dai
pastori, salvo la base culturale iniziale più limitata?, i monitori e le mo
nitrici non hanno forse, cerne i catechisti, esattamente il medesimo ministero dei « dottori », dei teologi, naturalmente a livello teologico e pedagogico adatto ai ba:nbini e agli adolescenti? in che misura i dottori (teologi) sono oggi come allora legati alla
comunità locale?, i! colportore non è
— o non dovrebbe essere — un vero e
proprio evangelista? Da questo piccolo terremoto di domande, resta in
piedi e sicuro ben poco della nostra
struttura ecclesiastica, e appare come
la nostra vita di chiesa sia in realtà
uno sconcertante agglomerato, cresciuto nei secoli e érnehe in questi ultimi decenni senza ordine nè criterio,
a seconda delle «necessità dell’ora»,
senza alcuna prospettiva autenticamente teologica, biblica.
Si paria molto di crisi delle vocazioni pastorali. A parte il fatto che il
pastorato stesso va ristudiato a fondo
e ridimensionato, sia teologicamente
(il pastore non è riè profeta nè apostolo, la proclamazione profetica non
è data in modo continuato a nessuno,
e può essere data indifferentemente
al «pastore» e al «membro di chiesa»)
che strutturalmente (sfrondando tutte le incrCiStazioni secolari ohe sono
estranee al suo vero ministero), bisogna riconoscere ohe ci troviamo,
qui, di fronte a una crisi di fondo
della chiesa (è veramente troppo meschino il discorso di coloro che, per il
pastorato come per altri «servizi»,
ragionano : « se solo; li pagassimo di
più... ») : la crisi di v^azioni pastorali
è oggi crisi della pretìicazione, che investe molti se non tutti i lati della
vita della chiesa ; è questione molto seria : ohe cosa dù^, la chiesa?, con
che autorità lo diceT
In un libro di Aldo Capitini un appello severo a tutte le Chiese di fronte
alla tentazione di ridurre il problema ecumenico a sottigliezze clericali,
invece di affrontare la questione della fedeltà all'Evangelo della croce di
Cristo, speranza per i deboli, giudizio per i potenti, salvezza per tutti
Quando penso ad Aldo Capitini mi viene
spontaneo riferirmi all’episodio di Me. 9 :
38-40 : « Giovanni gli disse : ’’Maestro, noi
abbiamo veduto uno che cacciava i demoni
nel tuo nome, il quale non ci seguita; e glielo abbiamo vietato, perchè non ci seguitava”. Ma Gesù disse: ’’Non glielo vietate,
perchè non v’è alcuno che faccia qualche
opera potente nel mio nome, e che subito
dopo possa dir male di me. Poiché chi non
è contro di noi è per noi ».
Certamente è ben difficUe conciliare la
posizione del Capitini con la nostra teologia,
soprattutto perchè è ben diverso il modo di
porsi dinanzi a Cristo, ma anche perchè egli si esprime in categorie inusitate, le quali richiederebbero un dialogo attento e paziente per stabilire fino a qual punto la diversità di linguaggio implica di fatto una
radicale contrapposizione di idee, tanto più
che il Capitini, provenendo da posizioni cattoliche, rimane in qualche modo estraneo
alla problematica teologica della Riforma.
Tuttavia, in un secolo quale il nostro,
cosi tenacemente racchiuso nella prospettiva
materialistica, il Capitini rappresenta una
corrente che prende sul serio due aspetti
fondamentali dell’Evangelo : il Sermone sul
Monte (dal quale riceve stimolo per una
posizione di ferma opposizione alla violenza)
e l’annuncio escatologico di <c cieli nuovi e
terra nuova » (dal quale trae spunto la sua
dottrina sulla « compresenza dei vivi e dei
morti » ehe non ci sembra possa essere ridotta ad una mistica immanentistica, anche se talune sue espressioni potrebbero farlo pensare).
Il carattere del tutto peculiare della po
sizione del Capitini rende interessante il
Vengono • Iblèe Ai-suo.^iid«io sul Ca>ncilio, perchè si distm
riflessione, da apiVofonidire :
a) vi è anzitutto un problema di
proporzioni della jshiesa; vi sono molte delle nostre « grandi » chiese, specie nelle città (alle Valli è forse un
poco diverso, sebbene l’isolamento dei
quartieri in una sliessa parrocchia sia
reale), che non sono, assolutamente,
delle comunità, ntìn possono esserlo,
si riducono a un agglomerato di organismi e di cernitati, ma non possono,
in alcun modo, vivere una vita comunitaria, intrinseca alla realtà stessa
della chiesa ;
b) nella insopprimibile tensione
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
gue sia dai giudizi che vengono e.spressi in
sede teologica, sia dai giudizi che derivano
da interessi e prospettive puramente politiche. In fondo si tratta di un uomo impegnato, il quale legge l’Evangelo ed esprime
con franchezza il suo giudizio a e su coloro
che si definiscono « cristiani » e intendono
annunciare l’Evangelo.
Il Capitini si interessa del Concilio quasi
unicamente per esaminare fino a qual punto esso abbia realizzato una autentica <c apertura » della chiesa cattolica verso il mondo
e la problematica attuale; un’apertura « religiosa », nel senso che egli dà al termine e
del quale egli descrive i caratteri essenziali
nella ispirazione profetica, nel rifiuto dì posizioni settarie, in forza delle quali una or
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CONFERENZA DEL DISTRETTO ITALIA SUD
lln Convegno delle Cliiese della dispersione
Matrimoni misti e atteggiamento
verso il mondo politico : due temi che
riguardano i giovani sono stati al
centro delle discussioni della Conferenza Distrettuale di Bari l’I e 2 novembre.
Da un punto di vista formale i matrimoni misti fra cristiani evangelici
e cattolici non dovrebbero neppure
e-ssere discussi, tant’è chiara la posizione delle due chiese, che concordemente li sconsigliano e sia pure in misura divenga li rendono difficili. Nella
pratica però il problema esiste ed è
gavissimo, perchè riguarda un gran
numero di famiglie miste; esso trasporta sul piano personale e familiare
i diversi modi d’intendere e vivere la
fede cristiana. È necessario perciò che
tutti conoscano in che modo la chiesa
cattolica intende i) matrimonio misto
e si rendano anche ben conto ohe so
EOIVINIISSIONE DEI. PRIIVIO DISTRETTO
Appello per ì tratelli alluvionati
La Commissione Distrettuale indice una sottoscrizione a favore degli Evangelici di Firenze ed in particolare degli Istituti assistenziali in
quella città (Istituto Gould e Istituto Ferretti) i quali a causa delle
recenti alluvioni si trovano in condizioni precarie.
La Commissione invita i Concistori a dedicare la Colletta di dome,
nica 13 novembre a tale scopo.
Le offerte personali come le' somme raccolte dalle Comunità debbono essere inviate al Vicepresidente della Commissione, Ing. Giovanni
Pontet - Torre Pellice o tramite CCP n. 2/25167 intestato;_«Commissione Distrettuale delle Valli Valdesi». La Commissione
stanzialmente nulla è cambiato con
le ultime disposizioni, che erano state
annunziate invece mme molto più liberali.
A queste conclusimi sono giunti i
deputati riuniti nelli piccola elegante
chiesa valdese sul corso Vittorio Emanuele, dopo aver astoltato la limpida
conferenza di Salvatore Ricciardi sulla disciplina dei mEtrimoni misti secondo la chiesa catclico-romana e i
sette punti di Giorgio Peyrot, tratti
da un documento per il Consiglio Ecu.
menico che espone m possibile equilibrato atteggiamentc evangelico sulla
questione. Quando ènecessario, le misure disciplinari díaoste dal S.nodo
1938 in caso di matimonio misto celebrato in chiesa católica devono essere applicate; tuttovia il problema
pastorale non potrà essere risolto con
la semplice applicazpne d’un atto sinodale, poiché si richiede sempre uno
sforzo di comprensbne e il rispetto
della coscienza seràmente avvertita
e informata. Essenàale, si ripete, è
un’ampia e chiara hformazione preliminare.
È anche strano, è stato detto, ohe a
quanto pare la nosra vigilanza sui
matrimoni misti coi i cattolici non
si accompagni a ui:*analoga severità
per i matrimoni mpti con non credenti. ;
Un altro aspetto lei problema dei
giovani riguarda h iniziative delle
Unioni nella ricerca di nuove vie nel
servizio e nell’impegno politico, che
implicano l’incontrc con le correnti
di pensiero marxisti Da parte di alcuni pastori s’è ma^estata la preoccupazione per quanti vi ouò essere di
vago e immaturo il taluni atteggiamenti e per il distgseo dalle attività
tradizionali; s’è sinché visto il timore
che rinleresse per il marxismo fasse
più un tributo alla moda che ima risposta ad una vocazione di servizio di
cristiani convmti e confessanti. Purtroppo lo scarso numero dei giovani
deputati o comunque presenti, rappresentati da un capogruppo pastore,
non ha permesso lo scambio di vedute
che sarebbe stato necessario.
Anche questa Conferenza s’è rivelata un’utile occasione per consultarsi e in certi casi decidere sul lavoro
cornarne; come avviene in genere, i
deputati rispecchiavano le visuali e
le preoccupazioni dei pastori e dei
Consigli di Chiesa. I dibattiti hanno
perciò preso a volte un carattere tecnico, con l’inevitabile contorno di
troppo lunghe discussioni sulla procedura, veramente singolari per ima
assemblea di ventidue persone. Il rodaggio della riforma distrettuale, varata dal Sinodo ormai da sei anni,
procede lentamente. Quest’anno la
Tavola ha consultato le Commissioni
Distrettuali, a Torre Pellice dopo il
Sinodo; è stato certamente un progresso ; ma a Bari s’è visto che i problemi della distribuzione del lavoro
nelle Puglie non erano stati affrontati in quell’occasione, ma decisi, per
cosi, dire a tavolino, senza ascoltare
gli interessati.
Uno dopo l’altro sono stati esaminati i problemi vitali di questa modesta diaspora evangelica dispersa in
cinque regioni, composta di nove chiese soltanto e una decina di centri, che
comprende in tutto ottocento famiglie fra Brindisi e Napoli, fra Taranto
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
ganizzazione « pretenda dividere gli esseri,
anzi gli esseri umani, in due parti ben nette attribuendo alla propria parte di possedere la verità, e all’altra parte di averla in
modo imperfetto o del tutto errato, fino al
punto di meritare la dannazione » (p. 18);
nel priueipio dell’« aggiunta », eioè nella disposizione ad entrare in reale dialogo eon
altri « centri di fede e di lavoro », convinta
di poter ricevere da essi qualcosa di realmente nuovo; infine nella ricerca morale, che
non agisce secondo schemi rigidi, affidando
al principio di autorità le proprie scelte,
ma si sente impegnata a scelte nuove in situazioni nuove.
II Capitini giudica con « severità » il
Concilio; con una « severità » non faziosa
ed ottusa, ma franca ed aperta. Il suo giudizio è fondamentalmente negativo: la chiesa cattolica non si è realmente aperta, ma
ha confermato tutte le sue posizioni tradizionali; si è posta dinanzi agli altri non
come un « gruppo di fede e di lavoro » che
vuol entrare in dialogo, ma come una organi^zione sicura del possesso totale della
verità, disposta a dare, ma non a ricevere.
