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Anno 128 - n. 44
13 novembre 1992
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
LA FORMAZIONE E LA PERSONALITÀ’ DI BILL CLINTON, NEOPRESIDENTE DEGLI USA
Lattività politica come vocazione
Studioso di economia e di società, battista praticante, deve fare i
conti con i gravi problemi del paese - Le aspettative delle chiese
^ Ora che è stato eletto presidente « di questa grande nazione », molti si chiedono: « Ma chi
è Bill Clinton? ». E soprattutto,
« cosa sarà? »: un nuovo Roosevelt o un nuovo Carter? Quando
annunciò la sua candidatura,
•poco più di un anno fa, in un
momento in cui George Bush
raccoglieva oltre il 70% dei consensi, nessuno lo prese sul serio.
Soltanto dopo la rinuncia di Mario Cuomo diventò sempre più
evidente che il giovane governatore dell’Arkansas intendeva raggiungere il traguardo che si era
prefisso. Il suo sogno, fin dal
'63 quando ancora adolescente
aveva stretto la mano a J. F.
Kennedy, era di diventare un
giorno come lui. Fin dal 72 partecipò attivarnente alla campagna del candidato democratico
George McGovem e ne] 78, a
soli 32 anni,, diventò il più giovane governatore dell’Unione. Nel
frattempo, lui, ragazzo povero
di Un villaggio sperduto dello
stato più piccolo e più povero
del profondo Sud, frequentò le
migliori università (Georgetown,
Oxford, Yale), dove ottenne sempre brillanti risultati.
Bill Clinton quindi non è uno
sprovveduto. Forte delle sue tre
lauree e studioso instancabile di
problemi sociali, economici e
amministrativi, ha fatto della
politica il suo mestiere. Un mestiere che vive come una vera
e propria vocazione, in un impegno totale e appassionato al servizio degli altri. Con la sua esperienza di governatore ha imparato l'arte della politica e della
diplomazia: ricercare cioè la
conciliazione, riavvici nafe i punti di vista divergenti, creare il
consenso su alcune idee-forza.
Tutti i commentatori concordano nel dire che Clinton è fondamentalmente Un moderato e alcuni gli rimproverano di esserlo fin troppo, ma il modo perseverante e convinto con cui ha
portato avanti la sua campagna,
puntando decisamente sulle classi medie (bianche e nere) senza
alienarsi né la classe imprenditoriale né i poveri (neri e bianchi), gli ha dato ragione.
E’ pertanto superficiale affermare che la sua vittoria è dovuta essenzialmente a un voto di
protesta anti Bush. Così come
appare azzardato predire che sarà un nuovo Carter perché battista del Sud e fuori dall’« establishment » come lui. In realtà
egli è non solo un uomo colto
e preparato ma ha saputo circondarsi di una squadra di teste
pensanti, quarantenni plurilaureati come lui che conoscono a
fondo la materia. A cominciare
da sua moglie Hillary, una dei
migliori avvocati degli Stati Uniti, specialista dei problemi dell’infanzia e della famiglia, e del
suo vice Al Gore, esperto di proplemi scientifici e ambientali.
A questo modo di comportarsi
non è estranea la fede protestan
te di Clinton. Battista praticante, quest’uomo del Sud non teme, quando gli viene chiesto,
di rendere conto della speranza
che è in lui e di affermare semplicemente le cose in cui crede.
« Credo nella permanenza dei
peccato, nella possibilità del
perdono e nella realtà della redenzione », Allo stesso modo non
si vergogna di richiamare i valori che hanno presieduto alla nascita e allo sviluppo dell’America, a cominciare dalla responsabilità individuale di ogni cittadino fino alla solidarietà nazionale e internazionale, passando attr-ayerso la tutela -e la rivalorizzazione della famiglia e della
comunità. Ma tutto ciò lo fa con
molta discrezione e in termini
prettamente laici e politici, lontani mille miglia dagli isterismi
aggressivi e moralistici della destra religiosa fondamentalista,
nelle cui reti invece è incautamente caduto il protestante
George Bush.
Molti temono che l’era Clinton
segnerà un ritorno all’isolazionismo degli USA. Ma ciò non risulta dalle parole che ha pronunciato nel suo primo discorso postelettorale: « La guerra
fredda è vinta. Ora abbiamo
un’opportunità di costruire una
nuova pace. Siamo entrati in
un’economia globale. Ora abbiamo l’opportunità di dominare le
sue sfide competitive anziché
lasciare che questi cambiamenti minino la nostra forza. Siamo
diventati un popolo variegato di
molli colori, lingue e fedi. Ora
abbiamo l’obbligo di garantire
che la nostra diversità sia fonte
di forza e di fierezza per tutti noi
qui e per tutto il mondo. Siamo
diventati una nazione di 250 milioni di americani. Ora abbiamo
la possibilità, il dovere e l’obbligo di far SI che neanche uno di
questi 250 milioni sia lasciato
indietro ».
Queste sono parole che il cittadino medio americano capisce
e fa proprie perché si richiamano alla sua storia, alla sua identità e ai suoi ideali.
Parole che riassumono il programma del presidente eletto,
programma che si basa su tre
impegni prioritari: educazione,
occupazione, formazione professionale. Tre impegni da avviare
subito e che mirano a rilanciare l’economia, a garantire a tutti una decorosa assistenza sanitaria, a rinnovare le obsolete
infrastrutture pubbliche, a ridurre lo spaventoso debito pubblico accumulato nei dodici anni di
gestione repubblicana tagliando
moderatamente il bilancio della
Difesa e tassando maggiormente
i redditi più alti e le multinazionali straniere.
Un programma quindi estrema
mente pragmatico e per nulla
ideologico che ha di fatto scombussolato la tradizionale fisionomia del partito democratico e
convinto non pochi repubblicani
della classe media. Per questo
la vittoria di Clinton può definirsi trasversale tanto in termini politici quanto geografici, sociologici e culturali. Del resto,
anche i risultati delle contemporanee elezioni per il Senato, il
Congresso e i governatori confermano in pieno il fiuto politico della strategia clintoniana.
Le prime reazioni delle chiese
americane esprimono grande
soddisfazione. J. Martin Bailey,
segretario generale aggiunto del
dipartimento per l’educazione e
la comunicazione del Consiglio
nazionale delle chiese cristiane,
ritiene che l’elezione di Bill
Clinton e Al Gore sia di buon
augurio perché il loro programma « riconosce i diritti delle persone, comprese le donne e le
minoranze, ad una piena partecipazione al processo politico »
e perché essi sono sensibili « alle
Jean-Jacques Peyronel
(continua a pag. 8)
Bill Clinton con la moglie Hillary.
AL CUORE DELL’EVANGELO
Vivere nel ^‘‘cerchio di Gesù^^
« Gesù, alzatosi e non vedendo
altri che la donna, le disse: Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannato?
Ella rispose: Nessuno, Signore.
E Gesù le disse: Neppure io ti
condanno ; va’ e non peccare
più» (Giov. 8: lOss).
Con un misto di sollievo e d’incredulità la donna, guardandosi
intorno, pronunziò quelle parole,
« Nessuno, Signore », le prime e
le uniche da lei dette in tutto
l’episodio. Solo allora, quando la
donna aveva capito che, nell’assenza dei suoi accusatori, il processo non aveva più motivo d’esistere e lei era effettivamente libera, Gesù pronunziò la sentenza
definitiva: « Neppure io ti condanno: Va’ e non peccare più ».
La presenza di Gesù le permise
di dare voce alla propria liberazione. Era .stata presa come presunta adultera, trascinata nella
piazza pubblica per l’esecuzione
della condanna, ma soprattutto
era stata privata della sua dignità anche nella trasgressione. Sì,
perché in fin dei conti non interessava, agli scribi e ai farisei,
tanto la sorte della donna quanto
la sorte di Gesù. Per i suoi accusatori questa donna, come le
tante altre, non era che un mezzo
per raggiungere i loro fini, un’esca per poter intrappolare e accusare Gesù.
L’episodio ci porta al cuore del
Vangelo. Sembra una parabola
giovannea costruita sul pensiero
paolino: « Non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù »
Ma questa donna era protetta dai suoi accusatori dalla vicinanza di Gesù, inclusa in quel
cerchio che lui stesso aveva disegnato per terra, resa capace dalla sua presenza di dare voce alla
propria liberazione. In poche pa
role, si sapeva « in Cristo ». I suoi
accusatori coscienti che « non c’è
nessun giusto, neppure uno » avevano abbandonato poco a poco
la piazza e la donna era rimasta
sola con Gesù. Sarebbe stato lui
a giudicarla? Avrebbe comm'nato la pena di morte? Avrebbe
ascoltato almeno la sua versione
dei fatti?
No. Il Signore volle uscire da
quella logica secondo cui mettendo in gabbia la donna si sarebbe
intrappolato lui; la invitò a considerarlo non un giudice fra i
tanti ma il liberatore, la invitò
a riprendere la sua soggettività,
e quindi la sua responsabilità, la
invitò a dichiarare in anticipo la
sua libertà: « Nessuno ti ha condannata? ».
Gesù l’aveva liberata dalla presenza dei suoi accusatori, indirizzandole la parola, l’aveva trattata da persona, aveva rimosso
quel senso di vergogna e d’impo
tenza che la soffocava come se
avesse già cessato di esistere.
Così con queirenorme senso di
sollievo che proviene dal sapersi
finalmente liberi, accettati e capaci di accettare se stessi, la
donna riuscì a pronunciare quelle parole: « Nessuno, Signore ».
Sono parole che tuttora Dio ci
invita a pronunciare. In Cristo
Gesù, Dio ci proscioglie dalle accuse lanciate da un mondo che
vorrebbe utilizzarci per i suoi
fini; ci libera dalle false aspettative della società nei confronti
della donna e da una coscienza
che si sente spesso inadeguata.
Vicino a Cristo, nel « cerchio di
Gesù » pos.siamo accettarci così
come siamo, cominciare da capo,
andare coraggiosi e coraggiose e
non peccare più perché per noi,
come per questa donna « non
c’è nessuna condanna per quelli
che sono in Cristo Gesù ».
Elizabeth E. Green
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fede e cultura
13 novembre 1992
UN CONVEGNO SUL DIRITTO E LA FAMIGLIA UNA VALUTAZIONE DI FRANCO BOLGIANI
L'Islam tra conservazione n vaticano ii
e innovazione in Europa dopo
A confronto i diversi modelli di diritto matrimoniale - Poligamia,
endogamia e procreazione - L’elaborazione di una nuova legislazione
Un avvenimento di risonanza mondiale - Se ne
parla molto, agendo a volte in modo contrario
Si è svolta alla fondazione
« Giovanni Agnelli » (Torino) il 56 ottobre la seconda conferenza
sullTslam in Europa, sul tema
Famiglie musulmane immigrate
ira pratiche e diritto.
Relatori cristiani ed islamici,
provenienti sia dall’Europa che
da Algeria, Turchia, Tunisia hanno proposto una visione dinamica dell’Islam e della sua legge
(sharia = sentiero, o via che porta all’acqua) che regola ogni aspetto della vita dei musulmani.
L’insieme delle relazioni è stato di grande utilità per abbandonare gli stereotipi generalizzanti
con i quali siamo soliti definire
la vita e le leggi musulmane. Caratteristica della legge islamica
è la sua derivazione dalle fonti
rivelate o teologiche: il Corano,
la Sunna (costume, norma di vita), il consenso degli studiosi
(igma) ed il ragionamento analogico (qiyàs). La fissità delle fonti non impedisce l’evoluzione del
diritto (fiqh).
L’ortodossia islamica ha elaborato quattro scuole giuridiche, di
orientamento conservatore o più
liberale. Il diritto non è rigiiiamente costruito sull’opposizione
lecito-proibito, ma interpreta gli
atti con cinque categorie: doveroso, raccomandabile, permesso,
riprovevole, proibito. Le diverse
scuole applicano in modo variato le cinque categorie.
I paesi islamici hanno realizzato una evoluzione del diritto. La
Tunisia e la Turchia hanno proibito la poligamia, l’uguaglianza
civile fra uomini e donne procede in vari paesi, sia per l’accesso delle donne alla cultura, sia
per il processo di modernizzazione. Lo statuto della donna non
è arroccato alla lettera delle norme coraniche (cfr. sura IV, « delle donne », ecc.). In vari stati
islamici il ripudio si è evoluto
nell’istituzione del divorzio, con
il corollario proprio di reciprocità di diritti e doveri dei partner.
Oltre gli stereotipi
II demografo Mohammed Salhi,
dell’università di Orano, ha evidenziato i seguenti problemi: impatto tra diritto matrimoniale
europeo ed islamico, questioni
che nascono dalla doppia nazionalità degli immigrati. Il tasso
di natalità è in molti paesi in ca
lo, con rapporto inversamenté
proporzionale agli ambienti rurali o cittadini, al grado di scolarità ed all’occupazione della donna. Nel Maghreb (Marocco, Tunisia, Algeria) la natalità si è
pressoché dimezzata in ambiente
urbano e si è ridotta la nuzialità precoce. Una sua riduzione è
possibile con il ricorso ai contraccettivi, che allontanano il rischio procreativo. La poligamia
è un fenomeno percentualmente
marginale, ed in deciso regresso
fra le nuove generazioni. L’endogamia, matrimonio tra parenti,
è del 49% nel Maghreb e resta
percentualmente alta per il suo
legame con fattori quali Taffinità culturale e religiosa. La contraccezione, pur essendo religiosamente criticata, è praticata anche dai « fedeli » e favorita dai
vari .governi.
Per gli emigrati residenti in
Occidente si ha un più alto tasso di fecondità, ma col passare
del tempo le coppie tendono a
seguire gli standard dei paesi ospiti. La nuzialità (endogamia,
ecc.) resta più infiuenzata dalle
Domenica 15 novembre — ROMA:
Alle ore 16, presso la casa delle suore francescane missionarie di Maria,
nella sede del SAE (via Giusti 12), si
apre II corso di formazione ecumenica
'92-'93 con una lezione del prof. Elio
Toaff, rabbino capo di Roma, sul tema: Il Patto: Dio in dialogo con il
suo popolo. Introduce il dibattito il
past. Eugenio Rivoir.
Domenica 15 novembre — LA SPEZIA: La Federazione delle chiese evangeliche in Liguria organizza, con
inizio alle ore 9,45 presso la chiesa
battista, un incontro per monitori e
genitori sul tema: Giocare, imparare,
insegnare, conoscere.
Giovedì 19 novembre — SONDRIO:
Alle ore 21, in via Malta 16, il Centro evangelico di cultura organizza una
conferenza del padre francescano Corrado Trabucchi sul tema Cristianesimo
in Russia: impressioni dì un viaggio.
Mercoledì 18 novembre — MILANO:
Alle ore 18, nella sala del 1” plano di
via Sforza, prosegue lo studio biblico
su Giobbe a cura del past. Salvatore
Ricciardi.
Sabato 21 novembre — GENOVA: Alle ore 20,30, nella chiesa battista (via
Vernazza 14/16), il past. Giorgio Bouchard tiene una conferenza-dibattito sul
tema: Libertà dalle mafie e democrazia in Italia.
Sabato 21 novembre — GENOVA:
Alle ore 17, presso l'Università popolare di Sestri Ponente, il past. Giorgio
Bouchard parla sul tema: Le chiese e
l'Europa.
Domenica 22 novembre — PADOVA:
Alle ore 11, nella chiesa metodista
(corso Milano 6), dopo il culto, si
svolge un incontro organizzato dal VII
circuito sul tema dell'ebraismo. Alle
14,30 si terrà suH’argomento anche una conferenza del dott. Amos Luzzato.
Venerdì 20 - domenica 23 novembre
— ROMA: Presso la Facoltà valdese
di teologia si tiene il seminario dei
Gruppi biblici universitari sul tema:
Fede e etica nel calvinismo - eredità
protestante ed Europa post-moderna.
Relatori saranno Eugenio Biaginì, Pietro Bolognesi, Emidio Campi. Pasquale lacobino, Mario Miegge, Paolo Ricca, Massimo Rubbolì, Giorgio Tourn.
Per informazioni e iscrizioni: Gruppi
biblici universitari. Convegno fede e
etica - via Poggioli 9/17 - 00161 Roma (tei. e fax: 06/4957964).
tradizioni dei paesi d’origine.
Islam e prolificità non sono sinonimi!
Come spiegare Fadattamento
al modello occidentale?
La professoressa Cidgdem Kacitcibasi, dell’università Bogazici
di Istanbul, ha inserito una variante nell’interpretazione del
modello patriarcale (supremazia
dell’uomo, dominio sui figli) e di
quello nucleare. I cambiamenti
non vanno in realtà verso la famiglia nucleare occidentale. Appare invece un terzo modello:
secondo recenti ricerche condotte in Giappone ed Asia sudorientale, le famiglie islamiche conservano, anche dopo la caduta
del valore economico dei figli,
uno schema di dipendenza ed interdipendenza emotiva. La modernità modifica il quadro strutturale delle famiglie islamiche
ma non quello psicologico. La
famiglia non si isola, rimane nella cerchia affettiva più ampia
della parentela.
Questa terza possibilità ci insegna a non guardare all’evoluzione dell’Islam come ad un semplice processo di assunzione di
modelli occidentali. Ciò che è indicato per la famiglia può valere per altri settori, come le forme di governo, « democrazia »
inclusa.
Matrimoni misti
Augustin Barbara, professore
all’università di Nantes, ha sottolineato l’aumento dei matrimoni misti in Europa, e la diffidenza delle chiese, a cui peraltro
corrisponde la diffidenza degli
islamici e dei loro paesi d’origine. Occorre tenere conto della
storia coloniale, delle disparità
economiche, del diverso statuto
della donna, e della concezione
unitaria del matrimonio tra musulmani. Si riscontrano pareri
più favorevoli verso i matrimoni
misti in chi ha conosciuto gli
immigrati: assistenti sociali, «religiosi », sindacalisti, ecc.
Alcuni problemi aperti sono
l’educazione dei figli, che il Corano prescrive debba essere secondo l’Islam, il destino dei figli
circa il domicilio, e nei casi di divorzio il loro affidamento, tenuto
conto che il diritto islamico privilegia comunque il musulmano.
Qualcose di simile vi è anche fra
confessioni cristiane diverse.
Stiamo discutendo, oggi, per approntare una legislazione ecclesiastica paritaria per coniugi di
confessione diversa. I problemi
della proiezione religiosa sul diritto statale sono persistenti anche oggi nelle società cristiane.
Non ha quindi ragion d’essere
il disprezzo di chi sta vivendo situazioni e problemi nei quali ancora oggi noi ci dibattiamo.
La professoressa Khaltoum Meziou, dell’università di Tunisi, illustrando le differenze giuridiche
tra i paesi maghrebini, ha documentato il pluralismo del diritto,
la presenza di movimenti per la
laicità dello stato, per l’evoluzione della donna, e ha invitato ad
abbandonare una visione statica
e globalizzante. Per la Meziou, il
diritto islamico possiede una formidabile capacità di adattamem
to ed evoluzione. Anche i nostri
ordinamenti .sono messi alla prova, spronati a quei cambiamenti
necessari per una solidale convivenza nella odierna società multietnica, ove tutte le fedi sono
chiamate a dare il meglio di sé
per un avvenire di pace.
