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ECO
WLimDESI
Síg.a
LOÍÍGO SELMA
Casa Valdese
TORRE PELLICB
Settimanale
della Chiesa Valdese
r\nno LXXXIX - N. 47
Una copia Ci ce 30
! ___________________________________________________________________________
1 Eco: L. 1.300 per rintemo I Eco e La Luce: L. 2.000 per rintemo | Spedi*, abb. postale ■ (I Gruppo I TORRE PELLICE 27 novembre 1959
A BON AMENTI | ^ Testerò j L. 2.800 per l’estero | Cambio d’indirizzo Lire 5 0 j Ammin. Claudiana Torre Pellice ■ C.C.P. 2
POLEMICHE ITALIANE
Disaccordo sul Concordato
C’è stata polemica, invero ridicola,
sul viaggio di Gronchi a Mosca, sullo
« scandalo » che un Capo di Stato cattolico vada a rendere omaggio alTattuale no 1 comunista nella patria sovietica, ecc. ecc. Siamo così puri, nel
nostro paese occidentale e cattolico,
che qualcuno vorrebbe che scuotessimo, per sempre, dai nostri calzari la
polvere d’oltre cortina... Non abbiamo
esitato a dire, in altre occasioni, quan.
to fosse enfatica la nostra smania di
« presenza » ufficiale nelle varie capitali del mondo e la mania viaggiatrice di alcuni nostri governanti. Ma
questo viaggio di Gronchi a Mosca
non ha certo meno significato, per
esempio, dell’ultimo viaggio di Segni
a Washington! Decisamente, il nostro
apporto alla distensione è prezioso.
Dopo Firenze
il Congresso DC a Firenze si era
■trovato a aover alfrontare il bilancit
di un anno cne aveva visto la « crisi
r anfani » e poi gli scacchi elettorali
nella Val d’Aosta e in Sicilia. Non è
stato un Congresso tranquillo. Attra
verso 1 resoconti si sentiva che dietro il peso ancora assai grande che
hanno i vari « notabili » si muove una
fette corrente per lo più giovane, desiderosa di vie nuove, soprattutto decisa a svincolarsi dalla destra neofa
¿cista e da quella economica. Inoltre,
l accentuarsi delle correnti e delle pò
sizioni personali, nel grande partito
di maggioranza, ha fatto sì che apparissero più chiare le tensioni interne :
un osservatore ha potuto scrivere che
talvolta si ha Timpressione di trovarsi di fronte ad una federazione, più
-jne ad un partito. E’ quanto abbiamo
sempre so.3tenutc : volendo essere il
f partito cattolico », la DC cerca di
aoDracciare tutte le posizioni, ma si
condanna così alTimmobilismo : dimo
strato dal governo di De Gasperi ad
cggi (il molto timido tentativo di Pantani è stato bocciato). Questo, dal
punto di vista politico. Spiritualmen
positivo... Ma su questa polemica, parecchio meschina, se n’è innestata
un’altra : quella su un accenno di una
conferenza stampa in cui Gronchi
ventilava, sia pur molto vagamente,
la possibilità che il Concordato potesse essere ridiscusso ed eventualmente
riveduto. Dal discorso di Gronchi era
cioè emerso il disagio che Tapplicazione certo non restrittiva del Concordato reca alla sovranità del nostro
Stato, e come riflesso di questo disagio quello del presidente della Repubblica, che come italiano è custode delle libertà costituzionali, come cattolico (nel caso attuale) è vincolato ad
una certa obbedienza ecclesiastica. I
partiti e una parte delTopinione pub
olica si sono occupati vivamente della cosa. Sarebbe esagerato attenderci una revisione imminente del Concordato. Ma qualcosa sta maturando,
in Italia. Proprio nel grande partito
cattolico.
te, la Chiesa Romana considera la DC
non come xm mezzo attraverso cui. in
obbedienza a CJristo, cerca di servire
il Paese, ma come il mezzo per dominare il Paese — sia pure « a maggior
gloria del Signore ».A Firenze si è fiùsciti a gettare un manto d’unità su
questa reaita assai diversificata, la
tendenza conciliatrice facente capo al
segretario dei partito. Moro, ha pre
valso. Ed ora, dopo lunghe consulta
zicni, anche la Direzione del partito
na potuto essere eletta, formata di
esponenti dèlie varie correnti. Ma ri
mane una soluzione di compromesso,
e nessuno ignora, anche aH’interno
della DC, che è una soluzione che non
« terrà » indefinitamente. La scissione milazziana, in Sicilia, era stata
mossa e sostenuta 4a fattori locali
preponderanti. Ma non è da esclude
re che più gravi scissioni maturino,
se il partito non deciderà una buona
volta che direzione imboccare. Una
simile chiarificazione, anche a prezzo
di scissioni, sarebbe buona cosa non
solo politicamente ma anche religio
sámente : lo diciamo senza ipocriti
a oppi sensi, convinti che il Cristianesimo cattolico avrebbe in tutti i sensi più ampio respiro se dalla gerarchia
ecclesiastica gli fosse riconosciuta
maggiore libertà e responsabilità.
Le decisioni prese dal Congresso
della socialdemocrazia tedesca a Bad
Godesberg presso Bonn han suscitato
un’eco assai vasta in tutti i paesi,
e anche in Italia. Ne avevamo riferito sotto il titolo « Marx in soffitta? »,
perchè il problema affrontato senza
esitazione dai sociaiisti tedeschi era
appunto se il programma di Marx
fosse ancora attuale, oggi. Fra l’altro,
il Congresso aveva cosi dichiarato :
« A centoundici anni dal manifesto
dei comunisti sarebbe antimarxista
pretendere che il nostro programma
sia ancora quello di Marx e Engels.
Se noi ci comportassimo in queste
modo, finiremmo per diventare fatalmente una setta, destinata a scomparire dalla vita politica». Pur cercando di difendere il carattere marxista
del partito, è apparso chiaro che molti dei concetti chiave della lotta dei
vari partiti socialisti occidentali erano messi in sordina se non lasciati
cadere : fra gli altri, soprattutto quello della nazionalizzazione radicale
delle imprese industriali. Questo « ma.
infesto » nuovo ha naturalmente suscitato reazioni assai varie, che giudica con molto buon senso Luigi Salvatorelli (La Stampa, 22-ll-’59): «So
lo chi non abbia seguito le trasformazioni della società occidentale, e de.i
socialismo occidentale, da cinquanta
anni a questa parte, può adesso, di
fronte al programma di Bad Godesberg, provare uno sconvolgimento di
spirito e stracciarsi le vesti; oppure
— se è un conservatore mangiasocialisti — emettere gridi di gioia ed innalzare, riconoscente, le mani al cielo, per la salvezza finalmente assicu
nata dell’ordine sociale», n socialismo odierno, in vari paesi occidentali ( e nella Repubblica Federale Tedesca in modo particolare) non può
più far leva in modo assoluto sulle rivendicazioni degli operai : il loro livello si è cosi elevato che molti sono or
mai soddisfatti e non hanno più nessun gusto alla lotta ; d’altrà parte la
sempre incerta autonomia del socia
Chi è ii,vilipeso?
L’Espiesso del 22-ll-’59 sotto il titolo « Gronchi in ginocchio » pubblicava un articolo di cui riportiamo Tin
zio ; « La perquisizione effettuata qualche settimana fa in casa d'Ernesto
Kossi (1 lettori ricorderanno che ne
aubiamo parlato anche qui) da un
commissario della squadra politica di
Firenze ha dato finalmente i suoi
frutti: il procuratore della Repubbli
ca di quella città ha infatti incriminato Rossi di vilipendio al Capo dello Stato per avere egli detto, durante
un discorso celebiativo del 20 settembre, che il Presidente della Repubblica si fa fotografare in ginocchio davanti al Papa. S’a^etta ora che il ministro delia Giustìzia dia l’autorizzar
zione a procederé; dopodiché Rossi
dovrà comparire úinahzi al tribunal.i
di Firenze per sostenere un processo
cne solleva una serie di problemi gra
VI». L'imputazione e davvero saana. i-<¿.
procura della Repùbblica di Firenze
considera dunque;* un atteggiamento
umiliante per il ciàpo dello Stato inginocchiarsi davasiti al Papa? In
questo caso — e Saremmo evidentemente d’accordo! 1— a chi andrebbe
Taccùsa? Più che % Ernesto Rossi, al
capo dello Stato, no? O la procura
in questione pensa" di poter provare
cne il Presidente hon si è mai inginocchiato come Capo dello Stato davanti al Papa? In guesto caso — ma
è tutt’altro che certo che la cosa si
possa provare — rimarrebbe comunque provato dalla nostra Magistratura che il Capo dello Stato, come rappresentante della" pazione italiana,
non deve, a risenio del suo decoro,
ìnginQCchiafBi daì’àntl al Papa.’ Pro
nunciamento di cui non potremmo
che rallegrarci. Speriamo comunque
che alla fine il vilipeso non sia una
volta di più lo Stato «sovrano».
Vilipeso comunque è il Signore, ia
cui sovranità sul nostro paese viene
legata, agli occhi della massa, alTinginocchiarsi delle Autorità civili davanti ad un anello papale. « Non vi
fate chiamare Maestro, perchè uno
solo è il vostro Maestro. Non vi face
chiamare Padre perchè uno solo è il
vostro Padre»!
lismo dal comunismo di obbedienza
sovietica tiene sulle riserve molti.
E’ evidente che i socialdemocratici
tedeschi, di fronte alla specifica situazione del loro paese (che è ben diversa dalla nostra) hanno cercato e,
pare, definito la loro via (come da
tempo ha fatto il laburismo inglese).
Ora in ogni paese, tenendo conto della situazione locale, il socialismo è
chiamato ad un ripensamento della
sue posizioni e dei suoi programmi.
Non è, questa, un’assoluta novità, nè.
alTestèro nè in Italia. Ma si può essere grati al Congresso di Bad Godesberg che alla quasi unanimità ha lanciato un nuovo manifesto, determinando — speriamo — una salutare
scossa in campo socialista
Abbiamo avuto l’eco, da parte di
lettori liberali e di sinistra, di oriti
che al nostro — invero innocuo! —articolo : « Marx in soffitta? » ; e sappiamo che la posizione del « giusto
mezzo » può essere assai ipocrita, un
compromesso sterile. Eppure rifiutiamo la scelta dogmatica: la verità di
qua, il falso di là. E abbiamo letto
con piacere, nel citato articolo di Lui
gl Salvatorelli ( « Socialismo e demo
crazia») questa valutazione che ci
permettiamo di citare, perchè non sa
premmo dire così bene:
« Sul fallimento del marxismo ortodosso (che Salvatorelli vede verifi
cato sia nella situazione occidentale sia in quella orientale) si leva
la democrazia integrale, politica ed
economica. Non si tratta di qualcosa
di compiutamente realizzato, bensì di
un processo progressivo, che è non
solo una realtà in corso, ma appare
altresì, realisticamente, come Tunica
soluzione possibile. Di questa integra
zione democratica è elemento essenziale il movimento socialista: ma, per
l’appunto, un socialismo concepito come parte di un tutto, come un mezzo
per il fine e non già come un sistema
aommatico, un regime totalitario. Un
socialismo per cui proprietà privata
e pubblica, libertà economica e controllo sociale, sono ugualmente validi, ugualmente necessari, diversamente dosabili e combinabili secondo le
esigenze miUtevoli di tempo, di luogo,
di congiuntura, ma sempre in vista
di ciò che veramente importa: l’elevazione materiale e morale del lavoratore.
