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ECO
DELLE VALLI VALDESI
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - Num. 40
Una copi
Lire 40
ABBONAMENTI
{Eco: L. 1.500 per rinlerno
L. 2.200 per Testerò
« Eco » e « Presenza Evangelica »
interno U. 2.200 - estero L. 3.200
Spediz. «bb. postale - I Gruppo
Cambio d'indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — 12 Ottobre 1962
Ammin. Clandiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
AL MOMENTO DELLA RIPRESA
Un messaggio alle Chiese
« Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per voi tutti,
facendo di voi menzione nelle nostre preghiere, ricordandoci del continuo nel cospetto del nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e
della costanza della vostra speranza nel nostro Signor
Gesù Cristo ; conoscendo, fratelli amati da Dio, la vostra
elezione» (I Tess. 1 v. 24)
Nel linguaggio biblico ci sono delle parole che tornano con particolare
frequenza e di cui non intendiamo
mai a sufficienza tutto il significato.
Pensiamo, per esempio, alle parole
fede, amore, speranza che si trovano
all’inizio della prima lettera di Paolo
ai Tesscdonicesi; evidentemente le conosciamo e sappiamo che esprimono
le più grandi verità del messaggio
evangelico, ma siamo lenti ad accettarne il contenuto nella nostra vita individuale o comunitaria.
L’apostolo ci aiuta a lasciar da
parte qualsiasi retorica e, additandoci l’e.wmpio dei cristiani di Tessalonica, ci esorta a mostrare ì segni visibili della fede, dell'amore e della
speranza.
* ♦ 5^
Nell'insieme della rivelazione biblica, l’esigenza della fede è fortemente sottolineata. Dal principio alla
fine della Bibbia c’è un costante richiamo a credere nelle promesse divine e nell'opera redentrice di Cristo.
Gesù ha detto: « Abbiate fede in Dio
e abbiate fede anche in me ».
E tuttavia non ci ricordiamo sempre che « la fede senza le opere è
morta ». Non siamo chiamati ad essere degli asceti o degli spiritualisti,
unicamente tesi verso la loro salvezza individuale; come dice l’apostolo
Paolo « siamo stati creati in Cristo
Gesii per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinchè le
pratichiamo ». Pensando ai Tessalonicesi, l’apostolo si ricorda « deH’opera della loro fede », edificata prima
di tutto sul fondamento di Cristo, ma
esteriorizzata nel mondo pagano di
quel tempo e resa manifesta dalla loro condotta morale e dalla santificazione ¿Iella loro vita.
La fede cristiana è come un albero
che porta frutti; se non li porta è segno che la fede non ha radici profonde e rimane estranea al messaggio
vivificante della Parola di Dio. Allora la vita c.istiana si chiude nel cerchio di una pietà nascosta e molte
volte ipocrita, le comunità vivono
per un certo tempo grazie alla tradizione religiosa che le contraddistingue e soprattutto grazie alla pazienza di Dio; però lo zelo per la causa
di Cristo si raffredda e l'ubbidienza
ai comandamenti di Dio diventa un
peso insopportabile di fronte ai vantaggi di una vita conforme allo .'itile
ed ai piaceri di questo mondo.
* * *
In secondo luogo, Paaio ricorda
anche l’atnore dei cristiani di Tessalonica. Egli lo fa non in modo generico, adoperando una bella parola o
una frase molto complicata; anzi, egli
si tiene su di un piano umano e parla
delle « fatiche del nostro amore ».
Le fatiche! Non già che quei cristiani considerassero l’amor fraterno
come una faticaccia o una noia da
evitare alla prima occasione, ma nei
loro rapporti e nella loro convivenza
con gli altri uomini qualcosa li caratterizzava; riuscivano a manifestare il
loro anuzre, anche a costo di fatiche
e di sacrifici.
La vera carità, Gesù Cristo ce l’ha
insegnata; e non è stata certo fatta di
belle parole, belle sì, ma disincarnate, lontane dai comuni mortali. Per
questa ragione, le considerazioni dell’apostolo Paolo debbono farci riflettere e spingerci all’umiliazione davanti a Dio. C’è un contrasto impressionante talvolta tra le nostre esortazioni aU’amor fraterno e la nostra condotta quotidiana in mezzo agli uomi
ni, anzi nelle nostre stesse comunità.
Dobbiamo renderci conto che, per veramente amare, bisogna esser disposti alla fatica; non diciamolo ora per
gli altri, diciamolo per noi. per ciascuno di noi senza perderci nel vago
o nell’irulefinito.
Si fa presto a parlare di amor fraterno; è più difficile, più faticoso rinunziare a qualcosa che ci tocca da
vicino per amor del pros.dmo e del
fratello. Ci vuole una certa fatica per
perdonare, per comprendere, per
aprirsi e non a parole soltanto verso
gli altri, scendendo dall’aito della nostra superiorità gerarchica o intellettuale O sociale che dir si voglia. La
vita contemporanea è talvolta dura,
violenta, ingiusta; c’è la tentazione di
far la propria strada senza curarci affatto degli altri. Eppure è in questo
tempo che « le fatiche del nostro amore » possono avere un significato e costituire una te.stimonianza. Di fronte
(d mondo che osserva i cristiani; ma
anche in mezzo a noi, nelle nostre
chiese dove talvolta bisogna proprio
faticare e sopportare uomini e vicende pur di non danneggiare l’opera di
Dio, pur di non turbare la comunione fraterna con delle separazioni a viste umane incolmabili.
E c’è infine una parola da dire anche sulla speranza. La speranza è
qualcosa di veramente grande nella
vita degli uomini; e lo è soprattutto
la speranza cristiana. Tuttavia, in certe situazioni ed in certi periodi, non
si spera più in niente; o si continua
a sperare in un po’ di buona salute
ed in una modesta pace terrena.
Anche i cristiani di Tessalonica vivevano in mezzo alle difficoltà ed alle
durezze del loro tempo; ma non si nascondevano nè si scoraggiavano per
questo, anzi continuavmo a sperare
in Gesù Cristo e nel suo ritorrw glorioso. Paolo ringrazia Dio per « la costanza della loro speranza nel nostro
Signor Gesù Cristo ».
Le nostre chie.se rum possono fare
a meno di quella speranza e soprattutto di quella "costmza”. Oggi molti sono come spaventati dalla potenza di distruzione di cui gli uomini dispongono e si sentono chiusi nel cerchio della storia o della fatalità; non
sanno più in chi sperare o se vi sia
una ragione ultima di sperare, al dì
là delle agitazioni e dei timori umani. Ma forse il vero pericolo per la
li costanza della nostra speranza in
Gesù Cristo » non viene da quella
parte; esso si trova i^sai più vicino
a noi, nella corsa al denaro ed al benessere umano in eia si rischia di diventare praticamente dei materialisti,
incapaci di reagire contro l’incredulità del mondo, sperando in Cristo con
costanza, malgrado tutto ed a costo
di ogni sacrificio.
Il Le nazioni tumultuano ed i popoli meditano cose vane », diceva il
salmista; ma nel tumulto delle nazioni e nella vanità di tanti beni umani
è necessario richiamare gli uomini alla « costanza della speranza in Cristo », senza cedimenti, senza scetticismi. senza pome. D’ultima parola
apimrterrà a Lui: pcaola di giudizio
e di misericordia.
Alta ripresa di /«ite piena attività
ecclesiastica, è doveroso sottolineare
il senso di queste parole; l’opera della fede, le fatiche dell’amore, la costanza della nostra speranza.
Esse ci additano la via da seguire
per una fedele testimonianza. Non
lasciamoci distrarre oltre misura dagli avvenimenti del nostro tempo; non
parliamo con troppa facilità di aperture verso il mondo.
Sforziamoci piuttosto di dare alla
nostra vita cristiana, vissuta in mezzo al mondo, un contenuto di pensiero e di azione, il più possibile conforme alla professione della nostra
fede. Ermanno Rostan
Fede di un pópele?
Non staremo a soffermarci sulla — invero assai motlesla e moderala — polciiiil'H l'irca i rapporti fra Stalo e Chiesa che
il pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi di
papa Giovanni XXIII ha suscitalo: in una
Italia eonei-rdataria, non era evidentemente tjo.ssihile altrimenti, e la sovranità italiana è siala nettamente affermala nel modo
(Oli cui il Presidente Segni, a Loreto, ha
an ollo, da Capo dello Stato, un altro Capo di Stato. -Non altrettanto necessaria, e
evidente, la « Missione Italiana » al seguito
del pontefice romano ; un Governo e un
Parlilo che salgono sul treno della Chiesa,
e viceversa, sono comunque cosa d ordinaria amministrazione nell’Italia cattolica.
Quel che c’interessa, è il valore del ge
sto pontificio, un gesto d’effetto evidente,
sapientemente concertato e che ha avuto i
successo spettacolare che tutti han potuto
conslalare; naturalmente, dietro ogni spettacolo ci sono i retroscena, e anche le medaglie pontificie hanno il loro rovescio :
quei retroscena che non si vogliono neppure ammettere, quei rovesci di medaglia che
mai velano d’ombra alcuna le proclamazioni ufficiali remane. A chi ci dicesse che
siamo troppo maligni ad interpretare in
questo modo spettacolare il pellegrinaggio
di un papa che va a pregare per 1 imminente Concilio, rispondiamo che la preghiera, anche per il pontefice, è abbastanza inconciliabile con la pubblicità.
« Augusto pellegrino », è stato definito
Giovanni XXlIl: rappresentante di una
chiesa straniera e pellegrinai strano pellegrinaggio fra gli omaggi dei governi e su
treni presidenziali... Pellegrinaggio in cui
è stata sapientemente dosata la venerazione mariana (quale cristiano auspicio si può
trarre dal capo di una chiesa, di un episcopato che, invocandone Tausilio, incoroni: il simulacro di colei che seppe di essere Vancella del Signore?) e la pietà francescana (ma quanto dissonante dallo spiri
CATTOLICESIMO
e secolarizzazione
tu francescano la pompa magna di una visita come questa?). E l’italo popolo ha ri
sposto; non lutto, certo; ma in larga mi.nira; e i responsabili di Roma inneggiano
alla u lede di un popolo » — cosi il direi
tote tleWO.sservalore Romano: «11 popolo,
in qiielTandare del Papa, ha capito ciò che
era essenziale, l’atto di Fede, e ha condiviso il SU) line di attirare sulTumanità,
col Concilio, pace e virtù e giustizia, per
Taiulo di Dio, mediatrice la sua Madre: e
perciò ha gridalo ’Viva il Papa’ e si è stretto al Papa, perchè sa e sente che nel Papa
sta la sola speranza morale per Tuomo anHic iielTetà spaziale, la salvezza. E sa che
il Papa è la •■hiesa e la Chiesa è col Papa; sem'.a del Papa la saldezza religiosa
vidi meno, la certezza morale si estingue.
F il popolo italiano, come i popoli cattolici .11 ogni terra, alla Chiesa crede e la
verità morale invoca... ».
Roma potrebbe avere più ritegno nel giudicare la totalità di un popolo (i suoi umili parroci sanno come stanno le cose). Ma
quand’anche le folle festanti al passaggio
del convoglio pre&idenziale-ponlificio rappresentassero veramente il popolo italiano
lutto (non è certo cosi), quand'anche le acclamazioni Tenlusiasmo fossero ■tolabnenle espressione di genuina fede cattolica (e
abbiamo diritto di dubitarne), anche allora
dovremmo chiedere: Di che fede parlate?
Fede in una Divinità, in Maria, nella Chiesa, nel Papa? espressioni colorate di cristianesimo della religiosità comune dell’uomo? Non riusciamo a scorgere, qui, Tapostolica nuda fede in Cristo crocifisso e
risorto, solo Signore. Due testimoni autentici, in un giorno d’entusiasmo popolare,
« si stracciarono i vestiti e saltarono in mezzo alla moltitudine esclamando: Percliè fate così? Anche noi siamo uomini della
stessa natura che voi, e vi predichiamo che
da queste cose vane vi convertiate all’Iddio vivente » (Alti 14: 14).
La Chiesa cristiana contemporanea, in tutti i suoi settori, è stata messa a brusco confronto con un
fenomeno di grosse proporzioni, di
fronte al quale la sua reazione si è
espressa in nostalgie dei valori di civiltà precedenti o in condanne tanto
sterili quanto prive di senso storico.
Ma al fenomeno non è stata sin’ora
dedicata una riflessione sufficientemente approfondita e sistematica da
aver del tutto chiara la situazione.
Chiamare il fenomeno « post-cristiano » implica già una segreta opzione
di scettico conformismo. Riteniamo
più appropriato qualificarlo come secolarizzazione. Possiamo servirci della limpida definizione del Mehl: « La
secolarizzazione è il processo col quale una società si stacca ad un tempo
dalle nozioni, dalle credenze e dalle
istituzioni religiose che regolavano la
sua esistenza, per costituirsi in realtà
autonoma, trovando in se stessa il
principio della propria organizzazione... Una società secolarizzata è dunque una società che si è costituita su
basi puramente laiche ».
Da parte romana è naturale che
-si attribuisca rinizio e la prima
causante di questo processo alla secolarizzazióne dei conventi, alTesproprio dei beni ecclesiastici, all’abolizione della distinzione tra clero e laicato, alla nuova etica professionale livellatrice del sacro e del profano, prodotti dalla Riforma protestante del
XVI secolo. Si vede nella Riforma il
grande attacco che ha scatenato le
forze che hanno portato alla sconsacrazione del mondo, alla mentalità
razionale deiniluminismo alla concezione della vita propria di quel laicismo che Pio XI ha definito « piestem
aetatis nostrae », al materialismo ateo
marxista. Staccarsi dalla Chiesa che
ha in custodia il sacrario deH’umanità, non può che avere, presto o tardi. come fatale conseguenza, un umanesimo senza Dio, preda dello spirito
del mondo. La nostra epoca è giunta
alla penultima tappa di questo processo di profanazione de! sacro Prima che si passi aH’ultima tappa bisogna correre ai ripari. E’ giunto il momento storico di affrontare la scandalosa anormalità di un’Europa, di un
mondo su cui grava Tombra paurosa
di questa eclissi del sacro, con un sistematico programma di ri-sacralizzazione, che permetta di far rientrare
nel gioco profano le forze metafisicosacrali che emanano da una istituzione religiosa che supera le contingenze
dei secoli. Le forze vive e autenticamente cristiane che sussistono in seno al Protestantesimo non possono
che collaborare a questa generosa impresa di ribattezzare tutto il reale, anche se la sua realizzazione pratica
comporterà certi compromessi e certi opportunismi politico-sociali di stile concordatario. Si vuole, cioè, nella
nuova epoca della tecnica e della sociologia, proseguire sulla vecchia via,
seguita nell'epoca del feudalismo, della borghesia, dei nazionalismi e del
colonialismo, di porre sugli istituti
della polis — dagli organi statali a
quelli scolastici, giudiziari, militari,
ospedalieri, sportivi, ecc. — il suggello del sacro, cioè d’imporre in tutti i
settori del vivere associato la presenza del sacerdozio, dei suoi uffici e dei
suoi simboli, rifiutando di ammettere,
sul piano teologico anche se non sempre sul piano legale, il diritto all’incredulità o al dissenso cristiano, senza
vedere la tragica inefficacia e l’intima
ipocrisia della operazione. I correttivi suggeriti dalla necessità di aggior
narsi alla situazione sono contingenti
e sul piano dei principi non meritano
menzione. Questa insistenza in ogni
modo non è dovuta a formalismo autoritario o a costume di privilegiati,
che non si sono ancora accorti che il
regime del privilegiato è finito, è dovuta a ragioni dogmatiche a cui la
Chiesa di Roma non può rinunciare,
in quanto ineriscono alla essenza del
principio su cui è fondata : essere la
chiesa che oggettivamente rappresenta
la persona e continua l’opera del Cristo sacerdote, redentore di tutta l’umanità e che nell’esercizio di questa sua
funzione non può non essere visibilmente presente nella storia dell’uomo
in tutte le strutture della sua vita
sulla terra.
