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Anno 125 - n. 43
3 novembre 1989
L, 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
UN NUOVO CASO DI LIBERTA’ VIOLATA
MANILA: CONGRESSO DI COMUNICATORI CRISTIANI
Osserva
licenziata
Rocca Dì Modica, 37 anni, da
Comìso in Sicilia, è di fede avventista. Il 16 ottobre scorso
la signora viene assunta come
trimestrale alle poste e, una
settimana dopo, è subito licenziata dal direttore provinciale,
delle poste di Ragusa. Motivo
del licenziamento: l’osservanza
del sabato.
Fin dal suo ingresso al lavoro
la signora Di Modica aveva fatto presente di essere di fede
avventista e, come tale, di avere diritto ad osservare U riposo sabbatico.
Infatti l’art. 17 della legge
516 del 2.12.’88 dice che « la Repubblica riconosce agli apparteinenti alle Chiese cristiane avventiste il diritto di osservare
il riposo sabbatico, che va dal
tramonto del sole del venerdì al
tramonto del sabato.
Gli avventisti dipendenti dallo
Stato, da enti pubblici o da privati o che esercitano attività
autonoma, o commerciale, o che
siano assegnati al servizio civile sostitutivo, hanno diritto di
fruire, su loro richiesta, del riposo sabbatico come riposo
settimanale. Tale diritto è esercitato nel quadro della flessibilità deli’organizzazione del lavoro. In ogni caso, le ore lavorative non prestate il sabato
sono Recuperate la domenica o
in altri giorni lavorativi senza
diritto ad alcun compenso straordinario.
Restano comunque salve imprescindibili esigenze di servizi essenziali previsti dall’ordinamento ».
La signora aveva fatto presente che la sua fede le imponeva di osservare il sabato e
che quindi quel giorno non sarebbe andata a iavorare. Nello
stesso tempo si era detta disponibile a lavorare la domenica.
Il direttore provinciale delle poste però, constatata la sua assenza sabato 21 ottobre, lo stesso giorno l’ha licenziata.
Della cosa dovrà ora occuparsi il Ministro delle poste,
che dovrà vagliare il comportamento del direttore di Ragusa
ed eventualmente disporre la
riassunzione della Di Modica.
Ancora una volta, la norma di
una Intesa tra lo Stato italiano
ed una confessione religiosa
viene violata dallo stesso Stato
che Tha firmata. I diritti costituzionali della libertà religiosa e
del lavoro sono violati da fun
zìonari della Repubblica, che
dovrebbero invece tutelarli e
rimuovere le diflicoltà che si
pongono alla loro realizzazione.
L’atto commesso dal direttore
provinciale delle poste di Ragusa è gravissimo e speriamo
~ sarebbe un segno incorag
giunte di speranza — che il Go'’crno sappia porvi rimedio.
Se invece — come temiamo —
Ci saranno tentativi di comprendere il comportamento del funzionario, di subordinare l’esercizio della libertà di un credente di osservare i principi della
^ua fede a superiori esigenze
(ma quali, per un’impiegata avventìzia?) del servizio pubblico, ci troveremo di fronte ad
Una interpretazione della noruia dell’Intesa con gli avventisti
il sabato: Per una comunicazione
al servizio della società
e della Costituzione inaccettabile. Di fronte ai diritti costituzionali non esiste una gerarchia
di importanza. La libertà è tale
solo se lo Stato si mette al servizio della libertà del singolo.
La libertà è veramente tale solo
quando ciascuno è messo nelle
condizioni di esercitarla.
Ciò non significa che al singolo debba essere riconosciuta la
libertà di fare ciò che vuole. La
signora in questione era, ed è,
pronta ad adempiere ai suoi
obblighi lavorativi la domenica o in altri giorni. Non si sottraeva al suo dovere lavorativo,
ma chiedeva semplicemente di
poter santificare il sabato. La
flessibilità organizzativa del lavoro deve poter prevedere queste cose. Siamo di fronte ad
una grande organizzazione, non
ad un piccolo esercizio commerciale!
Uno Stato che non adegua i
suoi moduli organizzativi al rispetto della libertà di ognuno
non può essere una garanzia
per i suoi cittadini; è invece
una « guida cieca, che cola il
moscerino e inghiotte il cammello » (Matteo 23: 24).
C’è oggi molta sensibilità attorno al tema delle libertà, sta
facendosi strada faticosamente
una nuova concezione democratica delle libertà fondamentali
deH’uomo, e le Intese con le
confessioni religiose ne sono
state in un certo modo la ratifica giuridica.
La strada da percorrere è però ancora lunga. Siamo grati
alla signora comisana che con
la sua testimonianza ci invita ad
essere vigilanti ed a non lasciarci trasportare da facili entusiasmi. La sua è una battaglia per
la libertà di tutti.
Giorgio Gardiol
Da 80 paesi per confrontarsi su come essere al servizio della gente in un sistema informativo sempre più legato a centri di potere
Manila, città di 12 milioni di
abitanti, luogo di contraddizioni
e contrasti enormi dove convivono un mega centro commerciale cresciuto su modello americano e, a pochi metri, una povertà assoluta, è stata scelta dalla WACC (associazione mondiale
per la comunicazione cristiana)
per il suo primo congresso generale dal 15 al 19 ottobre.
Oltre 450 persone hanno risposto all’invito e si sono confrontate in cinque intense giornate
di lavoro sul tema « Comunicazione per la comunità »; 450 persone provenienti da una ottantina di paesi e di ogni confessione cristiana anche se la WACC,
in quanto tale, è organizzazione
a prevalenza protestante.
Quale ruolo, quale responsabilità per dei comunicatori cristiani, in un mondo che vede sempre più ridurre i media a centri
di potere? Quale tipo di testimonianza si può dare attraverso i
mezzi di comunicazione, siano
essi giornali, radio, TV od altro
ancora?
Già nella forte predicazione del
segretario generale del Consiglio
ecumenico delle chiese, pastore
Emilio Castro, sono state tracciate le linee del congresso: « Onore ai giornalisti che offrono
la loro vita lottando contro ogni
tirrannide! Onore ai giornalisti
che informano sul Sud Africa o
sull’Intifada, con il rischio di
essere espulsi, maltrattati o uccisi. Onore a quelli che informano sulla droga preoccupandosi
dei danni che essa porta ai gio
i
La presidente delle Filippine Cory Aquino, nel suo saluto, ha sottolineato il ruolo dei giornalisti nella società democratica.
vani. 1 comunicatori — ha detto
più avanti Castro — devono essere al servizio degli oppressi,
dei marginali, dei poveri, di quelli cioè che non hanno potere ».
E sul ruolo dei comunicatori
si è solTermata anche un’ospite
d’eccezione del congresso, la presidente delle Filippine, Corazon
Aquino la quale, dopo aver definito con un tono un po’ propagandistico la rivoluzione che
portò neH’86 alla caduta di Marcos come « il miglior dono del
popolo filippino al mondo », ha
voluto sottolineare l’importanza
2 NOVEMBRE: LA MORTE ESORCIZZATA
Cimiteri e Regno di Dio
« ...un altro dei discepoli gli disse: Signore,
permettimi d’andare a seppellire mio padre. Ma
Gesù gli disse: Séguitami e lascia i morti seppellire i loro morti» (Matteo 8: 21-22).
In questa settimana di novembre dovremmo
chiederci: come la mettiamo con i nostri morti?
I nostri cimiteri ci danno una risposta standardizzata, che forse non corrisponde del tutto alla
nostra opinione e fede personale. Ut, infatti, li
troviamo, i nostri defunti, recintati e quasi sempre
accuratamente relegati alla periferia della nostra
città.
Lo richiedono la pace e l'igiene, pensiamo. E ci
meravigliamo dei nostri antenati, che vivevano in
una vicinanza inconcepibile con i loro morti. Li
seppellivano attorno e dentro alle chiese, possibilmente vicino ai resti di un santo, con il quale
sarebbero certamente passati a miglior vita. Addirittura, vicino alle tombe dei santi sorsero spesso
le prime chiese, che poi divennero centri di vita
dove si concludevano contratti e si esercitava il
commercio: veri e propri mercati pubblici.
Mi ha interessato non poco leggere tutto questo nella « Storia della morte » del professor Ariès.
Per molti secoli la morte fu domata, mentre per
noi oggi è diventata di nuovo feroce, temuta: una
bestia che ci assale nel bel mezzo di una vita
scientificamente protetta.
E così ne fanno le spese i nostri morti, privati
della loro cittadinanza, non di rado con tutti i
loro parenti. Tuttavia, accanto al pensiero moderno, illuminato, ispirato all’igiene, sorgono paure
e superstizioni: c'è chi non riesce a staccarsi dalle tombe, e chi invece le evita.
Come la mettiamo con i nostri morti? Secondo
me non dobbiamo né emarginarli spaventati, né
cercare di tenerli faticosamente in vita.
In realtà, nei luoghi dove ci riuniamo nel nome
di Dio, dove cerchiamo la sua parola e dove viviamo nella sua vicinanza, in quei luoghi essi
sono con noi e ci parlano, poiché la comunità dei
santi, nel credo della quale noi ci riconosciamo,
abbraccia vivi e morti.
Solo così riesco a comprendere l’invito di Gesù
a seguirlo oltre e contro il rituale commovente e
consolante della tumulazione.
Perché, cercando la giustizia nel nome di Dio,
donando la pace ed esercitando la carità, condividiamo il regno futuro di Dio e siamo uniti, in
lui, anche ai nostri morti.
Perché nel regno divino ci sono soltanto vivi,
come dice Gesù: « Iddio è un Dio dei viventi e
non dei morti ».
Jiirg Kleemann
dei giornalisti in quelle intensissime giornate ed in particolare
delle stazioni radio che sostennero la mobilitazione popolare.
« Quando le nostre reazioni sono
soffocate dalla paura — ha concluso la presidente Aquino — si
può avere soltanto un monologo
dell’oppressore ».
Introdotte le tematiche conduttrici dai due interventi sopra citati, il congresso ha vissuto sostanzialmente su due momenti
diversi, riproposti giorno dopo
giorno: la presentazione di varie
realtà del nostro mondo, ricorrendo a differenti metodi espressivi (filmati, teatro, audiovisivi,
commenti) ed una serie di relazioni volte ad esaminare aspetti
specifici del tema del congresso
e cioè come mettere la comunicazione al servizio della gente,
generalmente partendo comunque da casi concreti. Quasi lisio
logico che, naturalmente, una
prima esperienza di questo genere presentasse anche dei limiti, primo fra tutti il programma
molto denso che ha spesso bloccato la discussione su relazioni
o presentazioni pure stimolanti.
Entrando in pieno nel merito
del tema, i problemi affrontati
sono risultati almeno tre: quale tipo di partecipazione viene
offerto in realtà alle masse, quale j'uolo i comunicatori giocano^*
rispetto alle molte situazioni ancora presenti di lotte di liberazione, qual’è il grado di responsabilità dei comunicatori.
Ripensando alla situazione latino-americana, il teologo metodista argentino Jose Miguez Bonino ha considerato come spesso « le chiese, di fronte alla povertà di milioni di persone ed
alla disoccupazione, hanno attivato sistemi di aiuto volontario,
aprendo ai poveri i loro edifici,
praticando una "comunicazione
d’amore". Ma — ha proseguito
Miguez Bonino — noi siamo in
Piervaldo Rostan
(continua a pag. 2)
2
commenti e dibattiti
3 novembre 1989
Per una comunicazione
al servizio delia società
DA SOLA IN
DUE ANNI
L’articolo « Un rimpatrio solitario »
sul numero del 6 ottobre con la frase « Galliano ha ripercorso, in solitario, il tragitto del "Glorioso Rimpatrio", probabilmente unico nella storia », mi spinge a Informare di una
esperienza simile, anche se Marianne
Niggeler mi aveva detto che non l'interessava la pubblicità. Sta a Rolle,
vicino a Prangins, in Svizzera; è insegnante di musica alla Scuola Normale di Losanna, e amante della montagna fin dalla sua infanzia.
Da anni desiderava fare il percorso
del Glorioso Rimpatrio. Così 2 o 3
anni fa, col suo sacco di più di 20 kg.,
10 stesso giorno in cui sono partiti I
valdesi, ha iniziato la sua marcia; ha
fatto lo stesso numero di chilometri
al giorno che avevano fatto i valdesi,
dormendo per lo più nei rifugi.
Avrebbe tanti episodi da raccontare.
11 più brutto fu una volta che aveva
tanta sete, nella zona più asciutta
di tutto il percorso, quando le hanno
chiuso la porta in faccia mentre chiedeva un po' d’acqua.
Sfortunatamente, a metà percorso,
una diecina di centimetri di neve l’ha
costretta ad abbandonare, con immenso rincrescimento.
Ma l’anno dopo, con perseveranza,
ha terminato il percorso, riprendendolo dove l’aveva lasciato.
Marie-France Maurin Coisson,
Pomaretto
MINORANZE
LINGUISTICHE
Caro Direttore,
l’awicinarsi dell’Europa esaspera
riflessi nazionalistici meschini e miopi. Questo forse spiega perché la legislazione per le minoranze linguistiche
non vada avanti né al Parlamento, né
al Consiglio regionale del Piemonte,
penalizzando innanzi tutto la nostra
lingua francese da cui è partito l’art.
6 della Costituzione. Può essere confortante vedere delle iniziative nelle
scuole, malgrado la scarsa autonomia di cui esse dispongono. Ma non
basta. Il francese, e l’occitano, non
sono nelle nostre valli lingue straniere di cui sia opportuno promuovere
la conoscenza, come l’inglese ed altre, ma invece insieme all’italiano
delle prime lingue qui storicamente
più antiche.
Se quest’ultimo oggi prevale è soprattutto proprio per le scuole e i
mass media (vedi e non vedi la televisione), cioè per scelte politiche.
Il problema non si risolve solo nell’ambito della scuola. Contrariamente
a un’opinione diffusa, il francese sta
riguadagnando terreno, ora imparato
anche dai cattolici.
Di fronte alla disponibilità delle
Comunità Montane e dei Comuni, che
rappresentano tutta la popolazione locale ma hanno scarsa e assai contrastata autonomia, purtroppo ci sono
delle resistenze e a volte ostilità da
parte di ambienti della Chiesa valdese, dimentica dei suoi rapporti con
il mondo francofono (il misogallol)
e della koiné valdese (occitana) e
che confonde I’« identità » delle valli
valdesi con una sua missione evangelizzatrice in Italia (e si veda una
vecchia lettera di Eric Rollier pubblicata su Novel Temp); e da parte di
docenti che temono di essere tagliati
fuori, ma che possono prepararsi ed
eventualmente essere più appropriatamente scelti.
Qui si apre un discorso per cui non
basta, anche se può essere utile,
un convegno ogni tanto, ma io debbo
chiudere e salutare.
Gustavo Malan, Torre Pellice
MANCATO RISPETTO
PER LE NAZIONALITÀ’
Nei tempi barbarici e nell'antichità, in genere, quando una nazione
veniva invasa dai vincitori, non erano
rispettate le nazionalità, e perciò il
territorio veniva smembrato od occupato permanentemente. Questo barbaro sistema era usato anche dopo
le guerre del passato ed anche nei
periodi piuttosto recenti, come avvenne nel primo conflitto mondiale,
quando la Germania venne punita con
lo smembramento territoriale e mutilata mediante il cosiddetto «corridoio di
Danzica » che separò quella nazione
dal resto della Prussia orientale.
Lo stesso errore, con aggravata accentuazione, si ripetè alla fine della
seconda guerra mondiale, in quanto
la Germania dell’est (occupata dalle
armate russe) non venne più ricongiunta. Le pretese sovietiche ne costituirono uno stato comunista, contro la netta volontà degli abitanti e
le cui ignominiose repressioni continuano a martoriare quel popolo, pur
dopo quaranta anni di potere assolutista, e che ora culmina nella fuga
in massa degli abitanti verso Qvest.
Quali saranno le conseguenze di questo vergognoso stato di cose causato da chi calpesta le libertà e l’indipendeza di quella nazione?
Parimenti avvenne, alla fine del conflitto, seppure in modo diverso, per
gli stati dell’Est europeo, dove la Rus
NORD-SUD:
UN SOLO FUTURO!
COMMERCIO, AGRICOLTURA, AMBIENTE, DEBITO, AIUTO, LAVORO, CULTURA
LE SFIDE DELL -INTERDIPENDENZA E DELLA SOLIDARIETÀ '
Ci rendiamo conto dell’importanza dello sviluppo dei paesi del Sud per il
nostro stesso futuro?
Un testo guida per le
attività di informazione e
sensibilizzazione di gruppi,
parrocchie, comunità,
associazioni
Uno strumento didattico
diviso in unità, utile ad
insegnanti ed educatori
^ Un mezzo per comprendere
il mondo d'oggi, le cause
della povertà, le sfide del
domani che è già iniziato
¡QUADERNI DI
CISV - c.so Chieri 121/6 - 10132Torino - tei. 011/894.307
sia stalinista impose governi comunisti.
Orbene, questo mancato rispetto
per le nazionalità che non devono essere punite con gli smembramenti, con
la permanente occupazione o con imposizione di regimi da parte delle
nazioni vincitrici, è condannabile sotto
qualsiasi punto di vista in quanto,
questi popoli vinti, non sono responsabili dei capricci di chi il aveva
malgovernati e gettati nelle guerre.
Dunque, quando le potenze vincitrici
si attaccano a tutti I pretesti per far
trionfare la vendetta e i ricatti, immancabilmente avvengono ripercussioni e sconvolgimenti che possono
aprire la strada a rivolte, a guerre e
a esodi, proprio come sta avvenendo
attualmente nella Germania dell’Est.
La storia non perdona; e dove manca
la giustizia e la chiaroveggenza nei
governanti, si fanno strada nuovi eventi e nuove fatalità per affliggere
questa umanità ingannata da troppo
tempo.
Sandro Marroni, Firenze
VILLA OLANDA
E OTTO PER MILLE
Egregio Direttore,
mi riferisco aH'articolo « La Tavola informa » apparso sul numero del
20 ottobre 1989 e in modo speciale
a due punti; il primo sulle "opere”,
dove si parla del piano finanziario per
il ripianamento del deficit consolidato del Rifugio Carlo Alberto. Trovo
che la Tavola doveva dirci in quale
modo intende procedere: forse sacrificando Villa Olanda, casa di riposo
che non ha deficit? Ma allora perché
non si vendono piuttosto stabili di
nessuna utilità che sono dei « monumenti di sconfitta », come diceva Paolo Bosio? Certo è più comodo in un
colpo solo realizzare miliardi ma si dà
il caso che a una gran parte dei vaidesi ciò non garba e la Tavola deve
tenerne conto. Il secondo punto è
sull’amministrazione, dove si parla
della « 3 P », contribuzione personale, proporzionale, periodica che trovo
anche giusta; chiedo però: se la Tavola ha così urgenza di soldi perché
ha rifiutato l’8 per mille, come asserisce la Stampa di domenica 15 ottobre? lo sarò ben lieta di versare parte delle mie tasse alle Chiese avventista e pentecostale, ma avrei preferito fosse la mia Chiesa o meglio
le sue opere a usufruirne. Credo che
la Tavola non debba essere un centro
di potere e considerare noi membri di
chiesa come sudditi incapaci di intendere e di volere; se vuole dare
informazioni le dia complete ed esaurienti.
