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Anno 114 - N. 32-33
11 agosto 1978 - L. 200
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1® Gruppo bis/70
nlaLiOTECA VALDE3S
10066 TORRE PEI LICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
AL CENTRO DELLA SESSIONE CONGIUNTA DEL SINODO VALDESE E DELLA CONFERENZA METODISTA
TRE PUNTI FERMI
Dopo aver raggiunto importanti risultati sul piano delle formulazioni
si tratta ora di costruirne la realizzazione concreta con l’impegno dei
singoli e delle comunità
Interruzione della gravidanza,
Intesa con Io Stato, Integrazione
valdo-metodista. Queste tre « I »
hanno costituito i momenti salienti del Sinodo e della Conferenza nella loro sessione congiunta e rappresentano altrettanti risultati in campo sociale,
politico ed ecclesiastico.
Interruzione
volontaria
della gravidanza
Iniziamo queste prime note
dal problema di maggiore attualità e per questo più atteso: la
discussione sull’aborto ha richiamato nella galleria dell’aula sinodale il pienone delle grandi occasioni, che ha partecipato alla
discussione con i soli mezzi a
sua disposizione: il mormorio e
l'applauso. Un condizionamento
per i membri della sessione congiunta? Sono convinto che sarebbe ingiusto e sbagliato pensare
che il pubblico in galleria e —
molto di più — il pubblico più
vasto del paese, rappresentato
dalle insistenti richieste di « anticipazioni » da parte dei giornalisti che seguivano i lavori, abbiano influito sulla decisione presa. Certo, come è detto nel
preambolo, l'entrata in vigore
della legge, il ¡dibattito in corso
nel paese, la richiesta di una indicazione avanzata dal Comitato
di coordinamento degli ospedali
evangelici, hanno promosso la
presa di posizione della sessione
congiunta, ma il dibattito sulTargomento, per quanto « giovane » nelle nostre chiese, ha radici ed espressioni ben anteriori
rispetto agli ultimi sviluppi della regolazione del problema dell’aborto in Italia. Ricordiamo i
dibattiti che si sono svolti in
molte delle nostre chiese al tempo ormai lontano della raccolta di firme per il referendum
abrogativo, il Congresso delle organizzazioni femminili valdese e
metodista del 1974 sul tema dell’aborto, preparato da studi e
dibattiti locali in moltissime comunità, gli articoli apparsi sul
nostro giornale e gli opuscoli
editi dalla Claudiana e da ultimo
le prese di posizione di organi
responsabili della gestione di
ospedali evangelici. Tutto questo
ha rappresentato lo sfondo notevolmente omogeneo su cui si è
costruita la dichiarazione della
sessione congiunta che ha avuto
per supporto e fondamento un
documento teologico elaborato
da una commissione che ha riferito al Corpo Pastorale il giorno
prima deH'apertura di Sinodo e
Conferenza.
È certo che la dichiarazione
del Sinodo non dice tutto quello
che si sarebbe potuto dire al riguardo ed ha un carattere contingente (ma quale decisione etica
protestante non ha valore prov
PAUSA ESTIVA
L’Eco-Luce sospende le
pubblicazioni per tre settimane. Il prossimo numero porterà pertanto la
data dell’8 settembre.
visorio, a differenza del carattere immutabile ed eterno che vuole avere l’etica cattolica?); tuttavia essa rappresenta quanto le
nostre chiese valdesi e metodiste, pur senza una unanimità,
ma con un largo consenso, sentono di poter affermare oggi:
una dichiarazione caratterizzata
da tre punti qualificanti: il rifiuto di una giustificazione morale e religiosa delTaborto insieme al riconoscimento della nostra corresponsabilità nella presente situazione; la scelta della
solidarietà sociale e fraterna al
posto della repressione autoritaria nel contesto concreto della
situazione italiana e della crociata cattolica; l’impegno nella società civile per l’eliminazione
dell’aborto basato sullo strumento caratteristico della tradizione protestante: l’educazione.
Intesa
Il momento della votazione
deO’atto con cui Sinodo e Conferenza hanno approvato il testo
dell’Intesa tra lo Stato italiano
e le nostre Chiese è stato forse
meno intenso rispetto alla votazione dello scorso anno, ma non
certo meno importante. L’anno
scorso il voto finale aveva concluso un intensissimo lavoro di
esame punto per punto delle nostre proposte per l’Intesa ed era
stato particolarmente importante perché conteneva il mandato
a concludere affidato a Tavola e
Comitato Permanente sulla base
delle linee indicate come irrinunciabili: si votava con l’emozione
di ritrovarsi durante Tanno seguente o come sessione ordinaria 1978 con l’Intesa firmata dai
rappresentanti dello Stato e delle nostre Chiese, o come sessione
straordinaria convocata nel caso di una non accettazione da
parte della delegazione statale
dei nostri principi.
Nel voto della sessione congiunta di quest’anno è forse stata presente una certa delusione:
si è atteso fino aU’ultimo durante il mese di luglio la possibilità
che l’Intesa fosse firmata dalle
due parti contraenti, ma questo
non è stato possibile. Il voto
della sessione congiunta (dopo
una discussione limitata a pochissimi articoli) è stato così
una ratifica della deliberazione
con cui Tavola e Comitato Permanente hanno riconosciuto la
completa rispondenza dell’Intesa ai principi da noi enunciati e
dichiarati irrinunciabili.
Ma per quanto ancora mancante della firma finale, l’Intesa da
noi approvata in questa sessione
ha un’ importanza che difficilmente si potrebbe esagerare. I
principi irrinunciabili che da lungo tempo sono i nostri — il rifiuto di ogni privilegio e di qualsiasi ingerenza esterna — erano
finora sconosciuti nel nostro paese in cui Io Stato era abituato a
confrontarsi con i principi ben
diversi del rapnorto concordatario. Ora, l’Intesa ha registrato
la nostra particolarità e la nostra specifica identità. Come osserva Giorgio Peyrof nelTintroduzione al « dossier » della Claudiana che riporterà il testo dell’Intesa, le nostre chiese « hanno
voluto che dall'Intesa risultasse
precisato in modo autentico il
loro modo di essere e che di conseguenza il loro atteggiamento
verso lo Stato venisse giudicato
secondo che esse lo avvertono,
evitando di essere valutate in
funzione di espressioni e concetti che magari rappresentano
quello che altri pensava che esse
fossero e viceversa non sono ».
F. Giampiccoli
(Continua a pag. 8)
In testa al corteo dei membri del Sinodo e della Conferenza d
didato alla consacrazione Antonio Adamo tra i pastori Valdo Benecchi (a sinistra) che ha presieduto il culto e Gino Conte che ha
tenuto la predicazione. Dietro, da sinistra, diversi rnembri della
Tavola e del Comitato Permanente: presidente Sergio Aquilante,
Aurelio Sbaffi, Sergio Bianconi, Giorgio Bouchard, Enrico Ciliari,
Domenico Cappella, Guido Colucci, moderatore Aldo Sbaffi e Salvatore Ricciardi.
Se dunque...
Filippesi 2: 1-11
Il brano dell'epistola -ai Filippesi che abbiamo letto è noto
soprattutto per lo stupendo inno
cristologico che lo conclude.
Questo inno che malgrado le dispute- degli esegeti sulla sua autenticità paolinica e le difficoltà
di ermeneutica dovute ad una
terminologia che ha scarsi riscontri nella terminologia neotestamentaria, continua ad esercitare un fascino particolare sulla nostra anima di credenti, ci
richiama ai canti veterotestamentari del Servitore dell’Eterno e rimane, comunque, uno degli esempi più significativi della
ricchezza e della essenzialità liturgica della chiesa primitiva.
Un inno, che con il suo tema dominante della gloria manifesta
Integrazione valdo-metodista
DICHIARAZIONE DELLA CONFERENZA METODISTA
Dopo più di un secolo di evangelizzazione
nel nostro paese e a diciassette anni dalla sua
autonomia, raggiunto il completamento del
processo di integrazione tra le chiese metodiste e le chiese valdesi, la Conferenza della
Chiesa Evangelica Metodista d'Italia, a conclusione della sua ultima sessione ordinaria, sente di dovere al Signore un ringraziamento per
l'opera che sotto la sua benedizione le è stato
concesso di compiere, e sente parimenti di dovere esprimere la propria gioia per essere
giunti, con la formazione di un'unica assemblea sinodale, alla costituzione coi fratelli vaidesi, di una comune struttura ecclesiastica.
La Conferenza si è rallegrata nel vedere la
progressiva maturazione della consapevolezza
con la quale le chiese metodiste, non spinte da
spirito di necessità né senza momenti di sofferta meditazione per la soluzione dei problemi
che inevitabilmente il processo comportava,
hanno unanimemente espresso il loro consenso ad una integrazione fondata sul reciproco
riconoscimento dei valori spirituali e storici
contenuti nelle tradizioni metodista e valdese,
e volta alla evangelizzazione.
La Conferenza stima di poter comunicare
alle chiese, con il presente atto, che una fase
della propria esperienza di vita si è conclusa
e che, passando alla nuova esperienza di una
strutturazione sinodale, una nuova fase di vita si apre.
ATTO DEL SINODO VALDESE
Il Sinodo riceve da parte del Presidente
della Conferenza metodista la comunicazione
che la Conferenza stessa ha approvato ed
esprime la sua gioia profonda e la sua riconoscenza al Signore per il fatto che il processo
di integrazione globale tra le chiese metodiste
e le chiese valdesi potrà giungere così alla
sua piena attuazione nella sessione sinodale
del 1979, in adempimento del 1° atto d'integrazione approvato nel 1975.
ta nell’abbassamento e nel servizio, rimane un preciso punto
di riferimento per la Chiesa,
sempre tentata di avere un diverso sentimento da quello « che
è stato in Cristo Gesù » (v. 5).
I pochi pensieri che vorrei condividere con voi, vorrei però
trarli dai versetti che precedono
l’inno cristologico. Sono versetti
nei quali l’apostolo sembra riassumere per la chiesa di Filippi,
ma anche per la Chiesa nel corso
della sua storia — e quindi anche per noi — tre aspetti essenziali della vita cristiana: unita,
umiltà e servizio.
I primi due aspetti sono
espressi in modo esplicito. Il
terzo predomina nell'inno cristologico che ci coinvolge con il
suo solenne esordio: « abbiate in
voi lo stesso sentimento ohe è
stato in Cristo Gesù » (v. 5).
Noi tutti sappiamo quanto sta
pertinente per le nostre chiese e
per le nostre comunità locali
l’invito apostolico ad avere « un
medesimo sentimento, un medesimo amore, essendo d’un unico
sentire » (v. 2). Questo non significa che dobbiamo livellare i nostri pensieri, rinunciare alle nostre scelte, limitare la nostra libertà di espressione su quanto
avviene nel mondo e nella Chiesa. Tantomeno significa che il
mio impegno di testimonianza
debba coincidere con quello del
mio fratello nella scelta degli
ambienti e delle forme. Essere
di « un animo » e di « un unico
sentire », si riferisce al fine e
non ai modi. Significa non rompere la comunione, che è comunione in Cristo e non comunione
di ideologie o di metodi. Significa ricordare che l’amore fraterno non può essere infranto, perché la nostra fraternità non fa
parte delle nostre scelte: appartiene al nostro essere di credenti, è un dono che ci è stato fatto:
« uno solo è il Padre vostro... e
voi SIETE tutti fratelli» (Matt.
23: 9, 10).
Quante volte, invece, noi rompiamo questa comunione, vanifichiamo questo dono della fraternità, perché lo « spirito di parte » prende il sopravvento e la
« vanagloria », questo opposto
deU’umiltà, muta il nostro zelo
Mario Sbaffl
(Continua a pag. 2)
2
11 agosto 1978
T
Metodisti :
CONFERENZA METODISTA: LA RELAZIONE DEL PASTORE SERGIO AQUILANTE
apertura Ufi passo in più verso i'unità
al del protestantesimo italiano
domani
Raggiunto un tipo nuovo di unità collegato alla Riforma e nel sostegno alla Federazione
L’ultima Conferenza metodista
è stata tutta permeata dalla convinzione che con l’integrazione
con /e chiese valdesi alle chiese
metodiste è assicurata la continuazione e il rafforzamento dell'opera di evangelizzazione che
sempre è stata caratteristica del
metodismo italiano. Tutta una
giornata è stata dedicata a discuterne e puntualizzarne forma e
sostanza. Lo scorso anno tutte
le comunità erano state appunto
invitate a dedicare la loro attività alla evangelizzazione svolgendo, ognuna di esse, almeno
uria giornata esplicitamente dedicata a questo scopo ed impostandone una continuazione anche per il futuro. L’esame di
quanto è stato fatto nel decorso
anno ecclesiastico e le direttive
per quarito si dovrà continuare'
a fare è stato appunto l’argomento centrale della attività della Conferenza '78.
Trionfalismo per quanto si è
fatto? Certamente no, perché
sempre poco è quanto si riesce a
realizzare di fronte alla imponenza del lavoro che si dovrebbe svolgere. Ma la constatazione
che il vecchio spìrito « metodista », riassumibile in quella che
sì suol chiamare la "teologia
della prassi" è ancora vivo e dà
ancora qualche frutto. Lo dà sìa
all'internù delle comunità che
vengono sempre più chiarhate a
rendersi conto che (sempre per
usare una vecchia terminologìa
metodista) se alla « giustificazione » non segue la « santificazione » nulla è stato fatto. E che la
« santificazione » non va ristretta
alla edificazione individuale (pur
necessaria e inevitabile premessa) ma si completa nell’azione
verso l’esterno ed in una testimonianza fatta di cose e non di
.sole parole.
E dà i suoi frutti quindi anche
verso l’esterno ogniqualvolta la
« testimonianza » arriva ad incidere nel vivo della società nella
quale viviamo. Di qui le numerose iniziative avviate da piccole e
grandi comunità con inserimento, tentato e solo parzialmente
raggiunto, della comunità stessa
nella vita della città.
È ben chiaro che un lavoro del
genere non è mai finito ed è valido solo se continua e sì sviluppa sia nel tempo, che nello spazio allargando le zone su cui la
influenza di una comunità evangelica può inserirsi e farsi sentire come tale. E la Conferenza ha
ben compreso, sembra a chi scrive, come di testimonianza evangelica debba trattarsi e come
tale qualificata e centrata su impostazioni e concetti che siano
propri della nostra cultura.
La Conferenza ha anche dovuto occuparsi di sistemare la sua
organizzazione, e quella delle
chiese che rappresenta, nel quadro dei nuovi organismi integrati. L’esperienza dirà se e come vi
è riuscita e soprattutto dirà se
attraverso queste delibere organizzative è riuscita a portare nei
nuovi organismi quello spirito
« metodista » che è suo dovere
apportare alla vita delle nuove
strutture.