Naturalmente finché il principio
resta, restano le conseguenze
e sarebbe fittizio eliminare le conseguenze senza mutare il principio, come a varie riprese i movimenti laicisti si sono illusi di poter fare nella
storia politica dei paesi cattolici. Ma
senza riprendere qui la discussione
sul principio, vi sarebbe tuttavia da
domandarsi se la questione non imporrebbe la revisione di schemi secolari. E’ stato il mondo antico, anteriofre e contemporaneo al sorgere del
Cristianesimo, a sacralizzare il reale
proprio sulla base della distinzione
tra sacro e profano. E non è stato
proprio l’Evangelo cristiano — con il
suo annuncio di un Dio che si è secolarizzato, che è diventato storia, cioè
discutibilità, che si è quindi esposto
al rischio della profanazione, di quel
Gesù che si è seduto a mense profane, che ha attaccato la pietà sacerdotale e non ha avuto timore di entrare
in contatto con ambienti equivoci, che
è stato condannato a una pena infamante — a sdivinizzare il reale, a cancellare la separazione tra una sfera
sacra di istituzioni, di luoghi, di persone, di oggetti e il mondo profano,
a qualificare tutto lo storico come ambiguo e contradditorio, a rendere lo
stesso rapporto con Dio dialetticamente problematico, sino al giorno in
cui le cose siano rese manifeste? Tutto questo non significa confondere e
livellare la santità e la mondanità, la
fede e il peccato, significa al contrario che la situazione si è inaspettatamente chiarificata, per cui in questo
mondo che continua a misconoscere e
a crocifiggere Cristo, il lievito dell’Evangelo può essere introdotto come elemento che può far fermentare
l’intera realtà religiosa e mondana,
togliendole la pace e la sicurezza delle sue posizioni raggiunte, ponendola
in stato di costante tensione con qualche cosa che è oltre e che la problematizza. Oggi i cristiani occidentali
rimproverano i cristiani dell’Est di
piegarsi a imposizioni di conformismo,
ma i cristiani deU’Est non rimproverano forse ai cristiani di Occidente di
non essersi ancora accorti che il mondo è una realtà effettiva e che nè in
linea di principio nè sul piano storico
è ancora pensabile di poter vivere in
una economia cristiana, in cui mondo
e chiesa rappresentino una edificante
armonia? Nessuna civiltà può ricevere
il crisma di cristiana, come neppure
nessuna civiltà può essere dichiarata
esclusa dalla redenzione, per il sistema politico-sociale da essa adottato.
La fede nell’Evangelo non consente di
conservare e consacrare l’esistente, stimola a metterlo in questione, mostrandogli l’esigenza del rinnovamento e aiutandolo a concretarlo storicamente.
'Vittorio Subilia
2
pBíf. 2
N. 40 — 12 otU>l)re 1962
Si apre il Concilio Vaticano II
Preceduto da un ’’battage” propagandistico notevole — e anche non ne dubitiamo, da una preparazione teologica e spirituale, di preghiera che non è valutabile in termini quantitativi — si apre,
VII ottobre, il Concilio Vaticano II. Avremo spesso da parlarne, nei prossimi mesi;
contiamo, fra l’altro, sulla corrispondenza
regolare del Pastore Paolo Ricca, a cui la
Tavola, insieme alla cura della Chiesa di
■ Forano Sabina, ha affidato l’incarico di un
ufficio-stampa, a Roma, che segua in modo
particolare i lavori dell’assise vaticana;
egli ci ha già promesso di curare la rubrica ’’cronaca del Concilio”.
La letteratura sul Concilio è ormai sconfinata: pubblicazioni e riviste e stampa quotidiana accumulano sul tavolo delle redazioni dati, notizie: ma per lo più si tratta
di cose esteriori, mentre assai poco, in fondo, si sa di quello che sarà il vero contenuto dell’assemblea episcopale cattolica.
Gli stessi giornalisti cattolici si sono spesso lagnati della scarsa informazione data ad
una Chiesa a cui d’altra parte si chiedeva
di pregare capillarmente, nelle diocesi e
nelle parrocchie, per la riuscita del Con
cilio che non si perdeva occasione per ricordare, anche in modo ossessionante. Molte speranze e molte richieste sono state
espresse, e non si sa in che misura ne sarà
tenuto conto.
A. C. Jemolo aveva ragione di notare, su
La Stampa (7 ottobre), che anche del Concilio si è fatto un mito, il mito del giorno,
un mito che a taluni può dare incosistenti
speranze, e che per i più si brucerà, effimero, nell’entusiasmo di qualche giorno,
quando la ’’notizia” non farà più titolo su
tutte le colonne, in prima pagina dei quoti
diani. Ma dietro al mito, una realtà.
Seguiremo dunque sobriamente lo svolgersi del Vaticano II, consci che ■— pur fatto interno della Chiesa romana — esso è
un avvenimento d’importanza per la Chiesa di oggi, un evento di cui il Signore della Chiesa può, mediante il suo Spirito e la
sua Parola, servirsi al di là dei programmi
degli uomini. Sarà anche un tempo di ripensamento delle nostre posizioni.
In questo numero pubblichiamo alcuni
articoli e alcuni dati che potranno aiutare
a meglio comprendere e valutare l’avvenimento; altri seguiranno.
Le tappe conciliari
nei secoli
Il Concilio ecumenico convocato da Giovanni XXIII sarà il ventunesimo
della serie cattolica. Diamo una rapida scorsa ai venti precedenti, notando che
soltanto i primi otto possono essere considerati veramente « ecumenici », cioè
« universali ». Tali concili generali divennero possibili solo con il riconoscimento
imperiale del Cristianesimo, da parte di Costantino ; furono anzi sempre indetti
ufficialmente dall’impteratore, e si svolsero tutti in Oriente.
concìli ecumenici
1. - NICEA I (325) — Convocato dall’imperatore Costantino, condannò l’arianesimo, che rifiutava la natura divina di Cristo.
2. ■ COSTANTINOPOLI I (381) — Convocato dairtmperatore Teodosio I; rinnovata condanna della dottrina di Ario, che negava il dogma della Trinità.
3. - EFESO (431) — Convocato dall’imperatore Teodosio II, condannò Nestorio,
che negava la maternità divina di Maria e sosteneva quindi la sola natura
umana di Cristo.
4. - CALCEDONI A (451) — Convocato daU’imperatore Marciano contro Eutiche, che insegnava non esservi in Cristo ohe la sola natura divina (monofi^no).
5. - COSTANTINOPOLI II (553) — Convocato dairimperatore Giustiniano I
contro tre teologi che avevano condannato sia i monofisiti sia il concilio di
Calcedonia.
6. - COSTANTINOPOLI III (680) — Convocato daU’imperatore Costantino IV,
condannò una nuova forma d’arianesimo, che affermava non esservi in Gesù
che una sola volontà (monotelismc).
7. - NICEA II (787) — Convocato dairimperatrice reggente Irene contro gli
iconoclasti (U culto delle immagini era stato condannato daU’imperatore
Leone III l’Isaurico).
NeU’867, Fozìio patriarca di Costantinopoli, proclama l’anatema contro Nicola I
vescovo di Roma.
8. - COSTANTINOPOLI IV (869-70) — Convocato daH’imperatore Basilio I
contro Fozio, deptosto dal Concilio ma riabilitato nell’879 (la Chiesa grecoortodossa, infatti, non riconosce questo Concilio, ma considera valido il IV
Costantinopolitano deU’879-80).
Nel 10^, SCISMA delle Chiese d’Oriente che rifiutano la supremazia del vescovo
di Roma.
CONCILI PRETESI ECUMENICI „
dopo la divisione della Chiesa
9. - LATERANO I (1123) — Convocato da papa Callisto II contro le pretese
imperiali sulla nomina dei vescovi (lotta per le investiture; concordato di
Worms).
10. - LATERANO II (1139) — Convocato da papa Innocenzo II contro lo scisma
creato in Occidente dall'antipapa Anacleto li.
11. - LATERANO III (1179) — Convocato da papa Alessandro III contro gli
Albigesi al termine del contrasto con l’imperatore Federico Barbarossa; i 2/3
dei voti dei cardinali sono ormai necessari per reiezione del papa.
12. • LATERANO IV (1215) — Convocato da papa Innocenzo III contro i Catari
(la condanna incluse, confondendoli in parte con quelli, i Valdesi); sancì i!
dogma della transustanziazione, e l’obbligo della confessione almeno una
volta all’anno e della comunione pasquale.
13. - LIONE I (1245) — Convocato da papa Innocenzo IV contro rimperatore
Federico II ; trattative d’unione con i Greci.
14. - LIONE II (1271) — Convocato da papa Gregorio X, per l’unione con i
Greci; istituzione del Conclave.
15. - VIENNE (Delflnato, 1311) — Convocato da papa Clemente V contro i
Begardi e soprattutto contro l’Ordine dei Templari, dietro istigazione di
Filippo il Bello, il quale, nel 1314, dopo una parodia di processo fece condannare al rogo il Gran Maestro Jacques de Molay, confiscando a favore della
Corona i beni dell’Ordine. Dopo il Concilio i papi si stabilirono ad Avignone.
(1304-1377).
Malgrado la sempre maggiore pretesa d’autorità del papa, verso la fine del
Medioevo si diffusero idee nuove, affermanti la preminenza del Concilio sul
papa (conciliarismo), e parecchi Concili furono agitati da questo moto.
16. - COSTANZA (1414-18) — Convocato dall’imperatore Sigismondo, durò circa
quattro anni, durante uno dei periodi più torbidi della Chiesa cattolica. Al
momento della convocazione v’erano tre papi : Gregorio XII, Giovanni XXIII
e Benedetto XIII. Finalmente l’elezione di Martino IV, restituì alla Chiesa
un’apparenza d’unità. Il Concilio di Costanza condannò Jan Huss; manifestò la superiorità del concilio sul papa.
17. - (BASILEA-FERRARA-) FIRENZE (1431-1445) — Convocato sotto il regno
di papa Eugenio IV, fu anch’esso turbato dall’elezione di un antipapa e dal
mantenersi di im anticoncilio, a Basilea, mentre il concilio « legale » continuava a Ferrara, poi a Firenze ; quivi parteciparono pure l'imperatore d’oriente Giovanni Vili Paleologo e il patriarca di Costantinopoli Giuseppe; fu
affermata un’imlone con i Greci che rimase però senza effetto.
18. - LATERANO V (1512-1517) — Convocato da papa Giulio II, tentò di
avviare alcune riforme, ma ormai Lutero affiggeva le sue 95 tesi a Wittenberg.
SCISMA DELLA RIFORMA.
19. - TRENTO (1545-1563) — Convocato, con lunghe interruzioni, sotto i regni
dei papi Paolo II, Giulio III e Pio IV, contro la Riforma; concilio capitale
per la fissazione della dottrina romana, ne parti l’ondata potente della Controriforma.
20. - VATICANO I (1869-70) — Convocato da papa Pio IX con la bolla « Aeterni
Patris», era stato preparato dalla proclamazione (per autorità papale) del
dogma della Immacolata Concezione (1864); discusse e infine sancì il dogma
dei primato e deH’infallibilità papale; ma sui circa 1050 vescovi cattolici di
allora 774 parteciparono al Concilio; al momento del voto rimasero in 535;
533 sì e 2 no. In seguito alla proclamazione di questo dogma si ebbe un ulteriore scisma, con la costituzione della Chiesa vecchio-cattolica.
Alleviamenti euovì nel caltnlìceslme
...E’ un dato di fatto che, per quanto riguarda i rapporti interconfessionali, ci troviamo in presenza di manifestazioni diverse tra il Cattolicesimo
di ieri e il (Hattolicesimo di oggi nonché nello stesso (Cattolicesimo di oggi.
Senza risalire ai tempi delle condanne
per eretica pravità, basta pensare alrEnciclica « Moitalium ánimos » di
Pio XI nel 1928, aU’Enciclica « Mysiici Corporis » di Pio XII nel 1943, al
Monitum «Cum compertum» nel 1948
e ancora alla Instructio « Ecclesia Catholica » nel 1950, tutti documenti sulla linea del più respingente integrismo, richiedenti come condizione dell’unità la sottomissione pura e semplice. Se si confrontano questi documenti con certe — non tutte! — dichiarazioni di Giovanni XXIII, in cui
invece della tesi integrista sembra sostenuta la tesi della integrazione (1),
in cui sembra si voglia fare proprio
ciò che la ¡nstructip del 1950 solennemente vietava, onde evitare il pericolo dell’« indifferentismo », cioè integrare le verità professate dagli acattolici con le verità formulate dal dogma
cattolico, passare « sotto silenzio » i
punti di vista controversi, insistendo
sugli elementi che uniscono e tacendo
quelli che separano, in cui alla formula anti-ecumenica del ritorno sembra
si tenda a sostituire la formula dell’incontro, si può avere l’impressione
che sia avvenuto un mutamento radicale nell’atteggiamento del Cattolicesimo romano. Questa impressione
.sembra trovare conferma quando si
consideri con attenzione un punto specifico delle dichiarazioni pontificali.
11 Pontefice in varie occasioni e in varie forme ha espresso il concetto che
il Concilio è innanzi tutto un affare
interno della Chiesa cattolica nel senso che la sua opera « è veramente tutta intesa a ridare splendore sul volto
della Chiesa di Gesù alle linee più
semplici e più pure della sua natività :
ed a presentarla cosi come il Divino
Fondatore la fece », ha da essere un
« soffermarsi alquanto intorno a lei in
uno studio amoroso a ricercarne le
tracce della giovinezza più fervorosa
e a ricomporle ». Questo lavoro interno è stato presentato in termini che
hanno fatto pensare a una premessa
intesa a permettere in un secondo
tempo dei contatti con i non cattolici, quasi che s’intenda provvedere alla ripulitura e al riordinamento della
casa del Padre comune, perchè sia
pronta e adatta ad accogliere i nuovi
inquilini destinati ad abitarla insieme
agli inquilini di vecchia data. Se si
guarda al di là della bonomia di fresco sapore familiare, consueta nel
temperamento e nel linguaggio del1 attuale Pontefice, si può ben dire che
con queste dichiarazioni sembrò accolta da parte del supremo magistero
cattolico la tesi protestante della riforma come condizione dell’unità.
Non solo tra il Cattolicesimo di ieri
e il Cattolicesimo di oggi, ma nello
stesso Cattolicesimo di oggi si registrano atteggiamenti diversi. C’è evidentemente una tensione che dall’esterno appare come non componibile tra le dichiarazioni dell’Arcivescovo olandese Alfrink, di poi nominato Cardinale, circa l’insostenibile assurdità della formula del ritorno e la
necessità di un nuovo stile interconfessionale o quelle di Hans Kùng, un
teologo svizzero, professore alla Facoltà di teologia cattolica di Tübingen, in un libro che porta la prefazione di due Cardinali — « non può trattarsi di un ’ritorno’ solo per gli altri,
come se noi non avessimo alcuna responsabilità nella separazione, come
se twi non avessimo per conseguenza
nulla da riparare, come se noi non do
Qui, come in 1“ pag., abbiamo
riportato alcune pagine di un
ampio saggio critico del Prof.
V. Subilia : « Il problema del
CattoUcesimo! », di imminente
pubblicazione presso la Claudiana, nella Collana della Facoltà
di Teologia. Ci pare si tratti di
un’opera d’importanza fondamentale e di un’attualità non
effimera, e queste pagine lo provano. La si può prenotare fin
d'ora alla Claudiana (Via Principe Tommaso 1, Torino) o alla
Libreria di Cultura Religiosa
(Piazza Cavour 32, Roma).