Ade Theiler GardioI, Torre Pellice
Nuovi numeri
di telefono
— Past. Tul.io Vinay nuovo numero
06/321.99.80 (dal 26.10.’89)
— Prof. Sergio Rostagno nuovo numero
06/321.97.29 (dal 26.10.’89)
— Prof. Paolo Ricca nuovo numero
06/321.86.32 (dal 28.11.’89)
— Libreria di cultura religiosa nuovo
numero 06/322.54.93 (dal 7.11.’89).
Cambio d’indirizzo
Il pastore Giorgio Tourn comunica
il suo nuovo indirizzo: via Coppieri 10
- 10066 Torre Pellice - telef. 0121/
933275.
• Il pastore Franco Casanova comunica il suo nuovo indirizzo: via
Bertela 63 - 10122 Torino - telefono
011/53.72.83.
Partecipazioni
personali
Il giorno 28 ottobre 1989 in Torre
Pellice si sono sposati in seconde nozze Vito Liotino ed Erica Musso.
La redazione ed i tipografi si rallegrano con Sylvie e Pier Luigi Bertin
per la nascita della piccola Arianna.
(segue da pag. 1)
tervenuti perchè avevamo paura
di ciò che sarebbe potuto accadere, cioè il nostro amore per i
poveri era anche l’amore per noi
stessi, per evitare i furti, i disordini che temevamo. La comunicazione in vista della liberazione implica invece un radicale
cambiamento: cessare di comunicare il progetto economico, politico, sociale e religioso dei potenti ai poveri e cominciare a
muoversi nel progetto di Dio
presso i poveri, (...) non soltanto con la denuncia profetica, ma
anche con una partecipazione attiva ed organica ».
Naturalmente le situazioni possono essere diverse, daU’America
Latina alla Cina, al Sud Africa
oppresso dall’apartheid e da cui
era presente una delegazione forte di una dozzina di donne e
uomini, bianchi e neri insieme;
tuttavia, ha detto ancora Bonino, « Uno dei principali sforzi di
qualsivoglia potere è quello di
utilizzare i mezzi di comunicazione per "intossicare” i poveri:
in alcuni casi si ricorre alla violenza e alla repressione in altri,
semplicemente ma ancora più
pericolosamente, ad una azione
di massificazione e di informazione di linguaggio, gusti, alimentazione, concetti, speranze; esattamente il contrario dell’idea cristiana di comunità ».
Ed allora come si può intervenire?
La dichiarazione che è stata
approvata al termine dei lavori
prende atto e denuncia queste
situazioni e lancia alcune proposte.
La comunicazione, come dono
di Dio aH’umanità, può portare
negli anni ’90 alla riconciliazione, se a guidarla è lo spirito di
verità, ma potrà altresì portare
alla distruzione di ogni forma
di solidarietà se prevarrà la menzogna, eppure « una comunicazione autentica è necessaria alla vita quanto il nutrimento, l’abitazione, la salute ».
La situazione di forte squilibrio nelle comunicazioni pubbli
che veniva denunciata già dieci
anni fa con il rapporto Mac Bride accettato da quasi tutti i governi del mondo ma, denuncia
il manifesto di Manila, siamo ben
lontani da quelle forme di partecipazione che accrescono la libertà di accesso alla comunicazione da parte dei piopoli: « I media devono smettere il loro atteggiamento troppo spesso aggressivo, ponendosi al servizio
della pace e della comprensione ».
Ma la parte più significativa
sta nella denuncia chiara dei mezzi di comunicazione come strumenti di potere legati a gruppi
politici, economici e militari: il
popolo in questa situazione diventa sempre più oggetto anziché soggetto; le chiese dovranno
impegnarsi per invertire questa
tendenza, anche « educando la
gente ai media » sia che si tratti
di operatori professionali che di
semplici consumatori. Un intero
capitolo della dichiarazione approvata riguarda la reponsabilità dei giornalisti: gli operatori
cristiani dei mezzi di comunicazione non hanno altra opzione
che di mettersi al servizio degli
oppressi e dei poveri che sono
segni della comunicazione di Dio.
E per ottenere alcuni dei risultati auspicati il manifesto si
chiude con una serie di raccomandazioni alla WACC onde potenziare o creare una rete di
assistenza ovunque si possa avviare un vero processo di partecipazione democratica in qualsivoglia mezzo di comunicazione.
Di quanto ce ne sia bisogno è
facile rendersene conto ovunque,
anche semplicemente quando, salito nella camera dell’albergo di
Manila che ha ospitato il congresso, ho potuto vedere in TV
la terza partita di hockey su
ghiaccio nel giro di una settimana, sport tanto poco da area tropicale come le Filippine, quanto legato al modello americano
che tutto, ma in particolare i
media, ha invaso in quella regione.
Piervaldo Ro.stan
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Piervaldo
Rostan
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Pellice - telefono 0121/91334
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Italia Estero
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Da versare sul c.c.p. n. 20936100 Intestato a A.I.P. - via Pio V, 15
10125 Torino
Il n. 42/’89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 24 ottobre
e a quelli delle valli valdesi il 25 ottobre 1989.
Hanno collaborato a questo numero; Paolo Angeleri, Mirella Argentieri
Bein, Adriana Cavina, Franco Taglierò, Giorgio Tourn, Claudio Tron,
Andrea Vinti, Stefano Vinti.
3
r
3 novembre 1989
attualità
IL PRESIDENTE EGEI INCONTRA IL MINISTRO MATTARELLA
L’ora alternativa
deve essere facoltativa
La Commissione delle chiese
evangeliche per i rapporti con lo
Stato (che raccoglie praticamente
tutte le chiese evangeliche in Italia) ha deciso di lanciare una pubblica campagna a favore della libertà religiosa nelle scuole, e in
particolare della piena facoltatività della cosiddetta « ora alternativa », e di una autentica attuazione delle quattro intese finora stipulate dalla Repubblica italiana
con le confessioni religiose di minoranza (valdesi - metodisti, assemblee di Dio, avventisti, comunità ebraiche), finora largamente
disattese.
Un primo risultato di questa
azione è stato un incontro con il
ministro della Pubblica Istruzione, on. Sergio Mattarella, avvenuto il 25 ottobre. All’incontro hanno partecipato per le chiese evangeliche il past. Giorgio Bouchard,
presidente della Commissione, e
l’avv. Piero Trotta; per l’Unione
delle comunità ebraiche hanno
partecipato la presidente Tullia
Zevi e l’avvocato Tedeschi.
Le due delegazioni hanno ribadito il punto di vista degli evangelici e delle comunità ebraiche
sulla piena facoltatività dell’ora
alternativa, in coerenza con la
sentenza emessa dalla Corte Costituzionale nell’aprile scorso. Durante il colloquio sono anche stati
DIBATTITO A « MONDOPERAIO »
Roma capitale e gli evangelici
« Anche Roma, la Roma cattolica^ la Roma del Vaticano, dovrà fare i conti con il 1993: a
quella data, la minoranza protestante italiana non sarà più la
minoranza emarginata ed invisibile di oggi ma sarà il braccio
italiano di un protestantesimo
europeo diffuso e presente, forte ed autorevole. Ma dovrà fare
i conti anche con l’islam, ed anche il protestantesimo italiano
dovrà fare i conti con questa
nuova realtà ».
Lo ha ricordato Valdo Spini,
sottosegretario agli Interni, concludendo i lavori di un convegno organizzato a « Mondoperaio » sul tema; « La capitale c
le confessioni evangeliche », presieduto da Sergio Bianconi, docente di Diritto ecclesiastico ab
la Statale (ed alla Facoltà valdese di teologia). Tema caldo e
tiepido insieme: tiepido perché
poco sentito anche negli ambienti culturali, tanto è vero che la
sala era occupata prevalentemente da evangelici, ma scottante perché nessuno dei due relatori (compreso il sottosegretario
ai Beni Culturali, ma con un passato di sottosegretario alla Pubblica Istruzione) ha potuto fare
a meno di pronunciare una propria opinione sulla questione dell’ora di insegnamento della religione cattolica. Su questo tema
si è intrattenuto Bianconi, aprendo i lavori del convegno:
tema tutt'ora aperto, e sul quale il mondo protestante non intende smobilitare. Quel mondo
ca, ed i diritti delle minoranze
sono diritti legittimi, ma pur
sempre delle minoranze) il relatore ha dato ragione ai propri
interlocutori sulla necessità di
fare chiarezza sulla materia.
Quindi il prof. Franco Chiarini che, in una relazione rapida
quanto documentata, ha illustrato i primi anni della presenza
protestante a Roma, facendo nomi e descrivendo fatti. Dall’attività di Gavazzi alla prima presenza valdese: dodici anni di fuo^
co e di intensità minima quamto determinante. Poi sono seguite le relazioni di due rappresentanti di chiese in continua espansione a Roma: il pastore Ignazio Barbuscia, in nome della Chiesa avventista, quindi il pastore
Francesco Toppi, delle Assemblee
di Dio. Barbuscia, dopo una breve presentazione della ditfusione
avventista a Roma, ha ricordato
le iniziative che nei tempi più
recenti hanno caratterizzato la
presenza avventista nel campo
sociale e sul terreno della salute: le campagne contro l’alcool
ed il fumo, l’impegno per l’obiezione di coscienza all’uso delle
armi e, naturalmente, l’attività
proselitistica.
Una campagna pubblica per la libertà religiosa nella scuola - Evangelici e comunità ebraiche: quale attuazione per le quattro Intese?
affrontati i problemi connessi con
l’attuazione delle quattro intese
per quanto riguarda la presenza
del fatto religioso nella scuola, in
un contesto di pluralismo e di rispetto delle diverse componenti
del paese.
Al termine dell’incontro il presidente della Commissione, past.
Giorgio Bouchard, si è dichiarato
fiducioso nel fatto che presto o tardi le istanze di libertà portate
avanti dagli evangelici e dagli
ebrei finiranno per essere riconosciute valide nel quadro di una
maturazione democratica del costume nazionale.
(nev)
La scadenza del 1993 renderà più «visibile» la minoranza protestante
anche in Italia - Laicità: una battaglia combattuta a nome di tutti
Infine, ha ricordato le difficoltà incontrate (ed in parte superate) per il riconoscimento del
diritto a santificare il sabato.
Toppi, per parte sua, ha ricordato la persecuzione fascista e
successivamente la positiva soluzione della trattativa per le intese con lo Stato. Adriana Gavina, per la Chiesa battista, ha
illustrato l’impegno sociale che
ha sempre caratterizzato la sua
comunità, dai primi anni dell’evangelizzazione a Roma, alla
crisi con la missione battista
americana (non certo mitigata
dall’impegno delle comunità a
fianco del Vietnam), fino alla solidarietà concreta per i poveri e
gli emarginati. Infine Spini, che
ha voluto sottolineare come le
battaglie degli evangelici siano
state sempre battaglie per la libertà e la laicità: battaglie, cioè,
combattute non per se stessi ma
per tutti.
E, per finire, il domani: gli
evangelici, ha ricordato, che sono stati gli emarginati di un tempo, dovranno caratterizzare il loro impegno, ottenute le proprie
libertà, perché tutti gli emarginati di oggi abbiano le loro.
Giovanni Ribet
ORA DI RELIGIONE
Come difendersi
dalle discriminazioni
Alcuni lettori ci sollecitano la pubblicazione di uno schema
di lettera da inviare a presidi e direttori didattici per significare loro la volontà di coloro che non si avvalgono dell’IRC di
uscire dalla scuola in occasione dell’ora di religione cattolica.
Riproduciamo qui sotto lo schema di lettera predisposto dal
Comitato per la laicità della scuola di Torino, che può essere
utilizzato da tutti coloro che non hanno restituito a suo tempo
il modello C, come da nostre indicazioni.
Dichiarazione del genitore
o dell’alunno non avvalentesi
Il sottoscritto.......nella propria qualità di genitore del
l’alunno/a........classe.........preso atto che la sentenza
n. 203 dell’11.4.89 della Corte Costituzionale stabilisce che
l’I.R.C. « ...è facoltativo: solo l’esercizio del diritto di avvalersene crea l’obbligo di frequentarlo. Per quanti decidano di non avvalersene l’alternativa è uno stato di nonobbligo »
— tenuto conto che per il proprio fìglio/a non ha effettuato la scelta dell’I.R.C. (oppure per la scuola media superiore: che il proprio figlio non ha effettuato la scelta dell’I.R.C.)
— verificato che in codesto istituto per la classe......., a
cui appartiene il proprio figlio, l’ora di I.R.C. si svolge
il......dalle ore........alle ore........
DICHIARA
che per nessun motivo il proprio figlio/a potrà essere trattenuto a scuoia in tale giorno e in tale ora. Il sottoscritto
compie la dichiarazione, nell’ambito dell’esercizio della
potestà di cui all’art. 316 c.c., poiché in corrispondenza
dell’orario suindicato non si svolge per l’alunno/a alcuna
attività scolastica o parascolastica che richieda la sua presenza nei locali della scuola.
In difetto, l’esponente in proprio o nella qualità di
esercente la potestà di cui sopra, si vedrà suo malgrado
costretto ad adire l’autorità giudiziaria competente al fine
di tutelare i propri diritti e/o interessi legittimi.
Firma......
LONDRA
Per la libertà religiosa
Più di 200 delegati, provenienti
da cinquanta nazioni, hanno partecipato al III congresso mondiale sulla libertà religiosa svoltosi nel luglio scorso a Londra
sul tema : « Le relazioni fra Chiesa e Stato e la libertà di coscienza», organizzato dall’International religious liberty association
(IRLA) e TAssociation internationale pour la defense de la liberté religieuse (AIDLR).
L’Associazione internazionale
per la difesa della libertà religiosa è presente nel nostro paese
con la sezione italiana, che ha
sede in Roma, Lungotevere Michelangelo, 7 - 00192 (tei. 06/
315936). Ne è segretario nazionale il past. Ignazio Barbuscia.
Scopi dell’associazione sono ;
1) invitare tutti coloro che sono
animati da un ideale di libertà,
senza distinzione di razza, di sesso, di lingua, di religione e di
convinzione, a lottare contro Tintolleranza e il fanatismo in tutte
le loro manifestazioni; 2) valorizzare la dignità umana affinché
ogni individuo acceda, sotto ogni
punto di vista, ad una vera esistenza e ad uno sviluppo del proprio essere, per scoprire la sua
vera identità; 3) salvaguardare
ovunque nel mondo la libertà di
religione o di convinzione; 4)
creare un clima di maggior comprensione e di rispetto reciproco
tra gli uomini di ogni fede.
G.M. - SCC
PER IL DIRETTORE DELL’UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE
Chi non fa religione cattolica deve rimanere a scuola
protestante che entrò a Roma,
ha ricordato, direttamente dalla
breccia di porta Pia: dietro ai
bersaglieri c’era infatti un carretto tirato da un cane (a cui era
stato dato il nome allusivo di
Pio IX) pieno di Bibbie e stampa evangelistica.
Primo oratore il senatore Covatta, il quale ha riconosciuto
ili mondo protestante romano
molti meriti in tema di pronunciamento di princìpi di libertà
c battaglie in difesa dei diritti
delle minoranze. Pur non concordando con Bianconi nel giudizio complessivo .sull’insegnamento della religione cattolica
(Covatta ha osservato che la
maggioranza in Italia è cattoli
Nuove tensioni sull’ora di religione. In un’intervista rilasciata all’agenzia SIR (n. 35/89),
il direttore deH’Ufficio catechistico nazionale, mons.Cesare Nosiglia, lamenta infatti gli inaccettabili « abusi » che alcuni consigli di istituto o collegi di docenti perpetrerebbero collocando sistematicamente la religione
alla prima o all’ultima ora e
permettendo agli studenti non avvalentisi di entrare in ritardo o
uscire in anticipo.
Rifacendosi alle disposizioni
contenute nell’Intesa Poletti-Falcucci de! 1985 ed alle relative
circolari applicative, mons. Nosiglia afferma che la collocazione
della religione alla prima o all’ultima ora « non deve essere
frutto di una scelta rigida e precostituita. (...) I capi di istituto
che si prestano a sitnilt abusi
violano pertanto disposizioni precise a cui devono attenersi », interpretando la sentenza n. 203,
emessa dalla Corte costituzionale l’il aprile scorso, «in modo
riduttivo e distorto ». Quanto alla possibilità di assentarsi da
scuola, mons. Nosiglia sottolinea
ancora che « non esiste nessuna
disposizione che lo preveda o lo
consenta. Al contrario il Parlamento lo ha chiaramente escluso nella mozione votata a maggioranza dalla Camera il 10 mag
gio ». « La scelta di avvalersi o
meno dell’insegnamento della religione cattolica non può dar
luogo a un diverso tempo-scuola per gli alunni ».
« La scelta è regolare — replicano il Comitato nazionale ’’Scuola e Costituzione” e la Fnism
-- 7 colleghi rispettano ’’semplicemente la sentenza della Corte” che definisce ’’facoltativi”
non soltanto l’insegnamento della religione ma anche l’ora alternativa e lo studio individuale », superando di fatto la precedente Intesa. Far entrare i ragazzi in ritardo o in anticipo
« è la scelta più sensata ».
D’altronde i singoli presidi, di
fronte ad una situazione senza
apparente soluzione, cercano di
aggirare l’ostacolo. « Li lascio entrare dopo, uscire prima, uscire
durante la mattinata se mi presentano la richiesta dei genitori », dice il prof. Care, preside
del Liceo scientifico « Piero Gobetti » di Torino. E proprio a
Torino, dove peraltro i non avvalentisi sono circa il 20% (ben
oltre la media nazionale), gli studenti dell’Istituto « Vincenzo Gioberti » hanno organizzato, il
13 ottobre, un corteo per chiedere che chi ha optato per il
« no » possa uscire da scuola durante l’ora « vuota ».
t!.
4
4 fede e cultura
3 novembre 1989
UN FILM DA VEDERE
RIEDIZIONE
La società dei poeti morti capire l’esegesi
Nella vita di un prestigioso « college » americano riaffiorano, una
volta di più, i fantasmi della generazione che conobbe il Vietnam
Siamo la Welton Academy,
la migliore scuola preparatoria
degli Stati Uniti, proclama il
preside nella prolusione d’inizio anno agli studenti veterani
e alle matricole, solo maschi e
tutti figli dei ricchi genitori
borghesi che assistono impettiti e compiaciuti. Si alzano le
insegne del college, ima grande
X oro in campo rosso; su ognuna spicca uno dei quattro pilastri della Welton: tradizione,
disciplina, onore, eccellenza.
