1
12
a)
Spedarne in a. p. 45%-art 2 comma 20/B legge 664/96 - Filiale di Torino
In caso di mancalo recapito restituire al mittente presso l'IMcio PT Torino CMP Nord
Euro 1,14-Lire 2200
Anno IX - numero 3 -18 gennaio 2002
nTQRIALI
Democrazia a rischio
di PIERA ECIDI BOUCHARD
>#*#«
[BIBBIA E ATTUALITÀ■
FARE
GIUSTIZIA
«Chi mi ha costituito su di voi giudice 0 spartitore?»
Luca 12, 14
IN un periodo come il nostro, in
cui non mancano conflitti a livello
personale, politico, etnico o tra stati,
sembra che non si possa fare a meno
di un giudice, di un’autorità in grado
di dirimere le questioni che scottano.
Non è per questo che sono stati istituiti i tribunali, i tribunali internazionali, rOnu? Noti è per questo che
si sono visti scendere in campo grandi mediatori (presidenti Usa), conferenze internazionali e si sollecitano
altre mediazioni (Ue)? Ecco che i tribunali abbondano, ma abbondano
anche i conflitti, e la composizione
delle liti appare lunga e laboriosa.
Anziché a soluzioni eque assistiamo
a manifestazioni di violenza in cui
prevale la legge del più forte o della
parte più spregiudicata; le scaramucce e le lungaggini procedurali, la
messa in campo di tutto l’armamentario degli azzeccagarbugli di turno,
danno l’impressione della difesa della legalità, ma non fanno altro che
dilatare i tempi dei processi. Non
può sorprenderci il desiderio di molti di avere un’istanza unica, superióre, capace di mettere la parola fine ai
conflitti. Spesso si legge che qualcuno si appella al Capo dello stato perché fermi degli abusi, perché dica
quella parola autorevole che possa
creare un nuovo clima.
IL tribunale in grado di pronunciare quel giudizio che tutti desideriamo ascoltare oggi è la storia. Il suo
limite è che è un tribunale lento.
Non per questo, però, il giudizio della storia è meno rilevante. La storia
ha detto parole chiare sulla schiavitù,
sul razzismo, sulle divisioni sessiste,
sui regimi sanguinari e sulle dittature; ha anche detto parole chiare sul
distorto sviluppo che crea miliardi di
derelitti, distruzione dell’ambiente,
scardinamento del sistema politico
ed economico di molti stati, nonché
dell’ambientale mondiale, facendo
violenza sui diritti fondamentali della persona e della natura. Ma questo
giudizio, questi giudizi così incontrovertibili non sono bastati a riequilibrare le pendenze. Le prevaricazioni continuano, la violenza dilaga, lo
scempio non si arresta. Non è dunque un giudizio, per quanto autorevole, che potrà fare quella giustizia a
cui tutti diciamo di anelare.
La risposta che Gesù dà a quel tale
che lo interpella perché dirima la
bega col proprio fratello, a proposito
di un’eredità, illumina la soluzione
ai nostri conflitti con una luce nuova. Gesù rifiuta di ricoprire il ruolo
di giudice o spartitore, perché vuol
far toccare con mano che la giustizia
si afferma in modo diverso che ricorrendo al giudice. Essa si afferma
dal basso, e non perché un’autorità
superiore pronuncia un giudizio
inappellabile. La giustizia passa per
una trasformazione delle coscienze
(in termini biblici: dei cuori). Si ha
giustizia quando al primo posto viene l’amore per il prossimo (in termini biblici: per il proprio fratello) e
non per le ricchezze. Non si ha giustizia quando si cerca di schiacciare il
proprio avversario, ma quando si
giunge a una amichevole intesa con
la parte avversa.
Salvatore Rapisarda
IHIESI
La Mhsione contro la lebbra
di ARCHIMEDE BERTOLINO
L'esasperato modello economico neoliberista alla base della crisi dell'Argentina
La crisi viene da lontano
In Americo Latina non ci sono più le dittature militari, ma sono rimaste quelle
economiche e i politici locali non hanno difeso la gente e la dignità del popolo
HUGO R. MALAN
Da molto tempo l’Argentina si è
avviata in una situazione sempre più critica a causa dell’applicazione di un modello economico spietato; un modello neoliberista nella
sua espressione più acuta, tipico della globalizzazione. La crisi attuale
non è altro che la conseguenza di una
politica che in Argentina si è applicata rigorosamente a partire dal governo Menem ma dobbiamo anche dire
che questo modello è la conseguenza
delle dittature che ha vissuto il nostro
continente latinoamericano a partire
dagli Anni Sessanta. Formalmente le
dittature sono finite, ma hanno fatto
il lavoro per il quale erano state appoggiate dagli Stati Uniti e anche da
altri paesi del Primo Mondo.
Il modello economico di privatizzazione e libero commercio a cui sono stati obbligati i paesi del cosiddetto Terzo Mondo (o paesi in via di
sviluppo) non era uguale a quello
che si viveva negli Stati Uniti e in Europa. Il protezionismo che è stato
eliminato nel nostro continente latinoamericano e in altri paesi del
mondo, è stato invece applicato
molto bene nelle economie sviluppate per proteggerle dai loro squilibri sociali interni. In America Latina
il sistema ha approfondito l’abisso
tra coloro che hanno e coloro che
non hanno; ha costretto in una condizione di miseria milioni di abitanti
in paesi che avevano invece tutte le
possibilità di sostenere le proprie
necessità fondamentali. Questo libero commercio è stato voluto per so
stenere i prestiti mondiali e imporre
condizioni economiche che, a loro
volta, hanno sempre determinato
quali sarebbero stati i protagonisti
politici che avrebbero dovuto portare avanti queste politiche.
Molte imprese nordamericane ed
europee (soprattutto spagnole, italiane e francesi) si sono impossessate di
imprese statali che producevano importanti risorse (telefoni, energia
elettrica, industria petrolifera, trasporti aerei). L’argomento era che i
nostri stati erano inefficienti e che
producevano deficit; inoltre, con la
vendita di queste imprese in forma
parziale o totale, il paese avrebbe potuto coprire il proprio debito estero e
gli interessi (questo fu il pretesto) dei
Segue a pag.15
Evangelici argentini
Il debito estero
non va pagato
Diverse chiese evangeliche argentine hanno sottoscritto un documento
sulla grave crisi del paese. Le chiese
denunciano che la crisi avviene «in
una situazione di impunità generalizzata in cui il nostro popolo patisce
l’assenza di una giustizia che protegga i diritti dei poveri e dei più vulnerabili». Il documento è firmato, fra gli
altri, dalla Chiesa evangelica valdese
del Rio de la Piata, dalla diocesi anglicana argentina, dalla Chiesa luterana
unita, dalla Chiesa metodista argentina e dalla Chiesa riformata. «Abbiamo la necessità e l’obbligo - affermano - di sostenere la vita della nostra
gente. Basta pagare il debito e i suoi
interessi: pagare più di 1.300 milioni
di dollari al mese, con 14 milioni di
poveri nel paese, non solo è insostenibile, ma anche criminale». (nev)
I™ Immigrazione
No al progetto
del governo
Il Servizio rifugiati e migranti (Srm)
della Federazione delle chiese evangeliche aderisce alla manifestazione
nazionale sull’immigrazione del 19
gennaio a Roma che sarà una «giornata di civiltà per il diritto al futuro».
Il disegno di legge governativo, spiegano ¿ii organizzatori, preoccupa per
la «precarizzazione della vita e del lavoro dei cittadini stranieri» e segna
un «secco arretramento del patto di
cittadinanza fondato sulla convivenza e sul lavoro, su cui si basa anche la
Costituzione». Perplessità condivise
dal Servizio migranti: «Il disegno di
legge Bossi-Fini non convince sia sotto il profilo dell’efficacia nel contrastare l’immigrazione clandestina, sia
sotto il profilo della legittimità costituzionale e del rispetto dei diritti fondamentali della persona». (nev)
Valli valdesi
Le finanze
delle chiese
Quando si parla di situazione finanziaria nella chiesa, la sensibilità
generale conduce a un certo «stato di
allerta»; eppure ne va della possibilità, per la chiesa, di svolgere il proprio mandato di testimonianza nella
società e di adeguato funzionamento
al suo interno. Perciò abbiamo svolto
un piccolo giro d’orizzonte fra le comunità del primo distretto (Valli e
Pinerolo), da cui si ricava per esempio che la «sofferenza» maggiore
sembra caratterizzare le chipe di più
grandi dimensioni; dove c’è un più
ampio numero di membri di chiesa,
infatti, c’è una maggior secolarizzazione. In ogni caso, chiuso il bilancio
2001, ora anche i cassieri delle chiese
devono fare i conti con l’euro.
A pag. 11
ECO DELLE VALLII
Uruguay: a rischio l'economia
di PIERVALDO ROSTAN
OPINIONE
TRASFORMARE
IL MONDO
«Non dobbiamo mai perdere di vista
gli ideali fondamentali di giustizia, libertà, equità e apertura che sono i tratti caratteristici della nostra società.
Non dobbiamo vendere la libertà per
acquistare la sicurezza»; così hanno
scritto i vescovi cattolici degli Stati
Uniti, il 14 novembre scorso, in un
«messaggio pastorale» intitolato «Vivere nella fede e nella speranza dopo
ni settembre». Nello stesso documento, i vescovi affermano: «Intollerabili
situazioni di estrema miseria e un crescente divario fra coloro che hanno é
coloro che non hanno caratterizzano
in gran parte il mondo in cui viviamo e
alimentano l’ostilità verso la globalizzazione economica. (...) Noi che possediamo tanto abbiamo un obbligo verso
i bisognosi del mondo. Non possiamo
rimanere ultimi fra i paesi donatori nel
campo dell’aiuto allo sviluppo. Gli Stati Uniti offrono appena un decimo
dell’1% del loro prodotto».
Questo documento, scritto poco più
di un mese dopo l’inizio dell’intervento militare in Afghanistan, peraltro
appoggiato con prudenza e non senza
'richiami alla stretta osservanza delle
regole del diritto nazionale e internazionale, ci sembra illustrare molto bene i rischi e le opportunità della drammatica fase storica iniziata l’il settembre 2001. Uno di questi rischi è che
la necessaria lotta al terrorismo porti
da un lato a una «escalation» incontrollata e infinita di interventi militari
contro altri paesi (Somalia, Iraq, Yemen, Sudan, Iran, Siria, ecc.) e dall’altro a una limitazione di certi diritti
fondamentali nei paesi occidentali,
specie nei confronti degli immigrati
arabi e/o musulmani. Ma il rischio più
grave, che purtroppo si sta puntualmente verificando, è quello di legittimare l’uso sproporzionato della forza
militare da parte dei più potenti in
molti conflitti in atto (Medio Oriente,
Cecenia, Cina, Indonesia, Kurdistan,
ecc.). Anche là dove la spirale della
violenza sembrava ormai sulla via del
tramonto, stiamo assistendo a un ritorno di tensioni, come in Irlanda del
Nord, nei Paesi Baschi o in Corsica. Ed
è molto amaro vedere che questo sta
avvenendo in particolare proprio in
quella terra di Palestina dove ¿i antichi profeti ammonivano che non vi
può essere pace senza giustizia, e dove
Gesù di Nazareth predicava che non
c’è giustizia senza perdono.
In una situazione così esasperata,
che cosa possono fare le chiese se non
ridire questa parola profetica, impegnandosi nel contempo a cambiare
rotta e cercando di costruire un mondo meno ingiusto, più solidale, più
umano? Utopia? Certo, ma è quella che
ci è stata in^cata da colui che confessiamo come nostro Signore. È lui che
ci ha detto che la nostra fede in lui può
trasformare il mondo, che vi è più
gioia nel condividere che nell’accaparrare, che è possibile perdonare e rimettere i debiti, e che il vero motore
della storia non è la violenza, ma l’agape di Dio. Questo non lo crediamo solo
noi, cristiani, ma altri milioni di crederiti di altre religioni sparsi per il
mondo. Proprio perché molti dei conflitti in corso hanno come sottofondo
o come pretesto il fondamentalismo
religioso, abbiamo una responsabilità
particolare nel dire e nel testimoniare
che la fede nel Dio vivente non ha nulla a che vedere con questa cultura di
morte, di oppressione e di violenza.
}ean-}acques Peyronel
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2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della
«^Dopo queste cose
Gesù se ne andò
all’altra riva del
mare di Galilea,
cioè il mare di
Tiberiade.
^Una gran folla
lo seguiva, perché •
vedeva'i miracoli
che egli faceva
sugli infermi.
^Ma Gesù salì sul
monte e là si pose
a sedere con i suoi
discepoli. “Or la
Pasqua, la festa
dei Giudei, era
vicina. ^Gesù
dunque, alzati gli
occhi e vedendo
che una gran folla ■
veniva verso di lui,
disse a Filippo:
“Dove compreremo
del pane perché
questa gente abbia
da mangiare?”
^Diceva così
per metterlo
alla prova; perché
sapeva bene quello
che stava per fare.
^Filippo gli rispose:
“Duecento denari
di pani non
bastano perché
ciascuno ne riceva
un pezzetto”. ^Uno
dei suoi discepoli,
Andrea, fratello di
Simon Pietro, gli
disse: ® “C’è qui un
ragazzo che ha
cinque pani d’orzo
e due pesci; ma che
cosa sono per
tanta gente?”
^°Gesù disse:
“Fateli sedere”.
La gente dunque
si sedette, ed erano
circa cinquemila
uomini. ^^Gesù,
quindi, prese
i pani e, dopo aver
reso grazie, li
distribuì alla gente
seduta; lo stesso
fece dei pesci,
quanti ne vollero.
'^Quando furono
saziati, disse ai
suoi discepoli:
“Raccogliete i pezzi
avanzati, perché
niente si perda”.
'^Essi quindi li
raccolsero e
rienipirono dodici
ceste di pezzi»
(Giovanni 6, 1-13)
GIOIA DELL'ABBONDANZA CONDIVISA
Quando rinunciamo all'ossessione di non avere mai abbastanza, avviene in noi una
conversione al cuore di Dio. Egli moltiplica tutto: il perdono, l'amore, la gioia, la vita
JONATHAN TERINO
Raramente cì troviamo in
1
una situazione di bisogno.
Non ci manca mai il pane quotidiano, anchè se strappato allo
stress di un ritmo di attivismo
spesso alienante. Dalla nostra
tavola abbondante di cibi assistiamo disarmati alle moltitudini affamate, talvolta con mani o
gambe mozzate che, rincorrendo i nostri sensi di colpa, cercano di farsi un varco tra Tinfinita
distanza che ci separa da loro.
Siamo colti dal panico. Non li
vogliamo qui da noi, ammesso
che vogliano e possano approdare sulle nostre spiagge. Il nostro istinto di conservazione ci
spinge a temere il peggio. Perciò
serriamo i sensi all’odore di
morte che emana da queste madri precocemente invecchiate,
alle risate dei loro ragazzini costretti già da ora a versare sangue innocente, al silenzio eloquente di altri vecchi e bambini
mutilati, il cui spirito è stato ucciso da una immane prepotenza
senza volto, senza ragione. Non
possiamo assumerci il peso di
questo conto in sospeso. In fondo, chi li vestirebbe? Dove mandarli a lavorare? Le nostre risorse non basterebbero a sfamarli.
Abbiamo i nostri figli da vestire,
i nostri pensionati da mantenere, e abbastanza mendicanti ad
ogni incrocio di semaforo da
sfamare. «Se la vedano loro!» o.
più spiritualmente: «Dio, pensaci tul». Il Signore non ci chiederà
mica l’impossibile.
I cinquemila sfamati
EL mosaico dei cinquemüa
sfamati, ci colpisce il semplice gesto del ragazzino che offre i cinque pani e i due pesci a
Gesù: non la folla né i discepoli
convulsi, né il miracolo che va
da sé. A differenza dei Sinottici,
nel Quarto Vangelo l’accento
non cade sulla compassione per
le folle stanche. 11 cibo precede
la parola; nella bocca affamata
del bambino viene data la prima lezione di vita, aH’origine di
tutte le parole. Alle folle affamate e disattente alle parole del
Messia, Gesù manifesta il segno
della moltiplicazione del pane
per rivelare il grande mistero
del Pane vivo disceso dal cielo.
La reazione delle folle, alla ricerca di segni utili, sarà superficiale e pericolosa. Gesù aveva
del resto già anticipato i suoi sospetti nei loro confronti. Ma
neanche questo realismo messianico fermerà il miracolo.
L'Evangelo
della vita abbondante
IN Giovanni, Gesù vuole imI
Preghiamo
Aimco dei poveri e Dio di comunione, vieni a moltiplicare il pane e ad aprire le nostre mani quando il grido degli affamati giunge fino a noi. Il cibo di cui godiamo sia
per noi un dono da te destinato a tutti, perché tu sei il
Padre, essere umano, ora e sempre. Amen.
(da Preghiere della Tavola,
Comunità di Rose, Edizioni Qiqajon)
Gli uomini vanno a Dio nella loro miseria
e gridano al soccorso, chiedono felicità e pane
e la liberazione dal male e dalla morte,
cristiani e pagani, tutti allo stesso modo, tutti.
Gli uomini vanno a Dio nella sua miseria,
10 trovano povero e disprezzato,
senza fuoco né casa, lo vedono in balìa
del peccato, della debolezza e della morte.
1 cristiani sono con Dio nella sua sofferenza.
Dio viene a tutti gli uomini nella loro miseria,
11 nutre corpo e anima col suo pane,
è per essi, cristiani e pagani, che muore sulla croce,
per donare a tutti il suo perdono.
Dietrich Bonhoeffer
primere in noi il messaggio
indelebile della moltiplicazione,
dell’abbondanza di vita e di cibo: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (10, 10): un annuncio certamente strumentalizzato
dalle utopie messianiche di ieri
e oggi, ma pur sempre vero; il
banchetto del Regno, dove il
Corpo viene spezzato e distribuito, è anticipazione di abbondanza e di condivisione. La moltitudine dichiara che egli è il
profeta promesso, ed essendo
stata cibata, lo vuole fare re.
L’utilitarismo dei poveri sembra
travisare la realtà della grazia e
ridurre il Figlio di Dio al ruolo di
un qualsiasi pio padre, di genio
o di fattorino a disposizione di
chiunque voglia un pasto caldo.
Se da un lato il Signore si ritira
allora come oggi da questa perversa mentalità, non accettando
mai di essere il re delle nostre
brame, dall’altro, la sua presenza controversa è segno di vita, di
cibo, di acqua, di condivisione.
Le facili strumentalizzazioni dei
segni del Regno da parte di potenziali beneficiari non sono un
valido motivo perché i discepoli
abbandonino le responsabilità
contingenti per trovare conforto
in un pane deU’anima. La sfida
rivolta ai dodici «Non volete andarvene anche voi?» (6, 67) viene alla fine del miracolo, non
prima. I discepoli dovranno
convivere con la defezione delle
folle ormai sfamate e deluse e la
loro lealtà al Maestro. Gesù pone i discepoli in relazione a se
stesso e non alle folle.
Nel racconto emerge da una
parte l’Evangelo della vita abbondante, dall’altra la nostra
paura di non avere abbastanza
pane per tutti; «Duecento denari
di pane non bastano perché ciascuno ne riceva un pezzetto!».
Invece di rimproverare Filippo e
Andrea per le loro stime realistiche, Gesù prende il controllo
della situazione; la potenza divina deve dimostrarsi nel realismo
di una situazione in perdita. I
calcoli cauti basati unicamente
sul criterio della possibilità, per
quanto riveriti, ignorano «Colui
che viene dall’Alto», il quale dà
una nuova definizione a che cosa sia possibile. Gesù ci mette
alla prova. Ci scrutano le moltitudini affamate non solo di pane, ma di urta vita più dignitosa,
assetate di giustizia, senza la
quale non vi sarà pace. E noi,
che pendiamo dalle labbra del
Maestro, attenti a ogni sua parola e gesto, in attesa del miracolo,
siamo invece chiamati a mettere
a sua disposizione il poco che
abbiamo. Non importa se abbiamo poca fede e poco amore.
riamo a coltivare un rispetto sacro? La vita abbondante che Gesù è venuto a darci è il suo stesso
corpo che, spezzato, sfama questo mondo senza Dio, penetrando l’umanità stanca. Il suo corpo
siamo noi. Nel donare noi stessi, cioè le nostre magre risorse fisiche, mentali, finanziarie e di
tempo, è il Signore stesso che si
dona e che in questo'atto moltiplica i nostri sforzi ridicoli, perché raggiungano lo scopo di sfamare i popoli. Nel compiere questo «segno», è come se Gesù ci afferrasse per il braccio e, guardandoci negli occhi, ci dicesse;
«Non lasciarti sfuggire questa abbondanza! Apri gli occhi e guarda, prendi atto del fatto che la
presenza di Dio ha la forza di trasformare la vita».
Vivere il presente
N ELLA nostra cultura si lavo
Gesti di condivisione
ESÜ non ci chiede un pizzi
co di bontà e non è venuto a
chiamare dei giusti. Non siamo
peggiori né superiori alle folle.
Ma ci invita a tradurre la nostra
fiducia in lui in piccoli gesti concreti di condivisione; egli ci mette in relazione a lui, non alle folle
senza nome o a una causa eroica
impossibile; è lui, il vero pane disceso dal cielo che farà il miracolo, dando un nome, un pane e
una dignità nuova alle schiere di
poveri (immigranti, clandestini,
prigionieri, rifugiati) ma anche ai
«nostri» malati terminali, carcerati, disoccupati e depressi che
irritano delle coscienze mai tranquille. Il miracolo della moltiplicazione si realizzerà nella divi.sione delle nostre energie e risorse: come condividere senza scegliere la via deH’impoverimento
e dello smantellamento dei nostri idoli e del nostro tempo, per
il quale già da adolescenti impa
ra e si corre nella falsa consapevolezza di non avere mai
abbastanza. Dobbiamo invece
riprenderci il tempo come spazio destinatoci da Dio per fare
dono di noi stessi e delle nostre
risorse agli altri. I ritmi frenetici
hanno ridotto qualitativamente
la nostra vita, impedendoci di viverne tutti gli aspetti, in particolare quello della gratuità e della
condivisione gioiosa. Anche nei
nostri culti di Santa Cena siamo
ancora lontani dal banchetto
messianico inaugurato da Gesù!
Accumuliamo le nostre ore lavorative, ma non viviamo il presente perché siamo già proiettati
nelle esigenze del domani, tanto
da serrare i cuori e le mani davanti all’abbondanza di grazia
del momento presente.
Non si muore solo di fame e di
diritti calpestati, ma anche di
cancro razziale, indifferenza e
ingordigia. Quando rinunciamo
all’ossessione di non avere mai
abbastanza e alla paura del domani, avviene in noi una conversione al cuore di Dio, che si
converte a noi: Dio moltiplica
tutto, il perdono, l’amore, la
gioia, la vita, mentre noi scopriamo la libertà della generosità, la gioia pura che scaturisce
dalla sede più intima della coscienza rinnovata dallo Spirito.
Sorgenti d’acqua viva si diffondono nella comunità e nel mondo, ma non per un nostro merito particolare, semplicemente
come diretta conseguenza dell’essere amati.
(Seconda di una serie
di quattro meditazioni)
Note
omiletiche
Tre sono gli episodi
centrati sulla «lettura
segno» nel sesto capitò
di Giovanni. Primo, la fo|
inizia a seguire Gesù pè
ché vede i miracoli che
per gli infermi (v. 2). Poi,
tema pasquale di Mosè
la manna (v. 4): Gesù cil
con i cinque pani d'orzo
i due pesci i cinquemil
che sono colti da un tim
re reverenziale. Folla e c
scepoli leggono Gesù c
me il profeta che deve v
nire nel mondo (v. 14). li
fine, i discepoli vedon
Gesù che cammina sul m;
re. Di fronte a questa te<
fania, restano terrorizzai
Egli è molto più di un op
ratore di prodigi.
Il movimento dell'Esodi
dalla servitù alla liberti
dalla fame alla sazietà, oi
Impegna i discepoli: «Dov
compreremo del pane...!
Gesù li mette alla prov
per fondare una nuov
concezione di governo e;
provvidenza? La storia vii
ne usata per andare olir
la descrizione del miracoli
È anche possibile che nep
pure all'origine l'accent
fosse sul miracolo. C'è pc
l'allusione ad Eliseo eh
aveva moltiplicato i «par
d'orzo» (2 Re 4) presentai
gli dal ragazzo. Ma qui nel
la dimensione cristologie
del miracolo Gesù conosc
a priori quel che sta per fa
re e distribuisce lui stesso
pani e i pesci.
L'evento, un secondo E
sodo, ha una valenza esci
tologica, in quanto celebr
per anticipazione il bar
chetto messianico, vers
cui si orienta anche il d
scorso eucaristico (w. 26ss
Gesù, ritratto come pastori
re, sebbene le folle lo vo
gliano fare tale secondo
primo modello condannati
da Samuele, incarna una vi
sione totalmente nuova de
Regno, che esige una nasci
ta dall'alto. Per ora rifiuti
questo titolo, che sarà rii
preso davanti a Pilato e sul
la croce. Siamo messi
guardia dal fare del mir»
colo un criterio riduttivo
lettura politica che ignor
chi è Gesù. Giovanni nor
sembra nutrire compassio
ne per le folle che seguonl
Gesù per i suoi prodigi e
che, non riuscendo a leggei
re il miracolo come segno!
lo abbandonano presto al
suo destino. Gesù offre
vero pane, ed è a sua volta
pane spezzato e condiviso
nel rendimento di grazie;
unica allusione eucaristica
in tutto il quarto vangelo,
o forse il discorso non è sacramentale.
I bisogni più mondani di
pane, acqua, luce e vita si
svelano in lui. Gesù è intimamente unito a Dio, tan
to da condividerne gli at
tributi («lo sono»), come
Figlio unico. Rapportarsi a
lui significa rapportarsi a
Dio: convergono in lui le
tradizioni d'Israele e le Immagini della Torà per an-,
nunciare la vita condivisa,
tra Dio e Gesù e Gesù e il
discepolo. Ne deriva un
vangelo profondamente
spirituale, ma non meno
incisivo sulla realtà sociale,
perché Gesù è stato una
persona vera. Le storie di
Gesù non hanno funzione
propagandistica, ma invitano alla fede, nella quotidianità, dove i segni riprendono vita.
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relig:
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nago
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persi
E pr
seni
essa
lami
un’a
Per
approfondire
- C. K. Barrett, Il Vangelo
di Giovanni fra simbolismo
e storia, Torino, Claudiana,
1983;
- C. K. Barrett, The Gospel according to St John,
Spek, Londra, 1978;
- R. Kysar, Giovanni, il
Vangelo indomabile, Claudiana, 2000;
- G. R. Beasley-Murray,
John, Word Biblical Commentary, Milton Keynes
(Gb), 1991;
- G. Ghiberti, Spirito e
vita cristiana in Giovanni,
Paideia, Brescia, 1989.
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PAG. 3 RIFORMA
1 risultati di un recente sondaggio effettuato presso 50.000 adulti statunitensi
Usa: aumenta il popolo dei senza religione
Tra il 1990 e il 2001 è raddoppiato il numero di persone adulte che dichiarano di non
aderire ad alcuna religione: da 14,3 milioni (8% della popolazione) a 29,4 milioni (14,1%)
Secondo gli autori di un recente studio, anche .se gli Stati Uniti rimangono un paese
molto religioso, sta aumentando la percentuale degli
americani che dicono di non
avere alcuna appartenenza
religiosa ufficiale. Un sondaggio nazionale sull’affiliazione religiosa negli Usa indica resistenza «di una linea
profonda e probabilmente
crescente di secolarizzazione» fra la popolazione. Questo sondaggio sulla «identità
religiosa americana» 2001,
pubblicato da un Centro dell’Università della città di New
York {Cuny), indica inoltre
che la proporzione di cristiani negli Usa è calata dall’86%
nel 1990, quando lo studio è
stato avviato, al 77% nel 2001.
L’indagine si basa su colloqui
telefonici effettuati con 50
mila adulti scelti a caso. I ricercatori ritengono che le risposte siano rappresentative
di tutta la popolazione adulta
negli Stati Uniti.
Gli effetti dell'11 settembre
I risultati di questo studio
sono stati pubblicati nel 2001
dopo gli attentati terroristici,
evento che secondo l’opinione generale ha provocato un
aumento della frequenza ai
servizi religiosi. Per Egon
Mayer, uno degli autori dello
studio, rii settembre non ha
cambiato in modo permanente il paesaggio religioso
negli Usa. L’aumento della
frequenza ai servizi religiosi
subito dopo gli attentati non
ha cambiato le appartenenze
religiose di base rilevate da
Mayer e dall’altro autore,
Barry Kosmin. «La gente non
va in una chiesa o in una sinagoga solo per motivi religiosi. Vuole ritrovare altre
persone - fa notare Mayer -.
E probabile che la gente si
senta più religiosa, ma che
essa abbia cambiato comportamento, e questa è tutta
un’altra faccenda».
New York: lo stupore della gente
Un altro studio, effettuato
dal «Forum Pew» sulla religione e la vita pubblica, di
Washington, e pubblicata nel
dicembre scorso, ha confermato una parte delle affermazioni di Mayer. In questo
studio, il 78% delle persone
interrogate nel novembre
2001 ha dichiarato che l’influenza della religione negli
Usa si sta sviluppando; un
aumento in riferimento a un
sondaggio realizzato nel marzo 2001, secondo il quale soltanto il 37% delle persone interrogate riteneva che l’influenza della religione fosse
in aumento. Eppure lo studio
del novembre 2001 del Forum non indica che la religione abbia ad un tratto svolto
un ruolo maggiore nella vita
personale degli americani. La
percentuale di coloro che sono stati contattati dopo l’il
settembre e che hanno detto
che la religione è importante
durante II crollo delle torri gemelle
nella loro vita (61%) è rimasta
praticamente immutata dal
marzo 2001.
520/0 di protestanti
24,5% di cattolici
Lo studio 2001 del Cuny ha
portato ad altre conclusioni,
basate su deduzioni;
- il 52% degli adulti è protestante, il 24,5% è cattolico, e il
14,1% dice di non aderire ad
alcuna religione. Gli ebrei e i
musulmani rimangono gruppi relativamente piccoli negli
Usa: gli ebrei rappresentano
l’l,3% della popolazione, e i
musulmani lo 0,5%;
- circa 33 milioni di adulti
americani, circa il 16% della
popolazione adulta totale,
hanno cambiato la loro appartenenza religiosa a un
certo punto della loro vita;
- fra i gruppi in progressione dal 1990 ci sono i cristiani
evangelicali, i cristiani senza
denominazione e coloro che
non praticano alcuna religione. Questo ultimo gruppo è
quello che ha segnato la progressione più netta dopo lo
studio precedente del 1990.