Alfredo Berlendis
Franco Bolgiani è docente di
Storia del cristianesimo presso
rUniversità di Torino. A lui abbiamo chiesto che cosa significasse, trent’anni fa, il Concilio
Vaticano II,
— Non c’è dubbio che il Vaticano II sia stato un avvenimento di portata grandiosa e di
risonanza mondiale; per la Chiesa cattolica è senz’altro l’evento
più importante dal XVI secolo
in poi. E’ finito — così almeno
si è pensato e sperato — il « monolitismo cattolico », che aveva
conferito al cattolicesimo un volto che alla coscienza moderna
appariva ormai intollerabile, se
per « coscienza moderna » si intendono i valori della libertà,
della speranza, del rispetto della
inviolabilità e sacralità della coscienza individuale, della intangibilità dei diritti umani.
— A trent’annl di distanza che
valutazione se ne può dare?
— Il cosiddetto « post-Concilio » ha coinciso con la grande
ondata politico-ideologico-sociale della contestazione che ha attraversato il mondo tra la fine
degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, dalle coste del Pacifico ai
confini dell’impero sovietico e
che, negli anni successivi e a
distanza, ha contribuito a minare le basi autocratiche di quest’ultimo. E’ stato un fenomeno
irrequieto, tumultuoso, pieno di
tanti fermenti come di contraddizioni e di equivoci. In certo
senso globalmente analogo a ciò
che si determinò negli anni successivi alla grande esplosione
della protesta di Lutero e dei
primi riformatori.
Invece di accusare il Concilio
considerandolo responsabile del
la situazione critica determinatasi all’interno della Chiesa cattolica, come si fa da certi ambienti sia clericali sia laico-borghesi, coloro che oggi hanno impresso e continuano ad imprimere al cattolicesimo un indirizzo
di restaurazione (che talora è di
pura reazione), dovrebbero interrogarsi a fondo su cosa, al
di là della superficie di ordine
e buon funzionamento di facciata della Chiesa cattolica dei tempi di Pio XII e ancor prima, fosse in realtà nel profondo la Chiesa cattolica stessa, una Chiesa
mostratasi così impreparata di
fronte a scosse indubbiamente
forti come quelle che si determinarono.
Atteggiamento
contradditorio
Mi dà estremo fastidio poi ciò
che si va sovente ufficialmente
dicendo, che il Concilio cioè sarebbe stato « provvidenziale »,
ma dicendo di ispirarsi ad esso
si opera di fatto secondo uno
stile che è l’opposto esatto dello spirito del Concilio. Si esibisce una memoria del Concilio
che è, così facendo, ipocrisia imbalsamatrice, con il rischio di
mettere di nuovo avanti la « facciata » delle cose; lo spettacolo,
le forme esterne, l’immagine, invece che la sostanza. Non c’è
dubbio che certi problemi, come quello reale di una certa
scristianizzazione sostanziale, siano veri e diano da pensare, ma
sarebbe nefasto pensare che essi si risolvono rispolverando una chiesa dell’immagine e dello
spettacolo, invece che lanciare al
mondo la sfida dsll’Evangelo.
Emmanuele Paschetto
SEGNALAZIONE
Le donne della Bibbia
Il prof. Bruno Ciccarelli nel
suo libro « Le donne della Bibbia » fa un’attenta rassegna di
tutti i personaggi biblici femminili. Con precisione prende in
esame le caratteristiche di cem
toventi figure femminili, descrfi
vendo i tratti principali del loro carattere, e gli avvenimenti
di cui sono state protagoniste o
in cui sono state coinvolte.
L’autore mette così in luce alcuni aspetti della condizione della donna nell’Antico come nel
Nuovo Testamento: leggi e costumi che regolavano la loro vita nel mondo antico.
Bruno CICCARELLI, Le donne della
Bibbia, Aido Marino editore, Catania.
Claudiana editrice
HAMISH SWANSTON
L’ispirazione evangelica
di Händel
con guida all’ascolto del « Messia », di G. Long
pp. 352, 60 ill.ni, L. 39.000
L’autore, noto specialista del pensiero inglese del Settecento,
riesce ad individuare nell’opera di Händel un pensiero teologico, una forma di « predicazione » espressa in musica. Cento
pagine sono dedicate alla « Guida all’ascolto » del Messia, a
cura di Gianni Long (autore del nostro libro su Bach) che
esamina sia il testo del « libretto » (i brani biblici) sia la
musica del capolavoro.
[Ü
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
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13 novembre 1992
fede e cultura
DIBATTITO A TORINO
L’Italia, orfana della Riforma protestante
Un fenomeno ancora troppo poco conosciuto, che ebbe il suo peso nella storia complessiva del protestantesimo
europeo - Le condizioni politiche del tempo non erano tali da permettere un’affermazione delle idee dei riformatori
Sabato 17 ottobre si è tenuto
a Torino un interessante incontro sul tema: Perché in Italia
non si è affermata la Riforma
protestante? Motivazioni storiche e conseguenze.
Assente il prof. Salvatore Caponetto, autore del volume
La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento (Claudiana
1992) i relatori sono stati Emidio
Campi e Massimo Firpo, docenti
di storia moderna rispettivamente a Zurigo e a Torino.
Le relazioni hanno tracciato
un quadro complessivo del fenomeno che, contrariamente a
quanto si può credere, ha avuto
una rilevanza notevole. I nuovi
fermenti religiosi e le idee di
riforma della chiesa per circa
metà secolo, dagli anni Venti ai
Sessanta, hanno percorso i vari
stati in cui era divisa l’Italia,
diffondendosi in ogni ceto sociale. Inizialmente ne furono promotori intellettuali, patrizi, membri di ordini religiosi e del clero secolare, perfino illustri prelati e porporati. Ma ben presto
le idee riformatrici si diffusero
tra i mercanti e gli artigiani delle città ed in alcuni stati anche
tra i contadini. Anche i fermenti più radicali, come quelli delTanabattismo, ebbero ampia diffusione. A volte le idee professate travalicavano gli stessi confini teologici che man mano si
erano stabiliti neH’ambito delle
chiese riformate, per dare vita al
fenomeno di coloro che vennero
definiti, dallo storico Delio Cantimori, gli eretici. Eretici per
i cattolici, eretici per i riformati.
A questo fenomeno la Chiesa
cattolica, divisa nel suo stesso
seno tra tendenze filoprotestanti ed ireniche e tendenze controriformatrici, rispose, dopo il
prevalere della corrente oltranzista, con una vigorosa repressione. Nel 1542 venne riorganizzata l’Inquisizione, posta sotto
il controllo della nuova congregazione del Sant’Uffizio. I roghi,
che si accesero lungo tutta la
penisola e le isole, colpirono
prima i libri che gli uomini. Vennero bruciate le edizioni italiane dei libri di Lutero, Calvino
e di altri teologi, ma anche i volumi di Erasmo, ben presto accomunato al riformatore di
Wittenberg.
Il Sant’Uffizio dell’Inquisizione portò a termine il suo lavoro
di repressione alla fine degli
anni Sessanta, sotto il pontificato di Pio V, Dopo quegli anni il
fermento intellettuale e religioso, che aveva creato grandi speranze in molti, sopravvisse in
poche persone in inodo sempre
più clandestino e minoritario,
fino a spegnersi definitivamente
alla fine del secolo quando,
marchesato di Saluzzo e Valtellina a parte, le idee riformate
sopravvissero nel solo popolo
valdese, confinato in alcune valli del Piemonte.
La massiccia repressione inquisitoriale aveva colpito tutti,
non risparmiando le classi dirigenti di città come Bologna,
Ferrara, Mantova, Modena e diverse altre e costringendo alla
fuga coloro che non volevano
sottomettersi. Si creò così il fe
nomeno degli esuli italiani in
terra riformata.
Intanto nel 1563 si era concluso il Concilio di Trento che aveva stabilito in modo rigoroso i
confini dottrinali dell’ortodossia,
che caratterizzeranno il cattolicesimo dei secoli successivi, non
escluso il nostro.
Perché dunque la Riforma
protestante, nonostante la grande
diffusione delle sue idee, non si
è affermata negli stati italiani
del Cinquecento? Perché in Italia non esistevano le condizioni
politiche che hanno permesso
la sua affermazione in altri stati europei. Il fermento riformatore ha dato origine a chiese
riformate quando si è incrociato con grandi questioni politiche, scontri sociali, mutamenti
istituzionali, sullo sfondo del problema della costruzione delle
monarchie assolute nella società
moderna. Così in Scandinavia
ed in Danimarca la nascita di
una monarchia, che avviava un
processo assolutistico, era legata all’adesione da parte dei sovrani alla scelta riformata, con
il conseguente controllo sull’istituzione ecclesiastica. Così fu per
l’Inghilterra, mentre per la Germania avvenne il processo inverso. La Riforma protestante fu
fatta propria dai centri di potere
che si opponevano al processo
di centralizzazione imperiale: i
principi elettori. Sarà proprio
la Riforma protestante, con la
divisione in principati protestanti e principati cattolici, il maggiore ostacolo alla formazione
di uno stato assofutistico tedesco.
La situazione italiana era ben
diversa. Da un lato i vari stati
erano sotto il ferreo controllo
della monarchia asburgica, dall’altro in essi non esisteva la
struttura propria dello stato moderno. Se il Sud era sotto il
controllo baronale, tollerato dalla monarchia spagnola, j piccoli
stati del centro e della Padania,
Venezia compresa, rimasero per
secoli sotto il dominio delle identiche famiglie nobili e patrizie.
Solo il Piemonte avrà un embrione di struttura statale, ma
questo non ancora nel periodo
storico di cui si tratta.
D’accordo nella descrizione
del fenomeno, i due relatori, stimolati anche da numerosi interventi, hanno espresso una valutazione parzialmente diversa del
movimento di riforma religiosa
italiana del Cinquecento. Campi
ha messo in risalto il legame di
questo movimento con il protestantesimo che si stava affermando oltr’alpe, sottolineando
il contributo teologico dato dai
rifugiati italiani in terra riformata, soprattutto svizzera e tedesca.
Firpo ha invece sottolineato
la specificità del dissenso religioso italiano, fortemente influenzato’ dallo spiritualismo di
Juan de Valdés, nobile spagnolo
che nella seconda metà degli anni Trenta costituì a Napoli un
circolo frequentato da nobili ed
ecclesiastici che tanta parte ebbero nel movimento riformatore
religioso della penisola. Fu proprio questo spiritualismo a favorire una larga circolazione di
idee tra « spirituali », « gruppi
riformati » ed « eretici » e a permettere ad illustri prelati come
Fole e Morone di essere contemporaneamente cardinali legati al Concilio di Trento, fautori
della riforma religiosa, sostenitori di gruppi ereticali e della
diffusione di libri eterodossi. Al
di là delle impossibilità politiche dell’instaurazione della riforma protestante italiana, il dissenso religioso italiano è stato
dunque parzialmente diverso
dalla Riforma protestante, dal
cui fu pure, com’è naturale, largamente influenzato.
Cesare Bianco
Riforma
venerdì 11 SETTEMBRE 1992
CONFERENZA DELLE CHIESE EUROPEE
LA FEDE
E L'IDENTITÀ
«Dk> unisce * In Cristo un»
nuova creazione»: (juarKk). nel
1989. venne scelto questo titolo per la X Assemblea generale della Conferenza delle cinese europee (KEK), ad esso
sembrava potersi attribuire
non soltajUo un valore profetico o di testimonianza. La caduta del muro di Berbno. infatti, e gli awernmenti che si
succedevano in modo incalíante neirEuropa orientale
avevano suscitato in molti
grandi .speranze di imità e ricorteUiazione. non solo spirinnde ma anche nazionale e sociale, da realizzarsi' entro pochi ami.
Omn i h*mnì «rmo
Le chìew: che si stanno riunendo ora a Praga, circa 120
tra ortodosse, protestanti e
vecchio^'attcdichc, con la presenza anche una delegazione della Chiesa cattolica n>mana (invitata come osservatrice, non facendo parte della
KEK) sono nitora chiamate a
rendere testimonianza della
loro presenza all'Assemblea.
Sono chiamate a ripiendeie un
cammino comune che poss'i
corrtribuiie a riportare tra i popoli la solidarietà, il rispetto
per la dìversiià la volofttà dì
riconciliazione e dì superamento dei conflitti, perché sia
più concreta c veramente al
servizio di coloro che ne han
ANNOO-NUMERO 0
Dodici
nuove chiese
adériscono
alla KEK
«Fino a quest'anno» ha ricordato John Arnold, arcivescovo di Dotham (In^ltena)
e vicepresidente delta KEK.
«eravamo soliti parlare di
chiese aderenti da ogni pane
rf* Europa, trame che daiTMhania. Oggi possiamo con
gioia eliminare questa frase
ricorrente». Con queste {Huole
è stata salutata l'acfeskine della Chiesa ortodossa autocefela
d'Albania, nel corso della X
Assemblea generale della
KEKaPraga.
Insieme con la chiesa albanese, quest'anno sono state
accettate anche la Chiesa
riformata subcarpatica, la
Chiesa evangelica metodista
di Jugoslavia, la Chiesa evan
INIZIA L'ANNO DI RIFORMA.
RIFORMA è il giornale delle chiese battiste, metodiste e valdesi: dal gennaio 93 porterà nelle vostre case ogni settimana, l'attualità,
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4
vita delle chiese
13 novembre 1992
LO STORICO GIORGIO SPINI A MARSALA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
La storia come mestiere H Madagascar è qui
Un beH’incontro con lo studioso che ha spiegato le motivazioni etiche alla base della scelta professionale - Il suo amore per la Sicilia
Le consonanti aspirate come
sanno fare soltanto i veri toscani e una passione senza eguali
per la storia. Del mestiere dello
storico, Giorgio Spini ha parlato all'incontro organizzato dalla
Chiesa valdese che si è tenuto
sabato 24 ottobre nell’auditorium
del liceo scientifico di Marsala.
La sala gremita (quattrocento
persone circa) ha seguito con
attenzione le parole di Spini, 76
anni, insigne storico, oggi in pensione ma fino a pochi anni fa
titolare della cattedra di Storia
moderna aU’Università di Firenze e prima ancora docente a
Messina. Nel corso della sua
carriera Spini (fra i suoi avi si
annovera un giudice che condannò Dante) ha scritto decine di
trattati, saggi e manuali scola
stici: il più conosciuto rimane
Storia dell’età moderna, mentre
l’ultimo, Le origini del socialismo, da Utopia a Bandiera Rossa,
è uscito da poche settimane per
i tipi dell’Einaudi, quasi in omaggio ai cento anni di vita del PSI,
di cui Spini è sempre stato uno
fra gli intellettuali più rigorosi e
appassionati.
Lln lavoro rigoroso
Non di ideali socialisti, ma di
come « si fa lo storico » si è parlato invece a Marsala. E’ stato
un incontro piacevole tra un ex
docente critico e rigoroso e un
uditorio attento, formato da studenti liceali e professori. Spini
ha subito ricordato i primi anni
come insegnante di liceo, la seconda guerra mondiale, la lotta
partigiana, rincontro con la futura moglie. E ha spiegato i mo
tivi che lo portarono a scrivere
un manuale per le scuole, nel
quale potessero rivivere gli ideali democratici che avevano animato la Resistenza. La sua, dunque, fu una scelta morale e politica, ma anche esistenziale, dalla quale scaturì il bisogno di
trasformarsi in un testimone disincantato e lucido del tempo.
Un mestiere il suo, quello dello
storico, sempre in bilico tra
l’oggettività dei fatti reali e la
soggettività di chi li rileva, e
perciò destinato fatalmente « all’errore ». Ma quando un’opera
storica esprime pienamente il
suo tempo? gli è stato chiesto.
« Quando ne diventa il monumento e ne rispecchia l’anima ».
Il giorno dopo, domenica mattina, Spini ha tenuto il serinone
nella chiesa di via Omodei 43;
IV DISTRETTO
Convegno
su «Riforma»
A Monteforte Irpino, sabato 14 e
domenica 15 novembre, si tiene un
convegno sul tema Riforma: quale giornale per le chiese del Sud?
Il programma prevede:
sabato 14
ore 10-12: Domenico Maselli: Panorama storico delie chiese del Meridione; ore 15,30-17,30: Paolo Naso - Raffaele Volpe: Il Sud oggi tra criminalità organizzata e prospettive di Maastricht; ore 18-20: Enzo d’Antona Maria Grazia Mazzola: Il contributo del
Sud al giornale comune; a seguire:
serata di giochi a cura di Giuseppe
Platone,
Domenica 15
ore 9,30-11; Giorgio GardioI: Riforma, il giornale comune; ore 11,30: culto presieduto dal pastore Massimo
Aprile.
Per iscrizioni: Gianni Sagripanti (tei.
0825/682698).
Giorgio Spini è stato gradito
ospite a Marsala.
oltre ai fedeli di sempre, c’erano numerosi laici e cattolici, presenti di loro iniziativa per partecipare a un momento di fratellanza e comunione, a una « festa di chiarezza », come ha detto lo stesso storico chiudendo
il culto, che ha preso spunto
dalle parole di Luca 19. Giorgie
Spini ha usato frasi d’amore per
la Sicilia e per i siciliani: « Ogni
giorno .siamo agghiacciati da
quanto succede nel nostro paese.
Faccio parte di una generazione
che credeva che la criminalità
nascesse dalla povertà. Si pensava che dando pane si sarebbero
annientati i delinquenti. E invece,
oggi? Guardate, la criminalità
non ha niente a che fare con la
povertà ».
E ancora, citando Luca 19;
« Gesù e il pubblicano, il corrot
to e il Cristo. Gesù è molto laico.
Non fa prediche. Se quel mascalzone vuole incontrarlo, Gesù
non lo manda a purificarsi. Non
si parla di pratiche ascetiche.
Molto semplicemente si sta insieme. Ed è qui che avviene la
metànoia ».
Il riferimento all’attualità e ai
fatti di cronaca nera erano comunque sempre presenti nelle
sue parole e nelle menti di quanti lo ascoltavano. Ha sottolineato: « La metànoia. E’ di questo
radicale cambiamento che abbiamo bisogno, della predicazione
del cambiamento. La nuova nascita deve precedere l’azione politica. Dobbiamo incontrare i
corrotti. Coloro che si separano,
i puri, i farisei, non cambieranno il mondo. Altra è la logica
del Cristo ». Il sermone di Giorgio Spini ha rafforzato negli animi dei presenti quella « scelta di
fede », così rara nelle altre religioni del mondo.
• La giornata ha anche inaugurato l’anno ecclesiastico, che .aia
aveva preso il via con il battesimo della piccola Giulia Ricevuto
e poi con il matrimonio di
Loredana D’Angelo e Giuseppe
Gabriele. Inoltre l’ultima domenica di ottobre hanno avuto inizio, nelle chiese valdesi di Trapani e Marsala, le scuole domenicali; per Trapani è stata una
novità, come ha precisato la pastora Laura Leone, dal momento che prima di oggi non esisteva un corso per bambini.
