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Arino VI
fjurrio^’O 29
rfel 17 luglio 1998
L. 2000
5oedizione in a- p- 45%
grt 2 comma 20/B legge 662/96
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LA GIOIA DI DIO
«Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta»
Luca 15, 6
\TELLA Bibbia incontriamo un Dio
]V «allegro» e gioioso. Gesù stesso lo
presenta in questo modo nelle piccole
prabole dell’evangelo di Luca: l’alle^ezza di Dio è qualcosa di molto importante per noi, direi più importante
della nostra allegrezza; tante volte il
discorso su Dio è complicato e complesso. Come cristiani abbiamo costruito tale discorso partendo dal contetto dell’esistenza di Dio piuttosto che
Usuo agire e dalla sua gioia: ci sembra strano che Dio sia allegro perché
siamo convinti che la gioia sia una
manifestazione molto umana e poco
spirituale. Le nostre feste religiose, il
culto domenicale, sono poco allegre:
mi fare festa non sembra opportuno
coinvolgere Dio perché sarebbe faccendasob umana. Così Dio viene invocato mi tempo della sofferenza e non
vim lodato nel tempo dell’allegrezza.
La parabola di Gesù presenta una
serie di personaggi in cammino:
una pecora, un po’ distratta, di un
gregge si è messa a vagabondare per
conto suo perdendosi nel deserto; un
pastore si mette alla ricerca della pecora perduta apparentemente senza ri/fttere sul fatto di dover abbandonare
Unterò gregge. Queste immagini sono
seguite da due parole: «perduta» e «riUmta». Il perduto è posto al centro
Mracconto: tutto viene fatto per il suo
lume per essere ritrovato; niente è più
.^kportante, nulla è di primaria impor'tfiza; non ha importanza se la pecora
riè perduta per la sua stupidità o per
Inmgligenza del guardiano, ora immetta solo ritrovare il perduto.
ATELLA nostra esperienza umana
il non sempre il «perduto» riceve
fettunta attenzione e premura, anzi
iltermine perduto, molte volte al femminile, è stato usato per bollare delle
persone con infamia e disonore. Dare
infuturo e una speranza a chi si è
perduto, indipendentemente dalle di’^se responsabilità, non è stata l’ope^^primaria per molti cristiani. Si è cocostruita una cultura religiosa che
^wvolge Dio nel rigore e neU'abbanjuo al proprio destino di chi si è pereto senza offrire una via per il ritorna si è anche costruita una mora^ ài basso livello quando si è considerato il «perduto» come persona da isoje in luoghi particolari, da togliere
tettila normalità della vita.
Quando nella parabola la pecora
finalmente ritrovata, viene de^2Ìl^a una nuova immagine: quella
e della gioia. Non si espri^ okun giudizio su chi era perduto,
^riorganizza il tempo dell’allegrezregnato dall’abbondanza di cibo e
00 comunione con amici e conoAn^h’ impegnati a «rallegrarsi»,
tthe chi non ha interessi da condivi'ineZ pastore e non può trarre
benefìcio personale da quella pecomg^°^rita è chiamato a far festa e a
f^^p^^^rrsi. Vi è come un «dovere» di
o questa gioia. «Così è Dio»,
ftoncludere Gesù con questa
Hi'o? w •’ possiamo conoscere
ftifìgiamo lontano da Dio,
B,. profeti e degli apostoli
hdr-r ^^Stfiamo o gli dei dei nostri
hi J iUrtdizioni e usanze) o gli dei
torno fidiamo (il potere e il
invece è alla nostra
Ìtez7n ^ Upva: questo produce alleai Bit Perché è chiusa la via
toiafe f tlella riparazione per il
ber ^ porta della festa
ilio li r ft comunione nella gioia.
fa Pro ■ ™ Picchè ci ha ritrovati e
b^ria P^^ costruire un futuro e
^^P^ranza nel suo amore.
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATOSTE, METODISTE, VALDESI
Neirirlanda del Nord esplode la violenza contro gli accordi politici firmati tre mesi fa
La strada in salita del processo di pace
Sono tre bambini cattolici le prime vittime della violenza orangista della «stagione delle marce»
di questo luglio. L'appello delle chiese irlandesi per un nuovo tempo di pacifica convivenza
PAOLO NASO
Atre mesi dalla firma, il processo
di pace in Irlanda del Nord
conta le sue prime tre vittime. Sono
tre bambini cattolici di Ballymoney, una cittadina a maggioranza
protestante e fortemente segnata
dalla presenza unionista. I tre bambini sono morti nel sonno, inconsapevoli di quello che stava accadendo a chilometri da casa loro:
migliaia di persone accampate da
giorni nella vicina Drumcree che,
per celebrare l’anniversario della
vittoria del 1690 del condottiero
protestante Guglielmo d’Orange
sulle truppe cattoliche di Giacomo
II, intendevano sfilare nei quartieri
cattolici della città.
Era prevedibile che, nella «stagione delle marce» che si apre
all’inizio di luglio, la vecchia guardia del settarismo orangista e del
radicalismo unionista avrebbe cercato «sulla piazza» una rivincita alla bruciante sconfitta con cui lo
scorso 12 maggio oltre il 71% degli
abitanti dell’Irlanda del Nord, cattolici e protestanti, avevano votato
«sì» all’accordo di pace sottoscritto
dai governi del Regno Unito e della
Repubblica d’Irlanda ma anche
dalla maggioranza dei partiti
deiruister, compresi il Sinn Fein,
come noto assai vicino all’Ira, e le
piccole formazioni politiche collegate con i gruppi paramilitari unionisti. Le elezioni deH’Assemblea
deiruister del 20 giugno avevano
ulteriormente consolidato il processo di pace garantendo ai partiti
che lo sostenevano la maggioranza
dei seggi. Era l’inizio di una nuova
stagione politica e istituzionale accolta con grande entusiasmo da chi
nella pace aveva creduto di più: i
gruppi impegnati nel dialogo ecumenico, le leadership di tutte le
grandi comunità religiose, gli imprenditori, gli intellettuali, moltissima «gente comune» stanca degli
attentati quotidiani.
Fuori dal coro della pace poche
voci, ma forti e decise. Tra tutte,
ancora una volta, quella del reverendo lan Paisley, capo della «Chie
La marcia orangista dei 1997 a Portadown
sa presbiteriana indipendente»
(una modesta denominazione che
conta qualche migliaia di membri e
che non ha alcun legame con la
Chiesa presbiteriana irlandese, la
maggiore denominazione protestante dell’isola) e soprattutto leader indiscusso del Partito democratico deiruister. Paisley, sulla
scena politica da oltre 30 anni, è
l’uomo forte del «no» agli accordi
di pace ma, più in generale, del no
a qualsiasi trattativa con i partiti
repubblicani e con la componente
cattolica della società irlandese. Da
trent’anni il suo motto è sempre lo
stesso, un semplice «no surrender»
(nessuna resa) tanto retorico e arrogante quanto demagogico e non
realistico. Ora, per la sua campagna estiva contro il processo di pace, si è rivolto direttamente alla
«base» del movimenti orangisti.
Ma chi sono questi signori che
amano sfilare nei quartieri cattolici
in bombetta e collare arancione al
suono di marcette militari? Non si
tratta, come troppo spesso si legge,
di «agiati borghesi» che agiscono su
mandato della «potenza coloniale»
britannica; le file orangiste, oggi,
sono composte in buona parte da
disoccupati ai quali l’istituzione garantisce qualche opportunità di lavoro; da proletari dequalificati impressionati dai successi economici
e finanziari della Repubblica d’Irlanda (il paese dell’Unione europea
a più alto tasso di crescita); da giovani poco o nulla scolarizzati e
quindi vittime predestinate della
propaganda settaria e tribale.
È la vecchia Irlanda, ferma ai miti orangisti perché incapace di
competere sul piano delle conoscenze e delle innovazioni, anco
rata al passato perché timorosa di
perdere l’illusione di antichi privilegi e onori di cui in realtà in tempi
recenti non ha goduto. Questi sono gli orangisti che nelle prossime
settimane cercheranno di marciare aggressivi nei quartieri cattolici
deU’Irlanda del Nord: un piccolo
esercito con molte bandiere e nessuna strategia: con tanta nostalgia
di «britishness» e nessuna capacità
di garantire all’unionismo un futuro nelle nuove istituzioni previste
dall’accordo di pace; presuntuosamente ancorato alla tradizione
protestante e vergognosamente
complice di campagne di settarismo violento e aggressivo.
Una parola ferma e diretta contro le violenze degli orangisti l’ha
pronunciata l’arcivescovo Robin
Barnes, primate della Chiesa d’Irlanda e quindi autorevole voce
della comunione anglicana; «Non
so in che modo gli orangisti se ne
andranno - ha detto nei giorni della crisi di Drumcree - ma io voglio
che se ne vadano». Gli ha fatto eco,
ancora una volta, l’arcivescovo
cattolico. Sean Brady, che ha invitato tutti «a restare calmi, nonostante quello che accade attorno a
ciascuno di noi, perché con la violenza non si ottiene nulla. E questo
vale per tutti».
Intanto un pastore presbiteriano, Roy Magee, che già aveva avuto
un ruolo chiave quando i gruppi
paramilitari unionisti proclamarono il cessate il fuoco (1994) che rese possibile l’avvio dei negoziati di
pace, mediava tra gli orangisti accampati attorno a Drumcree, la
popolazione cattolica e l’esercito
inglese nel tentativo di normalizzare la situazione. Insomma dalle
chiese, che pure hanno tante responsabilità per quanto è accaduto
in passato, oggi viene un fermo appello a chiudere una stagione per
aprirsi al tempo della pace e della
convivenza. Il futuro è qui; le bandiere orangiste, dietro cui si nasconde chi ha ucciso i tre bambini
di Drumcree, sono solo un triste
passato di cui l’Irlanda si sta faticosamente liberando.
Le polemiche sulla condanna in primo grado di Berlusconi
La giustizia in Italia: un'emergenza non rinviabile
Giovanni Anziani
EUGENIO BERNARDINI
Troppe parole in libertà, scomposte e
insultanti, dopo la condanna in primo grado di
Silvio Berlusconi. Un imputato ha tutto il diritto
di difendersi, ma è inaccettabile la strumentalizzazione politica di vicende giudiziarie personali
ed è inquietante il rifiuto
della giurisdizione di un
tribunale della Repubblica. Ancjte altri imputati, condannati per gli
stessi reati, hanno continuato a negare le loro
responsabilità ma, salvo
Bettino Craxi, non si sono sottratti alla giurisdizione della magistratura.
Una simile condotta, tra
l’altro, contribuisce al
disprezzo per le leggi e le
istituzioni dello stato
che una parte degli italiani manifesta sempre
più apertamente.
Che poi il nostro sistema legislativo, giudiziario e amministrativo sia
complesso e poco efficiente tanto da causare
facilmente errori e illeciti: che ci siano magistrati
arroganti che abusano
della loro funzione e che
costruiscono le loro carriere su inchieste o sentenze «da prima pagina»;
che il cittadino comune
che si rivolge alla giustizia, o che ne sia inquisito, rischi di rimanere
stritolato nelle pastoie di
un sistema lento e farraginoso; che tutto ciò sia
drammaticamente vero.
non può giustificare che
si parli a vanvera. Soprattutto da parte di chi,
nella veste del legislatore, dovrebbe difendere la
piena indipendenza della magistratura (uno dei
tre «poteri separati» delle moderne e civili democrazie liberali) e assumersi fino in fondo la responsabilità di dotare il
paese di un sistema di
leggi più semplice e di
una magistratura che
abbia gli strumenti necessari per garantire a
tutti una giustizia giusta.
Invece, ci dobbiamo
occupare delle vicende
giudiziarie di un cittadino imprenditore che,
«sceso in campo» politico, non solo non scioglie
un «conflitto di interes
si» incredibile per una
qualsiasi democrazia liberale occidentale, ma
ne fa la base della sua
politica, della sua difesa
giudiziaria e, diciamolo,
del suo successo. Ora si
parla di una Commissione parlamentare d’inchiesta su Tangentopoli.
Sarebbe meglio che ci si
occupasse dello stato
della giustizia in Italia
per impegnarsi a «entrare in Europa» anche in
questo delicato settore
della vita pubblica, investendo risorse e intelligenze da emergenza nazionale. Speriamo che
dalle parole in libertà di
questi giorni il comune
cittadino, e quindi il
paese intero, possano
trarre questo beneficio.
IMMIGRAZIONE
Il 26 giugno il Consiglio dei ministri ha
approvato il documento di programmazione triennale sulla politica di immigrazione e lo ha trasmesso al Parlamento affinché si pronunci in merito. Le associazioni esprimono un parere abbastanza
positivo: sulla regolarizzazione di persone irregolarmente presenti sul territorio
prima del 6 marzo 1998, una buona parte
delle proposte fatte pervenire al governo
e ai parlamentari sembra sia stata accolta. Molte comunità evangeliche avevano
fatto pressioni in (questo senso tramite
fax. La regolarizzazione non è ancora in
vigore, ma possiamo anticipare alcune indicazioni sui criteri previsti: 1) presenza
sul territorio italiano prima del 6 marzo
1998 da dimostrare con elementi oggettivi; 2) un rapporto di lavoro in corso, o un
formale impegno di assunzione, comprovati dall'assenso del datore di lavoro; 3)
ricongiungimento familiare per parenti
già presenti sul territorio; 4) possibilità di
convertire un permesso di soggiorno per
Piotivi umanitari in un permesso per motivo di lavoro. Le associazioni sono invece
perplesse sulla loro mancata consultazione, da parte del governo, (a.d.)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 17 LUGli/)
«Dopo averlo
arrestato
lo portarono via
e lo condussero
nella casa del
sommo sacerdote;
e Pietro lo seguiva
da lontano»
(Luca 22, 54)
«Gli uomini che
tenevano Gesù
lo schernivano
percuotendolo»
(Luca 22, 63)
«Mentre lo
portavano via
presero un certo
Simone, di
Cirene, che
veniva dalla
campagna, egli
misero addosso
la croce perché
la portasse
dietro a Gesù»
(Luca 23,26)
«Quando furono
giunti al luogo
detto “il Teschio”,
vi crocifissero lui
e i malfattori,
uno a destra
e l’altro a sinistra.
Gesù diceva:
“Padre perdona
loro perché non
sanno quello che
fanno”. Poi
divisero le sue
vesti, tirandole
a sorte. Il popolo
stava a guardare.
E anche
i magistrati
si beffavano di
lui, dicendo:
“Ha salvato altri,
salvi se stesso,
se è il Cristo,
l’Eletto di Dio!”.
Pure i soldati
10 schernivano,
accostandosi,
presentandogli
dell’aceto e
dicendo: “Se tu sei
11 re dei Giudei,
salva testesso”...
Uno dei
malfattori appesi
lo insultava,
dicendo: “Non sei
tu il Cristo? Salva
te stesso e noi!”.
Ma l’altro
lo rimproverava,
dicendo: “Non hai
nemmeno timor
di Dio, tu
che ti trovi
nel medesimo
supplizio? Per noi
è giusto, perché
riceviamo la pena
che ci meritiamo
per le nostre
azioni; ma questi
. non ha fatto
nulla di male”»
(Luca 23,33-41)
MISERICORDIA DI DIO
La nostra vita può far spazio alla misericordia, manifestata sulla croce, cercando
di costruire un mondo fondato sulla solidarietà e il rifiuto di ogni violenza
ODOARDO LUPI
LJABBASSAMENTO di Gesù
cominciò con un arresto
che lo separò dai suoi. Così come avviene per tutti coloro che
sono arrestati, lo portarono via.
Noi sappiamo come i racconti
della passione siano la parte
centrale e determinante di tutte
le vicende narrate dai Vangeli.
La passione, la morte e la risurrezione di Gesù sono il punto focale da cui si irradia il significato
del passato e del futuro di tutti
coloro che si sono messi al suo
seguito. Malgrado ciò, come diceva l’apostolo Paolo, per taluni
la croce permane uno scandalo,
mentre per altri è una follia.
L’Iddio d’Israele è un Dio di
bontà, ed è necessario ricordare
quello che ha fatto nella storia,
se si vuole essere dei testimoni
del suo amore e un tramite per
indicare il modo di riconoscere,
sottomettersi e riamare l’unico
Dio. Un Dio che è redentore e
salvatore, un Dio che non demanda a nessuno, neanche agli
angeli, il compito della salvezza
ma che, nel suo amore, nella sua
benevolenza, prende sulle sue
spalle e le porta, tutte le angosce
e tutte le fragilità (Isaia 63, 8-9).
1 discepoli hanno individuato in
Gesù di Nazareth la presenza
stessa di Dio. Non in modo emotivo, intuitivo, convenzionale, ma concreto e reale.
che morire con noi e per noi, sue
creature. Il pastore non lascia sole le sue pecore, ma le sostiene
anche nel momento della morte
accendendo la speranza oltre il
buio più denso (Salmo 23, 4). Sì!
Dio, in Gesù di Nazareth, sa veramente amare d’un amore eterno (Isaia 54, 8; Romani 5:, 8; 8,
35). Se non si considera tutto ciò,
non si comprende il suo abbassamento fino alla morte e alla
morte della croce.
L'abbassamento di Gesù
La persona, che forse non ave
I va apparenza tale da attirare
gli sguardi, è stata per i discepoli
quella in cui Dio faceva risplendere la sua luce nel mondo. In lui
però hanno ravvisato non soltanto il Signore, ma anche lo
schiavo che si abbassa e serve.
Perché Dio, liberatore e salvatore
proprio in Gesù di Nazareth, sa
abbassarsi, servire, soffrire, an
Preghiamo
Signore, tu sai che la nostra malvagità è grande. Noi
siamo responsabili del nostro agire perverso e violento.
Ma sappiamo che tu sei venuto incontro a cercare e
trovare chi è smarrito. Solleva il peso della nostra ottusità come la trave che portasti nel tuo martirio. Sulle
nostre malvagità, al di là dell’ombra della croce, possa
risplendere la tua vittoria. Dacci forza, liberaci dalla
paura e venga presto il tuo Regno. Amen.
La passione di Gesù
PRIMA del Calvario Gesù ha
fatto l’esperienza tragica di
essere preso, incatenato, rinchiuso. Restò solo. Solo nell’interrogatorio, solo nel processo,
solo nella condanna. Gesù in tal
modo ha condiviso la sorte di
tutti i condannati sia che fossero
colpevoli sia che patissero ingiustamente. Questa sorte non è
stata erronea, casuale, ma pregna di consapevolezza e solidarietà: lui, giusto, patì con gli
ingiusti e per gli ingiusti. Per
questo, nel suo insegnamento,
quando ebbe a raccomandare la
sorte dei carcerati, non lo fece
per eufemismo, (Matteo 25, 3940), ma desiderò che si prendesse coscienza che era la sua sorte.
Quella che ha condiviso con
tanti altri come Barabba, i malfattori compagni di supplizio e
tutti i carcerati e condannati a
morte della storia.
Con costoro ha condiviso anche scherni, offese e percosse.
Perché nel mondo degli esclusi e
segregati può accadere anche
questo. L’appiattimento della
personalità è uno scherno, la
derisione della individualità è
un’offesa e l’abuso sul recluso è
una violenza che può arrivare fino alle percosse, calpestando
così la dignità di chi non può difendersi da chi detiene il potere
e ne approfitta. E scherni, offese,
percosse sul carcerato, quali segni della vendetta su chi è ormai
ridotto all’impotenza, sono ancora praticate in tante parti del
mondo, divenendo a volte tortura, a volte pena di morte richiesta persino per dei bambini.
Pietro seguiva Gesù, ma da
lontano. Una distanza ambigua,
decisa nel timore di non compromettersi troppo. Interessata
certo, ma fatta anche di sospetto e di paura e soprattutto di de
siderio di sottrarsi quanto prima da quella situazione. Pietro
non aveva abbandonato del tutto Gesù, è vero, ma non era del
tutto disposto e disponibile ad
affrontare con responsabilità il
dramma del carcerato. Forse
aveva desiderato sostenerlo, ma
ormai era troppo tardi e abbandonò, disconoscendolo, il fratello, l’amico imprigionato. Del
resto ogni carcerato è destinato
a restare solo.
Il giorno dopo invece fu un
ignaro passante il prescelto per
sollevare almeno un po’ Gesù da
tanto abbandono. Uno che non
c’entrava niente con quella storia, ma che si trovò suo malgrado, soltanto per caso, ad essere
designato a sostegno del condannato. Quella imprevista solidarietà con il condannato lo
condusse però a prendere sulle
sue spalle, facendone l’esperienza, il peso di una croce che
tutti atterriva. Così intraprese
un cammino non facile, un
cammino compromettente e in
salita, una strada vergognosa
anche per lui, designato eppure
estraneo e straniero.
Per questo suo servizio non richiesto però, il nome di quell’uomo, Simone, diventerà per
sempre il nome della solidarietà
non rifiutata, della solidarietà
gratuita. Il nome di chi non si
sottrae dal portare sollievo a un
condannato anche se questo gli
pesa non poco. E lassù, in quel
luogo di dolore e di morte, che
indicava anche nel nome l’umana violenza, fu crocifisso Gesù
insieme ad altri due disgraziati.
Uno a destra, l’altro a sinistra;
Gesù nel mezzo: uniti l’uno
all’altro nell’atroce destino.
sono prigionieri della violenza.
Tutti, anche nonviolenti, sono
prigionieri della malvagità.
Quella richiesta di perdono,
da tutti immeritato, raggiunge,
da allora, tutti e tutte e ci riguarda. È una richiesta che dovrebbe
mettere in moto le coscienze,
gettare le basi di un agire diverso, scuotere la misericordia anche per se stessi, invece resta
ancora troppo spesso soltanto
una parola bella, buona, pia ma
distante e incompresa.
Eppure quella richiesta di Gesù morente per amore, è il fondamento di una nuova umanità
che, consapevole della sua fragilità, sa incamminarsi verso il
regno di Dio, affidandosi soltanto a quel suo amore che è stato
crocifisso per l’umanità. Un
amore che ad alcuni appare ancora una follia e che ad altri desta ancora scandalo perché è assurdo nella sua universalità indiscriminata. Un amore totale
ed eterno, che riguarda anche i
delinquenti che infrangono le
leggi che le società si danno per
essere più sicure.
La bontà di Dio
L> AVVENIMENTO supremo
I della bontà di Dio è tutto
La richiesta di perdono
yyT)ADRE», disse allora la luc
ce del mondo, «perdona
loro perché non sanno quello
che fanno»! E lo disse quasi invocando: ultimo desiderio di
una vita spesa a predicare la
grazia. Lo disse nella consapevolezza che tra gli umani trionfa
sempre la vendetta che non conosce pietà. Lo disse consapevole che neanche un giusto,
neppure uno può arrogarsi il diritto di gettare la prima pietra
perché giusti non ci sono. Né
chi giudica, né chi è giudicato
ha coscienza libera perché tutti
racchiuso nella sofferenza e
nell’ingiusta morte di Gesù. Se
quell’amore ha trionfato sul peccato nel giorno di Pasqua, la nostra vita può far spazio alla misericordia cercando di costruire un
mondo fondato sulla solidarietà
ed il rifiuto di ogni violenza.
L’Associazione internazionale
dei cappellani di prigione (IpcaEuropa), riafferma che ogni essere umano ha dei diritti che restano inviolabili. Essa auspica la necessità di denunciare ogni sopruso, avendo il coraggio civile e cristiano di difendere chi non può
farlo da se perché imprigionato.
In questa prospettiva una cinquantina di ministri di culto che
operano nelle carceri del bacino
del Mediterraneo si ritroveranno per un convegno di quattro
giornate a Siena il prossimo anno. Interverranno anche dei responsabili dell’amministrazione
penitenziaria per affrontare tutti
insieme questo tema: «Vincere
la violenza e l’isolamento: la religione nel mondo carcerario.
Quali paure? Quali certezze?».
(Ultima di due meditazioni)
La scelta di alcuN
ti e non di una
motivata da necea
letica. Luca si soff.
comportamento*,
con la sua sequeij,
restato fino nel c»
la caserma a
I episodio finale d.
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Gesù è tenuto ir<I>r®®®
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l'evangelista ponepetedes
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enotere» sono emfclLa 18 j
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«molti altri msultii ÌTL« i;
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lucano dunqueIj P®“® , .
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cato. Dei resto i Vaifdella Trin
cordano ben cinqisinosciuta.
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traggi durante i'atEpifania i
(Marco 14. fiS-l nrsS ,
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la croce. Queitojfestazior
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Luca. Nel suo raccoil Ximità r
comunque la remiÉ ¿gl ranni
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alla sequela *
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stro portando la crot^®£f'^ '
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forse come un convdj6«^niess
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pena capitale risen
altri per male fattoi
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Scoprire il tempo della liturgia
'ameni ^ Rìtomare cìclicamente su un certo numero di temi ci abitua a renderci sempre
" ''pS;/nagg/or/7?erife attenti ai momenti centrali e più importanti del messaggio biblico
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ie la sorte, per le letture bibliche quodeN^aon' Odiane- Una delle caratteri
evidenza
izione''’°‘^che di questo libretto, ri
> temiti mesa dall’edizione originale,
ata Sfili seguire il calendario li3 spazio (flirgico delle chiese evangelilista ponepe tedesche. Così qualche
naltrattauifettore o lettrice attenti a3 guardie,kanno notato indicazioni
:hernire»Mtnoi inconsuete: «Domesono emiipjca 18 gennaio, 2“ dopo
Luca ci ri» j|pifania» o «Domenica 30
Ifri insulti! agosto, 12“ dopo la Trinità»,
ntro dMui ^fggta dell’Epifania è da noi
Ua N=I “ ricordata solo in qualche re^unqu Elione d'Italia a causa della
■aggi con&fana (che e una storpiatura
densitàdiliielnome «epifania»); la festa
resto i Vaijiiella Trinità è del tutto scoben dnqiKinosciuta. Ma in fondo non è
I venne fatjinale ricordare che anche
scherni,et nelle chiese evangeliche T
orante l'an Epifania e la Trinità (la do4, 65; Lucaj¡panica dopo Pentecoste)
h hanno una grande importan. . . za, tanto che un musicista
[ui^i^io.cdcornei. S. Bach ha scritto per
at^o a Drt ‘^Lie delle sue più
sversale^dài cantate. Qual è lo scopo
iquenteei»*^*™^®®!^ cristiana? Essenarticolare»dalmente quello di ricordare,
3 che la pai di attirare la nostra attenzioa precedine; l’Epifania ricorda che la
allazioneptìvenutadel Salvatore è anche
la permaiappunto epifania, cioè manire. Questoffestazione della salvezza a
irò è ome! tutte le genti; la festa della
suo raccoà T;Yiuitti celebra la profondità
equela » Spirito Santo. Questo
andò h '"IL® feste cristia
on cbewìsr' di esse ci rende
imone, lo a un momento centrae un convdpridmessaggio biblico
acondanit' Cisipuò chiedere però se
iù non èabbiaun senso ritornare ogni
la sorte iaiBo sempre sugli stessi ertale risententi; la domanda vale
naie fattole per le feste che noi siain evidenfe3ijj{yg^.j ^ celebrare: NaPasqua, Pentecoste.
3 una colt° liturgico ha, non può
sse la coiPi®''®!®’ tm carattere cicliPerò |'e|°’potrebbe quindi rapprese collocai
i è carieoi
à profetici
hiesto nul
interessa
per iorol
. Concludiamo con questa pagina la serie di riflessioni sul i
■ tempo che ci hanno impelato per vari mesi. Il tema che af-1
frontiamo oggi è «Finito-infinito, il tempo nostro e quello di \
■ Dio». Sul vivere la nostra fede nella quotkiianità del tempo |
che scorre proponiamo una riflessione sul tempo della litur- ;
, già di Bruno Rostagno; Piero Bensì offre invece ai nostri letto- ¡
ri alcune considerazioni sul tempo nostro che finisce per con- |
, vergere per la fede nell’infinito di Dio che è tempo di risurre- Í
zione. Completa la pagina una breve e parziale recensione di l
, un volume di poesie pubblicato l’anno scorso a cura del Pro- ¡
. getto Physis (Latiano, Bari). È autore del libro, significativa- \
, tríente intitolato «Quasi niente», Filippo Paradiso le cui par- \
, ticolari condizioni fisiche di quasi immobilità sono per lui I
, humus di riflessione particolare sui temi legati al limite, e di \
: conseguenza su quello generale dì finito-infinito. i
sentare un pericoloso ritorno
a quella concezione ciclica
del tempo che, come ricordava in questa pagina Gianna
Sciclone, è caratteristica del
pensiero greco o indiano,
non certo del pensiero biblico. Come si concilia l’anno liturgico con la concezione lineare del tempo, con la coscienza di essere in cammino
verso una meta, che è una caratteristica irrinunciabile della fede evangelica? A questa
domanda si può rispondere
in due modi diversi.
La prima possibilità è di
negare ogni validità alle cosiddette feste, di non celebrare né Natale, né Pasqua, né
Pentecoste perché il culto,
l’ascolto comune della Parola e la preghiera, devono
ugualmente caratterizzare
ogni settimana dell’anno,
nell’attesa del regno di Dio.
È la scelta radicale dei Darbisti, seguita, pur con qualche
concessione, anche dalle Assemblee dei Fratelli. Oggi
verrebbe voglia di aderire a
questa scelta, vista la commercializzazione crescente
delle feste cristiane. Osservo
soltanto che si potrebbe
spingere all’estremo la radicalità e mettere tutti i giorni
sullo stesso piano, sopprimendo il riposo domenicale.
In fondo anche la settimana è
un piccolo ciclo. Alcune tendenze economiche dei paesi
sviluppati sembrano andare
in questo senso. Ma allora
che cosa ne facciamo del comandamento del riposo?
La seconda possibilità è di
ammettere che anche il pensiero biblico non esclude del
tutto la ciclicità. Un tempo
esistevano le feste legate ai
cicli della pastorizia nomade
e dell’agricoltura. Israele non
le ha soppresse, ma le ha legate ai momenti centrali della propria storia: l’uscita dall’Egitto (Pasqua), il dono della Legge (Pentecoste), la vita
nel deserto (Capanne). Via
via altre feste, dal contenuto
storico, si sono aggiunte. I
cristiani a loro volta hanno
dato ad alcune di queste feste un nuovo significato, legandole alla passione e alla
risurrezione di Gesù (Pasqua) e al dono dello Spirito
Santo (Pentecoste). Poi è venuta la festa di Natale, che ha
sostituito la festa pagana del
sole nascente.
Mi sembra che l’importanza non sia nel carattere ciclico, bensì nell’elemento di
novità che il messaggio biblico riesce a dare a quelle feste
che, private del loro riferimento biblico, si ridurrebbero a una stanca e triste ripetizione. La vita va avanti, o
sembra andare avanti, ci propone o ci impone i suoi temi,
i suoi problemi. I momenti
dell’anno liturgico ci ricordano gli interventi di Dio, e
vengono a dare alla nostra vita il suo ritmo profondo.
Sembrano ripetersi; in realtà
il messaggio a cui ci richiamano è sempre nuovo, e il loro senso vero sta nella possibilità che abbiamo di viverli
in modo ogni volta diverso.
La poesia di Filippo Paradiso
Coscienza del limite
ANNA MAFFEI
Le lingue di fuoco deiio Spirito Santo nei simboio deii'Assembiea
dei Cec di Canberra (1991)
Leggersi alia luce delia
poesia di Filippo Paradiso, dire cosa avviene dentro,
dopo una lettura o rilettura
dei suoi versi non è facile.
Forse non è neppure possibile o adeguato cercare di esprimere emozioni e sensazioni che rimangono dai contorni sempre indefiniti in
fondo a ciascuno che legge. Il
fatto è che c’è qualcosa che
rende quelle parole «eccedenti di senso» per la mente e
lo spirito, per tutto ciò che in
noi è disposto a farsi coinvolgere. E non saprei dire cosa
prevale. Se il chiaroscuro della nostalgia o i colori del sogno. Le imposte socchiuse o
la forza del vento. Forse ciò
che segna la poesia di Paradiso sta proprio nel contrasto
irrisolto, nell’accostamento
di opposti che una sintesi, irriverente, violerebbe.
Non tanto la penombra
quanto il chiaroscuro, quello
creato «dalle foglie nella trama del bosco», è ciò che meglio esprime il tocco di paradossalità trasmesso da Paradiso nella sua poesia. È la
quotidiana esperienza, e la
sempre sorprendente realtà,
del limite e grandezza che
Paradiso ci dice, e ci dice bene perché egli stesso esistenzialmente le incarna. E questo non solo e non tanto per
il suo essere, lui ammalato di
distrofia muscolare, nelle
strette spoglie di «una farfalla
in bozzolo», come dice lui
stesso, anche se tale esperienza, ipotizziamo, affina i
sensi e aiuta a scavare. Paradiso rende e dà conto proprio di quanto è più tipico,
ma anche di più volutamente
dimenticato dell’umano; la
consapevolezza del limite.
Ma Paradiso intuisce anche il
fatto che proprio tale consapevolezza ci rende grandi, ci
rende pienamente uomini e
donne, umani.
Nella Bibbia si combatte la
stessa battaglia che Paradiso
affronta nella sua poesia,
quella fra finito e infinito. È
una battaglia che miticamente si snoda, per Adamo,
l’essere tratto dalla terra, a
partire dalla via sbarrata
alTeternità. Dopo il peccato,
Dio mise nel giardino dell’Eden, ci dice infatti il testo
di Genesi (3,24), dei cherubini che vibrando una spada
fiammeggiante da ogni parte
custodivano l’accesso all’albero della vita.
Quella stessa battaglia fu
poi vinta, per la prima e unica volta, dall’uomo Gesù, ma
solo dopo il suo soggiorno
obbligato nel soggiorno dei
morti, e solo per chi, allora
come oggi «pur non vedendo
creda». E la coscienza del
credente che sa «che ogni
carne è come l’erba, e che
tutta la sua grazia è come il
fiore del campo», ma che anche confessa che «l’erba si
secca, il fiore appassisce, ma
la Parola del nostro Dio dura
per sempre» (Isaia 40, 6-8).
