1
lila
1 1986
dente
•nfetti
fella, e
giallo
nigno
presi1 agoquesto
an patiamo
cardiaveva
radudente
; la Siinto le
IO che
menti
irò un
Espricardiuna lilentat degli
irebbe
zione.
.1 a rii l’amrzione
rdete,
lerà di
«Non
rada»,
Aquidi ec' affari,
ti e di
ontro
nni e
rifiuta
rpedirno al
anti)lte lo
à proCebu,
ipanti
ì loro
rno ai
)s. Ininde:ze da
Ferdiessi si
comdella
Hanl'am) e gli
; la limen(eni)
ne
>so
risorsi soro la
orto e
itarlo
igabe
coro,uret.
•to fu
:e nel
presilonoonici,
onfedella
a nadetto
ibblirebbe
renze
olpiti
sica
isore
, ragi70e
; alle
coni'
iesiainori)llava
Zim;r esito, e
pen(etii)
Sr/m.MANAU
CONFESSARE
IL PERDONO
«Chi di voi, avendo cento pecore, se
ne perde una, non lascia le novantanave nel deserto e non va dietro a
quella perduta finché non la ritrova?»
Luca 15,4
ÌL pastore Gustavo Bertin(1904-'92)
era uno di quei pastori la cui predicazione vigorosa e convinta era spesso
definita da noi delle generazioni successive come «moralistica». Questo significava che secondo la generazione
barthiana quella precedente aveva dato troppo peso all’annunzio della «legge» con le invettive contro il ballo e gli
altri divertimenti dei giovani, lasciando in ombra quello dell'«evangelo» della grazia di Dio che proviene dalla totale alterità del Signore rispetto all’umanità che questa grazia riceve. Per
questo uno dei suoi ultimi interventi
nell’incontro dei pastori delle Valli sorprese notevolmente i partecipanti
quando l’anziano collega presentò una
critica al momento della confessione
dei peccati nell'ordine consueto del
culto pubblico. Ma come: il pastore che
aveva visto peccato anche dove noi non
lo vedevamo più, veniva a dirci che nel
culto si dà troppo peso all’umiliazione?
Eppure era così. Bertin rendeva attenti
al senso della domenica: giorno della
risurrezione di Cristo, giorno di gioia,
\ molto più che di umiliazione; giorno
che aveva sostituito nella comunità
cristiana primitiva queU'altro giorno
di gioia che era il sabato; giorno del
trionfo della risurrezione che era infinitamente più grande di quello dei due
significati del sabato ebraico (riposo di
Dio il settimo giorno della creazione e
ricordo deU'uscita dall'Egitto). L’umiliazione ha certamente il suo senso
nella vita dei credenti, ma una sua
sottolineatura troppo forte la domenica rischia di far dimenticare il significato di questo giorno in cui si finisce
per parlare più del peccato che della risurrezione del Signore.
Messaggio attuale. La nostra liturgia continua a svolgersi, pur
con un rinnovamento di formule, secondo l’ordine criticato da Bertin, magari dopo il sermone anziché prima ma
pur sempre con la sequenza; lettura di
un'esortazione biblica correntemmte
trasgredita, confessione personale silenziosa di peccato, confessione nella
preghiera comune, canto di umiliazione, annuncio del perdono. Questa sequenza rischia come minimo, se il predicatore che presiede la liturgia non
usa espressioni un po’ avvertite, di capovolgere il pensiero fondamentale dei
rnessaggio biblico. Prima della legge c’è
l’Evangelo. Prima dell'esortazione c’è
l’annunzio della liberazione, a cominciare dal decalogo: perché ti ho liberato
dalla schiavitù in Egitto, non avere altri dii. Più che il nostro peccato, la domenica (e gli altri giorni) siamo chiamati a confessare il perdono. Non, confessiamo il peccato per ricevere dopo
l’assicurazione del perdono, ma perché
abbiamo ricevuto prima questa assicurazione. Non sei tu, pecora smarrita,
che cerchi la via del ritorno all’ovile,
rria è il buon pastore che viene a cercarti. Non sei tu che ti avvicini al cielo col
tuo pentimento, ma è Dio che si è avvicinato a te perché tu potessi pentirti e
cambiare vita. Non è perché hai ascoltato con attenzione e rispetto la legge di
Dio che ti si può annunziare che i tuoi
peccati ti sono perdonati, ma è perché i
tuoi peccati ti sono perdonati che puoi
ascoltare con attenzione e rispetto la
legge di Dio e chiedergli il suo aiuto per
metterla in pratica. Il senso profondo
dell'esistenza credente deve trovare anche adeguate espressioni nell’ordine
delle nostre liturgie.
Claudio Tron
dai culti mattutini al Sinodo
Le rivelazioni sul «Russiagate» confermano ciò che si sospettava dentro e fuori il paese
La «cleptodemocrazia» della nuova Russia
«Se la cricca del presidente Eltsin ha rubato, chi verrà dopo continuerà a rubare», è quello che
pensa la gente comune, avvilita da decenni di corruzione che ha fatto perdere ogni speranza
FERDINANDO PELAZZO
MOSCA — Il fenomeno che è stato ribattezzato «Russiagate» unisce
diverse inchieste, da quelle inerenti
la corruzione a quelle inerenti la fuga di capitali, fino allo storno dei
fondi forniti dalle organizzazioni finanziarie internazionali. Questi illeciti sarebbero avvenuti in tempi
diversi a partire dalla nascita della
Russia indipendente. Il paese che
conta, cioè i politici, i magistrati, le
grandi imprese rispondono alle accuse che piovono sulla Russia ribadendo che la si vuole screditare come nazione piuttosto che trovare i
colpevoli e, a sua volta, la gente comune si stupisce che solo ora emerga quello che qui tutti sospettavaito
vedendo aumentare di giorno in
giorno il numero di Mercedes,
spesso guidate da giovanissimi.
Se si può comprendere la posizione dei politici, volta a non penalizzare il paese, si deve notare che
sono proprio loro a utilizzare il Russiagate per fini di politica interna;
per giunta, le persone coinvolte, il
Presidente e la propria amministrazione in primo luogo, si limitano a
smentire, ma evitano di ricorrere
alle vie legali, dando spazio a ogni
sorta di sospetti. Tutti concordano
sul fatto che ingenti flussi di denaro
siano usciti dal paese negli ultimi
anni e sul fatto che il livello di corruzione sia alto; si tende però a sostenere che questo avviene anche
in altri paesi, scomodando anche
politologi americani, uno dei quali
ha sottolineato come la corruzione
non sempre sia un fattore completamente paralizzante e ha citato
l’Italia come modello.
L'opinione è che la Russia sia
sempre nel mirino, mentre si chiude un occhio su altri paesi, in particolare sulle repubbliche dell’Asia
Centrale e sull’Ucraina, più corrotta, ma che gode del supporto della
diaspora ucraina negli Usa; l’ex premier ucraino Lasarenko, inquisito
per corruzione, secondo i quotidiani russi vive in California e l’Ucraina
riceve aiuti, non rimborsabili, dagli
Usa di entità inferiore solo a quelli
Per le strade di Mosca
forniti a Israele e all’Egitto. Questa
considerazione è ribadita, a maggior ragione, sul cosiddetto «storno»
di denaro proveniente dal Fondo
monetario; innanzitutto i russi sottolineano come in Occidente si creda erroneamente che il Fondo aiuti
quasi solo esclusivamente la Russia.
In realtà il paese ha ricevuto dal ’92
circa 17 miliardi di dollari, cifra ben
inferiore a quanto Brasile e Corea
del Sud hanno ottenuto negli ultimi
due anni. Peraltro, a differenza di
questi due paesi, la Russia, nata pochi anni fa, ha dovuto ricreare dal
nulla non solo l’economia ma anche la classe borghese.
L’accusa, poi, di «distrazione» di
fondi si limita a 200 milioni di dollari, somma irrisoria rispetto a quanto
ricevuto e lo stesso Fondo monetarlo ha già condotto un’indagine,
tramite una primaria società di auditing internazionale, da cui non è
emerso nulla di illegale. Le stesse
paure, poi parzialmente smentite,
evocate da una dichiarazione del
segretario del Tesoro americano
Summers, circa un possibile uso illecito della nuova tranche di 640
milioni di dollari prevista dal Fondo
monetario per settembre, suscitano
a Mosca stupore sia perché è risaputo che questi soldi servono a rimborsare un precedente debito della
Russia verso lo stesso Fondo monetario e, fisicamente, non lasceranno
mai gli Stati Uniti, sia perché Summers, adesso molto preoccupato
del cattivo uso degli aiuti internazionali, in passato partecipò attivamente alle trattative tra la Russia e il
Fondo monetario anche grazie ai
suoi buoni contatti con i più alti dirigenti liberali russi.
Per i russi il vero problema è la
corruzione e l’esportazione di valuta e qui le cose si complicano; infatti è difficile non ammettere che da
questo paese i soldi escano con eccessiva facilità, nonostante le misure prese dalla Banca centrale dopo
la crisi dello scorso agosto, ed è difficile non credere che molti contratti di «consulenza» altro non siano che tangenti pagate su conti
Il Cec propone un decennio ecumenico per «vincere la violenza»
«Nel prossimo secolo i conflitti si intensificheranno»
Il 26 agosto scorso il Segretario generale del Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec), Konrad Raiser, ha lanciato un avvertimento ai 158 membri
del Comitato centrale dell’organizzazione, riuniti a
Ginevra, affermando che
gli scontri e i conflitti, che
probabilmente si intensificheranno nel corso del
XXI secolo, sono presenti all’interno della nostra comunità ecumenica.
«Dobbiamo riconoscere ha detto - che le nostre
tradizioni teologiche e le
strutture di potere esistenti nelle nostre comunità hanno contribuito a
modellare i comportamenti del mondo e che,
pertanto, esse stesse fanno parte del problema che
cerchiamo di affrontare».
Raiser ha ricordato che
la Vili Assemblea del Cec
svoltasi ad Harare nel dicembre scorso aveva proposto di proclamare il periodo 2001-2010 «Decennio ecumenico “Vincere
la violenza’’». Il Decennio
proposto, ha sottolineato
Raiser, «è più di un grande programma politico e
sociale del Cec che verrebbe ad aggiungersi ai
precedenti». Vincere la
violenza «è un elemento
essenziale di quel che significa essere chiesa nel
XXI secolo». Per Raiser, «il
Decennio “Vincere la violenza" ci costringe a fare
il nostro esame di coscienza e ad analizzare
con occhio critico le tradizioni teologiche, eccle
siologiche 0 culturali che
tendono a giustificare la
violenza a nome dell’ordine e deU’ubbidienza».
In questi ultimi anni
«l’impegno ecumenico a
favore della soluzione pacifica dei conflitti è stato
messo a dura prova», ha
fatto notare Raiser, ricordando il genocidio del
Ruanda, la pratica della
«purificazione etnica» durante la guerra di BosniaErzegovina, e più recentemente il conflitto del Kosovo e l’intervento militare della Nato. L’intervento
militare della Nato «costituiva una violazione manifesta del diritto internazionale ma è stato ufficialmente giustificato come
misura necessaria per difendere i diritti fonda
mentali della popolazione
albanese del Kosovo, bersaglio della politica di
“purificazione etnica” delle autorità serbe», ha affermato Raiser. Ma, ha aggiunto, «non si vincerà la
violenza facendo intervenire una potenza superiore né imponendo l’ubbidienza e la sottomissione,
poiché la violenza è essa
stessa l’espressione della
logica guerriera del potere. Troppo spesso l’appello a giustizia e diritto è
stato utilizzato come strumento politico per punire
coloro che venivano percepiti come nemici, anziché promuovere la giustizia in quanto progetto comune destinato a risolvere
il conflitto 0 a guarire le
ferite della storia». (eni)
esteri di residenti russi. Come citava un esportatore occidentale, perché mai la Russia importa carta per
giornali, mentre esporta alberi e
cellulosa? Perché non la produce
internamente favorendo l’import di
macchinari e impianti per questo
tipo di produzione?
D’altronde è difficile non ipotizzare forme di corruzione più o meno varie se si considera che la Russia, dove in epoca sovietica tutto
apparteneva allo stato, non si è limitata a privatizzare i negozi e le
piccole e medie imprese ma ha privatizzato, anche su consiglio occidentale, settori quali quello del gas
e del petrolio, che comportano utili giganteschi; se a tutto questo aggiungiamo il fatto che, per esempio, l’indiziato numero uno delle
ultime rivelazioni, il responsabile
di dipartimento dell’amministrazione presidenziale Pavel Borodin
gestisce, secondo il quotidiano Mosconi Times, un organico di 100.000
persone e un budget di 2,5 miliardi
di dollari l’anno, si capisce come il
rischio di corruzione sia alto.
A questo quadro va aggiunto un
aspetto, che purtroppo non è solo
un problema russo e che consiste
nella perdita di ogni fede e/o ideale. Dopo i 18 anni di stagnazione
dell’epoca Breznev in cui si creò
una doppia morale (pubblica comunista, privata egoistica), dopo la
perestroika dove chi ha avuto successo è anche chi ha rubato allo
stato, e dopo altri quasi 10 anni di
«cleptodemocrazia», come si usa
dire, la gente non crede più in nulla e pensa di aver trovato una grande verità: la cricca del presidente
ha rubato, ma chi verrà dopo ruberà anche lui, sistemando la sua
famiglia e i suoi amici e non pensando alla gente comune come da
sempre avviene, prima e dopo la
rivoluzione, in questo grande e al
tempo stesso disgraziato paese.
Spedale Sinodo
delle chiese valdesi
e metodiste
PAGINE 2-12
2
PAG. 2 RIFORMA
Della
VENERDÌ 10 SETTEMRrc,ì »/FNEF
TESTIMONIARE DELL'INFINITO AMORE DI DIO'I:
È un grande amore quello che Dio ha per l'umanità. È questo amore che dobbiamo contrapporre alle nebulo¡.
previsioni, è di questo amore che dobbiamo parlare e testimoniare oggi e in qualsiasi futuro ci sia dato di vivo
MADDALENA GIOVENALE COSTABEL
Ancora un
brevissimo tempo,
e il Libano sarà
mutato in un
frutteto, e il
frutteto sarà
considerato come
una foresta.
^^In quel giorno,
i sordi udranno
le parole del libro
e, liberati
dall’oscurità
e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi
vedranno; '^gli
umili avranno
abbondanza di
gioia nel Signore
e i più poveri
tra gli uomini
esulteranno nel
Santo d’Israele;
^°poiché il violento
sarà scomparso, il
beffardo non sarà
più, e saranno
distrutti tutti
quelli che vegliano
per commettere
iniquità,
^^che condannano
un uomo per una
parola, che
tendono tranelli
a chi difende le
cause alla porta e
violano il diritto
del giusto per un
nulla. ^^Perciò così
dice il Signore alla
casa di Giacobbe,
il Signore che
riscattò Abramo:
“Giacobbe non
avrà più da
vergognarsi e la
sua faccia non
impallidirà più.
Poiché quando i
suoi figli vedranno
in mezzo a loro
l’opera delle mie
mani, santificheranno il mio nome,
santificheranno il
Santo di Giacobbe,
e temeranno
grandemente
il Dio d’Israele;
i traviati di spirito
impareranno
la saggezza
e i mormoratori
accetteranno
l’istruzione”»
.. \ NCORA un brevissimo
>A/Xtempo» e saremo nel
2000. Se facciamo un breve giro
di orizzonte le prospettive per il
futuro non sono tali da spingere
aH’ottimismo; guerre, stragi, malattie, catastrofi ecologiche, difficoltà economiche, incombono
come conseguenze di quanto è
stato fatto nell’ultimo secolo del
secondo millennio. Naturalmente non mancano le previsioni dei
maghi che mai come oggi hanno
trovato uno spazio redditizio e la
rilettura di profezie più o meno
astruse. C’è chi pensa che la fine
del mondo sia vicina, ne coglie i
segni nelle violenze, nei disastri,
nelle eclissi e così via. Nulla di
nuovo, anche alla vigilia dell’anno mille tutto veniva interpretato come segno della vicina, vicinissima «fine del mondo».
La corsa affannosa
verso il 2000
(Isaia 29,17-24)
SONO particolarmente riconoscente al pastore Paolo
Tognina per il suo articolo apparso in «Voce evangelica» n.
7/8, dedicato a «Il tempo»: Tognina sottolinea da un lato la
corsa affannosa verso il 2000
(allestimenti di edifici, esposizioni, celebrazione del Giubileo,
spese enormi), dall’altro lato ci
ricorda che «solo il calendario
cristiano, base del sistema occidentale di misurazione del tempo (impostosi su scala internazionale in seguito alle successive espansioni imperiali e colo
niali, e consacrato oggi dalla
globalizzazione), ci dice che
stiamo per giungere all’anno
2000. Gli altri calendari sono diversi, partendo da avvenimenti
diversi. Questa data che ci angoscia o ci incuriosisce o ci preoccupa per milioni di persone non
ha alcun interesse».
Ma tant’è, chi più chi meno
siamo in attesa di questo terzo
millennio, ne paventiamo i cambiamenti che ci porterà, vorremmo comunque, come sempre,
qualche sicurezza in più di quelle che abbiamo. Ma quali sicurezze, e dove possiamo cercarle?
Nelle Centurie di Nostradamus
che hanno suscitato molte discussioni tra gli intellettuali laici
e cattolici o altrove? Il testo suggerito da «Un giorno, una parola» per questa domenica ci invita
a una riflessione di fede sul tema
del futuro. Un futuro, quello di
Isaia 29, 17-24, ben diverso da
ciò che temiamo, ma di cui comunque portiamo la responsabilità, anche se siamo portati a
dimenticarcene.
Un cambiamento completo
L Libano sarà mutato in un
''X giardino e il giardino sarà
considerato come una foresta».
Un cambiamento completo nella natura, una metafora di grande forza, che ci ricorda le parole
di Isaia 1, 19 in cui uomini e
donne si vergogneranno dei loro
giardini che hanno tanto amato
e che sono destinati a sparire.
Un bel giardino suppone cure,
acqua, semi pregiati, ricchezza;
non tutti possono permetterselo, oggi come ieri nella Palestina
dei ternpi di Isaia. Ma l’intervento di Dio cambia lo scenario della vita umana, perché cambia la
situazione degli uomini e delle
donne cominciando da coloro
che sono ciechi e sordi che
udranno e vedranno e continuando con gli umili, i poveri,
gli oppressi, coloro che non
contano, che subiscono senza
potersi difendere, che non hanno protezione contro l’ingiustizia, i diritti cancellati, la beffa
dei corrotti, lo strapotere e
l’egoismo dei ricchi che appunto vivono in luoghi bellissimi,
incuranti di ogni cosa.
Nel descrivere il futuro e i
suoi mutamenti Isaia ci mostra
concretamente la situazione in
cui vive Israele e altrettanto
concretamente descrive il nuo
vo ordine, la nuova vita stabilita
dal Signore: «Gli umili avranno
abbondanza di gioia nel Signore
e i più poveri tra gli uomini
esulteranno nel Santo di Israele» (Is. 29, 9-12). Dunque non
solo il Signore stabilisce un ordine giusto ma dà gioia ed esultanza a una categoria di persone che non ne ha mai avuto (cfr.
Schokel e Sincer Diaz, I profeti,
Isaia, p. 250-53). «Il violento
sarà scomparso, il beffardo non
sarà più...». Una trasformazione radicale: non c’è posto per
gli oppressori nel progetto del
Signore ma c’è posto per la conversione, il cambiamento: «I
traviati di spirito impareranno
la saggezza e i mormoratori accetteranno l’istruzione».
Di fronte a questo «detto escatologico di salvezza» (R. Rendtorff. Introduzione all’Antico Testamento, p. 255-6), siamo senza
dubbio ammirati ma anche perplessi. 11 nostro mondo di oggi è
pieno di violenze e di ingiustizie
come il mondo al tempo del profeta e ci sentiamo deboli e incapaci, con.sapevoli di tutto quello
che abbiamo permesso, dimenticato, trascurato come credenti
e anche come chiese. Ci sentiamo pieni e piene di vergogna come Giacobbe (v. 22) per quello
che giustamente nella relazione
della Tavola al Sinodo ’99 è detto
«il fallimento umano».
lo che Dio ha per gli esseri umani, così grande da permettere la
«morte di Cristo sulla croce per
la nostra salvezza, così grande
da permetterci di sperare malgrado le nostre paure, di non
avere più vergogna come Giacobbe» (Is. 35,10; Ger. 31, 11).
Il grande amore di Dio
E questo amore che noi dobbiamo contrapporre alle nebulose previsioni, è di questo
amore che noi dobbiamo parlare
e testimoniare oggi e in qualsiasi
futuro ci sia dato di vivere. Mi rivolgo adesso a voi, che state per
essere consacrati e mentre ringrazio Dio per la vostra vocazione, voglio ringraziarvi per averla
accettata, consolidata, resa attiva. Quando il culto sarà finito,
uscirete dalla chiesa tra la gioia,
gli abbracci, le congratulazioni.
I tempi di Dio
non sono i nostri tempi
Non sarà sempre così, non ci
sarà sempre gioia, riusciamo
spesso ad addolorare i nostri pastori, ci saranno difficoltà personali che vi troveranno soli o incompresi. È per questo che voglio ringraziarvi, perché alle soglie di un nuovo secolo e millennio, in un mondo che mette al di
sopra di tutto la ricchezza e il
successo, voi avete scelto di testimoniare che il Libano può diventare un giardino e gli umili
avere abbondanza di gioia.
Forse, per quei tanto di scetticismo che ognuno e ognuna di noi tiene ben nascosto, i
cambiamenti ci sembrano impossibili e ascoltiamo le nostre
paure e anche il nostro egoismo.
Il dubbio e la paura sono costanti nella vita degli esseri
umani, come il mormorare contro Dio perché non fa abbastanza o non ci sembra abbastanza
potente, come si legge in Isaia 5,
19, e dicono: «Faccia presto, affretti l’opera sua, che noi la vediamo! Venga e si esegua il disegno del Santo di Israele, affinché
noi lo conosciamo».
Noi dimentichiamo spesso
che i tempi di Dio non sono i
nostri tempi e soprattutto che
l’opera di Dio, nella storia della
salvezza, non ha i nostri limiti.
Dio conosce la nostra debolezza, corne conosceva quella di
Israele. È un grande amore quel
Predicazione del culto di apertura del Sinodo
<PIn quella vìa
non ci saranno
leoni; nessuna
bestia feroce vi
metterà piede
o vi apparirà;
ma vi
cammineranno
i redenti.
riscattati
dal Signore
torneranno,
verranno a Sion
con canti digioj^
una gioia eterno
coronerà
il loro capo;
otterranno gioia
e letizia; il dolon
e il gemito
scompariranno»
(Isaia 35,9-1
^Infatti
essi saranno
come un giarda
annaffiato, non
continueranno
più a languire.
'^Allora la ver§n
si rallegrerà
nella danza,
fin dalle
Commn
die la e
«pur in
pngres.
maggiO'
ha affei
e ¡Icare
Un mes
chiaran
concret
Un al
del mer
in cui si
sinodak
Alla pnt
fare di j
di un p(
L’and
con cui
e mi pc
sorelle,
dell’aut
più effi(
cheha
si è SYO
Un;
il Signore
ha riscattato
Giacobbe,
l’ha salvato
dalla mano d'm
più forte di lui
Quelli verrann
e canteranno à
gioia sulle altm
di Sion,
affluiranno ven
i beni del Signon
al frumento,
al vino, all’olio,
al frutto delle
greggi e degli
armenti;
i giovani
gioiranno
insieme ai vecclti
10 muterò il loro
lutto in gioia,
11 consolerò,
li rallegrerò
liberandoli
del loro dolore.
“Sazierò
di grasso
i sacerdoti
e il mio popolo
sarà saziato
dei miei beni”>
dice il Signore»
(Geremia 31,
CAR
VOI
un ring
affatto
ghi e c
anche;
boratri
quest’c
uìtìmi 1
vita p;
plessa
tournanche
Son
quest!
sono'
anche
ne di
nità.
parte
sollev
quasi
sono
ment
tanti,
quanti
di far
semp
dall’in
spettc
Tavol
nostre
vece 1
funzio
cesso
abbia]
passa
unag(
di rive
di fu(
amicc
di dar
che il
giung
parte
il futu
ferisci
dono
vediai
La Tae
i*2arott
Qanre
3
mbrejJ
10 SETTEMBRE 1999
.PECIALE 5INODO
PAG. 3 RIFORMA
OI, j 5,f,odo di quest’anno sarà ricordato probabilmente come quello della parabola
raccontata dal pastore Giorgio Tourn a conclusione dei lavori (vedi Riforma del 3
settembre 1999, pag. I). Lo spunto per questa parabola è venuto al pastore Tourn,
dalle prime battute del Sinodo, dalla relazione (quest’anno veramente ottima) della
I r mmissione d’esame sull’operato della Tavola che si apre proprio con la considerazione
^UUIQl he la diaconia «pur con i suoi problemi e le sue difficoltà, sia in crescita costante», mentre
_ jfj presenza qua e là di segnali positivi e di elementi di speranza, si assiste a un lento,
^ ^/Vfìi'ft^fess/Vo, quasi inesorabile ridimensionarsi della chiesa». Da qui il richiamo a concentrarsi
^ massiorttìente sulla crescita spirituale e materiale delle chiese («Vogliamo fare proseliti»,
ho affermato lapidariamente la Commissione), ma per farlo bisogna avere «la capacità
il coraggio di cambiare o abbandonare quello che non aiuta la chiesa a crescere».
Un messaggio forte, che il Sinodo ha raccolto, che il pastore Tourn ha esemplificato
chiaramente nella sua parabola e che ora le chiese e i loro organi esecutivi dovranno
concretizzare. Non sarà un cammino breve né semplice.
Un altro motivo per cui questo Sinodo sarà ricordato è rappresentato dalla seduta serale
del mercoledì (ne accenna il moderatore nel suo discorso conclusivo riportato qui sotto)
in cui si è cercato di capire chi, il prossimo anno, potrà essere eletto o eletta dall’assemblea
sinodale negli incarichi più delicati e impegnativi del «governo della chiesa»,
srannoi /^Ha fine della serata si sono delineate soltanto alcune possibili soluzioni (forse non si poteva
• fare di più) che hanno evidenziato però chiaramente che è arrivato il tempo
¡H Ufi passaggio del testimone da una generazione all’altra.
We L’andamento della seduta sinodale è generalmente piaciuto per la chiarezza e la fraternità
two, con cui si è parlato, senza giochetti di potere o falsità ma, come è stato rilevato con garbo
y d g/fii pare giustamente, il metodo è stato un po’ «d’altri tempi» o, come hanno ritenuto alcune
idi gin' sorelle, è stato troppo caratterizzato dalle «modalità tradizionalmente maschili dell’esercizio
a etern dell’autorità». In futuro bisognerà certamente adottare delle procedure diverse e, forse,
[ più efficaci. Purché si sappia salvaguardare il clima costruttivo, rispettoso e trasparente
fjfy che ha caratterizzato questa serata e, in fondo, tutto il Sinodo che quest’anno (una novità)
„ . . si è svolto per un’intera giornata in quattro gruppi di lavoro.
gioiti Eugenio Bernardini
il dolori.
Ila via
iranno
ssuna
roce vi
piede
^rirà;
Un momento del culto inaugurale del Sinodo
lo
iranrm
saia 35, H
tato
0
%to
mo d'm
di lui
errarm
inno di
le altm
no ven
' Signoií
nto,
ill’olio,
delle
iegli
ino
giarda
to, non
ranno
guire.
1 vergk
?rá
iza,
1
li vecchi
) il loro
ioia,
ró,
•rd
ili
diore.
’i
opolo
ito
ieni’\
nore»
ia31, R'
II discorso conclusivo del moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan
Una comunità che dà fiducia, aperta e dalla forte identità
GIANNI ROSTAN
CARE sorelle e cari fratelli,
vorrei incominciare con
un ringraziamento, che non è
affatto formale, ai miei colleghi e colleghe della Tavola e
anche ai collaboratori e collaboratrici dei nostri uffici che
quest’anno, sopratmtto negli
ultimi mesi, hanno avuto una
vita particolarmente complessa e difficile perché il
toUrn-over si è fatto sentire
anche lì.
Sono passati sei anni e
questa è la settima volta che
sono qui a parlarvi e quindi è
anche la mia ultima occasione di avere questa opportunità. Devo dire che da una
parte si è contenti e un po’
sollevati perché si è arrivati
quasi alla fine, dall’altra ci
sono anche dei rincrescimenti, che però non sono
tanti. In questi sei anni,
quando ho avuto l'occasione
di fare questi discorsi, ho
sempre cercato di vedere
daH’interno quello che si prospettava come lavoro della
Tavola e come lavoro delle
nostre chiese. Quest’anno invece ho pensato, specie in
funzione di quello che è successo mercoledì sera, quando
abbiamo avuto una specie di
passaggio del testimone da
una generazione a quell’altra,
di rivolgermi anche un po’ al
di fuori e ho chiesto a un
amico, a un giovane amico,
di darmi qualche idea, qualche indicazione, a cui aggiungo alcuni commenti da
parte mia su come affrontare
a futuro. Le indicazioni si riferiscono più su come ci vedono gli altri che su come ci
vediamo noi stessi. Tre sono i
Il moderatore Gianni Rostan
punti sostanziali: noi siamo
una comunità che produce
fiducia, noi siamo una comunità che interpreta, noi siamo
una comunità aperta ma con
forte identità.
Perché siamo una comunità
che produce fiducia? Produrre
fiducia significa essere visti
come «facitori» di fiducia (uso
il verbo dei «facitori» di pace).
Nelle condizioni generali del
nostro mondo, che sono molto spesso di. sfiducia (pensate
alla sfiducia nei confronti del
governo, della giustizia, della
possibilità di salvaguardare
l’ambiente, la sfiducia che
hanno accumulato i partiti, i
problemi della pace e della
guerra) di fronte a questo
mondo noi, ci viene detto,
produciamo fiducia nelle relazioni tra le persone e fiducia
nelle relazione fra persone e
strutture, e per strutture in
Tavola valdese riconfermata: da sinistra Franco Becchino, Luca
iwotti, Franca Long, Gianni Rostan, Marcella GiampiccoH, Gianni
®«nre. Bruno Gabrielli
tendiamo le opere, gli enti, i
vari comitati di cui sono ricche le nostre chiese. Questo è
particolarmente vero se guardiamo alcuni esempi, ne faccio pochi ma ce ne sono molti
altri: la serata di mercoledì è
un esempio, un segno, di questa fiducia reciproca, come lo
è stata la festa del XV Agosto,
oppure la bella giornata alla
casa Miramùnti di Villar Pollice (400 persone che fanno insieme la Santa Cena, valdesi,
metodisti, ma anche cattolici). Ecco, queste sono cose
importanti. Vorrei anche dire
delle contribuzioni: anche se,
non si è mai completamente
soddisfatti, l’aumento quest’
anno c’è stato ed è arrivato al
doppio dell’aumento del costo della vita.
Credo che come programma fondamentale, nostro ancora per un po’, e soprattutto
per la generazione che seguirà negli incarichi negli
esecutivi, c’è quello di tenere
viva questa fiducia, non per
avere qualche risultato in più
nella raccolta dell’otto per
mille 0 neH’immagine giornalistica, ma perché questo è
costitutivo del nostro essere
insieme. Questa fiducia ci
consentirà di affrontare alcuni dei problemi che abbiamo
ancora aperti, alcuni buchi
che abbiamo ancora nelle
contribuzioni (perché in alcune situazioni le chiese non
hanno risposto come avrebbero potuto), alcune difficoltà o debolezze amministrative che abbiamo dovuto
affrontare in modo straordinario, come emergenza. Qui
dobbiamo insistere, certo
producendo fiducia, ma anche eliminando l’idea che abbiamo una pazienza che si
può tirare all’infinito.