Alla prima lezione di letteratura, sorpresa: il vecchio professore è andato in pensione,
ore c’è un ex alunno che non
fa studiare la metrica della poesia ma fa covare le parole dei
poeti morti per ricavarne il senso profondo della libertà interiore. Imparate a leggere e a
pensare con la vostra testa, non
c’è bisogno di diventare artisti,
ma di capire: parole e idee possono cambiare il mondo, aiutare
a mantenere le proprie convinzioni davanti al conformismo.
Metodi e tecniche del nuovo
docente sono poco ortodossi,
qua e là perfino burleschi, sale
in piedi sulla cattedra, fa salire i ragazzi sui banchi, per dire: imparate a guardare le cose
dalle angolazioni mene prevedibili.
I ragazzi scoprono la creatività che si leva dalle pagine
della poesia creduta lettera morta, e che passa in loro. Il più
sensibile di essi è anche il più
sfortunato, ha attitudine per
recitare, riesce benissimo nel
ruolo shakespeariano di Puck,
sognante e fantasioso, ma il padre è un parvenu della ricchezza e non ammette la minima
deroga ai suoi progetti per il
figlio: deve studiare per far carriera e basta, niente stranezze
e stupidaggini. Lo toglie dalla
scuola, lo metterà in un’accademia militare. Il ragazzo si uccide.
Quanto basta (anche troppo)
all’acido corpo degli insegnanti.
Chi è il vero colpevole del tristissimo fatto? Non il padre
ottuso, né la madre che col suo
silenzio si rende complice, men
che meno la scuola che non può
sbagliare. Bisogna risalire al
collega dairintelligenza critica
che essi hanno scambiato con
altro. Ha sovvertito le giovani
teste. Un altr’anno verrà sostituito, per il momento il preside stesso normalizzerà la situazione, tenendo il corso secondo le regole collaudate. Si instaura addirittura il terrore, gli
studenti sono istigati a farsi la
spia. Ma quando il professore
LA « CARTA DI ALGERI »
Diritti dei popoli
o diritti umani?
Esiste, per i popoli, un qualche equivalente, o corrispettivo,
delle dichiarazioni che tutelano
i diritti dell’uomo? Quale filosofia dovrebbe ispirare l’elaborazione di questi principi? Sono
questi gli interrogativi cui cerca di rispondere il bel libro di
François Rigaux, pubblicato dalle Edizioni cultura della pace (1).
François Rigaux, giurista, ordinario alla Facoltà di Diritto
dell’Università cattolica di Lovanio, segue, nella trattazione, criteri giuridici, ma traccia anche
di fatto una storia della filosofia politica. Ne è dimostrazione
la ricostruzione della formazione del cosiddetto « pensiero giuridico occidentale ». Vengono citati esperienze, elaborazioni teoriche e fatti storici che hanno
come comune denominatore la
ricerca deH’affermazione dei diritti. Vale la pena di ricordare,
tra l’altro, la centralità più volte ribadita della « Gloriosa Rivoluzione » inglese del 1688 a cui
si collegano idealmente la Dichiarazione d’indipendenza delle colonie americane (1776: la Carta
di Algeri sarà firmata esattamente due secoli dopo) e la Rivoluzione francese.
Ma il problema di partenza
è un altro: nel corso del pensiero giuridico e politico, scrive
Rigaux, i diritti dell’uomo sono
stati « troppo spesso concepiti
secondo una concezione individualistica e soggettivistica »; e
d’altra parte « la nozione di popolo oggi sembra inseparabile da
quella di Stato ».
Una teoria del diritto dei popoli, perciò, che non è equivalente al diritto internazionale, deve prendere atto della « tradizione umanistica dei diritti dell’uomo », ma anche dell'« assorbimento della collettività nazionale da parte dello Stato ». Infatti
« gli Stati sono e resteranno per
lungo tempo i titolari quasi e
sclusivi di un diritto di natura
soggettiva opponibile agli altri
soggetti dell'ordinamento internazionale ». E « la personalità
giuridica riconosciuta a certe
"nazioni” (...) o ai popoli coloniali dopo il 1945 (in primo luogo al Fronte nazionale di liberazione d’Algeria) ha avuto portata solo transitoria ». Il punto
è un altro: « Il diritto dei popoli ha un significato solo come
sistema oggettivo che offre alle
collettività umane dei modelli di
rapporti reciproci ». Insomma,
« nonostante non siano fin d’ora
soggetti di diritto internazionale
(... ) i popoli sono dei soggetti
politici ».
E’ in sede politica che vanno
esaminate certe situazioni, come
quella dei popoli che « non sono rappresentati da Stati ».
Tutte queste considerazioni sono state certamente alla base
del movimento d’opinione che
condusse Lelio Basso (finché potè) e poi la Fondazione a lui
dedicata, il Tribunale permanente dei popoli, la Lega per i diritti
dei popoli, a volere cosi fermamente una dichiarazione siglata
senza l’appoggio o la richiesta
di governi o di organismi ufficiali.
I contenuti del testo possono
sembrare utopici, specie dove si
parla di diritto all’esistenza —
arti. 1-4 — (ma a quanti genocidi assistiamo?), di diritto all’autodeterminazione politica —
artt. 5-7 — (e la Palestina? e il
Sud Africa? ecc.), di diritti economici — artt. 8-12 — (e il debito internazionale?).
1 princìpi ci sono. Sta, appunto, a tutti noi di impegnarci nelle .sedi politiche per metterli a
fnitto.
Adberto Corsanì
indesiderato lascia l’aula, i ragazzi salgono in piedi sui loro
banchi, come con lui avevano
imparato una volta: sì, per ora
continuiamo a star qui dentro,
però guarderemo alle cose da
una prospettiva diversa.
Avrà finito l’America di tormentarsi sul Vietnam? (pare di
no, Jane Fonda prepara un’altra pellicola). E che fare degli
altri problemi, Wall Street e affari, povertà e razzismo, eccetera? E’ difficile la vita delle società opulente, quasi come quella delle società che invece si
trovano al limite della sopravvivenza o al disotto. Sono noiose le mosche della cattiva coscienza, almeno cacciamole pensando a come eravamo o come
dovremmo essere (come forse
torneremo a essere?). L’affluent
society logora anche alcuni che
stanno dentro, siano yuppies
rampanti o gli incalliti prosseneti del potere. Ecco allora Toperazione-nostalgia, con la musica country e alcuni film, a
evocare quel mondo dei semplici che sembra irrimediabilmente perduto nel presente e
nel futuro incerti e spaventevoli, o sconfitto dai Batman e
Indiana Jones.
Titolo originale del film è
Dead Poets Society, la società
dei poeti estinti (o la setta, come viene tradotto). Una confraternita di voci affatto estinte ma ben vive, se le si sa (se
le si vuole) ascoltare, capaci di
svegliare il poeta che è in noi.
Attenzione a non perdere l’attimo fuggente, perché le voci restano ma la vita passa presto.
Non è questione di darsi all’effimero, tipo: « Chi vuol esser
lieto sia, di doman non v’è certezza », ma di « cogliere la rosa quando è il momento » ( così
vien citato il «Carpe diem»).
Il film concede poco allo
spettacolo: una preghiera prima del pasto, un inno cristiano
ohe cantiamo anche noi, i colori bruciati dell’autunno nella
campagna del Vermont quando
si riapre l’istituto, un crepuscolo incantato, una fonda notte
di nebbia. E’ diretto da Peter
Weir, l’ormai celebrato regista
australiano (ricordiamo almeno
Witness, girato tra gli Amish
della Virginia); lo interpreta
Robin Williams, scatenato e intemperante in Good morning
Vietnam, dove intratteneva i
militari al fronte in modo dissacratorio, tanto che afiche là
alla fine veniva cacciato. Qui è
l’animatore della parola poetica.
La società dei poeti morti è
per i vivi, che si costituiscono
in fondazione di coloro che
sono dediti alle parole eterne.
Altri si sono costituiti così in
fondazione dedita alla parola
eterna della Bibbia; dicendo, in
altra chiave, « Venite, amici,
non è mai troppo tardi per
scoprire un mondo nuovo »
(Tennyson).
Uno strumento per meglio avvicinare e leggere
la Bibbia - Le tecniche e gli esempi concreti
Fu l’invenzione della stampa a
fare della Bibbia un libro popo
lare. Stampato e ristampato nell’Europa della riforma religiosa
e della borghesia emergente, introdotto come codice costituente della Nuova Inghilterra americana, la Bibbia è da allora il
libro più tradotto, pubblicato,
venduto del mondo.
Ma la Bibbia non è affatto un
libro di facile lettura. Una volta
acquisito il codice di linguaggio
del testo, al grado più basso di
racconto e di pensiero, capire
è ancora relativamente facile. Oltre questo primo livello di più
immediata comprensione, non è
agevole salire ai piani superiori,
più densi di significato spirituale, se non si dispone di strumenti adatti.
Bruno Corsani è docente di
Nuovo Testamento alla Facoltà
valdese di teologia. « Esegesi »
si intitola appunto un piccolo libro di Corsani, appena riedito
dalla Claudiana, 135 pagine preziose per chi voglia apprendere
strumenti e tecniche fondamentali di approccio ai testi biblici.
« Sia per quanti — dice Corsani
— intendano accostarsi alle Scritture meglio attrezzati per approfondirne la lettura e ricavarne profitto spirituale, sia per
quanti vorrebbero mettersi sulla
strada dell’insegnamento, nelle
scuole domenicali o di catechismo, o della predicazione e non
sanno come cominciare ».
Attualizzare
senza stravolgere
Che cos’è l’esegesi biblica? Si
tratta di tirar fuori dal testo il
suo significato, ma facendo bene
attenzione a non estrarre il testo dal suo contesto.
Renzo Turinetto
non secondarie nella storia delle
comunità cristiane, delle chiese.
Due esempi per tutti, fra i molti e suggestivi che propone Corsani. Giov. 17: 21: «Che siano
tutti uno ». « Il senso dell’intero
brano letterario è — spiega Corsani — un appello all’unità dei
credenti in Cristo, che ripeta
l’unità d’amore, ubbidienza e
servizio del Padre e del Figlio.
Isolare una parte del vers. 21 da
questo insieme, per trasformarlo in un’esortazione all’unipcazione istituzionale delle chiese,
significa tradire la prospettiva di
queste parole ed ignorare la ricchezza di spunti di riflessione
offerta dall’unità nel suo complesso ». Matteo 16: 18: « Tu sei
Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa ». « Non si
può interpretare questo versetto
— avverte qui Bruno Corsani —
separandolo dal suo contesto
immediato, il dialogo tra Gesù
e Pietro che inizia al vers. 13.
Chi dice la gente che io sia, chiede Gesù, e per voi chi sono io?
Risponde Pietro confessando la
sua fede: "Tu sei il Cristo, il
Figlio del Dio vivente”. A questo punto Gesù risale dalle parole di Pietro all’iniziativa di
Dio: non sono particolari doti
umane, che hanno permesso a
Pietro di arrivare a quell’intuizione e a fame apertamente pròfessione, ma il Padre che è nei
cieli glielo ha rivelato. Questo è
il contesto precedente — conclude Corsani -— e il vers. 18 si lega
a questo mediante un "e io"
(greco: kai egò) che ha un chiaro valore consecutivo: io ti dico che tu sei Pietro e su questo
fondamento della tua confessione di fede, che io sono il Cristo,
si edificherà la mia chiesa ».
Se vogliamo leggere la Scrittura, attualizzando alla fine quel
che leggiamo, se vogliamo attraverso di essa metterci in ascolto della Parola di Dio, in ciò che
ha da dire per noi, nel nostro
tempo, da una tentazione bisogna guardarsi con cura — avverte Corsani —, quella di mettere nel testo un significato che
non è il suo: « Nessun passo o
libro biblico è stato scritto dal
suo autore "per noi", per dire
qualcosa a noi: sono stati scritti per dei lettori concreti del
passato...; solo quando avremo
stabilito (nella misura possibile)
quello che il testo aveva da dire a quei lettori, nella loro situazione, potremo cominciare a
percepire che cosa la Bibbia dice a noi in quel medesimo brano, cercando e scoprendo le analogie o le differenze che vi sono
tra la nostra situazione e quella
delle persone per cui quel brano è stato scritto ». Detto così
sembra ovvio. Ma Corsani mostra, esempi alla mano, come
molte volte l’estrapolazione di
alcuni versetti dal loro contesto
letterario, strutturale abbia indotto a fraintendimenti del pensiero e del messaggio delle Sacre Scritture, con conseguenze
Alla scoperta
delle ’’tecniche”
Con un’esposizione chiara, resa più agile da una ricca esemplificazione, da proposte di lavoro, il nostro autore ci fa apprendere gli elementi e le tecniche fondamentali per leggere
la Bibbia: come collocare il testo nel contesto, come riconoscere i generi letterari, come
scoprire l’intenzione dell’autore,
la cifra di significato di una parabola, di un pensiero racchiuso in una cornice narrativa, di
un passo apocalittico, come scorgere e risolvere le difficoltà del
testo, del linguaggio. Se per capire cosa dice la Bibbia sono
necessari molteplici livelli di
lettura, per questa « Esegesi » ne
occorrono almeno due: una prima lettura « veloce » per averne
un quadro di sintesi, una seconda più meditata, con la Bibbia
a portata di mano, per riscontrare ed apprezzare Tampiezza
di orizzonti e di significati che
schiude il metodo critico ed interpretativo proposto da Bruno
Corsani.
N. Sergio Turtulici
BRUNO CORSANI, Esegesi, Torino,
Claudiana, pp. 135, L. 8.500.
' F. RIGAUX - La Carta di Algeri ■
S, Domenico di Fiesole, 1988, pp. 175,
L. 18.000.
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TORRE PELLICE
i
5
3 novembre 1989
fede e cultura 5
NOVITÀ’ CLAUDIANA
IN LIBRERIA
Il risveglio protestante
Finalmente una pubblicazione italiana che esamina in una seria visione complessiva l’origine, gli sviluppi e la teologia del movimento
Non accade certo sovente di
leggere in italiano un’opera riguardante in maniera specifica
i movimenti di « Risveglio », un
periodo estremamente ricco della storia del cristianesimo, dagli
aspetti multiformi in ordine ad
esponenti, epoche e paesi diversi. Per ciò che riguarda il protestantesimo, un panorama sul
« Risveglio » era offerto dal III
volume della Storia del protestantesimo del Léonard (1971),
che si riferiva in particolare alla rinascita (renouveau) delle
chiese protestanti europee dalla
seconda metà del '700 a tutto
l'800, mentre un altro contributo veniva dall’anglicano R. A.
Knox, Illuminati e carismatici
(1970), che nel prendere in considerazione i movimenti di entusiasmo religioso allargava l’indagine anche in campo cattolico. Entro l’area del protestantesimo rimaneva pure B. Gherardini con La spiritualità della Riforma (1982), dove molte pagine erano dedicate — con numero.se citazioni da Vittorio Subilia — al movimento pietista, certo uno dei più rappresentativi
dello spirito che ha animato il
« Risveglio ».
Una questione
terminologica
Già da questi pochi titoli è
possibile rendersi conto con quali diverse parole è stato fatto riferiniento ai movimenti di « Risveglio »; « rinnovamento », « entusiasmo », « spiritualità », ma
anche « dissidenza » e « misticismo », e dunque è evidente conte l’oggetto del libro di Gastaldi sia estremamente preciso nel
riferirsi al « Risveglio », sia in
relazione alla sua matrice protestante che alla sua collocazione cronologica. Ed a questo proPpsito l’autore chiarisce fin dall’inizio come sia significativo
« che nelle varie lingue dei paesi in cui si sono avuti risvegli
si siano usati, per designarli, dei
termini di equivalente significato, come Awakening e Revival
in Inghilterra e negli Stati Uniti, £'rM’eci:tmg in Germania, Réveil in Svizzera, Francia e Olan
D* ® dunque il termine
« Risveglio » assume anche una
valenza d'ordine storiografico oltre che teologico.
Una condizione
di torpore
Il volume si apre con una introduzione storica che mira a
definire il fenomeno del « Risveglio »: esso presuppone una condizione di « sonno » e di « torpore » riguardante i credenti alI interno delle chiese costituite,
e perciò « i risvegli si prefiggono di reagire a questa crisi riportando la fede ai solidi fondamenti della Bibbia, per la chiesa e con la chiesa finché possibile, senza la chiesa e con liberta d’iniziativa quando è necessa
™» (p. 6).
Ma se questa è la dinamica
che caratterizza i vari movimenti di « Risveglio » diversa è la
loro connotazione teologica, tanto che per una migliore comprensione l’autore offre una visione d’insieme delle condizioni
de] protestantesimo alla vigilia
e durante il decorso di quei movimenti. Nella Germania devastata dalla guerra dei trent’anpi, contro l’ortodossia luterana,
d pietismo nacque dall’esigenza
di una spiritualità più adeguata
ai bisogni dei tempi, « con par
ticolare importanza alla ’’conversione” intesa come una esperienza interiore caratterizzata da
una intensa emozione, punto di
partenza di una rigenerazione
del credente» (p. 7), ed i cui
massimi esponenti furono Ph. J.
Spener, A. H. Francke ed il conte di Zinzendorf (pp. 9-11). Nell’accennare poi agli orientamenti teologici di carattere razionalistico presenti nel mondo protestante del secolo XVIII —
« platonici di Cambridge », deisti
inglesi, posizioni sociniane a Ginevra — Gastaldi scrive che « è
in piena epoca illuministica che
si polgono alcune non trascurabili fasi del pietismo e si affermano i primi movimenti di risveglio del mondo anglosassone » (p. 19): ecco dunque le opere del tedesco J. Boehme, dell’inglese W. Law, dello svedese
E. Swedenborg e dello svizzero
J. C. Lavater, mentre pure in
ambito cattolico non si possono
dimenticare il quietismo di Molinos né le esperienze mistiche
di madame Guyon e del Fénelon. L’inizio dell’800 non poneva
termine alle esperienze « risvegliate », e anche se al Congresso di Vienna i vincitori di Napoleone davano vita alla « Santa Alleanza » delle monarchie,
« sarebbe tuttavia stolto negare
— scrive ancora Gastaldi — che
dietro questa massiccia strumentalizzazione della religione non
vi sia stata una autentica rinascita religiosa» (p. 22): si pensi
alle attese millenaristiche che
avevano accompagnato le guerre napoleoniche o alle preoccupazioni di carattere sociale degli « evangelicals » inglesi quali
Wilberforce e gli esponenti della « Clapham Sect ».
Il risveglio
nei singoli paesi
Questi temi vengono sviluppati da Gastaldi nella seconda parte del volume, diviso in dieci capitoli ognuno dei quali è dedicato ai risvegli dei singoli paesi:
si tratta di pagine dense per i
molti riferimenti a personaggi e
posizioni teologiche diverse, offrendo l’opportunità al lettore
di venire a conoscenza dei vari
movimenti di « Risveglio » non
solo a livello europeo — Inghilterra, Francia, Svizzera, Germania, Olanda e paesi del Nord —
ma anche statunitense, tramite i
capitoli relativi al « Great Awakening » dei secoli XVIII e XIX
con la predicazione di J. Edwards
fino al revival della « frontiera ».