C’è coscienza, quasi sempre
dolorosa, del limite, ma anche c’è consapevolezza che
qualcosa, o meglio. Qualcuno, possa conservare per
sempre carattere di eternità.
«Questo è quanto vedo
oltre la mia finestra:
una goccia d'infinito,
e se per altri
è solo pioggia
per loro può bastare.
È una leggera tenda
di velo
che di tanto in tanto
il vento
dolcemente scosta
e profumi
di spezie lontane
e fragranze di anime
riporta.
Se ora lenta scivola
sul vetro
vinta dalla gravità
ugualmente le si deve
rispetto
per i suoi
infiniti attimi».
La parola biblica viene incontro e prende per mano il credente che vive con la paura della morte
(nelle noi con il profeta possiamo ripetere: «Non temere, perché io sono con te»
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natura finita della creatura
umana. Adamo non è stato
creato immortale: certo sarebbe potuto non morire nutrendosi dell’albero della vita, ma poiché questo gli è
stato vietato, segue il suo destino biologico.
L’uomo dell’Antico Testamento sa che il suo vivere
termina con un ritorno alla
terra da cui è tratto. Il suo
desiderio perciò si volge intensamente alla vita; egli desidera vivere pienamente
questa vita, perché non ne
conosce altre, perché sa che
la vita è desiderio di vivere.
Tutto quello che chiede è di
vivere una vita tranquilla e
chiuderla «sazio di giorni»
circondato dai figli dei figli.
Radicalmente diversa è la
prospettiva del Nuovo Testamento; la morte è vista come
«l’ultimo nemico» che deve
essere distmtto. Il quadro del
nuovo regno in cui vivranno
gli eletti si apre con la promessa: «Non ci sarà più la
morte» (Apocalisse 21, 4). La
morte è «il salario del peccato», ma non intesa come giudizio sul peccato del singolo,
bensì come necessaria conseguenza dell’entrata del
peccato nel mondo. Come
parte del peccato, la creatura
umana vive tutta l’angoscia
della morte. Ma ecco il grande annuncio delTEvangelo:
questa angoscia è stata assunta fino in fondo da Gesù
Cristo, egli ha portato su di sé
il nostro peccato e per questo
motivo passa attraverso l’angoscia del Getsemani e muore della morte del peccatore,
la «seconda morte» come dice l’Apocalisse.
Quando il credo apostolico
afferma «discese agli inferi»
rispecchia fedelmente la sostanza teologica di quel che il
Nuovo Testamento testimonia di Gesù, come di colui
che ha preso su di sé la maledizione della legge, diventando maledizione per noi (Galati 3, 13). «Ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli
angosciosi legami della morte» (Atti 2, 24) afferma Pietro
nel giorno della Pentecoste.
Il credente perciò non può
più avere paura della morte:
ormai è stata sconfitta da Gesù Cristo. Il credente non ha
più il diritto di essere nell’angoscia di fi-onte alla morte.
Rimango sempre molto
colpito e rattristato quando
nelle conversazioni private
incontro credenti (cattolici o
protestanti) che manifestano
ancora tanto timore della
morte. Mi sembra impossibile: il Nuovo Testamento non
ci invita certo a prendere la
morte alla leggera, ma le sue
dichiarazioni sono inequivocabili. Gesù dice davanti alla
tomba di Lazzaro: «Io sono la
resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà e chiunque vive e crede in
me non morirà mai» (Giovanni 11, 25). E Paolo: «La morte
è stata sommersa nella vittoria» (I Corinzi 15, 54), «Gesù
Cristo ha distrutto la morte
ed ha messo in luce la vita e
l’immortalità mediante l’Evangelo» (2 Timoteo 1, 10).
L’autore dell’epistola agli
Ebrei, infine, ci assicura dichiarando: «Poiché dunque i
figli hanno in comune sangue
e carne, egli pure vi ha partecipato per distruggere con la
sua morte colui che aveva il
potere sulla morte, cioè il
diavolo, e liberare tutti quelli
che dal timore della morte
erano tenuti schiavi per tutta
la loro vita» (Ebrei 2,14).
Non sono parole d’incoraggiamento, ma è la parola di
Dio che ci parla; se ci crediamo non c’è più luogo al timore della morte. Il credente è
nelle mani di Dio, si abbandona a lui per la vita e per la
morte, e quindi il credente sa
che Dio è presente anche nel
momento della sua morte,
che in qualche modo fa parte
della sua vita. Nulla è fuori
dalla grazia di Dio e quindi
anche la morte dev’essere accettata dal credente come
parte della liberazione di Dio.
Dice Bardi; «È il suo dono. È
la grazia che Dio accorda
all’uomo senza averne alcun
obbligo: la grazia con la quale
egli ci lega, senza legare se
stesso. Tutto questo è rivelato nella morte dell’uomo. Egli
è ancora il Dio da cui l’uomo
ha tratto l’essere, anche nel
momento in cui lo lascia morire. Così nella morte e al di
sopra della morte Dio continua ad essere la speranza
dell’uomo».
...e dopo
Il credente sa, ne è convinto, che dopo la morte viene la
nuova vita, garantita dalla resurrezione di Gesù e di cui il
credente ha già la caparra per
opera dello Spirito. «Ho il desiderio di partire e di essere
con Cristo» esclama Paolo. Il
che non significa, come abbiamo già visto, che alla morte l’anima si separi dal corpo.
L’immortalità dell’anima non
esiste nella Bibbia (e mi fa
piacere che oggi molti teologi
cattolici lo riconoscano) ma
significa che dopo la morte ci
attende la vita della resurrezione; essere sempre col Signore, senza pianti, senza
sofferenze, senza morte.
Dopo, quando? Questa è la
domanda che angoscia ancora molti, troppi credenti.
L’idea di questo lungo periodo di sonno nel buio della
morte, in attesa della resurrezione, spaventa tanti credenti. Alcuni teologi dicono che
la resurrezione avviene subito dopo la nostra morte; altri
dicono che dovremo attendere nel sonno della morte fino
al giorno stabilito da Dio per
la resurrezione. È un proble
ma che proprio non riesco a
fare mio, che non mi sfiora
neppure. Io credo che sia un
falso problema. La vita nuova, la vita della resurrezione
è completamente fuori delle
categorie di spazio e tempo
per cui il nostro «prima» e il
nostro «dopo» non hanno alcun senso.
Mi spiego con un esempio
paradossale. Se, per ipotesi,
il giorno della resurrezione
fosse fissato dal Signore per
il 1“ gennaio del 3000, nostro
padre Abramo (che si sveglierebbe dopo un sonno durato 5.000 anni circa) e il credente morto il 31 dicembre
2999, al momento della resurrezione avrebbero entrambi l’impressione di essere entrati pienamente nella
nuova vita subito dopo morti. Né l’uno né l’altro possono avere la nozione del tempo trascorso, proprio perché
il tempo non esiste più. Questo concetto è ben chiaro
nella mente del salmista che
dichiara: «Mille anni agli occhi tuoi sono come il giorno
di ieri, quand’è passato». Noi
citiamo sovente; «Mille anni
son come un giorno». Ma
non è così: «Il giorno di ieri
quand’è passato». Cioè nulla.
Perciò stiamo tranquilli, fratelli e sorelle: dopo la morte
ci attende la vita della resurrezione. Subito? Dopo? Non
ha importanza, non è un vero problema.
4
PAG. 4 RIFORMA
Ecumene
1 Sessione del Consiglio della Comunità evangelica di azione apostolica
La crisi del mondo diventerà crisi della chiesa?
Questo l'interrogativo posto dal nuovo segretario generale della Cevaa Alain Rey
Adottata la «Carta» della Comunità. Previste varie modifiche al funzionamento
FRANCO TAGLIERÒ
La caratteristica del contesto mondiale nel quale si
inserisce l’attività missionaria è quella della crisi piuttosto che quella del cambiamento: è infatti nella crisi che
si trova la dimensione della
prova e della scelta. Così si è
espresso Alain Rey, il Segretario generale della Cevaa nel
rapporto di attività. Crisi
profonda, globale, che ha
aspetti politici, culturali, ecologici, economici e spirituali.
La crisi del mondo diventerà forse la crisi della chiesa?
Secondo Alain Rey la Cevaa
ha importanti ragioni per
proseguire la sua azione poiché essa è piena di risorse,
quali l’Animazione teologica (animazione biblica popolare), la formazione e l’impegno comunitario. Il Consiglio della Cevaa, ospite della
Chiesa evangelica riformata
del Cantone di Vaud, nella
sua sessione annuale tenuta
a Crèt-Bérard, a una ventina
di chilometri da Losanna, ha
condiviso questa opinione. Si
è di conseguenza pronunciato su un certo numero di problemi, quello finanziario innanzitutto, con uno spirito
proattivo e propositivo, che
già aveva iniziato a maturare
in occasione della Assemblea
di Torre Pellice nel 1996.
Il funzionamento della comunità, dopo l’approvazione
delle chiese membro, sarà
Torre Pellice, giugno 1996, durante le Assise della Cevaa
sensibilmente modificato.
Un’Assemblea generale convocata ogni due anni sostituirà il Consiglio attuale e
darà maggior voce alle donne
e ai giovani. 11 Consiglio esecutivo, composto di nove
membri, sostituirà l’attuale
Comitato e si riunirà soltanto
tre volte tra una Assemblea e
l’altra. Il Consiglio del 1999
dovrà adottare la nuova normativa e la prima Assemblea
generale avrà luogo nel 2000.
Per la prima volta nella sua
storia la Cevaa ha poi adottato una «Carta», che sarà il biglietto da visita della Comunità, pensato per essere i suoi
principi in un linguaggio moderno, tale da essere compreso alla base delle chiese e diffuso con Internet.
La partecipazione finanziaria alla vita delle chiese, considerata spesso come un argomento molto difficile da
affrontare a causa delle suscettibilità e delle frustrazioni
delle chiese donatrici e di
quelle fruitrici, è stata studiata a fondo insieme a tutta la
politica finanziaria della Cevaa. La diminuzione delle
contribuzioni delle chiese
membro è tale da costringere
a un più attento e mirato impiego del denaro comunita
rio, nell’ottica della trasparenza. 11 15% del bilancio generale della Cevaa sarà destinato al finanziamento di progetti aventi caratteristiche
prettamente missionarie,
pensati e sviluppati dalle
chiese locali ma vagliati da
una Commissione di valutazione, già esistente, e approvati dal Consiglio.
La Cevaa sospenderà per
l’anno accademico ’99-2000
l’assegnazione di nuove borse di studio per permettere
alle chiese e alla Commissione per la Formazione e per le
borse di riflettere ed elaborare una politica di formazione
coerente con i bisogni reali
delle chiese. 11 Consiglio si è
poi dichiarato favorevole allo
spostamento del Segretariato
a Montpellier, dove la Chiesa
riformata di Francia intende
mettere a disposizione della
Cevaa un considerevole spazio all’interno della Facoltà
di teologia: se l’operazione
sarà vantaggiosa il trasloco
potrebbe avvenire entro
l’estate del 1999.
Lo scambio di persone rimane una delle attività più
importanti della Cevaa, ma
nella situazione finanziaria
attuale non è possibile assumere un quinto segretario
esecutivo: una ridefinizione
dei campi di azione dei segretari esistenti dovrebbe
permettere sia un risparmio
sia un miglior equilibrio dei
carichi di lavoro.
Roma: XVIII Conferenza europea dei professori battisti di teologia
Ventisei docenti europei a confronto sull'ecumenismo
BLASCO RAMIREZ
SI è svolta a Roma, dal 25
al 30 giugno, ospitata dalla Facoltà valdese di teologia,
la XVIII «European Baptist
Theological Teacher Conference» (Ebttc, Conferenza
europea del professori battisti di teologia), organizzata
dal Dipartimento di teologia
in collaborazione con la Federazione battista europea
(Ebf). Si tratta di un incontro
di professori in rappresentanza delle diverse facoltà
teologiche battista dell’area
europea e del Medio Oriente,
ovvero delle facoltà delle
Unioni battista che fanno
parte della Ebf, che ha luogo
ogni due anni.
La conferenza ha tre linee
direttrici. La prima è la riflessione su un tema che viene in
genere sviluppato in tre sessioni plenarie da tutti i partecipanti. La seconda è costituita dalla discussione in
gruppi omogenei formati dai
professori suddivisi secondo
le rispettive aree di insegnamento (Antico Testamento,
Nuovo Testamento, Storia
della chiesa. Teologia sistematica e Teologia pastorale).
La terza consiste nello scambio di informazioni tra le Facoltà, attraverso il racconto
delle loro esperienze, progetti, sviluppi e così via.
Erano presenti 26 professori, provenienti da dieci diverse Facoltà. Purtroppo, con la
sola eccezione dell’Estonia, i
paesi rappresentati erano
tutti dell'Europa nord-occidentale. È evidente che un
viaggio fino a Roma, per molti nostri fratelli e sorelle dell’Est, rappresenta una spesa
proibitiva. Altro motivo che
spiega le assenze dei profes.sori dell’Europa orientale è la
impossibilità di ottenere visti
dai consolati italiani, nonostante alcuni inviti formali
spediti, con tanto di assicurazione della copertura delle
spese. Rincresce invece l’assenza dei paesi latini, infatti
solo il Dipartimento teologico dell’Unione battista italiana era presente.
Il tema di quest’anno è stato l’ecumenismo, ed è stato
trattato da tre relazioni molto
apprezzate. La prima è stata
presentata dal prof. Paolo
Ricca, che ha introdotto la riflessione teologica e l’esperienza fatta dal mondo valdese. Lo stesso hanno fatto poi
il prof. Jim Puglisi per la
Chiesa cattolica e il past.
Paolo Spanu per i battisti italiani. Gli interventi dei tre
oratori sono stati seguiti da
partecipate discussioni.
Parte della riflessione dei
partecipanti è stata dedicata
ai numerosi seminari che
stanno sorgendo nell’Europa
dell’Est. Attualmente se ne
contano 45, di cui 12 nati negli ultimi due anni, grazie alle
ingenti risorse provenienti
dagli Stati Uniti. Si tratta di
avviare un rapporto costrutti
vo e che può risultare loro di
grande utilità, a partire dal
patrimonio di esperienza accumulata nel campo dell’insegnamento della teologia,
dalle Facoltà più antiche e
più prestigiose.
La prossima Conferenza si
terrà a Praga, nel giugno del
2000, e il tema sarà quello del
significato e dell’insegnamento della teologia nel mutevole contesto europeo, e
verrà sviscerato dal punto di
vista teologico, etico e antropologico.
Rinviato l'incontro previsto dal 22 al 24 giugno scorso
Il Cec e il malessere delle chiese ortodosse
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha deciso di
rinviare la riunione preparatoria in vista della creazione
di una Commissione teologica mista, che avrebbe dovuto
aver luogo dal 22 al 24 giugno
1998. All’inizio di maggio,
una riunione interortodossa,
svoltasi a Salonicco (Grecia),
che riuniva rappresentanti
delle chiese ortodosse, venuti
per discutere argomenti di
preoccupazione comune relativi al movimento ecumenico, aveva chiesto la creazione
di una Commissione teologica mista che avrebbe dovuto
iniziare i suoi lavori dopo la
Vili Assemblea del Cec nel
prossimo dicembre.
Dopo l’incontro di Salonicco, il segretario generale del
Cec, Konrad Raiser, e il presidente del Comitato centrale,
Aram, avevano proposto di
convocare nel più breve tempo possibile una riunione
preparatoria incaricata di
stabilire l’ordine del giorno, il
calendario e il mandato di tale Commissione. Erano stati
quindi spediti gli inviti. Ma
sembra ormai chiaro che un
certo numero di invitati hanno ritenuto che era loro impossibile assistere all’incontro di giugno. Il presidente e
il segretario generale hanno
pertanto deciso di annullarlo.
In una lettera di notifica
agli invitati di questa decisione, Georges Lemopoulos
dell’Ufficio del Cec incaricato delle relazioni con le chiese e con la comunità ecumenica e futuro segretario generale aggiunto del Cec, ha precisato che il patriarca ecumenico Bartolomeo si era
espresso per il rinvio di questa riunione e, riferendosi alla complessità della questione e alla sua natura costituzionale ed ecclesiologica,
aveva dichiarato che occorreva più tempo alle chiese
ortodosse per preparare il
quadro di lavoro della Commissione. Il patriarca ecumenico non ha escluso tuttavia
la tenuta della prima riunione della Commissione teologica mista prima dell’Assem
Dal Mondo Cristiam
Canada: «piena comunione» tra
la Chiesa anglicana e la Chiesa luterana
VANCOUVER — Approvato a grande maggioranza dal Co«
glio generale della Chiesa anglicana del Canada un docum
to, già sottoscritto dalla Chiesa luterana canadese l’anno st
so, che prevede di giungere ad una «piena comunione» tn
due chiese entro il 2001. Non si tratta di una «fusione», spg^
ca l’Ufficio stampa anglicano, bensì del reciproco riconoi'
mento dei ministeri, dei culti e dei sacramenti delle due dii
«un passo importante per una migliore utilizzazione delle
stre risorse in un territorio così vasto e a volte ostile».
Un i
in una
PAI
■L temad
la IX ser
iBachè
Germania: il primo Kirchentag ecurnenidcT^m
avrà luogo a Berlino nel 2003
la Trinità,
tte opere i
BONN
Il primo Kirchentag ecumenico organizzato iii¿ iefronser
me da protestanti e cattolici avrà luogo nel 2003, con ognip|[ L creder
babilità a Berlino. Così ha detto il segretario generale del| parola, poi
chentag, Friedrich Kronenberg, all’assemblea plenaria deU’j ¡jente al ce
ganizzazione dei laici cattolici cbe si è radunata a Bonn jcn una s
la fine di aprile. Berlino è la candidata più quotata conte èi sonora. Gii
parso dai colloqui che ci sono stati ad alto livello tra il Con| Cantate,
to centrale del Kirchentag, il cardinale Georg Sterzinstó jitre due p
Berlino e il vescovo luterano della città, Wolfgang Huber. («1 eo collegati
corale di a]
Brasile: campagna ecumenica per un Jjjj-jjh';
nuovo Statuto delle popolazioni indigeni n
RIO DE JANEIRO — Campagna ecumenica dei missioni
cattolici e luterani in Brasile per sollecitare una rapida app
vazione da parte del Congresso di un nuovo Statuto sui dii P'dista, la
degli indigeni. In una lettera al presidente della RepubbI ^
Henrique Cardoso, che spiega il perché dell’azione delleà
organizzazioni missionarie, è specificato tra l’altro che «laÉ
data approvazione dello Statuto non solo favorisce chi sped seduta si
sull’assenza della legge ma appanna l’immagine dell’autoi ^
statale di fronte alle popolazioni indigene». (neii (coutra
(tenore), i
muove la
sempre co
puntamen
NEW DELHI — I responsabili delle chiese indiane ham spaventa e
chiesto al Pakistan e all’India di non effettuare ulteriori espa tato. L’ori
menti atomici. In una dichiarazione comune, rilasciata il lunt confronto
di Pentecoste, il segretario generale della Conferenza episcopi disegnano
cattolica dell’India e i responsabili della Chiesa protestai pronto a t
dell’India settentrionale, si sono fatti portavoce di un arnmii ra, cui la
mento dei vescovi delle due chiese che hanno denunciato dei due (
ricolo di un «olocausto nucleare» in Asia meridionale. 11 vess trappone
cattolico di Islamabad, capitale del Pakistan, ha invece espre& che il Regi,
comprensione per i test nucleari del suo paese. Egli haacos.«! tìva certa c
le «potenze occidentali» di condannare gli sforzi dell’Indìacil suami'seric
Pakistan per procurarsi l’arma atomica, mentre essi possegga ptà, la su
una grande quantità di armi nucleari. (Ref- Pte* * (Esod
® fedell’aria
'M. Prevista una celebrazione ecumenica a agli interro
Betlemme il 4 dicembre 1999 j Ìirecù
GERUSALEMME — Per segnare il nuovo millennio,!
sponsabili delle grandi chiese di Gerusalemme organizzata
una celebrazione ecumenica il 4 dicembre 1999 a BetleiJ ^
India: vescovi e bombe
Dopo un servizio ecumenico a «Manger Square», a Betleni
i responsabili di chiesa (in particolare ortodossi, catto«
protestanti) entreranno insieme nella chiesa della Nativil
vescovo Munib Younan, della Chiesa luterana Nell’aria s
Giordania ha dichiarato che sarà la prima volta che respoi ^
bili di chiesa entreranno insieme in quel luogo. Questo pi® fj pjjj
to segna un progresso ecumenico significativo perché l a® yg^^g p^^ ^
AM VA A A ^ A W VfXJW V.- V/ VA A A AV./AAAV.'V.^ XAA aaaawm*--— ^
SO dei cristiani ai Luoghi Santi di Betlemme, di GerusaleW [¡gg
OW VAWl WAAOltUXil CAI vTClllli VUi 1J « A * » * i'-'» ~ i «WC U
e del monte degli Ulivi è regolato secondo uno «status euro i
salente al 1852. La legislazione, stabilita in origine dai^ tenebrosi,
ottomani, specifica gli spazi riservati per i loro servizi dtanunatic
stlani greco-ortodossi, cattolici e ortodossi armeni nella .
oLiaiii gicvw-xiiiuuuaöi, vaiLuilUi c uiluuxioja ------ . t^CltUtivo S
sa della Natività. Il vescovo Younan ha espresso la spej fl bajgQ pg
che la celebrazione ecumenica rimetta in discussione, « dente che <
blea «qualora la preparazione interortodossa necessaria
e richiesta raggiungesse un
livello soddisfacente».
Nella sua lettera, Georges
Lemopoulos ha aggiunto che
alcune chiese ortodosse direttamente coinvolte in questa vicenda non avevano
confermato la loro partecipazione alla riunione di giugno.
«Il Gec - ha dichiarato Georges Lemopoulos a Ginevra ritiene questa questione di
estrema importanza. Il quadro di lavoro che verrà elaborato dalle chiese membro ortodosse è assolutamente fondamentale per il successo del
processo ed esse devono avere il tempo di prepararlo correttamente. Il Comitato esecutivo, nella sua sessione di
settembre, valuterà di nuovo
la situazione. Ovviamente,
riaffermerà la volontà del
Cec di incoraggiare il dialogo
tra le sue chiese membro
protestanti e ortodosse al fine di chiarire ogni incertezza
e di rafforzare la nostra comunità». (Cec/info)
^^ua ucii aiinu ìi.uui, clic quell cuiiiu oaicA v-v-.v.-
giorno, il 15 aprile, dai cristiani orientali e occidentali.
Messico: tradotta la Bibbia
per gli Indios del Chiapas
. ccuiiiciiica iiiiictLci m ^ p. clic <
senso positivo», il «protocollo dello status quo seguito a che muoio
salemme». La celebrazione segnerà l’inizio di Colone int
commemorazioni che si concluderanno la domenica ^ ®S'fametc
squa dell’anno 2001, che quell’anno sarà celebratalo Padre,acci
' ottacontn
!gno.Nel
' assembla
namente (
¡nusica rip
|ohann Ri
CHIAPAS — I circa 250.000 indiani Tsotsil, nello statoj jj«« co,
rale messicano del Chiapas, hanno ricevuto per ^ centi cnm^
ta la Bibbia intera nella loro lingua materna. Di qu^ j, j^g . J
zio ne della Sacra Scrittura è stata stampata una La Cam
ne in 14.500 copie. Oggi esistono in Messico edizioni a q c
te della Bibbia in quattro lingue indios. Molte copie ^
te distribuite gratuitamente. la Trinità i
ftflÌ f** es
Si Spagna: sempre meno praticanti i catión povero^ d
1'®! chiarir” ®
MADRID — Il quotidano spagnolo «E1 unendo» tipo «
secondo un’indagine commissionata dalla Conte i jg. “ere
■•nniilp Qnaannla cnln niii il Hfìpli SDaEnOil . j}}^ - _ T
scopale spagnola solo più il 30% degli spsige^°’‘PronrioV:.*
rarsi cattolico praticante. Benché sulla carta il 90% m Wnetà •
gnoli si definisca cattolico, la maggior parte non * rf seEria*”* '
in molti dei valori imposti dalla Chiesa cattolica. ^ dell’in*^®
U1 lllURl uei Vcliun lllipubll uaild
cristiana è vista generalmente come «una delle ^ g |
ciiMicina e visia geiieraiiiieme guuic «uìiw
sul mercato dei valori ideologici» lamenta , -iììo( polo
rlonfo rlollfi /ar\ìcr*rLrìntp C^VÌ\r\ Datte U O,
dente della Conferenza episcopale. Gran parte
gati, dice il vescovo Yanes, è favorevole alla .
La Ca;
fecale con
dell’interruzione della gravidanza, ai rapporti
li e ai comportamenti omosessuali. Nelle contra ^
l’89% degli studenti si è dichiarata favorevole alla “ do con m
suale senza confini» ha riferito Yanes davano alia . J l'frammeri
episcopale cattolica. Accanto a 35 milioni di batt f ¡i tìjn„
,400.000 cristiani evangeli«' ore,
ci ci sono in Spagna circa '
5
FRDÌ 17 LUGUO 1998
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
La prima domenica dopo la Trinità e le Cantate di Johann Sebastian Bach
La paura e la speranza dei credenti
Un ulteriore concerto ha proposto una grande ricchezza di riferimenti biblici
in una struttura compositiva di elevata elaborazione diretta da Gustav Leonhardt
paolo fabbri
, „UTI tema del 2“ concerto del°®Ueij ì[g]X serie delle Cantate di
fijgjch è stato fornito da una
.¡jnportante occasione liturgiItieniffc/laprini^ domenica dopo
^ la Trinità. Ci sono pervenute
tre opere in forma bipartita
(prima e dopo il sermone),
'zato ¡4' per consentire all’assemblea
>^ognipi dei credenti di avvolgere la
ale dell' parola, posta anche formaliria dell'j mente al centro della liturgia,
Bonnvei con una simmetrica trama
comeèi sonora. Già eseguita una del‘ il Coni le Cantate, considereremo le
rzinskyi ¿tre due più un’altra, la Bwv
uber. (^. 60 collegata alla Bwv 20 per il
corale di apertura, cbe, come
un’aria della 60, si ispira a un
Lied di Johann Rist.
La Cantata Bwv 60 («O
eternità, tu parola di tuono,
1723) riflette su un tema
molto caro al movimento
pietista, la morte, prendendo
come riferimento biblico la
resurrezione della figlia di
Jairo (Matteo 9, 18-26). La
stmttura si regge sul vibrante
dialogo allegorico fra la Paura (contralto) e la Speranza
(tenore), i due poli tra cui si
muove la vita del credente,
sempre consapevole dell’appuntamento estremo, che lo
spaventa e da cui è sconcertato. L’orchestra prepara il
confronto con gli archi, che
disegnano il rovello interiore
pronto a trasformarsi in paura, cui la melodia dolcissima
dei due oboi d’amore contrapponela rassicurazione
cheilRegno di Dio è prospetlaacctì-sii (iva certa come certe sono la
’Indiatà suamisericordia, la sua benilosseggd gnità, la sua pietà e la sua feRef. Ptei deità (Esodo 34,5-7). Le paroleèll’aria dicono lo sbigottimento degli uomini di fronte
agli interrogativi ultimi a cui
I solo Dio può dare una rispoI sta, n recitativo seguente acnnio i •‘-sutua l’attenzione sulla
[lizzerà tracciando le prime
RptlpM ^''ttsllate del paesaggio torn!* ! ®entato e brullo che l’alleso
jn
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rotestai
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ciato l/f
.Uves»
ce esprñ:
:aa
Betlenil ^ uiuuu cue i allego
raftoi paura svilupperà in
Nativii ^Pdto, passando dalla riflesliu sione iniziale all’emozione,
^resoci ÌJ®**’®ria successiva il conLtn nro i ° bta Paura e Speranza si
'hél’ac serrato, con un solo
rn^lfä ciascuno, con l’o
tusqui»' ‘^’^tnore che aleggia si
turo e continuo sugli archi
. , „1 i®ebrosi. La tensione si fa
ellad ‘T"tatica al punto che nel
1*^ np# Ì^iativo seguente interviene
® a basso per garantire al cre’ (j ^®to che «Beati sono i morti
cpiif' • ^ tttuoiono nel Signore». Il
Hit interviene a sostegno
ni e SI fa metafora della voce del
, ■» n y ueiia vuce uei
( 1 ät^canto al Figlio nella
ni. lotta contro il dubbio e il Ma
)80o, Nel corale di chiusura
assemblea si congeda sereamante dal mondo con la
, F®aa ripresa da un Lied di
i Rudolf Ahle, che ha
I stato» spirato con il suo fascino mi‘ compositori più re
i R®rg 0 pittori co
«aKokoschka.
rni co”J ^ Cantata Bwv 39 («Dividi
® t:on l’affamato»)
le
‘ema'fì?
rapporto tra ricco e
l’ion^? possibilità alrinoid^ chiari^aìl testo di
"Q K7 ?" ardine del
ca
sia gestita
belrpcí^L®®®.® tutti, come
preii2»Ì to fra il r! ‘^^''dme del rappor,h co» sedmM^®®^®tite e i beni pos
aneS’ Ì
egiiio^
;ali2»
natri'
liberi '^ontrann^^'^Ì* fugate e non
Con3 '^0 coiSi^u inizian
f ®tn!nemam®"’u musicale
timorriT ' esprime
e tremore con cui
P“lodD»ll.V?™P®tilpo
27d’lsmele(LevïtTc725;
- ^ teantata inizia con un
terna*t> cui si al
jzatr
ici.
Gustav Leonhardt
chi possiede il pane deve accostare chi è nell’indigenza.
Un recitativo, valido soprattutto per il suo contenuto
teologico, porta alla prima
aria in cui violino e oboe
creano lo sfondo interiore dibattuto fra generosità e egoismo, mentre su tutto si leva
limpido il canto del contralto
riunificato dalle affermazioni
teologiche del basso nel recitativo. La seconda parte si
apre con lo splendido canto
esortativo del basso/Gesù,
accompagnato da un violoncello che rammenta i sospiri
ineffabili con cui lo Spirito
Santo intercede per noi che
non sappiamo pregare (Romani 8,26). Nella delicata
aria seguente il soprano è
l’anima che, finalmente liberata dai contrasti interiori,
dialoga con i flauti diritti, voci angeliche per un credente
trasfigurato nella preghiera.
Attraverso un bel recitativo
del contralto si arriva al corale finale in cui l’assemblea
esalta coloro che si caricano
delle pene altrui.
L’esecuzione del Mottetto
Der Gerechte kommt um, parte di una Passione composta
secondo la tecnica del pasticcio, cioè dell’utilizzo di musica di altri autori, ha portato
all’ultima Cantata in programma, la Bwv 20, che inizia
con lo stesso testo della Bwv
60, e che come quella passa
dalla tematica riflessiva dei
grandi interrogativi a una te
matica fortemente emozionale come quella della dannazione eterna, oggi scomparsa dalla teologia riformata. Un recitativo introduce il
tema dei tormenti eterni e
conduce aH’aria mesta del tenore che riflette sul triste destino di chi non segue le vie
del Signore. In seguito il basso esprime la giustizia di Dio,
ma Bach non sembra accettare il quadro fosco dipinto
dall’autore del testo e contrappone al canto l’appassionata melodia dell’oboe, che
desta nell’animo il senso della pietà e benignità di Dio.
Nelle arie successive, voci e
oboe accentuano tale sensazione, poi il corale conclusivo
della prima parte pone enfasi
alle pene eterne. Un’aria
esortativa del basso apre la
seconda parte, sostenuta dalla tromba obbligata. Il recitativo seguente prosegue nell’esortazione e porta a un
duetto fra contralto e tenore.
La meditazione sofferta ha
portato l’uomo alla consapevolezza di essere infimo e
quindi l’assemblea dei credenti può finalmente lanciare a Dio il suo canto di riconoscenza con le parole del
corale di apertura.
L’esecuzione dei «Suonatori della Gioiosa Marca» diretti
da Gustav Leonhardt è stata
nitida e appassionata, con rigore nei momenti opportuni,
accompagnando Lorna Windsor, Ralf Popken, Markus
Schäfer, Gotthold Schwarz,
che hanno fornito una prestazione di eccellente livello.
RIVISTE È uscito l'ultimo numero della «Rivista dolciniana»
Un ricordo del professor Giovanni Gönnet
IL n. 11 della «Rivista dolciniana» si apre con un commosso ricordo dedicato a
Jean Gönnet, «dolciniano», e
ripropone un articolo del nostro storico recentemente
scomparso. Fede e politica,
pubblicato nel numero del
gennaio 1985 su «Biellese
proletario», rivista della sinistra eretica e libertaria biellese. Continua la pubblicazione del testo del prof. J. C. De
Haan sulla Setta degli Apostolici e i suoi capi, inedito in
Italia e tradotto dall’olandese
prima dal pastore Renato Di
Lorenzo, e ora da Emma Torino Boie, con il capitolo Gli
Apostolici e le concezioni di
castitas e di humilitas. Affinità con i Valdesi, con Arnaldo da Brescia e con i Francescani spirituali. Aldo Fappani
e Tavo Burat riportano gli interventi polemici del sacerdote triverese prof. Silvio Lesna, che grande parte ebbe
nel rappresentare la parte
clericale oppostasi alla «rivendicazione» dolciniana del
1907. Di particolare interesse
lo studio di Giovanni Cerino
Badone sull’assedio del Monte Rubello, e l’accurata descrizione della relativa battaglia finale il giovedì santo del
1307 sulla base dei resti archeologici. Osvaldo Coisson
ricorda il bicentenario di un
testimonio dell’Evangelo, il
pastore Félix Neff, definito
«L’Apòtre des Hautes-Alpes»
(1797-1829), e redige l’indice
dei primi dieci numeri della
«R. D.». È raccontata la paradossale vicenda della «lapide
dolciniana di Vercelli», che il
Movimento operaio volle apporre il 1" giugno 1907 sulla
facciata della locale Casa del
popolo, nascosta durante il
fascismo. Ritrovata dieci anni
or sono e depositata nel mu
Félix Neff in una incisione d’epoca
seo Leone, la Soprintendenza
ai Beni culturali per il Piemonte ora rifiuta di consentirne l’esposizione pubblica
sulla facciata della chiesa
metodista. Il testo della lapide recita: «A Fra Dolcino! qui
in Vercelli/ dalla tirannide sacerdotale/ attanagliato ed arso/ il 1 ° giugno 1307/ per aver
predicato/ la pace e l'amore
fra gli uomini/ oggi che l’antica speranza/ rivivente nei secoli/ sta con la nuova era per
diventare realtà/1 ° giugno
1907»: è certo ben triste constatare che una lapide di questo tenore, permessa dalla
«Italietta» monarchica prefascista, dalla (Seconda?) Repubblica nata dalla Resistenza, in spregio alla volontà popolare di novant’anni fa sia
invece condannata alla reclusione perpetua in un museo!