« S’intende che a una simile apertura di spirito da parte socialista deve corrispondere una analoga da parte borghese, con l’abbandono di ogni
pregiudiziale contro piani economici
e interventi statali, da accettare o respingere secondo la loro idoneità rispetto alTobbiettivo sociale ».
Come avevamo scritto, pensiaino che
il credente debba essere non contro
le ideologie — quando sono uno stru
mento di cui si serve coscientemente
— ma contro la tirannia delle ideologie a cui religiosamente serva come
a verità assoluta e intangibile, g
Nuovi abbonamenti
Poiché ci sono giunte... voci di malumore per l’aumento ^minimo!) degli
abbonamenti per il 1960, ripetiamo che l’aumento effettivo delle spe.se di tipografia e di posta sarà, col 1» gennaio 1960, del 12%. I nostri aumenti sono appena
del 9%, il che ci pare già generoso. Quel rialzo del 12% sarà in vigore su .scala
nazionale, e si prevede che crescerà ad esempio il prezzo dei quotidiani. Se alcuni
periodici pensano di poter mantenere i prezzi precedenti, vuol dire che chi li sostiene li .sovvenzionerà ulteriormente. Ma il nostro giornale non è l’organo di una
corrente che se ne serve come mezzo di propaganda, è il foglio della Chiesa, e
tutta la Chiesa — se lo vuole — deve portarne la responsabilità. Siamo fiduciosi
che continuerà a farlo con assoluta comprensione. L’ECO.
Dna campagna mondiale
contro la lame
Si è recentemente tenuta a Roina
la conferenza della F. A. O., l’organizzazione internazionale per Tagricoltura e Talimentàzione, che raccoglie i
rappresentanti di 88 paesi. Uno dei
piani più ambiziosi che vi sono stati
progettati, è stato quello della radicale trasformazione della regione mediterranea e adiacenze, dal Portogallo
all’Iraq. In questa regione, riferiva
«La Stampa», il reddito medio è di
100 dollari (60.000 lire) all’anno per
abitante appena un quarto di quello
delTEuropa del nord, un decimo di
quello americano, ma tre volte più aito di quello dell’Asia.
Quest’ultima nota dovrebbe forse
esser maggiormente tenuta in considerazione, e per quanto molte zone
anche a noi assai vicine siano terribilmente « depresse », non si può dimenticare, nello stendere questi piani, l’urgenza di soccorrere anzitutto le
zone in cui la « depressione » è ancora più tragica. L’importanza di questa
« giustizia », nel nostro tempo di tensioni razziali e fra ex coloni ed ex
colonizzati, non ha bisogno di essere
sottolineata.
» * *
Il Consiglio ecmnenico delle Chiese ha promesso il suo appoggio entusiastico alla campagna contro la fame che TOrganizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura sta per ingaggiare.
Il Dr. Egbert de Vries, dei Paesi
Bassi, ha affermato di fronte alla re
cente conferenza riunita a Roma, ch3
il Consiglio ecumenico metterà « tutte le risorse di cui potrà disporre »
al servizio di quest’azione, a cui collaborerà con « speranza e fiducia », vedendovi un mezzo di risolvere in parte il problema mondiale dell’alimentazione.
Il Dr. de Vries, Direttore della Scuo.
la di Studi Sociali delTAja, ha parlato come rappresentante della Commissione delle Chiese i>er gli Affari
Internazionali (organo comune del
Consiglio ecumenico delle Chiese e di
quello intemazionale delle Missioni).
Nel suo discorso ha segnalato quattro
punti che permettono di sperare che
la campagna riesca:
« 1. Si va facendo generale la convinzione che soltanto sulla base di
una solidarietà mondiale e intemazionale una soluzione ai problemi della fame e della miseria può essere
trovata.
2. La soluzione è essenzialmente un
problema di giustizia sociale, di re
staurazione della dignità umana, dpotenza redentrice in un mondo di
viso.
.3. Risulta chiaramente che nessim
reale progresso potrà essere realizzato
senza la collaborazione dei primi interessati: i beneficiari deli’azione comune.
4. I metodi puramente tecnici e le
esortazioni generali hanno misera
mente fallito, e si comprende ora che
{continua in 4“ pag.).
Notre Seigneur
LA LUMIÈRE
Conntne l’année passée nous e.nipruntonis à « ^Protestante »,
que nous remercions vivement, une
série de méditations de l’Avent: Notre Seigneur, la lumière, la porte,
le cep, le pain et l’eau de vie.
A l’aube du monde, la lumière fut
la première-née de la création. Au
matin des temps nouveaux, le premier-né du Royaume s’avance et dit:
” Je suis la lumière du monde
Sur le chaos informe et vide du
premier commencement, quand les
ténèbres couvraient la surface de l abîme, l’Esprit planait .sur les profondeurs sombres et désolées. Dieu
a parlé et le premier mot de son
amour a fait la lumière, don merveilleux du Créateur. Mais l’ordre
bienheureux et clair du jardin s’esi
altéré. Les créatures ont préféré la
nuit qui cachait mieux leur faute. La
terre a, connu un autre chaos, peuplé d’idoles et désert d’amour.
Ce fut alors le recommencement
de toutes choses et Dieu fit au monde
un second don de lumière. Une nouvelle fois, il .s’est penché sur le désordre, où la douleur flottait comme
des ténèbres. Son amour avait créé,
.sa grâce a eu pitié. Cette .seconde
fois, il s’est donné lui-même dans la
per.sonne de son Fils. Au temps et au
lieu marqués, l’étoile brillante du
matin s’est levée sur le monde. El
dans le ciel des bergers, une lumière a paru, cha.ssant la peur et .semant
la joie: ’’ Ne craignez pas car je vous
annonce une bonne nouvelle qui sera pour tout le peuple le .sujet d’une
grande joie ”.
★
Dieu qui a dit: Que la lumière,
brille dans les ténèbres!... a fait aussi. briller sa lumière dans nos coeurs”.
Dans nos coeurs.
Le chaos est en nous comme il.
était nu commencement de la Genèse et de l’Evangile. Nous ne savons
pas. Nous ne comprenons pas. Notre
âme e.st informe et vide. La nuit est
tombée. Nous avons perdu le chemin.
Nous sommes seuls et notre propre
désespoir nous fait peur. Nos coura
geuses décisions, nos bonnes résolutions humaines ne font qu’épaissir
la nuit et parfaire le désordre. Les
puissances ennemies occupent notre
coeur comme la force romaine tenait
captives les tribus déchues et humiliées.
Mais par la même parole qui a
créé la lumière .sur le monde, par le
même geste qui a donné la Lumière
du monde. Dieu veut faire resplendir sa lumière dans nos coeurs. Le
Christ vient! La lumière des nations
est aussi notre' lumière. Elle .se lève
.sur nos désordres intérieurs et nos
découragements, .sur nos remords et
pf nos désespérances. C’est Noël poui
Vous êtes la lumière du monde ”.
C’e.st Noël par nous.
La ville sur la montagne ne peut
être cachée e l’on ne met pas le boisseau sur la lampe. La lumière reçue
doit luire devant les hommes pour
ta gloire du Père.. C’e.st par nous que.
le Christ se donne aux prochains.
Lors d’un décembre passé, une poignée de petits bougres réjouis, éclaireurs de quartier, m’ont invité au
Noël de la troupe. Au .soir de fête
ils ont allumé le sapin dans la forêt
profonde de leur domaine. Je ne les
aurais pas trouvés dans le bois. J’aurais manqué la féerie de l’arbre incendié de clarté. J’aurais pas.sé à côte de la joie. Mais les .scouts ont leurs
astuces. Ils avaient balisé de lumières mon chemin vers Noël.
Ainsi la longue route de l’ancienne alliance est-elle comme jalonnée
par les rois, les prophètes et les prêtres pour conduire à celui qui est
tout ensemble le Roi, le Prophète et
le Prêtre. La nouvelle alliance a
commencé et c’est désormais à l’Eglise et à nous de signaler l’avenue
et de marquer l’Avent.
” Afin rpie vous annonciez les vertus de celui qui vous a appelés des
ténèbres à sa merveilleuse lumière”.
Albert Girardet
2
A. I. C. E.
rr
■ :
Convegné ¿’autunno
Studiando il passato e progettando per il futuro
Domenica, 1« novembre, la sala valdese degli Aitali di Lusema S. Giovanni aperse i suoi battenti per accogliere im buon numero di soci dell’AICE convenuti da diverse località
delle Valli, vicine e lontane (tra tutti
un... encomio particolare ai Valsupatini e alla rappresentante della provincia di Cuneo!).
Come sempre, anche questo incontro si è svolto in un clima di gioia,
di fraterna amicizia e di coscienza
delle proprie responsabilità.
Dopo il caldo fraterno benvenute
porto dal Pastore Jahier a nome sue
e della comunità, venne data la parola al professor Augusto Armand _Hugon sul tema: «I Valdesi e il Risorgimento ». L’oratore, doiK» una parte
introduttiva intesa a far notare che
il periodo che interessa in modo par
ticolare noi Valdesi parte, p>er ovvie
ragioni, solamente dal 17 febbraio
1848, passò brevemente in rassegna
gli avvenimenti più salienti del periodo 1848-1870 Mise in luce particolare il fatto che i Valdesi seppero approfittare di ogni circostanza, di ogni
porta aperta per testimoniare dell’E
vangelo; a mano a mano che il regno di Sardegna si ingrandiva, essi si
spingevano sempre più avanti nella
penisola, consci della loro particolare
urgente missione, consapevoli (fi essere chiamati ad uscire dall’isolamento secolare delle Valli, per f^ conoscere la Buona Novella a tutti i loro concittadini : posizione dinamica
dimque. Per rispondere tuttavia a (queste esigenze in modo adeguato bisognava stuefiare la lingua italiana
molto imperfettamente conosciuta fino allora dai Valdesi; la Facoltà di
teologia fu trasferita a Firenze (1860),
al Collegio valdese di Torre Pellice
venne ad insegnare il toscano prof.
Niccolini. Fu questo im periodo estremamente favorevole per i Valdesi;
già nel 1851 era stata posta la prima
pietra del tempio di Torino e il pastore G. P. Melile aveva ivi fondato
il settimanale « La Buona Novella ».
Nel 1860 è nominato dal Sinodo il
Comitato per l’evangelizzazione e i
Valdesi di Milano inaugurano il loro
tempio; nel marzo 1861 giunge a Palermo il pastore Giorgio Appia, nei
1866 anche a Venezia si inizia la predicazione evangelica ; il 12 ottobre
1870 il pastore Matteo Prochet è a
Roma. Da ricordare il fondamentale
(Xintributo dato dai fratelli Appia alla fondazione della Croce Rossa Intemazionale ; essi tra l’altro, seguirono le truppe garibaldine nella campagna del 1866 con una rudimentale
organizzazione sanitaria.