Giovanni Lombardo
V CONGRESSO FDEI
Le donne nelle chiese
Tre ospiti hanno parlato (della questione irlanidese - Eletto il nuovo Comitato nazionale
Il V Congresso della Federazione delle donne evangeliche in
Italia (FDEI), svoltosi a Santa
Severa (Roma) dal 30 ottobre al
1” novembre, ha visto riunite 120
donne battiste, metodiste e vaidesi. All’ordine dei lavori il rinnovo delle cariche, la valutazione del lavoro svolto nello scorso quadriennio dal Comitato nazionale, le linee di lavoro per i
prossimi quattro anni, alcune
modifiche statutarie (ad esempio
il nome è stato cambiato da Federazione donne evangeliche italiane a Federazione donne evangeliche in Italia, lasciando invariata la sigla, ma significativamente allargando l’adesione a
tutte le donne evangeliche che
si trovino in Italia e desiderino
far parte della Federazione).
Durante i lavori un’intera giornata è stata dedicata a gruppi
di studio e all’incontro con le
ospiti. Tra queste ultime tre donne provenienti dalle chiese presbiteriane irlandesi. Le tre ospiti hanno parlato della difficilissima situazione delle chiese in
Irlanda, della profonda divisione che avvelena la vita e le relazioni reciproche tra credenti di
diversa fede, e degli sforzi in
campo ecumenico. Nei gruppi di
studio sono stati trattati argomenti di attualità quali: « Introduzione alla teologia femminista », « Essere donne e vivere in
solidarietà con le donne », « La
Giornata mondiale di preghiera
delle donne cristiane », « Rapporto Nord-Sud ».
Tra le mozioni approvate le
più significative sono; una che
esprime solidarietà con le donne dei paesi particolarmente colpiti dalla violenza mafiosa; una
che chiede alle chiese di fare il
punto sullo sta*o attuale del
« Decennio delle chiese in solida
POMARETTO — Le diapositive
sul viaggio in Madagascar dei
giovani del III circuito e la presenza del dott. Randriamalala,
che si trova in Francia per un
periodo di aggiornamento, hanno dato il tono all’assemblea
che si è svolta a Ferrerò domenica 1° novembre.
I ragazzi che hanno effettuato
il viaggio e collaborato per circa
un mese con la gente dell’isola
hanno constatato con grande
coinvolgimento lo stato di miseria in cui questa gente vive.
L’economia familiare è caratterizzata da grandi patimenti;
l’istruzione e la sanità sono per
molti un sogno; gli ospedali sono pochi, male attrezzati, con
condizioni igieniche impressionanti e svolgono le loro prestazioni con grosse difficoltà; le
farmacie dispongono di pochi
medicinali essenziali e in quantità limitata; la situazione politica è in continua instabilità.
Questo argomento di informazione, pur venuto per ultimo, ha
fatto passare in seconda linea
gli argomenti interni di dibattito che l’assemblea ha affrontato: quello della cura pastorale
e della solidarietà fraterna con
gli ospiti dell’ospedale di Pomaretto, per la quale è stato deciso di coinvplgere sorelle e fratelli delle comunità del circuito
che si affiancheranno a quelli
della chiesa di Pomaretto che
già svolgono questo servizio; e
quello della preparazione dei
candidati predicatori locali, che
sarà seguita da una commissione del circuito. L’assemblea ha
accolto con gioia la proposta di
presentare alla Commissione studi, quali candidati, i giovani Silvano Bertalot e Milena Martinat, che hanno dato già in alcune occasioni la loro disponibilità per la predicazione con vivo apprezzamento di coloro che
hanno partecipato ai culti che
hanno presieduto.
L’assemblea ha inoltre deciso che le collette delle scuole
domenicali siano devolute quest’anno al sostegno dell’opera
diaconale La Noce di Palermo.
• E’ nata Alice Coucourde di
Luciano e Anna Villais. Auguri
alla piccola e ai genitori.
rietà con le donne » e di intervenire concretamente includendo la stessa FDEI nei lavori e
mobilitando coralmente uomini
e donne; una che chiede alle
chiese valdesi e metodiste di allargare la già esistente Commissione « Uomini e donne nella
chiesa » anche alle chiese battiste e alla stessa FDEI e di affrontare argomenti quali: donne
e lavoro/non lavoro, trasformazione dei ritmi di vita, ripensamento critico della famiglia; una
che chiede al Comitato nazionale di prendere contatti con donne di altre realtà evangeliche e
intensificare i rapporti con le associazioni teologiche di donne
« Cassiopea » e « Sophia »; una
che chiede al Comitato nazionale di preparare e inviare studi
su temi di rilevanza sociale quali immigrazione, razzismo e leghe, ecumenismo e teologia delle donne, integrità del creato
nelle sue implicazioni teologiche
e sociali; infine una che richiede al Comitato nazionale uno
studio particolare sui rapporti
tra donne, potere e strutture all’interno delle chiese.
Il Congresso ha anche inviato
una lettera di apprezzamento e
di solidarietà a Rigoberta Menchù per il Premio Nobel ricevuto.
A far parte del Comitato nazionale sono state elette le battiste
Adriana Pagnotti, Maria Chiarelli e Tea Tonarelli, le metodiste
Laura Carrari, Saida Papini e
Maria Grazia Sbaflì, le valdesi
Marina Bertin, Claudia Claudi e
Elisabetta Pagano. Nella sua prima riunione il Comitato procederà alla distribuzione degli incarichi e delle nomine, tra cui
quella della presidente.
(NEV)
membri del Concistoro in sostituzione di Guido Ghigo e
Adriano Peyronel. Non riuscendo a trovare dei candidati l’assemblea ha deciso di convocare
una seconda sessione, domenica
13 dicembre, ccn questo preciso
scopo.
• Durante il culto prima dell’assemblea è stato battezzato il
piccolo Patrick Tron di Dino e
Ornella Lisdero.
Restauri del tempio
RORA’ — Nell’ultima riunione
del Concistoro si è preso in considerazione il restauro del tempio, che nel 1996 compirà 150
anni; per evitare che vi giunga
nello stato attuale si sono fatti
già i primi passi per capire e
far conoscere l’impegno e le spese che dovremo sostenere; la
ristrutturazione di questo edificio sarà il segno di una comunità viva che opera non solo per
buona volontà o generosità ma
che agisce soprattutto per fede.
Un ringraziamento particolare
va all’architetto Bounous per
l’impegno assunto di seguire i
lavori di progettazione e restauro.
• Il F novembre ha presieduto il culto il pastore Sergio Ribet, che ringraziamo, assieme a
Marianne, per la graditissima
visita e per il messaggio ricevuto.
• Giungano le più vive felicitazioni a Marina e Valter Cesan
per la nascita del piccolo Alessio.
CANTO CORALE
Corso
I primi 30 anni
dei tempio
VILLAR PEROSA — Domenica 22 novembre, la chiesa di Villar Perosa celebra i suoi primi
30 anni con il culto al Convitto,
alle ore 10, seguito da un’agape
fraterna e un incontro pomeridiano per rievocare questi decenni. Chi ha dei ricordi (foto,
diapositive, documenti o testimonianze) è pregato di condividerli con tutta la comunità.
• Domenica 8 novembre, ha
avuto luogo l’Assemblea di chiesa con la relazione sui lavori
del Sinodo, presentata dalla deputata Claudia Ribet Badariotti,
seguita dall’elezione di nuovi
VILLAR PELLICE — Presso il
« Castagneto » si è svolto, il 18
e 19 ottobre, il consueto corso
autunnale condotto dal maestro
Sebastian Korn, per l’addestramento tecnico e l’aggiornamento culturale dei direttori di coro e dei coristi delle Valli.
Il corso, organizzato dall’assemblea delle corali valdesi, ha
visto la presenza di oltre 70 partecipanti; un certo numero di
coristi e direttori non legati all’ambiente valdese si sono aggregati con loro soddisfazione e sono stati accolti fraternamente.
Con gran comunicativa e professionalità il maestro Korn ha
insegnato cori di epoche e stili
diversissimi, da Bach a Orff, dal
canto popolare messicano allo
« spiritual », e accorgimenti tecnici sia in riferimento all’esecuzione sia in riferimento alla direzione.
Pare senz’altro il caso di caldeggiare un sempre maggiore incremento di partecipanti a tale
utile ed entusiacm-ante esperienza.
F. C.
FACOLTA’ DI TEOLOGIA
No all’antisemitismo
, Un volantino ha manifestato la
solidarietà con gli ebrei.
I giornali di ieri hanno riportato che nel quartiere Casal Bertone è stato esposto uno striscione che diceva: « Ebrei a morte,
non vincerete mai. Viva Cristo
Re ». Come credenti in Cristo riteniamo che questo uso del suo
nome sia una squallida ed ignorante provocazione dettata da
odio e da cieco fanatismo.
■rengano conto i provocatori
fascisti che la predicazione di Gesù non si è mai rivolta in termini di odio contro il popolo ebraico a cui, tra l’altro, egli apparteneva.
Nei Vangeli vi è chiara testi
monianza del fatto che Gesù ha
osservato le feste religiose ebraiche e ha frequentato il Tempio
di Gerusalemme.
Egli ha inoltre portato un messapio di salvezza, amore e riconciliazione per tutti popoli.
Noi che crediamo in lui:
— combattiamo ogni forma di
razzismo e di antisemitismo
— siamo solidali con i perseguitati per motivi religiosi o razziali
— simpatizziamo con la comunità ebraica, colpita da provocazioni vigliacche.
Studenti e studentesse della
Facoltà valdese di teologia
Roma 9 novembre 1992
5
13 novembre 1992
vita delle chiese
DALLE CHIESE EVANGELICHE ITALIANE
RICORDO
Anticorpi di
ietà contro Nella Giampiccoli
il morbo dell’antisemitismo
Di fronte agli episodi di violenza razziale le chiese manifestano
la loro fraternità nei confronti degli ebrei - Contro il silenzio
Di fronte al dilagare di episodi
di antisemitismo anche nel nostro paese, l’agenzia NEV ha raccolto le dichiarazioni dei responsabili delle chiese evangeliche italiane. « Come cristiano — afferma il pastore Claudio H. Martelli,
presidente deH’Opera per le chiese metodiste in Italia (OPCEMI)
— di fronte a questi episodi confesso la mia fede nell’ebreo Gesù
di Nazareth, e attraverso di lui
la mia fratellanza con tutti gli
oppressi, gli emarginati e gli offesi; primi fra tutti i miei fratelli
israeliti, con i quali mi onoro di
condividere le radici di fede e la
comune speranza ». Anche il pastore Giorgio Bouchard presidente della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (FCEI), sottolinea le comuni radici di ebrei
e cristiani; « I cristiani debbono
esortare il popolo italiano a rispettare il popolo ebraico, che è
nostro padre nella fede ».
Il decano della Chiesa evangelica luterana in Italia, pastore
Hans G. Philippi, dopo aver ricordato la lettera inviata alla Comunità ebraica di Roma in occasione dell’anniversario della deportazione degli ebrei romani, in cui
si esprime l’impegno dei luterani
« affinché non si venga mai a dimenticare questo periodo storico », afferma; « Ora tocca verificare nei fatti il nostro impegno,
perché l’orrore e la paura sono
una reazione insufficiente. Gli autori di questi episodi di antisemitismo sono spesso dei giovani;
forse la nostra generazione —
quella del dopoguerra — non è
riuscita a trasmettere alla società, in particolare ai giovani, le nostre visioni, la nostra disponibilità al dialogo, e anche la concreta amicizia che si è instaurata
tra le nostre comunità e le comunità ebraiche ». Anche per il
pastore Franco Scaramuccia, presidente dell'Unione cristifna evan.
gelica battista d’Italia (ÜCEBI)
il problema del rapporto fra le
generazioni è cruciale; « Sono necessarie la nostra attenzione eia
nostra vigilanza per risparmiare
alle nostre figlie e ai nostri figli,
nonché a noi stessi, situazioni e
comportamenti che sinceramente
credevamo non avessero più ragion d’essere ». Scaramuccia ricorda inoltre che la recente Assemblea generale dei battisti italiani, « ricordando le parole di
Primo Levi a proposito della barbarie nazifascista » ha espresso
« totale solidarietà » nei confronti delle vittime del razzismo e
dell’,antisemitismo.
Infine il moderatore della Tavola valdese, pastore Franco
Giampiccoli, ha inviato un telegramma a Tullia Zevi, presidente deirUnione delle comunità
ebraiche, in cui si legge: « In un
tempo in cui il morbo deU’antisemitismo tenta di diffondersi vogliano le comunità ebraiche e i
singoli sentire forti e attivi gli
anticorpi della solidarietà delle
chiese valdesi e metodiste e degli
evangelici italiani ». « Nel 1848 —
ha inoltre dichiarato Giampiccoli — ebrei e valdesi ottennero insieme il riconoscimento dei diritti civili, lungamente negati per
l’innanzi. Da allora abbiamo sentito viva la vicinanza della comune condizione di minoranza e la
solidarietà nel tempo della persecuzione ».
Anche la Chiesa valdese di Torino ha voluto scrivere la sua solidarietà alla Comunità ebraica
assicurando la stessa che « per
parte nostra, nella predicazione,
nella catechesi e in ogni altra
espressione proseguiamo il nostro impegno ad escludere ogni
accenno che possa giustificare
queU’atteggiamento di antisemitismo di matrice cristiana che
purtroppo è all’origine della vostra secolare discriminazione ».
« A noi fanno paura — conclude il presidente del Concistoro,
Bruno Mathieu — il silenzio e
l’indifferenza di troppi ».
UDINE, ANNI ’40
Giuseppe e Gilda Somma
A Udine, l’8 settembre 1943,
anche in casa di Giuseppe e Gilda Somma avveniva quello che
avveniva in migliaia di altre case italiane: madri e padri rivestivano in fretta i ragazzi sbandati dell’esercito, quelli che avevano fatto appena in tempo a
indossare la divisa militare. Uscivano dagli armadi gli abiti
dei figli lontani, in guerra, dei
quali non si avevano più notizie,
VII CIRCUITO
Un ricco programma
di iniziative
La comunità di Mestre ha calorosamente ospitato l’assemblea
programmatica autunnale del
VII circuito. Dopo il culto, in
comune con la comunità, presieduto dal pastore Giulio Vicentini, si è passati, sotto la presidenza del sovrintendente Stretti,
alla discussione delle proposte
avanzate dal Consiglio di circuito.
In risposta all’invito sinodale
si sono programmati tre convegni per riflettere sulle « fedi viventi » che ci toccano più da vicino: ebraismo, cattolicesimo ed
Islam. Il primo di questi convegni avrà luogo a Padova il 29
novembre, quando Amos Luzzato presenterà il tema dell’ebraismo. Per gli altri due convegni
quello sull’Islam dovrebbe aver
luogo a Trieste con la parteci
pazione di Fonad Allam e quello
sul cattolicesimo a Venezia con
Gianni Long, entrambe le date
devono ancora essere precisate
Si c poi parlato di iniziative
evangelistiche ed in particolare
di quanto è in programma a
Treviso dove regolarmente, in
locali messi a disposizione dal
Comune, verrà presentata la fede evangelica con vari interdenti.
Sentita è la necessità di preparazione dei predicatori locali.
E’ stato chiesto ad Arrigo Bonnes di continuare a coordinare
il corso che già da due anni
viene portato avanti nel FriuliVenezia Giulia e si è auspicato
che analogo corso possa essere
organizziate anche nel Veneto.
I) problema non ri.solto dei
« colloqui pastorali » del circuito, auspicati da anni, dovrebbe
dar vita ad almeno due incontri
nel corso dell’anno come possibilità di formazione ed informazione, in collaborazione anche
con i pastori battisti della zona.
Ampio dibattito si è avuto sul
problema della riforma dei circuiti e dei distretti, in particolare
sulla dimensione geografica dei
primi. Si è deciso di non chiedere nessuna modifica strutturale e di confini ritenendo che è
possibile, nell’ambito del circuito, operare in determinate attività a settori distinti (da una parte il Veneto e dall’altra il FriuliVenezia Giulia); così ad esempio,
per la preparazione dei predicatori locali ci si è trovati d’accordo che i-imane indispensabile essere partecipi di una realtà più
ampia e più diversificata, come
ci viene proposta dall’attuale
circuito.
Una preoccupante discussione
sul problema finanziario ha
chiuso la bella giornata di comunione e di confronto,
R. C.
Il fascismo, la guerra e le speranze successive alla Liberazione - Una vita di impegno
La nostra generazione è passata. Generazione dell’obbrobrioso
ventennio fascista; dell’anacronistica guerra d’Etiopia, di quella di Spagna, poi della II guerra mondiale con le sue persecuzioni, con la deportazione degli
ebrei, con i bombardamenti delle città e la lotta partigiana.
Angoscia su angoscia. Nella ha
vissuto con noi tutto questo;
era rimasta sepolta col marito,
prof. Greppi, nelle rovine di una
clinica, dove si trovavano. Per
grazia di Dio furono estratti dalle macerie e dopo alcuni giorni
d’ospedale ripresero le loro attività, pronti tutti e due presso
i bisognosi e più provati.
Finalmente venne la Liberazione, con tutta la nostra speranza
di un momento migliore di giustizia e di libertà che richiedeva
prima di tutto la riconciliazione dei popoli e degli individui.
Perciò ci è stata vicina nel sogno di Agape (1946), nella cui
costruzione erano impegnati le
sue figlie e i suoi figli.
Del resto il suo impegno è stato grande nella simpatica comunità di Firenze, via Manzoni, di
cui ero pastore, e poi in via Micheli dove la chiesa si trasferì.
E’ stata membro del Consiglio
di chiesa e una delle prime donne delegate al Sinodo. Il Sinodo la incluse nella Commissione
dei ministeri (1960), per la quale tradusse la « Theology of thè
laity » di Hendrik Kraemer, pub
blicato dalla Claudiana col titolo « La parte dimenticata ». Questo per spingere i laici delle nostre chiese ai compiti corrispondenti alla loro vocazione. In
questo seguì le orme del padre,
laico impegnato nella chiesa,
sempre presente ai nostri Sinodi.
Nel tempo due fratelli di Nella
sono stati moderatori della Tavola valdese: l’indimenticabile
amico Neri e Franco, l’attuale
moderatore. Sempre presente
nelle attività della chiesa, è stata presidente dell’Istituto femminile Ferretti, poi presidente
della Casa di riposo del Gignoro. Presidente non di nome ma
nell’impegno costante. La morte
improvvisa del marito, al quale
era molto unita, dimezzò la sua
vita. Continuò nel suo lavoro,
ma dopo pochi anni si ritirò nella Casa di riposo del Gignoro e
la sua salute divenne sempre più
cagionevole finché, all’età di 85
anni, si è spenta, il 25 ottobre.
A noi resta la richiesta che sia
nella resurrezione di Cristo, dove egli ci ha promesso di prepararci un posto presso di sé.
Con la mia memoria nebbiosa e con la mia vista sempre
più scarsa, ho scritto queste poche parole, ma molti altri potranno aggiungervi altre cose, altri ricordi. Lo spero molto perché vale la pena ricordare questa sorella sempre attiva e generosa, esempio alle chiese.
Tullio Vinay
forse prigionieri, forse morti. In
quel giorno gli italiani cominciarono a voltare pagina, e così
avrebbero fatto nei venti mesi
successivi, in mezzo a timori, fame, resistenza.
