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Biblioteca VaH-3ô
(Torino)
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della Chiesa Valdese
" Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
/\nno LXXXIÍI — Num. 24
Una copia L. SSÆ
ABBONAMENTI
{
Eco: L. 700 per
L. 1200 per Testerò
Tinterno I Eco c La Luce: L. 1200 per Tinterno | Spedis. abb, postale li Gruppo
L. ISOO per Testerò | Cambio d'indiriszo Lire 40,—
TORRE PELLICE, 20 Novembre 1953
Ammin. Claudiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17557
La Chiesa di Laodicea
“Io eonosGo le tue opere; tu non sei freddo ne fervente,,.
Apocalisse 3: 15-16
L’appunto mosso in questo passo
alla chiesa di Laodicea potrebbe oggi applicarsi a molte chiese, se non
pure alla Chiesa nel suo insieme;
nè possiamo troppo illuderci che anche la nostra Chiesa possa sfuggirgli. Queste parole rispecchiano poi
l’atteggiamento di molti, della gran
maggioranza dei cristiani, praticanti o meno, rispetto alla loro fede. E
nelle parole che seguono c’è da temere che contro di essi sia pronunciato un giudizio più grave che contro L moltissimi altri che sono decisamente freddi: « Oh, fossi tu pur
freddo o fervente! ». Quelli fra noi
che sono capaci di entusiasmi o di
sentimenti ardenti, sembrano dedicarli esclusivamente alle rispettive
fedi politiche ed in queste esaurire
le proprie capacità di entusiasmo e
di ardore, sì che ben poco ne resta
per la fede religiosa.
Mi si potrà dire: Tu che giudichi,
sei forse diverso? Ahimè no, e di
questa tepidezza che condivido con
tanti miei fratelli mi rammarico,
chiedendo a Dio la forza di poterla
superare.
Sarebbe tuttavia un errore ritenere che la situazione della chiesa di
Laodicea sia caratteristica del nostro
tempo; essa invece è stata la situaziona..aoiai»algi dell» nhjeae-.nriatian&.
e fu quella della chiesa primitiva
quando uscì dal periodo eroico degli inizi. Data l’epoca in cui fu scritta l’Apocalisse, possiamo vedere nel
lamentato atteggiamento della chiesa di Laodicea l’esempio di una tendenza che andava generalizzandosi;
quando si ritenne che era lecito rendere omaggio ai simulacri imperiali, affinchè i troppo frequenti martirii non spopolassero la Chiesa, il
periodo della fede ardente era chiuso. Si ravvivò poi sporadicamente,
come ancor oggi si ravviva là ove le
chiese sono perseguitate, mentre il
tepore continua ad essere la,regola
là dove la vita delle chiese si svolge
tranquilla, sotto la protezione e col
favore dei poteri civili, oppure dove l’avversione di questi si limita a
misure vessatorie. Talché è sempre
attuale il detto di Tertulliano che
« il sangue dei martiri è semenza
di cristiani » ; di cristiani ardenti
cioè e non solo tali di fronte allo
stato civile.
In Italia poi il tepore dei cristiani, sia appartenenti alla Chiesa di
stato che a quelle dissidenti, trova
perfetto riscontro in quel Medio Evo che si concorda nel definire epoca animata dalla fede, mentre in
realtà tutto l’ardore degli animi era
consacrata alle fazioni politiche e gli
stessi difensori della Chiesa lo erano in quanto questa impersonava un
partito.
In Francia le guerre di religione
furono in realtà lotte tra fazioni per
una supremazia politica; esse ebbero è vero vittime nobilissime che tutto sacrificarono alla loro fede, ma i
protagonisti questa fede subordinavano alla propria ambizione. Nè
molto diversamente andarono le cose in Inghilterra all’epoca dello scisma; non vogliamo, così dicendo,
accogliere la leggenda che lo scisma
avvenisse solo per permettere al re
di contrarre un secondo matrimonio o allo scopo di saccheggiare i
pingui conventi: sarebbe semplicismo eccessivo e un negare l’effettiva
spinta di un profondo fermento spirituale che influì sulle decisioni dei
potenti. E’ certo d’altra parte che
i Riformatori furono senza eccezione guidati dallo Spirito, ma i loro
sostenitori furono troppo spesso più
ardenti nel servirsi delle nuove idee
per conseguire scopi temporali, che
nel professarle.
E’ per questo che l’atteggiamento
tiepido è caratteristico delle confessioni stabilite e legittimate, mentre
l’ardore si confà a quelle ribelli e
messe al bando, che non hanno obiettivi terreni da conseguire, nè potenza da difendere.
« Niente sia più forte della vostra
fede » esortava Gianavello e per un
tempo abbastanza lungo i nostri padri si attennero alla esortazione. Ma
vi era un pericolo: che l’azione eroica, intesa a difendere questa fede, finisse con lo stimolare l’ardore
per l’azione in sè più che per la causa che l’ispirava. Quelli fra noi che
han .superata la prima e la seconda
gioventù possono ricordare come ci
si entusiasmasse per le imprese belliche dei nostri avi, come si circondasse di un’aureola la figura leggendaria dei nostri eroi dei tempi epici, e si dimenticasse quasi il perchè,
il motore del loro eroismo. Vi era
un pericolo nel modo col quale si
trattava la storia valdese, anzi più
di un pericolo: quello di esaltare la
creatura più del Creatore e quello
di sfofiiàTe nella tepidezza riguardo
alla fede.
Eppure sono certo, ricordando il
passato, che, ove si rinnovasse l’occasione di dover affrontare pericoli
o il martirio per la nostra fede, i
nostri fratelli così tiepidi o addirittura freddi, sentirebbero un « ritorno
di fiamma » e sarebbero nuovamente infiammati di zelo per la loro fe
de. E’ consolante ger, altro vedere
tra i giovani un r^movato fervore
che si manifesta conto volontarismo
d’iniziative. Ciò aii^e se le vocazioni pastorali continuano ad essere
scarse ; ma di questi^ scarsità le cause sono molteplici e forse la diffusa
mancanza di calore (spirituale è tra
le meno influenti, l^a questo è im
altro discorso.
Ben di rado le tìdese hanno seguito il consiglio nella lettera
alla chiesa di Laodf^a segue le parole di condanna : »Io ti consiglio
di comprare da me dell’oro affinato
col fuoco, affinchè tu arricchisca...
e del collirio per ungertene gli occhi affinchè tu vegga,.. Abbi dunque
zelo e ravvediti ». Quella fiamma ardente che noi lasciàinmo illanguidire fino a non lasciaipe *iche poca brace tiepida, noi possiamo ravvivarla
con il ravvedimento, Io-zelo e la preghiera, ricordando che il Signore non
estingue il lucignolo •‘fumante, e pertanto seconderà i noStri sforzi intesi
a riscaldare la nostra fede e a ricondurre il nostro clima spirituale dai
ghiacci dell’inverno al fiammeggiare dell’estate. ^ M. Eynard
Facoltà di Teologia
La Facoltà Valdese d; Teologia di Roma
(Via Pietro Cossa 42) itaette in vendita 60
copie di
Valdo Vinay
STORIA DEL CRISTIANESIMO
(sec. XIXXX)
Pagg.- 527 L. 1.500.
Sono dispense accademiche di un corso
tenuto negli anni 1951-1953. Esse trattano
con eguale ampiezza la storia delle Chiese
evangeliche e della Chiesa Romana, e, alquanto più succintamente, della Chiesa russa come pure delle altre Chiese orientali
fino ai nostri giorni. Particolarmente curata è la storia della teologia sia protestante che cattolica.
Associazione Insegnanti Cristiani Evangelici
Convegno della ripresa
Il tradizionale convegno della ripresa ha avuto luogo luogo a Pomaretto, domenica l.o Novembre. Al
mattino, partecipazione dei convenuti al culto, nel tempio di Pomaretto, presieduto dal pastore Luigi
Marauda: predicazione vigorosa e
lucida, che mette in rilievo il significato permanente, e quindi attuale,
della Riforma, nella sua aderenza
alla proclamazione evangelica.
Alle ore 14,30 hanno avuto inizio
i lavori del Convegno, sotto la presidenza del prof. E. Tron. Dopo cordiali parole di benvenuto del pastore P. Marauda, a nome della parrocchia e del Concistoro, il pastore
V. Sommani analizza quella che potremmo considerare la specifica funzione dell’insegnante evangelico: la
sua testimonianza cristiana, indipendentemente o no dalla sua caratteristica professionale di insegnante
di religione, ufficialmente consacrata. Lo studio esamina pertanto, in
una prima parte, la posizione, i compiti, le difficoltà ed i problemi dell’insegnante « di religione » evangelico nella scuola elementare, con particolare riferimento all’atteggiamento da assumere di fronte al problema della confessionalità che ispira i
libri di testo in usò; nella seconda
parte,, il rdhitore analizza le possibilità di testimonianza cristiana di
un insegnante evangelico.