L’oratore mise ancora in risalto il
fatto che fu proprio la presenza valdese a dare lo spunto per la concessione della libertà religiosa in Italia ,
documentò altre^ l’appoggic* dato dal
Cavour ai Valdesi, appoggio da lui
abilmente messo in luce presso gli
Inglesi, per suscitare il loro atteggiamento favorevole al Piemonte negli
anni 1859-60.
Al termine della conferenza il prof.
Armand Hugon fu vivamente ringra
ziato per averci ricordato queste interessantissime pagine di storia vai
dese*
In seguito la signorina E. Bonnet
presentò un breve resoc(»nto del campo latino per insegnanti evangelici tenutosi nell’agosto scorso in Francia
(a S. Hippolyte du Fort presso l’Istituto misto protestante per sordc>-muti): sul tema «La scuola, la nazione,
il nazionalismo » ci furono studi biblici e conferenze; in ima di esse il
pastore Exbrayat del Movimento della Riconciliazione, parlò dell’unico sì
(sì a Cristo) e dei molti no richiesti
ai cristiani: no al nazionalismo cri
stiano (in Algeria i soldati francesi
sono chiamati « cristiani »), no al razzismo in cui si compromettono anche
dei cristiani, no al capitalismo basato
sul profitto, no al colonialismo, disprezzo del più debole, no al comunismo, cattivo in pratica, no al militarismo (certi cristiani rifiutano scilo
«certe» guerre), no al fatalismo (siamo troppo pessimisti, spegnarne troppe luci). Si discusse inoltre del progetto di riforma della sequoia francese,
del problema della laicità e dell’attivismo. Le relatrice concluse esortando gli insegnanti evangelici a partecipare più numerosi a questi incontri
affermando che sono esperienze sem
pre positive. .
Passando alla parte amministrativa, la signorina E. Pons propose, a nome del seggio, di nominare i responsabili per la sezione Valli; furono eletti
per acclamazione i colleghi : Paola Rostan, Liliana Viglielmo e Paolo Gar
diol. . . ,
Su richiesta di alcime interessate,
la signorina Ada Bessone riferì sulle
modalità precise da seguire per conseguire il diploma di insegnanti di
scuola materna (l£t dicitura «maestra
giardiniera » è inesatta perchè in^ca
esclusivamente le insegnanti dei giardini d’infanzia froebeliani, annessi ar
gli Istituti magistrali). Ess(> si può o^
tenere anche presentandosi exime privatista all’esame di abilitazione presso una scuola magistrale ; pochissime
sono statali (a Roma, Matera, Udine,
Fossombrone (Pesaro) e altre localit«.
più lontane e decentrate), le altre sc>
no parificate. Superato l’esame teorico, su un programma simile a quello
dell’istituto magistrale, occorre fare
un anno di tirocinio (150 giorni per
sei ore al giorno) presso una scuola
materna funzionante (xin le tre classi; solo dopo l’esame del tirocinio si
consegue il diploma.
La signorina Pons riferisce l’appello di due nostre comunità del centrosud per una insegnante fornita (li questo diploma ed esorta le giovani insegnanti ad orientarsi in questo senso,
anche tenendo cxmto delle discussioni
sinodali sui ministeri femminili e dell’attuazione che la Tavola Valdese
potrà dare al relativo ordine del giorno.
Si ricordò ancora il proiettore dell’AICE a disposizione dei soci presso
la segreteria e la larga scelta di filmine (storia biblica e della chiesa, racconti natalizi e missionari, a colori)
che gli insegnanti possono procurarsi
presso il segretario della scuole domenicali, pastore Bruno Corsani (piazza Statuto 26, Torino) col semplice
invio deU’ordinazione accompagnata
da L. 100 o 150 in francobolli; l’elenco relativo si trova sul numero 5 (settembre - ottobre 1959) della ri vistine
« La Scuola domenicale ».
Infine si fece presente ai... presenti
e agli assenti che l’AICE aveva urgente bisogno di una cxillabcrazione minima ma indispensabile da parte di
tutti i suoi amici, quella del pagamen.
to della quota; quando molti colleghi
dimenticano di rinnovarla — come
successe l’anno scorso — la nostra
opera rimane intralciata; per evitarla, trascriviamo qui il numero del
c c. p. del cassiere L. T. Desio (San
Secóndo di Pinerolo) : 2/40715.
Con la tradizionale e sempre gradita tazza di tè, offerta dalle colleghe
di S. Giovanni, che ancora ringrazia- ,
mo, si chiuse ufficialmente il convegno. Una partecipante.
i«*m nni* v*iti vai»*«
Amici del Collegio
Kittgrojiiemio il Genende Jalla per quanto ci scrive e che siamo lieti di pubbli
care, perchè risponde allo scofM per il
quale è sorta la nostra associazione: aia
tare in modo pratico f Istituto,
Sappiamo che i banchi sono carichi di
scritte, di macchie, di incisioni e perchè
no? di gloria. Vanno però rimodernati. Lu
spesa è forte. Circa 2 milioni. Ma si potrebbe cominciare classe per classe.
Troveremo trenta s<ntoscrittori? Indirizzare quindi sul c. c. p. 2/9034 al Prof.
Teofilo Pons. Ogni banco a due posti costa
sulle 15.000 lire ed è fabbricato in plasticn
e metallo.
27 Novembre 1959 — N. 47
PER SOMALIA
Ci rallegriamo cordialmente con il Prof.
Adriano Donini che ha superato con pieno successo gli esami di concorso per la
cattedra di matematica e fisica negli Istituti Tecnici.
La domenica 23 agosto u. s., quella cioè
precedente l’apertura del nostro Sinodo,
come tutti gli anni si sono riuniti i soci
dell’Associazione che sotto il nome veramente assai indovinato di « Amici del Collegio Valdese » ha già saputo crearsi tante
benemerenze in favore di questo nostro ormai antico Istituto al quale tanti e tanti
ex allievi vecchi e giovani sono rimasti
profondamente legati da vincoli di sincera
e devota riconoscenza.
I nostri giornali locali hanno già ampiamente riferito sulla simpatica manifestazione e perciò mi esimo dal trattarne
stesso. '
Quello che desidero piuttosto mettere
evidenza specialmente per i numerosi soci
che non erano presenti e por tutti gli « ami
ci » che ancora debbono dare la loro ad
sione a questo simpatico sodalizio, è Pin.iziativa ohe è affiorata dalla relazione dei
Presidente e dalla discussione che ne è se
guita, di voler dotare le aule del benemerito Istituto di nuovi banchi moderni in
sostituzione di quelli ormai vetusti e sorpassati anche come struttura e pratiiilà.
Non mi nascondo che ia spesa complessiva
è certo ingente in quanto, da informazioni
successivamente assunte, un banco di tipo
metallico, robusto e a doppio posto com
pleto, verrebbe a costare sulle lire 15.000.
Ma con lo sforzo di tutti io penso che
si dovrebbe pur riuscire a fare qualche
cosa di buono e se non possiamo certo
pretendere di arrivare a cambiare in una
sola volta tutti i banchi di tutte le aule,
sono però ber. certo che ad una o due aule
per volta ci si dovrebbe arrivare senza eccessivo sforzo, sempre che gli « amici a
tutti sentano l’utilità e la necessità di assecondare questa nuova iniziativa che la nostra simpatica Associazione intende prendere.
Allo scopo di dare in modo pratico inizio di attuazione alla stessa, ho pensalo
di aprire, a mezzo dei nostri giornali, una
pubblica sottoscrizione fra gli « amici »
onde cercare di raggiungere nel minor tempo possibile la somma occorrente per incominciare a dotare del nuovo mobilio almeno una prima aula del nostro caro Col
legio Valdese.
Con la presente intendo pertanto essere
iscritto per rofferta djel primo banco biposto completo. gen. Davide Jalla
Un vieux livre est un témoi^age
du passé, une voix des temps anciens :
c’est de loin, souvent de très loin
qu’il nous est transmis, et on 1 ouvre avec respect, les doigts 1 entourant comme l’on caresserait tendrement un souvenir appartenu à une
personne aimée. Mais un vieux livre est aussi im témoignage du présent : c’est à dire de l’attention et
de l’ordre (ou du désordre) avec
lesquels les personnes de notre temps
l’ont reçu et entretenu. Un vieux livre sans taclies, sans déchirures, sans
qu’une page soit froissée ou détachée
de son dos, c’est un visage sans rides, un sourire radieux, c’est quelque chose d’étincelant qui révèle
l’intérêt des personnes qui ont possédé ce livre; son contraire rélèvf
la vulgarité, la grossièreté, l’indifférence que d’autres ont eu pour cc
symbole de la connaissance, pour
cette pièce de chronique et d’histoire.
Généralement un vieux livre est
bien moins gâté par le temps, par
l’humidité, par la gerce, que par les
hommes, qu’ils soient des lecteurs
acharnés et un tantinet grossiers, ou,
simplement, des professionnels astreints à un carrousel de déménagements périodiques! Ou même par
les amis à qui l’on prête cette innocente victime-esclave :
Tel est le sort de tout livre prêté
souvent perdu, toujours gâté...
Dans cette colonne, Petit Valdo ti
rera de temps en temps de l’oubl
quelques livres de notre vieux mon
de évangélique et vaudois, s’effor
çant de leur rendre, pendant quel
ques instants, la vivacité et l’entrain
que ces vieux bouquins avaient lorsqu’ils parurent en public pour la
première fois. Bien entendu, si les
lecteurs nous donneront des lumières supplémentaires et nous feront
connaître des trésors bibliographiques oubliés, nous leur en saurons
gré, et nous leur céderons volontiers
la parole.
Commençons aujourd’hui par ce
« Livre de Famille » : l’exemplaire
<pie je possède porte cette dédicace« Donné par sa grand’maman de
# LETTORI Cl SCRIVONO
â proposito di ana borsa di studio
H Segretario Comunale valdese
L’iniziativa della benemerita « Pro Valli » resa pubblica coll’articolo del suo presidente Dr. Carlo Pons, nel. N. 45 di questo periodico, di assegnare una borsa di
studio ai giovani che aspirano a diventare
segretari comunali, colla possibilità di
esercire in uno dei comuni delle vallate
del pinerolese, merita una parola di plauso
e l’augurio che la proposta sia coronata
da successo, sormontando gli inconvenienti
a cui verrò accennando in questo breve
trafiletto.
Già parecchi anni or sono un delegato
laico al Sinodo aveva proposto di istituire
dei sussidi per gli studenti dei nostri istituti che desideravano dedicarsi alla carriera municipale, ma la sua era stata una
« vox clamantis in deserto » o piuttosto
una voce gettata al vento, perchè non era
stata presa in considerazione da quel nostro massimo consesso valdese. Peccato!
perchè certamente se fossero stali aiutati
molti sarebbero diventati funzionari dei
comuni!