Questo giudizio presenta le deliberazioni del
Concilio come la sanzione di un neo-cattolicesimo « che non costa nuUa al cattolicesimo, se non una maggiore pazienza o « tolleranza », contrappcsata largamente da una
accoglienza meno difiìdente » (p. 42). Tale
neo-cattolicesimo viene posto in relazione col
neo-capitalismo e col neo-imperialismo.
Non intendiamo riferire qui i giudizi
A questo numero è allegata
un modulo di conto corrente po.
stale per il versamento del canone d’abbonamento 1967. Ricordate: per l’Italia, L. ¿.500per l’estero, L. 3.50»; ogni offerta, anche modesta, è graditissima. Se io potete, non attendete
la fine dicembre... Raccomandiamo chiarezza neUa indicazione
dei proprio nome e indirizzo :
grazie !
espressi sui vari Decreti conciliari, che soltanto una lettura attenta può far valutarerichiamiamo, invece, Taccusa fatta alla chie'sa cattolica di non aver affrontato con chiarezza e franchezza i temi della libertà del
socialismo e della non violenza. Le affermazioni sulla libertà sono contradette dalla pretesa posizione di possesso unico della veritàIl tema dei socialismo è negato dalla riaffermazione che la proprietà privata è un diritto naturale; mentre il problema della
non-violenza non è stato affrontato con chiare^a e consapevolezza adeguate; Ü Capitini
nota che « il Concilio non ha voluto contrapporre (al problema in grande della guerra)
inyto a tutti i cattolici — piuttosto che
rivolgersi ai governi — di fare l’obiezione
di coscienza » (p, 121).
Al termine delle sue riflessioni, il Capitini s, pone l’interrogativo: «E’ un vantaggio Inulta dei cristiani?» e risponde:
«Credo in proposito, che si possa dire che
Il mondo aspetta, non come crede la Costituzione (suITEcumeuismo), l’unificazione
dei cristiani, ma di vedere che cosa fanno
m concreto i cristiani per non coUaborare
alla guerra » (p. 127),
II tema della non-violenza che risuona in
ogni pagina del libro non va considerato
come il motivo dominante di un fissato, ma
SI impone all’attenzione dei cristiani quale
richiamo al messaggio del Sermone sul Monte e alla chiara comprensione deUa Croce
di Cristo. Perciò il libro del Capitini risulta
estremamente interessante, non tanto o non
solamente per le sue critiche al Concilio —
che non sempre ci trovano consenzienti —
ma soprattutto come « giudizio severo » rivolto a tutte le chiese nel momento nel
quale la tentazione di ridurre il problema
e^menico a sottigliezze clericali, invece di
affrontare il tema della fedeltà ail’Evangelo, SI fa in taluni ambienti molto forte. Il
linguaggio del Capitini ci richiama all’essenziale: l’annuncio della Croce di Cristo
speranza per i deboli, giudizio per i potenti’
salvezza per tutti gli uomini.
Alfredo Sonelli
ALDO CAPITINI: Severità reUgiosa
per 11 Concilio - De Donato Editore
Bari 1966, pp. 136, L. 900.
PAOLO RIC«3A
Il Cattolicesimo del Concilio
Un giudizio protestante sul
Concilio Vaticano II
Quaderni della GJJJ.
Pagg. 130, L. 600; presso la Claudiana
e le librerie evangeliche.
2
pag. 2
11 novembre 1966 — N. 44
intelligenza e educazione
nell’Antico Testamento
I.
La Bibbia ci dice ben poco circa la sapienza e FinteUigenza a sè stanti; non presenta
quasi mai preoccupazioni psicologiche, non
soffermandosi a dimostrare il complesso meccanismo delle differenti operazioni mentali.
Piuttosto, la Bibbia s’interessa all’uomo a cui
rivolge il messaggio della grazia di Dio e che,
solo in funzione di questa parola, dimostra
di essere sapiente o stolto, pazzo o saggio, Sì
tratta di un uomo osservato e scrutalo non
dal punto di vista dello svolgimento delle
sue meditazioni intellettuali e dei suoi problemi metafisici; bensì di un uomo la cui vita
è una storia e che si esprime attraverso il
suo comportamento. Proprio per questo, l’elemento della conoscenza appare sempre secondario in rapporto a quello dell’azione.
Del resto, ciò che definiamo « cervello » o
a funzioni cerebrali » è quasi del tutto sconosciuto all’uomo dell’Antico Testamento. Per
lui, invece, solo il « cuore » è il luogo di
tutte le attività intellettuali. Per l’ebreo, le
« persone di cuore » sono i sapienti; avere
un grande cuore vuol dire essere intelligenti
e sapienti; al contrario, l’espressione « un
uomo senza cuore » significa uomo stolto.
quest’ultimo non entrato fra i libri canonici) sono scritti relativamente recenti nelrinsieme dei libri dell’Antico Testamento.
Pertanto, possiamo immaginare questi Saggi come degli uomini in possesso degli elementi essenziali della rivelazione divina (la
Legge, i Profeti) e che tentano di dedurne
delle regole pratiche. Qua e là, appaiono alcuni tentativi dì risalire da queste applicazioni pratiche verso un sistema d’etica religiosa. Inoltre, i Sapienti sì sforzano dì approfondire ora questa ora quella questione po
d! Roberio Eynard
II.
Nell’Antico Testamento, solo con la figura
del re Salomone compare il tenmne saggezza.
Infatti, Salomone è in seguito diventato il
padre della Saggezza e proprio per questo
motivo gli si attribuiscono alcuni scritti a
carattere « sentenzioso », anche se realmente
non gli appartengono (lo stesso e successo
per Davide, al quale si attribuisce tutta la
vasta produzione di poesia lirica religiosa).
Con Salomone, comincia ad esistere in Israele una classe di persone dette sapienti;
ce li possiamo rappresentare come tanti filosofi meditabondi che, studiando l’animo
umano e osservando lo spettacolo del mondo, esprimono i loro autorevoli pareri in ciò
che viene detto « mashal », cioè sentenze,
proverbi, massime e persino vere e proprie
parabole. Il regno proficuo di Salomone pare
essere stato particolarmente favorevole alla
attività disinteressata di questi saggi in mezzo al quali, secondo il primo libro dei Re
(cap. 4: 29 ss.; cap. 10: 1), lo stesso sovrano briUava d’una luce tutta speciale. Più
tardi, sotto il re Ezechia, si può intuire
l’esistenza di una vera accademia di saggi,
d’altra parte già impegnati in lavori letterari (Prov. 25: 1). Una simile Accademia,
se è veramente esistita, si presentava certamente diversa dalla « scuola dei profeti »,
la cui attività era ben differente.
I documenti letterari usciti dall’attività
dei Saggi (Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste e,
da un certo punto di vista, il Cantico dei
Cantici e più tardi la Sapienza di Salomone,
Labbra e cuore
Questo popolo mi onora con le labbra
ma il cuor loro è lontano da me.
(Mt. 15: 8)
Queste parole che Gesù applica ai farisei sono per noi che teniamo tanto alla Chiesa; sono per me che presiedo i culti ogni domenica, sono per voi che state leggendo adesso il settimanale della Chiesa Valdese, appunto perchè vi sta a cuore. Non sono per gli altri ai
quali non gliene importa niente di queste cose, nè tanto meno per
gli atei che, in un modo o in un altro, buttano a mare tutto, in un
sol fascio, pastori, preti, religione, Dio.
Labbra e cuore! Gesù allude al rapporto intimo, profondo, inscindibile che deve intercorrere tra loro e che, purtroppo, non sempre intercorre, neppure negli uomini di chiesa, diciamo così.
Con le labbra si parla e anche noi le adoperiamo soprattutto per
parlare. Parliamo assai di Dio, della chiesa, della fede, del Vangelo,
dell’evanaelizzazione, del senso della nostra presenza in Italia, della
Tavola Valdese, dell’indirizzo di questo settimanale, dei giovani ad
Agape o alla Facoltà di Roma, del servizio cristiano a Riesi, eccetera,
eccetera. Non solo. Assemblee di chiesa. Conferenze Distrettuali, Sinodi, commissioni ’ad referendum’, Claudiana, quante pro
nunciate o stampate, che è la stessa cosa. — Alla gloria di Dio — diciamo, e sta bene. Gesù non condanna le parole in sè, tanto meno
quelle riguardanti la fede e quanto vi è connesso.
Ma le parole escono dal cuore prima di arrivare alle labbra, questo è il punto. , , 1, --
Sappiamo che per l’ebreo il cuore era la sede delle cose piu importanti; la coscienza, Tintelligenza, il discernimento e anche lamore; mentre noi distinguiamo il cuore dal cervello e le rispettive operazioni, ma fa lo stesso. C’è qualche cosa dentro di noi, nel cuore o
nel cerveUo o nell’uno e nell’altro, come vogliamo, che esce mori attraverso le labbra, con la parola; e c’è qualche cos’altro, viceversa,
che esce fuori per vie traverse, in modo tale che non sempre le labbra esprimono le cose che veramente ci stanno a cuore. In questo
caso, ciò che veramente ’sentiamo’ dentro viene fuori attraverso le
azioni, mentre le parole continuano a fluire come da un altoparlante
che diffonde suoni e suoni.
Gesù chiede a noi uomini di chiesa.la linea diretta, la corrispondenza giusta, tra le labbra e il cuore, tra l’insegnamento e la fedeltà
nei riguardi di Dio. i ■ i
Gesù non dice: — agisci bene, questo basta, il resto lascialo perdere —; non dice neppure: — confessa rettamente la tua fede, illustra bene i problemi della chiesa, questo è l’essenziale —; ma dice:
— non dare l’illusione di fedeltà, con le parole, quando fedele non
sei, dentro. , .,
Onorare Dio con le labbra, questo si; ma solo quando e manitestazione esteriore di ciò che veramente abbiamo, dentro; altrimenti
parliamo d’altro. La fede professata e la realtà interiore, per essere
valide davanti a Dio e agli uomini, hanno da essere congiunte indissolubilmente, devono dare lo stesso suono. In altre parole, siamo
coerenti.
Giulio Vicentini
e attivo al momento della creazione del mondo (Giovanni 1). Senza esagerare il paragone
ad un punto tale di assimilazione che influenzerebbe la dottrina della Trinità, si può tuttavia affermare che la Sapienza dell’Antico
Testamento non è priva dì una certa eco
evangelica.
III.
sta ma non risolta della Legge o dai Profeti,
e certe volte sollevano problemi fino allora
sconosciuti. Cosi si precisa la nozione dì Hoquemah, di « Sapienza » e con questo termine
si vuol designare etimologicamente ciò che è
certo, costante, ciò che non può essere contaminato dall’ imprevisto. Particolarmente, la
Sapienza corrisponde alla conoscenza pratica
dei mezzi per raggiungere la felicità. Tocca
ad essa prendere in considerazione problemi
come quelli della felicità e del significato della vita (Ecclesiaste); dell’educazione (Proverbi), dell’amore (Cantico dei Cantici) e
della sofferenza (Giobbe).
E’ tuttavia importante notare che la sorgente di questa Sapienza non è nella comune
ragione umana nè nell’osservazione dei fatti,
e neppure nell’esperienza individuale o collettiva. La riflessione dei Saggi si trova stranamente subordinata alla fede israelitica; il
Sapiente sa che solo da Dio può ricevere la
sua ispirazione. La sua sapienza personale lo
condurrebbe allo sconforto : questo accade,
per esempio, nel testo impressionante che introduce le (c parole di Agur » (Prov. 30).