Fra questi capitoli sono di nostro particolare interesse quelli,
riguardanti il risveglio metodista e quello nelle valli valdesi.
Per il metodismo, dopo aver accennato alla presenza delle « religious societies » inglesi, l’autore presenta la conversione del
suo fondatore John Wesley come il prodotto di due fattori
concomitanti: la vicinanza a Peter Boehler, esponente dei Fratelli Moravi, e la lettura di Lutero, come dire profonda sensibilità pietista unita ad un rigoroso biblicismo protestante: la
fede per Wesley è dunque assenso personale all’evangelo di
Cristo, risposta fiduciosa alla
sua opera di salvezza (p. 44).
L’cc ottimismo
della grazia »
Se a p. 44 si colgono due sviste relative all’anno della prima
predicazione all’aperto di Whitefield e Wesley — 1738 al posto
di 1739 — Gastaldi sottolinea op
Ugo Gastaldi
I movimenti
di risveglio
nel mondo
protestante
Dal«Qeat Awakening» (1720)
ai«revivals»del nostro secolo
À
Claudiana
portunamente l’orientamento arminiano della teologia wesleyana, improntata ad un « ottimismo della grazia » per cui « Cristo è morto per tutti gli uomini
e l’offerta della salvezza è universale » (p. 48), da cui prende
le mosse l’impegno prioritario
del metodismo nell’evangelizzazione attraverso la predicazione.
Viceversa, a proposito della santificazione si legge « che viene
intesa soprattutto come amore »:
accenno un po’ vago per un tema pur così importante della
teologia metodista.
Il risveglio
alle valli
Anche le valli valdesi, com’è
noto, ebbero tra il 1825 e il 1840
un risveglio religioso, visto il
costante e stretto legame con
le chiese riformate svizzere e
francesi da cui assieme ad influenze razionalistiche ricevettero pure impulsi al rinnovamento spirituale.
Quel risveglio ebbe il carattere
di dissenso, visti i conflitti che
la predicazione « risvegliata » dei
pastori svizzeri Félix Neff e André Blanc avevano causato fra
la popolazione valdese, tanto che
nel 1831 36 membri del concistoro di San Giovanni giunsero alla decisione di costituire un gruppo separato: si trattava di un
gesto inequivocabile di denuncia
del basso livello spirituale del
popolo valdese. Fu « un’eco modesta » — scrive ancora Gastaldi — che si svolse « ai margini
della chiesa e coinvolse una minima frazione del jx>polo valdese » (p. 131), che sebbene «non
valse certo da solo ad avviare
un rinnovamento nel seno della
Chiesa valdese... per il suo carattere essenzialmente laico costituì anche, contro il clericalismo
prevalente e incontrastato, una
affermazione del sacerdozio universale dei credenti ».
Prima di concludere almeno
un accenno va fatto aWAppendice, dedicata ai movimenti di matrice pentecostale ed avventista
oggi in piena espansione nel cristianesimo mondiale, non solo
protestante, il che contribuisce
a presentare questo libro di Gastaldi quale utile strumento per
la conoscenza dei risvegli religiosi de] protestantesimo, libro
provvisto — conviene sottolinearlo — di utili note bibliografiche
alla fine di ogni capitolo.
Franco Chiarini
Bertha voti Suttner:
una vita per la pace
Una raccolta di scritti che testimoniano dell’incessante attività di una pacifista storica
Tra i numerosi anniversari e
ricorrenze che cadono in quest’anno, ve n’è uno che probabilmente diversi lettori non conoscono: i cento anni di un libro. Si tratta del romanzo « Giù
le armi » di Bertha von Suttner che, prendendo lo spunto
dalle guerre più recenti combattute in Europa — ed i cui
orrori vengono subiti dai protagonisti — ebbe allora un grosso successo e venne tradotto in
molte lingue, dando all’autrice
fama internazionale. Fama successivamente riconosciuta dal
conferimento del premio Nobel
per la pace, nel 1905, per la sua
attività pacifista ed antimilitarista.
Per ricordare questo centenario, le Edizioni Gruppo Abele hanno pubblicato, assieme a
pochi ma significativi brani del
romanzo, una serie di appunti
e di commenti stilati dalla
Suttner durante un ventennio,
unitamente a brani tratti da un
saggio dal titolo « Armamenti
e superarmamenti » del 1909 ‘.
Ricorderemo per inciso che
questo libro è pubblicato nella
collana « Vissuti » che, fra i dieci volumi fin qui editi, annovera
quello di Elena Ravazzini Corsani « Barriere di carta » e quello
di Franco Girardet « Il ragazzo
dell’autostop ».
Chi è Bertha von Suttner? Nata a Praga nel 1843, figlia dell’imperial regio tesoriere conte Kinsky, si trasferisce successivamente a Vienna dove impara le lingue (francese, inglese, italiano,
russo) e si impiega come insegnante-accompagnatrice presso
la famiglia del barone von Suttner di cui, dopo qualche anno e
dopo varie peregrinazioni, sposerà segretamente il figlio maggiore. Dopo numerose altre peripezie ed un lungo soggiorno in
Caucaso, dove comincia a prendere corpo in lei e nel marito
l’idea di una società in cui pace,
giustizia e progresso procedono
di pari passo, c’è il rientro in Europa ed il continuo peregrinare
da una capitale all’altra per partecipare — e sostenere — tutte le
numerose iniziative a carattere
pacifista e di progresso sociale.
E’ fra i creatori della Società per
la pace a Venezia, di quella austriaca, di quella tedesca, ecc. e
dopo la morte del marito va al
Congresso mondiale per la pace
a Boston, negli Stati Uniti. Dopo
il conferimento del Nobel, continuerà instancabile, fino alla morte, avvenuta nel 1914, nella sua
opera di scrittrice e di conferenziera in Europa ed ancora negli
Stati Uniti.
Il libro ora edito in suo ricordo
non segue un criterio cronologico, ma è piuttosto raggruppato
per argomenti: sulla violenza, sul
pacifismo, sul « vero » amor patrio, sulla guerra, sugli arma
menti ecc. Chiude il volumetto
un’intervista alla teologa Adriana Zarri che dice la sua gratitudine all’editcre per aver fatto
uscire Bertha von Suttner « dal
novero delle illustri sconosciute ». Quest’iniziativa le pare importante « per più motivi che si
intrecciano fra loro: perché donna, perché pacifista, perché coscienza critica del suo tempo e
intuitiva del futuro ».
La Suttner ha avuto infatti diverse intuizioni. Ecco che cosa
dice, ad esempio, relativamente
al varo del dirigibile Zeppelin.
Prevedendo lo sviluppo dell’arma
aerea (che proprio nei giorni
scorsi ha raggiunto una nuova
« meta » col lancio da parte degli USA della navicella militare
« Columbia » con a bordo apparecchiature per le guerre stellari), ella esclama, nell’aulico linguaggio di allora: « Il futuro si
vergognerà di noi, si vergognerà
fin nei secoli più lontani, perché
la splendida conquista del dominio dell’aria arrivò in un’epoca
in cui si consentì di prenderla
in considerazione dal punto di
vista della sua massima utilizzazione per scopi di distruzione ».
Altra idea ’’profetica” quella
dell’Europa unita, che però «non
costruisce fortezze » e che proclami come « massimo fondamento etico dei popoli l’abolizione della violenza..., del diritto
di conquista... ».
Molto ferma la condanna della
«pedagogia militarista» della sua
epoca: « La storia, come viene
insegnata alla gioventù, è la fonte
principale dell’ammirazione per
la guerra». Accanto alla storia
vera e propria vi è poi una elencazione « ad uso scolastico » che
viene presentata solo come una
lunga catena di eventi bellici. Né
a tutto questo sfuggono « le ragazze che, istruite sugli stessi
libri, diventano addirittura invidiose di non poter fare anche
loro quello che fanno i maschi,
rimanendo in ammirazione per
la vita militare ».
Per concludere queste brevi
note, un suo pensiero (del 1893)
su un’allocuzione del Kaiser tedesco alle reclute in cui si richiedeva ai soldati di recitare il
« Padre nostro ». La Suttner
commenta: « Padre nostro: non
significa di noi tutti: francesi, tedeschi, russi...? E ’’liberaci dal
male”: qual è di tutti i mali il
più tremendo? La guerra. ’’Venga il Tuo Regno”: il Regno della
mitezza e della giustizia. Sì, se
esso non è biascicato, ma compreso e sentito fino in fondo, allora si ha bisogno anche di soldati che recitino il Padre nostro ».
Roberto Peyrot
' BERTHA VON SUTTNER, Giù le armi!, Ed. Gruppo Abele, 1989, pp. 114,
L. 16.000.
Per i vostri acquisti
U. GASTALDI, I movimenti di risveglio nel mondo protestante. Dal
•< Great Awakening » (1720) ai revivals del nostro secolo, Torino, Claudiana, 1989, pp. 200.
Librerie Claudiana
TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
TORINO - Via Principe Tommaso, 1
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MILANO - Via Francesco Sforza, 12/A
Tel. (02) 79.15.18
6
ecumenismo
3 novembre 1989
1
IN VISTA DEL CAMPO STUDI EGEI
Uno, nessuno, centomila
Problemi e domande aperte sulla questione giovanile - Tra dimensione individuale e società - La necessità della formazione biblica e teologica - I progetti per il futuro e il ventesimo compleanno della Federazione giovanile evangelica
In vista del prossimo campo
studi della Fgei, abbiamo intervistato Michele Rostan, del consiglio nazionale della federazione
giovanile.
— Innanzitutto, perché questo
titolo?
— « Uno, nessuno, centomila »
è il titolo di un romanzo di Pirandello, noi l’abbiamo semplicemente preso in prestito per farne
il titolo del campo. Se vuoi, una
ragione c’è. Il campo vuole rispondere a due domande: « Cosa vuol
dire essere giovani oggi?», «Quali
sono i problemi che la condizione
giovanile porta con sé? ». Queste domande possono essere formulate sia al plurale, sia al singolare. La scelta della scuola superiore da frequentare oppure la necessità di andar subito a lavorare,
la scelta della facoltà come la ricerca di un lavoro che non sia
troppo lontano dalla propria preparazione, la dipendenza un po’
psicologica, un po’ economica
dalla propria famiglia e la ricerca
di una maggiore autonomia, il rapporto con la propria ragazza o con
il proprio ragazzo oppure il problema di non avere il ragazzo o la
ragazza, son tutte cose che uno vive in prima persona e spesso sono
fonte di un certo disagio. Il problema è di vedere se per caso non
ci sia un legame tra le tue difficoltà personali e i problemi di tutti.
Di solito un giovane non attribui
c’è qualcosa che non va. C’è il pericolo che un giovane possa sentirsi nessuno, possa pensare di non
contar niente. C’è il pericolo che
per qualcuno essere giovani significhi diritti negati, opportunità
mancate, una vita buttata. Ma per
quanti? Possiamo dimenticarcene?
C’è, infine, un’ultima cosa da
dire. I giovani sono tanti, più di
centomila ovviamente. In Italia ci
sono circa nove milioni di giovani
tra i 15 e i 24 anni. Dietro i numeri c’è la dimensione collettiva della condizione giovanile. Questa dimensione viene vissuta da molti
partecipando alle attività di gruppi e di associazioni. Nel nostro
paese, tra i giovani che hanno
meno di 25 anni, le associazioni
che raccolgono più consensi sono
quelle sportive e quelle religiose.
Molti però sono impegnati in attività sociali, culturali, di difesa dell’ambiente, per la pace e il disarmo, sui problemi della scuola e del
lavoro. Sembra che oggi i giovani siano poco impegnati politicamente. Forse è vero, ma per non
accontentarsi di affermazioni generiche bisognerebbe almeno chiedersi se i giovani di 10 o di 20 anni fa Io erano di più e che cosa si
intenda oggi per politica.
— Riuscirete al campo a discutere di tutti questi problemi?
— Partecipate al campo e Io vedrete! Scherzi a parte, credo che
il senso del campo possa essere
Nelle foto di questa pagina due momenti nella storia della FGEI.
Qui sopra il convegno di Ecumene (1983).
sce il benessere di cui gode o le
difficoltà di cui soffre ai grandi
alti e bassi della società in cui vive. Mi domando se è un atteggiamento giusto.
— D’accordo, la dimensione individuale è importante, ma a cosa
si riferiscono il « nessuno » e il
« centomila » ?
— Lo spiego subito. Ci sono
giovani, e non son tanto pochi, che
abbandonano gli studi senza finirli, sia alle scuole superiori sia all’università. Ci sono giovani che
cercano un lavoro e non lo trovano. Ad altri invece un lavoro viene offerto, ma spesso è in nero,
sottopagato, pericoloso. Purtroppo
c’è anche chi ci lascia la pelle. E’
successo nel porto di Ravenna,
succede nei cantieri edili di Napoli, succede nelle piccole fabbriche della cintura milanese. A milano, la mia città, si contano già
74 giovani morti per overdose dall'inizio dell’anno. Sono solo esempi scelti a caso, però ci dicono che
riassunto in due parole. Primo: è
necessario farsi un’idea un po’ più
precisa della condizione giovanile
di quella basata semplicemente
sulla nostra esperienza personale o
su quel che vediamo nel giro dei
nostri amici. Secondo: siamo convinti che la condizione giovanile
ponga dei problemi essenziali alla
società, alla scuola, all’industria,
ma anche alle chiese. Terzo: crediamo che la predicazione dell’evangelo debba prendere molto
sul serio questi problemi, altrimenti rischia di non essere una
parola viva ed efficace. E questo
vale per noi, come federazione
giovanile, ma anche per la chiesa
tutta quanta.
— A chi si rivolge il campo?
— Tradizionalmente il campo
studi è un’occasione di incontro e
di dibattito per i gruppi Egei, tra
un congresso e l'altro. Questa volta, però, abbiamo pensato che fosse necessario invitare anche i
gruppi giovanili che non aderisco
no alla federazione, i giovani che
si impegnano nei centri, i gruppi di catechismo. Come consiglio Fgei abbiamo scritto a tutti
i pastori delle chiese battiste, metodiste e valdesi perché promuovano la partecipazione dei gruppi
di catecumeni di cui sono responsabili. Ai pastori più giovani abbiamo chiesto di venire al campo
personalmente.
— Ma i pastori più giovani non
sono più tanto giovani, o sbaglio?
^mÈSÈÈÈi
êBÊÊêM
— E’ vero, ma in questo caso
non è tanto l’età che conta. Uno
dei problemi concreti che abbiamo davanti è quello della form'^zione. La Fgei da sola non pu*l
assolvere a questo compito. I campi studio, i seminari di formazione,
i convegni regionali che organizziamo, e ne facciamo parecchi e di
buon livello, raggiungono un numero ancora troppo limitato di
persone e per periodi troppo brevi. La formazione, invece, dev’essere un’attività capillare e continuativa, ma soprattutto o la formazione si salda alla vocazione, alla crescita nella fede, all’impegno,
o rimane una scatola vuota. Qra,
in giro per l’Italia ci sono persone che hanno un compito specifico di formazione e di animazione
biblica e teologica: sono i pastori.
Ci pare che, in un progetto di
formazione, essi svolgano un ruolo irrinunciabile. Si badi che la nostra idea non è quella di « scaricare » i compiti di formazione
ora sul pastore, ora sul catechismo, ora sul gruppo giovanile. Il
problema è come collegare l’attività del pastore, della comunità locale, del gruppo Fgei, del centro
giovanile e così via. Se non costruiamo questo collegamento, le
cose, anche in un futuro molto
prossimo, si metteranno su una via
sbagliata. E, attenzione!, le cose si
metteranno male non solo per la
Egei, che è più esposta avendo una
organizzazione più fragile, ma anche per le nostre comunità. Chi
pensa che sia sufficiente coltivare
il proprio orticello, senza curarsi
di quello del vicino, secondo me
si fa delle illusioni. Qvviamente il
problema non è piccolo e bisogna
lavorarci su. Però da qualche parte si deve pur cominciare, e così
abbiamo pensato che un primo
passo potesse essere quello di invitare i pastori « più giovani ».
All’ultimo congresso (S. Severa, settembre ’88) è emersa in maniera
esplicita la questione del ricambio generazionale.
a Ecumene, nel ’69. Così abbiamo
pensato, un po’ per scherzo, di festeggiare anche noi, dopo le celebrazioni della Rivoluzione francese e del Glorioso Rimpatrio, il nostro 1989. Come vedi è previsto
un incontro con i membri del consiglio Egei « di tutti i tempi ». C’è
anche un motivo serio dietro questa iniziativa. Il filo che lega le diverse generazioni Fgei si è notevolmente assottigliato. Secondo
me, un pericolo pende sulla nostra
testa. Infatti, tutto quello che una
generazione non trasmette a quella
successiva viene eliminato dalla
memoria. In chi « viene dopo »
non se ne serba traccia. Qra, senza
memoria è assai difficile « pensare » o « inventare » nuovi progetti, guardare al futuro. In più, senza
identità. E senza identità non si
può dire « noi ». E senza un « noi
giovani evangelici italiani », la
Fgei non esiste.
Per questo ci sembra importante il fatto di comunicare tra
generazioni diverse, e magari di
fare anche qualcosa insieme. Per
questo abbiamo invitato dei vecchi fgeini e fgeine; ma l’invito andrebbe esteso, per esempio, anche
a coloro che hanno pian piano costruito la GEI prima ancora della
federazione. Bene, speriamo che
qualcuno venga a questa serata e
che chi non può venire ci mandi,
magari, un messaggio. Qvviamente non ci interessano le rievocazioni o i sermoncini, ci interessano i racconti, la storia, i progetti
comuni.
— Mi pare che al campo non
vogliate solo occuparvi della situazione giovanile oggi, ma fare anche progetti per il futuro. Allora ti
chiedo: quali progetti?
— Non lo so. Sono i partecipanti che devono decidere su questo. Non credo però che il campo
debba necessariamente risolvere i
problemi della condizione giovanile e della Egei. E’ invece importante che dal campo vengano delle
idee e degli orientamenti utili ai
gruppi giovanili e, soprattutto, che
se ci sono in giro delle proposte,
queste possano avere un momento
di confronto a livello nazionale.
— Un’ultima cosa. Leggo sul
programnm che volete festeggiare
il ventesimo compleanno della
Fgei.
— E’ così, infatti. Senza farlo
apposta il campo si tiene giusto a
vent’anni dal congresso di fondazione della federazione giovanile
CAMPO STUDI DELLA
FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA ITALIANA
Agape, 7-10 dicembre 1989
Uno, nessuno, centomila
Identità giovanile
e progetti per il futuro
PROGRAMMA
Giovedì 7 dicembre
sera: arrivi per cena - serata comunitaria.
Venerdì 8 dicembre
mattino; culto di apertura
introduzione a cura del Consiglio Fgei
pomeriggio: laboratori « Aspetti e probIem,i della condizione
giovanile in Italia ». Conduzione e animazione a cura
di gruppi locali e/o regioni Fgei
sera: 1969-1989 « Da Ecumene ’69 a oggi ». Incontro/dibattito
con brindisi finale per il ventesimo compleanno della Fgei. Parteciperanno i membri dei Consigli Fgei di
tutti i tempi.