L’altro punto è la comunità che interpreta. E qui ci si
può riallacciare alla nostra
storia antica, al libere praedicare dei valdesi, al sola
Scriptura, cioè all’educazione, che abbiamo nel nostro
dna, alla lettura critica della
Bibbia e di ciò che avviene
nel mondo. Questo senso
critico ha una valenza non
soltanto teologica ma anche
culturale e politica. In questo
Sinodo Claudio Tron ha parlato di valutazione formativa: valutare, criticare, indagare ma sempre con l’animo
volto a formare meglio, a mi;
gliorare le cose; è bene, cioè,
che la critica non sia distruttiva ma costruttiva. Ne è un
esempio evidente, come è
accaduto quest’anno, la tradizione che abbiamo delle
Commissioni di esame. Le
nostre chiese devono dunque continuare a predicare,
insegnare, quando ci si riesce anche a profetizzare,
dobbiamo imparare a fare
sempre buon uso di questa
capacità critica.
Il terzo punto è una comunità aperta ma dalla forte
identità. Questa è la connotazione che si dà di noi, oltre
che essere quella che noi riconosciamo come nostra. In
un mondo che è così diviso,
così poco fiducioso, ecco che
noi riusciamo a fare (certo
noji sempre ma qualche volta sì) una sintesi sufficientemente corretta, sempre perfettibile, fra la nostra identità
(che significa anche solidarietà fra di noi) e la nostra
spinta verso l’universalità,
pronti sempre a reagire positivamente a stimoli esterni.
Noi abbiamo facilità a relazionarci con coloro che sono
diversi da noi, come facciamo nelle nostre relazioni
ecumeniche, sia nei confronti dei cattolici sia nei
confronti dei pentecostali:
un mondo, quest’ultimo,
che dobbiamo ancora scoprire ma con il quale ci sentiamo di entrare in una relazione forte, aperta, rispettosa della loro ma anche della
nostra identità.
Spero che questa caratteristica rimarrà anche negli anni futuri la base delle nostre
discussioni che, guarda caso,
dovrebbe anche essere le base della democrazia. E alla fine, grazie per averci dato
l’opportunità di vivere, seppure in modo parziale e con
una certa fatica, queste cose
durante questi anni e anche
per l’anno prossimo. Grazie
in modo particolare ai miei
compagni di viaggio.
L'intervento del presidente Ucebi
La vocazione delle nostre
chiese e il cammino bmw
RENATO MAIOCCHI
QUALCLFNO in Sinodo ha
rilevato che nel cammino bmv ci sono delle difficoltà, delle resistenze, delle
frizioni, dette o non dette. Il
quadro, decisamente positivo, descritto sia dalla Tavola
sia dalla Commissione d’esame nelle loro relazioni non
corrisponderebbe cioè al
sentire vero, profondo delle
nostre chiese che sarebbe,
invece, più critico, più perplesso. Ebbene, care sorelle e
cari fratelli, se nelle nostre
chiese ci sono delle perplessità, queste derivano dalle diversità che esistono tra le nostre chiese, come esistono
anche tra metodisti e valdesi
nonostante l’integrazione. Se
nelle nostre chiese ci sono
delle perplessità, queste sono
trasversali al nostro interno e
ci segnalano che il cammino
non è ancora compiuto, che
dobbiamo percorrere davanti
a noi ancora altra strada.
I battisti italiani si stanno
preparando ^ una Assemblea
straordinaria dell’Unione che
si terrà a dicembre. Un’Assemblea che dovrà ridisegnare un’Unione battista capace
di affrontare gli anni futuri
correggendo quegli squilibri
che un po’ si porta dietro dagli anni della totale indipendenza dalle missioni estere.
In particolare, dovrà affrontare il problema della limitatezza delle risorse che le
chiese riescono a mettere a
disposizione dell’Ucebi in riferimento agli obiettivi che
poi si danno. Questo non significa che bisognerà ridimensionarsi, anzi, ci sono
anche delle tendenze che
vanno in direzione opposta.
Sarà comunque un'Assemblea cruciale, e il modo in cui
noi battisti affronteremo la
questione del futuro della
Unione è assolutamente condizionato, in senso positivo,
da quanto è stato realizzato
finora nel cammino bmv. Se
questo cammino non ci fosse
stato, noi affronteremmo i
nostri problemi con una visione completamente diversa. Di questo noi siamo grati
a Dio e a tutti i fratelli e le sorelle delle varie chiese che,
anni fa, hanno iniziato questo
cammino e lo hanno portato
avanti fino a oggi.
Perché non si tratta solo,
0 prima di tutto, del fatto
che l’unione fa la forza, che
l’unità della famiglia bmv ci
rende più forti organizzativa
II presidente dell’Ucebi, Renato
Malocchi
mente, ma si tratta di ricordare che il cammino che in
questi anni abbiamo percorso insieme è la risposta a una
dichiarazione fatta vent’anni
fa, nel gennaio del 1979 (e
quindi in tempi non sospetti
rispetto alle nostre possibili
difficoltà di sopravvivenza
economica o organizzativa),
dall’allora moderatore, pastore Aldo Sbaffi, dal presidente del Comitato permanente metodista di quel tempo, pastore Sergio Aquilante,
e dal presidente dell’Unione
battista, pastore Pie» Densi.
Vent’anni fa, essi riconoscevano che le chieste battiste,
metodiste e valdesi avevano
una vocazione comune in
questo paese «fin dall’inizio
della loro opera di evangelizzazione in Italia». Affermavano: «C’è dunque in noi una
profonda consapevolezza
che l’incontro diretto tra le
nostre chiese non si configura in alcun modo come rincontro tra confessioni religiose diverse: le nos!re tre denominazioni sono accomunate
da un’unica vocazione, più di
una volta riconosciuta, e
hanno un compito unico:
evangelizzare gli italiani sulla
base degli irrinunciabili fondamenti teologici posti dalla
Riforma».
Ecco, credo che dovremmo
ricordare questa dichiarazione che trova un suo sviluppo
concreto in quanto e scritto,
e da me pienamente condiviso, nelle relazione che hanno
presentato a questo Sinodo
la Tavola e la Commissione
d’esame. Noi dovremo sempre avere in mente che il
cammino comune bmv non
è dunque solo la soluzione
dei nostri problemi organizzativi ma è soprattutto la risposta alla nostra vocazione
comune.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 10 SETTEMBRF
Il saluto del rappresentante della Conferenza episcopale italiana
Le luci e le ombre del dialogo ecumenico
L'ecumenismo non è un percorso facile perché richiede la conversione profonda
del cuore e della volontà, ma è un percorso necessario e urgente. Il Giubileo
GIUSEPPE CHIARETTI*
CARE sorelle e cari fratelli
in Cristo, la Conferenza
episcopale italiana (Cei) ha
inviato al vostro Sinodo una
delegazione formata dal sottoscritto, in qualità di presidente del Segretario Cei per
l’ecumenismo e il dialogo,
dal vescovo Francesco Coccopalmerio, ausiliare di Milano, membro della Commissione paritetica per i matrimoni misti, e da don Mario
Polastro di Pinerolo, a voi
tutti ben noto. Siamo qui a
porgervi un fraterno saluto e
ad augurare un proficuo lavoro anche in senso ecumenico, senza entrare ovviamente nel merito dei problemi da voi affrontati.
Tutti sappiamo che Tecumenismo non è un percorso
facile, anche se è necessario e
urgente. Non è facile né tra i
cattolici né tra i protestanti
né tra gli ortodossi, perché
l’ecumenismo richiede conversione profonda del cuore
e della volontà; per questo è
ancora fatto di minoranza,
pur qualificata e autorevole,
ma sempre minoranza, incoraggiata però da una discreta
sensibilità ecumenica che sta
venendo su dalla base (ricordo la grande partecipazione
che ha prodotto rincontro
ecumenico europeo di Graz e
l’interesse e gli stimoli che
derivano dal lavoro del Sae, il
Segretariato attività ecumeniche). E questo vale anche
per l’Italia: ci sono luci e ombre, gioie e fatiche.
Non possiamo che benedire il Signore, quando pensiamo alla Traduzione interconfessionale della Bibbia (Tilc),
alla Traduzione ecumenica
del Vangelo di Giovanni, alla
diffusione in sette lingue del
Vangelo di Luca, al Convegno
ecumenico di Perugia sul Pa
dre Nostro preparato dalle
chiese, al Testo comune sui
matrimoni interconfessionali
e il conseguente Testo applicativo che stiamo per approvare; senza dire di quella vasta gamma di iniziative locali,
che vanno dai gruppi biblici
agli incontri di preghiera,
all’impegno di solidarietà nei
confronti delle povertà vecchie e nuove.
Ci sono anche le ombre, è
vero, dobbiamo riconoscerlo.
Per esempio il Giubileo del
2000 rischia di diventare
un’ombra anziché un momento di grazia. Certamente
anche noi cattolici continueremo a interrogarci sul senso
e sulle conseguenze di questa
«ombra» e su come evitarne
altre per il futuro. Aiutateci
comunque anche voi a scoprire e a vivere i contenuti biblici di questa «Festa della fede» (Luca 4, Isaia 61, Levitico
25); forse qualche elemento
potrà servire anche alla vostra edificazione. Quanto poi
al tema scottante dell’«Indulgenza» vi invitiamo a prendere sul serio il travaglio della
Chiesa cattolica e il quadro
molto rinnovato della sua
prassi penitenziale (si veda il
fascicolo del nostro Segreta
riato «Lettera di collegamento» n. 35, luglio 1999).
E poi, chiarito questo, cattolici ed evangelici insieme
guardiamoci intorno, guardiamo avanti: in un contesto
di radicale secolarizzazione
siamo chiamati a ricominciare da capo, dai «fondamenti»
(«In principio Dio», Gen. 1, 1;
«In principio la Parola», Giov.
1, 1; «In principio l’Agape», I
Giov. 4,16): siamo chiamati a
elaborare una solida spiritualità cristiana per il terzo millennio.
La rilettura di un importante documento «Verso una
professione di fede comune»,
che fu elaborato dal gruppo
misto di lavoro tra la Chiesa
cattolica e il Consiglio ecumenico delle chiese nel 1980, mi
offre l’occasione per ribadire
una verità nella quale mi ritrovo pienamente. Dice quel
documento: «L’unità visibile
può consolidarsi soltanto se
ogni chiesa volgendosi verso
il Cristo, prende la decisione
di pentirsi in quanto comunità di cristiani peccatori. Il
suo pentimento non sarà vero, se non comprenderà la volontà di soddisfare per la propria parte alle esigenze (dell’unità) attraverso un ritorno
costante ala sorgente che è
Cristo, uno sforzo perseverante di purificazione, una
autentica volontà di cambiamento. Non contribuirà alla
costruzione deU’unità se non
condurrà ogni chiesa a offrire
agli altri le ricchezze che la
caratterizzano e a ricevere dagli altri ciò che le manca»
(E.O., 1, 907).
Ecco perché siamo-qui, care sorelle e fratelli. Non per
curiosità, non per moda, non
per un semplice atto di cortesia. Siamo qui perché ci sentiamo responsabili gli uni degli altri; siamo qui per «ricevere» e per «dare». L’incontro
fraterno, vissuto nella sincerità e nella parresìa (franchezza), ci apre all’emulazione vicendevole e alla reciproca edificazione.
Un ultimo spunto e termino. Io sono personalmente
convinto che alla lunga, sul
piano strettamente religioso,
cadranno tante barriere teologiche, mentre dureranno
più a lungo le faglie prodotte
dall’ideologia, dall’etnia, dalla storia, dalla politica e cioè
dall’identità storica ed emotiva di ciascuno di noi e delle
nostre chiese. Sento urgente
in questo scorcio di millennio, che apre su scenari nuovi e imprevisti, il bisogno che
lo Spirito venga a medicare le
nostre ferite interiori, le cicatrici della memoria e della dignità offesa. Non siamo esenti neppure noi cristiani, che
pure abbiamo attraversato
nei secoli sofferenze inaudite, ad esempio con le guerre
di religione, dalla crisi che è
latente nella «multiemicità» e
nella «multiculturalità», di
cui tanto parliamo, e che sono acquisizioni preziose, in
teoria, ma difficili a realizzare
compiutamente.
Il Signore ci chiama a navigare in mare aperto. Per questo sento di dover ripetere a
me e a voi la parola di Gesù ai
discepoli sul lago, alle prese
con le acque agitate e la paura: «Coraggio, sono io. Non
temete!» (Marco 6, 50). E prego anch’io con le parole
dell’inno comune delle chiese cattolica ed evangelica tedesche «Salvaci tu dalla disperazione, da cui nessun altro può difenderci. Riunisci,
grande pastore degli uomini,
tutto quello che si è disperso.
Abbi pietà di noi. Signore!».
* Arcivescovo di
Perugia-Città della Pieve
Presidente del Segretariato Cei
per l'ecumenismo e il dialogo
Tra i diversi temi ecumenici, il Sinodo ha discusso anche dei rapporti bmv
Giubileo, matrimoni interconfessionali, chiese pentecostali
FULVIO FERRARIO
Giubileo, matrimoni interconfessionali, rapporti
con altre chiese evangeliche:
questi I principali capitoli
ecumenici del Sinodo di quest’anno. È noto che quello che
la chiesa romana chiama
«Grande Giubileo del 2000»
inquieta un poco le nostre
chiese: si tratterà, con ogni
verosimiglianza, di un grande
happening in cui la centralità
del papa, la teologia delle indulgenze e l’uso massiccio di
denaro pubblico per manifestazioni anche direttamente
confessionali svolgeranno un
ruolo di primo piano. Certo
l’evento comprenderà anche
aspetti e messaggi ai quali anche noi siamo sensibili, come
il richiamo al Giubileo biblico
di Lev. 25 (condono del debito
e ristrutturazione dei rapporti
economici nella giustizia) e la
riflessione su Gesù «2000 anni
dopo»; anche in tale prospettiva il pontefice romano di
CASA MATERNA
Portici (Na)
li 15 settembre 1999, alle
ore 17, Casa materna di
Portici inaugura le due
nuove comunità residenziali per minori, per continuare in modo innovativo
la sua tradizione di accoglienza.
chiara di volere conferire al
«Grande Giubileo del 2000»
una dimensione ecumenica e
invita le chiese evangeliche a
non tenersi in disparte.
11 Sinodo ha dibattuto la
questione nella prima commissione e poi in seduta plenaria, sulla scorta di un documento preparato dalla Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche della Tavola valdese. In esso si rileva
che la scelta vaticana di concentrare in un solo evento il
richiamo al Giubileo biblico, i
duemila anni dalla nascita di
Gesù e Tanno santo con le sue
indulgenze e i suoi pellegrinaggi, impedisce una celebrazione ecumenica e costituisce
quindi un’occasione perduta.
La linea’ delle nostre chiese si
può riassumere in tre punti:
rilancio della preghiera, della
riflessione e dell’azione sui temi del condono del debito internazionale e della giustizia
nella distribuzione delle risorse del pianeta: astensione totale da celebrazioni ecumeniche legate all’anno santo; fiduciosa perseveranza nel
cammino ecumenico, nonostante le battute d’arresto che
il clima «giubilare» porterà
inevitabilmente con sé. Il Sinodo ha inoltre espresso la
propria preoccupazione di
fronte a ricorrenti indiscrezioni giornalistiche, in base alle
quali la Rai intenderebbe
«omologare» alla linea vaticana tutte le informazioni e i
commenti radiotelevisivi sul
«Grande Giubileo del 2000».
Se confermate, tali voci configurerebbero una situazione di
censura che ci riporterebbe
bruscamente a un passato
che si sperava non potesse
più ritornare.
Il Sinodo ha poi approvato
il «Testo applicativo» relativo
al documento sui matrimoni
interconfessionali: si tratta di
uno strumento che intende
aiutare le coppie, i pastori e i
sacerdoti a calare nella pratica quanto sottoscritto nel
giugno del 1997 tra la Chiesa
cattolica italiana e le nostre
chiese. Chi vive questi problemi sa che le belle affermazioni concordate dalla Conferenza episcopale e dal Sinodo
stentano a volte a trovare riscontro: capita ancora oggi di
incontrare parroci che vorrebbero la sottoscrizione del
cosiddetto «consenso» anche
da parte del partner evangelico: si spera che il «Testo applicativo» permetta di superare tali resistenze. Il recente
passato ha visto il promettente avvio di un dialogo ufficiale
tra le nostre chiese e alcuni
settori del mondo pentecostale. Il Sinodo si è rallegrato
di questo nuovo orizzonte
ecumenico, sottolineandone
le grandi potenzialità e incoraggiando la Tavola e Tapposita commissione a proseguire nel loro impegno.
Proprio la ricchezza e la
molteplicità dei dialoghi pone
tuttavia questioni teologiche e
operative che non sarebbe
giusto sottacere. La «Comunione di Leuenberg» (famiglia
che riunisce le chiese luterane, riformate, unite e metodiste d’Europa) ha ravvisato nel
documento comune battistametodista-valdese sul reciproco riconoscimento (Roma
1990) alcune questioni meritevoli di approfondimento,
soprattutto per quanto attiene al riconoscimento del battesimo. 11 Sinodo ha fatto propria una risposta della Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche, invitando a riprendere la questione
nel Sinodo del 2000, che si
terrà in seduta congiunta con
l’Assemblea battista.
È evidente che non si tratta
di rimettere in discussione
quanto sottoscritto nove anni
fa. Al contrario, valdesi, metodisti e battisti italiani sono
chiamati a condividere la loro
esperienza di comunione nel
più ampio quadro europeo,
dove il dialogo tra la Comunione di Leuenberg e le chiese battista non sembra, al
momento, particolarmente
promettente. La nostra situazione minoritaria ha visto
una storia e una prassi largamente comuni, del tutto sconosciute altrove, e le nostre
chiese tentano, con qualche
successo, di costruire su di
esse spazi di unità sempre più
ampi. Chissà che questo cammino non costituisca un contributo a un dialogo che va al
di là del nostro protestantesimo e del nostro paese.
LE DECISIONI SINODALI • LE DECISIONI SINODA
Dialogo con le chiese pentecostali
Il Sinodo, valutando positivamente il fatto che in diversi
”ìl ly^ _______________É
ghi le chiese abbiano intrapreso un cammino di fraterno'di’àu'’''
/-rv« •il^..r>« _________i______'®'Ogo¡
con alcune chiese pentecostali, ricevendo con riconoscenza |
«tesine sul dialogo» sottoscritto dalla Tavola valdese e di alnJ'
chiese pentecostali,
auspica che queste aperture al dialogo continuino e auttien
tino a beneficio di una conoscenza reciproca sempre più profon
da e arricchente;
- invita la Tavola a rinnovare il mandato alla Commission
consultiva per i rapporti con le chiese pentecostali; '
- invita le chiese e i circuiti, in quelle realtà territoriali dove so.'
no presenti comunità pentecostali, a studiare e sperimentare irio-l
menti di incontro con sorelle e fratelli di questa importante coi^l
ponente dell'evangelismo mondiale nelle sue espressioni italiane^
Chiese bmv e riconoscimento del battesimo
Il Sinodo, inforrriato delle critiche formulate dal Comitato dei
presidenti della Concordia di Leuenberg riguardanti la questione
del battesimo nei «Documento sul reciproco riconoscimento fra
chiese bmv in Italia» del 1990,
invita la Tavola ad adoperarsi nei modi più opportuni, d'intesa
con le chiese delTUcebi, affinché la questione venga adeguatamente studiata in modo da essere presentata all'ordine dei lavori
dell'Assemblea congiunta Sinodo-Assemblea generale Ucebi, per
la conseguente discussione ed eventuale riformulazione del testo.
Matrimoni interconfessionali
Il Sinodo, ricevuto il «Testo applicativo» relativo al «Testo comune» per un indirizzo pastorale dei matrimoni tra cattolici e
valdesi o metodisti (approvato con 23/SI/96), predisposto dalla
Commissione nominata dal Sinodo insieme all'analoga Comttib
sione nominata dalla Conferenza episcopale italiana,
approva l'operato della propria Commissione riconoscendo nel
Testo applicativo un valido strumento per rendere operative!
indicazioni pastorali contenute nel Testo comune;
segnala alla Commissione stessa le osservazioni espresse dalla
discussione sinodale riportate nel verbale della seduta del 25.8.95;
si riserva di procedere all'approvazione del Testo applicativo
dopo che esso sarà stato sottoposto all'esame della Cei, e avrà:
raggiunto forma definitiva a cura delle Commissioni congiunte;
invita il Seggio a confermare la Commissione di parte valdesemetodista.
Commissione matrimoni interconfessionali
Il Seggio nomina la Commissione per le questioni applicative;
al «Testo comune per un indirizzo pastorale dei matrimoniti
cattolici e valdesi o metodisti in Italia» nelle seguenti persoi>
Maria Bonafede, Franco Giampiccoli, Giulio Maisano, Paolo Rii
ca. Maria Sbaffi Girardet (presidente) e Alberto Taccia.
Collaborazione bmv
Il Sinodo, approssimandosi l'Assemblea congiunta del Sinodo c
dell'Assemblea generale delTUcebi del 2000, guarda con riconoscenza alla strada che battisti, metodisti e valdesi hanno percot-*
so insieme in tutti questi anni;
considera ormai maturi i tempi per andare ancora più avanti
nella collaborazione già in atto;
ritiene importante che tutte le singole chiese capiscano e facciano proprie le molte ragioni che consigliano di lavorare insieme, tanto più tra comunità vicine.
A questo scopo invita la Tavola valdese e il Cp/Opcemi a con-|
cordare con il Ce/UcebI i modi e i tempi per fornire a tutte le
chiese bmv un'ampia e condivisa informazione su tutto ciò die
può sensibilizzare a una sempre più stretta collaborazione.
Esorta le chiese ad aprirsi sempre più a una mentalità nuova
capace di cogliere e scambiare la ricchezza che ciascuna puòof
frire all'altra e che comporti forti momenti di scambio, di esperienze e di fraternità tra le chiese bmv.
Invita tutte le chiese a ricercare contenuti comuni di speranza,
di lavoro e di testimonianza sui quali costruire progetti, strategie
e un cammino insieme.
Giubileo cattolico dei 2000
Il Sinodo, dopo aver discusso la questione del Giubileo cattolico del 2000, nei suoi vari aspetti storico-teologici e politico-culturali, cosi come espressi nel documento «Giubileo-Anno Santo»
preparato dalla Cere, approva il documento e lo invia all'attenzione delle chiese, alle quali spetta la responsabilità di intrattenere rapporti ecumenici locali.
Invita le chiese
- a verificare con attenzione l'opportunità o meno della partecipazione a liturgie e celebrazioni ecumeniche che direttamenteo
indirettamente possano essere associate al Giubileo-Anno santo;
- a promuovere urrà riflessione sulle conseguenze ecumeniche
del Giubileo-Anno santo;
conferma
- l'impegno delle nostre chiese nel cammino ecumenico;
-- la solidarietà a quei settori del cattolicesimo che insieme a
noi intendono esprimere il loro disagio nei confronti del clima
giubilare romano.
Oli
sai
DC
SIG!
me
tati e i
sinodi
chiese
in qua
punto
della c
ad esi
mento
ca di I
nello !
sione
di un:
ditesi
anno
llpri
D
Piergiorgio Debernardi e Pietro Giachetti, i’attuaie e ii precedente'
scovo di Pineroio
Il<
to p
Ghie
no t
origi
lità:
25;
inau
SVI, ]
due:
Crisi
sul
coni
(del
Sion
men
pen
veni
di p
lità»
leol
dell
erec
stia
nasi
tutti
Tati
con
brai
prò
qua
duli
lare
è se
con
che
Cor
trio
Tao
ann
nio
ava
pos
gar
(Tn
to !
dif
rat(
mo
ecc
ze
«sei
5
lì 10 SETTEMBRE 1999
Speciale Sinodo
PAG. 5 RIFORMA
licersi luo.,
'dialogo,
licenza Ijl
’ di alcune'
e auttien.
iù profon.
dimissione
li dove so.
intare mo■ante coni,
i italiane.
esimo !
mitato dell
questione I
monto fra
l'r d'intesaI
adeguata-1
dei lavori
Ucebi, per
del testo.
«Testo cocattolici e
osto dalla
i Commis
icendo nel'
lerative le
esse dalla
el 25.8.9»,
pplicativo
:ei, e avrà
ingiunte;
e valdese
onali
pplicative
imoni É
I person!
Paolo Rb
nodo e
riconepercor- '
avanti
) e faci
e insie
;o cattolilico-cultU'
IO Santo»
all'atteni intrattc
il la parte
a mente 0
3 santo;
jmeniche
co;
insieme a
del clima
L'intervento del presidente della Federazione delle chiese evangeliche
Il 2000, un anno molto impegnativo
Oltre alle scadenze ecumeniche e confessionali, nel corso del prossimo anno a
saranno molti ricambi negli incarichi ecclesiastici di diverse chiese e istituzioni
___MìMEmCO TOMASETTO*
Signor Presidente, cari
membri del Sinodo, invitati e amici, l’appuntamento
sinodale è importante per le
chiese che lo costituiscono,
in quanto permette di fare il
punto sullo stato della vita
¿ella chiesa e delle istituzioni
ad essa collegate. Un momento di incontro e di verifica di quanto è stato fatto, e
nello stesso tempo un’occasione per progettare le linee
¿ un nuovo anno di lavoro e
di testimonianza evangelica,
anno che si presenta molto
impegnativo. L’anno che ci
sta dinanzi, infatti, si presenta a noi con una serie di congiunzioni astrali della massima rilevanza. Nel 2000, infatti, coincidono anno giubilare, anno santo e secondo
millennio dalla nascita di Gesù Cristo: un anno pieno di
impegni in cui saremo sopraffatti da richieste di ogni
tipo. Ma per non risultare discordanti e invece muoverci
tutti in sintonia sono necessari chiari indirizzi generali.
Questo Sinodo è chiamato a
dare le sue indicazioni alle
chiese valdesi e metodiste.
Il presidente della Fcei, Domenico Tomasetto
così come ha già fatto il Sinodo luterano e, a diverso titolo
e in altro contesto, anche il
Consiglio della Federazione.
In questo Sinodo la Fcei non
si sente un corpo estraneo,
un intruso. Di questo siamo
tutti consapevoli. C’è una
parte del lavoro che le chiese
dovrebbero fare e che, in spirito di collaborazione ecumenica, hanno preferito affidare alla Federazione; in
questo modo noi svolgiamo
parte del compito delle chiese evangeliche in Italia.
La strutturazione in Servizi
(Srm, Ssrtv e Sie) risponde a
questa prima esigenza. Ma la
Federazione si è trovata nella
necessità di sviluppare un altro settore del lavoro che, per
quanto indicato nel suo Statuto, finora è sempre stato un
po’ in seconda linea. Parlo
dei «rapporti esterni»; da una
parte verso il mondo cattolico e quello evangelico in genere e poi verso le istituzioni
statali, nei confronti delle
quali la Federazioni si pone
come interlocutore sempre
più ricercato. E non si tratta
soltanto di atti di presenza
formale, quanto piuttosto di
colloqui, di incontri, di prese
di posizioni, spesso di battaglie ideali che vengono promosse a nome delle chiese
evangeliche italiane (il problema scuola nelle sue varie
articolazioni ne è l’esempio
più noto). Ma spesso la Federazione è chiamata anche a
prendere posizione su problemi di attualità a nome delle Chiese evangeliche, e lo
facciamo con senso di misura
e con l’obiettivo di rappre
sentare il comune sentire
delle chiese membro.
Dall’altro lato, il lavoro
continuamente crescente dei
vari servizi, al momento basti
pensare a quanto siamo
chiamati a fare nell’ex Jugoslavia, costringe gli organi
«politici» della Federazione a
un impegno di energie e di
tempo sempre maggiore.
Non possiamo permetterci
«vuoti di potere», o fasi di
passaggio di nessun genere.
E qui si presenta la seconda congiunzione astrale di
enorme rilevanza, che ha effetti sul nostro lavoro.
A questo proposito vorrei
richiamare l’attenzione del
Sinodo e delle chiese qui
rappresentate a una serie di
coincidenze che potrebbero
inceppare i meccanismi ora
ben oliati della Federazione.
Nel 2000, oltre alle ricorrenze
ricordate sopra, ci sono altre
scadenze più legate alle nostre vicende interne. Nel
prossimo anno, infatti, verratmo contemporaneamente
a scadenza una serie di incarichi ecclesiastici di enorme
rilievo per le chiese e per la
Federazione. Per decorrenza
dei termini statutari, termineranno il loro incarico: il
moderatore della Tavola valdese, il presidente dell’Ucebi
(con una parte di membri
della prima e di consiglieri
della seconda), nonché una
serie di incarichi in alcune
istituzioni ecclesiastiche di
rilievo nazionale; ci sarà l’Assemblea-Sinodo congiunto
alla data tradizionale di fine
agosto e, in ottobre-novembre, ci sarà anche l’Assem
blea della Federazione, con
la parallela scadenza (statutaria) del presidente e di
buona parte dei membri del
Consiglio.
Andiamo incontro a un
contemporaneo e sostanziale
ricambio di responsabili ecclesiastici nazionali. Non
possiamo farci trovare impreparati. Questo non significa che dobbiamo decidere
tutto oggi, né che dobbiamo
esautorare le assemblee elettive del loro potere. Abbiamo
davanti a noi un anno di tempo per cercare di identificare
una serie di persone a cui affidare questi incarichi di responsabilità. Essere chiese
responsabili significa anche
essere previdenti e non lasciarsi trovare impreparati.
Queste concomitanze richiedono un esercizio di responsabilità collettiva.
Comunque, il Signore che
ci ha accompagnati fino a
questo momento, continuerà
a vigilare sulla sua chiesa e
veglierà anche sui lavori di
questo Sinodo. Dalla certezza
di questa presenza deriva anche l’augurio di buon lavoro
che vi porto a nome del Consiglio e della Federazione tutta. Grazie per la vostra cortesia e per la vostra attenzione.
* Presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia
Per il docunn6nto cIbI Sinodo i tomi del giubiloo biblico sono stati «fagocitati» dall anno santo
Dal punto di vista ecumenico il «Grande Giubileo del 2000» è un^occasione
ìedents
ve
Il «Grande Giubileo» indetto per l’anno 2000 dalla
Chiesa cattolica unisce almeno tre elementi, di diversa
origine e di diversa universalità: il giubileo biblico (Lev.
25; Is. 61 il cui richiamo
inaugura il ministero di Gesù, Le. 4); la ricorrenza di
duemila anni dalla nascita di
Cristo; l’anno santo, centrato
sul pellegrinaggio e sulla
concessione di indulgenze
(dell’indulgenza). Nella visione cattolica questi tre eieutenti si integrano e si compenetrano e diventano «evento». I tre elementi hanno
di per sé gradi di «universalità» diversi: quella del giubileo biblico è, in quanto parte
dell’Antico Testamento, una
eredità comune a ebrei e cristiani; i duemila anni della
uascita di Cristo riguardano
tutte le confessioni cristiane;
1 anno santo è un istituto
confessionale cattolico, celebrato a partire dal 1300 come
proposta penitenziale nella
3uale la concessione di inulgenze assume un particole rilievo. L’anno santo non
® Soltanto estraneo ad altre
confessioni cristiane, ma anche da esse Inaccettabile.
