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Roma, 19 Settembre 1908
JJÙ
51 pobt>ll«a ogni Sabato
ANNO I - N. 38
- ki
Propugna gl’interessi sociali, morali e religiosi in Italia
§
ABBONAMENTI
Italia: Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero: » » 5,00 — « . 3,00
Un numero separato Cent. 5
I manoserittì. non si restitniscono
INSERZIONI
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Direttore e Amministratore : B. Celli, Via Magenta 18, Roma
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SOMMARIO
Guardando attorno, N. N. — XX Settembre. X. —
Il Sinodo Valdese — Il Sarto...re degli uomini,
R- P- — Negli Stati Uniti, G. d. P. — Povertà non
é vizio, CHtiseppe Banchétti. — Per i nostri coatti,
Renzi. — Pagine di Storia, G. Jalla. — La dottrina
cristiana spiegata al popolo, u. i. — Controversia,
Agostino Franceschi. — Echi delle Missioni —
Primavera della vita — Nella Penisola e nelle
Isole. — Oltre le Alpi e i Mari.
«as
GaardaDdo attorno
(Noterelle e Spigolature)
L’ Unione femminile e il Comitato contro la tratta
delle bianche hanno inviato al Parlamento nna importante petizione che ha raccolte già molte migliaia
di firme di persone autorevoli especialmente di magistrati. La petizione sarà presentata in Parlamento,
quando il progetto di legge Giolitti - Orlando sarà
discusso. « La petizione, ch’è stata distribuita a tutti
i deputati — dice il periodico Dibattimenti — è accompagnata da una splendida relazione del colto avv.
Luigi Majno ».
Il Corriere della Séra nei suoi giudizi sul Congresso
Eucaristico di Londra riescirebbe irritante, se non
fosse ridicolo.
Ci crede egli alla transustanziazione? Se ci crede, come
va che dalle sue colonne tante volte esala un acuto
profumo volteriano? Se non ci crede, perchè si riscalda cotanto pel Santissimo Sacramento che non ha
potuto passeggiar le vie della « protestante Londra »
e perchè se la prende eoi protestanti inglesi che non
avrebbero voluto nemmeno la processione pura e semplice ? Li accusa di fanatismo !...
Se a Roma (non dirò al tempo del bel regno papale)
ma a Roma adesso, o a Milano, noi evangelici ci mettessimo in testa di andar processionalmente a zonzo
per le vie e per le piazze, che son di tutti, sarebbero
contenti i Cattolici romani ? giubilerebbe il Corriere
della Sera? C’è da scommettere ch’egli sarebbe il
primo a far notare che in un paese la cui maggioranza è cattolica romana non parrebbe giusto di permettere una pubblica teatrale sfilata e invocherebbe
rarticolo primo dello Statuto e parlerebbe di opinione pubblica da rispettarsi e di provocazione da evltarsi.
Ah liberali !
Ciascuno ha i propri gusti ; e a ciascuno è lecito
— non è vero ? — di^avere i propri gusti.
Anch’io ho 1 miei, e che^.volete ? vi d¡iró subito a
bruciapelo, a rischio di meravigliar qualcuno e a rischio di farmi dar del barbaro da qualche altro, che
lo stile tanto involuto di*Isidoro, Del Lungo non mi
piace. *
Quel discorso alla tomba di Dante a Ravenna!
Quello sdilinquirsiSper un’ampolla e per una fiammella che arde !
Il fiero Ghibeliino's’acciglierebbe a tanto futili cerimonie. ^
Che v’è di più puerile della cerimonia che i giornali descrivono così ?
« La porta si apre, pesantemente, e nell’ angusto
spazio entrano sette od otto persone scelte tra le autorità. Subito Attilio Hortis versa l’olio nella lampada ; il senatore Del Lungo porge un fiammifero acceso al sindaco di Firenze che comunica il fuoco al
lucignolo. La lampada arde, esigua fiammella in una
gran luce ».
Anche i fiammiferi !
E che vuol dire in lingua umana: « esigua fiammella in una gran luce ? »
Da molti si dubita che la religione, che il bisogno
d’adorazione sia connaturato con l’anima deiruomo.
Niente di più falso : s’egli non adora il Creatore dei
cieli e della terra, si farà un idolo qualsiasi, nobilissimo od anche trivialissimo, e a quello presterà il suo
culto. Dante è un idolo nobilissimo, ma un idolo.
« Davanti al tempietto sfilano silenziose tutte le
rappresentanze inchinando le bandiere e gli stendardi.
E la breve commovente cerimonia è finita. »
Ma c’è un’altra finale meno... dantesca ancora che
merita pure di esser accennata :
« La serata sì chiuse con un banchetto di circa 300
coperti alLHotel Byron » *
Ogni salmo... con quel che segue!
Dante non direbbe « 300 coperti » come il cronista.
Dante non avrebbe costruito periodi lunghi e contorti
come Isidoro del Lungo : moltissime delle snelle terzine della Divina Commedia includono un intero periodo, brevissimo per conseguenza. Dsnte avrebbe protestato : le chiacchiere e i banchetti bastano ; mano
all’opera finalmente! N. N.
XX Settembre
Nei pubblici ritrovi, nelle strade, nelle case era
nn parlar animato, insolito, un dare e chiedere
novelle. Su tutti i volti si leggeva la gioia. Su
tutti ? Sì, salvo sn quelli della nera caterva dei
clericali, sparsa nelle sacristie, rintanata nelle canoniche e nei conventi,
Quel giorno, di giubilo per i più, e di lutto per
gli altri pochi, era il 20 settembre 1870. (Questa
data resterà scolpita a caratteri d’oro nelle sacre
pagine della storia finché il mondo dnri. I nostri
nipoti della centesima generazione, più progrediti,
più entusiasti di noi, la impareranno e la ripeteranno con venerazione :
« XX settembre 18701 »
Î*:
Son passati appena treni ott’anni e il fervore dell’entusiasmo è già sbollito. Troppo presto 1 È scemato il calore : siamo dunque invecchiati, quando
gli anni della forte virilità avrebbero dovuto suscitarci nell’anima una vita esuberante. Dalla poesia
altamente patriottica che palpitava nei canti del
Berchet, e più nei petti giovanili che s’offrivano spontanei alle palle straniere dorante tutto il glorioso
periodo del nostro risorgimento nazionale, noi siam
caduti — dico male — precipitati nella prosa pede
stre di una vita senza ideali ; e gii uomini che
pretendono d’essere all’ avanguardia del progresso
esclamano con fare da tribuni : « Non guardate più
al passato. Il passato è morto. Guardate a noi. Noi,
soli siamo i veri apostoli! Il XX settembre è una
data da cancellarsi con la spugna come se fosse
scritta col gesso I »...
Aberrazione monnmentalè ! L’ avvenire è figlio
del passato. Il presente:,è un punto. Senza il passato non c’è avvenire. Lode a quelli Italiani delle
nostre cento città, che bau cercato di far rivivere
energicamente nel marmo o nel bronzo lé nobili
sembianze di Vittorio Emanuele, di Garibaldi, di
Cavour, di Manin ; le quali ricorderanno ai nostri
figliuoli un passato glorioso, sempre atto ad elettrizzare gli animi apparecchiando l’avvenire. Se è
vero che l’entusiasmo nasce daH’entnsiasmo, l’insipidezza presente, non sparirà senza lampi di sincera,
-di. fort& . poesia. • Vìva^im^u|:da;~festà "del" XX set-
tembre che ravviva ogni ann,© nella memoria degli
italiani il ricordo del più glorioso avvenimento dell’età moderna I ( .
Tuttavia possiamo noi dire in coscienza che colla
presa di Roma tutto sia stato fatto per l’Italia ?
Roma è nostra, nessuno più sogna nn papa-re, se
non qualche nero clericale addietrato d’ un secolo;
1 Italia è una, libera, indipendente ; ma non le manca
nulla ?
Non hanno ragione molti e molti di lagnarsi del
presente stato di cose ? Di desiderare il meglio, di
gridare : . Avanti, sempre più avanti ? Excelsior ! ? »
Certo l’irrequietezza è propria dell’nomo; ma non
esageriamo : il tempo farà quello che ancora non
ha potuto fare. L’ nomo ascende sempre e l’ascensione umana è come la scala di Giacobbe, che poggiando sulla terra si perde e sfuma nelFazzurra serenità dei cieli. La vittoria di ieri prepara la vit- •
toria d’oggi, e la vittoria d’ oggi preparerà la vittoria di domani. Il genere umano, a passi rapidi o
tardi, cammina pur sempre. Ascende un gradino
alla volta ; è raro che ne ascenda più d’ uno al
tempo stesso. Occorrono più primavere perchè l’arbusto si converta in albero; occorrono vent’anni
perchè il fanciullo si possa dire uomo. Dovremo noi
scordare i dolci avvenimenti del passato ? Dovremo
cancellare dal libro dei nostri ricordi il fausto giorno
in cni nostro figlio che non è ancora un uomo,
ma che sarà — ha mandato il primo vagito, mesto
saluto alla vita ? Dovremo rinnegare le vittorie ottenute dai nostri padri, e che sono la condizione
sìne qua non del trionfo che noi ora sognarne
Sia dunque che siamo soddisfatti o che non lo siamo
del presente stato di cose, rimanga per noi il XX
settembre 1870 una data solenne.
•ii
Ma attenti !
Altro è unità e indipendenza ed altro è. libertà.
Che cosa commemoriamo noi il XX settembre di
2
LA LUCE
ogni iiiiiio ? D nnità e lindipsndenza d Italia ; vale a
dire radempimento materiale e prezioso del miglior
sogno patriottici: dei nostri grandi, da Dante all’Alfieri e a Vittorio Emaunele. Se 1’ avvenimento
che commemoriamo non avesse ancora avuto luogo,
nessuno oggi nella penisola e nelle isole invocherebbe maggiori libertà ; il grido unanime sarebbe
quello stesso che eruppe dal petto dei nostri padri:
« Indipendenza! Unità! » e ci ritroveremmo
trent’ott’anni addietro e si parlerebbe ancora, della
necessità di fare l’Italia. Ma ora 1 Italia è fatta e
bisogna gridare col d’ Azeglio ; « facciamo gl Italiani ».
Còmpito arduo e dolce al tempo medesimo; perchè
non richiede il versamento neppur d’una stilla di
sangue, ma dev’essere un sublime predicar pace e
amore. Pace soprattutto, chè non si tratta più di
conquistar territori, ma anime al bene.
Lo scontento al momento presente è spiegabile. I
nostri padri avevano sognato un’Italia indipendente,
libera e grande. Bel sogno ! Ma come tutti i sogni
— che dico? — come tutti i disegni umani, si è
attuato solo in parte, in troppo piccola parte. E’
mancato il lievito che fa lievitar tutta la pasta, il
« cannone di Garibaldi », l’Evangelo rigeneratore
deU’individnt) e delle nazioni. Lo sforzo generoso
fatto per ottenere l’indipendenza sembra aver esaurito le forze degli Italiani; dal XX Settembre in
poi abbiamo vegetato come esseri poveri di muscoli
e di sangue, e i nervi « troppo scoperti e sempre
in convulsione », per dirla col Giusti, ci han resi
irritabili, scontenti, brontoloni. C’è chi rimpiange
persino il passato!