«Uno dei punti di paragone
più stupefacenti tra il 1990 e il
2001 è la moltiplicazione per
due della popolazione adulta
che non aderisce ad alcuna
religione (da 14,3 milioni
(8%)'nel 1990 alla cifra attuale
di 29,4 milioni (14,1%);
- coloro che dicono di non
avere alcuna appartenenza
religiosa ufficiale non sono
però atei: soltanto lo 0,4%
delle persone interrogate ha
dichiarato di essere ateo.
I progressi
della secolarizzazione
Nonostante la profonda
sensazione esistente negli
Usa secondo la quale il paese
avrebbe conosciuto un «risveglio religioso» in questi ultimi anni, lo studio conclude
che l’importante proporzione
laica della popolazione non
dovrebbe essere ignorata. Lo
studio è «totalmente in linea
con le tendenze alla secolarizzazione che si registrano
in altre società democratiche
occidentali - concludono gli
autori -. L’ampiezza e il ruolo
di questo importante segmento laico della popolazione americana vengono spesso ignorati dagli specialisti e
dai politici».
Per Egon Mayer le sfide di
questo studio sono state notevoli, dato il carattere dinamico della pratica religiosa e spirituale negli Usa: «Il numero
di risposte possibili è infinito
quando si tratta di chiedere
alla gente come si identifica.
Essa è influenzata dal desiderio, dalla memoria, dalla famiglia, persino dalla colpevolezza». Il rapporto del sondaggio del Cuny 2001 si trova sul
sito www.gc.cuny.edu/studies/studiesjndex.htm. (erti)
L'arcivescovo Jeremiasz è il responsabile del Consiglio ecumenico della Polonia
Gli ortodossi polacchi «aprono» alla Chiesa cattolica
L’arcivescovo ortodosso Jeremiasz, nuovo responsabile del Consiglio ecumenico
della Polonia, si è impegnato
a rendere più stretti i legami
con la Chiesa cattolica romana, maggioritaria in questo
paese in cui i rapporti tra le
chiese sono stati spesso tesi.
Secondo l’arcivescovo le chiese minoritarie soffrono tuttora della «ignoranza e della
cattiva volontà» di molti laici,
e sono state il bersaglio di «dichiarazioni non cristiane» da
parte di alcuni preti cattolici
romani. Ma la cooperazione
tra i responsabili ortodossi e
cattolici romani sta migliorando, ha aggiunto l’arcivescovo, che dirige la Chiesa ortodossa autocefala di Polonia
che conta 570.000 membri:
«Tutti i vescovi cattolici romani che conosco sono favorevoli aH’ecumenismo, e penso
che si possa dire lo stesso dei
ntemhri del clero».
95% di cattolici romani
La Polonia, dove il 95% della popolazione è cattolica romana, conta oltre 70 altre comunità cristiane, tra cui 14
chiese pienamente riconosciute, sette delle quali sono
membro del Consiglio ecumenico polacco, fondato nel
1945. La Chiesa cattolica romana ha rapporti di lavoro
regolari con il Consiglio fin
dal 1974 e, nel gennaio 2000,
ha accettato il riconoscimen
to reciproco del battesimo
con tutte le chiese membro
del Consiglio, a eccezione
delTUnione battista. Eppure
le chiese minoritarie lamentano di essere vittime di discriminazione quando chiedono il permesso di costruire chiese e di accedere alle
scuole e agli ospedali.
«Stesso diritto di esistere»
Anche se all’interno del clero cattolico si registra una
presa di coscienza accresciuta
sulla necessità di un dialogo
interconfessionale, alcuni
rappresentanti governativi
continuano ad associare l’identità nazionale polacca alla
fede cattolica. «I funzionari
del governo si nascondono
spesso dietro il confessionalismo cattolico, affermando
con fanatismo che la loro
chiesa è l’unica vera chiesa»,
ha detto recentemente l’arcivescovo. Ma stanno imparando che le confessioni minoritarie hanno «lo stesso diritto
di esistere» della Chiesa cattolica. «Esiste tuttora in Polonia
la nostalgia del ruolo della Polonia percepita come un bastione del cristianesimo [cattolico romano], che poggia sul
disprezzo dell’ortodossia e
dell’Est. Ma penso che questo
sentimento stia calando oggi», ha detto Jeremiasz.
D’altronde, spiega il nuovo
responsabile del Consiglio
ecumenico, una delle sue
priorità sarà di riattivare la
Commissione per il dialogoteologico con la Chiesa cattolica romana polacca che è
stata sospesa negli Anni 80.
L’arcivescovo, nato a Bialystok, ha studiato teologia
all’Accademia della Chiesa
ortodossa russa a Zagorsk, e
alla facoltà di teologia evangelica di Zurigo prima di essere ordinato prete. È stato
consacrato vescovo di Wroclaw-Szcecin nel 1983 ed è diventato arcivescovo nel 1997.
. Alcune possibili
reazioni negative
Jeremiasz è rettore dell’Accademia di teologia cristiana
ecumenica di Varsavia ed è
stato uno dei tre redattori
della prima traduzione ecumenica del Nuovo Testamento in polacco, pubblicata lo
scorso anno. È membro della
Commissione internazionale
ortodossa-cattolica romana
per il dialogo teologico ed è
stato membro del Comitato
centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). La
sua nomina a capo del Consiglio ecumenico polacco è stata possibile, ha detto, grazie
ad una evoluzione degli atteggiamenti in Polonia nei
confronti della Chiesa ortodossa autocefala, la quale è
membro del Consiglio ecumenico dal 1961.
All’interno della Chiesa or
DAL MONDO CRISTIANO
g 1 (Jati di un recente sori(Jaggio Gallup
Gli americani e la Bibbia
NEW YORK — Secondo un recente sondaggio Gallup, il
63% della popolazione degli Usa crede che nella Bibbia è possibile trovare risposta ai problemi fondamentali della vita. Solo la metà però consulta il «Libro dei libri» almeno una volta
al mese e il 40% lo apre non più di una volta 1 anno, (nev/bip)
Inviata una lettera al presidente Fox
Messico: preoccupazione della Fiacat
per cinque difensori dei diritti umani
PARIGI — La Federazione internazionale delTAcat (Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura), è fortemente
preoccupata per la sicurezza di cinque responsabili di organizzazioni di difesa dei diritti umani in Messico, fra cui un
membro del proprio Ufficio internazionale. Minacce di rnorte, atti di intimidazione e attacchi contro i difensori dei diritti umani sono sempre pratiche quotidiane in Messico, nonostante il cambio di governo nel gennaio 2001. In una lettera alle autorità messicane, la Fiacat ha chiesto al presidente Fox e al suo governo di reagire di fronte a questa situazione allarmante, prendendo tutte le misure necessarie al fine
di proteggere le cinque persone in questione e affinché indagini approfondite vengano effettuate circa l’assassinio di
Digna Ochoa, perpetrato il 19 ottobre 2001. (bip)
Seconcio i (iati forniti dal segretario generale
12 milioni di avventisti nel mondo
SILVER SPRING, Mayland, Usa — Nel giugno 2001 la
Chiesa awentista a livello mondiale ha superato i 12 milioni
di fedeli, registrando un tasso di crescita del 6,03%. Secondo
dati forniti dal segretario generale, Matthew Bediako, negli
ultimi cinque anni ogni giorno nel mondo 2.400 credenti entrano a far parte della comunità awentista; nello stesso periodo, su ogni cento nuovi membri in media va registrato
l’abbandono della chiesa da parte di 21 persone. (nev/apd)
ì Chiesa luterana degli Urali e Siberia
Tendenza alla secolarizzazione
OMSK — Frammentazione, scarsa attenzione aU’evangelizzazione e ima preoccupante tendenza alla secolarizpzione sono stati i problemi al centro del dibattito al X Sinodo
della Chiesa luterana degli Urali, Siberia ed Estremo Oriente,
tenutosi ad Omsk. Secondo il vescovo Sailer, che ha presieduto i lavori, sono molti i ségnali che chiamano la chiesa a
un forte momento di risveglio e di consolidamento perché,
ha detto, «di fironte al Signore non ha importanza come ci dividiamo, ma come testimoniamo la nostra fede». La Chiesa
luterana degli Urali, Siberia ed Estremo Oriente conta circa
200 chiese regionali con oltre 250.000 membri. (nev/lwi)
È apparso in uno spot pubblicitario televisivo
Il patriarca Alessio e la pubblicità
MOSCA — Il patriarca della Chiesa ortodossa russa, Aessio
II, è apparso in uno spot pubblicitario della compagnia petrolifera Lukoil. «Siamo grati a Lukoil per avere sostenuto un
gran numero di progetti della Chiesa tesi a restaurare e a fare
rivivere quello che è stato distrutto negli anni scorsi», ha dichiarato di fronte a milioni di telespettatori. (bip/La Vie)
todossa, l’impegno nelle organizzazioni ecumeniche ha
suscitato a volte vive critiche.
L’arcivescovo ha sottolineato
che la sua nomina potrebbe
provocare «reazioni negative» da parte di responsabili
ortodossi all’estero. Infatti alcuni di loro si oppongono alla partecipazione ortodossa
all’interno di organizzazioni
ecumeniche che comprendono chiese che hanno una posizione liberale nei confronti
deH’omosessualità e della
teologia femminista, o chiese
che svolgono attività missionarie in paesi tradizionalmente ortodossi.
«Owiamente, si pongono
alcune questioni sulla forma
e il contenuto di questo impegno ecumenico, ha dichiarato l’arcive§covo. Ma la mia
decisione di accettare questo
incarico è stato approvata da
tutti i vescovi polacchi - ha
affermato Jeremiasz -. In linea di principio, tutte le chiese ortodosse rimangono aperte al movimento ecumenico. Non c’è alcun problema
al riguardo. Esse sanno che
l’unità cristiana esige uno
sforzo massimo se vogliono
che la loro proclamazione
dell’Evangelo sia credibile.
Ma la posizione di alcune
chiese dipende da condizioni
locali ed esistono problemi
comprensibili riguardanti alcuni aspetti della partecipazione ecumenica». (eni)
I? Attribuita per la prima volta a un leader battista
Legion d'onore ad André Thobois
PARIGI — La più alta onorificenza francese, la «Legion
d’onore», è stata attribuita al pastore battista André Thobois,
già presidente della Federazione battista di Francia. E la prima volta che un leader battista la riceve. (nev/bt)
Ne fa parte anche la Kek
È nato il Comitato sulla
libertà di religione e Credo
Circa 30 organizzazioni
non governative si sono incontrate a Ginevra, nell®
scorso dicembre, sotto gli
auspici della Conferenza delle Ong (Organizzazioni non
governative) in consultazione con le Nazioni Unite, per
dare vita al Comitato sulla libertà di religione e Credo.
Presidente è il pastore Rüdiger Noll, segretario esecutivo
della Commissione chiesa e
società della Conferenza delle chiese europee (Kek).
Il Comitato intende lavorare in stretta collaborazione e
in «solidarietà critica» con le
Nazioni Unite, in particolare
con la Commissione sui diritti umani. Ne fanno parte
.non solo Ong legate a chiese,
ma anche laiche: organizzazioni per i diritti umani che
promuovono la libertà di re
ligione e di professare il proprio credo.
Tre le aree prioritarie di intervento individuate nel primo incontro, lo scorso 5 dicembre: educazione alla tolleranza: antidìscriminazione;
promozione di una cultura di
dialogo, in particolare'nella
prospettiva degli eventi
dell’11 settembre. «Per la Kek
- ha affermato Noli - il coinvolgimento in questo Comitato di Ong costituisce un’altra opportunità importante
per portare la voce delle
chiese membro della Kek
all’attenzione di un organismo politico internazionale.
Il Comitato sulla libertà di
religione lavorerà su temi
che da anni vengono affrontati dalla Kek: la tolleranza, il
dialogo, la cooperazione e la
non discriminazione», (nev)
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDÌ 18 GENNAIO JfENERDÌ
Un libro di Massimo Firpo ricostruisce magistralmente l'ambiente in cui visse
Lorenzo Lotto, pittore riformato?
Tío il 1552 6 il 1548 il pittoid VBnsziono stiinsB vincoli di omicizlo tro gli oiofi 6 i commcicionti
di preziosi del quortlere di Rialto In cui si celavano molti attivi propagandisti della Riforma
Le risultanze
del «Libro di spese»
L
CARLO RAPINI
SARA proprio vero che il
grande pittore veneziano
Lorenzo Lotto (1480-155657), uomo religiosissimo, ha
manifestato simpatie per il
movimento riformato italiano
nella Venezia della metà del
500? A prima vista sembra
difficile dimostrarlo, quando
si consideri che nel 1524 (a 44
anni) aveva dipinto un affresco a Trescore (Bergamo) raffigurante la caduta rovinosa
delle eresie antiche, con l’intento di condannare «le eresie tedesche e svizzere» del
suo tempo (p. 255). Un pittore che per tutta la vita aveva
sognato di essere seppellito
in un convento domenicano
vestito del saio fratesco e che
negli ultimi anni, vecchio, povero e stanco, si è fatto oblato
della Santa Casa di Loreto.
Tuttavia tra il 1532 e il 1548
il Lotto stringe vincoli di amicizia neU’ambiente degli orafi, dei miniatori e commercianti di preziosi del quartiere di Rialto, tra cui si celano
molti attivi propagandisti
della Riforma d’oltralpe. Nel
1532 il Lotto fornisce i disegni per il froTitespizio della
versione in volgare della Bibbia di Antonio Brucioli edita
dai fratelli Giunti di cui era
amico. È la conferma che il
pittore condivideva l’impegno del Brucioli nel diffondere la Bibbia tra il popolo (si
veda l’immagine di «Paolo
che predica agli ateniesi»).
Del resto il carattere antipapale dell’iniziativa non lasciava adito a dubbi, dato che
il Brucioli riproduceva, nell’Apocalisse, una copia della
nota incisione di Luca Cranach della prostituta di Babilonia che portava sul capo la
tiara papale! Negli anni seguenti, dal suo Libro di spese,
si ricavano molti altri interessanti indizi di una simpatia
del Lotto per il movimento
riforrhato (vedi scheda).
Massimo Firpo’* ricostruisce magistralmente, con abbondanza di fonti, l’ambiente degli amici riformati del
Lotto, molti dei quali saranno
inquisiti a lungo, negli anni
seguenti, dal Sant’Uffizio. Tra
questi vi è una interessante
figura di gioielliere-poeta,
Alessandro Caravia, autore di
tre poemi in volgare veneto
in cui esprime, in forme mascherate ma non troppo, le
aspirazioni dei filoriformati.
Un documento sinora sconosciuto e davvero interessante.
Ma è possibile trovare qualche riscontro di quelle opinioni filoriformate nelle opere
pittoriche di quel periodo, in
cui il Lotto incontrò sempre
maggiori difficoltà per ottenere commissioni? Non può
trattarsi ovviamente che di
semplici accenni criptici, di
misteriose allusioni o simbologie nascoste che, del resto, il
Lotto prediligeva. Così notiamo che, nella Deposizione di
Jesi, san Pietro tiene in mano i
chiodi della croce di Gesù anziché le solite chiavi (un auspicio forse di una chiesa più
attenta all’esperienza della
croce che del potere?). O nelle
tarsie del coro di Santa Maria
Maggiore a Bergamo, dove il
Il «Coperto» simbolico della «Sommersione del faraone» di L. Lotto e G. F. Capoferri
principe dei Filistei che corrompe Dalila con denaro (nel
riquadro di «Sansone tradito
da Dalila») ha le vesti di un
domenicano (forse un’ailusione al frate Damiano Zambelli,
«ignorante et di pocha religione de Christo», con cui il
Lotto aveva polemizzato). O
nel coperto della «Sommersione del Faraone» in cui, sotto a un cappello cardinalizio,
egli pone un paio di occhi
strabici per sottolineare «lo
scarso discernimento» delle
gerarchie ecclesiastiche (pp.
259-60). Così pure la bella Tavola di Santa Lucia di Jesi,
che esalta la superiorità della
fede sulle opere; e la Pala di
Sant’Antonino a San Zanipolo, che mette in evidenza l’alto muro che separa una Chiesa ricca e potente dai popolo
povero e affamato.
Si tratta di un’opera davvero magistrale, fondata su una
bibliografia impressionante e
dotata di uno splendido corredo iconografico, che dice
una parola definitiva su una
questione controversa: la
simpatia del Lotto per il movimento riformato italiano è
innegabile, ma va rigorosamente limitata agli anni
1532-48, quando tale movimento raggiunse l’apice della
diffusione e del radicamento
a Venezia. Poi verrà il tempo
delle sconfitte, del ripiegamento, della dura repressione inquisitoriale e, forse, della delusione, che indurrà il
Lotto, vecchio e stanco di
combattere, a mettersi al riparo da ogni accusa entrando
nella Casa di Loreto, diretta
allora da un veneziano, Gaspare Dotti, alto esponente
dell’Inquisizione. Una parabola spirituale non diversa da
quella di molti altri simpatizzanti italiani della Riforma
protestante.
(’*) Massimo Firpo; Artisti,
gioiellieri, eretici. Il mondo di
Lorenzo Lotto tra Riforma e
Controriforma. Roma-Bari, Laterza, 2001, pp. 344, euro 29,95,
lire 58.000.
Dal Libro di spese di L. Lotto veniamo a sapere che:
- nel 1540 a Venezia, ospite del nipote Mario d’Arma
(che sarà inquisito), gli regala «doi quadrati del retrato d
Martin Luther et de sua moier»;
- nel 1544 (o 45) a Treviso, ospite del «compare» Ioan di
Savon, regala eii figli di costui «5 librati per i puti de la Inst _
tuta Christiana» al costo di due soldi l’uno. Il numero i
cinque fa pensare a un «intento di più larga diffusione».!
Mo
di
difficile per noi sapere di quale catechismo si tratti (sii di die
pensato a quello di Juan de Valdés), ma è certo che avess d Borge
un contenuto eterodosso perché, a quell’epoca, non esisti -C dd ^
vano catechismi cattolici di quelle dimensioni destinati : (nia de
bambini; Jicolai,
- Lotto nomina più volte un certo Zacharia da Bologn
definendolo «christiaho novello», una formula usata ab!
tualmente dai filoprotestanti: raldese
- ancora nel 1550, ad Ancona, pur trovandosi in gravi ri
strettezze finanziarie, il Lotto aiutò il gioielliere messinesi a
Lauro Orso in fuga dall’Inquisizione onde permettergli t
rifùgiarsi a Venezia. nacevi
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I frontespizio della Bibbia del Brucioli
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Un movimento
fra filosofia e arte
Loriginale creazione di un artista ripropone la questione ambientale
Nella prestigiosa sede dell’Istituto italiano per gli studi filosofici nel Palazzo Serra di Cassano a Napoli ha avuto luogo il 10
dicembre un incontro di studi su «Creatività nell’era della globalizzazione: ipotesi di riconciliazione». L’incontro, introdotto
e moderato dal giornalista Luciano Scateni, ha costituito un
importante momento di presentazione alla città del nuovo movimento di idee che, a cavallo fra filosofìa e arte, è denominato
«Esasperatismo». I suoi promotori. Angelo Calabrese, critico
d afte e Adolfo Giuliani, docente d’arte, hanno proposto ed elevato ad emblema e metafora del movimento II bidone. Abbiamo chiesto ad Adolfo Giuliani, evangelico, che è anche autore
del bidone-simbolo-opera d’arte esposto per l’occasione nella
sala dell’incontro, di spiegarci il senso di tale scelta e nel farlo
di esporci le idee guida della proposta.
L'esasperatismo e il bidone nella società del degrado
ADOLFO GIULIANI
Adolfo Giuliani e il «bidone»
Come è nata l’idea dell’
Esasperatismo? Mi sembra opportuno cominciare
proprio da questo punto. Angelo Calabrese e io abbiamo
elevato a simbolo dell’Esasperatismo il bidone esposto in
questa autorevole sede. È un
bidone comparso quando iniziarono i lavori della metropolitana in via Salvator Rosa,
parecchio ammaccato, ferito,
vissuto. Veniva utilizzato per
evitare la sosta delle auto davanti ai negozi, se ne serviva
chi ne aveva bisogno: lo utilizzavo anch’io, per lo stesso
scopo, davanti alla mia galleria d’arte. Povero bidone,
spesso.veniva urtato dalle automobili in manovra, spostato
continuamente a mano a seconda delle esigenze. A vederlo costantemente bistrattato,
capitava di provare un senso
di compassione, di pietà, naturalmente perché suggeriva
una naturale analogia con le
continue prove, sofferenze,
«ammaccature» a cui viene
quotidianamente sottoposta
la vita in cui hanno sorte comune gli uomini, gli animali,
le piante, le cose tutte. Ogni
evento sembra accadere nell’indifferenza generale, o meglio nella totale rassegnazione
di chi deve sottostare a un destino ineluttabile, privo di
qualsiasi alternativa.
Noi tutti assomigliamo a
naufraghi stremati in balia
delle onde, a orfani in attesa
di adozioni, a sopravvissuti a
tragici incidenti di percorso.
Siamo frastornati, spaventati,
totalmente impotenti. Ma chi
è l’artefice irresponsabile della nostra impotenza? Chi ha
ridotto il nostro bidone in
uno stato pietoso? Si tratta
dell’uomo stesso, carnefice e
vittima insieme, ideatore,
esecutore e «fruitore», attorespettatore dell’esasperazione
globale che contraddistingue
il nostro tempo. Da queste
nostre considerazioni e riflessioni, è nato l’Esaperatismo.
L’Esasperatismo rappresenta, per quanto detto, il
modo in cui tutti noi oggi
conduciamo la nostra vita. In
tutti i settori della società, in
tutti i campi della ricerca, in
tutti gli aspetti del vivere
quotidiano, .si rilevano esagerazioni e forme esasperate.
Esempi significativi sono ravvisabili nei più recenti processi di manipolazioni genetiche, di clonazione, di esperimenti in vitro di varia natura. 1 differenti tipi di inquinamento, terrestre, idrico, atmosferico, elettromagnetico,
sono un’altra chiara conseguenza del grado di esasperazione, a tratti non più controllabile, del nostro vantato progresso che, con un po’
di senno residuo, faremmo
bene a chiamare «regresso».
Il buco nell’ozono e il conseguente scioglimento dei
ghiacciai, l’innalzamento
della temperatura del globo,
rendono l’ambiente febbricitante e malsano. La nostra
Terra è ormai ferita, incancrenita, indiscutibilmente
malata. Il bidone vecchio,
malconcio, ammaccato, deteriorato, è dunque metafora
anche della Terra, così come
l’abbiamo descritta, con le
sue miserie.
Le vessazioni da essa costantemente subite negli ultimi due secoli, sono le «bidonate», i tradimenti, le fredde determinazioni dell’umana follia, gli attacchi diretti e
indiretti, che hanno trasformato il bidone-contenitore
del senso letterale del termine, nel bidone-imbrogliotruffa della spregevole accezione popolare. È dunque
l’uomo la lucida, o meglio ottenebrata, regia di tale metamorfosi, l’artefice del maleficio grazie al quale il bidonecontenitore si trasforma nel
bidone-truffa. Il senso letterale s'incontra e coincide
con quello metaforico. E veniamo all’ironia e al paradosso insieme: l’alterazioneconversione si ritorce contro
l’artefice, a sua volta bidonecontenitore trasformato in
bidone-imbroglio.
Questa idea non ha la pre
tesa di essere rivoluzionar
e neppure si pone in termi
di chissà quale scoperta se
sazionale, vuole essere sol
una presa di coscienza, ui
invito alla riflessione e al ri
pensamento, ponderato e re
sponsabile, per riavviare
progetto della nostra esisteti
za su questa terra onde evita
re di raggiungere un punto
non ritorno. Spetta a noi tut
ti, cittadini di questo mondo
operare le opportune rinun
ce, escogitare nuove stratega
e saper ri-trovare sistemi
dignitosa vivibilità per mi
gliorare la qualità della vita i
risanare, per quanto possibi
le, tutte le ferite e tutte le la
cerazioni del bidone-Terra
del bidone-uomo.
Angelo Calabrese e io, il
dichiarata umiltà, chiediami
a quanti condividono le no
sire preoccupazioni, di espri
mere il loro parere e dare i
loro contributo di idee a so
stegno del movimento.
Concludo con i seguent
versi del filosofo Zen Zao, chi
mi sembrano particolarmen
te in linea con quanto ho ap
pena esposto: «In questo mo
do e in quello cercai di salva
re il vecchio secchio/ poiché
la corda di bambù era logora
e stava per rompersi./ Poi
tutt’a un tratto il fondo si
staccò e cadde./ Niente più
acqua nel secchio!/ Niente
più luna nell’acqua!».
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13 fENERDÌ 18 GENNAIO 2002
PAG. 5 RIFORMA
SUI
Un interessante ciclo di lezioni si è tenuto a Torino a cura della Chiesa valdese
'^rma
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I Insi
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Un seminario sul valdismo medioevale
Molti gli esperti intervenuti su un terna rilanciato dall'ultimo libro di Carlo Rapini «Valdo
di Lione e i "poveri nello spirito". Il primo secolo del movimento valdese (1170-1270)»
MARVIREVELLI
IN una cristallina giornata
di dicembre, con una visita
avessi Borgo medioevale del Paresiste ;o del Valentino in companati- 'uia del direttore Paolo De
' iicolai, si è concluso il semi1 lario sul valdismo medioeva
’ e organizzato dalla Chiesa
^ r^dese di Torino, dalla Clau
liana editrice e dal Centro
ivangelico di cultura «A. Paical». A parte questo ultimo
' jiacevole appuntamento,
;he riguardava però in modo
ìolo assai marginale Targoento del seminario, il cam0 percorso in questa serie
pomeriggi si è rivelato di
ande interesse, sia per l’inliscutibile valore scientifico
[egli interventi, aperti a ulteiori approfondimenti, dei reatori, sia per il taglio non
igiografico che è stato dato al
irso stesso. Spesso, quando
il riflette su un periodo storilo in cui è radicata fortemen;e la nostra identità culturale
religiosa, il rischio di cadere
in una forma, anche inconcia, di autocelebrazione, è
arte e non giova alla comrensione dei fenomeni og;etto di analisi.
Dopo l’introduzione del
astore Platone sul contesto
n cui si inserì il fenomeno
el valdismo medioevale e la
reve comunicazione di AnIdrea Quaggiotto su alcuni
aspetti del movimento cata0, (comunicazione che ha
suscitato una serie di curiosità a cui sarebbe interessante poter dare qualche ipotesi
di risposta), su Valdo di Lione
e «i poveri nello spirito», (che
è anche il titolo della sua più
Foto di gruppo al Borgo medievale di Torino
recente fatica di studioso),
Carlo Papini nella sua prima
lezione ha introdotto l’argomento con la precisione di
chi non ha trascurato alcun
particolare nelTapprofondimento della ricerca, attraverso un esame accurato delle
fonti, strutturando una materia così vasta e complessa
con il massimo di organicità
possibile. Questo intervento,
apprezzato per la sua chiarezza, ha costituito uno stimolo per l’approfondimento
di aspetti più specifici del suo
lavoro. Nella seconda lezione
(che è stata tenuta dopo
quelle dedicate all’Inquisizione) e che ha avuto come
argomento la nonviolenza
dei valdesi, la scelta del rifiuto della guerra e della pena di
morte, scelte che avevano la
loro origine nel terzo dei divieti che costituivano la caratteristica fondamentale
dell’etica valdese a livello popolare, cioè non mentire,
non giurare, non uccidere,
Papini ha approfondito una
delle tante questioni analizzate nel suo libro con ricchezza di documentazione e
di testimonianze, e che è ancora, oggi più che mai, di
stringente attualità e non solo per noi.
Due gli interventi sull’Inquisizione: il professor Grado Merlo ha affrontato l’argomento dell’Inquisizione
medioevale guidando nella
sua analisi l’uditorio a una
riflessione rigorosamente
storica, all’interno della quale anche le citazioni, ampie e
circostanziate, di episodi
raccapriccianti, hanno perso
molto del loro impatto emotivo, per collocarsi esclusivamente all’interno della logica del conflitto ideologico e
politico: una lezione di metodo, che esclude ogni abbandono ai sentimenti e la
cui efficacia sta proprio nella
mancanza di ogni coinvolgimento che non sia razionale.
Con l’attenzione rivolta a
un’area più limitata dal punto di vista del territorio, più
specifica per alcune caratteristiche e con una sensibilità
particolare per il ruolo della
presenza femminile, la pastora Elisabetta Ribet ha
esposto le vicende dell’attività antiereticale nella diocesi di Tolosa nel XIII secolo,
contribuendo ad arricchire
T’informazione in modo interessante'e puntuale.
Romolo Cegna ha trattato
l’argomento dell’incontro
della cultura valdese con la
teologia hussita, dei «maestri
tedeschi di Praga», con i taboriti e con i «Fratelli boemi»
che le fornirono un’ossatura
teologica essenziale.
Di indubbio fascino, anche
per i non esperti di filologia,
l’intervento della prof. Luciana Borghi Cedrini sulla Nabla
Leiczon e altri frammenti di
letteratura valdese: la materializzazione, attraverso la
lingua dei codici, di testi non
solo citati, ma quasi fisicamente presenti, e la consapevolezza del ruolo che questi
ebbero per la diffusione delle
idee, hanno reso la comunicazione particolarmente piacevole e stimolante.
Il pastore Giorgio Tourn ha
concluso il ciclo delle lezioni
soffermandosi sulla figura dei
barba, che rappresentano
l’identità del valdismo che
precede la Riforma, con la
sua teologia e la sua sensibilità religiosa. Senza indulgere
a mitizzazioni, da storico, il
pastore Tourn ha tracciato di
questi servitori del Signore
un’immagine, concreta e credibile, di fede e di forza, profondamente umana.
Dal Consiglio ecumenico delle chiese
In volume cento immagini
artistiche di Cristo
Dal Consiglio ecumenico di
Ginevra giunge un ricco contributo all’iconografia cristiana attraverso una pubblicazione che raccoglie oltre un
centinaio di immagini artistiche del Cristo*. Si parte dalle
catacombe di San Callisto per
giungere a moderne interpretazioni raccolte in vari paesi
del mondo. La pubblicazione è corredata da brevi quanto efficaci testi (a volte vere
e proprie meditazioni) che
commentano le immagini e i
brani biblici che hanno ispirato gli artisti. Il volume fa seguito a una precedente pubblicazione [La Bibbia vista
dall’Asia), nata alTindomani
dell’Assemblea ecumenica di
Canberra del 1991, che raccolse numerose raffigurazioni
a sfondo biblico, di artisti del
continente asiatico. Il nuovo
volume continua dunque la
felice serie di ispirazioni artistiche cristiane dimostrando
come, in ogni contesto culturale e attraverso i secoli, ogni
generazione abbia provato a
dipingere o scolpire il volto di
Cristo partendo dalla propria
situazione. La pubblicazione
è una miniera di suggestioni,
colori, emozioni. Opere d’arte
che veicolano messaggi di fede e speranza capaci di superare barriere geografiche e
linguistiche pur riferendosi,
da angolature diverse e lontane, allo stesso soggetto: il Cristo degli Evangeli, (g.p.)