Non si può chiudere un resoconto di questa Conferenza senza ricordare che in essa è stata
annunciata la prossima emeritazione del pastore Mario Sbaffi.
Sembra quasi avere un valore di
simbolo questa che è in realtà
una semplice coincidenza temporale. Ma sia i diciassette anni di
autonomia, ricordati all’inizio,
sia l’inserimento nei nuovi organismi integrati debbono molto a
Mario Sbaffi. Un’opera è compiuta e si apre una nuova fase
di lavoro e di vita. Ad essa certo
parteciperà, anche fuori dalle
istituzioni formali ecclesiastiche
un uomo come Mario Sbaffi, ma
rimane la nostra riconoscenza
per quanto egli ha dato alla nostra chiesa.
Domenica 30 luglio sera, nell’aula magna del Collegio Valdese, si sono aperti i lavori della
Conferenza metodista. Ultima,
prima del Sinodo unico del 1979.
Dopo l’ampia introduzione di
Giovanni Ghelli, vice-presidente
dell’assemblea, è andato al microfono il pastore Sergio Aquilante, da quattro anni, presidente della Conferenza.
Dopo aver ricordato che il patto d’integrazione è giunto, senza forzature né ritardi, alla fase
conclusiva rispetto a tutte le
scadenze stabilite di comune accordo, Aquilante ha ribadito:
«Tale patto non è mai stato né è il risultato di calcoli opportunistici dettati da situazioni contingenti e neppure il risultato di facili entusiasmi che
non reggono alle difficoltà del
reale. Per quel che ci riguarda
— ha aggiunto il presidente —
elaborarlo, accettarlo e soprattutto incominciare a viverlo, ha
richiesto decisioni meditate e.
talvolta sofferte. Noi metodisti
— così prosegue l’intervento —
In vista del Sinodo unico
1979 è stata approvata, dalla
Conferenza, una normativa transitoria che attribuisce una serie
di compiti, legati alle Commissioni, al Comitato Permanente Metodista. Il rapporto
del Comitato Permanente, verrà esaminato in sede di assemblea sinodale.
Per esigenze di spazio ci vediamo costretti a rinviare al
prossimo numero che porterà la
data dell’8 settembre altre no
tizie sulla Conferenza : il mes.
saggio del vice-presidente, l’ordine del giorno sull’evangelizzazione, eoe.
Niso De Michelis
vi siamo arrivati dopo un’analisi attenta della storia e della
situazione delle chiese evangeliche in Italia. Su questa base
molti di noi hanno maturato il
profondo convincimento che queste chiese non possono trovare
la loro unità, cui aspiriamo con
tanta passione, nella versione
aggiornata di una ’chiesa evangelica italiana’, che le comprenda tutte e tutte le livelli, né
possono alla lunga sussistere fuori di un collegamento concreto
con la Riforma del XVI secolo.
Questa nostra analisi ci ha condotto a riconoscere nel movimento valdese l’unico luogo storico in cui sia possibile realizzare in Italia quell’esseijziale
collegamento con la Riforma e,
all’interno di questo, un tipo
nuovo d’unità ».
Escluso ogni origlio denominazionale e sottolineato il pieno
sostegno alla Federazione delle
Chiese Evangeliche (che tra l’altro nasce dopo l’inizio del processo d’integrazione valdo-metodista), Aquilante ha ricordato
che questa unità di tipo nuovo
s’inserisce, rafforzandola, nella
Federazione delle chiese evangeliche; fermo restando l’obiettivo
comune, senza interpretazioni
esclusiviste, dell’unità organica
del protestantesimo italiano.
Con uno sguardo al prossimo
anno, Aquilante ha ricordato
che l’integrazione significa sostanzialmente riconoscere « nella storia del movimento valdese
anche la propria storia e nel suo
Sinodo il momento in cui si
prendono le decisioni comuni, si
eleggono gli organismi esecutivi
unitari ed in cui le varie chiese
locali, su un piano di pari dignità e pur mantenendo ciascuna
le proprie caratteristiche... manifestano la loro unità di fede,
di vocazione e disciplina ».
Sebbene modesta, perché modesta è la nostra chiesa — ha
aggiunto Aquilante parlando della « dote metodista » — essa è
caratterizzata da alcune linee;
intervento nel sociale, visione
del compito delle chiese (« la
scelta dei minimi », già espressa
nella Conferenza di Savona del
’68), riflessione originale sul significato del culto, ruolo del pastore (« strumento d’aggregazione comunitaria »), ricerca di una
linea di lavoro nell’attuale situazione italiana («lotta alla
cultura cattòlica », tema della
Conferenza del 1975) e l’impegno ecumenico.
A questo punto il presidente
ha allargato lo sguardo su temi
sociali, raccogliendo le esperienze evangelistiche degli ultimi
anni, E dalle diverse esperienze
emerge una linea, di smascheramento dei condizionamenti
culturali, non ultimo quello cattolico, che s’inserisce all’interno
della lotta per la trasformazione della società. Analizzando poi
l’atteggiamento marxista nei
confronti della religione, nel rapporto tra struttura e sovrastruttura, Aquilante ha registrato le
ultime novità in campo italiano,
in cui si nega « l’idea di un conflitto assoluto tra fede e socialismo ». Ma gli sbocchi teorizzati dai marxisti contemporanei, come quelli dell’analisi
gramsciana non sono adeguati —
ha affermato Aquilante — alla
nostra situazione specifica. Non
sono cioè capaci di modificare
nel profondo i comportamenti e
l’ideologia dominante fondata
sui valori di mediazione dell’autorità e della gerarchia. Infatti,
ha subito aggiunto: « Noi poniarno con forza questo interrogativo: com’è possibile costruire
da noi una nuova umanità, fare
una ’rivoluzione culturale’ indispensabile all’acquisizione
di una coscienza critica se quegli elementi frenanti non vengono aggredii sul terreno loro
proprio? ».
Si tratta, quindi, di incidere
nel profondo del popolo non solo attraverso la critica al cattolicesimo ma modificando, sulla
base dell Evangelo, l’idea stessa
^ Dio. Non più Firraggiungibile
Dio cattolico, a cui si arriva solo trarnite mediazioni, ma il Dio
che chiama ad un rapporto diretto e di conseguenza trasfofrna. i comportamenti che cessano di essere succubi delle mediazioni dell’autorità e si aprono a una nuova dimensione partecipativa. Anche in politica.
Tra il teologico e il sociale,
cercando di esprimere le recenti posizioni metodiste. Aquilante ha proseguito il discorso con
una lunga citazione del libro di
Sergio Carile: « Attualità del
pensiero metodista » (Claudiana), ricordando che questa linea
di lavoro d.eve essere sottoposta
al vaglio critico di tutte le chiese e non vuol essere la linea di
una « corrente metodista ».
Certamente il metodismo non
scompare nel mare valdese. All’interno del Sinodo rimane
rOPCEMI (Opera per le Chiese
La morte
del Papa
Mentre andiamo in macchina è giunta da poco la
notizia della morte di
Paolo VI.
Per quanto la figura del
Papa - Vicario di Cristo
incarni uno dei principali
elementi che ci allontanano dalla Chiesa romana —
e al di là dell’imponente
« cordoglio d’ufficio » dei
grandi mezzi di comunicazione di masc.a — vogliamo essere vicini a quanti,
tra i fratelli cattolici con
cui abbiamo contatto, sono colpiti per la scomparsa del Capo della Chiesa
di cui sono membri.
Metodiste in Italia) con competenze specifiche in campo amministrativo ed ecumenico. Attraverso Tadempimento dei propri compiti specifici, anche finanziari, il metodismo potrà
continuare a sussistere come
piccola componente della nuova
struttura ecclesiastica. Infine, a
conclusione del suo messaggio,
il presidente, dopo aver espresso che il patto d’integrazione
non è fine a se stesso ma diviene un mezzo sempre più efficace per un rilancio dell’evangelizzazione in Italia, ha guardato
all’attuale crisi sia economica
che spirituale. « Taluno — ha
aggiunto al proposito — parla
di degradazione inesorabile della vita sociale e di riflesso individuale. Personalmente non ri
tengo che tutto sia perduto per
cui non valga più la pena di vivere e combattere per un futuro
migliore. Rifiuto nel modo più
netto ogni tendenza all'autodistruzione o al ripiegamento sul
personale e alla fuga dall’impegno e dalle lotte. Questo perché
sono persuaso che nella situazione, indubbiamente critica, è
tuttavia presente e reale una
possibilità di « salvezza »: quella che è data dall’Evangelo di
Gesù Cristo ». È chiaro che questa possibilità di salvezza passa
attraverso un profondo ravvedimento ovvero un radicale rinnovarsi della vita sociale e individuale a tutti i livelli.
Servizio a cura di
G. Platone
Se dunque...
(segue da pag. 1)
in spirito di competizione, in volontà di emergere. E allora il nostro preteso zelo fa di noi semplicemente degli zeloti.
Le differenze di tendenza e di
impegno sono sempre un arricchimento per la Chiesa a condizione che anziché combattersi si
confrontino e che le vicendevoli
posizioni non siano giudicate a
priori, ma approfondite in spirito di carità.
Tutto questo, però, richiede
uno spirito di umiltà. E l’inno
cristologico ci ricorda che non si
può parlare di umiltà senza un
preciso riferimento all'atto di
umiliazione vissuto da Cristo.
Atto di umiltà il quale fonda e
condiziona l'umiltà dei credenti
e della Chiesa.
L’umiltà in astratto si trasforma spesso in orgoglio. Soprattutto in orgoglio spirituale. E l’orgoglio spirituale rompe la fraternità perché fa stimare noi stessi
più degli altri.
Carlo Barth, nel suo commentario all'Epistola ai Filippesi,
scrive che in questa vericope « vi
è come il nocciolo dell’etica paolina ». Un’etica, scrive Barth,
« che sembra esigere così poco
mentre in realtà esige tutto
quando chiede a ciascuno di
scendere dal trono sul quale è
assiso e dirige i suoi pensieri ed
il suo sguardo verso la cosa unica; quella che interessa anche
l’altro e nella quale tutti debbono ritrovarsi per essere uniti ».
Un’etica che « sembra esigere
così poco ». Ma è proprio perché
questo « così poco » in realtà esige tutto, che l’apostolo, scrivendo ai Filippesi, non soccombe
all’illusione di rivolgersi ad una
comunità che possa vivere pienamente la vita cristiana: « Se
dunque vi è QUALCHE consolazione in Cristo, qualche conforto
d’amore, qualche comunione di
spirito, qualche tenerezza d’affetto e qualche compassione... ».
(V. 1).
Qualche...
Questo può significare che
Paolo chieda ai cristiani di Filippi di esserlo, almeno in parte,
nella concretezza della loro vita
singola e comunitaria. Almeno
in parte, ma veramente, in modo
genuino. Perché non siamo chiamati ad essere dei « piccoli santi », ma siamo chiamati a costituire la « comunità dei santi »
questo concetto paolinico che
troppo facilmente poniamo nel
dimenticatoio.
Certo, questo « qualche » può
apparire un concetto riduttivo.
Ma quanta pienezza di testimonianza e di impegno se lo assumessimo con la serietà e l’umiltà che ci è richiesta.
Ed un ultimo pensiero: in questo brano risuona costantemente
un SE. È un « se » che troviamo
più volte negli evangeli e ci richiama alla nostra identità di
credenti: « Se perseverate nella
mia parola siete veramente miei
discepoli, e conoscerete la verità
e la verità vi farà liberi » (Giov.
8: 31, 32).
È un « se » che ci ammonisce
e ci ricorda la nostra responsabilità come singoli e come Chiesa: « Se il sale diviene insipido...
non è più buono a nulla se non
ad essere gettato via e calpestato dagli uomini » (Matt. 5: 13).
È un « se » che non lascia dubbi sulle caratteristiche del discepolato: « Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso,
prenda la sua croce e mi segua »
(Le. 9: 23).
Ed è anche un « se » ricco di
promessa: « Se qualcuno mi
ama, osserverà la mia parola; e
il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui» (Giov. 14: 23).
E oltre ai molti altri « se »
pronunciati da Gesù, vi sono
quelli altrettanto numerosi delle
lettere apostoliche che ci ricordano non soltanto i principi dell’etica cristiana, ma scandiscono
quelli della nostra fede: «se mentre eravamo nemici siamo stati
riconciliati con Dio, tanto più
ora, essendo riconciliati, saremo
salvati mediante la sua vita »
(Rom. 5: 10). « Se uno è uditore
della Parola e non facitore, è simile ad un uomo che mira la sua
naturai faccia in uno specchio; e
quando s’è mirato se ne va; e
subito dimentica quel che era »
(Giac. 1; 23, 24). «Se uno dice:
Io amo Dio e odia il suo fratello » (1 Giov. 4: 20).
E poi: « Se non ho carità, divento un rame risonante o uno
squillante cembalo... se non ho
carità non son nulla... se non ho
carità, niente mi giova » ( 1 Cor.
13: 1-3).
Se... C’è sempre un « se » di
Dio e della sua Parola sulla nostra vita di credenti, sulla vita
della Chiesa, su quella delle nostre comunità. È il « se » che risuona sulla scelta primaria, fondamentale, che il Signore ha fatto per noi quando ci ha rivolto
vocazione e quando ci ha chiamati a servizio nella varietà dei
doni con i quali Egli vuole arricchire la sua Chiesa. È il « se »
che tiene conto della nostra
umana debolezza, ma è anche il
« se » che rompendo ogni inimicizia, e frattura, e orgoglio, ci
eleva alla dignità di amici del
nostro Signore: « Voi siete miei
amici, se fate le cose che io vi
comando » (Giov. 15: 13).
Sulla scia di questo « se » ci
aiuti Iddio non soltanto a condurre i nostri lavori in questi
giorni particolari ma a prolungarli nelle nostre comunità nelle
quali siamo chiamati a testimoniare in umiltà, avendo « un medesimo sentimento, un medesimo amore, essendo d’un animo
e di un unico sentire ».
Mario Sbaffi
(predicazione tenuta nel quadro del Sinodo e della Conferenza)
3
11 agosto 1978
I LAVORI DELLA QUINTA ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
Liberazione è
il nuovo nome della pace
La grande assemblea di Praga
della Conferenza Cristiana della
Pace su un tema così stimolante e impegnativo si è svolta in
sei giorni di intensi lavori. Dare
un’idea delle impressioni riportate è estremamente difficile per
la varietà dei rapporti avuti e
l’abbondanza delle relazioni e
delle comunicazioni ascoltate.
Potrei dire subito la mia ammirazione per la visione dei più
che seicento delegati ed osservatori, provenienti da tutte le parti del mondo, dall’Est e dall’Ovest, e in numero significativo dai paesi dell’Asia e deH’Africa. Ma questo è un aspetto superficiale e facilmente riscontrabile in altre assemblee internazionali ed ecumeniche.