Come riformati, non possiaJrio riconoscere alla chiesa
l’autorità di proclamare un
®tino di grazia (Tertio Millennio Adveniente - d’ora in
avanti Tma) in cui «i fedeli
possano beneficiare più largamente di questa grazia»
(Tma). La chiesa può soltanto annunciare l’unico anno
•li grazia realizzato (inaugurato) da Cristo. Non possiattio riconoscere nella pratica
ecclesiastica delle indulgenze (dell’indulgenza) uno dei
«segni che attestano la fede e
aiutano la devozione del popolo cristiano» (Incarnationis Mysterium - d’ora in
avanti Im) in quanto essa offusca l’Evangelo della grazia;
inoltre, se l’opera di Cristo è
compiuta «una volta per tutte», ogni giorno è un «anno
di grazia».
Il dissenso evangelico è
stato sollevato soprattutto
dalla bolla di indizione Im:
mentre nella Tma l’indulgenza aveva per così dire un
«basso profilo» e il discorso
era centrato sul cammino
spirituale (organizzato su un
triennio) di preparazione al
Giubileo, nella Im il discorso
tradizionale sull’indulgenza
emerge a tutto tondo. La differenza di accentuazione tra i
due documenti è solo contingente (il primo prepara, il secondo indice l’anno santo)
oppure è espressione di due
posizioni, diverse? Da parte
protestante sembra opportuno sottolineare questa tensione e mostrare le contraddizioni tra talune affermazioni della Tma, peraltro inedite
nel contesto di un anno santo, e l’indulgenza.
Un giubileo ecumenico?
Il giubileo come
ostacolo ecumenico?
La Tma (nn. 16 e 55) e la
Im (n. 4) sottolineano il «carattere ecumenico del giubileo» (Im 4). La Im (4) contiene addirittura un invito: «Accorriamo tutti, dalle diverse
chiese e comunità ecclesiali
sparse per il mondo, verso la
festa che si prepara: portiamo ciò che già ci unisce e lo
sguardo puntato solo su Cristo ci consenta di crescere
nell’unità che è frutto dello
Spirito.». Portare ciò che già
ci unisce e avere lo sguardo
puntato solo su Cristo è un
programma ecumenico certamente condivisibile, e il
documento sinodale sull’ecumenismo del 1998 va nella
stessa direzione. E tuttavia
l’invito a una celebrazione
ecumenica del «Grande Giubileo del 2000» non può essere, per parte nostra, accolto.
Alcuni degli elementi qualificanti del «Grande Giubileo»
(il pellegrinaggio a Roma;
l’apertura delle porta santa;
le/a indulgenze/a) sono del
tutto estranei all’orizzonte
biblico e come tali non recepibili né proponibili in chiave ecumenica. Non si può
mettere il «vino nuovo» dell’ecumenismo negli «otri
vecchi» dell’anno santo cattolico romano. Il «Grande
Giubileo del 2000» è e rimane
una iniziativa confessionale.
Dal punto di vista ecumenico, il «Grande Giubileo del
2000» è un’occasione mancata e di questo ci rammarichiamo. La desiderata dimensione ecumenica del
Grande Giubileo si è rivelata
illusoria. I temi del giubileo
biblico e dei duemila anni
dalla nascita di Cristo meritavano certo una riscoperta
ecumenica, ma il fatto che
siano stati fagocitati dall’anno santo cattolico romano la
rende in queste circostanze
impossibile.
Nel corso dell’anno, varie
chiese hanno espresso la
convinzione che il clima giubilare sia un ostacolo al cammino ecumenico. C’è la preoccupazione che il carattere
pervasivo (non solo nella
chiesa di Roma, ma anche
nei mass media) che esso ha
e avrà sempre di più e le modalità che Roma ha scelto per
la celebrazione dell’anno
santo finiscano per fagocitare e travisare anche le iniziative ecumeniche già in corso.
Per questo varie chiese si
chiedono se il 2000 non debba piuttosto essere un anno
di «digiuno» ecumenico o comunque di non partecipazione a celebrazioni di carattere
direttamente o indirettamente giubilare, non per rimettere in discussione o revocare
l’impegno ecumenico, solennemente affermato nel documento sinodale del 1998, ma
per evitare che esso sia inglobato (se non nelle intenzioni
almeno nella ricezione) nel
quadro confessionale cattolico romano.
Appare importante e urgente, senza sviluppare una
casistica, delineare alcuni
criteri che impediscano sia di
essere fagocitati dal clima
giubilare sia di escludersi dal
dialogo e dalla comunione
possibili. Ricordiamo ai fratelli e alle sorelle cattolici che
fa parte dell’ecumenismo
non rivolgerci inviti (ad esempio a partecipare a celebrazioni legate all’anno santo
e all’indulgenza) che per noi
sono solo fonte di imbarazzo,
perché ci viene chiesto di
partecipare ecumenicamente
a qualche cosa che noi non
possiamo condividere.
D’altra parte non ci sembra
che il «quadro» dell’anno
santo debba di per sé ferrnare
il cammino di dialogo e di incontro con la parola di Dio
fin qui percorso. Non ci possiamo «inserire» nel quadro
giubilare, ma neppure vogliamo accettare che questo qua
dro comprometta irreversibilmente i rapporti che abbiamo fin qui costruito. Le
comunità locali sapranno discernere, nelle specifiche situazioni, le occasioni e le caratteristiche della loro presenza ecumenica.
Pluralismo e Giubileo
L’iniziativa confessionale
del Grande Giubileo 2000 è in
Italia favorita da un ingente
sostegno da parte delle autorità. L’evento giubilare «occuperà» la programmazione
del prossimo anno della radio e della televisione pubbliche. Se è compito delle autorità ed enti pubblici cooperare con tutti gli eventi di massa organizzati da componenti
della società italiana, è doveroso per uno stato laico e
pluralista evitare confessionalismi. Le nostre chiese si
impegnano a vigilare sul rispetto delle minoranze e a
denunciare il carattere pervasivo del clima giubilare. Le
notizie di stampa relative
all’allineamento dei palinsesti Rai alle forme di presentazione del Giubileo-Anno Santo decise dal Vaticano, aumenterebbero, se confermate, le nostre preoccupazioni.
Il giubileo biblico, una
dimensione da riscoprire
Come molte altre pagine
della Legge e dei Profeti, Levitico 25 è un testo largamente dimenticato nella storia della cristianità. Dobbiamo valorizzarlo, insieme a
quei testi della Legge e dei
Profeti dove la giustizia tra
gli uomini, anche nei rapporti sociali ed economici, è presentata come una delle fon
cattolico romano
mancata
damentali esigenze di Dio.
La scelta della Fcei di dedicare a questi temi la settimana
della libertà 1999, di aderire
alla campagna di «Jubilee
2000», di mettere a disposizione delle chiese materiali
di documentazione e riflessione sul giubileo biblico e
sulla giustizia economica, va
in questo senso. Non si tratta
di un programma da applicare immediatamente, ma da
ripensare nel quadro del «villaggio globale» e delle attuali
dinamiche economiche. Alcuni spunti possono essere i
seguenti:
1) La terra è di Dio, noi siamo forestieri e avventizi. Una
istanza più alta, quella di Dio
unico possessore della terra,
è posta al di sopra delle dinamiche economiche.
2) Il giubileo voleva essere
un istituto che poneva un argine aH’irreversibilità delle
dinamiche di impoverimento
e che ripristinava periodicamente un’equa distribuzione
della terra.
3) Il giubileo era tutto centrato su aspetti di giustizia
«materiale». La «spiritualità»
del giubileo stava proprio in
questo; riconoscere la sovranità di Dio sulla terra ripristinandone la distribuzione originaria fra tutte le famiglie di
Israele.
4) Ogni libertà, per essere
universale, deve conoscere i
suoi limiti. Un tema da riprendere nel clima di deregulation selvaggia in cui viviamo.
A partire da Levitico 25, ma
anche da altri testi della Bibbia, le chiese possono contribuire a una riflessione su etica ed economia che si fa
drammaticamente urgente.
6
PAG. 6 RIFORMA
E
VENERDÌ 10 SETTEMBRMofi^:
Il dibattito sui torni di biootica 6 sulla violenza e abusi contro le donne
Perché cresca il senso di responsabilità
Le scienze e le nuove tecnologie possono creare ^illusione di una società senza
sofferenza. Tolleranza zero per ogni violenza e abuso sulle donne: «È un peccato>
MONICA MICHELIN SALOMON
IL dibattito sinodale, riguardo alla bozza di documento preparata dal gruppo
di lavoro sui problemi etici
posti dalla scienza, è stato intenso e vivace. Da un lato si
percepiva l’intensità dell’aspettativa rispetto a una
eventuale presa di posizione
del Sinodo su di un argomento specifico (a esempio
l’eutanasia, che aveva già fatto discutere, in modo improprio, l’anno scorso). Ci si aspettava risposte che nessuno riesce in effetti a formulare chiaramente, né medici né
politici né tantomeno le parti
in causa. Questa attesa ha
portato e porta ancora, paradossalmente, la chiesa a elaborare 0 ripensare un’etica
sempre più in funzione delle
domande e delle sollecitazioni che provengono dalla
scienza e dalla società piuttosto che in risposta alle domande dei credenti.
Di fronte a questo divario
si pone la bozza di documento sottolineando che «le chiese non devono prendere posizione necessariamente su
qualsiasi argomento... esprimono i loro pareri su problemi aperti, cercando di fare
chiarezza e promuovendo
l’informazione in modo che
cresca la consapevolezza e il
senso di responsabilità nella
società». Dall’altra parte era
altrettanto forte e sentita l’urgenza di fermarsi a riflettere
con attenzione sulla rivoluzione simbolica che molte di
queste pratiche portano con
sé. Ad esempio la procreazione medicalmente assistita
(Pma) pone in profonda discussione le figure genitoriali. Paternità e maternità, attraversate da molteplici e
profonde trasformazioni, necessitano di essere ripensate;
si potrebbe dire utilizzando
le parole di Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa, che si sta
operando «l’eclissi della madre», come corpo simbolico
che viene esautorato dalla
sua funzionalità. La procreazione basata sull’incontro
con l’altro da sé si modifica
in riproduzione, in cui il corpo della donna rischia di divenire solamente una sorta di
incubatrice.
AI di là delle tecniche in sé,
rimane il problema di come
porsi nei confronti dei mutamenti sociali e culturali che le
tecniche creano; ripensandoli
seriamente, senza mettersi
immediatamente in una posizione difensiva, preoccupata
solo di legiferare o di considerarne i rischi e gli abomini,
ma tenendo anche conto delle loro potenzialità positive
verso un miglioramento della
vita. Nella discussione è stato
sottolineato come rischio
possibile il rifiuto della sofferenza in senso lato, e di tutti
coloro che soffrono, che in ultima analisi è rifiuto della propria imperfezione e della propria morte. È necessario invece, come viene ribadito anche
all’interno della bozza di documento, scardinare l’illusione di una società senza sofferenza, una società che non è
in grado di accettare la sofferenza, così come non sa ancora accogliere la diversità, potrà chiedere aiuto alla scienza
per alleviare o eliminare la
sofferenza e combattere la diversità creando i presupposti
per quel mondo perfetto che
molti e molte sognano ma che
di fatto non esiste.
Il compito che spetta a tutti
e tutte noi è molto impegnativo: si tratta di riflettere e ripensare un’etica non a partire
da verità evidenti e chiare che
pongano l’assenso o il veto su
questa o quella pratica scientifica, ma, al contrario, partire
dalla vita reale, dall’accoglienza verso gli ultimi e i sofferenti, considerando che le
imperfezioni sono anch’esse
doni di Dio e forse Dio può fare grandi cose attraverso di
esse. Di imperfezione o di una
tragica conseguenza del nostro essere peccatori e peccatrici non si tratta invece quan
do si parla di violenza contro
le donne. In nessun caso la
violenza può essere giustificata o possono essere trovate
delle attenuanti al gesto quotidiano e gratuito che mina e
lede l’integrità della donna.
Attraverso una lettera inviata nel corso dell’estate a
tutte le chiese, la Conferenza
delle chiese europee (Kek) invita tutti i responsabili delle
chiese cristiane di tutta Europa a fare una dichiarazione
pubblica sostenendo che
«ogni tipo di violenza contro
le donne è un peccato, in
quanto offesa alla dignità
umana». È un invito forte e
coraggioso ad andare oltre il
velo di omertà che ancora avvolge questo tipo di violenza,
e a farlo prendendosi come
chiese le proprie responsabilità sia nei confronti delle vittime sia nei riguardi di un
messaggio biblico e teologico
che per troppo tempo è stato
distorto e utilizzato a detrimento deH’integrità di una
parte dei cielo.
È anche un invito a non
perdere di vista questo argomento come se fosse secondario rispetto ad altri più urgenti, perché nessun’altra cosa sa, come la violenza, attraversare tutte le confessioni religiose, le classi sociali, le etnie, lasciando ovunque disperazione, rabbia e dolore.
Il testo del documento inviato all'esame e discussione delle chiese locali
I molti problemi etici posti dalle scienze e dalle tecnologie
I problemi che sono posti
da scienze e tecnologie derivano dal rapido sviluppo delle scoperte scientifiche e del
loro impiego tecnologico. Tali
problemi creano un processo
difficile da controllare, dove
Tumanità rischia di diventare
sempre più dipendente da
procedure e determinismi
sconosciuti e inafferrabili. Sarebbe ingiusto, d’altra parte,
dimenticare gli innegabili
vantaggi che possono essere
messi alla portata di qualsiasi
persona proprio in virtù delle
possibilità offerte da scienza
e tecnologia.
Le chiese non devono prendere posizione necessariamente su qualsiasi argomento e non possono arrogarsi
una competenza in ogni disciplina scientifica. Esse
esprimono i loro pareri sui
problemi aperti, mosse dall’intenzione di fare chiarezza
sui problemi, promuovere
l’informazione e di conseguenza far crescere la consapevolezza e diffondere il senso di responsabilità nella società in collaborazione con gli
scienziati. Le chiese nelle loro
scelte etiche muovono dall’
Evangelo di Gesù Cristo, che
apre diverse dimensioni e
punti di riferimento variamente collegati tra di loro: un
motivo di fiducia profonda
non riposta astrattamente
nell’umanità o nelle cose, ma
rispondente piuttosto al patto
tra Dio e la realtà umana (Salmo 111, 7-9); un momento
critico, che pone interrogativi
a ogni proposito e senza reverenze per nessuno e che sarà
perciò anche fondamentalmente autocritico; un momento di solidarietà costruttiva, tesa a superare contrasti,
a trovare soluzioni, disposta a
non lasciarsi richiudere in al
m mmmùKnom
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
ternative assurde e ad accettare invece anche l’esistenza
di situazioni aperte non risolvibili e di conseguenza ad
agire nella misericordia per
assorbire le contraddizioni e
lenire le sofferenze; un anelito universalista, disposto alla
collaborazione e non perticolarista, teso alla costruzione
di società aperte, che tengano
in onore libertà ed eguaglianza, e dove ogni persona (di
qualsiasi provenienza) venga
resa partecipe del comune
proposito; un invito rivolto ad
ogni singola persona affinché
maturi una consapevolezza
profonda del proprio essere,
superi con successo le crisi e
rispecchi se stessa nel compito che le viene affidato.
Tali punti di riferimento
portano a respingere atteggiamenti quali: a) un atteggiamento dualistico, che favorisce visioni troppo semplificate della realtà e mira a ritagliare per sé una innocente
«parte buona»; b) una visione
clericale, che scomunica a
priori qualsiasi tentativo razionale e incornicia ogni atto
umano in una sfera di sacralità regolata da un principio
sacerdotale, e così divide i cittadini in buoni e meno buoni,
legandoli a concezioni paternalistiche, conservatrici e autoritarie; c) una concezione
scientista, che confonde la
realtà come tale con la sua riduzione a oggetto di studio e
di esperimento, e perde di vista la complessità e l’interazione di fattori che hanno ciascuno la propria dimensione.
Senza entrare in troppi dettagli, i problemi etici posti
dalla scienza possono essere
affrontati in positivo in base a
quattro nozioni di vasta portata, quali quelle di limite e di
autonomia della scienza; di
rispetto e di diritto, considerati nei loro vari legami. Vogliamo qui descrivere alcuni
di tali legami e indicare le
conseguenze che se ne possono trarre. L’etica non disco
nosce il concetto di autonomia della scienza. Le strutture
conoscitive sono potenzialmente illimitate, senza limiti
aprioristici. Non esiste la possibilità di definire un limite
assoluto della scienza o un
ambito che le possa essere
sottratto. Si prospetta tuttavia
un’intima relazione tra conoscenza e responsabilità. Il limite a cui la scienza è sottoposta è imposto dalla struttura storica e temporale della
cultura umana, per cui ogni
scoperta apre nuove vie, ma
va elaborata e valutata anche
in base al grado di evoluzione
dell’umanità che vi è coinvolta. Ad ogni nuova soglia di
conoscenza inerisce una nuova considerazione della responsabilità globale che essa
ha contribuito a far sorgere.
Insieme e in relazione con
questo concetto di autonomia
della scienza l’etica riconosce
e usa il concetto di limite, per
cui non tutto quel che è possibile va necessariamente fatto;
in particolare vanno fermati
quei processi che implicano
una probabilità anche piccola
di alterazione del patrimonio
genetico dell’umanità o che
possono portare alla creazione di esseri non liberi o non
atti a loro volta alla riproduzione, o menomati nella loro
umanità o creati come mezzi
per altri scopi e non come fine in se stessi.
L’etica riconosce e impiega
il concetto di rispetto, che si
riferisce al rispetto per l’ambiente, per ogni forma positiva di vita e che include anche
il rispetto per gli animali. Tale
rispetto si applica in modo
particolare all’embrione umano, che non deve diventare oggetto di impiego per alcuna ragione e può al massimo essere studiato in connessione con una stretta regolamentazione tendente a promuovere conoscenze essenziali e universali. Insieme e in
relazione con tale nozione di
rispetto, l’etica riconosce e
usa la nozione di diritto e di
difesa della persona. Essa implica la lotta contro ogni male
che affligge l’umanità. Va respinta perciò l’idea di un valore intrinseco della sofferenza fisica. La sofferenza, sia per
le persone, sia per gli animali,
va per quanto possibile ridotta. L’essere umano ha diritto
a una morte priva di sofferenze. Qualora, in una fase terminale della malattia, la terapia non riesca ad alleviare le
sofferenze, non deve essere illecito ricorrere a qualche forma di aiuto nel morire.
L’umanità vede nella difesa dai mali naturali che l’affliggono un compito decisivo, che essa affida in gran
parte alla scienza. Va però
fermamente denunciata l’illusione, creata dallo stesso
progresso scientifico, di un
mondo privo di sofferenza,
nel quale i mali naturali siano completamente rimossi.
La solidarietà con le persone
sofferenti implica che l’atteggiamento critico verso fenomeni sociali problematici
(quale potrebbe essere per
esempio l’interruzione volontaria della gravidanza)
non si trasformi mai in giudizio verso le persone coinvolte, ma sia piuttosto affiancato dalla immedesimazione
nella parte più sofferente.
In base a quanto detto le
chiese hanno il compito di
diffondere l’informazione e
animare i dibattiti circa la
profondità delle nozioni in
questione, in una prospettiva
di apertura a ogni persona interessata, cominciando dalle
persone professionalmente
coinvolte. L’etica tende infatti
a promuovere un consenso
intorno a comportamenti
reali, non a teorie, e va praticata chiamando persone di
qualsiasi provenienza a partecipare alla pari alla scoperta
di soluzioni eque e universalmente applicabili, esse stesse
espressione di una comune
volontà di cittadinanza.
SP
ari
In
L’t
La bioioga Anna Rollier, membro del «Gruppo di lavoro sulla bioética», è intervenuta nel dibattito sinodale
Violenza e abusi sulle donne
Il sinodo, riflettendo sulla violenza e sugli abusi sessuali subiti
dalle donne, deve constatare con dolore che questo problema,
nella società italiana, è troppo spesso taciuto, trascurato, sottovalutato a volte addirittura schernito da sentenze discutibili e da
un giornalismo ammiccante.
Ritiene che questo sia invece uno dei maggiori problemi del
mondo contemporaneo e costituisca una frontiera che fa la differenza tra una società civile, nel suo senso più alto, e la barbarie.
È convinto che ancora troppo poco sia stato fatto dalle chiese
cristiane per diventare dei luoghi di asilo e di guarigione, per
predicare e lottare contro queste Ingiustizie affinché nella coscienza e nei comportamenti di tutti, credenti e non credenti, sia
sempre presente il rispetto della dignità della donna.
Accoglie con speranza l'iniziativa, maturata nel corso del Decennio di solidarietà delle chiese con le donne, di sensibilizzazione verso il problema della violenza e degli abusi sessuali nei confronti delle donne che è stata promossa, a livello europeo, dalla
Conferenza delle chiese europee (Kek) e dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee), segnale di una attenzione e
di una preoccupazione capaci di superare i confini confessionali.
Auspica che questo esempio, dato dalle chiese cristiane europee, di unirsi per lottare contro un male che non ha confini né
confessionali, né nazionali, né etnici sia raccolto dalla chiese
evangeliche, ortodosse e cattolica in Italia.
Iniziativa ecumenica per la dignità della donna
Il Sinodo, in riferimento all'atto 80/SI/99 invita la Tavola a farsi
promotrice presso la Fcei affinché la stessa prenda contatto con
la Gei per cercare di ripetere in Italia la stessa iniziativa congiunta già realizzata a livello europeo e che potrebbe prendere forza
e visibilità proprio dalla originalità della sua interconfessionalità.
[riiyita altresì la Tavola a proporre alla Fcei di valutare la possibilità di procedere, auspicabilmente d'intesa con la Gei, alla traduzione, stampa e divulgazione della lettera e del fascicolo che
sul tema sono state appunto edite congiuntamente da Kek e
Gcee.
Invita tutte le chiese ad avviare una riflessione su questo tema
ripensando la dignità del corpo, femminile e maschile, come
tempio dello Spirito Santo facendone oggetto di educazione cristiana, dandone testimonianza fuori dalle proprie mura e coinvolgendo la società civile.
Suggerisce, come strumento di prima riflessione, il materiale
recentemente prodotto dalla Fcei e dalla Fdei, e in particolare
I opuscolo «Oltre il silenzio» che raccoglie gli atti del convegno
nazionale sulla violenza contro le donne tenutosi a Roma e il numero speciale dedicato a questo tema da «Rete di liturgia».
Ringrazia Fcei e Fdei per lo stimolo dato all'attenzione verso
questo problema.
Invita inoltre le chiese a ipotizzare iniziative concrete che permettano di suscitare e mantenere una durevole attenzione su
sfiiriiché ne possano derivare effetti reali sulla sensibilità e sui comportamenti della società contemporanea.
■SUI
Procreazione medicalmente assistita
Il Smodo riceve il documento sulla «Procreazione medicalmente assistita» (Pma) prodotto dal Gruppo di lavoro sui problemi
dalla scienza alla fede e, senza pronunciarsi sui singoli
giudizi, ne approva la diffusione come elemento di pubblica discussione; invita le chiese a discutere il documento inviando al
gruppo di lavoro i risultati anche minimi della loro discussione.
Problemi etici posti dalle scienze
Il Sinodo, esaminata la bozza redatta dal Gruppo di lavoro sui
problemi etici posti dalla scienza invita il Gruppo stesso a raccogliere i risultati del dibattito sinodale e a utilizzarli ai fini di una
nuova redazione del documento da inviare poi alle chiese.
Invita tutte le chiese affinché tale documento venga esaminato e discusso in tutta la sua ampiezza, raccomandando di avvalersi anche del contributo professionale di coloro che megli®
possono sviluppare e chiarire i contenuti del documento stesso.
Invita le chiese a prendere nota dei loro dibattiti e riflessioni e
a trasmetterli al Gruppo di lavoro sui problemi etici posti dalla
scienza.
Invita il Gruppo di lavoro a utilizzare tali ulteriori risposte p®’’
la redazione del documento da presentare al prossimo Sinodo.
7
r
E 1999
la bioeti
I subiti
blema,
sottoili e da
mi del
i diffe'arie,
chiese
le, per
Ila conti, sia
el De:zazioei con, dalla
e conione e
onali.
euroNni né
:hiese
)nna
a farsi
;o con
igiuni forza
lalità.
possila tra
10 che
Kek e
tema
come
ne cricoin
eriale
rolare
regno
11 nu
verso
s perne su
3 sen
menblemi
ngoli
:a dido al
ne.
'O SUI
accai una
nina
avva
egliu
iSO.
oni e
dalla
e per
fo.
enedizione in a.p. 45%
rt2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
fn caso di mancato recapito si prega restituire
al mittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere II diritto di resa.
Fondato nel 1848
T
A <1
venerdì io settembre 1999
ANNO 135 - N. 35
LIRE 2.000 - EURO 1,03
Domenica 5 settembre si è svolta a Combagarino una riunione all’aperto, davanti alla piccola cappella costruita alla
fine del ’600, poi ricostruita a metà del ’700 e recentemente
restaurata. Durante il pomeriggio, il predicatore locale Claudio Tron ha presentato V Enciclopedia del cristianesimo De
Agostini, un’opera che ha definito molto bella, di impostazione cattolica ma rispettosa delle altre confessioni cristiane.
Il lavoro, le pensioni sono
problemi sociali che ci trasciniamo dietro da un decennio almeno. Fanno discutere
politici, sindacalisti, operatori
economici, inquietano la gente comune. Ma forse non è
così scontato, non abbiamo
sufficiente coscienza che sono anche problemi etici. O
forse la coscienza l’abbiamo
ma ci fa comodo rimuovere
l’interrogativo etico, dribblarlo. Sono problemi che ci toccano come credenti cristiani,
come chiese ma la coerenza
evangelica costa fatica. Siamo di fronte a problemi di
teologia pratica, occorre passare dalla solidarietà delle parole a quella dei fatti.
C’è un insegnamento etico
che percorre le Lettere di Pao
I CREDENTI E LE PENSIONI
PROBLEMI ETICI
SERGIO N. TURTULICI
lo, possiamo chiamarla la dialettica dei forti e dei deboli.
«Ora noi che siamo forti dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi» (Rom. 15). 11
nodo della riforma delle pensioni che si intreccia con
quello del lavoro è un problema generazionale, tocca il
rapporto vecchi-giovani, la responsabilità degli uni verso
gli altri. Nell’ottica evangeli
ca di Paolo non possiamo eludere la domanda. Tra le generazioni dei vecchi, degli anziani e quelle dei giovani dove stanno i più forti e dove i
più deboli? Tecnicamente le
soluzioni per razionalizzare il
sistema pensioni e liberare risorse per nuova occupazione
possono essere le più diverse
ed è compito dei governanti,
concertando o no con le parti
sociali, trovare la quadra più
razionale ed equa. Ma quanti
diciamo di essere socialmente
responsabili, di essere evangelici, dobbiamo chiederci
chi, tra le generazioni nostre,
di quanti abbiamo avuto più o
meno il lavoro facile, fisso,
garantito, abbiamo avuto o
avremo una rendita pensionistica, e le generazioni dei giovani che bussano a un mercato del lavoro difficile, mobile,
meno generoso di garanzie
sociali e che una rendita pensionistica dovranno farsela da
sé, dove stanno i più forti e
dove i più deboli? Certo il sistema pensioni è il governo a
doverlo razionalizzare. Ma in
democrazia se i governati non
sentono ragioni ogni governo
lascerà il nodo irrisolto a
quello che gli succederà.
Pinerolo Cavalleria
Ciampi
presenzierà
al Concorso
Settembre è da diversi anni
un mese ricco di manifestazioni, dalla Rassegna di artigianato alla Festa dei giovani,
per finire alle giornate dedicate alla Cavalleria con i concorsi ippici. Quest’anno però
la ricorrenza è di quelle importanti (150° della costituzione della Scuola di cavalleria) e a Pinerolo arriverà anche il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
La Scuola di cavalleria
venne costituita ufficialmente, con regio decreto, il 20
novembre 1849, dopo una
prima esperienza a Venaria
Reale dal 1823 al 1845. Un
passato da ricordare dunque e
un futuro da costruire: con la ,
Scuola nazionale di equitazione, con lo sport. I prossimi
tre fine settimana, a partire
dal 17-19 settembre con il 13°
concorso ippico internazionale, vedranno manifestazioni
di grande rilievo. Domenica 3
ottobre, alla presenza del Capo dello Stato, ci sarà la consegna degli stendardi all’Arma di cavalleria, il raduno nazionale dell’associazione nazionale Arma di cavalleria, la
«Strapinerolo» a cavallo.
Non mancheranno dei convegni, in programma al museo
nazionale il 1° ed il 2 ottobre:
il primo avrà come tema «La
seuola italiana di equitazione»
e sono stati invitati i migliori
cavalieri italiani del dopoguerra, il secondo sarà sulle
prospettive della cavalleria
all’alba del 21° secolo e vedrà
la partecipazione del capo di
stato maggiore dell’esercito,
gen. Francesco Cervoni.
Settembre dunque come
«Mese della cavalleria» per
una città che da alcuni anni
ha riscoperto questo aspetto
importante della sua storia e
che su di esso punta per ricostruire un’immagine qualificata e capace di diventare a
sua volta occasione di attrazione turistica.
La partecipazione a eventi «civili» riscuote crescente successo
Il sermone fuori dal tempio
LUCIANO DEODATO
Tempo d’estate, tempo di
incontri, di feste all’aperto, raduni e convegni: ogni
occasione è buona per organizzare qualcosa. E capita
sempre più spesso che a feste
o sagre, come anche a celebrazioni particolari, i programmi prevedano uno spazio per la messa cattolica e il
culto protestante. Non so quali siano i pensieri della parte
cattolica; so invece che sul
versante protestante l’offerta
è stata spesso accolta da alcuni, i membri di chiesa più zelanti, con senso di disagio,
mentre i più «secolarizzati»
(ma la definizione è impropria) hanno trovato giusto che
se vi era la presenza cattolica,
non poteva mancare quella
valdese. Se c’è la messa noi
facciamo il culto, se c’è il
prete, noi portiamo il pastore!
Non per spirito polemico o di
rivalsa, ma perché è giusto tenere conto delle componenti
della società.
C’è tuttavia da dire che se ci
avviamo, come già ci stiamo
avviando, verso una società
multireligiosa, in un prossimo
futuro bisognerà prevedere la
presenza dell’imam musulma
no, del guru indiano e così
via. A che titolo sono presenti
il prete cattolico e il pastore
protestante? La Chiesa cattolica, essendo un tempo chiesa
di stato, prendeva di diritto
parte a tutte le cerimonie ufficiali. Dai nuovo Concordato
in poi, però, il cattolicesimo
non è più la religione di stato
e quindi, teoricamente, avrebbe dovuto perdere questo privilegio 0 questo obbligo. Ma
il costume, in certe cose, mette molto tempo ad adeguarsi.
Nel frattempo le nostre chiese
hanno concluso un’Intesa con
lo stato italiano, uscendo da
una zona di «tolleranza», per
essere in un certo senso equiparate in dignità con la Chiesa
cattolica. L’ecumenismo, poi,
ha fatto il resto.
Se questa sommaria ricostruzione non è troppo difforme dal vero, da un lato si può
comprendere perché venga richiesta la nostra presenza, ma
dall’altro anche domandarsi
se sia opportuna, dato che la
società e lo stato sono laici.