Chi scrive ricorda Emanuele Pons che
sul biglietto da visita poteva qualificarsi
« segretario » degli undici comuni della
valle di S. Martino! e Guigou e Matthieu
padre e figlio Segretari a Pomaretto e a
Villar Perosa e a Meano, e a Perosa, Rivoire a S. Germano, Rostan a Prarostino,
un altro Rostan a Rorà, Fraschia ad Angrogna, Davit a Bobbio ed a Villar Pellice, Costabel a Torre Pellice, Ayassot a
S. Giovanni, pochi dei quali sono stati
sostituiti da elementi valdesi!
Nel periodo fascista la figura giuridica
del Segretario comunale era assai più valorizzata che in regime democratico: comprendeva maggiori prerogative. I comuni
erano governati di fatto dal Podestà e dal
S. C., salvo quelli di maggior importanza,
in cui c’era una parvenza di « consulta »
municipale. Però ad impedire il formarsi
di oligarchie, avvenivano frequenti trasferimenti di sede: si temeva, in sostanza, in
alto loco, che quei funzionari semi-statali
andassero troppo d’accordo coi Capi delle
amministrazioni non per governare ma
per... sgovernare i comuni.
Quando non c’entrava la politica, 1 autorità vigilava a che le cose andassero bene, sia con disposizioni, sia con frequenti
e periodiche ispezioni sia entrando anche
in merito nell’adozione dei provvedimenti
amministrativi, mentre prima la vigilanza
era soltanto formale sulla legittimità degli
atti (salvo quelli soggetti a tutela della
Giunta Prov. Amministrativa).
Il Segretario già qualificato come « fun
zionario » dello Stalo venne in seguito
(( equiparato » agli impiegati dello Stato
(« equiparato )) non « identificato ») per
modo che il S. C. è nominato dal Ministro
degli Interni, trasferito da questi o dal
Prefetto, pagato dal Comune e... comandato dal Sindaco...
A causa di tale precarietà di cose temo
che solo parte dei comuni ove la popolazione è in maggioranza valdese possano
essere retti dai funzionari delle valli che
conoscano gli usi e costumi, « la parlata »,
le abitudini, i bisogni delle popolazioni
nostrane. Opinerei perchè le borse di studio fossero estese anche agli aspiranti ad
altri impieghi comunali, che nominati per
concorso o per chiamala acquistano la stabilità dopo due anni di lodevole servizio
senza possibilità di trasferimenti.
Spero di tornare suirargomento.
Un travet a riposo.
E dopo la flora
anche la fauna
Se la difesa della flora delle nostre Alpi
si presenta come un problema di non facile
soluzione ancora più difficile appare la difesa della fauna, ma non per questo rinunciamo ad affrontarlo tanto più che esso
si presenta ancora più grave ed urgente.
Prima che si verifichi la scomparsa di fiori
o piante ricercati e raccolti senza criterio
è sicuro che scompariranno molti degli
animali che vivono allo slato libero e non
solo i famosi camosci ma anche altri animali più piccoli ed insignificanti e specialmente le specie di uccelli di montagna ai
quali vien fatta una caccia spietata. La cosidetta caccia è ormai giunta ad un tal
punto di organizzata distruzione che ormai
per il piacere di sparare e di ammazzare
qualcosa si spara ad iin pettirosso o ad un
cardellino, si spara in un cespuglio dove
qualcosa si muove prima ancora di aver
la minima idea di che cosa sia quel qualcosa. Non serve che i veri cacciatori siano
indignati di questo stato di cose perche se
non lo fanno loro ci sono altri che lo fanno e di fronte a questa situazione è chiaro
che nulla possiamo aspettarci da quelle
autorità che con ordini c leggi potrebbero
mettervi riparo.
Un amico che è andato quest estate a
passare qualche giorno in Svizzera mi diceva della sua meraviglia nel vedere come
vi sono rispettati gli animali ed i fiori ed
il paesaggio e ricorda la sorpresa ed il piacere che provava quando ogni mattina
uno scoiattolo veniva sulla finestra dello
chalet dove alloggiava per chiedere un
pezzo di biscotto od una noce. Noi ad ogni
occasione diciamo che le nostre Valli sono
una piccola Svizzera ma poi in realtà non
facciamo niente perchè effettivamente lo
siamo, non fa niente la popolazione locale
nè le autorità locali per differenziarle in
meglio dalle altre vallate che ci circondano.
Perchè quello che è possibile nella vicinissima Svizzera da noi è impossibile?
Frali che sta potenziando coraggiosamente
la sua attrezzatura turistica non potrebbe
aggiungervi il piccolo ma non insignificante particolare dello scoiattolo? Occorre che
la popolazione locale sia cosciente, vietando la caccia, che vai più avere un motivo
di attrazione e di differenziazione dalle
altre località alpine che la piccola gloria
di qualche cacciatore che riesce con organizzate e spietate battute ad uccidere un
giovane camoscio.
Quello che può considerarsi un primo
passo si è fatto costituendo delle riserve
di caccia e delle zone di ripopolamento
ma occorre che queste iniziative siano prese d’intesa fra tutti i comuni della Val
Germanasca e della Val Pellice in modo
da poter giungere gradualmente all’Istituzione di un vero e proprio Parco delle
Valli Valdesi. C’è un altro grande Parco
non molto lontano da noi che pur fra
molte difficoltà assolve il suo compito e si
è acquistato una benemerenza non solo in
campo nazionale, perciò penso che qualcosa dovremmo e potremmo fare anche
noi.
Carlo Pons.
Sainte Marguerite à Pierre Barthélemi Albert Rével ». Le livret est
de 1830, publié à Genève; cette
grand’mère était donc du siècle précédent. Le titre complet est: « liC
Livre de Famille, ou Instructions familières sur l’histoire dès Eglises
Vaudoises et sur la religion, avec
quelques Cantiques relatifs aux principales circostances de la vie champêtre dans les vallées du Piémont,
à l’usage des Vaudois qui les habitent ». Son auteur est P. Bert pasteur
de l’Eglise évangélique de La Tour,
et ancien Modérateur des Eglises
Vaudoises. (De tout temps, nos anciens Modérateurs savent manier la
plume et utiliser leurs otia de leur
mieux).
La première partie de ce livre est
un petit catéchisme d’histoire Vaudoise, avec demandes et réponses:
le système protestant a toujours été,
pour nos paysans, le meilleur, la demande renfermant déjà quelques éléments de la réponse, la réponse ne
peut pas se contenter du vague, elle
doit être brève, et parce que brève,
précise. Les Vaudois y sont fait remonter au IX.me siècle, à l’époque
de l’évéciue Claude de Turin. A’ la
septième réponse, on apprend que,
parallèlement à Barba, le mot Magna est honorifique et presque religieux. Précision qu’aucun écrivain
C5 *«19
ou poète Vaudois, que je sache, n a
encore traitée: la tante, et tantine
\ audoise, et son influence sur la bourgeoisie de nos vallées du dernier siècle...
La deuxième partie du livret est
un véritable abrégé d’instruction religieuse, toujours sous la forme de
demandes et réponses (nous raconterons une autre fois l’histoire des
nombreux catéchismes de la librairie Claudiana de l’époque florentine). La première demande, quelque
peu classique (par rapport aux catéchismes plus célèbres), est formulée ainsi: « Quelle est votre profession de foi? » Suit une troisième
partie, consacrée aux Cantiques, qui
sont de petits poèmes à chanter sur
l’air de certains Psaumes. En voilà
un à chanter avant et après le repas,
un sur la « coupe de la vigne », un
” autre sur la vendange, un autre sur
« la récolte des cocons » (hélas, le
ver-à-soie ne rend plus aujourd’hui),
sur « les foins » (faut-il en déduire
que les chants ouvriers des grands
parents étaient plus pieux de ceux
que l’ont entend aujourd’hui, souvent, à la campagne?), sur « les semailles », sur « les châtaignes », sur
(( les noix », sur l’émigration du bétail vers les alpages (ce qu’avec Ramuz nous appelons modernement
transhumance}, sur les moissons, sur
<f le chanvre », sur « le maïs, ou blé
turc » :
le Piémont n’est pas la patrie
de cet utile végétal,
venu de TInde ou de Turquie,
il nous fuit un bien capital.
La poésie décrit maints usages du
maïs, mais la dernière strophe est
tout à fait charmante:
Ce sont ces feuilles protectrices
qui, lorsque les grains sont cueillis,
nous renouvellent leurs services
pour rebondir alors nos lits!
Le livre termine avec la Confession de foi de 1655. Aujourd’hui,
la lit-on encore? En tout, 106 pages.
Petit livre de famille, va maintenant, par monts et par vaux, sur les
bries et jusque dans les alpages. Tu
réuniras autour de toi nos grands parents, qui, à la lumière d’une chandelle, lirons tes pages avec intérêt
et profit; il chanteront; puis le père de famille, s’étant levé son bérét,
prononcera la priero du soir.
, Petit Valdo
Dimostrazioni antiprotestanti
Bogotá (Colombia). Il segretariato
nazionale dell’episcopato cattolico romano della Colombia ha domandato
ai cattolici de La Piata di riparare i
danni da loro causati <ii recente ad
una cappella protestante in costruzione. Infatti in occasione di una manifestazione antiprotestante, alcuni caL
tolici avevano demolito un muro della
cappella e ridotto in frantumi i mattoni pronti per la costruzione della
Chiesa. Nel suo messaggio ai fedeli
l’episcopato colombiano attribuisce gli
incìdenti all’ondata di «proselitismo
a qualsiasi prezzo» che cerca di sommergere la popolazione cattolica. « Il
ricorso alla violenza contro delle set
I
te alle quali forti mezzi finanziari permettono tutti i metodi di infiltrazione
— si conclude — non si giustifica
mai». (S. OE. P. I.)
La Chiesa Metodista Cecoslovacca
ha recentemente deciso di accordare
alle donne « l’eguaglianza in tutte le
funzioni del ministero»; ha consacrato tre donne al diacxmato, e trasferito nel ruolo di diaconesse laiche quattro predicatricì laiche. La Chiesa Metodista di questo paese conta circa
6.6(X) aderenti. (S. OE. P. I.)
3
N. 47 — 27 Novembre 1W9
L'ECO DELLE VALU VALDESI
— 3
memoria
Ad
A
A vergogna
ammonimento
dei morti
dei
VIVI
Con queste parole E. Wiechert chiude «Totenwald», la sua testimonianza sull’esperienza terribile di Buchenwald. Queste parole potrebbero esser
poste come motto aella «Mostra della deportazione », che si è aperta al
Palazzo Carignano a Torino (dopo
esser stata organizzata a Roma) quale conclusione del 2» Congresso degli
ex-deportati politici nei Lager nazisti.