Per di più, la sapienza prende la forma —
almeno in due passi dell’Antico Testamento
— di un vero personaggio divino. Sulla base
di Proverbi 8, la sapienza è presente presso
Dio al momento della creazione del mondo;
poi. continua a dirigere i destini del mondo.
Parimenti, in Giobbe 28 (20-28), la sapienza
ha una propria esistenza distinta e si spiega
nel mondo comè ispiratrice del sapiente. La
Saggezza partecipa dunque alla divinità e
supera di conseguenza la semplice preoccupazione della morale corrente subito percepita. Se si confrontano i testi citati (Proverbi 8 e Giobbe 28) con Proverbi 30: 4 :
« Chi è salito al cielo e ne è disceso?
Chi ha raccolto il vento nel suo pugno?
Qual è il suo nome o il nome di suo figlio?»
sì può scorgere nella Sapienza una traccia
della nozione di Logos (Verbo) che, secondo
il prologo del quarto Evangelo, un giorno si
è incarnato nella persona di Gesù Cristo dopo essere stato, come la Sapienza, presente
Partendo dalla definizione data di Sapienza, ci si può lare un’idea del problema della
educazione presso gli Israeliti.
Anche se la Bibbia non è un trattato di
educazione, i bambini tuttavia rappresentano
un aspetto importante della predicazione. E’
un privilegio, una benedizione e un dovere,
per gli Ebrei, avere dei bambini, e averne
molti. Viene subito alla mente l’ordine impartito alla prima coppia umana : « Crescete
c moltiplicate e riempite la terra » (Genesi
1: 28). Al momento dell’alleanza pattuita
con Abramo, quest’ultimo si vede promettere da Dio una posterità che dev’essere numerosa tanto quanto i granelli di sabbia del
mare o le stelle del cielo (Genesi 13: 16;
22: 17). Abramo vede persino cambiare il
suo nome in quello di Abrahamo, « padre
d’una moltitudine » (Genesi 17 : S). L’importanza della promessa è sottolineata soprattutto dal fatto che Sara era sterile e i due sposi
erano già in età avanzala, tanto che il riso
di Abrahamo e di Sara, al momento dell’annuncio deUa nascita di Isacco, può essere interpretato sia come un segno di gioia sfrenata che come un segno di incredulità.
Due salmi, il 127 e il 128, considerano
immenso favore di Dio per gli uomini che
lo temono l’avere una famiglia numerosa.
Inoltre, l’idea che i bambini prolunghino la
vita dei genitori ha persino preso il posto —
per un tempo più o meno lungo — della nozione di immortalità e di resurrezione presso
gli Ebrei.
All’opposto, alla benedizione di avere una
prole corrisponde la maledizione di non averne : di qui nasce il disprezzo di Agar per
Sara ancora sterile (Genesi 16: 4). «Dammi
dei figlioli, altrimenti muoio », urla Rachele
a Giacobbe (Genesi 30: 1 e 23). Tutto questo fa si che è un dovere ed una necessità di
avere dei bambini, e ciò vale tanto per l’uomo che per la donna. Questo spiega l’istituzione del levirato secondo cui, nel caso in cui
un uomo morisse senza posterità, suo fratello
doveva sposare la vedova e dare al fratello
morto una posterità; in caso contrario, la vedova toglieva il calzare al cognato recalcitrante e pubblicamente gli sputava in faccia
(Deuteronomio 25 : 5-10). Il bambino, al quale era attribuita tanta importanza, doveva
essere educato ed istruito con cura, fin dall’inizio. Spesso si cita a questo proposito il
testo contenuto nei Proverbi (22: 6) : « Inculca al fanciullo la condotta che deve te
regola alla propria condotta : per un giovanotto sarà bene stare lontano dall’adulterio
per timore delle rappresaglie del marito offeso (Proverbi 6: 32-35).
Il libro dei Proverbi ci appare così come
una raccolta di regole morali, prive di grandi eroismi e, il più delle volte, negative: il
fanciullo ed il ragazzo devono imparare a
non avere fiducia in se stessi, a limitare i loro discorsi, a evitare le discussioni. D’altra
parte, sono spronati ad essere sempre padroni
di se stessi, ad apprezzare Pamìcizìa ed il lavoro e, naturalmente, le virtù domestiche.
Ancora non compare quello che sarà il leitmotiv della morale evangelica, cioè l’amore
disinteressato e il senso del perdono.
Quest’aspetto utilitaristico predicato dai Sapienti del libro dei Proverbi permette di capire l’appello cosi frequente rivolto alle sanzioni, positive e negative, in particolare ai castighi corporali. Molti testi, infatti, lodano
gli effetti di questo tipo di correzione:
« Non risparmiare la correzione al fanciullo;
se lo batti con la verga, non ne morrà »,
vale a dire : gli eviterai di morire, perchè i
suoi difetti, senza una correzione radicale, lo
condurrebbero necessariamente a questa fine
(Proverbi 23: 13).
« La follia è legata al cuore del fanciullo,
ma la verga della correzione l’allontanerà
da lui » (Proverbi 22: 15).
11 non correggere il proprio figliolo vuol
dire odiarlo:
« Chi risparmia la verga odia il suo figliolo,
ma chi l’ama, lo corregge per tempo »
(Proverbi 13: 24).
Un ragazzo considerato incorreggibile o colpevole d’un errore particolarmente grave poteva essere punito anche con la morte. Tuttavia, a questo proposito, era prevista una
procedura del tutto particolare, descritta in
Deuteronomio 21: 18-21. Ma il passo di Proverbi 19: 18 pare mitigare un po’ il rigore
di queste disposizioni :
« Castiga il tuo figliolo mentre c’è ancora
speranza, ma non ti lasciare andare fino a
farlo morire ».
Questi accenti intransigenti vengono però
stranamente temperati da molti spunti di tenerezza nei confronti del fanciullo, cosi come ci è mostrato nell’Antico Testamento. Al
simpatico quadretto del bambino sazio, che
riposa sul seno materno, trascritto nel Salmo 131, fanno eco le immagini terrificanti
delle Lamentazioni, di fronte alla guerra inumana che fa morire di fame e di sete i piccoli e che spinge le madri a « divorare il
frutto delle loro viscere ». Ci sono anche storie commoventi che attestano la stessa tenerezza per i fanciulli: la gentile risposta di
Abramo ad Isacco (Genesi 22: 6), l’affetto
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
I lettori
ci scrivono
Inconvenienti
equatoriali
Lo Stralcio di lettera che segue non
era, veramente, rivolto a noi in redazione nè a voi, lettori; Vabbiamo letto in un messaggio alle comunità di
Vallecrosia-Bordighera e Sanremo, sulla circolare di queste. Ma ci pare giusto allargare la cerchia. La sig.nà Laura Nisbet, insegnante, è al servizio
della Società delle Missioni Evangeliche di Parigi nelle scuole del Gabon,
alle dipendenze di quella Chiesa evangelica, una delle prime che in Africa
sono divenute autonome. La sig.na
Nisbet^ dopo un primo periodo d’insegnamento, ha trascorso un periodo in
Europa, seguendo corsi di specializzazione in Inghilterra; e al suo ritorno
nella foresta equatoriale...
Il viaggio da Libreville a Oyem è
stato molto interessante, anche se abbiamo rischiato di rimetterci tutti la
pelle. La pista infatti era qua e là
bagnata e siamo stati a un pelo di
finire in un precipizio slittando in un
luogo pericoloso. Una ragazzina che
era con noi piangeva a calde lacrime
e i bambini urlavano come belve! Abbiamo fatto i 500 km. che separano
la capitale da Oyem in un giorno solo, partendo alle 5 del mattino e arrivando a Mfoul verso le 8 di sera.
Qui c'erano il Pastore Nang e moglie
ad accoglierci con gli altri a braccia
aperte.
Preferirei non dirvi cosa ho trovalo
nei miei bauli. Tutto rovinato, polverizzato o scomparso. Non ho più trovato traccia delle coperte (neanche la
polvere) salvo una che è tutta macchiata dalfumidità. I libri, quelli rimasti, sono inutilizzabili; non ho più
trovato nè vestiti nè scarpe. Le uniche cose che si sono salvate sono i
piatti e le stoviglie. Il giradischi nuovo, che avevo comprato a Libreville
nel ’63, è da buttare!
Son solo dieci giorni che sono qui,
eppure mi pare che ci son sempre
rimasta. Non potete immaginare come
mi senta bene reinserita nel mio giusto quadro! Tutto va bene e son molto riconoscente d’essere di nuovo qui.
Laura Nisbet
Vogliamo aiutarla a neutralizzare
umidità equatoriale e termiti?
1
W.-'
Nuovo
indirizzo
Past. Giorgio Girardet, Via Marian
na Dionigi 57, Roma, tei. 3.50.712.
Bisogna ora vedei^ quali erano gli elementi costitutivi di questa iniziazione.
I fanciulli dovevano nutrirsi della storia
di Israele: dovevano sapere come Dio, nel
passato, aveva scelto, diretto, vendicato, liberato, ìnsomma amato il suo popolo. Nel loro
animo, sulla base di questi prineìpì, doveva
nascere un sentimento di riconoscenza verso
Dio e la decisione di servirlo. Nessuno d’altronde esitava a sottolineare l’ingratitudine
e la poca docilità di cui gli antenati avevano
dato prova.
Quest’insegnamento non aveva nulla di
cattedratico e spesso rispondeva alle esigenze
ed ai bisogni di sapere propri del bambino.
« Che significa per voi questo rito? », ehiedevano circa la Pasqca (Esodo 12: 26).
« Che significan per voi queste pietre? »
— le dodici pietre rappresentanti le dodici
tribù che entravano «ella terra promessa —
(Giosuè 4: 6): i padri rispondevano con il
racconto di ciò che D» aveva fatto per il suo
popolo.
Cosi, rinsegnamentr che il fanciullo riceveva doveva essere storico, ma non si limitava a dare una « ecnoscenza » della storia.
Si trattava d’integrare, per mezzo di essa, il
bambino nella eomurità eletta, di porlo nel
clima collettivo della fiducia Ulimitata nel
Dio della liberazione dall’Egitto. A questo
riguardo, le parole rirortate in Esodo 13: 8
a proposito della cebbrazione pasquale sono
assai sintomatiche: «Tu spiegherai la cosa
al tuo figliolo, dicend»: Si fa così, a motivo
di quello che l’Eterno lece per me quando
usci dall’Egitto (...) poiché l’Eterno ti ha
tratto fuori daH’Egit« con mano potente ».
Cosi, l’evento storico che avvenne in passato
e a cui solo qualcuno ha preso parte, diventa
un avvenimento attinie per ognuna delle
successive generazioni: c’è dunque un valore per il fanciullo, ole concerne la sua vita
personale ed attuale, (E’ lo stesso pensiero
che ci accompagna lurante la celebrazione
della Santa Cena o lo svolgimento della liturgia che ricorda l’iniio del Decalogo : « Io
sono l’Eterno, l’Iddio :uo, che ti ha tratto dal
paese d’Egitto... »).
Il secondo elementi dell’educazione infantile riguarda l’acquisiione della Sapienza di
cui abitiamo parlato e su cui il libro dei Proverbi si sofferma spcificatamente. E’ ovvio
che, trattandosi di pecagogia, l’aspetto pratico
della Sapienza sembre avere qui la precedenza sulle meditazioni irca l’origine della Sapienza stessa. Rimani però notevole il fatto
che, fra i mezzi prati« per giungere alla felicità, il timore (nel seiso di rispetto, di reverenza) di Dio sia poso in primo piano. « Il
timore deH’Eterno è 1 principio della scienza » (Proverbi 1: 7).Questo «timore» porta alla conoscenza dek volontà di Dio (Prov.