(1) Nel Cattolicesiimo odierno si posso
no niscoinilirare dtie posizioni nei riguardi
deiU’uinittà deiila Glidesa e dei rapporti con
i oristii-anii non callolici, due posizioni enIramibe catloiiche come fondo ma divergermi nella pirocedura : la prima è nota
solito il nome di integrismo, la seconda
viene desiginaila come un processo di integrazione.
Per integrismo s’imlende una soltoimiissione pura e semplice al magistero di Roma, il rLtorno alla ca>sa patema dei fiiglioli
pirodiglii. Questa prima posizione interpreta
la probdemaitim degli ortodossi e dei protestanti come una nostalgiai di Roma, che
non dovrebbe modificare in nulla il suo
pailriiinoimo tradizionale verso il quale gli
acattolici dovranno presto o tardi fatalmente orientarBi.
Per integrazione s’intende un processo
di iniserimonto delie verità evanigeliohe
professate daigli acaittolioi nel contesto della dottrina e dell’apparaito gerarchico cattolico, così da soslituiire alla fominla del
ritomo la formullà dell’incontro.
vessimo andare incontro agli altri, come se gli altri non avessero nulla da
portarci, essi, i nostri fratelli, che amano il Cristo, il Signore! Una tale maniera di agire è troppo pretenziosa e
farisaica anche se accompagnata da
preghiere » — e le dichiarazioni di P.
Luigi Ciappi, Maestro del Sacro Palazzo Apostolico, secondo cui la Chiesa cattolica « ha tutto da dare e nulla
da ricevere », « il deposito delle verità divine e i mezzi di santificazione
sono integralmente soltanto in lei »,
è dunque impossibile di « pregare e
lavorare efficacemente per l’unità cristiana se non avendo di mira la riunione dei fratelli separati ai loro antichi compagni di fede, ossia il ritorno
alla Chiesa madre dei figli lontani »
o quelle equivalenti del P. Marco Girando O.P. ; « Detto in termini crudi
la riunione si farà soltanto se i prote
stanti abbandoneranno le loro dottrine per accettare integralmente quelle
della Chiesa cattolica ». C’è una tensione o addirittura una opposizione
di due spiritualità fra l’alta preghiera
dell’abate Couturier, così in favore
negli ambienti ecumenici, perchè il ritorno all’unità si operi come e quando
Dio vorrà, e le irrigidite precisazioni
del P. Ch. Boyer S.J., secondo il quale la formula è pericolosa e non accettabile da parte cattolica, in quanto
il cattolico ha una conoscenza rigorosa del come la riunione avverrà,
cioè mediante il ritorno e la sottomissione dei separati alla Chiesa di Roma e alla sua gerarchia. Segni di questi contrasti si possono riscontrare
perfino a proposito delle stesse dichiarazioni pontificie: si potrebbe alludere alla famosa affermazione, di cui
non è possibile stabilire la autenticità o meno, che Giovanni XXII1 avrebbe pronunciato il 29 gennaio 1959 davanti ai parroci di Roma e che sembrava farsi eco della nuova valutazione cattolica della Riforma : » Non faremo un processo storico. Non cercheremo di stabilire chi aveva ragione e chi aveva torto. Le responsahilil;'.
sono divise. Diremo soltanto; Riuniamoci, poniamo un termine alle di.scussioni ». Ma, a parie affermazioni contrastale di questo tipo, che, come hanno rilevato due vescovi cattolici di rito greco, non hanno l’onore di piacere a cerili ambienti della burocrazia
vaticana che si affrettano ad « attenuarle » e a « sviarle dal loro senso
ovvio », ci sono nell’attiviilà del Pontefice in rapporto al problema ecumenico delle manifestazioni sconcertanti, le quali inducono a pensare che
l’interpretazione ottimistica delle sue
affermazioni nei riguardi del Concilio non può essere sostenuta se non
in limiti molto ristretti. Come quando, pur avendo parlato di riaccoslamento delle posizioni dottrinali (una
mentalità non cattolica è istintivamente portata a interpretare la dichiarazione nel senso di un regime di reciprocità), pone il lavoro ecumenico del
Concilio sotto gli auspici di Maria
Immacolata, Regina della Chiesa, Mater Unitatis e sotto la protezione di
S. Giuseppe, approva e raccomanda
la recitazione del Rosario per il Concilio, proclama Lorenzo da Brindisi,
morto nel 1618. uno dei più ingiusti
e unilaterali polemisti antiluterani del
secolo XVI, Dottore della Chiesa universale. Queste manifestazioni valgono a ricordare a certi protestanti, più
sentimentali che riflessivi, che il Papa
è e rimane cattolico. Del resto si può
osservare che le dichiarazioni pontificie assumono un crescendo di esplicitazione, da quelle più vaghe dei primi annunci — che per i non informati si potevano prestare ed effettivumente si sono prestate ad interpretazioni arbitrarie di infondato ottimismo — a quelle più precise della convocazione concreta delle Commissioni
preparatorie e infine del Concilio stesso... Vittorio Subilia
Breve preisteria del Vaticano II
25 gennaio 1%9: in ani Comclstoro segreto
Giovanni XXIII annuiniHa il Conicilio,
accanlo airimìizione del sinodo diocesano romano.
24- gingino 1960: aperlura del Sinodo diocesano di Roma, nresiedulo dal papa.
13 novembre 1960: ina-uiginrazione della
fase preparatoria del Concilio; inisialla z i on e d elil e C oanm issi on i.
15 magigio 1961: promulgazione deirenciolìca « Maler et Magislra », che definisice la posizione callolica di fronte
alle questioni sociali, c isopralluito ricO’iiÌemja la cosicienza e la volonltà della Chiesa di Roma di essere, per il
aiiondo intero, Madre e Maestra.
12 giugno 1961: 1« sessione della Coniimi«sione centrale,
7 novemihre 1961; 2« sessione della Commissione centrale; temi: professione di
fede, costituzione salile fonti della Rivelazione (Scrittura e Tradizio-ne), invito ai fratelli separati, ripartizione
dei sacerdoti, sanlilà sacerdotale, par*
roccihia, doveri dei sacerdoti, uffici e
henefiici eoclesiasticì, patrimonio eoclesìaslieo artistico.
11 novembre 1961: promulgazione della
enciclica « Aeterna Dei sapientia », sul
senso profondo del Concilio ; essa fra
rullro ribadisce forlemenle la dollrina
delil’infallibiliità papale, olle pretende
far risalire oltre Leone Magno.
25 diw‘embre 1961: promiulgazione della
bolla d’indizione del Concilio: « Huiiianae salnlis ».
6 gennaio 1962: esortazione apostolica
« Saicrae laudis » al clero di lutlo il
mondo per il successo del Concilio.
23 gennaio 1962: 3« sesisione della Commissione centrale; temi: ordine morale, ‘Confermazione, capacità di confesisare, diaconato. Chiese orienitali, difesa del deposito della fede. Rivelazione, dogmi, origine dell’uomo, balie,
simo dei neonati, peccalo.
8 marzo 1962 : 4« sessione della Commissione centrale; temi: potere dei vescovi, loro relazioni con la Coiiria, loro
relazioni sul piano nazionale, vita delle diocesi, ordini religiosi, universilà
e seminari, Chiesa orientale, digiuno
e partecipazione dei fedeli alla messa,
vocazio-ne e formazione sacerdotale.—
26 marzo 1962; 5» sessione della Commissione centrale; temi; liturgìa, missioni,
clero indigeno, religiosi missionari,
apoistolaito laico nelle missioni, seminari e opere missionarie, stampa e spettacoli, eoe.
13 maggio 1962 : 6« sessione della Conimissione centrale ; temi : episcopato,
mikssione pastorale del vescovo, eollal>oralorì del vescovo, collegialità dell’episi'opalo, insegnamenlo religioso,
mairiimonio e inairimoni misti, costiitiizione dogmatica della Chiesa, laici nella vita della Chiesa, religiosi, calendario perpetuo, ecc.
20 giugno 1962: <hiusura della 7" e ulliima
sessione della Commissione centrale ;
temi: collaborazione dei religiosi con
il mimisrtero del vescovo, onorari delle
messe, ammissione megli ordini dì j>asiori noTi-cattolìci, unità e Chiese orientali, preparazione al sacerdozio, preparazione al malrimonio, scuola, apostolato dei laici, rapporti Gliiesa-Stailo.
6 agosto 1962: con « Motu proprio » (« Appropinquante Concilio ») — pubblicalo
solo il 5 settembre — Giovanni XXIII
siabiUsce le norme per il Concilio.
11 setitembre 1962: in un discorso alla Radio Vali(‘ana, ritrasmesso dalla radiotelevisione di molli paesi, Giovanni
XXIII parla del Concilio, un mese prima deiila sua apertura.
Il Concilio sì teiTà in siuccessive sessioni, infammezzale da interroizioni; la prima sessione durerà fin verso Natale; il
Concilio riiprenderà poi i suoi lavori in
primavera.
3
ö-ottobre 1962 — N. 40
pa«. 3
W pastore Hébert Roux. uno degli osservatori
al Vaticano II designati dall’Alleanza
Riformata Mondiale, vi dice :
osservatori
Pare che rannuncio dell’invio di osservatori protestanti al secondo Concilio del Vaticano abbia suscitato ira
i protestanti (...) più sorpresa, più riserve, anzi più inquietudine che reale comprensione e soddisiazione. Alcuni anzi sono indignati! e non esitano a parlare di capitolazione o di
tradimento deH’eredità dei padri.
Poiché sono io stesso uno degli osservatori designati dall'Alleanza Riiormata Mondiale, accanto al Rev. D.
Shaw, della Chiesa Presbiteriana di
Scozia, e al Prof. J. Nichols, della
Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti, ringrazio «Réforme» che mi permette di far qui qualche messa a punto:
1) L’invito ad inviare degli osservatori non è stato rivolto ad alcune chiese « locali » o « nazionali », ma agli
organismi rappresentativi delle grandi confessioni cristiane non romane
(patriarcati ortodossi, comunione an
glicana. Peder, luterana, Alleanza riformata, Peder, delle Chiese metodiste, ecc.) e al Consiglio ecumenico
delle Chiese. Il che significa che le
Chiese protestanti non sono evidentemente tutte rappresentate fra i 20-25
osservatori designati (è cosi che nessuna delle piccole Chiese italiane è
rappresentata da un suo osservatore:
c’è chi può deplorarlo, in quanto abbiamo una conoscenza del Cattolicesimo particolarmente diretta; ma forse
proprio tale presenza avrebbe rappresentato un problema troppo delicato.
N.d.r.).
2) Accettando l’invito che era stato
rivolto loro, è altrettanto certo che i
grandi organismi « confessionali » hanno tenuto a sottolineare non solo —
come lo fa l’Alleanza riformata — che
desiderano « avere un’informazione
Frani<-ia
Al'iri paesi
d’Eiiiropa
\meri(-a Ladina
Amm-i<-a del Nord
Asia
.Africa
()eean i a
120
280
400
200
700
600
3,S()
200
30
Totale 1.880
Cifra non definitiva a ini sono da
.lissiiinf'ere i ennsiglierl, i eonsultori, i superiori, cee.
diretta sui lavori del secondo Concilio del Vaticano », ma anche che volevano essere attenti all’avvenimento
che rappresenta per la Chiesa romana il radunarsi di un Concilio nel nostro tempo. A giudicare anche solo
dai titoli delle grandi commissioni del
Concilio, ci si accorge che la Chiesa
cattolica si prepara ad interrogarsi su
sé stessa, suda sua organizzazione e
sulla sua disciplina, sul modo con cui
è chiamata a compiere la_ sua missione nel mondo. Si impegna in questo
sforzo secondo le sue norme ed i suoi
presupposti dottrinali. Ma data Timportanza e le ripercussioni che potranno avere le decisioni di questo
Concilio, tanto per l’avvenire e la vitalità della cattolicità romana quanto per il suo atteggi^amento e il suo
comportamento nei confronti delle al
tre confessioni, è certo che la presen
za di osservatori « non-cattolici » riveste un significato indubbiamente
senza precedenti : significa p>er la Chiesa nmaana xm certo modo di uscire
dal suo « isolazionismo », di proseguire in modo aperto il suo sforzo di riflessione tedesca e di rinnovamento
interno. Per noi protestanti in particolare, poi, la nostra presenza a Roma attesta, a causa di tutto ciò che ci
separa e malgrado questo, la nostra
volontà di prendere sul serio e in modo positivo tutto ciò che può avvenire
nel seno stesso della Chiesa romana:
questo, in virtù delle intenzioni origi
narie della Riforma e della nostra fede evangelica nella potenza di Cristo,
il quale, mediante la sua Parola e il
suo Spirito Santo è sovranamente libero di agire in seno ad una tale as
semblea conciliare!
3) Conviene ancora ricordare che
gli « osservatori » — come indica il lo
ro nome! — non hanno altra missione se non di osservare, secondo le pos
sibilità ohe saranno loro offerte. Non
hanno alcun mandato, nè per parlare
in nome delle Chiese che li hanno designati, « nè per avviare qualsiasi trattativa» (Cfr. decisioni di Ibadan, per
l’A.R.M., e di Parigi per il CiE.C.). Assisteranno alle assemblee plenarie e
parteciperanno ad incontri particola
ri previsti dal Segretariato per l’unità; saranno informati sui lavori del
Concilio, ma non potranno riferirne
che alle autorità ecclesiastiche che li
hanno delegati.
4) Infine — e per andare fino in fondo al nostro pensiero — se è necessario denunciare le chimeriche illusioni
di un falso ecumenismo, ingenuo o
ignorante, che sorvola superficialmente le esigenze dottrinali e confonde la
carità con le effusioni sentimentali,
non si può d’altra parte lasciar dire
e sospettare che la ricerca delle condizioni di un vero dialogo con la Chie
sa cattolica romana costituisce un abbandono o un tradimento della fede
evangelica per cui hanno sofferto e
sono morti i nostri padri. Poiché essi
hanno avuto l’onore di sostenere fra
le lacrime e col sangue il combattimento della fede, non si tratta certo
di rinnegarne la memoria. Ma l’onore
che dobbiamo loro non può servire di
pretesto oggi per sfuggire o disertare
lo stesso combattimento della fede,
quando si presenta in un clima di pace e di rispetto reciproci.
Poiché, in definitiva, proprio di que
sto si tratta. Fra Roma e le Chiese
della Riforma, al di là delle differenze di sensibilità e delle forme di spiritualità o di pietà, rimangono posti
dei problemi di fede. Tutti i veri « ecumenisti» lo sanno bene e per questo
c’è e ci deve essere dialogo, e questo
dialogo è « combattimento della fede ». In questo combattimento non c’è
mai stato e non ci sarà mai altro vincitore se non Gesù Cristo, Signore universale dei credenti che ascoltano e
ricevono la sua Parola, aspettano e
ricevono da lui la loro unità. Proprio
quelli ohe si appellano alla fede dei
padri — non per gloriarsene — e che
in conseguenza provano « la pazienza
e la consolazione che vengono dalle
Scritture», proprio essi possono dav
vero rallegrarsi e impegnarsi senza ti
more nel dialogo. Possono anche e de
vono pregare per il Concilio senza ipocrisia,. ricordando che « pregare per »
qualcuno significa porlo in dipendenza e sotto la grazia di Dio in Gesù
Cristo. . .
Ecco, penso, alcune delle ragioni per
cui è bene che ci siano degli osservatori al Concilio e che i cristiani evangelici possono renderne grazie a Dio.
Hébert Roux (Da Réforme)
Commissioni preparatorie
del Concilio
Coiìwiissione cf^tUrule. Pre«.: Giovamnì
XXIII; seigir.: Moints. P. Felini.