La personalità di Virgilio Sommani, educatore e pastore, diciamo più
esattamente: in cui si sono semj)re
fusi armonicamente il pastore e l’educatore, è troppo nota perchè sia
necessario aggiungere che lo studio
è stato ricco di una profonda spiri
AUGUSTO JAHIER
Domenica, 8 corrente, terminava
il corso della vita terrena del pastore Valdese Augusto Jahier, nella Casa delle Diaconesse, a Tórre Pellice, in età di 92 anni.
Nato a Pramollo nell’anno 1862,
compiuti gli studi classici al Collegio Valdese di Torre Pelliee, quelli
teologici alla Facoltà di Teologia di
Firenze, veniva consacrato nel 1889.
Si iniziava, con quella data, la sua
attività pastorale, alla quale si consacrò senza riserve, con una sola ambizione, se così possiamo esprimerci: Servire fedelmente in serena umiltà di spirito. Da Vittoria (Sicilia), dove riinane due anni, eccolo
trasferito a Torre Pelliee, secondo
pastore, come si diceva, ai Coppieri, dove svolge il suo ministero durante sedici anni. Poi sei anni a Villar Pelliee, quindi a Torino, secondo pastore, nel periodo non facile
del 1916-1919. Da Torino è chiamato ad Aosta; l’emeritazione coi suoi
inesorabili limiti di età lo trova pastore, da dieci anni, a Prarostino.
Abbiamo accennato a inesorabili
limiti di età. In realtà per Augusto
Jahier questa frase può sembrare
leggermente retorica. Emeritato nel
1932, il venerato pastore emerito è
di nuovo in... attività di servizio, ad
Aosta, dal 1937 al 1940; e dal 1940
al 1943 la Tavola Valdese può ancora contare su di lui per incarichi
a Torino e Susa.
Durante il suo primo ministero a
Torino, egli trovava ancora il tempo
per dirigere con amore ed intelligenza la Casa delle Diaconesse.
E sempre e dovunque, nell’adempimento di un ministero a cui egli
dava tutto se stesso. Augusto Jahier
trovò tempo e modo di scrivere pubblicazioni varie, di profonda ispirazione religiosa e di indubbia efficacia, preziosi strumenti del suo, ed
altrui, ministero pastorale. Ed a chi
le esamini con attenzione, queste
pubblicazioni appaiano, in realtà,
come un aspetto dell’attività pastorale di un ministro di quella Parola
di Dio che deve esser più letta e che,
per esser più letta, dev’esser meglio
spiegata. (Quelques explica tions
pour aider la lecture de la Bible Il piccolo compagno della Bibbia La Bibbia nel giudizio di illustri Italiani).
La stessa cosa dicasi della Storia
Valdese: non retorica esaltazione del
passato, ma narrazione di fatti e vicende a testimonianza e rampogna
(Un demi-siècle d’histoire Vaudoise - Histoire de l’Eglise de la Tour Le Villar dans l’histoire Vaudoise).
Ora Augusto Jahier è entrato nel
suo estremo riposo, con quella serenità umile e fiduciosa che lo aveva
accompagnato in tutto il suo ministero. Un uomo di pace: ’’Facitore
di pace”; ed è il ricordo'che di Lui
rimane nel cuore di quanti lo hanno
avvicinato durante il corso del suo
ministero ’’attivo” e della sua ”emeritazione ’ ; dei suoi parrocchiani
e dei suoi amici. Un pastore che non
si rifiutò a nessuna delle responsabilità che il suo ministero e la fedeltà alla sua vocazione gli imponeva;
ma che tutte accettò con un così profondo senso di filiale fiducia nella
potenza di Dio che sovviene alla debolezza delle forze umane, da fare
della sua testimonianza, in tutti i
campi, un benefico centro di intima
irradiazione spirituale, nelle sue visite pastorali.
* * *
Ai funerali che ebbero luogo nel
Tempio Valdese di Torre-Pellice, il
10 corr., il pastore E. Ayassot proclamò il buon messaggio dell’Evangelo; il sovrintendente pastore R.
Nisbet portò il saluto della Tavola
h aldese; il pastore Paolo Bosio,
quello della Chiesa di Torino.
Alla fedele compagna del suo operoso ministero, ai figli ed ai familiari tutti, esprimiamo la nostra cristiana simpatia. Red.
tualità e nello stesso tempo fecondo
di suggerimenti pratici; ci auguriamo che il desiderio espresso dal Convegno possa, in qualche modo, trovare una attuazione pratica e che
questo studio possa essere largamente diffuso nel corpo insegnante.
Al pastore Sommani, è succeduto
il giovane insegnante Eric Avondet,
che avrebbe dovuto parlare su: Il
francese visto da Parigi. Senonchè
il nostro giovane amico che insegna
nelle scuole elementari di Aosta, ha
ritenuto più utile (e forse non a torto, ai fini del convegno) di identificare Aosta con Parigi. Il relatore ha quindi tratteggiato un quadro vivace del « francese in Valle
d’Aosta»; ad una parte storica, in
cui l’oratore ha chiarito i fondamenti storici, etnici, linguistici dell’autonomismo Valdostano, e la struttura della regione Aostana, ha fatto
seguito una seconda parte, consacrata al « problema » dell’insegnamento del francese in Val d’Aosta.
Particolarmente interessante qpiesta seconda parte dello studio per
gli insegnanti delle Valli del Pinerolese per l’analogia di particolari
problemi tecnici, collegati all’insegnamento del francese nelle scuole
elementari. Non basta evidentemente affannarsi a domandare il ripristino dell’insegnamento dèi francese, ma occorre studiare e predisporre tempestivamente un sia pur modesto piano di provvidenze che permetta ai futuri insegnanti di essere
all’altezza del loro compito, anche
senza, per questo, pretendere quelle possibilità di interessamento che
il Consiglio Regionale del Val d’Aosta ha finora così largamente e intelligentemente disposto in favore
dell’insegnamento del francese.
Dopo questi due studi che hanno
riempito, in modo''interessante, il
pomeriggio, poco tempo per la discussione e per le comunicazioni!
La necessità di valorizzare la Scuola d’Agricoltura, di Luserna S. Giovanni, è sottolineata dalla Sig.na Evelina Pons e dai professori T. Pons
e L. Micol; gli insegnanti delle nostre scuole elementari possono dare
un contributo decisivo per orientare
i ragazzi e le famiglie.
L’opportunità di collaborare alla
nuova rivista pedagogica che risulterà dalla trasformazione dell’attuale Rivista della Scuola domenicale
è segnalata dalla Sig.na Evelina
Pons; il pastore Santini che la dirigerà, sarebbe lieto di usufruire dell’apporto dell’Aice.
Il direttore dell’Eco delle Valli,
fa pure appello alla collaborazione
dell’Aice, perchè vengano trattati
sul nostro quindicinale, problemi
della scuola e della famiglia.
L’importanza della partecipazione
degli insegnanti evangelici alla vita
sindacale di categoria, in difesa della indipendenza della Scuola di Stato dall’invadenza confessionale è stata ribadita dalla signorina Evelina
Pons.
La direzione dell’Aice ricorda la
importanza del concorso fotografico,
a suo tempo bandito, per ottenere
una documentazione che dovrebbe
risultare di notevole efficacia anche
ai fini propagandistici. La data della scadenza verrà prorogata per permettere una più ampia partecipazione dei concorrenti.
La data del convegno autunnale
viene fissata all’ultima domenica di
(segue in 2;a pagina)
2
2 —
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
LA TERRE PLEIIRE
Mon ami J. H. Meille dont on connaît la plume bien taillée a fait paraître, il y a-quelques années, aux
éditeurs Jeheber (Suisse) un livre
sous le titre bien poétique « La terre chante ».
Je voudrais bien lui suggérer d’écrire un autre livre : « La terre pleure », la terre vaudoise, comme tant
d’autres du reste, qui se voit abandonnée, laissée en friches.
Nos montagnes se dépeuplent,
leurs habitants se ruent vers les villes pour entrer dans les usines, dans
les ateliers, pour faire du commerce,
ou bien ils prennent la voie de l’étranger, ils s’en vont vers l’inconnu.
Il faut reconnaître que le travail
de la terre est dur et qu’il ne rapporte pas toujours, mais il est de notre devoir de signaler aussi que les
gens qui l’abandonnent sont souvent
victimes d’une grande illusion.
Tout d’abord le travail de la terre
est de toute importance dans l’économie de la vie: inventez, construisez, lancez sur le marché les produits
merveilleux, mais ce sera toujours la
terre qui vous fournira le pain.
. Et dans un siècle où l’on est épris
de liberté, comptez-vous pour rien
le fait d’être propriétaires, de diriger votre fonds comme bon vous semble?
N’appréciez-vous pas l’air libre,
sain, fortifiant que vous respirez?
