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I
re
ECO
DELLE VALLI VALDESI
trof.
ARIIAHD HUGON AUGUSTO
Case Nucre
TORRE PELLI CE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCIf — Num. 13
Il II a copia Lire 30
ABBONAMENTI
Eco: L. 1.300 per l’inierno
L. 1.800 per Testerò
« Eco » e « Presenza Evangelica »
interno L. 2.000 - estero L. 2.800
Spedii, abb. postale - I Gruppo
Cambio d’indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 30 Marzo 1962
Amniin. Claudiana Torre Pollice • C.C.P. 2-17557
Un saluto fraterno
Signor Moderatore,
Ito il jirivilegio di darLe un molto cordiale benvenuto a nome della
Chiesa Valdese in questa riunione e
in occasione della Sua visita a questa
città. Quando, alcuni mesi or sono,
fummo informati della Sua partecipazione ufficiale alle celebrazioni del
primo centenario della Chiesa scozzese di Via XX Settembre, considerammo che sarebbe stato per noi
tuia grande gioia accoglierLa in mezzo a noi insieme con gli altri delegati della Chiesa di Scozia, ai quali
ci sentiamo uniti da sentimenti di
fede e di fraternità cristiana.
Signor Moderatore, io rivolgo a
Lei, alla signora Craig ed ai rappresentanii della Chiesa di Scozia qui
convenuti un caldo saluto, augurando che il loro soggiorno a Roma possa essere fonte di gioia e che, come
scrive! a l’aiiostolo Paolo ai Koiiiatii, « possiamo confortarci a vicenda
mediante la fede che abbiamo in comune ».
Nei secoli passati la Chiesa Valdese è siala conosciuta in Scozia per
la sua tenacità nel confessare la propria lede secondo le Scritture e nel
voler ilifendere la libertà di coscienza. Il iiopolo scozzese, che noi amiaItti) e nel (piale molti di noi hanno
trascorso alcuni mesi per completare i loro sliidi teologici, ha molte
volle mostralo lo stesso coraggio nella testimonianza resa alla Verità. K
hi C.liiesa di Scozia. Signor Moderatore, ha arricchito le Chiese Protestanti in tutto il inondo con un largo stuolo di teologi, di missionari,
di predicatori e di laici impegnati
nel si-rvizio di Dio e degli uomini.
Oggi siamo riuniti nella Chiesa di
Via 1V Novembre, la più antica
Chiesa Valdese di Roma. In realta
essa non è molto vecchia in confronto ad altre Chiese cristiane della città; ma è il segno visibile di uno dei
primi sforzi compiuti dalla nostra
Chiesa per proclamare l’Evangelo di
Gesù Cristo nella capitale d’Italia
dopo l’unificazione del paese nel
1870. Questa chiesa è stata dedicata al culto il 25 Novembre 1884. A!
culto di inaugurazione il corteo dei
Pastori Valdesi era guidato da alcune personalità, tra cui il Dr. Robert
Stewart, Pastore della Chiesa scozzese di Livorno, uno dei ijìù grandi
amici della Chiesa Valdese al quale
la nostra Chiesa deve profonda gratitudine non soltanto per la sua generosità ma anche per la visione che
egli ebbe della nostra missione evangelislica in Italia. Il terreno su cui
sorge (¡uesta chiesa è dono di quel
fedele amico appartenente alla Chiesa di Scozia: Robert Stewart.
In questo stesso edificio si trovano
oggi gli uffici della Tavola Valdese
e del Consiglio Federale delle Chiese F/vangeliche in Italia. Da questi
uffici seguiamo la vita delle nostre
chiese in Italia e all’estero, specialmente nell’America del Sud; e siamo anche in frequenti rapporti con
le Chiese sorelle nel mondo. Fra
queste sono lieto di indicare anche
la Ch iesa di Scozia. La prego. Signor
Moderatore, di esprimere alla General Assembly di Edimburgo la riconoscenza della Chiesa Valdese d’Italia per tutti i segni di fraterna solidarietà che abbiamo ricevuto.
In Italia siamo una piccola minoranza religiosa che rappresenta, in
un paese largamente cattolico romano, la famiglia delle Chiese Riformate e Presbiteriane. Come ogni altra
Chiesa sorella, anche la Valdese
riafferma la suprema autorità della
Parola di Dio sulla coscienza degli
Uomini e dei popoli e sottolinea il
Valore della libertà che ci è stata do nata da Cristo. Ci piace riguardare
al passato, ricco di insegnamenti, ma
riconosciamo che Dio non può essere confinato nella storia dei padri.
Il Dr. A. C. Craig, Moderatore della
Chiesa di Scozia, in visita a Roma
CELEBRATO IL CENTENARIO
della Chiesa Scozzese di Roma
Egli ci chiama a compiere oggi i nostri doveri e ci rende attenti ai segni
dei tempi. Conosciamo le debolezze
ed i limiti di una Chiesa di minoranza; ma essi non sono una ragione che
ci impedisca di credere fermamente
al significato della nostra presenza e
della nostra voce in Italia. Ci rendiamo conto del fatto che viviamo
in un paese a grande maggioranza
cattolico-romana; non è però tpiesto un motivo per essere aggressivi
o intolleranti. Il problema dei rapporti ecumenici è chiaramente sentito dai Valdesi e la nostra Chiesa è
attenta alle possibilità di un dialogo
ecumenico nel nostro tempo. Tuttavia sentiamo anche di dover essere
qui 2>er proclamare che Gesù Cristo
solo è il Signore e il Capo della Chiesa. Nel dialogo ecumenico è necessaria un’atmosfera di carità e di cortesia; crediamo che sia anche ed altrettanto necessario un clima di chiarezza e di coraggio nella ricerca della Verità.
Guardiamo a Lei, Signor Modera
tore, ed alla Chiesa di Scozia in vista di una testimonianza costante a
quella Verità di cui Gesù Cristo ebbe a dire; « Voi conoscerete la verità e la verità ri farà liberi ».
Signor Moderatore, il Suo viaggio
l’ha condotto da Gerusalemme a Roma. Qui Le è offerta la possibilità
di essere in contatto con i rappresentanti di alcune piccole chiese in
piena comunione con la Chiesa scozzese; ma Le sarà anche data l’opportunità di una visita al Cajio della
Chiesa cattolica romana nei palazzi
del Vaticano. Ricordiamoci, pertan
to, di (jueste [larole dell’apostolo
Paolo ai Romani del primo secolo;
"Per quanto sta in me, io son pronto ad annunziare l’Evangelo anche
a voi che siete in Roma. Poiché io
non mi vergogno dell’Evangelo; perchè esso è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente. Poiché in e.sso la giustizia di Dio è rivelata da
fede a fede, secondo che è scritto.
Ma il giusto vivrà per fede”.
Ermanno Rostan, Moderatore
Domenica 25 marzo la Chiesa scozzese di Via XX Settembre a Roma ha
celebrato il suo primo centenario divita con im culto al tempo stesso
semplice e solenne. Prima di fare una
breve cronaca della giornata è opportuno riandare al passato e segui
re la .storia di questa comunità sin
dalle sue origini nella Roma papale
dove indubbiamente essa rappresentò
una delle prime voci del Protestantesimo europeo.
Sin dal lontano 1861, il Dr. Robert
Stewart, Pastore scozzese a Livorno,
insisteva presso le autorità centrali
in Scozia affinché decidessero Tinvio
di un pastore a Roma. L’anno seguente il Rev. William Laughton di
Greenock giungeva a Roma; le prime riunioni furano celebrate in una
casa presa ad affitto nella zona d.
Trinità dei Monti, alla presenza di
35 parsone. Trovandosi « dentro le
mura», la casa dove si celebrava il
culto poteva esser presa di mira dalla
polizia papale. In realtà, nulla di grave accadde nei primi anni di vita della comunità; il piccolo gruppo di presbiteriani proveniva specialmente
dalla Scozia e dagli Stati Uniti. Nel
1864 il Dr. James Lewis fu nominato
pastore in modo permanente per la
comunità che si riuniva presso Piazza del Popolo. Dopo due anni di mi
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG - IV
Il Patire
In che còsa credi, quondo dici : credo in Dio Padre Onnipotente
Creatore del cielo e dello terra ?
Credo che l'Eterno Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ha creato dal
nulla cielo e terra... è, per amore di Cristo suo Figliuolo, Dio mio e Padre mio
Gesù dice: Non chiamate alcuno sulla terra vostro
padre, perchè uno solo è il Padre vostro, quello che è nei
cieli (Matteo 23: 9). Però abbiamo molti padri. Àbramo,
padre dei credenti (Romani 4: 17). T padri della Chiesa,
in particolare i padri della Riforma. I padri valdesi. Abbiamo poi un padre secondo la carne, che, secondo il comandamento, dobbiamo onorare. Abbiamo dei padri spirituali. Gesù ci vieta di chiamarli « padri » non perchè
ci vuole inumani, ma perchè i nostri padri sulla terra,
anche i migliori, ci offrono un’immagine inadeguata del
nostro Padre nei cieli. Non solo, ma non per tutti gli
uomini il nome « padre » è sinonimo di bontà, sollecitudine d’amore, dedizione fino al sacrificio. In molti il
nome « padre » evoca più timore che gioia. E non tutti
gli uomini hanno mai avuto un padre. Gesù vuol dire
che non sono i nostri padri sulla terra che possono farci
intendere che Dio è nostro Padre. Essi sono talvolta piuttosto un ostacolo per intender questo. Non sono loro,
insomma, i mediatori tra noi figliuoh e Dio Padre. Non
sono loro che ci rivelano il Padre. Non è guardando i nostri padri che scorgiamo il vero volto del Padre.
11 Padre è il grande sconosciuto, l’incompreso. Non
lo comprende il figliuol prodigo che abbandona la casa
paterna; non lo comprende neppure il figliuolo maggiore
cne resta nella casa, ma si direbbe come un estraneo, ancn’egii è fuori, lontano dal Padre, lontanissimo. E anche
noi, cui hanno insegnato a dire : Padre nostro che sei nei
Cleti, abbiamo detto: Padre nostro. Padre nostro: nome
mille volte pronunciato, forse mai capito. Solo i fanciulli,
torse, Tintendono. Ma siamo usciti dal vasto territorio
delFinfanzia, siamo adulti. Essere adulti significner^coe
dunque diventare orfani? Gli orfani non sarebbero uunque 1 piccoli fanciulli senza madre nè padre, ma noi cne
non siamo più come i piccoli fanciulli? Eppure anche noi
adulti diciamo: Padre. Padre nostro che sei nei cidi e
non sulla terra, com’è questo miracolo per cui ti chiamiamo Padre? Com’è che questo nome non s’è perso nella
distanza che ci separa (tu nel cielo e noi sulla terra), ma
è giunto netto e chiaro al nostro orecchio? Oppure la distanza che ci separa è diventata vicinanza?
E’ Gesù che ha posto sulle nostre labbra il tuo nome,
o Padre. E’ lui Timmagine del Padre. Nel Figlio, non nei
nostri padri sulla terra, risplende il volto del Padre.
Il Padre è il creatore. E’ il creatore perchè è il Padre.
Non è uno senza essere l’altro. Dal Padre « ogni famiglia
nei cieli e sulla terra prende nome» (Efesini 4: 15). Un
Dio che sia creatore senza essere Padre non è il Dio della fede cristiana. Non si può prendere Dio creatore come
certo e accantonare Dio Padre come ipotetico. Senza l’annuncio di Dio Padre, l’annuncio di Dio creatore cessa
di essere evangelo. Eppure molti pensano a Dio in primo
luogo come creatore. Anzi, la « fede » nel Creatore è diffusissima. Ma per lo più non è fede, è piuttosto il suo
contrario, un’ipotesi generosa (o prudenziale), che fa pensare all’altare al Dio sconosciuto degli Ateniesi (Atti 17 :
23). Ma Dio per prima cosa non ha creato. Per prima
cosa Egli ha amato « Teterno Figliuolo ». Prima d’esser
creatore, è Padre. Prima di creare, ama. Crea perchè ama.
Cosi, questa vecchia creazione, per quanto enigmatica
col suo splendore e col suo gemito, e questo cuore umano, col suo antico, insondabile mistero, sono e restano
i frutti delTamore di Dio, invenzioni originali del Padre.
E qui, se gli uomini tacciono, Gesù chiama i gigli dei
campi a dire la loro parola all’uomo « scientifico » del
nostro tempo, affinchè stupisca. La creazione e l’uomo
son dunque frutti delTamore di Dio. E « TAmore non
verrà mai meno » (1 Corinzi 13: 8). Ma i cieli e la terra
passeranno e vi saranno nuovi cieli e una nuova terra.
Questo avvenimento non possiamo neppure immaginarlo. Ma è il punto verso cui ogni cosa tende. E’ il « segreto » dell’attuale creazione. Ed è proprio in quel mondo trasfigurato, in quel nuovo mondo della risurrezione
cne vedremo che il Creatore e il Padre sono uno.
Per me, come singolo, che Dio, per amor di Cristo
nostro fratello, abbia voluto essermi Padre e Creatore significa che (come dice parabolicamente Gesù) i capelli
del mio capo son contati e che il Padre che si occupa dei
passerotti si occupa anche di me. Quindi non sono una
creatura del caso (questo dio neutro inventato dall’incredulità), ma Dio mi ha voluto e mi vuole sulla terra. Spesso questa volontà di Dio per me non la vedo espressa in
modi tangibili, spesso mi è nascosta. Ma so che non è
nascosta in qualche luogo buio ma è nascosta m Cristo
Gesù. Che Dio sia mio Creatore significa che tutto l’amore cne il Padre ha riversato nel mondo durante i sei giorni della creazione, oggi li riversa ancora su tutti gli uomini. Questo vuol dire per ciascuno, « che siamo nella
mano destra di Dio (non nella sinistra), nella mano cne
salva » (A. Pery). E questo per Tanima come per il corpo, e in ogni situazione della vita, anche le più tragiche,
soprattutto le più tragiche. Che Dio sia Padre e Creatore
significa ancora che nessuno, sulla terra, è figlio illegittimo. Anzi, siamo tutti ugualmente legittimi perchè Dio
è ugualmente Padre di ognuno. Egli non è che dimentichi di esser Padre di qualcuno. E poiché Dio ci è Padre
comune noi uomini siamo fratelli e sorelle. Ma non lo
siamo senza di Lui. Non siamo fratelli perchè siamo
uomini o perchè siamo uguali, ma perchè siamo figliuoli.
« Ma sempre di nuovo vorremmo essere fratelli, senza diventare figliuoli di Dio » (W. Liithi). In Cristo siamo di
nuovo adottati figliuoli; nel suo nome, quindi, gli uomini
si ritrovano fratelli e sorelle.
Così, questo nome di Padre racchiude tutta la nostra
salvezza. Non stupisce quindi se una delle più significative e delle più belle preghiere cristiane di tutti i tempi
sia la semplice invocazione; « Abba, Padre! » (Romani 8: 15). Paoi.o RircA
nistero il Console britannico a Roma
ebbe però a dire al Dr. Lewis che
Mons. Randi, governatore di Roma
10 considerava colpevole di atti illegali per aver celebrato dei culti in casa privata ; per tale motivo si era
esposto alTarresto ed alla prigionia.
11 Console consigliò al Pastore scozzese di sospendere i culti, ma questi
rispiose : « Se il Papa osasse arrestarmi, la Scozia s’infiammerebbe e quando essa brucia (l’erica) produce un
orribile crepitio! ». Per evitare il
peggio, il Dr. Lewis prese in affitto
un albergo « fuori le mura » non lontano dalla (Jhiesa anglicana, oltre
Porta del Popiolo; dato pxii che la comunità andava crescendo, trovo
un’altra sede sulla via Flaminia.
Fu soltanto nel 1881 che, durante
il ministero del Dr. J. Gordon Gray,
si fecero i primi passi p)er l’acquisto
di un terreno sull’attuale Via XX Settembre. Il 21 gennaio 1885 l’attuale
chiesa scozzese veniva inaugurata alla presenza di 200 piersone. Dal 1923
al 1935 la comunità fu curata dal Dr.
A. G. MacKinnon, ben noto anche
per i suoi studi nella Roma antica e
medicevale. Durante l’ultima guerra,
la chiesa rimase chiusa p>er alcuni anni, fino al ritorno del suo Pastore, il
Rev. R. P. R. Anderson. Oggi, sotto la
guida del Pastore A. J. MacLean e dei
suoi collaboratori, la chiesa scozzese
è diventata un centro di raccolta di
molti presbiteriani di tutto il mondo,
in modo speciale di varie persone dipendenti delle Ambasciate o di organizzazioni intemazionali
Il culto commemorativo è stato celebrato con la collaborazione di alcuni Pastori scesesi e dell’Ambasciatore britannico al quale fu affidata la
lettura della Bibbia. La predioasione
venne pronunziata dal Moderatore
Dr. A. C. Craig, venuto a Roma in
primo luogo per partecipmre a quel
centenario a nome della General Assembly. Il Moderatore della Chiesa
Valdese e la sua Signora furono ospiti della Chiesa scozzese per la circostanza e furono anche trattenuti a cena dai Rev. A. J. MacLean insieme
col Moderatore della Chiesa di Scozia e Mrs. Craig. Il culto è stato trasmesso per televisione in Inghilterra
e Scozia ; tra i rappresentanti di altre
Chiese evangeliche della città abbiamo notato il Past. Emanuele Sbaffl,
il Pastore Manfredi Ronchi, il Pastore della Chiesa anglicana.