(*) Ron O’Grady: Christ for All
People. Geneva, Wcc, pp. 160,107
imm.color, 52 b/n, euro 32,50.
LIBRI
Verso l'Apocalisse
Esce in italiano il testo della prima stesura di quella che
diventerà la sceneggiatura del celebre Settimo sigillo. Cori il
titolo Pittura su legno (Einaudi, 2001, pp. 58, euro 8,26, lire
16.000), infatti il regista svedese diede alle stampe nel 1955
un testo teatrale basato sulTimmaginifica pittura tardomedievale di scene apocalittiche. Si abbozzano quindi i personaggi che saranno poi
resi famosi dal film: il cavaliere crociato
deluso, lo scudiero scettico è miscredente, la strega che suscita il sospetto e l’odio
di tutta la comunità, la Morte in un mantello nero. Una nota di Luca Scarlini fa il
punto sulla produzione teatrale di Bergman, che è anche stato ed è tuttora grande regista per U palcoscenico.
liÉ
miiB^
-Il luwau LIMNU
iRADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
Due convegni, svoltisi a Giugliano e a Padova, ne hanno rievocato la figura
La teologia evangelica di Benjamin Warfield
LEONARDO DE CHIRICO
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PIETRO Bolognesi ha ricordato come Warfield,
in quanto teologo, sia difficilmente catalogabile secondo
le classificazioni disciplinari attuali. La raccolta delle sue
opere, già pubblicata dalla Oxford University Press
(1927-32) in dieci volumi, riid stampata nel 1981 e tuttora in
commercio, è una miniera di
sapienza, di rigore e di rileI vanza teologica che comprende studi di taglio biblico, dogmàtico, storico e apologetico.
La sua prima cattedra a Pittsburgh è stata di Nuovo Testamento, anche se quella
(| della sua maturità teologica è
stata quella di «Teologia didattica e polemica» a Princeton. Certamente Warfield è
stato un sistematico nel senso
(^pieno del termine: attento
esegeta soprattutto del Nuovo
Testamento, fine storico del
il
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salva'
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e pii!
lente
Il 150° anniversario della nascita di Benjamin Warfield
(1851-1921) ha spinto l’editore Alfa&Omega e l’Istituto Ifed di
Padova a organizzare due convegni sulla figura di questo teologo purtroppo quasi del tutto sconosciuto in Italia. Prima a Giugliano (24 novembre), poi a Padova (15 dicembre), la sua teologia è stata oggetto di alcuni approfondimenti che hanno rnostrato lo spessore notevole di un pensiero teologicamente solido
e culturalmente arioso. L’occasione è stata ulteriormente arricchita dalla presentazione di tre volumi di Warfield appena
pubblicati da Alfa&Omega (Rivelazione e ispirazione. La persona e l’opera di Cristo e 11 piano della salvezza).
dogma e appassionato apologeta della fede cristiana. A
questo proposito. Bolognesi
ha messo in evidenza come la
teologia di Warfield sia caratterizzata da una profonda
unità di pensiero. 11 suo contributo maggiore, tuttavia, è
da ricercare nella dottrina
della rivelazione che lo vide
cimentarsi con le tesi della
scuola liberale tedesca del
tempo, di cui mise in discussione Tantisoprannaturalismo
programmatico e la perdita di
fiducia negli scritti ispirati.
%
E in distribuzione il numero 177 (autunno
2001) di «Gioventù evangelica». In que. , sto numero pubblichiamo una testimonianza
9K>ventu evangelica ^ editoriale sugli attentati dell'l 1 settembre, uno studio biblico in forma narrativa
(Daniele Bouchard), un intervento sulla bioetica (Monica Fabbri) e uno
sul battesimo (Fulvio Ferrario), appuntamenti, più il consueto inserto
"Theologica" a cura della libreria Claudiana di Milano. Soprattutto il
numero si caratterizza per un'ampia sezione sulle giornate di Genova
rii luglio, con testimonianze di partecipanti alle iniziative del Gsf, interviste a due esponenti della Fcei (Franco Giampiccoli e Luca Monaco), e a tre politici evangelici (Valdo Spini, Giorgio GardioI, Paolo
ferrerò). Concludono la sezione tre articoli di approfondimento.
ABBONAMENTI 2002
normale..........................euro 25.82
sostenitore..................... euro 51.65
estero...........................euro 33.57
«3 copie al prezzo di 2».........euro 51.65
cumulativo GE/Contronti..........euro 54.00
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
QioventCì evangelica — via Porro Lambertenghi, 28 — 20159 Milano
e-mail: giorguel@interfree.it
Alla radicale reinterpretazione liberale Warfield contrapponeva la solidità della
teologia riformata classica
che non si chiudeva di fronte
alle questioni poste dalla critica biblica ma che le affrontava e le confutava a partire
da una visione «alta» della
ispirazione e in accordo con
il patrimonio dottrinale classico della fede evangelica. Per
questa ragione, Warfield diede il suo sostegno al movimento fondamentalista di
inizio Novecento..
Luigi Dalla Pozza ha invece
approfondito il contributo di
Warfield come storico del
dogma, in particolare come
studioso di Agostino e Calvino. Nella sua ottica questi giganti rappresentavano due
punti sulla medesima retta
storica della teologia: quella
segnata dal primato assoluto
della grazia. Considerandosi
pienamente un esponente
deH’agostinianesimo riformato, Warfield riconosceva
in Agostino la compresenza
di due sistemi teologiçi in
conflitto: quello della grazia e
quello della chiesa. Secondo
Warfield, è la teologia della
grazia il vero lascito agostiniano, mentre le sua ecclesiologia è più la reiterazione
di concezioni precedenti (soprattutto di Cipriano) rese
più rigide dalla turbolenza
del periodo storico vissuto
dal vescovo di Ippona. Per
Warfield, la teologia agostiniana della grazia verrà valorizzata pienamente solo con
la Riforma protestante, quando la contraddizione presente in Agostino sarà risolta a
favore delTaffermazione del
primato della grazia su qualunque forme di mediazione
umana o anche ecclesiastica.
Il convegno si è anche soffermato sulla spiritualità di
(e in) Warfield. Andrea Ferrari ha ricordato come le testimonianze degli studenti e
della comunità di Princeton
concordino nel presentare la
profonda integrazione esistente tra la teologia insegnata e la vita vissuta del
professore. 1 suoi scritti sul
tema della spiritualità mostrano come sapesse elaborare molto bene gli effetti a
cascata della teologia, anzi
ritenesse del tutto inutile un
discorso teologico sganciato
dalla «normalità» della vita. Il
teocentrismo della teologia
warfieldiana nutre una pietà
in cui non sono ammesse
dissociazioni tra mente e
cuore, ma in cui ogni aspetto
della vita si svolge all’insegna
del motivo determinante del
Soli Deo Gloria.
L'eredità di Benjamin Warfield
Un movimento teologico
finito con il suo iniziatore
Chi scrive si è interrogato
sull’eredità teologica di Warfield nel XX secolo. Warfield è
stato l’ultimo esponente della
scuola di Princeton, un bastione della teologica riformata classica, dove sino alla
fine dell’Ottocento il manuale
introduttivo per i corsi di teologia era VInstitutio theologiae elencticae del luccheseginevrino Francesco Turrettini (1623-1687). Con la sua
morte nel 1921 si chiude un’
epoca. A Princeton, dopo di
lui, si afferma gradualmente
quella tendenza che Warfield
aveva strenuamente combattuto, al punto che coloro che
si sentono eredi della «vecchia» Princeton (Gresham
Machen su tutti) fondano a
Philadelphia la facoltà teologica di Westminster (1929)
dove la linea princetoniana
viene portata avanti.
La morte di Warfield coincide anche con l’esaurirsi del
movimento fondamentalista
che aveva animato il secondo
decennio del Novecento. A
partire dagli Anni Venti, il
fondamentalismo conosce
infatti un’involuzione che ne
irrigidisce ulteriormente l’antagonismo culturale e ne riduce ancor più la piattaforma teologica. Non a caso, in
sede storiografica, si è soliti
parlare di neofondamentalismo per indicare la trasformazione significativa del fondamentalismo originario a
cui Warfield aveva aderito.
Né l’istituzione a cui aveva
legato la sua carriera professorale né il movimento che
aveva accolto il suo contributo contro il liberalismo hanno continuato nel percorso
tracciato da Warfield. La negligenza verso la sua teologia
ha quindi ragioni precise, sia
nell’ambito del protestantesimo storico sia in quello
evangelicale. Tuttavia, essa
deve essere superata da un
ascolto della sua teologia nei
confronti della quale molti
hanno preso una posizione
implicita senza averla letta.
Naturalmente i convegni
hanno solo iniziato a stimolare la riflessione, (l.d.c.)
TELEVISIONE
Protestantesimo
IhShv' zione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 20 gennaio, ore 24 circa, andrà in onda: «“Il nostro fratello ebreo deve vivere”: un villaggio protestante della Francia trasformato
in rifugio per migliaia, di ebrei»; «Dietro le parole», riflessione
biblica a cura del prof. Yann Redalié. La replica sarà trasmessa
lunedì 21 gennaio alle ore 24 e lunedì 28 alle 9,30 circa.
6
PAG. 6 RIFORMA
Intervista a Teresa Sarti, presidente dell'associazione internazionale «Emergency»
Le mine antiuomo vanno messe al bando
Le vittime delle mine antiuomo sono soprattutto i civili, e tra questi moltissimi sono i bambini
Si calcola che oggi a siano 100 milioni di mine già disseminate in circa 70 paesi del mondo
MARTA D'AURIA
Trai vari soggetti che contribuiscono alla campagna per la messa al bando
delle mine antiuomo c’è Emergency, un’organizzazione
umanitaria nata in Italia nel
1994 che fornisce assistenza
alle vittime civili dei conflitti,
organizzando ospedali chirurgici e centri di riabilitazione nelle zone devastate dalle
guerre. Abbiamo rivolto alcune domande a Teresa Sarti,
presidente di Emergency.
- Il principale intervento di
Emergency è la costruzione e
gestione di centri chirurgici
per vittime civili di guerra...
«In buona parte sono vittime delle mine antiuomo. Nel
Kurdistan iracheno, ad esempio, ci sono 10 milioni di mine
per 3 milioni e mezzo di abitanti. Tra l’altro va detto che
T80% di queste mine vengono
dall’Italia, precisamente dalla
Valsella di Brescia, e sono ciò
che resta di una fornitura illegale venduta durante l’embargo a Saddam Hussein».
- Ora la fabbrica della Valsella è chiusa...
«Dal 22 ottobre ’97, in seguito all’importante battaglia
di civiltà che l’Italia ha fatto,
per cui le aziende produttrici
di mine hanno dovuto riconvertire la loro produzione».
- La produzione annua delle mine antiuomo è stimata in 5-10 milioni mentre il
numero di mine distrutte
ogni anno nelle operazioni di
sminamento si colloca tra
100.000 e 200.000. Con questi
ritmi, occorrerebbero centinaia di anni per eliminare
completamente questi ordigni
dai paesi nei quali essi sono
presenti. Una lotta dunque
persa in partenza?
«Questa battaglia va fatta
assolutamente. Il problema è
che si calcolano 100 milioni
di mine disseminate in circa
70 paesi e quelle ormai sono
lì. Le Valmara 69, per esempio, la punta di diamante della produzione italiana, sono
ancora in Kurdistan. Ricordo
che nel ’98, nel corso di un incontro con il personale curdo
che lavora negli ospedali di
Emergency, ho raccontato lord l’importante battaglia fatta
in Italia per la messa a bando
delle mine. Quando ho finito
di parlare, si è alzato un infermiere amputato che lavora
nel nostro centro che molto
gentilmente ma altrettanto
fermamente, ha detto: "Noi vi
ringraziamo, ma le vostre mine sono qui”. Questo è stato
uno dei momenti più duri del
mio lavoro. Ho chiesto loro
scusa, mi vergognavo perché
effettivamente continuano ad
arrivare in ospedale tanti feriti da quegli ordigni».
- Che sono soprattutto ragazzi...
«Mediamente il 35% circa
delle vittime di mine che si
sono rifugiate nei nostri ospedali sono ragazzi sotto i 16
anni. Questo perché i ragazzi
fanno il lavoro più rischioso
che è quello di portare le bestie al pascolo. Al secondo
posto nell’elenco delle attività a rischio c’è il giocare».
-Che cosa significano per
questi ragazzi la riabilitazione e le protesi?
«Io ho visto cose straordinarie. Ragazzi che ricominciano a vivere, quasi dimenticandosi della mutilazione
che hanno subito. Abbiamo
in Kurdistan una squadra di
calcio che è fatta tutta di amputati, è un’esperienza che ci
dà ottimismo per continuare
questo lavoro che è faticoso e
a volte un po’ scoraggiante.
Accanto alla cura e alla riabi
Qui sopra e nella foto a fianco: vittime delle mine antipersona
litaziohe c’è poi anche ravviamento al lavoro. Ad esempio nei nostri sette ospedali
impieghiamo circa 1.600 persone fra curdi, afghani, cambogiani, serraleonesi, e molti
del nostro personale ausiliario sono ex pazienti. L’obiettivo è che fornendo personale medico e paramedico l’ospedale possa gestirsi autonomamente non appena le
condizioni politiche lo permettano».
- Oggi si sente dire che la
guerra è uno strumento per
contrastare il terrorismo...
«Noi siamo assolutamente
contro la guerra perché la viviamo dalla parte delle vittime. Il 90% delle vittime sono
civili. Inoltre proprio l’analisi
storica dei conflitti mostra
che ogni atto di guerra scatena un successivo atto di guerra; le guerre degli ultimi de'cenni sono diventate endemiche. Noi non ce ne accorgiamo perché non tutti i conflitti sono illuminati dai riflettori delle Tv ma sono guerre
che restano lì, che in alcuni
momenti si quietano e poi riprendono. Noi crediamo che
sia con iniziative di pace e di
sviluppo che si prosciugano
le sacche entro cui il terrorismo può trovare alimento. In
questa direzione stiamo portando avanti iniziative che
esulano dal nostro mandato
istituzionale. Ad esempio nella valle del Panshir, in Afghanistan, Emergency sta aiutan
do la comunità locale a portare per la prima volta in quella
regione la luce elettrica. I ragazzi così vedono la notte illuminata più che dai tracciati
dei razzi, dalla luce delle lampadine accese. L’entusiasmo
di Emergency è anche questo:
far venir voglia di pace anche
in quelli che non hanno visto
mai ^tro che la guerra».
- È possibile allora parlare
di futuro ai bambini vittime
di guerra?
«Io ho visto nei nostri ospedali una incredibile serenità
che noi visitatori facciamo
molta fatica a capire. È quella
serenità che ad esempio si
legge negli occhi di un ragazzino che, pur con i suoi momenti di disperazione perché
è uscito deilla sala operatoria
senza una gamba o senza un
braccio, si affaccia dalla finestra della sua stanza e vede
nel cortUe Soran e Felah che
grazie alla protesi delle gambe hanno ricominciato a giocare a pallone. Certo purtroppo m questi paesi la differenza tra la vita e la morte sta nel
trovare o meno un ospedale.
Fatto questo, il passo successivo è che non vengano, una
volta dimessi dall’ospedale,
lasciati alla pura sopravvivenza, che è l’ovvio destino riservato nei paesi più poveri agli
handicappati. Per cui la riabilitazione e Tinserimento nel
campo del lavoro diventano
fondamentali per il futuro
delle giovani generazioni».
- E, senza retorica, che cosa
è possibile dire ai nostri bambini che la guerra la vedono
solo in televisione o nei videogames?
«Io credo che debbano
tenere una finestra aperta
sul mondo e rendersi conto
che noi siamo l’eccezione. È
chiaro che i bambini hanno
il diritto di preoccuparsi e di
piangere anche per delle piccole cose, però se i bambini
si abituano, prima ancora
che alla solidarietà, alla conoscenza di quello che succede nel mondo, allora ci
sarà molto meno rischio di
intolleranza. Emergency fa
molti interventi anche nelle
scuole. In una scuola elementare, ad esempio, i ragazzi nell’ambito di un lavoro sul tema del “viaggio”
hanno potuto incontrare dei
bambini curdi arrivati sulle
coste italiane che hanno raccontato il loro dolore per
aver lasciato il Kurdistan,
una terra bellissima ma minata. Venendo a conoscenza
di queste realtà pian piano i
nostri ragazzi capiranno che
la maggior parte della gente
immigra nel nostro paese
non per venirci a disturbare
ma perché sono stati costretti a lasciare il loro paese e noi
abbiamo il dovere di essere
con loro solidali e accoglienti. In questi ultime settimane
si è molto sentito che bisogna bombardare l’Afghanistan per andare a colpire il
terrorismo. Ma cosa significa
questa equazione tra i terroristi e gli afghani? È fuorviante per i bambini».
- Per lei la pace è utopia?
«Trovo che la parola utopia
sia una bella parola. Sono
convinta che la pace sia inèvitabile proprio perché altrimenti è il baratro. Come tanti
non ho vissuto i due conflitti
mondiali e fino all’ 11 settembre si pensava che la guerra
fosse una realtà che non ci riguardava. Adesso ci siamo resi conto che la guerra è una
realtà che non fa fatica ad allargarsi, espandersi. Allora
davvero la pace non solo è da
perseguire ma assolutamente
da costruire».
Alcuni brani dei libro «Pappagalli verdi» di Gino Strada
Un'arma subdola e perfezionata
Le statistiche riferiscono che
i bambini sono le maggiori
vittime delle mine antiuotho.
Alcune di queste, come le mine farfalla lanciate dagli aerei, sono disegnate specificamente per attrarre i bambini.
Nel disegno perverso di chi le
progetta, infatti, le mine giocattolo sono studiate per colpire il nemico mutilando e distruggendo le generazioni future. Vi proponiamo qui di seguito uno stralcio tratto dal libro di Gino Strada Pappagalli
verdi. Cronache di un chirurgo di guerra (ed. Feltrinelli,
2001, pp. 36-39).
«La forma della mina, con
le due ali laterali, serve a farla
volteggiare meglio. In altre
parole, non cadono a picco
quando vengono rilasciate
dagli elicotteri, si comportano proprio come i volantini,
si sparpagliano qua e là su un
territorio molto più vasto.
Sono fatte così per una ragione puramente tecnica, affermano i militari, non è corretto chiamarle mine giocattolo.
Ma a me non è mai successo,
tra gli sventurati feriti da
queste mine che mi è capitato di operare, di trovarne uno
adulto. Neanche uno, in più
di dieci anni: tutti rigorosamente bambini. La mina non
scoppia subito, spesso non si
attiva se la si calpesta; ci vuole un po’ di tempo: funziona,
come dicono i manuali, per
accumulo successivo di pressione; bisogna prenderla,
maneggiarla ripetutamente,
schiacciarne le ali. Chi la raccoglie, insomma, può portarsela a casa, mostrarla nel
cortile agli amici incuriositi,
che se la passano di mano in
mano, ci giocano. Poi esploderà. E qualcun altro farà la
fine di Khalil.
Amputazione traumatica di
una 0 entrambe le mani, una
vampata ustionante su tutto
il torace e, molto spesso, la
cecità. Insopportabile. Ho visto troppo spesso bambini
che si risvegliano dall’intervento chirurgico e si ritrovano senza una gamba o senza
un braccio. Hanno momenti
di disperazione poi, incredibilmente, si riprendono; ma
niente è insopportabile, per
loro, come svegliarsi al buio.
(...) Così abbiamo immaginato, sapendo che era tutto maledettamente vero, un ingegnere efficiente e creativo, seduto alla scrivania a fare bozzetti, a disegnare la forma
della Pfm-1. E poi un chimico, a decidere i dettagli tecnici del meccanismo esplosivo,
e infine un generale compiaciuto del progetto, e un politico che lo approva, e operai in
un’officina che ne producono
a migliaia, ogni giorno.
Non sono fantasmi, purtroppo, sono esseri umani:
hanno una faccia come la
nostra, una famiglia come
l’abbiamo noi, dei figli. E
probabilmente li accompagnano a scuola al mattino, li
prendono per mano mentre
attraversano la strada, ché
non vadano nei pericoli, li
ammoniscono a non farsi avvicinare da estranei, a non
accettare caramelle o giocattoli da sconosciuti... Poi se
ne vanno in ufficio, a riprendere diligentemente il proprio lavoro, per essere sicuri
che le mine funzionino a dovere, che altri bambini non si
accorgano del trucco, che le
raccolgano in tanti. Più bambini mutilati, meglio se anche ciechi, e più il nemico
soffre, è terrorizzato, condannato a sfamare quegli infelici per il resto degli anni.
Più sono i bambini mutilati e
ciechi, più il nemico è sconfitto, punito, umiliato».
VENERI
L
Le vittime
Soran
più piccole
e Felah
Si è alzato un mattino dello
scorso febbraio, con i gesti e i
movimenti di sempre: se ne è
andato a fare quello che faceva sempre, che per un bambino di dodici anni significa
giocare. In ospedale, quando
è arrivato, gli hanno fatto domande sul suo nome, com’era
la mina, se Tha vista, che cosa
ricordava... Soran ha risposto
come poteva, per quel che ricordava, anche perché sentiva un gran dolore, una grande
spossatezza. Al risvéglio, dopo
l’intervento, ha saputo con
certezza che per tutte le altre
mattine della sua vita non si
sarebbe alzato nello stesso
modo, con gli stessi movimenti. Una parte della sua
gamba destra non c’era più.
Il suo corpo, le sue possibilità, i suoi sogni, l’idea che
aveva di sé e del suo futuro,
lui stesso erano un’altra cosa,
per sempre. Nei primi giorni
in ospedale la naturale voglia
di vivere, la capacità di adattamento suggerita dalla frequenza di questi incidenti e
mutilazioni lo facevano apparire allegro. E davvero lo era, a
volte. In altri momenti lo
sconforto era troppo grande
per essere vinto o nascosto. Il
pensiero dei molti mutilati e
amputati che Soran conosce è
anche il pensiero di solitudini
immobili, di abbandoni, di
miserie. Ha inventato un gior
no d’avere mal di testa. Poihl
spiegato: non voleva uscii
dalla stanza, non voleva ii
contrare i «fortunati» feriti a
la testa o all’addome che, co
la vista compromessa o qua
che metro d’intestino in mi
no, torneranno a casa sen
brando quel che erano prima
Come Soran il suo coeta
ireo e vicino di letto Pelai
stessi dodici anni, stessa ani
putazione alla gamba desto
stesso incidente negli stesi
giorni, quasi certamente 1
stesso modello di mina. E co
me Soran e Felah moltissin
altri, in un catalogo intermi
nabile di sconfinate solferei
ze e di esistenze offese. Ui
elenco troppo assurdo pei
ché possa continuare. Sorai
come Felah e altri, è stato i
qualche modo fortunato
non è un numero ma un no
me in quest’elenco, percb
non è stato abbandonato
perché contro il destino gli
stata proposta una speranzi
Nemmeno due mesi dop
essere statò colpito da un
mina, qualche settimana do
po i giorni dello sconforto i
della disperazione,. Soran h
avuto una protesi, è tornati
a camminare, a sorridere, i
giocare. È troppo bello per
ché non si ripeta.
(tratto dal sito di Emet
gency: www.emergency.it
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Scheda
La lunga opera
dello sminamento
Nel 1997 è stato approvato a
Otlayvà il; pattato interriàzipn^ié.
per la proibizione dell'uso, dello
stoccaggio, della produzione e
del commercio delle mine antipersona, Fino ad oggi il trattato'
è stato firmato da 138 paesi ma
solo 101 lo hanno ratificato. Tra
i paesi che non hanno firmato
vanno ricordati Cuba, Stati Uniti, Russia, Turchia, Egitto, Israele, Marocco, Eritrea, Somalia,
Nigeria, Cina e India.
La stima fornita dalle Nazioni
Unite Indica in circa 100. milioni
il numero delle mine antiuomo
disseminate finora in 62 paesi,
mentre il numero di quelle introdotte ogni anno sembra collocarsi attualmente fra 500.000
e un milione. Negli ultimi 10-20
anni il problema ha assunto dimensioni drammatiche per il
gran numero di guerre civili e
conflitti ètnici durante i quali
queste armi sono state utilizzate
indiscriminatamente e al di fuori
delle regole tradizionali di impiego dèlie forze armate, che
prevedono la stesura e la conservazione di mappe dei campi
minati, utili per la successiva disinfestazione.
L’impatto delle mine antiuo
' mo sulla vita delle popolazioni
locali.è devastante dal momeml
to che la loro presenza rende
impraticabili all’agricoltura e alla mobilità vasti territori con ef-_
fetti economici e psicologici'
enormi. Per non parlare del peso che tutto ciò impone al siste-|
ma sanitario e sociale dei paesi più colpiti, le cui.condizioni
finanziarie sono spesso drammatiche. I progressi tecnologici
hanno, peraltro, molto peggio-;
rato la situazione- l'attuale generazione di mine è costruita
con materiali plastici che le rendono estremamente difficili da
rivelare con i mezzi più diffusi.!
Vi sono poi delle mine, già disponibili, che contengono soli* ’ i
sticati congegni che le rendono
pericolosissime da cercare e ri'-ii
muovere, costituendo cosi un
grave problema anche per le
squadre di sminatori professionisti. Gli attuali sistemi di rivelazione, peraltro, hanno un'efficienza che si colloca fra il 60 e il
90% per mine che contengono
un minimo di metallo: lontano
quindi dai livelli richiesti da una
bonifica per scopi umanitari.
Tutto questo rende lo sminamento difficile e pericoloso.
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venerdì 18 GENNAIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
W
Domenica 27 gennaio sarà la 49^ giornata mondiale contro questa malattia
La Missione evangelica contro la lebbra
\]/entitrè comitati nazionali, tre aree di lavoro (Asia, Africa, Sud-Est asiatico) della Missione per
combattere una malattia di cui si scoprono ancora nel mondo 800.000 nuovi casi all'anno
■ Poil
Dal 28 novembre al 3 dicembre 2001 ha avuto luogo
a Bournemouth (Gran Bretagna) l’Assemblea internazionale della The Leprosy Mission International. L’Italia
era rappresentata da Peggy
Bertolino e Gloria bandi, alle
quali abbiamo posto alcune
domande.
- Quanti e chi erano i partecipanti?
«Eravamo in 115, provenienti da 30 nazioni diverse.
C'erano fra noi i segretari e i
presidenti dei 23 comitati nazionali, i tre responsabili del
campo di lavoro in Asia, Africa e Sud-Est asiatico, responsabili e delegati dei vari centri e naturalmente lo staff direttivo che risiede a Brentford (Londra)».
- Qual era il tema e come si
sono svolti i lavori?
«Il tema era Filippesi 1, 6:
USCII “Do questa fiducia, che colui
il che ha cominciato in voi un’
eriti a opera buona, la condurrà a
he, co compimento, fino al giorno di
0 qu^ Cristo Gesù”. Ogni giornata
in me cominciava con una riunione
a seiB di preghiera seguita da uno
prima studio biblico, poi venivano
coeta affrontati i vari rapporti sul
Pelai lavoro che viene svolto nei
;saam campi della Missione. Un
desto punto che reputiamo molto
1 stesi importante è che dopo circa
nte li tre anni di lavoro, consulta
ì. E co zionle scambi di informazioItissin ai, è stato approvato all’ùnaitermi nimità il nuovo statuto della
fferen Missione che rende più dese. Ui aiocratica la sua gestione. Tra
[o pe;: le novità c’è la partecipazione
Sorai ^ livello decisionale di raptato i presentanti dei comitati nato ato ^laaali e di alcune persone afjjc fette da lebbra. È da tenere
terch presente che all’assemblea
anato partecipato alcune
persone guarite dalla lebbra.
Ci siamo resi conto che la
IO gli
^rr\r\7i
' . missione non può e non deve
la un prendere delle decisioni a
na do
forto
tavolino e poi imporle, ma
deve prima ascoltare l’amma.lato e l’ambiente che lo cirranhi conda. Ora non solo sono
ornati coinvolti gli ammalati ma anfore, I che le comunità dove essi vio P®r vono; inoltre si vuole coinvolgere maggiormente le chiese
Emet locali perché azione e annunmcy.ii zio devono andare sempre
assieme. Certo, bisogna tenere presente anche l’ambiente
I dove si opera perché, specialmente in questi ultimi tempi,
la testimonianza cristiana nei
paesi islamici fondamentalisti diventa pericolosa».
- C’è stato un momento
particolarmente interessante
I di cui volete parlarci?
«Sì, quando è stato conferito il “Premio W. Bailey” a
quattro persone che si sono
distinte per il loro coraggio e
contribuito nella lotta contro
la lebbra», [v. scheda a fianco]
-Avete detto che erano predenti i rappresentanti dei 23
comitati nazionali; provengono tutti da nazioni dove non
c’è la lebbra?
- No, a esempio l’India
(dove la lebbra è maggior
gg,^ mente diffusa) ha un comita*to nazionale molto attivo sia
nel sostegno finanziario sia
ttolla ricerca di operatori sia
nell’educazione sanitaria della popolazione. Recentemente è stata organizzato a Nuot^a Delhi un workshop sul te,, ttia: "Pellegrini verso una vita
un^ abbondante” e vi hanno partecipato rappresentanti delle
''arie religioni presenti nel
paese. Lo scopo di questo incontro era promuovere la conoscenza e il rispetto reciproco. Inoltre stanno sorgen00 nuovi gruppi di sostegno
nei paesi dove la lebbra è “di
nasa”. In Nigeria, a esempio.
11 rappresentante di quel paeci ha detto: “Non potremo
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I vincitori del premio «Bailey»
dare grandi contributi finanziari, ma lavoreremo a livello
locale contro la falsa paura
del contagio e per incoraggiare le persone a essere di
aiuto agli ammalati e ancora
per pregare”».
- Sappiamo che con la polichemioterapia milioni di ammalati sono stati guariti in
questi ultimi anni. Oggi a che
punto siamo con la lebbra?
- «Nel 1995 l’Organizzazione mondiale della sanità, visto che con le nuove cure gli
ammalati di lebbra nel mondo diminuivano, aveva fissato che entro l’anno 2000 la
lebbra nel mondo doveva
scendere al di sotto del rapporto di un ammalato per
10.000 abitanti. Molti sforzi
sono stati fatti, ma purtroppo
l’obiettivo non è stato raggiunto, perciò la data è stata
spostata al 2005. Ogni anno
sono scoperti circa 800.000
nuovi casi nel mondo».
- La Missione ha bisogno
ancora di essere sostenuta?
«Certo, perché essa possa
continuare il suo lavoro a
pieno ritmo. L’assemblea, a
proposito, ha inviato una petizione alTOms invitandola a
non dimenticare che il pericolo di contagio è sempre
presente e inoltre che centinaia di migliaia di persone
che sono state menomate
dalla lebbra hanno ancora bisogno di essere assistite».
- Si continua a costruire
lebbrosari?