Potrei aggiungere, allora, che
mi ha sorpreso quanta attenzione le Chiese cristiane dimostrino per i temi della pace, articolati nella loro concretezza e ruotanti attorno alle esigenze della
coesistenza pacifica, della cooperazione internazionale e dei diritti umani, affermate dall’accordo di Helsinki. Da noi in Italia,
non solo e non tanto tra gli evangelici, ma nella grande stampa,
anche in quella cattolica, questi
argomenti sono poco noti e poco
discussi.
La dimensione
politica e storica
della fede
Più in particolare vorrei considerare tre aspetti di questa Assemblea. Nel culto di apertura,
la predicazione del vescovo metodista Iacinto Ordonez di Costa
Rica sottolineava l’esigenza per
i cristiani di partire dalla dimensione politica e storica della propria fede; solo la conoscenza
della sofferenza del popolo permette al cristiano di trasformare, come Zaccaria dopo la nascita di Giovanni Battista (Le.
1: 67), il mestiere di prete in ruolo profetico, la liturgia in progetti di liberazione, nella convinzione che « liberazione è il nuovo nome della pace ».
Questa esigenza di una storicizzazione della fede è un tema
di riflessione svilunpato da noi
afl’intemo della EGEI (e in ambito CpS), cioè in una parte limitata della Chiesa, e non è ancora patrimonio acquisito. Viceversa le riflessioni della CCP
prendono le mosse proprio da
questa prospettiva, consentendo
quindi un dibattito su un terreno più avanzato, sgombro da pregiudiziali spiritualistiche, o clericali, o settarie.
Anche la chiesa
più conservatrice
La seconda osservazione che
mi sembra importante è la constatazione che un tale terreno di
confronto viene assunto anche
dalla più antica e, per certi aspetti, dalla più conservatrice delle
Chiese cristiane: la Chiesa Ortodossa. Questa Chiesa era rappresentata a Praga dai più alti
esponenti della sua gerarchia:
vescovi, metropoliti. Tra gli altri,
il presidente uscente della CCP,
il Metropolita di Leningrado e
Novgorod, Nicodim, nel suo intervento, condannando la corsa
agli armamenti e la produzione
della bomba N, ha ricordato che
« compito dei cristiani, conte
membri della Chiesa, è di testimoniare al mondo l’eterno valore della vita, il valore dell’essere
umano, l’mammissibilità di ogni
ingiustizia, manifestata in ogni
forma ». Per questo la pace è
inconcepibile senza giustizia e
« solo l’unione di popoli liberi
può sviluppare e soddisfare i
loro normali bisogni spirituali e
fisici ». Se la guerra fredda è oggi lontana e i principi di coesistenza pacifica e di cooperazione
si fanno strada nei rapporti internazionali, occorre essere anche consapevoli che vi sono « uomini politici che si uniscono nella politica del passato » e « queste forze di ieri continuano a impedire la distensione internazio
nale ». E nel nome della pace e
della solidarietà il Metropolita
Nicodim ha chiesto che i cristiani aiutino attivamente le popolazioni dello Zimbawe e della Namibia nella loro lotta. Anche il
messaggio del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Pimen,
ha ricordato la naturale aspirazione alla libertà e alla giustizia
di quei popoli africani, condannando altresì i regimi dittatoriali militari dell’America Latina.
Ricordando che questo patriarca è, per così dire, il Papa
dell'Oriente, lascio al lettore di
verificare differenze e analogie
con la gerarchia cattolica.
La forte presenza
del terzo mondo
Il terzo aspetto interessante
deH’Assemblea di Praga mi sembra essere stata la forte e dialettica presenza del terzo mondo,
soprattutto Afro-Asiatico. Agli
occhi dei cristiani di questi pae
si c’è un filo continuo tra impegno antirazzista e lotta antimperialista e la condanna del capitalismo si salda alla polemica con
i paesi sviluppati e industrializzati. Qui si inseriscono elementi
per un dibattito che può rompere la univocità di uno schieramento che potrebbe sembrare
filosovietico in modo settario e
subalterno. La relazione del vescovo ortodosso indiano Gregorios ha documentato gli squilibri
economici del mondo odierno,
denunciando le manovre delle
Società Multinazionali contro la
pace e la giustizia, ma ricordando anche le disparità economiche dei paesi socialisti, tra i quali URSS, Cecoslovacchia e Germania Democratica hanno condizioni privilegiate.
Per concludere, vorrei notare
che nella Conferenza di Praga si
è sentita poco la voce degli evangelici dell’Est Europeo e mi domando se, in questo contesto,
non possa trovare un significativo ruolo proprio la nostra presenza di cristiani dell’Europa oc
A Praga da tutto il mondo
Si è tenuta a Praga, dal 22 al 27
giugno 1978, la V Assemblea della
Conferenza Cristiana della Pace
(CCP). L'importanza e del movimento e dì questa assemblea si rileva
sia dalla partecipazione (606 cristiani provenienti da 84 paesi e da 43
diverse denominazioni cristiane), sia
dai messaggi pervenuti all'Assemblea (molti capi di stato, di organizzazioni internazionali ed ecumeniche; Kurt Waldheim, W. Brandt, capì dì stato dei vari paesi dell est,
Julius Nyerere, F. Castro, Arafat, il
vescovo Collo Winter, Giorgio Casalis, ecc.).
All'Assemblea, che ha dibattuto
il tema: « L'appello di Dio alla solidarietà. 1 cristiani per la pace, la
giustizia e la liberazione », centrando la riflessione biblica su Luca 1 : 79
« per guidare i nostri passi verso la
via della pace », è stato presente
anche il metropolita Pimen, patriarca
di Mosca e di tutte le Russie, oltre
a personalità di rilievo dell'ecumene, come il pastore Nìemoller, ¡1
teologo Moltmann, il padre dì M.L.
King, il poeta Ernesto Cardenal, ecc.
Al metropolita di Leningrado, Nikodim, è stata affidata la presidenza onoraria della CCP, mentre a presidente effettivo è stato eletto il
vescovo della chiesa riformata ungherese, Karoly Toth, già segretario
generale. Alla carica di segretario
generale è stato chiamato il past.
L. Mirejovsky, della chiesa dei fratelli boemi.
La delegazione italiana era composta da Valdo Benecchì, di Milano,
Filippo Gentìlòni Silverì, di Roma,
Emilio Nitti, di Napoli, Sergio Ribet, di Torino, e Paolo Ricca, di
Roma.
Nel Comitato di lavoro — l'esecutivo di circa 40 membri — è stato eletto Valdo Benecchi. Nel Comitato di continuazione del lavoro, oltre allo stesso Benecchi, sono stati
eletti Emilio Nìtti e Luciano Martini
di Firenze.
S. R.
cidentale, di quanti viviamo il
rapporto tra fede e impegno politico, compiendo una scelta di
lotta per il socialismo in questa
parte delFEuropa, dove il socia
lismo non c’è, ma lo si vuole costruire con apporti pluralistici
nella riaffermazione e nella estensione della democrazia.
Emilio Nitti
L’ESERCITO DELLA SALVEZZA HA 100 ANNI
Un modo diverso
di vivere la fede
« ’’Verranno in molti dal nord
e dal sud, dall’est e dall’ovest;
parteciperanno tutti al banchetto nel regno di Dio” (Luca 13;
29). Possa questo Congresso internazionale essere un anticipo
del giorno in cui questa promessa sarà pienamente adempiuta». Nello spìrito di questo
auspicio introduttàvo, che è autentica preghiera, si è tenuto a
Londra dal 30! giugno al 9 luglio
il quinto Congresso Internazionale dell’Esercito della Salvezza.
Non è certo possibile descrivere, sia pur brevemente, il complesso delle riunioni, studi biblici, concerti, rappresentazioni
sceniche, proiezioni, cortei, adunanze all’aperto, che hanno caratterizzato 1’« invasione » di
Londra da parte di circa 30.000
salutisti di tutto il mondo. Ricorderemo sommariamente, per
sottolineare l’importanza dell’evento, il ricevimento della bandiera salutista nell’Abbazia di
Westminster, la presenza e il discorso del principe Carlo alla
cerimonia di apertura nella gigantesca Empire Pool di Wembley, il corteo dei duemila delegati ufficiali, divisi per nazione
di provenienza, dalla Horse
Guards Parade per le vie centrali di Londra, a traffico fermo, con arrivo in Trafalgar
Square e adunanza nella grande piazza con migliaia di presenti. Ricorderemo ancora i magnifici concerti delle varie ’’Staff
Bands” nella prestigiosa cornice della Royal Albert Hall, il
coro con 1.000 elementi, il commovente stupendo « musical »
« The blood of thè Lamb » (Il
sangue dell’agnello) rappresentato in prima esecuzione nel
nuovo auditorium di Wembley,
l’adunata generale di chiusura
nel grande ben noto stadio.
Ma, al di là di tutto ciò (che
qualcuno potrebbe definire ’esteriorità’) vogliamo notare qualcosa di molta importanza, dal
punto di vista di un credente
valdese che ha seguito il Congresso. Innanzitutto lo spirito
di lode e di adorazione del Signore che permeavano tutte le
attività, tutte le riunioni, per
cui ogni cosa diveniva vero atto
di culto. E questo non è certo
poco, in un’epoca in cui, da noi,
si discute sul significato del culto, sulla pesantezza di una liturgia rigida. Sulla scarsità della
frequenza. Sentendo il termine
« congresso » noi pensiamo necessariamente a relazioni verbali, a discussioni, a correnti, a
votazioni e così via, come avvie
ne per i partiti politici, e, purtroppo, anche nelle nostre assemblee e nei nostri Sinodi.
Non immaginiamo un Congresso che sia tutto una sinfonia di
lode al Signore, l’uiùsono di migliaia di voci osannanti, la potente ricarica spirituale generata dal trovarsi con autentici fratelli ad adorare lo stesso Dio. La
riscoperta dell’adorazione nel
culto e nelle nostre assemblee
rappresenterebbe anche per noi
orgogliosi membri di chiese storiche un prezioso mezzo per superare la nostra innegabile crisi.
La seconda osservazione, connessa con la precedente, è la
presenza dei giovani al Congresso : migliaia di giovani impegnati ed entusiasti. Non è vero dunque che i giovani d’oggi
siano costituzionalmente indifferenti, anche se l’atteggiamento
giovanile in Italia è al riguardo
più difficile che altrove, probabilmente per l’indigestione di
slogans estremistici in quest’ultimo decennio, che hanno finito
per nauseare molti giovani rendendo loro più arduo l’entusiasmarsi per ciò che veramente
conta. Se ai giovani si presentano attività ben programmate,
che li interessino e li occupino.
essi vengono, e si pongono nella migliore disposizione d’animo
per avere, in seguito se non subito, un’autentica esperienza personale di fede, i: quanto fa l’Esercito della Salvezza con le sue
multiformi attività specifiche
per i giovani; bande musicali,
corali, piccoli complessi, tamburelliste, teatro ( drammi e « musicals » a carattere religioso),
gruppi scoutistici, e con la sua
potente opera sociale che impegna migliaia di giovani: centri
anziani, asili nido, ospedali, dispensari, orfanotrofi, scuole, centri per sordomuti, per handicappati, per drogati, mense e
dormitori popolari, pensioni per
studenti, case di riabilitazione
per ragazze, gruppi di emergenza per calamità naturali... per
citare solo le principali attività
sociali. E tutto questo anche in
Gran Bretagna e nei paesi più
sviluppati, ove non mancano
certo i centri di attività giovanile e le opere sociali pubbliche.
Significato di « testimonianza
cristiana » !
Un giornalista de « L’Europeo », comméntando giorni fa
un suo breve servizio fotografico sul Congresso, concludeva facendo notare che « una risata
Protestantesimo
Lunedì 21 agosto
seconda rete - ore 22.45
Replica : Piero Jahier :
L’eredità dei padri e la ricerca etica nelle sue opere.
Lunedì 4 settembre
seconda rete - ore 22.45
Notiziario Evangelico
sulla vita e i fatti degli
evangelici in Italia e nel
mondo.
Culto radio
agosto
20 - Piero Bensi
27 - Piero Bensi
settembre
3 - Piero Bensi
non può essere una risposta valida ai perché del successo dell’Esercito della Salvezza... e non
si può dimenticare il fatto che,
insieme ai romanzi veristi di
Dickens e Zola, è stato proprio
questo ’’esercito” a dare la spinta decisiva a tutta la legislazione sociale moderna dell’Occidente ». Una domanda polemica
allora s’impone; nel giudicare
l’Esercito della Salvezza non
mostriamo talvolta noi evangelici_non salutisti minore sensibilità e maggior prevenzione di
quelle manifestate da questo
osservatore esterno?
Adriano Donini
...Poi venne Paolo
Il grande teologo Qscar Cullmann, in ima conferenza tenuta
al CEC dal titolo « La preghiera
nelle Epistole Paoline », in presenza di numerosi pastori, prelati e professori, prendendo spunto dal passo di Romani 8; 26, riconferma energicamente l’importanza della glossolalia nella
chiesa.
Ad essa si riferiscono — dice
Cullmann — i « sospiri ineffabili » del passo citato ed il pregare
« con lo Spirito » in confronto
al pregare « con l’intelligenza »
di I Cor. 14:15, oltre a tutti gli
altri passi più espliciti. La glossolalia è un parlare inarticolato,
sorta di balbettio incomprensibile a chi non è anche lui rapito
dallo Spirito Santo, ma chiaro a
Dio, scevro da ogni imperfezione umana, dettato dallo Spirito Santo, vera « lingua degli angeli ». Paolo — continua
il teologo — ringrazia Dio per la
capacità che ha di parlare in lingue più di tutti gli altri e mette
questo dono alla fine della lista
dei doni spirituali di I Cor. 12
non perché sia più piccolo o meno importante degli altri, ma per
umiltà nei confronti di Dio e per
non inorgoglirsi sui fratelli che
non lo possiedono. Il teologo ha
parlato a lungo e con chiarezza
biblica su questo particolare argomento.
Con un parallelo biblico si può
dire ohe Oscar Cullmann, amando i valdesi ed avendo udito
della loro scarsa conoscenza delle manifestazioni dello Spirito
Santo, come fecero Priscilla ed
Aquila con Apollo, li ha presi con
sé ed ha esposto loro più appieno la via di Dio (Atti 18:26). Ma
ad Efeso, dopo le precisazioni dì
Priscilla ed Aquila, giunse Paolo,
che passando dalla teoria alla
pratica, invocò lo Spirito Santo
sui discepoli lì radunati imponendo loro le mani. E « dopo che
Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro,
e parlavano in altre lingue » (Atti 18: 24 - 19: 6).