2: 5) e la Sapienza cosi intesa promette a
chi le obbedisce il livore dell’Eterno (Proverbi 8: 35). Essa si confonde non solo con
la morale, ma con la stessa religione, da cui
trae quell’autorità chi rivendica per ottenere
l’obbedienza di tutti.
A livello medio del’uomo comune, la Sapienza non disprezza ’appello all’interesse, a
quello stesso interessi che le si deve sottomettere. In alcuni cai, la paura di una vendetta è un motivo siffìciente per dare una
libri
GIOVANNI WESLE^
La vita, il pensiero del padre del Metodism<
Nella collana di ’’profili’^ edita dalla Claudiana, dopo i volumi dedicati ad Albert
Schweitzer e a Giovanni Calvino, e in attesa di un "Ritratto di K. Barth”, è uscito
in questi giorni un volume dedicato alla
figura di Giovanni ÌVesley. L’impostazione
del lavoro è assai originale, poiché si tratta
di una antologia — in Ire parti: scrìtti autobiografici. teologici, pastorali — in cui
l’apporto di R. Kissack sta appunto nella
scelta sagace dei passi, legati fra loro in
modo tale che ne risulta una vera biografia ragionata, nella prima parte, e nelle altre una presentazione sistematica di un pensiero che sistematico non era. Pensiamo che
questo lavoro sarà estremamente utile., nelle
nostre comunità, non solo alla conoscenza
della figura di un grande evangelizzatore e
risvegliatore, ma anche per un impostazione
storica e teologica del dibattito e dell attuazione dell integrazione metodista-valdese. In
attesa di più ampm oresentazione critica, desideriamo segnalare immediatamente la pubblicazione di quest’opera; qui di seguito, la
prefazione apposta al volume dal past. Mario
Sbaffi, presidente della Chiesa Metodista di
Italia.
Non si può «erto dire che in Italia la figura storica. Fazione e il pensiero di Giovanni Wesley siano molto noti, anche se può
essere significativo che in questi ultimi anni, più di una volta, delle tesi di laurea
negli atenei italiani abbiano trattato di aspetti particolari del metodismo e della sua incidenza sulla società britannica. Tale constatazione dobbiamo purtroppo fare anche nei
confronti di buona parte .dell’evangelismo
italiano.
Eppure, nella problematica sociologica ed
ecumenica dei nostri giorni, Finteresse della figura di Giovanni Wesley supera di gran
lunga la cerchia del metodismo con i suoi
40 milioni e più di aderenti sparsi nei 5
continenti e presenti in oltre 80 paesi.
La concezione universalistica della Chiesa,
la sua apertura ecumenica, il suo impegno
non solo di messaggio ma di azione concreta
di fronte ai problemi della vita associala, il
suo dinamismo organizzativo, sono elementi
che non solo caratterizzano il metodismo del
le origini, ma che permisero il suo diffon
dersi in ogni parte del mondo e la sua di
sponibililà ovunque si manifestasse un rea
le movimento unitario. E tali elementi costituiscono aspetti quanto mai attuali nel
nostro tempo.
Si aggiunga l’accento posto sulla esigenza
della pietà cristiana, della conversione personale, della testimonianza interiore dello
Spirito Santo, della santificazione dì cui
Wesley fu apostolo convinto e che larghi set
tori della Chiesa dei nostri giorni sembrano
dimenticare se non addirittura disdegna r.-.
e si avrà, anche sotto questo profilo, la testimonianza di qualcosa di valido, in alcune
circostanze di indispensabile, che il melociismo, sulle orme di Giovanni Wesley, ju'ì
recare all’ecumene cristiana.
Quanto degli scritti di Giovanni We.sley
appare nel presente volume rappresenta u
lo una minima parte di ciò che usci dalla
penna del risvegliatore; ma la scelta è sta
ta fatta e ordinata in modo da presentare
una narrazione continua e da abliracciare
ogni aspetto significativo della sua vita e del
suo pensiero. Le note, le brevi e acute considerazioni. i dati biografici e storici sono
come il cemento che lega i pezzi di questo
mosaico di « pagine scelte » dando loro una
originalità per la quale dobbiamo essere riconoscenti al pastore Rcginald Kissack che
con amore e competenza preparò questa pubblicazione in occasione del centenario del
metodismo italiano (1861-1961).
Mentre ci rammarichiamo che questo volume veda la luce in Italia dopo cinque anni dalla sua compilazione (una edizione inglese è apparsa nel 1962 col titolo: « .Spoi
light on John Wesley » e ha avuto larga
diiFusione), desideriamo qui ringraziare il
dr. Roberto Shaffi che ne ha curato la traduzione italiana e la Libreria Editrice Claudiana che lo ha inserito in una delle indovinate serie di pubblicazioni, che vanno
sempre più arricchendo la sua attività editoriale. Mario Sbaffi
REGINALD KISSACK : Giovanni
Wesley - la vita e il pensiero. (Antologia di scritti wesieyani). Traduz.
di Roberto Sbaffi. Claudiana, Torino
1966, p. 128 con 10 tav. f. t., L. 1.000.
imiiimiiiiiiii.iiiiiiiiiiiiiiiniimiitiiiiiiiiMiiiiimmimmMiiiiiiiiiM'iiiiiiiMiii'
imMimiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiim iiiiitMiimiiiihii
iiiiiiiimiiiiMimiuiiiiiiimriiiiiiiimiiiimimii
Scuole Domenicali
A seguito del comunicato precedente, e ancora in attesa che giungano le pubblicazioni
per i monitori e per i bambini, diamo qui
il programma delle prossime settimane :
— Tra castigo e speranza. Genesi 6: 5 9: 17.
— L’uso dei mattoni per la conquista del
cielo. Genesi 11: 1-9.
— Con la promessa di Dio appare un nuovo
tipo di uomo: il credente. Genesi 12: 1-9;
13: 1-18.
—' Il tuo nome sarà Abrahamo. Genesi 15 :
1-6; 17: 1-8; 18: 1-16.
— Ne esistono di giusti? Genesi 18: 16-33;
19: 1-20.
3
r
N. 44 — 11 novembre 1966
pa«. 3
FURTI D'ATTUALITA'
Musica sacra in pericolo?
Esiste, la musica sacra? — Chi ha cominciato a razziare, in campo musicale ( come
in vari altri ) ; il mondo in campo ecclesiastico, o viceversa? — Un'interrogazione
al Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d'Italia.
E’ nota la vicenda concernente il famoso
trombiata Nini Rosso, autore di un « arrangiamento » (brutto franeesismo per un ottimo « adattamento » che nessuno ora pronuncia più!) del celebre «silenzio fuori ordinanza ». Si parla di un milione di dischi
già venduti, non ce ne stupiamo. L’artista
potrebbe essere invitato a pagare una forte
indennità agli eredi dell’autore della musica i quali hanno già fatto sentire la loro
vivace protesta sulla stampa quotidiana.
D’altro canto, un’altra protesta si è fatta
strada: e cioè che le autorità proibiscano
l’esecuzione del « silenzio fuori ordinanza »
nelle balere e simili, essendo tale esecuzione
una vera e propria profanazione. Il « silenzio » dev’essere considerato come una musica « sacra »!
Proprio quest’ ultima considerazione mi
spinge ad occuparmi di quel fatto e qualche
altro ancora.
Anzitutto, che cos’è la musica sacra.' INon
ho la presunzione di sciogliere il problema
in poche righe di un articolo, in special modo oggi, in cui tutto viene cosi volentieri
rimesso in discussione. Mi sembra pero cte
l’epiteto di sacro, aggiunto alla musica, ed
anche aH'arlc in genere, co.stituisca un grossolano, colossale equivoco: secondo il quale
esisterebbero oggeltivamente, in se eonside________ e sempre secondo il concetto comune di sacerUi (non secondo il concetto biblico e perciè evangelico di santità, che e tutt’altra cosa) degli oggetti, delle cose, delle
realtà concrete, come una composizione musicale, un quadro, una costruzione architettonica, die in qualche misura partecipano
della divinità, e quindi debbono essere trat■ tati con i guanti, con grande rispetto, appunto come si usa con la divinità. La patria è sacra, la terra su cui viviamo è sacra,
la bandiera è sacra, l'effigie del sovrano sulle monete è sacra, e quindi anche l’uniforine militare è sacra, la musica militare dell’esercito è sacra, e così via. Ripeto: è qui
sottolineato il concetto di sacertà, non di
sdutità.
Bene, non intendo discutere la sacerta
delle cose. Spero soltanto che il lettore, dalla più o lunga elencazione delle cose « sacre »
apra gli occhi e veda come la sacertà possa
finire per cadere nel suo opposto. Infatti,
rinflazionc delle cose « sacre » si precisa appunto in questo risultato: che quanto piu
numerile le cose sono considerate come « sacre » tanto meno esse lo sono. E quindi
una buona scopata, negli angolini della sacertà. particolarmente nel nostro paese, non
sarebbe inopportuna. . i j
’ Per tornare a Nini Rosso, s egli avra
fare con gli eredi dell’autore del « fi«“*“
fuori ordinanza », sarà aliar suo. Ma c e
quella musica sia sacra, no. veramente. Per
quanto bellissima, e suscitatrice anche di
commossi sentimenti umani, essa non ha
nulla di veramente sacro. Ne pure
suo suono, tpialcuno rievochi
si sia ad un certo punto impadronita di musiche profane e leggere, e le abbia distolte
a fini di culto per scopi di edificazione!
Queste domande sono pienamente giustifite, e mi proverò a rispondere.
In primo luogo, bisogna pur dire che il
fenomeno di ruba-ruba cui si è accennato,
non concerne soltanto la musica sacra. Concerne anche autori come Bach, Lizst, le cui
opere vengono « saccheggiate », per trarne
musiche, ritmi, ritornelli, slogan musicali per
rubriche, riempitivi, introduzioni, sottofondi,
da parte dei rapinatori più eterogenei e più
sfacciati. Ho ricordato Bach perchè le sue
fughe vengono adoperate specialmente alla
radio e alla televisione (grande saccheggiatrice al cospetto degli uomini!) per riempitivi e sottofondi; e Lizst perchè proprio uno
degli ultimi successi nel campo della musica
leggera ha adoperato — sia pure facendo
menzione del grande compositore nelle parole — uno spunto tratto dalla seconda
Rapsodia ungherese.
Ma tutto ciò è. più che naturale, inevitabile. Se si pensa che la « fame » di dischi in
Italia ascende annualmente ai 50 milioni di
esemplari, si comprenderà facilmente come
Culto radio
Domenica 13 novembre
Pastore EMIDIO SANTILLI
Genova
Domenica 20 Novembre
Pastore EMIDIO SANTILLI
Genova
i compositori di musica leggera debbano di
necessità, ovvero ripetersi, ovvero... rubacchiare qua e là la loro ispirazione.
Ma c’è dell’altro. Quegli inni religiosi di
origine evangelica che giungono in Italia trasformati a tempo di surf e affini, sono importati dall’America. Ora, la mentalità americana non è soltanto quella che dice ; « je
prends mon bien où je le trouve », ma è anche quella che non sa, o non può, riconoscere una barriera invarcabile tra il religioso
e il profano. E’ questo un male? è un bene?