«No, si cerca di far capire
che la lebbra è una malattia
come le altre, quindi occorre
riconoscerla e che sia curata
dai sanitari locali, perciò uno
dei compiti dalla Missione è
di istruire i sanitari locali a riconoscere i segni della lebbra
e come curarla. La Missione
ha inoltre un importante centro di ricerca a Anandaban
(Nepal), un altro a Mira] (India) e sostiene un altro centro
a Karigiri, sempre in India».
- Vi sono italiani che lavorano nella Missione?
«Sì, c’è una giovane fisioterapista che attualmente lavora in Sudan, Claudia Ferrandes, che l’estate prossima
verrà in Italia in ferie e potrà
visitare delle comunità per
parlare della sua esperienza».
- Qual è il compito dei comitati nazionali?
«Noi qui in Italia cerchiamo
di fare conoscere l’opera che
la Missione svolge (pubblichiamo anche un Notiziario
trimestrale che viene inviato
gratuitamente): invitiamo a
pregare e raccogliamo delle
offerte per sostenere la Missione. Durante l’assemblea il
direttore delle finanze ci ha
dipinto un quadro dettagliato
delle necessità della Missione
per i prossimi cinque anni e
ci ha chiesto un maggiore impegno nel sostenere questa
opera. Lo facciamo perché
abbiamo compassione dei
sofferenti e sosteniamo e invitiamo a sostenere la Missione che opera del nome del Signore Gesù Cristo».
- Con quanto contribuisce
l’Italia?
«Nel 2000 abbiamo contribuito con 258 milioni di lire.
Purtroppo nel 2001 la cifra
sarà molto inferiore perché
quest’anno sia la Tavola valdese sia le Adi non hanno potuto darci un contributo, come negli anni precedenti, derivante dall’otto per mille».
- Domenica 27 gennaio
sarà la 49‘^ giornata mondiale
della lotta contro la lebbra.
Che cosa farete in Italia?
«È stata mandata una lettera a tutte le chiese con una
locandina invitando a pregare e sostenere l’opera della
Missione».
(Ricordiamo che le offerte
possono essere versate sul
conto della Missione evangelica contro la lebbra - Medi
-, Ccp n. 12 278057, oppure
in banca San Paolo-Imi, IMI
Agenzia di Luserna San Giovanni, To, conto n. 959).
(a c. di Archimede Bertolino)
Incontro interreligioso delle comunità di Gioia del Colle
Conoscersi per ricercare insieme la pace
ROBERTO LODDO
A BBIAMO tutti un so\AjtA.gno: vivere in pace,
per questo ci incontriamo.
Uomini e donne di religioni
diverse». Con questo slogan,
la Chiesa battista di Gioia del
Colle il 29 dicembre scorso,
assieme alle chiese cattoliche e all’Associazione culturale italo-marocchina, è stata interpellata dalla dirigente •
scolastica Antonia Divella
della scuola elementare Filippo Neri di Gioia del Colle,
per un intervento pubblico
al teatro comunale «Rossini»
sul tema della pace.
Per la comunità battista è
intervenuto Edoardo Arcidiacono, per la Chiesa cattolica don Franco Fanizza, della chiesa Santa Maria Maggiore e per l’associazione italo-marocchina Ibrahimi Abdelati. È stata una giornata
particolare e degna di attenzione per l’atmosfera creatasi e per l’impegno preso
pubblicamente dai tre relatori di approfondire per il futuro il tema della pace e di
incontrarsi per favorire a
Gioia del Colle una cultura
di giustizia e di pace.
Don Franco Fanizza ha
sottolineato che tra protestanti e cattolici non c’è più
spirito di divisione e di odio
dei tempi passati e che, nonostante ci siano ancora degli ostacoli, la speranza della
riconciliazione è possibile,
perché siamo tutti figli dello
stesso Dio. La traduzione
della Bibbia interconfessionale in uso nelle chiese protestanti e cattoliche fa inten“
dere chiaramente lo spirito
di volontà alla riconciliazione. Il musulmano Ibrahimi
Abdelati ha voluto marcare
con forza che è necessario
svolgere insieme delle iniziative affinché si smetta di credere che musulmano sia sinonimo di terrorismo, che si
sviluppi nei bambini, nei giovani, nelle nostre società una
cultura del saper vivere insieme come fratelli, che si sappia vivere intelligentemente
bene, che ci sia sempre tolleranza e vita in comune.
Edoardo Arcidiacono ha affermato che, come cristiani
evangelici, non ci riconosciamo in una giustizia che si fa
con atti di terrorismo e di
guerre quasi sempre giustificate nel nome di Dio. A tale
proposito ha sottolineato che
è stata di recente sottoscritta
una dichiarazione congiunta
per il dialogo interreligioso
fra l’Unione delle comunità e
organizzazioni islamiche in
Italia e la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia,
«per la convivenza e il dialogo fra religioni e la condanna
di ogni atto terroristico».
Questa dichiarazione congiunta vuole essere un cammino per collaborare reciprocamente, anche se diverse sono le fedi. Ciò che conta,
ha proseguito Arcidiacóno, è
«che ci sia sincerità, fiducia e
amore per l’altro. Se c’è questa volontà di amore e di fiducia reciproca ci sarà sempre pace. Dobbiamo, anche
se di fedi diverse, dialogare e
collaborare insieme, dobbiamo far si che la nostra società
viva in pace». Prendendo
spunto dallo slogan «Abbiamo tutti un sogno», Edoardo
Arcidiacono ha ricordato il
sogno di M. L. King, il quale
sognava: «...che gli uomini un
giorno si alzeranno e capiranno, finalmente, che sono
fatti per vivere insieme, come
fratelli (...) che un giorno la
guerra finirà, (...) che le nazioni non si alzeranno più le
une contro le altre e che non
impareranno più la guerra».
Lebbra: impegno e testimonianza
Quattro persone
al servizio degli ammalati
I premiati con il premio W. Bailey sono quattro. Il tir. P. Gopal
(India) contrasse la lebbra alla fine dei suoi studi universitari, e
ciononostante riuscì a laurearsi. Ha lavorato per 25 anni come
assistente sociale in un centro leprologico, e i suoi programmi
di reinserimento sociale sono stati adottati da molte orgariizzazioni: è uno dei fondatori di «Idea», l’associazione internazionale per l’integrazione e la dignità degli ammalati di lebbra.
Lin Zhi Ming (Cina). A 8 anni fu espulso dalla scuola perché
ammeilato di lebbra e dovette continuare gli studi da solo. Dotato di una buona cultura iniziò a scrivere articoli e saggi per
vincere i pregiudizi sulla lebbra. Il suo libro No misery in thè
World è il primo libro scritto da un ammalato di lebbra e pubblicato in Cina. È segretario generale di Idea in Cina.
Nanhu Masih (India). Colpito dalla lebbra a 13 anni, respinto dai familiari, fu accolto, curato e guarito dalla «Casa Betesda», e là conobbe e accettò TEvangelo. La lebbra ha lasciato
dei segni in lui: le dita delle mani sono deformate. Lavora come vigile notturno e alleva dei maiali per sostMtere la famiglia.
Si trasferì in un villaggio di ammalati di lebbra Ghogranala, dove vi erano 50 famiglie che vivevano di elemosina, e li incoraggiò a intraprendere lavori agricoli o piccoli commerci lottando
contro l’amministrazione per fare riconoscere i loro diritti.
Z. Batista De Sena (Brasile). Figlia di ammalati di lebbra, contrasse anche lei la malattia. Guarita andò ad abitare in un villaggio di ammalati di lebbra e là si rese conto che gli ammalati erano abbandonati a se stessi senza nessuna possibilità di reinserimento sociale. Si mise all’opera e trovò un impiego in una scuola e il suo primo successo fu di ottenere che anche gli ammalati
di lebbra partecipassero alle riunioni scolastiche. Ha fondato il
Movimento per la reintegrazione delle vittime della lebbra.
Wellesley Bailey, missionario irlandese
«Raccolta degli spiccioli»
per l'Afghanistan
Molte sorelle e fratelli di chiesa ci hanno espresso il loro apprezzamento per l’iniziativa. Alcuni, inoltre, hanno
esteso la raccolta anche presso altri locali, o hanno segnalato l’iniziativa ad amici e parenti. Tutto ciò fa ben
sperare nel successo della raccolta, anche perché abbiamo notizie precise che in tanti hanno già iniziato a mettere i loro spiccioli negli appositi contenitori che si trovano in chiesa o a rivolgersi ai cassieri stessi.
Confermiamo che la raccolta è aperta anche a tutte le
monete degli altri paesi europei.
È possibile che al termine dell’iniziativa possa nascere
qualche dubbio legato al cambio delle monete estere, ma
vi informeremo ancora su questo punto specifico. Per
qualsiasi necessità di chiarimenti, ci si può rivolgere al direttore di Riforma, o al sovrintendente del 4° circuito.
Per il momento, l’invito per tutti è: raccogliete gli
spicciòlì.
Ferdinando Blefari
' Sovrintendente del 4" circuito
fblefari@libero.it
Raccolta
degli spiccioli
Per un progetto di aiuto umanitario per l’Afghanistan sostenuto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
8
PAG. 8 RIFORMA
— Vita Delle Chiese
VENERDÌ 18 GENNAIO 20
Dal 18 al 25 gennaio si tiene la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani
Membro della Chiesa battista di Bari
«In Dìo è la fonte della vita»
Una fìtta agenda di appuntamenti in numerose città
italiane caratterizza la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani (18-25 gennaio),
quest’anno centrata sul versetto 9 del Salmo 36: «Poiché
in te è la fonte della vita».
Promossa congiuntamente
dal pontificio Consiglio per
l’unità dei cristiani e dal Dipartimento fede e costituzione del Consiglio ecumenico
delle chiese (Cec), la Settimana di quest’anno assume
rilevanza particolare grazie
alla firma della «Carta ecumenica per la collaborazione
fra le chiese cristiane in Europa», l’importante documento sottoscritto ad aprile
del 2001 a Strasburgo, che
esprime la comune vocazione delle chiese cristiane,
chiamate alla riconciliazione
e all’unità visibile.
A Torino e dintorni saranno circa una trentina gli incontri ecumenici durante la
Settimana di preghiera: il 18
gennaio in Duomo vi sarà la
liturgia di apertura, presieduta dal cardinale Severino
Poletto, da padre Giorgio Vasilescu, ortodosso romeno,
e dal pastore valdese Giuseppe Platone, presidente della
Commissione evangelica per
l’ecumenismo. Il 20 in via Baretti 4 (Chiesa S. Pietro e Paolo), si svolgerà un incontro su
«Contro una cultura di morte: Dio sorgente della vita.
Dialogo tra culture alla luce
della Carta ecuinenica», con
la partecipazione di Gianni
Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e di don
Giovanni Cerati. La conclusione della Settimana, il 25
gennaio, sarà al tempio valdese in corso Vittorio Emanuele, con la predicazione
del pastore Giuseppe Platone. Le offerte raccolte durante tutti gli incontri saranno
devolute ad alcuni orfanotrofi in Romania e Moldavia.
A Milano la Settimana di
preghiera è organizzata dal
Consiglio delle chiese cristiane di Milano, organismo che
raggruppa tutte le principali
chiese cristiane (ortodossi,
cattolici e protestanti) della
città. Il 18 l’apertura si terrà
presso la basilica di San Fedele alle 20,15 e proseguirà al
Centro culturale San Fedele
alle 21, con un incontro ecumenico sul tema «Dove va il
cristianesimo all’inizio del
nuovo millennio?». Intervengono l’arcivescovo Carlo Maria Martini e il teologo Paolo
Ricca. Sulla Carta ecumenica
per l’Europa discuteranno il
giorno 21 alle 15 presso l’Università degli Studi (via Festa del Perdono) il cardinale
Aldo Giordano, segretario del
Consiglio delle Conferenze
episcopali d'Europa (Ccee) e
il valdese Paolo Naso, direttore della rivista Confronti.
La Settimana si conclude il 25
con una celebrazione nella
Basilica di San Lorenzo Maggiore, alle 20,30. Filo conduttore della liturgia: «Insieme
per la pace. 1 giovani cristiani
invitano alla preghiera>>.
A Firenze il 21 gennaio
convegno sulla Carta ecumenica: alle 21 presso il Centro
conferenze della Calza, si
confrontano Riccardo Burigana, del Centro ecumenico
di Livorno, il presidente della
Fcei Gianni Long e Viorel lonita, segretario del Dipartimento studi della Conferenza
delle chiese europee (Kek).
A Roma il 18 gennaio alla
Comunità luterana (via Toscana 7), riunione di preghiera con meditazione della pastora Maria Bonafede, vicemoderatore della Tavola valdese. Il giorno 20 il gruppo
romano del Sae organizza un
incontro ecumenico di preghiera e fraternità presso le
Ci ha lasciati la sorella
Margherita De Robertis
NICOLA PANTALEO
Suore francescane Missionarie di Maria (via Giusti, 12),
con interventi di mons. Rino
Fisichella, presidente della
Commissione diocesana per
Fecumenismo e il dialogo e
del pastore battista Domenico Tomasetto. Il 23 gennaio
incontro di preghiera cittadino alla Basilica di San Giovanni in Laterano.
A Napoli una celebrazione
ecumenica si terrà il giorno
20 gennaio nella chiesa valdese (via dei Cimbri, 8), con
la predicazione della pastora
Teodora Tosarti. Il giorno 18
al Centro francescano «Oltre
il chiostro» (piazza Santa Maria la Nova), incontro su «Il
dialogo a Napoli: fra memoria e promessa»: verranno ricordate due figure significative del panorama partenopeo,
il pastore battista Nicola Leila
e padre Gustavo Galeota,
scomparsi entrambi- nel corso delTultimo anno.
A Bari la Settimana si apre
il 18 alla chiesa battista con
un incontro presieduto da
Dalmazio Mongillo, preside
dell’Istituto teologico ecumenico San Nicola. Il 19, alla
parrocchia di San Marcello
(via Re Davide, 202), incontro
ecumenico giovanile sulla
Carta ecumenica. Il 20 il teologo valdese Paolo Ricca predicherà nella cattedrale cittadina e il 25 l’arcivescovo di
Bari, Francesco Cacucci, insieme al pastore Luca Anziani presiederà la liturgia ecumenica conclusiva nella chiesa valdese: sarà presente la
corale ecumenica di Bari.
A Gioia del Colle, il 22 gennaio, alle ore 18,30, nella
chiesa di San Vito, la Chiesa
cattolica e la locale Chiesa
battista organizzano per la
Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani un incontro ecumenico di preghiera.
Intervengono don Vito Cam
i Dialogo a Mottola sulle «differenze»
Tutte le religioni lottino
per una serena convivenza
VIRGINIA MARIANI
Mentre la «battle fashion» impazza nel paese che ha inventato i kamikaze (il Giappone) dove i
giovani indossano anche il
«foulard di Arafat» (così chiamano la kefiah], sabato 15
dicembre a Mottola nella
chiesa cattolica di Santa Maria Assunta, nell’ambito degli
ormai avviati incontri ecumenici, si è svolto un incontro sul tema «Thomas Becket, esempio di convivialità fra le differenze». L’incontro, moderato da Vito Monopoli e introdotto da don Giuseppe Giaurro a cui è seguito il saluto del sindaco della città. Vanni Esposito, ha
avuto come relatori Mohiddin Mostafà, rappresentante
della comunità islamica presente a Foggia (Ucoii), don
Angelo Romita, segretario
della commissione regionale
per l’ecumenismo e Nunzio
Loiudice, pastore della locale
Chiesa battista.
Come precisato dal moderatore, rincontro aveva come scopo quello di acquisire
una maggiore consapevolezza delle rispettive identità
nel confronto delle differenze, proprio a Mottola che,
per la presenza di diverse comunità e parrocchie, è già
multiconfessionale. Mohiddin Mostafà ha illustrato ai
presenti schematicamente
l’IsIam, parola che ha radice
nella parola «pace» e significa «sottomissione a Dio». Il
pastore Nunzio Loiudice, ri
prendendo la questione della non approfondita conoscenza reciproca (si dice
evangelisti o evangelici? E
perché?) che impedisce la
convivenza e la convivialità,
ha esordito annunciando
che presto a Mottola ci saranno incontri interreligiosi
più che ecumenici; ha continuato dicendo che il rispetto
assoluto dell’identità, non
come tolleranza ma come
valore universale dei diritti
umani e la salvaguardia delle
minoranze, è l’anticamera
della libertà religiosa e di coscienza, libertà che è diritto
e dono di Dio, per operare su
temi di comune interesse
(pace, giustizia, integrità del
creato, riconciliazione...).
Don Angelo Romita ha poi
concluso gli interventi parlando dell’incontro ecumenico del prossimo 14 gennaio a Bari e illustrando la
«Nostra aetate» con le indicazioni del papa daH’ultimo
Concilio Vaticano II: è un diritto-dovere scegliere la religione a propria discrezione:
è importante la convivenza
pacifica per imparare gli uni
dagli altri; i conflitti hanno
sempre un reciproca corresponsabilità. La serata, freddissima, verso la fine dell’incontro si è «riscaldata» un
po’: è stato infatti difficilissimo durante gli interventi
trattenersi dal nominare Bin
Laden. Vero è che, forse, è
lui il deus ex machina, ma è
vero anche che molte volte
crediamo verità quello che ci
fa più comodo.
panelli e il conduttore della
Chiesa battista, Edoardo Arcidiacono.
Diversi gli appuntamenti
anche in Sicilia. A Riesi (18
gennaio, ore 18,30), al cineteatro Don Bosco, tavola rotonda su «Il cammino comune tra chiese: la Carta ecumenica», con Bruno Di Maio
e il past. Giuseppe Ficara, e il
24 gennaio (ore 18,30 al tempio valdese), liturgia ecumenica: ad Agrigento (19 gennaio ore 19 al tempio valdese), tavola rotonda sulla Carta ecumenica con Bruno Di
Maio e il past. Ulrich Eckert,
e venerdì 25 (ore 18,30, chiesa del Villaggio Perruzzo), liturgia ecumenica; domenica
20 a Caltanissetta (ore 19,
chiesa di San Giuseppe), liturgia ecumenica, e sabato
26 (ore 19, parrocchia Sacro
Cuore), tavola rotonda sulla
Carta ecumenica con il past.
Giuseppe Ficara.
UANDO i nostri cari ci
lasciano per l’estremo
jgio della vita siamo naturalmente portati a ricordarne le cose migliori, facendo uso di un linguaggio elogiativo talora eccessivo e, in
ogni caso, tale da riflettere
più i nostri sentimenti che le
effettive qualità della persona cara. Ciò non si può assolutamente dire di Margherita
De Robertis, zia Margherita
come era chiamata da tutti
noi, deceduta la notte tra il
27 e il 28 dicembre all’età di
93 anni. Non vi è probabilmente una definizione che
possa rendere piena giustizia alla sua personalità e, in
tutti i casi, ogni tentativo in
tal senso verrebbe inevitabilmente frustrato dallo stesso
rispetto per la sua immensa
umiltà. Eppure visto che
«non conosciamo la lingua
degli angeli» dovremo fare i
conti con le limitazioni e i
difetti della nostra retorica.
Giunta a Milano dalla natia
Svizzera (provincia di Zurigo) nel 1929 Margrith Kùnzler vi incontra la giovane
sposa pugliese di un pastore
boemo, Roberto Teubel e,
successivamente, alcuni suoi
familiari tra i quali il futuro
marito Isaia De Robertis.
Discesa con lui nel profondo Sud riesce ben presto a
integrarsi pienamente e farsi
amare dalla famiglia barese,
originaria di Gravina, di piccoli commercianti ma anche
di artisti (il cognato Roberto
è pittore rinomato non solo
in Puglia). Ma è soprattutto
nella comunità battista guidata da un combattivo pastore fiorentino, Oreste Ciambellotti, che esprime tutti i
suoi doni diaconali, operando con dolcezza e intelligen
za ma anche in modo fenj
ed esigente nella scuola d(
menicale e nel Consiglio
chiesa, nel quale ha ricope
to per molti anni Tufficio
cassiere, svolto con imparq
giabile meticolosità e prec
sione. Negli anni dell’invec
chiamento e della salut
malferma, assistita con dj
vozione dalla sua Linetti
cbe aveva saputo mirabil
mente acculturare nella fed
evangelica, la sua proverbia
le memoria (ricordava pei
fettamente eventi, date, no
mi), oltre a costituire il sego
forte di una intelligenza vig
le, era anche certamente al
tenzione vera e partecipe
destini degli altri, rispett
profondo verso tutti, soprai
tutto i più umili.
Severa con se stessa, avev
una straordinaria capacità
comprensione e condivisio
ne, lei che era stata dura
mente provata dalla tragic
morte precoce di due de
quattro figli. Una fede in
crollabile nel suo Signore
che sapeva trasmettere coi
limpidezza e semplicità,
stata il suo «baluardo» e
sua «forte difesa»: una fed
luminosa che si alimentav
misteriosamente delle diffi
coltà quotidiane come deg
eventi più tragici (la perdi!
prematura della cognata Ni
netta e poi delle amate nipo
ti Lilly e Miriam Castigliom
e, solo tre anni fa, della nucí
ra Irene Inguanti). Al fuñera
le affollato di amici, cono
scenti e fratelli in fede, tutt
«stregati» da quella forte
dolce signora svizzera, chi
era davvero una di noi, li
predicazione del pastori
Ibarra, giunto appositamen
te da Milano, è risuonata iit
tensa e dolente ma anche ri
colma della speranza dell
resurrezione.
Per l'incontro interconfessionale di preghiera del 24 gennaio
Un tavolo sulla «Charta oecumenica»
Segnali positivi di accelerazione ecumenica, alla vigilia
dell’incontro interreligioso di
preghiera voluto dal papa per
il 24 gennaio ad Assisi: cattolici, protestanti e ortodossi lavorano in queste settimane
per l’avvio di due importanti
iniziative: un Tavolo interconfessionale di riflessione e confronto sulla Carta ecumenica
e un convegno su «Le beatitudini oggi», che si terrà a Viterbo dal 12 al 14 settembre. In
preparazione inoltre una traduzione letteraria ed ecumenica dell’Evangelo di Matteo.
Il «Tavolo interconfessionale sulla Carta ecumenica»
avrà l’obiettivo di preparare,
entro il 2003, riflessioni e interventi sulla Carta, come richiesto espressamente dai
segretariati della Conferenza
delle chiese europee (Kek) e
del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee)
all’indomani dell’incontro
ecumenico di Strasburgo. Il
Convegno ecumenico sulle
beatitudini sarà organizzato
congiuntamente da protestanti, cattolici e ortodossi,
come avvenne nel 1999 a Perugia in occasione del Convegno sul Padre Nostro, in cui
fra l’altro fu accolta ufficialmente una versione ecumenica della preghiera comune.
A settembre di quest’anno
verrà inoltre presentata una
«traduzione letteraria ed ecumenica» dell’Evangelo secondo Matteo, anche questo
un significativo segnale ecumenico che si pone in continuità con il progetto avviato
nel 1999 con la traduzione
dell’Evangelo di Giovanni.
Realizzata dalla Società bibli
ca in Italia, la traduzione di
Matteo è stata sollecitata dai
Padri domenicani di Salerno:
proprio in questa città, di cui
Matteo è il patrono, si terrà
la presentazione del volume,
il 14 settembre prossimo.
Con una tiratura di 10.001
copie, il volume avrà un’ap
pendice suH’influenza che hi
avuto il Vangelo di Mattel
sulla società italiana e pii
nello specifico sulla storia
della città di Salerno. (nev.
Adesione della Federazione italiana
Per un dialogo operativo
cristiano-islamico
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei) accoglie con favore la proposta
di istituire una Giornata del
dialogo cristiano-islamico,
lanciata con un appello sottoscritto negli ultimi mesi da
numerose personalità delle
chiese cristiane e della comunità islamica in Italia. «Da anni - scrive il presidente Gianni
Long aderendo all’appello - le
chiese evangeliche italiane
considerano la presenza di
tanti musulmani come espressione importante del
pluralismo culturale e religioso che si è affermato anche
nel nostro paese. Vanno in
questa linea varie iniziative di
dialogo e di incontro, sia a livello locale che nazionale, con
le diverse espressioni dell’Islam in Italia che si riconoscono in una strategia di convivenza, di reciproco rispetto e
di reciproca attenzione».
L’incontro con l’Islam, prosegue Long, è una «preziosa
occasione di arricchimento,
che intendiamo valorizzare
ancora di più, così come in
tendiamo confermare il no
stro sostegno a quei labora
tori di incontro e dialogo, co
me il mensile Confronti o
cuni centri interreligiosi sorf
in alcune città italiane, chi
hanno fatto del dialogo tra
fedi e le culture l’asse della
propria attività». «Tutto questo - conclude Long - nella
convinzione che le comunità
religiose, bandendo ogni fon
damentalismo aggressivo
ogni integralismo esclusivo
che pure le attraversa, possa'
no esprimere parole e gesti d
profezia per la costruzione c
un mondo di pace». (nev)
Regala
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IO 20( VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
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5 Un incontro a Casale Monferrato
In sinagoga per scoprire
la luce di Hanukkah
DANIELA GIAREHA
PAOLO LIBRÉ
Domenica 9 dicembre
non potevamo mancare,
nonostante il freddo, all’incontro nella splendida sinagoga di Casale Monferrato
(Al) per l’accensione del primo lume di Hanukkah, officio
presieduto da rav Hoim Magrisos. Anche quest’anno erano stati invitati e hanno partecipato diversi esponenti religiosi; musulmani, cattolicoromani, la comunità di Sant’
Egidio, sacerdoti e laici impegnati nell’ecumenismo; e ancora un gruppo molto numeroso dell’associazione ItaliaIsraele di Torino, e i protestanti; le chiese metodiste di
Alessandria e Bassignana con
il pastore Maurizio Abbà, un
gruppo di giovani della chiesa
battista di Genova, via Vernazza, che al mattino aveva
condotto il culto ad Alessandria, della chiesa battista di
Torino via Passalacqua, e Jonathan Torino, pastore delle
chiese valdesi di Biella e Chivasso-Terrazza, con la sua famiglia, dalla Chiesa valdese di
Biella, e alcuni giovani delle
Assemblee dei Fratelli.
La rappresentanza protestante, sia nelle letture sia
nell’accensione dei lumi, è
stata caratterizzata dalla qualificata presenza di donne
delle diverse comunità evangeliche. La trasmissione televisiva di Raidue Sorgente di
vita ha ripreso l’evento e intervistato anche esponenti
protestanti. Il presidente della comunità ebraica nel porgere i saluti di benvenuto ha
ricordato brevemente che
cos’è la festa di Hanukkah.
Hanukkah è la festa delle Luci o della Dedicazione. Si ricorda la vittoria di Giuda
Maccabeo sui siriani e la purificazione e dedicazione del
Tempio di Gerusalemme avvenuta nel 164 a. C.
In ogni famiglia, ogni giorno per otto giorni, si accende
una candela su un candelabro a otto braccia in ricordo
del miracolo; un vaso di olio
rituale, ritrovato nel Tempio
devastato, ha permesso al
candelabro del Tempio di
bruciare per otto giorni consecutivi mentre normalmente poteva durare solo un giorno. I vari rappresentanti delle
diverse confessioni religiose
hanno poi portato il loro saluto accompagnato da alcune
considerazioni, contributi e
spunti di riflessione sul significato che possiamo dare oggi
a questo incontro.
Incontrarsi per conoscersi,
nel reciproco rispetto, è un
messaggio rivolto all’esterno
in cui si vuol testimoniare come si possa lavorare insieme
senza settarismo, senza chiusure, ma con buona volontà.
Hanukkah è la festa della luce,
e può essere riletta come un
punto di partenza per una
nuova esperienza. Come siamo riusciti a incontrarci e a
parlarci, in quel luogo, così
dobbiamo portare questa
gioia dell’incontro e del dialogo anche all’esterno. Dobbiamo riuscire a porgere, nello
specifico quotidiano, questa
ricchezza ricevuta; serenità,
luce, questo è il miracolo di
Hanukkah. E l’augurio che
facciamo è che la luce di Hanukkah ci rischiari.
Chiesa metodista di Roma
Tempo di Natale: preghiera
e testimonianza
VALDO BENECCHI
. A LLELUIA, lodate Dio
>\x\nel suo santuario».
Così inizia il salmo 150: dal
primo versetto fino all’ultimo fluisce la preghiera di lode a Dio mediante il canto e
gli strumenti musicali fino a
coinvolgere «ogni creatura
che respira», ogni essere vivente. Nella chiesa metodista di via XX Settembre di
Roma ci sembra ancora di
sentire gli echi dei canti di
lode e di alleluia del concerto natalizio che vi si è svolto
il 23 dicembre 2001. Protagoniste dello stupendo concerto sono state le corali della chiesa metodista coreana
e della chiesa metodista italiana. Ma parlare di protagoniste è certamente improprio, infatti non c’è stato uno
spettacolo con attrici, attori
e spettatori; meglio parlare
di una comunità di preghiera guidata dalle corali. La
preghiera è culminata con
quella stupenda dossologia
che è TAlleluia di Händel.
Non sono mancati gli squilli
di tromba che hanno contribuito a fare ulteriormente vibrare la tensione spirituale
dell’incontro. Circa 300 i
presenti di cui solo una parte
membri delle nostre chiese;
pertanto si è trattato di un
incontro di preghiera e di testimonianza.
I concerto nella chiesa metodista di via XX Settembre a Roma
Alla Chiesa valdese di Livorno
Eseguite musiche sacre
in preparazione al Natale
LEONARDO CASORIO
IL 19 dicembre, nella chiesa
valdese di Livorno, ha avuto luogo un singolare concerto con canti e musiche sacre
eseguite dalla mezzosoprano
Ingrid Bartz, formatasi nella
storia dell’arte e canto presso
l’Istituto superiore di musica
di Colonia, accompagnata al
pianoforte da Daniela Morelli-Pavan (diplomatasi a soli
18 anni con il massimo dei
voti al Conservatorio «Boccherini» di Lucca), e al violoncello da Mara Patrone. Gli artisti sono stati convocati, con
il patrocinio dell’ambasciata
di Germania a Roma, dalla responsabile dell’Istituto di cultura italo-tedesco, la dinamica insegnante di lingua e cultura tedesca Gertrud Schneider, residente da diversi anni
a Rosignano Marittimo.
Nel dare il benvenuto agli
oltre 100 presenti quest’ultima ha voluto sottolineare come anche la musica sacra, in
questa particolare occasione
natalizia, possa portare sentimenti di pace e ispirare azioni
di amicizia e fratellanza, soprattutto in relazione ai recenti avvenimenti delittuosi
che stanno riscrivendo la storia contemporanea della convivenza civile fra gli uomini
sparsi su tutto il globo terrestre. Sono state suonate musiche tratte dal Messia di Haendel, e altre di Mozart, Vivaldi,
Giordani, Schumann, Verdi,
Brahms, e Bach, oltre a una
serie di musiche natalizie patrimonio ormai della cultura
religiosa cristiana mondiale,
fra le quali Adeste Fideles per
violoncello e pianoforte di G.