Se rievochiamo questo episodio di Udine a pochi giorni dalla scomparsa di Gilda Fizzotti
Somma (il marito Giuseppe è
morto nel 1972) è per ricordare
la partecipazione attiva degli evangelici italiani alla vita del
paese: per la famiglia Somma
in quegli anni essere evangelici
a Udine significava prima di tutto aiutare i « ragazzi » a sottrarsi ai lager tedeschi, rivestendoli
0 nascondendoli e cercare e distribuire segretamente i viveri.
Dopo il ’45 significava darsi da
fare per cercare un locale di culto e raccogliere un più vasto ascolto per la predicazione dell’Evangelo. Ma essere evangelico
significava anche per Giuseppe
Somma esercitare con severità,
rigore e assoluta imparzialità il
compito di funzionario del ministero delle finanze, e per la
moglie Gilda significava aprire
la casa a tutti, agli amici e agli
sconosciuti di una grande famiglia umana.
Erano anni di aperture e di
speranze, quelli che seguirono
immediatamente la guerra, anni
di inatteso ascolto pubblico e
di nuova evangelizzazione. Anche a Udine e nel Friuli, dopo
il silenzio imposto dalla stretta
e innaturale alleanza fra il fascismo e la Chiesa cattolica, si
poteva finalmente di nuovo parlare in pubblico, si potevano di
nuovo invitare i concittadini a
rinnovarsi e a rinnovare il paese in un riferimento nuovo e costruttivo con l’Evangelo di Gesù Cristo.
Per chi come me ricorda quei
giorni e quei luoghi, il luogo di
incontro naturale era casa Somma, dove si veniva da Trieste
e da Gorizia e da Pordenone, e
dove arrivavano i profughi da
Fiume: un punto di collaborazione intensa fra valdesi, metodisti e battisti che allora (per
quanto la cosa possa meravigliare oggi) era una novità. Ci piace ricordarlo ora, ringraziando
1 nostri padri e le nostre madri nel Signore per quello che
allora ci hanno dato.
Giorgio Girardet
CORRISPONDENZE
Studi biblici
INTRA — E’ ripreso lo studio
biblico sul tema della teologia
della creazione, della teologia
del lavoro e dei rapporti interpersonali.
• La « sala Pestalozzi » per decisione del Consiglio di chiesa
è ora a disposizione per attività
esterne alla chiesa. Hanno finora chiesto di utilizzarla un gruppo di pentecostali e un gruppo
per lo svolgimento di corsi di
yoga.
• La pastora Francesca Cozzi
ha partecipato ad alcuni incontri sulla storia del protestantesimo presso la chiesa cattolica
di Santo Stefano a Pallanza.
• Domenica 6 dicembre si
terrà nella sala Pestalozzi il tradizionale bazar prenatalizio.
Incontri ecumenici
DOMODOSSOLA — Sono ri
presi nella sala di via Scapaccino 37, gli incontri biblici ecumenici sul libro dell’Ecclesiaste.
Prossimi incontri il 21 novembre, il 5 e il 19 dicembre. Per
informazioni tei. 0323/402653.
Ulrico Cassano
GENOVA SESTRI — La mat
tina del 20 ottobre nel tempio
della Chiesa metodista di Sestri
abbiamo salutato per l’ultima
volta il fratello Ulrico Cassano.
Molti erano i presenti: membri
della Chiesa metodista di Sestri,
della Chiesa valdese di via Buranello, molti gli amici ed i conoscenti a dimostrazione dell’affetto e della stima che hanno
circondato Ulrico e la sua famiglia.
Figlio del pastore Bartolomeo
Cassano, Ulrico' era giunto tra
noi nel gennaio 1947, proveniente dalla comunità metodista di
Trieste. Non è retorica affermare che questo fratello è stato
una colonna della nostra comunità: predicatore locale, segretario del Consiglio di chiesa, or
ganista, maestro del coro, sempre presente ed attivo per oltre
quarant’anni. Credo, però, che a
quelli di noi che per tanti anni
gli sono stati vicini piaccia ricordarlo proprio come maestro
del coro. Con capacità ed amore aveva ben saputo amalgamare le nostre voci di ignari di note e di spartiti e ne aveva tratto una corale che non ha sfigurato nel confronto con altre formate da professionisti ben più
qualificati.
Ulrico Cassano è stato un credente fedele che ha conservato
la sua fede anche nei momenti
più difficili della sua lunga malattìa ed è per questo che, giunto al termine della sua corsa,
ha lasciato a tutti noi un « testimone » da raccogliere e da
portare avanti, come ha ricordato il pastore Valdo Benecchi nella predicazione dell’Evangelo
della speranza.
Ad Iva, la compagna che lo
ha curato con particolare dedizione, a Furio, a Vittoria, a Giorgio che gli sono stati particolarmente vicini, vogliamo esprimere la nostra più fraterna solidarietà nella speranza che il sapersi accompagnati dalla nostra
preghiera e dal nostro affetto
li aiuti ad affrontare serenamente il dolore della separazione.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 15 NOVEMBRE
ore 23,30 - JIAIDUE
Replica
LUNEDI’ 23 NOVEMBRE
ore 9,30 - RAIDUE
EX DDR: TORNA LO
SPETTRO NEONAZISTA
Le chiese protestanti dell’ex
DDR di fronte alla violenza
neonazista.
6
prospettive bibliche
13 novembre 1992
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
STARE IN PIEDI DAVANTI A DIO 2
La parabola dei « lavoratori delle diverse
ore » è una delle più provocanti. In essa la giustizia di Dio appare, dal punto di vista umano,
come la massima ingiustizia. Ma la realtà del
«regno dei cieli», dice Gesù, è proprio questa:
« Gli ultimi saranno i primi, e i primi ultimi ».
Non meno sconcertanti sono le parabole della
« pecora smarrita » e della « pesca miracolosa ».
Il « potere » di Dio, contrariamente a quello
umano che schiaccia ed emargina gli altri, mira
a restituire ad ogni essere umano la propria dignità, il proprio valore, la propria libertà. Gesù
è colui che ci autorizza ad essere pienamente
figli di Dio, rendendoci « autori » della nostra
vita davanti a Dio. L’obbedienza che ci viene richiesta non è quella di tenere nascosto il « talen
to » che Dio ci ha affidato bensì quella di farlo
fruttificare in conformità alla Parola. Ed è proprio la parola di Dio a rimettere permanentemente in questione la nostra vita, il nostro comportamento, le nostre scelte. La libertà alla quale siamo chiamati non può essere disgiunta dalla responsabilità nei confronti degli altri, in primo luogo nei confronti degli « ultimi ».
Un Dio ingiusto?
«...la sera il padron della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori
e paga loro la mercede, cominciando
dagli ultimi fino ai primi. Allora, venuti quei dell’undicesima ora, ricevettero un denaro per uno. E venuti i primi, pensavano di ricever di
più; ma ricevettero anch’essi un denaro per uno. E ricevutolo, mormoravano contro al padron di casa, dicendo: Questi ultimi non han fatto che
un’ora e tu li hai fatti pari a noi che
abbiamo portato il peso della giornata e il caldo. Ma egli, rispondendo
a uno di loro, disse: Amico, io non ti
fo’ alcun torto: non convenisti meco
per un denaro? Prendi il tuo, e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo
quanto a te. Non m’è lecito far del
mio ciò che voglio? o vedi tu di mal
occhio ch’io sia buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi ».
(Matteo 20: 1-16)
La parabola degli operai assunti a diverse ore e che però ricevono ognuno lo stesso salario, è proprio una parabola di provocazione. E’ accettabile trattare in questo
modo quelli che hanno lavorato solo un’ora,
al fresco, e quelli che hanno dovuto « portare il peso della giornata e il caldo »? Parabola del Dio ingiusto, parabola radicale e
irritante. Non solo ma Gesù, apertamente, passa all’attacco. Invece di ascoltare
le ragioni dell’umile mormorio dei ’’primi”, li rimbrotta sfacciatamente e inveisce contro di loro: « Amico, io non ti fo’
alcun torto... prendi il tuo e vattene! ».
Vattene! Gesù spinge alla rottura, rifiuta
ogni negoziato, costringe chi si lamenta a
trarre le conseguenze di questo comportamento strano, e incomprensibile, del
maestro: abbandonarlo per sempre. « Amico mio, se non sei d’accordo, prendi ciò
che ti spetta e vattene! ». Ma chi può essere d’accordo? Parabola del Dio ingiusto.
Chi accetterà questo Evangelo impossibile: gli ultimi saranno i primi, e i primi
saranno ultimi?
Come accettare un Dio che non faccia
alcuna differenza tra i fedeli di sempre e
qualunque altro arrivato dopo? Riconosco
là quel Gesù insopportabile. Vive in que
sto modo, fin dall’inizio: dice sempre sì
agli ultimi, agli esclusi, alle donnacce, ai
peccatori più o meno pigri e dice sempre no ai notabili, puliti e seri, ai religiosi
applicati e attenti in ogni istante. E’ davvero un Gesù insopportabile. Chi può seguirlo? Cosa tenta di vivere con quella
continua provocazione? Perderà tutti i primi senza essere sicuro di conquistare gli
ultimi...
Sì, eccoci a due passi dallo scandalo.
Gesù cerca la rottura e le sue parole sono
inaccettabili. Cerca di fare del male: amico mio, vattene! Non dobbiamo assolutamente cercare di attenuare o di spiegare o
di giustificare quell’ingiustificabile maestro della vigna. Dobbiamo ad ogni costo
rispettare la violenza di questo Evangelo.
Non dobbiamo cercare qualche sotterfugio che ci permetterebbe di riprendere
fiato e di ricadere in piedi. No. Dio è
ingiusto, dice Gesù. Prendere o lasciare.
Se non sei d’accordo, vattene!
Ciò facendo, il maestro non fa un capriccio: egli rivela quello che è. E’ colui
che si è schierato ingiustamente dalla parte degli ultimi e dei meno amabili. E Gesù
dice: il mio Dio fa così, è partigiano, si
è schierato, è meravigliosamente ingiusto
a favore dei poveri e degli esclusi. Evangelo del Dio ingiusto: chi lo ha accettato?
Evangelo « irricevibile ». Evangelo mai
ricevuto. Dove è la chiesa di quel Gesù?
« Prendi ciò che ti spetta e vattene! », diceva. Ed ecco quello che noi abbiamo
fatto: « Amico Gesù, prendi pure la tua
impossibile ingiustizia a favore dei poveri
e dei sospetti, e vattene! Amico Gesù, non
ti vogliamo più in mezzo a noi! ». E siamo rimasti tutti tra ricchi, tra di noi, tra
religiosi, tra primi alla pari, tra gente per
bene, impegnati, lavoratori e tutto... Ben
decisi a fare tutto per evitare storie. Ben
decisi, in ogni caso, ad evitare che i primi diventino ultimi e gli ultimi primi.
Questo, mai! « Amico Gesù, prendi il tuo
Evangelo e vattene! ».
Il maestro era di nuovo tornato. Non
si sapeva bene l’ora. Comunque era notte,
con tenebre su tutta la piazza. Ed eravamo là, tutti, contro di lui: vattene!
Ed egli, con la bella testardaggine del suo
ingiusto amore, insisteva: amico mio, vieni anche tu a lavorare nella mia vigna!
raggiungere coloro che noi abbiamo fatto partire. Così è Gesù: la gioia di Dio
non è la compagnia dei religiosi ma quella degli empi.
Andiamo ripetendo dappertutto (e lo
cantiamo nei nostri inni!) che il segreto
del Dio di Gesù è un grande movimento
dal cielo verso la terra, dall’alto verso il
basso. Non è così. Il grande movimento
di Dio è quello del pastore: egli parte da
casa nostra per andare verso gli altri; egli
lascia il dentro e preferisce il fuori. Vi
abbandono, dice Gesù. Il mio posto non
è più in mezzo ai religiosi. La gioia di Dio
mi aspetta in mezzo a quelli di fuori.
Ma allora non c’è il rischio che, appena sarà costituita intorno a lui, la comunità di Gesù lo perderà, perché egli andrà
più lontano, sempre più lontano, verso
gli altri? Vita impossibile della chiesa!
Morte della chiesa!
Infatti, molto presto la chiesa diventa
il gregge dei giusti, esperta nel distinguersi dal resto del mondo e, di conseguenza,
Gesù ridiventa colui che la abbandona al
suo deserto. Inesistenza della chiesa: appena diviene troppo importante, muore
perché il suo pastore la abbandona; e il
suo pastore non sarebbe il suo pastore se
non fosse appunto colui che la lascia per
gli altri.
Come vivere così, se non facendo anche noi, nella sua sequela, quel grande
movimento fuori di noi verso gli altri?
Camminare dietro colui che ci lascia vuol
dire lasciare se stessi per darsi agli altri.
E quindi essere. E quindi vivere l’Evangelo.
Luca contro la pesca
Il gregge abbandonato
« Ed egli disse loro questa parabola: Chi è l’uomo fra voi, che, avendo cento pecore, se ne perde ulta, non
lasci le novantanove nel deserto e
non vada dietro alla perduta finché
non l’abbia ritrovata? E trovatala,
tutto allegro se la mette sulle spalle;
e giunto a casa, chiama assieme gli
amici, e dice loro; Rallegratevi meco,
perché ho ritrovato la mia pecora
ch’era perduta» (Luca 15: 3-7).
Di solito si dice « parabola del buon pastore », invece si tratta della parabola delle 99 pecore lasciate sole nel deserto! Si
pensa sempre cbe 1 'abbandono delle 99 pecore sia solo provvisorio, giusto il tempo
necessario per ritrovare quella che si è
smarrita. Ma dove siamo andati a cercare
questo? Il pastore torna forse al suo gregge? No. Anche se con la gioia nel cuore e
con la sua pecora sulle spalle, non è verso
il gregge che egli s’incammina bensì verso
il villaggio dove convoca i suoi amici per
far festa. Nessun ritorno verso le 99 pecore abbandonate!
Il buon pastore è colui che lascia il
gregge. Così parla Gesù alle autorità religiose d’Israele che lo assillano e lo accusano. Sì, dice Gesù, parliamoci chiaro: io
vi lascio, vi abbandono! Ho scelto di legare la mia vita a tutti i peccatori e gli
scomunicati che voi cacciate via dai vostri ovili. Io scelgo l’escluso e l’emarginato.
Il contesto è chiaro. Mormorio delle
autorità contro Gesù (v. 2): « Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Allora, dice il testo, « Gesù disse loro questa parabola » (v. 3 e ss.)...
E la parabola, lungi dall’annunciare il
ritorno della pecora perduta e pentita
nella sinagoga dei 99 farisei impeccabili,
proclama invece la rottura definitiva. Gesù abbandona i religiosi. « Io vi abbandono al deserto della vostra religione... ».
Decido eli condividere il mio pane, e la
mia vita, con tutti quelli che voi rifiutate.
Vi lascio alla vostra superbia. Vado a legare la mia vita a quella di tutti coloro
che hanno lasciato la vostra comunità.
Scandaloso Evangelo: Dio ci lascia per
«...e montato in una di quelle barche che era di Simone, lo pregò di
scostarsi un po’ da terra; poi, sedutosi, d’in sulla barca ammaestrava le
turbe. E com’ebbe cessato di parlare,
disse a Simone: Prendi il largo, e calate le reti per pescare. E Simone, rispondendo, disse: tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiam preso
nulla; però, alla tua parola, calerò
le reti. E fatto così presero una tal
quantità di pesci, che le reti si rompevano. E fecero segno ai loro compagni dell’altra barca, di venire ad
aiutarli. E quelli vennero, e riempirono ambedue le barche, talché affom
davano. Simon Pietro, veduto ciò, si
gettò ai ginocchi di Gesù, dicendo:
Signore, dipartiti da me, perché son
uomo peccatore. Poiché spavento
uvea preso lui, per la presa di pesci
che avean fatta; e così pure Giacomo
e Giovanni, figliuoli di Zebedeo,
ch’eran soci di Simone. E Gesù disse
a Simone: Non temere: da ora innanzi sarai pescator d’uomini. Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono
ogni cosa e lo seguirono » (Luca
5: 1-11).
Secondo una scena ben nota, riferita da
Marco e da Matteo, Gesù incontra un giorno dei pescatori in pieno lavoro nei pressi
del lago di Galilea. Si rivolge a loro e, immediatamente: « Venite, seguitemi, farò di
voi dei pescatori d’uomini »... Ed ecco che,
probabilmente soggiopti, quei pescatori lasciano tutto per seguirlo. Ora a Luca invece non piace affatto la forma di quel racconto di vocazione, ed egli si permette di
correggere completamente tutta la faccenda.
Mi sia permesso di dire che anch’io preferisco Luca con il suo sconvolgimento davvero evangelico. Sono contro la pesca.
Bisogna ricordarsi che Luca, nel suo racconto della tentazione di Gesù, ha osato
scrivere che ogni potere era diabolico. Infatti il diavolo dice a Gesù: « Ogni potere
mi è stato dato ed io (il diavolo) lo do a
chi voglio» Accidenti!...
Se Luca è così diffidente nei confronti
del potere, certo è perché è membro della
chiesa di Roma e, a Roma, il potere si chiama Nerone, ma soprattutto perché il potere fa sempre a meno della Parola.
Luca ha in orrore i diavoli che danno
ordini e che soggiogano, e di fronte ai quali nessuno può resistere. Per questo a Luca
non piace molto quel racconto della vocazione dei primi apostoli in cui la Parola è
scomparsa e si è ridotta alla parola d’ordine, simile a quella praticata nelle caserrne:
avanti, marsh! In piedi! Voi due seguitemi! Non si discute, perdio! Sono il dio
capo! Sono il diavolo capo!
E Luca corregge questa maldestra parola d’ordine di stampo diabolico: sarete
pescatori d’uomini... Per questo spinge la
formula fino all’assurdo (e descrive una pesca diabolica), poi introduce tre cambiamenti decisivi.
L’assurdo nasce dall’esagerazione: la tecnica del potere assoluto applicata alla pesca. Gesù lancia una parola d’ordine come
si lancia una rete: gli uomini sono catturati. E inizia l’incubo: un ammucchiarsi insopportabile di pesci. Il « panico » (sic) si
impadronisce di tutti. « Non abbiate paura»... Messinscena fantastica di una pesca
diventata esercizio diabolico di un potere
impazzito: pesci dappertutto, reti che si
rompono, barche che stanno per affondare.
Pesci dappertutto. Ancora pesci. Un vero
cataclisma. Un’ecatombe. Fermate l’apprendista-stregone! Fermate il potere diabolico!
La caricatura di Luca pone proprio questa
questione: Dio o il diavolo?
Prima modificazione. Rileggete il racconto. La folla ascoltava « la parola di
Dio » (sic) ed è per « parlare » meglio che
Gesù sale in barca. Prima: per parlare meglio. Poi si andrà a pescare. Prima la Parola!
Seconda modificazione. Luca, per designare il pescatore, è andato a cercare una
parola rarissima, costruita sulla radice
« vita». Diventare pescatore significa quindi prendere pesci vivi che verranno lasciati
vivere, per esempio per ripopolare vivai.
Essere pescatori non significa più far morire ma offrire nuove condizioni di vita.
« Farai vivere altrimenti gli uomini! »
Terza modificazione. In realtà non c’è
nessuna pesca, perché nulla viene preso. Le
reti si sono rotte e le barche hanno preso
acqua, e ciò che ha potuto essere salvato
viene abbandonato. « Lasciarono tutto per
seguirlo ». Davvero a Luca non piace la pesca come immagine o quadro dell’apostolato.