Aberrazione ! Aberrazione 1 E’ spiegabile lo scontento, ma perchè si sta male non dobbiamo desiderare il peggio. Prepariamo coi desideri, con le parole, con l’azione, con l’amore « moltiplicatore d elettricità » un avvenire più ideale, e intanto continuiamo a commemorare il XX Settembre !
«
Questa data non è solamente l’effettuazione delle
speranze italiane e il compimento della patria unità;
chè, se altro non fosse, il fatto che essa ricorda non
avrebbe molta più importanza deU’occupazione di
Modena e di Parma, della cacciata degli Austriaci
dalla Lombardia, del plebiscito toscano, della spedizione di Marsala o della presa di Napoli o della cessione del Veneto e di Mantova. Se altro non fosse,
non vedremmo perchè s’avrebbe a commemorare
questo giorno più solennemente di tanti altri, che
splendono di gloria nell’epopea del risorgimento nazionale, e ci fanno battere il cuore di santo orgoglio. Le campane che sonavano a distesa il 20 settembre 1870 non annunziavano solamente : « l’Italia
è fatta », ma lietamente proclamavano ai quattro
venti la caduta del potere temporale del Papa. Per
questo fatto d’importanza sommamente morale noi
cristiani festeggiamo il XX Settembre e lo festeggeremo sempre.
le sorgenti pure del Cristianesimo divino. Liberandosi a poco a poco dagli ultimi avanzi di oppressione papale l’umanità ritroverà il Cristo, che il papa
gli ha finora nascosto sostituendosi a Lui ; riaprirà
le sublime pagine dell’Evangelo, che il papa ha finora proibito, prima coi roghi e colle carceri, poi
coll’intolleranza fanatica; abbandonerà tutte le superstizioni che allontanano da Dici e guarderà in
alto cercando le « cose che sono di sopra » e la
santificazione « senza la quale nessuno vedrà il SiSopra le rovine di una religione piena di falsità
e di errori inventati dagli uomini rinascerà più
fulgida che mai la vera, l’unica religione del Cristo,
che è la religione dell’amore e della vita eterna,
poiché l’amore è immortale.
***
Il XX Settembre 1870 è una data indimenticabile nella storia d’Italia, nella storia dell’umanità,
nella storia del Cristianesimo.
Il trionfo di Cristo non tarderà e allora tutti
voti saranno appagati, e vi sarà una nuova Italia
redenta non soltanto materialmente, ma spiritualmente; e vi sarà pace, fratellanza, amore, e Dio regnerà sui cuori di tutti.
Noi non vedremo pur troppo questa Italia felice,
ma i nostri nipoti la vedranno; ed essi ricordando
il XX Settembre diranno :
Fu il principio della nuova èra d’indipendenza nazionale e di libertà spirituale. ^
»
« •
5ID0D0 VflLPESE
L’unificazione d’Italia ha un’importanza pura
mente nazionale. La rovina della Roma dei papi ha
un’importanza universale. L’unificazione d’Italia ci
interessa come Italiani. La rovina della Roma dei papi
ci interessa come nomini. Il fatto dell’unificazione
d’Italia trova riscontro nella storia del mondo; il
fatto della caduta del potere temporale (dopo quello
dello stabilirsi del Cristianesimo in mezzo agli nomini e quello della Riforma) non trova riscontro
nella storia.
Il Cristianesimo nella sua vera essenza è il capolavoro di Dio 1 La creazione passa in seconda fila.
Il Cristianesimo è una nuova creazione più sublime
della prima, perchè è una creazione spirituale e consiste nel rinnovamento delle anime.
Il Papismo che ha svisato, che ha sformato questa
creazione di pio, ha ricevuto un colpo tremendo
quando ha perduto la sua potenza temporale. Il
XX Settembre è la data indimenticabile dalla quale
ha principio la decadenza del papismo e dell’oscnrantismo, e ha principio la marcia deU’umanità verso
Lunedi, 7 settembre.
Alle ore 14 in punto entra nel vasto e ben gremito
tempio di Torre Pellice la lunga sfilata dei pastori
valdesi preceduta dai quattro consacrandi signori Girolamo Moggia, Davide Forneron, Corrado Jalla, Giovanni Enrico Meille, e dal pastore Francesco Rostan
predicatore d’ufficio.^ . t,, j
Il testo svolto nel succoso e caldo discorso e Esodo
14 15 : * Il Signore disse a Mosè ; perchè gridi a me ?
di’’ ai figliuoli d’Israele che camminino ». Per ben
quaranta minuti l’oratore attrae e commuove Fimmensa
assemblea, riuscendo, nonostante la più scrupolosa sobrietà, a infondere nelle menti e nei cuori degli udi
tori la persuasione che, non soltanto i pastori e gli evangelisti — il personale, diciam cosi, ufficiale •— e
i quattro giovani consacrandi, hanno 1 impellente dovere di camminare, cioè di parlare, di testimoniare
di eperare, affinchè sempre maggiormente possa dif
fondersi la verità evangelica; ma che ogni membro
della Chiesa ha il medesimo dovere e vi deve attendere con tutte le proprie forze.
La cerimonia della imposizione delle mani — a cui
prendono parte tutti i Pastori — è, come sempre, un
momento veramente solenne.
Costituitasi l’assemblea sinodale, sotto la presidenza
temporanea del Cav. Uff. G. Weitzecker pastore anziano, vengono, dagli 82 membri presenti, eletti a formare il seggio il Cav. Dr. C. A. Tron presidente ; il
Prof. Dr. Mario Falchi vicepresidente ; i neopastori
Giov. E. Meille, Corrado Jalla e Girolamo Moggia segretari ; e i signori Eli Long, e Rostagno assessori.
Assume quindi la presidenza il Dr. Tron, ed egli
pronunzia un acconcio discorso ; nel quale ringrazia
dell’ onore conferito alla chiesa di Torre Pellice - ospite del Sinodo — essendosi scelto a presidente ed a
vicepresidente dell’ Assemblea il pastore e uno degli
anziani di essa chiesa; allude alle prossime festo semisecolari delle nostre chiese dell’America meridionale
e al cinquantenario dell’Orfanotrofio. Da ultimo 1’ oratore ragiona delle difficoltà che l’opera nostra d’Evangelizzazione incontra, ed esorta FAssemblea a non perdersi mai d’animo, bensì a riguardare in alto alla sorgente della forza e a lavorare con fedeltà ognor crescente all’opera del Signore. Un ben meritato applauso
accoglie le sue parole. ' j n
Si fissa l’orario delle sedute come al solito : dalle
ore 8 alle 12 e dalle 14 alle 18 ; e il mezzogiorno di
venerdì quale termine ultimo alle deliberazioni.
La sera, a ore 20,30, seduta annua della Società di
Storia Valdese, presieduta dal Cav. P. Longo. Piacevoli partecipazioni vengon fatte dal vicepresidente Dr.
D. Jahier sul suo intervento al Congresso storico di
Casale ; ov’egli fu fatto seguo, come Valdese, ad accoglienze- oneste e liete.
Il Comm. Dr. G. P. Pons esprime il desiderio che la
Società s'adoperi a tener viva in mezzo al popolo valdese l’ammirazione e la gratitudine per l’Autore di libri universalmente famosi, i quali hanno capitoli intorno alle nostre Valli : La Ginevra Italiana, Le Termopili Valdesi. Il Past. Calvino propone che si raccolga
tra i Valdesi stessi una modesta somma, con gl’interessi della quale si possa costituire un premio da conferirsi anno per anno all’ alunno del Liceo pareggiato
valdese, che meglio siasi distinto nello studio della
lingua e della letteratura italiana. L’adunanza risolve
di commettere al Comm. Pons. e al Dr. Jahier lincarico di propugnare in Sinodo questa idea, affinchè si
riesca ad acquistarle efficacemente l’assenso del nostro
popolo.
Martedì — Seduta antimeridiana
Alle 8 si apre la seduta mediante un culto, al quale
è presente-la maggioranza dei membri del Sinodo.
E anzitutto vien trattata una quistione pregiudiziale ;
e cioè se il pastore Paolo Co'isson, che ha accettato il
posto di segretario generale dell’ Associazione romana
della gioventù, abbia diritto al voto deliberativo. Si
risolve che l’abbia, essendo egli tuttora inscritto sul
ruolo dei ministri in attività di servizio.
Il Prof. Enrico Forneron legge quindi la controrelazione concernente 1’ operato della Tavola ; e la controrelazione è accolta dagli apiausi.
Una discussione amichevole s’ impegna intorno ai
punti più importanti della relazione presentata dalla
Tavola.
Il presidente, Dr. C. A. Tron, esprime a nome del
Sinodo, la gioia comune d’avere tra noi un rappresentante della chiesa sudamericana di Colonia Vaidense, in
persona del vicepresidente di qu-l concistoro o consiglio
di chiesa; e il Prof. Jahier partecipa un messaggio affettuoso del nostro pastore di Tarariras.
Se le condizioni economiche del collegio di Colonia
Vaidense sono prospere, non si può dire altrettanto di
quelle della Tavola. Occorre rivolgere un Invito alla
doverosa generosità di tutti i membri della nostra
Chiesa Valdese, affinchè questa riesca il più presto
possibile a provvedere da sè ai propri bisogni.
Il pastore Cav. Uff. G. Weitzecker aveva intenzione
di chiedere T emeritazione ; ma il Sinodo lo prega di
procrastinare sino all’anno venturo.
A proposta del presidente, è inviato alla Maestà del
Re un telegramma cosi concepito : « Assemblea annua
Sinodo Valdese sedente Torrepellice esprime Sua Maestà sentimenti devozione, implorando sopra Famiglia
reale e Patria benedizioni divine, Gav. Tron presidente ».
Il presidente del Comitato d’Evangelizzazione, sig.
Arturo Muston, esprime il rincrescimento che l’invito
a favore del capitale Matteo Prochet non abbia sortito il risultato ch’ei sì riprometteva. Egli bramerebbe
che molti giovani valdesi ave.ssero a frequentare la
Scuola pei Maestri Evangelisti che sta per aprirsi in
Firenze, e invita i Pastori a darsi pensiero della cosa.
Gli risponde il Prof, G. G. Malan essere nelle Valli
tale penuria d’insegnanti evangelici, che, attirandone
alcuni a Firenze, forza sarebbe introdurre nelle Scuole
delle Valli insegnanti cattolici romani. A quest’assennata considerazione replica soddisfacentemente il Presidente del Comitato, dimostrando come in caso di bisogno si potrebbero prender insegnanti nell Evangelizzazione per collocarli nelle Valli.