Una cerimonia ufficiale non
dovrebbe vedere la presenza
di «religiosi»; una festa paesana per potersi svolgere bene ha bisogno di gente allegra
e non necessariamente di una
preghiera. Chi vuole andare
al culto, lo faccia, e così pure
chi vuole andare a messa. 11
nostro compito è di educare
alla libertà e quindi al rispetto
di ognuno e delle sue convinzioni religiose.
Ma torniamo alla questione
dell’opportunità, sulla quale
si è molto discusso a vari livelli, giungendo a una formula di compromesso, per cui di
volta in volta la chiesa locale
valuta se sia il caso o meno di
dare una risposta positiva.
L’argomento principe per
partecipare è che in questo
modo si fa «evangelizzazione». Che cosa si intenda con
questa parola è difficile a dirsi. Rimane certo il fatto che ci
è offerta un’occasione per
parlare a un pubblico più ampio di quello che si trova nei
templi la domenica mattina, e
anche più eterogeneo. La predicazione, per quanto riguarda il modo, cambia, e spesso
riscuote interesse e ascolto
non solo tra persone di estrazione cattolica, ma anche tra i
valdesi stessi.
La constatazione di questo
fenomeno dovrebbe farci riflettere. Per quale strano meccanismo gente che non frequenta normalmente i culti.
Una festa del XV Agosto
partecipa a culti «non comandati»? È la novità, la soddisfazione di sapere «che ci siamo anche noi», o che altro?
Comunque sia, qualcosa si
mette in movimento, riuscendo perfino a far apprezzare la
predicazione!
Si tratta di elementi sui
quali vale la pena di riflettere
un momento. Alla gente piace
quando la predicazione si
svolge fuori dalle mura del
tempio (a molti piace anche
La decima seduta delle Conferenze
pedagogiche evangeliche (Torre
Penice, 17-22 agosto 1874) è impegnata
per la discussione delle proposte, rnentre
l’undicesima e ultima seduta ha all ordine del giorno reiezione del comitato, il
discorso di chiusura e i ringraziamenti.
Molte sono le proposte, segno che le discussioni avvenute nella settimana sono
state tante, stimolanti e propositrici. Ne
rammentiamo solo qualcuna. La Scuola
normale, scuola per maestri a Torre Pellice, occupa l’attenzione di tutti e tutti
sono concordi per il suo miglioramento.
Si fanno voti perché gli studenti, finiti i
loro studi, siano obbligati a fare un anno
di tirocinio sotto la direzione di un maestro capace. Si anticipa così, più di 40
anni prima, la Riforma Gentile del 1923,
che porterà a 4 anni la preparazione
dell’insegnante elementare.
Nella discussione delle proposte, c’è un
IL FILO DEI GIORNI
LA GESTIONE
DELLE SCUOLE
FRANCO CALVETTI
intervento che ci sorprende per la sua lungimiranza: il pastore Marrauld di Cannes
«esprime la speranza di vedere fra poco
gli istitutori evangelici francesi riuniti in
conferenze pedagogiche». Sembra preconizzare quell’operazione di collaborazione fra le varie istituzioni scolastiche europee che ci vede impegnati in questi ultimi
anni. Si parla dell’opportunità di un potenziamento delle biblioteche scolastiche
circolanti. I libri di cui si parla sono perlopiù di ispirazione religiosa confessionale! E così si arriva al documento che suonerà come argomento fondante per le nostre scuole evangeliche fino alla loro
chiusura: «La Bibbia è d’obbligo nella
scuola; il manuale storico è ammesso come utile sotto più aspetti e specialmente
come compendio delle lezioni bibliche».
Si affrontano poi proposte legate alla
gestione delle scuole: le commissioni, le
amministrazioni, i Concistori. Alcune
proposte, messe ai voti, vengono approvate, fra cui quella della direzione della
scuola affidata a una commissione della
quale il maestro fa parte con voce consultiva. Infine, nella seduta serale de! 21
agosto, il Congresso, dopo una lunga e
viva discussione sul titolo da dare all’associazione (della cui fondazione sono tutti convinti assertori), accetta «Associazione pedagogica evangelica italiana».
quando è dentro) e non segue
degli schemi rigidi fissati dalla tradizione liturgica. Si tratta di due cose importanti che
ci richiamano all’essenziale
della predicazione. È interessante quando esce dal «chiuso» e si confronta all’«aperto» con i problemi delle donne e degli uomini del nostro
tempo. Abbandona le formule
rituali e parla il linguaggio di
tutti i giorni. Accoglie e lancia delle sfide; non è scontata, ma nuova.
Un altro capitolo riguarda
poi la liturgia. È possibile che
l’andamento del culto con i
suoi vari momenti: invocazione, confessione di peccato,
preghiere, ecc. trovi poca rispondenza nell’uditorio, tanto
da risultare alla fine pesante?
Quante volte ci siamo distratti, in attesa che il pastore o la
pastora arrivassero all’amen
finale di una preghiera troppo
lunga? O abbiamo sbadigliato
durante il canto? O seguito
con un solo orecchio letture
bibliche incomprensibili? In
un culto all’aperto si deve andare al nocciolo: un testo biblico e un sermone, possibilmente breve e succoso. Forse
la gente ha bisogno di questo
e se diserta i culti domenicali
lancia un segnale che sarebbe
stolto non raccogliere.
8
PAG. Il
Eco DELLIE YAILÌ 'ÄLDESI
Cronache
AUTO D’EPOCA IN VAL PELLICE — Ha toccato vari comuni il raduno d’auto d’epoca di domenica scorsa. La manifestazione, riservata a vetture roadster spider cabriolet, è partita dal ritrovo di Torre Pellice con oltre 40 veicoli, poi un giro turistico in vai d’Angrogna e la salita al parco di Rorà.
FESTA GIOVANI A PINEROLO — Si apre 1’ 11 settembre la
«Festa dei giovani 1999» organizzata dalla diocesi di Pinerolo in collaborazione con Regione e comune all’interno
dell’Expo Fenulli. «I giovani e il nuovo millennio: memoria, risorse, sfide» è il titolo della manifestazione che vedrà
ancora una volta spazi creativi, dibattiti, spettacoli ogni sera
alle 21, un’ottantina di stand di gruppi e associazioni del Pinerolese. Lunedì 13, alle 21, incontro su «I diritti della persona umana nell’epoca della globalizzazione», con la partecipazione di Frei Betto, Gianni Minà e Luis Inacio da Silva
detto «Lula». La mattinata di mercoledì 15 sarà dedicata
all’incontro con le scuole di numerosi personaggi, dalla
giornalista Miriam Mafai allo scrittore e partigiano Nuto
Revelli al vescovo Bettazzi al giornalista Igor Man.
ARTIGIANATO: CHIUDE LA RASSEGNA — Ha chiuso i
battenti domenica scorsa la 23° edizione della rassegna di
artigianato di Pinerolo; grande, grazie alla gratuità dell’ingresso, la presenza di pubblico che ha gremito le sere
dell’Expo Fenulli anche se il livello degli spettacoli non è
parso a molti particolarmente eccelso. Qualche polemica
anche sulla mancanza di alcuni espositori storici: «troppo
costosi gli spazi», hanno lamentato alcuni espositori.
COMUNITÀ MONTANE: QUANDO LE GIUNTE? — A
quasi tre mesi dalle elezioni comunali ancora nulla di definito per la composizione delle giunte delle Comunità montane del Pinerolese. Non tutti i Comuni hanno nominato i
propri rappresentanti per cui ci si trova spesso nella condizione di giunte in carica ma in realtà solo in parte riconfermabili: molti degli assessori uscenti oggi non potrebbero
più esserlo se non in virtù di una strana «prorogatio». Per
quanto riguarda i presidenti in vai Chisone si fa il nome
quale futuro presidente del sindaco di Villar Perosa, Prinzio;
nella Pedemontana il presidente uscente. Veltri, ora sindaco
di Prarostino, sembra orientato a non accettare una riconferma, in vai Pellice fuori gioco Cotta Morandini non più rieletto, e tramontata per rinuncia dell’interessato la candidatura del sindaco di Rorà, Odetto, si affacciano le candidature
del sindaco di Lusemetta, Cesano, di quello di Torre Pellice
Armand Hugon o di un altro esponente in quota Ds. Da Lusema, che insieme a Torre e Bobbio Pellice non ha ancora
indicato i propri rappresentanti, dovrebbero essere nominati,
per la maggioranza, nel Consiglio del 7 settembre, i consiglieri Rivoira (laburista) e Revel, indipendente Ds.
Regione Piemonte - Comunità montana vai Pellice
SERVIZIO SOCIO ASSISTENZIALE
corso Lombardini 2 - Torre Pellice
A seguito di autorizzazione regionale, si avvia un
Corso di formazione per
Assistenti Domiciliari e dei Servizi Tutelari
(Adest)
Condizioni di accesso: I POSTI SONO 30
• ETÀ MINIMA 18 ANNI COMPIUTI
• POSSESSO DI LICENZA DELLA SCUOLA DELL’OBBLIGO, COMPRESI I TITOLI DI STUDIO SUPERIORI
• SUPERAMENTO DI UNA PROVA DI AMMISSIONE
OBIETTIVI DEL CORSO: il corso intende fornire gli strumenti per l’acquisizione e l’approfondimento di una professionalità polivalente nel settore socio-assistenziale, che metta in
grado l’operatore di far ottenere il massimo recupero dell’autonomia al destinatario delle sue prestazioni, nonché supplire alle
carenze di autonomia nelle sue funzioni personali essenziali:
igienico sanitarie e relazionali.
DURATA DEL CORSO: 900 ore: 380 di attività teoriche, 380
di attività pratiche, 140 di attività di rielaborazione e sintesi. La
frequenza è obbligatoria per il 4/5 delle ore.
ISCRIZIONI: i moduli per la domanda saranno distribuiti a
partire dal 23/8/99, nei giorni di lunedì e mercoledì dalle ore 9
alle ore 11 e dalle ore 14 alle ore 16 presso il Servizio socio-assistenziale, corso Lombardini 2, Torre Pellice e dovranno essere
consegnati entro le ore 11 del 10/9/99.
PROVE DI AMMISSIONE: la prova di ammissione consisterà
nel superamento di una prova scritta e di un colloquio.
PROVE FINALI: il corso si concluderà con una prova finale di
fronte ad apposita commissione, ai sensi della legge 845/78 e
della LR 62/95,
L’assessore ai Servizi sociali
della Comunità montana vai
Pellice (prof. Elda Bricco)
Il direttore del Servizio socioassistenziale (dott.ssa M.
Maddalena Lanfranco)
Il presidente della Comunità montana vai Pellice
(avv. G. Cotta Morandini)
Iniziativa della Provincia per controllare i danni prodotti
Dare lo stop al rischio cinghiali
DAVIDE ROSSO
Da più parti ormai è stata
sollevata la necessità di
mettere un freno all’espandersi della popolazione dei cinghiali su tutto il territorio alpino e prealpino. Questa specie
di ungulati da alcuni anni rappresenta un problema consistente per l’agricoltura e spesso anche per la viabilità: sono
centinaia, soprattutto da parte
degli agricoltori, le richieste
di risarcimento che giungono
ogni anno agli organi competenti. Nell’ultima stagione venatoria sono stati abbattuti solo nella nostra Provincia circa
3.000 cinghiali (400 dei quali
nel comprensorio alpino To 1,
valli Pellice, Chisone e Germanasca). Questo numero
sembra essere irrisorio a fronte di una crescita della popolazione che può essere anche
del 200% e soprattutto, sottolineano gli ambientalisti, di
continue introduzioni non legali di cinghiali o porcastri da
allevamento, anche provenienti dall’Est Europa.
Da pochi giorni si è riaperta
la stagione venatoria (limitatamente, al momento, ai soli caprioli e appunto ai cinghiali);
se da una parte c’è chi, ma sono i meno, spera ancora in
questo strumento per fermare i
cinghiali, c’è chi invece propone la chiusura della caccia
proprio per fermare le immissioni «clandestine» di questi
animali (in questo modo dicono le associazioni ambientaliste verrebbero a mancare le
Marco Bellion
principali motivazioni per
l’introduzione di nuovi esemplari sul territorio). Resta il
fatto che il semplice ricorso
all’abbattimento senza un adeguato intervento legislativo
non pare più adeguato per far
fronte al moltiplicarsi della
popolazione dei cinghiali in
grado di produrre, per ogni
femmina, anche 10-12 piccoli
l’anno, e sono sempre più a
loro agio nelle centinaia di ettari di terreno incolto presenti
nelle vallate alpine.
Recentemente uno degli enti a cui spesso ci si rivolge per
avere una risposta al «problema cinghiali», la Provincia di
Torino e in particolare il suo
assessore alla Fauna, Marco
Bellion, ha voluto fare il punto sulla situazione e, dopo
aver ricordato che dagli Anni
70 in poi il cinghiale ha ampliato la sua area di distribuzione a quasi tutto il territorio
provinciale, ha puntato il dito
contro una normativa regionale del tutto inadeguata alla situazione. «Sul territorio regionale - ha detto Bellion in una
nota - è ancora ammesso l’allevamento dei cinghiali. Esistono ampie zone a protezione
assoluta dove questi animali
vivono indisturbati tutto l’anno e possono irradiarsi sui terreni circostanti. La normativa
nazionale e quella regionale
limitano gli interventi di controllo all’attività di vigilanza e
ai proprietari dei fondi agricoli sui quali si interviene».
Per anni, denuncia Bellion,
alle note inviate dalla Provincia e agli incontri organizzati,
non si è avuta nessuna risposta e partecipazione da parte
della Regione. «Solo dopo un
sollecito della Prefettura conclude Bellion - si è potuto
costituire un tavolo con la
presenza della Regione ma
anche in questo caso le soluzioni ipotizzate dai tecnici
non hanno avuto i necessari
riscontri legislativi».
Tuttavia al di là delle polemiche il problema cinghiali
resta, anche se forse provvedimenti come quello preso recentemente dalla Provincia di
costituire una banca dati sugli
incidenti causati da questi ungulati sono utili per cominciare un vero e sostanzioso monitoraggio del fenomeno e rendersi conto, cifre alla mano,
delle variazioni e della reale
incidenza anno per anno di
questi animali sul territorio e
poter così intervenire in maniera efficace.
Al Bagnòou di Angrogna il tradizionale incontro dei partigiani
Il dovere della memoria
FRANCA COISSON
Tempo incerto e nuvole in
agguato hanno accompagnato la XX edizione dell’incontro partigiano al Bagnòou
di Angrogna per ricordare l’8
settembre 1943. Sono comunque intervenuti molti partigiani con i loro familiari e amici
e un buon numero di amministratori locali. Per la prima
volta partecipavano al raduno
due sorelle e altri parenti del
partigiano Gianpaolo Menichetti di Milano, caduto a
Rougnousa il 24 aprile 1944,
per proteggere la ritirata dei
suoi compagni dall’avanzata
delle SS da cui si era staccato. Il saluto di un familiare di
Menichetti, riconoscente per
la lapide a lui dedicata e per
questa manifestazione che ne
mantiene vivo il ricordo, è
stato un momento commovente della giornata.
Fa gli onori di casa Giulietto Giordano, che legge i messaggi pervenuti dal Sindaco
di Angrogna e da Ettore Serafino. Seguono i saluti del presidente della Comunità montana vai Pellice ed ex internato, Giorgio Cotta Morandini,
e di Frida Malan, presidente
della Flap, saliti fin quassù
malgrado gli acciacchi. Paolo
Favout, fedelissimo a ogni incontro, quest’anno non ha potuto essere presente per motivi di salute.
Oratore ufficiale della giornata da molti anni a questa
parte è un sindaco delle valli
Pellice o Chisone e Germanasca: quest’anno tocca a Bruna
Frache, neosindaco di Villar
Pellice, che con un chiaro ed
efficace discorso ha ricordato
ai convenuti il dovere della
memoria, l’importanza della
storia, che continuiamo a scrivere con il nostro operare, e la
necessità della testimonianza
orale e scritta da parte di chi
l’ha vissuta.
In questo quadro Bruna
Frache ha inserito «Il diario
di guerra» di una donna, Nevina Martina, operaia tessile
di Lusemetta, nata nel 1923 e
scomparsa nel 1976. Questa
giovane donna ha sentito la
necessità di annotare su un
quaderno, giorno per giorno,
gli avvenimenti occorsi nella
sua zona e nella vai Pellice
tra il 1° gennaio 1944 e il 7
maggio 1945. Tullio Contino
ha raccolto le pagine di questo diario e le ha situate nella
storia della Resistenza della
valle attraverso commenti e
note illustrative che meglio
ne fanno intendere i passaggi.
Bruna Frache ha letto alcuni
brani del diario che presentano azioni di partigiani e tedeschi nel corso della Resistenza: è interessante cogliere lo
stato d’animo di questa giovane donna attraverso il suo
racconto che alla fine si libera
nella gioia della fine della
guerra con il ritorno del suono della campane, dell’illu
minazione, con balli e canti
sotto i portici degli Aitali.
Questo libro è un’occasione
di riflessione, dice ancora
Bruna Frache, all’alba del
nuovo millennio per ritrovare
il futuro nella vita e nella società e nell’impegno politicosociale. Le fa eco l’onorevole
Giorgio Merlo, manifestando
la necessità opi di non mettere in discussione il concetto
di democrazia e di non appaltare il nostro futuro.
Per la prima volta, nel ventennale di questo raduno, lungo la strada sono comparse
indicazioni e spiegazioni realizzate dalla Provincia di Torino, per indirizzare e spiegare i sentieri partigiani, percorso che attraversa tutta la
valle, toccando le località più
significative della Resistenza,
e che verrà prossimamente inaugurato. A conclusione
della breve, sobria ma sempre
ricca di contenuti manifestazione del Bagnòou, è seguita
un’abbondante polenta con
succulenti contorni alla Ca
di’a pais, a cura della Pro Loco di Angrogna.
Regione Piemonte
Enrica Pazé
sostituisce
Cavaliere
llCen
Dii
MAF
«Farò del mio meglio pe,
raccogliere il testimone lasciatomi da Pasquale Cavalle,
re» ha dichiarato Enrica Pazé
medico trentaduenne di Plug',
rolo, che andrà a sostituirei!
consigliere regionale dei Verdi morto tragicamente il g
agosto. La Pazé ha potuto dare conferma dell’accettazione
dell’incarico solo ora che
all’ospedale ugandese di Kalongo, dove era finora impegnata, si è potuta trovare una
sistemazione organizzativa
adeguata. Infatti nell’ospedale si è dovuta trovare una soluzione per far sì che la partenza della neoconsigliere regionale non indebolisse la
struttura del nosocomio die
conta solo 5 medici a fronte
di 320 pazienti ricoverati. Superati questi inconvenienti di
tipo organizzativo Enrica
Pazé, che è specialista in oncologia e dal ’95 ha praticamente sempre lavorato in
Africa, è ritornata in Italiat
si è dichiarata pronta a rictprire il posto in Regione. La
Pazé in passato ha fatto parte
del gruppo per l’Altemativaa
Pinerolo e, dopo aver aderito
alla Rete nel ’94, al convegno
nazionale di Rimini, è stata
eletta membro del comitato
nazionale del movimento.
Nello stesso anno è stata candidata per la Rete alle euro
pee e poi l’anno dopo alle re
gionali nella lista con i Verdi
Q
uelL
è un anni
di
Pinerolo - Giovani
Musica
e folclore
dai Balcani
Venerdì 17 settembre, alle
ore 21, durante la «Festa dei
giovani» di Pinerolo, si esibirà un gruppo di giovani
montenegrini, provenienti
dall’Accademia musicale di
Cetinjie, che resteranno a Pinerolo dall’ 11 al 18 di settembre. Sempre nell’ambito
della «Festa dei giovani», o
cura del Gruppo Arcobaleno
sono stati invitati i ragazzi c
le ragazze del gruppo folclo;
ristico della scuola media di
Derventa (Bosnia serba)- H
gruppo è composto da 40 ragazzi e ragazze dai 12 ai 1^
anni ed eseguirà un repertorio
di danze tradizionali dei Balcani. Si esibirà in due occasioni: a Perosa Argentina, o*
padiglione polivalente, venerdì 10 settembre, alle oro
21, e domenica 12 settembre,
alle ore 16, durante la Festa
dei Giovani a Pinerolo.
croci ugonotte in
oro e argento
tesi
&
delmastro
(gioielli)
via trieste 24
tei. 0121/397550
Pinerolo (To)
di tempo
ni che hr
sto temi
rioni- L
liggio al
ha avuto
quelle fi
ca che i
menti c(
stato oc
con sino
questa ei
nianze p
edalpr
ciascuni
quella di
tella So
La co
va attivi
illustrati
Visa in
nel cen
Valli, i
Valli, g
sGono r
te nella
l’atrio d
aperta 1
friprend
Giorgio
«passati
getto nc
va piutt
tutto ne
cietà di
molto s
trimoni
cultura
sensibi:
occupa
ganizzi
L’ìnte
Vi ¿de
go do
F
ar
giovan
ne del
beidai
per se
immaj
eraTo
e comi
re la p
ra l’in
Si trat
del vi,
verso
valli V
passar
volum
viveva
se nej
sono i
Davic
per i <•
sirabo
dalla
rifles!
oggeti
organ
studi '
La:
9
10 SETTEMBRE 1999
Eco DELLE mLI mOESl
PAG. Ili
onte 11 Centro valdese di Torre Pel lice festeggia e guarda al futuro
^ pieci anni dì attività culturale
maria
bosa fabbrini
èlio pei
ione laCavalie.
ica Pazé,
di Pine- '
tituireill
dei Vernte il 6
liuto daìttazione
ora che
e di Kara impevare una
izzativa
’ospedauna soÎ la partiere redisse la
mio che
a fronte
Tati, Sunienti di
Enrica
;a in onpraticairato ia
Italia {
i a ricoione. La
tto parte
•nativa 8
r aderito
onvegno
, è stata
omitato
imento
tata can
le euro
I alle re
i Verdi
vani
astro
Hi)
Quello che è stato festeggiato sabato 4 settembre
.un Wersario. E quando SI
Lia di anniversari, si parla
Ttempo trascorso e di uomi^ che hanno attraversato que1 tempo, riempiendolo di
tneranze, progetti, realizzazioni L’incontro del pomeriggio alla Casa valdese non
ha avuto nulla in comune con
Quelle fiere di vanità e retorica che sono di solito i momenti commemorativi, ma è
stato occasione per parlare
con sincerità ed entusiasmo di
questa esperienza. Le testimonianze portate dalla direttrice
e dal presidente hanno avuto
ciascuna una propria trama:
quella del presente con Donatella Sommani e quella del
passato con Giorgio Toum.
La complessa e impegnativa attività del Centro, è stata
àlustrata diffusamente, suddivisa in tre gruppi; il Centro
nel centro, il Centro nelle
Valli, il Centro fuori dalle
Valli, gli stessi che scandiscono l’ottima sintesi presente nella mostra allestita nell’atrio del Centro, che rimarrà
aperta fino al 18 settembre.
Riprendiamo quanto ha detto
Giorgio Toum a proposito del
«passato». 10 anni fa il progetto non c’era ancora; esisteva piuttosto in alcuni, soprattutto negli ambienti della Società di studi valdesi, un’idea
molto semplice: salvare il patrimonio storico della nostra
cultura minacciato da una insensibilità che appariva preoccupante, dandogli una organizzazione e una struttura.
L’intento era di creare un
Viaidenser Museum, un luogo cioè dove tutto quello che
Un concerto alla rotonda di Torre Pellice
Le «scatole musicali»
In visita aiia mostra
riguardava la comunità valdese fosse organicamente raccolto e ciascuno potesse trovare ciò che cercava: documenti, libri, fotografie, informazioni.
Mettere ordine tra le cose
non fu facile, come non fu
semplice trovare la nuova sede della biblioteca e risolvere
il «problema museo». Ma anche quando i trasferimenti furono compiuti, le condizioni
rimasero avventurose ed eroiche e ci si trovò senza grandi
stmtture e progetti. Toum ricorda a questo punto tutte le
preziose collaborazioni che
accompagnarono quei momenti di difficoltà e di speranza e si sofferma con affetto particolare sulla figura
straordinaria di Massimo
Rocchi. Poi venne la questione intemazionale. L’invito al
V Colloque des Musèes Protestants de France che si svolse a Ban de la Roche nel
1990 segnò una svolta; fu infatti deciso in quella sede che
l’anno successivo rincontro
si sarebbe svolto a Torre Pellice e che da quel momento il
Colloque avrebbe avuto una
dimensione europea.
Non poteva esserci spinta
migliore per dar corpo al
«progetto museo». Il resto
venne poco a poco e riempì
di contenuti quella sfida iniziale di alternativa a un mondo che stava scivolando nel
silenzio: oggi ci troviamo di
fronte non solo all’esigenza
di gestire il patrimonio esistente, ma a prospettive impreviste di grandi impegni di
lavoro e di grandi sforzi, consapevoli che la fruizione di
tale patrimonio diventerà il
destino dei prossimi decenni.
L’augurio di Toum è che tutto questo possa realizzarsi,
perché la cultura certamente
rappresenterà uno dei nodi
fondamentali della nostra presenza evangelica in Italia; in
fondo il senso profondo delr impegno sta proprio qui,
nella capacità di farsi ancora
seme e tramandare nel tempo
una promessa. Il pomeriggio
è proseguito al Centro, dove i
collaboratori hanno accompagnato la visita al museo, alla
biblioteca e alla mostra.
3re, alle
'està da
, si esigi ovani
e nienti
icale di
no a Fidi set’ ambito
/ani», 2
obaleno
agazzi e
) folclO;
ledia di
irba). Il
a 40 ta2 ai
pertorio
dei Balie occaitina, al
Ite, vealle ore
ttembre.
la Festa
Sull'ultimo numero de «La beidana»
Noi, cento anni fa
MARCO ROSTAN
Farà sicuramente piacere
agli anziani, ma anche ai
giovani, curiosare fra le pagine dell’ultimo numero de La
beidana (n.35, giugno 1999)
per scoprire, attraverso belle
immagini fotografiche, come
ora Torre Pellice cento anni fa
e come è cambiata oggi, oppure la piazza di Bobbio e ancora l’ingresso a Villar Pellice.
Si tratta della seconda puntata
del viaggio fotografico attraverso un secolo di storia delle
valli valdesi. Le immagini del
passato sono ricavate dal noto
volume della Claudiana Come
vivevano; quelle attuali, riprese negli stessi punti di vista,
^no a cura di Tullio Parise e
Davide Dalmas. L’interesse
per i «luoghi» e per il loro uso
simbolico viene così coltivato
d^la rivista, proseguendo la
riflessione che è stata anche
oggetto di un recente dibattito
organizzato dalla Società di
studi valdesi.
La ricorrenza del terzo cen
tenario della fondazione delle
comunità valdesi in Germania
offre la possibilità di ripercorrere una delle pagine storiche
più interessanti, in cui, fra
l’altro, le località di insediamento recuperano le denominazioni di quelle di origine; ne
parlano su La beidana Franco
Calvetti e William Jourdan.
IT pezzo forte di questo numero è poi costituito da una
serie di ricordi di Francesco
Lo Bue, già raccontati a voce
nel corso di un convegno promosso da Radio Beckwith
evangelica nell’estate del
1994 e ora opportunamente
pubblicati: Erberto Lo Bue
parla di suo padre, Mario
Miegge ricorda il suo rigore
intellettuale e morale. Bruno
Corsani rievoca il suo irnpegno teologico e la traduzione
di testi del Nuovo Testamento, nonché il suo contributo alle «giornate teologiche del
Ciabas», Alberto Gabella parla di Lo Bue come politico federalista e Marina Jarre, che
fu sua allieva al Collegio, lo
ricorda con affetto come «distaccato aristocratico».
Di particolare interesse, sul
numero della rivista, è ancora
la pubblicazione, commentata
da Marco Fraschia, della
«Promenade à Angrogne», dedicata alla corale locale da
Thèodore Revel, nel 1918; infine Maria Rosa Fabbrini descrive la nuova sede degli archivi valdesi recentemente
inaugurata presso il Centro
culturale e Massimo Gnone
racconta la storia di Nonsoloteatro, un gruppo attivo nel Pinerolese da ormai sette anni.
MASSIMO GNONE
O catole musicali»: così
XV >3 erano definite dai pochi e fortunati proprietari le
prime radio messe in commercio negli Anni 20 di questo secolo; oggetti che da una
parte diventarono poi bocca
delle verità di grandi e piccoli
dittatori di mezza Europa e
dall’altra, finalmente, compagne di svaghi e scampagnate
domenicali delle masse industrializzate. Tuttavia la funzione di «scatola musicale» si
impose nettamente.
Nel pomeriggio della festa
per i 10 anni di attività, alla
Casa valdese, Giorgio Tourn,
pastore e presidente della Fondazione, parlando del lavoro
del Centro culturale, ne ha definito la sua organizzazione
come una stmttura «a raggiera» e non «a scatola», sottolineandone la molteplicità e
l’apertura come componenti
positivi e sinergici. Ascoltando le prime note del concerto
è balzato immediato alla mente il parallelo. Era la scatola,
quella «musicale», ad agire in
quei momenti; ma non solo.
La serata di sabato in piazza Muston a Torre Pellice è
stata battezzata «Al centro
della musica»: ecco la «raggiera», la metafora del nucleo
centrale, con le attività che,
spontanee, vanno a dipartirsi
variopinte, ma soprattutto
coordinate. Sabato sera come
esperimento, concretizzazione del merito di obiettori di
coscienza e collaboratori: un
concerto, della musica come
forma, anch’essa, di comunicazione e messa in comunità,
di incontro e movimento, passione e volontà.
Considerazioni a parte, una
serata insieme è sempre piacevole. Lode al tempo clemente
(sarà servita qualche preghierina nel pomeriggio?!), anche
se troppo bassa la temperatura
per un settembre quanto mai
strambo; soprattutto lode ai
musicisti sul palco: i «mmorosi», ma energici Light dreams,
gli ormai affermati Lou magnani big band, la simpatica e
travolgente accozzaglia di
Riddle Dust e Mani sulla pelle. Traendo spunto dal titolo
del recente cd dei Lou magnani, «Los astronauti», si potrebbe parlare del concerto come di una spensierata missione notturna nello spazio della
musica tradizionale, musica a
cui piace però cercare nuove
miscele e contaminazioni.
Soprattutto si è ballato, ma
anche chiacchierato e ascoltato, osservato e bevuto una
buona birra. Al di fuori delle
mura dell’ex Convitto, fuori
dai corridoi e dalle sale della
biblioteca e dei musei; perché Centro culturale è anche
sinonimo di occupazione di
spazi non propri, non specialmente indicati e consacrati
alla Cultura, quella eletta e
«maiuscola». Ricerca di altri
e altro, nuovi collaboratori e
collaboratrici.
La «scatola musicale» è
stata agitata; melodie e stimoli ne sono scaturiti; anche e
solo, semplicemente, una
canzone può essere fonte di
energia, creativa e propositiva, al pari di letture e ricerche, vivo complemento di
opuscoli e interessanti pubblicazioni. Al termine del concerto una sola preoccupazione, forse una provocazione,
legata alla cronaca di questi
giorni: senza obiettori, come
si andrà a campare?
Società di studi
Daniele Tron
presidente
L’assemblea ordinaria della Società di studi valdesi ha
avuto luogo sabato 21 nei locali dell’archivio della Tavola. Una riunione importante,
nella quale al presidente dimissionario, Giorgio Rochat,
caldamente ringraziato dai
soci per l’impegno profuso,
è succeduto Daniele Tron.