E’ un ammonimento terribile. Alle
pareti ricoperte di tela di sacco, fra
un reticolato di filo spinato, sfila come un film raccapricciante la serie di
fotografie originali raccolte nel Lager, dai nazisti stessi o dalle Commissioni d’inchiesta alleate, alla liberazione, C’è qualche pannello che reca
alcune indicazioni statistiche o qualche frase memorabile come questa,
del Peldmarschall van Keitel : « La vita umana nei territori occupati non
vale assolutamente nulla»; c’è qualche ’ divisa ’ di deportati, qualche mo.
dello dei vari marchi che, a seconda
della nazionalità e del vario tipo di
imputazione ( ’ politici ’ sabotatori ’
’ebrei’, ecc.), dovevano recare sugli
abiti: ma tutto è lì, in quelle foto,
nell’orrore di quelle adunate, per ore,
di gente nuda nei cortili, esposta ai
rigori dell’inverno, in attesa che un
dei posteri
Obliai a colai
che edijiLca la città
col baag^ac
e {¡onda una città
bull'migailà
-/faSamoZS:
fuggitivo fosse ripreso, di quelle ’riviste ’ di lustri gerarchi nazisti davanti a miserabili greggi umani, di
quelle SS in posa davanti all’obbiettivo mentre con due ganci — come se
si trattasse di un sacco di concime —
afferrano un cadavere, uno di una pila, per infilarlo in un forno crematorio: l’orrore dei lavori forzati con
ogni tempo, nel fango, nella sete, denutriti ad un punto incredibile, poveri scheletri umani spinti avanti dai
calci e dai randelli, delle camere a
gas, lustre come palestre, ma da cui
trasuda l’odor di morte; le piaghi
aperte più orrende; il caleidoscopio
di volti inumani, in cui l’ultima scintilla (il libro di E. M. Remarque è
fin troppo confermato!) si nasconde,
per difesa, sotto una maschera morta; e soprattutto i carnai delle fosse
comuni, cumuli e cumuli di cadaveri
scheletriti, accatastati, una fossa
aperta a Belsen e nel groviglio c’era
forse il corpo della piccola Anna
Frank. Terribili le fotografie di deportati fanciulli, bimbi e bimbe dar
gli occhi di animali spauriti, e ancora
cadeverini. E sapone umano, e paralumi la cui ’ pergamena ’ è pelle umana; accanto, il volto della specialista
in materia, lise Koch, un volto gelido
che è una vera incarnazione diabolica.
sài snoda così, tragico, il calvario
che fu di dodici milioni di uomini e
donne (tanti morirono nei Lager), di
cui oltre cinque milioni ebrei: relativamente piccolo, a confronto, il numero di quanti hanno potuto tornare
a casa, dopo la liberazione, e quasi
tutti segnati nel corpo, per sempre.
Questi uomini e donne che giungevano nei campi su cui era l’insegna:
Arbeit macht frei, il lavoro rende liberi ( I); che si .sentivano dire dal capo-campo di Mauthausen ad esempio:
« Qui siete venuti per morire » ; che
servivano spesso da cavie umane ai
medici nazisti, e poi spacciati, magari, con una iniezione di benzina o di
ienolo.
Rischiavamo di dimenticare tutto
questo, forse. I meno giovani, almeno
( per quanto ci sia stata tutta una dolorosa letteratura al riguardo, anche
in Italia, e bene hanno fatto gli organizzatori della Mostra a preparare
una vetrina di tali opere, purtroppo
per lo più esaurite). I più giovani non
ne sanno nulla. Erano molti, a sfilare
Doni per Prade)torno
Pons Giovanni (Ortonovo - La .Spezia)
L. 1000; Gustavo Tourn (Milano) 3.000;
Rivoire Catherine, veuve CoVsson (Croni)
1.000; In memoria della sorella Pontet Caterina e dello zio Fona Giovanni: Adele e
Lidia (Inverso Porte) 2.000; In memoria
di Pons Giovanni: la moglie Lidia Bertinatti 1.000; In memoria di Giov. Pons: Paschet Elisa 500; Pons Filippina, in memoria dello zio (Saret) 1.000; In memoria dello zio Pons Giov: il nipote Bruno Oreste
1.000; In memoria di Davide Bertinatti,
per 20 anni Maestro Evangelista a Pradeltorno: la figlia e il figlio 2.000; Nino Lodi,
operaio disocoupato (Finale Emilia) 100.
silenziosi davanti alle foto: sembra
ieri, ed è già co^ lontano come i roghi de! medioevo e le arene romane...
Bisogna ricordare. Non per rinfocolare l’odio, ma perchè non si tolleri
che la mala pianta attecchisca mai
più, perchè si sappia che a tanto l’uomo del XX sec., l’uomo della civile
Europa ha potuto giungere, l’altr’ieri.
Diversità di razza, diversità di opinione politica, e si era trascinati in
quell’inferno. C’è una parola, nella
« Selva dei morti » di Wiechert, che è
una sferzata implacabile. « Lo sape
van tutti che la gente rispettabile viveva entro il recinto del campo e
non dall’altra parte».
Non è solo quel che hanno fatto i nazi-fascisti, è anche questo che bisogna
ricordare : che — a parte il dramma
particolare degli ebrei — la gente rispettabile era dentro e non fuori dei
lager; che tutti i nostri paesi sono
stati capaci di schiacciare il Moloch
perchè un nucleo di uomini e di donne non si è lavato le mani della situazione ma ha osato levare il suo no e
pagare, e bere fino alla feccia. C’è
perciò anche della vergogna che sale
in noi, accanto allo sdegno. Ed è necessario che sia così: quei dodici milioni di uomini hanno sofferto e sono
morti per tutti. I sopravvissuti soltanto avrebbero, umanamente, diritto di odiare. Forse c’è chi non ha saputo perdonare. Ma molti sì. Il sen.
Calefii, nel Congresso di cui abbiamo
parlato, ha detto: «Noi non possiamo odiare; abbiamo perdonato i nostri carnefici nel momento stesso del
ritorno alla vita. Ci sembra tuttavia
che non si rifletta abbastanza su quegU orrori. Se vogliamo essere liberi,
se vogliamo essere uomini, non dimentichiamo... ».
Ed è giusto ascoltare la voce di
quanti hanno pagato il diritto di parlare: i condannati a morte della Resistenza europea (1). Il capo partigiano norvegese Torleif Tellesen (dopo
esser stato torturato) scrive il giorno
della sua fucilazione : « Non serbate
ouio contro nessimo, per ciò che ci
tocca, non farebbe che generare nuovo odio». Il giovane giurista italiano
Giancarlo Passavalli scrive il giorno
nella sua fucilazione da parte delle
Brigate Nere : « Perdcmo a quelli che
mi condannano perchè non sanno
quel che fanno, e non sanno che il
fratricidio non potrà mai portare la
concordia », e il medico olandese Hen.
rik Pieter Hos : « Ti prego, ed è il mio
ultimo desiderio, che tu non nutra alcun odio, per quanto ti possa esser
diffìcile... E’ peccato che io non possa
vivere con voi il giorno della pace.
Avevo sempre sperato di collaborare
con tutte le mie forze e le mie energie alla ricostruzione, non solo materiale ma spirituale. Proprio il nostro
lavoro inizia alla fine della guerra,
per spegnere l’odio fra i popoli. Poiché solo quando esso non sarà più, verrà veramente la pace». E il dirigente
comunista ceco, Julius Fucik scrive
gella sua ultima lettera: «Dovete sapere che non ha mai. avuto rancore
ptr il popolo tedesco», e la chiude,
torse senza saperlo, come un messaggero (non un sostituto) di Cristo:
«iUomini, ricordate: vi amavo!». Il
capo comunista olandese Jan Postma,
il giorno della sua esecuzione, scrive
alla moglie : « Cara Nel, aiuta Paultje
a diventare un bravo ragazzo e unuomo coraggioso, bada che non viva
nelilndifferenza... Soprattutto non
deve crescere in un odio cieco verso il
popolo tedesco. Se vuole vendicare
suo padre, deve rivolgersi contro l’ordinamento corrotto della società, in
cui viviamo, e da cui è sorta la guerra con tutte le sue conseguenze, di
cui anche il popolo tedesco è vittima ».
Ed ecco una testimonianza ebraica,
una preghiera sgorgata in un campo
di concentramento : « Pace agli uomini di malvagia volontà, e sia posto
fine ad ogni vendetta e ad ogni parlare di punizione... I crimini irridono
ogni misura, sono al di là della comprensione umana, e troppi sono i testimoni... Perciò, Signore, non misurare con la misura della giustizia le
loro sofferenze, per contarle a carico
dei loro carnefici e chieder loro un
conto crudele... Ascrivi piuttosto ai
carnefici e ai delatori e ai traditori
e a tutti i malvagi il coraggio, la forza d’animo degli altri, la loro rasse
gnazione, la loro nobile dignità, la
speranza che non si diede per vinta
il sorriso coraggioso che asciugò le
lacrime, tutto il sacrificio, tutto l’amore ardente... tutti i cuori straziati
che pure rimasero forti e fiduciosi, di
fronte alla morte e nella morte, si
anche nelle ore della estrema distret
ta. Tutto questo, o Dio, deve contare
in remissione della colpa, come prezzo
di .riscatto, per una risurrezione della
giustizia — tutto il Bene deve contare, e non il Male. E per il ricordo dei
nostri nemici, non dobbiamo essere
le loro vittime, non uno spaventoso
fantasma, ma un aiuto perchè abban.
donino la follia... Solo questo si esige
da loro, e che. quando tutto sia passato, possiamo vivere come uomini fra
uomini, e ci sia di nuovo pace su questa povera terra per gli uomini di buo
na volontà, e che pace venga anche
per gli altri» (2).
Israele continua, nella coscienza di
alcimi almeno (3), a vivere la propria
tragica e stupenda missione di popcle
eletto, talvolta portato come agnello
allo scannatoio... Quanti di loro avranno sentito, in questo rinnovarsi della
grande crisi, che l’Agnello espiatorio
era già venuto, una volta per tutte'? e
che è lui la nostra pace? e quanti di
fronte alle testimonianze citate (fra
le molte!) sentono l’appello a credere
che il Cristo Redentore vive, oggi? La
terribile parola scritta all’ingresso dei
lager : « Ad ogmmo quel che gli :-pet
ta » non è, per la grazia di Cristo, una
condanna senza remissione.
__________ Gino C-iiiic.
(1) L’editore Einaudi ha pubblicato due
raccolte: « Lettere di condannati a morte
della Resistenza europea » e « Lettere di
condannati a morte della Resistenza italiana ».
(2) Questi testi sono tratti da: Die Botschaft Jesu damals und heute (Il messaggio di Gesù allora e oggi), Bem 1959, di
E. Stauffer, che li cita da varie fonti.
(3) A questo proposito è recentemente
uscito un romanzo di A:vdré SchwahzBart: Le dernier des justes, suscitando subito un’eco profonda : ci proponiamo di
presentarlo prossimamente su queste colonne.
1
ai m
E' uscita una interessante antologia di scritti di riformatori d'Oltralpe (Lutero, Melantone, Zwingli) e d'Italia (Vergerio, Ochino, Sozzini) :
G. ALBERIGO, La Riforma Protestante — pp. 260, L. 450.
A coloro che si interessano della situazione di Israele, segnaliamo
un'operetta breve ed esatta :
A. CHOURAQUI, Lo Stato d'Israele — pp. 128, L. 200.
Dalla « Corsia dei Servi » di Milano, in una minuscola, preziosa edizione, ci sono pervenute e raccomandiamo :
G. VANNUCCI, Preghiere dalla Liturgia mozorabica.
R. VOILLAUME, Via crucis ( 3a ediz.).
Sul problema della pace, con particolare riguardo alla questione
algerina :
LANZA DEL VASTO, Pacification ou mensonge et violence, L. 200.