F. Wade, e quelle, abitualmente utilizzati anche nelle
liturgie protestanti. Oh du
Froelich e Stille Nacht.
L’acustica del locale ha trasmesso mirabilmente la potenza melodiosa del canto
del mezzosoprano, che è riuscita a trasportare l’ascolto a
livelli di grande attenzione e
piacevolezza soprattutto nella sapiente modulazione della voce in quei passaggi soavi
e piani, in armonia con le parole dei testi cantati, e in perfetta sintonia con il pianoforte che faceva da sfondo e da
accompagnamento alle musiche. L’atmosfera sobria e
festosa del luogo con un gigantesco albero di Natale ornato con gusto riformato e
con le candeline accese, hanno inoltre maggiormente
messo in risalto il suono del
violoncello, secondo strumento di accompagnamento.
Dopo il concerto, gli intervenuti hanno potuto intrattenersi con le artiste, complimentarsi con loro, familiarizzare con i membri della Comunità valdese presenti insieme al pastore Klaus Langeneck, assaporare dolci,
pizzette, piccoli tramezzini, e
gustare del «vin brulé» servito con simpatia e spontaneità dalla folta comunità di
ragazze e signore tedesche
presenti in città. Una manifestazione fra le tante in tempo natalizio che ha evidenziato la capacità di trasmettere un segno della vocazione e della testimonianza di
credenti che sanno attivarsi
quando lo spirito presente è
quello dell’armonia, della
fraternità e dell’amore.
Natale fra gli evangelici a Genova
Continuare insieme
il nostro cammino di fede
ERMINIO PODESTÀ
Anche se con una vena di
tristezza per l’attentato
alle torri di New York e la
guerra in Afghanistan, le feste
natalizie nella Chiesa battista
di Genova si sono celebrate
all’insegna della gioia e della
speranza. Le celebrazioni
hanno avuto inizio giovedì 20
dicembre con un culto in via
Vernazza a cui hanno partecipato i rappresentanti delle
chiese valdesi, metodiste e
battiste. La sorella coreana
Anna, soprano di notevoli capacità, ha eseguito il canto
molto apprezzato dal titolo
Notte santa. 11 pastore Fanlo y
Cortés, nella predicazione, ha
ricordato a tutti l’impegno di
una conversione totale e convincente seguendo l’impegno
di realizzare la vera pace.
Sabato 22 i vari gruppi musicali hanno organizzato un
concerto in cui ha fatto spicco l’inno scritto e cantato da
Luca Repetto accompagnato
dal gruppo misto italo-latinoamericano Merry Christmas. Domenica 23 la Comunità cristiana di base di Oregina ha usufruito dei nostri
locali per realizzare la veglia
di Natale, imperniata quest’
anno sul problema della pace, a cui hanno partecipato
anche alcuni membri della
Chiesa battista di Genova.
Lunedì 24, alle ore 23,30, si
è tenuto l’appuntamento ormai proposto da tre anni dal
pastore Mark Ord, con la veglia e il successivo culto di
mezzanotte, alla presenza di
una cinquantina di sorelle e
fratelli, nel corso del quale si
sono accese le quattro candele che hanno caratterizzato
le domeniche di preparazio
II pastore Mark Ord
ne al Natale e si è accesa anche la quinta candela simbolo della nascita di Gesù che
ha portato luce al mondo.
Nella mattinata di Natale si
sono accentrati i momenti
più belli della festa. Innanzitutto abbinate al ricordo della nascita di Gesù sono state
presentate dai rispettivi genitori, di fronte alla comunità
commossa, due bimbe, cugine tra di loro, e nate un mese
prima, Elenia e Melissa. Inoltre la scuola domenicale ha
effettuato una breve recita
intercalata da alcuni canti. Il
pastore Ord ha ricordato i
valori importanti del Natale
che deve portarci a continuare un cammino di fede e di
speranza. Infine l’arrivo di
Babbo Natale con i doni per i
bimbi ha rallegrato grandi e
piccini. Il mattino di capodanno la comunità ha partecipato al culto in cui il pastore ha ricordato che l’unica
via da seguire anche durante
l’anno 2002, appena cominciato, è Gesù Cristo.
i Alla Chiesa valdese di Pomaretto
Insediata la diacona
Karola Stobaus
MILENA GRILL
Domenica9 dicembre
nella chiesa di Pomaretto
è stata insediata la diacona
Karola Stobaus, che per 22
anni è stata al Centro La Noce
di Palermo, dove ha ricoperto
i ruoli di insegnante, educatrice e si è anche occupata della
foresteria e deH’amministrazione scolastica.
Il culto, condotto da Karola
Stobaus stessa, che ha curato
anche la predicazione, è stato
preparato dai bambini della
scuola domenicale che hanno
narrato e rappresentato con
dei pupazzi e ben 13 scene la
«Storia di Giuseppe» (Genesi
37-46). L’insediamento della
diacona da parte di Dario Richard, di Prali, rappresentante del 3“ circuito, è avvenuto
subito dopo l’interludio. La
giornata è poi proseguita alle
14,30 al teatro di Pomaretto
con il bazar, che ha visto molte persone impegnate e ha dato un buon introito. Per concludere, per dare il benvenuto
alla nuova diacona, alle ore
19, all’Eicolo Grande si è tenuta un’agape fraterna.
AGENDA
18 gennaio
ROVIGO — Alle 20,30, alla chiesa battista (v. Curiel 6), il past.
Negro parla sul tema «Dopo le assemblee di Basilea e Graz e
la “Charta oecumenica”; a che punto è l’ecumenismo?».
19 gennaio
COLLEFERRO — Alle 18, nella chiesa valdese (corso Turati
45), Luigi Sandri parla sul tema «Gerusalemme lacerata: una
città per ebrei, cristiani e musulmani».
TORINO — Alle ore 17,30, alla libreria Abba (via Maddalene
46/b), Claudio Canal con musiche di Marco Gandini tiene
delle letture dal libro di Giorgio Boatti «Preferirei di no. Le
storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini», (ed.
Einaudi). Sarà presente l’autore.
BERGAMO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55, primo piano), prosegue il ciclo di studi biblici
a cura del pastore Salvatore Ricciardi sul tema «La memoria
e il Patto chiavi di lettura del Deuteronomio».
20 gennaio
MANTOVA — Alle ore 16, nella Sala della colonna (ex monastero S. Andrea, piazza Leon Battista Albert^, il Sae organizza
una conferenza del rabbino Locci di Padova sul tema «Il cammino di Dio verso l’uomo e il cammino dell’uomo verso Dio».
ROMA — Alle ore 17, nella sede di via Giusti 12 (suore francescane missionarie di Maria), il Sae organizza un incontro
ecumenico di preghiera sul tema «‘‘In te è la sorgente della
vita” (Salmo 36, 6-10)». Intervengono il pastore Domenico
Tomasetto e monsignor Rino Fisichella.
ZURIGO —Alle 16, nella Zwinglikirche, si tiene un concerto
dedicato al «Bel canto», con musiche di Durante, Scarlatti e
altri, con la partecipazione di H. Nishida e Eugenio Giovine.
21 gennaio
ROMA — Alle ore 17, all’Amicizia ebraico-cristiana (via Calamatta 38), per il ciclo «Sogno e preghiera», la pastora Teodora Tosarti parla sul tema «La visione dell’Apocalisse».
.TORINO — Alle ore 17, nella sala valdese di via Pio V 15 (primo piano), per il ciclo «Gli ebrei in Italia», il professor Fabio
Levi parla sul tema «Il fascismo e le leggi razziali».
22 gennaio
ROMA — Alle ore 16,15, nella chiesa metodista (via Firenze
38), il prof. Paolo Ricca conduce un incontro interdenominazionale sul tema «Chiamati alla riconciliazione».
MILANO —Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v.
Sforza 12/a), per il ciclo di studi a cura del Centro culturale
protestante sui «Vangeli dell’infanzia», la pastora Lidia Maggi
introduce il tema «Che cosa sono i Vangeli dell’infanzia e che
cosa non sono (un confronto con la letteratura apocrifa».
24 gennaio
VENARIA (To) —Alle 21, nei locali di culto della chiesa battista (v. Zanellato 53), la dott. Magda Magro esporrà le sue
recenti esperienze professionali di medico in Africa centrale.
25 gennaio
CALTANISSETTA — Alle 17,30, all’Istituto tecnico «L. Russo»
(v. Leone XIII 48), Umberto Santino tiene una conferenza
per il Forum nisseno per la pace su «Globalizzazione e legalità internazionale prima e dopo la guerra in Afghanistan».
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), il professor Mario Miegge parla sul tema «La libertà religiosa e le differenze culturali».
CINISELLO BALSAMO — Ale ore 21, al Centro «Lombardini» (via Monte Grappa 62/b, quartp piano), per il ciclo «L’attualità della storia», il pastore Fulvio Ferrario parla sul tema
«Dietrich Bonhoeffer: l’etica della responsabilità».
27 gennaio
NAPOLI — Nella chiesa battista di Casavatore si tiene l’assemblea annuale dell’Associazione delle chiese battiste della
Campania aderenti all’Ucebi.
AVVERTENZA: i programmi relativi a questa rubrica vanno
inoltrati 15 giorni prima del venerdì di uscita del settimanale.
m mm ed linee
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668,98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudiana.it
10
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
VE
DEMOCRAZIA
A RISCHIO
PIERA ECIDI BOUCHARD
Se c’è un’immagine che ci
spacca il cuore è quella dei giudici nelle loro toghe nere di lavoro che in tutta Italia abbandonano per protesta le aule di giustizia, o quella delle loro toghe rosse di cerimonia abbandonate sui
seggi nel giorno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Mai
così chiaramente nella storia si è
materializzata la malattia italiana, nella spaccatura tra i poteri
di una democrazia a rischio. Una
democrazia che non può non essere basata sulla fondamentale
divisione dei poteri legislativo,
esecutivo, giudiziario, che da oltre 200 anni presiede al fonda;
mento dello stato liberale, facendo saltare la __________
quale c’è la dittatura dell’assolutismo, deH’£i«t
c’est moi (lo stato sono io), che
vede i cittadini ridotti a sùdditi, privi delle
gaVanzie fondamentali di pari
opportunità e dignità. Assistiamo allo scandalo di uomini politici, primo fra tutti il capo del
governo, Berlusconi, che vogUono semplicemente essere legibus
soluti, liberi da ogni legge, e nelle
convulsioni dei loro personalissimi problemi non esitano a
scardinare le fondamenta del
«patto di cittadinanza» che sta
alla base di ogni società civile.
Sono passati otto mesi da
quando la cosiddetta «Casa delle
libertà», che sempre più si configura come «casa dell’anarchia»,
è andata al potere nel nostro
paese, portando all’elezione soprattutto uno stuolo di avvocati
del premier, che per prima cosa
hanno posto mano a leggi che tutelano i personali interessi suoi e
del suo entourage (rogatorie, falso in bilancio, donazioni ecc.)
coinvolgendo il paese nel discredito di mezzo mondo, e non risolvendo il mostruoso conflitto
di interessi (del premier e di altri
membri del governo) che sta lì,
come pietra d’inciampo della democrazia. Come può chi manovra le leve delle decisioni pubbliche detenere un impero televisivo, di assicurazioni, di agenzie
pubbUcitarie e altro, in grado di
condizionare economia, politica,
opinioni, di spostare voti e consensi, senza nessuna separazione
tra pubblico e privato? L’Etat
c’est moi, ancora una volta.
È un vero deragliamento
dell’etica politica. La politica
non è soltanto il conto dei numeri, e il voto popolare non è
L'ultima, violenta
polemica contro i
magistrati costituisce
un deragliamento
dell'etica polìtica
deggina che assolve preventivamente e posticipatamente da
ogni responsabilità. C’è un’etica
pubblica, un’etica della politica,
da cui in democrazia non si può
prescindere. Vogliamo gente
onesta e disinteressata che ci
governi, al di là del legittimo
ventaglio delle opinioni politiche, vogliamo misurarci sui
problemi reali (e sono tanti nel
nostro paese). E concordiamo
col presidente della Camera, Casini, quando ricorda che le leggi,
a cominciare da quelle sulla giustizia, non si possono fare a colpi di maggioranza.
Il ministro Ruggiero, nel suo
indubbio credito internazionale,
per la competenza non scevra da
quella bonomia
tipicamente napoletana, ci rappresentava bene
all’estero: ci mancava ancora un
plurindagato
Berlusconi che va
circuitando per
l’Europa esportando ovunque i
sussulti dei suoi problemi personali. Non vogliamo essere una
repubblica deUe banane, e neanche un paese da operetta, o peggio ancora, dei fichi d’india, dove le forze malavitose taglieggiano il nostro Sud sempre più
ricattato e impoverito, determinano i voti plebiscitari di intere
regioni, e intanto investono e riciclano al Nord.
Non siamo un paese dove tutto si vende e si compra, un paese senza memoria, senza coscienza e senz’anima, il paese
delle lotterie, dei gadget e dei
bingo. Dove un popolo ridotto a
plebe, senza doveri ma anche
senza diritti, immemore di tutto, vive di mille piccoli traffici
dell’illecito o ài bordi del lecito,
contento solo di salvare la pelle
e di campare alla giornata, e di
giocarsi tutto al lotto il sabato
sera. Dove i rombanti cortei di
auto blindate aprono e chiudono le scorte di qualsiasi ministro, ma vengono tolti ai colleghi superstiti di Falcone e Borsellino, detentori dei più delicati processi antimafia e anche,
oggi, occorre dirlo, dei processi
al premier Berlusconi. Prima fra
tutti, una piccola grande donna,
il cui coraggio civile è di esempio a tutti, il pm Ilda Boccassini.
Non per questo hanno lottato
e si sono sacrificate le passate
generazioni. VogUamo essere un
paese adulto, serio, responsabile, operoso, profondamente democratico, maturo. Non fateci
una specie di lavaggio in can- vergognare di essere italiani.
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - lax
011/657542 e-mail: redazione.torino0riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Foria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax081/291175, e-mail: redazione.napoll0riforma.lt;
REDAZIONE PINEROLO;
Via dei Mille, 1 -10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831, e-mail; edipro0tpellice.it
DIRETTuRE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Maria D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Toum. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paplo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitri, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con II
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 2 dell’ll gennaio 2002 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 9 gennaio 2002.
2M1
Anoclato alla
Umona stampa
parlodtca Hatiana
Le chiese di fronte al battesimo degli adulti o dei bambini
Il pedobattismo va ripensato
Più che le chiese bottiste sono quelle pedobattiste che devono
riflettere sul valore e legittimità delle loro posizioni battesimali
SALVATORE RAPISARDA
HO ricevuto da poco il n.
177 di Gioventù evangelica e, tra l’altro, ho letto a p.
61s le tesi di Fulvio Ferrario
sul battesimo cristiano. L’argomento non è nuovo, come
viene indicato nella presentazione. Alcuni numeri di Riforma del 2001 (23, 28, 32) hanno pubblicato autorevoli interventi di pastori e teologi
battisti e valdesi. L’articolo di
Paolo Ricca (n. 28) pone una
serie di domande che ancora
non hanno ricevuto alcuna risposta diretta. Il convegno
delle chiese battiste (Santa
Severa 14-16 settembre 2001),
dove purtroppo è mancato il
confronto con esponenti delle
chiese non battiste, ha affrontato sì la questione del battesimo, ha ribadito posizioni
condivise nell’ambito battista, ma non è entrato nello
specifico delle domande di
Ricca. Ecco la principale: «È
pensabile (...) andare oltre
l’accordo del 1990?». Si tratterebbe di vedere se è possibile
che i battisti riconoscano a
valdesi e metodisti il «battesimo», oltre che la «fede».
l’andare oltre il 1990. Infatti,
non credo di errare se dico
che la domanda parte dal
presupposto che il pedobattismo, almeno quello attuato
nelle chiese della Riforma,
come dice Ricca (sarebbe soltanto quello del Concilio di
Trento il pedobattismo non
cristiano?) sia una pratica cristiana, e che andare oltre il
1990 può significare soltanto
riconoscimento del pedobattismo da parte dei battisti.
Il pedobattismo
è una pratica cristiana?
Strettamente legata a questa domanda è la seguente
affermazione di Ricca: «Il
problema da discutere (...) è
se il pedobattismo sia in ogni
caso e in tutte la sue possibili
versioni una pratica non cristiana. Se si è convinti che
non è una pratica cristiana
nessun tipo di riconoscimento è possibile o proponibile.
Non è neppure auspicabile».
Come ognuno può vedere, le
domande e le questioni poste
sul tappeto sono centrali e
della massima importanza.
Non c’è dubbio, però, che esse appaiano come scagliate in una sola direzione, e
cioè verso i battisti. Essi sono
chiamati a rispondere sul valore cristiano del pedobattismo, da loro dipenderebbe
Condizionamenti storici
del pedobattismo
In quanto battista, però, mi
sia consentito auspicare un
andare oltre il 1990, ma nella
direzione opposta, cioè verso
un ripensamento della prassi
e della teologia pedobattista,
per giungere a una dottrina
che sia sganciata dai condizionamenti che nel corso della storia hanno imposto il
battesimo degli infanti (visto
che il Nuovo Testamento non
ne parla); che sia in grado di
affermare il valore della parola redentrice di Cristo attraverso la conversione, la rigenerazione non sacramentalistica e la vita ubbidiente; che
si fondi su affermazioni teologiche sostenibili e non su
frasi autoreferenti, ripetitive,
inconsistenti e spesso contraddittorie; che sia in grado
di praticare gesti che parlino
direttamente alle persone a
cui è orientata la predicazione e che non si prestino
aU’ambiguità del sacramentalismo e della mediazione ecclesiastica, tipica del cattolicesimo e avallata da chi riconosce il battesimo cattolico
come battesimo cristiano. I
battisti italiani hanno avuto
sentore delle obiezioni provenienti dalle chiese della Concordia di Leuenberg e hanno
tenuto ben due convegni sul
battesimo (dicembre ’99 e
settembre 2001). Le posizioni
battiste sono state ripercorse
e, senza alcun trionfalismo,
sono state ribadite nella concordia generale.
La Concordia
di Leuenberg
Dalla stampa evangelica ci
giunge un’eco che anche in
ambito valdese si sia discusso
e si discuta di battesimo e
persino di ribattesimo (dizione questa che spero non venga applicata alla prassi battista) ma, anche qui, non si intravedono fatti nuovi. Eppure, il testo della Concordia di
Leuenberg, nella parte che riguarda il battesimo, così recita: «Il battesimo è amministrato con acqua nel nome
del Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo. Nel battesimo
Gesù Cristo riceve in modo
irrevocabile l’uomo, caduto
preda del peccato e della
morte, nella sua comunione
di salvezza, così che egli possa diventare una nuova creatura. Nella potenza dello Spirito lo chiama alla comunione con lui e a una nuova vita
di fede, di ravvedimento quotidiano e di discepolato».
In questo testo non ricorre
la parola sacramento, né si
evince la pratica del battesimo degli infanti. Trarre le
conseguenze teologiche ed
ecclesiologiche da questa formulazione, sganciandole dalla ruggine dei rapporti consolidati o dall’occhiolino
strizzato alle chiese di destra,
potrebbe essere il giusto passo per andare oltre il 1990.
L'opuscolo della Settimana della libertà
Per la «Settimana della libertà» che cade
intorno al 17 febbraio (tra il 14 e il 21), anniversario della libertà concessa ai valdesi dal
re Carlo Alberto nel 1848, la proposta è di riflettere sulla dimensione economica della
vita personale e sociale sapendo che quest’
ultima non può essere separata dalla dimensione spirituale e di fede.
Spunti di riflessione e documentazione varia sono stati raccolti dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei) e dalTUnione awentista (Uicca), in un libretto (realizzato da dodici autori diversi) intitolato Fede e
denaro. Il testo biblico suggerito come riflessione per la predicazione nelle chiese è l’affermazione di Gesù: «Fatevi delle borse che
non invecchiano, un tesoro inesauribile nel
cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non
rode. Perché dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore» (Luca 12,33-34).
Come ordinare l’opuscolo
Fede e denaro, di circa 100 pagine, costa 5
euro a copia (più spese postali). Ci si può rivolgere direttamente a: «Settimana della libertà», c/o Confronti, via Firenze 38, 00184
Roma, tei. 06-4820503, fax 06-4827901 oppure 06-4828728. La pubblicazione sarà disponibile a partire dal 25 gennaio; per le chiese è
prevista una spedizione a mezzo corriere a
un recapito regionale al quale le comunità
possono fare riferimento: in questo caso le
spese di spedizione non verranno addebitate.
SUI GIORNALI
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Una tv «di minoranza»
Il settimanale pubblica
un articolo (4-10 gennaio)
sulla tv «Sat-7», che trasmette da Cipro ed è la televisione degli arabi cristiani.
«Nata nel 1996 (...) - scrive
Paolo Affatalo - dall’idea
dei coniugi inglesi John e
Jean Rogers, desiderosi di
portare un punto di vista
cristiano in Medio Oriente,
a sostegno delle minoranze
religiose locali, il progetto
di Sat-7 si è pian piano ampliato fino a raggiungere
(...) un bacino di utenza di
21 paesi e sei fusi orari, dal
Magreb al Medio Oriente.
Oggi (...) trasmette produzioni originali in lingua araba per 84 ore settimanali,
utilizzando frequenze su
due satelliti (...) grazie ai
quali si propone a oltre 100
milioni di telespettatori». E
ancora: «All’originaria vocazione religiosa delle trasmissioni, mai del tutto abbandonata, si è però ben
presto affiancata una dimensione culturale che oggi ha un posto altrettanto
importante nell’ambito del
progetto Sat-7 (...). “In alcune regioni in cui trasmettiamo, il 70 per cento della popolazione è analfabeta e
perciò la tv diventa un punto di riferimento per la gente”, spiega Terry Ascott,
amministratore delegato
della società editrice...».
rLGAZZETTLNO
Chiese cristiane a Venezia
Il quotidiano pubblica
un’intera pagina (29 dicembre) a seguito di altre già dedicate alle religioni nel capoluogo lagunare. Si presentano questa volta valdesi, luterani, battisti e anglicani. Scrive Carlo Saccon
neU’introduzione: «Spesso
si sente dire che Venezia è
una città “morta”. Eppure
poche città come la nostra
sono capaci di far convivere
fianco a fianco credo religiosi diversi, che lavorano
nel silenzio, incontrandosi,
scambiando idee e opinioni». In un’intervista al pastore Gregorio Plescan l’autore nota che «...la Chiesa
valdese è assolutamente
“federalista”, nel senso che
al suo interno le cose vengono decise al livello di “governo” più vicino alle istanze che di volta in volta si
manifestano». Quanto ai
battisi, si fa rilevare che la
loro «è una comunità multietnica che annovera, al
suo interno, tunisini, messicani, inglesi, giamaicani, ma
anche fedeli dalla Russia e
dalla Moldavia: poi ci sono
gli italiani». Dei luterani si
menziona fra l’altro, nell’intervista al teologo Frithjof
Roch, il grande impegno per
il dialogo con l’ebraismo.
Ritorna di tanto in tanto
nelle nostre cronache il
problema della prostituzione. A dire la verità ritorna a
ogni imbrunire, quando nelle
nostre città si accendono le
luci e appaiono le lucciole.
Semivestite (ma non tanto in
questi tempi, visto il freddo)
stanno in gruppetti di due o
tre, nere, bianche o brune, in
attesa dei cosiddetti clienti.
Secondo i dati offerti dalle
organizzazioni che cercano
di aiutare queste donne, meno della metà di loro ha scelto quella strada per libera decisione; le altre, più numerose, soprattutto le slave e quelle di colore, sono state costrette dai loro vergognosi
sfruttatori e rischiano la pelle
se tentano di sottrarsi.
Bisogna fare qualcosa. La
prima è quella di considerare
queste donne come delle cre
Sesso senza amor
5
PIERO bensì
ature umane, amate da Dio.
Gesù non ha mai fatto delle
discriminazioni. Anzi: è a
proposito di una prostituta
che dice: «Le sono rimessi i
suoi molti peccati, perché
molto ha amato». E ai farisei
dice: «Le prostitute vanno
avanti a voi nel regno dei cieli». Né Gesù si è mai sottratto
all’olio odorifero sparso sul
suo capo da una donna, né al
lavaggio dei piedi compiuto
con le lacrime di un’altra
donna. Questo non significa
certo che Gesù volesse favorire la prostituzione, ma al contrario voleva far capire che la
prima strada per aiutare queste donne è proprio quella di
trattarle come persone, come
creature umane, è la strada
dell’amore non inteso come
sfruttamento bestiale.
Ed è un’educazione che deve iniziare dall’adolescenza.
Molti specialisti sostengono
che una delle cause principali
che spingono i maschi a cercare le prostitute è proprio
per contrasto l’educazione
basata sulla fobia del sesso,
inteso sempre come qualcosa
di male. Il sesso è un grande
dono di Dio, unito all’amore.
«Fare sesso» senza amore non
significa niente, anche se avviene nel matrimonio come
dovere coniugale. Anzi: in tal
caso è peggio di un adulterio.
Salvare le prostitute significa
restituirle alla vita e all’amore,
liberandole dalla servitù. Canta la Bibbia: «Le grandi acque
non potrebbero spegnere 1’
amore (...) se uno desse tutti i
beni di casa sua in cambio
dell’amore sarebbe del tutto
disprezzato».
(Rubrica «Un fatto, un commento» della trasmissione di Radiouno «Culto evangelico» della
Federazione delle chiese evangeliche in Italia del 13 gennaio)
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VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
PAG. Il RIFORMA
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SU Nelle vie del centro di Torre Pellice
Il mercato cambia sede
Il prossimo dovrebbe essere l’ultimo mercato di Torre Pellice con i banchi lungo tutta l’isola pedonale. Dopo un primo
spostamento di numerosi venditori in piazza Cavour (frutta e
verdura più abbigliamento) tocca ora alla parte centrale del
paese, più caratteristica. Resterà la piazza Gianavello dedicata
ai generi alimentari non ortofrutta, una parte di abbigliamento
(la parte alta di via Arnaud), mentre nella parte più stretta della
stessa via verranno collocati i venditori biologici e di prodotti
tipici. Tutto questo spostamento è stato voluto dall’amministrazione comunale per garantire l’accessibilità al mezzi di
soccorso in tutti i punti del paese anche nel giorno di mercato.
Per tutti, sarà solo necessario un periodo di ambientamento.
W Le iniziative del primo distretto
Settimana per l'unità
Numerosi quest’anno gli appuntamenti nelTambito della
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. In vai Pellice
rincontro si svolgerà venerdì 18 alle 20,30 nei locali dell’asilo
della parrocchia del Sacro Cuore in via Roma a Luserna San
Giovanni. A Pinerolo incontro ecumenico di preghiera venerdì
25 gennaio, ore 20,45, alla chiesa della Tabona, parrocchia Santi Michele e Lorenzo. Due appuntamenti per le valli Chisone e
Germanasca: all’oratorio di Perosa Argentina, martedì 29, alle
20,30 serata di preghiera guidata da Karola Stobaus con una
colletta finale a favore di aiuti ai profughi afghani in Pakistan. A
Prali, a conclusione di una serie di studi biblici ecumenici, domenica 20, alle 10, nel tempio, ci sarà un culto ecumenico.
RiroEMA
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I Fondato nel 1848
A fine anno facciamo il punto sulle contribuzioni nelle comunità valdesi del I distretto
Per le chiese è tempo di consuntivi
Le comunità più grandi pagano alla secolarizzazione un prezzo elevato. Non è certo un obbligo
ma ogni realtà locale deve trovare gli strumenti per motivare il più possibile I propri membri
DAVIDE ROSSO
PARLARE di contribuzione nelle chiese è
sempre un argomento
tutto sommato delicato:
molti fattori entrano in
campo e si accavallano.
Si parla innanzitutto di
soldi, cosa sempre un po’
fastidiosa per la chiesa,
però anche della possibilità che la chiesa possa
svolgere la sua opera di
testimonianza. E poi entrano in gioco concetti
come quelli di appartenenza, di ruolo e di contributo che il singolo e la
chiesa locale possono
dare alla vita della chiesa
in generale e molto altro: ,
il fatto è che le finanze
della chiesa non sono,
come è risaputo, propriamente rosee. Eppure
queste hanno lo scopo di
poter far svolgere alla
chiesa la sua opera di
predicazione, sia dal pulpito sia attraverso altri
strumenti. Non ultima
c’è la questione dell’indipendenza, della libertà
della chiesa, cioè la necessità dell’autonomia
dalle istituzioni per la libertà della predicazione
e quindi no alT8%o per
scopi diversi da quelli
diaconali e culturali. Ma
c’è anche il problema
della riduzione dei doni
provenienti dall’estero,
dalle chiese europee che
sono in crisi economicamente o rivolgono i loro
aiuti ai paesi dell’Europa
dell’Est o altrove.
Facendo un rapido giro esplorativo nelle chiese delle Valli che stanno
preparando i loro conti
consuntivi del 2001 si vede che le chiese più in
«sofferenza» con le contribuzioni sono quelle
più grandi, mentre quel
le più piccole numericamente, tutto sommato,
vanno meglio. Hanno
problemi a Pomaretto,
Luserna San Giovanni e
Torre Pellice meno a Prali e Pramollo, anche se
poi ci sono le eccezioni
anche fra le «grandi» con
San Germano e Pinerolo
che hanno rispettato i
propri preventivi. Non è
questione di fare una
classifica di merito, se
mai di capire perché il lavoro del cassiere, e cioè il
compito di «far tornare i
conti» nelle chiese, sia
diventato un ruolo così
impegnativo.
«Il problema - dice Luciano Deodato, pastore a
San Germano e presidente del I distretto - è
che dove ci sono i numeri più grandi c’è anche
maggiore secolarizzazio
Nel 2001 Im versóte casso culto 2002 (aumento minimo del 3%) 2002 (aumento del 6%)
in Lire in Euro in Lire in Euro
100.000 103.000 54,00 106.000 55,00
^00.000 206.000 107,00 212.000 110,00
300.000 309.000 160,00 318.000 165,00
400.000 412.000 213,00 424.000 219,00
_500.000 515.000 266,00 530.000 274,00
^00.000 618.000 320,00 636.000 329,00
^00.000 721.000 373,00 742.000 384,00
^00.000 824.000 426,00 848.000 438,00
^00.000 927.000 479,00 954.000 560,00
1-000.000 1.030.000 532,00 1.060.000 548,00
ne. Sembra che l’idea
che prevale sia quella
dell’appartenenza alla
chiesa, ma anche quella
di sentirsi meno impegnati personalmente».