Ci sarà per noi valdesi, per
questo popolo duro di orecchi e
di cuore, un apostolo come Paolo?
Il corso per laici (soprattutto
valdesi e battisti) è stato tenuto durante l’anno accademico
1977-78, alla Facoltà di teologia
dal prof. M. Sinigaglia.
Con oltre 25 lezioni sono stati
esaminati i grandi temi dell’Antico Testamento (fonti, profetismo, deuteronomio, salmi, ecc.),
scendendo nei particolari quando necessario. 'Tali lezioni, interessantissime data la competenza veramente speciale e fuori del comune del professore, sono state nello stesso tempo predicazioni nelle quali il Cristo veniva additato in continuazione.
La teologia, specie quella del
Von Rad, è stata trasportata dai
libri al pubblico medio, e la cultura dei dotti è stata trasmessa
con semplicità ed immediatezza
in un’atmosfera di fede ed amore.
Sperando in una maggiore partecipazione per il futuro ringrazio il Signore per i ministeri che
suscita nella sua chiesa.
Mario Cignoni
4
11 agosto 1978
S> SONO SVOLTE DAL 30 LUGLIO AL 4 AGOSTO
SINODO E
CONFERENZA
Riuniti nello stesso culto inaugurale —
nella foto una veduta del tempio gremito di
Torre Pellice durante la liturgia condotta
dal pastore Valdo Benecchi della chiesa metodista di Milano — i membri del Sinodo
Valdese e della Conferenza Metodista hanno
anche avuto in comune una sessione con
giunta delle loro due assemblee. Ciò è ormai
consuetudine da alcuni anni. Ma è significativo il crescendo che ha avuto luogo dall’inizio di integrazione. Mentre all’inizio il tempo per la sessione congiunta era più limitato
e pochi erano i temi trattati oltre al « Patto
di integrazione » e alle sue implicazioni,
ELEZIONI
TAVOLA VALDESE
Aldo Sbaffi, Moderatore ; Alberto Taccia, Vice Moderatore ; Guido Colucci, Salvatore Ricciardi, Franco Sommani, Sergio Bianconi, Valdo Fornerone, membri.
COMITATO PERMANENTE
Sergio Aquilante, Presidente; Giovanni Ghelli, Vice Presidente;
Aurelio Sbaffi, Segretario ; Domenico Cappella, Enrico Ciliari, membri.
CONSIGLIO DELLA FACOLTA’
COMMISSIONE lOV
COMITATO COLLEGIO VALDESE
COMMISSIONE D’ESAME TAVOLA
COMMISSIONE D’ESAME CIOV
Bruno Corsani, Luigi Santini, Marco Davite, Domenico Cappella, Marco Rostan.
nuovi membri eletti: Aldo Durand, effettivo; Marco Gay, onorario.
Spgio Gay, Enrica Malan, Alfredo Poet, Giovanni Conte, Daniele Ghigo, Marisa Pons, Romano Puy.
Luciano Deodato, presidente ; Bruno Bellion, Gianni Rostan,
Mario Peyronel ; supplenti : Ermanno Genre, -Bruno Mathieu.
Giuseppe Platone, relatore ; Eugenio Rivoir, Miriam Bein, Enrico Charbonnier ; supplenti : Paolo Ribet, Teofilo Pons, Costante
Costantino, Adele Deodato.
SEGR. ATTIVITÀ’ FEMM. METOD.
SEGR. REVISIONE CONTI
Maria Grazia Sbaffi.
Aldo Chiara.
Aborto
La recente entrata in vigore della legge che
in determinati casi consente l’interruzione volontaria della gravidanza, il dibattito che nel
paese ha accompagnato l’elaborazione e l’attuazione di tale legge, la richiesta del Comitato
di coordinamento tra gli ospedali evangelici di
una indicazione al riguardo da parte del Sinodo e della Conferenza, ci inducono alle seguenti considerazioni:
indubbiamente una via per eliminare intanto
la piaga dell’aborto clandestino, anche se l’appiicazione dell’istituto dell’obiezione di coscienza al caso dell’interruzione volontaria della gravidanza — nelle specifiche modalità previste e
soprattutto nel suo uso distorto determinato
dalla crociata promossa dalla Chiesa di Roma — ne ostacola gravemente l’attuazione.
II.
Non ci sembra possibile innanzi tutto prescindere dalla situazione che ha condotto alla
emanazione di tale legge. È indubbio che una
procreazione cosciente e responsabile e una
pianificazione familiare nel nostro paese sono
state rese quasi impossibili per la stragrande
maggiorahza della popolazione;
a) da una legislazione che fino a pochi anni or sono impediva di fatto qualsiasi seria informazione sui mezzi indispensabili per una
regolazione delle nascite;
b) dalla carenza di strutture pubbliche che,
rimosso un tale ostacolo, consentissero a tutti
l’informazione ed una appropriata educazione
sessuale ;
c) dalla posizione della Chiesa Cattolica
Romana che — rifiutando tutti i mezzi di regolazione delle nascite che non fossero quelli
cos’i detti naturali — con un pesante condizionamento impedisce di fatto^ una procreazione
consapevole. Questa situazione, che ha rappresentato una violenza soprattutto sulla donna,
inducendola molte volte ad una maternità di
fatto imposta, ha condotto al dilatarsi del fenomeno dell’aborto in forma clandestina, posto che, fino alla recente legge, l’interruz>Dne
volontaria della gravidanza era in ogni caso
punita come reato.
La vecchia normativa che prendeva in considerazione l’aborto solo per punirlo si è dimostrata una cattiva legge, poiché non ha impedito il fenomeno ed ha generato una grave disuguaglianza ; è noto invero che le donne dotate di mezzi ecocpmici sufficienti hanno praticato l’aborto senza rischi, ricorrendo a medici compiacenti in un contesto di crescente
speculMione, ovvero praticandolo in paesi esteri dove era consentita, mentre le donne che
di tali mezzi non disponevano lo hanno praticato in condizioni di grave pericolo per la loro
vita.
Si è verificata cosi, una seconda violenza sulla donna, indotta ad un atto profondamente
doloroso oltre che punito dalla legge.
L’aver rimosso questa legge e averla sostituita con una nuova organica normativa apre
In base al messaggio evangelico, se da una
parte non accettiamo certo di risolvere la questione con l’identificare nell’aborto il male assoluto « legando sulle spalle degli altri pesi che
non intendiamo spostare neppure con un dito »
(Matteo 23: 4), dall’altra non accettiamo neppure di dare all’aborto una giustificazione morale o religiosa in astratto per metterci la coscienza a posto.
L’unica posizione possibile è per noi la confessioiie della nostra corresponsabilità in questo fatto che abbiamo riconosciuto come una
violenza secolare e l’impegno per la lotta contro di essa.
Oggi nella decisione della donna e là dove è
possibile della coppia, può giocare o l’interferenza autoritaria esterna o la solidarietà nei
confronti della sofferenza umana. Riteniamo
inammissibile la prima e indispensabile — per
la comunità dei credenti — la seconda. E poiché consideriamo inammissibile l’interferenza
di una autorità esterna rispetto alla coscienza
singola, non riteniamo giustificabile una chiusura dei nostri ospedali alla attuazione della
legge sull’interruzione volontaria della gravidanza e perché ciò equivarrebbe ad un sostituirsi autoritariamente alla decisione della
donna e della coppia che dev’essere libera e
responsabile. Al contrario, riteniamo che al
posto di tale posizione autoritaria, come credenti dobbiamo attuare il comandamento del
«portare i pesi gli uni degli altri» (Gal. 6; 2),
sviluppando concrete iniziative di solidarietà
verso la donna, la coppia, la minorenne, i genitori che si trovano a vivere questa angosciosa realtà.
Fra tali concrete iniziative indichiamo alle
Chiese e ai singoli credenti la promozione della procreazione cosciente e responsabile e della
pianificazione familiare, l’uso corretto dei consultori previsti dalla legge, l’educazione dell’uomo a un certo rapporto con la donna che
non si fondi mai sulla sopraffazione.
Il nostro impegno di credenti deve così muoversi in vista dell’eliminazione dell’aborto e
per la liberazione della donna e della coppia
da ogni situazione imposta.
Nucleare
SmZ problema nucleare il Smodo dello scorso anno aveva dato
vita ad una commissione di lavoro (Roberto Peyrot coordinatore
Gino Co^Ue. Franco Dupré, Pier Luigi Jalla, Luciano Rivoira, Mario
Alberto Rollier, Danilo Venturi) che ha presentato la sua relazione e ben due o.d.g. all’attenzione dell’assemblea sinodale. Non si
trattava di due o.d.g. antitetici, uno di maggioranza e uno di minoranza, psTo di due ottiche diverse. B senz’altro peccato che l’intervento del prof. Dupré non abbia trovato spazio nell'o.d.g. votato dal
Smodo e dalla Conferenza, perché gli interrogativi che egli poneva
erano molto seri e mettevano in questione proprio quell’informazione « approfondita » che non deve essere « inquinata » da visioni
«preconcette» di cui si parla in questo documento.
In altre parole anche in questo campo così altamente scientifico e tecnologico le certezze umane sono spesso vacillanti ed insicure. E quando questo discorso non è l’uomo della strada a farlo ma
uno scienziato, non è possibile passare oltre senza riaprire dei grossi interrogativi.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista udita la relazione della Commissione per la
questione energetica e nucleare,
rilevato che le scelte di fondo anche nel settore dell’energia — struttura portante dell’attuale civiltà industriale — rispondono a una logica di delega del potere decisionale e non
a una responsabile volontà collettiva di crescita democratica,
nella convinzione che il dibattito sul problema energetico
dovrebbe avvenire sulla base di
una informazione approfondita
e non può essere inquinato da
visioni preconcette ed errate,
raccomandano alle Chiese e
ai singoli credenti di rispondere
al loro dovere di testimonianza
cristiana con umiltà e chiarezza adoprandosi per;
cleare, che non facilita una reale partecipazione alla formazione delle decisioni e ad un responsabile controllo democratico, ma rischia di mettere ai
margini i contributi delle voci
minoritarie ;
c) la messa in guardia contro il dirottamento di materiali
fissili allo scopo di trasformarli in esplosivi, in concreto questo esige il rafforzamento del
sistema di salvaguardie organizzato internazionalmente ;
a) la massima diffusione
dell’informazione scientifica e
tecnologica, con verifica delle
relative fonti, e della conoscenza delle attuali richieste energetiche e delle disponibilità relative;
b) un confronto approfondito anche in sedi pubbliche, fra
le diverse opinioni in merito alla necessità di ricorrere alla fissione nucleare per produrre
energia elettrica, superando la
attuale esasperata polarizzazione fra chi è prò o contro lo sviluppo della costruzione di centrali di produzione elettronu
d) un’analisi realistica delle
potenzialità energetiche di origine diversa dalla fissione nucleare e delle loro possibilità di
sviluppo anche in relazione ad
una politica dell’arhbiente ;
e) una valutazione delle implicazioni politiche del controllo sulle fonti energetiche;
f) la sensibilizzazione della
opinione pubblica sulla indifferibile necessità di risparmio e
di una distribuzione responsabile ed equa dell’energia come
strumento a dimensione dell’uomo.
Questa complessa problematica deve essere affrontata nel
quadro della vocazione e del
mandato divini (Genesi 1) di
esercitare sulla natura un dominio che sia a favore e non
contro la vita dell’uomo e l’integrità della natura, e che riconosca i limiti posti all’agire
umano.
Conciliarità
Un breve ordine del giorno per un grosso problema; o, meglio
per una vasta ricerca ecumenica. Grazie alla Claudiana le chiese posseggono ora un agile volumetto che « apre » a tutti questa riflessione
ecumenica.
Conciliarità, cioè incontro di tutte le Chiese cristiane in un concilio, in un’assemblea di credenti — ------—
in cui l’unico « primato » riconosciuto e riconoscibile è quello del Signore della chiesa.
Il cammino che separa oggi le chiese da questa tappa ecumenica
e certamente lungo e difficile, ma è percorribile; terreno accidentato
certo, ma pur sempre terreno su cui incamminarsi per rispondere
all’esigenza evangelica di unità della chiesa.
Il dossier Claudiana riporta i testi del colloquio di Sofia del
1971 e, insieme alle osservazioni critiche di Gino Conte e ad una valutazione complessiva di Paolo Ricca, rappresenta un utilissimo strumento di studio.
Segnaliamo infine, sempre nel contesto di questa ricerca, un altro strumento di lavoro pubblicato in queste settimane dalla Claudiana: Pietro e il papato nel dibattito ecumenico odierno (a cura di
B. Corsani e P. Ricca).
La sessione congiunta del Sinodo valdese e della Conferenza
metodista, dopo avere udito la
relazione della Commissione sulla Conciliarità (di cui a. 1/SC/
1976 e Q/SC/1977), raccomanda
alle chiese di studiare i documenti del « Colloquio di Sofìa »
(utilizzando il Dossier Claudiana n. 3) e di far pervenire alla
Commissione le proprie valutazioni entro il 15.12.1978. Invita
la Tavola e il Comitato permanente a rinnovare il mandato alla Commissione stessa.
5
11 agosto 1978
LE ASSEMBLEE VALDESE E METODISTA CHE L’ANNO PROSSIMO SI COSTITUIRANNO IN UN UNICO SINODO
SESSIONE
CONGIUNTA
quest’anno — ultimo anno prima della convocazione dell’unico Sinodo — la sessione
congiunta, pur ancora limitata a metà del
tempo disponibile, ha trattato temi che sono
stati di gran lunga i più importanti tra quelli affrontati dalle due assemblee.
In questa doppia pagina riportiamo i
principali atti della sessione congiunta, oltre
alle elezioni finali del Sinodo e della Conferenza, avvertendo che si tratta dei testi ufficiosi. I testi ufficiali con la relativa numerazione saranno pubblicati come ogni anno a
cura della Tavola Valdese e del Comitato
Permanente Metodista.
Educazione cristiana
in vista delia fede
Un lungo o.d.g., riassuntivo delle indicazioni
emerse dagli atti dei Circuiti, Conferenze distrettuali, dal lavoro svolto dalla Federazione giovanile. Non vi è praticaniente stato dibattito in
quanto l’intero argomento è al centro dell’interesse delle chiese dopo un anno di lavoro promettente e sarà ripreso a fondo nella sessione sinodale del prossimo anno. Si tratta quindi di ricordare alle chiese la centralità della loro riflessione
su questo tema ed incoraggiarle ad approfondire
la ricerca.
La questione giovanile non è considerata a sé,
come problema settoriale della vita delle comu
nità, ma come questione che investe la chiesa nel
suo sforzo di testimonianza all’Evangelo, testimonianza che deve mantenere accesa l’esigenza della
riforma e della rimessa in questione delle strutture della chiesa.