A quattro personalità (un frate cattolico, uno scienziato, un filosofo ed un teologo evangelico) fu chiesto di tenere conversazioni a
Radio BeromOster sul tema « l'immortalità »; oggi abbiamo la trad. francese del loro studio collettivo:
LUYTEN - PORTMANN - JASPERS - BARTH, L'Immortalité. — L. 640.
Ed infine, qualcosa di nuovo davvero su Billy Graham :
C. MITCHELL, Offensive à New York. Billy Graham et l'évangélisation
au XXe siècie — pp. 300, L. 1.200.
E di nuovo vi ricordiamo :
BILLY GRAHAM, La paix avec Dieu — L. 600.
BILLY GRAHAM, Le secret du bonheur — L. 600.
Richiedete questi libri alla LIBRERIA CLAUDIANA, Torre Pellice
(Torino). La Claudiana ringrazia coloro che collaborano al successo della
Settimana del Libro e segnala per la prima decade di dicembre il suo
catalogo « Un libro-strenna per tutti ».
La foresta delle betulle era diventata
LA SELVA DEI
A tutto nel campo provvedevano gl’internati: a cucinare, a curare i malati, a costruire baracche e strade, a mettere i condotti della luce e deU’acqua. Dalle minime alle massime cose si vedeva la fatica
delle loro mani, il loro sudore, le loro lagrime, il loro sangue. Lo si ritrovava nelle
baracche e nei reticolati, nelle caserme delle SS al di fuori del campo, nelle ville lussuose dei capi, nelle strade asfaltate, nei
giardini, negli altoparlanti, nelle grandi
gabbie per uccelli di rapina o per orsi, nell’addestramento dei cani per insegu’re i
fuggiaschi, nelle bande militari, persino
nella confezione delle casse in cui venivano
portati al crematorio di Weimar quelli
’ spacciati ’. Solo degli internati erano il
lavoro e la schiavitù, solo degli altri erano
la sorveglianza e il comando. Ai primi appartenevano la produzione, la capacità, il
disegno, la creazione dal nulla, agli altri
l’ignoranza, la frusta, il calcio del fucile,
la condanna, la tortura. Da un lato vi era
un popolo intero, dal mendicante fino al
deputato, con artigiani ed eruditi, medici,
giuristi e sacerdoti. Dall’altra parte vi era
l’uniforme, sotto cui non si celava altro che
l’unità di una concezione dottrinaria. Da
una parte vi erano sentinelle diciassettenni,
servi per merito interiore e per contegno
esteriore, di fronte ai quali il nobile per
nascita o per intelletto era obbligato a stare con il berretto in mano. Fra essi c’erano
dei capi-blocco con il vocabolario e le maniere dei ruffiani, vi era un capo del campo
intero che era stato apprendista-fabbro e
passava di buniker in bunker come in delirio, agitando la frusta.
Questi erano i due mondi che Giovanni
cercò a poco a poco di comprendere. Bisognava riuscire a capire che erano parti di
un unico e medesimo popolo, che parlavano la stessa lingua, che si erano una volta
prosternati allo stesso Dio, avevano ricevuto il battesimo e la confermazione con le
stesse formule. (...) Un popolo che in quel
momento non era scisso da ricchezze e povertà, da ortodossia e'idolatria, da due dissimili linguaggi o religioni o nature, ma
dilanialo soltanto da un dogma politico, da
un vitello di cartapesta offerto all’adorazione. Chi non lo venerava ma lo disprezzava,
invece di salire la scala degli onori era scagliato tra le fauci di quel Moloc, avvilito,
torturato, sacrificato, cancellato dalla vita
e dalla memoria. Nulla più valeva del passato, non le cose raggiunte, non la bontà,
l’assiduità e la pena di un’intera esistenza:
soltanto il presente contava. Bisognava aderire a quell’idolo, prosternarsi davanti al
Cesare, ripetere ciecamente ogni vacua frase, unirsi alla patetica falsità della semicultura e al chiasso dei demagoghi. Dominavano gli istituti le gioie e i v'zi delle
masse, pane e circensi mentre essi se ne
stavano nelle arene 'dei gladiatori, spogli
d’armi e di speranze, prede delle belve
aizzate contro di loro. Nell’anfiteatro c’era
un mondo di ’ dominatori ’ che li osservava senza misericordia nè pietà, che sollevava con la punta degli stivali un braccio
dei morti e lo lasciava ricadere per vedere
se erano proprio ben morti.
Qui si presentava severissima la prova,
incomparabile con ogni altra precedente, e
poneva spietatamente il suo dito sui valori
ultimi dell’uomo, per stabilire se veramente egli avrebbe vinto.
* * *
Il terzo giorno {dalVarrivo al camoo) furono cacciati tutti in un gran mulino, e la
sera seppero come quelle macine maciullavano.
Ekano svegliati alle quattro, nei giorni
di lavoro come la domenica, si lavavano
all’aperto, sorbivano un liquido bruno o
una tazza di minestra, mangiandovi insieme il loro pane e alle quattro e tre quarti
dovevano essere allineati per l’appello. Li
contavano, controllavano, suddividevano.
(...) Rimanevano lì in piedi fino alle sei,
poi erano accompagnati fuori del campo.
MORTI
Ernst Wiechert. il noto scrittore tedesco, arrestato e poi internato per lunghi
mesi a Buchenwald per la sua ” resistenza ” al regime nazista, ha consegnato ai
posteri — come in tutta la sua opera letteraria che ha una forte colorazione autobiografica — anche la testimonianza di questa spaventosa esperienza. L’ha definita
egli stesso: ” La selva dei morti”, ’’Una cronaca ”, E’ uno dei suoi libri più
scarni, più realistici, più impressionanti; eppure e tutto pervaso da un’umanità profonda, da una speranza invincibile che hanno una radice cristiana anche se non
s’inquadrano forse sempre in una perfetta ortodossia. Sono pagine da non dimenticare; ne riportiamo alcune.
attraverso al bosco, verso la zona della cava, di dove dovevano portare poi i loro
carichi fino al punto ove si costruiva la
nuova strada, per un chilometro. Erano
sorvegliati da istruttori, internati come loro, non ostili, ma che si scagliavano su di
loro con botte e nerbate appena era avvistata a distanza una sentinella. Il sistema
era organizzato in modo che, se non era
stato raggiunto un dato rendimento, l’istruttore subiva la tortura del cavalletto la sera,
ed egli naturalmente per sfuggire alla sua
pena si rifaceva sui suoi uomini. Evidentemente toccava sempre la peggio ai più deboli ed ai malati.
o ♦ iS
Giovanni, mentre si riposavano per pochi momenti sulla strada alta, vide tutto il
lungo corteo dei dannati risalire con carichi calcolati per le spalle di un atleta.
Guardò quei volti che gli passavano accanto l’uno dopo l’altro, facce spente e già
morte, prosciugate fino alle ossa. Vide
quelle figure ricurve, scheletri con braccia
e gambe da fantasma ricoperte di ferite e
rosseggianti di sangue rappreso. Vide lo
sguardo di quegli occhi. Non eran soltanto
gli occhi di un popolo antichissimo il quale molto ha saputo e sofferto, ma quello di
moribondi già staccati dalle cose di questo mondo e non confortati dalla speranza
di un aldilà. Occhi che avevano smarrito
il senso della vita e con esso anche quello
della morte. Occhi folli che spiccavano come lenti vuote nei loro volti. Non comprendevano più nulla, perchè ogni concetto comprensibile si era smarrito nell’inferno di quelle torture, anche il concetto dell’uomo e quello di Dio. Forse bimbi o
animali hanno simili occhi nell’estrema angoscia della morte, quando già le tenebre
stanno per prevalere, quando vanno in
frantumi le tavole di tutte le leggi, anche
delle più semplici.
* * *
Giovanni vide tutto questo e continuava
a crescere dentro di lui un senso di gelo.
Camminava sotto il suo peso, muto e insensibile alla sua stessa sofferenza, con lo
sguardo concentrato solo sulla striscia del
sentiero sassoso. Forse splendeva il sole e
sulla sua testa passavano le nuvole. Ma
non era più il sole di Dio, le nuvole di
Di}. Dio era morto. (...) Se la misericordia
di Dio era più m’sera di quella umana,
tutto si riduceva ad una chimera dipinta
su un cielo puerile e allo opezzarsi di quella volta fittizia scompariva anche la chimera.
Se anche quelli, nella somma della loro
esistenza, potevano noverare qualche pe<-cato, se anche quel popolo intero poteva
avere colpe maggiori di altri popoli, qui
la loro colpa si annullava nella colpa di
quanti esaltavano se stessi come il popolo
nuovo. Nessuno aveva mai più spaventosamente scontato di quanto gli ebrei acontas
sero, nè mai era scesa sulla fronte di un
popolo così grave onta come su quello che
forniva i carnefici.
Ed era il suo popolo, pensava Giovanni,
proprio il suo! (...) Era un popolo di cui
un motto orgoglioso diceva che avrebbe risanato il mondo, quello che si ergeva sugli altri popoli per istituire una nuova mo
ralità, un nuovo cielo, un nuovo Dio, migliori di quelli dei popoli ’ destinati a morire ’.
In quell’ora egli seppe con certezza incrollabile che quel Reich sarebbe crollato,
non in un anno, forse non in dieci anni,
ma certo in un umano lasso di tempo. Doveva disgregarsi e frantumarsi in modo da
non lasciar traccia. L’avrebbero distrutto
col fuoco al pari di una piaga e ne sarebbe
restata soltanto l’orrenda cicatrice. Non vi
è civiltà che si possa costruire sul sangue
umano. Si possono erigire sul sangue o
sulla violenza degli Stati, ma gli Stati furono sempre dei castelli di carte per il vento dell’eternità. Ciò che sopravvisse fu
fondato da altri, non dai carnefici e dagli
assassini. E neppure dai generali. E quegli
altri non versarono sangue o soltanto trasfusero nell’opera imperitura il sangue proprio. Non erano ancora morti nel mondo
lo spirito, l’amore, la bellezza: esistevano
ancora, benché profanati e offesi, e un giorno si sarebbero risollevati dalla polvere col
loro doloroso sorriso puerile, sarebbero
tornati ad issare la loro bandiera sopra i
grandi ossari dei popoli.
La sera parlò di quella esperienza co-'i
Giuseppe. « Tu non devi veder nulla, nè
udir nulla — gli disse il compagno, col suo
tono tranquillo —. Devi passare attraverso
ogni cosa al pari di una pietra, e soltanto
dopo... sì, soltanto dopo... ». « Chi divide
la sofferenza — disse dopo una pausa —
qui non resiste! ».