Finora a nulla sono servite le
interpellanze dei Verdi alla
Camera (on. Gardiol) e in Regione (cons. Cavaliere).
Lo studioso romagnolo Michele Massarelli «riabilita» fra
Michele da Cesena, morto
nel 1342 dopo essere stato
per circa trent’anni l’esponente indomito del movimento minorità spirituale,
contrastante la gerarchia della chiesa romana in nome
della dottrina evangelica della povertà volontaria. Malgrado la sua luminosa figura,
fra Michele rimase quasi
obliato nella sua stessa patria, e incompreso da studiosi
quali il conterraneo Renato
Serra. La «R. D.» dedica poi
molto spazio a una puntuale
recensione del recente libro
di Carlo Rapini su La Sindone: il mistero svelato, e riporta la cronaca delle attività
dolciniane e lo spoglio dei
periodici.
La rivista doiciniana, abb.
annuo £ 20.000 (cc postale n.
10737286, intestato a «Magia
Studio Editoriale», via Lagrange 26,28.100 Novara).
Un dibattito a Milano
I sistemi familiari
nelle religioni monoteistiche
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
Nella mattinata di sabato 16 maggio ha avuto
luogo a Milano, nella Sala Affreschi di palazzo Isimbardi,
un convegno organizzato dal
gruppo consiliare provinciale
di Rifondazione comunista,
dal titolo intrigante «La sacra
famiglia», su «i sistemi familiari nelle tradizioni religiose
monoteistiche». Vi erano rappresentati l’ebraismo, l’islamismo, il cattolicesimo e il
protestantesimo. La domanda posta dai promotori, che
emergeva dalla nota introduttiva di Isabella D’Isola,
era se si debba orientarsi verso una politica volta a omologare i diversi modelli oppure
difendere le singole identità.
Il primo intervento a cura
di Micaela Procaccia, storica
dell’ebraismo medioevale
italiano, ha messo in evidenza come la collettività ebraica, non avendo avuto per secoli una struttura statuale di
riferimento, abbia dovuto affidarsi principalmente alla famiglia per la trasmissione
delle memorie e dell’identità.
Questa famiglia, innegabilmente centrata sulla figura
del padre, ha però affidato alla donna un ruolo ben più rilevante che non il cattolicesimo. Dall’etica cattolica la dividono altresì l’ammissione,
dopo la nascita di due figli,
delle pratiche contraccettive
(vietate però quelle maschili
per la proibizione di «disperdere il seme»), la possibilità
del divorzio e dell’aborto, la
negazione del valore della castità, il rifiuto del matrimonio
come sacramento. Circa la
domanda di fondo, l’opinione di Micaela Procaccia è
contraria a ogni métissage. Lo
ha dimostrato anche ribadendo l’importanza da lei attribuita al Sabato, al punto di
rifiutare l’uso del microfono
(uno strumento non in sintonia con la natura), dato che il
convegno si svolgeva proprio
in questo giorno.
Alla presentazione della famiglia ebraica è seguita quella della tradizione musulmana, fatta da Mostafa E1 Ayoubi, sociologo e islamologo
della redazione di Confronti.
L’oratore ha centrato il suo
discorso sulle difficoltà incontrate dai giovani musulmani trapiantati nei paesi industrializzati. Infatti, di fronte alla serie di limitazioni in
ambito sessuale e alimentare
previste dalla legge islamica
e ignorate nelle società di accoglienza, questi giovani si
trovano a vivere vere e proprie lacerazioni nei confronti
del proprio io, della famiglia
e dell’ambiente.
A ciò si aggiunga il vedersi
classificati dall’opinione
pubblica secondo luoghi comuni di stampo razzista. Interessante la conclusione a
cui è approdato il relatore,
secondo cui l’Islam si trova
di fronte a una duplice sfida:
vedere riconosciuti i propri
diritti nelle società occidentali ma contemporaneamente compiere al suo interno
uno sforzo di aggiornamento
teologico.
Per parlare della famiglia
nell’ottica del cattolicesimo
era presente Marinella Perronl, docente di Nuovo Testamento presso il Pontificio
Ateneo S. Anseimo di Roma,
che si è definita teologa femminista. Ha preso subito le
distanze dalle posizioni etiche della chiesa ufficiale, evitando altresì di illustrare
l’impostazione teologica da
cui le medesime derivano (ad
esempio, non ha fatto cenno
al matrimonio come sacramento). Presentando in cartella un sunto del suo intervento, ha citato i passi dirompenti in cui Gesù privilegia la famiglia che nasce
dall’affinità di fede («chi
compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e
madre») rispetto a quella di
sangue.
Ultima della serie, Elena
Bein Ricco ha illustrato la
concezione della famiglia nel
protestantesimo, iniziando
col contestare l’abituale contrapposizione tra i termini laico e credente. Nella visione di
Lutero (conseguente al concetto del sacerdozio universale), condivisa successivamente da Calvino e dai Puritani
inglesi, non esistono ambiti
sacri, in quanto la fede va vissuta appunto nella laicità. Ne
consegue che il matrimonio
non è un sacramento ma un
luogo dove, come ovunque, il
cristiano vive la propria «vocazione». Con Calvino poi si
configurerà la famiglia come
una comunità retta da un
«patto», analogamente alla
società di cui essa fa parte,
dove la politica non può essere disgiunta dalla morale.
Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione comunista, ha chiuso l’interessante
convegno con una riflessione
conclusiva. In coerenza con
la sua impostazione politica,
vede il mutamento dei modelli sociali, e quindi anche
della famiglia, in connessione con i guasti della globalizzazione capitalistica; teme
che l’Unione europea non sia
rappresentata da un Parlamento ma da una banca centrale e che i vari fondamentalismi religiosi si scontrino col
fondamentalismo del mercato. Sul piano delle concezioni
di fede enunciate Bertinotti
riconosce «un deficit conoscitivo», tuttavia respinge
l’idea di un métissage, in cui
ogni identità venga dissolta
nell’ideologia capitalista: egli
riprende e assume come positivo il principio del «patto»
emerso nell’intervento di
Elena Bein. Occorrerà infatti
accordarsi su una «griglia» di
valori e pratiche da tutti accettabili, avendo il coraggio
di rifiutare quelle che si pongono palesemente in contrasto con i diritti umani (vedi
infibulazione e simili).
Nel complesso si è trattata
di una preziosa occasione di
confronto a cui, spiace doverlo rilevare, gli evangelici
milanesi erano praticamente
assenti.
Abbonamento
alla rivista
per l’anno 1998-99
Abbonamento per l’interno 30.000
Abbonamento sostenitore per l’interno L. 50.000
Abbonamento per l’estero 34.000
6 0 più abbonamenti
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da versare sul c.c.p. n. 1834S223 intestato a «Comitato Scuoia Domenicali», via
Porro Lambertenghi 28 - 20159 Milano
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 17 LUGUQ n
I Un'ulteriore riflessione del teologo tedesco esce per la Queriniana
Gli «esperimenti» teologici di Moltmann
Un lavoro dedicato aii'«Avvento di Dio» lascia intravedere^ tramite efficacissime
immagini, una creazione riconciliata e una profonda concezione dell'escatologia
FULVIO FERRARIO
JÜRGEN Moltmann, tra i
teologi più famosi e tradotti del mondo, prosegue
con il suo ultimo libro. L’avvento di Dio*, la serie di
«Contributi sistematici di
teologia» iniziata quasi vent’
anni fa con Trinità e Regno di
Dio. Moltmann allora sottolineava di non voler scrivere
una «dogmatica», né una teologia «sistematica», compiuta
(e magari chiusa) in se stessa.
Piuttosto appunto contributi,
«esperimenti» teologici, dichiaratamente provvisori.
Comunque, all’opera sulla
Trinità ha fatto seguito quella
sulla creazione, poi una su
Gesù Cristo, quindi il volume
sullo Spirito Santo; e ora ecco
la dottrina degli eventi finali,
del Regno di Dio («escatologia»). Se proprio non si vuole
chiamarla «dogmatica», quella di Moltmann è certo
un’ampia e affascinante interpretazione globale del
messaggio cristiano. Per il
teologo, la Scrittura va letta
nel quadro dello sfruttamento del Sud del mondo da parte del Nord ricco, della crisi
ecologica e della lotta di liberazione delle donne. Riflettendo sulla Trinità e su Gesù,
sullo Spirito e sulla risurrezione, egli cerca di mostrare
come la rivelazione cristiana
fornisca chiavi di lettura originali e ricche di possibilità.
Il presente volume è scandito dalle tre grandi immagini bibliche che indicavano
l’avvento finale di Dio: la risurrezione dei morti (Dio
viene nella storia degli individui); il Regno di Dio (Dio
viene nella storia dei popoli);
cieli nuovi e terra nuova (Dio
viene nella storia della creazione). L’aspetto che più col
Incontro ecumenico a maggio
La Società wesleyana
a Campiglia dei Serici
DANIELA MANTOVANI CAMPBELL
Paesaggio montano in Armenia
pisce, a una prima lettura, è
da un lato la ricchezza di immagini che l’autore utilizza
per parlare del mondo nuovo
di Dio, dall’altro l’estremo
realismo, la concretezza di
tali immagini: la nuova creazione è descritta come la patria di un’umanità riconciliata, in una creazione riconciliata, non violenta e liberata
dalla morte. Moltmann lotta
contro un’idea statica, imbalsamata di eternità (tutti
impalati per i secoli dei secoli a contemplare Dio: detta
così, in effetti, non è una prospettiva elettrizzante): il fùturo di Dio è storia, azione, novità, senza però Tipotesi annientatrice dell’ultimo nemico. Qualche recensore all’estero ha già fatto dell’ironia
su questo punto: forse Moltmann è un veggente, come
l’autore dell’Apocalisse, per
essere informato così in dettaglio sulle intenzioni del
i«8ie
La rivista della Facoltà
Il concetto di cittadinanza
Torino, 17 febbraio 1848: il
re Carlo Alberto di Savoia,
sollecitato dai suoi consiglieri, firma le Lettere Patenti, il
breve documento con cui i
valdesi ricevono il riconoscimento dei loro diritti civili. Il
29 marzo il re riconoscerà
analoghi diritti agli ebrei.
Questo numero prende spunto da tale avvenimento per riflettere sul concetto di cittadinanza. Il numero si apre
con un saggio relativo a quello che fu definito «imborghesimento» del cristianesimo
primitivo, e che il nostro docente di Nuovo Testamento
Yann Redalié [Pregare per i re
e rendere il dovuto alle autorità. Riconoscimento e cittadinanza nelle epistole pastorali)
ha invece inteso più positivamente. I cristiani primitivi
hanno elaborato un proprio
concetto di cittadinanza.
Segue un ampio saggio sullo Statuto albertino a cura di
Sergio Stammati (Lo Statuto
albertino a centocinquant'anni dalla sua promulgazione).
Lo Statuto albertino non è più
in vigore ma conserva tuttavia, sotto il profilo costituzionale, un valore storico che
molti ignorano e che sarebbe
errato perdere di vista. Il terzo
contributo sostiene un punto
di vista diventato di pubblico
dominio nella formula del
«patriottismo costituzionale»
(Gian Enrico Rusconi, Questione nazionale e questione
democratica in Italia. Ipotesi
ricostruttive per un patriottismo repubblicano). Anche qui
si mette l’accento su un ele
mento positivo, da valorizzare. Il saggio seguente, di Gabriele Perrotti, (La libertà dei
contemporanei e sue antinomie) esamina invece criticamente il concetto di libertà,
costringendoci a chiederci insieme con l’autore: che cosa
abbiamo fatto della libertà?
Quali sono stati gli esiti delle
nostre buonissime intenzioni?
Quale il risultato di circa due
secoli di «cittadinanza»? Non
dobbiamo prendere coscienza anche delle nostre contraddizioni, delle nostre infedeltà ai principi proclamati
con tanta convinzione?
Sulla stessa lunghezza d’onda si situa lo studio critico di
Alberto Gabella a proposito di
un volume dedicato all’atteggiamento patriottico dei protestanti francesi durante la
prima guerra mondiale, atteggiamento in cui campeggia, a
onta di ogni contraddizione,
la commistione tra patria e
cristianesimo. Biagio De Giovanni interviene a proposito
di un recente volume promosso in ambito valdese per
solennizzare i centocinquant’
anni delle Lettere Patenti. A
Giorgio Spini dobbiamo invece un succoso e scanzonato
schizzo delle vicende che costrinsero Giuseppe Verdi a
stravolgere il libretto di «Stiffelio», perché non si subodorasse nulla di protestante nella sua origine!
Protestantesimo. Rivista della Facoltà valdese di Teologia,
via Pietro Cossa 42, 00193 Roma. Telefono 06-3210789; fax
06-3201040.
Creatore? In realtà, è bene
che il pensiero cristiano di
riappropri con coraggio delle
immagini bibliche per parlare in modo plastico, realistico del regno di Dio. Un discorso puramente formale
(del tipo: Regno vuol dire che
la comunione con Dio è più
forte della morte) rischia di
diventare astratto e incapace
di aiutare. Il risultato è che le
immagini vivide diventano
monopolio dei fanatici, i
quali ne fanno uso improprio. Moltmann è anche accusato di voler essere «consolatorio», ma un autore cristiano non deve vergognarsi
di tale aggettivo, purché si
tratti della consolazione che
nasce dalla fedeltà di Dio:
non c’è dubbio che il teologo
tedesco si impegni a fondo in
tale direzione.
A dire il vero non tutto, nel
libro, è chiarissimo: per esempio l’intera riflessione sui
concetti di tempo e di eternità individua i problemi del
pensiero tradizionale meglio
di quanto li risolva. II lettore
e la lettrice, comunque, troveranno nel testo uno stimolo forte a riflettere sulla dimensione indicata dal titolo
e sulle sue conseguenze per
la vita attuale della chiesa e
della società. E riflettere sulle «cose ultime» fa bene, perché è dal Dio che viene che
tutto il resto riceve il proprio
senso. Per questo, le parole
conclusive della Bibbia sono
come un faro che proietta la
propria luce su tutto quanto
precede: «Colui che attesta
queste cose dice: Sì, vengo
presto! Amen, vieni Signore
Gesù».
(*) Jürgen Moltmann: L’avvento di Dio. Escatologia cristiana. «Biblioteca di Teologia
contemporanea», n. 100, Brescia, Queriniana, 1998, pp. 385,
£ 58.000.
UN fatto storico avvenuto
90 anni fa a Campiglia
dei Berici, paese in provincia
di Vicenza, di cui fu artefice
Massimiliano Tosetto con
l’aiuto della Società missionaria wesleyana di Londra;
questo il motivo per un incontro ecumenico avvenuto a
Campiglia nell’antica chiesa
parrocchiale sabato 30 maggio 1998, organizzato e promosso dal parroco e dal Consiglio pastorale.
Massimiliano Tosetto, un
campigliese formatosi nella
Chiesa cattolica, dopo un’esperienza di emigrante prima a Milano e poi negli Stati
Uniti, agli inizi del Novecento si convertì a quella evangelica per diventare poi uno
dei leader delle chiese pentecostali. Nel febbraio del 1907
ritornò a Campiglia per proclamare la «Buona novella»
del Vangelo e con l’aiuto della Chiesa metodista costruì
un edificio per il culto inaugurato sabato 15 agosto 1908
alla presenza del presidente
della Società missionaria wesleyana, Piggot, dei pastori
De Michelis, di Vicenza, Davio, di Padova, Girardi, di Padova, e con i signori Beria,
Alessandro De Michelis, Giuseppe Nasonis con la figlia
Silvia, e altri ancora.
La rivisitazione della storia
della Chiesa evangelica di
Campiglia, che gravi lacerazioni provocò nel popolo cristiano con sofferenze da una
parte e dall’altra contribuisce
a cercare una riconciliazione
della memoria ma anche lo
stimolo per una proposta di
dialogo e di confronto fra le
tre comunità cristiane ancora
presenti nel Vicentino, la
Chiesa evangelica metodista,
le chiese pentecostali e la
Chiesa cattolica. Il primo pastore mandato a Campiglia fu
Giordano Girardi, che svoW
il suo ministero fino alias,
morte avvenuta all’età di
anni nel settembre del 1915
A questo incontro han®'
partecipato insieme a unm '
trito gruppo della chiesa ij'
todista di Vicenza, la figliaiji
pastore Girardi, nata a cj'
piglia, la signora Germa]
Girardi Vezzosi e sua fW "
Letizia Vezzosi Sbaffi venW
apposta per l’occasione,
me gesto di riconciliazione!
parroco, don Giuseppe w ^
nettin, nel suo discorso inijl •
duttivo, ha abbracciato la |i.
gnora Germana Girardi Ver
zosi. Sono intervenuti i
store Robert Mollar, délit
Chiesa metodista di
che ha fatto un breve ijii
centrato excursus storico #
metodismo italiano, il pasto.;
re Nesta delle AssembleedDio di Padova e Vicenza, die*
ha parlato della vita di Tose!
to conosciuto negli Stati Uni-i
ti e dei principi di fede pentecostali, mons. Giuseppe Dii
Ferro, delegato diocesane
per l’ecumenismo e il dialogo, che pur ricordando i contrasti sorti in quel tempo fri
le due comunità ha ancki
messo in risalto lo spirile
ecumenico che ci ha visti insieme in questa occasione.
Il maestro Achille Tognetf
ha illustrato la figura di Tosetto come compositore di
inni, cantati ancora oggi nelle
chiese pentecostali, e il prof,
Lorenzo Quaglio autore del
libro «La Chiesa cristiani
evangelica di Campiglia dei
Berici» dal quale abbiami
appreso la storia diTosettor
della presenza evangelica È ;
quel luogo. Il vicario mG'cs's.j
Giacomo Prandina, nel sw
saluto conclusivo, ha conse^^
gnato ai rappresentanti delle
tre confessioni religiose le tre
lampade che ognuno di loro,
Regi(
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del
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aveva acceso durante la ^
già ecumenica.
a ‘>0 esser
INCONTRI Una conferenza del pastore Giorgio Bouchard a Perugia
Gli evangelici italiani tra la prima e la seconda Repubblica |
ERMANNO CIOCCA
A Perugia, nella Sala di part ■ ■ ■ ■ ‘ ■ ■
.tecipazione del Consiglio
regionale, dinanzi a un folto
uditorio, il pastore Giorgio
Bouchard ha parlato sul tema
«Gli evangelici tra la prima e
la seconda Repubblica». La
conferenza è stata organizzata dalla Chiesa valdese e dal
Circolo «Rosselli» di Perugia,
presieduto dal prof. Gian Biagio Furiozzi, ordinario nell’Università perugina e membro della Chiesa valdese, e si
è aperta dopo un’introduzione del pastore Eugenio Rivoir, che ha illustrato le ragioni dell’iniziativa.
Gli orientamenti dell’evangelismo italiano dell’ultimo
mezzo secolo sono stati, a avviso dell’oratore, determinati
dal problema del fascismo,
che aveva messo in crisi le
grandi conquiste liberali
dell’Ottocento e al quale fu
Giorgio Bouchard
rono date due risposte. Negli
Anni 20, quella dei giovani
barthiani raccolti introno a
Giuseppe Gangale, alla rivista
Conscientia e alla casa editrice Doxa: essi guardavano
all’Europa della libertà e del
progresso, l’Europa di Lutero, di Calvino, di Cromwell,
di Gustavo Adolfo. Quando
negli Anni 30 i fascismi sembravano trionfare, fu la volta
di Giovanni Miegge e di Gioventù cristiana. L’altra risposta, più politica e a livello di
massa, è quella che si verificò
nelle valli valdesi durante la
Resistenza, con la massiccia
adesione alle formazioni di
«Giustizia e libertà». Nel 1946
i valdesi votano in larga maggioranza per la Repubblica,
ma è evidente la coesistenza
di un certo conservatorismo
ecclesiale con in certo progressismo politico. Ma questa compresenza di posizioni
ideologiche diverse non altera il fondamentale principio
della laicità dello stato, che
porta a votare contro la «legge truffa», poi a favore del divorzio e dell’aborto.
L’avvento della «seconda
Repubblica», se ha ampliato
gli spazi del protestantesimo
italiano, lo ha anche posto
dinanzi al problema della «legittimazione della democrazia». La democrazia, per essere vitale, deve trovare il proprio fondamento in una giustificazione ideale che sia anche istanza critica per un
continuo indispensabile rinnovamento. Quale può essere oggi, si è chiesto Giorgio
Giovanni Miegge
Bouchard, questo fondamento? Le risposte potrebbero
essere due: una tendenzialmente autoritaria, l’altra basata sulla rivalutazione dell’internazionale protestante e
del contributo che essa ha
dato alla nascita della democrazia moderna. Gli evangelici italiani hanno di fronte
due Italie: quella cattolica
meno, se
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RIF()RMA
ABBONAMENTI 1998
ITALIA
- ordinario
- ridotto
- sostenitore
■ semestrale
f 105.000
£ 85.000
£ 200.000
£ 55.000
• ordinario
- via aerea
- sostenitore
■ semestrale
ESTERO,^
£ 160.000
£ 195.000
£ 250.0C^_,
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- cumulativo Riforma + Confronti £ f45.000 (solo Italia)
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Perabbonarsi. versare l'importo sul ccpn. 14548101
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2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
Fondato nel 1848
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di mancato recapito si prega restituire
infittente presso i’Ufficio PT Torino CMP Nord.
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si impegna a corrispondere ii diritto di resa.
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1124 e il 25 luglio alle 21,30, nella piazza parrocchiale di
tusema Alta verrà messa in scena «Frammenti di storia di
Luserna e del suo casato». La rappresentazione storica,
proposta dal Comune di Lusema San Giovanni in collaborazione con la Comunità montana vai Pellice, la Regione
Piemonte e la Provincia di Torino, è nata da un’idea di
Alessandro Barbero e coinvolge una sessantina di attori in
costume nel ripercorrere sei secoli di storia del borgo di
Lusema. L’ingresso costa 5.000 lire.
D:
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-J-.
VENERDÌ 17 LUGUO 1998 ANNO 134 - N. 29 URE 2000
Come mai, nella diffusa
sensibilità dei membri di
chiesa, la diaconia viene apprezzata e quindi sostenuta
assai più facilmente e in modo più convinto di quanto non
avvenga per la cultura? Come
mai i doni per 1& opere di assistenza sono numerosi e generosi mentre per il nostro
giornale e il Centro culturale
si fatica a trovare qualche decina di milioni, abbonamenti,
collaborazioni? È perché si è
convinti che il compito fondamentale della chiesa sia la
solidarietà, l’aiuto, la carità?
È perché nella diaconia si
aiutano delle persone mentre
con i giornali, i libri, i dibattiti si fanno solo parole?
Pure, proprio il pastore Alberto Taccia, protagonista e
DIACONIA E CULTURA
SOLO PAROLE?
MARCO ROSTAN
sostenitore da molti anni della
diaconia, scrive sul bell’opuscolo che il Comitato del Rifugio ha stampato per il centenario che «nel Nuovo Testamento il termine diaconia non
è limitato a azioni di carattere
caritativo, ma definisce ogni
azione compiuta dalla comunità. Vi è una diaconia della
parola come una diaconia del
servizio delle mense...».
Forse bisognerebbe rivalu
tare il termine «diaconia della
parola», della comunicazione.
Cultura è ancora parola spesso
lontana da molti, astratta, fa
pensare a biblioteche e conferenze, anche se da tempo
Giorgio Tourn ci spiega che
cultura è modo di vivere, di
essere, di pensare, capacità di
dire chi siamo, di dircelo e di
comunicarlo a chi ci incontra,
a chi ci visita e vuol sapere da
noi. Oggi occorre convincerci
che su questo terreno si gioca
molto della nostra esistenza e
del nostro futuro. È un discorso iniziato da alcuni anni nei
Sinodi e anche nella recente
Conferenza distrettuale. Ma
occorre più convinzione.
Scrivere sull’Eco, collaborare con Radio Beckwith, anche per i pastori non deve essere visto come un «di più»
rispetto al sermone o alla lezione di catechismo. È altrettanto, se non più, importante.
Leggere il giornale delle nostre chiese, anche in gruppo,
sapere che cosa si pensa e che
cosa si fa, discutere, pensare,
è fondamentale per una vita
di fede viva, non addormentata nella religione, per ricucire
la disgregazione, per essere
parte di un progetto comune.
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Regione Piemonte
1997, anno
della ripresa
pi/uttiva
L’annuale rapporto dell’
%s sulla situazione del Pie|ionte, riguardante il ’97 mostra come questo sia stato
fanno della ripresa. Tutte le
province piemontesi sembrano essere interessate dal fenotneno, seppur con intensità
^ferente anche se Torino ha
denotato una situazione meno
brillante e alcune difficoltà si
registrano nel Cuneese.
Tra i dati positivi si possoM sottolineare la crescita del
prodotto interno lordo del
Piemonte (+2,4%), in aumento con un tasso superiore di
9iello del resto d’Italia
(+1,5%) e i buoni livelli di
todditività e limitate sofferentodei settori bancario e assicurativo, e l’incremento del
(+2,5%) del sistema dei serviria i dati che preoccupano
* sono lo scarso apporto deldomanda estera, la contraODe delle imprese e dell’ocipazione. Il tasso di disocto*Pazione è pari all’8,59%,
® >1 problema rimane conunriato soprattutto in provinu di Torino ( 11,5% con
P nte del 20% in alcuni quarCri periferici del capoluogo),
n. Primo di crisi per la nostra
stif ^ il settore turiri" ^ diminuita infatti la
del e la spesa media
con un saldo della
nn/ 4.700 miliardi in me“ri rispetto allo scorso anno.
clima gririt^ fi
dai H f ririntunque ottimistico:
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Il progetto dell'Associazione «Lou cialoun» si integra con la valorizzazione della pietra di Luserna
Una nuova scommessa per ¡1 futuro dì Villa Olanda
_________ANDREA RIBET________
Villa Olanda: le persone un
po’ avanti nell’età associano a questo nome i ricordi
del suo antico splendore e delle occasioni perdute; i più giovani, affascinati dalla forte
personalità della Casa e dalla
bellezza del parco, ne sognano
utilizzi immaginari e fantasiosi. Nel concreto la situazione è
molto più normale e complessa. Dato lo stato precario in
cui si trova Villa Olanda in
questo momento, si tratta di
individuare dei progetti realistici di utilizzo, con particolari
caratteristiche: devono essere
«sostenibili» nel quadro generale della programmazione
economica della vai Pellice,
«innovativi» e nel contempo
«coerenti» con una certa impostazione di politica ecclesiastica (è la Tavola valdese la
proprietaria di Villa Olanda),
devono avere la caratteristica
di una certa «utilità sociale» e
tali da poter «accedere ai finanziamenti pubblici».
La Tavola valdese ha lasciato in comodato d’uso Villa Olanda all’Associazione
culturale di giovani denomi
L’ingresso di Villa Olanda
nata «Lou Cialoun» con l’intento, tra le altre cose, di dar
vita a un progetto giovanile in
vai Pellice. Del resto, nel villino adiacente a Villa Olanda
ha trovato sede anche l’Associazione «Francesco Lo Bue»
e la stazione emittente di Radio Beckwith. L’Associazione Lou Cialoun sta ora concretizzando il suo programma, e ne darà pubblicità a
partire dal prossimo autunno.
Ciò nonostante, l’Associazione si è dedicata con assiduità a ricercare un progetto
realistico per un nuovo decol
lo di Villa Olanda. Tra le varie proposte due sono quelle
più interessanti: la prima, dar
vita a un ostello della gioventù, con attività culturali
organizzate per far conoscere
le peculiarità della valle e il
suo patrimonio storico, in
collegamento con le altre iniziative presenti sul territorio;
la seconda, dar vita a un Centro organizzato per un turismo qualificato e particolarmente interessato all’educazione ambientale, nel quadro
dell’interscambio culturale a
livello internazionale. En
trambe le proposte, di cui è
sempre stata data comunicazione alla Tavola nella persona del moderatore, che ha seguito da vicino tutta l’evoluzione delle proposte de Lou
Cialoun, hanno trovato delle
difficoltà in fase di approvazione nel quadro più ampio
degli interventi programmatici della Regione Piemonte; interventi che invece hanno registrato un buon supporto a livello di Comunità montana
vai Pellicé. Da ultimo è emersa una nuova proposta, quella
cioè di utilizzare Villa Olanda
per una particolare educazione ambientale in collegamento con il progetto che la Comunità montana stava definendo relativo alla valorizzazione della pietra di Lusema.
Come è ovvio, nella fase
iniziale questa proposta ha
fatto sorgere delle perplessità
sia per la modifica in corso di
approvazione del progetto di
Centro per l’educazione ambientale, sia per l’iter procedurale adottato, sia infine per
le modalità di gestione del
progetto che sarà a «regia
pubblica»; questa procedura
procurerà qualche difficoltà
Fra le altre novità, la bufera del 1848
aveva portato anche alla rottura delle
dighe che fino ad allora avevano reso difficile o impossibile la circolazione in Italia dei libri, delle dottrine, delle Bibbie
dell’Europa protestante (...). Furono
esplosivi soprattutto quei mesi del 1849
in cui i governi democratici si insediarono a Roma, a Venezia, a Firenze e in certo modo anche a Torino. Una fiumana di
Bibbie e Nuovi Testamenti nella traduzione del protestante Diodati, di libri e
opuscoli evangelici inondò l’Italia: qua e
là chiese evangeliche cominciarono a sorgere anche fuori dalle valli valdesi.
A Milano non ci fu un governo democratico, perché c’era Radetzky e i suoi
austriaci sono talmente occupati a dar la
caccia ai patrioti che non hanno modo di
dare la caccia ai libri. Perciò le Bibbie si
vendono più liberamente a Milano sotto
gli austriaci che non a Torino sotto il governo sedicente liberale dei Savoia. Nel
1849 ci fu l’alleanza cattolica tra Fran
IL FILO DEI GIORNI
LA BUFERA
GIOROIO SPINI
eia, Austria, Spagna e Borbone di Napoli
contro la Repubblica romana di Mazzini
e dure repressioni si abbatterono sui neonati gruppi evangelici.
Però proprio queste persecuzioni fecero chiasso abbastanza da rendere di attualità la questione protestante in Italia.
Manzoni fiutò subito questo nuovo vento e rispose all’ondata protestante con
una nuova stesura della sua opera famosa: le Osservazioni sulla morale cattolica. Lo storico protestante Sismondi, nella sua Storia delle Repubbliche italiane
del Medioevo aveva sostenuto che la
morale cattolica aveva infiacchito gli
italiani e che pertanto il Risorgimento
doveva essere accompagnato da una
riforma religiosa (...).
L’alleanza cattolica contro la Repubblica romana era riuscita a soverchiare
l’eroismo disperato dei garibaldini e a
riportare Pio IX sul trono. Ma in questo
modo aveva aperto una ferita sanguinosa per cui più d’uno di quelli che avevano creduto nel programma di Pio IX
sentì il bisogno di cercare un cristianesimo più autentico (...): dall’austero patrizio fiorentino conte Piero Guicciardini,
con il suo sogno di un cristianesimo radicalmente evangelico, al barnabita bolognese Alessandro Gavazzi, cappellano
dei garibaldini e pòi iniziatore della
Chiesa cristiana libera in Italia, al filosofo kantiano Bonaventura Mazzarella,
collega di Carducci e deputato della
estrema sinistra di allora.
(da A proposito di Stiffelio di Giuseppe
Verdi, in «Protestantesimo» n. 53-2, 1998)
al ruolo dell’Associazione
«Lou cialoun».
L’assemblea annuale dell’Associazione ha dimostrato
molta maturità nel valutare le
conseguenze che la nuova
proposta porta con sé, e in
particolare i rischi della sua
emarginazione dopo aver
avuto un ruolo protagonista;
data l’importanza del progetto e la possibilità per la proprietà di ottenere un finanziamento interessante per mettere in funzione Villa Olanda,
l’assemblea ha espresso parere favorevole.
Nel mese di giugno i settimanali del Pinerolese hanno
dato la notizia dell’imminente
ristrutturazione di Villa Olanda. Questo è quello che tutti
si augurano, anche se sappiamo che l’iter burocratico per
l’assegnazione di fondi è
sempre lungo; giustamente,
aggiungiamo noi, soprattutto
quando la valutazione dei
progetti è fatta seriamente.
Per quanto riguarda Lou Cialoun, il progetto presentato
per la valorizzazione ambientale e lo sviluppo delle attività artigianali della pietra di
Luserna e del territorio, migliorato anche a seguito di alcune critiche sollevate dai
funzionari regionali, è valido
e rappresenta effettivamente
una proposta innovativa nel
quadro generale della vai Pellice. Il fatto che la Tavola
valdese partecipi con un suo
intervento a un progetto produttivo, traguardando da qui a
quindici-venti anni, è vissuto
positivamente: esso dà nuove
speranze alla possibilità per
diverse ¡persone e membri di
chiesa a continuare a vivere
in valle, con una ricaduta positiva per tutti. Il progetto è
una nuova risorsa; così la vive Lou Cialoun che si sta preparando per dare il meglio di
sé in questa direzione. Rimandiamo a un successivo
articolo all’illustrazione del
progetto, quando si avranno
notizie precise sul finanziamento pubblico, previsto per
il prossimo autunno.