Non, aujourd’hui il faut gagner
de l’argent, l’avoir vite dans les
mains, et la terre... il faut l’ensemencer une année pour l’autre. Cela ne cadre pas avec nos méthodes
et nos exigences de vitesse. Et alors
on quitte la terre, sa liberté, son air
pour devenir les esclaves d’une machine, pour respirer un air lourd,
pour s’empoisonner de toutes façons.
On en arrive ainsi à ces monstres
de villes que sont les grands centres
industriels où grouille une population hétéroclite qui dégénère sans
cesse et qui finirait bientôt par disparaître si elle ne recevait pas du
sang nouveau venant de la campagne. " ’
C’est l’abandon de la terre qui finit par produire les crises industrielles, avec leur suite de grèves, d’émeutes et de famine, car on ne vit
pas avec des articles manufacturés,
on vit avec du pain, et lorsque la
production. dépasse une certaine limite on ne réussit plus à écouler, et
c’est la crise.
La population du monde augmente et ce n’est pas en créant de nouvelles fabriques qu’on va la nourrir; c’est en retournant à la terre
pour la faire rendre et lui arracher,
à la sueur du front, le pain quotidien. L’agriculture qui était jadis
honorée ne l’est plus aujourd’hui et
c’est une grave erreur dont on ne
mesure peut-être pas encore toutes
les graves conséquences.
Si nous ouvrons les livres sacrés de
différentes religions nous verrons
qu’on lui octroyait de remarquables
éloges. Prenons au hasard l’^vesia:
plusieurs pages se rapportent à l’agriculture et avec des accents de recommandation. D’après ce texte on
décernait des prix et des honneurs
à celui qui le premier défrichait un
terrain inculte, et par une belle ima
( Continuazione)
ottobre per permettere una partecipazione più totalitaria degli insegnanti. L’ organizzazione di quello
primaverile verrà studiata dalla direzione dell’Aice, Jenendti presente
le esperienze del passato e i desideri
dei presenti che sembrano orientarsi in favore di un convegno di due
giorni, sul tipo di quello di Milano.
L’organizzazione logistica del convegno è stata perfetta in tutti i suoi
particolari, dal pranzo in comune al
thè offerto dalla Comunità di Pomaretto; agli organizzatori, la gratitudiné dei convenuti.
Una bella e buona giornata, serena e giovanile, in cui è regnato sovrano l’affiatamento di compagni di
opera, che hanno bisogno di incontrarsi per confrontare le loro esperienze, ai fini di un potenziamento
della loro attività. rep.
ge il est dit que les esprits du mal
se troublaient et prenaient la fuite
lorsqu’ils voyaient germer les blés et
les épis blondir dans un champ.
Je ne peux résister à la tentation
de citer quelques vers dans la traduction d’Italo Pizzi:
« Dimmi tu, o Santo, o Fattor dei terreni
Esseri, chi alla terra è di maggior
Letizia apportatori Quegli è....
...che numero maggiore
Di biade crescer fa, d’erbe nei paschi,
E d’alberi fruttiferi....
....ower quando altri un terreno
Arido irriga, o un campo d’acqua pregno.
Va prosciugando...
....Poiché tu mi coltivi ^
A te qui sempre ne verrò portando
D’alimenti ogni sorta...
Ma a quel che questa terra non coltiva
Tu qui sempre starai, d’altri alla porta
Venendo, fra color che chiedon pane
Limosinando...
Santissimo! Oh! colui che coltivando
Le biade va, la santità si coltiva!
E non scenda in Inferno mai chi lavora.
Dans un pays où l’agriculture était honorée à ce point le fait d’arracher des plantes était considéré comme un péché, comme un crime.
Il serait fort souhaitable que malgré le dur labeùr et certaines saisons peu propices on restât attaché
à la terre, qu’on y.revînt.
Il faudrait cependant se moderniser un peu, sortir de l’ornière, «lu
retranchement : On a tou jours fait
ainsi! Il faut recourir à de plus rationnelles méthodes de culture, faire l’essai de noiivêlles céréales par
exemple, renouveler le cheptel d’élevage en introduisant des races cpii
assurent un rendement plus élevé.
L’agriculteur 4evrait se faire une
culture agricole. -Or je voudrais savoir combien de nos paysans ont des
livres — au moin un livre — traitant de questions agricoles, combien
sont abonnés à des journaux qui puisent les aider dans leur tâche, leur
suggérant des idées.
Le dépeuplement de nos Vallées
préoccupe nos gens représentatifs, et
pas d’aujourd’hui seulement, tant
il est vrai que pour y remédier on
a créé une école d’agriculture dont
on sentait le besoin, que l’on réclamait car disait-on, son enseignement
sa technique auront comme résultat
de faire rendre davantage les terres
et d’obtenir du bétail des produits
pouvant figurer au marché.
Cette école existe toujours, mais
le nombre des élèves en est fort restreint et les jeunes gens des Vallées
n’ont pas répondu à l’attente, à l’intéressement des organisateurs.
N’y a-t-il pas de jeunes agriculteurs, intelligents et de bonne volonté qui se décident à venir à cette école? Les cours vont commencer, décidez-vous: de nouveaux horizons
s’ouvriront devant vous, non seulement vous réussirez à faire rendre
vos terres mieux -que par le passé,
mais le travail, bien que dur, deviendra plus intéressant, car vous l’accomplirez en connaisseurs et non pas
en routiniers.
Pour de plus amples précisions
voir le numero de l’Eco du 23 octobre 1953. Lisez, méditez: une belle
opportunité est offerte aux garçons,
à l’école d’agriculture, aux filles, à
l’école d’économie domestique.
L. M.
Scuola Valdese
Le scuole di montagna
Convegno della ripresa
A complemento di quanto pubblicato nello scorso numero del nostro
quindicinale dal dott. Giorgio Peyrot, in merito all’insegnamento del
francese nelle Valli del Pinerolese,
riteniamo opportuno comunicare ai
nostri lettori il testo di im ordine
del giorno, illustrato alla Camera,
nella seduta del 21 ottobre u. se.,
dall’on. Emanuela Savio (d. c.) in
sede di discussione del Bilancio della pubblica istruzione, come riferisce L’Eco del Chisone, ed il testo
di una interrogazione rivolta dall’on.
Giuseppe Alpino allo stesso Ministro
della Pubblica Istruzione, in data 31
ottobre.
Dice l’o.d.g. presentato dall’on.le
Emanuela Savio:
”ta C&mèru, considerata la grave
situazione dell’istruzione elementare
nelle zone di montagna, resa ogni
giorno più disuguale e frammentaria
per la chiusura delle piccole scuole
a causa dello spopolamento;
in considerazione dell’onere finanziario che i comuni di queste zone
disagiate debbono affrontare per istituire scuole sussidiate;
mentre fa voti che un piano edilizio organico e nazionale possa dare alla scuola la sua casa,
ritenendo per altro urgente offrire alla popolazione montana un insegnamento completo quale garanzia della permanenza della famiglia
nel suo naturale ambiente e del suo
miglioranìento spirituale ed economico (e questo nello spirito che informa la legge Fanfani n. 991 in favore dei territori montani), .
invita il Governo 1) a dare appoggio e riconoscimento al felice esperimento dei convitti alpini istituiti
in alcuni centri del Piemonte, 2) a
modificare gli orari, i metodi ed i
programmi di insegnamento rendendoli aderenti alle condizioni ambientali specifiche delle zone montane,
3) ad istituire un corpo insegnante
specializzato il quale, beneficiando
di un ruolo speciale che assicuri vantaggi di carriera ed un’indennità di
disagiata residenza, possa con continuità assolvere il suo compito educativo e formativo;
impegna il Governo 1) ad una più
intensa opera di assistenza in favore della popolazione scolastica della
montagna, 2) ad un maggior potenziamento della educazione popolare
in dette zone”.
more dell’ autorizzazione, già sono
iniziate le scuole.
U interrogante chiede risposta
scritta”. ’’’
A prescindere da quelli che saranno gli sviluppi pratici dell’azione iniziala da alcuni comuni delle Valli
del Pinerolese in favore del ripristino dell’insegnamento del francese,
non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione per il fatto che
detto ripristino non viene più considerato o polemicamente presentato come fine a se stesso, ma inserito
nel più ampio quadro del gravissimo problema delle scuole di montagna. Ci rincresce pertanto di non
avere il testo dell’intervento con cui
la on.le Emanuel» Savio ha illustrato il suo o.d.g., j|[erchè questo presenta il problenla in tuttala sua complessa gravità: ,
1) Lo spopolamento delle zone di
montagna (e non è proprio più il
caso di parlare con pietoso eufemismo, di alta montagna) è una dolorosa realtà, il cui progressivo sviluppo isterilisce il patrimonio nazionale in tutti i suoi settori.