Il venerando Sig. Giorgio Appia, pastore a Parigi,
proferisce in pretto italiano una calda allocuzione, proponendo all’ Assemblea d’inviare un messaggio affettuoso e fraterno ai Valdesi delle nostre colonie sudamericane, le quali iu novembre venturo festeggeranno
il cinquantenario della loro fondazione. Si applaude, e
il Moderatore dice che l’Amministrazione non solo approva il suggerimento del caro Sig. Appia, ma ch’essa
sta già attuandolo.
Le conclusioni della controrelazione suònano elogio
all’operato della Tavola e sono accettate unanimemente
dai membri dell’Assemblea.
Seduta pomeridiana.
Il pastore di Venezia sig. Daniele Buffa legge la
controrelazione sull’operato del Comitato d’ Evangelizzazione ; e fatte al Comitato alcune benevoli (^servazioni (cui il presidente sig. Muston e il capo distretto
3
LA LUCE
sig. F. Eostan soddisfacentemente rispondono) ne loda
l’indefessa e coscienziosa operosità.
S’impegna quindi un’animata conversazione snU’ufflcio spettante alla Stampa. Si muovono alcuni rimproveri ai periodici La Luce e La Rivista Cristiana ;
„ dai quali rimproveri si pare che tot capita tot sensns,
cioè che quel che l’uno loda all’altro dispiace. I nostri
giornali soggiacciono alla sorte di tutti gli altri giornali del mondo. L’assemblea si mostra tuttavia unanime
nel voler caldeggiare l’opera della nostra stampa evangelica.
Anche sulla nuova Eaccolta di Cantici si odono nell’Assemblea pareri diametralmente opposti ; e chi encomia e chi invece censura i mutamenti introdotti nei
versi e nelle melodie ; ma gii encomi superano le censure, e il Sinodo intero ripete la sua gratitudine ai
bravi compilatori, e tributa una lode speciale al Sig.
Ernesto Giampiccoli che s’è rivelato ottimo verseggiatore cristiano evangelico.
Il sig. D. Borgia, pastore di una delle nostre chiese
di Milano, dovendo per ragioni di forza maggiore ripartire, si accomiata dai Colleghì e dagli Amici con
cordiali parole e con auguri di benedizioni.
Gli risponde il Presidente, a nome di tutti, affettuosamente.
Il pastore F. Eostan di Genova fornisce ragguagli
circa alla cessione, contro pagamento, di una cappella
a quella Chiesa di lingua tedesca ; e quest’ atto del
Comitato è approvato come l’espressione di vera fratellanza della Chiesa Valdese verso la grande Chiesa
di Germania, alla quale ci legano una comune fede
non solamente, ma anche una viva gratitudine per
l’aiuto ch’essa da tanti anni ha concesso alla nostra opera d’evangelizzazione.
Proseguendosi l’esame dei varí distretti in cui è per
noi divisa l’Italia il pastore di Milano, sig. B. Eevel
descrive l’azione importante del Circolo Missionario di
quella città, il quale è come un’appendice della chiesa
diretta dal pastore D. Borgia. - Í
Attraenti particolari narra il sig. F. Eostan intorno
all’opera sui generis che si fa a S. Martino in Strada
dal colportore evangelista Fantucci ; e quest’opera vien
raccomandata alle preghiere della Chiesa.
Il Dr. E. Prochet partecipa la triste notizia della
malattia del pastore Ernesto Comba, e rende un’ottima
testimonianza all’attività del caro malato, alla sua scrm
poiosa preparazione dei sermoni, e insiste sulla necessità di curare maggiormente l’importante opera della
Capitale. Il Cav. Introna, anch’egli membro della chiesa
di Eoma, conferma e ribadisce quanto il Dr. Prochet
è venuto esponendo. A nome di tutta l’Assemblea, il
Presidente del Comitato sig. A. Muston, esprime la
più viva simpatia per il Sig. Comba ; il quale — egli
dice — partito da Eoma in istato di florida salute, s’è
ammalato mentre sperava di godersi le vacanze. Il Comitato è dolente di non aver potuto concedere al sig.
Comba nell’anno ecclesiastico scorso, un giovane collaboratore ; la esiguità relativa del personale ha costretto
il Comitato a ricorrere al ripiego di commettere al sig.
Garretto l’incarico di attendere a due culti per settimana e di chiamare a Eoma tre pastori durante un
mese di riposo concesso al sig. Comba. Il Comitato farà
sempre quanto potrà, vista l’importanza della Capitale.
A questo punto la fraterna discussione viene interrotta, per ascoltare la parola cordiale e applaudita del
sig. Bani, pastore della Chiesa M. E. ; al quale risponde cordialmente e applaudito il Presidente.
Si ripiglia a parlare in vario senso sulla nostra
chiesa di Eoma.
Da Eoma si passa a Messina ; e si esprime da più
d’un oratore il desiderio che le collette abbiano a
fruttare maggiormente per la beneficenza e per la
cassa centrale ; specialmente per l’opera d’evangelizzazione.
Dopo Messina: Palermo. E uno dei delegati siciliani,
di cui ci sfugge il nome, insiste sulla necessità di
dare al pastore di Palermo, che è in pari tempo capo
del distretto, e che deve spesso assentarsi, un giovane
aiuto stabilmente.
La commissione esaminatrice legge le sue conclusioni, le quali suonano gratitudinfe e lode per la coscienziosa e prudente operosità del Comitato. Le conclusioni sono ammesse con* voto unanime.
Sin qui la relazione del nostro corrispondente signor
Paolo Calvino. Non ’essendoci ancora pervenuta l’ultima
parte, vi suppliremo servendoci di un telegramma di
lui e della relazione pubblicata; dall’jS'c^o des Vallées,
la quale riassumeremb brevemente.
Mercoledì.
La discussione del rapporto del Comitato occupò anche buona parte del menoledi, secondo ì'Echo des
Vallées.
In questo giorno il Sinodo udì inoltre la lettura del
lavoro del pastore U. Janni sul Culto: « non formalismo, ma forme decorose ed estetiche »; ‘come pure la
lettura della controrelazione sull’operato della Commissione degli Istituti ospitalieri, relatore il pastore
Bosio di Eorà : « tutto va a gonfie vele o press’a
poco ».
Giovedì.
Discussione del rapporto della Commissione suddetta. Si accettano le conclusioni proposte dalla controrelazione.
Il pastore Pascal di Pinerolo legge la controrelazione
sulla Scuola di 'reologia. .
Alle IO il Sinodo passa nel vicino tempio, a udire
il saluto e il messaggio dei delegati delle Chiese sorelle estere.
Eiprese le sedute regolari alle 2 del pomeriggio, si
dànno spiegazioni intorno aH’istituènda Scuola di Maestri Evangelisti e ci si intrattiene a discutere sul Collegio di Torrepellice che dev’essere il semenzaio della
nostra Facoltà teologica.
Si votano ringraziamenti al Consiglio di Teologia.
La discussione impegnatasi circa le modificazioni che,
secondo una Commissione eletta l’anno scorso e presieduta dal prof. Jahier, converrebbe arrecare" al l’egolamento concernente l’emeritazione, è interrotta da un
avvenimento insolito: la visita di Sua Eccellenza Facta,
sottosegretario agli Interni. Accolto da applausi calorosi, Fon. Facta si trattiene una mezz’ora e pronunzia
un discorso in cui esprime il suo caldo affetto verso
il popolo valdese e la sua simpatia per l’opera che la
Chiesa Valdese va facendo in Italia. Il Presidente del
Sinodo e il Moderatore ringraziano l’illustre visitatore,
e il Sinodo prorómpe in un’ovazione prolungata.
Il caro cav. ing. Coppola da tanti anni membro del
Comitato d’Evangelizzazione e benemerito della Chiesa,
dovendo per cagion d’età e di salute ricusare una rielezione, viene dal Sinodo nominato per acclamazione
membro onorario del Comitato stesso.
Venerdì.
Si riprende la discussione del rapporto sull’emeritazione, che andrebbe magnificamente se le pensioni ordinarie fossero otto o dieci volte più vistose.. Si ri
solve di [eleggere un’altra Commissione che ristudi il
problema e ne renda conto al Sinodo del 1909.
La richiesta della Chiesa di Borrello la quale desidera di essere riconosciuta come Chiesa, quantunque
parecchi dei suoi membri si trovino all’estero, è rimandata allo studio della Conferenza Distrettuale.
Il signor Paolo Coisson, segretario generale dell’Unione della Gioventù a Eoma, è posto sotto l’alta
sorveglianza del Comitato.
Si saluta con gioia e gratitudine la prossima celebrazione del cinquantenario delle nostre Colonie Americane.
Dopo alcune altre proposte, si procede — come di
consueto — alle elezioni.
Eccone il risultato :
Tavola. — 0. P. Pons, moderatore. — B. Léger,
vicemoderatore. — T. Gag, segretario. — 0. D. Cougn
e Enrico Bostan, assessori.
Comitato. — A. Muston, presidente. — G. Tron.
— B. Remi. — F. Bostan. — L. Rostagno. — D.
Buffa. — Ing. Mario Miegge.
Istituti Ospitalieri. — Ing. Achille Malan.
Consiglio di Teologia. — D r G. Grilli e prof.
Rocchi.
L’Orgoglio
L’uomo ingenuamente imagina che i suoi sentimenti
e le sue inclinazioni abbiano un valore enorme. Propende
a credere :
1) ch’egli sia indipendente e non abbia a badare se
non ai gusti propri;
2) eh’ egli possa molto e che nulla sìa difficile o
impossibile per lui ;
3) ch’egli abbia grande importanza e che sia indispensabile alla schiatta, al genere umano, cui appatiene.
Basta accennare questi caratteri dell’orgoglio, a mostrare quant’esso sia ridicolo e odioso.
O, Fulliquet
Il Sarto... re degli uomini
E testé morto un medico, che io ebbi
occasione di conoscere. Costui era un di
quelli che soglionsi chiamare miscredenti
ma che, nel fatto, o sono, indifferenti per
pigrizia mentale, od esseri ai quali fa assai
comodo il negare — sia pur con argomenti
orecchiati nei comizi o nei caffè.
Ma era avvenuto a lui ciò che avviene
a tutti coloro che, invecchiando, sentono
avvicinarsi, più orribile della morte, il terrore del mistero d’oltretomba.
Egli probabilmente tremò dinanzi a codesto mistero quando gli anni'e gli acciacchi dileguarono la visione di ciò che, per
lui, era la vita, e, come sempre avviene a
costoro, che son candidati alla bigotteria
0 alla superstizione, cadde nelle braccia di
un buon padre della C. ,D. G. Ritornò fra
gli amici « con la mente rivestita a nuovo » come egli si esprimeva e non esitò
ad esaltare il gran Sarto che egli dapprima aveva tanto disprezzato.