Sabato 9 dicembre
mattino: incontri/1 « I giovani e la predicazione delI’Evangelo ». Dieci esempi di predicazione discussi in gruppi
pomeriggio; incontri/2 « Qual è la vostra proposta? ». Dibattito e discussione in gruppi con alcuni dirigenti di
organizzazioni giovanili
sera: 1969-1989 « Da Woodstock ad Agape ». Concerto/happening per il ventesimo compleanno della Fgei con cori e musicisti da tutta Italia.
Domenica 10 dicembre
mattino: assemblea conclusiva « La Fgei e la condizione giovanile, quali progetti per i prossim,i anni? »
culto finale
pomeriggio: saluti e partenze.
La quota di partecipazione al campo studi è di L. 95.000.
Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Daniele Bouchard, via Ciccarono 51, 66054 Vasto (Ch), tei. 0873/363173.
7
3 novembre 1989
ecumenismo
AGAPE: ASSEMBLEA GENERALE DEL CONSIGLIO ECUMENICO GIOVANILE IN EUROPA
Pace, giustizia e integrità deli’arcobaieno
Dal 16 al 22 ottobre si è tenuta ad Agape la XXI
Assemblea generale del Consiglio ecumenico giovanile
in Europa (CEGE), preceduta dall’inco'ntro dell’esecutivo del CEGE e da una riunione preliminare delle donne delegate all’Assemblea. Il CEGE è un’organizzazione
ecumenica i cui membri (federazioni, movimenti, organizzazioni giovanili denominazionali, ecc.) sono sparsi
in venti paesi europei, dal Portogallo aU’Unione Sovier
fica, dall’Italia alla Finlandia, ail’Irlanda. I membri
del CEGE (per l’Italia la FGEI) rappresentano in modo
abbastanza completo l’eterogeneo arcipelago dei giovani delle chiese cristiane europee: oltre ai movimenti
delle grandi denominazio'ni protestanti e ortodosse, anche piccole organizzazioni come i luterani estoni o i
protestanti portoghesi. Questa caratteristica rende oltremodo interessante questo co'ntesto, quanto allo stesso tempo complicata la gestione della dialettica interna. Il CEGE è l’analogo giovanile della Conferenza
delle chiese europee (KEK) e rappresenta il partner
europeo del Dipartimento giovanile del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC). Nato come organismo nel
1968, svolge il suo lavoro essenzialmente attraverso
l’organizzazione di campi di lavoro, di studio e seminari, organizzati sia a livello nazionale, sia a livello
europeo. Alcuni di questi campi sono un appimtamento
annuale, come la Conferenza dei leader giovanili che si
tiene in DDR, altri, come la Conferenza ecumenica giovanile europea, si tengono ogni 3-4 ann,i in paesi diversi (l’ultima è stata in Gran Bretagna l’anno scorso). Il CEGE mantiene inoltre i contatti ecumenici con
altre organizzazioni analoghe come la ULAJE (Unione
latinoamericana della gioventù ecumenica) o con il
Consiglio delle chiese del Medioriente (MECC). Particolare importanza, tra le varie attività del CEGE, ha
l’Assemblea generale, con scadenza annuale, che è U
congresso deirorganizzazione.
Ad essa partecipano i delegati di tutti i paesi membri ed è organizzata dall’esecutivo del CEGE (compo
sto di sette membri, di cui l’attuale presidente è Karlfried Metzler, DDR) insieme con il segretario generale
(attualmente Cath Moss, Irlanda del Nord).
L’Assemblea generale ha sia un ruolo decisionale
(approvare il bilancio, decidere il programma, eleggere l’esecutivo, ecc.), sia un carattere di studio su di
un tema, che quest’anno era « Coraggio e speranza ».
Il programma prevede quindi di regola non solo
comitati e assemblee plenarie in cui si discute del programma futuro del CEGE ma anche studi biblici, culti ecumenici e gruppi di discussione sul tema.
Pensando che la prossima Assemblea generale si
terrà l’anno prossimo in Finlandia a cura di una organizzazione che sicuramente ha più mezzi e forze
della FGEI, non si può non ricordare che è stato possibile organizzare questa terza Assemblea tenuta in
Italia (le precedenti risalgono al ’70 e al ’78) anche
grazie alla disponibilità e alla collaborazione del centro di Agape. S. V.
DALLA RELAZIONE
IMPEGNI PER LE CHIESE E NUOVA TEOLOGIA
Diamo valore ai colori La scelta dei poveri
deli’arcobaieno
Siamo chiamati da Dio ad una
nuova koinonia. Una visione di
speranza che ci richiede il coraggio di trasformare sia i nostri rapporti interpersonali alrintemo del CEGE, sia in una
prospettiva più ampia. Siamo
chiamati a vivere il mistero di
Cristo.
Molti di noi, me compresa,
hanno paura del rischio che questo comporta. (...) A volte abbiamo la tentazione di prendere
scorciatoie e in questo modo veliamo i colori più diversi e brillanti del nostro arcobaleno. (...)
Con chi abbiamo paura di entrare in relazione? Quali scorciatoie abbiamo preso nel nostro programma, nei nostri culti
e nella nostra vita spirituale,
nelle nostre strutture e nella nostra diaconia? Cos'è l'arcobaleno,
se è costituito di soli due o tre
colori? Noi che siamo riuniti qui
siamo solo una parte dell’arcobaleno. Dio dice: « Ecco il segno del patto che io fo tra me
e voi e tutti gli esseri viventi
che sono con voi, per tutte le
generazioni a venire. Io pongo
il mio arco nella nuvola, e servirà di segno del patto fra me
e la terra » (Gen. 9: 12-13). Quali colori dell’arcobaleno non sono presenti nel CEGE? Dove sono i giovani neri d’Europa tra
noi? Dove sono i poveri tra di
noi? Dove sono i rifugiati e i senzatetto? Dove sono le vittime
di violenze sessuali, di incesto,
donne per la maggior parte, che
vivono e rivivono i loro incubi
tra noi? Dove sono i giovani disoccupati? Sono tra di noi? Perché no? (...) A chi appartiene il
movimento giovanile ecumenico?
Ai giovani? A quali? Appartiene
a coloro i quali sono in situazioni di privilegio, condizione comune tra i giovani che qui rappresentano i loro movimenti, oppure a quelli per i quali spesso
facciamo superficiali dichiarazioni di solidarietà? Quale potrebbe essere una reale solidarietà
con i giovani emarginati dalla
nostra società? La nostra salvezza è legata alla loro e la loro
alla nostra. Parliamo di solidarietà: quanti tra di noi dividono i] loro salario con i giovani
disoccupati...? Sono le nostre case aperte ai senzatetto, non solo
per un ecumenismo da tò e biscotti, ma per accoglierli a vivere
con noi Un mese, un anno, dieci
anni? Come organizzazioni giovanili nazionali, abbiamo mai compiuto qualche passo concreto per
(fare delle reali possibilità ai giovani rifugiati e profughi?
Completezza dell’arcobaleno:
nii sembra che gli ambiti di riflessione possibili da affrontare
con gli altri movimenti in Europa siano i seguenti: 1) il Sud
dentro il Nord - la povertà dentro la ricchezza: siamo chiamati a creare nuove possibilità per
Un onesto dialogo con e tra la
nostra base e i giovani che vivono nel dolore di situazioni di
povertà e ingiustizia (...). 2) «Riconciliare le diverse spiritualità»: dato che il coinvolgimento
nel CEGE di cattolici e ortodossi è molto basso, come possiamo
sviluppare la koinonia tra noi
dato che siamo uno in Cristo?
(...). L’esperienza di Basilea può
guidarci verso nuove opportunità di conoscenza, comunione e
metodologie. 3) Dall’Est all’Ovest: come possiamo approfondire la nostra comprensione
e come possiamo entrare nella
dimensione di incontro e di rischio che ci è necessario per capire il vero peso che ha l'influenza delle chiese e dello stato fra
quei giovani tra noi che sono
emarginati (...)?
Raccogliamo queste sfide,
prendiamo i rischi che ci porteranno a dar valore ai colori più
brillanti di questo arcobaleno.
Lasciamoci rendere vulnerabili al
kairòs di Dio, aH’azione dello
Spirito, al mistero di Cristo. Allora e solo allora saremo in grado di costruire una solidarietà
reale con i giovani emarginati
dell’Europa e del mondo.
Cath Moss
Karlfried Metzler, pastore della Chiesa unita nella Repubblica
democratica tedesca, lavora al
dipartimento giovanile della Federazione delle chiese protestanti a Berlino ed è responsabile
del lavoro ecumenico giovanile.
— Questo è un momento di
grossi cambiamenti in Europa.
Come vengono vissuti nella DDR?
— Per rispondere userò due
esempi. Lo sviluppo della tecnologia nell’Ovest ha creato delle fabbriche vuote, quel che si chiama
« disoccupazione tecnologica ». I
giovani sono quelli più direttamente interessati da questi cambiamenti e cercano speranze e
prospettive per il futuro. Nella
DDR questo processo sta avvenendo molto più lentamente e
in pochi anni penso avremo gli
stessi problemi. Credo che dei
cambiamenti possano avvenire
se pensiamo ad una tmità del
sistema sociale ed economico, per
evitare la disoccupazione e mantenere il diritto fondamentale dell’essere umano al lavoro. Il secondo esempio è rispetto aH'energia. Io sono cresciuto pensando che l’energia sarebbe durata per sempre. Adesso gli esperti della DDR dicono che il
carbone « bruno » si esaurirà all’inizio del terzo millennio. Non
abbiamo le risorse naturali di
energia. La scelta deve essere
fatta a livello di stile di vita:
salvare l’energia invece di sprecarla. Si parla di energia nucleare nel mio paese e Talternativa
Agape: un gruppo di partecipanti alVassemhlea del CEGE.
è molto lontana. Dobbiamo incoraggiare i nostri politici ad
impegnarsi seriamente nella sicurezza delle centrali nucleari,
perché non penso sia possibile
che riusciremo a rinunciare all’energia oggi.
— Qual è il ruolo delle chiese
su questi temi?
— La situazione non è facile.
In particolare è spesso difficile
trovare le occasioni per riunire
la gente e discutere di questi
problemi. Per fare un esempio
ancora, nelle fabbriche esiste un
INTERVISTA A CORINNE LANOIR
Molti gruppi coordinati
— Da quale parte della Francia
vieni?
— Da Montbéliard, a est della
Francia, tra i Vosgi e il Giura,
regione di tradizione luterana,
zona industriale (Peugeot), con
una grossa presenza di immigrati dell'Africa del Nord, della Turchia e di altri paesi. Ci sono
grandi problemi di razzismo, disoccupazione, formazione, particolarmente per i giovani. Alcuni
gruppi cercano di sviluppare dei
rapporti di solidarietà e di aiuto
pratico, senza tralasciare momenti di riflessione sulla propria situazione politico-culturale-sociale (come, ad esempio, riguardo
al recente conflitto sindacale alla Peugeot).
— Come si presenta la situazione giovanile evangelica in
Francia?
— Non esiste un’organizzazione come la FGEI in Italia, ma
il Département Jeunesse della
Federazione protestante, il corrispondente francese al CEGE, che
cerca di coordinare e proporre
azioni a livello giovanile, sia per
quanto riguarda le organizzazioni giovanili (FEEUF, FFACE,
JEEP, UCJG), sia per i gruppi
all'interno delle chiese (riformate, luterane, battiste). Ultimamente stiamo cercando di costraire una rete di informazioni
e delle azioni comuni tra i vari
gruppi. Per il prossimo maggio
è previsto un incontro a livello
nazionale di responsabili dei
gruppi francesi.
— Quali sono le tue impressioni su questa Assemblea generale del CEGE?
— Ha avuto i difetti e i vantaggi di tutte le Assemblee del
CEGE. Essendo stati presenti delegati da circa venti paesi europei, del nord e del sud, dell’est
e dell’ovest, si sono ritrovate tutte le contraddizioni e le incomprensioni che ci sono in Euro
pa, sia a livello culturale che a
quello politico e sociale. Non
possiamo evitarlo jterché siamo
tutti inseriti in realtà diverse.
Per di più, esiste un certo peso
burocratico, forse tipico degli
ambiti ecclesiastici. A causa di
ciò, ogni tanto non si capisce
bene di cosa si discute o cosa
si può fare insieme in concreto.
Ma, d'altra parte, è una occasione unica per poter incontrare gente venuta da ambienti diversissimi tra loro: dall'Irlanda
airURSS, passando per il Portogallo; tutto ciò offre comunque
nuove possibilità di allargare gli
orizzonti di ciascun movimento
nazionale. E' stato importante
inoltre che questa Assemblea generale si sia svolta ad Agape,
anche se questo ha rappresentato Un lavoro enorme per una
organizzazione piccola come è la
FGEI italiana, perché ha dato
modo di ricordare la dimensione
latina in Europa.
A cura di Paola Troiani
sistema di quattro turni ed è
impossibile fissare una riunione
a cui possano partecipare tutti
poiché i turni variano in continuazione.
Per la stessa ragione anche nelle famiglie ci sono molti problemi. Credo comunque che le chiese debbano parlare ai giovani
dei valori della vita, della solidarietà, comunità, diaconia, anche per riuscire a creare dei legami tra di loro. Guardando alla
situazione attuale credo inoltre
che ci sia bisogno di una nuova
teologia.
— Cosa intendi per nuova teologia?
— Mi riferisco alla teologia
nata in Sud Africa e in America
Latina, in Sud Corea e nelle Filippine. Queste sono teologie profondamente radicate nel territorio. Nella DDR studiamo e predichiamo in base alla tradizione
teologica europea. Credo che ci
sia bisogno di una teologia che
risponda chiaramente e prenda
posizione rispetto alle esigenze
di giustizia. Io non sono d'accordo con chi sostiene ima divisione tra la giustizia biblica e
la giustizia politica. Infatti la
Scrittura si esprime chiaramente su quale deve essere la parte
da cui deve schierarsi il credente: dalla parte della vedova, dello straniero, ecc.; vedi ad esempio cosa dice il libro del Deuteronomio in proposito. La Bibbia
dice di fare una scelta chiara
per i poveri, che sono certamente gli emarginati nella nostra società, ma soprattutto per le persone sfruttate, oppresse, che soffrono in così tante parti del mondo. Dobbiamo identificarci con
questi poveri e cambiare le strutture che reggono queste situazioni di sfruttamento. Non credo
in una riconciliazione che non
cambi profondamente le strutture di oppressione.
A cura di Silvia Rostagno
8
8 vita delle chiese
1
3 novembre 1989
CONCISTORO DELLA CHIESA LUTERANA E TAVOLA VALDESE
Attenzione al rullo
compressore valdese
Il futuro del protestantesimo italiano, le possibili collaborazioni,
una valutazione molto positiva delle esperienze di scambio pastorale
In un clima di aperta fraternità
a volte un po’ scherzosa, critica ed
autocritica, si è svolto rincontro,
ormai consolidato negli ultimi anni, fra il Concistoro della Chiesa evangelica luterana in Italia
(CELI) e una delegazione della
Tavola valdese, il moderatore e
chi scrive. Tutti presenti invece i
membri del Concistoro, perché in
questi giorni si svolgono a Roma i
loro lavori sinodali: la presidente
del Sinodo sig.a H. Franzoi, il vicepresidente dr. G. Marnilo, il decano past. H. Philipp! e il vicedecano past. f. Kleemann, il tesoriere sig. T. Helm. Insieme a loro, il
diacono W. Pichorner e il past. H.
Diekmann.
I temi da esaminare spaziavano
dalla valutazione della visita di
Cossiga al futuro del protestantesimo italiano, dai problemi dell’Intesa alla collaborazione e a possibili scambi pastorali. Non sono
mancate note critiche e rilievi sulla « mancanza di sensibilità » di
chiese grandi che finiscono, anche
senza accorgersene, per parlare a
nome dell’evangelismo italiano,
per non parlare del famoso «rullo
compressore valdese » (ma i membri della CELI per educazione non
hanno usato questo termine) capace di cancellare un secolo e mezzo di storia dei luterani a Roma e
denominare « Casa valdese » la
vecchia Casa delle diaconesse di
via Farnese, dove sono passate tante generazioni di studenti in teologia tedeschi (e anche italiani)
per essere amorevolmente accuditi
e rifocillati.
Tipica ipersensibilità della minoranza nella minoranza? Forse
sì, per ammissione esplicita del
più « piccolo », ma è un discorso
che tutti noi possiamo capire molto bene!
Se d’altra parte è vero che le
rappresentanze luterane in comitati e commissioni sono molto ridotte, ciò non è certo dovuto a perfidia delle chiese più grandi nei loro
confronti, ma unicamente a fatti
organizzativi, legati a una struttura quasi congregazionalista delle
chiese luterane italiane, che non
accettano direttive troppo centralizzate. Almeno per una commissione, notava il moderatore, è veramente un peccato essere assenti,
quella che si occupa dei rapporti
con lo Stato ed è formata sia dalle chiese che fanno capo alla
FCEI, sia da molte altre. Qui sarebbe necessario portare avanti il
discorso di altre Intese, rifiutando
il progetto di legge-quadro che
ingloberebbe tutti i « diversi » senza tener conto delle loro specificità. Nel nostro paese, a livello
evangelico, si tende a esaltare le
diversità e a giungere a momenti
MEDICINA PREVENTIVA
Uso e abuso
dei farmaci
Alla ricerca (di un contributo « educativo » da
parte del medico - Un esauriente dibattito
A Salerno, presso il Centro comunitario « A. Cappello » della
chiesa metodista, si è svolto giovedì 26 ottobre il primo incontro-dibattito di medicina preventiva per la famiglia con il tema:
uso e abuso dei farmaci.
Un pubblico attento e composito (evangelici, cattolici, laici)
ha seguito la relazione introduttiva del dott. Aniello De Vita,
specialista in cardiologia e rianimazione. Il relatore si è maggiormente soffermato sul problema
dell’abuso dei farmaci dando per
scontato che il farmaco (sostanza esterna, un « veleno »), quando è usato sotto controllo medico, è essenziale per la guarigione.
Dunque, l'abuso dei farmaci.
E’ stato ribadito che alla base
dell’abuso vi è la tendenza dell’uomo moderno ad eliminare in
tempi brevi ogni forma di sofferenza e di dolore. In una società come la nostra nella quale vengono tante volte in superficie forme di sofferenza sia psichica che fisica, non vi è ima
vera educazione medica per affrontare tale disagio, e tante volte si ricorre al farmaco, ritenuto
risolutore e unica fonte di liberazione. Si diventa in tal modo
dei « farmaco-dipendenti ». Tale
stato di cose provoca nuove forme di squilibrio psico-fisico, nuo
ve malattie, forme di avvelenamento da farmaci.