Nei giorni precedenti, la Chiesa
Valdese ha preso ufficialmente contatto col Moderatore della Chiesa di
Scozia in occasione di un ricevimento nei locali della Chiesa di Via IV
Novembre. Erano presenti un certo
numero di Pastori e di Professori della Facoltà Valdese di teoloi^a, con le
loro Signoire; da parte scozzese, accompagnavano il Moderatore Craig il
Rev. Dr. A. King e il Rev. Dr. R.
Stuart Louden. La riunione ebbe un
carattere di semplicità e di fraternità
cristiana. Il saluto della Chiesa Valdese venne recato agli ospiti dal Moderatore Rostan; segui un messaggio
del Decano della Facoltà di teologia.
Prof. Vittorio Subilia, allo scopo di
presentare agli ospiti la Facoltà nella
sua consistenza attuale e nella sua
funzione sul piano evangelico ed ecumenico. Vennero fatte alcune precisazioni al momento opportuno anche
sul significato e sulle ragioni della visita del Moderatore Craig al Papa in
Vaticano.
I presenti ebbero l’occasione di udi
re il Moderatore Craig e di apprezza
re i suoi sentimenti evangelici. Egli
non mancò di sottolineare la necessi
sità di contatti fra le Chiese in un’at
mosfera di cordialità che apra la via
al dialogo e renda possibile la ricerca
della Verità con carità. La riunione si
concluse verso sera con una visita al
la Facoltà di teologia. Sempre accom
pagnato dal Moderatore Rostan, il
Dr. Craig dimostrò un reale interesse
per la Facoltà, per i docenti, e per gli
studenti riimiti attorno a lui.
La Chie.sa Valdese è stata lieta di
poter salutare il rappresentante ufficiale della Chiesa di Scozia e di poterlo ricevere nel segno della fraternità e nella comunione della fede.
Essa augura alla Chiesa di Scozia ed
alla comunità scozzese di Roma, il
cui Pastore insieme con la sua Signora sono sinceramente amici della nostra Chiesa, tempi di prosperità spirituale e di fedele testimonianza alla
Parola dì Dio, sotto l’impulso di quell’amore di Cristo di cui ebbe a parlare
il predicatore nel culto commemora
tivo domenica 25 marzo 1962.
2
pag. 2
^ *T' 13—30 1962
Cortesia e fraternità
:0T,
23 T ’ i3q 2/1'
Lettera aperta
Signor Moderatore,
Sono lieto che il viaggio che ha intrapreso in vari paesi V abbia condotto anche nel nostro; gli antichi
legami di fraternità e di gratitudine che uniscono la nostra Chiesa’Valdese alla Chiesa di Scozia fanno si
che accogliamo con gioia in Italia il
rappresentante più elevato di quella
Chiesa.
Tuttavia, poiché — almeno secondo le notizie ufficialmente diffuse —
la Sua tappa romana ha fra l’altro
10 scopo di una visita in Vaticano,
mi permetto di esprimerLe la perplessità, anzi il dispiacere che tale
visita rappresenta per una parte delVopinione pubblica della nostra chic
sa riformata e — credo — di tutto
11 protestantesimo italiano. Non voglio certo arrogarmi il diritto e la
capacità di parlare a nome della mia
Chiesa, le cui autorità Ella ha avuto
l'occasione di incontrare, ma so di
esprimere i sentimenti di una larga
parte dei nostri fratelli. Sentimenti
che già si erano agitati quando si verificarono altre visite di rappresentanti ufficiali protestanti, fra cui soprattutto quella dell’ allora arcivescovo di Canterbury, e primate della Chiesa d’Inghilterra, dott. Fisher;
ma che si sono risvegliati con particolare intensità ora che è il ’’capo”
(così haivno annunciato i nostri quotidiani) di ima delle maggiori e più
antiche Chiese riformate a recarsi in
Vaticano, sia pure — è evidente —■
per una semplice visita di cortesia.
Non creda di trovare qui la meschina reazione di rabbiosi rappresentanti di una minoranza più o meno giustamente inacerbita. Noi ci
sentiamo liberi, oggi, in Italia, e ne
ringraziamo il Signore che ci ha condotti fin qui. D’altra parte. Ella sa
bene che per quanto abbia ora risposto all’invito del Vaticano appoggiato dal voto della maggioranza della General Assembly della Chiesa di
Scozia, non sono state poche le voci
contrarie.
Sono fermamente convinto che, nel
Suo pensiero e nei Suoi sentimenti,
tale visita è un atto di cortesia e
null’altro; forse Ella pensava pure
che questo incontro avrebbe potuto
in quedehe modo contribuire al miglioramento dei rapporti interconfessionali; ma non sta certo a me di
ricordarLe che la via dell’ecumenismo non passa per gli incontri di facciata, sempre esposti all’ equivoco
della diplomazia, bensì per la preghiera, nella ricerca e nell’ascolto
comune di ciò che il Signore dice
a tutta la sua chiesa, oggi; non per'^
le più o meno ornate formule di sa- '^
luto e di rispetto, ma per l’impegno
senza mezze misure nell’affrontare le
cause ultime delle divisioni. L’ecumenismo è una cosa troppo grande
per banalizzarla; e credo che sarà
d’accordo con me quando affermo
che, di fronte al vero, segreto miracolo dello Spirito di Dio — che si avvera quando due cristiani divisi soffrono insieme dell’invalicabile loro
divisione e insieme godono dell’unità gratuitamente donata loro nell’unica signoria di Cristo e nell’unica
prospettiva del Regno — di fronte a
ciò anche un avvenimento che ”fa titolo” sui giornali, quale la Sua visita in Vaticano, è banale.
Batuile, potrebbe voler dire innocua. Ma nel nostro momio in cui il
banale, fa così spes.so testo, anche un
gesto come il Suo può essere fraititeso o distorto. E infatti i resoconti
che gli organi d’informazione italiani. hanno dato della cosa, mostraiw
che se nè. approfittato per intotuire
una volta ancora l’aria che in questo
uniw conciliare — almeno in Italia
— è ormai arcinota: i cristiani ’’separati” mostrano una innegabile nostalgia verso Roma. L’uomo della
.strada, edmeno in Italia, non riesce
a distinguere l’anelito all’unità e. la
nostalgia per Roma, e c’è chi autorevolmente lo conferma in questa
confusione.
Per questo, molti membri della
nostra Chiesa vedono con dispiacere
una visita come la Sua, che ci pare
non poter altro che generare equivoci: e di equivoci la via dell’ecumenismo è già abbastanza irta!
al Moderatore della Chiesa di Scozia
-Si rende, fra l’altro, un cattivo servizio fraterno ai cattolici -— alla loro massa, comunque — dando loro,
a torto o a ragione, quest’impressione falsa di una ’’nostalgia” del tutto
inesistente e inconcepibile dovunque,
in Scozia come in Italia, ”i segni caratteristici della vera Chiesa di Dio,
secondo la nostra fede e la nostra
confessione, sono anzitutto la vera
predicazione della Parola di Dio, mediante la quale Dio si rivela a noi.
come l’attestano gli scritti dei profeti e degli apostoli ; in seguito la retín amministrazione dei sacramenti di
Gesù Cristo, legati alla parola e alle promesse di Dio allo scopo di sug
gellarle e confermarle nei nostri cuori”. (Confessio Scotica del 1560, art.
18j. Questo tipo di ’’cortesia”, facilmente frainteso quale ’’omaggio”,
non è la testimonianza di cui siamo
debitori al cattolicesimo.
Del resto, se mai è smto pos.sibile. illudersi che il Cattolicesimo potesse presentare, nel confronto con
le altre confessioni cristiane, un volto nuovo, realmente e non solo sentimentalmente più aperto, si è potuto ampiamente constatare, in questi
ultimi mesi, che le dichiarazioni ufficiali hanno .segnato un deciso irrigidimento, quasi a frenare forze e
speranze mosse neireuforia dei primi tempi, dopo Tannuncio che uno
dei temi essenziali del concilio Vaticano II sarebbe stata la preoccupazione per l’unione, dei cristiani. E’
stato esplicitamente ripetuto, dalla
cattedra vaticana, il dogma del
’’grande ritorno”. In questo contesto, come spiegarsi una visita come
la Sua?
Infine, finché in qualche terra cattolica dei protestanti saranno limitati nella loro libertà di culto, diminuiti nella loro dignità di uomini,
talvolta violentemente perseguitati,
mi pare che il primo dovere di solidarietà per un riformato quale Ella
è e per una Chiesa riformata quale
quella scozzese, sia verso di loro. E
sebbene, io iwn pensi minimamente
che papa Giovanni XXIII voglia la
c.ppressione spagnola o la persecuzione colombiana, si ha tuttavia diritto di attendere che l’autorità pontificia e curiale, così pronta ad agire
e così efficace in certi casi, porti
anche in questi ad un deciso e definitivo mutamento della situazione:
solo dopo ciò sarà possibile una stretta di mano senza riserve.
Nella libertà riformata e in tutta
umiltà mi son permesso, signor Moderatore, di esprimerLe le perplessità di molti che condividono il mio
sentimento. Se il suo atteggiamento
c quello della maggioranza della
Chiesa di Scozia è stato o/ic/xe da noi
frainte.Ho e svisato, voglia scusarci e
correggerci; creda però che non siamo mossi da astio settario antiromano, ma dalla preoccupazione che nella nostra chiesa e nel nostro paese
— che più di Lei conosciamo — la
purezza della posizione, evangeliev
riformata sia preservata da, ogni
equivoco.
Nel dar Le il benvenuto fra noi, e
augurandoLe. che il Signore benedica le tappe del Suo viaggio. La salutiamo fraternamente, nella comunione della fede, con stima rispetto.sa e
riconoscente per la Chiesa che Ella
1 appresenta. Gino Conte
Chiesa e nazionalità
E’ ovvio ilie la Chiesa deve essere al
disopri della nazione e della razza; «non
vi è differenza fra Giudeo e Greco » dice
d'apostolo Paolo. Come mai nel mondo
pullulano chiese che danno una importanza capitale alla nazione: chiesa americana,
inslese, svizzera, olandese o che so io in
Italia avvero Chiesa Valdese nei paesi dove esiste nna riforma? Vi possono essere
dei casi nei quali è necessario e non si
tratta di nazionalismo ma di un servizio:
la nostra storia Valdese ricorda le benemerenze dei cappellani delle ambasciate straniere per le Valli, ed agli inizi della emigrazione Valdese nelPUruguay. Oggi l’intolleranza religiosa del governo spagnolo
fa si che una chiesa inglese o svizzera a
Madrid o Barcellona rende servizio a tutti
gli ev'angelici della città, ed è bene che
vi siano dei culti (non chiese) di altra lingua dove son numerosi i turisti che non
intendono la lingua nazionale. Ma fatte
queste eccezioni, il persistere del nazionai lismo nella chiesa è non solo una debolezza ma un tradimento all’evangelo. Le nostre comunità di Torino, Bergamo, Catania, Palermo, per non citar che qualche
luogo, hanno goduto della costruttiva collaborazione di evangelici stranieri e ne son
state potenziate. Perchè ciò non è avvenuto e non avviene a Milano, Genova e più
ancora nelle piccole comuniià Svizzere di
Firenze e ¡Napoli che devon essere sussidiate dalla F’ederazione delle chiese protestanti svizzere spendendo cosi inginstameii
te il denaro di cui dobbiam essere fedeli
■imministratori ni llìi spirilo del Signore?
Perchè spendere per mantenere straniere
nel prese che le ospita delle comunità che
guadagnerebbero spiritualmente unendosi
ai fratelli in lede italiani? E perchè d’altra parte chiese Valdesi a Zurigo. Basilea,
Ginevra e Losanna dove esiste una chiesa
riformata attiva e vivente. Dove naturalmente le minoranze son col tempo assimilate e verrà ai aiorno nel quale bisognerà
trasformare la chiesa in scuola di lingue
per sussistere? Vi è certo il problema
della evangelizzazione che è però un dovere ed una benedizione offerta dal Signore alle chiese cantonali svizzere e nella
quale, in un sano ecumenismo, la Chiesa
Valdese deve essere disposta a collaborare
non già creando comunità ma affteindo
onerai.. E’ la via tracciata dal Cantone di
Zurigo, che speriamo sia imitata. Mi si
obietterà clic quando una persona è all’estero più facilmente può essere avvicinata da un connazionale, ed è vero. Ma
anche qui non sarebbe molto più evangelica una collaborazione fra la Federazione
delle chiese protestanti Svizzere e la Tavola Valdese, organizzando visite periodiche di pastori Svizzeri e Valdesi reciproI amente alle rispettive colonie (queste si
da incoraggiarsi) Svizzere o Valdesi con
culti e conferenze e col fine di portare alla
chiesa locale i correligionari evangelici?
Pubblichiamo questo ¡mrere, discutibile.
TEMPO Oi PASStOME
- d .
Beati quelli che piangono
E' da escludere un’interpretazione che risale al Crisostomo e ha avuto larga fortuna nel secolo XIX: coloro che fanno cordoglio sono
i peccatori che profondamente soffrono per la loro situazione, e gemono in attesa della liberazione; la quale, sotto la forma della remissione
dei peccati, viene annunciata da Gesù, ed è la loro consolazione. Questa
interpretazione non solo restringe arbitrariamente il senso della beatitudine, ma ne travisa il senso. Non v’è parola del peccato e del ravvedimento, nel Sermone sul monte, che è una istruzione ai discepoli e non
un appello ai peccatori: questo costituisce la premessa al Sermone
(Matt. 4: 17) e non il Sermone stesso. Le Beatitudini annunciano l’allegrezza del Regno alle anime preparate a riceverlo.
(Secondo alcuni)... quelli che piangono sono coloro che fanno lamento funebre per un morto: e la consolazione promessa è quella escatologica (finale) in senso proprio: la risurrezione. Ma per quanto possa
apparire suggestiva e confortata da vari argomenti linguistici, anche questa interpretazione restringe troppo il significato della beatitudine.
Siamo per contro sulla via giusta, se pensiamo anche qui ai paralleli
dell’Antico Testamento e in particolare al Secondo Isaia. Noi troviamo in Isaia 61: 1-6 una enumerazione delle ragioni per cui si può
avere il « cuore rotto » e « fare cordoglio » : dalle sofferenze private di
coloro che gemono per ogni sorta di ingiustizia e di oppressione, al dolore per Sion devastata e in rovina; mentre Is. 53 ; 5-7 illustra bene la
varietà dei mali che possono far gemere gli uomini; e anche l’allegrezza
per la liberazione escatologica (finale) è espressa con accenti che fan
pensare alle beatitudini in Is. 65: 19-20 («...non s’udran più voci di
pianto nè gridi d’angoscia») o in Sai. 126: 5 («Coloro che seminano
con lacrime, mieteranno con canti di gioia! »), a cui fa eco nel Nuovo
Testamento Apoc. 7: 16 (« ...e Iddio asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro »).
I mali di cui « fanno cordoglio » i « beati » sono dunque tutti quelli
che affliggono gli uomini sulla terra: le violenze, le ingiustizie, le oppressioni che contrastano al pacifico dominio di Dio sulla creazione; e
anzitutto resistenza stessa di questo contrasto. (...) nell Antico Testamento tutte le cause di dolore che affliggono gli uomini sono considerate come espressioni della potenza della morte, che e all opera nel
mondo; e perciò il « piangere » di quegli afflitti ha pur sempre qualche
cosa del lamento funebre, e la consolazione promessa è dell’ordine della
risurrezione.
A coloro che fanno cordoglio, Gesù annuncia che « saranno consolati ». (...) L’espressione passiva è una circonlocuzione riguardosa
per dire: « saranno consolati da Dio ». Infatti il consolatore, nella Bibbia, è Dio stesso; e soprattutto nel Secondo Isaia:
Giubilate: o cieli, e tu, terra, festeggia!
Date in gridi di gioia, o monti,
poiché l’Eterno consola il suo popolo
e ha pietà dei suoi afflitti. (49: 13)
lo, io .sono colui che vi consola! (51: 13)
Come un uomo che sua madre consola,
così io consolerò voi! (66: 13)
Qui è il contenuto naturale, il tono della seconda beatitudine. E la
consolazione che Dio reca è annunciata dai suoi messaggeri.
Consolate, consolate il mio popolo!
Dice il vostro Dio. (Is. 40: 1)
Benedetto sia Iddio, il Padre del nostro Signor Gesù Cròio...
il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinchè mediante
la consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualsiasi afflizione.
(2 Cor. 1: 4)
La consolazione divina è uno degli aspetti della felicita escatologica.
il vecchio Simeone, sulla soglia del Vangelo, « aspettava la consolazione d’Israele» (Luce 2: 35), e « Menachem », «il Consolatore»,
era uno dei nomi del Messia (cfr. Giov. 14: 16).