Commissione teologica. Pries.: card. Oiilaviani; segr. : r. n. S. Tronii>, S. j.
Commissione dei Vescovi. Pres.: card.
Mini/mi; .segr, : moim. J. Gawliina.
Commissione sulla disciidina del clero.
Pres.: card. Ciriaei; segir.: r. p. BeruiUi.
Commissione dei religiosi. Pres.: card.
Vaileri; segr.: r. p. J. Reusseaux.
Commissioiie dei sacramenti. Pres.: card.
Macella; segr.: r. p. R. Bidagor.
Commissione della liturgia. Pre». : card.
G. Cicognaini; segr.: r. p. A. Bugnimi.
Commissione degli studi e seminari. Pres,:
<ard. Pkzardo; segr.: r. p. A. Mayer.
Commissione Chiese orientali. Pres.: card.
A. Ci/cognami; segr.: r. p. A. Weìykyi.
I.a navata centrale
della basilica di
Pietro, alla proclamazione del dogma
(bella assunzione
corporale di Maria
(19S0); ancora pia
grandiosa l'assise
episcop-ale rornanu
odierna.
(Foto I.C.l.i
Cronaca del Concilio
Commissione per le mLssioni. Pre®. : carfl.
À,gagiaiiiaiTi ; .segr. moin®. D. Mafìiew.
Commissione dell’apost olmo dei laici.
Pres.: carvi. Cenlo: sega*.: mon®. Glorieux.
Commissione del cerimoniale. Pres.: card.
Tiisserainid; segr.: mon®. Nairdone.
Segretarmto della .stampa. Pres.: moiiiis.
O' Coninor; segr.: mone. Deskfur.
Segretarimo per Vunione dei cristumi.
Pres.: ranl. Bea; segr.: mon®. Willehrands.
Segretarioio amministrativo. Pre®. : card.
Di Jorio; segr.: nioirs. Guerni.
Ogni eoinmissione fomprende fra 50 e
60 « memibri » e « corvsailitori ». Ln Commissione centrale roiipprende 92 « membri » e lino irentiiiia di « eonsigilieri ».
Roma immobile
’’Tutte le .struile conducono a Roma, ne.s.siina ne parte. Rontu non è
un Itiogo di pa.ssaggio, è un punto
d'arrivo" (Jeuti D’Hospital). Qtieslo è vero utU'he spiritualmente. Roma è aperta per ricevere, per accogliere, tende le braccia verso il mondo, noti minacciosa ma cotuàliante.
Pi’ pronta ad ascoltare (non tanto a
di.scutere), è pronta a far posto ad
altri, non a sjtoslarsi. Roma si muove, si apre, si espande ma non si
sposta. Il cerchio si allarga, ma il
suo centro è immobile. Pai ’’navicella di Cristo" non naviga liberanieiile ¡ter i mari (come la nave dell’Oikoiiineiie), è già in porto, già anco
rata. Roma è lina gran rete gettata,
anche molto lonttaio, ma che ita
giorno sarà tratta a riva. Roma vuole Tunità dei cristiani, questo è certo, ma essa l'ha già. Non la cerca
insieme agli altri, la offre. Tutte le
strade conducono a Roma ma nessuna ne. parte.
Roma conciliare
PI mondo è stato invitato, il mondo accorre. Piovono da tutte le parti, delegati, ospiti, giornalisti. Si è
subito immersi in un mare di parole. Tutti ¡tarlano, chiedono, ma nessuno risponde. Quel che tutti dicono, lo sanno già tutti. Quelli che
davvero sanno, iitì ece, non sanno
titilla. Puntile interrogarli. ’’Bisogna aspettare...’’, dicono. Roma ha
tempo, Roma, città eterna, ha l'elernità. Quelli che sanno, dnncine.
tarrioiio. P^a prudenza è una vii tu
( ardinale. Sono notoriamente i mi
gliori diplomatici ilei motulo. Pi
buon diplomatico e appunto colui
che fu fìnta di saper tutto quando
non sa nulla e di non saper niilln
(piando sa tutto.
La barriera
Nessuno ne parla, tranne certa
stampa cattolica, ma for.se molti ci
¡tensano. Pn burriera anticomunista,
il ’’serrate le fila’ dei l'ristiani di
fronte alla minaccia marxista. Molli
¡trotestanti li .simtono da (ptelVorecchio, purtroppo, anehe (¡iiuiido non
10 confessano, forse per ¡nidore. Sappiamo d’altra parie che l’alto clero
luliiio-itnwricano incoraggia molto
un avvicinamento con i protestatili
.su ba.se antimarxista.
11 problema
PI problema è .se la Chiesa cattolica sia suscettibile di riforme o no.
Un teologo cattolico ha detto recentemente: ’’C’e molto da riformare
nel cattolicesimo (cioè, fra i cattolici ), non c’è nulla da riformare nella chiesa cattolica (cioè, nelle sue
strutture)’’. PjU chiesa, insonima, ha
da riformare i suoi membri, non se
stessa. La chiesa è sì semper reformanda (sempre, da riformare), come dicono i protestanti, ma non come organismo; è da riformare solo
come popolo di credenti. Ad esempio, il papa deve certo riformarsi.
libri
Vari: Un Concilio per il nostro
tempo. Morcelliana Editrice,
Brescia 1962, pp. 147, L. 700.
CARLO FALCONI : I perchè
del Concilio. Silva EMitore, Milano 1962, pp. 276, L. 2.200.
P. BOURGUET: Opinions sur
le Concile. S. Germain-en-Laye
1961, pp. 108, L. 900.
E, FUCHS: Valeur des conciles
oecuméniqucs. Genève 1962, pp.
18. L. 250.
R. PFISTER: Das zweite Vatikanische Konzil und wir Protestanten. Zvingli Verlag, Zürich-Stuttgart 1962, pp. 56.
ma come Angelo Roncalli, non come
successore di Pietro. Come successore di Pietro non è riformabile.
Chi siamo?
La tesi di fondo che soggiace alla
più illuminata politica ecumenica
(attolica è in sostanza la seguente:
I! protestante è un cattolico che si
ignora. Lo sforzo che molti teologi
e diplomatici cattolici stanno facendo è di dimostrare che le ’’verità
¡irote.stanti’’ non contraddicono affatto la dottrina cattolica e che Roma può farle sue, senza difficoltà
perchè in fondo son sempre state
sue, quanto meno anche site. E allora, una volta che la ’’casa comnno" sia stata ripulita da ciò che più
urta la sensibilità e suscettibilità
protestante (culto dei santi, eccessi
di ritualismo, culto della Vergine,
latino, ecc.). lina volta che Roma
affermi ufficialmente o ufficiosamente la tmlidità delle posizioni protestanti (senza peraltro rinunciare alle proprie), che .senso avrà ancora il
piotestanlesimo? Non sarà esso superato dai fatti? Che cosa ci resterà
da. dire? Quando ad esempio vi dicono che il primato del papa non è
un primato di dominio (in tal caso
le critiche dei protestanti al papato
sarebbr^ro giustificate) ma è un primato di servizio, cosa risponderemo?
¡¡¡.sogna prepararsi.
L'attesa
E’ indubbio che attesa re n’è. Forse è per accrescerla tuicora che il
¡tapa ha fatto il .sito pellegrinaggio
ud Assisi. Le Commissioni preparatorie che han svolto il lavoro decisivo erano per la ina.s.sima parte in
mano a uomini della curia, in mano
alla burocrazia vaticana. Bisogna
¡tero aggiungere che alle varie commissioni sono stati affiancati come
( onsidenti ( che intervengono solo
(¡uando sono interrogali) molti fra i
migliori teologi cattolici, soprattutto
del Nord Europa. Non è dato di sapere quale sia stato il loro contributo nella elaborazione degli schemata
che saranno sottoposti all’esame del
Concilio. Se si è trattato di un contributo consistente, ci si può aspettare (¡ualco.su di hiioiio. Altrimenti,
no. Paolo Ricca
Il silenzio
di ‘‘Adesso,,
u Adesso u, il periodico fondato da don
Primo MazzoJari, dopo quattordici anni di
vita è stalo coslrelto a sospendere la pubblicazione. l.a nctizia, data sull’ultimo numero del 15 settembre c. a-, n» ha addolorato e in parte anclie sorpreso. Dico « in
parte », giaceliè ero a conoscenza delle dii6coità di giorno in giorno eresoenli che incontrava il piccolo gruppo dei suoi redattori, ma aveva speralo che « almeno essi »
avrebbero resistito. E invece anch’essi' hanno capitolato.
Negli scorsi anni il periodico si era fatto
sostenitore, sul piano politico, di una formuzione di centro sinistra. Nel numero
del 1“ marzo 1960 si leggeva : « Un governo di centro-sinistra non è l’unica soluzione valida per un elettorato che in netta
maggioranza è per una politica di tal genere, ma è anche l’ultima possibilità che si
offre ai cattolic.i democratici della DC di
salvare il Paese dall’attuale minaccia del
clerico-fascismo e della destra economica ».
Potrebbe quindi destar meraviglia che proprio oggi, quando, bene o male, si vo^ia
0 non si voglia, il centro-sinistra si è realizzato, « Adesso » sia costretto a sospendere la pubblicazione. Ma ben sappiamo
quanto sia stretto il connubio tra la destra
economica e la Curia romana e quanto più
accanita si sia fatta oggi l’opposizione alPatluale situazione politica interna. Ma
non è certo questa l’unica ragione della
lolla scatenatasi contro il piccolo giornale.
Con « Adesso » si spegne una voce libere e, per me, una voce amica. Avevo sentito di poter collaborare con il gruppo di
« Adesso », aitche se non ne condividevo
la « piattaforma della loro sicurezza ». Ed
era proprio questo sentirmi più libero, più
padrone di me stesso, senza tema di anatema e scxtmuniehe perchè collaboravo con
loro, mentre essi, forse, avevano delle noie
per aver cercato la mia collaborazione, era
questa diversa posizione che mi faceva sentire a volte a disagio tra loro. Perchè vi
scorgevo un vantaggio, una superiorità, oserei dire, che essi non avevano, e ciò mi
rallristava. Ma, a differenza di altri gruppi cattolici con i quali ero venuto a contatto, iti questo di « Adesso » avevo trovato una profonda affinità di sentimenti.
Ero cosi .attratto verso di loro per il loro
impegno, per la loro sincerità, per la loro
visione dei problemi dell’ora e la loro
apertura su tulli gli orizzonti. Dimenticandoli come cattolici (e in questo essi, die
non mi avevano dimenticato come protestante, erano migliori di me), avevo riconosciuto in loro dei Cristiani non conformisti e non farisei, come io vorrei che fossero tutti i Cristiani, a qualunque Cliies.t
appartengano. «Siamo troppo sicuri delU
nostra fede — -si leggeva sul numero del 15
dicembre 1960 — e crediamo di difenderla
acionieiitandoci di una cultura che giudica
ma non produce, di una politica immobile,
di mi confessionalismo che esclude le responsabilità. E dimentichiamo che il nostro
atto di fede ha un significato solo se è un
alto creativo, di una creatività in tutti i
campi, ricca di carica umana e capace di
elevare strutture finalmente cristiane ».
Eredi e ccntinualori di don Primo Mazzolaci, vicini al pensiero dii Emmanuel
Mounier e di Jacques Maritain, il piccolo
gruppo di « Adesso » aveva allargato la propria sfera con attivi e proficui contatti con
1 gruppi di « Esprit » e di «Témoignagc
Clirétien » e, aperti a tutti i problemi mondiali. niello spesso per dirette esperienze,
avevano fatto di « Adesso » un periodico
che aveva saputo uscire dal provincialismo
di cui soffre molla parte della stampa italiana. Nei confronti di noi protestanti, vi
fu sempre da parte loro stima e rispetto,
tanto rari da parte dei cattolici italiani.
Essi cercavano sempre ciò che univa, perchè ci si potesse sentire meno distanti. Su
un punto, però, non potremo mai reciprocamente comprenderci. Anche peri-hè non
possono più risipondcriiii dalle pagine di
« Adesso », io non voglio qui riaprire la
polemica ilie essi ebbero con il Pastore
Giorgio Girardel, il quale, su « Presenza
Cris'.iana », aveva scritto: « Ci persuadiamo
sempre più che l’unica libertà elle sia rimasta oggi ai cristiani sinceri e coscienti
sia quella di uscire dalla Chiesa Romana e
aderire al cristianesimo evangelico ». lo mi
limito a invitare gli amivi di « Adesso » a
rimeditare quanto scrivevano, in polemica
proprio con questo nostro giornale, nel numero del 15 giugno del corrente anno:
« Per noi la Chiesa è la piattaforma della
nostra sicurezza, non è il limile aMa nostra
lil-erlà di movimento. Per noi la jirotesta
è valida dentro perchè fuori crea una opposizione non dialettica ma dualistica... La
Chiesa per noi... non rappresenta affatto
un ostacolo alla nostra ricerca dottrinale o
alla nostra ’protesta’ ».
E’ ormai inoppugnabile die nella Chiesa
Romana v’è posto soltanto per esecutori
■servili, non per inierlocutori, non per spiriti liberi e responsabili nella libertà. Piaccia o non piaccia, non vi sono che due vie:
o il conformismo o la ribellione. Se non si
vuol scegliere nessuna delle due vie, non
rimane che lacere. Non v’è posto, nella
Chiesa Romana, per « l’infinita varietà dell’esperienza cristiana ». Per essa non v’è
che una unica esperienza, quella preparala
e. • presentata da lei. E’ ima vecchia storia.
Mi auguro tuttavia sinceramente che per
« Adesso » sia soltanto e realmente una sospensione e non una cessazione della pubblicazione. Pensando quindi che si tratti
di una loro momentanea assenza, rivolgo
agli amici di « Adesso » un saluto affettuoso, ricordando loro quanto essi stessi scrissero il 1“ aprile di quest’anno, in occasione del terzo anniversario della morte di
don Primo Maz/.olari ; « Non importa riuscire, conta rimanere; fedeli ».
Eros y icari
4
pag. 4
N. 40 — 12 ottobre 1962
ITINERARI SICILIANI
Catania, Messina e Re^io
M’avvicino a Catania ; lontano
l’Etna « che appare alto in cielo come
un Dio irraggiungibile ed il suo regno, fatto in alto di nevi e di basalto,
e poi, scendendo, di boschi, di castagni e di felci, e più giù, vigne e giardini... ed oltre il Simeto il feudo desolato e nudo, la terra da grano spoglia
c giallastra senza alberi, senza case,
battuta dal sole, misteriosa nella sua
nudità, un mondo lontano e remoto
dove gli splendenti Dei del vulcano
hanno posto il piede... ». Coà., con una
pennellata, Carlo Levi descrive le terre a piè del vulcano, illumina d’una
livida luce le condizioni sociali di quelle terre, segnatamente di Brente nel
passato e nel presente; questo storico
feudo di Nelson, racconta il Levi nel
suo libro « Le parole sono pietre », è
noto per i continui moti dei contadini
e per la feroce repressione di Nino Bixio; in questa terra dal paesaggio lussurreggiante la gente abita in case simili a tane, senza finestre, dove vivono accatastate otto, dieci, dodici persone; sulle ijendici del monte ci sono
i Pagliari in cui vivono alla rinfusa
i contadini; quando il feudo per la
legge della riforma agraria fu sogget
to a scorporo ramministrazione inglese minacciò i contadini di sfratto se
non l’aoquistavano ed a prezzi esorbitanti; ed i cafoni comperarono con
denaro tolto ad imprestito al tasso del
35 e 40%, con la logica conseguenza di
dover vendere mucche, masserizie per
avere una terra che forse dovrà ritornare ad altri per mancanza di mezzi
per pagare le rate; poveri contadini,
indebitati, rovinati; nei pagliari poi,
essi vivono come le bestie e ve ne sono
di quelli che vi sono nati e non sono
neppure stati denunciati allo Stato
Civile...