8
PAG. Il
VENERDÌ 17 LUGUO
n peso pubblico di Luserna San Giovanni
CONTRIBUTI PER LE PESE PUBBLICHE — I Comuni
piemontesi hanno tempo fino all’ 11 settembre 1998 per presentare richiesta di contributo per la ristrutturazione o l’installazione di pese pubbliche; lo ha deciso la Regione, che
ha messo a disposizione un miliardo di lire. Le domande, da
inviare alla direzione Commercio e Artigianato, via XX Settembre 88, Torino, devono essere corredate dal progetto definitivo (per i nuovi impianti), da una relazione tecnica e dal
preventivo di spesa (per le ristrutturazioni) deliberati
dall’amministrazione, nonché dalla dichiarazione di titolarità comunale dell’area interessata. È ammesso al finanziamento un solo progetto per ogni Comune e i lavori non devono essere stati appaltati prima della presentazione della
domanda, salvo gli interventi già presentati in anni passati.
OLIMPIADI 2006: INIZIATIVE A TORRE PELLICE —
Nel corso della settimana sono previste due iniziative a sostegno della candidatala di Torino e delle sue valli quale sede delle Olimpiadi invernali del 2006 per quanto riguarda il
Comune di Torre Pellice. Come è noto la vai Pellice potrebbe ospitare delle gare di qualificazione per il torneo di
hockey su ghiaccio all’impianto di via Filatoio con l’ampliamento della pista di due metri e la costruzione di una nuova
tribuna per il pubblico. Mercoledì 15 il Consiglio comunale
t» affrontato la questione olimpiadi dando un suo specifico
sostegno aHe iniziative del comitato promotore «Torino
2006». Giovedì 16 invece si svolgerà, alle 21 nella sala consigliare, un incontro con Luigi Chiabrera, presidente dell’Atl
di Pinerolo e vai Susa e responsabile per il comitato promotore delle Olimpiadi del rapporto con gli enti locali e delTimpiantistica. Nell’incontro si parlerà in modo specifico delle
opportunità turistiche che offre la candidatura olimpica.
TORRE E LUSERNA CHIEDONO I MILITARI VIGILI
— Con la legge finanziaria del 1997 il Parlamento ha inserito una novità: la possibilità di disporre l’impiego, quali
volontari, del personale idoneo al servizio militare che ne
abbia fatto richiesta, da destinare con priorità nei Comuni
della provincia di residenza ai corpi di polizia municipale e
ad attività di vigilanza dei beni culturali e ambientali. Entro
il 30 giugno i Comuni dovevano presentare domanda alla
presidenza del Consiglio dei ministri; le richieste avranno
validità dal prossimo anno. Restano alcuni dubbi interpretativi sulle modalità del servizio e sulle possibilità di accesso. Nell’attesa comunque i Comuni di Torre Pellice e Lusema San Giovanni hanno avanzato le loro richieste: 6 per
Torre Pellice e 2 per Luserna San Giovanni.
«FLY DAY» IL 19 LUGLIO — Domenica 19 luglio sarà, su
iniziativa dell’associazione «Vol-au-vent», la giornata del
volo, il «Fly day», manifestazione di volo con parapendio e
deltaplano. 11 campo di atterraggio sarà quello del prato in
località Blancio di Torre Pellice, già utilizzato dagli appassionati di questo sport. Le prime partenze avranno inizio alle 11 e si proseguirà fino alle 16; le iscrizioni si ricevono
sul posto dalle 9, dopo le 10 il trasferimento al punto di decollo al Vandalino. Alle 18,30 gran grigliata e, a seguire,
concerto di rock piemontese con i «Losky bosky».
INCIDENTE A BRICHERASIO — Grave incidente giovedì
scorso a Bricherasio; una donna 55enne, Adalgisa Acume,
mentre ritornava alla propria casa di via Vittorio Emanuele
in bicicletta è stata investita da un artigiano edile di Angrogna, Massimiliano Miegge, che probabilmente non l’aveva
vista a causa del sole. Intento a una manovra di svolta l’autoinobilista ha colpito in pieno la donna che è stata ricoverata in gravi condizioni al Cto di Torino.
CONCORSO LETTERARIO — Il Comune di Manta organizza la terza edizione del concorso letterario di prosa o poesia «Premio Valerano» aperto a tutti i cittadini della Regione
Piemonte; sono previste due categorie, adulti e giovani (nati
dopo il r gennaio 1972). I testi, in sette copie, di cui una in
busta chiusa e firmata con recapito, dovranno pervenire al
Comune di Manta, piazza del Popolo 1, entro il 31 luglio.
Per ulteriori informazioni telefonare allo 0175-85205.
A PINEROLO RIAPERTO IL PARCO DI VIA DIAZ — È
stato riaperto il parco giochi di via Diaz a Pinerolo: 55 milioni sono stali spesi per la sostituzione totale delle attrezzature gioco, che sono conformi alla normativa tedesca oltre
che a quella italiana. Prossimamente inizieranno anche i lavori nel parco di Villa Prever con la sostituzione delle attrezzature del parco giochi, che per i lavori rimarrà chiuso
per circa due settimane.
Per la pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
Monsignor Pier Giorgio Debernardi nuovo vescovo di Pinerolo
^importanza delPecumenismo
GREGORIO PLESCAN
L? 8 luglio monsignor Pier
Giorgio Debernardi è
stato nominato vescovo di Pinerolo. Dal 1992 vicario generale della diocesi di Ivrea,
don Pier Giorgio è nato a Feletto il 31 marzo 1940, è stato
ordinato sacerdote nel ’65, ha
ottenuto la licenza in Teologia alla pontificia Università
lateranense e la laurea in Lettere all’Università di Torino.
Ha servito nelle parrocchie di
San Michele in Rivarolo,
Strambino, Ribordone e nell’antica abbazia di Fruttuaria,
a San Benigno Canavese. Segretario del Sinodo diocesano
del 1984, nel 1991 viene nominato provicario generale al
posto di mons. Arrigo Miglio
e nel ’92 vicario generale, riconfermato nel 1995. La sua
nomina quale vescovo di Pinerolo continua una lunga
«tradizione», sia di nomine di
membri del clero eporediese
quali vescovi (ben otto), sia
di legami tra Ivrea e Pinerolo:
anche mons. Pietro Giachetti
infatti proveniva da Ivrea,
mentre un precedente vescovo di Ivrea, mons. Albino
Mensa, recentemente scomparso, era pinerolese. Abbiamo intervistato brevemente
mons. Debernardi, comprensibilmente impegnato nella
sua (per ora) doppia veste di
vicario generale e futuro vescovo.
- Innanzitutto le sensazioni: come ci si sente a essere
neovescovi?
«Non posso negare di essere un po’ intimorito dalla responsabilità. Ho accolto la
nomina con un po’ di “timore
e tremore’’: fino a oggi, anche
se avevo grandi responsabilità, ero appoggiato da mons.
Luigi Bettazzi. D’altra parte
non posso nascondere la mia
gioia».
- Quali programmi ha rispetto al futuro?
«Come potete immaginare,
nei primi tempi dovrò soprattutto capire la realtà del Pinerolese. Sarà certo interessante
l’incontro con la realtà valdese, e in questo sarò certamente aiutato dai rapporti che ho
avuto qui nel corso degli an
Monsignor Pietro Giachetti e monsignor Pier Giorgio Debernardi
oi Devo ammettere di conoscere poco la zona del Pincroiesc, ma conosco i valdesi atfraverso ì rapporti avufr con
alcuni pastori che si sono succeduti a Ivrea».
- Ricordiamo infatti che
mons. Debernardi ha predicato nel nostro tempio anche
durante la Settimana di preghiera di tre anni fa. Mons.
Giachetti, suo predecessore,
è spesso stato presente ai nostri Sinodi, sia al culto di
apertura, sia come invitato
ufficiale...
«Mons. Giachetti è sempre
stato molto attivo e costante
nei suoi impegiù, fin da quando era qui a Ivrea, per esempio nelle Adi. Anch’io ritengo che l’impegno ecumenico
sia molto impostante: fin dagli Anni 60, quando l’ecumenismo era un universo abbastanza sco!K>scìttto, ho partecipato a alcuni incontri a
Taizé. La nostra diocesi forse
più di altre ha dato molta importanza all’ultima assemblea
di Graz, soprattutto per quanto riguarda la necessità di calare la spiritualità ecumenica
nella spiritualità del popolo,
non lasciandola solo ai vertici
delie chiese. Dobbiamo ringraziare per questo il lavoro
svolto dalla professoressa Alberta Aluffi, ex responsabile
dell’ecumenismo della diocesi di Ivrea, che negli anni si è
prodigata per aprire e mantenere dei rapporti costanti tra
cattolici, evangelici, valdesi
ma non solo, ed ebrei».
L’incontro con mons. Pier
Giorgio Debernardi è stato
breve ma non formale; significativamente si è concluso
con un arrivederci al Sinodo.
Intervista a Giorgio Odetto, primo cittadino di Rorà
Un museo della pietra all'aperto
PIERVALDO ROSTAN
La notizia è emersa dal
Consiglio della Comunità montana vai Pellice: a
Rorà una vecchia cava verrà
recuperata e adibita a museo
all’aperto. Si tratta indubbiamente di un esperimento suggestivo che da un lato vuole
ricordare la storia e il presente di un’attività che per il
piccolo Comune della vai
Pellice rappresenta una importante risorsa, dall’altro
può diventare un ulteriore
elemento di promozione turistica della zona.
Il progetto era già in embrione, contenuto nel piano di
ecosviluppo della Comunità
montana stessa, ed è stato
presentato in Provincia; l’assessorato alle Risorse culturali lo ha inserito in un più ampio contenitore dedicato alla
«cultura materiale» che ha ottenuto anche il riconoscimento del finanziamento nell’ambito Ue. La cava era denominata «Tupinet» e, grazie anche alla consulenza del Politecnico di Torino, dovrà, per
essere fruibile dai visitatori,
essere messa in sicurezza:
«L’area - spiega il sindaco,
Giorgio Odetto - è situata oltre il paese verso il parco
montano ed è abbandonata da
una cinquantina di anni. Si
punterà a creare un ambiente
in cui siano messi in evidenza
i vari aspetti della lavorazione della pietra, dalla riscoperta dei filoni che venivano
sfruttati al distacco della pietra dalla montagna per passare alla lavorazione da cui si
ottenevano lose o mosaici.
Seguirà la partenza delle slit
te che, specialmente d’inverno con la neve, portavano a
valle la pietra lavorata. Sulla
parte più alta della cava si
creerà un naturale belvedere e
poco lontano un piccolo laghetto dove si accumulava
l’acqua che periodicamente
serviva a ripubre la cava».
I tecnici della Provincia e
dell’Università stanno valutando anche l’ipotesi di recuperare una vecchia fornace
che si trova nei pressi e in cui
si preparava, stando ai documenti antichi, un’ottima calce. Il progetto dovrà essere
realizzato entro l’anno, poi si
passerà alla fase esecutiva; la
cava sarà visitabile con ingresso libero e sarà una serie
di pannelli a illustrare le diverse fasi della lavorazione:
forse verranno anche posizionate delle figure in legno rappresentanti gli addetti alla pietra. Non ci sarà custodia né è
al momento prevista una forma (h visita guidata anche se
uno dei sogni dei promotori è
quello di organizzare nel periodo estivo delle giornate con
i vecchi cavatori per illustrare
più direttamente il lavoro nella cava. Sempre vicino alla
cava del Tupinet dovrebbero
sorgere un’area attrezzata e
una zona parcheggio.
Rorà è sempre il paese della pietra; dal passato viene il
museo, ma l’attualità è fatta
anche di un’economia legata
alla pietra: le cave sono comunali e rendono in affitto
annuale circa 50 milioni. A
queste cifre va aggiunto il diritto di escavazione che varia
a seconda dell’attività e comunque sono nell’ordine di
50-100 milioni l’anno. Tutto
Il municipio di Rorà
ciò ha consentito al Comune
di progettare e gestire alcuni
interventi, forse di esistere in
quanto tale. Si iniziò col Parco montano creando un punto
di incontro all’interno di uno
splendido faggeto; oggi il
parco è meta di migliaia di
turisti. L’anno scorso nel bosco è nato anche un laghetto
dove si può pesche con una
nuova struttura: «E un po’ un
centro di incontro dove i rorenghi che vogliono passare
una giornata fra di loro per
una giornata di festa lo possano fare», chiari.sce il sindaco.
Pietra di Luseraa
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UNA FGEI ECUMENICA
Nella relazione del Consiglio al XIII Congresso manca il capitolo relativo ai Rapporti
Ecumenici Internazionali (REI). Questa man
canza è stata causata da motivi organizzativi
contingenti , dovuti anche a un forte ricambio
di persone nel gruppo che si occupa di tenere
le relazioni internazionali, e non da una disattenzione della Egei verso i contatti con I movimenti giovanili ecumenici europei e mondiali.
Il primo passo per una riorganizzazione del
lavoro sugli esteri è stato fatto nel marzo di
guest'anno in un incontro, tra i/le responsabili,
vecchi/e e nuovi/e, dei rapporti con i movimenti internazionali ai quali aderiamo, e alcune persone del Consiglio. L’incontro è servito
come momento di formazione - una parte del
tempo è stata dedicata a una discussione di
contenuto su «Sessualità e differenza di genere», argomento spesso fonte di conflitto
dialettico negli incontri ecumenici -, di informazione - si è fatto il punto della situazione
per i vari movimenti e un quadro delle partecipazioni della Egei agli incontri internazionali
negli ultimi due anni e mezzo -, di programmazione e coordinamento - si sono cercate le
sfrate^/eper migliorare la circolazione delle
,y-'c
informazioni a livello nazionale e si è pensato
a uno staff di persone che preparerà un gruppo di lavoro al prossimo Congresso -.
n° 3
luglio 1998
La Fgei partecipa e si impegna
L’attiva presenza della Federazione
neH’ambito dei REI è testimoniata sia dal numero di partecipazioni agli incontri europei,
sia dalla disponibilità e assunzione di responsabilità di diverse persone e a livello nazionale e a livello internazionale.
1. Partecipazione agii incontri internazionali
Nei 30 mesi trascorsi dall’ultimo Congresso la Egei ha partecipato a 27 incontri internazionali coinvolgendo 26 persone diverse (18
Valdesi, 7 Battiste, 2 Metodiste) per un totale
di 49 presenze totali. Rispetto al passato sono calate le presenze totali ma sono aumentati gli eventi a cui si partecipa, e questo è dovuto alla riduzione dei posti disponibili per
ogni movimento nazionale e ad una maggiore
distribuzione dei finanziamenti (sono aumentate le nazioni partecipanti con l’apertura ai
paesi dell’est ai quali viene assegnata anche
una buona parte dei rimborsi disponibili). Le
persone che hanno partecipato agli incontri
internazionali hanno anche partecipato ad almeno un incontro nazionale (Congresso,
Campo Studi o Seminario di Formazione) e
ciò è dovuto alla necessità di dover spesso riportare nelle assemblee degli incontri internazionali le attività e le tematiche affrontate dalla Fgei a livello nazionale.
Le delegazioni sono sempre composte da
almeno una persona che ha già partecipato
ad un incontro intemazionale e da persone alla loro prima esperienza, e in questo modo si
cerca di allargare il più possibile il cerchio delle persone con esperienza di campi all’estero.
2. Disponibilità e responsabiiità
Il lavoro per mantenere i rapporti con
l’estero è impegnativo e richiede una disponibilità di tempo non indifferente a diversi/e fgeini/e.
A livello nazionale il gruppo dei corrispondenti dei movimenti europei è attualmente costituito da Samuele Pigoni, che subentra a
Luciano Kovacs come corrispondente del Movimento Cristiano Studenti (MCS), Davide Rostan corrispondente del Consiglio Ecumenico
Giovanile Europeo (CEGE), Sandra Spada
corrispondente della European Baptist Federation (EBF), Beatrice Passerini, che subentra
a Enrico Bertollini come corrispondente del
European Youth Methodist Council (EYMC),
Daniele Del Priore, momentaneamente responsabile dei REI al posto di Renato Del
Priore.
occupaijj
:o dei Í
esi) peti
segue in quarta pagina
lazioni,!
ro peij
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rattivo
ERCHE’ NON SI PUÒ’ MANCARE
Cari amici e care amiche,
■ ^ (¡uesto è un invito a venire ad Ecumene
® settembre, per partecipare al XIII
Gofìnroco/^ f-ì y-, n 1^
rritorié ^^resso nazionale della Egei.
provvai ' motivo per cui non si può mancare
mica pfl appuntamento è veramente ovvio.
Bilanci®^® a volte ce lo dimentichiamo. Provate
azione la relazione del Consiglio: noterete
me il I# ® P39-57, dove viene descritto in breve
così pd sia un Congresso, si dice, fra le aljiimento) ®cose, che il Congresso discute, vota, decinei pia®' ®"'/3 struttura democratica che ci siamo dati
P''^^iosa, è uno degli strumenti più
' abb/amo per “fare “ la Fgei e non
^ evitare di utilizzarla. A volte può ap
Ml’ii struttura ingombrante, sicuramente
iScO cocorso <1* ' essere entusiasmante accor
gersi che le idee e i progetti spesso crescono
quando vengono condivisi, discussi, sostenuti
dalla creatività comune.
Dunque bisogna esserci: in un luogo come
il Congresso, in cui “si discute, si vota, si decide” e molto altro ancora, non si può mancare;
mettere in comune le idee, ascoltare gli altri e
le altre, condividere aspettative e critiche, decidere del futuro della Federazione è un gioco
impegnativo e divertente che ci riguarda tutti/e. Emblematico di questo spirito di partecipazione mi sembra il momento del Congresso
che abbiamo intitolato “il grande baratto”, che
si svolgerà venerdì sera. Sarà uno spazio di
condivisione, in cui ciascun gruppo offrirà in
da! salame al sermone.
Il secondo motivo per cui vi consiglio di
non mancare è che ogni Congresso nazionale è divertente come un gioco. Per “capire”
com’è la Fgei bisogna viverla. Vivere un Congresso significa partecipare ad uno dei momenti più creativi e giocosi della vita della Federazione.
Il programma dei tre giorni è certamente
molto fitto. Come sempre inizieremo a discutere partendo dalla relazione del Consiglio
(trattasi di quel fascicoletto verde che avete ricevuto qualche mese fa, quello con gli omini
buffi in copertina) e da quella delle/del reviso
[)0 deijl
;li scopi
■ diconoj
appiei
aperaz*
dramma dei lavori XIII Congresso FGEI
re (quest’ultima la riceveremo ad Ecumene)'
invito al xm CONGRESSO
altri allo scambio. Portate di tutto, NAZIONALE DELLA FGEl
Ecumene
3*6 settembre 1998
ed eiezione del Seggio
Venerdì 4 settembre
Mattino '
iPlenaria
iCulto d’apertura '
Relazione del Consiglio
Lettura Relazione ddUle Revison/s
Sabato 5 settèmbri:
Waitóno .
Plenaria ,
Gruppi tematici e pomerig^)
Identità relative, Rlcii^ di fede e tpetimonianza. Essere Chiesa
Insieme, Pofitica, Luigia, Musica, ^sspa^ e differenza di genere, RappOfti ecut^lci nazionali, Vita della Federazione
Plenaria: inizio disc?,^SiOne delle mozioni
. .. Sera: Eventuali recuperi, Festa
Pomanggio '
a partejibero
ipi su àrgoimenti emèrsi nèàa discussione
'"attihA ■'
,f m JÍ..Í Í«-‘J
Intervento su «Identità religiose è politiche»
segue li grande baratto
Domenica 6 Settembre
mattino ‘ ‘
Plenaria: discusslone/approvazione delle mozioni
Pomerìggio ' ' '
Elezioni del Consiglio, dei/lle revisori, dei/le rap:
presentanti nei Comitati dei centri giovanili
Culto finale
Partenze ore 19.00
» r-eif
Iscrizioni presso Lula Nitti 081/284393 c^ure Silvia Rostagno 0121/807514
^ Sono disponibili borse viaggio da richiede« ai momento dell’iscrizione. Costo del soggiorno
questi due strumenti ci forniranno una panoramica del lavoro svolto negli ultimi trenta mesi e, si spera, gli stimoli necessari per immaginare il futuro e renderlo concreto.
Uno dei punti di forza di ogni Congresso (e
forse, in generale, della Fgei) è che spesso si
riesce ad affrontare problemi complessi - che
vanno dalla teologia, al rapporto con le chiese, alle finanze eco. - senza abbandonare lo
spirito leggero del gioco, lasciandosi andare
alla possibilità che tutto sia diverso da ciò che
avevamo previsto. Giocare significa darsi delle regole per il gusto di infrangerle, provocare
gli altri e le altre ad esprimersi, inventare parole impreviste; giocare è farsi attraversare
dai pensieri e dalle opinioni altrui, anche
se non le condividiamo; è buttare tutto
all’aria per ricominciare, è guardare il
mondo al contrario.
Giocare insieme al Congresso Fgei: che
ne dite?
Il terzo motivo che ci spinge ad andare al
Congresso è uno spazio grande e bianco che
ci si presenta davanti e ci chiede dì essere
riempito. Avete notato che nel fitto programma dei lavori c’è una falla: il pomeriggio del 4
settembre non sappiamo ancora come si
svolgerà! Questo pezzo del programma che
dovrà svilupparsi strada facendo, nei modi e
nei tempi che preferiremo, rappresenta il fatto
che il Congresso è come uno spazio bianco
da riempire e colorare insieme. Abbiamo ancora molte pagine da scrivere sui temi che ci
stanno più a cuore, tanti “spazi bianchi” vogliono essere riempiti, ci sono ancora molte
storie di fede e testimonianza che vogliono
essere raccontate. Anche le nostre. “La verità
è che si vedono e si sentono e si toccano così tante cose... è come se ci portassimo dentro un vecchio narratore che per tutto il tempo
continua a raccontarci una storia mai finita e
ricca di mille particolari. Lui racconta, non
smette mai, e quella è la vita” (da A.Baricco,
Castelli di rabbia).
Lula Nitti (Napoli)
10
L.
Hot/ziariofgeì
7^
PRECONGRESSI EGEI PRECONGRESSI FGEjpF
FEDE E TESTIMONIANZA: UN CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONEjGiC
Una delle difficoltà incontrate dall’apostolo
Paolo nella sua vita era quella di affermare il
proprio diritto a predicare l’Evangelo. Alcune
persone infatti gli richiedevano una «lettera di
raccomandazione» in quanto egli non era stato discepolo diretto di Gesù. In 2 Corinzi 3:111 Paolo risponde di non aver bisogno di presentazione. I credenti in Corinto sono la sua
lettera, l’esistenza di questa comunità dimostra la bontà della sua predicazione. Paolo
così identifica una sorta di “catena” delia testimonianza: Dio-Paolo-Corinzi-tutti gli uomini. È
una catena che non può essere interrotta: la
testimonianza non può fermarsi a noi, deve
continuare. Una volta ricevuta dovremmo
prendere la posizione dei Corinzi nella catena
e trasmettere la testimonianza a tutti gli altri
uomini e le altre donne. Ciò però ci induce a
porci delle domande. Innanzitutto, cosa intendiamo per testimonianza? Qual è l’efficacia
della nostra testimonianza? E quale il linguaggio da utilizzare?
Dalla discussione in uno dei laboratori del
precongresso Nord (Villar Perosa, 24-26 aprile) sono emerse idee diverse che contribuiscono alla riflessione su fede e testimonianza.
Le persone che si sono confrontate provenivano da esperienze diverse e ciò ha contribuito a rendere interessante e stimolante il dibattito. Quello che ne è risultato è un insieme di
domande a cui non si può dare una risposta
univoca e indiscutibile.
Un elemento comune a tutti e a tutte è il
fatto che testimoniamo in quanto crediamo: si
tratta di qualcosa che non possiamo non fare;
è una “naturale” conseguenza della nostra fede. I dubbi e le perplessità nascono quando si
riflette su come testimoniamo. Ci siamo infatti
chiesti se siamo noi a testimoniare Dio o se
piuttosto non sia Dio che attraverso noi testi
monia se stesso. Se quindi testimoniando affermiamo qualcosa (confermiamo la presenza
di qualcosa) o se invece nel testimoniare dobbiamo lasciare che qualcosa si faccia presente, riuscendo a trasmettere quello che sentiamo. In altre parole, testimoniamo perché pensiamo 0 perché sentiamo?
E la nostra testimonianza è sempre efficace? Se consideriamo gli effetti che essa ha su
di noi allora potremmo dire che è sempre efficace perché veniamo cambiati dalla testimonianze date e ricevute; ma se invece intendiamo il suscitare l’interesse o addirittura ia fede
negli altri, allora questo non dipende da noi. È
Dio che decide quando la nostra testimonianza spinge chi ia riceve a credere. E poi deve
proprio raggiungere questo obiettivo o piuttosto deve comunicare l’entusiasmo deiia ricerca?
Ci siamo poi chiesti quaie sia il linguaggio
da utilizzare. Ci piace pensare che tutta la nostra vita dia una testimonianza, sia nei momenti in cui ne siamo consapevoli sia quando
non ce ne rendiamo conto. Tuttavia ci resta ii
dubbio che la testimonianza resa da chi è in
grado di esprimersi bene, di usare le parole giuste al momento giusto possa essere
più incisiva di altre forme di comunicazione. Le azioni, gli esempi di vita sono testimonianza, però il dubbio rimane nella nostra mente e a volte nei momenti di sconforto, ci chiediamo se e a che cosa serva, se i nostri sforzi riceveranno una qualche “ricompensa” oppure no.
Quando parliamo che linguaggio dobbiamo usare? Le riflessioni sulla testimonianza effettuata dalla teologia femminista sottolinea l’esigenza di trovare un’alternativa al linguaggio maschile utilizzato per raccontare le donne. Forse non tutti si ritrovano in queste posizioni, tuttavia bisogna tenerne conto: rifiutarle a priori non contribuirebbe al dialogo e alla riflessione.
Una delle animazioni del laboratorio prevedeva che i partecipanti e le partecipanti
ricevessero una testimonianza (la lettura del racconto della guarigione del servo del
centurione romano) e lo raccontassero sotto forma di lettera. Solo dopo aver terminato di scrivere ci è stato chiesto di consegnarle a qualcun altro senza spiegare di
cosa si trattasse. Le persone sono state scelte con criteri diversi: un amico o un’ami
ca; qualcuno importante per il proprio camtni.| Lb F9^
no di fede; qualcuno con cui poterne discutere oppure affidandosi al caso. Chi ha ricevuto! « o dall
questa testimonianza ne è rimasto colpito per qa
il contenuto delle lettere e soprattutto peti A//’a/nW
l’inatteso ricevimento delle stesse. Ad unaiju?
persona sono state consegnate due diverse] Una
testimonianze che hanno sottoiineato come soinosa c
ogni persona, ricevendo una stessa testimo- 0te il P'
nianza, la rielabori e ne dia una sua versione ginterno
personale. ne
La discussione non ha portato alla redazioi ¡¡gja Ville
ne di un testo scritto tuttavia costituisce un y|.,
tenore tassello da aggiungere alla riflessione] —
in corso. 1
Noemi La Fata
NORD
9
I
MOTTOLA 8-9-10 MAGGIO 1998
Ai Pre(
cipato oil
Lazio, di
Piemont
lavorato
mo marni
Nella comunità battista di mortola in questi
giorni si è svolto un incontro tra giovani di varie comunità della Puglia e Basilicata, con l’intento di chiarire e di sviluppare i temi del prossimo XIII Congresso Fgei.
Devo dire che non tutti i gruppi pugliesi e
lucani, certamente per problemi di varia natura, hanno potuto partecipare al Precongresso:
infarti, dopo il successo e l’entusiasmo che
hanno caratterizzato il seminario di formazione di novembre scorso, dobbiamo in effetti far
notare la nostra delusione per la scarsa partecipazione a questo convegno che nonostante
tutto, è stato molto interessante e coinvolgente!!
Il Precongresso è quindi cominciato con un
po’ di scoraggiamento, ma ha comunque aderito in seguito al consolante principio di “pochi
ma buoni”. Così, dopo i pochi arrivi della sera
dell’8, i lavori sono effettivamente cominciati
la mattina del 9. Inizialmente si è un po’ discusso dei temi affrontati durante l’incontro
avvenuto a Bari il 3 maggio, realizzato in collaborazione dalla giunta regionale Fgei e da
SUD
a I c u n i
membri del
consiglio nazionale, con
l’intento di
chiarire ai/lle
giovanissimi/e fgeini/e
di che cosa
si occupa e
che scopi ha effettivamente la Fgei stessa: appuntamento importante ai fini di un
coinvolgimento più consapevole da parte dei/lle ragazzi/e. Ulteriore compito dei Precongresso è stato quello di spiegare che cosa sia effettivamente un Congresso della
Fgei: un momento importantissimo di valutazione su ciò che la Fgei ha fatto in questi
ultimi due anni e mezzo, di discussione su ciò che sta facendo e di decisione per
quanto riguarda ciò che si propone di fare, ma anche di incontro, condivisione, riflessione, canto e divertimento per turti/e.
Dopo questa prima fase informativa, il discorso si è portato su due dei temi principali sui quali la Fgei ha concentrato la sua attenzione: “Testimonianza” ed “Essere Chiesa Insieme”. Il discorso sulla
testimonianza è stato introdotto dalle testimonianze, appunto, di tre persone che da tempo sono nell’ambiente della
Federazione, in merito al tema de “la mia prima volta”, che
le ha riportate indietro sul ricordo del loro primo Congresso
Fgei. Quali sensazioni, emozioni e quindi stati
d’animo, accompagnavano ia loro presenza a
questo grande incontro giovanile evangelico,
che certamente qualche anno fa aveva un’impronta più politica rispetto ad oggi. Nel pomeriggio c’è stata la divisione in tre gruppi ognuno dei
quali ha lavorato su un tema diverso: due si sono occupati di “testimonianza” e di “essere chiesa insieme”, ed il terzo della “liturgia e canto” per
il culto della domenica.
Il tema della Testimonianza ha così
creato un filo conduttore con ciò che è
stato fatto nel seminario di formazione
di novembre. Tutto il lavoro svolto è
stato ripreso, rianimato e riproposto in
maniera più sintetica rispetto al seminario, ma che ha consentito una rielaborazione più libera e soggettiva
dell’argomento. Ognuno di noi ha
avuto l’opportunità di “ricordare e raccontare” la propria storia di fede in modo
da dare continuità a quella testimonianza, affinché non si chiuda in se stessa, perdendo di significato, ma in maniera che assuma esistenza,
identità e quindi valore, nel momento stesso in cui viene raccontata, stabilendo un
forte legame con l’altro/a, suggellata dalla storia comune della fede nel Signore. A
questo proposito mi pare significativo riportare alcuni brani letti durante la discussione: "capita che io dimentichi dei foglietti nella mia Bibbia, piccoli segnaiibri che indicano un versetto o un passo. Sono come segni deile letture che si succedono, si ripetono, si richiamano facendo nascere nuove narrazioni. Spesso sono gli/ie altri/e
che me ii ritrovano, proprio quei fogiietti che restavano nascosti, in silenzio fra le pagine. Sono ie aitre persone che me mi ritrovano; e li fanno ancora parlare. Quando
qualcuno rilegge quelle "mie" parole, mi ricorda e mi mostra che la mia storia si è intrecciata con quella di Dio: l'altro fa risuonare la testimonianza di Dio nella mia vita.”
ralla nost
die è em
Così “è la persona che ci è difronte che può
raccontare la nostra storia e rivelarci a noi contu/to r
stessi. E’ la persona difronte che può raccai *
tarci il disegno della nostra esistenza e à
nostro rapporto con Dio. E' la persona difrai W
te che può narrarci il nostro intreccio coni ^
storia di Dio del quale magari non siamo con
sapevoli." . .
Un altro gruppo si è occupato di ‘‘Essei ' va
Chiesa Insieme”: si è discusso del fatto clt ssioni.
bisogna cercare di eliminare ie barriere di,
ognuno di noi si pone e pone davanti a A Nei gru
che non è conosciuto o consueto, ciò che ci! latestimoi
estraneo, io straniero appunto, con il quale! memorie <
spesso difficile la convivenza nelle comuni su cui rifk
per la diversità nel modo di lodare Dio, chef giia. Il far<
ritrova davanti facce imbarazzate e a voi un contee
scandalizzate. Quelle stesi compreso
facce che invece di infond^ ora una p
fiducia e accogliere quelle»
versità che “possono arriccW
ed essere luogo di crescita P*
tutti/e”, spesso le respingo»
chiudendosi in se stesse, ^
za capire che in fondo la
nel Signore ci accomuna tutti.^
Una volta terminate le»
tutti riu»
unitaria, e
Pliifedi all
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scussioni, CI siamo
per esporre il lavoro e le »
mazioni svolte in ogni gw
in modo da fornire il maten
per coloro che si sono
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EIPRECONGRESSI EGEI PRECONGRESSI EGEI
MEjGiOVANI E POLITICA
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¡dori qualsiasi tipo di impegno che esca
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Una questione importante e sicuramente
spinosa che dovrà fare riflettere la Fgei dulanie il prossimo congresso. Se ne è parlato
ginterno del gruppo di lavoro «Giovani e sodetà», nel corso del Precongresso Nord svoiasia Villar Porosa (TO).
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Prima di
dare una risposta alla
domanda
iniziale, abbiamo però voluto capire che
cosa significasse il termine
«politica» per un giovane evangelico attivo all’interno della comunità. La politica può essere
intesa come attività puramente
amministrativa, come partecipazione al voto o
come rappresentanza
all’Interno dei diversi organi decisionali. Proprio in
questa accezione, la Fgei
è stata accusata negli anni
passati di essersi eccessivamente schierata, di avere espresso troppo pubblicamente le proprie inclinazioni.