Ognuno misura l’importan.za di queste
modificazioni. La gente di chiesa, se vuole rimanere fedele alla sua vocazione prima
(pescatori d’uomini), deve sapere che ciò
significa:
— non usare nessun potere, anche spirituale, su nessuna creatura;
— non catturare nessuno, in nessun modo,
ma invece rendere sempre liberi;
— non sostituire mai la parola di Dio con
parole d’ordine (circolari, encicliche o
dogmi).
Insomma, essere avversari vigilanti, all’interno della chiesa, di ogni esercizio del
potere, anche spirituale; perché laddove avviene una tale pratica del potere, non c’è
più Dio bensì il diavolo.
Louis Simon
(2 - fine)
7
13 novembre 1992
obiettivo aperto 7
LE BASI PER UNA COLLABORAZIONE
L’EUROPA CHIAMA LE CHIESE
« Le chiese sono un pilastro della democrazia » ha
detto Jérôme Vignon, incontrandosi a Bruxelles con
rappresentanti del Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC). Perciò l’Europa dei
dodici è interessata ad avviare un rapporto di collaborazione reciproca con le chiese cristiane, e in particolare
con quelle protestanti, ritenute più idonee per far crescere la democrazia.
Vignon, già ministro francese alle Finanze, responsabile del progetto di unione
monetaria europea, fa parte
della cerchia dei collaboratori di Jacques Delors, presidente della Commissione
europea, e da questi è stato
incaricato di condurre il
gruppo di riflessione Studi
per il futuro. Un gruppo il
cui compito è quello di studiare le tendenze in atto e di
costruire l’Europa del futuro, predisporre in somma le
strutture necessarie per affrontare le nuove sfide.
Importante dunque questo dialogo avviato tra il
CEC e la Commissione delle
comunità europee (CCE),
svoltosi nell'ultima quindicina del mese di ottobre a
Bruxelles, mediante tutta
una serie di incontri con i
quali esperti della CEE hanno illustrato ai rappresentanti, prima delle chiese
membro dell’EECCS (Commissione ecumenica europea
chiesa-società), e poi a quelli del Consiglio ecumenico,
sia europei e sia di altri continenti, le linee attuali e future della costruzione dell’Europa comunitaria.
Gli incontri si sono sviluppati all’indomani del voto
francese su Maastricht, cioè
di una vittoria talmente risicata del progetto Europa,
da apparire piuttosto come
una sconfitta. Se poi al voto
francese sommiamo il voto
negativo della Danimarca
(che potrebbe essere seguito,
se si andasse alle urne, da un
« no » della Germania) e le
grosse perplessità manifestate da altri paesi come la
Gran Bretagna, si ricava
l’impressione che l’Europa
preferisca rimanere divisa
piuttosto che unita. Solo
l’Italia sembra essere convinta europeista, se si sta
ai risultati largamente positivi delle votazioni avvenute
in Senato e alla Camera per
la ratifica del trattato di
Maastricht.
Tra rifiuto
e disinteresse
SCHEDA
L’Europa
comunitaria
Alcuni dati:
l’Europa comunitaria conta
342 milioni di cittadini.
A Strasburgo ha sede il
Parlamento europeo, che dal
1979 è eletto a suffragio universale. I parlamentari sono
in tutto 518, così ripartiti.
Belgio 24, Danimarca 16, Germania 81, Grecia 24, Spagna
60, Francia 81, Irlanda 15, Italia 81, Lussemburgo 6, Olanda
25, Portogallo 24, Regno Unito 81.
A Lussemburgo ha sede u
Segretariato generale del Parlamento.
A Bruxelles ha sede il Consiglio dei ministri della Comunità.
I capi di stato o di governo, insieme al presidente della Commissione europea e ai
ministri degli esteri, costituiscono il Consiglio europeo.
Esso si riunisce periodicamente, scegliendo di volta in
volta la sede. Ultimamente si
è riunito a Birmingham.
Lo strumento finanziano
della Comunità è la Banca europea per gli
(BEI); la moneta della comunità è l’ECU. Un ECU corrisponde a circa 1.700 lire italiane. . 1
La Comunità ha siglato ac
cordi di cooperazione con io ì
paesi in via di sviluppo, tramite le convenzioni di Yacundé e di Lomé.
Così dunque viene costruita l’Europa dei dodici, tra
rifiuto degli uni, disinteresse degli altri, ignoranza dei
più, partecipazione di pochi.
Eppure l’Europa comunitaria cresce ed attira nella
sua orbita altre realtà. Allarga il suo spazio economico
ai paesi scandinavi (di recente la Norvegia ha votato
il suo ingresso nell’EFTAO,
la stessa Svizzera, così gelosa della propria indipendenza e neutralità, non vuole rimanere isolata; i paesi dell'Est (ma meglio sarebbe dire del Centro Europa, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Albania)
chiedono di entrare nella
CEE; le nazioni del Terzo
Mondo preferiscono allacciare rapporti di cooperazione
e sviluppo con l’Europa, sulla base dei vari accordi di
Lomé, piuttosto che con
altre potenze economiche.
Ma ciò che preoccupa la
CEE è che questa crescita
sia solo di carattere economico. « Abbiamo creato un
grande mercato », ha detto
Vignon, osservando subito
dopo che però non si può
vivere di solo pane. I referendum danese, irlandese,
francese su Maastricht debbono essere interpretati come un giudizio sull’attuale
progetto europeo nel senso
che esso, nella percezione
popolare, ha dei limiti. Certo, si può ritenere che
egoismi nazionali, disinformazione (anche data in malafede), ignoranza, paure ingiustificate ed altri elementi siano alla base dello scarso entusiasmo. Ma non si
può negare che l’economia
abbia dei limiti evidenti.
A Bruxelles ne sono ben
consapevoli. Ma si giustificano dicendo che era 1 unica
possibilità, dopo che il sogno
iniziale di Monnet, Schumann, Adenauer si era arenato nella seconda metà degli anni '50. Con il Trattato
di Roma del '57 si è scelto
di fare solo dell’economia,
perché questo era 1 unico
spazio disponibile. L’Atto
unico dell’87 ha proseguito
questa linea. Ed è solo ora,
con Maastricht, che si comincia a mettere qualche
fondamento per la costruzi(>
ne di un’Europa anche politica. Ma come fare?
E’ necessario, hanno pensato a Bruxelles, dare un’anima all’Europa; dopo tutto
questa ha una tradizione cristiana, e possiede dei valori.
Anzi, le chiese sono portatrici di questi valori.
Gli incontri sono stati utili anche per poter sgombrare il terreno da certi equivoci. Le chiese protestanti non
sono molto sensibili alla tradizione, all’anima, ai valori;
non perché non esistano,
quanto piuttosto perché esse non sono chiamate a inserire « valori cristiani » nella storia ma a predicare 1 Evangelo che, per lo più, è un
giudizio sulla nostra storia,
dato che annuncia il regno
di Dio. Questo non significa
che le chiese e i singoli credenti si vogliano sottrarre
al compito e alla responsabilità di organizzare la società al meglio e di creare
strutture politiche.
e la libertà dello stato, le
responsabilità dell una e le
responsabilità dell altro, le
chiese hanno sollevato il problema della giustizia. In
un’economia di mercato, ispirata a criteri liberali, si
creano classi di privilegiati
e di emarginati. Un 10% della popolazione dell’Europa
comunitaria, vale a dire alcune decine di milioni di
persone, si ritiene oggi a
Bruxelles, vive in un tale stato di miseria economica, morale, culturale da non essere
più ricuperabile. E’ solo uno
dei tanti dati drammatici di
una situazione sociale nella
quale è necessario intervenire con azioni concordate.
Il problema
della democrazia
Vogliamo
giustìzia e pace
In questi ultimi anni le
chiese hanno spesso fatto riferimento alla politica (non
« hanno fatto politica », come certi settori hanno più
volte rimproverato), chiedendo giustizia e pace.
A Basilea, nel maggio 1989,
chiese di tutta Europa e delle quattro confessioni (protestanti, anglicani, ortodossi,
cattolici) si sono trovati uniti sui temi della giustizia,
pace, salvaguardia del creato. A Seoul nel '90 il programma Giustizia, pace, integrità del creato (JPIC) e lotta contro il razzismo è stato
approvato dalle chiese di
tutto il mondo. Analoga approvazione è poi venuta anche dalla II Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Canberra
’91).
Ora per la prima volta, a
mia conoscenza, un’importante istituzione come la
CEE si rivolge alle chiese,
disposta ad ascoltarle per
quanto riguarda i criteri generali per la costruzione dell'Europa futura.
Una volta stabiliti preliminarmente i reciproci ambiti di competenza, ed affermata la libertà della chiesa
Ma c’è anche il problema
della democrazia. In una
grande Europa chi e come
prenderà le decisioni? Come
si armonizzeranno insieme
autonomie locali e interessi
generali? E’ necessario che
strutture realmente democratiche garantiscano il raccordo tra particolare e universale. A Bruxelles hanno
intuito che proprio in questo
campo specifico le chiese
possono dare un contributo,
grazie al loro sistema di democrazia che cresce dal basso, e che valorizza il senso
di responsabilità e l’impegno
personale. In un’Europa comunitaria devono essere superati egoismi nazionali e
privati, ma devono anche
essere tutelate le autonomie
locali, ed inventati organi
decisionali rappresentativi di
tutti. Il Parlamento europeo,
per esempio, deve essere valorizzato, e i suoi singoli
membri devono poter mantenere un dialogo reale con
le forze che li hanno eletti.
Democrazia, dunque, e senso della mondialità; ecco i
due « valori » di cui ha bisogno l’Europa.
Altro tema cruciale è quel
lo dello sviluppo. Oggi
ne constatiamo drammaticamente tutti i limiti. Non si
tratta solo di salvaguardare
l’ambiente tornando indietro, ma di inventare uno sviluppo economico ed un uso
delle risorse che non conduca al collasso del nostro pianeta. Su questo terreno è
possibile che le chiese e la
CEE s’incontrino. « A Rio,
nella conferenza mondiale
sull’ambiente — ha osservato Vignon — sono stati proprio gli europei a fare i discorsi più avanzati ».
Dunque è chiaro da questi
esempi che esiste un ampio
terreno di lavoro comune ed
esiste un patrimonio di esperienza che può essere messo
a disposizione di tutti.
Se sarà possibile realizzare una collaborazione tra la
CEE e le chiese protestanti,
è probabile che l’Europa di
domani abbia un carattere
a noi più congeniale. A Bmxelles hanno condotto un interessante studio sulle religioni, giungendo alla conclusione che le chiese protestanti sono più aperte verso
il nuovo, non hanno pregiudizi verso la scienza e formano cittadini più responsabili e consapevoli. Se tutto
questo può farci piacere, ci
carica però anche di responsabilità.
L’Europa non è ancora
stata fatta; può darsi che il
progetto si realizzi, come
può darsi che affondi. Alcune basi sono state gettate,
degli errori vanno corretti.
Nella relatività di ogni progetto umano, oggi le chiese
protestanti possono svolgere un ruolo critico e costruttivo nello stesso tempo. Si
è aperto un dialogo; per alcuni di noi può essere una
sorpresa, per altri qualcosa
di scontato. Ma per tutti
deve essere un elemento di
^ Luciano Deodato
' EFTA: « zona europea di libero
scambio ».
CRONOLOGIA
Quarant’anni di Europa
Alcune date:
aprile 1951; Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Repubblica federale tedesca
firmano il Trattato di Parigi,
in base al quale nel
luglio 1952: nasce la CECA (Comunità europea del carbone e
dell’acciaio);
marzo 1957; Trattati di Roma,
in base ai quali nascono la
CEE (Comunità economica europea) e la CEEA (Comunità
europea dell’energia atomica),
gennaio 1973: Danimarca, Irlanda, Regno Unito entrano a far
parte della Comunità (la Tìotvegia ritira la sua domanda
d’ingresso, a seguito del risultato negativo di un referendum):
gennaio 1981: la Grecia entra
nella Comunità,
gennaio 1986: la Spagna e il Portogallo entrano nella Comunità;
febbraio 1986: Atto unico europeo, in base al quale i paesi
aderenti alla Comunità formeranno entro il 1992 un unico
spazio senza frontiere; essi si
impegnano inoltre a sviluppare la ricerca e il potenziale
tecnologico, a difendere l’ambiente e a promuovere l’unione economica e monetaria;
febbraio 1992: Accordi di Maastricht. Vengono fissate le regole per giungere all’unione
monetaria. L’Europa dei dodici (attualmente un insieme di
tre comunità; CECA, CEE,
CEEA) si chiamerà «Unione
europea ».
8
8 ecumenismo
13 novembre 1992
LUTERANI
USA
Per la Somalia
Un ponte aereo per la distribuzione degli
aiuti più urgenti - Aderisce anche la FCEI
Per una Somalia sconvolta e
prostrata dalla guerra civile e
dalla carestia, tra la quasi totale indifferenza dei governi del
mondo, uno dei pochi segnali
positivi è il ponte aereo per la
distribuzione di aiuti che dal
maggio di quest’anno, con un
ritmo di due voli al giorno, la
Federazione luterana mondiale
(FLM1 ha organizzato in collaborazione con la Croce Rossa
internazionale. A questa iniziativa partecipano anche tutte le
chiese che fanno capo al Consiglio ecumenico delle chiese
(CEC). Con 264 voli portati a
termine al 12 ottobre, la FLM ha
distribuito 4.395 tonnellate di medicinali e di viveri ad alto contenuto proteico particolarmente
adatti ai bambini; riso, lenticchie, fagioli, semi per ragricoltura e materiale di assistenza
vengono invece distribuiti con
la collaborazione della Croce
Rossa.
« La Scelta del ponte aereo —
ha dichiarato Frank Conlon, responsabile FLM degli aiuti —
anche se più costosa, permette
di evitare il saccheggio dei convogli nei porti e lungo le strade
da parte di bande armate e consente la distribuzione direttamente nelle regioni più colpite ».
Per la Somalia la FLM ha lanciato aH'inizio dell’anno una raccolta di fondi che dovrebbe raggiungere gli 8 milioni di dollari,
elaborando un programma che
riduce al minimo le spese di
coordinamento e di amministrazione. A questo programma ha
aderito anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia
(FCEI) che ha finora raccolto
circa 20 milioni di lire. (FCEI,
via Firenze 38, 00184 Roma - prò
Somalia - ccp n. 38016002).
(NEV)
BOSNIA
DIRITTI UMANI
Per i
profughi
GINEVRA — Un appello per
l’accoglienza di profughi dalla
Bosnia è stato lanciato dai segretari generali del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC),
Emilio Castro, e della Conferenza delle chiese europee (KEK),
Jean Fischer. L’appello chiede
alle singole chiese nazionali di
intervenire presso i rispettivi governi affinché venga concesso
l’ingresso ad alcuni degli oltre
10.000 profughi, in maggioranza
musulmani, ammassati in condizioni precarie nei campi.
No alla
tortura
PARIGI — Un forte richiamo
alle chiese per una incisiva azione in difesa dei diritti dell’uomo « in Africa e ovunque essi
vengano minacciati » è contenuto in un documento approvato
dalla recente assemblea dell’ACAT, l’associazione internazionale che si batte per l’abolizione della tortura, riunita a Cotonou, capitale del Benin. L’ACAT
è una federazione fondata in
Francia nel 1974 da gruppi di
cristiani protestanti, ortodossi e
cattolici.
Nell’anno dell’Europa
parleremo
delle minoranze,
delle differenze
dei sud del mondo
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MENSILE ECUMENICO
DI FEDE, POLITICA,
VITA QUOTIDIANA
ABBONAMENTI: un anno (11 numeri) lire
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L'ispirazione
biblica
di Clinton
In seguito alla vittoria elettorale di Bill Clinton, un protestante battista come il suo vice
Albert Gore, il presidente della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore
Giorgio Bouchard, ha rilasciato
la dichiarazione che riportiamo
di seguito.
«Ho appreso con viva emozione la notizia dell’elezione di Bill
Clinton a 42<> presidente degli
Stati Uniti. Egli è infatti governatore dell'Arkansas, e proprio
in quello stato, a Little Rock,
nel 1957 il razzismo raggiunse
il suo vertice, sotto la guida di
uno dei predecessori di Clinton.
Fu il presidente Eisenhower a
spezzare la resistenza razzista,
inviando a Little Rock l’esercito
federale. Che questa città sia
oggi il simbolo del rinnovamento è una cosa molto bella. Molto
bello è anche il discorso che
Bill Clinton ha fatto a caldo,
subito dopo la notizia della sua
elezione. Non solo per la generosità dimostrata verso Bush, né
solo per gli inequivoci accenni
all’eguaglianza e alla giustizia,
m.a anche per un certo ’’tono
biblico” che ne traspare. Avevamo già notato durante la campagna elettorale che Clinton
ama servirsi di immagini bibliche; così, egli aveva proposto
al popolo americano un ’’nuovo
patto”, concetto di sicura ascendenza bibV.co-puritana e demo
cratica, un po’ frainteso da noi.
Nella sua prima dichiarazione
conte Presidente eletto egli ha
parlato di una "nuova chiamata’’
per il suo popolo: un altro termine biblico profondamente radicato nella tradizione protestante. In quest’epoca di necessarie
grandi trasformazioni mi pare
giusto che un fatto squisitamente politico possa essere interpretato in termini biblici: perché
non è certo la sapienza umana
che permetterà al nuovo governo americano di operare ^ficacemente per quella giustizia e
quella libertà che sono tanto necessarie nel suo paese e nel mondo ».
(NEV)
L’attività
politica come
vocazione
(segue da pag. 1)
questioni attinenti a quello che
noi cristiani ecumenici intendiamo con giustizia, pace e integrità
del creato». L. Newton Thurber,
direttore dell’ufficio « Europa »
dello stesso Consiglio, dichiara:
« Aspetto con gioia e impazienza
di vedere ciò che Clinton e Gore
faranno per una società americana più sana in cui i bisogni delle
persone più deboli siano attivamente presi in considerazione
dal governo. Questo, credo, viene dalla loro fede attiva e dal
loro impegno per la giustizia nella società ».
FranK Gibson, direttore esecutivo , dell’« American Waldensian
Society » esulta: « Ce l’abbiamo
fatta. Clinton e Gore sono amici
del processo conciliare "Giustizia, pace e integrità del creato”.
Nel suo primo discorso postelettorale Clinton ha parlato delle
persone colpite dall’AIDS, delle
città in stato di allarme, della
Somalia e della Bosnia: questo
è il cuore di una persona di fede!
L’AU'S chiede alle chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia
di pregare perché questo presidente ci chiami tutti ad una cittadinanza globale, alla responsabilità e alla solidarietà ».
Jean-Jacques Peyronel
Echi dal mondo
cristiano
Dialogo fra
denominazioni
USA — Prosegue il dialogo tra
la Chiesa episcopale (anglicana)
e la Chiesa luterana, in vista di
una piena comunione tra le due
denominazioni. La proposta di
« concordato », frutto di oltre
vent’anni di dialogo, è attualmente oggetto di esame da parte delle singole comunità: prevede l’autonomia delle due chiese e rinterdipendenza per quanto riguarda la dottrina, la missione e il ministero pastorale.