Non saprei. Ho visto, recentemente, un film
americano sulla guerriglia anglo-ebraica prima della creazione deUo Stato di Israele. La
colonna sonora era piena di inni religiosi
protestanti, che sottolineavano un atmosfera
che avrebbe dovuto essere di pace (nella terra di Gesù Cristo!), ed era invece una atmosfera di guerra e di morte- Non sono stato
affatto scandalizzato da quell’audizione, no
sono stato invece edificato.
E’ certo che gli anglosassoni, soprattutto
gli americani, la pensano diversamente dai
tradizionali ambienti (cattolici) d Europa, i
quali cercano di « santificare » il profano.
Essi preferiscono porre il profano a contatto
con il sacro, vale a dire elevarlo verso il divino (mentre gli altri, in realtà, cercano di
« materializzarlo »).
^
Ma — e qui è tempo che io concluda —
c’è ancora un elemento deUa questione che
non va trascurato. E qui chiedo venia se lo
esprimerò in forma... violenta.
Badiamo attentamente a non confondere
l’innologia evangelica veramente religiosa,
non folcloristica — diciamo pure veramente
sacra — con certa innologia evangelica che
è in apparenza sacra, ma sacra non è. Alludo a tutto quel complesso innologico anglosassone ottocentesco, di tono dichiaratamente
revivalistico e salutistico, a cui molti evangelici riconoscono una uguale autorità che
alla innologia classica, per motivi personali
e sentimentali nobilissimi — ma che non
hanno un gran valore sul piano dell’ispirazione che ha condotto a tali musiche innologia revivalistica, dico, certamente apprezzata e valutata favorevolmente, in quanto decisiva ai fini deH'cvangelizzazione, dell’appello alla conversione delle anime. In
realtà — e di questo problema si sono occupate e si occupano e .si occuperanno ancora
tutte le Commissioni di revisione degli innari di chiesa, le quali giustamente non intendono « scandalizzare » nessuno, ma non possono neppure avallare dei prodotti musicali
vuoti di una solida ispirazione musicale —
in realtà, gli inni sacri ono molto meno numerosi di quanto possa sembrare!
Valgano due esempi. Oggi tutte le nostre
assemblee sanno che il famoso inno « Notte
benigna » fu composto occasionalmente da
due musìcofili cattolici: e che la sua origine
è solfanto vagamente religiosa. Ora, per questo esse non si scandalizzano se leggono che
« Notte benigna » non dovrèbbe più trovar
posto negli innari di chiesa, come già più
non si trova negli innari protestanti di lingua francese e tedesca; e tanto meno, la sera
di Natale, li pone a disagio il fatto che la
simpatica melodia sia cantata e ricantata,
eseguita ininterrottamente, magari in un
night, o per far Fambieute di un film o di
un atto teatrale, come lo sono, ad esempio,
il ceppo toscano. Babbo Natale, od il panettone milanese...
Altro esempio, da un ricordo personale.
Trattasi del N. 280 degli « Inni sacri » : musica simile ad una marcia giovanile, con ritornello, da eseguire con gU ottoni. Oggi,
quell’inno si può comunemente udire, con
parole profane, trasformato in balletto moderno. E’ un peccato? e perchè dovrebbe esserlo? Anni or sono, lo udii cantato da un
gruppo di giovani attori cinematografici, alla
fine di una bella pellicola americana a colori, come un canto di solidarietà e di ricostruzione. L’inno mi era tuttavia inesplicabilmente sconosciuto, e perciò, avendolo vivamente apprezzato, decisi su due piedi di vedermi il film una seconda volta e di prender
l’appunto della melodia. A casa, trovai tre
strofe di tono giovanile, da me composte, e
ve le applicai. Quando ebbi pronta la musica e le parole, e l’ebbi fatto udire, i presenti
sorrisero: ma è l’inno 280, mi dissero, e risero di cuore. Ci rimasi male; poi ci risi su
anch’io. Questo semplice fatto mostra, più di
tante argomentazioni, mi sembra, che le melodie non autenticamente sacre sono in realtà
intercambiabili. Possono cioè essere religiose,
se vi si applicano parole religiose; possono
diventare profane e perfino leggere, se le parole e più ancora il loro senso interiore è
profano e leggero. Semplice dialettica della
musica, che può lasciare gli sprovveduti perplessi. Certo, ciò non concerne i corali bachìani, i salmi di Goudimel, la musica di
Palestrina, i corali di Lutero, i quali sono
intangibilmente nostri e nostri rimarranno
sempre, anche se dovessero venir eseguiti a
suon di saxofoni o di batterìa. Ma, per il resto, questa constatata dialettica della musica
ottocentistica — spesso dilagante non per suo
intrinseco motivo di validità religiosa (si dica
pure: teologica), ma semplicemente perchè la
vera musica di chiesa, i salmi, non suole più
cantarsi con l’entusiasmo d’un tempo e più
ancora con la fede che fu dei nostri padri —
questa constatata dialettica ci avvicina inaspettatamente al grande Calvino, il quale non
voleva altro canto in chiesa se non quello ad
unisono, e forse non avrebbe neppur voluto
che si cantasse... per paura che questo canto
diventasse frivolità e pericolosa tentazione,
per distogliere le anime dall’ascolto deRa sola
Parola di Dio. Teodoro Balma
Lugano, ottobre 1966.
POSTILLA (dell’Autore, n. d. rj) — A
proposito del destmo, qualche volta strano,
deU’innologia protestante in Italia, vorrei rivolgere al Consiglio Federale deUe Chiese in
Italia la seguente interrogazione:
« E’ il ConsigUo Federale al corrente che
i dischi di inni evangelici destinati alla trasmissione del culto-radio domenicale siano
adoperati pure, involontariamente, o per necessità impreviste, dai « miscelatori » per
melodie di contorno (sottofondo) in occasione di talune circostanze non veramente religiose; e nel caso in cui questo possa accadere, o sia accaduto, ha il Consiglio Federale
delle Chiese statuito con i tecnici deUa Radio italiana delle precise norme affinchè i dischi destinati al culto-radio non vengano per
nessun motivo adoperati per altri scopi? ».
Ringrazio in anticipo per la risposta.
r. b.
ZURIGO
Inaugurazione dell’anno scolastico
della Scuola Media “Pier Martire Vermigli,,
Sabato 15 ottobre si è svolta la cerimonia
di apertura dell’anno scolastico della Scuola
« Pier Martire Vermigli » in presenza di
autorità civili ed ecclesiastiche, di rappresentanti della stampa locale e degli alunni iscritti ai 'tre corsi.
Presiede la manifestazione il Pastore dott.
E. Eynard. rettore della scuola. Dopo una
lettura biblica, tratta dal libro di Giobbe,
egli saluta le autorità presenti: il Pastore
E. Müller, rappresentante del Consiglio Sinodale della Chiesa evangelica del Cantone
di Zurigo, il vice-Console, dott. Giuseppe
Scarpa, il prof. Gilardini del Centro Studi
italiani di Zurigo, i delegati deUa Comunità
evangelica dì 'Wiedikon e della Chiesa di
lingua italiana, nonché i rappresentanti della stampa. . j „
Sono quindi presentati gli alunni deUe
tre classi.
Il Prof. F. Ronchi presenta una concisa
....................................................................................................
miiiiimniiiimmiiiiiiiiimn'Hi'iiiniiMiniminnmimmi'»"'"
zìone, l’estremo saluto alla vita di soldatieroi di .soldati martiri, di soldati-vittime. Li
rispètto tulli quanti, costoro, come vanno
rispettati coluru che hanno dato a loro vita
per un'idea: ma non si parli di sacro. 11
sacro è un'alt.a eos:-.. Quasi tremila anni la,
un uomo un certo Isaia profeta — m
una sua visione mirabile della divmila, esprimeva la persuasione che la santità c di
uno solo - Iddio! -- e di nessun altro,
certo neppui-e .li lui. profeta dell Eterno. Ne
i cristiani a..lichi si distaccarono da quanto
era stato es.jresso in quella visione. Lhe se
essi si chiamavano « santi ». essi volevano
piuttosto signillcari'. secondo la « qodesh »,
0 santità scrini..-ale. che il credente, nella
sua povertà morale, nella sua umiltà spirituale, ha dedicalo (consacralo) la sua vita
al Signore. E solo a quel titolo — a«
altro! - si chiamavano fra loro santi. Non
si sarebbero certamente mai sognati di chiamare santa o sacra alcuna cosa terrena, suppellettile o persona pia; neppure il battesimo essi chiamavano « santo n, neppure la
Cena del Signore. E tanto meno ardirono
chiamare « santi » gli evangelisti (come purtroppo malamente'si usa oggi, dicendo San
Matteo, San Marco e cosi via) o gli apostoli medesimi. Si ode perfino (e si legge,
ahimè) il grottesco pleonasmo di « apostolo
San Paolo ».
Poi,.. — poi venne il caos, e la fedeltà
all’antico andò a nascondersi. E santi furono — e sono — gli strumenti del culto,
le particole del rito religioso, la cera delle
candele, le campane e probabilmente anche
1 loro rintocchi, e chi più ne ha più ne
metta. Perfino la croce è santa. Come dire:
la sacertà di un istrumento di tortura.
:Ìt * *
Ma torniamo alla musica. Lo spunto per
({ueste righe mi è stato dato in realtà non
tanto dal « silenzio fuori ordinanza » quanto
invece da un altro ordine di fatti.
Da alcuni anni a questa parte, e soprattutto recentemente, gli evangelici hanno avuto ed hanno l’occasione di sentire alcuni fra
i loro più conosciuti inni religiosi, riprodotti
in celebrazioni profane, o addirittura nel corso di esecuzioni di musica leggera, naturalmente con altre parole, che non quelle religiose. Dei fratelli in fede mi hanno scritto,
Un po’ — come dire? — scandalizzati di ciò,
e mi hanno chiesto se non ci sìa una protesta collettiva, ufficiale, da organizzare. Non
è musica sacra, quella degli inni nostri? E
perchè essa viene suonata, magari a ritmo
di twist e di letkiss e di yé-yé, senza alcun
intervento da parte nostra? E inoltre, che ne
sarebbe del nostro patrimonio innologico se,
una dopo l’altra, le nostre migliori musiche
Venissero cosi adoperate, « desacralizzate »
dall’andazzo moderno? In. fin dei conti, prendendo parte ad un culto evangelico, non pochi provano difficoltà a vincere la sensazione
opposta, vale a dire che la nostra innologia
La Scuola Materna alle Valli
Primo incontro delie responsabili e dei Comitati delle Scuole Materne alle Valli
L’incontro a Pinerolo dell’ottobre scorso
riuniva delegazioni delle cinque Scuole Materne delle Valli: Torre Pellice e San Germano le veterane; Pomaretlo, la cui origine
risale al 1908. poi chiusa dopo pochi anni
e riaperta ■ sei anni or sono; Villar Pellice,
inaugurata col Past. Geymet, e San Giovanni,
col Past. Jahier. In un clima di notevoli difficoltà hanno preso l’avvio queste tre ultime
per le quali, soprattutto Pomaretlo e S. Giovanni, ha dato il suo prezioso contributo la
sig.na Bessone attualmente direttrice della
Scuola Materna comunale di Pinerolo.