Comprendo il motivo della presenza di tanti siciliani nel Nord d’Italia,
in Germania dove si vive ancora in
baracche ma dove almeno si mangia
e si guadagna per alleviare le sofferenze dei superstiti, laggiù nell’isola
dove la mafia impera, dove ogni dignità umana è calpestata.
A Catania questo mondo di miseria
e di sofferenza non traspare; la città
è in posizione magnifica nella piana,
alle falde meridionali dell’Etna ed è
un centro commerciale e industriale
di notevole importanza.
Esattamente cento anni fa ha avuto inizio l’opera evangelica nella casa d’un certo Belleci, nella cm abitazione si tennero le prime adunanze;
la missione evangelica si estese rapidamente nella vasta diaspora; Giarre, Nicolosi Patemò, Augusta ecc. Come altrove, in Sicilia il movimento
pentecostale si estende e nella stessa
via Naumachia dove è situata la nostra chiesa c’è una florida comunità
pentecostale che ha evangelizzato i
ceti popolari della zona.
La nostra comunità, pur ritrovandosi in un rione popolare, è rimasta tendenzialmente borghese, formata da elementi di ceto medio, con una buona
aliquota di membri di origine svizzera, molto affezionati alla chiesa, qual'
attivi collaboratori del Pastore. La
particolare fisionomia di questa chiesa, più vicina al mondo della cultura,
può felicemente armonizzarsi con la
comunità pentecostale alla quale si
può dare maggiore conoscenza teologica e nel contempo scoprire lo zelo
della testimonianza compiuta con particolare entusiasmo.
La nostra chiesa, diretta dal Pastore Enrico Corsani, serba una buona
solidità spirituale e morale, essa testimonia con la luce dell’esempio, quale
segno d’ima fede vissuta in un tempo
di grave slittamento morale e di indifferenza ai problemi dello spirito.
Il treno che mi porta a Messina corre lungo una terra tormentata dalla
lava; il paesaggio è stupendo; il mare verde e azzurro e lungo la costa i
faraglioni che i Ciclopi scagliarono
dietro Ulisse, la terra dei Malavoglia
ad Aci Trezza e poi Taormina, « la
ingemmata porta della Sicilia e dello
Ionio ». Quivi c’è una chiesetta anglicana dove il Pastore di Catania tiene
i culti mensili per un gruppo modesto
di italiani e stranieri.
Giungo a Messina verso sera; la
città ha un aspetto moderno ed è nodo di traffici e centro commerciale con
un porto molto attivo. Essa fu fondata dai Greci neH’VIII secolo e fu
fiorente sotto i Romani e nel Medioevo. Anche quivi l’evangelo fu annunziato quasi cento armi or sono, irradiandosi nella vasta diaspora di Barcellona, Spadafora, Venetico, Meri,
Rocca Valdina, Giardini eoe. La comunità è stata molto provata soprattutto nel 1908 con la morte del Pastore Chauvie, la moglie ed il bambino
insieme a molti membri di chiesa, durante il terremoto che mietè oltre 100
mila vittime tra Reggio e Messina.
Anche nell’ultima guerra Messina fu
particolarmente colpita. La comunità
si è rapidamente ricostituita, tanto
che nel 1947 si crea un centro sociale
con un asilo, un dopo-scuola ed un
refettorio con due classi di scuola elementare con 80 alunni. Attualmente
la comunità, diretta dal Pastore Salvatore Briante è attiva ed efficiente
nelle sue varie attività. La diaspora
di Messina è ora costituita da Rocchenere e Pagliara, visitate regolarmente
ogni domenica, con un modesto grup
pi di contadini uniti e fedeli in un
ambiente di totale indifferenza.
L’ultima tappa del mio pellegrinag
gio è Reggio; la capitale della Calabria è risorta anch’essa dalle rovine
del terremoto ed in una ridente posizione sullo stretto, dinnanzi al luminoso scenario della costa sicula,
con lo sfondo dei Peloritani e dell’Etna. Le vicende della comunità sono legate intimamente a quella di
Messina, soprattutto nei tempi di particolare emergenza; a periodi ha avuto un Pastore fisso e per lungo tempo
è stata visitata. Eppure la comunità
ha serbato una vitalità notevole ed
attualmente in piena ripresa, con un
tempio nuovo ed una vita eoclesiasti
ca regolare. Sto scoprendo che le comunità dove il Pastore non risiede so
no spesso più efficienti, più impegna
te; ed è naturale; i doni che il Signore largisce ai singoli non sono soffocati dal sacerdote-pastore onnipresente ed onnisciente, senza il quale la
chiesa muore...; anzi il Pastore con
l’aiuto dello Spirito deve discemere i
cloni della sua comunità e valorizzarli
Progresso dei niennoniti
llllLFlLJl
Un gruppo al lavoro nella preparazione dei fichi secchi inviati per Natale
ai nostri Istituti dal Centro Sociale di Corato.
In una corri&pondenza da Mosca il
S.OE»PJ. nota che la Chiesa mennonitu
neirURSS progredisce, malgrado le difficolta che incontra. Si contano in Russia
4>5.(K)0 niennoniti (essi sono -1.00.(K<0 nel
mondo intero), ma nessun delegato di
questo jHiese ha potuto recarsi alla seiiinin
conferenza mondiale di questa denominazione, che si è recentemente tenuta a Kitchener nelVOntario (USA).
Vn evangelizzazione aperta è impossibile, nut ogni membro della Chiesa si sforza, in conversazioni personali, di far conoscere il Cristo attorno a se. Se. la persecuzione religiosa nelVURSS non è più cosi
severa come sotto il regime staliniano,
continua tuttavia ad esistere. La forza della Chiesa, nelVUnione sovietica, non sta
tanto nella sua direzione e organizzazione,
quanto nella lealtà e neU'appoggio costante dei suoi laici: è una realtà che vale sia
per i mennoniti come per tutte le alffe
chiese cristiane.
miiiimiiiiiiiiiiiiiMiiii
«Apri liberalmente la tua mano al tuo [rateilo povero
e bisognoso nel tuo paese». (Deut. 15: 11)
a beneficio della chiesa; ne consegue
un irradiamento dei doni nelle singole attività, nonché nell’ambiente di
fuori dove il laico è un messaggero
più efficiente e convincente del grande Pastore conferenziere... Reggio è
un esempio felice. Perciò la carenza di
vocazioni pastorali sia di monito a
tutti i Pastori superstiti perchè siano
impegnati, con l’aiuto del Signore,
nella ricerca e impiego dei doni che 11
Signore largisce ancora.
Nella casa ospitale dell’amico Ernesto Pozzanghera ha termine la mia
missione. A notte fonda prima di lasciare Reggio rivedo ancora il fascio
di luci di Messina, guardo ancora risola misteriosa; questa terra di miti,
di convulsioni telluriche mostra un
volto stupendo e orrido al tempo stesso; il volto d’una natura che affascina, ohe è stata richiamo di genti crudeli, la cui orma è ancora visibile nel
volto d’un popolo cafone ohe vive nell’estrema miseria, in quella costiera
di paradiso e soprattutto nel volto
della mafia che opprime, che uccide,
rende schiavi un popolo di semplici.
Eppure se la mafia ha prodotto una
figura come Don Calò, dal popolo è
sorto un Salvatore Carnevale ed altri
uomini che han pagato di persona per
dare un nuovo volto sociale alla martoriata isola; si avvertono i primi segni del cedimento della mafia. Danilo
Dolci con il suo digiuno e la sua lotta
ha messo in moto l’opinione mondiale i>er consentire la costruzione della
famosa diga nella zona di Partinico;
ad Agrigento, di recente l’omertà ha
avuto un duro colpK) con la denuncia
dei mafiosi che controllavano i prezzi
dei pomodori.
In quest’opera di rinascita si allinea la nostra chiesa, la quale in molti punti nevralgici dell’isola reca un
concreto messaggio sociale e spirituale ad un tempo, atto a creare una
nuova mentalità, una nuova dignità
di uomini. Su questa linea deve camminare ogni comunità perchè l’Evangelo sia recato concretamente nello
spirito e nella carne sofferente del popolo. Invio alle famiglie pastorali della Sicilia, che mi hanno accolto con
tanto affetto, un pensiero di riconoscenza; a tutti gli amici ed alle comunità il mio augurio d’una sempre
pili fedele testimonianza nel nome del
Signore Gesù Cristo. Il viandante
Centro Sociale dì Corato
« Anche quest’anno non sarà agevole il primo contatto con la Scuoia, gii
scolari di Corato lorneranno in auie
ui fortuna che ricevono la luce solo
aalla porta dingresso; saranno educali e isiruiti dai pazienti maestri in
locali inaaatti sia dal lato igienico
cne aa quello diaattico ». ADOiamo nn
qui riportato le parole di un trame ito
comparso il 30 settembre sulla « Gazzetta del iviezzogiorno ».
Mentre in questo mese di ottobre la
Scuola, coi suoi problemi occupa la
mente e li cuore della grande lamiglia umana, sappiano i nostri amici
e 1 lettori che a Cerato i responsabili,
nanno ripreso in mano raratro e non
vogliono lasciarsi distrarre da nessuna dimc-olta. Vogliamo accennare a
due veramente grandi diiticolta.
Il aobiamo bisogno di una insegnante cui affidare il Doposcuola da.0 cne la nostra cara Liliana Bellaiuce non potrà continuare a darci la sua
preziosa collaborazione, ca volonterosa che accecasse avrebbe alloggio, vitto quotidiano e un sussidio modesto
di c. 25.000 mensili;
2) abbiamo bisogno di dotare il nostro grande appartamento di riscaldamento autonomo. I nostri locali sono adatti dal lato igienico e didattico,
nnestre d’ambo i lati, ma il freddo e
intenso e i bambini nelle due aule e
le allieve nei due laboratori e nel salone adibito a mensa soffrono nei duri mesi d’inverno. Si tratterà di dotare di radiatori circa 10 ambienti, la
spesa cui andremo incontro è veramente considerevole.
Abbiamo fatto di queste due preoccupazioni oggetto di preghiera. Sappiamo del resto per esperienza di non
aver mai chiesto al Signore cose veramente necessarie, senza riceverne in
qualche modo l’esaudimento!
Sia il Signore vicino col Suo Spirito Santo a quanti si affaticheranno
quest’anno, a creare il solco e buttare
il seme sia a Riesi che ad Orsara, a
Cerignola e nelle Valli Valdesi. Siamo certi che non si affaticheranno in
vano se lo faranno nel Suo* Nome.
G. Castiglione
S. E. il Commendatore
Domenico Colucci Bey
Il 4 ottobre, ha terminato il sue
viaggio terrestre. Era una vera personalità che aveva rivestito alti incarichi di governo, specialmMite durante
la sua lunga permanenza in Egitto.
Ma qui vogliamo ricordare la sua
fedele testimonianza evangelica, data
dovunque, in tutte le tappe del suo
lungo pellegrinaggio. Oggi che si vuole incoraggiare la testimonianza dei
laici nelle nostre comunità, ricordiamo il nostro fratello che è stato un
fedele « laico-testimone » dell’Evange
lo, anche con la predicazione.
Ebbi il privilegio di conoscerlo anni
fa a Venezia, dove s’era ritirato presso un suo figlio stimato Retore e Consigliere di Corte d’Appello a Padova.
Ora egli er.-i presso un altro figlio, Direttore della Casa di riposo «Villa
Olanda». La famiglia Colucci ha una
bella caratteristica. Il nostro fratello
ha avuto la gioia di diventare padre
di un Pastore (Seiffredo), poi nonno
di un altro Pastore (Guido). Un’altra
Tema di studio
Si rk-orda a mille le tsemuinilà la deci
sioine del Sdnedo per lo sluddo del rap
porlo sulla « Testimonianza », frullio del
l’Asseimihlea ecumenica di Nuova Delhi
La Tavola si è impegnata a distribuire ne
prossimi mesi tale rapporto in luille le
Chiese.
Quando alcune ragazze del Centro di Cucito ci palesarono il desiderio di poter restare tutta la giornata nei nostri locali, non
esitammo ad accettare la proposta, ad aprire largamente la nostra mano, a trasformare il Centro in Scuola Convitto ed ora siamo grati al Signore per tutte le positive
esperienze che nella gioia di questo servizio, abbiamo potute lare;
La Scuola Convitto Ita raccolto a partire
dal 1" ottobre 16 tra Allievi e Insegnanti,
verso la iine dell’anno scolastico fu raggiunta la cifra di 20. La modesta colazione
die abbiamo potuto offrire è stata preparala d,dle stesse allieve a turno. 11
ctnlinuo contatto colle insegnanti e il clima di liome che è venuto man mano a
crearsi, ha dato alle Maestre di iniziare
tutta un’opera in profondità sia dal lato
spirituale che professione.
Di questo argomento nessuno potrebbe dire meglio della nostra Insegnante,
Evangelimi Scivales, la quale, come nel
passato, profuse in quest’opera tutte le doli di fede, di amore e di genialità di cui
il Signore l’ha dotata.
circostanza; Seiffredo Colucci ha come consorte la buona Signora Elvira
Chiiosi figlia anch’essa di un Pastore
e nipote di un Pastore. Una vera famiglia pastorale.
Il 4 maggio, il nostro fratello compiva 98 anni. Soffriva molto. La sua
uipartenza è stata una vera liberazione quale la desiderava. S’è addormentato il 4 ottobre. I funerali si sono svolti il giorno 6. Commovente la
dimostrazions d’affetto data dai profughi, ospiti di « Villa Olanda ». Vollero celebrare una breve funzione nel
parco della villa, e cantarono un inno
liturgico (nella loro lingua) dalla melodia dolce, edificante. Udendo quei
fratelli e quelle sorelle di rito ortodosso, abbiam sentito una nota di vero
ecumenismo, di vera fratellanza cristiana. Molti di quei fratelli han poi
voluto seguire lo svolgersi del servizio nel Tempio Valdese di Torre Pellice, presieduto dal Pastore Sommarli e al Cimitero dal sottoscritto.
Il Signore che ha chiamato presso
di Sè il nostro fratello aveva in serbo
per lui degli onori assai più preziosi
di quelli da lui meritati nella sua lunga vita terrena; gloria dei cieli.
Dolce Tinvito; «Amico, sali più sul».
Ed a tutta la famiglia in lutto, con
simpatia fraterna noi diciamo ; « In
alto i cuori ! », avendo fede nella Parola del Signore ; « Io vi do la mia pace ». Giovanni Bertinatti
"Non è jucile poter dire quello che è
stato ¡allo in un anno di lavoro intenso. In
poche parole diremo che ci siamo sforzate
di mettere in pratica i due grandi comandamenti. Bisogna aver vissuto almeno un
po' in mezzo alla famiglia del Centro per
poter comprendere con quale intensità si
vivono le ore e i giorni. Il nostro Centro
ha accolto circa una ventina di fanciulle
dell’età dai 12 ai 18 anni tra evangeliche
valdesi e pentecostali e cattoliche. La giornata si iniziava alle 8,80 con il canto di un
inno e si chiudeva alle ore 19 allo stesso
modo, per quelle che andavano a casa, poiché v’eruno di quelle, tre a turno, che restavano a dormire nel piccolo dormitorio,
che tante ne poteva accogliere. Era come
un premio, poiché le case donde provengono queste figlie di contadini mancano di
servizi igienici e di acqua corrente.
Le mie due collaboratrici Liliana Bellaluce, che fu coadiuvata nel Doposcuola da
Nicolino Loiodice, e Rosa leva che se la
vedeva per il ricamo, lavorarono con fede
e perseveranza in un’atmosfera di perfetto
amore fraterno, superando ogni difficoltà
in uno spirito di umiltà e di preghiera —
e il Signore ha benedetto largamente ogni
azione compiuta nel Suo nome.