La promessa di Gesù: « essi saranno consolati » è dunque una dichiarazione messianica velata e discreta sulla sua persona : in Lui è presente il Consolatore, venuto a combattere contro le potenze di morte
che devastano la creazione di Dio e provocano il cordoglio dei suoi fedeli. Nella lotta contro la morte Egli soccomberà sulla croce; ma la sua
morte vincerà la morte, e la sua risurrezione sarà l’inizio della « consolazione d’Israele », l’inizio della vittoria sulla morte per tutti coloro che
crederanno in Lui,
• Giovanni Miegge
(Pubblicliiamo qui, lievemenle condensale, alcune pagine del corso sul Sermone sul monte tenuto dal prof, Miegge alla Facoltà Valdese di Teologia, nell’anno 19.S9-60).
imiiiiiliiiliimiinitiiii
'iiiiiiiiitiiiiiumiiMii
iMiiiiiimiiiiiiiiiiMiiimiiiiiiiinitiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiimiiiiitiimiiii t
« Scusa, sono in ritardo » dissi a Milvia,
raggiungendola alla Cbiesa Francese di
Solio Square « sono stata a vedere il film,
Son uccidere ». E di li a poco spiegai a
mia sorella, fin’ora impos-sibilitata per ragioni di lavoro di fare un «alto al «Royal»
in Eàldgware Road, in che cosa consistessero le differenze fra i due processi presentale dal suddetto lavoro; le dissi anche che
a un certo momento, a metà spettacolo, mi
ero tappala le orecchie.
Il pubblico, com’era da aspettarsi, ieri
sera era composto per la maggior parte di
spettatori italiani e francesi, la cui età, dopo aver dato un'occhiaia in giro, posso dire andava dai 18 ai 30 anni. 11 «Royal»
è l’unico cinema in tutta Londra dove si
possa vedere il film in questione. | cartelloni pubblicitari, a chi interessano i dettagli. recano sulla scritta: «Questo film è
stalo messo al bando in Francia ed in Italia ma può essere visto qui, in Inghilterra ».
Il pastore F. Dubois della -Chiesa Riformata Fran<*ese, che Milvia ed io frequentiamo, voleva proiettare la peUicola in questione, domenica prossima nella sala delle attività della chiesa, ma il film non potrà essere ottenuto che a Settembre.
Giacché siamo in argomento, vorrei sapere da Athos Mandelli, tramite « La Luce », se Henri Cheyrouze sia sempre vivo
oppure morto e cosa ne sia della famiglia;
ed in secondo luogo, tramite la cortesia di
uno dei nostri lettori, come la nostra gioventù valdese ed evangelica in generale
abbia agito di fronte a questo specifico c.a
LETTERA DA LONDRA
so. La risposta non potrà essere che positiva, ma m’interesserebbero dettagli in merito anche per essere in grado, all’occorrenza, di asserire e di riferire in maniera
prcci.sa ad amici inglesi qualora delle domande in proposito mi venissero poste sia
tramite giornali sia in privato. Devo qui
aggiungere che sono assente dall’Italia da
dieci anni e che il mie abbonamento alla
«Luce» data dal Gennaio 1962; inoltre,
non conosco o Gioventù Evangelica », ma
se un cjualsiasi numero di quest’ultimo
mensile potesse rispondere alle mie domande, qualcuno potrebbe forse inviarmene copia. Tutto questo mi fa pensare alle pubblicazioni a cura delTA.l.L.C. (vedi « Luce » 5 gennaio) specie là dove è scritto...:
« li pensiero delle Chiese ». « Va bene »
mi son detta, « ma l’azione delle Chiese? »
Anche qui, certamente la lettura del materiale in questione risponderà alla mia domanda; in caso contrario, ritornerò sulFargo-menlo.
A proposito del processo contro i sei
membri del Comitato dei lOO svoltosi in
febbraio alla Corte Centrale Criminale delTOld Bayley, questi sono stati condannali
a 18 mesi di reclusione, il massimo della
pena mai inflitta a dei pacifisti, in Inghilterra, in tem]>0 di pace. L’immediata protesta indirizzata al giudice, in aula, dalla
signora Allegranza contro la sentenza di 12
mesi invece che di 18 (.sembra in questo
caso si sia -ireso in considerazione Tassetiza di precedenti penali delTinteressatal,
non ha avuto conseguenza alcuna.
Tutto sommato, la procedura di que.slo
processo non fa certo onore alla magistratura inglese, tanto spesso ammirata alle
stero, e a volte per ragioni non del tutto
ingiustificate, ben inteso. Fra l’altro, uno
dei più preziosi diritti dell’uomo, quello
della liliertà di parola, è stato deli-beralaiiiente «oppresso ipereliè, diciamolo pure
francamente, al giudice non faceva comodo sentire la verità che sveglia e turba la
coscienza. Uiia specificazione: a due testi
giunti auposta in aereo dagli Stati Uniti
per deporre a favore dei sei membri (il
Dottor Linus Piiulin, Professore di Chimica alTI-sliluto di Tecnologia della California, Fellovv of thè Royal Society, premio
\ol>el per la Chimica, membro del comitato internazionale dei 100; e l’inventore
del radar. Sir Robert Waston-Watt) è alato assolutamente vietato di prendere la parola, così essi sono ripartiti dopo aver, in
apparenza, fatto il viaggio inutilmente. (Mi
sono fatta dare copia della deposizione del
Dottor Paulin dalla quale stralcerò alcune
informazioni e dati non certo edificanti,
ma comunque veri, che devono essere messi a conoscenza del pubblico). Quasi la
stessa sorte è toccata alTattrice di prosa.
signorina Vanessa Redgrave, membro ancITessa del Comitato dei 100, nonché della
Slratford-on-,Avon Memorial Theatre Company, alla quale il giudice proibì a varie
riprese di rispondere quand’esea fu sottoposta al conlrointerrogatorio da Pat Potile,
uno degli accusati che condusse da sé la
jiropria difesa. Forse sarebbe bene non parlare neppure del Generale di Brigala dell’Aviazione britannica che in altre circostanze asserì di essere pronto a dare l’oriline di sgamdare una bomba qualora gli
oidini glielo imponessero. Insomma, questo proi'csso è stato condotto in un’atmosfera di disinteresse nel corso del quale e
stalo ignorato il futuro, il benessere, l’avvenire di milioni di persone, preservare
i quali è stato cd è proprio lo scopo del
Comitato dei KXi, nonché dei nostri sei
amici, colpevoli ad occhi umani, ma non
(Il fronte alle leggi divine. Come sopra accennato, uno di essi (tramite la sua autodifesa) ha tentato di fare uscire tutta 1«
questione dal contesto della logge inglese
trasportandola, inserendola nel campo della legge morale: invano, ma non agli occhi di Dio. Ci «i è domandato da varie
fonti : « come può il famoso Stalo, tramite
l’applicazione dello Statuto del 1361 e delTOfficial Secret Act, salvaguardare il suo
benessere, i suoi interessi c giustificarsi moralmente?». Nessuno con un poco di buon
senso, magari anche limitato come un grane! di sabbia, riesce ad immaginarselo, ma
per oggi metto punto.
Liliana Munzi
Londra, Il marzo 1962.
3
30 marzo 1962 —- N. 13
P«B- 3
Dimenticare bisogna?
« Gymnasium », autorevole « rivista quindicinale didattico-letteraria
per gli insegnanti delle scuole secondarie », diretta da S. L. Zuretti, ha
sejjnalato recentemente un’antologia
di racconti del Risorgimento: Racconti del Risorgimento, (a cura di
('. B.). Dalla recensione apprendiamo che sono 15 racconti di 15 autori famosi ; C. Balho, Bersezio, De
Amicis, Fucini, Verga ecc.
La segnalazione di G. L. Zuretti
dice: « ...Di questi racconti qualcuno è buono, altri divertenti, ma alcuni non ¡tossono esser lodati da
Gymnasium, perchè non sono le beghe anticlericali, le stantie calunnie
(¡'allora che bisogna presentare al
popolo per elevarlo mortdmente,
ina sì bene i cento, i mille atti di
eroismo, di virtù, di generosità, di
concordia, di sincero sentimento religioso e patriottico durante il nostro glorioso Risorgimento. Nel racconto di O. Guerrini non è risparmiato neppure Pio IX. Ora, per ben
consolidare la Comunità Europea,
SI vanno correggendo i testi di storia. togliendo da essi calunnie e torti reali che gli Stati della Comunità
si .sono fatti a vicenda nel passato.
Facciamo duìuiue altrettanto in casa
nostra, perchè non è proprio generoso ricordare agli italiani d’oggi le
miserie nostre dell’altro secolo. Del
¡lassato ricordiamo il bene non il
male ».
Itisomma: correggiamo la storia!
Ignoravo che questo fosse anche
una funzione della Comunità Europea: ma la cosa non mi stupisce: la
iioslalgia del Sacro Romano Impero
('■ f(,rle in certi ambienti che operano
per un'KAiropa « una d’arme, di sangue c d’aitar ».
Per (juanto concerne uca.sa nostra»
ho l’impressione che l’esortazione
sia superflua: il repulisti storico è a
buon punto. Certo non si stampa ancora ufficialmente che Pio IX è stato
il vero ed unico artefice del Risorgimento, ma ci arriveremo; abbia pazienza il buon Zuretti : ci arriveremo !
La storia d’Italia diventerà Storia
Sacra: una pagina^di Storia Sacra riconsacrata col Concordato. Invece
di dire: Gesta Dei per Francos (imjjrese alla gloria di Dio ad opera dei
Francesi) si dirà: imprese italiche
alla gloria di Dio: dal 1848 a Fiumicino: chi ci fermerà più?
Però son sempre d’avviso che per
comprendere il bene e fare il bene
e fare bene, bisogna conoscere il male che è stato fatto, e perchè è stato
fatto e come è stato fatto, anche se
si tratta di Pio IX.
Firmari: bisogna!
Dopo lungo e penoso travaglio son
hnalmente riuscito a compilare il
mio « modulo Vanoni ». L’ha preso
in consegna il comjietente ufficio; ho
detto: <( Spero che tutto sia a posto ».
Lui mi ha risjiosto : « (Questo non
è di mia competenza; io ricevo soltanto. Spero che non abbia dimenticato di firmare! ».
Io ho risposto: :< Fino li... Guardi li sotto: Il sottoscritto afferma,
sotto la propria responsabilità, che
la presente è una dichiarazione com]>leta e veritiera dei propri redditi e
delle sjiese deducibili. C’è la mia firma! ».
E lui gira il foglio, e un altro, e
un altro ancora e ghigna: « Ma qui
mancano...; mancano tre firme! ».
Allora son saltato sul cavai matto
del buon senso ed ho detto: « Ma
questa firma finale, con cui dichiaro
di aver scritto e denunciato il vero,
riassume tutto il resto: una firma basta; troppe firme diventano ridicoli! ».
L’amico mi ha guardato con sospetto, poi mi ha dimostrato che ero
un « bounom d’un bounom ». Mi ha
illustrato le virtù della « firma » e
del timbro; ha auspicato il giorno in
cui tutti i cittadini dovranno avere
il loro timbro di gomma, e circoleranno con un cartellino (con firma,
bollo, timbro; il tutto debitamente
autenticato). Ha auspicato l’introduzione del giuramento in tutti gli atti
amministrativi; e sempre l’ossessio
La palla al piede
Ricordo il sovversivo che al mio
paese, ad ogni ricorrenza delfll febbraio esponeva fuori della finestra la
bandiera italiana abbrimata. Ricordo
il suo spirito libero, le sue idee umanitarie, la schietta bontà che si nascondeva sotto la ruvida scorza del ■
rivoluzionario. Poi lo arrestarono. La
bandiera a mezz’asta non venne più
tirata fuori ma un giorno, quando
oramai mi ero fatto uomo, vidi sulla
porta deU’amico sovversivo un manifesto listato a lutto e alla finestra,
ancora una vcdta, la bandiera fasciata dal drappo di seta nera. Il manifesto, compilato a mano, manifestava il profondo cordoglio di un uomo
libero per "le catene che Fort. 7 delia Costituzione italiana ribadisce ai
piedi delFItalia denuxratica legandone le sorti ali'autorità ciericale". Una
guerra sanguinosa e durissima, una
lotta civHe con episodi atroci, la fine
della dittatura, non erano stati sufficienti a demolire i patti lateranensi
che il fascismo e il vaticano avevano
firmato a reciproco sostegno di interessi politici e liberticidi. Anzi, uomini sedicenti democratici e rivoluzionari avevano ’’abboccato aH’cuno”
avcdlando ancora una volta, con il loro voto quel concordato infausto che
tanta ostilità aveva trovato, fin dall’inizio, nel libero spirito del vecchio
combattente di mia conoscenza.
Con il crisma di "atti internazionali" l'avv(x:ato dello Stato ha definito i Patti latercmensi elevandoli all’intangibilità, nel processo che si celebra per il cas(} dell’ex prete Francesco Niosi eletto sindaco di un comu
ne siciliano e di cui è stata sollevata
la questione in base aH’art. 5 dei suddetti Patti secondo il quale ’’si vieta
ai sacerdoti apostati di ricoprire cariche pubbliche o uffici per i qiudi si
sia a contatto con il pubblico”.
”l casi di sacerdoti apostati — ha
aggiunto l’avvocato di Stato Giuseppe Guglielmi — sono rarissimi’’. Noi
non siamo così ottimisti. Nonostante
il mistero, dovuto a un particolare
"clima" di ostilità, che circonda moltLssime crisi religiose e le loro conseguenze, possiamo scrivere che gli ex
preti in Italia sono oltre sei mila. Sei
mila persone che hanno scelto un'altra strada e hanno affrontato un’incognita pcKo sorridente sotto la spada
di DamcKle dell’art. 5.
L’avv. Lucio Luzzatto ha ricordato alla Corte Costituzionale la Dichiarazione universale dei diritti umani approvata dall’assemblea generale
dell’ONU il 10 dicembre 1948 e accettata successivamente dall’Italia. Lo
articolo 18 stabilisce il diritto di ogni
individuo "alla libertà di pensiero di
coscienza e di religione inclusa espressamente la libertà di cambiare religione o credo". Infatti, ognuno è padrone di cambiarla. C’è una grande
aria di libertà in giro, e c’è anche chi,
per averne respirata una boccata fuori dell’ordinario la sconta con una
vita di privazioni, ostacoli, intimidazioni, accuse di semi-infermità mentale.
Chi sceglie la libertà lascia la casacca del prigioniero ma si trascina
dietro la palla incatenata a, piede, d
peso inesorabile, retaggio di una
mentalità oscurantista indegna di un
paese civile. La diserzione coraggiosa e onesta dei sacerdoti brucia alle
gerarchie della chiesa cMtolica che
ne avvertì Vinfìusso negativo fin dee
tempi lotuani delle prime "eresie’’.
Ogni prete che ritorna allo stato laico è un segno di sconfitta. Forse la
sconfitta è tmeora più dannosa, per
la parte toccata, del processo ai frati
di Mazzarino o al prete contrabbandiere del comasco o comunque a tutti quegli uomini in tonaca che cadono vittime di umane anche se riprovewli passioni.
In questi giorni l’ex prete di Mortela sta passando da una perizia all’altra per dimostrare se sia o no nel
pieno possesso delle sue facoltà mentali. Im domanda di interdizione richiesta dalla madre e dai familiari
contro l’uomo che intende farsi una
famiglia e vivere in pace con il suo
lavoro avrà successo? L’uomo che
esce da una crisi spirituale e da vicende critiche e scabrose non potrà
per caso incorrere in un "errore" dovuto alla tensione nervosa nella quale viene tenuto? Perchè questo accanimento?
Monache transfughe, o ribelli, sacerdoti apostati, non troveranno pace. Non cammineranno liberi e spediti. sopra le nuove vie prescelte, la
palla al piede ingombrerà il loro passo finché una legge più giusta e più
umana non riconoscerà per ogni uomo. indistintamente, il sacrosanto diritto a partecipare in dirittura morale ad ogni attività della vita pubblica.
Marco
A Vassyt 400 anni dopo
Non è più tempo
guerre di religione
Paris — Il 1« marzo 1S62, a Vassy, avvenne uo» degli episodi più odiosi d^e
guerre di religione in Francia: soldatesche
dei cattolici Guisa sorpresero in questa cittadina un grappo di rifonnati raccolti per
il culto, e ne fecero strage.
11 l» marzo scorso, ricorrendo il quarto
<-entenario del massacro — ricordato in
modo particolare percliè fu una delle sednlille che accesero le guerre di religione
che insanguinarono per decenni la Francia ^ cattolici e protestanti si sono raccolti a Vassy per ricordare, in preghiera,
la triste ricorrenza.
Le autorità caUoliclie e protestanti avevano deciso, di comune accordo, di sottolineare quest’anniversario pregando per la
unità cristiana nel corso di una messa, e
di una riunione protestante, presieduta dal
past. P. Bourguet,, presidente dell’Eglise
Reformé de France. 11 tempio in cui si sono riuniti i protestanti, è stato costruito
alla fine del XIX sec., sul luogo stesso della
fattoria in (ui, nel 1562, gli ugonotti erano
stati massacrati.
Pregare insieme sui luoghi della lotta: è
qualcosa che, anche poco tempo fa, sembrava impensabile. Ma neppure qui bisogna (-edere al sentimentalismo. Bisogna notare concretamente (-he si è capito, tutti,
( he non si difende la verità di cui si è convinti — e tanto nteno l’Evangelo — con le
armi in -pugno, con le armi di qualsiasi tipo; eppure, l’opposizione fra la Riforma
e Roma ci appare oggi netta com’era allora. Hanno fatto male ad affrontarsi con le
armi in pugno e con l’odio o con il disprezzo; ma la protesta che la Riforma rivolse a ciò die il cattolicesimo stava diventando si è fatta sempre più giusta e
inevitabile. Vassy non è solo il ricordo di
un atroce evento di un passato fortunatamente superato e — speriamo! — conclu
so : è anebe ricordo della serietà di una
divisione.