«Del resto - aggiunge
Sergio Ribet, pastore a
Pomaretto - molte nostre chiese vivono una
diaspora importante non
solo di tipo territoriale
ma anche spirituale». Vista dall’ottica di distretto
poi la questione contribuzioni sembra marcata
dalla perdita di responsabilità di chi dovrebbe
dare le contribuzioni. «Il
numero di chi contribuisce tende a diminuire dicono alla Ced -. Il 20%
dei membri di chiesa
non versa annualmente
la sua contribuzione,
non c’è ricambio. Ma nonostante questo le contribuzioni vanno bene rispetto alle previsioni merito, forse, anche del lavoro che abbiamo fatto
in questi anni con i cassieri delle chiese sui
meccanismi di bilancio e
del fatto che oggi, più di
qualche anno fa, si tende
a fare delle previsioni di
bilancio più realistiche».
A San Giovanni, una
delle chiese «grandi» delle vai Pellice, sono comunque soddisfatti del
risultato raggiunto. «Abbiamo mantenuto lo stesso livello contributivo
dell’anno scorso - dicono
al Concistoro - anche se
non abbiamo raggiunto
l’aumento richiestoci dalla Tavola secondo l’indice
Istat del 3%. Il problema è
che il numero di chi contribuisce è costante. Un
fatto positivo è che si sono avvicinate alla comunità persone adulte e
quindi responsabili rispetto al problema della contribuzione. Resta
comunque il fatto che
siamo una comunità di
1.700 membri e solo 1.000
danno la contribuzione».
Ma come si attrezzano
le chiese contro l’evasione della contribuzione?
«Non è una tassa - dice
Deodato -, non ci sono
forme di coercizioni, si
lavora sull’informazione,
sul far acquisire la consapevolezza che la contribuzione vuol dire far vivere la chiesa». «Occorrerebbe tempestare di più i
membri delle comunità
con le notizie sulla vita
della chiesa - incalzano
al Concistoro di San Giovanni -, fare sì che siano
maggiormente partecipi
alla vita di quella che ormai spesso loro vedono
come un’istituzione, un
qualcosa di lontano».
11 nuovo anno ci ha
portato poi tra le altre cose l’euro. Ai problemi legati alla novità e allo sbalestramento dei primi
giorni si sono sostituite le
preoccupazioni per gli arrotondamenti, i disagi
per le code e altro. Per il
momento, nelle diverse
chiese delle Valli l’euro
sembra l’ultimo dei problemi. «Non ci ha creato
particolari difficoltà - dicono in Concistoro a Pomaretto -. Per la verità
nella colletta la lira la fa
ancora da padrone e chi
ha già dato la contribuzione in euro lo ha fatto
facendo la conversione al
centesimo». La speranza
espressa a Luserna è che
non si verifichi l’arrotondamento verso il basso o
peggio ancora la «pericolosa» semplificazione: 1
milione di lire uguale 500
euro o simili. Ma al di là
dell’euro, per il quale i
cassieri del I distretto
consigliano, ovviamente
quando viene usato per le
contribuzioni, una conversione con arrotondamento verso l’alto, quello
che è certo è che la contribuzione non è legata al
tenore di vita, come ci
spiegano nei vari Concistori, ma alle motivazioni
che ognuno deve a>7ere
nel contribuire per la
chiesa. La contribuzione
non è l’iscrizione a un’associazione né una tassa.
Sta poi alla chiesa dare le
informazioni e la giusta
comunicazione perché la
consapevolezza cresca e
perché fatti come quello
dell’impegno preso da
un’assemblea di chiesa
delle Valli, lo scorso anno, di aumentare la contribuzione per le pensioni
dei pastori del 10% sia
non solo preso ma mantenuto, come è avvenuto.
ICONTRAPPUNTOI
PENSIERI SULL'ACQUA
ASPETTANDO LA NEVE
PIERVALDO ROSTAN
Improvvisamente l’acqua è diventata un argomento di forte attualità. Se
ne parla perché manca, non
piove e non nevica e gli acquedotti sono in crisi; se ne
discute quando (cosa che
in questo periodo è assai
frequente) spunta un nuovo progetto di realizzazione di una centralina idroelettrica; ci si
confronta progettando opere di raccolta e
smaltimento
delle fognature, quando si
pensa a bacini artificiali
di raccolta per
consentire T
innevamento mhmmbbws
artificiale al
posto del manto bianco naturale spesso assente.
Dunque, a ben vedere,
l’acqua conferma tutta la
sua indispensabilità; e non
è un caso che il dibattito si
faccia più diretto in annate
come questa quando, dopo
un’alluvione disastrosa come quella dell’autunno
2.000, le precipitazioni sono eccessivamente rare.
L’acqua è un bene di cui
nessuno può fare a meno
ed è proprio per questo che
deve essere mantenuta a
disposizione di tutti. Confliggono gli interessi produttivi, quelli agricoli e
quelli umani; la «quadra»
deve essere trovata a tutti i
costi, garantendo a tutti
l’approwigionamento vitale. Solo dopo verranno
eventuali progetti di utilizzo industriale o agricolo.
I tempi dei grandi corsi
d’acqua che scorrevano fra
le rocce di montagna sembra oggi, e da diversi anni,
lontano. Le precipitazioni
nell’ultimo secolo hanno
fatto registrare progressive
diminuzioni: se poi leggiamo i grafici oltre le semplici medie annuali scopriamo che anche gli anni che
complessivamente hanno
visto un’elevata piovosità
hanno al loro interno fatto
registrare periodi di forte
magra. Allora ecco che, di
fronte alle decine di richieste di nuove concessioni
giacenti in provincia lungo
tutto l’arco alpino a scopo
idroelettrico, diventa doveroso interrogarsi suil’esito
di questi progetti.
Progetti che spesso non
paiono sostenibili, prima
che sotto il profilo ambientale, nemmeno sotto quello
economico, malgrado i forti
incentivi alla produzione di
energia cosiddetta «pulita».
Il dibattito sull’impatto am
bientale delle centraline è
tutto aperto; è però impensabile condannare i nostri
torrenti a diventare lunghe
condotte forzate sotterranee (nel nome del paesaggio) lasciando in superfìcie,
per la fauna ittica ma anche
per quella di terra fra cui
l’uomo, il semplice e ormai
famoso «deflusso minimo
------ vitale».
Come superare
i conflitti fra
le esigenze
economiche e
quelle quotidiane?
Ma non è
questa la sola
contraddizione. È notizia di questi
giorni la decisione di unsindaco della vai di Susa
che ha bloc
mmmmmmmmm ^ produzione di neve
artificiale perché veniva
utilizzata la già scarsa acqua potabile del paese. Come è possibile che per una
tale attività si instauri la
prassi di utilizzare l’acqua
dell’acquedotto? Sembra
folle eppure è accaduto. Infatti da tempo è avviato il
dibattito sulla necessità di
creare dei veri e propri invasi per la raccolta delle acque onde poter attingere
per la produzione di neve;
con le Olimpiadi in arrivo
questa diventa un’esigenza
assoluta, anche se i responsabili del programma di
Torino 2006 considerano
questo aspetto come fra i
meno preoccupanti. Il problema sarebbe caso mai
quello di attribuire a questi
bacini di accumulo anche
altre funzioni. Nella fase di
realizzazione del piano di
sviluppo della vai Pellice vi
fu chi propose la realizzazione di un invaso di dimensioni medio-piccole fra
Torre Pellice e Villar Pellice. A parte l’inserimento
sulla carta, non se ne è più
fatto nulla, ma le motivazioni che spinsero due anni
fa i proponenti ad avanzare
quell’idea sono confermate.
A proposito di uSi civici,
enti pubblici e privati cittadini cominceranno presto
a far conoscenza con l’applicazione delle nuove leggi sia per le acque potabili
*che per gli scarichi fognari:
in certi casi l’applicazione
delle recenti normative ha
visto la forte resistenza
delle amministrazioni pubbliche di montagna timorose di un ennesimo «furto». Ma non è detto che sia
così: la montagna ha forte
bisogno di risorse e rischia
di svendere il proprio patrimonio; l’acqua è una ricchezza di tutti e tutti devono preoccuparsene.
12
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
TROVATO UN GUFO REALE — Singolare scoperta
fatta venerdì scorso nei pressi della discarica di
Pinerolo da parte dei guardacaccia della Provin-N
eia Collet e Gay che, avvisati telefonicamente,
hanno trovato un gufo reale apparentemente in
non buone condizioni. In realtà l’animale era
forse soltanto infreddolito; recuperato e portato
al caldo infatti il gufo ha dato immediati segni
di ripresa. Questo animale (foto) è abbastanza
presente nelle nostre valli ma poco visibile date
le sue abitudini notturne: le sue prede vanno
dai grilli ai piccoli del capriolo passando per i
topi, le rane e le lepri. Ha un’apertura alare che
sfiora i due metri, un’altezza fra i 60 e i 70 cm e
due ciuffi auricolari molto caratteristici.
IL SINDACO DI ANGROGNA SCRIVE A ODASSO —
Un amareggiatissimo Jean-Louis Sappé, sindaco
di Angrogna, ha scritto la scorsa settimana una
lettera aperta all’ex direttore delle Molinette,
Odasso. La lettera è stata anche ripresa dalla redazione torinese di Repubblica che ne ha pubblicato alcuni passaggi. Il testo, assai «forte» è
stato scritto a caldo, dopo la notizia della tangente di 25 milioni che sarebbe stata versata ad
Odasso per favorire un trapianto di reni alle Molinette. Sappé, in dialisi e in attesa di trapianto
da ben sei anni invita tra l’altro Odasso a «restituire il maltolto, devolvendolo ai bambini che
muoiono di fame (grazie anche alle storture del
sistema socio-economico che Ella ben rappresenta) e a occupare il suo tempo libero come inserviente volontario in un reparto per malati terminali». Questo dando per scontato che l’ex manager della sanità pubblica (Poggiolini insegna,
incalza Sappé) presto sia fuori dai carcere.
INCONTRI AUSER A LUSERNA — L’Auser vai Pellice con l’UnLAuser (università della terza età di
tipo popolare fondata a Torino nel 1998) ha deciso di organizzare una serie di incontri di tipo
culturale a partire dal gennaio di quest’anno
utilizzando la saletta d’arte del Comune di Luserna San Giovanni in via Ex deportati. I temi
che verranno di volta in volta affrontati vanno
dai diritti dei cittadini alla storia dell’arte
all’omeopatia. Il primo incontro è previsto per
giovedì 17 alle 15 sulle arti e loro evoluzione,
primo appuntamento del ciclo dedicato ali’arte
e tenuto dalla professoressa Annia Abani; il secondo incontro si svolgerà giovedì 31 gennaio
su «Basi materiale e tecniche dell’arte».
LA REGIONE PER I PIANI REGOLATORI — La Regione Piemonte, attraverso una delibera di giunta, ha deciso di sostenere i Comuni sotto i 5.000
abitanti che intendano portare variazioni ai propri piani regolatori in conseguenza delle normative del Pai (piano di assetto idrogeologico). I
Comuni dovranno presentare richiesta di finanziamento entro il 31 marzo di ogni anno.
BOBBIO AVRÀ UN ECOMUSEO — L’ultimo Consiglio comunale (8 gennaio) ha dato il via a un progetto per ora molto embrionale di un «ecomuseo» in località Costa. La proposta dell’amministrazione (e in effetti il primo atto è l’acquisto di
un immobile) è quella di creare un centro per la
conoscenza della cultura e la storia del luogo da
realizzarsi in un cascinale. I cittadini, se lo vorranno, potranno dare vecchi utensili, attrezzi e
foto che servano a documentare la vita di un
tempo nell’alta valle. Un piccolo spazio da offrire
ai turisti che sempre più dimostrano di apprezzare queste iniziative. Lo stesso Consiglio ha poi
nominato quale nuovo revisore dei conti il dott.
Daniele Baridon originario di Bobbio Pellice.
SOTTOSCRIZIONE PRO CERNOBIL — Le associazioni «Il sassolino bianco» e «Senza confini», comunicano i numeri dei biglietti vincenti della sottoscrizione a premi prò accoglienza bambini di
Cernobil. I primi estratti sono; 1218, 1483, 2701,
1252, 3320, 6550; seguono i premi minori: 2772,
861, 3372, 4489, 5810, 5626, 4443, 4961, 5649,
4757, 5864, 4130, 712, 686, 5744, 1086, 1019, 1001,
5604, 930, 4791, 1443, 4048, 4397, 2696, 5904,
6069, 614, 5683, 1141, 1211, 6515, 2948, 3578,
199,630, 4491, 1500, 5646, 3130, 2716, 4528, 881,
939, 2657, 4384, 2648, 4356, 710, 1539, 1962, 4370,
2626, 3939, 130, 5641, 3010, 5900, 4499, 2450. Per
informazioni rivolgersi allo 0121-954049.
PINEROLO: CELEBRAZIONI DEL GIORNO DELLA
MEMORIA — Sono diversi gli appuntamenti
previsti a Pinerolo per celebrare la Giornata della
memoria, dedicata al ricordo della fine dei campi di concentramento nazisti: dalla messa in scena, venerdì 25 gennaio, al teatro Incontro, di
«Shylock», opera che tratta i temi dell’emarginazione e della xenofobia, agli incontri come quello previsto alla biblioteca civica sabato 26 alle
ore 16,40 dal titolo «Meditate che questo è stato»
con Ferruccio Maruffi, presidente regionale
Aned. Seguirà una relazione del pastore Platone
dal titolo «Un monumento per ricordare». Sabato un corteo, alle ore 16, depositerà una corona
al monumento Ex internati di piazza Marconi.
A colloquio con Marco Armand Hugon
L'Uruguay a rischio
L'economia del paese, molto legato a quella argentina
deve già fare i conti con una stagione di grave siccità
PIERVALDO ROSTAN
Tf ARGENTINA è stata soltanto un mo
mento di passaggio; l’Umguay, la terra che ha visto tanti valdesi emigrare
dalle valli nei nostro ultimo dopo guerra, era la
meta». Così il sindaco di
Torre Pellice, Marco Armand Hugon, che proprio nei giorni in cui si è
fatta più acuta la crisi argentina atterrava a Buenos Aires per prendere
l’aliscafo diretto a Coionia Vaidense. «Abbiamo
comunque fatto in tempo a renderci conto deila
forte militarizzazione
(polizia ovunque) e dell’elevato costo della vita
(un panino a 8 dollari, il
biglietto dell’aliscafo per
Colonia a 35 dollari per
persona)», commenta
Marco Armand Hugon.
Ma l’Uruguay? «Una situazione critica, e non è
una novità: solo che negli
ultimi tempi le vicende
mondiali legate all’Afghanistan e agli attacchi
terroristici hanno allontanato l’attenzione dei
media». C’è addirittura
un proverbio che lega le
sorti dell’Umguay a quelle dell’Argentina; ma a
parte la tradizione popolare il primo cittadino di
Torre Pellice, guidato
nella sua visita laggiù da
uno zio emigrato tanti
anni fa, coglie un forte
elemento di preoccupazione. «Si teme un peggioramento generale della situazione; ma sul piano dell’agricoltura, a cui
si dedica la gran parte
degli abitanti, la stagione
agricola è già fra le peggiori: una settimana di
pioggia a novembre, proprio nel momento di tagliare il grano, ha di fatto
distmtto i raccolti. Il frumento è stato raccolto
più tardi con difficoltà
ma è sostanzialmente
inutilizzabile: ciò rappresenta un dramma per chi
(e sono tanti) si è indebitato per comprare i semi
e oggi non ha alcuna resa. Un altro problema
molto grave ha colpito gii
alievatori in apriie: l’afta,
che ha comportato l’abbattimento di quasi tutti i
capi. Ci sono state manifestazioni, quaiche forma
di indennizzo e tuttavia
oggi anche questo settore
è in forte crisi».
L’agricoltura dell’Uruguay vede aziende con
centinaia di ettari, talvolta ben lontani dalla sede
aziendale («ho conosciuto persone con i campi a
140 km da casa loro», aggiunge Armand Hugon).
Molti agricoltori sono oggi in ginocchio, costretti a
vendere la terra per pagare i debiti, la stessa benzina viene per lo più pagata
a rate. Su tutto il comparto la mano delle multinazionali che decidono
prezzi e modalità di pagamento (la Parmalat compra qui del latte, ma non
sempre lo paga). In grave
crisi quindi il comparto
agricolo, mentre l’industria conta su poche aziende; tante sono fallite.
Turismo? «Molti ospiti
provenivano dall’Argentina; che succederà ora?
Il peso uruguagio in due
settimane si è svalutato
dell’8%, il paese è pieno
di prodotti brasiliani per
lo più arrivati di contrabbando. Il materiale pubblicitario per i turisti è in
molti casi inesistente».
Insomma una situazione
molto difficile. «Non c’è
miseria, c’è povertà; i
prezzi sono molto simili
ai nostri per quanto riguarda i generi alimentari mentre gli elettrodomestici sono carissimi»,
racconta Marco Armand
Hugon che ribadisce una
tendenza già registrata in
aitri nostri servizi dall’Argentina: «Una forte richiesta di passaporti italiani; la necessità potrebbe spingere persone a
scegliere una emigrazione di ritorno. Ho avuto
anche personalmente, richieste di lavoro da noi».
E così si vive una situazione di crisi di un paese
così legato alle nostre
valli (ia Chiesa valdese ha
un ruolo primario nella
società, probabilmente
nella diffusa scolarizzazione, nella totale laicità
della scuola pubblica,
nell’assistenza attraverso
le opere sociali). Il futuro? «Bisognerebbe riuscire a capire meglio che cosa possiamo fare per il rilancio di quel paese, noi
qui, fratelli in fede e spesso parenti di molti nostri
immigrati laggiù - conclude il sindaco di Torre
Pellice -; forse lo stesso
Sinodo del prossimo febbraio potrebbe dire una
parola al riguardo».
Una proposta per Torino 2006
Anche l'occitano
lingua olimpica?
Dopo che poche settimane fa era giunta la richiesta al Comitato organizzatore di inserire tra
ie lingue ufficiali delle
olimpiadi invernali di
Torino 2006, oltre all’inglese e all’italiano anche
la lingua francese giunge
ora una nuova proposta.
Perché non utilizzare anche l’occitano?
La proposta arriva dall’associazione occitana
«La Chambra d’oc» che,
sorretta in questa sua
idea anche da alcune associazioni internazionali,
lancia la proposta di usare anche la lingua occitana come lingua olimpica.
«La popolazione di lingua
d’oc - di legge in un comunicato deil’associaziocrede che gli ideali
ne
che il Comitato olimpico
propone, “comprensione
reciproca, amicizia, solidarietà, far play" per “la
creazione di un mondo
migiiore e pacifico educando la gioventù attraverso lo sport praticato
senza alcuna discriminazione” siano alla base
della civiltà occitana sorta dalla poesia dei trovatori». L’appello sta coinvolgendo anche associazioni culturali. Comuni e
Comunità montane fra
cui la Comunità montana
della vai Pellice.
Lo stesso Ufficio europeo per le lingue meno
diffuse a sostegno delia proposta ha sottolineato la convinzione che
ia «ricchezza linguistica
rappresenta uno dei più
grandi e preziosi beni
deile nostre culture»
chiedendo ai Comitato
organizzatore di «dare un
segno concreto a favore
della tolleranza e della
ricchezza culturale accogliendo l’occitano». Olimpiadi in occitano dunque? Non è ancora detto,
però la questione è stata
sollevata e chissà che una
delle lingue ufficiali non
sia proprio quella d’oc
parlata, stando alle cifre
fornite dalla Chambra
d’oc, da 200.000 persone
solo nelle valli aipine del
Piemonte e da ben 13 milioni in Francia.
L'unico rimedio per combattere le calamità naturali
Serve più cura del territorio
DAVIDE ROSSO
UNA adeguata manu
1 ■
tenzione del territorio è la primaria forma di
prevenzione contro calamità come le alluvioni e
gli incendi. Troppo spesso la mancanza di fondi
più che la buona volontà
hanno negli anni passati
costretto a rimandare interventi magari minimi
di manutenzione ordinaria la cui non realizzazione si è dimostrata poi
dannosissima per il territorio. Ne sono consapevoli i tecnici delle Comunità montane delle Valli
che hanno aderito prontamente ai recente bando provinciale che aveva
proprio come prerogativa gli interventi di manutenzione ambientale del
territorio.
Poco più di un miliardo di lire a disposizione
delle 13 Comunità montane della Provincia di
Torino, non moitissimi
ma comunque un quaicosa a cui si sono aggiunti in molti casi investimenti aggiuntivi da parte
delle Comunità montane
stesse. Nel Pinerolese sono arrivate la scorsa settimana ie comunicazioni
ufficiali dell’awenuto finanziamento dei progetti
presentati. Si faranno così gli interventi in vai Pellice, in vai Chisone e Germanasca e si termineranno quelli nel territorio
della Comunità montana
Pinerolese pedemontano. Tutti gli interventi riguarderanno sostanzialmente la manutenzione e
la pulizia di rii secondari
e verranno appaitati, a
seconda dei casi, a coltivatori diretti della zona o
a cooperative. 1 lavori già
iniziati in alcune zone in
vai Chisone dovrebbero
proseguire in marzo.
Riuscito convegno all'ecomuseo Crumière
Le risorse di boschi e foreste
SUSANNA CARDIOL
Ha avuto un ottimo
successo di pubblico il convegno svoltosi
all’ecomuseo Crumière
di Villar Pellice nella
giornata del 15 dicembre,
organizzato dalla Comunità montana vai Pellice
dal titolo «Piano territoriale forestale (Ptf) della
vai Pellice: uno strumento per la valorizzazione
del territorio montano».
Molto interessanti e ricchi di spunti sono stati gii
interventi dei redattori
del piano, un gruppo di*
professionisti provenienti dall’area di Milano. La
loro estraneità alle Valli
ha consentito un’analisi
oggettiva e critica della
situàzione.
L’impostazione che i
redattori hanno dato al
Ptf è mirata alla valorizzazione della funzione
pubblica dei boschi, attraverso l’analisi di tutte
le componenti di un territorio montano: oltre a
boschi e praterie, si prevedono studi approfonditi sulle aree protette, la viabilità, l’attività
agricola e zootecnica, la
natura del terreno e i rischi di dissesto. Quindi
per la redazione di un Ptf
è necessario un gruppo
interdisciplinare:
dall’analisi attenta e mirata della realtà, mettendo a confronto problemi
e possibili soluzioni, per
ottenere uno strumento
in grado di fornire validi
elementi per la gestione e
riqualificazione del territorio nel suo complesso.
Partendo daH’illustrazione della situazione forestale in vai Pellice, sono
stati toccati tutti gli elementi che costituiscono
il piano. In particolare è
risultato che il 46,6% del
territorio è coperto da superficie boschiva, in gran
parte composta da castagneti, faggeti e lariceti.
Tra le caratteristiche
principali di questi boschi si evidenzia il ridotto
sfruttamento della risorsa
legno e una delle cause è
da ricercare nella situazione della viabilità silvopastorale. La superficie
servita da strade e piste è
buona, pari al 60% del
territorio in vai Pellice a
fronte del 48% dell’intera
provincia di Torino, ma il
problema risiede nella
qualità. La mancanza di
una visione d’insieme
porta a una cattiva gestione e a sprechi, quali
resistenza di strade doppie che corrono parallele
lungo un versante a ser
vizio di due appezzamenti confinanti. Creando a
valle una necessità di
consumo della risorsa legno, si riuscirebbe a motivare l’impiego di risorse
anche economiche per
ottimizzare la viabilità già
esistente. Lo studio degli
aspetti zootecnici ha evidenziato alcuni tra i punti critici dei nostri allevamenti di montagna. Una
gestione delle aree pascolate a livello unitario,
magari attraverso un consorzio, consentirebbe di
attingere a contributi per
il miglioramento e la razionalizzazione del pascolo. Un aspetto caratteristico e sicuramente
oggetto di necessaria valorizzazione, è la presenza in vai Pellice della razza bovina locale «barrà»,
unica nel suo genere.
Il Ptf dunque, proprio
per la sua ricchezza e la
vasta superficie che interessa (riguarda il 95,3%
del territorio della Comunità montana), deve essere considerato dagli enti
locali uno strumento indispensabile a supporto
di qualsiasi altro piano,
poiché consente di avere
la necessaria visione d’insieme per operare in maniera sinergica tra i vari
attori delle realtà locali.
POSTA
Bellezze da
recuperare
Dopo l’abbandono penoso ma inevitabile e
l’esodo verso la pianura e
le fabbriche di molti dei
suoi abitanti. Massello è
caduto, anzi precipitato,
in uno stato di degrado
ambientale che tutti deploriamo. Ora però si dice che fervano molti progetti «importanti» per
sollevare le sorti di questo bel vallone. Purtroppo nell’aria gelida aleggia
un’atmosfera altrettanto
gelida di disagio, incomprensione, tensione tra i
residenti e le persone
preposte al governo del
paese. Tutti capiscono
che è giunto il momento
di agire. Ma come?
Non sono in grado di
dare consigli. Posso esprimere quello che vorrei si facesse e non si facesse. Mi spiegherò con
un paragone. Come un
bel quadro rovinato dall’usura del tempo non si
butta via ma si affida nelle mani sapienti di un restauratore che rimetta in
buona luce i colori svaniti, così occorre fare a
Massello, perché Massello ha bellezze paesaggistiche da recuperare. Basta scovarle. Non c’è solo
il Pelvou e la cascata del
Pis. C’è il torrente con i
suoi profondi «tumpi»
verdi, c’è il Rion con la
cascatella spumeggiante
che precipita in una vailetta amena in cui cresce
un bellissimo tipo di genziana. Molto si è già fatto
nel campo dell’ecologia e
della viabilità.
Però vorrei che i villaggi fossero raggiungibili
non solo con le automobili ma anche a piedi con
sentieri ben segnati e
non sdrucciolevoli. Spero
che l’area di Ribba sia
presto raggiungibile e si
possa arrivare al Campo
la Salza con una bella
passeggiata attraverso i
boschi di Coumba Chavoun e Ciauveire. Vorrei
anche che chi ha gambe
buone potesse inerpicarsi fino a Codi Sart dopo
aver attraversato un ponte nuovo.
Quest’opera di recupero non è sufficiente. Bisogna anche costruire.
Se si dovesse costruire
un edificio, vorrei che esso si armonizzasse con il
paesaggio. Che dire del
turismo, per ora quasi
assente? Esso è impensabile senza che si possa
praticare almeno uno
sport. Per i giovani non
sarebbe ideale il pattinaggio? Per realizzare
una pista agibile sia in
inverno sia in estate occorrqno iniziativa e tanti
quattrini. Esistono? Si lederebbero gli interessi
dei massellini residenti?
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I pericoli legati alla mancanza di precipitazioni
Allarme per la siccità
/4 rischio il rifornimento degli acquedotti, ma si temono
anche incendi Solo il 1921 fu un anno meno «bagnato»
DAVIDE ROSSO
Mancanza di precipitazioni, falde al limite di guardia. Questa la
situazione idrica in questi
giorni in Piemonte. Quello che preoccupa sono gli
acquedotti ma anche il
pericolo incendi che potrebbero essere favoriti
dalla siccità. Dai dati forniti dalla Regione, che ha
deciso di avviare la richiesta dello stato di calamità naturale, il 2001 è
stato caratterizzato da
una piovosità in media
più bassa fra le annate
che vanno dal 1913 ad
oggi. Occorre risalire al
1921 per trovare un annata in cui le precipitazioni
siano state inferiori a
quelle del 2001. E le previsioni mentre scriviamo
non promettono nulla di
buono in termini di pioggia o neve.
11 problema siccità va
di pari passo con il problema incendi. In questo
campo qualcosa per la
verità in questi anni si è
fatto, almeno nel Pinerolese in particolare a livello di raccolta delle àcque
da usarsi per eventuali
incendi. La Comunità
montana Pinerolese pedemontano da alcuni anni si è mossa per dotare il
proprio territorio di bacini raccolta delle acque.
«Negli anni passati un
paio di bacini antincendio sono stati attivati sul
nostro territorio - dice
Claudio Rivoira, assessore in Comunità montana
- e la prossima estate
verranno appaltati i lavori per la realizzazione di
due nuove vasche, una a
Cumiana e una a San Secondo, per le quali abbia
mo già ricevuto i finanziamenti. La rete di bacini antincendio però sarà
completata solo quando
riusciremo a realizzare
anche altri due bacini
uno a San Pietro e uno a
Prarostino per i quali è
già stata fatta la progettazione ma per i quali non
abbiamo attualmente i
fondi necessari».
Anche le Comunità
montane della vai Pellice
e delle valli Chisone e
Germanasca hanno fatto
richiesta per ottenere
fondi allo scopo di realizzare sul loro territorio
strutture utili all’antincendio boschivo. «Attualmente - dicono all’ufficio
tecnico della Comunità
montana vai Pellice - abbiamo richiesto un finanziamento per una vasca
che sarà realizzata in vai
d’Angrogna nella zona di
confine con il Comune di
Torre Pellice. Ci sono
però anche altri invasi
che già attualmente sono
in funzione come quello
di Bricherasio, o il bacino
della Turati. Il vantaggio
dei bacini in quota è che
riducono i tempi di intervento sugli incendi». In
Il coro «La grangia» a Torre
Ricordando Robert
EDGARDO PASCHEnO
La sera del 19 dicembre scorso, malgrado
il freddo intenso, un folto
pubblico gremiva il tempio di Torre Pellice in occasione del concerto del
coro di Torino «La grangia», ben conosciuto e
apprezzato nella nostra
valle. Il concerto a favore
della casa per anziani
«Miramonti» di Villar Pellice, voluto da Angelo Agazzani e organizzato da
Enrico Gay, che ha fatto
gli onori di casa, ha ricordato Robert Taglierò che
nella sua lunga vita ha
amato il canto e ha saputo, a molti suoi amici, far
amare il canto.
11 concerto molto applaudito e diretto con la
solita maestria e delicatezza da Angelo Agazzani, ci ha fatto gustare
canzoni della nostra terra, del nostro Piemonte,
frutto di una meticolosa
ricerca e una capace armonizzazione. Abbiamo
apprezzato i cantori e
l’amico Angelo, molto
conosciuto dai cantori
della valle poiché fu, sul
finire degli Anni 50 e
all’inizio degli Anni 60, il
primo direttore del coro
alpino vai Pellice. 11 video, sempre di Agazzani,
all’inizio della serata, ci
ha portato Robert «le
diable» nella sua età più
avanzata, ma ancora voglioso di canto. Personalmente lo voglio ricordare
come fedele membro per
circa mezzo secolo della
corale valdese di Torre
Pellice e ancora validissimo baritono nell’allora
coro alpino vai Pellice
per il quale lasciò alcune
antiche canzoni della nostra valle e della nostra
terra occitana. Nel chiudere queste poche righe
ci auguriamo che il patrimonio canoro di Robert,
in buona parte affidato a
Enrico Gay, possa essere
tramandato a coloro che,
oggi ancora, amano il
ca,nto popolare.