Abbiamo visto i miracoli della preghiera! Molte volte abbiamo chiesto al Signore di trasformare alcune giovani anime ribelli e tutte le volte il Signore ci ha risposto dandoci quanto Gli chiedevamo. Il miracolo della trasformazione riempiva tutte
di allegrezza e tutte rendevano gloria al
Signore. La lettura e la spiegazione quotiiliana dell’Evangelo venivano ascoltate sempre più con gioia e attenzione man mano
che la conoscenza di Cristo vivente e operante si faceva più chiara nei giovani cuori. Accanto allo sviluppo spirituale e morate è stato curato quello professionale. Ogni
allieva era impegnata in lavori di ricamo
e di cucito a secondo delle attitudini. Abbiamo scoperto attitudini artistiche insospettate quando iniziammo la lavorazione
del panno lenci. Tutte poi, a turno erano
impegnale per la cucina, per la preparazione del pranzo, e per la refezione ai bambini nei due turni del Doposcuola. Ogni
sabato poi c'era la totale pulizia del caseggiato, pulizia del Tempio, delle varie stanze. Era veramente una consolazione vedere
sparse per ogni dove tante piccole fatine
ognuna intente ad eseguire il proprio dovere. Infine ogni mercoledì piene di zelo
accorrevano al Catechismo, e ogni domenica assidue in chiesa per l’adorazione e
ì'ascollo della Parola.
Accanto al lavoro interno c’è stato quello esterno di evangelizzazione.
Conducevamo le allieve più mature alle
visite ai malati, o ai vecchi, confortando,
pregando e parlando insieme del Signore.
Per me che scrivo, tutto questo è un sogno meraviglioso quando penso che agli
inizi queste nostre fanciulle erano chiuse,
scontrose e soprattutto egoiste, incapaci di
rinunziare u qualche cosa per amore verso
gli altri, amareggiate per una incomprensione da parte dei genitori che degenerava
a volle in odio. Ma quando la luce del
Cristo penetra in un cuore, ecco il miraco
lo della vita nuova: le cose vecchie sono
passate!
Abbiamo aiutato alcune allieve qiumilo
era il caso materialmente per l’acquisto di
medicine, di scarpe, di cose indispensabili
al momento. Ai primi di marzo, due delle
vostre Insegnanti offrirono del plasma sanguigno per una simpatizzante ricoverata
d'urgenza, una madre il cui marito non
avrebbe avuto i mezzi per procurarselo.
Il gesto fu un mezzo per parlare ancora
meglio dell’amore di Cristo.
Quest’anno per la ;>rima volta la Festa
della Madre vide raccolte nel nostro tempio le comunità Valdese e Pentecostale: la
riteniamo questa una vittoria dell’amore ili
Cristo sulle barriere denominazionali.
Infine abbiamo avuto la soddisfazione che
due nostre allieve: Toniti Bove e Angela
Cripogna hanno visto coromiti i loro sforzi di studio e di applicazione. La Bove ha
conseguito il diploma di taglio e di cucilo.
L'nlleslulo le consente di insegnare ad iJ
tre. La Cnpogna, l’unica nostra sludenlessii
che la Signora Visenand aiutò durante Fan.
no per l'ucquisto dei libri e ¡ter le lasse è.
slatii promossa alla II Media. Anche per il
Doiioscnola l’anno scolastico fu soddisfiicenle sia come numero, superammo i sessanta fra i due turni, sia' come profitto.
Siiinio riconoscenti a Liliana Belbduee.
solerte e rapace e al nostro Economo Nieolino Loiodice per la pazienza che mette a spiegare i più difficili problemi di
nrilmelica e di geometria e al Diacono Mannelli sempre pronto per il buon andamento di *utte le cose.
Rendiamo grazie al Signore di aver potuto chiudere questo, come un anno veramente buono’’. Nella Scivales
Allorqnaiulo dciio restenuante lavoro i
costruttori raggUtngono il tolto sogliono
mettere una bandiera in cima ad esso.
Noi pure facciamo salire dai nostri cuori riconoscenti l’Eban-Ezer dei « fin qui il
Signore ci ha benedetto ».
li Perchè non è stata vana questa noslr.i
fatica di far comprendere ebo se la nostra
mano si apriva volevamo si aprisse anche
il loro cuore a Dio.
2) Perchè questa esperienza, comunicandosi alla comunità locale, vieppiù là rinnova, trasformandola da comunità chiusa,
sofferente, perchè a volte incompresa, coslretla a difendersi con l’anticlericalismo e
la polemica, in comunità evangelica, aperta e vivente con un chiaro messaggio da
portare, nel senso più bello e autentico.
Ferii di questa esperienza, parlo a nome
dei responsabili, non cederemo alla lenlazione di utilizzare in senso coninierciale
questo prezioso capitale umano sfruttandone il lavoro frullo di applicazione, perizia, intelligenza. Se cosi facessimo imiteremmo altre Istituzioni che risolvono il prò.
hlema organizzativo speculando sul lavoro
altrui. Il nostro sale che sapore avrebbe?
Preferiamo cominciare, ogni ottobre a
zero, andando avanti magari tirando il fiato come quest’anno e poggiando solo sulla
infinita misericordia del Padre « che fornisce al seminatore la semenza e il pane da
mangiare e moltiplicherà la semenza e accrescerà 1 frutti della vostra giustizia » (11
Cor. 9: !()).
Al Signore chiederemo quel che ci è veramente indispensabile: il Suo Spirito di
luce, di forza e di consiglio, affinchè la
mano nostra resti sempre più liberalmente
aperta. G. E. Castiglione
Messa^'gio sinodale alle Oliiese
Il Messaggio alle comuniilà «Ite il Sinodo ha a-ppiTovato por puitiitiualizzare i
nostri rapporti coni il Cattolicesimo —
me.ssaggio che abbiamo a smo tempo pubhlicato, e che abbiamo visto riprodotto
anicihe su La Vie protestante — è stato
stampato in foglio a parte, con un’initroduzione del Moderatore Rostan, a cura
ilella Tavola Valdese. Esso verrà spedito
a tmtte le Chiese per una larga diffiusione
nelle nostre faimglie e fuori del nostro
amibionite. E’ un doouiinenito che merita
di esser conosciuito ampiameote ed è angurabile che Consigli e membri di Chiesa
prendano a cuore tale diffusione.
5
j2 ottobre 1%2 — N. 40
pag. 5
La famiglia
Colossesi 3:18 < 4:1
Può parere strano che in una lettera come quella ai Colossesi,
impostata su un piano di alta polemica religiosa, e imperniata sulla proclamazione dell’assoluta impossibilità di
trovare altrove che in Cristo la verità
che salva (« poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della
Deità, e in lui voi avete tutto pienamente», 2; 9-10), ci si trovi d’improvviso di fronte a quello che può apparire. a una lettura distratta, come un
idillico interno di vita familiare d’altri tempi, un breve codice permeato
d’ingenua saggezza, cui le categorie
del paternalismo e della sottomissione, oggi nel nostro mondo occidentale
in gran parte ripudiate, sembrano conferire un significato conservatore e
reazionario. Eppure, se leggiamo attentamente il testo, ci rendiamo subito conto che questa breve e intensa
lettera è percorsa, dal principio alla
fine, da un medesimo annuncio rivoluzionario, è un indice teso costantemente nella stessa direzione: l’annuncio della libertà del credente sottoposto alla signoria di Cristo, quello che
Lutero chiamerà il « servo arbitrio ».
che c, d’altra parte, la « libertà del cristiano ». 1 Colossesi stanno per perdere questo dono prezioso, la consapevolezza di essere totalmente liberi
solo perchè totalmente soggetti a Cristo; l’altontanamento dalla verità si
traduce subito in una perdita di libertà; le ideologie aft'ascinanti secon[ do « gli elementi del mondo » (2: 8),
cioè aiTascinanti proprio per la loro
potenzialità di perdizione, hanno il
loro riscontro, il loro grottesco rove
scio nell’incapacità di liberare Tuo
mo, anzi in un ribadire le catene del
suo antico conformismo: al tempo d
Paolo, il conformismo alle prescri
zioni rituali del fegalismo giudaiai
oggi, il conformiismo a un atteggia
mento più o meno cinico nei riguard
della vita, il conformismo del non credere in niente e del non riconoscere
alcuna motivazione etica. Ed è giusto
che sia così: è bene, anzi, che ci si
renda conto che la vita etica non può
trovare alcuna giustificazione in se
stessa e che un mondo ribelle a Cristo è necessariamente, giustamente un
mondo sprovvisto di qualsiasi distinzione di valori. Ed è proprio a questo
punto che la proclamazione di Paolo
acquista tutta la sua paradossale novità: quando cioè si traduce nell’esortazione a cercare « le cose di sopra »
(3: 1-2), alle quali «quelle che son
sulla terra » vanno costantemente riferite : quando l’accettazione del dono della salvezza in Cristo acquista la
sua espressione di riconoscenza in una
vita quotidiana vissuta nel riferimento continuo alla Sua signoria. E’ solo
qui che nasce l’etica cristiana, in questo punto di tensione, di scandalo o
di non conformismo alla « filosofia
secondo gli elementi del mondo » :
niell’aocettazione di questo metro così
fuori misura per noi, così diverso dai
comuni criteri di moralità e di rispet-,
tabilità umana, e pur così soggetto ad
essere frainteso ed irriso.
Ma Paolo non ha paura del
fraintendimento e dell’irrisione, come invece l’abbiamo noi oggi. Egli non esita a scendere sul terreno umile e spicciolo della realtà
quotidiana, sempre più venendo al
concreto, ed ecco il famoso paragrafo convenzionalmente intitolato « Doveri cristiani nella famiglia ». Qui Paolo ci insegna anzitutto due cose: primo, che la vita in Cristo non può essere una vita astratta, di contemplazione o di rinuncia, ma una vita di
rapporti umani, di incontri personali,
di dialogo, di scambio; secondo, che
questi rapporti e questi incontri non
sono altro che l’immagine, la parabola, distesa sul piano orizzontale, del
grande incontro di Dio con la creatura, del rapporto verticale che è quello
che rende possibile il nostro altrimenti disperato « cercare le cose di sopra ». Quindi i cosiddetti « doveri cristiani » altro non sono che il grande
comandamento, il primo, da cui spontaneamente sorge il secondo. Infatti
Paolo quasi ad ogni versetto fa esplicito riferimento all’amore verso il Signore : « come si conviene nel Signore » (18), «poiché questo è accette
m cammino
vole al Signore » (20), « temendo il
Signore » (22), « come per il Signore » (23), « sapendo che dal Signore
riceverete... » (24), « servite a Cristo
il Signore » (25), e infine « sapendo
che voi avete un Padrone nel cielo »
(4: 1). Risulta chiaro, allora, che in
questo conciso breviario dell’etica familiare cristiana, l’accento non è posto su una particolare strutturazione
della famiglia, in questo caso caratterizzata dalla sottomissione dell’elemento « debole » all’autorità patriarcale deH’elemento « forte », ma sulla
sottomissione di ogni forma di autorità alla signoria di Cristo e sulla comune e libera accettazione della vita
come servizio a Cristo. Perciò queste
raccomandazioni apparentemente così
ovvie, così prevedibili, acquistano una
dimensione che le rende, oggi in modo particolare, del tutto nuove e audaci; esse propongono una trasformazione radicale della famiglia, non nelle strutture e nella fisionomia esteriore, ma nelle sue più intime ramificazioni : è la sua linfa che va totalmente rinnovata, sostituita con quella
cui Paolo allude quando dice « voi
moriste, e la vita vostra è nascosta
con Cristo in Dio » (3: 3). Soggezione, amore, ubbidienza, dolcezza, sarebbero tutte connotazioni più o meno accessibili, su un piano sentimentale e naturale, se non ci fosse quel
vertiginoso « come si conviene nel Signore », che ci dà il senso abissale
della nostra pioadezza.'Una famiglia
« come si conviene nel Signore », non
può essere opera d’uomo. E in realtà
i cxisiddetti doveri familiari diventerebbero un’impresa terribilmente ardua e un continuo fallimento se fossero iniziativa dell’uomo e non iniziativa di Dio, remissione continua all'opera del Suo amore nella nostra
coscienza liberata, divenuta terreno
in cui la Grazia produce i suoi frutti
Nell’attuale crisi delle strutture
familiari, questa parola di
Paolo conserva tutto il suo significato.
Essa ci ricorda anzitutto che. come
dice Roger Mehl, la vita familiare
nei suoi rapporti di affetto e di disciplina non è che segno e annuncio
della comunione e della libertà del
Regno. F-ssu permane tale anche se le
sue strutture sono destinate a mutarsi
radicalmente: anche se la donna lavora fuori casa, se i figli si emancipano rapidamente, se Pantitesi servipadroni è entro certi limiti scomparsa.
L’appello a superare tutte le forme
nella novità del servizio reso al Signore : è come una sfida, che solo la fede
può captare e raccogliere, e che trasforma la disciplina etica nella libertà
della Grazia. In secondo luogo, la parola di Paolo ci ricorda che, comunque sia strutturata, la famiglia è chiamata « come tale » a questo servizio
al Signore: tutti i suoi membri sono
chiamati a collaborare, tutte le sue
forme di rapporto sono jx>ste al servizio di Dio, in una solidarietà piena
e cosciente. Noi cristiani sovente deploriamo il fatto che oggi la famiglia
appare troppo spesso come un semplice accostamento di persone, o di interessi egoistici, o di posizioni solitarie: un accostamento casuale, senza
radici. Ma forse talvolta la famiglia
cristiana diventa un accostamento altrettanto casuale di posizioni solitarie nella fede, di problemi non condivisi, di vocazioni taciute o soffocate.
Questo non dovrebbe accadere : la famiglia fondata in Cristo ha la sua vocazione globale, che le è stata donata;
essa deve saperla riconoscere attraverso i suoi membri, ed è chiamata ad
agire nel mondo che la circonda secondo questa vocazione, a costo di
compromettere le rifop™ abitudini,
la propria routine, la propria autosufficienza e la propria sicurezza. La
famiglia cristiana non è una collezione di convincimenti privati, per quanti' sinceri e profondi; ma è una a>munità di ricerca. Ad essa, nel suo
insieme. Paolo rivolge resorlazione :
« Servite a Cristo il Signore! ». E in
questa ricerca di servizio comune sta
la sua unica possibilità di serbarsi fedele. ut Rita Gay
G. M. Girardet
IL PROTESTANTESIMO
E L’UNITA’ DELLA CHIESA
Claudiana 1962, pp. 31, L. 150
TORRE PEUICE
Inauguralo l!anno scolashco
al Colleg io Valdese
Lunedì ottobre la Saila della Casa
Valdèse di Torre Pellice, abituata alle
solenni (ma non troppo) assemblee sinodali, si è riempita del brulichio dei ragazzi ded Collegio Valdese, convenuti per
Vinougurozione: deWanno scolastico. Rallegrante è vedere come ogni anno un folto pubblico di genitori e di tmiici, oltre
alle autorità locali, si raccoglie in questa
occasione: U CoUegio è sentito come urta
istituzione preziosa e amata.
Il Rasi. Franco Sommani — che ha portato piw-e U saduto del Moderatore, impassibilituto a partecipare alla cerimonia
— ha ])resieduto il breve culto iniziale,
leggendo il Salmo 146 e rivolgendo ai ragazzi apf>ropriate parole di incoraggiamento, ricordando che anche nella loro
vita di alunni essi sono chwnuui a vivere
nedl-a libertà cristiana delTimpegno e dell'obbedienza al Signore.
Dopo il saluto alle Autorità intervenute, fra cui si notavano i Stndaci di Torre
e Bobbio Pellice, il Preside della Scuola
d'Avviamento, il Direttore Didattico, il
Maresciallo dei Carabinieri comandante fa
stazione locale, ha preso la parola il Prof.