In questa prospettiva il lavoro del SIE dovrà
trovare un crescendo di rapporti tra i programmi proposti per l’istruzione catechetica e la ricerca. di fede avviata nelle comunità.
La commissione che ha svolto quest’anno un
utile lavoro di coordinamento sarà rinominata
per fornire ulteriori indicazioni alle chiese.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista, nella loro sessione congiunta prendono atto
che il dibattito che si è sviluppato nelle Chiese durante quest’anno sul tema « Educazione
in vista della fede» (26/SI/77),
si è concentrato soprattutto sul
problema dei giovani nei loro
rapporti con la vita delle chiese;
sottolinea quanto è emerso
nel dibattito e cioè che l’argomento dei giovani e della loro
formazione non riguarda soltanto un aspetto particolare della vita delle chiese ma coinvolge la chiesa tutta nel suo modo
di essere e di testimoniare nella società, nell’oggi e nel domani ;
invita pertanto le chiese,
raccogliendo le richieste e i suggerimenti pervenuti da comunità, assemblee di chiesa, atti di
circuito e conferenze distrettuali, ad approfondire questa riflessione, in un dialogo dei più anziani con i più giovani, sia con
quelli che sono attualmente presenti e attivi nella vita ecclesiastica, sia con quelli che, in modi e per ragioni diverse, hanno
lasciato tale ambito, allo scopo
di comprendere le ragioni delle
loro scelte, che possono dipendere da orientamenti complessivi della loro generazione e da
particolari difficoltà che essi
provano a integrarsi neH’ambito
delle chiese cosi¡ come sono oggi ;
invita altresì le chiese ad
esaminare criticamente l’immagine di sé che esse offrono alla
I lavori del
Sinodo Valdese
Informazione, finanze,'
CIOV, Traduzione interconfessionale del Nuovo
Testamento in lingua corrente, antimilitarismo, sono i principali temi di cui
si è occupato il Sinodo
Valdese. Ne riparleremo
dopo la pausa estiva riprendendo anche alcuni
dei temi della sessione
congiunta che non hanno
trovato posto in questo
humero o che meritano di
essere ripresi per un approfondimento.
nuova generazione nell’istruzione catechetica, nella predicazione, nella vita comunitaria, nell’assunzione di responsabilità
per la società nel suo insieme;
propone di condurre ove
possibile, delle inchieste di ricerca, e di animazione sui problemi dei giovani;
suggerisce alla EGEI di proseguire l’attività svolta in questo campo e di sviluppare i tentativi di nuova aggregazione dei
giovani, già messi in atto e programmati ;
ringrazia il Servizio istruzione ed educazione (SIE) della
EGEI per l’attività svolta nel
campo dell’istruzione e della formazione e gli suggerisce di
continuare ad accompagnare
questa ricerca delle chiese vaidesi e metodiste, tenendo conto
della necessità di migliorare il
coordinamento dei programmi
di studio con la vita e i problemi delle chiese;
invita le chiese e i circuiti e
i distretti a continuare e a approfondire questa riflessione nel
corso del prossimo anno;
invita la TV e il CPM a nominare una Commissione che
coordini la riflessione comune e
fornisca materiale di lavoro e di
studio in vista della discussione
del prossimo Sinodo.
Intese
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista nella loro
sessione congiunta del 1° agosto 1978,
riscontrato che il modo con cui la Tavola ed il Comitato permanente hanno condotto la trattati'va per pervenire
all’Intesa con la Repubblica Italiana prevista dal terzo comma dell’art. 8 della sua Costituzione, è stato conforme ai
mandati loro affidati dal Sinodo e dalla Conferenza nelle
loro sessioni congiunte del 1973 e 1977;
preso in esame il protocollo dell’Intesa parafato il 4
febbraio 1978 dalle due delegazioni nominate rispettivamentedal Governo Italiano e dalla Tavola Valdese per lo svolgimento delle trattative;
riconoscono che il progetto d’intesa assolve anzitutto il
mandato indicato dal Sinodo e dalla Conferenza (art. II/
1973) in ordine all’abolizione della legislazione sui «culti
amméssi» del 1929 e 1930 come indispensabile condizione
pregiudiziale per la contemporanea regolamentazione di rapporti tra lo Stato e le Chiese valdesi e metodiste;
constatano che la normativa enunciata del progetto di
Intesa nei riguardi delle chiese rappresentate e delle loro diverse attività, non sancendo alcuna condizione di privilegio
a loro favore nell’ordine. temporale, ma assicurandone l’indipendenza con l’esclusione di ogni ingerenza nell’ordine loro
proprio da parte dello Stato, rispecchia quanto prescritto in
proposito dall’art. 5 della Disciplina generale;
osservano per quanto in particolare concerne la tutela
penale in tema di religione, l’insegnamento religioso nelle
pubbliche scuole, la posizione dei pastori nei riguardi del
servizio militare, che le norme contenute nel protocollo dell’Intesa corrispondono ai deliberati del Sinodo del 1948
(art. 34) e di quello del 1969 (art. 14), ed in particolare alle
indicazioni espresse dalle chiese locali nel corso del 1973, fatte proprie dal Sinodo e dalla Conferenza di quell’anno (art.
III/1973);
valutano la soluzione adottata nell’Intesa in tema di celebrazioni nuziali come rispondente alle prospettive indicate
dal Sinodo 1948 (art. 43) in quanto, nel rispetto delle esigenze della società civile circa il matrimonio, evitano la presenza di elementi civilistici nel contesto della liturgia matrimoniale ;
ritengono che le norme del protocollo concernenti gli
enti ecclesiastici chiariscono la posizione e l’autonomia di
quegli enti che le chiese hanno espresso, come strumenti di
autogoverno e di difesa nel tempo delle persecuzioni e delle
discriminazioni, e che operano oggidì come espressioni concrete della vita di chiese che intendono rendere la loro testimonianza e , dimostrarla svolgendo nel paese un servizio
aperto a tutti;
vedono nel protocollo esaminato un effettivo rispetto
sia dei principi su cui si fonda la laicità flello Stato, sia dei
diritti di libertà in tema di religione, secondo che gli uni e
gli altri sono enunciati dalla Costituzione della Repubblica
Italiana ;
ravvisano nell’Intesa voluta dalla Costituzione uno strumento che, avendo consentito un riassetto della legislazione
vigente sulle materie che coinvolgono le attività ecclesiastiche, si è rivelato valido per assicurare una regolamentazione
dei rapporti tra Stato e Chiese idonea al superamento dei
vari sistemi di politica ecclesiastica a cui sino ad ora le Chiese valdesi e metodiste si sono sottoposte;
approvano pertanto l’operato della Tavola e del Comitato Permanente nella conduzione della trattativa ed il protocollo dell’Intesa nel testo che viene consegnato in allegato
al presente atto;
autorizzano il Moderatore della Tavola e ’’ Presidente
della Conferenza a compiere le formalità che ancora si rendessero eventualmente necessarie ed a firmare l’Intesa raggiunta a nome delle Chiese rappresentate, sollecitando il Governo Italiano a procedere al più presto a questo atto conclusivo.
Il Sinodo valdese e la Conferenza metodista, preso atto delle manifestazioni
programmate per l’ostensione della Sindone, in Torino, se ne rattristano, perché
vedono nel ritorno a tali forme di devozione un offuscamento del culto di Dio
in spirito e verità, un orientamento dissonante dalla predicazione del Cristo vivente e un ostacolo deviante per molte
coscienze già turbate da tante infedeltà
di tutti i cristiani.
Riconfermando che non in reliquie e
pellegrinaggi, ma nell’ascolto delTEvangelo nel quale Gesù Cristo ci è stato « dipinto al vivo » (Calati 3; 1), stanno la
speranza del rinnovamento di tutta la
chiesa cristiana e la risposta all’angoscia
umana, le nostre comunità avvertono per
sé e per ogni altra comunità, che si richiami al Signore, che solo il radicale
pentimento di fronte alla legge di Dio e
la libera obbedienza della fede nel (tristo risorto possono segnare il cammino
della testimonianza dei cristiani nel tempo presente e del loro debito di servizio
e d’amore verso il mondo attuale.
Sindone
- L’anno scorso Sinodo e Conferenza si trovarono a dover prendere
posizione nei confronti del Congresso Eucaristico di Pescara per il fatto
che un pastore metodista era stato invitato a prender parte ad una manifestazione « ecumenica » nel quadro di tale evento. La risposta fu netta e ribadì la nostra impossibilità a concepire un ecumenismo fondato
su tali basi.
Quest’anno si verifica un altro evento non meno spettacolare, l’ostensione della Sindone di Torino per la durata di un mese e mezzo. Nessun
pastore — beninteso — è stato invitato a partecipare a manifestazioni
in tale contesto. Ma Sinodo e Conferenza hanno avvertito come iniziative di questo genere hanno una inevitabile incidenza ecumenica: l’effetto
di dividere ancor più anziché riavvicinare. È quanto è stato affermato
in due atti che esprimono tristezza e distanza in uno spirito che vuole essere non di giudizio ma di ritorno al « nudo Evangelo del Cristo ».
Nel prossimo numero, che uscirà nel pieno della manifestazione cattolica torinese, dedicheremo largo spazio al tema della Sindone.
Ai cattolici che saranno in Torino
tra il 27.8 e l’8.10.1978
Cari fratelli,
abbiamo udito che sta per esservi presentato un cosiddetto 5® Evangelo, la Sindone, che, « indipendentemente dalla sua
autenticità o meno » varrebbe ad intro
durvi « nell’affascinante mistero di Cristo » (Paolo VI, 1973). In questa circostanza sentiamo come un debito della nostra
fede evangelica ricordare che a tutti sono stati dati 4 Evangeli — insieme agli
altri scritti del Nuovo Testamento — co
me fondamento apostolico della fede cristiana e che qualsiasi altra via non introduce ma allontana non arricchisce ma
impoverisce. Negli Evangeli, non altrove,
abbiamo da scoprire non già i dettagli
anatomici di un martirio, bensì i veri
lineamenti spirituali del Cristo sofferente per imparare a riconoscerli nel volto
di coloro che Gesù ha chiamato i suoi
minimi fratelli. Negli Evangeli, e non altrove, abbiamo da scoprire non già le
pretese prove pseudo-scientifiche del
miracolo di una passata risurrezione,
bensì l’annuncio liberatore che Cristo è
oggi il Vivente e che per questo egli è insieme la nostra contestazione e la nostra
sola speranza.
Per questo sentiamo di dovervi avvertire che manifestazioni come Tostensione
della Sindone non possono che dividerci
da voi, costringendoci ad un netto rifiuto di questa come di ogni altra manifestazione tesa a ricostruire il consenso
intorno al potere religioso.
Al contrario, il comune ritorno al nudo
Evangelo del Cristo, di fronte al quale
ci troviamo ad essere mancanti e gli uni
e gli altri, ciascuno nella propria forma
di infedeltà, può essere per tutti noi l'occasione di una continua riscoperta della fede nel Vivente e della comune vocazione che ne deriva alla testimonianza e
al servizio nel mondo in cui viviamo.
Vi salutiamo nel nome del Signore Gesù Cristo.
I membri del Sinodo valdese e
della Confevenza metodista riuniti in Torre Pellice dal 30.7 al
4.8.1978.
6
11 agosto 1978
ALLE VALLI OGGI
/ morti
non
gridano
aiuto
99
___________________cronaca delle valli
strada e turismo SannoiiedliiroifaalClabas
in alta Val Pellice
Questo sabato mattina, al mercato di Pinerolo, si è molto parlato di uno sconcertante episodio di
qualche giorno fa. A quanto dicono, una donna, mentre sistemava dei fiori in una cappella del
cimitero, è stata imprigionata dentro da una folata di vento che ha
sbattuto la porta, priva di maniglia all’interno. Alle grida di aiuto, i passanti, invece di aprire la
porta, o almeno di avvertire i custodi, sono scappati senza dir nulla, credendo che si trattasse di un
fantasrria; la donna sarebbe morta soffocata nel piccolo locale, se
non fosse riuscita a spaccare il
vetro della porta con un vaso da
fiori e a liberarsi. Tutto ciò a Pinerolo, in una giornata d’estate
del 1978, non in una tempestosa
notte invernale dell’oscuro Medioevo. Sembra incredibile. Ma
mi stupisce anche il fatto che la
gente commenti l’episodio soltanto con parole di pietà per la donna, rabbrividendo all’idea dello
spavento che deve aver provato
e del rischio che ha corso. Nessuno sembra scandalizzato della ridicola superstizione che ha impedito a chi udiva le sue grida di
accorrere a liberarla. Mi pare assurdo che persone come noi, che
possiamo incontrare tutti i giorni
per la strada, abbiano una tale
paura dei morti. E invece non dovrei forse stupirmi tanto. Questa
fuga è in qualche modo la logica
conseguenza del culto dei cadaveri che si sta sempre più diffondendo anche fra noi. Le casse
morbidamente imbottite di rasi e
pizzi, le tombe sempre più lussuose, i marmi lucidati a specchio e
i fiori rinnovati ogni settimana
vorrebbero essere un modo di
onorare e ricordare i nostri cari,
e rispondono forse ad un nostro
bisogno istintivo di sapere dove
sono, di poterli andare a trovare,
di prolungare così in qualche
modo la loro esistenza terrena.
Ma proprio perché li immaginiamo legati in qualche modo alla
loro tomba, ne facciamo una specie di semivivi, di fantasmi appunto, e l’idea che possano apparirci o addirittura parlare con noi
ci spaventa. Abbiamo un’idea
confusa e terrorizzante della morte e cerchiamo di addomesticarla
costruendo casette per i defunti.
Ripenso invece al vecchio cimitero di Frali, dove avevo accompagnato un amico caduto in
montagna. Non c’era posto per i
fantasmi lì: un rettangolo di prato fra quattro muri, poche lapidi
qua e là e i ■ tumuli appena segnati, che si spianavano lentamente, coperti d’erba che il custode falciava, come nei prati vicini.
Dava l’impressione di una fiduciosa accettazione della volontà di
Dio anche di fronte alla morte,
nella serena certezza che importa
non la carne che si corrompe, ma
lo spirito che vivifica.
M. G.
Hanno coUahoraio a questo
numero: Dino Ciesch - Ivana
Costabel - Franco Davite Dino GardioI - Luigi Marchetti,
Avevamo scritto sul nostro
giornale delle condizioni pietose in cui dalla fine dell’inverno
si trovava la strada provinciale
Torre-Boibbio (Pellice e delle proteste della popolazione che si erano concretate in una serie di
scritte pittoresche apparse su
vari muri della zona. È giusto
ora informare i nostri lettori che
da circa un mese i lavori di rifacimento del fondo stradale sono
stati eseguiti ed ora la strada è
perfettamente percorribile con
piena soddisfazione dei molti turisti estivi e, naturalmente, dei
pendolari che, terminato il periodo di ferie, riprenderanno a
percorrerla ogni giorno.