Il dibattito è stato molto ricco, esauriente ed è stato possibile approfondire maggiormente un aspetto del tema dell’incontro: il contributo educativo
del medico nelTuso-abuso dei farmaci. Alcuni medici presenti in
sala, pur ricordando ia vittoria
della medicina e della somministrazione di farmaci per la sconfitta di pericolose malattie, hanno sollevato il problema di un
rapporto costruttivo ed educativo tra medico e paziente.
Se al momento tale rapporto
è frettoloso e sempre finalizzato alla ricetta per l’acquisto-uso
di farmaci, il dibattito ha evidenziato l’urgente necessità di
modificare lo stato delle cose indicando una linea: maggior tempo per il colloquio tra medico
e paziente, minor ricorso al farmaco inteso come unico « toccasana », sviluppo dell’uso della medicina omeopatica.
A conclusione, possiamo affermare che questo primo incontro di un ciclo di incontri-dibattiti sui problemi della prevenzione delle malattie è ben riuscito,
nonostante non si sia riusciti a
coinvolgere di più le famiglie
abitanti nel quartiere ove è ubicato il locale del Centro.
Giovanni Anziani
Questionario
FCEi
Uno strumento per stimolare la discussione
E’ già arrivato o sta per arrivare alle chiese il questionario
che la Federazione delle chiese
evangeliche in Italia propone a
riguardo del « Decennio ecumenico delle chiese in solidarietà
con le donne ». Il questionario,
che è stato preparato dalla commissione apposita della FCEI e
diffuso ad opera della FDEI, mira a raccogliere informazioni sulle tematiche di maggior interesse
od utilità per le comunità in vista del convegno che la FCEI terrà sul Decennio nel 1991. Lo scopo però non è solo l’accumulare
dati ; nelle intenzioni di chi lo
propone c’è soprattutto il desiderio di stimolare la discussione
e fornire materiale di riflessione
per tutti, uomini e donne. Ad
ognuno viene richiesto di compilare il questionario individualmente e far pervenire le proprie
risposte alla FCEI entro e non
oltre il 15 maggio 1990. La FDEI,
che ne ha curato la stampa, può
fornire ulteriori copie alle chiese
che ne facciano richiesta, dietro
rimborso delle spese di spedizione, scrivendo a Claudia Claudi,
via del Passeggio 125, 02044 Forano Sabino. Tel. 0765/570047.
Si raccomanda a tutte le chiese di curare la diffusione del questionario tra i propri membri e
la compilazione da parte di tutti,
uomini e donne.
CORRISPONDENZE
Nuovo consiglio
unitari con patti d’integrazione e
nel reciproco riconoscimento: è
una via molto lontana dal processo che ha portato le chiese evangeliche tedesche a riconoscersi nell’EKD. In Italia la via è quella federativa che, lungi dal venir indebolita dal lavoro di collaborazione più stretta .tra alcune denomi^
nazioni, può invece avvantaggiarsene, mantenendone intatti i doni
e le qualità.
Infine si è parlato di una possibile estensione del corso di aggiornamento per pastori a membri
del corpo pastorale luterano, pensando a opportune integrazioni di
tipo omiletico per rendere più accessibili certe predicazioni pastorali. E’ valutata positivamente, da
parte luterana, la possibilità di
esperienze pastorali, con sostituzioni estive per studenti tedeschi
che abbiano fatto un ciclo di studi
in Italia; è un prezioso vivaio nel
quale si possono scoprire vocazioni durature. Naturalmente la cosa
interessa entrambe le chiese ed ecco che la collaborazione e reciproca informazione si rendono quanto mai necessarie.
Quasi con rammarico prendono
congedo le due delegazioni Tuna
dall’altra: quante cose ancora si
potrebbero fare insieme... ma cominciamo almeno da alcune.
Gianna Sciclone
PADOVA — Dopo un mandato di due anni, Lydia Angeleri
ha lasciato la carica di presidente del Consiglio di chiesa.
L’Assemblea del 15 ottobre ha
eletto Danilo Passini.
Il nuovo Consiglio risulta così composto: presidente, Danilo
Passini ; vicepresidente, past.
Bruno Costabel. Consiglieri:
Lydia Angeleri, Maddalena Costabel, Salvatore Guargena, Fiorenza Panzera, Yvette Presciutti, Febe Rossi.
A tutti auguriamo un buon
lavoro.
DECENNIO
Insediamento
che si è subito discusso delle
attività della comunità per quest’anno.
Battesimo
• Gabriella Costabel — figlia
di Maddalena e Bruno — si è
sposata in Germania nello scorso settembre. Alla nuova famiglia i più vivi auguri da parte
della comunità di Padova.
• Il Gruppo di attività femminile ha una nuova presidente:
Yvette Prosciutti.
La prima riunione ha avuto
luogo il giorno 11 ottobre con
una conversazione di Maddalena
Costabel sulla storia dei valdesi
fino alla revoca dell’editto di
Nantes (1685). In un secondo
incontro. Paolo Angeleri ha illustrato le vicende storiche connesse al « Glorioso Rimpatrio »
del 1689.
• Hanno avuto inizio le lezioni di studio biblico. Argomento
di quest’anno è il libro del profeta Amos. La lezione introduttiva è stata tenuta dal pastore
Bruno Costabel.
Gli incontri avranno luogo di
casa in casa, quindicinalmente,
il primo e il terzo lunedì del
mese. L’invito è esteso a tutti:
amici, fratelli e simpatizzanti.
• Anche il gruppo interconfessionale di studio biblico ha
dato inizio alla sua attività con
un primo incontro, in casa della sorella Febe Rossi. Sono previste riunioni quindicinali al
giovedì nei locali della nostra
chiesa.
SIENA — Nel corso del culto di domenica 15 ottobre nella
Chiesa evangelica valdese è stata accolta per il battesimo la
bambina Raffaela Heiniger, nata a Zurigo il 2.7.’89.
La famiglia Heiniger, della
Chiesa evangelica riformata di
Zurigo, viene a passare le vacanze nei pressi di Siena. Ed è
appunto in uno di questi periodi di vacanza che questa famiglia svizzera ha chiesto alla
comunità valdese di Siena di essere testimone della loro richiesta di introdurre la terzogenita
Raffaela nella chiesa di Gesù
Cristo. Nel corso del culto si
sono avvicendate le due lingue
italiana e tedesca, mentre i bambini più grandicelli della famiglia ci hanno offerto una bella
esecuzione al clarinetto.
Comitato CEvAA
A. c.
VILLA SAN SEBASTIANO —
Domenica 15 ottobre si è svolto
nella Chiesa metodista il culto di
insediamento del nuovo pastore.
La chiesa di Villa ha accolto
fraternamente il giovane pastore
Ulrich Eckert, il quale ha ricevuto l’incarico dalla Tavola di
curare per il periodo di un anno la comunità.
L’anno prossimo sarà poi destinato un pastore con un incarico
definitivo.
Ulrich Eckert è originario di
Norimberga e ha da poco terminato gli studi teologici in Germania; ha già trascorso un periodo in Italia alla Facoltà di
teologia, parla l’italiano molto bene ed è sembrato subito
non avere grossi problemi con
il dialetto villese!
Al culto ha partecipato il pastore Enos Mannelli, sovrintendente del 12'’ circuito, il quale ha
portato il messaggio di benvenute da parte delle chiese del circuito abruzzese-molisano. Egli
ha inoltre ricordato, nel suo breve messaggio, la necessità che
tutta la comunità si impegni a
sostenere il pastore e a collaborare con lui nel lavoro affinché
questo anno, seppure sia un
periodo non lungo, possa essere proficuo.
Il sermone svolto da Ulrich
si basava su Giovanni 15: 7-17,
dove Gesù invita ogni credente
a « dimorare » in lui e comanda
a ognuno di amare il prossimo.
Dimorare, essere radicati in Cristo è l’unico modo per portare
frutto nella vita cristiana; Taffldarsi a lui porta come conseguenza, come dono, l’amore di
Dio e l’amore gli uni per gli altri.
Dopo il culto si è avuta l’agape, che ha permesso alla comunità di incontrarsi con Ulrich;
il tempo è trascorso in modo
piacevole ma anche utile, per
FIRENZE — Il Comitato della
CEvAA si riunirà all’Istituto
Gould il 5 novembre. Alle ore
19,30 il Comitato CEvAA incontrerà gli evangelici fiorentini nella sala di via Manzoni. Sarà una
occasione per conoscere da vicino il lavoro missionario delle
chiese.
• I pastori evangelici hanno
partecipato al Sinodo delle chiese cattoliche fiorentine che si è
tenuto martedì 10 ottobre nella
Basilica di Santa Maria Novella.
In quella occasione il past. Piero Bensì ha indirizzato ai convenuti il saluto delle chiese ev;dngeliche fiorentine.
o Ci ha lasciati Elena Senesi
ved. Zanetti, suocera del past.
Kathrin Zanetti. Alla famiglia la
solidarietà di tutte le chiese
evangeliche fiorentine.
• E’ stato celebrato il matrimonio di Giorgio Bottazzi e Elisabetta Rinaldi. Auguri di una
vita in comune benedetta dal Signore.
• E’ stata battezzata Mariina
Battelli, presentata dai genitori
Luciano e Elisabetta Landrini.
Auguri nella preghiera.
• Sono state pubblicate le
schede « per una catechesi ecumenica ». L’iniziativa nata in ambito SAE rappresenta una « ricerca del patrimonio teologico,
etico e liturgico comune alle
chiese cristiane ». Le schede possono essere richieste (dietro pagamento delle spese) a D. Emilio
Zanetti, 32013 Fortogna (BL).
MILANO — Mercoledì 8 novembre
alle ore 21 nella sala di via F. Sforza
12/a si terrà uno studio su « L’Evangelo vissuto in mezzo a quelli di fuori ».
Organizza il Centro culturale protestante. Tel. 02/791518,
ROMA — Alle ore 18 di mercoledì
9 novembre, presso il Centre d’Etudes
St. Louis de France, il past. Franse
Ouéré della Chiesa riformata di Francia
parlerà sul tema « Nouvelle médecine,
notivelle morale ». Per informazioni
tei. 06/6865295.
TORINO — Venerdì 10 novembre alle
ore 20.45 nella sala valdese di via Pio
V. n. 15 Filippo Gentilonl e Luca Negro
presenteranno il mensile « Confronti ».
intervengono Domenico Agasso, Alberto
Chiara, Giulio Disegni, Giorgio GardioI,
Giuseppe Pelizza. Organizza II Centro
evangelico di cultura • A. Pascal
TORINO — Sabato 18 novembre alle ore 20.45 nella sala valdese di via
Pio V, n. 15, Lidia Menapace, Adriana
Valerio, Erika Tomassone parleranno
sul tema « Le scomode figlie di Èva:
donne, chiesa, società negli anni '90 ».
i
9
3 novembre 1989
vita delle chiese 9
MONDOVr
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Nuova chiesa battista vìsita in Germania
Costruita grazie alla dedizione di molti evangelici della zona, sarà
uno spazio di apertura verso la cittadina e di riflessione comune
DairS ottobre scorso Mondovì
ha una nuova chiesa, formalmente una chiesa battista ma in
realtà una chiesa evangelica che
raggruppa credenti di varie denominazioni.
Ad inaugurarla sono venuti in
tanti evangelici (valdesi, metodisti, battisti, pentecostali), ebrei
(con il responsabile locale dr.
Levi), cattolici (il vescovo Enrico Masseroni e la responsabile
de] SAE Piemonte Mariuccia
Martinetti), autorità civili e politiche (il sindaco on. Pier Luigi
Gaseo e il consigliere regionale
Martinetti).
Via delle Ripe 19/a (questo è
l’indirizzo del nuovo locale) sarà sì una chiesa, dove si terranno i culti, ma anche una sala
nella quale chi vorrà potrà approfondire la sua fede negli studi biblici, avere scambi con altri
sull’ecumenismo, avere dibattiti
sull’impegno sociale dei protestanti.
« L’avventura evangelica nel
monregalese — racconta Claudio
Bo, uno degli animatori dell’iniziativa — è cominciata otto anni fa quando gli evangelici di
Paolo Spana si intrattiene
un ospite.
Mondovì hanno incontrato il pastore Emmanuele Paschetto, che
da qualche tempo curava spiritualmente gli evangelici del cuneese ». Da quel primo contatto
scaturì il primo nucleo evangelico. Oltre a Claudio altre due
famiglie (le famiglie Turco e
Lombardi) ne facevano parte.
«Trovammo ’’asilo” — continua
Claudio — nella locale sede del
PSI ed iniziammo lì ì nostri incontri, i nostri culti ». Intanto
altri si aggiungevano: i Bausone, i Cosa, Pier Paolo Siccardi,
la signorina Maranzana... La cosa prende piede e il piccolo gruppo si dota persino di un periodico « ij Barbèt » per mantenere i contatti tra gli evangelici.
Poi infine la decisione di avere
una sala in proprio « costruita
con il lavoro e la dedizione di
tutti anche se è doveroso ricordare l’impegno di Adriano Turco, senza il quale sarebbe stato
impensabile arrivare a questo risultato ».
Il culto di inaugurazione è stato presieduto dal past. Emmanuele Paschetto e la predicazione su Giosuè 22: 26 è stata tenuta dal past. Paolo Spanu, presidente deirUCEBI.
« Mettiamo ora mano a costruire un altare, non per olocausti,
né per sacrifici, ma perché serva da testimonio... ». Questo il
versetto da cui è partita la predicazione.
La nuova sala deve essere testimonio per tutti. « Un testimonio — ha detto il pastore Spanu — della storia del cristianesimo e della sua testimonianza.
Testimonio di una predicazione
che a visto tappe comuni, fino
alla Riforma, poi la. testimonianza della Riforma ed in essa della confessione battista ».
Testimonianza battista che
vuol semplicemente significare
l’esigenza di una militanza dei
credenti, non solo l’adesione ad
via
cu
DOMENICA 12 NOVEMBRE 1989
avrà luogo
LA GIORNATA DELL’OSPEDALE VALDESE
DI POMARETTO
per comunicare notizie e informazioni sull’attività dell’Ospedale e mantenere vivo l’interesse di tutti sugli sviluppi futuri.
All’incontro sono invitate le comimità valdesi e tutta la popolazione della valle.
PROGRAMMA
ore 10,00: culto nel Tempio valdese di Pomaretto con la partecipazione del presidente della Commissione istituti ospitalieri valdesi.
ore 15,00: presso il cinema Edelweiss di Pomaretto - in
Carlo Alberto - convegno con vari interventi :
— saluto e brevi messaggi
— tavola rotonda sui probiemi della medicina palliativa:
rare la malattia o Tammalato?
Moderatore :
— Dr. Flavio MAINA, direttore sanitario e primario
dell’Ospedale valdese di Pomaretto
Relatori :
— Suor Paola INGARAMO
direttrice della Scuola infermieri professionali a
Pinerolo
— D.ssa Gigliola BELFORTE, consulente anestesista presso l’Ospedale valdese di Pomaretto
— D.ssa Luisa OMBRA, consulente dietologa presso l’Ospedale valdese di Pomaretto e la USSL 42
— Dr. Sergio MORGAGNI, responsabile medicina
di iDase USSL 42
— Pastore Alberto TACCIA, presidente della Commissione istituti ospitalieri valdesi.
Seguirà un concerto vocale del Coro Nigritella di Torino, offerto dalla Provincia di Torino - Assessorati all’agricoltura e
alla montagna.
Verranno esposti e messi in vendita oggetti delTartigianato locale; il ricavato sarà devoluto all’Ospedale.
La Comunità valdese di Pomaretto offrirà un buffet a tutti gli
intervenuti in conclusione dell’incontro.
Il Comitato di gestione
Claudio Bo con un fratello africano.
una data chiesa, ma la militanza del testimone di Cristo che
annuncia la salvezza per grazia.
« Noi mettiamo in questa città
un testimonio, perché esso ricordi a tutti che la nostra speranza è in Cristo crocifisso ».
Una chiesa, una speranza di una
testimonianza ancora tutta da
fare perché molti si dichiarino
credenti in Cristo.
Al termine un piccolo rinfresco ha permesso uno scambio
di idee e il ringraziamento al
PSI che laicamente, con la sua
disponibilità, ha consentito al
primo nucleo di poter crescere.
Giorgio Gardiol
BOBBIO PELLICE — Nel
mese di ottobre la corale è stata in visita alla comunità di
Waldensberg (RFT) che festeggiava i 250 anni dalla costruzione del tempio ad opera di un
gruppo di valdesi esuli da Usseaux e Mentoulles; durante la
visita la nostra corale ha partecipato al culto inaugurale dei
festeggiamenti ed ha tenuto un
apprezzato concerto.
• Riprendono le riunioni quartierali: lunedì 6 novembre a
Perla, mercoledì 8 a Roccia ’d
Giors e giovedì 9 ai Cairus.
• A partire da giovedì 8 novembre, alle ore 17, si riuniscono i giovani dei cadetti.
'• Con il mese di novembre,
e quindi da domenica 26 novembre, riprendono i tradizionali
culti mensili in francese.
Attività
ANGROGNA — Nel corso del
culto di domenica 5 alle 10.30 al
Capoluogo avremo la presentazione delle varie attività della
chiesa con i loro programmi. Lunedì 6 riunione di quartiere al
Baussan (20.30) e martedì 7 ai
Jourdan (20): tema degli incontri di novembre: la Santa Cena,
significato e modi di celebrazione.
Castagnata
TORRE PELLICE — Domenica 5 novembre, alle ore 15, presso la scuoletta dell’Inverso Roland!, si svolgerà un pomeriggio
comunitario che si concluderà
con una castagnata.
• Lunedì 6 novembre, alle ore
20.45, primo appuntamento per
lo studio biblico settimanale;
nell’occasione si dovranno deci
CENTRO CULTURALE DI TORRE PELLICE
Fase organizzativa
L’attività del « Centro culturale » è iniziata ai primi di ottobre,
sia pure in forma ridotta. Il Comitato nominato dalla Tavola e
dalla SSV per dare avvio al progetto si troverà infatti davanti a
problemi di organizzazione e di
gestione di cui è inutile nascondersi l’esistenza e la serietà: organizzativi, amministrativi, finanziari. Come tutti sarmo le costruzioni sono relativamente facili
da realizzare, molto più difficile
è la gestione delle opere. Non ci
si potrà dunque attendere per
ora uno sviluppo eccezionale di
attività né il lancio di iniziative
nuove; i prossimi mesi saranno
piuttosto dedicati alla sistemazione ed organizzazione deiresistente in attesa di passare ad una
fase di progettazione di nuove
proposte.
Biblioteca
Abbiamo dato annunzio sul
giornale della riapertura della biblioteca della Casa valdese, ora
trasferita al Centro ; si tratta
del primo passo verso una utilizzazione più completa delle nuove
strutture. Il trasferimento del
materiale è già avvenuto nel corso dell’estate e di conseguenza ha
potuto essere riallestita la sala di
lettura alla Casa valdese (tinteggiatura, pulizia, nuova collocazione dei libri) che servirà come
sala di conferenze.