Una decisione è prevista per il
1997.
(NEV)
Comitato esecutivo
CEVAA
PARIGI — La sessione autunnale del Comitato esecutivo deh
la CEVAA si è svolta a Versailles dal 28 settembre al 2 ottobre. Nel corso della riunione è
emerso che le difficoltà finanziarie di molte chiese europee potrebbero costringere la CEVAA
a ridurre alcune delle sue attività. D’altra parte un gruppo di
ricerca, composto da tre persone
(dall’Africa, Pacifico e Europa)
è stato incaricato dal Consiglio
di fare proposte in vista della
sostituzione, nel ’93, dell’attuale
segretario generale, il pastore
Samuel K. Ada del Togo, il quale ha compiuto tre mandati al
servizio della CEVAA.
(SPP)
Quali rapporti fra
stato e chiese?
NICARAGUA — Per gli evangelici nicaraguesi l’inserimento
di testi di catechismo cattolico
nei libri scolastici, l’utilizzo di
fondi pubblici per la costruzione della nuova cattedrale di Managua e per una nuova università pontificia, sono contrari alla
separazione della chiesa e dello
stato garantita dalla Costituzione. La recente decisione del go^
verno di imporre una tassa sulle
attività degli evangelici che non
riguardano « esclusivamente il
culto » ha aggravato ulteriormente le tensioni. In una lettera indirizzata al ministro Antonio lacayo, il presidente del Consiglio delle chiese evangeliche
del Nicaragua, Gustavo Parajón
ha lamentato « l’evidente parzialità del governo nei confronti
della Chiesa cattolica romana ».
Secondo il viceministro delle finanze Leonel Rodríguez, l’ospedale battista di Managua è imponibile in quanto « attività commerciale » mentre la nuova università cattolica dovrebbe essere esonerata perché serve la comunità.
Anche se rappresentano più
del 15% della popolazione, gli
evangelici nicaraguesi non occupano alcun posto importante
nell’amministrazione di Violeta
Barrios de Chamorro, mentre diversi cattolici conservatori sono
alti funzionari del governo.
(SPP)
Cristiani
sottostìmati
PECHINO — Il numero di
protestanti e cattolici in Cina sarebbe di gran lunga superiore a
quello delle statistiche ufficiali.
Secondo l’agenzia cristiana di informazione « China News and
Church Report » di Hong Kong,
un censimento iniziato due anni
fa e ultimato nel giugno scorso
rivela che vi sarebbero attualmente in Cina 200 milioni di credenti, di cui 100 milioni di buddisti, 63 milioni di protestanti e
12 milioni di cattolici. Lo scarto
tra le cifre « ufficiali » e quelle
del censimento verrebbe dal fatto che molti cristiani, sia protestanti che cattolici, rifiutano di
diventare membri delle chiese
ufficialmente riconosciute dal governo.
(SPP)
Chiese metodiste
riunite
BONN — Dopo 24 anni di separazione le chiese metodiste
della parte occidentale e dell’ex
Germania dell’Est si sono di
nuovo riunite. Nella ex DDR, la
Chiesa metodista conta il 16%
di membri, all’Ovest sono il 32%.
La Chiesa metodista è unita alle chiese protestanti tedesche
con un accordo di riconoscimento dei ministeri che permette lo
scambio di pastori e l’intercomunione dei membri di chiesa.
(SPP)
Difficoltà per
l’agenzia di stampa
GINEVRA — L’agenzia di
stampa ecumenica che il Consiglio ecumenico delle chiese intendeva creare da molti anni
non verrà realizzata nella forma
ideata dai suoi promotori, per
mancanza di mezzi finanziari. Il
progetto, concepito da quattro
organizzazioni internazionali di
chiese con sede a Ginevra, rischiava di essere rinviato a tempo indeterminato. Esso verrà invece ridimensionato e potrebbe
avviarsi durante l’estate ’93.
Il « Servizio ecumenico di informazione » (SOI in francese o
ENS in inglese), approvato nel
1990 dagli esecutivi del Consiglio
ecumenico delle chiese, dalla Federazione luterana mondiale,
dall’Alleanza riformata mondiale
e dalla Conferenza delle chiese
europee, era stato previsto per
il 1993. Il suo obiettivo era di
far capire meglio il lavoro e la
missione della chiesa e del movimento ecumenico, in particolare tra i mass media religiosi e
laici, con una rapida diffusione
di notizie sulla chiesa nel mondo. L’agenzia ecumenica intendeva raggiungere una migliore efficienza professionale, avviando
un sistema di trasmissione elettronica delle notizie e una rete
ecumenica d’informazione (ROI)
internazionale. Le quattro organizzazioni fondatrici avrebbero
cessato di pubblicare i loro rispettivi bollettini di informazione. Durante l’estate i rappresentanti della Federazione luterana
mondiale hanno fatto sapere che
la loro organizzazione non era
in grado di fornire i mezzi finanziari richiesti. Il Consiglio ecumenico delle chiese ha quindi
proposto, nell’immediato, di riorganizzare il proprio ufficio di informazione (SOEPI) onde garantire alcuni dei servizi previsti
nel quadro del progetto SOI, con
la speranza di poter realizzare
il progetto completo in futuro.
(SOEPI)
La validità
dei matrimoni
MADRID — Fino al 1978 il
cattolicesimo romano era « religione di Stato » in Spagna, così
che erano validi solo i matrimoni contratti di fronte ad un prete, contrariamente a quelli contratti in una chiesa protestante,
alla sinagoga o alla moschea. Tale situazione è era cambiata. Ormai le religioni riconosciute —
cattolicesimo, protestantesimo,
giudaismo e Islam — sono abilitate a registrare i matrimoni.
In Spagna vi sono circa il 20%
di musulmani, il 15% di protestanti e il 13% di israeliti.
(SPP)
9
13 novembre 1992
E Eco Delle Yaui ¥4ldesi
DISAGIO TRA I PARENTI DEGLI OSPITI ALL’ASILO DI LUSERNA
Arrivano gli
slalomisti azzurri
FRALI — E’ una stagione fortunata per la piccola stazione di
sci dell’alta vai Germanasca. Dopo le nevicate precoci che hanno consentito l’apertura di alcune piste già da un paio di settimane, ora arriva il « colpo »
grosso delle Nazionali A di gigante e speciale.
« La Nazionale di speciale sarà a Frali dal 13 al 20 novembre — dice giustamente soddisfatto Danilo Peyrot, amministratore delegato della Seggiovia — mentre quella di gigante
arriverà il 16 e si fermerà fino
al 21 ».
Vedremo dunque sulla pista
del Eric Rond i vari De Grignis,
Gerosa, Ghezzi, Ladstaetter, Pesando, Holzer, Pramotton, Stampatti alle prese coi paletti stretti dello speciale e con le curve
più ampie del gigante.
Mancherà Tomba che continuerà ad allenarsi al Sestriere in vista delle prime gare di coppa
del mondo; gli altri alloggeranno a Prali alla Serenella e si
prepareranno in vai Germanasca.
L’USSL paga in ritardo
Preoccupazione per le quote sanitarie sulle rette espressa in una
lettera dell’istituto - Occorrerà discutere a fondo sulla diaconia
Divertimento
in musica
TORRE FELLICE — Nasce,
con la collaborazione della Comunità montana, delle Pro Loco
di Luserna e Torre Pollice
un’associazione denominata
Progetto musicale divertimento.
L’associazione organizza, a partire da lunedì 16 novembre, dei
corsi di formazione musicale aperti a tutti coloro che desiderano cominciare o approfondire
le loro conoscenze musicali. Le
lezioni avranno cadenza settimanale, in una fascia oraria che
andrà dal pomeriggio alla sera,
e termineranno a metà giugno;
si terranno presso i locali del
Comune di Luserna S. Giovanni
in via Ex Deportati e Internati
e presso i locali del Ciao, in via
Volta, a Torre Pellice.
I corsi, tenuti da docenti diplomati, molti dei quali svolgono attività concertistiche, comprenderanno, oltre a quelli orientati all’insegnamento di uno strumento specifico: « musica e gioco » (per bambini dai tre ai dieci anni che si avvicinano per la
prima volta al mondo della musica); «lettura della musica»
(cantata e non), « esercitazioni
corali »; « educazione all’ascol
to»; «elementi di composizione».
La presentazione dei corsi e
delle attività si terrà venerdì 13
novembre, alle ore 21, nella sala mostre del Comune di Luserna.
Maggiori informazioni si potranno avere telefonando al numero 953131 dello Spazio giovani della Comunità montana vai
Pellice, oppure alle Pro Loco di
Luserna San Giovanni o di Torre Pellice.
No alla
« minimum tax »
FINEROLO — Gli artigiani pinerolesi di Rifondazione comunista hanno discusso dei provvedimenti del governo Amato esprimendo il loro dissenso ^
decisioni « frutto degli accordi
di Maastricht che perseguono lo
scopo di colpire le fasce piu deboli ».
Forti critiche anche alla minimum tax « che regala garanzie di legalità e ingigantisce la
grande evasione » e ai sindacati confederali che « hanno promosso una dura campagna di
diffamazione contro i lavoratori
autonomi allo scopo di distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità ».
L’USSL 43 paga in ritardo le
quote sanitarie sulle rette dei
posti convenzionati con gli istituti per anziani causando grosse
difficoltà a questi ultimi? Dall’Asilo dei vecchi di S. Giovanni
giunge un segnale in questo senso. C’è una forte preoccupazione
perché i ritardi nei versamenti
finiscono per gravare negativamente sui bilanci costringendo
a chiedere alle banche anticipi
di tesoreria che però vengono
concessi ad interessi intorno al
20%, di fatto peggiorando la situazione. I fatti vengono riassunti dal direttore dell’Asilo,
Livio Gobello:
« Siamo creditori daU'USSL di
oltre 50 milioni per il 1991 e sul
'92 è mancato il versamento dell’adeguamento della retta. In ottobre poi abbiamo ricevuto il
versamento mensile daU’USSL
con un forte ritardo, cosa che
a ha messi in grossa. difficoltà
anche solo per il pagamento del
personale ».
Così il comitato della Casa ha
deciso di scrivere una lettera alrUSSL ed una ai parenti degli
ospiti. La difficile situazione viene fatta presente in modo un po’
crudo, suscitando le ire del coordinatore sanitario dell’USSL, Rissone, che tra l’altro precisa che
« il mancato adeguamento delle
rette per il 1992 è dovuto al fatto che la Regione (in particolare
l’assessorato alla Sanità) non ha
riconosciuto per ora questo aumento. Del resto sul territorio
della valle ci sono oltre 140 posti in convenzione e non risulta
che altrove ci siaiw problemi ».
L’amministratore straordinario.
Laura Serra, osserva come il
ritardo del pagamento di ottobre
sia esclusivamente « legato al fatto di un ritardo nei versamenti
da parte dello stato che si è logicamente ripercosso a livello
locale. I mandati erano pronti
da tempo e appena arrivati i
soldi abbiamo provveduto al
versamento. Ciò che ci ha più
amareggiati nella vicenda è il
tono della lettera arrivata dall’Asilo ed il fatto che ne siano
Una veduta dell’Asilo di Luserna San Giovanni.
stati informati prima i familiari degli ospiti (giunti poi in delegazione all’USSL) e poi l’ente
pubblico ».
L’elemento che tutti sottolineano è la necessità di mantenere
questo rapporto di solidarietà
instaurato a livello di territorio
in modo da affrontare le situazioni più difficili per gli anziani laddove l’assistenza domiciliare non
sia sufficiente.
Butta acqua sul fuoco il pastore Bellion, che in quanto presidente del Concistoro lo è anche
del Comitato dell’Asilo il quale
ricorda che « una riunione fra
USSL e tutte le case convenzionate è già convocata per la fine
di novembre in modo da discutere tutti i problemi eventualmente emersi in vista del rinnovo delle convenzioni in scadenza con la fine dell’anno. L’USSL
deve però capire che per i nostri bilanci i ritardi dei pagamenti diventano effettivamente dei
momenti di grave difficoltà ».
Una difficoltà che ner certi versi è destinata ad aumentare se
le disposizioni che arrivano dalla Regione chiedono ulteriori aumenti nel servizio e nel personale. « Con le ultime disposizioni
— dice ancora Gobello — ci viene richiesto un infermiere ogni
20 ospiti, n persone nel settore
socio-sanitario ogni 40 anziani;
mi si spieghi come possiamo far
fronte a queste richieste! » Oggi
all’Asilo lavorano quasi sessanta persone, molte delle quali a
tempo parziale, ma la condizione degli ospiti è nettamente peggiorata rispetto a qualche anno
fa: sono infatti sempre di più
i non autosufficienti. Per molti
non esiste alternativa al ricovero
e la convenzione con l’USSL offre alle famiglie un sostegno
economico nel pagamento delle
rette. Anche se — conclude amareggiato Gobello — ho l’impressione che ci siano famiglie che
approfittano della situazione ed
usufruiscono della quota sanitaria pur in presenza di cospicue
pensioni. Penso che proprio in
quanto chiesa dovremo fare urgentemente una riflessione _ sull’impostazione della diaconia e
porci la questione di poter andare incontro alle persone effettivamente in difficoltà, sapendo
però che come istituti non possiamo lasciar cadere i nostri bilanci in rosso ».
Piervaldo Rostan
Treno: il futuro nella SATTI
In breve
ASSEMBLEA A NONE
La sostituzione di alcune corse ferroviarie con autopullman
ha allarmato nuovamente utenti della vai Pellice ed amministratori; più che questo fatto però preoccupa una situazione che,
a dispetto degli investimenti
compiuti un anno fa, sembra essere sempre precaria. Estrema
difficoltà (oggi impossibilità) ad
ottenere i biglietti di viaggio eccetto che alla stazione di Torre
nelle (poche) ore di apertura o
sul treno (ma in molti casi benché richiesti i ticket non vengono rilasciati), treni che hanno
sistematici ritardi, tempi di chiusura dei passaggi a livello che
malgrado le automatizzazioni
sono assai lunghi, stazioni abbandonate. Queste in sintesi le
osservazioni che il comitato di
difesa della ferrovia ha messo
nero su bianco e consegnato al
responsabile del traffico locale,
ing. Diurni, nel corso di un incontro pubblico promosso a None venerdi 6 novembre dai consiglieri provinciali Giarrusso e
Coìsson, autori di una interrogazione al presidente della Provincia.
Oltre a questi problemi ordinari, i presenti hanno poi formulato le loro incertezze circa
il futuro di questo tipo di trasporto visto il progetto di costituire una società a capitale
misto pubblico e privato per la
gestione e la possibilità che altre corse vengano sostituite con
mezzi su gomma.
Su tutte queste domande le
risposte non sono state troppo
chiare; comunque non tali da
fugare alcuni timori.
Fra tutti i problemi segnalati
i presenti hanno concordato di
ritrovarsi una seconda volta, a
Pinerolo, per discutere della pcs
sibilità di rendere passante la
stazione in modo da ridurre iri
modo significativo i tempi di
percorrenza e nel contempo rendere più funzionale il trasporto
rispetto all’area scolastica che
si trova immediatamente a valle della stazione.
« Benché invitati — ha detto
Giarrusso — gli amministratori
di Pinerolo non hanno partecipato a questo incontro; speriamo che un prossimo appuntamento, sul tema specifico, non
li veda assenti ».
Ricordata
la Resistenza
FRAMOLLO — 11 novembre
1944: cinque giovani partigiani
vengono trucidati dai nazifascisti al Ticiun, nella baita che serviva loro da rifugio, a Pramollo
alto.
L’8 novembre 1992 il loro sacrificio è stato ricordato dagli
interventi del sindaco, Giorgio
Canonico, e del professore Grado Merlo che hanno partecipato ad un incontro con gli ex partigiani e con la popolazione.
A 48 anni di distanza, ha ancora senso ricordare? « Penso senz’altro di sì — dice il sindaco
Canonico — se ciò significa non
ricordare e commemorare i morti in modo plateale, ma ricordare gli ideali di giustizia, uguaglianza e libertà che ispirarono
la Resistenza, perché è giusto
che i nostri ragazzi oggi li conoscano e sarebbe bello che li
facessero propri, in un momento storico e politico in cui sono
troppi gli episodi di violenza dettati dall’odio e dall’intolleranza,
e in cui prevalgono l’egoismo e
la corruzione. Quindi, se vogliamo che questa giornata non sia
stata inutile, dobbiamo, tutti
quanti, prenderci l’impegno di
vivere sapendo ascoltare e rispettare l’altro, anche se ha idee
politiche diverse, convinzioni religiose diverse, un modo di vivere diverso, in modo da contribuire alla costruzione di una
società migliore, in cui gli episodi atroci, che per noi appartengono al passato ma che per
molti purtroppo sono attuali,
non si ripetano mai più ».
Un campeggio
alla conca del Fra
BOBBIO FELLICE — Il Comune ha emesso un comunicato
in cui preannuncia l’intenzione
di far nascere un campeggio alla conca del Fra.
Chi fosse interessato alla costruzione e successiva gestione,
deve mettersi in contatto con
gli uffici comunali.
« Da tempo — ci ha detto il
sindaco, Charbonnier — pensiamo sia importante regolamentare il campeggio nella conca; coi
chiari di luna che i Comuni hanno in materia di disponibilità
finanziaria, abbiamo deciso di
offrire la possibilità a chi fosse
interessato, nell’accordo che noi
possiamo unicamente fornire
l’area. Si dovrà successivamente
andare ad una convenzione per
regolamentare i rapporti fra privato ed ente pubblico. Vogliamo
attrezzare una parte della conca, naturalmente solo per le
tende, costruendo anche una
struttura molto semplice per il
custode e per l’accoglienza ai
turisti ».
^VbeiUe
Assicurazioni
ARNALDO PROCHET
AGENTE GENERALE DI TORRE PELLICE
via Repubblica 14 - tei. 0121/91820
cinema
PINEROLO — Il cinema Hollywood
ha In programma, fino a mercoledì 18,
« Anni '90 »; feriali ore 20 e 22,30,
festivi ore 14, 16, 18, 20 e 22,30.
Al Ritz fino a lunedì 16 è in visione « Mariti e mogli »: feriali ore 20,15
e 22,15, festivi 14,15, 16,15, 18,15,
20,15, 22,15.
Il cinema Italia propone « Arma letale 3»; feriali 20,10 e 22,20; sabato
ore 20,10 e 22,30, domenica 15,15,
17,40, 20,10, 22,20.
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, venerdì 13, ore 21,15,
<i II lungo giorno finisce »; sabato ore
20, 22,10, domenica ore 16, 18, 20,
22,10 e lunedì ore 21,15, « Basic Instinct ».
POMARETTO — Nell'ambito della
« Semaine du français », venerdì 13,
ore 21, presso il cinema Edelweiss,
viene presentato il film « Les fugitifs».
10
10
13 novembre 1992
E Eco Delle ’Iàlli \àldesi
LUSERNA SAN GIOVANNI
PERRERO
Lo sport divide i lusernesi Guerra di religione?
La società «3 S» ha presentato un esposto alla Procura, ma viene
accusata di ritardare nei pagamenti - Chiarimenti a breve termine?