Sono anche stati posti alcuni
nuovi segnali, particolarmente
opportuni, per segnalare le curve più pericolose. Probabilmente
verrà quanto prima eseguita anche la segnaletica orizzontale.
Essa risulta infatti non inutile,
dato che la sede stradale è rimasta purtroppo stretta come in
precedenza e il nuovo fondo invita qualche volta alla velocità:
non è sempre facile individuare
con certezza la possibilità di incrocio con altri veicoli.
Intanto a Bobbio Pellice, su
iniziativa del parroco locale, ferve una serie di attività ricreative
per i giovani turisti, con proiezioni cinematografiche, gare di
ogni genere (le «olimpiadi»), per
le quali anche sono state offerte
numerose coppe e medaglie.
Vi sono state anche due mostre di pittori locali (Muriella
Calzi-Liotino e Ermanno Mondón).
A Villar Pellice è invece aperta
una rassegna di artigianato lo
cale, che merita di essere sottolineata. È infatti una ottima occasione per far conoscere (e apprezzare) il lavoro artisticamente valido di molti nostri concittadini sia nel legno scolpito, sia
nel ferro battuto. Nella situazione economica delle nostre alte
Valli quella dell’artigianato è
una possibilità che merita di essere sviluppata e che può fornire una fonte di reddito a integrazione dei proventi deH’agricoltura, in alternativa all’esodo e al
pendolarismo.
Tra le altre attività culturali
dell’alta Valle, dobbiamo segnalare che a causa della piogcria
insistente non è stato possibile
svolgere, domenica 6 agosto, il
pro'Jramma teatrale previsto dalla cooperativa « Teatro di Sardegna ». Dopo alcuni canti sardi
la pioggia ha costretto anche i
più coraggiosi ad abbandonare
il terreno. Speriamo che Tanno
prossimo vada meglio!
Assemblea
plenaria TEV
L’assemblea plenaria annuale del Movimentp Testimonianza Evangelica
Valdese, avrà luogo a Torre Pellice nel Tempio dei
Coppieri, domenica 13 agosto alle ore 15,30. Si ricorda che tale assemblea sarà
aperta anche a fratelli non
membri del movimento.
Antonio Adamo predica il suo « sermone
di prova » nel tempio
del Ciabas. Diamo qui
di seguito un breve
estratto della sua predicazione sul testo Filippesi 2: 12-13.
Dio agisce, penetra
nelle nostre vite e le
motiva. Egli ci strappa
dall’inutilità, o meglio,
dal dramma della nostra solitudine, dal nostro percorrere senza
meta il cammino della
nostra vita, egli si avvicina a noi e in Gesù
Cristo ci rivela la sua
benevolenza verso di
noi, il suo amore, e rifonda la nostra vita; ricostruisce la nostra esistenza, così che essa
non è più fondata in
noi stessi, in quello che
siamo in grado di fare,
di costruire con la nostra abilità personale,
ma viene fondata in
Gesù Cristo, quindi non sono più
i nostri meriti che hanno valore, ma l'opera di Gesù Cristo. La
base di partenza di ogni nostro
agire è Dio, ma egli è anche la
base di ogni nostro volere, quindi noi siamo nei suoi confrcmti
in una posizione di totale dipendenza. Lo Spirito Santo ci
attraversa e ci permette di compiere le azioni di salvezza. È Dio
che agisce in noi. Egli rende possibile anche il nostro pensare a
Lui. Tutto è di Dio, e il suo amore è per noi.
Così come Dio ha permesso
che Gesù diventasse il Signore,
Egli rende possibile- il nostro
operare per la salvezza. Ecco la
ragione per cui nell’agire non
possiamo che avere nei confronti del nostro prossimo timore e
tremore e cioè umiltà: perché le
nostre azioni di testimonianza
della salvezza ricevuta non sono
il frutto della nostra personale
volontà, ma dipendono dalla grazia che Dio ci ha concesso.
Cari fratelli, noi possiamo
avere delle posizioni diverse circa la maniera di testimoniare la
salvezza ricevuta, ma è indispensabile che non dimentichiamo
che quanto abbiamo ricevuto dal
Signore non ci appartiene come
nostra proprietà personale, ma
proviene da Dio, perciò nei confronti dei nostri fratelli, possiamo, senza angoscia, avere un atteggiamento di fraterna umiltà,
ben sapendo che colui che ci
giustifica e ci salva sovrasta entrambi. Egli sta alla base di ogni
nostra decisione, e le motivazioni che egli ci dà sono il risultato della sua scelta di salvezza.
INTERESSANTE INCONTRO A TORRE PELLICE Giornata degli
La chiesa in Sud-Africa
e Cecoslovacchia
Avere notizie di prima mano
dal Sudafrica e dalla Cecoslovacchia non è cosa di tutti i giorni.
Quando poi si aggiunga che a
fornire le notizie sono persone
attente e sensibili, capaci di tratteggiare dal vivo fatti e persone,
si ricava Timpressione di essere
testimoni oculari di quel che si
ascolta. E quanto è successo ai
molti presenti alTincontro di venerdì sera, al termine dei lavori
del Sinodo e della Conferenza,
con il pastore Weissinger (Francoforte), reduce da un recente
viaggio in Sudafrica, ed il prof.
Amedeo Moinàr, che insegna storia della Chiesa alla Facoltà teologica di Praga.
Non che i due relatori ci abbiano esposto cose assolutamente
nuove su cui anche il nostro giornale non abbia già scritto a varie riprese, ma appunto chi li ha
ascoltati ha avuto Timpressione
di ascoltare una deposizione di
testimoni oculari, ai quali ha anche avuto Iq possibilità di porre
delle domande per approfondire
le sue conoscenze.
Ciò che accomuna le due situazioni diversissime sotto ogni profilo, è la difficoltà che la chiesa
incontra nel testimoniare della
propria fede. Da un lato la tragedia delle posizioni razziali con
la grave respon.sabilità delle chiese riformate di origine olandese
che tentano di dare anche una
giustificazione biblica allo stato
di sfruttamento dei neri da parte dei bianchi; dalTalfra la situazione storicamente condizionata
della chiesa dei fratelli cechi che
attraverso i secoli di dominazione straniera ha cercato di rendere testimonianza alTEvangelo
e ancora oggi, in situazione politica mutata, continua in questo
sforzo.
NelTuna situazione come nell’altra si è avuta netta la sensazione di una chiesa in paziente
ricerca delle vie di fedeltà al suo
Signore, ben consapevole della
situazione dell’ oggi alla quale
non vuole sottrarsi e nello stesso
tempo la speranza di un avvenire diverso, in cui ogni creatura
umana possa esprimersi nella
piena dignità dei figli di Dio.
Grazie alla chiesa di Torre Pellice che ha saputo organizzare
questo incontro con .grande sensibilità ed al suo pastore che ha
introdotto gli oratori e terminato la serata con un momento di
preghiera di intercessione altamente significativa.
br.
Amici del Collegio
La Giornata degli Amici del
Collegio avrà luogo domenica
27 agosto p. v. con inizio alle
12,30 del ritrovo conviviale al
Ristorante Seggiovie Vandalino
e proseguirà colla seduta alla
Casa Valdese alle 15,15, ove ci
sarà il buffet al termine.
Verranno festeggiati gli allievi di 50i anni fa (Classe IV Ginnasio 1927-28) e quelli di 25 anni
fa (Classe IV Ginnasio 1952-53)
e ai 3 allievi più anziani verrà
riservata una sorpresa!
Interveniamo numerosi ex Allievi ed Amici, e non dimentichiamo il nostro Istituto!
Il Seggio
njiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit
Incontro del XV agosto
PRAGELATO I
Un seminario delia diocesi
sui problemi dei giovani
A Casalpina di Pragelato la
diocesi di Pinerolo in collaborazione con il Centro catechistico
di Leumann ha organizzato, la
scorsa settimana, un seminario
sul tema: i giovani nella parrocchia. AlTincontro, cui hanno partecipato un centinaio di religiosi provenienti da ogni parte di
Italia, si è discusso, per quattro
giornate, della questione giovanile all’interno della chiesa cattolica e nel quadro dell’attuale
società. Tra i temi approfonditi
nel corso del seminario quello
della catechesi e della preghiera.
L’incontro è stato promosso
ed organizzato dal vescovo di
Pinerolo, mons. Pietro Giachetti che nel corso del colloquio di
Pragelato ha dato la parola al
collega G. Huyghe, vescovo ad
Arras, il quale ha presentato la
tematica giovanile com’è vista
in Francia, nelTambiente cattolico.
Il tradizionale incontro
del XV agosto si terrà
quest’anno a Rorà (in località Bric).
Il programma prevede :
ore 10: Culto, con predicazione del prof. Valdo
Vinay;
ore 10.45 : Presentazionedibattito di come varie
generazioni hanno sentito e vissuto il problema
dell’etica ; parteciperanno il past. Alberto Ribet, il prof. Giovanni
Gönnet e il candidato in
teologia Claudio Pasquet ;
ore 14: Messaggio del mo
deratore.
— Alcuni cenni su Rorà,
nella storia e oggi.
— Presentazione, a cura
delle Comunità Montane Val Pellice e Valli
Chisone - Germanasca,
dei servizi consultoriali. Interverranno anche
alcune voci in rappresentanza degli utenti.
La CED
Per la giornata del XV
la comunità di Rorà assicura i seguenti servizi :
a) servizio di parcheggio
(osservare le indicazioni
dei responsabili); b) servizio ristoro (bibite, caffè, thè); c) minestra di
verdura per chi lo desidera; d) torte e dolci. Tutti
questi servizi inizieranno
dopo il culto.
La comunità allestirà il
bazar annuale con la vendita di quanto è stato preparato durante il corso
dell’anno a cura dell’unione femminile e di altre
sorelle e fratelli. In caso
di cattivo tempo il bazar
sarà preparato nella sala
delle attività e l’incontro
si terrà nel tempio.
L’accesso al Bric è semplice: uscendo dal villaggio si prosegue dritto seguendo le segnalazioni. Si
suggerisce, a chi ha buone gambe, di parcheggiare
nel paese e proseguire a
piedi (20 minuti).
Servizio pullman da Torre a Rorà: partenza dalla
stazione alle 8.45 - Ferma
a Luserna S. G. e alle Fucine. Per il ritorno : partenza da Rorà alle ore 19.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiirr
7
11 agosto 1978
CRONACA DELLE VALLI
L'incontro al Colle delle Fontane
Una settantina di persone si
è data convegno al colle delle
Fontane (tra Fontane e Salza)
per l’annuale incontro estivo. Il
tema scelto per la riflessione di
quest’anno è stato il problema
giovanile, proposto dalla conferenza distrettuale di Chiotti; ad
illustrarlo è stato invitato il pastore Sergio Ribet che, essendo
stato per diversi anni segretario
della FGEI ed occupandosi del
lavoro giovanile a Torino, era
particolarmente indicato a questo proposito. Egli è partito, per
l’esposizione del problema, dall’esperienza che il movimento
dei giovani nella nostra chiesa
ha maturato nel tempo, a cominciare dalla UCDG, passando attraverso la FUV, per arrivare alla FGEI che, egli ha detto, raccoglie dalla UCDG la vocazione ecumenica e internazionale e dalla FUV il senso dell’organizzazione e del legame
con le chiese. Parlare però oggi
dei giovani vuol dire anche parlare delle condizioni in cui essi
vivono, soprattutto della precarietà in cui si sentono gettati.
Basti pensare alla scuola : come può un giovane progettare
il proprio futuro se davanti a sé
non ha sbocchi professionali? Un
terzo momento del suo discorso
è stato più legato alla vai Germanasca: essa si presenta, ha
detto, come una unità, nel bene come nel male. Nel male perché le attività tradizionali, quali l’agricoltura, non esistono più
e mancano in valle gli sbocchi
di lavoro; nel bene perché da
quanto detto sopra essa può
trarre una unità di intenti e di
iniziative.
Il breve dibattito che ha fatto
seguito ha puntato molto sulla
realtà di quella chiesa che vorrebbe riavvicinare i giovani a
sé: il problema non sta forse di
più su ciò che la chiesa è, piuttosto che su ciò che i giovani
sono? Una chiesa attiva e missionaria, infatti, ha detto qualcuno, non ha problemi; questi
cominciano quando essa si chiude in se stessa e guarda con sospetto tutto ciò che la circonda.
Un cielo minaccioso e le prime avvisaglie di pioggia hanno
consigliato poi di chiudere la
riunione. Si voleva il rilancio di
questo tradizionale incontro, vederlo come un momento in cui
tutte le comunità della valle potessero radunarsi e continuare
anche durante l’estate quella collaborazione che è già così, stretta durante l’inverno. Ci siamo
riusciti, ma solo in parte. L’anno prossimo occorrerà raddoppiare gli sforzi perché non settanta, ma duecento persone vengano al colle delle Fontane a
passare un pomeriggio, fraternamente. Paolo Ribet
u "“.■•S'-
XVIII Convegno di Studi
sulla Riforma e i
Movimenti religiosi in Italia
PRAMOLLO
Il XVIII Convegno di Studi
sulla Riforma ed i Movimenti
religiosi in Italia avrà luogo a
Torre Pellice, Casa Valdese, secondo il programma seguente:
COMUNICAZIONI
Lunedì 28 agosto, ore 15.30:
Giovanni Gönnet: La Bibbia e
i Valdesi medievali.
Romolo Cegna: Criteri per l’edizione italiana del manuale espositivo valdese e del ”Tresor e lume de fe" (s. XV).
Raoul Manselli: Valdismo e Catarismo in Piemonte alla metà del XIV sec. (A proposito
del recente volume di Grado
Merlo).
Elena Roteili: Fra Dolcino nel
’900.
Martedì 29 agosto, ore 9.30:
Sergio Abbiati: Un processo inquisitorio inedito svoltosi a
Modena nel 1519: « Il caso
Chiara Signorini ».
Ugo Rozzo: Nuovi contributi su
Bernardino Ochino.
Andrea Del Col: Il secondo processo di Antonio Brucioli.
Martedì 29 agosto, ore 11:
Tavola rotonda su «Modernismo
e Protestantesimo in Italia»,
con la partecipazione di: Pier
Cesare Bori, Lorenza Giorgi,
Maurilio Guasco, Domenico
Maselli, Michele , Ranchetti,
Francesco Traniello.
Martedì 29 agosto, ore 15.30:
Continuazione della Tavola
rotonda sul Modernismo.