La vita dell’agricoltore
Il cristiano e T agricoltura europea
Diamo (pii un riassunto della conferenza
(he il Pastore Breemer, Direttore della
« Evangelisi-he Landjugend Akademie »
(li Allenkii-chen (Germania), ha tenuto in
0(-(-asiune del 2» Congresso Europeo della
Gioventù rurale Evangelica (che ha avuto
luogo, come già riferito, a Oud-Poelgeest,
Olanda, al principio del febbraio scorso).
Ija conferenza aveva per titolo : « Atteggiamento del Cristiano di fronte alla agricoltura europea ».
Premessa . E’ questo un problema molto complesso, per il quale non si possono
dare delle (( ricette » o delle soluzioni belle e fatte. 11 presente studio vuole essere
soltanto un aiuto dato da un fratello pastore ai fratelli agri(-oltori, onde possano
farsi della loro professione un concetto responsabile.
Bisogna prima di tutto dire che non si
può scindere il contadino e ¡1 cristiano:
c’è davanti a noi la persona umana che,
nel nostro caso, è il cristiano di professione agricoltore. Quando si parla di queste
cose, si può partire da due punti di vista
diversi: che cosa pensa il contadino e che
cosa pensa il cristiano? Ma dobbiamo domandarci: esiste una «agricoltura cristiana»? No! C’è piuttosto una agricoltura
e c’è il cristiano che vive in quella agricoltura. 11 cristiano si domanda: come posso e come debbo io, come credente in Gesù
Cristo, vivere nel mondo rurale d’oggi?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo porre noi stessi davanti a quest’altra: che cosa significa il nome "cristiano"?
Significa riconoscersi figli di Dio in Gesù
Cristo. H cristiano contadino è dunque un
figlio di Dio; egli si sente responsabile
verso Dio, il Padre Celeste, e verso gli
uomini suoi fratelli. Il cristiano contadino
è servitore di ©io nel servizio del prossimo. La sua vita è vista sotto il profilo della libertà cristiana.
]. - Cristo ci libera da ogni servitù.
Vi invitiamo a leggere il passo di Matteo 6: 24.
L’accento è qui posto sulla parola « servire » che ha come significato i-ollateralc
le parole « amare », a attenersi ». Servire,
natile ritornello: la firma ei vuole;
molte firme, molta verità.
Mi son sentito piccolo, sempre più
piccolo: ho firmato, una, flue, tre
volte: mi sentivo diventar « qualcuno ». Tanto che ho arrischiato una
barzelletta: (( E pensare che c’è una
specie di proverbio che dice: Che il
tuo si sia si, il tuo no, no ».
L’amico mi ha guardato perplesso
poi ha detto:
(( Chiel l’è sempre cliiel... Cosa
(,’entra la religione col « modulo Vanoni » e con le tasse?... ».
Già: anche (piesta è una domanda
legittima! Però, io mi domando: in
questa nostra Italia cattolica e democristiana, quali sono i campi in cui
la religione cc ci entra? ».
L. A. Vaimal
iiiiuirc, atl(-ncrsi è fare dono completo di
sè stesso. Il (-risliano è un servitore di Gesù Cristo: la sua vita è determinata da
Gesù Cristo.
« Mammona » non solo il denaro, ma
i beni terreni in genere, nel nostro caso
possiamo dire l’ordine economico. L’ordine economi(-o, come il denaro e i beni
ir, genere, non deve diventare il nostro
« dio ». Come cristiani dobbiamo pensare
in primo luogo non a quello che esige da
noi l’agricoltura europea, ma a quello che
esige da noi Gesù Cristo. Abbiamo una responsabilità ed un impegno da assumere
prima di tutto davanti al Signore.
Esiste indubbiamente un certo ordine di
legge nel mondo economico, e perciò anche in agricoltura; a quest’ordine ci dobbiamo sottomettere, ma non come se fosse il nostro « dio ». L’ordine economico
non è eterno, ma sempre e soltanto provvisorio: esso cambia, può cambiare, a volte è bene che cambi. Il cristiano deve esaminare questo ordine economico, per
esempio l’agricoltura europea; deve rendersi conto sopra tutto del suo scopo, per
quale fine è stato creato. Questo esame deve essere fatto partendo dalla nostra responsabilità nei riguardi di Gesù Cristo e
non dell’ordine economii-o o della agricoltura... altrimenti rischiamo di diventare schiavi di Cfuesto ordine o di questa
agricoltura. Le strutture sociali, economiche, politi(-he non debbono renderci schiavi loro. Ci fu un tempo in cui gli agricoltori europei, (-ome il resto dei cittadini,
erano s(-hiavi del’ordine economico, sociale, politico dei loro vari paesi. Oggi gli
agricoltori cristiani d’Europa debbono ricercare, in ubbidienza a Cristo, un equilibrio tra produzione e consumo non solo su
un piano nazionale ma supernazionale.
Etpiilibrio vuol dire anche razionalizzazione deiragricollura. Oggi l’unica agricoltura razionale europea possibile è quella della integrazione. Questa integrazione
deve rendere possibile la compartecipazione dell’agri('oltura a tutta la vita sociale
europea, per un maggior e più diffuso benessere di tutti i settori. E questo va fatto
(on impegno e decisione da tutti i Paesi
della (-.-»tminità dei popoli europei.
Bisogna però ricordare che effettivamente si tratta del benessere degli uomini, di
tu, migliore e più dignitoso tenore di vita,
di una maggiore giustizia sociale... ma
non della loro salvezza.
Diciamo ben chiaro : l’integrazione europea non è il Regno di Dio!
E’ un passo importante innanzi nella
(-((operazione tra popoli e nazioni che si
sono anche troppo combattuti e che hanno vissuto anche troppo per loro stessi, in
( ompartimenti stagno, di egoismo e di folle autarchia !
Dire che l’integrazione europea non è il
Regno di Dio non è una affermazione che
vada da sè; bisogna sempre che gli uomini, in ogni tempo, che i responsabili dei
governi, del mercato, della produzione e
del consumo, e noi con essi, se ne ricordino.
La iiostra salvezza non sta neUa integrazione europea, in nessuna forma economica (e nemmeno politica), ma soltanto in
Ge.sù Cristo!
■Se, coni(> (-redente, appartengo a Gesù
Cristo, vuol dire che io debbo vivere nel
Suo Spirito e secomlo gli insegnamenti del
Suo Evangelo, che mi spingono a vivere
non più per me stesso e per l’ordine economico che risponde ai miei interessi, ma
col prossimo e secondo un ordine economico che tenga presenti anche gli interessi
degli altri. E ciò con tutte le conseguenze
(-he una vita comunitaria comporta.
II. - Gesù Cristo ci libera dalla servitù
della tradizione.
Le tradizioni, specie in agricoltura, giocano un grande ruolo, basti pensare allo
spirito di conservatorismo, di immobilismo che tanto caratterizza la vita dei campi. Molta parte della responsabilità della
arretratezza e delle diffico-ltà in cui si dibatte ragricoltura ricade proprio sulla tradizione.
11 conservatorismo crea molti problemi
alla odierna agricoltura europea, problemi
che si ripen-uotono tra generazione e generazione (conflitto tra genitori e figli).
Ora è chiaro che certe tradizioni ,tipiche
del mondo rurale, vanno oggi abbandonale: per es. la concezione, secondo la quale
l’agri(-oltura ha un valore .superiore rispetto alle altre attività umane. Questa
concezione faceva dire: (( l’agricoltura è
la fonte della vita per il popolo » o « l’agricoltura pone l’uomo in relazione diretta
con la natura e quindi con Dio », o ancora « l’agricoltore vive più vicino a Dio ».
E’ giusto ri(-onoscere che questa concezione poteva essere valida un tempo, quando la grande maggioranza della popolazione di un paese era occupata nei (-ampi;
allora certo che l’agricoltura costituiva la
fonte prim-ipale della vita degli uomini...
Ma non ci sembra che si possa dire nè oggi nè mai che l’agricoltore vive più vicino
a Dio. Ne dubitiamo!
Esiste ancora la concezione che la cascina, la casa di campagna è il centro tuttora vivo della vita di famiglia ideale. Perciò bisogna conservare la casa e la proprietà della terrq a tulli i costi per salvare la
famiglia e quindi la società. Anche que
sta (-oncezione non swnbra oggi più accettabile...
E’ dunque necessario superare le vecchie tradizioni del mondo rurale, che impediscono seriamente lo sviluppo della
stessa agricoltura.
Certo che alcune tradizioni possono rapprtwentare un valido appoggio anche oggi.
Se (S (S
Domandiamoci: ma perchè gli uomini
tengono tanto alle loro tradizioni? Ci
sembra di poter rispondere dicendo: per(hè fondandosi su di esse, credono di non
aver bisogno di pensare, nè di infastidirsi.
Vale lo slogan: fare come si è sempre fatto! Questo modo di ragionare risponde in *
fondo al bisogno che l’uo-mo ha di sitmrezza : lutto cambia, lutto sfugge, tutto sembra venir meno. Allora il contadino si rifugia nella sicurezza della tradizione rurale.
Ma è poi vero che la sicurezza si trova
nella tradizione? Non è provato che ciò
che era buono ieri, lo sia ancora oggi o
domani. La stessa vita rurale lo attesta ogni
giorno.
Il problema vero per l’agricallore è un
altro : egli deve trovare qualche cosa di valido per il suo tempo.
C’è una sola « tradizione valida per ogni
tempo : Gesù Cristo », la sua parola, la sua
vita, la sua morte e la sua risurrezione, in
una parola l’amore di Dio per noi. Questa
tradizione ci dà un appoggio valido per
ogni tempo. Chi si appoggia su questa tradizione sarà sempre sicuro.
Perciò ratteggiamento dell’agricoltore,
oggi come sempre, deve essere ispirato da
questa massima evangelica : « Esaminate
ogni cosa e ritenete il bene » (1 Tess.
,S-.21i. Il «bene», (ptello vero, è Cristo!
Tutto il resto può essere buono, ma mai
« il bene » (leggasi anche Filip. 3: 7-8).
Tutto questo è vero anche per Vagricoltura europea.
Riassumeremo gli altri due punti della
ottima conferenza del Pastore Breemer
prossim.imente.
Giovanni Pevrot
Ci sono ancora preti operai?
Parigi — Se(-ondo il settimanale cattolico Témoignage cbrélien. di Parigi, lo
ar(-ive.S(-ovo di Tolo.sa e il vescovo di
Grenoble sono intervenuti presso due
preti operai per «far loro abbandonare il
lavoro e aflSdare loro una parroc(-hia ».
In seguilo a questa decisione, il vescovo
dii Grenoble ha ricevuto una lettera di
vari centri operai cattolici, in cui, dopo
aver violentemente attaccato ii il comportamento borgliese » della Chiesa, dichiarano: « La nostra sofferenza è questa
(-ontraddizione fra le parole e i falli,
questa immensa contraddizione fra l’Evangelo di Cristo e la vita della Chiesa,
quale essa appare al mondo operaio (...)
pensiamo con tristezza al Cristo che anni Cristo che è venuto anche per noi
dava dalle prostitute e dal pubblicani,
e che la Chiesa ci rifiuta ».
Se « il blocco dell’esperienza dei preti
operai » è stato quasi generale — nota
Témoignage cbrélien — (( alcune esipe
rienze continuano in sordina» e «ci si
può domandare se bisogna considerare
le ultime decisioni come un nuovo colpo
di freni desiderato al Vaticano o semplu-emente come misure di carattere locale ». (soepi)
Novità Claudiana
L’ARALDO DELL’EVANGBLO
Edina Ribet Rostain
n. 184 , 8 illustr., 4 cartine
L. 1.000
N. B. — In 3» pag. è « saltata » la
firma deil’art. « Chiesa e nazionalità » : Guido Rivoir.
4
pag. 4
N. 13 — 30 marzo 1%2
/ lettori ci scrivono
...e dialogano fra loro
Confidenze a MARCO
Io sono sotto gli ottanta!... Esattamente
il doppio del raro Giorgio Tonni, che è
.sotto i quaranta.
Ma li assicuro. Marco, che, nonostante
l-.i mia vecchiaia, io vorrei vedere questi
giovani, redattori e compilatori del LucEco,
traboccanti d’ entusiasmo, ripieni della
gioia dell’Evangelo, illuminati dairallegrezza di Cristo.
Invece, tutti musoni, pedanti, litigiosi
questi ragazzi! Una giovane donna (Rita
Gay) che ti scrive articoli di alta ed astrusa teologia. Un’altra che non sarebbe contraria... a dar moglie a Gesù. Paolo Ricca
die, per una questione di lana caprina, suscita le ire di Giorgio Girardet. Il buon
Tourn sopraddetto, che a conversarci insieme è uno spasso e un godimento, se invece
ti ricopia i pensierini del suo « Taccuino »
ci vuol rinterprete per capire quel che vuol
dire.
E lo stile? Pensate, cattedratico, ermetico ! Paroioni tecnici che solo gli « iniziati » possono coinprendere, come « veterotestamentario », « funzione vicaria » ed altri
del genere.
Gli argomenti? La toga (lAuffa!...), l’obiezioiie di coscienza, la pastorizzazione
del latte, la scuola, il sesso... Articoli che
trattino della Parola di Dio pochi; e anche questi per lo più arzigogolati, impersonali, asciutti, tutti teologia e cervello.
Ma già!... Che stordito ch’io sono!... Erano quei bonteinponi dei nostri « padri »
(a con una reologia forse sbagliata, con una
incredibile impreparazione » — chissà poi
perche — scrive Pierluigi Jalla nel « Notiziario » del IV Distretto) che predicavano
e scrivevano col «cuore»! I «figli» hanno ripensato, riscoperto, riinvenlato (quan
ti mai orgogliosi «ri» al giorno d’oggi!)
che il « cuore » è un muscolo imbarazzante! Confidiamo nei «nipoti»!...
10 dò ragione a quel tale Concistoro delle Valli che trova il nostro periodico di
difficile lettura. Che cctsa mai ci possono
capire, nella maggior parte dei casi, gli
umili, i semplici, i titubanti, i deboli nella fede, bisognosi di parole vive e di conforto (e sono i più) verso i quali a preferenza, purtuttavia, diciamo di volere andare? Mi piacerebbe sentire il parere di
Tullio Vinay, che ha l’impressione di non
essere capilo dai suoi riesini, neppure
quando parla loro, con la stia benedetta
semplicità.
11 LucEco è dunque un periodico per
una piccola cerchia? per « iniziati » a cui
piaccia discutere di loro gravi argomenti,
con cipiglio professorale? « Predicazione »
(come dice « Un Laico » o una Laica? in
Presenza Evangelica n. 2) « predicazione
delle idee od esperienze del predicatore,
della sua cultura, dei suoi luoghi comuni,
delle sue fissazioni, dei suoi ideali, cui la
Parola ha servito da spunto, anziché far
sene servire » !
e ad altri
le caie«*histiche del Sac, Giovanni Ev. Ro*
hahlo — Edizioni PaoHne ».
Il leisiu (salvo qualche parola o qualche
passaggetto tradotto ad usum delphini» come per e«, cugini e cugine invece di fratelli e sorelle) è «u per giù quello che conosciamo. Ma le (( note »!... A leggerle sì fa
davvero una n scoperta »1 Roba da sganasciarsi dalle risa... o da piangere amare
lacrime !
Qualche rapido esempio? Senti, senti!
Pag. 12. Avviso n. 4. « I Sacerdoti diano
come penitenza da leggere un brano di
Vangelo con relative note e curino i fedeli coi libri sacri, come con TEucaristìa ».
Matt. 4: 3: a Di’ a queste pietre che diventino pani ». Piotai Se Gesù avesse ceduto al diavolo per sfamarsi... avrebbe mancato di gola.
Luca 9: 4fl: « Chi fra voi è il più piccolo, egli è il più grande». Nota: Come
ibi si umilia sarà esaltato, così chi si fa
piccolo diventerà grande. La via migliore
e più semplice è di vivere come bambini
colla Madonna.
Luca 11: 17: «Ogni regno diviso in se
stesso viene devastato... ». Nota: **Regno
diviso** è quello del demonio e dell*errore: ad esempiof i Protestanti sono divisi
in 800 sette.
Luca 24: 36: «Mentre parlavano Gesù
apparve in mezzo a loro ». Nota: Apparve
a porte chiuse, perchè il corpo glorioso
non è più soggetto alle leggi della materia. Il corpo dei buoni sarà come quello
di Gesù. Chi renderà bello il nostro corpo, sempre giovane e riverito di gloria, è
la Comunione ben fatta. Ecco il segreto
per rendere il corpo felice e giovane in
eterno; altro (he i ritrovati per conservar
la linea!
Come pretendere, Rev.ino Padre Daniélou, che i protestanti si avventurino alla
scoperta di siiìatlo Libro? Come pretendere, 0 ingenuo Marco, che il fratello cattolico, leggendo « note » simili a queste del
Sac. Robaldo, magari per una severa penitenza impostagli dal Confessore, possa capire l’he la storia della Chiesa di (Visto
non passa solianto per Roma?
possibile l’inverso, cioè che un articolo
astruso venga capito da un lettore mode
sto, per quanta umiltà egli dimosd*i. Rullerà via indispettito rincomprensibile periodico della sua Chiesa!