« Qualche tempo fa mi chiedeste se avevo un "sogno nel cassetto" per l’amministrazione di
Luserna — confida il sindaco,
Claudio Badariotti — oggi posso
dire che vorrei riuscire semplicemente ad amministrare con
serenità e affrontare i problemi
della nostra comunità locale. Invece ogni giorno ci troviamo nell’occhio del ciclone per un qualche motivo ».
E’ forse uno sfogo amaro quello del sindaco, che incontriamo
nel suo ufficio poche ore dopo
che si è sparsa la notizia di un
esposto alla Procura della Repubblica presentato dal presidente
della società sportiva « 3 S ».
Se a questo si aggiungono la
vicenda che ha coinvolto il capo
dei vigili Errico e la recente « visita » che l’ex sindaco socialista
Longo ha ricevuto da parte dei
carabinieri nel quadro delle indagini sulle logge massoniche, si
capisce bene come oggi a Luserna si sia oltre la normale amministrazione. Il rapporto fra «3 S»
e comune non è buono da tempo,
e Comune non è buono da tempo,
bollate; perché?
« Abbiamo chiesto — dice Eros
Gonin, presidente del sodalizio
sportivo — fin dallo scorso febfraio, di vedere i documenti che
riguardano la decisione di trasformare l'impianto di riscaldamento dal gasolio al gas metano.
Col cambio di combustibile e di
impianto i costi sono triplicati e
ciò mi pare veramente strano;
Gli impianti sportivi in un’immagine aerea.
Musica
POMARETTO — Nell’ambito della
« Semaine du français •, domenica 15
novembre, presso il tempio valdese si
svolgerà, dalle ore 15, un pomeriggio
musicale di gruppi corali e solisti delle valli Chisone e Germanasca.
Teatro
SAN GERMANO — Presso la sala
valdese, sabato 14, ore 21,15, il gruppo teatro Angrogna ripropone • A la
brua! (grido di libertà) ».
arrivo a pensare che ci sia stato
qualche errore tecnico e quindi
volevamo conoscere gli atti amministrativi ai sensi della legge
241 del ’90 sulla trasparenza. Dal
Comune ci è stato risposto che
non avevamo diritto a vedere
quei documenti e ad una successiva domanda non ho avuto alcuna risposta. Trascorsi trenta
giorni abbiamo fatto l’esposto ».
« La richiesta di vedere gli atti
amministrativi, secondo la legge,
— precisa l’assessore Belladonna — deve essere motivata; invece nella richiesta questo elemento non era indicato ».
Nel frattempo il « 3 S » ha diffuso un volantino nel quale accusa la giunta comunale di
« boicottare chi propone un’alternativa al bar o alla droga, di
mancare di programmazione nei
confronti dei problemi dei giovani e dello sport, di mancare di
trasparenza nella situazione contabile e amministrativa di alcuni
impianti sportivi ».
Accuse che vengono smentite
dagli amministratori ed anzi rovesciate sulla società sportiva,
« perennemente in ritardo con i
pagamenti dovuti al Comune per
l'uso degli impianti. Addirittura
— commenta l’assessore Merlo —
abbiamo ad un certo punto deciso di rinunciare a percepire
cinque milioni di interessi dovuti, forse mettendoci anche dalla
parte del torto ».
« Del resto — aggiunge Badariotti — circa rimpianto di riscaldamento devo precisare che
visto che effettivamente alcuni
problemi si sono riscontrati, non
abbiamo nemmeno finito di pagare la ditta che ha eseguito i lavori, proprio in via cautelativa ».
Ma Gonin accusa anche l’amministrazione di aver gestito la
partita dello sport in modo privatistico, sotto sotto anche clientelare. « La gestione della palestra è stata affidata fin dal 1989
a trattativa privata ad un amico
della DC che ogni anno percepisce 46 milioni; anche questo mi
sembra assai grave ».
« Occorre fare attenzione a parlare di metodi privatistici — incalza l’assessore Bruera — la
"3 S” utilizza gli impianti in modo quasi esclusivo, mentre a Luserna ci sono molte altre società
impegnate nello sport ».
La giunta aveva già predisposto un manifesto in risposta alle
accuse del « 3 S », poi la presentazione dell’esposto ha di fatto
cambiato la situazione. Una prima risposta dell’amministrazione
è prevista in occasione del Consiglio comunale convocato in settimana. Qualche chiarimento dovrà avvenire in tempi brevi altrimenti ne andrà di mezzo lo sport
in generale e questa è l’ultima
cosa di cui la vai Pellice ha bisogno.
P. V. R.
La presunta « guerra di religione » che ha fatto discutere per
alcuni giorni gli abitanti di Ferrerò, alimentata anche da un trafiletto comparso su un settimanale locale, si e rivelata poi assolutamente inesistente.
Secondo queste voci, nell’ultima seduta del Consiglio della Pro
Loco, un consigliere valdese si sarebbe opposto decisamente al ripristino della tradizione che vuole una processione sacra il giorno
della festa patronale (per Ferrerò è il 22 luglio, giorno di s. Maria
Maddalena), tradizione che era stata abbandonata da tempo.
Il consigliere valdese, da noi interpellato, ha dichiarato che le
sue critiche erano dirette unicamente alla gestione troppo personale
del presidente il quale, senza interpellare il Consiglio, aveva scritto
lettere di disapprovazione sulla trascorsa edizione della festa, curata
dall’ANA, e proposto la processione come alternativa folcloristica.
Si era trattato quindi soltanto di questioni interne alla Pro Loco e
al rispetto dello statuto che prevede la consultazione del Consiglio
per qualsiasi iniziativa.
Rimane il fatto che un'ente apolitico e aconfessionale come è
una Pro Loco dovrebbe astenersi dall’organizzar e manifestazioni religiose che, se mai, competono alla parrocchia interessata, la quale
è perfettamente in grado di decidere per conto proprio, come sarebbe ridicolo che si proponesse di sponsorizzare il corteo del
XVII febbraio.
L. V.
IL CORO « LA GRANGIA »
Una lezione di vita
La musica per rileggere la storia e la civiltà locale - Un’interpretazione che è ricerca
La T Rassegna corale pinerolese ospita quest’anno un coro di
eccezionale valore: la camerata
corale La Grangia di Torino. La
Grangia (è il nome dato alle baite, alle abitazioni dei pastori piemontesi in alta montagna) è un
coro formato da una trentina di
uomini che portano avanti il discorso iniziato nel 1950 da Angelo Agazzani che allora costituì,
con altri 4 o 5 amici, un gruppo
di « cantori della montagna ».
Un coro, nato come « coro alpino », (e come tale ha ricevuto
parecchi riconoscimenti) che oggi ci offre il suo repertorio di antiche canzoni piemontesi:
« Un coro, le canzoni popolari,
per rileggere la storia, la civiltà
e la vita passata della sua terra:
il Piemonte ».
Così si presenta La Grangia:
un gruppo di studiosi del canto
popolare piemontese, alla ricerca
costante delle proprie radici, per
la riproposta originale e puntua
MOBILIFICIO
(di fronte alla caserma alpini)
esposizione e laboratorio:
via S. Secondo, 38 - © 0121/201712
ABBADIA ALPINA > PINEROLO
FA VIVERE LA TUA CASA
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 - Tel. 0121/321682
PINEROLO
le di quel tessuto sociale che è
il canto.
La cultura si fa anche attraverso la musica popolare, attraverso
il canto che, tramandato da bocca ad orecchio, trasmette i valori
in cui credeva il popolo contadino.
Nei suoi 35 anni e più di ricerca, Angelo Agazzani ha incontrato molte figure di anziani che gli
hanno « confidato » il loro pati imonio, le loro canzoni, consapevoli che soltanto con la riproposta una fetta di terra piemontese
non andrà perduta.
Indubbiamente il canto è e rimane qualcosa di vivo soltanto
quando viene insegnato, tramandato ad altri. Ed è questo che fa
il maestro Agazzani con il suo coro, riproponendo da molti anni i
canti del vecchio Piemonte.
Il coro è la « cassa di risonanza » delle tante voci ascoltate e
raccolte, voci che altrimenti non
avrebbero un loro spazio, un loro pubblico. Sulle orme di Costantino Nigra e di Leone Sinigaglia, Agazzani trascrive questi
lembi di vita, li armonizza per il
suo coro senza perdere mai di vista la melodia originale, facendone invece risaltare la naturale
limpidezza.
E nella presentazione di ogni
canto c’è tutto l’amore e la passione propria del ricercatore:
più che la perfezione deH’esecuzione, egli cerca una « lettura »
scrupolosa ed esatta della partitura e l’interpretazione « drammatica » del fatto narrato. Ogni
canto viene presentato nel modo
niù aderente possibile all’animo
di chi l’ha tramandato. I coristi
hanno assimilato perfettamente
questo spirito di autentica poesia
popolare, che li guida in un’interpretazione unica nel suo genere. Sia il solista sia il coro sanno dare la « voce » ai vari personaggi, ai protagonisti dei canti.
Ancora una volta La Grangia
ci ha dato una lezione di vita.
Una parola di elogio a chi. da
anni, organizza questa Ras.segna:
a P.G. Bonino e al suo Bric Boucle un « bravo » per l’ottima esecuzione dei pezzi di apertura. E
un invito a proseguire.
Paola Revel
11
13 novembre 1992
lettere il
UNA DIVERSITÀ’
DA DIMOSTRARE
Ho appena letto sull'ultimo numero
de L'Eco-Luce la lettera di Giorgio
Guelmani sul « problema Lega ». Desidero esprimere « a caldo » la mia soddisfazione e la mia riconoscenza a
questo fratello (che non ho il piacere di conoscere).
Cominciavo infatti a temere ohe il
sasso gettato nello stagno con la mia
lettera sul numero del 9 ottobre non
avesse provocato nessuna « increspatura » sulla superficie delle acque delle nostre chiese.
Ora invece c'è stata una reazione,
e spero si possa aprire un dibattito
che credo importante.
Può sembrare strano: se Guelmani
non condivide quasi nulla di quello che
10 ho scritto, io invece condivido quasi tutto quello che scrive lui.
La mia, in fondo, è stata una prò- '
vocazione: ho provato a mettermi nei
panni di un membro « medio » delle
nostre chiese delle Valli e ho espresso le sue perplessità e i suoi interrogativi.
E con questa mia provocazione rivolta soprattutto alla nostra « intellighenzia », mi proponevo in particolare
due scopi, e sono contento di aver
trovato nello scritto di Guelmani un
inizio di risposta: sollecitare un'analisi del fenomeno Lega che vada oltre
la scomunica a priori e cominciare a
chiedersi con serietà come mai tanti
nelle nostre chiese votano per Bossi,
Miglio & C.
L'analisi delle posizioni della Lega
che Guelmani abbozza nella sua lettera mi trova sostanzialmente d'accordo (anche se io forse sarei meno drastico in alcuni giudizi), soprattutto per
quel che riguarda 1'« interesse » per
11 protestantesimo. Ma, vivaddio!, queste cose andavano dette e non solo
date per scontate.
Ed è allora importante che si sia
iniziato questo approfondimento del
perché e del come Bossi e Miglio
dicono certe cose...
Per quel che riguarda poi la situazione interna delle nostre chiese, anche qui non posso non condividere
e non controfirmare (se Guelmani accetta) quanto scritto dal fratello di Milano: trovo profondamente giusto richiamare la « classe dirigente » della
nostra chiesa ad un maggiore impegno per conoscere quel che davvero
sta bollendo in pentola all'interno delle nostre comunità.
In fondo è vero che noi diamo per
scontata una « diversità protestante »
dei nostri membri di chiesa che poi
è tutta da dimostrare e che perciò
non ci preoccupiamo più di tanto di
conoscere la reale situazione di fede,
e culturale, di tanti nostri fratelli e
sorelle di chiesa. Per questo — e
perché è anche più gratificante —
troppo sovente i più preparati in mezzo a noi preferiscono avere come interlocutore il mondo per dire al mondo (basta leggere tanti atti dei nostri
ultimi Sinodi) quello che deve o che
non deve fare, e ci dimentichiamo di
dialogare con la base delle nostre chiese...
Ruggero Marchetti, Angrogna
QUATTRINI
SPERPERATI
Sul numero del 25-9 in « Coscienza
e portafogli » si mette in evidenza la
differenza fra i due tipi di disobbedienza civile riguardo alle tasse: gli
obiettori alle spese militari trasgrediscono una legge dello stato per fedeltà a una legge più alta, divina o
umana, che vieta gli stermini di massa. Coloro che si rifiutano di pagare
una tassa sulla casa lo fanno « per
proprio interesse personale ».
Vorrei richiamare l'attenzione sul
fatto che proprietari della prima casa
non sono solo i ricchi, ma anche una
infinità di pensionati con pensioni modeste (quando non misere...), che con
i prezzi e le tariffe attuali (specie
quella del gas da riscaldamento, andata alle stelle per continuo elevato
aumento delle imposte governative su
questo consumo indispensabile...) permettono appena la minima sopravvivenza.
Queste richieste « improvvise e inattese » squilibrano gravemente tali bilanci, colpendo non « il superfluo » ma
il . necessario ». E più grave ancora
sarà la tassa sulla casa che l'anno
prossimo diverrà permanente.
Chi ha qualche (spesso piccolo) risparmio, che conserva gelosamente
per qualche propria necessità ■■ extra »
(sempre pronta, purtroppo!...), finirà
per esaurirlo per pagare questa tassa.
Che oltre tutto è « incostituzionale »!
La costituzione recita: « Ognuno deve
pagare secondo le proprie possibilità ».
Sulla casa pagano tutti, chi ha « possibilità » — cioè notevoli introiti —
e chi invece « non ne ha »; così come paga la stessa tariffa dell'indispensabile gas da riscaldamento pesante
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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mente gravata di imposte governative
chi guadagna 6-700.000 lire mensili e
chi invece guadagna 6-7 milioni mensili. « Interesse personale »?!... No!
Necessità di sopravvivenza, casomai,
per moltissimi.
La prima casa è un bene « indispensabile » e come tale dovrebbe essere
intoccabile, non dovrebbe pagare nemmeno riRPEF! E i « sacrifici » vengono chiesti dagli stessi politici, che
con la loro incoscienza e incompetenza « ci hanno portati » a questa situazione!... 'I sacrifici si chiedano ai ricchi, non ai poveri! E lo stato impari
a non gettar via i soldi del contribuente.
Un « piccolo » esempio di come si
sperperano i quattrini?! Dovendo sottopormi a un piccolo intervento (facendomi visitare, con grande sacrificio, da un chirurgo privato, perché in
passato alla « mutua » ho avuto a che
fare con specialisti gelidi, altezzosi e
sbrigativi, al limite della villania...),
lo specialista mi ha proposto 3-4 giorni di degenza, per fare le cose con
maggiore tranquillità e sicurezza. Poiché si trattava di una bella e tranquilla casa di cura — e non un ospedalacoio con corsie a otto letti, e con
continuo viavai che sembra di essere
in mezzo a una piazza; e con due
« toilettes » per decine di degenti,
spesso costretti a fare i bisogni di
fronte a tutti!... — avrei anche acconsentito. Ma avendo gravi difficoltà di
vario genere a lasciare la mia casa,
ho chiesto l'intervento « ambulatoriale ». Il chirurgo — dai modi veramente
gentili e rassicuranti! — mi faceva
presente che se ero degente il SSN
avrebbe pagato tutto. Ambulatorialmente — gli avrei fatto risparmiare una
bella somma su 3 o 4 giorni di degenza... —■ dovevo pagare tutto io. Cosa che non avrei potuto fare. Invece
di ringraziare chi gli fa risparmiare i
non pochi quattrini per la degenza, lo
stato « lo obbliga a farglieli spendere »... Il che avrei dovuto fare io, se
quella squisita e generosa persona
che è quel chirurgo, visto il mio sgomento, non avesse rinunciato al suo
onorario! Così, me la sono cavata con
una modesta cifra (sempre tanto, per
me!...) per la sala operatoria e l'esame istologico. Capito il messaggio?!
Personalmente, la tassa sulla casa
la pagherò, perché ho già anche troppe preoccupazioni per andare incontro a sanzioni. Ma capisco bene le
proteste contro chi se la prende sempre con i più poveri, che già non riescono a far quadrare il bilancio. I
pensionati in particolar modo, a cui
si fanno pagare tasse extra e oltre
tutto si negano i giusti aumenti di
pensione, a iniziare addirittura da quelli di novembre (già pattuiti in precedenza...)!
Grazie per la pubblicazione e fraterni saluti.
Sara Di Russo, Bologna
ASSOCIAZIONE
ACONFESSIONALE?
Recentemente a quanti sono iscritti al Club alpino italiano è successo
un fatto curioso e degno di essere
commentato. I membri del sodalizio
che hanno tolto dalla confezione la
rivista del CAI di settembre-ottobre
e hanno cominciato a sfogliarla hanno visto scivolare fra le pagine una
busta intestata alla CEl (Conferenza
episcopale italiana) con scritto « messaggio personale ». La personalità del
messaggio consisteva nella richiesta
al lettore di contribuire al mantenimento della Chiesa cattolica; nell involucro infatti c'era un bel volantino
a colori che, sotto il titolo « La Chiesa ha bisogno del tuo aiuto. Aiutala
subito con un'offerta deducibile », spiegava come si può aiutare la Chiesa
(8 per mille e offerta deducibile dalle imposte) e il fine dei fondi raccolti (sostentamento clero e « opere assistenziali e caritative della Chiesa in
Italia e nel Terzo Mondo »). Accompagnavano il volantino un bollettino di
conto corrente postale, intestato all'Istituto centrale sostentamento clero-erogazioni liberali, e una lettera, a
firma di Dionigi Tettamanzi, arcivescovo e segretario generale della CEl,
che ribadiva quanto scritto sui volantino, ma in modo più partecipe e personale. Come se non bastasse, una
pagina di pubblicità interna alla rivista riprende lo slogan di cui sopra
invitando il lettore « alla solidarietà
con chi, ogni giorno, dedica la pro
pria vita al servizio del prossimo » e
« a rispondere generosamente a questo invito ».
Non si tratta qui di discutere sulla validità o meno dell'otto per mille
e della scelta di avvalersene, quanto
piuttosto sulle modalità con cui una
Chiesa chiede contribuzioni attraverso
un'associazione come il CAI. A parte
il fatto che mettere una busta in mezzo alle pagine di una rivista e non
lasciarla tra il cellophane e la rivista,
come spesso succede per altri tipi di
pubblicità, ha tutta l'aria di qualcosa
di segreto, di misterioso, persino di
poco pulito e illegale, che non può
essere sotto gli occhi di tutti, ma
deve rivelarsi solo agli adepti; ciò
che tuttavia lascia molto perplessi è
il fatto che un'associazione come il
CAI, .che dovrebbe essere aconfessionale e apartitica, si presti a fare questo tipo di propaganda. Certo, chiunque può fare pubblicità a pagamento
su una qualsiasi rivista, ma che un
bimensile di informazione di un'associazione il cui scopo è « l'alpinismo
in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne,
e... la difesa del loro ambiente naturale » (art. 1 dello Statuto) abbia in
allegato un invito personale a contribuire a favore della Chiesa cattolica
lascia per lo meno perplessi; la prossima volta sarà un'altra chiesa, una
festa di partito, e sotto elezioni...