La comunità ringrazia vivamente i pastori Edoardo Micol,
Alberto Ribet, Silvio Long, Davide Cielo, Ermanno Rostan e lo
studente in teologia Vito Gardiol per gli apprezzati messaggi
rivoltici nel corso dei culti presieduti in questo periodo estivo.
• Nel corso del culto di domenica 23 luglio è stato amministrato il battesimo alla piccola
Michela Long di Livio e Mara
Jahier (Inverso Rinasca). Ai genitori l’augurio di saperla educare secondo l’insegnamento e
l’esempio di Cristo .
• In queste ultime settimane
sono deceduti, all’ospedale di
Pomaretto, il fratello Sappé Teofilo originario dei Peilenchi e
alla casa di riposo di S. Germano il fratello Long Luigi, originario dei Ciotti. Ai familiari nel
dolore esprimiamo le più sincere condoglianze.
POMARETTO
Domenica 6 agosto è stato benedetto il matrimonio di Combe Ettore di S. Secondo e Long
Delia di Pomaretto. Che lo spirito del Signore accompagni gli
sposi per tutta la loro vita.
Il giorno 8 agosto ad Andria
(Bari) ha avuto luogo il matrimonio di Baret Italo di Pomaretto e Carbone Minuccia di Bari. Anche per questi sposi auguriamo che lo spirito del Signore
li accompagni sempre.
• Domenica 13 agosto alle ore
14,30: riunione ql Clot Boulard
(Pomaretto).
• Domenica 27 agosto, alle ore
14,30, riunione agli Eiciassie.
Avremo con noi il pastore Bruno Costabel che ci parlerà del
lavoro interconfessionale di traduzione del Nuovo Testamento.
Il pastore Costabel terrà anche
il culto del mattino a Pomaretto.
TORRE PELLICE
Laura Nisbet, missionaria da
anni nello Zambia, torna per una
vacanza di tre mesi a Torre Pellice.
Concerto
d'organo
Sabato 26 agosto, alle
ore 21, l’Associazione Amici del Collegio organizza un concerto d’organo
del M.o Ferruccio Corsani con musiche di autori
italiani del ’500-’700, Giovanni Pachelbel e G. Sebastiano Bach.
li concerto si terrà nel
tempio valdese e tutti vi
sono cordialmente invitati.
SAN SECONDO
• Domenica 20 agosto, alle ore
15, avrà inizio il Bazar annuo
della Chiesa di S. Secondo. Tutti sono invitati.
• È nata Sara Pascal il 31 luglio. È la primogenita di Osvaldo e di Gina Comba (Villar Porosa). I più vivi rallegramenti
della Comunità.
• Domenica 6 agosto è stata
battezzata Paola Gardiol di Renato e di Franca BeSson (Barbé). II Signore benedica questa
bimba ed i suoi genitori.
• Ettore Combe (Centro) si è
unito in matrimonio nel tempio
di Pomaretto con Delia Long,
sabato 5 agosto. Agli sposi che
si stabiliscono a Pomaretto l’augurio affettuoso della Chiesa di
S. Secondo.
• Non solo la chiesa, ma tutta
la popolazione di S. Secondo e
di Prarostino è stata colpita
dalla morte della maestra Evelina Gay, di anni 82, deceduta
venerdri 4 agosto e seppellita il
giorno seguente a S. Secondo,
con la partecipazione del past.
Achille Deodato. Molti la ricordano come insegnante apprezzata e tutti per la sua disponibilità, la comprensione e l’aiuto
che ha offerto durante tutta la
sua vita ai molti che si sono rivolti a lei in un momento difficile della loro vita.
Personalia
Vive congratulazioni a Stefania Panzironi, deirUfficio della Tavola, che si
è laureata a pieni voti in Scienze politiche airUniversità di Roma.
Cambio di indirizzo
Enos Mannelli. Corso G. Mameli, 19
- 28044 Verbania Intra (No) - Telefono 0323/42653
AVVISI ECONOMICI
CERCASI persona per tutto servizio
famiglia adulti Torino. Buona retribuzione. Telefonare 91174 Torre
Pelliee.
Estate, tempo di escursioni in montagna! Nella foto.- la bellissima conca del Fra, sullo sfondo la cresta del Bersajas.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Giornata
del Rifugio
Carlo Alberto
Una calda giornata estiva ha
fatto da cornice alla tradizionale festa del Rifugio Carlo Alberto. Gli ospiti hanno potuto pranzare e cenare in giardino fraternizzando con i numerosi amici
che hanno preso parte alla giornata comunitaria.
Per l’occasione è stato allestito un piccolo bazar i cui proventi verranno destinati ali’attrezzatura della nuova ala, recentex
mente costruita.
Tra gli amici dell’incontro di
domenica 6 c. m. segnaliamo la
presenza della Commissione I.
O.V. al completo, il parroco di
San Giovanni e alcuni benefattori della nostra opera.
E’ con gioia che registriamo il bilancio positivo della
giornata che s’inserisce nel contesto più ampio di quei contatti
tra comunità e Rifugio Carlo
Alberto che vorremmo sempre
più profondi e regolari.
La direzione e il personale ringraziano tutti coioro che con la
loro presenza e la loro generosità hanno reso possibile la realizzazione di questo momento comunitario tra gli ospiti del Rifugio e gli amici che sono venuti a trovarli.
___________ANGROGNA
Il prossimo e ultimo culto all’aperto del Bagnau si terrà domenica 20 agosto alle ore 15. Durante il culto all’aperto di domenica 6 si è celebrata la S. Cena con la partecipazione di un
buon gruppo di credenti.
Servizio medico
Dal 12 al 18 agosto fa servizio
il dott. De Bottini - Tel. 91316.
Dal 19 al 25 agosto fa servizio
il dott. Seves - Tel. 90285.
Dal 26 agosto al 1 settembre il
dott. Avanzi - Tel. 90614.
Doni ricevuti
daila CIOV
nel mese di aprile 1978
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
. L. 10.000: Bimbi scuola Domenicale
Napoli - Cimbri ; Romano Alberto in
mem. dei Cari Defunti ( Luserna S. G.);
Brizzi Malan Giovanna; Leuzinger Èvelina (Ivrea); Roncagliene Bruno; Pierina e Giuseppe Lo Medico in mem. Rivolta Reynaudo Giuseppina; Alice e
Oreste Tour.
L. 20.000; Tourn Celeste e famiglia.
L. 22.000 : Personale delle Seggiovie Vandalino in mem. Bouissa Charbonnier Susanna (Torre Pellice).
L. 30.000: Comitato Assistenza Chiesa Valdese di Torino.
L. 50.000: Figlia e nipote in mem.
Bouissa Charbonnier Susanna; Fiorino
e Giovanna Tourn in mem. della zia.
L. 70.000; Petrosillo Andreani Elena
in mem. di Suor Susanna (Taranto).
L. 105.500: Unione Valdese Parigi.
L. 127.000: Insegnanti Tedeschi delle
Chiese del Baden in visita alle Valli.
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 5.000: Datola Enzina (Al).
L. 10.000; Bufalo Miletto Fede (Noceto ).
L. 15.000: Suor Luise Stallé.
L. 171.500: Tramite Concistoro di
Frali.
PER OSPEDALI
TORRE PELLICE E POMARETTO
L. 5.000: Bonjour Doris in Charbonnrer (Torre Pellice).
L. 10.000: Roncagliene Carlo, Alma
e Nida Pons in mem. di Emma e Corrado, Avondet Irene in mem. dei miei
Genitori; Nanù e Nini Rivoira (Torre
Pellice); il figlio Seccato Paolo in mem.
di Miè Onorine (Pomaretto); Bertalot
Nello ( Perosa Argentina); Bouchard Livio (S. Germano Chisone).
L. 15.000: Elme Bouchard in ricordo
di Paolo Gay, Breuza Lorenzo (Perosa
Argentina); Coucourde Panni (Pomaretto).
L. 20.000: Romano Alberto in mem.
dei Cari Defunti (Luserna S. Giovanni);
Mamma, Gino, Ivetta e Roberto in memoria del loro caro Vittorio Plavan ; Viglielmo Enrico ( Perosa Argentina); Breusa Cav, Oreste (Perosa Arg.); Gonnetto Elena (Prarostino).
L. 40.000: Giaiero Evelina ved. Sappé (S. Germano Chisone).
l. 50.000; Gardiol Emanuele (S. Secondo); Bonino Clementina (Perosa
Argentina); Col Vittoria (Torino).
L. 100.000; Garza Gastone (Torino).
L. 500.000: Richard^ Maria ved. Rostan e famiglia in mem. di Rostan Francesco (Frali).
L. 601.900: Comitato di Zurigo.
nel mese di Giugno 1978
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 15.000: Contini Romano (Ivrea).
PER RIFUGIOI RE CARLO ALBERTO
L. 5.000: Jolanda Varese (To); Pons
Remigio e fratelli (S. Secondo).
L. 15.000: Marino Emanuele (Taranto).
L. 18.500; Unione Valdese di Parigi.
L. 50.000; Unione Femminile Valdese
di Villasecca.
L. 400.000: Un ione Femminile Valdese
di Bergamo.
Doni « Eco-Luce »
Doni di L. 1.000: Genre Alessio^
Frali ; Pascal Oreste, Frali ; Richard Aldo-Giordano, Frali ; Rostan Celina, Frali ;
Richard Emilio, Villa, Frali; Di Janni
Alfonso, Torino; Cianci Pietro,. Bari ;
Martina Alfredo, Torino; Cameran Sergio, Milano.
Doni di L. 3.000: Concistoro Valdese,
Frali; Garrou Anita, -Frali; Genre Enrichetta. Frali; Genre Valdo, Frali; Grill
Alda, Frali; Grill Oreste, Frali; Pascal
Margherita, Frali ; Richard Silvio, Frali ;
Pasquet Anita, Luserna San Giovanni ;
Comba Aldo, Cascine Vica ; Mosca Ugo
e Daisy, Torino; Cecchetto Alessandra,
Venezia ; Hoefer Federico, Gela ; Ritter
Elena, Catariia ; Giacinto Lidia, Catania.
Abbonamento sostenitore: Vitali Cinzia, Avigliana.
Altri doni: Malan Aldo e Lucilla, Torre Pellice 6.000; Bertalot Ada, Luserna
2.000 ; Di Toro Domenico, Svizzera
5.000; Chiavia Vittorio, Pinerolo 5.000;
Sorelle Cornelio, Torre Pellice 50.000;
Zumstein W. Arthur, Roma 10.000; Chiesa evang. Battista, Pordenone 20.000;
Scorzan Ernestina, Venezia 10.000; fam.
Carino, Viering 5.000; Craveri Camilla,
Torino 20.000; Honegger Emilia, Albino 13.000; Somma Gilda, Torino 2.000;
Longo Pietro, S. Secondo 3.000; Esercito della Salvezza, Torino 5.000; Giardini Luciano, Torino 2.000 ; Bein Ernesto, Torre Pellice 3.000; Scarfoglio Paolo, Roma 3.000; Duchini Anna, Torino
2.000; Comunità valdo-metodista di
Biella, Vercelli, Vintebbfo 30.000; Gilbert Silvia 6.000; Giampiccoli Lina
6.000; Creste Giuseppe, Luserna 5.000;
Molinari Giuseppe, S. Remo 3.000.
RINGRAZIAMENTO
« Se uno è in Cristo, è una
nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, sono
diventate nuove »
(Il Cor. 5: 17)
Marco, con gli zìi Èva ed Enrico Rostain, nel partecipare la dipartita del
padre
dott. Carlo Sciaccaluga
ringrazia con riconoscenza i medici ed
il personale tutto déirOspedale Evangelico Internazionale di Genova che.
nei lunghi anni di sofferenza, sono
stati fraternamente vicini al suo papà.
« La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra
perfetta nella 'debolezza »
(II Corinzi 12: 2)
Con la stessa umile pazienza con cui
aveva affrontato la vita, ha affrontato
la malattia e la morte
Evelina Gay
indimenticabile maestra di più generazioni.
Lo annunciano, nel comune dolore
e nella comune fede, nipoti, pronipoti
e parenti tutti.
I familiari, riconoscenti, ringraziano medici e personale dell’Ospedale
Valdese di Torre Pellice, ì past. A.
Deodato, A. Adamo, F. Davite, B. Bellìon, M. Ayassot e i molti amici che
l'hanno circondata del loro affetto.
Torre Pellice, 4 agosto 1978
8
8
Il agosto 1978
INTERVISTA A GIORGIO SPINI Tre punti fermi
Gli svarioni de "La Repubblica”
Tra i resoconti dei lavori del
Sinodo e della Conferenza apparsi sui quotidiani, quelli offerti da « La Repubblica » ai
suoi lettori ci Iranno particolarmente colpiti per là faciloneria,
la disinformazione e la ricerca
del torbido e dell’efEetto ad ogni costo. Ne parliamo con Giorgio Spini, professore di storia
moderna all’Università di Firenze, membro della Conferenza
Metodista e della delegazione
valdo-metodista che ha condotto
la trattativa con i rappresentanti governativi per l’Intesa con lo
Stato.
— Iniziamo dal titolo del primo di questi servizi, a firma
Claudia Tabor (2 agosto); «Vaidesi e metodisti, unica chiesa e
un’intesa Con Andreotti ». Che
ne pensi??-: ,
— F un titolo che non può che
dare idee sbagliate al lettore : in
base all’art. 8 della Costituzione
è elementare che non si fa una
intesa con il Presidente del Consiglio, ma con lo Stato italiano,
intesa che è certo siglata dal
Governo, ma poi da questo presentata aU’approvazione del Parlamento. Detto così, sembra quasi che Valdesi e Metodisti abbiano intrecciato un’intesa con
un uomo politico e con la linea
politica che questi rappresenta,
il che è del tutto aberrante.
— Nello stesso numero de « La
Repubblica » compare anche un
artìcolo di Alfonso M. Di Nola,
« Unificazione sì ma con equivoci». Come docente di storia
cosa pensi dell’inquadramento
storico di questo articolo?
— A parte alcuni errori come
per esempio l’affermazione che
i due movimenti metodisti (episcopale e wesleyano) confluirono nella Chiesa Libera Italiana
(in realtà ai primi del ’900 avvenne per l’appunto il contrario), ciò che appare veramente
incredibile è la definizione del
Metodismo, che sarebbe «la diretta filiazione di im calvinismo
importato in Italia, con tutto il
gravame delle sue chiusure teologiche». Il Metodismo italiano
non deriva neppur lontanamente dal calvinismo, ma fa parte
di un’area storica che nasce dal
movimento di Giovanni Wesley,
nell’Inghilterra del ’700, che si
distaccò da quello che allora
sembrava l’arido formalismo
della Chiesa di stato anglicana.