2) Questo spopolamento progressi
vo se ha un suo aspetto economico
sociale (che è stato già oggetto di
studi parziali e di provvidenze legislative più parziali ancora e non inquadrate in un piano organico, per
cui i risultati sono stati troppo spesso negativi) ha anche un suo aspetto
spirituale che è gtato finora troppo
spesso sottovalutato ed ignorato. (Si
può parlare di- una cc scristianizzazione della montagna » come si è
parlato di una cc scristianizzazione
della campagna », in Francia per esempio?). I
3) E’ inutile legiferare in tema di
miglioramenti economici delle zone
montane se «jonteiuporaneamente non
si pon mano ad un’adeguata riforma scolastica, procedendo ad un intelligente decentramento di organi
smi amministrativi che conceda una
certa libertà di iniziativa, assolutamente indispensabile, specialmente
nel campo scolastico.
4) Bisogna che le scuole di montagna non siano pili considerate come terra d’esilio, come sedi disagiate dove vivono i montanari, ma
da cui scappano, gl’ insegnanti
(quando le raggiungono! Perchè in
quasi tutti i comuni di montagna,
incontrate il montanaro che vi sa descrivere le lacrime, la disperazione,
la fuga di qualche insegnante, arrivata fresca fresca dal « basso »).
5) Bisogna (ma quanti bisogna... !)
che anche i Comuni sentano questo
aspetto del problema. Che non si oda
più un responsabile di un’Amministrazione Comunale (in tempi non
remoti e neppure di montagna proprio alta) dichiarare ad un maestro
che chiedeva si procedesse ad alcune urgenti riparazioni: cc Ma lei lo
sa che abbiamo già tante spese; cosa dirà la Giunta se m’imbarco in
spese improduttive.... se si potesse
utilizzare tutto lo stabile... ». (Per
la cronaca l’insegnante rimasto dapprima un po’ soprapensiero, si aggrappò aWutilizzare e suggerì candidamente, o quasi: « In quanto all’utilizzazione, si potrebbe provvedere: buttate giù le pareti delle aule: così diventa al pianterreno mercato coperto (zucche e affini) e al
piano superiore: stallaggio (somari e affini) ».
Purtroppo le boutades non hanno
mai risolto i problemi. Ma purtroppo la « scuola » è ancora per troppi
che vedono solo il lato economico,
una spesa « improduttiva ».
6) Per uscire (o non uscire?) dal
seminato : le nostre scuolette di quartiere, già onorate Università delle
capre, già all’avanguardia dell’edilizia scolastica, un secolo fa, hanno
camminato coi tempi o sono rimaste ferme a un secolo fa? Gl.
di agricoltura
Domenica 8 novembre, con un bel
sole autunnale che ha permesso di
fare la cerimonia all’aria aperta, si
sono inaugurati i corsi della Scuola
d’Agricoltura e d’Economia Domestica, presenti il presidente del Comitato di Direzione dott. Mario Gherardi, il corpo insegnante, gli alunni e le alunne, oltre un certo numero di invitati ed amici della istituzione, fra cui in rappresentanza del
Comrme di Torre Pollice il sindaco
prof. Armand Hugon ed il sovrintendente pastore R. Nisbet.
II pastore Ayassot apre la cerimonia con un breve culto traendo ispirazione dalle parole del Salmista:
Rafferma, o Signore, l’opera delle
nostre mani, e invocando colla preghiera l’assistenza e la benedizione
di Dio.
Il prof. Jalla comunica le adesioni di vari amici che non hanno potuto intervenire, fra cui quella del
Vice Sindaco di Luserna S. Giovanni, sul cui territorio sorge la scuoia;
poi fa l’appello nominale di tutti gli
alunni e alunne — e precisamente
9 alunni presenti e 12 alunne — a
cui rivolge un cordiale saluto di benvenuto, indicando loro lo scopo della Scuola.
Il Direttore signor Fluhmann richiama l’attenzione alla serietà deg-li studi e sulla necessità della disciplina e dell’applicazione per conseguire buoni rissultati.
11 prof. Armand-Hugon, sindaco
di Torre Pellice, rivolge anche lui
la parola agli alunni sviluppando il
concetto del privilegio che hanno di
vivere di una vita sana all’aria aperta. Lamenta il fatto che siano così
pochi gli alunni delle Valli e consiglia il Comitato direttivo di fare il
possibile per raggiungere i nostri
contadini, andando a dimostrare praticamente sul posto i risultati che
si possono ottenere con culture aggiornate e razionali.
Apparentemente la scuola si apre
sotto buoni auspici: 12 ragazze iscritte e 9 ragazzi (al momento in
cui scriviamo}, pico^apparenteniepte
perchè non è’tufto questione di numero, almeno per quello che riguarda la scuola d’agricoltura, la «{uale
è stata creata con fine precipuo di
fornire ai giovani agricoltori delle
Valli una teoria ed una pratica agricola atta ad assicurare un miglior
rendimento della terra ed a migliorare il tenore di vita dei contadini,
sì da arginare il flusso migratorio e
l’affluenza verso le fabbriche. Ora
pel momento gli alunni delle Valli
sono due sqli, il che è sommamente
rincrescevole anche se è certo simpatico il veder affluire delle reclute
da tutte le regioni d’Italia, perfino
dalla Sicilia. L. M.
Scuola Latina
Doni ricevuti con riconoscenza dalla Direzione dal 1 Agosto al 31 Ottobre 1953:
Signore e Signori: Bertalot Giovanni, Inipiegato (S. Germano Ch.) 2.000 — Lina
Miegge (Torre Pellice) 500 — H. K. Z.
2.000 — Dott. Arturo Gay, vice Console
(Monaco di Baviera) 2.0C0 — Ghigo Ida e
Abele (Torre Pelliee) 2.000 — Eldo Mattone, pastore ev. (S. Antonino, Susa) 2.000 —
Giordano-Long Ilda, ins.te (S. Germano
Ch.) 2.000 — Laura e Lucilla Matthieu (Palermo) 2.000 — Rostan Iris (S. Germano
Ch.) 2.000 — Peyronel-Gay Alina (Napoli)
2.000.
L’interrogazione dell’on.le Alpine»
suona invece cosi:
”// sottoscritto chiede di interrogare l’On. Ministro, per conoscere
i motivi che tuttora ritardano l’accoglimento delle domande, avanzate
da varie amministrazioni comunali
delle valli del Pellice e del Chisone
e corredate del parere favorevole del
Provveditore agli Studi di Torino,
per essere autorizzate a far svolgere
l’insegnamento del francese nelle locali scuole elementari, a spese proprie e fuori orario, con frequenza
del tutto facoltativa.
Quanto sopra anche perchè, nelle
Una storia del ‘ contributo che gli
insegnanti valdesi hanno recato all’opera della loro Chiesa ed a quella pii) Specifica di quella che, più
o meno propriamente, continuiamo
a chiamare la sua Opera di Evangelizzazione, non è ancora stata scritta. Dal volume: Cento anni di storia, è certo possibile intuire l’importanza di questo contributo e gii
archivi della Tavola Valdese potrebbe fornire un materiale prezioso ad
uno studioso che non disdegnasse la
faticosa opera dell’indagine storica.
Perciò non possiamo non salutare
con gioia quanto viene fatto per colmare questa lacuna, e siamo lieti di
segnalare una recente pubblicazione
del pastore E. Geymet: La maestra
di Proutestant, di cui il pastore di
Villar Pellice, oltre ad esser l’autore è anche l’editore.
La maestra di
Proutestant
Nata come discorso commemorativo della Signora Luigia Bertalot,
vedova Geymet, pronunziato a Carema dal figlio, pastore E. Geymet,
davanti ad un gruppo di antichi alunni della venerata insegnante, la
pubblicazione conserva, di «presta
circostanza il tono umano e commosso della celebrazione. Ma poi il racconto si allarga e ci presenta un
quadro interessante della vita e dell’attività di un insegnante valdese,
dellè sue difficoltà e dei suoi problemi nel quotidiano combattimento della testimonianza cristiana, in
cui l’Amministrazione della Ghiesa
Valdese la manda a compiere la sua
missione di educatrice. Se tutte le
varie tappe di questo travagliato
cammino possono essere meditate
con profitto, di un particolare interesse per la storia della nostra Opera di Evangelizzazione sono le pagine consacrate a Carema.
E’ commovente seguire, passo per
passo, la storia di questa scuola
« protestante » e di questa maestra
«dei protestanti»: si capisce, leggendo «presto capitolo della storia
delle scuole nel cosidetto « campo
di evangelizzazione » quanto questa
opera debba al sacrificio oscuro ed
ignorato di umili e fedeli servitori
dell’Evangelo.
La pubblicazione, al prezzo di Lire 100, oltre che presso l’editore, si
trova in vendita presso la Libreria
Claudiana (Torre Pellice).
lector.
3
I
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
— S
CANTO
SACRO
E’ uno di quegli argomenti che
son sempre d’attualità, e che spesso
presentano alla mente dei problemi
di non sempre facile soluzione. E’
un argomento molto importante ai
fini del Culto che deve tqpdere ad
esser sempre meglio un Culto di adorazione, con la partecipazione attiva di tutta l’assemblea.