All’interno del seggio da segnalare l’ingresso di Susanna
Peyronel, docente di storia
presso l’Università di Milano,
mentre gli altri componenti
sono stati tutti riconfermati.
Durante la riunione è stata
presentata la relazione sull’attività della Società per l’anno
98-99, un anno che ha visto
l’inaugurazione della nuova
sede dell’archivio della Tavola valdese e in cui si è constatata la vitalità e la crescita del
Centro culturale valdese.
Mentre dal punto di vista della produzione scientifica è
continuata la pubblicazione
del «Bollettino», de «La beidana» e dell’«Opuscolo del
X'VII Febbraio». Per quanto
riguarda la collana storica
quest’inverno troveranno la
pubblicazione i volumi Bibbia, coccarda e tricolore. L’
emancipazione dei Valdesi
nel 1798 e nel 1848, a cura di
Gian Paolo Romagnani, e Tra
conflitto e convivenza. Valdesi e cattolici nella vai San
Martino nel XVlll secolo di
Daniele Tron. È seguita una
discussione in cui è emerso
come il crescente interesse
per la cultura locale ponga
nuovi traguardi e nuove sfide
alla Società di studi.
L'istituto di San Germano Chisone
L'Asilo in festa
MILENA MARTINAT
Tante mani che si strmgono, tanti occhi che si illuminano nel vedere persone
conosciute che salutano affettuosamente, tanti sorrisi un
po’ timidi e altri allegri e
coinvolgenti. I bimbi corrono,
dondolano sull’automobilina
rossa nel giardino, scavano
nella sabbia, si rincorrono e
accanto a loro passa un anziano sulla carrozzella, li guarda
sorridenti e chissà che cosa
corre nella sua memoria.
Tanti tavolini con le sedie
sul grande terrazzo e nel giardino, le persone si accomodano, incontrano vecchi amici,
parenti non più visti da un
po’: si chiacchiera, si ricorda
il tempo passato, si chiedono
notizie su chi non è lì quel
giorno, sui progetti futuri.
Accanto le bancarelle allegre
nei loro colori vivaci, con
esposte ceramiche, articoli del
Bangladesh, piante fiorite, libri e poi gli immancabili ma
Nelle
Chiese
Valdesi
nufatti tipici dei bazar: lenzuola, grembiuli, asciugamani
rifiniti con deliziosi pizzetti,
ma non solo; ci sono anche
torte, pizze e poi, come potrebbe mancare, il tè per merenda. E poi, non è bazar se
non ci sono la pesca e la lotteria, con tutti che durante
l’estrazione controllano speranzosi i loro numeri. E tutto
molto allegro, tutte le generazioni insieme per un pomeriggio, per qualcuno forse è anche un po’ faticoso.
Qualcuno si sarà chiesto;
«Quanti saluti, oggi, quanti
abbracci, quante strette di
mano: è molto bello! Ma
chissà se anche domani o dopodomani qualcuno da fuori
verrà da me?». L’Asilo dei
vecchi è sempre lì, a San Germano, sempre pronto ad accoglierci con tante persone
desiderose di ricevere un nostro sorriso. Sempre, e non
solo nella prima domenica di
settembre per il bazar. Loro
sono sempre lì ad accoglierci.
MONITORI/TRICI 1”
CIRCUITO — Domenica
19 settembre incontro dei
monitori-trici del 1° circuito a Rorà (inizio alle ore
10 col culto).
PRAROSTINO — Fi
no alla riapertura del tempio di San Bartolomeo, attualmente inagibile per lavori di restauro, i culti si
terranno alle ore 10 nella
cappella del Roc.
TORRE PELLICE —
Domenica 19 settembre,
pomeriggio comunitario ai
Coppieri, alle ore 15.
VILLASECCA — Domenica 12 settembre il
culto, in francese, non si
tiene nel tempio di Chiotti
ma in quella di 'Villasecca.
Al pomeriggio, ore 15, riunione quartierale all’aperto a Bovile.
L’automobilina per uno dei più giovani convenuti aiia festa
Luoghi Storici
Era l'Assletta
non Sibaud
Nell’ultima puntata della
rubrica «I luoghi della memoria», è stato erroneamente
messo il luogo «Sibaud» come titolino a una descrizione
che si riferisce all’«Assietta».
Ce ne scusiamo con i lettori.
Proiezione a Torino
In visione
il video su
Frida Malan
Chi non avesse ancora visto
il video di Adonella Marena
La combattente, con Frida
Malan, ha ora l’occasione di
farlo: giovedì 16 settembre
alle ore 17 nel cinema Empire
in piazza Vittorio Veneto 5 a
Torino dove verrà proiettato
per iniziativa degli organismi
femminili della Consulta delle elette e della Commissione
pari opportunità della Regione Piemonte.
Il film (formato Super 16
mm Betacamera, della durata
di 33 minuti), realizzato nel
’98 con il contributo del Consiglio regionale e presentato
nel novembre scorso al Torino film festival, ha come filo
conduttore la trasmissione
della memoria nel rapporto
fra generazioni: Frida Malan e
altri testimoni raccontano gli
ultimi cinquant’anni a una
giovane intervistatrice, interpretata da Ilaria Micossi. Il video, che volutamente mescola
fiction e documentario, diventa l’occasione per illuminare
scorci di Torre Pellice e della
vai d’Angrogna, e soprattutto
per parlare della giovinezza e
delle scelte di Frida Malan. In
questo lavoro di Adonella
Marena è proprio Frida a imporsi come protagonista, forse
addirittura al di là delle intenzioni della regista, e ad avvincere lo spettatore con la lievità e la forza del suo raccontarsi, fra le foto della sua casa
di Torino o nelle strade di
Santa Margherita. L’ingresso
è gratuito ma occorre la prenotazione telefonica allo 0114324877 oppure allo 0114325304; al termine della
proiezione sarà offerto un
aperitivo nel dehors dello storico «Caffè Elena».
10
PAG. IV
E Eco Delle Aàlli "Iäldesi
VENERDÌ 10 SETTEMBREjqo,
N6l tradizionale incontro italofrancese i Mostra di una giovane artista pinerolese
Gara podistica a Frali L'arte «no limits»
Erano numerosi gli appassionati che domenica 5 settembre si sono dati appuntamento a Frali in vai Germanasca per assistere alla gara
podistica, organizzata dalla
Comunità montana valli Chisone e Germanasca e dall’associazione sportiva Gps ’80
di Pomaretto, in occasione
del settimo incontro italofrancese che ad anni alterni si tiene in Italia e in Francia con
l’intento di migliorare la conoscenza reciproca e rincontro fra le popolazioni. La gara
podistica svoltasi nella mattinata su un percorso che si
snodava intorno all’abitato di
Frali ha visto prevalere tra gli
esordienti maschili Marco Ribetto, del gruppo sportivo
Skf, mentre la vittoria tra le
esordienti femminili è andata
a Deborah Pascal del Gps ’80
Pomaretto che ha poi piazzato suoi atleti al primo posto
sia nella categoria ragazzi
maschile (Patri Pascal) che
femminile (Monica Ghigo).
Nella categoria cadetti, in
campo maschile la vittoria è
andata a David Ghigo (Gps
’80) mentre Elena Roberto è
arrivata prima fra le donne.
Fra i senior si è imposto Renato Agli del 3S Luserna
(nella foto al momento della
premiazione) che ha preceduto al traguardo Vito Custorero
della società La Salle di Giaveno e Paolo Nota del Skf.
Nella categoria femminile
unica ha prevalso Valentina
Richard della Gps ’80 che ha
preceduto all’arrivo Barbara
Rubiola della stessa società e
Èva Depetris della Villarese.
Infine tra i veterani A il primo
posto è andato a Dario Montaldo della società Tappo
Rosso seguito da Piro Marino
del Gps ’80 mentre tra i veterani B la vittoria è andata a
Gino Long del Skf che ha
preceduto sul traguardo Sergio Roberto del Gps ’80.
La manifestazione quest’
anno è stata caratterizzata oltre che dalle gare di corsa in
montagna a cui hanno partecipato 81 atleti, di cui 12
francesi, dalla visita alla miniera di talco Paola «Scopriminiera» che si è tenuta nel
pomeriggio di domenica e a
FRANCO CALVETTI
cui ha partecipato anche la
delegazione francese per la
maggior parte proveniente
dalla zona del Queyras e in
particolare da Abries.
Nel presentare la sala Paolo Paschetto fra gli spazi
di attività del Centro culturale
valdese, che giunge quest’anno a 10 anni dalla sua fondazione, la direttrice Donatella
Sommani ha sottolineato che
la sala espositiva è nata proponendosi di presentare soprattutto giovani artisti che,
impegnati in ricerche originali, trovano difficoltà a imporsi
nel difficile mondo delle gallerie. L’obiettivo della sala
Paschetto e del suo comitato
artistico è pienamente raggiunto con la prossima esposizione (dall’ 11 al 26 settembre) di Carla Cerrato.
Giovane artista autodidatta
pinerolese con una vasta esperienza di cittadina del
mondo (è vissuta negli Stati
Associazione astrofili Luserna S. Giovanni
Stelle^ mondi infiniti
Inizia il 13 settembre il 3° corso organizzato dall’associazione
astrofili Urania di Luserna San Giovanni, dedicato quest’anno a
un «Viaggio fra mondi infiniti». L’esperienza fa seguito all’interesse suscitato dai due precedenti corsi seguiti con entusiasmo e
buona frequenza da 18 e 26 partecipanti. L’Osservatorio astronomico vai Penice, operativo dal giugno ’98, offre un contatto
diretto con il cielo, mentre anche le strutture didattiche sono state rinnovate. Il 3° corso si svolgerà sempre il lunedì sera, con inizio delle lezioni alle ore 21 precise, nella sede sociale in località
Bric del Colletto 1 a Luserna San Giovanni: il ciclo è di 10 lezioni, dal 13 settembre all’8 novembre. La quota di iscrizione è
di lire 150.000, a cui si possono aggiungere 50.000 come iscrizione all’anno societario 2000 (totale 200.000 anziché 220.000).
Ulteriori informazioni si possono avere da parte del direttore del
corso, sig. Massimo Travet, tei. 0121-909974 (ore pasti).
Uniti e in molti paesi della
Comunità europea), Carla
Cerrato si presenta per la prima volta al pubblico. Nel lungo colloquio avuto con lei per
esaminare la ventina di opere
che verranno esposte a Torre
Pellice, capisco subito che ci
troviamo di fronte a un’artista
che stupisce non solo perché
vibra di intelligenza e sensibilità, ma soprattutto perché
la sua comunicazione è no limits, senza confini, fuori dai
canoni consueti.
Imponenti superfici dove
una gamma generosa di colori
smaglianti, un deciso gesto
rotatorio, inquietanti segni di
graffiatura sembrano a prima
vista aggredirti ma che si trasformano per magia in luoghi
di intensa, riposante concentrazione e meditazione. Ogni
opera (che Carla Cerrato ama
chiamare figlio e figlia) parla
un suo linguaggio e ci conduce in luoghi simbolici molto
diversi fra loro quali cieli, acque, deserti e mondi extraplanetari; ci fanno provare stati
d’animo legati alle categorie
di profondità, trasparenze, mistero e rimembranze interiori.
Interessante il fatto che Carla
Cerrato non inscatoli il suo
quadro con un titolo fisso ma
proponga allo spettatore un
ventaglio di titoli possibili, alcuni molto suggestivi: «Gottliches-divino», «Euforia»,
«Delfini al largo di Rio de Janeiro», «Scoppio di cromosomo», «Deserto in fuoco», «La
passeggiata di Lara»...
Eppure non è nel mondo
del sogno che l’artista vuole
portarci, perché la materialità
prorompente del colore, del
gesto, dell’immaginazione ti
ricordano continuamente che
ognuno di noi può colorare il
suo mondo, può far sì che il
suo sguardo diventi fantasia,
gioco, liberazione. Carla Cerrato, che ha studiato per anni
la suggestopedia applicata al
campo delle lingue straniere e
che ha una smisurata passione per il decoro e l’arredamento, riesce a convincerci di
quanto asserito da Jean-Jacques Rousseau: «Il mondo
della realtà ha i suoi limiti, il
mondo dell’immaginazione è
sconfinato».
Posta
Il partigiano
Phillip
Lo scorso 22 luglio è deceduto in Australia, dove risiedeva, il nostro amico Phillip
Weirs, che combattè come
partigiano nelle valli del Pellice e della Germanasca. Arruolato nelle forze alleate che
combattevano nell’Africa settentrionale venne catturato a
Tobruk e, dopo aver passato
un periodo in un campo di
concentramento italiano, venne destinato ai lavori agricoli
in una cascina del Vercellese
da dove con altri due compagni, un inglese e un canade.se.
Phillip Weirs e Franco Pasquet
riu.scì a fuggire raggiungendo
la vai Pellice e unirsi alle forze partigiane nel gruppo di
Giovanni Nicola. Dopo il rastrellamento dell’agosto del
1944, attraverso il Colle della
Croce, Phillip airivò in Francia ove raggiunse le forze Alleate e alla fine del conflitto
ritornò in patria, in Australia.
Ma il nostro Phillip, dopo
anni, sentì la nostalgia per le
nostre valli e volle ritornare a
rivedere i luoghi dove aveva
combattuto e dove aveva lasciato tanti amici. Così nel
1996 decise di venire in Italia
a festeggiare l’anniversario
della Liberazione con i suoi
amici. La mattina del 25 aprile, prima di prendere parte alle manifestazioni, mi chiese
di accompagnarlo dal fioraio:
si fece confezionare un mazzo di fiori rosso, bianco e blu,
i colori della bandiera britannica, per deporlo poi al monumento ai partigiani in ricordo del suo amico inglese
Tom Osborne, caduto nel
1944 in vai Germanasca.
Quei giorni trascorsi qui in
valle lo resero felice e persino
le sue non brillantissime condizioni di salute sembrarono
trarne giovamento. Si ripromise di ritornare ancora tra
noi, ma le sue condizioni di
salute peggiorarono e non
potè pii) vedere esaudito il
suo sogno.
Ora che il nostro Phillip
non è pii), vogliamo dirgli il
nostro grazie per aver combattuto con noi e deporre sulla sua tomba un simbolico
fiore; il fiorellino della riconoscenza dei partigiani delle
valli del Pellice e della Ger
manasca.
Franco Pasquet
Torre Pellice
llda Bertin
Si è spenta a fine agosto, a
Pinerolo, fida Bertin, all’età
di 97 anni. Da tempo era la
decana, la prima iscritta nel
libro della Relazione al Sinodo, nella lista delle vedove di
pastore e tale era da molto
tempo, dal 1932 per l’esattezza. Nata nel 1902 a Pinerolo,
in una famiglia molto legata
alla chiesa e da cui uscirà anche Gustavo Bertin, si sposò
con Ermanno Genre, giovane
e dinamico pastore che seppe
subito farsi apprezzare, e che
lei seguì nella sede di Pra
mollo, dove nacque la figlia
Graziella. Qui però accadde
la terribile disgrazia che colpì
la giovane famiglia: un’appendicite non riconosciuta in
tempo si mutò in peritonite e
il pastore Genre morì prima
di poter giungere all’ospedale. Il funerale si tenne a San
Germano e chi vi partecipò
ricorda ancora la figura della
moglie, che in tanto dolore
riusciva a mantenersi forte,
sorretta dalla fede.
Con l’energia che ha caratterizzato tutta la sua vita, fida
Bertin si è fatta carico della
famiglia, insegnando disegno
prima nelle scuole di Torino,
poi a Pinerolo per mantenersi. In tutti questi anni la nostra sorella ha sempre mantenuto il suo impegno per la
chiesa, fedele alla vocazione
ricevuta. E così è stata anche
ricordata al funerale; costante, determinata e fedele al
patto stretto col Signore e
con la propria famiglia.
Hom-RisTORANTi «La Lucciola»
coniugi Frache • aperto tutto l'anno
viale della Repubblica, 223
J7027 Pietea ligure (SV)
Per prenotaxloili: 019.615.389
Cucina tipica ligure e piemontese di qualità.
venerdì 10, alla Bottega del
possibile, incontro su «Salute
mentale e comunità locale domiciliarità sostenuta dal sistema
di rete: zona di ombra e integrazioni».
10 settembre, venerdì
PINEROLO: Nello spazio
antistante il supermercato Continente, alle 21,45, esibizione
del complesso «Trelilu», musica popolare dialettale.
11 settembre, sabato
TORRE PELLICE: Alle
17,30, nella sala Paschetto del
Centro culturale valdese, inaugurazione dell’esposizione di
pittura «No limits», di Carla
Cerrato; la mostra resterà aperta
fino al 26 settembre, dalle 15
alle 18 giovedì, sabato e domenica, nei restanti giorni dalle
14,30 alle 17. Sarà presente
l’artista.
TORRE PELLICE: Nell’isola pedonale, dalle 8,30, mercatino dei prodotti naturali.
PINASCA: Nell’ex cascina
del Cottolegno, alle 21, la compagnia Renato Clot presenta la
commedia «Don Giusep».
PORTE: A Malanaggio inizia la consueta festa di Porte,
con tornei di calcio, mostre di
pittura, gare di manualità; la
manifestazione prosegue anche
domenica. Ogni sera concerti e
ballo pubblico.
12 settembre, domenica
BRICHERASIO: «Crosso
della vendemmia», corsa podistica non competitiva.
BOBBIO PELLICE: Lunp
il Pellice gara di pesca organizzata dai pescatori sportivi; alle
12,30 pranzo sociale.
TORRE PELLICE: Per le
vie del paese, tradizionale fiera
autunnale.
Due libri recenti
Acqua^ lavatoi
e fontane
Quasi contemporaneamente
sono apparsi due libri che trattano più o meno lo stesso argomento. Il primo. L’acqua
racconta, edito da Alzani di
Pinerolo, è della scrittrice Lina Dolce, i cui libri sulle valli
Germanasca e Chisone hanno
avuto successo. L’altro è di un
autore, Ernesto Di Francesco,
alla sua prima pubblicazione:
Pubbliche fontane, fontanelle,
«bacías» e lavatoi della vài
Pellice, pubblicato dall’editore R. Chiaromonte di Collegno e preparato con numerosi
sopralluoghi in tutta la valle e
con la collaborazione della figlia Paola, abilissima fotografa, e di 8 specialisti per ricerche d’archivio, didascalie, note e inserti, i cui nomi sono ricordati nella pagina che precede la prefazione, dovuta alla
penna di Bruna Peyrot.
Il volume della Dolce è dedicato in particolar modo
all’antico modo di fare il bucato, utilizzando la cenere di
legna, con la descrizione dei
lavatoi in cui le donne, prima
dell’uso delle lavatrici, con fatica, l’inverno col freddo
l’estate col caldo lavavano e
sciacquavano i panni al lavatoio. di cui ogni villaggio era
dotato. Di Francesco .si è invece interessato a ciò che in vai
Pellice ha rapporto con l’acqua (fra cui anche i «lavatoi»
di cui si è occupata, per le valli Germanasca e Chisone, la
Dolce, oltre a fontane e fontanelle), riuscendo a raccogliere
circa 200 fotografie e una documentazione in parte rilevata
da periodici locali, con un’appendice di documenti d’archivio. Due opere preziose, a documentazione di un passato e
una tradizione che vanno via
via scomparendo, (o. c.)
9 settembre, giovedì
TORRE PELLICE: Fino a
I
Í3V0I
conf^'
VALLI II
CHISONE-GERMANASci
Guardia medica: ”
notturna, prefestiva, festiva.
telefono 167-233111 '
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 12 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Farmaci» i
Termini - Via Umberto I ________
81205 ’ '■
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
-aBite del
VAL PELLICE f mpo d
Guardia medica: *rtó
notturna, prefestiva, festiva'LIS
telefono 167-233111 P .
« Me, su L
Guardia farmaceutica: to? F°i
(turni festivi con orario 8-22) ¿sol'
DOMENICA 12 SETTEMBRE liscreta
San Secondo: Farmacia
lano - via Rol 16, tei. 500112. taieiiuai
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790 Siene ha
, ,2® di fatto
PINEROLO ,;#cemente
Guardia medica; ¡SS
notturna, prefestiva, festiva: mative s
Ospedale civile, tei. 167-233111 ' proporr
Ambulanza: ; sovrappc
Croce Verde, tei. 322664 drcuiti: :
a trovar
snella e
SERVIZIO INFERMIERISTI
dalle ore 8 alle 17, presso
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULA
telefono 118
e soti
BARGE — Venerdì 10, al-'
le 21,15, Il colore della men-* filter
zogna; sabato 11, alle 21,15,’ fautori
Piovuta dal cielo; domenicj fise
12 e lunedì 13, alle 21,1} deglis
Universal soldier; martei. prattw
14, alle 21,15, I miserabili; ptofe
mercoledì 15 Vampires; gio- sul «ri
vedi 16, ore 21,15, City of nfp.os
angels. uiai r
Unii s
PINEROLO — La niultisala Italia ha in programma alla
sala «5cento», La mummia;
feriali 20 e 22,20. sabato, ore
20 e 22,30, domenica, ore
15,15, 17.40. 20 e 2,20; alla
sala «2cento», da venerdì a
giovedì Wilde wilde west; feriali 20.15 e 22,20, sabato
20,15 e 22,30, dom. 14,45,
16,30. 18,15, 20,15 e 22,20.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento fino al 15 settembre è chiuso per lavori.
CONOMICI
PRIVATO acquista mobili
vecchi-antichi e oggetti vari:
tei 0121-40181.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE ,
Luserna San Giovanni •
c
informazioni su I
✓ sport
✓ scuola
✓ lavoro
✓ musica
✓ viaggi
✓ tempo iibero
Dal lunedì al venerdì
L'Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei, 0121-371238; fax 323831
recapito Torre Pellice.
tei. 0121-933290: fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisleriana Mondovì
Una copia L, 2.000
za g
ci ir
ca,i
cidi
-af
to del
e dell;
la vita
- rii
pareli
nell'ei
le Dio
Lai
menu
sua oj
uomii
alla SI
prodi
ranne
In
guerr
flitto,
Al
oostr,
vicen
In (
gnità
adop
Il S
alla I
«scuc
(icon
incor
impa
mico
- r
nuov
zion;
inevi
- r
lità i
in m
nazic
ln\
to se
guer
ln\
nel [
eien"
11
'RE 1995
in SETTEMBRE 1999
PAG. 7 RIFORMA
iPECiALE Sinodo
Molti i temi affrontati nella discussione sinodale sulla vita delle chiese
«Vogliamo fare proseliti»
volontà di condividere ¡'Evangelo non ha nulla a che vedere con l'aggressività
(confessionale. La difficile discussione sul tema scottante della guerra nei Balcani
ca;
i-22)
TEMBRe
Farmacia eric noffke______________
to I, tele!-"--------------
bolo un intervento del
, . fcmoderatore è riuscito a
5t 81000 " ygje l’atmosfera indiffeSS ¿nodo sul tema del
'E -fcpn di lavoro-vita delle
E. Perché? Forse perché
ièportato il discorso, almef®stiva; nella presentazione della
ug su un piano troppo tec-a: dco'' Forse perché si preferi
-22) ,g risolvere in una sede più
fEMBREliscreta i problemi? Oppure
500112 we un argomento consideratottoppo difficile da risolveteista di fatto che la discusr5987« Itone stentato a procedere
' * e di fatto si è arrivati semph
icemente a bocciare la propo.sta della commissione d’esame di fare delle schede inforestiva; madve sulle comunità e a ri
-33111 proporre il problema della
, Mvrapposizione tra distretti e
circuiti: non si riesce proprio
a trovare una struttura più
snella e soprattutto precisa
per garantire il diritto di tutti
alla partecipazione alla gestione della chiesa? In questo
senso si è mosso l’ordine del
giorno votato, che si limita a
' sugerire una maggiore collaborazione e maggiori contatti
Itagli organismi. Alla fine
però c’è stata la sensazione di
. avere perso un’altra occasio■ —il neper mettere mano a una
' seria riforma della nostra or10- ni-- ganizzazione, divisa tra l’agi1 men-_ Htà territoriale dei circuiti e
21.15, ‘ fautorevolezza dei distretti,
nenict Ci sono stati, comunque,
21.15, degli spunti interessanti, soarteSv prattutto la discussione sulla
ptolessionalità del pastore e
sul «mettere il pastore giusto
al posto ^usto»; ma potremo
mai risolvere il problema?
Una strada indicata dalla Cde
e sottolineata anche nel di
'\
rabili;
s; gioity of
u Insala alia
nmia;
;o, ore
3, ore
); alla
erdì a
st; feabato
4,45,
20.
-Il
5 set
battito è piuttosto quella,
non alternativa ma parallela,
di lavorare ancora per avere
laici più impegnati e più preparati e delle comunità più
«autogestite», dove il pastore
possa fare solo il pastore, e
più solide, che non entrino
troppo in crisi caso mai arrivasse «il pastore sbagliato nel
posto sbagliato».
Evangelizzazione
«Vogliamo fare proseliti»
{relazione della commissione
d’esame, p. 7). Finalmente
sentiamo di nuovo questa frase! Vogliamo allargare la nostra chiesa anche ad altre persone, vogliamo condividere
veramente l’Evangelo chiamando anche altri a questa
gioia e alla condivisione della
responsabilità della gestione
della nostra chiesa. Certo alcuni in Sinodo sono sobbalzati alla lettura di questa frase... e molti lettori avranno
una reazione negativa a questo mio commento positivo. E
vero che nella nostra chiesa,
dagli Anni Settanta in avanti,
si è pensato fin troppo sovente che «fare proselitismo» fosse una mancanza di rispetto
nei confronti della fede degli
altri ma chi è stato in Sinodo
ha avuto modo di capire che
lo spirito che sta dietro all’affermazione di voler fare proseliti non ha nulla a che vedere con l’aggressività confessionale, con l’imposizione
della propria fede all’altro,
magari con mezzi subdoli,
bensì si fonda sulla volontà di
essere aperti e non arroccati
nelle proprie comunità, sulla
gioia della condivisione della
buona notizia dell’Evangelo,
sulla convinzione che condividere una fede voglia anche
dire condividere con le sorelle
van:
IPSilR
La tragedia dei Balcani
■I Sinodo, di fronte alla tragedia dei Balcani che, per la vicinanza geografica e per il ruolo svolto dall'Italia, ci tocca da vicino e
ci interpella personalmente, ma senza dimenticare le ^
merose tragedie che si svolgono in paesi da noi lontani (in Atrica, in Asia, in America) .
e ricordando che questo millennio e questo secolo sono stati
segnati da indicibili sofferenze, crimini contro l'umanita e genocidi, ma anche da segni di speranza (fine dell'apartheid, abolizione della schiavitù - 23.8.1804) ... f.i
-afferma che la guerra è guerra senza aggettivi, è il fai imento della politica e non il suo proseguimento, è il trionfo dell odio
e della morte e quindi negazione dell'Evangelo dell'amore e de la vita è «il salario del peccato» (Rom. 6, 23); j-1
- ricorda altresi, e con forza, che la pace è il dono di Dio, la
parola nuova che risuona per noi nell'annuncio dei profeti e
nell'evento del Cristo, «nostra pace» (Ef. 2, 14), mediante il quai® Dio ha riconciliato con sé tutte le cose (Col. 1, 19).
La pace, dunque, non è il frutto delle nostre azioni, il “ronamento dei nostri sforzi, ma il dono di Dio, il coronaruento delia
sua opera creatrice. Egli, nella sua grazia, chiama le donne e gli
uomini di ogni tempo a entrare nel suo progetto di vita, attiaa
®l1a sua chiesa «il ministero della riconciliazione» (Il Cor. 5, 18) e
proclama «beati coloro che si adoperano per la pace, perchè saranno chiamati figli di Dio» (Mt. 5, 9).
In questo senso, paradossalmente, la pace non segue a
99erra, ma la precede; la riconciliazione non viene dopo il conrlitto, ma lo precede. ...
Al posto delle parole conflitto e guerra, Dio ha scritto ne a
nostra storia le parole pace e riconciliazione, incarnandole neiia
vicenda di Gesù. . ..
in obbedienza dunque alla parola di Dio e per esprimere la dignità nuova di figli e figlie, la chiesa di Gesù Cristo non può cne
adoperarsi per la pace. , , . .
Il Sinodo pertanto richiamando le chiese valdesi e metodiste
alla loro vocazione, le invita a diventare sempre piu e meglio
«scuole di pace», nelle quali si impara a vivere l'Evangelo della
['Conciliazione, a muovere t primi passi nella via del ’
incontrare l'altro e l'altra nella dimensione dell'amore di Dio, e a
'Sparare soprattutto la pratica dell'amore nei confronti del ne’'’'ico (Mt, 5, 43)' ,
- riafferma l'urgenza di costruire nel campo internazionale
nuovi modi di governo dei conflitti che vadano oltre I uso tradi2'onale della diplomazia ufficiale al cui fallimento segue come
'nevitabile il ricorso alle armi. .
. - riafferma altresì la necessità di pnonnuovere una nuova lega
!'tà internazionale che sla garantita da una autorità conno^
'n modo nuovo, capace di intervenire come «nnagistrato» internazionale in forza di un ampio riconoscimento dal basso^
^ Invita le chiese a sostenere i progetti di
to sociale, morale e materiale delle popolazioni colpite dalla
guerra, messi in atto dalla Federazione delle chiese evangeliche.
Invia alle chiese le riflessioni della Tavola valdese, contenu e
nel preambolo della Relazione al Smodo 1999, pp. 28-30, qual
elementi utili per stimolare il loro impegno concreta________
e i fratelli le responsabilità
della gestione della chiesa.
Apriamo con coraggio le
nostre chiese, creiamo degli
spazi di incontro, rendiamo
pubblico il nostro culto! Apriamoci a un linguaggio più
quotidiano, incoraggiamo gli
amici alla condivisione della
nostra fede. Abbiamo il coraggio di non «conformarci al
presente secolo»! Non solo
pensieri sparsi, ma dei veri e
propri appelli si sono levati
nel corso del dibattito, frammisti alle diverse testimonianze, per una volta positive:
dove si ha il coraggio di uscire
allo scoperto, si possono vedere dei risultati. Non c’era
spazio per il solito discorso allarmato di chi vede decrescere con paura il numero dei
membri di chiesa, ma piuttosto traspariva con chiarezza il
desiderio autentico di condividere la fede che inizia, di
nuovo, a farsi strada nella nostra chiesa. Rispetto agli anni
passati c’era davvero un’atmosfera diversa, che ha partorito finalmente non il solito
invito alle chiese a valutare la
possibilità di fare evangelizzazione, bensì una bella traccia
di riflessione su cui iniziare
un lavoro in buona parte nuovo per le nostre chiese.
Cevaa- Chiesa in missione
Globalizzazione è un concetto riservato a Internet e
all’economia, oppure può
davvero entrare nella nostra
vita di ogni giorno come una
dimensione positiva? Mi sono posto questa domanda di
fronte al mesto intervento
del pastore Coìsson, che sottolineava lo scarso interesse
destato dalla Cevaa e dal suo
pur apprezzato lavoro nelle
nostre comunità. Essere chie
sa di dimensioni mondiali
non sembra interessare il
membro di chiesa medio, che
non va oltre la vecchia concezione di missione, alla quale dedicare le nostre briciole.
Eppure, gli interventi introduttivi hanno detto chiaramente che noi siamo la Cevaa: noi siamo, almeno sulla
carta, membri a pieno titolo
di questo movimento mondiale, che vuole proporre la
visione (l’illusione?) di una
chiesa aperta al mondo.