Ma la politica non è solo
rappresentanza amministrativa; «politica». In un
senso più completo del
termine, è impegno sociale, è mettersi in gioco, è
sporcarsi le mani. «Politi
NORD
milioni di bambini oppure
re degli esempi. Queste
comunque vengono ampiamente sviscerate nei diversi
campi Fgei, devono trovare, secondo quanto uscito dalla discussione avvenuta all’interno del
gruppo di lavoro, un loro sfogo
pratico e oggettivo. Su queste tematiche, prese singolarmente e
non partendo da Ideologismi e
preconcetti, la Fgei dovrebbe trovare dei partner occasionali a cui
di volta In volta si affiancherà nella
lotta e nell’Impegno quotidiano per
creare una società più giusta ed
evangelica. Una lavoro difficile e
che potrebbe anche dare luogo a
numerose critiche, ma comunque
essenziale per una crescita della
Fgei e dei giovani che ne fanno
parte.
ca» è anche prendere posizione e
farsi sentire su tematiche e principi
che fanno parte del mondo che cl
circonda. La Fgei non può e non deve escludere dalle proprie riflessioni
il problema della disoccupazione giovanile, lo sfruttamento di centinaia di
la questione omosessuale, solo per fariflessioni e questa tematiche, che già
SANTA SEVERA
24-26 APRILE 1998
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At Precongresso Fgei Centro hanno partecipato circa 35 persone dalla Toscana, dal
Lazio, dalla Sardegna, e alcune amiche dal
Piemonte. Durante questi due giorni abbiamo
lavorato sostanzialmente per gruppi in un primomomento su un testo biblico il cui lavoro è
= mfluito nel gruppo finale; in altri momenti la
divisione è stata “tematica”. La scelta dei temi
èstata fatta sulla base delle forze disponibili
8^li interessi emersi durante i vari incontri
Adenti che si erano tenuti in ambito Fgei
«Ila nostra zona. Vi riporto brevemente ciò
elle è emerso nella fase finale dell’incontro
“Esse« i vari gruppi riportavano le proprie diatto cK *“ssioniiere cK ;
nti a di Nel gruppo sulla fcimigiia è emerso che
chedt la testimonianza intesa come narrazione delle
qualei memorie e delle storie può essere un aspetto
;omunl su cui riflettere anche in proposito della fami0, che? glia. Il fare testimonianza è sempre legato ad
> a voi un contesto che va definito se non del tutto
ì stessi compreso. Si è anche evidenziato come ci sia
ofonde« ora una pluralità di famiglie, non più quella
luelle» unitaria, e a questo è collegato il discorso di
arricci!« piùiedj all’Interno di una singola famiglia (vedi
-scita ff ad esempio il problema dei matrimoni misti),
¡pingo? Comunque parso che se anche cambia il
;se, ^ toodello di famiglia a cui di solito pensiamo, il
3 la W valore della famiglia rimane invariato.
quanto possibile si cerca
di far partecipare il maggior numero di persone,
ma evidentemente qualcosa non funziona nel ritorno delle notizie.
Trovare uno spazio dove poter confrontarsi e discutere le varie linee a cui
tenersi nel lavoro del CEGE, MCS, ecc; è passata
la linea di formare delegazioni composte da almeno
una persona che sappia
che tipo di incontro è, ma
non sarebbe male anche
che si sapesse la “politica”
con la quale noi ci occupiamo di certi temi o certi modi di affrontare le
cose - se ci offrono delle cariche noi le accettiamo o no?
Il gruppo sul GRUME ha affrontato un primo momento in cui
è stata presentata una “storia della musica cristiana” e successivamente quello del rinnovamento
della tradizione musicale. La tradizione è vista con un significato
unificante, da cui l’esigenza di rinnovare e trovare un nuovo linguaggio musicale non trascurando
i contenuti. Questo discorso non
può essere sganciato da un più
generale discorso sulla liturgia. La
musica poi è vista come un modo
per esprimere liberamente l’emotività e la riflessione teologica. E’
stata letta una mozione che sarà
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Il gruppo che ha cercato di studiare CO
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GStGrnO ha indicato i punti su cui si è soffermato:
- Chi non è in un gruppo Fgei la ritiene non
abbastanza visibile nelle comunità.
- Si richiedono proposte concrete alle comunità: per esempio riportare i testi riscritti di
alcuni inni che emergono da un campo e così
anche alcuni testi o lavori affrontati negli incontri e mai riportati nelle comunità.
- Sembra che manchi il dialogo tra Fgei e
comunità.
- Un altro problema è
quello del rapporto tra
fruizione e autogestione
all’Interno di un gruppo;
dopo anni che si vive
l’animazione dei lavori di
gruppo occorre andare
oltre e trovare altro.
- Qualcuno ha poi osservato che i giovani che
hanno un ruolo nella propria comunità non sentono il bisogni di confrontarsi con altri; spesso la
Fgei è vista come una comunità parallela alia
chiesa.
- C’è poi la doppia tensione della Fgei che
in parte spiega alcuni dei punti suddetti: l’aggregazione e l’essere presente con progetti.
La proposta che emerge dai gruppi è quella di
trovare un equilibrio e continuare a fare delle
proposte: essere un luogo in cui tutti abbiamo
qualcosa da fare e da dire. Per arrivare a
questo occorre che ci sia il cosiddetto senso
di responsabilità.
presentata in Congresso nella quale si invita ad un seminario per animatori musicali (non necessariamente esperti della materia). Luana Pallagrosi, che ha fatto
parte del Grume per alcuni anni, ci ha illustrato quanto sia importante che la raccolta e la divulgazione del materiale sia fatto dalle persone che poi le sperimentano nelle comunità; questo discorso deve essere riportato a
livello interdenominazionale.
CENTRO
Il gruppo su ESSGTG
ChÌGSa InsiGITIG ha messo in risalto come la Fgei dovrebbe organizzarsi per avviare dei progetti concreti:
fino ad ora si è lavorato in stretto contatto con le chiese e con il Servizio Rifugiati e
Migranti della Fcei. E’ stato notato come si cerca di avviare il processo della conoscenza e della fiducia: affrontare il tema con un convegno tematico composto da
una staff multietnica (i problemi potranno essere la discussione etica, la lettura
della Bibbia, l’essere uomo e donna...).
Altri temi a questi legati sono quelli della Inculturazione e della cessione delle
proprietà della chiesa.
Si è poi cercato di individuare alcune candidature da proporre al Congresso per
momento delle elezioni: abbiamo cer
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12
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segue dalla prima pagina
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UNA FGEI ECUMENICA
Ci sono poi persone della Fgei che hanno
assunto diversi ruoli di responsabilità nei luoghi decisionali e esecutivi dei vari movimenti
europei e mondiali; Debora Spini è stata eletta Presidente del Movimento Cristiano Studenti mondiale (World Student Cristian Federation - WSCF) ed è rimasta in carica fino al
gennaio 97, del European Ragionai Commitee (MCS) fanno parte Donatella Rostagno ed
è di questo la rappresentante nel Comitato
Esecutivo Mondiale, e Caterina Dupré che ha
il ruolo di coordinatrice del Women and Gender Working Group; Luciano Kovacs ne ha
fatto parte fino allo scorso autunno.
A queste si aggiungono poi le persone che
hanno fatto parte di staff per l’organizzazione
di incontri internazionali.
La Fgei a livello europeo è considerata un
movimento «forte» malgrado il numero dei
suoi aderenti sia piuttosto esiguo raffrontato a
quello degli altri movimenti europei, e la buona considerazione che la Fgei ha è testimoniata anche dalle continue richieste affinché
persone della federazione diano la loro disponibilità a essere elette nei comitati esecutivi o
a far parte delle staff che organizzano i campi
europei. Un plauso va quindi sicuramente a
chi in questi anni si è occupato dei REI e a
chi ha partecipato agli incontri internazionali
portando il suo contributo di competenze e
dal punto di vista delle metodologie di lavoro
e dal punto di vista dei contenuti.
Perché la Fgei partecipa ad incontri ecumenici internazionali?*
La partecipazione ad incontri ecumenici internazionali ha a che vedere con la nostra
identità. La nostra identità, che non è un’identità granitica e statica, si costruisce, si trasforma, si rafforza, si precisa, nel momento in cui
possiamo/dobbiamo raccontarla a chi ha
un’identità diversa dalla nostra. In un incontro
ecumenico internazionale (ma questo avviene, in modo diverso, anche negli incontri della
Fgei a livello nazionale) ci troviamo a verificare la nostra identità perché messi in discussione da un’altra identità.
L’incontro (scontro) con l’altro/a mette in
evidenza assonanze e differenze su questioni
che riguardano la nostra cultura (una persona
italiana e una africana mangeranno cose diverse in modo diverso), la nostra fede (un
protestante e un ortodosso non si troveranno
d’accordo sulla venerazione delle icone), la
nostra fede inserita in un contesto spazio temporale (ci è più vicino un cattolico minoritario scandinavo o un protestante sudafricano
razzista?).
Incontrando identità diverse dalla nostra
possiamo scoprire che ci sono dei pregiudizi
che cadono e allo stesso tempo delle distanze inaspettate che si creano, possiamo rischiare di sentirci invasi dall’altro come anche
di invadere lo spazio altrui, possiamo indebolire 0 rafforzare la nostra identità, che però, il
più delle volte, si preciserà meglio.
Partecipare agli incontri ecumenici ci permette di riflettere più profondamente sulla nostra cattolicità e sulla nostra ortodossia. Di
elaborare un nostro pensiero (protestante)
sulla cattolicità e sull’ortodossia. Recuperare
una cattolicità, non intesa come cattolicesimo
romano, ma intesa come riflessione e pratica
di quel che è la «comunione dei santi», la
chiesa «una» che confessiamo nel Credo, per
cui mi è fratello e sorella il/la credente di altri
tempi e di altri luoghi. Riflettere sull’ortodossia, non (solo) nel senso di scoprire il cristianesimo dell’Est, ma di scoprire la «apostolicità» della chiesa, che cosa abbiamo ricevuto
da chi ci ha preceduto. Ortodosso è un atteggiamento che è coerente con quei che penso
e che sono, ma allo stesso tempo che sa da
dove proviene il mio modo di essere, che raccoglie le sfide quotidiane in relazione con
qualcosa di ricevuto che non è «mio», «umano», ma mi viene da una umana rivelazione di
Dio.
In questa visione, ortodossi e cattolici che
possiamo incontrare, non sono a priori amici
0 nemici, ma catalizzatori che mi permettono
di definire la mia evangelicità, la mia ortodossia, il mio cattolicesimo.
Per il futuro (cosa funziona e cosa no)
Due cose sono necessarie per far sì che la
partecipazione della Fgei ad incontri ecumenici internazionali diventi significativa e coinvolgente per un numero sempre maggiore di
persone; la formazione e l’informazione.
1. Formazione
La Fgei non può solo occuparsi pedissequamente di informarsi sulle date degli incontri internazionali e organizzare le delegazioni.
D’altronde a questi incontri non si parteciperebbe se fossero solo dei viaggi di piacere,
ma si partecipa perché hanno dei contenuti
che ci interessano come giovani evangelici
italiani. Un buon ritorno si ha dai racconti, che
appaiono con una certa regolarità sul Notiziario, di chi ha partecipato agli incontri all’estero, ma questo non è sufficiente.
Nel Marzo del 1996 fu fatta una consultazione esteri che aveva lo scopo di riflettere,
con i fgeini e le fgeine interessate a partecipare al lavoro dei REI e alle delegazioni, su alcuni temi particolarmente significativi per chi
si trova a fare un’esperienza all’estero. In particolare, in quell’occasione ci si concentrò
suH’ecumenismo (relazione di Sergio Ribet) e
su cosa significa fare una lettura storico-critica della Bibbia (a cura di Yann Redalié). Anche in quest’ultimo mandato ci sarebbe dovuta essere una consultazione, ed è un vero
peccato che non si sia riusciti ad organizzarla,
perché se è vero che è uno strumento che
non raggiunge la totalità dei/delle fgeini/e (come peraltro succede per molte cose che facciamo ed è oggettivamente impossibile riuscirci), è anche vero che è uno strumento utile (perché permette di far avvicinare al lavoro
sui REI persone nuove) e ricco (perché non è
soio un momento organizzativo, ma ha dei
contenuti).
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dai consiaiio
Ultimi avvisi prima dei gran Congresso Fgei: una sera si svolgerà “il grande baratto”, come potete vedere dal programma. Si tratta di scambiarsi qualcosa tra gruppi di
tutta Italia. Affinché codesto baratto abbia luogo tutti i gruppi sono invitati a portare
qualcosa da scambiare, come cannoli, gianduiotti, mirto, vinsanto, panforte, tarallucci, ma non solo cose da cibarsi la pancia, anche materiale per la testa, animazioni
teologiche, progetti di rapporti ecumenici, canti, dichiarazioni internazionali, ecc. insomma come ha detto Luta in Consiglio «io ti do’ una salsiccia, tu mi dai un'animazione».
Nel mese di maggio si è tenuta a Milano la riunione del Consiglio. Nel pomeriggio
di sabato il Coordinamento Lombardia ci ha incontrati e insieme si è avuta una bella
discussione sul ruolo della Fgei nell’aggregazione giovanile. Tutti argomenti da portare in Congresso. L'atmosfera è stata piacevole e ha permesso l’esprimersi di pareri
diversificati. Sento nell’aria che questo sarà un Congresso importante, in cui si cambieranno forse anche delle cose fondamentali. D’altra parte il cammino del cambiamento era già iniziato nello scorso Congresso. La mia speranza è che tutti i gruppi
collegati alla Federazione, aderenti o meno, siano presenti e vivaci, nell’ottica dei
versetti di Ecclesiaste 9 che ci hanno anche accompagnato nel lavoro di preparazione del Congresso: «Va, mangia il tuo pane con gioia, e bevi il tuo vino con cuore leggero, perché Dio ha già gradito le tue opere [...] Tutto quello che la tua mano trova da
fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c’è più
né lavoro, né pensiero, né scienza, né sapienza».
In attesa dell’evento che ci riunirà ad Ecumene godetevi i Mondiali e le vacanze
nei nostri centri giovanilil
Silvia Rostagno (Agape)
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80.
Milano 16-17 maggio 1998
Si decide di tenere la prossima riunione del Consiglio il 3.9.98 a Roma
Si stabilisce il costo del XIII Congresso in Lire 140.000.
Per far sì che i contenuti che emergono
dalle consultazioni esteri, dalle riunioni
dei/delle corrispondenti nazionali, dagli stessi
convegni internazionaii, non vadano persi e
non siano a usufrutto soio di chi partecipa a
questi incontri, potrebbe essere utiie metterli
insieme in una raccolta di schede da diffondere fra i gruppi, che contenga anche alcune
notizie sui movimenti di cui facciamo parte e
su cosa bisogna sapere per partecipare a un
viaggio all’estero, e aggiornarla nel tempo. Di
questo lavoro potrebbe occuparsi nel prossi
re, sulle pagine del Notiziario, l’evento vissit^
to. Scarsa è invece l’informazione sui temit
sulle date degli incontri internazionali, prim
che essi avvengano. In molti casi è materii
mente impossibile dare l’informazione perdi!
si ricevono i dati dell’incontro in un moment
in cui non viene pubblicato alcun numero di
Notiziario e quello successivo è già troppe«
là nel tempo. In molti altri casi però potrei
essere possibile avere la notizia in tempo utilè,
per la pubblicazione. j
Lo/la fgeino/a medio/a che vuote andar«!
all’estero, deve fare essenzialmente tre cost;
1) indicare sulle schede di adesione le linguj
che si conoscono e il livello di conoscenz)
(non è richiesta una laurea in lingue, ma capi
re di cosa si sta discutendo in una riunione e
eventualmente intervenire potrebbe esser
utile); 2) comunicare (al Consiglio, al respon
sabile o ai corrispondenti esteri) la propria (i
sponibilità a recarsi all’estero; 3) essere i
sponibile a sacrificare alcuni giorni delle pi»
prie vacanze (o alcuni giorni di studio, vist
che spesso gli incontri sono subito primal
durante l’estate) per fare un’esperienza stai)
cante, faticosa, impegnativa, ma anche inie
ressante, arricchente, divertente.
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mo mandato il gruppo che cura i REI.
2. Informazione
Ci sono diversi livello di informazione che
vanno curati maggiormente: l’informazione
che circola tra i corrispondenti esteri, la persona responsabile e il Consiglio, l’informazione delle opportunità verso i/le fgeini/e, l’informazione di chi desidera fare un’esperienza
all’estero (e si impegna per farla) verso il/la
responsabile degli esteri.
Negli anni pass,pti il grande impegno e l’ottima capacità auto-organizzativa dei/delle corrispondenti esteri ha ovviato a una carenza
dal punto di vista della collegialità del lavoro.
Va rafforzata quindi l’idea che si tratta di un
«gruppo» di lavoro che ha bisogno di tenersi
informato, di far circolare le idee, di proporre
strategie. In questa ottica vanno anche previsti e curati maggiormente i momenti di confronto con il Consiglio.
C’è una buona attenzione, da parte di chi
partecipa agli incontri all’estero, nel relaziona
Daniele Del Priore (FIrenzil
* Spunti tratti da «Appunti suH’ecumeii
smo» - relazione di Sergio Ribet alla Consil
tazione esteri nel marzo 1996
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REDAZIONE: a Torino C/o Riforma, via S.Pio V 15, 10125 Torino (Fax 011/657542); a Napoli C/o Riforma, via Foria 93, 80137 Napoli (tei 081/291185 Fax 081/291175)
M (coordinatrice - tei 0121/543819), Paolo Montesanto,Elia Piovano, Simona Piovano, Loredana Pecchia, Pietro Romeo.
^ Napoli Deborah D Auria, Marta DAuria (coordinatrice - tei 081/273194), Paolo De Luca, Lula Nitti.
IRANNO COLLABORATO A QUESTO bUMERO: Daniel||Pel Priore, Np^i La Fata, Manuela Lop^Avia Rostag
)RRISPONDENTI REGIONALI: Cria^Arcidiaconfii^fira Casorjp?il(i Pallagro^rah Martjp^Maria Maz^llo, Gianlug^ggioni, Dojtella Rost^o,Oriana SoiiUer, Paolo Testa
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Fascicolo inferno a RIFORMA n. 29 del 7 luglio 998. Reg. Trib. Pinerolo n. 176/1951. Responsabili
Fotocomposizione: AEC - Mondovì. Stampa: La Ghisleriana - Mondavi.
^ensi di legg^ Piera Egidi. tSlioni Protestami^, via San
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Un opuscolo pubblicato per il centenario del Rifugio Re Carlo Alberto di S. Giovanni
Pensare agli anziani e alla qualità della vita
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E' bello che una delle nostre più gloriose opere
diaconali, in occasione del
juo centenario, abbia deciso
di pubblicare un opuscolo* in
cui non parla di se stessa e
della propria storia ma offre
un contributo di pensiero e di
proposta alla ricerca che si
svolge nella chiesa e nella società per ridare agli anziani,
come scrive Bruno Rostagno
nell’introduzione, il ruolo attivo e non marginale che deve
essere riconosciuto a una così
rilevante parte sociale. In effetti della storia del Rifugio
Re Carlo Alberto si era già
ampiamente parlato nell’opuscolo del XVII febbraio 1997,
stampato dalla Società di studi valdesi per la firma di
Emanuele Bosio.
n libretto che qui segnaliamo è invece scritto a più mani da Bruno Rostagno, Alberto Taccia, Danilo Mourglia e
Elena Ravazzini Corsani.
Proprio quest’ultimo contributo, scritto con immediatezza come se fossero le impressioni, le emozioni, i problemi
e le speranze consegnate in
un diario di una assistente del
Rifugio e di una sua ospite, è
queUo che ci fa entrare direttamente nella casa, nei rapporti umani, nella questione
non risolta tra domiciliarità e
ricovero, nel dilemma permanente tra cura delle malattie e
rispetto delle identità, delle
persone.
Affrontati in questo modo
fe^/one Piemonte
àagrafe
ielle imprese
artigiane
(Firenztl
‘eumeni
1 Consil
7
In Piemonte, aH’interno
M’artigianato esistono tradizioni assai radicate in numerosi campi, dalle lavorazioni
^ol legno alla ceramica, dai
metalli al tessile. Proprio per
questo recentemente la ReS'one ha deciso di promuovere e tutelare questo settore
oella nostra economia. A questo fine è stata avviata dalla
“egione un’indagine basata
sull’anagrafe delle imprese
^giane, sulle classificazioni
ej Consiglio nazionale per
^igianato e dell’Istat, e un
^PPO di lavoro composto da
^^gione. Commissione regione artigianato, Confartigia^®>Cna e Casa ha elaborato
r|pm™ Parametri caratteristici
citi ^^'Sr^iato artistico: unicnii ^ ^*P'^rtà del prodotto,
•legamento col patrimonio
ni e culturale, lavorazio
D„ riconoscibili in una
In^^n'^re area geografica o
nl],°i^.®?'oni con attenzione
utilizzo di materie prime
Piopne della zona.
into^j”*’ Settori sui quali si
„‘^.operare, ha sottolises Gilberto Pichetto, asBatn all’Industria artigiaoini,.^J:°nimercio della Reno la 1 ’®”innte, comprendoil rpet ®''®i'azione del legno e
“u averi” i^lie posso
Occiin ^.“riportanti ricadute
dellar’.““®1ì- L’obiettivo
Una ^ *11 pervenire a
^®11^ profes''alori77 i!“ervenendo per la
dei ^ promozione
'^unoscenV*’ divulgare le
cheefav^^-^ le tecniche anti*ione rii dunque la crea‘^liu erayir”»''® imprese, anlubottegh ^ ° strumento del®§ne scuola.
diretto e leggibilissimo da
Elena Ravazzini, gli stessi
problemi sono ampiamente ripresi dagli altri autori. Nei
suoi due contributi, Alberto
Taccia ripercorre con efficacia la riflessione delle nostre
chiese, o meglio di alcuni particolarmente impegnati nella
diaconia che hanno saputo far
maturare nelle assemblee una
posizione certamente originale. Non c’è contrapposizione
tra fede e opere, la diaconia è
compito primario delle chiese,
ma essa comprende anche la
parola; il servizio non va inteso in modo farisaico, come
mezzo per acquisire una patente di bontà e di altruismo,
anzi il servizio autentico mette in luce la dignità di ogni essere umano e la profonda
unità tra la psiche e il corpo
nelle persone. La salvezza annunciata da Cristo è restituzione di umanità, dignità, libertà. Accanto a questa riflessione suH’evangelicità delle
opere diaconali sta il grosso
interrogativo di questi tempi;
il progressivo ritiro dello stato
dai settori dell’assistenza e
della sanità ha inserito nella
gestione dei servizi elementi
di natura privatistica (Tospedale-impresa, per esempio),
che rischiano di stravedere
l’impostazione del nostro lavoro teso a un servizio pubblico senza discriminazioni economiche. Come è noto i nostri
enti ecclesiastici hanno tre fini
congiunti: predicazione, istruzione, beneficenza: che ne è
di quest’ultimo fine?
Mostra a Massello
Gli usi
e la tradizione
delle piante
«Piante di Massello. Gli usi
e la tradizione» è l’argomento
della decima mostra a Campolasalza, allestita da sabato 25
luglio al 30 settembre. Nella
borgata di Massello verranno
mostrati diversi vegetali del
territorio, presentati non tanto
sotto il profilo scientifico-biologico, ma per i legami che
essi hanno con la vita degli
abitanti del luogo. Da questo
punto di vista questa edizione
della mostra condivide con le
precedenti l’obiettivo di illustrare, chiarire, arricchire
aspetti storici, sociali, culturali ed economici del piccolo
Comune di Massello.
La flora massellina offre
così l’occasione di esplorare
questi aspetti e di presentare
esempi di utilizzo concreto o
simbolico, di oggi e di ieri, di
queste risorse naturali. Il criterio è quello di evidenziare,
mediante l’esposizione di oltre un centinaio di foto di vegetali, le possibili trasformazioni che essi possono subire
attraverso l’abilità manuale e
intellettuale dell’uomo; i tabelloni che mostrano le foto
seguono un percorso ideale
che parte dall’uso dei vegetali
per soddisfare il bisogno primario alimentare di uomini e
animali per arrivare alTutilizzo terapeutico di fiori e piante, raccolti dalla tradizione
della medicina popolare, te
piante vengono poi analtezàte
come materia prima per costruire attrezzi per il lavoro ,
mobili, utensili e suppellettili
per la casa. La mostra conclude la panoramica su fiori e
piante raccontando leggende e
tradizioni sui vegetali, eventi
storici o artistici.
.. íiííí^áE¡lLjtlA.^Ui¿áidUi
Il Rifugio Re Carlo Alberto in un disegno di Marco Rostan
Sempre Taccia, in un secondo articolo, e poi Danilo
Mourglia affrontano direttamente la questione di come
«dare vita agli anni»: cioè
non soltanto curare e assistere
per allungare la vita, ma far sì
che gli anziani vivano ancora
e non soltanto vegetino.
È innanzitutto un problema
sociale e anche culturale: occorre modificare l’idea diffusa secondo la quale l’anziano
«non serve più»: gli si può invece chiedere una partecipazione attiva, naturalmente
nelle forme opportune. Questo lo farà sentire utile e quindi meglio nel corpo e nella testa. Poi ci vuole una grande
collaborazione tra famiglie,
operatori sociali, medici;
l’anziano dovrebbe poter restare nel proprio domicilio,
dove assisterlo costa di meno;
quando non è più autosufficiente deve trovare una siste
■.•Uf (-‘tu C ‘Jlll l/'/ÌI.O
mazione decorosa e qualificata per «vivere» gli anni che
restano. E pur nell’apprezzato
progresso delle cure mediche
occorre ritrovare la dimensione della vita (che non è la ricerca a tutti i costi del benessere) e anche la dimestichezza con la morte.
Purtroppo, accanto a molte
esperienze positive e ai miglioramenti che si possono
produrre, una grande preoccupazione, come bene scrive
Mourglia, viene dal fatto che
ci sono ancora scarse risorse
econonttebe destinato alla
condizione anziana e la spesa
maggiore è ancora convogliata sulFospedale.
(*) D. Mourgua-E. RavazziNi Corsani-A. Taccia: La persona anziana e la qualità deUa
vita, pubblicato dal Rifugio Re
Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni in occasione del centenario dell’istituto: 1898-1998.
' i-ju im.nmt'«
Nuovo corso a Radio Beckwith evangelica
Un'emittente
da vivere e ccmoscere
Radio da vivere e conoscere; queste le nuove proposte
di Radio Beckwith evangelica, alle prese con un’evoluzione interna che va dai nuovi
contributi per quanto riguarda
i collaboratori ai programmi
proposti. Radio Beckwith è
da ascoltare e sentire come
propria, come voce delle
chiese, ma anche e soprattutto
come mezzo insuperabile di
confronto e aggregazione. In
questo senso ci si sta muovendo per far si che la radio
torni a essere di tutti, uno
spazio non solo giovanile, ma
piuttosto strumento «intergenerazionale» nell’ottica del
rinnovamento. Allora, oltre al
resto, una trasmissione di musica nera, le fiabe in francese,
il futiffo progranoma dedicato
alle opere della nostra chiesa.
Nel palinsesto sono previsti
spazi per il teatro, il canto co
rale e le numerose associazioni presenti sul territorio.
Sinergie e interattività: questo l’invito della redazione,
che propone il potenziamento della partecipazione comunitaria, come più volte ripetuto, anche su questo giornale.
Allora spazio alle critiche e
consigli, perché molto si sta
muovendo. Intanto un appuntamento: il 9 agosto, nel prato
del Collegio valdese di Torre
Pellice, la Festa della Radio,
ridotta quest’anno a una sola
ma ricca giornata: dal culto al
pranzo, dal dibattito nel tempio alle attività per i bambini
e il ballo liscio in via Pietro
Valdo. Oltre a questa giornata
si ripeterà l’esperienza delFaimo scorso con la partecipazione alla Festa dei giovani
della diocesi di Pinerolo, interessante occasione di incontri
e di dialogo.
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Fra le riviste
I valdesi sulla
rivista dei
cappuccini
Quando il giornalista che
viene alle Valli per conoscere
il mondo valdese è persona
intelligente e curiosa, quando
la visita è ben preparata, ricca
di incontri non solo con l’ambiente ma con le persone, il
servizio che ne scaturisce risulta decisamente ben fatto. È
quanto successo con l’articolo
recentemente pubblicato su
Cammino, numero di aprile,
la rivista di cultura e attualità
cappuccina-missionaria edita
a Milano, a cura di Alberto
Ricci. Nelle sette pagine ben
illustrate, con il titolo «Valdesi, un popolo chiesa», scritte
dopo un week-end organizzato da Donatella Sommani, con
la collaborazione di Toti Rochat, Mariella Taglierò, Gabriella Ballesio, Claudio Pasque!, Anna Bellion, Claudia
Jalla, Fautore integra felicemente le notizie storiche con
Fattualità. Ricci riassume con
precisione il significato dei
due sacramenti (battesimo e
santa cena) e le differenze con
la dottrina cattolica della chiesa e della salvezza, spiega
l’otto per mille e i chiaroscuri
del dialogo ecumenico; saranno stati efficaci i suoi interlocutori, ma da parte sua vi è
certamente stato interesse e attenzione. E fa particolarmente
piacere che uno dei migliori
articoli sui valdesi appaia su
di una rivista dei cappuccini i
quali, come è noto, una certa
funzione per convincere i «religionari» a cattolicizzarsi
l’hanno svolta con grande zelo
nei secoli passati. (m.r.)
COLLE DELLA CROCE —
Tradizionale incontro italofrancese al Colle della Croce
domenica 19 luglio con culto e messaggi vari.
AGAPE — Campi: dal 19
al 26 luglio XIX incontro fede e omosessualità sul tema «Oltre il disagio la speranza».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Culti estivi: culto ordinario al tempio alle 10, agli
Airali alle 9, a Bricherasio alle 11 ogni 15 giorni (eccetto
luglio e agosto).
MASSELLO — I culti estivi sono tutti posticipati alle
11,15. Visite pastorali estive:
dal 13 al 16 luglio.
PERRERO-MANIGLIA —
Culti estivi a Maniglia alle 9,
esclusa domenica 2 agosto
con culto unico alle 10. Riunione all'aperto, ore 15, a
Lorenzo, domenica 19.
PRALI — Conferenze del
museo: sabato 18 luglio alle
20,30 nel tempio Ermanno
Genre parlerà sul tema «Cure palliative ed eutanasia».
Sabato 25, sempre alle 20,30
nel tempio, la prof. Bruna
Peyrot presenta il suo libro
«Prigioniere della torre».
PRAROSTINO — Domenica 19 luglio alle 10 culto alla
Brusà e giornata comunitaria (prenotarsi per l'assado
da Valdo Plavan telef. 0121500776 o dal pastore tei.
0121-500765).
RORÀ — Il 19 luglio si
svolgerà il tradizionale bazar.
VILLAR PELLICE — Da
giovedì 16 a domenica 19
luglio tour degli alpeggi da
Ciabraressa alla conca del
Pra con conclusione al Colle
della Croce (rivolgersi a Marina Barolin).
VILLASECCA — Culti a
Combagarino il 19-7 alle 9.
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14
I
PAG; IV
E R» Delle AáLLi mLDEsi
HOCKEY GHIACCIO
FORSE LA VALPE
IN SERIE A
Forse no, anzi potrebbe essere un sì: come tutti gli anni
Testate trascorre all’insegna
delTircertezza per Thockey
su ghiaccio. E così si parla per
mesi di fare una serie A2 di
medio livello e nessuno si
iscrive entro la data prevista.
La stessa cosa accade però
poco dopo con una ipotetica
serie B e allora? Si ricomincia
da capo. L’hockey italiano
continua a vivere momenti
contraddittori; c’è chi punta a
una grande serie A, con stranieri e dai costi elevatissimi,
chi guarda al Nord (Austria,
Sloveiùa), chi pensa a una Al
di élite e a una A2 discreta. La
notizia dell’ultima settimana è
la proposta di una A2 a girone
unico, con le migliori dell’ultima serie B più T Asiago, un
solo straniero e due turni settimanali. Si iscriverà a questo
campionato TH.C. Valpellice?
È possibile, con qualche precisazione: «Abbiamo chiesto
di giocare in trasferta i turni
del fine settimana - ci ha detto il presidente, Giovanni Cotta Morandini - in modo da
poter contare sui giocatori che
non sono certo professionisti
ma lavoratori o studenti e che
non potrebbero sobbarcarsi
una trasferta in Alto Adige a
metà settimana». Dall’ex girone occidentale dovrebbero essere della partita solo Valpe e
Como, ma tutto potrebbe ancora cambiare nel giro di una
settimana e si aspetta qualche
fax della Federazione ghiaccio. E a Pinerolo che cosa
succederà? Si ha l’impressione che per quest’autunno
l’impianto non possa essere
aperto con il ghiaccio e dunque salterebbe un’altra stagio
ne. Solo a lavori ultimati potrebbe arrivare il sopralluogo
della commissione di vigilanza, la stessa commissione che
nei giorni scorsi ha stoppato
bocciodromo e palasport.
SKI ROLL: BENE
ANTONELLA CHIAVIA
IN COPPA DEL
MONDO
Antonella Chiavia, atleta
dello Sport club Angrogna,
nella trasferta a Jablonic (Repubblica ceca) per una gara
valida come seconda prova
della Coppa del mondo di ski
roll, ha ottenuto un buon 11°
posto nella categoria giovanile; niente male trattandosi dell’esordio in squadra nazionale.
TENNIS TAVOLO
Con grande entusiasmo i
ragazzi e le ragazze della
scuola media statale di Luserna San Giovanni hanno partecipato a un corso di tennis tavolo organizzato dalla Poli
sportiva Valpellice in collaborazione con la Fidas Bobbio-Villar Pellice e con la
scuola stessa. Per la cronaca,
nelle finali sono risultati vincitori Viscito in prima classe.