Perciò, per quanto si siano già
dette molte cose, in questo stesso
nostro giornale, sarà forse bene che
ci torniamo sopra, in questo periodo di ripresa delle varie attività ecclesiastiche. La benemerita Commisgione del Cunto Sacro ha indicato
gl’inni che le Corali devono studiare in vista delle feste di canto primaverili. E’ certo qualcosa. Ma non
basta.
V’è una crisi che ci affligge. La
Chiesa soffre di varie crisi, o piuttosto v’è una grande crisi che si manifesta in vari rami di vita ecclesiastica. Non ci dobbiamo affatto scoraggiare. Ma, d’altra parte, occorre guardare in faccia la realtà, riconoscere le nostre lacune, e cercare di provvedere.
Penso in questo momento soltanto alle nostre Valli Valdesi. Qui, in
questi ultimi anni, si son fatti lodevoli sforzi per migliorare il cauto sacro, e si sono ottenuti dei progressi rallegranti. Ma siamo ancora
in crisi... Si tratta d’una crisi di cui
nessuna ha colpa. Ma sarebbe una
co1[)a il non fare ogni sforzo per risolverla.
La crisi sta in questo che in generale (salvo cioè le solite eccezioni) molti inni della raccolta francese
una volta conosciutissimi, ora non
si conoscono più, e viceversa molti
inni dell’Innario italiano non si conoscono ancora. Siamo in un epoca
di transizione, che però si prolunga
un po’ troppo. Conseguenza? Abbiamo nelle mani due ricche raccolte,
ma è ridottissima la scelta di inni
che si posson cantare.
Il Pastore sPtrova spesso in grave
imbarazzo. Egli sa che non solo al
sermone egli deve rivolgere la preparazione, ma anche alle varie parti della liturgia, affinchè il Culto sia
come percorso da un filo conduttore, da un pensiero centrale, sì da
formare un tutto armonico. Ora,
quando egli trova nella raccolta uno
o più inni che esprimono proprio
il pensiero centrale del testo sul quale si svolgerà la predica, e quegli
inni appariranno ispirati proprio da
quello Spirito che ha ispirato il testo, è con gioia che il Pastore li fa
cantare... se può perchè son conosciuti. Ma purtroppo non di rado
accade che quegl’inni non si sanno
o si sanno troppo poco. Il Pastore
è quindi costretto ad indicare altri
inni che saran belli finché volete,
fedelissimi alla dottrina evangelica
ed edificanti, ma — pur non contenendo un pensiero che sia in contrasto col testo del sermone — esprimono però un concetto compietamente diverso, sì che invece di sottolineare, l'inno può distrarre. Non
v’è più armonia di pensieri e di sentimenti.
Si pensi poi alle Solennità. Noi
vecchi sentiamo ancora come un eco
dei canti vigorosi che s’udivano ne
nostri santuari. Pareva che in quelle magnifiche assemblee tutti fossero dei bravi cantori... Qual vigore
in quel canto!
Ora i begl’inni delle Solennità
della raccolta francese non si conoscono più. E’ vero che le Solennità
si celebrano ora generalpiente in^ italiano. Ma, ahimè, mentre abbiamo anche nel nostro Innario molti
begl’inni per le Solennità, pochissimi sono conosciuti. Per Natale e per
la Settimana Santa (specialmente
per la Passione) v’è una grande ricchezza da cui le comunità potrebbero ritrarre molta edificazione... e
non si possono far cantare! Il P®'
store deve ricorrere a dei ripieghi,
cercando qua e là qualche inno che
abbia una qualche sia pur lontana
affinità col pensiero o con la solennità del giorno.
La realtà è questa: che mentre
nelle piccole comunità del campo
d’evangelizzazione spesso si può liberamente scegliere fra gl’inni piu
adatti alle circostanze, nelle Valli
nostre, nelle nostre Comunità molto più numerose, la scelta è quanto
mai miserevolmente ristretta.
L’ho detto: nessuno ci ha colpa.
La colpa è delle circostanze. Ma sarebbe una colpa il non cercare di
provvedere. In qual modo?
Si tratta, a mio modesto parere,
di semplice organizzazione. Ecco come credo si possa fare.
Ogni Corale impara bene alcuni
inni non o scarsamente conosciuti.
Si stabilisce un turno di servizio in
modo da assicurare in ogni riunione quartierale la presenza di almeno quattro o due coralisti per coadiuvare il Pastore.
La meditazione può esser contenuta nei... giusti limiti e la piccola assemblea non troverà il tempo troppo lungo se sarà bloccata per altri
venti o trenta minuti per un esercizio di canto (da eseguire preferibilmente all’unissono). Così, in ogni
mese tutti i quartieri possono imparare due o quattro inni, che poi saran fatti cantare, nel Tempio per
alcune Domeniche consecutive. Così, tra Novembre e Maggio si può
arricchire notevolmente il repertorio di inni cantabili, ed in pochi anni l’abbondanza di scelta sarà raggiunta.
Noi apprezziamo molto l’attività
delle nostre Corali. Ma abbiamo talvolta l’impressione che esse si sottopongano ad un grande sforzo che
richiede troppo tempo e troppe energie. Con qual risultato? Sono giustamente ammirate. Ma purtroppo
una parte dell’assemblea non è in
grado- di comprendere certi brani
musicali. Per di più, l’assemblea non
ha sott’occhio le parole le quali spesso non si possono afferrare per quanto il coro sia attentamente ascoltato.
Allora, tanto varrebbe cantare in latino...
Ora, mettiamoci bene in mente:
bisogna SENTIRE quello che si canta. Il canto deve aiutare il sentimento, e non soppiantarlo. A proposito,
auguro alla Commissione incaricata
di preparare la pubblicazione d’una
nuova Raccolta, auguro, dico, che
senza troppo rivoluzionare (come
già le è stato giustamente raccomandato) riesca ad eliminare qua e là
certe espressioni che per molti, membri di Chiesa sono semplicemente
dei « rebus ». Un solo esempio. Inno 220, str. 3.a: « Spieghi del Padre al soglio - La prece nostra i vanni ».
Scommetto che'parecchi non sono
in grado di sapere che cc i vanni »
(voce poetica) sono, semplicemente,
(c le ali »...
Per tornare alle nostre benemerite Corali, vorrei aggiungere (non
per critica, ma con spirito fraterno)
che non comprendo la necessità di
sottoporsi in ogni anno ad un lavoro
improbo per imparare sempre nuovi cori. Perchè nelle Solennità che
tornano una volta all’anno non si
potrebbe talvolta ripetere un coro
già cantato altre volte, come del resto si fa in altre chiese? Rimarrebbe così più tempo per dare impulso
al canto ne’ varii Culti. L’attività
delle corali diverrebbe più facile e
nello stesso tempo più pratica e proficua. Rimarrebbe anche un maggior
margine di tempo per imparare gli
inni ispirati dalla Natura. Perchè
anche la Natura canta la gloria di
Dio. G. Bertinatti
Rorà
Nel corso del mese di ottobre sono state
celebrate le nózze del Maresciallo in pensione Mourglia Osvaldo e Isabel Anna, nel
tempio valdese di Rorà. Formuliamo per
il nuovo focolare che s’è formato i migliori
auguri e sopratutto invochiamo la grazia e
la benedizione di Dio.
Domenica 8 Novembre è stato celebrato
il funerale del sindaco di Rorà, Tonrn, Maurizio. L’improvvisa scomparsa del nostro
fratello ha profondamente commosso la popolazione e specialmente la famìglia. Una
folla di amici e concittadini ha preso parte
alle esequie dello scomparso, molto apprezzato nel paese e nella vaUe per la sua dirittura e onestà. Desideriamo esprimere alla famiglia in lutto la nostra profonda simpatia cristiana per il grave lutto che l’ha
colpita.
Ringraziamo caldamente ì giovani della
Società missionaria Pradeltorno per i messaggi che sono stati rivolti alle Fucine, ai
Rumè e per il culto della domenica 15 Novembre. Esprimiamo altresì la nostra riconoscenza all’anziano Aldo Tourn per il
massàggio rivoltoci il 1 Novembre.