Tuttavia vide in quel vestito qualcosa
che egli mal sopportava ; diede ragione agli amici che ridevano di certe vere perle
romane che, come si sa, sembran vere e
non sono.
Decise quindi di ritornare dal suo bravo
operaio per esprimergli il suo malcontento.
11 buon padre sorrise.
Ella — disse — è molto intelligente e
certe cose dovrebbe comprenderle, ora,
senza il soccorso altrui.
La Chiesa Cattolica — riprese — è tale
appunto perchè è di tutti i tempi di tutti
1 luoghi e di tutti gE individui. 11 suo mirabile adattamento a questo riguardo assicura la sua vita e la sua universalità. Tutti
gli uomini si vestono più o meno, ma non
tutti gli uomini vogliono vestirsi allo stesso modo. C’è chi ama vesti semplici senza
gingilli e sono i più evoluti e c’è chi vuol
colori vivi, oro e lustrini. Vuol Ella il
vestito semplice ? Tolga ciò che le ripugna;
ma ella non vorrà ritornar nudo, immagino.
Quindi chiarì: Vede? — disse —se io
tentassi di far comprendere ad un povero
di mente ciò che Ella agevolmente comprende, fallirei certamente ; donde la necessità di rappresentare la verità in quelle
forme che meglio s’adattano per insinuare
la verità ed evitare il dubbio.
L’altro se ne venne trionfante.
Oh, mio caro — diss’egli ad un suo amico — mi par d’ essermi tolto un gran
peso.
No, che noH l’hai tolto — rispose V ar
mico. — Poni il caso che un povero di mente
ti domandi se quelle tali perle, che a te è
possibile togliere dall’ abito ed a lui no,
sian buone : che rispondi tu ?
L’altro rimase sorpreso. Tacque, poi
parve ricordarsi ed esclamò :
Scandalo, mai I
Non era quello il segno della sua educazione compiuta ?
n. p.
4
LA LUCE
J/egli SMi
Caro Sig. Direttore,
Mi consenta di completare i dati sulla Chiesa Presbiteriana (Ramo Nord) degli Stati Uniti d’America,
dati che non potevo mandar prima non avendo ancora
ricevuto la tabella statistica
A quanto scrissi nel N. 34 aggiungo dunque i pochi numeri seguenti ;
La detta Chiesa ha 8951 pastori, 1105 candidati al
Ministero e 207 evangelisti.
Ha 10.017 chiese con 1.300.329 membri comunicanti,
1.164.790 alunni alla Scuola Domenicale.
Le contribuzioni ammontano a dollari 22.099.821.
Q. d. P.
Hmg;5.Qagui.-3 e-A-SQìgmgl
povertà non è vjjlo
Lo dice il proverbio; ma il consenso pressoché unanime di tutti coloro che hanno qualcosa al sole stabilisce nel modo più assoluto precisamente il contrario.
Povertà è vizio, è conseguenza di vizio; ecco la teoria
generale della grande maggioranza di coloro, che anche
non essendo ricchi, son riusciti perè fino ad oggi a
sfuggire alle crudeli strette della miseria.
Rimango trasecolato ed afflitto allorché, parlando
anéhe con gente discretamente istruita e buona, mi
sento buttare in faccia una tale affermazione. C’é da
rimanere storditi per la sorpresa. Galantuomini, forse
cristiani, che vivono in mezzo a popolazioni laboriosissime e pur gementi cronicamente sotto il peso della
miseria vi vengono a dire con convinzione e disdegno
che il povero é tale per sua colpa, perché non vuol
risparmiare, perché é amante dei buoni bocconi e dello
spasso, perchè impenitente, perchè vizioso. Mentre per
essi, viceversa, il ricco sarebbe colui che ha lavorato,
. che ha sostenuto le fiere lotte dell’esistenza, che ha
preveduto il futuro, che si è imposto oggi il sacrifizio
in vista dell’incertezza deU’indomani, che ha saputo
eroicamente risparmiare, e che pertanto merita la posizione comoda e magari splendida di cui egli è arrivato a godere.
Leggevo appunto una teoria simile in un vecchio
litro di Emile Souvestre ; Le confessioni d'nn operaio.
Ma dopo averla magnificata, l’autore non s’accorge che
nel suo libro stesso i fatti poi la smentiscono. Il suo
eroe, modello di operosità, di onestà, di parsimonia e
di tutte quelle virtù che per solito, al dire dei benestanti, mancano all’operaio, si trova per molti anni in
preda a tante contrarietà, che più d’una volta accarezza l’idea del suicidio; e non è che ben tardi nella
vita che egli perviene non già alla ricchezza, ma ad
una posizione mediocre, mediocris-sima, e che a furia
di lavoro si vede assicurato il pane quotidiano per sé,
per la sua compagna operosa quanto lui e per i due
figliuoli.
Ah si, la teoria è soddisfacente, conforme a giustizia
ed atta a calmar le coscienze; ma essa ha parecchi difetti ; è contraria alla realtà dei fatti in generale, produce giudizi ingiusti, e ammortisce le coscienze.
Generalmente il povero è tale di nascita e tale rimane per tutta la vita; ed altrettanto avviene al ricco.
Vero è che talvolta il ricco diventa povero per vizio,
quantunque il caso sia raro; ma è ancora più raro il
caso in cui un povero divenga ricco per virtù. Se diventa ricco, per solito c’è da supporre piuttosto il vizio
che la virtù alla base di questa, sua nuova ricchezza.
Il lettore scandalizzato for.se griderà all’inginstizia di
tale giudizio ed aprirà la bocca per citare qualche caso
contrario alle sue affermazioni. Ed io non dico che non
ce ne sia; ma rari assai e difficilmente sindacabili nel
loro valore morale.
Il salario medio di un operaio non è certo superiore
alle lire 4 quotidiane. Che con tale piccola risorsa l'operaio possa, litigando ogni giorno colla miseria, tirare innanzi alla peggio e sbarcare il lunario, può darsi e si
dà; ma che con essa egli riesca a metter qualcosa da
parte in modo da procurarsi, non dirò la ricchezza, ma
solo un relativo benessere, è cosa che mi par superare
i limiti del verosimile, anche a supporre che la mancanza di lavoro, una malattia, una disgrazia qualunque
non venga (il che è difficile a verificarsi) a fare scomparire rapidamente i piccoli sudati risparmi.
Ma c’è qualche caso, insisterà ancora qualcuno, in cui
un laborioso e virtuoso operaio è giunto onestamente
ad una situazione comodissima. Sarà, ripeto; solo vorrei
conoscerli questi ca^i e poterli sottomettere ad un’analisi morale; e allora forse si vedrebbe che il lavoro ci
entra per qualche cosa in quel felice risultato, ma che
altri fattori mjno onorevoli ci hanno ancora la parte
preponderante.
E poi, se qualche caso si dà, e che perciò? Forse
ne verrà distrutta la regola generale che noi vediamo
continuamente verificarsi intorno a noi, cioè che il lavoro è non fonte di ricchezza per chi lo compie, ma solo
per chi lo fa compiere? Che una cosa possa avvenire
talvolta non significa affatto che essa avvenga generalmente. Altrimenti quel vizioso che si sarà arricchito
per la vincita di un terno al lotto, potrebbe dire con
ogni convinzione a quelli che ancora langùono nella
miseria : « Colpa vostra ! Perchè non giuocate al lotto ?
Chi v’impedisce di vincere come ho vinto io ? ».
Ho fatto questa osservazione, perchè mi fa male il
sentire insultare alla miseria, specialmente quando l’insulto venga da parte di Cristiani. Il povero è già abbastanza tormentato dalla sua miseria senza che gli si aggiunga ancora l’insopportabile peso dello sprezzo e del
l’ingiusto giudizio.
Qualche volta la povertà sarà vizio, ma nella generalità dei casi la cosa non istà punto cosi; forse la povertà si guarirebbe anzi col vizio. Non tocca a noi Cristiani rincrudelir col caduto. « Chi sprezza il povero
fa onta a colui che l’ha fatto; chi si rallegra della calamità altrui non resterà impunito » ci dice la Parola del nostro Dio.
E d’altra parte essa proclama : « Beato colui che si
porta saviamente inverso il povero e misero; il Signore
lo libererà nel giorno dell’avversità. Il Signore lo guarderà e lo ' manterrà in vita; egli sarà renduto
beato in terra; e tu non lo darai, o Dio, alle voglie dei
suoi nemici. Il Signore lo sosterrà quando sarà nel letto
d’infermità; quando sarà in malattia tu gli rivolterai
tutto il suo letto ». (Salmo X, 41; 1-3).
Che preziose, commoventi promesse ! Esse son fatte
a chi ha compassione del povero e si porta saviamente
inverso lui. Dubito che sia saviezza l’accusarlo senz’altro di vizio.
Giuseppe Banchetti
Pei postri coatti
Ai miei fratelli Cristiani,
« Io fui in prigione e
veniste a me ».
(Gesù in Matt. XXV. 36)
La proposta tendente ad un’ opera di elevazione
morale fra i nostri fratelli sventurati relegati nelle
lontane isole d’Italia, fu accolta con tanta simpatia
che dava e dà tuttavia ragione di bene sperare.
Peraltro non essendo ancora venuta la materiale
cooperazione di qualche Comitato è bene si sappia
dai fratelli italiani quello che io feci, o meglio quello
che io potei fare valendomi anche dell’ aiuto benevolo di alcuni colleghi ed amici.
Pregai il Sig. Calassi nel Maggio scorso, nall’occasione di un suo viaggio nell’Italia Meridionale di
fare una scappata all’ isola Lipari di interessare il
Ministro dell’Interno per una visita nella fortezza
dove i Coatti sono rinchiusi la notte.
Ma il permesso da parte del Ministero ci fu negato, ed il Sig. Calassi credè bene non andare a
Lipari, egli aveva in quel tempo molto da fare, ed
i minuti contati.
Fallito per forza maggiore questo primo tentativo, cercai con altri mezzi di pervenire a fare
qualche cosa in prò di quegli abbandonati della società
umana. Scrissi in Inghilterra per sapere cosa facevano quei Cristiani in prò dei loro prigionieri. Ed
ecco quanto mi è riuscito di sapere da un amica
cristiana Irlandese :
Esiste in Londra una « Istitnsione benefica »
che è una missione speciale per i prigionieri. S’intitola dal nome della sua fondatrice « La Signora
Meredith ». Nell’occasione del Natale i componenti
questa missione mandano ai Cappellani delle carceri
delle « Lettere di Natale » non stampate, ma manoscritte d.i gentili signori e signorine, o pure poI ligrafate.
L’anno passato ne ebbi alcune tradotte in Italiano
ed'in Tedesco, non sapevo però che fossero di quella
missione ; erano scritte in bel carattere largo, facilmente leggibile ; su un foglio del formato comune
della carta da lettere, intestato con un fiore di passione 0 un ramoscello di fioi i dipinto a colori.