Canale nella seconda e Cuvello in terza; le lezioni sono
state tenute dalTistruttore federale Davide Gay coadiuvato dai giocatori della Valpellice Battaglia e Girardon.
VOLLEY: IL 3S UNDER 16
SECONDA A GUBBIO
Ancora una volta il 3S Lusema è stato protagonista nella fase finale dei campionati
Libertas, svoltisi quest’anno a
Gubbio: la formazione under
16 allenata da Gardiol e Sisti
ha ottenuto un brillante secondo posto superando Senigallia, Mestre e Salerno,
mentre in finale nulla hanno
potuto contro i siciliani del
Partanna già finalisti Tanno
scorso ma superati, allora, dai
lusemesi.
«La dardussa»
Notizie
sull'attività
del Cai-Uget
Sull’ultimo numero de La
ciardussa, il bollettino della
sezione Cai-Uget Valpellice,
il nuovo presidente Giuseppe
Pividori, che subentra a llario
Merlo, presenta gli impegni e
l’attività del 1998. Innanzitutto la continuazione di quanto
già iniziato negli anni scorsi
per la migliore gestione e manutenzione dei rifugi: la costruzione di un bivacco invernale adiacente al Rifugio
Granero; gli adeguamenti a
norma di legge degli impianti
antincendio al Jervis; la sistemazione del Bivacco Scardi e
il completamento dei lavori al
Barbara. Alcune novità interessanti per le gite: non grandi ascensioni in quota, ma
piuttosto gite «di arrampicata
e escursionismo», aperte alle
diverse esigenze di chi vuole
cimentarsi su pareti e contrafforti e di chi, più modestamente, gradisce passeggiare e
contemplare. È in programma
anche un nuni-trekking (dal
1° al 4 agosto) in Queyras,
una gita alla scoperta degli alpeggi (Alpe Giulian, domenica 12 luglio); infine, novità
assoluta, una discesa in rafting lungo un torrente alpino
(la Dora Riparia). Fare rafting
significa scendere sopra dei
gommoni, a gruppi di 6-8,
con un esperto, lungo le rapide di un torrente. 11 nuovo
esperimento è aperto a tutti
(l’attrezzatura sarà fornita sul
posto) con un costo di 5070.000 lire a discesa e si svolge domenica 28 giugno a Cesana Torinese, per l’organizzazione di Marco Fraschia.
Una rassegna gastronomica organizzata per questa estate dalla Provincia di Torino
Le opportunità culinarie delle valli occitane
Che cosa si mangia nelle
vallate eccitane? Ecco una
iniziativa che rallegrerà i
buongustai: la Provincia di
Torino ha dato il via a una
rassegna che fra luglio e ottobre coinvolgerà 106 ristoranti tipici, membri della
Chambra d’Oc, delle Valli
eccitane con i loro menu tradizionali, disponibili per
l’occasione a prezzi convenzionati, previa prenotazione.
«Ben minjat e ben begut, itinerari gastronomici con i ristoranti delle valli eccitane»,
così è stata chiamata la rassegna gastronomica, ha l’intento, oltre che di allietare il pa
lato, di contribuire alla conoscenza della tradizione occitana e del nostròlterritorio,
cercando anche di sostenerne
l’economia con un rilancio
turistico che abbina la buona
cucina alla visita di paesaggi,
parchi naturali, chiese romaniche e alla scoperta della
lingua e della letteratura occitane: una lingua illustre,
ancora ben viva, che arriva
dal tempo dei trovatori (troubaires) e ha avuto anche gloria letteraria con Frédéric
Mistral, Premio Nobel per la
letteratura nel 1904.
E allora, scegliendo tra i ristoranti più vicini a noi, ecco
IMMAGINI DELLE VALLI VALDESI
mostra ó\ fonti bibliografiche sulla diffusione a stampa della fotografia nelle Valli tra
'800 e '900.
Torre Pellice - Inaugurazione sabato 25 luglio, ore 17, presso la Civica Galleria d'arte
contemporanea «Filippo Scroppo» (via Roberto d'Azeglio 10)
COME VIVEVANO - VAL PELLICE
presentazione del libro a cura di Franco Davite e Giuseppe Carmoldi (ediz. Claudiana),
sabato 1° agosto, ore 21, presso la biblioteca della Casa valdese (via Beckwith 2 Torre
Pellice) a cura della Civica Galleria d'arte
contemporanea «Filippo Scroppo» e della
Società di studi valdesi.
qualche indicazione per i
prossimi giorni: venerdì 17
luglio alle ore 20 è la volta
dell’Osteria delTArquebuse
(tei. 0121-809946) a Pinasca,
in borgata Serremarchetto 1;
11 18 luglio pranzo alle ore
12 al ristorante «La taccola»
di Pradeltorno di Angrogna
(tei. 0121-944101); il 19 luglio alle ore 12 invece, si può
pranzare al ristorante «La
ghironda» (tei. 0122-78921)
a Pragelato, fraz. Ruà, via
Nazionale 2; sabato 25 luglio
alle ore 20 cena presso la
trattoria «La ghironda» (tei.
0121-900229) a Lusema San
Giovanni, viale 1° Maggio
148.11 2 agosto a pranzo sarà
la volta del ristorante «Miramonti» di Prali, via Malzat
16 (tei. 0121-807536), e il 7
del ristorante «Koliba» di
Rorà, loc. Bric, via Fornaci
27 (tei. 0121-93110), sempre
alle ore 12. Per tutti il prezzo
del pasto è di 37.000 lire.
Ricordiamo che per ogni
ristorante è necessario prenotare almeno tre giorni prima
dell’appuntamento gastronomico; i pieghevoli «Ben minjat e ben begut» con le indicazioni dettagliate di tutti i
ristoranti e dei menu proposti
si trovano nei negozi e presso le Comunità montane.
Il rifugio Barfè
ueoKATomo AtmemALB
di PAsriccBm
pasticceria fresca e secca
Torra Pallice, via Matteotti 5 (cortile Interno) tei. 932895
VENERDÌ 17 LUGLIO 1998
13-17 luglio — TORRE
PELLICE: Alla biblioteca
della Casa valdese Università
estiva 1998 dalle 9 alle 12,30
e dalle 15 alle 18,30. Per
informazioni Centro culturale
valdese tei. 0121-932179.
16 luglio, giovedì — PINEROLO: Alle 22, all’associazione Stranamore concerto
del gruppo «Butt head».
17 luglio, venerdì — RINASCA: Per gli incontri gastronomici, alle 20, all’«Osteria delTArquebuse», in borgata Serremarchetto, cena e
degustazione di prodotti locali, costo lire 37.000. Prenotazione allo 0121-809946.
18 luglio, sabato — USSEAUX: Festa al forno, con
possibilità di assistere alla panificazione nel vecchio forno
comunale; seguirà pranzo e
degustazione (costo £30.(X)0).
18 luglio, sabato — FENESTRELLE: Al forte, in
piazza d’armi alle 21, concerto di musica classica con il
«Sestetto Piazzolla».
18 luglio, sabato — PRAROSTINO: Dalle 18 alle 21
2“ edizione della «Serata medioevale» con degustazione di
piatti antichi nelle taverne appositamente allestite, musiche,
canti, animazioni e la disputa
del XXni Palio dei borghi con
i Balestrieri di Roccapiatta.
18 luglio, sabato — PINEROLO: In piazza San Donato, alle 21,30, cabaret con «Il
duo di picche» in «Due poverette a confronto», ingresso
lire 10.000.
18-19 luglio — TORRE
PELLICE: Alla rotonda di
piazza Muston mostra mercato e laboratorio di ceramiche
Raku.
19 luglio — LUSERNA
SAN GIOVANNI: Per «Città
d’arte a porte aperte» alle 9,30
ritrovo in piazza Partigiani e
illustrazione della giornata;
alle 10 partenza con il pullman per seguire l’itinerario di
visita. Inoltre esposizione e
vendita di prodotti tipici e
d’artigianato locale, pranzo
nel giardino mauriziano organizzato dall’Associazione
«Amici di Lusema» (prenotazioni fino alle 11), musiche
eccitane, annullo speciale
“rievocazioni medioevali».
Alle 16 è previsto un concerto
d’organo nel tempio valdese
di San Giovanni. Rappresentazione storica all’Antica
Loggia dei Mercanti.
19 luglio, domenica —
PRAGELATO: Alle 12, al
ristorante «La ghironda», frazione Ruà, via Nazionale 2,
pranzo tipico e vino locale.
Costo lire 37.0(X), prenotazioni presso il tei. 0122-78921.
19 luglio, domenica —
RORÀ: Pranzo a laghetto Orghen al «Il fresco dei faggi».
19 luglio, domenica — RINASCA: Festa alla borgata a
Giborgo.
19 luglio, domenica —
BOBBIO PELLICE: 7° Raduno «Mountain bike» da
Villanova al Pra.
19 luglio, domenica —
PRALI: 11 Gentlemen’s Club
di Pinerolo organizza una gara di Trial.
21 luglio, martedì — PINEROLO: Alle 21,30 da
Stranamore «Cortometraggi»
a cura di Renato Ricatto e
Renato Peronetto.
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
telefono 932433
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
recapito Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
m IRnii^^BMiMbH vmmP
Agenzia generale
POGOIO e GÖNNET
' via Trieste, 47 - Pinerolo - tei. 0121 /7Ó464
VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 LUGLiO
Fenestrelle: Farmacia Grippo
- Via Umberto I 1, tei. 83904.
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 19 LUGLIO
Lusema San Giovanni: Farmacia Savelloni - Via F. Blando 4 - (Lus. Alta), tei. 900223.
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
LUSERNA SAN GIOVANNI — Alle 21,30 di mercoledì 22
luglio, nei giardini di Lusema alta, proiezione di Hercules, di
Walt Disney.
SAN SECONDO — Venerdì
17 luglio alle 21,30, in piazza
Europa, proiezione di Anastasia.
SEn’èa
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Ideila scuo
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jjva il s6C<
to, che è s
della rinai
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BOBBIO PELLICE — Do
menica 19 luglio, alle 21,30, nel
prato adiacente la chiesa valdese,
proiezione del film Full Monty,
squattrinati organizzati.
BIBIANA — Per la rassegna
cinema in piazza, martedì 21 luglio, alle 21,30 nell’area di Villa
Bodo, viene proiettato Un topolino sotto sfratto.
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PINEROLO — Giovedì 16
luglio, alle 21,30, per la rassegna
«Arcipelago estate» presso la
scuola materna di Baudenasca,
proiezione a ingresso gratuito di
Marius e Janette. La multisala
Italia ha in programma alla sala
«Scento» Full Monty; alla sala
«2cento» Spawn; feriali e festivi
20,10 e 22,20, sabato 20,10 e
22,30. da lunedì 20 chiuso per
ferie fino al 14 agosto.
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Tel. 0121-952811.
Presso l’Università degli studi
di Torino, facoltà di Economia e
commercio, ha conseguito la
laurea Marco Trombotto, membro della chiesa di Pinerolo, discutendo la tesi «L’evoluzione
dello scopo mutualistico nelle
società cooperative». Relatore il
prof. Oreste Cagnasso. Auguri!
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
ij^La scomparsa a Napoli di Emma Notabartolo
Getta il tuo pane sulle acque
! ¡Responsabile della scuola «Cappella vecchia» ha vissuto
1 eella fede e nella totale disponibilità alla testimonianza
6I0BGI0 BOUCHARD
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SEn’è andata quietamente,
così come era vissuta per
laanni, Emma Notarbartolo,
^ ['ultima maestrina valdese
ideila scuola di Napoli «Cappella vecchia». Era nata a
Messina nel 1899, mentre fipjya il secolo del Risorgimento che è stato anche il secolo
della rinascita dell’evangeli5J10 in Italia; dell’evangeligno classico, «zia Emma»
•ppttava con sé tutte le carat,Eristiche più belle: la fede
¿pida e profonda, il coraggio, la calma determinazione
jfarsì che la vita restasse
sempre quello che doveva essere: una testimonianza, una
lieta e fedele risposta alla
Chiamata.
E la Chiamata fu davvero
determinante nella vita di
®Emma»: a Napoli c’erano
[itidall’Ottocento le scuole
evangeliche dette «di Cappellavecchia» dal nome della loropriraa sede, poi trasferite
nelnostro stabile di via dei
, Cimbri, a due passi da Forcella, Ancora pochi anni fa,
quando ero pastore a Napoli,
persone anziane mi fermava' no per la strada e, sinceratesi
che io fossi davvero il «nuovoivpastore, mi raccontavano
delle loro esperienze infantili
in quelle scuole, di tutto ciò
jcheessi vi avevano ricevuto
sul piano umano, culturale,
spirituale: qualcuno di loro
era diventato evangelico, la
maggior parte no; ma tutti
portavano con sé qualcosa di
prezioso, che avevano ricevuto proprio lì: «Getta il tuo pane sulle acque...» come dice
l’Ecclesiaste (11,1).
Emma, giovane maestra,
aveva perciò accettato con
naturalezza di insegnare in
quelle scuole; e continuò a
farlo anche quando vennero i
tempi difficili: negli Anni 30,
mentre la Chiesa valdese era
schiacciata dalla crisi finanziaria (e da un’atmosfera sfavorevole), Emma non esitò ad
affrontare il moderatore in visita a Napoli, per strappargli
le migliori condizioni possibili per la sopravvivenza della
scuola: e ci riuscì, certo anche
al prezzo di grandi sacrifici
personali. Ma a dire il vero
nessuna parola è meno adatta
a definire la personalità di
«zia Emma» che la parola «sacrifici»: lei pagava, semplicemente, serenamente, il prezzo
necessario per adempiere la
sua vocazione, che era anche
la vocazione della sua chiesa:
ebbe delle ottime occasioni di
matrimonio (era una donna
affascinante), ma le lasciò cadere tutte e restò lì, a «Cappella vecchia», per quarant’
anni, prima come insegnante
e poi come direttrice, a tirare
L'otto per mille
informa
studi
riiae
0 la
lemI, diione
ielle
ire il
jri!
11,25 giugno siamo stati
%mati dall'amministrazio«finanziaria che l'ammonta.ilÌ6ll'0pm '98 ammonta a li^ ilSmiliardi 160 milioni, infe'Wedi 46 milioni all'Opm '97.
Vista la precedente comunicawipe che dava le firme stimatainaumento sull'anno pretatlente a 185.000 circa e le
conseguenti aspettative di auWnto dell'Opm, ci si è chiesti
Cile cosa fosse successo e questa sono le spiegazioni otteaute; le 185.000 firme erano
state calcolate su dati certi ridati sulla base di 19 milioni
"Idichiarazioni modello 740
.'’" CSC’a percentuale del
'■’y»; tale percentuale era
applicata alle dichiaraWi 730 e ai modelli 101 e
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Patti Oprj^. con due pro
’«^'"'isi Herzegovina, a
?®''®oree Zenica, due
v.io UnLj^.?®''ustate,
de, 150 pecore e numerosi altri animali con l'impegno per
ognuno di trasferire il primo
vitello nato a un altro contadino, creando così una catena
di solidarietà: già 100 vitelli e
81 pecore sono stati ritrasferiti nella seconda metà del '97 e
il processo continua contribuendo a creare migliori rapporti tra le diverse etnie. Il lavoro fatto rappresenta un
passo verso un miglioramento
stabile e sostenibile delle condizioni di vita della popolazione e proseguirà nel 1998.
- in Vojvodina, a Novi Sad,
opera un Centro ecumenico
di assistenza di aiuto sanitario e psico-sociale a favore
dei profughi; infatti qui si accalcano 280.000 dei 700.000
rifugiati che la guerra ha
creato. Il Centro opera con 5
medici, 5 infermiere, 2 assistenti sociali e uno psicologo
e offre aiuto sanitario a 85
persone ogni giorno, psicologico a 20 persone e legale
per l'assistenza a coloro che
non sono aiutati da nessuno.
L'Opm ha contribuito con 44
milioni e l'aiuto continuerà
nel '98, anche perché la situazione persiste nella sua tragicità e non è migliorata.
l'Opm h;
|?ni nel di 44
nel -Q, di 44 mì
^'■sinite l'orsviz?B '^'«onale proteNel '97
^°9nosi ^ contadini
- mucche gravi
Lo scorso mese di marzo
sono entrate in funzione le
due nuove sale operatorie
all'Ospedale valdese di Torino, le due precedenti vengono ora utilizzate per la chirurgia minore (day surgery).
5empre nel primo semestre
'98 sono stati aperti nuovi
servizi di neurologia e neurofisiopatologia, di chirurgia
della mano, di otorinolaringoiatria e di ginecologia. Per
decongestionqire gli angusti
spazi, a pochi metri dall'ospedale è stato aperto il nuovo
centro unificato di prenotazioni (Cup) con annesso centro prelievi. Lo sviluppo delle
attività dell'ospedale, il 40%
in più ogni anno, ha infatti
fortemente accresciuto il numero delle persone che si rivolgono all'Ospedale valdese.
L'Opm contribuisce al piano complessivo di trasformazione con un contributo di 4
miliardi suddiviso su 5 annualità di 800 milioni ciascuna.
la lira, a comunicare, a trasmettere il senso della vita a
centinaia di ragazzi e ragazze
dei ceti sociali più modesti.
Emma ebbe un periodo
particolarmente felice al tempo del pastore Achille Deodato, quando servì a lungo come diacona nel Concistoro.
Poi si ritirò, tranquillamente,
a attendere la vecchiaia e la
morte. Ho avuto la straordinaria fortuna di accompagnarla per sette anni in questo consapevole cammino
verso la conclusione: scherzava sulla sua grande età, esprimeva fiducia, anzi la dava; raramente sono uscito così incoraggiato (o, come dicevano
i nostri padri, «edificato») da
una visita pastorale come da
quelle fatte in casa Notarbartolo: la vita le aveva riservato
delle prove importanti e delicate anche nella tarda vecchiaia: le affrontava, a novant’anni passati, con piena
lucidità e pacata energia.
Teodora Tosatti, che l’ha seguita negli ultimi anni, mi dice che è morta nella fede, pienamente consapevole di ciò
che le stava accadendo. La
cosa non mi stupisce, ma mi
commuove e mi incoraggia: è
dunque possibile credere e
ragionare, donarsi e realizzarsi, vivere e morire nella fede,
nella speranza e nell’amore:
di Cristo, s’intende.
Servizio migranti e Missione battista
Progetto di riconciliazione
e di istruzione a Tirana
Lo scorso maggio è iniziato a Tirana, in Albania, un
progetto di riconciliazione
sponsorizzato dal Servizio rifugiati e migranti in collaborazione con la missione battista a Tirana, in particolare
attraverso il pastore Saverio
Guarna che ne cura la supervisione. Il programma prevede due parti. La prima consiste nell’organizzazione di
quattro corsi bisettimanali;
due di lingua inglese, uno di
lingua italiana e uno di attività sportive, corsi che impegnano insegnanti albanesi. I
partecipanti ai corsi sono di
fede e di etnie diverse. Predominano giovani di etnia
albanese autoctona e di fede
musulmana, in maggioranza
donne. A questa attività dei
corsi si aggiunge un programma di aiuto alimentare
alle famiglie dei corsisti più
bisognosi.
La seconda parte del programma prevede la creazione di un «Punto verde» a Tirana che offra attività ricreative a ragazzi disagiati durante l’estate. L’iniziativa sarà
gestita dalla Federazione giovanile evangelica che ha inviato cinque giovani a Tirana
nella seconda metà del mese
di luglio. I giovani evangelici
italiani svolgono anche un
programma di informazione
e scambio culturale con giovani albanesi.
Una classe di lingua inglese a Tirana
L'Assemblea del 12° circuito a Carunchio
Il nostro tempo e il tempo di Dio
CAHLETTO CABLONE
osi il Signore diede
" agli israeliti tutto il territorio che aveva promesso ai
loro padri. Essi lo occuparono e vi si stabilirono. Il Signore li fece vivere in pace nelle
loro terre, come aveva promesso ai loro padri... Così
tutto il bene che il Signore
aveva promesso agli israeliti
si realizzò. Nessuna delle sue
parole rimase incompiuta».
Giosuè 21, 43-45. Il 10 maggio
scorso a Carunchio (Ch) si è
svolta l’assemblea ordinaria
del 12° circuito delle chiese
valdesi e metodiste. Una settantina di evangelici delle
chiese bmv si è riunita per lodare il Signore e per tracciare
al tempo stesso un quadro
complessivo della situazione,
a livello locale e di circuito.
Nel culto il past. Dario Saccomani, partendo dal testo di
Colossesi 3,12-13, ha esortato
tutti alla perseveranza.
I problemi delle comunità
sono emersi con chiarezza
dalle relazioni lette al termine
del culto. Una fase complessiva di stanca sembra caratterizzare i piccoli come i grandi
gruppi, pur se non mancano
motivi di gioia. C’è a volte disaffezione per la chiesa, come
pure difficoltà nel porgere il
messaggio dell’Evangelo; d’altra parte il riconoscimento
che può venire da esterni o la
consapevolezza di essere stati
posti dal Signore in determinati luoghi, come riporta il libro del profeta Giosuè, può
aiutare a comprendere e riconoscere quell’amore di Dio
per le sue creature, unico in
grado di dare slancio e nuove
risorse. I cristiani spesso si attendono risultati immediati
dal loro lavoro nelle chiese,
confondendo il loro tempo
con quello di Dio. Gli aspetti
non vanno però visti e valutati in quest’ottica, come ha
giustamente fatto rilevare il
pastore Edward Santana Grace, condirettore deH’Ameri
II past. Dario Saccomani
can Waldesian Society, in visita in Italia. Nel suo intervento
al termine dei lavori della
mattinata, Santana Grâce ha
spronato i presenti a lavorare
con gioia per l’opera del Signore: ai credenti spetta il
compito di seminare, al Signore di raccogliere i frutti.
I lavori sono proseguiti con
la lettura della relazione del
Consiglio del circuito, da cui
sono emerse principalmente
due considerazioni; la prima
sottolinea il ritardo nello sviluppo del cosiddetto progetto
«Molise II», vale a dire della
presenza di una seconda forza pastorale nel quadro della
collaborazione bmv; la seconda prende il via dall’emeritazione del past. Enos Mannelli
a partire dal prossimo mese di
settembre, che priverà il circuito di un pastore a tempo
pieno. Nell’attesa di una riorganizzazione della composizione territoriale, in virtù anche del pronunciamento degli
esecutivi in inerito, il Consiglio di circuito ha chiesto la
disponibilità alle forze pastorali presenti e ai predicatori
locali per provvedere alle esigenze dello stesso, al massimo per un anno.
Su quest’ultima richiesta, i
pastori e i predicatori coinvolti hanno dato risposta affermativa, concordando di spronare la Tavola in primo luogo.
e il Comitato esecutivo delTUcebi poi, affinché trovino
entro il prossimo anno una
soluzione. Il past. S. Aquilante
ha sottolineato come il campo
di lavoro debba essere deciso
dalla Tavola. La past. Gianna
Sciclone ha auspicato, nel
breve periodo, la presenza nel
circuito di 4 pastori a tempo
pieno, 2 in Molise e 2 in
Abruzzo. Il past. Dario Saccomani, appoggiando quest’ultimo auspicio, ha invitato a
andare avanti in questa fase
con coraggio e a pensare con
speranza. Tra gli atti approvati, si segnalano i seguenti:
- per quanto concerne le risorse economiche a disposizione del Consiglio, il circuito
ha stabilito un meccanismo di
finanziamento da parte delle
chiese in misura prò capite,
cioè in base ai membri comunicanti, abbandonando il precedente sistema legato al dato
percentuale sul contributo alla cassa culto;
- su proposta della past.
Gianna Sciclone, è stato dato
incarico al Consiglio di circuito di studiare e preparare un
bollettino di collegamento fra
tutte le chiese e i gruppi del
circuito, a livello sperimentale
per un anno, in grado di sostituire o integrare i bollettini
delle singole chiese. Il bollettino (su suggerimento del past. Sergio Aquilante) andrebbe
distribuito anche all’esterno
delle realtà evangeliche, presso amici, gruppi o associazioni, come segno di testimonianza e di evangelizzazione;
- l’assemblea, dopo una discussione animata e appassionata, ha eletto sovrintendente il past. Dario Saccomani e ha riconfermato i membri uscenti Èva Gerber e Francesco Zanna. Riconoscenti al
Signore per questa giornata e
nel ringraziare i fratelli e le
sorelle di Carunchio per la calorosa ospitalità, il circuito si
è dato appuntamento al prossimo autunno,con luogo e
data da stabilire.
■ Visita a Roma
Viaggio della
Waldensian
Fellowship
RUTH COWHIG
DAVID HADFIELD
UN gruppo di 46 persone
della Urc (Chiesa riformata unita) «Waldensian Fellowship» ha trascorso 10 giorni memorabili a Roma dall’8
al 18 maggio, alloggiando
presso la Casa valdese dove
ha goduto di un alloggio molto comodo, di pasti eccellenti
e dell’opportunità di radunarsi all’inizio e alla fine di ogni
giorno nella freschezza del
giardino pensile. Ciò che ci ha
più colpito è stata la calorosa
accoglienza che abbiamo ricevuto da parte della Facoltà
valdese e dei membri delle
chiese di Roma e dintorni.
Per alcuni del nostro gruppo è stata la prima visita a
Roma. Quanto c’è da vedere!
Resti e monumenti della Roma antica, vecchie basiliche
e grandi chiese barocche,
l’arte del Rinascimento, San
Pietro (ma non ce la siamo
sentiti di affrontare le lunghe
code per entrare nella Cappella Sistina!). Siamo stati
tutti molto colpiti dai resti
imponenti di Ostia Antica,
porto di un’epoca passata: alcuni del nostro gruppo si sono avventurati nei passaggi
sotterranei delle catacombe e
hanno cercato di immaginare
la vita, e la morte, dei primi
cristiani. Abbiamo ammirato
i meravigliosi affreschi del
monastero di Subiaco, appollaiato su una montagna a
strapiombo, isolato dal mondo; e girando per la villa di
Adriano siamo rimasti sbalorditi dalle sue dimensioni e
dal suo splendore e dal grande potere di cui era espressione. Forse il momento più
commovente è stato quando
abbiamo visitato il vecchio
ghetto ebraico, di cui rimane
così poco, ma dove gli ebrei
si radunano ogni anno per
commemorare la deportazione di 2.091 ebrei e di 6.000 altri italiani a Auschwitz, dove
pochissimi sopravvissero.
Ma questa non è stata una
visita solamente turistica. Per
noi i momenti di maggior rilievo sono stati i contatti con
le comunità valdesi e metodiste: in primo luogo nella bellissima chiesa di piazza Cavour a Roma. Durante la settimana abbiamo visitato la
piccola chiesa di Ferentino,
paese in collina, dove siamo
stati ospitati a pranzo dalla
pastora Dorothea Mack (che
di solito teneva il piccolo Federico in braccio) e dalla famiglia Corbo, che abbiamo
già conosciuto quando i
gruppi italiani erano in Inghilterra. Dopo il trambusto e
il traffico di Roma è stato delizioso trovarci in quella piccola chiesa tranquilla con il
suo bellissimo panorama
verso le colline e i campi sottostanti. L’ultima domenica
siamo andati con il nostro
pullman a Forano Sabina per
assistere al culto condotto
dal pastore Eugenio Rivoir e
abbiamo ritrovato dei vecchi
amici. Questa comunità ha
già festeggiato il suo centenario; ancora una volta abbiamo apprezzato la meravigliosa ospitalità e amicizia durante un pranzo abbondante,
e ci siamo rilassati parlando
insieme nel bel giardino.
Lo scopo del nostro Circolo
è di rafforzare i legami tra le
nostre chiese. Nel settembre
1999 sarà un gruppo italiano
che visiterà l’Inghilterra. Speriamo che vengano fratelli e
sorelle da molte parti d’Italia
e che possiamo offrire loro
un’accoglienza calda come
quella che abbiamo ricevuto
noi quest’anno. Se vi interessa, scrivetemi (in italiano): dr.
Ruth Cowhig, 21 Priory Road,
Sale, Cheshire M33 2BS U.K.
16
PAG. 8 RIFORMA
Vita Delle Chiese
VENERDÌ 17 LUGLIO ia
Una ricorrenza per la Chiesa battista di Mortola
120 anni di presenza evangelica
Manifestazioni pubbliche e conferenze per ricordare alla
cittadinanza il posto dei protestanti nella società moderna
DOMENICO D’ELIA
IN occasione del 120“ anniversario della presenza
evangelica a Mottola, la Chiesa battista ha organizzato
una serie di manifestazioni,
tra cui due conferenze. La
prima, svoltasi il 6 giugno, ha
visto la partecipazione del
prof. Giorgio Spini intervenuto su «La cristianità protestante di fronte alle rivoluzioni del nostro tempo». La relazione è stata preceduta da
un’introduzione del pastore
Nunzio Loiudice che, illustrando le iniziative e le motivazioni della celebrazione, ha
ringraziato a nome della comunità le rappresentanze di
partiti, associazioni nonché
del sindaco di Mottola per la
loro presenza.
Spini ha ripercorso le tappe
di 120 anni di storia del protestantesimo nel contesto
mondiale. Ha ricordato che
dal 1919 al 1989 il protestantesimo ha vissuto 70 anni di
«cattività babilonese»: la feroce critica marxista-leninista alle società liberal-capitaliste, l’avvento al potere delle
dittature clerico-fasciste, le
barbarie del neopaganesimo
nazista, gli orrori della seconda guerra mondiale e la guerra fredda hanno infarto duri
colpi alle chiese protestanti
che hanno dovuto combattere anche contro l’ateismo
crescente e la secolarizzazione. Nonostante ciò, proprio
come nella vicenda biblica
del popolo d’Israele schiavo
in Babilonia, il protestantesimo ha ricevuto nuova linfa
dalla voce profetica di uomini come Barth, Bonhoeffer,
Niebuhr, Tillich, Sonderblond, M. L. King e da avvenimenti cruciali quali la nascita del movimento ecumenico. In questi ultimi anni di
fine secolo, ha affermato Spini, le chiese protestanti si
stanno misurando con quattro avvenimenti che probabilmente ne cambieranno la
fisionomia: la questione femminile che sprona le chiese
cristiane verso una riconsiderazione del ruolo e delle potenzialità delle donne nei diversi ambiti ecclesiastici; la
questione nera evidenziata
da personalità quali Desmond Tutu e lesse Jackson e
dall’aumento numerico delle
giovani e dinamiche chiese
africane; la questione pentecostale e, più in generale, la
crescita di un protestantesimo terzomondiale delle favelas sudamericane, delle periferie degradate delle metropoli nordamericane, delle
sterminate città e campagne
dell’Asia; infine, la questione
ecumenica con il suo carico
di speranze e tensioni tra le
diverse confessioni cristiane.
A seguito del dibattito è stato
possibile visitare la mostra
fotografica allestita nel locale
di culto e rievocante il cammino della comunità di Mottola nei trascorsi 120 anni.
Il 13 giugno, invece, si è
svolta la conferenza dal titolo
«Il battismo in Italia e a Mottola», condotta dai pastori
Franco Scaramuccia e Massimo Aprile, pastore della comunità dal 1985 al 1993. Dopo aver ricordato la nascita e
il consolidamento della testimonianza battista prima
nell’Inghilterra del XVII secolo e poi nel Nord America,
Scaramuccia ha illustrato gli
inizi del battismo in Italia.
Nel 1884 si costituisce l’Unione cristiana apostolica battista per promuovere la comune testimonianza. Scaramuccia ha sottolineato il carattere
decisamente originale del
battismo italiano che ha saputo ben coniugare i propri
principi con gli ideali risorgimentali di libertà presenti
nell’esperienza delle chiese
libere poi confluite nelle
chiese battiste e metodiste;
tale carattere si ritrova ancora oggi nelle comunità battiste e il lungo percorso di fede
della chiesa di Mottola ne è
un valido esempio. Il relatore
ha poi parlato della testimonianza battista nell’Italia del
’900, fino a arrivare alla firma
dell’Intesa con lo stato e l’adesione delle nuove chiese
etniche all’Ucebi. Massimo
Aprile, invece, ha ripercorso
il suo ministero a Mottola lasciandosi guidare dalla parabola del buon samaritano; ha
rinfrescato la sua memoria e
quella della comunità su fatti, persone, avvenimenti che
hanno impegnato una chiesa
battista del Sud Italia sui temi
della pace, della giustizia e
della salvaguardia del creato.
Infine ha augurato alla comunità di Mottola di continuare il suo cammino di fede
con lo stesso zelo e impegno
dei suoi primi 120 anni.
Culto di ringraziamento in occasione dell'anniversarid
Riconoscenza di una «comunità in cammind[(;u
VIRGINIA MARIANI
A conclusione delle manifestazioni per la celebrazione dei 120 anni di presenza evangelica a Mottola, domenica 14 giugno nella locale
chiesa battista si è svolto un
gioioso e articolato culto di
ringraziamento. Il titolo della
liturgia «Comunità in cammino» richiamava quello della
piccola pubblicazione sulla
storia della comunità e, più
estesamente, il percorso di
fede del popolo d’Israele. Riferimento costante infatti è
stata la lunga e movimentata
storia del popolo che per primo riconobbe l’Eterno come
unico e solo creatore e che
perciò intraprese un cammino di fede, oltre che fisico, tra
numerose difficoltà. La storia
della comunità di Mottola, ripercorsa durante i vari momenti della liturgia, inizia
proprio così: è il 1878 e per le
strade del paese si aggirano i
soprannominati «polpettoni»
(colportori) e alcuni fratelli
all’inizio del culto ci fanno rivivere, attraverso una commovente messa in scena, l’incontro con uno di essi, il con
I pastori Massimo Aprile e Franco Scaramuccia
Desmond Tutu
fronto-scontro e finalmente
l’acquisto della prima Bibbia.