Si * o
Ricordando un sorvegliante umano per i
suoi compagni: ...tu ti sei caricato addosso
la croce di molti uomini. E quando Giovanni voleva o vuol disperare del suo popolo,
gli basta ricordarsi di te o di quelli simili
a tc. Non ricordare i grandi del giure o
della scienza, della nobiltà 0 delle uniformi, dei poeti o degli oratori. Basterà ricordare l’uomo semplice che è come tu eri,
come era Giuseppe, come erano cento e
cento, che in quel campo sorressero e salvarono la sua vita. Voi foste i valorosi fra
milioni di codardi, voi sopportaste il vostro
destino per tre, per quattro e per cinque
lunglii anni, serbando ancora la forza di
porgere la mano a quelli che vacillavano
BuU’orlo dell’abisso.
Ernst Wiechert
(Da ” La se'va dei morti ” edita da Mondadori, 1947, passim).
New York. Alla sessione annuale
della Conferenza nazionale di Cristiani ed Ebrei un eminente teologo luterano d’America, il Dr. J. Pelikan ha
proposto che si crei un centro di studi che permetta a protestanti, cattolici ed ebrei di riunirsi per discutere
questioni teologiche.
Il Cristianesimo ha bisogno dell’Ebraismo : « Ogni volta che i Cristiani
hanno trascurato i loro legami con
l’antico popolo di Dio, la loro fede e
la loro conoscenza ne sono state impoverite ». Lo stesso vale nei rapporti fra
Protestantesimo e Cattolicesimo.
, (S. OE. P. I.)
4
GIOVANNI MIEGGE
I.A VERGINE MARIA
2. edlz. — L. 750
Claudiana - Torre Pellice
L'Eco delle Valli Valdesi
PIERRE PETIT
LOURDES
Trad. G. Costabel — L. 450
Claudiana - Torre Pellice
Notiziario dolle nostre Comunità
dlUGROKlVA (Serre)
Mercoledì 18 u. s. a Pradeltorno ha avuto luogo il funerale di Pons Giovanni, del
Sarei, deceduto dopo una lunga e penosa
malattia che da parecchi mesi lo aveva costretto a letto in inunobilità assoluta. Sereno e calmo pure in mezzo alla prova lo
ricordiamo come un credente che poteva
esclamare: «Io so in chi ho creduto ».
Ai familiari addolorati dalla dipartenza
del loro caro ricordiamo le parole di speranza pronunziate da Gesù e ripetute sul
letto di morte dallo scomparso : « Nella
casa del Padre mio ci sono molte dimore,
se no, ve l’avrei detto; io vo a prepararvi
un luogo; e quando sarò andato e vi avrò
preparato un luogo, tornerò e v’accoglierò
presso di me, affinchè dove sono io, siate
anche voi ».
Ricordiamo a tutti gli abitanti dell’alta valle di Angrogna che domenica
29 c, alle ore 15, come annunziato
nel salone della casa parrocchiale di
Pradeltorno avrà luogo una riunione
importantissima a cui sono invitati
tutti i proprietari le cui case sono ancora prive di energia elettrica. Saranno gettate le basi per la costituzione
di un consorzio di tutti gli eventuali
utenti del futuro impianto per poter
ottenere dallo Stato il notevole contributo ñnanziario consentito dalla
legge, che renderà effettuabile l’opera.
àlVGRUÜlllA (Capolaogo)
Nozze — 1 giovani Ezio Pons e Gladys
Betty Brogli, che si sono sposati civilmente a Château d’Oex (presso Montreux, Svizzera) hanno voluto implorare la benedizione religiosa sulla loro unione coniugale nel
luogo d’origine dello sposo, il giorno 21
novembre, al Tempio del Capoluogo. I nostri voti augurali li accompagnano, per una
vita ricca di benedizioni celesti.
Riunioni quartierali — Le 4 riunioni
quartierali hanno ripreso il ritmo normale.
Presenza buona, collette lievemente inferiori all’attesa. Il programma di studi biblici e meditazioni che viene svolto per
quest’anno, e che dovrebbe destare l’interesse di molti, è, rispettivamente, il seguente :
1® Prassuit-Vernef. Studio dell’Apocalisse. L’ultimo libro della Bibbia viene spiegato ed illustrato graficamente sulla lavagna. Per pro-memoria, i presenti ricopiano
i disegni sul loro taccuino.
2® Pons: Profili di Apostoli. Saranno cosi
14 profili che si succederanno fino a primavera.
3® Martel: 1 giudizi di Dio sono trasparenti come la luce; ma molte volte essi
giungono all’uomo in piena notte... In questo quartiere si studieranno le « Sentenze
della notte » che la Bibbia, documento di
inarrivabile multiformità, offre alla meditazione di ognuno.
4® Jourdans: Un paragone neotestamentario e meditativo tra « Chiese antiche e
Chiese moderne ».
Vogliamo sperare che questo sforzo che
viene compiuto per dare una veste nuova,
attuale, al messaggio biblico, sia seguito
con attenzione e con impegno da tutti coloro che possono prendere parte a queste
proficue riunioni.
Disavanzi di esercizio — La comunità di
Angrogna-Capoluogo ha ancora alcuni piccoli disavanzi di esercizio, per verità veramente esigui, da coprire; ma che spiacerebbe di dover coprire con storni da altri
fondi. Si additano da queste righe agli angrognini lontani affinchè tutto venga presto
coperto onorevolmente : sono i disavanzi
per la biblioteca, per la costruzione della
sala nuova, per il cimitero. Per quest’ultimo, abbiamo già ricevuto qualche offerta
da angrognini lontani, che vivamente ringraziamo. Il conto corrente postale del
Concistoro di Angrogna porta il N. 2-16811.
Doni in natura. — Esprimiamo un plauso al quartiere dei Pons ed al suo bravo
anziano, signor Luigi Berlin, che in questi
giorni ita già effettuato la raccolta autunnale dei doni in natura per le Istituzioni
Ospitaliere e li ha recapitati ai destinata
ri, nel caso specifico il Rifugio Re Carlo
Alberto. Anche la raccolta della legna per
il riscaldamento del Tempio e dell’Aula
del Capoluogo è stata effettuata. Modestamente, il nostro anziano ha dichiarato che
non voleva esser sorpreso dalla neve; ma
il suo quartiere è giunto primo non solo
per previdenza, ma soprattutto per un impegno di buona volontà.
Unione dei Martels. — Ecco il programma delle prossime riunioni: 1® dicembre.
Letture (Ern. Rivoira e Anita Benech);
8 dicembre. Serata ricreativa con registrazione; 15 dicembre, Letture e studii; 22 dicembre, Quesiti biblici a premio. ^
pRanosTiivio
Dipartenza — Ha terminato la sua giornata terrena il nostro fratello Rostagno Giovanni Lorenzo, del Collaretto, deceduto il
16 u. s., alla età di 67 anni. Egli è stato
per lunghi anni operaio apprezzato alla
RIV di Villar Perosa.
Rinnoviamo ai familiari, alla vecchia
mamma novantenne, i sentimenti della nostra simpatia cristiana.
Insediamento — Domenica scorsa, nel
corso del culto, presente una buona assemblea di fedeli, sono stati insediati quali
nuovi membri del Concistoro i fratelli Pugese Pier Carlo (Prapistun), e Avondet
Marco (Franzoi) eletti ultimamente alla carica rispettivamente di Anziano e Diacono
dei quartieri dei Gay e del Roc.
La Comunità augura loro una proficua attività per il bene della Parrocchia e dei
quartieri affidati alle loro cure.
Elezioni comunali — Pure domenica si
sono svolte a Prarostino le elezioni per il
nuovo Consiglio Comunale, resesi necessarie per la recente ricostituzione del Comune di Prarostino. Tutto si è svolto regolarmente, pacificamente. La popolazione è venuta a votare tranquillamente per lutto il
corso della giornata di domenica, fino a lunedì alle ore 14. Poi i seggi sono stati
chiusi e si è cominciato lo spoglio delle
schede.
Al momento di andare in macchina, apprendiamo che sono stati eletti come consiglieri i sigg.: Lista n. 1: Gardiol Remo,
Avondet Marco, Gay Emidio Augusto, Gay
Virgilio, Godino ISdmondo, Godino Emanuele, Godine Ettore, Griglio Mario, Malan Aldo, Paschetto Egidio, Paschetto Enrico, Robert Giovanni Enrico. - Lista n. 2:
Costantino Ride Araldo, Godino Wilfrid,
Monnet Enrico.
Ed ora l’augurio che formuliamo è che
la nuova amministrazione delle cose civili
possa adoperarsi con impegno e serietà
per il bene di tutta la popolazione e di tutti
i villaggi del nostro Comune.
Serata con proiezioni — Domenica prossima, alle ore 20, avremo il piacere di ricevere la visita del Pastore Jahier di S. Giovanni, che verrà per offrirci una serata con
proiezioni. Per l’occasione, l’Unione delle
Madri è rinviata a 15 giorni.
6UBB10 PGr.LlCG
La Comunità è grata al sig. Aldo Varese
il quale le ha rivolto il messaggio della
Parola di Dio nel corso del culto del 18 ottobre.
La sera di sabato 14 novembre una cinquantina di giovani rappresentanti le Unioni Giovanili del Centro, dei Campi, di Podio si recavano in visita all’Unione sorella
di San Secondo di Pinerolo. Dopo aver partecipato alla seduta dell’Unione nel corso
della quale udivano i messaggi dei due Pastori, i giovani fraternizzavano trascorrendo
una ottima serata tra canti, giochi ed assaporando infine le ottime castagne portate
da Bobbio ed encomiabilmente arrostite ed
il generoso vino offerto dai Sansecondesi.
I giovani di Bobbio ringraziano sentitaniente il Pastore Genre ed i giovani dell’Unione di San Secondo per l’ottima accoglienza da loro ricevuta e dicono loro un
fraterno « arrivederci » a Bobbio.
La sera del 17 novembre, nel corso della
nostra riunione quartierale ai Campi abbiamo posto il segno del Patto di grazia sul
bambino Artus Italo di Giovanni e Garnier
Margherita (Malpertus). La benedizione del
Signore accompagni sempre il bimbo ed i
genitori.
Domenica 22 novembre davanti ad una
assemblea raccolta e commossa che gremiva
il tempio, il Pastore Genre predicava il suo
sermone d’addio. Nel pomeriggio, nel corso
di un trattenimento familiare offerto dalla
Unione delle Madri al Pastore Genre ed alla sua signora, venivano loro rivolti dal
Pastore, dal Concistoro, dalla Unione delle
Madri e da alcune sorelle messaggi fraterni ai quali rispondevano commossi il Pastore Genre e signora. Un dono veniva loro
offerto per ricordare il loro ministero di
undici anni nella Chiesa di Bobbio Pellice.
La sera, i due Pastori ed il Concistoro si
radunavano a trascorrevano ancora alcune
ore insieme in fraterna conversazione. Ringraziamo i sigg. Genre per la loro così
gradita visita ed anche a loro ridiciamo di
cuore « arrivederci ».