Torniamo a noi. Il tuo secondo articolo
è troppo amaro!... Ma noi abbiamo una
luce nel cuore e deve trasparire, deve illuminare, come una lampada in un vaso d’alabastro, il mondo che ci circonda, a dispetto di tulle le mascherate! La luce di
Cristo! Piccolissimo raggio della luce di
Cristo, sufficiente però a rasserenare i nostri pensieri e la nostra vita!
Parlando della tragica fine della giovane principessa, tu concludi dicendo (giustamente) che Dio solo può toglierci la vita, perchè è Lui che ce l’ha data. Infatti,
il suicidio è il peccato di colui che pretende dì sottrarsi alla volontà di Dio. Ma...
(è un pensiero che mi frulla nel capo da
parecchi anni) il caso inverso, cioè l’usare
— in oasi estremi — tulli i mezzi della
scienza (operazioni chirurgiche, medicine,
ossigeno, ecc.) per allontanare di un’ora,
di un giorno, di im anno forse la morte,
non è anche questo un sottrarsi alla volontà di Dio, non è anche questo peccato
uguale al suicidio, se pure di apparenza e
di risonanza diverse?
Un po’ d’aria fresca! Un po’ di luce!
Un po’ d’entusiasmo, un po’ di gioia nei
vostri cuori... e nelle vostre penne, ragazzi mìei!
Sì, ne convengo. Il tempo in cui viviamo è grave, gravissimo; è pieno di angosciosi problemi e di paurose incognite.
Sembra che le tenebre del mondo abbiano
oscurato il fulgore della Croce.
E’ una tribolazione! Una vera, continua
tribolazione! Specie per voi, giovani, che
avete ancora pareccliio cammino da fare.
Ma non è il nostro Signore Gesù Cristo
che ci ha detto: «Nel mondo avrete tribolazioni... »? Non ce lo ha nascosto; non
ci ha promesso una vita facile. « Avrete
tribolazione! ». E tribolazione avete! Ma
il Signore ha soggiunto: a Fatevi animo!
10 HO VINTO IL MONDO! ».
Ci credete sì o no? Se ci credete fatevi
animo, rasserenale i vostri cuori, la vostra
predicazione, le vostre penne. Discutete,
sì, dei gravi problemi di oggi; guardate in
faccia la vostra « tribolazione », ma con
renlusiasmo, con la semplicità, con la serenità, con l’allegrezza che devono venirvi
dalla consapevolezza che non voi, impotenti creature, dovete vincere il mondo, ma
che il mondo è già stato vinto da Cristo.
11 vostro dovere di umili soldati del Signoro è s(do quello dì affrontare la vostra
v( tribolazione » di buon animo, di esporvi con gioioso entusiasmo alle battaglie
che restano ancora da combattere contro
le agguerrite e disperale retroguardie del
nemico, già messo in fuga dal nostro Signor Gesù, sìdia croco. Hailegralevi: Gesù Cristo ha veramente vinto il mondo!
Sono rimasto un po’ deluso a leggere i
tuoi due ultimi articoli sui n. 10 e n. 11.
U primo. Se ha passaggi di vera poesia
(«Curvi sullo stagno...»), è purtuttavia,
neirimposlazione, in taluni periodi (« In
che consiste questo raptus dove permane
l’Io...»), nella conclusione, è, dico, di assai diffìcile comprensione. Per i lettori di
modesta levatura, beninteso. Ma è per
questi che bisogna scrive sulla Luce e sulLEco.
Nel mondo ci sono periodici per tutti i
gusti. Per esempio « La Nuova Antologia »
per gli intellettuali; i vari rotocalchi per
il ceto medio; i giornali sportivi per i tifosi del calcio ; il « Grand Hôtel » per gli
scioccherelli. Ognuno sceglie il suo.
La Chiesa Valdese invece ha un solo periodico, che deve soddisfare alle necessità
spirituali di tutti i ceti, di tutte le varie
categorie sociali (e non si possono abolire
con la bacchetta magica!) nelle quali i
membri della Chiesa medesima si ripartiscono: intellettuali, modesti operai o impiegati, contadini, che forse hanno imparalo a leggere sillabando sulla Bibbia.
Bisogna scrivere in modo che anche il
più umile dei lettori, magari compitando,
capisca. Gli stessi scritti saranno apprezzati anche dal fratello istruito e colto, purché, nel leggerli, egli si rivesta di cristiana umiltà. Non può darsi invece che sia
11 caro amico Giorgio Tourn, se non ricordo male, aveva detto d’essere sotto i
qiiarant'aniiì. Ma involontariamente si è
tradito! Si calava gli anni, il civetlonoi...
E’ più che centenario!!! Lo palesa nel suo
«Taccuìno» del 25 febhbraio: «Da un
secolo abbiamo scoperto!... Per fare una
scoperta, cento anni fa, doveva avere almeno l’età della ragione, mettiamo venti
anni. Dunque Giorgio non ha (come ci
aveva detto) meno di quarant’anni, ma ne
Ila almeno centoventi...
Ed ha scoperto, cento anni fa, che un
uomo che ha fame deve anche essere nutrito per accedere alla dignità di figliai di
Dio.
Ma questa non può essere una scoperta
di canto anni fa! Deve essere di oggi o al
massimo dì ieri, perchè fino all’altro ieri
ci lianno insegnato che per accedere alla
dignità di figliol di Dio non si deve affai
lo riempire la pancia. Anzi, ci han detto
che a tale dignità arrivano molto prima gl
affamali e gli assetati, piuttosto che i sa
zi, se pure lo Spirito Santo di Dio li tra
sformi, non nello stomaco, ma nell’anima,
facendoli essere creature nuove. « Tutti
quelli che son condotti dallo Spirito di
Dio, son figliori di Dio y> (Rora. 8: 14)
Onoriamo pure la materia, ma non con
fondiamo con lo spirilo.
Così ci hanno insegnato. Ma sai, con le
« interpretazioni moderne, nuove, ricche di
spunti », non si può sapere dove andrà a
finire l’Evangelo!
Affettuosamente tuo Giovanni
Come si vede, ce nè per tutti, in queste
confidenze! Vogliamo prendere sul serio
Tinvito di **Giovanni**, e anziché ribattere, pedanti e musoni, le critiche ad una
ad una (potremmo anche rispondere, è
certo!), preferiamo ascoltare il suo appello (dVallegrezza cristiana — che udvolta ci
manca, è vero, e in questo ci conformiamo
un poco alla nostra generazione un po* triste e stanca e **problenmtica** per vezzo.
Vogliamo però fargli notare che se questo
ci è chiesto per noi, non ci esime dal sof
frire con quelli che, in tanti modi, soffrono; e che è difficile prendere sul serio il
dolore degli altri, serbando una serena allegrezza. Non splende sempre il sole, e la
fame è brutta, anche per Vanima. red.
CULTO RADIO
e XVII Febbraio
Hs * ❖
Scusa questo sfogo, mio caro Marco!
Pensa che sono partito con rinlenzione di
dirti soltanto clie leggo volentieri i tuoi
articoli, appunto percliè sono fiduciosi,
semplici, sereni, chiari nel linguaggio.
Però, nel tuo recente « Noi sconosciuti »
hai dimostrato una buona dose d’ingenuità!
11 gesuita Daniéloii, auspicando la « sco*
l>erta » dell’Evangelo da parte dei protestanti, non intende parlare, ohibò!, di quel
tal libriccino che Pietro Valdo ha rimesso
in luce 600 anni fa, « ignoto, sconsiglialo,
proibito, sequestralo » daUa Chiesa Romana. Anche oggi! Mons. Giuseppe Ricciotli, nella sua prefazione alla sua Bibbia
(pag. 30), accennando alle « traduzioni italiane » dopo il XV secolo, dice che quella
di Giovanni Diodali « è protestante e perciò interdetta ai cattolici ».
Evidentemente P, Daniélou sì compiace
di sperare che i protestanti scoprano invece un altro Libro, quello che, come tu
dici, soltanto ora « comincia ad essere accolto e divulgato » da Roma.
Ne bo tra le mani un esemplare: «Il S,
Vangelo e gli Atti degli Apostoli, con no
Oro Direttore,
Benché mi fossi proposto di non dare
ulteriori incentivi alle varie polemiche in
corso, poicliè ora sono chiamato direttaniente in causa per non aver predicato, nel
Cullo radio del 18 febbraio, la ricorrenza
del 17 febbraio, ti devo due parole di spie
gazione.
Potrei anche limitarmi a dire che, appunto come Pastore Valdese, io debbo predicare esclusivamente la Parola di Dio e
non le ricorrenze storiche; d’altra parte, è
anche vero che la Parola di Dio si incarna e diviene sempre nuovamente attuale,
cioè entra, sempre e dì nuovo, nella storia.
Ora gli avvenimenti del 17 friibraio
1848, o meglio quelli verificatisi intorno a
quella data, possono venir considerali sotto un duplice aspetto: come cronaca storica essi appartengono al passato ed interessano scilanlo gli specialisti, come fatti
della storia delle relazioni di Dio con i
credenti sono invece attuali e ci interessano tutti; cosa che, tra l’altro, ho cercato
di mettere in luce, proprio in quei giorni, in una conferenza al Centro Evangelico
di Cultura a Roma e che molto bene è siala rilevata in vari articoli apparsi sul settimanale.
(Juegli avvenimenti avrebbero allora potuto venir citati come esempio, ripeto solo come esempio e dimostrazione, della
attuazione della Parola di Dio nella sto
Quando la storia valdese
invece di parlare ascolta
Mi permetto di esprimere, a proposito
della rec-ente lunga polemica sul valore
della storia valdese, alcune riserve sui termini in (-Ili è stalo posto il problema.
1) Innanzitutto, mi pare che prima dì
esaminare se la nostra storia sia o non sia
un esempio di fedeltà all’Evangelo, sia bene mettere in chiaro che, anche in caso
(-he lo sia, si impara meglio ad essere fedeli alPEvangelo studiando PEvange-lo che
non studiando la storia valdese, (...j
(Jueslo un significa x3orre un aut-aut fra
lo studio dell’Evaiigelo e quello della storia valdese, ma affermare die è infinitamente più urgente, per la nostra Chiesa,
riscoprire ¡1 primo che non la seconda.
Penso che a questo scopo Giorgio Tourn
usi qiialclie volta espressioni un po’ forti
a proposito di quest’ullima.
2) La storia valdese, più che dare un
esempio di fedeltà aU’Evangelo, penso die
abbia oggi la funzione di porci il problema di questa fedeltà. Spesso l’incalzare degli avvenimenti deve aver colto i nostri patlrì come coglie noi oggi, alla sprovvista,
esigendo una loro risposta prima che avessero tempo di ponderarla alla luce della
Parola. E tuttavia devono avere sentito il
problema di una tale risposta, certo molto
meglio di molli di noi — problema capace
di lasciarli senza fiato di giorno e senza
sonno di notte — spesso senza casa, senza
ì propri cari, senza libertà.
3) Ma appunto perchè reredità della storia valdese, come quella di ogni storia, è
un problema, essa non ci basta. 11 proble
ma della nostra risposta di credenti di oggi
agli avvenimenti che ci circondano è diverso da quello della risposta di coloro
che ci hanno preceduto, perche diverei sono gli avvenimenti. Non possiamo, per
esempio, porci il problema del nostro atteggiamento politico neiritalia del 1961
come ce lo siamo posti in quella del 1848
0, addirittura, in quella del 1689. E’ necessario che ancora oggi siamo disposti a
rimaner senza fiato e senza sonno dovendo
affrontare situazioni che non si sono mai
verificate nella nostra storia.
4) Certo, per questo — anche solo per
questo, cioè per porsi il problema — occorre avere quello spirito di sacrificio su
cui la storia valdese può effettivamente dire qualcosa e che non abbiamo più. Me ne
sono reso conto ultimamente discutendo,
in varie occasioni, il problema deU’obiezione dì coscienza. (A proposito, quanti
sanno dell’obiezione di coscienza del valdisuio medìoevale?). Accanto a persone che
si ponevano, discutendo con me, in modo
vorrei quasi dire accorato, il problema della difesa dei deboli dai prepotenti, e
per questo, cioè per un motivo altruistico,
rifiutavano Tobìezione stessa, ne ho anche
trovato alcune di quelle che mi hanno detto chiaro e tondo che non si può essere
obiettori dì coscienza perchè allrimenii si
va a finire in prigione. Allora è necessaria
una Voce ben potente per svegliarci, ben
più i>otenle di quella della storia valdese;
la Voce di fronte alla quale la stessa storia
valdese anziché luirlare. ascolta. c. /.
Cantiamo insieme
il nostro corale
ria; ma sarebbe stato necessario ebe essi
fossero stati conosciuti da tutti gli ascoltatori e da tutti valutati appunto come
fatti della storia di Dio e non come semplici ricorrenze storiche. E con un uditorio così vasto e vario come quello della
radio, sarebbe stato necessario ripetere
lutto questo e altro ancora, sottraendo a
favore di un esempio il tempo alla predicazione vera e propria.
Lasciamo dunque alle conferenze e agli
articoli le spiegazioni e informazioni storiche e ai Culti la Parola di Dio. Quando
questa Parola dice, come in quel Culto,
« beati i perseguitati a causa della giustizia », chi ha seguito il Culto attentamente
Ila avuto modo di applicare questa Parola
anche agli avvenimenti del 1848; ma intanto quel lesto non si limita, grazie a
Dio, a parlare solo di quegli avvenimenti,
ma vive e diviene attuale oggi in avvenimenti diversi, in paesi diversi e vivrà e
sarà attuale nel futuro più lontano, in circostanze ancora più diverse.
Mi pare dunque che il predicatore non
possa distoreere la Parola di Dio per farle dire quello che non dice, nè debba sacrificarne la vastità ed eternità a favore
di un esempio non conosciuto o non compreso nel suo reale valore da una buona
parte di coloro che, in quel momento, lo
ascoltano.
Pierluigi Jalla
{ritardala)
Ho letto Particolo di F. J. da Napoli
intitolato; a Di questo si deve discuterei,
esso mi è parso un po’ eccessivo nei suoi
giudizi e non posso fare a meno di esprimere i pensieri che mi Ila suscitato.
L’articolo parla di due lorrenl! in seno
alla nostra Chiesa e più speeialinenle (ài
due gruppi di pastori ebe ebiama gli uni
« arroccali » (cioè conservatori in un certo senso) e gli altri « aperturisti » (cioè innovatori). A parte il fatto ebe, nella lingua italiana, si potevano trovare due espressioni più indovinate iier catalogare i nostri
pastori, vorrei dire che la distinzione suddetta non mi pare corrispondere veramente alla realtà e non mi pare neanche opportuna per il bene della nostra Chiesa.
Non bo rimpressione che gli « arroccati >
siano poi tanto « arroccati », cioè tanto
chiusi, gelosi del loro ministero di fronte
al fratello laico come Io si vuol far credere
e, d’altra parte, gli « aperturisti » non mi
paiono i solo pionieri possibili di un rinnovamento delle coscienze, dotali essi soli
di spirito profetico e investiti di particolare responsabilità nella Chiesa. Bisognerebbe forse interrogare tutti i membri delle
nostre comunità per sapere veramente come sono i loro pastori nella vita di ogni
giorno, nello svolgimento quotidiano del
loro ministero percliè le comunità nel loro
insieme, giudicano generalmente con esattezza il proprio pastore. E sopra lutto bisognerebbe poter leggere in fondo ai cuori come vi legge Iddio.
Inoltre non credo die una parte dei nostri pastori ostacoli o tenga in poco conto
il lavoro dei laici. Quando un laico si sente veramente cliiamalo a lavorare nella
propria chiesa e nel mondo come credente, trova sempre il modo di farlo : prima
di tutto perchè la diiamala di Dio non è
mai incompleta e se Iddio chiama un uomo gli apre anche la via per rispondere
alla chiamata; in secondo luogo perchè
proprio i nostri pastori e le nostre comunità accolgono generalniente sempre con
gioia il lavoro ohe i laici compiono con
spirito di servizio cristiano. Penso in questo istanie a lutti i monitori ed a tutte le
.-nonitrici, ai ilirellori delle Stuoie domenicali, agli insegnanti di religione e di ealecbismo i quali spezzano il pane della
Vita ai nostri fanciulli in collaborazione
con il pastore, con perseveranza e con amore. Lo fanno talora per lunghi anni; il
loro lavoro non è « saltuario », essi non
sono dei « tappabuchi » come afferma l’anlore dell’anicolo ; la comunità non li considera come degli « intrusi » e non ha bisogno di essere preparala ad apprezzarli
perchè li stima profondamente.
Quanti di noi ricordano con riconoscenza la loro prima monitriee o il primo monitore i quali hanno avuto una grande influenza neH’orientamento della loro fede
(i-isliana! E quanti ammalati hanno ricevuto conforto forse da un’umile sorella di
missione per i ministeri, essi sarauno aiutali a trovare meglio la via per la quale
potranno servire i fratelli, ce iie rallegreremo tulli e la nostra Chiesa non potrà
elle respirare un soffio di vita nuova quando questi laici si meneranno aH’opera. In
attesa di ciò vorrei che tulli quanti rilleltessimo con umiltà sulla nostra posizione
di credenti, su quello che ognuno di noi
non fa e che invece potrebbe fare per dare una migliore testimonianza cristiana.