Tutte e quattro le facciate erano vergate di parole semplici, alla portata di qualunque intelligenza,
piene di cristiana simpatia e di buoni consigli e di
amorevoli esortazioni per colui che le leggeva.
La signorina che mi dava queste notizie mi chiedeva pure se non sarebbe stato possibile mandare
ai Coatti delle lettere simili.
Se lei ne chiedesse, mi diceva, forse, ne potrebbe
avere un discreto numero. Ed infatti ho già una
lettera di presentazione per la Segretaria della
« Mrs. Meredith Institution ».
Ma ciò che a me sembra possibile e fattibile per
l’onore anche di noi tutti Cristiani Evangelici d’ Italia è questa proposta che io vi presento ; affinchè, nei limiti del nostro possibile noi possiamo arrivare e riuscire a compiere da noi medesimi, tutti
uniti delle diverse chiese, nel nome di colui che è
il Salvatore di tutti, un qualche cosa di simile a
quello che la Mrs. Meredith Institution compie in
Inghilterra.
Noi abbiamo maggiori difficoltà di essa da superare per fare arrivare le lettere ai nostri prigionieri e ai nostri coatti, ma nel nome del Signore
vinceremo tutti gli ostacoli, se tutti coopereremo
col nostro aiuto personale e colle ferventi preghiere
al trono delle sue misericordie.
In primo luogo avremmo bisogno che tutti coloro
che si sentono in grado di poterlo fare, scrivessero
una 0 due lettere di lor propria mano. Da oggi al
10 Dicembre essi possono trovare un poco di tempo
per questo lavoro. Ma prima di accingersi a scrivere, desidererei che pregassero perchè il Signore
11 illuminasse e li riempisse del suo Santo Spirito,
onde le parole, i pensieri, le esortazioni ed i consigli, tutto venisse dalla sua calda ispirazione.
Si può intestare la lettera coll’espressione : « Mio
caro amico » e chiuderla colla simile : « Un tuo
amico ».
Ci ritorni, così facendo, alla mente il titolo Che
Cristo ebbe ai suoi tempi di Amico dei pubblicani
e dei peccatori allora disprezzato, ma ora tenuto a
noi più caro e più prezioso di ogni altro. Il foglio
sul quale si scriverà, potrà avere una bella intestazione, se fosse possibile artistica, e dovrebbe esser
riempito in tutte e quattro le sue facciate, con
scrittura chiara e ben formata, perchè è probabile
che i lettori sappiano pochissimo leggere lo scritto
degli altri.
Per superare poi la grande difficoltà di farle recapitare ai Coatti noi non potremo fidarci dei Cappellani Carcerari come fanno i Cristiani Inglesi.
Ci conviene però andare noi là, e visitarli nel
luogo del loro esilio. E per riuscire a questa impresa io mi offro di andare a Lipari e nelle altre
isole sedi di domicilio coatto, solo, o con altri, che
nella settimana di Natale volessero unirsi a me in
questo viaggio.
Onde dare poi opportunità a tutti i Cristiani di
contribuire alle spese di una tale impresa, essi potranno unire alla loro lettera uno o più francobolli
affinchè depositati alla Cassa Nazionale di Risparmio riescano a mettere insieme la somma occorrente.
Gli altri possono mandare la loro contribuzione
per Cartolina Vaglia.
Tanto le lettere che Cartoline Vaglia devono essere indizzate al seguente indirizzo : Sig. Luigi
Bensi, 372- Sobborghi — Prato — Toscana.
Poi ogni lettera sarà rinchiusa in una busta bianca e sarà consegnata o letta ad alta voce a quei
coatti che non la sapranno leggere da loro stessi.
Il nome dello scrittore ed il luogo di provenienza,
se alcuno lo crede opportuno, lo può anche scrivere
nella lettera stessa, se no, almeno il nome, deve essere scritto in un foglietto a parte per registrarlo
insieme alla sua offerta.
' Coloro che volessero unirsi a me in questo viaè*
5
LA LUCE
gio per quel tempo lo potranno far sapere non più '
tardi del 15 Dicembre p. v.
Ed ora nel lasciare la penna, sento ancora il desiderio di mettere sotto gli occhi di tatti i lettori
il dovere che noi abbiamo di contribaire a quest’opera nel modo che ci sarà possibile.
Sta in ogni singolo cristiano lov possibilità di ottenere che inostri coatti siano almeno VISITATI
e di obbedire cosi ad un’ ordine del nostro comune
Signore e Maestro.
Ricordiamoci tutti che « Una buona notizia di
lontan paese è come un bicchier d’acqua fresca alla persona stanca ed assetata » (1) e
che i nostri Coatti aspettano ciascuno il suo bicchiere pieno di buone notizie per il prossimo Natale
da quel paese lontano che è il Cielo, ma che noi
desideriamo fare avvicinare fino a loro.
Perciò pregate, scrivete, contribuite, affinchè una
tale proposta non debba, per la vostra inerzia rimanere allo stato di semplice progetto.
(Questo è ciò che non si augura il vostro
Devotissimo
liuigi
(1) Prov. XXV. 25)
La dottrina cristiana spiegata al popoio
L’E^varxgelo preparato
Conclusione circa l’ilotico Testamento
S. Vincenzo Ferreri, S. pernariiino
da Siena ed
Molto sangue era stato sparso, da Borelli e da
altri Inquisitori senz’altro fratto che di provare una
volta di più la verità del detto di Tertulliano : Semen est sanguis christianorum. Il Papato voile
finalmente provare se potesse riuscire meglio ad
attrarre a sè i Valdesi, valendosi del celebre predicatore, Vincenzo Ferreri, di poi beatificato. Dal
1398 al 1403, Vincenzo predicò ai Valdesi e Catari dei due versanti delle Alpi, stupito di trovarvi
gente rispettosa e pronta ad ascoltarlo, non già
quei feroci costumi inventati dàgl’Inquisitori per rivestirne quella che chiamarono l’ eretica pravità
Egli, nelle sue lettere, state conservate fino ai nostri giorni, biasima la negligenza del clero di cui
da trent’anni i Valdesi non conoscevano più la voce.
Egli testimonia invece dello zelo dei Barbi che
ogni anno venivano dalle Paglie, dove erasi trasportato il centro della vita valdese. Egli si vanta
poi d’aver convertito un vescovo valdese in Val Luserna,e d’aver fatto cessare le pubbliche adunanze
di Angrogna dove tanta gente affluiva. Quest ultimo
particolare sembra provare che il predicatore papale
non rifuggiva dal valersi della forza per corroborare l'effetto dei suoi discorsi. Certo è che la sua
visita non sorti alcun risaltato duraturo, benché
siano sorte in onor suo cappelle e santuari, come
là chiesa di S. Vincenzo nella Val Pota.
Poco più tardi, era il turno di Bernardino da
Siena, del cui passaggio nelle Valli non rimane altro ricordo che un’antica pittura della vetusta
cappella dedicatagli in quel di Lusernetta, dove il
Santo è rappresentato intento a predicare ai Valdesi.
Ma, come si vedrà, la fede romana non abbagliò
i padri nostri nè quando fu loro presentata sulla
punta della spada, nè quando la si offri loro avviluppata negli artifizi oratori dei frati predicatori.
Radicati nella fede, basata sulla parola di Dio, essi
si disponevano a trasmetterla intatta ai lori posteri,
attraverso a nuove e più fiere persecuzioni.
Giovanni Jalla.
eroine VaLDESI
BOZZETTI-MONOLOGHI, L. l.
In questo volume il Oav. Dottor Teofilo Gay, pastore a Luserna San Giovanni (’Tonno) ha raccolto
Lui i Monologhi pubblicati nella Luce e CINQUE
ItTEI DEL TUTTO INEDITI. - Per acquistare il
libro, rivolgersi all’Autore.
B. _ Che cosa si deduce da eiò che siamo venuti
dicendo negli ultimi capitoli ?
R. _ Giunti alla fine della storia dell’Antica Alleanza, se guardiamo alTinsteme di ciò che siam venuti
esponendo, rileviamo i fatti seguenti ;
a) L’uomo formato ad immagine di Dio e chiamato
alla santità, non ha risposto alle intenzioni del suo
Creatore, e, con la sua disubbidienza, è caduto nel
peccato ;
b) Dio, che dopo la caduta aveva promessa la salvazione, non ha abbandonata 1 umanità a sè stessa. Ha
stretta speciale alleanza con un popolo divenuto il custode del Monoteismo e della promessa di un Salvatore. La storia di questo popolo non è altro che la storia
della preparazione dell’Evangelo ;
c) A questo popolo Dio diede'una legge, espressione della sua volontà, annettendovi le necessarie sanzioni. L’Ebreo che avesse osservata questa legge sarebbe stato un vero giusto, ed avrebbe meritata la salute. (Deut. XI, 26-28; Ezech. XX, 11; Lue. X,28).
B. _ Quale è la nostra posizione rispetto a questa
legge?
E. — La legge che obbligava gli Ebrei ci obbliga
ancora. Certamente v’erano in questa legge ordinanze
particolari che non ci riguardano più, ma la grande
legge morale e religiosa riassunta nel Decalogo e ricordata spesso in tutto l’Antico Testamento, è di tutti
i tempi. Anche noi, se potessimo provare di averla compiuta interamente, saremmo dei veri giusti.
B.___Ed era possibile una tale salvezza ?
R. __ Dio sapeva, e l’esperienza doveva mostrarlo,
che una tale salute mediante la giustizia della legge
non era possibile all’uomo peccatore. Infatti, per essere
giusti, dovremmo osservare tutta la legge. Una ubbidienza parziale non può essere sufficiente. Ora chi osserva tutta la legge ? Nessuno. Cosi che la legge, da
sola, invece di salvarmi mi condannerebbe; perchè essa
fa bensì conoscere la volontà di Dio. ma nè porta il
perdono per le trasgressioni passate, nè comunica un
principio di forza che rigeneri l’uomo e lo santifichi
per l’avvenire. Ciò era ben sentito anche durante 1 Antica Alleanza. Difatti abbiamo visto che, quando un
Israelita aveva peccato offriva un sacrificio di espiazione basata sulla credenza che Dio, accettando il
pentimento e la fede che scorgeva nel cuore di chi
offriva il sacrificio, perdonava il peccatore, lo giustificava. Cosi, fin d’allora, non la Legge, ma la Grazia
era considerata la causa della salvezza.
D. — A che cosa doveva dunque servire la legge
se non poteva salvare ?
R. - A preparare la salute. Mettendo continuamente
gli Ebrei in presenza della volontà di Dio, doveva convincerli di peccato e di condannazione facendo, cosi,
sentire loro il bisogno di un Salvatore, e preparandoli
a riceverlo. (Gal. Ili, 24).
D,___Fu raggiunto lo scopo della legge .