Le nostre attività hanno ormai ripreso il
loro ritmo serrato. Scuola Domenicale, corsi settimanali e dòmenicali di istruzione
religiosa e di catechismo, riunioni quartierali, Corale, Unioni Giovanili svolgono la
loro regolare attività. Intanto, poco a poco
il nuovo Pastore prende contatto con le varie famiglie della Comunità. Due Unioni
Giovanili, annoveranti una sessantina di
giovani del Centro, dei quartieri di Cairus
e dei Campi si riuniscono settimanalmente
per lo studio e la meditazione della Parola
di Dio ; ci auguriamo che anche la terza
Unione, benché ridotta per la partenza di
un certo numero li s ioi componenti, possa presto riprendere la sua attività. I culti
raccolgono un buon numero di partecipanti, suscettibile tuttavia di ulteriore aumento; ogni domenica sera ha pure luogo una
riunione di studio biblico al centro. Domandiamo a Dio di mettere Lui la sua benedizione sulle nostre attività onde esse
possano portare del fruito copioso alla sua
gloria. e. a.
POiWaKETTO
L’8 novembre la comunità di Pòmaretlo
ha avuto il suo bazar nei locali del Convitto con notevole affluenza di persone anche provenienti da altre parrocchie: in tale occasione siamo stati lieti di salutare l i
famiglia Benecchio Giovanni delle Fucine.
Oltre ai vari banchi di beneficenza abbiamo pure notato il banco del colportore con
dovizia di libri delle società editrici evangeliche. Ringraziamo molto l’Unione delle
madri della parrocchia per lo zelo e Fimpegno con cui hanno preparato ogni cosa,
nonché coloro che hanno dato la loro offerta per lo scopo con animo lieto e l’unione giovanile per la eòllaborazione alla sottoscrizione ed alla pesca. A tutti un grazie
ed un pensiero riconoscente.
Recentemente è stato celebrato il servizio funebre di Ribet Federico del Clot Boulard deceduto all’ospedale all’età di 82
anni: il nostro fratello ha avuto una vita
molto difficile soprattutto negli ultimi anni.
Che il Signore illumini gli uditori del messaggio funebre a camminare con un pensiero ed un’animo nuovo; alla famigl'a vada la nostra simpatia.
Sabato 14 si è celebrato ai Chiotti il matrimonio fra Enrico Bounous (Combagarino) e Elda Ribet figlia dell’Anziano dell’Albarea. Agli sposi che si sono stabiliti
a Combagarino giunga ancora il sincero augurio di una vita benedetta da Dio.
Domenica 22 vi è stato uno scambio di
pulpito con Pomaretto per cui il culto
ai Chiotti è stato celebrato dal Past. Gustavo Bouchard ohe ringraziamo sentitamente.
Prof. Br. Franco Operti
Libero Docente
in Clinica Ortopedica
Specialista in Ortopedia
Traumatologia e Chirurgia Plastica
Visite presso Ospedale Valdese di
Torino: Lunedì e Venerdì ore 16,30
Società di Studi
Valdesi
Si ricorda a tutti i soci che la quota annuale, secondo quanto deliberato nell’ultima assemblea del 31 agosto u. s., è stata portata a L. 800 annue. L’aumento è dovuto alle spese
di stampa dei due bollettini e dell’opuscolo del XVII febbraio, alle quali sono destinati tutti i proventi della Società.
La quota di nuovo membro vitalizio è pertanto di L. 16.000; la quota
integrativa di antichi membri vitalizi (anteriori al 1950) è di L. 600 annue
con diritto a tutte le pubblicazioni.
Senza quota integrativa essi avranno
diritto al solo opuscolo del 17 febbraio.
Il Seggio
Consulenze presso Ospedale Valdese
di Torre Pellice : previo appuntamento
BoUoressa
Iolanda Be Carli Valerio
Medico Chirurgo
Specialista
in malattie dei bambini
Psicologia e pedagogia
Consultazioni presso l'Ospedale
Valdese di Pomaretto
primo
terzo mercoledì del mese
Ore 14-16
BOBa’
Per l’energia elettrica
in alta Val d’ingrogna
Il pubblico è già informalo dell’iniziali
va presa da un Comitato promotore, di rea
lizzare l’impianto dell’energia elettrica ii
tutta quella regione dell’alta Valle d’An
gregna che finora n’è priva, con i deplo
revoli svantaggi e gli inconvenienti cht
derivano da tale mancanza. Sono 117 fami
glie, comi>rendenti 475 persone, resident
fra il Serre e Fra del Torno e nei villagg
e casolari sparsi sulle due pendici, che si
trovano in questa condizione di grande in
feriorità. 11 Comitato s’è subito messo al
lavoro, per preparare il piano generale dell’opera, il progetto, il preventivo, giovandosi della competente e volonterosa collaborazione della Società Piemonte Centrale
d’Elettricilà (P.C.E.) e particolarmente del
Direttore della succursale di Pinerolo ;ng
Nicoli. Si è pure servilo dell’esempio del
la precedente iniziativa degli abitanti del
vallone di Roccapiatta, i quali, com’è no
to, costituiti in Consorzio, hanno compiti
to’ felicemente un’opera analoga, rifornen
do d’energia e di luce elettiica villaggi t
casolari di quell’alpestre vallone. In se
güito a tale esempio, si è constatata la ne
cessità di costituire anche per Angrogna
un Consorzio di turisti utenti deU’impian
lo elettrico, in quanto esso è l’unico mezzo
per poter ottenere dallo Stalo il contributo
concesso dalle leggi vigenti i>er lali imprese.
Concluso questo lavoro di preparazione,
è stato deliberato di convocare un’assemblea generale di tutti i capi-famiglia residenti incH’alta valle d’Angrogna, con lo
scopo di prendere i necessari provvedimenti per iniziare praticamente l’opera ed anzi
tutto per costituire il Consorzio degli utenti. Tale assemblea avrà luogo domenica
prossima 29 corr. alle ore 15 precise nei
salone della Casa parrocchiale di Pra del
Torno. Ad ogni interessato è stata inviala
una convocazione personale. Si rivolge a
lutti una viva preghiera d’intervenire alla
riunione, essendo la loro presenza assolutamente necessaria per intraprendere l’opera.
Il Comitato promotore è stato convocalo ad una seduta preliminare, che avrà luogo questo venerdì 27 corr, alle ore 9 del
mattino, nel salone del Ristorante Baussan,
gentilmente concesso.
Il presidente del Comitato promotore
Prof. Attilio Jalla
— Mercoledì prossimo, 2 dicembre, avrà
luogo un culto di famiglia alle Fucine, in
località da destinarsi.
— Si raccomanda fortemente di restituire piene le buste della colletta (che sono ancora quelle di ottobre!). Subito prima di Natale avrà infatti luogo una seconda distribuzione di buste.
— Il nostro fratello Paolo Ernesto Durand è stato ricoverato all’ospedale di Luserna in seguito a un incidente occorsogli
nella sua abitazione dei Rnmè. Gli auguriamo di potersi riinetlere in un tempo
non troppo lungo!
mcasF.ccn
La settimana scorsa è terminato il primo
giro di riunioni in tutti i quartieri della
Chiesa, prendendo così contatto con la
maggior parte delle famiglie e dei membri
di Chiesa.
L’argomento di queste riunioni e di quelle del prossimo giro tocca i problemi connessi con la santificazione della domenica
nella nostra Chiesa e nella nostra famiglia.
In occasione di queste riunioni è pure
iniziala la attività dell’UGV di Riclaretto
che tiene le sue sedute alternativamente a
Combagarino ed al Trussan. In seguilo alle
elezioni di venerdì scorso il seggio è composto come segue: Énrico Peyronel (Peyroneo) presidente; Ely Peyronel (Combagarino) vice-presidente; Armando Peyronel
(Trussan) cassiere.
A questa Unione ed alla .sua consorella
dei Chiotti, che ha pure ben iniziato la
sua attività auguriamo un anno benedetto
e fecondo di incontri c di lavoro.
Venerdì 13 novembre la scuola dei Cliiotti ha célebrato la Festa degli Alberi, con
una semplice e simpatica cerimonia a Villasecca dove i ragazzi stessi hanno preparalo
i fossi e piantato un paio di pioppi gentilmente offerti dal sig. Federico Menusan dei
Chiotti. Dopo la recitazione di ah-une poe■sie intonate alla circostanza, il Pastore dei
Chiotti ha pronunzialo una breve allocuzione ai ragazzi.
Il pomeriggio del 15 vi è sialo un incontro ai Chiotti con il Dr. Emanuele Bosio
ed il Dr. Geja del servizio tecnico agrario
della « Edison ». Per olire due ore vi è
stala la visione di alcuni documentari sull’uso dei concimi granulari complessi e la
discussione di vari problemi di concimazione chimica. Si è trattalo più che altro
di una presa di contatto e di una illustrazione dei problemi, ma speriamo che dopo
i risultati dell’analisi di alcuni campioni
dei nostri terreni la discussione potrà portare risultati favorevoli per le nostre varie
culture.
Conti'i) la lami;
{segue dalla 1» pag.)
bisogna prendere in considerazione le
preoccupazioni delle famiglie nella
loro totalità : il loro co^o, la loro anima, la società che li circonda».
Il Dr. de Vries ha ancora sottolineato che si allarga il fossato fra i pae
si fortemente industrializzati ad alt'
reddito e i paesi agricoli a basso reddito; inoltre le popolazioni rurali, che
costituiscono proprio, le nazioni eco
nomicamente deboli, soffrono maggiormente delle fluttuazioni del mercato. Solo ima campagna internazionale contro questi mali riuscirà ad
evitare costosF e inutili doppioni di
indagini e tentativi isolati.
La campagna contro la fame inizierà nel 1960 e si estenderà fino al
1965. Giungerà alPacme al momento
del 20» anniversario della fondazione
della F.A.O., nel 1963, che sarà indicato da un grande congresso mondia
le dell’alimentazione. Da parte sua il
Consiglio ecmnenico delle Chiese ha
annunciato che intende convocare al
più presto una conferenza consultiva
mondiale di specialisti cristiani di tali questioni, per elaborare i piani della partecipazione delle Chiese all’a
zione contro la fame. Ha autorizzato
l’ingaggio di un segretario supplementare, a pieno impiego, nella propria
divisione di Assistenza fra le Chiese
e di Servizio dei Rifugiati, per l’organizzazione di questa conferenza e del
la collaborazione ecumenica alla cam.
pagna. (Adattato dal S.OE.P.I.)
Direttore: Prof. Gino Costabel
Pubblicaz, autorizzata dal Tribunal:
di Pinerolo con decreto del 1-1-195.5
Commossa dalle prove di viva simpatia manifestatele in occasione della
uipartenza di
Pons Giovanni
la famiglia rivolge a tutti coloro che
le sono stati accanto nell’ora del lutto un pensiero di viva riconoscenza.
In particolar modo ringrazia il Past.
Bruno Costabel, i vicini di casa e tutte
quelle persene che nel periodo della
lunga malattia dello scomparso si sono aduperati per porgere aiuto e con
furto.
Serre di Pradeltorno, 18 Novembre ’59
I A WISI ECONOMICI \
CERCO Storia della Riforma del D’Auh gné — Versione italiana Losanna — Scrivere: Maestripieri Casella Postale 522
Firenze.
Redattore: Gino Conte
Coppieri - Torre Pellice
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Sede e Amministrazione
Editrice Claudiana
Torre Pellice - c.c.p. 2/17557
Tipografia Subalpina - s. p. a
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