Nel breve tempo di poco più di quindici
anni l’interesse per la Scuola Materna è stato avvertito in misura sempre crescente :
ha fatto da battistrada nel conseguimento
del titolo, la sig.na Ada Bessone di Pinerolo,
han seguito la sig.ra Ginetta Verné di Villar
Pellice la sig.ra Bouchard di Pomaretlo, la
sig.ra Parise di Luserna S. Giovanni e recentemente la sig.ra Jalla, Ebe Bouchard di
San Germano, attualmente a Palermo col
Pastore Panasela, con più di 100 alunni,
Paola Genre di San Secondo. Altre stapo
preparandosi per questa missione in vista
d’un lavoro alle valli e nell’opera di evangelizzazione. .
Accanto a questo gruppo non dimentichiamo la sig.na Jervis, quale diplomala e che
ha preceduto questa schiera di più giovani
nel servizio; e poi una pattuglia di altre sorelle che hanno prestato per lunghi anni e
prestano tuttora un servizio umile, con una
paga misera, per il bene dei nostri bimbi.
COME EDUCARE I BAMBINI
Per la cronaca dell’incontro il Pastore
Sommani ha dato U benvenuto e la sig.na
Bessone ha presentato un’interessante relazione intorno aUa pedagogia moderna con
particolare riferimento alla Scuola Materna.
Riassumiamo brevemente alcuni «incetti. Il
bambino è una creatura complessa in cui vanno tenute presenti le varie componenti della sua personalità: psicologica, spirituale eoe.;
egli vive in modo spontaneo, inconsapevole^:
e in quel mondo deU’inconscio egli percepisce, « registra », nel suo io profondo le reazioni chic si determinano; il fanciullo è tessuto di affettività ed emotività, istinti che si
manifestano a seconda dell’ambiente, della
educazione, del modo di avvicinarsi ad esso.
Per questo gli educatori, soprattutto i genitori, debbono approfondire i problemi educativi e psicologici per poter avvicinarsi al
mondo del loro bambino con delicatezza e
conoscenza in vista della formazione della
futura personalità del bimbo anziché spezzare, infrangere il suo mondo con grave pregiudizio ]^er il suo futuro.
Nel gioco, nel disegno in modo particolare,
scopriamo e studiamo le nostre creature e le
possiamo guidare perchè in essi proiettano
il loro mondo interiora, il loro ‘sentire inconscio.
In riferimento alla didattica, cioè all’insegnamento vale anche per la scuola materna
il metodo « globale », cioè, a mo di esempio,
anziché analizzare i vari fiori d’un giardino
si conduce dapprima il bambino nel giardino
perchè gioisca, ci sia in lui l’esplosione del
suo mondo interiore e dopo si può passare
ad analizzare le varie parti del tutto. Nell’insegnamento non si dimentichi quindi tutta la realtà nel suo insieme e nel contempo
si dicano delle cose vere, possibilmente vissute. Quando il bambino, specialmente dai
quattro anni e mezzo in avanti pone dei perchè, si risponda con semplicità cercando di
rispondere assieme a luì, mettendosi al suo
livello.
E’ importante seguire il bambino nelle sue
varie tappe, comprenderlo e aiutarlo nel suo
sviluppo interiore, al « momento giusto. » in
modo che egli possa giungere adulto, con
una personalità forte, senza complessi, con
Io spirito sereno e pronto per essere neUa
vita un elemento positivo. In questa parabola di vita il bambino guarderà molto all’adulto come all’ideale: non si tratta quindi
di copiare l’adulto ma di guardare all’adulto
come ad una meta da raggiungere: cioè diventare adulto; per questo l’adulto deve abbassarsi fino al bambino perchè possa seguirlo e raggiungerlo nella statura morale soprattutto sotto il segno dell’amore e della
comprensione.
PROSPETTIVE FUTURE
Può la famiglia raggiungere tutti questi
obiettivi? La relatrice risponde dì no. Difatti la Scuola Materna non è sostitutiva della famiglia, non è un surrogato: è una necessaria integrazione nel momento in cui comincia a socializzarsi lo spirito dell’infanzia.
Perciò il bambino anche se è ben educato in
casa, con la madre ed il padre, manca di
qualche cosa di essenziale : cioè « essere sociale » con gli altri, con quelli di fuori quale
liberazione delVegoismo e inizio dell’altruismo.
Questi concetti espressi dalla relatrice sono
stati discussi brevemente dal gruppo, con
particolare riferimento all’aspetto religioso;
la discussione ha toccato aspetti pratici delle
nostre Scuole Materne : orari, programmi,
metodi, rapporti coi genitori. L’esperienza
della relatrice ha confermato taluni concetti
della relazione intorno alla formazione della
personalità del bambino in un clima di autodisciplina, ordine, conseguibili per via spontanea e non costrittiva. Ogni Scuola Materna
ha fatto una breve relazione che ha consentito a tutti di avvalersi deUe altrui esperienze.
Questo primo incontro è nato sotto buoni
auspici e si sono programmati in linea di massima tre incontri annuali : U prossimo avrà
luogo a Torre Pellice con relazione deUa
sig.na Bessone su temi di metodi educativi
e così si farà il giro deUe varie scuole materne. Ed in futuro si prevede la visita a
scuole materne modeUo e poi a scuole materne dell’evangelizzazione e reciprocamente!
Ringraziamo la chiesa di Pinerolo per la
ospitalità ed in modo particolare la sig.na
Bessone per la sua ottima relazione.
discipulus
relazione sul lavoro svolto finora, sottolineando, in particolare, che la media dei promossi (23 su 29 iscritti effettivi) era leggermente superiore aUa media massima registrata
in Italia. Gli esami di licenza e di idoneità
aUa seconda e alla terza media si sono svolti presso la Scuola media valdese dì Torre
PeUice.
Il Preside E. Eynard ricorda indi le origini deUa nostra scuola, sorta perchè giovani che frequentavano i corsi di perfezionamento bihUco,: sentirono, come conseguenza
di questi studi, il bisogno di un ulteriore
approfondimento deUe loro conoscenze generali. Lo studio della Bibbia incita il credente ad una riflessione individuale e suscita
pertanto, come logica conseguenza, una esigenza di ricerca e di cultura maggiore.
L’oratore cita l’esempio dei valdesi dei secoli scorsi, i quali, grazie alla lettura della
Bibbia, avevano debellato Fanalfabetismo.
Dopo la chiara esposizione del dott. E.
Eynard, portarono saluti augurali, fra altri,
il Pastore E. MiiUer, il dott. Scarpa, che
sottolineò l’interesse del Consolato generale
di Zurigo per questa iniziativa, U Prof.
Gilardini e la signora Dr. Tina Pater.
II Preside ringrazia ognuno per le cordiali parole e l’appoggio concesso ed invita i
presenti ad un rinfresco.
Hanno ampiamente riferito deU’inaugurazione i giornali di Zurigo, dall’autorevole
Neue Zürcher Zeitung al più diffuso quotidiano della Svizzera, il Tages Anzeiger, nonché vari altri fogli locali, esprimendo il vivo apprezzamento deUa popolazione e del
giornalismo svizzeri per la nostra attività
culturale a favore dei lavoratori italiani.
Gli iscritti per l’anno scolastico 1966-67
sono attualmente 62. J.-R. M.
iimiiiiNiiiiiiiiiiMmiiiiiimiiiiii
MANTOVA
In questi ultimi giorni la nostra Comunità è stata duramente colpita : dopo alcuni
mesi di malattìa, Renzo Dessy è morto il
5 ottobre; non lo dimenticheremo perchè è
stato con noi un fratello caro che ha saputo
dare sè stesso, nella fede, per la testimonianza a Cristo Salvatore e Signore, non solo
dal pulpito che spesso saliva la domenica
mattina, ma ovunque e sempre; e il 7 ot
tobre, mentre ricevevamo l’Evangelo della
resurrezione riuniti attorno aUa bara del
fratello Dessy, è improvvisamente morto per
paralisi cardiaca Elia Varvelli, già colportore biblico aUe dipendenze della Società Biblioa, predicatore laico, fratello attento ad
occasioni a cui normalmente gli altri erano
disattenti, per recare, in tante forme diverse, e non sempre soltanto in quelle più visibili, la parola deUa fede e della comunione
fra i credenti in Cristo.
Come Comunità colpita dalla sofferenza,
abbiamo ripetuto a noi stessi ed ai familiari
di Renzo Dessy e di Elia Varvelli la promessa di Dio in Gesù Cristo, sola consolazione
e sola verità per ogni tempo.
L’Unione Giovanile ha ripreso le sue riunioni, formulando un vario programma di
lavoro che prevede, per il momento, una serie di studi che, partendo dal contenufo della predicazione della domenica mattina, tende a trarne tutte le conseguenze per la fede
e l’ubbidienza dì ogni giornata; queste discussioni saranno introdotte e dirette, nelle
nostre riunioni, a turno da giovani dell’Unione : per la prima serie è incaricata Ester
Mantovani.
Inoltre, ci si ripresenta la continuazione
degli incontri di studio deU’Evangelo con i
giovani universitari cattolici della FUCI, con
i quali è stato concordato un programma di
studio e metodo di lavoro.
Personalia
Dopo un costi lungo periodo di aspre
sofferenze, sopportate con una serenità e una fermezza di fede che non
dimenticheremo, come non dimenticheremo quelle dimostrate dai suoi
familiari, il Signore ha richiamato
Emilia Jahier Yidossich, compagna“
del Pastore Roberto Jahier. La nostra
affettuosa simpatia segue i familiari
e in modo particolarmente fraterno il
Pastore Roberto Jahier.
Domenica 6 novembre, a Pinerolo,
nel corso del culto si sono sposati
Luciano Deodato e Nella Grill. Gli
sposi si recano a Bonn, dove Lticiano
Deodato, candidato in teologa, trascorrerà un anno di perfezionamento
teologico presso quella Università; la
sua compagna Insegnerà nelle scuole
italiane della città. Partecipando alla
loro gioia, rivolgiamo agli sposi il nostro augurio fraterno per la loro vita
e il loro futuro ministero in comune.
È nata, a Torre Pellice, Annette
Olsen, nipotìna del Pastore Roberto
Nisbet. I più cordiali rallegramenti e
auguri a tutta la famiglia.
In questi giorni,
nel mondo cristiano
— a Parigi si tiene (8-9 novembre) la
139» Assemblea generale della Società delle
Missioni Evangeliche di Parigi; oltre alla riforma strutturale della Società, sarà discussa
l’Azione Apostolica Comune e saranno esaminate le risultanze della conferenza ecumenica « Chiesa e Società ». Parteciperà alla
Assemblea il missionario Roberto Coisson, responsabile della « presenza della missione »
in particolare nel I Distretto (rappresentante
della Società in Italia è il past. E. Ayassot);
ricordiamo che sono al servizio della Società
alcuni valdesi : il past. Giov. Conte e famiglia (Polinesia), la sig.na Laura Nisbet (Gabon), mentre il past. Bruno e Paola Tron
sono al servizio deUa Missione svedese in
Etiopia.