Un'altra considerazione va fatta in
merito ai costi: la tiratura della rivista in questione è stata di 198.000
copie; spedire un messaggio personale costa — come stampa — 550
lire ogni busta. Ora, per quanto possa aver pagato la CEl la sua pubblicità, non avrà certo « sborsato »
108.900.000 lire. Un bel risparmio davvero! E grazie ad una rivista che non
naviga certo nell'oro...
Infine, ad una prima richiesta di
chiarimenti avanzata dal presidente del
CAI UGET vai Pellice, Mauro Pons,
i responsabili della sede centrale o
non si sono fatti trovare o non ne
sapevano niente. Il consiglio direttivo
'della sezione locale ha quindi deciso
di inoltrare una domanda scritta agli
organi competenti per approfondire la
questione. La vicenda, dunque, continua.
Marco Fraschia, Torre Pellice
TORNA DI MODA
IL SILENZIO
Caro Direttore,
la IV Conferenza dell'episcopato latinoamericano, svoltasi a Santo Domingo dal 12 al 28 ottobre, si è conclusa tra l'indifferenza generale e la soddisfazione vaticana. I giornalisti — se
per caso qualcuno tra loro avesse osato parlar chiaro e scrivere un po'
esplicitamente — sono stati tenuti
fuori della porta, evidentemente per
non disturbare i lavori!
L'Agenzia ADISTA, con una grande
tempestività, nel numero del 4 novembre ha rotto il silenzio complice ed
ha pubblicato notizie di estremo interesse. Il Vaticano ha dominato la scena e, sostanzialmente, ha imposto temi, argomenti, metodi e conclusioni.
Cardinali e vescovi sono stati semplici comparse, burattini, pedine da spostare e da condurre a piacimento.
Dove sono, caro cardinal Martini,
i vescovi conciliari che insorgono coraggiosamente contro la dittatura del
Vaticano? Ve ne starete tutti ben coperti e silenziosi a parlare di democrazia dentro le singole chiese locali?
Se non lo fate voi, che rappresentate
il potere .gerarchico nelle alte sfere
cattoliche, che cosa volete che contino le nostre voci squagliate, insignificanti, incapaci di farsi sentire? Tutto sommato, non rappresenterebbe
nemmeno un pericolo estremo per le
vostre posizioni intoccabili perché, con
ogni probabilità, in questo momento
dentro la Chiesa cattolica il potere di
Wojtyla-Ratzinger è tanto forte quanto
squalificato. Eppure regna sovrano il
silenzio. Esso costituisce la nuova moda, anzi il nuovo costume ecclesiastico.
La speranza nell'azione di Dio non
tramonta nel mondo e nelle chiese perché Dio stesso la alimenta, ma noi
la esponiamo a dura prova nel cuore
di molti nostri fratelli e sorelle se
non ci sforziamo di solidarizzare con
il loro impegno. In realtà possiamo fare ben poco con loro e per loro.
Sul terreno della libertà e della de
mocratizzazione si può tranquillamente
affermare, con Willy Obrist, che « la
Chiesa cattolica "visibile" spicca oggi nel nostro paesaggio democratico
come un fossile di un passato molto
lontano » (Concilium 5/1992).
Ma che cos'è tutto questo silenzio
nelle nostre comunità? lo continuo a
scandalizzarmi, anche perché non accetto il consiglio di chi mi dimostra
con i fatti che non resta altra via
che adeguarsi e tacere. I maestri del
parlar cortese trovino una strada più
affidabile e anch'io la percorrerò, ma
è ancora permesso indignarsi un tantino?
Ringrazio per l'ospitalità.
Cordiali saluti.
Franco Barbero,
Comunità cristiana di base di Pinerolo
PRECISAZIONI SUL
XVII FEBBRAIO
Gent.mo Direttore,
Le scrivo a proposito della notizia
riportata dal suo giornale, nell'ultimo
numero, nella cronaca, a proposito di
una presunta impossibilità per I dipendenti valdesi dell'USSL 43 di poter assentarsi dal lavoro per festeggiare la ricorrenza del XVII febbraio.
Purtroppo la mia nota di ottobre,
volta a superare difficoltà organizzative e di applicazione contrattuale, fattemi presenti fin dall'anno scorso dai
capiservizio e dai rappresentanti del
personale, è stata male interpretata;
è ed era mia intenzione garantire nel
modo più assoluto la possibilità per
i dipendenti di potersi assentare per
festeggiare il XVII febbraio.
Sono rimasta molto amareggiata per
il tono della polemica che travisa i
miei sentimenti e convinzioni radicate
di rispetto non solo di maggioranze
0 minoranze, ma di ogni individuo ed
anche perché non sono stata informata, dai firmatari della lettera di protesta, di contrattempi non voluti e forse
superabili in sede organizzativa.
Desidero comunque assicurare che
1 dipendenti potranno, come nel passato, optare per il godimento della
festività nella data del 17 febbraio:
e spero che non sorgano più spiacevoli malintesi proprio in un momento
in cui ognuno di noi all'USSL 43 è
chiamato a dare il meglio di sé con
serenità e spirito di collaborazione per
riuscire a erogare servizi di buon livello in un periodo di indubbie difficoltà.
Sempre a sua disposizione Le invio
i più cordiali saluti.
Laura Serra Guermani,
amministratore straordinario
dell'USSL 43
AVVISI ECONOMICI
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privato acquista. Tel. (0121) 40181
ACQUISTIAMO mobili, oggetti, quadri d’epoca. Tel. 011/9407243.
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 15 NOVEMBRE 1992
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I. 1 - Tel. 83904.
Ambulanza ;
Croce Verde Penosa: Tel. 81 000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Tele
fono 932433.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 15 NOVEMBRE 1992
Bibiana: FARMACIA GABELLA - Via
Pinerolo, 21 - Telef. 55733.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO AniVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
12
12 villaggio globale
13 novembre 1992
RIGOBERTA MENCHU’ E LE DONNE IN GUATEMALA
FERRARA
Oltre la sofferenza
Vita prima
L’oppressione e la repressione nella formazione della donna che ha CIGÌIB ITIOrtG
ricevuto il Nobel per la pace - Un paese ormai campo di battaglia
La sua voce è sommessa, persino dolce, mentre parla degli
indigeni del suo paese natio. Eppure, come fa notare Adolfo
Perez Esquivel nella lettera che
la nomina candidata per il Premio Nobel per la pace 1992, è
attraverso la voce di Rigoberta
Menchú che si può sentire « il
clamore della gente... una voce
che sale con una forza lacerante
e bella... che trasmette i ritmi
della gente, delle loro culture
oppresse... che afferma l'identità culturale... esige il diritto alla
verità, alla giustizia e alla vita
per i popoli indigeni e per le loro culture ».
Nata 33 anni fa nel villaggio
di Chimel, nel dipartimento di
E1 Quiché in Guatemala, Rigoberta imparò presto il significato
della discriminazione e dello
sfruttamento, obbligata a lavorare con la sua famiglia nelle
grandi piantagioni della costa
meridionale del paese. Figlia di
Vincente Menchú e Juana Tum,
campesinos e leader della loro
comunità cristiana, all’età di dieci anni iniziò a partecipare attivamente alla vita della chiesa
locale.
All’oppressione della sua infanzia si aggiunse la sofferenza del
lutto personale. Nel 1980 suo padre fu bruciato vivo quando le
forze di sicurezza assalirono
l’ambasciata spagnola che alcuni contadini, operai e studenti
guatemaltechi avevano occupato
pacificamente per protestare
contro i crimini commessi dall’esercito contro gli abitanti di
E1 Quiché.
Sua madre venne rapita, torturata ed assassinata tre mesi
più tardi. Rigoberta fu poi testimone della brutale uccisione
di alcuni suoi fratelli, trucidati
ahch’essi dall’esercito. Costretta dalle minacce di morte ad
abbandonare il suo paese Iniziò,
l’anno seguente, i suoi viaggi per
il mondo quale voce del popolo
guatemalteco. Nel 1982 collaborò alla fondazione del RUOG
(Unified Rappresentation of Guatemalan Opposition) ed iniziò il
suo lavoro presso le Nazioni
Unite in favore dei diritti umani dei popoli del suo continente
e di quelli del Terzo Mondo. Fu
durante il secondo Convegno
continentale sul tema 500 anni
di resistenza indigena e popolare
che più di 400 rappresentanti
delle popolazioni indigene americane decisero di sostenere la
sua candidatura al Nobel.
Parlando quest’estate come
ospite d’onore ad una colazione
organizzata al Centro interecclesiastioo dal segretario generale
del Consiglio nazionale delle
chiese e dal direttore generale
della rivista Church Women
United del « ruolo delle donne
indigene nella lotta per la pace
e la dignità umana in Guatemala », Rigoberta descrisse la sofferenza ma anche la speranza che
si sta svilupnando dalle celebrazioni del 500° anniversario dell'invasione militare, economica
e culturale, delle Americhe da
parte degli europei e faceva notare come il 1992 sia una data
molto significativa per i popoli
indigeni che non potranno mai
essere compensati per la repressione che hanno subito, ma che
devono sviluppare la loro lotta
per realizzare il loro sogno di
un futuro migliore.
Per molti esiliati guatemaltechi sarà il « going back year »
(l’anno del ritorno), saranno
chiamati a ridare ai propri figli
la terra che era la loro, anche se
poca. Il ritorno implica anche
un « homecoming » (ritornare alla propria casa) e alla loro religione atzeca. Infatti nei cuori di
questi esuli il Guatemala rimane sempre « il paese della primavera ». Dicono, nella loro lingua
maya, « la lunga notte buia deve
finire... verrà la pioggia e la terra
rifiorirà ». Il dolore è grande ma
ugualmente grande è anche la
speranti II ruolo delle donne
è particolarmente importante.
Rigoberta ha ricordato ai suoi
uditori che il ritorno non sarà
né sicuro né facile perché non
c’è pace in Guatemala. Il dialogo tra le parti in conflitto è per
ora ad un punto morto e non
è dato sapere se sarà ripreso
e quando. Quelli che stanno tornando si trovano in un campo
di battaglia. I loro capi saranno
i primi ad essere colpiti. Non
vi sono case per accoglierli, né
campi di grano.
Ciò che li induce a tornare non
sono le promesse di sicurezza fisica o di altro tipo ma la speranza di una nuova società. Rigoberta è convinta che la speranza del popolo guatemalteco è
anche la speranza di tutti i popoli oppressi. Questa realtà si
presenta alle chiese come un’enorme sfida. Ricordare e piangere i morti è cosa certamente
giusta e necessaria, ma si deve
procedere oltre e costruire uno
strato di giustizia sulla sofferenza e i ricordi.
Church Women (giornale delle
donne cristiane americane) riferisce che la condizione delle donne indigene del Guatemala ha
raggiunto un livello critico. Esse
sono sottoposte alla violenza politica, alla discriminazione razziale e all’indifferenza; spesso manca loro il necessario alla sopravvivenza come il cibo, la casa,
l’istruzione ed anche condizioni
di lavoro dignitose.
Il numero delle vedove a causa dell’ucdsione 9 della sparizione dei mariti è in continuo aumento. Queste vedove hanno il
doppio carico di provvedere per
loro stesse e per i loro figli.
Florence Vinti
INIZIATIVA DI PACE
<<(Anch’io con chi va a Sarajevo»
E’ stata finalmente decisa la
data dell’intervento di un contingente di pace nella martoriata
ex Jugoslavia, allo scopo di dare
un chiaro e costruttivo segnale
per arrivare al più presto alla
risoluzione del sanguinoso conflitto. L’iniziativa, presentata in
agosto da don Albino Bizzotto
del gruppo « Beati i costruttori
di pace » di Padova, in collaborazione con l’arcivescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi
don Tonino Bello con il titolo
« 100.000 a Sarajevo », partirà
il 7 dicembre da Padova con l’obiettivo di raggiungere la capitale bosniaca, oggi città simbolo
di quel complesso scenario di
guerra.
La permanenza fino al 13 potrebbe essere il preludio di una
staffetta, magari allargata a livello internazionale, che riaccenda
i riflettori su una guerra ormai
raccontata con frasi fatte, disinformazione e incompetenza; mentre la popolazione soffre e muore giorno dopo giorno.
Hanno già dato il loro sosto
gno molti esponenti della politica, della Chiesa cattolica e della
cultura; dopo monsignor Bettazzi e gii on. Novelli, Melandri,
Manisco, Formigoni (per citare
i più noti) si sono aggiunte numerose associazioni di ispirazione pacifista e nonviolenta, e centinaia di singole persone.
In Piemonte, per raccogliere
le adesioni di chi fosse interessato a partecipare, è stata istituita
una segreteria che fa capo al
CISV di Torino, corso Ch’eri (telefono 011-8999352 - Fax 8999046).
Spiega don Bizzotto: « Nel ’45,
dopo la terribile esperienza della guerra e dell’atomica, è nata
l’ONU; oggi, dopo la caduta del
muro di Berlino, la nuova ONU
non nascerà a tavolino per le
concessioni dei governi o per
l’azione illuminata di qualche diplomatico, ma dalla novità di
progettazione e sperimentazione
coraggiosa dentro alle contraddizioni. Senza presunzioni, ma anche senza falsi pudori, dipende
da noi mostrare il realismo e la
redditività politica della nonviolenza. Per questo stiamo lavorando per superare tutte (e sono
tante) le difficoltà operative per
arrivare a Sarajevo, città dove
è scoppiata la scintilla della prima guerra mondiale, dove potrebbe nascere la nuova Europa
dei popoli ».
Quindi, dopo la « carovana della pace » di un anno fa e le miriadi di iniziative isolate di solidarietà, il mondo pacifista torna ad unirsi attorno ad un progetto tanto ambizioso quanto necessario. Spiega don Renato Sao
co, parroco di Cesara ed Arola,
anch’egli promotore deU’appello:
« Il fattore determinante resta
comunque il numero di persone;
solo se saremo molti, moltissimi,
l’iniziativa potrà avere successo.
In questo modo l’opinione pubblica, la comunità internazionale
e gli stessi contendenti saranno
costretti a fermarsi di fronte ad
una moltitudine di disarmati che
si frappongono al fuoco e che richiamano alla ragione ».
Sono già in azione le due commissioni che curano i rapporti
intemazionali e l’organizzazione
logistica. Di ritorno da Sarajevo
nella seconda settimana di ottobre, dove sono in contatto con il
Centro intemazionale della pace,
il gruppo ha portato un messaggio del ministro della Cultura e
del l’Educazione nonché di xm
consigliere del presidente della
Repubblica bosniaca, in cui l’intervento viene sollecitato e richiesto al più presto. Per una
corretta organizzazione quindi,
si stanno cercando di allargare
le altre quattro commissioni previste (stampa, animazione locale,
economia, politico-diplomatica)
e costruire una serie di « training » con la collaborazione della
Rete di formazione nonviolenta.
A metà novembre si terrà un
incontro pubblico, a cui parteciperà un rappresentante del gruppo promotore, per illustrare l’andamento della situazione che
evolve rapidamente di giorno in
giorno. In attesa di questo confronto, si raccomanda la massima divulgazione dell’iniziativa.
Chi fosse interessato a partecipare solo indirettamente, pxrò
contribuire economicamente all’iniziativa e permettere la partecipazione di un altro al posto
suo versando denaro sul ccp n.
13132352 intestato a: Associazione Beati i costmttori di pace-via
Marsilio da Padova, 2 - 35139
Padova, specificando nella causale « Anch’io con chi va a Sarajevo ». L’elenco dei sostenitori
verrà portato a Sarajevo ed esibito nell’incontro con le autorità
Paolo Macina
L’attività della casa «Eben Ezer» che, a Zelarino, presso Venezia, accoglie malati di AIDS
« Vita prima della morte », è
stato il titolo dell’inccntro-testimonianza organizzato dall’« Associazione Ferrara - Terzo Mondo », presso l’Istituto culturale
« Casa Cini », la sera di venerdì
16 ottobre. Ospite ed oratore era
il fratello Giovanni Luigi Giudici, della Chiesa valdese di Mestre, che con una coraggiosa iniziativa personale ha organizzato
una casa di accoglienza per sieropositivi e malati di AIDS a
Zelarino, nei dintorni di Venezia. Nel suo esordio ha spiegato il significato del nome « Eben
Ezer », ed il senso di applicazione del concetto di « pietra di
soccorso dell’Eterno » (I Samuele 7: 12) a quest’opera.
Predicatore laico, ha inteso testimoniare dell’amore di Dio,
non più con le parole, ma dedicando la maggior parte del suo
tempo e delle sue energie a coloro che sono considerati gli ultimi fra gli ultimi, paragonabili
oggi ai lebbrosi del tempo di
Gesù. Non è agevole poter parlare di Dio in termini consueti
a quanti hanno come unica e
inesorabile prospettiva una morte graduale attraverso indicibili
sofferenze, ma in certo modo è
possibile far loro comprendere
il suo amore, dimostrandolo con
la solidarietà, con l’aiuto, l’amicizia; questa è la strada che Giovanni Giudici ha scelto, aprendo
una casa senza etichette denominazionali, confessionali o sociali.
Opposizione e
disinformazione
Molte le difficoltà di ordine esterno ed interno che egli ha dovuto superare nel cammino di
realizzazione di questa sua iniziativa, prima fra tutte l’aperta
opposizione degli abitanti della
zona che, completamente disinformati, temevano il contagio
della malattia, per cui è stato
necessario ricorrere alla magistratura. Si aggiunga pei la
scarsa disponibilità a collaborare di fratelli ed amici, che in un
primo tempo avevano promesso
aiuto, il che lo costringe ad accudire alle necessità del -Centro
con due soli volontari, per occuparsi di quattro o cinque ammalati non autosufifìcienti. Inoltre i problemi finanziari sono
notevoli, in quanto il centro
« Eben Ezer » non gode di particolari sovvenzioni da enti pubblici ma è sostenuto soltanto da
offerte, a volte anche generose,
di amici, che consentono di far
fronte all’oneroso mutuo per
l’acquisto deU’immobile, sede del
Centro, e di contenere il deficit
in limiti accettabili.
Costruire una
convivenza
Ma dove l’amore cristiano e
la massima comprensione psicologica sono indispensabili, è nello stabilire una relazione di convivenza con questi particolari
disabili. Gli ospedali che hanno
strutture idonee a riceverli, in
genere lo fanno in uno squallido regime di stretto isolamento, con una certa riluttanza e
timore da parte del personale.
I contatti con i familiari e gli
amici vanno man mano affievolendosi, riducendosi nel tempo
a qualche telefonata.
In questa situazione, oltre alla debilitazione fisica, sopravviene in tali ammalati terminali
anche il collasso psichico e morale, per cui diventano particolarmente suscettibili, esigenti nel
loro modo d’intendere la solidarietà, disperatamente attaccati a
quelle poche cose che ancora
possiedono. E’ in tale difficile
contesto che Giovanni Giudici,
con grande dedizione e sacrificio si trova ad operare, sperimentando però al termine di
ogni giorno 1’« Eben Ezer »: « Fino qui il Signore ci ha aiutati ».
Durante la sua conferenza,
non ha mancato di sottolineare
il suo essere evangelico, e tanto
più oggi che si cerca di valorizzare la diaconia ed il volontariato; la sua opera è un particolare esempio di come si possa concretamente servire il Signore ed il prossimo sofferente,
testimoniando la propria fede
anche al di fuori delle mura della chiesa.
Martino Barazzuoli
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