Rencontres dì Sfora Skottek
Carnet suédois
La fédération suédoise des étudiants chrétiens a organisé, du 12
au 20 août, une conférence internationale à Stora Skottek, près de Ulricehamn, viUe élégante de cure et
de séjour, sur les rivages, ceinturés
de forêts, du lac Asunden, au sud
du lac Wetter, au centre de la Suède. Le sujet à l’ordre du jour était
« L’étudiant chrétien dans l’université ».
t
L'orriveé en Si^ède
Cette conférence bons a révélé ou
confirmé la traditionnelle hospitalité nordique, soignéfe même dans les
détails. En voici uu: à Malmo, port
du sud, dans une baraque provisoire fonctionnant de douane, im étudiant nous attendait, à la boutonnière le nom soupiré de Stora Skottek;
il nous pilota à là. gare et c’était
minuit passée, il nous débarassa de
nos bagages en les hissant sur son vélo, à la guide très’haute; ce détail
donne aux voyageurs une aRure rigide et solennelle, mais on y marche très bien, comme j’ai pu m’en
rendre compte pendant mon séjour
en Suède. On arrivé à Lund au Collège universitaire en Paradisgatan :
cette ville est une cité universitaire
très ancienne, siège .d’un évêché qui
a l’importance de celui de Uppsala;
il y a aussi des mjisées fameux et
les habitants de cette ville sont très
fiers de leur cathédrale. C’est une
construction du 11' siècle en style
romanique-normand, située dans une
place magnifique. Cet étudiant, ravi
de pouvoir parler suédois., nous raconta qu’en faisant des fouilles près
de cette église, on avait découvert
des murailles anciennes: il en était
tout content.
Une heureuse surprise
Le matin suivant, après le petit
déjeuner et la signature dans le livre des hôtes, nous partîmes pour
Ulricehamn: à quelques kilomètres
Stora, sur les rivqj'es. du même lac,
trois cottages, une* salle de réunion,
une pelouse verte très bien entretenue, des fleurs partout, dans le jardin, dans les vases: nous avons compris que c’était une passion très suédoise. Nous y avons admiré des lis
du type qui fleurit, chez-nous, en
juillet, à la Vachère. L’aumonier de
la conférence nous acceuillit sur la
pelouse et nous souhaita la bienvenue au nom de la direction du mouvement suédois.
.Le matin, tous les matins, les drapeaux des nations déléguées étaient
hissés au son d’une trompette. Dans
les alentours immédiats un camping
international faisait son stage: nous
avons aimé cette tradition. Le drapeau montait lentement suivi du re. gard sérieux des délégués et des jeunes du camping. C’est le symbole
de notre patrie terrestre et séculière, comme les textes bibliques et les
liturgies pourraient être la parabole
de notre patrie céleste. Noûs avons
senti qu’on apprécie le drapeau
quand on est loin de chez-soi et on
sait de l’être. Ce n’est pas une ingénuité, c’est pour vous dire: « Les
textes bibliques et les liturgies deviendraient-ils plus efficaces si nous
avions la conscience, non seulement
intellectuelle ou figée en formules
d’être très loin de notre patrie céleste? »
Je pose la question au lecteur et
aux jeunes qui pensent.
Nous avons croisé Rune Eriksonn,
délégué suédois l’année dernière a
Prali, il étudie théologie à Uppsala.
Nous avons eu l’impression d’être,
à peu près les seuls laïques, la majorité étant théologiens dç profession. Cc simple fait détermine une
vision toute particulière des problèmes et propose des solutionis un peu
limitées et déracinées de la réalité
universitaire.
On se demande: « Ces conférences très intéressantes, sont-elles le
rendez-vous des théologiens seulement ou des protestants? ne sommes
nous pas au déclin du laicat protestant? ou est ce laïque, si pour exister à soi-même il doit parler « théologiquement? » C’était une force de
la Réforme, c’était peut-être l’hérésie de Servet, mais c’était du mouvement. Notre opinion est que ce
n’est pas le fidèle ou le laïque qui
doit .^devenir « théologien » mais
c’est le théologien intelligent qui
doit se rencontrer, se disséminer parmis ses frères, qui ont le droit de le
juger et peuvent reconnaître en lui
un chef et lui obéir ou lui nier cette
soit-disant supériorité, purement de
culture. Certes pour cette rencontre
SCRIVONO ALL’ECO
L’artìcolo ’’parla una Mamma” di
Voce nel numero 22 di questo giornale, mi ha veraniente colpita. E’
triste che la bimba in questione debba trovarsi così bruscamente a contatto con il mondo, nelle sue manifestazioni di grossolanità (episodio
con i ragazzi) o di ¿rettezza d’animo
(episodio del segno della croce).
L’atteggiamento della bimba di
fronte alla sua compagna correligionaria, che innocentemente o per soggezione verso la maestra ha fatto il
segno della croce, è comprensibile.
Ma assai meno lo è quello della madre. Perchè, infatti, non approfittare di quell’occasione per spiegare alla bimba che non bisognava mettere da parte l’amica ma invece continuare a volerle bene, anche se si
è sbagliata? E’ compito di noi Mamme di tornare sempre alle origini di
quel ’’Puro Evangelo” di cui anche
’’Voce” parala, cioè all’ amore del
prossimo e di cercare, col nostro esempio e col nostro ammaestramento, di spiegare ai nostri figli che non
devono lottare contro qualcuno
(quella che fa o non il segno della
croce), ma per qualche cosa, lo spirito di carità che Cristo stesso ci ha
insegnato.
Così facendo, non daremmo prova di quella grettezza d’animo che
così facilmente rimproveriamo ad
altri. E inoltre, la bimba non dà
forse un po’ troppo importanza al
segno della croce? Non sarebbe anche il caso di spiegarle che non sono i segni esteriori quelli che contano? Il segno della croce non è fatto per distinguere i ’’buoni” dai
’’cattivi”, ma è un segno esteriore
che può anche nascondere la presenza di una fede profonda.
Luoise Rochat,
N. Red. - Siamo grati alla nostra
corrispondente della sua precisazione, onde impedire il sorgere di equivoci. Senza voler interferire con
quanto « Voce » ritenesse opportuno di precisare a sua volta, ci permettiamo solo di far osservare che,
indubbiamente. Voce non intendeva
fare l’apologia o anche solo consigliare una larvata « grettezza d’animo ». Bisogna cioè tener presente la
impostazione del problema, che era,
per così dire, di tecnica scolastica,
sia pure nel campo della più pura
pedagogia. Ecco cioè una bimba che
va a scuola; in questa scuola un’insegnante le dice, esplicitamente o
no, (sembra che non manchino esempi dei due sistemi): « Tu devi
fare il segno della Croce ecc. ecc. ».
Ovviamente sorge uno « choc »; la
mamma ha insegnato: no; l’insegnante dice: sì... Ed allora che deve far la mamma?
E’ vero, verissimo, che i segni esteriori non sono quelli che contano
(anche se, purtroppo, ai bambini
bisogna anche insegnare l’importanza dei segni); ma non crede la nostra corrispondente che appunto una
affermazione di quel genere aggraverebbe il dissidio, quando vi è cho
fa di quel segno proprio la manifestazione esteriore necessaria ed indispensabile per distinguere i buoni
dai cattivi? Perchè li è il problema: che la bambina di cui parla Voce può tornare a casa con la convinzione che l’insegnante ed i suoi compagni sono « buoni » e lei non lo è,
perchè non fa il segno. Red.
Ninno di quelli che sperano in
Lui sarà distrutto.
Salmo 54: 22
il faut être deux, au moina, à la
vouloir.
Doux mots sur la Conlérenco
Impossible réunir dans des notes
les discussions: nous en glanerons
deux ou trois. La conférence suivit l’ordre normal de ces rencontres,
c’est à dire études bibhques, cultes,
discussions en petit comité, relations
finales. Pour les études bibliques
nous avons rmouvelé l’expérience
faite à Prali. Il y a une beauté émouvante dans ces réunions autour d’un
texte, sans différence de race de culture de language: c’est une réalité
très protestante et très profonde.
Mais il faut aussi dire, pour être
exact, qu’on étudie ces textes sans
une préparatione historique philologique préalable, soit collective soit
individuelle: il faudrait éviter ce
danger. Nous pensons qu’il faut appliquer à l’étude des textes, admis
comme révélation, la même application, la même méthode qu’on prétend pour un texte litéraire latin ou
grec ou moderne.
Des orateurs intélligents et surtout
clairs, présentèrent, tous les aprèsmidi, des conférences sur des sujets
universitaires: nous y retournerons
si ces notes déterminent un intérêt
chez nos lecteurs, éventuels.
..et les commissions
Divisés en groupes, en tout sept,
on a étudié les différentes ambiances
universitaires et les aspects du témoignage des étudiants dans les différentes nations: la délégation italienne participa aux discussions de la
septième commission.
On étudia ensemble les possibilités du mouvement après les études,
le choix d’une carrière, l’engagement
dans les études, la vocation professionelle en rapport avec la vocation
chrétienne.
Au début l’on chercha, ensemble,
une définition du sens de « vocation »; est-elle semblable à celle de
l’artiste qui doit suivre son appel ou
ne rién êtrè? est-eUe cette vocation
la croisée des traditions de famille,
des illusions de notre jeunesse, des
rêves de notre épanouissement psycophysique?
Pourquoi sentons-nous un contraste de plans entre une activité ecclésiastique (leçons de doctrine, réunions de prières, cultes lithurgiques)
et notre activité professionelle? Quel
est l’origine de ce contraste? Où en
est la synthèse? Notre profession
séculière ne devrait-elle pas en soimême être un témoignage chrétien,
sans devoir recourir aux activités ecclésiastiques?