R. _ Disgraziatamente esso andò perduto per tutti coloro che si trovavano sotto Tinfluenza dei Farisei.
L’azione dei Farisei allontanò da Cristo ; a) mediante la
falsa immagine di un Messia temporale che doveva impedire agli Ebrei di ricono mere il vero Messia; b) mediante il formalismo consistente nel credere che l’uomo
possa salvarsi da sè per mezzo di alcune facili pratiche.
Quando uno crede questo, non va a Gesù, il quale ci
offre _ è vero — la salate; ma una salute nella quale
la pace è preceduta dalla spada, la gioia dal pianto, e
nella quale l’uomo nuovo non sorge che sulle rovine
del vecchio.
Nondimeno, alcuni Israeliti più seri, come Simeone,
Anna, Zaccaria protestavano col loro esempio contro
il formalismo degli Ebrei, ed aspettavano un Messia
che salverebbe il popolo dai suoi peccati.
Accanto a questi Ebrei fedeli vi erano alcuni pagani
che avevano abbracciata la fede in un Dio ^ unico, i
quali si trovavano meglio disposti degli Ebrei stessi a
ricevere la salute. Sono quelli che il Nuovo Testamento
chiama « Proseliti ».
D. - La preparazione della salute manco essa %n
teramente tra i popoli pagani ?
R. — Al contrario. Anche fra i pagani vi fu una
preparazione, consistentè in una serie di esperienze eh e
avevano prodotto nelle anime una conoscenza della
loro miseria spirituale ed un vivo .desiderio di rilevamento. All’epoca di Gesù Cristo, il paganesimo non
soddisfaceva più nessuno ; il disordine morale era
estremo, e molte anime avevano sete di liberazione.
Aggiungiamo che, anche esteriormente, Dio aveva
preparate le vie ; l’estensione e l’unità del mondo romano, la pace che regnavi sulla terra dovevano contribuire alla propagazione dell’Evangelo.
u.
eONTROYERSm
Nloltiplicazione per sei
Anche i più superficiali Lettori della S. Scrittura
sanno benissimo che il cosidetto peccato contro lo
Spirito Santo è... uno solo.
Apro il Breve Compendio della Dottrind Cristiana per la prima e seconda classe assegnato
ad uso dei Fanciulli della città e diocesi di Mantova (questo titolo non pecca per soverchia brevità!). Prima edizione riveduta e approvata. Approvata da chi ?
Corro all’ultima pagina del volumetto e vi trovo:
Mantuae die ff aprilis 1894. Admittitur : Joseph
Card. Sarto. Si tratta dunque del Catechismo romano pubblicato sotto gli auspici del presente pontefice, nel 1894, quand’egli era vescovo di Mantova.
A proposito, mi ricordo d’aver visto allora a
Mantova il futuro Pio X e di averlo anche sentito
predicare a quattro passi da me, in una cappella
del duomo, di su un palpitino bassissimo, a un piccolo uditorio, l’ultima sera del mese di maggio per
la « chiusura » come si suol dire « del mese mariano ». Giuseppe Sarto mi fece l’effetto d essere uii
oratore mediocre: è certo in ogni modo che parecchi
pastori nostri sono assai più bravi predicatori di lui.
Ma torniamo in carreggiata. Ho dunque aperto il
Breve Compendio, e a pagina-45 vi leggo :
< I peccati contro lo Spirito Santo sono sei :
Disperazione della salute — Presunzione di salvarsi
senza merito — Impugnazione della verità conosciuta
— Invidia della grazia altrui — Ostinazione nel
peccato — Impenitenta finale ».
Nessun commento per ora, salvo questo: è evidente — non è vero ? — che qui i Cattolici romani
hanno moltiplicato per... sei !
Agostino pranecschi.
IPRIMAVERA della VI'T'A
Anche quest’anno per iniziativa della A. C. D. G.
di Genova fu tenuto nel giorno 8 Settembre corr.
nn culto all’aperto fra evangelici di Genova e Sampierdarena.
Dopo il culto, gl’intervenuti presero parte ad un
modesto pranzo, durante il quale regnò gioia completa.
Un grazie sincero a tutti coloro che cooperarono
alla riuscita della lietissima festa fraterna.
Achille Canapa
ECHI DELLE MISSIONI
Senanga, 23 giugno 1908.
Care amiche delle Zambesie d’Italia,
Eccoci radunati in conferenza da una settimana circa,
e mentre quei signori stanno discutendo sugli interessi dell’opera, a noi donne venne dato il dolce incarico di scrivere alle amiche lontane d’Italia, Francia,
Svizzera, Germania ed Inghilterra, che, in mille modi
gentili, pensano a noi e ci danno prove del loro vivo
affetto. _ . • •
Senanga è una delle nostre più simpatiche stazioni,
situata sopra una codina di 30 m. circa; ha una vista
splendida sul fiume, che appunto qui, si divide in due
rami ed è circondato da una vegetazione magnifica, cosi
verde e fresca che i miei occhi, abituati alla sabbia ed
alla pianura sterile di Lukona, non possono saziarsi di
contemplare ed ammirare. Nessuna di voi certo, care
amiche, può immaginare la gioia ed il riposo di questo
ritrovo annuo.
Per noi donne specialmente; poiché lasciamo le no-
6
stre occupazioni giornaliere, ben materiali sovente; e
vi è un tal quale piacere, a sedersi a tavola senza
conoscere la lista dei piatti e mangiare il pane fatto
da altri, che ha sempre un sapore speciale.
Nulla di più interessante che il vedere un po’ dappertutto dei gruppi di signore che stanno facendo altre
piccole conferenze, discutendo sui diversi soggetti che
preoccuparono ognuna di noi durante l’anno trascorso.
Sono specialmente i nostri fanciulli che occupano i
nostri spiriti, il modo di educarli con amore e nello
stesso tempo con fermezza.
Appunto ieri facevamo il calcolo dei fanciulli che si
trovano nelle nostre diverse stazioni missionarie, e ne
abbiamo trovati 200 circa; certo essi sono l’avvenire del1 opera nostra, ed è per questo che malgrado molte disillusioni e molte sofferenze, continuiamo a consacrar
loro una buona parte del nostro tempo.
Care amiche, pensando ai nostri fanciulli, sentiamo il
cuore pieno di riconoscenza per voi che ogni anno ci
mandate vestiti ed una quantità di altri oggetti che ci
sono tanto utili per loro.
Grazie a tutte voi, signore e signorine, per la parte
attiva che prendete all’opera nostra e per l’interesse
e l’affetto di cui ci circondate.
Prima di darvi un piccolo resoconto del lavoro fatto
durante quest’anno, vi domando scusa del mio silenzio
che mi pesa assai, ma devo altresì confessare, che non
fu sempre colpa mia. Il primo anno di vita missionaria è sempre il più difficile, poiché tutto è da imparare, la lingua, il modo di comportarsi ccgl’indigeni, ecc., ecc., senza contare le indisposizioni, vero
tributo che si deve pagare al clima.
Tuttavia, nonostante molte difficoltà ed inquietudini
non possiamo che ringraziare il Signore, perchè sempre
abbiamo sentito la sua presenza, specialmente nelle ore
-tristi.
Certo la Missione dello Zambesi non è facile, anzi
direi che è realmente difficile; l’immoralità che regna
in un modo spaventevole ci fa fare di giorno in giorno
scoperte spiacevoli, ed è perciò che cerchiamo d’avere
molti fanciulli in tutte le nostre stazioni, per sottrarli
all’influenza nefasta ed alla corruzione dei loro vil
• laggi
Una delle mie gioie durante questo primo anno di
attività missionaria fu la scuola, assai numerosa a Lukona (80 allievi all’incirca) e tale certo che ognuna di
voi si sarebbe compiaciuta vedendo quegli occhi vivi,
e la costanza colla quale i nostri fanciulli cercano di
superare le difficoltà, ed imparano i primi elementi
della lettura e della scrittura.
Certo sono da ammirare i nostri scolari, e molti piccoli bianchi di mia conoscenza potrebbero prendere
esempio da loro, perchè non sono spinti dai genitori
allo studio, ma vengono di propria volontà, ed ognuno
deve lavorare 8 giorni per guadagnarsi la lavagna e
2 per guadagnarsi il gesso con cui scrivono.
Ma se la scuola è una gioia per noi, siamo tristi
nel vedere l’insufficenza di personale.
Ognuna delle nostre stazioni avrebbe bisogno di un
missionario ammogliato, di una istitutrice, di un missionario artigiano che si occupasse dei lavori materiali,
e inoltre di un evangelista indigeno. Ma, ahimè, quanto
lontani siamo da questo bel sogno 1 e se non vedremo
presto giungere rinforzi, ci troveremo forse obbligati
a chiudere una o due delle nostre stazioni.
Eravamo 21 tra donne e uomini all’apertura della
nostra conferenza, ma oggi stesse il signor Berger colla
signora e ì loro fanciulli ci hanno lasciati, dovendo
raggiungere il piroscafo che li condurrà in Europa per
il loro tempo di riposo. Anche la signorina Amez Droz
e la signora ed il signor Coisson sono partiti e il nostro cuore si stringeva nel vedere tanti buoni amici
allontanarsi.
A Livingstone, la signora Coisson proseguirà sola il
suo viaggio, per ritornare presso i suoi bambini, mentre
il signor Coisson ritornerà a Mabumbù, per riprendere
il suo lavoro alla scuola normale.
Se vi parlo di loro, è affinchè preghiate in modo speciale per questi amici, che fanno il più gran sacrificio che£possa essere domandato a due esseri che si
amano I
Mancava alla nostra riunione il signor e la signora
Hnguenin, rimasti a Lukona per la direzione della segheria e lafsignorina Kiener rimasta a Mabumbù, gli
amici Bégnin, che lasciano quest’anno l'opera, dovendo
ritornare presso i loro figlinoli, ed il signor e la signora Luigi Jalla che ahimè sono cosi lontani da noi
tutti I
Aspettiamo con ansia il ritorno dei Velia che an
dranno a stabilirsi a Sesheké, e dei Vernet, che si stabiliranno a Léaluj con noi ed il signor A. Jalla.
Noi lasciamo il nostro caro Lukona ove fummo cosi
felici durante quest’anno, per recarci alla capitale,
e certo non è senza ansia, perchè le difficoltà sono assai
più grandi in un centro come Léaluj; ma poiché la
Conferenza ha deciso questo cambiamento, l’accettiamo,
domandando a Dio di assisterci sempre più, e dirigerci
in ogni cosa.
I nostri artigiani fecero un immenso lavoro quest’anno
A Lukona la nostra Chiesa, lavoro del signor Roulet
è un bel edilizio con campanile in legno del paese; e
quello che specialmente ci fece piacere fu la spontaneità colla quale tutti i pagani prestarono il loro aiuto
nell’erezioue di questa casa di Dio.