{*)
via C. Alberto 52
POMARETTO
Risparmio e serietà
ONORANZE FUNEBRI
PONS A.
di BRUNO PONS
Tel. 0121-803148
Celi. 348-8588727
vai Chisone invece dove
esistono già numerosi bacini si punta sulla realizzazione sul territorio di 5
piattaforme per le vasche
mobili capaci di contenere circa 6.000 litri d’acqua
e l’atterraggio degli elicotteri dell’antincendio.
In prospettiva dei giochi olimpici
Per innevare le piste
serve più acqua
Uno dei problemi legato alle scarse precipitazioni nevose di questo
periodo è quello delTinnevamento delle piste da
sci. Si invoca da più parti
anche in vista di Torino
2006 la necessità di interventi consistenti sugli
impianti di innevamento
artificiali che però abbisognano di una grande
quantità d’acqua. La Provincia recentemente ha
presentato «Il piano delle
acque Torino 2006» in cui
si fa il punto in quello
che sarà il territorio olimpico sulla qualità dei ba- ■
cini del Chisone e della
Dora. Il Piano vuole essere uno strumento per la
pianificazione degli interventi in materia di acqua, interventi che ovviamente non riguarderanno solo l’innevamento
ma anche la depurazione
e la fornitura dell’acqua
nell’area compresa tra la
vai Chisone e la vai Susa.
«I dati preséntati nel
Piano - dicono in Provincia - forniscono un quadro dello stato attuale
delle acque dei due fiumi
che tiene conto dei picchi di popolazione turistica concentrata in particolari periodi dell’anno.
Lo sviluppò del Piano per
gli anni futuri prevede
sostanzialmente due tipi
di operazioni: un monitoraggio mobile che verrà
compiuto in collaborazione con l’Agenzia regionale per l’ambiente
che incrementerà la rete
dei campionamenti e
uno fisso realizzata con
una rete di stazioni fisse
che permettono di tenere
sotto controllo i fenomeni di maggiore carenza
idrica dei fiumi, e quindi
di maggiore sensibilità
del sistema fluviale.
Il ruolo del Centro pinerolese per la formazione
Cuochi marocchini in Italia
Grazie al corso di formazione del
Centro per la formazione continua e il
lavoro (Cfcl) di Pinerolo sono 40, di cui
alcuni già al lavoro in Italia, i cuochi
marocchini (uomini e donne) che hanno seguito a Casablanca il corso di formazione professionale organizzato dal
Centro che ha permesso loro di ottenere un attestato di specializzazione in
lingua e cucina italiana. I giovani, selezionati tra i migliori diplomati delle
scuole alberghiere locali e tutti con 1-2
anni di esperienza , hanno seguito tra
giugno e settembre 2001, un corso
molto impegnativo: 220 ore di lezioni
di lingua e cultura italiana e 120 ore di
cucina, durante le quali hanno imparato la nostra cucina. Per la lingua e la
conoscenza della realtà italiana: sono
stati loro insegnati vari aspetti della
comunicazione verbale e non verbale.
gli aspetti giuridici della loro permanenza in Italia, i nostri valori e norme
sociali comparati con quelli magrebini, la percezione che si ha del lavoratore immigrato in Italia.
Il Cfcl di Pinerolo ha organizzato il
corso congiuntamente alla Scuola alberghiera di Casablanca, con il patrocinio di Provincia e Comune di Torino e
con il pieno appoggio della Federazione
italiana cuochi. Uno studio sulTimmigrazione della Caritas indica proprio nel
settore della ristorazione l’ambito i
maggior impiego dei lavoratori extracomunitari e questo corso vuole venire incontro sia ai datori di lavoro, garantendo loro personale qualificato, sia a questi ragazzi e ragazze permettendo loro
di presentarsi sul mercato del lavoro in
Italia con una buona preparazione generale e soprattutto in modo legale.
Interreg 2 in vai Pellice
Le varietà vegetali
Uno studio importante
che non deve restare nei
cassetti ma deve invece
essere utilizzabile sia per
programmare interventi
concreti, sia in quanto
precisa mappa del territorio sotto il profilo della
conoscenza ambientale
del territorio della vai
Pellice. Sono concetti che
in molti hanno ripreso
venerdì scorso in Comunità montana vai Pellice
nel corso della presentazione dei risultati di un
lavoro svolto dall’associazione botanica Alpi
Cozie. Partendo dai risultati del precedente programma Interreg I dove
era stata compiuta una
raccolta di dati floristici e
vegetazionali per il territorio della vai Pellice è
stata dapprima intrapresa l’informatizzazione
dei dati già a disposizione. È poi stata avviata
una nuova campagna di
rilevamenti per approfondire la conoscenza
degli habitat meno noti:
sono così stati inseriti
20.000 nuovi dati, tra cui
individuate 1.300 specie
differenti (un dato molto
interessante se si pensa
alle 6.000 varietà censite
in Italia). Da questo lavoro di ricerca generale e su
alcune verifiche più puntuali in zone specifiche
sono state tratte le carte
sulla biodiversità vegetale della vai Pellice.
Quali sono le funzioni
possibili di questo studio?
Tante, ma soprattutto di
carattere educativo; con
questo termine possiamo
riferirci alla didattica ma
anche alla miglior preparazione per la gestione
del territorio. Conoscere
determinati fenomeni, gli
spostamenti delle specie
vegetali, può aiutare a gestire: alcuni esempi puntuali portati dall’associazione Api Cozie ha evidenziato attraverso gli
anni in zone ben precise
il passaggio dal prato sfaldato al bosco.
Sono fenomeni abbastanza noti in generale
ma non sempre sotto il
profilo scientifico e temporale; né il passaggio
da prato a bosco avviene
generalmente in modo
lineare. Accompagnare
questo passaggio, limitarlo garantendo terreni coltivati all’agricoltura e una
maggiore varietà del paesaggio, sono scelte che
devono essere effettuate,
a livello politico col supporto tecnico. Peccato
che alla serata, eccettuato
per i rappresentanti della
Comunità montana, i
grandi assenti siano risultati proprio gli amministratori. Conoscere il territorio per capirlo e gestirlo; potrebbe essere
questo il motto della serata; un territorio su cui si
dice spesso di voler puntare come volano di sviluppo e biglietto da visita.
NELLE CHIESE VALDESI
3“ CIRCUITO — Venerdì 25 assemblea a Chiotti.
1« CIRCUITO — Venerdì 25 gennaio, alle 20,30, ad
Angrogna, incontro di circuito sulla presenza delle
chfèsFsul territorio.
ANGROGNA — La riunione al Serre del 22 gennaio
è spostata a mercoledì 13 febbraio, quella dei Jourdan
del 29 gennaio è spostata al 19 febbraio.
BOBBIO PELLICE — Riunione quartierale ai Cairus, martedì 22 gennaio, alle 20. Domenica 20 gennaio incontro dell’Unione femminile.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 20 gennaio, alle 9, culto agli Aitali; alle 10, culto nel tempio
di San Giovanni, con santa cena e presentazione di
un’attività diaconale; alle 10,30 culto a Bricherasio.
Martedì 22, studio biblico, alle 20,45. Riunioni quartierali: martedì 22, alle 20,30, ai Gonin, giovedì 24, a
Fondo San Giovanni.
MASSELLO — Venerdì 25 gennaio, riunione quartierale a Reynaud, alle 20,30.
PERRERO-MANIGLIA— Incontro dell’Unione
femminile, martedì 22 gennaio. Mercoledì 23, alle
20,30, alTEirassa, riunione quartierale.
PINEROLO — Domenica 20 gennaio, alle 10, culto
con assemblea di chiesa.
POMARETTO — Riunioni quartierali; venerdì 18
gennaio, alle 20,30, a Porosa, mercoledì 23, alle 20,30,
ai Maurini. Venerdì 18, incontro dell’Unione femminile all’Inverso, alle 14,30. Venerdì 25 gennaio, alle 16,
culto al centro anziani di Porosa.
PRATI — Domenica 27 gennaio, alle 10, assemblea
di chiesa sul Museo; rendiconto del 2001, progetto di
allestimento, programma estivo. Riunioni quartierali,
alle 20: martedì 22 a Orgere, mercoledì 23 ai Pomieri.
PRAMOLLO — Riunione quartierale a Ruata-Bosi,
martedì 22 gennaio alle 20, alla casa pastorale.
PRAROSTINO — Giovedì 24 gennaio, alle 20,30, al
Roc, studio biblico.
RORÀ — Giovedì 17 gennaio, alle 20,30, riunione
nella famiglia di Vaqda e Adolfo: Sergio Ribet introdurrà il tema: «Islam». Giovedì 24, riunione quartierale alle Fucine, alle 20,30. Domenica 27, assemblea di
chiesa sul consuntivo del 2001 e l’impegno del 2002.
SAN SECONDO — Martedì 22 gennaio, alle 21, studio biblico sulTEcclesiaste. Mercoledì 23, alle 20,30,
riunione quartierale a Cavoretto.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: martedì
22 gennaio, alle 20, ai Simound, mercoledì 23, ai
Bouissa, a cura dell’Unione femminile.
VILLAR PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 18
al Ciarmis, martedì 22 alla Piantà, mercoledì 23 al
Teynaud. Domenica 27 culto con assemblea di chiesa.
VILLASECCA — Riunioni quartierali: venerdì 18 ,
alle 20, a Villasecca, mercoledì 23, alle 20, a Trussan.
Domenica 27 assemblea di chiesa sulle finanze.
SCUOLA DOMENICALE DI POMARETTO
Il 26 dicembre abbiamo trascorso un piacevolissimo
pomeriggio in compagnia dei bambini e dei ragazzi
della scuola domenicale, del precatechismo e del catechismo (nella foto) che guidati dalle monitrici e dalla
pastora, ci hanno presentato due piccole recite e alcuni
canti. La prima recita, un po’ insolita ma molto apprezzata, dal titolo «Il foglio verde» era tratta dal
libro «I diritti dei bambini», ci ha aiutato a riflettere sulla condizione di molti bambini nel mondo che
vedono i loro diritti continuamente violati. L'altra
rappresentazione era tratta dalla filastrocca «Il mago di Natale» di Rodati, riscritta pensando alle borgate e alle piazza di Pramollo. Ancora una volta
abbiamo avuto la dimostrazione che anche in pochi (11 bambini) si può
costruire qualcosa di valido e significativo, (i.c.)
Ridimensionamento della struttura universitaria?
La Scuola d'impresa è a rischio
Pare proprio che l’Università di Torino intenda
cancellare come struttura
scolastica speciale eliminandone l’autonomia didattica e gestionale, la
Scuola universitaria management d’impresa (Sumi) di Pinerolo trasformando il consorzio, formato da privati ed enti
locali che contribuiscono
con ben 800.000 euro
all’anno, da collaboratore attivo e propositivo in
semplice finanziatore.
«Si tratta di una questione interna alla Facoltà dice Alberto Barbero,
sindaco di Pinerolo - che
non vorremmo che vanificasse tutta l’attività che
in questi anni il Consorzio ha svolto oltre a mettere in discussione l’esperienza positiva di collaborazione tra soggetti
pubblici e privati che so
no rappresentati nel
Consorzio. Una decisione del genere sicuramente verrebbe a incidere
negativamente sulla storia del Sumi». In molti si
sono già mobilitati contro questa prospettiva,
qualcuno ipotizzando
anche un ricorso al Tar;
fra gli altri anche il senatore Malan ha presentato
un’interrogazione al ministro Moratti.
Spiega Malan: «Già a
settembre avevo parlato
al ministro Moratti della
Sumi e del consorzio che
la sostiene, in quanto si
tratta di una realtà di rilievo nazionale: una collaborazione tra pubblico
e privato nell’istruzione,
con l’intervento degli enti locali, che comporta
solo vantaggi per l’istruzione pubblica, altissima
qualità per gli studenti.
tanto da attrarne persino
da fuori Pinerolese, oltre
a compensi più alti per i
docenti. Forse proprio
questo successo dà fastidio a qualche cariatide a
Torino: l’alto livello della
didattica, l’eccellenza
delle attrezzature, gli eccezionali successi nel
bassissimo tasso di abbandono (10%), l’altissima percentuale degli studenti che trovano lavoro
subito dopo il diploma
(93%) evidenziano le carenze'di altri. La Sumi
non può venire distrutta
da nessuno e su questo
sono disposto a dare battaglia su tutti i fronti. La
pretesa dei baroni torinesi di chiudere ciò che
funziona costringendo
centinaia di pinerolesi al
pendolarismo e a strutture peggiori è inaccettabile e inqualificabile».
14
1
PAC. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli ¥vldesi
VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
■■
SPORT
TENNISTAVOLO
Sono iniziati i gironi di ritorno
nei campionati in cui milita la Polisportiva Valpellice; grande carattere per la formazione della CI
nazionale: opposti al Verzuolo, i
valligiani si sono trovati sotto per
1-4 e proprio da lì è iniziata la rimonta che li ha portati a vincere
5-4. A punti due volte Walter Fresch e Davide Gay, una Paolo Rosso. Sconfitta invece in C2: opposti
alla capolista Tt Torino i pongisti
locali sono stati battuti per 5-2
con un punto a testa di Sergio
Ghiri e Riccardo Rossetti. Ancora
in C2, nel girone E i giovani Cesano, Odino e Picchi sono stati battuti 5-0 dal Tt Moncalieri mentre
nel derby col Pinasca nel girone F
la Valpellice si è imposta per 5-3:
due punti per Floriano Lioy e Guliano Ghiri e uno di Andrea Girardon; 3 punti per Andrea Velo nel
Pinasca. Venerdì 18, a Villar Pellice, gioca la serie C2 girone D; le
altre tutte in trasferta.
CALCIO
Continua, anche alla ripresa del
campionato, la marcia del Pinerolo al comando del suo girone di
Eccellenza. Domenica i biancoblù
si sono imposti per 1-0 sulTOvada
allungando il passo grazie al pareggio del Libarna, secondo in
classifica a 6 punti. Domenica comincia il ritorno con il Pinerolo
che ospita il Era.
serie C che con un perentorio 5-2
sui Falchi Boscochiesanuova bissa
il successo della settimana prima
con il Valle d’Aosta. 1 veneti, ancora in corsa per i play off, incutono
timore ma fin dalle prime battute
si vede una Valpe pimpante e capace di andare più volte sotto la
porta avversaria. Così un Ermacora
in gran serata (fino a una botta che
lo toglierà di mezzo nel finale) il
primo tempo si chiude sul 2-1 (reti
di Ermacora e De Luca); identico
parziale nel secondo tempo (reti di
Ermacora e Pons); una bella rete di
Giordan chiude l’incontro nella
terza frazione. Da segnalare la formale protesta della squadra ospite
per le cattive condizioni della pista
di Pinerolo in apertura di secondo
tempo e una maxi rissa nel finale
che ha visto protagonisti Melotto
da una parte e Spigarolo dall’altra.
Ora, per entrambe le squadre, si
aprono le porte dei play out con le
provenienti dalla C2.
Ha.poca capacità di pungere
l’All stars under 19 che infatti,
sempre domenica sera, è stata battuta a Pinerolo per 6-1 dall’Appiano; dopo lo 0-2 del primo tempo i
ragazzi allenati da Chiarotti hanno
subito un break decisivo intorno al
primo minuto del secondo tempo.
Impossibile a quel punto rimontare lo 0-4. Per la cronaca, rete piemontese di Bianco e infortunio alla caviglia per Simone Boer.
PALLAVOLO
HOCKEY GHIACCIO
Nella settimana merita di gran
lunga la prima pagina l’All stars
femminile che si avvicina sempre
più ai play off di serie A: sabato
scorso sulla difficile pista di Agordo le ragazze di Martina hanno
portato a casa un bel punto. A
lungo in vantaggio grazie alle reti
di Michela Gaydou (con deviazione di un difensore avversario) e
Chiara Costa, le piemontesi sono
state raggiunte nel finale. Nella
lotteria dei rigori, dopo ben 8 tiri,
hanno prevalso le venete, ma la
felicità per il punto conquistato è
davvero tanta. Domenica nuova
trasferta a Merano.
Successo anche per la Valpe in
A una giornata dalla fine del girone di andata della serie C femminile, la Cerniti Technosquare è
terza in classifica a soli tre punti di
distanza dalla capolista Fiat Sisa e
a due dalle pari merito Yokohama
Ecoopolis e Ese Gmm Puntonolo.
Vinto 3-0 rincontro casalingo contro la giovane formazione casalese
della Galero Spendibene, le ragazze di Pignatelli hanno confermato
la buona forma con cui sono tornate in campo dopo lo stop natalizio, in occasione delle amichevoli
con Fiat Sisa e Green Volley Vercelli. Battute senza grosse difficoltà le giovani avversarie, ultime
nella classifica del girone, Tosello
e compagne si preparano ora ad
affrontare in trasferta l’ultima partita del girone di andata contro
l’Agil Volley Trecate, formazione
più impegnativa dejla compagine
casalese, ma che non dovrebbe
creare grosse difficoltà alle pinerolesi. Dopo un turno di stop comincerà il girone di ritorno subito con
una partita difficile per la Cerutti
Technosquare impegnata ancora
in trasferta contro la forte formazione della Yokohama Ecoopolis.
Nel girone B del campionato
maschile perdono quota i ragazzi
della Volley Pinerolo, terzi in classifica sempre a 5 punti dalla Palmar, ma superati dal Chiari che a
sorpresa è riuscito a fermare la
corsa della capolista e ad aumentare il distacco dai pinerolesi,
sconfitti in casa dalla Bbc Pianfei
Morozzo. 1 ragazzi di Scali nelle
ultime partite sembrano aver perso un po’ di quella grinta che li
contraddistingue. Anche sabato,
contro avversari fortemente motivati e caricati da una serie di risultati positivi. Baronetto e compagni sono partiti subito bene per
poi perdere lucidità e concentrazione, tanto che hanno perso il secondo set addirittura a 7. Dopo un
terzo set combattutissimo, terminato a favore degli avversari, i padroni di casa riescono a conquistare, non senza difficoltà, il quarto set, ma al tie break, punto su
punto fino al 10 pari, ha avuto la
meglio il Morozzo. Prossima partita fuori casa per i pinerolesi che
-incontreranno a Rivarolo la Lloyd
Assicurazioni Cuorgnè e avranno
la possibilità di riscattare i risultati
negativi degli ultimi incontri.
Prima partita del girone di ritorno (2 febbraio) in trasferta per entrambe le formazioni pinerolesi.
Si ritorna al PalaTechnosquare sabato 9 febbraio con Cerutti Technosquare-Tour Ronde Nus Eenis e
Volley Pinerolo-S. Paolo Ottica
Lens. Nei campionati minori, il
Val Noce ha battuto il 3S Lusema
in terza divisione femminile per 31; in terza divisione maschile il 3S
Pinerolo è stato superato per 3-0
dalla Noicora Torino. Ha vinto invece il 3S Luserna (3-1) sul Parella
in seconda divisione maschile.
I APPUNTAMENTI
17 gennaio, giovedì
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese, alle 15,30, conferenza del dr. Fabrizio Grifoni su «Gli alimenti transgenici alle soglie del terzo millennio».
PINASCA: Nel salone polivalente, dalle 15 alle 17,
danze valligiane.
18 gennaio, venerdì
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede dell’Avis dì
via Roma, prelievo e visita.
PINEROLO: Al Seminarlo di via Trieste 44, alle
20,45, incontro dibattito su «Noè camminava con
Dio, l’universalismo ebraico», con Daniele Garrone,
docente alla Facoltà valdese di teologia di Roma.
19 gennaio, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, per
la rassegna «Con gli occhi dei vinti», va in scena
«Dall’Alto» presentato dalla compagnia «Teatro città
murata». Ingresso euro 7,75, ridotti 6,20.
LUSERNA SAN GIOVANNI: L’assoqiazione «Il sassolino bianco» organizza, alle 21 nel tempio, un concerto del coro «La draia» di Angrogna; ingresso libero.
PINASCA: Al salone polivalente, alle 21, serata di
diapositive a cura del Cai.
SAN SECONDO: Nella chiesa vaidese, alle 21, serata
gospel di sensibilizzazione con il gruppo «Hora Nona
Gospel Singers», a cura delle famiglie del Cat 267.
20 gennaio, domenica
PINEROLO: Alle 16, al teatro Incontro, «Il teatrino
dell’erba matta» presenta «Bianca snow», di e con Daniele Debernardi. Ingresso euro 3,10.
PRAGELATO: Alle 10,30, «European Snowshoe».
22 gennaio, martedì
PINEROLO: Alle 17, al liceo Curie, presentazione
della «Beidana» n. 41, con dibattito sul tema dell’insegnamento della storia locale a scuola. Interventi di
Bruna Peyrot e Gaetano Leo.
24 gennaio, giovedì
PINEROLO: Al cinema Ritz, alle 20,45, per il cineforum, «Viaggio a Kadhahr».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, nella Casa valdese,
concerto del duo pianistico a quattro mani con Isabella Pqnso e Claudia Rostagno, musiche di Mozart,
Rossini, Mussorgskij.
25 gennaio, venerdì
PINEROLO: Al teatro Incontro di via Caprilli, la
compagnia «Artquarium» presenta «Shylock», monologo tragicomico. Ingresso euro 7,75, ridotti 6,20.
TORRE PELLICE: Alle 15,15, a villa Elisa, l’YwcaUcdg propone una conversazione di Marise Maria
Vascancelas sulla condizione della donna in Brasile;
l’incontro è libero a tutti.
TORRE PELLICE: Alle 20,45, alla Casa valdese, il
gruppo di studio vai Lucerna organizza un incontro
su «Comunicare nell’era digitale» con Valentina
Comba, Donatella Mutti, Alberto Sdralevich.
Pragelato: a spasso sulla neve e altre iniziative
«Racchettinvalle» numero due
Correre e camminare
con ai piedi le racchette
da neve, o ciaspole che
dir si voglia. Tutto questo
è la manifestazione pragelatese «Racchettinvalle», giunta quest’anno alla sua seconda edizione.
La manifestazione, che si
terrà neve permettendo
il 27 gennaio con partenza da Pragelato alle ore
10,45, quest’anno sarà
valida anche come prova
per gli atleti iscritti alla
coppa Europa di ciaspole
e come 1° campionato
italiano Uisp.
Numerose le manifestazioni collaterali previste che inizieranno il venerdì 25 alla palestra comunale di Pragelato con
il concerto, alle 21, del
gruppo «Tranne uno» e
continueranno il sabato
26 con la partenza, alle
9,30, della 10 chilometri
uomini e della 5 chilometri donne di fondo, valevoli per la coppa Italia
«Memorial C. Passet»; la
sera, alle 21, alla palestra
comunale concerto degli
«Architorti». La domenica
poi finalmente sarà il momento della vera e propria Racchettinvalle che
quest’anno prevede un
percorso agonistico di 8,9
chilometri, valevole per
gli atleti della coppa Europa, e un percorso ridotto per i non agonisti.
Fiduciosi ovviamente
nella buona riuscita della
manifestazione gli organizzatori, ancora galvanizzati dall’entusiasmo e
dalla grande partecipazione di pubblico e di
sportivi (oltre 1.200 persone) dello scorso anno.
«Quest’anno poi - dicono - ci sarà una interessante novità: da questa
edizione della “Racchettinvalle” infatti la manifestazione farà parte delle competizioni di coppa
Europa a cui partecipano
atleti italiani, svizzeri,
francesi, spagnoli e finlandesi. La nostra speranza, visto il successo
che le racchette da neve
stanno incontrando tra
l’altro anche per le escursioni e il turismo invernale, è che la competizione venga inserita nelle
manifestazioni collaterali alle gare che si svolgeranno al colle del Sestriere in occasione delle olimpiadi invernali del
2006». Per il momento
comunque le attenzioni
sono rivolte al tempo che
iion è certo prodigo di
precipitazioni nevose.
La speranza comunque
è che prima del 27 nevichi garantendo quel tanto di neve che basta per
svolgere regolarmente la
manifestazione. Chi volesse intanto iscriversi alla «Racchettinvalle» 2002
può rivolgersi oltre che
all’associazione «Le cia
spole» (tei. 333-9259329)
organizzatrice della manifestazione e agli uffici
di Pragelato delTAtl 2 (tei.
0122-78844) anche ai negozi «Gulliver», in corso
Gramsci 23 a Torre Pellice e «Perrero Sport» in
corso Dante 51 a Torino.
Le manifestazioni nei comuni della vai Chisone
La Giornata della memoria
DAVIDE ROSSO
GGI che le nuove
\\ schiavitù e dram
matiche povertà colpiscono moltitudini di persone, oggi che le nostre
democrazie stanno attraversando un momento
difficile, educare i giovani alla responsabilità e
alla memoria è senza
dubbio uno strumento
irrinunciabile per cercare di frenare la violenza,
l’intolleranza e l’odio».
Tutto questo è alla base
della celebrazione, il 27
gennaio, del «Giorno della memoria», giornata
dedicata al ricordo dello
sterminio e delle deportazioni del popolo ebraico e dei deportai milita
Dibattito con gli studenti a Villar
Il mondo in cortile
Venerdì 18 gennaio a
Villar Perosa, con inizio
dalle ore 21 alla sala polivalente, per «Una finestra sulle valli», si svolgerà una serata interamente dedicata al cdrom «Villar Perosa: un
paese nel mondo», realizzato dagli studenti dell’istituto comprensivo
Marro. Per la presentazione ufficiale del cd recentemente realizzato
dai ragazzi del Marro si
prevedono gli interventi,
tra gli altri, di Giovanni
Borgarello, responsabile
dei progetti educativi del
Laboratorio didattico
sull’ambiente del Centro
di Pracatinat (che parlerà
sul tema «I bambini cittadini. La scuola dell’autonomia e il rapporto
con il territorio»), e di
Bruna Peyrot, storica e
dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di
Torre Pellice (che affronterà il tema «Pensare il
mondo dal proprio cortile»). Coordinerà la serata
Mariella Amico, dirigente
scolastico dell'istituto
Marro. Sarà anche possibile visitare la mostra del
materiale fotografico e
cartaceo raccolto e prodotto dai ragazzi dell’istituto Marro in vista della
realizzazione del cd.
ri e politici italiani nei
campi nazisti.
I Comuni di San Germano, Inverso Pinasca,
Pinasca e Pramollo, unitamente all’Anpi per «far
sì che quelle atrocità restino nella memoria collettiva e per questo non
si ripetano più» hanno
deciso di dedicare non
solo la giornata del 27 al
ricordo (in quella data a
Pinasca si terrà la proiezione di «Mauthausen,
filmato sul lager della
morte» a cui seguirà una
testimonianza del pinerolese deportato a Mauthausen Sergio Coalova)
ma anche una mostra
docunjentaria «Deportazione, le immagini della
memoria». La mostra,
che ha aperto i battenti
lunedì 14 gennaio nei locali della scuola elementare Piero Jahier di San
Germano, riinarrà aperta
fino al 27 gennaio.
Si tratta di una mostra
documentaria curata da
Sergio Coalova che presenta immagini, testimonianze, informazioni sui
lager nazisti che hanno
purtroppo caratterizzato
in maniera forte quel periodo atroce. Una mostra
quindi per non dimenticare, ma anche per ricordare che cosa vogliono
dire odio, intolleranza
violenza. «Non è stato
tanto il tormento della
carne - dice Coalova quanto quello dell’anima,
(juel tormento che si
esplica in 1.000 forme e
che rode e penetra e scava e dilacera non la carne
ma lo spirito... Per noi
conta il fatto che i vivi e i
morti sono stati vilipesi e
ingiuriati nei sentimenti
più cari da una barbara
torma di bruti che intendevano instaurare in Europa un ordine nuovo».
Ciononostante la speranza continua a essere
viva, emergono dal ricordo i sentimenti che non
possono venire cancellati
e sostituiti dall’odio. «Ancora oggi - conclude Coalova -, non essendo più
giovane e certo più disincantato, nel rievocare
quelle vicende dolorose
mi sorprendo a pensare
in termini di solidarietà,
di speranza e di amore:
non di odio».
SERVIZI
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA
..
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENICA 20 GENNAIO
Cavour: Comunale - via Roma 35, tei. 68211
Fenestrelle: Guicciardi
via Umberto I 1, tei. 83904
Pinerolo: Balchet - p.za San
Donato 46, tei. 322723
SERVIZIO INFERMIERISTICO
presso i distretti
SERVIZIO ELUUMBULANZA '
teiefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento propone
giovedì 17 e venerdì 18 '
gennaio, alle ore 21,15,'
Vajont; sabato 19, ore 20,'
Atlantis. L’impero per-j
duto; ore 22,20, Merry
Christmas; domenica 20,
ore 16 e 18,15 Atlantis.
L’impero perduto; do-i
menica ore 21,15 e lu-!
nedì 21, ore 21,15 Merry
Christmas.
VILLAR PEROSA — Il
Nuovo cinema propone
sabato 19, ore 20,10 e
22.20, domenica 13, ore
16, 18,30 e 21,15, lunedì,
ore 21,15, Harry Potter e
la pietra filosofale.
PINEROLO — La mul-=
tisala Italia ha in programma, alla sala «2cento». Rat race; feriali 20 e
22.20, sabato 20 e 22,30,
domenica 15,15 17,40, 20
e 22,20. Alla sala «5cento», domenica alle ore 16,
Harry Potter e la pietra
filosofale; feriali e festivi,
ore 20 e 22,2, sabato, 20 e
22.30, Ocean’s Eleven.
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 18, ore
21, La nobildonna e il duca; sabato 19, ore 21, Skari movie 2; domenica, ore
15, 17, lunedì, martedì,
mercoledì, giovedì, ore
19.30, Atlantis; domenica, ore 18,45 e 21, lunedì,
martedì, mercoledì, giovedì, ore 21, Spy game.
Torre Pellice
I bambini
e la guerra
Nell’ambito della rassegna: «Con gli occhi dei
vinti» al teatro del Forte;
di Torre Pellice, sabato
19 gennaio, ore 21,15, la
compagnia teatro Città
murata presenta «Dall’
alto», con Elena Colombo e Paola Tintinelli. I
giornali e le televisioni di
tutto il mondo hanno
raccontato per mesi la
tragedia della guerra che
si è consumata nell’ex
Jugoslavia, riportando fe
delmente le cronache
degli orrori e delle deportazioni. In questo
contesto, poco si è parlato della condizione dell’infanzia, dei bambini
costretti a subire una si
tuazione intollerabile di,
violenza e di sopruso.
Lo spettacolo, in forma
di apologo poetico, vuole
parlare di infanzia negata, delle vicende amarissime che si sono consu
mate in questo tempo in
un paese in guerra assai
vicino a noi. L’ingresso
costa 7,75 euro (15.000 li
re); ridotto 6,20.