Orbene, il Wesley non operò
tanto un distacco teologico dall’Anglicanesimo, quanto piuttosto ritenne che nei quadri sclerotizzati della Chiesa di stato
non potesse contenersi un ardente movimento di risveglio
evangelico rivolto in modo tutto
particolare alle classi popolari
di un’età che vedeva la rivoluzione industriale. Se quindi Wesley una teologia aveva, era una
teologia di stampo arminiano,
anticalvinista — neanche a farlo apposta. Affermare quindi che
«la chiesa metodista è la diretta filiazione di un calvinismo
importato in Italia» è dire una
bestialità grande come una
casa.
Altrettanto sbagliato in sede
storica — non capisco come un
collega possa aver scritto queste cose — è raffermare «la radicale democraticità dei Valdesi, acquisita in una lunga storia
di persecuzioni, e l’originaria
gerarchicità dei Metodisti legati ai trentanove articoli della
chiesa anglicana». Vorrei qui
precisare che la « radicale democraticità dei Valdesi » (di
una chiesa che — questa sì! —
trae le sue origini dal movimento calvinista, riformato) non è
stata acquisita solo in una lunga storia di persecuzioni. La democraticità dell’ordinamento valdese nasce proprio dalla sua
struttura calvinista che affida il
governo della chiesa ad organi
collegiali ed elettivi e al cui vertice sta un sinodo che è in realtà la matrice del parlamento
democratico moderno. La democraticità valdese viene perciò non solo dalle persecuzioni,
bensì, in primo luogo dal malfamato calvinismo.
D’altra parte non si può par
lare di gerarchicità dei Metodisti legati ai 39 articoli della chiesa anglicana. I Metodisti fuoriuscirono dalla Chiesa anglicana
proprio perché la gerarchia anglicana era incapace, secondo
loro, in quel tempo, a contenere un vasto movimentò popolare che fin dalle origini puntò —
guarda caso — sulla predicazione laica, affiancando cioè a ministri ordinati di istruzione universitaria, predicatori usciti dalle file stesse di un popolo che
stava attraversando la crisi della rivoluzione industriale, e cioè
dalle file di minatori, tessitori,
agricoltori. Non solo, ma questo ricorso alla predicazione
laica nella storia inglese ha fatto sì, che precisamente dalle file
dei predicatori laici metodisti
uscissero non di rado i primi
organizzatori della classe operaia inglese e addirittura i primi deputati laburisti al parlamento.
Perciò, se c’è una radicale democraticità valdese, derivante
dal calvinismo, vi è anche una
non ignobile eredità democratica metodista particolarmente
nella misura in cui la struttura
della predicazione laica si è prestata a far da supporto anche
alla nascita del movimento operaio britannico.
— Al di là delle carenze nell’impianto storico questo articolo presenta dei riferimenti di
maniera al calvinismo. Si parla
dì « rigore calvinista », della « severità e desolazione cristiana di
una salvezza che non ammette
la compartecipazione della creatura e che totalmente si affida
alla grazia e alla misericordia
di un dio estremamente distante » e poi si parla del calvinismo
caratterizzandolo col « gravame
delle sue chiusure teologiche ».
Cosa pensi di questo modo molto italiano di riferirsi al calvinismo?
— Come dici giustamente, si
tratta di una raffigurazione manierata. Avanti tutto, come si
può parlare di desolazione a
proposito della salvezza per grazia del Dio che si fa uomo e uomo crocifìsso per noi? Non vedo come questa prospettiva possa essere desolante. Se mai mi
pare prospettiva altamente affascinante.
D’altra parte non so perché
nel nostro paese vi sia un ritratto di maniera del calvinismo
come chiusura teologica. Al contrario, è certo che il calvinismo,
proprio perché traeva le sue origini dall’umanesimo del Rinascimento, ha sempre avuto
e continua ad avere una passione intellettuale, l’amore della
cultura, l’esigenza di un Corpo
pastorale altamente qualificato
e continua tuttora ad impegnarsi nel dibattito teorico e teologico.
Quanto poi al rigore calvinista, è indubbio che nei secoli
dal XVI al XVIII almeno, il
Calvinismo si è trovato di fatto
in prima linea in tutta una serie di rivoluzioni, olandese, scozzese, ecc., che lo hanno impegnato come tutti i combattenti
rivoluzionari in prima linea con
tutte quelle esigenze di strenua
fermezza senza le quali alcuna
corrente innovatrice può sopravvivere all’ondata della reazione.
Nessun rivoluzionario è mai stato privo di rigore. Non conosco
né Mazzini, né Lenin come uomini privi di rigore e di dura
coerenza nelle proprie idee!
— Non abbiamo solo gli svarioni che hai puntualizzato, e
che potrebbero essere dovuti al
caso ; ma purtroppo « La Repubblica » di due giorni dopo, in un
articolo senza firma, intitolato
« Un sì valdese all’aborto » insiste in queste pesanti inesattezze. Cosa ne pensi?
— L’assurdo si ha quando
vien detto : « Il passo fondamentale da compiere, comunque, era
la sottoscrizione del ’’patto d’intesa” con Io Stato italiano, già
elaborato dal moderatore Sbaffi e ancora da ratificare ». Questa è assolutamente una visione
cattolica della chiesa, con un
moderatore che fa lui le trattative con lo Stato. È invece la
Chiesa che, guidata dal suo sinodo, ha dato un mandato a
una commissione che ha riferito al sinodo.
Un’intesa, prosegue l’articolo,
« su cui c’era ancora il rischio
di qualche contrapposizione
frontale (e l’incognita è costituita dalla reazione dei metodisti ) ». Chiunque abbia partecipato a queste sedute congiunte
sa che non vi è stata alcuna differenza di punti di vista che
passasse attraverso la linea valdesi-metodisti. Caso mai vi sono accentuazioni diverse che
traversano tutti e due gli schieramenti ecclesiastici. Se vi erano dichiarazioni di intonazione
diversa non erano in quanto metodiste o in quanto valdesi, ma
in quanto appunto dettate da
convinzioni diverse.
— La visione episcopale a cui
hai accennato si ritrova nella
chiusa dell’articolo: «runanimità o quasi sulla linea Sbaffi per
intesa e aborto fa prevedere la
riconferma per il settimo anno
del ’moderatore’ uscente ».
— Ecco, questo mi fa veramente indignare. Credo che il
nostro fratello Sbaffì sia il primo a dire che non esiste nessuna linea sua personale. Egli è
parte di una linea che abbraccia
la stragrande maggioranza, come si è rivelato nelle votazioni
pubbliche, sia dei valdesi che
dei metodisti. Ma poi, ci si attribuisce la patente di democraticità e poi ci si dice che seguiamo la linea di qualche ”gauleiter” Sbaffi. Questo è veramente ingiurioso per noi. Inoltre, legare la riconferma della moderàtura di Sbaffi al successo di
una sua linea politica è veramente travisare la realtà che è
una realtà di base, comunitaria,
in cui le decisioni sono prese
non solo collettivamente ma di
norma con larghissimi margini
di consenso e non con colpi di
maggioranza e minoranza. Qui o
si trasforma il moderatore della Tavola Valdese in ima specie
di vescovo — e per di più di
vescovo impiccione e trafficone
che va a fare gli accordi con lo
Stato e fa passare la sua linea
per poi essere rieletto — o si
attribuiscono al clima delle nostre assemblee ecclesiastiche
delle caratteristiche da congresso di partito che francamente
non sono le nostre.
•
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
r
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio'Viola
Da Stalin a Breznev
Dal « Manifesto » del 14.7.’78
riportiamo la prima parte di un
articolo di Daniel Singer, dal titolo: « Il vero timore del Cremlino ».
« Perché gli uomini del Cremlino non hanno esitato a far rivivere i sinistri "processi di Mosca"? Eppure sapevano che questa parodia di giustizia avrebbe
costretto Washington a farsi sentire e avrebbe provocato nel
mondo un movimento di protesta, a cui i comunisti occidentali sarebbero stati costretti ad associarsi.
Si potrebbe obiettare che Breznev è abituato alle proteste, che
il disagio dei comunisti occidentali è l'ultima delle sue preoccupazioni e che egli tiene a far capire a Carter che la coesistenza
pacifica va bene, se l’URSS può
infierire come le pare all’interno
delle frontiere del suo blocco. E
si aggiungerà che i dirigenti sovietici volevano sbarazzarsi in
maniera spettUcolare di parecchi
dissidenti in un sol colpo, eliminando così un’imbarazzante contestazione molto prima dei giochi olimpici di Mosca. Tutto questo è vero ma non è sufficiente.
Gli uomini del Cremlino hanno
davvero paura del dissenso e i
loro timori non sono del tutto
irrazionali.
Che cosa temono? L’opposizione si presentava debole, numericamente e politicamente. Quei
pionieri che si sono guadagnati i
galloni nei campi di concentramento e negli ospedali psichiatrici (Solgenìzin, Pliusc, l’ucraino
generale Grigorenko, Amalrik,
Turcin e molti altri ancora), sono ora dispersi per il móndo; i
loro compagni rimasti nel paese
girano per i campi di concentramento, riempiono le prigioni di
Mosca, di Kiev o di Tiflis. Solo
r accademico Andrej Sqcharov,
onnipresente, dà ancora un’impressione di continuità al movimento.
Il contrasto tra il pericolo, apparentemente minimo per il regime, e la violenza della sua risposta, esige una spiegazione.
Questa la si ritrova, in parte,
nell’incapacità del regime di tollerare qualsiasi forma di dissenso. Il sistema politico ereditato
da Stalin resta, malgrado i rimaneggiamenti, fondamentalmente
immutato, non offre nessuno
sbocco all’espressione del malcontento. D’altronde l’opposizione deve apparire ai dirigenti come un’idra: si trovano sempre
dei volontari, uomini e donne,
pronti a sostituire i compagni arrestati dalla polizia ».
Osserviamo incidentalmente
che si potrebbe qui sviluppare
un’interessante analogia storica
con quanto avvenne nei primi
due secoli deH’impero romano.
Correva allora, tra i cristiani perseguitati, il detto:
« Sanguis martyrum semen ecclesiàe » ( = « Il sangue dei martiri è il seme della chiesa »). E le
cose, col passar del tempo, giunsero al punto che un padre della
chiesa (Tertulliano, se la memoria non ci tradisce) scrisse una
lettera all’ imperatore dicendo
che, se egli avesse espulso tutti
i cristiani dall’ impero, dentro
non sarebbe rimasto più nessuno... Ma continuiamo la nostra
citazione.
« Stalin regnava, sì, nel terrore
assoluto, ma non solo attraverso
la paura: in una società in permanente sconvolgimento, nessuna classe, nessun gruppo sociale
poteva cristallizzare i propri interessi. Gli stessi uomini dell’apparato venivano dissanguati da
purghe periodiche. Gli operai
erano contadini trapiantati in
città; quei "mugik" semianalfabeti avevano certo paura del "gulag”, ma erano anche impressionati dalla crescita della produzione e soprattutto dalle possibilità di promozione offerte ai
loro figli ».
Dopo un accenno alla transizione sotto Krusciov, l’articolo
prosegue: « Il regno di Breznev,
giunto al suo quattordicesimo
anno, è basato sul mantenimento
dello "status quo”, sul consolidamento dell’apparato e di tutto
V “establishment ” sovietico. Sbarazzatisi della paura quotidiana,
i privilegiati vogliono approfittare della loro "dacia" della loro
“limousine", dei loro negozi esclusivi, e non se ne privano ma
lo fanno senza la sicurezza di
una classe in ascesa: devono giustificare il loro privilegio in nome di una dottrina che predicava l’egualitarismo, devono giustificare l’esistenza di una burocrazia pletorica in nome del marxismo che annunciava il deperimento dello Stato. Il loro linguaggio ipocrita inganna sempre
di meno il mondo ».
(segue da pag. 1)
Rimane certo ancora la cosa
più importante: la firma finale.
Ma qualsiasi cosa accada, l’Intesa raggiunta tra le due delegazioni e approvata per parte nostra dalla sessione congiunta,
rappresenta in modo compiuto
« un’impostazione circa i rapporti tra Chiesa e Stato sino ad oggi inconsueta nel nostro paese »,
che si pone — aggiungeremmo — come punto di riferimento per ogni futura evoluzione dei
rapporti tra Stato e Chiese in
Italia.
Integrazione
valdo-metodista
Due piccoli corpi ecclesiastici
che si integrano in un nuovo organismo senza perdere le proprie connotazioni, ma anzi preservandole e riconoscendole reciprocamente. Sono tanti i 5 anni che la realizzazione di questo
progetto ha richiesto? Chi ha pesato il « Patto di integrazione »
e la sua linea portante di reciproco rispetto può valutare le
difficoltà di realizzazione che
hanno dovuto essere superate.
E certo che se invece di una integrazione si fosse progettata una
fusione o un assorbimento il
tempo e la fatica occorrenti per
la realizzazione sarebbero stati
infinitamente minori. Ed è invece questo rispetto reciproco che
è riconosciuto nella bella dichiarazione tutta tesa al futuro che
ha concluso con voto unanime
Tultima Conferenza Metodista.
A questa dichiarazione, letta in
sessione congiunta dal presidente Aquilante, ha risposto con lo
stesso senso di reciproco rispetto realizzato l’atto di accoglimento votato, con l’unico neo di
un’astensione, dai membri del
sinodo valdese. Questi due atti
segnano il punto culminante dell’integrazione valdo-imetodista.
Certo delle tre « I », questa è
quella che da un punto di vista
« esterno » ha la rilevanza minore. Eppure, come ha detto il moderatore Sbaffì nel suo intervento dopo la votazione, la portata
dell’atto supera le due istituzioni
ecclesiastiche interessate. « Noi
riteniamo che il fatto abbia un
valore particolare per l’evangelismo italiano: il movente infatti
è l’esigenza di rispondere insieme alla vocazione che il Signore
ci ha rivolto. Si tratta dunque di
un potenziamento non delle istituzioni ma della missione. Il fatto dell’Integrazione è anche una
indicazione piena di significato
per l’evangelismo italiano, per
un nuovo rapporto tra le chiese
che operano in Italia. Non solo,
ma la natura del fatto e il suo
contenuto costituiscono da parte delle Chiese valdese e metodista una indicazione anche per la
vita ecumenica e per l’elaborazione concreta del concetto di
conciliarità ».
In questi tre settori abbiamo
quindi raggiunto importanti risultati nel campo delle formulazioni e delle dichiarazioni. Si
tratta ora, negli stessi settori, di
iniziare o continuare un impegno dei singoli e delle comunità
per un lungo cammino di realizzazioni pratiche.
Franco Giampiccoli
Comitato di Redazione : Bruno Bellion, Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulv'o Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffì,
Liliana Vigllelmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLi
Dirett. Responsabile; GINO CONTE
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