Giunge il momento della ricerca personale, ma la lettura
della Bibbia ha bisogno di essere guidata e ispirata, così
come l’ascolto della Parola:
cantiamo, perciò, l’inno di invocazione «Santo Spirito,
deh, scendi» con gioia e riconoscenza per questo giorno
di festa. Con la mente guidata
dallo Spirito si scopre una
nuova realtà, quella della parola del Signore che si può tenere tra le mani e leggere
ogni giorno per vedere come
stanno le cose e per pensare
con la propria testa. Si cresce,
allora, nella conoscenza e
nella condivisione dell’Evangelo che per la sua forza diviene rivoluzionario e, per
qualcuno, pericoloso: dopo la
lettura di Esodo 1, 8-14, la testimonianza semplice e serena di una sorella che ha vissuto gli anni di difficile convivenza con la maggioranza
cattolica introduce l’inno
«Lottiam, lottiam col Cristo»,
che allora risuonava forte.
Attraverso Esodo 2, 1-10
continuiamo a ripercorrere la
nostra storia: Dio, per il suo
popolo che soffre, ha un piano: un piccolo fanciullo indifeso che crescerà tra gli egiziani oppressori, ma che sarà
nutrito dal latte ebreo di sua
madre. Al fratello che ci racconta degli Anni 70 in cui, costantemente nutrito dalla
Bibbia cresceva tra impegno
politico e impegno sociale;
segue l’inno «Il mio sentier
finché dovrò calcare» che
Jè COI
ol C(
enic
iodi
iel S
enic
S-Centi
^ Giova
unisce tutta la comunità] ^involge
confermare il completo j Concilia
damento alla volontà del idivetse
gnore. Esodo 3,1-4: fmalnii lacomui
te arriva l’incontro diretti
personale con Dio che deà jpere le ®
di scendere e di avvicina idea®™
agli essere umani. Sce^ie
forma del fuoco che bruci losvanti.
infiamma i nostri cuori,] iSgui® u
che non li consuma; scej pale, eh
la luminosità che saràli
del mondo con Gesù Crii jaaltà del
uomo tra esseri umani, inj nell’ambi
to per liberare tutta l’unicipato di
nità. È il periodo in cuilaf||^P®a®
riflette sulle immagini clid Iversa d
facciamo di Dio e il frati sliana che
Domenico D’Elia, chedàf aoconsc
stimonianza di quegli ami,[ aPa e d
guida nel canto «L’immagi palare a:
di Te» di sua composiziontl an ospite
momento di preghiera» Giacomo,
munitaria diviene intensi aedettin
numerose voci si elevanop Centrci ec
ringraziare e lodare il Signf plicazion
per aver guidato a persevei ora ai lai
re neU’impegno e nella gii l’inipegr
delTannuncio. cotnplem
La predicazione della Pai toalitàcri
la, a cura del pastore Fra® Ì^Ha or
Scaramuccia, su Filippesi;
la liconci
16 rinnova l’esortazioK ®®ortodc
proseguire il cammino i .
fede e testimonianza ài ''
scuola domenicale, nel ffl r™ 7^
mento della colletta,
stra risiedere nel ricoiiP“®’ del
nel racconto attraverso Di V
teronomio 26,5-11- II cultf
conclude con il canto «Ì l#®ai
ora andiamo», che invocl
ol’ass
Äformc
guida della Parola peri
comunità chiamata a us| H“rit
a essere sempre in camnjL_ Seat
solo e soltanto per la glR ® 5°
del suo Dio d’amore.
I pilo rei
Torino: Commissione «Chiesa e società)
Globalizzazione, conoscere per testimoniare
ANTONELLA VISINTIN
Nel salone valdese fra pochi e scelti militanti si è
svolto il 4 giugno scorso il secondo appuntamento aperto
alla città e alla comunità, promosso dalla Commissione
Chiesa e società su «La globalizzazione economica e culturale: un cambiamento epocale da conoscere e approfondire». Iniziativa di chiusura
dell’attività della Commissione, ideale prosecuzione del
ciclo di studi biblici concluso
la settimana precedente sul
tema dei profeti.
Invitati ad introdurre la serata tre ospiti: l’onorevole
Giancarlo Lombardi, parlamentare e imprenditore tessile, da molti anni in rapporto
con gli ambienti cattolici più
aperti verso le problematiche
del Terzo Mondo; Sergio Soave, professore, già presidente
dell’Istituto Gramsci di Torino, sindaco di Savigliano ed
esperto nazionale del Pds sui
problemi dello sviluppo; e
Umiliana Grifoni, economista e agente di sviluppo per
l’Organizzazione non governativa Cospe a Firenze, spe
Nev agenzia stampa
notizie evangeliche
abbonamento annuo L. 60.000
da versare sul ccp 82441007
intestato a Nev - Roma
cializzata in particolare nella
realizzazione di progetti nella
regione africana.
In questa fase in cui Tanalisi delle trasformazioni dell’economia è ancora fluida,
ogni riflessione è un contributo utile, ogni soggetto particolare nella frammentazione strutturale dei soggetti
economici e sociali porta un
racconto parziale dell’economia globalizzata. Si dice dalla
tecnologia, dalla finanza, dalle transnazionali. C’è chi tro
va delle opportunità nella caduta delle barriere e chi è
preoccupato del livellamento
verso il basso delle condizioni sociali; chi enfatizza gli
elementi di novità e chi le
continuità con le precedenti
stagioni del capitalismo; chi
mette in relazione le spese
militari nei paesi del Sud del
mondo con l’insediamento
delle imprese transnazionali,
e chi rileva l’inconsistenza
della legislazione e delle forme di governo sovranazionali
quando non la complicità.
Ricordava Umiliana Grifoni,
forte del suo lavoro con
l’Africa, che intere regioni del
Sud del mondo sperimentano la globalizzazione della fame e della povertà: in questo
quadro le chiese protestanti,
finora più all’estero che in
Italia, si sentono investite
dalle conseguenze di questi
processi (come dimostra il
recente seminario a Malaga)
sul piano delTintervento po
litico, della riflessione teologica, della cura d’anime e
della diaconia. Misura della
attualità di questo nostro seminario è stata la serata del
10 giugno di lancio a Torino
della Petizione popolare per
la richiesta di una legge che
istituisca un’autorità garante
della qualità sociale dei prodotti e che obblighi le imprese a fornire informazioni sui
prezzi e sui fornitori come
misure contro il lavoro infantile e la violazione dei fondamentali diritti dei lavoratori.
«Villaggio globale o saccheggio globale?» si domandano i promotori della campagna, cioè il Centro nuovo
modello di sviluppo che da
due anni pubblica la Guida
al consumo critico, espressione del cattolicesimo sociale che magari sbaglierà la
teologia ma sa essere presente più di noi agli appuntamenti con le contraddizioni sociali. Chiamati a parlare, infatti, il segretario regionale della Fiom, presidente
nazionale di Pax Christi, un
esponente di Mani Tese, e
Beati i costruttori di pace, del
movimento ambientalista e
della nostra Commissione
chiesa e società. Anche qui
richiami a uno spirito profetico, fatica di colmare un ritardo di analisi e di azione da
parte della sinistra, ricerca di
forme efficaci di intervento.
La sfida è alta, perché l’alternativa o è globale o non è.
L'inaugurazione il 5 luglio scorso a Taranto
Un Centro culturale delle chiese evangelici»
Ui
Il 5 giugno scorso ha avuto
luogo a Taranto, in via Messina 69, l’inaugurazione di un
Centro culturale biblico denominato Ruah. L’associazione, che nell’articolo 2 del suo
statuto si definisce laica e
non si propone fini confessionali, è costituita in maggioranza da soci appartenenti a
una ventina di chiese evangeliche di Taranto e provincia:
valdesi, battiste, pentecostali,
libere che, nelle parole dei
pastore valdese Simonpietro
Marchese «a Taranto con una
storia che ha superato il secolo e spinte dal soffio di vita
{mah) hanno bisogno di uno
spazio pubblico e laico per
farsi conoscere come facenti
parte del pensiero e della
realtà socio-culturale. Il Centro Ruah si propone di coordinare il lavoro tra credenti
appartenenti a varie denominazioni e costruire un luogo
dove fare ricerca teologica
anche con quelle realtà cattoliche, gruppi aderenti al Sae,
comunità e singoli che, in un
tempo di giubilei e estensioni, intendono ribadire la centralità della Bibbia per iniziare o proseguire un discorso di
fede e per costruire insieme
progetti realmente ecumenici. Vorremmo inoltre rilanciare la biblioteca G. Miegge con
la piccola emeroteca».
«Ruah vuol dire in ebraico
soffio divino, vento creativo e
rigeneratore - ha affermato
Nicola Perchiazzi, della chiesa
evangelica delle Assemblee di
Dio di Taranto -. Ma non è
pur forse la strada reale per
chi osa staccarsi dai soliti
tracciati in cerca di uno spazio di sopravvivenza? Questi a
volte sono costituiti da luoghi
sempre più rari di ricerca teologica: Ruah in ebraico è femminile, mentre diventa neutro
in greco, pneuma, per diventare maschile in latino, Spiritus. Nonostante una precisa
volontà di relazionalità, una
della tante patriarcalizzazioni
di immagini femminili del divino. Corpo, mente, soffio, luce e ombra in donne e uomini, che cosa impedisce che il
nuovo (radicato nell’antico)
sia afferrato da questa ruah
che ne liberi le potenzialità
inespresse (individuali e sociali), già qui ed ora, all’inizio
del nuovo millennio?».
«Giorgio Spini, presente
all’inaugurazione del Centro
- prosegue Perchiazzi - ha
ben evidenziato nella sua
prolusione dal titolo "La cristianità protestante di fronte
alle rivoluzioni del nostro
tempo”, pregi e difficoltà del
protestantesimo storico ed
evangelicale, ripercorrendo
la dialettica del loro avvicendarsi nelle coscienze individuali e nazionali: dal dramma della seconda guerra
mondiale fino alla caduta del
muro con il contributo decisivo, trascurato dai nostri
media, delle chiese evangeliche. Un chiaro e sintetico af
Csm*
fresco delle sfide del n(|
tempo dal punto di vistai
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17 LUGUO 1998
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
srsarif^ Conclusa l'attività annuale del Sae a Reggio Calabria
nino|gcumenismo a Motta S. Giovanni
jn3 celebrazione a cui sono seguite informazioni e riflessioni
|a parte di rappresentanti delle varie confessioni cristiane
lmcesca mele tripew
lè concluso il 10 giugno,
Ledi consueto incontro
fenico di preghiera, l’ansociativo del gruppo loidel Segretariato attività
loeniche, che si è svolto
Icentro sociale di Motta
^Giovanni. Si è voluto così
>munitài «involgere nel cammino di
mpletoa tonciUazione tra i cristiani
ontà de i^diverse confessioni anche
4: finalmi lì comunità parrocchiale,
ro diretti ¿c ha avuto modo di cono3 che dee ««e ìe speranze e le attese
avvicini tì cammino ecumenico dali. Sceglie poce di chi cerca di portarle bmtì lo aranti. Alla celebrazione è
'i cuori 1 «ulto momento colloima; sca piale, che ha fornito ai prele saràli ^ntiuna panoramica della
jesù Crii lealtà delle chiese cristiane
mani,inv Dell’ambito locale. Ha parteutta l’umcipato all’incontro una folta
ncuilaimpprasentanza di fedeli di
lagini eliti Inversa denominazione crie il frati stianache, grazie al Sae, hani, che dai no consolidato rapporti di
legli aniiii rtna e di fraternità. Da seL’iniinasà palare anche la presenza di
posiziona nn ospite d eccezione, padre
^ghiera« Giacomo, del monastero bele intensi neéettino di Chevetogne,
elevanop Centro ecumenico che in apre il Signt plicazione della regola dell’
a perse™ era et Mora, si prodiga nel3 nella gii l’impegno di riscoprire la
complementarità tra la spiri3 della Pai malità cristiana occidentale e
itore Fra» orientale, per favorire
Filippesil lariconciliazione con le chierrtazioiii ne ortodosse,
iminoi Ha presieduto la celebraanzartì zione il parroco di Motta,
ale nella àonDmiele Fortuna, memletta, dvcaj^vBÆûferente del Sae che, nel
jJ ri'coiil^^®''?® ^®^Lanno, ha dato un
jverso Di' contributo alla rifles
[. Il cultf
canto
le invoi
ila per
ita a usi
in carni
ler la
ore.
¡chi
peinterconfessionale sulla
ISeraai Calati, che ha costitÉ) l’asse portante dell’attiijftformativa del gruppo ne#àcontri mensili del 1997stato significativo che
icontro abbia avuto luogo
nel Centro sociale per la contouità tra l’impegno civile e
lello religioso; il messaggio
Silvia Rapisarda
dei cartelloni che avevano
fatto da sfondo alla recente
manifestazione scolastica sul
tema «Tra sogno e realtà.
Un mondo di colori» ben si
accordava, come ha sottolineato don Daniele nella sua
introduzione, con la varietà
delle espressioni del messaggio cristiano, rappresentate
simbolicamente dall’icona
della Trinità di Rubliov e dalla Bibbia aperta. E la lettura
della Parola di Dio è stata il
fulcro della celebrazione: il
brano della Lettera ai Colossesi (1, 13-23) commentato
dal pastore della Chiesa valdese Piero Santoro, e quello
del Vangelo di Marco (10, 3545) commentato dalla pastora della Chiesa battista. Silvia
Rapisarda, hanno richiamato
i presenti all’appartenenza
all’unica chiesa che unisce
coloro che Cristo ha salvato e
che nel battesimo devono
trovare la motivazione all’aqpore verso Dio e al servizio
gratuito verso tutti.
Alla meditazione biblica si
sono alternati canti di invocazione e di lode; le preghiere spontanee, introdotte da
padre Ciacomo con un richiamo all’intercessione di
Abramo, hanno reso più intensa la partecipazione comunitaria. L’invocazione della benedizione di Dio da par
li Un concerto della corale coreana
Carrara: le lodi al Signore
;eel attraverso la musica
MARCO GISOLA
ieDai
ielle pi
emofli
jaluDf MELL’AMBITO della ini)si e# ziativa della Regione Toni soli ’rana denominata «I luoghi
quali* raafede», tendente a valo:eneià il patrimonio storico
NonC f.S'oso della regione, la
ialettii L metodista di Carrara
itersiVj “l’Pnizzato il 14 giugno
i del? , ■’So un concerto eseguito
dalli, ‘■oro della chiesa sorella
ì seiij,, °o'sta coreana che si trontoT anni nella stessa
uiiG" . e che durante il Sinodo
farscorso è entrata a
0it® j dell’Unione delle
del ni - se metodiste e valdesi
^ stata un’occa’ cltìpco'** tneontro tra le due
nios' Bioni ’ a^omento di testii l’estp-^ttza e apertura verso
rionij realtà”” far conoscere la
■ ^ V PreiiPn*'^^.t'Salica metodista
tv®‘^sionp h” tiitià e un’occa’•7 ®®t^°'to di musica
’• ,tta eseguita a un ottimo
--.lesa r^tt^atsi membri della
coreana di
r ^tstudH”” Italia proprio
b'^l i|- legala
r.un
" a
cosa che dà al coro della loro
comunità un tono decisamente professionale.
Il coro ha eseguito pezzi in
italiano, latino e coreano, e al
canto a quattro voci si sono
alternati un solista, un duo,
un trio e un quartetto; nell’esecuzione di due inni dell’Innario cristiano si sono poi
uniti anche alcuni membri
della Chiesa metodista italiana. Oltre alle doti artistiche
dei componenti il coro e la
bravura con cui sono stati
eseguiti i diversi pezzi, era
evidente la gioia con cui questi nostri fratelli e sorelle
hanno cantato le lodi del Signore, gioia spesso non altrettanto esplicita nel canto
durante i nostri culti. Questa
gioia è stata particolarmente
comunicativa nel canto che il
coro coreano ha riproposto
per soddisfare la richiesta insistente del pubblico di avere
un «bis», canto in cui la lode
è stata espressa anche con
una serie di gesti che i membri del coro rivolgevano gli
uni verso gli altri, a sottolineare la dimensione corporea e comunitaria della lode.
Alla fine della serata ce ne
siamo andati avendo nelle
orecchie le belle melodie
ascoltate e nel cuore la gioia
della testimonianza ricevuta.
te del diacono della Chiesa
battista. Pino Canale, ha concluso la parte liturgica
dell’incontro. Nella seconda
parte il colloquio è stato
aperto da chi scrive queste
note, responsabile del Gruppo locale Sae, che ha tracciato una breve storia dell’associazione, nella sua dimensione nazionale, e dell’attività
svolta sul piano locale. Si sono quindi avvicendati i pastori presenti, ciascuno dei
quali ha brevemente delineato la storia delle rispettive
chiese, sottolineando gli elementi che le contraddistinguono e che le differenziano,
pur nella comune appartenenza all’area della Riforma.
Il diacono Pino Canale ha
presentato la Chiesa battista
e ha messo in evidenza l’importanza di una scelta responsabile espressa nella richiesta del battesimo da
adulti. Il pastore Piero Santoro ha illustrato il lungo e
tormentato cammino della
Chiesa valdese nel suo impegno alla totale fedeltà alla parola di Dio e al messaggio di
Cristo accolto dai fedeli direttamente, senza intermediari.
Il pastore Emilio Ursomando,
della comunità Risveglio, di
ispirazione pentecostale, ha
richiamato l’attenzione dei
presenti sulla forza deOo Spirito Santo, espressa simbolicamente dal vento, dal vino e
dalle lingue di fuoco, che con
la sua presenza anima la
chiesa e le infonde gioia e coraggio perché possa evangelizzare il mondo. Gli interventi del pubblico in sala si sono
conclusi con quello del sindaco di Motta, Giovanni Verduci, che ha ringraziato per l’opportunità offerta alla popolazione del paese di un arricchimento spirituale e culturale e ha auspicato che lo stile
di sereno confronto che caratterizza il movimento ecumenico si estenda a tutti gli
ambiti del contesto sociale.
ài Siracusa
Rapporti
fraterni con
una parrocchia
Il 4 giugno a Siracusa il culto è stato tenuto di sabato,
nel tardo pomeriggio. È iniziato così l’orario estivo per i
culti settimanali. L’occasione
va ricordata anche perché
per la prima volta la predicazione è stata tenuta da don
Carlo D’Antoni, parroco della
parrocchia con cui negli ultimi anni sono stati intrattenuti rapporti di fraternità e di
collaborazione. La locale
chiesa battista e la parrocchia
cattolica hanno collaborato
per rendere visibile il processo conciliare per la riconciliazione (Graz), per approfondire il dialogo ebrei-cristiani
(con conferenze di Carmine
Di Sante), per diffondere la
cultura (teologica) in collaborazione con l’assessorato ai
Servizi culturali (invito a ].
Moltmann), per la difesa
dell’ambiente e nella preghiera per l’unità dei cristiani, nonché in momenti di
studio e conviviali che sono
serviti ad approfondire la reciproca conoscenza. L’invito .
a don Carlo, al di là del valore
in sé, si rendeva doveroso visto che già per ben due volte
la chiesa battista era stata
ospite nella parrocchia durante la messa di maggiore
partecipazione. Anzi, una di
queste volte era stato tenuto
il «culto».
Don Carlo ha predicato da
Luca 3. Sulla base della stretta relazione tra battesimo e
genealogia di Gesù, il predicatore ha ricavato la dimensione storica e universale
dell’opera salvifica di Cristo.
Ha reso chiaro che quell’opera è data, è presente,
non deve essere inventata né
può essere strumentalizzata
a fini di potere. Nessuno si
può appropriare di quella
salvezza per amministrarla a
proprio piacimento. Compito delle chiese è quello di vivere la salvezza che Gesù ci
ha realizzato. Viverla dunque
nella gioia e nel servizio al
mondo. (s.r.)
Chiesa metodista di Bologna
Concerto con un gruppo
di musicisti americani
LISA M. GELHAUS
Tutto è cominciato in
modo innocente mentre
navigavo nella rete Internet.
Mi ero inserita nel sito «Musictus italian gospel music»
e lì sono rimasta per mesi,
e fra dibattiti sulla qualità
della musica nelle nostre
chiese, richieste di libri e annunci di concerti, mi sono
virtualmente imbattuta in
Jeff Moen. È produttore di
musica cristiana (presso il
suo «Studio 717»), già professore di Teologia dell’Antico
Testamento e bravissimo
chitarrista. Jeff stava imbarcandosi nell’organizzazione
di una tournée in Italia di un
gruppo di ragazzi americani
della sua chiesa, la Tabernacle Church di Melbourne,
Florida (Usa).
Domenica 21 giugno si è
svolto, nella chiesa metodista di Bologna, un bellissimo
concerto di questo gruppo: il
complesso «220» (dal brano
biblico tratto dalla Lettera ai
Galati 2, 20) ha suonato musica rock per questa tournée
nelle province di Modena e
di Bologna (13-29 giugno).
La missione di questi sei ragazzi, di età compresa tra i
15 e i 23 anni, sta nell’annunciare il messaggio di Ge
sù Cristo nelle chiese, nelle
parrocchie cattoliche, nei
club e nelle piazze emiliane
con il mezzo a loro più congeniale: la musica. Il loro
«sound» spazia dal rock classico alle canzoni da cantare
con gli amici, dal ballabile al
lento. Le più di 80 persone
presenti nella chiesa metodista sono state coinvolte con
molta allegrezza. Determinante è stata la partecipazione massiccia della nostra comunità filippina, che proprio
il 21 giugno si riuniva per
l’annuale «festa estiva»: tutti
conoscevano molti pezzi
musicali tanto da cantarli insieme ai fratelli statunitensi.
Ma torniamo ai «220». Il
loro è senz’altro un dono che
non hanno tenuto nascosto
in seno alla loro comunità,
ma che hanno portato «on
thè road». Kristen, Tara,
Cord, Michelle, Nathan, Calvin e Jeff con le loro canzoni,
come Let thè viver flow (Lascia scorrere il fiume). Benedetto il Signore, Crowns
Down (Riponiamo le nostre
corone) e tante altre sperano
di commuovere, sbalordire,
divertire, informare e coinvolgere 1 loro fratelli in Cristo, evangelizzare e fare nuove amicizie. Di sicuro così è
stato a Bologna.
isS Chiesa metodista di Terni
Un saluto affettuoso e un
grazie al pastore Bertolino
Domenica 21 giugno, nella
chiesa metodista di Terni,
con la partecipazione di numerosi fratelli e sorelle, ha
avuto luogo una simpatica
manifestazione per salutare
il pastore Archimede Bertolino che il prossimo settembre
andrà in emeritazione. Sono
intervenuti anche i signori
Ciuchi e Cortese, in rappresentanza della Chiesa dei
Fratelli di Perugia, con la
quale il pastore Bertolino ha
da tempo stabilito rapporti
cordialissimi e nella quale ha
anche predicato e illustrato
l’attività della Missione evangelica contro la lebbra. Era
presente anche, a titolo personale, un membro della
Chiesa valdese di Perugia.
Nel corso del culto il pastore Bertolino ha tenuto un
sermone su Giovanni 15, 1217, il comandamento dell’amore. Le parole di Gesù
«Non più schiavi, ma amici»
descrivono un rapporto nuovo tra il Signore e i credenti:
colui che chiamiamo Signore
è anche l’amico ma l’amicizia in senso tradizionale è
solo un rapporto umano,
non implica la fede: la fede
comporta la conoscenza della Parola, che è conoscenza
della verità che rende liberi.
E la verità che annuncia Cristo è questa: «Voi siete miei
amici se fate quello che io vi
comando: che vi amiate gli
uni gli altri come io ho amato
voi». Può tuttavia sembrare
che la norma di condotta che
Cristo propone sia troppo
elevata per gli uomini, a cui
la durezza quotidiana non
lascia spazio a pensieri
profondi e a buone intenzioni; ma Cristo rassicura i discepoli: «Non siete voi che
avete scelto me, ma io ho
scelto voi perché portiate un
frutto durevole».
Subito dopo il culto. Franco Ciuchi ha rivolto al pastore Bertolino elevate parole di
stima e di affetto cristiano e
gli ha portato il saluto della
Chiesa dei Fratelli di Perugia.
È seguita un’agape fraterna,
durante la quale la comunità
di Terni ha offerto doni al pastore e alla gentile signora
Peggy. (e.c.)
Cronache
PINEROLO — Durante il culto all’aperto nei giardini del tempio domenica 21 giugno è stata presentata la piccola Francesca Fontana, nata il giorno di Pasqua, e durante il culto
del 5 luglio sono stati battezzati Giulia Miola, Michele Ribet e Graziano Rostan. Chiediamo al Signore di benedire i
piccoli e le loro famiglie.
• Si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio Patrizia
Monnet e Flavio Caramassici, Alessia Fiorillo e Francesco
Germinara. Agli sposi vadano gli auguri di una felice vita
matrimoniale.
• Due lutti hanno rattristato la comunità: dopo anni di sofferenze è mancata in ancor giovane età Bianca Reynaud
Graizzaro e, all’età di 96 anni. Beniamino Grill, ben noto a
tutti per l’impegno profuso in tanti anni come anziano e in
altri incarichi per la nostra chiesa. Ai familiari che li hanno
curati a lungo con tanto amore le condoglianze di tutti, con
la preghiera a Dio di sorreggerli in queste ore di separazione.
CASORATE PRIMO — La comunità battista si stringe intorno a
Giuseppe e Cristiana Reina e ai loro figli Joele e Aaron, in
occasione della nascita di Giona, ringraziando il Signore
per le sue infinite benedizioni.
TORINO — Giovedì 2 luglio scorso la chiesa battista di via Passalacqua ha dato l’ultimo saluto alle spoglie mortali della
sorella in fede Nella Grassone ved. Ferrarese, di 82 anni.
Molti, fra parenti e amici, hanno potuto ascoltare l’annuncio dell’Evangelo della risurrezione. Nella era molto conosciuta in chiesa, soprattutto dalla parte più anziana di essa,
essendo stata membro del coro e monitrice della scuola
domenicale. A figli Corrado e Marisa e rispettivi familiari
esprimiamo ancora una volta solidarietà e affetto.
• Esattamente a 32 giorni dalla sua confessione battesimale, Romano Ponte, di 58 anni, ha improvvisamente e inaspettatamente lasciato questa vita terrena, colpito da infarto. I funerali, celebrati il 7 luglio, hanno visto la commossa
partecipazione di molti fratelli e sorelle della chiesa, di parenti e di moltissimi amici di Pecetto dove Romano, molto
conosciuto, risiedeva da anni. Ala moglie Mirella e al figlio
Walter auguriamo di sperimentare, contro ogni speranza e
in mezzo alle molte inquietudini e difficoltà della vita, la
bontà e la misericordia di Dio. Le sorelle e i fratelli della
chiesa, e in particolare gli otto giovani che a Pentecoste sono scesi con Romano nelle acque del fonte battesimale,
esprimono il loro cordoglio e assicurano la loro amicizia. Il
Signore ci conforti e ci conservi nella fede: «La morte è stata sommersa dalla vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria?
(...) Ma ringraziato sia Dio che ci dà la vittoria per mezzo
del nostro Signore Gesù Cristo» (I Cor. 15, 55-57).
SAN GERMANO — Domenica 5 luglio è stato battezzato Davide Orsolini, di Marco e di Naima Peyronel. Il Signore conceda sempre al caro piccino e alla sorella Laura le sue preziosissime benedizioni e sostenga i genitori nel loro compito di educare alla fede i figlioli mantenendo le promesse
fatte davanti alla comunità che rivolge loro fraterni auguri.
Radio & Televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa e, in replica, il
lunedì della settimana seguente alle ore 9 circa. Domenica
26 luglio andrà in onda: «Tra cristianesimo e tradizioni popolari: La Santeria a Cuba». «Protestantesimo e arte: Una
chiesa dal tetto di paglia». «Terza di copertina: Carlo Papini
‘‘La Sindone”». La replica sarà trasmessa lunedì 3 agosto.
18
PAG. 10 RIFORMA
VENERDÌ 17 LUGUO ■
Riforma
I valori nascosti
Alberto Corsani
Proviamo, parlando dei Mondiali di calcio, a andare oltre il fenomeno religioso, trattato dai giornali sotto il segno della «nota di colore» e dell’esotismo: Cesar Sampaio
e Taffarel, brasileiros «atleti di Cristo» (ma noi sappiamo
dalle interviste di Erminio Podestà a giocatori passati per
le squadre genovesi che questo è un modo serissimo di
vivere la fede anche giocando a calcio); i giocatori musulmani che pregano prima del match, i primi piani sui segni di croce. E proviamo anche ad andare oltre gli intrecci tra sport e politica: la storica partita tra Usa e Iran; la
rivelazione rappresentata dalla Croazia, al suo primo
mondiale dopo la frantumazione della Jugoslavia; la presenza del cancelliere Kohl negli spogliatoi, a rincuorare i
suoi adeti sconfitti, avviliti e sudacchiosi; la Nigeria privata pochi giorni prima dell’inizio del proprio Capo di
stato, uno da non rimpiangere troppo; l’assicurazione
dell’Adidas di fornire palloni prodotti senza il ricorso al
lavoro minorile (ma il resto deU’anno?).
Proviamo invece a sondare alcuni sentimenti che si sono visti, in campo e fuori, che magari richiamano a dei
valori (possibile?). Questo è stato, per esempio, il mondiale dei vecchietti, determinanti per le proprie squadre
con l’esempio e la determinazione (il tedesco Mattheus, il
nostro Bergoml, U brasiliano Dunga). E c’è stata, specialmente nella squadra italiana, una disposizione a ben gradire il ruolo di «chioccia» esercitato dal «vecchio». C’è
stata meno sbruffoneria di quanta si voglia far credere
durante il nostro campionato; certo i soldi girano, e spesso rendono arrogante chi li riceve; ma o rifiutiamo tutto
del calcio, perché a governarlo sono i soldi, oppure cerchiamo di scorgere in questo bailamme dei segnali che
inducano all’ottimismo.
E in una società dove si bruciano le tappe della crescita, dove i professori sono mal sopportati, dove la credibilità personale è un concetto obsoleto, non è inutile guardare a questi sentimenti, così come al clima di relativa
serenità fra i due artisti Baggio e Del Piero, che in altri
contesti si sarebbero forse punzecchiati a mezzo stampa.
A questo clima ha contribuito il nostro tecnico che, magari sbracato in alcune reazioni, si è ben guardato dall’insultare i suoi colleghi che l’hanno invece ripetutamente
dileggiato. Sugli spalti, poi, hooligans a parte, spesso si
sono mischiate le tifoserie, spesso si è sentito applaudire
i gesti di fair-play tra una squadra e l’altra.
È stato anche il mondiale delle lacrime: complice una tv
sempre più intrisa di primi piani, abbiamo visto i nostri,
ma anche spagnoli e marocchini, disperarsi, consolati da
avversari di nazionale che sono compagni durante l’anno
nei campionati di mezza Europa: Di Biagio e il francese
Candela, suo «sodale» nella Roma, e tanti altri. Sono tutti
uomini, anche se ricchi, e con i soldi, anzi, quedcuno cresce troppo in fretta e si scotta per sempre, come un certo
Meu"adona, tratto dai vicoli più poveri, portato alle stelle e
poi bollato come drogato. Ripeto: proprio perché vengono
dal mondo del calcio questi segnali hanno un loro valore.
Come ha valore un episodio della primavera scorsa:
mentre in Italia esplodevano le polemiche sugli arbitri, e
si denunciavano complotti e trame segrete, in Inghilterra
un arbitro di una partita di categoria inferiore si è autoespulso, reo di aver reagito violentemente alla provocazione di un giocatore. Uno spettatore si è offerto di dirigere
quel che restava della partita. Ciò che ci insegna: che i giocatori hanno ritenuto di potersi ancora divertire a giocare,
al di là della validità delia partita, e di finire il loro compito; che gli spettatori sono restati a seguire un evento ufficialmente inclassificabile; che uno di loro si è addossato
un compito a favore di tutta la collettività, senza altra ricompensa che il divertimento di un pomeriggio di calcio.
Tutti segnali sparsi, forse incongrui e maldestramente affastellati, che ci possono aiutare a riflettere; a guardare oltre le apparenze, proprio là dove pensiamo che il «Male»
(nel senso degli affari, e che affari!) travolga ogni sentimento, ogni rispetto del prossimo, ogni solidarietà.
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EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. -via S. Pio V, 15 bis -10125Torino.
nonpuômÊ$mmtdutÊêii^imimimio
1998
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periodica italiana
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1' gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 28 del 10 luglio 1998 è stato consegnato per l'inoltro postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino mercoledì 8 luglio 1998.
La risposta di Roma alla «Dichiarazione comune» cattolica-luterana
Doccia fredda vaticana sulla giustificazione
Insieme ad apprezzamenti per i risultati raggiunti, prevalgono appunti critici
e precisazioni puntigliose e vagamente censorie. Tra i luterani c'è delusione
PAOLO RICCA
a Dichiarazione comu
ne sulla dottrina della
giustificazione nella sua versione attuale è fallita»: così si
è espresso, senza mezzi termini, il 1“ luglio scorso il prof.
Hans-Martin Barth delTUniversità di Marburgo, presidente della Leg^ evangelica
tedesca, che si era pronunciata nettamente a favore della
Dichiarazione. Perché quest’ultima è fallita? Perché non
ha raggiunto il suo obiettivo?
E perché non l’ha raggiunto?
Perché il Vaticano glielo ha
impedito. E qual era il suo
obiettivo? Era di porre le premesse teologiche per poter
affermare che le condanne
reciproche, scambiate nel XVI
secolo da luterani e cattolici
romani sono oggi, per quanto
concerne la dottrina della
giustificazione, senza oggetto. I luterani erano d’accordo,
il Vaticano no. In questo senso è vero che la Dichiarazione
comune è fallita.