Ma il nostro disinteresse
come chiesa sembra potersi
misurare non solo dal triste
bilancio di magre contribuzioni da parte della chiese (in
cui sovente neppure si dedica
la tradizionale «Domenica alla Cevaa»), ma anche dalla
scarsa vivacità della discussione, che tendeva piuttosto a
scivolare nell’altrettanto interessante questione del progetto «essere chiesa insieme»
che ha, rispetto alla Cevaa, il
vantaggio di essere prima di
tutto una questione che si
può toccare ormai con mano
in molte delle nostre comunità, quindi un problema di
dimensione nazionale, oltre
la quale sembra davvero così
diffìcile andare. Forse qui sta
il problema di fondo della Cevaa: per la gente è difficile andare oltre l’ambito locale.
Speriamo che l’invito del Sinodo, ma soprattutto l’impegno dedicato alla causa dai
nostri incaricati per la Cevaa,
serva ad aiutare le nostre
chiese ad allargare lo sguardo
su più ampi orizzonti.
La guerra nei Balcani
Più frammentaria e complessa la discussione sul tema
«guerra nei Balcani». Il sinodo
sapeva di dover dire qualche
Gianni Long ha efficacemente diretto i lavori del Sinodo
mi all’attacco contro l’ordine
del giorno, con la precisa richiesta che fosse ritirato sulla
cosa, ma le posizioni erano
troppo divise tra loro per poter raggiungere un accordo.
Quindi fin dall’inizio traspariva chiaramente la scarsa volontà da parte dell’assemblea
a voler affrontare il problema:
prima è scivolato fuori tempo
massimo per il lavoro in
gruppi, affidandolo a una sottocommissione che mettesse
insieme una proposta di ordine del giorno; quindi si è rischiato, in plenaria, di lasciar
cadere il discorso per mancanza di tempo, se non fosse
intervenuto Paolo Gay con
una richiesta di allungare il
tempo della seduta (serale) fino alle 23,30.
Ma la problematicità della
questione si è vista nel dibattito stesso, quando finalmente vi si è arrivati, dove piuttosto netta è apparsa la divisione tra senatori e giovani cavalieri (così, scherzosamente, il
pastore Tourn ha ribattezzato
le vecchie e le nuove generazioni sedenti in Sinodo), i pri
base della giusta osservazione
che era troppo confuso ed
estremista su certe posizioni
(certo non condivise dalla
maggioranza nelle nostre
chiese), i secondi a sua difesa,
sulla base dell’altrettanto giusta osservazione che non solo
era necessario far sentire una
voce nostra sulla questione
(magari anche un po’ provocatoria), ma soprattutto che
questa voce fosse decisa nella
sua condanna alla guerra.
Alla fine, dopo lunghi interventi senatoriali e più disciplinati interventi dei cavalieri
(sarà stata solo la paura delle
nuove generazioni di parlare
in Sinodo?), si è raggiunto un
compromesso nell’ordine del
giorno che compare ai margini di questa pagina. Un dibattito perfettamente in linea
con il disagio e la divisione
che abbiamo vissuto nelle
nostre comunità.
Chiese costituite e in formazione
Il dato numerico non è
l'unico criterio da considerare
CLAUDIO PASQUET
I nostri regolamenti sono
chiari: si può parlare di
chiesa in formazione se vi sono in essa almeno 15 membri; di chiesa costituita se
vi sono in essa almeno 40
membri comunicanti (valdese) o 35 comunicanti (metodista). Vi sono poi altri requisiti quali assicurare il culto,
contribuire, tenere i registri,
ecc. Finora era però chiaro
che al di sotto dei 15 membri
non si può parlare di chiesa,
ma si è diaspora aggregata alla chiesa costituita più vicina
e affidata al relativo circuito.
Quest’anno la Conferenza
del II distretto, su richiesta di
12 sue chiese metodiste, ha
però deciso di porre al Sinodo
un interrogativo che potremmo così riassumere: dobbiamo limitarci al solo criterio numerico oppure, prima
di dichiarare la «decadenza»
di una chiesa, dobbiamo fare
un’attenta indagine sui suoi
parametri di attività? Ha senso chiudere una chiesa perché non risponde al requisito
numerico, ma nella quale vi
sono bambini alla scuola domenicale, si tiene il culto, ci
sono delle attività e si contribuisce regolarmente?
Il Sinodo non poteva che
invitare le altre tre Conferenze distrettuali e la Commissione per le discipline a pronunciarsi in vista di una decisione definitiva l’anno prossimo, ma già dal dibattito sino
dale sono emersi alcuni elementi di riflessione interessanti. Qualcuno ha ricordato
come alcune chiese abbiano
un numero di simpatizzanti
che frequentano il culto più
grande di quello dei membri
comunicanti. Non potrebbe
essere un segno di interesse
verso la predicazione di alcune chiese locali? Dal dibattito
è emersa la convinzione dell’inadeguatezza umana di
fronte alla rassicurante parola di libertà che il Cristo ci ha
lasciato: «Dovunque due o tre
sono riuniti nel nome mio,
qui sono io in mezzo a loro»
(Mt. 18, 20): questa, è stato ricordato, è e sarà sempre la
base della chiesa, a cui nessun regolamento potrà mai
togliere valore.
Il Sinodo si è anche occupato di strutture territoriali
invitando le chiese a valorizzare e utilizzare maggiormente l’organizzazione distrettuale. La situazione attuale è invece quella di chiese locali che per ogni problema si rivolgono direttamente
alla Tavola scavalcando, e
spesso neppure informando,
le Commissioni esecutive distrettuali. È vero che la Tavola ha il «potere», si occupa
cioè del campo di lavoro,
spesso è proprietaria degli
stabili ecclesiastici ma è altrettanto vero che alcuni
problemi potrebbero e dovrebbero essere risolti a livello locale senza ulteriormente
«ingolfare» la Tavola.
Sistemazione del «campo di lavoro»
Il Sinodo, dopo aver discusso i vari problemi inerenti la sistemazione del campo di lavoro e le proposte della Tavola, dei distretti
e dei circuiti per rendere più trasparente e condivisa la procedura
da seguire per il trasferimento dei pastori e delle pastore,
- invita la Tavola, i distretti e i circuiti a proseguire sulla linea
già proposta, basata su una serie di consultazioni a vari livelli;
- invita la Tavola a sviluppare ogni possibile collaborazione
territoriale in ambito bmv;
- incoraggia le chiese locali, nel quadro del lavoro del circuito,
a sviluppare l'analisi della propria vocazione e a continuamente
ritrovare la propria collocazione nell'ambito territoriale. L'incoritro tra pastore/a e comunità deve essere vissuto come una possibilità di evoluzione per ambedue, nella valorizzazione dei doni
delle persone e delle opportunità offerte dalle situazioni.
Comunità evangelica di azione apostolica
Il Sinodo, riconoscendo l'importanza della partecipazione delle chiese valdesi e metodiste ai progetti di collaborazione con altre chiese nel quadro della Cevaa,
- invita le chiese a dedicare regolarmente l'apposita domenica
al lavoro della Cevaa e ad essere generose, anche al di fuori di
questa occasione specifica, nei confronti di quest'aspetto del nostro impegno ecumenico;
- si rallegra che le chiese del I distretto abbiano programmato
una visita di una équipe della Cevaa nel 2001;
- invita il Comitato italiano a intensificare l'attività di promozione dei vari progetti della Cevaa presso le chiese e a sviluppare
con esse un dialogo, che sia anche di sostegno nei loro tentativi
di essere chiesa insieme a fratelli e sorelle provenienti da paesi
extraeuropei.
Evangelizzazione
Il Sinodo
- esprime riconoscenza per l'annuncio dell'Evangelo che le
chiese sono invitate a mettere sempre di nuovo al centro della
loro vita,
- raccomanda alle chiese di non limitarsi alla ripetizione di
schemi tradizionali ma di riscoprire la dimensione veramente
pubblica del culto nella libertà dello Spirito,
- raccomanda di usare nel culto linguaggi che non siano rivolti
solo all'intelletto, ma che tengano conto di tutta la persona,
- raccomanda alle chiese di riscoprire ii ministero dell'accoglienza verso quanti sono in ricerca,
- ritiene che, mentre va evitato un accanimento proselitistico,
si debba invece lasciar risuonare l'invito a diventare discepoli di
Gesù Cristo insieme a noi,
- invita tutti i credenti a impegnarsi nella testimonianza evangelica senza delegarla a degli specialisti e a considerare con se
rietà la necessità della coerenza fra l'annuncio e stile di vita,
- invita la Tavola a incaricare un apposito gruppo di lavoro per
effettuare un'indagine sulle motivazioni di coloro che negli ultimi ventanni sono entrati nelle nostre chiese, per poter verificarne il rapporto con la nostra predicazione.
Le chiese del Rio de la Piata
Il Sinodo, nella sua sessione europea, rallegrandosi dell'intensificazione degli scambi di persone e di informazioni avvenuti in
questi anni e facilitati dalle nuove possibilità tecnologiche, saluta i pastori e le sorelle delle chiese del Rio de La Piata, auspicando il proseguimento di questi contatti frequenti in vista di una
sempre più profonda conoscenza reciproca e di una sempre migliore collaborazione sui problemi da affrontare nelle due realtà
geografiche della nostra chiesa.
Si unisce ai fratelli e sorelle nel ricordare il prof. Alberto Ricciardi dell'lsedet (Istituto superior do estudios teológicos), che
ha sempre saputo unire la sua grande preparazione con una
grande umiltà.
12
PAG. 8 RIFORMA
venerdì io settemrr.: ,. ^
Ampio dibàttito sullà dÌ3conÌ3 6 sugli istituti 6 oporo cho S6 no occupàno
La responsabilità della diaconia evangelica
Il «riordino amministrativo» nel campo diaconale, iniziato da alcuni anni, non è
ancora concluso. Sviluppare e promuovere la cultura evangelica della solidarietà
PAOLO GAY
La riflessione sulla diaconia e sugli istituti e opere
che se ne occupano ha avuto
un discreto spazio nei lavori
del Sinodo, prima nel lavoro
di un gruppo e poi in assemblea plenaria. L’atto sinodale
che probabilmente più impegnerà la Commissione sinodale per la diaconia (Csd) e
gli istituti diaconali cbe in essa sono stati accorpati, e che
dal 1° gennaio 1999 agiscono
sotto la sua unica denominazione, è quello che, rilevata la
necessità «di rivedere e armonizzare tra di loro gli statuti (...) così da meglio definire i rapporti tra la Csd e gli
istituti stessi, sia in quanto
alla loro natura e identità
giuridica, sia in quanto a
compiti e responsabilità delle
loro rispettive rappresentanze organiche», invita Csd e
istituti a procedere alla revisione degli statuti «nella salvaguardia delle rispettive
identità e autonomie».
Nell’opera di revisione occorrerà tener conto del dibattito in corso all’interno delle
La commissione sinodaie per ia diaconia. Da sinistra Bruno
Mathieu, Lino Pigoni, Marco Jourdan, Maia König, Vito GardioI Piervaido Durand, Paoio Ribet ’
chiese e delle opere diaconali
sull’impostazione dei rapporti tra ordinamento ecclesiastico e ordinamento civile,
ancora assai vivo per le diverse linee di pensiero che in esso si agitano.
È controversa innanzitutto
l’identità giuridica della Csd
stessa nei suoi rapporti con
gli istituti e con io stato: se
alcuni dicono che con gli atti
con cui gli istituti hanno trasferito i propri patrimoni
strumentali alla Csd si è sostanzialmente costituito un
«ente unico» con tanti «rami
di attività» coincidenti con i
vari istituti dislocati su tutto
il territorio nazionale, altri
sostengono invece che nulla
(o poco) è cambiato rispetto
a prima quanto a identità e
natura giuridica di Csd e istituti, e gli atti compiuti hanno
una valenza assai limitata
per risolvere problemi di tipo
fiscaie e per i rapporti di lavoro; entrambe queste posizioni sottostanti l’atto sinodale sostengono in ogni caso
una linea ecclesiologica nei
rapporti con lo stato che giustifica un ordinamento ecclesiastico relativo a istituti e
opere autonomo e indipendente e per certi versi giustapposto e concorrente a
quello della stato.
È presente però anche
un’altra linea di pensiero che,
per quanto attiene gli istituti
e i rapporti giuridici relativi
agli enti attraverso i quali le
chiese esprimono la loro azione diaconale evangelica,
distingue nettamente gli ambiti la cui disciplina è di competenza dell’ordinamento civile e gli ambiti per i quali è
rilevante l’ordinamento ecclesiastico, indubbiamente
autonomo e indipendente rispetto a quello statale.
Il vasto impegno diaconale delle chiese valdesi e metodiste
ALBERTO TACCIA
LO scritto di Paolo Gay riferisce succintamente i
termini di una complessa discussione relativa al rapporto
tra la Csd e i singoli istituti e
tra l’ordinamento valdese e
quello dello stato. Non si
tratta della quadratura del
cerchio ma, nel confronto attento delle diverse posizioni
e proposte, di elaborare e definire un modello stabile ed
equilibrato che consenta alle
nostre opere di adempiere
nel migliore dei modi i compiti che a loro competono
nella chiarezza dei rapporti,
degli obbiettivi, delle responsabilità e delle competenze.
chiesa dovrebbe affrontare
una impresa di tale natura.
Vocazione e lavoro
Professionalità
e evangelicità
Secondo le statistiche che
ci sono state comunicate, gli
istituti di natura sanitaria, socio-assistenziale e di accoglienza finora affidate alla
Csd sono 15, con oltre 42.000
persone accolte, 874 dipendenti e oltre 100 tra volontari e obiettori. Se a questi aggiurigiamo le grandi opere
meridionali (Servizio cristiano di Riesi, Centro diaconale
«La Noce» di Palermo, «Casa
materna» di Napoli), i due
grandi ospedali evangelici di
Genova e Napoli, le opere
valdesi non direttamente collegate alla Csd come l’Asilo di
San Giovanni e la Casa Miramonti di Villar Pellice e quelle metodiste (Casa di San
Marzano Uliveto, Centro accoglienza immigrati di Mezzano, Centro di servizio di
Villa San Sebastiano, Centro
«Casa mia» di Napoli, Centro
migranti di Palermo e l’Opera
diaconale di Scicli) e includendo anche i Centri giovanili grandi e piccoli di incontro e formazione, si ha la misura della vastità e del peso
dell’impegno diaconale delle
chiese valdesi e metodiste.
Tale impegno è rivolto essenzialmente al servizio del
prossimo, non soltanto offrendo una prestazione tecnicamente e professionalmente aggiornata, ma esprimendo soprattutto una testimonianza cristiana che emerga dai caratteri di «evangelicità» dell’opera, senza
i quali diventa spontanea la
domanda sul perché mai una
Al fine di approfondire la
tematica relativa al significato della diaconia, la Csd ha
presentato una riflessione sul
tema «vocazione e lavoro»
che verrà proposta alla discussione delle chiese in occasione della Domenica della
diaconia. 11 termine «vocazione», limitato un tempo all’ambito religioso, viene riproposto come richiamo alla
consapevolezza, alla motivazione e alla finalità dell’opera
compiuta; e diventa riaffermazione del senso di responsabilità, umanità, rispetto, rigore professionale, trasparenza che deve animare il
credente sia all’interno della
chiesa che in ogni altro ambiente in cui ii Signore lo ha
posto a vivere e a operare.
Carta della diaconia
mata a dare. Si tratta dunque
di compiere una svolta importante che, senza escludere l’istituto come importante
strumento di intervento in
casi ben determinati, lo inserisce invece in un programma più vasto che pone come
obbiettivo comune la tutela
della dignità della persona e
il rispetto dei suoi diritti, primo fra tutti quello di vivere
nel migliore dei modi e, per
quanto possibiie, nel suo ambiente e nella sua casa.
Ancora nello stesso ordine
di idee e nell’ambito di un dibattito che sta svolgendo a livello europeo tra le chiese
evangeliche, la Csd ha redatto la bozza di un importante documento denominato
«Carta della diaconia», allo
scopo di «identificare in modo succinto, ma chiaro, le
motivazioni e le modalità di
intervento della diaconia delle nostre chiese». L’atto sinodale chiede che detta bozza
venga diffusa in tutte le chiese «quale stimolo e riflessione alla loro comune azione
diaconale».
In tale documento viene
affermato che, alla base dell’azione diaconale, deve essere posta la dignità e il rispetto
per la persona umana, contro
ogni discriminazione ed
esclusione, «portando sollievo nelle situazioni di sofferenza psichica, fisica e morale». Tale programma vasto e
impegnativo travalica i compiti di una commissione sinodale e investe tutta l’azione della chiesa che in tale
progetto è chiamata (vocata!)
in prima persona.
La vocazione di servizio rivolta alla chiesa a favore della
persona umana in condizione
di difficoltà non può essere
semplicemente delegata alle
strutture istituzionali. Queste
non possono essere Tunica risposta che la chiesa è chia
Istituto, casa e chiesa
Si tratta di sviluppare e
promuovere nelle nostre
chiese la cultura evangelica
della solidarietà, molto predicata e non sufficientemente vissuta. Essa riguarda il
prendersi cura degli altri,
l’accompagnamento, l’aiuto
reciproco, la presenza fraterna, il sostegno morale e spirituale.
I nostri istituti già concorrono a realizzare questi fini
che non devono mai cessare
di essere riproposti come
Tobbiettivo principale. Molti
di essi, in un processo di riconversione culturale e strutturale, si stanno aprendo
all’attenzione verso situazioni di disagio esterne, nel proposito di favorire e sostenere
la permanenza al domicilio.
Ricordiamo il Centro diurno
per ammalati di Alzheimer
presso il Rifugio Re Carlo Alberto, le 13 persone rientrate
al loro domicilio dallo stesso
istituto, le accoglienze temporanee per situazioni di recupero o di convalescenza, il
servizio domiciliare svolto
presso il Gignoro di Firenze e
in altri istituti per particolari
settori di servizio, il progetto
educativo globale «Insieme
per crescere» a Torre PelliceLuserna San Giovanni, il servizio educativo domiciliare di
Palermo, ecc.
E la comunità? Il nuovo
settore di attività diaconale
denominato «animatore di
comunità» che, dopo l’esperienza di Elena Vigliano a Torino, sembra estendersi ad
altre grandi chiese non potrà
che promuovere, stimolare e
formare l’intervento di fratelli e sorelle nel prendersi cura
di particolare situazione di
solitudine e di disagio. Lo sviluppo della attività di cappellania verso gli ammalati do
vrebbe condurre alla creazione e alla formazione di gruppi (peraltro già operanti in alcune comunità) per la visita
ai degenti, agli anziani e ai
disabili, non solo all’ospedale
o all’istituto, ma anche presso il loro domicilio.
Inoltre lo sviluppo del volontariato al servizio della
persona che quasi ovunque si
va estendendo ad iniziativa
di diverse associazioni, può
diventare un campo vastissimo di impegno diaconale per
le nostre chiese.
Dipartimenti diaconali
Negli Anni 70, nel tentativo
di porre rimedio alla frammentazione dei nostri istituti,
con conseguente situazione
di isolamento e non sempre
azzeccato «fai da te», furono
istituiti i Dipartimenti diaconali di distretto. Tale strutture, senza interferire negli
aspetti gestionali e amministrativi, intendevano svolgere
una mera, ma importante,
funzione di collegamento e
coordinamento che andava
dalla comune elaborazione di
una proposta di linea di politica diaconale della chiesa, ai
progetti per la formazione
comune del personale, all’economia degli acquisti, al
comune riferimento e servizi
tecnici, contabili e fiscali. Tali
strutture, regoiamentate nel
1984, in realtà funzionarono
bene nel I distretto, un poco
nel II e per nulla nel III e nel
IV. L’avvento della Csd ha risolto la maggior parte dei
problemi che giustificavano i
Dipartimenti diaconali consentendo così l’abrogazione
degli articoli di regolamento
che li istituivano.
Tuttavia un aspetto importante delle funzioni dei Dipartimenti diaconali era la
promozione del contatto degli istituti tra di loro e con le
comunità. Questi aspetti sono richiamati neila regolamentazione prevista per i circuiti dove, tra le competenze
di questi ultimi, è previsto
«l’esame della vita spirituale
delle chiese locali (...) tenendo conto delle attività diaconali degli istituti e opere».
Mentre alle chiese è richiesto
di riscoprire e vivere la loro
diaconalità alle opere e agli
istituti è richiesto di approfondire ed esprimere la
loro evangelicità.
Riordino della diaconia e Csd
Il Smodo, a conclusione del dibattito sul riordino ammim,*
vo nell'ambito della diaconia, rileva la necessità di riveder
monizzare tra loro gli statuti della Csd e degli istituti chr!®'!’
Sta sono stati affidati, così da meglio definire i rapporti tra i*^**
e gli stessi, sia in quanto alla loro natura e idoneità giuridir
in quanto a compiti e responsabilità delle loro rispettive r.’’
sentenze organiche; ranr
invita la Csd e gli istituti, d'intesa fra loro, a procedere all
visione e armonizzazione degli statuti, tenendo conto del
tito sinodale nella salvaguardia delle rispettive identità o
nomie.
Carta della diaconia
Il Sinodo si rallegra dell'iniziativa della Csd di dotarsi di,
«Carta della diaconia» che identifichi le motivazioni e le m ''
lità di intervento dell'azione diaconale delle chiese valdesi o
todiste. ®
Invita la Csd a diffondere la bozza di detta carta tra le chi,
oltre che tra gli istituti e le opere, quale stimolo alla riflessini
sulla loro comune azione diaconale, e a presentarla al prossim
Smodo per la sua approvazione, tenendo conto delle osservali
ni che potranno pervenire.
Scuola per infermieri/e
Il Sinodo, viste le difficoltà che incontrano gli ospedali e alti
istituti evangelici nel reperimento del necessario personale ink
mieristico dà mandato alla Csd di studiare, in collaborazionecoii
la Q’ov e il coordinamento evangelico ospedaliero, la possibii
di istituire una scuola per infermieri/e nell'area torinese, - "
ta con le chiese evangeliche e con istituti universitari.
Informazione alle chiese
Il Smodo incoraggia la Csd a ricercare vie più efficaci nelfofnt'
re informazioni alle chiese sull'operato proprio e degli istitutip
opere a lei affidati o che a lei fanno capo.
Informazione al Sinodo
Il Sinodo invita la Csd a formulare la relazione sul propriooJ
rato e su quello degli istituti e opere ad essa affidati o che a li!
fanno capo in modo da fornire al Sinodo adeguata informazioni'
sul loro agire, sui loro progetti e sulla loro gestione amministra^
tiva e finanziaria.
Domenica della diaconia
Il Sinodo invita la Csd a fornire alle chiese maggiori informi
zioni in merito alla colletta indetta in occasione della «Domenin
della diaconia», possibilmente formulando progetti specifici ai
essa possa essere destinata.
Presidenza della Csd a pieno tempo
Il Sinodo, considerata la mole di lavoro che grava sulla Csd, ri
tiene opportuno che il/la presidente della Csd medesima, qual^
ra sia un iscritto a ruolo, sia esonerato da qualsiasi altro incarico,
Ringraziamenti
Il Sinodo, grato ai comitati, a tutte le persone che si impegni
no nel lavoro presso gli istituti, le opere, esprime viva riconoscenza a chi, col proprio servizio rende testimonianza dell'Evangelo di Gesù Cristo verso il prossimo.
Approvazione dell'operato della Csd
Il Sinodo approva l'operato della Csd, ne ringrazia i membri
per il lavoro svolto con dedizione e impegno.
Nuove emarginazioni
Il Sinodo, nell'auspicare una sempre maggiore collaborazione
fra chiese, istituti e opere, raccomanda alle chiese di riscoprire al
loro^ irtterno i doni di ciascuno e ciascuna da valorizzare in vista
dell azione diaconale; in particolare sollecita le chiese a esprime'
re segni di concreta solidarietà verso le nuove emarginazioni
(persone senza casa, disoccupati, extracomunitari, anziani sdì
tossicodipendenti, donne in difficoltà) sviluppando azioni quali'
ficate di diaconia tenendo anche conto di servizi e delle iniziative eventualmente già esistenti sul territorio.
Borse di assistenza per ospiti di istituti
Il Sinodo, constatato che le rette applicate dalle nostre operi
di assistenza, pur essendo al livello minimo indispensabile, p®*'
sono restare al di fuori della portata dei redditi modesti, ritiene
che ciò rischi di produrre involontarie discriminazioni nell'accoglimento degli ospiti.
Rendendosi conto dei molti e complessi aspetti di tale problema, invita la Tavola e la Csd a studiare e proporre al prossimo Sinodo un sistema per sostenere finanziariamente presso le opere
di assistenza specifiche situazioni di comprovata difficoltà.
Invita inoltre la Csd, gli istituti e le opere a elaborare progetti
per 'utilizzo di risorse provenienti dall'otto per mille dell'Irpel
per la costituzione di borse-assistenza per ospiti, secondo quan(35/SI/9Q^° linee guida (art. 3) approvate dal Sinodo ’9®
Corso di formazione diaconale
Il Smodo, ritenendo di grande utilità che le chiese possano
continuare a disporre di un idoneo strumento di formazione da
offrire a cc>loro che vogliono acquisire una professionalità in pa('
ticolari ambiti (educazione dei giovani, assistenza agli ammalati,
ecc.) nel quadro di una scelta di fede, in vista di un impegno nel'
le opere delle chiese o nelle strutture sociali;
- rilevato che il Corso di formazione diaconale (Cfd) assolve da
un decennio a tale ruolo, ma ha bisogno di ristrutturare Terga'
nizzazione del proprio lavoro per meglio adeguarlo alle esige®'
ze degli utenti ed alle concrete possibilità di finanziamento;
- appreso che è in corso da parte del comitato dell'opera, a
composizione interdenominazionale, una opportuna riflessione
sulle prospettive future;
- invita la Tv a ricercare e proporre in tale ambito le soluzioni
idonee a garantire la prosecuzione del lavoro del Cfd.
TLten
strazi'
li, finan:
pastore
le sue CI
Bieseni
plenaria
recci d
ede ha
to 1998
ma volti
ordinar
attivo c
stante h
tribuitc
meno ri
ventivai
emerita
ticomp
al5% d
cassaci
cato 10'
nidall’e
eun’erf
to il co:
sto risi
ha poi 1
note cc
quelle ,
sposto
Vito di
contrib
attenua
ne han
contrib
no riu
l’obiet
«non hi
IO dove
liga
esamin
stabili,
che gli
seivoni
posto: i
ammo
potei
edifici
valori
zioni,
re per
ecc.; 1
con cc
cali ai
degli
realiz
«una t
fici no
con SI
non se
anche
venti I
mento
ciasou
creare
progn
dimec
Gli'i
fermai
notevi
nio, c
niizza
paio (
con g
mai a
ment
liner
può fi
ment
preoc
za» n
realtà
stabili
ture 1
i’alien
trimo
avere
nel ra
Alla d
Potut
«atali
il res
stabi
contri
deUai
quest
vati al
Stre
Iprim
dalla
«Tratt
gli isc
di pai
stipe
medie
storal
Inizio
flcien
13
110 SETTEMBRE 1999
PAG. 9 RIFORMA
mâ
Il lavoro in gruppi ha consentito di approfondire i temi amministrativi
I problemi dell^ammìnistrazione della chiesa
l^olte le questioni affrontate: dal bilancio delia Tavola al patrimonio immobiliare
dal trattamento economico di pastori e diaconi alle contribuzioni delle chiese
aRHIGO BONNES
ledali e alti
sonale infei.
trazione COI
a possibil
ese, coileoj.
ici nel foiifl
gli istitui'd
iropriooil
i o chea!
formazioiK
amministra'
iri informi
«Domenio
specifici cii
po
giuridica,’
•ttive rapnj
ädere alla
Ito del dihJ
otità e aS tuerzo gruppo (ammim^ 1 strazione: personale, stabis finanze) è stato guidato dal
oastore Salvatore Ricciardi e
Lue conclusioni sono state
otarsi din» nresentate nell’assemblea
li 0 le moSplenaria da Giovanna Verna/aldesieti, recci di Fossombrone. La
Cde ha rilevato che il risultatra le chie, tn 1998 è positivo: per la pril3 oflessioB ma volta dal 1991, la gestione
^ Prossim ordinaria si chiude con un
e osservaziiJ di io milioni, nonostante le chiese abbiano contribuito con 150 milioni in
meno rispetto a quanto preventivato e i versamenti per
emeritazione si siano attestati complessivamente intorno
al 5% del contributo per la
cassa culto invece dell’auspicato 10%. L’aumento dei doni dall’estero (di circa il 13%)
e un’eredità hanno consentito il conseguimento di questo risultato. 11 moderatore
ha poi ricordato che un ulteriore contributo è venuto da
quelle chiese che hanno risposto positivamente all’invito di anticipare le proprie
contribuzioni (soddisfazione
attenuata dal fatto che alcune hanno ritardato la loro
contribuzione, altre non sono riuscite a raggiungere
l’obiettivo proposto, altre
«non hanno voluto fare il loro dovere»).
Il gmppo è passato poi ad
esaminare il problema degli
stabili. La Cde ha sottolineato
che gli stabili o rendono o
servono o costano, e ha proposto: a) «un registro dei beni
ammortizzabili» in modo da
poter disporre per ciascun
edificio dei dati relativi al suo
valore borico, alle rivalutazioni, ^ii incrementi di valore per interventi migliorativi,
ecc.; b) provvedere d’intesa
con comunità e strutture locali a migliorare la redditività
degli immobili stessi; c) a
realizzare un censimento
«una tantum» dei singoli edifici non di culto per rilevare
con sufficiente attendibilità
non solo uso e redditività ma
anche l’insieme degli interventi strutturali, di adeguamento e per la sicurezza che
ciascuno richiede in modo da
creare i presupposti per una
programmazione gestionale
dimedio periodo.
Gli interventi hanno confermato che la Tv ha fatto un
notevole lavoro sul patrimonio, che la strategia di ottimizzazione è stata fatta un
paio di volte e che il lavoro
'’Oli gli stabili non si arriva
mai a terminarlo definitivamente. La Cde ritiene che
1 incremento delle entrate
può farsi solo con lo sfruttamento degli stabili ed è
preoccupata per la «reticenza» manifestata da alcune
io^tà locali ad alienare gli
stabili «superflui». Il moderatore ha però ricordato che
•mienazione di parte del pattirnonio Immobiliare può
ävere una ricaduta negativa
nel rapporto con le banche,
^•a domanda se la Tv abbia
potuto accedere a «incentivi
statali» per le ristrutturazioni
' tesponsabile dell’ufficio
stabili, Renato Bertot, ha
jOntrapposto l’impossibilità
'•filia medesima di accedere a
'inesti incentivi poiché riseralle sole persone fisiche.
. Strettamente connesso con
'.Ptimi due è stato presentato
'•mia Cde il terzo argomento:
*rrattamento economico de8|t iscritti a ruolo». Tre i dati
••• partenza considerati: 1) lo
stipendio netto; 2) il costo
^edio per ciascun posto pator^e 0 diaconale; 3) contriuzioni e doni non sono suf•fiienti a coprire il costo del
alla Csd,«
ma, qualio incarto
i impegnaiva riconodell'Evan
sd
I membii'
iborazione
scoprire al
ire in vista
a esprime
rginazioni
iziani soli,
ioni qualile iniziati
tuti
itre opere
abile, poe
>ti, ritiene
nell'acro
le probleossimo Si) le opere
ttà.