E poiché anche sul nostro giornale si è
parlalo e discusso ultimamente, in occasione del 17 Febbraio, del valore della storia Valdese, mi sia permesso rifarmi ad un
pensiero del pastore Luigi Santini scritto
nel volumello « Movimento Valdese » che
suona cosi; a La storia Valdese, a partire
dall’iniziatore del movimento, la si ascolta come un robusto corale piuttosto ch,^
come un seguirsi di ”a solo”». L’immagine
mi piace, il giudizio mi par buono, esalto
da un punto di vista storico, accettabile alleile dalle nuove generazioni che intendono sfrondare la storia dei nostri padri dalla retorica che non ha più presa ai nostri
giorni. Ma allora se i nostri padri hanno
cantalo, in leiiipi più duri dei nostri, questo robusto corale noi non possiamo oggi
soltanto riascoltarlo come si ascolta un bel
disco di Bach comodamente seduti in mia
poltrona; dobbiamo invece sentirci spinti
ad entrare anche noi, con tutta la nosLia
voce, in quel corale per continuarlo ancora nei nostri tempi... senza troppo stonare.
Quando si canta un corale le diverse voci si fondono in un’unica armonia e mentre ognuno si sforza di cantare con esattezza la propria parte gode profondamente nell’udire accanto a lui altre voci clic
completano la sua, la quale da sola sarebbe povera e talora anche disarmonica.
Quando poi si deve cantare un corale essendo in pochi, come siamo noi, la cosa
diventa più ardua ed occorre perseverare
molto, stringere le fila ed incoraggiarsi l’un
l’altro per raggiungere lo scopo.
Così anche nella nostra Chiesa Valdese,
se vogliamo continuare a cantare il robusto corale dei nostri padri alla gloria di
Dio, dobbiamo forse amarci di più, capire,
meglio colui che accanto a noi canta una
parte diversa dalla nostra ma non discorde,
sentirci confortali dal pensiero che la nostra Chiesa si sforza, nonostante le sue ladine, di seguire con fedeltà il suo Signore, sìa nella continuità di una tradizione
antica, sia nella ricerca di nuove forme di
servizio, dalle Valli Valdesi a Riesi, nelle
comunità più grandi come nei piccoli gruppi sparsi nella nostra penisola e oltre i
confini della nostra patria. Elsa Rostan
chiesa che li ha visitati nella sofferenza e
ha in;'oraggiali nella fede, pregando eon
loro e per loro! Conosco dei fratelli laiei,
membri di Consigli di chiesa, i quali hanno dietro a loro una vita spesa a servire
I uneretamente il Signore nel mondo e non
solo fra le pareti di una chiesa, i quali,
quando salgono sul pulpito, sono ascoltati
con ptofondo rispetto c la cui parola ha
Un peso non indifferente nella vita della
comunità. E potrei continuare con altri
ese mpi
Certamente il numero di questi laici de
ve aumentare nella nostra Chiesa e se, per
opera dei corsi per laiei islitnili dalla Com
Mesagne 20-3-62
Gentile Direttore,
siamo una famiglia di Mesagne, siamo
evangelici e leggiamo sempre il giornale
« La Luce ». Siccome ei troviamo in condizioni un po’ disagiate ed io sono anziano
e non trovo lavoro, vorrei trovare un posto come portinaio. In famiglia siamo quattro persone, io, mia moglie e due figli, e
sarei pronto a trasferirmi in qualsiasi eijlà d’Italia, ma se è possibile Roma. Io
spero in Dio che qualche fratello possa
venirmi incontro. Sono sicuro che Lei si
occuperà di pubblicare la mia lettera quanto prima sul giornale. Ringraziandovi e
salutandovi crislianamemte vostro
Velardi Angelo
Via Tintoretto n.ì
Mesagne (iBrindisi)
5
30 marzo 19fô — N. 13
PM
Alla maniera di Aldous Huxley
Questo bravo XX secolo
10.
Su alcuni quotidiani del pomeriggio è uscito il bando per l’aggiudicazione dei lavori di salvataggio dei due
templi egiziani di Abu Simbel. Tutto
il mondo colto sa di che si tratta. In
seguito alla costruzione, già in corso,
dell’Alta Diga sul Nilo, ad Assuan, i
due antichissimi templi di Abu Simbel, con le loro statue megalitiche, sale e celle — interamente scavate e
scolpite nella pietra arenaria della
collina (dunque nessim «pezzo» fu
portato sul posto, ma si tratta della
collina stessa che è stata .scavata e
scolpita!) —- minacciano di essere
sommersi dalle acque del fiume.
I,’UNESCO ha lanciato un grido di
allarme. Tutte le nazioni civili si sono
interessate ; i progetti di salvataggio
sono affluiti da tutto il mondo. E’ stato scelto un progetto italiano, consistente — l’uomo di CJolombo! — nel
sollevamento dei templi a 65 metri di
altezza dal luogo ove essi si trovano,
con successivo riempimento di calcestruzzo dello spazio cosà, fattosi. Opera ciclopica, geniale; ma non dimentichiamo che il genio italico non è
nuovo a queste imprese (proprio in
Egitto, il canale di Suez, col nostro
Negrelli).
Dall’America giunge di tanto in tanta notizia di una casa « trasportata » ;
ma qui si tratta di trasportare una
montagna. E non già di trasportare
una montagna mediante la fede (così
diceva il Cristo), ma mediante calcoli e lavori. A lavoro effettuato, non si
saprà se più ammirare i monumenti
immortali deU’arte egizia, o il genio
di coloro che li hanno posti in salvo
per la gioia delle generazioni studiose. Eppure, le terre del Nilo, per chi
ha familiarità con le pagine dell’Antico Testamento, sono una parabola
perenne. Un giorno, delle guide nìostreranno allo sguardo meravigliato
dei turisti occidentali, i templi salvati
dalle acque; ma ci sarà qualcuno che
spieghi come, sotto il Faraone Menephtah, una fragile arca di giunco portasse nel suo interno un fanciullino
salvato dalle acque? Romanticherie di
un tempo in cui la fede aveva il suo
posto nella vita dei popoli?
Sta il fatto che oggi i miracoli e gli
interventi di Dio sono troppo spesso
sostituiti, nella logica deU’uomo, dai
miracoli e dagli interventi degli uomini (laureati in qualche disciplina
universitaria). Questi ultimi son soliti fare quotidianamente ciò che, nei
secoli lontani, era fatto da Dio : il pro
sciugamento di una palude, o di un
mare, un nchiamo d’un motto alla vita tramite l’adrenalina, la trasmissione istantanea dei suoni e delle immagini ottiche a distanze illimitate (il
surrc^ato laico e profano della onnipresenm divina...), e, addirittura, la
distruzione atomica, che sostituisce
con innegabile vantaggio, ma forse
non cosi diversamente nel tempo, le
preistoriche piogge di zolfo infocato
sulle città maledette, o le catastrofi
continentali. Ci si lamenta forse che
Dio imn operi più miracoli come nei
tempi antichi? Ma se gfli uomini gli
hanno rubato il mestiere; di miracoli ne fanno fin troppi!
Un momento. Con quale ^drito?
Questo è il problema, sempre vecchio
e sempre nuovo. E, per parafrasare i
recenti fatti d’Eptto, e la vecchia,
buona e semplice terminologia biblica,
diremo; «Vale di più salvare dalle
acque del peccato una creatura sola,
in punto di annegare, che raccogliere
novantanove miracoli compiuti dalla
scienza, e per i quali il mondo morale resta così come è, nè più grande nè
più piccolo, nè più bello nè più brutto», perchè quest’è un mondo che perisce asserendo di non aver bisogno
di redenzione.
11.
Lo stesso discorso si può fare per la
più affascinante di tutte le città d’arte; Venezia, di cui è noto che si preoccupano architetti, tecnici e intenditori d’arte. Poiché Venezia non è eterna, e i suoi tesori di architettura avranno un giorno fine (Solo Róma è
eterna! Già, chi fu il primo incauto
a chiamarla eterna? Non aveva certo
letto l’Apocalisse e le sue fiammeggianti apostrofi... Sarebbe certo più
esatto dire che Roma è multiforme, e
che non ve n’è solo una, ma parecchie).
Labilità del tempo umano, anche se
calcolato in secoli e in diecine di secoli. Ma, a cedesti lodatori ostinati di
un’epoca, di una civiltà, di una felice
(?) collusione degli spiriti umani, non'
è mai venuto in mente che quei « momenti di civiltà » altro non sono se
non un « rapporto » tra elementi che
per breve ora si sono trovati legati e
connessi gli uni con gli altri? e quindi, quel che per taluni è civiltà, per
altri è risultato barbarie? e che una
Ca’ d’oro non dice proprio nulla, assolutamente, ai 15 milioni (di lebbrosi
oggidì: viventi di cui il mondo civile
d’oggi fa mostra di non saper nulla?
r. b.
C\CCi\
Un insperato
best-seller
Secondo il Times del 14 marzo u. s.,
della versione moderna del Nuovo Testamento (in inglese), pubblicata l’anno scorso dalla Oxford and Camibridge University Preas, sono già state vendute, in tutto il mondo, quasi 4 milioni di copie;
cioè quattro volte la previsione degli editori! .Si prevede e:he la prima edizione
sarà esaurita quando sarà pronta la versione moderna dell’Antico 'Testamento; si
preparerà una seconda edizione riveduta,
con alcuni cambiamenti — di piccola entità — e sarà così disponibile l’edizione
integrale della Bibbia in questa versione
inglese moderna che, icriticata da tanti
al suo apparire, ha chiaramente dimostrato quanto fosse attesa e ricercata.
Anche là ne parlano
L’ultimo no (die. 1961) del Bulletin du
Centre Protestant d’Eludes di Gin.vra è
dedicato allo stesso itroblema che viene
diffusamente discusso nella nostra Chiesa e
die è evidentemente avvertito con intensità nella Chiesa universale: « Ritrovare il
senso e le dimensioni del ministero della
Chiesa e prender coscienza dell’importanza e della diversità dei ministeri dati dal
Cristo alla sua Chiesa, tali gli obiettivi perseguiti da questo primo corso per membri
del Coneiatoro e consiglieri di cliiesa, organizzato dalla commissione di formazione
dei laici e dal Centre Protestant d’Etudes.
(...) Non si tratta di un problema accademico, tua dell’esistenza e della fedeltà stessa della chiesa ». Il faecLcolo (fr. sv. 1.50)
contiene: Regard sur la situation de l’Eglise à Genève (R. Hubebt) — De la Reforme
à nos jows: le Consistoire, la Compagnie
des pastews, les Conseils de paroisse (E.
Fi'c.h.s) — Le ministère de Christ et les ministères dans l’Eglise (id.) — Le cuite, Service de VEglise d’aujourd’hui (A. Perrot)
— ConclusUms genérales et aboutissemenis
praliques (P. Hausskr). I rapporti sono
assai stringati, spesso in forma di tesi condensate, e arriechili da questionari che ne
facilitano la discussione.
Oontro la dlsorlmlnaxlone
nella scuola
Un bollettino dell’UNIESTO (15.3.’62)
comunica che il Regno Unito ha ratificato la Convenzione relativa alla lotta
contro la discriminazione nel campo dell’insegnamento, adottata nel dicembre 1960
daini“ sessione della Conferenza generale dell’UNESCO. Tre isoli governi — la
Francia, Israele e la Repubblica centroafricana — hanno finora ratificato o accettato questa Convenzione, che entrerà
in vigore il 22 maggio 1%2. Essa deriva
dalla Dichiarazione universale dei Diritti
dell’uomo, che afferma il principio della
non-discriminazione e proclama il diritto
di ogni persona all’istruzione. E’ precisato che il termine « discriminazione » si
riferisce ad ogni distinzione « fondata
sulla razza, il colore, il sesso, la lingua,
la religione, l’opinione politica o ogni altra opinione, l’origine nazionale o sociale, la condizione economica o la nascita ».
E’ da notare che l’Italia non ha ancora ratificato questa Convenzione... Un articolo della medesima precisa però che
non sono considerati discriminatori la
creazione o il mantenimento di scuole divise per gli alunni dei due sessi, di sistemi o di istituti speciali per motivi di
ordine religioso o linguisti-co, infine di
scuole private -olle si aggiungano alle possibilità offerte dai pubblici poteri.
Gacela alle streghe
e libertà de! cristiano
Non sono rari i casi in cui, nella scuola italiana, si verificano manifestazioni del
tutto contrarie alla libertà d’insegnamento
e al rispetto delle coscienze. Non si è dimenticato il caso del professore di Salerno
sottoposto ad un procedimento disciplinare per aver commentalo —- con troppo
calore (?) — passi del « Paradiso perdodo » di Milton. E L’Unità (2.3.1962) riferisce le drastiche contromisure che un
parroco di Riccione ha preso oontro la
diffusione in quella scuola secondaria di
Stato — come in altri Comuni r-oma-gnoli
__ di un volumetto di G. Trevisani: a L’Italia s’è desta » (che non abbiamo letto,
ma del cui antic-lericalesiimo non c’è da
dubitare). 11 suddetto parroco, durante
l’ora di religione, lia informato gli allievi che tale libro era da « dare alle fiamme » ; ma poiché c’era dentro il diavolo,
solo il prete può bruciarlo, e « buona parle dei ragazzi si sentì in dovere di affidargli l’iugrato coJppito ». Libero il sa-cerdole di « discutere » il libro — era anzi suo
dovere di costienza — ma bruciarlo senza
discuterlo... sono sempre 1 metodi autorilari dell’Inquisizione; tuttavia essi non
sono soltanto destinati a suscitare, praticamente, insofferenza e avversione e mancanza di rispetto profondo: sono contrari
allo spirito stesso dell’Evangelo, che è
duro al nostro spirito: non basta essere
« (Tistiani », e neppure preti, per capirlo.
18 marzo - Per molti
nostri parrocchiani la
Chiesa è una istituzione
di beneficenza nei cui confronti si hanno diritti nut pochi doveri. Per i migliori la Chiesa è una associazione, ima società a
cui si partecipa in modo attivo con impegno. E'
una società che bisogna mantenere, per cui è lecito
fare qualche sacrifkio. Come fare giungere agli uni
ed agli càtri la certezza che la Chiesa è infinitamente di più; è la presenza di Cristo nel mondo?
Come fwe sentire a tutti noi che portiamo la responsabilità di prolungare l’opera di Cristo nel nostro tempo?
20 — L’esaudimento delle nostre preghiere non
è una accondiscendenza ma un ordine. Gesù esaudì le preghiere di Marta e Maria con l’ordine ”Lazzaro esci”. Essere esauditi significa essere risuscitati come lui.
TACCUINO
24 — Nel suo interessante articolo in occaàone
del XVII febbraio Giorgio Bouchard parla della
nostra chiesa come di una "chiesa di opposizione”.
Sarebbe utile che egli ci spiegasse questo per l’oggi.
’’Diventeare realtà percepibile al popolo italiemo”
potrebbe rispondere: vero, ma in che modo diventeremo percepibili al popolo italiano?
25 — Ricordarsi della favola della pietanza e
del piatto norrena dal prof. Peyrot nell’ultima sessione sinodale. Quella è una chiesa che si va avviando placidamente verso il suo concordatino con
contorno di pensioni e cappellani militari! Se i termini ’’opposizione” o ’’confessante” riferiti (dia
Chiesa hemno significato, mm ci avviamo verso la
confessione ma verso la ”c(dtività babilonica”, non
verso l’opposizione ma verso la chiesina di Stato.
Giorgio Tourn
•uuuuiuiis iiiuiiimiii
Sereno bilancio
di un piccolo putiferio
A proposito della discussione ainiiata su
"purezza e santificazione” — veramente,
essa si € accentrata sul problema del ses.so, con una unilateralità significativa -—
abbiamo ricevuto ancora alcune lettere,
che per ragioni di spazio non possiamo
pubblicare integralmente. Cerchiamo di
riportare, organicamente i punti essenziali di questi scritti di A. G. (Pomaretto),
G. A. C. (Torino^. R. G. (Bergamo] e
E. P. (Roma).
A. G. ci scrive semplicemente di esser
stata anch’e.ssa « indignata »; invece G.
A. C. .si compiace « per il coraggio nel
consentire che fosse avviata questa discussione, augurando che Le sia data la moka
pazienza e la mollissima comprensione
necessarie per vagliare e pesare argomenti e opinioni ». Secondo R. G., « quanto
al preoecupar.si dello ’scandalo’, penso
che chi si scandalizza dovrebbe domandarsi se è veramente la fede ad essere
scandalizzata in lui, ovvero la propria
forma mentis, le proprie abitudini, le
proprie convinzioni, la propria emotività,
erette a criterio di comprensione della
Parola; cioè per Fappunlo lutto quel
fronte umano che la fede è chiamala a
scandalizzare e a jmrre sotto giudizio ».
lYo/i ci illudevamo di ’risolvere’ il problema; ce l'ha ricordalo G. A. C.: « ...per
mettere un :po’ d’ordine nel ’putiferio’ bisognerebbe scrivere mi... volumetto. Forse qualcuno lo farà, c potrebbe anche essere opportuno ». Comhtnque, per quanti
volessero ripensare per conto proprio a
questo lato della nostra vita, riportitmio
in calce una piccola bibliografia.