Ermanno Arnmiid Ugon, p^ la prolusione
su educazione in Grecia e a Roma .
In modo estremmnente vivo, che ha cattivato Vattenzione sostenuta di piccoli e
gratuli, egli ha dato un ampio quadro,
vivace di spumi e riferimenti attuali, delVonore in cui Veducazione deìVuomo nella sua interezza era tenuta nell afUichitn
classica. Auspicio di altrettanto viva e illuminata cura, oggi
li Preside della Scuola Media, Prof. Gitu> Castabel, e il Preside del Ginnasio-^
lAceo, Prof. Augusto Armand Hugon, si
sono quindi succeduti nel dare rapide informazioni circa Tatiività scolastica dello
scorso anno. Armo normale, in cui si e
notato un mediocre successo in un concorso di temi su argomento turistico, alla
Media (oltre ad un affollamento delle
classi), mentre al termine del oirricuUmi
i ^Anatiirati^ flello scorso anno sono stati
9 su 11. Una ptirola di viva riconoscenza
è stata detta al Prof. Teofilo Pons che,
andato in emeritazume lo scorso autunno,
fui sostitiiiio per qualche temjto la Prof.
Anna Gay Albani; grazie di cuore è stato
(ietto pure alla benenuriia Associazione
"Amici del Gollegio”, e ni Past. Renzo
Berfalot che ha svolto un apjtrezzaio servizio di cappelìania, in cui sarà ora sostituito dal Past. Sergio Rostagno. Si è
notato che era. stato molto apirrezzato, nelVamblente del Collegio, Vinvito al- Prof.
Don Rolando, del Seminario di Rivoli,
di venire a ¡xtrlare a tutti gli studenti,
V(rlde>si e cattolici, sul Concilio Vaticano II. Altre cose ^^memorabili’ delTanno. una gita istruUiva a Camelli, ed una
a Firenze, dei liceali.
Chiudeva la cerimonm Ui sempre palpitante ¡yroclamazione dei migliori alunni
di ogni classe, secondo una complessa
classificazione che mostra quanto la meta
sin ambita e comlmituta.
Agli alunni e a tutti i loro insegnanti,
l'augurio migliore di un anno di lavoro
buono e bello.
COLLABORATORE
PRECISA
Caro Contó,
poÌ4'diè ieg^endo la Luce dopo
iiio<ki gioimi di ass^iiza ho iMtato
veniH) di Le^i è stala a'vanzaita
un’aocusa di co-mpliicità e dà par*
ziaJità aMà riguard*! di un mio
i*olo. Le scrivo per oliiacire e conf erma re quanto scrissi. Mi riferisco
all’artieolo « Solidarietà con Israele»; in esÉvo stigmal'izzavo le provo,
(‘azioni fasciste nel ghetto di Roma.
Un lettore, Giovanni Prooliet, lia
fHTitito aocusando-mi di aver riferito
cose « inesistenii », di essermi posto « nella scia dei peggiori gazzettieri nostrani », di essere u cascato
subito dando prova, a dir poco, di
eccessiva credulità », in quanto riferivano i giornali dei suddetti gazzettieri. Rispondo, non ai lettore,
ma a tutti à Lettori die mi hanno
onoirato della loro stima e fiducia e
del loro incoraggiamento.
1) I fascisti romani, airepoca a
cui mi riferivo nel anio articolo,
erulirarono nej: aglietto ebraico con il
(ìlassi(‘o siile delle sipedizionì punitive: inni fascisti, gagliardetti, macchine rombanili, manifeslioi, insulti,
frasi e discoidi dii sdiieUa propaganda fascista. Tutto questo tra le
case degli el>rei, delle vittiime della
j>eTsecuizioine fascista più aniticristiana e più iniìen*sata. Un’indHesta
condotta tra gli israeliti subito dopo ra<H‘aduto riportò le dichiarazioni, accorale e dolornise, di questa gente offesa nel riiM)rdo delle
sventure passate.
2) L'avveninieinilo non fu casuale.
Fu il seguito di identidie manifestazioni crinilnaLi orgaiiiizzate ilii
po’ dovunque già da tenq>o : Gli
sliudenti liroiesi avevano difeso i
lerroriati, coTidannati a Graz, <‘oUocando 'una liiogrufia apologetica di
Hiiiiler solito ralhero dì Natale (!).
A Vienna e in altre parli di Europa avvenivano luanifestazioni antie!>raiclie, atti di sabotaggio con gravi danni e feriti andie nei cinema
dove si proiettava t( il dillalore » e
« il Diario di Anna Frank », e con
profanazioni nei cimiteri ebrai>ci. 11
mal seme del razzismo riorganizzatosi, usciva alla luce, mentre il co*nsiglio (^oiinunaie di Tutzìng, nella
Geimiania di Bonn, decwleva dì dedicare lima vìa al defuinlo e irìslemenie famoso generale Lùdendorff:
da parte sua il generale Wolff, comandante in Italia della Geslapo e
primo collaboratore dì Hinianler,
slava cercando con una serie di articoli, di riiiuetlersi aironore del
niondo. Sono nomi che fanno rabbrividire, c’è da clìiedersi come
certa gente trovi il coraggio civile
neceissario ad agire. Ma queste, dirà quabuno, sono cose clic riguardano Testerò. Un momento.
3) Il movimento neo-nazìsU, meglio, neo-nazifascista, esisteva fin
da allora anche in Italia. Ne fanno
fede le svastiche dipinte sui muri e
l’episodio del quale i Valdesi di
Milano furono lestimoiii: una sera
uscendo dalla nostra chiesa scorgemmo Un giovane mascherato da
soldato tedesco in posizione miinaceiosa armato di tutto punto (sii, trattava di anni finte ma nell’oscurità
semluravaiiio vere) e con lui, tra gli
altri, un fotografo che fotografava
la (‘hiesa. Alicuni di noi sequestrarono il rullo delle foto e più tardi
consegnaro-no alla polizia l’uomo
luasclìeralo il quale venne Iratlenulo in questura j>e-rciliè risultò un
fanatico segnalato come aippartenenle ad un nioviniento rigidamente
nazista e razzista. Poco distante dal.
la nostra chiesa c’è la sinagoga dove al mattino furono rinvenute tracce dei nustrì visitatori notturni. Da
allora numeroisissimi furono gli atti
di presenza degli aderenti alla religione razzista.
In Italia, com’è naturale, il razzismo si identifica con il neo fascismo. Gli episodi sono frequenti,
gravi, significativi. Non ultimo è
stato quello di Roma, da me citalo
neèTarticelo che ha dato ombra al
lettore IVoeliel.
L’an^>asciatore di Israele, Maurice Fiodier, affermò una sera, pahblicamente, che « il germe delTantisemitismo si annida ancora tra gli
italiani ». Parole sante. Un giornale
di Torino « La prima fiamma » riportò tempo fa un artìcolo dove sì
affermava che i <‘au^i di -concesntramento, i cadaveri di Ausdiwilz
e di Buchenwald erano tutta una
invenzione e che i documemari non
rijH)rlavano che falsità. Aikri giornali, anche essi di destra come il
foglio lorineee, facevano l’àpologìà
di Eichmann.
Ma Giovanni Proehet dirà die
sono tutte halle. L’episodio di Roma non fu che una tappa delle provocazioni neofasciste e razziate e
fu come lo abbiamo riportato.
Quaiiito la Magistratura abbia accertato o stabilito non m’interessa,
il fatto rimane.
4) Non ho l’abitudiine di seguire
i « gazzettieri nostrani ». Ho l’onore di aver penisato sempre con la
niia testa e di aver scritto con prudenza dopo accurate ricerclie. Giti
sono « i gazzettieri nostrani »?
Quelli che non la pensano come
Giovanni Prochet, evidenleanenle,
non certo Eizio Maria Gray direttore di un giornale fascista. E non
sono un -credulone -come dice il
Prochet, io questo caso lo dispenso
dall’appellativo di u buon Marco »
al quale non tengo e che non desidero per rispetto a quel nome. Non
« casco » subito come un gaglioffo
ma ho visto cascare molte persone,
quelle per inteiwlerci, che si scandal ìzzano per un articolo nel quale
si siigiiualizza un’azione criminale
(Costoro cascano, si, nella u'onfeissione di una partigianeria politica.
Snriverwlo quelTartìcolo io non
ho fatto politica; riprovare il male, dolersi per una iprovocazione
(he inisulta le vittime di ieri, dichiararsi contro il risorgere del razzismo non è fare della polìtica, è
confermare e a4M’ettare una verità
della storia.
Mi disipìace, caro Coule, di aver
tolto tanto spazio ad argoineniti più
('^(Uficanilì che potevano apparire su
queste colonne, ma dovevo scrivere
queste parole, non soltanto per me,
ma anche per Luigi Ganiarra, Evelina Pons, L. A. Vaimal e i molti
altri fratelli che mi hanno chiesto
dii scirivere ed esprimere il mio pen.
siero. La prego di avvisarmi se il
lettore Procliet non rinnoverà il
suo abhona-mento a « La Luce »,
pen'hè io possa inviare una quota
in più, affinchè « La Luce » non
abbia a subire un danno del quale
anch’io sono onorato di essere responisabile. « La Luce » ha finora
rispettato la verità; ma la verità,
a molti, dà noia. Rispettare la verità non significa essere disposti a
passare da cretini, nè tacere le verità che scottano ad altri. I fascisti die fanno irruzione come « ai
!>eti tempi » nel giretto di Roma sono « teppaglia », il razzismo ohe
riaffiora e i suoi seguaci sono « rigurgiti di fogna t); i carnefici di
Israele e i loro sostenitori sono
« mostri hitleriani » e questo non
perchè Tho scritto io, ma perchè è
la storia die ce lo insegna. Il linguaggio sarà « icastico ». ima è sincero.
Qualcuno potrebbe credere (die
aippartengo alla razza ebraica e per
questo mi lascio trascinare dalla
passione; no, sono un «etrusco»,
ma co'ine ebbi a dichiarare a un
ufficiale delle S.S. se fossi ebreo
sarei orgotglioso di dichiararlo. Allora pagai cara la mia risposta, ma
a quei tempi valeva la pena. Ora
basta. Non iuleudo più rispondere
sul terreno fnscLsmo, almeno su
(|uesio giornale; non c’è più guislo
(‘oime ai tempi dei miei anni verdi,
ora c‘è solo amarezza.
Fraternamente Marco
valdesi
AnteprimR valdesi
Nella sua recente « circolare » il Motleralore Rostan anmiincia alcune novità per
le prossime settimane:
Alla fine di o-llobre, e in eoncomiianza
con una sessione della Tavola che si terrà
per Foccarioine in Sicilia, sarà inaugurato
il nuovo edificio éeWAsUo di Vittoria, come pure i nuovi locali di culto di Calianisselta. « Rallegriamoci per di dono che
il Signore ci ha ilargìlo medianie l’aiuto
prezioso dii dii-ese sorelle in v^ta della
realizzazione di questi due progetti. Le
domaiKle per Taccoglimento nell’Asilo dì
Vittoria scxno giunte numerose; e siamo
lieti die i fratelliì di CaitanieseUa abbiano ora un locale di nostra proprietà, decoroso e adatto alla nostra testimonianza.
Ho anche la gioia di dirvi che, dopo notevoli sforzi, la Tavola ha po-tuto risolvere il problema del locale di culto di
Caniffobasso », con Tac^i'iiìsto di un nuovo
locale che ci liliererà da un fitto gravoso.
« Molli iwoblemi materiali si potranno risolvere a poco a poco ; il vero problema
è di ordine diverso, e assai più impegnativo: tenia-molo sempre dinanzi a noi ben
(ìiiaro se non vogliamo die rimangaino degli edifici e (die le comunità sì dissolvano
nelTin-crethilità del mondo».
Una missione in Senzia
Come già lo scorso autuiino, di miovo
quest’anno il Pa®l. Paolo Marauda si re(‘lierà nei -prossimi giorni in Scozia, per la
annua missione a favore della nostra Cliiesa. Nel fraiLteimpo la comunità di Aosta,
che gli è affidala, sarà curata dal Consìglio di Chiesa locale e da Torino.
l nostri auguri accompagnano il Past.
Marauda : colut’o <die hanno compiuto queste « tournée® » sanno che si Iralia andie
di « corvée® » notevoli e faticose, per
quanto interessa ni i e varie e per quanto
fraterna Tatcoglienza, oltre al disagio die
viene dal lasciare, talvolla a lungo (in
quesito caso drt*a tre mesi) il normale ministero nella propria eonnunilà. Non possiamo d’altra parte fare a meno di notare
die è veramente peccato die, con la carenza pastorale di cui soffriamo in Italia,
dobbiamo ogni anno privarci, i>er periodi
più o meno luinglii, dell’opera di diversi
uomini. S’intende ohe chi lo deplora deve prima chiedersi se ha veramente fatto
quanto slava in lui i>er ovviare a questa
dura necessità.
Tre nomine
Dietro ¡indicazione della Ceminissione
del VII Distretto (Rio'platense), la Tavola ha noniinaito i Pastori Delmo Roslan
e Norberto Berlon membri riapellivamente delle Cotnmiss.ioni ecumeniche per il
Laicato e iter le Missioni e TEvanigeUzzazione; anche il Past. Aldo Comha è stato
«liiamalo dalla Tavola a far parte della
Comitnissione Missioni e Evanselizzazione.
6
pag. 6
N. 40 — 12 ottobre 1962
DALLE NOSTRE t:OMUNITÀ
TRIESTE
Sì giuiuge allLa rìipresa. Duranite restate
moliti sono stata assemAd. Sul boi*
letiLlno della cotiiuinltà, u Unione e For<
za », leg>giaimo: « ...sul tavo*Io pastorale
è uin ma^iiìeo mazzo di (‘a-rtoline: la
più notevole viene nientemeno che da
Mosca! (U ftrancobiollo ^rà assegnato al
catecumeno filatelico più zelante...).
« Tramonti non tiramonta : un gruppo
aooreacduto di trieistini ha compiuto ]e sue
vacanze a Tramonti, quest'anno. Questa
località non offre Grand»Hótelis nè nightclìuhs bensì quiete e pace; da molti anni
vi ha luoigo un campo-ferie evangelico. Le
sistemazioni possibili sono molte: nella
« capanna Menegon », in stanze d’affiìLto
o nell’alber>glietto locale. Perchè non. provare, l’anno prossimo ?
« La torre: sul pollaio di V. Calvino
stanno erigendo... mi corireiggo stanno preparando un< gruppo di aippassionatì dì teatro metodisti e validesì: la raippresentazione è prevista per fine mese ».
Per lunedì 15 o-ttobre aiUe ore 20,30 è
convocata PAssemiblea della comunità valdese, cui sono invitati pure i membri della comunità elvetica: «Sinodo e Concilio ». Si udirà e discuterà la relìazione sul
Sinodo, e si parlerà dell’attiualìtà eodesiaBilica intericonfessìonale.
Riprende il suo lavoro pure VUniorie
femminilet che si comcenlrerà in questo
primo periodo nella preparazione di un
bazar di beneficenza, per il 1® dicembre
prossimo.
LIVORNO
Nel corso del periodo fine luglio - inizio Betteimhre, in Boalituzione del Pastore,
impeginato nella direzione della Casa Valdese di Rio Marina, i culti sono stati temtti dal sig. Teodoro Celli, della comunità valdese di Roma - piazza Cavour.
In oocaision.e del batitesimo del piccolo
Piergiovanni Agostinelli, abbiamo ricevuto la visita del pastore Seiffredo Colucci,
il quale ba recato la Parola di Dio alila
sua vecchia comunità.