4
Pag. 4
11 novembre 1966 — N. 44
1
Ministeri tradizionali
e ministeri nuovi
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
fra chiesg, praticante e chiesa confessante, e soprattutto fra chiesa di
« iscritti » e chiesa confessante, bisogna riuscire, tenacemente, a spezzare
la situazione vicaria, per cui i credenti
credono anche per i « miscredenti »
(a Dio solo il giudizio, naturalmente),
il che i « miscredenti » accettano di
ottimo grado; in questo quadro anche i ministeri hanno un valore vicario: si scaricano le responsabilità su
un incaricato; è sotto gli occhi di
tutti quali ipertrofie, sclerosi, difformità, astenie ciò determini nel corpo
di Cristo;
c) occorrerebbe, in un certo senso,
spersonalizzare i minfeteri : mettere
in secondo piano i ministri, e in evidenza i ministeri. Ad esempio : la predicazione sia un ministero svolto collegialmente, una responsabilità che
non è di uno solo (con tutta la preparazione biblico-teologxca ohe ciò implica); l’insegnamento sia considerato come un tutto, dalla scuola domenicale alla facoltà teologica (anche
qui il problema della preparazione!);
l’amore, cioè la diaconia, assuma tutto il suo valore, come elemento fondamentale della vita della comunità,
concreta eppure aperta, sia coordinato in ima visione teologica (non costretto in una burocrazia ecclesiastica centralizzataI); il governa sia esercitato dai «ministri»: la funzione
decisiva della comunità, deH’assemblea, si esprime realmente, con coerenza neotestamentarla, in elezioni
desunte dall’uso democratico, quando
si nominano, ad esempio, i membri
del Consiglio di chiesa?, o non si esprL
me, invece, quando essa riconosce dei
ministri?, non dovrebbero questi ministri, così riconosciuti, essere coloro
cui è affidato il « governo » della
chiesa? Oggi si diventa «ministri»
per elezione, anziché per riconoscimento di un ministero.
Che cosa fare?
— rendere itinerante il ministero
del pastore e del « dottore » (del resto,
se le cose continuano di questo passo,
sarà la realtà st^a dei nudi fatti a
imporci questa via);
— corsi estivi di riqualificazione teologica, con istituzione di una vera licenza di predicazione per «laici»;
— corsi per monitori e per catechisti;
— articolare ü lavoro della Facoltà
teologica in modo da fiutarne al
massimo l’accesso a chiunque abbia
ricevuto quella vocazione;
— rivalutare teologicamente e liturgicamente tutti i ministeri (la consacrazione dei pastori, e delle diaconesse
in tono assai minore, l’insediamento »
di anziani e diaconi, stanno massicciamente di fronte ai nuUo riconoscimento degli altri svariatissimi ministeri).
La discussione è stata molto vivace,
sia che queste idee giungessero nuove,
a colpi di mazza, sia che fossero
— specie in campo giovanile — già
state accennate. Il grande pregio della
ricca presentazione di Paolo Ricca è
stata la sua solida (e problematica!)
base neotestamentaria: una volta di
più abbiamo potuto Uetameiite constatare che la vera attualità si radica
in modo vitale nella testimonianza biblica, nella Parola di Dio. Da alcuni
interventi: Gesù, gli apostoli hanno
« lavorato » su una situazione data, e
in essa hanno dovuto precisare, differenziarsi, talvolta creare, impostare
nuove strutture in una situazione nuo
.......................... mi •
Íoííiiinicato l'. 1.0.
CASA VALDESE DI RIPOSO
San Glermano Chisone
L’Istituto attualmente ospita 60 persone anziane. Per il suo funzionamento che si desidera ^mpre meglio
rispondente alle necessità della Casa
ohe è stata riordinata negli ultimi
anni, occorre personale qualificato e
generico.
L’Amministrazione sensibile a questo problema desidera segnalare alle
Comimità ed ai lettori ohe, con le
dimissioni di personale che ha raggiunto il pensionamento, cerca:
Una cuoca e tre generiche addette
a servizi varii nei piani, nonché un
giardiniere anche con mansioni di generico ,senza carico di famiglia. Il
jjersonale ha un trattamento familiare ed i salari sono quelli previsti per
il ijersonale di convivenze.
ORFANOTROFIO
FEMMINILE VALDESE
Torre Pellice
In previsione di completare l’organico del piersonale di questo Istituto,
rAmministrazione notifica che è disponibile il posto di vice-direttrice.
Sarà data preferenza alle domande
corredate del certificato di studio di
scuola secondaria di 2» grado.
Il rapporto di lavoro è regolato, nei
due Istituti, da precise norme ^ legge ed il personale gode di tutte le
a.ssicurazionl previdenziali ed assistenziali.
Indirizzare domande alla CJ.O.V.
Torre Pellice, Via Roma 3, o alle Direttrici degli Istituti stessi che daranno tutte le informazioni richieste.
Un Convegno delle Chiese della dispersione
va, che non era data soltanto dal mutevole quadro esterno, ma dall’azione
interna dello Spirito' creatore: così
per noi oggi, nessim quadro precostituito ci dà garanzia di vitalità e validità perenne; non si tratta di inquadrare, di clericali^are i ministeri, ma
di scoprire i doni: spesso non siamo
attenti ai carismi, che Dio ci dà, come
e dove ce li dà; tuttavia bisogna valutarli : e qual è il criterio?, se rifiutiamo
il criterio istituzionale cattolico (ove
la chiesa in ultima analisi è interprete autorevole © quindi superiore alla
Parola di Dio), e constatiamo che,
contro il fondamentalismo biblicista,
il « modello » neotestamentario in
realtà non esiste e non è possibile
una massiccia trasposizione dallhllora all’oggi, qual’è il criterio in base
a cui riconoscere i ministeri e valutarli? Non c’è da chiedersi se le difficoltà che spesso si incontrano nel « reclutare » ministri, e in particolare
membri dei consigli di chiesa, non siano strettamente connesse con il fatto
ohe non sappiamo più bene che cosa
sono quest’ ministeri (anche quando
crediamo di saperlo benissimo...)?,
cioè, con il fatto che non siamo in
ascolto di ciò che lo Spirito dice alle
chiese?
* * *
Forse, a chi legge queste righe, potrà parere che questo terremoto di
interrogativi debba aver depresso terribilmente i presenti. È stato esattamente il contrario. Forse perchè lavoriamo, discutiamo, ci arrovelliamo
su un corpo — il nostro — che non è
una semplice realtà sociologica, ma il
tempio dello Spirito. La nota domiscopriamo tutti teologicamente, bibliKesigenza e il desiderio profondo di
una riqualificazione (!) teologica; ci
scopriamo tutti teologicamente, biblicamente sottosviluppati ; in Cristo,
nella Parola sta il pane della vita, alla
lettera, necessità vitale per la nostra
esistenza di credenti. La Commissione distrettuale è stata incaricata di
richiedere a tutte le comunità, tramite coinsigli e assemblee, l’indicazione di temi di ricerca; dopo di che sarà
avviato, per ora su scala presbiteriale,
un ministero itinerante periodico di
riqualificazione teologica, da affidare
a pastori e a « laici ».
L’accoglienza generosa della nostra
comunità eporediese è ormai ben nota
(per questo, oltre alla centralità geografica, la si sceglie spesso e volentieri!?), o ci ha una volta ancora rallegrati, all’arrivo, al pranzo, alla conclusione; in assenza del past. E. Rostan,
a Berlino al Congresso per l’evangelizzazione, ha recato il saluto anche a
nome suo, nonché di tutta la comunità presente con vari suoi membri,
l’anziano D. Jalla, auspicando di cuore — e di cuore ci associamo — che
alla prossima occasione piossiamo raccoglierci nei nuovi locali. Ai fratelli
e alle sorelle di Ivrea, con questo augurio, una parola di profonda riconoscenza, poiché abbiamo sentito il calore della loro fraternità. g. c.
VARIGOTTI, 4 novembre. - Si è
riunito il convoco di consigli di chiesa e responsabili i>er la zona ligure
ael II Distretto. Erano rappresentate
tutte le chiese interessate: Vallecrosia Bordighera, Sanremo, Sampierdarena, Genova e relative diaspore. L incontro, progettato per la Casa Valdese di Borgio Verezzi, per ragioni di
forza maggior e è stato spostato a Varigotti, nell’albergo del sig. Costantino Lo schema della giornata è stato
del tutto simile a quello dell’incontro
parallelo tenuto a Ivrea tre giorni
prima; ma lo studio del past. Paolo
Ricca ha suscitato più numerose perplessità e critiche, nei confronti della
serie di massicci problemi che impestava. Comunque, l’esposizione è stata seguita con attenzione sostenuta,
e la discussione è stata assai vivace;
anche i liguri hanno accettato con
piena convinzione la proposta di un
ministero itinerante di riqualificazione teologica, offerto alle nostre comunità in una linea di mutuo aiuto
e servizio. Una giornata, anche qui,
pienamente riuscita. rep.
PERRERO * MANIGLIA
L’8 ottobre è stato celebrato il matrimonio di Odetta Collet di Ferrerò con Marco
Garrou della Villa di Frali. Rinnoviamo agli
sposi i nostri fraterni auguri di benedizioni
e di felicità.
Il 20 ottobre è stata repentinamente richiamata dal Signore la nostra soreUa Alma
Artero, all’età di 50 .anni. A tutti i parenti
provati da questo lutto l’espressione della nostra profonda simpatia.
POMARETV
Domenica 30 n-s- il maeslro CaWetti
Franco Ita presieduto il culto a Ferosa con
particolare riferimento al problema educativo della Riforma interessando vivamente
il folto uditorio; per questo lo ringraziamo
di cuore.
Rieordiamo le prossime riimioni : Domenica 13 novembre avremo la visita del capitano dell’esercito della Salvezza di Torre
Fellice: presiederà il culto a Porosa e nel
pomeriggio parlerà alle sorelle di chiesa,
alle ore 14,30, nelle ex-scuole elementari.
11 16 c.m. riunione ai Masselli alle 20,30.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
e S. Giovanni Lipioni (Ohieti). S’è
parlato di Brindisi: è possibile ridar
vita a quel centro, si diceva, intensificando la cura pastorale d’un pastore
visitante o costituendo una foresteria
nei locali della chiesa per ospitarvi
gli strpjnieri di passaggio? (La Conferenza Distrettuale di giugno aveva
chiesto un pastore residente). Sono
misure insufficienti quando la spinta
non parte dalla comunità stes.sa. S’è
parlato di Mesagne: è possibile accogliere un gnippo che domanda di far
parte della chiesa valdese, non nascondendo tuttavia il suo orientamento battista? Cosa significa a questo
proposito la coerenza riformata, l’unità degli evangelici, il rispetto delle
altre denominazioni? S’è voluto veder chiara la situazione; il gruppo è
stato poi accolto con riconoscenza.
S’è anche parlato a lungo di S. 'Giovanni Lipioni, nonostante l’assenza
piiù che giustificata del pastore Vicentini e del deputato. L’ambiente è ostile e gli avversari non si lasciano sfuggire l’occasione e il pretesto per rendere difficile la vita agli evangelici;
per di più bisogna affrontare, in un
paese di mille abitanti, problemi complessi che nascono dall’incontro fra
la fede cristiana e la responsabilità
civile e politica. E infine Taranto: la
nuova chiesa sarà inaugurata in aprile; fin da ora ci si rallegra per questa
nuova possibilità di presenza nella
città.
A proposito del nuovo giornale unitario del protestantesimo italiano, chi
scrive era stato invitato a tenere una
conferenza sul tema: « La stampa italiana alla scoperta del protestantesimo » illustrando i problemi ohe sorgono dalla grande ignoranza dell’opinione pubblica nei riguardi delle chiese evangeliche Ha poi illustrato il
progetto del settimanale « Nuovi Tem.
pi»; la presenza dei pentecostali e
avventisti (oltre ohe di battisti e metodisti) ha permesso d’individuare alcuni temi scottanti ohe il nuovo giornale dovrà affrontare. S’è anche indicata la necessità che in ogni luogo
d’una certa importanza si formi un
gruppo di responsabili ohe si occupi
della raccolta e trasmissione delle notizie, della diffusione del giornale e
della raccolta degli abbonamenti e
delle quote dei sostenitori.