; progetti
dell'Irpef
ido quannodo '9^
possa rac
azione da
tà in pa('
immalati,
agno nel
ssolve ds
-e Porgae esigennto;
'opera, a
flessione
soluzioni
Il lavoro nel terzo gruppo
campo di lavoro. Per la Tv
negli ultimi dieci anni si è
passati da un saldo negativo
di 203 milioni del 1989 al saldo positivo di 255 milioni del
1998. Per TOpeemi negli ultimi dieci anni si è passati invece da un saldo negativo di
168 milioni nel 1989 a un saldo negativo di 71 milioni nel
1998; anche se negli ultimi
due anni c’è stato un netto
miglioramento, il risultato è e
rimane negativo. Sulla base
di questi dati la Cde scrive
che «l’andamento complessivo delle contribuzioni inviate
dalle chiese non concede significativi margini di manovra per apportare tangibili
miglioramenti al trattamento
economico in atto».
In secondo luogo su un totale di 75 chiese o gruppi di
chiese con presenza pastorale, ben 39, pari al 52% del to
tale, non sono in grado di sostenerne il costi. L’ideale sarebbe di equiparare il compenso ai componenti il campo di lavoro a quello percepito da un professore di scuola
media superiore, ma esso è al
momento ancora inferiore.
La Cde indica anche alcuni
nodi fondamentali da sciogliere; il trattamento degli
emeriti, le famiglie pastorali
monoreddito. Per quanto riguarda gli emeriti «i fondi per
il loro sostegno non dovrebbero essere oggetto di una
campagna che può dare la
sgradevole impressione di
trasformare in benevola assistenza quello che è un preciso dovere, anche etico, verso
coloro che hanno dedicato
alla chiesa un’intera esistenza». La Cde ha formulato la
proposta di mettere a disposizione degli emeriti degli al
loggi della chiesa a prezzo
«politico», alienando gli immobili marginali alle esigenze della chiesa e acquistando
invece degli.alloggi da adibire
a questo specifico uso.
Per le famiglie monoreddito la Cde così si esprime; «Il
solo salario pastorale non
consente, oggi, di nutrire, vestire e fare quant’altro necessario per una normale famiglia se non a un livello prossimo alla mera sopravvivenza»
e prosegue; «Anche se chi è
chiamato al ministero conosce i problemi che esso potrà
comportare, rimane sempre
il dovere, per la chiesa, di andare incontro alle difficoltà
dei suoi operai. Il grosso problema è come». Anche in
questo caso la Cde ha provato ad indicare un’ipotesi
molto suggestiva; «Forse è
giunto il momento di superare l’egualitarismo retributivo,
che è tale sotto il profilo finanziario ma non è tale sotto
l’aspetto della possibilità, per
tutti, di poter soddisfare i bisogni familiari in misura almeno similare» che si potrebbe concretizzare «a fronte di
situazioni di difficoltà tangibilmente comprovate, di integrare in misura ragionevole
la retribuzione erogata».
Aumento delle contribuzioni e maggiore redditività
del patrimonio immobiliare
sono ancora e di nuovo le soluzioni per il reperimento dei
fondi. Accanto ad esse la realizzazione di una «pianta organica» dei posti pastorali, a
cui poi attenersi rigorosamente. Il dibattito appassionato che ne è seguito, articolato in quindici interventi, è
stato poi in minima parte accolto dal Sinodo che ha votato un apposito atto.
problemi dei «minimi» presenti nella nostra società.
Poi il gruppo ha esaminato
l’operato delTOpcemi e di
Ecumene. La Cde ha evidenziato i problemi di bilancio
delTOpcemi dopo un attento
esame di quelle che, a parer
suo, sono state le cause della
situazione debitoria che si è
andata consolidando negli
anni; le maggiori tasse sugli
immobili hanno contribuito
per il 25%, il saldo negativo
delle contribuzioni per il 5%,
gli interessi passivi per il 55%
e il pregresso per il restante
15%. La Cde, nella sua relazione, afferma «non c’era
nulla d’imprevedibile nelle
conseguenze del nuovo sistema di tassazione degli immobili, o nei presumibili costi di
manutenzione di un patrimonio immobiliare ormai
datato, o nel deficit strutturale tra contribuzione e costi
del campo di lavoro o nell’intuibile onerosità di mutui e
prestiti bancari. Nessuno di
questi problemi è caratterizzato dall’eccezionaiità». Non
si tratta di colpevolizzare
nessuno, ma di prendere atto
della situazione in cui ci si è
venuti a trovare per impostare e imboccare risolutamente
la strada del risanamento.
Questo è il binario che l’attuale Cp-Opeemi sta percorrendo e i primi risultati si cominciano a vedere. Innanzitutto si è ormai avviati verso
la «normalità» amministrativa in seguito alla riorganizzazione dell’ufficio e alla contabilità integrata o fatta in sinergia con quella della Tv. La
vendita, importante, di alcuni immobili, la rinegoziazione dei tassi passivi d’interesse sui prestiti, la gestione di
Otto per mille, Opeemi e Ecumene
Il gruppo è passato ad esaminare la parte di relazione
relativa all’otto per mille. La
Cde ha evidenziato il problema dei criteri da seguire nello
stabilire le diverse priorità. Il
primo criterio è quello dell’assoluta attendibilità, trasparenza e controllabilità dei
bilanci delle strutture ebe
chiedono il finanziamento.
Ad esso fanno seguito tre
molivi di riflessione; 1) la
grandissima importanza degli aiuti forniti ai progetti per
il Terzo Mondo; 2) il problema del sostegno alle opere
della chiesa; 3) il problema di
una diaconia leggera ebe non
appare nella vita delle chiese.
Al punto 2) la Cde scrive:
«Appare ormai evidente come la riduzione della spesa
pubblica nel sociale, il proliferare di vincoli di ogni genere, più o meno giusti ma comunque sempre costosi da
adempiere, l’insieme dei costi da sostenere, stiano progressivamente rendendo
sempre più difficile mantenere l’equilibrio economico
delle opere di assistenza (...).
Si verifica sempre più spesso
che le rette minime indispensabili da applicare siano al di
fuori della portata dei redditi
modesti (...). Le opere di assistenza sociale rischiano di
diventare opere per ricchi
per poter sopravvivere». Dieci interventi si sono soffermati sulla necessità di istituire un «fondo di integrazione
rette per coloro che intendono usufruire dei servizi messi
a disposizione dalla nostra
chiesa e non hanno sufficienti risorse economiche» e
sull’opportunità di sostenere
progetti di «diaconia leggera»
intesi a venire incontro ai
retta degli immobili con la riscossione diretta degli affitti
sono tutti segnali importanti
e anche determinanti. Anche
le chiese devono però fare la
loro parte. Se è vero che dal
1986 al 1997 le chiese sono
passate da una contribuzione di 246 a 854 milioni, hanno cioè più che triplicato il livello, è anche vero che quest’anno, per la prima volta, le
chiese hanno dato una cifra,
anche se di poco ma comunque inferiore rispetto all’anno precedente. Un’inversione di tendenza? La decina di
interventi che si sono alternati hanno sottolineato l’importanza dello sforzo che si
sta facendo e Tatto 72 del Sinodo sollecita le chiese a sostenere con ogni mezzo, spirituale e finanziario, il CpOpeemi.
Ultimo tema, ma non certo
per importanza, affrontato
dal gruppo è stato l’esame
della situazione di «Ecumene». La Cde ha individuato
cinque problemi: 1) la situazione debitoria; 2) il modesto
tasso di utilizzazione della
struttura; 3) l’assenza di una
direzione a tempo pieno, un
eccesso di volontariato, la
durata della medesima direzione; 4) l’assenza di un’organizzazione amministrativa; 5) i limiti progettuali. Le
soluzioni indicate sono genericamente contenute nell’atto 73 del Sinodo. Il dibattito ha in qualche modo riprodotto la tensione esistente, ma al di là dei problemi
amministrativi e gestionali, è
emerso il forte interesse di
tutti per questo importante
Centro e la volontà di rilanciarlo inserendolo anche in
una rete di servizi.
Approvazione dell'operato della Tavola
Il Sinodo approva l'operato della Tavola e ringrazia i suoi componenti per la dedizione e le capacità dimostrate nelTaffrontare
i molteplici e complessi impegni derivanti dalla gestione dei tanti aspetti, pratici e spirituali, della vita delle nostre chiese.
Patrimonio immobiliare
Il Sinodo, considerando la rilevanza del patrimonio immobiliare e la sua incidenza nei conti della Tavola e del Cp/Opeemi,
ricordando che gli stabili devono essere di effettiva utilità alla
chiesa o perché direttamente impiegati o perché producenti reddito,
osservando che diversamente essi costituiscono motivo di costi
anche rilevanti,
invita Tavola e Cp/Opeemi a proseguire negli sforzi già intmpresi per ottimizzare ulteriormente l'utilizzazione e la redditività
degli stabili stessi,
invita la Tavola e il Cp/Opeemi a prendere tutte le opportune
iniziative, con il coinvolgimento dei Consigli di chiesa ove necessario, per poter avere una più tempestiva conoscenza dei problemi man mano emergenti e poter adottare rapidamente le soluzioni più idonee.
Approvazione ripartizione dell'Otto per mille
Il Sinodo approva la ripartizione dell'Otto per mille, attuata
dalla Tavola nel rispetto degli orientamenti sinodali e con attenzione alla corretta tenuta della contabilità da parte delle opere
e strutture richiedenti. Ringrazia la relativa Commissione per il
supporto fornito alla Tavola valdese e si rallegra per il rigore e la
trasparenza con i quali viene gestita l'intera materia.
Contribuzioni delle chiese
Il Sinodo ringrazia tutte le chiese per lo sforzo contributivo
compiuto e in particolare quelle che hanno anticipato i loro versamenti, consentendo così alla Tavola di economizzare sugli interessi passivi.
Rilevando tuttavia che le contribuzioni sono rimaste complessivamente inferiori al preventivo a suo tempo approvato ed in
alcuni casi sono state addirittura inferiori all'importo dell'anno
precedente,
sottolineando il principio più volte ribadito che la chiesa debba sostenersi soltanto con i propri mezzi,
- ricorda l'importanza di regolari versamenti periodici da parte delle chiese,
- ricorda a tutti i membri di chiesa la necessità di una contribuzione periodica, personale e proporzionale (3 P).
Appoggia l'orientamento della Tavola a visitare, d'intesa con
le Ced, quelle chiese che hanno maggiormente disatteso gli impegni contributivi.
Trattamento economico di pastori e diaconi
Il Sinodo, preso atto dei problemi connessi al trattamento economico degli iscritti a ruolo e tenuto conto delle ripercussioni
prevedibili di uno stato di disagio economico sulla serenità stessa
delToperare quotidiano di pastori/e e diaconi/e,
invita la Tavola e il Cp/Opeemi a proseguire nella ricerca di soluzioni, e, nel contempo, ad intervenire in tempi ragionevolmente brevi sulle situazioni più urgenti quali quelli delie famiglie pastorali e diaconali monoreddito e degli emeriti.
Approvazione dell'operato del Cp/Opeemi
Il Sinodo approva l'operato del Cp/Opeemi e ringrazia i suoi
componenti per il considerevole sforzo compiuto per riorganizzare l'attività amministrativa.
Incoraggia il Cp/Opeemi a proseguire con tenacia nella difficile
azione già intrapresa, volta a ridurre ulteriormente la pesante situazione debitoria. Sollecita le chiese a sostenere con ogni mezzo (spirituale, finanziario) e con fiducia il Cp/Opeemi nel suo lavoro perché lo stesso possa realizzare in tempi il più possibile
ravvicinati l'auspicato risanamento
Il Centro dì Ecumene
Il Sinodo, esaminate le diverse problematiche relative al Centro di Ecumene,
richiama quanto indicato nell'atto 18/98 del Comitato permanente Opeemi che si era così espresso: «Il Cp, riconosciuta e ribadita l'importanza del Centro di Ecumene quale strumento di formazione e di elaborazione teologica e culturale a disposizione
delle chiese metodiste e di tutto il protestantesimo italiano, ritenendo non più rinviabile un rilancio dell'opera e del suo progetto, decide di studiare tempi e modi per tale rilancio, e a questo
fine chiede la collaborazione della Tavola valdese prevedendo
uno o più incontri con il Comitato generale».
Ribadisce l'importanza di questa struttura della chiesa e ne auspica una valorizzazione adeguata alla sua storia e alle sue potenzialità;
invita il Comitato generale, d'intesa con il Cp/Opeemi, ad
adottare per il Centro tutti quegli adeguamenti programmatici,
organizzativi e amministrativi atti ad assicurare il miglior funzionamento di Ecumene in vista di un suo rilancio al servizio della
testimonianza evangelica.
Intervento amministrativo strordìnarìo
Il Sinodo, considerato che nel nostro ordinamento non è regolata espressamente la materia dell'intervento straordinario da
parte di un ente esponenziale in caso di mancato o cattivo funzionamento di organi di un istituto od opera, per cui si pone
l'esigenza di fissare, tra l'altro:
- i motivi che legittimano l'instaurazione di tali procedure;
- i soggetti cui compete procedere alla sospensione degli organi ordinari di un istituto od opera e alla nomina in loro vece di
un amministratore straordinario;
- la potestà dell'amministratore straordinario e il tempo di durata in carica;
- i modi per procedere al ripristino dell'ordinario funzionamento
chiede alla Tavola valdese di dare incarico alla Commissione
per le discipline di mettere allo studio la materia.
14
PAG. 10 RIFORMA
venerdì io SETTEMRRf
L'esperienza del lavoro in gruppi è stata positiva ma va ancora migliorata
Il Sinodo e la cultura protestante
Bisognerebbe affrontare prima di tutto le questioni di maggiore attualità nella
società e nelle chiese. Ogni anno si dovrebbe approfondire l'analisi di un'opera
DAVIDE DALMAS
IL professor Yann Redalié
ha espresso la convinzione
che la «cultura protestante»
sia una realtà fortemente mitologica, qualcosa a cui si fa
spesso riferimento, riassunto
in alcune parole chiave (libertà, responsabilità...), ma
che non si ritrova più interamente incarnata in un gruppo di persone (nemmeno negli studenti della Facoltà) ma
è ormai frammentata e disseminata, con forti contraddizioni interne. Proprio la ricerca e la valutazione di questa sorta di chimera era il
compito del quarto gruppo di
lavoro del Sinodo di quest’
anno. E in effetti la discussione è stata abbastanza informe e inafferrabile, come si
conviene all’oggetto. L’unico
ordine del giorno che avesse
un carattere operativo è stato
quello di adesione alla battaglia contro la valutazione
dell’ora di religione e delle
attività alternative all’intemo
del credito scolastico per la
nuova maturità.
Rispetto agli scorsi anni,
tuttavia, soprattutto rispetto
all’anno scorso, quando il tema era stato semplicemente
rimosso, ci sono a mio avviso
alcuni passi in avanti. La consapevolezza di una nuova
centralità della riflessione
collettiva continua sulle proposte intellettuali e di vita
presentate in genere dal protestantesimo italiano pare ormai piuttosto largamente acquisita, non è più soltanto il
lamento di pochi. Probabilmente, però, l’occasione per
l’analisi delle linee di fondo
non è più la discussione in
Sinodo dell’operato della
Claudiana, della Facoltà o del
Centro culturale, ecc. I mo
II Comitato permanente dell’Opcemi. Da sin. Valdo Benecchi, Giunio
Censi, Giovanni Anziani, Alberto Bragaglia
menti principali sono ormai,
in questo senso, estranei
all’attività sinodale in senso
stretto e delegati a una serie
di incontri che si svolgono ai
suoi margini.
L’ormai istituzionale «Giornata Miegge» riesce a mettere
insieme i vari centri culturali
italiani e il corpo pastorale e
ha raggiunto lo scopo di farli
parlare tra loro ampiamente
(basti pensare al grande numero di interventi che si sono
ascoltati quest’anno, limitati
probabilmente solo dal trascorrere del tempo) su temi
che li interessano tutti, come
le reazioni possibili alla sfida
posta dalle nuove sensibilità
religiose, al di fuori ma anche
aU’interno delle chiese storiche. L’esame di fede è, abbastanza chiaramente, non solo
il momento nel quale una
chiesa valuta i propri futuri
pastori, ma anche un momento di dibattito teologico,
infatti non a caso alcune domande si riferivano alla Giornata Miegge e si percepiva
chiaramente che uno degli
interessi principali era cerca
■ Il dibattito sul Centro di Agape
Uno spazio per discutere
nel rispetto delle diversità
MATTEO RIVOIRA
IL nodo fondamentale proposto nella riflessione della Commissione d’esame a
proposito del significato di
Agape, l’opera presa in esame quest’anno dal Sinodo, e
ripreso nel dibattito nell’aula
sinodale, riguarda la posizione del Centro ecumenico rispetto alle chiese. Si è parlato
di «luogo di frontiera» in cui
contraddizioni che caratterizzano la nostra società e noi
stessi possono essere affrontate e discusse senza pregiudizi e con la massima libertà
possibile. Agape è laboratorio
di sperimentazione in cui ci
si mette in discussione e si
possono incontrare realtà diverse riuscendo a intavolare
un dialogo costruttivo e rispettoso della diversità.
Durante la discussione, generazioni diverse di frequentatori di Agape hanno preso la
parola raccontando percorsi
di formazione politica e teologica, emozioni, speranze e
sogni, ripercorrendo così parte della storia e dell’evoluzione del centro. Nato da un’esigenza di ricerca nell’ambito
della spiritualità e della vita
Servizio fotografico
sul Sinodo
valdese a cura di
Pietro Romeo
più in generale, il centro è rimasto fedele nel tempo alla
sua vocazione, pur nel continuo rinnovamento, in parte
dovuto al ricambio delle persone che vi ci vivono, in parte
per il dinamismo insito in
ogni percorso di ricerca.
Diversi interventi hanno
sottolineato come questo
percorso si sia sempre svolto
a una certa distanza dalle
chiese, cosa che da alcuni è
stata giudicata negativamente in quanto fa sì che il più
delle volte i fmtti di questa ricerca non siano condivisibili
con esse. Altri hanno invece
affermato la possibilità di
questa condivisione, pur ammettendo che necessita di un
certo sforzo di adattamento
dei linguaggi usati per poter
tradurre esperienze che sovente anticipano il livello di
elaborazione e crescita delle
chiese. In quest’ottica è importante che pastori/e e diaconi/e frequentino di più il
Centro in modo da poter imparare questi linguaggi (e
contribuire a crearli) per portare con più facilità ed efficacia nell’ambito delle chiese le
esperienze che si fanno ad
Agape. Da non sottovalutare,
infine, è la portata della testimonianza del Centro nei
confronti di un nutrito gruppo di persone per le quali
rappresenta uno spazio in cui
incontrare la fede protestante secondo modalità originali
e coinvolgenti.
re di comprendere le linee
teologiche delle nuove generazioni. Sono solo due esempi, perché dalle attività (assemblea, convegno, serata
storica) della Società di studi
valdesi, al dibattito teologico
proposto dalla rivista Sichem,
e così via, le occasioni di un
confronto culturale sono
sempre maggiori e stimolanti.
Questo spostamento ai
margini del Sinodo è espresso nel modo simbolicamente
più forte dal Forum della cultura, che è stato promosso
dalla Tavola e si terrà a Ecumene il 25 e 26 settembre.
Modellato un po’ sull’annuale incontro delle opere diaconali, intende essere il momento per eccellenza di discussione e proposta di lavoro comune in campo culturale. A questo punto è quindi
necessario pensare al senso
che dovrà avere, in questo
quadro mutato, la discussione sinodale sulla cultura, soprattutto in vista dell’anno
prossimo, quando proseguirà
la sperimentazione del lavoro
in gruppi, e in modo partico
lare se verrà accolta la proposta di mantenere tendenzialmente stabili i gmppi per numero e per temi. Provo ad
avanzare alcune proposte.
Sarebbe possibile lasciare
alla seduta plenaria l’approvazione dell’operato degli
enti che rispondono al Sinodo, limitando al minimo la
discussione (e gli ordini del
giorno che ne derivano), se
non intervengono novità di
rilievo. È inutile, infatti, occupare ore tutti gli anni per dire
che l’operato del tale strumento è inellminabile, che
queiraltro è fondamentale,
invitare le chiese ad appoggiare maggiormente, ecc.
Tutto questo dovrebbe essere
scontato e condiviso, e una
sensibilità in questo senso è
già venuta alla luce quest’anno. Nel gruppo si dovrebbe
invece discutere, oltre agli
aspetti di atmalità come quest’anno il credito scolastico,
uno o due temi in particolare, che magari siano stati prima dibattuti nel Forum, poi
proposti alle chiese e diffusi
anche aO’esterno dai Centri
culturali e infine valutati e
riorganizzati dal Sinodo, che
può eventualmente proporne
altri per gli anni seguenti. Infine, accanto all’attualità e ai
temi proposti del Forum, si
potrebbe ancora scegliere
ogni anno uno strumento in
particolare [Riforma, Ccv,
ecc.) e analizzarlo più da vicino, come si fa per le opere.
Mi sembra che su questi tre
fronti ci sia abbastanza materia per il lavoro del gruppo, in
modo che possa essere veramente un momento di valutazione e di proposta operativa, senza ogni volta tentare di
abbracciare un mare di temi
disparati, col rischio di non
uscire mai dalla genericità.
ÌPffW^iiPP
y
Credito scolastico
Il Sinodo, considerato
-che con Ordinanza del 13 maggio 1999, il ministro della Pubblica istruzione ha emanato il provvedimento applicativo del cosiddetto «credito scolastico» agli studenti degli ultimi tre anni
delle scuole medie superiori
- che con tale ordinanza è stata disposta l'attribuzione di benefici in sede di scrutinio a coloro che si sono avvalsi della facoltà di scegliere l'insegnamento della religione cattolica o delle
materie a questa alternative
- che tale insegnamento, in relazione alla sua natura confessionale per espressa previsione di legge e per specifici pronunciamenti della Corte Costituzionale, è assolutamente facoltativo,
sicché la scelta di avvalersene o meno non deve dar luogo a discriminazioni di nessun tipo nei confronti di coloro che, nel quadro della libertà di coscienza in materia di religione, abbiano deciso di non avvalersene
- considerato ancora che la Tv, unitamente alla Fcei, a numerose chiese evangeliche, all'Unione delle comunità ebraiche e ad
alcune organizzazioni laiche, ha impugnato tale ordinanza davanti il Tribunale amministrativo regionale del Lazio, chiedendone l'annullamento
- esprime la propria ferma opposizione alla grave iniziativa
del governo Italiano che appare chiaramente volta a limitare la
libertà di scelta degli studenti attraverso l'incentivazione di un
insegnamento che ha oggettive caratteristiche di condizionamento confessionale;
- approva l'iniziativa della Tavola valdese tesa a ripristinare attraverso l'intervento dell'autorità giudiziaria la legalità violata
dall'ordinanza governativa e a tutelare quanti, credenti o non
credenti, abbiano scelto o intendano scegliere di non avvalersi
dell'insegnamento confessionale o di quelli alternativi.
m
M
iSiliiÜÄI
Centro ecumenico di Agape
Il Sinodo, dopo aver esaminato l'attività del Centro ecumenico
Agape, la approva;
- ribadisce l'importanza che Agape riveste nel-quadro del lavoro di ricerca, dibattito e formazione nell'incontro tra fede cristiana ed evoluzione della società contemporanea ed esprime la
sua gratitudine a tutte le persone e al gruppo residente in particolare per l'impegno che in questi anni ha permesso al Centro di
mantenere e sviluppare le sue attività;
- invita Agape a continuare a proporsi come luogo di frontiera dove confrontare la fede personale con le domande di oggi e,
nel contempo, sensibilizzare maggiormente le chiese all'utilizzo
di questo spazio di riflessione;
- invita le chiese a cogliere le possibilità di confrontare il proprio modo di essere con la sensibilità contemporanea, offerte
dal centro di Agape.
Forum della cultura protestante
Il Sinodo, nella convinzione che le chiese protestanti ¡tal'
hanno il compito di tradurre i principi della loro fede e i' '
storia in un contributo significativo per la società in clH
I vivono
- ritiene che la tutela e la messa a disposizione del patrimo ■
culturale del protestantesimo italiano sia un servizio a tutt?
paese.
■ considera indispensabile riflettere sui modi e sugli strumJ
• intaranìro marinir»rnr»ùrk+a ¡4--LI:
- si rallegra per la convocazione del I Forum della cultura rJ
vocato a Ecumene per il 25-26 settembre 1999;
- auspica che tale incontro sia il primo di una serie di conveo
a cadenza annuale volti a riflettere teologicamente sulla
zione e presenza protestante in Italia e sugli strumenti cultui
per esprimerla.
Centro culturale valdese
Il Sinodo, esaminati l'attività svolta e i progetti allo studio A
parte del Centro culturale valdese si compiace per l’importanti
contributo che il Ccv sta fornendo alla diffusione della conoscen.
za della realtà storica e teologica del protestantesimo italiano i
- condivide e approva quanto è già in corso di realizzazión,
nell'ambito del progetto «Sistema ecomuseale delle valli valdesii
- incoraggia il Ccv a proseguire nella promozione di una re¿
di poli culturali protestanti in collaborazione con le diverjt
realtà e strutture ricettive già presenti sul territorio nazionale al
lo scopo di valorizzarne ulteriormente l'utilizzazione,
- invita la Tavola, d'intesa con la Ssv, a valutare la possibilità ji
adottare i provvedimenti necessari per erigere il Ccv in Fondazie
ne a carattere nazionale.
Settimanale «Riforma»
Il Sinodo, riconoscendo il ruolo fondamentale di Riforma,ss
come strumento di formazione e collegamento tra le chiesebiri
sia in vista di una loro attiva testimonianza nella società italiais
- ribadisce l'importanza di una sempre più estesa diffusi#
del giornale nelle nostre chiese;
- invita la redazione a proseguire nella ricerca già in attovoh
a rendere il giornale sempre più rispondente alle aspettative®
lettori e ricettivo alle problematiche proposte dall'attualità i’
liana ed estera;
-condivide le proposte avanzate dalla redazione per una nuova veste grafica del settimanale Riforma con particolare rifeii
mento alla parte riguardante l'inserimento organico delle noti
zie normalmente trattate su L'eco delle valli valdesi;
- invita la direzione a individuare, con l'aiuto delle chiese lo»
li e delle strutture territoriali bmv, nuovi corrispondenti loca)
curandone la formazione in modo da arricchire l'informazioi
sull'impegno di evangelizzazione e di attiva presenza nella st
cietà delle chiese evangeliche;
-esorta infine le chiese non solo a un rinnovato impegno nella promozione e distribuzione del giornale ma anche a una maggiore e più diretta partecipazione ai suoi contenuti attraverso la
segnalazione di fatti e tematiche di interesse generale.
Libreria editrice Claudiana
Il Sinodo, rallegrandosi per l'opera svolta dalla Libreria editi
ce Claudiana la incoraggia a proseguire nel suo lavoro di propt
sta e diffusione della cultura e della teologia protestante itali}
na ed estera nel nostro paese;
- invita le chiese a una rinnovata e sempre maggiore attenzit
ne a utilizzare le pubblicazioni Claudiana per la formazionecti
turale, biblica e teologica dei membri delle chiese e ad accresci
re il loro impegno nella diffusione della produzione deH'editrice
Witm.
SS
Corso di formazione teologica a distanza
Il Sinodo
riconoscendo che il corso di formazione teologica a distanzi
della Fvt costituisce uno strumento prezioso, e largamente utiliZ'
zato, per lo sviluppo e qualificazione di tutti i ministeri nelli
chiesa, e in particolare anche per la formazione dei predicatoti
locali, dei monitori, catechisti e diaconi,
- ritiene che tale aspetto del lavoro della Fvt debba essere iO;
coraggiato ed adeguatamente sostenuto,
- chiede al Consiglio della Fvt di valutare l'aumento di fabbr
sogno di tutors e collaboratori-trici di cattedra e, d'intesa coni*
Tavola valdese, di individuare le risorse umane e materiali nec®'
sarie a soddisfarlo.
Sostegno alla Facoltà valdese di teologia
Il Sinodo, preso atto dell'insufficiente sostegno della Facolt®
da parte di molte chiese locali,
nel riconoscere che la Facoltà, per l'aumento del suo lavo^'
l'aggiornamento dei suoi strumenti e gli scambi con facoltà estS"
re, indispensabili per seguire la continua evoluzione del pensW,
teologico a livello internazionale, deve poter disporre di i»®®
finanziari adeguati,
- invita le chiese a considerare con particolare attenzione ^®
loro responsabilità nei confronti della Facoltà, ricordando l’en
75/SI/94, che prevede un contributo pari al 3% dei versamene
all'amministrazione centrale.
Approvazione operato del Consiglio di Facoltà
Siriodo, esaminato l'operato del Consiglio della Facoltà '
dese di teologia lo approva e ringrazia i suoi componenti, il
r\!-\ Ä :i — _____I . . ..
iiogi;
j --------c I bUUi Luni[juiici••
po docente, e il personale per le energie investite nel render®
Facoltà, oltre che un insostituibile centro di formazione teolf“
ca dei futuri pastori, una qualificata sede di ricerca, studio
elaborazione della teologia protestante in Italia.
Unione predicatori locali
Il Sinodo, nel ventesimo anniversario del riconosciroeOt®
dell'Unione predicatori locali (Upl) nel quadro dell'lntegraziof
valdese e metodista
- consapevole dell'essenziale contributo fornito da molti fr®,
telli e sorelle nella predicazione e diffusione dell'Evangelo; . |
- esprime gratitudine a quanti hanno contribuito e contn j
scono alla promozione, qualificazione e sviluppo di tale minist®^
ÜÏ
un
per interagire maggiormente con la società italiana, la cui ciiiil
ra è fortemente condizionata dal cattolicesimo; *
TNtr
X versi
lina, pi
interro
charf
politic
editori
che d
«Guarc
lapida
discus
un’am
ciata, £
dei mi
fascio
belle, e
lavali
ne. Pii
conse
quelle
le qual
taziom
a presi
savald
«In (
votazii
no del
unuo:
valli v;
“pura
radici
camer
quello
vertitc
lista, ;
ziato j:
dese; i
lino e
lachie
Nella
perla
maggi
pletisi
un’en
l’inco
contri
àìspc
Mal
lettu
serra
lo ca
èprei
desta
La
Ros
Bru
Frar
II
Albe
il
nell!
Mce
chel
Li
nell
Maj
Pier
La
se, c
Sinc
rela
tin
scar
Li
sino
Fon
*dg(
Mai
II
nes
11
ape
sup]
la pi
Voioii
15
10 SETTEMBRE 1999
IPECIALE hiNODO
PAG. 1 1 RIFORMA
A colloquio con Giorgio Bouchard, pastore in «emeritazione attiva)
Lasciarsi guidare dallo Spirito Santo
Ui vivono
patrimoni
° a tutto
li strumei,^
la cui cult,;
Un amore particolare per la montagna, ridentificazione con il popolo valdese,
un intenso ministero di predicazione, attività sociale, culturale e amministrativa
di convenni
sulla vo2
uti cuiturj!
I
o studio il
importanti!
a conoscer
itaiiano,
'aiizzazioiìi
Ili vaidesii,
di una reti
1 le diversi
azionale ai
ossibilitàii
1 Fondazio
iiforma, si
chiese bt
tà italiaiB
diffusimi
I atto voh¡
ettativeJjl
ttualitàit»
ir una niie
ilare riferì
delle not
:hiese lo»
enti locai
brmazio!