Gli uomini portarono il legname e la paglia per il
tetto, i fanciulli della scuola la terra per i muri e le
donne fecero l’intonacatura, tutti senza pretendere la
minima ricompensa.
A Mabumbù pure diverse case in mattone furono
erette, ed una a Sefula, e siamo felici di pensare che
I questo è un lavoro duraturo e che gli amici che vi
abitano, saranno d’ora in poi tranquilli e liberati da
tanti insetti, che rendono pur troppo sovente la vita
difficile, specialmente poi le zanzare che dànno la
febbre.
I nostri Evangelisti indigeni ci fecero passare, ahimè,
ore tristi ! Quello di Nalolo, Stefano, che andò in Europa
col signor Coillard, ci lasciò per lavorare coi mercanti
bianchì, e la condotta di Davida, di Lukona, ci mostra come la vera religione di Cristo sia pur troppo in
essi ancora molto superficiale.
Care amiche, se vi parlo con sincerità, non solo delle
nostre gioie, ma delie nostre gravi difficoltà, non è certo
per scoraggiarvi, ma piuttosto affinchè preghiate sempre
più per noi che lottiamo, e per questa nazione che vogliamo sottrarre al male.
Le difficoltà materiali, le privazioni, i viaggi pericolosi sono per cosi dire storia antica allo Zambesi, ma
altre difficoltà sono sorte, tutte morali, e rendono l’opera
di Cristo molto difficile.
Colla nostra profonda riconoscenza vi mandiamo i
nostri affettuosi saluti.
In nome della Conferenza dello Zambesi.
Kella Penisola e nelle Jsole
(Ifotizie delle nostre Chiese)
PREsidehz» del comitato
L’indirizzo del Presidente, signor Arturo Muston, è d’ora in poi : Via Nazionale, n. 107, Roma.
Quivi dirigere la corrispondenza.
Barcellona (Sicilia)
Ci si annunzia la dipartenza della signora V. Fazio
« donna di sincera fede cristiana ». Quasi tutti gli evangelici di Barcellona e dei villaggi vicini ne accompagnarono la salma al cimitero ; ove evangelici e
non evangelici riudirono il dolce messaggio divino.
« Ella non è morta, ma dorme ». L’Iddio consolatore
sostenga i cuori afflitti !
Elena Fuhrmann.
L’ultima lettera del missionario valdese L. Jalla riferisce . « I coniugi Béguin abbandonano definitivamente
la nostra Missione; i coniugi Volla succedon loro a
Sesheke ; i Lageard occupano Nalolo ; gli Ellenberger
sono a Lukona ed i Fuhrmann alla capitale Léaluj con
Adolfo Jalla. Qui alle Victoria Falls la cappella regalata dalla Zambesìa di Londra sarà terminata nel corrente agosto. E’ semplice e assai bella. Intanto tengo
i culti all’aria aperta con 100 a 150 indigeni ; ed ivi
pure faccio loro scuola serale in settimana. Il mio
cavallo essendo morto, nelle mie visite missionarie son
costretto a dormir fuori di casa.
La quarta conferenza missionaria si è riunita qui a
fine luglio. Per alloggiare gl’intervenuti abbiam piantato sette tende, e fabbricato due grandi capanne, più
una terza quale sala da pranzo. La responsabilità dei
pasti fu affidata all’albergatore di Livigstone. Erano
presenti 37 persone che rappresentavano 12 società.
Malgrado la varietà d’opinioni, l’unione fu completa e
perfetta sempre. Ci edificava lo spirito che animava
tutte le sedute e le discussioni, e vi abbiamo imparato
molte cose utili ed interessanti. I missionari costituiscono una forza per tutto ciò che è buono ed utile,
forza sulla quale il governo può fare' assegnamento.
Erano rappresentate tutte le società missionarie del
Sud Africa britannico, salvo gli Anglicani ; ed era pure
presente il Lowe agente della Società Biblica B. e P.
a Johannesburg ».
O. Jalla,
Hanno Pagato PAbbonamento :
Clerico Virginio.— Signora Bianeardi. — Bossi Luigi
— Pascal Henry — Ruggieri Giuseppe (2- sem.) ^ Cavo
Adele (!• sem.)—Vallebuona Vittorio. — Dellagiovam
paola Stefano. — Pastore Argento (2* sem)._Vi<*or
Grange (2- sem.) — Panasela Biagio (Aprile — Dicembre). — Contessa Agnese de Oalleani. — Lanza Giuseppe. E. P. Arias (2’ sem.) — Giovanni Arbanasich
— Sannella Francesco. — G. B. Sciaocaluga. — G. D.
Cougn. — L. Angelini.
Le seguenti notizie si leggono nella Relazione an! nua, che il nostro Comitato ha teste presentata al
Sinodo.
G-enova
Quest’anno ancora parecchie volte fummo chiamati
ad accompagnare a Stagliene le spoglie mortali dei
nostri fratelli in fede.
Fummo gradevolmente colpiti dalla testimonianza di
un vecchio più che ottantenne che alcuni anni or sono
aveva comperato una tomba nel cimitero protestante.
Ultimamente, essendo ammalato, si ebbe le cure più
assidue di una nostra sorella. « Voi avete comperato,
gli diceva questa, un posto per il corpo, ma all’anima
ci avete pensato ? ». « Il posto per 1’ anima, fu la risposta, è stato comprato molti anni or sono da Cristo,
e non mi è costato, nulla ».
Soddisfacentissimo fu l’esame dei catecumeni, e di
grande incoraggiamento per il pastore la lettera eh’essi
gli scrissero per ringraziarlo, al termine dell’istruzione
religiosa.
La frequentazione del culto della Domenica mattina
è buona, e altrettanto possiamo dire di quello delle
cinque pomeridiane per parecchi mesi dell’anno.
Milano
S. Oiovanni in Conca
Il pastore, rima.sto quasi tutto il tempo solo all’ opera, è stato efficacemente coadiuvato dai Monitori e
Monitrici, i quali si sono messi all’opera con generoso
slancio, e sopratutto dal sig. Adolfo Giampiccoli, il
quale si è incaricato di dirigere la Scuola Domenicale
di S. Giovanni in Conca, affinchè il pastore potesse attendere aU’istruzione dei catecumeni che s’impartisce
contem poraneamente.
I culti della Domenica mattina sono sempre incoraggianti e possiamo contare ogni volta sopra un uditorio numeroso e raccolto, e nelle solennità cristiane
il nostro vasto locale non solo si riempie di uditori,
ma parecchi devono rimanere in piedi.
La nostra cara Lettrice della Bibbia, che ha oltrepassato gli ottant’anni ed è stata messa a riposo, continua ad occuparsi dell’ Opera per quanto le sue forze
indebolite lo permettono.
E’ doveroso ricordare e ringraziare le gentili signore
della Società di lavoro, le quali, oltre la loro contribuzione personale in danaro ed in lavoro, con un Bazar raccolgono i fondi necessari per compiere le loro
numerose opere di beneficenza e versare alla Cassa
della Chiesa una oblazione annua di L. 500.
Un caldo ringraziamento, dice la relazione, dobbiamo
ancora aH’As//o Evangelico per ammalati, diretto con
una cura tutta speciale dal no.stro anziano, sig. cav.
Gio. Cramer. L’Asilo è divenuto troppo piccolo pei bisogni sempre crescenti della popolazione evangelica
della città e sì lavora ora attivamente ad ingrandirlo
Foro Bonaparte
Il 14 Maggio u. s. il Pastore ha sostenuto un contradditorio sulla esistenza di Dìo, in presenza di ben
200 persone, in maggioranza atee-materialiste, nella
Casa degli operai dell’ Umanitaria. Questo fatto ha avuto una ripercussione considerevole ed ha dato luogo
a conversazioni tra credenti ed atei, tanto che negli
stabilimenti circostanti, i giorni seguenti, non si parlava d’altro.
Monza
La persecuzione non è stata risparmiata a questi
fratelli, ma essa non valse a staccarli dal Cristo. Un
matrimonio, ad onta dell’opposizione dei male intenzionati che minacciarono lo sposo di farlo licenziare dal
7
LA LUCE
suo impiego, se non faceva il matrimonio nella Chiesa
romana, venne celebrato civilmente a Monza e religiosamente nella Chiesa di Foro fionaparte a Milano.
Lugano
Oltre alle solite predicazioni in italiano e in francese, il Pastore sig. Calvino diede pure una conferenza
scientifica in una sala comunale, gentilmente e gratuitamente messa a sua disposizione, e prese una parte
molto attiva al Congresso della Società abolizionista
internazionale, che si tenne a Lugano in Settembre u. s.
Il sig. Calvino si assentò due volte per recarsi
in Germania. Una volta, passò per Parigi per dare
Anx Hautes études sociales (Sorbonne) una conferenza
sul tema : Libres penseurs et libres croyants dans PItalie contemporaine.
Como
Fra gli ammessi, dev’essere ricordato uno proveniente
daU’ebraismo. Dopo lunga ed accurata istruzione, egli
si decise ad abbracciare 1’ Evangelo, fece la sua confermazione nell’atto stesso del battesimo, al quale tenne
dietro la S. Cena. La cerimonia riusci commoventissima, tanto più che il nuovo battezzato giunse all’undicesima ora, avendo 68 anni di età.
Oltre alle conferenze date in Chiesa, e che attrassero un uditorio colto e numeroso, il sig. Silva ha
dato pure tre conferenze di carattere religioso e sociale,
airUniversità popolare Pro Cultura. Esse riscossero
l’approvazione generale ed i giornali ne parlarono in
un modo veramente lusinghiero. Più di un migliaio di
persone vi assistevano e cosi il pastore ha avuto una
favorevole occasione di far conoscere la nostra Chiesa
e l’opera che facciamo.
Chiasso
Il sig. Silva ha potuto fare opera di evangelizzazione
fra gli emigranti. Di fronte all’ Istituto Bonomelli, è
sorta un’opera intitolata a Garibaldi, sussidiata dalla
Dante Alighieri. Il nostro pastore ha ottenuto di visitare liberamente i locali dell’opera suddetta e di fare
propaganda fra gli emigranti. Cosi egli si trovò più
volte in contatto con centinaia di essi, ai quali egli
potè distribuire opuscoli. Nuovi Testamenti e dare gl’indirizzi delle Chiese evangeliche, tanto a coloro che si
recavano in Isvizzera che a coloro che rimpatriavano.
Turate
Furono pure visitati gli Evangelici, veterani delle
patrie battaglie, che sono ricoverati>ella Casa Umberto I
a Turate. Pur troppo, non vi è più quell’aria di libertà
religiosa che vi si respirava prima ! Per l’intromessione
d’un alto personaggio, una cappella papista venne eretta nell’interno della casa e vi furono messe le monache. Esse fanno di tutto per ostacolare la libertà
dei nostri, ed il sig. Silva ha dovuto ricorrere alla
Direzione per ottenere che qualche fratello evangelico
veterano possa assistere di giorno e di notte i nostri
fratelli ammalati o moribondi, onde sottrarli alle pressioni che le monache esercitano su di essi per farli
abiurare l’Evangelo. Nell’occasione di un funerale in
quella casa, vi fu una bella testimonianza di fede evangelica, che i veterani ricordano con compiacenza.