Faut-il considérer certaines professions comme plus proches de Dieu:
quel est le critérium pour établir
cette hiérarchie?
On décida de fixer ce point: selon
l’esprit de l’évangile et de la réforme aucune profession peut être définie plus proche de Dieu, les vocations dépendent souvent d’éléments
casuels extérieurs et non d’une « vocation » profonde. On pourrait, inversément, dire qu’il y a des professions, des activités, qui- sont plus
lointaines de l’esprit de charité et
d’amour: nous ne ferons pas d’exemples.
Au fond c’est erroné de définir
que certaines vocations sont plus proches de Dieu: c’est une définition
un peu cléricale et catholique; on
peut admettre qu’on possède des
dons spécifiques qui peuvent mûrir
mieux dans certaines ambiances, que
on se sent engagé de plus p. ex. dans
la profession du médecin que dans
celle de l’enseignement.
Mais une affirmation « je suis appelé par Dieu » peut être dans sa
subjectivité, un danger et une fermeture; ce sont les « autres » qui
peuvent et doivent sentir que je suis
appelé, que j’ai une lumière en moi,
que je suis une lampe. En elle-même la lampe n’est rien, ce sont les
autres qui disent: « Gette lampe illumine ».
La lampe, dans notre cas, est une
parabole seulement. Mais au dessus
des professions qui sont des vocations quand elles correspondent à un
engagement total (ce qui arrive très
rarement ou n’arrive jamais) l’étudiant et le professioniste ne doivent
4
L’ECO DELLE VALU VALDESI
pas oublier leur formation spirituelle et religieuse: cette formation peut
découler du message évangélique
qui est un appel continuel et peut
aussi découler d’une incarnation du
message chrétien dans la vie cotidienne. Sur ces problèmes et sur de nombreux autres, que nous ne citons pas,
nous avons, ensemble, humblement,
porté nos expériences et nos défaillances,* proposé des suggestions, nous
encourageant les uns les autres, pendant les journées de Stora Skottek,
à l’ombre de nos drapeaux, près du
lac lumineux et des forêts touffues
et musicales.
La nature suédoise
Les couchers du soleil, très lents
dans le nord, donnaient au lac, que
on admire de la terrasse naturelle,
des reflets magiques et rêveurs. La
présence des accords de Sibélius, de
ses tristesses héroïques, de ses chants
à la lumière et à la nature s’impose
doucement. La forêt déjà noire; mais
le lac ' reflète encore longtemps les
dernières lueurs de la lumière: c’est
une émeraude ceinturée de noir.
Dans ces moments nous admirons ces
beautés éternelles et nous, oublions
un peu nos discussions, intéressantes, "mais, prisionnières d’une tradition et d’une mentalité.
Le dimanche, un car de luxe, organisé par la direction de la conférence, nous transporta dans la forêt touffue: il pleuvait et l’ambiance était triste et mélancolique. Dans
une lizièie on récitait Shakespeare,
sous uñe tente, un idravion voltigeait sur nos têtes et amarrait, à
intervalles réguliers, dans un lac tout
près. Sur les rivdges de ce lac, un
château du 16 siècle, dans une salle
fresquée par des éléments floreaux,
typiquement suédois, de grosses roues
de canons, des armes portées par
Gustave Adolphe pendant la guerre
des trente ans.
Les fleuves ont l’eau noire et triste, les lacs, au contraire ont des couleurs variables et étranges, le ciel est
blanchâtre, les nuits sont lumineuses, comme chez nous, en hiver. Tout
l’ensemble est imposant et mystique:
l’âme nordique y trouve son expression plus sincère et émouvante.
La Conférence finit
Beaucoup de relations touffues
d’idées, bien rédigées, les séances
plénières en furent la conclusion logique.^ Une question posée à mes
amis de la conférence : cc Si vous étiez la majorité dans im état, comment organiseriez-vous l’université
chrétienne? Suivriez-vous les méthodes de l’Eglise catholique, réalisées
dans l’université du Sacré coeur de
Milan? Mettriez-vous des examens
de doctrine obligatoires, feriez-vous
signer une promesse de fidélité »?
Cette question très concrète et précise resta sans réponse et ce fut la
dernière suggestion de la conférence.'
Ce petit fait, sans importance, prouve que le monde des idées abstraites
possède, en soi-même, une vitalité
harmonieuse mais fermée et prisonnière. On évite tout contact avec le
réel et le concret; le concret qui exalte, détruit, juge la bonté de nos
idées et de nos rêves: nous craignons
ce jugement et d’essuyer ime défaite
qui nous obligerait à nous renouveler ou périr.
Le mouvement des étudiants tel
que nous avons pu le connaître à
Stora est aussi lui dans cette empasse qui est, à notre avis, le prélude
d’un renouveau et d’une résurrection. Les rencontres avec les autres
délégués furent enrichissantes; nous
avons connu les chefs responsables
de la Fédé suédoise, son organisation, son sens exquis de l’hospitalité: comme résultat de cette rencontre et comme conclusion nous souhaitons à tous un riche travail pour
réaliser une influence plus réelle
dans les universités, en suivant peutêtre des voies différentes et peutêtre contrastantes, mais ayant comme but commun la connaissance du
monde qui nous entoure et nous juge par nos actions: ce qui nous porte à comprendre les autres, à les aimer tels qu’ils sont, pour les illuminer et les porter ensemble, vers la
lumière; Attiuo Forneron.
Ì iD’allii mi?
Casa Valdese delle Diacòaesse
i
Aux pluies du printemps a succédé le grand soleil de l’été. Les journées semblent n’avoir pas de fin et
tous les montagnards travaillent jusqu’à la nuit qui s’établit définitivement à passé neuf heures du soir. Le
matin avec l’aube les garçons se lèvent, ils tapent déjà sur leurs faux,
puis on les voit sur les pentes comme suspendus entre la terre et le
ciel.
Ils fauchent le foin court de l’alpe, à coups secs et rapides. Les filles l’épandent avec la fourche ou les
mains, quand la pente est trop droite. Elles ont aussi une faucille pour
couper les touffes d’herbe restant
contre les pierres, les rochers ou les
buissons. Le soleil s’approchant du
zénith, on commence à rassembler
ce foin de montagne à l’odeur forte
qui grésille sous les rateaux. On en
fait des tas rectangulaires arrangés
soigneusement. Pour ce travail les
vieilles s’aident aussi et les hommes
sans trop se presser arrivent donner
leur coup de main. C’est alors que,
chacun passant les cordes autour des
tas en fait d’énormes ballots; on
leur fait ensuite un creux pour y
mettre la tête, puis se cramponnant
à la pente, on fait glisser la charge
sur le chef et les épaules et par d étroits sentiers chacun se met en route vers les fenils.
Ici pas de mulets, pas de véhicules, seuls les bras et les jambes, bronzés par le soleil violent des monts
sont les moyens élémentaires pour la
rentrée du fourrage. De temps à autre on s’arrête, soit chargé pour se
reposer sur quelque pierre, soit à
vide pour parler et compter les charges. Les cordes sur les épaules d’un
chacun, on s’interpelle, on compte
les charges. Il faut quarante à cinquante charges pour ime seule vache durant tout l’hiver. La sueur
coule sur le cou lisse des filles, sur
le corps robuste des garçons; seules
les vieilles, tant elles sont ridées,
semblent ne pas transpirer. Partout
sur les pentes et les chemins, se meuvent les couleurs vives des jeunes et
les sarraux noirs des femmes.
Il n’y a pas un endroit de plat,
sauf là-haut, au bout de la vallée,
derrière les rochers, où se trouvent
les chalets de la Balma. Dimanche
on y monte. C’est la réunion de l’alpage. Le travail est arrêté, car le soleil n’a cessé de prodiguer ses rayons
brûlants et le vent des monts d’apporter un air frais et sec. Chacun est
satisfait du travail accompli. Sur le
petit chemin, qui semble sauter d’une combe à l’autre, les Vaudois,
d’un pas lent montent à la Balma.
Ils sont tous endimanchés, qui vêtu
de noir qui de oouleüt vive. En y
arrivant on s’arrête ÜH moment en
disant quelques paroles à ceux qui
sont déjà là. Il y a les estivants venus de la plaine ou de la France, il
y a quelques parents en visite venus
d’Amérique ou de Suisse, il y a les
chiens qui jappent de joie et de contentement et puis les bergers sur le
seuil de leurs masures tassées contre
terre, tant la neige des hivers les
ont écrassées.