Per la vostra
pubblicità
tei. 011-655278
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VENERDÌ 18 GENNAIO 2002
PAG. 15 RIFORMA
LITURGIE E REGISTRI ECCLESIASTICI
PER LE CHIESE EVANGELICHE
PASSIONE E PASQUA
La Commissione liturgia delle chiese batfiste, metodiste e
valdesi ha appena prodotto un nuovo fascicolo della serie di
liturgie per il culto domenicale, si tratta del n. 2: Tempo della passlone-Tempo pasquale. Il costo di questo fascicolo
(pp. 83, formato 18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
Di questa stessa serie «liturgie per il culto domenicale»,
sono disponibili anche altri due fascicoli:
• 11 fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il periodo di Avvento, Natale e tempo dell’Epifania. Il costo di questo fascicolo (pp. 75,18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
• Il fascicolo speciale per la Cena del Signore. Il costo di
questo fascicolo (pp. 51, formato 18x24 cm) è di euro 3,00
(più spese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»;
• Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di' questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di euro 5,00 (più spese postali).
• Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per l’insediamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. 11 costo di
questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di euro 3,00
(più spese postali).
• Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celeìjrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di euro 3,00 (più spese postali).
• Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. 11 costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di euro 4,00 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici;
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio:
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100. formato 26x35) è di euro 26,00 (comprese spese postali).
Rivolgersi all’amministrazione di «Riforma»: via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
Convegno nazionale sulla scuola
■ organizzato Associazione 31 ottóbre
per una scuola laica e pluralista
LE NUOVE FRONTIERE
DELLA LAICITÀ
1-2 febbraio 2002
Casa valdese, via Beckwith 2, Torre Pellice
venerdì 1“ febbraio
ore 17,30
Valdo Spini, Scuola chiese società tra pubblico e privato
Elena Bein Ricco, Educazione interculturale e stu dio del fatto religioso in una scuola laica e pluralista
sabato 2 febbraio
Ore 9,30: Gruppi di lavoro
1) Per formulare la proposta di un insegnamento
sulle religioqi nella scuola (Marco Rostan)
2) Formazione degli insegnanti e ruolo delle Università (Nicola Pantaleo)
Ore 13
Pranzo presso la Foresteria valdese
ore 15
Assemblea nazionale dell’Associazione 31 ottobre
Informazioni e iscrizioni c/o Franco Grassi
tei. 08^-8087290; e-mail; francograssi@libero.it
mmà
ss
Argentina, la crisi viene da lontano
prestiti dati da organismi internazionali, anch’essi controllati dai paesi del cosiddetto Primo Mondo, e per il beneficio dei corrotti. Nel caso
argentino, nel periodo del governo Menem, si sono vendute tutte le imprese ma, quando lasciò il mandato dieci anni dopo, il debito era passato
da circa 50.000 milioni di dollari a 125.000 milioni.
Personalmente comprendo
che si possa dire che i politici
sono cattivi o che non hanno
avuto la capacità di difendere
la gente e la dighità del popolo ma questo, oggigiorno, non
è che una parte della verità.
Questi politici rappresentano
e/o eseguono le politiche che
sono state determinate dagli
interessi economici. I politici
sono gli strumenti di turno di
un’economia nella quale le
persone non contano più,
non hanno valore. La morte
di circa 30 persone nelle manifestazioni di fine dicembre
in Argentina non è che il risultato di questo modello.
Perché spaventarci per questi trenta se ogni giorno ne
muoiono centinaia a causa di
un sistema economico che
pensa solo a efficacia, efficienza, redditività, guadagno,
deficit zero e privatizzare?
Non renderci conto di questo e non assumere impegni
seri e concreti da parte dei
cristiani è rinnegare molte
verità che Gesù ci ha mostrato nel suo camminare in Palestina. È certo che la chiesa
può fare qualcosa; chiaro che
la chiesa deve prendersi cura
della vita di coloro che sono
nel bisogno assistendoli in
qualche modo, ma è anche
certo e chiaro che la chiesa
non può rimanere zitta e ancor meno passiva di fronte
a sistemi economici inumani
e, quel che è peggio, diretti
da paesi in cui si dice che i
cristiani sono il sostegno di
quelle società.
Prima di tutto, dobbiamo
riconoscere le nostre responsabilità, poi dobbiamo cercare di riunire gli sforzi con gli
uomini e le donne di buona
volontà e costruire o appoggiare i movimenti con sensibilità ecumenica. Non parliamo solo di ecumenismo religioso, ma soprattutto di unirci con coloro che si impegnano per la vita, la dignità e per
la salvaguardia del creato.
Perché non contrapporre la
globalizzazione dei valori
della giustizia, dell’equità e
del valore della vita in cima a
tutto, di fronte alla globalizzazione di un sistema che distrugge la condizione della
vita intesa alla luce della
Buona Novella? ■
Le dittature non sono terminate, sono cambiate solo
le forme perché esse hanno
realizzato il lavoro più sporco; il lavoro che doveva impedire il sorgere di progetti
alternativi al sistema neoliberista. E quando questo obiettivo è stato raggiunto, si è lasciato spazio per le cosiddette democrazie; l’inganno è
stato credere, come è accaduto a molti di noi cristiani,
che l’imposizione di sistemi
di oppressione erano finiti.
Oggi più che mai dobbiamo
sforzarci di percepire dove
sta il nemico della Vita; dobbiamo smetterla di combatterci tra noi per delle piccolezze, che è ciò che vuole il sistema, e cercare di risvegliare
la speranza, costruire percorsi di vita in cui la giustizia e
l’equità siano le motivazioni
centrali del nostro vivere
quotidiano.
Hugo Malan
pastore della Chiesa valdese del
Rio de la Piata (Uruguay
e Argentina), già moderador
della Mesa vaidense
Cristiani e questione mediorientale
Dei molti fatti di cronaca e
notizie politiche resici noti
giornalmente dagli organi di
informazione, ve ne sono alcuni che ci colpiscono particolarmente, stimolando in
noi sconcerto e preoccupazione. Se ci riferiamo, poi,
all’ormai decennale, di recente rinfocolato, conflitto israelo-palestinese, non sarà difficile notare come quei sentimenti assumano carattere di
affettata indignazione nei
commenti di chi ritiene scandaloso (a dir poco!) che la così
detta «Terra Sacra» sia teatro
di scontri, laddove dovrebbe
essere simbolo di pace.
Certo gli appelli alla composizione del conflitto hanno
tutti una propria legittimità
di contenuto, nonostante
che, a volte, la forma in cui
vengono espressi risulti poco
condivisibile: è il caso qui del
riferimento alla Palestina come terra «sacra», per alcuni
difficile da comprendere. Ma
tanto più stupefacente è il
fatto che proprio coloro i
quali non perdono occasione
di invocare la pace per quella
regione, e pretendono'cl’altra
parte di ergersi a rappresentanti di tutto il mondo cristiano, facciano la figura dei se
POSTA
Una precisazione
del Comitato 2006
Apprendo da un articolo a firma Gino Li Veli. pubblicato da Repubblica iì 10 gennaio, che
}a commissione regionale deputata a vagliare
i progetti relativi alle «opere connesse» per la
preparazione delle olimpiadi, avrebbe cassato
progetto di 10 miliardi finalizzato «al restauro di chiese barocche, luoghi di culto e di
'Cultura valdese».
In quanto presidente del «comitato 2006»
nominato dalla Tavola valdese ci tengo a precisare che da parte nostra nessun progetto del
tipo di cui sopra è stato fino ad oggi presentato in vista dell’ottenimento di eventuali finanziamenti.
Gradirei avere maggiori ragguagli in merito
alla notizia pubblicata e alla fonte cui ha attinto il dott. Li Veli.
Non posso escludere che altri soggetti, diversi dalla Chiesa valdese e all’insaputa del
suo comitato, abbiano presentato o presentino progetti nei quali si faccia riferimento alla
cultura, alla storia, al nome valdese. Si tratta
in tal caso di iniziative che non hanno coinvolto la Chiesa valdese o i suoi organi.
pastore Luciano Deodato
Comitato 2006 della Tavola valdese
minatori di zizzania piuttosto
che dei facitori di pace.
Il 10 gennaio 2002 nel Jerusalem Post si dà notizia della
decisione, da parte del governo israeliano, di negare alla
comunità islamica di Nazareth l’autorizzazione a costruire una moschea in quella città, sebbene dapprima
fosse sembrato raggiunto un
accordo. La ragione del mutamento d’avviso risiede nelle lamentele provenute dal
Vaticano, il quale non poteva
assolutamente tollerare che
una moschea sorgesse così
vicino alla basilica della Natività: per una volta che ci si
era messi d’accordo, ecco intervenire, in luogo del pacificatore, un terzo litigante.
Si potrebbe far notare sarcasticamente cbe tale condotta, non già schizofrenica,
è anzi del tutto coerente. Se,
infatti, si arrivasse un giorno
alla cornpleta e giusta riappacificazione, come potrebbero
certi personaggi continuare
ad appellarsi pomposamente
a essa? Non avrebbero più
niente da dire, tanto più che
israeliani e palestinesi (di comune accordo finalmente)
potrebbero pure decidere di
liberare una volta per tutte il
proprio territorio da questi
ciarlieri impiccioni...
Al di là delle battute, è forse
un argomento degno di riflessione quello del ruolo dei
cristiani nella «questione»
mediorientale: devono averne uno, e se di fatto ce lo
hanno, è quello di mediatori,
di parte in causa, o, addirittura, di fomentatori? Problemi
scottanti, soprattutto se di
fatto i cristiani si lasciano
rappresentare troppo, sempre più spesso da una, parzialissima componente.
Luca Baschera
Villar Perosa
Luciano Gay, amico di vecchia data
«Vi accompagno fuori». Luciano veniva spesso con noi,
dopo le simpatiche serate che
passavamo a casa sua e di Rita. Era l’occasione, quando il
tempo lo permetteva, di mostrarci e dirci i nomi delle varie stelle e costellazioni che
conosceva perfettamente.
«Guardo spesso alla tv le corse ciclistiche». «Sei un tifoso?». «No, le guardo perché si
vedono splendidi panorami
di montagne». L’amore per la
montagna era un’altra delle
sue caratteristiche. Le monta' gne vivevano dentro di lui e i
numerosi schizzi e disegni di
montagne che ha fatto fino
alla fine ne sono la testimonianza. «Luciano, ti sembra
corretto l’uso di questo vocabolo o di questa forma grammaticale?»: aveva un grande
amore per la lingua italiana e
ci dava il suo parere, spiegando le sfumature di un termine; oppure andava a consultare i suoi dizionari enciclopedici. E con pungente ironia
prendeva in giro, imitandole
alla perfezione, le inflessioni
dialettali o i termini impropri
entrati nell’uso corrente.
La nostra amicizia data dai
primi Anni Sessanta, quando
da Como venivamo a trovare
Rita e Luciano a Bergamo,
portandoci dietro tutti i
bambini, per il lavoro che
Tommy faceva con Rita per
la Rivista La scuola domenicale. Del resto Luciano rivendicava una precedente cono
scenza di Maria, quando, da
militare, veniva in casa Girardet a Roma a trovare i
suoi quasi coetanei Giorgio e
Franco. «Ma tu eri ancora
una bambina», soleva ripetere a Maria, sorridendo.
La nostra amicizia si è rinsaldata quando Tommy è
stato eletto pastore a Bergamo nel 1984. Da subito ha
trovato in Luciano un aiuto
prezioso: era già nel Consiglio di chiesa da circa vent’
anni e da poco aveva assunto
anche l’incarico di cassiere,
nonché di curatore degli stabili della chiesa: la chiesa di
viale Roma e la casa di via
Tasso. In seguito, la collaborazione si è estesa al Comitato di gestione della neonata
Casa di riposo. Quando anche Tommy è andato in pensione nel 1996 (Luciano lo era
già da molti anni, all’epoca in
cui le ditte favorivano le pensioni giovani), il rapporto con .
Luciano ha perso la sua dimensione professionale e si è
rinsaldato come rapporto di
amicizia e di solidarietà, soprattutto durante la malattia.
Avevamo ancora vivo il ricordo della nostra visita a Luciano il giovedì, quando sabato mattina 10 novembre ci
è arrivata la notizia della sua
morte. Non dimenticheremo
mai il sorriso, il bacio sulla
mano di Luciano quando ci
siamo salutati.
Thomas e Maria Soggin
Bergamo
Personaggi storici
Una delle cose che detesto,
sui giornali, è la replica alle
repliche che, a volte, provoca
il prolungarsi dei dibattiti oltre il limite della sopportazione. In questa occasione, però,
non posso esimermi dal replicare alla lettera del fratello
Cesare G. De Michelis sul n. 1
di quest’anno, perché vedo
che il mio pensiero è stato
completamente malinteso e,
se è stato per causa mia,
chiedo scusa. Era, secondo
me, evidente che non sostenevo l’innocuità delle «iniziative di riabilitazione del fascismo», che oltretutto sarebbero inutili perché non è possibile cancellare la storia ed è
facilissimo dimostrare quanti
disastri il fascismo e tutti i regimi totalitari abbiano provocato. Sostenevo, e sostengo,
che non c’è nulla di male nel
ricordare quei cittafiini che,
pur nell’ambito del regime
fascista, si siano distinti «in
positivo». Nella città nella
quale abito, da lungo tempo
retta da giunte di sinistra,
coesistono senza problemi
via Nenni, via Di Vittorio, via
De Gasperi, via Moro, via La
Malfa e, guarda caso, anche
via A. Di Crollalanza, i cui
non trascurabili meriti si possono trovare su qualunque
Nev
notizie evangeliche
agenzia stampa
della federazione
delle Chiese
evangeliche
in Italia
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buona enciclopedia. È ovvio
che sarei arrabbiatissimo se
qualcuno decidesse di intitolare una strada a Stalin, a
Mussolini, a Hitler o di erigere loro una statua; già mi secca molto che ci siano in Italia
tante vie Togliatti.
Idem per quanto riguarda
convegni nazifascisti e altre
simili iniziative che, forse, sarebbero anche passibili di denuncia. Intendo, comunque,
continuare a stupire il fratello
De Michelis riaffermando
che, secondo me, anche i restauri di opere architettoniche debbano, come per i dipinti, tendere a restituire loro
in tutto l’aspetto originale e
che «Credere obbedire combattere» e altre «frasi storiche» siano, oggigiorno, senza
senso e innocue.
Concludo dicendomi altresì convinto della necessità di
stare in guardia e di far sentire sul collo di ogni governo,
non importa di quale colore
politico, e non importa se nazionale o locale, il fiato dei
cittadini e spero di non dovere più, su Riforma, occuparmi di questioni esclusivamente politiche. Con sincera
stima
Alberto Rocchegiani
Aprilia (Lt)
■ PARTECIPAZIONI ■
RINGRAZIAMENTO
«Lui solo è mia salvezza
e mia roccia, ai suo riparo
starò ai sicuro»
Salmo 62, 7
I familiari di
Filippina Peyrot ved. Pastre
ringraziano tutte le persone che
con presenza, scritti e parole di
conforto hanno preso parte al loro
grande dolore.
Un ringraziamento particolare
al past, Sergio Ribet e alla diacona Karola Stobàus per le parole
di conforto e di speranza, ai dottori Zante e Baschera e alle Onoranze funebri Gardenia.
Pomaretto, 12 gennaio 2002
ERRATA CORRIGE
Nel ringraziamento apparso su
Riforma del 4 gennaio di
Rinaldo Bouvier
leggasi un grazie particolare alla
signora Elena Tourn.
Torre Pellice, 18 gennaio 2002
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 18 GENNAIO 2002
Progetti finanziati con i fondi 8%o della Chiesa valdese nella Guinea equatoriale
Due progetti nati da esigenze concrete
/ due progetti proposti dall'associozione <dosafrico Italia», riguardano l'autosostentamento
agricolo a favore della popolazione di un piccolo villaggio e la riabilitazione di un ospedale
MANFREDO PAVONI GAY
Tra i diversi progetti finanziati dalla Tavola valdese con i fondi 8%o, alcuni
riguardano la Guinea equatoriale, un piccolo paese africano, situato sul Golfo della
Guinea, formato da una parte
continentale e da tre isole:
Bioko, Annonbon e Corisco.
Si tratta di due progetti: l’uno
di autosostentamento rurale
a favore della popolazione del
piccolo villaggio di Bakake,
situato sull’isola di Bioko e
immerso nella foresta equatoriale; l’altro, un progetto sanitario finalizzato alla riabilitazione dell’ospedale di Santiago de Baney, situato a circa
50 km dalla capitale.
Progetti proposti
da «Josafrica Italia»
Questi progetti sono stati
proposti da una associazione
creata da un gruppo di giovani studenti dell’università di
Tor Vergata che avevano collaborato con missionari cattolici nella Guinea equatoriale. Dopo questa esperienza, il
gruppo dà avvio a diversi progetti tutti scrupolosamente
realizzati con un’associazione
di giovani equatoriani che
fungono da fondamentale
partner locale, che svolge con
il gruppo italiano una serie di
studi di prefattibilità e monitora i progetti nel corso della
realizzazione. «Josafrica Italia» si impegna a reperire i
fondi e svolge anch’essa una
azione di monitoraggio e verifica dei progetti. Tutti i
membri deU’associazione sono volontari e curano in modo particolare la formazione
servendosi dell’appoggio di.
antropologi e sociologi. Si
tratta di un modo di fare solidarietà che al contrario del
business della cooperazione,
che standardizza i progetti aldilà delle aspettative e dei bisogni, privilegia e valorizza le
risorse locali, investendo sul
personale locale e sulle potenzialità spesso inutilizzate.
Ne parliamo con Riccardo
D’Eramo, presidente dell’Ong
Josafrica che ha avviato entrambi i progetti con il sostegno della Tavola valdese.
- Come nasce questa vostra
Ong?
«Josafrica, che significa
“Jovanes solidarios con Africa”, nasce da un viaggio fatto
da alcuni di noi nella Guinea
equatoriale per lavorare con
un progetto sostenuto da
missionari cattolici nell’isola
di Bioko. Si trattava di rendere funzionante una mensa
scolastica e sostenere le attività della scuola elementare.
Dopo quell’esperienza abbiamo deciso di continuare un
impegno di cooperazione solidale collaborando direttamente con l’associazione Josafrica guineana, formata da
giovani guineani impegnati a
migliorare le difficili condizioni di vita del loro popolo».
Non sappiamo
il portoghese
Il dr. Elio Pellegrini, di Torino, ci fa notare che nell’articolo di Manfredo Pavoni Gay
sul progetto 8%o a favore dei
bambini di strada di Recife, in
Brasile (Riforma n. 1-2002),
siamo incorsi in alcuni errori
di ortografia portoghese. La
grafia esatta sarebbe «meninos de rua», senza la tilde, e
«Pé no Chào», anziché «Pe no
Chao». Non conosciamo tutte
le lingue ma ci pare che l’articolo fosse esaustivo. È questo,
crediamo, quello che conta. i
ca, lettini, ecc. Il costo di
questo progetto fondamentale per la regione è abbastanza
contenuto, e si aggira intorno
a 18 milioni».
Case tradizionali sull’isola Bioko
Un paese poverissimo
- Perché avete scelto dì cooperare con la Guinea equatoriale?
«La Guinea equatoriale è
uno degli stati più poveri
delTAfrica nonostante la ricchezza del sottosuolo e del
suolo di grandi quantità di
petrolio e legname. Nel 1968
ha ottenuto l’indipendenza e
dal 1979 è governata da un
dittatore di nome Teodoro
Obiang Nguema. Abbiamo
verificato durante il nostro
viaggio che l’isola di Bioko
versa in condizioni drammatiche (tifo, malaria, mortalità
infantile. Aids, sotto nutrizione), eppure gli interventi della cooperazione internazionale sono quasi assenti e totalmente inesistenti quelli governativi. Nel distretto di Baney, dove sorge l’ospedale
che stiamo sostenendo, non
esiste infatti acqua potabile,
luce, telefono, assistenza medica, neppure in forma discontinua come avviene in altre zone della Guinea. Eppure
proprio da Santiago de Baney, nonostante l’abbandono
totale, la gente non ha perso
la speranza e ha proposto a
"Josafrica Guinea” un progetto di sostegno agricolo».
Il problema sanitario
- Quali sono i problemi più
urgenti che affliggono il paese?
«Certamente il problema
alimentare e quello sanitario
sono tra i più drammatici. La
Guinea è invasa da piattaforme petrolifere che estraggono
il petrolio, quasi più che in
Nigeria, eppure il paese ha
una mortalità infantile del
11,6 per cento e solo il 10%
della popolazione ha accesso
all’acqua potabile. Anche
l’Aids è in rapido aumento a
causa della presenza di lavoratori americani e giapponesi
(Foto Vivant Univers)
e anche a causa della cultura
maschilista del paese che impone alle donne di praticare il
“sesso asciutto” attraverso la
tecnica di assorbire il liquido
vaginale con erbe mediche».
- Da qui la scelta di sostenere la ricostruzione dell’ospedale di Santiago de Baney?
«L’ospedale è stato costruito pochi anni fa e nel 1999,
quando i rappresentanti delTOng lo hanno visitato, era
già in condizioni di totale impraticabilità. Mancavano medicinali, materiale sanitario,
strumentazione medica; soprattutto mancava l’energia
elettrica. La gestione era stata
data in carico a tre cooperanti cubani, un medico, un’infermiera e un analista di laboratorio con cui abbiamo
cercato di collaborare per avviare uno studio di prefattibilità del progetto cbe fosse
davvero aderente alle esigenze primarie dell’ospedale. La
società elettrica guineana disponeva di un generatore per
l’ospedale che tuttavia non
veniva azionato per mancanza di gasolio, secondo la versione delle autorità. Abbiamo poi scoperto che il generatore non veniva acceso per
ordine dall’alto visto che nelle ultime elezioni la popolazione di Santiago de Baney
aveva votato contro il presidente Teodoro Obiang. Negli
ultimi anni il generatore veniva acceso solo durante ricorrenze nazionali o il giorno
del suo compleanno. Il progetto finanziato dall’8%o della Chiesa valdese concerne
quindi l’acquisto di un generatore, del gasolio per un anno di funzionamento, di un
microscopio ottico, materiale
per analisi cliniche, bombola
di ossigeno sterilizzatrice e
una serie di materiale da mobilio come sedia ginecologi
Un progetto di
autosostentamento rurale
- L'altro progetto nel villaggio di Bakake grande è un
progetto di autosostentamento agricolo. Può raccontarci di
cosa si tratta?
«Nel villaggio di Bakako la
popolazione si dedicava già
all’allevamento di capre e
polli, in forma però disorganizzata. Esistevano difficoltà
di badare agli animali che
spesso si allontanano dal villaggio e depongono le uova
in zone dove sono preda di
altri animali carnivori. Per
questo è emersa la necessità
per la gente del villaggio di
accudire gli animali in una
struttura tipo allevamento rispettosa delle norme sanitarie senza diventare per questo una “fabbrica di carne”
sul modello occidentale.
Questo progetto è in collaborazione con la Aga, un’associazione di agricoltori di
Bakako grande che ha lo scopo di promuovere attività per
combattere la fame e migliorare la produttività e le condizioni di vita del villaggio.
Questa associazione inoltre
analizza e interpreta informazioni relative all’educazione, all’alimentazione all’agricoltura e alla pesca tradizionale. Le attività previste riguardano la preparazione del
terreno, la costruzione di un
pollaio, di un recinto per le
capre, l’acquisto di galline e
capre. In una seconda fase la
vendita solidale dei prodotti
nei mercati di Bakako e Malabo, nuovi posti di lavoro dignitosi e il reinvestimento
degli introiti in attività di utilità sociale come il sostegno
alla scuola di Bakake. Il costo
preventivato è intorno ai 9
milioni di lire».
Favorire lo sviluppo
autonomo
«Lo scopo di questi progetti, credo sia importante sottolinearlo, non è quello di
"occidentalizzare” la Guinea
equatoriale e la sua cultura
ma mantenerla intatta permettendone però uno sviluppo autonomo, che possa offrire strumenti di crescita e
miglioramento della vita delle popolazioni. Per questo è
importante che i progetti non
siano calati dall’alto'ma nascano dalle esigenze concrete
di chi vive nel territorio, e da
una grande responsabilità
nel gestire i soldi della solidarietà che ci vengono affidati».
Dopo le elezioni presidenziali del 16 dicembre scorso
Democrazia o nuova beffa per i malgasci?
DARIO TRON
Ancora una volta ll Madagascar si trova a
un bivio della sua storia, ma una volta ancora rischia di perdere il treno del cambiamento, della democrazia e delle riforme. 11 16 dicembre scorso vi sono state le elezioni presidenziali e i candidati favoriti erano due; l’attuale presidente-dittatore Ratsiraka, che negli
ultimi vent’anni ha depredato il paese piazzando parenti e amici nei luoghi di potere, e l’attuale vicèpresidente della Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar (Fjkm, membro della Cevaa), Marc Ravalomanana, sindaco della capitale dell’isola, Antananarivo.
Negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso Ratsiraka ha aumentato salari e pensioni
dei funzionari pubblici e diminuito il prezzo
del carburante, il tutto alla ricerca di qualche
voto in più. I dati non ufficiali danno il candidato dell’opposizione, Ravalomanana, come
La tragica situazione di un'etnia
Il popolo Nuba: come nelle
«Pasque piemontesi?»
MARIO NICOLAI
Gli scontri si sono inaspriti nello scorso mese di
maggio, sotto la spinta di un
ingente schieramento armato
costituito da tre colonne militari di circa 8.000 uomini ciascuna. Con il sostegno-dell’artiglieria e dell’aviazione è
iniziata un’offensiva che ha
rischiato di cancellare definitivarnente i Nuba e comunque ne ha determinato l’isolamento dal resto del mondo
per tutta l’estate. Alla fine di
settembre, la ripresa di alcuni
voli umanitari a favore dei
Nuba è sembrata attestare un
affievolimento dell’offensiva,
che ha comunque fatto passare sotto il controllo diretto
del governo centrale vaste
porzioni del territorio Nuba,
mentre case, fattorie magazzini di generi alimentari e altre proprietà sono stati sistematicamente distrutti.
Doveri e responsabilità
dell'informazione
Della tragica, insostenibile
situazione del popolo Nuba
ci ha riferito il rev. Kizito e a
chi, stupito e confuso, manifestava la propria perplessità
per il silenzio della stampa di
informazione, ha replicato
denunciando che le cronache
e i servizi dei giornalisti e degli inviati speciali, con i quali
sul posto aveva avuto spesso
l’opportunità di stringere una
relazione di solidale amicizia,
non sempre hanno potuto
trovare collocazione da parte
delle redazioni dei grandi
giornali di informazione,
vuoi perché la vicenda dei
Nuba viene confusa con
quella delle altre popolazioni
del Sudan, vuoi perché trattasi di problemi assai complessi e difficili da spiegare,
vuoi perché lo stato di guerra
si trascina ormai da quasi
vent’anni e, ad avviso dei responsabili dei giornali, non
interessa l’opinione pubblica
italiana. Alla luce degli avvenimenti di questi giorni, delle
lacrime di coccodrillo che sono state talora versate, 11 richiamo del missionario deve
essere accolto con grande
considerazione e deve indurre a riflettere e meditare.
desi fuori dei limiti «sotto pena della vita et confisca dei
beni» con le truppe del marchese di Pianezza (8 reggimenti di cui uno di cavalleria) «determinate a cacciar
totalmente fuori dalle Valli,
tutti questi eretici... e i fondi - \
che lasciano si consegneranno a una nuova colonia».
Come infine non ricordare
che le potenze protestanti
europee si commuovevano
enormemente alle notizie
giunte dal Piemonte sulla primavera di sangue, dei massacri noti col nome di «Pasque
piemontesi» a seguito dei
combattimenti fra le truppe
del marchese di Pianezza e
gli uomini dei capitani Jahier
e Janavel che il trattato di Cavour non erano riuscite ad
evitare? Il primo ad agire fu
Cromwell: fu lui a capeggiare
l’azione diplomatica e condurla energicamente in fondo e, per la questione valde. se, il Consiglio di stato fissò
un giorno di digiuno e di preghiere, organizzò una sottoscrizione che raggiunse la
grossa cifra di 38.097 sterline.
Con quell’aiuto si «poteva ricomporre la grande famiglia
valdese in una nuova consapevolezza di responsabilità
personali e di fiducia in Dio».
Che cosa è possibile fare?
colui che avrebbe stravinto le elezioni e sarebbe così da proclamare presidente del paese sin dal primo turno. Ma il ministero
dell’Interno ha in mano qjtri dati che darebbero entrambi i contendenti sotto il 50%, rinviandoli così a un turno di ballottaggio.
I giochi non sono ancora completamente
fatti, ma una volta ancora i malgasci pensano
a una nuova beffa e a brogli enormi e sono
nuovamente disposti a scendere in piazza
ogni venerdì per manifestare il loro disaccordo e la loro rabbia, come dieci anni fa, quando purtroppo le manifestazioni pacifiche di
protesta finirono in un bagno di sangue, allorché gli elicotteri di Ratsiraka sganciarono
diverse bombe sulla folla che stava marciando disarmata verso il suo palazzo. Questa
volta l’opposizione ha avuto il vantaggio di
ritrovarsi unita attorno a un unico nome e la
chiesa riformata, insieme alle altre confessioni cristiane, ha avuto un grande ruolo.
Perché ci sentiamo
di sposare la loro causa
Il resoconto del rev. Kizito
più che uno sbigottito stupore ha suscitato in noi valdesi
sconvolgenti ricordi di tempi
fortunatamente molto lontani nella storia ma presenti
nella nostra memoria; la repressiva e punitiva azione
della chiesa, alleata nel triste
compito alle autorità dello
stato che si manifestò contro
le comunità valdesi. Anche
allora nel 1655 come ora la
giustificazione era di muovere guerra agli «eretici», anche
allora una barbara e crudele
campagna militare scatenata
al fine di far allontanare i vai
fi evidente che ormai la situazione si è fatta grave e che
se la comunità internazionale
non riuscirà ad intervenire
subito e in modo risolutivo
(fermando i bombardamenti,
le aggressioni e le distruzioni)
e se ^le organizzazioni umanitarie non potrà essere garantita la distribuzione degli
aiuti, la comunità dei Nuba
poterebbe essere cancellata
in via definitiva. Ci siamo interrogati sulle nostre possibilità concrete di sostegno e di
partecipazione e, pur dal modestissimo orizzonte della
lontana periferia abbiamo
conbluso che un contributo
possiamo e dobbiamo comunque offrirlo, adoperandoci per;
- operare come cassa di risonanza, cercando di coinvolgere sul piano locale le
istituzioni (Università, enti
pubblici, stampa locale,ecc.);
- raccogliere tramite i collaboratori del rev. Kizito che
si sono organizzati in Italia
nella Onlus Amani (www:
peacelink.it/amani.html) tutto il materiale e la documentazione disponibili da divulgare anche nelle nostre Organizzazioni e Servizi;
- cercare le modalità con
cui dare un contributo finanziario, seppur molto parziale
e forse anche solo simbolico,
ai voli umanitari di soccorso
al popolo Nuba;
- invitare tutti i credenti a
ritrovarsi nella preghiera di
intercessione e nell’ascolto
della Parola per chiedere,
con il dono della pace, una
speranza nuova di verità e
giustizia. (2 -fine)
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Un gruppo di ragazze Nuba
(Foto Gian Marco Elia)