:a nella st
pegno nel
a una magttraversola
eria editi
0 di propi
ante itali»
e attenzi»
azione Oli
d accresce
ell'editrice.
anza
ogia
Facoltà
aroltà
anti, il tt*!
rendere«
I»
le teoloil':
studio e<l
sscitnef*“
egrazioF®
molti fralelo; .
contriW
ministe^'’
ALBERTO CORSANI
-ulturaco^
IN treno da Torre Pellice
verso Torino, di prima mattina, più voùe mi sono sentito
interrompere da Giorgio Bouchard. Che si parli di attualità
politica 0 ecclesiastica, degli
editoriali di Scalfari piuttosto
che di religione a scuola,
«Guarda che meraviglia» è la
lapidaria frase che blocca la
discussione quando, dopo
un’ampia curva della massicciata, al sole delle 7,30 le cime
dei monti ricevono il primo
fascio di luce. Sono davvero
belle, e sono le montagne della vai Pellice e della vai Chisone. Più in là, se la caligine lo
consente, appaiono anche
quelle della vai di Susa, oltre
le quali, a dispetto dell’emeritazione, Bouchard continuerà
a prestare servizio nella Chiesa valdese.
«In effetti - mi dice fra una
votazione e l’altra nel giardino della Casa valdese - sono
un uomo di montagna, delle
valli valdesi, anche se non di
“pura razza” valdese, e le mie
radici si esprimono simbolicamente nei miei due nonni:
quello materno era un “convertito” di impostazione pietista, artigiano che fu licenziato per essere diventato valdese; quello paterno, scalpellino e socialista, frequentava
la chiesa solo il XVII Febbraio.
Nella mia formazione e scoperta della fede, ha contato
maggiormente l’aspetto del
pietismo, per il quale la fede è
un’emozione che nasce neirincontro con Cristo, un incontro a motivo del quale si è
disposti a pagare di persona.
Ma Francesco Lo Bue, intellettuali' ’narthiano, in un suo
sermoj;. del 1941*, mi ha fatto capire che Cristo non solo
è presente nelle emozioni che
desta in te, ma soprattutto “ti
Giorgio Bouchard
chiama”: e così la lenta maturazione della mia vocazione
pastorale si è svolta in chiave
barthiana.Ma io ho vissuto
questa maturazione in una
forte identificazione con il popolo valdese. Andavo spesso
in montagna, e alla montagna
sono legati alcuni momenti
che ho vissuto nella meditazione e nella preghiera. Fra
Frali e Angrogna ho Ietto i libri più importanti, e riconosco che nel mio stesso modo
di fare alle volte dimentico
di... togliere gli scarponi. Ma
dal 1947 in poi, la montagna è
stata per me soprattutto Agape: le pietre e le idee, i laici e i
teologi, gli intellettuali e le ragazze. Fino alle soglie della
vecchiaia per me salire ad
Agape è stato ciò che per gli
antichi ebrei era il “salire al
Tempio” (Salmo 122, 1). In
fondo, lo è ancora adesso».
Nel corso di un’intensa carriera di predicazione, attività
sociale e amministrazione
della chiesa, chiedo ancora,
capita che ripensando al lavoro svolto ci si accorga di
avere commesso degli errori:
poiché non si tratta semplicemente di ripensamenti professionali, ma è in gioco qual
Gli incarichi 1999-2000
La Tavola valdese è stata eletta nelle persone di Gianni
Rostan, moderatore: Franco Becchino, vicernoderatore;
Bruno Gabrielli, Giovanni Genre, Marcella Giampiccoli,
Franca Long, Luca Zarotti, membri.
Il Comitato permanente dell’Opcemi è stato eletto nelle
persone di Valdo Benecchi, presidente; Giovanni Anziani,
Alberto Bragaglia, Giunio Censi.
,-Jl Consiglio della Facoltà valdese di teologia è stato eletto
nelle persone di Ermanno Genre, j^ecano; Daniele Garrone,
vicedecano; Rosanna Ciappa, Paolo Landi, Paolo Morlacehetti, Giovanna Pons, Debora Spini, membri.
La Commissione sinodale per la diaconia è stata eletta
nelle persone di Paolo Ribet, presidente: Marco Jourdan,
Maja König, Bruno Mathieu, Lino Pigoni, Vito Gardiol,
Plervaldo Durand.
La Commissione d’esame sull’operato della Tavola valdedell’Opcemi e del Consiglio della Facoltà di teologia per il
Sinodo 2000 è stata eletta nelle persone di Enrico Mariotti,
relatore; Franco Taglierò, Massimo Aquilante, Marina BerBn. Supplenti Marco Fratini, Davide Dalmas, Gregorio Plescto, Luigi Ranzani. . .
La Commissione d’esame sull’operato della Commissione
sinodale per la diaconia è stata eletta nelle persone di Elio
Forneron, relatore; Sergio Malan, Luca Anziani, Ursel KöWgsmann. Supplenti Daniela Di Carlo, Eugenio Rivoir,
Maurice Bodmer, Adriano Longo.
H Sinodo ha designato il presidente della prossima sessiorrìB sinodale nella persona di Claudio Pasquet.
n Seggio ha nominato come predicatore per il culto di
apertura del Sinodo del 2000 il past. Franco Giampiccoli;
|ùpplente; past. Eugenio Rivolr. Il culto sarà presieduto dal™ persona designata dal Ce-Ucebi. __________
'^elolona Randriamanantena
cosa di più profondo, come si
vive questa consapevolezza?
«Dobbiamo renderci conto risponde Giorgio Bouchard che lavorando nella chiesa
non siamo guidati dai nostri
programmi, per quanto essi
possano essere affascinanti,
ma dallo Spirito Santo. Nella
vita della chiesa si possono
fare ipotesi, ma a volte si resta prigionieri delle ipotesi
stesse, succede spesso che ti
scontri con persone di cui
non condividi le idee o l’impostazione di fondo; ebbene,
può capitare di rendersi conto che queste persone e non
tu, in quei frangente, sono
strumenti di Dio. Cosi vissi,
ripensandoci, l’episodio sinodale della ventilata chiusura
del Collegio valdese: per fortuna andò diversamente da
come io intendevo in un primo tempo orientare le decisioni dell’assemblea.
Bisogrla imparare che a volte, quando si ritiene di avere
perso una battaglia, abbiamo
perso noi, perde la nostra
personale impostazione, ma
non è necessariamente stato
offeso il Signore. Un’altra autocritica: negli anni passati a
Cinisello, sicuramente l’esperienza più autentica di tutta
la mia vita, mi è capitato di
dover lottare per salvare il
gruppo del “Lombardini”, per
cercare risorse umane, finanziamenti, alleanze politiche:
tutto nel segno di una mia
forte identificazione con la
causa in gioco; quest’ultima
era magari giusta, ma l’atteggiamento è pericoloso; per
fortuna la vocazione è qualcosa che ci supera e sovrasta
le nostre idee del momento.
Infine, se devo farmi un grosso rimprovero relativo agli
anni del mio lavoro, mi pare
sia quello di avere in parte
trascurato i miei figli».
Nel corso di un ministero
che ha visto il pastore Bouchard servire comunità diverse (Frali, Biella, Ivrea, Brescia,
Napoli e Galvano, Susa) e assumere gli incarichi di moderatore e poi di presidente delia Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, c’è un
elemento che l’interessato
sente di poter mettere particolarmente in evidenza? «Ce
n’è uno - conclude Bouchard
-, il solo di cui mi vanto, ed è
quello di avere potuto più
volte rivolgere vocazione a
delle persone che hanno lasciato il proprio lavoro (e stipendio) per venire a servire la
chiesa. La chiesa la si conduce in base a come soffia lo
Spirito, ce ne siamo ben resi
conto proprio in questo Sinodo; il compito del dirigente
non è di guidare, ma di lasciarsi guidare. Se la preghiera in montagna è “respiro”,
nel momento dell’azione la
preghiera consiste nel lasciarsi guidare: uno strumento
bellissimo in questo senso,
per il quale dobbiamo essere
tutti riconoscenti, è Un giorno una parola, con la lettura
del quale comincio tutte le
mie giornate».
Le votazioni incombono, la
nostra chiacchierata finisce
qui, non senza ricordare il lavoro di questi ultimi anni alla
gestione dell’Ospedale evangelico valdese di Torino, lavoro che continua anche dopo
l’emeritazione. «SI - dice
Bouchard con lo stesso entusiasmo di sempre -, questa è
la mia ultima battaglia».
(*) Il testo del sermone era:
«Non chiunque mi dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno
dei cieli, ma chi fa la volontà del
Padre mio che è nei cieli» (Matteo 7, 21). Cinque anni dopo ho
scelto quel testo per la mia confermazione.
Un servizio pastorale «diverso»
Il lavoro nelle chiese italiane
FEDERICA TOURN
Fenosoa Andriamitandrina
DOPO aver lavorato quasi
sei anni in Italia, la pastora Vololona Randriamanantena e suo marito Fenosoa Andriamitandrina, anche lui pastore, tornano nel
loro paese, in Madagascar.
Lei era stata affidata al servizio dell’11° circuito e il marito era responsabile della comunità di lingua francese
della chiesa valdese di via IV
Novembre a Roma: «Avevamo da tempo intenzione di
lavorare in Italia e nel ’93 abbiamo colto al volo la richiesta della Cevaa di avere un
pastore di lingua francese a
Roma - racconta la pastora
Randriamanantena -. In
questi anni abbiamo visitato
le comunità della periferia di
Roma, del Lazio e dell’Abruzzo per conoscere meglio
la realtà dei protestanti italiani, e l’esperienza di una
realtà minoritaria ci ha fatto
riflettere sulla necessità di
una evangelizzazione concreta, che parta dal contesto
in cui si svolge».
La comunità di lingua francese di Roma è cresciuta in
questi anni da 5 a 70 membri;
è oggi una chiesa multidenominazionale che raccoglie
fratelli di tredici nazionalità
diverse. «Abbiamo investito
molto dal punto di vista umano - racconta la pastora Randriamanantena - in particolare siamo molto contenti di essere riusciti a formare una corale in francese e di aver crea
to un innario speciale ad uso
della comunità, che comprende ormai più di 100 inni
provenienti da ogni parte del
mondo». L’evangelizzazione
si fa anche a partire dal canto
e dal coinvolgimento che ne
deriva, dice la pastora, e aggiunge: «Di fronte al calo del
protestantesimo italiano, vorrei dire alle nuove generazioni che riflettano sul modo migliore di trasmettere la fede,
ricordandosi di mettere la Parola al centro di tutto, istituzioni, diaconia, organizzazione ecclesiastica».
Anche la pastora Dorothee
Mack è tornata a casa, a Karlsruhe, in Germania, dopo 5
mesi passati al servizio della
chiesa di Frali e quattro anni
e mezzo nelle comunità vaidesi di Colleferro e Ferentino.
«L’esperienza in Italia è stata
senz’altro positiva - commenta la pastora Mack - per
chi, come me, proveniva da
una chiesa di massa dove
molte cose sono date per
scontate, il lavoro in una
realtà di diaspora ha significato una riscoperta dell’identità protestante. È stato bello
verificare come anche con
meno mezzi si riesca a portare avanti un’opera di testimonianza».
Il Sinodo ha anche ringraziato con riconoscenza Camilla Walter Giuliano, Renato
Dùbendorfer e Armando di
Carlo per il servizio che hanno prestato per qualche anno
presso alcune chiese come
I «pastori temporanei».
Un'innovazione nei lavori
Il Sinodo impara
a lavorare per gruppi
ALDO COMBA
QUEST’ANNO il Sinodo,
applicando una decisione dell’anno scorso, ha lavorato «per commissioni», ossia
il lunedi pomeriggio e il martedì mattina l’assemblea si è
divisa in quattro gruppi, di
cui ciascuno aveva da trattare
argomenti diversi: vita delie
chiese, diaconia, finanze, cultura. Ogni sezione o «commissione» presentava poi in
plenaria degli ordini del giorno che quest’ultima era invitata ad approvare, eventualmente a modificare, ma senza riaprire il dibattito generale. È un sistema nuovo per il
nostro Sinodo, ma già collaudato da parecchi anni in altre
assemblee, compresa l’Assemblea-Sinodo di valdesi,
metodisti e battisti, l’Assemblea della Federazione delle
chiese evangeliche in Italia,
nonché la sessione sudamericana del Sinodo valdese.
I membri del Sinodo sono
stati molto collaborativi e si
sono impegnati perché il
nuovo metodo (per ora adottato in via sperimentale)
avesse successo. Il problema
è molto chiaro: l’orario del
Sinodo non può più essere
prolungato, ma gli argomenti
da discutere aumentano di
numero e di complessità. Il
sistema delle «commissioni»
permette di esaminare parecchi argomenti allo stesso
tempo. Nessuno potrà stare
in tutti i gruppi, ma sceglierà
quello su cui ha maggiore
competenza e in cui può dare
un migliore contributo. Nessuno è un «tuttologo», che sa
tutto su tutto. Ovviamente gli
argomenti più delicati e controversi, come pure l’approvazione finale, appartengono
alla plenaria.
Quest’anno il sistema ha
mostrato di poter funzionare
bene, con indubbi vantaggi:
per esempio, invece di dedicare poche ore di plenaria alle finanze (come succedeva
in passato) quest’anno un
quarto del Sinodo (si suppone i più competenti) ha passato un’intera giornata su
rendiconti e prospettive finanziarie. È anche aumentato il numero di coloro che
prendono la parola, accrescendo la democraticità dei
dibattiti.
Il nuovo sistema necessita
ancora di qualche perfezionamento; certe «commissioni» avevano troppi argomenti
(per esempio la IV, con «Riforma», Claudiana, Centro
culturale valdese, formazione, Facoltà di teologia e «credito scolastico»), oppure erano sistemate in locali poco
adatti. Anche il meccanismo
di presentazione e approvazione degli ordini del giorno
in plenaria deve essere affinato. La commissione che
due anni fa era stata incaricata di proporre un riordino dei
lavori sinodali è stata riconfermata appunto per affinare
il sistema prima che questo
venga tradotto in articoli di
regolamento. Ma la prima
sperimentazione è stata,
nell’insieme, molto positiva.
Il vicepresidente del Sinodo, pastore Giovanni Cartari, e Luisa Bertalot nel corso delle operazioni di scrutinio delle schede
La pastora Dorothee Mack
Il voto di una deputata
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO; ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedi della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 19 settembre andrà in onda; «I luoghi della memoria Storia e cultura del popolo valdese»; «Spagna: gli evangelici
di Barcellona»; «Terza di copertina: “Il popolo del libro”».
La replica sarà trasmessa lunedi 27 settembre.
16
PAG. 1 2
RIFORMA
VENERDÌ 10 SETTEMBRE 19Qq
Gisèle Tron
GIUSEPPE PLATONE
y/T rapporti risalgono
al 1467 quando i valdesi
consacrarono, neH’ambito
della chiesa dei Fratelli boemi, i tre primi pastori eletti
dalle loro comunità e non più
nominati dall’alto della gerarchia cattolica romana». 11 pastore Miloslav Broz rivolge il
suo saluto al Sinodo in rappresentanza della Chiesa
evangelica della Repubblica
ceca ricordando come molti
temi che il Sinodo affronta
siano simili a quelli dei protestanti di Praga e dintorni.
Broz, giunto a Torre Pellice
con Jan Skàla, giovane giornalista ceco («1 valdesi non sono
un mito ma una realtà che interroga l’intero protestantesimo europeo») è uno dei quaranta ospiti daH’estero e dall’Italia, rappresentanti di
chiese e organismi evangelici
al nostro Sinodo. A loro è stata dedicata un’intera serata
durante la quale hanno preso
la parola tutti quelli che non
hanno potuto farlo nel corso
dei lavori nell’Aula.
Le liste più nutrite degli
ospiti sono quella svizzera e
quella tedesca. Cominciamo
da quest’ultima. Il teologo Ulrich Beyer, dirigente della
Chiesa della Westfalia, sottolineando l’antica affermazione
inquisitoriale che definiva i
valdesi «coloro che nudi vogliono seguire un Cristo nudo» l’ha considerata parola
attuale da rivivere concretamente nel cristianesimo europeo. Dalla Chiesa evangelica
delia Renania il saluto del suo
vicepresidente, Nikolaus Schneider, di Düsseldorf, ha ricordato i rapporti di amore
fraterno che legano da tanto
tempo le due chiese, anche
Sono stati una quarantina gli ospiti provenienti da varie chiese protestanti
Il «Sinodo globale»: i delegati esteri
La loro presenza, ogni anno viva e qualificata, consente di scambiare esperienze
e riflessioni, di rafforzare i legami antichi di solidarietà e di crearne dei nuovi
Miloslav Broz
sul versante diaconale. «Ho
vissuto questo vostro Sinodo
- ha detto Schneider - come
un tempo benedetto di festa,
riflessione e incontri importanti». Jürgen Hanssmann,
della Chiesa del Württemberg,
è rimasto ancora una volta
impressionato sia dal ruolo
importante che i laici ricoprono nelle nostre chiese (lui
stesso è laico e presidente del
Sinodo distrettuale), a partire
dal moderatore della Tavola
valdese, sia dallo spirito ecumenico che caratterizza l’assemblea sinodale verso il
mondo cattolico e le altre
chiese cristiane.
La signora Gertrud Dorn,
dell’organismo di solidarietà
Gustav Adolf Werk, ha parlato
della necessità di continuare
a lavorare nei confronti degli
immigrati affinché si trovino
sempre più possibilità di lavoro e sistemazione verso una
piena e consapevole integrazione. Per l’associazione tedesca degli amici della Chiesa
valdese («Freundeskreis») ha
preso la parola il pastore Harald Kamp che ha ricordato
l’urgenza di rimettere al primo posto l’evangelizzazione
nella crisi del nostro tempo. Il
vescovo metodista tedesco
Walter Klaiber ha osservato
che il dibattito sulle relazioni
con il mondo pentecostale
che si è svolto nel nostro Sinodo è di attualità anche neUa
sua chiesa nella quale opere
del protestantesimo italiano
come «Casa materna» e il
«Servizio cristiano» costituiscono riferimenti importanti.
Sempre dal mondo tedesco
un intervento importante l’ha
rivolto il presidente della
Chiesa evangelica dell’Assia
Nassau, professor Peter Steinacker: «La croce di Cristo
non è solo l’ultimo sacrificio
ma è lo svuotamento del potere della morte. La croce indica che Dio ama la vita e
trionfa sulle forze che vogliono continuamente distruggerla». Steinacker ha rilevato
come, pur avendo la propria
chiesa attraversato specialmente dal 1994 al 1995 una
forte crisi finanziaria, non è
venuto meno lo sforzo di solidarietà con le chiese evangeliche di minoranza in Europa.
Infine da Stoccarda Sylvia
Dieter, animatrice del neonato Gruppo di lavoro del Württemberg sulle chiese evangeliche in Italia (Waeki), ha apprezzato sia il dibattito sulla
bioetica sia quello sulle opere
diaconali: «Mi sembra che in
questi anni - osserva la Dieter che ha lavorato alcuni anni ad Agape - la cultura
dell’essere e del lavorare insieme delle vostre chiese si
COLLEGIO
VALDESE
via Beckwith, 3 - Torrre Pellice
INAUGURAZIONE ANNO SCOLASTICO
1999-2000
SABATO 18 SETTEMBRE 1999
Casa valdese Torre Pellice
Ore 15
Ore 17
Cerimonia inaugurale
Prolusione della prof. Margherita Hack: «Possi
bilità di vita nell’universo. Pianeti extrasolari»
Anteprima della mostra
«Una storia nella storia»
Documentazione fotografica delle attività extrascolastiche al Liceo valdese dal 1931 a 1960
DOMENICA 19 SETTEMBRE 1999
Giornata degli Amici dei Collegio
Ore 12,30 Foresteria valdese: pranzo sociale
Ore 14 Assemblea dei soci
Ore 15,30 Centro culturale valdese: visita guidata
alla mostra «Una storia nella storia»
sia ulteriormente rafforzata».
Dalla Svizzera l’infaticabile
Inge Schaedler ha rappresentato l’associazione di aiuto
umanitario Heks-Eper partecipando in particolare alla serata informativa sulia ricostruzione del Kosovo. Per il
comitato vaidese di Zurigo
Susi Hoegger-Passera, nell’esprimere la propria riconoscenza a tutti gli amici che in
Svizzera continuano a mantenere effettivi legami di solidarietà con le nostre chiese, ha
voluto ricordare che il teologo
svizzero Oscar Cullmann, recentemente scomparso, amava dire: «La piccola Chiesa
valdese è sempre presente nel
mio cuore». Pierre Mauron,
della Church of Scotland a Ginevra, commenta positivamente i risultati del Sinodo
(«vero cemento della chiesa»)
particolarmente significativi
«soprattutto se si pensa che
emergono da una situazione
di protestantesimo di minoranza. La venuta di Cristo ha
confermato l’antica strada del
popolo di Dio verso la libertà». Il Sinodo valdese è un
utile strumento di questa libertà e allo stesso tempo, afferma Mauron, «un veicolo
della memoria storica. Dall’adesione dei valdesi alla
Riforma ad oggi di cammino
ne è stato fatto. Continuiamo
dunque a lavorare per una libertà responsabile a cui Dio
stesso continua a chiamarci
generazione dopo generazione». Dal Cantón Ticino è
giunto il pastore Otto Ranch
in rappresentanza della Chiesa evangelica riformata. Ranch, la cui ultima visita a Torre
Pellice risale al 1989, è rimasto favorevolmente impressionato dall’introduzione del
nuovo metodo di lavoro sinodale a gruppi su temi diversi:
«Tutte le nostre chiese devono dare prova di fantasia, di
creatività per rinnovare le nostre strutture e i nostri criteri
di lavoro assembleare». Il pastore Raymond de Rham, di
Losanna, è rimasto impressionato durante il culto di apertura del Sinodo dalla solennità che ha circondato l’imposizione della mani da parte
di tutta l’assemblea sui tre
nuovi pastori consacrati. Ha
anche notato la presenza di
molti giovani genitori con figli
piccoli. «Al Sinodo e intorno
ad esso non ci sono soltanto
dei nonni - nota de Rham ma molte persone giovani. Gli
ospiti stranieri sono accolti
con sensibilità, segno attuale
di antichi rapporti internazionali attraverso i quali il valdismo è cresciuto e si è irrobustito attraverso i secoli». Per il
Comitato valdese di Berna era
presente Charles Buffar e per
il Comitato romancio il pastore Cleto Rosetti che ha lanciato un appello a diventare anche oggi «sale della terra».
Dal Belgio il pastore JeanPaul Lecompte ha esordito ricordando die nel suo paese il
50% dei cittadini si dichiara
agnostico: «Anche noi come
voi proviamo, in quanto chiesa di minoranza, a vivere la
nostra fede senza complessi;
non siamo più la sola alternativa al cattolicesimo e non siamo neppure in espansione.
Nel grande mercato delle religioni e delle nuove verità rivelate a buon prezzo - afferma
Lecompte - noi siano chiamati a costruire un avvenire autentico per tutti vivendo nella
solidarietà contro ogni rivalità, e nella speranza in Cristo
in un mondo smarrito».
Tra i rappresentanti provenienti dalla Gran Bretagna
Verina Jones, della United
Reformed Church, ha brevemente ripercorso la storia del
protestantesimo inglese che
ha condotto, tra le altre cose,
la società verso il concetto di
tolleranza e più tardi di democrazia parlamentare. La
Jones ha voluto anche ricordare i nomi dei pastori inglesi
che, in questi anni recenti,
hanno lavorato in Italia nell’ambito delle nostre chiese a
conferma di un legame non
solo storico (al proposito la
Jones ha citato il noto sonetto
di John Milton dedicato ai
valdesi perseguitati nel XVII
secolo) ma ricco di proposte
concrete anche oggi. Il pastore Peter Sulston, della Chiesa
metodista della Gran Bretagna (presidente del VI distretto di Lincoln e Grimsby) si è
richiamato all’insegnamento
dei fondatore del metodismo,
John Wesley, la cui fede cristiana voleva mantenersi
sempre nei confini dell’insegnamento biblico. «Anche noi
- ha osservato Sulston - abbiamo imparato in questi anni a lavorare, nelle grandi assemblee, in gruppi. Ho ammirato la vostra capacità di trovare accordi senza sterili autaut anche a proposito di materie difficili e complesse. Valga per tutti la questione controversa del Giubileo: tra il rifiuto totale dell’operazione
romana, che pure è una posizione di tanta parte del protestantesimo sino alla possibile
adesione acritica, tentazione
che pure è presente, voi avete
perseguito, mi pare con successo, l’indirizzo biblico. E
questo vostro documento sul
Giubileo insieme a quello realizzato dalla vostra Federazione delle chiese evangeliche,
costituisce un contributo pertutto il protestantesimo mondiale. Vogliamo continuare ad
essere uomini e donne di fede
e quindi persone che ragionano, analizzano, discutono
senza separare mai la testa
dalla mente e dal cuore».
Giunto a Torre Pellice direttamente dalla Scozia il pastore James McLeod ha notato che l’ordinazione dei ministri, nella Church of Scotland,
è ancora una prerogativa di
un piccolo gruppo di pastori.
«Credo - afferma McLeod che dovreste abbassare ulteriormente l’età media dei vostri deputati del Sinodo. Noi
ci abbiamo provato, chiedendo espressamente ad alcuni
presbiteri di nominare per le
assemblee ecclesiastiche decisionali dei delegati giovani.
L’esperimento non solo è riuscito ma ha avuto un grande
successo. Spesso nelle nostre
realtà i giovani non ci sono
perché i vecchi semplicemente non se ne vanno mai». Me
Leod ha auspicato che i rapporti tra valdesi e metocjisti
italiani con la chiesa scozzese
si intensifichino ulteriormente. Nicky Raddon, della Waldensian Church Mission d’Inghilterra, rileva come i momenti più alti dell’appuntamento sinodale valdese siano,
in definitiva, i culti di apertura e di chiusura. «Benché anglicana, ovvero appartenente
a una tradizione confessiona
Nlkolaus Schneider
le diversa dalla vostra mi sento realmente circondata da
fratelli e sorelle - osserva la
Raddon -. I temi affrontati dal
Sinodo non sono per nulla
estranei alle sfide che, oggi,
sono poste di fronte alla comunione anglicana delle
chiese nel nostro paese».
Dall’Olanda è giunto il pastore Dewandeler. Dal tempi
di Guglielmo d’Orange i legami con il protestantesimo
olandese non si sono mal allentati. «Non ho colto, nel dibattito sinodale, polemiche di
tipo distruttivo -ha detto
Dewandeler -. Ci sono stati
momenti contrastati ma si è
sempre ragionato con lucidità
e serenità. Mi piace che qui la
storia non impedisca di continuare ad evolversi, a cambiare. Il tema ecumenico è un segnale di questa tensione verso
il cambiamento. Celebrare la
storia non aiuta a modificare
la realtà. Il protestantesimo
storico deve trovare, sempre
di nuovo, un giusto rapporto
con la sua storia di ieri in modo da non restarne prigioniera ma coglierne gli aspetti
propositivi. Cristo ci libera
anche dalla tradizione storica,
soprattutto se essa tende a diventare ostacolo all’apertura
delle chiese verso la società».
Dagli Stati Uniti il pastore
Edward Santana Grace, responsabile dell’American
Waldensian Society, ringraziando per l’intensa recente
visita negli States del professor Daniele Garrone della Facoltà valdese e della pastora
Maria Bonafede, ha trasmesso
un nuovo entusiasmo nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. Duncan Hanson,
della chiesa presbiteriana statunitense, ha espresso la sua
riconoscenza al moderatore
Rostan per la sua determinata
capacità di affrontare e risolvere problemi complessi senza drammatizzare. Virtù rara
tra i dirigenti ecclesiastici. «Se
posso darvi un consiglio da
amico vi chiedo di continuare
a riflettere teologicamente ha aggiunto Hanson - mi fa
sorridere e mi preoccupa la
critica che alcuni rivolgono
agli studenti in teologia che
oggi sarebbero diventati troppo intellettuali, anche per il
fatto che percentualmente rispetto al passato è aumentato
il numero di coloro che vogliono avviarsi al dottorato di
ricerca prima di assumere la
responsabilità di una comunità. Io dico loro: bravi ! Continuate cosi. La vita intellettuale va coltivata e valorizzata. Più studi e più profonda
diventa la tua spiritualità.
Questo è protestantesimo.
Jürgen Hanssmann
Magari avessimo in America
questa tendenza. In genere da
noi nella vita deile chiese, si
risolve tutto a colpi di rapido
pragmatismo. Non imitateci
ma continuate a lavorare intensamente sia livello culturale che teologico senza perdere
la spinta all’evangelizzazione
che deve restare al centro della nostra fatica di testimoni
dei Cristo».
Il pastore togolese Anani
Kuadjovi-Ayedewou, in rappresentanza della Comunità
evangelica di azione apostolica (Cevaa), commenta: «Venendo da una chiesa africana
ho trovato notevole che un incontro importante come un
Sinodo nazionale sia stato
aperto dalla predicazione di
una donna. Penso che il sacerdozio universale dei credenti, ovvero la declericalizzazione della istituzione ecclesiastica, costituisca una
delie maggiori forze di questa
vostra piccola chiesa valdese
e metodista». Infine Hanny
Merkli, della chiesa di Zurigo,
la decana tra gli stranieri presenti. Attiva in vari comitati
svizzeri di solidarietà con le
nostre chiese e opere, dopo
32 anni di frequenza ininterrotta del Sinodo, ci riveia (a 82
anni suonati) un piccolo segreto: «Per vivere bene e a
lungo ho bisogno deil’annuale sferzata sinodale. È una cura di spiritualità, un’iniezione
di speranza e fiducia nei futuro che mi fa del bene». 11 Sinodo come terapia. In effetti
nessuno ce lo aveva mai detto
prima. Stando aila vivacità
della Merkli la cura sembra
funzionare alla grande. Quasi
un anticipo di un eternità in
cui non ci sarà più bisogno né
di chiese né di Sinodi per capire la volontà di Dio.
James McLeod
riforma.lt
TORINO: Via S, Pio V, 15 -10125 Torino - tei.
011/655278 - fax 011/657542 e-mail: redaz®riforma.it:
NAPOLI: Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185fax 081/291175, e-mail riforma.na®mbox,nelway.il;
PINEROLO: Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo
tei, 0121/371238-fax 0121/323831,
e-mail: edipro@tpellice.it;
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli) Federica
Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
Negro, Luisa Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto,Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE:Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovì - tei. Ot 74-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l.-via S. Pio V, t5 bis -t0125Torino.
ABBONAMENTI sul c.c.p. n. t4548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
». ordinarlo: L. 105.000; ridotto: L. 85.000; semestrale: L. 55.000;
sostenitore: L. 200.000.
Italia
Estero ordinario: L. 170.000; v. aerea: L. 195.000: semestrale: L, 80
^ sostenitore: L. 250.000.
,000;
PubUieazionB settimanale unitaria con L'Eco delle valli vakkui:
non puà essere venduta s^uradamente
Tariffe Inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x40 mm) £ 30.000.
Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate II 5 marzo 1993.
Il numero 34 del 3 settembre 1999 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 1® settembre 1999.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
h'
va
. W
f.;
m
30,
ha
la
qu
ini
pe
un
gii
mi
se
un
Ge
pe.
pn
ha
sp>
qu
mi
so,
esj
spi
es
ess
1
ru
as
ir
G
le
8‘
Ci
ro
le
Ci
gl
de
zii
ra
ai
pr
sii
pi
rii
Dl
tei
de
gl
qi
al
pr
pe
(
pc
VO
CO
tu
pe
tn
al
VC
pi
«(
de
se
al
ne
al
ch
co
m
pe
ni
os
ch
Se
di
ce
lu
ni
pi
pi
cil
di