Fra gli interventi finora pubblicati, più
d’uno rifletteva una associazione, più o
meno cosciente, fra sesso e peccato. Ora,
« la Bibbia, da Genesi 3 sino all’Apocalisse, conosce una sola forma di peccalo :
quella dell’orgoglio dell’uomo che vuole
essere libero e indipendente da Dio, signore della propria vita; che dimentica
che ogni cosa che appartiene all’uomo,
ivi compresa la sessualità, è un dono di
Dio, che deve essere adoperato secondo la
sua volontà, e che ogni dono di Dio, ivi
compreso il sesso, non può essere altro
che buono » (E. P.). « Alla base dell’alteggiamento dei più aspri censori del
’peccato sessuale’ mi sembra stia una
concezione non biblicamente aipprofondita del peccato: una concezione che sotto
sotto rimanda alla casistica cattolica che
distingue fra peccati mortali e veniali,
più gravi e meno gravi. Ma il peccato è
sempre, in tulle le sue forme, espressione di un’unica cosa: la rottura del rapporto con Dio. E’ sempre peccalo originale. Alla loro radice, un gesto d’impazienza verso il fratello e un adulterio si
equivalgono; essi ugualmente rivelano la
rottura di quel rapporto, e in questo caso
sono nella stessa mi-sura -scandalosi. Ma
di questo l’uolfio peccatore si rende pienamente conto forse solo quando dalla
angusta realtà del peccato entra nella meravigliosa realtà del perdono. Allora si è
vera-mente liberali, e non si può più considerare il sesso come un campo minalo,
ma come un terreno benedetto da Dio,
su cui si cammina felici. La paura del
sesso — anche «e camuffata da timor di
Dio ■— non può andare d’accordo con la
fede, la quale è an-che liberazione da
ogni paura. Io perciò direi, modificando
in parte una frase di Margrit Wy-ss: se
accettiamo di metterci di fronte a Dio nel
giusto -rapporto che Cristo ci ha insegnato, ”ij nostro istinto sessuale verrà automaticamente messo sulla giusta strada e
Ero* farà posto ad Agape”. E’ questo il
solo criterio che dobbiamo tener presente nell’educare i nostri figli » (R. G.).
« E’ vero che la verginità è lodata, nel
Nuovo Testamento » — fa giustamente notare E. P. — ma per quale ragione? Dato
che « la Bibbia non conosce opposizione
tra il <o-rpo — sede di pensieri innominati e innominabili da parte dei benpensanti — e lo spirilo, sede del bello del
buono del vero della religione, come gli
spiritualisti di ogni tempo hanno sempre
mostrato di credere », « sulla base della
propria vocazione il credente è chiamato
a fare della -sua sessualità ciò ohe crede
meglio si conformi alla volontà, nei suoi
riguardi, del suo Signore. Secondo una
sana comprensione delle Scritture, si può
e si deve dire che il -credente è libero di
servire il suo Signore nel modo che Egli
ha stabilito per lui. Chi crede che la moglie possa essere di ostacolo nel suo lavoro in vista del Regno che viene, è libero di non sposarsi. Cosi fece Paolo.
D’altra parte, chi è convinto che anche
nel .suo lavoro nella vigna del Signore la
moglie pos.sa essere quell’aiuto convenevole, di cui parla la Genesi, è lìbero di
sposarsi. La sessualità, ne] Nuovo Testamento, non è nè condannata nè approvala: è relativizzata».
* St ts
Cerchiamo di tirare un po’ le conclusioni di questa discussione, in cui però
si è spesso parlato di cose diverse.
Il punto di partenza, dato dall’art. di
I .S.M.. era la constatazione del disorientamento in campo sessuale di cui il nostro tempo ci dà immagini fin troppo note e diffuse. In questo senso l’appello di
I .S.M. alla purezza e alla santificazione
conserva tutta la portata, è un appello
che si radica nelle esortazioni bibliche.
Tuttavia, tale appello era inserito in un
contesto — a nostro avviso — meno biblico. in una certa svalutazione morale
e delle platee è fin troppo esplicita; e
del resto sentiamo continuamente per la
strada, in treno, al caffè, discorsi che non
sono ’’spregiudicati’’ : sono l’espressione
di una tremenda povertà e aridità interiore (L. Rèpaci ha intitolato un suo libro: ”11 deserto del sesso”), e viene da
desolar.si al pensare che, salvo eccezioni,
quegli uomini si sposeranno e faranno
figli, ma difficilmente sapranno incontrare davvero V« altro », creare davvero
una « casa » (s’intende, la stessa cosa può
verificarsi da parte femminile).
3) La chiesa — se vive dell’Evangelo -—
deve poter aiutare il mondo nella ima distretta: e uno dei lati in cui il mondo
attuale più è in distretta è proprio questo insudiciamento dell’amore. Beninteso. se vuole aiutare gli uomini, la chiesa
non può andare a dir loro che il vero
IL SESSO:
non un campo minato»
ma un terreno benedetto da
su cui si cammina felici
Dio,
deirasppito fuiu'o dell'amore, in un considernre la fiessualiià come un fattore negativos nella vita delVuomo, come un
« rampo minalo» (R. G.): non c*era qualcosa della posizione cattolica che — almeno in larga misura — considera la castità come uno .stato di virtù superiore e
declassa il matrimonio — per altro verso
considerato sacramento — a remedium
concupiscentiae? Questo spiega le reazioni che ne sono seguite, che hanno a toro
volta suscitato controreazioni. Non pos•’damo evidentemente essere d*accordo con
G. G. che ha scritto: « resta praticamente
vero cihe i veramente convertili a Dio,
anelanti quindi a purezza e santità, rimangono più o meno turljati allorché, ubhiidendo alla natura, comipiono o hanno
( ompiuto alti sessuali ». Giustamente risponde G.A.C.: «Dire el>e l’atto sessuale
si coanpie in obbedienza alla natura, crea
un equivoco. Se vogliamo essere ibiblici,
comìncìanio dal eap. 1 della Genesi: ’’Dìo
li creò maksc.hio e femmina e li benedisise
e disse: Crescete e moltiplicate”. Come?
guardandosi negli ocelli? o con un atto
impuro? Eh no! L’impurità ce l’ha messa la malizia umana ».
Quindi: 1) non troviamo nella Bibbia
alcun deprezzamento della fisicità, e quindi della sessualità: come ogni altro aspetto della creazione, era uscita buona, molto buona dalla volontà creatrice del Signore ; nè più nè meno di ogni altro
asj>€tto della creazione, la sua armonia è
incrinata dalla *maledizione'; essa è parte integrante di quella creazione che geme
ed è in travaglio aspettando — nella certezza della fede e della speranza in Crisfa — la rivelazione gloriosa dei figlioli
di Dio; è sede di peccato e di perdono,
è parabola — pur spesso offuscata — delVamore intimo e profondo di Dio per la
sua chiesa.
2) Ne risulta che, biblicamente, non si
può fxwlare del sesso se non nel quadro
di un rapporto personale; il sesso è parte
integrante delVuomo, ma, appunto, delVuomo intero, delVuomo che non può
mai esser ridotto, in alcun momento, ad
una sua pura funzione fisiologica. Al riguardo attendevamo, dobbiamo dire, più
chiare e più appassionate risposte. Ci pare che quel che c'è di biblicamente desolante, nell'andazzo attuale, in tanta letteratura e in tanti spettacoli, non sono tanto le singole scene "spinte" in se, non
è tanto il dire "quel che non si deve
dire" e fare "quel che non si deve fare"
(v. censura) ma è l'abbrutimento delVuomo, la sconsacrazione (distorsione dalla
volontà di Dio) di uno dei doni più grandi che il Signore fa alle sue creature landò l'uomo alla sua donna e la donrut al
suo uomo; quel che v'è di 'scandalizzante' non è tanto il veder passare da un
Ietto all'altro — il che diviene anche monotono e noioso — ma il constatare che
masse sempre più numerose sembrano conoscere solo un amore sporco, un amore
carnale e belluino che è la negazione stessa di quell* incontro di due esseri interi
che nell'unione dei loro corpi non cercano solo un'egoistica soddisfazione ma
esprimono quel che è nei loro cuori, nella loro vita intera. Nè si può sostenere
che si traiti solo della fantasia morbosa
di qualche romanziere o di qualche regista: in rispo.sta del pubblico dei lettori
convertito, quando pro-prio si lascia andare all'atto sessuale, lo fa con cattiva coscienza (!) Non questo è il messaggio di
Genesi 1, 2, 3, del Cantico dei Cantici,
di Matteo 19, di l Corinzi 7 e di Efesini 5.
Il credente che ha conosciuto Vamore
di Dio, Vamore fedele del Padre del Signor nostro Gesù Cristo, non sasrà solo
nel cercare, trovare, perdere e trovare ancora la difficile via della consacrazione
a Dio (questa è la santità) e della umile
sincerità (questa è la ¡purezza) nella sua
vita di uomo o di donna; la via che passa fra il romantico idoleggiamento dell'Amore — primo fra gli "dèi falsi e bugiardi" — e la brutalizzazione del sesso;
che scan.sa il pantano della morbosità e
costeggia l'abisso dell'egoismo e dell’orgoglio, della falsa sicurezza di sè. Egli
non potrà sprezzare, nè a parole nè con
gli atti, il dono di Dio, questo segno —
molto umano e fallibile — dell'amore di
Dio che è conoscenza e dedizione totali,
comunione perfetta, possesso e. fedeltà.
libri
D. De Rougemont: L’amore e l’occidente.
Mondadori, I960, L. 1.500.
E De Marchi: .Sc.s.ao è società. «Libri del
tempo», Laterza, Bari 1960, pp. 373,
L. 2.2S0.
R. Mehi.: Eociétét et amour. Problème»
étliique-s de la vie familiale. Genève
1962, pp. 233, L. 1.440.
Ricerche sulTamor familiare. Doxa, L. 500.
J.-J. VON Aumenn: Maris et femmes selon Vanôtre Faul. Neuchâtel-Paris
1953, L. 650.
F. Davite: Sesso e fede. Claudia.ua, pp. 32.
V. e D. Bert: Camminare insieme. Claudiana. L. 300.
K Wai.ker-P. Pixchter: Sesso e società.
Mondadori, 1960, L. -500.
II discusso latino
l/Aja — Trenta eattoliei eminenti dei
Paesi Bassi, fra cui il presidente nazionale dell’Azione eattolica, L. Baas, hanno espresso pubblicamente, con una lettera all’episeopalo olandese, il disagio
i-spiralo loro dalla recente costituzione
apostolica « Velerum sapientla » sull’uso
del latino nella chiesa, elle non potrebbe essere discusso. « In tal modo, la
« Velerum sa-pientia » anticipa sul concilio ecuiuienico, da cui si sperava sarebbero venute riforme in questo campo ».
Perciò numerosi fedeli hanno avuto la
impressione die al riguardo non c’è nulla da aspettare dal Vaticano li, il die
rappresenta un atteggiamento deplorevole nei confronti die concilio stesso. In
conseguenza, i firmatari della lett«-a
chiedono all’episcopato di informare in
modo più preciso i membri di chiesa
sulla portala della costituzione a-postolica in questione e, in partieolare, di
precisare che essa, pur vietando la critica dell’uso del latino nella liturgia,
non proibi.sce affatto l’uso di altri mezzi
d’iviprcssioiie. (soepi)
6
pag
N. 13—30 marzo 1962
DALLE NOSTRE '^COMUNITÀ
FRALI
— Le l’elebrazioni del 17 febbraio si sono svolle nomialnieiMe, sebbene il cattivo
tempo ed il fortissimo vento abbiano ostacolato o impedito raccensione dei tradizionali falò.
-- La sepoltura della Signora Maria Arlus ved. Ro’Stan, deceduta a Villa nel suo
ottautoinovesimo anno di età, è avvenuta
venerdì 9 marzo, alla presenza di un folto
gruppo di parenti ed amici della famiglia.
Il messaggio della Parola di Dio è stato
recato dal Pastore Aldo Comba. Alle famiglie di Pietro e Francesco Rostan, colpite dal lutto, rinnoviamo l’espressione de!
nostro cordoglio, additando in Cristo l’unica speranza per i credenti.
— La comunità di Prali ringrazia il Pastore Giorgio Girardet ed il Pastore Franco Giampiccoli, che hanno presieduto i
culti domenicali, rispettivamente il 4 ed
il 18 marzo.
— 11 gruppo filodrammatico dell’Unione
Giovanile di Prali ha presentato con buon
successo il dramma « L’omino sul sicomoro », di Alberto Guadalaxara, in una serata realizzata il 18 marzo ad Agape. Le condizioni della Sala Parrocchiale, non ancoro perfettamente terminata, hanno costretto ancora una volta il nostro gruppo filodrammatico a chiedere l’ospitalità di Agallo ; speriamo die la prossima recita sì possa fare nella Nuova Sala. Intanto ringraziamo la direzione di Agape per l’ospitalità concessa e felicitiamo calorosamente
tutti quelli che in un modo o nell'altio
hanno contribuito al successo della serata.
__ Anche dalla nostra parrocchia i cate
cumeni di quarto anno si sono recati ad
Agape per la giornata del 19 marzo, partecipando alla ormai tradizionale riunione
di tutti i catecumeni confcrmandi deUe
Valli. Il tempo, relativamente meno freddo dei giorni precedenti, ha favorito questo incontro che, peraltro, ha avuto il carattere non di una scampagnata ma di una.
giornata di studio e riflessione in comune.
— Nelle ultime settimane un po’ di neve
farinosa ha migliorato le piste di sci che
alla fine di febbraio si presentavano eccessivamente gelate. Ciò ha favorito gli sciatori che hanno continuato ad accorrere numerosi; in particolare si accresce il numero di coloro che vengono a passare tutto
il fine-settimana e non soltanto la domenica a Prali.
11 culto quindicinale del giovedì sera, iniziato a fine dicembre, ha continuato
a svolgersi con regolarità, frequentato da
un piccolo gruppo di giovani che, essendo
impegnati alla Seggiovia o negli Alberghi
non potrebbero partecipare al culto domenicale. Notiamo tuttavia che molte persone non approfittano nè di questo culto settimanale, nè di quello domenicale, e pur
credendosi cristiani attendono di preferenza ai loro affari anziché venire a cercare
nei culti che sono loro offerti l’ispirazione
per una vita veramente cristiana. Rinnoviamo perciò a tutti i membri di chiesa l’esortazioiie a non fare alla domenica quei lavori che possono più giustamente essere
lasciati ai giorni di settimana; ed invitiamo tutti ad accettare l’invito del Signore
che li chiama al culto per olfrire ad ogni
i redente, con regolarità, il cibo spirituale
dì cui nessuno può fare a meno se vuole
avere una vita di vero i-redente. .S. G
Convenuti a Roma
i valdesi del Lazio
Gran bravo santo quel S. Giuseppe che,
in una radiosa giornata quasi primaverile.
Ila permesso ai due Consigli di Chiese di
Roma di accogliere con gioia fraterna i
cari amici membri dei Consigli delle Chiese di Forano, Colleferro e di Ferentino!
Tutta una giornata insieme, dalle 9,30 del
mattino fino alle 6 del pomeriggio, senza
che il lungo coiivegno e il peso degli argomenlì trattati siano riusciti a diminuire
l’allegrezza del ritrovarsi insieme.
La giornata ha inizio nel Tempio di Via
IV [Novembre con un culto presieduto dal
Moderatore Rostan, il quale ci ha brevemente, ma efficacemente iiilratlenuli sul capito-io 14 dei Fatti degli Apostoli, e particolarmente, mostrandoci come esempio
Paolo e Barnaba, sulla necessità della testimonianza e della evangelizzazione.
I convenuti (una quarantina circa) salgono quindi al piano superiore, nella sala
delle riunioni e si dispongono in cerchio.
Presiede il Capo Distretto Pastore Malhieu.
Si ita un preambolo al programma stabilito: il Moderatore acconsente di parlarci
di suoi recenti viaggi in Italia e dell’Opera al momento attuale. Cosi abbiamo rallegranti notizie di Pisa e della sua Diaspora.
(Culto a Barga, in cucina, sotto la neve,
accanto ad un caminetto scoppiettante. Venticinque persone convenute da punti isolati, per sentire la Parola di Dìo, camminando per ore e ore nella nere). Palermo
in cui sembra si stia operando un risveglio.
(Tra l’altro cinque classi di scuola elementare, l’asilo e il dopo-scuola del quartiere
La Noce, frequentatissimi). Riesi. che sta
fermentando sotto la spinta di Tullio Vinay. Vittoria, che inaugura il nuovo edificio fier la Casa di Riposo dei Vecchi. Catania, che avrà il suo Tempio in Via Etnea.
E finalmente Ferentino, San Giovanni Lipioni e Prilli che avranno presto anch’essi
il loro Tempio. Che il Signore sia benedetto !
La famiglia dell’amatissimo e compianto
Giovanni Pietro
Long
ringrazia tutti coloro che con la loro
presenza sono intervenuti alle esequie
funebri, manifestando in tal medo la
loro simpatia nella tri-ste circcstanza.
Un ringraziamento particolare vada
al Pastore signor E. Micol per le pa
role di incoraggiamento nella fede ed
ai vicini di casa che in qualsiasi modo si .sono dimostrati di utile aiuto
materiale e morale.
« Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo »
(S. Matteo XI; 28)
Pramollo (Ciotti), 16 marzo 1962
Direttore resp.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 17.6, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
Qui attacca VOrdine del giornol" Argomento. - Il minìsterio del Pastore,
dell’Anziano e del Diacono alla luce
dell’Evangelo (Rei. Archimede Bertolinol e nel quadro dei Regolamenti
Organici della nostra Chiesa (Rei.
Giorgio Peyrot).
(Si-usate .se, inel nominare i fratelli, tralascio i loro titoli e le loro atlrihii/.i-niì.
'I ante ci conosciamo lutti).
Rerlolino ci illustra i vari minisieri (Diakonia) e i vari doni (cariama), secondo il
pen.siero di Paolo, e il valore dei vari termini: vescovi, presbiteri, anziani, diaconi,
diaconessa eccetera. Da noi diiiicnticarc
questo pensiero; Cristo, servo, che compie
il -sacrificio irripeliblie; gli Apostoli, testimoni oculari insostituibili; gli annunciatori dell’E-vangelo, -slabilili da Dio, dal periodo apostolico fino a noi. Diversità di
doni, diversità di servìzi, a seconda dei
doni, per un unico scopo; il -buon andamento della Chiesa.
Peyrot ci parla ampiamente delle norme
stabilite dai Regolamenti Organicj (art.
153-154-156-157) per concludere che gli Anziani e i -Diaconi, presi ad uno ad uno, non
hanno funzioni rappresentative della Chiesa ; ma esprimono invece i doni ricevuti
dallo Spirito Santo. Insieme, per contro,
gli Anziani e i Diaconi compongono i!
« Concistoro », il « Consiglio » ed hanno
collegialmente il governo della Chiesa.
Ampia discussione e precisazioni varie.
C’è chi propone una revisione dei Regolamenti Organici (questione più grande di
noi!). C’è chi vorrebbe che gli Anziani e
Diaconi avessero una preparazione spirituale e fossero promo-ssi all’esame (come cento anni fa a Massello) prima d’essere eletti Peyrot conclude con l’affermare che la
differenza tra Rastori e Anziani deve essere
questa: i Pastori -sono o-perai a servizio intero e gli Anziani operai a servizio ridotto.
Pierluigi Jalla non è d’accordo.
E cosi si è fatta l’una dopo mezzogiorno.
Ed è l’ora in cui prende il comando l’infaticabile Mario Bianconi, che si mette alla
lesta della lieta falange e ci accompagna
alla vicina trattoria, dove... riprendiamo
forze per poter ricominciare lo svolgimento dell’o.d.g. nel pomeriggio. Pranzetto
squisito, caro Mario! A te sia lode!
Alle 14,30 siamo di nuovo in seduta ed
affrontiamo la spinosa questione finanziaria. Ci fa ampia esposizione della situazione Roberto Comba. Entrate e uscite. Disavanzi. Speranze. Ottimismo... se tutti metteremo una mano sulla coscienza e l’altra
sul portafoglio. Troppo lungo sarebbe riferire la discussione che ne è seguita. Ho
già scritto troppo. Del resto, parlare delle
finanze in un breve notiziario è pericoloso;
si può correre il rischio di travisare o di
interpretare male i termini della questione. Solo ci auguriamo che il cauto ottimismo di Roberto Comba abbia un buon fondamento.
Per ultimo, il Capo Distretto e Carlo
Gay ci parlano di Rio -Marina e in modo
particolare dei locali, di proprietà dell.t
Chiesa, che a Rio si stanno preparando per
accogliere, nei mesi estivi, le pimbe dtll’istiluto Ferretti di Firenze e, si spera,
sette od otto gruppi familiari. L’o.d.g. diceva: «La Casa Valdese di Rio Marina al
servizio del Distretto ». Bello! 11 guaio è
che ci vogliono ancora quattrini! La Commissione distrettuale pensa di ripartire la
spesa proporzionalmente fra tutte le Chiese
del Distretto.
Alle 18, dopo il canto dcH’inno 194, e la
benedizione, il Convegno si scioglie. Strette di mano, abbracci, promesse di ritrovarci in letizia a Forano, a Colleferro, a Ferentino.
E che il Signore ci benedica lutti.
T. C.
POMARETTO
— Il 5 aprile verrà proiettalo nel cinenia di Pomaretto e per gentile interessamento del sig. Attilio Pons un film intitolato Dono d’amore. La proiezione pomeridiana e serale sarà a beneficio dell’Asilo d’infanzia.
— La domenica 8 aprile avrà luogo il
Bazar annuale aUe ore 14,30 nei locali
del teatro. Tutta la comunità è caldamente invitala.
PRAMOLLO
— E’ ileceduto, all’età di 71 anno. Long
Giovanni Pietro, ex-Anziano, del (Quartiere dei Ciotti. Egli ha. trascorso parecchio
tempo in compagnia della malattia; una
malattia non violenta, ma persistente che in
questi ultimi mesi lo aveva costretto a Ietto. Egli ha accettato con animo coraggioso
e torte la sua prova e quando la suprema
chiamata è giunta, egli l’ha accettata con
molla serenità. 11 lungo corteo di parenti e
di amici che ha accompagnato, la domenica 18 marzo, la sua spoglia mortale al campo dell’estremo riposo terreno ha testimonialo della considerazione in cui era tenuto
e della viva parte che la popolazione prende al lutto -della famiglia.
Alla compagna della sua vita, alla figlia
e famiglia, al fratello e a tutti i numerosi
parenti esprimiamo la nostra simpatia e la
nostra solidarietà cristiane, domandando in
pari tempo a Dio di volerli confortare e
consolare.
— E’ stala presentata al S. Battesimo
Soulier Rina, di Oreste e Vittoria, delle
Case Nuove Pellenchi.
Il Signore l’accompagni con la Sua grazia e con le Sue benedizioni.
— Varcalo il traguardo del 21 marzo, ha
du-nqiie avuto inizio ufficiale la primavera,
l’er ora però si tratta ancora solamente, per
noi, di un inizio « secondo il calendario »
e non « di latto » Difalti il fredilo è vivo e
il tempo è -molto capriccioso : a giornate dì
relativo tempo buono se ne alternano altre
di umore molto grigio, che fan trovare comodi ancora e molto utili i pesanti maglioni dì lana. Speriamo in bene al più -presto.
, AN6R06NA (C«poiaQ«oi
Rileriamo lu'evoiiieiile su alcune poche
uianiifeslazion! <li rilievo. Il 3 Marzo nella nowtra sala, sotto gli auspici biella Società Snoiiiiva <Ii Aiiigrogiia ha avuto luogo
mi aipprezzatiasiimo concerto di canti popolari e di montagna oÌFerto dal CAI di
Torino. Li’esecuzioiie è stala ammirevole
strappando il più entusiastico consenso da
parte del follo pubblico intervenuto. Il
lo Marzo la nostra sala è stata ancora occupata da un pubblico iiumeroiso accorso
per assistere a due rappresentazioni teatrali preisenlate dalla filodrammatica delriJGV di Fraroistiiio : «Il Vegliardo»,
dramma valdeise in un atto, e « Il casligamatli », farsa... in quattro atti. Abbiamo
mollo apprezzato la sicurezza, la vivaoilà
e la spigliatezza (in certi casi persino eccessiva...) dei giovani attori praroslinesi.
Un vivo apiplauso e un arrivederei al prossimo anno secondo una tradizione ormai
più che det^ennale. A conclusione della
serata, Tavventura di una valigia alle cui
sorti tutta la Val Peillice fu per un giorno viv.amenLe interessata; avventura, per
fortuna, a lieto fine! Alcune altre manifestazioni filodranuiialidie e giovanili (una
recita dell’LfOV del Praissuii-Verné e una
delLUGV di Torre Pellice, nom-liè -un
roncentra-mento delle Unioni di Angrogna
con ¡invilo airUnione di Rorà) non hanno -potuto aver luogo per varie ragioni.
In co-unp-enso dome-ni-cà 18 Marzo ha a-vulo luogo la consueta gara sciistica dei
giiovanissimi. Ecco la -classifica: l.a cat.
1. Bonnet Renzo; 2. Rivoira Renzo;
3. Berlin Serino; 2.a cat.: 1. Gardiol Silvio; 2. Vollero Renzo; 3. Sappè Pieranario. Un -plauso ai giovani campioni a cui
sono affidale le future benemerenze dello
Sci Club Angrogna.
I nostri catecumeni del IV anno lianno
parLe-cipalo il 19 Marzo alla giornata dei
lalecumeni di Agape, traendone notevole
beneficio spirituale. L’a-wicinarsi della
Pasqua segna l’app-roasiimarsi della fine
dell’anno amministrativo, quest’anno ancora anl-icì-pato dalla prossima partenza
del Pastore jier una missione in In-ghillerra.
l'ereliò il Collcgid viva!
AVVISI EOOMOHIIOI
LUSERNA S. 6I0VANNI
Settimana missionaria
Martedì sera a Maurcious e venerdì sera a Fondo S. Giovanni le riunioni quarbierall saranno presiedute dai
membri dello Società Missionaa-ia
« Fra del Torno » e corredate da proiezioni.
Domenica 1 aprile la nostra comunità avrà la gioia di ospitare i missionari Roberto e Elisa Coisson reduci dallo Zambesi i quali ci dedàoheranno l’intera giornata, presiedendo le
riuinìoni: alle ore 9 la Sig.ra CoissonGiam-piccoli si rivolgerà ai bimbi delle Scuole Domenicali, tutti convocati ai Bellonatti; alle 10,30 il culto in
lingua italiana sarà presieduto dal
Missiciriiario R. Coisson; alle 14,30 la
sig.ra Coisson parlerà delTopera delle Missioni all’Unione Femminile; alle 15 il Missionarie Coisson presiederà
il culto nel tempio del Ciabas e alle
16,30, nella Sala degli Airali: conferenza del nostro amico illustrata da
bellissime proiezioni a colori. Tutte
le offerte saranno dedicate all’Opera
Missionaria.
— Visita gradita. Domenica 25 marzo, il
culto nel tempio dei BetlonaUi è stato presieduto da-1 pastore F. Sommani. La Comunità lo ringrazia per la fraterna visita e
per la forte ed edificante predica sul testo
Giovanni XI: 43.
— Dipartenze. In una settimana, ancora
4 membri della Comunità sono stati richiamati dal Signore. 11 nostro fratello Attilio
Castagno, malato ancora delle conseguenze della lunga prigionia in Germania, si è
dipartito dai suoi cari, agli Airali, il 17
marzo in età di 58 anni. E a brevissima
distanza l’una dall’altra, tre serene figure
di « magne valdesi » ci lianno lasciati con
la dipartenza della nostre sorelle: Silvia
Tourn ved. Colombano dei Bellonatti, il
2|) marzo, in età di 89 anni; Caterina Gardiol ved. Caffarel dei Giaime, il 22 marzo, in età di 84 anni; e Lidia Bertalot ved.
Rerlalot degli Stalle il 23 marzo in età di
10 anni. La Comunità circonda le famiglie
nel duoio. delha sua solidarietà cristiana.
J
ii
Il San Giuseppe dei protestanti „
Catecumeni: voi priviiegiati
Quattro pullman hanno scaricato, lunedì 19 marzo, di buon mattino, una nutrita schiera di catecumeni sul piazzale di
Ghigo. Si trattava dell’annuo convegno
dei catecumeni confermandi, entrato ormai a far parte di quel ristretto gruppo
di manifestazioni ecclesiastiche che hanno veramente un significato ed un valore
attuale.
Circa 150 giovani, accolti gentilmente a Ghigo dal pastore Girardet, hanno
ben presto affollato il salone di Agàpe e,
fatto notevole, al segnale del pastore Taccia, gran cerimoniere della gio-rnatu, hanno iniziato la loro giornata di ’’retraite”
in ordine ed in silenzio. Dopo un breve
culto del jmst. Taccia ed un cordiale benvenuto del Direttore di Agape, il posi.
Sommani ha cercato con opportune parole di far sentire ai nostri giovani quaVè
il compito di membri di Chiesa che sta
dinanzi a loro.
Tutto il suo (lire ha sottolineato il privilejsio che ri è nel trovarsi alla soglia
della confermazione. Privilegio per tutto
quello che si è ricevuto dal Signore negli
(nini di preparazione ormai trascorsi, privilegN) per ciò che il Signore chiede ora
(¡iianto a impegno gioioso al suo servizio.
COME LA ’NAIA’?
Continua la sottoscrizione lanciata
circa due mesi fa, a favore del nostro
Istituto distruzione secondaria.
I sottoscrittori, a tutt’oii^, sono arrivati al numero di 45 e in queste ul
time settimane ci sono state versate
altre 300 mila lire circa.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno fiiià fatto pervenire il loro dono
ed il loro impeerno pluriennale e quanti si apprestano a se^ire il loro incoraggiante esempio.
La sottoscrizione continua.
L’Associazione Amici del Collegio
Soltanto che questo privilegio è considerato tale soltanto da chi veramente ha
compreso, per fede, il posto insostituibile, nella propria vita, dell’Evangelo di
Cristo. La fredda statistica ci dice che
questo non avviene per tutti i catecumeni
che ogni anno sono confermati (die Valli.
Perchè (dlora cedere, come abbiamo ormai fatto da parecchi anni, alla tendenza
di confermare **d’ufficio*’ tutti i catecumeni che... bene o male arrivano alla fine
dei loro quattro anni di corso? Nella
Chiesa sarebbe dunque come ’’sotto la
naia”? Possiamo forse apporre nelle bacheche delle nostre chiese un avviso di
questo genere: ”1 nati nell’anno X sono
tenuti a presentarsi il giorno Y per essere iscritti all’ufficio leva della comunità
Z”? Evidentemente no, non possiamo e
non vogliamo fare questo. Eppure oggi le
famiglie e gli stessi catecumeni ritengono
praticamente impensabile, alle Valli, di
rimandare la confermazione qualora l’interessato non vi sia spiritualmente preparato. Ben venga dunque il giorno in cui
qualche catecumeno dirà al suo pastore
’’non mi sento ameora di promettere «/
Signore l’impegno di tutta la mia vita”.
Sarebbe talvolta, oltre che più sincero,
più serio. E la confermazione, comunque
la si consideri, tornerebbe ad avere un
vero valore.
L’essenziale è però, nella situazione che
si è venuta a formare, che guardiamo
chiaramente quel che ci sta dinanzi. Dinanzi a noi sta la possibilità gioiosa di
una vita ’’impegnata” per il Signore. Possiamo tutti, anche i più giovani accettare da Cristo il compito di edificare la
sua Chiesa, in famiglia, prima, nella comunità poi; oltre il limite (così difficile
(la tracciare chiaramente) della Chiesa,
snppifmto trovare i tempi ed i momenti
¡ter portare un soffio di vita nuova attorno a noi? Lo saprete fare voi tutti che
eravate o non eravate ad Agàpe?
CONOSCERE I PROPRI DONI.
La risposta è no. Soltanto lo Spirito
del Signore può dettarvi un ubbidienza
intelligente e tempista nelle varie situazioni nelle (juidi vi verrete a trovare. Soltanto il Signore può rivelarvi i doni che.
vi ha affidati ma che non avete ancora
scoperto o non avete scoperto che in parte. Non avete che da aver fiducia completa in Imi. I i si è chiesto (juali eie
pensavate di ¡mter seguire per la vo.'iira
testimonianza. Avete voi stessi realizzato
(he ”c’è molta nebbia” in voi (per dirla
col Pasl. Girardet) a (juesto proposito. E’
però una nebbia che potrà gradualincate
dissiparsi con Taiuto del Signore.
Certamente a questo proposito la disemsione falla in gruppi, subito dop<} le
parole del past. Sommani, non è .><taia
inutile a questo fine.
La giornata è temìinata con alcune scene bibliche mlnuite. con (dteriie branire,
ma s(mipre con impegno, dai vari grappi. Il risultato di (piestn jnirie .Kí'enini è
stato veramente simpatico per la maggior
soddisfazione del nostro instancabili
valente organizzatore, past. Taccia,
(piale va, come a tutti gli ’’agapini” resi
(lenti ed a quanti hanno permesso (juesta
giornata di incontro fraterno, un grazie
sincero. Forza catecumeni!
Giovanni Conio
al
La famiglia Benecchio profondamente cc'mimossa per le dimostrazioni di conforto e di affetto ricevute per
la dipartenza del suo caro
Adolfo Benecchio
esprime la sua sincera e fraterna gratitudine a tutte quelle i>ersone che,
con scritti o di presenza, hanno partecipato al suo grande dolore, cosi
inaspettato. In particolare ringrazia
il pastore Sommarti, il principale signor Nando Arancio, i compagni di
lavoro, i vicini di casa, i suoi coscritti.
« Il suo sole è tramontato mentre era ancora giorno »
( Geremia XV : 9 )
Torino, 16 marzo 1962
I figli, le nuore, i nipoti e parenti
tutti della compianta
Cotenna Gardiol
veci. Caffarel
profondamente commos.si per le dimostrazioni di affetto e simpatia ricevute nella dolorosa circostanza della dipartenza delia loro cara, riconoscenti ringraziane tutti coloro che
hanno preso parte al loro dolore. In
modo particolare ringraziano i pastori sigg. Jahier e Toum e il dott. Soarognina.
Lusema S. Giovanni, 24 marzo 1962
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