La diaspora di chiesa sparsa in
sette province s’è così incontrata per
confermarsi e fortificarsi in vista dell’opera comime. La Conferenza è stata utile. Più utili ancora saranno queste conferenze quando esse diventeranno l’incontro degli evangelici di
tutte le chiese : nello stato di disseminazione e di debolezza delle nostre
forze, radunare i valdesi da soli, senza incontrare insieme battisti e metodisti e se possibile i pentecostali è un
lusso che non potremo sempre permetterci.
Giorgio Girardet
memibri, è alata preBÌeduta dal rpas'.ore
Suriano (Foggia); segretario, evang. Alti
Sl- La Conferenza Distretluale, di 22
Ernesto Naso; viieepresidente sig. Rocco
lio Del Priore (Termoli).
TÌr La Conferenza è stata iniziata con un culto presieduto dal Past Teodoro Magri.
Un saluto è stato rivolto all’evangelista Enrico Trobia, che è stato trasferito a
Catanzaro dopo un ministero di sette anni a Orsara d| Puglia (Foggia).
È stato dato il benvenuto nel Distretto al past. Teodoro Magri, -die ha già
iniziato il suo miniistero a Orsara di Puglia.
Il ,past. Carlo Gay, delegato della Tavola, assente perchè iniipegnato in un
congresso in Germania, ha invialo il suo saluto alla Conferenza.
■yir A segretario della Coimmiissione Distrettuale, al posto dell’evang. Trobia, è
stalo nominato il past. Salvatore Ricciardi, che si affianca cosi al Presidente,
past. Daivide Cielo e al vicepresidente, col. Francesco Rusi.
Per la prima volta erano rappresentati In Conferenza i centri d’evangelizzazione. Erano presenti i deputati di Caivano, Grottaglie e Foggia.
Il circuito abbruzzese della Chiesa Metoidista era raipprescniato dall’evan.
gelista Gaetano Ianni da Pescara; per il circuito campano-lucano il past. Inceli! ha
mandato il suo saluto.
I giovani del Distretto hanno deciso di diffondere un loro foglio regionale
che sarà edito a cura dell’Unione di Taranto.
L’aumento del 5 per cento delle contribuzioni, chiesto dal Sinodo, sarà ripar.
tito fra le icihiese a cura della Commissione Distretluale, che terrà conto degli
aumenti già raggiunti l’anno sicorso. Globalmente il distretto dovrà versare oliti
8.000.000 per il 66-67.
La Conferenza Distrettuale ordinaria di giugno avrà luogo a Corato (Bari
È stata esipressa la riconoscenza alla chiesa di Bari per la sua cordiale c
fraterna accoglienza.
Sapienza ed
nell’Antico
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
di Giacobbe per Giuseppe e Beniamino (Genesi 37: 3 e 35; 43: 14; 44: 18-34), i sentimenti di Anna (I Samuele 1 e 2), l’atteggiamento di Davide di fronte al bambino avuto da Bath-Séba (II Samuele 12: 16-23), gli
insegnamenti desunti da Isaia dai semplici
nomi dati ai fanciulli (Isaia 7: 14; ^8 : 3;
9: 5), il posto lasciato da Isaia (11: 6-8) e
da Zaccaria (8: 5) ai bambini nelle visioni
del regno messianico.
IV.
La sapienza biblica non si presenta mai
sotto forma di impostazione filosofica, ma in
termini di storia; il richiamo della saggezza
divina è un richiamo del profeta che invita
i ciechi a vedere ed i sordi a udire. Perciò,
secondo la Bibbia, l’uomo saggio, l’uomo intelligente è un uomo che vede, nello stesso
modo per cui il profeta è un uomo che vede, è un veggente. Giobbe stesso si chiede
donde può venire tale capacità di vedere :
« Ma la Sapienza, dove trovarla?
E dov’è il luogo dell’InteUigenza?
L’uomo non ne sa la via;
non la si trova sulla terra dei viventi.
L’abisso dice : ’’Non è in me” :
il mare dice : ’’Non sta da me”.
Non la si ottiene in cambio d’oro,
nè la si compra a peso d’argento »
(cap. 28: 12-15).
Essa non è neppure il prodotto dell’esperienza o dell’accumulazione di conoscenze o
della vecchiaia :
« Non quelli di lunga età sono sapienti,
nè i vecchi sono quelli che comprendono
il giusto » (Giobbe 32: 9).
Secondo la Bibbia, nessuno ha una predisposizione naturale a diventare sapiente o intelligente; la sapienza e l’intelligenza saranno suscitate nell’uomo daUa Parola di Dio :
« Ma, nell’uomo, quel che lo rende intelligente
è lo spirito, è il soffio deU'Onnipoteiite »
(Giobbe 32: 8).
E’ proprio Dio che dà la sapienza e l’intelligenza, che permette all’uomo di partecipare
alla sua intelligenza e alla sua sapienza. Nell’uomo, tutto questo processo si svolge secondo il passo dei Salmi più volte ripetuto : « Il
timore dell’Eterno è il principio della sapienza » (Salmo 111: 10). Si tratta di un
timore proprio del rispetto; del resto, tutto
il Salmo 111 è un salmo di lode nell’esaltazione deD’opera del Signore : « Io celebrerò
l’Eterno con lutto il mio cuore... ». Pertanto,
il timore — e il tremore — di Dio nascono
quando un uomo contempla l’opera di amore che l’Eterno compie : la sapienza e l’intelligenza hanno origine proprio da quest’incontro dell’uomo con la Parola di Dio, in altre
parole dalla fede. Infatti, vivere nella fede,
vuol dire vedere l’opera condotta da Dio, discernere i suoi atti di salvezza e vedere il
mondo non nella prospettiva deU'incoercnza,
bensì in quella voluta dalla sapienza divina:
Dio è la luce che brilla nelle tenebre.
Ma questa visione non può a lungo rimanere contemplativa e ben presto si tradurrà
in saggezza, cioè darà all’uomo un’indicazione chiara e concreta per il suo comportamento. L’intelligenza e la sapienza ci impegnano in un determinato modo di vivere,
proprio perchè l’uomo intelligente, secondo
la Bibbia, è un uomo che « sa » vivere, che
possiede una certa arte di vivere. Per l’Antico Testamento, un pensiero ed un’inteUigenza che non riescano a prendere una decisione o a compiere un atto sono un pensiero
ed un’inteUigenza mutili, anzi folli. Lo stes
educazione
Testamento
SO Salomone, il sapiente per eccellenza nell’Antico Testamento, non si è fermato alla
sapienza contemplativa delle perfezioni divine. La sapienza che Iddìo gli ha dato si rivolge anche alle cose terrene, nei campi più disparati : « Dio diede a Salomone sapienza,
una grandissima intelligenza e una mente
vasta com’è la rena che sta sulla riva del mare. £ la sapienza di Salomone superò la sapienza di tutti gli Orientali e tutta la sapienza degli Egiziani » (I Re 4: 29-30).
V,
Quale può essere la conclusione di queste
note schematiche sull’educazione e la scienza
nell’Antico Testamento? Dal punto di vista
tecnico pedagogico, ci sarebbe poco da dire,
ma circa lo stesso fondamento — o contenuto — dell’educazione religiosa, l’Antico Testamento non è privo di elementi sempre validi; a condizione che li si ritrovino nel Nuovo Testamento, molti spunti presenti neirAntico conservano il loro valore e la loro efficacia. Per esempio, il timore — come rispetto — non è certo un sentimento che soffochi i giovani d’oggi. Per quanto concerne
la « storia )) e soprattutto la stessa storia biblica, tipica di ogni vita religiosa autentica,
si sa come i precetti più semplici siano facilmente ignorati o trascurati da chiunque.
Se gli insegnanti, per prima cosa, si rifaranno con serietà alla scuola della Sapienza, allora può darsi che nel groviglio dì elementi
cosi disparati dell’educazione moderna si produca qualche schiarita luminosa, proprio perchè si sarà inteso, come dice il quarto capitolo del Deuteronomio, che la vera sapienza
è l’osservanza della legge di Dio.
Roberto Eynard
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RETTIFICA
L’opera di W. Visser ’t Hooft, La Chiesa
di fronte al sincretismo, edita dalla Claudia,
na, è stata tradotta da’Ia sig.a Maria Girardet e non, come pubblicato erroneanien’.e,
da A. e F. Comba; ci scusiamo della svista.
Calendario Cristiano 1967
La Casa Editrice Battista (Via Antelao 2,
Roma) ha pubblicato anche quest’anno il
« Calendario Cristiano » : illustrato con dodici tavole in quadricromia, riproducenti
quadri del pittore Paschetto, indica per ogni
giorno dell’anno un versetto biblico.
Il prezzo del calendario è di L. 500 la copia, richiederlo aU’editrice ovvero aUe librerie evangeliche.
In memoria di Mario Jahier
Alma Rivoir (Milano), prò Collegio : Lire 10.000; Roberto ed Emilia Jahier, i figli
e famiglie, prò Collegio: L. 100.000.
...e Emiiia Jahier Vidossich
Il marito, i figli e famiglie, per gli Istituti
Ospitalieri Valdesi: L. 100.000; per le Opere
della Chiesa Valdese di Luserna S. Giovanni:
L. 100.000.
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. . Torre Pellice (Toì
RINGRAZIAMENTO
« Sii fedele fino alla morte, e lo
ti darò la corona della vita».
(Apocalisse 11: 10)
Pamig.iie Jahier, Vidossich, Bertin,
Mathieu, Rostan, Tagliente, commosse per la grande dimostrazioni di
affettuoso ricordo data per la ntiftra
cara
Emilia Jahier
Vidossich
fiduciosamente ritornata al sud Signore il 2 novembre, nell’impossibiiità
di farlo personalmente, ringraziitmo
tutti coloro che, di persona o :on
messaggi, hanno preso parte al nostro dolore.
In modo particolare va la nc :tra
riconoscenza ai medici Prof. Liancalana e Dottori Mathieu, Varese Forno, Gardiol, Eynard, alla Direzione e
al Personale tutto dell’Ospedale Valdese di Torino, alle Diaconesse S i - re
Melania, Susanna, Ermellina ali'Tnfermiera Signora Elda Geymonat, :ne
1 fianno cos?, amorevolme'nte assisijta
nella lunga prova, ai Pastori ufficienti
Franco Sommani e Cipriano Tr im,
alla Tavola Valdese, ai colleghi e f’olleghe nel ministero, all’organista Perriiocio Rivoir, alla Corale, al Co :cistoro, alle Comunità di Luserna San
(Giovanni, Villar Pellice, Como e Pra
h, per la loro affettuosa presenza, al
Rev. Priore Don Verzino, a! Sindaco,
al Segretarie all’Amministrazione e
al personale del Comune.
Luserna S. Giovanni, 6-11-966.
RINGRAZIAMENTO
I fratelli, le sorelle ed i congiunti
tutti della compianta ed amata
Alma Altero
ringraziano di cuore quanti, in qualsiasi modo, hanno voluto dar loro una
testimonianza di simpatia in occasione della sua dipartita.
Un ringraziamento particolare al
Dott. E. Quattrini, al Past. R. Rivoira
ed alle sorelle A. ed E. Poèt.
Traverse di Perrero, 20-10-1966.
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