Nella nuova sede i locali sono
ora agibili e non resta che sistemare la sala di lettura con il materiale di consultazione e la creazione di quello che si è convenuto chiamare « Fondo valdese », e
cioè i libri, le riviste ed i docu
dere sia eventuali argomenti particolari da affrontare sia le eventuali scadenze.
Assemblee di chiesa
VILLAR PEROSA — Domenica 5 novembre avremo un’assemblea di chiesa che si terrà
dopo il culto e sarà seguita da
un’agape fraterna alla quale tutti sono invitati.
• Le prossime riunioni quartierali in calendario sono previste per martedì 7 novembre
(a Vivian, ore 20.30) e per giovedì 9 novembre (a Fleccia, ore
20.30).
SAN GERMANO — Nel corso
dell’assemblea di chiesa di domenica 22 ottobre scorso è stata presentata la relazione sui
lavori del Sinodo ’89; prendendo
spunto da questa relazione è
stato deciso di approfondire,
nel corso dell’anno, la riflessione sul diaconato.
Sempre l’assemblea di chiesa ha deciso di soprassedere
per un anno, sentito quanto proposto dal Sinodo, alla intenzione di richiedere contributi comunali e regionali per i lavori
di adeguamento alle normative
antincendio di edifìci ecclesiastici.
menti che, trattando i problemi
del mondo valdese, sono quelli
che interessano più direttamente
i lettori.
La biblioteca mantiene per
ora l’orario che aveva tradizionalmente: due pomeriggi (martedì e giovedì) dalle 15 alle 18. Si
pensa però di allargare al più
presto questo servizio e portarlo
ad una apertura quotidiana.
Museo
Anche il museo ha riaperto le
sue porte ai visitatori che, come
in passato e forse più che in passato, si prevedono numerosi;
fortunatamente un buon numero di sorelle e fratelli di Torre
Penice e comunità vicine hanno preso a cura il servizio di
sorveglianza e di guida impegnandosi nelle ore di apertura.
Molti amici ci hanno spesso
comunicato di avere a disposizione materiale vario, libri, riviste,
oggetti, fotografie ecc. Abbiamo
risposto di pazientare, se possibile, fino all’autunno per mancanza di spazio e di tempo; ora siamo in condizione di accogliere
ogni dono di materiale storicamente interessante ed a questo
riguardo ribadiamo quanto detto spesse volte che tutto è interessante ed utile, anche cose ritenute di poco conto, di uso quotidiano e tutto serve a ricostruire
un ambiente ed una cultura. In
caso di necessità basta informarci e provvederemo a ritirale il
materiale.
Per ora il Centro non ha un
numero telefonico proprio, usare
quello della Società di studi vaidesi: 932179.
Venerdì 3 novembre
n ASSEMBLEA
3° CIRCUITO
PERRERO — Alle ore 20.30 si riunisce l’assemblea del 3° circuito; all'o.d.g.: programmazione prossime attività e nomina del consiglio.
Domenica 5 novembre
□ INAUGURAZIONE
FIRENZE — Alle ore 15 si inaugura,
con la partecipazione di tutte le chiese evangeliche fiorentine e del moderatore della Tavola valdese. Franco
GiampiccoM, la nuova ala del Gignoro.
La mattina alle ore 10.30 si tiene il culto comunitario degli evangelici fiorentini. Predicazione del past. Franco
Giampiccoli.
□ ASSEMBLEA
11° CIRCUITO
VASTO — Dalle ore 10.30 alle ore
17.30 presso la Chiesa valdese (via
Martiri della Libertà 46) si tiene la
Assemblea del XI circuito. Si discuterà dell'Assemblea congiunta delle chiese valdesi, metodiste, battiate (Roma,
novembre ’90) e del decennio di solidarietà delle chiese con le donne.
Culto a cura di Ulrich Eckert.
Martedì 7 novembre
□ INCONTRO
COLLABORATORI
ECO VALLI
PINEROLO — Alle ore 20.30 nei
locali deila chiesa valdese di via dei
Mille, ha luogo la riunione mensile dei
collaboratori locali del nostro giornale.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 12 NOVEMBRE
ore 23.30 circa - RAIDUE
Replica: lunedì 20 novembre
ore 10.00 - RAIDUE
CENTO ANNI DI
PRESENZA EVANGELICA
IN SABINA
Questo numero presenta la
storia e la presenza evangelica della Chiesa valdese di
Forano Sabina.
10
10 'Talli valdesi
Religione
del
ricatto
Teoricamente sarebbero tutti
d accordo, di fatto sono divisi.
L'assemblea dei genitori della
scuola media statale di Torre
Pellice ha di nuovo dibattuto (è
la terza volta in poco più di un
mese) la questione dell’insegnamento della religione cattolica
(IRC) e si è trovata divisa. Dopo un primo tentativo, naufragato, in cui si è cercato di convìncere^ la minoranza avvalentesi
deU'IRC a rinunciare a questo
« scandaloso privilegio » (pagato
con i soldi di tutti), ora i non
awalentisi sono divisi tra chi fa
uscire il figlio da scuota in concomitanza con VIRO e chi, invece, opta per l’alternativa. Per
motivi di lavoro o motivi connessi con i trasporti molti genitori sono impossibilitati a venirsi a recuperare il figlio a Torre Pellice.
In altre parole chi sta a Bobbio Pellice non parte da casa
alle IO per passeggiare il figlio
per un’ora tra piazza della Libertà e via Beckwith e nessun
genitore, salvo quelli che abitano in Torre Pellice, desidera che
suo figlio « giri a vuoto » fuori
dalla scuola in concomitanza con
attendendo magari per
più di un’ora il bus che parte
per Angrogna o Villar Pellice.
Sicché il genitore che vive fuori
Torre Pellice è praticamente obbligato a scegliere l’alternativa
all’IRC. Ancora una volta i più
penalizzati sono gli allievi che
abitano lontano da Torre Pellice e nei cui confronti d ricatto
irnplicito esercitato dall’IRC funziona egregiamente.
L’assemblea dei genitori ha votato una presa di posizione in
cui si afferma, in accordo con
la sentenza della Corte Costituzionale, che « l’IRC dovrebbe essere collocato fuori dall’orario
scolastico eliminando così ogni
effetto discriminante..., ma restando questo insegnamento nell’area
curricolare, la scelta più coerente è quella di rifiutarlo con tutte le alternative ad esso connesse ». Ad una madre che ha chiesto di correggere la scelta che
fece in fretta e furia a giugno,
dicendo questa volta non più sì
ina un chiaro no all’IRC, è stato
risposto che non è possibile correggere ciò che ormai si è scelto. Evidentemente non si può
cambiare opinione. Certo sarebbe interessante vedere, se l'IRC
fosse posto fuori orario scolastico, quanti allievi troverebbe in
classe l’insegnante di IRC. Probabilmente nessuno.
Senza le stampelle dello Stato
e senza catturare gli allievi con
condizioni privilegiate d’orario
l’IRC sarebbe proprio un magro
affare. I genitori s’incontreranno
ancora per discutere dell’IRC e
così tutte le energie s’indirizzano su questo solo punto: non
si trova tempo per riflettere su
altri importanti problemi della
scuola. Molti ora attendono con
speranza la prossima sentenza
del TAR del Lazio sulla circolare ministeriale riguardante l’IRC.
Intanto le discriminazioni e le
divisioni create « da questa scandalosa intromissione della chiesa cattolica romana nella scuola di tutti i cittadini » continuano.
Ricordiamoci anche di questo
quando tra due mesi saremo
chiamati per la « settimana di
preghiera d’unità dei cristiani »
a fare il punto sulla situazione
ecumenica.
Giuseppe Platone
In via di sottosviluppo
I conflitti locali, il traffico dolle armi
uno squilibrio economico che rischia di travolgere i paesi poveri
Il Sud del mondo è stretto in
una morsa che sembra chiudere definitivamente ogni prospettiva di sviluppo. I dati forniti
all’incontro di sabato 28 per
iniziativa dell’Associazione per
la pace, con la collaborazione di
Angrogna, Luserna e Torre Pellice, comuni denuclearizzati, e della Comunità Montana, non possono che allarmare; eppure non
sono mancati fin qui gli strumenti attraverso i quali si sarebbe dovuto prendere atto di
questa situazione.
L’ultima guerra
"tradizionale”
Andando al di là della provocazione contenuta nel titolo
(Traffico di armi e aiuti al Terzo Mondo: un nodo da sciogliere) Claudio Canal ha chiarito innanzitutto che il conflitto IranIraq, che tanto fece parlare di
sé per le forniture di armi, più
o meno illegali e compiute massicciamente anche dall’Italia, è
stato un conflitto di svolta. Ha
introdotto nei paesi del Sud il
ricorso ai missili a lunga gittata (che USA e URSS hanno
da molto tempo in dotazione
esclusivamente come deterrente), e vi è stato un uso strategico delle armi chimiche. Una
guerra-laboratorio, che ha fatto
gonfiare le tasche dei trafficanti,
che sarebbe potuta terminare
molto prima se questi ultimi
avessero rispettato gli embarghi.
Ora, finita questa guerra, per
alcuni aspetti ultima fra quelle
tradizionali, esiste una sorta di
« guerra non guerreggiata », che
serpeggia nel Sud del mondo.
Essa passa attraverso la destabilizzazione politica, attraverso
l’uso massiccio di strumenti di
pressione economica, attraverso
1’« intemazionale » di chi gira il
pianeta per addestrare gli squadroni della morte.. Si innescano su questa base nuove forme
di delinquenza, di cui l’esercito
dei narcotrafficanti è il caso
più appariscente. E la stessa vicenda palestinese dei territori
occupati, se da un lato è una
rivolta nonviolenta, per come è
condotta da Israele sembra un
vero e proprio « laboratorio »
per i nuovi strumenti cui fa ricorso un conflitto ufficialmente
non dichiarato (deportazioni,
distruzione delle abitazioni, arresti amministrativi).
Una stretta
per i paesi poveri
Alberto Castagnola, economista del centro IDOC e dell’Ar
MOSTRA PITTORICA A TORRE PELLICE
Omaggio al RIGRAP
Guy Rivoir espone in anteprima per le valli le
’’impressioni di viaggio’’ dedicate al Rimpatrio
Personale di Guy Rivoir, nei
locali del CAI di Torre Pellice.
L’artista si ispira al « Glorioso
Rimpatrio » riproducendo su tela e con serigfafie le impressioni
raccolte nel corso della spedizione commemorativa, da Prangins
a Sibaud, avvenuta lo scorso agosto. Le « impressioni di viaggio » di Guy Rivoir non sono
fotografie della spedizione ma
impressioni ed espressioni dei
luoghi più significativi del percorso storico visti attraverso la
storia e attraverso i sentimenti
suscitati nell’animo di un valdese che con quel viaggio ha rivis
suto, o tentato di rivivere, l’epopea dei padri.
Guy Rivoir, che da sempre firma le sue opere con la croce
ugonotta —: anche quando è chia
mato a restaurare qualche madonna in qualche santuario — è
reduce da un periodo di lavoro
all’estero e numerose mostre intemazionali; l’omaggio al RIGRAP, che vedremo in anteprima alle valli, sarà in primavera
a Parigi e ad Amsterdam. La
mostra sarà aperta sabato 4 novembre alle ore 17,30 (in piazza
Gianavello) e proseguirà per tutta la giornata della domenica;
in settimana dalle ore 17 alle
19,30 e ancora venerdì e sabato
pntssimi per lutto il giorno fino
a domenica 12 novembre alle
ore 13. Nel corso della mostra
sarà proiettato non-stop il video
realizzato dalla RAT e dal Gmppo Teatro Angrogna II grande
viaggio.
S.A.H.
Cooperazione
tra Sud e Sud
3 novembre 1989
1
TORRE PELLICE: DIBATTITO SUL TERZO MONDO
e gli effetti nefasti di
chivio disarmo di Roma, ha delineato i contorni di quella multiforme morsa che attanaglia i
paesi poveri, stretti tra debito
internazionale, fame (perché il
Pondo per l’agricoltura della
FAO destina r80°/o dei finanziamenti a colture destinate alla
esportazione nei paesi ricchi?),
tra l’urbanizzazione selvaggia e
distruttrice (si calcola che in
poco tempo la metà degli abitanti del Terzo Mondo abiterà
— sopravviverà — in immense
megalopoli) e l’imposizFone di
modelli di sviluppo agricolo che
sovvertono le tradizioni locali
e non giovano alle popolazioni.
In questo scenario, la pressione e il controllo militare non
sono che una delle forme di
dominazione che il Sud subisce.
Chiude la Pretura
PERO SA — La Pretura di Porosa Argentina chiude. Lo ha
deciso il ministro di Grazia e
Giustizia, Vassalli, che ha inteso
così razionalizzare la dislocazione delle preture in Italia, visti
anche i nuovi compiti attribuiti
alle stesse dal nuovo codice di
procedura penale. ’Tutte le pratiche sono così trasferite a Pinerolo.
Denuncia
PINEROLO — La Piom e la
Firn hanno denunciato alla Pretura i responsabili del Servizio
igiene del lavoro per omissione
di atti d’ufficio. I fatti imputati
riguardano un servizio ispettivo
richiesto dalle organizzazioni sindacali della SKF di Airasca chiesto il 9 maggio scorso e, pare,
realizzato durante le ferie del
personale.
Gabriele Smussi, collaboratore delle riviste « Nigrizia » e
« Rocca », ha posto il problema
della concentrazione dei mezzi
d’informazione, e sulla conseguente difficoltà di seguire ciò
che avviene nel mondo con la
dovuta possibilità di critica. Il
processo dell’indebitamento estero del Terzo Mondo è per lui
dovuto anche ad una spirale di
prestiti originata dall’altalena
dei prezzi del petrolio prima, e
dal controllo di altre risorse
energetiche poi (come l’uranio,
di importanza anche militare).
Schiacciate dalla pressione del
debito, le popolazioni del Sud
sono così costrette ad una sistematica distruzione delle proprie risorse. Tuttavia, per dare
impulso ad una possibile inversione di tendenza, un nuovo
modo di intendere la cooperazione dovrebbe privilegiare forse i passi — magari ancora incerti — di una collaborazione
Sud-Sud, più che riproporre
solo gli aiuti generosi con cui
il Nord si salva spesso la coscienza.
Le tre ore e mezzo di dibattito pomeridiano hanno fatto da
riscontro a un’intensa mattinata
passata dagli stessi relatori con
i ragazzi delle scuole medie di
Luserna S. Giovanni e Torre:
erano circa duecento a seguire
con attenzione i filmati proposti
(sulla guerra Iran-Iraq, sul
traffico di armi, sulla cooperazione nel campo sanitario), le
relazioni degli ospiti (attenti a
fornire loro esempi concreti e
riscontrabili giornalmente anche da parte dei più giovani) e
a porre loro domande tutt’altro
che scontate. Chi ha detto che
i ragazzi di oggi vivono solo di
cartoni animati e telefilm?
Se l’educazione alla pace è
uno degli impegni prioritari
per i pacifisti italiani, sembra
davvero che in vai Pellice siamo sulla buona strada per una
positiva collaborazione anche
con la scuola.
Oggi
e domani
Amnesty International _____
TORRE PELLICE — Giovedì 2 novembre, ore 16.45, avrà luogo al Centro
d'incontro una riunione con il seguente
o.d.g.; a) Appello al Presidente della
Repubblica dell'Iran per protestare contro le esecuzioni capitali in massa di
prigionieri politici e detenuti per reati
comuni; b) Risultati della partecipazione air'Autunno in vai d'Angrogna”, 2122/10; c) Organizzazione del "Trattenimento pomeridiano per Amnesty" domenica 26 novembre, Sala Albarin Luserna S. Giovanni con tè, dolci, mercatino delle pulci, pesca; d) Varie.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma la visione del film del
regista cinese Zhang Yimov « Sorgo
rosso », venerdì 3 nov, alle 21.15 e
del film « Alibi seducente », sabato 4 e
domenica 5 novembre.
Programmi di Radio Beckwith
91.200 FM
Fra i programmi settimanali segnaliamo "La poêle percée", in lingua francese, che giovedì 2, ore 10 e venerdì 3,
ore 17, ospiterà una intervista sullo
stato africano del Burundi. Il programma "A Confronto" di lunedì 6, ore 17,
presenterà l'azione delle chiese evangeliche in Sicilia nei confronti ^ei migranti.
Teatro
PINEROLO — Sabato 4 novembre,
alle ore 21, presso l'auditorium di
corso Piave, il ■> Gruppo alpini borgata
Patella » presenterà lo spettacolo teatrale « Amò Cleopatra ».
Incontri
Alberto Corsani
PINEROLO — Venerdì 10 novembre, a
partire dalle ore 9, presso il salone del
Seminario in piazza Marconi, si svolgerà un seminario sul tema: •• Don Milani e la formazione degli insegnanti »
a 130 anni dalla fondazione dell'Istituto
magistrale Rayneri di Pinerolo.
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11
3 novembre 1989
valli valdesi 11
VAL CHISONE
REGIONE PIEMONTE
Il Bourcet, storia
di un abbandono
Case costruite su pendìi ripidissimi, storie di
antica cultura; ce un futuro per quel villaggio?
Decisamente poco ottimista il
titolo della seconda conferenza
organizzata a Porosa daU’assessorato all’istruzione della Comunità Montana, giovedì 19 ottobre. Effettivamente il grafico
della popolazione presentato dal
prof. Gian Vittorio Avondo, relatore della serata, tende a zero
dal 1971. Solo il coraggioso
Sergio Charrier continua a tutt’oggi a tenerlo sul modesto valore positivo di una unità. Coraggioso o un po’ matto? E’
diffìcile rispondere. Eppure le
diapositive presentate da Avondo hanno fatto rivivere quegli
antichi villaggi, inerpicati sul
vallone più ripido di tutte le
valli del pinerolese, in una visione spettacolare di rara bellezza. Paese da camosci, abitato da uomini e donne che hanno saputo strappare a una terra avara il pro’prio sostentamento per secoli.
Paese selvaggio, ma che è stato sede di una cultura, soprattutto religiosa, vittima delle alterne vicende repressive a cui
è stata sottoposta, ma pur viva
e sentita, come è testimoniato
daH’ediflcio che fu il tempio
valdese, tuttora ben conservato.
non distrutto per scaramanzia
dopo la cattolicizzazione forzata, ma tenuto per ricordo, sia
pure ridotto al ruolo di grangia.
E, oggi, paese dove i segni
del culto cattolico sono ben _yisibili nella pittoresca chiesa parrocchiale appollaiata sull’orlo
di un burrone; nella cappella
sul cocuzzolo che domina la Val
Chisone, in uno dei ptmti più
panoramici deH’intera valle —
cappella gravemente danneggiata durante l’ultimo conflitto e
non più riparata —; poi nelle
numerose croci di posa e di
tappa delle processioni.
Paese sede di una cultura materiale raffinata, perché solo dei
costruttori provetti potevano
dare stabilità agli edifìci e ai
muri di contenimento dei terrazzi coltivati.