Brescia
Un fratello consacra i suoi scarsi giorni di vacanza
a scrivere passi biblici sulle pareti del locale di culto
ed a rinfrescare le iscrizioni sulle lapidi del nostro
camposanto.
Una bambina della Scuola Domenicale giace ammalata nell’ospedale civile con febbre alta e persistente.
Un prete le si accosta per catechizzarla a modo suo
e le dice : « Ho sentito che tu sei protestante. Bada,
bimba mia, che sei sulla via della perdizione. Per salvare 1’ anima tu devi entrare nella Chiesa romana, la
quale ò al giorno d’oggi quello che era l’arca di Noè
al tempo del diluvio ». La bambina, ancorché fosse tormentata in quel punto da febbre altissima (40 gradi)
ebbe la forza di rispondere, a tono, ohe Gesù le bastava
e che si sentiva sicura nelle sue mani. Il pastore si
rivolse alla Direzione, ottenendo che si richiamasse all’ordine l’intollerante ecclesiastico.
Guidizzolo
Un fratello ammalato, ricoverato nell’ospedale, ha
«aputo edificare tutti - camerati, suore e medici - colle
sue parale dì fede e di speranza.
Santa Lucia
Gli aderenti, data la loro serietà, sono l’oggetto delle
nostre più vive speranze pel futuro. Fra gli uditori ai
«ulti serali, abbiamo notato (^uasi regolarmente sette
operai atei e che apertamente si professano contrari
ad ogni religione... Due fratelli, che abitano ad oltre
due ore di distanza, durante la stagione in cui i lavori campestri sono meno urgenti, occupano sempre il
loro posto al culto.
Dodici bambini della Scuola Domenicale che tra l’andata ed il ritorno devono fare 7 chilometri di strada
sono sempre al loro posto. Una bambina, che ha disposizione pel canto, raduna le sue amiche in casa sua
ed insegna loro a cantare le lodi di Dio.
Schivenoglia
Un funerale evangelico ha prodotto una profonda
impressione sulla numerosa folla che vi prese paite
ed un cattolico si accostò dopo al sig. Maggi per dirgli ; « Quando morrò io, lascerò detto che voglio Lei
ai miei funerali. »
Bevere
Durante l’inverno, da novembre a Pasqua, il sig. Simeoni ha tenuto, tutte le settimane, delle conferenze
serali che furono frequentatissime, qualche volta fino
al punto che chi giungeva in ritardo, per entrare nel
Tempio, doveva passare per la porticina che dà nel
cortile, perchè fin la piazzetta era affollata di gente.
Q,uattrocase
Un funerale evangelico fece tanta impressione che
molti piangevano dalla commozione ed, avvicinatisi al
pastore, alcuni gli dissero che mai avevano udito parlare di Gesù come in quella sera.
Bergantino
È indescrivibile l’entusiasmo di quella gente che non
ci conosce neppur di nome ! In breve, sempre insistentemente invitato, mi recai, dice il sig. Simeoni, molte
volte e parlai sempre sulla piazza ad un uditorio affollato ed attentissimo. Ebbi da principio il sospetto
che si volesse sfruttare la mia persona a scopo puramente anticlericale, ed ebbi dei momenti di esitazione
di fronte alle amare esperienze e delusioni del passato.
Perciò, prima in private conversazioni, poi in una conferenza, parlai chiaro ed esposi apertamente chi siamo,
lo scopo della nostra propaganda, il modo come intendiamo il Cristianesimo Evangelico. Terminando, dimandai se essi si sentivano di seguirci, sulla via indicata, senza altro Capo all’infuori del Cristo e senz’altra
autorità all’infuori della sua Parola. Fu un « sì » formidabile, uscito da centinaia di petti o meglio di anime
che, in quel momento, pareva gareggiassero in amore
pel Cristo coi Cristiani delle Catacombe e coi martiri
della nostra storia. Fu allora che, commosso, colle lagrime agli occhi, salutai, in nome di Cristo e della
Chiesa alla quale appartengo, i primi fratelli evangelici di Bergantino.
Felónica Fo
A Felónica Po, ove l’opera nostra va sempre bene
come in passato, abbiamo pure una Scuola di quarta
e di quinta elementare. Il nostro Maestro Evangelista
non avendo potuto ottenere l’autorizzazione di presiedere una Scuola mista, ed il Comitato non avendo alcuna maestra disponibile, il sig. Giudici, pur di non
chiudere la Scuola o parte di essa, si sobbarcò all’ingente lavoro di fare scuola dalle 8 alle 12 pei maschi
e dalle 14 alle 18 per le femmine.
Verona
Una sorella che giace 'all’ospedale da quattro anni,
senza potersi muovere dal letto, testimouia con grande
costanza dell’Evangelo.
Una serie di conferenze, annunziate gratuitamente
dai giornali cittadini, ottenne un successo lusinghiero
e ciascuna conferenza fu frequentata, durante la stagione
invernale, da un numero considerevole di estranei, in
gran parte persone colte.
Un negoziante della città, che si dichiara incredulo,
disse al pastore; « Nei momenti in cui mi sento preso
dalla tristizia e dal disgusto delle cose della vita, ho
un gran bisogno di ascoltar la Parola Dio ». Una sera
alla fine d’ima conferenza, un distinto impiegato gli disse;
« Mi dica come io possa, al più presto, liberai mi dagli
errori in cui sono vissuto fino adesso ; mi dia tutti i
libri evangelici che ha a sua disposizione perchè possa
istruirmi ».
Un funzionario di P. S., mandato ad assistere ad
una conferenza in cui si temeva si parlasse di politica,
non volle andarsene prima di aver stretta la mano al
pastore, e gli disse; * Sapevo bene che i pastori evangelici non si occupano mai di politica dal palpito,
tuttavia questa è stata una buona occasione per me di
sentire, per la prima volta, l’Evangelo. Le dichiaro che,
d’ora innanzi, farò frequenti visite alla sua Chiesa non
come funzionario di P. S., ma come un cittadino che
ha bisogno di edificazione e di cibo spirituale. »
Venezia
Nella nuova bella cappella sono state date delle conferenze speciali che hanno attratto un discreto numero di estranei, e l’opera di evangelizzazione è stata
proseguita ancora per mezzo d’una Scuola serale di
lingue francese, inglese e tedesca che ha annoverato
68 iscritti, dei quali solo 8 Evangelici, gli altri 60 o
Cattolici romani o Israeliti. La Società del Lavoro ha
compiuto, anche quest’anno, l’opera sua benefica a favore dei poveri della Chiesa e dei bambini della Scuola
Domenicale, ed ha validamente cooperato alla buona
riuscita dell’annuo Bazzar, che ha dato la bella somma
mai raggiunta prima, di L. 977 nette
La Zambesia Venesiana ha continuato ad occuparsi
in un modo pratico delle Missioni.
OLTRE LE flLRI E 1 nflRI
(Notizie delle Chiese Evangeliche estere)
Svizzera,. Suor Emma Serri, Direttrice delle
novizie all’Istituto delle Diaconesse di St. Loup, è
morta il 17 Agosto u. s, in età di 59 anni, dopo lunghi
,patimenti con pazienza sopportati. Ella era stata chiamata giovanissima al delicato quanto difficile compito
di formare le aspiranti diaconesse al loro ministerio
d’amore presso gli ammalati. Suor Emma non venne
meno all’aspettazione e servi in modo esemplare qual
diaconessa, per -ben 39 anni, modello alle sue novizie
delle qualità più preziose e più rare. Quasi tutte le
diaconesse attualmente nell’opera l’avevano avnta a loro
maestra e l’amavano come diletta compagna ed amica.
Quando la si vedeva, la sera di un di di festa, per St,
Loup, attorniata dalle sue alunne cantare con esse il
cantico della diaconessa, si sentiva quanto vi fosse in
queU’anima eletta di forte consacrazione al Signore ed
all’opera sua.
I funerali di lei ebbero luogo a St. Loup, e riuscirono
imponenti. Si vide allora quanto fosse apprezzata quella
soave e nobilissima donna — il cui nome, simbolo di
servizio sublime, erasi fatto conoscere, per virtù d irradiazione, ben lontano dalla casa dove aveva trascorso
l’utilissima vita. I sentimenti dei molti astanti trovarono efficaci interpreti nel Sig. Prof. Ch. Porret di
Losanna, nei Sjg, Pastori J. Gross (Neuveville) BonetGirard (Chaux-de-Fonds) ed altri ancora.
(Semaine religieuse)
Scozia. E’ morto in età di 72 anni il Past. D.
John Robson amico della Chiesa Valdese, il quale, dopo
aver lavorato nella Missione del Eadjpontana, tornò
dalle Indie per motivi di salute, ed accettò nel 1876
la direzione di una delle Chiese di Aberdeen ch egli
doveva poi servire per ben 22 anni. Ebbe pure l’alto
onore di essere nominato, nel 1899, Moderatore del sinodo della sua Chiesa. JohuEobson era il fratello maggiore di Sir Henry Eobson, ottimo amico dell’opera
nostra, già tanto provato per la recente dipartita della
sua diletta consorte. A lui ed alla famiglia afflitta affettuose cordoglianze.__________________
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
Ult;iib«uc uitota -------- —--------
Lotschberg. Richiedesi che possa insegnar «auto. Per
informazioni rivolgergi al Sig. Stefano Revel a Kandersteg (Berna) Svizzera ».
Moiiirn FliannDiirn provetto, in grandi strettezze
luuulull uUQIiyiilluU accetterebbe qualsiasi impiego.
Pretese modeste. Si rivolge a tutti i fratelli nella fede
per ottenere il loro appoggio morale. Scrivere all’amministrazione del giornale « La Luce » Via Magenta
18 Roma, — alle iniziali Dr E. B._______________________
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LA LUCE
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La prima edizione di 5000 copie essendo stata smaltita in meno di dieci mesi,
gli Editori hanno preparata una seconda edizione di altre 5000 copie. Essa sarà pronta
per il mese di Novembre 1908.
Oltre alle correzioni ed ai vari ritocchi in tutta la raccolta, gli inni per la Scuola
Domenicale cioè i numeri 286 a 318 sono stati completamente rifatti, essendosi aggiunto
ad ognuno le parti del tenore e del basso pel canto a coro e per l’accompagnamento
istrumentale.
La nuova edizione verrà stampata su carta assai migliore e meno trasparente.
Le legature in tela saranno di stile nuovo, accoppiando serietà ed eleganza.
Prezzo del volume franco in tutto il Regno L1T{E UJ^ñ.
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quattro tempora. — Le quattro stagioni. — Ecclissi. —
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