Nel corso degli ultimi mesi, nel nostro
tempio, sono stati uniti in matrimonio la
nostra sorella Giovanna Haronitini con il
sig. Giuliano Lenzi; il militare americano Thomas Smiith con la signorina Lucia
Arena; ioofine il pastore Spuri, della locale comunità Battista, lia unito in matrimonio due dei suoi giovani.
Ringraziando coloro -che -ci liauno portato il Messa-ggio deUa Parola, formuliamo, al tempo stesso, i nostri fralemi auguri al piccolo Piergiovanni ed ai novelli
sposi.
Ci raUegriamo vivamente con il nostro
amato frateUo Alfredo Bergeon, il quale
ha superato, con Taiuto del Signore, una
difficile operazione chirurgica, e gli au
xiiiiiiiiiiiimiMimiiiimiiiiimiiiiiiiiiMimtiiitiii
Abbonamenti
Alcuni lettori, a compensare i molti ritardatari o morosi, cominciano a
farci pervenire gli abbonamenti per il
1963. Li ringraziamo vivamente, e comunichiamo loro:
1) La Tavola Valdese, da cui l’amministrazione dei giornali dipende, si
è vista costretta ad aumentare il canone di abbonamento. Tale aumento
avrebbe dovuto avvenire fin dallo
scorso gennaio: il forte aumento dei
costi tipografici e il numero considerevole dei numeri a 6 pagine ha fatto
sì che il bilancio dei nostri giornali
fosse in partenza in forte passivo ;
pensiamo e speriamo che nessuno dei
ricstri lettori ci abbandonerà in seguito a quest’aumento, del resto non ingente. 11 canone d’abbonamento annuo, sia per PECO sia per la LUCE
sarà:
Interno: L. 1.500
Estero : L. 2.200
Cumulativo con « Presenza Evangelica »
Interno: L. 2.200
Estero : L. 3.200
Il prezzo di ogni copia del settimanale sale a L. 40.
2) Vi preghiamo vivamente di inviare gli abbonamenti sia per PECO
che per la LUCE sul c.c.p. 2/17557 intestato a Libreria Editrice Claudiana,
Torre Pellice, indicando chiaramente
la causale del versamento; avrete così automaticamente la ricevuta del
pagamento. S’intende che le nostre
Librerie di Torre Pellice e di Torino
continueranno a ricevere gli abbonamenti pagati a mano, e rilasceranno
ricevuta.
3) Nel caso, frequente, di cambiamenti d’indirizzo, vi preghiamo dì comunicarlo in modo chiaro, e di versare (anche in francobolli) la pìccola
tassa di L. 50. Grazie.
L’Amministrazione delPECO-LUCE
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
gnrianto -una proasinia compiala guarigione.
Al fratello CeUo Bwclii, ancora ricoverato nell’ospedale di Pisa, porgiamo
pure i nostri fervidi auguri perctó possa,
con la forza che -fornisce la Fede di Cristo, superare la -prova che Egli a-ttnalmenite affronta.
I ba-mbinl più meritevoli della nostra
Scuola domenicale sono stali premiati per
io zelo e iprofitto dimoslrati durante Panno. Ci anguriamo ohe l’anno prosisimo i
preuiiiaitl possano essere più numerosi, a
testim-oniamza di lun sempre maggiore impegno nello studio della Parola di Dio.
Ad iniziativa deUe loro monitrici, e nel
quadro dei tradizionali fralerni rapporti
intercorrenti tra le due comunità, i bambini della Scuola Domenicale di Campo
Darby sono stati info-miali circa l’altività
de-Ra nostra Scuola. Essi hanno inoltre
voluto esprimere il loro affetto facendo
pervenire aRa nostra Scuola un quadretto
da loro stessi preparalo.
Cogliamo questa occasione per esprimere, ancora una volta, i sensi della nostra
fraterna gratitudine per quanto i nostri
fratelli di Campo Da-rby fanno a favore
della nostra comunità.
Su invito del Cappellano Barry, il Pastore ha tenuto una meditazione nella CappeRa di Canipo Da-rby, nel quadro di
uno scamibio di oo-ntatiti che non può non
recare frutti spirituali per tutti.
Domenica 7 ottobre al culto è seguita
la Assemblea di Chiesa, -che ba udito e discusso la relazmne d-el Sinodo, presentata
dal delegato Sig. Ivo Parenti; la relazione
sulla vita deRa comunità durante l’estate;
ba poi fatto il prograiinma per l’anno che
si apre, tenendo conto degli impegni assunti.
Dom-end-ea 14 ottobre avrà inizio l’anno
della Scuola Domienicale, con un culto
specdaJe a cui -tuilti i -genitori sono particolarmente invitati a partecipare.
— Durante il culto di domenica 23 settembre, abbiamo porto il segna della Grazia nel S. Battesimo sul capo di Claudio
Pascbetto, di Egidio e di Berlin Hda, della ruata Cornerà. H Signore dia a questo
caro ragazzino di crescere ogni giorno nella Sua conoscenza fortificandosi nella lede,
e Itenedica tutta la sua famiglia.
— Sabato 22 setlembre è stato celebrato,
nel tempio, il matrimonio di Codino Fulvio, di S. Bartolomeo, e di Pastore Elda,
di Pracuslan. 11 Signore sia l’ospite del
nuovo focolare.
— Con la prima domenica di ottobre, i
<ulli nel tempio del capoluogo riprendono
alle ore 10,30. Tutti ne prendano nota.
— Le attività invernali della Comunità
stanno per ricominciare. Nel corso del mese di ottobre avremo la ripresa: della scuola domenicale domenica 21, ore 9; catechismo giovedì 25 ore 14 (I anno), ore 15 (11
anno), ore 16 (III anno), domenica 28, ore
14 per gli operai e studenti.
Tutte le famiglie sono invitate a inviare
i loro figli sin dalla prima lezione.
Dia-nio un cordiale benvenuto al Pastore Aldo RulligMano e aRa sua famiglia,
augiuraind-o-gli sin d’ora di poter esercitare
qua-ssù un ministerio ricco e be-nedelt-o.
Il cullo d’a-ddiio del Pastore Conte avrà
luogo domenica 14 ottobre.
L’insediamento del Pastore RnUigliano
avverrà la domenica 21, ad opera di un
rappresentante deRa Commissione Distrettuale.
Il signor Bronza Pietro Luigi ed i suoi
familiari, abitanti nel villaggio di Fontane
di Salza di Pinerolo, in seguito al nialin
leso verificatosi domenica pomeriggio, 23
settembre u. s., durante una partita di caccia al camoscio insieme ad altri cacciatori
valligiani sulle montagne che formano lo
spartiacque di Bobbio Pellice e di Prali,
nell’Alta Val Germanasca, riconoscenti al
.Signore ringraziano commossi lutti gb amici che, preoccupati del suo ritardo, sono
partiti alla sua ricerca durante la notte dai
villaggi delle Fontane, della Gardiola e da
lutti quelli del VaRone di Prali.
COMO
Ospedale Evangeiito Valdese
Toriuo
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tot
Si sono resi disponibili presso questo Ospedale due posti per delle giovani che vogliano fare un periodo di
pratica presso il nostro Ospedale e poi
frequentare una scuola professionale
per conseguire il diploma di infermiera; viene corrisposto il normale salario, vitto e alloggio; età minima 17
anni. Ricordiamo ai genitori che si
preoccupano dell’avvenire delle loro figlie che la professione di infermiera
diplomata o abilitata offre possibilità di sistemazioni molto vantaggiose
ed un lavoro che non è solo di servizio per il prossimo ma anche di molta
soddisfazione personale.
Il nostro Ospedale cerca pure entro
il mese di ottobre due infermiere diplomate o abilitate.
Rivolgersi o scrivere alla Commissione Direttiva, via Silvio Pellico 19,
Torino.
I lavori per R nùnuo-vo deRa sala della
comunità si sono svoliti diuraate tutta la
estate; ora si stanno avviando a conolu
sione: mancano praticamente soltanto
lavori di verniciatura e rifinitiura. A can
sa di questi lavori le attività riprenderan
no quest’anno con un po’ di ritardo.
II gruppo del Vangelo riprenderà gio
vedi 25 oittobre aUe ore 21 (il gruppo d
preghiera lia co-nitimuato e conliniua rego
larmente ogni giovedì aUe 21; alla ripre
sa del gruppo del Vangelo sarà anticipato
afUe 20,30).
Ija Lega jemminile riprenderà venerdì
26, aRe ore 15, nella bella sala rinnovata.
Si avrà in q-ueRa riunione Taesemblea autunnale, con reiezione del Consiglio della Lega e la programmazione del lavoro,
in particolare in vista del bazar di dicembre.
La domenica 28 oittobre sarà la gra-n
giornata della comunità: al maitlino riprenderà la Scuola Domenicale, come pure il nido per i piccolissimi fino a tre anni; anche la Scuola Domenicale sarà, per
le lezioni, ripartila in tre grappi: sono i
primi benefici della maggiore dispomibililà di locaR! Alle ore 12,30 si avrà una
agn/ze fraterna, nei nuovi locali; si tratterà di un’inaugurazione ufficiosa (prenotarsi per l’agape!!), mentre rinaugurazione ufficiale, con inviti a comunità soreRe, avrà luogo più tardi, quando anebe
le scale e l’ingresso sulla strada saranno
rinnovati. Dopo l’agape, alle 14,30, Assemblea di Chiesa: aR’o.d.g. le relazioni
dei delegati alle Conferenze distrelliuali
e al Sinodo ; studio delite attività da svolgere neli’anino, con particolare riguardo
alle riuuionl ijer famiglie ; discussione
suRe possibilità di celebrare R ceutenario
della coraninità; siliuazione finanziaria.
O woììo
insanguinafo
Inno inciso dalla Corale Valdese di Torre Pellice sul disco microsolco RR 4513 edito da Radio Risveglio. Musica: Innario
Cristiano, 100.
1 )
O volto insanguinato,
disfatto dal dolor,
o Capo abbandonato
a vile ed empio orrori
O Re, Tu fosti ornato
d'eterna maestà :
di spine coronato
or sei, per mia viltà !
2)
lo stesso ho meritato
l'orrendo tuo penar ;
l'odioso mio peccato
Tu vieni ad espiar.
Pur misero qual sono
mi prostro innanzi a Te :
non ira, ma perdono
mi dà la Tua mercè.
3)
Per sempre la Tua croce
io voglio benedir ;
del tuo soffrire atroce
io sento in me fluir
di vita un dono eterno,
che niun fermar potrà ;
nè il mondo nè l'inferno
da Te mi strapperà !
PERSONALIA
Il proto della Tipografia Subalpina,
presso cui si stampa il nostro settimanale, il Sig. Enzo Jouve, ha avuto il
dolore di perdere la Madre. A lui e a
tutti i suoi familiari esprimiamo la
nostra affettuosa simpatìa nel dolore
e nella speranza in Cristo risorto.
Esprimiamo al Pastore Seiffredo Colucci, e a tutta la sua famiglia, la nostra piu*^ calda simpatia cristiana nell’ora della separazione dal Padre,
Comm. Domenico Colucci Bey, uniti
nella comune, ferma speranza.
E’ deceduto nei Grigioni, dove risiedeva, il Pastore emerito Levy Tron,
che per parecchi anni ha lavorato nelle comunità valdesi del Rio de la Piata
I Pastori e la Commissione del I Distretto inviano alla famigUa afflitta
l’espressione della loro fraterna solidarietà e delle loro sincere condoglianze.
Apprendiamo che il Pastore Edoardo Micol è stato nominato Cavaliere
dell’Ordine al merito della Repubblica, in riconoscimento dell’opera da lui
svolta in occasione della tragica frana
di Pramollo. Al Pastore che dopo
quattordici anni di ministero lascia
quella comunità viene cosi dato un
riconoscimento ufficiale e civico del
suo impegno umano e pastorale in un
periodo particolarmente doloroso. Ce
ne congratuliamo vivamente con lui.
Centro Comunitario di Studio ad Agape
e di Azione Cristiana
Giornata degli uomini
' delle Valli
Il Centro Comunitario di Studio e di ,Azione Cristiana di Fiascherino di Leriri (La
Spezia) si è trasferito a Firenze.
Il Centro è aperto ai cristiani di ogni
confessione e denominazione che sentono
il bisogno di un luogo di incontro per godere della comunione fraterna in Cristo,
per studiare la Bibbia in modo vivo, serio, solido, e per preparare una azione di
evangelizzazione libera da ogni settarismo
e proselitismo.
Per questo il Centro organizza per il
1962-63 serate e settimane di studio, iiiconlri e convegni su temi diversi, vivi ed
attuali, e continua la Scuola Biblica, fondala nel 1958, nella Scuola di azione cristiana che offre — anche a giovani che
non abbiano una preparazione scolastica
media — una solida e completa preparazione bibli<-a, teologica e pratica (con un
programma normale di tre anni ed uno
minimo di corsi serali) per il servizio cristiano nell’evangelizzazione, presso i giovani, presso i fanciulli, e in altri campi.
Hanno accettato di cooperare nel Centro
pastori e laici delle diverse confessioni e
dell C ini nazioni cristiane, assicurando al
Centro ricchezza di esperienza e di apertura cristiana ed alto livello di insegnauienlo.
Sono pronti Corsi per corrispondenza per
evangelisti, (‘olnorlori e monitori di Scatole Domenicali o per chi desideri una maggiore conoscenza biblica, teologica e storica che lo renda più efficace nel suo libero
servizio cristiano.
Chi desideri informazioni particolareggiate sul Centro e sulle serate bibliche, gli
incentri e i convegni da esso organizzali,
sulla scuola di Azione Cristiana, sui corsi
per corrispondenza, scriva liberamente al
Pastore Enrico Pascliello. Corso Italia 29.
Firenze.
Tulli gli uomini delle Valli sono caldamenìe invitati ad Agape, domenica 28 otlobre, per la giornata organizzata per loro
sul tema : « Lavoro nell’industria e occupazioni tradizionali alle Valli ». Informazioni e iscrizioni, al più presto, presso i pastori.
RINGRAZIAMENTO
La Pami"lia Genre profondamente
commo.5sa per l’un anime simpatia dimostratale per la perdita improvvisa
del caro
RINO
porge sentiti ringraziamenti a tutti
coloro che con la loro presenza, fiori
e scritti hanno preso parte al loro immenso dolore.
Un ringraziamento particolare al
Pastore Sig. Coraba, all’Avv. Ettore
Serafino, al Sig. Gay Giovanni ed alla Comunità di Agape.
Prali, Malzat, li 1-10-1962.
La famiglia del compianto
Cesare Paschetto
avvisi economici
ringrazia tutti coloro che con la loro
presenza o con scritti hanno manifestato la loro simpatia nella triste circostanza. Ringrazia particolarmente
il Pastore Genre, i vicini di casa ed
il Doti. Ros.
« Io ho pazientemente aspettato l’Eterno ed egli
s’è inclinato a me e ha
ascoltato il mio grido ».
(Salmo'40 : 1)
S Secondo di Pinerolo, 2 ottobre ’62
IL CONVITTO MiiscbiJe Valdese di Torre Pellice (Torino) cerca p-er subito giovane evanigelico iier assistenza ai ragazzi.
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La Famiglia COLUCCI ringrazia
sentitamente quanti hanno preso viva parte alla sua prova per la dipartenza del suo amato, ed in particolare maniera ringrazia il Pastore Francc Sommani, il Pastore Giovanni Bertinatti, i Dottori Paolo Pellizzaro,
Giancarlo De Bettini, la Signorina
Laura Jervis, la Signorina Aline Bertet, i profughi Russi di Villa Olanda,
t-ci i fedeli Domenico Tourn e Guide
P),avan.
« Chi crede in Me, ha vita
Eterna ».
Luserna S. Giovanni (Villa Olanda),
8 ottobre 1962.
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