Oggi, paese abbandonato. Eppur qualche segno di vita c’è
ancora, sia col lavoro di richiamo alla memoria di quel passato da parte di intellettuali
come Gian Vittorio Avondo, sia
con la presenza nel villaggio
durante i momenti di libertà di
giovani come quelli intervenuti
nel dibattito seguito alla conferenza. C. T.
ASILO NIDO DI TORRE PELLICE
Chiuso una settimana
L’area in cui si trova il « nido » è in parte degradata e necessita di un intervento globale
Topi all’asilo nido? Questo l’in
terrogativo che ha fatto rapidamente il giro del paese nella
scorsa settimana.
Effettivamente la struttura era
chiusa, ed allora abbiamo sentito sui motivi il sindaco Armand Hugon.
« Non si è trattato di una situazione particolarmente allarmante, tuttavia gli operatori ci
hanno in settimana segnalato la
presenza evidente di piccoli topini campagnoli: fortunatamente
non si trattava dei classici e molto più pericolosi ratti di fogna,
ma abbiamo comunque deciso di
prendere tutte le precauzioni del
caso chiudendo per alcuni giorni
il "nido”, onde consentire a personale specializzato di compiere
la necessaria opera di derattizzazione. Tutto dovrebbe tornare al
più presto alla normalità ».
Il sindaco ha voluto aggiungere che l’inconveniente ha con
tutta probabilità le sue radici
nella situazione di parziale degrado in cui versa un po’ tutta
l’area; lavori di ristrutturazione
Sono infatti previsti alla confinante sede dei vigili del fuoco
presso l’ex mattatoio comunale.
Il piccolo « incidente » ci ha
fornito l’occasione per puntua
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Campagna
contro il morbillo
lizzare alcuni altri elementi sul
funzionamento attuale deH’asilo
nido; una struttura che dopo la
sua apertura fu, per un certo periodo, sottoutilizzata.
« Oggi quel problema — dice
il sindaco — non esiste; la convenzione in atto da alcuni anni
con il Comune di Luserna fa sì
che si sia generalmente al completo rispetto alla trentina di
posti a disposizione, senza tuttavia avere bambini in lista d'atte.ia né a Torre né a Luserna.
C’è da parte del Comune vicino
una compartecipazione anche sul
piano del personale e dunque i
costi a carico del nostro Comune sono alla fine contenuti ».
Si parla da anni della possibilità di istituire un asilo nido
a livello di Comunità montana;
che ne è del progetto?
« Ho l’impressione — conclude Armand Hugon — che questa
idea sia stata un po’ messa da
parte; si sono effettuati vari tentativi di coinvolgere gli altri Comuni, ma, mentre i due principali hanno trovato una soluzione soddisfacente con la convenzione, da parte di altri non si
è visto un grande interesse per
il progetto ».
P.V.R.
La Regione Piemonte ha promosso, in collaborazione con
l’Istituto di igiene e profilassi
di Torino, una campagna per
la vaccinazione contro il morbillo. A questa campagna hanno aderito una ventina di
USSL; per saperne di più
incontriamo la dott.ssa Bianca
Nucci dell’USSL 43.
— Cosa è il morbillo?
— Una volta si diceva: « E’
vaccinato e ha fatto il morbillo », come per dire che ormai
una persona poteva avviarsi serenamente verso la maturità,
però a ben guardare superare
il morbillo non è poi cosa così
indifferente da dare come scontata.
Anche se è vero che la maggioranza dei bambini supera
la malattia senza problemi, per
molti di essi si tratta di affrontare per diversi giorni uno stato di profondo malessere, febbre molto alta, infiammazione
di varie mucose, comprese quelle degli occhi con congiuntivite,
fastidio alla luce, lacrimazione
abbondante; infiammazione delle mucose del naso con abbondanti secrezioni; infiammazione
della gola con dolore e tosse
secca e stizzosa; infiammazione
dei bronchi con bronchite; infiammazione delle mucose dell’apparato digerente, a volte con
diarrea.
Nel 6-10% dei casi si può avere broncopolmonite e otite.
Si può avere encefalite (cioè
compromissione del cervello e
del midollo spinale) in un caso
su 1.000. La mortalità, poi, può
essere di un caso su 5.000. Si
può avere la PESS, cioè un’alterazione progressiva del sistema
nervoso con esito mortale in
5-10 casi Pier milione.
— Qual è l’età più colpita?
— Il morbillo colpisce di preferenza bambini in età compresa tra 1 e 10 anni e si diffonde facilmente perché il virus
del morbillo è presente in notevole quantità nelle goccioline
di saliva dei bambini inietti che
parlando, tossendo o starnutendo lo trasmettono ai bambini
che hanno intorno.
— Si può fare qualcosa contro questa malattia?
— Si può usare la vaccinazione contro il virus del morbillo
per far si che meno bambini si
ammalino e perciò diminuisca
il pericolo di contagio in quanto il virus non può più cirolare così facilmente.
Questo vaccino è già stato
lungamente sperimentato in altri paesi, in alcuni dei quali è
obbligatorio.
Uno degli obiettivi dell’Organizzazione mondiale della sanità è quello di eliminare del
tutto questa possibilità di contagio sradicando la malattia. La
cosa può avvenire con la vaccinazione di massa che coinvolga almeno l’80% dei bambini
che possono ammalarsi, tra i 13
mesi e gli 8 anni.
— Chi può essere vaccinato
e quanti sono, in valle, i bambini che rientrano in questa situazione?
— I bambini tra i 13 mesi e
gli 8 anni, poiché quelli più piccoli sono generalmente ancora
provvisti degli anticorpi materni, mentre i più grandi non ancora venuti in contatto con il
virus del morbillo sono rimasti
pochi. In vai Pellice ci sono
1.168 bambini nella fascia di età
considerata, di cui 499 in età
scolare e 669 in età prescolare.
— In questo modo si può essere sicuri che i bambini non
prendono il morbillo, ma per
gli adulti resta questa possibilità?
— E’ bene rilevare che le
persone maggiormente colpite
dalle conseguenze del morbillo
sono i lattanti e gli adulti.
Si è visto che con programmi
di educazione sanitaria anche
intensi (cioè quando il medico
raccomanda la vaccinazione e
sono in molti i genitori che la
attuano), si sviluppa un meccanismo spontaneo di diffusione
della profilassi, che però non
determina una protezione di
molto superiore al 50% della
popolazione che ha la possibilità di ammalarsi. Perciò non solo
non viene diminuita in modo
sostanziale la circolazione dell’infezione, ma mentre i bambini
più piccoli si ammaleranno di
meno, i più colpiti saranno i
bambini più grandi e gli adulti.
Invece vaccinando T80% dei
bambini suscettibili di ammalarsi della fascia di età detta
prima e poi il 90% dei nuovi
nati, si fa sì che la circolazione
dell’infezione e quindi dei casi
di malattia nell’intera comunità
negli anni successivi alTinizio
del programma diventi praticamente assente.
— La vaccinazione può portare conseguenze?
— Esiste una remota possiblità che la vaccinazione, come
qualsiasi sostanza estranea all’organismo e introdotta in esso,
provochi reazioni. Però in questo caso è possibile fare un
confronto preciso tra gli effetti negativi della vaccinazione e
gli effetti del morbillo. Siamo
comunque a dei livelli bassissimi rispetto alla malattia.
— Ci sono alcune categorie di
bambini che potrebbero essere
particolarmente avvantaggiate
se potessero evitare di ammalarsi di morbillo?
— Sì, i bambini con cardiopatie congenite o con malattie polmonari croniche perché non
correrebbero il rischio di sovraffaticare organi che con il
morbillo possono venire particolarmente colpiti.
Anche i bambini che vanno
facilmente incontro a convulsioni febbrili o epilettiche possono
evitare i rischi connessi con la
febbre alta che porta il morbillo.
— Ci sono controindicazioni a
praticare la vaccinazione antimorbillo?
— Sì, uno stato febbrile o recenti trasfusioni di sangue o alcune malattie, come tubercolosi non curata c deficienza del
sistema immunitario, spontanea
o provocata da farmaci, controindicano temporaneamente la
vaccinazione, che può essere rimandata; invece neoplasie e la
leucemia, l’allergia all’uovo o alla neomicina (che è un antibiotico usato per la preparazione
del vaccino) sono controindicazioni permanenti.
— A chi ci si può rivolgere
per avere informazioni?
— Presso il Servizio di igiene
pubblica di Torre Pellice, nelle
sedi distrettuali di Torre Pellice,
Luserna S. Giovanni e Bricherasio si trovano operatori sanitari incaricati di fornire spiegazioni e che stanno seguendo
le varie fasi della campagna vaccinale.
Nei giorni 7-8-9 novembre sono previsti incontri con genitori
e insegnanti per illustrare gli
scopi della vaccinazione e della
campagna.
Le vaccinazioni avverranno a
partire dal 13 novembre.
A cura di Sergio Franzese
RINGRAZIAMENTO
I familiari tutti di
Vittorio Ravazzini
nelTimpossibilità di ringraziare personalmente i molti amici ohe hanno dimostrato affettuosa e fraterna simpatia,
rivolgono loro l’espressione della più
viva e commossa riconoscenza.
Torre Pellice, 3 novembre ’89.
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12 fatti e problemi
3 novembre 1989
1
ARGENTINA
Come annunciare Cristo
nelia crisi e nella fame?
Difficoltà economiche e degrado nella vita sociale: il particolare
peronismo di Carlos Menem sarà presto sottoposto a difficili verifiche
E' molto difficile poter capire la realtà argentina senza prendere in considerazione alcuni elementi di analisi
che non formano parte delle
cause immediate.
Durante la campagna elettorale l’attuale presidente
Carlos Saúl Menem ha fatto
ciò che fece Raúl Alfonsin
nel 1983: ha parlato con la
gente di quello che più la
preoccupava. Se sei anni fa
si trattava di pace, di democrazia e di diritti dell'uomo,
adesso si tratta dell’impoverimento, deU’emarginazione,
della mancanza di prospettive.
I radicali al governo hanno
dimenticato che è stata la
gente a scegliere quell’opzione e si sono dedicati a un sistematico lavoro di destabilizzazione che è finito con la
loro sconfitta.
Ci sono dei punti da ricordare in questo processo: l’appello al popolo nell’aprile
1984 con la scusa di un colpo
di stato e l’annuncio di « una
economia di guerra», che non
è stata tale, ma semplicemente l’ahbandonare un progetto
permanentemente anche dal
pulpito. E gli ultimi non hanno reinvestito i soldi dei raccolti provocando la crescita
spaventosa del dollaro, che
ha dato poi il colpo finale ai
cittadini. Tutti quanti sono
d’accordo nel rimproverare
ad Alfonsin l’ostinazione con
cui ha difeso i suoi — non
pochi — corrotti collaboratori.
Sarebbe un luogo comune
parlare della grave crisi economica che soffre il paese e
specialmente i settori popolari. Tuttavia nessuno poteva
immaginare che i principali
beneficiari e nello stesso tempo i responsabili dei rovinosi
piani economici della dittatura e del radicalismo arrivassero con tutti i poteri al ministero dell’economia. Basta
segnalare che il titolare di
questo ministero è l’uomo di
fiducia di « Bunge & Born »,
una transnazionale, probabilmente tanto potente quanto
la Coca Cola e l’unica di origine argentina che ha saputo
partire da un reddito agrario
per diversificarsi e diventare
la terza azienda agroalimen
autonomo per piegarsi agli
ordini del FMI e dei creditori
internazionali; l’impotenza
di fronte agli speculatori; la
progressiva marcia indietro
nella politica dei diritti dell’uomo e l'applicazione della
giustizia; gli sforzi per disintegrare il rivale peronista,
appoggiando settori che il
proprio radicalismo aveva
denunciato nel 1983. A sua
scusante non si può non rilevare che il radicalismo ha
trovato la strada ostruita da
nemici locali molto potenti:
i militari, il vertice del cattolicesimo e i proprietari ter
rien.
I primi hanno rimandato
per quasi due anni la consegna alla giustizia ordinaria
dei documenti del processo
ai generali. Il clero cattolico
non ha perdonato l’aver approvato la legge sul divorzio
e ha attaccato il presidente
essi operai, impiegati o tecnici. C’è poi il settore dei lavoratori in proprio, che negli
ultimi anni ha riunito circa
due milioni e mezzo di persone. Inoltre c’è la schiera di
quelli che non hanno un la
voro permanente: essi costituiscono le sacche di povertà
estrema, gli emarginati sociali, che secondo i dati ufficiali raggiungono i 9 milioni
circa.
Nella propaganda elettorale peronista sono stati riscoperti i fasti
delia famiglia del vecchio leader: un'immagine di Evita Peron.
tare nel mondo. Invece il
maggiore creditore individuale dell’Argentina è la City
Bank, che tra l’altro possiede
il 30% dei titoli in dollari
emessi dal governo radicale
quando le cose andavano a
gonfie vele: un ammontare
di 300 milioni di dollari che
lo stato in bancarotta non
può pagare.
Come contropartita i prezzi degli articoli di prima necessità si sono concordati
« patriotticamente » fra gli
industriali con un margine di
aumento dal 180 al 200%,
mentre fra le condizioni dell’accordo c’è stata quella di
stabilire un tetto del 160% in
più per gli stipendi. Tutto
questo, unitamente ai punti
d’inflazione, fa sì che i lavoratori siano partiti con una
perdita che oscilla dal 50 al
70%. Una situazione grave
per tutti gli stipendiati, siano
Una responsabilità
per le chiese
Le madri di Plaza de Mayo continuano la loro protesta per avere
informazioni sui familiari « desaparecidos » durante la dittatura.
Il deterioramento del livello di vita si combina con
la mancanza di copertura sociale della popolazione per
determinare il momento peggiore della sanità. Mentre negli ospedali manca tutto,
l’Argentina spende in sanità
5.500 milioni di dollari (di
cui il 30% in medicine) mentre nei paesi nordici — Svezia, Norvegia, Danimarca,
Finlandia — questa percentuale oscilla fra il 7 e 9% *.
In questa spesa in medicine
è compresa la componente di
sovraffatturazione delle sostanze che le filiali pagano alle multinazionali. In questo
modo in Argentina per la sanità si spende in percentuale
il doppio di Cuba, paese che
ha raggiunto lo stesso livello
sanitario degli Stati Uniti,
dando il primo posto alla medicina preventiva, al lavoro
umano in generale ed eliminando l’irrazionale spesa in
medicine.
ginando un relativo successo
dell’attuale piano economico,
non si avverte che saranno
molto limitati i settori che
potranno raccoglierne i benefici. Inoltre alcune recenti
’’uscite” del presidente hanno ferito le più radicate tradizioni del peronismo — movimento fondamentalmente
antioligarchico e antiliberale,
i cui principi fondamentali
erano lo sviluppo industriale, la difesa del mercato interno e il ruolo dominante
dello stato — e pertanto è in
questione la possibilità di ricuperare dal peronismo un
progetto popolare di liberalizzazione.
Il degrado nella sanità,
nelle telecomunicazioni e negli altri servizi pubblici è utilizzato dai difensori delle privatizzazioni per istituire nell’opinione pubblica la ferrea
convinzione che lo stato è intrinsecamente inefficiente e
che invece l’impresa privata
offre la panacea di una sicura
efficienza. Si svia così il nocciolo della discussione e si
prepara la consegna a quelli
che si presentano come i
nuovi « salvatori ».
In questo sfacelo è facile
immaginare quale sia la politica o il modo di concepire
l’industria e i settori coinvolti nella produzione, circolazione e consumo dei diversi
beni culturali. E tuttavia vale
la pena di segnalare la grossa pubblicità che si è fatta
sugli aiuti che l’Italia « generosamente » aveva dato. Se
sono arrivati o dove sono andati a finire non si sa, e come
unico segno è rimasta la catena dei pornoshop di Cicciolina.
è stata una costante nei paesi che non producono alimenti, ma che è una seria offesa
per un popolo che vive in
una terra ricca in cui non si
trova più lavoro.
Se l’orologio tornerà a segnare l’ora del 1973, nessuno
potrà dire che è stato perché
una porzione considerevole
della società non ha fatto
tutto il possibile per appoggiare la democrazia quando
questa ha avuto la sua opportunità.
Graziella Frola
(*) Salud y Sociedad nn. 17-18/89.
La proclamazione del messaggio cristiano capace di
trasformare ogni realtà deve
essere fatta prendendo in
considerazione che di Dio
parlano tutti. Da una parte i
cattolici, con tendenza a colpevolizzare i fedeli per il loro
peccato, a farli pensare all’altra vita mentre in questa
si mangia poco.
E dall’altra sponda ci sono
i pentecostali fondamentalisti che si allargano a macchia d’olio. Il tutto mentre
ogni mattina, dalla TV, gli
« evangelicals » fanno la loro
predica.
E’ un discorso molto difficile da fare, se si cerca di
mantenere una coerenza sociopolitica che tenga conto
dei bisogni immediati. Si deve creare rapidamente, anche
con poco. Per esempio un
gruppo di valdesi ha scelto
di riunirsi vicino all’ISEDET,
tutte le domeniche dalla mattina al pomeriggio, per dare
accoglienza alle ragazze madri che dormono presso la
Caritas o l’Esercito della Salvezza; dato che la domenica
non lavorano, queste donne
dovrebbero rimanere per
strada. Lì mangiano, fanno il
culto con una liturgia tutta
particolare e cercano insieme
nuove forme di fraternità.
GERMANIA
Sempre più
obiettori
Le nostre chiese hanno una
grossa responsabilità. Innanzitutto perché, anche imma
Rimane comunque aperto
il grosso problema: come si
può parlare di libertà, dignità, o tutto quello che l’agape
riassume, quando c’è la fame.
Questa fame che è un insulto
per le società moderne, che
Secondo R. Stahlhacke, collaboratore del « Rheinischer Merkur » e di « Christ und Welt », i
giovani della Germania Federale
optano in gran numero per il
servizio civile, che viene svolto
negli ospedali, in centri assistenziali e culturali, ecc. Secondo le
ultime statistiche, i giO'vani
addetti al servizio civile sono
85.602, mentre altre 50 mila richieste sono in attesa di accettazione. I vari settori del servizio civile dispongono ora di
ben 100 mila posti, con un record nei 28 anni di esistenza di
questa alternativa al servizio di
leva. Come sottolinea un giornalista sul settimanale « Avvenimenti », non è facile conoscere
con precisione le ragioni che
inducono tanti giovani a optare per il servizio civile. Uno
dei motivi dovrebbe comunque
essere la particolare distensione dei rapporti col vicino Est:
il desiderio di conciliazione (ed
in questo le Chiese fanno certo
sentire la loro presenza) restringe lo spazio destinato alle armi. Un altro fatto positivo è
dato dall’« escursione scolastica »
che gli studenti tedeschi dell’ultimo anno di liceo fanno in
un paese dell’Est europeo.
vecchio volto del « nemico » si
trasforma in un volto umano
ed amico. Le richieste di obiezione respinte — dice ancora il
servizio — sono ormai un’eccezione: non si tratta più di una
minoranza « esotica » ai margini
della società, ma di una importante realtà sociale che rende un valido servizio alla collettività.
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