L'iter in casa luterana
I luterani, ovviamente, sono delusi, per non dire costernati. Avevano lavorato
molto in casa propria, ottenendo i consensi necessari,
nelle chiese luterane sparse
per il mondo: quasi l’80% si
era pronunciato, a livello sinodale cioè al più alto livello
possibile, a favore della Dichiarazione, malgrado le critiche, puntuali e motivate, di
cui è stata oggetto da parte di
ben 150 professori di teologia, principalmente tedeschi.
Il desiderio di affermare in
positivo ciò che luterani e
cattolici possono dire insieme sulla giustificazione ha
prevalso, nelle chiese luterane, sul desiderio di ribadire
differenze e divergenze. Perciò, il Consiglio della Federazione luterana mondiale in
una sua Risoluzione del 16
giugno scorso aveva dichiarato all’unanimità che «le
condanne delle confessioni
di fede luterane in materia di
giustificazione non riguardano la dottrina della Chiesa
cattolica romana cosi come
viene presentata nella Dichiarazione comune».
Ma ecco la doccia fredda:
al «sì» franco e incondizionato della Federazione luterana
ha fatto riscontro il 25 giugno
scorso un «ni» vaticano infarcito di «ma» e di «però», in
sostanza un deciso colpo di
freno, una presa di posizione
cortese ma critica, nella quale si rimettono gli stessi puntini sulle «i» già messi dal
Concilio di Trento più di
quattro secoli or sono. La risposta ufficiale vaticana, che
Giorni fa la nostra televisione ci ha offerto un ampio servizio sulla dimenticata
carestia del Sudan, dove non
piove da anni e dove la fame
uccide più che la perenne
guerra civile. La vista di migliaia di piccoli bambini ridotti a un mucchietto di ossa
ricoperto di pelle era particolarmente sconvolgente. Eroici, ma purtroppo insufficienti,
apparivano gli sforzi di alcuni
medici europei e di alcuni
missionari. Le derrate alimentari che arrivano dalle Nazioni
Unite e da altre organizzazioni sono meno della metà di
quanto servirebbe per una
semplice sopravvivenza.
Giustamente la giornalista
che aveva curato il servizio ci
faceva notare che siamo talmente abituati a questi spettacoli, che non fanno più notizia. E mi son tornati alla
ha la forma (poco consona
all’importanza del tema e al
livello degli interlocutori) di
una semplice Nota redatta
insieme dal dicastero teologico (ex Sant’Uffizio) e da quello ecumenico, contiene certo
anche apprezzamenti, ma vi
prevalgono nettamente gli
appunti critici, le precisazioni puntigliose vagamente
censorie, le larvate o esplicite
riprovazioni.
Le rimanenti divergenze
Così si riconosce che la Dichiarazione costituisce «un
progresso notevole» ma non
lo si considera decisivo e tanto meno conclusivo; si ammette che su alcune verità
fondamentali un consenso è
stato raggiunto, ma si elencano quelle, ancora più fondamentali secondo la Nota, sulle quali permangono differenze e divergenze. Perciò,
mentre alcune condanne di
dottrine luterane pronunciate a Trento sono oggi senza
oggetto, altre, di primaria importanza per la dottrina della
giustificazione, sono tuttora
in vigore. Il lugubre anathema siti tridentino viene, per
così dire, rispolverato dalla
massima istanza ecumenica
della Chiesa cattolica e riecheggia sinistramente tra le
righe della Nota vaticana!
Non c’è da stare allegri.
È chiaro che, in queste
condizioni, l’attesa firma
congiunta, cattolica e luterana, della Dichiarazione comune, non avrà luogo, almeno per ora. Se avvenisse, sarebbe «una farsa ecumenica»,
nota amaramente il prof.
Barth. Il dialogo, certo, continuerà. La Nota stessa lo auspica. Ma fino a quando? Se
dopo tanta fatica i risultati
sono così magri, chi avrà ancora voglia di dialogare? C’è
davvero bisogno di essere
d’accordo su tutto per essere
come credenti in comunione
in Cristo e nella chiesa? Diversità riconciliata vuol forse
dire diversità appiattita? Paolo e Giacomo non convivono
forse nello stesso Nuovo Testamento? Non è forse segretamente settaria una comprensione dell’unità cristiana
che non sia intessuta, al suo
interno, da numerose tensioni creatrici? Sono tre i punti
della Nota vaticana che, francamente, destano inquietudine, pur nel pieno rispetto
di posizioni teologiche diverse dalle nostre.
1) La Nota dichiara al n. 5
che il celebre simul iustus et
peccator luterano («allo stesso tempo giusto e peccatore») sta oggi ancora sotto
l’anatema di Roma. Davvero?
Questo equivale a dire che
un elemento costitutivo della
fede protestante è anatemizzato. (Quella formula esprime
infatti molto bene il centro
dell’esperienza di fede protestante.
2) La Nota dichiara che «la
vita eterna è, allo stesso tempo, sia grazia che ricompensa
data da Dio per le buone
opere e 1 meriti» (n. 3). Davvero? Secondò noi sono le
buone opere e i meriti di Cristo, non i nostri, che ci procurano la vita eterna. È dav-'
vero peccato che su un punto
così cruciale dell’Evangelo
PIERO bensì
mente alcuni versi di una
bella poesia intitolata Al mio
fratello del Terzo Mondo che
suonano così: «Fratello mio,/
la tua immagine/ giunge fino
a me;/ tu appari sul video/
per pochi istanti,/ mi mostri
il tuo corpo/ provato dalla
carestia!/ C’è ancora segno di
vita/ nei tuoi grandi occhi/ e
forza nel tuo sguardo;/ ma tu
non hai più fiato/ per gridare
al mondo/ la tua fame./ Tu
mi guardi profondamente,/
10 ti guardo.../ diventa amaro
11 mio boccone».
Certo, noi diciamo; sono i
governi che devono provvedere, che può fare il singolo?
Che possiamo fare noi? E a
che servono gli aiuti? Occorrono trasformazioni strutturali. In parte è vero; ma troppo spesso queste affermazioni diventano un comodo paravento per lavarci le mani
delle sofferenze altrui. Il dovere degli stati non esclude la
cristiano non sembri possi P^‘ “ '
le neppure oggi accorè Ì
Der annunciare a un ma del
■ F(
su
Graz
SCO Ca
dente
chiese
per il Í
per annunciare a un mo) \
sposta
la Vera
numer
11). Al
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dominato dal mercato l’a«
luta gratuità della grazia."^
3) La Nota solleva «la mi
stione dell’autorità realei ;
consenso sinodale, oggi e |
che domani, nella vita e m
dottrina della comunità la *
rana» (n. 6). Come sarebl)(
dire? Che cosa si vuole
nuare? Che il consenso sin
dale raccolto dalla Federai
ne luterana attraverso^
consultazione mondiale pi
trattasi per mesi non avreL
«autorità reale»? E che anal
ghi consensi non l’avrebbJ,, re' eor
né oggi né domani? Ed'.
non l’avrebbero neppm ! preseti
«nella vita e nella dottrii r
della comunità luterana»!li dese v
che cosa sono discorsi coi ' '
questi se non una delegiti
mozione delFinterlocuton
Ma delegittimare l’interloal:
tote mettendo in dubbi
r«autorità reale» dei suoi»
pni decisionali non signià
in fin dei conti delegittimi’
il dialogo stesso?
restere
quante
Carri g
né nel
è ina«
la alce
guardi
del cat
mine p
Pregi e limiti del testo
Certo, la Dichiarazione a
mane ha limiti e debolezaj.
Anche in campo evangelici
come s’è accennato, ha a
scitato, accanto a consensi
perplessità e critiche. Il»
limite maggiore è sicuramei
te di non indicare quali coi
seguenze si possono e dtl
bono trarre dall’accordo ?
giunto? Restando unf
troppo nel vago la portai
dell’accordo, non è facile
terminare la sua sostami
Ciò nondimeno la Dichiat
zione ha un grande pregi
mette perfettamente in lui
l’essenziale del messaggio t
blico della giustificazioi|,
presentandolo come «la
stra fede comune» (a cattai
e luterani). Eccola in sinte
«Giustificazione significa d
Cristo stesso è la nostra gi
stizia, di cui noi secondo
volontà del Padre diventi^
partecipi mediante lo Spiri
Santo. (Luterani e cattali!
insieme confessiamo: Saltai
to per grazia, nella fede ®
l’atto di salvezza di Crisi
non sulla base del nostre o
rito, siamo accettati da Dio!
riceviamo lo Spirito Sait
che rinnova il nostro cuo»
ci abilita e chiama alle buon
opere», (n. 15).
Nessuna critica alla Dicm
razione, comunque motivai
dovrebbe dimenticare ol
dimenticare questa auten®
perla evangelica, la cui ®
viva non soltanto illutnW
documento ma certami
guiderà i passi delle chi»
nel loro futuro cammina®*
can l’i
steri e
più chi
se vale
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nostra responsabilità pef*
naie, soprattutto di noij
denti, discepoli di un M
stro che non si nascon ,
mai di fronte ai j
la gente. A un giovane cn
poneva la domanda teoa,
«Ma chi è il mio
Gesù rispose molto
mente: «Pensa tu ® |
prossimo verso chi .¡ì
sono in Italia decine di
nizzazioni volontarie,
fidate, che cercarlo
prawivere questi mili ,
bambini. Operano
Udlll unii« V-/M4»v»
mezzi: hanno bisog« ,
nostro aiuto.
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in ferie...
(Rubrica «Un fattoi
mento» della trasmissiojt 2
diouno «Culto ovattgeW
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evangeliche in Italia an |
onda domenica 12 lugHOr \
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t/FjjERDÌ 17 LUGLIO 1998
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§ Forze pastorali
territorio
sul
Grazie al pastore Francejco Carri, nuovo sovrintendente del 14“ circuito delle
chiese valdesi e metodiste,
per il suo opportuno e tempestivo intervento su Rifor^ del 3 luglio (pag. 7) in risposta alla lettera della sorella Vera Velluto pubblicata sul
numero del 19 giugno (pag.
, 11), Al sottoscritto, delegato
della Tavola valdese per il IV
distretto, a questo punto non
resterebbe che confermare
quanto dallo stesso pastore
Carri già intuito, e cioè che
né nel 14“ circuito né altrove
è in atto da parte della Tavola alcun «esperimento» riguardante la sistemazione
del campo di lavoro. Le nomine pastorali, in particola’avrebiil, r®’ continuano ad avvenire
ani? E cl ' P*®"“ rispetto di quanto
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¡saggio ì
'icazioifj
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genti nell’ordinamento valdese vale a dire, fra l’altro,
con l’assegnazione dei pastori e delle pastore a una o
più chiese se si tratta di chiese valdesi e al circuito se si
tratta di chiese metodiste.
Desidero tuttavia esprimere anche un vivo apprezzamento per i modi in cui il
Consiglio del 14° circuito ha
finalmente cominciato ad affrontare la questione delle
forze pastorali (e non solo)
sul territorio di sua competenza, pienamente in sintonia col mandato ricevuto dal
Sinodo 1995 (ex art. 20) e con
quanto di conseguenza già
elaborato da molti altri circuiti e dalla stessa Tavola,
senza mai passare sulla testa
delle chiese, con la non meno preziosa collaborazione,
inoltre, delle Commissioni
esecutive distrettuali e tenendo conto dei pronuncialenti delle Conferenze di
'T’opzione espressa da
ÌO/SI/95 a favore di una
jnovvista delle chiese che
Rassegni in via prioritaria ai
circuiti la designazione dei
in sintel^pastori e l’uso di tutti i mini
nifica d
rostra gi
.esteri presenti al loro interno
(predicatori locali, monitori.
econdo - tàtechisti, ecc.) per i servizi
necessari alla vita delle chiese» (cura pastorale e evangelizzazione), opzione maturatain seguito a considerazioni
sia di ordine finanziario sia
soprattutto di ordine ecclesiologico e spirituale, avrà
probabilmente bisogno di
parecchi anni di paziente la%o ai vari livelli per concretarsi.
Il sogno di tante nostre
piccole 0 addirittura piccolissime chiese di avere un
liventiac
; lo Spiri
! cattolii
rio: SolU
1 fede ni
di Crisi
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ti da Dioi
ito Sami'
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irossiiiis
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I a esse
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milio'”]
Alle cinque del mattino di
domenica 21 giugno il Signore ha chiamato a sé Dante
Cocca, padre, marito e fratello in fede esemplare, anziano
della Chiesa cristiana evangelica battista di Napoli via
Foria. Siamo grati al Signore
che ha posto termine alle sue
sofferenze sopportate con accettazione e pazienza, affidandosi all’amore di Dio,
dando una preziosa testimonianza di vera fede fino alTultimo istante della vita, che
egli ha preso sempre «come
viene» come diceva un canto
da lui presentato da bambino
in una recita. Cocca prendeva anche il genere umano
«come viene», cioè nella sua
interezza di uomo positivonegativo: tutti avevano il diritto di conoscere Dio, Gesù,
l’opera dello Spirito e lui
stesso ha trascorso la vita intera a insegnare la Parola, a
guidare, a comprendere, a testimoniare.
È stato un uomo di speranza: offriva a tutti la certezza
della sua fede, la certezza che
Dio opera in noi e per noi, se
sappiamo tendere le mani,
affidarci a lui. Accettare la vita e gli uomini così «come
vengono», come sono, senza
mai giudicarli, ma aiutarli a
trovare la via che conduce a
Dio. Cocca ha camminato
sempre per quella via senza
mai imboccarne alcuna che
conducesse alla tentazione:
un uomo, per certi versi, tutto d’un pezzo, che sembrava
quasi anacronistico trovare,
ben piantato sulla sua salda,
immensa, incrollabile fede,
alle soglie del 2000. Sì, Dante
è stato un esempio, un punto
di riferimento, una spinta a
credere veramente nell’amore di Cristo. Il Signore sia benedetto per avercelo dato: gli
rendiamo grazie per questo
dono e siamo certi che egli si
trovi già adesso nel suo regno
a contemplare la sua maestà.
Elisa Baglio - Napoli
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LUGLIO-AGOSTO 1998
America Latina
Ruiz, il vescovo dei campesinos
Giovani
Figli e nipoti degli operai di Mirafiori
Convegno
'^Pluralismo dell’Islam, dialogo con l’Islam»
Medio Oriente
Sulle frontiere della pace più difficile
Letteratura
Intervista ad Erri De Luca
“P'® F’’® 8 000; abbonamento annuo lire 65.000;
120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
™ ® eoop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma,
(ìnrt““® ““aggio telefonando allo 06-4820503, fax4827901,
«Uzzo Internet: Http://hella.8tm.it/market/scVhome.htm)
Dei Le
PAG. 1 1 RIFORMA
pastore a tempo pieno per
ogni «campanile» (sogno
proibitivo e nei fatti mai realizzato, ieri ancor meno di
oggi) è infatti duro a morire,
così come la «immaturità sacerdotale» di cui quel sogno
troppo spesso, anche se non
sempre, è figlio. È tuttavia
auspicabile che alla prudenza sin qui dimostrata dalle
nostre assemblee e da Tavola, distretti e circuiti a cambiare sistema si sposi una
crescente capacità delle chiese (e naturalmente dei loro
ministri) a far di necessità
virtù. Con disponibilità e fantasia, e soprattutto con fede.
Bruno Gabrielli - Catanzaro
La scomparsa
di Dante Cocca
Giovanna Scifo
Giovedì 25 giugno nella
chiesa metodista di Scicli è
stato predicato TEvangelo in
occasione della dipartita della sorella Giovanna Gianni
Scifo, scomparsa all’età di 84
anni. La comunità di Scicli,
unita ai numerosi figli e figlie,
nipoti e pronipoti, e tutto
uno stuolo di altri parenti e
amici, ne ha onorato e coronato l’addio nel pianto e nel
cordoglio generale, attraverso l’ascolto della parola del
Signore. È stato posto in evidenza quello che l’apostolo
Paolo ha scritto sulla morte:
«La morte è il salario del peccato» quindi la paga, lo scotto
di esso, un grande debito da
pagare.
Giovanna, nella sua lunga
vita, aveva speso già se stessa
per il suo Guglielmo e per la
famiglia che avevano saputo
costruire e far maturare insieme. Siamo consapevoli
che il peccato e la morte non
riguardano la volontà di Dio
su di noi, in quanto Egli è
l’Iddio della vita, il creatore.
La morte è estranea a Dio, è
la sua nemica. Dio è vita e dà
la vita. Egli ci ama e ci salva.
Per questo Giovanna partecipa alla vita del regno di Dio.
Emola e Arcangelo Pino
Scicli
Rischi
di idolatria
Per quattro settimane non
si è fatto altro che parlare dei
campionati mondiali di calcio di Francia ’98. Le notizie
rimbalzano da una parte
all’altra del mondo, ma soprattutto fanno notizia gli atti
di violenza connessi a questo
avvenimento. E allora sui
giornali leggo titoli di questo
tenore: «Morti e feriti in Messico per l’eliminazione della
squadra ai Mondiali»; «Morti
e feriti a Buenos Aires per la
vittoria dell’Argentina»; «Gli
hooligans inglesi fanno macelli»; «In Argentina i chirurghi interrompono gli interventi per assistere alla partita»; «Una donna tenta di
strangolare il marito perché
sta sempre davanti alla Tv a
guardare le partite».
Io sono uno sportivo. A me
piace il calcio fino a quando
rimane nell’ambito di un divertimento. Qui abbiamo
raggiunto i massimi livelli
dell’idolatria. Infatti che cosa
è un idolo? È ciò che esige o
suscita la fede dell’uomo senza essere Dio. Se però si ha
fede in Dio e lo si ama, si ama
anche il prossimo, perché
l’amore nei confronti di Dio
comporta anche l’amore verso gli altri. Mentre quando si
sostituisce l’idolo a Dio, si
odia tutto ciò che non è tale.
Un tema di cui si discute con interesse
Ospitalità eucaristica e problemi dottrinali
TEODORA TOSATTI
CHI può ricevere la comunione? NelTimprobabilissima ipotesi di trovarmi davanti alla mensa della cena del Signore un
Clinton o qualcun altro della stessa scuola
(ho menzionato Clinton perché il caso è
sorto con lui, ma all’occasione il discorso
varrebbe per chiunque altro: integralisti di
ogni colore, fabbricanti di mine della Valsella, bancari che investono chissà come...)
confesso che non mi sentirei autorizzata in
coscienza a dargliela, almeno non prima
che egli avesse fatto pubblica confessione
del suo peccato di uso e abuso, nel caso
specifico, della pena di morte. Mi stupisce
che questo problema non si ponga, e invece
ci si interroghi tanto sull’ospitalità eucaristica, soprattutto visto che siamo noi stessi a
chiederla, anche di recente e proprio dalle
pagine di Riforma; così stando le cose si può
dissentire, naturalmente, ma bisogna consi*
derarla una scelta legittima.
Certo, tra noi e i cattolico-romani restano
aperti molti problemi in proposito, ma si
tratta appunto della cena del Signore, non
della nostra, e vi è invitato chiunque riconosca Gesù come suo Signore; al di là dei ne
cessari approfondimenti, qualunque tentativo di impadronirci di questo gesto incasellandolo nelle nostre dottrine è un attentato
alla Cena. In particolare, poi, trascurare
l’aspetto della comunione nel cammino cristiano (con tutte le sue difficoltà) per esigere un completo consenso dottrinale (cioè la
cosiddetta piena comunione nella fede, che
in realtà poi è solo un consenso di fondo
sulle dottrine con cui la fede viene spiegata)
è appunto... la così tanto deplorata convinzione cattolica.
Comunque, non preoccupiamoci di mancarq di rispetto alla chiesa di Roma: la possibilità che un evangelico, anche se in caso di
necessità e a determinate condizioni, partecipi alla sua eucarestia è esplicitamente
contemplata (Corpus luris Canonici 844,4;
Direttorio per l’applicazione dei principi e
delle norme sull’ecumenismo, 93, nn. 129131; Catechismo della Chiesa cattolica, n.
1401). Del resto, aderire con piena convinzione a una chiesa non significa necessariamente condividerne l’intera tradizione dottrinale e l’intera prassi: un certo margine di
«cammino personale» può significare certo
incoerenza, ma anche rapporto autentico e
immediato con il Signore.
E per difendere l’idolo si utilizza la violenza e la morte. E
questo sistema io, pur essendo sportivo, non lo condivido
affatto.
Erminio Podestà - Genova
Diaconia
e testimonianza
Perché la nostra chiesa, e
mi riferisco alle chiese valdesi
e metodiste, fa molta diaconia, anche al di sopra delle
proprie forze, e poca e sporadica evangelizzazione? Forse
generalizzo troppo ciò che ho
vissuto di persona, ma la
mancanza di accoglienza e di
attenzione per chi non conosce il messaggio evangelico
non deriva forse da una «tiepidezza» della testimonianza
personale della maggioranza
dei credenti? Penso che la
diaconia sia importante, anzi
sia inevitabile per la chiesa
fare diaconia, ma non saremmo una chiesa se non volessimo almeno voler parlare con
gli altri delTEvangelo, se non
addirittura predicare la Parola fuori dalle nostre mura.
La maggioranza dei nostri
fratelli e sorelle di fronte a
una persona nuova interessata non dice mai: «L’incontro
con Gesù Cristo è stato importante per me e può esserlo anche per te». Spesso invece ci si vergogna delTEvangelo, spesso si pensa che un tipo che entra nelle nostre
chiese debba essere strano, e
infatti deve essere una persona fuori dal normale per entrare dove non è invitata e
Le candidate e i candidati
al ministero pastorale della Chiesa valdese
organizzano un incontro
di discussione teologica su
Il dibattito tra Erasmo e Lutero
sul servo e il libero arbitrio
L'incontro, che è aperto a tutti gli interessati, avrà
luogo presso la Foresteria valdese di Torre Pellice,
nel seminterrato dell'ex museo, nei giorni:
venerdì 27 agosto 1998 a partire dalle ore 21
sabato 28 agosto 1998 a partire dalle ore 9
con conclusione in mattinata
Si consiglia la lettura dei seguenti testi:
- Erasmo, // libero arbitrio (testo integrale)
- Lutero, Il servo arbitrio (passi scelti), introduzio
ne, versione e note a cura Roberto Jouvenal,
Claudiana, Torino 1973 (2" ediz.), ristampa 1984.
- Lutero, Il servo arbitrio, a cura di F. De Michelis
Pintacuda, Claudiana, Torino 1993 - collana «Lutero - Opere Scelte» n. 6.
Per informazioni rivolgersi a Marco Cisoia,
tei. 0585-74253 (mese di agosto)
dove è accolta glacialmente.
Più che del nostro decantato
rispetto per gli altri si tratta di
indifferenza e di sospetto.
Una volta superate le prime
difficoltà, poi, ecco che qualche nostro campione si lancia nel racconto della gloriosa storia protestante oppure
in quella dei bei tempi andati, descrive opere grandi e
piccole, e magari si esalta
raccontando della nostra democrazia interna in confronto con la monarchica ecclesiologia cattolica. C’è anche
spesso un breve excursus sulla Bibbia e sull’importanza,
in generale, della sua lettura.
Ma mai, o quasi, si arriva al
nocciolo. Mai si sottolinea
l’urgenza e l’importanza nella propria vita dell’incontro
personale con il Dio vivente,
e di che cosa vuol dire «credere» per me evangelico.
Sarei tentato di dire che a
partire dal dopoguerra si è
fatta propria la critica alla religione come «oppio dei popoli» e si è trasferita questa
critica anche al messaggio di
Gesù. Il risultato è stato quello di concepire l’intervento
nel sociale solo attraverso
l’azione diaconale o quella
politica. Ma per un cristiano
evangelico la Parola di Dio
non dovrebbe essere importante quanto un pezzo di pane e rivoluzionaria quanto un
partito di avanguardia, o forse di più? Perché allora coloro che pure simpatizzano con
noi, come anche i nostri giovani, dovrebbero sentirsi
chiamati a partecipare a una
chiesa che non ha una sua
ragione vera per esistere? Se
bisogna far politica o aiutare
degli anziani si può farlo come volontari, non serve essere credenti. Inoltre la mancanza di un obiettivo comunitario vitale rende la chiesa
solo un insieme di persone litigiose che non comunicano
nulla alTesterno. Che spettacolo diamo? A quale scopo
simpatizzanti e giovani dovrebbero voler divenire anche loro così? E purtroppo
non bastano poche persone
isolate, deve essere la chiesa
intera che predica la pazzia
delTEvangelo.
Giorgio Tourn sul numero
del 5 giugno si interroga sul
mancato ricambio generazionale delle nostre chiese. Penso che le nuove leve si siano
inserite fin troppo bene
nell’alveo di una politica ecclesiastica impostata proprio
dalla generazione di Tourn.
Ma è proprio quella generazione che ha posto inconsapevolmente le basi dell’attuale crisi della nostra chiesa.
Una generazione, sostanzialmente diversa da quella della
fine dell’Ottocento, che agli
occhi di oggi sembra aver
puntato al riconoscimento
culturale e politico, a divenire tribù accettabile del panorama italiano, che certo ha
anche corso con generosità
verso le necessità materiali di
chi era nel bisogno, ma che
ha rinunciato a pensare alla
predicazione delTEvangelo
come Tunica condizione in
grado di cambiare i cuori e le
vite di tutti, non solo quelli di
una minoranza.
Stefano D'Archino
Villa San Sebastiano
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«Il Signore è il mio pastore;
nulla mi mancherà»
Salmo 23,1
La moglie, il figlio, la nuora, la
nipote e i familiari tutti del caro
Emilio Rivoira (Mil)
commossi e riconoscenti per la dimostrazione di stima e di affetto
tributata al loro caro, sentitamente
ringraziano quanti con presenza,
scritti, parole di conforto hanno
preso parte al loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
al personale medico e paramedico dell’Ospedale valdese di Torre
Pellice e al pastore Rostagno.
Torre Pellice, 17 luglio 1998
Per la
pubblicità
su
RINGRAZIAMENTO
È mancato
Aldo Hugon
Lo annunciano, a funerali avvenuti, per espressa volontà dell’estinto, i parenti tutti.
Un particolare ringraziamento
per l’assistenza ricevuta ai dottori
Mourglia e Peyrot e al pastore
Bruno Rostagno,
Torre Pellice, 17 luglio 1998
I necrologi si accettano
entro le ore 9 del lunedì.
Telefonare al numero
011-655278 - fax 011657542.
tei. 011-655278, fax 011-657542
20
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PAG. 12 RIFORMA
VENERDÌ 17 LUGLIO 1998
Viaggio nella Bielorussia a sette anni dalTindipendenza dall'ex Urss - 2
Un paese in cui l'istruzione e la cultura sono al primo posto
FRANCO CALVETTI
Essendo la popolazione
della Bielorussia assai
giovane, un abitante su tre
frequenta la struttura scuola
che si compone di 4.000
scuole primarie, 6.900 scuole
secondarie, 22 scuole professionali (con 160.000 allievi
che possono scegliere fra 303
specialità). Gli istituti universitari sono 33, frequentati da
200.000 studenti di cui 30.000
arrivano ogni anno alla laurea. All’istituzione scuola si
uniscono un gran numero di
agenzie culturali: solo a Minsk si contano 204 biblioteche
pubbliche, 7 teatri, 1 circo
permanente, 1 filarmonica, 5
grandi sale di concerto, 23 cinema, 57 centri culturali e i
corsi nelle Università popolari ammontano a 6.350. Su
tutto domina il Palazzo e le
case della Cultura. Percorrendo i lunghi corridoi dell’Università ci si rende conto
che lo studio è considerato a
tutti gli effetti un lavoro:
un’atmosfera di grande serietà e di visibile impegno ricorda le nostre università degli Anni 50; la frequenza è obbligatoria, la selezione durissima, il numero di studenti
per laboratorio non supera i
quindici, gli orari sono stressanti anche per i professori:
ogni professore è chiamato a
700 ore di lezione per anno
senza contare gli esami e la
disponibilità per i laureandi.
Un impegno immane per
una paga di 60 dollari al mese
(100.000 lire) che è di poco
superiore al salario base che
è di 35 dollari il mese.
In un incontro che mi è
stato richiesto in un liceo linguistico con classi bilingui
Minsk: molte chiese sono in via di ristrutturazione
(russo-francese; russo-inglese) sono strabiliato per la conoscenza approfondita delle
lingue studiate eppure si studia tanto a memoria e le strategie di insegnamento sono
ancora all’età della pietra.
Nessuno di loro, compresi i
professori, ha potuto recarsi
nei paesi della lingua studiata eppure la pronuncia e le
competenze linguistiche sono eccezionali. Quando parlo
di eventualità di scambi i loro
occhietti si fanno lucidi di
speranza e un vago sorriso
(di incredulità?) si disegna sui
loro visi tanto seri. La loro
passione non è quella della
discoteca ma di poter disporre di un computer per cimentarsi in programmi difficilissimi (anche di giochi!) che
riescono a padroneggiare con
rara determinazione.
Il secondo aspetto che mi
ha trovato attento osservatore è quello del mondo dei
consumi. Con l’apertura del
libero commercio e avendo
abbandonato il regime di
monopolio statale per il sistema alimentare, tutti cercano
di farsi imprenditori; crocchi
di donne anziane si accovacciano lungo le strade per vendere una manciata di prodotti che ti colpiscono per la
quantità e la qualità: 4 mazzette di rapanelli, 2 mazzi di,
porri, neanche una dozzina
di uova, pochi chili di patate.
E stanno lì tutto il giorno pazienti e fiduciose che potranno tornarsene a casa con
qualche moneta. Una visione
positiva: siccome era primavera, lungo i viali, all’uscita
della metropolitana, tanti
mazzetti di semplici fiori di
prato, o coltivati nel giardino
di casa. La svalutazione, dopo l’indipendenza e a seguito, pare, della politica economica del presidente Metchislave Gribe (ex dirigente agricolo di Kolkoz) è alle stelle;
gli zeri sono impressionanti
(per un paio di pantaloni si
parla di milioni di rubli) e le
tasche dei ricchi traboccano
di biglietti di banca. Un futuro sempre meno roseo sembra delinearsi all’orizzonte.
Lasciando il paese, dopo
gli abbracci tanto calorosi di
quegli amici così semplici
ma così ricchi di sofferta
umanità, non mi resta che
augurare che venga tradotto
nella realtà di tutti i giorni il
primo articolo della Costituzione di Belarus che dice:
«Tutto è fatto per il bene
dell’Uomo, lo Stato deve preoccuparsi dell’Uomo e non
l’Uomo dello Stato».
(fine)
Forti critiche da parte delle chiese
Australia: il governo rifiuta di
chiedere scusa agli aborigeni
I rapporti tra le chiese australiane e il governo federale
si sono deteriorati dopo il rifiuto del primo ministro John
Howard di partecipare, il 26
maggio scorso, al Sorry Day,
giornata del perdono dedicata agli aborigeni strappati
con la forza alle loro famiglie
durante la loro infanzia. Diverse personalità ecclesiastiche erano fra gli organizzatori di questa «Giornata del
perdono», celebrata un anno
dopo la pubblicazione di un
rapporto ufficiale che criticava la politica portata avanti
dal governo e da varie istituzioni ecclesiastiche fino agli
Anni 60. Questa politica, che
consisteva nel togliere i bambini aborigeni alle loro famiglie, viene descritta nel rapporto pubblicato dalla Commissione di difesa dei diritti
della persona e delle pari opportunità per tutti come un
tentativo di «genocidio».
La coalizione conservatrice
attualmente al potere ha reagito alla pubblicazione di
questo rapporto proponendo
di finanziare programmi sanitari, abitativi e di riaccorpamento delle famiglie, ma
ha fermamente rifiutato di
presentare scuse. Il primo
ministro Howard ha presentato le sue scuse personali
ma non ha voluto farlo a nome del governo. La risposta
del governo al rapporto sui
«bambini rubati» è uno dei
fattori essenziali di deterioramento dei rapporti con i
leader aborigeni e con le
chiese che sono state in prima fila nella campagna per i
diritti degli aborigeni.
Il primate della Chiesa anglicana d’Australia, l’arcivescovo Keith Rayner, e altri vescovi anglicani hanno presentato scuse scritte alle generazioni rubate in occasione di un servizio ecumenico
celebrato a Melbourne. La
Conferenza episcopale cattolica ha pubblicato una dichiarazione nella quale riconosce che certe istituzioni ecclesiastiche hanno collaborato a questa politica di sequestro dei bambini, e ha fatto
atto di pentimento: «Esprimiamo il nostro profondo
rammarico per le sofferenze
e le ferite inflitte agli autoctoni, le cui conseguenze si fanno tutt’ora sentire: lo strappo
sociale, la perdita di cultura e
di identità e un sentimento
permanente di disperazione
presso un gran numero di
aborigeni».
Il presidente della Chiesa
unita, John Mavor, il quale
è stato uno dei più decisi
detrattori della politica del
governo, si è recato a Croker Island, nel Territorio del
Nord, per presentare scuse
personali agli aborigeni ospitati presso una missione metodista su quell’isola. Mavor
ha chiesto al primo ministro
di tornare sulla sua decisione
e di presentare scuse a nome
del governo federale. «Sarebbe bene - ha detto - che il
primo ministro Howard presentasse scuse in questa
“Giornata del perdono” e si
unisse alle migliaia di persone che riconoscono che l’unico modo di andare avanti è di
ricercare la pacificazione e la
riconciliazione». (eni)
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Per questo le chiese valdesi
e metodiste hanno destinato
il 30% del loro otto per mille*
a progetti umanitari
all’estero: per lo sviluppo
dell’economia rurale
in Albania
così come per reinsediare 3
villaggi indigeni costretti a
lasciare il loro territorio
in Brasile;
per sostenere progetti
ecologici in Bolivia
o per dare un tetto ai
bambini di strada
di Bucarest.
E gli altri fondi ricevuti sono
andati a progetti
assistenziali,
educativi, culturali e di
sviluppo in Italia.
Non una lira al culto o al
sostegno delle chiese.
Un dettagliato rapporto deM’utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 del 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
deil’8 per miile
destinati aile
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail; TVmode@tin.it
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