Enfin le pasteur... Aujourd’hui il
n’a pas mis son habit noir, car comme tout le monde il veut jouir de la
montagne, être libre dans ses mouvements, qui sait... jouer avec les
enfants et les jeunes. Il serre les
mains, dit une bonne parole à tout
le monde et ordonne le rassemblement. Là, derrière deux chalets, il
y a comme un amphitéâtre et chacun s’assied sur l’herbe, choisissant
l’endroit qui lui convient, enfants
sans manière, jeimes filles préservant leur robe, homme tout plein de
égard pour leur chapeau. Le silence
s’établit. Ce moment est beau. On
vit une page de l’évangile, « Jésus
voyant la foule alla sur la montagne
....et ouvrant la bouche il se mit à
enseigner ». Les chants éclatent joyeux et puissants, renvoyés par l’écho des rochers voisins. On entend
ensuite mélangée à la voix forte du
prédicateur, la rumeur du torrent.
Les papillons dansent dans l’herbe;
il y en a des jaunes et des blancs et
de tout grands qu’on appelle Apollon et qui vivent seulement dans les
alpages. Une fillette pense que les
épaules lui font encore mal. Elle a
écouté un moment son pasteur, puis
rêvasse en regardant un nuage rond
qui s’élève et s’étire au dessus de la
forêt de mélèzes. Tout à coup elle
est rappelée à l’attention par un délégué d’Amérique, qui, n’étant plus
revenu au sol natal depuis trente
ans, parle avec émotion. On chante
encore des cantiques, où -elle aime
donner sa pleine.,voix. Maintenant
chacun se lève. Le thé est servi dans
les chalets. Les j«tmes ont attrapé le
ballon et jouent. Quelques hommes
préfèrent trinquer avec du gros rouge en racontant les faits et gestes de
la semaine. Le soleil joue à cachecache avec les nuages qui s’accrochent aux cimes. Bientôt il va se cacher derrière la Pointe Aigüe. La
montagne devient violette, petit à
petit les groupes descendent le sentier et les bergers s’occupent du bétail, qui rentre, ayant dans leur
coeur comme une brassée de belles
choses entendues et vécues, se sentant plus près de Dieu et de leurs
frères: les hommes qui sont dans la
vallée et dans la plaine.
Durante la settimana del Sinodo
del prossimo anno avrà luogo, a Torre PeUice, un « garden party » con
esposizione di lavori a favore della
Casa delle diaconesse.
La Commissione della Casa delle
diaconesse rivolge un caldo invito a
tutte le sorelle della Chiesa perchè,
nel corso del prossimo inverno preparino un oggetto da offrire per quell’occasione.
Si domanda un solo oggetto perchè questa iniziativa non rechi intralcio a nessuna attività locale. Se
poi gli oggetti fossero più d’uno....
si chiuderà un occhio. In compenso
facciamo affidamento sulla collaborazione di tutte le sorelle della Chiesa Valdese.
Si prega di inviare i doni alla Casa delle diaconesse - Torre Pellice.
Pinerolo
La famiglia di
Elena Meynier
Ved. Ricca
esprime la sua riconoscenza agli amici e conoscenti che hanno voluto testimoniare il
loro affetto e simpatia ne'la dolorosa circostanza.
Rivolge un ringraziamento particolare al
Prof. Mario Alfano ed al Pastore Ermanno
Rostan per le cure, l’assistenza ed il conforto prestato.
Pinerolo, fO novembre 1953.
LA VOCE DELLE COMUNITÀ’
— Le attività ecclesiastiche hanno ripreso a poco a poco il loro corso normale.
Domenica, 18 ottobre, gli alunni delle Scuole Domenicali e dei corsi di catechismo
hanno partecipato ad un culto di riapertura dei corsi di istruzione religiosa. 11 messaggio del Pastore ha tratto argomento da
varie risposte degli alunni ad alcune domande contenute nei quaderni biblici della
Scuola Domenicale. Bambini ed adulti, tutti hanno seguito con molta attenz.one lo
svolgimento del culto.
— La commemorazione della Riforma
Protestante è stata fatta al culto del 1 novembre, con buona partecipazione alla Santa Cena. Il Pastore ha parlato su: Grandezza
e debolezze del nostro Protestantesimo.
— L’Assemblea di Chiesa si è svolta domenica 25 ottobre, nel pomeriggio, alla
presenza di un discreto numero di fedeli.
Ordine del giorno: Esame de.la relazione
annua — Impressioni ^Sinodali (delegato
sig. Valdo Fornerone) ’— Bilancio consuntivo e preventivo della Chiesa Valdese in
base alle relazioni e controrelazioni presentate al Sinodo (Past. Rostan) — Nomina di
due revisori dei conti (neUe persone dei
sigg. Dante Gardiol e Dino Bleynat) — Nomina dei delegati alla prossima Conferenza
Distrettuale (Sigg. Emilio Codino, Alessandro Gardiol, Valdo Fornerone) — Varie.
In tutto, circa tre ore di buona discussione, in uno spirito di comprensione dei problemi della chiesa e di solidarietà.
M.me Bernard Dominique Pipino, née
Juliette Tron, ses enfants Graziella et Elvio, M. et M.me Aldo Tron et leur fils
Bruno, Robert Tron, ses parents et amis,
soutenus dans leur grande épreuve par les
promesses de Dieu, ont la douleur de vous
annoncer le départ pour la patrie céleste,
le 7 Novembre 1953 à Marseille, à l’âge de
49 ans, de
ceduta all’età di 82 ' anni, nella serena calma della vecchiaia. Il 13 ottobre ancora a
San Secondo è deceduta in seguito a grave
malattia Giulia Gaydou nata Boschetto, proveniente da Luserna S. Giovanni. Il 5 novembre è serenamente deceduta a Pinerolo
Seiina Ricca nata Meynier, nella bella età
di 86 anni, vedova del fu Prof. Ricca, per
lunghi anni insegnante alla Scuola Latina
di Pomaretto.
A Torre Pellice il 12 corrente si
spegneva la Signora Nella Geymonat, nata Toum. Al marito, dott. Ernesto Geymonat, ai figli ed ai familiari tutti esprimiamo la nostra cristiana simpatia.
— Il 7 ottobre, un lungo corteo funebre
ha accompagnato nel cimitero di San Secondo di Pinerolo la salma di una giovane
sorella in fede, Ilda Bertea nata Martinat,
deceduta aR’età di 32 anni, dopo lunghi
mesi di dura sofferenza. Nel cimitero di Abbadia Alpina è stata sepolta PII ottobre la
salma di Bergere Luigia nata Avenotti, de
Direzione e Redazione: Past. Ermanno
Rostan - Via dei Mille 1 - Pinerolo
Telef. 2009.
Pubblicazione autorizzata dal Tribunale di Pinerolo, con decreto del 27XI-1950. _________
Tipografia Subalpina S. o. A.
Torre Pellice (Torino)
Bernard Dominique
Pipino
AVVISI ECONOMICI
leur époux, père, beau-frère, oncle, parent
et ami.
Les obsèques ont eu lieu à Mrseille le 10
Novembre.
« Maintenant Seigneur, tu laisses ton
serviteur s’en aller en paix selon ta
parole » (Luc. 2: 29).
Marseille, le 10 Nov. 1953.
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pomeriggio o domenica mattina a Torre
Pellice, Maggiore, Via Beckwith 9.
La famiglia commossa per le dimostrazioni di simpatia ricevute in occasione della dipartenza del rimpianto
Balmas Luigi
ringrazia il dott. De Clementi, il past, U.
Bert, i parenti, i vicini di casa e tutti carolo che intervennero ai funerali.
Inverso Porte (Martinat), 27-10-1953.
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La chiesa ricorda queste sorelle in fede
chiamate « all’altra riva » e, nel porgere^ alle famiglie in lutto il pensiero di cordiale
simpatia, confessa che Gesù Cristo ha per
noi « distrutto la mòrte c messo in luce la
vita e l’immortalità, mediante l’Evangelo ».
— La Scuola Domenicale di Pinerolo ha
effettuato il 4 ottobre una bella gita in pullman a Piedicavallo, nell’alto biellese. Partecipazione al culto con la comunità di Biella, presieduto dal Past. Rostan; visita a
Piedicavallo, poi, nel ritorno, passaggio da
Viverone, Ivrea e Torino. Una bella giornata ed un buon ricordo.
— Il 4 ottobre, il Past. emerito Luigi Marauda ha celebrato il matrimonio di Ribet
Ernesto e Fioravanzo Regina. L’augurio cristiano è l’augurio della fedeltà al Signore e
del reciproco, costante affetto.
— Domenica, 27 Settembre, la comunità
ha udito un forte, attuale messaggio del
Past. emer. Carlo Lupo e lo ha ascoltato con
viva riconoscenza. A lui ed al Past. emerito
Luigi Marauda che ha presieduto il culto
del 4 ottobre, grazie.
— Il battesimo è stato amministrato a:
Richiardone Marina di Adriano e di Traverso Irma — Rostaing Gloria Elvira
no e di Fornerone Rina — Griglio Piero
Guido di Aldo e di Fornerone Emma.
— Domenica, 29 novembre, a Dio ;;nacendo avrà luogo il culto a San Secondo,
alle, ore 10,30. •
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